Un amore improbabile

di Angel27
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scelta dal destino ***
Capitolo 2: *** Ninna nanna ***
Capitolo 3: *** Dolore ***
Capitolo 4: *** Una vita per una vita ***
Capitolo 5: *** La Forza dell'amore ***



Capitolo 1
*** Scelta dal destino ***


Ho sempre immaginato la mia vita lunga e felice, con un marito da amare e dei figli da crescere ed accudire, ma il destino ci riserva misteri che solo il tempo può svelare.
Hyn, guardava con occhi colmi di lacrime la donna che giaceva inerme nel letto dalle candide lenzuola bianche.
"Hyn lui dov'è?"  sussurrò a fatica Sygin,
"Non vi sforzate, il re sta arrivando." rispose l'ancella prendendo la mano della regina con delicatezza.
La porta si aprì di colpo e Hyn balzò in piedi col capo chino, in segno di rispetto. 
Gli occhi scarlatti del re degli Jotun si soffermarono di sfuggita sulla ragazza.
"Mia regina." sussurrò sedendosi accanto a Sygin e prendendole la mano. Nonostante la pelle di Loki fosse fredda come il ghiaccio, la donna non rabbrividì, piuttosto si beò del contatto col suo amato.
"Mio re,- disse sorridendo, trascurando il dolore lancinante al ventre- il vostro erede è arrivato. Ho allietato almeno un po' il vostro animo?" chiese.
"Mia regina mi avete reso fiero per un primogenito tanto bello e sano." nel dire quelle parole le carezzò una gota dolcemente.
"Oh destino crudele, che non mi permetti di condividere questa gioia col mio amore. Mio signore, la mia misera vita sta giungendo al termine ora che la gioia di un figlio allieta questo palazzo." Sussurrò quelle parole con le lacrime che minacciavano di rigarle le guance. Loki guardò perplesso ed ansioso l'ancella che oramai piangeva senza sosta.
"Cosa significa?- chiese irato- Parla!" le ordinò vedendola ostinata nel suo tacere, "M...mio signore la regina ha affrontato un parto molto difficile e purtroppo i guaritori non hanno potuto far nulla, p...per impedire l'emorragia. Non v'è modo di fermarla e la quantità di sangue persa è notevole...mi dispiace..." Concluse con voce rotta dal pianto. 
"No, non può essere, non ora!" tuonò preso dal dolore e la rabbia 
"Mio re, il mio compito è concluso. Sono venuta al mondo per dare un'erede al mio signore e così è stato. Se la mia vita continuasse non avrebbe più un senso." Sussurrò la regina debolmente.
"Considerate dunque senza valore l'amore che ci lega?" chiese con voce incrinata dal dolore.
Sigyn sorrise con la stessa dolcezza disarmante, che aveva conquistato il cuore gelido di Loki e che tuttora abbatteva ogni barriera del temuto re degli Jotun.
"Come potrei amor mio? Più di ogni cosa al mondo desidero vivere al tuo fianco per l'eternità, ma il Fato ha deciso per noi." calde lacrime rigarono il viso della fanciulla e Loki la strinse con dolcezza in un tenero abbraccio. Improvvisamente un'idea gli attraversò la mente ed allontanatosi di poco dalla consorte sorrise soddisfatto.
"Tu vivrai mia dea!"

Un anno prima

Pianti e stridore di denti, questo si udiva nell'infelice città d'oro. 
Sigyn la bella e delicata fanciulla dai capelli oro si prostrò dinnanzi all'imponente figura del Padre degli dei.
"Figlia mia, l'oracolo ha parlato.- cominciò in tono grave l'anziano re- Per far cessare i conflitti tra il regno eterno ed il pianeta del gelo senza fine, si necessita di un'unione solenne...un matrimonio." la voce del re rotta dalla tristezza e dal pianto che da uomo e dio dovette reprimere.
"Padre la mia vita ha come unico fine il servirvi, dunque parlate, se è una simile unione che il fato mi impone sarò ben felice di maritarmi." la dolce fanciulla intervenne per alleviare le sofferenze del padre che alzando lo sguardo non poté non arrendersi davanti a tanta dolcezza ed obbedienza.
"Le Norne hanno dato il loro vaticino. Il re degli Jotun sarà il tuo sposo." annunciò non riuscendo a trattenere più le lacrime.
La ragazza se è possibile divenne ancora più pallida e le sue iridi miele rimasero fisse nel vuoto per un tempo che le parve infinito.
"È dunque questo che volete?-tuonò Odino preso dalla collera- Per anni ho governato cercando d'essere un re saggio e benevolo. Ed ora la gioia della mia casa viene portata via da dei barbari? Oh destino infame, quale torto ti abbiamo arrecato, perché codesta fanciulla, dalla purezza infinita, debba essere schiava di un mostro temuto dal suo stesso popolo. Darei volentieri la mia vita se ciò potesse salvarla da questa disgrazia." 
Le urla di Odino rimbombarono per tutti i nove regni, le grida disperate di Frigga lacerarono il cuore dei sudditi di Asgard.
La tenera fanciulla accorse a consolare la povera regina che si batteva il petto afflitta. 
"Oh madre accetterò senza indugio la volontà del Fato. L'unica aspirazione di una donna è dare la vita per il proprio consorte e per la sua prole, non è dunque motivo di gioia un evento tanto lieto? Non disperatevi poiché sono certa che nella sua saggezza il re di Jotunheim saprà essere un buon marito." disse la principessa abbracciando teneramente la madre.
"E voi padre non disperate, poiché è giunta la tanta agognata pace e non potrei essere più onorata del sapere che sarò io il mezzo per la quale giungerà. Nella mia misera vita non ho compiuto gesta degne di lode o di una qualche utilità, finalmente potrò contribuire al bene del regno e dare uno scopo alla mia vita." continuò rivolgendosi al padre.
Thor ascoltava in silenzio stringendo nervosamente i pugni, tanto da far diventare le nocche bianche.
"Dunque accetti, sorella, una condanna simile?-tuonò irato- Vai a morire per l'illusione di una pace impossibile?!" concluse fulminandola con lo sguardo.
"Io non scelgo, Thor, obbedisco. Credo fermamente che il destino riservi a ciascuno imprese gloriose e scelte colme di coraggio, è giunto per me il momento di intraprendere quelle scelte. Arriverà il giorno in cui capirai le mie parole," rispose Sigyn pregando il padre con lo sguardo affinché comprendesse la sua scelta.
Odino con infinito dolore ordinò alle ancelle di preparare la sventurata figlia per le nozze.

Il corteo di vergini in bianche vesti danzava per la bella fanciulla sulla dolce melodia delle cetre. Non sorrisi, ma lacrime rigavano i volti delle ancelle e degli asgardiani riunitisi per dare l'addio alla principessa, la luce di nove regni.
Fu con immenso dolore che il Guardiano del Bifrost accolse la sventurata fanciulla al portale, che l'avrebbe condotta sul pianeta del ghiaccio eterno.
"Mia signora che gli dei vi proteggano!" disse battendo il pugno su petto ed inginocchiandosi.
"Nobile Haimdall dovrei essere io a prostrarmi davanti a voi." disse dolcemente facendo cenno di alzarsi.
"Tenete questa vi aiuterà a non dimenticare la vostra casa." detto ciò le mise al collo  una catenina dorata con un ciondolo ambrato.
"Vi ringrazio di cuore."rispose stringendo il ciondolo nella mano candida.
Odino e Frigga avvolsero la loro bambina in un lungo e doloroso abbraccio d'addio.

"Avere te bambina mia dono di un dio o dell'inferno, avere te è un crimine dove chi ha colpa è chi subì. Mi uccide chi ti guarda già con strategie, con voluttà, chi nel tuo cuore avrà il posto mio e salutando dirà “Signore addio”. Da allora in poi non parlerò mai più di noi. Ti scorderò, non sentirò, mi stordirò....bambina mia...rimani qui..."sussurrò l'affitto re.

"Avere te bambina mia un’altra me è già poesia.
Quegli occhi tuoi uguali ai miei e un giorno poi già donna sei,
ora volerai senza di me, ma se cadrai sarò con te e rimani ancora un po’ qui con me
da madre io ora lo chiedo a te, negli occhi tuoi piangono i miei nessuno mai dividerà quello che è unito già." continuò la regina tre le lacrime.

"Madre, Padre- disse la principessa alzando gli occhi lucidi- vi amo ora e sempre, un giorno forse potremo stringerci nuovamente in un abbraccio carico d'amore e finalmente saremo felici insieme."sussurrò dolcemente.

"Mio dolce e valoroso fratello, il destino ha riservato una sorte grande ad un'essere piccolo. A te va il destino del nostro regno, ora finalmente la guerra sarà niente più che un brutto ricordo e tu sarai il valoroso re che hai sempre sognato d'essere. Vado via, ma il mio cuore resta e con lui anche il mio amore per voi." disse rivolgendosi al dio dei tuoni che stringeva con ira il Mjolnir.

"La sorte infame ha destinato te, così nobile e pura, ad un'essere tanto crudele! Darei volentieri in cambio il mio trono se potessi impedire una crudeltà simile." esclamò serrando la mascella nervosamente.

"L'obbedienza Thor è la prima virtù ed è la più grande gloria. Vivi con gioia la tua vita, io resterò con voi sempre. Nel primi raggi del sole, nel cielo cobalto del mattino, nella radiosa luna notturna, nella dolce brezza, nel forte fuoco." rispose sorridendogli con dolcezza.

"Questo non è un addio, ma un arrivederci. Sono certa che il fato ci farà ritrovare presto." Fu con queste parole che diede il saluto definitivo al pianeta natio ed alla sua famiglia, prima che il Guardiano aprisse il Bifrost che la teletrasportò in pochi attimi su Jotunheim.

Gelo e ghiaccio.
Gelo e ghiaccio accolsero la fanciulla non appena giunse sul pianeta degli Jotun.
Sigyn, per la sua nobiltà d'animo impose al re dei nove regni di non affidarle alcuna ancella, certa che la sventurata ragazza avrebbe sofferto per la lontananza dalla terra natia.
Fu così che si incamminò solinga per le lande ghiacciate affiancata da due Jotun, le cui fattezze la fecero inorridire non poco, ma la regalità e la purezza della fanciulla risvegliarono gli spiriti buoni di quella terra austera. 
Le fate di ghiaccio, infatti, le apparvero dinnanzi lasciando sconcertati i due giganti che le fissavano allibiti. Le bellissime fate dai capelli bianchi e turchini presero a danzare dinnanzi la fanciulla creando un gioioso corteo nuziale che strappò un caldo sorriso alla principessa che prese a danzare con loro.
Man mano che avanzava a passi leggeri le sue vesti mutavano divenendo da blu notte a bianche ed oro, fino a creare uno splendido abito nuziale bianco, ricamato per intero da piccoli fiocchi di neve dorati, sembrava splendere di luce propria, mentre sulle spalle una soffice pelliccia bianca l'avvolgeva donandole calore.
Quando giunse davanti al popolo di quel regno indugiò per un'istante, prima di proseguire tra l'enorme folla di Jotun, che si estendeva fino all'imponente trono di ghiaccio.
Le fate alzarono il lungo strascico della ragazza aiutandola a sfilare dinnanzi i giganti di ghiaccio, come un agnello al banchetto dei lupi, la principessa procedeva fiera tra gli Jotun incantati da tanta bellezza.
Sigyn, non smise nemmeno per un secondo di osservare il suo futuro sposo seduto sull'alto scranno di ghiaccio, e si stupì nel constatare di quanto quel re fosse minuto rispetto agli altri giganti e dei suoi capelli neri in contrasto col blu della sua pelle. 
Gli occhi scarlatti di Loki esaminavano con sommo interesse quella nobile e fragile figura, ne rimase incantato e quando giunse finalmente ai piedi del suo trono si alzò, ergendosi in tutta la sua altezza.
"Figlia di Asgard, a cui rendono onore perfino spiriti creduti solo leggende, sii la benvenuta nel regno di ghiaccio. Come promesso il mio popolo non ingaggerà più alcuna lotta contro il regno eterno, poiché il Padre degli dei ha reso onore al passo d'alleanza." annunciò solenne e Sigyn non poté far a meno di restare incantata dalla melodia soave della sua voce.
"Mio re- disse inchinandosi- vi ringrazio per la vostra accoglienza. Sappiate che è un'onore per me questa unione, che porterà frutti di pace e serenità per i nostri popoli." concluse mentre in lei il timore per quella creatura e l'interesse per la stessa ingaggiavano una fitta lotta.

Loki la raggiunse, e le fate si scostarono aprendogli il passaggio, le prese una mano e pronunciò queste parole, mentre un filo dorato si intrecciava tra le loro mani legandole saldamente.
"Nå to sjeler sammen, to vesener skjebnebestemt til å leve med evigheten. Så er her brudgommen innbydende bruden og hedre henne respekterer alltid... de"

"...og her er bruden som ønsker velkommen brudgommen og tilhenger sender ham." rispose la ragazza ed il filo si tramutò in due fedi, rispettivamente alle dita dei due coniugi.

Loki sorrise udendo la risposta della ragazza, conosceva le strabilianti doti che quella fragile creatura possedeva.
E così furono legati due esseri, diversi nel corpo ed uguali nello spirito, esplose un lungo applauso che lasciò Sigyn di sasso, poiché di certo non si aspettava tanta gioia ed euforia, non poteva immaginare quale sorte l'attendeva. 
Il suo sposo, con un delicato gesto della mano, fece apparire un meraviglioso trono di ghiaccio, decorato ed ornato finemente. 
"Per voi..." sussurrò, Loki, facendola accomodare sull'alto scranno.
"Vi ringrazio" rispose lei con gratitudine, ammaliata ed impaurita da quegli occhi così diversi dai suoi eppure colmi di emozioni contrastanti che la ragazza non riuscì ad individuare.

La festa si protrasse a lungo e Sigyn ebbe modo di parlare col suo sposo. Notò, con immenso stupore, quanta furbizia ed astuzia risiedeva nell'animo del re.
Sigyn, dapprima prese a fissarlo immersa nei pensieri: indossava una tunica bianca, che lasciava scoperto metà petto, stretta in vita da una cintura di pelle, mentre sul capo portava una bellissima corona di diamanti, che contrastava con i capelli corvini.
Quando il re si voltò, incrociando il suo sguardo, la fanciulla sobbalzò avvampando di colpo.
"Perdonatemi sono una maleducata." ammise colpevole abbassando la testa.
"Quale colpa avreste? Ammirare ed osservare con tanta gentilezza il vostro sposo non richiede scuse." rispose carezzandogli la guancia dolcemente.
A quel contatto la ragazza non rabbrividì al contrario sembrò bearsene, ciò lasciò Loki sconcertato e sollevato. 
Il giovane re non si accorse, però, degli sguardi carichi di sdegno dei suoi consiglieri.
/-------/
Erano passati già diversi mesi, Loki aveva accolto la fanciulla con gentilezza, amore e riguardo, pretendeva che tutti la rispettassero poiché era la regina e come tale doveva essere considerata. Ora fissava immobile un punto impreciso della sala del trono, ornata in oro bianco e marmo del medesimo colore.
Non l'aveva previsto, forse si stava lasciando andare ai sentimenti, eppure da quando l'aveva vista la prima volta mentre giocava nei giardini di Asgard sorridente e raggiante, non poté far a meno di ammirarla in tutto il suo splendore.
Quegli occhi color del miele, quella voce soave e quei movimenti del suo corpo tanto delicati.
Non si rammaricava di averla chiesta in moglie, eppure ora nel suo animo si faceva strada la consapevolezza che quella donna avrebbe potuto cambiarlo, anzi che certamente l'avrebbe cambiato e questo lui non poteva permetterlo.
Fu quella notte stessa che decise di mostrare alla fanciulla il suo lato peggiore, la dolcezza e l'amore erano debolezze, dunque doveva tutelarsi ed impedire a queste di invadere il suo gelido animo.
"Mio signore abbiamo visto il modo in cui guardate quella fanciulla..." cominciò il primo dei fratelli, Þrymr, coperto da un lugubre cappuccio nero, giustiziere senza pietà e signore della città di Þjazi.
"Come vostre guide abbiamo il dovere di mettervi in guardia..." continuò il secondo,  Guðmundr, era il più raccapricciante dei tre aveva cicatrici che deturpavano visibilmente il suo volto e le cavità oculari vuote, signore delle popolazioni delle montagne di Galdhøpiggen.
"Quella donna sta corrompendo il vostro animo con la dolcezza e l'amore, di certo fa questo per indebolirvi." concluse il terzo, Bergelmir, che era il generale del suo esercito. Valoroso ed orrendamente spietato, dilaniava corpi con la stessa facilità con cui si beve un bicchier d'acqua. 
Loki non rispose, ai fratellastri, semplicemente si alzò dal trono e diretto verso le sue stanze, deciso a porre fine a quei pettegolezzi, infatti fu l'intervento dei suoi consiglieri a far scattare in lui quell'autodifesa immediata ed irruenta.
Entrò nelle stanze con foga, facendo trasalire le due ancelle, che stavano diligentemente preparando Sigyn per la notte.
"Lasciateci!" ordinò, e quelle a testa bassa si congedarono con timore.
"Qualcosa vi turba, mio signore?" chiese dolcemente la regina avvicinandosi al consorte lentamente.
Loki, accorciò la distanza tra loro con brevi falcate, prese Sigyn per i polsi e la sbattè con violenza alla parete. La ragazza gemette per il dolore chiuse d'istinto gli occhi lasciando andare la testa contro la parete.
"Tu...- sibilò, e la ragazza riaprì lentamente gli occhi- il tuo pensiero mi tormenta giorno e notte! Le tue smancerie mi fanno deridere dall'intero regno!" concluse irato.
"Voi non siete così..." sussurrò Sigyn, sfidandolo con lo sguardo.
"Ah no?- ribatté con scherno Loki ridendo- E cosa sarei un'essere puro e tenero? No, io sono il mostro da cui i genitori mettono in guardia i loro figli la notte, sono un'essere senza pietà che potrebbe spezzare in due il tuo esile corpo con un solo gesto della mano! Non hai idea del mostro che hai davanti." la sua voce era carica d'ira e frustrazione. Sigyn abbassò lo sguardo intuendo quale fosse la sua colpa.
"Mi dispiace,- sussurrò afflitta- i miei modi forse sono poco adatti alla vostra natura, eppure so che c'è del buono in voi. Il vostro cuore non è di ghiaccio, dunque perché volete reprimere questi sentimenti? Perché siete ostinato a definirvi un mostro senz'anima?" la sua voce salì improvvisamente lasciando Loki basito, nessuno si era mai permesso di contraddirlo in quel modo.
"Sei consapevole del fatto che potrei prenderti ora senza chiedere alcun permesso o parere, senza ascoltare le tue preghiere e suppliche. Potrei ucciderti, violentarti, renderti mia schiava ora, e tu non potresti dir nulla in contrario." sibilò al suo orecchio e Sigyn sentì brividi salire su per la sua schiena.
"Vi amerei comunque..." ribatté senza fallo.
A quell'affermazione Loki sgranò gli occhi allibito, che aveva detto? Lo amava, forse aveva sentito male, eppure era certo di avere compreso le sue parole. Dunque lei, una creatura tanto pura e delicata, amava un'essere tanto crudele e ripugnante?
"Non mentirmi, Sigyn." disse scrutando il suo sguardo in modo da cogliere un qualsiasi segnale di menzogna.
"Non potrei mai, so bene che sarebbe tempo sprecato." rispose sicura, lasciando nuovamente il re sorpreso per tanta intraprendenza. Loki lasciò andare le mani della ragazza,  che prese ad accarezzare il volto ed il petto del consorte lentamente.
"Vi amo con tutta me stessa e non ho altro desiderio che non sia il servirvi. Dunque disponete di me come più vi aggrada." sussurrò sensuale al suo orecchio.
Loki la prese in braccio e l'adagiò dolcemente sul letto.
"Dunque mi ami?" chiese scrutandola con attenzione, Sigyn sorrise.
"Si, mio re, vi amo." rispose lei baciandolo teneramente. 
Loki sentì un brivido percorrergli il corpo e ricambiò con vigore il bacio. Dopo essersi posto sopra di lei prese lentamente a sfilarle l'abito da notte e permise alla ragazza di fare lo stesso con la sua tunica.
Quando entrambi furono svestiti, Loki ammirò il corpo della sua sposa in tutta la sua bellezza e si sentì sporco, indegno di prendere la sua purezza. Sigyn, scorse subito lo sguardo afflitto di Loki e non perse tempo a consolarlo.
"Non dovete!- esclamò, e, resasi conto dell'irruenza delle sue parole, arrossì di colpo, mentre sul volto di Loki appariva un sorriso malizioso- Vi prego di smetterla di considerarvi un mostro, poiché non lo siete." concluse imbarazzata.
Loki la baciò dolcemente e in pochi attimi la sua pelle cambiò colore divenendo diafana, gli occhi mutarono in un meraviglioso verde smeraldo ed i suoi capelli corvini caddero scomposti sul suo viso. Sigyn sobbalzò stupita ed impaurita, con timore gli carezzò il viso donando al consorte un'espressione di pura confusione.
"Mia madre era un'asgardiana, da lei ho ereditato doti magiche e l'aspetto umano. Sono un ibrido Sigyn, metà asgardiano, metà Jotun, e tu hai saputo risvegliare il mio lato "umano" quello di un dio che ha passato la vita in cerca di vendetta." ammise affranto.
"Quella parte è sempre rimasta viva, solo che per anni avete deciso di ignorarla." rispose lei abbracciandolo teneramente.
"Hai saputo amare lo Jotun, ora potrai amare il dio?" la voce di Loki era quasi una supplica, Sigyn vi colse tutto il disperato bisogno d'amore.
"Vi amerò sempre, mio re." la sicurezza delle sue parole portò il dio a baciarla intensamente, la desiderava, voleva lei e lei sola. Desiderava impossessarsi di ogni centimetro del suo corpo e del suo essere, era come una dolce droga non poteva resisterle.
"Prendetemi..." sussurrò suadente, e Loki non indugiò oltre.

NOTA AUTRICE:

Si, sono io! XD
Sono tornata per rompervi ulteriormente le scatole.
Dunque in primis mi scuso per eventuali orrori grammaticali, vi prego perdonatemi la scuola mi tiene molto impegnata e non ho molto tempo per scrivere e correggere i capitoli. 
Riguardo ciò vorrei dare un AVVISO: sto scrivendo altre due storie riguardanti il mondo di Thor "ice king and angel queen" e "fratello e sorella", per chi sta seguendo queste ff informo che le continuerò e che i capitoli sono in via di sviluppo, il problema è che la scuola occupa molto del mio tempo, dunque mi è difficile revisionare e completare i capitoli. Vi prego perdonatemi! T.T 
Per quanto riguarda questa raccolta di one-shot, mi sembrava brutto non introdurre la coppia Loki/Sigyn, quindi ecco qua qualche capitolo su questa bella coppietta. Spero vi piaccia e come sempre siete invitati a lasciare una piccola recensione ovviamente non vi uccido se non lo fate, tranquilli, ma di certo, mi rendereste l'essere più felice di midgard, se mi lasciaste qualche piccola recensione! ^.^
PICCOLE PRECISAZIONI
Le parole di addio dette da Odino e Frigga sono prese dal testo "avere te" di Ama e cambia il mondo, un musical su Giulietta e Romeo, e leggermente modificate per adattarle al testo. 
Ho messo la voce OOC solo per precauzione vorrei mantenere il carattere dei personaggi, ma so già che non ci riuscirò, chiedo venia. T.T
I nomi dei fratellastri di Loki sono presi dalla mitologia norrena così come quelli delle città. Le parole pronunciate da Sigyn e Loki le ho tradotte dall'italiano tramite il traduttore, lo so sono pessima! -_-"
Vi avviso che essendo one-shot ci saranno salti temporali, ma manterrò comunque un filo logico (per dire XD).
Non credo di dimenticare nulla, ringrazio chiunque abbia letto con pazienza questa lunghissima nda e per aver letto questo capitolo.<3
Bye ;)
Angel27 

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Capitolo 2
*** Ninna nanna ***


Come quella notte ne seguirono altre, Loki si innamorava ogni giorno di più della fanciulla che stava risvegliando il suo animo ghiacciato. 
La ragazza notò il cambiamento dello Jotun ed ogni giorno la speranza che riscoprisse la luce aumentava. Quello che prima era un re guerriero e malvagio, ora si rivelava un sovrano benevolo ed amante del suo popolo. Sotto consiglio della ragazza iniziò a ricevere i cittadini che necessitavano di un aiuto economico o di giustizia per mali subiti. 
In poco tempo il palazzo diventò animato e ricco di vita. 
Molte fate decisero di assistere la giovane regina, facendole compagnia e intrattenendola con storie su Jotunheim, leggende che Sygin apprezzò molto.
Loki, scoprì con gioia che la ragazza sapeva controllare il Seiðr e molte volte finivano per utilizzarlo ridendo come bambini, facendo scherzi o creando magnifiche illusioni. Con il passare del tempo Loki conobbe anche l'animo guerriero della consorte, inutile dire che la cosa lo sorprese non poco.
Il giovane re notò come la popolazione stessa cambiò con l'arrivo della giovane. Sygin, con la sua strana voglia di vivere e la sua infinita dolcezza, stava sciogliendo il cuore dei giganti di ghiaccio.
I villaggi, prima terre buie e desolate, ripresero vita, si potevano vedere piccoli Jotun che correvano sorridendo per le vie, i mercati, case rinnovate e...luci. 
Le fate delle nevi ripopolarono il pianeta, uscendo finalmente dai loro nascondigli, le strade tornarono illuminate a festa e dal palazzo si potevano udire le voci del popolo che brulicava per le vie.
"Loki è un debole!- ruggì Guðmundr, osservando la città dalla terrazza delle proprie stanze- Ha lasciato che quella piccola strega corrompesse il suo animo con amore e gioia!" concluse adirato.
"Sapevamo che non era degno, non ha mai posseduto le qualità per regnare...è un ibrido." rispose Bergelmir, passando le dita sulla lama affilata del suo pugnale.
"Abbiate pazienza fratelli,-intervenne Þrymr che stringeva nella mano una delle piccole fate delle nevi-presto ci libereremo di lui e il trono sarà nostro!" concluse, stringendo la mano in un pugno e soffocando così la piccola fatina, che emise un piccolo gemito di dolore, ne seguì lo scricchiolare lugubre delle sue piccole ossa frantumate. 
Quando riaprì la mano, il piccolo corpicino privo di vita della fata cadde al suolo.
I tre fratelli si guardarono ghignando sadicamente l'uno all'altro.
"Morirà durante la notte buia, quando la luna è oscurata ai nostri occhi." decretò Þrymr.
Così fu stretto il complotto, un patto di sangue contro sangue, un losco contratto che esigeva come pegno la morte. 
La dea Hela dal Valhalla sorrise compiaciuta, ora aspettava con ansia il suo premio l'anima di un principe o di un dannato...

"Oh giorni celesti!" urlò una ancella della regina.
Hlín correva per i lunghi, ed ora finalmente illuminati, corridoi del palazzo ripetendo l'invocazione con un gran sorriso.
La donna entrò trafelata nella sala del trono, dove il re stava tenendo il giornaliero incontro con il popolo ricevendo ogni cittadino che avesse bisogno di aiuto.
"Maestà, maestà!" esclamò, correndo fino allo scranno del re.
Tanta era l'emozione che si dimenticò perfino di inchinarsi al suo cospetto.
"Parlate dunque lady Hlín, non indugiate oltre!" ordinò Loki, osservando scettico la donna.
"La regina...-iniziò con emozione crescente- la vostra consorte..." continuò, Loki balzò ritto in piedi.
"Cosa è accaduto, parlate per amor del cielo!" esclamò preoccupato.
"Lady Sygin aspetta un bambino, il vostro erede!" concluse finalmente Hlín, che tirò un lungo sospiro di sollievo.
Loki dapprima fu sconcertato dalla notizia e il suo sguardo rimase perso nel vuoto per qualche secondo, ma subito si riprese e un sorriso raggiante illuminò il suo viso.
"Perdonatemi!" disse, rivolto allo Jotun che stava ricevendo.
Si congedò percorrendo velocemente ed a grandi falcate la strada che portava alle stanze reali.
La porta si aprì e Loki entrò nella camera raggiante, si avvicinò velocemente a Sygin attorniata dalle ancelle, che si scansarono lasciando libero il passaggio al re.
"Mia adorata!- iniziò prendendole le mani- Ditemi è la verità?" chiese, nella sua voce era chiara l'emozione.
Sygin annuì semplicemente col capo sorridendo dolcemente, a quel cenno d'assenso Loki la strinse a sé col cuore colmo di una gioia indescrivibile.
Le ancelle rimasero allibite dal comportamento del loro re, mai nessuno era riuscito a sciogliere il ghiaccio che imprigionava il suo cuore, ma questa dolce dea asgardiana, con la sua luce, aveva rischiarato le tenebre del suo cuore.
I giorni passavano e il bambino cresceva nel ventre della madre sano 
'È desideroso di veder la luce e diventare forte come suo padre', così diceva sempre la regina quando lo sentiva muoversi impercettibilmente. 
Immensa era la gioia di Loki quando, nel coricarsi affianco la consorte, poggiando delicatamente la sua mano sul ventre della fanciulla poteva sentire il piccolo muoversi.
L'erede cresceva in fretta, oramai la regina portava il chiaro segno della gravidanza.
Il popolo aveva accolto con grande gioia il lieto evento, tutti aspettavano con impazienza l'arrivo del loro futuro re.

"Dormi, dormi piccolo re cullato dalle acque dello Stige, tu sarai il mio bambino...tu il mio re..."
Dal profondo delle tenebre risuonò una malefica risata ed una voce, che intonava una macabra ninna nanna.

In una notte nera come la pece e rossa come il sangue, i tre figli della menzogna e dell'inganno entrarono silenziosamente nelle stanze reali. 
Gli assassini attorniarono il letto dei due coniugi, pronti a porre fine alla loro esistenza. 
Nello stesso istante in cui alzarono le loro mani, pronti per colpirli, Sygin con l'aiuto del Seiðr li fece rovinare a terra, creando un onda d'urto tanto forte da svegliare il re.
"STREGA!" tuonò accusatorio Guðmundr, scagliandosi contro la ragazza con il pugnale in bella mostra. 
La lama lucente sembrava esigere il sangue di una vittima sacrificale, ma Loki fu più veloce e colpì il fratellastro con uno dei suoi pugnali, quello cadde a terra soffocando i gemiti di dolore.
"Chi siete? I vigliacchi si celano al buio della notte!" ringhiò contro gli assalitori.
"Sei sempre stato bravo con le parole fratello!" disse Bergelmir, scoprendo il viso dal cappuccio.
Loki serrò la mascella irato, ora tutto era chiaro ogni intrigo, ogni catastrofe e disgrazia era stata causa di quei traditori.
"Siete dei traditori! Viscide serpi che si annidano in piccoli giacigli pronti ad attraccare senza pietà!" sibilò minaccioso.
"Nonostante la tua innata intelligenza, devi ammettere che ci hai messo molto per comprenderlo!" lo schernì Þrymr.
"Voi siete colpevoli di alto tradimento, pagherete i vostri crimini con la vita!" esclamò furente, Sygin si strinse a lui impaurita.
Loki sapeva bene che la ragazza temeva per le sorti del bambino, stava combattendo con se stessa, poiché la sua indole guerriera le chiedeva di reagire.
"Siamo da sempre a conoscenza delle tue reali origini, sapevamo che Laufey si era invaghito di una asgardiana, voi piccole streghe senza pudore!- ringhiò Bergelmir contro Sygin- Laufey ripudiò Þökk, nostra madre, per avere a suo fianco una asgardiana. Quel maledetto ci separò da nostra madre, impedendoci di vederla, quel giorno giurammo vendetta e quando ci informarono della sua morte seppellimmo il suo corpo nelle fredde e desolate lande del Isørkenen, come lei stessa aveva richiesto. Non molto tempo dopo la tua nascita iniziò la nostra vendetta, tu non avresti mai conosciuto tua madre e saresti stato allevato da un padre privo di gioia e logorato dal male, e così è stato. Ma dopo anni, questa donna è stata capace di risvegliare il tuo lato umano, come fece Eir con nostro padre. Ed ora guardati sei un debole, troppo impegnato ad amare per renderti conto di ciò che ti accade intorno!" concluse con scherno.
Loki strinse il suo pugnale e si scagliò contro Bergelmir, ma quello lo scansò abilmente e il re rovinò a terra.
Bergelmir e Þrymr uscirono dalla stanza attirando Loki lontano da Sygin, che tentò di fuggire per chiamare aiuto, ma fu prontamente bloccata da Guðmundr, che aveva estratto il pugnale dalla sua spalla ed ora lo puntava alla pancia della ragazza.
"Comincerò da lui, così capirai cosa significa allontanare una madre dal proprio figlio, cosa significa veder morire chi si ama!" sibilò, premendo il pugnale sul ventre. Sygin si liberò abilmente dalla sua presa e scappò via dalla camera inseguita dallo Jotun.

Intanto Loki continuava a combattere contro i due fratelli, accecato dalla rabbia non si era reso conto di essere caduto in trappola.
"Oh è stato un idillio ascoltare le urla di dolore di Eir mentre le dilaniavamo il corpo. Musica per le nostre orecchie e gioia per i nostri cuori!" rivelò macabro Þrymr.
Loki preso dall'ira si scagliò contro i due continuando il combattimento.

"Sta lontano!" minacciò Sygin, puntando una spada contro Guðmundr.
Quello rise schernendo la ragazza, afferrò la spada e con noncuranza la gettò lontano.
Sygin indietreggiò finché non sentì il vuoto alle sue spalle, era in cima ad una rampa di scale, fece per scendere ed allontanarsi dallo Jotun, ma quello fu più veloce e con inaudita violenza la spinse giù per i gradini.
La povera ragazza rovinò sul freddo marmo fino alla fine della scalinata, quando giunsero i servi fu troppo tardi, guardarono in cima alle scale ma Guðmundr era svanito nel nulla.

Improvvisamente i due fratelli si fermarono ghignando soddisfatti, Loki si ricordò solo allora della ragazza.
"Sygin..." biascicò, i due risero malefici e sparirono in una nube nera. 
Loki prese a correre come un ossesso, quando giunse alle scale, osservò con orrore il corpo di Sygin in una pozza di sangue.
"No!" gridò lasciando cadere i pugnali al suolo.
Si inginocchiò accanto la consorte attorniata da alcuni domestici e per la prima volta dopo anni sentì i suoi occhi inumidirsi e bruciare.
"È stata colpa mia..." sussurrò stringendola a sé.
Un velo nero scese sul palazzo, nessuno accennava il minimo sorriso o espressione di sollievo e gioia, solo dolore e tristezza regnava nel castello.
Loki si rifiutò di lasciare le stanze reali per assistere Sygin. 
"Mi dispiace, ma non ho potuto far nulla per salvarlo, il bambino è...morto..." queste furono le parole del guaritore. 
Il cuore di Loki si frantumò e sentì il coraggio venire meno, come l'avrebbe detto a Sygin, la sua piccola luce? 
La ragazza aprì lentamente gli occhi presa da un inspiegabile senso di vuoto, portò lentamente le mani al ventre e fu presa dal panico. Si mise a sedere di scatto nel letto ed una fitta di dolore l'attraversò come una spada, ma nulla paragonabile al dolore lacerante del suo animo.
"Loki!-disse con voce tremante- Ti prego...non può essere, ti prego..." la sua voce era rotta simile ad una disperata preghiera.
Loki, ora in sembianze asgardiane, scosse la testa afflitto aveva occhi arrossati e stanchi, Sygin capì e venne presa dalla disperazione. Cadde su un fianco stringendo le braccia sul ventre, Loki rimase fermo incapace di consolarla. Ne seguì un lungo e tetro silenzio, l'aria era pregna di dolore e rabbia.

"A Naoidhean Bhig Cluinn Mo Ghuth
Mise Ri D' Thaobh O Mhaighdean Bhan
Ar Righinn Og Fas As Faic
Do Thir Dileas Fhein
A Ghrian A's A Ghealaich Stuir Sinn
Gu Uair Ar Cliu 's Ar Gloire
Naoidhean Bhig Ar Righinn Og
Mhaighdean Uashaill Bhan
A Naoidhean Bhig Cluinn Mo Ghuth
Mise Ri D' Thaobh O Mhaighdean Bhan
Ar Righinn Oig Fas As Faic
Do Thir Dileas Fhein
A Ghrian A's A Ghealaich Stuir Sinn
Gu Uair Ar Cliu 's Ar Gloire
Naoidhean Bhig Ar Righinn Og
Mhaighdean Uashaill Bhan" 
Sygin intonò con voce rotta dal pianto una dolce ninna nanna, la stessa che le cantava Frigga quando da piccola temeva il buio.
Loki le si avvicinò e, stesosi su un fianco dietro di lei, la strinse a sé facendo scendere lentamente le sue mani fino al ventre della dea e poggiandole delicatamente sulle sue.
"Ti prometto che pagheranno per ciò che hanno fatto!" disse cercando di reprimere la rabbia.
"Ho bisogno solo di te Loki...ti prego non lasciarmi..." sussurrò e il dio la strinse con vigore avvolgendola con le sue forti braccia.
"Mai mia regina...nulla ci separerà."

Nota dell'autrice:
Salve a tutti! Mi dispiace per il ritardo ed eventuali orrori XD spero che il capitolo vi sia piaciuto.
La ninna nanna di Sygin è Noble Maiden Fair del film Disney the Brave. 
Per quanto riguarda il nome della madre di Loki, Eir la dea dalle abilità mediche,  significa vita, speranza, ed è una valorosa valchiria. Beh che dire mi sembrava adatta come madre di Loki. 
Grazie per aver letto il capitolo, come sempre leggere i vostri commenti mi farebbe molto piacere, ringrazio chi mi ha espresso il suo parere riguardo il capitolo precedente.
Un abbraccio
Angel27

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Capitolo 3
*** Dolore ***


Erano passati giorni o forse settimane eppure il ricordo di quel tragico evento sembrava passato da poche ore.
Vivevo oramai nel buio delle mie stanze, perennemente rannicchiata tra le coperte, segregata dalle mie paure in un malinconico silenzio e cullata dall'apatia del mio essere.
Il mio corpo era in balia del dolore, completamente priva di forze per l'astinenza dal cibo, paralizzato dalla consapevolezza di essere stata la causa della morte di una creatura innocente, dell'erede di questo regno.
Una luce improvvisa mi costrinse a rintanarmi sotto le coperte per evitare d'essere accecata dal sole. La mente torna nuovamente indietro nel tempo ed i ricordi della fanciullezza tornano vividi.

La luce improvvisa costrinse la piccola Sygin a rintanarsi sotto le coperte.
"Sveglia principessina oggi hai la prima lezione di volo." esordì la voce della regina.
La piccola balzò da sotto le coperte, i boccoli oro arruffati le ricadevano ribelli sul viso illuminato da un sorriso gioioso, si mise in ginocchio sul morbido materasso colma di felicità.
"Oh madre avete ragione!" esultò saltando giù dal letto.
Odino sorrideva bonario alla giovane secondogenita, mentre Thor l'aiutava a montare sul suo piccolo cavallo alato dal pelo bianco perla e gli occhi cerulei.
"Oh padre è magnifico!- sospirò estasiata la fanciulla- Vi ringrazio è un esemplare splendido." il re la guardò felice e Sygin si sentì orgogliosa di avere un padre tanto buono e generoso.

Risate, sorrisi ormai lontani, le voci del passato tornano come una cascata d'acqua gelida, non posso fermarla, eppure so che in qualche modo gioverà alla mia salute, ma ciò che questi ricordi portano è solo altro dolore.
"Mia regina vi prego dovete nutrirvi il vostro corpo è molto provato necessita di nutrimento vi prego." la voce di Hlìn mi arrivò dolce e melodiosa, ma decisi di ignorarla.
Come potevo reagire o andare avanti? Mi rannicchiai in posizione fetale aspettando che l'ancella si ritirasse, ma al contrario delle mie aspettative non si congedò.
"Hlìn lasciami sola." ordinai dunque senza scostare le coperta dal mio capo.
Nessuna risposta, da ciò capii di essere rimasta sola, così decisi di abbandonarmi alla completa autocommiserazione, avrei pianto se solo mi fossero rimaste delle lacrime. Decisi di alzarmi, ma il mio tentativo non ebbe successo visto che le mie gambe cedettero, rovinai a terra come un fantoccio a cui hanno tagliato i fili.
"E dunque così la dea fedele si arrende e giace inerme a terra priva di dignità."
Mi ritrovai ai piedi di Yggdrasill mentre tre donne prive della vista stavano dinanzi a me ferme come statue di marmo, ma imponenti come il più temuto dei giganti.
"La vita di un essere tanto effimero non ha senso, dunque che motivo avrei di continuare a vivere. Mi hanno strappato al mio regno ed ora mi hanno privato della gioia di un figlio, ma ciò che più tormenta il mio animo è la consapevolezza di non averlo protetto per paura di perderlo, ma il destino è crudele e ha fatto sì che ne fossi ugualmente privata." risposi con un sorriso amaro.
"La vita mia dea non finisce. È mutevole come il fiume scorre senza fermarsi, così continua il suo percorso nonostante gli ostacoli cerchino di fermarlo, non possono nulla contro la sua forza." ribatté una delle tre Norne.
"La mia forza...- mi trovai a ripetere quelle parole con un'amara consapevolezza-non ho forza, mio fratello ne ha e di certo Loki, ma non io." risposi alzandomi a fatica.
"Ebbene così rendi degni i tuoi antenati? Così onori la tua razza? La dea della fedeltà non ha il coraggio di superare le sue paure ed ignora l'amore di un essere che ha deciso di donarsi completamente a lei. Avete dimenticato come l'intero regno sia cambiato solo grazie alla vostra presenza, avete dimenticato quanto siete forte e dove risiede la vostra forza." le tre donne parlavano in perfetta simbiosi, le loro voci erano simili ad urla ammonitorie.
"Basta. Se ancora ho una qualche autorità, vi chiedo di lasciarmi al mio dolore."ordinai, ma quelle parole erano più simili ad una supplica.
"Un ultimo monito nostra dea il tuo re non è deluso da questa perdita, ha fiducia nel legame che vincola la vostra Unione e sa che il vostro futuro sarà gioioso. Ma nell'oscurità qualcuno trama la vostra rovina...sangue contro lo stesso sangue in una lotta mortale, l'odio corroderà l'animo di due anime legate ma cieche e smarrite. Arriveranno i giorni del vero dolore per te, dea, giungerà la guerra allora sarà impossibile per te essere felice." conclusero prima di svanire.
Ero nuovamente nelle mie stanze, le parole delle Norne ancora riecheggiavano nella mia mente, ma un'idea, un progetto folle occupò i miei pensieri distogliendoli da quel monito. Una forza improvvisa mi spinse sulle gambe, afferrai il pesante cappotto con la consapevolezza che presto tutto sarebbe finito.

"Va mia cara...il tuo sangue disseterà la mia sete di vendetta."

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Capitolo 4
*** Una vita per una vita ***


Freddo è tutto ciò che ricordo, una valle gelida immersa nel silenzio del nulla ed una tormenta rabbiosa come il re di quel mondo a cui avevo dato troppo. Il mio corpo era scosso dai venti gelidi, ma per quanto forti non vincevano il gelo del mio cuore. Camminavo nella neve ignorando il freddo che mi bruciava la pelle e la graffiava come vetro tagliente, oramai nulla aveva più senso si erano portati via l'ultima luce della mia vita, la mia ultima gioia. Chiusi gli occhi desiderosa di fuggire da quel luogo di morte ed orrore, eppure pieno d'amore.
"Madre!" gridai mentre il vento impetuoso sovrastava le mie urla.
"Madre! Perché?!" urlai cadendo in ginocchio nella gelida neve, non curante delle fitte di dolore che mi attraversarono il corpo.
Sfuggendo al mio controllo le lacrime cominciarono a rigarmi le gote copiose, mentre l'aria gelida mi sferzava il viso.
Sentii una mano calda e gentile poggiarsi sul mio capo, di scatto alzai lo sguardo con un barlume di speranza negli occhi.
"Figlia mia" il vento cessò e la neve prese a scendere leggera fui avvolta da un invitante tempore, decisi di lasciarmi cullare dalle braccia materne in cerca di conforto.
"Madre io credevo di riuscirci davvero...ho provato ma..." la mia voce era rotta dai singulti, il corpo scosso da tremolii.
"Lo so cara, lo so." continuava ad accarezzarmi dolcemente i capelli e, come quando ero piccola, mi ammaliava il suo dolce profumo.
Rividi me bambina mentre giocavo con Thor, il mio fratellone così amavo chiamarlo, e lui mi lasciava fare guardandomi con amore infinito e dolcezza fraterna. Più di tutto mi mancavano i suoi abbracci, come quelli di quando tornava da una lunga battaglia, mi stringeva forte a lui, tanto da alzarmi dal suolo, e roteava su se stesso ridendo felice finendo per contagiare anche me.
Mi manca mio padre e la sua finta autorità, quel viso da duro che nascondeva un cuore fragile.
E poi c'è lei che più di tutti mi ha amato perché colei che mi ha generata, mia madre. Ricordo le lunghe lezioni di magia che si concludevano sempre con qualche scherzo da parte mia e lei fingendosi arrabbiata mi sgridava per poi rivolgermi lo stesso scherzo.
Erano giorni di luce e gioia, colmi del calore che solo la famiglia sa dare, ma presto il freddo gelido avvolse le nostre vite rendendole spente e ghiacciate. 
Tutti temevano per la mia sorte su Jotunheim, credevano che sarei morta per il dolore e la nostalgia di Asgard, ma nessuno avrebbe mai pensato che mi sarei innamorata di questo pianeta e del suo re.
"Lo ami?" le parole dolci di Madre mi distolsero dai pensieri.
"Si...lo amo." risposi semplicemente.
"No, non lo ami." ribatté improvvisamente austera.
"Si madre, so che è difficile crederlo...ma io lo amo, lo amato dal primo giorno, da quando i nostri occhi si sono fusi gli uni negli altri!" risposi con foga.
"Dunque perché sei qui?" domandò.
Mi bloccai come una statua di marmo, perché ero lì? Cosa speravo di ottenere? La morte, la libertà? Cosa? La verità è che non lo sapevo. La verità era che avrei voluto pagare la mia pena con la vita...una vita per una vita.
Abbassai il capo colpevole e finalmente consapevole di essere stata un'egoista pensando di essere l'unica a soffrire per la perdita di un figlio che Loki desiderava esattamente quanto me, se non di più.
"Mi dispiace..."conclusi.
"Non hai motivo di scusarti con me figlia mia, ma con il tuo sposo che ora ti cerca inquieto, teme di perderti. Devi combattere! Devi farlo per te stessa e per lui. Ricorda le tue origini, sei una Asgardiana mia figlia e del grande Odino. Discendi da una lunga stirpe di valorosi re e regine onora i tuoi avi!" la sua voce si fece lontana, poi il buio.

La tempesta infuriava battendo sulle grandi finestre del castello, Loki a grandi passi si diresse nelle stanze reali. Era provato dalle troppe ricerche, i tre traditori sembravano essersi volatilizzati e dopo quella notte lo Jotun non si era dato pace. Giorno e notte portava avanti le ricerche per tutti i nove regni usufruendo anche del Seiðr, troppa fatica ma nessun risultato. L'ambiguo dio degli inganni non avrebbe mai ammesso che in realtà tutto questo dedicarsi alla caccia ai traditori, aveva come fine il distrarsi dal dolore che quella perdita gli aveva causato. 
In una sola notte aveva scoperto il vero ed orrendo volto dei suoi fratellastri, perso ciò che rimaneva della sua famiglia e il bambino che avrebbe creato quella sua e della dea della fedeltà.
Inoltre si sentiva impotente di fronte il dolore e la disperazione della dea, che passava i suoi giorni chiusa nel buio delle stanze perennemente distesa nel letto.
Il cuore del dio perse un battito quando, entrando nelle stanze, non vi trovò la consorte. Non perse tempo, chiamò le guardie, due possenti giganti armati di una semplice asta di ghiaccio, ed iniziò le ricerche.
Un dolore lancinante al petto lo colpì quando scoprì dove si era diretta, sperò con tutte le sue forze che non fosse troppo tardi.
 
Una vera e propria bufera di neve, degna di tale nome, ululava tra le alte rupi del pianeta di ghiaccio. Loki, grazie all'uso del Seiðr, si materializzò in quell'inferno di ghiaccio e neve. Le tempeste su Jotunhaim erano terribili potevano durare giorni, settimane intere, gli stessi Jotun spesso non riuscivano a sopravvivere a quei venti glaciali, figurarsi un'asgardiana.
La ragazza giaceva nella fredda neve, il suo corpo di un innaturale pallore scosso da tremolii, le labbra violacee per il freddo. Loki la guardò con immenso dolore e si attribuì la colpa di quel gesto tanto estremo e sconsiderato. Se solo le fosse stato accanto come lei gli chiedeva pregandolo, probabilmente non si sarebbe spinta a tanto... a voler annientare il proprio essere.
La prese tra le braccia con una delicatezza che non riconobbe come sua e in pochi attimi si ritrovarono nelle stanze del castello.
La fanciulla necessitava di cure immediate, Loki chiamò le guaritrici affinché si occupassero della ragazza, nella speranza che non fosse troppo tardi.

Ma il Destino è abile a giocare le sue carte, tranquillo re degli Jotun non è ancora giunta la fine per la tua sposa.

Il male cresce e si intensifica, così colei che regna sui morti brama vendetta e sul suo scranno di teschi delinea le trame del suo malvagio piano.
"La bella e la bestia, il mostro e l'angelo due anime diverse legate dal destino, unite contro tutti i principi naturali ed etici, eppure eccoli lì legati da un vincolo sacro. Somigliano più ad una sciocca parodia dei romanzi midgardiani, uno Jotun che crede nel potere dell'amore ed una dea così debole, indegna di essere asgardiana...oh mio piccolo Fenrir che immensa fortuna la tua, saresti cresciuto con dei genitori indegni-disse la dea cullando il piccolo essere tra le sue braccia- Ma ora sei qui e sarai il re di queste infinite tenebre di morte, il signore di un regno di dolore e disperazione!" i suoi occhi si fecero scarlatti e sul suo volto apparve un ghigno malvagio mentre riponeva il piccolo nella sua culla di gelida pietra nera.

Nota dell'autrice (che si fa piccola piccola per la vergogna)
Primissima cosa chiedo scusa in ginocchio sui ceci, perché davvero ho fatto un ritardo assurdo il problema è che, come avete visto, non sapevo come scrivere questa parte e così anche se il capitolo era pronto indugiavo nel pubblicarlo. 
Poi sono stata a letto per una settimana con la febbre, quindi altro ritardo -_-"
Vi chiedo mille volte scusa per eventuali orrori e per aver distrutto le vostre aspettative con due capitoli così! Davvero vi chiedo perdono, prometto che il seguito sarà molto più decente.
Ringrazio chi ha recensito, chi ha aggiunto la storia alle preferite e chi mi segue in silenzio. Grazie per aver letto questi due capitoli, nonostante non siano il massimo!
Vi abbraccio tutti e prometto che per il seguito non vi farò aspettare mesi.
Baci:*
Angel27

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Capitolo 5
*** La Forza dell'amore ***



Salve a tutti!
Prima cosa mi scuso per il ritardo, finalmete l'ispirazione è tornata, la scuola finita ed ho potuto concludere il capitolo.
Si questa volta la nota dell'autrice precede il capitolo perché letto senza una piccola introduzione può sembrare confusionario e privo di senso.
Dunque il fatto è questo le parti semplicemente in corsivo sono narrate da un coro, come nelle tragedie greche, si lo so è un mezzo disastro non mi uccidete.
Le pari con vigolette così: ' ( es. 'Salve') e corsivo corrispondono ai pensieri di Sigyn.
Le parti con queste virgolette: '' e corsivo corrispondono al discorso di Hela.
Quindi vi prego di avere pazienza per questo capitolo un po' confusionario.
Vi auguro una buona lettura! E ringrazio coloro che hanno  aggiunto la storia tra le preferite e seguite, soprattuto le autrici che recensiscono rendendomi tanto, ma tanto felice! *lancia cuoricini di carta e caramelle* *^*
Ah quasi dimenticavo troverete due citazioni, una da Il Signore degli Anelli e una da Avengers Age of Ultron. ;)
Un abbraccione! :*
Angel27 <3

Nelle leggende si narrano le imprese degli eroi, i sacrifici di donne folli d'amore, le morti dei più valorosi soldati, e come in ogni tragedia vi è un coro che narra le tragiche ed eroiche vicende...
Leggiadre come piume, luminose come le stelle le piccole sfere di luce si librarono alte nel cielo notturno.
Jotunheim non era mai stata tanto silenziosa, in cielo risplendevano chiare le stelle e le piccole luci raggiunsero lentamente le loro compagne.
Un grido squarciò il silenzio, una preghiera disperata, una melodia triste...il re degli jotun cadde in ginocchio sul gelido ghiaccio, gli occhi colmi di scintille, il petto che danzava frenetico incapace di celare dentro di sé la rabbia che come tempesta infuriava in lui.

Chi può decidere la vita o la morte? Chi può rendere cieco, sordo o muto? Non noi di certo, eppure ora potente re sei privo del tuo primogenito ora la rabbia vorace e tremenda in te cresce impetuosa pronta a divorare i tuoi nemici.
Regina di ghiaccio chi ti ferisce? Ora che anche tu sei divenuta fredda come il marmo, non sangue ma veleno scorre nelle tue vene.


'Oh me, o vita maledetta che portasti via il sangue del nostro sangue! Oh vita crudele, oh destino bugiardo che illudi per poi uccidere. Vendetta esige questo corpo di donna, sangue desidera un cuore per troppo tempo lacerato. Come un serpente attende immobile la preda, così attendo coloro hanno strappato la vita dal mio grembo. Veleno...solo bruciante e letale veleno scorrerà nelle mie vene fin quando la vendetta non sarà compiuta.'

Risposta.

Oh dea ingrata, che sfidi i tuoi padroni. Troppo stolta sei per apprezzare i doni che ogni giorno ti offriamo, troppo cieca sei per scorgere l'amore negli occhi del tuo amato, troppo egoista per comprendere la gioia che genera un sacrificio. Uno dai cento ricevi, eppure ancora resti ostinata nella tua cecità. Se ciò che desideri è conoscere il dolore noi saremo lieti di esaudirti, ma se mai ti pentirai potrai riscuotere il tesoro che ti spetta...via ora!

Il tempo scorre veloce come un torrente lava via il dolore che affligge e così si rinasce a nuova vita...
Hyn, guardava con occhi colmi di lacrime la donna che giaceva inerme nel letto dalle candide lenzuola bianche.
"Hyn lui dov'è?"  sussurrò a fatica Sygin,
"Non vi sforzate, il re sta arrivando." rispose l'ancella prendendo la mano della regina con estrema delicatezza.
La porta si aprì di colpo e Hyn balzò in piedi col capo chino in chiaro segno di rispetto. Gli occhi scarlatti del re degli Jotun si soffermarono di sfuggita sulla ragazza.
"Mia regina." sussurrò sedendosi accanto a Sygin e prendendole la mano. Nonostante la pelle di Loki fosse fredda come il ghiaccio, la donna non rabbrividì, piuttosto si beò del contatto col suo amato.
"Mio re,- disse sorridendo, trascurando il dolore lancinante al ventre- il vostro erede è arrivato. Ho allietato almeno un po' il vostro animo?" chiese.
"Mia regina, mi avete reso fiero per un primogenito tanto bello e sano." nel dire quelle parole le carezzò una gota dolcemente.
"Oh destino crudele, che non mi permetti di condividere questa gioia col mio amore. Mio signore, la mia misera vita sta giungendo al termine, ora che la gioia di un figlio allieta questo palazzo." sussurrò quelle parole con le lacrime che minacciavano di rigarle le guance.
Loki guardò perplesso ed incredulo l'ancella che oramai piangeva senza sosta.
"Cosa significa?- chiese irato- Parla!" le ordinò vedendola ostinata nel suo tacere. "M...mio signore la regina ha affrontato un parto molto difficile e purtroppo i guaritori non hanno potuto far nulla, p...per impedire l'emorragia. Non v'è modo di fermarla e la quantità di sangue persa è notevole...m...mi dispiace..." concluse con voce rotta dal pianto.
"No, non può essere, non ora!" tuonò preso dal dolore e dalla rabbia
"Mio re, il mio compito è concluso. Sono venuta al mondo per dare un erede al mio signore e così è stato. Se la mia vita continuasse non avrebbe più un senso." sussurrò la regina debolmente.
"Considerate dunque senza valore l'amore che ci lega?" chiese con voce incrinata dal dolore.
Sigyn sorrise con la stessa dolcezza disarmante che aveva conquistato il cuore gelido di Loki e che tuttora abbatteva ogni barriera del temuto re degli Jotun.
"Come potrei amor mio? Più di ogni cosa al mondo desidero vivere al tuo fianco per l'eternità, ma il Fato ha deciso per noi." calde lacrime rigarono il viso della fanciulla e Loki la strinse con dolcezza in un tenero abbraccio.
In quell'abbraccio trovò ispirazione ed allontanatosi di poco dalla consorte sorrise soddisfatto.
"Tu vivrai mia dea!"

"Quanto effimera è la vita, tanto fragile da poter essere racchiusa in un filo- ghignò la signora della morte rigirandosi un filo dorato tra le mani scheletriche- un fragile ammasso di fili dorati. Ma non è ancora giunta la tua ora, mia cara, ancora lunga sarà la tua inutile vita."
Questa non è sempre stata dimora del ghiaccio e del vento, un tempo era una terra feritile popolata dalle più incredibili creature.
Le città si manifestavano in tutta la loro bellezza e grandezza, i prati, le montagne, i fiumi e i laghi in tutto il loro splendore.
Il cielo sempre limpido mostrava al mattino il caldo sole e alla sera tutti i nove regni, le galassie e le stelle.
Útgarðar, la capitale, ospitava abitanti da tutti i nove regni venuti per visitare quelle terre famose per la loro bellezza e per i loro poteri benefici.
In particolare per le Terme di Galdhøpiggen situate nel ventre della montagna Galdhøpiggen.
Ma quando Hela, dea della morte e del caos, invidiosa della bellezza e della pace di quel regno devastò con la sua armata Jotunheim, tutto cambiò e una maledizione venne lanciata dalla malefica dea.
"Fino a quando il sangue divino non verrà versato il regno avrà come sovrano il freddo ghiaccio e il gelido vento. La luce vi abbandonerà e la gioia svanirà con essa, solo morte, dolore e distruzione per Jotunheim la cui insolenza deve essere punita."

"Mio signore permettetemi di dissentire.- il generale del suo esercito, Glæsisvellir-È un viaggio rischioso e lungo, inoltre non abbiamo la certezza che esistano ancora e la regina..."
"Ho dato ascolto per anni a quelli che un tempo chiamavo fratelli ed ho scoperto con enorme dispiacere la loro reale indole, non commetterò lo stesso errore generale!" sibilò velenoso sparendo dalla sala del trono.
Tremendo ed impetuoso il vento ululava tra le valli desolate e dominate dal ghiaccio. Loki prese ad avanzare tenendo saldamente la consorte che si stringeva a lui in disperata ricerca di calore.
Ogni passo era sempre più pesante, ogni respiro sempre più affannoso, il Seiðr mano a mano che avanzava si indeboliva sempre più segno che il luogo che cercavano era vicino.
Passarono ore interminabili e Loki riprese le sue sembianze da dio, la magia infatti stava scomparendo del tutto. A quel punto tutto divenne più complicato il peso di Sigyn, sebbene leggera come una piuma, si fece sentire e le gambe del dio dovettero lottare contro la stanchezza e contro la tempesta che infuriava sempre più minacciosa.
"Voi che profanate il mio ventre! Tu Ingannatore sii maledetto! La tua gente ha rubato i miei tesori, devastato la mia bellezza, ucciso i miei figli."
Loki credette di stare impazzendo, quella voce...non poteva essere solo il vento.
"Un ibrido...un mezzosangue indegno di governare queste terre, un essere spregevole come suo padre e il padre di suo padre! Perirai, perirai per ripagare il male arrecato a me, ai miei figli. Perderai ciò che più ti è caro e così conoscerai il dolore, l'angoscia. Osserva il volto della tua sposa...guarda come il pallore innaturale l'avvolge come fosse una statua di ghiaccio! Osserva come gli occhi perdono il loro colore, come i capelli perdono splendore...senti forse il suo cuore? Odi la melodia del suo canto? È tardi Ingannatore, le tue bugie ti hanno tradito, i tuoi inganni imprigionato." dopo quelle parole gli parve di udire una risata tetra.
Loki sentì il cuore mancare, osservò la sua sposa e le parole di quello spirito continuavano a martellare nella sua mente fino a fargli male.
"LEI NON MORRÀ! HAI SENTITO?- gridò tanto forte che sentì la gola bruciare- Vivrà per dare luce al mio animo buio, per rendere feconda la terra sterile, per generare creature di rara bellezza, vivrà perché senza di lei nulla avrebbe più senso e tutto perirebbe con lei." sussurrò alla sposa infine mentre le lacrime rigavano il viso scarno e pallido.

'Non lacrime, ma cristalli smeraldo sono le sue lacrime.
Non grida, ma tuoni le sue urla.
Non bugie, ma sublimi verità i suoi inganni.
Il mio signore è uno sposo fedele che ama la consorte fino a dare la vita.'

Pace.
Una strana ed inaspettata pace regnava nelle lande devastate di Jotunheim, non vento, non un solo ululato...nulla.
Il dio per pochi attimi si chiese se non avessero attraversato un passaggio per un altro mondo.
Loki con estrema cautela prese ad incamminarsi giù per le ripide colline di ghiaccio stando attento a non far scivolare Sigyn tremante sulle sue spalle.
Continuò a camminare per lunghi minuti finché non la vide l'enorme montagna si ergeva imponente, mentre la vetta scompariva nel cielo denso di nuvole.
Una volta raggiunta la parete ovest, il dio recitò una formula ed i tratti di una piccola porta si delinearono in una rientranza della maestosa roccia.
Vi erano incise queste parole 'DITE AMICI ED ENTRATE'
Tempo addietro il re degli jotun affinché la fonte magica restasse ben protetta aveva richiesto l'aiuto degli elfi per sigillarla e far sì che vi si potesse accedere solo con il consenso del sovrano o di un suo legittimo erede. Dunque la chiave di quella porta veniva tramandata da padre in figlio, ma con Loki ciò non era avvenuto poiché Laufey credeva estinta quella fonte magica, in realtà non seppe dove iniziare le ricerche per cui la diede per dispersa.
"MELLON!" esclamò il dio.
Un sorriso soddisfatto si delineò sul suo viso quando la porta in pesante roccia si aprì con assordanti rumori rivelando una buia e tetra galleria.
A quel punto Sigyn chiese di esser messa giù e di poter camminare con le sue gambe. Dopo molte repliche da parte del dio, la regina venne accontentata e finalmente intrapresero il cammino nel ventre della montagna l'uno accanto all'altra.
Camminarono al buio per parecchi metri e quando la strada cominciò ad essere illuminata qua e là da cristalli color zaffiro la dea rabbrividì nel notare la fredda roccia nera dalla quale spuntavano mille occhi indiscreti che la scrutavano con astio per aver disturbato il loro letargo.
Sigyn non osava proferir parola o lamento semplicemente restava stretta al braccio del dio dolorante e leggermente impaurita, ma quando i cristalli presero a brillare illuminando a giorno la caverna un senso di serenità pervase entrambi lasciando che un piccolo sorriso si dipingesse sui loro volti.
Scesero ancora più giù e Loki pensò che di lì a poco avrebbero raggiunto il centro di Jotunheim e in parte non si sbagliava.
Quando finalmente sentirono lo scrosciare leggero dell'acqua e un dolce profumo di fiori compresero di aver raggiunto la meta: ciò che si parò dinanzi a loro fu un piccolo pezzo di paradiso nascosto in un inferno di ghiaccio.
Una piccola cascata sfociava in tre enormi vasche di acqua limpida che appena sfiorata mutava colore: prima rosso rubino, poi rosa come il quarzo, poi verde smeraldo.
"Questo prato verde..." sospirò la dea beandosi del profumo dell'erba fresca, mentre la mente tornava alle verdi vallate di Asgard.
"Non ora, mia dea, prima dobbiamo esser certi che la ferita sia rimarginata." detto ciò la prese tra le braccia e si avvicinò ad una delle enormi vasche d'acqua cristallina e lentamente aiutò la dea a svestirsi per poi immergerla dolcemente nelle limpide e calde acque.
Sigyn sentì il corpo bruciare e come avvolto dalle fiamme, ma durò pochi attimi perché subito quella sensazione svanì e venne pervasa da un profondo benessere.
Le acque attorno alla dea presero il colore dell'arcobaleno: la chioma morbida come seta aleggiava sull'acqua brillando di luce propria, la pelle divenne candida come neve, le labbra rosa come petali di un fiore.
Quando riemerse si sentì incredibilmente forte e in salute, Loki le riservò il più dolce dei sorrisi. Subito la dea sentì crescere in lei il desiderio di appropriarsi delle sue labbra e con passione lo baciò lasciando che un piccolo gemito fuggisse dalle labbra del dio.
"Miei signori." una voce li fece sobbalzare, Loki sguainò il pugnale pronto a colpire, ma ciò che vide lo lasciò perplesso.
"Non temete, mio re, il mio nome è Eco. Sono la Ninfa a custodia di questo sacro luogo.- Loki ripose il pugnale nel fodero in attesa- Il vostro amore puro ha salvato la vita della regina, proprio questo gesto di fede sta risvegliando noi spiriti, figli e figlie della natura. Ora risorgiamo dal nostro letargo, ora la maledizione si sta indebolendo, ma il pericolo è sempre più vicino, poiché colei che causò questo male è libera e non arresterà i suoi piani di vendetta fin quando non saranno compiuti."

"Fili avevo ed or non più eppur non cado giù...ora sono libera non ho più fili che mi legano. L'ora è vicina sento il metallico sapore del sangue, il suo profumo acre, odo i gemiti delle donne straziate, il pianto dei bambini, le grida di rabbia e dolore degli uomini. Pagherai vecchio per ciò che tempo addietro mi hai fatto! Lo giuro!"

 

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