Danger Days: The true lives of the fabulous Matt & Mello

di Fauna96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The only hope for me is you ***
Capitolo 2: *** S - C - A - R - E - C - R - O - W ***
Capitolo 3: *** Planetary (GO!) ***
Capitolo 4: *** Summertime ***
Capitolo 5: *** Na Na Na(Na Na Na Na Na Na Na Na Na) ***
Capitolo 6: *** Sing ***
Capitolo 7: *** Vampire money ***
Capitolo 8: *** DESTROYA ***
Capitolo 9: *** Look alive Sunshine ***
Capitolo 10: *** Bulletproof heart ***
Capitolo 11: *** Party Poison ***
Capitolo 12: *** The kids from yesterday ***
Capitolo 13: *** Save yourself, I'll hold them back ***
Capitolo 14: *** Jet - Star and the Kobra Kid/Traffic report ***
Capitolo 15: *** Goodnite, Dr Death ***



Capitolo 1
*** The only hope for me is you ***


Danger Days: The true lives of the fabulous Matt & Mello
 
Image and video hosting by TinyPic The only hope for me is you

Mello non aveva mai conosciuto altra casa che la Wammy’s House. I suoi genitori erano morti quand’era troppo piccolo per ricordarsene e forse era meglio così. Gli piaceva stare lì, ma ogni tanto non poteva fare a meno di pensare che quella sicurezza, prima o poi, si sarebbe sgretolata sotto le sue dita, com’era capitato alla casa precedente, quella che non ricordava.
 
Dove, dove staremo
Quando le luci si spegneranno per queste strade di città?
Dov’eri quando tutte le braci sono cadute?
 
Matt, al contrario, si ricordava fin troppo bene i volti dei suoi genitori, immobili e coperti di sangue. Quando era arrivato alla Wammy’s era quasi una bestiolina spaventata, nascosto dietro quei goggles troppo grandi. Non parlava con nessuno, se ne stava appiccicato al suo gameboy, l’unico giocattolo che si era salvato.
 
Li ricordo ancora
Coperti di cenere
Coperti di vetro
 
Non poteva farci niente, quelle immagini lo perseguitavano nei suoi sogni, persino dietro le lenti arancioni, dappertutto. Avrebbe voluto strapparsi gli occhi, raggomitolarsi in un angolo e non vedere più. Non vivere più.
 
Se avessi potuto essere in un altro posto
Allora sarei un altro ricordo
 
L’unica maniera sembrava far tacere le grida con i suoni allegri del videogioco, riempirsi gli occhi di omini e funghi saltellanti.
 
La porta si aprì di scatto e un tornado biondo e nero si precipitò all’interno con il fiatone. Al petto stringeva quella che sembrava una montagnola di tavolette di cioccolata.
 
Posso essere la sola speranza per te?
Perché tu sei la sola speranza per me
 
- Matt! Matt, dai vieni a giocare! – Mello sbuffava e scalpitava a fianco dell’amico, un pallone sottobraccio e in calzoncini corti.
Matt sogghignò – Finisco il livello e arrivo -.
- Ma che palle! – sbottò Mello, guadagnandosi uno scappellotto da Roger che passava di lì.
- Il linguaggio! –
Il ragazzino borbottò qualcosa strofinandosi la nuca, mentre Matt si mordeva il labbro per non scoppiare a ridere. L’ira funesta di Mello era qualcosa che avrebbe preferito evitare quando aveva in mano una consolle.
Alzò gli occhi, per incrociare quelli chiarissimi e tempestosi dell’amico, che si lasciò scivolare accanto a lui. Appoggiò il mento sulle ginocchia e sospirò. – Matt, da dove vieni tu? –
Matt sgranò gli occhi dietro i goggles. Anni che si conoscevano, ormai, e se ne usciva ora con questa storia?
- Olanda... ma perché? –
- E te la ricordi? –
Spense il gameboy. – Ah... un po’... niente di particolare -.
- Io non mi ricordo niente di casa mia –
 
E se non riusciamo a trovare il luogo a cui apparteniamo
Dovremo farcela da soli
 
Era parecchio tempo che non pensava più a casa sua, ai suoi genitori... al vento, al verde punteggiato di fiori...
Mello, da parte sua, non ricordava nulla. Forse, un vago sapore di sacher... Invidiava quasi Matt, anche quando aveva gli incubi, perché significava che qualcosa aveva conservato dentro di sé. Era stupido, certo, ma... piuttosto che il vuoto...
 
Affronta tutto il dolore e combatti
 
- Mells... –
Grugnì rigirandosi tra le lenzuola.
- Mells... –
Aprì gli occhi, trovandosi davanti il viso pallido di Matt. – Ma che diavolo... – bofonchiò. – Cosa fai qua? –
Matt si stropicciò nervosamente il pigiama con le mani sudaticce. – Mells... posso dormire con te? – pigolò.
 
Come dovrebbe essere
Dopo molti anni i disastri che abbiamo visto
 
Fosse stato un altro, lo avrebbe cacciato fuori a pedate. Ma Matt... era Matt. Sapeva perfettamente perché fosse venuto a svegliarlo: non aveva dimenticato le grida disperate dei primi tempi alla Wammy’s. Probabilmente era anche colpa sua, con le sue domande... che cretino.
 
Cosa abbiamo imparato?
A parte che le persone bruciano nelle fiamme purificatrici
 
Gli fece spazio senza brontolare. Che cavolo gli era saltato in testa di mettersi a nei ricordi martoriati dell’amico?
Matt gli si accoccolò al fianco tremando come una foglia. Vincendo la sua istintiva repulsione per il contatto fisico, Mello gli passò un braccio attorno alle spalle.
 
Dirò che va bene
So che puoi dirlo
 
Matt si morse il labbro per non piangere. Si vergognava come un ladro quando ricadeva preda dei suoi incubi e non riusciva a riaddormentarsi. Aveva bisogno di qualcuno che lo rassicurasse, che gli stesse vicino... perché se di giorno era il ragazzino allegro e simpatico a tutti, di notte... di notte, i mostri tornavano a fargli visita e lui si ritrovava debole e solo.
 
Anche se mi puoi vedere sorridere
Penso ancora alle pistole che vendono
 
Si strinsero l’uno all’altro, capelli biondi e ramati insieme, due ragazzini soli, due amici, due fratelli.
 
Posso essere la sola speranza per te?
Perché tu sei la sola speranza per me
 
Remember me
Remember me
Remember me
Remember me

Where, where will we stand
When all the lights go out across these city streets?
Where were you when all of the embers fell?
I still remember them

Covered in ash
Covered in glass
Covered in all my friends
I still think of the bombs they built

If there's a place I could be
Then I'd be another memory
Can I be the only hope for you?
Because you're the only hope for me

And if we can't find where we belong
We'll have to make it on our own
Face all the pain and take it on
Because the only hope for me is you alone

How it should be
Many years after the disasters that we've seen
What have we learned?
Other than people burn in purifying flames

I'll say it's okay
I know you can tell
Although you can see me smile
I still think of the guns they sell

If there's a place I could be
Then I'd be another memory
Can I be the only hope for you?
Because you're the only hope for me

And if we can't find where we belong
We'll have to make it on our own
Face all the pain and take it on
Because the only hope for me is you alone

The only hope for me
The only hope for me is you
The only hope for me is you
The only hope for me is you

The only hope for me is you
The only hope

If there's a place I could be
Then I'd be another memory
Can I be the only hope for you?
Because you're the only hope for me

And if we can't find where we belong
We'll have to make it on our own
Face all the pain and take it on
Because the only hope for me is you alone

The only hope for me is you
The only hope for me is you
(The only hope for me is you alone)
The only hope for me is you
The only hope for me is you
(The only hope for me is you alone)

The only hope for me is you
The only hope for me is you
The only hope for me is you
The only hope for me is you alone



Non importa se lunedì ho una verifica di letteratura greca e domani sono tutto il giorno a Milano a Fumettopoli: dovevo pubblicarla oggi, il giorno del compleanno di Matt <3 Che dire... penso che i MCR, e in particolare l'album Danger Days: The true lives of the fabulous Killjoys siano semplicemente perfetti per questi due *^* I capitoli saranno in ordine cronologico e questo in particolare si colloca all'inizio nel 1996 circa, poi quattro o cinque anni dopo U.u Be'... spero vi piaccia ;3 Matty, ora... maratona non - stop di Super Mario!!
Matt: OH YEAH!!
Mello: Santo Wonka, aiutami tu...

 

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Capitolo 2
*** S - C - A - R - E - C - R - O - W ***


ATTENZIONE: da qui iniziano gli spoiler seri. Chiunque non sia ancora arrivato al famigerato capitolo 58 o all'episodio 25 NON legga più oltre. Cose terribili accadono a coloro che si intromettono negli spoiler...


S – C – A – R – E – C – R – O – W


- L! Aspetta! –
Il giovane si voltò. – Sì, Mello?
Lui si fermò, in pigiama, i capelli scompigliati su gli occhi. – Lo acciufferai, non è vero? Lo prometti? –
Un sorriso lieve come l’ala di una farfalla. – Te lo prometto, Mello. Tu proverai ad andare d’accordo con Near? –
Mello storse un po’ la bocca e si dondolò sui talloni, emettendo un verso buffo. L scambiò un’occhiata divertita con Watari. – Potresti farti aiutare dal tuo amico, lì dietro –
Mello trasalì e si voltò di scatto, per beccare un imbarazzatissimo Matt nel suo pigiama a pallini, seminascosto contro il muro.
- Matt? Cosa fai qua? –
 L’interpellato sbuffò facendo un passo avanti. – Ti... ti ho visto sgattaiolare via, ero curioso -. Lanciò un’occhiata a L e Watari e abbassò subito il capo. Il detective avanzò verso i due ragazzi, ingobbendosi ancor di più per osservare Matt.
- Mi dispiace – aggiunse lui. Era la prima volta in via sua che incontrava L e... be’, non aveva fatto una gran bella figura. Matt non aveva mai avuto l’ambizione di diventare il suo successore: non che non ne avesse le capacità (arrivava pur sempre al terzo posto se aveva voglia) ma semplicemente non la sentiva come sua strada, come molti altri ragazzi lì dentro. Però... L era pur sempre L, e Matt provava enormi rispetto e ammirazione per lui.
- Matt – mormorò il giovane davanti a lui. – Sei quello che per Natale chiede sempre i videogiochi, vero? –
Il ragazzino sgranò gli occhi, sorpreso che L lo sapesse.
- Sei molto bravo con l’elettronica e l’informatica - proseguì. – Sei stato tu a mandare in tilt i computer della NASA qualche anno fa – Non era una domanda.
Matt si rimpicciolì, mentre sulle labbra di Mello comparve un ghigno. Quella era una storia che si sarebbe ricordato per tutta la vita: quanto avevano riso! Tuttavia in quel momento, l’amico sembrava in procinto sotterrarsi dall’imbarazzo, perciò decise di intervenire: - Sì, ma poi ha rimesso tutto a posto! Non è successo niente di male -.
L li osservò attentamente, gli occhi neri luccicanti. – Non era un rimprovero -.
Matt alzò il capo, a metà tra lo stupito e il lusingato, Mello sorrise orgoglioso. Il detective posò entrambe le mani sulle testoline arruffate. – Ci vediamo presto –
                                                                                  ***
Un calcio fece volare una sedia. – Bugiardo! –
Lacrime bollenti lungo il viso arrossato. – Bugiardo! Bugiardo! –
 
Esprimi un desiderio
Quando la tua infanzia muore
 
Buttò per terra cuscino e lenzuola; tanto, in quel letto non ci avrebbe più dormito.
- Bastardo... io lo ammazzo! Ti ammazzo, figlio di puttana! –
 
Ascolta il toc toc toc quando lei piange
Siamo tutti soli stanotte
 
Matt era seduto schiena contro il muro della stanza di Mello. Le grida e i rumori si susseguivano da parecchio tempo, ormai. Ma era comprensibile: il suo punto fermo non c’era più. Anche a lui erano salite le lacrime agli occhi nel ricordare la gentilezza che il giovane gli aveva dimostrato quando si erano incontrati... e tutti i regali che aveva ricevuto da parte sua e del signor Wammy, e quella nuova casa che gli avevano donato...
 
Trattieni il fiato quando un merlo vola
Conta fino a diciassette e chiudi gli occhi
Ti terrò al sicuro dentro
 
Era stato Near a raccontargli tutto. Al contrario di Mello, lui non aveva mai avuto problemi a parlare con “l’omino bianco” e viceversa. Dopo che Mello era sparito in camera sua come una furia, gli aveva detto brevemente della morte di L e Watari col solito tono freddo e distante; anzi, gli era sembrato ancora più gelido e apatico del solito: forse l’unico modo per manifestare il suo dolore, perché Matt aveva capito che anche lui stava soffrendo. Ma se Near si rinchiudeva in se stesso, muto e immobile, Mello urlava al mondo la sua rabbia e il suo dolore, distruggeva tutto ciò che gli capitava tra le mani.
Sospirò, le chiappe ormai infreddolite dal pavimento.
 
Ti terrò al sicuro stanotte
 
Le parole di Near gli rimbombavano dentro, bruciandolo come un ferro rovente. Come si era permesso? Come cazzo si era permesso?! Insultare la memoria di L, del loro idolo... di colui che era stato il suo punto di riferimento, suo fratello maggiore... No. Non avrebbe mai e poi mai potuto collaborare con lui. Erano incompatibili, punto, sia come carattere che come metodi. E poi... dopo quel che aveva detto... Strinse le nocche sul davanzale della finestra. Ormai aveva deciso: non gli importava il fatto di essere solo un ragazzino, di aver vissuto quasi quindici anni in un orfanotrofio; era pur sempre uno dei successori di L, no? Se la sarebbe cavata.
 
Manda un bacio ai cieli di metano
Guarda i muri attraverso i tuoi occhi da parco giochi
 
Non si sentiva più niente dall’altra parte del muro; Matt provò a bussare cautamente.
- Mells? Posso entrare? – socchiuse la porta. La camera era ridotta a un macello, sembrava fosse passato un ciclone. Il ciclone Mello, che in quel momento stava frugando nell’armadio. Si voltò verso di lui e Matt notò immediatamente gli occhi arrossati. E notò anche uno zaino ai suoi piedi.
Deglutì. – Mells... cosa stai facendo? –
Mello sospirò e infilò un maglione nello zaino. – Me ne vado, Matt. Tra un mese avrò quindici anni, posso farlo. Io non resterò qua. Non collaborerò mai con lui! Catturerò Kira per conto mio e con i miei metodi!
Matt si abbassò i goggles su gli occhi. – Non vuoi che venga con te, vero? –
Mello sembrò annaspare, per la prima volta insicuro. – Io... sei la persona di cui mi fido di più al mondo, Mail. Ed è per questo che non... posso. Non posso coinvolgerti. Cazzo, Matt, tu dovresti avere una vita normale! Dovresti diventare un cazzo di programmatore, guadagnare una montagna di soldi e farti una famiglia normale! –
- Non puoi farcela da solo, Mihael –
- Devo farcela da solo – chiuse di scatto lo zaino e se lo infilò in spalla. Prese un profondo respiro e si avviò verso la porta.
- Coglione, dove vai? – Matt ribaltò il materasso ed estrasse la scorta segreta di cioccolato di Mello. – Tieni. Non vorrei che tu avessi una crisi di astinenza proprio mentre stai per incastrare Kira -.
Mello lo fissò sgranando gli occhi. – Come facevi a sapere dove la tenevo? –
Matt alzò le spalle, un sorriso triste sulle labbra. L’altro aprì una tasca dello zaino e gli porse un pacchetto mezzo vuoto di sigarette. – Tienile tu.  A me non è mai piaciuto granché fumare – ammise. – Ma era divertente farlo con te -.
 
Lascia un sogno dove giace la caduta radioattiva
Guardala crescere dove la macchia di lacrime si asciuga
 
Un battito di ciglia e si ritrovarono stretti l’uno tra le braccia dell’altro.
- Resta, Mihael –
 
Ti terrò al sicuro stanotte
 
- Sai che non posso, Mail –
 
L’amore, l’amore, l’amore non fermerà questa bomba
 
Un respiro e Matt era di nuovo solo, i goggles calati sul volto e un pacchetto di sigarette stretto i volto.
Due respiri e Mello allungava la mano per aprire il portone. I battenti erano gelidi.
- Mello – Quella voce fredda era inconfondibile.
- Cosa vuoi? – ringhiò. Pareva davvero un fantasma, nel buio dell’ingresso.
- Solo augurarti buon viaggio –
Mello grugnì. – Come se te ne fregasse qualcosa. Di me, di lui... –
- Me ne importa invece – lo interruppe Near, pacato, arricciandosi una ciocca di capelli. – Altrimenti non sarei qui. E di lui... ero arrabbiato con lui, Mello. Lo eri anche tu –
Mello sgranò gli occhi. Quell’ameba... arrabbiata? Inconcepibile. Deglutì, mentre Near rimaneva immobile, a parte il dito nei capelli.
- Be’... addio, Nate –
Un sorriso appena accennato. – No... arrivederci, Mihael –
Mello gli voltò le spalle e sospirò.
 
Corri, corri, corpo, corri
 
Move your body when the sunlight dies
Everybody hide your body from the scarecrow
Everybody hide

Make a wish when your childhood dies
Hear the knock, knock, knock when she cries
We're all alone tonight

Hold your breath when a black bird flies
Count to seventeen and close your eyes
I'll keep you safe inside

He burns my skin
Never mind about shape I'm in
I'll keep you safe tonight, yeah, yeah
Safe tonight

Move your body when the sunlight dies
Everybody hide your body from the scarecrow
Everybody hide

Move your body when the sunlight dies
Everybody hide your body from the scarecrow
Everybody hide

Blow a kiss up the methane skies
See the walls through your playground eyes
We're all in love tonight

Leave a dream where a fallout lies
Watch it grow where the tears stain dries
To keep you safe tonight

He burns my skin
Never mind about the shape I'm in
I'll keep you safe tonight, yeah, yeah
Safe tonight

Move your body when the sunlight dies
Everybody hide your body from the scarecrow
Everybody hide

Move your body when the sunlight dies
Everybody hide your body from the scarecrow
Everybody hide

Love, love, love won't stop this bomb, bomb
Love won't stop this bomb, bomb
Love won't stop this bomb

Run, run, body, run
Run, run, body, run

Move your body when the sunlight dies
Everybody hide your body from the scarecrow
Everybody hide

Move your body when the sunlight dies
Everybody hide your body from the scarecrow
Everybody hide

Move your body when the sunlight dies
Everybody hide your body from the scarecrow
Everybody hide

Move your body when the sunlight dies
Everybody hide your body from the scarecrow
Everybody hide

 
Mello! Perché cavolo hai lasciato il povero Matty da solo?!
Mello: L’hai appena scritto tu, il perché!
Sì, ma... ma... *profondo respiro* Ok, salve :) Ecco qua il secondo capitolo, in cui il nostro Mells parte all’avventura, Near è diventato il nuovo L e Matt è lì, tutto solo *lucciconi agli occhi*
Matt: Già, Mello, come hai potuto? Lasciarmi lì.... e poi con quelle misere tre sigarette...
Mello: Matt... vai a farti f*****e, eh?
Mello, cuccia... cooomunque, devo dire che provo un certo sadico piacere a scrivere di Mello incazzato e insieme addolorato, mi sono divertita ^^
Mello: Perché io ho la censura e tu no?!
*lo ignora* Un grazie a Pinkamena Diane Pie che ha recensito e ai lettori... alla prossima ;)

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Capitolo 3
*** Planetary (GO!) ***


Planetary (GO!)

Mello si fermò subito dopo che i pesanti cancelli si furono chiusi alle sue spalle. I lampioni illuminavano la strada dove sfrecciavano le macchine; intravedeva le persone passare, tornare alle loro casa, dalla loro famiglia. Per un attimo, fu quasi tentato di tornare dentro, al caldo.
 
Potrebbe esserci qualcosa fuori dalla tua finestra
Ma tu non lo saprai mai
Potrebbe esserci qualcosa proprio oltre l’uscita dell’autostrada
Ma tu non lo saprai mai
 
Un passo dopo l’altro, lasciava la sicurezza, la luce calda della Wammy’s per gettarsi in un mondo spietato, illuminato da freddi neon, accattivanti e scintillanti. Un passo. E poi un altro.
 
E se il loro paradiso non ha posti vuoti
Allora noi, allora noi, allora noi
Allora noi ci alziamo e ce ne andiamo!
 
Fu come essere buttato in una piscina di acqua gelata, come ricevere un pugno in faccia e restare lì, boccheggiante. Respirare dopo lunghi minuti di apnea. Intorno a lui, un vortice di gente normale, che viveva la propria vita normale.
Era assurdo che si sentisse così disorientato dal mondo, eppure era così. Non aveva mai vissuto in modo normale e, sebbene non fosse certo un ingenuo, lì per lì non seppe cosa fare. Ma fu solo per poco, perché il mondo era incredibilmente allettante e seducente con i suoi pub, i suoi night club e tutto ciò che fino a quel momento gli era stato negato e sconosciuto. La Wammy’s era lontana... Matt era lontano...
 
Adesso per favore capisci che
Non posso rallentare
Non ti aspetterò
Non posso fermarmi ora
 
Si tuffò nel mondo e il mondo lo accolse. Ed era meraviglioso riempirsi gli occhi, la bocca, le mani di tutto ciò che vedeva e sentiva e toccava. Era come ubriaco, si muoveva spinto dall’avidità di vedere e conoscere sempre più.
Ma quella voluttà, quel desiderio bruciante non fece cadere nell’oblio il motivo per cui era uscito nel mondo; perché il suo cuore sanguinava ancora e il ricordo di due occhi pesti per la mancanza di sonno era indelebile dentro di lui. Mello non dimenticò mai la promessa di vendicare L, non dimenticò mai chi fosse lui.
 
Non c’è tempo per fingere
Non cazzeggiare, questa è la nostra ultima possibilità
 
A pensarci bene, quella sarebbe potuta essere l’occasione per cambiare vita. Dimenticare la Wammy’s House, il suo secondo posto e tornare ad essere solo Mihael Keehl. Dopotutto, non aveva chiesto lui a L di portarlo alla Wammy’s; non aveva chiesto lui di essere intelligente, non aveva di sicuro chiesto lui di essere l’eterno secondo...
 
Chi vogliono che tu sia?
Chi volevano vedere?
Uccidi la festa con me
E non tornare mai a casa!
 
Già, ma aveva scelto lui di abbracciare il fardello di L. Aveva scelto lui di diventare il numero uno, di sconfiggere Kira una volta per tutte. Certo, avrebbe deciso lui i suoi metodi, cosa fare e chi essere.
Innanzitutto, doveva muoversi. La cosa migliore sarebbe stata andare in Giappone per tenere sott’occhio Kira... No. Così sarebbe stato troppo vulnerabile. Doveva diventare potente quanto Kira, più di lui. Ma le possibilità di opporsi con la morta di L si erano drasticamente ridotte: tutti si sarebbero piegati a quel bastardo. Tutti tranne...
Il sapore di cioccolato gli riempiva la bocca. Era così scontato. E anche così difficile. Doveva diventare un criminale. D’altronde, chi odiava Kira quanto lui se non quelli che erano costretti a nascondersi, che temevano ogni giorno per la propria vita? Chiaramente non stava parlando dello scippatore di vecchiette, ma dei grandi, di coloro che prima comandavano intere città e che invece sarebbero presto stati costretti a strisciare ai piedi di un piccolo e codardo figlio di puttana.
Se ben ricordava certi dati che aveva studiato per un caso, Los Angeles era una delle città a più alto tasso criminale. America... il paese delle opportunità...
 
Sono incredibile
Ah così incredibile
Yeah sono imbattibile
 
Non fu una decisione presa a cuor leggero. Gli ripugnava l’idea di allearsi con le stesse persone contro cui L aveva combattuto tutta la vita ma... a mali estremi, estremi rimedi. Se quello era l’unico modo per vendicarlo, d’accordo.
 
Il suono della mia vendetta
Contro coloro che l’hanno progettata
 
La prima volta che ammazzò uno stette malissimo. Non durante, perché premere un grilletto non è che una cazzata; fu il dopo. Rannicchiato nel suo monolocale, pianse lacrime amare, senza sapere nemmeno se singhiozzava per il morto o per se stesso, per aver tradito tutto ciò ch gli avevano insegnato.
Da quel giorno, Mello non pianse più. Aveva sedici anni.
 
Perché la stanza delle emergenze non ha posti vuoti

E furono anni lunghi, solitari, in cui imparò a farsi rispettare e conoscere. Non fu facile, perché quel visetto angelico dagli occhi di ghiaccio incuteva tutto meno che timore, per non parlare delle sue tavolette di cioccolato. Ma Mello, al primo commento spiritoso che aveva udito sul suo aspetto e le sue manie, aveva steso con un pugno l’omaccione che aveva aperto bocca, per poi dare vita a una rissa nella quale aveva quasi distrutto il pub. Non fu l’ultima volta.
 
Tu detieni l’eternità
 
Non faceva parte di nessuna banda, lavorava in proprio, e forse fu proprio questo ad alimentare le storie sul suo conto. Ce n’era una assurda che asseriva che lui non fosse umano, ma una creatura soprannaturale. Chissà chi era che aveva inventato quella stronzata: dov’erano, al club delle ragazzine depresse? Un’altra, decisamente più plausibile, affermava che lui fosse il figlio di qualche boss, che il padre per qualche ragione aveva buttato in mezzo alla strada.
Demone o figlio illegittimo, Mello divenne famoso. Presto, partì una gara tra le gang californiane a chi se lo accalappiava prima: per Mello, non c’era che l’imbarazzo della scelta.
 
Non c’è possibilità di rallentare
Per ora sono sicuro che lo sai, lo sai, lo sai...
Alzati e vai!
 
Ovunque si girasse, vedeva sguardi misti di ammirazione, stupore, paura; e gli piaceva. Era nato per essere leader, lo capiva, e amava vedere come gli altri pendessero dalle sue labbra.
 
Ti stai ancora divertendo?
Tieni in mano la pistola?
Prendi i soldi e scappa
 
Ciò che davvero avrebbe voluto vedere però... non c’era. Non ci sarebbe mai più stato. Cazzo, non si lamentava, eh! Però... occhi colmi di sincero affetto.. occhi privi del terrore che avrebbe dovuto esserci... No, non avrebbe mai più incrociato il suo sguardo con il loro.
 
Non hai niente da perdere
 
Occhi neri impenetrabili, ma al contempo benevoli...
 
Non torneremo mai a casa!
 
There might be something outside your window
But you just never know
It could be something right past the turnpike gates
But you'll just never know


If my velocity starts to make you sweat
Then just don't let go
And if the heaven ain't got a vacancy
Then we just, then we just, then we just
Then we just get up and go


Ladies and gentlemen
Truth is now acceptable
Fame is now injectable
Process the progress


This core is critical
Faith is unavailable
Life become incredible
Now please understand that


I can't slow down
I won't be waiting for you
I can't stop now
Because I'm dancing


This planets ours to defend
Ain't got no time to pretend
Don't fuck around
This is our last chance


If my velocity starts to make you sweat
Then just don't let go
'Cause the emergency room got no vacancy
And we just, and we just, and we just
And we just get up and go


Who they want you to be
Who they wanted to see
Kill the party with me
And never go home


Who they want you to be
Who they wanted to see
Just leave the party with me
And never go home


You're unbelievable
So unbelievable
You ruin everything oh
You better go home


I'm unbelievable, yeah
I'm undefeatable, yeah
Let's ruin everything
Blast into the back row


They sell presentable
Young and so ingestible
sterile and collectable
Safe and I can't stand it


This is a letter
my word is a buretta
The sound of my vendetta against
The ones that planned it


If my velocity starts to make you sweat
Then just don't let go
'Cause the emergency room got no vacancy
Tell me who do you trust, do you trust
And we just get up and go


Who they want you to be
Who they wanted to see
Kill the party with me
And never go home


Who they want you to be
Who they wanted to see
Just leave the party with me
And never go home


You keep eternity
Give us the radio
Deploy the battery
We're taking back control


Engage the energy
Write off the effigy
No chance to take it slow
By now I'm sure you know
Know, know, know, know, know
Get up and go


Who they want you to be
Who they wanted to see
Kill the party with me
And never go home


Who they want you to be
Who they wanted to see
Just leave the party with me
And never go home


Are we still having fun?
Are you holding the gun?
Take the money and run
We'll never go home


I've got nothing to lose
You've got nothing to say
And we're leaving today
We'll never go home


I think I better go now
I think I'm gonna go now
I think I'd better go now


Gonna go now, go now
go now, gonna go now
Go now, gonna go now, go now
Go home


E ce l’ho fatta! Salute a tutti, innanzitutto xD Salutate, ragazzi!
Matt: *sventola il gameboy* Ciao!
Mello: *con la bocca piena* ‘ao.
Sì. In questo capitolo, abbiamo un Mello quindicenne alle prese con il mondo... più che altro, volevo soffermarmi sulle sue emozioni all’impatto col “fuori”, perché, poveraccio, quindici anni in orfanotrofio, è ovvio che sia un po’ spaesato e preso dalla voglia di scoprire il più possibile, no? No, Mells? *rumore di cioccolata divorata* Va’ a farti friggere! La prossima volta, al tuo posto chiamo Near!
Mello:NO!
Peggio per te u_u Grazie a Pinkamena Diane Pie che ha recensito e a tutti coloro che hanno la pazienza per leggere ^^

 

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Capitolo 4
*** Summertime ***


Summertime

I rami degli alberi e la terra luccicavano di brina quella mattina. Matt non era riuscito a dormire: aveva passato la notte a fumare appollaiato sul letto sfatto di Mello, guardando fuori dalla finestra.
 
Quando le luci si saranno spente
Mi porterai con te?
 
Non sarebbe tornato, no. Quando Mello prendeva una decisione, non c’era verso di fargli cambiare idea, lo sapeva. E aveva sempre rispettato le sue scelte, anche quando rasentavano la follia. Come in questo caso.
 
E porterai tutte queste ossa rotte
Attraverso sei anni giù in stanze affollate
E autostrade che chiamo casa
 
Non avrebbe dovuto lasciarlo andare. Mello era Mello, sì, era intelligente, in gamba, ma con la testa calda che si ritrovava si sarebbe senza dubbio cacciato nei guai. Quante volte lui, Matt, l’aveva trattenuto dal fare stronzate? Sarebbe dovuto andare con lui, anche a costo di seguirlo di nascosto, di affrontare la sua furia... perché sapeva che alla fine Mello l’avrebbe perdonato. Forse gli avrebbe fatto piacere averlo accanto. Forse...
 
Qualcosa che non posso conoscere fino ad ora
Fino a che non mi raccogli dal pavimento
Con un mattone in mano, il tuo sorriso di lucidalabbra
Le tue ginocchia sbucciate e...
 
Ma chi voleva prendere in giro? Mello non aveva bisogno di nessuno... Ma lui aveva bisogno del suo Mells. Era stato lui a farlo rivivere, a farlo uscire da quello stato di apatia in cui la morte dei suoi genitori lo aveva gettato. Bisognava guardare in faccia la realtà: senza Mello, non era niente.
- Matt! –
 Trasalì. Non aveva nemmeno sentito Roger entrare. Si voltò a guardarlo con gli occhi arrossati dal fumo e dalla mancanza di sonno. Si aspettava un bel cazziatone per essere stato beccato praticamente immerso in una nuvoletta di fumo; invece Roger gli posò una mano sulla spalla.
– Matt, non ti trovavamo più... pensavamo te ne fossi andato anche tu -.
Matt scosse il capo, sentendo gli occhi pizzicare dietro i goggles.
Si lasciò condurre nella propria stanza, annuì a qualcosa che il vecchio gli diceva e, rimasto solo, si sdraiò sul letto.
 
Se resti
Aspetterò anche tutta la notte
O finché il mio cuore esplode
Non si sarebbe abituato al fatto di non vederlo mai più seduto al tavolo con la sua tazza di cioccolata calda, entusiasta come ogni mattina, spronandolo a mangiare più in fretta i cereali perché non vedeva l’ora di assistere alla prima lezione. Nessuno l’avrebbe più disturbato mentre cercava di salvare il culo all’ “idraulico italiano arrapato”, nessuno l’avrebbe più rimproverato per la puzza di fumo...
 
Quanto a lungo?
Finché troviamo la nostra via nel buio e fuori pericolo
 
Non usciva quasi più; non che fosse mai stato un amante dell’aria aperta, anzi: se prima si lasciava convincere a tirare due calci al pallone, era solo perché glielo “chiedeva” Mello. Preferiva starsene in casa, solo con il suo gameboy. Il mondo là fuori aveva di nuovo perso ogni attrattiva.
 
Terrificato da ciò che sarei stato
Per cosa ho visto da bambino
 
Proprio solo, in realtà, non era. Di solito, dall’altra parte della stanza, sedeva Near con i suoi puzzle. In qualche modo, i ticchettii delle tessere lo rilassavano e lo confortavano almeno un poco. Forse perché sapeva che anche a Near mancava Mello e che il ragazzino ora, essendo a tutti gli effetti il successore di L, era stato caricato di un gran fardello che lui, Matt, non avrebbe mai potuto sopportare. Near era molto più forte di quel che sembrava.
Matt, nonostante le apparenze, non era uno stupido. Sapeva benissimo che a dispetto dell’evidenza, tra i due rivali c’era molto di più di sguardi gelidi e incazzati (da parte di Mello);era un legame impalpabile, ma c’era. Era qualcosa impossibile da cancellare, come un vincolo di sangue, una fratellanza implicita. Una cosa completamente diversa dall’amicizia tra lui e Mello, ovvio, eppure lui sentiva che qualcosa, perlomeno simile all’affetto, esisteva, anche se ben nascosto e negato in ogni modo.
Ad ogni modo, ci mise un po’ ad accorgersi che il suo puzzle bianco, Near non lo finiva. Non inseriva l’ultima tessera, lasciava un buco; poi, distruggeva il tutto.
 
Quando la gente prova
A rimettere i pezzi insieme
Solo per distruggerli
 
Un pomeriggio, si decise a chiamarlo a bassa voce: - Near? –
- Sì, Matt? – aveva quasi finito il puzzle.
- Perché... perché non lo completi più? –
Near si fermò. Mancava solo una tessera in alto a sinistra. – Se manca un pezzo, non si può completare. Penso che questo tu lo capisca bene quanto me -.
Matt sentì qualcosa di molto simile a un magone bloccargli la gola. Oh sì, conosceva benissimo quella sensazione di incompletezza, di solitudine che attanagliava anche Near...
- Allora... penso che il puzzle non sarà mai più completo -  mormorò, con gli occhi che bruciavano.
- Non è detto che ci sia un solo puzzle – ribatté Near tranquillamente.
Matt lo fissò aggrottando la fronte. – In... che senso, Near? –
- Che forse un puzzle non si può più completare perché una tessera non c’è più... ma in un altro puzzle, la tessera è solo perduta -.
Un lieve sorriso increspò le labbra di Matt. – E forse la si può ritrovare –
Era piacevole parlare con Near: gli trasmetteva un po’ della sua imperturbabilità e non era un male. Dopotutto, Matt non aveva mai avuto niente contro di lui, anzi.
Però... però... le notti insonni passate a fissare fuori dalla finestra e a fumare fino a non respirare più...
Perché hai fermato il rumore e...
Se resti
Aspetterò anche tutta la notte
 
Sapeva che non sarebbe tornato. Eppure questo non li impediva di aspettarlo. Perché era l’unica cosa che potesse fare, almeno finché non fosse diventato forte abbastanza da seguirlo.
 
Finché non troviamo la nostra via nel buio e fuori pericolo
 
When the lights go out
Will you take me with you
And carry all this broken bone
Through six years down in crowded rooms
And highways I call home?
Something I can't know 'til now.
'Til you pick me off the ground
With a brick in hand, your lip-gloss smile,
Your scraped-up knees and...

If you stay I would even wait all night
Or until my heart explodes.
How long?
'Til we find our way in the dark and out of harm
You can run away with me anytime you want

Terrified of what I'd be
As a kid from what I've seen
Every single day when people try
And put the pieces back together
Just to smash them down
Turn my headphones up real loud
I don't think I need them now
'Cause you stopped the noise and...

If you stay I would even wait all night
Or until my heart explodes.
How long?
'Til we find our way in the dark and out of harm
You can run away with me anytime you want

Well, anytime you want
Well, anytime you want

Don't walk away 

Don’t walk away
Don’t walk away

'Cause if you stay I would even wait all night
Or until my heart explodes.
How long?
Until we find our way in the dark and out of harm.
You can run away with me
You can write it on your arm
You can run away with me anytime you want



Buona Pasqua in ritardo ;D Avete mangiato tanto cioccolato? Noi sì ^^
Mello: Che ti aspettavi?
Matt: Tu non conti, lo mangi sempre
Near: *gioca con le soprese trovate nelle uova*
Bene, qui abbiamo fatto un passo indietro, a vedere come se la passava il povero Matt... e anche Near, ovvio:) Non so perché, ma mi piace immaginarmeli seduti vicini, a rincuorarsi a vicenda dopo che il signorino *occhiataccia a Mello* se n'è andato. Tutto il discorso di Near sul puzzle... be' la tessera mancante in realtà è L, quella perduta Mello. Non so se avete mai notato, ma dopo la morte di L, il puzzle sparisce dalla circolazione e io non posso credere che sia una coincidenza U.U Giusto Near??
Near: Come ti pare. Puoi andare a comprarmi un nuovo kit per fare i pupazzetti?

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Capitolo 5
*** Na Na Na(Na Na Na Na Na Na Na Na Na) ***


Na Na Na (Na Na Na Na Na Na Na Na Na)
 
Frenesia: era quella la parola per definire la nuova vita di Mello. Era tutto un dare ordini, organizzare operazioni e piani, prevedere ogni mossa, sia dei nemici sia dei suoi, dato che alle volte erano davvero ottusi. Doveva coordinare una spaventosa rete di informatori, delatori, spacciatori e chi più ne ha, più ne metta.
 
Droghe, dammi droghe, dammi droghe
Non ne ho bisogno ma venderò quello che hai
Prendo i soldi e li terrò
A 8 zampe contro il muro
 
Frenetici erano i morsi che dava alle tavolette di cioccolato, frenetici i suoi pensieri; frenetici erano persino i baci e le carezze che concedeva alle puttane che si ritrovava tra le braccia. Lui non era come Loss, che non appena vedeva una donna se la portava a letto; era un uomo, certo, e non rimaneva indifferente davanti a una ragazza in abiti succinti, ma decisamente il suo peccato capitale non era la lussuria.
 
Amore, dammi amore, dammi amore
Non ne ho bisogno ma prenderò quello che voglio dal tuo cuore
E lo terrò in una borsa, in una scatola
 
Era anche una corsa frenetica: verso che cosa, non lo sapeva con esattezza: Kira? La vendetta? Qualcos’altro? Non lo sapeva.
 
Dammi di più, dammi di più, dammi di più!
 
Ma sapeva di volere di più, da se stesso, dalla vita, da tutto. Era nato per quello, ormai gli era chiaro: era nato per comandare, per il potere. Un potere che non mirava a soldi o qualunque altro premio materiale; no, lui aspirava a quel dorato primo posto che era sempre lì, immobile ed evanescente davanti a lui.
Doveva ammettere che ora ci pensava molto meno, perché gran parte delle sue energie erano spese per la gang. O meglio, evitava di pensarci: non era più il bambino allegro e chiassoso della Wammy’s House e non era più il ragazzino sperduto e avido di mondo. Era Mello, il braccio destro di Rod Loss.
 
Dalla sorveglianza del centro commerciale
Ad ogni nemico
Siamo sulla tua proprietà
In formazione a V
 
Era spaventoso e inebriante sapere chi fosse, quale posizione avesse occupato nel mondo; non che avesse mai voluto diventare un criminale. Sapeva che ciò che stava facendo era... sbagliato in qualche modo. Ma giusto dall’altro. L, dopotutto, aveva sempre utilizzato metodi decisamente non convenzionali. E Mello in questo era il migliore: se doveva strisciare, mentire e uccidere per raggiungere il suo scopo, l’avrebbe fatto. Perché contava solo quello.
 
Dateci più detonazioni
 
Una sera, col sapore del cioccolato sulla lingua, aveva parlato a Loss di Kira.
Matt una volta gli aveva detto che lui aveva carisma, quando voleva, perché di solito faceva la parte della bestia incazzosa; all’epoca, Mello l’aveva mandato a cagare, ma era la verità: lui poteva essere sia un affascinante affabulatore che uno spietato killer. Stava a lui scegliere.
Raccontò a Loss tutto ciò che da solo era riuscito ad apprendere su Kira; gli dipinse un meraviglioso quadro del potere che avrebbero ottenuto se solo si fossero impadroniti del quaderno assassino. Non ci volle poi molto: nel testone di Loss c’era ben poco spazio per la paura o la semplice prudenza quando l’ambizione prendeva il sopravvento. Era fin troppo facile convincere quegli idioti a fare quello che voleva. Cazzo, ci metteva più tempo e fatica a staccare Matt dal gameboy... Prepotente, il viso dell’amico semicoperto dai goggles arancioni gli apparve nella mente. Però, ora a Matt non voleva pensare. Mello, il braccio destro di Rod Loss, non aveva amici, non ne aveva mai avuti. Era solo un tipo intelligente e ambizioso che si era unito alla gang più temuta della California per guadagnare in fretta soldi e potere. E basta.
 
Tu mandi avanti la compagnia
Fotti come un Kennedy
Penso faremmo meglio
A bruciare la tua informazione
 
Sdraiato a pancia in su nel proprio letto, Mello fissava il soffitto buio. Una ragazza (Missy? Lissy?) si rivestiva tranquillamente.
- Mi passi la cioccolata? E’ lì sulla cassettiera –
La ragazza gliela passò senza battere ciglio, tuttavia inclinò il capo di lato e domandò: - Perché ti piace tanto? Ti ho visto, ne mangi in continuazione –
Mello scrollò le spalle. – Mi piace, punto. Non c’è una ragione –
Lei rise, scuotendo la folta chioma bionda. – Sei strano, lo sai? Sembri un bambino per certi atteggiamenti, ma non ho mai conosciuto nessuno più adulto di te, in un certo senso. E non mi riferisco a quel che hai tra le gambe – ammiccò.
Mello si concesse un ghigno amaro. – Potrei presentarti un esercito di bambini che sono adulti, come me – chiuse gli occhi un attimo, poi li riaprì di scatto. – Che ore sono? –
La ragazza parve sorpresa. – Mah... ormai le due e mezza -.
A Mello balzò il cuore nel petto. Era già il 31, cazzo. Scostò le lenzuola e si mise a cercare freneticamente i pantaloni.
Infilò la porta senza degnare di uno sguardo la ragazza e uscì nell’aria fredda della notte. Le strade erano pressoché deserte, a parte figure buie, addossate negli angoli degli edifici. Mello le ignorò, procedendo dritto verso i confini del quartiere. Un ragazzino lo osservava con occhi vuoti, raggomitolato per terra. I suoi capelli chiari rifulgevano quasi bianchi nell’oscurità, come gli occhi verdastri.
 
E proprio qui
Proprio ora
Bambini piccoli alzano i loro sporchi palmi aperti
Come piccoli pugnali verso il cielo
 
Chiuse gli occhi un momento, per raccogliere i pensieri e ricordarsi chi fosse.
“Come ti chiami?”
“Mihael”
“E’ un bel nome”
 
Chiedi agli angeli fatti di neon
E alla fottuta spazzatura
Urla “cosa ci salverà?”
 
Mihael Keehl. Mello. Mells.
 
E il cielo si è aperto.
 
Ora l’aria si era arricchita di un buon profumo di pane e zucchero. Seguì la scia fino a una piccola panetteria; chissà se vendevano anche le torte panna e fragole.
 
Tutti vogliono cambiare il mondo
Tutti vogliono cambiare il mondo
Ma nessuno, nessuno vuole morire
 
Se il proprietario era rimasto sorpreso nel vedere un ragazzo vestito di pelle chiedere all’alba una torta panna e fragole, non lo diede minimamente a vedere. Gli rispose tranquillo che sì, gliela poteva preparare, ma avrebbe dovuto aspettare un bel po’. Mello fece spallucce; estrasse un tavoletta di cioccolata e attese.
 
Voglio provare, voglio provare, voglio provare!
 
Le fragole forse erano un tantino acerbe, ma per il resto la torta era deliziosa. Mello tagliò una fetta con attenzione, come faceva lui, e la alzò, quasi in un brindisi.
 
E’ morte o vittoria
 
“Buon compleanno, L. Non ho dimenticato. Non dimenticherò mai, te lo giuro”.
 
Sulla mia autorità
Schianto e brucio
Giovane e carico
 
Forse, il resto della torta poteva regalarla a qualche ragazzino di strada; tutta, come lui, non ce l’avrebbe fatta a divorarla.
 
Cado come un proiettile
 
Chiuse gli occhi e sospirò. “Ti prego, abbi fiducia in me”.
 
Preferirei andare all’Inferno
Che stare in Purgatorio
 
E tornò ad indossare la sua maschera di ghiaccio.
 
Lascia che questo mondo esploda
 
Na Na Na..

Drugs, gimme drugs, gimme drugs
I don't need it, but I'll sell what you got
Take the cash and I'll keep it
Eight legs to the wall
Hit the gas, kill ‘em all
And we crawl, and we crawl, and we crawl
You be my detonator

Love, gimme love, gimme love
I don't need it, but I'll take what I want from your heart
And I'll keep it in a bag, in a box
Put an X on the floor
Gimme more, gimme more, gimme more
Shut up and sing it with me

Na Na Na...

From mall security
To every enemy
We're on your property
Standing in V formation

Na Na Na...

Let's blow an artery
Eat plastic surgery
Keep your apology
Give us more detonation

More, gimme more, gimme more!

Oh, let me tell you 'bout the sad man
Shut up and let me see your jazz hands
Remember when you were a madman
Thought you was Batman
And hit the party with a gas can
Kiss me you animal

Na Na Na...

You run the company
Fuck like a Kennedy
I think we'd rather be
Burning your information

Na Na Na...

Let's blow an artery
Eat plastic surgery
Keep your apology
Give us more detonation

And right here
Right now
All the way in Battery City
Little children
Raise their open filthy palms
Like tiny daggers up to heaven
And all the juvee halls
And Ritalin rats
Ask the angels made from neon
And fucking garbage
Scream out, "What will save us?"
And the sky opened up

Everybody wants to change the world
Everybody wants to change the world
But no one, no one wants to die
Wanna try, wanna try, wanna try
Wanna try, wanna try, now
I'll be your detonator

Na Na Na...

Make no apology
It's death or victory
On my authority
Crash and burn
Young and loaded

Drop like a bullet shell
Just like a sleeper cell
I'd rather go to hell
Than be in purgatory
Cut my hair
Gag and bore me
Pull this pin
Let this world explode

 
 
Salve :) Bene, io mi sono divertita a scrivere questo capitolo, perché trovo che la canzone si adatti perfettamente al carattere di Mello, in particolare in questa sua fase di vita... anche se ho una scenetta in testa di lui e Matt che cantano Na Na Na a squarciagola sfrecciando sulla Camaro ^^
Mello: Queste stronzate non ti faranno ottenere più recensioni, lo sai?
Ecco, sì a proposito... RECENSITE. Vi prego, tanto per darmi una ragione di vita...
Mello: Sei patetica
Grazie, Mells, sei un angelo. Dov’è Matt, quando serve? O Near, almeno lui sta zitto!
Mello: Chi sono, la loro bambinaia? Saranno uno in un negozio di elettronica, l’altro di giochi! E ora ti saluto, vado a comprarmi il cioccolato.

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Capitolo 6
*** Sing ***


Sing
Matt si svegliò all’improvviso, il naso schiacciato contro il finestrino sporco del metrò. Tossì stropicciandosi gli occhi; i goggles gli erano scivolati sugli occhi, la schiena gli doleva da impazzire.
Si stiracchiò e controllò di avere ancora le chiavi di casa in tasca; in quella del giubbino riposava il game boy, scarico. Ormai la sua fermata era passata da un pezzo, ciononostante scese. Aveva voglia di camminare un po’ avvolto dalla nebbia londinese. A lui il tempo uggioso piaceva perché non c’era nessuno in giro e perché adorava starsene spaparanzato a bere qualcosa di caldo mentre fuori era tutto umido e freddo.
Si aggirò come un fantasma per le strade, il cappuccio in testa e le mani nelle tasche. Da qualche parte, da un bar forse, aleggiava una musichetta allegra.
 
Canta ad alta voce
Ragazzo, devi vedere quello che porta il domani
 
Con le poche sterline che si ritrovò in mano comprò una tazza di caffè e qualche ciambella: la sua cena.
Borbottò a mezza voce, irritato: qualche ora prima, le sigarette  erano finite dritte in una pozzanghera per colpa di un coglioncello. A casa, per fortuna, aveva qualche cartina e un po’ di tabacco sciolto.
Casa... si poteva chiamare così un garage cadente in cui ogni tanto pioveva dentro? Be’, a essere franchi... no. Casa per lui sarebbe sempre stata quell’edificio vittoriano di Winchester, un po’ pomposo forse, riecheggiante di risate e grida... Provò una fitta di malinconia ricordando i litigi, le chiacchierate, le urla. Era raro che in quelle stanze governasse il silenzio, a meno che l’unico occupante non fosse Near. Ora invece nella sua vita c’era fin troppo silenzio: nessuno con cui parlare, nessuno da prendere per il culo né con cui avere furiose litigate.
 
Per ogni volta
Che vogliono metterti KO
Usa la voce
Ogni singola volta che apri la bocca
 
Accese la stufetta elettrica e si accoccolò lì accanto, ingollando caffè francamente disgustoso e scalciando via le scarpe. Con una ciambella in bocca, abbrancò un cuscino e un computer portatile. Non aveva voglia di lavorare quella sera, nonostante avesse bisogno di soldi: gli avrebbe fatto comodo un altro computer... e, ok, voleva comprarsi un nuovo videogioco.
Si leccò la glassa rosa sulle dita e si collegò alla mail: pubblicità, pubblicità... Che palle.
 
Ogni volta che perdi canta per il mondo
Canta dal cuore, canta fino ad impazzire
Canta per quelli che odieranno la tua determinazione
 
E quella? Da dove veniva? Ci cliccò sopra aggrottando le sopracciglia. Poche parole, un codice numerico e una sola lettera per firma.
Si lasciò andare a un sorriso. Oh Near... sarebbe già morto di fame senza di lui. No, d’accordo: lui era un bravo hacker, il migliore sulla piazza probabilmente, e non era solo Near a richiedere i suoi servigi, anzi. Però, lui era senza dubbio il più generoso. Anche se non si vedevano da anni, ormai.
 
Canta per tutti quelli che ti sei lasciato alle spalle
 
Riuscì a prepararsi una sigaretta decente mentre aspettava di connettersi con il codice che gli aveva mandato Near e che gli avrebbe scaricato sul conto online un po’ di grana. A proposito, che nome aveva usato per quel conto? Matthew Jenkins?
Sbuffò, buttando l’accendino sul divano; al momento aveva un po’ troppi nomi in ballo, senza contare i vari nickname che usava su Internet.
Era bello quando era solo Matt.
 
Canta ad alta voce
Prima che uccidano quello che porta il domani
 
Davanti ai suoi occhi scorrevano siti che inneggiavano a Kira, ufficiali o meno, siti di news, ma anche video di sorveglianza di mezzo mondo, accuratamente filtrati secondo un programma di ricerca. Un programma di ricerca niente male, dato che l’aveva preso in prestito dall’FBI. Dopotutto, per uno che a undici anni si era infiltrato nei computer della NASA era stato un giochetto. Ma per quanto sofisticato fosse quel programma, il coglione platinato non si faceva trovare. E dire che era abbastanza riconoscibile... Avesse avuto un rintracciatore di cioccolata...
 
Devi fare una scelta
 
Forse avrebbe dovuto lasciar perdere e basta. Erano passati anni, entrambi erano cresciuti e si erano fatti una vita. Be’, non sapeva cosa Mello fosse diventato, ma forse era davvero riuscito a passare oltre. Oppure, invece, lavorava nell’ombra, in attesa del momento propizio... oppure era morto. Probabile. Si guardò intorno nel suo garage. Avrebbe potuto avere molto di più, lo sapeva. Il fatto era che non aveva mai voluto stabilirsi per troppo tempo in un posto, perciò aveva sempre cercato abitazioni di fortuna, a poco prezzo. Però avrebbe potuto affittarsi un appartamentino; continuare a collaborare con Near ma allo stesso tempo avere un lavoretto rispettabile, normale; e, perché no, trovarsi una ragazza, innamorarsi di lei, chiederle di sposarlo eccetera...
 
Ogni volta che perdi, canta per il mondo
 
Sarebbe stato facile. Sarebbe stato giusto. Ma non poteva e non voleva dimenticare. Nessuno, nessuno di coloro che avevano vissuto alla Wammy’s House poteva dimenticare le proprie origini. Linda, ad esempio, ci aveva provato. Ma non era proprio lei a chiamarlo ogni tanto per sapere come stava? No, Linda aveva provato a cancellare ciò che era, ma alla fine proprio lei stessa si era rifiutata di farlo. E Matt, Mail Jeevas era come lei. Come ogni altro ragazzo di Wammy.
 
I bambini che ne possono parlare
Vivono sulla ferrovia
 
- ‘Fanculo! –
Non voleva dimenticare Mello, L e il suo scopo. Lui era uno dei successori di L, cazzo, il terzo, era suo dovere continuare il suo lavoro. E sebbene non gli fosse mai interessato diventare il più grande detective del mondo, gli importava del suo migliore amico che era lì fuori da qualche parte. Perché non era morto. Cazzo.
 
Vendi cara la pelle fino ai tuoi ultimi giorni
Comprati la motivazione
 
Sarebbe stato carino se il suddetto migliore amico avesse collaborato, però.
La musichetta di Super Mario Bros riempì la stanza: qualcuno gli stava mandando un videomessaggio. Chiuse un paio di finestre e cliccò sulla casella.
Un faccione piuttosto minaccioso riempì lo schermo. Porca miseria, avrebbe dovuto piantarla di dare uno dei suoi indirizzi elettronici a certa gente.
Ascoltò con attenzione, però, perché quella proposta era molto allettante: un’intera rete informatica da creare, in sostanza. Ovviamente impossibile da hackerare, perfettamente al sicuro da ogni attacco esterno e interno. Però... per farlo avrebbe dovuto essere sul posto, il quale probabilmente era un covo di delinquenti. Sì, insomma, lui stesso era un mezzo delinquente, però quel tipo aveva una pistola e sicuramente la usava quotidianamente.
Dall’altra parte, un viaggio in America pagato, un compenso d’oro... da criminali che sembravano parecchio organizzati.
Si strofinò le lenti dei goggles; oh, al diavolo. La morale, a questo punto, non esisteva più, dato che un pazzo assassino governava il mondo.
 
Rifiuto di rispondere
Parlo del passato e tifo per coloro
Che vogliono andare via
 
Los Angeles, eh? Se ben ricordava, era uno dei posti che lui e Mello si erano ripromessi di visitare, una volta cresciuti. Come cambiano le cose con gli anni, eh? Si erano fatti un’intera lista di città in cui andare, “da grandi”. Non era riuscito a visitarne neanche uno... magari Mells sì, era sempre stato un girandolone.
Con un sospiro, spense il computer e uscì per comprarsi un po’ di sigarette per il viaggio.
 

Sing it out
Boy, you've got to see what tomorrow brings
Sing it out
Girl, you've got to be what tomorrow needs

For every time that
They want to count you out
Use your voice every single time
You open up your mouth

Sing it for the boys, sing it for the girls
Every time that you lose it, sing it for the world
Sing it from the heart, sing it 'til you're nuts
Sing it out for the ones that'll hate your guts

Sing it for the deaf, sing it for the blind
Sing about everyone that you left behind
Sing it for the world, sing it for the world

Sing it out
Boy, they're gonna sell what tomorrow means
Sing it out
Girl, before they kill what tomorrow brings

You've got to make a choice
If the music drowns you out
And raise your voice every single time
They try and shut your mouth

Sing it for the boys, sing it for the girls
Every time that you lose it, sing it for the world
Sing it from the heart, sing it 'til you're nuts
Sing it out for the ones that'll hate your guts

Sing it for the deaf, sing it for the blind
Sing about everyone that you left behind
Sing it for the world, sing it for the world

Cleaned up, corporation progress
Dying in the process
Children that can talk about it

Living on the railways
People moving sideways
Sell it 'til your last days
Buy yourself the motivation

Generation nothing
Nothing but a dead scene
Product of a white dream
I am not the singer that you wanted but a dancer

I refuse to answer
Talk about the past and rooting for the ones
Who want to get away
Keep running

Sing it for the boys, sing it for the girls
Every time that you lose it, sing it for the world
Sing it from the heart, sing it 'til you're nuts
Sing it out for the ones that'll hate your guts

Sing it for the deaf, sing it for the blind
Sing about everyone that you left behind
Sing it for the world, sing it for the world

We've got to see what tomorrow brings
Sing it for the world, sing it for the world
Yeah, you got to be what tomorrow needs
Sing it for the world, sing it for the world.



Sono viva! Sì, be’, non so a chi possa interessare, ma è così u.u Bene bene, spero che ai pochi che leggono piaccia anche questo capitolo, che mi ha fatto penare. E che cavolo, Matt!
Matt: Cosa?
Sei complicato! Cioè, più che latro nel manga il tuo personaggio non è assolutamente approfondito, quindi i fanwriter si devono arrangiare e.e
Matt: Mmm... hai voglia di un gelato?
Oh... io volevo fare un lunghissimo discorso sulla complessità del lavoro di fanwriter... ma gelato sia :3

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Capitolo 7
*** Vampire money ***


Vampire money

In tutta onestà, Mello non amava molto viaggiare in macchina: l’abitacolo lo faceva sentire in trappola, gli dava quasi una sensazione di claustrofobia. Preferiva di gran lunga la moto, con le sue due ruote, l’aria che entrava di prepotenza quasi nei polmoni, lo sgusciare tra le automobili con facilità. Tuttavia, la situazione richiedeva professionalità e una buona dose di intimidazione, perciò: macchinone lussuoso dai vetri oscurati (e antiproiettile).
 
3 2 1 siamo venuti a rompere il cazzo
Tutti fanno festa finché arriva l’uomo del gas
Scintilla come Bowie nel sole del mattino
E prendi una multa per divieto di parcheggio su La Brea finché è fatta
 
Però doveva ammettere che le entrate trionfali gli piacevano, oh sì. Gli piaceva aprire la portiera con teatralità, osservare con aria superiore il pollo di turno e poi mordere con lentezza la tavoletta di cioccolata, badando che le pistole fossero bene in mostra.
Matt senza dubbio gli avrebbe dato della prima donna.
 
Capelli indietro
Colletto alzato
Nero corvino
Così figo
In realtà le faccende erano sempre di una banalità e di una meschinità immane; cosa cazzo gliene fregava dell’affitto di quel patetico ruffiano? Lui aveva cose più importanti di cui occuparsi, come, ad esempio, un qual certo quaderno... Loss pensava forse che Kira gliel’avrebbe impacchettato e spedito? Idiota.
Idiota quanto l’ometto che gli stava praticamente piagnucolando sul cappotto, supplicandolo di concedergli ancora qualche giorno. Prese un profondo respiro per evitare di piantargli una pallottola tra gli occhi. Altro che contare fino a dieci.
 
Dammi, dammi un po’ di quei soldi da vampiro, andiamo!
 
Non voleva altro se non quei fottuti soldi. Così Loss, con sotto il naso una mazzetta, sarebbe stato più incline ad ascoltarlo. O forse invece si sarebbe semplicemente scolato un’altra bottiglia di liquore. Cazzo.
Odiava il denaro, specialmente quello che era costretto a raccattare, sudaticcio e sporco. Ma i soldi erano soldi e, sfortunatamente, gli erano indispensabili. Se non altro, Kira non aveva ancora sostituito il Dio Denaro.
Fece un cenno annoiato ai suoi uomini perché requisissero il necessario per coprire il debito, ricambiò l’occhiata ammiccante di una ragazza e sospirò. Noia.
 
3 2 1 abbiamo la bomba
Tutti vanno di fretta finché arriva il fisco
 
Matt si sentiva nervoso. Aveva seguito le istruzioni e si era ritrovato in un palazzone anonimo, le chiavi sotto lo zerbino dell’appartamento 121 e... be’, basta. Se da una parte non ricevere un comitato d’accoglienza minaccioso quanto l’amico del messaggio era un sollievo, dall’altra era... strano. Cosa doveva fare? L’opzione più ragionevole sarebbe stata non muoversi di lì e aspettare. Era un dipendente, no? Per ingannare il tempo, si mise a sfogliare una rivista abbandonata sul tavolino. Non si mise a disfare i bagagli: e se avesse dovuto ripartire così, alla svelta?
Poi gli attraversò la mente il pensiero che forse la rivista era appartenuta al precedente inquilino e che forse il poveraccio l’aveva lasciata lì perché costretto ad andarsene via. Cioè, all’altro mondo. Colto da un’improvvisa nausea, iniziò a chiedersi se la nicotina non gli avesse fottuto i neuroni, come Mello aveva spesso insinuato.
 
E metti il dito sul grilletto
 
Gli era sfuggito un colpo e, purtroppo, aveva beccato la parete. Avrebbe gradito di più vedere quel cretino stramazzare a terra. Chi cazzo era, un fottuto postino?! Adesso doveva anche andare a fare la balia al signor hacker, dopo che gli avevano pagato il viaggio e l’alloggio? Si ritrovò a sperare che Kira facesse fuori Loss.
Tuttavia, gli ordini erano ordini e nemmeno Mello poteva ignorarli. Quasi disintegrò il cioccolato tra i denti, tanto era furioso.
José lo fissava intimorito, evidentemente incerto se dire qualcosa che avrebbe potuto costargli la pelle o lasciargli distruggere i mobili. Mello lo tolse dall’imbarazzo.
- Ci vado – macinò quelle parole come fossero sassi. – Ma in moto – Col cazzo si sarebbe di nuovo lasciato rinchiudere in quegli aggeggi infernali.
 
Batti la canna della pistola
 
Il palazzo era lo stesso del precedente hacker, lo stronzetto che aveva cercato di fregarli. Si augurò che il nuovo arrivato fosse più furbo: era una rottura cercare nuovi esperti ogni volta. Quello lì veniva addirittura da Londra, e Mello odiava i londinesi.
Bussò alla porta con decisione. Attese. Dall’interno, il silenzio più assoluto, se non per un leggero ronzio. Riprovò.
La terza volta passò direttamente ai calci con gli anfibi.
Un tonfo, rumori convulsi e finalmente la serratura scattò.
Mello sbuffò, tamburellando con le dita l’impugnatura della pistola. – Eh che cazzo... – iniziò, rivolto alla persona dietro alla porta, ma si bloccò.
 
Capelli indietro, figlio di puttana
Nero corvino così figo
 
Prima di vedere la frangia bionda, prima di riconoscere la voce seria, gli era arrivata una ventata di profumo di cioccolato, che presto si mischiò col fumo della sigaretta. Se la tolse lentamente di bocca. Si grattò la testa sotto i goggles, ancora un po’ rimbambito dalla dormita e dalla conseguente caduta. E infine parlò: - Come cazzo ti sei conciato?
 
Cantalo come questi ragazzi che significano per te
 
La prima reazione fu quella di dargli un pugno. Poi gli venne voglia di abbracciarlo. Ma solo per pestarlo un secondo dopo.
- Va’ a farti fottere, nerd del cazzo – bofonchiò, lanciando un’occhiataccia al Nintendo o PSP o qualunque – idiozia - fosse che gli spuntava dal giubbino.
Silenzio. E poi se lo ritrovò tra le braccia, o forse era lui a essersi buttato nelle sue, non lo sapeva; ma quello era il suo migliore amico e qualcosa contava, era sempre contato. Al solito, puzzava di fumo da far venire il voltastomaco, ed era ancora poco più basso di lui, cosicché i goggles gli sbattevano dritti sul naso. Porca puttana se gli era mancato.
Sentì Matt tirare su col naso (stava piangendo? Sul serio, stava piangendo?!) e poi borbottare: - Seriamente, Mells, che cos’è ‘sta roba di pelle?
 
Parlarono come non facevano dalle notti insonni alla Wammy’s House. E sembrava davvero tutto come prima: una sigaretta che tirava l’altra, cioccolato rosicchiato e storie. Ma quelle storie non parlavano più del futuro, ma di ciò che era erano diventati, ciò che avevano fatto in quei cinque lunghi anni.
 
Quando vuoi essere una stella del cinema
Stai al gioco e porta la band davvero lontano
 
Non erano più i ragazzini richiusi in un istituto per geni; entrambi avevano lottato ed erano cresciuti da soli, lontani l’uno dall’altro. Eppure erano ancora Mello e Matt.
- Sei... il braccio destro di Loss? Nonché il mio nuovo capo? – Matt sbuffò fuori il fumo. – Figo. E’ per questo che ti hanno dato il vestitino sexy?
Poco mancò che Mello gli ficcasse la sigaretta su per il culo. – La vuoi smettere? Stiamo parlando di una cosa seria! Sai benissimo che non me ne frega niente della gang. Ci sono entrato solo per Kira. Sto... recitando.
Matt si piegò in avanti e gli posò una mano sulla spalla. – Allora reciteremo insieme, Mihael.
 
Suona bene e guida una Volvo
Fai una rissa al bar dell’aeroporto
 
Mello, suo malgrado, sorrise. – Come ai vecchi tempi, Mail.
 
Andiamo!


[Gerard:] Well, are you ready, Ray?
[Ray:] Yeah...
[Gerard:] How about you, Frank?
[Frank:] Oh, I'm there, baby
[Gerard:] How about you, Mikey?
[Mikey:] Fucking ready...
[Gerard:] Well, I think I'm alright

1-2-3-4
3-2-1 We came to fuck
Everybody party till the gasman comes
Sparkle like Bowie in the morning sun
And get a parking violation on La Brea till it's done

Hair Back, collar up, jet black, so cool!
Sing it like the kids that are mean to you, c'mon

When you wanna be a movie star (c'mon!)
Play the game and take the band real far (c'mon!)
Play it right and drive a Volvo car (c'mon!)
Pick a fight at an airport bar

The kids don't care if you're all right honey
Pills don't help but it sure is funny
Gimme gimme some of that vampire money c'mon!

Hey you look like somebody I used to know

And now 3-2-1 we got the bomb
Everybody hurry till the taxman comes
Glimmer like Bolan in the morning sun
And get your finger on the trigger
Tap the barrel of the a gun

Hair back, motherfucker!
Jet black, so cool
Sing it like the kids that are mean to you (c'mon!)

When you wanna be a movie star (c'mon!)
Play the game and take the band real far (c'mon!)
Play it right and drive a Volvo car (c'mon!)
Pick a fight at an airport bar

The kids don't care if you're all right honey
Pills don't help but it sure is funny
Gimme gimme some of that vampire money c'mon!

Fuck yeah
That's right
1-2-3-4

Well 3-2-1 we came to fuck
Everybody party till the gasman comes
Sparkle like Bowie in the morning sun
And get a parking violation on La Brea till it's done

Hair Back, collar up, jet black, so cool!
Sing it like the kids that are mean to you (c'mon!)

When you wanna be a movie star (c'mon!)
Play the game and take the band real far (c'mon!)
Play it right and drive a Volvo car (c'mon!)
Pick a fight at an airport bar

The kids don't care if you're all right honey
Pills don't help but it sure is funny
Gimme gimme some of that vampire money c'mon!
C'mon! C'mon! C'mon! C'mon!
On
On
On
On!

This party
I think it's way too loud
Gonna have to turn it down a little, sorry

 
 
Ehilà:) Come sta andando la vostra estate? La mia... patetica, come al solito. Meno male che ci sono i geniacci qua a tenermi compagnia. Oh, finalmente si sono rincontrati :3
Matt: Mi mancava il mio scassa cioccolata preferito ♥
Mello: Matt. Non farlo. MAI. PIU’.
Matt: Lo so che mi vuoi bene in realtà. Mi compri sempre le sigarette.
Mello: Solo perché al tabacchino vendono anche la cioccolata, punto.
Sì sì, Mells... come no. Ringrazio Mama we re All full of Lies e Alecraft Mounts che hanno recensito :) Al prossimo capitolo!
 
PS: Se c’è qualche Potterhead che legge... oggi è il compleanno del nostro Prescelto ^^

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Capitolo 8
*** DESTROYA ***


DESTROYA

Sayu Yagami era minuta, carina e terrorizzata. A Mello bastò poco per inquadrarla: una ragazzina qualunque, normale, senza particolari doti, con amiche, un probabile ragazzo. Oh, giusto, e Kira come fratello maggiore.
Mangiucchiò pensoso una tavoletta di cioccolato, lanciandole un’occhiata di sbieco. Aveva gli occhi grandi come piattini per la paura e colmi di lacrime; in tutta onestà, non poteva biasimarla, circondata com’era da delinquenti che non le lesinavano battute. Ad una particolarmente salace, buttata lì mentre la ragazza incespicava giù dal camion, Mello abbaiò un ‘Silenzio!’ Lo infastidiva enormemente quando quei vecchi porci infastidivano le donne, anche le prostitute. Forse a causa della sua infanzia. Forse perché, sotto sotto, era un gentiluomo, più o meno.
Sayu Yagami alzò su di lui grandi iridi castane spaventate, sorprese e forse, anche grate. Mello distolse il suo, incapace di sostenere quello sguardo puro.
 
Non credere a quello che dicono
Siamo mosche morte in estate
 
Si preoccupò che fosse portata nella sua stanza con mani e piedi legati, che le telecamere fossero funzionanti e stabilì i turni di guardia. Quello era il dovere di Mello il braccio destro di Loss, fine della storia. Il musetto spaventato della ragazza non doveva interessargli: lei era solo merce di scambio, il mezzo per raggiungere il fine. Tuttavia, minacciò che chiunque le avesse anche solo dato una palpatina, si sarebbe beccato una pallottola in mezzo agli occhi, e tanti saluti. Voleva che rimanesse in buone condizioni, tutto qui: se il paparino e il fratello omicida si fossero comportati bene (c’era il 90% di probabilità) nessuno l’avrebbe sfiorata. E se invece si fosse verificato il restante 10%... Mello si morse il labbro. Avrebbe voluto dirle di stare tranquilla, che in qualunque caso non l’avrebbe fatta soffrire. Ma non poteva.
 
Ci hanno lasciato tutti indietro
Con cicatrici di nastro adesivo sul mio gioiello
 
In realtà, non gli piaceva granché fare il bastardo con una persona come Soichiro Yagami, probabilmente uno degli ultimi uomini onesti rimasti. In altre circostanza, in un’altra vita, avrebbe ricercato la collaborazione di gente come lui. Ora, invece, poté solo dirsi contento che Matt non fosse lì ad assistere.
 
A loro non piace chi sei
A te non piacerà dove andremo
Fratello, proteggimi ora
 
- Cazzo, cazzo, cazzo! – Matt saltellò per tutto l’appartamento in preda al nervosismo, imprecando contro il portatile che aveva deciso di abbandonarlo sul più bello, e contro le sigarette finite. E contro Mello, ovviamente, ma quello era scontato. Ma perché aveva deciso di aiutarlo? Oh, giusto: perché era il suo migliore amico, nonché praticamente capo di una gang; non che questo lo turbasse più di tanto.
Osservò accigliato il caos di fili aggrovigliati che correvano lungo il pavimento e gli schermi con immagini e cifre.
Mettiamo in chiaro una cosa: Matt non era mai stato uno con grandi pregiudizi morali, nel senso che aveva il suo personale codice e la sua idea di giustizia. Ad esempio, non aveva mai considerato particolarmente riprovevole un furtarello o qualcosa del genere, aveva sempre avuto un rapporto abbastanza rilassato su ciò che era legale o meno. Dopotutto, c’è una differenza colossale su cos’è giusto o sbagliato e quel che la legge dice. Perciò, non aveva nessun problema morale a fare l’hacker per una gang, e non gli interessavano le attività illecite in cui indulgevano. Però... rapire una ragazza e usarla brutalmente per uno scambio era un altro paio di maniche.
 
Col sangue laveranno i soldi
 
Era tutta colpa di quel figlio di puttana. Di Kira. Ma guarda te se un montato del genere doveva mettere nei casini tutti, persino un’innocente che non avrebbe manco creduto che il fratello era un maniaco assassino. Povera piccina.
Il telefono si mise a squillare da qualche parte tra la biancheria sporca e vari fogli volanti. Con ammirevole coraggio, Matt si buttò a testa bassa nel casino da lui stesso creato e ne riemerse trionfante col cellulare che gli aveva consegnato Mello.
- Pronto? –
- Sono io. Hai finito o no?
- Sto bene, grazie dell’interessamento. Tu? – fece Matt sarcastico.
- Piantala, sai benissimo che non posso mettermi a chiacchierare con te -.
- Stronzate, altrimenti mi avrebbe chiamato uno dei tuoi uomini. Qual è il problema? –
 
Sono stanco delle ossa dall’altra parte
 
Per proteggersi a vicenda avevano deciso di fingere di non conoscersi. Era la cosa più semplice da fare, perciò sin dall’inizio si erano comportati in modo distaccato e professionale. Mello era riuscito a spiegargli il suo piano, ma non avevano una vera conversazione dal giorno in cui si erano ritrovati.
Mello sospirò. Stupido nerd.
 
Il re ratto nelle vie in un’altra vita
Loro ridono, noi non pensiamo sia divertente
 
- La ragazza. Ha lo stesso sguardo che avevo io quando L è venuto a recuperarmi. Sai, c’era la polizia e avevano fatto delle foto, alla stanza e ai bambini. E anni dopo, mi è capitata la foto in cui ci sono anch’io. Non ero spaventato. Ero rassegnato. E lei, dopo la paura iniziale, ha preso quello stesso sguardo – silenzio. – La rassegnazione è peggio. Vuol dire che non provi niente -.
Matt si morse il labbro pensoso. – Perché non provi a parlarle? –
Uno sbuffo. – Come no, Matt! Io sono quello che l’ha sbattuta dentro un camion, ricordi? Oh sì, non vedrà l’ora di prendere un tè con me -.
- Coglione, mica devi parlarle da Mello il boss, no? Parlale da... Mello e basta -.
Un bisbiglio: - Non sono sicuro che ci sia ancora, Mail -.
 
Se quello che sei
E’ solo quello che possiedi
Cosa sei diventato
Quando ti portano via quasi tutto?
 
Parlare con Matt era al tempo stesso la cosa migliore e peggiore che potesse fare. Perché Matt risvegliava la sua parte più vulnerabile, più umana, che al momento non doveva proprio esistere. Non gliene fotteva niente del capo della polizia giapponese, non gliene fotteva niente neanche del presidente degli Stati Uniti, che presto sarebbe stato sarebbe stato sotto il loro controllo o morto. Non erano altro che idioti, incapaci di contrastare Kira, inutili. Eppure, quegli occhioni castani erano stati capaci di scuoterlo, di ricordargli la vera ragione per cui si trovava lì. Per la Giustizia. Per impedire che Kira facesse del male a ragazzine come lei. Per essere il solo e degno successore di L.
Di recente se l’era scordato un po’ troppo spesso. L’ambizione era sempre stata il suo tallone d’Achille, senza dubbio, e come in passato si stava lasciando inebriare dal potere che sentiva di avere.
Matt era rimasto la sola sicura che avesse. Ma avrebbe retto?
 
Ma io credo che noi siamo il nemico
 
Ovviamente, tutti i buoni propositi del caso erano andati a farsi benedire quando il Quaderno era finalmente arrivato nelle sue mani. Con un extra niente male: dunque gli Shinigami esistevano davvero, non era una qualche parola in codice comprensibile solo per i possessori. Chissà se l’omino bianco, sempre così disgustosamente razionale, ci avrebbe creduto!
Moriva dalla voglia di raccontarlo a Matt, più che altro per vedere la sua faccia, ma al momento c’erano altre priorità; così, senza farsi troppi scrupoli, aveva spedito quella strana creatura a fare la guardia. Si era mangiato il suo cioccolato, che si rendesse almeno utile!
 
Io non credo in Dio
 
Se l’era aspettato, un attacco. Un doppio attacco, a dire il vero, da Near e dai giapponesi, per cui il piano era pronto da secoli.
Priorità assoluta era coprirsi il volto; non sapeva se Kira avesse fatto parte della squadra o se comunque li stesse osservando, e non sapeva se possedesse certe informazioni sul suo conto. Dubitava fortemente che Near avesse spifferato il suo vero nome (così bastardo non era) e in quanto alle foto, ce n’era solo una alla Wammy’s. Ma la parola chiave era sopravvivere.
 
Io non credo nella fortuna
 
I suoi uomini erano stati uccisi praticamente subito. Be’, pace. Anzi, da una parte meglio. La morte di Loss specialmente era stata una liberazione; era sì una pedina, ma troppo ingombrante. Certo, se avesse tirato le cuoia solo lui e gli altri fossero sopravvissuti, avrebbe avuto ancora più possibilità di farcela. Da solo... un po’ meno.
 
Io non credo in noi
 
Non aveva paura di Soichiro Yagami, per nulla. Anzi, lo ammirava, e provava anche un po’ di compassione per lui. Non l’avrebbe voluto uccidere. E Yagami, con la penna nella mano tremante, pareva pensarla allo stesso modo. Pover’uomo. Lui non aveva mai ucciso nessuno, vero?
Le cariche erano in attesa.
 
Credo solo nel nemico
 
Matt era stato inquieto per tutto il giorno, irritabile oltre ogni dire, senza però qualcuno con cui prendersela a dovere. Dopo che il gameboy, una tastiera di computer e un cuscino del divano ebbero sperimentato il suo nervosismo, capì qual era la vera ragione: il Death Note. Più precisamente, il Death Note tra le mani del signorino Mello. Aveva paura che... si lasciasse prendere la mano. Come sempre, d’altronde.
 
Ma io credo che noi siamo il nemico
 
Sarebbe sopravvissuto: c’era esattamente il 50% di possibilità. Va bene, 45. Ma se non ce l’avesse fatta, il Quaderno sarebbe bruciato con lui.
Aveva ancora il telefonino in tasca.
Senza la minima esitazione, fece saltare le cariche.
 
Distruggi, distruggi, distruggi
Contro il sole noi siamo il nemico
 
 
- Pronto?
-... Matt...
 
Check, check, check, check
Check, check, check, check
Check, check, check
Check

Don't believe what they say
We're dead flies in the summertime
They leave us all behind
With duck tape scars on my honey

They don't like who you are
You won't like where we'll go
Brother, protect me now
With blood they wash in the money

You don't believe in God
I don't believe in luck
They don't believe in us
But I believe we're the enemy

You don't believe in God
I don't believe in luck
They don't believe in us
But I believe we're the enemy

Right now
I'm sick down from the bones to the other side
Red-mob where insects hide
King rat on the streets in another life
They laugh, we don't think it's funny

If what you are is just what you own
What have you become
When they take from you
Almost everything?

You don't believe in God
I don't believe in luck
They don't believe in us
But I believe we're the enemy

You don't believe in God
I don't believe in luck
They don't believe in us
But I believe we're the enemy

Destroya, destroya, destroya
Destroya, destroya, destroya
Against the sun, we're the enemy
Destroya, destroya, destroya, destroya

I don't believe in God
(You don't believe in God)
I don't believe in love
(I don't believe in luck)

I don't believe in you
(They don't believe in us)
I just believe in the enemy
(But I believe we're the enemy)

I don't believe in God
(You don't believe in God)
I don't believe in love
(I don't believe in luck)

I don't believe in you
(They don't believe in us)
I just believe in the enemy
(But I believe we're the enemy)

You don't believe in God
I don't believe in luck
They don't believe in us
But I believe we're the enemy

You don't believe in God
I don't believe in luck
They don't believe in us
But I believe we're the enemy

Destroya, destroya, destroya
Destroya, destroya, destroya
Against the sun, we're the enemy
Destroya, destroya, we're all waiting for ya

Destroya, destroya
Against the sun, we're the enemy
So show me what you got
You children of the gun

Don't hide and we don't run
Against the sun, we're the enemy
So show me what you got
Against the sun, we're the enemy

 

Salve! Scusate il ritardo, ma sono tornata solo sabato dalle vacanze e anche se il capitolo era pronto, dovevo copiarlo u.u Che ne pensate? L’ho scritto metà in macchina metà in albergo tra le undici e mezzanotte... giudicate voi.
Near: ...*tira una freccetta*
Oh, sì, in ritardo tremendo, ma il 24 agosto era il compleanno del puffo :3 *cerca di spupazzarsi Near, che si defila*

Ahem, se andate a vedere ho aggiunto al primo capitolo un’immagine... non sono mie, le ho solo modificate. E in più, ho finalmente creato un blog su tumblr! Vi lascio il link http://fauna96.tumblr.com per ora è abbastanza vuoto, ma non appena capirò come funziona...*si autoconvince che a qualcuno interessi*
Grazie mille a Alecraft Mounts e a voi lettori silenziosi! E buon *sigh* rientro a scuola per chi deve!
 
NB per capire alcune parti: ho un headcanon secondo cui Mello da bambino, dopo aver perso i genitori, è stato venduto a un’organizzazione che trafficava in esseri umani, soprattutto donne e bambini. L stava seguendo questo particolare caso e Mello ha attirato la sua attenzione.

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Capitolo 9
*** Look alive Sunshine ***


Look alive Sunshine
- Pronto?
- ... Matt...
Non aveva mai sentito la voce di Mello così debole. Premette con più forza il telefono contro l‘orecchio. – Mello? Dove sei? –
- Al... al covo. Ho... bisogno di aiuto -.
A quel punto Matti capì che la situazione era grave davvero. Mello non chiedeva mai aiuto, mai. Poteva contare su metà delle dita di una mano le volte in cui Mello aveva ammesso di essere in difficoltà e di certo non l’aveva mai fatto a parole. Al massimo, era Matt che doveva interpretare i suoi bronci e le imprecazioni sibilate.
Fu questione di un secondo uscire dall’appartamento e saltare sulla Camaro di seconda mano che era riuscito a trovare. Un affarino niente male, tra parentesi; era davvero un idiota chi l’aveva buttata così dallo sfasciacarrozze.
Bene, il covo... Mello gli aveva spiegato dov’era, ovviamente in caso d’emergenza, ma al momento riusciva a malapena a passare per le strade di Los Angeles senza sbandare.
- Mello? – silenzio, a parte uno strano suono raschiante.
- Mello, porca puttana! –
- Sono qui, non c’è bisogno di urlare, coglione – Buon segno, il fatto che lo insultasse.
- Parla, continua a parlare. Dimmi che è successo -.
- Sono... sono arrivati i giapponesi. Quel fottuto Shinigami... inutile... e il quaderno è andato -.
- Non ho capito granché, ma non importa – fece una curva strettissima e quasi mise sotto un motociclista. – Cazzo, c’è un mucchio di gente... ma tu dove sei ferito? –
Nessuna risposta.
- Mello? –
Niente.
- Mello, rispondimi! – Nella foga, il telefono gli scivolò giù sul collo; lo riagguantò e lo rimise a posto, con più forza del necessario.
- Mihael, cagami, bastardo! – Il bastardo in questione non reagì. Era più grave di quel che pensava... probabilmente era stato colpito da un proiettile e aveva perso conoscenza per la perdita di sangue.
La sua mente schizzò a quel corso accelerato di medicina che Roger gli aveva fatto seguire quasi a forza. All’epoca gli aveva imprecato dietro in un paio di lingue, ma in quel momento gli venne sinceramente voglia di mandargli un biglietto di ringraziamento; se avesse potuto salvarlo in qualche modo, sarebbe stato anche merito suo.
Durante quel folle viaggio probabilmente commise più infrazioni di quante ne avrebbe mai potute commettere in vita sua. Fu allucinante sfrecciare a quel modo per le strade, senza praticamente badare alla gente intorno a lui.
Ci mise circa metà del tempo che avrebbe impiegato normalmente; ma che cazzo di posto era, in mezzo al deserto?!
Capì immediatamente che la situazione era grave: il covo si trovava per gran parte sottoterra, una specie di bunker blindatissimo, da quel che gli aveva detto Mello. Ora, si apriva un cratere nella terra, da cui spuntavano lamiere arroventate e sinistre colonne di fumo.
Matt si bloccò, le nocche livide serrate sulla portiera della macchina. Altro che pallottole: c’era stata un’esplosione e probabilmente quel cretino se l’era presa tutta.
Senza più indugiare, si strappò di dosso la felpa e se la legò al viso; poi, in barba a qualunque basilare regola di prudenza, si calò nel buco.
Il calore lo colpì in faccia come un pugno; i goggles iniziarono ad appannarsi e lui provò fortissimo l’impulso di voltarsi e uscire fuori nell’aria pura. Fece per prendere un profondo respiro, ma si bloccò: meglio conservare l’ossigeno.
Le sue Converse si posarono con cautela sull’impiantito in bilico, gli occhi che scandagliavano attenti ogni angolo in cerca di una chioma bionda. Oddio, e se i famosi capelli di Mello fossero stati danneggiati? Come l’avrebbe presa Blondie?
Un passetto dopo l’altro, si addentrò sempre di più nel cuore ardente dell’incendio... dov’era?
Fu un riflesso sulla pelle nera dei suoi vestiti ad attirarlo; poi arrivarono i capelli biondi e il corpo longilineo riverso a terra.
- Mello! – corse al suo fianco e provò a girarlo con cautela per cercare le ferite.
- Oh Signore... –
Il lato sinistro del corpo di Mello, dal viso giù fino al ventre, era completamente ustionato. Tutto ciò che vedeva era pelle annerita e carne rossa, esposta all’aria rovente. L’odore era nauseante.
Come, come poteva essere ancora vivo? Anzi, lo era davvero? Gli afferrò il polso, cercando freneticamente il battito.
 
Sembri vivo Raggio di sole
 
Un’incredibile sensazione di sollievo e ammirazione lo invase; che i chili di cioccolato che ingurgitava aiutassero davvero?
Con tutta la delicatezza possibile se lo caricò in spalla; fortuna che era leggero, nonostante il succitato cioccolato.
Durante il lungo tragitto verso l’uscita, il cervello di Matt non smise di lavorare freneticamente: fosse stata una coltellata, una ferita da arma da fuoco, avrebbe potuto occuparsene lui. Ma un’ustione del genere? No, certo; doveva portarlo in ospedale. C’era solo il piccolo problema del fatto che Mello fosse un ricercato ; e poi, chissà fin dove erano arrivati i tentacoli di Kira...
C’era un’unica soluzione; a Mello non sarebbe affatto piaciuta, ma l’alternativa era crepare, che valutasse un po’ lui.
Quando lo caricò in macchina, emise un lamento da straziare il cuore. Matt si morse il labbro e afferrò il telefono, componendo un numero ben particolare.
“Ti prego, dimmi che non ha cambiato numero...”
- Chi parla? – una voce ruvida di uomo. Be’, non voleva dire nulla, aveva di sicuro un mucchio di collaboratori. Si umettò le labbra.
- Passatemi Near. E’ urgente -.
- Chi sei? E come... Near cosa...? –
Una breve pausa.
- Ciao, Matt -.
Matt sbatté gli occhi. – Sapevi che ero io? –
- Ci sono poche persone che riescono a decriptare questo numero -.
- Oh. Già. Senti, Mello è nei casini. E’ ferito gravemente e non posso portarlo in ospedale, capisci...-
- Va bene. Ti mando un elicottero... al covo, suppongo -.
- Sì, io... grazie -.
 
Su specifica richiesta di Matt, Mello fu trasportato nel suo appartamento di hacker; era infatti convinto che Mello avrebbe di gran lunga preferito svegliarsi lì che in una stanza asettica nel quartier generale di Near.
Near...non avrebbe mai potuto ringraziarlo abbastanza: si era esposto tantissimo per aiutarli, aveva mandato loro un plotone di medici e infermieri e macchinari da clinica privata. Ma sì, in fondo l’aveva sempre saputo che aveva un cuore, soprattutto quando si trattava del suo cosiddetto rivale.
Ma Mello non si svegliava. Completamente fasciato, sotto pesanti antidolorifici, eppure in preda a febbroni spaventosi e deliri. Di momenti lucidi manco a parlarne.
Matt si era seduto accanto al letto e non si era più mosso. Si alzava solo per andare in bagno e prendere qualcosa da mangiare (non molto comunque) e cercava persino di limitare al minimo le sigarette.
I dottori non si fermarono a lungo e Matt preferì così. Senza dubbio erano persone fidatissime, ma non gli piaceva molto che sconosciuti sapessero gli affari loro.
Non gli importava di dover cambiare le bende ogni due ore, non gli importava di addormentarsi sulla sedia e svegliarsi ogni venti minuti per la posizione scomoda o per le grida di Mello ogni notte.
 
Sarò il tuo chirurgo, il tuo supervisore, il tuo elicottero
 
Gli sembrava fossero passati secoli di giorni identici quando finalmente Mello tornò lucido.
Matt era mezzo appisolato in bilico sulla sedia quando sentì una voce gracchiare il suo nome. Aprì gli occhi di scatto e incontrò quelli azzurri e finalmente fermi e limpidi di Mello.
- Mells! – sbraitò, accucciandosi al suo fianco. – Come stai? –
- Come cazzo vuoi che stia, coglione? –
Un gran sorriso si aprì sul viso di Matt; si trattenne dall’abbracciarlo solo perché si sarebbe guadagnato una coltellata nella schiena con gli aghi della flebo.
- Cos’è successo? –
- E’ successo che un cretino si è fatto saltare in aria e che ho dovuto scavare tra le macerie per trovarlo -.
Mello sospirò. – Che cazzo avrei dovuto fare, secondo te? Passami quel bicchiere d’acqua -.
Matt passò. Un lungo silenzio.
- Grazie -.
 
Più rumoroso del revolver di Dio e due volte più luminoso
 
La parte più dolorosa fu quando tolsero le bende completamente, quando le ferite avrebbero dovuto essere rimarginate. A Matt si mozzò il respiro e non ebbe abbastanza sangue freddo per nasconderlo. Mello gli abbaiò di portargli uno specchio e lui non ebbe la forza di opporsi.
Si rimirò nello specchio con espressione vuota. Si passò le dita lungo le ciocche tagliate male (da Matt) e tossicchiò. – Be’. Sarebbe potuta andare peggio -.
Matt annuì.
- Avrei potuto perdere l’occhio, tanto per cominciare. –
 
Il futuro è a prova di proiettile
Le conseguenze sono secondarie
 
- E poi, ora ho un’espressione molto più spaventosa dell’ameba bianca. E anche di uno Shinigami, a dirla tutta -.
Matt scoppiò a ridere. Il suo Mello era ancora lì.
 
E’ il momento di farlo e di farlo forte!
 
Look alive, sunshine
109 in the sky but the pigs won't quit
You're here with me, Dr. Death Defying
I'll be your surgeon, your proctor, your helicopter

Pumping out the slaughtermatic sounds to keep you alive
A system failure for the masses
Anti-matter for the master plan
Louder than God's revolver and twice as shiny

This one's for all you rock 'n' rollers
All you crash queens and motor babies
Listen up

The future is bulletproof
The aftermath is secondary
It’s time to do it now and do it low
Killjoys, make some noise!
 
Ehi, sono in anticipo di un giorno!
Mello: Ti sembra una gran cosa?
Conoscendomi, sì. Allora, come avrete notato, ho deciso di utilizzare anche gli intermezzi che ci sono nell’album degli MCR oltre alle canzoni vere e proprie perché altrimenti non riuscivo a raccontare tutto quel che c’è da raccontare. Inoltre, ho anche inserito la mia personalissima teoria su come Mello sia riuscito a salvarsi u.u
Mello: Pah. Non avevo bisogno del puffo.
Matt: Mells, avevi lo stesso odore di una bistecca carbonizzata.
Mello *sembra implodere* Fatti i cavoli tuoi, tu!
Near: E’ vero, Mello, avresti potuto morire.
Mello: TU STAI ZITTO!
*trattiene Mello per le braccia* Grazie ai recensori irene_adler5 e ShinigamiGirl e ai lettori ^___^ Alla prossima, sempre che la scuola non mi risucchi tutto il sangue :
)

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Capitolo 10
*** Bulletproof heart ***


Bulletproof heart

- Ho detto no -.
- Vai a farti fottere! –
- Mi fotto quanto vuoi, ma di qua non esci! –
Matt sedette risoluto sul divano, Mello sbuffò come un toro e strinse i pugni.
- Devo parlare col fottuto nano! –
- Sei convalescente, porca puttana! Fino all’altro giorno avevi la faccia aperta!
Si scambiarono sguardi in cagnesco.
- Sai che devo andare -.
- E tu sai che posso andare io al posto tuo! –
- D’accordo, ma io ci voglio andare! Devo ripagare un debito e lo sai benissimo!
Matt aprì la bocca e la richiuse. L’amico alzò un sopracciglio. – Credi che non abbia capito chi ti ha aiutato a portarmi via di lì e tutto? –
Matt si strofinò il viso e sospirò. A meno che non l’avesse legato al letto, non l’avrebbe fermato (e anche in quel caso, non ne era così sicuro). Cosa doveva fare? Esporlo così era pericoloso, anche se era certo che Near non li avrebbe mai consegnati a Kira.
- Molto bene – si arrese. -  Ma ti sto incollato, chiaro? Ti accompagno dalla tipa e vi seguo in macchina -.
Il viso di Mello si contorse in una buffa smorfia. – Tante grazie, mammina. Tornerò prima del coprifuoco -.
- Vaffanculo! –
 
La gravità non significa molto per me
Sono chi devo essere
Questi porci sono dietro di me, dietro di te
 
Sapere che Matt era in strada che lo aspettava gli dava più sicurezza. I palmi delle mani nascoste dai guanti erano coperti da un velo di sudore, ma la pistola non tremava: la sua presa era sempre stata ferrea anche quando era sotto pressione.
Poi, che motivo aveva di essere agitato, dannazione? Non sarebbe stato altro che un civilissimo scambio di informazioni e oggetti tra due rivali temporaneamente in tregua. Chi se ne fregava se non si vedevano da anni dopo aver passato quasi tutta l’infanzia insieme. Che infanzia, poi.
 
Ho un cuore a prova di proiettile
Tu hai un sorriso affilato come un proiettile
 
Era accovacciato per terra circondato da giocattoli, come sempre. La camicia bianca gli sommergeva il corpo, il tessuto che quasi si confondeva con i riccioli. Anche senza vederlo, sapeva che gli occhi chiari erano sempre pungenti e, forse, i lineamenti infantili si erano un po’ allungati, ma non granché.
- Benvenuto, Mello – Ecco, qualunque sentimento bendisposto verso di lui ci fosse stato, era appena stato spazzato via da quell’irritante voce fredda e dalle parole ancora più irritanti.
Lo detestava. Detestava quel distacco gelido, impossibile da sfondare.
Tanto per aggiungere altra legna alla sua furia, quei ridicoli pinguini gli puntarono contro le armi, intimandogli di abbassare la sua. Strinse i denti: idioti, avrebbe potuto ucciderli tutti senza che nemmeno una pallottola lo sfiorasse. Una voce molto simile a quella di Matt gli riecheggiò in testa: “Non fare cazzate”.
- Anche voi, signori. Mettete giù le pistole -.
Mello ebbe un guizzo involontario del capo, sorpreso. Non se l’aspettava, che Near rinunciasse così a quel minimo di protezione che i suoi uomini potevano dargli, dato che non era mai stato imprudente. E lo stupì ancor di più quella nota autoritaria che risuonò nella voce sottile.
Quasi di loro volontà, le parole seguenti lasciarono la sua bocca: - Era questo che intendevi per arrivare lontano? –
 
Facciamo un buco in questa città!
E facciamo il nostro discorso con un raggio laser
 
Tanto tempo prima, quando la rivalità era solo un gioco di bambini, avevano parlato del loro futuro. E Nate gli aveva confidato che avrebbe voluto “arrivare lontano”, ma non come lui, Mello, intendeva. La concezione che loro due avevano di lontano era diversa, come diversi erano loro stessi. Eppure entrambi ce l’avevano fatta, ciascuno a modo suo.
- Sì. Non mi aspettavo di arrivare così lontano -.
 
Uscendo da questo posto in un abbraccio di proiettili
Poi lo rifaremo di nuovo
 
Avrebbe voluto parlargli a lungo, raccontargli tante cose, ma poi ovviamente Near riaprì la bocca e disse la cosa più sbagliata che potesse dire: - Con l’aiuto di Mello, io posso buttar giù il dominio di Kira -.
Improvvisamente Mello vide rosso. No no no, non l’avrebbe mai e poi mai permesso.
 
Perché tutti sanno che non vorrai mai tornare
 
Il braccio si mosse automaticamente, come da ragazzino quando perdeva le staffe e mollava un pugno su quel viso candido. A quelle mezze zuffe seguivano sempre due predicozzi, uno di Roger e uno di Matt e poi, sebbene odiasse ammetterlo, un’orribile sensazione alla bocca dello stomaco che suo malgrado riconosceva come senso di colpa. Stavolta, però, nel suo pugno c’era una pistola carica e sarebbe bastata solo una minima, banale pressione del dito per tingere tutto quel bianco di rosso.
Il disprezzo gli esplose sulle labbra: - Io non sono uno strumento per completare il tuo puzzle! – E mai, mai lo sarebbe stato.
Strinse con più forza l’impugnatura, dimentico delle pistole puntate su di lui, gli occhi fissi solo sulla schiena magra.
Matt aveva ragione: non sarebbe dovuto andare.
 
Mi sto scagliando fuori da questa stanza
Perché di sicuro non mi piace la compagnia
 
- Mello, puoi spararmi, se vuoi -.
 
Finisci qui con la tua predica
Perché non mi importa proprio e lo rifarò di nuovo
 
Puoi spararmi, se vuoi. Se vuoi. Ma certo, non aveva sempre voluto vedere cancellata dalla faccia della Terra quell’odiosa macchiolina bianca? Non sarebbe stato bello buttarlo giù dal podio del primo posto su cui era salito senza nessuna fatica?
 
Perciò lasciami uscire dalla mia testa
Perché si sta facendo piuttosto affollata, sai
 
Click. Oh era così semplice. Così semplice... Spara, cazzo!
No. Non poteva. Lo odiava, sì, aveva passato quasi tutti gli anni precedenti a maledirlo, ma non poteva, non poteva ucciderlo.
Prima che riuscisse a sbloccarsi, Halle si mise in mezzo alla pistola e a Near.
Lo sapeva benissimo che se avesse sparato, sarebbe stato ucciso a sua volta, non era un coglione, e si rendeva anche conto che la cosa non avrebbe fatto altro che portar vantaggio a Kira. Ma al momento, per una volta, non stava pensando a Kira: pensava a loro due, i successori di L.
 
Vieni pronto o no
Quando il motore si riscalda
Possiamo farlo di nuovo
 
La pistola venne abbassata lentamente; Mello riprese il controllo di sé. No, non avrebbe sparato, sarebbe stato controproducente. E non avrebbe sparato perché... perché...
 
Allora di’ la verità e Dio ti salverà
 
- E’ vero. Near, sono venuto solo a riprendere la foto che avete di me -.
Un cenno del capo riccioluto e la foto comparve tra le sue dita. Ritraeva un ragazzino dal viso ancora pulito, i capelli tagliati in un caschetto ordinato; per contrasto, i lineamenti regolari erano composti in un’espressione beffarda rivolta al fotografo.
Mello fece un passo avanti e prese quella reliquia senza sfiorare la pelle di Near. Ascoltò quasi sovrappensiero tutte le precauzioni da lui prese, più che altro perché su questo punto non aveva dubbi. Si fidava, sì.
E poi voltò la foto, e la delicata calligrafia infantile lo colpì come uno schiaffo in piena faccia.
Dear Mello. Sembrava l’intestazione di una lettera, mai completata per il semplice fatto che non ce n’era bisogno. Le parole erano superflue per loro, lo erano sempre state. Perché come la luce comprendeva le tenebre, le tenebre rispecchiavano la luce.
Improvvisamente desiderò avere ancora sette anni, per raggomitolarsi sul pavimento e singhiozzare liberamente come non faceva da anni.
 
Corri via, come se fosse ieri
E potevamo correre via
Correre via da qui
 
Ovviamente, non lo fece. Ma il peso sul suo petto si era un poco alleggerito, forse anche per il fatto di aver visto pur solo uno scorcio del viso di Near e per la consapevolezza che era rimasto immutato.
Prese un profondo respiro. – Near, io non ho nessuna intenzione di collaborare con te –
- Lo sapevo già – Certo che lo sapeva.
- Ma mi sentirei irritato se, ripresa la foto, me ne andassi -.
Se c’era una cosa che detestava più del colore bianco, era essere in debito con chicchessia. C’erano le eccezioni, certo, come Matt, ma odiava sapersi debitore. Specie con quell’ameba, a cui doveva la vita. Le informazioni che gli avrebbe passato non potevano ripagarlo, ma sarebbe stato già un passo avanti.
- Voglio dirti qualcosa sul Quaderno della Morte -.
 
E anche se so quanto odi tutto questo
Sarai tu a salvarci
Dai sentimenti bui e senza speranza?
 
- Io gli credo -.
Certo che gli credeva. C’era un tacito patto tra loro di non mentirsi mai; era più semplice fidarsi l’uno dell’altro, così. Perché dietro quella rivalità, quell’odio, c’era sempre stato qualcosa di molto più profondo.
- E’ tutto ciò che posso dirti – voltò i tacchi e si allontanò a passi lenti. Avrebbe capito, ne era certo. Ora, finalmente, erano di nuovo pari: stesse informazioni, stesse capacità. Vero, gli doveva ancora qualcosa... ma gli avrebbe restituito tutto, prima o poi, ne era certo.
Uno schiocco di cioccolato. – Near... –
 
Tieni il tuo cuore in questo oscurità
La luce ti farà risplendere
 
Una ciocca di capelli intorno al dito. – Mello... –
 
O ti farà fallire lasciandoti bloccato?
Non sarò il solo a rimanere in piedi
 
Due sorrisi appena accennati. – Vediamo chi arriva per primo a Kira?
- Vuoi fare una gara? –
 
Non sarai il solo a rimanere in piedi
 
- Tanto la nostra meta è la stessa. Ti aspetterò al traguardo -.
 
Noi non saremo i soli a rimanere in piedi
 
Alla fine si sarebbero rincontrati, come sempre. Erano destinati a scontrarsi sempre, finché avessero avuto vita.
 
E’ questo il nostro destino?
Questo mondo è dopo di me, dopo di te
Corri via, come se fosse ieri
E potevamo correre via, correre via
Correre via da qui
Via da qui
 
Gravity don't mean too much to me
I'm who I've got to be
These pigs are after me, after you

Run away like it was yesterday
And we could run away
If we could run away, run away from here

I got a bulletproof heart
You got a hollow point smile
We had our run away scars
Got a photograph dream on the getaway mile

Let's blow a hole in this town
And do our talking with the laser beam
Coming out of this place in a bullet's embrace
Then we'll do it again

How can they say, Jenny could you come back home?
'Cause everybody knows you don't
Ever wanna come back, let me be the one to save you

Gravity don't mean too much to me
I'm who I've got to be
These pigs are after me, after you

Run away like it was yesterday
When we could run away
When we could run away, run away from here

I'm shooting out of this room
Because they sure don't like the company
You stop your preaching right there
'Cause I really don't care and I'll do it again

So get me outta my head
'Cause it's getting quite cramped, you know
Coming ready or not, when the motor gets hot
We can do it again

The papers say, Johnny won't you come back home?
'Cause everybody knows you don't wanna give yourself up
Tell the truth and God will save you

Gravity don't mean too much to me
I'm who I've got to be
These pigs are after me, after you

Run away like it was yesterday
And we could run away
And we could run away, run away from here

And though I know how much you hate this
Are you gonna be the ones to save us
From the black and hopeless feeling?
Will you meet 'em when the end comes reeling?

Hold your heart into this darkness
Will it ever be the light to shine you out
Or fall and leave you stranded?
I ain't gonna be the one left standing?
You ain't gonna be the one left standing
We ain't gonna be the ones left standing

Gravity don't mean too much to me
Is this our destiny?
This world is after me, after you

Run away like it was yesterday
And we could run away, run away, run away
Run away from here, yeah
Away from here, away from here



Buonsalve :) Vi salute una reduce da Lucca: signori, troppa gente. Come tutte le cose, è diventata una moda... Bando alle polemiche, confesso che temevo l’arrivo di questo capitolo, perché ho appena tentato di descrivere una delle scene a mio parere più belle e complesse. Alla fine, devo ritenermi anche abbastanza soddisfatta (grazie alla canzone essenzialmente) anche se, dopo secoli, ho ancora una domanda: che cacchiarola voleva dire quel Dear Mello?? Ho interrogato Near al proposito, ma mi ha ignorato perciò ho dovuto improvvisare u.u Ringrazio i lettori & recensori ShinigamiGirl e laguna blu ♥ Baci cioccolatosi a tutti!
 
Pubblicità non molto occulta: qui trovate una storia che ho scritto per l’anniversario della morte di L; è un' AU ambientata nel mondo di V per Vendetta. Passateci se vi interessa:)

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Capitolo 11
*** Party Poison ***


Party Poison

Matt, la lingua tra i denti, tentava di superare quel dannato livello 12. Ma che cazzo... Non poteva essere impossibile, non per lui.
Dall’altra parte del divano, Mello sgranocchiava inquieto il cioccolato, rimuginando. Da quando era tornato dal colloquio con Near, era rimasto di umore abbastanza cupo, con quella vecchia foto stretta tra le dita; l’aveva bruciata subito, ovviamente, non potevano correre rischi. Gli aveva raccontato poco e parlando a monosillabi, ma Matt non si era aspettato niente di meno: era anzi un traguardo il fatto che non avesse perso la testa e scannato Near.
- Porca merda! – la scritta rossa GAME OVER gli lampeggiò davanti beffarda. Oltraggiato, Matt spense il gameboy con un movimento secco e alzò gli occhi sull’amico: il cioccolato era quasi finito, gli occhi azzurri spalancati come a vedere i propri pensieri.

Matt abbassò lo sguardo sui fogli sparsi per terra su cui erano segnati i dati personali dei poliziotti giapponesi che presumibilmente davano la caccia a Kira. Solo che uno di loro era chiaramente Kira. Come potevano essere così idioti da non accorgersene? Era stato così che si era avvicinato a L e lo aveva ammazzato, probabilmente prima che il detective riuscisse a incastrarlo definitivamente. L’occhio gli scivolò sul file della famiglia Yagami e si bloccò sul primogenito, Light. Il classico perfettino, voti altissimi, carriera già avviata a poco più di vent’anni. Matt odiava quel genere di persona e sospettava che avrebbe trovato un ulteriore motivo per detestare Light Yagami.
Mello di fronte a lui si piegò e raccolse quello stesso foglio su cui Mello stava meditando; batté l’indice sulla foto. – E’ lui –

 

Tutti quanti mi prestino attenzione

Ho la risposta

Ho la risposta

 

- Non solo: questo bastardo sta anche impersonando L da quando lui è morto. E questo è palese, lo sa ovviamente anche Near. –
- E se non sono così idioti, se ne saranno accorti anche i suoi colleghi; o almeno, sospetteranno qualcosa – aggiunse Matt.
- Lo spero – commentò acido Mello, occhieggiando appena la foto sorridente di Sayu Yagami. Matt si concesse un sorrisetto, lasciandosi andare per un momento al rimpianto per quella giovinezza che non stavano vivendo né avrebbero mai vissuto.

 

Copritevi gli occhi, risplenderemo stanotte

 

Sospirò e Mello buttò per terra il foglio, tornando lucido e freddo come ghiaccio. – Dobbiamo dare a quei cretini una spinta. Per cui, io dico di prendere uno di loro e spedirlo da Near -.
Matt alzò un sopracciglio: da Near? – Come mai tutta questa buona volontà verso, cito testualmente, “il bastardello bianco”? –
Mello sospirò come se dovesse confessare i peccati di una vita intera. – E’ l’unica cosa da fare, Matt: per ora dobbiamo collaborare con lui, che ci piaccia o no -.
Matt lo fissò. -  “Ci”? Sai benissimo che non me ne frega una pippa; sei tu che hai sempre scassato con questa storia, mi pare, che tu non vuoi lavorare con Near, che lo odi, che... –
- Vuoi chiudere quella fogna? – sbraitò l’altro, chiaramente infastidito. – Scegli chi dobbiamo chiamare invece di fare l’idiota –
- Oh, mi dai questo onore? – ignorando diplomaticamente il fiume di insulti, Matt allungò una gamba a toccare un foglio. Mello lo raccolse. – Mogi. Sì, anch’io avrei scelto lui. Mi sembra il tipo giusto, fedele ma non completamente idiota e senza personalità -.
- Ah sì? Io l’ho scelto perché trovo che la sua faccia abbia una forma buffa -.

 

Il sub – atomico non avrà mai il meglio di me

 

Matt trovò estremamente difficile non scoppiare a ridere mentre Mello parlava al telefono con Mogi. Ma che cacchio era? Stavano girando un film di spie di serie C?
Quando l’amico riattaccò con sguardo assassino, Matt esplose in ululato ilare, accasciandosi sul divano. – Oh Dio! Mells, ma che cazzo...  guardò in su il viso nero dell’altro. – Che cavolo hai in quella testolina bionda? ‘Ti va di venire a New York?’ Sembravi una di quelle donnine del canale 127! – un nuovo scoppio di risate lo interruppe.
Per evitare un brutale omicidio, Mello si accontentò di rifilare un calcio a quel cerebroleso e gli buttò sullo stomaco il cellulare.- Cercami il numero di Halle invece di fare la iena -.

 

Questa non è una festa

Via dalla pista da ballo!

 

Era la cosa più assurda che avesse mai visto, Mello che parlava cortesemente con Near; non che non fosse mai successo, perché Matt sapeva bene che non c’erano stati solo odio e rivalità tra loro. Però il fatto che stessero collaborando aveva un che di straordinario. E ancora più straordinario era che il fautore di quell’alleanza fosse stato Mello. In una qualsiasi altra circostanza, Matt si sarebbe divertito a stuzzicarlo per le seguenti trentasei ore, ma data la serietà della situazione, preferì tenere la bocca chiusa mentre osservavano Mogi entrare nella sede dell’SPK.
Notò che Mello aveva un’aria piuttosto compiaciuta; anzi, diciamo che stava praticamente gongolando.
- Cos’hai da fare quella faccia? – lo apostrofò a bassa voce, per non farsi sentire dagli altri dalla parte opposta del telefono.
Mello sogghignò. -  Nulla – bisbigliò. – E’ solo che è sempre appagante prendere Near di sorpresa – ridacchiarono come due ragazzini che hanno fatto uno scherzo ben riuscito.

 

Perché tutti i bei momenti

Vi danno il cancro

 

- Ammettilo: se avessi fatto subito pace con Near, ci saremmo risparmiati un mucchio di casini. Tipo mezza faccia disintegrata -.
Mello camminava accanto a lui con gli occhiali da sole sul naso e il suo cappotto nero; gli lanciò un’occhiata di sbieco. – Magari possiamo anche andare da Kira, prendere un tè con lui e chiedergli gentilmente se ci offre la sua testa? –
- Oh, piantala! C’ero anch’io alla Wammy’s, sai? Sai benissimo che voi due... be’ siete voi due! – scrollò le spalle, incapace di spiegarsi meglio.
Mello si bloccò in mezzo alla strada; anche se non li vedeva, Matt sapeva che i suoi occhi azzurri erano ridotti a fessure. – Che stai dicendo? –
Matt sospirò, rimpiangendo il momento in cui aveva aperto bocca. – Senti, lo so che ti dà fastidio che qualcuno te lo dica, ma non hai mai davvero odiato Near. Non nel modo in cui le persone si odiano di solito. Altrimenti... non so, avresti potuto fargli davvero del male e invece, ogni volta che ti scappava un pugno, la smettevi lì, diventavi bianco quanto lui e te ne andavi. Credi che non me ne accorgessi? –
Mello ringhiò qualcosa e riprese a camminare a larghe falcate. Non disse più nulla finché non tornarono a casa.
Parlò piano, seduto sulla poltrona che sin dall’inizio aveva proclamato come sua, il mento posato sul dorso della mano, i gomiti sulle ginocchia: - Mi irritava. Tantissimo. Il fatto che non reagisse mai a niente; non era nemmeno felice di aver ottenuto il massimo dei voti! E io volevo vederlo provare qualcosa, come me! E allora lo picchiavo, aspettavo che piangesse, che cercasse di difendersi... e invece niente. Con te era diverso – lo guardò. – Se ci picchiavamo, tu rispondevi  - Matt fece un sorrisetto, ricordando che una volta gli aveva rotto tutti i denti davanti. – Non capivo. E non capisco ora, dopo tutto questo tempo! E la cosa mi fa incazzare! –
Matt lo osservò pensoso. – Però ora siete nella stessa barca. I due successori di L –
Mello inclinò il capo di lato. – Siamo, Matt – fece un gesto per includere anche l’amico. – Se no, che cazzo ci fai qui? –
Matt sorrise. -  Sai che non mi è mai fregato granché del primo o dell’ultimo posto. Sono qua perché sono tuo amico e mi hai chiesto aiuto. Ecco tutto. E poi perché mi diverte -.

 

Se fossimo tutti come voi infine
Oh, ci uccideremmo da soli dormendo fino a tardi

 

Immerso nel suo ambiente naturale fatto di fili e cavi elettrici, Matt si stava agganciando a qualunque canale di qualunque Paese tornasse utile. Era stato un giochetto riuscire a beccare il segnale della TV giapponese, in particolare un canale insulso che pareva essere il fan club di Kira e che  a tarda notte trasmetteva porno scadenti. Non aveva mai pensato che fosse possibile girare film porno scadenti (cosa c’era di difficile?) ma tant’è che lui e Mello avevano preso a guardarli come fossero commedie americane per famiglie.
Mello faceva svogliatamente zapping per testare il segnale e intanto divorava un cioccolatino dopo l’altro (dopo aver sbraitato in lungo e in largo che erano ripieni e che lui li detestava) ma all’improvviso si fermò.
- Oi, quello non è il palazzo di Near? –
- Uhm? – Matt alzò gli occhi: lo schermo trasmetteva immagini del centro di New York, un grosso palazzo circondato da elicotteri.
- Cacchio... –

 

Perciò, riaccendete le luci, lo farò di nuovo

E tenetevi le vostre auto e i vostri cani e i vostri amici famosi

 

Rimasero immobili a osservare quel grassone sbraitare al megafono ordini e incitazioni, mentre la folla tentava di sfondare le porte con bastoni e mattoni.

 

Siamo venuti per far festa
Uccidiamo il party stanotte

 

Matt deglutì, tormentandosi i goggles. Mello aveva smesso di mangiare cioccolato, seduto dritto come un fuso. -  Se la caverà – sibilò tra i denti. – Ne sono sicuro -.
Aveva appena finito di parlare quando qualcosa di un verde argenteo svolazzò di fronte alla telecamera; e poi una vera e propria pioggia di soldi si riversò sulla folla che,  prevedibilmente, perse completamente la testa.
Matt rimase a bocca aperta. – Ma... dove ha trovato tutti quei soldi? –

Mello aveva un’espressione per metà divertita e per metà accondiscendente, da fratello maggiore. – L’eredità di L. Pensavo avesse già speso tutto in giocattoli -.
- Be’... – Matt improvvisamente scoppiò a ridere.  –Bella mossa! Oh guarda: le forze speciali -.
Mello si piegò in avanti stringendo gli occhi. Poi sogghignò.
- Beccato -.

 

Quindi, tutti divertitevi,
Finché il party non collassa
Quindi, tutti divertitevi
Finché il party non collassa,
Stanotte!

 

Everybody pay attention to me
I got the answer, I got the answer
Street walking cheetah with a capitol G
So get your hands up, now get your hands up

Hide your eyes, we're gonna shine tonight
Sub-atomic never get the best of me
Ain't a DJ gonna save my soul?
I sold it long ago for rock 'n roll
Drop the needle when the tape deck blows
I gotta shout this out so everybody knows

This ain't a party
Get off the dance floor
You want the get down
Here comes the gang war

You're doing alright
I got the answer
'Cause all the good times
They give you cancer

If we were all like you in the end
Oh, we'd be killing ourselves by sleeping in
So hit the lights I'll do it again
And keep your cars and your dogs
And your famous friends, well alright

Slide up the faders when the cabinet slams
And get your hands up, now get your hands up
Light up the stage and watch me kick out the jams
So throw your fist up, now throw your fist up

Ain't nobody gonna take my life
Ain't nobody gonna get the best of me
Ain't a preacher gonna save me now
Grab a seat, I'm gonna show you how
Everybody hit the pyro cue
We're gonna blow this off and show you what we do

This ain't a party
Get off the dance floor
You want the get down
Here comes the gang war

You're doing alright
I got the answer
'Cause all the good times
They give you cancer

If we were all like you in the end
Well, we'd be killing ourselves by sleeping in
So hit the lights I'll do it again
So keep your cars and your dogs
And your famous friends, well alright
Well alright, well alright

Alright
We came to party, kill the party tonight
We came to party, kill the party tonight
Let's go

This ain't a party
Get off the dance floor
You want the get down
Here comes the gang war

You're doing alright
I got the answer
'Cause all the good times
Gimme, gimme good times people tonight

This ain't a party
Get off the dance floor
You wanna get down
Here comes the encore

If we were all like you in the end
Oh, we'd be killing ourselves by sleeping in
So hit the lights I'll do it again

So everybody get down
Till the party breaks down
Now everybody get down
Now everybody get down
'Til the party breaks down tonight




Oh ma che bella settimana: il 9 era il compleanno di Tré Cool, ieri era il mio, domani di Ciel Phantomhive...
Mello*si schiarisce la gola*
Be’, sì, e oggi è di Mells! Auguri, biondina :3 Pronto per la torta?
Mello: Quale torta?
Quella che ti stanno preparando con amore Matt e Near, ovvio.
Mello: Ho paura. Seriamente.
Dovresti, in effetti: è dalle due che sento esplosioni dall cucina.

Grazie a ShinigamiGirl e laguna blu <3 E a tutti i lettori! A presto e, molto in anticipo, buone vacanze!

PS: E pregate che Mello e la sottoscritta sopravvivano alla torta :)

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Capitolo 12
*** The kids from yesterday ***


The kids from yesterday
 

- Intendi che vuol far scrivere sul Quaderno il proprio nome? –

Matt posò il mento sulle ginocchia osservando il viso serio dell’amico. Ci fu un lungo silenzio, che parve riempire ogni fessura della stanza, tanto che Matt pensò che la conversazione si fosse interrotta. Poi Mello parlò con la sua voce di ghiaccio, quella dura, da leader: - Allora devo farlo io -.

Non disse più nulla; chiuse la chiamata e buttò il telefono sul tavolino, accanto al posacenere. I capelli gli coprivano gli occhi perciò Matt non riusciva a vedere la sua espressione; tuttavia, rimase zitto, in attesa.

Mello respirò profondamente e si raddrizzò sulla vecchia poltrona di pelle. – Grazie, Matt. Per tutto. Ma ora è tempo che vada avanti da solo. –

Matt strinse gli occhi. – Da solo? –

Mello annuì. – Hai sentito, no? Farò scrivere il mio nome sul Quaderno. Creperò, è l’unico modo per incastrare Kira -.

- E hai intenzione di fare tutto da solo? Ti serve un piano, Mello, e bello elaborato! E... cazzo, mi stai dicendo che morirai così? Senza combattere?! –

- Ho combattuto! – ringhiò Mello. – E lo sto facendo ancora, Matt! Non osare dirmi che mi sono arreso, perché, cazzo, se c’è una cosa che ho fatto da quando sono nato è lottare! – deglutì – Tu mi hai detto una volta che io e Near abbiamo un rapporto strano, diverso da qualunque altro. Avevi ragione: io e Near siamo i successori di L. Entrambi lo siamo ed è per questo che non aveva scelto nessuno di noi due: non ha mai avuto intenzione di scegliere. Ed ora io farò quel che devo fare per onorarlo. Chiuso.

Matt rimase immobile, ma dentro ribolliva di rabbia. Chiuso? Chiuso un cazzo. Voleva scaricarlo come un qualunque scagnozzo, un mercenario? Anche lui era un successore di L e, cosa più importante, era il suo fottuto migliore amico. E non lo aveva inseguito, non gli aveva salvato la vita solo per ricevere un “grazie ed ora vai per la tua strada”.

- Va bene – sbottò – fai il cazzo che ti pare. Ma io rimango qui con te. Chiaro? –

Mello tacque, la bella fronte ampia corrugata. – Vuoi morire? –

- No. Tu vuoi morire? –

- No –

Si sorrisero. – Allora direi che va bene –

 

Be’, ora questo potrebbe essere l’ultimo dei giri che facciamo

Perciò tieniti forte e non voltarti indietro

 

Mello finì di scrivere su un foglio strappato da un bloc notes dimenticato. Non rilesse, si limitò a piegarlo in due e posarlo sul tavolino, accanto al posacenere traboccane come al solito.

Sospirò, affondando nella poltrona e cercando di non pensare a niente. Per un cervello come il suo era più facile a dirsi che a farsi. In quel momento, poi, c’era così tanto che gli turbinava nella mente che gli pareva di vedere tutto, ogni cosa. Si stropicciò stancamente gli occhi ma, grazie al cielo, in quel momento entrò Matt fischiettando. Porca miseria, non si era mai accorto di quanto fosse accecante la sua maglia a righe. Stringeva una borsa di plastica che tintinnava e Mello non poté fare a meno di alzare un sopracciglio quando lo vide tirar fuori bottiglie di birra.

- Seriamente, Matt? Vuoi ubriacarti stasera? –

- Nah – Matt fece spallucce. – Solo per tenerci un po’ allegri -.

 

Non ci importa del messaggio o delle regole che fanno

 

Qualche bottiglia dopo, erano appollaiati sull’unico, minuscolo balcone dell’appartamento, avvolti dal familiare odore di nicotina e cioccolata.

- Immagina se ci fossimo conosciuti così –

- Così come? –

Matt scrollò le spalle. – Così. Sai, dopo una giornata di lavoro ci ritroviamo vicini a bere da qualche parte. Ed io ti direi qualcosa del genere “Brutta giornata, eh, amico?” –

Mello alzò un sopracciglio. – Ti manderei affanculo sottolineando la mia eterosessualità –

Matt scoppiò a ridere. – Dai, scemo, proviamoci –

 

Ti troverò quando il sole diventa nero

 

Si raddrizzò e gli tese la mano. – Sono Mail, Mail Jeevas –

Mello sbatté le palpebre poi si lasciò sfuggire un sorriso. – Mihael Keehl –

- Sei.... tedesco? –

- Perché, ti sembro giapponese? – Mihael buttò giù un sorso di birra. – D’accordo, scusa. Sì, sono di origine tedesca –

Mail agitò la sigaretta in un gesto noncurante. – Fa niente, anch’io ho avuto una giornataccia. Che fai, tu?

- Uhmm... detective, più o meno. Tu?

- Ecco lavoro coi computer. Tipo hacker, ma è solo per aiutare un amico. – Mail sospirò pensoso. – Sarà l’alcol a parlare, ma questa notte è veramente bella. Sarebbe un peccato dormire –

- Immagino di sì – Mihael seguì con lo sguardo il fumo. – Ti piace il tuo lavoro? – domandò improvvisamente.

- Oh – Mail scrollò via la cenere dalla punta della sigaretta. – Sì. Abbastanza. E’ l’unica cosa in cui sono bravo -.

- Anche io. Però... in un’altra vita... penso che avrei fatto lo scrittore –

- Lo scrittore? – rise Mail. – Oh Dio, sei un tipo bohemienne, allora! – ignorò lo sguardo seccato dell’altro. – In un’altra vita... io non lo so. Magari avrei aperto uno di quei negozi per nerd e otaku... Anzi, no! – saltò su – Tieniti forte: pilota di macchine da corsa -.

- Seriamente? –

- Ehi, non posso avere un sogno impossibile? –

 

A loro importa solo se puoi sanguinare

 

- Hai famiglia? Io non più, qua sono solo –

- Anch’io... cioè – Mihael sospirò. – Non parlo molto con quella che dovrebbe essere la mia famiglia. Ogni tanto mi manca –

- E... perché non li hai più visti? –

- Perché volevo andarmene. Volevo... staccarmi. Altrimenti sarei rimasto per sempre un nessuno –

 

Perché vivi per sempre solo nelle luci che fai

 

- La birra è finita –

- Vanne a comprare dell’altra –

- Sul serio? Pensa che abbia voglia di alzarmi? –

- E poi tu non volevi neanche bere. Checca –

- Vaffanculo –

 

Quando eravamo giovani dicevamo

Che senti la musica solo quando il tuo cuore inizia a rompersi

Ora noi siamo i ragazzi di ieri

 

- E’ passato un bel po’ da quando aspettavamo l’alba insieme, eh? –

- Sì... poi ci addormentavamo a lezione e Roger s’infuriava -.

- S’infuriava perché sapevi di fumo da far schifo. In effetti, quello che usavi tu non era manco tabacco -.

- Quel che passava al convento, amico -.

- Il cioccolato era decente, almeno -.

Il capo color ruggine si posò sulla spalla coperta di pelle.

 

Siamo qui e non smetteremo di respirare

Urliamolo finché il nostro cuore smetterà di battere

 

Well now this could be the last of all the rides we take
So hold on tight and don't look back
We don't care about the message or the rules they make
I'll find you when the sun goes black

And you only live forever in the lights you make
When we were young we used to say
That you only hear the music when your heart begins to break
Now we are the kids from yesterday

All the cameras watch the accidents and stars you hate
They only care if you can bleed
Does the television make you feel the pills you ate?
Or every person that you need to be

Cause you only live forever in the lights you make
When we were young we used to say
That you only hear the music when your heart begins to break
Now we are the kids from yesterday

Today, today
We are the kids from yesterday
Today, today

Here we are and we won't stop breathing
Yell it out 'till your heart stops beating
We are the kids from yesterday, today

'Cause you only live forever in the lights you make
When we were young we used to say
That you only hear the music when your heart begins to break
Now we are the kids from yesterday
We are the kids from yesterday
We are the kids from yesterday
We are the kids from yesterday
Today, today

 

 

Non sono morta! Chiedo davvero davvero scusa, ma sembra che tutti abbiano preso coscienza ORA del fatto che mi tocca la maturità (con tutti intendo i professori) e ho avuto poco tempo per scrivere e ancor meno per ricopiare al computer. Questo capitolo è scritto apposta quasi esclusivamente come dialogo... volevo che Mello e Matt passassero l’ultima sera così, quasi come due amici qualunque. Spero vi piaccia e che continuiate a seguirmi ^^ Un bacio a ShinigamiGirl e a voi tutti personcine pazienti.

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Capitolo 13
*** Save yourself, I'll hold them back ***


Save yourself, I’ll hold them back
 
Sarebbe stato un bugiardo se avesse detto che non aveva paura. Ne aveva, e parecchia: paura per sé, per Mello, non aveva importanza. C’era il 99% di possibilità morire entrambi, o per mano di Kira o per mano delle guardie del corpo di Takada.
 
Spero che tu sia pronto per uno scontro a fuoco
 
Però... c’era quel minuscolo 1% che gli lasciava un sottile filo di speranza. Nonostante tutto, Matt era sempre stato un ottimista: se ci fosse stato anche il più piccolo spiraglio per scappare, lui ci si sarebbe infilato, o vi avrebbe infilato Mello.
 
Non lasceremo mai vivi questo posto
Ma se canti queste parole non moriremo mai
 
- Sei sicuro di non volere neanche una pistola? –
Mello lo fissava con il casco sottobraccio, un’ombra di inquietudine negli occhi di ghiaccio. Matt sorrise. – Ce l’ho, Mells – gli fece dondolare sotto il naso la pistola caricata a fumogeni e l’amico sbuffò: - Intendevo un’arma vera. Con quella roba... –
- Va benissimo così – lo interruppe.  – Non sono bravo in queste cose, Mells, lo sai. Sei tu quello abile a sparare eccetera -.
Mello sembrò tentennare, poi gli strinse forte una spalla. – Io... sento che dovrei chiederti scusa in qualche modo... –
- No – sbottò Matt. – Ne abbiamo già parlato, non fare la checca sentimentale –
 
Perché questa non è una stanza piena di suicidi
 
Non era come gettarsi a testa bassa, sconsideratamente, in una lotta mortale; era scegliere di combattere, per Mello, per L, per se stesso. Non avrebbe avuto nessun rimpianto, aveva sempre fatto ciò che più gli andava. Persino in quel momento.
Tamburellò le dita sul volante aspirando pensoso dalla sigaretta. Era contento se non altro di essere sulla sua adorata Camaro e di avere abbastanza sigarette per far passare il tempo. Sapeva che poco lontano da lui era appostato Mello, tutto vestito di nero tanto da confondersi con la moto.
 
Noi siamo credenti, io credo che stanotte
Possiamo lasciare questo mondo
Lasciare tutto indietro
 
Oh. C’eravamo. Morse con forza il filtro della sigaretta e ingranò la marcia.
 
Possiamo vivere per sempre se hai il tempo
 
Fu quasi divertente, alla fine: gli sembrava di essere stato catapultato in uno di quei film americani che alternano scene di inseguimenti in macchina a scene di sesso (ovviamente a lui mancava il sesso). Avvertì il rombo di una motocicletta e quello fu l’ultimo sentore della presenza di Mello; schiacciò l’acceleratore e si tuffò tra le strade affollate senza seguire nessun percorso preciso, affidandosi solo al caso. Era completamente nelle mani del caso, o di Dio, a piacere.
 
Ti dirò come finisce la storia
Dove i buoni muoiono e i cattivi vincono
A chi importa?
 
Non gli era mai stato chiaro se fossero i buoni o i cattivi in quella storia. Se Kira era il cattivo, loro erano decisamente i buoni, ma non erano mai stati eroi. Persino L non era certo paragonabile a un cavaliere delle fiabe o un guerriero senza macchia e senza paura; e loro... due ragazzini, decisamente poco onesti e, a dirla tutta, sbandati. Tre, se contavano Near.
Ma davvero, a chi importava?
 
Saluta i morti e guida la battaglia
 
Per un momento si era cullato nell’illusione di riuscire a seminarli, in barba a tutte le previsioni e ad ogni logica. Era facile dimenticarsi della morte quando si correva a tutta velocità per strade trafficate con l’adrenalina che pompava nelle vene e sciocca speranza nel cuore.
 
Chi se ne frega se perdiamo la guerra?
 
Era circondato, orribilmente circondato, senza vie d’uscita. Come aveva previsto, d’altronde. Serrò i denti, il cuore che gli batteva nel petto. L’istinto di sopravvivenza gli sbraitava di sigillarsi in macchina, buttarsi a terra e aspettare che la sete di sangue (e i proiettili) dei bodyguards si placasse.
Prese un profondo respiro. Hai promesso, Mail Jeevas. Andrà tutto bene.
Era una bugia pietosa, Dio santo.
 
Sono l’unico amico che ti fa piangere
Tu sei un attacco di cuore in capelli neri tinti
Quindi salvati e basta e io li terrò indietro stanotte
 
- Sono solo il complice del rapitore. Vorrete di sicuro farmi delle domande -.
Come no, Matt. Come no. A quelli non fotteva un bel nulla di fare domande, specialmente se la cosa riguardava la portavoce di Kira.
 
Puoi salvarti stanotte?
 
Mello, cazzo. Sapeva che anche lui era praticamente condannato a morte ma voleva sperare che grazie al suo sacrificio forse... forse.
La scarica in realtà lo colse di sorpresa. Sentì il dolore solo del primo sparo, una pungente fitta all’altezza del petto. Poi i proiettili divennero talmente fitti che il dolore si confuse fino ad annullarsi.
 
Possiamo lasciare questo mondo
Lasciare tutto indietro
 
Che strana sensazione. Era tutto così... ovattato? Non sapeva se fosse la parola giusta, le parole non gli venivano più in mente. Avvertiva vagamente l’asfalto sul quale si era accasciato (quando?) la sua macchina contro la schiena e il sangue. Ah, quello era dappertutto: sotto le sue dita, sui suoi vestiti; sentiva il suo sapore metallico in bocca insieme a quello familiare della nicotina. La sigaretta iniziava a scivolargli via dalle labbra, lentamente. O forse era lui che la sentiva così? O in verità non sentiva niente?
In effetti non aveva mai immaginato che la morte fosse così dilatata. Be’, non aveva mai immaginato la morte, punto. Non si era mai posto il problema di un “dopo” e non sapeva se preferiva il vuoto totale o un’altra vita o chissà che altro... Ma il tempo delle speculazioni era finito, no? Forse Mello aveva ragione e presto avrebbe visto san Pietro dietro ai famosi cancelli squadrarlo con aria critica; avrebbe ridacchiato al proprio pensiero infantile, se avesse avuto ancora le labbra.
 
Figlio di puttana
Sei il vetro rotto nella luce del mattino
Sii una stella ardente se ti occupa tutta la notte
 
Ce l’avrebbe fatta. In un modo o nell’altro ce l’avrebbe fatta. Cazzo, sì.
 
Quindi salvati e basta e io li terrò indietro stanotte
 
Right now,
I hope you're ready for a firefight
'Cause the devil's got your number tonight
(They say!)
"We're never leaving this place alive"
But if you sing these words, we'll never die

Get off the ledge and drop the knife
Not a victim of a victim's life
Because this ain't a room full of suicides
We're believers, I believe tonight

We can leave this world, leave it all behind
We can steal this car if your folks don't mind
We can live forever if you've got the time

Na na na na na, na na na na na
If you save yourself tonight
Na na na na na, na na na na na
If you save yourself tonight

I'll tell you all how the story ends
Where the good guys die and the bad guys win
(Who cares?)
This ain't about all the friends you made
But the graffiti they write on your grave

For all of us who've seen the light
Salute the dead and lead the fight
Hail, hail!
Who gives a damn if we lose the war?
Let the walls come down, let the engines roar

We can leave this world, leave it all behind
We can steal this car if your folks don't mind
We can live forever if you've got the time
(Whoa!)
I'm the only friend that makes you cry
You're a heart attack in black hair dye
So just save yourself and I'll hold them back tonight

Are y'all ready where you are at?
If you save yourself tonight
('Cause we're coming for you)
Can you save yourself tonight?
Right now!
'Cause I'll hold them back!

We can leave this world, leave it all behind
We can steal this car if your folks don't mind
We can live forever if you've got the time
You motherfucker! (Whoa!)
You're the broken glass in the morning light
Be a burning star if it takes all night
So just save yourself and I'll hold them back tonight

Na na na na na, na na na na na
(If you save yourself tonight)
Na na na na na, na na na na na
(Can you save yourself tonight?)

 


Che ritardo e un capitolo così importante poi! Purtroppo sono stata occupata con scuola, gite, concerti ecc... E la cosa non potrà che peggiorare man mano che giugno si avvicina e.e Non ho molto da dire su questo capitolo, a parte che spero di aver reso bene tutto quanto... è stato difficile scriverlo, lo ammetto. Grazie di cuore a theperksofbeinglawliet e ShinigamiGirl e a tutti voi per la pazienza :3

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Capitolo 14
*** Jet - Star and the Kobra Kid/Traffic report ***


Jet – Star and the Kobra Kid/Traffic Report
 

Stranamente, il nervosismo gli era scivolato addosso come acqua, lasciandogli solo fredda determinazione. Sarebbe andato tutto come previsto, compresa la sua morte. L’unico jolly era Matt, che non era riuscito a inquadrare bene, come sempre del resto. La sua parte più razionale era convinta che l’avrebbero ammazzato, in un modo o nell’altro; la parte emotiva, al contrario, sgomitava come al solito per fargli notare che nulla era scolpito nella pietra e che Matt avrebbe potuto salvarsi. Contava anche sul fatto che, in caso di bisogno, gli uomini di Near sarebbero intervenuti: non era del nano lasciar morire un vecchio compagno. Una fastidiosa vocina gli fece notare che era esattamente quel che stava facendo lui, Mello, ma decise di ignorarla. Per entrambi la priorità era pur sempre battere Kira, a qualunque costo. E poi... non sapeva esattamente quanto il rivale avesse intuito del suo piano.
Suvvia, poteva cavarsela persino lui, no? Anche se aveva praticamente accettato il ruolo di vittima sacrificale per spianare la strada all’altro. Ironica la vita, eh?
 
Cattive notizie dalla zona, rotolacampi
 
Appena vide Halle al fianco di Takada, in qualche modo si tranquillizzò ancor di più: forse sarebbero davvero riusciti a proteggere Matt.
La donna lo fissò negli occhi coperti dalla visiera; Mello ricambiò lo sguardo, mentre il cuore gli batteva nel petto... e infine Takada stava salendo sulla moto e lui poteva finalmente dare gas e infilarsi nelle strade trafficate di Tokyo.
Non riuscì a resistere, però, a dare un’ultima occhiata alla Camaro rossa, visibile solo per il suo colore nel fumo fitto.
Matt... attento. Per favore.
Poi distolse lo sguardo e si concentrò solo sulla missione e sulla donna che si stringeva a lui.
Fu semplice sfuggire alle auto della sicurezza di Takada e portarla verso il magazzino dove li aspettava il furgone. Poi, la meta era una chiesetta abbandonata che aveva scovato tempo prima per caso, fuori città.
Nonostante tutto, Mello credeva in Dio, come testimoniava anche il rosario, che era appartenuto, forse, a sua madre e a cui era molto affezionato. Era lui stesso il primo ad ammettere che la sua era una fede conflittuale e piena di dubbi, però c’era. Le sue preghiere erano estremamente sporadiche; anzi, più che preghiere erano lunghe discussioni con Dio, a senso unico, ovviamente. Ma erano sempre in qualche modo... be’, rischiaravano la mente. E quella chiesetta gli era piaciuta in modo particolare perché gli aveva ricordato la cappella della Wammy’s, la quale era il suo rifugio preferito quando la biblioteca diventava troppo soffocante. Sì, era lo scenario perfetto per il suo ultimo atto.
Takada tremava come una foglia, ma lui non era tipo da lasciarsi impietosire troppo da un paio di moine. Sicuramente lei intendeva giocare tutto sulla propria bellezza e apparente fragilità, ma quella donna era tutt’altro che debole: era una killer spietata, né più né meno, molto abile e scaltra. Be’, erano in due ad esserlo, e probabilmente ci avrebbero rimesso la pelle entrambi.
Le lasciò la coperta perché... perché nonostante tutto, un briciolo di rispetto verso una persona, specialmente una donna, l’aveva ancora. Probabilmente a Near non sarebbe fregato nulla, ma lui non era Near.
Si calò per bene il cappellino per nascondere il più possibile la cicatrice e avviò il motore. Non resistette più di un paio di minuti ad accendere il mini televisore sul cruscotto; deglutì, sintonizzandolo sul primo notiziario che trovò.
L’immagine della Camaro crivellata di proiettili gli si piantò come un pugno nello stomaco.
 
Sembra che Jet –Star e Kobra Kid abbiano avuto una sparatoria con uno sterminatore
 
Era successo. Ecco, Matt, Mail Jeevas, terzo erede di L, suo migliore amico... non c’era più.
 
E sono spariti, polverizzati sulla Route Guano
 
Era... strano. Spaventoso, orribile. Assurdo. Lui... aveva sempre saputo che Matt era lì fuori, da qualche parte, anche in quegli anni in cui non si erano né visti né sentiti. Era stato un conforto sapere di avere qualcuno su cui contare sempre, a prescindere dalla lontananza, dal tempo, da tutto. Matt c’era, punto, con i suoi goggles arancioni, i suoi videogiochi, le sue eterne sigarette.
Ed ora... c’era un cadavere, l’ennesimo, lasciato lì sull’asfalto, con il sangue che gocciolava dalle ferite e nessuno, nemmeno il suo sedicente amico, a dargli conforto, a stringere la sua mano ancora tiepida.
Improvvisamente provò una gran rabbia. Prima di tutto verso Near, quasi per abitudine: perché non l’aveva protetto? Aveva i suoi dannati uomini altamente addestrati, Matt era solo uno stupido nerd che... che...
Col cazzo. Near non c’entrava un bel niente, perché la colpa di tutto ciò era sua. Lui, Mihael Keehl in persona aveva permesso al proprio migliore amico di seguirlo nel suo piano suicida; e sì, era stata una scelta di Matt, ma lui non l’aveva protetto. Proprio per nulla. Ma... importava davvero? Con la falce di Kira a qualche centimetro dal collo?
Scusami, Mail. Scusa. Scusa, per quello che vale. Mi puoi sentire? Mi puoi... perdonare?
Si avvicinava sempre di più alla chiesa. Una breve occhiata gli confermò che Takada era ancora lì, stretta nella coperta. Si leccò le labbra aride quando vide la grossa croce spuntare dopo l’ultima curva.
 
Tenete gli stivali stretti, tenete la pistola vicina
 
Deglutì e strinse il rosario tra le dita guantate.
Dio: non ho intenzione di chiederti l’assoluzione o robe simili: sarebbe una bugia e non mi pare il caso di mentire in punto di morte. E comunque, dovremmo vederci tra poco, potrai dirmi tutto quel che pensi su di me. Spedirmi all’inferno, se ti pare.
L: ho provato a essere tuo erede. Ho fatto cose che tu non avresti mai fatto. Ma io non sono te vero? Mi spiace essere stato tanto idiota.
Mail: grazie. E scusa ancora. Ci vediamo tra poco, spero. Be’, magari anche con te, L.
Nate...
Il cuore si fermò.
Ho fatto quello che dovevo. Sta tutto a te, ora.
 
E morite con la vostra maschera addosso, se dovete.
 

Bad news from the zones tumbleweeds
It looks like Jet Star and the Kobra Kid had a clap with an exterminator that went all Costa Rica and, uh, got themselves ghosted
Dusted out on route guano
So it's time to hit the red line and upthrust the volume out there
Keep your boots tight, keep your gun close and die with your mask on if you've got to
Here, is the traffic







Quanto vi ho fatto aspettare per questo capitolo, che è pure il penultimo! Scusatemi, davvero, anche per la brevità, ma non riuscivo a tirare in lungo più di tanto questa scena... Avevo anche già scritto una flash sulla morte di Mello, quindi è stato un po’ difficile non ripetersi. Spero di non avervi delusi e un milione di grazie a voi tutti, specialmente i recensori! Al prossimo (e ultimo) capitolo :)
 
PS: Avete visto la serie tv giapponese di Death Note? Io solo il primo episodio ed è bastato a sconvolgermi più di cinque stagioni di Game of Thrones. Voglio dire: dove sono i dolci, le occhiaie, la posizione da rana con la scoliosi di L? Perché diamine indossa dei mocassini? E perché, in nome di Ryuk, Light sorride come una persona equilibrata e non sghignazza maniacalmente? 

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Capitolo 15
*** Goodnite, Dr Death ***


Goodnite, Dr. Death
 


Near,
se stai leggendo queste parole significa che ce l’hai fatta: Kira è stato sconfitto, tu hai vinto e sei ufficialmente il nuovo L. Be’, congratulazioni.
Non so perché ti stia scrivendo, sinceramente. Un po’ di vecchio autolesionismo? Può essere. Ma già che siamo qui, voglio che tu ti occupi di Matt, se ce la facesse a sopravvivere. In caso contrario, riporta entrambi a casa e seppelliscici là. Direi di essermi meritato almeno una fossa vicino a L, no?
 
Ti aspetto al traguardo, Nate.
 
                                                                                    Mihael Keehl

 

Ehi N. Mells è crollato dieci minuti fa per il sonno, pensa te. Senti, volevo chiederti di occuparti dei miei videogiochi. Te li lascio in eredità, ok? Grazie :)
 
MJ

 
 
 
Va bene bambini, le luci sono spente e la festa è finita
 
- Near –
Non si voltò, come al solito, quando Lester entrò solo per metà in quel monolocale cadente, che sapeva ancora di fumo. Se ne stava lì, in piedi con la schiena lievemente curva e qualcosa tra le mani.
Lester doveva ammettere di essere un po’ preoccupato: non sapeva naturalmente che tipo di rapporto ci fosse davvero tra quei tre ragazzini, ma era chiaro che la loro morte aveva colpito Near in qualche modo. Dopotutto, un poco l’aveva imparato a conoscere e, perché no, si era persino affezionato a quel bambino non troppo cresciuto. Perciò si era leggermente inquietato quando gli aveva ordinato di portarlo all’appartamento dei due amici, mentre Jevanni e Lidner erano stati spediti a recuperare il corpo di Matt e quel che era rimasto di Mello. Non aveva più parlato di Yagami o della polizia giapponese o di altre questioni inerenti il caso, come se non gli interessasse più nulla.
- Comandante Lester, dobbiamo prenotare il volo. Voglio partire il prima possibile – la voce di Near era fredda e misurata come sempre. Si voltò infilandosi qualcosa in tasca e reggendo con l’altro braccio un joystick e custodie di videogiochi vari.
Lester sbatté le palpebre. – Uh, certo. Torniamo a New York? -.
- No. Io no. Io torno a casa, in Inghilterra -.
 
E’ tempo che io, Dr. D, inizi a correre e dica addio per un po’
 
Casa. Near non aveva l’aria di uno che sapesse cosa significa, tuttavia la possedeva e voleva tornarci. Possibile che ci fosse qualcuno che lo attendeva?
Lo sguardo di Lester cadde sul portacenere ancora sporco, che conteneva anche un involucro argentato appallottolato; no, non era Near che aveva bisogno di tornare a casa.
 

- E’ tutto pronto? –
I tre agenti si scambiarono un’occhiata. Nessuno aveva osato esprimere la propria opinione ad alta voce, ma non ve n’era bisogno: tutti avevano timore di Near, o meglio, del suo crollo. E ancor più di quello, dell’eventualità che non arrivasse. Buon Dio, era a malapena adulto e aveva sconfitto il più temibile assassino di tutti i tempi perdendo contemporaneamente due persone care, con ogni probabilità; aveva fatto recuperare i loro poveri corpi per seppellirli in Inghilterra e si era fatto persino accompagnare a casa loro, dalla quale si era portato via parecchi videogiochi. Il tutto rimanendo tranquillo e impassibile, come se stesse facendo la spesa. Era spaventoso.
E ora...
Jevanni tossicchiò: - Sì, Near. Noi... –
- Avete portato quello che vi ho chiesto? –
Un cenno esitante.
- Vi ringrazio. Potete andare, si parte tra un’ora -.
- Near – Lidner aveva fatto un passo avanti. – Se ti servisse qualcosa, noi... –
- Sto bene e non ho bisogno di nulla – la interruppe Near secco.
A quel punto, si arresero e uscirono. Non che ci fosse molto altro da fare.
 

Davanti a sé, Near non aveva giocattoli posati sul pavimento. Vi erano invece dei goggles arancioni con le lenti crepate, un vecchio gameboy, una pistola dalla cui impugnatura pendeva una piccola croce, e un rosario annerito.
Near osservò il tutto con i suoi occhi grigi di selce, di cielo nuvoloso, di lacrime mai piante. Di solitudine.
Pensava a casa sua, a quella che era stata casa sua, ma che ora era solo una grande villa con un piccolo cimitero nel giardino sul retro. Pensava e pensava, come sempre.
Quando Lester venne a chiamarlo per andare all’aeroporto, non fece commenti né sul gameboy né sulla pistola che gli spuntavano dalle tasche, e men che meno sugli occhialoni e il rosario al collo.
Chiese solo: - Possiamo andare, Near? –
Near annuì, poi si portò un dito tra i capelli. – Vorrei qualcosa da mangiare durante il viaggio, se non le spiace. Del cioccolato -.
 
Voi potete essere morti ma qua fuori nel deserto
La vostra ombra continua a vivere senza di voi
 


Alright children, the lights are out and the party's over
It's time for me, Doctor D
To start running and say goodbye for a little while
And I know you're gonna miss me
So I'll leave you with this

You know that big ball of radiation we call the sun?
Well, it'll burst you into flames
If you stay in one place too long
That is if the static don't get you first

So remember even if you're dusted
You may be gone but out here in the desert
Your shadow lives on without you
This is Dr Death Defying signing off

 
THE END

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E così siamo arrivati alla fine. Sono piuttosto soddisfatta del risultato, nonostante i ritardi, i cali di ispirazione eccetera. Bene, se vi ricordate in The kids of yesterday Mello stava scribacchiando qualcosa: è il biglietto che Near trova, con l’aggiunta di Matt. So che Near non è molto amato, ma a me piace molto e mi ha sempre distrutto il cuore saperlo solo (Suvvia, in realtà sappiamo che ra tutta una finta e sono tutti vivi alle Hawaii).
Passiamo alle cose serie, ovvero i ringraziamenti:
artista matta, Crown Clown, Martha_Herondale, nini_maw, ShinigamiGirl, Sophie Law Keehl, Stelplena_Cielo, theperksofbeinglawliet che hanno preferito;
 
Lithops e nini_maw che hanno ricordato;
 
Blackdoll16, chronophobia, Iri, Lux_SD, Mama we re All full of Lies, MetalheadGirl, nini_maw, placeboeffect_ che hanno seguito;
 
Pinkamena Diane Pie, Alefracft Mounts, Mama we re All full of Lies, Irene_adler5, ShinigamiGirl, lagunablu, theperksofbeinglawliet, nini_maw, Lithops, Aika Morgan che hanno recensito;
 
Gli ispiratori, ovvero LORO, i My Chemical Romance in persona, a cui appartengono le canzoni utilizzate e che farebbero meglio a fare una reunion al più presto. I lettori silenziosi, perché siete comunque importanti. E gli eroi: Mello, Matt, Near, L, che tristemente non mi appartengono (buon per loro ^^).
Se la storia vi è piaciuta, Alla prossima, killjoys!
(Se non vi è piaciuta, sono certa che potrei rubare un foglio a Light. E una patatina).

 

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