Tale Of A Youkai and His Tiny, Little Human di Niglia (/viewuser.php?uid=29469)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Discovery ***
Capitolo 2: *** 2. Curiosity ***
Capitolo 3: *** 3. Decision ***
Capitolo 4: *** 4. Father ***
Capitolo 5: *** 5. Awakening ***
Capitolo 6: *** 6. Reassurance ***
Capitolo 7: *** 7. Stubbornness ***
Capitolo 8: *** 8. Meditation ***
Capitolo 9: *** 9. Dejection ***
Capitolo 10: *** 10. Soothing ***
Capitolo 11: *** 11. Scolding ***
Capitolo 1 *** 1. Discovery ***
Titolo: Tale
Of A Youkai and His Tiny, Little Human
Categoria: InuYasha
Personaggi: Kagome/Sesshoumaru, Inu No
Taisho/Inu No Kimi
Avvertimenti: Raccolta Drabble di 500ish
parole
Universe: Pre Canon, Canon Divergence
(?)
Note: Breve dizionario per alcuni
termini che è probabile trovare nell’andare avanti
della narrazione (non mi
piace inserire frasi in giapponese e non lo farò,
però alcune parole sono
troppo tecniche e in italiano non rendono per niente bene
l’idea, a mio parere.
E poi ho letto solo fanfiction inglesi su questo fandom e mi
è entrata in testa
solo quella terminologia, mi ci trovo più a mio agio LOL): Youkai
sono i demoni purosangue (Sesshoumaru e il padre, per
esempio), hanyou sono i mezzodemoni
(Inuyasha), ningen gli esseri umani
e miko le sacerdotesse (Kagome).
Grazie
per l’attenzione e buona lettura! ♥
_______________________________________________
{1}
Discovery
Era stato uno strano
rumore a distoglierlo dalla caccia e a far scappare la sua preda, una
sorta di
sibilo e di risucchio insieme, seguito da lieve tremore del terreno e
dall’improvviso silenzio dell’intera foresta. E
poi, nella quiete, nacque un
flebile suono.
Sesshoumaru si alzò in
piedi, abbandonando la posizione accucciata ed ergendosi in tutta la
sua
piccola altezza: era indeciso. Suo padre gli aveva concesso fino al
tramonto,
dopodiché sarebbe dovuto tornare all’accampamento
con una preda degna del
primogenito del Grande Inu No Taisho – e se dapprima aveva
avuto intenzione di
ignorare quel brusio, catalogandolo come un’inutile
distrazione che gli avrebbe
semplicemente fatto perdere tempo, alla fine non aveva potuto fare a
meno che
cedere alla sua curiosità di cucciolo.
Aveva quindi fatto
dietro-front e aveva seguito quell’eco soffocato con la
stessa scrupolosa
concentrazione che aveva impiegato nella caccia, affinando i sensi e
notando
che il rumore acquistava volume e nitidezza man mano che si inoltrava
nella
foresta. Non conosceva il territorio – era soltanto la
seconda volta che
metteva piede nell’Est – ma il giovane demone non
temeva di perdersi, avrebbe
ritrovato il campo di suo padre anche bendato e con le mani legate.
Ciò non gli impedì
tuttavia di provare una certa apprensione quando le punte dei suoi
stivali si
fermarono ai bordi di una piccola radura, che sarebbe passata
inosservata non
fosse stato per il vecchio pozzo che si ergeva esattamente al centro di
essa.
Le foglie dell’edera che ricopriva il legno della struttura
avevano acquisito
una tonalità dorata all’approssimarsi del
tramonto, e la loro presenza era
probabilmente segno che il pozzo doveva essere abbandonato, o
semplicemente in
disuso.
Adesso che era così
vicino, Sesshoumaru riconobbe quel rumore per ciò che era
davvero: piccoli
singhiozzi disperati alternati a un respiro rapido e nervoso,
provenienti
esattamente dall’interno del pozzo.
Il giovane youkai si
irrigidì, temendo una trappola. Sollevò il naso e
prese dei profondi respiri
esaminando gli odori portati dal vento, ma non avvertì nulla
oltre il profumo
del bosco, del piccolo corso d’acqua che scorreva
più a valle e della deliziosa
fragranza di fiori, sole ed estate che aleggiava intorno al pozzo. Non
pareva
esserci alcun pericolo.
Sesshoumaru avanzò dunque,
e il rumore dell’erba che scricchiolava sotto i suoi passi
fece cessare
bruscamente il pianto; ma si fermò di nuovo quando una voce,
flebile e gracile
come il cinguettio di un uccellino appena nato, si inerpicò
su per le pareti
del pozzo fino a raggiungere il suo udito perfetto.
«C’è qualcuno? ... Mamma…
Jii-san?»
Sesshoumaru scattò verso
la struttura, la fronte aggrottata e gli artigli di una mano pronti ad
attaccare qualora la creatura rivelasse intenzioni sospette. Si
schiarì la
voce, modulandola in modo da somigliare a quella del padre, e
tuonò.
«Sei un demone?»
«Sono una bambina»,
rispose la voce, tremando leggermente.
Sesshoumaru non comprese
la risposta, così cambiò domanda.
«Sei un essere umano?»
Stavolta la voce sbuffò
infastidita tra le lacrime. «Sono una bambina»,
ripeté, sottolineando quella parola che di per sé
le pareva piuttosto
esaustiva.
«Hn», fece Sesshoumaru.
Drabble: 504 parole.
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Capitolo 2 *** 2. Curiosity ***
Angolo Autrice. Buongiorno! Eccomi tornata con un
nuovo capitolo - stavolta sono veloce perché ne ho
già due o tre pronti e mi pareva brutto lasciare quella
piccola drabble tutta sola soletta a tempo indeterminato. :D Ringrazio
tantissimo Niky24, Contessa_di_Montecristo
e Aliak per aver recensito lo scorso capitolo, e
tutti voialtri che avete letto in silenzio e avete inserito la storia
tra le Seguite e i Preferiti - non mi aspettavo quest'accoglienza *_*
Spero che la storia continui ad appassionarvi sempre di più
man mano che si avanti, io già mi ci sono affezionata!
Detto ciò, vi lascio al nuovo capitolo. Buona lettura!
Vostra,
Niglia.
_______________________________________________
{2}
Curiosity
Quando saltò oltre il
bordo del pozzo e atterrò con grazia sul fondo, la bambina
strillò.
«Sssht», disse
Sesshoumaru.
Si accucciò davanti a lei
in modo da essere al suo stesso livello, e piegò il capo di
lato in un gesto
che tradiva interesse. Osservò i suoi occhi rossi e umidi a
furia di piangere,
i capelli scompigliati, le guance arrossate, i denti che mordicchiavano
le
labbra e il naso che si arricciava di tanto in tanto quando
singhiozzava.
Sporgendosi verso di lei e
ignorando il leggero tremore che continuava a scuoterla, Sesshoumaru
prese ad
annusarla curiosamente tra i capelli, dietro le orecchie e lungo il
collo,
rendendosi conto che il profumo di fiori e sole ed estate che aveva
sentito nella
radura proveniva interamente da lei.
Era palesemente un’umana,
ma non puzzava come i ningen che aveva incontrato durante le varie
esplorazioni insieme
a suo padre.
Si raddrizzò e riprese a
fissarla, dieci volte più curioso di quanto non lo fosse
prima.
«Perché sei nel pozzo?» Le
domandò.
La bambina tirò su col
naso, incerta, e rannicchiò se possibile ancora di
più le gambe contro il proprio
petto. «Sono… sono caduta»,
mormorò con un lieve accenno di imbarazzo. «Stavo
inseguendo Buyo, ed è saltato sul ciglio del pozzo, e mi
sono arrampicata, e…
sono caduta.»
«Chi è Buyo?»
«È il mio gatto…»
Sesshoumaru non aveva avvertito la presenza di alcun felino nelle vicinanze, o avrebbe di sicuro cercato di cacciarlo.
«E dov’è, adesso?»
Quell’ultima domanda le
strappò un altro singhiozzo. «Non lo so.»
«Hh.» Sesshoumaru la fissò
ancora in silenzio, notando per la prima volta la stranezza dei suoi
occhi blu
– non aveva mai visto degli umani con gli occhi di quel
colore – e a quel punto
osò allungare un dito verso di lei, sfiorando con cautela la
guancia ricoperta
di lentiggini. Suo padre gli aveva più volte ripetuto che
gli umani erano
fragili, e Sesshoumaru fece quindi attenzione a non ferirla
sbadatamente con la
punta del suo artiglio.
Le sfiorò delicatamente la
pelle sotto l’occhio sinistro, osservando il tremito delle
ciglia e la pupilla
che si dilatava impercettibilmente al contatto con la sua mano, e con
discrezione il giovane demone inalò e studiò
ancora le sfumature del profumo di
quella piccola femmina umana, notando che, malgrado
l’evidente stress e la
tristezza che emanava a ondate, non provava neppure un briciolo di
timore nei
suoi confronti.
«Non ti faccio paura?» Le
chiese quindi, continuando ad accarezzarla facendole appena sentire la
sensazione del proprio artiglio sul collo e provocando una piccola
increspatura
della pelle.
La bambina scosse appena
la testa, in silenzio.
«Perché?» Insisté,
desideroso di comprendere.
La bambina continuò a non
rispondere, limitandosi a scrollare le spalle.
Il giovane youkai aggrottò
la fronte. Suo padre gli aveva sempre detto che gli umani temono
ciò che non
conoscono e che non capiscono, e che il terrore che provano nei
confronti di
una razza superiore quali sono gli youkai era provocato da un istinto
di
sopravvivenza e preservazione antico di secoli – eppure
questo piccolo
scricciolo di cucciolo umano non lo temeva?
Sesshoumaru non sapeva se
provare fastidio o ammirazione.
Drabble: 518 parole.
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Capitolo 3 *** 3. Decision ***
Angolo Autrice. Buonasera! Che bello essere arrivata
al
terzo capitolo xD *Vorrei però mettere le mani avanti,
dicendo che per ora gli
aggiornamenti stanno procedendo in modo fluido e rapido ma solo
perché ho i
primi cinque-sei capitoli più o meno pronti, e che i
problemi e la lentezza
inizierà non appena quelli finiranno, temo*
I
ringraziamenti, come sempre, sono d'obbligo: grazie mille a Himeyasha
95, Aury_chan e _sesshomary
per aver recensito lo scorso capitolo, e un grazie va anche a chi legge
in
silenzio! Che farei senza di voi *_*
Bando alle
ciance, vi lascio al capitolo - buona lettura! Vostra,
Niglia.
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{3}
Decision
Sesshoumaru
sollevò lo sguardo verso l’uscita del
pozzo, notando che il tramonto era ormai arrivato e passato, e il cielo
iniziava già a tingersi lentamente di nero. Non aveva che da
rimproverare sé
stesso per quella deviazione che gli aveva impedito di portare a
termine il
compito assegnatogli da suo padre, eppure…
Forse la caccia non era
stata un completo
disastro. Chissà che cosa avrebbe detto suo padre quando gli
si fosse presentato
davanti con un’umana al posto della banale selvaggina che
sicuramente ci si
aspettava da lui?
Sarà di
certo orgoglioso,
decretò tra sé, prendendo una decisione.
Sesshoumaru le diede le
spalle e si accucciò
davanti a lei. «Aggrappati», le disse.
«Ti porto fuori.»
Attese per un'interminabile
manciata di secondi
che la bambina racimolasse il coraggio sufficiente per salirgli sulla
schiena
come suo padre aveva fatto diverse volte con lui; alla fine
udì il fruscio dei
suoi vestiti, un debole sospiro, e un paio di mani minuscole posarglisi
sulle
spalle per mantenersi in equilibrio.
D’istinto
allungò le braccia all’indietro e
afferrò l’umana sotto le gambe, la
sistemò meglio contro di sé in modo che non
scivolasse e si raddrizzò per controllare che la sua presa
fosse salda. Lo era:
le sue braccia morbide e sottili gli si strinsero immediatamente
intorno al
collo con una stretta decisa, e se fosse stato umano
l’avrebbe quasi strozzato.
«Tieniti»,
le ripeté. Quando la sentì annuire
contro la propria spalla, saltò.
Benché non
avesse ancora padroneggiato
l’accorgimento di manipolare il proprio youki e renderlo
solido sotto i propri
piedi, metodo prediletto da suo padre per spostarsi rapidamente,
Sesshoumaru
vantava una forza notevole in ogni singolo muscolo del suo corpo, tale
da
renderlo l’invidia di youkai ben più anziani di
lui; per cui, uscire dal pozzo
con quella piccola spinta si rivelò una sfida decisamente
misera.
Eppure,
nell’udire il gemito strangolato
dell’umana pieno di terrore e meraviglia, e nel sentire le
sue dita aggrapparsi
come piccoli artigli nella stoffa del suo haori, non poté
fare a meno di
provare una fitta d’orgoglio.
Una volta che furono nella
radura, Sesshoumaru
socchiuse gli occhi ed espanse la sua aura in cerca di potenziali
minacce per
la sua preda. Quando le spire di youki serpeggiarono dal centro del suo
essere
e scivolarono all’esterno, alla stregua di fili
d’acqua che si impadronivano
man mano del terreno, la bambina tremò contro la sua schiena
come se ne
avvertisse il formicolio sulla pelle.
«Mh…
Freddo», sussurrò, seppellendo il viso nel
suo collo.
Incuriosito, il giovane
youkai imbrigliò
nuovamente la propria aura che sparì come se
l’avesse risucchiata. Subito la
piccola cessò di tremare, emettendo un sospiro di sollievo.
Hn, pensò Sesshoumaru.
L’umana lo
distolse subito dalle sue
contemplazioni. «Grazie, ah… non mi hai detto il
tuo nome», realizzò a mezza
voce, senza cambiare posizione.
«Sesshoumaru»,
rispose lui distrattamente. Perché
non l’aveva ancora fatta scendere dalla sua persona?
«Mh»,
mormorò lei. «Hai un buon profumo,
Sesshoumaru-chan.»
Prima che lui potesse
ribattere con qualche aspra
protesta, rimproverandole l'improvviso sfoggio di
familiarità, la piccola umana
scivolò in un sonno profondo.
Drabble: 506 parole.
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Capitolo 4 *** 4. Father ***
Angolo Autrice. Buongiorno! Eccoci di nuovo al
nostro
appuntamento. :D Non potete capire quanto sia contenta nel vedere che
la storia
vi stia appassionando – ma d’altra parte chi
può resistere alla cuteness di un
Sesshoumaru cucciolo? Io
di certo non posso. ù_ù Ordunque! Ringrazio
tantissimo _sesshomary, Niky24,
selva oscura e Bruna_e_Julia per
aver recensito lo scorso capitolo, e tutti gli
altri che leggono e seguono la storia nelle retrovie. Grazie, grazie e
grazie!
*_* Tranquilli, ho finito di ciarlare – vi lascio al capitolo.
Buona
lettura! Sempre la vostra,
Niglia.
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{4}
Father
L’accampamento di
Inu No Taisho brulicava di vita
– i falò illuminavano la notte, i soldati si
scambiavano storie e risate
intorno ad essi mentre lucidavano le proprie armi, i cavalli brucavano
pigramente
ai bordi della radura.
Quando Sesshoumaru
sbucò dal bosco portando in
groppa una piccola umana addormentata, tuttavia, ogni rumore
cessò. Ignorando
gli sguardi curiosi e perplessi dei soldati, ed emettendo un ringhio
basso e
minaccioso che intimava a chiunque dei presenti di non avvicinarsi alla
sua
preda, il giovane principe delle Terre dell’Ovest
attraversò l’intero campo a
testa alta e con passo determinato, raggiungendo la tenda del suo
signore e
padre senza degnare di uno sguardo gli altri youkai presenti.
Anche dopo che vi fu
sparito all’interno, i
soldati rimasero in silenzio – nessuno osava proferire
parola. Solo i più
audaci si scambiavano occhiate e mormorii e azzardavano ipotesi su
quanto stava
accadendo – era la prima volta che il piccolo lord rientrava
da una caccia
senza alcun tipo di selvaggina – e i più curiosi
tesero l’orecchio per sentire
che cosa stava accadendo dentro la tenda del Generale.
Il grande Inu No Taisho era
impegnato a rileggere
il trattato di pace recentemente redatto insieme al Lord delle Terre
dell’Est,
motivo per cui avevano pianificato quel viaggio in un primo luogo.
Aveva deciso
di distrarsi immergendosi nella politica per non pensare alla fitta di
delusione che gli aveva provocato il ritardo del suo erede –
sarebbe dovuto
essere di rientro al campo qualche secondo dopo il calar del sole, e
ora invece
era già notte inoltrata. Non era eccessivamente preoccupato
per lui: sapeva che
Sesshoumaru godeva di un potere notevole per un cucciolo di appena
centosette
anni, e che se aveva ignorato il limite che gli aveva imposto per la
sua caccia
doveva avere i suoi buoni motivi. Il Generale sperò per lui
che gli fornisse
una buona spiegazione, perché altrimenti avrebbe dovuto
punirlo, e non era
nella predisposizione d’animo adatta per farlo.
Stava giusto pensando a che
genere di accoglienza
avrebbe dovuto riservargli quando il suo erede arrivò
finalmente
nell’accampamento – il suo youki ribelle pulsava
minaccioso, e Inu No Taisho
aggrottò la fronte con aria incuriosita.
Che cosa era accaduto per
far sì che il suo
solitamente impassibile Sesshoumaru reagisse in quel modo?
La risposta gli si
presentò non appena il giovane
youkai varcò la soglia della sua tenda, trasportando sulla
schiena un piccolo
fagotto umano.
Una volta di fronte a suo
padre, Sesshoumaru
accennò un inchino. «Mio signore»,
esordì. «Ti presento la mia preda.»
Era pressoché
impossibile che il Lord dell’Ovest
rimanesse senza parole, eppure suo figlio riuscì nella
difficile impresa.
Cercando di mantenere un’espressione neutra, suo padre si
sgranchì la voce. «Allora…
Hai intenzione di mangiarla?»
Sul volto del cucciolo
apparve un’espressione così
profondamente indignata che il Generale dovette soffocare una risata
per il
bene dell’orgoglio di suo figlio.
«Certo che no,
padre», rispose quest’ultimo in modo piuttosto
rigido.
«Dunque, cosa
vuoi farne di questa deliziosa
preda?»
«È
mia», sussurrò Sesshoumaru, volgendo appena lo
sguardo verso la bambina che dormiva indisturbata sulla sua schiena.
«La voglio
tenere. Posso, padre?»
Non era esattamente la
spiegazione che aveva
pensato di ottenere, ma il Lord era troppo divertito per farci caso.
Inu No Taisho
osservò a lungo il suo erede,
soppesandolo come a volersi assicurare
dell’integrità del suo desiderio e
chiedendosi se ciò avrebbe potuto rivelarsi deleterio per il
suo addestramento;
infine dovette aver raggiunto la conclusione che tenere
quell’umana avrebbe
potuto giovare alla formazione del cucciolo, e piegò il capo
in segno di
approvazione.
«Molto bene. Ma
che non sia d’intralcio ai tuoi
studi.»
Come se un peso fosse stato
sollevato dalle sue
spalle, il giovane Sesshoumaru annuì solennemente.
Drabble: 606
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Capitolo 5 *** 5. Awakening ***
Angolo Autrice.
Buongiorno e buon lunedì! Per iniziare questa settimana con
tutti i buoni propositi possibili, cosa c'è di meglio di un
po' di tenerezza et dolciosità dei piccoli Sesshoumaru e
Kagome? :D Come sempre, un grazie infinito a chi legge e un grazie in
particolare a sesshyekaggy,
_sesshomary
e Bruna_e_Julia
per aver recensito lo scorso capitolo - grazie mille per i complimenti
e le gentili parole, care ♥
Con la speranza che anche questo capitolo sia all'altezza delle
aspettative, per quanto possa essere "di passaggio", vi lascio alla
lettura! Sempre vostra,
Niglia.
______________________________________________
{5}
Awakening
Lo strano sogno si
sbriciolò in frantumi di oro, argento e oscurità,
svanendo con le prime
avvisaglie del risveglio.
Quando Kagome
aprì gli
occhi comprese subito di non trovarsi nella sua camera: prima di tutto,
Buyo
non stava dormendo accanto a lei; e seconda cosa, c’era una
notevole carenza di
rosa.
Mettendosi a sedere e
guardandosi intorno con aria piuttosto disorientata, la bambina prese
lentamente coscienza dei suoi dintorni. Innanzitutto, era in una tenda:
lo
sapeva perché suo padre l’aveva portata in
campeggio, qualche volta. Si trovava
poi su quello che, all’apparenza, doveva essere un futon
composto quasi
esclusivamente da pellicce folte e calde, e più in
là, ordinatamente riposti
per terra una di fianco all’altra, c’erano tre
spade.
La domanda era: come ci
era arrivata? Si ricordava vagamente di aver inseguito Buyo fino al
tempietto
dietro casa, di essersi arrampicata sul pozzo, e di esserci caduta
dentro
quando le assi che lo ricoprivano avevano ceduto, completamente marce,
sotto il
suo peso… il che le fece realizzare che sua madre non ne
sarebbe stata per
niente contenta... ma, comunque, adesso dov’era?
Avrebbe dovuto attendere
per ricevere delle risposte adeguate, poiché dei rumori
attutiti – bisbigli e
fruscii e strani tonfi – iniziarono a provenire
dall’esterno, seguiti
immediatamente da una mano che si insinuava tra le pieghe della tenda
sollevandone un lembo.
Sulla soglia apparve allora
un giovane dall’aria familiare, e che tuttavia le sembrava
decisamente alieno.
Portava lunghi capelli argentei raccolti in una treccia che pendeva con
noncuranza su una spalla, indossava un haori color avorio con dei fiori
lilla
ricamati sul bordo delle maniche e sul colletto, e un paio di hakama di
un
profondo blu scuro. Ma ciò che attirò davvero la
sua attenzione, al di là di
quell’abbigliamento prezioso e ricercato, furono i strani
marchi che portava
sul volto: in tutti i suoi lunghi sei anni di vita Kagome non aveva mai
visto
nessuno andarsene in giro con delle righe cremisi sugli zigomi e una
mezza luna
al centro della fronte – e quel portamento severo e compunto,
poi!
D’altra parte,
non aveva
mai neanche visto delle mani dotate di artigli e occhi d’oro,
da gatto, sul
viso di nessuno. Forse era qualche sorta di travestimento?
A quel punto qualcosa
rimbalzò ai confini della sua coscienza e la bambina
trattenne bruscamente il
fiato, sgranando gli occhi e puntando un dito verso di lui.
«Ma tu eri un
sogno!»
Esclamò, decisamente confusa. Doveva per forza averlo
sognato quel ragazzo che
l’aveva portata fuori dal pozzo con un solo salto, no? E se
lui ora le stava
davanti, voleva forse dire che stava ancora sognando?
Illuminandosi di speranza
alla possibilità e senza aspettare una risposta da lui, la
bambina prese a
pizzicarsi violentemente sul dorso della mano, certa che una volta
sveglia
sarebbe stata nuovamente nella sua cameretta rosa. Ma al primo sibilo
di dolore
il ragazzo scattò al suo fianco, prendendole la mano tra le
sue con un ringhio
soffocato e guardandola come se fosse pazza.
«Smettila, ti fai
male»,
l’ammonì severamente.
Ma Kagome era distratta
dal tocco decisamente solido delle loro mani intrecciate, e
realizzò a quel
punto che qualcosa di grave era realmente accaduto.
«Tu…
tu sei vero», balbettò.
E scoppiò in lacrime.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Drabble: 534 parole.
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Capitolo 6 *** 6. Reassurance ***
Angolo Autrice. Buongiorno! Rieccoci con
un nuovo aggiornamento :) Non posso fare a meno di scrivere e scrivere,
ho tantissime cose in serbo per questa storia - non lo so nemmeno io da
dove viene tutta questa ispirazione, lol - ed è tutto merito
di voi fantastiche lettrici che leggete e recensite e mi fate tanto
felice :D
Prima di lasciarvi alla lettura, però, alcune note! Enjoy :)
______________________________________
NOTE. Alcune chiarificazioni che mi sembrano
d'obbligo visto i dubbi di qualche lettrice e riguardante le
età dei nostri protagonisti. È canon
che i demoni vivano ben più a lungo degli umani, e che
invecchino molto lentamente. Lo stesso Inuyasha, pur essendo un
mezzodemone, ha più di duecento anni (contando i cinquanta
trascorsi sigillato contro il Goshinboku) e ne dimostra
all’incirca 17 (ved. Wikipedia). Non è impossibile
dunque che Sesshoumaru, essendo un demone completo e uno molto potente,
invecchi a una velocità ancor più minima: per
questo non mi pare impossibile che all'età reale di
centosette anni ne dimostri all'incirca sette o otto, rendendolo
tecnicamente coetaneo di Kagome.
Onde evitare ulteriori dubbi, vi lascio un piccolo specchietto della CRONOLOGIA di
questa storia, in cui ho cercato di unire canon e headcanon, tenendo
conto dei dettagli e delle informazioni disseminate per tutta la serie:
- 1000 circa, periodo Heian.
Nascita di Sesshoumaru.
- 1107, p. Heian.
Kagome (6 anni) finisce dentro il pozzo per la prima volta e viene
trovata da un piccolo Sesshoumaru (7 anni umani).
- 1290, periodo Kamamura.
Nascita di Inuyasha, morte di Inu No Taisho.
- 1446, periodo Sengoku.
Kikyo sigilla Inuyasha al Goshinboku.
- 1496, p. Sengoku. Kagome
(15 anni) attraversa per la seconda volta il pozzo Mangiaossa, libera
Inuyasha dal suo sigillo ecc.
- 1499/1500, p. Sengoku.
Naraku viene sconfitto.
Spero di essere stata abbastanza
esaustiva, in ogni caso se avete altri dubbi non esitate a chiedere! :)
Vostra,
Niglia.
______________________________________
{6}
Reassurance
Sesshoumaru osservò a
disagio la sua preda scoppiare in un pianto disperato, scoprendo che
trovarsi
impotente di fronte alle lacrime di una femmina non era una sensazione
particolarmente piacevole.
Si guardò freneticamente
intorno, sperando forse che una soluzione a quel problema gli apparisse
davanti
come per magia; per sua sfortuna, nella tenda c’erano solo
loro due – e per sua
stessa richiesta, per di più – per cui dubitava
che qualcuno sarebbe arrivato a
toglierlo da quell’imbarazzante frangente.
Dopotutto, suo padre era
stato chiaro al riguardo: se davvero voleva tenerla, allora si sarebbe
dovuto
occupare di lei.
Il giovane youkai
maledisse il proprio orgoglio.
«Bambina», la chiamò,
rendendosi conto di non sapere il suo nome. «Bambina!»
I grandi occhi blu e inondati
di lacrime dell’umana si aprirono di scatto quando lui
alzò la voce, per poi
posarsi tremanti sulla sua persona.
Incerto se complimentarsi
per aver attirato la sua attenzione o no, visto che lei continuava a
singhiozzare, egli continuò. «Fai cessare questo
pianto inutile, non ho
intenzione di farti del male.»
Come avrebbe probabilmente
dovuto prevedere, ottenne soltanto di farla piangere di più.
Decisamente irritato e al
limite dell’esasperazione, Sesshoumaru ricorse
all’ultima tattica – ringhiò.
In realtà, il verso non
era minaccioso in sé e per sé: non era che il
soffiare di un cucciolo,
minaccioso quanto un micio appena nato, che solitamente causava le
risatine
condiscendenti degli adulti e i sorrisi affettuosi delle madri. Suo
padre lo
rassicurava in continuazione sul fatto che i suoi ringhi avrebbero
acquistato
volume e ferocia, con il passare del tempo.
Ma su di un’umana già
terrorizzata per conto suo l’effetto fu del tutto diverso.
Kagome strillò, strappando
le mani alla sua stretta e indietreggiando sul giaciglio in modo da
distanziarsi da lui il più possibile. Sesshoumaru
scoprì che dopotutto non gli
piaceva la puzza di terrore che proveniva dall’umana in quel
momento – era acre
e spiacevole, e unita all’odore salato delle sue lacrime lo
metteva a disagio.
Preferiva di gran lunga il profumo che emanava la notte prima.
«Non piangere», riprovò con
cautela, sforzandosi di non alzare la voce.
Lei singhiozzò, incapace
di obbedire. Le mancava la sua famiglia – qualcosa le diceva
che non si sarebbe
ricongiunta con loro per un bel po’ di tempo – non
aveva idea di dove si
trovasse e quel ragazzo le aveva appena ringhiato contro! Come poteva
calmarsi?
Kagome serrò gli occhi e
fece quello che sua madre le diceva sempre di fare quando si svegliava
all’improvviso dopo un incubo: si sforzò di
canticchiare la sua ninna nanna.
Sesshoumaru aggrottò la
fronte – che cosa stava facendo, adesso?
Lanciò un’altra occhiata all’entrata
della tenda, supponendo che forse non
sarebbe stato così grave chiedere aiuto a chi ne sapeva
più di lui di femmine
piagnucolanti… Ma no, non poteva
ammettere la sconfitta così facilmente, non si sarebbe
mostrato debole con suo
padre dopo essersi abbassato a chiedergli se poteva tenere
l’umana.
Sospirò. Poi, silenzioso
come un’ombra, in un battito di ciglia le fu accanto. Le
prese le mani tra le
sue e la attirò gentilmente verso di sé,
strappandole l’ennesimo singulto.
Tuttavia la bambina non
oppose resistenza quando il giovane demone posò le sue mani
sulle proprie
guance, emettendo uno strano verso calmante che fece cessare le sue
lacrime.
Kagome lo fissò a occhi
sgranati, e Sesshoumaru si sforzò di sorridere in maniera
rassicurante.
Era
quasi come addestrare i cuccioli di drago.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Drabble: 561 parole.
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Capitolo 7 *** 7. Stubbornness ***
{7}
Stubbornness
In un primo momento Kagome
aveva creduto che lui volesse farle del male, ma quanto poteva essere
cattivo
un bambino che faceva le fusa?
Sentiva la lieve
vibrazione dei suoi versi – versi che nessun umano sarebbe
stato capace di
emettere – trasmettersi ai palmi delle proprie mani,
facendole un piacevole
solletico. Le scappò un mezzo sorriso, e tirò su
col naso per l’ultima volta.
Le ricordava Buyo, quando
per farsi perdonare faceva le fusa e le si strofinava contro la
caviglia dopo
averla graffiata per sbaglio.
Mentre lui continuava con
il suo ronfo tranquillizzante, guardandola attraverso le sopracciglia
socchiuse, Kagome spostò la sua attenzione sulle dita munite
di artigli
affilati che sfioravano appena le sue. Solo perché appariva
pericoloso non
voleva di certo dire che lo fosse, pensò saggiamente la
bambina. Spinta da uno
strano desiderio, mosse la propria mano destra in modo che accarezzasse
appena
la guancia morbida come seta del ragazzo, in direzione dei curiosi
disegni che
gli attraversavano le gote come graffi.
Quando si guardò la punta
delle dita per controllare se quello strano trucco le aveva macchiato
la pelle,
rimase sorpresa nel vedersi completamente pulita. Strinse le labbra,
decisa, e
strofinò con maggior insistenza le dita sui marchi,
facendolo sussultare. Il
colore, tuttavia, continuava a non venire via.
«Che cosa sei?» Gli chiese
incuriosita, seguendo con un altro dito il profilo di
un’orecchia appuntita e
osservando le sue iridi dorate e la pupilla sottile come quella di un
gatto. Somigliava
a quelle creature dei libri di favole – elfi,
se non ricordava male. E gli elfi non erano cattivi, giusto?
Possibile che non avesse mai visto un demone?
«Sono un inuyoukai», le
rispose piano, studiando la sua espressione. «Erede delle
Terre dell’Ovest.»
Kagome trattenne
bruscamente il fiato – addio alla teoria sugli elfi.
«Ma Jii-san… Lui dice che
gli youkai sono solo leggende.»
Sesshoumaru aggrottò la
fronte – gli stava capitando sempre più spesso in
sua presenza. «Il tuo
villaggio dev’essere ben isolato se il tuo Jii-san dice cose
simili, ed è
convinto che siano vere.»
La bambina sbuffò,
irritata che qualcuno osasse parlar male di suo nonno. «Il
mio Jii-san sa un sacco di cose»,
dichiarò, con la
cieca fiducia tipica dell’infanzia.
Fu il turno del giovane
demone di mostrare irritazione. «Beh, chiaramente
no, se si è sbagliato sul conto degli youkai»,
ribatté, abbassando le mani e
incrociando le braccia sul petto. «Come fai a credere ancora
alle sue parole se
adesso sei qui, circondata da demoni?»
Inevitabilmente, Kagome
impallidì. «Cir-circondata?»
Mormorò.
Sesshoumaru si limitò a
fare un cenno secco di assenso col capo. «Sei nel mio
accampamento», disse con
tono solenne. «Hn, di mio padre», si corresse, in
caso il vecchio Generale
fosse in ascolto.
«Perché sono qui?» Volle
sapere lei, guardandosi intorno come se si aspettasse di venire
aggredita da un
momento all’altro. «Perché non mi hai
riportato a casa?»
Hn, gli umani fanno un sacco di domande.
«Dal momento che io ti ho trovato, sei
sotto la mia
protezione; quindi ti ho portato nell’unico luogo
sicuro», le rispose,
storcendo leggermente il naso nel sentire l’odore del suo
nervosismo riempire
nuovamente la tenda. «Inoltre, non so dove sia casa
tua», ammise di malavoglia.
«Abito al tempio! Il
tempio Higurashi», rispose subito, recitando a memoria le
brevi indicazioni che
sua madre le aveva fatto memorizzare in caso si fosse persa.
«Adesso mi ci puoi
portare!»
Irrigidendosi davanti al
palese desiderio dell’umana di andarsene da lui, Sesshoumaru
strinse i pugni e
scattò in piedi. «Non so dove sia questo
tempio», ribatté, più freddamente di
quanto intendesse. «E ti ho già detto che sei
sotto la mia protezione. Non puoi
andartene!»
Kagome sgranò gli occhi,
senza capire. Poi, infuriata dall’atteggiamento prepotente
del giovane demone,
si alzò in piedi a sua volta e si piantò le mani
sui fianchi. «Voglio parlare
con tuo padre!» Esclamò. Gli adulti ne sapevano
sempre di più rispetto ai
bambini, giusto?
Preso alla sprovvista,
Sesshoumaru le diede furiosamente le spalle e fece per uscire.
«Resta qui», ringhiò,
prima di lasciare la tenda.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Drabble:
666 parole.
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Capitolo 8 *** 8. Meditation ***
Angolo Autrice. Buongiorno!
Rieccoci qua :D Ne approfitto come sempre per ringraziare tutti voi che
leggete e seguite e recensite questa storia, mi fa davvero molto
piacere che l'idea vi piaccia e che soprattutto piaccia (credo?) come
la sto gestendo. Io personalmente ne sono innamorata *_* ma forse sono
solo di parte, lol.
Un avviso: forse da ora in poi gli
aggiornamenti si faranno un po' lenti perché i capitoli
successivi, per quanto già abbozzati, non sono ancora finiti
e qualcuno mi convince poco, quindi ci metterò un po' di
più per sistemarli. Ma non temete! The
show will go on :D
E con queste promesse, vi lascio alla lettura. Un bacio dalla vostra
_______________________________________
Inu No Taisho non
l’avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma era preoccupato.
Aveva sentito il
ringhio di suo figlio provenire dall’interno della tenda, poi
silenzio – e adesso stava iniziando a riconsiderare la sua
decisione di fargli tenere quell’umana, e a mettere in dubbio
la propria facilità con la quale aveva acconsentito al
desiderio del cucciolo senza opporre troppa resistenza. Al di
là del fatto che egli fosse o meno in grado di prendersi
cura di lei, vi erano altri elementi da considerare.
Innanzitutto,
Sesshoumaru gli aveva spiegato brevemente di averla trovata in fondo a
un pozzo – la qual cosa non aveva il minimo senso di per
sé, e ne assumeva ancora meno se unita al fatto che non vi
fossero insediamenti umani nelle vicinanze. Solo un vecchio pozzo in
mezzo alla foresta e una ragazzina al suo interno.
Ora, nessuno appariva
semplicemente dal nulla senza alcuna spiegazione – tantomeno
un bambino. Poteva essere stata una trappola? Un espediente escogitato
dai nemici dell’Ovest per insediare qualche spia alla
fortezza? Possibile, ma improbabile: dopotutto si trattava solo di una
creatura indifesa, il suo odore era palesemente umano e non aveva
particolari peculiarità a parte quella di aver attirato
l’attenzione di suo figlio. Come avesse fatto, poi, doveva
ancora capirlo.
Inoltre, chi era? Da
dove veniva? Il Generale aveva avuto modo di vederla quasi di sfuggita
quando il suo erede l’aveva portata nella tenda, e gli aveva
quasi ordinato di lasciarlo solo con lei. Cosa sarebbe accaduto se
fosse appartenuta a una famiglia nobile o influente, e si fossero
accorti che la piccola si trovava tra le grinfie degli youkai? Il regno
dell’Ovest si vantava di non aver mai mosso guerra contro gli
umani, e Inu No Taisho non aveva alcuna intenzione di essere il primo a
disonorare il nome della sua famiglia abbassandosi a scatenare un
inutile conflitto solo perché la curiosità di suo
figlio aveva avuto la meglio sulla sua lungimiranza.
In ogni caso,
sarebbero stati in grado di gestire una piccola umana –
misteriosa o meno che fosse. La sua parola era legge, e nessuno dei
suoi sudditi avrebbe osato mettere in dubbio la scelta di permettere la
presenza di un umano nella corte.
Sesshoumaru, da parte
sua, era stato irremovibile riguardo l’idea di tenerla. Aveva
trascorso l’intera notte a montare la guardia accanto al
giaciglio dell’umana, osservandola con invidiabile
perseveranza e senza mai chiudere occhio malgrado le proteste di suo
padre; la considerava già sua, e testardo com’era
nessuno sarebbe riuscito a fargli cambiare idea – e non era
neppure parso apprezzare particolarmente la richiesta del Generale di
portare l’umana da lui una volta che si fosse svegliata. Di
solito il cucciolo obbediva come si conviene a uno del suo rango,
eppure stavolta Inu No Taisho aveva visto un luccichio di sfida nei
suoi occhi.
Da un lato poteva
ammirare lo spirito combattivo e affascinato di suo figlio, che di
solito si comportava come se nulla fosse abbastanza degno della sua
attenzione, ma dall’altro non poteva fare a meno di
condannarlo; era ancora lui l’Alpha, e si aspettava che
Sesshoumaru si comportasse di conseguenza. Poteva pure permettergli
questa distrazione perché doveva ammettere di trovarla lui
stesso divertente, ma il ragazzo non doveva dimenticare che
l’ultima parola spettava a suo padre.
Decise tuttavia di
non interrompere i due cuccioli che adesso bisbigliavano serenamente, e
di attendere che fossero loro a venire da lui. Ne approfittò
per radunare i soldati e dirigere l’organizzazione della
partenza, facendo smontare giacigli e radunare i cavalli e i draghi
– dono del Lord dell’Est, insieme a numerose altre
suppellettili tra cui pietre preziose, stoffe e leccornie – e
ripulendo con attenzione la radura affinché sembrasse che
nessuno vi era mai passato.
Diede un ultimo
pensieroso sguardo in direzione della tenda, e con sua sorpresa ne vide
uscire il figlio – il volto solitamente distaccato distorto
da un’espressione furiosa e irritata.
Trattenendo a stento
un sospiro, Inu No Taisho si raddrizzò. Ecco
che iniziavano i problemi.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
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Capitolo 9 *** 9. Dejection ***
Angolo
Autrice. Adoro Inu No Taisho - il mondo ha bisogno
di più storie con lui presente.
Come sempre, un
grazie enorme a tutti voi che leggete e recensite - in particolare a _sesshomary,
Niky24 e mioneperdraco per aver
commentato lo scorso capitolo - e mi date tanti motivi per continuare a
scrivere. Quindi, grazie!
Chiedo scusa per
l'attuale capitolo che è più che altro di
passaggio, scopriremo qualcosa di più nel prossimo e vedremo
che cosa attende la piccola Kagome. Critiche e suggerimenti sono ben
accetti! E ora vi lascio alle vostre vacanze, buon agosto e buona
lettura! Vostra,
Niglia.
_______________________________________
{9}
Dejection
Il grande Generale Cane
non sapeva cosa aspettarsi dopo il brusco sfogo di suo figlio
– o meglio, la
sua pressoché insolente richiesta di andare a parlare con
l’umana che aveva,
assai coraggiosamente, richiesto un’udienza con il demone
lord.
Certo ciò che gli si
presentò davanti una volta varcata la soglia fu del tutto
inatteso.
La bambina si ergeva al
centro della tenda come se la possedesse, braccia incrociate e mento
all’insù,
tremando sì come una foglia davanti all’imponente
presenza di Inu No Taisho, ma
con un fare così risoluto che il grande demone non
poté che ammirare.
Sforzandosi di non
sorridere per evitare di contrariare i due cuccioli, il Lord
dell’Ovest si
fermò a pochi passi dall’umana, infilando le mani
nelle ampie maniche del suo
haori e piegando appena il capo in un gesto di saluto. Sesshoumaru,
ritto al
suo fianco, faceva scorrere lo sguardo dal padre alla sua preda con una
piccola
ruga tra le sopracciglia, incerto su come si sarebbe dovuto comportare
in tale
situazione: determinando infine che il suo signore sarebbe stato ben
capace di
gestire la situazione senza richiedere un suo intervento, decise che
sarebbe
rimasto in silenzio finché non venisse richiesto un suo
intervento – e nel
frattempo avrebbe tenuto d’occhio la bambina.
«Allora, piccola umana»,
spezzò infine il silenzio la voce profonda di Inu No Taisho.
«Mi è stato
riferito che desideri discorrere con me?»
Kagome deglutì, sbatté le
palpebre, e improvvisamente non trovò la voce –
limitandosi così ad annuire con
aria impacciata. Quel demone era impressionante,
nulla a che vedere con Sesshoumaru! Che cosa le aveva fatto credere che
sarebbe
stato facile parlare con lui?
E quei suoi occhi di un
ambra scuro, così diversi e simili insieme rispetto quelli
del figlio, la
fissavano come se avessero voluto pesarle fisicamente addosso,
mettendola a
disagio, immobilizzandola. Avrebbe voluto fargli tante domande,
richiedere
parecchie spiegazioni, ma la gola le si era bloccata, e fu con occhi
larghi e
spauriti e ricolmi di lacrime che ricambiò le sue occhiate
ponderanti.
Allora Inu No Taisho fece qualcosa
di estremamente inaspettato. Schioccando la lingua e scuotendo appena
la testa,
egli si chinò fino ad accucciarsi davanti alla bambina,
allungando le braccia
verso di lei e attirandosela in grembo per cullarla come fosse stata un
cucciolo di youkai. Imitando inconsapevolmente ciò che aveva
fatto suo figlio
solo poco prima, il Lord iniziò ad emettere dei bassi
mormorii privi di senso
all’orecchio umano, ma che nel linguaggio degli inuyoukai
poteva essere
tradotto sommariamente come una sorta di ninna nanna confortante.
Con una breve occhiata in
direzione del figlio gli fece capire di non intromettersi, e
annuì brevemente
col capo quando il cucciolo gli obbedì a malavoglia.
«Non hai nulla da temere
da me, piccola umana», mormorò il demone
passandole gentilmente le dita tra i
capelli, domandandosi intimamente per quale motivo avesse provato il
bisogno di
confortare quella creatura in un primo luogo. «Appartieni a
mio figlio: ho
accettato la sua rivendicazione. Per cui ora dimmi, di cosa hai paura?
Di me, o
di Sesshoumaru?»
Senza ben sapere che fare
e dal momento che le era impossibile scivolare via dalla presa del
demone,
Kagome posò la fronte contro il cuoio odoroso della sua
corazza e sospirò,
rannicchiandosi in una presa che tutto sommato era stranamente
confortante e
rassicurante.
«Lui… Sesshoumaru-chan…
Dice che non posso andare via», singhiozzò quasi,
stringendo una minuscola mano
sulla stoffa del prezioso haori del demone. «Che non posso
tornare a casa.»
Inu No Taisho riuscì a
stento ad impedirsi di sospirare, prima di indirizzare uno sguardo di
rimprovero al figlio – a sua volta palesemente scontento
della posizione in cui
si trovava la sua preda.
«E dov’è la tua casa,
bambina?» Le domandò gentilmente, senza cessare le
sue carezze.
Lei tirò su col naso.
Quante volte avrebbe dovuto dirlo, ancora? «Abito al tempio
Higurashi»,
mormorò. «A Tokyo… ma non ricordo la
via.»
Il Lord dell’Ovest
aggrottò perplesso la fronte. Non vi era alcuna menzogna
nelle parole
dell’umana – dubitava infatti che potesse avere una
qualsiasi ragione per
mentire – eppure lui, che pure aveva girato
l’intero Wa in lungo e in largo,
non aveva mai udito parlare di questo villaggio.
La cosa peggiore di tutto
questo, comunque, era scoprire che la piccola fosse legata a un tempio.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Drabble: 706 parole.
Note: WA (倭?
"Giappone, giapponese", dal cinese Wō 倭),
è il più antico nome del Giappone registrato.
Venne cambiato in “Nippon” intorno
all’VIII secolo, ma considerando che Inu No
Taisho è nato in un’epoca ben precedente, suppongo
non ci sia nulla di strano
che si rivolga a quelle terre con un nome ormai in disuso.
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Capitolo 10 *** 10. Soothing ***
Angolo
Autrice. E rieccoci qua! Avete trascorso un bel Ferragosto?
:D Spero proprio di sì, e come ciliegina sulla torta - ecco
un nuovo capitolo. Sono contenta che la storia fin qui vi stia
piacendo, io personalmente sono piuttosto soddisfatta per come sta
venendo fuori - e ho già scritto diversi capitoli futuri che
mi fanno gongolare, muahahah
- anche se mi dispiace per le eventuali carie! Giuro, non era mia
intenzione rovinarvi la dentatura. x'D
Ringrazio tantissimo dunque tutte voi che leggete e recensite e mi
ispirate ad andare avanti, siete meravigliose ♥ Vi lascio
alla lettura allora, buon proseguimento e ci sentiamo al prossimo
capitolo!
Vostra,
Niglia.
_______________________________________
{10}
Soothing
Sesshoumaru osservava con aria
insoddisfatta il Generale che cullava e confortava gentilmente la
bambina, e non perché quest’ultima stesse godendo
delle premure di suo padre, quanto piuttosto perché il
demone si stava prendendo troppe libertà con una preda che
non era la sua. Inghiottendo faticosamente un ringhio che minacciava di
denunciare la sua gelosia, il cucciolo incrociò le braccia
sul petto e strinse gli occhi, attendendo impaziente che la scena
finisse.
Vide il suo genitore chinare
appena il capo verso i capelli della bambina e inalare discretamente,
in modo da memorizzare il suo odore. Sesshoumaru trattenne il fiato,
sorpreso: lo aveva fatto anche lui con lei – quel profumo di
fiori ed estate era già impresso a fondo nei suoi senti
– ma se era l’Alpha a farlo il gesto assumeva un
significato del tutto diverso. Voleva dire che ne accettava la sua
presenza all’interno del branco, e il giovane lord fu allora
del tutto rassicurato riguardo le intenzioni del Generale.
Inu No Taisho strofinò
gentilmente la punta del proprio naso contro la fronte della bambina,
strappandole un verso soffocato che era metà singhiozzo e
metà risatina, e grugnì in approvazione.
Un dito le si posò
allora sotto il mento, e Kagome fu costretta a sollevare il viso per
guardare negli occhi il Grande Demone Cane. «Non piangere,
bambina», borbottò lui dolcemente. «Mio
figlio pensava soltanto al tuo benessere, non intendeva ferirti. Dunque
non hai paura di noi?»
Kagome scosse piano la testa, ma
ancora non osava parlare.
Il Generale sospirò,
poi curvò il dito indice in direzione del figlio facendogli
cenno di avvicinarsi. Sesshoumaru fu al suo fianco immediatamente,
ponendosi in modo da poter vedere il viso della bambina e non la
schiena, e guardò il padre con un aria di aspettativa.
«Perché non
ci dici come ti chiami, mh? Di sicuro una bella fanciulla come te
possiede un nome altrettanto bello», la stuzzicò
pazientemente.
Gli occhi della bambina scorsero
da lui a suo figlio e viceversa, indecisa, ma poi tirò su
col naso e si sforzò di essere forte. «Mi chiamo
Kagome», mormorò, lo sguardo abbassato sulle
proprie mani che ancora stringevano la stoffa dell’haori del
signore dell’Ovest.
Si chiese che cosa avrebbe pensato
sua madre se avesse saputo che Kagome stava dando tutte quelle
informazioni su di sé a degli estranei –
di certo sarebbe stata molto delusa! Ma cosa poteva fare? Il bambino
– Sesshoumaru-chan – l’aveva salvata dal
pozzo ed era stato gentile con lei, fin quando non le aveva rivelato
che lei ora era sua; mentre suo padre, quel demone imponente che la
coccolava e aveva una voce ruvida ma gentile, e che le ricordava il suo
Otou-san, beh, Kagome non aveva ancora capito se l’avrebbe
riaccompagnata a casa o meno.
Era la prima volta che nominava il
tempio Higurashi a qualcuno che evidentemente non ne aveva mai sentito
parlare, e la cosa la spaventava. Se neanche loro sapevano dove
abitava, come sarebbe tornata dalla sua famiglia?
La sua aura e la brusca
alterazione del suo odore dovettero sicuramente denunciare
l’attuale stato d’animo disperato e afflitto della
bambina, perché subito Kagome sentì le braccia
del Generale stringersi gentili intorno alle sue spalle e la piccola
mano di Sesshoumaru prendere la sua in una stretta confortante.
«Non affliggerti,
bambina», la consolò il lord, posando il mento sui
suoi morbidi capelli corvini. «Sarai nostra fin quando non
troveremo la tua famiglia.»
Il giovane principe
sbatté perplesso gli occhi, non aspettandosi di udire una
simile promessa, e subito i suoi occhi brillarono d’ira.
«Ma, padre–»
«Sssht,
figlio», lo mise a tacere il Generale. Lo guardò
di sbieco, cercando di convenire i suoi pensieri senza pronunciare
parola. «Dopo», aggiunse in un sussurro.
Sesshoumaru si morse la lingua e
annuì rigidamente, riportando la sua attenzione sulla
bambina – no, si corresse subito,
su Kagome. La sua preda, il suo piccolo uccellino in gabbia.
Non poteva
permettere che suo padre gliela portasse via.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Drabble: 648 parole.
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Capitolo 11 *** 11. Scolding ***
Angolo
Autrice. Inu No Taisho non è soltanto un
papà coccoloso - è anche un lord serio e severo
con cui non si scherza! Spero come al solito che il capitolo sia
all'altezza delle vostre aspettative: sono un po' preoccupata,
sinceramente - non so se sono riuscita a rendere bene la situazione. Comunque! Come al
solito, un grazie enorme a tutti voi che leggete e recensite e
sostenete in silenzio o meno questa storia, non sapete quanto mi faccia
piacere vedere che la mia idea stia riscontrando tutti questi consensi.
*_*
Ora! Non so se l'ho già
detto, comunque tutta questa storia alla fine convergerà nel
CANON, ossia durante e dopo tutta la faccenda di Naraku e blablabla,
quindi dopo tutta la tenerezza di questi piccoli Sesshoumaru e Kagome
avremo anche il loro punto di vista da "adulti".
Detto ciò, vi lascio al
capitolo - e ancora grazie, grazie,
grazie di essere qui! Sempre la vostra,
Niglia.
_______________________________________
{11}
Scolding
Le parole del signore
dell’Ovest rimbombavano minacciose nella testa del giovane
youkai, che come unica soluzione per impedire che qualcuno si
avvicinasse alla sua umana aveva deciso di rimanerle accanto in ogni
momento, tenendola sotto controllo e arrivando al punto di non
lasciarle la mano per nessun motivo.
Suo padre aveva
cercato di rassicurarlo dicendogli che nessuno avrebbe osato
portargliela via, ma la verità era che Sesshoumaru si fidava
ben poco del Generale, dal momento che era stato quest’ultimo
a promettere a Kagome che l’avrebbe riportata alla sua
famiglia.
Mentre la bambina
faceva colazione, appollaiata su un tronco accanto ai rimasugli tiepidi
di un falò, padre e figlio sedevano l’uno accanto
all’altro di fronte a lei, osservando con un occhio i
movimenti dei soldati che le si aggiravano intorno con fare incuriosito
e con l’altro la loro attuale protetta.
«Non
avresti dovuto farle quella promessa, padre», stava sibilando
Sesshoumaru, le mani strette a pugno posate sulle ginocchia.
«Lei è mia.
La mia protetta, sotto la mia responsabilità. Tu stesso hai
detto che potevo tenerla.»
Inu No Taisho prese
un profondo respiro, maledicendo la testardaggine della
gioventù.
«Vedi bene
tu stesso che la piccola è infelice», gli fece
notare pacatamente. «Non ci sarebbero stati problemi qualora
fosse stata orfana, ma ha una famiglia, appartiene già a
qualcuno. E cosa accadrebbe se i membri del tempio a cui appartiene
scoprissero che si trova sotto la protezione di un demone?»
«Era sola
quando l’ho trovata», ribatté
inflessibile il cucciolo. «Ciò non significa
forse, secondo le nostre leggi, che è stata rinnegata dalla
sua gente e che ora appartiene a chiunque la rivendichi?»
Touga
aggrottò la fronte: talvolta suo figlio era troppo sagace e
scaltro per il suo stesso bene.
«Hai detto
bene, figlio, queste sono le nostre leggi. Ma lei è
un’umana», gli ricordò paziente.
Sesshoumaru si
limitò a sbuffare. «Forse che un’umana
è al di sopra delle leggi dei demoni?»
«Non mi
piace il tuo tono, cucciolo», lo ammonì il
Generale con un lieve ringhio. «Non è da te
comportarti in questo modo: mi aspetto una maggiore consapevolezza dal
mio erede. Ora, poiché ti stai comportando da cucciolo
indisciplinato, è così che verrai trattato:
smetti di trattare la bambina come se non fosse niente più
che un premio che ti spetta di diritto, e agisci di conseguenza.
Chiedile se desidera restare con te fin quando non troveremo un modo di
riportarla dalla sua gente, e se ti dice di no ti comporterai come si
conviene. Sono stato chiaro, Sesshoumaru?»
Il giovane principe
inghiottì un ringhio e rispose senza incontrare gli occhi
severi del Lord. «Sì, padre.»
Inu No Taisho
annuì brevemente, prima di ergersi in tutta la sua altezza.
«Bene. E ricordati di questa lezione, figlio,
poiché un giorno ti sarà utile: sappi che il
valore di un condottiero non si determina osservando come esso si
rapporta con i suoi pari, ma come tratta i più deboli
– su questa massima dovrai posare le basi del tuo
regno.» Lo sguardo improvvisamente solenne del cucciolo e il
suo rapido cenno del capo gli fecero capire che, malgrado la sua ira,
il messaggio era stato recepito, e solo allora il Generale si permise
un leggero sospiro di sollievo.
Posò una
mano sulla spalla del suo erede, stringendo gentilmente, e gli rivolse
uno dei loro sorrisi segreti.
«Conforta
la bambina e sii gentile: è un’umana, è
vero, ma non è un giocattolo da poter usare a tuo
piacimento. Ti ho dato il permesso di tenerla affinché tu
possa fare tesoro di quest’esperienza e rammentarti in futuro
che in fondo loro non sono tanto diversi da noi.»
Intuendo infine il
desiderio del giovane youkai, il signore dell’Ovest lo spinse
leggermente verso di lei. «E ora, via quel muso lungo:
l’umana è preoccupata per te.»
Solo allora
Sesshoumaru sollevò gli occhi sulla bambina, accorgendosi
appunto che lei lo stava osservando con un’espressione
così profondamente nervosa e intimorita che il demone non
poté fare a meno di sentirsi in colpa e vergognarsi per il
suo comportamento.
Annuendo
distrattamente al padre e congedandosi con un breve inchino,
Sesshoumaru andò a sedersi accanto a Kagome e le prese come
di consueto una mano tra le sue.
Stavolta, il tocco fu
gentile e non prepotente, e la bambina lo lasciò fare
volentieri.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Drabble: 710
parole.
Note: Non
ho resistito – perdono!. Inu No Taisho riprende una
delle citazioni migliori di Sirius Black: “Se vuoi sapere
com'è un uomo, guarda bene come tratta i suoi inferiori, non
i suoi pari.” [Harry Potter e il Calice di Fuoco,
J. K. Rowling.]
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