Is it a dream?

di Troki_98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Questo capitolo ha bisogno di una premessa: la storia si basa su un sogno che ho fatto quindi se Erwin è il cattivo di turno non vogliatemene male, non sono io che controllo i miei sogni... o forse sì? Comunque sappiate che non ho nulla contro Erwin e che nonostante io shippi Ereri gli Eruri non mi dispiacciano. Seriamente, sono preoccupata possiate pensare che io odi Erwin ma non è così, ve lo giuro. In questo capitolo di introduzione ho preso un po' in giro Levi per quella faccenda della mania del pulito e mi dispiace... nah, non mi dispiace per niente, è stato bellissimo scrivere quelle scene. Ricordatevi del carceriere perchè lo reincontrerete più avanti. Fatemi sapere se vi piace e segnalatemi eventuali errori :3



Nei tempi antichi questo mondo era abitato dai giganti e per sconfiggerli gli uomini inventarono il dispositivo di manovra tridimensionale. Moltissimi giganti furono uccisi in quei tempi, finchè i pochi che rimasero si ritirarono in luoghi lontani dove non costituivano più un pericolo.
Con la ritirata dei giganti il dispositivo di manovra tridimesionale cadde in disuso e divenne praticamente una leggenda.
Un giorno però un ragazzo trovò il modo di usare il dispositivo in una guerra combattuta contro altri uomini, fermando così un'invasione nemica. Il ragazzo divenne poi re, re Erwin.
Re Erwin era un re molto giovane ma anche astuto, ricoprì i confini del suo regno di boschi in modo che i nemici, per invaderlo, attraversassero un luogo ideale per usare la manovra tridimensionale. Tuttavia re Erwin non era altrettanto bravo a gestire i suoi sudditi come lo era nel gestire le milizie. I sudditi erano sottoposti a pesanti tasse e le severe punizioni per coloro che trasgredivano la legge lo rendevano poco amato ma temuto.
Nei primi tempi il re aveva partecipato attivamente alla vita militare del suo regno poi, come tutti i re, si era ritirato definitivamente nel suo castello, circondandosi di nobili e di artisti.
Tra tutti gli artisti della sua corte re Erwin aveva una predilezione per Levi, uno scrittore e poeta che aveva trovato nei bassifondi di un villaggio vicino durante una parata. Il re adorava talmente tanto le opere di Levi che chiunque le criticasse veniva punito e umiliato nonostante Levi stesso protestasse contro questo accanimento.
-Erwin, piantala. Ha solo detto che non gli piaceva il protagonista della storia.- disse Levi, pur sapendo che era tutto inutile.
-Hai detto che il protagonista era ispirato a me, no? Quindi è anche un affornto personale.- ribattè re Erwin.
Levi fece una smorfia perchè l'aveva detto sul serio, più per far contento Erwin che per una effettiva somiglianza tra il re e quel personaggio.
-Questo non...- tentò.
-Basta, Levi. Starà in cella solo una settimana, avrà cibo e acqua, cosa vuoi che sia.- lo zittì il re dandogli una pacca sulla spalla.
Erano insieme a due guardie che scortavano il povero disgraziato nelle segrete e un gruppetto di nobili che lo guardava come se fosse tutta colpa sua, per cui Levi doveva trattenersi dal dire a Erwin quando cazzo fosse ingiusto sbattere in cella un nobile perchè non gli piaceva un personaggio di una storia.
Stavano nel frattempo scendendo in un'ala del castello, quella sotterranea, in cui Levi non era mai stato e di cui avrebbe richiesto un'immediata pulizia. C'era parecchio sporco là sotto.
Arrivarono davanti alla grossa e arrugginita porta di ferro che conduceva nelle segrete. Il carceriere venne ad aprire e si inchinò al cospetto del re. Levi si appuntò mentalmente di mandare qualcuno a pulire anche quel tizio.
Il corridoio delle segrete era sporco e polveroso come il resto dell'ala sotterranea e Levi prestò particolare attenzione a camminare al centro dello spazio, lontano dalle pareti corrose dall'umidità dove non aveva nessuna voglia di sbattere per sbaglio.
-Mettetelo nella cella in fondo.- ordinò il re.
-Cos'ha di speciale la cella in fondo?- chiese Levi guardando rassegnato le guardie che spingevano il nobile in fondo al corridoio, non si ricordava nemmeno il nome del tizio che stava per finire in cella a causa di una sua storia.
-É quella più grande. Così il nostro amico potrà stare comodo.- spiegò Erwin.
-Mica tanto comodo, maestà. É anche la più umida.- aggiunse il carceriere con un orrendo ghigno, anche alla luce delle lanterne i denti marroni di quell'uomo erano perfettamente visibili.
Levi dovette distogliere lo sguardo, aveva appena decretato che quella fosse la persona più disgustosa che avesse mai visto quando il carceriere aprì la porta della cella in fondo. Le lanterne delle guardie illuminavano abbastanza bene l'interno della stanza e Levi rimase a bocca aperta, il carceriere era lindo e pulito in confronto al pavimento della cella.
Le guardie stavano per gettare il nobile lì dentro ma Levi le bloccò:
-Fermi, fermi!- ordinò. Le guardie si fermarono e rivolsero un'occhiata dubbiosa al re. Levi gli si piantò davanti, affrontantandolo faccia a faccia e guardandolo, suo malgrado, dal basso verso l'alto.
-Erwin, non puoi rinchiudere quell'uomo là dentro.- disse solennemente indicando la cella.
-Perchè?- chiese Erwin sorpreso.
-Perchè è... è... è la cosa... è la cosa più sporca che io abbia mai visto!- esclamò Levi disperato. Il carceriere ridacchiò divertito e Levi pensò che l'unico motivo per cui non gli avrebbe spaccato la faccia e fatto cadere tutti quei suoi orribili denti era che il semplice pensiero di toccarlo lo disgustava ai più alti livelli.
-Levi, è una normalissima cella. Tutte le celle sono in queste condizioni.- disse delicatamente Erwin mettendogli una mano sulla spalla.
Levi sentì le gambe molli... tutte quelle porte che avevano superato, tutte quelle porte nascondevano celle come quella che aveva appena visto?
Sapeva che stare in cella doveva essere una cosa orrenda ma per qualche motivo se le era sempre immaginate pulite, le celle. Adesso si rendeva conto che era un'idea stupida ma la sua mente si rifiutava di accettare che, quando era ancora un criminale dei bassifondi, aveva rischiato più di una volta di finire in un posto del genere. Ringraziò tutti gli dei che conosceva per avergli salvato il culo tutte le volte.
-D'accordo, sono tutte così- concesse Levi -ma falla almeno pulire prima di metterlo dentro.-
-Levi...- disse re Erwin col tono paziente di chi sta cercando di far ragionare qualcuno molto stupido, Levi odiava quel tono.
-Cazzo, Erwin. Ma hai visto lo schifo che c'è là dentro?- sbottò esasperato.
-La mia decisione è stata presa.- disse pazientemente il re.
-Tu non puoi...-
-Sono il re, faccio quello che voglio, Levi. Se dico che quest'uomo starà in quella cella così sarà.- Erwin fece un cenno con la testa alle guardie che buttarono dentro il nobile e il carceriere chiuse la porta.
-É quasi ora di pranzo, andiamo tutti a prepararci.- esclamò re Erwin e intimò il gruppettò di nobili a lasciare le segrete.
Levi lo seguì contrariato seguito dalle due guardie e dal carceriere. Quest'ultimo gli si avvicinò ridacchiando in una zaffata di odore putrescente e gli disse ridacchiando:
-Non ti piace proprio lo sporco, eh?-
Se trovo un paio di vecchi guanti stanotte vengo a pulirti a forza di calci e pugni, bastardo pensò Levi e non gli rispose.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Questo capitolo contiene un po' di nonsense ma, d'altronde, per introdurre Hanji un capitolo del genere è perfetto. Volevo solo dire che Hanji non era nel sogno a cui si ispira la fanfiction ma ho dovuto aggiungerla\o perchè... è Hanji. Siccome non è molto chiaro se Hanji sia un uomo o una donna ne parlerò al femminile perchè a me (e a Levi) viene più facile considerarla\o una donna. Approfondirò meglio i motivi per cui ho voluto aggiungere Hanji anche se non era nel mio sogno nell'introduione del prossimo capitolo. 



Levi entrò nella sala del trono, era vuota tranne per la presenza di re Erwin seduto sul grande trono d'oro e velluto rosso. Levi si fermò ai piedi della scalinata che conduceva al trono guardando Erwin da un punto ancora più basso del solito. 
Il re era seduto con gli occhi chiusi, un gomito sul bracciolo del trono e una mano tra i capelli. Levi rimase in silezio ad aspettare di sapere perchè era stato convocato.
-Levi,- iniziò Erwin con un sospiro rassegnato -non puoi organizzare una squadra di servi per pulire l'ala sotterranea del castello senza il mio permesso.- disse sempre con gli occhi chiusi.
-Perchè?- domandò Levi con aria innocente.
-Perchè...- re Erwin si alzò con un altro sospiro scese i pochi scalini che lo separavano da Levi -Perchè questo è il mio castello e io sono il re. Se metà della mia servitù scompare all'improvviso i nobili si aspettano che io sappia dove si trovi. Dovrei sapere tutto quello che accade qui dentro.-
-Non mi hai permesso di far pulire le celle quindi ho pensato che non mi avresti neanche permesso di pulire l'ala sotterranea. Allora...-
-Allora hai pensato di disobbedirmi e fare di testa tua? Per l'amor del cielo, Levi, controllati. Non avrei avuto niente in contrario nel far pulire l'ala sotterranea, se solo me l'avessi chiesto.-
Levi rimase in silenzio per un attimo, poi fece come aveva detto il re:
-D'accordo, allora ti chiedo il permesso di rimandare la servitù nei sotterranei a finire il lavoro, quando li hai chiamati erano solo a metà delle pulizie.-
-Non posso credere di essermi imbarcato questa conversazione...-
Levi alzò un sopracciglio.
-Come vuoi, hai il mio permesso di finire il lavoro.-
-Posso andare? Avranno bisogno di aiut...-
-Non ho finito.- lo interruppe Erwin e stavolta sembrava un po' più arrabbiato, sintomo che la faccenda si faceva più seria.
-Perchè hai picchiato il mio carceriere?-
-Perchè non mi è venuto in mente un modo per lavarlo mentre dormiva.-
-Avresti potuto gettargli addosso un secchio di acqua insaponata.-
-È vero, avrei potuto... peccato non averci pensato ieri sera.
Re Erwin sospirò di nuovo.
-Levi, il fatto che io non riesca ad arrabbiarmi con te non significa che tu possa...-
-Vostra maestà!- esclamò allegramente una voce contemporaneamente allo spalancarsi del portone.

-Hanji, quante volte devo dirti che devi bussare prima di...- Erwin venne di nuovo interrotto.
-Se vi foste trovato nelle vostre stanze con Levi, vostra maestà, forse avrei bussato ma siete nella sala del trono quindi non potevate certo... sì, ci siamo capiti.- concluse Hanji con un gesto noncurante della mano.
Levi considerò se poteva picchiare Hanji così come aveva fatto col carceriere ma era una preda troppo difficile. Hanji era la strega di corte, o lo stregone, Levi l'aveva sempre considerata una donna ma non ne era mai stato totalmente sicuro. Si sarebbe sentito stupido a domandarlo a qualcuno dunque aveva accettato volentieri di convivere con questo dubbio.
-Smettila con queste storie ridicole.- le ordinò il re che aveva però un'aria ancora più rassegnata di quando parlava con Levi di pulizie.
-Vostrà maestà, vi porto buone notizie!- trillò Hanji come se niente fosse -I miei apprendisti hanno finalmente concluso il loro tirocinio e sono pronti a essere eletti stregone e strega di corte proprio come me.- e si esibì in un inchino.
-Puoi affermare con certezza che siano pronti per questo compito?- chiese Erwin preoccupato.
-Assolutamente, ormai sono dei professionisti. Ho insegnato loro tutto quello che so.-
-Allora organizzeremo una piccola cerimonia domani e avranno l'onore di una cena intima con me.-
-Vado a organizzare tutto, maestà! Levi, perchè non vieni anche tu alla cena e ci leggi qualche nuova storia? Oh, non preoccuparti i miei allievi sono addestrati a lodarti in qualsiasi situazione per non finire in cella come il povero Frank.-
-Si chiama Charlie.- la corresse Erwin.
-Non è importante. Allora? Ci vieni? Non credo che il nostro re abbia qualcosa in contrario.- Hanji passò un braccio attorno alle spalle di Levi e cominciò a scuoterlo per spronarlo a rispondere.
Da parte sua Levi stava supplicando Erwin con lo sguardo affinchè dicesse che la sua presenza a quella cena non era gradita. Re Erwin recepì il messaggio.
-Hanji, la cerimonia sarà dedicata ai tuoi ragazzi, potrebbero non sentirsi a loro agio se con noi ci fosse anche Levi.-

-Ah, capisco.- disse Hanji maliziosa -Vuoi concentrarti sui tuoi nuovi stregoni e non vuoi piacevoli distrazioni... Sì, mi sembra logico. Levi, non ti offendi se Erwin passerà una serata senza dedicarti le sue solite attenzion...?- Levi si liberò di lei piantandogli una gomitata nello stomaco.
-Hanji, vai a organizzare la cerimonia.- ordinò il re.
-Agli ordini, vostra maestà!- rispose pizzicando una guancia a Levi e saltellando fuori dalla sala.
-Levi, vorrei che scrivessi una poesia per la cerimonia di domani da dedicare ai due giovani apprendisti.-
Levi emise un gemito.
-Qualche problema?-
-Non ho molta ispirazione ultimamente.-
-La storia che hai letto ieri era molto bella.-
-Quella che ha spedito Frank in cella?-
-Charlie.-
-L'avevo scritta tempo fa e conservata per la giusta occasione.-
-Se ti sforzi riuscirai a scrivere qualcosa per quei due ragazzi.-
-Ah sì?-
-Troverai l'ispirazione, tranquillo.-
-Sono dieci fottutissimi giorni che non scrivo un cazzo, Erwin. Piantala.-
Levi uscì dalla sala del trono, andò dritto nelle sue stanze e si lasciò cadere sul letto. Lo aspettava una lunga notte insonne per cercare di scrivere una poesia quanto meno decente per due tizi di cui non si ricordava nemmeno il volto.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Nel mio sogno il trio di stregoni erano solo tre anonimi tipi asiatici ma poi ho pensato di inserire Hanji perchè Hanji + strega = perfezione. Pensavo di far rimanere gli altri due stregoni dei tizi non aventi nulla a che fare con Snk, prima di avere la brillante idea di mettere al loro posto le persone che vedrete in questo capitolo. I due apprendisti diventeranno più importanti più in là, andando avanti con la storia... ma potete benissimo immaginare cosa ne verrà fuori XD


Levi ebbe molti applausi quando finì di leggere la sua poesia, scriverla era stato una tortura ma era abbastanza soddisfatto del risultato e cercò di convincersi che la gente stesse battendo le mani perchè aveva apprezzato il suo lavoro e non perchè aveva paura di fare la fine di Frank... o si chiamava Charlie?
Ad ogni modo quella festa si stava dimostrando troppo rumorosa per i suoi gusti. Doveva essere una piccola cerimonia per i nuovi stregoni di corte ma quei due avevano invitato anche dei paesani e adesso la sala era piena di gente. Levi si sentiva soffocato da quella folla e, vedendo re Erwin impegnato in una conversazione con Hanji, decise che poteva anche andarsene indisturbato.
Era appena uscito dalla sala quando si sentì chiamare, voltandosi vide il nuovo stregone avvicinarsi sorridente e felice come una Pasqua.
Levi pensava di non aver mai visto i due apprendisti di Hanji ma si sbagliava, li aveva visti parecchie volte. Aveva visto spesso questo allegro ragazzino piccolo e pelato in giro per i corridoi scambiandolo per un servo, poi c'era questa ragazza coi capelli scuri, che pensava lavorasse nelle cucine dal momento che l'aveva vista lì ogni volta che ci era andato. Levi non avrebbe mai immaginato che questi due mocciosi fossero degli stregoni. I loro nomi erano Connie e Sasha ed erano sulla buona strada per diventare come Hanji, il pensiero di altri due Hanji in giro per il castello lo aveva fatto rabbrividire. Certo, erano ancora due idioti patentati e Levi sperava che rimanessero tali e non venissero a rompergli il cazzo come faceva la la loro istruttrice.
Connie gli si avvicinò e gli fece i complimenti per la poesia, Levi lo ringraziò e si scambiarono un paio di convenevoli.
-Perchè te ne stai andando? La festa deve ancora iniziare!- esclamò a un tratto Connie, rendendosi conto all'improvviso di essere fuori dalla sala della celebrazione.
Levi borbottò qualcosa riguardo alla folla ma Connie gli afferrò il braccio e cercò di strattonarlo di nuovo all'interno blaterando di come si sarebbe divertito e altre cazzate varie. 
A quel punto Levi prese il braccio con cui Connie l'aveva afferrato e glielo storse. Mentre il ragazzino si lamentava del dolore Levi gli disse lentamente col suo tono più minaccioso:
-Levati dalle palle.- 
Gli occhi di Connie si dilatarono e Levi notò con soddisfazione che sembrava spaventato.
La porta della sala si aprì e la strega, Sasha, si affacciò sul corridoio. Aveva la faccia completamente sporca di torta e teneva un grosso pezzo di torta in ogni mano. Levi notò infastidito che un po' del dolce stava colando sul pavimento. Stava per per dirgli che doveva pulirlo quando la ragazza urlò:
-Connie, vieni! Hanji mi ha tirato una torta in faccia e dice che deve tirarne una in faccia anche a te!- detto questò diede un morso a uno dei pezzi di torta che teneva in mano, sporcandosi ancora di più.
-Sì! Anch'io voglio la torta in faccia!- urlò Connie di rimando, liberandosi dalla presa di Levi e correndo dentro la sala felice come quando era corso verso di lui.
Levi si incamminò verso le sue stanze chiedendosi chi mai potrebbe trovare divertente farsi sbattere una fottutissima torta in faccia sporcandosi completamente.
Si lasciò cadere sul letto con una mezza idea di recuperare il sonno perduto quando qualcuno bussò alla sua porta. Andò ad aprire e si ritrovò qualcosa di freddo e appiccioso in faccia, la torta cadde poi ai suoi piedi schizzandogli i vestiti. 
Cercò di liberarsi gli occhi che gli bruciavano, sporcandosi anche le mani, quando riuscì a vedere di nuovo si trovò davanti un'Hanji sorridente che reggeva ancora il vassoio.
Questa era la volta buona che la ammazzava.
Riuscì a trattenersi per una manciata di secondi ma quandò Hanji esclamò: -È stato divertente, non credi?- il suo braccio sinistro scattò verso di lei. La strega glielo afferrò e lui sentì una lieve scossa, dopodichè non fu più in grado di muoverlo. 
-Che cazzo mi hai fatto?- sbottò lui furioso dopo che Hanji lo ebbe lasciato e il suo braccio riacquistò la sensibilità.
-Mi sono difesa.- trillò lei allegra, superandolo e buttandosi sul letto di lui.
Levi, sporco di torta e furente, decise che, per il bene di Hanji, era meglio che lui rimanesse a distanza lì, sulla soglia della sua camera.
-Levi, mi hai già scritto una storia sui giganti?- domandò la strega, sdraiata a pancia in giù sul letto col viso sepolto tra le lenzuola. Levi sperò che non gliele stesse sporcando o non avrebbe davvero più risposto delle sue azioni.
-Non ho ispirazione ultimamente, tantomeno per una storia sui giganti.- sibilò a denti stretti.
-Oh, che peccato!- Hanji sbuffò e sollevò la testa per guardare Levi -Perchè non vai in giro a cercare un po' dell'ispirazione che ti serve? Io faccio così quando sono a corto di idee per i miei esperimenti...-
-In giro dove?- chiese Levi, più per evitare la solita noiosa relazione di Hanji sui suoi esperimenti di magia che per vero interesse.
-Vado di villagio in villaggio, conosco nuova gente... Se viaggiare è stimolante per me figuriamoci per uno scrittore come te!-
-Forse hai ragione.- si ritrovò a dire Levi. Non era disposto ad ammetterlo davanti ad Hanji ma gli sembrava un'idea magnifica viaggiare un po', era già da tempo che era stanco di essere circondato dalle stesse persone conducendo la sua monotona vita di corte.
Da quando Erwin l'aveva preso con sè non era praticamente uscito dal castello e adesso l'idea di e prendersi una pausa da quella vita e dai capricci del re lo allettava parecchio.
-Perfetto! Ti aiuto io! Nessuno saprà che sei andato via prima di domani!- esclamò deliziata la strega.
-Nessuno saprà che sono andato via prima di domani?-
-Erwin ti vuole vicino, Levi. Decisamente più vicino di come lo sei adesso.- rispose maliziosa.
-Me ne fotto di cosa vuole Erwin.-
-Non direi...ultimamente lo assecondi troppo spesso, mi sembra. Il Levi di una volta sarebbe andato via con o senza il permesso del re se avesse voluto.-
A Levi tornarono immediatamente alla mente tutti quegli strani discorsi di Erwin sul chiedere il permesso e sul voler sapere sempre ciò che faceva, si rese conto che andavano avanti da parecchio tempo e che Erwin non gli avrebbe permesso di partire. Questo controllo che il re esercitava su di lui gli dava fastidio ma fin'ora lo aveva sempre ignorato. Pensò al tizio che era stato sbattuto in cella per colpa di un suo personaggio e decise che sì, sarebbe partito, perchè Erwin cominciava ad esagerare e un po' di distanza avrebbe potuto fare bene a entrambi.
-D'accordo ma sarà un viaggio breve.- decretò infine.
-Ti preparerò tutto il necessario nel vecchio capanno vicino alle stalle... vuoi che ti procuri anche un cavallo?- Hanji era fin troppo entusiasta. 
Levi pensò che sarebbe stato meglio scrivere un biglietto a re Erwin perchè non pensasse a una fuga, poichè la sua sembrava una dannatissima fuga dal castello e non un viaggio alla ricerca dell'ispirazione perduta.
-Niente cavallo, Erwin s'incazzerà abbastanza anche senza un furto del genere.-
-Sarebbe una presa in prestito, non un furto.- precisò Hanji -Tra un'ora vai al capanno e per uscire usa la porta per i rifornimenti, penso io alle guardie.-
-Grazie.- grugnì Levi, avrebbe voluto dirglielo più gentilmente ma era ancora sporco di torta quindi non era particolarmente predisposto alla gentilezza.
-Vedrai, ti piacerà! Là fuori c'è la libertà. Non ti sentirarai più oppresso dalle mura di questo castello e ti accorgerai che tu sei libero e che nessuno ha l'autorità di controllarti.- disse la strega con aria sognante avvicinandosi alla porta.
-Vivevo lì, Hanji, so com'è là fuori.-
-Davvero? Forse te lo sei dimenticato.- ribattè lei con un sorriso. -Prima della partenza, però, dovresti farti un bagno.- aggiunse divertita.
-Fuori.- le ordinò Levi nuovamente arrabbiato.
Hanji ridacchiò e gli diede un buffetto sulla guancia, spalmandogli ancora di più la torta in faccia, mentre usciva.
Un muscolo sul braccio di Levi si contrasse ma stavolta riuscì a bloccarsi stringendo forte il pugno.
-Ricorda, che posso fermare ogni tuo attacco.- lo canzonò la strega.
-La prossima volta che usi le tue magie di merda su di me sarà l'ultima cosa che farai.- la minacciò Levi e le sbattè la porta in faccia.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


In questo capitolo ci sarà una breve apparizione di Eren e l'introduzione di Yvonne, il nuovo personaggio. Mi sono accorta che Yvonne e Levi non si sono presentati solo dopo aver finito di scrivere il capitolo e non sono riuscita a introdurre le presentazioni, quindi voi sapete che la ragazza si chiama Yvonne ma Levi no, si presenteranno nel prossimo capitolo u.u . Sappiate che Yvonne rappresenta me, più o meno, perchè nel sogno io ero lei ed ero bionda e dunque l'ho un po' adattata a questo nella descrizione fisica (io e Yvonne siamo fisicamente opposte, tranne per l'altezza lol). Spero vi piaccia come personaggio! (io la amo anche se lei mi amerà un po' meno...)


Il moccioso col carretto continuava a fissarlo e Levi lo ignorava bellamente chiedendosi se valesse la pena voltarsi e dirgli di piantarla con una qualche minaccia velata per spaventarlo. Decise che, se non avesse smesso di fissarlo una volta giunti al villaggio in fondo alla strada che stavano percorrendo, gliene avrebbe cantate quattro.
Levi era riuscito a uscire dal castello senza problemi dopo aver preso le cose che Hanji gli aveva lasciato nel vecchio capanno, le guardie alla porta dei rifornimenti sembravano essersi volatilizzate.
Il regno di re Erwin era pieno di boschi per permettere ai suoi soldati di usare il dispositivo di manovra tridimensionale; specialmente i confini erano segnati da fitte foreste che chiunque avesse avuto intenzione di invaderlo avrebbe obbligatoriamente dovuto attraversare, cadendo così in trappola. Per questo Hanji gli aveva fatto trovare anche un dispositivo di manovra tridimensionale; era un modello diverso da quello che veniva una volta usato per uccidere i giganti, aveva solamente due lame, una per ogni lato, che erano rigide in modo da poter essere usate come delle spade. Queste modifiche al dispositivo originale che aveva sei lame elastiche erano state apportate da re Erwin in modo da rendere rendere la manovra tridimensionale adatta per un combattimento tra uomini.
Levi portava il dispositivo e una sacca da viaggio di traverso sulla schiena, nella sacca c'erano del cibo, dei vestiti puliti che Hanji aveva in qualche modo rubato dal suo armadio chissà quanto tempo prima, dei soldi e un coltello.
Aveva usato la manovra tridimensionale solo una volta per assicurarsi che il dispositivo funzionasse a dovere. Aveva imparato ad usarlo prima di conoscere Erwin perchè tra il volgo se ne trovavano parecchie versioni scadenti ma, nonostante questo, non c'era soldato alla corte del re che fosse mai riuscito a batterlo in un duello. Lungo il sentiero boscoso non aveva incontrato nemmeno un gruppo di banditi o altri criminali per cui non aveva sprecato altro gas. 
La prima forma di vita umana che aveva incontrato dopo ore passate a camminare lungo il sentiero boscoso era stato quel moccioso col carretto che lo fissava insistentemente. Lo aveva incontrato dove gli alberi si facevano più radi e lasciavano intravedere un villaggio in lontananza. Si trascinava dietro un carretto pieno di rami e pezzi di legno vari e quando lo aveva visto camminare da solo nel bosco armato di manovra tridimensionale lo aveva guardato diffidentemente con degli straordinari occhi verde-azzurri.
Mentre gli camminava accanto Levi aveva potuto notare come quegli occhi diventassero verdi quando la luce del sole li investiva e virassero invece all'azzurro sotto l'ombra degli alberi; ne era rimasto affascinato ma era stanco e aveva davvero voglia di trovare una locanda pulita in cui mangiare e riposarsi per cui lo aveva superato. Adesso però sentiva quegli occhi piantati sulla schiena da troppo tempo.
Quando il bosco finì il sentiero si fece più regolare e Levi accelerò il passo e se lo lasciò dietro mentre si dirigeva al villaggio. Non potè però resistere alla tentazione di voltarsi e, fingendo di guardare i campi di grano alla sua sinistra, intravide il moccioso tutto sudato che arrancava trascinandosi dietro il carretto pieno zeppo di legno. I suoi occhi rilucevano di verde e azzurro mentre il sole tramontava dietro il bosco alla loro destra. Questa volta Levi si voltò definitivamente e si diresse spedito verso il villaggio meditando di inserire quegli occhi spettacolari in qualcuna delle sue storie.
Con suo sommo orrore il villaggio in cui entrò si rivelò minuscolo e Levi fu costretto ad alloggiare nell'unica piccola locanda dall'aria sudicia presente. La locanda era affollatissima e Levi avrebbe potuto giurare che l'untuosa e grassa locandiera stesse per dirgli che non c'era posto prima di notare la moneta d'oro che lui teneva in mano. 
Nel pagare la sua stanza da tre monete d'argento con una moneta d'oro fece una mezza allusione alla locandiera riguardo al fatto che avrebbe anche potuto sganciare un'altra moneta d'oro se fosse stato soddisfatto dell'igiene della sua camera. Poi trovò uno sgabello che giudicò pulito al punto giusto e si sedette al bancone ordinando la cena. Tutti i tavoli erano occupati da due grosse comitive, un numeroso gruppo di cavalieri ubriachi e un altrettanto numeroso gruppo di mercanti quasi ubriachi che facevano un casino assurdo e cantavano canzoni volgari. In mezzo a questi c'erano altri individui solitari e un'esile ragazzina biondissima con dei pallidi occhi verdi che sgranocchiava un pezzo di pane in un angolo indossando anche lei un dispositivo di manovra tridimensionale malandato e pieno di graffi.
La cena arrivò e Levi trattenne un'imprecazione. La sua cane era un fottutissimo pezzo di grasso ed emanava un odore spaventoso, le sue verdure fritte sembravano foglie bruciate e il suo pane era un po' stantio ma commestibile. Allungò un nuovo sguardo alla sala e vide che solo gli ubriachi mangiavano quella roba, chi aveva ancora un po' di lucidità mangiava solo il pane, anche la ragazzina bionda aveva davanti un piatto immacolato mentre sgranocchiava il suo pane. Levi fu costretto a imitarla.
Quando entrò nella sua stanza la trovò untuosa e sudicia come il resto della locanda, locandiera compresa, ma perlomeno il materasso e le lenzuola odoravano di pulito anche se non c'era un cazzo di cuscino su cui poggiare la testa. La mattina dopo diede alla locandiera tre monete d'argento dicendole che la pulizia non valeva una moneta d'oro. Da quel che disse la donna capì che doveva il materasso e le lenzuola pulite alla promessa della sera prima e, ringraziando gli dei per quell'idea, le allungò un'altra moneta d'argento.
Nonostante non avesse ricevuto la moneta d'oro promessa la locandiera, un po' meno unta di prima mattina, sembrava di ottimo umore e gli servì una colazione a base di pane stantio e frittelle amare.
Mentre mangiava seduto a un tavolo, solo con la locandiera nella sala, la ragazzina bionda con la manovra tridimensionale entrò dalla porta d'ingresso, segno che non aveva dormito in locanda, e ordinò la colazione. Si sedette al bancone, controllando gli sgabelli a uno a uno e sedendosi infine su quello che aveva scelto Levi la sera prima. 
Mentre mangiava rivolto al suo piatto Levi si accorse che anche la ragazzina lo stava fissando come il moccioso del giorno prima e si chiese perchè cazzo lo fissavano tutti in quel villaggio. 
Alzò lo sguardo all'improvvisò e incrociò i pallidi occhi verdi della ragazzina, sembravano opachi e senza vita al confronto di quelli del moccioso col carretto. Lei sembrò sorpresa che Levi l'avesse beccata a fissarlo e distolse lo sguardo ma quando lui tornò a mangiare se lo sentì di nuovo addosso.
-Che cazzo hai dai guardare?- esclamò allora.
-Non sei molto gentile.- replicò lei tra l'offeso e il divertito.
-Smettila di fissarmi.- le disse minaccioso e come risposta la ragazzina si girò completamente sullo sgabello verso di lui e cominciò a fissarlo apertamente e insistentemente mangiardo il suo pezzo di pane.
-Qual è il tuo fottutissimo problema?- le ringhiò contro.
-Nessuno, però mi chiedo quale sia il tuo visto che sei così irritabile già a quest'ora... Hai fatto un brutto sogno? O non sei riuscito a dormire? Il tuo cuscino era troppo duro?-
Levi dovette riprendersi per un momento dalla sensazione di trovarsi davanti un'Hanji dai toni calmi e pacati.
-Fatti i cazzi tuoi.- le rispose alzandosi e porgendo il suo piatto alla locandiera che li ascoltava interessata e speranzosa di saperne di più sul tizio che l'aveva pagata così tanto. 
Uscì dalla locanda e la ragazzina lo seguì dopo aver lasciato alcune monete di bronzo sul bancone.
-Adesso vuoi anche seguirmi?- le domandò seccato.
-No, io vado a fare una passeggiata.-
-Perfetto.- sbottò lui e iniziò a camminare.
-Da dove vieni?- chiese la ragazzina standogli alle calcagna.
-Non dovevi fare un passeggiata?- 
-Posso farla seguendoti. Vieni da lontano?-
-Te l'ho già detto, fatti i cazzi tuoi.-
-Mi basta sapere se vieni da lontano e dunque hai qualche storia interessante da raccontare. Se non è così me ne vado.-
Levi era sul punto di dirle che no, non aveva nessuna storia interessante da raccontare, ma era pur sempre uno scrittore, non poteva negare una storiella alla ragazzina.
-Come vuoi, magari una storia te la racconto...- concesse.
-Una storia di magia?- domandò lei con lo stesso tono con cui Hanji gli chiedeva le storie sui giganti che lui si ostinava a non scrivere.
-Non mi piace la magia.- rispose lui.
-Che persona triste... a tutti piace la magia!-
-Ai mocciosetti come te, forse.-
-Data la tua statura anche tu potresti passare per un mocciosetto come me.- commentò lei soavemente, in effetti avevano la stessa altezza.
-La vuoi la tua cazzo di storia interessante?- sbottò lui spazientito.
-Sì, sì, la voglio. Mi racconti una storia vera o una storia inventata?-
-Una storia inventata.-
-Una leggenda del tuo paese?-
-No, una storia che ho inventato io.-
-Tu inventi delle storie?- chiese ammirarta.
-Sì.-
-Sei un cantastorie?-
-No, sono uno scrittore.- la ragazzina cominciava ad annoiarlo ma era partito con l'obiettivo di vedere posti nuovi e conoscere gente nuova e supponeva che parlare con la ragazzina rientrasse nella seconda categoria.
-Scrittore o cantastorie, è lo stesso.-
-Non è lo stesso, io non canto.-
-Basta guardarti per capirlo...-
-Che cazzo stai...-
-Suvvia, inizia la storia!- lo spronò lei picchiettandogli il braccio con una mano.
Levi sospirò e iniziò a raccontare.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


I fatti di questo capitolo sono interamente presi dal mio sogno, ho aggiunto pochissimo di mio e, niente, non c'è molto altro da dire perchè è più che altro un capitolo di transizione (il prossimo sarà difficile da scrivere ma fangirlo già per quello che succederà *v*).


-Wow. Non era niente male, mi è piaciuta!- commentò la ragazzina ammirata quando Levi finì di raccontare la sua storia.
Levi borbottò un ringraziamento e si bloccò. Avevano camminato fianco a fianco per tutta la durata della storia e adesso si trovavano all'inizio di un campo erboso circondato da campi di grano. Quello era il luogo meno adatto per usare la manovra tridimensionale e Levi sapeva che quella mocciosetta poteva tranquillamente essere una poco di buono.
-Perchè ti sei fermato?- domandò fermandosi a sua volta.
-Non vado nei campi, la terra mi sporca gli stivali.- sbottò lui -Adesso che hai avuto la tua storia togliti dalle palle.- e fece per incamminarsi verso il villaggio.
-Aspetta!- la ragazzina lo seguì e gli strattonò la manica della giacca per farlo voltare verso di lei -Come ti chiami?- chiese.
-Che cazzo te ne frega del mio nome?- chiese di rimando Levi che si faceva sempre più sospettoso.
-Quando racconterò la tua storia ai miei amici devo anche dire chi me l'ha raccontata... O vuoi che mi prenda tutto il merito e dica di avrla inventata io?-
-Tsk, figuriamoci se qualcuno crederebbe che te la sei inventata tu.-
La ragazzina gonfiò le guance in un'espressione di finta offesa.
-Anche io so inventare le storie.- ribattè.
-Davvero? Allora raccontamene una delle tue.-
-No.-
-Perchè? Lo sapevo che non eri...-
-Perchè tu sei più bravo di me.- sbottò la ragazzina adesso un po' irritata -Le mie storie ti farebbero schifo, si vede che tu invece sei un professionista.- aggiunse e Levi notò sorpreso che lo guardava con una certa invidia. Poi tornò ad essere la ragazzina calma e pacata di prima.
-Io mi chiamo Yvonne.- disse col suo solito tono spensierato.
-Levi.-
-È il tuo nome?-
-Certo che è il mio nome, che ti aspettavi?-
-Qualcosa di più lungo e più aristocratico ma un nome piccolino come Levi ti sta più che bene.-
Prima chè Levi potesse risponderle in modo adeguato Yvonne aveva già estratto le sue lame rigide cercando di colpirlo. Levi non avrebbe saputo dire bene come parò l'attacco, seppe solo che si ritrovò a impugnare una lama che bloccava le due della ragazzina. Ringraziò nuovamente gli dei che gli avevano dato quei riflessi pronti.
-Mocciosa di merda, che cazzo stai facendo?- le ringhiò contro.
-Tento di derubarti. Ho visto quante monete hai sganciato alla locandiera, devi averne molte altre con te.- rispose innocentemente, come se stesse parlando del tempo.
-Vaffanculo.- Levi fece forza con la lama  e l'allontanò il tempo necessario che gli servì per estrarre anche l'altra lama rigida. 
Yvonne lo guardava perplessa e con la testa leggermente inclinata.
-Dimmi, sei davvero bravo come sembri a usare quel coso?- indicò il dispositivo di Levi con un cenno del capo e poi l'attaccò di nuovo.
-Non so se sembro bravo ma ti assicuro che se non la smetti subito ti faccio il culo.- le rispose Levi parecchio arrabbiato mentre ingaggiavano un piccolo combattimento a terra con le lame. Anche se era di corporatura esile Yvonne se la stava cavando egregiamente notò Levi, riusciva a schivare la maggior parte dei colpi e a parare gli altri senza subire conseguenze. Per quanto riguardava i colpi, però, non aveva molta forza e la forza che usava Levi nei suoi sembrava metterla un po' in difficoltà.
Poi Levi lo vide, un solitario albero magro e contorto che prima non aveva notato. Lo usò per lanciarsi in aria aspettandosi che Yvonne facesse lo stesso, invece la vide ferma a terra che guardava l'albero in cagnesco. 
Levi le fu addosso mentre provava a scansarsi, le calciò via di mano le lame e l'impatto la fece finire distesa sull'erba. Levi era quasi seduto sull'addome di lei e le puntava le sue lame rigide, incrociate a forma di x, alla gola bloccandole ogni movimento del collo.
Stranamente Yvonne non sembrava spaventata ma lo fissava con una buffa espressione, come se lui avesse barato a un gioco.
-Finito il gas?- le domandò Levi divertito.
-Già.- sbuffò lei.
-Lo sai che ora potrei ucciderti?- le chiese dopo con un'aria più seria.
-Sì... ma non sembri intenzionato a farlo.- 
-Che cazzo ti è saltato in mente?-
-Mi servono dei soldi.-
-Avevi i soldi per pagarti il cibo alla locanda.-
-Lo pago la metà del prezzo normale perchè alla locandiera sto simpatica e a volte faccio dei lavori per lei, sai, per compensare quello che non posso pagare.-
-Dunque non avevi nemmeno i soldi per comprare il gas?-
-I gas costa una fortuna, non potrei mai avere i soldi necessari per comprarlo; quello si ruba sempre.-
Con un sospiro rassegnato Levi ripose le lame e si alzò, Yvonne lo imitò raccogliendo le sue lame.
-Quelle lame sono spuntate, devi farle affilare.- detto questo, Levi le diede le spalle e si avviò verso il villaggio. Dopo pochi secondi se la ritrovò nuovamente a fianco.
-I soldi mi servivano anche per pagare Eren e farmele affilare.- disse.
-Chi è Eren?-
-Il fabbro del villaggio, sono amica di sua sorella.-
-Se sei amica di su sorella magari te le affila gratis.-
-Mi ha già fatto tantissimi lavori gratis da quando lo conosco, vorrei pagarlo questa volta.-
-Qual è il tuo cazzo di problema? Non ti fa pagare e tu vuoi pagare lo stesso?- Levi era alquanto scettico.
-Sì, perchè non gli do mai niente in cambio. Faccio dei lavori per la locandiera così non mi sento in colpa se non pago il giusto prezzo ma per Eren non posso fare niente perchè, oltre a sua sorella, ha anche un aiutante.- Yvonne lo rimpreverò con lo sguardo e Levi si sentì un po' in colpa e anche un po' in pena per lei. Quando lui viveva per la strada non si sarebbe mai fatto questo genere di problemi, la ragazzina era una persona corretta... a parte il fatto che aveva tentato di derubarlo.
-Non è che mi daresti qualche spicciolo?- esordì Yvonne dopo un breve silenzio supplicandolo coi suoi pallidi occhi verdi.
Levi inarcò un sopracciglio.
-Le cattive non hanno funzionato, quindi adesso provo con le buone.- spiegò lei.
-Di solito si fa al contrario.- 
-Senza offesa ma non hai proprio l'aria di uno che fa la carità...-
-Quanto ti serve per affilare le lame?-
-Non so quali sono i prezzi di Eren.- disse tristemente.
-La fucina è qua vicino?-
-Sì, è vicina.- il volto di Yvonne si illuminò.
-Dato che per mangiare non hai problemi con la locandiera ti pago solo questo cazzo di lavoro dal fabbro, finita questa cosa tu la smetti di seguirmi e ti togli dalle palle, capito?-
-Capito.- gli rispose Yvonne con un sorriso.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Avevo inizialmente intenzione di aggiungere più Ereri in questo capitolo ma poi ho deciso di andarci piano e non scrivere una delle solite fanfiction in cui Eren e Levi si incontrano e BOOM si baciano e scopano dopo un gioco di sguardi; voglio che sia un amore graduale *-* 
Capitemi se ho introdotto Yvonne nel trio Eren-Mikasa-Armin, Yvonne rappresenta me e io vorrei dannatamente essere il quarto membro del trio (?), anyway perdonatemi gli occhi magici di Eren perchè forse ho esagerato nel descriverli XD (ma mi piace tanto farlo quindi continuerò a esagerare così u.u). Buona lettura e cercate di apprezzare quanto me Levi che brontola :3



Il carretto, la prima cosa che riconobbe fu il carretto. Era fermo davanti la fucina, ancora pieno di rami e pezzi di legno vari mentre un ragazzino biondo con una cesta rovistava lì in mezzo e raccoglieva quelli più piccoli.
-Ciao, Armin.- lo salutò Yvonne e Armin rispose allegramente al saluto alzando a malapena la testa per guardarla, poi la riabbassò sul contenuto del carretto e dopo la rialzò di scatto per guardare incredulo Levi entrare nella fucina al seguito di Yvonne.
Levi lo avvistò subito dentro la fucina, il ragazzo dagli occhi straordinari del giorno prima; era chino su lungo e piatto pezzo di metallo esaminandolo con aria critica anche se Levi non notava nulla degno di nota in quell'affare.
-Eren!- esclamò Yvonne andandogli vicino. Il ragazzo alzò lo sguardo sorridente e i suoi occhi, azzurri nella penombra della fucina, risplendettero di una miriade di riflessi verdi che lasciarono Levi sinceramente colpito.
-Yvonne! Quanto tempo è che non...?- lasciò cadere la domanda mentre si accorgeva della presenza di Levi e rimase lì a fissarlo con la bocca leggermente aperta, lasciandolo a domandarsi ancora una volta perchè tutti in quel fottuto villaggio lo fissassero in continuazione.
-Eren, lui è Levi. Levi, lui è Eren.- Yvonne fece le presentazioni dando una lieve gomitata a Eren per farlo riprendere dal suo apparente stato di trance.
-Oh, ehm... piacere.- disse il moccioso allungando la mano verso Levi.
-Non ho intenzione di toccarti finchè non ti sarai lavato come si deve.- 
In effetti, il giovane fabbro aveva un grembiule, che doveva essere stato bianco ai suoi tempi di gloria, parecchio sudicio e aveva le mani e il viso sporchi di fuliggine.
-Ma ti sembra una cosa da dire a una persona che non conosci?- esclamò Eren indignato e arrossendo suo malgrado.
-Levi è uno stronzo, Eren, ignoralo.- cinguettò soavemente Yvonne afferrando il moccioso per un braccio come se si aspettasse che desse inizio a una rissa. Levi, invece, guardò Yvonne senza sapere se sentirsi offeso, divertito o incredulo per quello che la ragazzina aveva appena detto.
-Eren, devi affilare le mie lame.- disse Yvonne prima che gli altri due avessero il tempo di dire qualcosa; estrasse le sue lame rigide e le posò sul banco da lavoro della fucina.
-Ok ma ci vorrà un po' di tempo perchè devo dare la precedenza a un altro lavoro.- mentre lo diceva Eren lanciò a Yvonne un'occhiata complice e lei annuì come se avesse capito il sottinteso. 
-Stavolta posso anche pagarti.- aggiunse Yvonne con un sorriso felice.
-A dire il vero sono io che pago.- precisò Levi.
-Dettagli.- sbuffò la ragazzina.
-Perchè dovresti pagarmi?- le domandò Eren sorpreso. A quel punto Levi lanciò a Yvonne un'occhiata significativa da te-l'avevo-detto ma lei si sforzò di ignorarlo.
-Perchè non ti ho mai pagato e non posso darti niente in cambio a quello che fai per me.-
-Ma non ce n'è bisogno, non mi costa nulla aiutar...-
-Oggi ho intenzione di pagarti comunque, quindi dimmi quanto ti devo.-
-Pago io.- brontolò Levi.
-Sono due monete d'argento, una per ogni lama.- disse il moccioso dopo averci pensato un attimo, guardando Levi preoccupato.
Levi uscì le due monete dallo zaino e le lasciò cadere sul tavolo da lavoro.
-Contenta?- chiese poi rivolto a Yvonne -Adesso puoi smetterla di rompermi il cazzo.-
-Tutto bene?- domandò all'improvviso una voce gelida.
Una ragazza dai capelli corvini era apparsa dalla porta sul retro e guardava Levi come se lo avrebbe volentieri spedito fuori dalla fucina a calci in culo se solo Eren o Yvonne avessero detto che no, non andava tutto bene.
-Tranquilla Mikasa, era soltanto la solita finezza di Levi.- rispose Yvonne, presentando Levi a Mikasa che, a quanto pareva, era la sorella adottiva di Eren. Dopo le presentazioni la ragazza tolse il suo precedente sguardo minaccioso per sostituirlo con uno sospettoso e diffidente ma, tutto sommato, calmo.
-Bene, io qui ho finito.- decretò Levi e fece per uscire, andando quasi a sbattere contro Armin che stava entrando in quel momento con la sua cesta piena di legno.
-Finalmente possiamo accendere il fuoco!- esclamò allegro il moccioso, illuminandosi di gioia. Levi rimase bloccato sulla soglia della fucina finchè il fuoco non fu acceso e il verde esplose negli occhi di Eren, anche la voglia di andarsene di Levi esplose perchè quegli occhi erano davvero meravigliosi.
Non si accorse di avere Yvonne al suo fianco finchè lei non gli sussurrò:
-Puoi continuare a guardarlo se resti.-
Levi si rese all'improvviso conto di essere rimasto a fissare il mocciosetto esattamente come lui era rimasto a fissarlo quando era entrato nella fucina. Mentre guardava male Yvonne che ridacchiava si sentì sollevato perchè lo stava solo prendendo in giro quando lui, per un attimo, aveva pensato alle assurde e continue insinuazioni di Hanji su lui ed Erwin.
-Perchè non resti a raccontarci una storia?- gli domandò Yvonne speranzosa a voce alta in modo che tutti la sentissero.
-Conosci delle storie interessanti?- gli chiese timidamente Armin con gli occhi pieni della stessa speranza di Yvonne.
-L'hai già avuta la tua storia del cazzo.- disse Levi alla ragazzina.
-Sei più bravo di me a raccontare le storie e loro non l'hanno sentita.-
-Non spreco il mio tempo a raccontare due volte la stessa storia.-
-Allora raccontane un'altra.-
-È tutto un trucco per ascoltare un'altra delle mie storie, vero?-
-Precisamente.-
-A tutti noi piacciono le storie.- intervenne Armin rosso in viso come se lo sforzo di rivolgersi a Levi, un perfetto sconosciuto, fosse a stento sostenibile.
-È vero, a noi piacciono le storie.- confermò Eren, gli occhi verdi pieni di aspettativa. -Se Yvonne ti considera bravo devi essere davvero un maestro con le storie...- aggiunse poi con gli occhi ancora più brillanti.
Il quasi complimento di Eren, le faccie pietose di Yvonne e Armin e gli occhi ridotti a fessure di Mikasa che non riuscivano comunque a nascondere l'interesse mandarono al diavolo quella poca voglia di andarsene che gli rimaneva. Si trovava, per la prima volta dopo tanto tempo, davanti a un pubblico vero, davanti a persone che non si sarebbero fatte scrupoli a criticare le sue storie senza la minaccia di finire in cella.
-D'accordo.- brontolò imbronciato mentre Yvonne e Armin si scambiavano un'occhiata  vittoriosa e il moccioso si apriva in un sorriso che fece ricomparire per un attimo delle scaglie blu nei suoi occhi.
-Che tipo di storia volete?-
-Una storia di magia!- esclamarono Yvonne ed Eren contemporaneamente, Armin annuì e Mikasa si avvicinò un po'.
-Non mi piace la magia.- sbottò per la seconda volta in quel giorno.
-Magari qualcosa sui giganti...- propose Yvonne guardandosi intorno per vedere se anche agli altri andava bene.
-La magia va benissimo.- annunciò Levi solennemente ignorando gli sguardi confusi dei quattro ragazzi che si trovava davanti. Aspettò che ognuno trovasse un posto in cui sedersi, poi cominciò a raccontare e a raccontare.
Raccontò parecchie storie quel giorno.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Non c'è molto da dire su questo capitolo, è solo un capitolo di transizione ma spero che il prossimo sarà più movimentato. Mi scuso soltanto con Erwin per la parte che gli tocca il questa fanfiction... scusa Erwin, lo sai che ti amo tanto comunque <3


Hanji aveva appena aperto il portone e stava probabilmente per esordire con uno dei suoi soliti saluti allegri quando re Erwin le fu addosso:
-Sapevi che se n'era andato?- le domandò bruscamente.
-Ah, io so molte cose e questa è una di queste, vostra maestà!- esclamò la strega dandogli una pacca amichevole sulla spalla. Erwin dovette trattenersi dal reagire in modo violento.
-Perchè lo hai lasciato andare?-
-Aveva bisogno di trovare la sua ispirazione e ultimamente non sembrava trovarne molta qui al castello, così gli ho consigliato di farsi un giretto per il regno del suo re... Posti nuovi, gente nuova, fuori dal castello c'è moltissima ispirazione... Non ho avuto un'idea grandiosa?- rispose Hanji con un gran sorriso, come se fosse realmente convinta di aver agito per il meglio. Erwin dovette di nuovo trattenersi dal colpirla in qualche modo, aveva una voglia impellente di farlo ma mettersi contro una strega quando si ha bisogno della sua collaborazione non era un'idea geniale.
-Immagino che tu non sappia dov'è andato...-
-No, non lo so ma stai tranquillo che tornerà tra qualche giorno, una settimana al massimo, e tu potrai averlo tutto per te... Immagino che non siano solo le sue storie a mancarti, no?- aggiunse con un sorrisetto malizioso.
Erwin aveva davvero voglia di sfogare la sua rabbia su Hanji ma fece quello che faceva sempre in sua presenza, trasformò tutta la sua frustrazione in un grosso sospiro rassegnato.
-Organizzerò una squadra di ricerca.- la informò.
-Lasciagli almeno qualche giorno di libertà, lo so che ti manca il calore del suo corpo ma fallo per lui.- gli disse dandogli quelle che sembravano delle pacche consolatorie sulla spalla.
-Tu non parteciperai.-
-Eh?- chiese la strega colta alla sprovvista.
-Oltre ad averlo aiutato pare che tu stia dalla sua parte quindi rimarrai sotto la mia sorveglianza- Erwin dovette sforzarsi parecchio per pronunciare questa sentenza- finchè non lo avrò trovato.- gli sfuggì un altro sospiro.
-Ma...-
-No.-
-Sicuro?-
-Sicuro.-
-Mandi la gente in cella perchè critica i personaggi di Levi e io che ti ho quasi tradito rimango soltanto sotto la tua sorveglianza?- domandò Hanji delusa come se avesse preferito la prigione.
-Esattamente. Manderò delle guardie a controllare i villaggi vicini e se non lo troverò così userò la magia.- Erwin non aveva idea del perchè la stesse mettendo al corrente dei suoi piani, non era sicuro che fosse una buona idea ma dal momento che avrebbe dovuto averla intorno per un tempo che sperava vivamente fosse breve era meglio che sapesse ciò che il suo custode e re stava facendo.
-Andremo insieme alla ricerca di Levi come due vecchi commilitoni, dunque?- chiese lei improvvisamente eccitata dall'idea.
-No.- rispose Erwin duramente -Ho altri due stregoni di corte su cui fare affidamento. Tu resterai con me, so benissimo che altrimenti correresti a dirgli che lo sto cercando e lo porteresti dove non posso trovarlo.-
-Forse sarebbe meglio che non tu non lo trovassi...- disse la strega in tono spensierato e prima che il re potesse ribattere lei si tuffò in un'accurata descrizione dell'ultimo esperimento di magia che aveva condotto.

Levi finì per rimanere tutta la giornata nella fucina circondato da mocciosi adoranti che pendevano letteralmente delle sue labbra ogni volta che raccontava un storia e scoprì che la cosa gli piaceva, anche tanto. A volte, però, doveva fermarsi perchè qualcuno entrava per parlare con Eren o perchè lui doveva completare qualche lavoro. 
Durante quelle pause in cui Eren e Armin, che lo aiutava, erano impegnati, Levi riuscì a convincere Yvonne a raccontare alcune delle sue storie, ossia un'enorme raccolta di leggende e avvenimenti bizzari che la ragazzina aveva spillato ad altri forestieri più o meno come aveva fatto con lui. Erano storie che gli altri tre avevano già sentito e Mikasa approfittva dei momenti in cui era Yvonne a parlare per uscire a fare compere o sbrigare altre faccende.
Ad un certo punto, in uno di quei momenti in cui Eren e Armin stavano lavorando, Levi scorse Mikasa intenta a pulire alcuni attrezzi da fabbro e decise di darle una mano insieme a un'Yvonne entusiasta di poter dare una mano. Nel giro di due ore l'intera fucina risplendette come mai, a detta di Eren, avesse mai fatto.
Vedendo il tramonto fuori dalla finestra Levi si rese conto che avrebbe dovuto passare nuovamente la notte al villaggio alloggiando in quell'orribile locanda.
-Puoi restare qui, se vuoi... c'è un letto in più.- gli propose un'imbarazzato Eren mentre fiamme verdi e azzurre gli danzavano negli occhi alla luce del sole calante.
-Sarà sicuramente più pulito della locanda.- affermò Yvonne e questo bastò a convincerlo. Mikasa lo condusse in una stanzetta al piano di sopra in cui c'erano solamente un letto pulito e una cassapanca di legno.
Armin li salutò e tornò a casa mentre Yvonne, a dispetto delle suppliche di Eren, andò a cenare alla locanda sostenendo di aver già approfittato troppo della sua ospitalità ma Levi non aveva dubbi che sarebbe spuntata la mattina dopo per chiedere un'altra storia.
Levi si trovò così a consumare il suo primo pasto decente da quando aveva lasciato il castello; fu una cena tranquilla e silenziosa in compagnia dei due fratelli. Mikasa lo guardava ancora un po' sospettosa ma sembrava aver deciso di fidarsi ed Eren rimase in un sorprendente silenzio per tutta la serata nonostante Levi lo beccò un altro paio di volte mentre lo fissava con quei suoi magnifici occhi.

Yvonne era seduta al bancone della locanda su quello che aveva etichettato come "lo sgabello pulito" e mangiava una brodaglia insapore non meglio identificata e il solito pezzo di pane stantio. 
La locandiera stava discutendo con un uomo che voleva affittare una camera nonostante non avesse abbastanza soldi per pagarla quando cinque guardie reali entrarono nel locale. Calò il silenzio e una di queste si avvicinò alla locandiera che si esibì nel suo miglior sorriso unto e servizievole.
-Stiamo cercando un uomo per ordine di sua maestà, siete pregata di dire se lo avete visto.- esordì la guardia.
-Farò di tutto per aiutarvi.- rispose la locandiera con un piccolo inchino.
-Cerchiamo un uomo basso, molto basso, coi capelli scuri e gli occhi grigi, probabilmente indossa un dispositivo per la manovra tridimensionale.-
Yvonne rischiò che la brodaglia le andasse di traverso nel sentire la descrizione del ricercato.
-Si tratta di un criminale?- chiese cautamente la locandiera.
-No... non esattamente.- nel dirlo la guardia sembrò confusa almeno quanto il resto della gente che la stava ascoltando, Yvonne compresa.
-In che senso?- si azzardò a chiedere la locandiera.
-Non è un criminale, non più almeno... È sotto la custodia di re Erwin.- precisò la guardia e Yvonne si girò completamente sullo sgabello per poter osservare meglio la scena mentre masticava un po' di pane.
-Sì, c'è stato uno straniero che corrisponde alla descrizione.- disse allora la locandiera.
-Ne è proprio sicura?-
-Sì, mi ha pagato con una moneta d'oro e poi mi ha dato quattro monete d'argento come ricompensa per la pulizia della stanza.-
-È il nostro uomo.- affermò soddisfatta la guardia. -Sapete dove si trova?-
-No, è andato via stamattina...- a quel punto la locandiera notò Yvonne -Tu hai visto dove andava? C'eri anche tu stamattina a colazione.-
Yvonne scosse la testa.
-Ma siete usciti insieme!- insistette la locandiera.
-Non mi metto mica a seguire gli sconosciuti.- rispose Yvonne scrollando le spalle.
-Che direzione ha preso?- le domandò severamente un guardia.
-È andato di là.- Yvonne indicò verso sud, la strada che portava fuori dal villaggio.
-Grazie mille per le informazioni.- disse rigidamente la guardia -Tu, -indicò una delle quattro guardie rimaste sulla soglia della locanda -torna al castello e riferisci le informazioni al re... avremo bisogno di Sasha e Connie.- la guardia indicata uscì, le altre quattro ordinarono una cena e presero delle stanze.
Yvonne avrebbe dovuto aspettare il mattino seguente per parlare con Levi ma, nel frattempo, aveva adocchiato i lucidi contenitori pieni di gas del dispositivo per la manovra tridimensionale che indossavano le guardie... avrebbe aspettato che si ubriacassero.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Volevo informare i miei pochi lettori fidati che questa fanfiction sarà probabilmente lunghetta e devo ancora decidere tra un finale "tragico" (tranquilli, non morirà nessuno v.v) e un happy ending dove tutti sono felici e amici. Ok, tutto ciò non ha nulla a che vedere con questo capitolo ma ieri ci pensavo e avevo voglia di dirvelo. Riguardo al capitolo, godetevi Sasha e Connie e l'inzio degli Ereri :3 (c'è una frasetta soltanto che suggerisce qualcosina, vedrò di mettere un momento in cui Eren e Levi sono soli nel prossimo capitolo *-*).


-Sotta la custodia di re Erwin? Non diciamo cazzate, io non sono sotto la fottuta custodia di nessuno.- esclamò Levi indignato.
Quella mattina Yvonne si era presentata alla fucina portando sottobraccio due contenitori di gas per la manovra tridimensionale rubati alle guardie reali e, nel raccontare come se le fosse procurate, aveva anche detto a Levi che quei tizi lo stavano cercando.
-Quindi sei un ricercato?- chiese Eren sbalordito, gli occhi azzurri perchè il fuoco non era ancora stato acceso.
-No.- rispose Levi.
-Le guardie non sembrano pensarla allo stesso modo.- cinguettò Yvonne, armeggiando col suo dispositivo per sostituire i contenitori di gas vuoti con quelli pieni.
-Non vogliamo avere niente a che fare con questa storia. Vattene.- sentenziò Mikasa. Si era piantata davanti Eren e Armin, pronta proteggerli se ce ne fosse stato bisogno, Levi aveva sbuffato davanti a tanta paranoia.
-Non esagerare, Mikasa, non può andarsene.- intervenne Eren, arrossendo parecchio.
-Perchè?- chiese Mikasa fulminando il fratello con lo sguardo.
-Perchè... perchè... perchè le guardie hanno detto che non è un criminale ma lo stanno cercando, penseranno che ha fatto di tutto per allontanarsi dal castello ma se lui resta qui e non si fa scoprire poi le ricerche si svolgeranno altrove e non lo prenderanno.- all'inizio sembrava imbarazzato ma concluse di parlare con un tono molto risoluto. Guardò Levi in attesa di un suo parere.
-Ottimo piano, moccioso.- disse Levi ammirato, non lo aveva fatto così intelligente e anche a giudicare dalle espressioni di Mikasa e Armin quella doveva essere una novità.
Eren fece una piccola smorfia nel sentirsi chiamare "moccioso" ma dopo rivolse a Levi un gran sorriso e delle scaglie verdi e luminose gli apparvero negli occhi; Levi non riusciva a capire come potessero esistere degli occhi così belli e, mentre si rendeva conto stupefatto che anche il resto non era male, Armin interruppe i suoi pensieri con una domanda:
-Levi, per caso sei lo scrittore di corte? Ho sentito che re Erwin ne ha uno.- il ragazzino era più sveglio di quanto sembrasse.
-Sì.- grugnì Levi capendo che non andava poi così soddisfatto di quel titolo.
Yvonne gli si piazzò di fronte con l'espressione di un bambino a cui hanno appena regalato un sacco pieno di dolci.
-Dunque tu conosci davvero tante storie interessanti.- gli disse.
Levi avrebbe voluto alzare gli occhi al cielo ma non riuscì a trattenere un sorrisetto.

Sasha e Connie arrivarono alla locanda all'ora di pranzo, pranzo che Connie non consumò perchè tutto ciò che la locandiera gli metteva davanti era disgustoso, dovette accontentarsi del pane stantio. Sasha invece mangiava anche la porzione di Connie, oltre alla propria, nonostante anche lei si lamentasse della scarsa qualità del cibo.
-Come fai a mangiare quella roba?-
-Ho fame.-
-Non hai appena detto che la zuppa fa schifo?-
-Ho fame lo stesso.-
Connie continuò a mangiucchiare il pane domandandosi quanto fosse alto il rischio di ferite mortali se si fosse azzardato a chiedere a Sasha se poteva mangiare anche il suo pezzo di pane.
Stava quasi per rischiare il tutto per tutto quando Sasha afferrò la propria forma di pane, la tagliò con il coltello e la riempì di quegli orribili pezzi di grasso bruciato che la locandiera spacciava per carne. Sospirò rassegnato.
-Che hai?- s'informò Sasha prima di addentare il suo pane condito e schizzandosi la tunica viola col grasso che  colava copiosamente dal suo panino.
-Niente.- rispose Connie, strappando senza tante cerimonie un pezzo di pane dalle mani della guardia seduta accanto a lui, era il piano di riserva nel caso Sasha si fosse mangiata il pane prima che lui trovasse il coraggio di chiederglielo.
-Dovremmo metterci al lavoro. Mi manca già il cibo del castello.- disse la ragazza prima di dare un nuovo morso al suo panino.
-Ancora non capisco come fai a mangiare lo schifo che fanno in questo posto.- Connie la guardava sinceramente stupito. Sasha emise dei suoni non identificabili con la bocca ancora piena.
-Sarà meglio che tu ti metta una tunica pulita prima di iniziare a cercare Levi, non verrà mai con noi se sei schizzata di grasso.- le disse Connie.
-Non puoi farlo tu l'incantesimo?- gli domandò Sasha infilandosi il resto del panino in bocca, le guardie la guardarono sconvolte, Connie ormai c'era abituato.
-Lo sai fare meglio di me.-
-Allora tu avrai il compito di immobilizzarlo se farà resistenza.- disse Sasha dopo aver inghiottito tutto. Connie non era entusiasta all'idea, perchè per farlo avrebbe dovuto avvicinarsi a Levi e, dopo la cerimonia, ne era un po' spaventato ma annuì.
Quando Sasha finì di mangiare, cosa che richiese più tempo del previsto, i due stregoni si sedettero soli a un tavolo della locanda. La strega estrasse una piccola foglia verde dalla tasca della sua tunica pulita e se la pose sul palmo della mano destra. Dopo aver recitato le parole che Hanji le aveva insegnato la foglia cominciò a muoversi come l'ago di una bussola per indicare la ddirezione nella quale si trovava Levi.
-Forte! Ha funzionato!- esclamò allegro il giovane stregone avviandosi verso l'esterno. 
-Wow, questa sì che è fortuna!- stavolta fu Sasha a parlare perchè nel tavolo vicino la porta d'ingresso qualcuno aveva fatto lo stesso esperimento culinario che aveva fatto lei, mettendo il grasso dentro il pane, ma dopo soli due morsi aveva abbandonato il tutto sul piatto. La strega prese il panino con la mano sinistra e uscì schizzandosi la tunica pulita.
-Hai appena finito di pranzare.-
-Lo so ma ho fame.- e azzannò il nuovo panino.
Seguirono la direzione indicata dalla foglia fino alla fucina del villaggio, proprio lì davanti un ragazzo biondo stava segando un grosso ramo preso probabilmente dal carretto pieno di rami dietro di lui.
-La foglia indica l'interno della fucina.- bisbigliò Sasha, aveva quasi finito il panino, a quanto pareva mangiava più lentamente quando camminava.
-Impossibile, le fucine sono sempre luoghi sporchi.- le sussurò Connie.
-Chiediamo al tizio che sega il ramo?-
-No, credo che dovremo entrare e parlare con il proprietario.-
-E se fosse lui il proprietario?-
-Ah, già... Ma i proprietari non stanno sempre dentro?-
-Non lo so.-
-Che facciamo?-
-Chiediamo a lui?-
-Beh, forse potremmo...-
-Vi serve qualcosa?- domandò Armin a quei due strani individui che bisbigliavano lanciandogli strane occhiate. 
Nel sentirlo intervenire Sasha si ficcò il resto del panino in bocca lasciando a Connie il compito di parlare.
-Ehi, non è giusto! L'idea di chiedere a lui era tua!- protestò Connie mentre Sasha continuava a masticare innocentemente pulendosi il grasso dalle labbra con la manica della tunica.
-Chiedere cosa?- Armin cominciava a farsi sospettoso.
-Non è che nella fucina c'è un tipo basso e spaventoso di nome Levi?- domandò Connie.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Il capitolo arriva con un enorme ritardo, lo so, credo che farà anche un po' schifo, scriverlo è stato un parto ma per il prossimo ho le idee più chiare e spero di mettere insieme qualcosa di decente *sospira*. Il fatto è che ultimamente sono stata tutta presa dalla mia nuova fanfiction sulle creepypasta e non ho avuto la giusta ispirazione per questa qui. Inoltre sono anche partita per un'avventura con tanto di Gandalf, nani e hobbit alla ricerca della mia voglia di studiare con ben scarsi risultati, quindi vi chiedo scusa se dopo tutta l'attesa il capitolo non è un gran chè v.v (l'ho pure scritto di fretta, se ci sono errori di battitura o di altro genere fatemeli notare).


Armin balbettò qualcosa negando la presenza di una persona corrispondente alla descrizione di Connie.
Lo stregone guardò perplesso la foglia sulla mano di Sasha, ancora indicante la fucina e anche la strega le rivolse uno sguardo interrovativo.

Eren guardò per caso fuori dalla finestra quando vide che Armin stava parlando con due ragazzi che non aveva mai visto al villaggio che, date le considerevolmente piccole dimensioni di questo, dovevano essere degli stranieri.
-Mikasa, hai mai visto quei tizi? Lanciano strane occhiate alla fucina.-
Mikasa scattò in direzione della finestra a scrutare con sospetto gli interlocutori di Armin.
-Non sembrano pericolosi.- decretò dopo qualche secondo.
-Hanno addosso qualcosa di valore che potrei rubare?- chiese placidamente Yvonne lucidando alcuni attrezzi da fabbro insieme a Levi.
-Le tuniche sembrano costose ma quella della ragazza sembra sporca di olio o grasso. Ma cosa guardano? Mikasa, riesci a vederlo?- domadò Eren, entrambi i fratelli erano appostati davanti la finestra a spiare i forestieri.
-Non vedo bene la ragazza, Armin la copre, ma il ragazzino pelato sembra guardare qualcos...-
-Quale ragazzino pelato?- interruppe bruscamente Levi, spingendo da parte i due fratelli senza troppe cerimonie e beccandosi uno sguardo congelante da Mikasa e uno confuso dal moccioso. Quando vide Sasha e Connie per poco non gli venne un colpo.
-Cazzo, non così presto.- protestò.
-Che vuoi dire?- Yvonne si era avvicinata, stava per guardare fuori quando Levi la prese e la portò praticamente di peso verso la porta sul retro che conduceva all'appartamento sovrastante.
-Sono gli stregoni di corte, vogliono riportarmi al castello. Inventatevi una scusa di merda qualunque per mandarli via; sono due idioti, non dovrebbe essere difficile.-
Alla parola "stregoni" Yvonne aveva emesso un gridolino eccitato e aveva cercato in tutti i modi di divincolarsi invano dalla presa di Levi.
-Si stanno avvicinando.- annunciò Mikasa mentre Levi si sbatteva alle spalle la porta sul retro e cercava di impedire che Yvonne si precipitasse nella fucina. Ingaggiarono un piccolo combattinemento nello stretto corridoio finchè Levi non riuscì a bloccarla e a tapparle la bocca con una mano. Pochi secondi dopo si sentì un saluto.
-Salve!- esclamò allegramente Connie e poi calò il silenzio -Sasha, è il tuo turno di parlare.-
-Cosa? Perchè dovrei parlare io? Fin'ora sei stato tu a...-
-Io ho già parlato con...-
-Armin.- disse Armin.
-Adesso tu devi parlare con gli altri.-
-Ok, ok, non spingermi.-
Ci fu un altro momento di silenzio.
-Sasha?-
-Connie, parla tu.-
-Ti ho già detto che...-
-La ragazza coi capelli neri mi fa paura!- sussurrò Sasha sebbene le sue parole furono perfettamente udite da Levi e Yvonne. Eren scoppiò a ridere e Levi allentò un po' la presa su Yvonne per concentrarsi su quel suono.
-Uffa.- sbuffò Connie e disse più o meno ciò che aveva detto ad Armin.
-Mi dispiace ma qui ci siamo solo noi.- gli disse il giovane fabbro in un tono sorprendentemente naturale, Levi non si aspettava che il moccioso fosse così bravo a mentire.
-La foglia però indica che si trova qui dentro.- lo contraddisse Sasha.
-La foglia?-
-Sì, la foglia, l'incantesimo.-
A giudicare dalla pausa che seguì la strega doveva aver mostrato la foglia ai due fratelli.
-Qui non c'è nessun nano.- ribattè Mikasa e Yvonne protestò con un gemito il fatto che Levi avesse stretto la presa su di lei ma poi ridacchiò piano con la mano di lui ancora sulla bocca.
-Ma...-
-Ti sembra di vedere il tizio che stai cercando qua dentro?- il tono di Mikasa dovette congelare lo stregone poichè alla proposta di Sasha:
-Dai, Connie, andiamocene. Forse ho sbagliato a fare la magia.-
-Ok, ritenteremo più tardi.-
Ci fu un rumore di passi, lo sfigolio del fuoco, altro rumore di passi e poi il silenzio.
Mikasa venne ad aprire la porta e Levi liberò Yvonne che lo ricoprì d'insulti per averle fatto perdere l'occasione di incontrare degli stregoni.
-Che ne hanno fatto della foglia?- domandò Levi.
-L'hanno bruciata.- rispose Eren indicando il fuocherello che Armin doveva aver acceso poco prima.
-Era davvero un incantesimo?- chiese Yvonne quando finì la sua scorta di imprecazioni.
-Sì, un incantesimo di localizzazione, l'ho visto fare alcune volte da Hanji.-
-Chi è Hanji?- domandò Yvonne curiosa. Levi ignorò la domanda con una smorfia.
-Ad ogni modo, finchè hanno quelle foglie possono risalire a me dunque...- Levi squadrò Yvonne per un momento -Ti va di rubare delle foglie magiche?- le chiese.
-Posso tenerle?-
-Direi di sì.-
-Consideralo fatto.-
-Fallo adesso.-
-Agli ordini!- e Yvonne corse fuori dalla fucina.

Rubare le foglie fu uno dei furti più facili che Yvonne ricordasse di aver fatto. Infatti, un volta tornata alla locanda, Sasha era andata nella sua camera per cambiarsi la tunica sporca e aveva messo altre cinque foglie dentro una borsa di pelle che lasciò nella stanza quando ridiscese giù nella sala comune.
A Yvonne bastò aprire la porta, prendere la borsa di pelle con tutto il suo contenuto e sgattaiolare via dall'uscita sul retro per non farsi beccare.

-Sembrano delle normalissime foglie.- disse Eren quella sera osservando la foglia che Yvonne gli aveva regalato.
-Provengono da una qualche pianta magica di Hanji.-
-Hanji è un'altra strega?-
-Sì.-
-Non sembri molto contento di parlarne.-
-No, infatti.-
-Perchè?-
-Non voglio pensare ad Hanji mentre sono qui, ok?-
Levi lo fulminò con un'occhiataccia e il moccioso distolse lo sguardo arrossendo.
Il resto della cena passò in silenzio con le solite occhiate sospettose di Mikasa.

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