Ma il silenzio urla sempre più forte

di Gan_HOPE326
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Monte ***
Capitolo 2: *** Il clan Uchiha ***
Capitolo 3: *** Jirobu ***
Capitolo 4: *** Tayuya ***
Capitolo 5: *** Obito Uchiha ***
Capitolo 6: *** Il Terzo Hokage ***
Capitolo 7: *** Jiraya ***
Capitolo 8: *** Hinata Hyuuga ***
Capitolo 9: *** Haku ***



Capitolo 1
*** Il Monte ***


La Montagna

L’idea di scrivere questa raccolta di poesie-fanfiction mi è nata poco dopo aver acquistato il libro a cui si ispira, la “Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters. A quelle stesse poesie si era ispirato Fabrizio De Andrè nella realizzazione di un meraviglioso album intitolato “Non al denaro, non all’amore né al cielo”. Poco tempo prima avevo visto anche il programma dedicato da Fabio Fazio a questo cantante (e mi aveva colpito in particolar modo la visione della leggendaria collina di Spoon River e la scoperta che si trattava di un luogo reale), così, travolto da tanta arte e genialità, ho sentito un brivido d’ispirazione XD e mi sono lanciato in quest’impresa titanica (la parte titanica è soprattutto non sembrare spaventosamente ridicolo nel paragone con i predecessori che mi sono scelto XD). Da questo nasce questa raccolta, in cui alcuni dei (tanti) personaggi morti nel manga parleranno dalla tomba, raccontando stessi e i propri sentimenti. Al momento ho realizzato otto poesie, non escludo in futuro di scriverne altre. Questo primo componimento, introduttivo, si ispira smaccatamente a “La Collina”, prima poesia del libro di Masters (e anche De Andrè cantava “Dove se n’è andato Elmer… dove sono Bert e Tom… dormono, dormono sulla collina. Dormono, dormono sulla collina”). E questo è tutto, più o meno. Vi lascio l’ardua sentenza – ma vi prego, cercate di dimenticare le mie fonti ed evitiamo i confronti XD. Leggete e commentate!


Il Monte


Gli uomini ricordano poco:

la pietra ha più lunga memoria.

Perciò quei volti famosi

si decise di scolpirli nel Monte,

per salvarli dal tempo e i suoi mali,

perché fossero un po’ più immortali.


Così vive anche ora il villaggio,

incastrato tra il cielo e la terra.

I suoi padri li tiene sul Monte,

a vegliare con occhi severi;

i suoi figli sepolti in un campo,

senza carne, né vita, o pensieri.


Dove sono Obito, e Kakashi, ed Hizashi,

ed i mille del clan sterminato,

che guardarono il mondo

con occhi rossi, con occhi bianchi?

Dormono, dormono sotto gli occhi del Monte.

Dormono, dormono sotto gli occhi del Monte.


Dove sono i guerrieri più forti

ed i grandi eroi del passato,

dove sono il potente Jiraya,

Zanna Bianca, ed Asuma, ed Hayate?

Dormono, dormono sotto gli occhi del Monte.

Dormono, dormono sotto gli occhi del Monte.


Dove sono i nemici, i bastardi,

gli spergiuri ed i rinnegati,

chi tradì per amore, per odio,

per enorme ambizione o pazzia,

o soltanto per pura anarchia?

Nemmeno il Monte li guarda marcire.

Soltanto il cielo li guarda marcire.


E se i volti del Monte guardassero bene,

scorgerebbero tra i campi anche i propri, di nomi.

Caduti tra gli altri caduti.

Hanno anime fredde di pietra

e si guardano con occhi non loro;

hanno ossa uguali alle altre,

sepolte, tra il mirto e l’alloro.

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Capitolo 2
*** Il clan Uchiha ***


Il clan Uchiha

Il clan Uchiha

 

Tra i campi intorno al villaggio

c’è un piccolo prato cintato.

Sul cancello è dipinto un ventaglio,

dentro c’è una foresta di croci:

se ti attardi in mezzo a quei morti

potresti forse sentirne le voci.

 

Le prime esitanti parole

le pronunciano i molti bambini

che quel clan chiamò la sua prole.

 

Padri nostri, non provate vergogna

di quel che ci avete insegnato,

della vostra ostinata menzogna?

Che era nostro dovere e destino

dedicare la vita a difendere

la grandezza della Famiglia:

come se noi ne avessimo voglia.

Ci vietaste per questo i compagni,

le partite ed i giochi per strada,

e afferrandoci forte la mano

ci toglieste la palla, ci metteste la spada.

Dov’era la forza della Famiglia

quando venne quell’ultima notte?

Quando bastarono un uomo e due mani

a rubarci per sempre il domani?

Uno solo di noi fu graziato

e non fu certo il più fortunato.

 

A quel piccolo coro risponde

il lamento di tutte le donne.

 

Siete bambini, non riuscite a capire

quanto la morte ci sia potuta costare.

La vita, il futuro, l’infanzia ed il gioco?

Se si trattasse soltanto di questo,

allora avremmo perduto ben poco!

Noi brave donne, umili e schive,

sposammo uomini che non amavamo,

fummo rinchiuse in casa a servire

così diventando morte da vive.

Eppure accettammo il nostro destino

chinando la testa felici ogni giorno

senza mai dire “rifiuto” o “non voglio”

solo perché i nostri eroici mariti

potessero darci motivo d’orgoglio.

Ed ecco i leoni portati al macello

da un solo piccolo, giovane agnello!

Un giorno dovranno pagarci quest’onta.

Gli anni passati a servirli e aiutarli

li abbiamo perduti per quale ragione?

La morte possiamo anche accettarla:

quella che brucia è l’umiliazione.

 

Ma sembra che il suolo cominci a tremare

quando s’innalza una voce possente:

è il gruppo degli uomini adesso a parlare.

 

Sciocche, tacete! Non vi conviene

gettare altro olio sul fuoco rabbioso

che al posto del sangue ci riempie le vene.

Il nostro odio è talmente potente

che dovrà per forza lasciare la tomba:

ormai a contenerlo non è sufficiente.

E voi lo vedrete, come nera fiumara,

sgorgare da questo quadrato di terra,

cercare, trovare il nostro nemico,

cavargli gli occhi,

strappargli la pelle,

cucirgli la bocca con ago e con filo

e spingerlo fino ad odiare la vita

con la tortura, la fame e la sete.

Non manca molto: vedrete, vedrete…

 

Ma come foglie disperse dal vento

si perdono ormai le loro parole.

E già non li senti più strepitare

le loro minacce rabbiose e contorte;

per quanto potenti siano le urla

c’è sempre il silenzio che urla più forte.

 

                                                                                                

 

 

 

 

 

E chiaramente è da quest’ultimo verso che ho tratto il titolo della raccolta, a significare la solitudine di questi personaggi, che parlano senza che nessuno (tranne voi) possa più ascoltarli. Il titolo originale doveva essere “Antologia di Konoha”, ma poi mi è sembrato suonare quasi come una parodia di “Antologia di Spoon River”, anziché un omaggio, ed ho preferito optare per una scelta più libera. Riguardo all’ordine di pubblicazione delle poesie, sto seguendo un criterio tematico: partirò da quelle più cariche di sentimenti negativi, odio e rancore, per andare via via verso quelle invece più ottimistiche e positive, all’insegna dell’amore e della libertà. Alla prossima, con altre due poesie. Ciao a tutti!

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Capitolo 3
*** Jirobu ***


Jirobu

Jirobu

 

Appena venuto alla luce del mondo,

senza ancora ragione né denti,

strinsi con forza un capezzolo in bocca

con folle passione per gli alimenti.

 

Vedevo nei cibi il potere di Dio

che creò selvaggina, pesci ed ortaggi;

credevo, mangiandoli a quattro ganasce,

che quel potere fosse anche mio.

 

Perciò pretendevo continui banchetti,

ed ogni pietanza volevo onorare.

Quando i miei genitori mi misero a dieta

(ad un ninja s’addicono forme più magre)

presi in mano un coltello, non dovetti esitare,

con quello onorai anche il padre e la madre.

 

Sognavo di notte di esser gigante,

mangiare montagne,

sbranare pianure,

città sgranocchiare,

oceani trincare,

con i miei rutti muovere i venti,

gli alberi usarli per stuzzicadenti.

Ma il sogno finiva sempre più spesso

con me che, mangiata tutta la Terra,

non disdegnavo mangiare me stesso.

 

Ed essere grande non mi è poi servito,

se un altro più grande mi ha infine mangiato;

adesso che sono caduto in battaglia,

il corpo riverso sul suolo e sui sassi,

fra le ossa sbiancate e le carni sfasciate

ci strisciano solo dei vermi più grassi.

 

 

 

 

 

 

 

La cosa bella dei personaggi secondari è che ti lasciano un sacco di libertà. Io nello scrivere questa poesia mi sono basato principalmente su una frase di Jirobu (quando definisce i suoi nemici “spuntini” o qualcosa del genere) e ho ci ho costruito su una storia che volevo avesse un sapore grottesco senza però sfociare nel comico. Una specie di favola morale sull’ingordigia. Spero vi sia piaciuta. Ciao!

 

P.S. Grazie a DarkMartyx93, Nomiemi e yama_nihal per le bellissime recensioni. Bellissime per me non solo perché lusinghiere (gh… XD) ma soprattutto perché approfondite e puntuali. Tre sole recensioni così valgono almeno mille “bellissima, continuaaa!” XD.  

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Capitolo 4
*** Tayuya ***


X Senboo (e chiunque altri abbia avuto il suo stesso problema): Jirobu, il personaggio della scorsa poesia, era un membro del Quartetto del Suono, comparso per pochissimo tempo durante l’inseguimento di Sasuke e sconfitto da Choji

X Senboo (e chiunque altri abbia avuto il suo stesso problema): Jirobu, il personaggio della scorsa poesia, era un membro del Quartetto del Suono, comparso per pochissimo tempo durante l’inseguimento di Sasuke e sconfitto da Choji. Tayuya, per chi non lo ricordasse, era anche lei un membro del Quartetto: l’unica donna, la ragazza che usava un flauto come arma e che è finita sconfitta da Temari.

 

 

 

Tayuya

 

Lo so, in molti me l’hanno già detto,

che non ho certo una bocca pulita

ma fu il mio destino

fottuto

e bastardo

a sporcarmi la lingua e la vita.

 

Che cosa volete saperne voialtri

di cosa sia crescere in strada,

e mendicante

nella speranza di avere un boccone

tendere a voi, tremanti, le mani

inutilmente.

Di quello che sta su quel marciapiede

per voi vale più la merda dei cani.

 

Che cosa volete saperne voialtri

di cosa sia stare in mezzo a persone

che la povertà ha reso stolte e brutali

che la povertà ha reso come animali.

Per me è stato come crescere sola,

tra gente che non dice mai di aver fame,

non che non l’abbia: non sa la parola.

E non mi provate mai a raccontare

che l’infanzia è comunque un periodo sereno,

che ad un bambino, per esser felice,

basta giocare e inseguire farfalle,

come dicono spesso poeti, cantanti

ed altri famosi scrittori di balle.

Io la trascorsi con gioia e letizia

strisciando nel fango, mangiando

la merda, suonando talvolta

un flauto trovato nell’immondizia.

 

E fu con quello che per un momento

scoprii una volta il mio vero talento:

suonando il verso di un usignolo

lo vidi reale, davanti ai miei occhi,

sbatteva le ali, pronto a volare,

ed io, spinta soltanto da fame,

tesi le mani, lo volevo afferrare,

ma il flauto dovetti lasciare cadere.

Tolte le dita, l’incanto finito,

il pranzò svanì, restò l’appetito.

 

E poi c’è la storia non priva di noia

di come una donna diventa una troia.

Mi vide un uomo,

non era poi male,

che disse di avere per me dei progetti,

mi avrebbe portata in un posto più bello.

Nei suoi progetti il mio ruolo era questo:

dovevo solo succhiargli l’uccello.

 

Ne vennero altri dopo di lui

che lodarono me e la mia immensa bellezza

ed io credetti alle loro bugie

non più perché ingenua, ormai per stanchezza.

Finché incontrai l’unico vero

(pallido in viso.

Occhi da serpe)

che mi fu padrone e maestro,

mi insegnò ad affinare la mia arte.

Così, dopo una vita trascorsa

da povera stronza illusa e ingannata

a farmi scopare da quattro coglioni,

fu con un sottile piacere che appresi

come essere io a creare illusioni.

 

Ne uccisi a migliaia, di quella gente

per cui valevo meno di niente,

e infine crepai senza rimpianti

se non non averne ammazzati poi tanti.

Non fate finta che importi a qualcuno:

non vi importò quando ancora ero viva,

adesso andate tutti a fanculo.

 

 

 

Senza offesa, eh XD. Questa poesia è la mia seconda preferita in assoluto, e quella in cui ho potuto usare con più libertà il mio stile. L’ho messa a questo punto della raccolta, nonostante sia carica di rabbia, perché credo che comunque il personaggio abbia una connotazione più positiva: Tayuya è sì carica di odio, ma quell’odio le deriva dall’essere stata emarginata e maltrattata, dal desiderio di amore insoddisfatto. Grazie a tutti per le belle recensioni, passo a dare qualche risposta:

 

X Senboo [ATTENZIONE SPOILER!]: in realtà su Kakashi la certezza assoluta non c’è. Diciamo al 99%. Ora anche Naruto, arrivando a Konoha, ha detto di non percepire il suo chakra (i poteri del chakra naturale gli consentono invece di avvertire la presenza di tutti gli altri). E Tsunade sembra sinceramente convinta della sua morte. Se Kishimoto lo farà rialzare come niente fosse fra qualche capitolo non lo so, però mi parrebbe poco sensato (e se succedesse, sarebbe probabilmente per farlo morire sul serio poco dopo). Quindi ho un po’ anticipato i tempi nella poesia. Casomai, pazienza, il dispiacere di aver scritto un’incongruenza sarà compensato dal sollievo di avere ancora tra noi il ninja più cool di tutti i tempi (e il personaggio per cui mi sono appassionato a Naruto)!

 

X Topy: ciao, quanto tempo! Sempre felice di averti tra i miei lettori. Grazie dei complimenti, spero di continuare a darti motivo di farmene XD.

P.S: ho copiaincollato la tua recensione su Word, secondo il correttore automatico “citativo” non esiste. E nemmeno il verbo “copiaincollare”, a dire il vero XD.

 

X Urdi: allora, la mia preferita… non posso dire di averle ancora lette tutte, però certamente una che mi ha colpito tantissimo fin da subito è Schofield Hurley. Probabilmente perché ho sempre un debole per le tematiche filosofiche. Altre che mi piacciono sono George Gray, appunto, Sarah Brown, Dorcas Gustine, Wendell P. Bloyd e Francis Turner (rispettivamente il “blasfemo” e il “malato di cuore” di De Andrè)… In realtà, però, devo dire che in linea generale mi piacciono, ancor più delle poesie dell’Antologia, gli adattamenti realizzati da De Andrè. Un esempio clamoroso è quella sul “matto” Frank Drummer, figura che in Masters è molto meno approfondita che nell’opera del cantautore. Di fatto, ciò che mi incanta è come De Andrè sapesse fare vere magie con le parole, scrivendo testi fluidi, discorsivi e argomentati come delle prose riuscendo però a dar loro la forma di poesie. Le rime sembrano sgorgare fuori dal nulla; la metrica è una cadenza piacevole e naturalissima, per niente forzata. Questa è la sua caratteristica che più ho cercato di inseguire ed emulare, perché la trovo geniale. La differenza tra poesia e prosa si annulla, tutto diventa semplicemente un discorso pieno e perfetto in ogni suo aspetto, dal significato, alla forma, alla musicalità.

Della trasmissione di Fazio la cosa che poteva risultare più sgradita, secondo me, era l’atteggiamento del conduttore, perennemente sull’orlo di una crisi di paralisi da eccessiva cerimoniosità XD. Sinceramente, quando fa in quel modo lo detesto. E poi forse sono mancate alcune canzoni che mi avrebbe fatto piacere sentire. Ad esempio quelle del De Andrè più ironico e quasi scanzonato, come “Carlo Martello”, o la geniale “Il Testamento”. Ho avuto la sensazione che il perenne pregiudizio per cui le opere umoristiche sarebbero inferiori per principio a quelle drammatiche/romantiche (pregiudizio che io detesto con tutto il cuore) avesse colpito ancora. Di quelle che ci sono state, però, alcune versioni sono state bellissime. “Via del Campo” cantata dalla Nannini l’ho trovata meravigliosa.

 

Grazie anche a Nomiemi e yama_nihal, così come a tutti gli altri che hanno soltanto letto. Ciao!

 

 

 

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Capitolo 5
*** Obito Uchiha ***


Obito Uchiha

Obito Uchiha

 

Del mondo vivace ed atroce

ricordo soltanto la polvere.

Sotto il soffio ostinato del vento

si levava dal suolo e mi entrava

                                               negli occhi.

Per quello piangevo, non altro.

Ricordo, versai molte lacrime

per quei miseri grani di terra:

portavano nomi diversi,

tristezza, paura, poi guerra.

Mi chiamarono sciocco e codardo,

perciò indossai degli occhiali,

ma ancora piangevo, ancora

la polvere continuava ad entrare.

Ricordo il mio amore di bimbo

per una compagna rapita,

ricordo quel giorno, ricordo, fu amaro,

doverci lasciare la vita.

 

Ricordo, credetemi, anche

quando voi mi portaste alla tomba.

Con vani discorsi di polvere

calaste la bara quaggiù;

mi dice la polvere intorno

“sei polvere adesso anche tu”.

 

 

 

 

Questa è la prima poesia che ho scritto della raccolta, e quindi soffre forse di qualche ingenuità formale rispetto alle altre. Comunque, l’ho pubblicata immutata anche perché, per me, è una delle più sentite. Fin da quando ho letto il “Kakashi Gaiden” questo personaggio mi ha messo sempre parecchia tristezza: è uno di quelli che (assieme ad Hinata) danno più la sensazione di essere fuori posto in un mondo violento e crudele come quello dei ninja, un ragazzino innocente e sensibile che proprio per questa sua natura è condannato a soccombere. E per compensare la scarsa qualità con la quantità, questa volta doppio aggiornamento: la prossima poesia è sull’hokage Sarutobi.

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Capitolo 6
*** Il Terzo Hokage ***


Il Terzo Hokage

Il Terzo Hokage

 

Seduto in quel modo contorto

accanto al bagliore del fuoco,

un braccio, lungo e un po’ storto,

piegato sul mento a sfiorare

la breve barba caprina,

lo sguardo acuto e tagliente,

sembrava un’antica scimmia

sapiente.

 

Pensava alla guerra ventura,

capiva che andare a morire

da giovane sembra anche facile,

da vecchio ti fa più paura.

 

Ma forse non ci sarà guerra,

pensò poi, guardando nel fuoco,

che intagliava il suo viso nell’ombra,

forse non è come sembra.

(Durò quel pensiero un secondo,

come un miraggio o l’ombra di un sogno.

La guerra era cosa sicura:

l’indomani, per essere pronto,

sotto la veste di candida stoffa

avrebbe indossato la vecchia armatura)

 

Ci saranno dei morti, non posso evitarlo.

Ed ecco, tornava l’antico rimorso,

come un dolore al centro del petto,

dove la Serpe che aveva allevato

gli aveva dato il suo ultimo morso.

Questi pensieri mi stanno stancando,

domani devo essere in forma.

Chinò il capo canuto, col respiro affannato,

calò le palpebre,

fece un sorriso,

e poco prima di addormentarsi

provò come uno strano sollievo.

Domani vado a morire,

però rivedrò un vecchio allievo.

 

Sereno com’era quel giorno

riposa anche adesso l’anziano guerriero,

nel suolo su cui camminate.

I vecchi, si sa, hanno il sonno leggero:

fate piano, non disturbate.

 

 

 

 

 

 

 

Doppio aggiornamento, come dicevo… quella sul Terzo Hokage è la seconda poesia che ho scritto, ma la sua forma iniziale mi ha lasciato fortemente insoddisfatto, e quindi l’ho completamente riscritta. Rispetto alla prima versione (che era soltanto descrittiva) ho inserito un minimo di narrazione. Mi sono ispirato a una frase pronunciata da Orochimaru durante il suo combattimento con Sarutobi, quando l’hokage si sfila la veste rivelando la tenuta da combattimento e il sannin dice “avevate previsto la vostra morte, maestro Sarutobi?”.

Grazie per i commenti sempre meravigliosi a Topy, DarkMartyx_93, Nomiemi e Senboo; a yama_nihal dico grazie e rispondo anche che, sebbene io non mi sia sforzato di mantenere parallelismi particolari tra i miei personaggi e quelli dell’album di De Andrè, una specie di “suonatore Jones”, lo ammetto, ci sarà. Ma non sarà lui a concludere la raccolta: la sua sarà la penultima poesia, cioè la prossima. Grazie ancora a tutti e ciao!

 

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Capitolo 7
*** Jiraya ***


Jiraya

Jiraya

 

Quel vecchio un po’ strambo, quel pazzo eremita

nei vagabondaggi sprecò la sua vita.

Camminare nel sole d’agosto

riposarsi sull’erba dei prati

fare il bagno nei fiumi,

dormire nei campi,

senza ordini o altri padroni

che te stesso e la tua libertà

non mi sembra una vita sprecata.

Un ragazzo immolato a vent’anni

alla guerra ed al suo odio cieco:

ecco, quello lo chiamo uno spreco.

 

Pur essendo un guerriero di tanto potere

si sciupò con le donne, si bruciò con il bere.

Ma scendendoti lieto nel petto

non potrà che scaldarti un liquore:

sarà freddo, e freddo per sempre,

se è una lama ad entrarti nel cuore.

E la gioia di uccidere un uomo

è crudele, barbarica e vana.

Trovai spesso una gioia più bella

tra le cosce d’una puttana.

 

E, non ultima fra le altre cose,

scrisse storie assai licenziose.

Non posso dir certo d’esser stato un artista,

ma scrissi romanzi dai titoli vari.

Perciò, penso io, fu più divertente

che scrivere sempre lo stesso, noioso,

“Rapporto missione – Segreto ed urgente

 

Che fosse un barbone non fa meraviglia:

non ebbe nemmeno normale famiglia.

Però ebbi allievi fedeli e dotati

con cui vissi i miei giorni più belli.

Insegnargli i tuoi trucchi più astuti

un po’ gradasso, un poco scherzoso,

e gioire in modo segreto

quando impara poco per volta,

uno sbaglio dopo uno sbaglio:

è così, credo, crescere un figlio.

 

Riscattò per un giorno il suo orgoglio

con un’ultima, grande battaglia.

Ma da allora la sua voce tacque

e non ebbe neppure una tomba,

il suo corpo inghiottito dalle acque.

Dalle acque! Provate un po’ a dire

quale sia una tomba migliore.

Come prima continuo a viaggiare

senza inutili punti d’arrivo,

trasportato da queste correnti,

come fossi ancora un po’ vivo.

Ed infine il mio corpo disfatto

viaggerà in ogni parte del mondo

perché l’acqua evapora e piove:

con la pioggia giungerà il mio ricordo.

 

Perciò non mi importa di quello che dite.

La mia vita fu lieta, sciocca e sincera

ma almeno fu vera.

                                      Potete

dire altrettanto?

Gente perbene, soldati ed eroi,

tenetevi pure gli onori e le tombe:

io non farei mai a cambio con voi.

 

 

 

 

 

 

 

 

Come giustamente aveva intuito Topy, il mio “suonatore Jones” è proprio Jiraya, che ho voluto eleggere a simbolo del desiderio di libertà e pace nel mondo altrimenti così violento e guerresco di Naruto. L’effetto di “canto e controcanto” tra i commenti della gente e le repliche di Jiraya è un po’ ispirato ad un’altra canzone-capolavoro di De Andrè, “Il testamento di Tito” (dall’album “La Buona Novella”). Mi è venuto in mente, rendeva bene l’effetto, l’ho fatto. Grazie moltissime per i bei commenti a Senboo (cliente affezionata XD), Sky Eventide (ah, grazie anche a proposito di “Qualcuno pensi ai bambini”), Topy, Nomiemi, e a tutti gli altri lettori. A proposito delle richieste di una prosecuzione, devo dire che al momento non sono proprio ispirato… però, trattandosi di poesie, veloci da scrivere una volta che c’è l’idea, non escludo di continuare a farne qualcuna, di tanto in tanto. Dipende anche da come andranno le cose nel manga. Non prometto nulla, però. Alla prossima, e per ora ultima, volta!

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Capitolo 8
*** Hinata Hyuuga ***


Hinata Hyuuga

Hinata Hyuuga


Ninna nanna, brava bambina,

chioma di seta, chioma corvina.

Se vivere è come scrivere un libro

con lettere nere, eleganti ed esatte,

tu per paura di farci una macchia

lasciasti le pagine bianche di latte.


Ninna nanna, bambola bella,

occhi di perla, occhi di stella.

Quando una volta, guardando allo specchio,

vedesti una bimba fissarti spaurita,

pensasti che se gli occhi riflettono l’anima

allora la tua era come sbiadita.

Poi trattenesti un’imprecazione

perché ti sembrò maleducazione.


Ninna nanna, nobile dama,

come soltanto chi ti odia ti chiama.

Con chi è come te è crudele la gente,

marchiandolo idiota o buono a far niente;

ma forse la fonte di tanta tristezza

è proprio un eccesso di strana saggezza.

Tu per la vita ed il suo duro viaggio

sapevi la strada, ti mancava il coraggio.


Ninna nanna, bimba beata,

cuore leggero d’innamorata.

Ricordi com’era guardargli i capelli

scoprendo che erano simili al Sole?

La mente che vuole dar forma all’amore

con cento castelli di mille parole;

la bocca che invece gridarle non può

perché solo i sogni non dicono no.


E ad ogni giorno era sempre più dura,

non basta la voglia a cambiar la natura.

Così per amore di quella luce

di cui non avresti potuto far senza

gettasti la vita, per rendere eterno

un solo momento di lieta incoscienza.


La ninna nanna ha un triste finale;


brava bambina,


bambola bella,


nobile dama,


bimba beata,


ave


atque


vale.




Per chi non lo sapesse, “ave atque vale” in latino significa “addio e sta’ bene”. Più che per classicismo appassionato, quest’espressione l’ho inserita per una reminiscenza di quel capolavoro a fumetti che si chiama “V for Vendetta”. Come giustamente ricorda DarkMartyx, Hinata è sempre stata uno dei miei personaggi preferiti, e dopo quello che è successo nell’ultimo capitolo semplicemente non potevo non scrivere questa poesia. Ho cercato di farla malinconica e tenera, e devo dire di averla scritta con molta attenzione perché l’argomento mi tocca da vicino (in fondo, quanto a timidezza, all’età di Hinata io non ero molto diverso da lei; e anche ora… beh… XD). Comunque, io sono convinto che per lei non ci sia più speranza, e che se Kishimoto non ci ha mostrato il suo corpo non è (come alcuni sostengono) perché si riserva di riportarla in vita con qualche bizzarro coup de theatre, ma semplicemente per una sorta di discrezione che ben si intona col personaggio. Se mi sono sbagliato, meglio; in tal caso considerate questa poesia come una “what if”. Comunque, la conclusione della raccolta slitta alla prossima volta.

X Senboo: a scrivere di Itachi, ovviamente, ci ho pensato tanto. Mi sono fermato (quindi lo anticipo: non sarà lui il prossimo) di fronte all’impressione di eccessiva banalità di tutti gli sviluppi possibili. La verità è che quella svolta finale che da personaggio ambiguo e tenebroso ha trasformato Itachi in un bravo fratellino che ha sterminato il resto della famiglia in osservanza agli ordini del villaggio mi ha spiazzato. Non ho trovato né appigli decenti per una poesia né la motivazione per scriverla. Sarei riuscito a capire e raccontare un assassino tormentato preda delle proprie ambizioni; ma un fedele soldatino pronto ad ammazzare i genitori perché così gli è stato detto di fare non mi ispira assolutamente niente. Su Itachi, a mia (durissima) opinione, Kishimoto ha preso uno scivolone clamoroso, scrivendo una delle pagine più deprimenti della storia del feuilleton.

Per le tue ipotesi ti do un indizio: ripensa agli albori della serie. Ma proprio albori albori… e così è fin troppo facile XD.

X DarkMartyx93: a parte il discorso su Hinata… mia cara, ma noi sulla cattiva strada ci siamo già XD. Non si tratta di donne (o uomini) e alcol, che vengono considerate cose abbastanza normali e anche piuttosto fighe… è la parte dello scrivere quella scandalosa XD. E’ un tunnel dal quale non si esce, oltretutto XD.

Grazie per le recensioni anche a nomiemi, yama_nihal, come sempre. Ciao!

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Capitolo 9
*** Haku ***


Haku

Haku

 

Giunge una mano a rompermi il cuore,

io apro gli occhi, boccheggio, poi taccio:

anche per chi ha vissuto d’inverno

è una sorpresa sentirsi di ghiaccio.

E quando capisco di stare morendo

non perdo del tempo a chiedermi se

sia stata la scelta più giusta da fare,

perché questa scelta l’ho fatta per te.

 

Di te mi ricordo il tuo tocco più lieve,

le dita sul viso come un fiocco di neve.

 

Ma io non ricordo le lunghe battaglie

le molte, le troppe persone che ho ucciso

per farti felice, sperando soltanto

che da sotto le bende mi donassi un sorriso,

io non ricordo la rabbia e le botte.

E poi, nella tenda, talvolta, di notte,

tu nudo, con fare affrettato ed ingordo,

mi stringevi la vita, scendevi più sotto…

ma questo, ti giuro, io non lo ricordo.

 

Però mi ricordo il tuo tocco più lieve,

le dita sul viso come un fiocco di neve.

 

Con te sono stato arma ed oggetto

senza di te non sarei stato nulla.

Per chi non conosce la luce del Sole

anche una lucciola può dare chiarore

anche una lucciola può essere amore.

 

 

 

 

Oltre che dalle canzoni di Fabrizio de Andrè, questa poesia mi è stata ispirata da un’altra bellissima canzone. La dedico perciò all’autrice di quella canzone, Valentina Giovagnini, il cui cuore oggi non batte più altro che “il passo silenzioso della neve”.

 

 

Era da sempre che volevo scrivere qualcosa su Haku e Zabuza, e finalmente mi si è presentata l’occasione. Questa è la mia preferita di tutta la raccolta. L’ho lasciata per ultima ad indicare come credo che sia di fatto una poesia di amore “assoluto”, tanto grande da dimenticare ogni cosa.

A quanto pare, come accadde per Mark Twain, anche per quanto riguarda Hinata le notizie sulla sua morte sono state esagerate XD. Stiamo a vedere che succede nei prossimi capitoli... la mia poesia sarà, come avevo detto, semplicemente una “what if”. Ringrazio comunque per i molti bellissimi commenti che ho ricevuto da tutti voi.

 

X SHIKA CHAN: i tuoi gusti incontrano i miei, perché in effetti sia Shikamaru che Deidara e Orochimaru sono tra i miei beniamini XD. Alla poesia su Deidara ho pensato, e forse in futuro scriverò qualcosa. Ma non prometto nulla. Avevo pensato anche ad Orochimaru: in questo caso, però, ho rinunciato perché ho già una certa one-shot nel cassetto in attesa di essere pubblicata che tratta di lui. La metterò on-line tra qualche giorno, probabilmente. Non volevo ripetere concetti che avevo già messo in quella storia, quindi ho lasciato perdere.

 

X DarkMartyx_93: sì, hai ragione sul senso di distacco che volevo trasmettere con quel passaggio. Un po’ quello, un po’ la volontà di dare la sensazione di come quell’amore fosse molto centrato su Hinata stessa, con Naruto che invece nemmeno se ne accorgeva. E naturalmente c’era anche la regola che mi sono imposto all’inizio per cui, al di fuori dalla prima poesia e dai titoli, mi sono proibito di nominare direttamente i personaggi. Questo soprattutto per resistere alla tentazione delle rime e delle metriche facili basate su parole e nomi giapponesi: volevo che i testi fossero nell’italiano più puro possibile, anche foneticamente.

 

Grazie anche a Senboo, SkyEventide e Nomiemi. Per i ringraziamenti finali, non sapendo se prima o poi aggiungerò altre poesie dopo di questa, anziché pubblicare il solito capitoletto aggiuntivo magari, se sarà necessario, risponderò singolarmente via mail. E comunque, fin da ora, ringrazio tutti quelli che leggeranno e commenteranno anche questa poesia. Tra qualche giorno, inoltre, come ho già detto a SHIKA CHAN, pubblicherò una nuova one-shot horror-introspettiva su Orochimaru. Ciao a tutti!

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