così distrutta ma inarrestabile

di indietrononsitorna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Piacevoli sorprese ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Cosa si fa ? Quando il tuo mondo è caduto a pezzi e rimangono solo le ceneri di quell’amore così spassionato che in passato ti aveva portato a toccare le stelle con un dito mentre ora ti ha distrutta , devastata dall’interno. Quando quella voragine  non smette un attimo di far male come il sangue che pulsa nelle ferite? Cosa si fa quando non si ha voglia di mangiare, bere, parlare a momenti pesino respirare ma tornare indietro e cerare una ragione ma sai di non poter vagare nei ricordi perché ciò ti ucciderebbe? Ma infondo non si può rimanere uccisi da ricordi ed è questa la cosa peggiore perché è una tortura, sai che il dolore non ti abbandonerà mai totalmente, che bisogna portarselo dietro, che sarà per sempre parte di te e  sai che lui si è preso un po’ di te, della tua anima ,del tuo cuore che non riavrai più indietro. Cosa si fa a quel punto? Lanciarsi giù da un dirupo? O cercare di andare avanti anche se sai che la felicità non tornerà più ad essere quella di prima , che cambierà il tuo luogo sicuro e spensierato … che il design non sarà lo stesso?
Erano queste le domande che mi affliggevano  la notte quando cercavo di non addormentarmi, sapevo che se mi fossi addormentata sarebbe stato il delirio al mattino seguente. Sapevo che lo avrei sognato, che avrei sognato Edward e che avrei rivissuto il momento nel quale mi ha abbandonata a me stessa , a combattere per rimanere  in questo mondo così insulso senza di lui . Ma nessuno è inarrestabile per cui mi addormentavo anche io. A svegliarmi nel cuore della notte era Charlie. Vivevo incubi terribili , combattevo per arrivare da lui e impedire che andasse via ma non ci riuscivo mai: lui un attimo primo era accanto a me e mi baciava il capo un secondo dopo era scomparso. A quel punto correvo per la foresta, inciampando qualche volta come il mio solito ma mi rialzavo e vagavo per ore e arrivava sempre il momento nel quale mi abbattevo perché non ero stata in grado di fare qualcosa e mi sentivo così incapace e il dolore iniziava a farsi spazio dentro di me e dev’essere quello il momento in cui urlavo a squarciagola e al momento stesso piangevo senza accorgermene, quello il momento in cui Charlie mi svegliava dicendo che andava tutto bene. Dopo aver preso aria mi rimettevo a dormire pregando di non fare nuovi sogni, a svegliarmi poi era la debole luce che riusciva a penetrare dalla coltre di nubi che sovrastava il cielo di Forks. Poi mi alzavo, andavo in bagno per lavarmi, tornavo in camera e  mi vestivo , mettevo a posto lo zaino, scendevo in cucina per mettere su il caffè per Charlie mentre mi preparavo una tazza di latte e cereali più per scena che per me , non avevo mai fame ma non sopportavo vedere lo sguardo di Charlie. Quello sguardo mi faceva sentire in colpa, perché non poteva fare nulla per aiutarmi ma non smetteva di avere  sempre paura per me in quel periodo. Effettivamente facevo ogni cosa svogliatamente e avevo perso parecchi chili. Ero diventata un automa : non sorridevo più, non ascoltavo più musica, ero sempre assente insomma mi rifugiavo nel mio piccolo mondo  chiudendomi a riccio anche se l’unico pericolo da cui mi dovevo proteggere era me stessa. Poi andavo a scuola seguendo le lezioni, non parlavo con nessuno né durante i cinque minuti fra un cambio d’ora e l’altro né a pranzo. Preferivo stare sola, sedermi al ‘ loro’ tavolo. Finite le lezioni mi dirigevo verso casa. Arrivata preparavo la cena a Charlie e poi dopo aver finito di lavare i piatti in cucina o altri servizi, iniziavo a fare i compiti e poi salivo a letto. Ero diventata qualcosa di indescrivibile forse anche peggio di un automa : quelli a volte hanno delle disfunzioni io no. I miei voti a scuola non erano stati mai tanto alti ma stavo trascurando perfino Renee :la mia famiglia , perfino quella. Lui , quell’essere mi aveva ridotto così e io ero inerme perché dopo tutto non riuscivo ad avercela con lui ma la tempo stesso ero furiosa con me stessa per non riuscire a tornare anche solo alla normalità che accomuna ogni adolescente su questa terra.
 

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Capitolo 2
*** Piacevoli sorprese ***


Il tempo continuava a scorrere e io stavo sprecando la mia vita-dovevo riconoscerlo- a farmi corrodere anima e mente dal dolore. Il giorno seguente ,dopo scuola siccome non dovevo lavorare al negozio di articoli sportivi dei  Newton decisi di andare a fare un giro per svagare la mente. Cercai distrattamente le chiavi del pick up nello zaino, una volta trovate salii e misi in moto. Volevo solo scappare un po’ dalla mia monotona vita, desideravo schiarirmi un po’ le idee. Vagai sulle strade della piccola cittadina fino a quando senza neanche accorgermene mi ritrovai a scorgere i tetti delle piccole casette che popolavano la Riserva. Pensai che in una di quelle si stesse riposando Billy Black uno dei migliori amici di Charlie e che molto probabilmente ci dovesse essere con lui suo figlio: Jacob. Fui riportata alla realtà dal suono di un clacson dietro di me. Così decisi di farmi a lato e far passare la macchina perché non sapevo esattamente dove portassero le strade di quel bivio. Ed eccolo lì, improvvisamente un flashback si insinuò nella mia mente.

*** Jessica :”Bella aveva invitato Edward”
Amico di Jacob :“Intendi il figlio del dottor Cullen?”
 “Sì. Li conosci?”
“I Cullen non vengono qui”***
E mi ricordai di quel giorno. Quando fui invitata ad andare in spiaggia dai miei nuovi amici e del momento in cui Mike stava per sbagliare strada ma fortunatamente Angela conosceva bene quel bivio e face sì che prendesse la giusta strada, apprezzando i complimenti per essere un ottimo navigatore da parte di Eric. Il giorno in cui ,dopo tanto tempo ,parlai con Jacob e di quella passeggiata sulla spiaggia ma inevitabilmente c’era anche un altro momento che avrei voluto scordare ovvero quello in cui Jake mi parlò di una vecchia leggenda della sua tribù che veniva raccontata , secondo lui, per spaventare i ragazzi. La legenda dei freddi. In quel momento il mio cuore si strinse in una morsa dolorosa ma cercai di non farci caso. Così imboccai la strada che portava a First Beach .Volevo semplicemente ritrovare quella serenità di prima e pensai che quel luogo anche un po’ solitario potesse aiutarmi. Accostai il mio pick up, aprii la portiera e un vento freddo mi scosse i capelli. Scesi e mi avviai verso la spiaggia. Respirai a pieni polmoni la brezza marina e questo stranamente ebbe un effetto positivo sul mio “malumore”. Chiusi gli occhi per qualche secondo e poi sentii qualcuno mettermi le mani sul viso così da impedirmi di vedere. Mi spaventai un po’ ma non del tutto: era come se fossi a mio agio e come se non dovesse esserci alcuna preoccupazione. Cercai di levarle ma la persona in questione era molto più forte di me. Così dopo qualche secondo chiesi chi fosse.
“ Oh, Bella mi ferisci così. Non riconosci neanche più un amico?”
Un’ondata di calore mi pervase : era Jake! E inutile dire che appena mi girai notai sul suo viso un ghigno divertito e per un secondo mi incantai. Aveva un sorriso da mozzare il fiato. Scossi la testa per scacciare quel pensiero che mi aveva tinto di un rosa acceso le gote e lo guardai inarcando un sopracciglio.
“Sei tu quello che mi ha fatto tremare! Se fossi stato uno stupratore?!”
“ Nha. In quel caso saresti già fuggita”- disse con ironia
“ E chi ha detto che non lo voglia fare?”
“Piccola, non sfidarmi!”
“Se lo facessi?”- chiesi con fare scherzoso
“ Perderesti in ogni caso!”
“Cerca di non fare lo sbruffone il destino è crudele con chi si comporta così..”
Jake scoppio a ridere così presi una manciata di sabbia bagnata e gliela scaraventai sulla ma maglietta bianca che indossava. In quell’istante si girò e fece la stessa cosa colpendo la mia amata felpa bordeaux. Andammo avanti così per qualche minuto fin quando non mi prese in braccio dicendo che se avesse potuto mi avrebbe fatto fare volentieri un bel bagnetto. Iniziammo a parlare.
“Come mai ti trovi da queste parti?”- chiese il bel ragazzo.
“ Stavo cercando un posto in cui schiarirmi le idee e mi sono ricordata di questo posto. E’ assurdamente bello, silenzioso e confortevole.”- risposi incerta di cosa avrebbe potuto pensare.
“Giusto, se per confortevole intendi un luogo in cui soffia un vento da pazzi e in cui il mare si infrange pericolosamente sugli scogli.. è perfetto!”- affermò trattenendo le risate.
“ Jacob!”-risposi. Però più che una risposta era un urlo autoritario.
“ Devo ammettere però che hai ragione. Riflettendoci vengo molto spesso qui a pensare anche io.”- concordò.
“ Tu invece cosa ci fai?”-chiesi a mia volta.
Mi raccontò che dopo la sfuriata di Billy si era trovato a vagare anche lui. Mi disse che secondo lui non gli sarebbe passata tanto facilmente, ma come biasimarlo? Spendere un sacco di soldi al fine di comprare un pezzo per la sua Volkswagen Golf era un po’ eccessivo ma lui non voleva sentir ragioni. Parlammo fino a che scese la sera.
“Penso che dovrei tornare a casa, Billy si starà chiedendo che fine abbia fatto.” -constatò
“ Oh si.. scusami per averti trattenuto tutto questo tempo e ora che ci penso non avevo neanche avvertito Charlie”- merda, mi sentivo maledettamente in imbarazzo. Se fosse voluto andare via prima e avesse creduto di non poterlo fare a causa mia?!
“ Ma scherzi? Non devi proprio porteli questi problemi. Stavo pensando…che ne dici s-se, bhe sì …ehm..” –balbettò iniziando a diventare paonazzo.
“ Jake?” –chiesi un po’ preoccupata.
“Vuoi cenare con noi? Magari invitiamo anche Charlie!”- disse sorridendo.
Risposi un po’ titubante ma poi accettai. Ci incamminammo verso il mio pick up e siccome non la finivo più di starnutire si tolse il suo giubbotto per poi darlo a me. Quel piccolo gesto però mi destò, lasciandomi sorpresa piacevolmente. Quando arrivammo l’auto di Charlie era già lì ed appena entrati ci salutarono con enorme sorriso e continuarono il loro discorso. Dopo poco ci sedemmo  a tavola e mangiammo dell’ottima frittura di pesce che aveva mandato Harry clearwater. A fine cena Jake mi accompagnò alla mia macchina siccome Charlie aveva già preso la strada di casa considerando che si erano fatte le undici e lui il mattino seguente doveva svegliarsi presto e anche io.
 “Posso dirti una cosa?”- disse tutt’a un tratto
“ Certo!”-risposi accennando a un sorriso.
“ Domani possiamo rivederci? Sono stato davvero bene oggi” -chiese iniziando a diventare nervoso in attesa della risposta
“ Molto volentieri… bhe se è tutto ora vado a domani allora”
“ Per le 17:00?”
“Perfetto” -confermai con fare deciso.
E prima che potessi chiudere la portiera mi diede uno dei suoi abbracci da orso-dovevo ammetterlo anche se ero più vecchia io ,lui fisicamente dimostrava molto di più- e poi un bacio sulla guancia. Leggero, soffice e dolce come lui. Rimasi così basita da non riuscire a spiaccicare parola così misi in modo e sfrecciai – se si potesse adoperare quel termine per il mio mezzo che oltre i cento non sarebbe potuto andare altrimenti niente di buono sarebbe accaduto- verso casa. Entrata diedi la buonanotte a Charlie e mi precipitai in camera mia. Mi svestii piegando accuratamente i vestiti e mi infilai velocemente il pigiama. Pochi secondi dopo e mi ritrovai al  calduccio sotto il mio tanto amato piumone. Iniziai a pensare. Com’era possibile che con Jake la voragine che aveva sembrava chiudersi e non farle male? Che lui non mi guardasse con sguardo del tipo questa-ragazza-è-uscita-pazza-aiuto-si-salvi-chi-può-, ma soprattutto che fosse riuscito a farmi ridere dopo tanto tempo? Com’era possibile tutto questo in pochissime ore ? Com’era possibile che sentivo ancora lo stampo di quel bacetto sulla sua guancia destra?. No , non mi volevo illudere. Sapevo che il destino era cattivo e crudele e che per me la felicità sarebbe stato solo un vago ricordo ma c’era come un qualcosa che mi spingeva a crederci. Così poco dopo mi addormentai stremata. Mi svegliai a causa di un forte rumore che proveniva dalla finestra. Cosa? Nono, non era possibile avevo dormito senza sognare? Senza l’ombra di un incubo e di senso di malinconia, trisetezza ed agonia? E tutto questo grazie a quel ragazzo , a Jake?! Ma era reale tutto questo?! Che fosse lui la “medicina” in grado di guarirla…
Un altro sasso che raggiunse la sua finestra emettendo un piccolo boom mi fece voltare. Avevo una terribile paura! Chi poteva essere alle ..cinque del mattino constatai guardando l’orologio appeso al muro. Mi avvicinai alla finestra l’aprii e ….

 

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