Il mio cuore batte a ritmo del tuo nome

di Sara_2001
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


~~La sveglia suona, caspita sono già le sette non ho dormito per niente, ho passato tutta la notte a piangere. Devo sembrare un mostro. Vado in bagno e quando mi guardo allo specchio per poco non mi spavento da sola.
Dopo tonnellate di correttore e fondotinta, vado in camera prendo dei jeans blu stretti, una maglietta con fantasie floreali, infilo le mie converse, do una sistemata ai capelli, mi trucco leggermente e sono pronta. Prendo la mia tracolla e scendo a fare colazione.
Mamma che sta davanti ad una tazza di caffè che la fissa con uno sguardo vuoto non aiuta il mio umore “ehy mamma” “ciao” risponde senza far trasalire nessuna emozione, bene. Mi mordo il labbro inferiore per non scoppiare a piangere. Faccio un respiro profondo e poso la tracolla sulla sedia per poi prendere una tazza e riempirla di latte dove ci inzuppo i miei cereali.
Quando finisco di mangiare rivolgo di nuovo lo sguardo a mia madre, niente lo ha perso come prima e questo non mi aiuta affatto “mamma io vado ci vediamo dopo” “certo, a dopo” “ciao” “ciao” sospiro di nuovo e poi alzo prendendo la mia tracolla, mi dirigo all’ingresso prendo le chiavi della mia auto e poi esco. Appena metto piede fuori casa tutti gli occhi sono su di me… oppure sarà una mia impressione; cercando di non farci caso mi dirigo verso la mia Mini bianca e nera e mi catapulto dentro, prima di accendere la macchina mando un messaggio  a Kate:
“devo dirti una cosa importante <3”
ripongo il telefono nella borsa e poi metto in moto per sfrecciare tra le strade di Miami dirigendomi a scuola.
Una volta arrivata, scendo e tutti i ragazzi fuori al cortile mi fissano e bisbigliano; ma che cazzo si guardano? Per caso ho qualcosa in faccia? Sbuffo e controllo il mio cellulare… Kate non ha risposto al mio messaggio, oggi sono tutti strani. Entro dentro a testa alta e mi dirigo verso il mio armadietto e al mio passaggio tutti hanno la stessa reazione: mi guardano con gli occhi fuori dalle orbite e bisbigliano tra loro e quando mi volto a guardarli si zittiscono all’improvviso, boh.
Inserisco la combinazione del mio armadietto prendo i libri che mi servono e poi mi dirigo verso la mia aula. Quando entro gli occhi sono puntati di nuovo su di me, cerco di passare indifferente e con lo sguardo cerco Kate e la trovo a parlare con Alexia, Bridget, Donna e Alicia conosciute anche come le puttanelle di tutta la scuola. Ma che ci fa con loro? Mi avvicino a lei “ciao Kate” lei si gira mi guarda e mi congeda con un semplice “ciao” poi si rigira e incominci di nuovo a parlare di smalti. Ma che gli prende? La prendo per un braccio e la trascino letteralmente con me “ma che cazzo ti prende?” chiede, a me che mi prende “a te cosa ti prende, non mi hai mai trattato così” “ho saputo di tuo padre” come fa a sapere di mio padre? Mia madre avrà chiamato la sua per avere appoggio? Di sicuro. Mia madre e quella di Kate sono molto amiche “oh ehm, prima ti ho mandato un messaggio che ti diceva che volevo parlarti… proprio di questo” “Senti Bel mi dispiace ma non posso” ma che è pazza? “cosa non puoi?” “essere tua amica” “scherzi? Noi ci conosciamo da quando eravamo piccole e ora tu te ne esci così? Se mio padre ha fatto quello che ha fatto la colpa non è mia, non puoi buttare tutti i nostri pomeriggi passati a ridere, le serate tra amiche le hai dimenticate?” “no, non l’ho dimenticate però non posso più essere tua amica… punto” “lo sai cosa sei? Una stronza, invece di aiutarmi e starmi accanto tu mi volti le spalle come se ci siamo conosciute ieri” “mi dispiace” “basta dire che ti dispiace perché non è vero, se fosse veramente così non mi abbandoneresti… la sai una cosa? Se la pensi così sono io quella che non vuole esserti amica” “ci si vede” detto questo gira i tacchi e se ne va; bene vai, vai dalle puttanelle che ti faranno come loro. Che stronza proprio non me l’aspettavo da lei. Sbuffo e mi dirigo al baco sbattendo con tutta la forza che ho in corpo i libri sul banco, poi prendo la sedia e mi ci butto sopra sbuffando e incrociando le braccia sotto al seno. Sento gli occhi che si stanno inumidendo ma non posso piangere, almeno non qui “ehy Price” alzo lo sguardo e davanti mi ritrovo i cinque stronzetti della scuola: Trent, Ryan, Alan, Marck e il ‘loro capetto’ Tom Parker devo riconoscere che è un gran fico ma anche un puttaniere quindi meglio passarci alla larga, si sono fatti tutte le ragazzi presenti tranne le nerd, la sottoscritta e Kate –anche se credo ancora per poco visto le compagnie che ha deciso di frequentare-  “che cosa vuoi Trent?” “da te una cosa sola” sbuffo e alzo gli occhi al cielo “ho saputo di tuo padre come ci sente?” dice scoppiando a ridere portandosi dietro anche ai suoi amici tranne Tom, come diavolo fanno a saperlo? Ecco perché oggi tutti mi guardano come se venissi da Marte, ma la domanda è: come si è fatta a espandere la notizia in tutta la Miami se non in tutta la Florida “la smettete? Non è diverte” li rimprovera Tom, i miei occhi per poco non fuoriuscivano dalle orbite; Tom Parker che prende le mie difese? Da scrivere sul calendario “ehy che hai Tom?” chiede Alan “non ho niente ma smettetela di fare gli idioti, ripeto non è divertente” “grazie Tom ma so difendermi benissimo da sola” lui alza le spalle e se ne va, ma quando può essere stronza una persona? Prima mi difende e poi mi tratta come se non esistessi, mah.
Quando la Prof. di italiano entra tutti si vanno a sedere al proprio posto, di solito vicino a me ci si siede Kate o Charlie – il mio ragazzo… credo- ma oggi mi è capitato scaccolino, tutti lo chiamano così perché gli piace tanto infilarsi le dita nel naso, che schifo.
“bene ragazzi oggi faremo un tema” tutta la classe sbuffa io no, io amo fare i temi, mi piace scrivere e da grande vorrei diventare una scrittrice, c’è chi lo trova noioso ma per me non è così… è la mia passione.
Con un gessetto scrive alla lavagna il tema da trattare “la mia vita” bene sarà un tema lungo allora. Prendo carta e penna e comincio a scrivere:
La mia vita? È sempre stata uno spettacolo ma ieri un evento l’ha cambiata… ma andiamo per gradi: sono nata il 20 luglio 1998 , ho i capelli castani e gli occhi azzurri come l’oceano. Sin da subito i miei mi hanno dato tutto mia madre si chiama Anne e mio padre John. Tre anni fa, per il mio quattordicesimo compleanno  mi hanno regalo un bel cagnolino ed io l’ho chiamato Polpetta perché ha il pelo arancione tendente al rosso e quando era piccolo sembrava una pallina, lo adoro. Ho due fratelli uno più grande di tre anni che va al college si chiama Sean e uno più piccolo di dieci anni che si chiama Alex, gli voglio un mondo di bene. Ho un ragazzo si chiama Charlie ma non sembriamo neanche una vera coppia, cioè si usciamo, ci baciamo ma io non sento di amarlo o meglio non tanto, diciamo che mi piace. Avevo anche una migliore amica si chiama Kate, perché dico avevo? Perché quando avevo bisogno di lei mi ha voltato le spalle e parlo di questa mattina. Cioè se mio padre fa una cazzata la colpa è mia? E poi lei che ne  sa cosa significa, non lo sa che ieri quando imo padre è rientrato a casa dopo lavoro si è messo seduto sul divano ha convocato la mia famiglia e ci ha detto senza giri di parole e molto esplicitamente questo: “mi dispiace ma io non posso stare più con vostra madre… perché, sono un uomo sessuale” lei non si immagina come io abbia sofferto, non sa che stanotte non ho dormito perché le lacrime me lo impedivano, non sa che sul viso ho chili di trucco per non far vedere le occhiaie mostruose che ho.
No seriamente io penso di scrivere questo? Devo stare male.
[…]
L’ora di scienze, bene io odio la scienza  e oggi molto probabilmente di più… non sono riuscita a prendere nemmeno un appunto e non ci ho capito un bel niente; per fortuna che tra dieci minuti suona la campanella “bene, come compito vi farò fare un lavoro a coppie” ti pareva, mai una cosa positiva nella mia vita “ok, allora Price e Parker” cosa? Io con quell’idiota di Tom? Neanche morta “scusi prof. potrebbe cambiarmi compagno?” dico molto educatamente ma il prof mi fulmina con lo sguardo “signorina Price le coppie non si cambiano” sbuffo e  sprofondo nella sedia, dopo poco mi arriva un bigliettino lo apro e c’è scritto: “non vedo l’ora di far il  lavoro con te” mi giro nella direzione di Tom e gli lancio un’occhiataccia. Lui per tutta risposta fa comparire sulla sua faccia un bel ghigno, lo odio.
[…]
Le altre tre ore passarono velocemente fortunatamente. Mi sbrigo a posare i libri nell’armadietto e corro in mensa… ho una fame appena entro la scena di stamattina si ripete: tutti mi fissano curiosi e bisbigliano tra di loro. Ma i cazzi loro no? Vedo Kate che sta parlando con le cinque ochette, bene ha stretto subito amicizia… non ci posso credere che fino a ieri pomeriggio eravamo a fare shopping ridendo e scherzando come non mai e ora sta con quelle per mio padre, ma stiamo scherzando?  Da buona amica che diceva di essere il minimo che dovrebbe fare è starmi accanto. Vago con lo sguardo e trovo Charlie, bene. Mi dirigo da lui “ehy Charlie” dico arrivandogli accanto “ciao Anabel” dice quasi come se imbarazzasse a parlare con me; è il colmo “tutto ok?” “si.. perché?” lo vedo deglutire pesantemente, Bel mantieni la calma  “ti ho promesso che oggi pranzavamo insieme, andiamo?” cerco di sorridere ma è molto difficile i certe situazioni  “Bel… non credo sia una buona idea” “perché no?” “perché, beh con quello che è successo…” non lo lascio finire che gli mollo subito un bello schiaffo “lo sai una cosa Charlie? Mi avete stancato tutti con questa storia, pensate che per me sia facile questa storia? Beh non lo è e u non dovresti pensarla come tutti questi impiccioni, non vuoi pranzare con me perché  ti vergogni? Bene, poco male… buona appetito Charlie; siete tutti dei coglioni” detto questo mi volto e me ne vado e di nuovo ho tutti gli sguardi addosso “ma i cazzi vostri mai?” urlo e immediatamente tutti si voltano verso il proprio cibo. Esco dalla mensa arrabbiata e soprattutto delusa, tutti mi voltano le spalle ma che colpa ne ho io? Non ho voluto che andasse così ma è successo ora mi volete mandare fuori dalla società per questo? Ma datevi fuoco tutti.
Mi siedo ai piedi di un albero che si trova nel retro della scuola. Sento i miei occhi che vogliono piangere ma non posso e non voglio perché so che se comincio non finisco più. Prendo i miei auricolari e il cellulare e inizio ad ascoltare la musica trasmessa dalla mia playlist.
Ad un certo punto qualcuno si siede accanto a me, giro la testa e vedo Tom, ma questo da me cosa vuole? Tolgo le cuffiette sbuffando e gli dico “che cosa vuoi?” “niente” dice con un’alzata di spalle; rivolgo lo sguardo davanti a me “lo sai ti capisco” “eh?” mi volto per guardarlo “so cosa vuol dire, anch’io ci sono passato” “credo di essere l’unica persona su questo pianeta ad avere un padre gay… quindi ne dubito” “non dicevo questo” “allora che dicevi? Perché sinceramente non ti sto capendo” “quando ero piccolo mia madre mi abbandonò me e mio padre, non si è fatta più vedere. Mi ricordo che i primi tempi tutti mi prendevano in giro… era frustante” non mi aspettavo questo lato da Tom “è per questo che usi le ragazze?” “io non uso le ragazze, sono loro a venire da me mica io” “però resta il fatto che poi non ti fai più vedere e magari loro vogliono una storia seria” “peccato che io non la voglio una storia seria” “perché?” “perché prima o poi rimarrai fottuto… io non do affetto, non ricevo affetto, non mi affeziono e di conseguenza non soffro” “si però non sempre soffri” “prima o poi soffri sempre per qualcuno” “va bene” “allora per il progetto di scienze a casa mia o casa tua?” “perché non lo facciamo nella biblioteca della scuola?” “perché la biblioteca?” “perché ci sono i libri forse?” rispondo ovvia, ok sono a conoscenza del fatto che oggi come oggi le ricerche si fanno su internet ma non mi va di andare a casa sua ne tantomeno di farlo venire a casa mia “ma prima che trovi quello che ti serve su un libro si fa notte invece su internet facciamo subito” sbuffo arrendendomi “ok, va bene… facciamo domani a casa mia?”  “perfetto, non mangi?” “non ho fame” “ok se tu hai voglia di sentire quella rompipalle della professoressa di matematica per due ore a digiuno fai pure, in caso contrario vuoi?” dice porgendomi il suo pacchetto di patatine “perché tutto d’un tratto sei gentile con me? Sia chiaro non verrò mai a letto con te” “non voglio che tu venga a letto con me” “allora perché?” “così” continua a porgermi il suo pacchetto di patatine e alla fine cedo. Io amo le patatine “così si fa Price” “Parker” “si?” “ti rendi conto ci stiamo comportando come amici di vecchia data e non ci siamo mai rivolti la parola fino ad oggi tranne una biglietto solo andata per quel paese” “beh per questo c’è sempre tempo: ciao io sono Tom Parker e tu?” “mi stai prendendo in giro?” “No, non si può iniziare un’amicizia con una parola sconcia” abbozzo un sorriso “ma non eri tu che dicevi ‘ non do affetto’?” “si ma io intendevo nelle relazioni non per gli amici” “credo che non ti capirò mai” “mai dire mai” “lo sai? Non sei così male quando non parli di sesso e non cerchi portarti qualcuno a letto” “lo vedi? L’apparenza inganna” la campanella ci interrompe “credo che sia ora di andare Parker” dico alzandomi pulendomi il sedere “se vuoi faccio io!” “mi devo rimangiare quello che ho detto?” “no, meglio di no… adiamo?” “andiamo”.
[…]
Finalmente posso tornare a casa; mi dirigo alla mia macchina e dopodiché a casa.
“Sono tornata” dico appendendo la giacca sull’attaccapanni, vado in salotto e vedo mia madre in lacrime davanti a delle foto sue e di papà “ehy mamma… non ti fa bene vedere queste foto” “Bel, tesoro, per favore vai in camera tua non voglio che tu mi vedi in questo modo” “mamma non puoi passare tutta la tua vita tra le lacrime” “non preoccuparti Bel sto bene” dice asciugandosi le lacrime “ok, Alex?” “è da un suo amichetto, com’è andata oggi a scuola?” Orribile “ehm, normale” “con Charlie?” “ehm normale” “e Kate glielo hai detto?” “ehm mamma domani può venire un mio compagno di scuola qui a casa per fare un progetto di scienze?” cerco di cambiare discorso, non voglio che sappia che tutta Miami sa di papà “certo” “grazie… ora vado a fare i compiti ciao”.
Salgo in camera mia e mi butto sul letto guardando il soffitto. Com’è difficile la vita. Dopo poco sul letto mi raggiunge il mio cagnolino, gli accarezzo la testa, ad un tratto Il mio telefono squilla, lo prendo dalla tasca dei jeans e sul display c’è il nome “Charlie” decido di rispondere altrimenti non la smette finchè non gli parlo… quando ci si mette sa essere veramente asfissiante
“Pronto?”
“Bel, mi volevo scusare per oggi”
“ok”
“mi chiedevo se domani ti andrebbe di uscire”
“no, non posso devo fare il progetto di scienze con Tom”
“ok allora giovedì?”
“vada per giovedì”
“allora ci vediamo domani, ciao tesoro”
“ciao”

Riattacco e poggio il telefono sul letto.
[…]
Da routine mi alzo vado in bagno, cerco di darmi una sistemata, mi preparo, scendo a  fare colazione, vado a scuola.
Fortunatamente le cinque ore passano in fretta e arriva l’ora di pranzo. Vado in mensa e oggi sembra che gli sguardi curiosi sono un po’ cessati. Prendo il vassoio e dopo aver preso il cibo cerco un tavolo con lo guardo. Caspita sono tutti occupati, respiro rassegna e mi dirigo a quello dov’è seduto Charlie “ehy” “ciao Bel come stai?” “non male” bene e lui sarebbe il mio ragazzo? Un altro mi avrebbe detto ‘mi sei mancata’ e anche se non lo sono perché ne sono consapevole potrebbe azzardare ‘oggi sei carina’ no lui se ne esce con un ‘come stai’ che pazienza che mi ci vuole.  “ehy Price” alzo lo sguardo e incrocio quello di Tom, mi chiedo perché si ostina a chiamarmi per cognome… ho un nome e addirittura un soprannome potrebbe usare uno dei due “Tom…” stava per aprire bocca ma un’ochetta lo affianca “ciao Tom” “ciao” “stavo pensando…” bene ora le oche pensano… non lo sapevo “se ti andrebbe di passare il pomeriggio a casa mia, oggi” “mi dispiace ma ho da fare con questa fanciulla” dice indicandomi con un cenno del capo, per poco non sputo il boccone che avevo in bocca in faccia a Charlie “dobbiamo fare il progetto di scienze” mi affretto a dire prima che quella capisca male e domani mi ritrovi in prima pagina sul giornalino della scuola “oh, ehm ok allora sarà per un’altra volta” detto questo fa dietro front e se ne va sculettando. “la prossima volta potresti dirgli per favore che dobbiamo fare un progetto per la scuola? Sai non vorrei passare per della puttanella come lei” “oh ma per questo ci sei tu” “ti strozzo entro oggi” dico puntandogli il dito contro “ok ma non ti conviene sai dopo devi fare tutto il progetto sola soletta… e poi avresti un morto sulla coscienza… ameno ché Anabel Price non abbia già commesso molti crimini” sorrido alzando gli occhi al cielo, so che non ne vale la pena e ritorno a mangiare mentre lui si siede al tavolo mentre quei decerebrati dei suoi amici stanno guardando a destra e a sinistra per cercare un posto a sedere “Bel” chiede Charlie “si?” “avrei una sorpresa per te” “davvero, che sorpresa?” “tieni” mi porge una busta, la apro e estraggo due biglietti per andare ad una visita guidata all’osservatorio dove spiega tutta la storia dell’universo, romantico no? Il sorriso che avevo sulla faccia scompare “veramente? Due biglietti per l’osservatorio?” chiedo scettica “certo ti piace?” No! “ehm, si è carina come cosa” “lo sapevo che ti sarebbe piaciuta, ci andremo domani” dice alzandosi e venendomi ad abbracciare. Ma cosa ho fatto io di male per meritarmi un ragazzo così?
[…]
Fortunatamente è ora di uscire, sto fuori al cancello aspettando che Tom esca mentre io ancora mi rigiro quei biglietti tra le mani, è impossibile, “non vedi l’ora è?” alzo lo sguardo è la faccia di Tom con sopra un ghigno mi compare davanti “per favore non commentare” “per me deve farti una sorpresa per rimediare a ciò” dice soffocando una risata “diciamo che non se la cava con gli appuntamenti” “questo non l’avevo capito” ironizza “ti posso fare una domanda?” “dimmi” “perché stai insieme a lui?” “perché mi piace” “allora fatti dire che non hai buoni gusti” quanto posso essere paziente? “beh se è per questo neanche tu, potresti avere una ragazza che ti ama invece ne cambi una ogni giorno come se fosse una bambola” “la mia situazione è diversa” lo strozzo, giuro che lo faccio prima di stasera “bene andiamo? La scienza ci aspetta” “andiamo”.
[…]
“bene credo che abbiamo finito” “sembra di si, devo andare Price, ci vediamo domani” “Ok” mi alzo e lo accompagno alla porta “ciao” “ciao Bel” apro la porta e se ne stava andando quando ad un tratto si ferma “ho un’idea domani uscirai con il tuo ragazzo e dopodomani con me” eh? “cosa?” “come amici sia chiaro, ti voglio far vedere come ci si comporta con una ragazza” parlò colui che le usa lo guardo con un sopracciglio alzato “non accetto un no come risposta, quindi venerdì dopo scuola non prendere impegni… ciao” e senza lasciarmi il tempo di replicare se ne va. Veramente mi ha chiesto di uscire? Devo dire che ha ragione in riguardo che Charlie di appuntamenti non ci capisce niente ma non c’è bisogno che mi mostri le sue doti. Mah i ragazzi chi li capisce è bravo.


Angolo Autrice:
Ciao a tutti io sono Sara e ho 14 anni, questa è la mia prima storia su questo sito. Ditemi che osa ne pensate di questo primo capitolo e se vi piace fatemi sapere. Vi do un bacio e spero che ci sentiremo alla prossima
-Sara





 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


~~“Ti sei divertita?” chiede Charlie quando arrivo davanti casa mia “certo, mai divertita così prima d’ora” cerco di sorridere ma non è facile, voglio dire mi ha appena chiesto se mi sono divertita a sentire la nascita dell’universo. Si avvicina e mi lascia un casto bacio sulle labbra, cerco di approfondirlo ma lui si stacca. È sempre lo stesso l’unico bacio riesce a dare è a stampo… sto cominciando a stufarmi “ci vediamo domani Bel” si volta e se ne va. Grrr che nervi, voglio dire sono la sua ragazza mica il suo cane. Sbuffo e entro in casa “sono tornata” dico con tono scocciato, “com’è andata?” chiede mia madre uscendo dalla cucina “bene” dico con un’alzata di spalle “vado in camera”. Entro in camera mia prendo un libro e mi butto sul letto. Ma cosa mi passava per la testa quando mi sono messa con Charlie? Io credevo che era un ragazzo d’oro – non che non lo sia- però sembra un bambino e io non voglio fare la mamma a nessuno. Sospiro frustata prendo il telefono e lo fisso, prima quando mi serviva un consiglio ne parlavo sempre con Kate ma adesso rimasta da sola, tutti mi hanno voltato le spalle per colpa di mio padre, che stronzi. La porta della mia stanza viene aperta bruscamente e un bambino di dieci anni entra e si siede sul mio letto “Bel, ti vuole la mamma” “ok” poso il libro e il telefono sul letto e scendo al piano di sotto. “mamma, Alex mi ha detto che mi cercavi… dimmi” “domani vieni tuo fratello Sean” “ah” Sean era l’unico che non sapeva di mio padre, non volevamo dargli la notizia di papà “quindi dobbiamo essere noi a dirglielo?” chiedo mentre mi tocco la punta di una ciocca dei miei capelli “credo di si” “ok”. Mi volto ma mia madre mi richiama “Bel” “si mamma” “ti voglio bene” detto questo mi abbraccia, “anch’io ti voglio bene e questo lo supereremo insieme” dico mettendo il viso nell’incavo del suo collo… ho voglia di piangere. Sciogliamo lentamente l’abbraccio ci sorridiamo “Bel il tuo telefono” grida mio fratello dal piano di sopra “arrivo” corro di sopra in camera mia e prendo il telefono in mano, numero sconosciuto “Alex vai” lui fa una fa una faccia delusa “vai” lo rimprovero, lui alza gli occhi al cielo e poi esce chiudendosi la porta dietro. Finalmente
“Pronto?”
“ehy Price”
“chi sei?”

“come non mi riconosci?”
“dovrei?”
“certo sono l’affascinante Parker”
a quelle parole scoppio a ridere
“ti sei appena definito affascinante?”
“certo e anche, bellissimo, carismatico, simpatico, rubacuori…”
“presuntuoso, donnaiolo, stronzo”
aggiungo
“come vuoi ma sei l’unica ragazza che la pensa così… comunque perché mi hai scritto quelle cose?”
“quali cose?”
“che ti piacerebbe molto uscire con me”
“non ti ho mai scritto cose del genere”
“come no? esattamente cinque minuti fa”
“cosa? Ma se io stavo parlando con mia madre… senti Tom se è uno scherzo non è affatto divertente”
“ma non è uno scherzo… io ti ho inviato un messaggio che ti diceva di ricordarti il progetto che domani abbiamo l’interrogazione e poi mi è arrivato un tuo messaggio”
“tu mi hai mandato un messaggio?”
“siii, scusa ma oggi hai problemi di comprensione Price?”

“scusa ma come fai ad avere il mio numero?”
“L’ho chiesto in giro”
“più precisamente?”
“a Kate, comunque se muori proprio dalla voglia d’uscire con me ti vengo a prendere subito”
“lo vuoi capire che io non ti ho scrittooo”
“siii inveceeee”

“io non sono stata”
“allora chi? Il fantasma che vive nel tuo armadio?”
“ah ah che divertente… aspetta”
“guarda che stavo scherzando non c’è nessun fantasma nel tuo armadio che vive tra i tuoi sexy vestiti”
“1) chi ti dice che i miei vestiti sono sexy? 2) so chi ti ha mandato il messaggio”
“1) so che i tuoi vestiti sono sexy perché li metti tutti i giorni genia 2) chi se non te?”
“mio fratello… quando lo prendo ci faccio il polpettone”
“uuuuh… ricordami di non farti mai arrabbiare”
“si,si ci vediamo domani a scuola ora devo spedire un bambino di dieci anni in Australia”

Riattacco “ALEXXXXX” urlo mentre esco come una furia dalla mia stanza, lo vedo correre di sotto e nascondersi dietro mia madre “Bel  che cosa ti urli?” dice mia madre allarmata “il mio dolce fratellino a mandato un messaggio ad un ragazzo dicendogli che voglio uscire con lui” dico fulminando con lo sguardo il ‘povero’ bambino indifeso “Alex veramente hai fatto questo?” dice la donna voltandosi verso il figlio che annuisce leggermente, intimorito di cosa potrebbe fargli la sottoscritta “Alex non si fa, non farlo mai più ok?” lui annuisce nuovamente e rimane sempre intimorito dietro mia madre. Sbuffo e me ne rivado in camera mia. Salvo il numero di Tom e poi vado su whatsapp che è pieno di notifiche sul gruppo della classe, lo apro e vedo tutti ‘ahahaha’ che si ridono? Salgo sempre più su finchè non arrivo al messaggio più remoto è di Trent – ho il suo numero perché me l’ha dato Kate-  “il padre della Price se la tira con un uomo” a quelle parole gli occhi mi bruciano scendo e tutti i componenti della classe ridono, compresa Kate. Una lacrima riga il mio volto ma l’asciugo subito, esco dal gruppo e vado sul contatto di Tom, come foto di profilo ha messo una sua foto mentre è appoggiato alla sua moto con un jeans nero attillato e una camicia bianca che lascia vedere leggermente il suo corpo con i primi due bottini aperti una mano poggiata sulla sua spalla che tiene una giacca e l’altra passa per il suo ciuffo nero mentre i suoi occhi verdi brillano. Mi mordo il labbro, cazzo è proprio un fico da paura. Anabel ma cosa pensi? Ritorna in te su… scuoto la testa e torno indietro per leggere il suo stato “i veri uomini non vengono mai fottuti e l’amore ti fotte quindi i veri uomini non si innamorano mai” che  stato è mai questo? Mah. Esco dal contatto e cerco quello di mio padre, quando lo trovo la foto di profilo è cambiata, prima ce n’era una con me lui e i miei fratelli, ora al suo posto c’è una foto di lui e di un altro uomo, le mani cominciano a tremare, clicco sul contatto e il suo stato è “i love you Luke” ecco vomito. Sto per buttare a terra il telefono per la rabbia che provo in questo momento ma mi limito a metterlo in stay-bay  e mi butto a peso morto sul letto chiudendo gli occhi con forza.
 […]
La sveglia suona. Vaffanculo alla sveglia che ha un suono così fastidioso e a quello stupido che me l’ha venduta. Sbuffo e mi alzo vado in bagno mi lavo, mi preparo e poi scendo al piano di sotto, faccio colazione, mi lavo i denti e poi esco.
Metto in moto la mia mini bianca e nera e sfreccio a scuola. Quando a rivo al mio passaggio tutti sghignazzano, probabilmente per il messaggio idiota di Trent, faccio finta di niente e cammino a testa alta, passo davanti al gruppetto di Tom e mi avvicino, vedo Trent di spalle intento a fumare insieme ai suoi amici mentre è circondato da delle oche che sono le stesse della mia classe compresa la new entry, Kate. Gli picchietto con un dito su una spalla lui si gira e quando mi vede scoppia a ridere e tutto il fumo che aveva in bocca mi va in faccia facendomelo respirare. Con tutta la forza che ho in corpo  gli sgancio uno schiaffo talmente forte da fargli rimanere il segno della manato sulla guancia destra. “che ti prende?” chiede “che mi prende? Si può sapere cosa ti ho fatto di male?” gli urlo e tutti gli sguardi sono puntati su di noi, ma chi se ne frega tanto ormai sono diventata lo zimbello di tutta la scuola “perché?” chiede, ma allora è idiota per davvero “perché quello che a te fa ridere a me fa piangere ok?” gli urlo in faccio “ehy Bel tutto bene?” duce una voce alle mie spalle, mi volto e vedo il viso di Charlie “secondo te va tutto bene?” dico bruscamente e poi mi rigiro da Trent “non è colpa se tuo padre è quello che è” i miei occhi diventano lucidi e il mio sguardo infuocato mentre Tom da una gomitata al suo amico incitandolo a piantarla “basta Trent” gli dice piano ma io riesco a sentirlo lo stesso; “perché la devo smettere Tom? È lei che è venuta qui, io dico solo la verità” “tu provati a metterti nei miei panni, prova  a vedere se è bello che tutti ti prendano in giro per una scelta che ha fatto tuo padre e tu non puoi farci niente… e lo sai cosa sei? Solo un grandissimo coglione” detto questo mi volto ma lui mi trattiene per un braccio “nessuno parla mi parla così” “ma io non sono nessuno, io sono Anabel Price e non permetto di farmi mettere i piedi in testa soprattutto da uno scimmione come te” vedendo che non mi lasci gli do un gomitata allo stomaco e me ne vado seguita da Charlie che mi dice di fermarmi ma non lo faccio finchè non raggiungo l’armadietto “Bel credo che tu abbia esagerato” dice il mio ragazzo, che dovrebbe essere dalla mia parte “scusa ma tu da che parte stai? Secondo te ho esagerato? Bene allora provaci tu a vivere la mia vita e poi mi dici” “lo so che non è facile però non devi fare così” “Charlie Vaffanculo tu e il tuo cervello che è andato in pappa” prendo i libri dall’armadietto e poi sbatto l’anta dirigendomi a grandi passi verso la mia aula.
[…]
La ricreazione , prima la passavo con le mie amiche a scherzare invece  adesso mi ritrovo tutta sola a passeggiare per il cortile della scuola con la musica nelle orecchie. Due mani mi tolgo gli auricolari, alzo di scatto lo sguardo e vedi gli occhi verdi di Tom “perché me l’hai tolte?” chiedo furiosa “perché ti voglio chiedere scusa per Trent” “le scuse me le deve fare lui non te” “si però…” “Tom non preoccuparti va tutto bene” dico riprendendo gli auricolari ma mentre me ne stavo andando lui mi trattiene “aspetta, oggi ti aspetto vicino al cancello” “cosa?” “per la nostra uscita… da amici” “io pensavo che scherzassi” “no ero serio, all’uscita vicino al cancello” detto questo sparisce. Ok. Mando un messaggio a mamma che dice che oggi rientro più tardi perché esco con un amico e poi continuo la mia passeggiata.
[…]
Finalmente la scuola è finita e mi avvicino al cancello aspettando Tom.  “Buuuh” urla qualcuno alle mie spalle “aaaaaaaaah” urlo voltandomi vedendo Tom piegarsi in due dalle risate “Parker sei morto” “ok scusa” dice ricomponendosi. “bene andiamo” “andiamo dove?” chiedo “se vieni con me lo vedrai” sospiro e lo seguo. “dai Sali sul mio destriero” dice indicando una moto nera “scherzi? Io ho la macchina qui” “dai dopo la vieni a prendere ora andiamo” “io non salgo sulle moto” “perché no?” “perché… ho paura” “non sei mai salita su una moto?” “no” “beh allora questa sarà la prima, su dai” questa volta mi porge il casco, lo afferro e lo metto, se solo mia madre sa che io sono salita su una moto mi trucida come minimo. Mia aiuta a salire e poi prende le mie mani tra le sue e se le stringe in vita. Sotto le mie mani sento un corpo palestrato. Cazzo. Cazzo. Cazzo. Posso morire ora. Poggio la testa sulla sua schiena e inspiro il suo profumo: Vaniglia, deodorante da uomo e tabacco, una fragranza stravagante ma buonissima. Anabel riprendi conoscenza sei fidanzata… con un’idiota, ma sei fidanzata. Parte a razzo e per poco non muoio all’istante, il vento scompiglia i miei capelli e credo che quando toglierò il casco sembrerà che in testa ho un nido di uccelli e non capelli.
Arriviamo non so dove e la prima cosa che faccio quando tolgo il casco è quella di legare i miei lunghi capelli castani in una coda alta.
Mi guardo intorno e vedo la pista di pattinaggio, no, non ho assolutamente intenzione di farmi prendere in giro da lui “Tom io non so pattinare” “ti insegno io, dai vieni” dice cominciando ad entrare. Odio quando non mi da ascolto.
Lo seguo all’interno e lui già ha conquistato la commessa, bene. “Price il tuo numero?” mi chiede quando lo affianco “39” “ok e un 39 per lei” prendiamo quegli aggeggi e poi ci dirigiamo verso una panca per metterli “te lo dico se mi rompo qualcosa sei morto Parker” lo minaccio puntandogli il dito contro” “non preoccuparti… ti fidi di me?” “no” “beh lo dovrai fare”.
“Ok ora che sei sul ghiaccio devi imparare a pattinare” “non mi dire, non l’avevo mica capito… bravo Tom fai progressi” dico mentre sono occupata a reggermi alla barriera che delimita la pista di pattinaggio “dammi le mani” una la stacco e gliela porgo, lui prontamente l’afferra. A quel tocco sento mille brividi che mi percorro la schiena. Quando la sua mano stringe la mia gli do anche l’altra “bene ora devi scivolare, dai vieni” dice mentre lui pattina all’indietro, chiudo gli occhi per paura di cadere ma invece sono ancora in piedi, il movimento mi viene naturale. “ora prova a farlo da sola” “cosa?” “dai ci sono io qui, ti prometto che non ti faccio cadere” lentamente fa separare le sue mani e si allontana da me “su vieni” faccio come mi dice ma nel tentativo perdo l’equilibrio e cado in vanti e lui nel tentativo di afferrarmi cade insieme a me. Scoppiamo a ridere come idioti “per fortuna che non mi facevi cadere” dico tra una risata e l’altra “sei tu che mi hai trascinato giù”.
[…]
“ti va un gelato?” chiede Tom quando usciamo “ok” “ti sei divertita?” “si, grazie mi ci voleva proprio” “beh è a questo che servono gli amici” “quanti amiche femmine hai avuto?” “solo te” “mi devo ritenere fortunata?” “si perché con questi jeans ti salterei addosso anche subito” gli sorrido falsamente e poi ritorno a guardare davanti a me.
Entriamo in gelateria e prendiamo il gelato sedendoci ad un tavolo “l’interrogazione di oggi è andata bene” dico e lui annuisce “comunque alla fine ti sei imparata un po’ a pattinare” “si e sono state più le volte che sono caduta che stata in piedi” “hai ancora tanta strada da fare” “per me può bastare così” “nah… ti farò diventare una campionessa” scoppio a ridere “non mi interessa diventare una campionessa” “si ma poi non abbiamo più scuse per uscire… come amici sia chiaro”.
[…]
Mi riporta di nuovo davanti al cancello della scuola “ci vediamo domani Price” “a domani Parker” gli porgo il casco,lo saluto con un ‘ciao’ e poi lui sparisce lasciandosi dietro un po’ di fumo provocato dalla sua moto. Mi dirigo verso la mia auto e ci salgo sopra. L’unico che non mi ha abbandonata è Tom, o meglio mi si è avvicinato visto che prima eravamo solo degli sconosciuti anche se siamo stano nella stessa classe per cinque anni.
Metto in moto e mi dirigo a casa, il mio umore è cambiato, stamattina ero arrabbiata e triste e ora allegra da canticchiare le canzoni che trasmette la radio.
Parcheggio la mia auto e quando scendo vedo una macchina mai vista prima parcheggiata nel guardino accanto a quella di mia madre. Sarà una sua amica.
Sto per aprire la porta ma qualcuno mi precede. Il volto di mio fratello Sean mi appare davanti “Sean” dico sorridendo “Bel” dice lui con un tono spento. Vedo che nei suoi occhi nocciola non brillano più, sono spenti “che succede?” chiedo “ho saputo di papà” “ah” “già, scusa entra, stavo uscendo per prendere una boccata d’aria” detto questo mi supera e esce. Sospiro, ed ecco che il mio umore dalle stelle arriva alle stalle, sbuffo e entro in casa chiudendomi la porta alle mie spalle, mi tolgo la giacca e la appendo all’appendiabiti e  poi urlo “sono tornataaa” nessuna risposta. Ok scommetto che Alex è di sopra a giocare mentre mamma sta piangendo.  Questa situazione è troppo difficile e mi chiedo fino a quando resisterò anch’io. “mamma, lo so che è difficile ma per favore fallo per me” dico con un tono di voce abbastanza alto, entro in cucina ma lei non c’è.  Prendo una mela la mordo e ricomincio a cercarla “mamma dove sei?” “Bel…” dice mia madre entrando in cucina, finalmente “mamma dove ti eri cacciata?” “scusa ero di la in salotto… ci sono visite” “oh e chi è venuto?” “vieni” mi prende un braccio e mi invita a seguirla. Quando entro in sala vedo mio padre e un uomo seduti sul divano, il mio sguardo va sulle loro mani e sono intrecciate. La mela che ho in mano cade a terra e il pezzo che ho mozzicato rimane lo ingoio  a fatica mentre la mia bocca si apre e i miei occhi cominciano a pizzicare. Non avrei mai immaginato che mio padre chi avrebbe fatto conoscere il suo compagno così presto.

Angolo Autrice:
Salve di nuovo questo è il secondo capitolo e spero che vi piaccia, se è così fatemelo sapere un bacio, alla prossima.
-Sara

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


~~Non avrei mai immaginato che mio padre ci avrebbe fatto conoscere il suo compagno così presto.
Ecco, le lacrime vogliono uscire, sbatto velocemente le palpebre e i miei occhi sono asciutti come prima “ciao Bel” “ciao papà” cazzo il mio tono di voce è tremolante “lui è Luke”  “ciao” saluto timidamente sforzando un sorriso, ma non mi esce molto bene. Mia madre mi da una leggera spinta per farmi avvicinare… non oso immaginare come sia difficile  per lei.
Faccio un passo in avanti ma nel tentativo di camminare il mio piede finisce sopra la mela che mi è caduta poco fa e per poco non cado. Bene questa la devo aggiungere alla lista delle figure di merda.
Alla fine ce la faccio ad arrivare sana e salva davanti a loro e non so che cazzo fare… il colmo mi sento in imbarazzo a casa mia, voglio gridare “piacere Anabel” riesco dire all’uomo seduto accanto a mio padre “Luke” mi porge la mano e gliela stringo esitante “chiamami Bel, si fa prima” dico sorridendo o almeno quello che assomiglia di più ad un sorriso “ok” risponde. Bene e ora che si fa? “sei uscita con Charlie?” chiede mio padre “no” “ma Anne ha detto che eri uscita con un ragazzo… vi siete lasciati?” “no…  sono uscita con amico” “e come si chiama” no, per favore non il terzo grado “Tom, viene in classe con me… non ci ha provato… si lo conosco abbastanza, abbiamo anche fatto un progetto per scienze insieme… no, non mi piace…  siamo usciti solo oggi perché volevamo conoscerci meglio come amici… non ha precedenti penali, almeno credo… non so se è figlio unico o no, non glielo chiesto e francamente non mi interessa… va bene a scuole quindi non influisce sulla mia condotta…  ah ha 18 anni… ho dimenticato qualcosa?”  chiedo mentre mio padre fa una faccia incredula… lo conosco e quando si tratta di ragazzi fa sempre le stesse domande “come…?” “papà ti conosco: quando si tratta di ragazzi fai sempre le stesse domande… sei prevedibile” lui mi guarda come per dire “mah veramente io non credo” “aspetta Tom quello che è venuto l’altro ieri?” chiede mia madre “si” “beh è più carino di Charlie che ne sai potrebbe nascere del tenero tra di voi” “mamma” “che c’è?” “vado da Sean, è da molto che non lo vedo” prendo la mela di prima e poi me ne vado… di certo non ho intenzione di mangiarla...la darò a Poppy -soprannome del mio cane- esco fuori e Sean sta proprio giocando con lui, mi avvicino e mi siedo sul prato vicino a mio fratello “Bel…” “si?” “da quanto tempo?” “a noi ce l’ha detto lunedì sera… poi non so, potrebbero essere settimane, mesi o anni” annuisce mentre accarezza il pelo rosso di Poppy “piccolo la vuoi?” chiedo al piccolo cagnolino, lui per tutta risposta abbaia e per farla mangiare gliela tiro poco lontano da noi “perché non la mangi?” chiede Sean “ti basta sapere che la stavo mangiando prima di arrivare in salotto ma poi mi è caduta per terra” “povero cane, non se lo merita” “lo so però la dovevo buttare?” “no, la mia sorellina ecologista… come va con Charlie” “boh… è come sempre o meglio cerca di sembrare come sempre” “perché dici questo?” “perché non so come sia successo ma tutta Miami sa di papà e tutta la scuola mi tratta come se venissi dalla Luna” “compreso Charlie e Kate?” “Charlie si sforza per far sembrare tutto nomale ma lui è come tutti gli altri infondo e Kate…” “Kate?” “Kate si è rivelata una vera e propria stronza, martedì mi ha detto chiaro e tondo che non vuole più essere mia amica per papà” “che stronza” “già” “sei rimasta sola?” “no… ho te, Alex e la mamma” “si ma io dico di amici” “oh beh diciamo che c’è un ragazzo che fino a martedì mattina stava nella mia classe ma non ci siamo mai rivolti la parola, però si è avvicinato e non mi ha deriso come hanno fatto tutti” “veramente?” “si” “deve aver sofferto anche lui” “credo… sua madre l’ha abbandonato quando era piccolo” “ahi brutto colpo… per caso è puttaniere?” “si… ma non farti venire strane idee non ci ha provato e tu mi conosci” “si ti conosco, però sta attenta lo stesso” “si non preoccuparti” “come si chiama?” “Tom… è poco più grande di me” “quanto?” “ha diciotto anni… come Charlie” “capito… lo sai perché è venuto anche Luke?” “perché papà ce lo voleva far conoscere?” “non solo” “e per cosa allora?” “perché vogliono che stasera io, te e Alex andiamo a cena da loro” “cosa? Io non ho intenzione di sentirmi in imbarazzo tutta la sera” “beh lo dovrai fare” “questa situazione ogni giorno diventa più difficile” “ci sono io con te sorellina” gli sorrido e lo abbraccio forte, forte a me.
“Andiamo?” chiede mio fratello “andiamo!” prendo in braccio Poppy e poi ci dirigiamo in casa. Io e Sean entriamo in salotto e mio padre vedendoci si alza in piedi “Bel abbiamo pensato che stasera tu e i tuoi fratelli potevate venire a cena da noi” “si me l’ha detto Sean” “andiamo?” “chiamo Alex e andiamo” “ok” stavo per dirigermi al piano di sopra ma il campanello mi fa cambiare direzione, poso a terra Poppy e poi vado ad aprire, quando lo faccio ho davanti Charlie e Kate… che ci fa lei qui? “tu che ci fai qui?” “ho solo accompagnato Charlie” “ok che c’è? Ho da fare” chiedo a Charlie “tutto bene Bel?” certo che no, secondo te va bene razza d’idiota? Oggi abbiamo pure litigato… ma perché sto con lui? Ah si, perché mi piace “si Charlie va tutto bene però… ho da fare” “cosa?” “devo badare ad Alex potresti sbrigarti?” mento, so che se gli dico che c’è mio padre e devo andare a cena da lui e il suo compagno lunedì tutti ricominceranno a prendermi in giro  “ah ok… ti volevo dire se domani vai alla festa di Alexia” “quale festa?” “Alexia ha mandato un messaggio a tutta la scuola dicendo che domani alle 19:30 c’è una festa a casa sua” “ah.. ok ma io non ci vado” “ma ci verrai con me” “no Charlie non mi va di andare a nessuna festa” “ok allora se non ci vai non ci vado neanche io” “ok tutto qui?” “si ci vediamo lunedì?” “ok” detto questo si volta e insieme a Kate se ne va… perché stavano insieme quei due? Ok che abitano vicini però gli da sempre passaggi.
Chiudo la porta e mi volto trovanti davanti la faccia confusa di mia madre “da quando tu e Kate vi parlate così?” “mamma Kate non vuole più essere mia amica” “cosa?” “si ma non preoccuparti certe persone meglio perderle che trovarle” detto questo la supero e salgo di sopra per chiamare Alex.
La porta della stanza del mio fratellino è chiusa, la apro lentamente e facendo capolino nella stanza dico “si può?” “si” mormora, è seduto per terra mentre gioca con due camioncini “cos’hai?” mi siedo accanto a lui “perché papà è diverso dagli altri papà?” dice il bambino guardandomi “il nostro papà non è diverso dagli altri papà” “si perché invece di stare con la mamma sta insieme ad un altro maschio” “beh ci sono alcuni uomini che hanno una mente e un cuore più grande che accettano l’idea di stare con altri uomini” “quindi il nostro papà è più intelligente degli altri?” “si può dire così… ma non importa con chi stia lui rimarrà sempre il nostro papà di una volta ok?” “ok” “ora andiamo?” “si… ti voglio bene Bel” “anch’io” mi alzo e quando anche lui fa la stessa cosa lo abbraccio. sciogliamo l'abbraccio, gli regalo un dolce sorriso e prendendolo per mano apro la porta scendendo insieme "siamo pronti?” chiede papà “si” mettiamo la giacca, salutiamo mamma e poi usciamo.
Il tragitto è abbastanza normale… almeno credo. Arriviamo a una palazzina, fuori al cortile  ci sono tutti bambini e ragazzi e io, i miei fratelli e papà aspettiamo che Luke trovi un parcheggio. Nessuno osa parlare finchè io non mi sento chiamare “ehy Price” mi volto e vedo Tom “ciao Tom” “come mai da queste parti?” chiede, “ehm vengo a trovare mio padre, tu?” “ero da Ryan… domani vieni alla festa di Alexia?” “no… me l’ha detto Charlie ma non mi va” “e lui non ha insistito neanche un po’? Senza offesa però il tuo ragazzo non è tanto sveglio” “mi sono offesa” “si certo… quanto ci scommettiamo che domani tu verrai a quella festa Price?” “quanto ci scommettiamo il contrario Parker?” “lo sai Bel? Non ti conviene scommettere contro di me… sono uno che non perde mai” “c’è sempre una prima volta” “devo andare… ci vediamo alla festa Price” “ti ho detto che non ci andrò” “e io dico che tu ci verrai… io non sbaglio mai,  ci vediamo” si gira e se ne va… stavo per corrergli dietro ma l’arrivo di Luke non mi fa muovere di un centimetro “entriamo?” “certo” risponde mio padre. “Quel ragazzo è il Tom che mi dicevi?” sussurra Sean al mio orecchio “si” “mi piace” “non farti venire in mente strane idee” “io non ho detto niente.
Entriamo in un appartamento… è molto carino, anche l’arredamento il mio sguardo finisce su una cornice dove c’è una foto di mio padre e Luke, cazzo a pensare che io ho una foto di lui e mamma in camera “prego accomodatevi… fate come se foste a casa vostra” dice gentilmente Luke. Sai è un po' difficile fare come se fosse a casa mia, ma ci roverò “Luke tu parla pure coi ragazzi io preparo la cena” dice papà, almeno si mangerà bene, lui è un mago in cucina “va bene” sono grata che in nostra presenza non usano nomignoli come ‘tesoro’ o peggio ‘amore’.
Ci sediamo sul divano “allora Bel che classe fai?” “frequento l’ultimo anno di liceo e all’anno nuovo mi piacerebbe andare all’università o al collage come Sean” “brava fai bene ad essere così ambiziosa” sorrido “io da grande voglio fare il pompiere” interviene il piccolo Alex,  ha sempre adorato i pompieri “perché proprio il pompiere?” domanda Luke “perché i pompieri salvano le persone” “anch’io da piccolo volevo essere un pompiere” “e perché non ci sei più diventato?” “perché poi mi è piaciuto di più fare il poliziotto” “sei un poliziotto?” domanda Alex incredulo “si” “che bello” la tensione sembra allentarsi ma riamane sempre strano tutto ciò.
Le ore passano e arriva l’ora di ritornare a casa, durante il tragitto mio padre devia l’argomento ‘Luke’  parla del lavoro, e chiede a Sean come va l’università e roba così “ciao papà ci sentiamo” dico scendendo dall’auto “certo” scende anche lui ci saluta e quando entriamo mette in moto e se ne va.
 “Com’è andata?” chiede mamma spegnendo la TV del salotto, la rimango a guardare: ha gli occhi rossi e gonfi… ha pianto “bene (?)” rispondo io mentre Sean annuisce con le mani in tasca dondolandosi avanti e indietro tenendo lo sguardo basso “io vado  a letto ci vediamo domani” dico, saluto tutti e poi vado in camera. Prendo il pigiama e vado in bagno, mi faccio una lunga doccia rilassante, mi asciugo, mi metto il pigiama, mi lavo i denti e poi vado a letto. Sono proprio distrutta, infatti mi addormento subito.
[…]
Apro gli occhi e dopo averli stropicciati po' e uno sbadiglio mi sveglio. Guardo l’orologio appoggiato alla mia parete, sono le 10:40. Mi siedo sul letto mi infilo le pantofole e poi scendo al piano terra per prendere qualcosa da mangiare “wow che sexy che sei oggi sorellina” dice Sean quando mi vede “zitto che mi sono appena svegliata” “ok” alza le mani in segno di resa ridendo leggermrente.

La giornata prosegue abbastanza normalmente tra chiacchiere e aneddoti di Sean: i suoi voti,  le cazzate fatte insieme ai suoi amici idioti, le buche ricevute dalle ragazze e cose così. Tutti cerchiamo di distrarre la mamma ma sembra difficile, guardiamo film comici, telequiz, e vari programmi, diciamo barzellette e facciamo anche una torta ma nessuna di queste cose sembra farla sorridere. Ora sono più o meno le 19:20 io sto sul divano mangiando uno yogurt insieme a Sean mentre Alex gioca ai nostri piedi e mamma è in cucina a preparare la cena. Ad un certo punto il campanello suona, poso lo yougurt sul tavolinetto dvanti al divano e vado ad aprire trovandomi davanti Tom “che ci fai qui?” “ti ho detto che tu andrai a quella festa e ci andrai” “cosa? Ma mi hai vista?” “si e credo che ti devi cambiare” “no, Tom veramente non credo che sia il caso” “eddai Price che ti costa? Ti diverti, stacchi un po’ la spina e poi torni a casa sana e salva” ha ragione ho bisogno di un po’ di spensieratezza “ok mi hai convinta, dieci minuti e sono pronta” “ti ci vuole così poco?” “anche cinque ma prima devo convincere mia madre” “ok” “vuoi entrare?” “no, ti aspetto fuori, devo fare una telefonata” “sicuro?” “si… oh andremo con la moto” “che? Se mia madre sa che io sono stata su una moto mi spezza entrambe le gambe” “tu non preoccuparti” sospiro “va bene, faccio subito”. Entro in casa e vado da mia madre “mammina” dico con tono smielato “che ti serve?” “un favore piccolo, piccolo” “che favore?” “stasera ci sarebbe una festa, posso andarci?” “perché me lo dici solo adesso?” “perché io non ci volevo andare ma poi ho cambiato idea… per favore” “Bel non voglio che a quest’ora tu esca da sola” “ma non sarò sola” “e con chi?” “con un amico… dai per favore” metto le mani a mo' di preghiera facendo la faccia da cucciola sapendo che così non può resistere. "ti prego..." aggiungo sbattendo le mie ciglia. Sospira, si sta cedendo “ok vai, ma a casa non oltre la mezzanotte chiaro?” “chiarissimo mamma” gli do un bacio sulla guancia e poi corro di sopra. Prendo degli short neri e sopra una maglietta bianca a monospalla piena di paillette anch’esse nere che formano una stella. Ai piedi delle decolté nere lucide. Indosso il tutto, un filo di trucco intensificando le labbra con il rossetto rosso, i capelli li lascio cadere lisci sulla mia schiena, prendo una borsetta tracolla bianca dive infilo: soldi, chiavi, cellulare, dei fazzoletti, il rossetto rosso e il mascara nero per eventuale ritocco trucco. Prendo una giacca da donna nera visto che si va in moto. Completo il look con qualche accessorio, un  po’ di profumo e sono pronta. Guardo il mio riflesso nello specchio e devo dire di aver fatto un ottimo lavoro per dieci minuti.
Scendo le scale velocemente e sulla soglia della porta urlo “esco”  senza attendere una risposta esco chiudendomi la porta alle spalle. Scendo i tre gradini che sono di fronte la porta diregendomi da Tom che appena mi vede spalanca occhi e bocca “Oh. Mio. Dio. Cazzo sei tremendamente sexy” mi squadra da capo a piede  “tutto questo in dieci minuti?” “si perché?” nega col capo ancora con la bocca aperta “Tom ci sei?” chiude l bocca, scuote la testa, sbatte un paio di volte gli occhi. E quando sembra essersi ricomposto dice “si, andiamo”.
Mi fa salire sulla moto e poi sfreccia a tutta velocità verso la casa di Alexia.
Quando arriviamo la musica si sente fino fuori casa e nel giardino ci sono coppie che si stanno baciando in un modo che mi viene da vomitare. Entriamo e la pista da ballo non è tanto affollata  -visto che la maggior parte delle coppie stanno facendo non so cosa in ogni angolo della sala-  stasera ho solo un obbiettivo, divertirmi e svagarmi. Il mio sguardo vaga un po’ per la sala fino a posarsi su una coppia in particolare, mi avvicino di più e riconosco Kate e Charlie ballare insieme… per fortuna che se non ci venivo io non ci veniva neanche lui. La canzone finisce e io rimango impalata la a vedere che fanno… forze devo ringraziare Tom perché mi ha fatto aprire gli occhi e capire che sono rimasta sola… non ho più nessuno, neanche Charlie visto che si sta baciando con la mia ex migliore amica. 

Angolo Autrice:
Ehy salve a tutti, come va? Spero bene. Ecco a voi il terzo capitolo che sero vi piaccia com'è piaciuto a me scriverlo. Secondo voi Bel nel prossimo capitolo cosa farà? Charlie si pentirà di quello che ha fatto e la nostra Anabel lo perdonerà? E con Kate? Alla fine lei capirà che il suo comportamento nei confronti della sua 'amica' è sbagliato e che la deve supportare e stare accanto perchè è una situaizione straziante per lei? Se lo volete scoprie l'unica cosa è seguire la mia storia. Se avete qualche idea ditemela. Inoltre mi piacerebbe che voi mi diceste cosa ne pensate di questa storia, logiamene accetto anche critiche e io cercò di migliorare la storia. Vi do un bacio e alla prossima. Bye
-Sara

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


~~Non ho più nessuno, neanche Charlie visto che si sta baciando con la mia ex migliore amica. “ehy Price che hai? Hai visto un fantasma?” mi chiede Tom affiancandomi “guarda la” gli indico Charlie e Kate “oh… ehm Bel” “c’è ma ti rendi conto? Mi sta facendo passare da stupida davanti a tutti, ah ma ora mi sente” avanzo nella loro direzione e con un dito picchietto un dito sulla spalla di Charlie. Lui si volta e quando mi vede sbianca di colpo “Bel…” “ciao Charlie” “che ci fai qui?” “potrei farti la stessa domanda, ma vedo che si in buona compagnia” “no, non è come pensi” “non è come penso? Perché com’è scusa? Te ne stai qui a baciarti un’altra, se non vuoi più stare con me basta che me lo dici non ce nessun problema” “Bel io voglio stare con te…” “ma io no, non voglio stare con una persona che appena mi volta va tra le braccia di un’altra quindi non cercarmi più” mi volto e me ne vado “aspetta Bel posso spiegarti tutto” dice venendomi dietro, io non gli do retta e continuo a dirigermi verso il tavolo dove ci sono bevande e cose varie “Bel mi vuoi aspettare” mi volto di scatto e gli dico “prima cosa non chiamarmi Bel per te sono Anabel, seconda cosa non ti voglio ne aspettare ne tanto meno stare a sentire perché sarebbero solo bugie” “non è vero” “certo come no” prendo un bicchiere e lo riempio di punch “Bel per favore…” dice avvicinandosi a me, sfiora le mie labbra, sta per baciarmi ma io l’allontano con una spinta “prima baci un’altra e poi vieni da me, non ci pensare nemmeno, io non sono un giocattolo” alzo il bicchiere sulla sua testa e poi gli verso il contenuto sopra “e non avvicinarti mai più a me” mi volto e me ne vado lasciandolo lì tutto appiccicoso e bagnato. No ma stiamo scherzando mi ha tradito con Kate, ho sempre immaginato che lei gli piacesse Charlie ma non c’era bisogno di mettermi in ridicolo davanti a tutta questa gente. Sul mio volto cominciano a scorrere delle lacrime,lacrime di tristezza, delusione, di rabbia.
Vado a sbattere contro qualcuno e quando alzo lo sguardo i suoi occhi verdi si incastrano nei miei azzurri, “ehy non piangere, non ti merita, e neanche le tue lacrime merita” “dici?” “certo, perché hai qualche dubbio? Se ha fatto quello che ha fatto non significa che tu non lo meriti ma che è un coglione di prima categoria, tu sei fantastica e fregatene per quello che dicono gli altri perché sono tutti dei viziati con degli stupidi pregiudizi” sorrido alle sue parole, non mi ha mai parlato così. Mi asciugo le lacrime e poi ritorno a specchiarmi nei suoi occhi “vieni” dice prendendo la mia mano “dove?” “ce ne andiamo” “che? Ma hai tanto insistito per farmi venire e ora te ne vuoi andare?” “si…” mi trascina fuori fino ad arrivare alla sua moto, mi porge il casco, lo metto e dopo essere saliti entrambi marte e razzo per no so dove.

Quando arriviamo comincio sentire ad un rumore molto simile alle onde del mare. Mi tolgo il casco e lo porgo a Tom “ma dove siamo?” “in spiaggia” “perché mi hai portata qui?” “Così” dice con alzata di spalle. Ci incamminiamo verso la spiaggia, io per evitare di affondare nella sabbia tolgo i tacchi e comincio a camminare a piedi nudi, ho sempre adorato camminare scalza sulla sabbia.
 Ci avviciniamo al mare. C’è un po’ di vento che fa svolazzare i miei lunghi capelli qua e la… dovevo portare un elastico.
Non si vede quasi niente ma si riesce a vedere quel poco grazie alla luce della luna. Ci siamo solo noi e il mare, è così rilassante.“lo sai ieri sera sono andata a cena da mio padre e… dal suo compagno” lui si volta verso di me “come è stato?” “non lo so… all’inizio imbarazzante, molto imbarazzante ma poi la tensione sembra essersi placata” “tua madre tutto questo come l’ha preso?” “secondo te? Quando in casa ci sono io e  i miei fratelli si sforza di sorridere e mostrarsi come se tutto questo non è niente ma quando rimane a casa da sola esplode e scoppia a piangere” “capisco...” siamo arrivati vicini all’acqua ma io ritorno di qualche passo più indietro “che c’è? Hai paura?” “ah ah, no che non ho paura ma l’acqua è fredda” comincia a ridere “ma che ti ridi?” si abbassa fino all’altezza dell’acqua per poi schizzarmi le gambe, per la temperatura bassa dell’acqua faccio un salto e le risate di Tom si moltiplicano “hai fatto un salto” “vuoi la guerra? E che guerra sia” poso i tacchi sulla sabbia e avvicinandomi anch’io all’acqua incomincio a schizzarlo  “come ti permetti?” “ah capito tu si e io no” “esatto” mi schizza un’altra volta ma questa volta mi bagna anche un po’ gli shorts “ehy” gli ricambio la schizzata e in men che non si dia abbiamo iniziato une vera e propria guerra. 
Esausti e bagnati ci buttiamo sulla sabbia “guardami sono tutta bagnata” piagnucolo  “perché io no?” “è colpa tua, sei tu che hai cominciato” “non centra niente” mi volto verso di lui e lo sorprendo a fissarmi “che c’è?” chiedo “niente” “ok” i nostri occhi si incontrano, io abbasso lo sguardo sulle sua bocca, avviciniamo i nostri volti fino a far sfiorare le nostre labbra e poi unirle in un bacio.
Le sue labbra si muovono freneticamente sulle mie e viceversa, sento la sua lingua chiedere accesso alla mia bocca che schiudo permettendogli di entrare ed esplorarla come vuole. Le nostre lingue sembrano desiderarsi da chissà quanto tempo. Dentro sento un fuoco inspiegabile, la mia schiena è percossa da scariche elettriche e di brividi. Riesco a sentire il mio cuore battere ad un ritmo  Dentro sento un fuoco inspiegabile, la mia schiena è percossa da scariche elettriche e di brividi. Riesco a sentire il mio cuore battere ad un ritmo frenetico. In questo momento mi sento in paradiso, come se l’unica cosa di cui io avessi bisogno ora  e per sempre è le sue labbra sulle mie.
Ci separiamo lentamente dando fine a questo bacio interminabile, rimaniamo a guardarci negli occhi, poso due dita sulle mie labbra e sorrido abbassando lo sguardo imbarazzata “scusa” dice Tom togliendo le sue mani dai miei fianchi e  tornando con lo sguardo verso il mare “non preoccuparti è stato solo un bacio niente di più” gli rispondo rassicurandolo mettendomi nella sua stessa posizione.

Passiamo tutta la sera in spiaggia e mi sono divertita proprio tanto, potrei rimanere qui tutta la notte, insieme a lui… ma se non torno presto mia madre mi metterà in punizione “Tom devo tornare a casa…” “certo” si alza, lo seguo a ruota passandomi una mano sul sedere scrollondo la sabbia, prendo i tacchi in mano e ci avviamo alla moto. Durante il tragitto alcune ciocche di capelli mi vanno davanti agli occhi, ormai non sono più lisci come prima ma ondulati , ogni volta che sono bagnati dall’acqua del mare diventano così.
Arriviamo di fronte casa mia, scendo e restituisco il casco a Tom “grazie Tom mi sono divertita” “sono contento” “ci vediamo lunedì a scuola, notte” “notte”.
Entro in casa con un quarto d’ora di anticipo “sono tornata” vado in salotto e con mia sorpresa in salotto c’è solo la mamma “ciao Bel ti sei divertita? Hai un sorissone” “ciao mamma, si mi sono divertita… ma Alex e Sean?” “sono di sopra a giocare nella cameretta di Alex” “ok” “dimmi un po’ signorinella la festa era in spiaggia?” “perché?” “perché hai i capelli mossi e emani un profumo di mare” “ora il mare ha anche un profumo?” sorrido, uno sbadiglio scappa dalla mia bocca “mamma io vado a letto ci vediamo domani” gli do un bacio sulla guancia e poi salgo in camera mia. Mi siedo sul letto e mi guardo allo specchio che ho di fronte… si è vero… proprio un sorrisone.
Prendo il pigiama e dell’intimo per poi andare in bagno e farmi una bella doccia. Massaggio il mio corpo con del bagnoschiuma alla vaniglia, mi faccio uno bello shampoo e dopo essermi sciacquata esco avvolgendomi un asciugamano attorno al corpo e un altro lo avvolgo ai miei capelli, mi asciugo e dopo aver indossato il mio pigiamino rosa, mi lavo i denti e poi torno in camera. Sgattaiolo nel mio lettino e mi addormento.
[…]
Ed ecco di nuovo il lunedì, da una parte sono contenta, ieri è stata la prima domenica senza papà ed è abbastanza strano e poi per peggiorare le cose Charlie mi ha bombardato di telefonate, telefonate che io non ho risposto visto che dopo la terza ho spento il telefono… non mi ha mai chiamata così tanto in tutta la mia vita.
Scendo a fare colazione “ciao” dico salutando la mamma e Alex “Sean?” chiedo “sta ancora dormendo” annuisco e sorridendo mi siedo. Io e Sean per alcuni aspetti siamo uguali come il fatto che se la mattina non abbiamo nessun impegno ci piace dormire fino a tardi. Per altri aspetti siamo completamente diversi per esempio: io odio il disordine, cosa che non posso dire visto che lui ci vive 365 giorni all’anno.
Dopo aver finito la colazione mi dirigo a scuola.
Entro in quell’enorme struttura orribile chiamata scuola e mi dirigo al mio armadietto, metto la combinazione e apro l’anta per prendere il libro di filosofia, chiudo l’armadietto e quando lo faccio la faccia di Charlie mi appare davanti “tu che vuoi da me?” “ieri non mi hai risposto a nessuna delle mie chiamate” “forze perché non ho niente da dirti?” “ma non è come pensi” “senti Charlie non mi va di stare qui a discutere di prima mattina quindi per favore puoi sparire?” mi volto e mi dirigo verso l’aula, mi siedo al mio banco e vengo seguita a ruota da Charlie, sbuffo alzando gli occhi al cielo. Mi rialzo e cerco di visualizzare un banco libero, mi avvicino ad una ragazza che mi pare si chiami Alessia, è italiana. Ha i capelli biondo platino, occhi nocciola e un fisico ok, è la classica ragazza acqua e sapone che sta bene con un filo di trucco  “posso sedermi qui accanto a te?” chiedo cordialmente“certo” gli sorrido e mi siedo ad un certo punto cambia espressione “che succede?” girati, faccio come mi ha detto e dalla porta entra Kate vestita in un modo che io non avrei mai neanche immaginato: minigonna, camicetta quasi trasparente con dei tacchi altissimi e un trucco oribbile… guarda caso come le compagnie che conosce, tutti i ragazzi della classe hanno la bocca aperta, ecco tra un po’ sbavano. Vedo la comitiva di Tom avvicinarsi a lei, che sembra apprezzare le mani sul suo sedere e su tutto il suo corpo… è diventata proprio come quelle, una puttana. Mi volto di nuovo nella direzione di Alessia “non me lo sarei mai aspettata… tu e lei eravate sempre insieme ora invece da quando comincia a frequentare quelle è cambiata” “già hai detto bene eravamo… è li che si è voluta allontanare e per quanto in questo momento non la sopporto non posso permettere che si fa del male con le sue stesse mani” mi alzo e vado nella direzione di Kate cercando di sorpassare tutti questi idioti in calore,  arrivo di fronte a le e la prendo per un braccio trascinandola via “ehy si può sapere che ti prende?” “a me che prende? Kate ma ti sei guardata? Ti sei vestita come una cubista, sempre se si può dire che ti sei vestita” “questi sono fatti miei, e poi non ho mi avuto tutti questi ragazzi su di me e a me piace” “fare la puttana ti piace?” “non faccio la puttana” “prima guardati allo specchio e poi ne riparliamo”  “senti Anabel tu non sei nessuno per dirmi cosa devo o non devo fare quindi lasciamo in pace vivendo la mia vita”detto questo si volta ritorna da quei rincitrulliti di ragazzi mentre io mi risiedo “lasciala stare non merita la tu amicizia” “lo so… e pensare che io le volevo bene veramente” “so di tuo padre e sinceramente trovo davvero stupido che tutti si comportano così nei tuoi confronti, dopotutto mica è colpa tua e poi tuo padre mica è affetto dalla peste che lo trattano così” “veramente tu pensi queste cose?” “si perché non dovrei?” “no, è che sei la prima”.
[…]
Le lezioni che noia però tra un cambio di ora e un altro ho chiacchierato con Alessia ed è davvero simpaticissima. È ora di pranzo ho una fame e anche se il cibo della mensa non è un gran che non vedo l’ora di mettere qualcosa sotto i denti “allora cosa prendi?” chiedo ad Alessia mentre guardo il cibo “non lo so” “ah io prendo un piatto di pasta, della carme e il budino al cioccolato… muoio di fame” “ahahahaha, ok invece credo che prenderò solo il secondo e il dolce” prendiamo il nostro cibo e poi ci sediamo ad un tavolo e iniziamo a parlare tra un boccone un altro “posso chiamarti Bel?” “certo che puoi… è il mio soprannome, approposito tu non ne hai uno?” “no tranne il classico Ale” “mhm te ne troverò uno io” “davvero?” “certo, solo dammi un secondo per pensarci…” “ok” dopo pochi secondi mi si accende una lampadina “ci sono!” esclamo alzando il dito indice sorridendo ampliamente “dimmi” “che ne dici di Alis?” “ma è bellissimo” “aww grazie… diciamo che me la cavo coi soprannomi” scoppiamo a ridere entrambe.
[…]
Quando finalmente la scuola finisce saluto Alis e poi vado alla mia auto e torno a casa.
“sono tornata” urlo sento delle urla provenire dal soggiorno mi affaccio e vedo i miei fratelli che si stanno litigando il joystick del play station “Alex dammelo” urla mio fratello tiranndo verso di se quel coso “no lo voglio io” ribatte il piccolino tirandolo anche lui. Alla fine dopo un paio di volte, a forza di tirarlo quell’aggeggio vola e va a finire per terra… rompendosi “lo vedi è tutta colpa tua” dice il piccolo Alex “colpa mia? Ma se è tua  la colpa” “la finite? Sean sembri un bambino di dieci anni” “lo vedi lo dice pure lei… però ehy io ho dieci anni e non sono un bambino” protesta Alex “dov’è la mamma?” chiedo esasperata “in cucina” risponde Sean, annuisco e me ne vado lasciando quei due a litigare.
“ehy mamma”  “ciao Bel tutto bene a scuola?” “si… lo sai ho una nuova amica” “davvero? Come si chiama?” “Alessia… è italiana” “sono felice e con Charlie?” “l’ho lasciato” “come mai?” “l’ho visto che si baciava con Kate” “cosa?” “hai sentito” “mi dispiace” “non preoccuparti, più tosto che cucini?” “la torta ai frutti di bosco” “oh” quella è la torta preferita di mio padre “Bel… mi manca troppo non so cosa fare” dice scoppiando a piangere, mamma adesso neanche io so cosa fare. Decido di abbracciarla a me e lasciarla sfogare “vedrai che andrà tutto bene mamma, ci sono io con te” annuisce e si asciuga le lacrime.
[…]
Nuovo giorno. Mi alzo mi preparo, faccio colazione, mi lavo i denti e poi esco, vado a scuola. La mia vita sta cominciando a diventare monotona, sempre se non lo sia già.
Arrivo al cortile sto per entrare ma una voce allegra mi ferma “dove credi di andare Bel?”  mi volto e una bionda allegra mi appare davanti “ciao Alis” “vieni” “venire dove?” “un secondo… ci facciamo una passeggiatina prima di andare in classe” “ok” ci prendiamo a braccietto e passeggiamo come due normalissime amiche intorno alla scuola come fanno tutti, ad un certo punto sento il mio nome “aspetta” dico fermandomi di botto “che ti succede?” “ho sentito il mio nome e voglio sapere perché parlano di me” lei annuisce e in silenzio ci avviciniamo fino a vedere Tom e un ragazzo discutere “abbiamo fatto una scommessa e ora devi pagare” “ma non possiamo scegliere un’altra ragazza?” “no lei… dai ci sei vicino, sbaglio ho ormai siete amici?” “si però” “niente però tu la farai innamorare e poi gli spezzerai il cuore” “ok farò innamorare di me Anabel” cosa? Tom si è avvicinato a me solo perché ha perso una scommessa… non ci posso credere, non ci voglio credere.

Angolo Autrice:
Ehy! Salve a tutti. Ecco a voi il quarto capitolo che spero vi piaccia.
Secondo voi Tom si è avvicinato alla nostra Bel solo per la scommessa? Bel perdonerà Charlie? Se avete qualche idea ditemela mi farebbe piacere, nel frattempo dovrete aspettare il prossimo capitolo che arriverà o stasera o domani. Vi, mando un bacio e alla prossima.
-Sara
ps: scusate eventuli errori.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


~~Ci avviciniamo fino a vedere Tom e un ragazzo discutere “abbiamo fatto una scommessa e ora devi pagare” “ma non possiamo scegliere un’altra ragazza?” “no lei… dai ci sei vicino, sbaglio o ormai siete amici?” “si però...” “niente però tu la farai innamorare e poi gli spezzerai il cuore” “ok farò innamorare di me Anabel” cosa? Tom si è avvicinato a me solo perché ha perso una scommessa?… non ci posso credere, non ci volgio credere “cosa?” al suono della mia voce si girano entrambi nella mia direzione, Tom sbianca di colpo “no, Bel non pensare quello che stai pensando perché non è così” dice avvicinandosi “no è quello che sto pensando? Tu ti sei avvicinato a me non per essere mio amico ma per pagare una scommessa fatta con un idiota che in testa ha solo un neurone… bravo, e io stupida che pensavo potevamo essere amici” dopo avergli donato uno sguardo pieno di delusione mi giro e a passo svelto mi dirigo dentro la scuola seguita da Alis che mi dice di fermarmi; cosa che faccio solo quando raggiungo il mio armadietto. Compongo la combinazione e poi apro l'anta con rabbia “wow quanto corri” dice Alis appoggiandosi alla fila di armadietti per riprendere fiato “c’è ma ti rendi conto? Si è avvicinato a me solo perché  ha perso una stupida scommessa… bene mi fa piacere” sbatto con forza l’anta dell’armadietto e mi volto verso Alis con il libro di letteratura tra le braccia “è solo un idiota, scemo, e puttaniere e io cretina sono cascata nella sua trappola, tutte le volte che si è avvicinato ha fatto solo finta di essere mio amico, e io che pensavo che veramente gli dispiaceva di avermi baciata, invece era solo uno strategia per farmi vedere che di me non gl’importava nulla se non costruire un rapporto d’amicizia. Ma perché proprio io? Perché? Per caso in fronte ho scritto ‘autorizzo tutti gli idioti a sfottermi’? Perché non va da una di quelle puttanelle che si fa tutti i giorni? No,  tutti devono venire a fottere me. Lo sai che ti dico? Fino ad ora sono stata paziente con tutti invece ora no, mi sono stancata di passare sempre dalla parte dell’ingenua che crede sempre a tutto, d’ora in poi devo evitare tutti gli stronzi come lui che mi capitano d’avanti perché se fanno gli stronzi con tutti lo faranno anche con me, di certo non sono speciale. I tipi come lui non cambiano mai rimarranno sempre i soliti idioti, stronzi e puttanieri che non gl’importa un cazzo se tu soffri o stai bene l’importante è che lori si divertono con il tuo corpo o con i tuoi sentimenti e sinceramente le persone così neanche si meritano di essere chiamate persone perché sono degli animali senza cuore” dico tutto d’un fiato mentre Alis mi fa segno con le mani di smetterla “Bel…” “che c’è?” “girati…” dice facendo una faccia come quando senti un grosso tonfo, faccio come mi ha detto e vedo Tom appoggiato all’armadietti con le braccia incrociate al petto... cazzo. “hai finito?” chiede inarcando un sopracciglio “si e ora vado in classe” mi volto ma non faccio neanche un passo che lui tirandomi per un braccio mi fa girare “no prima mi ascolti e poi vai in classe” “io non ho niente d'ascoltarti, ho già sentito abbastanza quindi lasciami in pace” mi libero dalla sua presa e me ne vado.
Mi siedo affiancata da  Alis  “passata la rabbia?” “no” “dai è solo uno stupido” “no, non è solo uno stupido è anche molte altre cose” “si l’ho sentite prima” abbozza una risatina “e durante il tuo bellissimo discorso ho sentito che voi due vi siete baciati” forse dovevo controllare un po’ i miei pensieri “ehm si, ma per sbaglio” “certo fammi indovinare, tu sei scivolata e per caso le vostre labbra si sono incontrate baciandosi giusto?” “già hai proprio indovinato” “farò finta di crederci” la campanella suona e il prof. Di letteratura entra in classe.
 […]
“questo cibo non merita neanche di essere chiamato cibo” dico toccando con la punta della forchetta quella specie di minestra nel mio piatto  “già…. Ah io non lo mangio” esclama Alis allontanandosi dal piatto “si neanche io” “ ci verrai alla festa ?” “quale festa?” “ci sarà una festa a casa di Trent… è il suo compleanno oggi” “oh… io a casa di quel citrullo maniaco non ci metto  piede” “ok… io ci vado con un ragazzo ma non ho niente da mettermi” “ti va se andiamo a fare shopping?” “certo… oggi dopo la scuola?” “si” “ok… ma proprio non vuoi venire?” “no seriamente, non mi va e poi domani c’è il compito di scienze e devo studiare visto che non ci capisco niente ma non voglio prendere un votaccio” “va bene allora non insisto”.
[…]
Dopo essere uscite da scuola io e Alis ci dirigiamo alla mia auto per andare al centro commerciale “dimmi un po’ quando smetterai di evitare Tom?” chiede la bionda al mio fianco mentre si mette la cintura di sicurezza “io non evito Tom” “certo come no… allora quando prima mi hai trascinato nel bagno delle ragazze per non parlare con lui tu non lo stavi evitando” “no” “Bel ma di cosa hai paura? Di affrontarlo?” “io non ho paura di quell’idiota” dico accendendo l’auto e uscendo dal parcheggio della scuola “ok allora parlaci” “perché dovrei parlarci?” “forze non è come credi” “per me invece si” “mamma quanto sei testarda” “può darsi ma meglio testarda che fottuta” “ok allora cambiamo argomento” “ok con chi vai alla festa?” “con Carl un  ragazzo che frequenta il corso L a quanto pare conosce Trent” “ed è carino?” “si molto. Posso farti una domanda?” “certo” “ma tu e Charlie?” “con Charlie ho chiuso visto che l’ho visto baciarsi con Kate” “oh, non lo sapevo. Ma che gli è preso a Kate oggi l’ho vista baciarsi con uno che ha un anno in meno di lei” “è diventata come le sue nuove amiche” “è proprio una stronza” “già ma che ci vogliamo fare?” “niente… ora non preoccuparti che hai me e il primo che osa farti soffrire perderà la testa" le sorrido "che dolce… lo stesso vale per me il primo che osa solo farti versare una lacrima si può definire morto o morta”
Quando arriviamo al centro commerciale dopo essere scese dall’auto ci intrufoliamo dentro e un mucchio di gente che fa una confusione terribile ci appare davanti agli occhi. Io e Alis cominciamo a parlare del più e del meno fino a quando non vado a sbattere contro qualcuno “Ma insomma razza d’idiota vedi dove cammini” dico, ma quando alzo gli occhi per incrociare lo sguardo dell’idiota incontro gli occhi verdi di Tom “grazie” dice fingendo un sorriso “lo sai potrei dirti lo stesso?” continua “no, non lo so e magari se per un secondo non pensassi alle donne mezze nude che ti passano davanti eviti di travolgere la gente” “ma la finisci?” “io dovrei finire di fare cosa scusa?” “di comportarti come una bambina isterica” “ah ora sarei anche una bambina… scusa se non voglio che tu mi entri nelle mutande” “oh ma la vuoi finire di parlare di sesso? Ora comincio a pensare che tu lo voglia veramente” “preferisco morire guarda” “si certo come no” “ma la pianti di essere così…” “così come?” così fottutamente bellissimo e perfetto. No aspetta cosa sto pensando? Scuota la testa cerco di ritornare in me  “così, così egocentrico, presuntuoso, insopportabile, arrogante e, e” “che c’è ti si è incantato il disco?” “non ti sopporto proprio” “guarda caso fino a ieri non eri dello stesso parere visto che mi hai baciato, lì si che mi sopportavi” “non ti ho baciato io l’abbiamo fatto insieme ok? E poi non sei neanche un granché come baciatore” non è vero è bravissimo a baciare cazzo “si certo, ha parlato la baciatrice professionista” “lo vedi? Sei insopportabile” “mai quanto te” “ah grazie lo sai cosa ti dico? Ucciditi… ah vai a cercare qualcun’altra da far innamorata Anabel non ha voglia di castrare nessuno”dico e lo supero con una spallata.
 “ok… ora non vorrei sembrare invadente ma credo che quel commento su come bacia sia una bugia”  dice Alis “lo so… e lo sai cos’è peggio?” “cosa?” “che il bacio mi è piaciuto e anche tanto” “che c’è ti piace forse?” “senti per favore non dire scemenze a me non piace… quello” “ok va bene ora vogliamo andare in qualche negozio oppure dobbiamo continuare ancora a parlare di lui?” “andiamo in qualche negozio” ci prendiamo a braccietto e entriamo nel primo negozio per ragazze che vediamo.
Dopo vari cambi di vestiti finalmente ne troviamo uno adatto a lei. È blu, mono spalla, dietro più lungo e davanti che arriva un po’ più su delle ginocchia. Io non ho trovato niente di carino.
[…]
Ritorno a casa alle 19:30 “Bel vieni a cenare” “ok mamma arrivo, solo un secondo” prendo il telefono che ha vibrato e apro la notifica di whatsapp… È di Tom:
“Bel devo parlarti”  uffa che noia, decido di non rispondere e andare  a cena
Finito di  cenare  vado in camera e dopo essermi messa il mio pigiama rosa con Minnie mi metto a studiare stendendomi sul letto a pancia in giù con una matita tra le mani e il libro di scienze poggiato di fronte. Su Bel ce la puoi fare.
[…]
Sono passate ore e io ancora devo finire di studiare questa stupida scienza  “Allora ce la posso fare: La creazione dell’antimateria si realizza all’interno degli acceleratori di particelle più potenti come sono quelli in funzione presso il CERN di Ginevra o il Fermilab, ubicato presso Chicago negli Stati Uniti; in essi le particelle subatomiche vengono lanciate le une contro le altre dopo che abbiano subito un’accelerazione tale da farle raggiungere le velocità massime possibili. Costringendole a correre velocemente esse vengono fornite di energie elevatissime tanto che la fisica delle particelle oggi viene anche chiamata ‘fisica delle alte energie’”.  Non ce la farò mai a imparare tutto in una sola notte. Ritorno sul libro ricominciando a studiare quando sento uno strano rumore. Mi volto verso l’orologio che segna quasi l’una di notte. Sarà un ladro? Faccio silenzio e sembra che il rumore sia cessato. Ritorno sull’antimateria quando di nuovo quel rumore. Mi giro e vedo un’ombra fuori la mia finestra. Cazzo ora si che ho paura. Sento il mio cuore battere così forte da potermi uscire fuori dal petto. Prendo in mano la lampada sul comodino e mi avvicino alla finestra. Riesco a vedere un volto nella penombra e una mano salutarmi, sto per urlare ma quando riconosco chi è abbasso la lampada e lanciando un sospiro di sollievo mi poggio la mano destra sul petto per riprendermi dallo spavento. Che cazzo ci fa qui Tom a quest’ora? Poggio la lampada a terra e apro la finestra “che cazzo ci fai qui? E come hai fatto ad arrampicarti sull’albero?” “devo parlarti e visto che non mi rispondi hai messaggi sono venuto di persona” “wow ora vuoi parlare con questa bambina isterica e insopportabile” “si, posso entrare?” mi faccio da parte e lo lascio entrare mentre io mi piego per riprendere la lampada e posarla al suo posto “che ci fai con una lampada in mano?” chiede “pensavo fossi un ladro… sai non ricevo mai visite a quest’ora” poso la lampada sul comodino e dopo mi volto incrociando le braccia al petto “allora cosa mi devi dire?” “ti devo parlare riguardo a quello che hai sentito stamattina” “non voglio parlare di quello, già è tutto chiaro” “non è chiaro un cazzo ok?” alza di poco la voce “non alzare la voce che puoi svegliare qualcuno” “ok allora ascoltami e io non alzo la voce” “va bene parla ma fallo in fretta io devo finire di studiare” “va bene… poco tempo fa ho perso la scommessa con quel ragazzo che hai visto discutere con me stamattina, non sapeva come far pagare la mia scommessa e oggi me l’ha detto. Quando  mi ha chiesto di illuderti io sono stato contrario e se gli ho detto di si l’ho fatto solo per togliermelo dai piedi. Io non ti farei mai una cosa del genere” si avvicina a me mettendo le sue mani sulle mie braccia guardandomi dritta negli occhi. “balle” mi libero della sua presa allontanandomi “ti sto dicendo la verità” “non è vero tu  non mi stai dicendo la verità, quando oggi gli hai detto di ‘si’ a quello eri molto deciso” dico alzando la voce, ma mi ha presa per un scema forse? “lo vedi? Con te non si può parlare che vuoi sempre avere ragione tu… io non ti sto mentendo cazzo!” per poco non urla, ma cosa si urla voglio sapere devo essere io quella arrabbiata non lui. Ad un certo punto ecco che qualcuno bussa alla porta. No cazzo “Bel tutto bene?” è la voce di Sean “si Sean” “vai sotto al letto ora” sussurro a Tom, lui mi guarda confuso e dopo avergli lancianto un sguardo che non ammette repliche fa come gli dico. Per un pelo non lo vede mio fratello che è appena entrato “ancora sveglia?” “si devo finire di studiare scienze che domani ho un compito” “sei sola?” “ehm si certo con chi devo stare a quest'ora?” “non lo so mi è sembrato di sentire delle voci” “sarà mamma che guarda uno dei suoi film” “no, proveniva da qui e ho riconosciuto la tua voce” merda “allora ero io che perdevo la pazienza perché non mi entra in testa l’antimateria” “vuoi una mano?” “no, non preoccuparti tu va pure a dormire tanto ho quasi fatto” “ok a domani” “ciao” esce anche se non del tutto convinto. 
"Oddio che fortuna… puoi uscire” “allora antimateria a parte io ti sto dicendo la verità” dice quando si rimette in posizione eretta guardandomi negli occhi “per favore credimi” la sua voce esce  quasi come un imploro. Come faccio a dirgli di no? “ok ti credo” “ti giuro che non ho mai avuto intenzione di ferirti… ma le cose che hai detto oggi ad Alessia sono vere?” “quali cose?” cerco di non capire, ma la verità è che so benissimo di cosa sta parlando “beh se la pensi così non lo so ma ti dico che hai ragione quando hai detto che ho finto di essere dispiaciuto dopo il nostro bacio” sbarro gli occhi “cosa?” “io non mi sono pentito di averti baciata” ha per caso insinuato che gli è piaciuto? “non pensavo veramente quello che ho detto, le parole mi sono uscite perché ero arrabbiata” sorride e non so perché ma comincio a sentirmi in imbarazzo “credo che sia ora di andare e tu di ritornare alla scienza” dice rompendo quel silenzio fastidioso “già… ciao” “ciao” sta per uscire dalla finestra quando lo fermo “aspetta…” “si?” “neanche io mi sono pentita del nostro bacio” dico con un leggero rossore sulle guance per l’imbarazzo. Mi sorride dolcemente “ciao” “ciao” esce e io dopo aver richiuso la finestra cerco di concentrarmi sui libri ma ora si che ho voglia di studiare.
[…]
Quando arrivo a scuola la prima cosa che faccio è andare a salutare Alis ma non la trovo, arriverà tardi visto che ieri è andata a quella festa. Non vedo neanche la comitiva di Tom, anche loro molto stanchi per le ore piccole che hanno fatto... credo.  Attraverso il cortile ma sentendomi osservata mi giro ritrovandomi gli occhi verdi di Tom puntati sopra. Mi avvicino a lui e mi siedo sul muretto accanto a lui “ehy” “ciao” “come mai tutto solo?” “gli altri si sono ubriacati troppo” “quindi fumi tutto solo?” “si” “come ti fa a piacere fumare?”gli chiedo “mi piace, mi rilassa” “ble che schifo” dico facendo una faccia disgustata alla quale lui ride “vuoi provare?” “neanche morta” “dai solo un tiro” dice porgendomi la sua sigaretta. La prendo titubante “non preoccuparti per un tiro non muori mica” me la porto alla bocca e inspiro un po’ di nicotina, ma purtroppo mi va di traverso il fumo e comincio a tossire mentre Tom se la ride.
“Ma che ti ridi? Io sto soffocando e tu ridi?” dico quando mi riprendo, gli ridò la sua adorata sigaretta “non proverò a fumare mai più in vita mia” dico mentre Tom sghignazza ancora, lo lascio perdere e metto in bocca una chewingum alla menta. Ad un certo punto arriva una ragazza che si getta al collo di Tom. Che ragazza priva di pudore proprio. Senza neanche spiccicare una parola scendo dal muretto e me ne vado finchè non vedo Alis a pochi passi da me “ciao” dico salutandola con un bacio sulla guancia “ciao… per caso sei gelosa?” “cosa ma come ti salta in mente?” dico facendo sembrare la sua domanda una cazzata ma quando mi rigiro per vedere nella loro direzione, noto che stanno ancora abbracciati e il mio stomaco sembra che è stato stretto da una morsa. Che mi succede?
  Angolo Autrice:
Sono viva!!!! ok scherzi a parte, chiedo umilmente perdono per la lunga assenza, dovevo aggiornare molto tempo fa ma ho avuto tanto da fare e io ho solo due mani. Spero che comunque il capitolo vi piaccia. Ditemi cosa ne pensate e a domani.
-Sara

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***



~~Quando mi rigiro per vedere nella loro direzione, noto che stanno ancora abbracciati e il mio stomaco sembra che è stato stretto da una morsa. Che mi succede? “Ehy Bel tutto bene?” la voce di Alis mi fa distrarre e rigirarmi nella sua direzione “s-si perché?” “no niente… andiamo?” annuisco e insieme a lei mi dirigo all’interno “Alis ci vediamo in classe, vado a prendere il libro di letteratura” “certo” le sorrido e poi mi dirigo al  mio armadietto. Immetto la combinazione e apro l’anta rossa. Prendo il libro con la copertina celeste, ovvero quello di letteratura. “scusa, sei tu Anabel Price?” a sentire il mio nome mi volto chiudendo l’armadietto. Riesco a riconoscere la ragazza che fino a poco fa stava abbracciata come un cozza a Tom “ehm si” “ok devo chiederti una cosa” “dimmi pure” “ti da fastidio che io e Tom usciamo insieme?” “perché dovrebbe darmi fastidio?” “beh prima te ne sei andata e poi so che in questo periodo vi siete avvicinati molto” “io me ne sono andata perché ho visto la mia amica e non vi volevo disturbare, poi io e Tom siamo soltanto amici” “meglio, ora devo andare” fa un sorriso falso e poi se ne va “meglio” dico imitandola. Viene da me solo per dirmi che esce con Tom; come se fosse una novità che lui esca con le ragazze. Già mi immagino la sua faccia quando al suo posto vedrà un’altra tizia.
Entro il classe e mi siedo accanto ad Alis “come mai così tanto?” “la tipa che prima si abbracciava Tom è venuta a dirmi se mi dispiace che lui esca con lei” “e tu che le hai risposto?” “di no, che le dovevo dire?” la campanella suona e contemporaneamente  il professore di Letteratura entra in aula facendo cessare la confusione lasciando al suo posto un silenzio fastidioso “buon giorno ragazzi, aprite il libro a pagina 246” odio questo professore, è solo un vecchio scorbutico che ti riempie fino al collo di compiti. Come se fossimo addestrati tutti apriamo il libro alla pagina detta dal professore. La scritta arancione a lettere cubitali dice “Alessandro Manzoni e i Promessi Sposi” bene ci sarà da divertirsi allora. A me piace qualunque storia d’amore ma questo professore fa diventare noioso anche il più grande dei divertimenti.
[…]
“Bene ragazzi domani ci vedremo in quinta ora, studiate la vita dello scrittore e il primo capitolo dei ‘Promessi Sposi’” tutta la classe sbuffa “facciamo anche il secondo di capitolo” bene perché non mettiamo anche il terzo, quarto e quinto?. La campanella del cambio dell’ora suona, io prendo il mio diario dove scrivo le pagine che devo studiare e poi mi viene un idea geniale “Alis…” “si?” “per oggi pomeriggio hai impegni?” la vedo che ci pensa un po’ “ehm no perché?” “ti andrebbe di venire a studiare a casa mia? In due si fa prima e poi ci divertiamo un po’” “ok ci sto” ci sorridiamo e poi la prof. di scienze fa il suo ingresso, speriamo che la verifica vada bene.
[…]
L’ora di pranzo, mi siedo al tavolo e di fronte a me Alis “com’è andata la festa ieri? E Carl?” “abbastanza bene e con Carl anche, tutto bene domani usciamo di nuovo” sul suo viso compare un sorriso a trentadue denti “aww sono contenta per te” “si, però non so, non è che mi attira molto” “come no?” “si all’inizio ok, però è il solito ragazzo ricco che spenderebbe una cifra per comprarti qualcosa ma lo fa solo per stare con te e non per renderti felice capisci?” “ehm veramente no, ma ok” “come posso spiegarti..” “a parole tue” fa una faccia da ‘non con quelle di mia nonna’ “Bel quello che voglio dirti è che lui ha tanti soldi, quindi ti fa dei regali costosissimi ma a te basterebbe solo la sua presenza capito ora?” “mi stai cercando di far capire che è uno tipo materiale forse?” “ecco la parola che non mi veniva” rido leggermente scuotendo la testa “ora scusa la mia ignoranza ma io so che tu e lui siete usciti solo una volta insieme” “si però ieri ha sperperato un mucchio di soldi come se fossero caramelle. Abbiamo avuto un autista, una specie di maggiordomo, mi ha portata a cena nel ristorante più costoso di tutta Miami, e quando mi ha riaccompagnato a casa mi ha dato un braccialetto di diamanti ‘in segno del nostro primo appuntamento’, è troppo.  A me sarebbe bastata una pizza e poi andare alla festa di Trent senza nessun regalo, se ha i soldi non me lo deve dimostrare” “Alis forse lui voleva… no hai ragione tu” “va beh io vedo come va domani e se continua così smetterò di uscire con lui”. Passiamo tutto il tempo a parlare e quando è ora di ritornare in classe ci prendiamo a braccietto dirigendoci verso l'aula. Quando entriamo in classe sentendomi osservato vago con lo sguardo in cerca di chi mi sta guardando  ed è Kate. Ora che fa gli mancano le nostre risate? Peggio per lei. La ignoro completamente e insieme ad Alis ci sediamo continuando a ridere.
[…]
La campanella di fine giornata finalmente suona. Yhee. Poso tutti i libri che mi servono per i compiti nella mia cartella a tracolla e dopo averla messa solo sulla spalla destra aspetto Alis che finisce di parlare con la madre. Quando ha terminato la telefonata ci dirigiamo all’esterno, a braccietto. Ci avviamo verso la mia macchina, ma prima di entrare il mio sguardo cade su due ragazzi che si baciano. Riesco a riconoscere Tom e la ragazza di questa mattina. “Bel, ehy Anabel tutto bene?” la voce della mia amica mi fa ritornare coi piedi per terra “c-certo” “che guardavi?” “niente, solo Tom baciarsi con la tizia di stamattina… certo un posto un po’ più appartato no eh, almeno evitano che tutta la scuola li veda” “certo, oppure evitano che tu li veda” “sciocchezze…. andiamo?”dico, lei annuisce. Apro la portiera sedendomi alla guida. Quando anche Alis entra dentro accendo l’auto e mi dirigo a casa.
[…]
Infilo la chiave nella serratura e dopo averla girata apro la porta “sono tornata” urlo entrando in casa “com’è andata sorellina?” dice Sean uscendo dalla cucina “come sempre, mamma?” “è uscita e Alex sta di sopra a fare i compiti” annuisco “lei è Alessia” dico presentando la mia amica a mio fratello. Appena i loro sguardi si incrociano rimangono tipo ipotizzati. “ciao Alessia ma puoi chiamarmi Alis” dice Alis con lo sguardo incastrato con quello di mio fratello usando un tono da scema con un sorriso da ebete stampato in faccia, gli tende la mano che Sean non tarda molto ad afferrare e stringere “Sean ma puoi chiamarmi come vuoi” ed ecco che la sua stupidaggine esce fuori. Bisognerebbe chiamarlo Baccalà. Quando vedo che non si vogliono separare intervengo io “Sean io e Alis dobbiamo andare a studiare, addio” prendo la mia amica sottobraccio e la trascino in camera mi ancora stordita. “iniziamo da letteratura?” chiedo, lei annuisce “Bel” mi chiama mentre prendiamo il libro “si?” “tuo fratello ha una ragazza?” “ehm che io sappia no, perché?” “niente… lo sai è carino” “si forze” ci sediamo sul letto e apriamo la pagina che ci interessa “lo sai la ragazza che deve uscire con Tom si chiama Brenda frequenta la quinta G” “e quindi?” “non so, se ti interessava” “perché dovrebbe interessarmi con chi esce Tom?” alza le spalle non sapendo che rispondere “secondo te veramente stanno insieme?” chiedo “non so, chiedilo a Tom, ma dalla reputazione che ha ne dubito fortemente, a meno che lei non sia la ragazza che fa battere il cuore di Parker” annuisco “dai basta non voglio parlare né di Tom, né di quella Brenda e tanto meno del loro rapporto” “allora iniziamo ripetendo?” annuisco per poi dire “comincia tu dimmi la trama di questo romanzo” “ok” chissà se veramente Tom è innamorato di quella, ma se così fosse allora perché mi ha baciata e ha ammesso che non gli è dispiaciuto? Mi immagino il loro primo appuntamento, no , invece non ne ho la più pallida idea di come sia il loro primo appuntamento “allora questo romanzo parla della storia d’amore di due giovani che si chiamano Renzo e Lucia, loro sono destinati a sposarsi ma…” non la lascio continuare che la blocco dicendo “Ma te li immagini quei due uscire insieme?” mi guarda come se fossi pazza “chi Renzo e Lucia?” “che centrano Renzo e Lucia? Io sto parlano di Tom e Brenda” “allora vedi che ne vuoi parlare?” “sei tu che mi ci fai pensare”  “Bel seriamente qual è il problema se loro escono insieme?” chiude il libro e si concentra al cento percento su di me “non lo so”  “ti dico che comincio a pensare che lui comincia a piacerti” “ok ora stai esagerando” “vi siete baciati giusto?” “uffa si e allora? È stato solo un bacio senza importanza” “si ma tu che hai provato?” “cosa?” “ok ti rifaccio la domanda: in questo preciso instante se devi baciare qualcuno per sopravvivere e hai due scelte ovvero, Tom e Charlie chi scegli? Togliendo il fatto che Charlie ti ha tradito” “un bacio per sopravvivere? Ma che sciocchezze vai blaterando?” “su era un esempio... tu chi scegli? La verità please” per non dargliela vinta direi Charlie ma dentro di me sento urlare “Tom all’infinito” “Tom” mormoro chinando lo sguardo “è fatto, sei cotta amica” a quelle parole alzo di colpo lo sguardo “non è vero” “come no? ti da fastidio che esce con altre ragazze, lo vorresti baciare, e dici che non ti piace?” “si perché abbiamo cominciato a conoscerci da poco, molto poco. E poi lui non è il mio tipo. è il solito playboy che pensa solo a divertirsi co il corpo delle ragazze” “questo non centra. E poi la scintilla può nascere subito come tra tre mesi” “ok mettiamola così… mi attira non di più, ti ho già concesso troppo” “va bene”
[…]
La mattina seguente appena arrivo  scuola la prima cosa che faccio è andare da Alis, quando la raggiungo  la saluto con un abraccio e un ‘ciao’. Sciogliamo l’abbraccio e cominciamo a parlare del più e del meno finchè non arriva Tom “ciao Tom” “ciao Bel, ieri te ne sei andata come mai?” “quando? Ieri mattina?” “si” “avevo visto Alis” “non è che sei gelosa?”a quelle parole gli scoppio a ridere in faccia “perché dovrei essere gelosa di te? Noi due non siamo niente se non amici” dico “niente stavo scherzando” dice senza far trasalire nessuna emozione, che gli prende? Glielo stavo per chiedere ma viene affiancato da Brenda e dopo poco arriva anche Donna, ma insomma vogliamo chiamare anche gli idioti che si ritrova per amici Tom e ci prendiamo un po’ di tè? Neanche più con Alis posso avere un po’ di privacy “Tom mi chiedevo se oggi potevi passare da me” “Donna non voglio fare sesso con te” gli risponde secco, lei ci rimane, eh già Tom Parker ti ha detto di no “perché no?” chiede quasi se stesse per piangere. Oddio dove siamo arrivati “perché no! punto e basta” “perché sta con me” esclama Brenda. Per poco non mi strozzo con la mia stessa saliva. Rivolgo lo sguardo ad Alis che ha la faccia divertita “Alis andiamo?” chiedo sottovoce, lei nega col capo “voglio vedere cosa succede per favore” mi risponde “ok”. “e da quando stiamo insieme scusa?” sbotta Tom “ma da ieri tesoro” “ieri ci siamo solo baciati, niente di più e tesoro chiamaci tuo nonno” Brenda ci rimane più male di Donna, che ora se la ride. Sinceramente per la situazione sta venendo da ridere anche a me ma cerco di contenermi. Dopo uno sguardo da parte di Tom se ne vanno entrambe, oh ora si che si può respirare aria pulita “Tom posso farti…” “non mi lascia finire che dice “per favore Bel lasciami in pace” e se ne va “ma che ha?” chiedo, Alis alza le spalle “eh no, non mi può trattare così che gli  ho fatto?” chiedo più a me stessa che alla mia amica. Mi stava per rispondere ma io la precedo “aspettami in classe” entro dentro e seguo Tom “aspetta Tom” lo chiamo ma lui non si ferma, ma insomma mi deve far correre e di conseguenza sudare?  “Tom!” niente. Prendo una grande quantità d’aria – e non so perché visto che devo percorre pochi metri- e corro fino a raggiungerlo e prendere un suo braccio. Quando sente il mio tocco si blocca all’instante “si può sapere che cazzo vuoi?” mi ringhia contro “come prego?” ho sentito male vero? “si può sapere che ti ho fatto per avercela tanto con me?” “lo vuoi proprio sapere?” dice alzando il tono di voce. Per fortuna che i corridoi sono vuoti visto che tutti sono in classe “si” rispondo alzando anch’io la voce “ne sei sicura?” dice avanzando verso di me facendomi indietreggiare un poco “ti ho detto di si… sicurissima” ripeto, mi fa indietreggiare ancora di più finchè non sbatto contro gli armadietti, le sue mani sui miei polsi che li porta sulla mia testa tenendoli poi con una sola mano mentre l'altra accarezza la mia guancia. Il suo volto si avvicina al mio fino a far sfiorare i nostri nasi e poi le nostre labbra “no” sussurra allontanandosi dal mio volto e liberandomi della sua presa. Si gir e se ne va  lasciandomi un po’  frastornata. Ok se prima ero un po’ confusa sul suo comportamento ora lo sono completamente.
Mi stacco dagli armadietti e accorgendomi che è tardi mi dirigo a passo svelto, quasi correndo in classe. “Price ritardo” mi ringhia contro la professoressa di matematica “si lo so prof. non mi sono sentita bene” mento “va bene, si sieda” annuisco per poi sedermi acanto ad Alis “che ti è successo?” mi sussurra “niente, dopo ti spiego” lei annuisce ritornando con l’attenzione alla professoressa. Mi volto e incrocio lo sguardo di Tom che appena incontra i miei occhi sposta lo sguardo sulla lavagna. Mi volto di nuovo, è proprio strano oggi .
[…]
Finalmente le 15:45 possiamo uscire, metto tutto nella mia tracolla e poi esco dall’aula insieme ad  Alis “scommetto che il tuo ritardo di oggi centra qualcosa con Tom” “e tu che ne sai?” “semplice, anche lui ha fatto tardi e poi tu eri andata a cercarlo per vedere come mai oggi ti ha trattato così” “si ti spiego quando usciamo, vado a prendere i libri che servono per fare i compiti e ti raggiungono” “ok” mi dirigo al mio armadietto lo apro e nella tracolla cerco il mio diario, che non trovo. Uffa devo averlo lasciato in classe… che scema. A grandi passi mi affretto a raggiungere l’aula, credendo che fosse vuota. Stavo entrando ma quando sento dire “per te Anabel che è” mi blocco, faccio un piccolo passo per vedere di chi si trattasse e vedo Tom e Alan insieme… che stanno parlando di me “ehy Tom, ti ho fatto una domanda, per te Anabel cos’è?” “per me Anabel è…” perché non continua a parlare? “Bel sei tu?” cazzo mi ha vista.

Angolo Autrice:
Ehy salve! Che ve ne pare di questo sesto capitolo? Spero che vi piaccia.
Vista l'ora mi dileguo lasciandovi leggere.
Un beso grande e alla prossima
-Sara



 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


~~“Per me Anabel è…” perché non continua a parlare? “Bel, Bel sei tu?” cazzo mi ha vista e ora  che faccio? Mi sposo più in là in modo da non farmi vedere “Bel?” chiede ancora “Dio Tom… adesso te la immagini anche, sei proprio cotto!” “che? Alan non dire cazzate, Anabel è SOLO un amica, punto. Ammetto che è tremendamente attraente però con lei non voglio provarci” “lo vedi? Senti in questo periodo sei strano, non bevi più fino ad ubriacarti quando andiamo in discoteca, respingi molte ragazze, e chiarisci la situazione che fino a poco tempo non t’importava se pensavano che stavate insieme. Che ti succede?” “niente, te l’ho detto Anabel non centra” non voglio sentire altro, mi scosto e mi dirigo all’esterno.
“Allora lo hai preso ‘sto diario?” mi chiede Alis appena la raggiungo “no, dopo mi puoi mandare un messaggio coi compiti?” “certo, ma va tutto bene?” “si perché?” “non lo so ti vedo un po’ scossa” “no, non preoccuparti. Ora vado ci sentiamo dopo così racconto ok?”  “ok, a dopo Bel” “a dopo Alis” la saluto con un bacio sulla guancia e dopo mi avvicino alla mia Mini per andare a casa.
Apro la porta di casa e subito ai miei piedi mi ritrovo il mio bel cagnolino paffuto. Lo prendo in braccio e vado in cucina. Lo poso a terra e prendo un po’ di cibo per cani che verso nella sua ciotola. “Ehy sorellina sei tornata” “ciao Sean, che fai?” “guardavo un po’ di tv” il cellulare che ho in tasca vibra, lo estraggo e ho un messaggio da Alis. Lo apro e mentre attendo che si carichi mio fratello mi domanda “chi è?” “Alis, l’amica che ho portato ieri a casa” “approposito di lei… mi potresti dare il suo numero?” “a che ti serve?” “niente, gli voglio solo chiedere d’uscire” “cosa? Io non voglio che mio fratello esca con la mia migliore amica” “perché no scusa?” “perché no” “che risposta è?” “una risposta” mi avvicino al frigo, lo apro e estraggo il succo all’albicocca “dai sorellina non ti chiedo mai niente, per una volta puoi farmi felice?!” “glielo devo chiedere prima” “yuppy, ti voglio un mondo di bene sorellina” “anche io” gli sorrido e poi mi rigiro per prendere un bicchiere e versarci il succo, dopodiché ripongo la brocca da dove l’ho presa. Controllo il messaggio da Alis:
“Ciao questi sono i compiti:
Algebra: pag 163 N° da 100 a 110
Biologia: studia da pag 98 a 105
Spagnolo: studia pag 33 e 34, più esercizi N° 4 e 5
Ci sentiamo stasera oggi dopo i compiti devo fare delle commissioni per mia madre. Un bacio ti voglio bene Alis”

“Ok Alis a stasera, devo chiederti una cosa, se mi scordo ricordamelo tu. Un bacio anche a te e anche io ti voglio bene”
Digito la risposta in fretta e dopo prendo il bicchiere e vado in camera mia per fare i compiti, visto che sono una marea.

 È da più di un’ora che sto con una matita tra le mani mentre i miei denti rosicchiano la punta fissando la stessa pagina del libro di biologia. La verità è che non smetto di pensare alle parole di Tom; perché non vuole provarci con me? Non che io voglia andare a letto con lui però, che c’è gli faccio schifo forse? Eppure ha detto che non gli è piaciuto il bacio che ci siamo dati. Ad un tratto la porta della mia stanza si apre facendomi sobbalzare, è mia madre “mamma, mi hai fatto spaventare” “scusa tesoro è che vado di fretta” “esci?” chiedo vedendola tutta in ghingheri “si, devo vedermi con tuo padre” con mio padre? “dall’avvocato… per il divorzio” aggiunge, nei suoi occhi riesco a vedere tanto dolore, non deve essere facile ma lo fa sembrare per non appesantire la cosa a me e ai miei fratelli “ah, ok… quando tornerai?” “non lo so, se faccio tardi potete ordinare una pizza oppure del cibo cinese, fate come volete i soldi li ho lasciati a Sean” “va bene mamma a dopo” “ciao”. Richiude la porta e io ritorno a ‘studiare’.

“veramente tuo fratello vorrebbe il mio numero di telefono? E che aspetti a darglielo? Che divento una vecchia baffuta forse?”  urla Alis dall’altro lato del telefono
“ok glielo darò domani mattina, contenta?”
“si molto… ora però voglio sapere cos’hai”
“non ho niente”
“non ti credo, da quando sei uscita che sei strana”
“allora lo vuoi sapere il motivo del mio ritardo si o no?”
cerco di cambiare discorso
“si, ma non cambiare discorso”
“allora visto che volevo sapere il perché del comportamento strano di Tom lo inseguo dentro scuola e quando lo raggiungo parliamo, o meglio discutiamo un po’ e per poco non ci baciamo”

“sul serio?”
“si, ma lui si è tirato indietro”
“e così niente bacio per la nostra Bel”
dice sghignazzando
“si può sapere che ti ridi?”
“niente così. Approposito prima che me ne dimentichi, domani non posso venire a scuola”
“come mai?”
“mio padre torna a casa per un week-and e mamma vuole che passiamo una giornata in famiglia”
“scusa perché tuo padre dov’era?”
“lavora fuori città”
“ah”

“si ma la sua presenza si fa sentire lo stesso quindi anche se la mancanza la sentiamo potrebbe essere peggio”
“ok, io vado a letto che ho sonno, ci sentiamo domani Alis”
“va bene, notte bella”
“notte”

chiudo la telefonata e poso il cellulare sul comodino che si trova alla destra del mio letto. Mi avvicino al mio armadio e prendo il pigiama ridicolo che mi ha comprato mio fratello. No maè normale che una diciassettenne indossi un pigiama rosa con le paperelle gialle?. Boh. Mi cambio velocemente e poi vado in bagno lavandomi i denti e struccandomi. Mi infilo nel mio bel lettino e poi mi addormento.


Un rumore simile a delle pentole che sbattono l'una contro l’altra mi fa svegliare di colpo. Ancora assonnata esco dalla mia stanza e mio fratello è in corridoio con una pentola e un mestolo d’acciaio che li sbatte mentre grida “sveglia!”. Io lo ammazzo! “razza di cretino che cazzo fai? Io ho sonno!” “ehy sorellina vai piano con le parole” “se non la finisci di fare rumore prendo questa pentola e te la suono in testa” mi giro e vado in camera mia buttandomi di nuovo sul letto e nel momento esatto che chiudo gli occhi la sveglia suona. Frustata mi alzo dal letto, spegno la sveglia e dopo aver preso un paio di jeans blu e una maglietta con motivi floreali e la scritta in nero ‘love me’ vado in bagno a prepararmi.
Scendo a fare colazione e a tavola ci solo i miei fratelli “la mamma?” “è in camera, sai ieri è tornata da una lunga serata con l’avvocato per la separazione e immagina te come può stare” “capito, oh prima che me ne dimentichi questo è il numero che ieri mi hai supplicato di avere” gli porgo un foglietto con sopra c'è scritto a penna il numero di telefono di Alis, lui lo afferra senza farselo ripetere due volte “grazie, ti adoro sorellina” “si, si ricordati di questa adorazione a Natale e il giorno del mio compleanno” “ approposito ldel tuo compleanno: lo sai quanto manca?” “quanto?” “cinque giorni, non fai niente?” “già stiamo al 15 ottobre?” chiedo mentre mi verso il latte nella tazza che ho di fronte “a quanto pare si” “comunque non penso che farò feste o cose del genere, di certo non è il periodo più adatto” “ma tu te ne devi fregare degli altri” “non è facile” “ricorda l’indifferenza è la più bella delle vendette” “sarà, ma non ho nessuna voglia di festeggiare” “invece lo farai, la storia di papà fa male a tutti, ma bisogna reagire” “ma…” “se non lo farai tu, lo faccio io” “va bene ci penserò” concludo inzuppando un biscotto al cioccolato nel latte.
Quando arrivo a scuola, vado spedita dentro, ma proprio mentre stavo per varcare la soglia dell’entrata di scuole qualcuno mi blocca. Mi volto e vedo Tom “Bel, scusami per ieri io non volevo” “Tom, lasciamo stare ok?” dico liberandomi della sua presa e  mi volto “perché seri arrabbiata?”  chiede facendomi voltare di nuovo prendenodomi un polso “non sono arrabbiata” mi libero della sua presa e me ne vado. Prima mi tratta come se fossi una delle sue scopa-amiche, poi vuole baciarmi ma non lo fa lasciandomi confusa e per finire parla del suo amico che sono bella ma non vuole provarci come se gli facessi ribrezzo. Ma per chi mi ha presa? Forse ho esagerato un po’ ma io sono così. Impulsiva, che non ci pensa più di una volta a quello che dice, e molte volte si rende conto che fa delle cazzate e figure di merda che possono passare alla storia. Sospiro entrando in classe e mi siedo vicino al banco vuoto di Alis, che dopo due secondi viene occupato da Charlie. Mi ero quasi dimenticata di lui. Giro il viso dall’altra parte “Bel per favore parliamo” “io non ho niente da dirti e non voglio neanche ascoltarti” “è stato solo un momento di debolezza, ma io voglio stare con te” “quindi quando hai qualche mancanza invece da andare dalla tua ragazza vai dalla sua ex migliore amica e la baci anche facendomi passare da ragazzina stupida, mi fai schifo. Per favore non cercarmi più” “Ma..” il professore entra e per fortuna lui tace.


Mancano soltanto due giorni al mio diciottesimo compleanno. Alla fine sia mio fratello che Alis mi hanno convinta a fare una festa così la stiamo organizzando io  e la mia migliore amica. “come faccio a non far sapere della festa a Charlie?” chiedo mentre estraggo gli inviti che ho preparato insieme ad Alis la scorsa notte “non lo so, e se dicessimo agli invitati di non parlarne in giro?” “la voce si espanderebbe di sicuro, e poi chi ti assicura che verranno se fino a poco tempo fa mi ripudiavano per la storia di mio padre?” “ci verranno non preoccuparti… abbiamo organizzato tutto e in poco tempo. Non vedo l’ora che è sabato” dice con occhi sognanti “allora l’invito lo diamo anche a Tom e alla sua comitiva?” chiede  “fai tu!” “uhm, tu ancora non mi hai detto perché ce l’hai così tanto con Tom” “non lo so nemmeno io il perché” “bene” “senti possiamo parlare di qualcos’altro?” “va bene allora io vado a dare gli inviti prima che finisce l'ora di pranzo, ciao” si alza e se ne va. Guardo nella direzione di Tom, scherza e ride con i suoi amici mentre una bionda gli si struscia addosso. Guarda verso di me e incrocia il imo sguardo, immediatamente lo distolgo “Bel” lo sento chiamarmi da lontano, per evitare di parlarci mi alzo e esco dalla mensa. Cammino tranquillamente quando sento due mani calde sui miei fianchi “dobbiamo parlare” è Tom. Ha usato una voce così sexy che il mio cervello è andato completamente in tilt. “I-io non ho niente d-da dirti” che faccio, ora balbetto anche? “invece si, mi devi dire perché ce l’hai con me!” mi volto e sostenendo il suo sguardo gli dico “io non ce l’ho con te” “non è vero altrimenti non mi eviteresti” “ma io non ti evito, non puoi pensare che io possa passare tutto il tempo con te” dico con una punta d’irritazione “non sto dicendo questo” “Tom, lasciami stare” mi volto e me ne vado “ma cosa ti ho fatto?” chiede venendomi dietro “niente non mi hai fatto niente, ora lasciami stare” gli urlo “ma perché fai così? Veramente io non ti capisco” questa volta ad urlare è lui “e non capirmi che ti devo dire?” “Vaffanculo” “ma vacci te” le nostre urla risuonano per i corridoi vuoti, io mi volto e me ne vado per la mia strada e credo che stessa cosa facia lui.

“Price e Parker andate a prendere il proiettore, così possiamo vedere le immagini che vi ho portato” dice il professore di biologia. Ma io dico, mai una volta che la fortuna sia dalla mia parte. Mi alzo e esco dall’aula senza aspettare Tom “puoi aspettarmi?” non gli rispondo e continuo a camminare arrivando fino davanti allo stanzino dove c’è ‘sto stupido proiettore, entro e dopo poco anche lui, chiudendosi la porta alle spalle. “su aiutami a cercare questo coso” dico mentre frugo qua e la “dammi tempo”. Dopo un paio di minuti finalmente lo troviamo, lui lo prende. Poso la mano destra sulla maniglia ma la porta non si apre “ma cosa?” riprovo ma niente “Tom, la porta non si apre!”esclamo spaventata  “neanche ad aprire una porta sei capace?” “perché non ci provi tu?” posa il proiettore a terra e anche lui prova ad aprire la porta, ma il suo tentativo fallisce come il mio “ora voglio vedere chi è capace e chi no” dico incrociando le braccia sotto al seno “fantastico siamo bloccati!” esclama ignorando le mie parole “e ora che facciamo?” chiedo “aspettiamo che qualcuno venga a cercarci” “bene, sono bloccata in uno stanzino per bidelli e per di più con te” “che c’è ti faccio schifo?” no, anzi tutto il contrario “abbastanza, i tipi come te a  me non piacciono” “ma che ti ho fatto?” “lascia stare” “lascia stare un cazzo, io lo voglio sapere” “ma perché? Perché ci tieni così tanto? Perché ci tieni così tanto ad essere mio amico?” chiedo con le mani sui fianchi.


Angolo Autrice:
Salve a tutti, come va? Spero bene. Se devo essere sincera quando inizio queto 'angolo autrice' non so mai da dove iniziare, o  meglio non so cosa scrivere. Spero che il capitolo vi piaccia, ditemi cosa ne pensate. Secondo voi perchè Tom si comporta così? Sean e Alis cominceranno a uscire insieme? E se lo facessero questo può in qualche modo compromettere l'micizia con Anabel? E poi il comportamento di Bel secondo voi è esagerato? Alla festa di compleanno di Bel alla fine ci verrano le persone invitate? Se avete qualche idea o qualsiasi commento da fare ditemelo nelle recenzioni. In caso contrario continuate a seguire la storia e saprete come andrà a finire. Vi mando un bacio e alla prossima.
-Sara 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


~~“Ma perché? Perché ci tieni così tanto? Perché ci tieni così tanto ad essere mio amico?” chiedo con le mani sui fianchi fissandolo dritto negli occhi. Lui mi guarda inarcando un sopracciglio “che razza di domanda è? Io voglio essere tuo amico perché ci tengo” “ok ma perché? Fino a poco tempo fa non  ci rivolgevamo la parola e ora?” sospirando viene nella mia direzione “Bel, io non riesco a capirti, sul serio. Prima siamo amici e tutto va bene, poi il giorno dopo non vuoi rivolgermi la parola senza spiegarmi il motivo” “be’ questo giochetto l’hai iniziato tu. Mi tratti come se ti ho derubato, e dopo qualche secondo mi ritrovo contro un armadietto, con te addosso che mi stai per baciare. Ma poi ti scansi e te ne vai senza darmi nessuna spiegazione” “ti ho già detto che mi dispiace… allora è per questo che ce l’hai con me?” “no, è il tuo comportamento che mi confonde e di conseguenza mi fa saltare i nervi” “lo vedi? Non mi vuoi dire che cosa ti ho fatto per farti infuriare ma nello stesso tempo vuoi che mi corregga, come faccio se non lo so?” “ok, allora partiamo dal principio” “mi sembra la cosa più logica” “perché quella mattina eri arrabbiato e poi stavi per baciarmi?” alla mia domanda vedo che deglutisce a fatica “ero incazzato punto e basta. La storia del bacio è stato solo un impulso. Ma sai ho un cervello e non voglio usarti baciandoti quanto mi pare e piace solo perché ho gli ormoni a mille. Tu non lo meriti un trattamento così e se in qualche modo hai percepito il contrario nel mio comportamento sentendoti  usata ti chiedo scusa perché non era mia intenzione. Non voglia che tu mi veda così, io non voglio il tuo male anzi voglio che tu sia felice. E per qualsiasi cosa tu ce l’hai con me ti chiedo scusa, cercherò ti capirla e di non farla più” conclude chinando il capo. Non l’ho mai visto così e sinceramente mi sento tremendamente in colpa. Sono solo una stupida, ho esagerato e me la sono presa con lui senza una ragione valida “Tom” sentendosi chiamare alza lo sguardo “mi dispiace, a volte sono troppo impulsiva e non penso prima d’agire. Scusa io non volevo prendermela con te ma è uno dei miei difetti. Tendo a ingigantire le cose e prendermela più del dovuto… è la mia specialità” “non preoccuparti tutti hanno delle qualità e dei difetti. Guarda me” si indica.  “credo di essere l’unica persona che ha più difetti che pregi… sempre se li abbia” “perché ti sottovaluti?” chiedo. Sospira. “mi hai visto? Sono il solito stronzo da una ‘botta e via’ che non gli importa se le ragazze possano volere una storia seria, oppure piangere e pentirsi di essere venute a letto con me per il resto della vita. Sono quello che tutti temono per la sua forza, sono quello che non gli importa dei sentimenti degli altri. In poche parole sono un mostro… e sinceramente non so come fai a sopportare la mia compagnia” lo guardo a bocca aperta e scioccata dalle sue parole “Tom, tu non sei un mostro” fa un sorriso ironico “chi te l’assicura? Chi ti dice che tutto questo che sto facendo non è per quella scommessa, oppure per portarti a letto?” apro la bocca per rispondere ma la richiudo subito incapace di formulare una frase di senso compiuto. Cosa vuole dire con questo? “Non lo faresti” sussurro “chi te l’assicura?” questa volta non sono in grado di rispondere “lo vedi? Bel,  tutti mi credono un mostro senza cuore e privo di emozioni” “ma non lo sei, tu un cuore ce l’hai… E anche dei sentimenti” “te lo ripeto, come fai a saperlo?” “lo so perché se fosse il contrario non mi avresti supplicata a ritornare amici, e poi so che non vuoi portarmi a letto” “come fai a saperlo?” ops, ho parlato troppo “ehm, i-io lo so perché, perché l’hai detto tu che non vuoi usarmi” per un pelo non mi scopriva “già…” “Tom, tu  non sei cattivo, né un mostro senza cuore ed emozioni. Tu hai difetti come tutti i ragazzi di questo mondo, ma anche dei pregi. Non lo so perché con gli altri ti presenti da ‘bad boy’ ma con me ti comporti benissimo. Mi fai divertire, e sono contenta di essere tua amica. Fidati se ti comportassi così con tutti e non solo con me non sarei l’unica a pensarla così. Credo che l’unici essere umani che lo sanno sono io e gli idioti dei tuoi amici.” “davvero pensi questo?” annuisco... “comunque non ho risposto alla tua domanda di prima” aggiunge “quale?” chiedo confusa “a quella perché ci tengo ad essere tuo amico” “ok, allora rispondimi ora” “ci tengo perché sei speciale, diversa. È per questo che mi sono avvicinato a te. Mi incuriosivi, volevo vedere com’era Anabel Price” “e com’è?” “bellissima, sia dentro che fuori” sorrido abbassando lo sguardo imbarazza e cercando di nascondere le mie gote arrossate con i miei capelli. L’apertura improvvisa della porta - dov’ero appoggiata - mi spinge facendomi cadere tra le braccia di Tom, che prontamente mi prende. Alzo lo sguardo incrociando i suoi occhi verdi, abbasso lo sguardo sulle sue labbra rosee. Solo ora capisco che sono molto vicine alle mie “oh, ragazzi ho forse interrotto qualcosa? Scusate ma il professore vi aspetta, potete sbaciucchiarvi più tardi” la voce squillante della mia amica Alis, mi allontano velocemente da Tom “non hai interrotto niente, sei tu che aprendo la porta - dove ero appoggiata io – mi hai spinto verso Tom. Comunque siamo rimasti chiusi dentro” spiego “si certo siete riamasti chiusi dentro, bella scusa ma non ci casco” “è la verità” questa volta a parlare è Tom “va be’ non importa, portiamo questo proiettore in classe che il professore si sta innervosendo” entrando nel ripostiglio lascia la porta pesante, che si chiude. Rivolgo uno sguardo fulmineo alla mia amica “che c’è?” chiede “come che c’è, ci hai chiusi dentro… questo è in incubo” “dai Bel non fare non fare la bambina” si volta e mette le mani sulla maniglia “guarda” abbassa la maniglia ma la porta non si apre “ma come è possibile?” “Alis, risparmia le forse tanto non si aprirà” sbuffa e si va a sedere per terra accanto a Tom, dopo pochi secondi prendo la saggia decisione di seguirli anch’io. “che facciamo?” chiede Alis “aspettiamo, che vogliamo fare? Un pigiama party?”. Dopo pochi minuti Tom mi dice “Bel, mi presteresti gli appunti di Biologia?” “perché tu non l’hai presi?” “no, allora me li presti?” “ok”
Rimaniamo lì fino alla fine dell’ora dove poco dopo ci venne a salvare il professore infuriato, inutile dire che ci mise in punizione facendoci rimanere a ripulire tutto il nostro corso e solo dopo aver finito abbiamo potuto andare a casa… ovvero dopo quasi due ore. I giorni passarono velocemente fino al 20 ottobre, ovvero il giorno del mio compleanno, Alis mi ha costretta ad andare a fare shopping comprandoci un vestito per la festa. Il mio è un vestito rosa antico senza spalline che scivola molto morbido sul mio corpo. Sotto al seno c’è un pezzo di  pizzo ricamato di rose color nero, e lo stesso pizzo mi faceva anche da bretella. Invece quello di Alis era color sabbia, mono spalla, anche esso scendeva morbido, e in vita aveva una fascia nera.
Al  vestito abbinai delle scarpe a sandalo poco alte, nere. Per i capelli decisi di ondulare solo le punte con la piastra. Il trucco abbastanza leggero. La festa iniziava alle otto e erano le  19:45 si sarebbe tenuta nel mio giardino, che era stato preparato dal mio bel fratellino. Per tutta la serata l’unica persona che si fece viva era Alis. Alle 23:00 dopo le consolazioni da parte di mio fratello e della mia amica stavo rincasando quando mi sentì chiamare. Mi volto e vedo Tom, con un pacchetto in mano. Mi avvicino. “che ci fai qui?” chiesi “sbaglio o oggi è il tuo compleanno?” “no, non sbagli però…” abbasso lo sguardo “però nessuno è vento alla festa perché quelle streghe di Donna e Alicia hanno fatto una festa anche loro in modo che nessuno veniva alla tua” dice “cosa?” “si” “e come mai tu sei qui?” chiedo.“perché non ci dovrei essere? Sei tu la festeggiata, non loro” “beh non vedo cosa bisogna festeggiare, non c’è nessuno” “io ci sono, e ti ho portato questo” mi porge il pacchetto “grazie… cos’è?” “aprilo e vedrai” scarto la carta e tra le mani mi ritrovo un libro. Ha una copertina lilla scuro, tutta ricamata, è bellissima.  Lo apro, sfoglio una pagina dopo l’altra ma sono tutte bianche (?). Gli rivolgo uno sguardo abbastanza confuso “so che tu ami scrivere, così ho pensato di regalarti un libro bianco dove tu potrai scrivere ciò che ti piace… spero che l’idea ti piaccia” gli sorrido “è uno tra i regali più belli che io abbia ricevuto, grazie” lo abbraccio.
“veramente ti piace?” dice quando sciogliamo l’abbraccio “si, lo adoro” mi sorride “ne sono contento, sono stato fino a poco fa a cercarlo” che dolce “Non c’era bisogno che cercassi in lungo e in largo, mi bastava anche…” “per il bisogno c’era invece.” “allora grazie… Ehm ora vado ci vediamo lunedì a scuola” “certo, buonanotte” “notte” gli do un bacio sulla guancia e poi vado in casa, lasciando mio fratello con Alis, ma non credo che a loro gli dispiaccia.
“Bel, tesoro” mi volto verso mia madre “si?” “mi dispiace per la festa” “non preoccuparti, non è colpa tua, ma di Alicia e Donna” “perché? Che hanno fatto?” “te lo racconto domani, ora vado a letto” mi volto ma lei mi blocca di nuovo “aspetta” “dimmi” “quel libro che hai in mano cos’è?” “il regalo di Tom” “Tom? È venuto anche lui?” “si” “posso vederlo?” “tieni” lo prende, e come me comincia sfogliarlo “ma ci sono solo pagine bianche” “lo so, sa che amo scrivere e mi ha regalato un libro che posso scrivere io” “è stato un pensiero carino da parte sua” “si, mamma ora io vado a letto, ho sonno, ci vediamo domani”. Riprendo il libro e vado in camera mia.
Poso il regalo di Tom sul letto e subito dopo mi tolgo le scarpe rimanendo scalza.  Prendo il mio pigiama celeste e vado in bagno.
Mi strucco e lavo i denti, mi metto il pigiama e spazzolo i capelli raccogliendoli in una coda morbida. Ritorno in camera e disfo il letto mettendomi sotto le coperte. Prendo il libro bianco ai piedi del letto e accarezzo la copertina. Chissà quanto gli è costato, una copertina simile è costosa. Il cellulare sul comodino vibra. Lo prendo e apro whatsapp.
“buonanotte Minnie” . Perché mi ha chiamata Minnie? Forse perché nel quaderno che gli ho dato c’erano dei disegni sui? Probabile... Penserà che sono una bambina. Va be’ che posso farci? Niente.
“buonanotte Mickey Mouse”
sorrido e poi rimetto in standby il cellulare.
Gli occhi si fanno sempre più pesanti fino a che non ce la faccio più a tenerli  aperti e chiudendoli mi addormento.

Angolo Autrice:
Salve a tutti lettori e lettrici. No ok ritorno seria. Cosa ne pensate della storia? Spero che vi piaccia. Vista l'ora me ne vado lasciandovi alla letturaUn bacio, alla prossima.
-Sara

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


~~Come sempre alle sette la sveglia suona avvertendomi che un’altra noiosa giornata scolastica sta per iniziare. Mi alzo controvoglia, mi preparo, faccio colazione e vado a scuola.
Appena entro in classe mi siedo al mio solito banco, ovvero vicino ad Alis “Bel che ne dici se questo pomeriggio studiamo insieme? Magari questa volta puoi venire tu da me” “certo, ci sto, dove abiti di preciso?” “te lo dico dopo, sai non sono tanto brava con le indicazioni stradali” “ok.” “Price?” mi volto e il volto sorridente di Tom con in mano il mio quaderno mi compare davanti ai miei occhi “Parker” “Tieni” mi porge il quaderno “non sapevo che fossi una fan di Minnie” “non è che sono una fan,  ma quando ero piccola mio padre mi regalò un costume di Minnie e anche una cassetta di un suo cartone animato. L’altro giorno ho ritrovato il costume e l’ho disegnato” “va be’ farò finta di crederti, Minnie” si volta e se ne va dai suoi amici.
Dopo la scuola vado a casa di Alis per studiare insieme. E dopo due volte aver preso la strada sbagliata mi sono arresa e ho fatto guidare lei. Scendo e prendo la mia cartella a tracolla per poi seguire la mia amica in casa sua. Appena entriamo una donna – molto probabilmente sua madre- ci accoglie. È una donna molto bella, deve essere giovane “ciao ragazze, tu devi essere Anabel giusto?” “si, salve signora” “oh per favore chiamami Elisa mi fa sentire meno vecchia” “ok Elisa” “non vi voglio trattenere oltre, andate anche a studiare, tra un po’ vi porto la merenda” “d’accordo, a dopo mamma” Alis mi fa un cenno con il capo per farmi intendere di seguirla e voltandosi sale una rampa di scale che porta al piano di sopra.
Entriamo in quella che sembra la sua camera e dopo essersi chiusa la porta alle spalle Alis si butta a peso  morto sul letto “scusa mia madre, quando porto a casa nuove amiche tende sempre a essere così… affettuosamente insopportabile” “non preoccuparti, mi sembra una brava persona, allegra. Pensandoci bene avrei proprio bisogno di un po’ d’allegria. È da parecchio tempo che a casa mia non si sente parlare di questa parola” “come vanno i tuoi rapporti con tuo padre?” “credo bene, ma mi manca da morire. È da tanto che non ci sentiamo” “mi dispiace Bel” “si, domani che ne dici se usciamo? Hai da fare?” “be’ in realtà si” “e cosa? Se posso saperlo” le sue guance si colorano di un rosso acceso “ieri pomeriggio mi ha chiamata Sean, tuo fratello. Mi ha chiesto se mi andava di uscire con lui e io gli ho detto di si” “ehm ok, sarà per un altro giorno non preoccuparti” le sorrido per poi prendere il libro di storia “allora cominciamo?” chiedo. Lei annuisce  e iniziamo a studiare.
Verso le 18:30 finiamo di studiare. Dopo aver salutato tutti esco dalla casa per andare a casa. Ormai fuori è tutto buio, l’unica cosa che illumina la strada sono i pali della luce Fortunatamente la mia macchina è parcheggiata proprio di fronte  casa della mia amica. Stavo per attraversare la strada quando qualcuno mi blocca chiamandomi “scusi signorina?” mi volto e vedo un uomo “mi dica” “mi potrebbe dare una mano?” “in cosa posso aiutarla?” “mi serve un favore, mia moglie non si è sentita bene mi chiedo se mi protesti aiutare” “ehm, non sarebbe più appropriato chiamare un medico?” “si, ma mia moglie è molto testarda mi puoi aiutare a convincerla? Ti prego” sono tentata a dirgli di no ma dopo vivrei con il rimorso di non aver aiutato un pover’uomo quando ne ha avuto bisogno. I miei genitori mi hanno sempre insegnato che bisogna aiutare il prossimo. Con un sospiro dico “d’accordo andiamo da sua moglie” sulla sua faccia compare un ghigno che mi fa rabbrividire. “seguimi” annuisco e lo seguo. Arriviamo vicino a un vicoletto e comincio a pentirmi della mia scelta “è sicuro che sua moglie sta così male?” Chiedo “certo, vieni, non avere paura” annuisco mentre deglutisco e lo seguo in questo vicolo. Ma aspetta un attimo questo è un vicolo cieco “scusi ma questo è un vicolo cieco” “lo so benissimo bambolina, e so anche che sei molto carina” “ehm, devo andare” mi volto ma lui mi blocca prendendomi il polso “oh no, tu non andrai proprio da nessuna parte” il mio cuore comincia a martellarmi in petto. Sento la paura crescere alle stelle mentre il suo fiato si abbatte sul mio collo. Con un movimento brusco mi fa voltare, mi spinge contro il muro gelido di quel vicolo lercio. Ho le lacrime agli occhi. Prende i mie polsi e li alza all’altezza dei mie occhi mentre le sue labbra si appoggiano sul mio collo baciandolo e mordendolo. Le emozioni che provo in questo instante non hanno nulla a che fare al bacio con Tom. “tolga quelle luride mani da me e mi lasci andare” sinceramente non so perché continuo a dargli del ‘lei’ visto che uno come lui non merita nessun rispetto “te lo puoi anche scordare” mormora contro la mia pelle. Lascia un polso e con la mano comincia a sbottonarmi la giacca. Cerco di dimenarmi ma è tutto inutile, il mio adorato cappotto è già finito ai miei piedi. Decisamente la scelta di quel maglioncino con la scollatura a V non è stata una buona idea. Guarda il mio seno come se non ne avesse mai visto nessuno. Inutile dire che le lacrime hanno creato un vero e proprio fiume sulla mia faccia “Togliti di dosso” ringhio. Quando libera anche l’altro mio polso penso che mi abbia dato ascolto ma invece mi toglie il maglioncino lilla. Il vento gelido mi colpisce provocandomi un lungo brivido. Il mio pianto si fa ancora più disperato facendo uscire dalla bocca dei singhiozzi. Le sue mani si posano sui miei fianchi  “LASCIAMI!” urlo tra le lacrime e i singhiozzi “taci ragazzina” mi poggia di nuovo contro il muro e questa volta il mio busto coperto solo dal reggiseno bianco viene a contatto con i mattoncini del muro. Posa la sua bocca sul mio petto e le sue mani scivolano fino a trovare il bottone dei miei pantaloni bianchi. Cerco di bloccare le sue mani ma non ci riesco perché lui le scaccia via. Continuo a piangere ancora più forte mentre li abbassa . Toglie le sue sporche mani su di me solo per abbassarsi i pantaloni insieme ai boxer. Quando sento le sue mani sui miei slip cerco in tutti i movimenti possibile per togliermelo da vicino ma i miei tentati risultano vani. E mentre io mi dispero e mi dimeno in una frazione di secondo mi toglie quello che io ho conservato per tutta la mia vita. Per lunghi diciotto anni. Tutta la mia reputazione, la mia dignità. La mia vita. È stata calpestata da quest’uomo. E mi sento in colpa perché forse mi sono vestita troppo provocante. D’ora in poi non potrò più guardarmi allo specchio senza pensare a oggi, non potrò più guardarmi allo specchio senza pensare che forse io non sono poi così innocente ma soltanto una poca di buona. TUTTO quello che ho costruito in diciotto anni ora non ha più senso. Non sono più vergine. Non posso credere che la mia prima volta è stata con un maiale umano. Tutte le volte che ho sognato la mia prima volta, tutte le volte che ho detto ‘succederà quando troverò una persona che mi ama sul serio’, tutti i miei sogni della mia volta perfetta. È tutto andato buttato nella spazzatura. E molto probabilmente questo pervertito quando avrà finito di divertirsi con me andrà in un bar a ridere con i suoi amici di ciò che ha fatto anche se a casa magari ha una figlia della mia stessa età.
Continuo a singhiozzare, piangere senza sosta e dimenarmi mentre lui è dentro di me che spinge sempre più forte facendomi urlare di dolore. “Togliti, per favore lasciami stare” urlo. Ma non ne vuole sapere di lasciarmi. Finche una voce all’inizio del vicolo dice “che succede qui?” al suono di quelle parole con un movimento brusco esce da me provocandomi ancora un altro urlo di dolore seguito da singhiozzi disperati. Si abbassa alzandosi i boxer e i pantaloni. Quando ritorna in posizione eretta mi guarda per l’ennesima volta il corpo, quasi totalmente nudo. Cerco di coprirmi il meglio possibile iniziando a rialzare i slip calati fino a metà coscia. La persona che mi ha salvata si avvicina e l’uomo non tarda a scappare. Mi lascio cadere a terra atterrando sul mio cappotto caduto a terra. Mi sento così sporca, dentro e fuori. Continuo a fissare il vuoto mentre piango e singhiozzo. “Bel?” a sentir pronunciare il mio nome mi volto. La figura si abbassa e i miei occhi incrociano quelli verdi, pieni di preoccupazione di Tom “Tom” la voce mi esce in sussurro di speranza “cos’è successo Anabel?” “mi ha violentata capisci? Mi ha tolto quello che avevo da diciotto anni e che non potrò più riavere, capisci?” non riesco a smettere di piangere “shhh” mi attira a se abbracciandomi cercando di tranquillizzarmi. Quando le sue mani toccano la mia pelle nuda mi sento finalmente al sicuro “non piangere, è tutto finito, dai vestiti altrimenti ti ammalerai” scioglie l’abbraccio e mi passa il maglioncino lilla lo infilo velocemente e mi alzo i pantaloni abbassati fino alle caviglie “che ci fai qui?” mi chiede “ero venuta a fare i compiti da Alessia, stavo tornando a casa quando un uomo con una scusa mi porta in questo vicolo e mi stupra. Tu?” “io abito qui vicino, ero uscito perché dovevo vedermi con i ragazzi e ho sentito le tue urla” si alza e mi tende una mano per aiutarmi. Afferro la mano ma appena cerco di tornare in piedi sento una fortissima fitta alla mia intimità facendomi accasciare di nuovo a terra “che succede?” domanda allarmato Tom “mi fa malissimo le mie parti intime, diciamo che non è stato molto delicato” “tu non stai bene!” afferma abbassandomi alla mia altezza, passa i pollici sotto i miei occhi togliendo i residui di mascara colato. “ci sono io, ti aiuterò” “Tom e i tuoi amici?” “gli dirò che non posso andare, dopo gli manderò un messaggio. Ora la cosa importante è la tua salute. Speriamo che quel verme non abbia nessuna malattia” prende la mia giacca, me la porge e la infilo velocemente. Mette un braccio sotto le mie ginocchia e uno dietro la mia schiena prendendomi in braccio. Circondo il suo collo con le mie braccia e poggio la testa nell’incavo del suo collo. Ed ecco di nuovo quella sensazione. La sicurezza. Ne sono certa, se sono con lui non mi potrà accadere niente.

Angolo Autrice:
Visto che è molto tardi mi dileguo. Scusate il ritardo scandaloso ma spero che vi piaccia. Ditemi cosa ne pensate. Un bacio e alla prossima.
-Sara
ps:scusate eventuali errori

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***



~~"I tuoi non ci sono?" chiedo quando mi posa sul divano di casa sua "no, mio padre doveva andare ad una cena di lavoro" annuisco "ok" mormoro. "Ti vado a prendere una bicchiere d'acqua" dice per poi scomparire nella cucina che è di fronte al salotto. Quando ritorna ha un bicchiere colmo d'acqua in mano "Tieni" mi porge il bicchiere, io lo afferro. Noto che ho ancora le mani che mi tremano. Si siede accanto a me. "Grazie" dico "di niente". Quando finisco di bere gli porgo nuovamente il bicchiere, lo prende e lo posa a terra. "Vuoi dirmi com'è successo?" chiede. Annuisco. Faccio un respiro profondo e poi incomincio a parlare: "ero appena uscita da casa di Alias. Stavo attraversando la strada per raggiungere l'auto quando quell'uomo mi ferma dicendo che gli serviva una mano. Io come una stupida dopo poco ho ceduto e l'ho seguito fino a quel maledetto vicolo e poi... ha fatto quello che ha fatto. Se non fossi arrivato tu, i-io..." la mia voce è tremante e alcune lacrime scendono sul mio volto "shh" mi attira a se e mi abbraccia, ricambio l'abbraccio stringendolo forte. "Non sei una stupida, sei buona, tutto qui." "si, e ci ho rimesso" dico singhiozzando. Sciogliamo l'abbraccio. "come lo dirai a tua madre?" Chiede. "non le dirò niente, non ho voglia di farla preoccupare inutilmente" "non è che sarebbe proprio inutile, quello che hai vissuto è una vera e proprio aggressione" "lo so Tom, però stiamo passando già un periodo difficile, non la voglio far preoccupare ancora di più" "ok." "Santo cielo..." esclamo portandomi una mano sulla fronte "che succede?" "A quest'ora già dovrei essere a casa da un pezzo" "come ti senti?" Mi chiede. “Esattamente come dieci minuti fa" "mhm, allora chiama tua madre e dille che farai tardi perchè avete molto da studiare tu e Alessia. Dopo ti accompagno io" "ma io qui ho la macchina" "troverò una soluzione" "ok, mi hai convinta." Cerco il telefono nella tasca del cappotto, sblocco lo schermo e digito in fretta il numero di mia madre. Dopo tre squilli risponde:
"Anabel Price, dove diavolo ti sei cacciata?"
"ehm, mamma non preoccuparti, sono ancora da Alessia a studiare. Ci hanno dato tanti compiti, tornerò tardi"
"Bel, lo sai che non voglio che tu vada in giro da sola, può venire a prenderti Sean"
"No, qui ho la macchina
, Sean non può venire... e poi non sarò sola"
"come?"
Appena mi rendo conto della scemenza che ho detto chiudo gli occhi con forza maledicendomi da sola.
"Ehm, cioè ora sto con Alis poi vado all'auto e vengo a casa .... Mamma, non preoccuparti sono abbastanza grande per tornare a casa da sola. Fidati di me"
"va bene, mi fido...  però non tornare troppo tardi"
"okay, grazie mamma"

Riaggancio e poi poso il telefono da dove l'ho preso. "Non sei molto brava a mentire" osserva Tom "non sono abituata, la cosa è diversa." "Hai fame?" Mi chiede. "no" "va bene, che vuoi fare?" "l'unico mio desiderio sarebbe quello di smettere di pensare a poco fa.” “vedrai che con il passare del tempo rimarrà solo un brutto ricordo” “non lo so, però lo spero vivamente” “vedrai che sarà così, ti aiuterò” mi circonda con un braccio le spalle attirandomi a se per abbracci. Chiudo gli occhi per un secondo. Il suo profumo mi stordisce.
Mi sento scuotere “Bel, su  Bel svegliati,” “mhm” mugugno “finalmente ti sei svegliata!” apro un occhio e poi l’altro. Tom mi sta guardando sorridendo “mi ero addormentata?” Chiedo. “si, dai ti accompagno a casa, si sta facendo tardi” dice alzandosi per prendere la sua giacca. Un secondo ha detto che si sta facendo tardi? Oh no. “Tom che ore sono?” dico cercando di non farmi prendere da un attacco di panico mentre mi metto seduta composta “tranquilla sono ancora le 22:30” lascio un sospiro di sollievo. Mi alzo. “come va?” Mi chiede. “meglio” “bene, andiamo?” “andiamo!”.
Usciamo di casa e poi andiamo a prendere la mia macchina “chiavi!” esclama Tom. Lo guardo stranita “guido io, non preoccuparti ho la patente e non ho intenzione di sfasciarti la macchina” sono un po’ titubante ma poi alla fine le chiave le do lo stesso. Mi siedo al posto del passeggero e lui a quello del guidatore. Fa accendere la mia Mini e poi parte per casa mia. Accendo la radio. Abbasso il parasole e apro lo specchietto. Per poco non mi prende un colpo. Prendo la mia cartella, dove – fortunatamente-  ho  delle salviettine umidificate e il mascara e un rossetto rosa. Dopo essermi resa il più presentabile possibile, lego i mie lunghi capelli in una coda. Continuo a guardarmi allo specchietto ancora per qualche secondo e poi richiudo esso e il parasole. “Non preoccuparti, stai bene” “speriamo che mia madre non si accorga di nulla” “ce la farai… siamo arrivati” scendiamo dall’auto. Mi da le chiavi. “Ma ora come fai a tornare a casa?” Chiedo. “Non ti preoccupare” “Tom grazie veramente, sei apparso come un angelo. Se stasera non ci fossi stato tu io non saprei davvero cosa avrei fatto… grazie” gli dico guardandolo negli occhi. “Per me è stato un piacere aiutarti Bel” “perché fai tutto questo per me?” “Perché ti voglio bene” sorrido. “Anche io ti voglio bene Tom” lo abbraccio. “Dai ora vai” dice una volte che sciogliamo l’abbraccio “si” lo saluto con un ‘ciao’ e poi mi volto. “Aspetta!” Mi urla. Al  suono della sua voce mi blocco voltandomi. “che c’è?” “Buonanotte Minnie”   “Notte occhi verdi” gli urlo di rimando. Giro i tacchi e vado verso casa. Apro il portone urlo “sono tornata” ma non ricevo nessuna risposta. Strano, molto strano. Dopo qualche secondo mio fratello Sean mi viene incontro con una faccia indecifrabile. Ancora non sono bastate le brutte notizie  per oggi? “Sean che è successo?” Chiedo allarmata. “Niente di preoccupante” “come niente di preoccupante se hai una faccia…” Sospira. “Stasera io e la mamma siamo andati a prendere la pizza per cena per poi andare a prendere Alex da un suo amichetto… quando siamo usciti dalla pizzeria abbiamo visto, papà e Luke che si baciavano. La mamma mi ha mollato le pizze in mano e poi mi ha detto che io dovevo andare a prendere Alex. Quando siamo tornati a casa, della mamma non c’era neanche l’ombra. Si era chiusa in camera da letto. Poco fa sono andato a vedere come stava e l’ho trovata addormenta per terra, con la faccia stanca di pianto. In stanza non c’erano più foto dei nostri genitori erano diventate cenare. Le ha bruciate. Qualsiasi oggetto c’era in giro di lui li ha frantumati. E la cosa che mi ha sconvolto di più è stata un lametta che avevo tra le mani. Le ho alzato la manica della maglia e ho visto delle cicatrici.” Rimango a bocca aperta mentre sento gli occhi pizzicare. Non può essere. Non la mia mamma che mi ha sempre detto di essere forte, che i momenti bui si superano con le persone che ami, non può essere un’autolesionista “cosa? Non può essere” “Bel, devi far finta che io non ti abbia detto niente, chiaro? Non fare parola di questo con nessuno, tanto meno Alex e soprattutto la mamma, ok?” “Ok… io vado a letto” salgo di corsa le scale e mi sbrigo a raggiungere la mia stanza. Mi butto a peso morto sul letto e guardo il soffitto. Quante cose sono successe oggi, e ce ne fosse una buona. Mi alzo, prendo il pigiama e corro in bagno. Tolgo i miei vestiti velocemente e li getto nella cesta della bucato da lavare. Mi intrufolo in doccia e inizio a far scorrere l’acqua tiepida sul mio corpo. Prendo la spugna mentre le gocce dal naso bagnato cadono sul mio mento. Verso una gran quantità di bagno schiuma alla fragola sulla spugna gialla. Voglio cercare di risentirmi pulita come questo pomeriggio. Strofino con forza la spugna sulla mia pelle fino a farla diventare rossa. E anche se non mi sento ancora ripulita esco lo stesso dalla doccia avvolgendomi un asciugamano che arriva a malapena a metà coscia lungo il corpo. Mi asciugo e poi indosso il pigiama. Ritorno in camera e mi infilo sotto le lenzuola e cerco di dormire. Impresa abbastanza ardua visto che appena chiudo gli occhi le immagini di quel vicolo sporco mi percorro la mente in un flash. Mi rigiro per ore e ore in quel dannato letto. Provo tutte le posizioni possibili. Perché quando sono stata da Tom ho dormito bene e ora qui, nel mio adorato letto non ci riesco? Sbuffo mettendomi seduta prendo il telefono. L’ultima conversazione che ho avuto su whatsapp è con Tom. Clicco sul contatto e vedo il suo ultimo accesso. È di pochi minuti fa. Sono indecisa se scrivergli o meno. La meditazione dura poco visto che dopo pochi minuti vedo 'sta scrivendo'
"Bel sei ancora sveglia?"
"Si"
"Come mai?"
"Non riesco a dormire. Ogni volta che ci provo finisco per ricordarmi di quello che è successo nel vicolo... Tu?"
"Non riesco a dormire, non so perchè"

"Okay"
"Okay"
"Ci facciamo compagnia?" domando.
"Si"
"Allora domani che fai?"
"Non lo so credo che passerò la giornata coi ragazzi... Tu?"

"Non ne ho la più pallida idea"
Rimaniamo a parlare fino all'alba proprio quando gli occhi cominciano a farsi pesanti.
"Tom ci vediamo tra un paio d'ore, ora vado"
"Ok a dopo Minnie"
"A dopo occhi verdi"

Metto il telefono in standby e poi mi sdraio. Provo a chiudere gli occhi ma anche se sono stanca le i ricordi dello pomeriggio scorso sono presenti nella mia testa. Rimango a fissare il vuoto fino a che non suona la sveglia. La spegno subito. Vado in bagno per lavarmi la faccia e fare tutto il resto dei servizi mattutini . Con il trucco cerco di mascherare quelle occhiaie mostruose che ho sotto agli occhi. I miei sentimenti in questo momento non li so decifrare nemmeno io. Provo delusione, rabbia, tristezza. Il mio cuore è diventato in mille pezzi e la mia vita è cambiata radicalmente da quando mio padre ci ha lasciati. Prima avevo tantissimi amici, e ora gli unici che mi comprendono sono Tom e Alis. Abbasso lo sguardo sul lavandino e poi mi viene in mente mia madre. I miei occhi vagano fino al mobiletto dove la mamma tiene tutte le medicine per qualsiasi male. Mi abbasso e lo apro. Come sospettavo ho trovato delle lamette. Ne prendo una in mano e poi poso lo sguardo sul mio polso nudo. Il dolore fisico può reprimere almeno per qualche minuto quello emotivo?
 Oddio come mi sono ridotta... Rimetto immediatamente la lametta al suo posto e esco subito dal bagno, ho paura di me stessa. Ritorno in camera e finisco di prepararmi e dopo aver fatto colazione vado a scuola.
Arrivata in cortile tutti sono allegri. Volto lo sguardo al muretto dove di solito Tom è con i suoi amici. E di fatto è lì con una sigaretta tra le mani e una ragazza alta, occhi nocciola, capelli rossi e un fisico da modella tra le gambe. Mi viene una rabbia a vedere quella gattamorta con lui. Ma quello che mi fa ancora arrabbiare di più è che non so il perchè della mia rabbia. Scrollo la testa e quando guardo di nuovo nella sua direzione, lui sta guardando me. Lo saluto con un sorriso e un cenno del capo e poi vado dentro. Attraverso l'atrio per raggiungere l'armadietto. Ma visto che io non ne combino mai una giusta vado a sbattere contro un bidello. "Mi scusi, non volevo" alzo la testa e inctocio uno sguardo così gelido che mi fa rabbrividire. "Non preoccuparti bambolina" ora chr lo guardo bene assomiglia molto all'uomo di ieri sera e molto probabilmente è lui. Deglutisco pesantemente mentre indietreggio. Mi volto e camminando a passo svelto vado in cortile. Mi volto varie volte per vedere se mi sta seguendo ma per fortuna sembra di no. Di certo oggi non entro li dentro neanche se mi pagano. Varco il cancello e cominco a camminare senza meta.
Il cellulare in tasca vibra per la terza volta. Lo prendo e ho quattro messaggi: due di Tom e due di Alis. Non li leggo.
Guardo l'ora: sono le 10:40.
Rimetto il telefono in tasca e continuo a camminare fino a raggiungere il Mc Donald’s. Visto che è ora di pranzo, e ho anche abbastanza fame decido di prendere qualcosa qui.
Mentre mangio accendo il telefono ed è sommerso di messaggi da parte di Tom e Alis e dieci chiamate perse sempre da quei due. Senza aprire neanche un messaggio metto di nuovo il telefono in tasca e proseguo con il mio pranzo.
Sto camminando tranquillamente per il parco quando due mani mi cingono i fianchi. Immediatamente lancio un urlo che l'avranno sentito anche i sordi "zitta, che ti urli? Sono io" mi volto infuriata e guardo Tom "ma sei cretino o cosa? Mi hai fatto prendere un colpo" "guarda che qui quello incazzato devo essere io no tu! Ti sei volatilizzata nel nulla senza dire niente a nessuno, non hai risposto a nessuna chiamata. Si può sapere perchè hai saltato la scuola? Ci hai fatto preoccupare!" “io non ho fatto preoccupare proprio nessuno, dimmi un po’ quante persone si sono chieste dove fossi? A nessuno importa di me, se esisto o meno non fa differenza” “be’ a me importa di te ok?” lo disse guardandomi negli occhi come per dire ‘capisci quello che ti voglio dire’ “Tom…” “che c’è?” “che mi devi dire?” “i-io?” “si, lo sto chiedendo a te” “non devo dirti nulla” “i tuoi occhi dicono il contrario” “perché te ne sei andata?” "Un bidello che c’è a scuola è quello che ieri mi ha violentata" dico abbassando lo sguardo "cosa? Dunque quel bastardo sta a scuola, bene ora glielo faccio vedere io" "Tom,non fare cazzate chiaro? Lascia stare" "ma..." "Tom per favore, fallo per me" "va bene". Ad un certo punto in lontananza, vedo mio padre e Luke"Oddio" "che ti prende?" Chiede Tom "ho visto mio padre" "vuoi andare a salutarlo?" "Ma ci fai o ci sei? Ora dovrei essere a scuola se mi vede sono morta" "giusto" si avvicina sempre di più. Mi guardo intorno in cerca di un nascondiglio valido e l'unico che trovo è una siepe. Prendo il polso di Tom e lo trascino dietro la siepe ma qualcosa non va nella manovra perchè inciampiamo entrambi. Io cado su di lui e quando alzo la testa per guardarlo le mie labbra sono ad un soffio dalle sue.

Angolo Autrice:
Salve, allora questo capitolo è abbastanza dolciosotto, ma nel prossimo ci sara un fatto che può cambire tutto. Comunque pensiamo a questo: i fatti importanti sono che Anabel è molto scossa dall'egressione che ha subito, dopotutto chi è che non lo sarebbe? Tom fa di tutto per distrarla, persino passare la notte sveglio per falre compagnia. Bel ha deciso di non dire niente alla madre per no far aggiungere alla lunga lista di problemi anche questo e forse fa bene. Ha avuto un momento di debolezza e stava per commettere lo stesso errore che ha fatto la madre: tagliarsi, per ora ha resistiro ma in foturo? Anabel va a scuola e riesce a riconoscere il suo agressore sotto i panni di collaboratore scolastico... ovvero un bidello. E che dire della sua reazione quando ha visto Tom insieme alla rossa? Forse comincia a nascere qualcosa? Forse un qualcosa di piccolo ma è sempre qualcosa. Secondo voi Bel e Tom si baceranno? Il papà di Anabel la scoprirà? E alla fine Anabel riuscirà a superare quel fatto? Forse non completamente visto che comuque è un fatto che ti segna, ma forse con un certa persona... Ora vi lascio, un bacio e alla prossima.
-Sara
ps: ditemi cosa ne pensate e scusate eventuali errori cercherò di corregerli al più presto.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


~~Le nostre labbra sono a pochi centimetri di distanza, muoio dalla voglia di baciarlo e assaporarlo quella bocca, fatta apposta per essere baciata. Basterebbe soltanto un piccolo movimento e il contatto sarebbe avvenuto. Mi sporgo lentamente in avanti facendo sfiorare la mia bocca con la sua per poi fare leggermente pressione stampandogli un bacio delicato. Tom sembra molto sorpreso, ma non mi respinge, anzi. Posa le sue mani sui miei fianchi avvicinandomi di nuovo, mi bacia. Le mie mani scivolano sul suo viso mentre la sua lingua stuzzica il mio palato. Sento i poter rimanere tutta la vita così, in questa posizione e baciarlo fino a consumarci le labbra. Baciarlo è qualcosa di inspiegabile, mi scatena un fuoco che brucia ardente in me non facendomi capire più niente. Mi chiedo se questo è normale, se tutte le sensazioni che provo ogni qual volta mi trovo con lui da dove provengano, cosa significano. Riesce sempre a farmi tornare il sorriso anche quando io non voglio. Che mi sta succedendo? Quando sento i polmoni bruciare per assenza di ossigeno a mala voglia mi separo, ma molto lentamente. Rimango a guardarlo negli occhi, i quali in questo momento, brillano di luce propria. Un sorriso da ebete compare sul volto di entrambi. “Credo che tuo padre se ne sia andato” sussurra, annuisco e mi alzo seguita da lui.
Durante il tragitto per ritornare a scuola parliamo del più e del meno tralasciando il fatto che ci siamo baciati, ed è meglio mi farebbe soltanto morire d’imbarazzo. Ci salutiamo e poi entro in macchina per tornare a casa. Parcheggio nel vialetto di casa mia, scendo dall’auto e vado verso casa. Proprio mentre sto per infilare  la chiave nella serratura, la porta si apre mostrando mia madre “mamma, stai uscendo?” “si, Bel visto che anche tuo fratello è uscito stai attenta ad Alex. Accertati che faccia i compiti, e falli anche te” “va bene, mamma, non preoccuparti… dove vai?” alla mia domanda i suoi occhi vengono coperti da un telo di tristezza. Mi chiedo perché ha reagito così. “Devo andare dal giudice per la separazione tra me e tuo padre” “ah” l’unico suono che esce dalle mie labbra. Ancora mi sembra impossibile che la mia splendida famiglia sia rovinata, ma ogni volta che torno a casa e vedo ciò che siamo diventati ritorno alla dura e triste realtà “ehm… ok, vai, non preoccuparti, ad Alex ci penso io” “grazie, a dopo tesoro” “ciao” ci salutiamo con un bacio sulla guancia e poi li esce mentre io entro. Vado in salotto dove trovo il mio fratellino seduto ai piedi del divano mentre guarda Spongebob “ciao Alex” lo saluto mentre poso la mia tracolla sulla poltrona “ciao” dice distrattamente “hai già fatto merenda?” per tutta risposta si limita ad annuire. Lo lascio stare ai suoi cartoni animati e vado in cucina. Estraggo il cellulare dalla tasca e apro tutti i messaggi che non ho visto da parte di Alis.
“Ciao Alis, scusa se non ti ho risposto ma volevo stare un po’ da sola per pensare, non volevo farti preoccupare, devo dirti una cosa importante: io e Tom ci siamo baciati, di nuovo…”
Premo il tasto invio e mentre lo rileggo mi poso due dita sulle labbra. Ripenso a quel bacio con Tom, noi due sdraiati sul prato mentre le nostre labbra si accavallavano e le nostre lingue si intrecciavano. Il grido di mio fratello fa distogliere i miei pensieri “Alex, che succede?” chiedo disperata “Sean, sta arrivando… ha una faccia arrabbiata” “e allora?” Dico. La porta viene aperta e chiusa con un grosso tonfo che mi fa sobbalzare. Appena Mio fratello entra in cucina i suoi occhi schizzano su di me “io e te dobbiamo parlare, ora” il suo tono è molto arrabbiato, quasi mi spaventa. “Dimmi” “no, in privato” si avvicina e prendendomi per un braccio mi trascina al piano superiore mentre urla ad Alex di stare in salotto e non origliare alla porta. Mi lascia solo quando entriamo in camera mia. Sbatte la porta e mi guarda con gli occhi infuocati dalla rabbia “allora, cosa mi devi dire?” “com’è andata oggi a scuola?” “ehm, bene (?)” “è andata bene? Allora spiegami per quale motivo oggi non ci sei andata senza far sapere niente a nessuno?!” deglutisco pesantemente. Come diavolo fa a sapere che oggi ho saltato scuola? “cosa?” questa parola mi esce strozzata “non provare a mentire, chiaro? Oggi ho chiesto ad Alessia com’è andata oggi a scuola  dopo varie esitazioni mi ha confessato che oggi non ti ha né vista né sentita… perché non sei andata a scuola?” sospiro arrendendomi “avevo bisogno di stare da sola e pensare ok?” “cosa succede? Se hai qualche problema sai che ti puoi rivolgere a me, io ci sono ti posso aiutare… sei innamorata?” la sua rabbia si tramutò in preoccupazione “no, non sono né innamorata e non è successo niente… dovevo solo prendermi un po’ di tempo per pensare a tutto quello che è successo. Per favore non dire niente alla mamma” “d’accordo, ma promettimi che questa è la prima e ultima volta chiaro?” Annuisco e poi lo abbraccio. Ci stacchiamo “allora, com’è andata l’uscita con Alis?” “Bene.” Il mio cellulare squilla. Rispondo senza vedere chi sia.
“Pronto?”
“Che diavolo significa che tu e Tom vi siete baciati? Dove? Come? Quando? Perché?”  riconosco la voce della mia amica. Ha urlato così forte che sono stata costretta ad allontanare il telefono dall’orecchio. Sean mi guarda con un sopracciglio arcuato. Ora chissà che va a capire. “non è come può sembrare” mi affretto a dire, lui alzata le mani in segno di resa e poi esce.
“Bel, io sto aspettando delle spiegazioni”
“Che spiegazioni vuoi Alis?” mi butto a peso morto sul letto
“non so tipo dal principio?”
“okay, allora ero al parco quando mi raggiunge Tom, in lontananza vedo mio padre così per non farmi vedo trascino Tom fino a dove il campo visivo di mio padre non arrivi ma inciampiamo, cadiamo a terra e ci baciamo”
“awww che romantici”
“Alis, c’è un problema”
“quale?”
“credo che Tom comincia a piacermi”
“mi sa di si amica…” sospiro
“non so che fare” piagnucolo
“non credo che tu ci possa fare un granché”
“com’è andata con Sean?” ammetto che l’idea di loro due che escono insieme non mi va a genio ma sono curiosa
“benissimo… Sean è fantastico”
“ehm… sono contenta (?)”
“si anche io, Bel ora devo andare”
“certo a domani Alis”
“a domani, e fatti trovare”
“certo, non preoccuparti”
Riaggancio e poso il cellulare sul comodino. Ritorno con lo sguardo al soffitto e alla fine mi addormento. Mi sveglio per andare a cena e poi torno di sopra, mi infilo il pigiama e poi prendo il libro che sto leggendo in questo periodo. Ultimamente la lettura l’ho un po’ sospesa, e devo ammettere che mi è mancata. Sgattaiolo sotto le lenzuola e incomincio a leggere fino a che i miei occhi non si fanno pesanti e mi addormento.
La sveglia suona,  apro un occhio e poi l’altro. Ho il libro aperto di faccia sulla mia pancia. Sbuffo a mi alzo. Mi preparo e dopo aver fato la colazione vado a scuola. Appena arrivo ho il terrore di entrare a scuola “Buongiorno Price” mi volto “giorno Parker” butta la cicca della sigaretta a terra, la calpesta. “andiamo” mette una mano dietro la mia schiena e mi incoraggia ad avanzare. Sono un po’ esitante, ma poi alla fine cammino. Camminiamo per i corridoi parlando fino a quando riconosco lo sguardo del bidello. Deglutisco rumorosamente e istintivamente mi aggrappo al braccio di Tom. Lui mi guarda con uno sguardo rassicurante e continua a camminare fino ad arrivare alla nostra classe “non preoccuparti, Minnie, fino a che stai con me non ti succederà nulla” annuisco e poi vado a sedermi al mio posto.
Quando finalmente posso tornare a casa, saluto Tom e Alis e poi vado al parcheggio, entro in macchina e vado a casa. Appena entro nel vialetto rimango scioccata: in giardino c’è un grosso cartello con scritto ‘Sale’.  Scendo e controllo se per sbaglio non ho sbagliato casa. No, è casa mia. A gran passi vado a casa, raggiungo mia madre in cucina “che diavolo significa quel cartello?”  urlo. “Bel, calmati. Appena la questione del divorzio con tuo padre si risolverà noi ci trasferiremo dalla nonna” “cosa? Stai scherzando vero? Io qui ho la mia vita, anche se in questo periodo non è tra le migliori della mia vita qui ho comunque la mia vita, non mi puoi chiedere questo” “lo faccio per il tuo bene” “come fai a dirmi che fai qualcosa per il mio bene se mi rovini la vita?” “è difficile anche per me” “immagino” mi volto e corro in camera mia sbattendo la porta. Io non me ne voglio andare.

Angolo Autrice:
Scusate il ritardo clamoroso ma ho cominciato il primo liceo e è molto più impegnativo rispetto alle medie, sperco comunque che il capitolo vi piaccia. Il prossimo se tutto va bene lo pubblico domani visto che ho già metà pronta. Ditemi cosa ne pensate del capitolo e di tutta la storia in generale, un bacio e alla prossima.
-Sara
ps:scusate eventuali errori

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


~~Mi butto sul letto. Perché tutti fanno come gli pare senza tenermi in considerazione? Io non voglio andare ad abitare da mia nonna a Whistler, in Canada. Io dico, perché?
La porta viene spalancata “Bel, non prenderla così male” “e come la devo prendere? Sto lasciando tutto” “lo so, sarà difficile ma poi tutto si risolverà” “quand’è la partenza?” “dopodomani, quando tuo fratello  sarà già tornato al college” “bene, vedo che è già tutto deciso no? grazie per avermi rovinato questa misera esistenza” afferro il cellulare, le chiavi e poi corro giù per le scale “Bel, dove vai?” senza darle nessuna risposta esco, entro in macchina e vado a casa di Alis. Che senso ha trasferirsi? Che senso ha rifugiarsi in una baita di legno tra le montagne e abbandonare la mia amata Miami? Non ce l’ha un senso!
Scendo dalla macchina sbattendo la portiera, salgo i quattro gradini che danno sul portico e poi suono il campanello. Ad aprire è Elisa “salve Elisa, Alessia c’è?” “certo, è in camera sua. Prego.” Si fa da parte lasciandomi entrare. “Grazie.” Salgo le scale e busso alla porta della camera di Alis, e dopo aver sentito un avanti da parte sua entro. “Bel” “Alis, devo dirti una cosa importante” “se mi vuoi dire che domani sera tuo fratello parte già lo so” “non è solo lui che parte” “eh?” “Mia madre ha deciso di trasferirsi da mia nonna, in Canada” “cosa? Stai scherzando?” nego con la testa mentre due lacrime solcano il mio volto. Mi abbraccia. “Non voglio andarmene” dico ricambiando l’abbraccio “anche io voglio che tu rimanga”. Sciogliamo l’abbraccio “tornerai vero?” “credo solo per vedere mio padre”.

Esco da casa della mia migliore amica. In cielo già c’è la luna “Bel, come mai da queste parti?” mi volto e vedo Tom. “Tom… niente ero a casa d’Alis” “tutto bene?” “no” “che succede?” “mi trasferisco in Canada” “stai scherzando?” “no, mia madre vuole questo… partirò dopodomani” “oh”. Sento che sto per piangere di nuovo “non voglio lasciare Alis, mio padre, te” “Bel ti prometto che rimarremo in contatto, neanche io voglio perderti” prende la mia mano nella sua e attirandomi a se mi abbraccia. Lo stringo forte mentre inspiro il suo profumo. La sua mano sinistra è fissa sulla mia vita mentre quella destra mi accarezza i capelli.
Ci separiamo lentamente “devo andare, Tom” “domani verrai a scuola?” “credo di no” “ok, allora ci sentiremo” “si”. Ci salutiamo e poi torno a casa.
Entro e appendo il cappotto all’appendi abiti “tesoro, sei tornata in tempo per la cena” dice mai madre sbucando fuori dalla sala da pranzo “non ho fame, vado a letto” “ma devi mangiare” “lo farò domani” salgo velocemente le scale e poi entro in camera mia. Tolgo le scarpe e le metto vicino alla porta mi butto sul letto, estraggo il mio cellulare e chiamo mio padre. Dopo un paio di squilli risponde:
“Tesoro”
“ciao papà”
“come stai?”
“dipende…”
“cosa dipende?”
“papà, la mamma ha deciso di trasferirsi a Whistler”
“lo so, mi ha chiamato poco fa per dirmelo”
“io non me ne voglio andare”
“lo so, Bel, però devi. Vedrai che alla fine non sarà così male”
“scherzi? Ti ricordi quando ci andavamo a Natale? Era una noia mortale, per passare il tempo mi mettevo a contare i ficchi di neve” mio padre scoppia a ridere. Cosa ci trova di divertente nella notizia che io mi trasferisco dall’altra parte del continente?
“Bel ti conosco, sei una splendida ragazza, sia dentro che fuori. Vedrai che ti farai dei nuovi amici, e forze anche un fidanzatino. Sarà solo l’inizio e poi tutto sarà facile” già peccato che gli unici amici che voglio sono qui, e anche il ‘fidanzatino’
“no papà, non sarà facile ne l’inizio ne la fine.”
“tu fidati di me”
“va bene, vado, ci sentiamo”
“certo, a presto amore”
“notte”
“buonanotte”
Riaggancio e poi poso il cellulare sul comodino.

Una luce che mi acceca mi fa svegliare. Mi devo essere addormentata vestita. Sbadiglio. Mi alzo, prendo i vestiti dall’armadio e poi vado in bagno. Quando entro tutto è impacchettato. Giusto, il trasferimento, mi ero dimenticata.
Mi tolgo i vestiti e poi entro in doccia. Quando esco mi asciugo e poi mi vesto. Scendo in cucina per fare colazione, l’ultima colazione in questa casa. “Buon giorno” dice mia madre sedendosi di fronte a me “per te sarà un buon giorno, per me no” dico inzuppando un biscotto e poi mangiarlo “in camera tua ho appena posato degli scatoloni, riempili con tutte le cose che vuoi portare con te” non le rispondo e continuo  la mia colazione e poi mi alzo andando ad impacchettare la mia vita. Mi siedo a terra e apro l’ultimo cassetto del comò, dove ho tutte delle cianfrusaglie che non uso ormai da tempo. Incomincio a riempire uno scatole alla rinfusa ma quando tra le mani mi capitano degli occhiali tondi, neri mi blocco. Mi ricordo come se fosse ieri: quando avevo otto non vedevo molto bene così l’oculista ci ha consigliato di mettere gli occhiali, io non ne volevo sapere di metterli per due motivi. 1: non mi piaceva la montatura; 2: mi davano fastidio. I miei mi facevano qualsiasi premio pur di metterli, alla fine ebbero la meglio loro ma appena il problema si risolse buttai letteralmente quegli occhiali. Sorrido a quel ricordo. Chissà come ci sono finiti qui.
Con una mattina riesco a svuotare tutta la mia stanza lasciando fuori dagli scatoloni solo il libro che devo finire di leggere e il libro che mi ha regalato Tom. Dopo pranzo ad aiutarmi a fare la valigia viene Alis. “è tutto così triste senza la tua roba” osserva lei “lo so” dico mentre estraggo dall’armadio la mia valigia grande bianca e quella due medie sempre dello stesso colore. Apro quella più grande sul letto, un vestitino dopo l’altro, una valigia dopo l’altra svuoto più di metà del mio armadio tra risate, aneddoti e qualche ricordo. Qualcuno bussa alla porta “avanti” dico credendo che fosse mia madre o mio fratello, ma quando la porta si apre riconosco subito gli occhi nocciola e i capelli rossi “Kate?” il sorriso che ho in volto scompare lentamente. “Allora è vero, ti trasferisci?!” “Bel, io vado da Sean, vi lascio sole” Alis si dilegua in meno di due secondi e io mio ritrovo da sola, dopo tanto tempo insieme a Kate. “Si, è vero me ne vado…” “mi dispiace” “ci credo” dico sarcasticamente “Bel, io ti ho sempre voluto un mondo di bene, e tutti i ricordi  bei momenti che abbiamo passato insieme non li dimenticherò mai” “non mi è sembrato visto che mi ai abbandonata proprio quando io avevo bisogno di te” “mi dispiace, io non volevo” “se non volevi non lo facevi” “Bel, sono venuta solo per salutarti e augurarti buona fortuna… ciao”  si volta e se ne va. “Ciao” sussurro quando la porta si chiude. Dopo poco la mia migliore amica entra e continuiamo con le valige lasciando fuori solo il cambio per domani, il pigiama per stanotte, il cellulare, cuffiette, caricatore, libro, passaporto, e una borsa. Verso l’ora di cena ci salutiamo con la promessa di sentirci al più presto e poi è costretta ad andare a casa. Dopo cena mi ritiro in camera mia. Mi metto seduta sul letto fissando tutti i pacchi. Ancora non mi sembra vero che sto per partire. Un rumore proveniente dalla finestra mi distoglie dai miei pensieri. Mi alzo e in giardino, con una manciata di sassolini c’è Tom. Un sorriso spontaneo compare sul mio volto. Oggi non avendolo visto per tutto il giorno pensavo che me ne sarei andata senza salutarlo. Apro la finestra “che ci fai qui?” Chiedo. “Non ti lascio partire senza dirti una cosa” “cosa?” “scendi!” Mi guardo intorno per vedere come fare, di certo non tramite l’albero, con la mia sbadataggine di sicuro mi rompo il cranio. Alzo una mano per fargli capire di aspettare. Senza fare il minimo rumore esco dalla mia stanza e raggiungo la cucina. Esco dalla porta di servizio e poi raggiungo Tom in giardino. “Tom!” “dov’eri finita?” “sono uscita dalla porta di servizio, che mi devi dire?” “non posso lasciarti andare senza dirti che, sai in questi ultimi tempi ci siamo avvicinati molto e… Bel tu mi piaci” all’inizio rimango a bocca aperta ma poi la mia espressione si scioglie in un sorriso “anche tu mi piaci, ma…” “ma?” mi incalza lui  “ Tom sto per trasferirmi a chissà quanti chilometri di distanza, iniziare una relazione ora mi sembra sciocco” “e allora cosa proponi?” “di aspettare e per il momento continuare a essere amici. Ho già un piano per il mio futuro: quando finirò la scuola voglio venire a vivere di nuovo qui, a Miami, voglio intraprendere il college Miami University . Quando arriverà quel momento potremo cominciare a frequentarci e chissà forse può funzionare.” “va bene, hai ragione… quando ti rivedrò?” “non lo so, credo tra un paio di mesi, sai per venire da mio padre” “okay… Senti a me non sono mai piaciuti né gli addii né gli arrivederci a lungo termine. Vuoi venire in un luogo dove di solito io ci vado la sera quando esco coi ragazzi. Mi piacerebbe passare questa ultima sera insieme” “va bene,ci sto”. Gli sorrido e poi ci dirigiamo verso la sua moto. Dopo aver indossato il casco salgo in sella e circondo la vita di Tom con le mie braccia. Accende il motore e io appoggio la testa sulla sua schiena. Il vento fa svolazzare i capelli che non sono coperti dal casco qua e là, il profumo di Tom mi circonda e in questo momento mi sembra di essere in paradiso.
Dopo una quarto d’ora più o meno ci fermiamo. Apro gli occhi e intorno a me ci sono solo dei grossi capannoni. Scendo dalla moto e porgo il casco a Tom “bel posticino, spero che tu stia scherzando” ridacchia. “Ancora deve arrivare il bello”. Prende la mia mano e mi trascina fino all’entrata di un capannone. Dove fuori ci sono due ragazzi abbastanza grossi di colore “ehy frate’ tutto bene?” dice uno dei due “certo, allora Pit ci fai passare?” “la ragazza è con te?” passa lo sguardo su di me. Tom alza la sua mano che stringe la mia “si” “okay, prego” si fa da parte e apre la porta. Entriamo e di fronte ho un corridoio. Rimango un po’ stranita ma lo seguo comunque “Pit?” chiedo ad occhi verdi “diminutivo di Pitbull” “ma chi frequenti tu? Dei cani?” “si fa chiamare  così perché il suo vero nome ovvero Billy non gli piace” “si gli si addice più Pitbull che Billy”. Quando finisco la frase arriviamo alla fine del corridoio. Sono circondata da colori. I muri sono tutti pieni di graffiti, c’è una rampa per colore che vogliono usare lo skateboard. Ci sono degli stand di zucchero filato, alcuni artisti di ginnastica ritmica che si esibiscono, e molto altro. “wow!” esclamo “ti piace?” annuisco. “Bene, da dove vogliamo cominciare?” “dallo zucchero filato” dico come una bambina, sorride. “okay, andiamo”. Prendiamo una stecca di zucchero filato e incominciamo a mangiarlo mentre camminiamo. Sembra una specie di Luna Park.
Qui sembrano tutti conoscere Tom, ma si lui si limita a salutarli  on un semplice ‘ciao’ o ‘ehy’ e poi  ritorna al cento percento su di me. Alle sue spalle, vedo delle ragazze che ci guardano e quando incrociano il mio sguardo mi fulminano. Penso che se gli sguardi potessero uccidere io già sarei morta una diecina di volte.
Mi riporta a casa verso le 23:30, più o meno. “be’ allora buona notte” “notte…” “allora ci sentiamo” “certo” concordo “allora ciao” “ciao” dopo un po’ d’esitazione mi volto. Dopo un paio di passi una mano calda afferra il mio polso e mi fa girare. Senza saper capire cosa stesse succedendo, due labbra calde e saporite di zucchero  premono sulle mie. All’inizio rimango spiazzata ma mi sciolgo subito avvolgendo le braccia al suo collo. Chiede l’accesso al amia bocca, che io schiudo permettendo alla sua lingua di cercare la mia e quando la trova iniziano a ballare una danza dolce e passionale. Nel mio stomaco comincio a sentire la presenza di farfalle mentre il mio cuore aumenta i ritmi dei suoi battiti. Le sue mani sono fisse sulla mia schiena, invece la mia destra è tra i suoi capelli e la sinistra sul suo collo.
Prima di separarci mi morde dolcemente il labbro inferiore. Ritorniamo alla distanza che c’era prima e sento già la mancanza di quella bocca “scusa, ma sentivo il bisogno di farlo” “sono contenta che tu l’hai fatto, anche io sentivo il bisogno di baciarti” ed è così, il pensiero di andarmene senza averlo assaggiato un’ultima volta mi stava tormentando. Ci sorridiamo “buonanotte Minnie” “buonanotte occhi verdi”. E dopo aver sentiti un’ultima volta la sua voce rientro in casa. Fortunatamente la porta di servizio è rimasta come l’avevo lasciata io. Senza far il minimo rumore salgo in camera mia, mi metto il pigiama e poi vado nel mio bel lettino. Questa sera Tom mi ha trattata come se fossi la sua ragazza, e devo dire che mi è piaciuto.  È riuscito a farmi distrarre e non pensare che la mia partenza è dietro l’angolo. Se soltanto io non me ne dovessi andare forse avremmo potuto iniziare una relazione, ma è stato tutto un effetto domino: se io non partivo lui non mi avrebbe mai detto che gli piaccio. Sospiro girandomi su un fianco ammirando dal vetro della finestra il cielo stellato. Lui aveva bisogno di baciarmi quanto me. Un sorriso involontario si fa spazio sul mio volto. Chiudo gli occhi e mi compare davanti lui con quel sorriso smagliante e i suoi occhi verdi che splendono anche la notte. Lentamente mi addormento.

Vengo scossa. Apro gli occhi e la mia stanza è invasa da una luce che mi acceca e da mia madre “su sveglia, Whistler ci aspetta” “Yheee, che bello” dico alzando le mani e fingendo di essere contenta. Mia madre mi ignora completamente e dopo avermi detto di sbrigarmi altrimenti perdiamo l’aereo esce. Mi alzo sbuffando prendo i vestiti sulla scrivania che ho deciso di indossare e vado in bagno. Mi sciacquo la faccia con dell’acqua fredda e poi l’asciugo. Mi vesto in fretta, mi trucco coi trucchi di mia madre visto che i miei sono in valigia. Al polso indosso un orologio e al collo la collana che mi ha regalato mio padre lo scorso Natale, qualche bracciale e sono pronta. Scendo in cucina, mi sbrigo a fare colazione e poi io, mia madre e Alex usciamo di casa. Né sento già la mancanza, lì dentro ho passato tutta la mia vita, compresi i più bei momenti della mia vita. Arriviamo all’aereo porto dopo una mezz’oretta. Dopo aver pagato il taxi entriamo, mia madre va a fare il check-in io e mio fratello ci sediamo su delle sedia. Estraggo il telefono dalla tasca e lo accendo. Nell’attesa mi sventolo con la mano. Diciamo che in questo periodo se indossi un maglione a Miami è da pazzi visto che sembra primavera più che autunno ma dove abita mia nonna è già inverno inoltrato. Appena vedo il mio sfondo il cellulare incomincia a vibrare per i messaggi su whatsapp. Apro l’applicazione e ho un messaggio di Alis e uno di Tom. Apro primo quello di Alis:
“mi mancherai tanto amica mia, ma conoscendoti saprai svolgere questo nuovo inizio alla grande. Mi raccomando sii felice e segui sempre il tuo cuore che non sbaglierai mai.
ti voglio bene, a presto.
Alis”
Sorrido, è un’amica fantastica.
“anche tu mi mancherai Alis, ti voglio bene anche io. Appena arrivo a casa di mia nonna ti chiamo. Buona giornata, a presto”
digito il tutto velocemente e poi invio. Esco dal contatto per entrare a quello di Tom
“mi mancherai da morire”
Oh. Mio. Dio. Qualcuno mi venga a fare un po’ d’aria, datemi dell’acqua, fate qualcosa la sottoscritta sta per svenire. “Tutto bene tesoro?” mi volto verso mia madre “certo mamma perché?” “sei tutta rossa” oh. Come si può arrossire per un messaggio? Io veramente non lo so, solo lui ha questo potere “ehm, sarà per il maglione che ho messo” “va bene, su andiamo l’aereo parte tra poco” “si un attimo”
“anche tu mi mancherai anche tu da morire”
 invio il messaggio, poso il telefono in tasca e mi alzo, afferro le mie valige e poi seguo mia madre.

Mi siedo dalla parte del finestrino, e rimango a guardare la mia adorata città scomparire lentamente.

Arriviamo nel tardo pomeriggio. Io ho tutti i muscoli indolenziti. La prima cosa che sento quando scendo dall’aereo è il freddo. Prendiamo i nostri bagagli e poi andiamo all’area taxi, dopo averlo preso diciamo al conducente l’indirizzo e verso una quarantina di minuti in macchina finalmente riconosco la casa di legno della nonna.
Suono il campanello e dopo pochi secondi la mia nonnina allegra, ci capelli grigi ci viene ad aprire. Mi avvolge in un abbraccio così forte che penso di soffocare “nonna, anche tu mi sei mancata ma allenta la presa” “oh, giusto… scusa è che mi siete mancati tanto” “già” dico facendomi spazio per entrare “Allora Bel, la tua stanza è la stessa” “ricevuto, grazie nonna” prendo la valigia dove ho tutto l’essenziale per sopravvivere due ore e salgo in camera mia. Apro la porta e riconosco la familiare  carta da parati con le farfalle rosa, il letto singolo e la finestra con le tendine rosa. Mi butto a peso morto sul letto e sospiro guardando il lampadario attaccato al soffitto. “benvenuta vita di merda” dico chiudendo gli occhi rivivendo tutta la mia vita in un flash.

Angolo Autrice:
Come promesso ho aggiornato, spero vi piaccia. Poi mi fate capire, buona notte alla prossima
-Sara

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


~~No, è chiaro: questa vita non fa per me! dovrebbero cominciare film un po’ più realistici. Perché l’attrice seduta sul divano, con sopra una coperta e tra le mani una tazza fumante di cioccolata calda che ne beve un piccolo sorso ogni qual volta il protagonista del film trasmesso dalla sua televisione dice una battuta appare felice mentre, quando ci provo io mi sento depressa? Odio questo posto. Questa mattina ha nevicato e la temperatura si è abbassata ancora di più… rivoglio la mia Miami. Prendo il telefono e vado sulla mia rubrica fino a trovare il numero di Tom, pigio un po’ esitante sul tasto verde con scritto ‘chiama’ e mi porto l’apparecchio all’orecchio destro e attendo che lui mi risponda. Ho bisogno di sentire la sua voce.
Squilla ma non risponde, e proprio quando stavo perdendo le speranze e riattaccare la sua voce mi manda in pappa il cervello.
“Ciao Bel, scusa ma non trovavo il cellulare… Come va?”
“Male, va male. Non voglio rimanere qui un minuto in più!”
“Già ti manco?” Veramente sì, ma forse è meglio non dirglielo
“Spiritoso… qualche novità?” Chiedo cambiando argomento e pregando che lui sorvoli su questo fatto.
“No, tutto uguale. Sai mi ha fatto uno strano effetto andare a scuola e non incontrarti”
“Già ti manco?” Gli domando citando le sue stesse parole.
“Non te lo dico. Ti faccio rimanere col dubbio”.
“Mhm, okay. Che fai?”
“Niente, stavo cercando qualcosa di commestibile da mangiare, tu?”.
“Cercavo di non morire di noia”
“Interessante… È così male?”
“sì!”
“fa’ qualcosa che ti piace, non so leggi per esempio”
“Ho finito il libro che avevo con me stamattina e gli altri devono ancora venire da Miami insieme a tutto il resto della mia roba”
“Oh. Sei veloce a leggere”. Rido leggermente.
“Abbastanza”. Rispondo.
“Come farai con la scuola?” Mi chiede.
“Mia madre è andata a inscrivere ad una scuola locale”.
“Mi raccomando attenta ai tuoi compagni, soprattutto a quelli di genere maschile”
“Perché?” Mentre il mio cuore comincia ad accelerare e la mia espressione si scioglie in un sorriso gigante.
“Perché non vorrei che ti innamorassi di un tipo come il tuo ex e poi abbandoni me”
“Ma io e te non stiamo insieme”. Dico mentre mi arrotolo al dito indice una ciocca di capelli apparendo annoiata.
“Lo so, ma io stavo dicendo come amico”.
“Ah… be’ non preoccuparti perché non succederà mai”
“Meglio perché lo stesso vale per me”
“Sicuro? Non verrà, da un momento all’altro, una bellissima ragazza, alta, magra, con splenditi occhi e soffici capelli che ti farà perdere la testa e ti porterà via?”
“Ti stai descrivendo?”
“No… perché?” Chiedo confusa.
“Perché, se devo essere sincero, la ragazza bellissima che mi ha strappato dalla realtà in cui vivevo sei tu”
“Ma io ho detto una ragazza bellissima”
“Ma tu lo sei!”
“Non è vero”
“Lo sapevi che le farfalle non possono guardare dietro di loro? Non hanno mai visto la bellezza delle loro ali. Ecco, tu sei come le farfalle, sei bellissima e non te ne accorgi”
“Ma dai!” Esclamo scoppiando a ridere.
“Te l’ha mai detto nessuno che sei di una cocciutaggine più unica che rara?”
“No” ammetto.
“Be’ c’è sempre la prima volta per tutto”. In sotto fondo sento una rumore smile ad un campanello.
“Bel, devo andare, sono arrivati i ragazzi, ci sentiamo dopo su whatsapp”
“D’accordo a dopo. Ciao”
“Ciao”.
Riaggancio e ritorno con lo sguardo al televisore di quaranta pollici davanti a me. Sulla mia faccia ho un sorriso indelebile. Cerco di reprimerlo ma non ci riesco. Mai provata una sensazione di pace così. La mia non è una semplice cotta, no. cosa mi hai fatto Tom?

Mi sveglio, mi alzo, prendo un paio di jeans scuri e un maglione a collo alto bianco abbastanza aderente. Vado in bagno per prepararmi e quando ho finito torno in camera indossando degli stivaletti. Mi preparo la cartella con quaderni, penne, auricolari e cellulare. Controllo che ci sia tutto quello di cui abbia bisogno e poi scendo per fare colazione al volo e andare nella mi nuova scuola.
Apro la porta ed esco dopo aver indossato il cappotto e una sciarpa. Il freddo si abbatte sulla mia faccia, che affondo il più possibile nella sciarpa di lana fatta da mia nonna appositamente per me. Cammino lungo il vialetto coperto di ghiaia per poi ritrovarmi in strada. Comincio a sentire la mancanza della mia Mini bianca ma mia madre la vuole vendere. D’altronde mi servirebbe poco un macchina in una città tra le montagne dove non conosco assolutamente nessuno se non mia nonna e mia zia insieme ai suoi due gemelli che sono delle vere e proprie pesti.
Durante il tragitto ripeto mentalmente il discorso per presentarmi ad ogni professore che me lo chiederà. Io odio cambiare scuola. Nuovi compagni, nuovi professori, nuovo ambiente. Ti devi presentare minimo venti volte e la maggior parte dei tuoi nuovi compagni ti prendono in giro finchè non sbrocchi e gli dici le cose come le pensi ovvero che farebbero meglio a starsene zitti al proprio posto e che se non hanno niente di intelligente da dire è meglio che stanno zitti invece di sprecare fiato. L’unica cosa positiva di tutta questa storia è che nessuno sa di mio padre, e credo che convenga a tutti non chiedermi notizie su di lui altrimenti non rispondo delle mie azioni.
Quando arrivo invece di sembrare un liceo sembra una scuola elementare di periferia con il cortile pieno di ripetenti. Lascio le mie fantasie alla parte più remota di me e dopo aver fatto un lungo respiro entro in quella che d’ora in poi sarà la mia nuova scuola. L’atrio è abbastanza accogliente. C’è una libreria colma di libri quasi sicuramente inutili. Sui muri sono appesi molte onorificenze e medaglie mentre sugli scaffali ci sono delle coppe di ogni taglia e misura. A destra ci sono due porte con attaccato un cartello a lettere cubitali che dice: uno ‘segreteria’ e un altro ‘direzione’. Busso un paio di volte alla porta bianca della segreteria e dopo aver ricevuto l’okay poso la mia mano sulla maniglia abbassandola aprendo la porta per entrare. E seduta alla scrivanie piene di scartoffie varie ed un computer del secolo scorso c’è una donna che va per i cinquanta, molto magra, quasi anoressica, coi capelli ricci e corti che le arrivano poco più su delle spalle. È vestita con una gonna nera che la fascia e una camicetta bianca coperta da una giacca sempre nera. Sul suo collo padroneggia una collana di perle e sulla punta del naso ci sono degli occhiali.
“Buongiorno, sono nuova, mi chiamo Anabel Price” dico cordialmente.
“Buongiorno signorina, ora ti dico la tua classe”
Annuisco mentre le batte le sue dita sulla tastiera del computer. Dopo una paio di minuti guarda di nuovo me.
“La sua classe è il quinto C, questo è l’orario delle lezioni” dice porgendomi un foglio.
“La ringrazio”
Dopo averla salutata esco dall’ufficio vado in cerca della mia classe. Mi perdo tipo due o tre volte ma poi finalmente arrivo di fronte la mia classe. Complimenti Bel già fai tardi il primo giorno figuriamoci il secondo. Ma io dico perché non mi sono fatta dire dov’è la mia classe? Una botta non tanto leggera mia fa distogliere dai miei pensieri
“scusa, sono solo un’idiota” dice il ragazzo sconosciuto che mi è venuto addosso.
“Non preoccuparti, va tutto bene”. Si alza dopo aver finito di raccogliere i suoi libri finiti a terra.
“Tutto bene? Ti sei fatta male?” sorrido.
“Si tutto bene, non preoccuparti”
“Sei nuova vero?” Annuisco.
“Si, mi chiamo Anabel ma puoi chiamarmi Bel”
“Ethan, da dove vieni?”
“Dalla Florida, Miami”
“Ho sempre desiderato andare a Miami, magari un giorno mi ci porterai tu”
“Non stai correndo un po’ troppo?”
“No, già so che ti ruberò il cuore” Rimango letteralmente scioccata. Lui notando la mia espressione scoppia a ridere.
“Rilassati, stavo solo scherzando”
“ah” dico svuotando i polmoni di tutta l’aria che avevo accumulato.
“Dai entriamo bella, se il professore ci trova qui fuori a parlare ci fa una testa così!” Esclama imitando una grossa palla con le mani. Rido mentre lui mi posa una mano dietro la schiena incitandomi a camminare. Quando entro mi arriva una pallina di carta in testa. Direi che come accoglienza potevano fare di meglio. Sono quasi finita per terra e sarò vittima di una battaglia a palle di carta (?).
Vado fino all’ultimo banco dove per pura casualità c’è un posto libero vicino ad una ragazza coi capelli rossi acceso.
“Posso sedermi?” Chiedo gentilmente. Lei mi squadra da capo a piede e poi annuisce mentre fa scoppiare la sua perfetta bolla creata con l gomma da masticare. Credo di aver sbagliato soggetto, ma sorvoliamo. Mi siedo e prendo il cellulare in mano trovando una notifica di whatsapp, è da parte di Alis. Apro il messaggio che dice:
“Già ti sei dimenticata di me? Hai già trovato una nuova amica che mi possa rimpiazzare?”
Sorrido e le scrivo:
“No, tu sei più unica che rara, scusa se ieri non ti ho chiamata ma i devo ancora ambientare a tutto questo. Comunque oggi prometto che ti chiamo anche perché devo raccontarti tante cose”
invio il messaggio giusto in tempo visto che dopo due secondi entra in classe il professore. Ci alziamo tutti in piedi dicendo ‘buongiorno’ e poi ci rimettiamo seduti. Come da copione il professore mi chiede di presentarmi e poi incomincia a spiegare la sua materia ovvero filosofia. Durante la lezione non riesco a prendere appunti, e neanche ad ascoltare la spiegazione. Per la noia con la matita comincio a disegnare sul foglio a righe che ho davanti e la mia mano, come se fosse nata per scrivere incomincia a scrivere il nome di Tom con intorno cuori e stelline. Mi manca, vorrei poter passare le giornate con lui come facevo prima di partire.
“Chi è Tom?” Chiede a basa voce la mia compagna di banco facendomi sobbalzare dalla sedia.
“Un mio amico” sussurro di rimando.
“Sicura che sia solo un amico?”
“Si sono sicura, e ora lasciami in pace!” Rispondo acida. Da quando sono così?
“Va bene, non c’è bisogno di scaldarsi tanto”.
Con mia grande sorpresa la mattinata passa abbastanza velocemente anche se mi sono sentita per tutto il tempo osservata e quando ho alzo la testa per vedere se veramente qualcuno mi fissava ho incrociato gli occhi nocciola di Ethan.
Oggi evidentemente studierò Tom, visto che per tutto il giorno mi sono ritrovata a scriverlo dappertutto come una sedicenne innamorata del fratello maggiore della sua migliore amica. Esco fuori dall’edificio e mi pento subito di averlo fatto visto che il piacevole calduccio è cambiato con uno spiacevole freddo. Cammino fino a quando vengo raggiunta da Ethan. Comincio a pensare che mi stia perseguitando. È una buona scusa per non andare a scuola?
“Allora come mai dalla splendida Florida sei venuta qui?”
“Mia madre si è voluta trasferire, qui da mia nonne” dico con un’alzata di spalle mentre dentro mi sento morire. Ogni volta che lo dico mi sembra sempre più reale mentre io spero solo che sia un brutto incubo.
“Deve essere difficile lasciare tutta la tua vita da un momento ad altro per venire a vivere da tua nonna”.
“Puoi scommetterci, ho lasciato tutto!”
“Hai un ragazzo?” Chiede di punto in bianco.
“No” avrei voluto aggiungere ‘però mi sarebbe piaciuto stare con un certo ragazzo dagli occhi verdi’ ma mi sto zitta.
“Menomale, perché è da stamattina che muoio dalla voglia di fare questo”. Senza che io me ne potessi accorgere mi prende per la nuca e avvicinandomi mi bacia. Strabuzzo gli occhi mentre sono completamente impietrita. Non rispondo al bacio ma non lo allontano nemmeno. Sono totalmente stordita e confusa. Le sue labbra che si muovono sulle mie, in mente mi viene il bacio con Tom in spiaggia. Le labbra di Ethan non sono come quelle di Tom. Non le si avvicinano neanche un po’. Quelle di Tom sono soffici, morbide, quando mi baciano profumano di tabacco e menta, sono particolari e hanno un profumo tutto loro, senza uguali al mondo, mentre queste di Ethan sono screpolate e prive di qualsiasi profumo. Com’è possibile che un tizio che non conosco quasi per niente mi stia baciando? Un secondo lui mi sta baciando. Poso una mano sul suo petto allontanandolo senza fargli capire che sono incazzata nera.
“Devo andare” dico voltandomi e proseguendo il mio cammino. Devo assolutamente sciacquarmi le labbra. Nessuno mi bacia se io non lo voglio. Arrivo a casa e la prima cosa che faccio è prendere il cellulare a andare in camera mia per chiamare Alis. Non risponde, uffa. È possibile che quando ho bisogno di lei non mi risponde? Riprovo e questa volta la sua voce mi arriva dritta all’orecchio.
“Bel, ciao. Mi manchi amica mia, non sai quanto. Non è la stessa cosa senza…
“Alis, un tizio mi ha baciata” sbotto senza lasciarla finire di parlare.
“Oh”
“’Oh’ solo questo sai dire?”
“E che ti dovrei dire?” sbuffo sedendomi sul letto.
“Raccontami tutto dal principio” mi incoraggia lei.
“Stamattina arrivo a scuola e un ragazzo per poco non mi fa cadere venendomi letteralmente addosso. Oggi all’uscita, mentre tornavo a casa l’o incontrato e mentre stavamo parlando mi bacia”. Spigo.
“E tu?”
“All’inizio non capendoci niente non ho reagito ma poi l’ho allontanato”.
“Lo dirai a Tom?”
“No, dopotutto non stiamo insieme”
“Ma dai Bel, è come se stesse insieme fidati. Tu gli manchi come l'aria che respira già dopo due giorni e sono sicurissima che per te anche è così!”
“Non credo che gli dirò niente su questa storia, e non mettermi in testa idee che non sono vere”
“Io non ti metto in testa proprio niente. So che ti piace e so che gli piaci!”
“E chi te l’avrebbe detto?”
“Tom. Non è che è venuto di sua spontanea volontà però alla fine sono riuscita a farglielo confessare”
“Tanto non avrebbe importanza. Io sono qui in Canada, mentre lui è a Miami. Non avrebbe senso iniziare una relazione ora.”
“Mai dire mai Bel”
“È tutta una reazione a catena: se io non partivo lui non mi avrebbe mai detto che gli piacevo e saremmo rimasti comunque amici quindi non sarebbe cambiato niente tra di noi”
“Detta così però sembra triste…”
“Alis, è triste”
“va bene, scusa”. Posso immaginarla in camera sua con il telefono in una mano e l’altra sospesa a mezz’aria per giustificarsi. Il suono della voce di mia madre che mi chiama per andare a pranzare mi riporta alla dura realtà
“Alis, devo andare, ci sentiamo dopo”
“Certo, a dopo, ti voglio bene”
“Anche io” Riaggancio e poi scendo in cucina per mangiare. Mi siedo tra Alex e mia zia, mentre quelle due specie di peste sotto forma di bambini che mi ritrovo per cugini corrono intorno al tavolo rincorrendosi.
“Com’è andata a scuola tesoro?” Chiede mia madre.
“Bene” dico con un’alzata di spalle. Mentre tutti mangiano io gioco con il cibo nel mio piatto scostandolo con la forchetta. Per quale ragione un tizio che mi conosce da cinque ore mi ha baciata?
“Tu che ne pensi, tesoro?” La voce di mia mamma e la sua mano sul mio avambraccio, mi sveglia dal mio sogno ad occhi aperti.
“Cosa?” Chiedo confusa.
“Bel, perché non mangi? Il tuo piatto è ancora pieno e ora si sarà freddato tutto”
“Scusa mamma, ma non ho fame”. Sposto la sedia rumorosamente e poi mi alzo.
“Come non hai fame?” Decido di non risponderle e salgo in camera mia. Ho un peso al centro del petto e non so precisamente cosa sia. Come se un peso mi opprimesse in petto non permettendomi di respirare. L’ultima volta che mi sono sentita così era perché avevo nascosto un brutto voto ai miei genitori. Vado vicino alla finestra e scosto una tendina rosa per vedere il panorama. Mi appoggio con la spalla sinistra al vetro. Continuo a cercare di capire cosa sia ciò che mi tormenta. Il telefono sul comodino che squilla mi fa distogliere lo sguardo. Prendo il cellulare e senza neanche vedere chi sia rispondo.
“Pronto?”
“Bel, tutto bene?”
“Oh, ciao Tom. Scusa non avevo viso chi era…”
“Non preoccuparti, ti devo dire una cosa”
“Dimmi, sono tutta orecchi”
“Ho appena avuto un’idea per vederci, che ne dici di scaricarci Skype?” E mentre lui cerca in tutti i modi di starmi vicino io vado nella mia nuova scuola e si fa baciare da un perfetto sconosciuto. Ecco cos’era quella sensazione, è come se io l’avessi tradito anche se effettivamente non stiamo insieme.
“Bel, ci sei ancora?”
“S-si” balbetto, proprio credibile eh.
“Cosa ne pensi della mia idea?”
“Oggi un ragazzo mi ha baciata”. Sputo queste parole velocemente, come se il mio cuore si fosse liberato da un grosso peso, e forse è così. Mi metto una mano sulla bocca mentre vorrei sbattere la testa al muro per gli instanti di silenzio che susseguono sembrandomi secoli.
“Cosa?”
“Tom, per favore non farmelo ripetere.”
“Scusa, chi sarebbe questo qui?”
“Un ragazzo che viene in classe con me… non lo so per quale motivo l’abbia fatto ma io l’ho subito respinto, io non volevo baciarlo e non ho ricambiato.”
“Non mi devi nessuna spiegazione, noi due non stiamo insieme, noi due non siamo assolutamente niente”. Dice in tono amaro. Quelle parole mi hanno letteralmente distrutto il cuore.
“Tom, i-io…”
“Non preoccuparti Anabel, ciao.” E senza potermi dare il tempo di rispondergli riaggancia. No, per favore no. scivolo lentamente a terra mentre una lacrime calda e salata riga il mio volto bruciandomi la guancia. Molte sue sorelle raggiungono le mie guance fino a gocciolare sui mie vestiti. Odio Ethan, non lo conosco e già lo odio con tutto il cuore. Domani quando lo vedo mi sentirà! È solo colpa sua se ho una fottutissima paura di perdere Tom e già so che non potrei sopportarlo, sarebbe troppo per me. Okay non stiamo insieme però i mie sentimenti nei suoi confronti non cambiano per come sia la nostra relazione e il modo in cui si riferiva a me è stato freddo e distaccato, come se nei miei confronti provasse solo astio, una coltellata al cuore avrebbe fatto meno male. Altre lacrime bagnano il mio viso. Perché tutto a me? Deve succede tutto a me. È il periodo più brutto della mia vita, lentamente sto perdendo tutti: prima la mia famiglia, poi Kate, Charlie – anche se non è stata poi una così grande perdita- ed ora se perdo lui, perdo anche l’ultimo spiraglio di luce che illumina la mia vita che sta diventando lentamente buia e nera come la notte. Ti prego Tom, rimani con me.


Angolo Autrice:
Ciao a tutte, inizio con lo scusarmi per l'attesa ma me ne sono successe di tutte i colori iniziando dal fatto che non sono stata bene, la scuola sempre al primo posto quindi mi ruba il 50 % del pomeriggio, comunque ora sono ritornata. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ho cercato di farlo il più lungo possibile, infatti ci ho messo tre sere per farlo. Scusate eventuali errori ma non ho potuto correggerli perchè sto morendo di sonno letteralmente, ma ho voluto comunque aggiornare perchè non mi andava di farvi aspettare oltre, credo che questo ritardo sia già abbastanza lungo. Comunque fatemi sapere cosa pensate della storia in generale e del capitolo nei commenti. Non lo so quando aggiornerò ma sarà il prima possibile. Vi mando un grosso bacio e alla prossima.
-Sara

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


~~ Mi rigiro per l’ennesima volta in questo dannato letto senza riuscire a chiudere occhio. Darei la colpa al materasso se non saprei il vero motivo della mia insonnia. Ho provato a scrivere a Tom ma non mi ha risposto. Credo che la sua reazione sia un tantino esagerata, ma mi fa male il pensiero che lui non mi voglia più sentire solo per un bacio che io non ho voluto, insomma l’unico che vorrei baciare è lui. Prendo il cellulare arrendendomi all’idea di dormire e apro whatsapp per scrivere a Tom:
“Mi manchi… per favore rispondimi”.
Invio e poi mi sdraio di nuovo fissando il soffitto. Senza nemmeno accorgermi mi addormento.
La mattina vengo svegliata da un freddo che invade tutto il mio corpo. Le coperte giacciono a terra  e la porta è stata appena chiusa con un grosso tonfo. Probabilmente è venuto a svegliarmi mio fratello, mi devo ricordare di impostare la sveglia la sera.
Mi siedo riprendendo le coperte da terra e posandole su di me. prendo il telefono tra e mani e per poco non mi metto ad urlare quando vedo un messaggio di Tom. Lo apro senza pensarci due volte, ma quando lo faccio il sorriso che avevo stampato in faccia scompare:
“Stavo per fare una cazzata”.
Quella frase mi rimbomba in testa pensando subito al peggio.
“Cos’è successo?”.
Digito velocemente il messaggio attendendo una sua risposta, ma quando lo legge invece di togliere la mia preoccupazione, mi ignora disconnettendosi facendo salire l mio nervoso alle stelle. Lancio il cellulare ai piedi del letto, e frustata cado a peso morto affondando la testa nel cuscino. Perché fa così? Perché? Perché?
Il cellulare vibra e come una molla mi alzo e lo prendo sperando che il messaggio sia da parte di Tom, ma è Alis che mi dice:
“Amica, giorno, devo dirti una cosa importante, chiamami appena leggi questo messaggio”. Premo l’icona con la cornetta telefonica vicino al suo nome e la chiamo.
“Cosa mi devi dire di importante?” Chiedo appena rispondo.
“Grazie, buongiorno anche a te, si sto bene tu?” Dice ironica.
“Scusa Alis, ma ho litigato con Tom e non sono in veno”
“È proprio di questo di cui voglio parlarti. Ieri quando ti ha chiamato Tom, noi eravamo in mensa, aveva un sorriso enorme quando e un attimo dopo si è alzato ed è uscito fuori con un diavolo per capello ì io sono andato da lui per dirgli quanto tu avevi riferito a me, ovvero che è stato tutto un grosso malinteso, ma quando l’ho raggiunto  era in compagnia di una ragazza”,
“eh?”
“Eh cosa?”
“Cos’è successo dopo?” Chiedo mentre torturo il mio pigiama.
“Niente di importante”,
“Alessia o mi dici che cosa hai visto oppure riattacco e non ti parlo per un mese okay?”
“Va bene, te lo dico, ma poi non prendertela con me se soffri, è una tua decisione chiaro?”
“Si, si ora parla!”
“Si sono avvicinati alla palestra i l’ho seguiti fino a che non sono spariti negli spogliatoi  femminili… il resto credo che tu abbia capito”
“è andato con una ragazza…”
“credo di si”
“ah ora mi sente. Prima mi fa una scenata per uno stupidissimo bacio e poi lui fa di peggio. Alis grazie, ora vado!” Riaggancio e chiamo Tom, non mi risponde. Un sentimento di rabbia mista alla delusione si impossessa di me. Chiaramente se ha preferito un’altra ragazza non devo essere importante quanto invece lui lo è per me. dovevo aspettarmelo. Con malinconia mi alzo dal letto, prendo le prime cose che i capitano davanti agli occhi e poi vado in bagno per prepararmi, rendendomi il più normale possibile e non sembrare una squilibrata. Dopo aver preso la mia tracolla in camera scendo a fare colazione sedendomi a capotavola.
“Tesoro, tutto bene?” No, assolutamente no!
“Si mamma, tutto bene, ho soltanto sonno”
“Strano, ieri sei andata a letto presto”
“Mi dovrò ancora abituare a tutte queste novità, ora vado sono già in ritardo”. Mi alzo e prendo un biscotto al cioccolato.
“Ma non finisci di mangiare?”
“No, non preoccuparti” mi avvio all’ingresso e dopo essermi vestita in modo di non rimanere congelata dal freddo esco e incomincio a camminare verso scuola. Improvvisamente l’idea di venire qui non mi sembra così pessima. Il suono squillante del mio cellulare mi riporta alla realtà. Quando vedo chi è ho una voglia matta di scaraventare il telefono in strada, ma poi reprimo il desiderio e rispondo.
“Pronto?” L’acidità in questo momento mi sembra la forma di cortesia più indicata nei suoi confronti.
“Credo che noi due dobbiamo parlare” dice.
“Bene parliamo, ma fai in fretta devo andare a scuola e sono già in ritardo!”
“Certo, il tuo principino olandese ti sta aspettando sul suo cavallo bianco!” Esclama sarcastico. Al suono di quelle parole la mia rabbia aumenta ancora di più. Come può dirmi questo quando lui ha fatto di peggio?!
“Non parlare di quel maledetto bacio quando tu ti sei portato a letto una tizia qualunque mentre  io stavo soffrendo chiaro?” Il tono della mia voce è ‘leggermente’ alto mentre i mie occhi si fanno  umidi. Per le mie urla alcune persone si voltano a guardarmi.
“T-tu come fai a saperlo?”
“Ricordati Tom, le bugie hanno le gambe… Devo andare”. Riaggancio e corro dentro la scuola per ripararmi dal freddo e da occhi indiscreti. Entro in classe sena guardare nessuno e vado a sedermi al mio al mio banco sprofondando nella mia sedia. “Stai bene?” Chiede la ragazza rossa seduta vicino a me. “No, non sto bene!” Rispondo imponendomi di non piangere.
Dopo aver finito di pranzare vado in camera con in teoria l’idea di fare i compiti ma la pratica è stendermi sul letto in orizzontale. Il cellulare squilla per la ventesima volta da questa mattina, ma questa volta non è Tom ma la mia best, quindi le rispondo.
“Ehy amica, dimmi tutto!” Esclamo cercando di aver un tono di voce allegro.
“Non sono Alessia ma Tom”
“hai preso il suo telefono per chiamarmi?”
“Sai come si dice: a mali estremi, estremi rimedi”.
“E non hai pensato che se io non voglio parlare con te probabilmente riaggancerò?” Domando ovvia.
“Per favore, non farlo. Mi dispiace, mi dispiace tantissimo. Ma la tua amica non ti ha detta che ad un certo punto ho pensato a te e mi sono reso della grossa cazzata che stavo per fare e mi sono fermato…”
“Tranquillo, noi due non stiamo insieme e non mi devi nessuna spiegazione”, dico citando le sue parole.
“Okay basta con questa storia che non stiamo insieme perché se tu stai male e io sto male mi sembra più che ovvio che tra me e te non c’è solo una semplice amicizia”. Stavo per rispondergli ma quando apro la bocca per farlo sento i mie capelli bagnati e stranamente più leggeri. Mi porto una mano dietro la nuca e quando la riporto di fronte agli occhi è di color caramello. Mi precipito allo specchio e quando vedo i mie capelli che hanno cambiato colore e lunghezza lancio un urlo voltandomi posando lo sguardo su i miei cugini. Uno ha in mano la fiala della tinta di mia zia e l’altro ha le forbici in una mano e le lunghezze dei miei capelli in un’altra.
“Bel tutto bene?” Chiede Tom dall’altra parte del telefono.
“No, non va per niente bene. Senti, ti chiamo dopo io”. Riaggancio e poi getto il cellulare sul letto.
“Razza di ragazzini cominciati a scappare”. Non se lo fanno ripetere due volte che escono dalla camera correndo giù per le scale e inseguiti da me che sembro posseduta.
“Che succede qui?” Chiede mia zia parandosi di fronte alla rampa di scale non permettendoci di proseguire .
“Succede questo! Questi due mi hanno rovinato i capelli!” Urlo fuori di me indicandomi la testa mentre veniamo raggiunti anche da mia madre.
“Dai Bel, sono bambini è logico che vogliono giocare”. Oh ma grazie zia per essere dalla mia parte.
“Ho capito che devono giocare ma proprio io devo essere la loro cavia?” Mi possono toccare tutto, tranne i miei capelli. Supero sia i bambini che mia zia e raggiungo l’ingresso per poi indossare il cappotto.
“Dove vai?” Chiede mia madre.
“Vado a cercare un parrucchiere che sistemi questo disastro!” Esclamo per poi uscire e chiudermi la porta alle spalle.
Quella sera verso le 21:00 ero sdraiata su letto reggendomi la testa con la mano sinistra mentre ammiro il libro che mi ha regalato Tom. Una ciocca di capelli continua a cadermi davanti agli occhi. Odio già questo taglio. Prendo il telefono tra le mani e decido di chiamare quel ragazza che ormai condiziona la mia vita. Risponde quasi subito.
“Credo che dobbiamo finire di parlare” dico. Mi sento più calma di questa mattina.
“Si hai ragione ma prima mi puoi togliere una curiosità?”
“si… dimmi”
“cos’è successo oggi mentre eravamo al telefono?” Sospiro.
“Con me oltre a vivere con mia nonna vivo anche con mia zia e i suoi due gemelli che hanno avuto la splendida idea di tingermi i capelli color caramello e tagliarmeli  fin sopra le spalle, hanno rovinato i miei capelli, non sono adorabili?” Ridacchia.
“Okay passiamo alle cose importanti: mi perdoni?” Chiede quasi in un tono di supplica.
“Tom, noi cosa siamo?”
“i-io non lo, però non vedo l’ora di abbracciarti di nuovo”. Non riesco a reprimere un sorriso.  Alzo e prendo una penna che è sulla scrivania. Apro il libro e scrivo la frase che mi ha appena detto scrivendo alla fine il suo nome e la data di oggi.
“Bel, ci sei ancora?”
“si, scusami… non vedo l’ora di riabbracciarti anche io!” dico per poi sussurrare l’ultima parte.
“Allora va tutto bene tra di noi?”
“Solo se mi prometti che non mi abbandonerai più” dico mentre arrossisco violentemente.
“Ti giuro che non farò mai più una cosa simile, io voglio solo te”. Oh cielo sono in paradiso. Scrivo anche questa frase sul libro e poi torno a concentrarmi su di lui.
“Bel, ora mi prometti una cosa tu?”
“Sì!”
“Mi prometti che non ti avvicinerai più a quell’idiota che ti ha baciata?”
“Te lo prometto Tom, io voglio solo te!”
“Anche se non sono il ragazzo perfetto che meriti?”
“Ma la perfezione non è umana, io voglio un ragazzo reale quindi sì”.


 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


~~Scendo a fare colazione, quando entro in cucina c’è solo mia madre che è concentrata a scrivere al computer.
<< Buongiorno. >> La saluto sedendomi davanti a lei.
<< Buongiorno, tesoro, hai dormito bene? >> ,
<< Si, perché? >> . Chiedo spalmando della marmellata alla fragola su una fetta biscottata.
<< Sei radiosa. >>
Comincio a darmi della stupida mentalmente, perché diavolo sto sorridendo come un’ebete?
<< Cosa stai facendo al computer? >> . Chiedo cambiando argomento e sperando che lei non ci faccia troppo peso.
<< Oh, ehm … niente di importante. >> Rimango con la fetta biscottata a mezz’aria mentre la guardo stranita per il suo comportamento. Tutta via la ignoro e continuo a fare colazione e dopodiché andare a scuola. Stranamente arrivo in anticipo, quando entro in classe c’è soltanto un ragazzo dai capelli neri che è immerso in un libro per ripassare. Vado a sedermi al mio banco e estraggo subito il cellulare dalla tasca dei jeans. Proprio mentre sblocco il display mi arriva un messaggio. Il sorriso che ho represso fino ad ora si estende sul mio volto.
<< Giorno bella! >> .
<< Ehy bello! >> .
<< Hai appena ammesso che sono bello? >> ,
<< Ti ho solo risposto … non montarti la testa. >> ,
<< Va bene, faccio il bravo … che fai? >> ,
<< Niente, sono arrivata in anticipo a scuola, tu? >> ,
<< Mi faccio compagnia con una sigaretta >> ,
<< Scusa e io ora non ti sto facendo compagnia? Hai per forza bisogno di una sigaretta? >> ,
<< Per caso sei invidiosa? >> ,
<< Di cosa? >> ,
<< La sigaretta può toccare le mie labbra … >> . Oh cielo, cosa devo fare con questo ragazzo? Sprofondo nella sedia mentre sento le mie gote accaldate. << Ci sei ancora? Guarda che stavo solo scherzando. >> .
<< Si eccomi, come va? >> . Vado su un campo sicuro accattonando le sue labbra.
<< Bene, te? >> .  Dopo aver risposto con un “bene” anche io vedo due mani posarsi sul banco. Alzo lo sguardo per vedere il proprietario e in quel momento avrei preferito non farlo.
<< Anabel cos’è successo hai tuoi capelli? >> ,
<< Lunga storia, cosa c’è? >> Domando brusca.
<< Volevo parlare del bacio … >> .
<< Non c’è niente da dire Ethan, non dovevi punto e basta. >> A salvarmi da quella conversazione fu la suoneria del mio cellulare che, sinceramente cominciava a darmi sui nervi. Senza guardare chi sia dissi:
<< Devo rispondere. >> Mi alzo e esco dall’aula per rispondere ad Alis.
<< Ehy Alis! >>
<< Perché non me l’hai detto? >> Mi urla così forte quella frase che dovetti allontanare l’apparecchio dal mio orecchio.
<< Cosa avrei dovuto dirti? >>
<< Che tu e Tom avete fatto pace per esempio! >> . Me la posso immaginare con le mani sui fianchi con un espressione indignata dipinta in volto.
<< Scusa non volevo svegliarti … ma come fai a saperlo? >> ,
<< Ti basta sapere che è da stamattina che sorride come un idiota? >> Una risatina divertita mi esce dalla bocca.
<< Addirittura da tutta la mattina? Ma se è appena cominciata …  >> ,
<< Bel, qui sono già le dieci del mattino. >> . Mi devo ancora abituare a questo fuso orario.
<< Oh. Giusto hai ragione. >> . Il suono stridulo della campanella mi fa sobbalzare.
<< Amica, devo andare, ci sentiamo dopo su whatsapp >> ,
<< Okay, a dopo. >> . Riattacco e poi entro in classe.

Mi sorprese come il tempo passò velocemente. È passato circa un mese da quando sono arrivata qui e mi sembra ogni giorno meno vero. Il tempo lo passo a studiare, leggere e stare ore a parlare al telefono con Tom, Alis, mio padre e Sean. Nonostante tutto la distanza la sento molto. Mi mancano da morire e sapere che non so quando li rivedrò mi fa ancora più male, li rivoglio riabbracciare. Okay qui mi sono fatta qualche amica ma si vede che non gli sono molto simpatica. La convivenza con i miei cugini si fa ogni giorno più dura. L’altro giorno hanno preso di nascosto il mio cellulare e hanno chiamato un tizio che si trova in Russia, no ma è possibile?
Dopo aver finito di parlare prima con Alis e poi con Tom mi giro su un fianco ma appena chiudo gli occhi la voce di mia madre – che in questo periodo è anche molto fastidiosa – mi urla di scendere.
Sbuffo rumorosamente e dopo aver indossato le mie pantofole scendo in salotto dove tutti gli abitanti di questa casa sono seduti. Mi devo forse preoccupare?
<< Mamma, che c’è? Stavo cercando di dormire. >>
<< Bel, siediti. >> Mi ordina. Faccio come mi dice prendendo posto vicino a mia nonna.
<< Anne, cosa ci devi dire? I bambini devono andare a letto. >> Dice mia zia.
<< Si Patty, te lo dico subito. >> Sospira. << Ci ho pensato molto, e mi sono resa conto che forse venire a vivere qui non è stata una buona idea. Quando ho preso la decisione di trasferirmi l’ho fatto solo per allontanare il più possibile il mio dolore non pensando neanche per un po’ a quello di Anabel e Alex. So che vivendo qui non faccio altro che farli soffrire ancora di più di quello che meritano e non è giusto. Quindi ho deciso di tornare a Miami. >> Rimango a bocca aperta. In questo momento dovrei fare i salti di gioia ma mi sento più che altro come una valigia che mia madre si porta dietro per soddisfare il suo stato d’animo.
<< Mamma, davvero vuoi ritornare a Miami? >> Chiedo ancora sotto shock.
<< Sì! >>
<< Per sempre? >> . Annuisce. Ecco ora posso esultare. Le mie labbra si increspano in un sorriso, mi alzo dal divano come una molla e la vado ad abbracciare. << Sono contentissima mamma! >> . Mi stringe forte a sé.
<< Ora vai a letto tesoro, domani la sveglia è presto! >> . Dice una volta che sciogliamo l’abbraccio. Sapere che la partenza è così vicina non fa altro che aumentare ancora di più la mia felicità.
<< D’accordo mamma. >> . Le scocco un bacio sulla guancia e poi mi avvio alle scale, fortuna che per ora nessuno aveva comprato la casa.
<< Mi raccomando non dimenticarti niente! >> Mi urla quando raggiungo la porta della mia stanza. Il desiderio di dormire svanisce completamente, ora voglio solo andare a casa. Apro l’armadio e comincio a riempire le mie valige per poi passare agli scatoli che non avevo buttato. Quando tra le mani presi il libro che mi aveva regalato Tom mi resi conto che presto l’avrei rivisto. Avrei rivisto il suo splendido sorriso, i suoi occhi verdi, i suoi capelli neri come la notte e il suo ghigno divertito che si crea ogni qual volta che mi mette in imbarazzo. Il mio sorriso diventa ancora più grande. Non glielo dico che torno, gli voglio fare una sorpresa.
Quando finisco di sistemare tutto mi infilo sotto le coperte per poi cadere in un sonno profondo.
La mattina mi svegliai di buon umore, mi preparo molto velocemente e poi scendo per salutare la nonna, la zia e le due pesti. A ragioni a me sconosciute mia nonna mi vuole soffocare in un suo abbraccio, un abbraccio che decide di spezzare solo quando sente mia madre dire che se non ci sbrigavamo avremmo perso il volo. Nonostante tutto non mi sembrava ancora vero che sarei ritornata nella mia adorata città dove ci sono tutte le persone che amo, anche quando vidi l’aereo prendere il volo mi pareva un sogno. Durante il tragitto fino a Miami per la maggior parte del tempo ho letto e ascoltato la musica per il resto ho dormito. Atterrammo verso le 17:00. Il clima tuttavia non è molto diverso da quello Canadese, siamo ai primi di dicembre e riesco a vedere anche alcuni residui di neve sull’asfalto bagnato. Dopo aver preso il taxi stavo contando i minuti che mi mancavano per rivedere Tom, Alis, mio padre. Mentre mia madre pagava il taxista io  e Alex avevamo già percorso il vialetto e raggiunto il portico. Quando anche lei ci raggiunge apre la porta ed entra e noi con lei. Poso le valige all’ingresso e poi mi siedo sul comodo divano di pelle bianca. Estraggo il cellulare dalla tasca accendendolo, mentre attendo che si illumini il display con la manica del mio maglione ripulisco lo schermo dalle ditate. Il povero Iphone è praticamente inondato da chiamate e massaggi da parte di Tom e Alis. Chiamo prima Tom:
<< Anabel, hai avuto tutta la mattina il telefono staccato, ci hai fatto preoccupare. >>
<< Scusa Tom, troverò il modo di farmi perdonare … ti andrebbe di andare a farci un giro? >> . I secondi di silenzio che susseguono mi uccidono.
<< Bel, sei sicura che stai bene? Per caso hai sbattuto la testa? Come facciamo a farci un giro se tu sei in Canada e io in Florida? >> . Sorrido.
<< Non so sotto quale incantesimo ma mia madre è voluta tornare a Miami.  Tom sono tornata! >> . Prima che assimila la notizia ci impiega qualche instante ma poi esclama.
<< Stai scherzando? >> .
<< No Tom, sono seria! >> .
<< Non ci posso credere! Vediamo al parco tra poco. >>
<< Vediamo se riesci a riconoscermi … >> ,
<< Ti riconoscere tra mille, Bel. >> .  Dopo poco riagganciamo entrambi. Vado da mia madre che attualmente sta avendo una discussione con Alex su cosa comprare al supermercato, roba da matti!
<< Mamma, io esco >>, dico.
<< Dove vai? >> .
<< Al parco. >> . Senza volerle dare altre spiegazione esco dalla cucina, afferro la mia borsa e dopo aver varcato la soglia della mia abitazione scendo i tre gradini mi ritrovo a passeggiare tra le vie di Miami. Non mi sembra di essere di nuovo qui.
Fa abbastanza freddo ma nel cielo splende un sole che mi mette di buon umore.
Quando arrivo al parco Tom ancora non c’è. Mi siedo su una panchina di legno e mi metto a guardare i bambini che giocano a rincorrersi; mi ricordo, quando ero bambina,  in primavera mio padre mi portava sempre qui a giocare insieme. Io mi nascondevo e lui mi trovava sempre ripentendomi che anche se andassi fino in capo al mondo lui mi avrebbe trovata, non mi avrebbe mai lasciata sola, mi diceva che avrebbe fatto di tutto per la nostra famiglia perché era il bene più prezioso che possedeva e che ci amava più della sua stessa vita. Sorrido amaramente al quel ricordo. Mi manca, mi manca tantissimo … Chissà se sa che siamo tornati.
Distolgo lo sguardo e dopo tanto tempo incrocio gli occhi verdi di Tom. Mi alzo dalla panchina e lo raggiungo. Appena mi vede sorride e senza proferire parola mi abbraccia forte, credo che non mi abbia mai abbracciata così, non mi volle più lasciare andare e io non mi oppongo abbracciandolo saldamente a mia volta. Non so per quanto rimanemmo abbracciati ma a me sono sembrati comunque pochi attimi.
<< Mi sei mancata tantissimo. >> . Dice dolcemente quando sciogliamo l’abbraccio.
<< Anche tu Tom. >> .
 << Ti sta bene questo colore… E questo taglio. >> . Mi tocco la punta di una ciocca di capelli. La ricrescita del mio colore naturale si vede poco e niente, invece i capelli sono ricresciuti molto poco. Faccio una smorfia.
<< A me non piacciono invece, li preferivo prima. Quelle due pesti mi hanno rovinato i capelli! >> , dico incrociando le braccia al petto. Mi guarda divertito. Mentre sorrido nei suoi occhi vedo uno strano luccichio, un bagliore che non gli ho mai visto prima.
 << Veramente tu  madre ha deciso di rimanere qui? >> ,  annuisco fugacemente. << È il giorno più bello della mia vita! >> , esclama.
<< Addirittura? >> Chiedo ridacchiando.
<< Si Bel, mi sei mancata tantissimo … Nessuno mi è mai mancato come te. In questo arco di tempo ho riflettuto tanto e mi sono accorto che  provo per te è qualcosa di molto forte. Non so cosa sia ma so che voglio stare con te! >> . Una serie di brividi percorrono la mia schiena mentre il mio cuore inizia a battere fortissimo.
<< Tom se io ti dicessi che non provo niente nei tuoi confronti mentirei ma non voglio soffrire. >> .
<> . Sorrido e sento qualcosa svolazzare dentro di me.
<< Allora rendimi felice! >> . Le sue labbra si increspano in un grosso sorriso sbagliante e prendendo la mia mano sinistra tra le sue mi dice guardandomi dritta negli occhi:
<< Posso avere l’onore di averti come ragazza? >> .
<< Si Tom … voglio stare con te >> . Senza aggiungere altro prende il mio viso tra le sue mani e preme le sue labbra rosee e morbide sulle mie. Il sapore di nicotina misto alla menta di un chewingum mi era mancato da morire. E mentre il resto del mondo continuava la sua monotona vita noi ci baciavamo come se non ci fosse un domani illuminati dalla luce del tramonto del sole. Non mi sono mai sentita così felice, oppure era da tanto che non provavo un’emozione così forte. Ci separiamo ma rimaniamo comunque con le fronti combacianti, ci sorridiamo e poi sprofondo nelle sue braccia abbracciandolo e inalando il suo odore. Lui ricambia l’abbraccio e insieme, felici più che mai ammiriamo il tramonto che fa da scenario perfettamente romantico.

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


~~Guardo il soffitto sorridendo mentre mi arrotolo una ciocca di capelli intorno all’indice sinistro. Mi sento felice, tanto felice. Ho una pace interiore mai provata in vita mia; è tutto successo in un giorno: sono tornata a casa, mi sono messa insieme a Tom e ho rivisto l mia migliore amica – che si è presentata a casa mia appena l’ho chiamata e mi ha quasi strangolata, quando le ho detto che io Tom non siamo più solo amici ha cominciato a saltare per tutta la stanza – sono semplice, e devo dire finalmente, felice.
Mi siedo sul letto e mi allungo fino a raggiungere il libro di Tom, prendo un pennarello rosso e sfoglio le pagine piene di tutte le frasi che ci dicevamo io e lui per telefono fino a raggiungerne una bianca. Disegno un grosso cuore e dentro ci scrivo
                                  “Bel+Tom
                                            5-12-2015”
Quando la porta della mia stanza si apre, di colpo chiudo il libro facendogli fare un grosso rumore. Alzo lo sguardo incrociando quello incuriosito di mia madre.
<< Stai forse nascondendo qualcosa? >> , Mi chiede.
<< No, perché dovrei? >> .
<< Sai … È da parecchio che ti vedo con quel libro tra le mani … mi devi forse dire qualcosa? >> , deglutisco guardando altrove. Non le voglio dire che sto cominciando ad uscire con Tom, forse perché prima che io e lui ci avvicinammo tutti sapevano la sua fama, e quando dico tutti dico TUTTI  e anche se qualche tempo fa lei scherzava dicendo che poteva nascere qualcosa tra di noi so benissimo che è l’ultima cosa che vorrebbe.  E ora non voglio farmi rovinare questo momento da NESSUNO.
<< No … Allora come mai sei qui? >> , Domando cambiando argomento.
<< Bel, sono in casa mia, devo per caso chiederti il permesso per venire in camera tua? >> .
<< Non sto dicendo questo >> , sospira. Ma è possibile che ultimamente le da tutto fastidio? Non è mai contenta!
<< Domani a pranzo viene tuo padre, Luke e il figlio di Luke. Comportati bene. Buonanotte. >> , Stava per uscire ma la fermo accigliata per le parole che ha detto.
<< Aspetta mamma … Luke ha un figlio? >> .
<< Si, a quanto pare anche lui ha abbandonato una famiglia … non è fantastico? >> . Il tono sarcastico che usa mi fa intuire che dall’amore verso mio padre è passata all’odio, ma cerca di rimanerci in buoni rapporti per noi. Alcune volte mi sento in colpa. Se io e i miei fratelli non esistessimo sarebbero facile molte cose.
<< Mamma … Tu amavi molto papà? >> , Sospira.
<< Anabel, il fatto è che nonostante tutto il male che ci ha fato io non ce la faccio proprio ad odiarlo, l’amore è così: un attimo prima stai in cielo e un attimo dopo ti schianti a terra facendoti un male atroce … prima o poi rimani sempre fregata. >> , rimasi scioccata dalle sue ultime parole, sono le stesse che ha usato Tom e quando me le ricordai il mondo mi cadde addosso. Perché mai vuole stare con me se non crede nell’amore? Non dico che io lo amo, però si sa che chi non crede in questo sentimento così forte non ci prova neanche in una relazione. Un senso di angoscia mi invase facendo passare il mio buon umore. << Ma non aver paura di amare tesoro, perché è bellissimo, okay? >> Continua lei, mi limito ad annuire avendo paura del mio tono di voce. << Buonanotte. >>.
<< ‘Notte. >> Sussurro.
 Esce dalla stanza e mi lascio cadere di peso sul letto. Non mi sento più felice come prima. Il continuo vibrare del mio cellulare in carica sul comodino mi distoglie dai miei pensieri. Allungo un braccio e lo prendo tra le mani, quando vedo “Tom” lampeggiare ero indecisa se rispondergli o meno ma poi mi resi conto che non farlo è da stupidi. Devo cercare di non farmi toccare troppo dalle parole di mia madre, ma  credo che l’anno già fatto.
Rispondo – per fortuna – in tempo.
<< Ehy! >> .
<< Stavo per riattaccare, come mai ci hai messo così tanto? >> .
<< Scusa, mi ero andata a lavare i denti. >>  , Mento.
<< Non preoccuparti >> .
<< Che mi devi dire? >> , chiedo andando dritta al punto.
<< Cos’hai? >> , Mi domanda a sua volta. Deglutisco.
<< Niente … >> .
<< Bel, ti conosco. >> , Dice in tono di rimprovero.
<< Ecco, prima stavo parlando con mia madre sulla storia di mio padre e siamo andate a finire per parlare dell’amore e mi sono ricordata quando mi dissi che non avevi nessun intenzione di avere una storia seria, e mi chiedo allora perché tu ci voglia provare ad averla con me?! >> , dall’altro lato del telefono sento lui che sospira e dopo pochi attimi risponde.
<< Te l’ho detto Bel, non lo so cosa mi sta succedendo con te, ma provo dei sentimenti forti, non so cosa siano ma non voglio starti lontano … Credo di non essere stato molto chiaro ma ti voglio al mio fianco. >> , Sorrido. Tutte le insicurezze che avevo fin in quel momento si dissolsero in fretta, proprio come erano venute, ultimamente sono un po’ lunatica.
<< Allora Price, domani alle 15:30 sei libera? >> . Dovrei dire di no visto il bel pranzetto che mi spetta ma non ce la faccio. Tanto già so che dopo il dolce cominceranno a parlare di argomenti dove io non vengo nominata neanche per sbaglio quindi non serve molto la mia presenza.
<< Si! >> , Esclamo.
<< Perfetto, allora ci vediamo domani. >> .
<< Certo, ma non mi dici dove andiamo? >> .
<< No, lo scoprirai domani … ‘Notte Minnie. >> , Sorrido di nuovo.
<< ‘Notte occhi verdi. >> Riaggancio e poi mi metto a dormire mentre sorridevo.
La mattina seguente mi sveglio con il profumo di pasta al forno, carne e dolci. Apro gli occhi e la porta della mia camera è socchiusa, questo spiega perché il profumo di cibo è arrivato sino alle mie narici. Mi alzo di malavoglia e la vado a chiudere. Per scacciare l’odore apro la finestra e poi mi siedo sul letto. Lancio uno sguardo alla sveglia e segna le undici meno cinque. Avrò dormito così tanto per la stanchezza del viaggio.
Mi avvicino alla valigia –che devo disfare al più presto – e ne estraggo un grazioso vestitino bluette che in vita ha una cintura nera. Prendo delle calze nere abbastanza pestanti per  non sentire freddo. Vado in bagno per farmi una doccia e poi ritorno in camera a vestirmi e truccarmi. Dopo aver calzato degli stivaletti scendo.
<< Alla buonora! >> , Esclama mia madre.
<< Scusa mamma, ma avevo sonno e sono rimasta a dormire. >> , mi giustifico.
<< Va bene, come mai ti sei vestita così … >> , Fa una piccola pausa per trovare le parole giuste. << … carina? >> , dice poi.
Scrollo le spalle. << Dopo devo uscire. >> .
<< E con chi? >> . Il Santo campanello mi salvò e io non trovai scusa migliore se non di andare ad aprire. Quando lo faccio mi ritrovo mio padre e Luke in compagnia di un ragazzo coi capelli castani e occhi nocciola. È più alto di me e deve avere la mia stessa età. Tutto sommato è carino, ma mai quanto Tom …. Oddio devo ritornare in me il prima possibile.
<< Ciao … Ehm entrate. >> Dico facendomi da parte. Per quale motivo mi sto comportando da perfetta idiota? Fortunatamente in mio soccorso viene mia madre che ha il dono di far sentire sempre tutti a suo agio nonostante la situazione è imbarazzante, molto imbarazzante.
<< Accomodiamoci in sala. >> Propone mia madre cominciandosi ad incamminare, e noi la seguiamo.
<< Non preoccuparti, so come ci si sente, è tutto molto imbarazzante. >> Mi volto verso destra per vedere chi mi ha sussurrato ciò e incontro gli occhi del ragazzo il quale sono all’oscuro del  suo nome, ma ha l’aria di essere molto simpatico.
<< Già, in questo momento rimpiango più che mai l’assenza di mio fratello. >> . Quando finisco di sussurrare questa frase eravamo appena entrati in sala. Dopo le presentazioni –dove ho scoperto che il figlio di Luke si chiama Drew – ci sediamo tutti sul divano in attesta che il pranzo sia pronto.
 Durante il pasto susseguii una fila di chiacchiere che io non avevo proprio voglia di stare a sentire, quando arrivammo al contorno il mio stomaco non poteva più ricevere cibo e così cominciai a giocare distrattamente con la forchetta nel piatto . Da quando mia madre cucina così tanto?
Sobbalzo dalla sedia quando sento pronunciare il mio nome <> . Domando spaesata.
<< Stavo dicendo a John che dopo devi uscire, Bel. >> . Afferma mia madre .
<< Ah. >> .
<< Con chi esci? >> . Carissimo papà perché non pensi a mangiare quell’insalata che hai nel piatto invece di dirmi con chi esco?
<< uhm … con un amico. >> . Mi sento in imbarazzo, dopotutto chi è che non lo sarebbe quando hai tutti gli occhi puntati su di te? Fortunatamente dopo poco si cambia argomento, ma il tempo sembra comunque che non passa mai. Quando finalmente la lancetta dei minuti dell’orologio segna le tre e mezza sorrido. Cautamente mi alzo << Ehm, scusate ma io devo andare. >> . Saluto velocemente tutti e poi corro in camera mia per prendere un cappotto nero  e successivamente corro di sotto mentre lo indosso e apro la porta. Mi metto seduta sui gradini davanti casa per aspettare Tom, che arriva dopo pochi minuti.
<< Ehy! Hai fretta? >> , Dice ridendo.
<< Si, oggi è venuto mio padre e company e … >> , Non mi fa finire la frase che prende la mia mano e mi costringe ad alzarmi, avvolge le sue braccia intorno al mio busto e appoggia il suo mento sulla mia testa.
<< Come stai? >> . Mi chiede.
<< In che senso come sto? >> .
<< Tutta questa situazione di tuo padre che … sta con un altro, tua madre che prima si vuole trasferire in Canada e poi torna … su tutto … come stai? Suppongo che sia abbastanza difficile come situazione. >> .
Sospiro. << Be’ si lo è, ma non posso farci nulla, lo devo solo accettare. >> . Strinsi di più la presa su di lui, per risposta mi lascia un bacio sul capo. In quel momento mi sembra di essere in paradiso, certo ancora non mi sono abituata a tutto ciò però lo farò molto presto.
Scioglie l’abbraccio.
<< Andiamo. >> . prende la mia mano  e mi conduce sino alla sua moto, perfettamente tirata a lucido, mi ci posso perfino specchiare se volessi.
<< Dove andiamo? >> , Domando mentre lui posa il casco sulla mia testa e lo allaccia.
<< Mi hai fatto la stessa domanda ieri sera, e io cosa ti ho risposto? >> .
<< Va bene, lo scoprirò dopo. >> , Dico arrendendomi e alzando gli occhi al cielo.
<< Brava ragazza. >> Ridacchia e poi sale sulla moto. Mi tende la sua mano per aiutarmi a salire e dopo averla afferrata la lascio solo quando sento che non posso cadere. << Mi raccomando tieniti forte. >> . Di certo non me lo feci ripetere due volte. Durante il viaggio ridevamo per qualsiasi cosa, anche se era una sciocchezza. È tutto così perfetto. Io sono sotto l’incantesimo del suo profumo, non posso dire con certezza di cosa sa, è tutto un po’ misto: si sente l’odore di deodorante, tabacco, sa semplicemente di lui.
Quando arriviamo era trascorsa una mezz’oretta. Il luogo mi sembra famigliare, e lo è ancora di più quando sento il lontananza le onde sbattere contro gli scogli, mi ha portata in spiaggia, dove ci siamo scambiati il nostro primo bacio. Sorrido appena metto piede sul suolo dove è ricoperto un po’ di sabbia. Mi slaccio il casco e glielo do.
<< Ma non hai paura che li possano rubare? >> , Chiedo quando vedo che li poggia sulla sella.
<< Nah, in questo periodo nessuno viene qui! >> .
<< Okay. >> . Intreccia le sue dita alle mie e poi cominciamo a dirigersi verso la spiaggia. Quel contatto, è un semplice gesto, ma ha scatenato in me comunque mille emozioni. << Chi l’avrebbe mai detto che Tom Parker fosse così romantico?! >> , Esclamo. Abbassa lo sguardo visibilmente in imbarazzo e io non posso far altre se non sorridere. Sa benissimo a cosa mi riferisco, soltanto non vuole ammettere che ha compiuto un gesto romantico, molto romantico.
<< Be’ c’è sempre una prima volta per tutto … e anche una seconda, una terza, una quarta … >> , Si avvicina sempre di più fino a far toccare i nostri nasi. Sorrido sapendo cosa vuole fare.
<< Baciami! >> , Sussurro quando posa le sue mani sui miei fianchi.
<< Baciami tu. >> . Non me lo faccio ripetere due volte che gli prendo il viso tra le mani e faccio combaciare perfettamente le nostre labbra. Con un solo braccio mi cinge la vita mentre l’altra mano la fa scivolare sulla mia schiena in modo di avvicinarmi di più a lui. Io, invece gli avvolgo il collo con una braccio mentre con la mano destra inizio a giocherellare con una ciocca dei suoi capelli. Essi sono come la seta, morbidissimi, quasi glieli invidio. Mentre noi approfondiamo il bacio sento un fuoco accendersi dentro me, sento di avere un disperato bisogno di lui e delle sue labbra, se non fosse per l’aria rimarrei così anche tutta la vita. Mi sento viva ed è una bellissima sensazione, sono contenta che proprio lui mi sta facendo scoprire tutte queste sensazioni fantastiche.
Le nostre a labbra si separano lentamente, quasi non volessero più staccarsi e in effetti io non volevo.
Mi guarda negli occhi e mi sorride. << Sei bellissima. >> . Dice spostandomi una ciocca di capelli – che  mi va continuamente sul viso per via del vento – dietro l’orecchio.
<< Posso farti una domanda? >> , Chiedo.
<< Certo. >> .
<< Perché di tante ragazze ti sei incaponito proprio con me? >> . Scrolla le spalle.
<< Così … tu perché di tanti ragazzi – tra cui il tipo canadese – ti sei incaponita proprio con me?? >> . Sbuffo sentendo nominare di nuovo quel ragazzo.
<< 1. Non nominare mai più quel tizio; 2. Non deviare la domanda. >> .
<< Va bene, allora, prometti che non riderai? >> , Annuisco.
<< Lo prometto! >> , Dico poi.
<< Be’ credo che quello che mi ha colpito di te è proprio perché tu non mi hai mai cercato, e sinceramente mi incuriosivi e allora mi sono avvicinato a te e ho smesso di osservarti da lontano. >> .
<< Scusa, ho avuto una specie di stolker? >> , Chiesi sul punto di ridere.
<< No, osservatore. >> . Non ce la feci più e scoppiai in una fragorosa risata. Lui mi rivolge uno sguardo truce. Lo so che avevo promesso che non avrei riso ma non ci sono riuscita a trattenermi, tutta via lo trovo un gesto carino.
<< Oh no, non ci pensare nemmeno! >> , Esclamo ritornando seria quando vedo che si avvicina alla riva, troppo vicino per i miei gusti.  Quando vedo che si sta chinando verso l’acqua incomincio a correre per sfuggirgli, mi volto un secondo per vedere se ha ancora intensione di bagnarmi, ma sta correndo dietro a me per riuscire a prendermi.
Quando sento un braccio sulla mia vita e un respiro caldo sul mio collo sorrido. Come due idioti continuiamo a correre e inciampiamo nei nostri stessi piedi e così cadiamo a terra ridendo come non mai. << Ahi! >> , Esclamo fingendo di essermi fatta male.
<< Ti sei fatta male? >> , Mi chiede lui. Nella sua voce posso sentire una punta di preoccupazione.
<< No, stavo scherzando. >> , Confesso riprendendo a ridere.
<< Ma sei scema? Mi hai fatto prendere un colpo. >> .
Mi giro ancora incastrata tra le sue braccia. << Scusa. >> . Gli stampo un bacio sulle labbra e poi mi accoccolo sul suo petto, in questa posizione sento chiaramente il suo battito accelerato. Sorrido per l’ennesima volta e dico: << Vorrei rimanere così per sempre. >> .
<< Anche con la sabbia tra i capelli? >> , Chiede divertito.
<< L’importante è che sono con te! >> .
La sua presa su di me aumenta, come se ha paura che io possa scappare, ma questa è proprio l’ultima delle mie intenzioni.  Rimaniamo in questa posizione  per pochi attimi, oppure minuti, forse anche per delle ore intere, non lo so perché quando sto con lui il tempo si ferma e l’unica cosa che conta siamo solo noi.

Angolo Autrice:
Ciao a tutte, chiedo perdono per questo ritardo mostruoso ma la scuola ( e le mie sisters) mi prende molto tempo e anche se il capitolo è corto ci impiego tre sere per farlo. Comunque spero che vi piaccia, se è così lasciate un like e un commetto. Notte e alla prossima.
-Sara
ps: Scusate eventuali errori.

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