Tempo Scaduto

di _Karis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Mai prendere l'iniziativa ***
Capitolo 3: *** Mai permettere che la mamma lo scopra ***
Capitolo 4: *** Mai sembrare gelosi. O esserlo. ***
Capitolo 5: *** Mai chiedere un appuntamento ***
Capitolo 6: *** Mai strusciarsi. O parlare di sesso. Che schifo. ***
Capitolo 7: *** Mai metterlo al primo posto ***
Capitolo 8: *** Mai perdere la testa per lui ***
Capitolo 9: *** Mai cercarlo ***
Capitolo 10: *** Mai mai mai mai ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ciao a tutti! Sono nuova qui e questa è la prima storia che scrivo per la sezione di The Maze Runner. Come da introduzione è una Newt/Thomas, molto leggera e probabilmente piena di cliché (partendo subito dalla scommessa, ma è da qualcosa come anni che avevo voglia di scrivere una cosa di questo tipo, quindi ... sì, beh, eccola qui). Nonostante tutto, spero possa piacervi. Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va, e niente, buona lettura! ^^

PS: l'editor HTML mi sta facendo dannare. Appena ho un attimo sistemo l'impostazione. Siate clementi.


 

 

Tempo Scaduto

#prologo


 

 

 « Non se ne parla proprio » sbotta Thomas, incrociando le braccia al petto come un vero bambino. Teresa alza gli occhi al cielo, scocciata dal comportamento infantile del fratello; non che sia stupita, certo, lo conosce da una vita dopotutto.

 

 « Una scommessa è una scommessa, Thomas – afferma Minho tranquillamente – ora, niente storie. Avete scommesso e perso, perciò farete quello che voglio ». Alle orecchie di Thomas quell’asserzione appare minacciosa, ha come la sensazione che l’amico abbia trattenuto una risata malefica: sa quello che vuole Minho e sa che non cambierà idea.

 

 « Ero ubriaco! » tenta, esasperato, allargando le braccia in un gesto esageratamente teatrale. Teresa sbuffa rumorosamente e Thomas subito la incendia con un’occhiata. L’unico risultato che ottiene è un sorriso beffardo dalla sorella. Perché diavolo non l’appoggia? L’idea di Minho è stupida e imbarazzante.

 

L’amico lo fissa con sguardo annoiato e per alcuni minuti non dice nulla, poi gli angoli delle labbra si piegano leggermente in quello che dovrebbe essere un sorriso. Con la testa indica Newt e: « Lui non lo era ».

 

Thomas vorrebbe strozzarlo, forte. Qualche secondo, giusto il tempo di levargli quel sorrisetto dalla faccia, ma non può. Non guarda nemmeno Newt, si vergogna da morire ora come ora. E si comporta come sua sorella, Newt. Non lo aiuta per nulla a evitare questa cosa, lo stronzo. Se ne sta lì, seduto e pacifico, ascolta e ogni tanto si lascia scappare un sorriso. Forse potrebbe strozzare anche lui, non si sa mai.

 

 « L’hai raggirato, sai che non avrebbe vinto contro di te » ribatte velocemente. Si sta arrampicando sugli specchi. Ormai la sua dignità l’ha abbandonato, quindi tanto vale provare tutto quello che può.

 

 « Thomas, – lo riprende Teresa con tono perentorio. E il suo nome intero pronunciato da lei suona strano, quasi innaturale – non comportarti come un moccioso e prenditi la responsabilità delle tue azioni. Hai scommesso, sì? Sbronzo o meno, non fa differenza, accetta la realtà » sbotta.

 

Thomas apre la bocca per ribattere, ma Newt lo precede e: « Dai, Tommy. È solo un pegno, non ingigantire la cosa. Non ci ucciderà ». Thomas non sa come faccia a prendere la cosa così alla leggera, si tratta comunque di fingere per due settimane di stare insieme e lui stava provando disperatamente a farsi notare da Brenda, era così vicino a trovare il coraggio per chiederle di uscire che quasi non ci credeva, ma, no, Minho doveva a tutti i costi scegliere questo pegno. Sia mai che qualcosa vada per il verso giusto fino alla fine.

 

Ora che ci pensa: perché è ancora amico di Minho? Sospira, sconfitto, abbassando il capo. Si è trasferito da quasi un anno ormai con la sua famiglia. È stato “quello nuovo” insieme a Teresa per qualcosa come tre lunghi mesi e Minho si è dimostrato subito amichevole, simpatico e disponibile ad aiutarli. Diventare amico di Minho è stato per Thomas facile come respirare.

 

Newt, invece, è stato l’omaggio che nessuno vuole, o almeno così è stato per Thomas. In quanto migliore amico di Minho, era inevitabile che Newt gli venisse presentato e che Thomas si sarebbe dovuto presto e silenziosamente adattare alla sua presenza. A Thomas Newt non piace più di tanto: è quello che riesce a stare simpatico a tutti e che i professori e i genitori adorano. Si tratta più che altro di buona educazione e voti alti, cose che anche Thomas possiede, eppure non sortisce lo stesso effetto positivo di Newt. Anzi. Teresa dice che è se tenesse a freno la lingua ogni tanto, potrebbe risultare più simpatico agli altri, ma Thomas non le ha mai prestato davvero attenzione.

 

In più è invasivo, rumoroso … Thomas non riesce a farselo piacere veramente, non lo considera un vero amico e forse è questo che gli rende incredibilmente indigesto l’aver perso la scommessa.

 

 « Ti sei finalmente arreso, Tom? » domanda Teresa, giocherellando distrattamente con una ciocca dei suoi capelli scuri. Thomas annuisce, abbassando lo sguardo

 

 « Finalmente! – gioisce Minho, alzando le mani al cielo – E ricordate che siete una coppia e che le coppie amano il contatto fisico, tipo mani intrecciate e quelle smancerie lì, si parlano dolcemente e si baciano » rammenta loro infine con un sorriso sadico in volto.

 

Thomas quasi si strozza con la sua stessa saliva.

 

 « Non fare quella faccia, Tom – ridacchia la sorella – se te lo stai domando, comunque, è un no. Minho non ti permetterà di non farlo. È la parte più divertente ». Thomas la supplica con gli occhi, perché Teresa è l’unica che può convincere Minho ad evitare almeno i baci, ma lei si limita a sorridere e a scuotere la testa con leggerezza. Thomas mima con le labbra la parola “traditrice” e non gli interessa se gli altri lo colgono. È davvero arrabbiato e frustrato. Il mondo ce l’ha con lui, di sicuro, lo odia profondamente e vuole fargli pagare a caro prezzo la sua esistenza. Se Teresa potesse leggergli nel pensiero, probabilmente sbufferebbe qualcosa sul suo animo melodrammatico.

 

 « Abbiamo spie ovunque » blatera Minho come se questa fosse un’operazione segreta.

 

 « Non pesare di poter sfuggire, Tom » aggiunge Teresa con il capo appena inclinato verso destra. Il ragazzo geme, esasperato, e nello stesso momento Newt si lascia andare ad una risata sincera. Si avvicina a Thomas e: « Non sarà così male, – gli promette – amore » aggiunge subito, dopodiché gli scocca un bacio leggero sulla guancia. Un brivido corre veloce lungo la spina dorsale di Thomas e il ragazzo non sa se è causata da quel terribile appellativo o dal bacio o da entrambi. A quel punto pensa che due settimane possono essere interminabili se passate con Newt come ragazzo. E si dispera.

 

 « Vedi? – richiama la sua attenzione Teresa, indicando distrattamente Newt con la mano destra – lui è un bravo attore ». Sottointeso: tu non lo sei. Ed è tutto quello che recepisce Thomas: un’altra cosa in cui Newt è bravo e in cui Thomas potrebbe esserlo, ma di fatto non lo è. Probabilmente è in competizione con lui senza davvero rendersene conto.

 

 « Vi odio tutti » e con questa frase da persona matura, Thomas esce dalla stanza, sbattendosi la porta alle spalle.


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Capitolo 2
*** Mai prendere l'iniziativa ***


Buonasera a tutti (o buongiorno, dipende da quando leggerete)! Sono tornata e presto, wow, i miei standard generalmente non sono così, ma mi sentivo ispirata. Prima di tutto, ci tenevo a ringraziare di nuovo sgranocchiandotacchino per il disegno che ha fatto ispirato ad un momento del prologo e per questo motivo ci tenevo a dedicarle questo capitolo - quello che succederà spero sia di tuo gradimento *ondeggia le sopracciglia in maniera allusiva*. Chiaramente un grazie anche a chi ha inserito nelle preferite/ricordate/seguite e a chi ha recensito! E l’editor continua a darmi noie, quindi perdonate l’impostazione.

Non vi annoio più con le mie note e vi auguro una buona lettura ^^




Tempo scaduto

#mai prendere l'iniziativa




È incredibile quanto velocemente una voce riesca a spargersi, se si tratta di una cattiveria o se riguarda Newt. Incredibili sono anche le attenzioni che ha iniziato a ricevere Thomas da un sacco di persone che, di fatto, non sanno nemmeno chi sia Thomas. E da Brenda. Finalmente. E ora che Brenda si è resa conto che Thomas esiste, lui non può fare niente, perché ha un ragazzo. Cazzo. >

« Fantastico, » borbotta miseramente Thomas, perso tra i propri pensieri e le proprie autocommiserazioni. La sua voce è troppo bassa perché qualcuno possa realmente capire ciò che ha detto o anche solo percepirlo.

 

Sono vicini all’ingresso della scuola, seduti su un muretto basso. Teresa fuma distrattamente una sigaretta, mentre digita velocemente sulla tastiera del suo cellulare chissà quale messaggio, Minho sta blaterando qualcosa di cui Thomas non coglie più il senso e Newt gli è appiccicato. Thomas gli direbbe anche di scollarsi e lasciarlo respirare, ma ehi, è il suo ragazzo a quanto pare e la voce di Minho che ripete “contatto fisico” gli martella contro le tempie. Come se alla sua sfiga non ci fosse un limite, la maggior parte di quelli che gli passano davanti si fermano a fissarli, quasi a controllare la novità. E, diamine, Thomas non è cieco, li vede e ogni volta urla loro di farsi un giro, furioso come una bestia feroce in gabbia.

 

Può sentire gli occhi di molti studenti su di loro. Forse sta diventando paranoico, Teresa lo direbbe sicuramente. E lui probabilmente risponderebbe che Newt, l’insopportabile e appiccicoso Newt, lo rende paranoico.

 

Ad un certo punto Teresa, facendo leva sulle mani, scende dal muretto e: « Vado da Gally » dice, facendo un cenno di saluto con il capo. Pochi minuti e Thomas non riesce più a vederla.

 

Non è convinto di Gally, esce con Teresa da diverse settimane ormai e l’ha sempre trattata bene, ma c’è qualcosa, una sensazione a pelle – e tutti gli insulti che Gally gli lancia contro –, che gli impedisce di dare loro la sua benedizione.

 

 « Sai, stavo pensando – asserisce bruscamente Minho e Thomas deve davvero impegnarsi per non fare la solita battuta trita e ritrita sulla presunta inabilità di pensare dell’interlocutore – che non vi impegnate abbastanza » si interrompe per un po’. Thomas sa che è solo il preambolo per qualcos’altro e, se già quest’affermazione non gli piace per nulla, odierà quello che verrà dopo.

 

 « Ti stai annoiando, vero? ». È Newt che pone quella domanda retorica ed è sempre Newt che viene brutalmente ignorato dall’amico. Il ragazzo si limita a sbuffare e poco dopo gli sfugge anche un sorriso.

 

 « Insomma, sembra che Newt sia una cozza attaccata ad uno scoglio. Tra l’altro, Thomas, sei davvero uno scoglio poco disponibile » si lamenta a bassa voce in modo tale che nessuno possa sentirlo eccetto i due amici e spostando velocemente lo sguardo tra di loro. Newt scuote appena il capo. « Thomas, sei davvero poco credibile! Un bastone sarebbe un compagno migliore di te » continua, ferendo sempre di più l’orgoglio di Thomas, che stringe le labbra in un chiaro segno di disappunto.

 

Quando Newt  muove il braccio silenziosamente e, dopo aver fatto combaciare i loro palmi, intreccia le dita tra quelle del castano, Thomas sobbalza, non aspettandosi quel gesto. Inizialmente non ricambia la presa, poi nota lo sguardo assassino di Minho e stringe debolmente. Si sente un idiota. E Newt gli sorride, come se nulla fosse. Vorrebbe davvero sprofondare.

 

Minho continua a rimarcare la sua inettitudine come attore e Thomas comincia ad alterarsi in maniera eccessiva, inoltre Newt gli accarezza distrattamente il dorso della mano con il pollice. Ed è quando Minho dice qualcosa sul fatto che per fortuna c’è Newt a rendere il tutto vagamente credibile che Thomas cede. Il suo cervello smette di funzionare correttamente e il suo corpo agisce da solo.

 

Si sporge verso Newt senza rendersene conto, stringendo maggiormente la mano su quella dell’altro ragazzo, mentre porta quella libera sulla sua guancia e lo bacia. Newt appare leggermente sorpreso, sul momento, quando le labbra di Thomas si scontrano contro le sue, ma si ridesta subito e socchiude appena la bocca.

 

Thomas chiude le palpebre, perché non vuole vedere. Ma cosa sta facendo? Cosa diavolo gli è passato per la testa? Eppure non si allontana, continua a baciare Newt, un bacio vero, non come quello che gli aveva dato appena il giorno prima Newt. E non è terribile come credeva.

 

Voleva zittire Minho, solo questo, e c’è riuscito, in fondo. Sposta la mano dalla guancia di Newt alla sua nuca, passa il palmo tra i capelli biondi del ragazzo e stringe alcune ciocche tra le dita, tirandole appena.

 

Pochi minuti dopo si allontana per riprendere fiato e solo allora apre le palpebre. Newt ricambia lo sguardo, gli occhi scuri, curiosi e pieni di aspettativa. Ha le guance leggermente arrossate e le labbra piegate in un debole sorriso.

 

Thomas si accorge che ha ancora la mano tra i suoi capelli. La fa scendere piano, con studiata lentezza, lungo il collo di Newt prima di lasciarla ricadere lungo il fianco.

 

Cerca di sorridergli e di non sembrare uno psicopatico, mentre lo fa. Poi appoggia nuovamente le labbra su quelle di Newt, un tocco fugace, un piccolo e semplice bacio a stampo. Le labbra di Newt sono morbide, calde e screpolate. Thomas, però, non vuole soffermarsi a lungo su questo pensiero.

 

Ed è spaventato da quello che è appena successo, ma allo stesso tempo si sente orgoglioso, perché è stato bravo a fingere, Minho non potrà dire ancora che è un incapace. Volendo, può essere decisamente più credibile di Newt, Thomas di questo è certo.

 

 « Ci vediamo dopo le lezioni, » afferma, tentando di mettere quanto più zucchero possibile nel suo tono. Non è sicuro di esserci riuscito, sa che ha ancora il suo sorriso da psicopatico e che è mezzo terrorizzato da quello che è appena successo. I baci erano parte dell’accordo, certo, ma Thomas si era promesso che non sarebbe stato lui a prendere l’iniziativa.

 

Si alza in fretta, ha giusto il tempo di notare che Minho ha un sorriso da degenerato in volto e che gli sta facendo un segno di approvazione con il pollice, nascosto dietro la gamba destra. La campanella suona, annunciando l’inizio delle lezioni, e Thomas non ha mai amato questo momento come ora. A quel punto scappa più in fretta che può. Non potrà liberarsi di Minho, essendo suo compagno di classe, ma almeno non vedrà Newt per il resto delle lezioni.

 

 





 

Il professore di chimica sta interrogando tre malcapitati e un volontario: Brenda si sta arrampicando sugli specchi, appigliandosi a qualsiasi ricordo le viene in mente, così come Jeff, Adam va un po’ meglio, ma chiaramente non ha studiato abbastanza per raggiungere i voti più alti, mentre Aris risponde con sicurezza a tutte le domande che gli vengono poste.

 

Thomas inizialmente ha prestato attenzione a quel lungo e crudele interrogatorio, cercando di non pensare a quel maledettissimo bacio, ma si è stancato presto. Le domande non sono difficili, non se si è dedicato abbastanza tempo allo studio, e continuare ad ascoltare lo snerva in maniera incredibile.

 

Minho sta giocherellando indisturbato con il cellulare, che tiene nascosto dietro l’astuccio giusto per sicurezza, precauzione non necessaria: dopotutto, l’attenzione del professore è completamente assorbita dagl’interrogati.

 

Minho ridacchia piano, a quel punto Thomas si sporge di poco per sbirciare lo schermo e poter ridere con l’amico. Ma gli viene quasi un infarto.

 

 « Amico,  – sogghigna Minho – qui la gente non crede che stai con Newt, così ho postato una foto per provarlo ». Lo scopo della vita di Minho è sicuramente rendere un inferno quella di Thomas, umiliandolo, perché Minho ha scattato una foto, di Thomas che bacia Newt e, davvero, quando è successo? Thomas non se n’è nemmeno reso conto. Forse dovrebbe essere grato che Minho non abbia fatto un video. Lo sa che ha un sacco di risorse, quel ragazzo.

 

 « Ti odio » si lamenta Thomas, incassando la testa tra le spalle in segno di sconfitta, e Minho ride piano.

 

 « Ho ricevuto un sacco di like – lo informa Minho, mentre scorre con l’indice sullo schermo – e la lista dei commenti è interminabile. Vuoi leggere? » chiede con un ghigno. Thomas gli rivolge uno sguardo oltraggiato, grugnisce e si immerge nel teso di chimica. In realtà è curioso marcio di sapere quello che c’è scritto in quegli stupidissimi commenti, ma ha ancora una dignità, apparentemente, e, se proprio vorrà leggerli, lo farà a casa, lontano da occhi indiscreti. Ovvero quando Teresa sarà rinchiusa in camera propria, ascoltando musica ad alto volume e cantando come un’ossessa, e Minho da tutt’altra parte rispetto a Thomas.

 

Si insulta mentalmente per avere agito senza pensare. Così impara a non dare retta alle proprie imposizioni e a infrangerle completamente, prendendo l’iniziativa.






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Capitolo 3
*** Mai permettere che la mamma lo scopra ***



Mille grazie alle ragazze che recensiscono, a chi inserisce questa storia tra le preferite/ricordate/seguite e a chi segue silenziosamente. Spero che la storia vi stia piacendo. Se vi va, fatemi sapere ^^. E come al solito, buona lettura!







Tempo scaduto

#mai permettere che la mamma lo scopra




 

Thomas è fuggito, come un vero codardo. È suonata la campanella di fine lezione e lui è schizzato fuori dall’aula più veloce di un fulmine, solo perché non voleva rischiare di incappare in Newt. Si è sentito abbastanza convinto durante la recita di quella mattina, quello stupido bacio dato senza nemmeno riflettere, ma la sicurezza è presto scemata ed ha rasentato lo zero circa una mezz’ora prima della fine delle lezioni.

Ha passato il pomeriggio chiuso in camera sui libri di scuola, con Teresa che da chissà quale angolo di casa gli mandava messaggi riguardo quel bacio passionale. E Thomas ha dovuto reprimere un brivido, quando ha letto quell’aggettivo, forse anche un conato. Fatto sta che non le ha mai risposto, Teresa avrebbe iniziato con i suoi terribili viaggi mentali e futuri improbabili dove Thomas e Newt sono una vera coppia. Che schifo. Thomas vuole solo Brenda, non vede l’ora di liberarsi di quella palla al piede di Newt per poter tornare ad adorarla.

Anche Minho gli ha scritto, Thomas l’ha liquidato in fretta, informandolo del fatto che avrebbe passato il resto della giornata a studiare. Stronzo di un secchione, è la risposta che ha ottenuto e Minho non si è fatto più sentire.

Arrivare all’ora di cena è stato duro per Thomas. Il tempo non sembrava passare mai, lui non riusciva a studiare nulla e quel dannato bacio continuava ad ossessionarlo. Stava impazzendo e pensava che sedersi a tavola con la sua famiglia avrebbe potuto distrarlo in qualche modo. Povero illuso.

Sua madre si è appena seduta, quando sgancia la bomba. Teresa ridacchia sotto i baffi, Chuck, il suo fratellino, inclina il capo, curioso. Almeno suo padre non c’è, sia lodato il Cielo.

 « Non devi dire nulla alla mamma, Thomas? » chiede la donna, sbattendo le palpebre ad una velocità incredibile. Thomas la guarda, confuso, perché no, non ha nulla da dirle. Non è successo nulla a scuola che potrebbe interessarle in qualche modo e non ha fatto alcun danno in casa.

 « No? » risponde incerto. Lo sguardo di suo madre si fa subito accigliato, storce appena le labbra in una graziosa smorfia di disappunto.

 « Amore, sai che alla mamma puoi dire tutto, vero? » domanda quindi con tono rassicurante. Thomas è sempre più confuso, cerca di pensare a che risposta cerca di ottenere sua madre fino a quando un’illuminazione lo colpisce improvvisamente. E oh no, ti prego fa che mi sbagli.

Sua madre sospira, affranta. Abbassa lo sguardo sul piatto per alcuni secondi, poi lo rialza e lo punta subito su Thomas.

 « Perché non mi hai detto che frequenti una persona? – chiede la donna – e che quella persona è Newt? » continua. La sua voce è calma e i suoi occhi mostrano una certa dolcezza, ma Thomas non sa se fidarsi. Ora, in ogni caso, ha un motivo in più per strozzare Minho. Dopo tutta la fatica che ha fatto per tenere la madre lontana dal suo di profilo, l’amico gli concede l’amicizia come se nulla fosse. Thomas sapeva che non avrebbe dovuto permettere che quei due facessero comunella, hanno una mente diabolica e sono troppo simili per non andare d’accordo. Minho con gli adulti, escludendo chiaramente i professori, ci sa fare, è estroverso e educato abbastanza da ottenere la loro piena approvazione. Soprattutto quella di Esther, la madre di Thomas.

Chuck, tra l’altro, sembra sul punto di avere un infarto. Zitto, palpebre spalancate, labbra leggermente dischiuse. Non ha toccato ancora nulla di quello che c’è nel suo piatto.

 « Mi dispiace, mamma – si scusa Thomas con lo sguardo basso. È spaventato da quella che potrebbe essere la reazione dei suoi genitori a lui che frequenta un ragazzo, non conosce la loro opinione al riguardo – non voglio deluderti, io … » cerca di giustificarsi, ma sua madre lo interrompe subito.

 « Non mi hai delusa, Thomas – ribatte seria – forse sono un po’ sorpresa, quello sì, e mi dispiace scoprirlo in questo modo, avrei preferito fossi tu a dirmelo, ma … » si interrompe improvvisamente, lasciando la frase in sospeso. Scuote il capo e gli rivolge un sorriso rassicurante.

Thomas respira. Non si era nemmeno reso conto che stava trattenendo il fiato, il cuore gli martella contro il petto per l’agitazione di poco prima. Odia  questa situazione.

 « Ma deve venire qui a cena » afferma ad un tratto sua madre, con tono tranquillo, mentre taglia distrattamente la carne nel suo piatto.

 « Cosa? – gracchia Thomas, stralunato – Newt lo conosci! Non serve! » continua con tono isterico, protendendosi leggermente verso la madre. Esther gli rivolge uno sguardo annoiato e fa roteare il coltello, mentre gli spiega che no, parlarci tre secondi alle riunioni scolastiche non equivale a conoscere una persona e che, forse, se Newt fosse venuto a casa loro qualche volta, avrebbe potuto soprassedere a questa sua usanza, che nel gergo di sua madre significa “ossessione”. Poiché questo non è accaduto, Newt sarà loro ospite, proprio come lo è stato Gally. Di certo non può fare differenze tra lui e sua sorella, in più suo padre vuole parlargli.

A quel punto Thomas è convinto che morirà strozzato dalla propria saliva.

 « Ohmmiodio, – e lo pronuncia in un modo che lo fa sembrare un’unica parola – anche papà ha visto quella foto? » chiede, coprendosi il volto con le mani per l’imbarazzo. Vorrebbe solo sprofondare, perché sua madre è un conto, ma suo padre … come potrà ancora guardarlo in faccia?

 « Certo! – ridacchia sua madre. Anche Teresa lo sta facendo, di Chuck ancora nessun segnale vitale. Se non supererà questo shock, Minho dovrà iniziare a guardarsi le spalle, perché Thomas sarà implacabile. La colpa, in fondo, sarebbe solo sua – gli ho mandato un MMS » afferma la donna, fiera della sua impresa. Teresa allora si lascia andare ad una risata rumorosa ed Esther le rivolge uno sguardo scocciato.

 « Mamma, ti prego » la supplica Thomas con la voce distorta a causa dei palmi che premono ancora contro il suo viso.

La donna rotea gli occhi al cielo e: « Non fare il drammatico, Thomas – lo riprende bonariamente – non ti lascerà perché gli chiedi di venire a cena da noi ». Thomas vorrebbe dirle che non è quella la sua preoccupazione, solo, non ci tiene a morire di vergogna ad una cena fatta apposta per presentare il suo finto ragazzo alla sua famiglia. Probabilmente, se Newt lo lasciasse, farebbe i salti di gioia.

Prima che possa lamentarsi o provare a convincerla della totale inutilità di questa cena, sua madre sta già proponendo una data. Molto vicina, tra l’altro.

 « Se è libero, digli di venire qui pure giovedì » afferma con un tono che vuol dire “il discorso è chiuso e tu farai quello che ti ho detto”. Thomas sa di non avere alcuna possibilità contro quel tono, così si limita ad annuire. Abbassa lo sguardo sul piatto, mentre il chiacchiericcio tra sua madre e Teresa comincia a formarsi in sottofondo.

Chuck non parla per il resto della cena.

 





Thomas, nuovamente rinchiuso nella sua camera, pensa a quale sia la scelta peggiore: chiedere a Newt della cena per messaggio o di persona. Ha pensato di ignorare la richiesta dei suoi genitori, ma sa che il suo tentativo si rivelerebbe inutile – sua madre arriverebbe a mandargli messaggi in continuazione, anche a scuola, o peggio, potrebbe presentarsi ad una loro uscita, in qualunque momento, per chiederlo lei stessa a Newt. Thomas rabbrividisce all’idea.

Per messaggio potrebbe risultare più facile: non dovrebbe chiederlo di persona a Newt, quindi si risparmierebbe una buona dose di imbarazzo, e soprattutto eviterebbe l’immediata reazione di Minho. Minho e Newt si prendono in pacchetto, è impossibile avere uno e non l’altro, in più è sicuro non troverebbe una buona scusa per parlare da solo con Newt, o almeno una che non desterebbe sospetti in Minho.

Certo, sa che l’amico verrebbe a saperlo in ogni caso. È quasi certo che Newt e Minho parlino di qualunque cosa e, anche se non fosse così, c’è sempre Teresa, pronta a prenderlo in giro con Minho. Si diverte, lei. E in quanto sua sorella, dovrebbe essere dalla sua parte, per fortuna. Sì, come no.

Si gira nel letto in modo tale da rivolgere lo sguardo verso il soffitto. Poi porta il telefono in alto e inizia a scrivere il messaggio svogliatamente. È più difficile di quanto pensasse far trasparire chiaramente dalle sue parole che lui, questa maledetta cena, non la vuole di certo fare. Ci mette dieci minuti buoni prima di trovare la forza per premere il pulsante per inviare il messaggio, poi lascia cadere pesantemente il cellulare sul materasso.

Si gira nuovamente e soffoca un grido frustrato contro il cuscino. Pochi secondi dopo, il cellulare vibra insistentemente per avvisarlo dell’arrivo di un messaggio.

È sua madre, che si trova nella stessa casa e potrebbe benissimo andare a parlargli di persona, come un essere umano qualunque. Anzi, no, è meglio così.

 

Da: Mamma

Hai parlato con Newt della cena?

 

Sua madre ha sicuramente dei poteri magici. Thomas è sicuro che lei sappia già tutto e voglia solo esserne sicura. A volte ne è spaventato. Ricorda sempre quella volta che aveva sette anni e stava prendendo la nutella dalla credenza di nascosto. Sua madre era in salotto a guardare la televisione a volume altissimo e lui era stato attento a non emettere alcun rumore, era certo di avere la vittoria in pugno. Il barattolo nella mano destra e un ghigno da “te l’ho fatta” sul visino paffuto. Peccato che sua madre, proprio quando lui stava per intingere l’indice nella nutella, abbia urlato: « Thomas, non provare a muovere ancora quel dito. Metti via la nutella e vieni qui dalla mamma. Ti do tre minuti ». Thomas si chiede ancora come abbia fatto a scoprirlo.

Il cellulare vibra di nuovo e Thomas geme perché crede sia ancora sua madre, ma è Newt. E dice che va bene giovedì per la cena, maledizione. Perché quel ragazzo non sta mai dalla sua parte? Perché non ha colto il tono del messaggio?

Sbuffa, infastidito. Risponde velocemente a sua madre, spegne il telefono e lo lancia malamente sulla scrivania. Non vuole più vedere quel coso fino alla mattina successiva.




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Capitolo 4
*** Mai sembrare gelosi. O esserlo. ***



Ben ritrovati! Ora, prima di cominciare, devo fare una piccola precisazione: mi sono resa conto di aver cambiato un po’ di età; probabilmente ve ne sarete accorti, ma mi sembrava giusto essere corretti, per cui ve le scrivo tutte, a prescindere dalle modifiche: Thomas, Minho e Harriet (più quelli che si trovano nelle loro classi) hanno sedici anni; Teresa e Newt ne hanno diciassette, mentre Alby, Ben e Gally ne hanno diciotto. Messa da parte la “burocrazia”, ci tengo a ringraziare – nella mia incredibile ripetitività – chi segue questa storia e soprattutto chi mi lascia un parere ^^ (L'HTML continua a darmi problemi - ma che novità -, quindi perdonate l'impostazione e, se possibile, ignoratela finché non trovo una soluzione, mh?)






Tempo scaduto

#mai sembrare gelosi. O esserlo.




 

Ora interviene, sicuramente, non può andare avanti in questo modo, nella maniera più assoluta. Non lo può certamente permettere.

 

La giornata è iniziata stranamente bene: Newt è arrivato in ritardo, per cui Thomas non ha dovuto sorbirselo all’entrata. Ha trafficato un po’ con il cellulare, mentre Minho e Teresa fumavano con fare distratto. Le lezioni si sono rivelate meno noiose del solito e le persone intorno a lui sono apparse meno interessate alla sua vita sentimentale. Brenda gli ha chiesto di essere il suo compagno per il progetto a coppie di storia – Thomas sa perfettamente che dovrà fare la maggior parte del lavoro, perché Brenda non è né portata né particolarmente motivata, ma per Thomas ne vale la pena: si tratta di Brenda dopotutto. Ma sia mai che le cose vadano bene per l’intera giornata, sia mai. In ogni caso si trovano venerdì e Thomas gongola pensando che ha un quasi appuntamento con Brenda.

 

All’intervallo, Minho, offeso a morte per essere stato scaricato dal suo abituale compagno di progetto, gli ha fatto notare che non è mai stato in compagnia del suo ragazzo e gli ha detto di andarselo a cercare e sbaciucchiare. Thomas avrebbe voluto vomitare, di certo “sbaciucchiare” non è il verbo che assocerebbe all’immagine di Newt, ma chissà per quale motivo si è semplicemente arreso al volere di Minho ed è andato a cercare Newt.

 

Non è che gli ci è voluto molto per trovarlo, gli è bastato dirigersi verso l’armadietto del biondo e lì l’ha visto con una ragazza carina. Ha la pelle scura e i capelli ricci le incorniciano graziosamente il viso. E Thomas ne è sicuro: quei due stanno flirtando.

 

Una sensazione di fastidio lo prende allo stomaco, prepotentemente. Digrigna i denti, quando vede che la ragazza sta giocando distrattamente con una ciocca di capelli.

 

Lo sanno tutti che Newt è il suo ragazzo, come si permette quella di provarci senza alcun pudore, sapendo che Thomas potrebbe comparire da un momento all’altro? Com’è che Newt non fa niente per allontanarla? E, oddio, a cosa caspio sta pensando? Newt non è davvero il suo ragazzo, non ha alcun diritto di essere geloso. E, per inciso, lui non è geloso. È solo orgoglioso e la sua dignità gli impedisce che una ragazza qualunque ci provi con Newt, quando è il suo finto ragazzo, soprattutto se ci sono diversi ragazzi e alcune ragazze intorno, ai rispettivi armadietti. Non appaiono particolarmente interessati ai due ragazzi, ma le voci corrono veloci, anche quando non sembra, e Thomas non ha intenzione di beccarsi la reputazione del “cornuto”, in particolar modo se sta con Newt da appena due giorni. Ecco perché si sta comportando in questo modo ridicolo. Lui ha una stupida recita da portare avanti ed è questo il motivo per cui si avvicina a loro due, muovendosi pesantemente. Quando mancano pochi passi per raggiungerli, si schiarisce la voce rumorosamente e li saluta con un tono di voce che assomiglia a quello dei morti viventi.

 

Si girano entrambi verso di lui velocemente e sorridono come se nulla fosse. Fanno i finti tonti, loro due. Sanno di essere stati beccati con le mani nel sacco. Thomas fa il sorriso più finto che gli riesce e bacia frettolosamente Newt. Un bacio a stampo veloce giusto per marcare il territorio.

 

 « Ciao, » ripete a un soffio dalle sue labbra. Newt sorride anche con gli occhi, Thomas non se n’era mai accorto che fossero così luminosi, poi scuote appena il capo. Si allontana, turbato da quel pensiero, e rivolge un’occhiata minacciosa alla ragazza. Lei continua a sorridere.

 

 « Ciao, io sono Harriet, un’amica di Newt » dice, porgendogli la mano. Certo, un’amica. Thomas la stringe per pochissimo, mugugnando il proprio nome a denti stretti.

 

 « Beh, ci si vede in giro, Thomas – lo saluta Harriet velocemente, senza prestargli molta attenzione – ci vediamo dopo, Newt » si rivolge poi a Newt e si sta ancora attorcigliando quei maledetti capelli. Newt la saluta e Harriet si dirige verso la propria classe.

 

Thomas appoggia la schiena all’anta dell’armadietto di Newt e incrocia le braccia al petto. L’intervallo sta per finire, molte delle persone che li circondavano sono già sparite.

 

 « Quindi vi vedete dopo? » chiede, cercando di mantenere un tono neutrale.

 

 « Uhm, sì – risponde Newt con fare innocente – non è un delitto » aggiunge, grattandosi distrattamente il retro del collo. Ora Thomas lo colpisce, il giuda, adesso lo fa. Una maledetta vocina nella sua testa gli dice di non esagerare, che è ridicolo, ma è fastidiosa e Thomas è alterato, non le darà certamente ascolto.

 

 « Quella ci stava provando con te – afferma atono – e tu la lasciavi fare » continua, fulminandolo con lo sguardo. E Newt scoppia a ridere. Questo è davvero troppo. Thomas sa di essere diventato rosso, anche se non è sicuro di sapere se a causa della rabbia o dell’imbarazzo.

 

 « Sei geloso! » ansima Newt tra le risate. Thomas si gonfia come un tacchino e: « Non dire menate! Non lo sono! ».

 

Arriccia le labbra in una perfetta imitazione dell’espressione imbronciata di sua madre e si stringe le braccia un po’ più al petto. Newt lo vede e cerca di calmarsi. Gli ci vogliono diversi secondi prima di smettere di ridere completamente.

 

Ha il viso tutto arrossato e gli occhi brillano per il divertimento. È quasi carino, pensa Thomas senza rendersene conto.

 

 « Va bene, non lo sei – asserisce Newt dolcemente – e visto che non sei geloso, puoi venire con noi, okay? ». E, davvero, Thomas vorrebbe raccogliere la sua dignità fatta a pezzi e dirgli che no, non gli interessa per nulla andare al loro stupidissimo appuntamento. Ma non lo fa, annuisce piano, vergognandosi un po’ di se stesso. Cosa caspio gli sta succedendo?

 

Newt gli stringe la mano e Thomas sobbalza appena. Deve decisamente abituarcisi: non può saltare ogni volta che Newt gli prende la mano, quando il biondo sembra perfettamente a suo agio ad essere baciato da Thomas senza preavviso.

 

 « Al parco, dopo scuola, verso le quattro – lo informa Newt – alle panchine vicino al vecchia quercia, va bene? » domanda con fare premuroso. Thomas annuisce con il capo, un movimento appena impercettibile. Oh, se si vergogna di come si sta comportando, sembra una dodicenne che approccia per la prima volta con la sua cotta. Peccato che Thomas non sia una dodicenne e che Newt non sia di certo la sua cotta.

 

La campanella suona. Sono entrambi in ritardo, ma nessuno dei due sembra particolarmente preoccupato.

 

 « Va bene, ti aspetto allora » ridacchia Newt. Gli bacia la guancia  e scappa via. Thomas aspetta di vederlo scomparire dietro l’angolo del corridoio, dopodiché si volta e colpisce l’anta dell’armadietto con la testa. Tanto forte da farsi comparire una chiazza rossa sulla fronte. Impreca tra i denti e pensa che magari può saltare il resto delle lezioni, poi si chiede se è disposto a sopportare il conseguente interrogatorio di Minho e di Teresa nel caso ciò accadesse. Sospira pesantemente e si incammina verso la sua aula il più lentamente possibile. Non gli interessa per nulla se si beccherà una ramanzina per il ritardo.


 


 

 

***

 

 



 

 « Tu giochi a scacchi? » ha domandato Thomas, stranito. È incredibile il quantitativo di cose che Thomas non conosce di Newt, nonostante siano quasi amici da un anno.

 

 « Già, » ha risposto solamente l’altro. Newt non solo gioca a scacchi, ma è nella squadra di scacchi della scuola. Insieme ad Harriet. E lo scopo dell’incontro è allenarsi con alcuni membri in vista del campionato. Nella squadra c’è anche un ragazzo che ha fissato Thomas come se fosse il nemico da abbattere per tutto il tempo che è rimasto lì con loro, a guardare qualche partita. Newt glieli ha anche presentati, i membri del club presenti, ma Thomas non ricorda il nome di nessuno di loro.

 

Quando si è stancato di quello sguardo di fuoco e di vedere come gli altri ragazzi non facessero le mosse che avrebbe fatto lui, Thomas si è alzato e li ha avvisati che sarebbe andato a farsi un giro, anche se nessuno gli ha prestato molto attenzione – tranne Newt e il ragazzo “ti uccido, tieniti pronto”.

 

Thomas si sta chiedendo come Newt faccia ad essere allo stesso tempo popolare e membro della squadra di scacchi. È un controsenso, va contro tutte le leggi dell’ambiente scolastico.

 

In realtà, appena ha trovato un panchina fuori dalla vista del gruppo, ci si è seduto pesantemente. Avrà passato da solo qualcosa come quindici minuti al massimo, prima che Newt comparisse dal nulla, zoppicando appena. Thomas vorrebbe sapere cosa si è fatto Newt, lo vorrebbe sapere ora, perché non gli è mai interessato particolarmente, prima.

 

Newt si siede vicino a lui e gli porge un sacchetto di biscotti, sembrano buoni. Lo chiama “fuggitivo” e Thomas si ritrova a ridacchiare involontariamente

 

 « Li ha fatti Harriet – dice Newt distrattamente – te ne ho portato qualcuno, Harriet è molto brava con i dolci ». Una fitta prende Thomas allo stomaco, quando Newt pronuncia il nome della ragazza e Thomas non ne capisce il motivo. È ridicolo il suo comportamento, vorrebbe persino non mangiarli solo perché li ha fatti lei. La ragione, però, lo costringe a stare zitto e a prenderne uno. Lo mastica lentamente.

 

 « Allora? » chiede Newt amichevolmente. Thomas, dopotutto, deve ammettere che sono davvero buoni. Lo dice in uno sbuffo.

 

Forse dovrebbero fare le prove per la cena, dato che apparentemente stanno insieme, ma presumibilmente sanno poco o niente l’uno dell’altro. Esprime i suoi dubbi a voce alta e Newt sostiene che Thomas lo sottovaluta. Il ragazzo dai capelli scuri inarca un sopracciglio e comincia a porgli delle domande su se stesso per metterlo alla prova. Newt risponde a tutti i suoi quesiti senza un attimo di esitazione, anche a quelli più difficili. Thomas non sa se esserne preoccupato. In ogni caso, incrocia le braccia al petto e arriccia le labbra, quando si rende conto che lui di Newt non sa assolutamente nulla. Non che gli interessi più di tanto, in realtà. Ed è questo il motivo per cui cambia subito argomento – al diavolo la cena, che vada come deve andare.

 

 « Harriet è una bella ragazza » borbotta ad un tratto Thomas, pensando a come introdurre l’argomento. Vuole capire se Harriet è la Brenda di Newt. Oddio, sta diventando una pettegola come Minho. Ma se così fosse, se Newt fosse davvero invaghito di Harriet potrebbe chiudere un occhio, nonostante il terribile bruciore allo stomaco.

 

Newt inclina appena il capo, confuso.

 

 « Penso di sì, – dice, pensieroso – sì, lo è » conferma. Thomas si gratta il mento e dopo prende un altro biscotto, lo porta vicino alle labbra, ma lo allontana subito.

 

 « Ti piace? » chiede senza tanti giri di parole.

 

 « Certo che mi piace! – ribatte prontamente Newt. Fitta – è mia amica e le voglio bene » sorride, mentre glielo dice. E Thomas giunge alla conclusione che, nonostante tutto, Newt è un idiota. Lo fissa come se avesse detto la più grande scemenza della storia.

 

 « Non in quel senso, Newt – gli spiega con il tono di voce che si usa con i bambini piccoli – più come a Teresa piace Gally ». L’espressione di Newt è impagabile: un misto di incredulità e terrore. Appare come uno che ha appena ricevuto un pugno sullo stomaco.

 

 « Cos- Tommy, davvero non lo sai? » domanda incredulo. La voce è un po’ stridula e gracchiante. Thomas, però, non capisce. Sbatte un po’ le palpebre e fa un cenno di diniego con la testa, mentre mette in bocca il biscotto.

 

 « Tommy, – e il suo nome pronunciato in quel modo sembra quasi un tentativo di calmarlo, prima ancora di iniziare. Forse dovrebbe preoccuparsi – a me le ragazze non piacciono in quel senso ». Inevitabilmente, un pezzo del biscotto gli va di traverso e Thomas inizia a tossire come un disperato. Probabilmente è quello che si merita per essere un cazzone che non se ne frega di niente e di nessuno. Che morte triste, però, pensa, mentre si batte un pugno sul petto. Gli occhi gli sono diventati completamente lucidi, quando Newt riesce a farlo smettere di tossire.

 

  « Ehi, Tommy – lo chiama con premura Newt, chinandosi verso di lui – stai bene? ». Ma Thomas ignora completamente quella domanda, è mezzo scioccato.

 

 « Tu sei gay? ». Thomas non è sicuro se quello che ha appena detto sia una domanda o un’affermazione, fatto sta che Newt si fa improvvisamente serio e si allontana in fretta da lui.

 

 « Sì, – afferma serio, le sopracciglia aggrottate gli danno un’aria contrariata – è forse un problema? » chiede. Solo allora Thomas si accorge di quanto sia stato stupido a dire una cosa simile.

 

 « No, no, certo che no – si affretta ad assicurare. Gli manca il fiato e non sa nemmeno perché – solo, non me l’aspettavo. Perché non lo sapevo? » boccheggia. Insomma Newt nel loro mondo dovrebbe essere l’emarginato tipo: Thomas è piuttosto sicuro che una scala sociale ci sia, a scuola. Lo sa per certo perché lui è verso gli ultimi gradini, mentre Newt si ritrova a risplendere in cima.

 

 « Non ti interessava » dice Newt, facendo un’alzata di spalle. Ed è maledettamente vero. Teresa potrebbe averglielo detto diverse volte che l’unico di cui si interessa Thomas è Thomas stesso e potrebbe essere che il diretto interessato abbia fatto finta di non sentirla.

 

 Forse Thomas dovrebbe dire qualcosa, ma alla fine decide di stare zitto.

 

 « Su, torniamo dagli altri – dice Newt, alzandosi. Fa un sorriso di circostanza – Harriet ha una mente perversa ».

 

Newt ignora Thomas per il resto del pomeriggio.

 

 

 


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Capitolo 5
*** Mai chiedere un appuntamento ***


Ehilà! Sono tornata, puntuale come non è mai successo con nessun’altra storia. Devo ammettere che sono migliorata almeno nel frangente temporale e spero sinceramente di riuscire a continuare così. Incrociamo le dita, no, scherzo, cercherò di impegnarmi il più possibile per non farvi aspettare ere geologiche tra un capitolo e l’altro.

Comunque, questo capitolo potrebbe essere un po’ – come dire? – noiosetto, quindi mi scuso in anticipo per questo, ma nel prossimo capitolo c’è la cena – vi basti questo: i familiari sanno sempre come imbarazzarti ;)

Come al solito grazie a chi segue e soprattutto a chi recensisce, davvero davvero grazie. Per me è molto importante sapere la vostra opinione

Ora la smetto e vi lascio leggere – l’impostazione ormai sapete qual è TAT






Tempo scaduto

#mai chiedere un appuntamento




 

« Cosa gli hai fatto, testapuzzona? » si decide a chiedere Minho con una smorfia in volto; si vede benissimo che avrebbe voluto tenere il muso, ma che la curiosità ha preso il sopravvento.

 

Lui e Thomas stanno camminando verso scuola, ogni mattina fanno la strada insieme. Questa, tuttavia, si è rivelata subito una passeggiata diversa dal solito: innanzitutto, Teresa non è con loro. Gally l’ha chiamata al cellulare e lei si è sciolta come un ghiacciolo al sole, quando lui è comparso in macchina per accompagnarla a scuola – ovviamente l’invito non è stato esteso a Thomas, a Minho sì, ma il ragazzo ha rifiutato senza troppi giri di parole. Secondo motivo per cui la mattinata è diversa da quelle abituali è che Minho è rimasto in silenzio per gran parte del tragitto, almeno fino ad ora, e Minho è noto per non stare mai zitto.

 

Thomas sospira, sistemandosi la cartella sulla spalla sinistra.

 

 « Chiedilo a lui ». Sa che Minho si riferisce a Newt, non ha nemmeno bisogno di chiederglielo per esserne sicuro, perché semplicemente lo sa. In ogni caso Thomas non capisce il motivo per cui Newt dovrebbe avercela con lui. Forse Minho sta ingigantendo un po’ la cosa, d’altronde non sarebbe la prima volta.

 

 « Ti conviene andare a chiedergli scusa, pive, qualunque cosa tu abbia fatto » grugnisce, indignato, piazzandosi davanti a lui e bloccandogli la strada. Thomas alza svogliatamente lo sguardo su di lui.

 

 « Non ho fatto niente, Minho – dice Thomas, alzando gli occhi al cielo – se Newt è di cattivo umore, non significa che sia colpa mia » borbotta infastidito.

 

Minho assottiglia lo sguardo e incrocia le braccia al petto. È talmente concentrato che sembra voglia incenerire Thomas con un’occhiata. Se ne fosse capace, Minho sarebbe cenere da diversi minuti, ma, purtroppo, non gli è ancora stata data questa particolare dote, e allora si limita a sbuffare.

 

 « Pensi di schiodarti da lì? – chiede. Minho non accenna a muoversi – Va bene, fai quello che ti pare, io però me ne vado ». Thomas fa un passo a destra per superarlo, ma l’amico gli blocca di nuovo la strada, stessa cosa quando Thomas prova ad andare avanti, passando da destra. La recita continua per alcuni minuti prima che Thomas grugnisca il nome di Minho con frustrazione.

 

 « È questo il tuo piano, Minho? Impedirmi di arrivare a scuola? – gli chiede istericamente, ma l’amico non risponde, mantenendo la stessa identica espressione contrariata – non parlarmi più? » aggiunge subito dopo. “Davvero maturo”, pensa con fastidio.

 

 « Senti, – Thomas sa che Minho è più cocciuto di un mulo e che, se non si decide a fare qualcosa, a fare quello che vuole Minho nella fattispecie, il gioco del silenzio andrà avanti a lungo – quando arriviamo a scuola, gli parlo, okay? » propone. Thomas trova piuttosto ingiusta questa soluzione, perché, davvero, Newt non è un problema suo e sicuramente non è Thomas la causa di tutti i suoi malumori, ma Minho è peggio di un bambino quando pensa di avere ragione. Thomas non avrebbe potuto trovare un’altra soluzione se non questa.

 

Il volto di Minho si fa meno duro e si gira poco dopo, dandogli le spalle. Camminano fino a scuola con Minho almeno dieci passi più avanti, che avanza impettito come un pollo tra le sue galline. Forse Thomas troverebbe anche divertente la situazione e l’immagine, se non fosse lui la causa di questo comportamento ostile da parte dell’amico.

 

Trovano Newt, seduto da solo sul solito muretto. Il ragazzo fa un cenno di saluto poco convinto con la mano e, dopo essere sceso, si dirige lentamente verso di loro. Di Teresa nemmeno l’ombra, forse Thomas dovrebbe preoccuparsi per le virtù di sua sorella – Gally non gli ispira troppa fiducia –, e ci penserebbe a questo problema, se Minho non gli avesse tirato una gomitata nello stinco. Con violenza. Thomas alza lo sguardo sull’amico e sorride, il bastardo.

 

 « Vi lascio parlare » dice prima di scomparire in fretta. Newt sbatte le palpebre un paio di volte, cercando di capire, mentre Thomas si lascia andare ad un rumoroso respiro.

 

 « Se ti ha infastidito qualcosa di quello che ho detto o fatto ieri, mi … – Thomas si blocca pochi secondi, perché non è lui a doversi scusare, non ha fatto niente, non ha nulla da farsi perdonare. Poi si ricorda di Minho e della sua testardaggine e si rende conto che deve mettere da parte l’orgoglio per un po’ – dispiace ». In realtà il suo tono lascia supporre tutto fuorché dispiacere, ma almeno l’ha detto. Minho non può rimproverarlo per non averci almeno provato.

 

Newt apre la bocca per dire qualcosa, ma una voce maschile lo precede.

 

 « Guarda qui, i piccioncini hanno già litigato ». Il tono è carico di sarcasmo e scherno e, quando Thomas alza lo sguardo, riconosce il ragazzo del giorno prima, quello che voleva ucciderlo con lo sguardo. Ha gli angoli della bocca piegati in un sorriso sprezzante ed ha circondato le spalle di Newt con un braccio.

 

Thomas storce le labbra.

 

 « Non abbiamo litigato, Ben » asserisce Newt con tono stanco, mentre con una scrollata di spalle si libera dalla presa del ragazzo.

 

 « Come no » ridacchia Ben. Inclina di poco il capo e si mette a fissare Thomas.

 

 « Puoi avere di meglio, Newt, lo sai » dice Ben con convinzione e un sorrisetto maligno sulle labbra. E, aspetta, cosa ha appena detto? Thomas lo prenderebbe a pugni, se Ben non fosse il doppio di lui. L’istinto di sopravvivenza in questo momento prende il sopravvento – cosa che non succede molto spesso, ad essere sinceri, Thomas possiede uno spiccato istinto suicida. Può sempre rispondere a voce, però, sa di essere abbastanza tagliente per sostenere un confronto con questo tizio. Ma Newt è più veloce di lui: lo prende per mano e: « Ho quello che voglio, Ben, grazie per l’interessamento » dice, sicuro. Ben grugnisce qualcosa di indecifrabile prima di andarsene chiaramente alterato dalla risposta ricevuta.

 

Newt sospira con le palpebre chiuse. Thomas lo guarda con la coda dell’occhio: ha delle profonde occhiaie ed è visibilmente stanco. Forse dovrebbe chiedergli cosa succede, perché è questo che si fa in una coppia: preoccuparsi e prendersi cura l’uno dell’altro, poi però si ricorda che lui e Newt non sono una coppia, non si possono nemmeno definire davvero amici, così tace.

 

La presa di Newt sulla sua mano si allenta presto. Passa un palmo tra i capelli e si lascia sfuggire un altro sospiro.

 

 « Mi dispiace, Tommy – afferma senza guardare Thomas – sia per Ben sia per Minho ». Newt ha già capito che Thomas si è scusato a causa di Minho, forse Thomas dovrebbe coglierlo come un segnale d’allarme, ma non se ne se ne rende conto e, chiaramente, dà la peggiore risposta che avrebbe potuto scegliere e, di essere per davvero un pezzo di merda, non se ne accorge nemmeno.

 

 « Non fa niente, credo ».

 

Newt sospira, ancora, e gli rivolge un debole sorriso.

 

 « Sono solo stanco, ho qualche problema a ca- » si interrompe subito, il sorriso è scomparso dalle sue labbra « Non preoccuparti di Minho, per Ben non posso garantire. Ora vado in classe e dovresti andarci anche tu. Ciao, Tommy ».

 

Thomas rimane imbambolato a guardare Newt voltargli le spalle e andarsene.

 

 





 

Durante l’ora di algebra Thomas decide che è necessario sapere qualcosa in più su Newt. Non è nemmeno sicuro di quando sia il suo compleanno, mentre Newt snocciola informazioni riguardo a Thomas come se gli interessasse davvero. Non vuole fare brutta figura davanti a sua madre, sa come gli farebbe pesare il fatto di essere un pessimo ragazzo per Newt. E sua madre sa essere davvero molto pesante.

 

All’inizio ha pensato di fare qualche domanda a Minho, ma il ragazzo continua a tenergli il muso e Thomas sa che una richiesta simile probabilmente peggiorerebbe solo la situazione. Per questo motivo arriva all’unica conclusione possibile: trovarsi con Newt prima della cena. Da soli.

 

Prende il cellulare con quanta più cautela riesce e digita il messaggio: gli chiede di trovarsi il pomeriggio stesso, sul tardi, in un bar poco affollato che si trova vicino a scuola. Crede di essere stato abbastanza bravo da non farsi beccare, peccato che Thomas non sia noto per la sua discrezione, mentre la professoressa Paige sia famosa per il suo terzo occhio, per cui, quando alza lo sguardo, la donna è davanti al suo banco e lo fissa con sguardo severo.

 

Allunga il braccio e apre la mano, chiedendo di darle il cellulare. Thomas la guarda con occhi imploranti e le domanda se può aspettare la risposta. Una scia di risatine sommesse comincia a farsi largo nell’aula.

 

 « Ringrazia che non ti metto in punizione, Thomas – sibila la professoressa a denti stretti – il cellulare puoi venire a riprenderlo domani mattina con uno dei tuoi genitori ». Thomas non si azzarda nemmeno a replicare, conscio dell’occhiata assassina che gli sta rivolgendo la donna, e posa il cellulare sulla sua mano.

 

La professoressa Paige comincia a parlare di rispetto, educazione ed impegno, dopodiché torna alla sua lezione. Thomas, invece, pensa che lui ha la giornata lunga a scuola, mentre Newt no. L’intervallo è già passato, Minho è indisposto nei suoi confronti, Teresa non riesce mai a beccarla, perciò l’unica soluzione cui giunge è aspettarlo davanti a bar, sperando che la sua risposta fosse affermativa.





 

 

 

***

 


 




 

Thomas sta aspettando davanti al bar. Batte il piede contro il cemento nervosamente, mentre continua  a guardare l’orologio stretto al polso. Sono passati già venti minuti dall’orario che aveva proposto a Newt, si chiede se valga la pena continuare ad aspettare. Si dice che può darsi ancora dieci minuti e, se in quel frangente di tempo Newt non compare, può anche gettare la spugna e tornarsene a casa.

 

Mancano solo due minuti alla fine di quell’attesa, quando Newt sbuca da dietro l’edificio, rosso in volto e senza fiato. Alza un braccio in segno di saluto verso Thomas e, quando gli è davanti, appoggia i palmi sulle ginocchia, piegandosi, e gli chiede un attimo per riprendere fiato. Gli ci vogliono pochi minuti.

 

 « Scusa il ritardo, ho avuto alcuni problemi per arrivare fin qui – dice, respirando pesantemente – ti ho scritto, ma non hai risposto, quindi ho cercato di fare il più in fretta possibile » spiega trafelato.

 

 « Mi hanno sequestrato il cellulare » ribatte con tono sconsolato Thomas, mentre ripensa al suo povero telefono in ostaggio.

 

  « Minho non mi ha detto nulla … – borbotta Newt, probabilmente riflettendo tra sé e sé. Poi alza lo sguardo su Thomas, incuriosito – Come facevi a sapere che sarei venuto? » domanda, la curiosità ben percepibile nel tono della sua voce.

 

Thomas scuote il capo.

 

 « Non lo sapevo – dice soltanto, sulle labbra di Newt compare subito un sorriso sincero – Entriamo? » chiede subito dopo. Newt annuisce.

 

Il bar è piccolo, impregnato del profumo delle brioche e delle pizzette calde. La maggior parte si trovano all’esterno, ma Thomas vuole stare dentro e Newt non oppone resistenza. Si siedono ad un piccolo tavolo circolare, da due, infondo al bar, vicino ai bagni.

 

Newt si offre di prendere qualcosa per entrambi e Thomas si corruccia, quando il ragazzo si alza senza nemmeno chiedere cosa voglia lui, ma Newt torna con quello che Thomas effettivamente avrebbe voluto. A questo non sa bene come reagire, non ringrazia nemmeno e Newt non appare per nulla disturbato da questo comportamento.

 

 « Ti faccio delle domande su di me e tu rispondi allora? » chiede distrattamente, dopo aver bevuto un sorso dalla sua coca cola. Thomas annuisce e Newt comincia subito con l’interrogatorio.

 

Inizia con domande semplici, ma Thomas non sa rispondere a nessuna di queste. Persiste per circa dieci minuti, dopodiché rinuncia.

 

Scuote la testa con un’espressione apparentemente ferita e: « Sembra che tu mi abbia appena conosciuto, Tommy, non sai nemmeno quando sono nato » dice. Il tono di voce che ha usato Newt fa sentire Thomas leggermente in colpa, abbastanza per provare il bisogno di chiedere scusa, almeno. Thomas, comunque, lo reprime in fretta.

 

 « Puoi dirmi tu qualcosa di te – propone allora senza guardarlo in volto. Osserva distrattamente la sua bevanda – io cercherò di tenerlo a mente » aggiunge.

 

 « Va bene » sbuffa Newt, ma dalla sua voce traspare chiaramente una nota di disappunto. È evidente che vorrebbe risparmiarselo, ma alla fine accontenta Thomas. Parte da cose semplici: la data di compleanno, i nomi dei suoi familiari, la via in cui abita. Dice che i suoi sono divorziati, che ha un gatto di nome Bacon, che passa la maggior parte della sua esistenza a dormire sul letto di Newt, e che la sua materia preferita è storia, che gli piace studiare. Parla dei suoi interessi: i libri, il club di scacchi, la musica, i videogiochi, le serie televisive e Thomas scopre di avere più interessi in comune con Newt di quanti mai ne avrebbe potuti anche solo immaginare. Non accenna mai al motivo per cui zoppica.

 

Ad un certo punto Newt si interrompe.

 

 « Stanno arrivando Ben e Winston » sbuffa, fingendo in un primo momento di non averli visti. Scivola un po’ sulla sedia come a volersi nascondere e Thomas si rende conto che è la prima volta che vede Newt comportarsi in maniere infantile. Forse si vergogna di lui. Non avrebbe tutti i torti.

 

Thomas si stupisce nello scoprirsi non infastidito da questa possibilità, tutto il fastidio che prova in questo momento è dato dalla presenza di Ben. Sa che sono ancora abbastanza lontani, ma è piuttosto sicuro che si accorgeranno di loro.

 

 « Posso baciarti? » domanda all’improvviso. Non sa nemmeno il perché.

 

Newt appare sorpreso dalla richiesta.

 

 « Adesso chiedi? » domanda in una risata. Effettivamente Thomas gli è sempre saltato addosso senza nessun preavviso finora, non sa bene perché adesso abbia sentito la necessità di chiedere il permesso. Rotea gli occhi al cielo.

 

 « Posso? » ripete. Newt appare decisamente confuso.

 

 « Sì? » risponde incerto. A Thomas tanto basta per protendersi verso di lui, appoggiando le mani sul tavolino, e baciarlo. La posizione è scomoda, ma Thomas per qualche assurdo motivo a lui ignoto non vuole allontanarsi da Newt, non sa nemmeno quanto tempo passa a baciarlo. Sa che, quando si allontana, è solo perché Winston ha fatto un fischio e ha blaterato qualcosa sul prendersi una camera. Il ragazzo si è già trascinato una sedia dietro e si è seduto al loro tavolo, i gomiti sulla superficie di legno e il mento appoggiato sui palmi. Un sorriso beffardo fa bella mostra di sé sul viso del ragazzo.

 

 « Ben mi aveva detto che c’erano guai in Paradiso – ridacchia – mi sa che si è sbagliato di grosso » aggiunge, tirando una gomitata scherzosa contro la spalla di Newt. Il ragazzo sembra riscuotersi solo allora e piega le labbra in un sorriso imbarazzato.

 

Thomas alza lo sguardo giusto in tempo per vedere l’espressione di Ben, in piedi dietro a Winston. E Thomas sta vincendo. È sempre stato competitivo e Ben ha osato dire che lui non vale lapena, che Newt può avere di meglio. Ma quell’espressione è chiara come la luce del sole e non ha prezzo: sta a dire uno a zero per Thomas.

 

 

 

 

 


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Capitolo 6
*** Mai strusciarsi. O parlare di sesso. Che schifo. ***


Senza alcun indugio, vi lascio al capitolo – solo, ci tengo a ringraziare chi ha inserito la storia in una delle categorie di lettura proposte da EFP, chi segue silenziosamente e soprattutto chi mi lascia un parere. Okay, ora la smetto. Buona lettura! ;)







Tempo scaduto

#mai strusciarsi. O parlare di sesso. Che schifo.






 

  « Sapete, – asserisce Minho in uno sbuffo, cercando di attirare l’attenzione – è come assistere ai preliminari di un porno » sbuffa, ma né Newt né Thomas sembrano prestargli molta attenzione – in realtà, sembra quasi non l’abbiano proprio sentito, troppo presi a baciarsi. Il problema è che Ben è lì vicino e Thomas si è sentito leggermente minacciato, per cui si è sporto verso Newt per lasciargli un bacio veloce. Non sa esattamente come Newt sia arrivato a sedersi sulle sue gambe e non sa nemmeno spiegare perché diavole le sue mani siano sui fianchi del ragazzo. E, oddio, Newt si sta strusciando contro di lui. E Thomas non l’ha ancora fermato. Cosa gli sta succedendo?

 

 « Sono con te, amico » borbotta Teresa, dopodiché prende una lunga boccata dalla sigaretta. Lascia uscire il fumo delle labbra in uno sbuffo infastidito. Come ci è finita a vedere suo fratello a pomiciare selvaggiamente? È una scena a cui un familiare non dovrebbe mai assistere, è sicura che Thomas farebbe un colpo se trovasse lei e Gally in certi atteggiamenti. In più – in linea teorica – Thomas non sopporta per nulla Newt. Teresa arriva a chiedersi cosa sarebbe successo se al fratello Newt piacesse almeno un pochino.

 

 « Mi sorprende che abbiano ancora i vestiti addosso a questo punto » dichiara Minho, roteando gli occhi al cielo. « Ho bisogno di alcool, molto alcool per riuscire a dimenticare questa scena. Mi perseguiterà per il resto della vita » aggiunge con tono drammatico. Newt gli tira un pugno sul braccio senza staccarsi da Thomas. Notevole, pensa Teresa.

 

Minho mugugna, lamentandosi del fatto che Newt abbia sentito questo e non le suppliche di mettere fine allo spettacolo. E borbotta che Newt non gli rivolge più attenzione nemmeno mentre lo picchia, troppo impegnato a slinguazzarsi Thomas. A Teresa sfugge una risata: gli uomini sanno essere davvero ridicoli.

 

Poi Minho si illumina e rivolge tutta la sua attenzione a Teresa.

 

 « Oggi è il giorno » afferma con tono deciso, gli occhi che brillano di una strana luce. Thomas si allontana da Newt, confuso, e Minho deve combattere contro un conato di vomito quando sente un orribile schiocco. Newt non si sposta dalle gambe di Thomas, ma non guarda l’amico, fissa un punto imprecisato alle sue spalle, completamente rosso in volto.

 

Teresa sa perfettamente a cosa si riferisce Minho e per questo motivo, aggiunto alla strana espressione inebetita di Thomas, le sfugge una risatina.

 

 « Voglio delle foto. E video » ordina Minho senza prestare alcuna attenzione a Thomas, che inarca un sopracciglio a dimostrare la sua confusione.

 

 « Non posso mettermi a fare foto o video durante la cena, Minho – lo fa ragionare Teresa – non posso nemmeno portarlo a tavola, il cellulare » sospira, poi si riporta la sigaretta alle labbra. È l’ultima del pacchetto, potrebbe fregarne qualcuna a Gally più tardi, riflette distrattamente.

 

Thomas sembra realizzare solo in quel momento a cosa si riferisce Minho e anche della posizione in cui lui e Newt si trovano. Arrossisce e si affretta a far scendere Newt dalle sue gambe, poi borbotta qualcosa riguardo al fatto che Minho sia un idiota. L’amico, in ogni caso, continua ad ignorarlo.

 

 « Va bene, – rinuncia con tono chiaramente deluso – ma voglio un resoconto da te – patteggia, rivolgendosi all’unica ragazza del gruppo. Teresa annuisce subito – di loro non mi fido, e non sarebbe nemmeno divertente » conclude, indicando con lo sguardo Newt e Thomas.

 

Teresa sorride della situazione ridicola. Sapeva che si sarebbe divertita con questo pegno imposto da Minho, ma non avrebbe mai sperato di riuscire ad assistere ad una cena di coppia in famiglia.

 

 « Affare fatto ».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da: Sempre tra i piedi Newt

 

Devo portare qualcosa?

 

 

 

Thomas continua a rigirarsi il cellulare tra le mani, mancano pochi minuti prima dell’arrivo di Newt e lui si sente agitato quasi fosse un vero appuntamento. Sua madre ha preparato una cena che potrebbe essere esagerata persino per una corte intera, figurarsi per sei persone, senza contare che l’ha costretto a vestirsi decentemente – niente tute, felpe sformate o magliette con rammendi vari.

 

Chuck gira per la casa come un fantasma senza dire nulla, Teresa aiuta sua madre a preparare il tavolo e sistemare gli antipasti (Thomas è sicuro che tutto quello che metterà in corpo in una sera potrebbe bastare più o meno per il resto della sua vita) e suo padre … beh, Thomas non è sicuro di quello che sta facendo. Sembra piuttosto tranquillo: è seduto sulla sua poltrona e legge un libro. Apparentemente, perché è da più di venti minuti che non gira pagina.

 

Lui non sta facendo nulla. Sua madre ha detto che il suo compito è quello di accogliere Newt e – wow – Thomas davvero non aspettava altro. Sospira guarda di nuovo il cellulare e pensa che forse dovrebbe cambiare il nominativo di Newt, potrebbe togliere la parte iniziale e lasciare soltanto il suo nome a questo punto. Newt non è poi così male.

 

Sta per premere il tasto di modifica, quando il campanello di casa suona. Sua madre tira un urlo da record e Thomas non riesce a impedirsi di fare un salto, mentre a suo padre scivola il libro dalle mani.

 

 « È già arrivato – gracchia disperatamente sua madre – e io non mi sono nemmeno sistemata i capelli » piagnucola. Certo, neanche stessero per ricevere la regina d’Inghilterra. Thomas sospira pesantemente e apre la porta. 

 

Newt è davanti a lui e … ti prego, no, fa che non sia vero, supplica mentalmente Thomas, perché è la volta buona che sua madre lo butta fuori di casa e addotta Newt. La donna, neanche a farlo apposta, compare improvvisamente alle spalle di Thomas e risplende alla vista di Newt, nemmeno fosse lei a uscirci.

 

Newt saluta cortesemente e le porge il mazzo di rose. Sua madre continua a brillare e tira fuori la solita manfrina sul “dammi del tu” e blablabla. Thomas potrebbe morire di imbarazzo.

 

 « E quindi? – dice ad un tratto Esther, accigliata – Neanche un bacetto di saluto? » chiede. Oh. Lo spirito di Thomas ha lasciato il suo corpo, ora, perché, ohmmiodio, che razza di madre si ritrova?

 

 « Mamma! » gracchia, imbarazzato

 

 « Non fare così, Thomas – lo riprende sua madre, roteando gli occhi al cielo – Non siamo nell’Ottocento, so che fate di peggio ». Se pensava che dopo una richiesta di un bacio a Newt da sua madre non potesse esserci nulla di peggio, si sbagliava e di grosso: c’è sua madre che allude alla sua vita sessuale.

 

Thomas alza lo sguardo su Newt: è rosso per la vergogna e guarda in basso con insistenza.

 

 « Esther, smettila di mettere in imbarazzo i ragazzi e lascia entrare il nostro ospite » lo salva il padre, facendo qualche passo verso la donna. La madre di Thomas sbuffa, ma alla fine torna in cucina, borbottando qualche insulto leggero nei confronti del marito, che si limita a scuotere la testa, divertito dal comportamento infantile di Esther. La donna stringe le rosse in maniera possessiva contro il petto.

 

Il padre di Thomas, John, si sposta di lato e invita Newt ad entrare in casa, ne seguono le presentazioni e alcune frasi di circostanza. Chuck li osserva a diversi passi da loro con il capo leggermente inclinato a destra. Newt fa giusto in tempo a togliersi il cappotto che Esther chiama tutti a tavola. Inevitabilmente Thomas finisce vicino a Newt, davanti a loro ci sono Chuck e Teresa, mentre a capotavola, rispettivamente a destra e a sinistra, si trovano Esther e il marito.

 

La tavola è più bella di quella che sua madre prepara per la cena di Natale con tutti i familiari, nonostante sia più piccola: ci sono tartine, olive, strani antipasti dall’aspetto invitante e articolato, tre diverse torte salate, un enorme terrina di insalata, verdure di vario genere e al centro della tavola una piccola torre di braciole fa bella vista di sé. Se non fossero tutte cose che gli piacciono, Thomas si lamenterebbe dell’esagerata apprensione di fare bella figura di sua madre.

 

I suoi genitori si dimostrano meno anormali del solito all’inizio della cena e Thomas è abbastanza spaventato da questo loro strano comportamento: la conversazione rimane a lungo su argomenti innocui. Più che altro gli interessi di Newt e quello che vorrebbe fare dopo il liceo, molti – moltissimi – complimenti, Teresa fa qualche battuta, alcune con un doppio senso abbastanza chiaro (Thomas si strozza, Newt lo guarda leggermente preoccupato, i suoi genitori fanno finta di non aver sentito, mentre Chuck chiede spiegazioni senza mai ottenerne una), ma almeno non stanno parlando della loro relazione. Thomas lo considera un successo discreto, proprio perché non saprebbe rispondere a certe domande, Chuck, però, decide di rompere l’illusione.

 

 « Perché stai con Thomas? » domanda innocentemente il ragazzino, ha lo sguardo serio di chi non sta affatto scherzando. Esther sorride dolcemente, come solo una madre sa fare; Thomas vorrebbe solo prenderlo a calci.

 

 « Perché sto bene con lui, mi fa sentire bene – spiega Newt per nulla sorpreso dalla domanda – e perché mi piace » aggiunge subito. Chuck lo fissa per un po’ come a soppesare la sua risposta e: « Ti piace Thomas? – chiede come se gli sembrasse impossibile questa possibilità – Cioè, è Thomas » blatera, provocando le risate di sua madre e sua sorella, persino il padre ridacchia sotto i baffi, cercando di non farsi notare.

 

 « Ehi! – gracchia Thomas con voce profondamente offesa – Sono qui, Chuck » lo riprende, calcando minacciosamente sul nome del fratellino, che gli rivolge un’occhiata annoiata prima di riportare la sua attenzione su Newt.

 

 « Sì, è abbastanza carino » ride il ragazzo dai capelli biondi. Thomas gonfia le labbra, mostrando tutta la sua indignazione.

 

 « Abbastanza carino? – ripete scandalizzato – carini sono i cuccioli di panda, non io! » urlacchia istericamente. La sua voce è salita di qualche ottava e assomiglia leggermente ad una ragazzina in piena crisi mestruale. Adesso anche suo padre non trattiene più le risate.

 

 « Oh, su, Tom – si intromette l’uomo, sogghignando – non si può di certo dire che sei un Adone » spiega. Thomas si sente decisamente ferito nell’orgoglio.

 

 « Ma da che parte state voi? » piagnucola, disperato. Tradito dalla sua stessa famiglia, avrebbe dovuto aspettarselo. Mette su il broncio, ma non rimane sulle sue a lungo: Newt, a quanto pare, sa perfettamente come allentare la tensione. E senza accorgersene Thomas sta ridendo insieme agli altri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo cena Newt e Thomas vengono spediti in salotto. Newt chiede ad Esther se ha bisogno di una mano per sparecchiare la tavola e lavare i piatti – perché sia mai che non appaia agli occhi di sua madre come il ragazzo perfetto –, ma la donna risponde solamente che Newt è un ospite, poi lo ringrazia, aggiungendoci anche in mezzo una frecciatina poco velata rivolta a Thomas, e sostiene che in ogni caso ha due ottimi aiutanti. Teresa si lamenta apertamente, spalancando le palpebre e mostrando tutta la sua disapprovazione, mentre Chuck borbotta qualcosa tra sé e sé, consapevole del fatto che è impossibile sfuggire al volere di sua madre. Prima che Newt lasci la stanza, tuttavia, lo minaccia di morte sottovoce, affermando con una certa sicurezza che le conseguenze potrebbero essere terribili, nel caso in cui facesse del male a Thomas, perché sa perfettamente dove si trova il fucile del padre – poco importa che lo sappia usare o meno.

 

Thomas non sa sentirsi offeso o lusingato – alla fine decide che il suo orgoglio non può reggere il fatto di essere trattato come una donzella, dal fratello minore per giunta. E giusto perché al peggio non c’è mai fine, suo padre decide di fare loro il discorsetto e nulla sembra in grado di fermarlo. Thomas sta ancora cercando una pala per sotterrarsi, quando l’uomo si schiarisce la voce prima di iniziare a parlare.

 

Thomas potrebbe stare male solo per il numero infinito di volte in cui suo padre ha ripetuto le frasi “Essere prudenti prima di tutto, figliuoli” e “Solo quando sarete veramente pronti, non siate avventati”. Solo suo padre potrebbe ancora usare la parola figliuoli, tra l’altro.

 

Ad un certo punto si ferma, colto da un dubbio improvviso.

 

 « Voi due non avete già …? » comincia a chiedere, ma Thomas lo ferma subito con un “No” talmente forte che probabilmente lo avranno sentito anche i vicini. Non ha nemmeno il coraggio di guardare Newt, Thomas tra poco prenderà fuoco a causa dell’imbarazzo. Tra l’altro, perché suo padre sembra perfettamente a suo agio a parlare di certe cose? Thomas è quasi sicuro ci sia lo zampino di sua madre, probabilmente glielo avrà fatto pure provare, quel maledetto discorsetto.

 

Poi John tira fuori due plichi di foglie perfettamente identici e ne porge uno a Newt e uno a Thomas. Dice qualcosa sul fatto che forse a Newt non servono, ma ha preferito andare sul sicuro. Thomas, comunque, non sta più ascoltando, vorrebbe solo una pistola per spararsi. Subito.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 « Fingi che questo giorno non sia mai esistito » lo supplica Thomas. Sono fuori dalla porta di casa per i saluti, solo lui e Newt. I suoi genitori, Teresa e Chuck l’hanno fatto dentro, al caldo, mentre Esther ha ritenuto necessario che i fidanzatini fossero soli per un po’ prima del ritorno a casa di Newt.

 

 « Perché? – chiede l’altro ragazzo – io mi sono divertito » sorride.

 

 « Mio padre ti ha dato una dispensa sul sesso omosessuale – schiamazza Thomas, scioccato – ti ha dato l’okay per deflorarmi, Newt » continua come se quello spiegasse tutto. Ed in fondo è così, non può davvero essere così tonto da non capirlo. Genitori moderni, si definiscono loro, ma Thomas preferisce di gran lunga genitori psicopatici.

 

 « I tuoi sono simpatici – dice tranquillamente Newt, forse un po’ rosso. Thomas non saprebbe dire se per il freddo serale o per l’imbarazzo del discorso di suo padre – e ti vogliono bene, sei fortunato ». Thomas lo guarda con un’espressione indecifrabile.

 

 « Come no, – borbotta. Newt si incupisce appena, ma Thomas non se ne accorge – Senti, i miei e Chuck ci stanno spiando dalla finestra, penso vogliano vederci … » comincia a dire distrattamente, ma Newt lo interrompe presto, posando le labbra sulle sue. È la prima volta che Newt lo bacia sulla bocca di sua iniziativa e Thomas è quasi spaventato dal fatto che baciare Newt non è poi così terribile come credeva.

 

Newt si allontana poco dopo e: « Ci vediamo domani a scuola » dice, sorridendo. Thomas balbetta qualche frase confusa, mentre guarda Newt salire sul taxi.

 

 

 

 


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Capitolo 7
*** Mai metterlo al primo posto ***


Solo, grazie a chi porta pazienza, a chi recensisce e a chi sembra ancora entusiasta di questa storia, nonostante tutto. E nulla, mi eclisso.


 

 

 

 

 

#mai metterlo al primo posto

 

 

 

 

 

 Minho ha riso tutta la mattina, maledizione. Teresa non ha tralasciato nemmeno un particolare e persino Newt ha aggiunto qualche particolare divertente – tipo il fatto che un ragazzino di tredici anni appena l’ha minacciato a morte, affermando di non avere paura di usare il fucile di suo padre.

È un complotto per farlo morire di imbarazzo e tutti ne fanno parte. Tra l’altro gira un pettegolezzo secondo cui un ragazzetto di prima avrebbe beccato lui e Newt a scopare in uno dei bagni. Thomas vorrebbe sapere chi è la testa di cazzo che ha sparso questa voce, Newt, invece, si è limitato ad una scrollata di spalle e ad un “Non mi ricordo che questo sia ancora successo” detto con una risata leggera – perché , Harriet ha avuto la faccia tosta di chiederglielo. Davanti a Thomas, è un miracolo che quest’ultimo non sia morto sul posto. Thomas potrebbe avere anche imbastito una manfrina sul fatto che Newt fosse troppo calmo, perché, diavolo, a te va bene che sparlino così della nostra vita sessuale? Thomas si è bloccato all’improvviso, rendendosi conto troppo tardi delle proprie parole. Loro non hanno una caspio di vita sessuale. Non stanno nemmeno insieme per davvero. Diavolo, perché se la prende tanto?

A Newt è scappata una risata, l’ha baciato sulla punta del naso ed è tornato in classe con Teresa. Thomas sa che sia la sorella sia Minho gli rinfacceranno quella frase fino alla sua morte.

E ora sono al torneo scolastico di pallavolo. A Thomas non piace particolarmente lo sport – ha pensato di entrare a far parte della squadra di atletica, ma poi ha deciso che non aveva davvero voglia di approcciare con un gruppo di scimmioni pompati –, ancor di meno gli piace assistere alle partite organizzate dalla scuola, perché sono tutti stipati in palestra, fa un caldo pazzesco e lui suda peggio di un maiale. Il problema è che Minho partecipa, perché Minho partecipa a qualunque torneo sportivo conosca, e Thomas si è semplicemente lasciato convincere dalle moine dell’amico. Newt è con lui e Thomas sa che Teresa è da qualche parte tra gli spettatori con Gally, intenta a raggiungerlo. Bisogna sgomitare come pazzi per arrivare dove sono seduti, ma Thomas è sicuro che Gally non troverà particolari difficoltà a crearsi una via tra gli studenti. Sempre che Gally accetti di sedersi con un simile perdente; non è mai piaciuto particolarmente a Gally, il sentimento, in ogni caso, è certamente reciproco.

 « Sei ancora arrabbiato? » domanda all’improvviso Newt. Thomas non lo guarda, ma sa che ha un’espressione dispiaciuta in volto. Forse è per questo che non lo guarda, perché ultimamente gli occhi di Newt gli dicono più di quanto abbiano mai fatto e lui si sente strano, non riesce a gestirlo molto bene. Thomas guarda fisso il campo, le due squadre cominciano a disporsi. Vede Minho parlare con un suo compagno, mentre si sbraccia per chissà quale motivo.

 « Potevi evitare di dar loro corda » dice soltanto. Sente Newt sospirare, ma nessun altro suono lascia la sua bocca. Thomas si sente leggermente in colpa per come l’ha trattato: da quando si sono riuniti per la partita, non ha fatto altro che ignorarlo. Non che sia diverso da quello che faceva di solito, solo che ora lo fa sentire in modo diverso. Prima non c’era nulla che lo turbava nell’ignorare Newt, adesso, invece, percepisce chiaramente uno strano senso di colpa.

Alza gli occhi al cielo, infastidito da questo nodo allo stomaco.

 « Senti, non importa » borbotta distrattamente. Poi vede Ben e altri ragazzi insieme a lui, distingue chiaramente anche Harriet.

 « Sta arrivando Ben » sbuffa, parlando più con se stesso che con qualcuno in particolare. Newt si sporge appena per vederlo e inizia a spostare la mano per fare un cenno di saluto, ma Thomas lo blocca subito prendendogli il polso e costringendolo ad abbassare il braccio.

 « Ma che fai? » grugnisce Thomas, scioccato.

 « Saluto un amico? » chiede confuso Newt. Ha un sopracciglio inarcato e guarda Thomas come se fosse uno strano alieno.

 « Quello si prende gioco di me – spiega, si guarda intorno, posando lo sguardo sulle numerose persone che lo circondano. Non ci crede che sta per dirlo a voce alta – si suppone io sia il tuo ragazzo, dovresti difendermi » sbotta, continuando a stringere il polso di Newt tra le dita.

 « E difatti ti difendo, – ride Newt, scuotendo appena il capo – ma Ben rimane un mio amico » aggiunge.

 « Che vuole entrare nelle tue mutande ».

Oddio, Thomas non può averlo detto sul serio. Quella non era la sua voce, non era assolutamente lui. Newt non è suo, non dovrebbe davvero interessargli se qualcuno ci prova con lui. Cerca di convincersi di averlo detto solo nella sua mente, ma lo sguardo di Newt gli fa capire chiaramente che non è così. Non sembra molto contento di quello che gli è stato detto, in ogni caso.

 « Okay, ora ti bacio » afferma Thomas, mentre con la coda dell’occhio vede avvicinarsi il gruppetto di Ben.

 « Tu non fai proprio niente, – prorompe Newt – cos’è questa storia? Vedi Ben e mi aggredisci sessualmente? Che fai, marchi il territorio? » sibila tra i denti il ragazzo. Detto così, non suona molto bene, pensa Thomas, e, per quanto possa essere brutto, si rende conto che è la verità. Thomas è territoriale, gli piace far capire agli altri che qualcosa è solo suo. Il problema è: Newt quando è diventato suo?

 « Una specie » sussurra Thomas, dopodiché, senza lasciare il tempo all’altro ragazzo di ribattere, gli prende il viso tra le mani e lo bacia. All’inizio Newt è riluttante, mugola contro le sue labbra, ma poi ricambia. E per un po’ scompare tutto, ci sono solo loro due. Thomas potrebbe essere spaventato da come si sente con Newt e lo sarà probabilmente, ma ora non sente nulla. Sa solo che baciare Newt è semplice e bello. Le labbra di Newt sono morbide e screpolate e si incastrano perfettamente con le sue. Le loro lingue si incontrano più e più volte, e sembra giusto così.

 « Ehi, porcelli – ridacchia Harriet interrompendoli. Si sposta un ciuffo di capelli ricci, mentre sul suo viso compare un sorriso compiaciuto – fate spazio agli amici » aggiunge spingendo Thomas più in là con un fianco.

Newt si allontana velocemente, come scottato. Saluta la ragazza in un farfuglio confuso, Thomas è sicuro di non aver mai sentito parlare Newt con un tono simile. A Thomas manca il fiato e non gli interessa nemmeno guardare la faccia di Ben. In ogni caso, sa che sta digrignando i denti a pochi posti da loro. Poi si alza senza rendersene conto, prende Newt per un braccio. Harriet lo guarda confusa, Newt anche, ma Thomas ignora sia le espressioni dei due sia le domande di Harriet sia le deboli proteste del ragazzo. Porta via Newt, costringendolo a seguirlo. Non guarda mai dietro di sé, verso Ben. Sembra quasi non gli interessi più.

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Non può credere di essersene dimenticano, non può credere che gli sia sfuggito di mente l’appuntamento per la ricerca di storia con Brenda. Sua mamma l’ha chiamato, dicendogli che una signorina lo aspettava per un compito scolastico, e Thomas è sbiancato. Se n’è dimenticato perché era troppo preso da Newt. Lo stava baciando, quando il cellulare ha iniziato a squillare, e Newt gli respirava pesantemente contro il collo, mentre parlava con sua madre. Ed è scappato via senza dirgli niente, come un maledetto codardo, troppo turbato e spaventato da quello che era appena successo: dimenticarsi di Brenda, la ragazza per cui ha una cotta dal momento in cui ha incrociato il suo sguardo, per Newt, il caspio di ragazzo che non sopportava. Diavolo, sul suo cellulare è ancora salvato come “Sempre tra i piedi Newt” e lui lo bacia come se significasse veramente qualcosa per lui.

È arrivato da Brenda con un ritardo di trentacinque minuti e l’ha trovata in cucina, mentre parlava con sua madre. In mano teneva una tazza di tè caldo e sua madre ha tossito un “cafone” non troppo celato – Esther ci tiene particolarmente alle buone maniere e ci tiene ancora di più se si tratta dell’ipotetica maleducazione dei suoi figli. Thomas, in ogni caso, avrebbe riso, forse, se non si fosse sentito così male per tutto quello che era appena successo.

Si è scusato più e più volte e Brenda ha semplicemente sorriso – un sorriso triste, forse un po’ ferito – e ha detto che non era importante, succede a tutti di avere degli imprevisti. Ma Thomas non ha avuto imprevisti, non è rimasto imbottigliato nel traffico, non è caduto, non ha dovuto fare qualcosa per qualcuno, qualcosa di importante, no, cazzo, lui stava baciando Newt.

Si sono spostati in camera sua e Thomas ha cercato di recuperare con gentilezza e galanteria quello che aveva perso con il ritardo. Brenda ha riso e ringraziato, ma poi l’ha visto, il succhiotto, e si è zittita di colpo. Sul suo viso è ricomparso quel sorriso triste e poi si è sporta per baciarlo. Thomas non ha reagito per i primi secondi, colto di sorpresa, è rimasto pietrificato per un po’ prima di rispondere al bacio. Ha chiuso le palpebre e ha passato un palmo tra i capelli lunghi e morbidi di Brenda. Aspettava questo momento da tutta una vita, stava baciando la ragazza per cui aveva perso la testa, avrebbe dovuto essere al settimo cielo, eppure l’unica cosa che riusciva a fare era pensare a Newt: alle labbra di Newt, screpolate e secche, non morbide e lisce, profumate di ciliegia, come quelle di Brenda, ai suoi capelli corti, alle mani grandi e ai suoi occhi. Qualcosa si è inevitabilmente rotto dentro di lui.

L’ha allontanata con gentilezza e: « Non posso » ha detto con un tono di scuse. Brenda l’ha guardato dritto in volto e Thomas ha notato i suoi occhi velarsi velocemente a causa delle lacrime mal trattenute. Si è accorta di lui troppo tardi, non ha più quel posto speciale nel suo cuore. E la consapevolezza di ciò lo schiaccia, forse lo spaventa.

Brenda si è morsa il labbro inferiore, ha raccolto malamente la sua borsa di scuola ed è fuggita via. Thomas non ha nemmeno provato a seguirla, l’ha solo lasciata andare.

Ed ora è steso sul suo letto, mentre guarda il soffitto e pensa a quanto faccia schifo la sua vita. Il cellulare vibra contro la sua coscia diverse volte: un messaggio di Minho in cui gli dice che è una testapuzzona e gli chiede come si sia permesso di lasciare la partita prima che finisse, due di Newt e uno di Teresa che gli chiedono dove si trovi, tre di Minho (principalmente insulti), un altro di Teresa dove gli dice di aver parlato con la madre e un ultimo di Newt. Solo uno “scusa”. Thomas non sa come reagire.

Non risponde a nessuno.

 

 

 

 

 

All’ora di cena dice a sua madre che non ha fame e che sta male. Esther controlla e decide che per quella sera lascerà Thomas in pace. Gli dà un bacio sulla fronte e gli dice che gli porterà qualcosa da mangiare appena avranno finito. Thomas vorrebbe davvero stare da solo per un po’ e non pensare a nulla, ma Teresa arriva dopo meno di un’ora con una scodella di brodo di pollo.

Thomas fa una smorfia che dimostra tutto il suo disappunto sia verso il brodo, che odia, sia verso sua sorella, che non vuole lasciarlo in pace. Teresa colpisce i piedi di Thomas e lui li sposta, nello spazio appena guadagnato sul letto la ragazza prende posto.

 « Hai un succhiotto » è la prima cosa che dice, mentre appoggia la scodella sul comodino vicino al letto. Sa che Thomas non la mangerà.

 « Lo so, » mormora il ragazzo. Non ha fatto nulla per coprilo: è lì mezzo in vista e mezzo nascosto sotto il collo della maglietta. Non che gli importi più di tanto a questo punto. Ha lasciato che Newt glielo facesse.

 « Cos’è successo con Brenda? » domanda Teresa all’improvviso. Thomas sposta lo sguardo su di lei, sconsolato.

 « Mi ha baciato » dice. Che senso ha mentirle? Teresa verrebbe a saperlo comunque e Thomas non ha nemmeno voglia di nascondere la verità, non ne vede lo scopo. È solo stanco.

Teresa alza le sopracciglia, eccitata per la notizia e confusa per il comportamento del fratello. Thomas sa quello che le frulla per la testa: perché non è contento di essere stato baciato dalla ragazza che gli piace?

 « Non è una bella cosa? » chiede incerta. , vorrebbe dire Thomas, lo è. O almeno lo sarebbe se non ci fosse Newt e questa cosa che Thomas forse prova per lui. Thomas potrebbe negarla, questa cosa per Newt, ma sa che fare finta che non esista qualcosa di chiaro come la luce del Sole è un inutile spreco di energie, senza contare che è da sciocchi pensare di riuscire a reprimerla, c’è e basta. Potrebbe tenerlo per sé, però, sarebbe il suo piccolo segreto, ma con Teresa lui non ha segreti, non ne ha mai avuti.

 « Pensavo a Newt – asserisce faticosamente – mentre mi baciava, non facevo altro che paragonarla a lui. Ed era lui che volevo davanti a me, non lei ». Dirlo ad alta voce, dirlo a Teresa nella fattispecie, è più semplice di quello che pensava. Si sente un po’ meglio ora, è come liberarsi di uno dei piccoli pesi che si sono formati sul suo stomaco. Il nodo è ancora lì, che stringe, ma è un po’ allentato e il fastidio è minore.

Teresa rimane in silenzio. Forse è rimasta spiazzata dalla rivelazione o forse semplicemente non sa cosa dire. Thomas si sorprende, quando sente la sua stessa risata uscirgli dalle labbra senza volerlo. È un suono fastidioso, acre e sbagliato.

 « È stupido, vero? Ho passato quasi un anno ad odiarlo e lamentarmi di lui ed è bastato meno di una settimana per rendermi conto che mi stavo solo prendendo in giro ». Ride, è una risata amara, consapevole della sua stessa stupidità. La voce è rotta e lui è stanco.

 « Forse cercavi di nasconderlo a te stesso, – mormora Teresa – che un po’ Newt ti piaceva » ed è ragionevole quello che sta dicendo, Thomas lo sa.

 « Forse » sussurra. È solo troppo gestire tutto adesso, tutto insieme. Non è stato consapevole di quello che stava succedendo, non è successo piano piano, ma tutto all’improvviso si è accorto che mentiva a se stesso. Ed è difficile accettarlo.

 « Ora ho bisogno di dormire e stare da solo. Esci – dice duramente, poi si accorge dello sguardo ferito di Teresa – per favore » aggiunge in fretta. La ragazza annuisce, si alza dal letto lentamente e altrettanto lentamente chiude la porta dietro di sé, quasi volesse stare più a lungo possibile con Thomas. E quando finalmente è da solo, si chiede come sia potuto succedere proprio a lui.

Il sonno, in ogni caso, arriva prima di quanto avesse potuto sperare.

 

 

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Capitolo 8
*** Mai perdere la testa per lui ***


Non ho molto da dire, se non che mi prendo incredibili libertà per quanto riguarda la scuola e quello che la riguarda in questa storia. Un grazie a chi segue Tempo Scaduto e un grande ringraziamento a chi spende qualche minuto per scrivermi cosa ne pensa in un commento. Ora vi lascio al capitolo, buona lettura! :)


 

 

 

 

 

#mai perdere la testa per lui

 

 

 

 

 

È sabato ed è ad una festa. C’è musica ad alto volume, un sacco di gente e alcool – moltissimo alcool. Teresa comincerebbe ad elencare tutti i lati positivi dell’essere qui, ora, Thomas, invece, pensa solo che la gente suda e puzza. Gli fa male la testa e, maledizione, anche il cuore? Da quando è diventato così romantico?

Sa che ha ingerito una quantità imbarazzante di alcolici di vario tipo e che ha perso di vista sia Minho, il motivo per cui si trova a questa stupida festa (“Hai bisogno di svuotare la mente, Thomas”), sia sua sorella – di questo non si stupisce poi tanto, ultimamente scompare sempre con Gally. E Thomas la capisce e la invidia.

È rimasto sorpreso del fatto che a scuola sapessero già del bacio con Brenda. L’ha scoperto più o meno alla terza ora e la versione che circolava era completamente diversa dalla realtà: Thomas avrebbe baciato Brenda e la ragazza l’avrebbe respinto, sconvolta. Brenda ha provato a parlargli, ma Thomas ha cercato di evitarla il più possibile. Aveva uno sguardo dispiaciuto in volto, era colpevole. Thomas si rimproverava solo di averla idolatrata per quasi un anno, era convinto fosse la ragazza giusta per lui. La delusione l’ha travolto.

Gli studenti sparlavano alle sue spalle e Thomas voleva solo arrivare alla fine delle lezioni per poter parlare con Newt. Minho sembrava deluso, ma non ha detto nulla. Thomas gli è stato immensamente grato per questo. Poi la campanella è suonata e lui è corso fuori dall’aula alla ricerca di Newt. Ha fatto in tempo ad arrivare nel cortile che qualcuno l’ha buttato a terra. È stato improvviso e troppo rapido perché lui se ne rendesse veramente conto. Ha sbattuto la testa e ha visto Ben, fuori di sé, che si calava su di lui con uno sguardo folle, insultandolo. Thomas non ha reagito.

Sa che si è creato una folla intorno a loro e sa che nessuno è frapposto tra loro due per un po’. Poi Gally è intervenuto, Thomas non se lo sarebbe mai aspettato – in seguito Gally avrebbe detto che Teresa è la sua ragazza e Thomas il fratello della sua ragazza, nessuno può colpirlo eccetto lui stesso. Ha visto il volto di Newt e poi ha perso coscienza. Si è risvegliato al Pronto Soccorso con un’escoriazione sul viso, qualche ematoma e Newt vicino a lui che sorrideva. Il ragazzo ha detto qualcosa su Ben e Thomas ha sentito il bisogno di giustificarlo, quasi fosse lui stesso nel torto.

 « Lui l’ha fatto perché … » ha iniziato. La gola era secca e bruciava.

 « Lo so perché l’ha fatto – l’ha interrotto subito con voce dura Newt – questo non lo giustifica, maledizione, non lo giustifica affatto! » ha aggiunto fuori di sé. Newt si è passato una mano sul viso, stanco, e ha detto che bisognava darci un taglio con quella stupida farsa, che comunque mancava solo un giorno, che quel maledetto pegno l’avevano saldato, e che a nessuno dei due importava nulla dell’altro, soprattutto a Thomas. Il ragazzo ha borbottato e Newt ha riso. Una risata sarcastica e sprezzante, lontana da quella radiosa a cui Thomas è abituato.

 « So che mi odi, Tommy – ha riso – mi hai nominato “Sempre tra le palle Newt”, mi hai sempre ignorato. Ce l’hai con me e io non so nemmeno il perché ». Thomas avrebbe voluto dire un mucchio di cose, a partire dal fatto che era uno stupido, che aveva cercato di reprimere qualcosa di importante e che i suoi sentimenti verso Newt erano in qualche modo cambiati. Avrebbe voluto dirgli che era realmente geloso di lui, che lo voleva davvero per sé, ma alla fine non ha detto nulla. Newt ha scosso la testa e l’ha lasciato solo.

Thomas si odia per non aver detto nulla, si odia per non averlo fermato e si odia perché si sente così nei confronti di Newt.  E forse per questo ha bevuto tanto. La testa gli gira e lui non è più sicuro di essere pienamente cosciente di sé. Continua ad accettare bicchieri e a camminare con passo malfermo.

Va addosso ad un ragazzo e ride. Per fortuna questo si limita ad insultarlo e a spintonarlo via. Thomas continua a ridere. Cammina senza guardare dove sta andando e, prima di rendersene conto è fuori dalla casa della ragazza che ospita la festa. E lui pensa solo che non gliene frega nulla della festa, né della ragazza. Non la conosce nemmeno, non gli fa alcuna differenza.

Mette un piede davanti all’altro a fatica. Destro, sinistro, destro e di nuovo sinistro. Lo scandisce bene nella sua testa, come se potesse aiutarlo ad andare avanti. Non sa nemmeno quanto ha effettivamente camminato, quando si ferma e tira fuori il cellulare. Scorre la rubrica e preme il tasto per avviare la chiamata. Ci sono diversi lampioni intorno a lui, si appoggia ad uno malamente.

Sta ancora ridendo.

Uno squillo, due squilli …

 « Tommy? ». La voce di Newt è impastata e bassa, un sussurro appena udibile.

 « Shhi, – biascica Thomas, ridendo – ciao, Newt. Mi manchi tanto tanto tanto, Newt, e manchi anche ai miei amici lampioni. Posso presentarteli, se vuoi » strascina. C’è silenzio dalla parte di Newt per qualche secondo.

 « Thomas, hai bevuto? Dove sei? – chiede con tono preoccupato – sei con Minho? C’è Teresa con te? » aggiunge poi velocemente. Thomas arriccia le labbra, indignato.

 « Non chiamarmi Thomas – grugnisce infastidito – Tommy mi piace di più. Ma puoi dirlo solo tu ». Thomas percepisce un sospiro e Newt ripone ancora le domande, preoccupato. Thomas ride prima di rispondere.

 « Minho e Teresa sono alla festa. Non mi piaceva la festa, non mi piacciono le feste. Ma ci vengo se ci vai tu, allora sì » ridacchia, aggrappandosi al lampione.

 « Tommy, sei ancora alla festa? Dimmi che sei ancora lì » lo supplica Newt. Thomas scuote la testa come se Newt potesse vederlo, solo dopo aggiunge un “no” biascicato. Sente Newt imprecare dall’altro capo del telefono.

Thomas si lascia cadere a terra, si sente spossato. Sente Newt parlare con qualcuno, dice di chiamare Minho per sapere dov’è la festa. Thomas riesce a cogliere solo alcuni frammenti della conversazione che sta avendo.

 « … È a piedi, cosa … non può essere andato lontano … Sonya ». Sente un rumore di chiavi. Newt è l’unico ad avere la patente nel gruppo.

 « Tommy, adesso arrivo – lo informa – ti prego, non muoverti ». Thomas si sente stupidamente felice per il tono preoccupato di Newt, perché è preoccupato per lui. E ride.

Quando Newt accosta al marciapiede, diverso tempo dopo, e lo costringe ad allontanarsi dal lampione, Thomas sta ancora ridendo. Urla che non vuole lasciare i suoi amici lampioni e si aggrappa disperatamente ad uno di questi, ma sente gli arti molli ed è stanco, per cui Newt non fa troppa fatica a caricarlo di peso in macchina. Quando si sporge per allacciare la cintura di sicurezza a Thomas, quest’ultimo gli circonda il collo con le braccia e inizia a baciargli il mento e l’angolo della bocca, mugugnando qualcosa sul suo profumo.

 « Sonya, – chiama a fatica Newt – aiutami, maledizione » ed è allora che Thomas si distrae e si accorge che seduta vicino a lui c’è una ragazza dai lunghi capelli biondi. Sventola una mano in segno di saluto. A quel punto Newt si allontana e si siede al posto del guidatore.

 « Chi sei tu? – domanda Thomas, socchiudendo le palpebre per mettere a fuoco il volto della ragazza – Io non ti voglio » afferma, convinto.

 « Ehi, rilassati, dolcezza – lo tranquillizza Sonya, alzando i palmi in segno di resa – sono la sorellina del tuo eroe e sono qui perché sei un coglione » spiega con un sorrisetto sarcastico. Thomas gonfia le guance, offeso.

 « Neeeeewt, – strepita Thomas – falla scendere, falla scendere » strilla come un bambino capriccioso. Deve andarsene, quella, la odia già.

 « Tommy, smettila – ordina Newt con tono esasperato, lo sguardo fisso sulla strada – e anche tu Sonya. Renditi utile e avverti Minho che l’abbiamo trovato, che sta bene e che lo portiamo a casa nostra, che trovi anche un modo per dirlo ai suoi genitori. Sono sicuro che non sarebbero felici di vederlo in questo stato, non posso rimandarlo a casa in queste condizioni, maledizione » aggiunge, fermo. Sonya sbuffa, ma esegue subito quello che le è stato chiesto. Thomas continua a lamentarsi e a fare allusioni con tono biascicante, la sua voce si fa piano piano più fievole e la mente gli si annebbia sempre di più. Ad un tratto, un flash gli corre davanti agli occhi, veloce e: « Non ho baciato Brenda – mugugna, disperato, sbracciandosi e sporgendosi in avanti nel tentativo di essere più vicino a Newt – non l’ho baciata, non l’ho baciata » continua con tono lagnoso. Newt si lamenta e cerca di allontanare le braccia di Thomas che potrebbero bloccargli la visuale, mentre Sonya afferra il ragazzo ubriaco e lo strattona indietro, costringendolo a rimanere con la schiena contro il sedile. Subito Thomas si affloscia e appoggia la testa sulla spalla di Sonya.

 « Non mi piaci, ma sei comoda » ci tiene a specificare infantilmente. La ragazza si lascia andare ad una risata sarcastica, ma non gli intima di spostarsi. Forse Sonya potrebbe piacergli un pochino dopo questo.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Quando Thomas apre gli occhi, la prima cosa che il suo cervello registra è che non si trova in camera sua. Si guarda intorno distrattamente, sbattendole le palpebre più e più volte nel tentativo di mettere a fuoco ciò che lo circonda: le pareti sono bianche, abbellite con quadri di varia natura, numerose foto, premi, articoli di giornale. C’è una scrivania, un computer fisso e una pila infinita di libri scolastici. Una delle pareti è interamente occupata da una libreria. Poi si accorge di essere in mutande – solo in mutande – e infine nota il gatto. Un enorme gatto peloso, nero come il carbone, con i baffi bianchi e lunghi che risaltano sul manto e un unico occhio giallo che lo fissa insistentemente. Thomas lo associa ad una palla di grasso piena di pelo con cortissime gambe altrettanto grosse. Quel gatto, tra l’altro, sembra tutt’altro che amichevole. Con quel suo occhietto maligno sembra quasi una creatura demoniaca, Thomas è sicuro di non aver mai visto un gatto tanto grosso.

Quando Newt entra nella stanza, il gatto si distrae e salta agilmente giù dal letto, prima di iniziare a strusciarsi e fare le fusa contro le gambe del padrone. Solo allora Thomas nota il cambio di vestiti che era sotto l’animale e si affretta a prenderlo e metterselo.

Newt sorride al gatto e si abbassa per prenderlo in braccio, il gatto si sistema come può nell’abbraccio del ragazzo e continua a fare le fusa, forse un po’ più forti rispetto a pochi minuti prima, mentre Newt gli accarezza la testa. Thomas si chiede come faccia a tenere quella palla di lardo con un solo braccio.

 « Buongiorno, Tommy – lo saluta Newt con un sorriso – I tuoi vestiti stanno asciugando » dice poi distrattamente.

Thomas inarca un sopracciglio, confuso, e allora Newt gli spiega che la sera precedente, mentre era ubriaco fradicio, si è vomitato addosso. Newt l’ha svestito, l’ha messo a letto e poi ha buttato i suoi vestiti in lavatrice. A quel punto veloci flash della notte precedente cominciano a vorticare davanti agli occhi di Thomas. E si sente un fottuto idiota, senza contare che l’imbarazzo lo assale prepotentemente, facendogli assumere una vivace tonalità rossastra e provocandogli un’incredibile ondata di calore.

 « Mi dispiace? » farfuglia confusamente Thomas, passandosi i palmi sul volto. Vorrebbe davvero tornare ad un colore normale, a questo punto, ma la sorella di Newt piomba nella camera e: « Per cosa? – domanda con finta innocenza – per aver fatto proposte oscene a Newt? O per aver cercato di togliergli i pantaloni? Forse, perché gli hai vomitato addosso dopo esserti vomitato addosso? Ah, ho capito: per aver cercato di aggredirlo sessualmente mentre ti svestiva per metterti a letto! » ride, buttandosi a peso morto sulla sedia girevole davanti alla scrivania. Thomas spalanca gli occhi, poi li punta sul pavimento, il suo volto passa tutte le varie gradazioni di rosso prima di fermarsi ad un prepotente bordeaux. Gioca distrattamente con le sue dita, cercando di convincersi che non può davvero averlo fatto e, anche se fosse, non sarebbe poi così terribile, giusto?

 « Sonya, smettila » la riprende Newt, posando il grosso gatto per terra. Bacon miagola, contrariato dalla decisione del padrone. Si struscia un paio di volte contro le sue gambe, ma, quando si accorge che non otterrà più attenzione da lui, si lancia sulle gambe di Sonya e si acciambella come meglio riesce. La ragazza inizia subito ad accarezzarlo lentamente.

 « È quello che è successo, Newtie – sbotta Sonya, calcando la voce sul soprannome del fratello – non riprendermi perché gli ricordo le scemenze che ha fatto. Anzi, è fortunato che non gli spezzo le gambe » sentenzia con un inquietante e sadico sorriso in volto.

 « Sonya! » gracchia Newt, muovendo il capo e spalancando le palpebre come a volerle dire qualcosa con l’espressione. Sonya rotea gli occhi al cielo, fa il segno del “ti controllo” a Thomas con le sue lunghe dita curate dopodiché si alza ed esce dalla stanza, portando via anche Bacon.

Newt si siede sul letto con Thomas, cercando di rimanere ad una certa distanza da lui. Thomas si morde il labbro inferiore, provando a racimolare un po’ del suo orgoglio ferito e di coraggio.

 « Senti, – mormora faticosamente, tenendo fisso lo sguardo sulle sue ginocchia. Maledizione, indossa i vestiti di Newt, ne riconosce il profumo e sa di averglieli vista addosso una volta o due, e questo lo spaventa un poco, perché si sente bene, stranamente bene, quasi fosse normale e giusto così – mi dispiace davvero per … – per cosa esattamente? Tutto d’un tratto gli viene in mente l’elenco di Sonya, poi nella sua testa la voce della ragazza aggiunge “per averlo trattato come se fosse un appestato? Per aver desiderato con tutto te stesso che all’improvviso Minho decidesse di smettere di essere suo amico? Per esserti accorto solo ora di che fantastica persona sia Newt?” – per quello che ho fatto e-e non ho baciato Brenda, dico sul serio, io … » aggiunge, ma viene interrotto prima che riesca a concludere il suo discorso.

 « Lo so, » asserisce solamente Newt.

 « Lo sai? » chiede Thomas incerto.

Newt annuisce e: « Senza contare il fatto che me l’hai ripetuto un milione di volte, insieme alla voce che tu l’abbia baciata si dice anche che sia stata lei a farti quel segno – dice, indicando il collo di Thomas. Non alza il capo però – e sono abbastanza certo di, sì, di avertelo fatto io, quindi ho pensato che potesse aver mentito anche su quello. La tua espressione da cane bastonato di ieri notte, comunque, mi ha convinto » conclude, mentre sulle sue labbra appare un piccolo sorriso. Anche Thomas si permette di distendere le labbra in un sorriso, dopodiché le dischiude per dire qualcosa, ma Newt lo precede.

 « In ogni caso, sono contento che Brenda ti abbia finalmente notato – afferma – so cosa significa provare qualcosa per una persona che sembra non avere alcun interesse nei tuoi confronti » sospira e le sue parole colpiscono il petto di Thomas tanto forte quanto lo farebbe un’incudine. Thomas deglutisce a fatica, cercando di ignorare quella terribile fitta e controllare il tremore che probabilmente mostrerà la sua voce. Sente la gola terribilmente secca e … Newt è interessato a qualcuno.

 « Tu sai che … Brenda … io » gracchia a fatica, giocherellando in maniera disperata con le proprie dita. Newt alza lo sguardo su di lui e inarca un sopracciglio, sembra quasi divertito da quella specie di frase.

 « Beh, era chiaro come il Sole che lei ti piacesse » sorride.

 « Oh, wow, bene » grugnisce Thomas, storcendo appena l’angolo destro della bocca. Non gli dà tanto fastidio che Newt sappia della sua cotta quanto piuttosto il fatto che non ne sembri particolarmente infastidito. Dannazione, questo vorrà dire qualcosa – qualcosa di terribilmente simile a “non è minimamente interessato a te, davvero ci speravi?”.

 « E adesso hai la tua opportunità » aggiunge Newt, forse con l’intento di allentare la tensione creata dalla precedente rivelazione. Thomas si limita ad alzare le spalle.

 « Già » mugugna, poi si alza di scatto, come scottato, e: « Ora devo andare, perché … dannazione! Io devo andare a casa e … e ci vediamo a scuola, forse, ciao, Newt » aggiunge velocemente, senza dare alcun tipo di spiegazione. Solo, borbotta qualcosa sul riportagli i suoi vestiti, prima di chiudersi la porta alle spalle e scappare da quella stanza, da quella casa, ma soprattutto da Newt.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Mai cercarlo ***


Eccomi di ritorno (finalmente, aggiungerete)! Ora, come al solito, non mi dilungo, ma mi sembra giusto avvertirvi che si può ufficialmente cominciare con il conto alla rovescia, a partire proprio dal tre. Eh sì, dopo questo, manca un capitolo più l’epilogo. Ovviamente grazie a chi segue e a chi mi fa sapere cosa pensa di questa storia, è sempre un piacere poter leggere le vostre opinioni ^^


 

 

 

 

 

#mai cercarlo

 

 

 

 

 

Thomas gioca distrattamente con il suo cellulare. In realtà, fissa il nome di Newt sulla sua rubrica – alla fine l’ha cambiato: non è più “Sempre tra i piedi Newt”, ma solo “Newt”. In fondo sa perché l’ha fatto, non sente il bisogno di ingannarsi riguardo ai propri sentimenti.

Rotola, attorcigliandosi addosso le coperte. Quando sua madre è entrata in camera per chiedergli perché non fosse ancora pronto per la scuola, l’ha trovato ancora sotto le coperte e l’ha visto distrutto. È bastato dirle che aveva avuto un brutto litigio con Newt e che non si sentiva affatto bene per convincerla a fargli perdere un giorno di scuola. Teresa, invece, è entrata come una furia e ha urlato qualcosa sul fatto che non può passare il tempo ad auto-commiserarsi per essere stato una testa di cazzo e aver capito tutto troppo tardi, sul fatto che non è una tragedia se a Newt piace un altro ragazzo e che non si era ridotto in questo modo pietoso nemmeno per Brenda. Gli insulti e le parolacce hanno assunto il ruolo di intercalari nella sua predica. Thomas, in ogni caso, si è limitato a borbottare qualcosa di simile a “non puoi capirmi” con tono lamentoso e a nascondersi sotto le coperte. Si rende perfettamente conto di essere stato – ed essere tutt’ora – incredibilmente ridicolo, ma non riesce a non esserlo. Sente quasi il bisogno di ridursi in questo stato pietoso.

Sospira pesantemente prima di rotolare nuovamente sul letto per cambiare ancora posizione. Dà un’occhiata alla sveglia sul comodino e nota che le lezioni ormai sono terminate da circa due ore. Teresa non l’ha più disturbato da quella mattina – dopotutto, Thomas sapeva già che sua sorella non sarebbe tornata, se non la sera, dopo aver sbollito l’irritazione per il suo comportamento. Quella mattina è uscita dalla stanza di Thomas sbattendo platealmente i piedi a terra e chiudendosi la porta con molta più forza di quella necessaria, desiderosa di sottolineare il suo fastidio.

Esther gli ha portato qualcosa da mangiare, gli ha chiesto se avesse voglia di parlare o solo di stare insieme. Thomas le ha detto di andare via in malo modo, di lasciarlo in pace una buona volta; si sente un po’ in colpa per come l’ha trattata.

Qualcuno bussa alla porta e Thomas, quasi in automatico, senza rendersene veramente conto, invita la persona ad entrare. E poi Newt è lì davanti a lui, che lo saluta con un sorriso gentile in volto.

Thomas si nasconde sotto le coperte e: « Sto malissimo, sono contagioso, va via » brontola indistintamente, cercando di modulare la voce per sembrare un po’ raffreddato. Newt non deve esserci cascato, però, perché sta ridendo. Thomas esce da sotto il suo nascondiglio con un broncio contrariato. Ha i capelli disordinati e probabilmente un brutto aspetto, forse si sorprende nell’essere a disagio a farsi vedere così.

 « L’aspetto da ammalato ce l’hai, però » scherza Newt, sedendosi sul materasso del letto di Thomas. Il suo interlocutore rotea gli occhi al cielo, stizzito.

 « Perché sei qui? » chiede. Forse non dovrebbe sperare troppo in una particolare risposta, ma lo fa e, maledizione, quanto fa male, quando scopre che la risposta che Newt gli dà non coincide per nulla con quella in cui avrebbe desiderato lui.

 « Tua madre ha chiamato a casa mia per parlarmi, – afferma distrattamente Newt, senza guardare Thomas in maniera diretta – ha detto che eri, ehm, giù a causa di questo nostro presunto litigio e che potevamo sistemare, che sei orgoglioso e testardo, ma che ci tieni … che tieni a me. E mi sembrava brutto dirle che aveva completamente torto, perché, beh, perché non siamo mai stati insieme e di certo tu non tieni a me in quel modo. In nessun modo, per la verità, ma non è questo il punto. In ogni caso, sono venuto qui perché è stata gentile e mi sembrava brutto dire di no, magari posso aiutarti, non so » spiega, martoriandosi il pollice della mano destra. Sembra nervoso e agitato, ma Thomas non se ne accorge, troppo preso a mugugnare frustrato e imbarazzato. Mastica qualche imprecazione tra i denti, prima di chiedersi a voce alta perché sua madre l’abbia fatto, perché si ritrovi una madre del genere. Di certo non si aspettava una reale risposta, ma “Perché ti vuole bene e cerca di aiutarti” afferma Newt con tono deciso. Thomas inarca un sopracciglio.

 « Beh, se così fosse, non farebbe di tutto per mettermi a disagio » ribatte acidamente. Ed è allora che Newt scatta in piedi, furioso.

 « Perché non ti rendi conto di quanto sei fortunato ad avere dei genitori come i tuoi? » domanda fuori di sé, sbracciandosi in maniera quasi disperata. E Thomas alza il tono della voce di rimando, senza esserne realmente consapevole.

 « Fortunato? » ride sarcastico, mentre ripensa a tutte le volte che i suoi genitori l’hanno messo in imbarazzo in un modo o nell’altro, che l’hanno costretto a trasferirsi da un luogo all’altro, costringendolo a lasciare gli amici e le persone a cui teneva, senza lasciargli la minima possibilità di scegliere. E forse Thomas è offuscato dalla rabbia e da quel sentimento non ricambiato che prova nei confronti di Newt, c’è un po’ di gelosia, rancore e odio verso se stesso perché è stato talmente cieco da non rendersene conto prima; tutto questo lo porta a vedere solo i difetti dei suoi genitori, oscurando tutto il resto. È fuori di sé almeno quanto lo sembra Newt.

 « Sì, – ribatte Newt, la voce dura che trema appena – sì, lo sei. I tuoi ti vogliono bene e ti accettano per quello che sei, niente domande, nessuno sguardo deluso, e … e sai cosa ha fatto mio padre quando gli ho detto che mi piacevano i ragazzi? – chiede retoricamente – Mi ha detto che sono il suo più grande fallimento e ha smesso di parlarmi. Ha fatto finta che non esistessi. Ed ad un certo punto mi sono chiesto “Se non importa a lui, perché dovrebbe importare a me?” Sai perché zoppico, Thomas? Perché mi sono buttato giù dal balcone di casa per … non lo so nemmeno io perché, forse per avere di nuovo la sua attenzione, forse per finirla. Non mi importava nulla di me, so solo questo. Mia madre non ha alcun interesse nel vedermi, mio padre continua ad ignorarmi, è sempre via per lavoro, non mi ha nemmeno chiesto il motivo per cui mi sono buttato, e tu – la sua voce comincia ad affievolirsi, è rotta – tu non capisci quanto tu sia fortunato » mormora, abbassando lo sguardo sul pavimento.

Thomas rimane in silenzio, perché non sa cosa dire. Non è sicuro ci sia effettivamente qualcosa che possa dire. Deglutisce faticosamente, continuando a fissare Newt con la bocca leggermente dischiusa. È a disagio, si sente inutile e stupido, maledizione.

Newt si passa un palmo sul collo, mentre si morde nervosamente il labbro inferiore. Scuote il capo e chiude le palpebre per pochi secondi, poi mormora qualcosa sul fatto che non volesse gettargli addosso così il suo passato. Guarda Thomas di sfuggita, pochi secondi. Incrocia il suo sguardo e subito lo distoglie.

Se ne va senza dire nulla.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Il giorno seguente, a scuola, Newt lo evita con eleganza. Lo incrocia, lo saluta velocemente e subito continua per la sua strada. Thomas non reagisce mai, non riesce nemmeno a salutarlo che Newt è già passato oltre. Se si trovano nella stessa stanza insieme, non resistono per più di cinque minuti, poi, inevitabilmente, uno dei due trova un motivo per andarsene.

Si è creata questa tensione che ha portato il gruppo a dividersi: Minho passa molto più tempo con Newt che con gli altri, mentre Thomas tende ad accodarsi a Teresa e Gally con evidente disappunto di quest’ultimo. È chiaro che c’è qualcosa che non va, ma nessuno vi accenna. Teresa pensa che non sia ancora il momento di chiedere a Thomas di aprirsi completamente, mentre a Gally semplicemente non interessa.

Quando Thomas rimane solo al tavolo della mensa, perché Teresa e Gally avevano bisogno di “parlare” da soli, Minho si materializza davanti a lui. Un attimo prima era da solo, l’attimo dopo Minho era davanti a lui.

 « Bene, – dice senza alcun tipo di preambolo – dimmi cosa succede tra te e Newt » sbotta, incrociando le braccia al petto.

 « Lo sai già, Minho » sbuffa in risposta Thomas. Non alza nemmeno lo sguardo dal suo piatto, il cibo al suo interno non è ancora stato toccato. Se non si tiene conto del continuo punzecchiamento di forchetta che Thomas infligge alle verdure di contorno.

Minho inarca un sopracciglio e: « Non vuoi darmi la tua versione? » domanda curioso. Thomas scuote subito il capo, sconsolato. « Qualunque cosa ti abbia detto, ha ragione » dice soltanto. E Thomas lo pensa davvero: Newt potrebbe accusarlo di essere una sorta di mostro e sarebbe comunque d’accordo con lui.

 « Odio risolvere i vostri casini, – sbotta Minho – siete due deficienti. Soprattutto tu » lo insulta. Thomas non ci presta troppa attenzione, si limita a un “okay” spento e stanco. Minho alza le sopracciglia, sorpreso.

 « Non ribatti? – chiede – Ti ho insultato » sottolinea. Thomas scrolla le spalle, perché davvero non gli importa.

 « È quello che mi merito ».

 « È un problema serio allora » sostiene Minho. Poggia i gomiti sul tavolo e si sporge un po’ di più verso Thomas. Il ragazzo continua a non guardare l’amico, si concentra sulle verdure ormai fredde e martoriate. 

 « Dai, parlami » lo incita Minho, addolcendo appena la propria voce. Thomas alza lo sguardo su di lui per pochi secondi, dopodiché torna a concentrarsi sul proprio piatto. Non ha voglia di parlare.

 « Non ho nulla da dire » mugugna soltanto con tono sconsolato.

 « Tommy, » lo riprende Minho esasperato.

 « Non chiamarmi così » ribatte subito Thomas, sovrappensiero. Minho sorride distrattamente e: « Interessante » sibila. Appoggia il mento sui palmi e si sporge appena verso l’amico, ha un sorriso inquietante ben fermo in volto e gli occhi quasi chiusi a formare due fessure. Thomas probabilmente capirebbe che c’è qualcosa che frulla per la mente di Minho – qualcosa di potenzialmente pericoloso per lui –, ma è troppo concentrato sulle sue verdure per prestare veramente interesse a Minho.

 « Thomas? – cerca di attirare la sua attenzione l’asiatico. Il diretto interessato alza svogliatamente il capo e incrocia lo sguardo dell’amico – siete due deficienti » dice soltanto, poi si alza rumorosamente dalla sedia e lo lascia solo. Thomas non se ne interessa veramente.

 

 

 

 

 

Thomas non sa perché si trovi lì, fermo, davanti alla porta di casa di Newt, indeciso se suonare al campanello o meno. Quando è uscito da scuola, ha detto a Teresa che aveva bisogno di fare un giro e ha continuato a camminare finché non si è ritrovato nelle vicinanze della casa di Newt, poi non ha semplicemente più pensato.

Ha ancora il braccio alzato con l’indice vicino al campanello, quando la porta si apre. Thomas sobbalza, sorpreso e un po’ in imbarazzo, distendendo velocemente il braccio lungo il fianco.

 « Bene, pensavi di suonare o rimanere qui fermo come un idiota ancora per molto? » asserisce Sonya in una risata. Indossa una tuta comoda di un verde sbiadito e ha i capelli raccolti in una coda bassa, il viso è struccato e ai piedi fanno bella vista un paio di ciabatte consumate. Thomas la prima volta che l’aveva vista pensava fosse una di quelle ragazze ossessionate dal proprio aspetto, mentre ora Sonya sembra perfettamente a proprio agio con questo look trasandato e tutto sommato Thomas deve ammettere che è molto carina anche così.

 « Io … » farfuglia imbarazzato Thomas, abbassando lo sguardo sulle proprie scarpe.

 « Sei qui per mio fratello? » lo interrompe subito la ragazza, appoggiandosi contro la porta. Ha lo sguardo di chi la sa lunga e Thomas non sa se esserne spaventato o meno, in ogni caso annuisce timoroso. In realtà non è realmente sicuro del motivo per cui si trova lì, ma sa che ha bisogno di vedere Newt – chiedergli scusa, parlargli o solo vederlo, questo ora non ha davvero molta importanza.

 « Non c’è, – afferma Sonya distrattamente – però dovrebbe tornare tra poco, credo. È andato da Ben per non so quale motivo » continua, incrociando le braccia al petto.

 « Oh » è tutto quello che riesce a dire Thomas, perché è triste ed arrabbiato, nonostante sappia che Newt ha il diritto di vedersi con chi vuole e non deve di certo fare conto a lui. Maledizione, quanto gli brucia il petto in questo momento.

 « Vuoi aspettarlo dentro? » chiede gentilmente Sonya, facendogli spazio per permettergli l’ingresso, ma Thomas declina educatamente l’invito con il cuore a pezzi e un groppo in gola che gli impedisce di parlare normalmente.

 « Gli dico che sei passato? » domanda la ragazza allora e il sorriso è orami completamente scomparso dal suo volto.

 « Non dirgli niente » la prega Thomas. Sonya all’inizio appare titubante, ma alla fine accetta. Mentre se ne va, Thomas riesce a vedere che sta aspettando che qualcuno le risponda al telefono. In ogni caso, Thomas se ne va prima di poter sentire chi ha chiamato.

 

 

 

 

 

 « Tom, davvero, devi reagire ».

Thomas alza svogliatamente lo sguardo su sua sorella, mugugna e poi torna a concentrarsi sulla televisione.

 « Parlo sul serio, ti sei ridotto ad un vegetale – sbotta Teresa, incrociando le braccia al petto ed esibendosi nella sua migliore espressione contrariata – e cosa diamine stai guardando? » domanda, sporgendosi un poco per vedere le immagini sullo schermo.

 « Notting Hill » risponde Thomas atono.

Teresa rotea gli occhi al cielo e: « Tom, solo perché la tua vita sentimentale fa schifo, non significa- ».

 « Grazie » la blocca subito Thomas, mantenendo lo sguardo fisso sul film. Teresa vorrebbe gridare per la frustrazione, ma si costringe a prendere un grosso respiro e a mantenere la calma. Solo perché suo fratello è un deficiente, non significa che lei debba rimetterci la voce in inutili urla – d’altronde, Thomas non l’ascolterebbe indipendentemente dal volume della sua voce.

 « Tom » lo richiama Teresa con più convinzione. Perché sua madre ha deciso di uscire con le amiche proprio quel giorno? Teresa sa che sarebbe stata un valido aiuto, peccato che non c’è, e Chuck … beh, Chuck non è esattamente la persona più adatta a consolare gli altri, anzi, generalmente tende a peggiore la situazione.

 « Teresa » ribatte Thomas senza nemmeno alzare lo sguardo.

 « Puoi almeno guardarmi in faccia? » si lamenta la ragazza, allargando le braccia in un gesto esasperato. Thomas scrolla distrattamente le spalle e: « Non è strettamente necessario » sbotta annoiato.

Teresa si morde a sangue l’interno della guancia per non urlare di disperazione. Il mondo è crudele e ha deciso che lei doveva essere punita con un fratello altamente idiota – davvero, cosa ha fatto di male per meritarsi un deficiente simile?

Prende il telecomando dall’angolo finale del divano e preme il pulsante di spegnimento della televisione con una brutalità decisamente eccessiva. Thomas la guarda, furioso, e: « Dammi quel telecomando, Teresa » ordina con tono minaccioso e lo sguardo fiammeggiante. Teresa si stringe l’oggetto al petto.

 « Dovresti prestarmi più attenzione, quando ti parlo » lo rimprovera la ragazza.

 « Non essere ridicola, – sbuffa Thomas – io ti stavo ascoltando » mette in chiaro. Passano alcuni minuti a guardarsi in cagnesco prima che il ragazzo riprenda la parola: « Lasciami vedere la fine ».

 « La conosci già » ribatte Teresa, sottolineando l’inutilità di quell’azione. Thomas rotea gli occhi al cielo e mostra il palmo alla sorella in una muta richiesta di resa del telecomando.

 « Hai intenzione di passare i prossimi giorni a piangerti addosso? » domanda sprezzante Teresa, continuando a stringere fra le mani il telecomando. Il tono usato è tutto volto a far reagire il fratello, ma sembra non funzionare perché Thomas si limita ad annuire e a portare lo sguardo sullo schermo spento come se non gli importi più se la televisione sia accesa o meno, perché quell’oggetto si è nuovamente ripreso tutta la sua attenzione. A quel punto Teresa perde le staffe e: « Fai quel diavolo che ti pare » sbotta, prima di rinchiudersi in camera. Il telecomando, comunque, se lo porta con sé.

Thomas sbuffa e si sistema meglio sul divano, mentre pensa che sua sorella è un incredibile rompicoglioni. Lo ripete più volte nella propria testa come a volerlo rendere vero ed è tanto preso da questa operazione che non si accorge subito che il cellulare sta vibrando nella tasca dei suoi jeans. Lo tira fuori esitante e, quando vede il nome di chi sta chiamando, sbianca. Una parte di lui vorrebbe lasciarlo suonare fino a far partire la segreteria, un’altra, quella codarda, vorrebbe riattaccare subito, e l’ultima vorrebbe rispondere senza alcuna esitazione.

Continua a fissare lo schermo e il nome che lampeggia su questo prepotentemente. È Newt.

 

 

 

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Capitolo 10
*** Mai mai mai mai ***


Piccolo avviso di servizio: questo è l’ultimo capitolo. So che avevo detto che ne mancavano due, ma a causa dello studio e di altri svariati impegni l’epilogo sarebbe arrivato dopo millenni e non mi sembrava davvero il caso. Quindi ho deciso di eliminarlo più o meno – nel senso, l’ho drasticamente accorciato rispetto a quello che pensavo originariamente per riuscire ad essere in “orario” con la pubblicazione. In pratica il penultimo capitolo si è trasformato nell’ultimo capitolo+una piccola chiusura. Spero davvero possiate apprezzarlo lo stesso. Okay, chiudo qui. Ci si vede nelle note infondo per gli ultimi ringraziamenti ^^


 

 

 

 

 

#mai mai mai mai

 

 

 

 

 

Alla fine, esitante, decide di premere il pulsante per rispondere. Il cuore gli batte all’impazzata contro il petto, quasi a volerlo sfondare, mentre uno strano calore gli prende lo stomaco.

 « Pronto? ». Si vergogna di quanto la sua voce possa apparire speranzosa e bisognosa all’idea di poter parlare con Newt. La tensione visibile sul suo volto, tuttavia, scompare non appena sente la fastidiosa voce di Minho ridere dall’altro capo del cellulare. E un incredibile delusione lo assale e lo schiaccia, perché ci ha sperato davvero che fosse Newt.

 « Perché mi chiami con il telefono di Newt? » chiede Thomas sprezzante, senza nemmeno provare a nascondere l’amarezza che prova in questo momento. Pensa solo che sia stato crudele farglielo credere, che Newt chiamasse per lui, e poi spezzare subito l’illusione che stesse accadendo realmente.

 « Avevo bisogno di un’ulteriore prova » dice solamente Minho e Thomas non sa di cosa diavolo stia parlando, sinceramente non gli interessa nemmeno troppo. Ora come ora vorrebbe solo riattaccargli il telefono in faccia e riavere indietro il telecomando. Non sa perché non metta giù.

 « L’hai ottenuta? » domanda stancamente, più per circostanza che altro. Sospira pesantemente, dopo aver finito di parlare, e chiude le palpebre per qualche secondo.

 « Beh, sì » borbotta Minho e Thomas rimane in silenzio. Non si dicono nulla per diversi minuti, c’è solo il suono dei loro respiri, poi Thomas si rizza improvvisamente e: « Newt è lì con te? » chiede, non si preoccupa nemmeno di nascondere il desiderio ben presente nella sua voce. Non vuole parlargli direttamente, vuole solo … in realtà, non sa nemmeno lui cosa vuole esattamente.

 « Più o meno – risponde Minho – cioè, io sono in camera sua, mentre lui sta preparando qualcosa da mangiare giù in cucina. Io teoricamente dovrei essere in bagno » borbotta sovrappensiero. Thomas rotea gli occhi al cielo, perché non capisce dove voglia arrivare Minho con quella sua specie di confessione.

 « Ti va di raggiungerci? – domanda all’improvviso – Newt non sa cucinare, nonostante voglia sempre provarci. Potresti portare delle pizze con te. Sonya ed io te ne saremmo eternamente grati, quasi sicuramente anche Newt » blatera sovrappensiero. Thomas si morde il labbro inferiore e: « No. » dice senza nemmeno pensarci. Può percepire il sopracciglio di Minho inarcarsi e un’espressione totalmente contrariata farsi largo sul suo viso, nonostante non sia fisicamente davanti a lui.

 « Hai davvero di meglio da fare? » gracchia Minho, leggermente alterato dalla risposta ricevuta – chiaramente quella che non voleva sentirsi dire.

 « Sto guardando Notting Hill ».

 « Teresa mi ha detto che stai fissando il televisore spento – ride malignamente Minho e Thomas pensa solo che sua sorella è una maledetta ingrata ed una traditrice, perché non può semplicemente lasciarlo in pace a piangersi addosso per la sua stupidità? In fondo, è quello che si merita – Dai, Thomas, tu e Newt dovete parlare per davvero e la pizza è un buon punto di partenza. La pizza è panacea universale, lo sai » ridacchia distrattamente Minho. Thomas respira pesantemente, perché non vuole accettare in alcun modo, ma alla fine, senza rendersene davvero conto, forse perché sa che Minho continuerà a tartassarlo, forse perché in fondo vuole sistemare le cose con Newt, dice di sì.

 

 

 

 

 

È stato imbarazzante: dopo essere arrivato a casa di Newt con quattro cartoni di pizza fumanti – in macchina con sua madre, maledizione, perché non ha ancora preso la patente? – è rimasto alcuni minuti a fissare il legno della porta prima di trovare la forza per suonare il campanello. Sonya ha aperto di scatto e come una furia gli ha preso i cartoni dalle mani, annusandoli a pieni polmoni come se non aspettasse altro, poi ha fatto cenno di entrare a Thomas con il capo e ha urlato che la cavalleria era arrivata a salvarli dalla cucina avvelenata di Newt. Thomas ha percepito chiaramente un grugnito e un urlo di gioia.

Quando è entrato in cucina, Newt l’ha guardato per alcuni minuti, spaesato, poi ha sorriso, inclinando appena il capo verso destra, e Thomas si è sentito un po’ meglio nel vedere le labbra del ragazzo piegarsi in quel modo.

Sonya ha apparecchiato velocemente il tavolo e poi ha consegnato ad ognuno di loro una pizza. Minho l’ha addentata famelico, dopo averla divisa in quattro fette, e ha parlato per tutto il tempo, cercando di coinvolgere nella conversazione i due amici. Il risultato, in ogni caso, non è stato dei migliori: Minho ha continuato a blaterare di tutto e niente per un tempo apparentemente interminabile insieme a Sonya, mentre Thomas è rimasto in silenzio e Newt ha fatto qualche cenno di assenso ogni tanto. Probabilmente la serata sarebbe andata avanti così – con Minho e Sonya a parlare, Newt ad annuire distrattamente e Thomas rinchiuso nel suo silenzio – se Minho non si fosse alzato di scatto e fosse uscito dalla stanza senza alcuna spiegazione, seguito da Sonya. Prima di chiudersi la porta alle spalle, Sonya ha sorriso in maniera rassicurante ai due ragazzi e poi a girato la chiave nella serratura, chiudendoli nella stanza. Per questo motivo, ora Newt e Thomas si ritrovano rinchiusi in cucina, da soli, a fissarsi come due deficienti.

 « Questo è leggermente eccessivo » borbotta Newt tra sé e sé, riferendosi alla porta chiusa a chiave. Thomas non è sicuro che il ragazzo sia in cerca di appoggio o voglia un qualche tipo di risposta, per cui rimane in silenzio. Si morde il labbro inferiore, a disagio, mentre sbatte ritmicamente il piede destro contro il pavimento a causa dell’agitazione.

Newt dice qualcosa, ma lo fa talmente piano che Thomas non è sicuro che delle parole siano effettivamente uscite dalle sue labbra, e poi si scusa con voce insicura per avergli gettato tutto addosso. E Thomas si sente stupido e in colpa perché non è Newt quello che deve scusarsi, ma lui, è lui che non capisce, che dà le cose belle che ha per scontate, che si comporta come una maledetta testapuzzona.

 « No, – dice Thomas senza alzare lo sguardo – no. Avevi ragione tu, su tutto, io … è colpa mia ».  Thomas non riesce davvero a parlare del tentativo di Newt di togliersi la vita, in realtà non vorrebbe nemmeno pensarci, nonostante il fatto lo perseguiti ovunque. La sola idea lo fa stare male, non può credere che Newt – Newt – ci abbia davvero provato.

 « Quindi … – sussurra Newt, insicuro – potremmo provare ad essere amici, nel senso, sul serio questa volta ». Sorride, mentre lo dice, e Thomas pensa solo che no, non può farlo. Non può davvero accettare Ben e vedere che ha quello che lui ha perso, non ne è semplicemente in grado.

 « Io non voglio essere tuo amico » asserisce con tono sicuro Thomas, alzando lo sguardo su Newt, giusto in tempo per vedere il sorriso sul suo volto scomparire, mentre un’espressione ferita prende il suo posto.

 « Pensavo – mormora Newt, martoriandosi le labbra nel processo – pensavo che avessi cambiato idea su di me, io credevo … – la voce gli trema appena e le mani sono in continuo movimento. Ad un tratto si ferma, come ad aver capito qualcosa, e punta lo sguardo ferito su Thomas – Ti piace ferirmi » asserisce con tono flebile. Ed è un’affermazione, non una domanda, Thomas ne è perfettamente consapevole e no, maledizione, dopo tutto quello che è successo, ferirlo è l’ultima cosa che vorrebbe fare. Ora come ora, vorrebbe baciarlo, forse, se non sapesse che è tremendamente sbagliato.

Thomas boccheggia, colto alla sprovvista, mentre Newt si alza e va verso alla porta. La colpisce con i pugni un paio di volte, mentre chiede di farlo uscire e la sua voce è rotta. È deluso, ferito e Thomas non sa cosa fare. Forse, dovrebbe solo trovare un po’ di coraggio e smetterla di pensare. Si alza dalla sedia e si avvicina a Newt. Il ragazzo non lo sente, così, quando Thomas gli prende un polso, sobbalza impercettibilmente. Thomas lo costringe a girarsi in modo tale da poterlo guardare in volto e vede che Newt si è morso il labbro inferiore con tanta forza da farlo sanguinare. E Thomas ha scollegato il cervello, non pensa davvero più – non gli interessa di Ben, né tantomeno del pugno che Newt potrebbe tirargli – e si sporge per premere le labbra su quelle di Newt. Il bacio sa di sangue, rabbia e amarezza, ma è Newt che sta baciando e in qualche modo Thomas sente che può bastargli questo per sentirsi un po’ più felice.

Ha chiuso le palpebre, spaventato dalla possibile reazione dell’altro ragazzo, ma poi Newt ha dischiuso le labbra e ha ricambiato il bacio. Thomas ha appoggiato i palmi sui suoi fianchi per avvicinarlo un po’ di più e i loro nasi hanno cozzato malamente. Newt ha ridacchiato nel bacio e il cuore di Thomas ha perso un battito nel sentire la sua risata leggera. E poi Thomas si allontana improvvisamente.

 « Mi dispiace » dice, passandosi una mano tra i capelli. Newt lo guarda interrogativo per qualche secondo e: « Ti dispiace? – ripete come se non fosse sicuro di aver sentito bene – Ti dispiace avermi baciato? » domanda e nel suo tono è percepibile una punta di esasperazione e amarezza.

 « Cos-? No! – ribatte subito, ma poi si rende conto di quello che ha detto – cioè, sì. Voglio dire, no, nel senso … io, Ben » prova a formulare confusamente, ma tutto quello che gli esce alla fine è un’accozzaglia di parole buttate alla rinfusa senza un vero ordine logico e un grugnito causato dalla frustrazione.

 « Ben? – domanda Newt, incrociando le braccia al petto – Cosa centra Ben? ». Ha lo sguardo confuso e Thomas si sente preso in giro da questa domanda.

 « Sonya mi ha detto che sei uscito con lui – dice – ho pensato che … » borbotta, ma viene subito interrotto da una risata.

 « Ben e io non usciamo insieme – afferma seriamente Newt, ma il sorriso è ancora presente sulle sue labbra. La sua espressione si è fatta appena più serena – Sono andato da lui, perché ti ha picchiato, Tommy, e va bene, è stato sospeso, ma ho pensato di dover mettere un taglio a questa sua gelosia infondata » spiega e Thomas si sente inspiegabilmente felice e più leggero dopo questa informazione. Poi sul viso di Newt torna un velo di incertezza e: « Tu provi qualcosa per me? » chiede, insicuro.

Thomas sorride, vuole essere sincero.

 « Sì, » dice senza nessun tipo di esitazione. Newt abbassa lo sguardo sui propri piedi e Thomas può vedere le sue guance chiazzarsi di un rosso leggero.

 « Tu vorresti stare con me? » domanda e la sua voce appare ancora incerta, nonostante Thomas gli abbia detto che i sentimenti nei suoi confronti sono cambiati.

 « Sì, – ripete, cercando il suo sguardo – lo vorrei, anche se non lo merito » aggiunge sincero. Newt si passa la lingua sulle labbra velocemente, un gesto che è solito fare quando è nervoso, e poi bacia Thomas. Passa le mani tra i suoi capelli, non c’è nemmeno un attimo di esitazione. Le loro labbra si scontrano e si incastrano perfettamente, e Newt passa la lingua sul labbro inferiore di Thomas prima di insinuarsi nella sua bocca. E sorride, ride, mentre si stringe a lui, felice.

Newt si allontana di poco da lui, diversi minuti dopo, tenendo le braccia allacciate al suo collo.

 « Io ti piaccio » dice tra sé e sé, poi con un sorriso accennato sul volto e senza guardare Thomas in viso: « Bene, perché tu piaci a me » aggiunge, più a se stesso che al ragazzo di fronte a lui.

Thomas si ritrova inevitabilmente a sorridere. Gli posa un bacio veloce sulle labbra, dopodiché fa scontrare le loro fronti. Rimangono fermi in quella posizione, finché non sentono un tonfo sordo, come di un capo che viene colpito con uno schiaffo particolarmente forte, e un successivo lamento.

Thomas si districa controvoglia da Newt per avvicinarsi alla porta chiusa e appoggia l’orecchio alla superficie liscia. Newt è vicino a lui e lo guarda con occhi curiosi.

 « Non sento più nulla ». È appena un sussurro, ma Thomas può dire con una certa sicurezza che si tratta della voce di Minho. Scuote la testa, divertito al pensiero che Sonya e Minho abbiano passato tutto il tempo attaccati alla porta per essere sicuri andasse tutto nel verso giusto. Thomas si scopre ad essere grato nei loro confronti.

Con un tono di voce appena udibile dice a Newt quello che hanno fatto la sorella e Minho. Newt inarca un sopracciglio e la sua espressione è un misto di contrarietà e rassegnazione, poi sbatte il pugno contro la porta e: « Pensate di tenerci chiusi qua dentro o ci fate uscire? » urla per essere sicuro lo sentano. Intreccia le dita della mano sinistra con quelle di Thomas, che si morde il labbro nel tentativo di nascondere un sorriso.

 « Solo se quello che vedremo ci piacerà » grida di rimando Sonya. Thomas può immaginarsi benissimo il suo volto e l’espressione beffarda che sicuramente ha. Immagina la sua figura snella appoggiata distrattamente contro il muro  e le braccia incrociate al petto.

 « Sonya » si lamenta Newt, roteando gli occhi al cielo, ma la serratura non scatta.

 « Assicuramelo! » urla Sonya e Thomas percepisce benissimo la risata di Minho. La situazione ha un non so che di comico e familiare, Thomas potrebbe farci tranquillamente l’abitudine.

 « Te lo prometto » assicura al posto di Newt Thomas, mentre stringe la presa sulla sua mano. Newt lo guarda con la coda dell’occhio e si lascia sfuggire un piccolo sorriso.

A quel punto la porta si apre e, prima che se ne rendano veramente conto, Sonya li ha stretti in un abbraccio, facendo cozzare malamente le loro tempie.

 « Finalmente, teste di cazzo! » gracchia, felice, mentre nasconde il volto nell’incavo del collo. Minho sta scuotendo appena la testa e, quando si accorge di avere gli occhi di Thomas puntati su di lui, sorride e: « Ringraziami, pive » ride. E forse, stupidamente, Thomas lo fa, perché gli sembra tutto così incredibilmente perfetto e giusto che quasi fatica a crederci. Almeno fino a quando Newt non lo bacia di nuovo.

 

 

 

 

 

#epilogo

 

 « Neeeewt, – si lamenta Thomas con un tono leggermente infantile – fammi un po’ più di spazio », ma Newt non si sposta di un millimetro, limitandosi a grugnire qualcosa sul fatto che il letto sia il suo. Thomas rotea gli occhi al cielo, mentre si stringe maggiormente contro l’altro ragazzo. Il letto di Newt è sicuramente comodo per una persona, essendo ad una piazza e mezza, ma, quando si tratta di condividerlo, diventa magicamente ingestibile. Questo, in ogni caso, non li ferma dal dormire insieme.

 « Io sono il tuo ragazzo, ho diritto ad una porzione di letto maggiore » sbotta Thomas contro la clavicola nuda di Newt, che ridacchia distrattamente. Thomas mastica un insulto affettuoso tra i denti, prima di iniziare a lasciare una scia di baci lungo il collo di Newt, per passare poi a mordergli il mento e infine ad arrivare alle sue labbra. In qualche modo, Thomas riesce a spostarsi sopra il corpo di Newt, mentre si baciano, ma subito il ragazzo dai capelli biondi mette fine a quello scambio di effusioni.

 « Sarà meglio prepararsi prima che arrivi mio padre, – dice pigramente con la voce ancora impastata di sonno – non è proprio il caso farsi trovare nudi a letto » ridacchia. Thomas sbuffa contrariato, prima di lasciarsi cadere nuovamente al fianco di Newt.

Non gli piace il padre di Newt – o meglio, lo detesta e, d’altronde, ha mille buoni motivi per avere una pessima considerazione di lui. La prima volta che si sono incontrati, l’uomo l’ha cacciato di casa furioso, lanciandogli dietro tutto quello che gli capitava per mano e urlando svariati improperi. Newt ha passato tutta la settimana successiva a scusarsi con lui e Thomas potrebbe aver approfittato un po’ della situazione, richiedendo un numero smisurato di baci fuori luogo.

Ha scoperto, poi, che a Sonya il padre riserva un atteggiamento leggermente diverso da quello che tiene nei confronti di Newt: prima che venisse espulsa dal collegio femminile a causa di una rissa, era la sua bambina preferita, ora invece è una sciagurata ragazzina viziata. Le rivolge ancora la parola, ma con un tono astioso e di rimprovero. Ed è anche per questo che Thomas cerca di portare via sia Newt sia Sonya, quando il padre è in casa.

Adesso Sonya frequenta la scuola pubblica, la stessa del fratello, ed ha iniziato ad uscire con Minho. Newt gli ha confessato che Sonya aveva una cotta per lui da millenni, ma il ragazzo non aveva mai pensato a lei in quei termini, in quanto sorella minore del suo migliore amico. Newt non sa bene cosa sia successo per fargli cambiare, fatto sta che è contento per loro, ma Minho morirà tra atroci sofferenze se prova solo a fare del male alla sua sorellina.

 « Sei un guastafeste » borbotta contrariato Thomas, ma alla fine si alza dal letto. Raccoglie la sua biancheria intima e i vestiti, dopodiché li indossa lentamente. A quel punto il musetto grassoccio di Bacon fa capolino nella camera e il gatto trotterella verso Thomas, alla ricerca di coccole. Thomas sorride all’animale e: « Ciao, mia adorata Palla di Lardo » lo saluta, prendendolo in braccio. Bacon sembra aver rivalutato completamente Thomas e quest’ultimo, nonostante i nomignoli crudeli, si è realmente affezionato al gatto.

 « Ho come la sensazione che Bacon prenderà presto il mio posto nel tuo cuore » scherza Newt, costringendosi ad alzarsi dal letto e a vestirsi a sua volta.

 « Non scherzare, – ride Thomas – Fat-Bacon sa come farsi amare » aggiunge, ma, dopo aver dato un ultimo grattino dietro all’orecchio del gatto, lo posa a terra e si avvicina a Newt per baciarlo. E, mentre lo stringe a sé e lo bacia, non pensa più all’odioso padre di Newt, al fatto che Teresa stia con Gally, al fatto che sua madre sembra volerlo sostituire con Newt, a Ben che lo vuole morto, alle allusioni poco velate di Harriet e alle mille foto che scatta Sonya di loro due, non pensa a niente, perché, quando è con Newt, nulla sembra più avere troppa importanza. Tranne loro due, insieme, tranne Newt. È una sensazione nuova, appagante e avvolgente, lo prende completamente e a volte lo lascia senza fiato, ma gli piace e forse – forse – non può più farne a meno.

 

 


 Ebbene sì, siamo giunti alla fine di questa storia e, wow, sono davvero felice di essere stata in grado di concluderla in tempo e soprattutto del fatto che sia piaciuta a diverse persone ^^ e, a proposito di questo, ci tengo a ringraziare chi ha seguito/ricordato/preferito, chi a fatto “passa parola” e soprattutto chi mi ha lasciato un parere. È soprattutto grazie a voi se la storia ha trovato la sua fine ^^ Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate. Io intanto metto la spunta su “completa” ;)

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