Iruka

di slice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ha un'idea tutta sua sull'indulgenza ***
Capitolo 2: *** Quando si arrabbia, finisce male ***
Capitolo 3: *** Sicuramente non lo pagano abbastanza ***



Capitolo 1
*** Ha un'idea tutta sua sull'indulgenza ***








Ha un'idea tutta sua sull'indulgenza



Raido inclina la testa di lato. Non è che stia tentando di capire cosa hanno davanti, sta solo cercando di liberarsi la visuale dall'ingombro del braccio di Genma, che può anche essere rumoroso e fastidioso ma almeno finora rispettava i suoi spazi.
“Ti dico che non è un'oca.”
“Be', allora è un'anatra!”
“Potrebbe essere Uchiha...” Aoba si blocca e si rivolge cautamente a Raido, anche se quello non lo sta minimamente considerando. “Sapete, quello più piccolo.”
Kakashi sospira e lui si volta a guardarlo con l'aria di chi si è accorto di averlo accanto solo in quel momento.
“Non è Sas'ke,” dice il copia ninja, “Andiamo, è giallo! Ma non è nemmeno un'oca o un'anatra.”
Tenzo esplode in un verso indignato, mentre Genma ride a bocca piena.
“E quel becco, allora?” abbaia il Capitano, infilando la mano nel sacchetto delle patatine di Aoba mentre con l'altra indica davanti a sé.
“Quale becco? Sei tu il becco!”
“Dai, ruotalo di ottanta gradi...”
“Dai, no.”
Raido è rimasto con la testa inclinata e quando se ne accorge, invece di tornare dritto, inclina la testa ancora di più, ma non gli basta nemmeno quello e si sposta leggermente di lato. Mette la mano sulla pietra e si sorregge per piegarsi con tutto il corpo.
“Secondo me è un fiore...” borbotta, tornando dritto.
“Ma va'... Solo tu potevi dire una cosa del genere senza sembrare gay.”
Tenzo sbuffa e Aoba per poco non lo imita perché Genma sta bocciando ogni forma conosciuta, da quando sono lì.
“Va bene,” sospira, allargando le braccia, “diccelo tu cos'è!”
“Che cazzo ne so?”
Quattro voci salgono in volume e veemenza e al tokujo arriva persino una patatina in testa.
“Non sono Ibiki, non ho urgenza di entrare nella testa di un ragazzino per scoprirne le turbe mentali e non ho idea del perché un ragazzino senza turbe dovrebbe dipingere qualcosa sulla fronte del terzo Hokage!”
“È Naruto.”
Il palazzo su cui stanno è il più alto dopo la torre dell'Hokage e loro sono seduti proprio di fronte alla montagna monumentale per la pausa pranzo; per un momento gli unici rumori sono quelli che fa il vento e gli uccelli nei dintorni.
Almeno tre di loro sono sul punto di dire al copia ninja che il suo allievo tornerà e che non deve preoccuparsi perché è con Jiraiya sama, ma Genma è più veloce e, anche se all'inizio sospira e basta, rompe quella concentrazione che ci voleva agli altri per aprire bocca.
“Be',” dice, facendo vagare lo sguardo sulla montagna per poi fissare un punto preciso, come se bastasse per indicarlo agli altri, “speriamo che quella sia una nuova evoluzione del rasengan perché se Iruka vede un cazzo così grande sulla guancia del Sandaime lo sentiranno urlare anche a Kiri.”
Improvvisamente tutti inclinano la testa di lato, cosa per cui Raido si scopre particolarmente allenato.
“Ugh,” dice Aoba, passando le patatine a Kakashi, “pensavo fosse un fagiolo.”
“Io credevo fosse lo stagno...”
“Sì, con il culo dell'anatra grosso il doppio?”
“È un bambino, magari le proporzioni non avevano tutta questa importanza!”
“Alla sua età Kakashi uccideva da anni.”
“Questo non significa che non facesse disegni con il cielo in cima al foglio e le case più piccole delle persone!”
“Nessuno sarebbe mai andato in missione con lui se avesse avuto le percezioni di un moccioso...”
La voce di Iruka non è sempre alta, spesso ha soltanto uno strano bordo tagliente che minaccia di fare danno, ma al tempo stesso dà l'occasione di cavartela rimediando o semplicemente smettendo di fare quel che fai.
“Konohamaru,” dice il chuunin, tirandosi a sedere dopo essere stato sulla testa del terzo Hokage a sonnecchiare.
Il ragazzino, che sta pulendo la roccia una trentina di metri sotto, alza il volto nella sua direzione anche se non può vederlo e si pulisce la fronte con il braccio, senza mollare la grossa spazzola che ha in mano.
“Tra poco avrai un grosso aiuto,” gli comunica Iruka.
La pausa pranzo è finita da un pezzo, in effetti, e hanno tutti un gran da fare. Raido e Genma hanno il loro turno alla torre, Kakashi farfuglia di una sfida con Gai e Tenzo è già scomparso in una nuvola di fumo.
Aoba rimane lì un attimo, con la mano ancora nel pacchetto di patatine, e anche da lontano può vedere lo sguardo del chuunin assottigliarsi su di sé.
“Non guardarlo negli occhi,” bisbiglia Kakashi, da qualche parte alle sue spalle.
Lui si schiarisce la gola, inclina la testa di lato e si porta una patatina alle labbra.
“Quello è un rasengan, vero?” chiede all'insegnante.
Iruka annuisce.
“Per questo non ha in mano uno spazzolino da denti.”









Questa raccolta farà parte di una serie... Buahahahahahah, non saprete mai che pairing ci sono solo leggendo questa; l'ho scelta apposta!
Sappiate che per il momento sono ferma con le due long: ogni tanto ci scribacchio ancora qualcosa, ma non riesco a vedere dove io stessa volevo andare a parare. Nonostante questo non le ho abbandonate, solo per il momento sono concentrata su altri personaggi e diverse situazioni. Mi scuso *si inchina* con chi ancora spera di vedere un aggiornamento e spero di poter riprendere presto.
Le altre due serie, quella ItaShika e quella NaruHina non sono assolutamente ferme. Come ho detto per il momento mi concentro su altro, ma ho roba da inserire sia di qui che di là, nella cartella “cantiere”. Rido ogni volta che lo scrivo. XD

Nali, sono in r i t a r d o! E non sono Kakashi quindi l'effetto fashion (?) è andato a puttane, però ti faccio ancora tantissimi auguri e spero che possa ispirarti un pochino con il tuo magnifico Iruka. La raccolta è tutta incentrata su di lui, ma anche su altri strani soggetti come quelli qui descritti. Una roba oscena.

Auguri, Nali! Chu! <3



I personaggi e i luoghi e i laghi appartengono a Kishicoso e nessuno ci lucra sopra a parte lui.



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Capitolo 2
*** Quando si arrabbia, finisce male ***








Quando si arrabbia, finisce male



Potevi essere il sole, una nuvola, un uccello...”
Tenzo sospira, annoiato.
“Te lo do io l'uccello!”
“Ehi, ci sono dei bambini!” ruggisce Raido.
Genma sogghigna, appollaiato sul ramo, poiché subito dopo le parole del compagno uno di quei nanetti alti una katana ha spiaccicato in faccia ad Aoba il biscotto che stava mangiando.
“Non sono bambini qualunque, sono i figli di un bijuu,” commenta, lui.
Intanto Iruka è voltato a discutere con un altro insegnante. Ogni tanto guarda nella loro direzione per tenerli d'occhio e tutti diventano immobili e tesi, improvvisamente padroni di espressioni neutre, se non felici.
“Avresti potuto essere un cervo o anche un sasso...”
Tenzo sbuffa, sempre più tendente all'irritazione.
“Sasso sarai tu, poi cosa c'entra il cervo?”
Genma alza una mano guantata e ne osserva il pelo apparentemente morbido.
“Eh, invece il leone è così ovvio. Il cane, il gatto e il leone! Certo.”
“Senti,” dice Raido, cercando di non farsi strappare la coda dai pargoli. “Ho solo fatto quello che mi è stato detto di fare!”
“Insomma,” continua Kakashi, imperterrito, “avresti potuto essere una qualunque comparsa, Yamato Coso, invece sei proprio un albero e questo dovrebbe farti pensare.”
“Capitano! Sono Capitano!” sbotta Tenzo, beccandosi un'occhiataccia da Iruka poiché si è mosso di qualche centimetro. “Ma guarda se devo farmi prendere in giro da uno che fa il cespuglio!” gracchia, ora decisamente irritato.
In quel momento Iruka si abbassa, permettendo a un gruppetto di bambini di appendergli sulla schiena il foglio che reca la scritta “sono nervoso perché mi sono fatto la pipì addosso”, poi fa un cenno all'insegnante con cui discorreva e si dirige verso di loro, procurando ilarità quando dà la schiena ad altri bambini.
“Come va, Miko chan?” dice, rivolgendosi a una bambina mora con l'aria molto concentrata, occhiali da vista e taccuino in mano, che li osserva da un pezzo.
Lei schiocca la lingua sul palato e assottiglia lo sguardo sul cane, prima di rispondere.
“Non lo so, sensei... Il cane è sporco, il gatto ride troppo, il cespuglio è mezzo grigio,” elenca, indicandoli uno per uno e facendo una faccia strana a quest'ultimo punto, prima di proseguire, “l'albero si muove e il leone pare sia stato buttato lì perché avanzava da un'altra recita.”
Iruka si ferma a considerare ogni critica, pesando quelle parole come se uscissero dalla bocca di un'autorità teatrale, alla fine si porta una mano al mento e sospira.
“Che mi dici del sole?”
“Beee'... abbaglia. E credo sia questo che un sole deve fare, dopotutto,” risponde, alzando le spalle.
“Va bene,” l'insegnante muove una mano davanti al volto, “cerchiamo di fare con quello che abbiamo, ma tienili in riga.”
“Sì, sensei!”
Iruka lancia un'ultima occhiata alla scena, poi si volta e inizia a camminare. Di sicuro quei cretini ci penseranno bene, da ora in poi, prima di interrompere una delle sue lezioni per motivi futili come la mancanza di un membro per il loro stupido gioco; per questo motivo, a metà sala non riesce a trattenere un sospiro soddisfatto che inquieta vagamente la collega addetta ai costumi, quando le passa vicino.
“Non vi state impegnando: non ci credo che questo sia il vostro massimo,” dice Miko chan, riportandosi gli occhiali a posto dopo che le sono scivolati sul naso. “Volete dire che un giorno sarò un grande e grosso ninja e non saprò fare un albero o un cane? Volete uccidere i miei sogni di bambina ancora prima che mi venga consegnato il coprifronte?”
Kakashi sente un brivido lungo tutta la schiena e improvvisamente avere la testa incastrata in un pezzo di cartone a forma di cespuglio lo innervosisce, Tenzo sposta il peso da una gamba all'altra, a disagio perché, albero o no, a lui scappa da pisciare. Raido è a carponi da troppo tempo per avere dignità bastante a fingere di non trovare quella bambina la cosa più adorabile che abbia mai visto, mentre Aoba mima il gesto degli occhiali, poco a suo agio nell'interpretare un cane che dovrebbe grattarsi un orecchio con la zampa posteriore.
“Demonio,” borbotta Genma, fiero delle sue orecchie, zampe e coda di pezza, appollaiato su una passerella sospesa trasformata in ramo da cartone e pastelli.
“Hai perfettamente ragione, Miko chan,” grida Gai, sopra le loro teste, “faremo del nostro meglio per le future generazioni di Konoha e i nostri brillanti maestri dell'accademia!”
“Sta' zitto, Sole!” ringhia Tenzo, ché per lui tenere sospeso sopra di sé una folta chioma verde di cartone è quasi un insulto.
“Al contrario,” dice Miko chan, sistemandosi di nuovo gli occhiali sul naso e costringendo ancora una volta Aoba a fare altrettanto, “il Sole è l'unico che può parlare: tutti gli altri devono impegnarsi per non farmi perdere autostima,” continua la bambina, con una serietà che stona su quel volto paffuto e le guanciotte rosse, “al mio tre voglio vedere un atteggiamento diverso, ok? Uno...”
“Fa sul serio?” chiede il cane, indignato.
“Oddei, mi è venuto un crampo,” si lagna il leone.
“Devo pisciare...” annuncia il gatto.
“Sssh, concentratevi!” dice l'albero a denti stretti.
“Se lo faccio mi piscio addosso.”
“Che tristezza...”
“Disse il cespuglio nel cespuglio!” ribatte l'albero.
“Due...”
“Oh, fa sul serio davvero... Sul serio! Davvero!” sibila il cane.
“Mi prude il naso da venti minuti.”
“Ho sete...”
“Riusciamo almeno a tenere a bada i bisogni primari come ogni adulto dovrebbe saper fare!”
“No.”
“Ci ripensavo: sei. l'albero.”
“Oooh... Presto! Un decespugliatore!”
“Tre!”
Rimangono tutti in silenzio e la loro attenzione si divide tra la posizione richiesta dal copione e la bambina con l'espressione seria e critica poco distante da loro. Poi il sole si stacca, cade al suolo con un tonfo e un lamento che sembra sospettosamente “mi sono rotto una chiappa”, perciò la bambina si toglie gli occhiali per stropicciarsi drammaticamente gli occhi. Sospira e alza le braccia.
“Non posso lavorare così!”









Irukino, caro... *liscia* Bello, lui! ^^'
Nella speranza che non mi metta a fare il sasso o il cervo, u.u proseguo volentieri con questa raccolta; visto che me ne ero dimenticata. Argh.



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Capitolo 3
*** Sicuramente non lo pagano abbastanza ***








Sicuramente non lo pagano abbastanza



Raido sbuffa e alza lo sguardo in tempo per vedere una piccola pallina di carta rimbalzare sul collo di Inoichi, tre file più avanti. Il jounin si volta, irritato, e lancia un'occhiataccia a Genma che sta di nuovo prendendo la mira. Questa volta la pallina finisce in mezzo ai capelli sparati in aria della coda alta di Shikaku e la sua testa cade in avanti, mentre le sue spalle si alzano e si abbassano lentamente, a indicare un lungo sospiro.
“Dai, rompi un po' meno le palle, Genma,” dice Raido, togliendogli di mano il foglio da cui strappa i pezzetti di carta, un po' perché irritare una stanza piena di shinobi annoiati non è la cosa più intelligente che abbia fatto quella settimana e un po' perché, anche senza essere una sua vittima, ha rotto il cazzo pure a lui.
“No, dammelo! Va bene, non li tiro più...” brontola Genma, riappropriandosi indignato del proprio foglio quando Raido lo mette nuovamente alla sua portata.
Aoba si accascia sul suo banco, davanti a loro.
“Che palle... Ma quando si inizia?”
Si alzano un paio di risposte strascicate tra cui un “appena avrò preso sonno”, proveniente dalla zona dell'Ino Shika Cho, e un “appena avrete mangiato tutte 'ste palline” che solleva grugniti e sibili infastiditi, poi però torna il silenzio. Non certo un assoluto silenzio, ma un leggero brusio e una cacofonia di colpi di tosse, oggetti che cadono a terra, sedie trainate, sbadigli, sbuffi e persino starnuti, ma nessun suono spicca in quella cappa omogenea.
Genma si gratta la testa, abbassa il gomito sul piano ligneo e infine poggia la tempia su quella stessa mano, accasciandosi di lato, solo allora si mette da bravo bambino a compilare il foglio per partecipare al corso.
“Nome: questa è facile...” dice, scrivendo il suo nome sulla riga. “Data di nascita: che razza di curiosi. Grado: no, non gradisco che mi si chieda l'età,” brontola, trascinando le parole in uno sbadiglio.
“Come le donne...” ridacchia Raido.
“Sesso: taaanto.”
Kakashi, accanto a Genma, alza la testa dal banco per sbirciare sul suo foglio.
“Non credo che funzioni così,” dice, quando vede la parola “tanto” strizzata tra le caselle con la M e la F.
“Villaggio: mh...” bisbiglia pensoso il tokujo, picchiettandosi il lapis sulle labbra, “persone!”
“Non è un cruciverba,” dice Tenzo, sporgendosi da sopra la spalla di Kakashi.
Aoba si volta a ridacchiare proprio mentre una pallina di carta arriva sulla faccia di Genma, lui smette di scrivere, rimane immobile e alza gli occhi per lanciare una finta occhiataccia a Nara, voltato verso di loro e appoggiato per metà sul banco e per tre quarti sul fianco di Akimichi. Il fatto che poi il tokujo torni a dire stronzate e a compilare il foglio, lo fa sorridere.
“No, cioè, ci pensate che palle: per una volta che è utile avere un noiosissimo clan alle spalle e di tutti voi serve che uno solo vada al corso, devi farlo tu perché sei il capo clan! Che cazzo di sfiga, dai.” sbotta Genma.
Raido ride, poggia il braccio sul banco e la faccia nell'interno del gomito per smorzare il rumore, mentre Aoba si lascia andare a un suono più alto che attira occhiate curiose.
Kakashi, che è rimasto a guardare il documento, si acciglia mentre porta l'indice sul foglio.
“Perché ti chiedono il villaggio di provenienza?”
“Sono formulari standard...” biascica Raido, “Ma il tuo, non l'hai compilato?” domanda, spostandosi per vederlo meglio.
L'occhio di Kakashi si riduce e la maschera s'increspa leggermente, rivelando un sorriso.
“Me lo farà lui prima di uscire.”
Tenzo osserva il pollice che punta verso di sé incrociando gli occhi per la vicinanza. Poi si rende conto della situazione e si acciglia, lasciandosi andare a esclamazioni indignate, senza notare che parecchi nelle vicinanze si voltano a lanciare sguardi di disapprovazione e, nel caso di Kurenai, di esasperazione verso Kakashi. Lui si affretta a dire che è appena tornato dal confine, indicandosi addosso; peccato che sia un élite e che non sempre si veda che è stato in missione. La sua divisa infatti non ha niente che non vada.
“Sei ignobile,” sibila Genma, mentre firma con una faccina con la bandana che lecca la guancia di un'altra faccina con il codino.
Aoba si spinge gli occhiali sul naso, facile preda del suo tic ora che si sta annoiando.
“Fallo fare ai tuoi allievi... Cioè, a Sakura.”
Genma ride, spuntando le caselle di tutte le malattie sul retro del documento anche se Raido continua a dirgli che quella parte non serve.
“Nome: Naruto Uzumaki,” ridacchia, come se avesse davanti il modulo compilato da lui.
“Questo non sarebbe sbagliato...”
“Sì, se lo compila per Kakashi!”
“Perché, invece quell'altro? Sai?”
“Sesso: ho letto in un libro che...” celia Yamato.
“Dove l'ha letto?”
“Sull'Icha Icha...”
In quel momento la porta si apre e Iruka poggia una pila di fogli sulla scrivania. Con calma si avvicina alla prima fila e ne lascia un fascicolo, poi va a rovistare nei cassetti della cattedra e consegna un ciuffo di penne a ogni capo fila. Inoichi ha già alzato la mano, preso dal fatto di essere in un'aula dell'accademia con un insegnante, ma Ebizu lo batte sul tempo e chiede a Iruka a cosa servano i fogli.
“Per prendere appunti.”
Ovviamente l'intera classe esplode in proteste e grugniti, ma lui alza le mani e appoggia il sedere al bordo della cattedra.
“Ho fatto un corso per farvi questo corso! e non me ne frega niente se il serpente vi ha mangiato il foglio,” dice, alludendo ad Anko, davanti a lui, “se avete registrato tutto con lo sharingan o avete dormito per metà del tempo, senza appunti non potrete uscire di qua.”
“I miei allievi non avevano appunti!” quasi lo interrompe Gai.
“Questo perché i tuoi allievi mi ascoltano, quando parlo.”
Ancora una volta si alzano voci indignate che riferiscono di quanto lui peggiori di anno in anno e Iruka risponde allo scazzo che si respira tra i banchi con un sospiro, poi prosegue nell'illustrare altre piccole regole.
Genma scarabocchia sul foglio che gli è appena arrivato un omino con un codino seduto a gambe aperte e le parti intime nascoste dalla testa con la bandana di un altro omino voltato di schiena. Sbadiglia mentre fa delle virgolette per aggiungere l'effetto movimento sulla testa di quest'ultimo.
“Ma non c'è altro personale, fa tutto Iruka?”
“Be', è bravo,” bisbiglia Kakashi che anche se parla nessuno lo vede mai, grazie alla maschera.
“Sì, a prenderlo nel...”
“Genma, che cosa ho detto?” lo interrompe il chuunin.
“Non lo so, stavo prendendo appunti.”
Iruka allarga le braccia e sospira di nuovo, adesso pronto per partire.
“Ah, un'altra cosa,” dice poi, alzando la voce e un dito per attirare più attenzione possibile, “non voglio vedere gente stilizzata che fa sesso, sui moduli!”
“Cazzo...” dicono più o meno una ventina di shinobi.
“Neanche sui bordi?” chiede Genma.
“No! L'anno scorso c'era una graficnovel oscena di un omino con la bandana e uno con il codino, lungo tutto il bordo del tuo,” continua il chuunin.
La testa di Shikaku cade sul banco con un tonfo udibile sopra le risate, mentre Genma dice che allora lo farà sugli appunti, a tutta pagina.
Iruka si massaggia entrambe le tempie, prima di cominciare.







Mmh... ** Quanto amo Genma! E Shikaku? E Inoichi che alza la mano? Ma Genma è Genma! Grazie al cielo. XD



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