Il destino nelle mani bianche

di Selevia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1; VIKTOR: L'INCONTRO ***
Capitolo 2: *** 2; ESTER: LA FUGA ***
Capitolo 3: *** 3 - LUCREZIA: DUE PER UNO ***



Capitolo 1
*** 1; VIKTOR: L'INCONTRO ***


Nell’oscurità si intravede la luce, come quella che sempre aleggia sopra la neve;  sembrava che le folate di fiocchi e i banchi di nebbia assumessero sembianze di donne dai lunghi capelli fluttuanti.
   [ Bram Stoker, Drakula]

Questa citazione non è molto lontana dalla realtà che un giovane uomo vide,  nel lontano 2004, quando  intento a fare jogging lungo il parco innevato della Québec City si avvide di una giovane donna che camminando avrebbe fatto incantare ogni uomo e avrebbe fatto tremare chiunque credesse anche di poco alle superstizioni. Bianca come la neve e i marmi più pregiati, quella creatura albina, avrebbe tranquillamente potuto apparire una statua greca in perfetto movimento, con il suo leggero colorito roseo della pelle, un cappotto color pesca chiaro  in coordinato con il cappellino e i lunghi capelli bianchi lasciati sciolti lungo la schiena.  Mentre il passo si fermava e l’aria calda si condensava innanzi al viso di Viktor, quell’eterea figura per poco non cadde, rovinando così quel magico momento surreale.
- state bene? – si affretto a chiedere il giovane uomo, che quasi impercettibilmente annusò l’aria in presenza della ragazza mentre con la mano libera le offriva aiuto per farla rialzare
- si grazie sto benissimo, devo… devo essere scivolata su… non so qualcosa di liscio- disse lei sorridendo candidamente, alzando il viso verso il giovane e porgendogli la mano.
- si – fu l’unica risposta fino a quando non aiutò ad alzarla, i suoi occhi, gli occhi di quella giovane erano di un grigio spettacolare, di un colore così profondo da ricordare il fumo, intoccabile, letale, presente… - si probabilmente una lastra di ghiaccio – lo smarrimento iniziale, come era giuntò fini le lasciò una mano e chiese – sei nuova di qui non ti ho mai vista, posso aiutarti in qualche modo? – si lo so, un approccio banale.
“Un angelo caduto dal cielo, nessuna donna è così bella e candida, ho visto gli albini in alcuni articoli, hanno gli occhi rossi, sono rari quelli con gli occhi grigi, o forse era il contrario ma anche se fosse… non ho mai visto nessuno con questo aspetto cristallino, delicato è …. Eccitante cazzo…. Devo averla e il suo profumo è inebriante, qualcosa che non si può capire, sa di pesca e neve, come fa a sapere di neve…?” I pensieri di Viktor, bè erano comprensibili e decisamente più casti del solito, lui che non si faceva scrupoli con le donne, che amava il brivido delle avventure e del piacere era rimasto spiazzato da una ragazzina di un (po’/tot) più piccola di lui..
- sei gentile grazie – iniziando a incamminarsi - si in effetti sto cercando un albergo o una casa in affitto, sono appena arrivata e non so orientarmi – “ dovresti inventarla meglio Ester” “non sto mentendo Ellen è la verità, sto solo omettendo alcune cose.  – un aiuto mi servirebbe davvero-
-Sicuro – disse prontamente Viktor che la osservava con una tale intensità da far passare una mano alla giovane Ester dal viso ai capelli in un tipico gesto di imbarazzo ma sorridendo quasi a invitarlo a osservarla meglio – seguimi, è a meno di un isolato, vedrai se ti accompagno io ti faranno un prezzo di favore credimi -
“Attenta Est, non incitarlo “ “ ma è un ragazzo così attraente e poi credo che sia colui che stavamo cercando“ “a me non piace più di tanto, si ha il suo fascino non lo metto in dubbio,  ma mi ricorda il bello e dannato, si forse hai ragione e credo che anche lui ti riconoscerà presto  “ la voce nella testa di Ester, altri non era che sua sorella. Mi sarebbe piaciuto dire che era pazza, ma purtroppo in questo mondo avvengono cose che neanche ci immaginiamo. Una di queste avveniva tramite due giovani donne appena diciannovenni che possedevano nelle loro mani un potere così grande e pericoloso che le costringeva a una fuga perenne. Eppure ora qualcosa nell’equilibrio era cambiato. Una sola delle sorelle si presenta al cospetto di Viktor, e una sola di loro ha il potere di entrambe.

disse una bambina da un sorriso radioso e le gote colorate da una spruzzata di lentiggini, mentre prendendo un cuscino e una coperta si sistemava meglio sul divano pronta ad ascoltare con il suo fratellino la storia che la nonna le stava raccontando


Riaprendo il grosso tomo che aveva sulle gambe… raccoglieva le memorie delle persone più incredibili che la storia avesse avuto il privilegio di conoscere. Quel tomo aveva una particolare importanza, perché era stato scritto dalle persone che avevano riversato su di esso le loro memorie e i loro sentimenti, ma non solo i buoni di questa storia, anche i cattivi avevano contribuito a tracciarvi un accurata narrazione della vicenda, perché quel libro magico continuava ancora oggi a trascrivere  le vicende e al suo interno si scriveva anche quello stesso istante.

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Capitolo 2
*** 2; ESTER: LA FUGA ***


Era poco prima di mezzanotte quando un forte rumore la svegliò di soprassalto. – Dannazione – esclamò Ester portandosi una mano alla fronte, la testa le doleva e il respiro era così affannoso da sembrare che  avesse corso la maratona del 1000 metri in un tempo da record. - Stupida gatta- esclamò vedendo la sua nuova gatta uscire dall’armadio… “straaaanowaah “ disse la voce di Ellen dentro la sua testa “ i gatti non sono silenziosi?” – di solito si- disse la giovane ad alta voce senza neanche accorgersene. – insomma dovrebbero… credo – uno sbadiglio percosse anche il corpo di Ester che finì per rimettersi sdraiata a letto e sollevare le coperte fin sopra la testa, almeno fino a quando non sentì le zampette di Aras salirle nel letto e iniziare a muoverle come se desiderasse fare il pane in (casa?/ Pasta?) –Aras per favore lasciami dormire- “ non potevi prendere un pesce? “  ribatte Ellen ridacchiando – mi sarebbe piaciuto, in effetti.. ma era così carina e poi …- fece una breve pausa prima di riprendere il discorso con la sorella tramite la loro telepatia – e poi lo sai, non solo nell’antico Egitto ma anche in altri posti, i gatti sono i guardiani della morte, o qualcosa del genere, non ricordo molto degli insegnamenti della nonna , ma la gatta al momento ci è indispensabile – “ va bene va bene hai ragione “disse El sbadigliando prima di darle la buona notte e sparire… lasciandole uno strano senso di vuoto.
Per Ester,  però, non era così facile riaddormentarsi, ricordava ancora ciò che era avvenuto solo qualche mese prima, ciò che l’aveva condotta li, in quel luogo, ciò che le aveva fatto incontrare Viktor, e ciò che la terrorizzava più di tutto, anche la presenza di quel gatto Aras era stata programmata e calcolata, il tutto per proteggersi non tanto dai ricordi quanto da presenze reali…
 
Era il 15 Agosto, lo ricordava bene, aveva da poco lasciato una festa in spiaggia e stava tornando a casa camminando sulla battigia, l’alba non sarebbe tardata molto ad arrivare e come una creatura notturna lei doveva tornare a casa. Crema solare protezione cinquanta, occhiali da sole e vestiti, nulla valeva quando sei albina e la tua pelle può ustionarsi con poco. Non che non potesse vedere la luce del sole, semplicemente non le piaceva stare al sole troppo allungo, giusto il minimo indispensabile e preferiva uscire con il brutto tempo che uscire in estate. Le feste a mare di notte però le adorava.
Ricordava ancora l’aspetto di sua sorella, le bastava chiudere gli occhi, le era venuta in contro sorridendo insieme a un ragazzo che si congedò da loro dopo aver salutato Ellen con un bacio.
wow chi era quel fusto? – aveva chiesto, con la voce eccitata di chi è a cerca di pettegolezzi dalla sorella, col tono di chi non ha nessuna preoccupazione al mondo.
– o mi pare si chiami Dimitri o forse era Jonny non ne ho idea – disse aggrottando la fronte.
- attenta hai nominato nomi così simili che mi stupirei se non li confondessi-
la presi in giro io.
- mi ha solo tenuto un po’ di compagnia tutto qui, - svolazzando la mano esile ed elegante - niente di serio ci siamo appena salutati e scambiati il numero di telefono, chissà forse un giorno lo chiamerò!- ridacchiando e sistemandosi quel suo costume di certo non proprio castigato, ansi, al parere di Selevia era persino più provocante del suo bichini. Ellen infatti indossava un bikini unito da due strisce laterali, che le mettevano in risalto la linea, ed era decisamente più piccolo nei punti dove doveva coprirla di più e decisamente più coperto nei punti dove invece poteva tranquillamente non esserci.
 – si certo come no domani ti sarai già dimenticata di lui – dissi io scuotendo il capo.
Se solo avessero saputo, se solo avesse potuto cambiare il corso degli avvenimenti di quella giornata, la chiamata ricevuta, le morti e le violenze a cui assistettero  , e infine la fuga… era avvenuto il tutto in un lasso di tempo così breve da sembrare improbabile che non si trattasse solo di un incubo o della trama di un film horror. Ciò che era successo…  metabolizzarlo era impossibile.
Dovette alzarsi, sciacquarsi il viso nel lavandino e osservare quel suo riflesso nello specchio… Un riflesso che avrebbe amato e odiato forse in eterno.

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Capitolo 3
*** 3 - LUCREZIA: DUE PER UNO ***


3: LUCREZIA: DUE PER UNO
 
prese il libro ma non lo aprì chiuse invece gli occhi, “ forse era vero quello che si diceva “ penso il piccolo André voltandosi verso la bambina accanto a se, la piccola Esperanza. “ le donne ricordano molto bene le cose che le interessano molto più rispetto ai maschi.
< Allora…  mi chiamo Lucrezia,> riprese la donna < come voi bambini sapete e molti direbbero che ho le linee del viso troppo forti, marcati per essere femminili, e non avrebbero affatto torto. Il mio è uno di quei visi che senza trucco e con i capelli tirati appare tranquillamente maschile.  Ma la colpa non è del tutto mia, è che sono una gemella, di contro mio fratello con i capelli lunghi ricorda una donna. > disse ridacchiando < ma riprendiamo il racconto, solo che deve iniziare molto prima il capitolo su di me, a tempi in cui io conobbi per la prima volta il mio migliore amico Sky. >


 Mi ritrovavo a camminare non lontano da un piccolo pub, eravamo arrivati in città da non molto, cambiando l’ennesima casa, ma eravamo al sicuro, l’organizzazione in cui era entrato mio fratello ci forniva tutto, documenti e soldi e non faceva fare molte domande in giro. Per ora andava bene ma speravo, forse ingenuamente che saremmo riusciti a fuggirne prima o poi. Perché temevo per la vita mia e di mio fratello raf.
Avanzavo con passo deciso e veloce, Mi ricordo della nebbia, che avvolte avvolgeva quei luoghi e scoraggiava di sicuro i turisti e i piccoli bambini degli abitanti. Ma io non sono mai stata paurosa, temeraria invece e decisamente incosciente. Indosso un poncho a coprirmi le spalle e il petto, accostato a una maglia pesante al di sotto di essa.  Gli stivali bordeaux risuonano nella via.  "La nebbia, fonte inesauribile di sogni e incubi, di leggende e omicidi, ed eterna aspetta chi del fato se ne frega" , mi risuonavano nella testa quelle parole di mio fratello. Come se volesse mettermi paura o proteggermi o chi lo sa, al tempo non mi importava molto del mio poetico fratello matto. O si per me era sempre stato matto da legare, intelligente come non mai, furbo, scaltro e geniale ma decisamente matto.  Se non avessi percorso quella strada così tante volte non so se sarei riuscita a individuare il pub. Ma per fortuna un uomo ne usciva proprio mentre io ci passavo accanto. La mano rimase più a lungo del previsto sul legno levigato dello stipite quando entrai, lo sbalzo di temperatura fra dentro e fuori mi blocco qualche secondo di troppo. Osservando i presenti, mentre tolgo il poncho,  la porta si richiude dietro di me. Tre figure che parlano tra loro attirano particolarmente la mia attenzione, due fighe da paura e una... ancora di più. Noto gli sguardi di due vecchietti, seduti al tavolo. Sorrido loro osservandoli direttamente negli occhi e gli mando un bacio con la mano, e gli strizzo l'occhio, facendo spalancare i loro dallo stupore. Sistemo il poncho in un braccio e i dirigo verso il tavolo con i tre, il passo è elegante e sicuro. Osservo bene il bel ragazzo al centro,  fra le due ragazze. I capelli di lui sono belli, particolari... anche i piercing che abbondano parecchio gli conferiscono un aria interessante.  Abbasso di poco il capo vedendo una delle due prendere in mano il ragazzo , "che carina..! La sua dolce ragazza" mi ritrovo a credere, mentre l'altra ragazza stava dicendo in tono gentile e con un certo carisma, che avrebbe convinto molti dei suoi oratori
- sta tranquillo Sky, presto si farà sentire-
 "così è questo il nome del ragazzo" penso ormai giunta al tavolo.
- mi ha chiamata, dice che stanno bene.- disse colei che gli teneva la mano.
- Come vi pare - Ringhia scocciato, la mano dell'altra ragazza, Martha, “ ma questo lo scoprirò solo in seguito”, non sembra creargli nessun particolare effetto.
- Bei capelli lo sai?- è la prima cosa che mi è passata per la testa e la prima che dico a quel trio strano ma ben assortito. Una che sembra essere una figlia di papà, una dallo sguardo quasi da madre in un corpo giovanissimo e un darkettone???  -  Sembrano come il fuoco che illumina il buio - sentenzio convinta di me, manco fossi una poetessa, mentre incrocio le braccia.
- Facciamo così, visto che ha chiamano te Ramah, riferisci a quell'idiota che lo vorrei sentire prima... -  Ma fu in quel preciso istante che alzando lo sguardo si accorse di me, negli occhi del ragazzo si poteva vedere una chiara curiosità, ma non si scompose. - Pure i tuoi non sono male. Seta nera - Commenta il ragazzo intrecciando le braccia al petto slacciando la presa di Martha.
Io mi sfioro i capelli con uno sguardo falsamente sorpreso, quasi una caricatura - ma davvero? Seta? E io che pensavo fossero degli stracci sporchi! -  Rido da sola, mentre rivolgo nuovamente lo sguardo su di lui. Ripensandoci adesso non o che pensare del mio comportamento.

< così risposi che… TRIIIIIIN > la giovane donna sposta lo sguardo verso la sua borsa e ne recupera il cellulare < scusate bambini un secondo solo e riprendo la storia> guardò il telefono e sbuffo < non se ne parla neanche no e no e ancora no se desideri faccio un piccolo specchietto per te ma questo è il MIO momento > enfatizzando parecchio la parola “mio”. I bambini la guardavano sorpresi, soprattutto perché non le era arrivata una chiamata ma un messaggio indi era del tutto inutile parlare con un cellulare. < Sky desidera farvi sapere il suo punto di vista e cosa pensò quando mi vide per la prima volta ma farò solo questo poi tornerò a narrare io la storia per come io l’ho vissuta > “ il che non significa che sia andata proprio così” Penso ancora il piccolo André mentre si metteva più comodo.

Era una ragazza davvero strana colei che mi si piazzò innanzi con quel suo paio di calze colorate a strisce, nere e bianche con sopra una gonna che arriva al ginocchio, piena di pieghe e balze, con qualche catena attaccata alla cintura borchiata. I capelli, neri con delle strisce bianco platino ai lati e dietro, arrivano alle spalle, pettinati con cura, cadono lievi come una cascata morbida e attorniano il viso esaltandolo, magro e di poco abbronzato.   - Se lo pensi davvero, perché te li porti così? - Risposi sorridendo, mentre inarco le labbra decisamente divertito.  In poche parole capì subito che sarebbe presto diventata la mia migliore amica ma seppi anche che non le avrei reso le cose del tutto facili.
- a me piacciono gli stracci – sentenzia lei sgranando gli occhi con fare buffo.  Quella ragazza mi tiene testa, davvero fantastico! Niente presentazioni, niente di niente, ma infondo si sa tutto, o quasi, inizia dal un niente per finire in altro. – se vuoi ti consiglio buon parrucchiere?! – tra domanda e affermazione.

- un parrucchiere? -  porto l'indice della man destra a sfiorare il mento . - si sarebbe una cosa carina il mio è partito per le Hawaii -   annuisco e sorrido, ignorando le due ragazze, chinando il busto in avanti e ponendo il mio viso a pochi passi da suo, poggio il gomito sul tavolo, leggermente piegata e il palmo a sostenere il mio mento sottile. Riabbasso il capo e squadro la ragazza -Ramah-, ne ho colto il nome dalle labbra di Sky poco prima. Bella ,davvero bella
- grazie – Mi rispose, con un sorriso ammaliante, caldo mi ricorda quello di qualcuno che ti è caro, ma è anche affascinante e non so perché pericoloso, ma al momento non ci pensai e fu così, grazie alla sua risposta. che capì che mi ero espressa a voce alta senza accorgermene.
Noto a stento che Martha si alza - Scusatemi ragazzi io devo andare – Non saprei dirvi il tono, ma la ragazza prende la borsa e il soprabito prima di andare - Poi vieni a vedere le foto - rivolgendosi a Sky , che però era apparentemente troppo concentrato su di me per voltare anche solo gli occhi o fare qualche cenno che indicasse di averla udita, facendole così alzare gli occhi al cielo ma non sembrava essersela presa. Anche l'altra ragazza Ramah, quella con i modi di fare di una mamma si alza ma prima di andare si rivolse in maniera del tutto risoluta al ragazzo riprendendo un discorso a me sconosciuto e che avevo maleducatamente interrotto ora che ci facevo caso- glielo dirò appena lo sento ma sta tranquillo che sta bene - muovendosi per andare anche lei – hai il mio numero, per qualsiasi cosa chiama.-
Aggrotto le sopracciglia pensierosa, mentre mi raddrizzo un poco . - già andate?- alzo le spalle-  Bye bye Lady's! spero di rincontrarvi  - dico sorridente mentre poggio il poncho sul tavolo e lo accompagno col gomito destro. Vedo che anche lei mi saluta con un cenno
- ci si vede Martha, noi invece ci sentiamo domani.  - Proferisce invece il ragazzo al tavolo salutando le ragazze che si allontanano.
Delle ciocche ribelli fanno ammutinamento e mi cadono dinanzi l'occhio di destra,  afferro una sedia dallo schienale ,la trascino verso di me emi siedo accostandomi al tavolino. Accavallo le gambe snelle, mentre con la mano, cerco di portare ordine in quei cavolo di capelli assurdi . Mi volto verso il barista salutandolo con la mano "mamma che omone grande grosso e scommetto pure buono" infondo sono in u bar e dovrei ordinare. Il che mi porta a pensare che forse avrei dovuto chiamare un cameriere. Intrecciando le mani sul grembo piatto mentre fischietto allegra un motivetto strano “donghi diridi donghiti donghi donghi donghiti”  
Smetto di fischiettare e con voce atona - voglio un gelato al cioccolato.- sentenzio apparendo o probabilmente essendo sfrontata senza un motivo vero e proprio. Invero non so neanche se fanno i gelati qui...
Divertito e ancora più incuriosito, Sky si sistema comodamente sulla panca del tavolino portando la schiena contro il cuscino del medesimo. -  mmm bene allora posso fare qualcosa per quegli stracci.  E no nessun gelato in questo periodo dell’anno-.
Muovendo la testa, per la prima volta noto che i capelli di Sky che apparentemente sembravano lunghi fino alle spalle, sono in vero corti sul retro ma sono talmente sparpagliati e arruffati che non si comprende dove si torva la linea. La sola cosa veramente perfetta è il ciuffo bicolore che gli scende dal lato destro del viso.
 - Devo aspettare ancora molto per un offerta al tavolo?  - Sfrontata
 - Hai un nome o ti posso chiamare Seta Nera? - mentre continua a sistemarsi i capelli con entrambe le mani portando più comodamente il volto ad una presentazione più che abbordabile .
- La ragazza di prima è la tua girlfriend? - Inclino un poco la testa verso destra tranquilla e pacata nel tono
- palestra?- chiedo saltando di palo in frasca senza nemmeno aspettare la risposta di prima. Mi volto verso un cameriere e reclamo la sua attenzione -  bell'uomo potresti portarci due birre? Te ne sarei davvero grata! - chiedo gentilmente, senza neanche chiedere se gli andava bene la birra. Il cameriere mi osserva attentamente, sorridendomi prima di prendere le nostre ordinazioni  - chiamami Lucrezia per ora, è quella la denominazione con cui mi definisco legalmente-  Passo le dita fra le ciocche, “ lo so è un mio tik “ spingendole indietro e lateralmente.
Sky reclina il capo verso destra assumendo un aria accattivante.

- mmm no. Non è la mia ragazza. - Più intima, di quanto Sky non voglia ammettere.  - No. self service. Futting mattina e un ora di sollevamenti a casa-  La guarda così intensamente da dare l'idea di una curiosità morbosa, che solitamente non porta mai a nulla di gradevole. -  Molto piacere Lucrezia  -

Vedo giungere il cameriere con le birre in mano - ma che velocità! Grazie! -  gli sorrido, chinando il busto in avanti e guardandolo dabbasso. Ascolto invece il suo tono di voce quando parla della ragazza ma non capisco che tono è..boh chi se ne fre.
-  sai che se inclini la testa, sei più sexy? – lo osservo e non posso fare a meno di ribattere - un self service da paura eh "mente sana in corpo sano" dicevano gli antichi.-  dico sorseggiando la mia birra.
 Anche Sky sorseggia la sua birra, un po’ di schiuma rimane sulle di lui labbra, d'istinto alza la mano destra, il pollice ne saggia il contorno catturando la schiuma bianca in eccesso per assaggiarla, succhiandola tramite la bocca. Sembra non accorgersi di certi suoi atteggiamenti.
Non mi risponde ma sorride come se sapesse che le mie parole erano veritiere  e fu quello il momento in cui capì che era perfettamente consapevole di che effetti avessero le sue azioni. E capì anche che le faceva di proposito ma con una tranquillità e una scioltezza da apparire del tutto inconsapevoli e inusuali.
 Ho scoperto una cosa importante e non posso fare a meno di sorridere per questo. -  tu invece bell'uomo? Cosa ci fai qui a parte l’ovvia gradita compagnia delle due belle ragazze?- 
- Io? - Il bicchiere di birra in mano. – sono qui per esperienze-.
Io nel mentre mi ritrovo a pensare "i piercing...voglio i suoi piercing" Quasi mi perdo a guardarlo - esperienza? - bella risposta, annuisco col capo soddisfatta.
- comunque… Sky -   brevissima pausa - Il mio nome è Sky. – non mi porge la mano lo dice e basta senza palesare il desiderio di nessun contatto, Di circostanza o educazione il che mi piace ancora di più.
« Sky? » Si chiama Cielo? Mi vien subito in mente un cielo azzurro e solare, calmo.  «  bel nome..Sky..Sky...» ripeto il suo nome cambiando ogni volta intonazione, probabilmente cambio anche espressione perché lo vedo corrugare la fronte, prima di sorridere. Evidentemente sa che fa sempre questo effetto alle persone e il suo è un nome particolare. Mi inumidisco le labbra mentre nuovamente porto il boccale alle labbra e bevo tutto d'un fiato. Stanca, si la stanchezza sembra essere arrivata come un fulmine impedendomi di trattenere uno sbadiglio, coperto dalla mano.
. forse sono stanca sai? - Il mio cervello con quei pochi neuroni che ha, sette per l'esattezza sei dei quali ora stanno scioperando perché oggi li ho sfruttati troppo. Meglio tornare a casa, ma con questo tipo mi stò divertendo troppo! Inoltre è un ottimo balsamo per gli occhi..
- Forse? Io direi che lo sei -  proruppe lui
Io prendo il rossetto nella tasca, non so perché me lo ero portato d'appresso ma ora è dannatamente utile. Mi chino verso il ragazzo afferrando il suo braccio destro, scoprendolo quanto basta. Stranamente me lo lascia fare. Scrivo sulla sua pelle una serie di numeri - cerca di non perderlo. Il tuo? - chiedo tranquilla mentre ora porto il rossetto sul mio braccio pronta a scrivere il suo numero se .. se me lo drà sempre è ovvio.
Sky posa il boccale sul tavolo e ritrae il braccio leggendo il numero..-  Sta tranquilla. mi ci vorrà un ora e tre quarti prima di mandarlo via del tutto.. -
-  eh si non si leva facilmente il mio numero, sono una che colpisce- pronuncio io scherzando.
-  Si. Il mio? Certo - Divertito ora mentre si alza dal tavolo, le si avvicina e scende a mezzo busto proprio accanto a lei. I volti che si sfiorano, un piccolo sbaglio, un movimento ravvicinato e siamo apposto. Senza dire nulla afferra il rossetto e poco dopo il mio braccio. Scrive il numero con tanto di disegnino, una specie di faccia di coniglietto stilizzato.
-  Ecco qua - Ci vuol un po’ prima che si rimetta in piedi direttamente. Consegna rossetto e lascia il braccio e poi si alza. Mani in tasca. Prende il berretto di lana riportandoselo ad appiattire i capelli scuri
-  Alla prossima allora Lucrezia...Quando vuoi.. - 
In quel preciso istante alzo un sopracciglio, mentre sorrido maliziosamente, mi avvicino verso di lui, prima che si allontani, la man destra va ad afferrare il suo mento delicatamente, sollevandolo un poco verso il lato opposto. Con un atteggiamento quasi maschile gli sfioro l'angolo della bocca, prendendo con la lingua un poco di schiuma rimastagli lì, proprio nell’angolo accanto al piercing.. Mi ritraggo sorridendo dispettosa.
-  la schiuma della birra, non potevo certo farti uscire così, tutto sporco -  Lui non si era allontanato e non aveva cercato di divincolarsi, non che ne avesse avuto il tempo.
Sorride Sky mentre mi dice - Si certo.. la schiuma.. ci credo - Strizzando l'occhio..
Allorché mi dirigo fuori , più veloce che posso, superandolo e mandandogli un bacio con la mano, soffiando. Mentre esco lascio sul bancone i soldi delle due birre e saluto il cameriere - Bye bye a presto - rivolta a entrambi. Ed eccomi fuori nella nebbia, fischietto allegramente tornandomene da dove son venuta. Non saprò mai che lui è rimasto a fissarmi per un po’. O che il barista era li a fissarlo. Mentre lui guardandolo alza le braccia verso l altro e scrolla il capo.. – Donne- Pensando che fosse stata davvero una bella serata, particolare, curiosa, interessante, unica. Chissà chi avrebbe ceduto per primo al prossimo "incontro"?.

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