Spock and Uhura

di The Lady of His Heart 23
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 ***
Capitolo 2: *** Cap.2 ***
Capitolo 3: *** Cap.3 ***



Capitolo 1
*** Cap.1 ***



“Cadetto posso parlarle un momento”
“Certo Capitano”
“Bene. Sono lieto di informarla che la sua richiesta è stata finalmente approvata, d'altronde dato il suo eccellente curriculum non vedo come possa essere altrimenti”disse l’uomo sorridendo.
“E quindi, io e tutto il consiglio siamo lieti di informarla che è uno dei fortunati allievi cadetti che prenderà parte a una missione di questo calibro e per giunta sotto la guida dei più celebri insegnanti del corso.”continuava l’uomo sotto gli occhi eccitati della ragazza.
“Quindi vada a letto e si riposi perché domani sarà una lunga giornata”
“La ringrazio Capitano, sono davvero lieta di questo incarico. Non la deluderò”
“Ne sono certo”disse l’uomo allontanandosi.
“Scusi Signore? Capitano?”
“Si, mi dica cadetto”
“Non mi ha detto in quale reparto sono stata affidata e sotto la guida di quale insegnante”disse la ragazza.
“Reparto 12B insegnante il professor Spock”
“Spock? Non sarà vulcaniano?”
“E’ un problema?”
“NO. Assolutamente no. Affatto. La ringrazio per l’incarico”
“Perfetto”disse infine il capitano allontanandosi. Uhura si allontanò di corsa da quel corridoio e si diresse nell’aula insegnanti entrando furtiva nel tentativo di non farsi notare. La stanza era vuota. Perfetto, avrebbe potuto agire indisturbata. Sgattaiolò sotto la scrivania e aprì il registro con l’elenco dei professori. Lasciò scorrere per qualche secondo il dito lungo quell’infinita lista di nomi e infine … eccolo! Trovato. Professor Spock. Vulcaniano. Come pensava. Sospirò e richiude il registro con un tonfo e uscì dalla stanza dirigendosi nel suo appartamento per una dormita. I colori della sua camera erano tenui e delicati, per niente stancanti e in grado di catturare molta luce. Abbassò la persiana, chiuse la porta, aprì la finestra per far penetrare aria dai buchi e si spogliò togliendosi la divisa e gettandola nel secchio della roba sporca. Si legò i capelli e si lavò la faccia. Dopo essersi rinfrescata si infilò la camicia da notte, spazzolò i lunghi capelli castani e dopo aver applicato un’abbondante lozione di crema alla camomilla sulle mani e aver massaggiato il tutto energicamente se ne andò a letto. Quella notte Uhura non riuscì a prendere sonno tanto facilmente. Era nervosa per la missione del giorno seguente e al tempo stesso molto euforica e elettrizzata all’idea. Non vedeva l’ora di iniziare la missione. Il mattino seguente si alzò di scatto e come una trottola che roteava da una parte all’altra della stanza si vestì e pettinò i capelli fissandoli sulla testa da una salda e ferma cosa di cavallo. I lunghi e lisci capelli le ricadevano all’indietro accarezzandole morbidi la schiena. Dopo aver dato un’ultima sistemata al suo look, uscì a grandi passi fuori nel corridoio.
“Buon giorno cadetto”disse una voce maschile alle sue spalle.
“Salve tenente”rispose Uhura salutandolo cordialmente il tenente alle sue spalle.
“Spero che lei si sia riposata a dovere”
“Assolutamente. Sono pronta e onorata per l’incarico”
“Perfetto. Il professor Spock l’aspetta accanto alla navicella a lei assegnata”
“Lo raggiungo immediatamente grazie per l’informazione”
“Perfetto. Lei sa già quale …”
“Il capitano mi ha giusto ieri personalmente informato”
“Bene. Ci aspettiamo grandi cose da lei cadetto”
“Cercherò di non deluderla signore”disse la ragazza e si incamminò verso il reparto assegnatogli. Davanti alla porta vi trovò un uomo in uniforme rossa che controllava un modulo tutto concentrato e rigorosamente rigido. La frangetta e le orecchie a punta le fecero subito capire che si trattava di un vulcaniano.
“Professore?”lo chiamò con un velo di timidezza nella voce. L’uomo si limitò a voltarsi e a fissarla neutro.
“Salve io sono il cadetto …”ma non riuscì a concludere la frase perché lui la interruppe.
“Ah si.”disse “Il cadetto assegnatomi”continuò tornando sulla sua cartellina. Nyota attese nervosa. Quando ebbe finito la chiuse con un tonfo e si concentrò sul cadetto di fronte a lui.
“Dal suo portamento nervoso deduco che è la sua prima missione” disse.
“la prima si” rispose il cadetto.
“Bene”disse Spock voltandosi e continuando a camminare per il corridoio. Uhura lo seguiva come un’ombra cercando di stare al suo passo.
“Devo ugualmente dedurre che il capitano l’abbia informata a dovere su …”
“Mi ha detto tutto. Ma … devo comunque obbedire ai suoi ordini dal momento che sono stata affidata a lei professore.”disse la ragazza.
“Ovviamente. Mi sembrerebbe altamente controproducente che un semplice cadetto si ribellasse e disobbedisse agli ordini mandando all’aria tutta l’operazione”disse il vulcaniano sicuro delle sue parole.
“Controproducente ha detto?”
“La prego di seguirmi silenziosa. Il suo curriculum?”
“Ecco”disse la ragazza passandoglielo. Spock lo aprì e lesse.
“Cadetto Nyota Uhura. Noto con notevole stupore che parla Klingon?”
“Si. Lingue è la mia specializzazione di base Signore.”
“Perfettamente logico a questo punto”
“Mi scusi professore ma non capisco. Cosa è perfettamente logico?”
“Il motivo per cui lei è qui. Dubito che il capitano avrebbe scelto un anonimo cadetto senza alcune capacità speciali. Più specificatamente nel suo caso, deduco che l’abbiano scelta principalmente per le sue capacità linguistiche. Molto probabilmente servirà da tramite”disse. Nyota, che fino a poco fa sembrava al settimo cielo per aver ottenuto il suo incarico iniziò a sentirsi leggermente delusa e a disagio.
“Le suggerisco di salire a bordo” disse Spock chiamandola. Immersa nei suoi pensieri Nyota non si era accorta che il suo professore vulcaniano dalla lingua lunga e senza il minimo risentimento si era già imbarcato.
“Visto che sarà sotto il mio servizio per l’addestramento mi sento in dovere di informarla che io dormo nella stanza a destra in fondo al corridoio.”
“oh. Aspetti come ha detto?”disse Nyota quasi urlando.
“Prego? Dal suo tono deduco che è sorpresa”
“Q-quale corridoio a destra mi scusi?” domandò Nyota.
“Per la missione e l’addestramento. Non aveva detto che il capitano l’aveva informata?”domandò.
“Si, ma io pensavo che sarebbe stata una cosa veloce …”
“Veloce? Cadetto, dubito fortemente che la missione possa essere una cosa veloce. Lei necessita di un addestramento per prepararsi ad ogni evenienza, Cosa che richiederà la durata di circa un mese prima dell’effettiva missione”
“Un mese?”questa volta il tono di Nyota si sollevò di parecchi decibell.
“Si …”disse Spock confuso “sarebbe altamente improbabile riuscire a fare tutto in poche settimane”continuò il professore. “L’aspetto nell’aula per l’iniziazione. Indossi la divisa rossa”
Nyota sempre più confusa tornò nella stanza che le era stata assegnata in fondo al corridoio a sinistra e si cambiò. La sua divisa era già perfettamente piegata sulla sedia accanto al letto. Quando uscì fuori il suo professore non c’era. Aprì la porta e seguì gli altri dodici cadetti che erano stati scelti come lei per la missione. Si unì a loro e li seguì nella sala grande in silenzio. Prese posto sulle scalinate e attese in silenzio. Dopo circa una decina di minuti trascorsi in completo silenzio il capitano entrò seguito dai suoi professori.
“Salve. Come probabilmente sarete stati informati dai vostri professori assegnati la cosa durerà più a lungo del previsto. Purtroppo non ho osato ad accennarvene perché ero convinto che saremmo riusciti a fare tutto nel periodo più breve possibile, ma a quanto pare mi sbagliavo. Esattamente come mi hanno fatto notare alcuni dei professori, sarebbe altrettanto improbabile fare tutto in poche settimane” Nyota sollevò gli occhi al cielo. Chissà perché qualcosa le diceva che sapeva chi aveva proposto una cosa del genere.
“Verrete allenati e seguiti dai vostri professori che vi daranno consigli e direttive su come operare al meglio durante la missione. Gli allenamenti si prolungheranno per la durata precisa di un mese. A fine programma sarete perfettamente in grado di operare per la missione. Se caso mai qualcuno di voi dovesse non farcela durante l’addestramento e ritirarsi, risulterà evidente che le sue capacità sono insufficienti per affrontare la missione e quindi sarebbe meglio se si ritirasse.” Continuò il capitano.
A Nyota le si formò un nodo in gola. Doveva assolutamente passare quella specie di selezione a tutti i costi. La presentazione, gli onori e i discorsi dei professori non catturarono di certo la sua attenzione. Nyota era fino troppo nervosa e concentrata sul solo pensiero di passare l’addestramento. Solo quando il suo professore si alzò per parlare tese improvvisamente le orecchie e lo fissò ansiosa. Circa la metà delle parole che pronunciò le sembravano strane e insolite,ma comunque attese silenziosa.
“Bene. E’ tutto per oggi. Avete il resto della serata libera cadetti. Divertitevi.”disse infine il capitano. I cadetti si alzarono e corsero via verso il corridoio sorridendo, bisbigliando e spintonandosi tra loro seguiti a rotta dai loro professori. Il capitano uscì dall’altra stanza. Nyota osservò il suo professore raccogliere le sue cose e uscire dalla porta laterale da cui poco fa era entrato. Nyota lo seguì sospettosa.
“Professore?”lo chiamò Nyota lungo il corridoio. Spock si voltò e la osservò.
“Cadetto?” domandò a sua volta per sapere cosa volesse.
“Non … non va a divertirsi con tutti quanti gli altri?”gli domandò.
“Sono spiacente, ma non credo che divertirsi sia la scelta più appropriata dato i tempi che corrono. Preferisco riposare per essere pronto all’addestramento di domani”disse il professor Spock.
“Ma l’addestramento durerà un mese. Non può fare uno strappo alla regola”
“Non ne capisco le motivazioni.”
“Ma … lei non infrange mai nessuna regola?Non si diverte mai?”
“Sarebbe altamente illogico infrangere le regole senza una buona ragione, anche per il fatto che infrangerle sarebbe altamente sbagliato e non comprende buone ragioni.”
“Ma … stanno tutti andando a festeggiare e …”
“Le ho già detto cadetto che non ho nessuna intenzione di unirmi ai festeggiamenti. Preferirei riposare.” Disse Spock voltandosi.
“Okay. Allora la seguo”disse Nyota andandogli incontro. Spock si voltò verso di lei e la fissò con sospetto.Le sue sopracciglia erano ancora più sollevate di quanto non fossero già.
“Cosa c’è? E’ il mio professore se lei ritiene che sia più conveniente riposare lo farò anch’io”disse Nyota. E entrambi di diressero verso il loro dormitorio.

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Capitolo 2
*** Cap.2 ***



Le loro stanze erano praticamente attaccate l’una con l’altra. Spock entrò nella sua camera mentre Nyota entrò nella sua. Avrebbe voluto uscire e andare al bar con tutti quanti gli altri e invece era lì. Nella sua stanza. Da sola. Mentre tutti erano fuori a far baldoria. Si tolse la divisa e si fece una doccia. Stesa sul letto il sonno si impadronì presto di lei. Il mattino seguente si alzò di soprassalto al suono della sveglia. Si vestì e uscì dalla sua stanza. Bussò alla camera del suo professore ma ovviamente non c’era. Probabilmente era in palestra. Si precipitò li e lo trovò tutto rigido davanti alla finestra che fissava con le braccia unite dietro la schiena il paesaggio fuori dalla finestra.
“E’ in ritardo di 6minuti e 3 secondi”disse senza voltarsi.
“Ma se non c’è ancora nessuno” gli fece notare Nyota.
“Si dia il caso che io presti particolare attenzione al mio di cadetto e non a quello altrui e mi è doveroso informarla che un ritardo, anche il più misero e insignificante, potrebbe risultare fatale durante una missione”
“Senza offesa ma non pensa di ingigantire un po’ le cose?”
“Ingigantire ha detto?Ne dubito fortemente. Mi dica cadetto” disse Spock iniziandole a camminare intorno. Nyota restò immobile e rigida sul suo posto “se un suo collega risultasse in pericolo, supponiamo che stia andando a fuoco o stia precipitando in un buco nero, lei cosa le direbbe in caso arrivasse in ritardo e lui morisse, che non c’era ancora nessuno?”
“I-io suppongo d-di no.”
“Suppone correttamente” disse Spock fermandosi davanti a lei.
“ha ragione, mi dispiace.”disse Nyota a capo chino.
“Il protocollo prevede delle punizioni in casi del genere”
“E …?”
“20 giri di corsa intorno al campo potrebbero bastare”disse Spock come se venti giri intorno a un campo la mattina presto fossero la cosa più naturale del mondo.
“Cosa? Venti giri? Ma non le sembra un po’ … Okay come vuole”disse infine a capo chino sotto lo sguardo rimproveratore del suo professore.
Nyota iniziò a correre sempre più stanca e stressata che mai. Quando era neanche a metà giri gli altri entrarono in palestra freschi e riposati, alcuni di loro ancora ridacchiavano per la notte precedente. Nyota si sentì avvampare, perché solo lei era sudata come una capra. Magari sarebbe dovuta andare con loro ieri sera e divertirsi, fare ritardo come si deve e allora meritarsi una giusta punizione. Mentre fantasticava sui mille medi di uccidere il suo professore vulcaniano, inciampò in una buca del campo e cadde a terra. Spinse le braccia in avanti per attutire la caduta e irrigidì il corpo preparandosi all’impatto. Il terreno era fresco e leggermente umido. Per fortuna che non era bagnato, altrimenti sarebbe sprofondata nel fango e allora si che sarebbe stato umiliante. Grata che nessuno l’avesse vista si mise a sedere concentrandosi sul dolore che proveniva dalla gamba destra.
“Ah!”gemette di dolore afferrandosi la caviglia. Non era slegata per fortuna ma un forte crampo le percorreva tutto il polpaccio facendole un male cane. Si afferrò il piede con le mani e si tirò la gamba in avanti spingendo con tutte le sue forze per stendere bene il tendine.
“Non mi pare di averle concesso una pausa cadetto, farà un altro giro per compensare i minuti persi”disse una voce a lei famigliare alle sue spalle. Nyota si voltò scioccata.
“Sono caduta!”sbottò.
“Davvero?”disse il professor Spock fissandola con sospetto e aprendo la cartellina che aveva sotto il braccio sinistro. Prese la penna e premette in alto per aprirla.
“Scarsa resistenza fisica”disse scuotendo la testa.
“Come dice prego?”domandò Nyota ancora seduta a terra.
“Mi spiace ma sarò costretto ad annotarlo al suo curriculum”
“Cosa? Perché?” Nyota fu invasa dal panico, sapeva che una possibile annotazione negativa sarebbe stata determinante per la sua permanenza in quel posto.
“Il comandante ci ha precedentemente e chiaramente informati di annotare tutto dei nostri cadetti”
“Anche quando andiamo in bagno?”bisbigliò seccata Nyota. Solo successivamente si rese conto della sfacciataggine delle sue affermazioni e sperò che il suo professore non avesse sentito niente, o almeno che facesse finta di niente, ma notando il fatto che era tornato ad annotare qualcosa sulla sua cartellina la cosa le fece comprendere che aveva recepito alla perfezione e quello che disse in seguito fu la prova che confermò i suoi sospetti.
“Denoto una tono di sfacciataggine nella sua voce. Suppongo che dovrò fare rapporto anche di questo.”e scrivendo inizò a leggere “il cadetto riserva un atteggiamento ostile nei confronti di un suo superiore, scarsa resistenza fisica e arroganza nel linguaggio usato.”
“Senta m-mi dispiace”si affrettò a dire con un tremolio nella voce. Spock sollevò lo sguardo fissandola oltre la cartellina. Nyota rabbrividì per quanto le sembrava severo e minaccioso.
“In questo caso ritengo sia opportuno accettare le sue scuse”disse infine chiudendo la cartellina. Nyota sospirò.
“Grazie” bisbigliò chinando il capo e socchiudendo gli occhi.
“Tuttavia …”continuò Spock. Nyota alzò lo sguardo di scatto.
“E’ mio dovere assolvere ai miei compiti di superiore e rispettare gli ordini a me assegnatomi. Quindi, data l’incresciosa situazione, mi trovo costretto a rapportare il tutto. Sono spiacente”disse allontanandosi.
“Spiacente un corno”sbottò Nyota rialzandosi quando effettivamente il suo odioso-psicopatico-fanatico delle regole professore si fosse allontanato.
Si rimise a correre controvoglia e a giri conclusi rientrò tutta sporca in palestra. Ovviamente non c’era nessuno e probabilmente nessuno si era stancato tanto come lei quel giorno. Sentì dei passi alle sue spalle.
“Perché non c’è mai nessuno qui?” domandò Nyota al suo professore perfettamente rigido e abbottonato come sempre.
“Per il semplice motivo che i miei colleghi hanno preferito non affaticare i loro cadetti il primo giorno, cosa che io ritengo inutile se si fa una buona dose di stretching mattutino.”
“Stretching?”domandò Nyota con un tono alterato della voce.
“Si stretching.”ripeté Spock. “Non mi dica che ha fatto tutti quei giri di corsa senza aver prima stirato adeguatamente il suo apparato muscolare?”le domandò il professore. Nyota lo fissò con titubanza per qualche secondo, ma poi notando la cartellina sottobraccio e per paura di un’altra annotazione a suo sfavore, si ricompose e cercò di rispondere con fermezza.
“Assolutamente no, voglio dire si, cioè si. Ho … io ho fatto stretching ”disse infine annuendo.
Spock l’osservò con sospetto e le sue già alte sopracciglia si incarnarono ancora di più.
“Ha dieci minuti per cambiarsi e raggiungere gli altri cadetti per il pranzo”disse infine allontanandosi. Nyota tirò un sospiro di sollievo per non essere stata scoperta e si incamminò verso l’uscita. Una volta fuori si precipitò alle docce afferrando di corsa il suo borsone rosso sulla panchina. L’acqua le ricadeva fredda sul corpo regalandole una piacevole sensazione di sollievo. Si afferrò il collo con le mani e reclinò la terra all’indietro ispirando. A doccia finita era completamente rilassata, ma la sensazione durò poco dato che ci pensò il suo professore a farle saltare i nervi. Senza rendersi conto di essere ancora svestita, con indosso solo un asciugamano, uscì dal bagno. Si diresse verso il borsone e qualcosa la fece sussultare.
“Cadetto?”ecco la famigliare voce del suo insegnate fastidioso che come sempre la sorprendeva nei momenti meno adeguati alle sue spalle.
“Prof!”esclamò Nyota sobbalzando e sbattendo si spalle contro il muro.
“Cosa ci fa lei qui?”domandò infine calmando i battiti del cuore. Nelle mano destra teneva intanto stretto il lembo dell’asciugamano bianco che l’avvolgeva.
“Sono passati ben 12 minuti 23 secondi. E’ già in ritardo”le disse disinvolto.
“E questo sarebbe un buon motivo per sorprendermi alle spalle e farmi venire un infarto?”domandò incavolata. Spock si limitò ad aprire la sua cartellina e prendere la penna.
“No, non lo faccia”disse svelta Nyota mentre faceva scattare la molla della penna premendo il tappino in alto.
“Spiacente cadetto, lei conosce le regole”disse Spock puntando sul foglio bianco. Nyota dovette pensare in fretta ad una soluzione per non essere messa nel sacco un’altra volta dai suoi modi odiosi e rigidi di fare.
“Si, ma lei è in uno spogliatoio femminile … non dovrebbe annotare anche questo? Come lo spiega al capitano poi …”disse Nyota. Spock alzò lo sguardo sorpreso. Richiuse la cartellina con un colpo secco, inspirò a fondo fissando e infine si voltò allontanandosi. Nyota aveva vinto. Lo aveva in pugno. Si cambiò in fretta e afferrò il borsone. Uscì dallo spogliatoio ed eccolo li. Seduto in una posizione perfettamente retta che l’aspettava.
“Cadetto?”la chiamò alzandosi dopo che Nyota lo aveva ignorato.
“Non sto andando a pranzo se è questo che teme dato che sono solo di pochi minuti in ritardo” disse Nyota voltandosi.
“E quindi cosa ritiene meglio fare in proposito?”le domandò.
“Non lo so!”disse seccata Nyota “Lei cosa mi consiglia”
“Del buon riposo potrebbe giovare alla sua salute e instabilità emotiva”disse il professore fissandola.
“Okay andrò a dormire allora”disse Nyota allontanandosi e entrando nella sua stanza. Chiusa la porta gettò il bosone a terra che cadde con un tonfo sbattendo contro la scrivania e si tuffò a peso morto sul letto.Si addormentò velocemente, stremata per la corsa. Quando si svegliò aveva le spalle, le braccia e le gambe tutte indolenzite. Si accorse che era vestita e allora provò a togliersi la divisa, ma con tutti quei dolori le risultò praticamente impossibile allungare le braccia dietro la schiena per abbassarci la zip della cerniera. Frustrata per i vani tentativi decise di rinunciare. Osservò la sveglia sul comodino. Cavolo era in ritardo per gli allenamenti pomeridiani. Si sentì improvvisamente invadere dal panico quando qualcuno bussò alla sua porta. Nyota andò ad aprire timida e per fortuna non era il suo professore ma una ragazza del corso dalla pelle verde e i capelli rossi.
“Ciao!”disse con la sua vocina acuta e strillante.
“Ciao”rispose Nyota timida e titubante.
“Io sono Gaila. Ho notato che non sei venuta a pranzo …”iniziò la rossa.
“Ah, Em … si, non avevo molta fame”disse Nyota allontanandosi dalla porta e avvicinandosi al letto. Non riusciva proprio a stare in piedi troppo in fretta.
“Nervosa?”domandò l’amica entrando.
“Stanca”disse Nyota sprofondando indietro sulle coperte.
“Strano non ti ho visto allenarti con noi”disse la ragazza.
“Si perché il mio professore mi ha messo in punizione”
“Di già?”domandò Gaila scioccata e Nyota annuì.
“Sono arrivata con qualche minuto di ritardo e mi ha fatto fare per punizione una ventina di giri per il campo grande fuori”
“Ah! Ecco perché non eri in palestra!”esclamò la collega e Nyota annuì.
“Si. Potresti aiutarmi con la zip dietro per favore? Sono tutta indolenzita e ho bisogno di un piccolo aiuto”
“Certo”disse Gaila. Nyota si voltò e la collega con un gesto fluido le abbassò la zip.
“Fatto!”esclamò infine soddisfatta.
“Non sai quanto te ne sono grata, sono tutta un fascio di dolori”
“Ci credo, poverina. D’altronde ti è capitato un vulcaniano cosa pretendi”disse l’amica.
“Il tuo invece, com’è?”
“Tranquillo”disse la ragazza sollevando le spalle in alto.
“Sei fortunata”disse spogliandosi.
“E molto sexy” aggiunse la donna verde.
“Molto fortunata”commentò maliziosamente Nyota.
“Si è fantastico”disse La ragazza stendendosi sul letto sognante.
“Penso di piacergli”
“Cosa? Ma non è vietato intraprendere rapporti tra alunni e insegnanti dentro l’accademia?”
“O ma qualcosa mi dice che una volta fuori di qui mi chiederà di sposarlo. Può sembrarti strano ma inventa un sacco di scuse per starmi intorno”disse ridacchiando.
“Mi aiuti con la zip di nuovo?”domandò Nyota non riuscendo a mettersi la nuova divisa. Gaila l’aiutò.
“Se vuoi possiamo andare insieme a lezione”
“Si ma muoviamoci, non voglio un’altra punizione”disse Nyota affrettandosi ad uscire.

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Capitolo 3
*** Cap.3 ***



Per fortuna Nyota arrivò in tempo in palestra. Salutò Galia e si diresse dal suo professore.
“Cosa vuole che faccia?” domandò Nyota.
“Seguire gli altri per le nozioni base”
“Credevo che fossi stata assegnata a lei?”
“Le nozioni base le prenderà insieme a tutti gli altri. Questione di tempo”le spiegò il suo professore.
“Perfetto”disse Nyota piacevolmente sorpresa nel sapere di non averlo intorno per un po’.
Per tutta la lezione non riuscì a pensare ad altro se non al dolore che la invadeva e l’odio verso il suo professore vulcaniano. Un vulcaniano accidenti, le era capitato un vulcaniano! Niente di peggio. A lezione finita Nyota raggiunse il suo dormitorio. Si rigirò più volte tra le coperte ma non riuscì ad addormentarsi dato che aveva dormito prima.
Il dolore era insopportabile e ogni suo movimento una tortura. Si scordò persino di cenare. Quando si alzò innervosita dai suoi abiti, dalla sua coperta e da tutto qualcuno bussò alla sua porta. Galia era arrivata a consolarla o portarle la cena. Andò ad aprire. “Prof?”rispose accorgendosi che quella davanti a lei non era Galia. “Le ho portato qualcosa da mangiare” disse facendo uno stano cenno con il capo. Un ragazzo che trascinava un carrello pieno di cibo entrò e lo lasciò accanto al letto. Spock gli rivolse un saluto che ricambiò e poi se ne andò.
“Come mai tutto questo fastidio?”domandò Nyota.
“Ritengo sia necessario, per rimanere in forze assumere un equilibrato apporto calorico giornaliero. E dato che ha saltato il pranzo mi è sembrato logico che almeno cenasse per evitare che domani mi svenga a metà allenamento. ” Nyota non seppe se essere grata o infastidita da quel gesto.
“La ringrazio”disse timorosa dell’ennesima annotazione.
“Avverto una forte tensione fisica nei suoi movimenti”disse il professore.
“Forte tensione fisica?”
“Affermativo cadetto. Se lei mi concede credo che sia opportuno una serie di massaggi cardiaci per ristabilire il flusso sanguigno e la flessibilità nelle ossa”
“Flusso sanguigno? Ossa?”
“Ritengo sia molto opportuno. La tensione fisica influisce anche sulla sfera dell’umore”
“Peccato che non conosca nessuno in grado di ristabilire il mio flusso sanguigno”
“Si dia il caso che lei sia stata affidata a uno dei professori più illustri dell’accademia”
“E anche più modesti”
“Come?”
“Niente”disse Nyota distogliendo lo sguardo.
“Si dia il caso che, se me lo concede, potrei essere in grado di aiutarla”disse facendo un passo avanti. In quel preciso momento Nyota si ricordò delle parole dell’amica e del fatto che il suo professore ci aveva provato con lei. Subito si ritrasse.
“No, non glielo concedo, può andare”disse afferrando la porta. Spock si spostò indietro e lei gliela chiuse in faccia. Si voltò seccata pensando che fosse uno schifoso, un rigido schifoso.
Si, ma è un rigido schifoso che ti ha portato da mangiare pensò ma subito azzittì la sua coscienza e vocina interiore. Si fiondò sul carrello e mangiò quanto gli era stato portato. Nonostante la mangiata e i vari stiramenti i dolori iniziarono a farla innervosire parecchio. Erano quasi le undici quando sentì nuovamente bussare alla sua porta. Andò ad aprire e davanti vi trovò Spock ancora in divisa. Rimase immobile senza sapere cosa dire.
“il paragrafo sette comma due sotto paragrafo otto del regolamento internazionale scolastico afferma chiaramente che non ci devono essere rapporti di nessun tipo tra studenti e professori”
“E mi sta dicendo tutto questo perché …?”
“Per rassicurare ogni suo fraintendimento a proposito della discussione che abbiamo avuto poco fa”dice rigido lui.
“Non ho ancora capito dove vuole arrivare”
“Volevo solo assicurarla che il divieto è di tipo emotivo e non fisico”
“Non migliore le cose con questa affermazione sa?”
“Prego?”domandò Spock notevolmente sorpreso.
“Lasci stare … e sentiamo, la cosa dovrebbe preoccuparmi?”domandò Nyota.
“Affatto visto che non ho nessuna intenzione di approfittare di lei o della sua incolumità. Ci tenevo ad informarla che avevo solo intenzione di offrirle i miei servigi”
“Quale parte di non ne ho bisogno non gli era chiara?”
“Deduco dal suo tono che i suoi dolori sono aumentati.”
“Sto benissimo”
“Non si direbbe. La prego, sarei felice di aiutarla e lei dovrebbe ascoltarmi dato che sono il suo professore”
“E va bene”disse Nyota spostandosi “Entri” disse infine facendogli segno di procedere con la mano. Spock entrò. E Nyota chiuse la porta alle sue spalle.
“Cosa devo fare?”domandò incrociando le braccia la ragazza.
“Accomodarsi … e rilassare la schiena” le disse disinvolto lui.
“Come vuole”disse Nyota sedendosi e dandogli le spalle.
“Credo sia necessario aprire la cerniera dell’uniforme”
“Come dice prego?”
“E per il suo bene. Il tutto è più efficace se applicato direttamente sulla pelle nuda. Sarebbe illogico sui vestiti.”
“Può farlo lei? Non riesco proprio a muovere le braccia” Spock leggermente sorpreso da quella richiesta, scelse di non protestare e aprì la cerniera. Allargò la divisa e Nyota se la sfilò dalle braccia stringendola al petto. Senza pudore Spock le slacciò anche il gancetto del reggiseno. Nyota arrossì e si sentì grata di trovarsi di spalle a lui in modo che non potesse vederla. Al tempo stesso però si sentiva irritata. Come poteva quell’idiota, rigido, fastidioso, seccante, presuntuoso, saccente, arrogante del suo professore vulcaniano essere così naturale davanti ad una situazione del genere. Ma all’improvviso tutti i neuroni del suo cervello andarono in tilt. Le bastò infatti un suo tocco per farle resettare tutto. Si morse il labbro nervosa per reprimere un gemito.
“Mi ha mentito cadetto. C’è un forte accumulo di acido lattico ovunque. Temo che non basti una sola seduta per scioglierla del tutto”disse il professore.
Nyota alzò un sopracciglio piacevolmente sorpresa e riprese con più foga a torturarsi il labbro inferiore. In quel momento, al buio e non fuori in palestra o in giro in accademia, il suo professore le sembrava una persona diversa. Si concentrò sulla sua voce. Non aveva mai fatto caso alla sua voce ma solo sulle parole. Parole insopportabili e per la maggior parte dei casi senza senso. Ma la sua voce, la sua voce, era qualcosa di meraviglioso. Era calda, piena, sensuale. Quando Spock passò al suo collo non seppe resistere e reclinò la testa indietro. Nel gesto i suoi denti persero la prese sul suo labbro e gemette silenziosamente.
“Sente la sua massa muscolare adeguatamente rilassata”
“Non del tutto”rispose Nyota desiderosa del suo tocco. Spock continuò massaggiandole i tendini del collo con delicatezza e al tempo stesso decisione. Le sue mani scorrevano veloci ed esperte lungo tutta la sua schiena.
“Suppongo che abbiamo finito. Non avverto la presenza di noduli o accumuli di acido qui attorno”
“Mh-mh …” fu l’unica cosa che Nyota riuscì a dire.
“Avverte dolore da qualche altra parte?”le domandò.
“Eh …”disse Nyota risvegliandosi da quel piacevole e rilassante trans. “Si, alle braccia e alle gambe ma non serve …”non fece neanche in tempo a finire la frase che Spock le aveva afferrato il braccio destro e aveva incominciato a massaggiarglielo. Poi passò al sinistro. Nyota lo fissava incantata. La parte più imbarazzante furono le gambe. Spock la fece distendere sul letto e si inginocchiò davanti a lei. Le afferrò delicatamente il lembo dei suoi pantaloni e glieli sfilò lasciando scoperte le bellissime gambe nude del cadetto. Nyota diventò ancora più imbarazzata di quanto non lo fosse già. La sua maglietta e il suo reggiseno erano a terra. Le erano caduti durante i massaggi alle braccia.
Così fu costretta a mettersi un cuscino sul petto. In ginocchio davanti fece scivolare le sue mani dalle gambe alle cosce, per poi afferrargliele con decisione e allargargliele. Iniziò dal polpaccio destro per poi risalire alla coscia e passare al gamba sinistra. Era la tortura più dolce a cui Nyota era stata sottoposta fino ad ora. Spock procedeva freddo e indifferente senza guardarla ma concentrandosi solo sui punti di pressione del suo corpo.
In genere una persona normale si sarebbe sentita violata davanti ad una scena del genere ma Nyota si sentiva stranamente sicura, fin troppo sicura. Si sentiva protetta tra quelle braccia esperte che si prendevano cura del suo corpo e le alleviavano ogni sofferenza, anche se la tortura più forte stava avendo luogo dentro di lei.
Quando ebbe finito Spock si mise in piedi e Nyota fece lo stesso. Il cuscino ancora premuto contro il petto.
“Va meglio?”le domandò lui. Nyota distese la schiena e non sentì dolore.
“Molto meglio … grazie”disse infine.
“Non c’è di che. Sono felice che le mie conoscenze le siano state d’aiuto”disse infine.
“Professore?”lo chiamò Nyota mentre lui si era già avviato verso la porta. Spock si voltò. Nyota non sapeva perché lo aveva chiamato, in realtà non sapeva neanche cosa dirgli. Voleva solo averlo li con lei ancora per un altro po’. Voleva ancora sentire le sue calde e possenti mani impossessarsi del suo corpo e della sua mente. Le piaceva e voleva sentirsi sua. Il pensiero che formulò mandò subito in pappa il suo cervello. Cavolo lui era un vulcaniano, un Vulcaniano maledizione!
“Mi dica”
“O .. b-be, io ho …”iniziò a balbettare Nyora rendendosi subito conto in che situazione del cavolo si era cacciata e soprattutto della figura di merda che avrebbe fatto davanti a un suo rifiuto.
“Ogni tanto quando dormo avverto delle forti fitte di dolore. Mi chiedevo se per caso può dormire qui così se avverto dolore può farmi questa cosa che mi ha fatto poco prima ai muscoli”
“Sono nella stanza qui accanto cadetto. Se avverte dolore può chiamarmi e sarò subito qui da lei”
“E non potrebbe stare qui”
“Sono spiacente cadetto, ma sembrerebbe sospettoso dormire nella medesima stanza e nel medesimo letto. Sono pur sempre un suo superiore”
Quelle parole la trafissero più pungenti di una spada. Ecco la stava rifiutando. E lei stava morendo dentro. In tutti i punti in cui lui l’aveva toccata si sentiva bruciare. Praticamente le andava in fiamme il corpo intero.
“Capisco. Mi spiace”disse Nyota a capo chino.
“Le consiglio di riposare. Domani puntuale a lezione con gli altri cadetti.”
“E se non c’è nessuno e qualcuno mi trova li da sola ad aspettare che faccio?”
“Le dica che è il mio di cadetto. Ma suppongo che in quel caso lo abbiano già intuito da loro. Voglio che i miei cadetti siano impeccabili”
“Quindi è per questo che ha fatto tutto questo perché apparissi impeccabile domani?”
“Affermativo cadetto. Buona serata”disse infine uscendo. Nyota chiuse la porta con un tonfo secco e tornò a letto sprofondando la testa sul cuscino per reprimere un grido.

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