L'anima del Signore degli Inferi di Hades_sama (/viewuser.php?uid=827061)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rinascita ***
Capitolo 2: *** Natività ***
Capitolo 3: *** Inseguimento ***
Capitolo 4: *** Destino ***
Capitolo 5: *** Yours Ever ***
Capitolo 6: *** Incubi ***
Capitolo 7: *** Riflesso ***
Capitolo 8: *** Catene ***
Capitolo 9: *** Andromeda ***
Capitolo 10: *** Hades ***
Capitolo 11: *** Tenebre ***
Capitolo 12: *** Fratelli ***
Capitolo 13: *** κάνει ματ ***
Capitolo 14: *** Presagio ***
Capitolo 15: *** Fuoco di Ribellione ***
Capitolo 16: *** Sonno Eterno ***
Capitolo 17: *** Divinità ***
Capitolo 18: *** Giudizio VS Giustizia ***
Capitolo 19: *** Vita e Morte ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Rinascita ***
Rinascita
Tum.
Tum.
Cos’è questo suono? Cos’è che disturba il mio riposo? Non capisco...
Come è possibile? Riesco a udire di nuovo i rumori… Per quanto tempo non
ho ascoltato un suono simile, quanti secoli sono passati…? Da dove
viene? Lo sento così vicino…
«Rivelati!!!»
Silenzio.
Non odo il suono della mia voce… Come era il timbro delle mie corde vocali…? Non lo ricordo.
E cos’è questo rumore costante e martellante! Maledizione!!!
Tum-Tum.
Tum-Tum.
Oh… Ora comprendo… Un cuore pulsante… Un calore corporeo e materno…
Quale meraviglia! I tempi sono di nuovo maturi.
Athena… preparati! Una nuova Guerra Sacra avrà presto inizio.
Angolo dell'Autrice:
Salve a tutti i coraggiosi che hanno letto questa... "cosa".
Era da un po' che pensavo di scrivere una storia, anche piccola, ma non
credevo certo di debuttare con Hades (che è il mio personaggio
preferito, ma anche un po' snobbato dal fandom italiano. Che c'è!? Ho
gusti particolari XD)... Sì, debuttare! è la prima cosa che scrivo in
assoluto!!!
E sono anche piuttosto esaltata (ho il cuore che batte a mille mentre scrivo queste note).
Bene, spero che la cosa vi abbia un pochino incuriosito... (perchè,
anche se minuscola, ci ho buttato via un'ora e mezza), ma lo considero
un traguardo!
La Storia ha subito un restyling del formato, ma il contenuto non
è mutato (più gli anni passano, più si diventa
esperti dei programmi).
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Capitolo 2 *** Natività ***
Premetto che ero partita con l’intenzione di scrivere solo drabble, ma
prolissa come sono, mi è totalmente impossibile. Quindi metto da parte i
buoni propositi, e lascio che questa “cosa” qui sotto smuova qualche
animo. XD
Natività
{Hades}
Donna! Sono passati nove mesi, perché ti ostini a trattenermi nel tuo
grembo. È vano tentativo cercare di impedire il mio ritorno; un misero
essere umano non può minimamente sperare di opporsi al mio volere!
Tuttavia, nonostante il dolore delle doglie, continui a non volermi liberare da questa prigione di tenera carne.
Insolente! Proverai sulla tua pelle cosa accade a chi tenta di ostacolare il Dio degli Inferi!
*
La donna annaspa, il fiato le si smorza in gola, costringendola a
sollevare convulsivamente il petto in cerca di aria. Il grembo gonfio, e
il dolore, le fanno sbarrare gli occhi. Rivoli di sudore freddo la
ricoprono.
{Pandora}
La mamma continua a gridare, continua a dire che questo bambino non deve nascere.
Perché? Che cosa significa?! Ho paura!
«Mamma! Non lasciarmi anche tu! Non abbandonarmi!!!»
*
La bambina grida disperata; la madre,
distesa sul letto, stringe improvvisamente il ventre con entrambe le
braccia… avvenne in un attimo. La pancia gonfia si illuminò ed iniziò ad
emanare un calore soffocante. La donna tirò un urlo di puro terrore,
mentre il proprio corpo veniva avvolto da fiamme e la sua sagoma
straziata si dimenava in preda al dolore più brutale.
Il ventre esplose, gettando rivoli di sangue e carne bruciata sul
volto pallido della bambina, mentre il corpo senza vita della
progenitrice veniva reso cenere dalle fiamme.
Tutto ciò che rimase furono polvere ed una piccola luce argentea che risplendeva sul letto.
La bambina, vinta dalla curiosità che dalla paura, si sporse sul giaciglio e lo udì per la prima volta.
«Pandora!»
Angolo dell’Autrice:
Dato che non sono sicura che si capisca, e onde evitare errori di comprensione, è meglio fare qualche appunto:
-i nomi segnati tra { } indicano di chi sia il punto di vista
-la scrittura liscia rappresenta il pensiero dei personaggi
-la scrittura corsiva rappresenta la scena vista in modo oggettivo.
Benissimo: dopo aver fatto la “maestrina” (scusate, ma ho paura di aver
scritto delle scempiaggini incomprensibili), ringrazio di cuore Kangaroo, che rappresenta la mia stella polare nel buio della mia ignoranza del mondo delle fanfiction.
Alla prossima.
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Capitolo 3 *** Inseguimento ***
Ammetto che mi ci è voluta mia sorella [che non sa assolutamente niente
di Saint Seiya] con il suo: «è bello; mi piace» per farmi pubblicare
questo capitolo, che non mi convince neanche un po’, ma questo è il
massimo che la mia mente contorta -e la mia ispirazione ^^- mi hanno
concesso… è stato un parto travagliato, tanto per restare in tema…
Inseguimento
{Ikki}
La guerra lascia solamente macerie,
dolore e solitudine. Tra case distrutte e roghi ancora divampanti e
famelici di cadaveri e rovine, una piccola figura di bambino si aggira
furtiva e pervasa dall’angoscia tipica di chi scappa da qualcosa di
ignoto…
L’aria ancora calda, dovuta alle fiamme alte degli incendi, penetra
nelle narici del bambino, bruciandogli la gola ad ogni boccata di
ossigeno che cerca affannosamente di prendere. Gli occhi di fanciullo,
sbarrati per l’orrore a cui ha assistito, presentano dei gonfiori, segni
traditori delle lacrime amare versate qualche ora prima.
Tra le braccia troppo forti e paterne per un ragazzino della sua,
avvolta da una coperta, è custodita con grande premura una piccola
creatura di pochi giorni appena, che dorme serena… sicura della
protezione di quell’abbraccio così caldo e dolce. Il suo respiro
leggero, debole e regolare risuona come un piccolo carillon in mezzo al
rumore inquietante di macerie, fuoco e devastazione.
*
Sento che qualcuno mi sta osservando, ma non capisco dove si trova… e come fa a sapere dove sono…
Ormai sono ore che sto correndo con Shun tra le mie braccia; come posso
avere ancora quella sensazione di disagio che provavo quando quegli
uomini hanno cercato di portarmi via da mio fratello?!
Mi fanno male i piedi… inizia a mancarmi l’aria… ma non posso fermarmi!
Avverto come un’ombra su di noi. No, non posso cedere proprio ora! Me lo
porteranno via!!! Shun, sei tutto ciò che mi è rimasto… non voglio che
ci separino!!! Non lo permetterò a nessuno!
Eh?! Ma cosa…?
«Tu chi sei?»
La mia voce trema… ma che mi succede? Perché ho paura!? Non vorrà portarmi via mio fratello?!
«Pensavi di poter sfuggire tanto facilmente a Pandora?»
{Hades}
Finalmente; dopo 243 anni ho dinnanzi al mio cospetto il mio corpo!
Quella piccola ed innocente creatura avrà l’onore di farmi da alter-ego
mortale.
Oh… quel cuore così puro… non vedo l’ora di divorarlo, incatenarlo a me
fino a sporcare quell’anima limpida come un diamante col sangue degli
indegni umani. Ciò sarà un piacevole balsamo per lenire le umiliazioni e
il dolore che l’umanità mi ha inflitto…
Lo voglio.
Lo desidero… quel corpo… quelle fattezze… tra qualche istante, saranno mie!
Angolo dell’Autrice:
Ora vado a nascondermi in un angolo e mi deprimo… non riesco a farmelo piacere!
Volevo descrivere il primo incontro tra Ikki e Pandora, privilegiando il
personaggio del Saint di Phoenix… ma non so se sono sfociata nel banale
o nel patetico. La sola cosa che mi riconosco sono alcune “perle” che
mi sono venute mentre scrivevo.
Volevo mostrare l’angoscia di Ikki, ma non so se ci sono riuscita in
maniera decente (oppure se ci sono riuscita e basta…); il personaggio di
Pandora non l’ho approfondito perché gli dedicherò più spazio nel
prossimo capitolo.
Non poteva mancare l’opinione di Hades verso il piccolo Shun… forse mi è
venuto fuori un po’ morboso, ma credo che tutta la bramosia del Signore
degli Inferi si sia manifestata alla vista del proprio futuro corpo.
[Ammettiamolo, Shun diventerà un bel ragazzo; al Dio gli è andata più
che bene (poteva capitargli un corpo bruttissimo XD), quindi penso sia
quasi normale che la voglia di possederlo sia molto forte… e non lo
intendo con doppi sensi! XP]
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Capitolo 4 *** Destino ***
Ho scritto questa flash alle 2 di notte; non so perché ma anche se la
mia ispirazione non era al 100%, quasi rischiavo di sforare dalle 500
parole… forse quello che avevo in mente di fare era troppo ambizioso, ma
credo di essere riuscita a descriverlo al meglio delle mie possibilità
(ripeto, alle 2 di notte… ma l’ispirazione arriva quando ha voglia…
dannata!).
Destino
{Pandora}
Bene, finalmente sono riuscita a raggiungerti… mi hai fatto correre tanto, lo sai?
Ahia! Mi fanno male i piedi…e sono stanca…
«Pandora… prendi il bambino… è lui il predestinato…»
Sì, mio Signore!
«Forza, consegnami subito quel bambino!»
«Scordatelo! Non ti consegnerò mai Shun!!!»
Ma che bambino ostinato; non vuole proprio saperne di abbandonare il
fratello… sono quasi gelosa; quel piccolo dorme tranquillo tra le
braccia di questo ragazzino… è amato da lui… sono… una famiglia…
Ma cosa vado a pensare! Io ho un’importante missione da portare a termine; devo prendere il corpo del Sommo Hades.
«Vedi, quel bambino, è mio fratello.»
*
Il ragazzino sgranò gli occhi, incredulo
e impotente all’affermazione della misteriosa inseguitrice. L’aria si
fece pesante, e quel volto impassibile, simile all’espressione di un
rapace che ha adocchiato la preda e ne pregusta il sapore del caldo
sangue, lo fece rabbrividire. Un presagio di disgrazia si abbatté
sull’atmosfera già tetra della città in rovina.
{Ikki}
Shun… suo fratello?! Ma non è possibile!!!
Io ho visto che la mamma lo teneva in braccio, che lo coccolava… vedevo
che gli voleva bene! È così! Ne sono sicuro. Shun è mio fratello! È mio e
soltanto mio!
«Sei una bugiarda! Shun è mio fratello e non il tuo!!!»
Oh… Shun, ti sei svegliato…? Non temere fratellino. Non permetterò a
questa bambina bugiarda di portarti via; staremo sempre insieme come una
famiglia! Andrà tutto bene… vedrai.
«Non puoi capire. È scritto nel destino che tuo fratello venga con me,
affinché corpo e spirito si ricongiungano e avvenga così il ritorno del
Sommo Hades. Quindi consegnami quel bambino.»
Cosa…? Hades? Ma di che sta parlando? Non riesco a capire… e non ho
tempo di ascoltare le bugie di un’estranea… poi la sua faccia mi
spaventa… sembra quasi… morta…
Basta; devo portare Shun il più lontano possibile da questa pazza!
Ma…? Cosa tiene in mano? Non può essere?! L’universo?!
«Allora soffri!»
Eh? Ma… AAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!
*
Violente scariche elettriche pervasero
il fagottino, che tuttavia rimase illeso e tranquillo, mentre il
fratello veniva bruciato da quella terribile tortura, facendolo urlare
di dolore, ma ostinandosi a non abbandonare il prezioso bambino.
L’intensità dell’elettricità aumentò ancora, le mani del maggiore si
ustionarono e arrivò il momento in cui il dolore sopraffece la volontà
umana.
Il bambino crollò a terra sfinito, continuando a stringere il fratellino.
{Hades}
Moccioso arrogante! Non si può venire meno al proprio destino; specialmente gli umani, non vi si possono opporre.
Pandora ha svolto egregiamente il suo compito di recupero… ora non mi
resta che ricongiungermi con il mio corpo, e finalmente… eh? Cosa!?
Non può essere… è impossibile! Un Cosmo; un Cosmo molto potente sta emergendo dal mio alter-ego.
Oh… non avevo previsto tutto ciò… così piccolo, e già così potente…
tanto che perfino Pandora non gli si può avvicinare… hm, che sia la
determinazione del moccioso ad aver compiuto un simile evento?
… non potevo chiedere di meglio!
Shun… non vedo l’ora di divorarti!
Angolo dell’Autrice:
Credo che ora sia il momento del lancio dei pomodori… ma mi ero preparata *prende uno scudo anti-sommossa e un caschetto*
Non so dire se sono soddisfatta o meno di quello che ho appena fatto;
specialmente Pandora è stata difficile da gestire, dato che non si
capisce se sia manipolata oppure se ubbidisce ad ordini… comunque ho
cercato di farla sembrare più bambina possibile (il linguaggio
abbastanza forbito è dovuto al fatto che lei è di origine nobile), che
esegue ciò che le viene detto.
Per i dialoghi, ho proprio sbriciolato lo stile del
doppiaggio/traduzione italiani per Ikki… in questa scena, in cui era un
bambino, lo fanno parlare come se fosse Aristotele. Non posso proprio
vedere una cosa così… finta!
Bene, spero che la prossima volta non vi portiate dietro i forconi e le torce.
A presto.
P.S.: per quanto riguarda la metafora del "divorare", l'ho scelta
apposta. Hades è stato divorato dal padre Crono appena nato, quindi ho
pensato che il continuo riferirsi a questo episodio, fosse un'ossessione
del Dio... non ancora totalmente superata ^^
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Capitolo 5 *** Yours Ever ***
Ok, questo è il capitolo che conclude l’arco del “passato”. Mi sono
sbizzarrita tantissimo a descrivere la giornata di Ikki e Shun.
Ovviamente è un’ambientazione che penso tutti abbiano usato, ma la trovo
molto romantica… anche se quello che verrà dopo, di romantico non ha un
accidente.
Ah, per la linea temporale, ho deciso di dare un senso ai corpi dei
protagonisti; quindi ho fatto passare 15 anni, invece che i 13 di
Kurumada. Shun ha all'incirca 15 anni, mentre Ikki sui 20 anni.
Detto questo, vi auguro buona lettura!
Yours Ever
{Hades}
Tsk! Non ho potuto impossessarmi del mio corpo terreno, ma non importa!
Il ciondolo che Pandora gli ha donato lo terra legato a me ovunque esso
si trovi, esattamente come un cane al guinzaglio.
Tuttavia è
sorprendente che possegga un cosmo. Che ciò possa diventare un
fastidio per i miei progetti di conquista?
No, non ho di che preoccuparmi; è solo un miserabile essere umano.
Non può di certo competere con la potenza di Hades, Imperatore dell’Oltretomba!
Piccolo Shun… diventa forte, diventa pure Saint; sarà per me fonte di immenso piacere spezzare il tuo Cosmo.
*
Ikki si svegliò in un letto bianco, dove medici e infermiere lo
accolsero dicendo che non aveva nulla di grave. Il suo pensiero andò
immediatamente al fratellino, sano e salvo nella culla vicina. Così,
mentre Ikki e Shun venivano presi in custodia dalla Fondazione Grado,
una domanda attanagliava il cuore colmo di angoscia e diffidenza del
maggiore: quel ciondolo, da dove arrivava?
*
Sono passati quindici anni dalla notte fatale, ed attualmente i due
fratelli si stanno godendo il meritato riposo dopo la battaglia contro
Poseidon, Dio dei mari.
È una magnifica giornata d’autunno; le piante di ciliegio, che in
primavera si tingono del pallido colore dell’alba, ora sono variopinte
di oro e porpora. Il vento, fresco e profumato di caldarroste e
cioccolata, smuove le corolle degli alberi, creando una pioggia di
foglie dalle mille sfumature. Il laghetto artificiale, specchio d’acqua
del lieve Sole, s’infrange sotto il tocco delicato dei petali degli
alberi. Un piccolo ponte di legno, stile tradizionale giapponese,
attraversava quella macchia limpida.
Ikki e Shun s’incamminarono su di esso, fermandosi nel punto più
alto e godendo di quell’altezza per osservare meglio il parco. Il più
giovane si appoggiò alla ringhiera del ponte, osservando la propria
immagine riflessa nell’acqua; vide un fanciullo dal fisico sottile e
slanciato, dai lineamenti gentili, dai lunghi capelli color del miele
smossi dal vento, dagli occhi verdi, profondi e vivi, dalle gote
leggermente arrossate per lo fregare dell’aria sul viso e dal sorriso
dolce, gentile e raggiante. Dal collo penzolava un ciondolo d’argento a
forma di stella.
Uno sbuffo più forte di Eolo fece desistere Shun dalla propria
occupazione e stringersi contro il petto del fratello, in cerca di
riparo. Ikki, divenuto un uomo dall’aspetto prestante e scultoreo, con
un cipiglio rassegnato sul volto, si addolcì, liberando sul viso
un’espressione di tenerezza nel vedere il gesto dell’adorato fratellino;
così, portando una mano sulla spalla del più piccolo, lo strinse di più
a se abbracciandolo, come a volerlo rassicurare della sua presenza.
Sì, Shun lo sapeva; il fratello ci sarebbe sempre stato per lui, lo
avrebbe sempre protetto; così com’era stato fino a quel momento.
Mentre i due fratelli si beavano del reciproco calore, il vento si
fece più intenso, così da far danzare al ritmo del proprio valzer il
ciondolo d’argento; la luce del pallido Sole d’ottobre fece brillare la
piccola stella, mentre le parole incise sopra, risplendevano di un
sinistro fuoco.
“Yours Ever”
Angolo dell’Autrice:
Una piccola curiosità; perché ho deciso che siamo in autunno? Non ci
arrivate? Ve lo dico: molti autori/poeti, definiscono le foglie a terra
come dei morti. Personalmente apprezzo molto questa stagione,
soprattutto per i colori bellissimi e la trasformazione dei paesaggi;
però il vento che trasporta le foglie a terra, può essere visto come un
valzer di morte.
E un’altra cosa che non so se si capisce bene… i “petali degli alberi”
sono le foglie; non sono riuscita a trovare un sinonimo che mi andasse a
genio. XP
Aggiungo una cosa che mi è stata fatta notare: il ragazzo riflesso nel
lago è Shun, non Aaron. Dato che mi sono basata sul manga, dove il Saint
viene descritto con i capelli miele, non ho minimamente pensato a
questa ambiguità. Poi, dalle mie parti, il miele è di un colore
marrone-rame... scusatemi.
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Capitolo 6 *** Incubi ***
Ebbene, ecco a voi un nuovo capitolo. Stavolta non ho potuto introdurre i
pensieri dei personaggi, dato che questo è più che altro un
sogno/incubo, oppure un fatto avvenuto in una dimensione parallela. Ho
anche sforato con le parole, ma ho tagliato tantissime parti, e questo è
lo stretto indispensabile per fare quello che volevo… è complicato
essere riduttivi!
Dato che ha toni molto malinconici, vi consiglio di leggerla con
sottofondo questi brani tratti da Naruto Shippuden (mi hanno aiutato a
dare i toni alla storia =P) Colonna sonora 7 e 11.
Detto ciò, buona lettura.
AVVERTENZA: questo capitolo contiene dello Shonen-ai. Se non piace, non leggete! :3
Incubi
{Shun}
Villa Kido, stanza di Shun
*
La sera calò presto su Tokyo. Shun
guardò il tramonto, strinse entrambe le mani attorno al ciondolo
d’argento, dono della madre ormai defunta, ed espresse una preghiera al
giorno morente. Una supplica che, purtroppo, non avrebbe potuto
avverarsi.
Il giovane si coricò nel proprio giaciglio, cadendo immediatamente
tra le braccia di Morpheus, ed immergendosi in una dimensione oscura e
profonda.
Shun aprì gli occhi. Attorno a se vide il vuoto. Nessun punto di
riferimento, nessun suono: solo lui. Una sensazione di vertigine e
nausea gli attanagliavano lo stomaco: la stessa orribile sensazione di
quando si cade dall’alto. Il Saint di Andromeda, smarrito ed angosciato,
si accorse in un secondo momento di essere completamente nudo; portava
solo il ciondolo d’argento. Il suo corpo sudava come in un giorno di
metà agosto. Quella sensazione così sgradevole l’aveva provata molte
volte, durante tutte le battaglie: era paura della morte!
A quella consapevolezza, il ciondolo si illuminò di una calda luce
bianca; come a voler richiamare qualcosa. Shun cercò di nascondere quel
faro: la mente lo avvisava di un orribile pericolo; il cuore pompava
troppo velocemente, gli occhi si rifiutavano di restare aperti, il
respiro era irregolare ed ogni boccata d’aria bruciava la gola, rendendo
più affanno che sollievo.
Shun pensò di morire quando una mano grande ed incredibilmente calma
gli accarezzò dolcemente il viso. Un poco tranquillizzato da quel tocco
che tanto gli ricordava il fratello, si fece coraggio e aprì gli occhi:
pensò di non aver mai visto un essere più divino. Davanti a lui vi era
un uomo dal fisico scultoreo, la pelle diafana, in magnifico contrasto
con i lunghi e lisci capelli corvini. Il viso era affilato, come quegli
occhi così profondi e puri come due sorgenti di montagna; lunghe ciglia
nere li contornavano. Le labbra erano piegate in un dolce sorriso.
Anche quell’uomo, così simile al divino, era nudo. Si mise nella
posizione del loto, e con le possenti e gentili braccia, prese Shun in
un delicato abbraccio e lo fece adagiare sulle proprie gambe. I due si
guardarono negli occhi. Il corpo di quell’uomo, nonostante il colore
niveo, era caldo come il fuoco; in netto contrasto con quello del Saint.
Il moro strinse Shun, cercando di avvicinare i corpi, in modo da
cancellare i brividi che avevano iniziato a scuotere il fanciullo. Il
Saint chiuse gli occhi, godendo di quel caldo contatto, e sentì
appoggiarsi sulla propria fronte la folta chioma dell’uomo divino.
Erano nel buio, abbracciati e nudi, ma con una calda sensazione di conforto a riempirne i cuori.
In quel tenero contatto, Shun si decise ad interrompere quel silenzio:
«Chi siete?»
Il moro si scostò leggermente per poterlo vedere in viso:
«Io sono te!»
La voce risultava più fredda e penetrante di una spada nella carne.
Shun sgranò gli occhi, mentre le sue labbra venivano rapite da
quelle calde e umide dell’uomo, che iniziò a giocare con la lingua del
giovine; quella danza umida gli stava facendo perdere lucidità, tuttavia
non si oppose, finché non sentì una fitta di dolore al labbro
inferiore.
Shun aprì gli occhi. Era nel proprio letto, con il pigiama incollato
al corpo sudato e ansimante… e con un sapore ferroso e maschile sulle
labbra.
Angolo dell’autrice:
Questo è stato il capitolo più difficile che abbia scritto finora;
volevo essere più descrittiva, aggiungere più cose possibili, far vedere
i pensieri di Shun… ma mi sarebbe venuta una cosa troppo lunga, e non
mi sento di iniziare storie prolisse. Quindi questo è il risultato di
tagli e revisioni. Spero sia decente.
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Capitolo 7 *** Riflesso ***
All’alba delle 3 posto questo nuovo capitolo. Stavolta il protagonista pensante è Shun. Spero possa soddisfarvi.
ATTENZIONE: questo capitolo contiene dello Shonen-ai. Se non piace, non leggete! :3
Riflesso
{Shun}
Incubo. Era solo un terribile incubo! Ma
allora perché ho così paura!!! Sono così spaventato, che non sono più
riuscito a restare nella mia stanza… mi serviva aria.
E ho portato con me la foto che mi ha sempre aiutato nei momenti peggiori.
Forse uno dei pochi momenti in cui io e Ikki sembravamo una famiglia.
…
Oggi c’è una magnifica luna piena. Sono sicuro che anche mio fratello la sta ammirando…
Oh, fratello! Dove sei? Ho tanto bisogno del tuo calore!
Ikki! Ikki!!! Fratello! Aiutami! Fratello!!!
*
Il giovane stringe tra le mani il
piccolo ritratto, raffigurante un bambino di circa 6 anni che teneva in
braccio un neonato. Una lacrima solitaria cadde sul vetro del quadretto a
custodia della fotografia.
Seduto ad un tavolo dell’ampio balcone di Villa Kido, una mano che
reggeva il ritratto e l’altra che sosteneva il proprio capo e il
ciondolo d’argento, Shun si abbandonò a ricordi felici e malinconici,
continuando a fissare la fonte di quei pensieri.
Non capì quanto tempo passò tra i suoi tormenti fino a quando la
foto venne illuminata dalla luce lunare; Shun, riscosso dalle sue
riflessioni, piegò il ritratto per poterlo nuovamente guardare.
Quel che vide fece perdere un battito al suo cuore. Il vetro della
fotografia rifletteva l’immagine dell’uomo apparsogli nell’incubo! Le
labbra del giovane cominciarono a fremere, l’adrenalina prese il
sopravvento e, vincendo la lancinante paura, si alzò di scatto in modo
da sorprendere quell’essere.
Non ebbe il tempo di parlare che l’uomo lo ebbe già avvolto
nuovamente tra le possenti braccia; il sinistro teneva saldamente gli
arti superiori del fanciullo aderenti al corpo, il destro era poggiato
sul volto impallidito di Shun, con l’indice e il medio infilati nella
bocca ed intenti ad intrecciarsi con la lingua. Il giovane era stato
costretto a reclinare indietro il capo e poggiarlo sulla spalla
dell’uomo misterioso.
Resosi conto dell’accaduto, avvenuto troppo velocemente anche per i
suoi sensi di Saint, il fanciullo spalancò gli occhi, impotente, mentre
il proprio corpo cominciò a tremare per quel contatto così stretto e, se
ne rese conto con orrore, terribilmente piacevole e caldo.
Nuove, amare lacrime sgorgarono da quegli occhi che un tempo riflettevano vita e speranza.
L’uomo, rimasto tutto il tempo a bearsi delle reazioni sia fisiche,
sia emotive di Shun, avvicinò le labbra, ora tirate in un sorriso
estasiato, al lobo sinistro del Saint e, con fare estremamente lascivo
ed erotico, fece passare la lingua rovente e umida sull’orecchio del
prigioniero, partendo dall’attaccatura del lobo fino al padiglione
auricolare: rallentando per ascoltare i gemiti di terrore misto alla
goduria della vittima.
Rosso in volto per l’imbarazzo e la vergogna, Shun sentì il respiro rovente vicino all’orecchio pronunciare:
«Shun, tu mi appartieni. Non potrai mai sfuggirmi;
perché noi siamo una cosa sola. E molto presto, lo saremo in
eterno.»
Un rumore di vetri infranti, ed il corpo che cedette e rovinò al
suolo, fecero comprendere al Saint che il suo carceriere se ne era
andato… lasciando in lui, un orribile sospetto.
Angolo dell’Autrice:
Ero senza uno straccio di ispirazione fino a che non ho avuto una discussione con la carissima Kangaroo,
che definirei “la mia musa ispiratrice”. Senza di lei starei ancora
meditando su quale situazione prendere in considerazione tra le tante
possibili XD.
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Capitolo 8 *** Catene ***
Lo ammetto; qui sono stata un po’ sadica nei confronti di Shun, ma ci
stava… è Kurumada che ha messo le catene al piccolino, io non centro
nulla XD.
E magari ci saranno degli
errori, dato che l’ho finito quasi verso le 3: provvederò
a correggerlo il più presto possibile =)
ATTENZIONE: questo capitolo contiene dello Shonen-ai. Se non piace, non leggete! :3
Catene
{Shun}
Ormai giunti dinnanzi alla voragine
infinita, ingresso del regno degli Inferi, i tre Bronze Saint, il cui
valore non conosce ostacoli, vennero raggiunti da Dohko di Libra. La
rivelazione dell’Ara Yashiki, l’ottavo senso risvegliato sia da Athena
sia da Shaka, riempì di speranza e di nuovo vigore i gioviali Cosmi.
Pronti a raggiungere la Dea e il proprio compagno, i quattro
bruciarono i loro Cosmi al massimo, nel tentativo di raggiungere
l’ottavo senso, e si gettarono nel pozzo oscuro per poter combattere
contro la nuova minaccia: Hades.
*
Ho paura! Maledizione, Shun! Come puoi essere così debole mentre la signorina Saori, Athena è in pericolo?!
Perché è dovuto succedere tutto questo!? Avevamo appena instaurato la pace…
È come nel mio incubo!!! Sto fluttuando nel vuoto!
Ho paura!
Fratello!
No, Shun, ora calmati! Devi calmarti!!! Devi essere lucido: non puoi essere di peso come tuo solito!
Coraggio; fa un bel respiro… e resta concentrato. Non puoi permetterti di morire adesso!
Ottavo senso! Ara Yashiki! Risvegliati!!!
Brucia, oh Cosmo di Andromeda!!!
*
Shun si svegliò dopo un lungo sonno,
molto probabilmente dovuto alla caduta, su una lunga scalinata di marmo
liscio e lucido, interrotta a metà da una tenda di leggero tulle dal
colore del cielo. La sala era molto grande, sorretta da colonne doriche,
imponenti ed altissime; solo poche candele, sostenute da dei candelabri
a soffitto, emanavano una tenue luce che creava giochi d’ombra
inquietanti e sinistri. In fondo al salone, al centro alla parete vi era
un portone di legno intagliato, con un grosso catenaccio e numerose
serrature; nessuna finestra, nessuna luce naturale. Sembrava una gabbia.
Dopo aver osservato il luogo come meglio poteva, data la scarsità
dell’illuminazione, Shun alzò il busto dai gradini, facendo leva con le
braccia e si mise seduto. Cercò con gli occhi i suoi compagni, ma
invano: in quella stanza lui era l’unica presenza.
Dopo un primo momento di totale smarrimento, la sua mente gli pose
una domanda fatale: come ci era arrivato lì? L’ultima cosa che ricordava
era il buio che lo circondava… violenti brividi percorsero il corpo del
fanciullo, che fu costretto a portare le braccia attorno agli arti
superiori, nella vana speranza di scacciarli.
«Ben svegliato, giovane Shun. Fatto sogni d’oro?»
Quella voce, apatica ma profonda, fece perdere un battito al cuore
del Saint. Gli occhi si sbarrarono, il respiro si fece affannoso e la
pelle divenne madida di sudori freddi.
Lentamente, Shun voltò lo sguardo dietro di sé; le tende si erano
aperte, e mostravano la sommità della scalinata. Vi era un trono color
porpora, riccamente decorato con intarsi e filigrane d’oro, su cui era
seduto un uomo vestito di nero e con dei lunghi capelli corvini. Teneva
il braccio sinistro poggiato sulla pancia, mentre il destro, posizionato
sopra l’opposto, sorreggeva il volto affilato ed illuminato da
un’espressione di puro divertimento.
Non poteva essere lui. Come poteva trovarsi negli Inferi? Forse,
tutto quello era un terribile incubo… sì. Non poteva essere altrimenti!
Dalle labbra di Shun uscì un sospiro di sollievo, mentre le mani si erano posizionate sul petto, ora rilassato.
Tuttavia, quando tornò a guardare l’uomo, il suo entusiasmo venne
meno: il volto ora era deformato da un folle sorriso derisorio; come ad
aver letto i pensieri del fanciullo, l’uomo pensò bene di negargli il
senso di conforto appena acquisito, sollevando il braccio destro e
muovendo l’indice alzato in segno di negazione:
«Ah-ah-ah».
Shun restò impietrito; pure il respiro gli venne meno. L’ansia salì
fino a farlo andare in affanno. L’unica soluzione era scappare: aveva
già provato ad opporsi a lui, e ne aveva già testato l’incredibile
velocità. Si alzò di scatto dai gradini, e corse verso il portone, nella
speranza di salvarsi dalle grinfie di quell’essere che, tuttavia, lo
lasciò fare. Arrivato all’ingresso, fece per aprirlo, ma era tutto
inutile; per spostarlo ci sarebbero volute almeno due persone, ed
inoltre era sbarrato… Shun si sentì perduto: era in trappola, e se ne
rese conto quando una risata carica di scherno e trionfo si alzò nella
sala.
Il Saint si voltò e si mise in guardia, nonostante le lacrime
pungessero gli occhi. Era spaventato, ma questa volta indossava le sacre
vestigia di Andromeda; aveva ancora una speranza.
L’uomo, osservando meglio il Cloth del giovine, si portò la mano destra al mento e con fare pensoso disse:
«Vedo che ti piace giocare con le catene…»
Sul suo volto si dipinse un ghigno maligno e, portando la mano a mezzaria aggiunse:
«E sia!»
Detto ciò, fece schioccare le dita: ciò che avvenne fu talmente
fulmineo che Shun avvertì il dolore acuto che lo stava avvolgendo prima
di rendersi conto di cosa era avvenuto.
Delle catene nere, adorne di aculei e pungiglioni, lo stavano
stringendo completamente: Shun era sollevato dal pavimento, con gli arti
trascinati verso terra e le braccia legate saldamente al busto. Anche
il bianco collo venne avvolto. Una catena proveniente da un angolo
indefinito del soffitto sorreggeva il corpo inerme del fanciullo.
Rivoli di sangue e sudore cominciarono a cadere sul marmo lucido del
pavimento; Shun si stava dimenando, nella remota speranza di liberarsi
da quell’orribile costrizione: tutto ciò che ottenne furono il ferro che
penetrò in più punti la tenera carne, delle urla straziate e delle
lacrime di dolore ed agonia.
Nel frattempo, l’uomo era sceso dal suo trono e si stava avvicinando alla sua preda ormai indifesa.
*
No, no, no! Non può essere vero! Questo è un incubo!
Ma allora perché il dolore è così reale?!
Shun! Shun, svegliati! Shun, per favore, apri gli occhi!!!
Aaaaahhhhhhhhh! Che male!
Nemmeno la mia armatura è riuscita a difendermi!
Vi prego, qualcuno mi aiuti!!!
Ikki! Ikki! Fratello, aiutami!
… ma… cosa? No! Non ti avvicinare!
Ti prego! Non ti avvicinare!!! Non toccarmi!!!
Ikki! Dove sei? Ikki! Ikki, ti prego, aiutami!!!
Fratello!!!
*
Il corpo di Shun fu scosso da brividi di
terrore non appena l’uomo gli fu vicino. Fece scorrere la mano lungo
l’interno coscia sinistro del fanciullo, per poi passare all’inguine,
risalire il petto, sfiorare il collo ed infine raggiungere la guancia
destra.
{Hades}
Shun. Per quale motivo sei così sorpreso della cosa: eppure mi sembra di
esser stato chiaro, quando ti ho detto che non avresti potuto
sfuggirmi.
Come sei ingenuo.
Ma devo ammettere che vederti in totale balia del mio potere, mi sta
facendo un po’ eccitare: non sai quanto mi diverta vedere voi umani,
miseri topolini, che cercate disperatamente di mordere il gatto,
nonostante sappiate perfettamente che non avete scampo.
La tua mente è ormai in preda al terrore; lo vedo dai tuoi occhi colmi di lacrime.
Ah, piccolo Saint; sei uno spettacolo meraviglioso. La tua pelle bianca
come la neve, cosparsa di tanti piccoli petali scarlatti, e quegli
occhi, così grandi e pieni di sgomento ed incredulità, grondanti lacrime
così pure…
Hades, adesso datti un contegno: non puoi di certo scendere ai livelli di Zeus.
Però ho voglia di giocare ancora un poco, prima di divorarlo; un
bocconcino prelibato come lui, va trattato in maniera speciale… ma
queste ferraglie sono fastidiose.
Mh, una briciola del mio potere sarà più che sufficiente per disfarmene.
*
L’indice destro dell’uomo si posò sul pettorale della Cloth e,
esercitando una piccola pressione, lo mandò in frantumi, insieme al
resto dell’armatura.
Gli occhi sbarrati di Shun si strinsero con forza ed iniziò a
scuotere la testa, ignorando il dolore, nel tentativo di negare la
distruzione della sua unica difesa. Una mano calda e salda gli afferrò
il mento e gli fece voltare il viso verso destra: la lingua umida
dell’uomo percorse i solchi tracciati dalle lacrime, facendo gemere di
piacere e terrore il giovane Saint. Shun, sforzandosi di non aprire gli
occhi, sentì il fiato caldo dell’uomo avvicinarsi all’orecchio sinistro e
sussurrargli:
«Era d’intralcio; e comunque, non credo ne avrai più bisogno.»
Detto ciò, iniziò a baciare il lobo, per poi scendere sulla linea
del viso, passare al collo e spostarsi sul pomo d’Adamo. Qui si soffermò
di più; prese a leccare con lascivia e godendo delle reazioni
involontarie che le sue attenzioni suscitavano nella preda. Difatti,
Shun era scosso da continui brividi di piacere, la sua gola gemeva
soddisfatta ed il respiro si muoveva seguendo il ritmo dettato da quel
muscolo umido e morbido.
Mentre il volto era affetto da quelle attenzioni erotiche e
proibite, la mano, che fino a poco prima bloccava il viso del
prigioniero, si era spostata sull’esterno coscia, e stava massaggiando
quei muscoli tesi, in modo lento e sensuale. Ciò fece tendere come una
corda di violino il corpo del fanciullo che, per riflesso condizionato,
buttò indietro la testa, offrendo al carceriere un nuovo giogo.
Difatti, la lingua, dapprima ferma sul pomo, si spostò,
trascinandosi sotto il mento, poi salendo e posandosi su quel magnifico
organo che non aveva mai smesso di deliziarlo con paradisiache note.
Inutili furono i tentativi da parte di Shun per liberarsi da quella
morsa: quell’uomo aveva cominciato percorrendo le labbra del giovane con
la lingua, poi era passato a succhiare le labbra, facendole arrossare,
ed infine si era avventurato nelle profondità di quella bocca, cercando
il contatto con il muscolo gemello ed iniziando una danza che tolse il
respiro al Saint.
Dopo aver interrotto quel giogo umido, Shun aprì gli occhi, nella
folle ricerca d’aria. Mentre ansimava, vide il volto dell’uomo farsi
nuovamente vicino, fino ad arrivargli a fior di labbra.
«Voglio confidarti un segreto: come la principessa Andromeda, legata
con delle catene ad una roccia per essere offerta in sacrificio, così
anche tu, mio piccolo Saint di Athena, sei legato a me dalle catene del
destino. Ed ora è arrivato il momento che il fato si compi.»
Detto ciò, l’uomo chiuse gli occhi ed avvicinò le labbra al petto di
Shun; più precisamente, al cuore. Mentre l’angoscia e la paura del
Saint crescevano proporzionalmente a quanto quella bocca si avvicinava
al torace, una voce famigliare interruppe quella tensione insostenibile:
«Shun! Shun! Tutto bene?»
*
Seiya scosse più volte il corpo privo di sensi del compagno. Shun rinvenne poco dopo.
Si trovavano su dei costoni di roccia. Non c’era nessun edificio, nessuna sala, nessun uomo dalla morale discutibile.
Shun non fu mai stato
così felice di rivedere Seiya e, per ingraziarlo, gli
regalò uno dei suoi più caldi e dolci sorrisi.
«Sì; credo di sì.»
Angolo dell’Autrice:
E dopo aver avuto l’ispirazione per una scena abbastanza significativa
tra Shun e Pandora, mi ero presa bene ma, cosa scopro? Che nel manga
quella scena non esiste! Ed io, che mi baso sull’opera cartacea, mi sono
mangiata le mani!!! XD
Così, l’unica cosa da fare era andare direttamente alla Giudecca e
possedere Shun; ma poi mi sono detta “e se Hades avesse captato Shun
appena arrivato negli Inferi?” e questo è il risultato.
Spero vi piaccia; è più lungo del solito, ma non potevo fare altrimenti =).
Faccio una precisazione per una cosa che dice Hades nei suoi pensieri:
quando dice che non deve abbassarsi ai livelli di Zeus, si riferisce al
fatto che il fratello è un donnaiolo; nella mitologia, il Re degli Dei
ha avuto molti figli illegittimi, quindi semidei. (è uno sporcaccione;
penso che se la sia fatta anche con uomini, per trarre più piacere.
Almeno, questo è ciò che pensa la mia mente bacata XD) Mentre per quanto
riguarda Hades, non si fanno accenni riguardo a figli o donne, a parte
la moglie Persefone. (poi magari sto dicendo una cavolata; correggetemi
pure se sbaglio, anzi, mi fareste un favore).
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Capitolo 9 *** Andromeda ***
Avviso che sarà un capitolo lungo… ed abbastanza crudo da digerire.
Ho detto tutto.
Buona lettura.
ATTENZIONE: questo capitolo contiene dello Shonen-ai. Se non piace, non leggete! :3
Andromeda
{Hades}
Shun, sento il tuo Cosmo avvicinarsi…
Credevi che azzerando il tuo potere, saresti riuscito a ingannare me, Hades?
Pecchi di presunzione, mio alter-ego. Un difetto comune ed insito nella natura umana…
Non che questa inaspettata svolta mi dispiaccia: avanti, mia dolce
Andromeda, vieni da me; offriti docilmente al mostro che non aspetta
altro da quindici anni!
*
Dopo la dura lotta contro Pharaoh, Orfeo, Saint della Lira, aveva
acconsentito a portare i due giovani compagni al cospetto di Hades. Per
passare inosservati, il cavaliere aveva escogitato uno stratagemma che
avrebbe permesso un viaggio sicuro ai due fanciulli; difatti, quel
giorno avrebbe dovuto suonare la propria melodia per il Signore degli
Inferi e, con la scusa di portare un omaggio floreale al proprio
padrone, si sarebbe procurato un baule, dove Shun e Seiya si sarebbero
potuti nascondere ed arrivare a destinazione senza difficoltà e
pericoli.
Il piano proseguì senza intoppi, dato che tutti gli Spectre erano
troppo occupati a pensare agli intrusi, piuttosto che badare ad un Saint
decaduto.
Giunto infine alla Giudecca, Orfeo pensò che la strategia aveva
avuto successo: i suoi giovani compagni erano arrivati da Hades sani e
salvi. Tuttavia, il Silver Saint non aveva calcolato una cosa, anzi, una
persona: Lady Pandora.
{Pandora}
Com’è possibile che dei semplici Bronze Saint siano riusciti ad introdursi negli Inferi così facilmente!
E dalle notizie che mi giungono, continuano la loro avanzata verso la
Giudecca con un Gold Saint, nonostante gli Spectre stiano sbarrando loro
la strada.
Dannazione! Che posso fare? Se il Sommo Hades lo scoprisse, verrei punita…
Che razza di uomini incompetenti! Dei Saint di Athena non dovrebbero
nemmeno avere abilità di movimento qui, ed invece riescono ad eliminare
l’esercito del mio Signore come se fosse composto da soldatini di
carta!!!
Maledizione!
Per ora è meglio non dire nulla al mio padrone; ma, nel caso la folle
corsa di quei pazzi li portasse fin qui, avranno una bella sorpresa ad
attenderli.
Oh! Orfeo è già qui.
Molto bene; ho proprio bisogno di rilassare la mia mente. Questa
situazione mi sta uccidendo! Le soavi note della sua lira sapranno
ridonarmi la pace e la calma di cui ho bisogno.
Ma… un momento! Cos’è quello?!
*
La donna, dapprima dai lineamenti dolci,
alla vista dello scrigno, tramutò il volto in una maschera di
diffidenza e preoccupazione. Puntando il tridente che reggeva in mano
contro l’oggetto sospetto, intimò al Silver Saint di rivelarne il
contenuto. Orfeo, inginocchiato davanti a lei, sembrò restio alla
richiesta, tuttavia, all’ennesimo ordine del capo dell’esercito
infernale, il Saint cedette e aprì il baule. L’uomo poté leggere la
sorpresa negli occhi di Pandora; fiori negli Inferi era cosa assai rara.
Per evitare inutili incomprensioni, il cavaliere d’argento si
giustificò dicendo che erano un omaggio raccolto nella propria dimora,
unico luogo in cui delle corolle colorate avevano la sfacciataggine di
crescere.
Lady Pandora sembrò tranquillizzarsi, se non fosse che la scintilla
del dubbio che albergava nei suoi occhi non si era affatto estinta:
infilzò il tridente più e più volte tra i fiori, sotto lo sguardo
atterrito e preoccupato di Orfeo, che aveva iniziato a sudare freddo
quando la donna gli aveva imposto di aprire lo scrigno.
Soddisfatta del proprio operato e fugati ogni dubbi sulla fedeltà
del Saint decaduto, la giovine mise al corrente il sottoposto dello
stato d’emergenza in cui si trovavano. Orfeo, a quel punto, chiese dove
fosse il Sommo Hades, in modo da poter iniziare a suonare; la donna gli
rispose che non appena le sue note si sarebbero disperse nell’aria, il
loro padrone si sarebbe mostrato.
Non appena il Saint sfiorò le corde della lira, l’enorme portone
dietro di lui si spalancò, permettendo l’ingresso dei tre pezzi da
novanta dell’esercito infernale: i tre Giudici degli Inferi.
Wivern Radhamantys, Grifon Minos e Garuda Aiacos.
Non poteva essere vero! Che Lady Pandora avesse scoperto la sua
strategia e avesse chiamato a se i tre Giganti per eliminarli? Se ciò
corrispondesse a verità, lui, Seiya e Shun, sarebbero andati incontro a
morte certa! Orfeo, dapprima sicuro del suo stratagemma, iniziò a
tremare ed a ansimare: se tutto ciò sarebbe successo, la colpa era
solamente sua; lui aveva suggerito quel metodo e dopo aver quasi fatto
inforcare i due compagni da Lady Pandora, ora avrebbe dovuto sostenere
con i due fanciulli uno scontro impari… la disperazione si stava
impossessando del Saint e delle lacrime di innocente colpevolezza
iniziarono a pungergli gli occhi. Fu la donna a far recuperare la calma
al guerriero ormai rassegnato. Difatti, dopo aver ringraziato loro di
essere arrivati immediatamente, diede loro l’ordine di sedersi sui troni
disposti nella sala e di ascoltare la melodia di Orfeo, come avvenuto
in passato. All’udire le proteste della Viverna, Lady Pandora lo fulminò
con lo sguardo, ed aggiunse di non proferir parola riguardo lo stato
d’emergenza in cui si trovavano, dato che il loro padrone non ne era
ancora al corrente.
Il cuore di Orfeo si fece più leggero a sentir quelle parole,
conscio che il suo piano non era stato scoperto e che i suoi compagni
non erano in pericolo; tuttavia non si accorse dello sguardo scuro e
predatore che Radhamantys gli lanciò dopo che il suo volto si fu
rasserenato.
La sala, in perfetto stile greco dorico, venne riempita dalla dolce
musica della lira del Silver Saint, in fremente attesa per l’arrivo del
Sommo Hades. I quattro, seduti sui rispettivi troni, avevano chiuso gli
occhi, per bearsi meglio di quell’incantevole suono. Orfeo era
impaziente; non riusciva ancora a percepire la presenza di Hades,
quando, alzando gli occhi sul trono nascosto dalle tende di tulle
azzurro, in cima alla scalinata, vide una figura umana.
Come era possibile che il Saint non avesse avvertito la presenza di
quella persona? Da quanto tempo era lì? Da dove era arrivata?
Tutte queste domande pervasero il cuore del musicista, ma ora non
era il momento di porsi inutili quesiti: quella era l’occasione che
aveva agognato appena giunto in Giudecca. Ora l’unico intoppo erano i
tre Giudici infernali e Lady Pandora. Decise di addormentare tutti i
presenti con una melodia che avrebbe sigillato le loro menti in una
differente dimensione, in modo da agire indisturbato.
Death Trip Serenade!
Quando la melodia cessò, tutti i presenti erano stati avvolti
dall’incantesimo; ora era arrivato il momento di annientare una volta
per tutte il Signore degli Inferi! Orfeo si gettò verso il trono, sicuro
che la propria melodia avesse svolto alla perfezione il suo compito;
Hades avrebbe pagato caro per ciò che aveva fatto ad Euridice! Al solo
ricordo dell’amata ridotta a pietra, il volto tranquillo del Saint
divenne una maschera di odio e furore. Sentimenti che avrebbe riversato
cento volte più forti sull’essere che era causa di tutti i mali. Poteva
già sentire sul palato il sapore dolce della vendetta, quanto una fitta
lancinante gli colpì il cuore in pieno, facendolo cadere faccia a terra
per lo stupore e la sofferenza. Cosa l’aveva colpito? La risposta arrivò
immediatamente, con la voce beffarda di Radhamantys: la Viverna non si
era mai fidata del Saint, e quindi non era caduta nel tranello della
melodia del cavaliere.
Lo Spectre si lanciò contro il ferito, essendo sicuro di avere la
vittoria in tasca, quando un attacco lanciato alla velocità della luce
lo colpì alle spalle, facendo spostare la sua attenzione sullo scrigno
pieno di fiori…
«TU!»
{Shun}
Bravo Seiya! Sei riuscito ad impedire a Radhamantys di uccidere Orfeo.
Ora non ci resta che fermare il Signore degli Inferi!
Ahi! Il polso mi fa male. Che mi è successo? Ah, deve essere una ferita
inflittami da quella donna addormentata; credo si chiami Pandora…
Pandora… perché questo nome mi dà un senso di nostalgia?
No! Devo restare concentrato! Siamo davanti alla persona che ha dato
inizio a questa Guerra Sacra, a colui che ha privato della vita molti
nostri compagni e che si è divertito a far commettere atti ignobili a
dei valorosi cavalieri defunti! Non posso distrarmi!
Ma… non è possibile! Io sto sognando!!!
Seiya, ti prego, dimmi che questo è un incubo e che presto ci sveglieremo entrambi!!!
Questa è…
*
Orfeo, sfruttando la distrazione del
Giudice Infernale, si diresse verso il trono in cima alle scale ma,
quando scostò dalla sua strada le tende di tulle, si bloccò. Tutto
l’odio provato fino a quel momento svanì all’istante; la persona che
aveva davanti era un ragazzo molto giovane, avrà avuto l’età dei suoi
due compagni. I lunghi capelli color della notte gli incorniciavano il
viso efebico: aveva la pelle di alabastro, i lineamenti delicati, un
sorriso appena accennato che gli conferiva un’aura solenne e quegli
occhi… il Saint pensò di non aver mai visto occhi più profondi e puri!
No; ripensandoci bene, aveva già visto una persona che emanava purezza
fino a quel punto. Si voltò di scatto verso i due compagni, che stavano
combattendo contro la Viverna, e vide con grande sgomento l’incredibile
somiglianza.
Shun, il Saint di Andromeda, sembrava il gemello del Signore degli Inferi, Hades!
I tre combattenti si voltarono verso Orfeo, ed il medesimo stupore
si manifestò sui loro volti. Solo Shun sembrava essere scosso da una
crescente consapevolezza, vedendo il volto del Dio dell’Oltretomba
identico al suo e… il ciondolo di sua madre!
Shun iniziò a perdere il sangue freddo; tutto ciò era troppo per i
suoi nervi, già logorati dai frequenti incubi avuti nell’ultimo periodo.
Il suo respiro si fece agitato ed irregolare, dei sudori freddi
cominciarono a percorrere interamente il suo corpo, già scosso da
violenti brividi di terrore. Il suo stomaco si contorse, fino a far
risalire i succhi gastrici nella gola del giovane, che si sforzò di
resistere ai conati schiacciandosi la pancia con la mano sinistra e
portando alla bocca la mano opposta. Il suo cuore pompava il sangue
troppo velocemente e la sua pressione si stava alzando per il troppo
stress del muscolo cardiaco. Shun si lasciò scivolare a terra,
impossibilitato a reagire; la sua lucidità era stata messa a dura prova
quando si era accorto che la sala in cui si trovava era la stessa
dell’incubo avuto all’ingresso degli Inferi, ma ora… era definitivamente
scemata.
In quel momento si sentì un urlo, più precisamente un ringhio
proveniente da Orfeo, che aveva imprigionato Hades con la sua tecnica
letale; Radhamantys si avventò contro il Silver Saint, ma venne fermato
dal Pegasus Ryusei Ken di Seiya.
Fu un attimo: Orfeo lanciò il suo ultimo attacco e il corpo di Hades
venne fatto a pezzi e sparì. Radhamantys rimase immobile, nel vedere il
proprio signore sgretolarsi in cenere; la sua coscienza non era pronta a
sostenere un tale colpo.
I Saint, invece, gioirono della dipartita del nemico che aveva
causato loro tanto dolore e afflizione, ma il loro entusiasmo venne meno
quando il Giudice, ripresosi dallo stato di shock, afferrò l’ormai
esanime Orfeo e lo usò come scudo; il cavaliere d’argento utilizzò la
medesima tecnica usata contro Hades ed imprigionò il Gigante con i fili
della sua lira. Tutto inutile: l’impeto della Viverna, dato soprattutto
dall’impotenza dimostrata e dalla perdita del proprio signore, lo fece
liberare facilmente, per gettare tutta la propria ira su quei tre
impertinenti che avevano osato tanto. Tuttavia Orfeo, raccogliendo le
ultime forze rimaste, bloccò gli arti del nemico ed intimò ai compagni
di colpire: oramai lui sarebbe morto, ma almeno avrebbe protetto quei
giovani che con tanta dedizione non avevano mai smesso di seguire la
loro Dea. Quando il Pegasus Ryusei Ken lo colpì insieme al Giudice,
calde lacrime di gratitudine solcarono il suo pallido e freddo viso.
Così come dai visi di Seiya e Shun, ma le loro erano di dolore e
gratitudine per il sacrificio compiuto dal loro fratello.
*
Orfeo… grazie!
Il tuo sacrificio non è stato vano, ma era davvero necessario privarti
della vita per poter espiare l’unica tua colpa? È giusto morire da
martire e da rinnegato per aver voluto seguire la via dell’amore?
Grazie a te, il mio incubo non si avvererà; non mi dovrò confrontare con quell’uomo…
Le lacrime non accennano a smettere. Sei stato un valoroso Saint fino
alla fine, la tua morte è stata tragica, ma è grazie a te se siamo
ancora vivi.
Credo che porterò la tua lira ad Euridice, una volta che avremo
ritrovato la signorina Saori e ce ne andremo dagli Inferi.
Il tuo corpo verrà seppellito al Santuario, e verrai ricordato come
colui che ha sconfitto Hades… è magra consolazione, ma sono sicuro che
la tua anima stia già riposando nel Paradiso dei cavalieri…
«Orfeo… non avrai più bisogno di quest’arpa per combattere. Ora sei
diventato una stella, e da adesso in poi suonerai soltanto una musica
d’amore… nelle notti estive ascolteremo il suono dell’arpa di Orfeo
provenire dalla costellazione della lira…»
Finalmente è finita.
«Ne sei proprio sicuro, oh mia Andromeda?»
Cosa?!
Il mio corpo… non riesco a…
Seiya… aiu… ta… mi…
*
Il corpo di Shun si irrigidì di colpo,
come pietrificato. Fu come avere un attacco di cuore. Dopo pochi
secondi, Shun ebbe la sensazione di perdere i sensi…
Quando riprese conoscenza, il Saint di Andromeda non era più in
quell’enorme sala insieme a Seiya. Stava di nuovo fluttuando, ma non nel
buio… bensì in un mare di sangue! Shun era completamente immerso nel
sangue; tutto ciò che riuscì a fare fu cercare di nuotare verso la
superficie, ma sembrava che una forza misteriosa lo trascinasse sul
fondo. Guardò con orrore la parte più profonda di quell’oceano
nauseabondo e per poco non perse di nuovo i sensi per quello che vide;
non era una forza sconosciuta a trascinarlo verso il basso, bensì delle
persone! Degli esseri umani si erano avvinghiati alle gambe del Saint;
Shun cercò di urlare, dimentico del fatto di essere in apnea, ed infatti
la sua bocca venne pervasa dal gusto ferroso del sangue, i suoi polmoni
persero tutta l’aria che avevano immagazzinato, che venne sostituita
completamente da quella linfa vitale. Shun annaspò, alla ricerca
d’ossigeno, con la disperazione e la rassegnazione che avevano preso il
sopravvento sul terrore e sull’istinto di sopravvivenza. Lacrime amare
gli uscirono dagli occhi increduli e sigillati, mischiandosi con quel
mare malsano e assassino.
Tuttavia non sopraggiunse la morte, ma una sensazione di appagamento
e liberazione, come quando si rischia di affogare e, dopo aver espulso
l’acqua dai propri polmoni, si torna a respirare.
Shun si era abituato a respirare sangue invece che ossigeno. Questo
pensiero lo fece rabbrividire febbrilmente, ma si concentrò sulle
persone ancorate alle sue gambe; il ragazzo che gli si era aggrappato
agli arti inferiori aveva poco meno della sua età, forse dodici anni.
Aveva i capelli biondi, con delle code più lunghe che fluttuavano
pigramente nel sangue. Gli occhi erano cerulei, molto belli, ma sgranati
e ricolmi di… lacrime! Il suo volto era deformato dalla disperazione.
Dietro di lui Shun scorse molte altre persone, ma faticava a
distinguerne i lineamenti. Saranno state più di cinquanta. Sforzandosi
di vedere meglio, Shun iniziò a sentire uno strano ronzio nelle
orecchie, ma più veniva trascinato giù, più il rumore diventava chiaro.
Il Saint di Andromeda fu costretto a tapparsi le orecchie e a scuotere
violentemente la testa, per impedirsi di ascoltare quelle voci
straziate:
«Aiuto! – Fatemi uscire – Voglio andare a casa! – Voglio tornare da
mia moglie, dai miei figli!!! – Non abbandonarci, portaci con te! –
Portaci via da qui! – Ti prego, riportami da mia sorella Sasha! –
Aiutaci! AIUTACI! AIUTACI!!!»
*
Tutto questo è un orribile incubo!!! Non può essere vero. NO! Mi rifiuto di crederci!!!
Questo è solo un brutto sogno, come quelli che ho avuto di recente.
Ora mi sveglierò, madido di sudore, con Seiya in parte che mi guarderà
con apprensione, poi mi sorriderà e mi farà una delle sue solite
battute. Tipo… che ultimamente sto facendo il ghiro! Io metterò il
broncio e poi scoppieremo a ridere!
Sì, andrà esattamente così!
Ma allora perché tutto ciò sembra così reale?!
*
«Illudersi non ti aiuterà a salvare quegli scarti, e nemmeno te stesso.»
Una voce profonda e terribilmente famigliare fece sbarrare gli occhi
al giovane, e farlo voltare di scatto verso la propria destra. L’uomo
dei suoi incubi era dinnanzi a lui, con i capelli che parevano creare
dei magnifici ricami con il rosso sempre più intenso del sangue: era più
meraviglioso e terrificante di quanto ricordasse. Quegli occhi
profondi, dapprima puntati nei suoi, che erano pervasi dal panico e
dall’incredulità, si spostarono sulle persone sotto di loro. Divennero
più taglienti e gelidi del Circolo Polare Artico, ed alzando il braccio
destro, evocò una fiamma dal colore inquietante e la gettò contro il
ragazzo biondo avvinghiato a Shun: il giovane prese fuoco e, lanciando
grida di dolore, abbandonò la presa, finendo sopra i compagni di
sventura che iniziarono a bruciare uno dopo l’altro; in un attimo il
mare venne illuminato da un braciere umano. L’uomo ghignò nel vedere il
proprio operato ed aggiunse in tono divertito:
«Degli scarti come voi non devono contaminare il mio corpo; lo potreste rovinare.»
E, avvicinandosi a Shun con la stessa velocità che aveva dimostrato
in passato, afferrò il mento del giovine e lo sollevò, in modo da
guardarlo negli occhi:
«E a me non piacciono le cose rovinate.»
Detto ciò, catturò le labbra del terrorizzato e sconvolto Saint di
Andromeda in un bacio passionale e focoso, dal sapore sanguineo e
maschile; terribilmente eccitante. Shun cercò di opporsi, ma fu tutto
inutile: la sua forza era stata annientata dalla spietatezza del luogo e
dell’uomo che ora stava facendo passare la sua grande mano calda lungo
la sua schiena, facendolo fremere dalla voglia. Voglia... di che? Shun
non sapeva come spiegarselo, ma sentiva che avrebbe concesso qualunque
cosa a quell’uomo dolce e crudele, quasi divino.
Quando quella danza di lingue venne interrotta dal moro, sul volto
del Saint si dipinse un’espressione di disgusto mista all’eccitazione.
Il suo viso arrossato, che cercava di mostrare uno sguardo rabbioso,
fece sorridere malignamente l’uomo, che si staccò dal Saint e gli diede
una spinta verso l'alto: la speranza lasciarlo libero.
Una falsa speranza! Perché, non appena Shun iniziò a scorgere una
luce, indice che si stava avvicinando alla superficie, una mano grande
quasi quando una persona lo afferrò al volo e lo trascinò di nuovo verso
il fondale di quell’abisso di sangue. La speranza prima dipinta negli
occhi del fanciullo si spense immediatamente, tramutandosi dapprima in
stordimento, poi in incredulità ed infine in puro terrore. Lacrime di
agonia scivolarono dal viso di Shun, che iniziò a dimenarsi furiosamente
da quella presa, scalciando e dando spallate contro quella morsa
d’acciaio.
L’uomo, dapprima alto all’incirca un metro e novanta,
era diventato un essere di dieci metri! Era come… un titano!
Shun iniziò ad impazzire, era troppo! Il suo cuore non avrebbe retto
oltre. Piccole perle salate si distaccavano dalla pelle del giovine e
si disperdevano nel sangue.
L’uomo, o meglio, il titano si leccò le labbra, in maniera lasciva e
sensuale, e sorrise in maniera divertita nel constatare quanto impegno
ci stesse mettendo il piccolo nel tentativo di liberarsi; stava
espandendo il Cosmo a livelli davvero notevoli per un semplice umano.
Decise che era ora di smettere di giocare con la preda. Portò la mano
che fungeva da carcere vicina al viso, per poter ammirare il corpo
accaldato e fremente del prigioniero. Anche in quelle misere condizioni,
Shun conservava la sua purezza fanciullesca; già, quello che vedeva in
quegli occhi verdi, erano puro terrore e ribellione.
La voce profonda e roca dell’uomo, fece scuotere le viscere del
fragile corpo del Saint, ma ciò che lo colpì maggiormente fu la frase
pronunciata:
«Andromeda, soave creatura nata per essere divorata dal mostro di
Poseidon, gioisci, perché il tuo destino di agnello sacrificale sta per
compiersi, e ciò che in passato è stato fermato, oggi, avverrà senza
intoppi. Io, Hades, Dio dell’Oltretomba, divorerò la tua anima! Addio,
mia piccola Andromeda!»
Detto ciò, Hades, aprì le proprie fauci e, in un gesto fulmineo,
ingoiò il giovane Saint, che non ebbe nemmeno il tempo di urlare. Lo
sentì scivolare sulla lingua, cadere nella gola e passare nell’esofago,
facendogli smuovere il pomo d’Adamo pronunciato.
Una sensazione di sollievo mista a goduria si diffuse nel corpo del
Dio, che ora aveva sul viso un’espressione estasiata, il corpo scosso da
brividi di piacere e le mani strette attorno alle braccia, quasi ad
abbracciarsi.
Finalmente, dopo quindici anni, avrebbe avuto un corpo!
Con le gote leggermente arrossate ed il fiato corto, il Dio si portò
l’indice della mano destra all’interno del labbro inferiore,
leggermente dischiuso. Ne leccò la punta; aveva ancora il dolce sapore
dell’agnello sacrificato. Gli angoli delle labbra si piegarono in un
leggero sorriso:
«Delizioso.»
Angolo dell’Autrice:
Non ho parole per descrivere quello che ho fatto, solamente che la storia ci ha impiegato un po’ a venire fuori.
Ora tutto quel “divorare” di Hades ha preso senso.
Quando ho scritto l’ultima scena, ero lì che mi dicevo “ma che cavolo
sto facendo? Basta guardare film di fantascienza e basta guardare
Shingeky no Kyojin (L’attacco dei Titani).” Però nel mito, i Titani
c’erano, quindi ne ho approfittato.
Non odiatemi per la fine che ho fatto fare a Shun, mi sono disprezzata
da sola; ma dovevo far capire che Hades, per quanto adulatore possa
essere, è un sadico.
Spero che con questo capitolo, non mi sia giocata la gente che mi segue; spero di rivedervi ^^’
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Capitolo 10 *** Hades ***
Vi chiedo di perdonare il mio piccolo ritardo, ma di giorno la mia
ispirazione va in letargo; eh già! Mi sono messa scrivere all’alba delle
23 per finire alle 2 di notte.
La mia solita fortuna =) detto ciò, godetevi il capitolo.
(perdonate gli errori di scrittura...)
Hades
{Hades}
Il corpo di Shun parve rilassarsi, abbandonando quella rigida
postura che da diversi minuti aveva assunto. Iniziò a respirare
prendendo lunghe boccate d’ossigeno, come se fosse la prima volta dopo
tanto tempo che assaporava il fresco gusto dell’aria. Aprì gli occhi
molto lentamente, alzando la testa e osservando ciò che stava succedendo
attorno. Radhamantys, sopravvissuto al colpo del Saint di Pegasus,
stava guardando verso di lui con un ghigno beffardo sul volto.
«Ra-Radhamantys… sei forse immortale…?»
Mormorò Seiya, incredulo a ciò che i suoi occhi gli mostravano. La
risposta gelida e velenosa della Viverna giunse più malevola che mai:
«Mpf… nessuno dei vostri attacchi è efficace su di me. ORA MORIRETE ANCHE VOI!»
*
Ecco una cosa che non riesco a capire degli esseri umani; l’ostinazione a
volersi uccidere a vicenda. Non ne vedo il motivo. Sono peggio delle
bestie: esse uccidono i più deboli, secondo la catena alimentare; non
conoscono né odio, né vendetta. I loro assassinii sono giustificati
dall’istinto di sopravvivenza e dalla fame.
L’uomo, dotato di intelletto, dovrebbe saper vivere senza causare danno o
dolore ai propri simili; tuttavia, è la creatura che brama il potere e
la superiorità assoluta. Eliminare i propri avversari, anche se
sconfitti.
Non comprenderò mai i motivi che spingono gli esseri umani a voler
morire, piuttosto che dichiararsi sconfitti. Il togliersi la vita, dono
mio e di mio fratello Zeus, è un atto imperdonabile. Non esiste cosa che
odi di più nell’universo; i miseri mortali che si tolgono la vita e non
la rispettano.
Tutti gli uomini si sono macchiati del sangue di altri esseri, perciò vanno puniti.
Ma perché versare altro sangue, quando la vittoria è ormai a portata di
mano? Non sono un amante della guerra. Prediligo i metodi meno diretti e
subdoli, ma non sopporto la violenza.
Avrei dovuto impossessarmi subito del mio corpo ed eliminare la cara Athena con le mie stesse mani.
Per questo avevo riportato in vita i Gold Saint: non volevo morti
inutili tra le fila del mio esercito… ma da quel che percepisco, molti
miei Spectre hanno già raggiunto lo stato dormiente.
Non temete, miei subordinati; il vostro sacrificio non sarà vano. Oramai
Hades, Dio dell’Oltretomba, non potrà più essere fermato.
*
Radhamantys si lanciò verso i due Saint, preparandosi a colpire, quando una voce profonda lo bloccò:
«Aspetta, Radhamantys! A me non piace combattere! Fermati!»
Lo Spectre, dapprima esterrefatto per l’affermazione del Saint,
rimase fermo per pochi secondi, balbettando frasi sconnesse ed iniziando
a sudare freddo. No! Non poteva essere il suo signore, anche se la voce
gli somigliava molto… e quell’aspetto angelico…
«Che stupidaggine! Cosa pensi di fare imitando il signor Hades solo
perché gli somigli fisicamente? Non puoi spaventarmi in un modo simile!»
La voce sicura del Giudice infernale era tradita dal volto confuso e
interamente grondate di sudore; quel ragazzino gli aveva instillato nel
cuore e nella mente un dubbio atroce, impossibile da accettare… non
poteva essere vero! Tuttavia, la reazione di Seiya riguardo il
comportamento anomalo di Shun, rafforzò ulteriormente quel dilemma: il
Saint guardava il compagno con sgomento e terrore. Il volto abbronzato,
segno evidente degli estenuanti allenamenti sotto il Sole cocente della
Grecia, era sbiancato, e gocce di liquido salato scendevano dalle
tempie… quello spettacolo inquietante non era previsto.
Quella tensione, quella straziante rivelazione che stava prendendo
possesso dell’anima dei due uomini, venne bruscamente interrotta dalla
voce gelida della persona al centro delle loro attenzioni:
«Non hai capito che ti ho detto di fermarti?! Radhamantys!»
Per il cavaliere di Pegasus fu come ricevere una pugnalata al cuore;
non poteva, anzi, non voleva credere a quello che aveva sentito. Shun,
il dolce e gentile ragazzo, colui che aveva sempre una bella parola, un
sorriso sincero da regalare agli altri… NO! Non poteva essere colui che
aveva dato origine ad una serie infinita di Guerre Sacre. Non era
possibile!!!
Radhamantys indietreggiò di un passo, incerto sul da farsi; però
quelle parole, quel portamento così regale, così divino… non aveva più
dubbi. Non lo stava imitando…
Shun era Hades.
Seiya si avvicinò al compagno, tremando e balbettando parole e
giustificazioni per auto-convincersi che la sua mente lo stava traendo
in inganno. Lo sguardo gelido che Shun gli rivolse, non fece che
aumentare il terrore nel suo animo già tormentato.
Radhamantys portò le
mani vicino al capo dell’intruso e lo colpì col proprio
cosmo, facendogli perdere i sensi.
Hades, notando la vita ancora presente nel corpo che giaceva ai suoi
piedi, guardò il Giudice negli occhi e sul suo volto si dipinse un
leggero sorriso, così puro e casto, che l’uomo a cui era indirizzato
arrossì vistosamente, non aspettandosi di certo una così lauta
ricompensa solo per aver eseguito un ordine.
Lo sguardo del Dio, dapprima rivolto al sottoposto, si spostò sulle
persone che giacevano sui troni addormentate. Con fare solenne, alzo
l’avanbraccio destro ed espanse il cosmo: tre piccole sfere luminose,
brillanti come rubini alla luce del Sole, presero a danzare nella sala e
si posarono dolcemente sulle palpebre chiuse dei suoi sottoposti. Al
contatto con la pelle, le minuscole fiaccole si dispersero in una
polvere luccicante, e le vittime dell’incantesimo di Orfeo aprirono
stancamente gli occhi assonnati, trovandosi ad accoglierli un malconcio
Radhamantys e… il Saint di Andromeda!
I due Giudici infernali si allarmarono, temendo per la sicurezza del
proprio signore e di Lady Pandora, ma quando guardarono il trono in
cima alle scale e lo trovarono vuoto, una nota di sgomento apparve sui
loro volti. Un altro colpo al cuore fu vedere Radhamantys, loro compagno
e parigrado, inginocchiarsi a quello sporco intruso… tuttavia non
osarono muovere un passo contro di lui, ammaliati dalla regalità di
quella figura dal fragile aspetto.
Il ragazzo iniziò a camminare con passo solenne verso la scalinata,
moderando i propri movimenti in un’avanzata lenta e studiata. Arrivato
ai piedi delle scale, Hades iniziò a staccarsi la Cloth che portava,
soffermandosi su ogni singolo pezzo, come se liberarsi di quel pesante
ferro fosse un rituale di purificazione. Cominciò dall’elmetto, poi
passò agli spallacci, scese verso i bracciali per poi andare sui gambali
e sugli schinieri ed infine sul pettorale. Tutto ciò sotto gli sguardi
stupiti dei suoi Giudici.
Terminato di staccarsi di dosso quell’armatura consacrata alla sua
eterna rivale, il Dio espanse nuovamente il suo cosmo e i vestiti che
indossava, laceri e sporchi, presero fuoco partendo dal colletto della
maglietta, per poi scendere e percorrere interamente il corpo del Dio,
come a volerlo purificare in un caldo abbraccio. Mentre il fuoco
distruggeva le stoffe, i presenti a quel fenomeno non poterono che
restare affascinati da quella visione celestiale: il fuoco illuminava in
maniera sensuale il corpo bianco e definito del loro signore. Dapprima
si evidenziarono le spalle ampie, poi le scapole e le braccia sottili ma
forti, la schiena ampia e liscia, i glutei sodi e dalle curve morbide,
per poi arrivare alle gambe snelle ed efebiche. Quel corpo rasentava la
perfezione; come se uno scultore greco avesse scolpito quelle fattezze
nel marmo più pregiato.
Le menti dei presenti ricominciarono ad essere affollate di pensieri
e domande quando il Dio iniziò la sua scalata verso il proprio trono.
Arrivato a metà percorso, dall’ombra dell’uomo si innalzarono dei nastri
neri, che serpeggiarono attorno alle caviglie, intrecciandosi
morbidamente sul quel corpo divino, fino a formare una lunga tunica nera
e un mantello, sorretto da due spallacci riccamente filigranati d’oro.
Il drappo nero era fermato alla vita da una cintura anch’essa ricamata
dal prezioso materiale. Al collo pendeva un ciondolo d’argento a forma
di stella.
Raggiunto il trono, Hades si voltò a guardare i mortali che
riempivano la sala; appena videro l’aspetto divino di quel Saint, ogni
ombra di dubbio che albergava nei loro cuori venne meno: si prostrarono
di fronte al loro sovrano, che in quel mentre si accomodò sul trono,
chiudendo i suoi magnifici occhi.
Hades, Dio dell’Oltretomba e Signore degli Inferi, si era finalmente ridestato.
Angolo dell’Autrice:
Non so dire se questo capitolo possa o meno essere apprezzato come gli
ultimi che ho scritto, dato che è interamente dedicato ad una sola
persona, ma mi serviva un capitolo intermezzo per presentare appieno
Hades entrato in possesso del suo corpo.
Diciamo che glielo dovevo,
dato che l’ho un po’ trascurato… nel senso che non
era lui il protagonista principale dei capitoli…
Hades: E dire che questa raccolta è intitolata “L’anima del Signore
degli Inferi”, ma sembra che parli più dei due fratelli e del loro
rapporto mamma-chioccia e pulcino.
Ikki: Mamma-chioc… che cosa?! Che stai insinuando?!
Hades: Io non insinuo, io affermo!
*Ikki si prepara a lanciare un Hoyoku Tensho*
Shun: Fratello fermati! Se lo uccidi adesso la raccolta finirebbe!!!
Hades e Ikki: …
(ok, e dopo la cazzata finale, spero di rivedervi al prossimo aggiornamento =) )
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Capitolo 11 *** Tenebre ***
Mamma mia! Questa è stata un’agonia vera e propria! Vi chiedo perdono
per l’immenso ritardo, ma tra l’ispirazione che aveva deciso di andare
in vacanza (insieme al criceto che fa girare la ruota del mio cervello
=) ), gli esami di settembre (che mai più farò!), la Festa dell’Uva con
annesso la preparazione del carro+sfilata doppia, l’adunata sezionale
ANA a Trescore Balneario (il mio paesino), e la mia malattia che mi sta
uccidendo (no; sto benissimo [più o meno], ma è la febbre che non riesco
a far passare)… non sono più riuscita a tirare insieme nemmeno le idee;
almeno fino a ieri sera.
È un capitolo basato più sui pensieri e sulle emozioni provate dai
personaggi; non c’è niente di scabroso dentro, perché credo che il
criceto non sia ancora tornato…
Dopo essermi arrampicata sugli specchi, vi auguro buona lettura =)
Tenebre
{Pandora}
Dopo aver congedato i Tre Giudici
Infernali, Pandora si apprestò a curare le ferite che il suo signore e
padrone si era procurato nel tentativo di proteggere Seiya dai colpi di
lancia. I polsi erano lacerati e calde gocce di sangue cadevano
dolcemente sul marmo immacolato del pavimento. La giovane si sedette di
fianco al Dio dei Morti, prendendo delicatamente le parti ferite e
medicandole con cura e venerazione. Tuttavia, temendo ripercussioni al
suo gesto sacrilego, guardava di sottecchi la figura quasi addormentata
del suo sovrano. Notando che Hades aveva ancora gli occhi chiusi ed uno
sguardo ammansito, la giovane donna decise di scusarsi per il suo atto
avventato.
«Le chiedo scusa.
Perdoni il mio atto scortese, ma non immaginavo che lei fosse
nascosto in quel baule che ha portato Orfeo… per questo l’ho colpita con
la lancia.
Meno male che le ho solo fatto qualche graffio… se l’avessi ferita gravemente avrei rovinato tutto.
Questa è la ferita che si è fatto proteggendo Pegasus, vero? Lei è davvero gentile…»
Dagli occhi della donna sgorgarono tenere lacrime di commozione, nel
constatare quanto nobile fosse l’animo del suo signore; il polso
sinistro, appena medicato venne accarezzato con delicatezza da Pandora e
vi poggiò le dolci labbra, donando al Dio dell’Oltretomba un bacio
casto e puro.
*
Oh, re del mondo dei morti, che possiedi un cuore così puro…
…Signor Hades, anzi… mio caro fratello minore…
Dopo quasi quindici anni, ci siamo ricongiunti. Non potete immaginare
quanto abbia atteso questo momento; un sogno che si avvera.
Finalmente la mia missione si è conclusa: ora dovremo solo aspettare la
disfatta di Athena, e il signor Hades potrà governare sul mondo intero.
Solo un essere dotato di un cuore puro e nobile può gestire con saggezza
e premurosità questa Terra ormai corrotta e insana, resa tale
dall’indulgenza e dalla mancanza di giudizio di Athena.
Sono sicura che tra poco i Tre Giudici Infernali entreranno dal portone d’ingresso con in mano la testa di quella dea!
Ah! Ma cosa…
{Ikki}
Quinto Girone degli Inferi
Gemini Kanon, divenuto Saint al posto del fratello sfruttato da
Hades, patisce un’immane dolore procuratogli dalla tecnica di Grifon
Minos, uno dei tre Giganti dell’Inferno. Il Cosmic Marionation aveva
preso il controllo del corpo del cavaliere, impedendogli qualsiasi
movimento volontario; ora era in balia del nemico, che sogghignava con
fare soddisfatto. Il dolore che si diffuse pian piano nelle viscere del
Saint, venne concentrato nel medio sinistro che, ad un cenno del
Giudice, si spezzò, cadendo inerme sul dorso della mano. Kanon, dapprima
spavaldo della sua forza, iniziò a sudare freddo e a temere per la
propria vita: quell’uomo lo aveva letteralmente in pugno, e non avrebbe
potuto fare niente per salvarsi o cercare di fuggire da quella morsa
letale. Gli sarebbe bastato sopravvivere, avrebbe sacrificato un braccio
o anche una gamba, ma il suo pensiero era focalizzato sulla sua
sopravvivenza.
Resosi conto di ciò che stava pensando, si maledì profondamente e
rivide nella mente suo fratello maggiore, Gemini Saga, tornato in vita
per assassinare Athena, e così permetterle di andare negli Inferi e
distruggere Hades. Non aveva avuto paura di morire una seconda volta.
Decise di tentare il tutto per tutto con il prossimo attacco, quando
avvertì un Cosmo particolarmente aggressivo che si materializzò
all’istante dinnanzi agli occhi stupiti e sgomenti dei Giudici:
un’energia a lui molto famigliare, dato che in passato lo aveva
sonoramente sconfitto.
Phoenix Ikki.
*
Oh, e così questi sarebbero i Tre Giudici Infernali.
Sembrano essere molto forti, se sono riusciti ad incastrare così
facilmente Kanon… ma non c’è pericolo. L’araba fenice non teme nessuno,
nemmeno Hades in persona!
Se necessario, sbaraglierò chiunque mi si pari di fronte, per la mia Dea.
Mmh! Per quale motivo hanno liberato Kanon. Che il capellone creda di
poterci battere anche insieme? Se è coì, si sbaglia di grosso!
«Ikki, sai che è accaduta una cosa incredibile? Dicono che tuo fratello,
Andromeda Shun, sia in realtà Hades, signore del mondo dei morti…»
Kanon non parlar… Cosa?!
«Shun è… Hades…?»
Oh, no! Questo è impossibile! Mi rifiuto di crederci!!! Come può un
docile agnellino come Shun essere lo spietato e crudele signore degli
Inferi.
*
Dalle labbra di Ikki si innalzò una
risata asciutta e beffarda, non era possibile ciò che Kanon affermava. E
tanto meno avrebbe creduto alle fandonie di tre tirapiedi di
quell’essere spregevole. Tuttavia, la sua sicurezza vacillò quando
Grifon Minos affermò che il suo adorato fratello era accudito dalle
amorevoli cure di Lady Pandora.
Pandora. Quel nome fece sbiancare il volto del Saint della Fenice.
Non poteva essere QUELLA Pandora! Nefasti ricordi di un’infanzia
strappata risalirono alla mente del giovane, fino a quella maledetta
notte! Pandora! La bambina che teneva in mano l’Universo e che voleva
prendersi Shun. No. Non poteva essere una coincidenza.
Lo sconforto prese presto il sopravvento sul Cosmo infuocato del
Saint, che abbassò la guardia, permettendo al Giudice di Garuda di
colpirlo a tradimento con un violento pugno alla schiena. Ikki cadde
rovinosamente al suolo di faccia, creando spaccature nel terreno, tale
era la potenza dell’attacco infertogli; il dolore gli stava offuscando
la mente, ma non quello fisico, bensì la consapevolezza delle intenzioni
dell’adorato fratello.
«Ho… ho capito…»
Affermò rialzandosi a fatica dal polveroso suolo, con un amaro pensiero ad avvelenargli in cuore e il volto.
*
Shun ha intenzione di morire…lui è fatto così…
Perché? Perché?!
Perché il destino è così crudele con noi! PERCHÉ!!!
Ah… Shun, fratello mio, ti prego non farlo! Troveremo un altro modo per
sistemare Hades, ma ti prego, non fare gesti avventati! Non devi
sacrificarti per noi! Non di nuovo!!!
…
Ma se fosse l’unico modo possibile…?
Shun… fratellino…
Perdonami…
Il tuo sacrificio non sarà vano! Eliminerò Hades, fosse l’ultima cosa che faccio!
Venite avanti, Giudici Infernali!
Decidete voi chi sarà il primo a diventare la mia vittima!!!
*
Calde lacrime uscirono senza preavviso
dagli occhi del Saint della Fenice; lui, il più inespugnabile e potente
dei Bronze Saint, ridottosi ad un pianto disperato e amaro per la triste
sorte del fratello, unico suo spiraglio di luce in un mondo avvolto
dalle tenebre. Gli tornarono alla memoria le lacrime di gioia versate da
Shun durante la Galaxian War, allora interpretate come un segno di
debolezza, ora giudicate come uno dei più puri gesti di affetto. Quel
bel volto, più simile ad una fanciulla che ad un guerriero, così mite e
pieno di vita, faceva riaffiorare in lui la sua amata Esmeralda, oramai
perduta. E poi, quel sorriso… quel dolce giglio che sbocciava sempre
accompagnato da una melodiosa risata intrisa di sentimenti meravigliosi…
tutto ciò, distrutto! Divorato da quell’abominio di Hades! No; tutto
questo sarebbe stato pagato con il sangue!
Una rabbia animalesca prese il pieno possesso di Ikki, che si
avventò sul proprio aggressore, colpendolo sotto il mento e
scaraventandolo a distanza di metri. Il suo Cosmo bruciava di odio e ira
repressa da troppo tempo: avrebbe avuto la sua vendetta per tutto
quello che quei maledetti avevano fatto a suo fratello!
{Pandora}
Giudecca
Ah!
Qu-questo Cosmo… improvvisamente ho avuto un brutto presentimento.
È diverso dal Cosmo degli altri Saint che si sono introdotti nel mondo
dei morti… ed inoltre è un Cosmo terribilmente aggressivo.
Ma questo Cosmo è… oh, no! È di quell’uomo!
Quell’uomo sta avanzando per riprendersi il signor Hades!
*
La donna posta ai piedi della scranno
ebbe un sussulto quanto comprese a chi apparteneva il miasma che
impregnava l’aria. La pelle dal candido pallore venne invasa da brividi
di angoscia e il bel volto imperturbabile assunse un’espressione
sconvolta. Il respiro si fece pesante, e le labbra schiuse non
riuscivano a smettere di tremare; la situazione, dapprima allarmante,
ora era diventata tragica per Lady Pandora: l’unica persona che potava
ostacolarla era dunque giunta negli Inferi.
«Pandora»
{Hades}
Mmh. Chi è…?
Chi osa disturbare il mio riposo?
Sento…
Questo Cosmo ardente come il fuoco mi rende… nostalgico, ma non ne capisco il motivo.
«Pandora»
*
Hades aprì lentamente gli occhi, come se il proprio corpo fosse
ancora avvolto dal dolce torpore recatogli da Hypnos. Le sue pupille si
posarono sulla fragile figura alla propria sinistra. Pandora lo guardava
come ipnotizzata da quegli occhi magnetici, e rispose al richiamo:
«… si è svegliato, signor Hades?»
Subito la donna abbassò lo sguardo, credendo di esser troppo
sfrontata nel fissare a quel modo il proprio padrone; ciò non mancò di
impietosire il Dio degli Inferi, che proseguì con voce morbida:
«A chi appartiene questo Cosmo straordinariamente offensivo?»
La fanciulla sgranò leggermente gli occhi, un gesto impercettibile
per un essere umano, ma non per i sensi sviluppati di un Dio, che capì
quanto l’argomento spaventasse la propria sorella terrena. Difatti
Pandora cercò di sdrammatizzare la situazione, affermando che l’uomo in
questione si chiamava Fenice e che presto sarebbe stato sconfitto dai
Tre Giudici. Un tale discorso poteva sembrare incoraggiante per un
essere umano, ma per Hades, Dio dell’Oltretomba, abituato a vedere fin
nel profondo dell’animo per scovarne i più oscuri peccati, la storiella
della donna non lo convinceva minimamente. Conscio della menzogna, e
soprattutto sempre più convinto della famigliarità di quel Cosmo
anomalo, il sovrano degli Inferi decise di sorvolare sul comportamento
alquanto increscioso della sorella e di farsi portare dinnanzi il
possessore di quel potere.
{Ikki}
Quinto Girone degli Inferi
Anf, anf…
Garuda Aiacos, tu sei stato il primo a morire! Il battito d’ali della Fenice non perdona!!!
Specialmente voi, i più fedeli servitori di quel mostro che si è portato
via mio fratello. No. Nessuna pietà verso voi vermi che strisciate
sotto l’ombra di Hades.
Morirete tutti per mano mia, per mano di Phoenix Ikki!!!
Voi due; preparatevi! Le ali della Fenice si abbatteranno anche su di voi!
Oh, ma… che mi succede?!
Il mio corpo… è come se si stesse spezzando…
Mi sento risucchiare!
No! No! Uhaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!
*
Il corpo di Ikki venne avvolto dalle
fiamme e, come in un buco nero, venne risucchiato per scomparire dal
Quinto Girone sotto gli occhi increduli dei tre combattenti. Quale
stregoneria era mai questa! Non era possibile che un corpo svanisse nel
nulla.
Giudecca
Il Saint di Phoenix atterrò prono sulla superficie liscia e lucente
di marmo. Il dolore lancinante che aveva pervaso il suo corpo pochi
istanti prima si affievolì, ma venne sostituito dal quello provato al
naso e alla mascella, andatisi a schiantare contro il pavimento per via
del brusco atterraggio.
Le forze gli vennero meno, quando cercò di tirarsi su facendo leva
sulle braccia; cadde rovinosamente, picchiando nuovamente il volto
deturpato da una smorfia di dolore. Il bruciore per le ferite della
precedente battaglia contro lo Spectre di Garuda lo aveva sfiancato, e
per poco non ci lasciava le penne per quel trattamento a dir poco
estenuante. Le palpebre si erano fatte pesanti, in modo da impedirgli di
vedere ciò che si trovava dinnanzi a lui, come a volerlo proteggere da
una visione sconvolgente.
La pelle sembrava volersi strappare dai muscoli, lasciandolo nudo e
debole come un verme. Già; esattamente come quel Garuda che ora si
ritrovava riverso sulla rovente pietra della Quinta Prigione, ad esalare
l’ultimo alito di vita.
La bocca sapeva di ferro e polvere, il tatto si rifiutava di
percepire, la vista di vedere, l’olfatto di sentire l’odore dell’aria
impregnata dell’odore di cadaveri e putrefazione. Solo l’udito sembrava
non averlo abbandonato.
Nelle tenebre che lo circondavano, schiacciandolo prepotentemente al
suolo, riuscì a percepire una flebile voce di donna proferire queste
parole, di cui solo alcune si insinuarono nella mente di Ikki:
«Hades…teletrasportato…uomo… offensivo…»
E lo ridestarono completamente!
*
«Uh… Uuh… dove mi trovo…?»
Ah!
Ma questo Cosmo immenso e terribilmente rovente, più del fuoco, perché mi è così vicino?!
Arg! Mi attira verso di se come se fosse un buco nero!
È la prima volta in tutta la mia vita che avverto un potere di tale
portata!!! Nemmeno Poseidon aveva un Cosmo così profondo e accogliente…
sembra quasi che mi avvolga in un abbraccio.
No! Questa è solo un’illusione per farmi cadere succube del potere di
Hades!!! Già, un Cosmo di tali proporzioni può appartenere solamente al
Dio dell’Oltretomba, cioè Hades; la causa di tutti i miei mali!
Mi dispiace per te, ma a differenza degli altri Saint, io non cadrò così
facilmente nei tuoi giochi mentali. No; io sarò colui che ti ucciderà!
Eh?! NO!!!
*
Il Saint di Phoenix, facendo flessione
sulle braccia e sollevandosi a fatica, ebbe come un attimo di stallo,
dovuto alla percezione dello straordinario Cosmo che ardeva di fronte a
lui.
Sul suo volto comparve un ghigno di trionfo; l’essere che aveva
cercato e che lo aveva privato di tutto, ora era davanti a lui, pronto a
ricevere la giusta punizione per aver procurato tanto dolore a Shun, ai
Saint, ad Athena e al mondo. Nonostante il male lancinante che il corpo
continuava a gridargli ad ogni più flebile tensione di fibre muscolari,
Ikki alzò il volto verso l’origine di quel Cosmo; da quel momento non
fu più in grado di vedere la luce.
Sul suo volto, comparvero piccole perle luccicanti che dalle tempie
percorsero le guance per poi scivolare lungo la mascella e cadere sul
pavimento lucido, creando in breve tempo una piccola pozza d’acqua
salata. Gli occhi si sbarrarono, increduli di fronte a quella tetra
visione; le labbra si schiusero, ed iniziarono a tremare come tutto il
resto del corpo, cercando di introdurre nei polmoni più aria possibile,
per evitare di rovinare nuovamente al suolo privo di sensi. Poco gli
importava se quell’ossigeno puzzava di morte e decomposizione, aveva
disperato bisogno di quella linfa vitale, per impedirsi di cedere
dinnanzi a quello spettacolo stomachevole. Tutti i muscoli corporei
vennero attraversati da scariche elettriche che trasmettevano impulsi
assai chiari al cervello del Saint: terrore. Puro terrore si stava
mescolando al sangue di Ikki, e lo stava trasmettendo a tutto il corpo,
che lo percepiva amplificando i sensi e producendo un’enorme quantità di
adrenalina. Quel miscuglio eterogeneo di sensazioni fece contorcere lo
stomaco del Saint, che dovette fare appello a tutta la sua volontà e al
suo orgoglio per non vomitare i succhi gastrici che sentiva riversarsi
nella gola.
Davanti a lui, c’erano una donna, dai lunghi capelli corvini, un
volto impassibile e così famigliare, ma ciò che sconvolse maggiormente
Ikki fu la vista inequivocabile –nonostante le candele che illuminavano
la stanza creassero dei giochi d’ombra inquietanti- di Hades. No, quello
non era il Dio dei Morti; quello era…
«Ma… come?»
Hades aprì gli occhi, finora tenuti celati dalle sottili palpebre, e
da lì Ikki capì con sgomento che non avrebbe mai più potuto vedere la
luce, perché essa si era spenta per sempre, insieme a quel dolce
sorriso… al suo adorato fratellino.
«Shu… Shun…SHUN!!!»
Angolo dell’Autrice:
Bene, eccomi qui con un nuovo capitolo, che penso vi abbia sconvolti,
dato che non ho fatto succedere praticamente niente, e vi ringrazio
infinitamente se state leggendo queste righe e non vi siete fermati a
metà e mi avete mandata a quel paese.
Possiamo dire che la minaccia di Shun del siparietto dello scorso capitolo abbia rischiato di avverarsi :3
Hades e Ikki: Ti piacerebbe!
Me: Non è vero; io vi voglio bene!!!
Hades: Ovviamente: quindi è per questo che mi hai fatto ingoiare Shun!
Me: Ma…
Ikki: O mi hai fatto sbattere Dio sa quante volte la faccia per terra!
Me: Ma…
Shun: O mi hai descritto come una vergine al primo bacio; non sono mica Shaka!!!
Me: Ma…
Hades, Ikki e Me: O.O EH!?
Dopo questa cavolata (almeno si sfogano anche loro, poverini :3 ), delle piccole precisazioni:
- I discorsi diretti che ho segnato, sono citazioni del manga di Kurumada; non è farina del mio sacco, ma dei traduttori.
- I pensieri dei personaggi sono anche essi tratti dal manga, ma solo in parte.
- Questo capitolo riproduce fedelmente il manga di Kurumada; io ho
semplicemente aggiunto alcune scene e le sensazioni provate dai
protagonisti principali della Raccolta.
- Per il titolo, che molti di voi penseranno che non centra nulla con
il racconto, l’ho scelto per 2 motivi: per le tenebre che ora stanno
contaminando il cuore di Shun, dato che, come sappiamo è posseduto da
Hades, e poi per Ikki, che si vede portar via con il fratello, l’ultimo
fascio di luce presente nella sua triste vita; quindi ora è avvolto
dalle tenebre.Poco convincente…? Beh questo vi basti per capire quanto
sono disperata! XD Accetto proposte per il titolo!
A presto, (spero che il criceto torni presto), al prossimo capitolo!!!
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Capitolo 12 *** Fratelli ***
Ok, ciao a tutti; sembra che il criceto sia tornato, ma si sa in vacanza
si mette su qualche chilo e quindi corre un po’ più lento. Ho cercato
di fare del mio meglio, ma non so proprio come definire questo capitolo.
Vi avverto che è la cosa più lunga che ho scritto. ^^
ATTENZIONE: questo capitolo contiene dello Shonen-ai. Se non piace, non leggete! :3
Fratelli
{Hades}
E così, costui sarebbe Phoenix Ikki, il fratello di Shun; lo stesso
piccolo impertinente che quindici anni fa ha ostacolato la mia
congiunzione con il mio corpo. Anche lui Saint di Athena, ma è diverso
dagli altri: lui ha una spiccata propensione alle tenebre.
Tks! Patetico! Colui che potrebbe far riaffiorare l’anima del mio
alter-ego dallo stato a cui l’ho confinata, mi sta fissando con aria
terrorizzata, esattamente come un innocuo gattino… e un misero mortale
come lui dovrebbe riuscire a fermarmi?
Forse mi sono aspettato troppo da colui che già una volta ostacolò il
mio ricongiungimento, ma a guardarlo bene, credo di essere stato un po’
precipitoso; ma si sa, la prudenza non è mai troppa.
E purtroppo ne so qualcosa. Tutte quelle sconfitte, tutte quelle volte
in cui le tenebre, luogo a me congeniale per la sopravvivenza, mi
inghiottivano impedendomi di restare nel mio corpo…
Ah! Maledetta Athena!!!
Mpf… non ho alcunché di cui preoccuparmi; il mio alter-ego possiede una
capacità cosmica molto potente, e devo ammettere che è stato quasi
piacevole assimilarlo. Avere piegato al mio volere un Saint… un bel
affronto per la cara Athena!
E da quanto mi è concesso vedere nell’anima di questo umano, non vi è
nulla da temere. Il mio piano, l’eclissi che priverà per sempre la Terra
del calore che nemmeno a me, Hades, Dio dell’Oltretomba, è stato
concesso non avrà intoppi: la Greatest Eclipse avrà presto luogo.
Tuttavia
manca ancora un po’ prima del completo allineamento dei
pianeti… giochiamo un po’ con questo
“uccellino”…. Uh, uh, uh!
*
Hades guardava con espressione apatica la scena che gli si parava di
fronte: un giovane uomo che veniva torturato fisicamente e
psicologicamente dalla sorella terrena. L’interesse che aveva nutrito
per quel mortale dal Cosmo rovente come il fuoco scemò immediatamente,
non appena vide la reazione del Saint: incredulità ed un ostinazione
pari a quel giorno di quindici anni prima, forse anche maggiore. Il suo
primo pensiero fu di immobilizzare quel piccolo essere con il proprio
potere e sopprimere tutti i suoi inutili quanto puerili tentativi di far
riaffiorare l’anima del dolce Shun.
«Shun! Shun! Fratello! Sono io, Ikki! Possibile che non mi riconosca?!»
Tutti quei tentativi da parte di Ikki di raggiungere lo scranno su
cui sedeva ancora privo di espressione il signore degli Inferi, e tutti i
colpi telecinetici scagliati dalla lancia infernale di Pandora, fecero
riconoscere al Dio il valore del Saint; quindi, vista la foga con cui
disperatamente il giovane cercava di far rinvenire il fratello, un’idea,
malsana e terribilmente crudele, balenò nella mente annoiata di Hades.
Il suo volto di porcellana, piegano perennemente in un’espressione di
totale apatia, ebbe una piccola quanto significativa evoluzione: gli
occhi magnetici ed ingannatori si chiusero leggermente e quelle labbra,
che avevano ingannato e divorato molti uomini, si piegarono in un
sorriso che trasudava meschinità e cinismo. Quel volto angelico per un
attimo tradì l’orrido demone che nascondeva, e colui che ne avrebbe
tratto maggiore sofferenza sarebbe stato il bel Saint di Andromeda!
In quello stesso istante, Pandora stava spiegando ad Ikki cosa fosse
realmente accaduto quella notte, dati i ricordi alterati con l’inganno e
l’illusione, e di come il ciondolo, da lui creduto per anni un
importante oggetto appartenuto alla madre, fosse una catena che legava
il corpo di Shun all’anima di Hades.
Al solo sentire quelle parole, lo spirito del signore degli Inferi,
avvolto nel proprio Limbo ed in attesa della totale disfatta del Saint
di Andromeda, mostrò un folle sorriso di trionfo misto ad estasi: quella
precisazione di Pandora, sua ignara sorella terrena, diede al Dio la
sicurezza assoluta che la Fenice avrebbe agito come lui, signore degli
Inferi, aveva stabilito. In quel mare di sangue, dove sul fondale
giacevano le anime dei suoi passati ricettacoli, impossibilitati a
trovare la pace eterna, Hades sorrideva; gli occhi chiusi, le guance
leggermente arrossate per la gioia e le labbra piegate in un sorriso
raggiante, pari a quello di un bambino nel ricevere i regali di Natale, e
si portò entrambe le mani alla pancia. Oh, lo sapeva; quel gioco, tanto
crudele quanto meschino, lo avrebbe divertito parecchio: avrebbe
piegato due Saint molto potenti in una sola mossa.
Ciò che il Dio vide nel cuore di Ikki gli fece correre un brivido di
impazienza lungo la colonna vertebrale; una rabbia crescente ed un
profondo senso di colpa albergavano in esso, sopraffacendo completamente
la ragione. Nonostante tutto, il Saint continuava a negare, ad
affermare che Shun era giunto nell’Ade di sua spontanea volontà, e non
costretto dal richiamo ingannatore del signore degli Inferi.
Quell’ostinazione, diventata ancora più forte e sfacciata nel corso
degli anni, fece capire che tra poco sarebbe giunto il momento di
assaporare la disfatta di quel piccolo intrigante e della scomparsa
definitiva del fragile Andromeda. Già poteva sentire il dolce sapore
della vita di Shun sciogliersi sul suo palato. Ah… l’estasi per quel
momento lo stava rendendo impaziente, ma da bravo pianificatore, aspettò
il momento propizio che, per l’immensa sventura del fanciullo in
ostaggio, non tardò ad arrivare.
{Ikki}
Oh, no! È tutta colpa mia!
Se solo fossi stato più attento a quel maledetto ciondolo, Shun non
avrebbe sofferto in questo modo e a quest’ora non sarebbe ridotto ad un
involucro per un miserabile come Hades!
Shun! Perdonami!
Non temere; ora sistemerò tutto! È quell’orribile
pendaglio che ti lega ad Hades! Allora lo distruggerò!!!
*
Il Cosmo della Fenice, dapprima frenato
dello sgomento e dall’incredulità, ebbe un'ascesa vertiginosa: la rabbia
stava rodendo l’anima di Ikki, per la sua mancanza di protezione nei
confronti dell’amato fratello. Concentrando il proprio furore nel pugno
destro, il Saint scagliò un tremendo colpo verso Hades, che tuttavia non
mutò il suo sguardo di impassibile superiorità. Il ciondolo, simbolo
delle catene che imprigionavano il corpo di Shun al Dio, cadde dal collo
del sovrano dell’Oltretomba, scendendo per le scale e tintinnando ad
ogni schianto con il suolo, scandendo il tempo di quella discesa quasi
spettrale. Le candele, unica e tetra fonte di luce che illuminava
l’immenso salone, mascherarono agli occhi di Ikki, che nel frattempo
aveva raccolto il ciondolo e lo aveva frantumato, la scintilla di
trionfo che scoccò negli occhi di Hades. Il Saint, determinato a
liberare dalla propria prigionia il fratello, gridò:
«Abbandona immediatamente il corpo di Shun, Hades! Se non vuoi, ti farò uscire con la forza!»
Per quanto Pandora continuasse ad intimargli di non muoversi, Ikki
continuava la sua scalata, ignorando la donna che si era presa gioco di
lui per quindici anni. Poi, in un momento d’ira per il continuo timbro
di voce di quell’irritante femmina, reso stridulo dall’impotenza e dalla
tensione derivante dalla situazione, il Saint mosse rapidamente la mano
destra verso il volto delicato di quell’orribile creatura. La collera
non lo aveva fatto risparmiare; il dolore che lui provava in quel
momento era stato causato da quella donna, che ora, per la tremenda
percossa subita, era rovinata a terra; le braccia la sostenevano in
posizione supina e la schiena era appoggiata al basamento di una colonna
che reggeva il soffitto quasi invisibile nella semioscurità che
albergava nella sala. La lancia infernale, caduta dalle mani della
fanciulla, venne afferrata al volo da Ikki, che mosso dalla cieca
rabbia, scagliò l’arma contrò una terrorizzata Pandora.
Il volto pallido e madido di sudore era continuamente scosso da
fremiti di spavento e orrore, gli occhi erano sgranati ed increduli, la
gola bruciava per il troppo sforzo compiuto qualche attimo prima nel
lanciare un urlo di puro terrore. Il respiro era irregolare ed
insopportabile, così come i battiti del cuore che martellavano il
morbido seno della giovane donna: la lancia si era conficcata a pochi
centimetri dalla propria femminilità. I continui tremiti fecero
scivolare ulteriormente il lungo abito nero verso di essa, quasi a
volerla proteggere dall’essere profanata; le gambe lisce e nude,
divaricate per evitare il colpo, sembravano impietrite, impossibilitate
al più piccolo movimento.
Pandora era stata risparmiata; ma il gesto di Ikki le fece capire
chiaramente quanto la ragione fosse scemata, e quanto il giovane potesse
esser preda del sotterfugio escogitato da Hades.
Il Saint raggiunse lo scranno dove era seduto l’imperturbabile
signore degli Inferi. Ikki lo guardò con odio, ed immediatamente lo
afferrò per il colletto della tunica ed avvicinò i loro visi: se gli
occhi del Dio erano calmi, limpidi e fermi come un cristallo di
ghiaccio, quelli dell’aggressore erano umidi, roventi e reclamanti
vendetta, come il fuoco che nell’epoca medioevale anelava i corpi impuri
delle streghe.
{Hades}
Quale meraviglia! Quanto odio e quanto disprezzo in un solo essere.
Uh, uh, uh! Forse non lo sai, ragazzino, ma a differenza di tutti gli
altri Dei, che anno bisogno delle preghiere e del buon cuore umano, che
in questi secoli è decisamente corrotto, io mi alimento delle tenebre
celate nella più profonda essenza: per questo ho bisogno dell’animo più
puro della Terra come ricettacolo. Devo bilanciare le tenebre con la
luce, la luce cristallina di un cuore puro e immacolato. Ma tu, a
differenza di Shun, non hai proprio nulla di candido… se non un piccolo
ricordo gelosamente nascosto.
Che il gioco abbia inizio! Ahahahahah!!!
{Shun}
Limbo
All’interno delle viscere di Hades, più precisamente nello stomaco,
il giovane fanciullo si ritrovò a risalire da quel liquido vischioso che
altri non erano che succhi gastrici. Ritrovandosi coperto dal busto il
giù e senza via di uscita, Shun fissava la valvola da cui era stato
risputato qualche istante prima; il cardias. Quell’accesso non si
sarebbe mai potuto aprire da quella parte, e l’unico modo per aprirlo
era far arrivare un altro malcapitato in quel luogo terrificante ed
eccessivamente caldo. Non vi era possibilità di fuga.
Shun insisteva nel fissare con occhi sbarrati quell’apertura, alla
ricerca di una soluzione inesistente; la sua razionalità sapeva ciò, ma
il suo spirito non voleva cedere a quella situazione: doveva esserci un
modo per poter fermare Hades dall’interno. Per questo di trovava lì. Per
poter permettere ai propri compagni di fermare la minaccia del Dio
dell’Oltretomba, poco importava se ci avrebbe rimesso la vita!
Quando la speranza lo abbandonò definitivamente, gli occhi del
giovine si inumidirono e si strinsero in una smorfia di dolore ed
impotenza; il labbro inferiore era morso così convulsivamente da far
sgorgare del caldo sangue che cadde nei succhi, venendo assimilato
all’istante. Resosi conto di ciò, Shun cercò di schiacciarsi il più
possibile contro quella parete di tessuto cellulare, in modo da non
dover restare immerso in quell’acido. Per il momento, il fanciullo si
ritenne al sicuro, fino a che le pareti dello stomaco cominciarono a
contrarsi e smuoversi in maniera confusionaria e febbrile, come a voler
impedire quel salvataggio momentaneo: quelle cellule sembravano aver
volontà propria, tanto che con una contrazione più forte delle altre
alle spalle dell’appiglio di Shun, lo fecero ricadere in quel liquido
mortale.
Riemerso nuovamente e cercando un nuovo appiglio, il Saint si sentì
strattonare la vita. Terrorizzato, il ragazzo si volto immediatamente
per vedere quale impedimento lo stesse ostacolando, e con suo sommo
orrore vide dei tentacoli che lo stavano avvolgendo. Immediatamente
molti altri lembi di carne viscidi e appiccicaticci si attorcigliarono
intorno al corpo di Shun, che cercava di dimenarsi quanto più possibile
gli era concesso, nel tentativo di liberarsi da quelle bollenti catene.
Ma più si dimenava, più i tentacoli aumentavano di numero, iniziando a
secernere un liquido che li rese ancora più scivolosi, a tal punto che
riuscirono ad insinuarsi sotto la Cloth di Andromeda, e a strapparla di
dosso al suo legittimo proprietario. Shun si sentì mancare, quando vide
anche la propria armatura liquefarsi nei succhi. Vani furono anche i
tentativi di utilizzare il Cosmo come arma; sembrava che più lo usasse,
più quei filamenti appiccicosi secernessero quella sostanza.
Il giovane era spiazzato: immobilizzato, immerso per metà corpo in
quel liquido rovente, e senza via di uscite. Si diede del folle, per
aver anche solo pensato di poter riuscire a contrastare Hades con le
proprie forze; lui che aveva sempre avuto bisogno del fratello per
sopravvivere.
Ikki.
A quel pensiero, sorrise. Ed in quel momento accadde il prodigio:
delle catene dorate, robuste ed incredibilmente roventi, iniziarono a
vorticare attorno al corpo di Shun, liberandolo da quella morsa e
proteggendolo dai succhi gastrici, creando una barriera d’aria, tale era
la pressione che esercitavano.
Con la sorpresa dipinta sul volto e con una scintilla di speranza
nel cuore, il giovane Saint chiuse gli occhi ed espanse il proprio Cosmo
come non aveva mai fatto prima: divenne un tutt’uno con la Nebulosa di
Andromeda; poteva sentire il corpo attraversato dalla forza di migliaia
di stelle, accolto fino nel profondo dell’anima. Un calore dolce e
delicato avvolse le sue nude fattezze, come una tenera carezza. Una
sensazione di pace infinita lo abbracciò, regalandogli la serenità e la
ragione credute perdute da tempo. Quando riaprì gli occhi, il suo corpo
era ricoperto completamente da un’armatura dorata, luminosa come le
stelle e dotata di ali. Il suo Cosmo riluceva in maniera mai vista, come
il Sole. Come la Nebulosa di Andromeda stessa.
Tutto ciò avvenne all’interno della Rolling Defence della nuova armatura.
Shun si portò le mani al cuore, un’espressione tranquilla e pacifica
sul volto, e le sue labbra si mossero delicatamente, pronunciando una
singola parola, che per lui rappresentava il tutto:
«Fratello.»
Giudecca
La mano destra, la stessa che aveva strappato dal collo il vincolo
che imprigionava Shun, ora colpì la pelle diafana del Dio; una, due, tre
volte, e ancora, mentre la voce di Ikki, resa roca dalle urla e dal
groppo che continuava a stringergli la gola da quando arrivato in quella
maledetta sala, gridava il nome dell’adorato fratello. Quel volto, nei
ricordi del Saint della Fenice così solare ed espressivo, ora ridotto
come una magnifica porceilan doll vittoriana, non mostrava alcuna
sofferenza, nessun segno di dolore o fastidio. Ciò fece infuriare
ulteriormente il cavaliere della Fenice, che continuò a schiaffeggiarlo
con maggior vigore, ed a urlare con più prepotenza quel nome a lui tanto
caro. La reazione che seguì, fece perdere un battito al suo instabile
cuore. Hades sembrò per un attimo mutare la sua espressione in una
maschera di dolore, le sue labbra si schiusero impercettibilmente ed
iniziarono a tremare. Che Shun stesse rispondendo ai richiami del
fratello? Ikki ci sperò con tutta l’anima. Sul suo volto apparve un velo
di sollievo, nel sapere che forse non tutto era perduto come era stato
costretto a credere fin a quel momento.
«Mpf, come sei stupido.»
Il volto prima dall’aspetto debole ed indifeso, divenne una maschera
di scherno. E quella voce profonda e penetrante come il gelo invernale…
Nulla era rimasto di Shun.
«Stai solo facendo del male al corpo del tuo adorato fratellino.
Ormai questo corpo e la mia anima non si separeranno mai più, anzi
succederà solo quando questo corpo sarà morto.»
«Che cosa?!»
L’urlo incredulo di Ikki fendette l’aria come un proiettile. No,
quello che Hades stava dicendo erano tutte menzogne! Shun era comunque
un Saint di Athena, ed anche molto potente! Come poteva non riuscire a
creare una minima difficoltà all’anima di quel mostro. Il suo viso si
contorse, quando un’ipotesi balenò nella sua mente. Gli occhi si
sbarrarono, e la bocca venne spalancata enormemente, tanto da poter
perfino sentire la mascella scricchiolare. Tutto il corpo venne scosso
da brividi di terrore, così intensamente che la mano che tratteneva la
collottola del Dio lasciò la presa.
Shun… Shun non poteva essere…
Un’enorme onda d’urto lo colse totalmente impreparato: lo colpì in
pieno stomaco, per poi espandersi per tutta la superficie corporea. Un
immenso calore, rovente come lava, lo attraversò da parte a parte. Ikki
si ritrovò scaraventato a valle della scalinata, inerme e dolorante alla
nuca. Questi ultimi particolari gli fecero capire che era stato
sbalzato da una qualche forza invisibile, perché Hades non aveva mosso
un dito per attaccarlo. Poi, gli tornarono alla mente i ricordi dello
scontro con Poseidon; il Dio dei mari era in grado di respingere gli
attacchi a lui diretti e di rispedirli al mittente con il solo sguardo…
che il signore degli Inferi avesse tale capacità? No, non poteva essere.
Le mani della Fenice, ancora posate a terra, come tutto il resto del
corpo, si contrassero febbrilmente. Ora era chiaro: Hades non aveva
bisogno di muoversi per colpire! Esattamente come Aries Mü e Virgo
Shaka, i suoi attacchi derivavano dalla mente. Quindi, non c’era
possibilità di contrastarli o schivarli.
Mentre formulava quest’ipotesi, una lancia a lui famigliare gli
venne puntata alla gola; un’indignata Pandora lo stava fissando con aria
impazzita. Il volto madido di sudore, i capelli, dapprima acconciati
perfettamente, ora in disordine ed una luce assassina albergava nei suoi
bei occhi viola. Rivolgendo parole di rimprovero e promettendo
indicibili torture, la donna scagliò la lama contro il Saint, ma una
voce profonda e gelida le ordinò di fermarsi a pochi centimetri dal
compimento dell’opera.
Hades, divertito dalla scena nonostante l’apatia del viso, decise di
illustrare ad Ikki il proprio piano: con il proprio potere, avrebbe
fatto allineare tutti i pianeti del Sistema Solare, in modo tale da
privare per sempre la Terra del calore che dona la vita. La Greatest
Eclipse. Con essa si sarebbe verificata una nuova glaciazione globale,
che avrebbe portato alla morte tutti gli esseri viventi, e facendo
diventare il pianeta una regione degli Inferi, sotto il dominio del Dio
dell’Oltretomba.
Rialzatosi a fatica, Ikki non demorse e continuò a chiamare a gran
voce il fratello, sotto gli occhi increduli di Pandora ed impassibili di
Hades.
*
Ikki, fratello mio, sei qui?
Avverto il tuo Cosmo. Ikki, sei venuto qui per me?
Oh, fratello… perdonami! Senza di te io non sono che un incapace. Devo
sempre appoggiarmi alla tua spalla, per poter proseguire il cammino che
il destino ci ha indicato.
Ma non temere; questa sarà l’ultima volta che dovrai venire a salvarmi.
Questa, per me, sarà l’ultima battaglia, e con essa, libereremo il mondo dal male assoluto.
Insieme.
*
Limbo
Shun decise che era arrivato il momento di mettere la parola fine a
tutto ciò. Espanse il Cosmo di Andromeda, mantenendo intatta la Rolling
Defence, e si preparò a colpire quella valvola che teoricamente doveva
essere sigillata da quella parte.
«Nebula Storm!»
L’anima di Hades si contorse, improvvisamente avvolta da un dolore
lancinante allo stomaco. Il respiro si fece faticoso e accelerato, e dei
conati di vomito si innalzarono. Qualche colpo di tosse fece perdere la
calma al Dio: sangue. Il suo sangue!!! La sua inattaccabile calma si
incrinò irrimediabilmente a quella scoperta. Quel piccolo…
Un altro colpo di tosse gli impedì di terminare i pensieri. Soprattutto
dopo aver realizzato ciò che stava uscendo dalla sua persona: un Cosmo
potente come una tempesta. Sentì come un nodo alla bocca dello stomaco
che continuava ad espandersi, e risalire sempre più l’esofago. Arrivato a
metà percorso, Hades sentiva che non avrebbe potuto più contenere un
simile corpo estraneo; il dolore non era focalizzato solamente al
cardias, il suo sistema nervoso stava mandando impulsi in tutto il suo
essere. Ne era consapevole: se Shun avesse continuato a crescere, il Dio
si sarebbe spaccato, le sue membra avrebbero ceduto, strappandosi e
mischiando i propri fluidi con quel mare di sangue, mentre i tessuti si
contorcevano e si laceravano. Il risultato sarebbe stato devastante. La
paura cominciò a punzecchiare l’anima del signore degli Inferi. No! Non
poteva permetterlo.
Un ringhio di dolore misto a determinazione si propagò per tutto il
Limbo. Del sangue divino si mischiò nel mare malsano. Hades aveva appena
compiuto un gesto fulmineo quanto inaspettato; si sfondò la cassa
toracica con le proprie mani. Le costole, così come le ossa dello sterno
si frantumarono e i tessuti si strapparono e bruciarono, tale fu la
furia del Dio. La mano destra raggiunse l’esofago rigonfio, ma non fece
in tempo a far alcunché che il tubo di carne si disintegrò, come
tagliato da mille lame di vento: la Rolling Defence stava distruggendo
le interiora esercitando una forte pressione. La sorpresa fece inarcare
il corpo di Hades all’indietro: gli occhi si spalancarono di colpo e si
riempirono di lacrime di sofferenza; il viso divenne una smorfia di pura
agonia, ed urla disperate si espansero con un eco angosciante.
Shun era libero. Saltò fuori da quel corpo ormai macellato, mentre
il suo ed il proprio Cosmo continuavano a crescere, fino a raggiungere
le proporzioni del Dio. La Rolling Defence venne rilasciata. Shun, sentì
affievolirsi la volontà del signore dell’Oltretomba: il momento era
finalmente arrivato. Strinse i pugni e lo chiamò a gran voce:
«Ikki!!!»
{Ikki}
Ma che sta succedendo!!!
Hades non ha più il …
Oh! Questo è…
Shun! SHUN?! Shun, sei tu?!
«Ikki!!!»
*
Dopo i vari tentativi di uccidere Hades,
tutti falliti nonostante la potenza del suo Hoyoku Tensho, il Dio si
era preparato a farla finita di giocare con lui, e avrebbe scagliato un
colpo mille volte più potente dei precedenti, per troncare la sua
giovane vita, dimentico del fatto di averla risparmiata molte volte. Nel
momento fatale, il corpo di Shun si oppose al volere del Dio, a tal
punto che la mano destra si strinse attorno al bianco collo del
proprietario nel tentativo di strangolarlo.
Sopra l’immagine sofferente di Hades, apparve il caldo Cosmo di
Shun, che prese le sembianze del proprietario, facendolo sembrare un
angelo: l’esile figura efebica risplendeva di luce, il volto era segnato
da un’espressione triste e malinconica, una bellezza decadente e
fredda, addolcita da quegli occhi brillanti di speranza.
«Ikki!!!
Ikki, fratello, questa è l’unica occasione per sconfiggere Hades!
Non pensare a me; distruggi lo spirito di Hades insieme al mio corpo!
Fratello mio, non temere per me. Sappi che sono felice di donare la
mia vita per salvarne molte altre. Quindi ti prego, fratello…
Fratello!»
Ikki era in preda all’euforia e alla disperazione; aveva la certezza
che Shun fosse vivo, ma ciò che gli chiedeva era troppo! Non avrebbe
mai potuto ucciderlo!!! Ci doveva essere un altro modo.
Mentre il Saint di Phoenix, sconvolto e privo di forze per reagire,
continuava a pronunciare parole sconnesse e a scuotere convulsivamente
la testa, lo spirito di Shun si avvicinò a lui, prendendo le totali
fattezze umane; morbide e delicate, così come quegli occhi che stavano
fissando il volto del fratello. Ikki, vedendo quel dolce sorriso,
balbettò che dunque era vero: il farsi possedere era stato volontario
per creare un’occasione. Il Saint di Andromeda posò un dito sulle labbra
sporche di sangue del Saint di Phoenix; scosse la testa leggermente, e
ampliò il sorriso, chiudendo gli occhi ed inclinando leggermente il
capo. Le gote si colorarono di una chiara tonalità di rosso.
Quell’espressione così serena, avrebbe fatto sciogliere perfino il
diavolo.
La confusione di Ikki si placò. Osservò meglio lo spettro di suo
fratello; la tentazione di abbracciarlo fu irrefrenabile, dato che
quello sarebbe stato il loro addio personale. Tenere lacrime di amarezza
mista a gioia ed orgoglio caddero silenziose. Le candide braccia di
Shun si strinsero attorno al collo di Ikki, ed i loro corpi, sia fisico
sia spirituale, si toccarono, scambiandosi i reciproci calori.
Nonostante lo spirito tremasse, lo sguardo che rivolse alla Fenice era
risoluto e sereno. Vedendo ciò, Ikki prese delicatamente il volto del
fratello tra le mani e lo inclinò con lentezza studiata verso l’alto.
Gli occhi di Shun si dilatarono, poi si fecero lucidi e si chiusero
dolcemente, mentre le guance avvampavano. Ikki annullò lentamente la
distanza tra i loro volti e poggiò le sue labbra sporche ed impure su
quelle rosee di Andromeda; le braccia, ancora poggiate al collo della
Fenice, cambiarono posizione: la destra si posò tra gli scuri ricci e la
sinistra iniziò ad accarezzare dolcemente la schiena.
Separatisi a malincuore e scambiatisi il silenzioso addio, Ikki
recuperò tutto l’ardore mostrato sul campo di battaglia e dichiarò:
«Ben detto Shun! Sono orgoglioso di essere tuo fratello! Sei un vero Saint di Athena!!!»
Concentrò il Cosmo nel pugno destro e si preparò a colpire il petto
di Shun e di Hades, ma una fitta di dolore alla schiena gli impedì di
lanciare il colpo, facendogli perdere la concentrazione e quindi scemare
il Cosmo. Cosa era stato? Pandora! Quella donna, perché doveva sempre
essere in mezzo?!
«Non lo permetterò! Non ti permetterò di fare del male al signor Hades…
Non capisci che l’aspetto di Andromeda è solo provvisorio?
MUORI!»
Detto ciò la donna si scaravento con la lancia infernale contro un
indifeso Ikki, oramai esausto per la continua pressione psicologica e
fisica. Pandora pregustava già il sapore della vittoria, quando l’arma
cozzò e venne sbalzata assieme alla proprietaria, finendo completamente a
terra. Cosa era accaduto? Quando la donna si voltò verso il Saint,
comprese, nonostante l’incredulità avesse preso il sopravvento sulla
ragione e sulla propria vista: la Rolling Defence di Andromeda stava
proteggendo il fratello.
«Fratello; grazie.
SHUN! PRENDERÒ LA TUA VITA PER SALVARE LA TERRA!»
Ikki concentrò tutto il Cosmo rimastogli nel pugno destro e caricò
il petto di Hades. L’avrebbe fatta finita; per la Terra, per Athena e
per Shun.
Non seppe se ciò che fu avvenuto qualche tempo prima tra lui e il
fratello fosse il frutto della propria confusione sentimentale oppure
fosse accaduto realmente… l’unica cosa certa, furono delle tenere
lacrime di amarezza mista a gioia ed orgoglio che caddero silenziose.
Angolo dell’Autrice:
Posso dire di essere una masochista del c***o? No, perché da quel che ho
scritto mi sembra davvero di esserlo! Ho praticamente squartato il mio
pg preferito, ho torturato psicologicamente i due fratelli ed ho fatto
una scena da film hollywoodiano… ma mi auguro di aver trasmesso tutto il
sentimento che Shun e Ikki provano reciprocamente.
Una precisazione d’obbligo per il Limbo: diciamo che è la placenta
dell’anima di Hades, lì ha diritto di vita e di morte su tutto, persino
di Athena (se si trovasse lì).
È stato il capitolo più complicato che abbia mai scritto: accidenti a me
e alle mie manie di perfezionismo (ma questo capitolo di perfetto non
ha niente!).
Bene, detto ciò vi saluto, e spero di vedervi al prossimo capitolo (forse).
Hades: Forse un corno! Mi lasci squartato?! Non esiste che il
sottoscritto si faccia mettere sotto da una fanciulla con la terza
gamba!
Me: Ohi! Ma che stai dicendo?! Sei diventato scemo!
Hades: No, non scemo, (e comunque, come ti permetti!!! Vuoi morire
*sfodera la spada*) ma isterico! Penso sia normale dopo l’atroce tortura
che mi hai appioppato.
Me: Ma di che ti lamenti! MICA SEI MORTO!!!
*iniziano a litigare e ad insultarsi pesantemente. Shun e Ikki guardano la scena con aria preoccupata.*
Shun: Fratello, per te la smetteranno entro fine anno…?
Ikki: Me lo auguro…
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Capitolo 13 *** κάνει ματ ***
A quanto sembra, il criceto ha già smaltito i chili di troppo e ha
ripreso a funzionare. Capitolo un po’ diverso dal solito; spero che
questa differenza non vi scombussoli troppo. Devo ringraziare Toshiro
Masuda, scrittore delle colonne sonore di “Naruto Shippuden” per
mettermi nel giusto stato d’animo per la scrittura. Senza di lui, non so
che starei facendo.
Buona lettura. ^^
ATTENZIONE: questo capitolo contiene dello Shonen-ai. Se non piace, non leggete! :3
κάνει ματ
{Ikki}
…tum-tum…
…Shun…
…tum-tum…
…Fratello… mio…
…tum…
…Per… do…
… tum …
… na …
… tum …
… mi …
……
*
Giudecca
L’odore del sangue si diffuse nella grande sala, ricoprendo la
polvere e il fetore di putrefazione. Un piccolo rintocco sinistramente
musicale, paragonabile ai cigolii delle case quando non si riesce a
dormire, angosciante e strisciante come una serpe, scandiva il tempo di
quella fatale situazione. Calde gocce cremisi stavano ticchettando sul
candore del marmo, come la sabbia di una clessidra.
Un corpo tremante, il sudore che ne imperlava il volto, il respiro
affannato, il gonfiarsi e lo sgonfiarsi della cassa toracica, gli occhi
sigillati per il disgusto, la nausea causata dal senso di colpa e la
vita che scivolava via lentamente…
Il pugno teso al petto di Hades, strappato e lacerato a tal punto da
poter vedere le fibre muscolari contrarsi e tremare per gli impulsi
elettrici di dolore mandati dal cervello. Fiotti di sangue si
riversarono sul bianco marmo, così come calde lacrime intrise di
fallimento.
Il fallimento era ciò che la mente oramai sbiadita di Ikki aveva
sempre pensato potesse rappresentare al meglio la sua intera esistenza.
Aveva fallito come Saint di Athena, divenendo un cavaliere decaduto e
cercando di impossessarsi della Gold Cloth di Sagitter, aveva fallito
come difensore della giustizia, non riconoscendo la propria Dea e
uccidendo senza motivo, aveva fallito nel trattenere a se l’amicizia dei
suoi compagni, calpestandola perché considerata inutile, ma
soprattutto, aveva fallito miseramente davanti a lui, Shun, di cui aveva
tradito la fiducia.
Phoenix Ikki, l’Araba Fenice, colui ritenuto il Bronze Saint più
forte e potente di tutti, aveva fallito: non era stato in grado di
uccidere Shun, e con esso, Hades.
Il dolore fisico stava privando delle facoltà mentali il giovane
cavaliere, ma l’amarezza e la disperazione più profonde stavano
logorando lentamente l’animo già ferito da tempo; non solo il corpo
stava sanguinando, anche lo spirito versava lacrime porpora per il
destino funesto che aveva sempre attraversato il cammino dei due
fratelli. Pochi attimi di dolcezza reciproca, goduti nell’ultimo anno
appena, perché le stelle ebbero per loro malsano giogo, separandoli
nella tenera infanzia e distruggendo le loro fanciullesche anime. Caldi
sorrisi, dolci carezze sul viso, teneri abbracci e il reciproco calore
corporeo che essi conferivano… tutto ciò si frantumava nel più profondo
spirito straziato della Fenice.
«Sei molto più generoso di quanto immaginassi.»
{Shun}
Ikki! Ikki!!!
Perché?! PERCHÉ?!
No! È tutto sbagliato! Hades sarebbe dovuto morire, ed io insieme a lui.
Quindi… perché?
Fratello, perché?!
Come sei ingenuo e innocente.
*
Limbo
Due braccia possenti ed roventi si strinsero attorno all’addome ed
alle braccia del fanciullo, distraendolo dallo stato di
iper-concentrazione in cui si trovava confinato da qualche minuto. Il
corpo ricevette una violenta scossa quando anche il petto di Hades si
appoggiò alla sua schiena, completamente integro e così caldo da far
recepire al tatto la sensazione di bruciatura. Gli occhi, colmi di
lacrime per la sorte del fratello e della futura fine del mondo, si
sbarrarono a quel contatto così intimo, intenso ed intriso di dolci
ricordi: quello era l’abbraccio che Ikki usava spesso quando
contemplavano le stelle dal balcone di villa Kido.
Una violenta ira avvelenò immediatamente il cuore di Shun, facendolo
voltare di scatto e cercando di scagliare contro il crudele Dio la
propria catena di attacco, sfruttando il movimento degli avambracci
liberi. Ciò gli causò un forte strattone alle braccia e alla gabbia
toracica. Gli arti superiori di Hades lo stavano stritolando come se
fossero le spire di un serpente. Un grido straziato si levò dal giovane.
Il signore dell’Oltretomba non smentiva la sua incredibile velocità,
nonostante si trovasse immerso in un liquido; ma quando sciolse quella
morsa, Shun capì: le catene di Andromeda erano strette saldamente al
proprio corpo, come corde. Per questo si sentiva come stritolato da un
boa, e per di più, anche il metallo di quei legacci stava diventando
incandescente, dato che Hades teneva nel pugno sinistro le due
estremità.
Il Dio voltò il giovane, prese il mento della propria preda tra il
pollice e l’indice destri e portò lo sguardo del Saint di Andromeda su
di sé; quello sguardo tremante, quelle lacrime che si sollevavano dagli
occhi e si mischiavano creando magnifici ricami nel sangue e quel volto,
così delicato e accarezzato dai capelli color del miele che si
muovevano in modo sensuale in quel mare malsano, portarono l’eccitazione
dell’aguzzino al culmine. Shun era in suo totale potere, ed anche lui
ne era perfettamente consapevole. Lo sguardo di Hades, da maschera folle
e tagliente che era, assunse un’espressione ammansita, quasi dolce, che
fece tremare violentemente il fanciullo: quello era lo stesso volto che
lo perseguitava nelle notti passate.
Notando quella reazione, il Dio sorrise divertito, e decise di
rivelare un dettaglio molto importante riguardante il giovane Saint, non
prima di essersi leccato le labbra in maniera lasciva e peccaminosa.
«Suvvia, perché quello sguardo terrorizzato; non potrei mai farti
nulla di male, vista la tua impeccabile prestazione di poco fa.» disse,
mentre dispensava baci e succhiotti lungo la linea della mascella e del
collo, soffermandosi sotto il mento. Il tutto era accompagnato dai
continui tremiti e gemiti di disgusto e piacere di Shun, che era stato
costretto a piegare indietro la testa e sigillare gli occhi per
impedirsi di rivivere i propri incubi. «Anche se una punizione te la
meriteresti eccome, dopo avermi così brutalmente sfigurato. Tuttavia la
mia magnanimità è immensa, ed il tuo operato è stato migliore di quanto
avessi previsto nelle più rosee aspettative. Sei stato molto bravo, ad
uccidere la Fenice.»
A quelle parole, gli occhi del Saint di Andromeda di spalancarono,
ed un gemito più forte e sofferto degli altri echeggiò in quel mare
sconfinato. Brividi convulsi presero a scuotere il corpo del giovine, ed
il respiro divenne frenetico. Lui cosa?
«Oh, perdona il mio modo indelicato di espressione. Ma ciò che ho
detto pocanzi corrisponde a verità; le tue parole hanno ucciso la
Fenice. Nella tua purezza e ingenuità, hai richiesto al tuo amato
fratello maggiore di privarti del caldo soffio della vita, pur di
eliminarmi, ma hai commesso un errore; quale fratello riuscirebbe mai ad
uccidere il sangue del suo sangue? Un peccato simile porta alla
condanna eterna nella Caina, nell’ultimo cerchio degli Inferi, e di
certo, anche se forgiato da grandi battaglie, Phoenix Ikki non era certo
uomo dall’anima indistruttibile. La tua richiesta lo ha corroso nel
profondo: il senso di giustizia instillato nel suo cuore fiero, gli ha
fatto scegliere il tuo sacrificio, ma la sua generosità d’animo e il suo
amore per te, gli hanno fatto frenare il colpo ad un soffio dalla
tragedia, frantumandosi il pugno, ed esaurendo la sua vita.
Mia dolce Andromeda, tu hai impedito che l’Araba Fenice risorgesse dalle sue ceneri a nuova vita.»
Detto ciò, Hades si godette la reazione di Shun: il corpo si
irrigidì di colpo, la sua resistenza venne meno, gli occhi dapprima
sgranati, si chiusero fino a metà, mentre nuove lacrime di amarezza e
consapevolezza grondarono da essi. Le labbra tremarono, per poi
chiudersi spasmodicamente sopra il labbro inferiore, mordendolo fino a
farlo sanguinare. Quel sangue venne leccato via dallo spettatore, che si
beava della sofferenza del fanciullo.
Quel gioco gli aveva permesso di ottenere tre cose: divertimento nel
vedere manipolati degli ignari umani nel suo disegno, la morte
dell’unica persona che poteva ostacolare la sua piena possessione ed
infine la totale resa dell’anima del proprio alter-ego.
«κάνει ματ ₍₁₎»
Le labbra del Dio si premettero contro quelle di Shun, e cercarono
di schiudere quelle rosee e morbide del giovane, che tentò in tutti i
modi di sottrarsi. Riuscito in tale impresa, Hades fece intrecciare la
lingua alla gemella, realizzando una danza umida e sensuale; il Saint
smise presto di resistere. Quella rivelazione lo aveva sconvolto, tanto
da fargli perdere la voglia di continuare a vivere.
Quando la divinità si staccò per riprendere fiato, un debole suono uscì dalla bocca del fanciullo:
«Fratello mio… che cosa ti ho… mph!»
Le labbra di Hades si riappropriarono fameliche di quell’organo che
gli aveva offerto piacere e divertimento: voleva godersi appieno il suo
trofeo, prima di doverlo irrimediabilmente distruggere. Quell’atto fece
perdere il controllo a Shun; quell’essere orribile non gli permetteva
nemmeno di chiedere scusa all’anima oramai defunta del fratello. In un
impeto di rabbia e di cieca vendetta, il Saint gli morse il labbro
superiore. Tale fu la forza che il giovane mise nell’atto, che il labbro
si spaccò, facendo sgorgare sangue divino che formava preziosi ricami
con il mare circostante. La sorpresa fu tale, che il Dio interruppe il
bacio ed osservò con incredulità il volto della sua vittima; in quegli
occhi limpidi e piegati in uno sguardo sbieco e profondo, poteva
leggervi un sentimento di puro odio. Quindi era vero: il topolino morde
il gatto quando è con le spalle al muro.
Un sorriso beffardo apparve sul volto dapprima stupito del
carceriere; passò la lingua sulla ferita, pulendola dal sangue ed
avvicinò il viso a quello del Saint.
«Non ti sei chiesto perché il mio spirito fosse
intatto, nonostante tu mi abbia letteralmente tolto il fiato? Osserva
bene.»
Dalla ferita apparve una piccola fiammella brillante, che bruciò la
ferita, fece suturare il sangue, e far muovere i due lembi di pelle
l’uno verso l’altro, creando dei piccoli legacci di carne che si
abbracciarono tra di loro e rimarginarono completamente la ferita. Quel
piccolo fuoco scomparve del tutto quando il colore della parte appena
creata si amalgamò perfettamente con quella pelle di alabastro. Shun
aveva fissato ad occhi increduli quello spettacolo nauseabondo: era per
questo che il suo attacco non aveva sorbito l’effetto desiderato. Ma se
così fosse, nessun colpo avrebbe potuto danneggiarlo definitivamente!
Lui era…
«Ho vinto.»
Quella voce gelida e canzonatoria lo riportarono alla realtà; Hades
aveva portato all’altezza della testa la mano destra, e la teneva tesa e
perpendicolare al corpo di Shun, quasi stesse impugnando una spada.
«E pensare che volevo darti una morte dolce ed indolore… ma a quanto
pare tu preferisci una morte che si conviene di più ad un Saint di
Athena quale sei. Vedrò di esaudire il tuo ultimo desiderio!»
La mano calò fulminea e precisa sul pettorale sinistro del giovane.
*
…tum-tum…
…Ikki…
…tum-tum…
…Fratello… mio…
…tum…
…Per… do…
… tum …
… na …
… tum …
… mi …
……
*
Giudecca
«Sei molto più generoso di quanto immaginassi.»
Ikki, che oramai sentiva le forze abbandonarlo sempre più, volse lo
sguardo, annebbiato dal canto consolatore della morte, verso il
fratello. Vide che, esattamente come accaduto con Gemini Saga, i capelli
di Shun si stavano tingendo del nero delle tenebre. Con quel poco di
lucidità che gli rimase, cercò di aprire la mano sanguinolenta, e di
posarla sul volto del compagno. Intanto, il nero contaminò la figura di
Shun fin al mento.
«Sh… Shun…»
Limbo
Con la mano ancora conficcata nella cassa toracica del fanciullo,
Hades diede un violento strattone verso se ed estrasse il cuore al
giovane cavaliere. Rivoli di sangue ed acqua si mescolarono
immediatamente con il mare che li circondava, creando una cornice
magnifica a quel corpo efebico, che ora giaceva privo del dolce alito di
vita che fino qualche secondo fa lo animava. Il Dio lo lasciò affondare
in quel Limbo, dispiacendosi quasi di aver dovuto rovinare un
ricettacolo di quella fattura. Si portò il cuore della vittima davanti
alle labbra, lo baciò delicatamente, ed infine aprì la bocca e lo ingoiò
in un sol boccone. Lo sguardo cadde nuovamente su il cadavere
dell’anima che aveva appena distrutto; l’armatura che lo aveva avvolto
fino a quel momento era scomparsa, lasciando il fanciullo nudo, con gli
occhi sbarrati e la bocca lievemente aperta. Sarebbe stato in eterno
cullato da quelle delicate onde, che un tempo comprendevano anche la sua
vita.
«Addio, Andromeda Shun.»
Il Limbo, così come il mare di sangue e le anime bruciate si
dissolsero all’istante: al suo posto comparve una mano tremante e
grondante di sangue che tentava di avvicinarglisi.
«Sh… Shun…»
«Non c’è. Ora il corpo di Shun è diventato completamente mio. Mio
fino all’ultimo capello. L’anima di Shun è scomparsa per sempre!»
Rispose in modo gelido e sprezzante il Dio, che si affrettò ad avvicinare il volto a quello morto del Saint:
«È stato bello giocare con voi due fratelli; grazie per aver agito
secondo il mio disegno tracciato per te. Addio, Phoenix Ikki.»
Il cadavere del Saint, spirato mantenendo la posizione dell’attacco
che gli aveva consumato la vita, venne scaraventato a valle delle scale
dal colpo di Hades. Ora il Dio dell’Oltretomba era finalmente rinato a
nuova vita! I capelli, dapprima dorati come il miele, come il Sole, come
la vita, ora erano tinti del colore della notte, del vuoto… e della
Morte.
₍₁₎: scaccomatto in greco (fonte Google traduttore)
Angolo dell’Autrice:
Lo ammetto, sono una sado-masochista mestruata. Sado-masochista perché
mi faccio del male da sola a torturare a quel modo i miei pg, ed intanto
faccio del male anche a loro. Mestruata perché sono peggio della Luna;
vi ho fatto attendere quasi due settimane per il capitolo 12, ed ora
sforno il 13 il giorno dopo! L’ispirazione è quello che è…
Quindi vi prego di perdonarmi! E spero che questo capitolo sia di vostro gradimento.
Per la frase si Hades, mi è venuto un flash guardando uno dei tanti
anime che stanno uscendo in questi giorni; di solito i nipponici
utilizzano l’inglese (anche se la loro pronuncia mi fa ridere sempre),
quindi ero partita con l’idea di intitolare il cap. e usare la frase
“checkmate”, ma poi mi son detta: *Silvia, ma Hades mica è giapponese…*
da qui l’idea per usare il greco.
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Capitolo 14 *** Presagio ***
E ci avviciniamo all’ingresso trionfale di Athena. Ve lo dico da subito,
non ho intenzione di dedicare una parte ai Gold e alla distruzione del
Muro del Pianto, mi metterei a piangere, e per questi giorni ho pianto
abbastanza (capirete in futuro). Non parlerò nemmeno della
Super-dimensione e, purtroppo, neanche della morte di Pandora (non posso
fare un capitolo senza metterci dentro Hades; magari potrei fare una
casa a parte, che dite?)
Bene, ho pienamente dimostrato la mia svogliatezza. No, mi spiace ma non essendoci Hades, non mi sento di inserire queste parti.
Detto ciò, vi auguro buona lettura.
Presagio
{Hades}
«Pandora, sistema il corpo di quell’uomo con cura.»
La donna, avvicinatasi al cadavere per constatarne l’effettiva
morte, annuì all’ordine impartitole. Intanto, Hades, con passo solenne,
si portò davanti allo scranno, ora impolverato e rovinato dalla
precedente battaglia, quando si fermò di colpo.
C’era qualcosa di anomalo nel suo regno, lo sentiva. Un brivido freddo percorse la colonna vertebrale.
*
Ma… questo Cosmo?!
No, non può essere.
…eppure lo riconoscerei anche a distanza di anni luce.
Athena! Qui?! Che diavolo hai combinato, Pandora!!!
*
Lo sguardo gelido e accusatore che Hades rivolse a Pandora avrebbe
potuto uccidere all’istante perfino un Saint. Il suo Cosmo si fece
particolarmente aggressivo e potente; giacché la donna si voltò e lo
osservò con due occhi limpidi, come realmente preoccupata per il proprio
signore e per la sua reazione improvvisa. L’espressione del Dio tornò
immediatamente apatica e composta, non appena lesse l’anima della
sottoposta: Athena si era fatta uccidere dai suoi Saint e stava vagando
per il Regno dei Morti. Molto probabilmente era diretta ai Campi Elisi,
il luogo dove risiedeva il corpo dormiente del signore degli Inferi. Sul
suo volto impassibile apparve un sorriso che non nascondeva un certo
istinto omicida: l’ora della vendetta sarebbe presto giunta, quindi
avrebbe allestito il miglior palcoscenico per il dramma che presto si
sarebbe svolto.
«Nulla, ho avuto un brutto presentimento, ma forse si è trattato di un’impressione…»
La donna, inginocchiata ai piedi delle scale, osò ulteriormente:
«Le chiedo scusa per averla fatta faticare; vuole tornare al suo palazzo?»
Hades, si sedette sul proprio trono e chiuse le sottili palpebre, in modo da mascherare gli occhi:
«No, rimango qui a riposare ancora per un po’. Non permettere a nessuno di entrare.
Ora puoi andare.»
La donna fece un profondo inchino e si congedò.
Rimasto solo, in quella sala semidistrutta dalla furia di Phoenix
Ikki, Hades si concesse un po’ di riposo, prima di ricevere gli attori
che gli avrebbero servito la vittoria su un vassoio d’argento, così come
la testa di Athena. A quel pensiero, le labbra carnose del Dio si
piegarono in un sorriso che di dolce, aveva solo le fattezze.
{Pandora}
Mente Pandora si avviava nelle proprie
stanze, la sua mente ripensava ai fatti accaduti quel giorno: il
tradimento di Orfeo, la rinascita del Sommo Hades e la morte miserabile
di Ikki.
Ikki. Quell’uomo l’aveva sconvolta a tal punto da farle mettere in dubbio le proprie convinzioni.
Recatasi nella sala da bagno, si immerse, per poter scacciare lo
stress e la fatica accumulati, e tra quei vapori caldi, la sua mente era
ancora fissa su di lui.
*
Ikki. Perché? Perché hai fermato il tuo pugno nonostante l’occasione.
Perché non hai ucciso il signor Hades?
Per Shun? Ma la sua anima era già condannata. Ma nonostante questo, tu hai preferito salvarlo dalla morte…
È forse questo ciò che chiamano amore fraterno? Questo è l’amore incondizionato?
… una famiglia…
*
Dopo tanti anni passati
nell’impassibilità, una lacrima scivolò lungo le curve sinuose di
Pandora, per poi increspare l’acqua termale, creando dei perfetti cerchi
concentrici… perfettamente allineati come presto, sarebbero stati tutti
e nove i pianeti.
La Greatest Eclipse stava per compiersi!
Angolo dell’Autrice:
Dopo tanto tempo, eccovi una Flash (un poco più lunga, ma non potevo
tagliere più di così). Non succede praticamente niente, a parte che
capiamo che forse Hades ha in serbo qualcosa di molto speciale per
Athena. Pandora, mica è scemo il tuo Dio; che credevi, che non
percepisse un’altra divinità nel suo regno? A quanto pare, sì. Gli è
andata fin troppo bene ;P
Ho dato ad Hades l’abilità di leggere le anime, quindi può scorgervi
qualunque cosa; mi sembrava un’abilità più che consona al Dio, dato il
lavoro che gli hanno appioppato. XP
Sono quasi sicura che questo capitolo vi abbia lasciati un po’ a bocca
asciutta, dato che non parlo di che fine fa Ikki, ma lo sapete tutti.
Spero di non essermi fregata i lettori facendo così, ma sappiatelo, oggi
ho scritto gli ultimi due capitoli; mi sono venuti in mente due giorni
fa, e ora che finisco i capitoli che vengono prima, mi sarò dimenticata
tutto… quindi questa volta è andata così ^^
Alla prossima.
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Capitolo 15 *** Fuoco di Ribellione ***
Il titolo è un poco scopiazzato, ma capirete che ci sta =)
Capitolo parecchio lungo, dedicato completamente ad Hades, per la gioia di noi fan!!! *.* [sbava sulla tastiera]
Vi auguro buona lettura. =)
Fuoco di Ribellione
{Hades}
Nella penombra creata dalla flebile luce delle candele, Hades
riposava dopo aver sfruttato i sentimenti umani per suo diletto. I due
giovani Saint avevano agito come il Dio aveva previsto; Ikki non aveva
eseguito la richiesta del morente fratello, e Shun aveva inconsciamente
assassinato la Fenice. Tuttavia, un pensiero turbava la mente del
signore degli Inferi: quella fiamma di ribellione che bruciava negli
occhi umidi del Saint di Andromeda. Nessun ricettacolo aveva mai osato
tanto come lui, e nessuno sembrava opporsi così sfacciatamente al volere
divino. Tra le ombre che illuminavano la sala del trono, un ghigno di
trionfo faceva sfoggio sul volto di alabastro di Hades; aveva distrutto
quella fiamma, si era impossessato del suo corpo e lo aveva sprofondato
nel Limbo, luogo da dove non sarebbe mai uscito. Ora il destino si era
compiuto: Hades era ritornato potente, in possesso del corpo più puro
del mondo e tra pochi minuti, la Greatest Eclipse avrebbe avvolto la
Terra con il suo gelido manto di morte. Nessuno, nemmeno Athena, avrebbe
potuto scongiurare l’inesorabile fine che l’attendeva.
La testa del Dio si sollevò, poggiando la folta chioma corvina
contro lo scranno, mentre assaporava la distruzione della razza umana,
quella stessa razza che, molti secoli fa, lo aveva privato della sua
unica luce. La sua mente ripercorse quei pochi frammenti di felicità che
il signore dell’Oltretomba aveva potuto gustare nella sua millenaria
vita: la gioia provata nella disfatta di Crono e dei Titani, che segnò
la fine della guerra, il primo incontro con la sua amata ed i suoi
capelli vermigli… e poi il cielo, carico di pioggia, l’odore della morte
e della carne umana bruciata, il colore vermiglio che lo ricopriva
interamente, e quegli occhi che non lo riflettevano…
Un’onda di rabbia attraversò il corpo del Dio, che strinse
convulsivamente i braccioli del trono, fino a creparne la superfine,
tale era la forza impressa in quella stretta. Quei ricordi, che tempo fa
gli avevano dato il tormento, e gli avevano fatto capire quanto fosse
corrotta e viscida la razza umana; si adornavano di belle parole e di
promesse, per sfruttare i più deboli. Non esitavano a schiacciarsi a
vicenda per raggiungere i propri scopi, rinnegando la propria natura e
proclamandosi Dei tra gli uomini, per dominare sulla massa. Poteva
rivedere la sfacciataggine di Cefeo, che sfidò l’ira divina e che per
punizione dovette sacrificare la figlia, la dolce Andromeda, al mostro
marino di Poseidon. E dire che lui, Hades, provò pena e pietà per quegli
esseri che si ritenevano superiori a coloro che gli avevano donato la
vita. E una terribile empatia verso la giovane principessa, costretta ad
una morte orripilante per le colpe dei progenitori.
Basta! Non poteva permettersi di immergersi nei ricordi di una vita
passata; lui non era più quello di un tempo. L’umanità andava
purificata, e l’unico modo per fare ciò era il genocidio. Nessun umano
doveva sopravvivere. Nemmeno i suoi Spectre. Una forte amarezza
attraversò il cuore del Dio, non appena formulò quel pensiero; lui amava
molto i suoi sottoposti. Lo avevano sempre sostenuto, avevano una piena
fiducia in lui, ed inoltre erano considerati dei figli dal Dio. Ma
erano umani: questa era la loro unica colpa.
Il volto impassibile e parzialmente illuminato di Hades si oscurò,
pensando a come avrebbe tradito il proprio esercito, amato come i figli
che non ebbe potuto avere. Di nuovo le dita affusolate strinsero i
braccioli dello scranno, che si disintegrarono e si spezzarono,
crollando a terra e producendo un suono sinistro e cupo, che echeggiò
per tutta la sala, fino a che non sopraggiunse il silenzio più profondo.
Scacciati quei pensieri, Hades tornò a riposare, cadendo in un sonno
senza sogni, così come accadde dopo quel maledetto giorno intriso di
dolore e di odio verso l’umanità.
Una presenza cosmica fece aprire gli occhi al divino Hades. Una
presenza molto vicina e potente, ma non minacciosa o aggressiva;
sembrava un’aura molto simile alla sua. Che fosse quella di un semidio?
Lo escluse. In quell’epoca non vi era nessuno che eguagliasse il suo
Cosmo, nemmeno Athena era potente come lui, uno dei Tre Grandi
dell’Olimpo; se Zeus o Poseidon fossero stati sulla Terra, gli avrebbe
certamente percepiti… ma allora chi poteva essere?
Lo guardo del Dio si posizionò sul portone d’accesso alla sala:
«Credevo di essere
stato chiaro poco fa, quando dissi che nessuno doveva entrare in questa
sala. Vattene immediatamente!»
Un rumore di passi, dapprima impercettibile, si stava avvicinando in
maniera solenne; ogni passo che veniva compiuto, veniva amplificato
dall’eco della sala, rendendo la tensione insopportabile. Una voce
pacata e con un accento orientale si mischiò teatralmente a quel
ticchettio lugubre:
«Non posso farlo; non ora che ti ho trovato.»
Dall’ombra che riempiva per metà la sala, si intravide una figura
scura camminare verso la scalinata con passo fermo. Più si avvicinava,
più l’immagine si faceva nitida agli occhi del Dio, che rimase
impassibile anche quando la persona fu illuminata dalla debole luce
della stanza. Un giovane, dai lunghi capelli biondi e rivestito dalla
sacra Cloth di Virgo, si ergeva splendente nelle tenebre di quel luogo.
Il viso era dai lineamenti delicati, gli occhi, dal tipico taglio
orientale, erano cerulei, un colore che Hades associò con suo immenso
stupore al cielo primaverile. Sulla fronte, seminascosto dalla frangia
spettinata, vi era un chakra rosso. Ciò che colpì maggiormente il Dio,
fu il sorriso beffardo che il Gold Saint mostrava. Gli occhi di Hades si
allargarono un poco, nel constatare la sfrontatezza di quel giovane
mortale. Quel giovine dal fragile aspetto osava sfidare una divinità?
Molto bene, si sarebbe divertito un po’, prima di far sprofondare
completamente la Terra nell’oblio.
Hades si ricompose immediatamente, e chiese con tono indagatore e profondo chi fosse:
«Virgo Shaka. Hades, ora ti tolgo la vita!»
La risposta fece sgranare gli occhi al Dio: Virgo Shaka, l’uomo più
vicino agli Dei, osava affermare una blasfemia simile?! Colui che meglio
di tutti dovrebbe sapere che un Dio non può morire, perché nutrito con
l’ambrosia, il nettare divino che donava la vita eterna, ardiva dunque a
quella ridicola speranza? Ingenuo; quasi quanto Andromeda Shun.
*
La presunzione umana non conosce limiti; Virgo Shaka, l’uomo considerato
il più vicino agli Dei perché elevatosi alla conoscenza trascendentale
del Buddha, sostiene di potermi uccidere. Come può pensare di poter
compiere un simile gesto sacrilego?
Credo che il risveglio dell’Ara Yashiki gli abbia fatto credere di aver
raggiunto lo stato ultimo, il Nirvhana e di aver trasceso il confine tra
umano e divino. È l’unica spiegazione…
Povero illuso. Ti dimostrerò quale sia la differenza tra un misero e corrotto mortale ed un Dio.
*
Il volto di Hades tornò alla calma più totale, dopo un momento di
stupore per quelle parole pronunciate pocanzi dal quell’attore
inaspettato. Quel Saint voleva la sua vita? Che si accomodasse pure, ma
ogni tentativo sarebbe stato vano. Questa consapevolezza fece stendere
le labbra del Dio in un sorriso gelido, che scosse non poco le viscere
del biondo cavaliere. Sentiva su di se come un’ombra pronta a ghermirlo
alla minima distrazione. Guardò Hades negli occhi con aria di sfida, e
si preparò a lanciare il proprio colpo.
Si mise in meditazione, avvicinando le mani davanti al petto e
concentrando il proprio Cosmo; chiuse gli occhi per poter espandere al
meglio il suo potere. L’aria all’interno della sala si fece carica di
elettricità, mentre un forte vento, di origine sconosciuta stava
vorticando attorno a Shaka, come se fosse l’occhio del ciclone.
«Om.»
Il Gold Saint di Virgo aveva concentrato il Cosmo tra i palmi delle
mani: era visibile ad occhio nudo, ed aveva assunto la forma di una
sfera dorata. Shaka aprì gli occhi e scaraventò con rabbia il proprio
colpo verso il Dio.
Tembu Horin!
Ma quando il colpo era ormai stato lanciato, il biondo cavaliere
notò una cosa che lo lasciò interdetto e gli fece spalancare gli occhi
per l’orrore. Davanti ad Hades, sulla traiettoria dell’attacco appena
lanciato, vi era Athena, voltata di spalle ed ignara del colpo
scagliatole contro.
Oh, no! Quando era giunta?! Se non si spostava, il colpo preparato
per il Dio dell’Oltretomba l’avrebbe… Shaka caricò il proprio peso sulla
gamba destra per darsi la spinta e correre immediatamente a salvare la
sua Dea che, accortasi di quell’enorme Cosmo, si voltò per vedere quale
fosse l’origine. Il Saint si slanciò verso la fanciulla, ma ricevette un
tremendo strattone al polpaccio, che lo fece rovinare al suolo,
battendo il bel volto. Un urlo di fanciulla terrorizzata echeggiò in
tutta la sala, facendo rabbrividire il Gold Saint. Non poteva essere
vero! Un rumore sordo seguì immediatamente il grido, ed un forte odore
di sangue impregnò immediatamente l’aria maleodorante del luogo.
Non avvertiva più il Cosmo della sua Dea…
Shaka iniziò a tremare convulsivamente, mentre un’orribile
consapevolezza si impossessò di lui. Lentamente, e con il terrore che
gli attanagliava il cuore, alzò lo sguardo pallido da terra e lo rivolse
verso lo scranno su cui sedeva Hades: il Dio era esattamente come lo
aveva visto qualche attimo prima, impassibile e seduto sul trono in modo
solenne.
Gli occhi del Saint, resi instabili dalla tensione e dai continui
tremiti che gli scuotevano le membra, abbassò lo sguardo e vide qualcosa
riverso sul pavimento; la flebile luce delle candele ne impediva la
piena vista, ma quel candido vestito… e quel nauseabondo odore di
sangue.
«A-Athena…? MIA SIGNORA!!!»
Il volto del Saint iniziò a grondare sudore freddo, la bocca tremava
e gli occhi, da sempre tenuti celati dalle sottili palpebre, sembravano
volessero separarsi da quel corpo che aveva compiuto un atto
imperdonabile. Il respiro irregolare e molto affannoso era l’unico suono
che si udiva in quella sala. Il busto leggermente sollevato da terra,
si alzava e si abbassava per facilitare la respirazione forzata e
famelica di Shaka. Un altro suono, totalmente diverso dagli altri
echeggiò in quel luogo di morte; dei conati di vomito avevano colto il
cavaliere totalmente impreparato, ed ora si ritrovava a riversare succhi
gastrici e rigurgiti sul marmo di quel salone, accompagnato da colpi
violenti di tosse e da striduli urli di disperazione e disgusto. Guardò
ancora verso quella massa che giaceva a pochi metri da lui, e la vide.
Un conato di vomito più violento riportò il suo sguardò sul marmo
imbrattato di sudore e rigurgito. I suoi occhi si erano abituati al
buio, l’aveva vista!!! Gli occhi aperti, spenti e rivolti all’indietro,
la bocca aperta, con un rivolo di sangue che scendeva verso il mento, il
corpo e i capelli scomposti, le vesti strappate… ed il fianco
squarciato. Gli organi quali il fegato, l’intestino e lo stomaco riversi
sul pavimento, affogati in una macchia di sangue che continuava ad
espandersi. Quell’abito bianco, che aveva attraversato gli Inferi, ora
era tinto del colore rosso del sangue e dell’amore.
Athena era…
Un urlo straziato si levò per tutta la Giudecca.
Shaka rivenne.
Si trovava dinnanzi alla figura maestosa di Hades, comodamente
seduto sul suo scranno, che lo fissava con aria gelida e divertita. Il
Saint aveva il respiro affannato ed una terribile tensione gli aveva
scombussolato completamente lo stomaco, facendo emergere dalla gola
l’acre sapore dei succhi gastrici, che rispedì a forza giù nell’esofago.
Si guardò in giro con aria disperata, nel tentativo di trovare il
cadavere della propria Dea che aveva brutalmente assassinato. La sua
testa era scossa da indicibili pensieri; la Terra era condannata, Athena
era morta e ogni essere vivente sarebbe stato spazzato via dalla furia
di Hades, signore degli Inferi, e tutto per colpa di una sua svista!
Continuò a far vagare lo sguardo per tutta la sala, ma del cadavere
non ve ne era traccia. Così la sua mente razionale, ritrovando un po’ di
lucidità creduta irrimediabilmente perduta, arrivò all’unica
conclusione possibile: un’illusione. Hades l’aveva ipnotizzato e gli
aveva fatto vivere quell’orrida esperienza. Ma come? Quando poteva
averlo stregato a quel modo? Poi Capì. Quando Shaka incrociò lo sguardo
con il Dio; quello era stato l’inizio dell’illusione.
Tuttavia, un’altra consapevolezza agghiacciante lo raggiunse: non
aveva percepito minimamente il Cosmo di Hades, quando questi lo aveva
soggiogato. Un colpo al cuore gli provocò un respiro più pesante degli
altri: che Hades potesse non utilizzare il Cosmo per attaccare? Ma ciò
era inconcepibile!
Calmatosi per quelle visioni ingannatrici indotte da Hades, si
ricompose, e guardò nuovamente negli occhi il signore degli Inferi, con
una rabbia divampante nello sguardo. Gliel’avrebbe fatta pagare cara per
quell’incubo infernale a cui aveva fatto da passivo spettatore. Il solo
immaginarsi il divertimento di Hades mentre lui vedeva quel sogno
lucido, lo faceva ribollire di furore. No! Non avrebbe perdonato un
simile affronto, nemmeno ad un Dio!
Il signore degli Inferi sembrò soddisfatto della reazione del Saint, e chiese con falsa premura:
«Shaka, credevo che stessi accompagnando Athena, dove eravate finiti?»
Il Saint guardò verso il basso per una frazione di secondo, cosa che
non sfuggì al Dio e rispose che non immaginava che il luogo in cui
risiedeva il Dio dell’Oltretomba fosse nella Giudecca, quindi si stavano
dirigendo verso i Campi Elisi. Un viaggio estenuante, che avrebbe messo
persino in difficoltà la stessa Athena, nonostante ella possedesse
capacità notevoli. E quel piccolo gesto che pocanzi aveva mostrato
Shaka, portarono il Dio a credere che il Saint si colpevolizzasse
parecchio per questa sua mancanza, ma soprattutto vedeva l’amarezza che
albergava nella sua anima per la sorte toccata a Shun.
*
Stolto. Credevi che giungendo prima alla Giudecca tu potessi impedire la
mia possessione? Oltre ad essere altezzoso sei pure presuntuoso. Il
piccolo assaggio che ti ho dato pocanzi non è stato sufficiente a farti
scendere da quel piedistallo che ti hanno conferito gli uomini?
Forse sono stato troppo indulgente, ma sento che la protagonista di
questa tragedia sta per arrivare. Avrei dovuto sbarazzarmi subito di
questo indiano onnisciente, ma potrebbe tornarmi utile contro la mia
cara nipotina… ma sì. Lasciamolo vivere ancora un po’, tanto anche lui
perirà insieme alla Terra, sotto la morsa della Greates Eclipse.
Virgo Shaka, saggerò la tua fedeltà ad Athena. Vedremo come reagirai.
Uh, uh, uh!
*
Il Dio assunse un’espressione addolcita, e con voce melliflua chiese
al Saint, ora sul piede di guerra e più attento che mai, dove si
trovasse la sua Dea. Shaka, intuendo il tranello, chiuse gli occhi e
sogghignò. Finalmente aveva smascherato quell'essere infido come una
serpe; non si sarebbe fatto incantare dalle sue belle parole e dal suo
bel visetto angelico, che un tempo apparteneva ad un suo valoroso
compagno. La voce gelida del Saint di Virgo si propagò nella stanza:
«Tu ormai stai per morire, non hai bisogno di saperlo.
Hades, mi dispiace per te, ma ora ti tolgo la vita!»
Il Saint si getto alla velocità della luce verso lo scranno,
l’avrebbe fatta finita in pochissimo tempo. Un Dio non è portato al
combattimento: non si sarebbe nemmeno accorto della mano tesa come un
coltello che gli avrebbe trapassato la gola, facendolo perire tra flotti
di sangue e, ne era certo, lacrime di dolore e di folle agonia. Questa
esecuzione, per quanto terribile, non sarebbe stata sufficiente per
sanare il proprio orgoglio ferito, e per la perdita di quel dolce
ragazzo che era Shun…
Il tempo sembrò rallentare; in un millesimo di secondo Shaka si era
portato a metà scalinata, e avrebbe raggiunto il bianco collo della sua
vittima in meno tempo. La vendetta era vicina, ma… non poteva essere
vero! Hades lo stava fissando con un folle ghigno sul volto, reso ancora
più cupo e spaventoso dalle ombre che i giochi di luce delle candele
creavano nella sala. Quello non era lo sguardo di un uomo, era quello di
un demone!!! I suoi occhi si iniettarono di sangue, e la sua bocca si
spalancò, ruggendo e mostrando zanne affilate come spade. Quello era il
vero volto di Hades?!
«Aspetta, Shaka!»
Una voce femminile fece
ritornare alla realtà il Saint della Vergine, che si
voltò di scatto verso l’origine di quel Cosmo.
«Tsk!»
La voce di Hades,
infastidita da quell’interruzione, illuminò la mente
dell’Illuminato. E si maledì per questa rivelazione:
nuovamente beffato da un’illusione, e salvatosi grazie all’arrivo della
sua Dea. Shaka non comprendeva di quale tecnica Hades si servisse per
creare illusioni senza usare il Cosmo, e si vergognò amaramente di non
essere riuscito a terminare quell’essere diabolico prima dell’arrivo di
Athena.
La voce parlò ancora, mentre una figura di fanciulla si materializzava tra le tenebre della sala:
«Non devi toccare Hades.»
Il volto del Dio tornò ad essere quello freddo e impassibile di una
bambola di porcellana, mentre i suoi occhi si accendevano di rancore;
quella donna che da sempre, fin dai tempi del mito impediva le sue mire
di conquista si era finalmente mostrata:
«Athena…»
L’aria divenne incandescente; le due divinità ampliarono i loro
Cosmi fino ad impregnare l’ambiente circostante. Shaka non poté che
indietreggiare di fronte a quella dimostrazione di potere: la sua Dea si
stava dimostrando per la guerriera che era, anche se non amava le armi,
il suo spirito di giustizia le conferiva un’aura minacciosa quasi
quanto quella di un Gold Saint. Lo sguardo serio e risoluto, i capelli
smossi da quell’imponente emanazione cosmica le donavano un aspetto
divino, pari a quello di Hades. Tutto a un tratto, il Cosmo del signore
degli Inferi scomparve. Di nuovo?! Ma non poteva essere vero. Hades si
era arreso? Quest’opzione non poteva essere veritiera; non si era mai
sentito che in una Guerra Sacra, il Dio si ritirasse dalla battaglia, ma
allora che stava succedendo?
Hades sorrise malignamente, spostando la testa leggermente in
avanti, per poter osservare meglio quel fragile corpo di fanciulla. La
voce gelida che ne seguì il gesto, fece rabbrividire quelle giovani e
deboli spalle di donna:
«Finalmente sei arrivata Athena. Ad offrirmi la tua vita, mpfh!»
Nonostante il brivido iniziale, la giovane si avvicinò alla
scalinata che conduceva ad Hades. Ma la sua strada venne ostacolata
dall’intimazione di Shaka, che le consigliava caldamente di non
avvicinarsi, altrimenti sarebbe stata in pericolo, ed aggiunse che ci
avrebbe pensato lui ad eseguire quella carneficina; tuttavia, la sua
voce tremante ed i sudori freddi che gli imperlavano il bel viso
orientale, tradirono la sicurezza ostentata nell’affermazione
precedente.
Athena chiuse gli occhi e con sguardo preoccupato affermò che non
avrebbe mai potuto colpire il Dio, dato che il corpo era quello di Shun.
I suoi occhi verdi si aprirono, carichi di tristezza e dolore per la
sorte toccata a quel giovane puro d’animo.
La sua ascesa verso Hades venne ulteriormente sbarrata dalle grida
di disprezzo del Gold Saint. Il suo timbro esprimeva tutta l’amarezza e
la colpevolezza che provava verso sè: se non avesse fatto quell’errore
di valutazione, forse Shun… ma ormai era tardi. La sua anima candida
come la neve era stata annientata, nulla era rimasto del giovane Saint
di Andromeda, se non quelle fattezze usurpate da Hades. La collera lo
accecò, facendogli stringere i pugni fino a far scricchiolare le
falangi: l’anima di Shun chiedeva, anzi, meritava vendetta, e lui, Virgo
Shaka, avrebbe saziato quel desiderio pienamente condiviso. Il suo
sguardo incrociò nuovamente quello del Dio, e vi rivide il fanciullo che
un tempo aveva cercato di uccidere, e che aveva portato al suicidio il
fratello. Nonostante i suoi terribili peccati, Shun gli sorrideva
ugualmente. Gli apriva il proprio cuore, come aveva fatto con tutti gli
altri Saint che avevano cercato di eliminarli.
Una lacrima intrisa di puri e casti ricordi percorse liberatoria la
guancia di Shaka, per poi cadere nel vuoto e dissolversi sul pugno
destro sigillato del cavaliere dorato.
La mano di Athena si posò consolatoria ed autoritaria su quell’arto
teso e, con tono che non ammetteva obbiezioni, disse al Saint di non
interferire. Perché Hades aveva capito sin dall’inizio quali erano le
intenzioni della Dea. Non sapeva spiegarsi come fosse possibile ciò, ma
l’unica cosa certa era quell’affermazione di scherno che il Dio le aveva
rivolto appena entrata, e che le aveva fatto capire il perché il
signore dell’Oltretomba avesse ritratto il proprio Cosmo: sapeva che non
aveva intenzione di combattere.
Athena riprese il proprio cammino verso lo scranno; ogni passo che
la portava più vicina ad Hades, era come fare un passo verso la pena
capitale, esattamente come la regina Maria Antonietta di Francia, che
era perfettamente conscia della propria fine. Un passo, e poi un altro,
ed ancora uno. La Dea stava perdendo la calma; quella salita stava
minando le sue facoltà mentali. La sua sicurezza stava lentamente
scemando e più si avvicinava a quella persona gelida, più il suo cuore
aumentava le pulsazioni, conscio della sorte che le sarebbe toccata.
L’anima di Athena la implorava di fermarsi, di impedire quell’atto folle
e scellerato che stava per compiere, perché era un rischio non solo suo
ma anche della Terra intera. Il respiro si fece affannoso, ed intanto
la fanciulla vedeva più da vicino quel volto meraviglioso e impassibile
che si avvicinava ancora e ancora. Il corpo venne percorso da sudori
freddi che le scendevano per la nuda pelle e si impastavano con il
candido abito.
Athena, la Dea della Saggezza e della Giustizia, aveva paura. Paura
di non poter salvare nessuno, di perdere la vita, ma soprattutto aveva
paura di Hades! Quell’essere era stato persino capace di soggiogare
Andromeda Shun, uno dei suoi Saint più fedeli e devoti, e nemmeno
Phoenix Ikki era stato in grado di salvarlo… il terrore di non poter
fare nulla per fermare i folli piani di conquista del signore degli
Inferi era grande, troppo per le sue fragili spalle, che non erano state
forgiate dalle battaglie titaniche dei suoi cavalieri. Quindi come
poteva lei, una donna che si era sempre affidata ai propri Saint, poter
sconfiggere un mostro simile?
*
Molto laconico, la Dea che non ha più speranza di vittoria sul suo
nemico tenta un ultimo e disperato atto di forza verso un essere
superiore.
Ma arrivare ad uccidersi per salvare degli insulsi essere mortali…
Athena, tu nutri ancora fiducia per questo popolo scellerato e
peccaminoso, che non ha fatto che oltraggiare questa Terra e gli Dei,
loro creatori.
Perché? Ormai
dovresti aver capito che gli uomini aspirano solo al potere e alla
supremazia, perfino su noi esseri immortali.
È meglio che tu apra gli occhi subito, altrimenti verrai tradita da i tuoi tanto difesi mortali.
*
La fanciulla arrivò infine al cospetto del Dio, che la fissava con
occhi gelidi. Nonostante l’enorme paura che le scuoteva le membra,
Athena sostenne quello sguardo. Vi vide odio e rancore, cinismo e
frustrazione, fuoco e ghiaccio… sentimenti contrastanti che animavano
quel volto apatico e distaccato. Anche se la sua pelle era scossa da
tremiti violenti, che fecero incurvare leggermente all’insù le labbra
del signore degli Inferi, la donna chiuse gli occhi e prese un profondo
respiro, come un’ultima baccata d’aria prima di venire completamente
sommersi dall’acqua. Quando li riaprì, Hades la stava fissando con più
intensità, come a volerle scrutare l’anima. La giovane, mostrando tutta
la sua umiltà verso quel Dio, si prostrò in segno di resa.
E così Hades aveva sconfitto Athena.
«Hades, ho un favore da chiederti.»
Dalle rosee labbra della fanciulla uscirono parole flebili, timide
ed insicure, come il cuore della giovane donna che si era arresa davanti
al potere del Dio. La sorpresa per quel gesto non scosse solamente
Virgo Shaka, che aveva espresso tutto il suo stupore irrigidendosi e
lasciandosi sfuggire un lamento sommesso, anche il signore
dell’Oltretomba perse quella totale apatia mostrata fino a quel momento.
Le sue labbra si schiusero così come gli occhi tenuti impassibili. Non
si aspettava certo un simile atto di umiltà da parte di quella persona
che fin dall’epoca mitologica aveva sempre impedito la sua ascesa sulla
Terra. La sua voce, impassibile come la sua persona, manifestò tutto il
suo stupore:
«Un favore?»
La Dea chiuse gli occhi e chinò la testa verso il basso, facendo
scivolare i bei capelli castani davanti al viso e alle spalle, come a
protezione:
«Ti supplico di
fermare la Greatest Eclipse con il tuo potere; non voglio che la Terra
venga avvolta dalle tenebre…»
*
Tutto qui…? E poi cosa mi chiederà, di riportare in vita gli umani morti durante questa Guerra Sacra?
Mi auguro che non si aspetti che io acconsenta alla sua richiesta.
A meno che…
*
Il Dio chiuse gli occhi e ridacchiò tra sé; cosa aveva osato
chiederle quella ragazzina arrogante? Davvero credeva che una supplica
l’avrebbe convertito al suo intento di distruzione di massa? Hades parlò
con voce gelida e derisoria, imprimendo nelle sue parole tutta la
delusione che provava per quella richiesta. Oramai la Greatest Eclipse
non si poteva più fermare, l’allineamento dei pianeti era imminente, e
nemmeno volendo sarebbe riuscito ad impedire ciò che aveva progettato.
L’oscurità avrebbe travolto la Terra in maniera perenne, e nessuno
avrebbe potuto impedirlo… tranne il Dio stesso, ovviamente.
La dea iniziò a sudare vistosamente; sapeva che non sarebbe stato
così semplice fermare l’imminente sciagura, ma aveva ancora una moneta
di scambio molto allettante persino per quell’essere impassibile che se
ne stava seduto su quello scranno di porpora e d’oro.
La Dea chinò ulteriormente il capo, facendo sfiorare la fronte contro il freddo marmo del pavimento:
«Per questo lo sto chiedendo a te… in cambio della mia vita… per favore…»
La voce tremava, mentre il corpo si era irrigidito alle sue stesse
parole. Quella era l’unica cosa che potesse offrire al sovrano
dell’Oltretomba, la sola merce di scambio che poteva far desistere il
Dio dai suoi intenti. Hades sembrò aspettarsi una simile offerta, anche
perché era l’unica che la fanciulla potesse avanzare. Nei suoi occhi
profondi come le tenebre che presto avrebbero avvolto interamente il
mondo, una scintilla di trionfo illuminò quella coltre buia. E l’urlo
che il Gold Saint lanciò con sgomento non appena recepì ciò che la Dea
aveva conferito, non fece che aumentare la letizia provata in quel
momento di vittoria assoluta. Uno scambio non indifferente: una vita
divina, sacrificata per un intero mondo. Un prezzo più che
soddisfacente, dato che il Dio, creando quel patto, avrebbe scongiurato
sì la Greatest Eclipse, ma nulla gli impediva di sprofondare gli uomini
nell’oblio, ed inoltre avrebbe ottenuto la morte dell’acerrima nemica.
La tensione che si creò nella sala era così tesa che perfino il
tempo sembrò rallentare il proprio corso, in attesa del responso che
Hades avrebbe dato. Un tremito di spavento assalì i due ospiti, non
appena il padrone di casa parlò:
«E sia; la tua vita sarà mia!»
La lancia, dapprima appartenuta a Pandora ed ora abbandonata sugli
scalini della sala, levitò nell’aria, come posseduta da una forza
invisibile, e scomparve, per materializzarsi immediatamente nel pugno
destro del Saint di Virgo. Il giovane indiano non capì il perché di quel
gesto, ma non appena il Dio proferì il suo volere, lo sgomento si
trasformò in rabbia e disgusto. Non credeva davvero che lui, il Saint
più vicino ad Athena avrebbe potuto…
«Che ti succede? Athena ha detto di voler sacrificarsi per salvare
la Terra; per te dovrebbe essere un grande onore esaudire l’ultima
desiderio della tua Dea.»
Quel tono canzonatorio che Hades aveva usato fece ribollire di ira
Shaka, che si era fatto cupo in viso. Avrebbe trafitto volentieri
qualcuno.
«Ma non sarà lei a morire!»
Mentre urlava ciò, il Saint piegò all’indietro il braccio destro e
scaraventò la lancia verso Hades, con tutta la forza e la rabbia che
aveva in corpo. Questa volta non avrebbe fallito. Ma accadde una cosa
che lasciò Shaka sbalordito e spaesato: Athena si era alzata di scatto
ed aveva interrotto la traiettoria del tridente, afferrandolo al volo ed
espandendo il Cosmo. Ciò che seguì quel gesto sconvolse maggiormente il
cavaliere, che sgranò gli occhi ed aumento i respiri, facendo sollevare
ed abbassare ad un ritmo troppo serrato il torace, provocandogli dolore
al petto e alla gola. Il Cosmo di Hades, ora lo sentiva, ma non vi era
stata la solita crescita; era come se fosse comparso dal nulla, ed era
esattamente alla pari con quello della sua Dea. La consapevolezza
traversò la mente del Saint di Virgo: ora capiva come il Dio sembrasse
non usare il Cosmo, ma se ciò che aveva intuito fosse stato reale, non
vi era modo di fermare quel… mostro!
Il tono di rimprovero che Athena usò con il suo cavaliere nel dirgli
di non intromettersi, fece ammorbidire un poco il volto del signore
degli Inferi. Qualcuno che per il bene del proprio padrone era disposto a
contraddirlo; davvero molto leale, ma un Dio non poteva tollerare la
disobbedienza. Così fece arrivare nella propria mano l’arma che la
fanciulla aveva gettato a terra qualche istante prima. Impugnando il
tridente, volse il suo sguardo gelido e colmo di disprezzo verso il Gold
Saint e, alzatosi dal trono, iniziò ad incamminarsi verso quel verme
che aveva osato cercare di uccidere una divinità come lui, Hades,
sovrano dell’Oltretomba.
Tuttavia, la sua avanzata venne interrotta dal corpo di Athena, che
si posizionò davanti al Dio, e aggiunse che era lei il suo obiettivo.
Quello sguardo lo implorò di abbandonare l’ostilità nei confronti di
Shaka. Scongiuro che Hades ignorò, ed aggiunse freddamente e con voce
che non nascondeva lo sdegno e il disgusto:
«Se non ti sposti, trafiggerò anche te.»
Lo sguardo risoluto che la donna gli rivolse fece spazientire il
Dio. Athena non voleva collaborare, allora l’avrebbe resa partecipe
della sorte che spettava al giovane indiano.
Hades sollevò l’avambraccio sinistro, lasciando il polso morbido, in
modo che la mano ciondolasse. La fanciulla venne sollevata da terra,
come avvolta da dei lacci, ed a un nuovo cenno venne scaraventata di
schiena contro una colonna. Allo schiocco di dita del Dio la fanciulla,
che non si era ancora ripresa dal dolore e dalla sorpresa, venne avvolta
fulmineamente da due robuste corde, che ne legarono alla colonna il bel
corpo. Athena, spiazzata ed intorpidita da quel trattamento barbaro,
sentì la vista annebbiarsi. Probabilmente la percossa le aveva fatto
battere la testa, ma non poteva permettersi di perdere i sensi. Richiamò
il Cosmo e cercò di spezzare quelle corde, che tuttavia si strinsero
maggiormente alla donna, facendole scricchiolare le ossa. Ma quel
contatto più stretto fece captare un particolare inquietante alla
fanciulla; data la scarsa luce non vi aveva fatto subito caso, ma quelle
corde erano fredde, ruvide sulla pelle e si muovevano, come se
respirassero a tempo con il proprio respiro. La Dea trattenne il fiato,
ed il corpo venne scosso da tremiti violenti; gli occhi si sbarrarono, e
la bocca si spalancò, cercando di urlare, ma nulla uscì dalla sua gola.
L’orrore per quella consapevolezza le aveva paralizzato l’intero
sistema nervoso, quando avvertì sulla propria guancia sinistra uno
strano e sinistro fruscio. La giovane si voltò di scatto, trovandosi
davanti un soffiante ed enorme serpente, che venne immediatamente
raggiunto da un gemello. Quei quattro occhi gialli rispecchiavano lo
sguardo terrorizzato e sbiancato di Athena, che si dimenò nella speranza
di liberarsi. Quello che ottenne fu l’avvicinarsi dei due rettili, che
spalancarono le fauci per divorarne la testa. Il tutto avvenne sotto gli
occhi increduli di Virgo Shaka.
«A-Athe… AAAAAAAhhhhhh!!!»
Un urlo straziato immobilizzò tutti i presenti nella sala: il
tridente aveva trapassa il petto di Shaka, facendo colare sangue e
fluidi corporei sul marmo candido e liscio. Un filo di sangue scivolò
lungo il manico del tridente e raggiunse, quasi timidamente le bende che
coprivano i palmi e i polsi di Hades. Il Saint ansimava, e più cercava
di prendere aria, più velocemente il sangue, l’acqua e la vita lo
abbandonavano. Gli occhi cerulei si riempirono di lacrime, che si
mischiarono con il sangue. Lui, che non si era mai fatto distrarre dai
sentimenti, era stato ucciso per la preoccupazione verso la sua Dea.
La fanciulla sgranò gli occhi, e nonostante quelle creature si
avvicinassero al suo volto con aria minacciosa, gridò a squarciagola:
«Shaaaaaaaakaaaaaaa!!!»
La punta del tridente si avvicinò pericolosamente al volto di
Athena: lo shock fu tale che la fanciulla agì d’istinto ed afferrò con
la mano destra quella lama. La fronte ancora grondante di sudore, il
respiro accelerato e che le bruciava la gola, il cuore che pompava il
sangue in maniera troppo frenetica e che poteva cedere da un momento
all’altro… cos’era quello?! Un illusione? Ma quando l’aveva lanciata.
«Che ti succede? Non eri forse pronta ad immolarti per la Terra…? Oppure la vita ti è ancora cara?»
Lo sguardo impassibile e quel tono piatto e privo di emozioni,
fecero perdere quel poco di lucidità che era rimasto alla giovane donna;
espanse il suo Cosmo, spinta dalla rabbia e dal disprezzo che nutriva
per quell’essere che le aveva mostrato una così cruda allucinazione.
Nuovamente comparve quello di Hades, come se fosse apparso da un’altra
dimensione. Ora Shaka ne era certo!
Athena inclinò la lancia verso l’alto, in modo da impedire al Dio di
colpirla in punti vitali, e con fare minaccioso, spinta principalmente
dall’ira e dallo spavento di qualche attimo prima, ordinò ad Hades di
fermare la Greatest Eclipse:
«Finché non l’avrai fermata, non ti permetterò di fare del male a
nessuno! Né a Shaka, né a Shun! A nessuno! Il mio dovere è quello di
proteggere tutti gli esseri viventi di questo mondo. Per questo sono
rinata in quest’epoca!»
Il sangue vermiglio della Dea scivolò timidamente lungo l’asta del
tridente, raggiungendo le bende che fasciavano le mani del signore degli
Inferi. A quel contatto, Hades sentì come una scossa attraversarlo da
parte a parte, ed immediatamente si ritrovò catapultato nella propria
placenta dell’anima: il Limbo. Ma come era possibile?! Quel luogo
dovrebbe essersi disgregato, data la sua completa assimilazione
dell’anima di Shun. Allora perché? Perché?!
Un’improvvisa percezione cosmica gli fece apparire chiaro il motivo.
Il suo sguardo, dapprima incredulo ed incapace di ragionare
lucidamente, si trasformò in una maschera d’ira e odio, tale che il
proprio Cosmo creò un’onda d’urto che si propago per tutto il mare
sanguinolento:
«TU!!!»
Giudecca
Il volto di Hades mutò notevolmente espressione; il dolore si
dipinse sul suo volto, mentre delle gocce di sudore cominciavano ad
imperlargli il volto. Stava soffrendo, ed Athena ne capì presto il
motivo. Poteva sentirlo…
«Forza Shun! Svegliati! Combatti l’anima di Hades che si è impossessata del tuo corpo!»
Le urla isteriche ed intrise di dolore del Dio riempirono la sala, rimbombando nell’ombra.
Limbo
Shun, il giovane Saint di Andromeda, era vivo?!
Ma era diverso da prima; i suoi occhi verdi, erano vacui, e non
avevano più alcun riflesso di paura, bensì al loro interno ardeva una
fiamma di ribellione, che bruciava copiosamente, ed infondeva forza ad
fanciullo. Il Dio si scagliò immediatamente contro quella fragile anima
che lo aveva fatto sì divertire, ma ora gli stava procurando fastidio ed
un incredibile dolore. Difatti, la sua anima era stata colpita da un
Cosmo rovente come il fuoco, nel momento esatto in cui il sangue di
Athena aveva toccato il suo corpo. Ma certo! Quel sangue aveva
risvegliato la forza di volontà sopita del Saint!!!
Il Dio si fermò a metà strada, notando qualcosa che lo sconvolse fin
dal profondo, gli fece sgranare gli occhi e la bocca, fino a far
scricchiolare la mascella. Dietro al fanciullo, vi erano le anime dei
precedenti ricettacoli, ancora in fiamme per il colpo infertogli dal
Dio, che avevano poggiato la mano sulla schiena del Saint. Le fiamme,
dapprima di un colore tetro e lugubre, divennero di un rosa intenso, che
ricordava il colore dei ciclamini in fiore, e si spansero per tutto il
suo corpo. Ora la fiamma della ribellione non ardeva più solamente negli
occhi del cavaliere, ma ne avvolgevano le intere fattezze!
Hades indietreggiò: quel calore, così intenso e soffocante lo
spaventava. Non aveva mai trovato nessuno che lo avesse rifiutato, e men
che meno qualcuno che avesse avuto il coraggio di contrastarlo. La
confusione avvolse completamente la psiche calma e razionale del Dio.
Come era potuto accadere che lui non avesse previsto una cosa del
genere?! Perché non aveva preso immediatamente la vita di Athena quando
ne aveva avuto la possibilità!
Un violento colpo lo fece rinsavire. Il dolore che conseguì
quell’attacco era ardente come il fuoco, e ne aveva squarciato il
fianco. Tuttavia, il corpo non si dilaniò semplicemente; la parte
colpita iniziò a bruciare, facendo urlare Hades di dolore e di terrore.
Non poteva essere vero. Lui, Hades, Dio dell’Oltretomba, costretto a
quell’immenso dolore da un fragile ragazzino?! Non lo avrebbe mai
accettato!
Ma, per quanto cercasse di espandere il suo Cosmo per sopraffare le
fiamme, queste aumentavano d’intensità e crescevano. Un secondo colpo lo
colpì in pieno petto, facendo aumentare i gridi di agonia del sovrano
degli Inferi.
«Questa è tutta la rabbia, tutto il furore, tutta l’amarezza e tutta
la ribellione sopita nelle nostre anime. Hades, mentre ero prigioniero
del tuo influsso malefico, ho capito la tua tecnica, ed anche Shaka se
ne è accorto. Tu hai la capacità di adattare il tuo Cosmo a quello dei
tuoi avversari; per questo non si riesce a percepire i tuoi attacchi –
intanto, il fuoco inghiottì completamente l’anima di Hades, che divenne
un braciere vivo, ed il Saint iniziò ad avvicinarsi a lui, mentre i
ricettacoli affondarono nuovamente in quel mare insano – ma non sei in
grado di seguirne gli sbalzi, per questo sembra apparire da nulla.
Tuttavia, anche se sei un Dio, non puoi eguagliare tanto facilmente il
Cosmo di un Saint e di tutti questi animi puri che un tempo hai
usurpato.»
Shun si portò dinnanzi al volto del Dio, che soffriva terribilmente,
e guardò in quegli occhi gelidi, ora colmi di lacrime e di terrore. A
veder ciò, Shun sembrò ammansirsi, e chiuse gli occhi. Ma li riaprì
immediatamente, mostrando uno sguardo che non avrebbe lasciato dubbi
sulla fratellanza con Phoenix Ikki. Quelli occhi colmi di fuoco e odio
sembravano appartenere alla Fenice.
Giudecca
Il corpo di Shun venne attraversato da scariche elettriche
potentissime, ed il colore dei capelli sembrò tornare al colore
originale. Le urla di agonia di Hades riempivano ancora l’aria:
«Aaaahhhh! Che dolore! Non posso più stare in questo corpo!!!»
Limbo
Shun caricò il
bracciò destro e lo scagliò contro la guancia sinistra
del Dio, urlando con le lacrime agli occhi:
«QUESTO È PER MIO FRATELLO IKKI!!!»
Il colpo fu tremendo; la testa di Hades si staccò dal corpo, mentre lanciava un ultimo grido di straziante dolore.
Giudecca
Una testa di uomo, composta di fumo nero come le tenebre si levò dal
corpo di Shun, che cadde a terra prono oramai privo di forze. Il fumo
si contorse su se stesso ed assunse una forma quasi umana: gli unici
dettagli che ne delineavano quello che doveva essere il volto, erano due
grandi fessure diagonali, illuminate di una luce rosso sangue, e da una
fessura orizzontale che doveva rappresentare la bocca.
Shaka e Athena guardavano increduli quello spettacolo inquietante; era dunque quello lo spirito di Hades?!
Una voce gelida, cavernosa e cupa ruppe l’aria pesante che si era formata in quegli attimi di stridente attesa:
«Non può
essere! Il corpo di Shun ha rifiutato la mia anima… eppure era
destinato a diventare mio! Perché?!»
Questa volta fu Athena, che impugnava ancora la lancia, ad interrompere il silenzio di tomba che si era formato:
«Ti sbagli, sei stato tu a scegliere Shun; ma lui è nato per
diventare Saint di Andromeda, non per offrire il suo corpo a te.
Rassegnati: non c’è più nessun corpo adatto ad ospitarti, quindi
scongiura la Greatest Eclipse e poi torna al tuo sonno millenario!»
*
Mai! Ora sono troppo vicino alla vittoria per poter ritirarmi a questo modo!
Maledetto piccolo Saint! Come hai osato rifiutarmi?!
Ma non importa; mi riapproprierò di te, non appena avrò dato ciò che merita a questa piccola intrigante!!!
Athenaaaaa!!!
*
L’immagine d’ombra dello spirito di Hades si espanse, divenendo
gigantesca. Quella piega che faceva da labbra si incurvo paurosamente,
come se fosse una falce di luna. Ai lati di quel ghigno diabolico, si
materializzarono delle enormi mani munite di lunghi artigli affilati,
che cercarono di stringersi attorno al corpo della giovane donna:
«ATHENA, COSÌ COME IO HO PERSO IL MIO CORPO, LO PERDERAI ANCHE TU, PERCHÉ LO DISTRUGGERÒ!!!»
La ragazza, inizialmente presa dal panico, ma incoraggiata dall’urlo
di avvertimento lanciato da Shaka, lanciò il tridente verso quel
malvagio essere.
Ci fu un esplosione che avvolse tutto. Poi il nulla.
Lo spirito di Hades era scomparso! Era finita!
Athena si voltò verso il proprio Saint, con un sorriso dolce sulle
labbra… ed il volto di Shaka divenne più bianco di un cadavere.
Dietro la Dea vi erano di nuovo quegli occhi e quella falce di luna
sanguinolenta. Le mani nere si chiusero immediatamente attorno al corpo
della fanciulla, imprigionandola totalmente. Poi il vuoto, la
distruzione e le macerie.
Le sole cose che rimembravano la tragedia appena compiutasi, furono
il suono sordo del corpo di Shaka che rovinava a terra sconvolto, e la
risata malefica e trionfale di Hades!
Angolo dell’Autrice:
Finalmente ce l’ho fatta!!! Perdonate l’attesa, ma è stato un parto
davvero travagliato. E me ne dispiaccio, ma manca ancora poco alla fine
di tutto.
Perdonate la mia sadicità nei confronti di Saori Kido, ma l’ho sempre
odiata… l’ho etichettata da subito come oca arrogante e altezzosa, fin
da bambina, ed è ancora tale.
Forse finirò il tutto prima di settimana prossima; quindi, preparate i fazzoletti!
A prestissimo. XD
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Capitolo 16 *** Sonno Eterno ***
Piccola shot, che si può definire come un capitolo extra; non è
indispensabile, ma aiuta a capire ciò che succede dopo il grande salto
che farò... anche se, quasi tutti voi che la leggerete, avrete come
minimo visto l'anime; quindi saprete come va a finire... XD
Sonno Eterno
{Pandora}
Lungo i corridoi lugubri e bui del
palazzo di Hades, dei rumori di affanno e di passi veloci e pesanti
echeggiavano sinistramente, interrompendo quel solenne silenzio che da
sempre li avvolgeva. Pandora stava correndo, con il volto affaticato ed
il respiro irregolare ed accelerato, i capelli appena lavati ed intrisi
di olio profumato all’essenza di sandalo ancora umidi ed imperlati di
quell’acqua che l’aveva avvolta fino a poco tempo fa, si muovevano
scompostamente spinti dall’aria, che sembrava voler ostacolare la folle
corsa della fanciulla.
Non vi era dubbio nel cuore portato allo stremo della sorella
terrena dei signore degli Inferi; quello che aveva avvertito era
un’esplosione cosmica di proporzione assurde. Era come se due Cosmi
estremamente potenti si fossero scontrati. Ma ciò che preoccupava
maggiormente la giovane, era il nulla che ne era succeduto.
Tra un ansito e l’altro, una terribile supposizione stava prendendo
sempre maggiormente il sopravvento sull’animo inquieto di Pandora.
*
Non può essere vero?! Non posso credere che il signor Hades possa essere scomparso!
È assurdo! Il Dio del mondo dei Morti non può essere stato annientato da Athena.
Inoltre era anche riuscito ad impossessarsi del suo corpo terreno; aveva sopraffatto perfino l’anima di…
Oh, no! Non può essere!!!
Questo Cosmo… è di…
Andromeda Shun!!!
{Hades}
Elisio
Quell’enorme emanazione cosmica si riversò nei campi incontaminati e
puri dell’Elisio, luogo creato da Hades, per permettere agli Dei ed
alle anime scelte da essi di trascorrere una vita serena e priva di
afflizioni. Maestosi campi fioriti di corolle dagli sgargianti colori si
disperdevano a vista d’occhio, mentre adornavano quelle antiche
costruzioni greche di un candido marmo. Molti templi dedicati a varie
divinità vi erano collocati.
Quel conglomerato di tenebra si diresse, sorvolando la vallata
illuminata da un Sole perenne, verso un tempio in particolare, dove, ad
attenderlo, vi era un giovane uomo.
Aveva fattezze delicate, avvolte in una candida tunica che ne
avvolgeva l’intera figura; degli spessi spallacci dorati sostenevano la
veste. Il volto era avvolto da un elmetto dorato, profilato d’oro nero,
ai lati del quale vi erano due ali. Quella sinistra seguiva il
lineamento del viso, mentre la destra si estendeva maggiormente,
librandosi nell’aria. I capelli, lunghi e dorati, ricadevano lisci e
lucenti lungo la schiena. Lo sguardo, anch’esso aureo, mostrava
un’espressione seria e saggia.
Il Dio si inchinò non appena l’anima di Hades gli si pose dinnanzi.
Il signore dell’Oltretomba, contraendo il proprio Cosmo, creò una
mano d’ombra, la stessa che aveva stritolato la rivale, e che ora
porgeva il corpo inerme e ferito in più punti della Dea. Porse quel
fragile peso al sottoposto, che, rialzatosi, lo accolse tra le braccia
forti.
La voce cavernosa del Dio parlò:
«Hypnos, fa in modo che Athena non possa più nuocere; donale un
sonno eterno, e poi rinchiudila nel Vaso Sacro. La sua agonia, dovrà
essere lenta e dolorosa.»
Sul volto del Dio del Sonno si accese un sorriso colmo di perfida gioia:
«Sarà un immenso piacere, Sommo Hades.»
La disfatta di Athena, sarebbe stata totale.
Angolo dell’Autrice:
Dato che taglierò un casino di parti importanti, come il Muro del
Pianto, la morte di Pandora, la resurrezione di Ikki, ecc. ho fatto
questo capitolo, (non previsto, quindi all’appello mancano ancora due
capitoli + il finale e l’epilogo che sono già pronti), per far capire a
grandi linee a che punto siamo… non sarà un granché, ma è per far filare
la storia (e per far fare qualcosa a Pandora, che nel manga non viene
più cagata, se non per quando muore… povera).
Detto questo, aggiornerò appena possibile, dato che settimana prossima
ricomincerò l’università avrò problemi con la stesura… chiedo venia in
anticipo… ^^’
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Capitolo 17 *** Divinità ***
Alleluya! Sono finalmente riuscita a pubblicare questo capitolo assai
faticoso da realizzare (alla fine non ce l’ho fatta a finire prima
dell’inizio dell’università).
Un piccolo avviso per chi ha letto il manga: dato che nell’opera gli Dei
gemelli hanno la Surplice nera ma occhi e capelli totalmente diversi
dall’anime, (tipo, io sono rimasta sconvolta quando ho visto Thanatos,
nel bozzetto originale di Kurumada, biondo con gli occhi verdi… per non
parlare di Hypnos… ç_ç), ho deciso che almeno questo dettaglio sarà
presto dalla serie televisiva.
È vero; avevo detto che mi sarei basata esclusivamente sul manga, ma per
favore, i gemelli sono perfetti come li abbiamo visti in TV ^^. Vi
chiedo di perdonare questa mia fissa, e spero che sia condivisa dal più
di voi =)
Detto questo, buona lettura.
Divinità
{Shun}
Thanatos, l’imponente Dio della Morte,
da secoli al servizio di Hades, aveva piegato la volontà del valoroso
Seiya, mostrando lui la commovente tenacia dei suoi compagni, ancora al
Santuario, nel difendere la sorella Seika, vittima del potere
distruttore della morte. La divinità sogghignava malevola, nel vedere la
figura tremante ed agonizzante di quel Saint, quel vermiciattolo che
aveva osato introdursi negli Elisi, e si preparò a scagliare il colpo
mortale, che avrebbe privato del caldo soffio vitale entrambi i fratelli
appena ritrovatisi. Il suo braccio sinistro, ricoperto dall’oro bianco
della Surplice, da secoli sua fida compagna d’armi, iniziò la corsa
mortale che avrebbe segnato la fine di quel piccolo insetto.
Quell’azione fatale, simile ad una falce di morte pronta a strappare la
testa dal collo, come una lucente lama di ghigliottina, si fermò
bruscamente a mezz’aria: qualcosa ne impediva la discesa. Thanatos,
dapprima colto di sorpresa da quell’inaspettata interruzione, si
ricompose immediatamente, tornando ad assumere la sua aria beffarda e
superiore, nel veder l’impedimento che aveva bloccato quella così
piacevole condanna.
Una catena. Una corda di anelli dai riflessi bronzei lo stava
trattenendo per il polso. Il Dio percorse con lo sguardo la lunghezza di
quel giocattolo sadomaso, fino a raggiungere le dolci fattezze del
Saint di Andromeda. Gli occhi argentei di Thanatos, dapprima minacciosi,
si lasciarono traversare da una luce di morboso interesse verso quel
corpo di fanciullo. Il Dio lo squadrò da capo a piedi, facendo scorrere
lo sguardo ripetutamente sul viso di Shun, cosa che fece rabbrividire il
giovane Saint. Pensieri peccaminosi si materializzarono nella mente del
dominatore della morte; quell’aspetto angelico, assai raro persino tra
le ninfe, e che aveva perfino fatto da simulacro al suo signore,
accesero l’interesse, mai riversato sugli umani, di Thanatos. Oh, si
sarebbe potuto divertire parecchio con quel corpo fragile e
fanciullesco, etereo ed efebico, quasi impossibile da identificare come
maschile. L’avrebbe torturato, magari con quelle stesse catene che ora
imbrigliavano il suo polso sinistro, e gli avrebbe fatto gridare il suo
nome, gli avrebbe fatto implorare pietà, e lui, il Sommo Thanatos, da
signore misericordioso, avrebbe esaudito la sua richiesta, regalandogli
la più dolce e piacevole delle morti.
«Non ti permetterò di ucciderli…»
La voce tremante ed alternata da profondi respiri del Saint,
riportarono alla realtà la mente del Dio dal sogno lucido che stava
compiendo.
*
Seiya! Meno male, sono arrivato in tempo…
Ma chi è quest’uomo? Ha un Cosmo immenso.
E poi quello sguardo…
Oh, no! No! No! Quello sguardo no! Non di nuovo! Quella folle luce negli occhi… NO!!!
Shun! Shun! Ora calmati!!! Devi calmarti!
Sei un Saint di Athena, non puoi comportanti come una fanciulla in
pericolo davanti al nemico… corpo: smettila di tremare! Smettila! Ti
prego!!!
Io… io…
*
Il respiro di Shun accelerò
esponenzialmente, quando il Dio gli rivolse uno sguardo divertito e
sbieco. La voce canzonatoria e profonda scosse maggiormente le membra
già tremanti del fanciullo:
«Mpf… ecco un altro verme. Avevo l’impressione che si fossero
introdotti qui altri Saint e che si fossero persi. – un ghigno famelico
apparve sulle labbra del dominatore della Morte – Una catena come questa
non serve a nulla!»
*
Eh?! Che cosa?
Aaaaaaaaah!!!
*
Thanatos diede un violento strattone
alla catena, che fece sollevare in aria il corpo completamente
impreparato del Saint. Raggiunto un’altezza considerevole, la spinta
verso l’alto venne meno, facendo precipitare di testa il giovane, che
riuscì ad accorgersi dell’incremento cosmico dell’avversario. Una sfera
di fuoco si avvicinò pericolosamente a Shun che, con riflessi pronti
creò attorno a se la Rolling Defence.
Tutto inutile: le catene, che da tempo lo avevano protetto in
battaglia, si sbriciolarono davanti agli occhi sbarrati del fanciullo,
che venne investito in pieno dal colpo scagliatogli da Thanatos. Il
Saint di Andromeda cadde tra le corolle colorate ed innocenti, battendo
il volto. Si sforzò di sollevare il viso, mentre un rumore di passi
lenti e solenni si faceva sempre più limpido al suo udito; con un occhio
chiuso per cercare di contenere il dolore per il colpo e per
l’atterraggio poco aggraziato, ed il volto deturpato da una scia di
sangue con sorgente all’attaccatura dei capelli color caramello, vide il
Dio avvicinarglisi con fare poco rassicurante. Nonostante quell’aria
pacata, assunta probabilmente per la certezza di vittoria, la luce che
brillava in quegli occhi argentei ne tradiva le reali intenzioni:
violenti brividi percorsero tutti i nervi del giovane corpo,
amplificando la percezione dei sensi ed aumentando enormemente la
sofferenza già patita dal fanciullo. Piccole perle di sudore
accarezzarono dolcemente il bel volto, per poi staccarsi a malincuore e
diventare linfa vitale per quei fiori che accoglievano le stanche e
fragili membra del cavaliere. Il respiro divenne ancor più affannoso e
accelerato, tanto che le costole sembravano scricchiolare sotto quella
pressione straziante.
Thanatos sembrò apprezzare lo stato in cui versava Shun, perché
affrettò il passo. Ma non giunse mai a destinazione, perché un potente
Cosmo dalle tinte orientali si scagliò alle spalle del Dio, che fu
costretto ad uno scatto per evitare l’attacco. Tuttavia, anche il
dominatore della Morte sembrava godere di una velocità prodigiosa, tanto
da materializzarsi immediatamente dietro uno sconcertato Shiryu ed
abbatterlo con un’altra emanazione cosmica. Così anche il cavaliere di
Dragone venne scaraventato al suolo, inerme ed impotente come Seiya e
Shun.
Il Dio sembrò dimenticarsi del suo obiettivo iniziale, perché si
diresse verso Dragone, e con fare minaccioso scagliò il pugno destro
verso la vittima; ma si udì la voce cupa di Thanatos affermare con
sgomento che metà del suo corpo era congelata. Hyoga!
Immediatamente apparve alle spalle del Dio il Saint del Cigno, che
lo colpì con la Diamond Dust, congelando il nemico. Si avviò verso
Shiryu e si inginocchiò per vedere in che condizioni si trovasse. Ma una
violenta onda d’urto scaturita da una sfera di fuoco scaraventò i due
cavalieri a metri di distanza, mentre la voce del Dio affibbiava loro
titoli poco piacevoli:
«Siete dei pazzi! Dei miseri insetti come voi non possono lontanamente immaginare di potermi battere.
Che i Saint che si sono introdotti negli Elisi siano tutti qui?»
*
Oramai… è finita…
Non abbiamo più forze… e questa volta nemmeno Ikki
potrà aiutarci, dato che la sua Cloth non è protetta dal
sangue di Athena…
Abbiamo fallito…
Che sia dunque questa la differenza abissale tra un uomo e un Dio?
Oh! No! Non venire qui!!!
Non avvicinarti!!! NO!!!
Ikki! Fratello! Perdonami!!! Perdonami!!!
*
Thanatos stava percorrendo in modo
solenne e terribilmente allarmante lo spazio che separava la sua
imponente figura con quella distesa a terra di Shun. L’anima gli gridava
di scappare, di non farsi prendere da quell’uomo, ma nonostante tutti
gli impulsi lanciati dal cervello alle gambe, esse si rifiutavano di
muoversi, paralizzate dal dolore e dalla paura. E intanto Thanatos si
avvicinava, ancora, passo dopo passo, sempre più, così come il terrore
si impossessava del Saint di Andromeda. A pochi passi dalla sua preda,
ormai rassegnata alla sua truce fine, un Cosmo aggressivo e furente
impose al Dio di fermare la propria avanzata.
Phoenix Ikki era giunto nei Campi Elisi.
{Ikki}
Dunque costui sarebbe uno dei più fedeli sottoposti di quell’abominio di Hades? Un Dio?
Devo ammettere che ha un Cosmo impressionante…
Ma ho promesso che avrei vendicato quella persona che ha creduto
ciecamente alla divinità sbagliata, perdendo tutto…
Pandora, la Fenice mantiene sempre la parola data.
*
La figura di Ikki si stagliava impervia
alle spalle del Dio della Morte che, portando gli occhi verso il lato
sinistro, guardò di sfuggita il nuovo avversario, come se al suo posto
fosse giunto un fastidioso verme, il cui scopo era quello di morire
schiacciato. Il Cosmo della Fenice si espanse ulteriormente, quando vide
la direzione di Thanatos: molto probabilmente un riflesso condizionato
dall’istinto protettivo verso Shun. La sua emanazione cosmica divenne
visibile ad occhio nudo, e attorno ad Ikki si alzò una brezza impetuosa,
che smosse i fragili steli dei fiori addormentati sul tappeto di tenera
erba, creando una pioggia ascetica di petali.
«Oh… c’è né rimasto ancora uno. Tu chi sei?»
La voce cupa e profonda del Dio fece intuire alla Fenice che, ora,
la sua attenzione era completamente rivolta a lui. Ikki si presentò ed
aggiunse con rabbia che era giunto per vendicare il rancore delle
persone morte negli Inferi, ma tacendo sulla richiesta di Pandora. La
sua triste fine, così come la sua storia, aveva scosso profondamente
l’animo del giovane, che aveva addirittura cercato di dare una giusta
“sepoltura” al sembiante privo di vita della donna. La compassione
provata in quel momento fu grande, così come la rabbia che ora gli stava
facendo ribollire il sangue.
Il Saint alzò il braccio sinistro, in modo da mettere in mostra la
collana di perle di giada e corni d’avorio, così che fosse chiaro il suo
impegno preso. Non avrebbe avuto pietà questa volta. Nessun
tentennamento, nessuna inibizione; in quel frangente non c’era la vita
di un suo caro in pericolo. Questa volta, la situazione era a suo
vantaggio.
Si scaraventò immediatamente nella direzione di Thanatos, con il
pugno sinistro pronto a colpire. Pochi centimetri e il colpo avrebbe
distrutto la mascella del Dio, ancora nella sua espressione beffarda e
divertita. Ikki vide il suo pugno avvicinarsi sempre più al quel viso
diafano, poi il cielo. Il braccio venne violente frenato da una morsa
che per poco non distrusse il bracciale dell’armatura. La meraviglia e
la frustrazione si dipinsero sul volto frastornato del Saint, mentre
Thanatos constatava a chi apparteneva il gioiello; una risata divertita,
insieme ad un violento colpo cosmico raggiunsero i sensi tesissimi
della Fenice, che venne scaraventata a terra, condividendo la stessa
fine dei compagni.
La collana di giada e avorio, lasciapassare che una pentita Pandora
gli aveva donato in punto di morte, si ruppe, facendo cadere le
brillanti perle, del colore della speranza, in quel prato immacolato,
privandole per sempre della loro luce.
*
Ma cosa è successo? Non posso credere che questo tipo si sia semplicemente spostato!
Non è possibile che non sia riuscito a seguire i suoi movimenti!
E poi… quel colpo. Che dolore! È quasi peggio di quelli inferti da Hades.
Che sia questa la potenza di un Dio?
Ma ho fatto una promessa; non posso cedere.
Oh! La collana! Pandora!
Maledizione!
*
«Sono il Dio che domina la morte. Non c’è motivo per cui chi muore mi porti del rancore.»
La frase, pronunciata a mo’ di presta in giro, fece accrescere
ulteriormente la furia che si era impossessata di Ikki, dandogli la
forza di rialzarsi e di affermare ad un divertito Thanatos che lui non
riconosceva le divinità, e non avrebbe incominciato a farlo davanti ad
un essere spregevole come lui. Il suo Cosmo seguì l’ira delle sue
parole, incrementandosi fino al limite estremo; il Saint caricò il pugno
destro e vi concentrò tutto il furore e l’odio che aveva nel corpo e
nell’anima.
«Hoyoku Tensho!!!»
Il grido, più simile ad un ruggito, fendette l’aria insieme al Cosmo
spropositato e rovente della Fenice: Thanatos venne investito in pieno
dalla possente emanazione cosmica, a tal punto che la maschera della sua
Kamui, armatura degli Dei, si staccò dal suo volto divino. Un urlo
squarciò il pesante silenzio che si era formato.
*
Sì!!! Ce l’ho fatta! Ho sconfitto il Dio della Morte!
Pandora… ora puoi riposare in pace; ti ho…
Eh?! Cosa?!!!
No! Non ci credo!!!
*
Thanatos, Dio della Morte, stava
dinnanzi allo sconvolto ed incredulo Saint di Phoenix, che sbiancato e
tremante, balbettava parole sconnesse. Non poteva credere che il suo
colpo lanciato ai limiti estremi del Cosmo della Fenice non avesse
sortito il minimo effetto. La sicurezza di Ikki vacillò ulteriormente,
non appena si accorse dello sguardo che il dominatore della Morte gli
rivolgeva: il volto diafano era indurito in una smorfia truce, la fronte
contratta e gli occhi, roventi come argento liquido, sembravano voler
uccidere il giovane all’istante. La bocca non aveva più un sorriso
beffardo, bensì un cipiglio carico di disgusto e odio, per via
dell’affronto che quel misero mortale gli aveva arrecato. Togliergli la
maschera: nessuno, fin dai tempi del mito, aveva mai osato tanto. Sulla
fronte, al centro esatto, vi era un marchio nero a forma di stella a
cinque punte, che riluceva di una luce sinistra.
«Sembra che tu sia più tenace degli altri, ma hai commesso un grave
errore togliendomi la maschera: mi hai fatto venir voglia di combattere
seriamente.»
Il tono minaccioso e cupo usato da Thanatos gli fece correre un
brivido lungo la schiena, come sentore per un’improvvisa sciagura.
Difatti il Dio portò le braccia avanti, ed espanse il suo Cosmo, come a
voler dimostrare la propria potenza. Ikki non poté che iniziare a
tremare vistosamente, data la netta superiorità di quell’essere divino.
«Questa è la punizione per aver ostacolato un Dio!
Terrible Provvidence!!!»
Un urlo agghiacciante seguì quella potente emanazione cosmica,
materializzatasi come un’enorme sfera di fuoco viola inquietante. Il
corpo del Saint venne investito in pieno, e l’orrore riempì interamente
l’essenza della Fenice: le sue membra si strapparono, investite da
scariche elettriche che comandavano la scissione delle cellule corporee.
Le viscere uscirono con prepotenza dallo scheletro e dall’epidermide,
lacerando e facendo disperdere nell’aria fluidi corporei e sangue, mente
le varie parti del corpo smembrate si disperdevano dell’immensità dello
spazio. Il volto, rappresentante una maschera di terrore e agonia,
venne deturpato brutalmente, tanto che non solamente il sangue ed il
sudore lo sfregiava, ma anche l’occhio sinistro, che da sempre
caratterizzava lo sguardo della Fenice, venne cavato a forza
dall’orbita. Ma la cosa che più riempì di orrore e sgomento Ikki fu la
percezione della realtà, nonostante la carneficina che Thanatos aveva
disposto per il suo corpo! La Fenice era viva! E sentiva! Avvertiva il
dolore degli arti strappati e sanguinolenti, vedeva il proprio fisico
sgretolarsi nei meandri dello spazio profondo, attraverso l’occhio che
si era scisso dal volto. Ikki stava assistendo alla propria
distruzione!!!
Il Saint di Phoenix cadde al suolo, prono, prosciugato completamente
dalle forze che lo avevano caparbiamente fatto resistere al volere di
Thanatos. Quella terribile illusione, così vivida, così reale, come il
dolore che stava facendo tremare tutti i nervi presenti nel suo corpo,
lo aveva distrutto: sia fisicamente, sia psicologicamente. La Fenice si
era spenta.
{Shun}
Oh, no! Fratello!
Che cosa ti ha fatto?! Perché non ti rialzi?
Sento il Cosmo della Fenice farsi flebile…
Ti prego, Ikki, non mi lasciare di nuovo!
Ikki!!!
*
Il Dio stava rivolgendo le proprie
parole al corpo sfiancato e quasi morente del Saint di Phoenix,
preparandosi a lanciare un nuovo, tremendo colpo, che avrebbe segnato la
fine prematura del leggendario uccello immortale. Ma un suono metallico
e carico di sofferenza lo fece desistere, portando la sua attenzione
lontana dalla sua prematura vittima. Che cosa poteva essere quel lamento
che giungeva fin agli Elisi dalle profondità dell’Inferno? Cosa poteva
essere così forte da varcare la Super-dimensione che separava il mondo
infernale da quello divino? Thanatos si concentrò meglio sul quel
lamento, e non né udì un unico suono, ma bensì molte più voci che
cantavano coralmente il loro strazio.
Oh! Ora comprendeva tutto.
Una risata malefica si elevò nel cielo limpido dei Campi Elisi: le
Gold Cloth piangevano per la loro incapacità di giungere in soccorso dei
Saint di Athena ancora in vita.
«Ma le Gold Cloth non sono in grado di varcare la Super-dimensione
senza l’aiuto di qualcuno di molto potente… come un Dio! Athena è stata
catturata e sta per morire, non avete alcuna possibilità di far giungere
fin qui quelle armature, che da quel che ho sentito, in passato vi
hanno aiutato.»
Detto ciò, Thanatos tornò a concentrarsi sul corpo inerme di Ikki.
Spinto dall’amore fraterno e dal senso di colpa per la rivelazione
che l’anima si Hades gli aveva rivolto e distrutto lo spirito, Shun si
alzò dalla sua posizione sottomessa. Nonostante tutti i muscoli e i
nervi del suo esausto fisico gridassero pietà, e la sua anima urlasse di
terrore per ciò che aveva intenzione di fare, il Saint di Andromeda si
mise in guardia. Le gambe tremavano, ma la testardaggine del ragazzo
fece bloccare l’attacco che il Dio stava preparando per il fratello. E
non solo la sua: tutti i Saint, dapprima ritenuti sconfitti dal
dominatore della Morte, si erano rialzati dalla loro posizione e stavano
fiancheggiando il fanciullo entrato nell’interesse del loro avversario.
Pegasus Seiya, Dragon Shiryu, Cygnus Hyoga e Andromeda Shun stavano
ancora cercando di rivaleggiare con Thanatos, Dio della Morte.
Meravigliato, l’uomo espanse il Cosmo e creò una sfera di fuoco immensa,
che travolse i cinque giovani Saint. Il tremendo colpo, racchiudente
tutta la rabbia del Dio, sbriciolò ciò che restava dei Cloth dei giovani
intrusi, che caddero al suolo, oramai con l’ultima, flebile fiaccola di
speranza spenta.
Un'altra risata trionfale si innalzò dalla bocca del dominatore
della Morte, riempiendo di sconforto ed amara sconfitta i cuori dei
giovani che giacevano ai suoi piedi. D’un tratto, l’ilarità del Dio
venne meno. Il suo volto si fece sconvolto ed incredulo; un Cosmo, pari
al suo, se non più grande, stava mostrando la propria presenza. Ma chi
poteva essere, costui? Chi, tra tutti gli Dei presenti in quell’epoca,
poteva compiere una simile prova di forza? Non poteva essere Athena,
costretta al sonno dal fratello Hypnos. Non poteva essere Zeus; il
grande Padre degli Dei non era ancora stato ridestato… ma allora chi…
oh, no! Non poteva essere lui!
Il signore dei Mari, Poseidon?!
A tal punto si spingeva la voglia di ostacolare Hades, suo fratello
maggiore? Allearsi con la Dea che lo sconfisse nei tempi del mito…
Dalla Super-dimensione giunsero cinque stelle cadenti, che si
materializzarono nei Campi Elisi come cinque Gold Cloth: il Cloth di
Sagittar, il Cloth di Libra, il Cloth di Acquaris, il Cloth di Virgo e
il Cloth di Leo. Esse si scomposero, e si materializzarono
rispettivamente a protezione del corpo di Seiya, di Shiryu, di Hyoga, di
Shun e di Ikki.
I cinque Saint stavano indossando le armature intrise dell’anima dei Gold Saint.
{Ikki}
L’armatura di Aiolia! Ma… io…
Non sono mai stato degno…
Il mio passato…
Io… io…
Mpf… non è da me, ma credo che questo sia uno di quei momenti in cui bisogna dirlo…
Grazie!!!
*
Il Cloth di Leo brillò, come a
rispondere al ringraziamento che Ikki aveva rivolto al suo vecchio
padrone. Una nuova luce di speranza illuminò i volti stravolti e feriti
dei cinque giovani. Ora Thanatos era in netto svantaggio; le Gold Cloth
erano le più potenti tra le ottantotto armature dedicate ad Athena, ed
ora stavano proteggendo l’ultima risorsa per la salvezza della Terra e
della loro Dea.
«Mpf… in fondo Poseidon è solo un Dio di seconda categoria…»
Il commento gelido e derisorio di Thanatos, gelò il sangue ai
ragazzi: come poteva quell’uomo apparire divertito nella posizione in
cui si trovava? A meno che…
Un dubbio orribile attraversò la mente dei neo Gold Saint. Il Dio
sembrò intuire il loro pensieri, dati dall’espressione terrorizzata ed
incredula apparsa sui loro volti, e così parlò:
«Forse fino ad oggi quei Gold Cloth vi hanno sempre portato alla
vittoria, ma questa volta non andrà così. Ve l’ho detto, no? Anche se
sono un sottoposto del signor Hades, sono pur sempre un Dio. E contro un
Dio, un Gold Cloth non può esservi d’aiuto!
OSSERVATE LA POTENZA DIVITA!!!»
Di nuovo, Thanatos fece convergere il proprio Cosmo al centro delle
mani, portate avanti in modo da creare una sfera infuocata, rilucente di
lugubre potere, che si abbatté sui Saint.
Terrible Providence!!!
Nonostante la loro impareggiabile resistenza, le Gold Cloth, le più
potenti tra le ottantotto armature dedicate ad Athena, vennero
disintegrate dal terribile colpo del dominatore della Morte, facendo
cadere i giovani nella disperazione e nell’oblio dell’incoscienza.
{Hades}
Tempio di Hades – Campi Elisi
Dall’alto della colonna che spiccava dal mausoleo, obelisco
considerato come punto di riferimento di tutti gli Elisi, un’ombra,
leggera e sfuggevole, si aggirava in attesa, girovagando attorno a
quella torre di candido marmo.
*
Come mai riesco a percepire ancora i Cosmi di quei cinque impudenti che
si sono intrufolati nei miei giardini? Questi prati non sono stati
plasmati per venire insozzati da volgari esseri umani; men che meno da
dei Saint di Athena!
Thanatos ha deciso di giocare… ma ci sta mettendo troppo! Che diavolo sta facendo?!
Eh?! Cosa?!
No! Non è possibile!!! Questo Cosmo, che sta crescendo a vista d’occhio… appartiene al Saint di Pegasus!
Thanatos! Muoviti ad ucciderlo, finché sei in tempo!!!
Ah!
Meno male, si è accorto del pericolo, e ha deciso di fare sul
serio. Non ci dovrebbero essere ulteriori inconvenienti…
Perché? Perché percepisco ancora il Cosmo di quel Saint!
No!
Non ci credo! Non può essere che quel moccioso abbia contrastato
l’attacco di Thanatos… ma se è così…
Oh, no! THANATOS! THANATOS, VATTENE! NON PUOI PIÙ NULLA CONTRO QUEL RAGAZZINO; SCANSATI!!!
…
…no…
Non sento più il Cosmo di Thanatos…
… lui… io… è come se lo avessi ucciso io…
Il mio piccolo…
UUUAAAAAAAAAAAAHHHHHHH!!! ATHENAAAAAA!!!
*
In quel cielo che sembrava sorretto dalla colonna di marmo, un
fulmine dalle tinte rosse sangue squarciò l’azzurro intenso e limpido:
l’ombra, nonché anima di Hades, si espanse, raggiungendo proporzioni
gigantesche, in un folle impeto di rabbia. Questo affronto, no; non lo
avrebbe mai perdonato!
{Ikki}
Ingresso dei Campi Elisi
Seiya, il Saint di Pegasus, la cui Cloth era divenuta una Kamui,
un’armatura in grado di rivaleggiare con quella degli Dei, sovrastava la
salma dell’ormai deceduto Thanatos. La sua Kamui di oro bianco, mai
rovinata, mai ammaccata e sempre rilucente nella fierezza del suo ruolo,
ora giaceva a brandelli, distrutta dal Ryusei Ken. Il giovane teneva
stretta in mano la Sacra Cloth di Athena.
Hypnos, giunto poco prima della dipartita del gemello, guardava con
sgomento e profondo dolore quel corpo riverso a terra, accarezzato
dolcemente dai gentili petali dei fiori. A nulla erano serviti i suoi
tentativi di salvare quello stolto; il suo ego smisurato gli impediva di
farsi aiutare dal qualcuno, persino da suo fratello, sangue del suo
sangue. Il suo pensiero venne bruscamente interrotto dalla carica che il
Saint di Pegasus stava recando nella direzione del Tempio di Hades. Si
frappose tra quel fratellicida e la sua meta, ma i colpi del Ryusei Ken
fecero cadere la sua maschera dal volto, esattamente come successo al
gemello. Non poteva minimamente concepire che il Cosmo di Pegasus avesse
raggiunto cotanta potenza. La sorpresa si dipinse sul suo volto,
identico a quello del defunto Thanatos, ma decisamente più impassibile.
Il Dio dorato si voltò di scatto in direzione di Seiya, ordinandogli
di fermarsi ed espandendo il suo Cosmo, per rendere più incisiva la
minaccia. Alzò il braccio destro e lo puntò contro la schiena alata del
Saint fuggiasco.
*
Eh, no, caro mio!
Non ti permetterò di attaccare Seiya alle spalle! Maledetto codardo!
Dovrai passare sul mio cadavere!
*
L’attacco di Hypnos venne ostacolato
dall’intervento della Fenice, che assestò un gancio sinistro che
costrinse il Dio ad arretrare e, quindi, perdere la concentrazione. Il
Dominatore del Sonno, a differenza del fratello, non amava gli inutili
spargimenti di sangue, quindi colpì immediatamente Ikki, facendolo
precipitare al suolo con un violento colpo cosmico. Tuttavia, il Saint
della Fenice si rialzò, nonostante le continue grida di diniego di Shun e
i suoi compagni. Con il volto ed il corpo deturpati dalle percosse
della precedente battaglia, il fisico debilitato e il respiro così
pesante ed affannoso da far scricchiolare lo sterno e la gabbia
toracica, Ikki si rivolse a Hypnos, con voce roca e gracchiante:
«Finché Seiya non sarà arrivato da Athena, sarò io il tuo
avversario… anche se farai il mio corpo a pezzi… anche dopo la morte… io
ti ostacolerò!»
Il Dio del Sonno sembrò compiaciuto di quel bel discorso, tanto che
portò la mano destra, anzi, l’indice destro verso il petto e lo pose
malignamente all’altezza della mente di Ikki; un luccichio sinistro
apparve alla sommità del dito, presagendo una sciagura:
«Interessante… allora proviamo.»
Il Cosmo di Hypnos ebbe un’esponenziale ascesa, segno di un
imminente attacco. La Fenice, indifesa, si preparò come meglio poté al
colpo che avrebbe ricevuto. A fare da sfondo a quell’esecuzione, le
grida disperate dei tre Saint. La mano del dominatore del sonno puntò la
mano contro l’indifeso Ikki, ma un rumore metallico e un violento
strattone al braccio impedirono l’avverarsi di un nuovo fratellicidio:
la catena di Andromeda aveva di nuovo impedito una morte inutile.
*
Shun, fratellino!
Mi hai salvato la vita!
Grazie!
Ah! Mi sto rammollendo; è già la seconda volta oggi…
*
Hypnos incrociò per la prima volta lo
sguardo con quello di Shun. Quando gli occhi dorati si scontrarono con
quelli smeraldini, una scintilla di interesse si accese nel Dio: quello
era il contenitore che aveva respinto l’anima del suo signore Hades. Al
che Shun sussultò, senza allentare la tensione della catena. Quel lampo,
era diverso da quello che aveva illuminato gli occhi argentei del
fratello; non era un interesse morboso, bensì quella curiosità ingenua
che accende lo sguardo de bambini che stanno scartando un regalo. Un
sorriso sghembo apparve sul volto diafano del Dio, che fece una giusta
osservazione: quelle catene erano state ridotte a brandelli facilmente
dal fratello, quindi come pretendeva di poter resistere. Difatti cercò
di rompere quel metallo dorato, in modo da dimostrare ciò che aveva
appena affermato… ma non vi riuscì. Poi ricordò: Thanatos aveva già
distrutto quelle catene, ma ora erano perfettamente integre, robuste e
dorate. Un momento; dorate?!
«Già, forse hai dimenticato che anche la mia Cloth è protetta dal sangue di Athena!»
Tra lo stupore generale, il corpo di Shun venne avvolto da un’aura
dorata, che si dissolse come lo sbocciare di un fiore: il più giovane
tra i Saint, aveva ottenuto il God Cloth di Andromeda!
*
Sh-Shun! Tu… come?
Oh, Athena! Non ci posso credere; tu, il più giovane tra tutti noi, sei
riuscito a risvegliare il sangue divino e a creare la God Cloth.
Sono fiero di te!
*
Shun, ancora provato dai colpi subiti da
Thanatos, intimò al fratello di andare dietro a Seiya; ci avrebbe
pensato lui a Hypnos. Ikki, dapprima sul punto di contraddire il
fratello, sembrò ripensarci, ed alla fine voltò le spalle ad amici e
nemico e scattò nella direzione del Tempio di Hades, lasciando questa
raccomandazione al fratello:
«Lo affido a te!»
{Shun}
Fratello… grazie!
Grazie per avermi riconosciuto.
Ora va e salva Athena; Seiya ha bisogno della tua forza!
*
Un calore al petto si espanse impetuoso
in Shun: quella era la prova di fiducia più bella che Ikki gli avesse
mai fatto. Tuttavia la situazione non permetteva alcuna distrazione, e
difatti il fanciullo pagò caro quel suo attimo di disattenzione:
esattamente come con Thanatos, il Dio del Sonno diede un violento
strattone a quelle catene dorate, che fece sollevare il Saint di
parecchi metri da terra. Ma questa volta, Shun non si sarebbe fatto
colpire così facilmente; non poteva deludere ancora una volta suo
fratello. Con uno slancio ancora a mezz’aria, si ribaltò in posizione
dritta e scagliò la catena d’attacco contro il Dio.
Thunder Wave!
La catena colpì lo spallaccio dorato della Kamui di Hypnos,
frantumando sia quel prezioso metallo, sia le ali a ventaglio che
adornavano la schiena dell’armatura. Il dominatore del Sonno non era
impaziente e voglioso come il gemello, difatti disse con voce cupa
profonda:
«Uh uh… io stesso ho consigliato a Thanatos di stare attento citando
il proverbio che dice che la disperazione rende coraggioso anche il
codardo. Non credo di poter essere sconfitto anch’io da un codardo
disperato… ma sono preoccupato per il tempio di Hades.
Non posso fermarmi qui troppo a lungo… ora ti farò dormire Andromeda!»
Attorno a Hypnos iniziò a serpeggiare una nebbiolina inquietante,
che mise in allarme il Saint di Andromeda; tuttavia non furono né
l’espansione cosmica né il fitto miasma color delle nuvole all’imbrunire
della sera a spaventare Shun, bensì la stella a sei punte incisa sulla
fronte del Dio. Difatti, appena il Cosmo del dominatore del Sonno si
innalzò spaventosamente, la piccola cicatrice si illuminò di una luce
sinistra e malevola. Immediatamente, Hypnos portò la mano destra sopra
il capo, e la sinistra verso l’inguine, distendendo entrambe le braccia.
Una voragine nera inghiottì immediatamente il Saint di Andromeda e
tutto ciò che lo circondava. Poi, dalle tenebre, apparvero delle
immagini eteree, raffiguranti ninfe, animali maestosi e liberi di
vivere, sontuosi banchetti, canti di dolci fanciulle e sirene, che
chiamavano a loro la sua anima.
Eternal Drowsiness!
Shun iniziò a sentire la testa girare, la vista annebbiarsi e le palpebre farsi pesanti, tanto pesanti…
*
Ma… cos’è questo?
Sto svenendo…?
Non sento più nulla… neanche il dolore…
…ho la sensazione di essere trascinato in un sonno profondo…
*
Il Saint di Andromeda cadde a terra, privo di sensi, senza possibilità alcuna di riprendere presto conoscenza.
{Ikki}
Tempio di Hades – Campi Elisi
Ai piedi di un’enorme giara rosso cremisi, prigione di una stanca ed
indebolita Athena, vi era Seiya, che giaceva supino, privo di forze e
con il fiato corto per lo sforzo compiuto. Ikki lo raggiunse e vide
quella scena raccapricciante. Che la speranza fosse oramai perduta? No;
non potevano permetterselo. Tuttavia, fu uno strano movimento in cielo
ad attirare la sua attenzione: un’ombra, simile a del fumo nero, stava
vorticando attorno ad una colonna di marmo, con alla sommità la
riproduzione marmorea di un angelo.
«Quella… è l’anima di Hades?»
«Tsk… è arrivato un altro idiota.»
La risposta seccata di Hades fece risalire la rabbia della Fenice,
ancora scossa per la sofferenza patita dal fratello, e per la sua
impotenza dimostrata. Il suo volto divenne una maschera di puro furore,
ed il suo Cosmo si espanse vertiginosamente, preparandosi ad assestare
un tremendo colpo alla personificazione del male.
Hoyoku Tensho!!!
«Aaaaahhhh!!!»
Tuttavia, a gridare non fu Hades, ma lo stesso Ikki, colpito dal suo
stesso colpo. Capì che la situazione era identica alla battaglia contro
Poseidon. E da quel momento, la disperazione prese pieno possesso del
corpo della Fenice: non vi era modo di attaccare il Dio dell’Oltretomba.
Inginocchiato sotto il Vaso Sacro che fungeva da sepolcro per il corpo
freddo di Athena, Ikki si autocommiserò, ignaro del contatto con il
sangue della sua Dea.
*
No… il mio intervento non è servito a niente.
E ho persino lasciato Shun in balia di quell’essere immondo; mi
auguro che non sia tanto terribile come il fratello…
Se dovesse succedergli qualcosa, non me lo potrei mai perdonare!
Ma senza la mia armatura, non posso nulla…
Se solo avessi la mia armatura…
«Se solo avessi la mia armatura…»
Eh?! Ma che succede?!
*
Una luce dorata avvolse interamente il
corpo di Ikki, esattamente come accaduto prima al giovane fratello.
Solamente che quella nuvola di polvere di stelle, invece di dissolversi
come i delicati petali appena sbocciati di un fiore, si dissipò creando
due enormi ali infuocate. Il God Cloth di Phoenix era nato!
Seiya, recuperata la speranza dopo il miracolo appena compiuto dal
sangue della loro Dea, propose al compagno un attacco combinato: se
avessero unito i loro Cosmi, sicuramente non c’era Vaso Sacro che
tenesse confronto. Entrambi espansero i loro Cosmi fino ai limiti
estremi della loro Costellazione madre, e scagliarono i loro colpi
contro quella prigione cremisi.
Il risultato fu tanto sangue, ossa spezzate e due corpi scaraventati
a distanza di metri dal loro obiettivo. Non era cambiato nulla.
L’anima di Hades, sempre serpeggiando attorno alla colonna, si avviò verso di loro, per dare il colpo di grazia.
*
E così, questa è la fine?
Non abbiamo potuto fare nulla per salvare Athena dalla sua inesorabile
fine, e non siamo riusciti ad eliminare Hades quando ne abbiamo avuto la
possibilità.
E pensare che siamo arrivati fino a qui per nien… mh!?
*
Lo sguardo di Ikki si posò alla base
della colonna, luogo dove l’anima di Hades aveva fatto da spettatore
alla loro disfatta più totale. Un’aria interrogativa e pensosa si
dipinse sul suo volto stanco e spossato. Ma quella costruzione non è
forse…
«Seiya; cosa pensi che sia quell’edificio sotto la colonna alla quale fluttua lo spirito di Hades?»
Dapprima, il Saint di Pegasus si mostrò stupito da quella domanda,
ma poi una folgorazione fece recepire il discorso sottointeso della
Fenice:
«Bè… finora ho sempre pensato soltanto alla
colonna, ma quella… sembrerebbe un mausoleo, o una
tomba…»
Quella risposta a voce un po’ insicura di Seiya diede la certezza ad
Ikki: quello era il luogo in cui Hades custodiva il suo sembiante
mitologico!
«A-allora…»
«Se riusciamo a distruggere il suo corpo addormentato in modo che
non possa più rinascere, forse abbiamo una chance di vincere questa
battaglia.»
La voce di Ikki era ferma e decisa; non c’era tempo per tergiversare. Bisognava agire immediatamente!
I due Saint partirono per una folle corsa verso la tomba in cui era
riposto in stato dormiente il corpo di Hades. Il proprietario del
sepolcro intuì l’intento dei due esseri umani, perché iniziò ad
agitarsi, e a minacciar loro che quel luogo sacro, non era posto per dei
sudici Saint.
Tutto fiato sprecato, perché più Hades cercava di allontanarli, più
sembrava che i due cavalieri accelerassero il passo, tanto per farsi
beffa di quell’anima priva di corpo. Ma quando Ikki e Seiya giunsero
dinnanzi al portone e lo sfondarono senza alcun ritegno… il tempo delle
parole era giunto alla fine.
Dinnanzi a loro si stagliava in tutta la sua bellezza la bara in cui
riposava la salma di Hades. Ne restarono incantati; il marmo bianco era
perfettamente liscio, e poco più spostato verso l’alto, nel cuore della
lapide, vi erano incise due magnifiche paia di ali. I lati sottostanti
il coperchio, erano riccamente intarsiati con angeli reggenti setosi
veli o calici scintillanti. Il tutto racchiuso in una piccola stanza
buia, che faceva rispende maggiormente quell’affascinante candore
marmoreo. Poi lo videro, e la meraviglia scomparve più veloce del lampo
cremisi che si era intrufolato selvaggiamente all’interno del sarcofago.
Non ebbero il tempo per nessuna reazione, che una violenta onda d’urto
li investì in pieno, facendoli rotolare lungo le sale che conducevano al
mausoleo.
Quando alzarono i busti, si trovarono davanti uno spettacolo
inquietante e maestoso: una figura possente, buia e dagli occhi cremisi
si stava avvicinando alla luce…
{Hades}
Maledetti esseri umani!
Prima mi private della mia felicità, dei miei Spectre, di uno dei miei
più fedeli sottoposti, ed ora, mi volete pure privare della mie
fattezze?!
Ho sopportato abbastanza!
Le vostre anime non raggiungeranno quelle dei Gold Saint, nel Paradiso
dei Cavalieri. Perché io, Hades, Imperatore dell’Oltretomba, le
distruggerò!
Angolo dell’Autrice:
Evvai! Il ritorno in università ha fatto scintille; perché, sapete, in
pratica ho scritto metà capitolo oggi in classe. Ma non pensiate che io
vada in uni a cazzeggiare e basta… me ne starei volentieri a letto a
dormire, dato che la sveglia per essere a Milano in orario è alle 5 e
mezza XD
Comunque non ho perso niente, dato che oggi era il mio primo giorno (ho
il lunedì libero) e quindi hanno solo presentato i corsi =).
Bene; allora alcune piccole cosine:
- Questo capitolo è lungo, ed è stato difficile trovare la giusta
ispirazione, ma comunque non ho scuse… vi chiedo di perdonarmi per il
mio ritardo.
- Nel primo pezzo di Hades, ho cercato di descrivere la morte di
Thanatos basando sulle percezioni del Dio degli Inferi; non so se è
venuta bene, ma volevo provare (Hades è molto affezionato ai due gemelli
:3 ).
- Il termine “fratellicidio/fratellicida” prendetelo per buono; non so se esiste, ma mi piaceva come suonava.
- Non mi sono dimenticata di Hypnos; solamente che, per come è
arrivata la storia, non è ancora morto; quindi è per questo che Hades
non l’ha nominato (non è perché preferiva Thanatos =) ).
- Sono molto stanca, quindi non ho riletto. Vi chiedo perdono se ci
sarà qualche errore, ma tra mia mamma che ha fatto un incidente, mia
nonna che ha avuto un malore, l’unica macchina che andava ci ha
abbandonato (non quella tamponata; che fortuna, eh?), ed io che non sono
potuta andare alle prove di banda… insomma, non dormo abbastanza per
svariati motivi. E comunque fino a pagina 10 sono quasi sicura che sia
tutto immacolato (poi vedi che non è così).
Perfetto; sono a posto. Spero che il capitolo vi piaccia.
Buona notte a tutti. E al prossimo capitolo (che sarà l’ultimo per cui
dovrete aspettare: l’ultimo + l’epilogo sono pronti già da un pezzo XD).
Piccolo extra per farmi perdonare XD
Me: Stop! Fine riprese.
Tutti: *Borbottio generale*
Thanatos: We! Autrice; un momento!
Me: Che c’è?
Thanatos: Posso farti una domanda… un po’ spinosa?
Me: … e vabbè, ormai ho spiattellato mezza mia vita al fandom! Spara.
*intanto arrivano anche Hypnos e Hades*
Thanatos: Perché mi hai fatto gay? *leggermente infuriato*
Me: (°///°)
*Hypnos trattiene dal dietro il fratello, che sta cercando di caricare l’Autrice*
Me: Emh… bè, ecco…
*Hypnos guarda l’Autrice con aria curiosa, Thanatos come un toro che ha
appena visto rosso e Hades con scetticismo misto a… cinismo?!*
Hades: Una parola…
*Il trio si volta a guardarlo*
Hades: Incesto!
Hypnos & Thanatos: (°///°)
Me: (>///<) Beccata! Aaaaaaaaaaaahhhhhhhhhh!!!
*L’autrice scappa inseguita da Hypnos, rosso in viso come un peperone, e
Thanatos che ha caricato come un toro che ha visto rosso*
Me: *rivolta ad Hades* GODI UN SACCO A VEDERMI RIDOTTA COSììììììì!!!
Hades: Non immagini quanto.
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Capitolo 18 *** Giudizio VS Giustizia ***
Se mi è venuta l’ispirazione, non posso che ringraziare il “Planetario”
del padiglione del Kazakistan; da grande fan di Saint Seiya, non posso
non aver apprezzato (e immaginato) tante belle cose. Se andate all’Expo,
vi consiglio di visitarlo; vale tutte le ore di coda che si fanno.
Detto ciò, vi auguro buona lettura. =)
Giudizio VS Giustizia
{Shun}
Ingresso dei Campi Elisi
Il Saint di Andromeda, ancora in stato dormiente per il colpo subito
dal Dio del Sonno, era sorretto dal cavaliere del Dragone, che lo
teneva per il braccio sinistro, poggiato sulla spalla e per il fianco
destro, in modo da impedirgli di cadere. A terra, sorretto dalle forti
braccia che a fatica riuscivano a sostenere il proprio peso corporeo, vi
era Hypnos, sconfitto e circondato dai frammenti della sua Kamui,
dorata armatura, oramai distrutta. Rivoli di sangue ne sfregiavano il
volto, sporco di terra e di sudore. Un flotto più intenso di quel
liquido cremisi scivolò lungo la fronte, tagliando a metà la stella di
Davide che aveva come segno distintivo dal defunto fratello. Il respiro
affannoso, impediva al corpo gettato a terra di mantenere la compostezza
che lo aveva fin ora contraddistinto. Lui, un Dio, battuto da due
miseri Saint di Athena… quale umiliazione.
E poi, d’improvviso, lo sentì. Gli occhi dorati, dapprima semichiusi
per il dolore lancinante alle membra, si spalancarono, mostrando i
capillari rotti dal violento colpo combinato dei due avversari. No… non
poteva essere successo davvero!
«Quanto sono stati stupidi. Hanno fatto rinascere il corpo del
signor Hades! In questo modo, tutto verrà avvolto dalle tenebre… gli
uomini, si estingueranno.»
La voce, resa ruvida e soffocata dalla stanchezza, sembrò uscire
dalla gola con uno sforzo tremendo, tanto che le braccia persero la
presa che avevano sul terreno, facendo cadere il bel volto deturpato sul
quel manto fiorito. Nulla sembrò muoversi in quell’istante surreale, a
parte i corpi tremanti e dal respiro affannato ed accelerato dei due
Saint: le parole pronunciate da Hypnos, avevano avuto un certo, orribile
impatto su di loro.
*
Mh…
Chi è?
Chi è che sta piangendo in questo modo così doloroso…?
È così intenso questo dolore… chi può mai riuscire a sopportare tutto ciò?
«Mh… che mi è successo…?»
{Ikki}
Anf… anf… ah! Che dolore! Maledizione!!!
Cosa è stato?! Cosa ci ha colpiti?! Non sono riuscito a vedere niente!!!
Che potere terribile! Se non avessi indossato questa God Cloth, non sarei mai riuscito a sopravvivere… ah!
Ma… non può essere?!
Quello sarebbe Hades???
*
Tempio di Hades – Campi Elisi
Ikki e Seiya, sollevati i busti dal gelido e candido marmo che aveva
appena accolto il loro poco aggraziato atterraggio, rimasero
pietrificati e ammaliati dall’incanto che si presentò loro: un giovane e
prestante uomo, avvolto da un’armatura nera, scintillante di lugubre
luce e sfoggiante molte ali angeliche, si era appena mostrato ai raggi
del Sole, fattisi meno intensi, come ad aver timore di quell’essere
appena risvegliatosi. Dagli spallacci acuminati, fluttuava un mantello
porpora, che ne delineava maggiormente la figura atletica e diafana, in
perfetto contrasto cromatico con la Kamui da lui sfoggiata. Il viso era
di alabastro ed affilato, così come gli occhi, contornati da lunghe
ciglia nere. I capelli erano corvini, lunghi e setosi, fatti ricadere
sulle spalle e lungo la schiena; la frangia ne delineava il delicato
volto. Le labbra erano carnose, leggermente rosate rispetto alla pelle
di alabastro, ed erano piegate in un’espressione sconsolata e
malinconica. Così come lo erano i suoi occhi, del colore delle fonti più
pure e cristalline che esistessero sulla Terra. Quell’uomo, era come se
portasse su di se un pesante fardello. Ma ciò che sconvolse
maggiormente i due Saint fu il sembiante stesso: costui, l’essere che
aveva cercato per secoli di appropriarsi indegnamente della Terra, ed
aveva causato tanto dolore e sofferenza, era davvero così? La creatura
abominevole e immonda che si era impossessate del corpo di Shun ed aveva
imprigionato Athena nella Sacra Giara, era davvero… un angelo? No!
Tutto ciò non aveva senso! Quelle fattezze perfette e quasi troppo pure
all’occhio umano, così nitide ed equilibrate che rappresentavano
perfettamente il principio dello Yin e dello Yang, non potevano
appartenere al Dio dell’Oltretomba.
L’incanto si dissipò, non appena i passi di Hades echeggiarono sul
marmo immacolato. Quel ticchettio quasi stridente alle orecchie dei due
Saint, li fece ritornare alla realtà, facendoli rialzare a fatica e
posizionandosi in attacco. Tuttavia, una nuova onda d’urto li fece
precipitare nuovamente su quel marmo famigliare. Nuovamente lo sgomento
per tale e fulminea azione fu grande, ma mai quanto quando si accorsero
che la Sacra Giara, contenente il corpo oramai dissanguato della loro
Dea, si era sollevato in cielo. Maggiore fu l’orrore quando si accorsero
che in quale punto atterrò. Il vaso cremisi, mortale prigione di
Athena, si era schiantato al suolo davanti all’imponente figura di
Hades, che nel frattempo aveva compiuto la sua solenne discesa. I due
Dei, ora, si stavano fronteggiando come non avveniva dai tempi del mito.
*
Che cosa?! No! Athena!!!
Che cosa vuole fare?
Ma… oh! No, non è possibile!!!
*
Il Dio brandì la spada che reggeva nella
mano destra e la portò all’altezza delle spalle. La estrasse dal fodero
di cuoio nero, che gettò con noncuranza a terra, e portò la spada,
afferrata da entrambe le mani, sopra la testa. Un Cosmo terrificante e
incredibilmente intenso si sprigionò, mostrandosi all’occhio umano. Era
un miasma dalle tonalità sanguinolente, come a voler mostrare le vite
che quell’arma aveva reciso. Un vento impetuoso e sinistro di levò
tutt’attorno alla spada e ad Hades, che si preparò a lanciare il
fendente. Ciò avrebbe causato morte certa per Athena!
*
No!!! Athena!!!
«No! Non farlo!!!»
*
Lo sgomento e il terrore che si erano
impossessati di Ikki, che grondava sudore freddo e sangue dalle ferite
aperte, vennero sostituiti da una forte scarica di adrenalina, nel
vedere quella scena macabra e raccapricciante. Quel viscido essere aveva
intenzione di… no! Non lo avrebbe permesso per niente al mondo!!! Suo
fratello minore si era sacrificato, rischiando anche la vita, pur di
annientare quell’abominio, e lui già una volta aveva rovinato tutto,
mostrandosi molto meno per quello che tutti lo reputavano; in quel
momento, non era stato il più forte tra tutti i Bronze Saint, ma il più
ignobile dei codardi. Ma non si pentiva di ciò che aveva, anzi, non aveva fatto. Ma questa volta, non poteva permettersi il lusso di esitare!
Il suo corpo si slanciò verso la lama della spada, in modo da fare
da scudo umano alla Sacra Giara, contenente la sua Dea. Con le braccia
spalancate, come a voler abbracciare la Morte, che lo aveva già avvolto
molte volte tra le sue gelide grinfie, ma da cui sempre era riuscito a
sfuggire. Ma questa volta…
La lama lo colpì, tagliandolo completamente. Anche la Giara,
nonostante la protezione sacrificale del Saint venne scissa in due parti
simmetriche. Che avesse ancora fallito…
Rivoli di caldo sangue caddero dalla fronte danneggiata dal
terribile fendente del Dio; il corpo venne scosso convulsamente da
tremiti di dolore e consapevolezza, una consapevolezza agghiacciante.
Lui stava per morire! Nulla, questa volta, avrebbe potuto salvarlo.
Sentì il fiato mozzarglisi in gola, mentre quello gelido della Morte
sembrava sfiorargli delicatamente il collo… quella presenza non lo
avrebbe lasciato scappare da sé. Ma nonostante tutto il suo impegno,
tutto il suo ardore e tutto il suo potere, lui… aveva di nuovo fallito.
Il grido di Seiya giunse come un fischio alle sue orecchie, che oramai
stavano perdendo la loro facoltà di ascolto.
«Seiya… salva… Athena…»
Le parole uscirono come un flebile battito di ali di una Fenice, un
tempo orgogliosa e splendente nelle sue fiamme ambrate, che non sarebbe
stata più in grado di risorgere dalle proprie ceneri.
Il Saint di Phoenix, prima che le forze lo abbandonassero del tutto,
volse lo sguardo al signore degli Inferi, e lo vide con uno sguardo
spento, carico di tristezza e di compassione. Uno sguardo a lui molto
famigliare. Ikki poté vedere sé stesso, dopo la battaglia sul sacro
Monte Fuji, in cui rimpiangeva le sue azioni e il suo folle spargimento
di sangue. Possibile che anche Hades…
Il corpo inerme e privo di forze del Saint di Phoenix cadde riverso
al suolo, lasciando nelle mani del compagno il compito di difendere la
Terra.
{Hades}
Stolto umano; credevi davvero che una semplice God Cloth potesse
resistere al ferro della mia spada? Questa lama è intrisa del sangue dei
Titani, quegli stessi esseri che hanno dato origine a noi Dei, e che
poi hanno cercato di dominare il mondo.
È grazie a me e ai miei fratelli e sorelle se voi uomini avete vissuto
sulla Terra: fino ad oggi, ovviamente. La Greatest Eclipse si è oramai
compiuta, e nemmeno l’intervento di Athena, ora in stato di premorte,
potrà nulla contro l’allineamento eterno dei pianeti.
Uh? Che credi di poter fare?
*
Il Dio puntò l’apice della spada alla gola del Saint superstite, che
stava accorrendo in soccorso dello sfinito compagno. Con la mano
sinistra tesa verso quella piccola figura dei lineamenti orientali,
Hades chiuse gli occhi e distolse lo sguardo da quella scena
angosciante, come a volersi proteggere. La sua voce profonda e intrisa
di tristezza risuonò melodiosa, trasportata dolcemente da quel vento che
ora ne increspava i fluenti capelli corvini:
«Saint, se vuoi bene ad Athena, fà silenzio…
Non capisci che all’interno di quel grande vaso, nonostante tutto il
suo sangue sia stato assorbito, Athena sta ancora soffrendo senza poter
morire definitivamente? Visto che provo pietà per lei, sto cercando di
darle il colpo di grazia con le mie mani.
Ora spostati!»
Hades caricò nuovamente il braccio sinistro, portandolo sopra la
testa per avere la spinta necessaria per l’esecuzione che stava per
compiere. La lama cadde come una ghigliottina sul vaso, ma venne fermata
a mezzaria dalle mani del Saint di Pegasus, deciso a non far morire la
propria Dea. Quella spada, dall’elsa riccamente decorata con un paio di
ali nere ed impreziosita da un rubino incastonato nella saldatura, aveva
un qualcosa di lugubre ed inquietante; era come se fosse viva! Ciò che
sconvolse maggiormente Seiya, oltre al dolore lancinante che pervase i
nervi del suo corpo, scuotendolo fin nel profondo delle viscere, fu
l’apparizione improvvisa ed estremamente potente del Cosmo del Dio
dell’Oltretomba. Ma come era possibile che un Cosmo così immenso e
carico di rancore, fosse apparso dal nulla, senza dare segno di
crescita? Non voleva credere che quella fosse la potenza minima di
Hades…
Mentre venne nuovamente scaraventato contro il marmo, creando
spaccature e crepe nella pietra bianca, il Saint constatò che quella
lama non lo aveva semplicemente scagliato contro il pavimento, ma gli
aveva pure bruciato le mani. Queste infatti, non appena toccarono il
gelido marmo per permettere a Seiya di rialzarsi caparbiamente,
mandarono impulsi violenti di dolore al cervello, che le amplificò,
rendendo orribile quell’agonia autoimposta. Il cavaliere, pur con
qualche difficoltà, riuscì a portarsi in ginocchio, sorreggendosi con un
braccio posto sulla gamba. Il respiro affannoso, accelerato e talmente
forte da far male i polmoni, e il dolore che ancora ne scuoteva le
viscere. Ma nonostante ciò Seiya rimase spavaldo, e guardò in volto
Hades. Ciò che vide lo sconvolse come mai niente e nessuno aveva fatto.
Nemmeno la rivelazione della paternità con il signor Kido, o la scoperta
che tutti loro orfani erano fratelli, poteva fare paragone. Gli occhi
di Hades, così limpidi e cristallini, erano tristi e riflettevano pietà e
compassione per quel Saint tanto testardo quanto stupido. Il Dio
rivolse nuovamente lo sguardo altrove e parlò con voce roca e carica di
sofferenza:
«Che tristezza…»
La voce incerta e sconvolta del cavaliere di Pegasus costrinse il
Dio a spiegarsi meglio; l’umanità lo rendeva triste perché, data la sua
ingordigia, ora non si riteneva più soddisfatta della Terra, donatagli
dagli Dei. Avevano intenzione di espandersi nello spazio, insozzandolo
con la loro presenza e distruggendo l’equilibrio precario che stava
logorando il mondo. Inoltre, gli uomini avevano dimenticato a chi
dovevano essere riconoscenti per la loro stessa esistenza, ma tuttavia
si frapponevano con tanto ardore al volere divino, recando oltraggio a
tale Divinità. Un’azione del genere andava punita.
A quel monologo concluso, Seiya recuperò tutto il suo ardore: come
poteva permettere che un Dio del genere ricevesse rispetto e devozione,
nonostante la malvagità che ne guidava le azioni. Il Saint si alzò di
scatto dalla sua posizione di sottomissione e si avventò selvaggiamente
su Hades. La rabbia e la vendetta per Ikki, che giaceva privo di sensi
ai piedi della Sacra Giara, lo avevano completamente accecato. E questo
errore gli costò molto caro. Difatti, con un fendente orizzontale, il
signore degli Inferi squarciò il metallo lucente della God Cloth ed il
ventre di Seiya. Una cascata di liquido caldo e vermiglio sgorgò dal
corpo ferito e debilitato del Saint che, perdendo l’equilibrio, si
ritrovò ad indietreggiare e a sorreggersi in piedi poggiando la schiena
contro la Giara. Il respiro, divenuto ancora più accelerato ed
affaticato, fece fuoriuscire più velocemente il sangue dalla ferita
appena inferta. Le membra vennero scosse violentemente; il cervello
sembrò impazzire, mandando segnali di dolore lancinante e di violente
scariche di adrenalina per compensare la predita esponenziale di forze.
La febbre crebbe vertiginosamente, tanto che il sudore freddo che ne
ricopriva tutto il corpo non bastò a far mantenere lucidità al giovane.
La vista traditrice si appannò, costringendolo a chiudere un occhio per
poter focalizzare meglio il proprio avversario.
Nonostante tutto, Seiya non era intenzionato a demordere:
«Athena…proteggerò Athena a tutti i costi…»
*
A tal punto il tuo desiderio giunge? La tua dedizione verso Athena ti
spinge ancora a combattere, nonostante la schiacciante inferiorità?
Tu dici che io sono un Dio malvagio; mi può star bene. Non nego le mie
azioni deplorevoli, ma tu, piccolo umano, chi sei per potermi giudicare?
Forse conosci i motivi che mi spingono ad un simile agire? Hai
considerato i miei obiettivi e il mio passato?
Ovviamente no!
Mentre io non ho fatto altro che osservare l’uomo per tutti questi
secoli, e ho visto corruzione, violenza, odio, dolore, smania di potere e
sete di sangue. Questo non era l’uomo che avevamo creato. Questo è solo
un demone spinto dalla voglia di sopraffazione reciproca!
Voi umani mi avete privato della sola persona che non mi giudicava per
il mio ruolo o per le mie azioni passate; la mia unica luce… PER LA
VOSTRA STUPIDA VOLONTÀ DI SOPRAFFAZIONE!
«Oramai non ti chiederò più di spostarti; ti taglierò in due insieme ad Athena. MUORI!»
Eh? Cosa?!
*
Mentre Hades stava per dare il colpo di grazia al Saint di Pegasus,
troppo stanco per potersi spostare e troppo affaticato per poter
contrastare il colpo, tre Cosmi molto potenti si scagliarono contro di
lui. La sorpresa fu tale, che il Dio non ebbe il tempo di schivare quel
potente attacco combinato, ma si limitò a pararlo, incrementando il
proprio Cosmo e rivestendone la spada, che si accese nuovamente di luce
sanguinolenta e mortale.
Andromeda Shun, Dragon Shiryu e Cynius Hyoga erano giunti in soccorso dei due Saint.
Ingresso dei Campi Elisi
Hypnos, sconfitto e schiacciato a terra, volse, con le ultime forze
residue, lo sguardo verso il Tempio di Hades. Quell’unico occhio dorato,
ancora aperto al mondo che lo aveva visto crescere, si fece umido. Non
era riuscito a capire i piani di Athena, ed aveva permesso il risveglio
del suo signore… non meritava il titolo di “braccio destro” di Hades.
L’amarezza e la delusione presero il sopravvento sul suo spirito umiliato e ferito nell’orgoglio.
Il braccio destro, smosso dalla devozione e dall’affetto che Hypnos
provava per Hades, fecero alzare l’arto dal prato, che lo aveva
gentilmente accolto tra le sue corolle fiorite. La mano tremante e
ferita per la battaglia che lo aveva visto perdente, si trascinò verso
il Tempio, ora luogo di guerra; i tremiti impedirono di compiere gesti
prolungati, ed anche il soffio vitale del Dio del Sonno sembrava
abbandonarlo velocemente. Trovando la forza di parlare, nonostante ogni
flebile respiro gli facesse perdere ulteriore lucidità, il vento
trasportò con sé queste ultime parole:
«Sign-or… Had-es… pa-dr…»
Il braccio destro del Dio del Sonno cadde addormentato in eterno, avvolto dai fiori che lo avevano allietato per molto tempo.
Tempio di Hades – Campi Elisi
Hades ebbe un sussulto impercettibile quando avvertì quel Cosmo spegnersi.
Il suo volto si fece scuro, e tremiti violenti scossero tutto il suo
corpo. I pungi si serrarono pericolosamente, tanto che il metallo
dell’elsa e della Kamui stessa scricchiolarono paurosamente sotto quella
stretta.
Non poteva essere vero…
*
…no…
…Hypnos, anche tu…?
Sono… solo…? Di nuovo?
…Hypnos…
…Thanatos…
…Persefone…
UUUUAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHH!!!
{Shun}
Shun si precipitò accanto al corpo del
fratello, con la grande preoccupazione che il Cosmo, già molto debole,
si sarebbe potuto spegnere. Fortunatamente, il fisico di Ikki tremò
leggermente al contatto con la mano delicata del Saint di Andromeda, che
ne toccava il collo, per sentire il battito cardiaco: la Fenice si
rialzò, anche se con molta fatica, e sorrise di rimando al fratellino, a
cui si erano inumiditi gli occhi per la felicità.
*
Oh, fratello! Pensavo di averti perso un’altra volta…
Non sai come sono felice di…
Ma?! Cosa?
Non ci credo! Allora era lui a…
*
Il Saint di Andromeda volse lo sguardo
verso il Dio dell’Oltretomba, ed una forte tristezza gli attanagliò il
cuore, ricolmo di gioia fino a qualche attimo prima. Non seppe se fosse
l’unico ad accorgersene, oppure se fosse per il legame particolare che
lo univa nel profondo a quell’anima divina, ma vide chiaramente le
lacrime di dolore ed amarezza che sgorgavano copiose dagli occhi
trasparenti del signore degli Inferi.
Hades stava piangendo. Quell’essere che gli aveva procurato così
tanto sconforto e sofferenza, ora stava versando dolci lacrime di
infinito dolore. L’empatia che aveva sempre contraddistinto Shun tornò a
galla da quel mare di odio che lo aveva accecato, e capì che, forse,
quel Dio era stato indotto a credere nella decadenza umana…
Un soffio di vento più intenso fece tornare alla realtà il giovane fanciullo.
Il volto di Hades era scuro, ed inespressivo. Non vi era traccia
delle lacrime che Shun pensò di aver visto, ma ne era sicuro: non si era
sognato quel canto di dolore. Hades soffriva, esattamente come gli
umani. Allora cosa poteva averlo indotto a tanto astio?
«Guardate! Sembra che Hades, nonostante sia tanto forte, sia rimasto sorpreso dal vostro attacco a sorpresa.»
La voce affaticata ma decisa di Seiya riscosse Shun dai suoi
pensieri, e lo riportò alla realtà; Hades era il nemico da sconfiggere, e
nulla avrebbe cancellato il male che aveva fatto.
«Già. È la nostra occasione! Se la perdiamo non potremmo più sconfiggerlo…»
Il tono sempre cupo e potente di Ikki convinse tutti i presenti a
giocarsi il tutto per tutto; non avrebbero avuto una seconda
possibilità. Tutti e cinque si guardarono con uno sguardo d’intesa e si
sorrisero, come a tacito accordo e possibile addio.
Si accerchiarono e portarono i pugni destri al centro della
formazione: loro, Saint di Athena, vestiti delle loro God Cloth,
avrebbero rinunciato allo vita per il bene della Dea e della Terra. La
loro determinazione ed i loro Cosmi divamparono, rendendosi simili a
fuochi ardenti, del medesimo ed intenso colore della loro Costellazione
madre.
Seiya venne avvolto da un’aura indaco, brillante come le tredici stelle di Pegasus.
Shiryu venne circondato da un Cosmo dello stesso colore della giada e della speranza.
Hyoga venne avvolto da un’aura gelida e pura come i cristalli di ghiaccio.
Ikki venne circondato da un Cosmo rovente e divampante come il fuoco del Sole e delle stelle.
Shun venne avvolto da una forte tempesta cosmica, calda e avvolgente come la Nebulosa stessa.
Le God Cloth si bearono del riflesso dei
loro Cosmi, uniti in un unico grande colpo, che venne scagliato contro
uno sconvolto Dio dell’Oltretomba. Questa volta non sarebbe bastato
deviare l’attacco; l’unica soluzione era schivare. Ma Hades non fece in
tempo, e venne colpito in pieno petto da quell’ammasso cosmico.
{Ikki}
Perfetto! Ce l’abbiamo fatta!
Siamo riusciti ad arrecare danno ad Hades. Non avrei mai creduto che un Dio potesse essere un così terribile avversario.
Bene; ora dobbiamo concentrare il nostro Cosmo in un secondo assalto, e potremo finalmente sbarazzarci di…
Eh?! Oh, no! NO! Non è possibile!!!
*
Ciò che si presentò davanti agli occhi
allibiti dei cinque Saint, fece perdere loro la speranza: per quanto il
colpo fosse stato di immane potenza, Hades non aveva accusato alcun
danno. L’unica cosa che denotava l’attacco era il mantello porpora
ridotto a brandelli, e qualche goccia di sudore che aveva iniziato a
brillare sul volto diafano ed affilato del Dio. Lo sguardo colmo d’odio e
di disgusto che il signore degli Inferi rivolse loro, mise tutti in
allarme, specialmente Ikki, che notò immediatamente come quegli occhi si
fossero affilati non appena incrociarono quelli dilatati e smarriti del
fratello. Hades non gli aveva perdonato la sua ribellione, e difatti,
quello sguardo truce lo mostrava chiaramente.
*
Oh, no! Shun! Shun, attento!!!
*
Il corpo di Ikki si mosse
simultaneamente alla mano di Hades. Il tempo sembrò rallentare; la
Fenice balzò velocemente verso il fratellino che, come tutti gli altri
cavalieri, aveva intuito le intenzioni del Dio e per questo stava
iniziando a compiere il movimento rotatorio che gli avrebbe premesso di
difendersi. Tuttavia, con la strabiliante velocità che lo aveva
contraddistinto anche per gli attacchi precedenti, Hades alzò il braccio
destro, ed con quel gesto manifestò il suo enorme Cosmo distruttivo.
Ikki non fece in tempo.
Tutti e cinque i Saint vennero scaraventati a terra, schiantandosi e
creando piccoli crateri in quel campo di battaglia che oramai, di
immacolato, aveva solamente il ricordo. Flotti di sangue e di metallo
dorato caddero al suolo, assieme ai corpi inermi e tremanti dei giovani
combattenti. Allora, non c’era più nulla da fare? Il crudele fato li
aveva fatti giungere fino ad innalzare il loro Cosmo oltre il limite
estremo, raggiungendo l’Ara Yashiki e creando la God Cloth… e neanche
questo era nulla, contro la potenza di un Dio?
{Hades}
Non posso credere a ciò che è appena accaduto!
Quei miseri esseri umani, piccoli e fragili di fronte al mio potere,
hanno osato alzare su di me le loro sporche mani. La mia Kamui è tornata
alla forma originale, lo stesso aspetto macabro che assunse millenni fa
nella guerra contro gli antichi Titani!
E quel che è peggio è che loro… HANNO OSATO FERIRMI!
NON LO PERDONERÒ MAI!!!
Tu! Maledetto Saint di Andromeda; tutto questo è successo per causa tua!
Ma per quanto tu possa sforzarti, non ti è possibile sfuggirmi questa
volta. Ma credo che tu abbia già ricevuto la punizione divina: la
completa impotenza di fronte alla morte della propria Dea.
Tuttavia non posso permetterti di restare incosciente; devi soffrire, come ho sofferto io!
No… ho un’idea migliore. Strapperò davanti ai tuoi occhi la vita del tuo
amato fratello maggiore! Questo sarà il prezzo per l’espiazione del tuo
peccato.
*
Quella creatura, ora recante un’armatura rovinata e avente sulla
schiena tre paia di ali che lo facevano somigliare ancora di più un
angelo di morte, si mosse con passo solenne e lento, quasi angosciante
verso il luogo dell’atterraggio di Shun. Oramai il suono del metallo
contro il marmo distrutto e ricoperto di sangue umano, era l’unico
sottofondo della situazione: un ghigno divertito e truce apparve sul
volto del Dio. Avrebbe spezzato quel piccolo intrigante che aveva
rifiutato la sua anima, ora riverso al suolo, tremante e quasi
impossibilitato a respirare. Tuttavia, l’attenzione di Hades venne
attirata da un suono metallico proveniente alla sua sinistra. Quando si
voltò per indagare sulla causa di quel tintinnio metallico, dal suo
volto scomparve tutta la sua malevolenza, per lasciare il posto allo
sgomento e all’incredulità. Gli occhi, un primo momento sgranati, si
affilarono e sembrarono bruciare di una folle rabbia. Le sopracciglia si
piegarono verso il basso, rendendo più truce il suo sguardo. La bocca,
dapprima spalancata per la sorpresa, si tramutò in una smorfia di ira e
insofferenza, digrignando i denti tanto forte da poterli sentire
stridere. Non aveva mai mostrato, da tanto tempo invero,
quell’espressione così rabbiosa e ricolma di odio. Come poteva Pegasus
Seiya cercare ancora di rimettersi in piedi dopo tutti i colpi inferti
dalla sua spada? Tutto ciò era inconcepibile! E poi lo vide; e
l’incredulità non poté far altro che aumentare.
*
Non
è possibile! Il suo volto è uguale a quello
indimenticabile di quell’uomo che ha ferito il mio corpo
nell’era mitologica!
Se non sbaglio, anche quel Saint apparteneva alla costellazione di Pegasus!
«Maledizione! Sei rinato e sei venuto a ferire nuovamente il mio corpo?!»
Non te lo perdono! Sconfiggerò almeno questo essere umano in modo che non possa più rinascere!
*
Il Saint di Pegasus, approfittando dello smarrimento del Dio, si
scaraventò su di esso con le forze residue, sperando di potergli
arrecare un minimo di danno. Lanciò il suo Pegasus Ryusei Ken, proprio a
pochi passi dal corpo già deturpato di Hades. Tuttavia, nonostante la
forza messa nel colpo, Seiya venne scaraventato di nuovo a terra. Il
signore dell’Oltretomba non si era risparmiato nel contrattaccare.
La Cloth di Athena, custodita gelosamente dal Saint appena
precipitato dal fendente di Hades, cadde al suolo, atterrando a pochi
passi dal cavaliere. Hades riprese la sua avanzata, ma non più verso
Shun; no, aveva appena trovato un obiettivo più pericoloso ed
estremamente più piacevole da eliminare. Non gli avrebbe più permesso di
reincarnarsi.
Seiya, come accortosi della minaccia incombente, riprese i sensi
perduti dalla tremenda percossa appena ricevuta. Con le membra tremanti e
la fatica che gli impediva di tenere entrambi gli occhi aperti, sollevò
il viso da terra, e vide la Cloth. Non poteva cedere a quel mostro di
Hades le sacre vestigia di Athena; se ciò fosse successo, per la Terra e
la vita non ci sarebbe stato più nulla da fare. Allungò con uno sforzo
estremo la mano sinistra verso quella piccola statuetta dorata; tutti i
muscoli stridevano e si strappavano sotto quella banale ma atroce
azione. Il dolore stava prendendo di nuovo il sopravvento, ma Seiya non
poteva svenire di nuovo. No; doveva farcela. Per Athena, per la Terra e
per sua sorella Seika. La mano, seppur con molte difficoltà, raggiunse
la Cloth in miniatura, riuscendo perfino a stringerlo completamente…
finché un dolore acutissimo e lancinante non si impossessò di
quell’arto. Un grido soffocato uscì dalla gola di Seiya, sconvolto e
totalmente impreparato a quella improvvisa sofferenza.
«Athena è ormai morta; quelle vestigia non servono più a nulla.»
Oh, no! Come aveva potuto dimenticarsi di una simile minaccia!
Doveva essere impazzito. Il dolore che gli urlava in tutto il corpo di
smettere quell’inutile supplizio lo aveva reso totalmente cieco ad
Hades, che si era avvicinato ed aveva infilzato la sua mano con la
spada. Lo sguardo che il Dio gli rivolse, così gelido e impassibile,
fece sussultare vistosamente il corpo stanco e pesante del Saint che si
sentì perduto; oramai, lo forze lo avevano abbandonato completamente. A
nulla servirono le urla di Shun, vano tentativo di far ridestare l’amico
dallo stato di shock in cui versava. Ciò, invece, fece tornare alla
mente del Dio il conto in sospeso che aveva nei confronti del Saint di
Andromeda. La sua voce profonda e tagliente ordinò di tacere, e di
arrendersi, perché oramai non vi era più nulla che potessero anche
solamente sperare. Hades, come a voler rafforzare la sua minaccia,
sollevò la spada verso l’alto, ed ecco che sopra di essa apparve
l’immagine della Terra… un pianeta avvolto dalle tenebre! Era compiuta.
La Greatest Eclipse, l’allineamento dei nove pianeti e l’eterna morte
avevano avvolto la Terra! Vani erano stati i tentativi di scongiuro dei
cinque Saint, vano il tentativo di Athena di sconfiggere il Dio
dell’Oltretomba. La fine era dunque giunta.
Gli sguardi allibiti e increduli che i cavalieri rivolsero a
quell’immagine mostrata loro, fece tornare il sorriso sulle labbra del
Dio. Non potevano immaginare quanta letizia provava nel veder tutte le
loro speranze, così come le loro ultime forze, spezzarsi di fronte alla
sua ineguagliabile potenza. Hades impugnò la spada con ambedue le mani e
si preparò a dare il colpo di grazia a Seiya, che oramai sfinito, non
avrebbe potuto difendersi dal terribile colpo.
«Pensa che è un onore essere ucciso da me, da Hades! E ORA MUORI, PEGASUS!!!»
Il fendente calò più rapido di una cometa nel cielo, lucente nella
sua condanna che di lì a pochi millesimi di secondo si sarebbe conclusa.
Già pregustava la visione della testa spaccata di Seiya, con le
cervella che sarebbero ricadute lungo l’apertura praticata dalla spada.
Era sicuro che almeno un occhio, per il contraccolpo, sarebbe
fuoriuscito dall’orbita, penzolando vicino al viso grondante sangue e
materia cerebrale. Il liquido vermiglio, quasi certamente, lo avrebbe
imbrattato tutto, fino a far affogare quell’ammasso di carne e ossa. Poi
avrebbe infierito ulteriormente su quel macabro spettacolo; avrebbe
calpestato più e più volte quelle viscere macellate che un tempo erano
le cellule grigie del Saint. Sicuramente qualche schizzo di sangue e di
cervello sarebbe arrivata a sporcare le sue divine fattezze, ma poco
importava: le avrebbe divorate, e poi avrebbe riso, follemente, perché
in quel modo aveva per sempre eliminato colui che lo aveva deturpato. E
poi, oh… sarebbe arrivato il tuono di Shun. E lì, si sarebbe divertito.
Molto divertito.
La lama cozzò contro una barriera di luce, avente i colori dello
spettro luminoso₍₁₎. La sorpresa di Hades fu immensa, così come quella
dello stesso Seiya. Ma ciò che sconvolse maggiormente il Dio fu il
verificarsi dello stesso fenomeno non solo al Saint di Pegasus, ma anche
agli altri quattro.
*
È assurdo! Non solo Pegasus, ma anche tutti gli altri Saint in fin di vita sono stati incorporati da misteriose sfere!
Uhm… una cosa del genere non può essere fatta da un umano; l’unica in grado di farlo è…
*
Hades non finì nemmeno la frase che il Sacro Vaso iniziò a tornare candido come la neve.
Athena! Quell’odiosa donna stava riassorbendo il suo sangue?! Ed
inoltre voleva salvare i suoi Saint. No! Non avrebbe permesso né a Seiya
né a Shun di andarsene dai Campi Elisi! Ma prima doveva sbarazzarsi di
Athena.
Mentre la Giara stava assunse nuovamente l’immacolato colore
originario, Hades alzò le braccia la cielo, puntando la spada verso
quella prigione, ma non ebbe il tempo di fare niente, perché una luce
dorata ed accecante avvolse il vaso. Quando la luce si diradò al suo
posto vi era Athena, libera e con indosso la sua God Cloth dorata. Non
poteva essere vero?! Perché proprio ora? Come era possibile che quella
donna, nonostante l’incantesimo di Hypnos, si fosse liberata proprio
ora…
Il Dio spalancò gli occhi, come se i suoi bulbi oculari volessero
uscire dalle orbite. La sua mente razionale aveva trovato una
spiegazione più che plausibile alla sua domanda, ma non voleva credere
che Athena sarebbe stata disposta a rischiare fino a quel punto.
Tuttavia, mentre osservava nuovamente il volto di quella fanciulla
bardata delle sue sacre vestigia dorate, ogni dubbio venne fugato. Aveva
ragione! Hades aveva capito la strategia della Dea, ovvero che la
prigionia nella Sacra Giara era tutto un trucco per far sì che il suo
sembiante mitologico uscisse allo scoperto. Un piano rischioso, ma ben
strutturato; non c’era che dire. E la risposta di Athena, seppur con
voce bassa ed incerta, funse da chiave di volta:
«Hades! La mia eterna battaglia con te, oggi avrà termine.»
«Che sfacciata!»
{Shun}
Athena! Athena!!! Siete viva!
Sia ringraziato il cielo! Pensavo che era tutto finito.
Ma… cosa?! Perché?
Signorina Saori, perché vuole combattere da sola? Possiamo combattere
ancora al suo fianco! Non può fare questo! Noi dovremmo proteggerla!!!
Forse, non siamo più in grado di farlo? No; signorina Saori, se lei
morisse, tutto quello per cui abbiamo lottato sarebbe stato vano!
La prego! Ci faccia combattere di nuovo al suo fianco. Non deve sacrificarsi in questo modo!
La prego! Signorina Saori!!!
Ah!!!
*
«Che sfacciata!»
Hades, colto da un’irrefrenabile istinto omicida per la sfrontatezza
di quella Dea per metà umana, le si avventò contro, brandendo la spada e
colpendo con inaudita velocità la donna. Tuttavia la lama cozzò in modo
violento e creando un cigolio stridente contro lo scudo dorato che
Athena portava al braccio sinistro. Il corpi della donna tremò
paurosamente, facendole cadere il lucente elmo dal capo; ma non cedette
alla forza spaventosa del Dio. In quella posizione, si poté notare la
netta differenza tra il corpo possente del signore degli Inferi e quello
fragile e minuto della donna. Hades cercò di far rinsavire quella Dea
che si era schierata dalla parte degli umani. Non poteva fidarsi di
loro; essi erano esseri subdoli e corrotti. Non si facevano scrupoli a
calpestarsi a vicenda e schiavizzare i propri simili. Non vi era più
pace sulla Terra per colpa loro. Non erano più le creature create ad
immagine degli Dei; oramai non erano altro che dei demoni, guidati dagli
istinti più ignobili e discutibili. E ora avevano anche l’ambizione
dell’espandersi per contaminare il Cosmo. Se si era creato un minimo di
pace apparente, era merito suo, che aveva creato il terrore dopo la
morte. Gli uomini non andavano compatiti, ma puniti per la loro condotta
deplorevole.
Notando lo sguardo di dissenso di Athena, il Dio capì che con le
parole non avrebbe ottenuto nulla; a quanto pare era più dura di
comprendonio di quanto si aspettasse. Così caricò il peso sulla gamba
destra e si slanciò all’indietro a mezzaria, in un salto che lo portò a
metri di distanza dalla sua avversaria. La Dea, così piccola e fragile
in confronto a lui, iniziò a parlare con voce flebile ma decisa:
«Hades, questa è un’idea nata dal tuo egoismo. Pensi che possa
esistere un essere umano che porti a termine la propria vita senza aver
mai ucciso un insetto né aver raccolto neanche un fiore? Un essere umano
non è un Dio, perciò qualsiasi uomo buono può commettere almeno una
piccola azione malvagia, anche se involontariamente. Ma questo significa
vivere, non si può fare altrimenti. – e qui il volto di Athena divenne
più deciso e sicuro, così come il timbro della sua voce – Ma anche quei
loro peccati verranno comunque purificati dalla morte, giusto? Tutti gli
esseri viventi, sia buoni che cattivi, dovranno riposare in pace allo
stesso modo dopo la morte. Non è giusta l’idea di infliggere il dolore
anche dopo la morte a causa dei peccati commessi durante la vita! Tu
sbagli, Hades!!!»
Tuttavia, nemmeno le parole di Athena avevano in qualche modo scosso
il cuore del Dio; e lo capì guardandolo negli occhi. Hades la stava
fissando con uno sguardo carico di rabbia e di odio represso. Era chiaro
come la luce del Sole che la loro ideologia non avrebbe mai trovato un
punto di raccordo. Ma quello sguardo aveva in sé qualcosa che sconvolse
profondamente l’animo della fanciulla. Oltre l’odio e la rabbia, vi era
un infinito dolore… e tanta tristezza e solitudine. Ciò che avvenne dopo
fu talmente fulmineo che Athena si ritrovò sbalzata a terra, spinta da
una violenta onda d’urto che le fece perdere lo scudo. L’unica cosa
certa, oltre al freddo marmo sporco di sangue e sudore, fu la presenza
del Dio dell’Oltretomba che la sovrastava con un fuoco spaventoso negli
occhi. Non si sarebbe trattenuto; nemmeno davanti a quella fragile e
piccola insolente che aveva ardito fargli il sermone, come se avesse la
pretesa di conoscere veramente l’animo umano. Ma come osava parlargli in
quel modo? Proprio lei, che non faceva altro che servirsi di quel suo
branco di soldatini, continuando a procurare loro dolore e sofferenze!
Anche lui non amava la guerra; non era certo come Ares, ma quando la
situazione lo richiedeva, bisognava usare il pugno di ferro.
Hades ebbe un accenno di sorriso quando si accorse del sangue che
colava dalla fronte delicata ed estranea alla fatica della ragazzina; ma
godette di più nel vedere il volto terrorizzato ed impotente di Shun. A
quel punto non vi erano più parole da sprecare. Athena aveva
apertamente dichiarato il suo punto di vista, alquanto cieco e troppo
fiducioso verso il prossimo, ma ora avrebbe avuto ciò che si meritava
per averlo così insistentemente ostacolato ed insultato.
La punta della lama lucente si posizionò a pochi centimetri dalla
gola della Dea, che ora stava annaspando alla ricerca disperata di aria.
Nei suoi occhi verde erba poteva vedervi puro terrore; tutta la
spavalderia di poco fa, si era completamente dissolta.
Il Dio rivolse lo sguardo prima ad Athena, poi a Seiya, ed infine si
soffermò sul viso di Shun. Si beò del magnifico aspetto del giovane: le
mani, chiuse a pugno, erano schiacciate contro la bolla che lo stava
difendendo. Il volto era sconvolto, brillante per le gocce di sudore che
stavano lentamente scivolando lungo il viso, così come le lacrime che
cadevano stanche lungo le guance. Quegli occhi che ardevano della fiamma
della ribellione, ora sgorgavano piccole perle di cristallo. Non poteva
esserci nulla di più appagante della sconfitta che leggeva sul volto di
quei cinque vermiciattoli, ma soprattutto sul Saint di Andromeda.
*
No! NO!!!
Signorina Saori! Athena!!!
Non farlo, ti prego!!! Se vuoi il mio corpo, te lo darò, ma non uccidere Athena!
Non macchiarti di altro sangue innocente!
Ti prego, fermati!!!
FERMATI!!!
{Ikki}
Che cosa vuole fare?! Non vorrà darle il colpo di grazia a quel modo?
Maledetto! Non osare fare del male ad Athena!!!
Maledizione! Maledizione!!! MALEDIZIONE!!!
Perché?! Perché non riesco a liberarmi?!
Perché sono così debole?!
PERCHÉ?!
*
La voce profonda e quasi divertita di Hades si alzò possente nel silenzio surreale che si era creato:
«Athena, a quanto pare non sarò mai d’accordo con te, che continui a
difendere gli umani; quindi, sembra che ormai non vi sia più nulla di
cui discutere. – le labbra del Dio si piegarono in un ghigno malefico e
di trionfo, mentre sollevava la spada verso il cielo – ORA MUORI PER GLI
UMANI CHE CON TANTO ARDORE DIFENDI!»
La lama della spada cadde verso la testa di Athena, ma ecco che
accadde qualcosa che Hades non aveva previsto: il Saint di Pegasus,
utilizzando le poche forze raccolte durante il suo internamento nella
sfera protettiva, era riuscito a liberarsi e a portarsi dinnanzi alla
Dea. Nel pugno destro teneva stretto quel poco Cosmo rimastogli. Folle!
Se avesse usato quel potere per lanciare l’ultimo attacco, non ci
sarebbe stata cura; sarebbe morto stremato dalla dissipazione totale del
suo Cosmo. Ma al signore degli Inferi non stava bene che Seiya morisse
per la troppa fatica. No! Sarebbe morto per causa sua. Mentre il Saint
slanciò il braccio destro per poter portare il suo colpo alla velocità
della luce, Hades cambiò la traiettoria della sua spada, e questa volta,
avrebbe scritto la parola fine alle reincarnazioni di Pegasus.
Il Ryusei Ken, lo investì in pieno, e tale fu la forza intrisa
nell’attacco, che il Dio finì scaraventato a testa in giù contro la
colonna del suo mausoleo. Un dolore lancinante, con fulcro allo stomaco,
si propagò per i nervi già tesi del signore degli Inferi. Era la prima
volta che non riusciva a valutare bene la situazione, ed anche la prima
che un misero essere umano riusciva ferirlo seriamente… no, non il
primo…
Hades scivolò a peso morto dalla colonna su cui si era schiantato,
per finire a terra, prono, con il cervello che gli mandava scariche
elettriche in tutti i muscoli. Quale immane dolore.
*
Seiya! Ah, grazie al cielo!
Sei stato incredibile! Non avrei mai creduto di doverlo dire, ma mi ha davvero impressionato.
Ora non dobbiamo far altro che eliminare Hades e allora la Ter…
Eh?! COSA?!
SEIYAAAAAA!!!
{Shun}
SEIYAAAAAA!!!
No, no, no!!! No! Seiya! Non morire!!!
Non puoi morire così; non ora che hai ritrovato tua sorella!!!
Seiya! NON ABBANDONARCI!!!
RESISTI!
Ah! Il suo Cosmo… sta svanendo…
«Seiyaaaaa!!!»
*
La voce stridula e resa acuta dalla
sofferenza di Saori fece rinvenire i Saint, che continuavano a guardare
sconvolti la raccapricciante scena: Athena, la loro Dea, stava versando
lacrime per quel giovane cavaliere la cui vita era stata stroncata dalla
spada di Hades, che ne trafiggeva il fiero cuore. La donna, chinata a
terra ed avente tra le braccia oramai una salma con poco più di un alito
di vita, continuava a gridare il nome del suo fedele salvatore, che in
più di una volta si era dimostrato degno di amore e rispetto. Seiya,
ignaro del dolore di cui era causa, aveva chiuso gli occhi, ed ora si
lasciava abbracciare dalla fanciulla con un sorriso felice e sereno
sulle labbra. Improvvisamente, il petto si sollevò, facendo sussultare
la Dea, mentre la speranza le si accendeva negli occhi sgorganti amare
lacrime. Ma si spense subito. Difatti, il corpo cadde immediatamente a
terra, mentre la spada, ricoperta del sangue di quel valoroso Saint,
levitò in alto, fino ad arrivare… nella mano destra di Hades!
Il Dio dell’Oltretomba era un poco ammaccato, ma vivo, e più
rabbioso e determinato che mai! La sua voce profonda scosse gli animi
già sconvolti di quella piccola manica di insetti:
«Alla fine Pegasus è morto invano; si è gettato tra le braccia della morte. Che uomo stupido…»
Al solo sentire quelle parole, un’ira divampante si accese nel cuore
di tutti gli avversari, compreso quello di Athena, che con sguardo
truce fece la fatidica domanda:
«Hades, tu sai cosa sia l’amore?»
«Cosa?»
Quella domanda inaspettata fece sgranare gli occhi al Dio, mentre
uno strano e spiacevole, troppo spiacevole senso di vuoto gli incatenò
il cuore. Se lui aveva mai amato…?
«Forse agli occhi degli Dei gli umani sono stupidi, ma tutti loro posseggono l’amore…»
Mentre Athena continuava a monologare sull’amore umano, Hades sembrò
estraniarsi dall’Universo, mentre riaffioravano alla mente ricordi di
un passato che credeva oramai perduto. Il periodo più felice della sua
eterna esistenza… forse, in quel periodo, si sentiva… amato…?
Una rabbia violenta si impossessò del signore degli Inferi, che
ampliò il Cosmo in maniera spropositata. L’onda d’urto che generò fece
zittire Athena, che lo fissava con occhi terrorizzati e spaesati: quel
Cosmo, da dove veniva fuori? Un’aura rosso cremisi, così intensa e fitta
che si poteva percepire perfino con il tatto, lo avvolse interamente.
Il suo sguardo affilato si rivolse ad Athena, che tremò alla vista di
quello spettacolo inquietante; gli occhi del Dio erano iniettati di
sangue, e brillavano di una folle luce. Hades sembrò aver perso
completamente il controllo, perché per la prima volta urlò, con una voce
arrocchita e quasi soffocata dallo sforzo:
«Athena! È tutto quello che hai da dirmi?! Ora capirai
che il tuo tanto decantato amore non serve a nulla! MUORI!»
Ma il Dio non fece in tempo a torcere un solo capello alla
fanciulla, che percepì il divampare di altri tre Cosmi. Non poteva
essere vero! Per quanto la sua lucidità gli concedesse, Hades capì che
il miracolo avvenuto con il Saint di Pegasus si era ricompiuto; difatti,
un urlo carico di rabbia lo raggiunse, insieme alla visione dei tre
cavalieri che si precipitarono verso la loro Dea.
Il Dio indietreggiò incredulo di fronte a ciò che percepiva. Che
cos’erano quei loro Cosmi? Non era possibile che dei piccoli Saint in
fin di vita stessero contrastando il suo Cosmo: il Cosmo di un Dio!
La paura cominciò ad impossessarsi di lui: vedeva nuovamente la
fiamma della ribellione riflessa negli occhi di Shun. Ma ora non
solamente in lui; in tutti quegli specchi dell’anima che lo fissavano,
vi vedeva quella soffocante brace che lo aveva già una volta annientato.
No! Non poteva essere vero!!!
Athena alzò Nike, la Dea della Vittoria, ora con sembianze di
scettro dorato, verso l’alto e i Saint vi unirono i loro Cosmi. La Dea
venne avvolta da un’aura dorata, ed un vento impetuoso si sollevò,
facendo staccare da terra gocce di sangue e piccoli frammenti di marmo
distrutti. La voce della Dea, non più spaventata, ma carica di vigore,
proferì parole che confusero maggiormente il Dio:
«Hades, questo è l’amore! Questa è la forza grandiosa che possiedono
gli umani! La forza dell’amore insita nell’ordine della vita!!!»
Athena portò lo scettro all’altezza del petto, e con una violenta
spinta, scagliò il vessillo dorato contro il corpo pallido e tremante
del Dio dell’Oltretomba.
Tutto ciò che Hades percepì, furono il dolore atroce allo sterno, e il sapore del sangue in bocca.
₍₁₎ : la sezione di un fascio di luce, se fatta passare sotto un
prisma di vetro, forma l’arcobaleno. La gradazione cromatica che va
dall’infrarosso all’ultravioletto si chiama “spettro luminoso”.
Angolo dell’Autrice:
Ebbene, sembra che l’Università abbai compiuto il miracolo. Sono
finalmente riuscita a finire. Ma anche gli Dei ci hanno messo del loro:
avrei potuto pubblicare ieri, ma non si sa come, mi è saltato Word senza
salvare la parte a cui avevo dedicato quasi 2 ore per scrivere. Ero
talmente incazzata che mi sono fermata (altrimenti spaccavo qualcosa, ed
era tardi per riscrivere tutto e continuare =) ).
Quindi ho finito oggi, in uni, anche se ero un zombie.
Bene, spero che vi piaccia, e vi chiedo scusa per avervi fatto aspettare tanto.
P.S.: perdonate per il titolo orribile; ma ero a corto di idee.
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Capitolo 19 *** Vita e Morte ***
Questa scena mi venne in mente il 21/09 mentre ero in coda sulla
superstrada; così la scrissi subito (come mi piace usare il passato
remoto), per evitare di dimenticare. Quindi un po’ fu colpa sua se feci
tardi per le altre =) Sorry!
Fatto sta che il giorno dopo mi venne in mente l’epilogo, che non avevo
previsto in origine, e quindi via altro tempo per gli altri capitoli,
che, secondo la scaletta che mi feci, senza questi erano ancora 4. =_=’
Povera me!
Vi consiglio vivamente di leggere questo testo ascoltando la colonna
sonora n° 4, 7, 11 e 14 del Soundtrack di Naruto Shippuden… rendono bene
la scena.
Vi auguro buona lettura ^^
Vita e Morte
{Hades}
La Nike, un tempo rilucente d’oro ed illuminata dalla luce del Sole,
ora piangeva. Versava lacrime scarlatte, lacrime di dolore e di
disperazione, per la sorte ingrata che il fato le aveva designato. Quel
pianto, venne scosso dai tremiti del corpo di Hades, che ad occhi
sbarrati guardava quella Dea, un tempo sua sorella e compagna, profanare
le sue fattezze divine. Vana fu la Kamui che da tempo immemore aveva
avvolto e protetto il suo fisico perfetto. La pelle bianca, ora madida
di sudore e sangue divino, i capelli corvini imbrattati del liquido
cremisi ed appiccicati al viso, la bocca spalancata per la sorpresa ed
il dolore lancinante allo sterno, e la vista traditrice che si
annebbiava lentamente… uno spasmodico brivido partì dal cervello e
percorse tutti i nervi già assuefatti dalla sofferenza. Non poteva
essere vero.
*
I-io sono stato sconfitto…
Non può essere vero! Questo sangue… è il mio sangue!!! Sto sanguinando! Non è vero, non ci credo!
Hades non può essere stato battuto da degli esseri umani! Un Dio
dovrebbe ricevere rispetto e non morte! Perché?! Come è potuto accadere!
Maledetta Athena! Maledetto Pegasus Seiya! Maledetto Phoenix Ikki! E soprattutto che tu sia maledetto, Andromeda Shun!!!
Se non ti fossi opposto a me, ora io…
«Ma… se io muoio, questo mondo, l’Inferno e i Campi Elisi… tutto
scomparirà… A-Athena… anche voi sarete coinvolti nella distruzione di
questo mondo e … scomparirete insieme a me…
Alla fine… gli uomini non potranno mai avere una vittoria completa…
Athena, quando te ne renderai conto? L’amore è solo un’illusione che gli
uomini hanno creato per la loro ipocrisia… l’amore è invisibile, ed in
fondo neanche loro ci credono…»
*
Dolci ricordi appartenuti ad un passato lontano e da molto tempo
dimenticato riaffiorarono alla mente del Dio. Un viso grazioso, dagli
occhi a mandorla, così particolari e sorridenti, di un verde profondo,
come la natura che ella tanto amava. Quei capelli vermigli, ardenti come
i fiori di liquirizia, così insoliti quanto meravigliosi e quel sorriso
che per molto tempo aveva lenito le sue pene… e poi il dolore, il
tradimento, e il sangue. Quel colore vermiglio che aveva tanto amato,
ora adornava il corpo dell’unica donna amata e le proprie mani, che la
tenevano stretta tra le braccia, mentre le sue urla confuse chiamavano
invano quel nome che per lui aveva significato tenerezza e felicità…
«Non ci crede… nessuno…»
*
Cought, cought…
Sto tremando…
Sento freddo… io che non ho mai sofferto il freddo, mi sento congelare…
Colui che dovrebbe dominare la Morte si sta facendo abbracciare da essa…
e il suo gelido bacio mi sta privando del mio Cosmo e della mia stilla
vitale…
Provo dolore! Tanto! Troppo dolore!!! Le mie membra si stanno sbriciolando davanti ai miei occhi… sto svanendo!
Le mie mani! Dove sono le mie mani! Sto diventando polvere!
No! Non voglio! Non posso morire!!! Io… io…
Io volevo dare una seconda possibilità al genere umano. Se avessi fatto
ricominciare tutto, tornando alla glaciazione… ah! …anf…anf… la vita
sarebbe ritornata.
La
Terra sarebbe guarita… la vita sarebbe tornata… il
Sole… avrei potuto rivederlo un’ultima volta…
l’umanità…
Mi sento così stanco…
Il mio corpo non risponde più al mio volere…
Io sto…
«Hades…»
*
Il Saint di Andromeda, sorretto per un braccio dal fratello, mosse
le labbra impercettibilmente, forse per evitare di essere udito dai
compagni, radunatisi intorno a Seiya, che giaceva tra le braccia di
Saori.
Il Dio ormai morente e quasi disintegratisi completamente, volse lo sguardo sofferente al giovane uomo:
«Io…
comprendo bene il tuo tormento… il perdere davanti agli
occhi… qualcuno a cui tenevi con tutta
l’anima…»
Lo sguardo che Hades rivolse a Shun, fece comprendere quanta
diffidenza provasse per le sue parole, che sapeva essere sincere, data
la mancanza di malvagità nel cuore del fanciullo. Dal volto del giovane
cavaliere caddero lacrime cariche di tristezza e comprensione per quel
Dio che aveva vissuto nella solitudine e nel rimpianto per secoli; le
sue labbra si mossero, senza emettere alcun suono, ma lo fecero
lentamente, in modo da scandire perfettamente ciò che voleva dire dal
profondo del cuore.
Hades, sgranò gli occhi, non appena recepì il messaggio che Shun gli
aveva dato. Una sensazione di calore avvolse quel poco che era rimasto
del volto.
*
Ma… questa sensazione… io l’ho già avvertita in passato.
Questo calore… questo senso di conforto… è…
È… felicità…?
Mpf, come mi sono ridotto…
Mi sarebbe bastato solo questo, per farmi sentire un’ultima volta così bene?
Ah, che stupido…
…
Seiya…
… ζω ₍₁₎…
*
Mentre le macerie dell’Elisio venivano sollevate al cielo per poi
disintegrarsi senza lasciare traccia della loro esistenza, Shun vide il
volto di Hades, rimasto l’unica parte del corpo ancora intatta,
arrossire dolcemente. Le labbra piegarsi in un tenero sorriso, gli
occhi, che fin a qualche attimo prima fissavano il manto celeste,
chiudersi con infinita pace e serenità. Uno scintillio apparve sotto
l’occhio destro: una lacrima cristallina scivolò silenziosa lungo la
guancia, oramai quasi svanita completamente del Dio.
Quelle parole, che forse aspettava da più di diecimila anni, sciolsero il cuore creduto di ghiaccio di Hades.
Mi dispiace.
₍₁₎: “vivi” in Greco (fonte Google Traduttore)
Angolo dell’Autrice:
Piango! Piango malissimo! Ho pianto per tutta la durata della scrittura,
ed avere come sottofondo il soundtrack di Naruto Shippuden non aiuta
per niente. Se avete letto con quei brani di sottofondo, potete capirmi.
È stato straziante e bellissimo allo stesso tempo, realizzare questo
capitolo, che ha concluso la vita di Hades, lo spietato Dio
dell’Oltretomba.
Come ho già detto, questo non sarà l’ultimo scritto, ma ci sarà un
epilogo; non so se potrete apprezzarlo, ma spero che lo leggerete
comunque. Non è indispensabile, dato che la storia si è conclusa qui, ma
mi farebbe davvero piacere.
...giuro, quando sentivo nei commenti che gli autori soffrivano a far
finire le loro storie, il mio commento era sempre "ma che vuoi che sia?
anzi, è un bene". Ebbene, sbagliavo alla grande! ci sto malissimo per la
fine di questa storia che, anche se durata solo qualche mese, mi ha
tenuto compagnia e mi ha fatto conoscere persone davvero gentili.
Davvero, ero tentata di non fare questa cosa, ma è meglio leggere tutto
insieme piuttosto che a distanza di giorni.
Bene. Ora il mio piagnisteo è finito, Hades non dovrà più sopportarmi
(per ora) e Athena ha avuto la sua vittoria finale... (anche se non
tifavo per lei, ma Kurumada sì...).
Spero vi sia piaciuta, e spero di rivedervi presto (oppure nell'Epilogo ;P)
Grazie a tutti.
Un ringraziamento particolare va a Little_Lotte, PokeMariZEXAL, mughetto nella neve, utau31103 e Lulabys_90 che mi hanno sostenuta con le loro recensioni. A Creamy761, Lailau, Tatin, PokeMariZEXAL e Lulabys_90 per aver messo la storia tra le preferite. A Stecy_1801 e Zia Heya per aver messo la storia tra le ricordate. A Luna_Ginga94, Nemesis98, shuuemma7, Kangaroo ed ancora Little_Lotte, PokeMariZEXAL e Lailau per aver messo la storia tra le seguite. Un ringraziamento speciale va alla dolcissima Kangaroo che mi ha “consolato” e dato alcuni spunti durante le nostre deliranti discussioni =)
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Capitolo 20 *** Epilogo ***
Se avete clikkato sul tasto "ultimo capitolo", e non avete letto
l'avvertenza, vi dico che ho fatto il colpaccio e ho aggiunto 3 capitoli
insieme, per permettere di avere la continuità. Quindi tornate indietro
al capitolo 18^^ altrimenti, se avete già letto gli altri due,
continuate pure.
Se volete, potete leggere questa piccola shot con sottofondo la Ending
di Soul of Gold “Yakusoku no Ashita”; non l’ho fatto apposta, anzi, l’ho
aggiunta dopo questa cosa del sottofondo, ma mi sa tantissimo di
tragedia, però vissuta insieme, e da quel poco di dolce che c’è in
questa scena.
Vi auguro buona lettura, e al prossimo lavoro… se avrò il coraggio di fare qualcos’altro. =)
Epilogo
Battaglia contro gli Angeli di Àrtemis
La fatica si stava impossessando di entrambi. Questa volta, nemmeno
la potenza di Phoenix Ikki era stata sufficiente a sconfiggere il loro
avversario. Certo, lo aveva indebolito, ma Teseo, Angelo alle dipendenze
di Àrtemis, Dea della caccia e della Luna, sembrava ancora voglioso di
combattere.
Ikki, ripresosi dal tremendo colpo subito, si aggrappò alla mano che
il fratello gli tendeva e si tirò su dalla polvere e dal sudore caduto a
terra. I due si scambiarono uno sguardo d’intesa, e subito si
posizionarono l’uno di fianco all’altro, preparandosi ad attaccare
insieme quell’Angelo mostruoso.
Metticela tutta.
Shun spalancò gli occhi quando avvertì quella voce profonda nella
sua testa. Si voltò di scatto alla propria sinistra, e lo vide.
Una mano poggiata sulla sua spalla, in segno di incoraggiamento.
Quel corpo, ora avvolto da una tunica candida, sembrava luminoso e vivo.
I lunghi capelli corvini, smossi dal vento, il volto affilato e
diafano, quelle labbra carnose e sorridenti e quegli occhi, così limpidi
e profondi come un cielo stellato a gennaio, ora trasmettevano
felicità.
Shun non poté che sorridere di rimando, chiudendo gli occhi ed arrossendo leggermente.
Quell’apparizione, così come era arrivata silenziosamente, scomparve
dissolvendosi in una nuvola di scintille color del Sole e di piume
bianche, che vennero trasportate dal vento.
Sì, Shun ne era certo. Si voltò in direzione di Teseo, che aveva
cominciato a temere per la propria vita, visto l’enorme emanazione
cosmica della Fenice. Espanse a sua volta il Cosmo, e da lì l’Angelo non
poté più nascondersi dall’orrore della morte.
Nulla avrebbe potuto ostacolarlo. Lui credeva in Athena, credeva
nella giustizia, e credeva nell’amore. L’amore che aveva reso cieco
perfino un Dio, e che poi gli aveva ridonato la luce.
Grazie!
Thanks to my Dear.
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