L'anima del Signore degli Inferi

di Hades_sama
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rinascita ***
Capitolo 2: *** Natività ***
Capitolo 3: *** Inseguimento ***
Capitolo 4: *** Destino ***
Capitolo 5: *** Yours Ever ***
Capitolo 6: *** Incubi ***
Capitolo 7: *** Riflesso ***
Capitolo 8: *** Catene ***
Capitolo 9: *** Andromeda ***
Capitolo 10: *** Hades ***
Capitolo 11: *** Tenebre ***
Capitolo 12: *** Fratelli ***
Capitolo 13: *** κάνει ματ ***
Capitolo 14: *** Presagio ***
Capitolo 15: *** Fuoco di Ribellione ***
Capitolo 16: *** Sonno Eterno ***
Capitolo 17: *** Divinità ***
Capitolo 18: *** Giudizio VS Giustizia ***
Capitolo 19: *** Vita e Morte ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Rinascita ***


Rinascita

Tum.

Tum.
Cos’è questo suono? Cos’è che disturba il mio riposo? Non capisco...
Come è possibile? Riesco a udire di nuovo i rumori… Per quanto tempo non ho ascoltato un suono simile, quanti secoli sono passati…? Da dove viene? Lo sento così vicino…
«Rivelati!!!»
Silenzio.
Non odo il suono della mia voce… Come era il timbro delle mie corde vocali…? Non lo ricordo.
E cos’è questo rumore costante e martellante! Maledizione!!!
Tum-Tum.                                                                                                                   
Tum-Tum.
Oh… Ora comprendo… Un cuore pulsante… Un calore corporeo e materno…
Quale meraviglia! I tempi sono di nuovo maturi.
Athena… preparati! Una nuova Guerra Sacra avrà presto inizio.




Angolo dell'Autrice:
Salve a tutti i coraggiosi che hanno letto questa... "cosa".
Era da un po' che pensavo di scrivere una storia, anche piccola, ma non credevo certo di debuttare con Hades (che è il mio personaggio preferito, ma anche un po' snobbato dal fandom italiano. Che c'è!? Ho gusti particolari XD)... Sì, debuttare! è la prima cosa che scrivo in assoluto!!!
E sono anche piuttosto esaltata (ho il cuore che batte a mille mentre scrivo queste note).
Bene, spero che la cosa vi abbia un pochino incuriosito... (perchè, anche se minuscola, ci ho buttato via un'ora e mezza), ma lo considero un traguardo!

La Storia ha subito un restyling del formato, ma il contenuto non è mutato (più gli anni passano, più si diventa esperti dei programmi).

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Capitolo 2
*** Natività ***


Premetto che ero partita con l’intenzione di scrivere solo drabble, ma prolissa come sono, mi è totalmente impossibile. Quindi metto da parte i buoni propositi, e lascio che questa “cosa” qui sotto smuova qualche animo. XD
 

Natività
 
{Hades}
Donna! Sono passati nove mesi, perché ti ostini a trattenermi nel tuo grembo. È vano tentativo cercare di impedire il mio ritorno; un misero essere umano non può minimamente sperare di opporsi al mio volere!
Tuttavia, nonostante il dolore delle doglie, continui a non volermi liberare da questa prigione di tenera carne.
Insolente! Proverai sulla tua pelle cosa accade a chi tenta di ostacolare il Dio degli Inferi!
*
La donna annaspa, il fiato le si smorza in gola, costringendola a sollevare convulsivamente il petto in cerca di aria. Il grembo gonfio, e il dolore, le fanno sbarrare gli occhi. Rivoli di sudore freddo la ricoprono.

 
{Pandora}
La mamma continua a gridare, continua a dire che questo bambino non deve nascere.
Perché? Che cosa significa?! Ho paura!
«Mamma! Non lasciarmi anche tu! Non abbandonarmi!!!»

*
La bambina grida disperata; la madre, distesa sul letto, stringe improvvisamente il ventre con entrambe le braccia… avvenne in un attimo. La pancia gonfia si illuminò ed iniziò ad emanare un calore soffocante. La donna tirò un urlo di puro terrore, mentre il proprio corpo veniva avvolto da fiamme e la sua sagoma straziata si dimenava in preda al dolore più brutale.
Il ventre esplose, gettando rivoli di sangue e carne bruciata sul volto pallido della bambina, mentre il corpo senza vita della progenitrice veniva reso cenere dalle fiamme.
Tutto ciò che rimase furono polvere ed una piccola luce argentea che risplendeva sul letto.
La bambina, vinta dalla curiosità che dalla paura, si sporse sul giaciglio e lo udì per la prima volta.

«Pandora!»

 
 
 
 
Angolo dell’Autrice:
Dato che non sono sicura che si capisca, e onde evitare errori di comprensione, è meglio fare qualche appunto:
-i nomi segnati tra { } indicano di chi sia il punto di vista
-la scrittura liscia rappresenta il pensiero dei personaggi
-la scrittura corsiva rappresenta la scena vista in modo oggettivo.
Benissimo: dopo aver fatto la “maestrina” (scusate, ma ho paura di aver scritto delle scempiaggini incomprensibili), ringrazio di cuore Kangaroo, che rappresenta la mia stella polare nel buio della mia ignoranza del mondo delle fanfiction.
Alla prossima.

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Capitolo 3
*** Inseguimento ***


Ammetto che mi ci è voluta mia sorella [che non sa assolutamente niente di Saint Seiya] con il suo: «è bello; mi piace» per farmi pubblicare questo capitolo, che non mi convince neanche un po’, ma questo è il massimo che la mia mente contorta -e la mia ispirazione ^^- mi hanno concesso… è stato un parto travagliato, tanto per restare in tema…
 
Inseguimento

{Ikki}
La guerra lascia solamente macerie, dolore e solitudine. Tra case distrutte e roghi ancora divampanti e famelici di cadaveri e rovine, una piccola figura di bambino si aggira furtiva e pervasa dall’angoscia tipica di chi scappa da qualcosa di ignoto…
L’aria ancora calda, dovuta alle fiamme alte degli incendi, penetra nelle narici del bambino, bruciandogli la gola ad ogni boccata di ossigeno che cerca affannosamente di prendere. Gli occhi di fanciullo, sbarrati per l’orrore a cui ha assistito, presentano dei gonfiori, segni traditori delle lacrime amare versate qualche ora prima.
Tra le braccia troppo forti e paterne per un ragazzino della sua, avvolta da una coperta, è custodita con grande premura una piccola creatura di pochi giorni appena, che dorme serena… sicura della protezione di quell’abbraccio così caldo e dolce. Il suo respiro leggero, debole e regolare risuona come un piccolo carillon in mezzo al rumore inquietante di macerie, fuoco e devastazione.
*
Sento che qualcuno mi sta osservando, ma non capisco dove si trova… e come fa a sapere dove sono…
Ormai sono ore che sto correndo con Shun tra le mie braccia; come posso avere ancora quella sensazione di disagio che provavo quando quegli uomini hanno cercato di portarmi via da mio fratello?!
Mi fanno male i piedi… inizia a mancarmi l’aria… ma non posso fermarmi!
Avverto come un’ombra su di noi. No, non posso cedere proprio ora! Me lo porteranno via!!! Shun, sei tutto ciò che mi è rimasto… non voglio che ci separino!!!  Non lo permetterò a nessuno!
Eh?! Ma cosa…?
«Tu chi sei?»
La mia voce trema… ma che mi succede? Perché ho paura!? Non vorrà portarmi via mio fratello?!
«Pensavi di poter sfuggire tanto facilmente a Pandora?»

 

{Hades}
Finalmente; dopo 243 anni ho dinnanzi al mio cospetto il mio corpo! Quella piccola ed innocente creatura avrà l’onore di farmi da alter-ego mortale.
Oh… quel cuore così puro… non vedo l’ora di divorarlo, incatenarlo a me fino a sporcare quell’anima limpida come un diamante col sangue degli indegni umani. Ciò sarà un piacevole balsamo per lenire le umiliazioni e il dolore che l’umanità mi ha inflitto…
Lo voglio.
Lo desidero… quel corpo… quelle fattezze… tra qualche istante, saranno mie!
 
 
 
 

Angolo dell’Autrice:
Ora vado a nascondermi in un angolo e mi deprimo… non riesco a farmelo piacere!
Volevo descrivere il primo incontro tra Ikki e Pandora, privilegiando il personaggio del Saint di Phoenix… ma non so se sono sfociata nel banale o nel patetico. La sola cosa che mi riconosco sono alcune “perle” che mi sono venute mentre scrivevo.
Volevo mostrare l’angoscia di Ikki, ma non so se ci sono riuscita in maniera decente (oppure se ci sono riuscita e basta…); il personaggio di Pandora non l’ho approfondito perché gli dedicherò più spazio nel prossimo capitolo.
Non poteva mancare l’opinione di Hades verso il piccolo Shun… forse mi è venuto fuori un po’ morboso, ma credo che tutta la bramosia del Signore degli Inferi si sia manifestata alla vista del proprio futuro corpo. [Ammettiamolo, Shun diventerà un bel ragazzo; al Dio gli è andata più che bene (poteva capitargli un corpo bruttissimo XD), quindi penso sia quasi normale che la voglia di possederlo sia molto forte… e non lo intendo con doppi sensi! XP]

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Capitolo 4
*** Destino ***


Ho scritto questa flash alle 2 di notte; non so perché ma anche se la mia ispirazione non era al 100%, quasi rischiavo di sforare dalle 500 parole… forse quello che avevo in mente di fare era troppo ambizioso, ma credo di essere riuscita a descriverlo al meglio delle mie possibilità (ripeto, alle 2 di notte… ma l’ispirazione arriva quando ha voglia… dannata!).

Destino

{Pandora}
Bene, finalmente sono riuscita a raggiungerti… mi hai fatto correre tanto, lo sai?
Ahia! Mi fanno male i piedi…e sono stanca…
«Pandora… prendi il bambino… è lui il predestinato…»
Sì, mio Signore!
«Forza, consegnami subito quel bambino!»
«Scordatelo! Non ti consegnerò mai Shun!!!»
Ma che bambino ostinato; non vuole proprio saperne di abbandonare il fratello… sono quasi gelosa; quel piccolo dorme tranquillo tra le braccia di questo ragazzino… è amato da lui… sono… una famiglia…
Ma cosa vado a pensare! Io ho un’importante missione da portare a termine; devo prendere il corpo del Sommo Hades.
«Vedi, quel bambino, è mio fratello.»
*
Il ragazzino sgranò gli occhi, incredulo e impotente all’affermazione della misteriosa inseguitrice. L’aria si fece pesante, e quel volto impassibile, simile all’espressione di un rapace che ha adocchiato la preda e ne pregusta il sapore del caldo sangue, lo fece rabbrividire. Un presagio di disgrazia si abbatté sull’atmosfera già tetra della città in rovina.
 

{Ikki}
Shun… suo fratello?! Ma non è possibile!!! Io ho visto che la mamma lo teneva in braccio, che lo coccolava… vedevo che gli voleva bene! È così! Ne sono sicuro. Shun è mio fratello! È mio e soltanto mio!
«Sei una bugiarda! Shun è mio fratello e non il tuo!!!»
Oh… Shun, ti sei svegliato…? Non temere fratellino. Non permetterò a questa bambina bugiarda di portarti via; staremo sempre insieme come una famiglia! Andrà tutto bene… vedrai.
«Non puoi capire. È scritto nel destino che tuo fratello venga con me, affinché corpo e spirito si ricongiungano e avvenga così il ritorno del Sommo Hades. Quindi consegnami quel bambino.»
Cosa…? Hades? Ma di che sta parlando? Non riesco a capire… e non ho tempo di ascoltare le bugie di un’estranea… poi la sua faccia mi spaventa… sembra quasi… morta…
Basta; devo portare Shun il più lontano possibile da questa pazza!
Ma…? Cosa tiene in mano? Non può essere?! L’universo?!
«Allora soffri!»
Eh? Ma… AAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!
*
Violente scariche elettriche pervasero il fagottino, che tuttavia rimase illeso e tranquillo, mentre il fratello veniva bruciato da quella terribile tortura, facendolo urlare di dolore, ma ostinandosi a non abbandonare il prezioso bambino. L’intensità dell’elettricità aumentò ancora, le mani del maggiore si ustionarono e arrivò il momento in cui il dolore sopraffece la volontà umana.
Il bambino crollò a terra sfinito, continuando a stringere il fratellino.

 

{Hades}
Moccioso arrogante! Non si può venire meno al proprio destino; specialmente gli umani, non vi si possono opporre.
Pandora ha svolto egregiamente il suo compito di recupero… ora non mi resta che ricongiungermi con il mio corpo, e finalmente… eh? Cosa!?
Non può essere… è impossibile! Un Cosmo; un Cosmo molto potente sta emergendo dal mio alter-ego.
Oh… non avevo previsto tutto ciò… così piccolo, e già così potente… tanto che perfino Pandora non gli si può avvicinare… hm, che sia la determinazione del moccioso ad aver compiuto un simile evento?
… non potevo chiedere di meglio!
Shun… non vedo l’ora di divorarti!
 
 
 
 

Angolo dell’Autrice:
Credo che ora sia il momento del lancio dei pomodori… ma mi ero preparata *prende uno scudo anti-sommossa e un caschetto*
Non so dire se sono soddisfatta o meno di quello che ho appena fatto; specialmente Pandora è stata difficile da gestire, dato che non si capisce se sia manipolata oppure se ubbidisce ad ordini… comunque ho cercato di farla sembrare più bambina possibile (il linguaggio abbastanza forbito è dovuto al fatto che lei è di origine nobile), che esegue ciò che le viene detto.
Per i dialoghi, ho proprio sbriciolato lo stile del doppiaggio/traduzione italiani per Ikki… in questa scena, in cui era un bambino, lo fanno parlare come se fosse Aristotele. Non posso proprio vedere una cosa così… finta!
Bene, spero che la prossima volta non vi portiate dietro i forconi e le torce.
A presto.
P.S.: per quanto riguarda la metafora del "divorare", l'ho scelta apposta. Hades è stato divorato dal padre Crono appena nato, quindi ho pensato che il continuo riferirsi a questo episodio, fosse un'ossessione del Dio... non ancora totalmente superata ^^

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Capitolo 5
*** Yours Ever ***


Ok, questo è il capitolo che conclude l’arco del “passato”. Mi sono sbizzarrita tantissimo a descrivere la giornata di Ikki e Shun. Ovviamente è un’ambientazione che penso tutti abbiano usato, ma la trovo molto romantica… anche se quello che verrà dopo, di romantico non ha un accidente.
Ah, per la linea temporale, ho deciso di dare un senso ai corpi dei protagonisti; quindi ho fatto passare 15 anni, invece che i 13 di Kurumada. Shun ha all'incirca 15 anni, mentre Ikki sui 20 anni.
Detto questo, vi auguro buona lettura!
 
Yours Ever
{Hades}
Tsk! Non ho potuto impossessarmi del mio corpo terreno, ma non importa! Il ciondolo che Pandora gli ha donato lo terra legato a me ovunque esso si trovi, esattamente come un cane al guinzaglio.
Tuttavia è sorprendente che possegga un cosmo. Che ciò possa diventare un fastidio per i miei progetti di conquista?
No, non ho di che preoccuparmi; è solo un miserabile essere umano.
Non può di certo competere con la potenza di Hades, Imperatore dell’Oltretomba!
Piccolo Shun… diventa forte, diventa pure Saint; sarà per me fonte di immenso piacere spezzare il tuo Cosmo.
*
Ikki si svegliò in un letto bianco, dove medici e infermiere lo accolsero dicendo che non aveva nulla di grave. Il suo pensiero andò immediatamente al fratellino, sano e salvo nella culla vicina. Così, mentre Ikki e Shun venivano presi in custodia dalla Fondazione Grado, una domanda attanagliava il cuore colmo di angoscia e diffidenza del maggiore: quel ciondolo, da dove arrivava?
*
Sono passati quindici anni dalla notte fatale, ed attualmente i due fratelli si stanno godendo il meritato riposo dopo la battaglia contro Poseidon, Dio dei mari.
È una magnifica giornata d’autunno; le piante di ciliegio, che in primavera si tingono del pallido colore dell’alba, ora sono variopinte di oro e porpora. Il vento, fresco e profumato di caldarroste e cioccolata, smuove le corolle degli alberi, creando una pioggia di foglie dalle mille sfumature. Il laghetto artificiale, specchio d’acqua del lieve Sole, s’infrange sotto il tocco delicato dei petali degli alberi. Un piccolo ponte di legno, stile tradizionale giapponese, attraversava quella macchia limpida.
Ikki e Shun s’incamminarono su di esso, fermandosi nel punto più alto e godendo di quell’altezza per osservare meglio il parco. Il più giovane si appoggiò alla ringhiera del ponte, osservando la propria immagine riflessa nell’acqua; vide un fanciullo dal fisico sottile e slanciato, dai lineamenti gentili, dai lunghi capelli color del miele smossi dal vento, dagli occhi verdi, profondi e vivi, dalle gote leggermente arrossate per lo fregare dell’aria sul viso e dal sorriso dolce, gentile e raggiante. Dal collo penzolava un ciondolo d’argento a forma di stella.
Uno sbuffo più forte di Eolo fece desistere Shun dalla propria occupazione e stringersi contro il petto del fratello, in cerca di riparo. Ikki, divenuto un uomo dall’aspetto prestante e scultoreo, con un cipiglio rassegnato sul volto, si addolcì, liberando sul viso un’espressione di tenerezza nel vedere il gesto dell’adorato fratellino; così, portando una mano sulla spalla del più piccolo, lo strinse di più a se abbracciandolo, come a volerlo rassicurare della sua presenza.
Sì, Shun lo sapeva; il fratello ci sarebbe sempre stato per lui, lo avrebbe sempre protetto; così com’era stato fino a quel momento.
Mentre i due fratelli si beavano del reciproco calore, il vento si fece più intenso, così da far danzare al ritmo del proprio valzer il ciondolo d’argento; la luce del pallido Sole d’ottobre fece brillare la piccola stella, mentre le parole incise sopra, risplendevano di un sinistro fuoco.
“Yours Ever”

 
 
 
 
 
Angolo dell’Autrice:
Una piccola curiosità; perché ho deciso che siamo in autunno? Non ci arrivate? Ve lo dico: molti autori/poeti, definiscono le foglie a terra come dei morti. Personalmente apprezzo molto questa stagione, soprattutto per i colori bellissimi e la trasformazione dei paesaggi; però il vento che trasporta le foglie a terra, può essere visto come un valzer di morte.
E un’altra cosa che non so se si capisce bene… i “petali degli alberi” sono le foglie; non sono riuscita a trovare un sinonimo che mi andasse a genio. XP
Aggiungo una cosa che mi è stata fatta notare: il ragazzo riflesso nel lago è Shun, non Aaron. Dato che mi sono basata sul manga, dove il Saint viene descritto con i capelli miele, non ho minimamente pensato a questa ambiguità. Poi, dalle mie parti, il miele è di un colore marrone-rame... scusatemi.

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Capitolo 6
*** Incubi ***


Ebbene, ecco a voi un nuovo capitolo. Stavolta non ho potuto introdurre i pensieri dei personaggi, dato che questo è più che altro un sogno/incubo, oppure un fatto avvenuto in una dimensione parallela. Ho anche sforato con le parole, ma ho tagliato tantissime parti, e questo è lo stretto indispensabile per fare quello che volevo… è complicato essere riduttivi!
Dato che ha toni molto malinconici, vi consiglio di leggerla con sottofondo questi brani tratti da Naruto Shippuden (mi hanno aiutato a dare i toni alla storia =P) Colonna sonora 7 e 11.
Detto ciò, buona lettura.
AVVERTENZA: questo capitolo contiene dello Shonen-ai. Se non piace, non leggete! :3
 
Incubi
 
{Shun}
Villa Kido, stanza di Shun
*
La sera calò presto su Tokyo. Shun guardò il tramonto, strinse entrambe le mani attorno al ciondolo d’argento, dono della madre ormai defunta, ed espresse una preghiera al giorno morente. Una supplica che, purtroppo, non avrebbe potuto avverarsi.
Il giovane si coricò nel proprio giaciglio, cadendo immediatamente tra le braccia di Morpheus, ed immergendosi in una dimensione oscura e profonda.

Shun aprì gli occhi. Attorno a se vide il vuoto. Nessun punto di riferimento, nessun suono: solo lui. Una sensazione di vertigine e nausea gli attanagliavano lo stomaco: la stessa orribile sensazione di quando si cade dall’alto. Il Saint di Andromeda, smarrito ed angosciato, si accorse in un secondo momento di essere completamente nudo; portava solo il ciondolo d’argento. Il suo corpo sudava come in un giorno di metà agosto. Quella sensazione così sgradevole l’aveva provata molte volte, durante tutte le battaglie: era paura della morte!
A quella consapevolezza, il ciondolo si illuminò di una calda luce bianca; come a voler richiamare qualcosa. Shun cercò di nascondere quel faro: la mente lo avvisava di un orribile pericolo; il cuore pompava troppo velocemente, gli occhi si rifiutavano di restare aperti, il respiro era irregolare ed ogni boccata d’aria bruciava la gola, rendendo più affanno che sollievo.
Shun pensò di morire quando una mano grande ed incredibilmente calma gli accarezzò dolcemente il viso. Un poco tranquillizzato da quel tocco che tanto gli ricordava il fratello, si fece coraggio e aprì gli occhi: pensò di non aver mai visto un essere più divino. Davanti a lui vi era un uomo dal fisico scultoreo, la pelle diafana, in magnifico contrasto con i lunghi e lisci capelli corvini. Il viso era affilato, come quegli occhi così profondi e puri come due sorgenti di montagna; lunghe ciglia nere li contornavano. Le labbra erano piegate in un dolce sorriso.
Anche quell’uomo, così simile al divino, era nudo. Si mise nella posizione del loto, e con le possenti e gentili braccia, prese Shun in un delicato abbraccio e lo fece adagiare sulle proprie gambe. I due si guardarono negli occhi. Il corpo di quell’uomo, nonostante il colore niveo, era caldo come il fuoco; in netto contrasto con quello del Saint.
Il moro strinse Shun, cercando di avvicinare i corpi, in modo da cancellare i brividi che avevano iniziato a scuotere il fanciullo. Il Saint chiuse gli occhi, godendo di quel caldo contatto, e sentì appoggiarsi sulla propria fronte la folta chioma dell’uomo divino.
Erano nel buio, abbracciati e nudi, ma con una calda sensazione di conforto a riempirne i cuori.
In quel tenero contatto, Shun si decise ad interrompere quel silenzio:
«Chi siete?»
Il moro si scostò leggermente per poterlo vedere in viso:
«Io sono te!»
La voce risultava più fredda e penetrante di una spada nella carne.
Shun sgranò gli occhi, mentre le sue labbra venivano rapite da quelle calde e umide dell’uomo, che iniziò a giocare con la lingua del giovine; quella danza umida gli stava facendo perdere lucidità, tuttavia non si oppose, finché non sentì una fitta di dolore al labbro inferiore.

Shun aprì gli occhi. Era nel proprio letto, con il pigiama incollato al corpo sudato e ansimante… e con un sapore ferroso e maschile sulle labbra.

 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice:

Questo è stato il capitolo più difficile che abbia scritto finora; volevo essere più descrittiva, aggiungere più cose possibili, far vedere i pensieri di Shun… ma mi sarebbe venuta una cosa troppo lunga, e non mi sento di iniziare storie prolisse. Quindi questo è il risultato di tagli e revisioni. Spero sia decente.

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Capitolo 7
*** Riflesso ***


All’alba delle 3 posto questo nuovo capitolo. Stavolta il protagonista pensante è Shun. Spero possa soddisfarvi.
ATTENZIONE: questo capitolo contiene dello Shonen-ai. Se non piace, non leggete! :3

Riflesso
 
{Shun}
Incubo. Era solo un terribile incubo! Ma allora perché ho così paura!!! Sono così spaventato, che non sono più riuscito a restare nella mia stanza… mi serviva aria.
E ho portato con me la foto che mi ha sempre aiutato nei momenti peggiori.
Forse uno dei pochi momenti in cui io e Ikki sembravamo una famiglia.

Oggi c’è una magnifica luna piena. Sono sicuro che anche mio fratello la sta ammirando…
Oh, fratello! Dove sei? Ho tanto bisogno del tuo calore!
Ikki! Ikki!!! Fratello! Aiutami! Fratello!!!
*
Il giovane stringe tra le mani il piccolo ritratto, raffigurante un bambino di circa 6 anni che teneva in braccio un neonato. Una lacrima solitaria cadde sul vetro del quadretto a custodia della fotografia.
Seduto ad un tavolo dell’ampio balcone di Villa Kido, una mano che reggeva il ritratto e l’altra che sosteneva il proprio capo e il ciondolo d’argento, Shun si abbandonò a ricordi felici e malinconici, continuando a fissare la fonte di quei pensieri.
Non capì quanto tempo passò tra i suoi tormenti fino a quando la foto venne illuminata dalla luce lunare; Shun, riscosso dalle sue riflessioni, piegò il ritratto per poterlo nuovamente guardare.
Quel che vide fece perdere un battito al suo cuore. Il vetro della fotografia rifletteva l’immagine dell’uomo apparsogli nell’incubo! Le labbra del giovane cominciarono a fremere, l’adrenalina prese il sopravvento e, vincendo la lancinante paura, si alzò di scatto in modo da sorprendere quell’essere.
Non ebbe il tempo di parlare che l’uomo lo ebbe già avvolto nuovamente tra le possenti braccia; il sinistro teneva saldamente gli arti superiori del fanciullo aderenti al corpo, il destro era poggiato sul volto impallidito di Shun, con l’indice e il medio infilati nella bocca ed intenti ad intrecciarsi con la lingua. Il giovane era stato costretto a reclinare indietro il capo e poggiarlo sulla spalla dell’uomo misterioso.
Resosi conto dell’accaduto, avvenuto troppo velocemente anche per i suoi sensi di Saint, il fanciullo spalancò gli occhi, impotente, mentre il proprio corpo cominciò a tremare per quel contatto così stretto e, se ne rese conto con orrore, terribilmente piacevole e caldo.
Nuove, amare lacrime sgorgarono da quegli occhi che un tempo riflettevano vita e speranza.
L’uomo, rimasto tutto il tempo a bearsi delle reazioni sia fisiche, sia emotive di Shun, avvicinò le labbra, ora tirate in un sorriso estasiato, al lobo sinistro del Saint e, con fare estremamente lascivo ed erotico, fece passare la lingua rovente e umida sull’orecchio del prigioniero, partendo dall’attaccatura del lobo fino al padiglione auricolare: rallentando per ascoltare i gemiti di terrore misto alla goduria della vittima.
Rosso in volto per l’imbarazzo e la vergogna, Shun sentì il respiro rovente vicino all’orecchio pronunciare:
«Shun, tu mi appartieni. Non potrai mai sfuggirmi; perché noi siamo una cosa sola. E molto presto, lo saremo in eterno.»

Un rumore di vetri infranti, ed il corpo che cedette e rovinò al suolo, fecero comprendere al Saint che il suo carceriere se ne era andato… lasciando in lui, un orribile sospetto.

 
 
 
 
 
Angolo dell’Autrice:
Ero senza uno straccio di ispirazione fino a che non ho avuto una discussione con la carissima Kangaroo, che definirei “la mia musa ispiratrice”. Senza di lei starei ancora meditando su quale situazione prendere in considerazione tra le tante possibili XD.

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Capitolo 8
*** Catene ***


Lo ammetto; qui sono stata un po’ sadica nei confronti di Shun, ma ci stava… è Kurumada che ha messo le catene al piccolino, io non centro nulla XD.
E magari ci saranno degli errori, dato che l’ho finito quasi verso le 3: provvederò a correggerlo il più presto possibile =)
ATTENZIONE: questo capitolo contiene dello Shonen-ai. Se non piace, non leggete! :3
 
Catene
{Shun}
Ormai giunti dinnanzi alla voragine infinita, ingresso del regno degli Inferi, i tre Bronze Saint, il cui valore non conosce ostacoli, vennero raggiunti da Dohko di Libra. La rivelazione dell’Ara Yashiki, l’ottavo senso risvegliato sia da Athena sia da Shaka, riempì di speranza e di nuovo vigore i gioviali Cosmi.
Pronti a raggiungere la Dea e il proprio compagno, i quattro bruciarono i loro Cosmi al massimo, nel tentativo di raggiungere l’ottavo senso, e si gettarono nel pozzo oscuro per poter combattere contro la nuova minaccia: Hades.
*
Ho paura! Maledizione, Shun! Come puoi essere così debole mentre la signorina Saori, Athena è in pericolo?!
Perché è dovuto succedere tutto questo!? Avevamo appena instaurato la pace…
È come nel mio incubo!!! Sto fluttuando nel vuoto!
Ho paura!
Fratello!
No, Shun, ora calmati! Devi calmarti!!! Devi essere lucido: non puoi essere di peso come tuo solito!
Coraggio; fa un bel respiro… e resta concentrato. Non puoi permetterti di morire adesso!
Ottavo senso! Ara Yashiki! Risvegliati!!!
 Brucia, oh Cosmo di Andromeda!!!
*
Shun si svegliò dopo un lungo sonno, molto probabilmente dovuto alla caduta, su una lunga scalinata di marmo liscio e lucido, interrotta a metà da una tenda di leggero tulle dal colore del cielo. La sala era molto grande, sorretta da colonne doriche, imponenti ed altissime; solo poche candele, sostenute da dei candelabri a soffitto, emanavano una tenue luce che creava giochi d’ombra inquietanti e sinistri. In fondo al salone, al centro alla parete vi era un portone di legno intagliato, con un grosso catenaccio e numerose serrature; nessuna finestra, nessuna luce naturale. Sembrava una gabbia.
Dopo aver osservato il luogo come meglio poteva, data la scarsità dell’illuminazione, Shun alzò il busto dai gradini, facendo leva con le braccia e si mise seduto. Cercò con gli occhi i suoi compagni, ma invano: in quella stanza lui era l’unica presenza.
Dopo un primo momento di totale smarrimento, la sua mente gli pose una domanda fatale: come ci era arrivato lì? L’ultima cosa che ricordava era il buio che lo circondava… violenti brividi percorsero il corpo del fanciullo, che fu costretto a portare le braccia attorno agli arti superiori, nella vana speranza di scacciarli.
«Ben svegliato, giovane Shun. Fatto sogni d’oro?»
Quella voce, apatica ma profonda, fece perdere un battito al cuore del Saint. Gli occhi si sbarrarono, il respiro si fece affannoso e la pelle divenne madida di sudori freddi.
Lentamente, Shun voltò lo sguardo dietro di sé; le tende si erano aperte, e mostravano la sommità della scalinata. Vi era un trono color porpora, riccamente decorato con intarsi e filigrane d’oro, su cui era seduto un uomo vestito di nero e con dei lunghi capelli corvini. Teneva il braccio sinistro poggiato sulla pancia, mentre il destro, posizionato sopra l’opposto, sorreggeva il volto affilato ed illuminato da un’espressione di puro divertimento.
Non poteva essere lui. Come poteva trovarsi negli Inferi? Forse, tutto quello era un terribile incubo… sì. Non poteva essere altrimenti!
Dalle labbra di Shun uscì un sospiro di sollievo, mentre le mani si erano posizionate sul petto, ora rilassato.
Tuttavia, quando tornò a guardare l’uomo, il suo entusiasmo venne meno: il volto ora era deformato da un folle sorriso derisorio; come ad aver letto i pensieri del fanciullo, l’uomo pensò bene di negargli il senso di conforto appena acquisito, sollevando il braccio destro e muovendo l’indice alzato in segno di negazione:
«Ah-ah-ah».
Shun restò impietrito; pure il respiro gli venne meno. L’ansia salì fino a farlo andare in affanno. L’unica soluzione era scappare: aveva già provato ad opporsi a lui, e ne aveva già testato l’incredibile velocità. Si alzò di scatto dai gradini, e corse verso il portone, nella speranza di salvarsi dalle grinfie di quell’essere che, tuttavia, lo lasciò fare. Arrivato all’ingresso, fece per aprirlo, ma era tutto inutile; per spostarlo ci sarebbero volute almeno due persone, ed inoltre era sbarrato… Shun si sentì perduto: era in trappola, e se ne rese conto quando una risata carica di scherno e trionfo si alzò nella sala.
Il Saint si voltò e si mise in guardia, nonostante le lacrime pungessero gli occhi. Era spaventato, ma questa volta indossava le sacre vestigia di Andromeda; aveva ancora una speranza.
L’uomo, osservando meglio il Cloth del giovine, si portò la mano destra al mento e con fare pensoso disse:
«Vedo che ti piace giocare con le catene…»
Sul suo volto si dipinse un ghigno maligno e, portando la mano a mezzaria aggiunse:
«E sia!»
Detto ciò, fece schioccare le dita: ciò che avvenne fu talmente fulmineo che Shun avvertì il dolore acuto che lo stava avvolgendo prima di rendersi conto di cosa era avvenuto.
Delle catene nere, adorne di aculei e pungiglioni, lo stavano stringendo completamente: Shun era sollevato dal pavimento, con gli arti trascinati verso terra e le braccia legate saldamente al busto. Anche il bianco collo venne avvolto. Una catena proveniente da un angolo indefinito del soffitto sorreggeva il corpo inerme del fanciullo.
Rivoli di sangue e sudore cominciarono a cadere sul marmo lucido del pavimento; Shun si stava dimenando, nella remota speranza di liberarsi da quell’orribile costrizione: tutto ciò che ottenne furono il ferro che penetrò in più punti la tenera carne, delle urla straziate e delle lacrime di dolore ed agonia.
Nel frattempo, l’uomo era sceso dal suo trono e si stava avvicinando alla sua preda ormai indifesa.
*
No, no, no! Non può essere vero! Questo è un incubo!
Ma allora perché il dolore è così reale?!
Shun! Shun, svegliati! Shun, per favore, apri gli occhi!!!
Aaaaahhhhhhhhh! Che male!
Nemmeno la mia armatura è riuscita a difendermi!
Vi prego, qualcuno mi aiuti!!!
Ikki! Ikki! Fratello, aiutami!
… ma… cosa? No! Non ti avvicinare!
Ti prego! Non ti avvicinare!!! Non toccarmi!!!
Ikki! Dove sei? Ikki! Ikki, ti prego, aiutami!!!
Fratello!!!
*
Il corpo di Shun fu scosso da brividi di terrore non appena l’uomo gli fu vicino. Fece scorrere la mano lungo l’interno coscia sinistro del fanciullo, per poi passare all’inguine, risalire il petto, sfiorare il collo ed infine raggiungere la guancia destra.
 
{Hades}
Shun. Per quale motivo sei così sorpreso della cosa: eppure mi sembra di esser stato chiaro, quando ti ho detto che non avresti potuto sfuggirmi.
Come sei ingenuo.
Ma devo ammettere che vederti in totale balia del mio potere, mi sta facendo un po’ eccitare: non sai quanto mi diverta vedere voi umani, miseri topolini, che cercate disperatamente di mordere il gatto, nonostante sappiate perfettamente che non avete scampo.
La tua mente è ormai in preda al terrore; lo vedo dai tuoi occhi colmi di lacrime.
Ah, piccolo Saint; sei uno spettacolo meraviglioso. La tua pelle bianca come la neve, cosparsa di tanti piccoli petali scarlatti, e quegli occhi, così grandi e pieni di sgomento ed incredulità, grondanti lacrime così pure…
Hades, adesso datti un contegno: non puoi di certo scendere ai livelli di Zeus.
Però ho voglia di giocare ancora un poco, prima di divorarlo; un bocconcino prelibato come lui, va trattato in maniera speciale… ma queste ferraglie sono fastidiose.
Mh, una briciola del mio potere sarà più che sufficiente per disfarmene.
*
L’indice destro dell’uomo si posò sul pettorale della Cloth e, esercitando una piccola pressione, lo mandò in frantumi, insieme al resto dell’armatura.
Gli occhi sbarrati di Shun si strinsero con forza ed iniziò a scuotere la testa, ignorando il dolore, nel tentativo di negare la distruzione della sua unica difesa. Una mano calda e salda gli afferrò il mento e gli fece voltare il viso verso destra: la lingua umida dell’uomo percorse i solchi tracciati dalle lacrime, facendo gemere di piacere e terrore il giovane Saint. Shun, sforzandosi di non aprire gli occhi, sentì il fiato caldo dell’uomo avvicinarsi all’orecchio sinistro e sussurrargli:
«Era d’intralcio; e comunque, non credo ne avrai più bisogno.»
Detto ciò, iniziò a baciare il lobo, per poi scendere sulla linea del viso, passare al collo e spostarsi sul pomo d’Adamo. Qui si soffermò di più; prese a leccare con lascivia e godendo delle reazioni involontarie che le sue attenzioni suscitavano nella preda. Difatti, Shun era scosso da continui brividi di piacere, la sua gola gemeva soddisfatta ed il respiro si muoveva seguendo il ritmo dettato da quel muscolo umido e morbido.
Mentre il volto era affetto da quelle attenzioni erotiche e proibite, la mano, che fino a poco prima bloccava il viso del prigioniero, si era spostata sull’esterno coscia, e stava massaggiando quei muscoli tesi, in modo lento e sensuale. Ciò fece tendere come una corda di violino il corpo del fanciullo che, per riflesso condizionato, buttò indietro la testa, offrendo al carceriere un nuovo giogo.
Difatti, la lingua, dapprima ferma sul pomo, si spostò, trascinandosi sotto il mento, poi salendo e posandosi su quel magnifico organo che non aveva mai smesso di deliziarlo con paradisiache note. Inutili furono i tentativi da parte di Shun per liberarsi da quella morsa: quell’uomo aveva cominciato percorrendo le labbra del giovane con la lingua, poi era passato a succhiare le labbra, facendole arrossare, ed infine si era avventurato nelle profondità di quella bocca, cercando il contatto con il muscolo gemello ed iniziando una danza che tolse il respiro al Saint.
Dopo aver interrotto quel giogo umido, Shun aprì gli occhi, nella folle ricerca d’aria. Mentre ansimava, vide il volto dell’uomo farsi nuovamente vicino, fino ad arrivargli a fior di labbra.
«Voglio confidarti un segreto: come la principessa Andromeda, legata con delle catene ad una roccia per essere offerta in sacrificio, così anche tu, mio piccolo Saint di Athena, sei legato a me dalle catene del destino. Ed ora è arrivato il momento che il fato si compi.»
Detto ciò, l’uomo chiuse gli occhi ed avvicinò le labbra al petto di Shun; più precisamente, al cuore. Mentre l’angoscia e la paura del Saint crescevano proporzionalmente a quanto quella bocca si avvicinava al torace, una voce famigliare interruppe quella tensione insostenibile:
«Shun! Shun! Tutto bene?»
*
Seiya scosse più volte il corpo privo di sensi del compagno. Shun rinvenne poco dopo.
Si trovavano su dei costoni di roccia. Non c’era nessun edificio, nessuna sala, nessun uomo dalla morale discutibile.
Shun non fu mai stato così felice di rivedere Seiya e, per ingraziarlo, gli regalò uno dei suoi più caldi e dolci sorrisi.
«Sì; credo di sì.»

 
 
 
 
 
Angolo dell’Autrice:
E dopo aver avuto l’ispirazione per una scena abbastanza significativa tra Shun e Pandora, mi ero presa bene ma, cosa scopro? Che nel manga quella scena non esiste! Ed io, che mi baso sull’opera cartacea, mi sono mangiata le mani!!! XD
Così, l’unica cosa da fare era andare direttamente alla Giudecca e possedere Shun; ma poi mi sono detta “e se Hades avesse captato Shun appena arrivato negli Inferi?” e questo è il risultato.
Spero vi piaccia; è più lungo del solito, ma non potevo fare altrimenti =).
Faccio una precisazione per una cosa che dice Hades nei suoi pensieri: quando dice che non deve abbassarsi ai livelli di Zeus, si riferisce al fatto che il fratello è un donnaiolo; nella mitologia, il Re degli Dei ha avuto molti figli illegittimi, quindi semidei. (è uno sporcaccione; penso che se la sia fatta anche con uomini, per trarre più piacere. Almeno, questo è ciò che pensa la mia mente bacata XD) Mentre per quanto riguarda Hades, non si fanno accenni riguardo a figli o donne, a parte la moglie Persefone. (poi magari sto dicendo una cavolata; correggetemi pure se sbaglio, anzi, mi fareste un favore).

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Capitolo 9
*** Andromeda ***


Avviso che sarà un capitolo lungo… ed abbastanza crudo da digerire.
Ho detto tutto.
Buona lettura.
ATTENZIONE: questo capitolo contiene dello Shonen-ai. Se non piace, non leggete! :3
 
Andromeda
 
{Hades}
Shun, sento il tuo Cosmo avvicinarsi…
Credevi che azzerando il tuo potere, saresti riuscito a ingannare me, Hades?
Pecchi di presunzione, mio alter-ego. Un difetto comune ed insito nella natura umana…
Non che questa inaspettata svolta mi dispiaccia: avanti, mia dolce Andromeda, vieni da me; offriti docilmente al mostro che non aspetta altro da quindici anni!
*
Dopo la dura lotta contro Pharaoh, Orfeo, Saint della Lira, aveva acconsentito a portare i due giovani compagni al cospetto di Hades. Per passare inosservati, il cavaliere aveva escogitato uno stratagemma che avrebbe permesso un viaggio sicuro ai due fanciulli; difatti, quel giorno avrebbe dovuto suonare la propria melodia per il Signore degli Inferi e, con la scusa di portare un omaggio floreale al proprio padrone, si sarebbe procurato un baule, dove Shun e Seiya si sarebbero potuti nascondere ed arrivare a destinazione senza difficoltà e pericoli.
Il piano proseguì senza intoppi, dato che tutti gli Spectre erano troppo occupati a pensare agli intrusi, piuttosto che badare ad un Saint decaduto.
Giunto infine alla Giudecca, Orfeo pensò che la strategia aveva avuto successo: i suoi giovani compagni erano arrivati da Hades sani e salvi. Tuttavia, il Silver Saint non aveva calcolato una cosa, anzi, una persona: Lady Pandora.

{Pandora}
Com’è possibile che dei semplici Bronze Saint siano riusciti ad introdursi negli Inferi così facilmente!
E dalle notizie che mi giungono, continuano la loro avanzata verso la Giudecca con un Gold Saint, nonostante gli Spectre stiano sbarrando loro la strada.
Dannazione! Che posso fare? Se il Sommo Hades lo scoprisse, verrei punita…
Che razza di uomini incompetenti! Dei Saint di Athena non dovrebbero nemmeno avere abilità di movimento qui, ed invece riescono ad eliminare l’esercito del mio Signore come se fosse composto da soldatini di carta!!!
Maledizione!
Per ora è meglio non dire nulla al mio padrone; ma, nel caso la folle corsa di quei pazzi li portasse fin qui, avranno una bella sorpresa ad attenderli.
Oh! Orfeo è già qui.
Molto bene; ho proprio bisogno di rilassare la mia mente. Questa situazione mi sta uccidendo! Le soavi note della sua lira sapranno ridonarmi la pace e la calma di cui ho bisogno.
Ma… un momento! Cos’è quello?!
*
La donna, dapprima dai lineamenti dolci, alla vista dello scrigno, tramutò il volto in una maschera di diffidenza e preoccupazione. Puntando il tridente che reggeva in mano contro l’oggetto sospetto, intimò al Silver Saint di rivelarne il contenuto. Orfeo, inginocchiato davanti a lei, sembrò restio alla richiesta, tuttavia, all’ennesimo ordine del capo dell’esercito infernale, il Saint cedette e aprì il baule. L’uomo poté leggere la sorpresa negli occhi di Pandora; fiori negli Inferi era cosa assai rara. Per evitare inutili incomprensioni, il cavaliere d’argento si giustificò dicendo che erano un omaggio raccolto nella propria dimora, unico luogo in cui delle corolle colorate avevano la sfacciataggine di crescere.
Lady Pandora sembrò tranquillizzarsi, se non fosse che la scintilla del dubbio che albergava nei suoi occhi non si era affatto estinta: infilzò il tridente più e più volte tra i fiori, sotto lo sguardo atterrito e preoccupato di Orfeo, che aveva iniziato a sudare freddo quando la donna gli aveva imposto di aprire lo scrigno.
Soddisfatta del proprio operato e fugati ogni dubbi sulla fedeltà del Saint decaduto, la giovine mise al corrente il sottoposto dello stato d’emergenza in cui si trovavano. Orfeo, a quel punto, chiese dove fosse il Sommo Hades, in modo da poter iniziare a suonare; la donna gli rispose che non appena le sue note si sarebbero disperse nell’aria, il loro padrone si sarebbe mostrato.
Non appena il Saint sfiorò le corde della lira, l’enorme portone dietro di lui si spalancò, permettendo l’ingresso dei tre pezzi da novanta dell’esercito infernale: i tre Giudici degli Inferi.
Wivern Radhamantys, Grifon Minos e Garuda Aiacos.
Non poteva essere vero! Che Lady Pandora avesse scoperto la sua strategia e avesse chiamato a se i tre Giganti per eliminarli? Se ciò corrispondesse a verità, lui, Seiya e Shun, sarebbero andati incontro a morte certa! Orfeo, dapprima sicuro del suo stratagemma, iniziò a tremare ed a ansimare: se tutto ciò sarebbe successo, la colpa era solamente sua; lui aveva suggerito quel metodo e dopo aver quasi fatto inforcare i due compagni da Lady Pandora, ora avrebbe dovuto sostenere con i due fanciulli uno scontro impari… la disperazione si stava impossessando del Saint e delle lacrime di innocente colpevolezza iniziarono a pungergli gli occhi. Fu la donna a far recuperare la calma al guerriero ormai rassegnato. Difatti, dopo aver ringraziato loro di essere arrivati immediatamente, diede loro l’ordine di sedersi sui troni disposti nella sala e di ascoltare la melodia di Orfeo, come avvenuto in passato. All’udire le proteste della Viverna, Lady Pandora lo fulminò con lo sguardo, ed aggiunse di non proferir parola riguardo lo stato d’emergenza in cui si trovavano, dato che il loro padrone non ne era ancora al corrente.
Il cuore di Orfeo si fece più leggero a sentir quelle parole, conscio che il suo piano non era stato scoperto e che i suoi compagni non erano in pericolo; tuttavia non si accorse dello sguardo scuro e predatore che Radhamantys gli lanciò dopo che il suo volto si fu rasserenato.
La sala, in perfetto stile greco dorico, venne riempita dalla dolce musica della lira del Silver Saint, in fremente attesa per l’arrivo del Sommo Hades. I quattro, seduti sui rispettivi troni, avevano chiuso gli occhi, per bearsi meglio di quell’incantevole suono. Orfeo era impaziente; non riusciva ancora a percepire la presenza di Hades, quando, alzando gli occhi sul trono nascosto dalle tende di tulle azzurro, in cima alla scalinata, vide una figura umana.
Come era possibile che il Saint non avesse avvertito la presenza di quella persona? Da quanto tempo era lì? Da dove era arrivata?
Tutte queste domande pervasero il cuore del musicista, ma ora non era il momento di porsi inutili quesiti: quella era l’occasione che aveva agognato appena giunto in Giudecca. Ora l’unico intoppo erano i tre Giudici infernali e Lady Pandora. Decise di addormentare tutti i presenti con una melodia che avrebbe sigillato le loro menti in una differente dimensione, in modo da agire indisturbato.
Death Trip Serenade!
Quando la melodia cessò, tutti i presenti erano stati avvolti dall’incantesimo; ora era arrivato il momento di annientare una volta per tutte il Signore degli Inferi! Orfeo si gettò verso il trono, sicuro che la propria melodia avesse svolto alla perfezione il suo compito; Hades avrebbe pagato caro per ciò che aveva fatto ad Euridice! Al solo ricordo dell’amata ridotta a pietra, il volto tranquillo del Saint divenne una maschera di odio e furore. Sentimenti che avrebbe riversato cento volte più forti sull’essere che era causa di tutti i mali. Poteva già sentire sul palato il sapore dolce della vendetta, quanto una fitta lancinante gli colpì il cuore in pieno, facendolo cadere faccia a terra per lo stupore e la sofferenza. Cosa l’aveva colpito? La risposta arrivò immediatamente, con la voce beffarda di Radhamantys: la Viverna non si era mai fidata del Saint, e quindi non era caduta nel tranello della melodia del cavaliere.
Lo Spectre si lanciò contro il ferito, essendo sicuro di avere la vittoria in tasca, quando un attacco lanciato alla velocità della luce lo colpì alle spalle, facendo spostare la sua attenzione sullo scrigno pieno di fiori…
«TU!»

{Shun}
Bravo Seiya! Sei riuscito ad impedire a Radhamantys di uccidere Orfeo.
Ora non ci resta che fermare il Signore degli Inferi!
Ahi! Il polso mi fa male. Che mi è successo? Ah, deve essere una ferita inflittami da quella donna addormentata; credo si chiami Pandora…
Pandora… perché questo nome mi dà un senso di nostalgia?
No! Devo restare concentrato! Siamo davanti alla persona che ha dato inizio a questa Guerra Sacra, a colui che ha privato della vita molti nostri compagni e che si è divertito a far commettere atti ignobili a dei valorosi cavalieri defunti! Non posso distrarmi!
Ma… non è possibile! Io sto sognando!!!
Seiya, ti prego, dimmi che questo è un incubo e che presto ci sveglieremo entrambi!!!
Questa è…
*
Orfeo, sfruttando la distrazione del Giudice Infernale, si diresse verso il trono in cima alle scale ma, quando scostò dalla sua strada le tende di tulle, si bloccò. Tutto l’odio provato fino a quel momento svanì all’istante; la persona che aveva davanti era un ragazzo molto giovane, avrà avuto l’età dei suoi due compagni. I lunghi capelli color della notte gli incorniciavano il viso efebico: aveva la pelle di alabastro, i lineamenti delicati, un sorriso appena accennato che gli conferiva un’aura solenne e quegli occhi… il Saint pensò di non aver mai visto occhi più profondi e puri! No; ripensandoci bene, aveva già visto una persona che emanava purezza fino a quel punto. Si voltò di scatto verso i due compagni, che stavano combattendo contro la Viverna, e vide con grande sgomento l’incredibile somiglianza.
Shun, il Saint di Andromeda, sembrava il gemello del Signore degli Inferi, Hades!
I tre combattenti si voltarono verso Orfeo, ed il medesimo stupore si manifestò sui loro volti. Solo Shun sembrava essere scosso da una crescente consapevolezza, vedendo il volto del Dio dell’Oltretomba identico al suo e… il ciondolo di sua madre!
Shun iniziò a perdere il sangue freddo; tutto ciò era troppo per i suoi nervi, già logorati dai frequenti incubi avuti nell’ultimo periodo. Il suo respiro si fece agitato ed irregolare, dei sudori freddi cominciarono a percorrere interamente il suo corpo, già scosso da violenti brividi di terrore. Il suo stomaco si contorse, fino a far risalire i succhi gastrici nella gola del giovane, che si sforzò di resistere ai conati schiacciandosi la pancia con la mano sinistra e portando alla bocca la mano opposta. Il suo cuore pompava il sangue troppo velocemente e la sua pressione si stava alzando per il troppo stress del muscolo cardiaco. Shun si lasciò scivolare a terra, impossibilitato a reagire; la sua lucidità era stata messa a dura prova quando si era accorto che la sala in cui si trovava era la stessa dell’incubo avuto all’ingresso degli Inferi, ma ora… era definitivamente scemata.
In quel momento si sentì un urlo, più precisamente un ringhio proveniente da Orfeo, che aveva imprigionato Hades con la sua tecnica letale; Radhamantys si avventò contro il Silver Saint, ma venne fermato dal Pegasus Ryusei Ken di Seiya.
Fu un attimo: Orfeo lanciò il suo ultimo attacco e il corpo di Hades venne fatto a pezzi e sparì. Radhamantys rimase immobile, nel vedere il proprio signore sgretolarsi in cenere; la sua coscienza non era pronta a sostenere un tale colpo.
I Saint, invece, gioirono della dipartita del nemico che aveva causato loro tanto dolore e afflizione, ma il loro entusiasmo venne meno quando il Giudice, ripresosi dallo stato di shock, afferrò l’ormai esanime Orfeo e lo usò come scudo; il cavaliere d’argento utilizzò la medesima tecnica usata contro Hades ed imprigionò il Gigante con i fili della sua lira. Tutto inutile: l’impeto della Viverna, dato soprattutto dall’impotenza dimostrata e dalla perdita del proprio signore, lo fece liberare facilmente, per gettare tutta la propria ira su quei tre impertinenti che avevano osato tanto. Tuttavia Orfeo, raccogliendo le ultime forze rimaste, bloccò gli arti del nemico ed intimò ai compagni di colpire: oramai lui sarebbe morto, ma almeno avrebbe protetto quei giovani che con tanta dedizione non avevano mai smesso di seguire la loro Dea. Quando il Pegasus Ryusei Ken lo colpì insieme al Giudice, calde lacrime di gratitudine solcarono il suo pallido e freddo viso. Così come dai visi di Seiya e Shun, ma le loro erano di dolore e gratitudine per il sacrificio compiuto dal loro fratello.
*
Orfeo… grazie!
Il tuo sacrificio non è stato vano, ma era davvero necessario privarti della vita per poter espiare l’unica tua colpa? È giusto morire da martire e da rinnegato per aver voluto seguire la via dell’amore?
Grazie a te, il mio incubo non si avvererà; non mi dovrò confrontare con quell’uomo…
Le lacrime non accennano a smettere. Sei stato un valoroso Saint fino alla fine, la tua morte è stata tragica, ma è grazie a te se siamo ancora vivi.
Credo che porterò la tua lira ad Euridice, una volta che avremo ritrovato la signorina Saori e ce ne andremo dagli Inferi.
Il tuo corpo verrà seppellito al Santuario, e verrai ricordato come colui che ha sconfitto Hades… è magra consolazione, ma sono sicuro che la tua anima stia già riposando nel Paradiso dei cavalieri…
«Orfeo… non avrai più bisogno di quest’arpa per combattere. Ora sei diventato una stella, e da adesso in poi suonerai soltanto una musica d’amore… nelle notti estive ascolteremo il suono dell’arpa di Orfeo provenire dalla costellazione della lira…»
Finalmente è finita.
«Ne sei proprio sicuro, oh mia Andromeda?»
Cosa?!
Il mio corpo… non riesco a…
Seiya… aiu… ta… mi…
*
Il corpo di Shun si irrigidì di colpo, come pietrificato. Fu come avere un attacco di cuore. Dopo pochi secondi, Shun ebbe la sensazione di perdere i sensi…
 
Quando riprese conoscenza, il Saint di Andromeda non era più in quell’enorme sala insieme a Seiya. Stava di nuovo fluttuando, ma non nel buio… bensì in un mare di sangue! Shun era completamente immerso nel sangue; tutto ciò che riuscì a fare fu cercare di nuotare verso la superficie, ma sembrava che una forza misteriosa lo trascinasse sul fondo. Guardò con orrore la parte più profonda di quell’oceano nauseabondo e per poco non perse di nuovo i sensi per quello che vide; non era una forza sconosciuta a trascinarlo verso il basso, bensì delle persone! Degli esseri umani si erano avvinghiati alle gambe del Saint; Shun cercò di urlare, dimentico del fatto di essere in apnea, ed infatti la sua bocca venne pervasa dal gusto ferroso del sangue, i suoi polmoni persero tutta l’aria che avevano immagazzinato, che venne sostituita completamente da quella linfa vitale. Shun annaspò, alla ricerca d’ossigeno, con la disperazione e la rassegnazione che avevano preso il sopravvento sul terrore e sull’istinto di sopravvivenza. Lacrime amare gli uscirono dagli occhi increduli e sigillati, mischiandosi con quel mare malsano e assassino.
Tuttavia non sopraggiunse la morte, ma una sensazione di appagamento e liberazione, come quando si rischia di affogare e, dopo aver espulso l’acqua dai propri polmoni, si torna a respirare.
Shun si era abituato a respirare sangue invece che ossigeno. Questo pensiero lo fece rabbrividire febbrilmente, ma si concentrò sulle persone ancorate alle sue gambe; il ragazzo che gli si era aggrappato agli arti inferiori aveva poco meno della sua età, forse dodici anni. Aveva i capelli biondi, con delle code più lunghe che fluttuavano pigramente nel sangue. Gli occhi erano cerulei, molto belli, ma sgranati e ricolmi di… lacrime! Il suo volto era deformato dalla disperazione. Dietro di lui Shun scorse molte altre persone, ma faticava a distinguerne i lineamenti. Saranno state più di cinquanta. Sforzandosi di vedere meglio, Shun iniziò a sentire uno strano ronzio nelle orecchie, ma più veniva trascinato giù, più il rumore diventava chiaro. Il Saint di Andromeda fu costretto a tapparsi le orecchie e a scuotere violentemente la testa, per impedirsi di ascoltare quelle voci straziate:
«Aiuto! – Fatemi uscire – Voglio andare a casa! – Voglio tornare da mia moglie, dai miei figli!!! – Non abbandonarci, portaci con te! – Portaci via da qui! – Ti prego, riportami da mia sorella Sasha! – Aiutaci! AIUTACI! AIUTACI!!!»
*
Tutto questo è un orribile incubo!!! Non può essere vero. NO! Mi rifiuto di crederci!!!
Questo è solo un brutto sogno, come quelli che ho avuto di recente.
Ora mi sveglierò, madido di sudore, con Seiya in parte che mi guarderà con apprensione, poi mi sorriderà e mi farà una delle sue solite battute. Tipo… che ultimamente sto facendo il ghiro! Io metterò il broncio e poi scoppieremo a ridere!
Sì, andrà esattamente così!
Ma allora perché tutto ciò sembra così reale?!
*
«Illudersi non ti aiuterà a salvare quegli scarti, e nemmeno te stesso.»
Una voce profonda e terribilmente famigliare fece sbarrare gli occhi al giovane, e farlo voltare di scatto verso la propria destra. L’uomo dei suoi incubi era dinnanzi a lui, con i capelli che parevano creare dei magnifici ricami con il rosso sempre più intenso del sangue: era più meraviglioso e terrificante di quanto ricordasse. Quegli occhi profondi, dapprima puntati nei suoi, che erano pervasi dal panico e dall’incredulità, si spostarono sulle persone sotto di loro. Divennero più taglienti e gelidi del Circolo Polare Artico, ed alzando il braccio destro, evocò una fiamma dal colore inquietante e la gettò contro il ragazzo biondo avvinghiato a Shun: il giovane prese fuoco e, lanciando grida di dolore, abbandonò la presa, finendo sopra i compagni di sventura che iniziarono a bruciare uno dopo l’altro; in un attimo il mare venne illuminato da un braciere umano. L’uomo ghignò nel vedere il proprio operato ed aggiunse in tono divertito:
«Degli scarti come voi non devono contaminare il mio corpo; lo potreste rovinare.»
E, avvicinandosi a Shun con la stessa velocità che aveva dimostrato in passato, afferrò il mento del giovine e lo sollevò, in modo da guardarlo negli occhi:
«E a me non piacciono le cose rovinate.»
Detto ciò, catturò le labbra del terrorizzato e sconvolto Saint di Andromeda in un bacio passionale e focoso, dal sapore sanguineo e maschile; terribilmente eccitante. Shun cercò di opporsi, ma fu tutto inutile: la sua forza era stata annientata dalla spietatezza del luogo e dell’uomo che ora stava facendo passare la sua grande mano calda lungo la sua schiena, facendolo fremere dalla voglia. Voglia... di che? Shun non sapeva come spiegarselo, ma sentiva che avrebbe concesso qualunque cosa a quell’uomo dolce e crudele, quasi divino.
Quando quella danza di lingue venne interrotta dal moro, sul volto del Saint si dipinse un’espressione di disgusto mista all’eccitazione. Il suo viso arrossato, che cercava di mostrare uno sguardo rabbioso, fece sorridere malignamente l’uomo, che si staccò dal Saint e gli diede una spinta verso l'alto: la speranza lasciarlo libero.
Una falsa speranza! Perché, non appena Shun iniziò a scorgere una luce, indice che si stava avvicinando alla superficie, una mano grande quasi quando una persona lo afferrò al volo e lo trascinò di nuovo verso il fondale di quell’abisso di sangue. La speranza prima dipinta negli occhi del fanciullo si spense immediatamente, tramutandosi dapprima in stordimento, poi in incredulità ed infine in puro terrore. Lacrime di agonia scivolarono dal viso di Shun, che iniziò a dimenarsi furiosamente da quella presa, scalciando e dando spallate contro quella morsa d’acciaio.
L’uomo, dapprima alto all’incirca un metro e novanta, era diventato un essere di dieci metri! Era come… un titano!
Shun iniziò ad impazzire, era troppo! Il suo cuore non avrebbe retto oltre. Piccole perle salate si distaccavano dalla pelle del giovine e si disperdevano nel sangue.
L’uomo, o meglio, il titano si leccò le labbra, in maniera lasciva e sensuale, e sorrise in maniera divertita nel constatare quanto impegno ci stesse mettendo il piccolo nel tentativo di liberarsi; stava espandendo il Cosmo a livelli davvero notevoli per un semplice umano. Decise che era ora di smettere di giocare con la preda. Portò la mano che fungeva da carcere vicina al viso, per poter ammirare il corpo accaldato e fremente del prigioniero. Anche in quelle misere condizioni, Shun conservava la sua purezza fanciullesca; già, quello che vedeva in quegli occhi verdi, erano puro terrore e ribellione.
La voce profonda e roca dell’uomo, fece scuotere le viscere del fragile corpo del Saint, ma ciò che lo colpì maggiormente fu la frase pronunciata:
«Andromeda, soave creatura nata per essere divorata dal mostro di Poseidon, gioisci, perché il tuo destino di agnello sacrificale sta per compiersi, e ciò che in passato è stato fermato, oggi, avverrà senza intoppi. Io, Hades, Dio dell’Oltretomba, divorerò la tua anima! Addio, mia piccola Andromeda!»
Detto ciò, Hades, aprì le proprie fauci e, in un gesto fulmineo, ingoiò il giovane Saint, che non ebbe nemmeno il tempo di urlare. Lo sentì scivolare sulla lingua, cadere nella gola e passare nell’esofago, facendogli smuovere il pomo d’Adamo pronunciato.
Una sensazione di sollievo mista a goduria si diffuse nel corpo del Dio, che ora aveva sul viso un’espressione estasiata, il corpo scosso da brividi di piacere e le mani strette attorno alle braccia, quasi ad abbracciarsi.
Finalmente, dopo quindici anni, avrebbe avuto un corpo!
Con le gote leggermente arrossate ed il fiato corto, il Dio si portò l’indice della mano destra all’interno del labbro inferiore, leggermente dischiuso. Ne leccò la punta; aveva ancora il dolce sapore dell’agnello sacrificato. Gli angoli delle labbra si piegarono in un leggero sorriso:
«Delizioso.»

 
 
 
 
 
Angolo dell’Autrice:
Non ho parole per descrivere quello che ho fatto, solamente che la storia ci ha impiegato un po’ a venire fuori.
Ora tutto quel “divorare” di Hades ha preso senso.
Quando ho scritto l’ultima scena, ero lì che mi dicevo “ma che cavolo sto facendo? Basta guardare film di fantascienza e basta guardare Shingeky no Kyojin (L’attacco dei Titani).” Però nel mito, i Titani c’erano, quindi ne ho approfittato.
Non odiatemi per la fine che ho fatto fare a Shun, mi sono disprezzata da sola; ma dovevo far capire che Hades, per quanto adulatore possa essere, è un sadico.
Spero che con questo capitolo, non mi sia giocata la gente che mi segue; spero di rivedervi ^^’

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Capitolo 10
*** Hades ***


Vi chiedo di perdonare il mio piccolo ritardo, ma di giorno la mia ispirazione va in letargo; eh già! Mi sono messa scrivere all’alba delle 23 per finire alle 2 di notte.
La mia solita fortuna =) detto ciò, godetevi il capitolo.
(perdonate gli errori di scrittura...)

Hades

{Hades}
Il corpo di Shun parve rilassarsi, abbandonando quella rigida postura che da diversi minuti aveva assunto. Iniziò a respirare prendendo lunghe boccate d’ossigeno, come se fosse la prima volta dopo tanto tempo che assaporava il fresco gusto dell’aria. Aprì gli occhi molto lentamente, alzando la testa e osservando ciò che stava succedendo attorno. Radhamantys, sopravvissuto al colpo del Saint di Pegasus, stava guardando verso di lui con un ghigno beffardo sul volto.
«Ra-Radhamantys… sei forse immortale…?»
Mormorò Seiya, incredulo a ciò che i suoi occhi gli mostravano. La risposta gelida e velenosa della Viverna giunse più malevola che mai:
«Mpf… nessuno dei vostri attacchi è efficace su di me. ORA MORIRETE ANCHE VOI!»
*
Ecco una cosa che non riesco a capire degli esseri umani; l’ostinazione a volersi uccidere a vicenda. Non ne vedo il motivo. Sono peggio delle bestie: esse uccidono i più deboli, secondo la catena alimentare; non conoscono né odio, né vendetta. I loro assassinii sono giustificati dall’istinto di sopravvivenza e dalla fame.
L’uomo, dotato di intelletto, dovrebbe saper vivere senza causare danno o dolore ai propri simili; tuttavia, è la creatura che brama il potere e la superiorità assoluta. Eliminare i propri avversari, anche se sconfitti.
Non comprenderò mai i motivi che spingono gli esseri umani a voler morire, piuttosto che dichiararsi sconfitti. Il togliersi la vita, dono mio e di mio fratello Zeus, è un atto imperdonabile. Non esiste cosa che odi di più nell’universo; i miseri mortali che si tolgono la vita e non la rispettano.
Tutti gli uomini si sono macchiati del sangue di altri esseri, perciò vanno puniti.
Ma perché versare altro sangue, quando la vittoria è ormai a portata di mano? Non sono un amante della guerra. Prediligo i metodi meno diretti e subdoli, ma non sopporto la violenza.
Avrei dovuto impossessarmi subito del mio corpo ed eliminare la cara Athena con le mie stesse mani.
Per questo avevo riportato in vita i Gold Saint: non volevo morti inutili tra le fila del mio esercito… ma da quel che percepisco, molti miei Spectre hanno già raggiunto lo stato dormiente.
Non temete, miei subordinati; il vostro sacrificio non sarà vano. Oramai Hades, Dio dell’Oltretomba, non potrà più essere fermato.
*
Radhamantys si lanciò verso i due Saint, preparandosi a colpire, quando una voce profonda lo bloccò:
«Aspetta, Radhamantys! A me non piace combattere! Fermati!»
Lo Spectre, dapprima esterrefatto per l’affermazione del Saint, rimase fermo per pochi secondi, balbettando frasi sconnesse ed iniziando a sudare freddo. No! Non poteva essere il suo signore, anche se la voce gli somigliava molto… e quell’aspetto angelico…
«Che stupidaggine! Cosa pensi di fare imitando il signor Hades solo perché gli somigli fisicamente? Non puoi spaventarmi in un modo simile!»
La voce sicura del Giudice infernale era tradita dal volto confuso e interamente grondate di sudore; quel ragazzino gli aveva instillato nel cuore e nella mente un dubbio atroce, impossibile da accettare… non poteva essere vero! Tuttavia, la reazione di Seiya riguardo il comportamento anomalo di Shun, rafforzò ulteriormente quel dilemma: il Saint guardava il compagno con sgomento e terrore. Il volto abbronzato, segno evidente degli estenuanti allenamenti sotto il Sole cocente della Grecia, era sbiancato, e gocce di liquido salato scendevano dalle tempie… quello spettacolo inquietante non era previsto.
Quella tensione, quella straziante rivelazione che stava prendendo possesso dell’anima dei due uomini, venne bruscamente interrotta dalla voce gelida della persona al centro delle loro attenzioni:
«Non hai capito che ti ho detto di fermarti?! Radhamantys!»
Per il cavaliere di Pegasus fu come ricevere una pugnalata al cuore; non poteva, anzi, non voleva credere a quello che aveva sentito. Shun, il dolce e gentile ragazzo, colui che aveva sempre una bella parola, un sorriso sincero da regalare agli altri… NO! Non poteva essere colui che aveva dato origine ad una serie infinita di Guerre Sacre. Non era possibile!!!
Radhamantys indietreggiò di un passo, incerto sul da farsi; però quelle parole, quel portamento così regale, così divino… non aveva più dubbi. Non lo stava imitando…
Shun era Hades.
Seiya si avvicinò al compagno, tremando e balbettando parole e giustificazioni per auto-convincersi che la sua mente lo stava traendo in inganno. Lo sguardo gelido che Shun gli rivolse, non fece che aumentare il terrore nel suo animo già tormentato.
Radhamantys portò le mani vicino al capo dell’intruso e lo colpì col proprio cosmo, facendogli perdere i sensi.
Hades, notando la vita ancora presente nel corpo che giaceva ai suoi piedi, guardò il Giudice negli occhi e sul suo volto si dipinse un leggero sorriso, così puro e casto, che l’uomo a cui era indirizzato arrossì vistosamente, non aspettandosi di certo una così lauta ricompensa solo per aver eseguito un ordine.
Lo sguardo del Dio, dapprima rivolto al sottoposto, si spostò sulle persone che giacevano sui troni addormentate. Con fare solenne, alzo l’avanbraccio destro ed espanse il cosmo: tre piccole sfere luminose, brillanti come rubini alla luce del Sole, presero a danzare nella sala e si posarono dolcemente sulle palpebre chiuse dei suoi sottoposti. Al contatto con la pelle, le minuscole fiaccole si dispersero in una polvere luccicante, e le vittime dell’incantesimo di Orfeo aprirono stancamente gli occhi assonnati, trovandosi ad accoglierli un malconcio Radhamantys e… il Saint di Andromeda!
I due Giudici infernali si allarmarono, temendo per la sicurezza del proprio signore e di Lady Pandora, ma quando guardarono il trono in cima alle scale e lo trovarono vuoto, una nota di sgomento apparve sui loro volti. Un altro colpo al cuore fu vedere Radhamantys, loro compagno e parigrado, inginocchiarsi a quello sporco intruso… tuttavia non osarono muovere un passo contro di lui, ammaliati dalla regalità di quella figura dal fragile aspetto.
Il ragazzo iniziò a camminare con passo solenne verso la scalinata, moderando i propri movimenti in un’avanzata lenta e studiata. Arrivato ai piedi delle scale, Hades iniziò a staccarsi la Cloth che portava, soffermandosi su ogni singolo pezzo, come se liberarsi di quel pesante ferro fosse un rituale di purificazione. Cominciò dall’elmetto, poi passò agli spallacci, scese verso i bracciali per poi andare sui gambali e sugli schinieri ed infine sul pettorale. Tutto ciò sotto gli sguardi stupiti dei suoi Giudici.
Terminato di staccarsi di dosso quell’armatura consacrata alla sua eterna rivale, il Dio espanse nuovamente il suo cosmo e i vestiti che indossava, laceri e sporchi, presero fuoco partendo dal colletto della maglietta, per poi scendere e percorrere interamente il corpo del Dio, come a volerlo purificare in un caldo abbraccio. Mentre il fuoco distruggeva le stoffe, i presenti a quel fenomeno non poterono che restare affascinati da quella visione celestiale: il fuoco illuminava in maniera sensuale il corpo bianco e definito del loro signore. Dapprima si evidenziarono le spalle ampie, poi le scapole e le braccia sottili ma forti, la schiena ampia e liscia, i glutei sodi e dalle curve morbide, per poi arrivare alle gambe snelle ed efebiche. Quel corpo rasentava la perfezione; come se uno scultore greco avesse scolpito quelle fattezze nel marmo più pregiato.
Le menti dei presenti ricominciarono ad essere affollate di pensieri e domande quando il Dio iniziò la sua scalata verso il proprio trono. Arrivato a metà percorso, dall’ombra dell’uomo si innalzarono dei nastri neri, che serpeggiarono attorno alle caviglie, intrecciandosi morbidamente sul quel corpo divino, fino a formare una lunga tunica nera e un mantello, sorretto da due spallacci riccamente filigranati d’oro. Il drappo nero era fermato alla vita da una cintura anch’essa ricamata dal prezioso materiale. Al collo pendeva un ciondolo d’argento a forma di stella.
Raggiunto il trono, Hades si voltò a guardare i mortali che riempivano la sala; appena videro l’aspetto divino di quel Saint, ogni ombra di dubbio che albergava nei loro cuori venne meno: si prostrarono di fronte al loro sovrano, che in quel mentre si accomodò sul trono, chiudendo i suoi magnifici occhi.
Hades, Dio dell’Oltretomba e Signore degli Inferi, si era finalmente ridestato.

 
 
 
 
 
Angolo dell’Autrice:
Non so dire se questo capitolo possa o meno essere apprezzato come gli ultimi che ho scritto, dato che è interamente dedicato ad una sola persona, ma mi serviva un capitolo intermezzo per presentare appieno Hades entrato in possesso del suo corpo.
Diciamo che glielo dovevo, dato che l’ho un po’ trascurato… nel senso che non era lui il protagonista principale dei capitoli…
Hades: E dire che questa raccolta è intitolata “L’anima del Signore degli Inferi”, ma sembra che parli più dei due fratelli e del loro rapporto mamma-chioccia e pulcino.
Ikki: Mamma-chioc… che cosa?! Che stai insinuando?!
Hades: Io non insinuo, io affermo!
*Ikki si prepara a lanciare un Hoyoku Tensho*
Shun: Fratello fermati! Se lo uccidi adesso la raccolta finirebbe!!!
Hades e Ikki: …

(ok, e dopo la cazzata finale, spero di rivedervi al prossimo aggiornamento =) )

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Capitolo 11
*** Tenebre ***


Mamma mia! Questa è stata un’agonia vera e propria! Vi chiedo perdono per l’immenso ritardo, ma tra l’ispirazione che aveva deciso di andare in vacanza (insieme al criceto che fa girare la ruota del mio cervello =) ), gli esami di settembre (che mai più farò!), la Festa dell’Uva con annesso la preparazione del carro+sfilata doppia, l’adunata sezionale ANA a Trescore Balneario (il mio paesino), e la mia malattia che mi sta uccidendo (no; sto benissimo [più o meno], ma è la febbre che non riesco a far passare)… non sono più riuscita a tirare insieme nemmeno le idee; almeno fino a ieri sera.
È un capitolo basato più sui pensieri e sulle emozioni provate dai personaggi; non c’è niente di scabroso dentro, perché credo che il criceto non sia ancora tornato…
Dopo essermi arrampicata sugli specchi, vi auguro buona lettura =)

Tenebre
{Pandora}
Dopo aver congedato i Tre Giudici Infernali, Pandora si apprestò a curare le ferite che il suo signore e padrone si era procurato nel tentativo di proteggere Seiya dai colpi di lancia. I polsi erano lacerati e calde gocce di sangue cadevano dolcemente sul marmo immacolato del pavimento. La giovane si sedette di fianco al Dio dei Morti, prendendo delicatamente le parti ferite e medicandole con cura e venerazione. Tuttavia, temendo ripercussioni al suo gesto sacrilego, guardava di sottecchi la figura quasi addormentata del suo sovrano. Notando che Hades aveva ancora gli occhi chiusi ed uno sguardo ammansito, la giovane donna decise di scusarsi per il suo atto avventato.
«Le chiedo scusa.
Perdoni il mio atto scortese, ma non immaginavo che lei fosse nascosto in quel baule che ha portato Orfeo… per questo l’ho colpita con la lancia.
Meno male che le ho solo fatto qualche graffio… se l’avessi ferita gravemente avrei rovinato tutto.
Questa è la ferita che si è fatto proteggendo Pegasus, vero? Lei è davvero gentile…»
Dagli occhi della donna sgorgarono tenere lacrime di commozione, nel constatare quanto nobile fosse l’animo del suo signore; il polso sinistro, appena medicato venne accarezzato con delicatezza da Pandora e vi poggiò le dolci labbra, donando al Dio dell’Oltretomba un bacio casto e puro.
*
Oh, re del mondo dei morti, che possiedi un cuore così puro…
…Signor Hades, anzi… mio caro fratello minore…
Dopo quasi quindici anni, ci siamo ricongiunti. Non potete immaginare quanto abbia atteso questo momento; un sogno che si avvera.
Finalmente la mia missione si è conclusa: ora dovremo solo aspettare la disfatta di Athena, e il signor Hades potrà governare sul mondo intero. Solo un essere dotato di un cuore puro e nobile può gestire con saggezza e premurosità questa Terra ormai corrotta e insana, resa tale dall’indulgenza e dalla mancanza di giudizio di Athena.
Sono sicura che tra poco i Tre Giudici Infernali entreranno dal portone d’ingresso con in mano la testa di quella dea!
Ah! Ma cosa…

 
{Ikki}
Quinto Girone degli Inferi
Gemini Kanon, divenuto Saint al posto del fratello sfruttato da Hades, patisce un’immane dolore procuratogli dalla tecnica di Grifon Minos, uno dei tre Giganti dell’Inferno. Il Cosmic Marionation aveva preso il controllo del corpo del cavaliere, impedendogli qualsiasi movimento volontario; ora era in balia del nemico, che sogghignava con fare soddisfatto. Il dolore che si diffuse pian piano nelle viscere del Saint, venne concentrato nel medio sinistro che, ad un cenno del Giudice, si spezzò, cadendo inerme sul dorso della mano. Kanon, dapprima spavaldo della sua forza, iniziò a sudare freddo e a temere per la propria vita: quell’uomo lo aveva letteralmente in pugno, e non avrebbe potuto fare niente per salvarsi o cercare di fuggire da quella morsa letale. Gli sarebbe bastato sopravvivere, avrebbe sacrificato un braccio o anche una gamba, ma il suo pensiero era focalizzato sulla sua sopravvivenza.
Resosi conto di ciò che stava pensando, si maledì profondamente e rivide nella mente suo fratello maggiore, Gemini Saga, tornato in vita per assassinare Athena, e così permetterle di andare negli Inferi e distruggere Hades. Non aveva avuto paura di morire una seconda volta.
Decise di tentare il tutto per tutto con il prossimo attacco, quando avvertì un Cosmo particolarmente aggressivo che si materializzò all’istante dinnanzi agli occhi stupiti e sgomenti dei Giudici: un’energia a lui molto famigliare, dato che in passato lo aveva sonoramente sconfitto.
Phoenix Ikki.
*
Oh, e così questi sarebbero i Tre Giudici Infernali.
Sembrano essere molto forti, se sono riusciti ad incastrare così facilmente Kanon… ma non c’è pericolo. L’araba fenice non teme nessuno, nemmeno Hades in persona!
Se necessario, sbaraglierò chiunque mi si pari di fronte, per la mia Dea.
Mmh! Per quale motivo hanno liberato Kanon. Che il capellone creda di poterci battere anche insieme? Se è coì, si sbaglia di grosso!
«Ikki, sai che è accaduta una cosa incredibile? Dicono che tuo fratello, Andromeda Shun, sia in realtà Hades, signore del mondo dei morti…»
Kanon non parlar… Cosa?!
«Shun è… Hades…?»
Oh, no! Questo è impossibile! Mi rifiuto di crederci!!! Come può un docile agnellino come Shun essere lo spietato e crudele signore degli Inferi.
*
Dalle labbra di Ikki si innalzò una risata asciutta e beffarda, non era possibile ciò che Kanon affermava. E tanto meno avrebbe creduto alle fandonie di tre tirapiedi di quell’essere spregevole. Tuttavia, la sua sicurezza vacillò quando Grifon Minos affermò che il suo adorato fratello era accudito dalle amorevoli cure di Lady Pandora.
Pandora. Quel nome fece sbiancare il volto del Saint della Fenice. Non poteva essere QUELLA Pandora! Nefasti ricordi di un’infanzia strappata risalirono alla mente del giovane, fino a quella maledetta notte! Pandora! La bambina che teneva in mano l’Universo e che voleva prendersi Shun. No. Non poteva essere una coincidenza.
Lo sconforto prese presto il sopravvento sul Cosmo infuocato del Saint, che abbassò la guardia, permettendo al Giudice di Garuda di colpirlo a tradimento con un violento pugno alla schiena. Ikki cadde rovinosamente al suolo di faccia, creando spaccature nel terreno, tale era la potenza dell’attacco infertogli; il dolore gli stava offuscando la mente, ma non quello fisico, bensì la consapevolezza delle intenzioni dell’adorato fratello.
«Ho… ho capito…»
Affermò rialzandosi a fatica dal polveroso suolo, con un amaro pensiero ad avvelenargli in cuore e il volto.
*
Shun ha intenzione di morire…lui è fatto così…
Perché? Perché?!
Perché il destino è così crudele con noi! PERCHÉ!!!
Ah… Shun, fratello mio, ti prego non farlo! Troveremo un altro modo per sistemare Hades, ma ti prego, non fare gesti avventati! Non devi sacrificarti per noi! Non di nuovo!!!

Ma se fosse l’unico modo possibile…?
Shun… fratellino…
Perdonami…
Il tuo sacrificio non sarà vano! Eliminerò Hades, fosse l’ultima cosa che faccio!
Venite avanti, Giudici Infernali!
Decidete voi chi sarà il primo a diventare la mia vittima!!!
*
Calde lacrime uscirono senza preavviso dagli occhi del Saint della Fenice; lui, il più inespugnabile e potente dei Bronze Saint, ridottosi ad un pianto disperato e amaro per la triste sorte del fratello, unico suo spiraglio di luce in un mondo avvolto dalle tenebre. Gli tornarono alla memoria le lacrime di gioia versate da Shun durante la Galaxian War, allora interpretate come un segno di debolezza, ora giudicate come uno dei più puri gesti di affetto. Quel bel volto, più simile ad una fanciulla che ad un guerriero, così mite e pieno di vita, faceva riaffiorare in lui la sua amata Esmeralda, oramai perduta. E poi, quel sorriso… quel dolce giglio che sbocciava sempre accompagnato da una melodiosa risata intrisa di sentimenti meravigliosi… tutto ciò, distrutto! Divorato da quell’abominio di Hades! No; tutto questo sarebbe stato pagato con il sangue!
Una rabbia animalesca prese il pieno possesso di Ikki, che si avventò sul proprio aggressore, colpendolo sotto il mento e scaraventandolo a distanza di metri. Il suo Cosmo bruciava di odio e ira repressa da troppo tempo: avrebbe avuto la sua vendetta per tutto quello che quei maledetti avevano fatto a suo fratello!

                                                                                                                                                                                                     
{Pandora}
Giudecca
Ah!
Qu-questo Cosmo… improvvisamente ho avuto un brutto presentimento.
È diverso dal Cosmo degli altri Saint che si sono introdotti nel mondo dei morti… ed inoltre è un Cosmo terribilmente aggressivo.
Ma questo Cosmo è… oh, no! È di quell’uomo! Quell’uomo sta avanzando per riprendersi il signor Hades!
*
La donna posta ai piedi della scranno ebbe un sussulto quanto comprese a chi apparteneva il miasma che impregnava l’aria. La pelle dal candido pallore venne invasa da brividi di angoscia e il bel volto imperturbabile assunse un’espressione sconvolta. Il respiro si fece pesante, e le labbra schiuse non riuscivano a smettere di tremare; la situazione, dapprima allarmante, ora era diventata tragica per Lady Pandora: l’unica persona che potava ostacolarla era dunque giunta negli Inferi.
«Pandora»

 
{Hades}
Mmh. Chi è…?
Chi osa disturbare il mio riposo?
Sento…
Questo Cosmo ardente come il fuoco mi rende… nostalgico, ma non ne capisco il motivo.
«Pandora»
*
Hades aprì lentamente gli occhi, come se il proprio corpo fosse ancora avvolto dal dolce torpore recatogli da Hypnos. Le sue pupille si posarono sulla fragile figura alla propria sinistra. Pandora lo guardava come ipnotizzata da quegli occhi magnetici, e rispose al richiamo:
«… si è svegliato, signor Hades?»
Subito la donna abbassò lo sguardo, credendo di esser troppo sfrontata nel fissare a quel modo il proprio padrone; ciò non mancò di impietosire il Dio degli Inferi, che proseguì con voce morbida:
«A chi appartiene questo Cosmo straordinariamente offensivo?»
La fanciulla sgranò leggermente gli occhi, un gesto impercettibile per un essere umano, ma non per i sensi sviluppati di un Dio, che capì quanto l’argomento spaventasse la propria sorella terrena. Difatti Pandora cercò di sdrammatizzare la situazione, affermando che l’uomo in questione si chiamava Fenice e che presto sarebbe stato sconfitto dai Tre Giudici. Un tale discorso poteva sembrare incoraggiante per un essere umano, ma per Hades, Dio dell’Oltretomba, abituato a vedere fin nel profondo dell’animo per scovarne i più oscuri peccati, la storiella della donna non lo convinceva minimamente. Conscio della menzogna, e soprattutto sempre più convinto della famigliarità di quel Cosmo anomalo, il sovrano degli Inferi decise di sorvolare sul comportamento alquanto increscioso della sorella e di farsi portare dinnanzi il possessore di quel potere.

 
{Ikki}
 Quinto Girone degli Inferi
Anf, anf…
Garuda Aiacos, tu sei stato il primo a morire! Il battito d’ali della Fenice non perdona!!!
Specialmente voi, i più fedeli servitori di quel mostro che si è portato via mio fratello. No. Nessuna pietà verso voi vermi che strisciate sotto l’ombra di Hades.
Morirete tutti per mano mia, per mano di Phoenix Ikki!!!
Voi due; preparatevi! Le ali della Fenice si abbatteranno anche su di voi!
Oh, ma… che mi succede?!
Il mio corpo… è come se si stesse spezzando…
Mi sento risucchiare!
No! No! Uhaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!
*
Il corpo di Ikki venne avvolto dalle fiamme e, come in un buco nero, venne risucchiato per scomparire dal Quinto Girone sotto gli occhi increduli dei tre combattenti. Quale stregoneria era mai questa! Non era possibile che un corpo svanisse nel nulla.
Giudecca
Il Saint di Phoenix atterrò prono sulla superficie liscia e lucente di marmo. Il dolore lancinante che aveva pervaso il suo corpo pochi istanti prima si affievolì, ma venne sostituito dal quello provato al naso e alla mascella, andatisi a schiantare contro il pavimento per via del brusco atterraggio.
Le forze gli vennero meno, quando cercò di tirarsi su facendo leva sulle braccia; cadde rovinosamente, picchiando nuovamente il volto deturpato da una smorfia di dolore. Il bruciore per le ferite della precedente battaglia contro lo Spectre di Garuda lo aveva sfiancato, e per poco non ci lasciava le penne per quel trattamento a dir poco estenuante. Le palpebre si erano fatte pesanti, in modo da impedirgli di vedere ciò che si trovava dinnanzi a lui, come a volerlo proteggere da una visione sconvolgente.
La pelle sembrava volersi strappare dai muscoli, lasciandolo nudo e debole come un verme. Già; esattamente come quel Garuda che ora si ritrovava riverso sulla rovente pietra della Quinta Prigione, ad esalare l’ultimo alito di vita.
La bocca sapeva di ferro e polvere, il tatto si rifiutava di percepire, la vista di vedere, l’olfatto di sentire l’odore dell’aria impregnata dell’odore di cadaveri e putrefazione. Solo l’udito sembrava non averlo abbandonato.
Nelle tenebre che lo circondavano, schiacciandolo prepotentemente al suolo, riuscì a percepire una flebile voce di donna proferire queste parole, di cui solo alcune si insinuarono nella mente di Ikki:
«Hades…teletrasportato…uomo… offensivo…»
E lo ridestarono completamente!
*
«Uh… Uuh… dove mi trovo…?»
Ah!
Ma questo Cosmo immenso e terribilmente rovente, più del fuoco, perché mi è così vicino?!
Arg! Mi attira verso di se come se fosse un buco nero!
È la prima volta in tutta la mia vita che avverto un potere di tale portata!!! Nemmeno Poseidon aveva un Cosmo così profondo e accogliente… sembra quasi che mi avvolga in un abbraccio.
No! Questa è solo un’illusione per farmi cadere succube del potere di Hades!!! Già, un Cosmo di tali proporzioni può appartenere solamente al Dio dell’Oltretomba, cioè Hades; la causa di tutti i miei mali!
Mi dispiace per te, ma a differenza degli altri Saint, io non cadrò così facilmente nei tuoi giochi mentali. No; io sarò colui che ti ucciderà!
Eh?! NO!!!
*
Il Saint di Phoenix, facendo flessione sulle braccia e sollevandosi a fatica, ebbe come un attimo di stallo, dovuto alla percezione dello straordinario Cosmo che ardeva di fronte a lui.
Sul suo volto comparve un ghigno di trionfo; l’essere che aveva cercato e che lo aveva privato di tutto, ora era davanti a lui, pronto a ricevere la giusta punizione per aver procurato tanto dolore a Shun, ai Saint, ad Athena e al mondo. Nonostante il male lancinante che il corpo continuava a gridargli ad ogni più flebile tensione di fibre muscolari, Ikki alzò il volto verso l’origine di quel Cosmo; da quel momento non fu più in grado di vedere la luce.
Sul suo volto, comparvero piccole perle luccicanti che dalle tempie percorsero le guance per poi scivolare lungo la mascella e cadere sul pavimento lucido, creando in breve tempo una piccola pozza d’acqua salata. Gli occhi si sbarrarono, increduli di fronte a quella tetra visione; le labbra si schiusero, ed iniziarono a tremare come tutto il resto del corpo, cercando di introdurre nei polmoni più aria possibile, per evitare di rovinare nuovamente al suolo privo di sensi. Poco gli importava se quell’ossigeno puzzava di morte e decomposizione, aveva disperato bisogno di quella linfa vitale, per impedirsi di cedere dinnanzi a quello spettacolo stomachevole. Tutti i muscoli corporei vennero attraversati da scariche elettriche che trasmettevano impulsi assai chiari al cervello del Saint: terrore. Puro terrore si stava mescolando al sangue di Ikki, e lo stava trasmettendo a tutto il corpo, che lo percepiva amplificando i sensi e producendo un’enorme quantità di adrenalina. Quel miscuglio eterogeneo di sensazioni fece contorcere lo stomaco del Saint, che dovette fare appello a tutta la sua volontà e al suo orgoglio per non vomitare i succhi gastrici che sentiva riversarsi nella gola.
Davanti a lui, c’erano una donna, dai lunghi capelli corvini, un volto impassibile e così famigliare, ma ciò che sconvolse maggiormente Ikki fu la vista inequivocabile –nonostante le candele che illuminavano la stanza creassero dei giochi d’ombra inquietanti- di Hades. No, quello non era il Dio dei Morti; quello era…
«Ma… come?»
Hades aprì gli occhi, finora tenuti celati dalle sottili palpebre, e da lì Ikki capì con sgomento che non avrebbe mai più potuto vedere la luce, perché essa si era spenta per sempre, insieme a quel dolce sorriso… al suo adorato fratellino.
«Shu… Shun…SHUN!!!»

 
 
 
 
 
Angolo dell’Autrice:
Bene, eccomi qui con un nuovo capitolo, che penso vi abbia sconvolti, dato che non ho fatto succedere praticamente niente, e vi ringrazio infinitamente se state leggendo queste righe e non vi siete fermati a metà e mi avete mandata a quel paese.
Possiamo dire che la minaccia di Shun del siparietto dello scorso capitolo abbia rischiato di avverarsi :3
Hades e Ikki: Ti piacerebbe!
Me: Non è vero; io vi voglio bene!!!
Hades: Ovviamente: quindi è per questo che mi hai fatto ingoiare Shun!
Me: Ma…
Ikki: O mi hai fatto sbattere Dio sa quante volte la faccia per terra!
Me: Ma…
Shun: O mi hai descritto come una vergine al primo bacio; non sono mica Shaka!!!
Me: Ma…
Hades, Ikki e Me: O.O EH!?

Dopo questa cavolata (almeno si sfogano anche loro, poverini :3 ), delle piccole precisazioni:
  1. I discorsi diretti che ho segnato, sono citazioni del manga di Kurumada; non è farina del mio sacco, ma dei traduttori.
  2. I pensieri dei personaggi sono anche essi tratti dal manga, ma solo in parte.
  3. Questo capitolo riproduce fedelmente il manga di Kurumada; io ho semplicemente aggiunto alcune scene e le sensazioni provate dai protagonisti principali della Raccolta.
  4. Per il titolo, che molti di voi penseranno che non centra nulla con il racconto, l’ho scelto per 2 motivi: per le tenebre che ora stanno contaminando il cuore di Shun, dato che, come sappiamo è posseduto da Hades, e poi per Ikki, che si vede portar via con il fratello, l’ultimo fascio di luce presente nella sua triste vita; quindi ora è avvolto dalle tenebre.Poco convincente…? Beh questo vi basti per capire quanto sono disperata! XD Accetto proposte per il titolo!
A presto, (spero che il criceto torni presto), al prossimo capitolo!!!

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Capitolo 12
*** Fratelli ***


Ok, ciao a tutti; sembra che il criceto sia tornato, ma si sa in vacanza si mette su qualche chilo e quindi corre un po’ più lento. Ho cercato di fare del mio meglio, ma non so proprio come definire questo capitolo. Vi avverto che è la cosa più lunga che ho scritto. ^^
ATTENZIONE: questo capitolo contiene dello Shonen-ai. Se non piace, non leggete! :3
 
Fratelli
{Hades}
E così, costui sarebbe Phoenix Ikki, il fratello di Shun; lo stesso piccolo impertinente che quindici anni fa ha ostacolato la mia congiunzione con il mio corpo. Anche lui Saint di Athena, ma è diverso dagli altri: lui ha una spiccata propensione alle tenebre.
Tks! Patetico! Colui che potrebbe far riaffiorare l’anima del mio alter-ego dallo stato a cui l’ho confinata, mi sta fissando con aria terrorizzata, esattamente come un innocuo gattino… e un misero mortale come lui dovrebbe riuscire a fermarmi?
Forse mi sono aspettato troppo da colui che già una volta ostacolò il mio ricongiungimento, ma a guardarlo bene, credo di essere stato un po’ precipitoso; ma si sa, la prudenza non è mai troppa.
E purtroppo ne so qualcosa. Tutte quelle sconfitte, tutte quelle volte in cui le tenebre, luogo a me congeniale per la sopravvivenza, mi inghiottivano impedendomi di restare nel mio corpo…
Ah! Maledetta Athena!!!         
Mpf… non ho alcunché di cui preoccuparmi; il mio alter-ego possiede una capacità cosmica molto potente, e devo ammettere che è stato quasi piacevole assimilarlo. Avere piegato al mio volere un Saint… un bel affronto per la cara Athena!
E da quanto mi è concesso vedere nell’anima di questo umano, non vi è nulla da temere. Il mio piano, l’eclissi che priverà per sempre la Terra del calore che nemmeno a me, Hades, Dio dell’Oltretomba, è stato concesso non avrà intoppi: la Greatest Eclipse avrà presto luogo.
Tuttavia manca ancora un po’ prima del completo allineamento dei pianeti… giochiamo un po’ con questo “uccellino”…. Uh, uh, uh!
*
Hades guardava con espressione apatica la scena che gli si parava di fronte: un giovane uomo che veniva torturato fisicamente e psicologicamente dalla sorella terrena. L’interesse che aveva nutrito per quel mortale dal Cosmo rovente come il fuoco scemò immediatamente, non appena vide la reazione del Saint: incredulità ed un ostinazione pari a quel giorno di quindici anni prima, forse anche maggiore. Il suo primo pensiero fu di immobilizzare quel piccolo essere con il proprio potere e sopprimere tutti i suoi inutili quanto puerili tentativi di far riaffiorare l’anima del dolce Shun.
«Shun! Shun! Fratello! Sono io, Ikki! Possibile che non mi riconosca?!»
Tutti quei tentativi da parte di Ikki di raggiungere lo scranno su cui sedeva ancora privo di espressione il signore degli Inferi, e tutti i colpi telecinetici scagliati dalla lancia infernale di Pandora, fecero riconoscere al Dio il valore del Saint; quindi, vista la foga con cui disperatamente il giovane cercava di far rinvenire il fratello, un’idea, malsana e terribilmente crudele, balenò nella mente annoiata di Hades. Il suo volto di porcellana, piegano perennemente in un’espressione di totale apatia, ebbe una piccola quanto significativa evoluzione: gli occhi magnetici ed ingannatori si chiusero leggermente e quelle labbra, che avevano ingannato e divorato molti uomini, si piegarono in un sorriso che trasudava meschinità e cinismo. Quel volto angelico per un attimo tradì l’orrido demone che nascondeva, e colui che ne avrebbe tratto maggiore sofferenza sarebbe stato il bel Saint di Andromeda!
In quello stesso istante, Pandora stava spiegando ad Ikki cosa fosse realmente accaduto quella notte, dati i ricordi alterati con l’inganno e l’illusione, e di come il ciondolo, da lui creduto per anni un importante oggetto appartenuto alla madre, fosse una catena che legava il corpo di Shun all’anima di Hades.
Al solo sentire quelle parole, lo spirito del signore degli Inferi, avvolto nel proprio Limbo ed in attesa della totale disfatta del Saint di Andromeda, mostrò un folle sorriso di trionfo misto ad estasi: quella precisazione di Pandora, sua ignara sorella terrena, diede al Dio la sicurezza assoluta che la Fenice avrebbe agito come lui, signore degli Inferi, aveva stabilito. In quel mare di sangue, dove sul fondale giacevano le anime dei suoi passati ricettacoli, impossibilitati a trovare la pace eterna, Hades sorrideva; gli occhi chiusi, le guance leggermente arrossate per la gioia e le labbra piegate in un sorriso raggiante, pari a quello di un bambino nel ricevere i regali di Natale, e si portò entrambe le mani alla pancia. Oh, lo sapeva; quel gioco, tanto crudele quanto meschino, lo avrebbe divertito parecchio: avrebbe piegato due Saint molto potenti in una sola mossa.
Ciò che il Dio vide nel cuore di Ikki gli fece correre un brivido di impazienza lungo la colonna vertebrale; una rabbia crescente ed un profondo senso di colpa albergavano in esso, sopraffacendo completamente la ragione. Nonostante tutto, il Saint continuava a negare, ad affermare che Shun era giunto nell’Ade di sua spontanea volontà, e non costretto dal richiamo ingannatore del signore degli Inferi. Quell’ostinazione, diventata ancora più forte e sfacciata nel corso degli anni, fece capire che tra poco sarebbe giunto il momento di assaporare la disfatta di quel piccolo intrigante e della scomparsa definitiva del fragile Andromeda. Già poteva sentire il dolce sapore della vita di Shun sciogliersi sul suo palato. Ah… l’estasi per quel momento lo stava rendendo impaziente, ma da bravo pianificatore, aspettò il momento propizio che, per l’immensa sventura del fanciullo in ostaggio, non tardò ad arrivare.

{Ikki}
Oh, no! È tutta colpa mia!
Se solo fossi stato più attento a quel maledetto ciondolo, Shun non avrebbe sofferto in questo modo e a quest’ora non sarebbe ridotto ad un involucro per un miserabile come Hades!
Shun! Perdonami!
Non temere; ora sistemerò tutto! È quell’orribile pendaglio che ti lega ad Hades! Allora lo distruggerò!!!
*
Il Cosmo della Fenice, dapprima frenato dello sgomento e dall’incredulità, ebbe un'ascesa vertiginosa: la rabbia stava rodendo l’anima di Ikki, per la sua mancanza di protezione nei confronti dell’amato fratello. Concentrando il proprio furore nel pugno destro, il Saint scagliò un tremendo colpo verso Hades, che tuttavia non mutò il suo sguardo di impassibile superiorità. Il ciondolo, simbolo delle catene che imprigionavano il corpo di Shun al Dio, cadde dal collo del sovrano dell’Oltretomba, scendendo per le scale e tintinnando ad ogni schianto con il suolo, scandendo il tempo di quella discesa quasi spettrale. Le candele, unica e tetra fonte di luce che illuminava l’immenso salone, mascherarono agli occhi di Ikki, che nel frattempo aveva raccolto il ciondolo e lo aveva frantumato, la scintilla di trionfo che scoccò negli occhi di Hades. Il Saint, determinato a liberare dalla propria prigionia il fratello, gridò:
«Abbandona immediatamente il corpo di Shun, Hades! Se non vuoi, ti farò uscire con la forza!»
Per quanto Pandora continuasse ad intimargli di non muoversi, Ikki continuava la sua scalata, ignorando la donna che si era presa gioco di lui per quindici anni. Poi, in un momento d’ira per il continuo timbro di voce di quell’irritante femmina, reso stridulo dall’impotenza e dalla tensione derivante dalla situazione, il Saint mosse rapidamente la mano destra verso il volto delicato di quell’orribile creatura. La collera non lo aveva fatto risparmiare; il dolore che lui provava in quel momento era stato causato da quella donna, che ora, per la tremenda percossa subita, era rovinata a terra; le braccia la sostenevano in posizione supina e la schiena era appoggiata al basamento di una colonna che reggeva il soffitto quasi invisibile nella semioscurità che albergava nella sala. La lancia infernale, caduta dalle mani della fanciulla, venne afferrata al volo da Ikki, che mosso dalla cieca rabbia, scagliò l’arma contrò una terrorizzata Pandora.
Il volto pallido e madido di sudore era continuamente scosso da fremiti di spavento e orrore, gli occhi erano sgranati ed increduli, la gola bruciava per il troppo sforzo compiuto qualche attimo prima nel lanciare un urlo di puro terrore. Il respiro era irregolare ed insopportabile, così come i battiti del cuore che martellavano il morbido seno della giovane donna: la lancia si era conficcata a pochi centimetri dalla propria femminilità. I continui tremiti fecero scivolare ulteriormente il lungo abito nero verso di essa, quasi a volerla proteggere dall’essere profanata; le gambe lisce e nude, divaricate per evitare il colpo, sembravano impietrite, impossibilitate al più piccolo movimento.
Pandora era stata risparmiata; ma il gesto di Ikki le fece capire chiaramente quanto la ragione fosse scemata, e quanto il giovane potesse esser preda del sotterfugio escogitato da Hades.
Il Saint raggiunse lo scranno dove era seduto l’imperturbabile signore degli Inferi. Ikki lo guardò con odio, ed immediatamente lo afferrò per il colletto della tunica ed avvicinò i loro visi: se gli occhi del Dio erano calmi, limpidi e fermi come un cristallo di ghiaccio, quelli dell’aggressore erano umidi, roventi e reclamanti vendetta, come il fuoco che nell’epoca medioevale anelava i corpi impuri delle streghe.

{Hades}
Quale meraviglia! Quanto odio e quanto disprezzo in un solo essere.
Uh, uh, uh! Forse non lo sai, ragazzino, ma a differenza di tutti gli altri Dei, che anno bisogno delle preghiere e del buon cuore umano, che in questi secoli è decisamente corrotto, io mi alimento delle tenebre celate nella più profonda essenza: per questo ho bisogno dell’animo più puro della Terra come ricettacolo. Devo bilanciare le tenebre con la luce, la luce cristallina di un cuore puro e immacolato. Ma tu, a differenza di Shun, non hai proprio nulla di candido… se non un piccolo ricordo gelosamente nascosto.
Che il gioco abbia inizio! Ahahahahah!!!

{Shun}
Limbo
All’interno delle viscere di Hades, più precisamente nello stomaco, il giovane fanciullo si ritrovò a risalire da quel liquido vischioso che altri non erano che succhi gastrici. Ritrovandosi coperto dal busto il giù e senza via di uscita, Shun fissava la valvola da cui era stato risputato qualche istante prima; il cardias. Quell’accesso non si sarebbe mai potuto aprire da quella parte, e l’unico modo per aprirlo era far arrivare un altro malcapitato in quel luogo terrificante ed eccessivamente caldo. Non vi era possibilità di fuga.
Shun insisteva nel fissare con occhi sbarrati quell’apertura, alla ricerca di una soluzione inesistente; la sua razionalità sapeva ciò, ma il suo spirito non voleva cedere a quella situazione: doveva esserci un modo per poter fermare Hades dall’interno. Per questo di trovava lì. Per poter permettere ai propri compagni di fermare la minaccia del Dio dell’Oltretomba, poco importava se ci avrebbe rimesso la vita!
Quando la speranza lo abbandonò definitivamente, gli occhi del giovine si inumidirono e si strinsero in una smorfia di dolore ed impotenza; il labbro inferiore era morso così convulsivamente da far sgorgare del caldo sangue che cadde nei succhi, venendo assimilato all’istante. Resosi conto di ciò, Shun cercò di schiacciarsi il più possibile contro quella parete di tessuto cellulare, in modo da non dover restare immerso in quell’acido. Per il momento, il fanciullo si ritenne al sicuro, fino a che le pareti dello stomaco cominciarono a contrarsi e smuoversi in maniera confusionaria e febbrile, come a voler impedire quel salvataggio momentaneo: quelle cellule sembravano aver volontà propria, tanto che con una contrazione più forte delle altre alle spalle dell’appiglio di Shun, lo fecero ricadere in quel liquido mortale.
Riemerso nuovamente e cercando un nuovo appiglio, il Saint si sentì strattonare la vita. Terrorizzato, il ragazzo si volto immediatamente per vedere quale impedimento lo stesse ostacolando, e con suo sommo orrore vide dei tentacoli che lo stavano avvolgendo. Immediatamente molti altri lembi di carne viscidi e appiccicaticci si attorcigliarono intorno al corpo di Shun, che cercava di dimenarsi quanto più possibile gli era concesso, nel tentativo di liberarsi da quelle bollenti catene. Ma più si dimenava, più i tentacoli aumentavano di numero, iniziando a secernere un liquido che li rese ancora più scivolosi, a tal punto che riuscirono ad insinuarsi sotto la Cloth di Andromeda, e a strapparla di dosso al suo legittimo proprietario. Shun si sentì mancare, quando vide anche la propria armatura liquefarsi nei succhi. Vani furono anche i tentativi di utilizzare il Cosmo come arma; sembrava che più lo usasse, più quei filamenti appiccicosi secernessero quella sostanza.
Il giovane era spiazzato: immobilizzato, immerso per metà corpo in quel liquido rovente, e senza via di uscite. Si diede del folle, per aver anche solo pensato di poter riuscire a contrastare Hades con le proprie forze; lui che aveva sempre avuto bisogno del fratello per sopravvivere.
Ikki.
A quel pensiero, sorrise. Ed in quel momento accadde il prodigio: delle catene dorate, robuste ed incredibilmente roventi, iniziarono a vorticare attorno al corpo di Shun, liberandolo da quella morsa e proteggendolo dai succhi gastrici, creando una barriera d’aria, tale era la pressione che esercitavano.
Con la sorpresa dipinta sul volto e con una scintilla di speranza nel cuore, il giovane Saint chiuse gli occhi ed espanse il proprio Cosmo come non aveva mai fatto prima: divenne un tutt’uno con la Nebulosa di Andromeda; poteva sentire il corpo attraversato dalla forza di migliaia di stelle, accolto fino nel profondo dell’anima. Un calore dolce e delicato avvolse le sue nude fattezze, come una tenera carezza. Una sensazione di pace infinita lo abbracciò, regalandogli la serenità e la ragione credute perdute da tempo. Quando riaprì gli occhi, il suo corpo era ricoperto completamente da un’armatura dorata, luminosa come le stelle e dotata di ali. Il suo Cosmo riluceva in maniera mai vista, come il Sole. Come la Nebulosa di Andromeda stessa.
Tutto ciò avvenne all’interno della Rolling Defence della nuova armatura.
Shun si portò le mani al cuore, un’espressione tranquilla e pacifica sul volto, e le sue labbra si mossero delicatamente, pronunciando una singola parola, che per lui rappresentava il tutto:
«Fratello.»

Giudecca
La mano destra, la stessa che aveva strappato dal collo il vincolo che imprigionava Shun, ora colpì la pelle diafana del Dio; una, due, tre volte, e ancora, mentre la voce di Ikki, resa roca dalle urla e dal groppo che continuava a stringergli la gola da quando arrivato in quella maledetta sala, gridava il nome dell’adorato fratello. Quel volto, nei ricordi del Saint della Fenice così solare ed espressivo, ora ridotto come una magnifica porceilan doll vittoriana, non mostrava alcuna sofferenza, nessun segno di dolore o fastidio. Ciò fece infuriare ulteriormente il cavaliere della Fenice, che continuò a schiaffeggiarlo con maggior vigore, ed a urlare con più prepotenza quel nome a lui tanto caro. La reazione che seguì, fece perdere un battito al suo instabile cuore. Hades sembrò per un attimo mutare la sua espressione in una maschera di dolore, le sue labbra si schiusero impercettibilmente ed iniziarono a tremare. Che Shun stesse rispondendo ai richiami del fratello? Ikki ci sperò con tutta l’anima. Sul suo volto apparve un velo di sollievo, nel sapere che forse non tutto era perduto come era stato costretto a credere fin a quel momento.
«Mpf, come sei stupido.»
Il volto prima dall’aspetto debole ed indifeso, divenne una maschera di scherno. E quella voce profonda e penetrante come il gelo invernale… Nulla era rimasto di Shun.
«Stai solo facendo del male al corpo del tuo adorato fratellino. Ormai questo corpo e la mia anima non si separeranno mai più, anzi succederà solo quando questo corpo sarà morto.»
«Che cosa?!»
L’urlo incredulo di Ikki fendette l’aria come un proiettile. No, quello che Hades stava dicendo erano tutte menzogne! Shun era comunque un Saint di Athena, ed anche molto potente! Come poteva non riuscire a creare una minima difficoltà all’anima di quel mostro. Il suo viso si contorse, quando un’ipotesi balenò nella sua mente. Gli occhi si sbarrarono, e la bocca venne spalancata enormemente, tanto da poter perfino sentire la mascella scricchiolare. Tutto il corpo venne scosso da brividi di terrore, così intensamente che la mano che tratteneva la collottola del Dio lasciò la presa.
Shun… Shun non poteva essere…
Un’enorme onda d’urto lo colse totalmente impreparato: lo colpì in pieno stomaco, per poi espandersi per tutta la superficie corporea. Un immenso calore, rovente come lava, lo attraversò da parte a parte. Ikki si ritrovò scaraventato a valle della scalinata, inerme e dolorante alla nuca. Questi ultimi particolari gli fecero capire che era stato sbalzato da una qualche forza invisibile, perché Hades non aveva mosso un dito per attaccarlo. Poi, gli tornarono alla mente i ricordi dello scontro con Poseidon; il Dio dei mari era in grado di respingere gli attacchi a lui diretti e di rispedirli al mittente con il solo sguardo… che il signore degli Inferi avesse tale capacità? No, non poteva essere. Le mani della Fenice, ancora posate a terra, come tutto il resto del corpo, si contrassero febbrilmente. Ora era chiaro: Hades non aveva bisogno di muoversi per colpire! Esattamente come Aries Mü e Virgo Shaka, i suoi attacchi derivavano dalla mente. Quindi, non c’era possibilità di contrastarli o schivarli.
Mentre formulava quest’ipotesi, una lancia a lui famigliare gli venne puntata alla gola; un’indignata Pandora lo stava fissando con aria impazzita. Il volto madido di sudore, i capelli, dapprima acconciati perfettamente, ora in disordine ed una luce assassina albergava nei suoi bei occhi viola. Rivolgendo parole di rimprovero e promettendo indicibili torture, la donna scagliò la lama contro il Saint, ma una voce profonda e gelida le ordinò di fermarsi a pochi centimetri dal compimento dell’opera.
Hades, divertito dalla scena nonostante l’apatia del viso, decise di illustrare ad Ikki il proprio piano: con il proprio potere, avrebbe fatto allineare tutti i pianeti del Sistema Solare, in modo tale da privare per sempre la Terra del calore che dona la vita. La Greatest Eclipse. Con essa si sarebbe verificata una nuova glaciazione globale, che avrebbe portato alla morte tutti gli esseri viventi, e facendo diventare il pianeta una regione degli Inferi, sotto il dominio del Dio dell’Oltretomba.
Rialzatosi a fatica, Ikki non demorse e continuò a chiamare a gran voce il fratello, sotto gli occhi increduli di Pandora ed impassibili di Hades.
*
Ikki, fratello mio, sei qui?
Avverto il tuo Cosmo. Ikki, sei venuto qui per me?
Oh, fratello… perdonami! Senza di te io non sono che un incapace. Devo sempre appoggiarmi alla tua spalla, per poter proseguire il cammino che il destino ci ha indicato.
Ma non temere; questa sarà l’ultima volta che dovrai venire a salvarmi.
Questa, per me, sarà l’ultima battaglia, e con essa, libereremo il mondo dal male assoluto.
Insieme.
*
Limbo
Shun decise che era arrivato il momento di mettere la parola fine a tutto ciò. Espanse il Cosmo di Andromeda, mantenendo intatta la Rolling Defence, e si preparò a colpire quella valvola che teoricamente doveva essere sigillata da quella parte.
«Nebula Storm!»
L’anima di Hades si contorse, improvvisamente avvolta da un dolore lancinante allo stomaco. Il respiro si fece faticoso e accelerato, e dei conati di vomito si innalzarono. Qualche colpo di tosse fece perdere la calma al Dio: sangue. Il suo sangue!!! La sua inattaccabile calma si incrinò irrimediabilmente a quella scoperta. Quel piccolo…
Un altro colpo di tosse gli impedì di terminare i pensieri. Soprattutto dopo aver realizzato ciò che stava uscendo dalla sua persona: un Cosmo potente come una tempesta. Sentì come un nodo alla bocca dello stomaco che continuava ad espandersi, e risalire sempre più l’esofago. Arrivato a metà percorso, Hades sentiva che non avrebbe potuto più contenere un simile corpo estraneo; il dolore non era focalizzato solamente al cardias, il suo sistema nervoso stava mandando impulsi in tutto il suo essere. Ne era consapevole: se Shun avesse continuato a crescere, il Dio si sarebbe spaccato, le sue membra avrebbero ceduto, strappandosi e mischiando i propri fluidi con quel mare di sangue, mentre i tessuti si contorcevano e si laceravano. Il risultato sarebbe stato devastante. La paura cominciò a punzecchiare l’anima del signore degli Inferi. No! Non poteva permetterlo.

Un ringhio di dolore misto a determinazione si propagò per tutto il Limbo. Del sangue divino si mischiò nel mare malsano. Hades aveva appena compiuto un gesto fulmineo quanto inaspettato; si sfondò la cassa toracica con le proprie mani. Le costole, così come le ossa dello sterno si frantumarono e i tessuti si strapparono e bruciarono, tale fu la furia del Dio.  La mano destra raggiunse l’esofago rigonfio, ma non fece in tempo a far alcunché che il tubo di carne si disintegrò, come tagliato da mille lame di vento: la Rolling Defence stava distruggendo le interiora esercitando una forte pressione. La sorpresa fece inarcare il corpo di Hades all’indietro: gli occhi si spalancarono di colpo e si riempirono di lacrime di sofferenza; il viso divenne una smorfia di pura agonia, ed urla disperate si espansero con un eco angosciante.
Shun era libero. Saltò fuori da quel corpo ormai macellato, mentre il suo ed il proprio Cosmo continuavano a crescere, fino a raggiungere le proporzioni del Dio. La Rolling Defence venne rilasciata. Shun, sentì affievolirsi la volontà del signore dell’Oltretomba: il momento era finalmente arrivato. Strinse i pugni e lo chiamò a gran voce:
«Ikki!!!»

{Ikki}
Ma che sta succedendo!!!
Hades non ha più il …
Oh! Questo è…
Shun! SHUN?! Shun, sei tu?!
«Ikki!!!»
*
Dopo i vari tentativi di uccidere Hades, tutti falliti nonostante la potenza del suo Hoyoku Tensho, il Dio si era preparato a farla finita di giocare con lui, e avrebbe scagliato un colpo mille volte più potente dei precedenti, per troncare la sua giovane vita, dimentico del fatto di averla risparmiata molte volte. Nel momento fatale, il corpo di Shun si oppose al volere del Dio, a tal punto che la mano destra si strinse attorno al bianco collo del proprietario nel tentativo di strangolarlo.
Sopra l’immagine sofferente di Hades, apparve il caldo Cosmo di Shun, che prese le sembianze del proprietario, facendolo sembrare un angelo: l’esile figura efebica risplendeva di luce, il volto era segnato da un’espressione triste e malinconica, una bellezza decadente e fredda, addolcita da quegli occhi brillanti di speranza.
«Ikki!!!
Ikki, fratello, questa è l’unica occasione per sconfiggere Hades! Non pensare a me; distruggi lo spirito di Hades insieme al mio corpo!
Fratello mio, non temere per me. Sappi che sono felice di donare la mia vita per salvarne molte altre. Quindi ti prego, fratello…
Fratello!»
Ikki era in preda all’euforia e alla disperazione; aveva la certezza che Shun fosse vivo, ma ciò che gli chiedeva era troppo! Non avrebbe mai potuto ucciderlo!!! Ci doveva essere un altro modo.
Mentre il Saint di Phoenix, sconvolto e privo di forze per reagire, continuava a pronunciare parole sconnesse e a scuotere convulsivamente la testa, lo spirito di Shun si avvicinò a lui, prendendo le totali fattezze umane; morbide e delicate, così come quegli occhi che stavano fissando il volto del fratello. Ikki, vedendo quel dolce sorriso, balbettò che dunque era vero: il farsi possedere era stato volontario per creare un’occasione. Il Saint di Andromeda posò un dito sulle labbra sporche di sangue del Saint di Phoenix; scosse la testa leggermente, e ampliò il sorriso, chiudendo gli occhi ed inclinando leggermente il capo. Le gote si colorarono di una chiara tonalità di rosso. Quell’espressione così serena, avrebbe fatto sciogliere perfino il diavolo.
La confusione di Ikki si placò. Osservò meglio lo spettro di suo fratello; la tentazione di abbracciarlo fu irrefrenabile, dato che quello sarebbe stato il loro addio personale. Tenere lacrime di amarezza mista a gioia ed orgoglio caddero silenziose. Le candide braccia di Shun si strinsero attorno al collo di Ikki, ed i loro corpi, sia fisico sia spirituale, si toccarono, scambiandosi i reciproci calori. Nonostante lo spirito tremasse, lo sguardo che rivolse alla Fenice era risoluto e sereno. Vedendo ciò, Ikki prese delicatamente il volto del fratello tra le mani e lo inclinò con lentezza studiata verso l’alto. Gli occhi di Shun si dilatarono, poi si fecero lucidi e si chiusero dolcemente, mentre le guance avvampavano. Ikki annullò lentamente la distanza tra i loro volti e poggiò le sue labbra sporche ed impure su quelle rosee di Andromeda; le braccia, ancora poggiate al collo della Fenice, cambiarono posizione: la destra si posò tra gli scuri ricci e la sinistra iniziò ad accarezzare dolcemente la schiena.
Separatisi a malincuore e scambiatisi il silenzioso addio, Ikki recuperò tutto l’ardore mostrato sul campo di battaglia e dichiarò:
«Ben detto Shun! Sono orgoglioso di essere tuo fratello! Sei un vero Saint di Athena!!!»
Concentrò il Cosmo nel pugno destro e si preparò a colpire il petto di Shun e di Hades, ma una fitta di dolore alla schiena gli impedì di lanciare il colpo, facendogli perdere la concentrazione e quindi scemare il Cosmo. Cosa era stato? Pandora! Quella donna, perché doveva sempre essere in mezzo?!
«Non lo permetterò! Non ti permetterò di fare del male al signor Hades…
Non capisci che l’aspetto di Andromeda è solo provvisorio?
MUORI!»
Detto ciò la donna si scaravento con la lancia infernale contro un indifeso Ikki, oramai esausto per la continua pressione psicologica e fisica. Pandora pregustava già il sapore della vittoria, quando l’arma cozzò e venne sbalzata assieme alla proprietaria, finendo completamente a terra. Cosa era accaduto? Quando la donna si voltò verso il Saint, comprese, nonostante l’incredulità avesse preso il sopravvento sulla ragione e sulla propria vista: la Rolling Defence di Andromeda stava proteggendo il fratello.
«Fratello; grazie.
SHUN! PRENDERÒ LA TUA VITA PER SALVARE LA TERRA!»
Ikki concentrò tutto il Cosmo rimastogli nel pugno destro e caricò il petto di Hades. L’avrebbe fatta finita; per la Terra, per Athena e per Shun.
Non seppe se ciò che fu avvenuto qualche tempo prima tra lui e il fratello fosse il frutto della propria confusione sentimentale oppure fosse accaduto realmente… l’unica cosa certa, furono delle tenere lacrime di amarezza mista a gioia ed orgoglio che caddero silenziose.

 
 
 
 
 
Angolo dell’Autrice:
Posso dire di essere una masochista del c***o? No, perché da quel che ho scritto mi sembra davvero di esserlo! Ho praticamente squartato il mio pg preferito, ho torturato psicologicamente i due fratelli ed ho fatto una scena da film hollywoodiano… ma mi auguro di aver trasmesso tutto il sentimento che Shun e Ikki provano reciprocamente.
Una precisazione d’obbligo per il Limbo: diciamo che è la placenta dell’anima di Hades, lì ha diritto di vita e di morte su tutto, persino di Athena (se si trovasse lì).
È stato il capitolo più complicato che abbia mai scritto: accidenti a me e alle mie manie di perfezionismo (ma questo capitolo di perfetto non ha niente!).
Bene, detto ciò vi saluto, e spero di vedervi al prossimo capitolo (forse).
Hades: Forse un corno! Mi lasci squartato?! Non esiste che il sottoscritto si faccia mettere sotto da una fanciulla con la terza gamba!
Me: Ohi! Ma che stai dicendo?! Sei diventato scemo!
Hades: No, non scemo, (e comunque, come ti permetti!!! Vuoi morire *sfodera la spada*) ma isterico! Penso sia normale dopo l’atroce tortura che mi hai appioppato.
Me: Ma di che ti lamenti! MICA SEI MORTO!!!
*iniziano a litigare e ad insultarsi pesantemente. Shun e Ikki guardano la scena con aria preoccupata.*
Shun: Fratello, per te la smetteranno entro fine anno…?
Ikki: Me lo auguro…

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Capitolo 13
*** κάνει ματ ***


A quanto sembra, il criceto ha già smaltito i chili di troppo e ha ripreso a funzionare. Capitolo un po’ diverso dal solito; spero che questa differenza non vi scombussoli troppo. Devo ringraziare Toshiro Masuda, scrittore delle colonne sonore di “Naruto Shippuden” per mettermi nel giusto stato d’animo per la scrittura. Senza di lui, non so che starei facendo.
Buona lettura. ^^
ATTENZIONE: questo capitolo contiene dello Shonen-ai. Se non piace, non leggete! :3
 
κάνει ματ
 
{Ikki}
…tum-tum…
…Shun…
…tum-tum…
…Fratello… mio…
…tum…
…Per… do…
… tum …
… na …
…  tum  …
…  mi  …
……
*
Giudecca
L’odore del sangue si diffuse nella grande sala, ricoprendo la polvere e il fetore di putrefazione. Un piccolo rintocco sinistramente musicale, paragonabile ai cigolii delle case quando non si riesce a dormire, angosciante e strisciante come una serpe, scandiva il tempo di quella fatale situazione. Calde gocce cremisi stavano ticchettando sul candore del marmo, come la sabbia di una clessidra.
Un corpo tremante, il sudore che ne imperlava il volto, il respiro affannato, il gonfiarsi e lo sgonfiarsi della cassa toracica, gli occhi sigillati per il disgusto, la nausea causata dal senso di colpa e la vita che scivolava via lentamente…
Il pugno teso al petto di Hades, strappato e lacerato a tal punto da poter vedere le fibre muscolari contrarsi e tremare per gli impulsi elettrici di dolore mandati dal cervello. Fiotti di sangue si riversarono sul bianco marmo, così come calde lacrime intrise di fallimento.
Il fallimento era ciò che la mente oramai sbiadita di Ikki aveva sempre pensato potesse rappresentare al meglio la sua intera esistenza. Aveva fallito come Saint di Athena, divenendo un cavaliere decaduto e cercando di impossessarsi della Gold Cloth di Sagitter, aveva fallito come difensore della giustizia, non riconoscendo la propria Dea e uccidendo senza motivo, aveva fallito nel trattenere a se l’amicizia dei suoi compagni, calpestandola perché considerata inutile, ma soprattutto, aveva fallito miseramente davanti a lui, Shun, di cui aveva tradito la fiducia.
Phoenix Ikki, l’Araba Fenice, colui ritenuto il Bronze Saint più forte e potente di tutti, aveva fallito: non era stato in grado di uccidere Shun, e con esso, Hades.
Il dolore fisico stava privando delle facoltà mentali il giovane cavaliere, ma l’amarezza e la disperazione più profonde stavano logorando lentamente l’animo già ferito da tempo; non solo il corpo stava sanguinando, anche lo spirito versava lacrime porpora per il destino funesto che aveva sempre attraversato il cammino dei due fratelli. Pochi attimi di dolcezza reciproca, goduti nell’ultimo anno appena, perché le stelle ebbero per loro malsano giogo, separandoli nella tenera infanzia e distruggendo le loro fanciullesche anime. Caldi sorrisi, dolci carezze sul viso, teneri abbracci e il reciproco calore corporeo che essi conferivano… tutto ciò si frantumava nel più profondo spirito straziato della Fenice.
«Sei molto più generoso di quanto immaginassi.»

{Shun}
Ikki! Ikki!!!
Perché?! PERCHÉ?!
No! È tutto sbagliato! Hades sarebbe dovuto morire, ed io insieme a lui.
Quindi… perché?
Fratello, perché?!
Come sei ingenuo e innocente.
*
Limbo
Due braccia possenti ed roventi si strinsero attorno all’addome ed alle braccia del fanciullo, distraendolo dallo stato di iper-concentrazione in cui si trovava confinato da qualche minuto. Il corpo ricevette una violenta scossa quando anche il petto di Hades si appoggiò alla sua schiena, completamente integro e così caldo da far recepire al tatto la sensazione di bruciatura. Gli occhi, colmi di lacrime per la sorte del fratello e della futura fine del mondo, si sbarrarono a quel contatto così intimo, intenso ed intriso di dolci ricordi: quello era l’abbraccio che Ikki usava spesso quando contemplavano le stelle dal balcone di villa Kido.
Una violenta ira avvelenò immediatamente il cuore di Shun, facendolo voltare di scatto e cercando di scagliare contro il crudele Dio la propria catena di attacco, sfruttando il movimento degli avambracci liberi. Ciò gli causò un forte strattone alle braccia e alla gabbia toracica. Gli arti superiori di Hades lo stavano stritolando come se fossero le spire di un serpente. Un grido straziato si levò dal giovane. Il signore dell’Oltretomba non smentiva la sua incredibile velocità, nonostante si trovasse immerso in un liquido; ma quando sciolse quella morsa, Shun capì: le catene di Andromeda erano strette saldamente al proprio corpo, come corde. Per questo si sentiva come stritolato da un boa, e per di più, anche il metallo di quei legacci stava diventando incandescente, dato che Hades teneva nel pugno sinistro le due estremità.
Il Dio voltò il giovane, prese il mento della propria preda tra il pollice e l’indice destri e portò lo sguardo del Saint di Andromeda su di sé; quello sguardo tremante, quelle lacrime che si sollevavano dagli occhi e si mischiavano creando magnifici ricami nel sangue e quel volto, così delicato e accarezzato dai capelli color del miele che si muovevano in modo sensuale in quel mare malsano, portarono l’eccitazione dell’aguzzino al culmine. Shun era in suo totale potere, ed anche lui ne era perfettamente consapevole. Lo sguardo di Hades, da maschera folle e tagliente che era, assunse un’espressione ammansita, quasi dolce, che fece tremare violentemente il fanciullo: quello era lo stesso volto che lo perseguitava nelle notti passate.
Notando quella reazione, il Dio sorrise divertito, e decise di rivelare un dettaglio molto importante riguardante il giovane Saint, non prima di essersi leccato le labbra in maniera lasciva e peccaminosa.
«Suvvia, perché quello sguardo terrorizzato; non potrei mai farti nulla di male, vista la tua impeccabile prestazione di poco fa.» disse, mentre dispensava baci e succhiotti lungo la linea della mascella e del collo, soffermandosi sotto il mento. Il tutto era accompagnato dai continui tremiti e gemiti di disgusto e piacere di Shun, che era stato costretto a piegare indietro la testa e sigillare gli occhi per impedirsi di rivivere i propri incubi. «Anche se una punizione te la meriteresti eccome, dopo avermi così brutalmente sfigurato. Tuttavia la mia magnanimità è immensa, ed il tuo operato è stato migliore di quanto avessi previsto nelle più rosee aspettative. Sei stato molto bravo, ad uccidere la Fenice.»
A quelle parole, gli occhi del Saint di Andromeda di spalancarono, ed un gemito più forte e sofferto degli altri echeggiò in quel mare sconfinato. Brividi convulsi presero a scuotere il corpo del giovine, ed il respiro divenne frenetico. Lui cosa?
«Oh, perdona il mio modo indelicato di espressione. Ma ciò che ho detto pocanzi corrisponde a verità; le tue parole hanno ucciso la Fenice. Nella tua purezza e ingenuità, hai richiesto al tuo amato fratello maggiore di privarti del caldo soffio della vita, pur di eliminarmi, ma hai commesso un errore; quale fratello riuscirebbe mai ad uccidere il sangue del suo sangue? Un peccato simile porta alla condanna eterna nella Caina, nell’ultimo cerchio degli Inferi, e di certo, anche se forgiato da grandi battaglie, Phoenix Ikki non era certo uomo dall’anima indistruttibile. La tua richiesta lo ha corroso nel profondo: il senso di giustizia instillato nel suo cuore fiero, gli ha fatto scegliere il tuo sacrificio, ma la sua generosità d’animo e il suo amore per te, gli hanno fatto frenare il colpo ad un soffio dalla tragedia, frantumandosi il pugno, ed esaurendo la sua vita.
Mia dolce Andromeda, tu hai impedito che l’Araba Fenice risorgesse dalle sue ceneri a nuova vita.»
Detto ciò, Hades si godette la reazione di Shun: il corpo si irrigidì di colpo, la sua resistenza venne meno, gli occhi dapprima sgranati, si chiusero fino a metà, mentre nuove lacrime di amarezza e consapevolezza grondarono da essi. Le labbra tremarono, per poi chiudersi spasmodicamente sopra il labbro inferiore, mordendolo fino a farlo sanguinare. Quel sangue venne leccato via dallo spettatore, che si beava della sofferenza del fanciullo.
Quel gioco gli aveva permesso di ottenere tre cose: divertimento nel vedere manipolati degli ignari umani nel suo disegno, la morte dell’unica persona che poteva ostacolare la sua piena possessione ed infine la totale resa dell’anima del proprio alter-ego.
«κάνει ματ₁₎»
Le labbra del Dio si premettero contro quelle di Shun, e cercarono di schiudere quelle rosee e morbide del giovane, che tentò in tutti i modi di sottrarsi. Riuscito in tale impresa, Hades fece intrecciare la lingua alla gemella, realizzando una danza umida e sensuale; il Saint smise presto di resistere. Quella rivelazione lo aveva sconvolto, tanto da fargli perdere la voglia di continuare a vivere.
Quando la divinità si staccò per riprendere fiato, un debole suono uscì dalla bocca del fanciullo:
«Fratello mio… che cosa ti ho… mph!»
Le labbra di Hades si riappropriarono fameliche di quell’organo che gli aveva offerto piacere e divertimento: voleva godersi appieno il suo trofeo, prima di doverlo irrimediabilmente distruggere. Quell’atto fece perdere il controllo a Shun; quell’essere orribile non gli permetteva nemmeno di chiedere scusa all’anima oramai defunta del fratello. In un impeto di rabbia e di cieca vendetta, il Saint gli morse il labbro superiore. Tale fu la forza che il giovane mise nell’atto, che il labbro si spaccò, facendo sgorgare sangue divino che formava preziosi ricami con il mare circostante. La sorpresa fu tale, che il Dio interruppe il bacio ed osservò con incredulità il volto della sua vittima; in quegli occhi limpidi e piegati in uno sguardo sbieco e profondo, poteva leggervi un sentimento di puro odio. Quindi era vero: il topolino morde il gatto quando è con le spalle al muro.
Un sorriso beffardo apparve sul volto dapprima stupito del carceriere; passò la lingua sulla ferita, pulendola dal sangue ed avvicinò il viso a quello del Saint.
«Non ti sei chiesto perché il mio spirito fosse intatto, nonostante tu mi abbia letteralmente tolto il fiato? Osserva bene.»
Dalla ferita apparve una piccola fiammella brillante, che bruciò la ferita, fece suturare il sangue, e far muovere i due lembi di pelle l’uno verso l’altro, creando dei piccoli legacci di carne che si abbracciarono tra di loro e rimarginarono completamente la ferita. Quel piccolo fuoco scomparve del tutto quando il colore della parte appena creata si amalgamò perfettamente con quella pelle di alabastro. Shun aveva fissato ad occhi increduli quello spettacolo nauseabondo: era per questo che il suo attacco non aveva sorbito l’effetto desiderato. Ma se così fosse, nessun colpo avrebbe potuto danneggiarlo definitivamente! Lui era…
«Ho vinto.»
Quella voce gelida e canzonatoria lo riportarono alla realtà; Hades aveva portato all’altezza della testa la mano destra, e la teneva tesa e perpendicolare al corpo di Shun, quasi stesse impugnando una spada.
«E pensare che volevo darti una morte dolce ed indolore… ma a quanto pare tu preferisci una morte che si conviene di più ad un Saint di Athena quale sei. Vedrò di esaudire il tuo ultimo desiderio!»
La mano calò fulminea e precisa sul pettorale sinistro del giovane.
*
…tum-tum…
…Ikki…
…tum-tum…
…Fratello… mio…
…tum…
…Per… do…
… tum …
… na …
…  tum  …
…  mi  …
……
*
Giudecca
«Sei molto più generoso di quanto immaginassi.»
Ikki, che oramai sentiva le forze abbandonarlo sempre più, volse lo sguardo, annebbiato dal canto consolatore della morte, verso il fratello. Vide che, esattamente come accaduto con Gemini Saga, i capelli di Shun si stavano tingendo del nero delle tenebre. Con quel poco di lucidità che gli rimase, cercò di aprire la mano sanguinolenta, e di posarla sul volto del compagno. Intanto, il nero contaminò la figura di Shun fin al mento.
«Sh… Shun…»
 
Limbo
Con la mano ancora conficcata nella cassa toracica del fanciullo, Hades diede un violento strattone verso se ed estrasse il cuore al giovane cavaliere. Rivoli di sangue ed acqua si mescolarono immediatamente con il mare che li circondava, creando una cornice magnifica a quel corpo efebico, che ora giaceva privo del dolce alito di vita che fino qualche secondo fa lo animava. Il Dio lo lasciò affondare in quel Limbo, dispiacendosi quasi di aver dovuto rovinare un ricettacolo di quella fattura. Si portò il cuore della vittima davanti alle labbra, lo baciò delicatamente, ed infine aprì la bocca e lo ingoiò in un sol boccone. Lo sguardo cadde nuovamente su il cadavere dell’anima che aveva appena distrutto; l’armatura che lo aveva avvolto fino a quel momento era scomparsa, lasciando il fanciullo nudo, con gli occhi sbarrati e la bocca lievemente aperta. Sarebbe stato in eterno cullato da quelle delicate onde, che un tempo comprendevano anche la sua vita.
«Addio, Andromeda Shun.»
Il Limbo, così come il mare di sangue e le anime bruciate si dissolsero all’istante: al suo posto comparve una mano tremante e grondante di sangue che tentava di avvicinarglisi.
«Sh… Shun…»
«Non c’è. Ora il corpo di Shun è diventato completamente mio. Mio fino all’ultimo capello. L’anima di Shun è scomparsa per sempre!»
Rispose in modo gelido e sprezzante il Dio, che si affrettò ad avvicinare il volto a quello morto del Saint:
«È stato bello giocare con voi due fratelli; grazie per aver agito secondo il mio disegno tracciato per te. Addio, Phoenix Ikki.»
Il cadavere del Saint, spirato mantenendo la posizione dell’attacco che gli aveva consumato la vita, venne scaraventato a valle delle scale dal colpo di Hades. Ora il Dio dell’Oltretomba era finalmente rinato a nuova vita! I capelli, dapprima dorati come il miele, come il Sole, come la vita, ora erano tinti del colore della notte, del vuoto… e della Morte.
 
₁₎: scaccomatto in greco (fonte Google traduttore)

 
 
 
 
 
Angolo dell’Autrice:
Lo ammetto, sono una sado-masochista mestruata. Sado-masochista perché mi faccio del male da sola a torturare a quel modo i miei pg, ed intanto faccio del male anche a loro. Mestruata perché sono peggio della Luna; vi ho fatto attendere quasi due settimane per il capitolo 12, ed ora sforno il 13 il giorno dopo! L’ispirazione è quello che è…
Quindi vi prego di perdonarmi! E spero che questo capitolo sia di vostro gradimento.
Per la frase si Hades, mi è venuto un flash guardando uno dei tanti anime che stanno uscendo in questi giorni; di solito i nipponici utilizzano l’inglese (anche se la loro pronuncia mi fa ridere sempre), quindi ero partita con l’idea di intitolare il cap. e usare la frase “checkmate”, ma poi mi son detta: *Silvia, ma Hades mica è giapponese…* da qui l’idea per usare il greco.

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Capitolo 14
*** Presagio ***


E ci avviciniamo all’ingresso trionfale di Athena. Ve lo dico da subito, non ho intenzione di dedicare una parte ai Gold e alla distruzione del Muro del Pianto, mi metterei a piangere, e per questi giorni ho pianto abbastanza (capirete in futuro). Non parlerò nemmeno della Super-dimensione e, purtroppo, neanche della morte di Pandora (non posso fare un capitolo senza metterci dentro Hades; magari potrei fare una casa a parte, che dite?)
Bene, ho pienamente dimostrato la mia svogliatezza. No, mi spiace ma non essendoci Hades, non mi sento di inserire queste parti.
Detto ciò, vi auguro buona lettura.

Presagio

{Hades}
«Pandora, sistema il corpo di quell’uomo con cura.»
La donna, avvicinatasi al cadavere per constatarne l’effettiva morte, annuì all’ordine impartitole. Intanto, Hades, con passo solenne, si portò davanti allo scranno, ora impolverato e rovinato dalla precedente battaglia, quando si fermò di colpo.
C’era qualcosa di anomalo nel suo regno, lo sentiva. Un brivido freddo percorse la colonna vertebrale.
*
Ma… questo Cosmo?!
No, non può essere.
…eppure lo riconoscerei anche a distanza di anni luce.
Athena! Qui?! Che diavolo hai combinato, Pandora!!!
*
Lo sguardo gelido e accusatore che Hades rivolse a Pandora avrebbe potuto uccidere all’istante perfino un Saint. Il suo Cosmo si fece particolarmente aggressivo e potente; giacché la donna si voltò e lo osservò con due occhi limpidi, come realmente preoccupata per il proprio signore e per la sua reazione improvvisa. L’espressione del Dio tornò immediatamente apatica e composta, non appena lesse l’anima della sottoposta: Athena si era fatta uccidere dai suoi Saint e stava vagando per il Regno dei Morti. Molto probabilmente era diretta ai Campi Elisi, il luogo dove risiedeva il corpo dormiente del signore degli Inferi. Sul suo volto impassibile apparve un sorriso che non nascondeva un certo istinto omicida: l’ora della vendetta sarebbe presto giunta, quindi avrebbe allestito il miglior palcoscenico per il dramma che presto si sarebbe svolto.
«Nulla, ho avuto un brutto presentimento, ma forse si è trattato di un’impressione…»
La donna, inginocchiata ai piedi delle scale, osò ulteriormente:
«Le chiedo scusa per averla fatta faticare; vuole tornare al suo palazzo?»
Hades, si sedette sul proprio trono e chiuse le sottili palpebre, in modo da mascherare gli occhi:
«No, rimango qui a riposare ancora per un po’. Non permettere a nessuno di entrare.
Ora puoi andare.»
La donna fece un profondo inchino e si congedò.
Rimasto solo, in quella sala semidistrutta dalla furia di Phoenix Ikki, Hades si concesse un po’ di riposo, prima di ricevere gli attori che gli avrebbero servito la vittoria su un vassoio d’argento, così come la testa di Athena. A quel pensiero, le labbra carnose del Dio si piegarono in un sorriso che di dolce, aveva solo le fattezze.
 
{Pandora}
Mente Pandora si avviava nelle proprie stanze, la sua mente ripensava ai fatti accaduti quel giorno: il tradimento di Orfeo, la rinascita del Sommo Hades e la morte miserabile di Ikki.
Ikki. Quell’uomo l’aveva sconvolta a tal punto da farle mettere in dubbio le proprie convinzioni.
Recatasi nella sala da bagno, si immerse, per poter scacciare lo stress e la fatica accumulati, e tra quei vapori caldi, la sua mente era ancora fissa su di lui.
*
Ikki. Perché? Perché hai fermato il tuo pugno nonostante l’occasione.
Perché non hai ucciso il signor Hades?
Per Shun? Ma la sua anima era già condannata. Ma nonostante questo, tu hai preferito salvarlo dalla morte…
È forse questo ciò che chiamano amore fraterno? Questo è l’amore incondizionato?
… una famiglia…
*
Dopo tanti anni passati nell’impassibilità, una lacrima scivolò lungo le curve sinuose di Pandora, per poi increspare l’acqua termale, creando dei perfetti cerchi concentrici… perfettamente allineati come presto, sarebbero stati tutti e nove i pianeti.
La Greatest Eclipse stava per compiersi!

 
 
 
 
 
Angolo dell’Autrice:
Dopo tanto tempo, eccovi una Flash (un poco più lunga, ma non potevo tagliere più di così). Non succede praticamente niente, a parte che capiamo che forse Hades ha in serbo qualcosa di molto speciale per Athena. Pandora, mica è scemo il tuo Dio; che credevi, che non percepisse un’altra divinità nel suo regno? A quanto pare, sì. Gli è andata fin troppo bene ;P
Ho dato ad Hades l’abilità di leggere le anime, quindi può scorgervi qualunque cosa; mi sembrava un’abilità più che consona al Dio, dato il lavoro che gli hanno appioppato. XP
Sono quasi sicura che questo capitolo vi abbia lasciati un po’ a bocca asciutta, dato che non parlo di che fine fa Ikki, ma lo sapete tutti.
Spero di non essermi fregata i lettori facendo così, ma sappiatelo, oggi ho scritto gli ultimi due capitoli; mi sono venuti in mente due giorni fa, e ora che finisco i capitoli che vengono prima, mi sarò dimenticata tutto… quindi questa volta è andata così ^^
Alla prossima.

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Capitolo 15
*** Fuoco di Ribellione ***


Il titolo è un poco scopiazzato, ma capirete che ci sta =)
Capitolo parecchio lungo, dedicato completamente ad Hades, per la gioia di noi fan!!! *.* [sbava sulla tastiera]
Vi auguro buona lettura. =)
 
Fuoco di Ribellione
{Hades}
Nella penombra creata dalla flebile luce delle candele, Hades riposava dopo aver sfruttato i sentimenti umani per suo diletto. I due giovani Saint avevano agito come il Dio aveva previsto; Ikki non aveva eseguito la richiesta del morente fratello, e Shun aveva inconsciamente assassinato la Fenice. Tuttavia, un pensiero turbava la mente del signore degli Inferi: quella fiamma di ribellione che bruciava negli occhi umidi del Saint di Andromeda. Nessun ricettacolo aveva mai osato tanto come lui, e nessuno sembrava opporsi così sfacciatamente al volere divino. Tra le ombre che illuminavano la sala del trono, un ghigno di trionfo faceva sfoggio sul volto di alabastro di Hades; aveva distrutto quella fiamma, si era impossessato del suo corpo e lo aveva sprofondato nel Limbo, luogo da dove non sarebbe mai uscito. Ora il destino si era compiuto: Hades era ritornato potente, in possesso del corpo più puro del mondo e tra pochi minuti, la Greatest Eclipse avrebbe avvolto la Terra con il suo gelido manto di morte. Nessuno, nemmeno Athena, avrebbe potuto scongiurare l’inesorabile fine che l’attendeva.
La testa del Dio si sollevò, poggiando la folta chioma corvina contro lo scranno, mentre assaporava la distruzione della razza umana, quella stessa razza che, molti secoli fa, lo aveva privato della sua unica luce. La sua mente ripercorse quei pochi frammenti di felicità che il signore dell’Oltretomba aveva potuto gustare nella sua millenaria vita: la gioia provata nella disfatta di Crono e dei Titani, che segnò la fine della guerra, il primo incontro con la sua amata ed i suoi capelli vermigli… e poi il cielo, carico di pioggia, l’odore della morte e della carne umana bruciata, il colore vermiglio che lo ricopriva interamente, e quegli occhi che non lo riflettevano…
Un’onda di rabbia attraversò il corpo del Dio, che strinse convulsivamente i braccioli del trono, fino a creparne la superfine, tale era la forza impressa in quella stretta. Quei ricordi, che tempo fa gli avevano dato il tormento, e gli avevano fatto capire quanto fosse corrotta e viscida la razza umana; si adornavano di belle parole e di promesse, per sfruttare i più deboli. Non esitavano a schiacciarsi a vicenda per raggiungere i propri scopi, rinnegando la propria natura e proclamandosi Dei tra gli uomini, per dominare sulla massa. Poteva rivedere la sfacciataggine di Cefeo, che sfidò l’ira divina e che per punizione dovette sacrificare la figlia, la dolce Andromeda, al mostro marino di Poseidon. E dire che lui, Hades, provò pena e pietà per quegli esseri che si ritenevano superiori a coloro che gli avevano donato la vita. E una terribile empatia verso la giovane principessa, costretta ad una morte orripilante per le colpe dei progenitori.
Basta! Non poteva permettersi di immergersi nei ricordi di una vita passata; lui non era più quello di un tempo. L’umanità andava purificata, e l’unico modo per fare ciò era il genocidio. Nessun umano doveva sopravvivere. Nemmeno i suoi Spectre. Una forte amarezza attraversò il cuore del Dio, non appena formulò quel pensiero; lui amava molto i suoi sottoposti. Lo avevano sempre sostenuto, avevano una piena fiducia in lui, ed inoltre erano considerati dei figli dal Dio. Ma erano umani: questa era la loro unica colpa.
Il volto impassibile e parzialmente illuminato di Hades si oscurò, pensando a come avrebbe tradito il proprio esercito, amato come i figli che non ebbe potuto avere. Di nuovo le dita affusolate strinsero i braccioli dello scranno, che si disintegrarono e si spezzarono, crollando a terra e producendo un suono sinistro e cupo, che echeggiò per tutta la sala, fino a che non sopraggiunse il silenzio più profondo.
Scacciati quei pensieri, Hades tornò a riposare, cadendo in un sonno senza sogni, così come accadde dopo quel maledetto giorno intriso di dolore e di odio verso l’umanità.
Una presenza cosmica fece aprire gli occhi al divino Hades. Una presenza molto vicina e potente, ma non minacciosa o aggressiva; sembrava un’aura molto simile alla sua. Che fosse quella di un semidio? Lo escluse. In quell’epoca non vi era nessuno che eguagliasse il suo Cosmo, nemmeno Athena era potente come lui, uno dei Tre Grandi dell’Olimpo; se Zeus o Poseidon fossero stati sulla Terra, gli avrebbe certamente percepiti… ma allora chi poteva essere?
Lo guardo del Dio si posizionò sul portone d’accesso alla sala:
«Credevo di essere stato chiaro poco fa, quando dissi che nessuno doveva entrare in questa sala. Vattene immediatamente!»
Un rumore di passi, dapprima impercettibile, si stava avvicinando in maniera solenne; ogni passo che veniva compiuto, veniva amplificato dall’eco della sala, rendendo la tensione insopportabile. Una voce pacata e con un accento orientale si mischiò teatralmente a quel ticchettio lugubre:
«Non posso farlo; non ora che ti ho trovato.»
Dall’ombra che riempiva per metà la sala, si intravide una figura scura camminare verso la scalinata con passo fermo. Più si avvicinava, più l’immagine si faceva nitida agli occhi del Dio, che rimase impassibile anche quando la persona fu illuminata dalla debole luce della stanza. Un giovane, dai lunghi capelli biondi e rivestito dalla sacra Cloth di Virgo, si ergeva splendente nelle tenebre di quel luogo. Il viso era dai lineamenti delicati, gli occhi, dal tipico taglio orientale, erano cerulei, un colore che Hades associò con suo immenso stupore al cielo primaverile. Sulla fronte, seminascosto dalla frangia spettinata, vi era un chakra rosso. Ciò che colpì maggiormente il Dio, fu il sorriso beffardo che il Gold Saint mostrava. Gli occhi di Hades si allargarono un poco, nel constatare la sfrontatezza di quel giovane mortale. Quel giovine dal fragile aspetto osava sfidare una divinità? Molto bene, si sarebbe divertito un po’, prima di far sprofondare completamente la Terra nell’oblio.
Hades si ricompose immediatamente, e chiese con tono indagatore e profondo chi fosse:
«Virgo Shaka. Hades, ora ti tolgo la vita!»
La risposta fece sgranare gli occhi al Dio: Virgo Shaka, l’uomo più vicino agli Dei, osava affermare una blasfemia simile?! Colui che meglio di tutti dovrebbe sapere che un Dio non può morire, perché nutrito con l’ambrosia, il nettare divino che donava la vita eterna, ardiva dunque a quella ridicola speranza? Ingenuo; quasi quanto Andromeda Shun.
*
La presunzione umana non conosce limiti; Virgo Shaka, l’uomo considerato il più vicino agli Dei perché elevatosi alla conoscenza trascendentale del Buddha, sostiene di potermi uccidere. Come può pensare di poter compiere un simile gesto sacrilego?
Credo che il risveglio dell’Ara Yashiki gli abbia fatto credere di aver raggiunto lo stato ultimo, il Nirvhana e di aver trasceso il confine tra umano e divino. È l’unica spiegazione…
Povero illuso. Ti dimostrerò quale sia la differenza tra un misero e corrotto mortale ed un Dio.
*
Il volto di Hades tornò alla calma più totale, dopo un momento di stupore per quelle parole pronunciate pocanzi dal quell’attore inaspettato. Quel Saint voleva la sua vita? Che si accomodasse pure, ma ogni tentativo sarebbe stato vano. Questa consapevolezza fece stendere le labbra del Dio in un sorriso gelido, che scosse non poco le viscere del biondo cavaliere. Sentiva su di se come un’ombra pronta a ghermirlo alla minima distrazione. Guardò Hades negli occhi con aria di sfida, e si preparò a lanciare il proprio colpo.

Si mise in meditazione, avvicinando le mani davanti al petto e concentrando il proprio Cosmo; chiuse gli occhi per poter espandere al meglio il suo potere. L’aria all’interno della sala si fece carica di elettricità, mentre un forte vento, di origine sconosciuta stava vorticando attorno a Shaka, come se fosse l’occhio del ciclone.
«Om.»
Il Gold Saint di Virgo aveva concentrato il Cosmo tra i palmi delle mani: era visibile ad occhio nudo, ed aveva assunto la forma di una sfera dorata. Shaka aprì gli occhi e scaraventò con rabbia il proprio colpo verso il Dio.
Tembu Horin!
Ma quando il colpo era ormai stato lanciato, il biondo cavaliere notò una cosa che lo lasciò interdetto e gli fece spalancare gli occhi per l’orrore. Davanti ad Hades, sulla traiettoria dell’attacco appena lanciato, vi era Athena, voltata di spalle ed ignara del colpo scagliatole contro.
Oh, no! Quando era giunta?! Se non si spostava, il colpo preparato per il Dio dell’Oltretomba l’avrebbe… Shaka caricò il proprio peso sulla gamba destra per darsi la spinta e correre immediatamente a salvare la sua Dea che, accortasi di quell’enorme Cosmo, si voltò per vedere quale fosse l’origine. Il Saint si slanciò verso la fanciulla, ma ricevette un tremendo strattone al polpaccio, che lo fece rovinare al suolo, battendo il bel volto. Un urlo di fanciulla terrorizzata echeggiò in tutta la sala, facendo rabbrividire il Gold Saint. Non poteva essere vero! Un rumore sordo seguì immediatamente il grido, ed un forte odore di sangue impregnò immediatamente l’aria maleodorante del luogo.
Non avvertiva più il Cosmo della sua Dea…
Shaka iniziò a tremare convulsivamente, mentre un’orribile consapevolezza si impossessò di lui. Lentamente, e con il terrore che gli attanagliava il cuore, alzò lo sguardo pallido da terra e lo rivolse verso lo scranno su cui sedeva Hades: il Dio era esattamente come lo aveva visto qualche attimo prima, impassibile e seduto sul trono in modo solenne.
Gli occhi del Saint, resi instabili dalla tensione e dai continui tremiti che gli scuotevano le membra, abbassò lo sguardo e vide qualcosa riverso sul pavimento; la flebile luce delle candele ne impediva la piena vista, ma quel candido vestito… e quel nauseabondo odore di sangue.
«A-Athena…? MIA SIGNORA!!!»
Il volto del Saint iniziò a grondare sudore freddo, la bocca tremava e gli occhi, da sempre tenuti celati dalle sottili palpebre, sembravano volessero separarsi da quel corpo che aveva compiuto un atto imperdonabile. Il respiro irregolare e molto affannoso era l’unico suono che si udiva in quella sala. Il busto leggermente sollevato da terra, si alzava e si abbassava per facilitare la respirazione forzata e famelica di Shaka. Un altro suono, totalmente diverso dagli altri echeggiò in quel luogo di morte; dei conati di vomito avevano colto il cavaliere totalmente impreparato, ed ora si ritrovava a riversare succhi gastrici e rigurgiti sul marmo di quel salone, accompagnato da colpi violenti di tosse e da striduli urli di disperazione e disgusto. Guardò ancora verso quella massa che giaceva a pochi metri da lui, e la vide. Un conato di vomito più violento riportò il suo sguardò sul marmo imbrattato di sudore e rigurgito. I suoi occhi si erano abituati al buio, l’aveva vista!!! Gli occhi aperti, spenti e rivolti all’indietro, la bocca aperta, con un rivolo di sangue che scendeva verso il mento, il corpo e i capelli scomposti, le vesti strappate… ed il fianco squarciato. Gli organi quali il fegato, l’intestino e lo stomaco riversi sul pavimento, affogati in una macchia di sangue che continuava ad espandersi. Quell’abito bianco, che aveva attraversato gli Inferi, ora era tinto del colore rosso del sangue e dell’amore.
Athena era…
Un urlo straziato si levò per tutta la Giudecca.

Shaka rivenne.
Si trovava dinnanzi alla figura maestosa di Hades, comodamente seduto sul suo scranno, che lo fissava con aria gelida e divertita. Il Saint aveva il respiro affannato ed una terribile tensione gli aveva scombussolato completamente lo stomaco, facendo emergere dalla gola l’acre sapore dei succhi gastrici, che rispedì a forza giù nell’esofago. Si guardò in giro con aria disperata, nel tentativo di trovare il cadavere della propria Dea che aveva brutalmente assassinato. La sua testa era scossa da indicibili pensieri; la Terra era condannata, Athena era morta e ogni essere vivente sarebbe stato spazzato via dalla furia di Hades, signore degli Inferi, e tutto per colpa di una sua svista!
Continuò a far vagare lo sguardo per tutta la sala, ma del cadavere non ve ne era traccia. Così la sua mente razionale, ritrovando un po’ di lucidità creduta irrimediabilmente perduta, arrivò all’unica conclusione possibile: un’illusione. Hades l’aveva ipnotizzato e gli aveva fatto vivere quell’orrida esperienza. Ma come? Quando poteva averlo stregato a quel modo? Poi Capì. Quando Shaka incrociò lo sguardo con il Dio; quello era stato l’inizio dell’illusione.
Tuttavia, un’altra consapevolezza agghiacciante lo raggiunse: non aveva percepito minimamente il Cosmo di Hades, quando questi lo aveva soggiogato. Un colpo al cuore gli provocò un respiro più pesante degli altri: che Hades potesse non utilizzare il Cosmo per attaccare? Ma ciò era inconcepibile!
Calmatosi per quelle visioni ingannatrici indotte da Hades, si ricompose, e guardò nuovamente negli occhi il signore degli Inferi, con una rabbia divampante nello sguardo. Gliel’avrebbe fatta pagare cara per quell’incubo infernale a cui aveva fatto da passivo spettatore. Il solo immaginarsi il divertimento di Hades mentre lui vedeva quel sogno lucido, lo faceva ribollire di furore. No! Non avrebbe perdonato un simile affronto, nemmeno ad un Dio!
Il signore degli Inferi sembrò soddisfatto della reazione del Saint, e chiese con falsa premura:
«Shaka, credevo che stessi accompagnando Athena, dove eravate finiti?»
Il Saint guardò verso il basso per una frazione di secondo, cosa che non sfuggì al Dio e rispose che non immaginava che il luogo in cui risiedeva il Dio dell’Oltretomba fosse nella Giudecca, quindi si stavano dirigendo verso i Campi Elisi. Un viaggio estenuante, che avrebbe messo persino in difficoltà la stessa Athena, nonostante ella possedesse capacità notevoli. E quel piccolo gesto che pocanzi aveva mostrato Shaka, portarono il Dio a credere che il Saint si colpevolizzasse parecchio per questa sua mancanza, ma soprattutto vedeva l’amarezza che albergava nella sua anima per la sorte toccata a Shun.
*
Stolto. Credevi che giungendo prima alla Giudecca tu potessi impedire la mia possessione? Oltre ad essere altezzoso sei pure presuntuoso. Il piccolo assaggio che ti ho dato pocanzi non è stato sufficiente a farti scendere da quel piedistallo che ti hanno conferito gli uomini?
Forse sono stato troppo indulgente, ma sento che la protagonista di questa tragedia sta per arrivare. Avrei dovuto sbarazzarmi subito di questo indiano onnisciente, ma potrebbe tornarmi utile contro la mia cara nipotina… ma sì. Lasciamolo vivere ancora un po’, tanto anche lui perirà insieme alla Terra, sotto la morsa della Greates Eclipse.
Virgo Shaka, saggerò la tua fedeltà ad Athena. Vedremo come reagirai.
Uh, uh, uh!
*
Il Dio assunse un’espressione addolcita, e con voce melliflua chiese al Saint, ora sul piede di guerra e più attento che mai, dove si trovasse la sua Dea. Shaka, intuendo il tranello, chiuse gli occhi e sogghignò. Finalmente aveva smascherato quell'essere infido come una serpe; non si sarebbe fatto incantare dalle sue belle parole e dal suo bel visetto angelico, che un tempo apparteneva ad un suo valoroso compagno. La voce gelida del Saint di Virgo si propagò nella stanza:
«Tu ormai stai per morire, non hai bisogno di saperlo.
Hades, mi dispiace per te, ma ora ti tolgo la vita!»

Il Saint si getto alla velocità della luce verso lo scranno, l’avrebbe fatta finita in pochissimo tempo. Un Dio non è portato al combattimento: non si sarebbe nemmeno accorto della mano tesa come un coltello che gli avrebbe trapassato la gola, facendolo perire tra flotti di sangue e, ne era certo, lacrime di dolore e di folle agonia. Questa esecuzione, per quanto terribile, non sarebbe stata sufficiente per sanare il proprio orgoglio ferito, e per la perdita di quel dolce ragazzo che era Shun…
Il tempo sembrò rallentare; in un millesimo di secondo Shaka si era portato a metà scalinata, e avrebbe raggiunto il bianco collo della sua vittima in meno tempo. La vendetta era vicina, ma… non poteva essere vero! Hades lo stava fissando con un folle ghigno sul volto, reso ancora più cupo e spaventoso dalle ombre che i giochi di luce delle candele creavano nella sala. Quello non era lo sguardo di un uomo, era quello di un demone!!! I suoi occhi si iniettarono di sangue, e la sua bocca si spalancò, ruggendo e mostrando zanne affilate come spade. Quello era il vero volto di Hades?!

«Aspetta, Shaka!»
Una voce femminile fece ritornare alla realtà il Saint della Vergine, che si voltò di scatto verso l’origine di quel Cosmo.
«Tsk!»
La voce di Hades, infastidita da quell’interruzione, illuminò la mente dell’Illuminato. E si maledì per questa rivelazione: nuovamente beffato da un’illusione, e salvatosi grazie all’arrivo della sua Dea. Shaka non comprendeva di quale tecnica Hades si servisse per creare illusioni senza usare il Cosmo, e si vergognò amaramente di non essere riuscito a terminare quell’essere diabolico prima dell’arrivo di Athena.
La voce parlò ancora, mentre una figura di fanciulla si materializzava tra le tenebre della sala:
«Non devi toccare Hades.»
Il volto del Dio tornò ad essere quello freddo e impassibile di una bambola di porcellana, mentre i suoi occhi si accendevano di rancore; quella donna che da sempre, fin dai tempi del mito impediva le sue mire di conquista si era finalmente mostrata:
«Athena…»
L’aria divenne incandescente; le due divinità ampliarono i loro Cosmi fino ad impregnare l’ambiente circostante. Shaka non poté che indietreggiare di fronte a quella dimostrazione di potere: la sua Dea si stava dimostrando per la guerriera che era, anche se non amava le armi, il suo spirito di giustizia le conferiva un’aura minacciosa quasi quanto quella di un Gold Saint. Lo sguardo serio e risoluto, i capelli smossi da quell’imponente emanazione cosmica le donavano un aspetto divino, pari a quello di Hades. Tutto a un tratto, il Cosmo del signore degli Inferi scomparve. Di nuovo?! Ma non poteva essere vero. Hades si era arreso? Quest’opzione non poteva essere veritiera; non si era mai sentito che in una Guerra Sacra, il Dio si ritirasse dalla battaglia, ma allora che stava succedendo?
Hades sorrise malignamente, spostando la testa leggermente in avanti, per poter osservare meglio quel fragile corpo di fanciulla. La voce gelida che ne seguì il gesto, fece rabbrividire quelle giovani e deboli spalle di donna:
«Finalmente sei arrivata Athena. Ad offrirmi la tua vita, mpfh!»
Nonostante il brivido iniziale, la giovane si avvicinò alla scalinata che conduceva ad Hades. Ma la sua strada venne ostacolata dall’intimazione di Shaka, che le consigliava caldamente di non avvicinarsi, altrimenti sarebbe stata in pericolo, ed aggiunse che ci avrebbe pensato lui ad eseguire quella carneficina; tuttavia, la sua voce tremante ed i sudori freddi che gli imperlavano il bel viso orientale, tradirono la sicurezza ostentata nell’affermazione precedente.
Athena chiuse gli occhi e con sguardo preoccupato affermò che non avrebbe mai potuto colpire il Dio, dato che il corpo era quello di Shun. I suoi occhi verdi si aprirono, carichi di tristezza e dolore per la sorte toccata a quel giovane puro d’animo.
La sua ascesa verso Hades venne ulteriormente sbarrata dalle grida di disprezzo del Gold Saint. Il suo timbro esprimeva tutta l’amarezza e la colpevolezza che provava verso sè: se non avesse fatto quell’errore di valutazione, forse Shun… ma ormai era tardi. La sua anima candida come la neve era stata annientata, nulla era rimasto del giovane Saint di Andromeda, se non quelle fattezze usurpate da Hades. La collera lo accecò, facendogli stringere i pugni fino a far scricchiolare le falangi: l’anima di Shun chiedeva, anzi, meritava vendetta, e lui, Virgo Shaka, avrebbe saziato quel desiderio pienamente condiviso. Il suo sguardo incrociò nuovamente quello del Dio, e vi rivide il fanciullo che un tempo aveva cercato di uccidere, e che aveva portato al suicidio il fratello. Nonostante i suoi terribili peccati, Shun gli sorrideva ugualmente. Gli apriva il proprio cuore, come aveva fatto con tutti gli altri Saint che avevano cercato di eliminarli.
Una lacrima intrisa di puri e casti ricordi percorse liberatoria la guancia di Shaka, per poi cadere nel vuoto e dissolversi sul pugno destro sigillato del cavaliere dorato.
La mano di Athena si posò consolatoria ed autoritaria su quell’arto teso e, con tono che non ammetteva obbiezioni, disse al Saint di non interferire. Perché Hades aveva capito sin dall’inizio quali erano le intenzioni della Dea. Non sapeva spiegarsi come fosse possibile ciò, ma l’unica cosa certa era quell’affermazione di scherno che il Dio le aveva rivolto appena entrata, e che le aveva fatto capire il perché il signore dell’Oltretomba avesse ritratto il proprio Cosmo: sapeva che non aveva intenzione di combattere.
Athena riprese il proprio cammino verso lo scranno; ogni passo che la portava più vicina ad Hades, era come fare un passo verso la pena capitale, esattamente come la regina Maria Antonietta di Francia, che era perfettamente conscia della propria fine. Un passo, e poi un altro, ed ancora uno. La Dea stava perdendo la calma; quella salita stava minando le sue facoltà mentali. La sua sicurezza stava lentamente scemando e più si avvicinava a quella persona gelida, più il suo cuore aumentava le pulsazioni, conscio della sorte che le sarebbe toccata. L’anima di Athena la implorava di fermarsi, di impedire quell’atto folle e scellerato che stava per compiere, perché era un rischio non solo suo ma anche della Terra intera. Il respiro si fece affannoso, ed intanto la fanciulla vedeva più da vicino quel volto meraviglioso e impassibile che si avvicinava ancora e ancora. Il corpo venne percorso da sudori freddi che le scendevano per la nuda pelle e si impastavano con il candido abito.
Athena, la Dea della Saggezza e della Giustizia, aveva paura. Paura di non poter salvare nessuno, di perdere la vita, ma soprattutto aveva paura di Hades! Quell’essere era stato persino capace di soggiogare Andromeda Shun, uno dei suoi Saint più fedeli e devoti, e nemmeno Phoenix Ikki era stato in grado di salvarlo… il terrore di non poter fare nulla per fermare i folli piani di conquista del signore degli Inferi era grande, troppo per le sue fragili spalle, che non erano state forgiate dalle battaglie titaniche dei suoi cavalieri. Quindi come poteva lei, una donna che si era sempre affidata ai propri Saint, poter sconfiggere un mostro simile?
*
Molto laconico, la Dea che non ha più speranza di vittoria sul suo nemico tenta un ultimo e disperato atto di forza verso un essere superiore.
Ma arrivare ad uccidersi per salvare degli insulsi essere mortali… Athena, tu nutri ancora fiducia per questo popolo scellerato e peccaminoso, che non ha fatto che oltraggiare questa Terra e gli Dei, loro creatori.
Perché? Ormai dovresti aver capito che gli uomini aspirano solo al potere e alla supremazia, perfino su noi esseri immortali.
È meglio che tu apra gli occhi subito, altrimenti verrai tradita da i tuoi tanto difesi mortali.
*
La fanciulla arrivò infine al cospetto del Dio, che la fissava con occhi gelidi. Nonostante l’enorme paura che le scuoteva le membra, Athena sostenne quello sguardo. Vi vide odio e rancore, cinismo e frustrazione, fuoco e ghiaccio… sentimenti contrastanti che animavano quel volto apatico e distaccato. Anche se la sua pelle era scossa da tremiti violenti, che fecero incurvare leggermente all’insù le labbra del signore degli Inferi, la donna chiuse gli occhi e prese un profondo respiro, come un’ultima baccata d’aria prima di venire completamente sommersi dall’acqua. Quando li riaprì, Hades la stava fissando con più intensità, come a volerle scrutare l’anima. La giovane, mostrando tutta la sua umiltà verso quel Dio, si prostrò in segno di resa.
E così Hades aveva sconfitto Athena.
«Hades, ho un favore da chiederti.»
Dalle rosee labbra della fanciulla uscirono parole flebili, timide ed insicure, come il cuore della giovane donna che si era arresa davanti al potere del Dio. La sorpresa per quel gesto non scosse solamente Virgo Shaka, che aveva espresso tutto il suo stupore irrigidendosi e lasciandosi sfuggire un lamento sommesso, anche il signore dell’Oltretomba perse quella totale apatia mostrata fino a quel momento. Le sue labbra si schiusero così come gli occhi tenuti impassibili. Non si aspettava certo un simile atto di umiltà da parte di quella persona che fin dall’epoca mitologica aveva sempre impedito la sua ascesa sulla Terra. La sua voce, impassibile come la sua persona, manifestò tutto il suo stupore:
«Un favore?»
La Dea chiuse gli occhi e chinò la testa verso il basso, facendo scivolare i bei capelli castani davanti al viso e alle spalle, come a protezione:
«Ti supplico di fermare la Greatest Eclipse con il tuo potere; non voglio che la Terra venga avvolta dalle tenebre…»
*
Tutto qui…? E poi cosa mi chiederà, di riportare in vita gli umani morti durante questa Guerra Sacra?
Mi auguro che non si aspetti che io acconsenta alla sua richiesta.
A meno che…
*
Il Dio chiuse gli occhi e ridacchiò tra sé; cosa aveva osato chiederle quella ragazzina arrogante? Davvero credeva che una supplica l’avrebbe convertito al suo intento di distruzione di massa? Hades parlò con voce gelida e derisoria, imprimendo nelle sue parole tutta la delusione che provava per quella richiesta. Oramai la Greatest Eclipse non si poteva più fermare, l’allineamento dei pianeti era imminente, e nemmeno volendo sarebbe riuscito ad impedire ciò che aveva progettato. L’oscurità avrebbe travolto la Terra in maniera perenne, e nessuno avrebbe potuto impedirlo… tranne il Dio stesso, ovviamente.
La dea iniziò a sudare vistosamente; sapeva che non sarebbe stato così semplice fermare l’imminente sciagura, ma aveva ancora una moneta di scambio molto allettante persino per quell’essere impassibile che se ne stava seduto su quello scranno di porpora e d’oro.
La Dea chinò ulteriormente il capo, facendo sfiorare la fronte contro il freddo marmo del pavimento:
«Per questo lo sto chiedendo a te… in cambio della mia vita… per favore…»
La voce tremava, mentre il corpo si era irrigidito alle sue stesse parole. Quella era l’unica cosa che potesse offrire al sovrano dell’Oltretomba, la sola merce di scambio che poteva far desistere il Dio dai suoi intenti. Hades sembrò aspettarsi una simile offerta, anche perché era l’unica che la fanciulla potesse avanzare. Nei suoi occhi profondi come le tenebre che presto avrebbero avvolto interamente il mondo, una scintilla di trionfo illuminò quella coltre buia. E l’urlo che il Gold Saint lanciò con sgomento non appena recepì ciò che la Dea aveva conferito, non fece che aumentare la letizia provata in quel momento di vittoria assoluta. Uno scambio non indifferente: una vita divina, sacrificata per un intero mondo. Un prezzo più che soddisfacente, dato che il Dio, creando quel patto, avrebbe scongiurato sì la Greatest Eclipse, ma nulla gli impediva di sprofondare gli uomini nell’oblio, ed inoltre avrebbe ottenuto la morte dell’acerrima nemica.
La tensione che si creò nella sala era così tesa che perfino il tempo sembrò rallentare il proprio corso, in attesa del responso che Hades avrebbe dato. Un tremito di spavento assalì i due ospiti, non appena il padrone di casa parlò:
«E sia; la tua vita sarà mia!»
La lancia, dapprima appartenuta a Pandora ed ora abbandonata sugli scalini della sala, levitò nell’aria, come posseduta da una forza invisibile, e scomparve, per materializzarsi immediatamente nel pugno destro del Saint di Virgo. Il giovane indiano non capì il perché di quel gesto, ma non appena il Dio proferì il suo volere, lo sgomento si trasformò in rabbia e disgusto. Non credeva davvero che lui, il Saint più vicino ad Athena avrebbe potuto…
«Che ti succede? Athena ha detto di voler sacrificarsi per salvare la Terra; per te dovrebbe essere un grande onore esaudire l’ultima desiderio della tua Dea.»
Quel tono canzonatorio che Hades aveva usato fece ribollire di ira Shaka, che si era fatto cupo in viso. Avrebbe trafitto volentieri qualcuno.
«Ma non sarà lei a morire!»
Mentre urlava ciò, il Saint piegò all’indietro il braccio destro e scaraventò la lancia verso Hades, con tutta la forza e la rabbia che aveva in corpo. Questa volta non avrebbe fallito. Ma accadde una cosa che lasciò Shaka sbalordito e spaesato: Athena si era alzata di scatto ed aveva interrotto la traiettoria del tridente, afferrandolo al volo ed espandendo il Cosmo. Ciò che seguì quel gesto sconvolse maggiormente il cavaliere, che sgranò gli occhi ed aumento i respiri, facendo sollevare ed abbassare ad un ritmo troppo serrato il torace, provocandogli dolore al petto e alla gola. Il Cosmo di Hades, ora lo sentiva, ma non vi era stata la solita crescita; era come se fosse comparso dal nulla, ed era esattamente alla pari con quello della sua Dea. La consapevolezza traversò la mente del Saint di Virgo: ora capiva come il Dio sembrasse non usare il Cosmo, ma se ciò che aveva intuito fosse stato reale, non vi era modo di fermare quel… mostro!
Il tono di rimprovero che Athena usò con il suo cavaliere nel dirgli di non intromettersi, fece ammorbidire un poco il volto del signore degli Inferi. Qualcuno che per il bene del proprio padrone era disposto a contraddirlo; davvero molto leale, ma un Dio non poteva tollerare la disobbedienza. Così fece arrivare nella propria mano l’arma che la fanciulla aveva gettato a terra qualche istante prima. Impugnando il tridente, volse il suo sguardo gelido e colmo di disprezzo verso il Gold Saint e, alzatosi dal trono, iniziò ad incamminarsi verso quel verme che aveva osato cercare di uccidere una divinità come lui, Hades, sovrano dell’Oltretomba.
Tuttavia, la sua avanzata venne interrotta dal corpo di Athena, che si posizionò davanti al Dio, e aggiunse che era lei il suo obiettivo. Quello sguardo lo implorò di abbandonare l’ostilità nei confronti di Shaka. Scongiuro che Hades ignorò, ed aggiunse freddamente e con voce che non nascondeva lo sdegno e il disgusto:
«Se non ti sposti, trafiggerò anche te.»
Lo sguardo risoluto che la donna gli rivolse fece spazientire il Dio. Athena non voleva collaborare, allora l’avrebbe resa partecipe della sorte che spettava al giovane indiano.

Hades sollevò l’avambraccio sinistro, lasciando il polso morbido, in modo che la mano ciondolasse. La fanciulla venne sollevata da terra, come avvolta da dei lacci, ed a un nuovo cenno venne scaraventata di schiena contro una colonna. Allo schiocco di dita del Dio la fanciulla, che non si era ancora ripresa dal dolore e dalla sorpresa, venne avvolta fulmineamente da due robuste corde, che ne legarono alla colonna il bel corpo. Athena, spiazzata ed intorpidita da quel trattamento barbaro, sentì la vista annebbiarsi. Probabilmente la percossa le aveva fatto battere la testa, ma non poteva permettersi di perdere i sensi. Richiamò il Cosmo e cercò di spezzare quelle corde, che tuttavia si strinsero maggiormente alla donna, facendole scricchiolare le ossa. Ma quel contatto più stretto fece captare un particolare inquietante alla fanciulla; data la scarsa luce non vi aveva fatto subito caso, ma quelle corde erano fredde, ruvide sulla pelle e si muovevano, come se respirassero a tempo con il proprio respiro. La Dea trattenne il fiato, ed il corpo venne scosso da tremiti violenti; gli occhi si sbarrarono, e la bocca si spalancò, cercando di urlare, ma nulla uscì dalla sua gola. L’orrore per quella consapevolezza le aveva paralizzato l’intero sistema nervoso, quando avvertì sulla propria guancia sinistra uno strano e sinistro fruscio. La giovane si voltò di scatto, trovandosi davanti un soffiante ed enorme serpente, che venne immediatamente raggiunto da un gemello. Quei quattro occhi gialli rispecchiavano lo sguardo terrorizzato e sbiancato di Athena, che si dimenò nella speranza di liberarsi. Quello che ottenne fu l’avvicinarsi dei due rettili, che spalancarono le fauci per divorarne la testa. Il tutto avvenne sotto gli occhi increduli di Virgo Shaka.
«A-Athe… AAAAAAAhhhhhh!!!»
Un urlo straziato immobilizzò tutti i presenti nella sala: il tridente aveva trapassa il petto di Shaka, facendo colare sangue e fluidi corporei sul marmo candido e liscio. Un filo di sangue scivolò lungo il manico del tridente e raggiunse, quasi timidamente le bende che coprivano i palmi e i polsi di Hades. Il Saint ansimava, e più cercava di prendere aria, più velocemente il sangue, l’acqua e la vita lo abbandonavano. Gli occhi cerulei si riempirono di lacrime, che si mischiarono con il sangue. Lui, che non si era mai fatto distrarre dai sentimenti, era stato ucciso per la preoccupazione verso la sua Dea.
La fanciulla sgranò gli occhi, e nonostante quelle creature si avvicinassero al suo volto con aria minacciosa, gridò a squarciagola:
«Shaaaaaaaakaaaaaaa!!!»

La punta del tridente si avvicinò pericolosamente al volto di Athena: lo shock fu tale che la fanciulla agì d’istinto ed afferrò con la mano destra quella lama. La fronte ancora grondante di sudore, il respiro accelerato e che le bruciava la gola, il cuore che pompava il sangue in maniera troppo frenetica e che poteva cedere da un momento all’altro… cos’era quello?! Un illusione? Ma quando l’aveva lanciata.
«Che ti succede? Non eri forse pronta ad immolarti per la Terra…? Oppure la vita ti è ancora cara?»
Lo sguardo impassibile e quel tono piatto e privo di emozioni, fecero perdere quel poco di lucidità che era rimasto alla giovane donna; espanse il suo Cosmo, spinta dalla rabbia e dal disprezzo che nutriva per quell’essere che le aveva mostrato una così cruda allucinazione. Nuovamente comparve quello di Hades, come se fosse apparso da un’altra dimensione. Ora Shaka ne era certo!
Athena inclinò la lancia verso l’alto, in modo da impedire al Dio di colpirla in punti vitali, e con fare minaccioso, spinta principalmente dall’ira e dallo spavento di qualche attimo prima, ordinò ad Hades di fermare la Greatest Eclipse:
«Finché non l’avrai fermata, non ti permetterò di fare del male a nessuno! Né a Shaka, né a Shun! A nessuno! Il mio dovere è quello di proteggere tutti gli esseri viventi di questo mondo. Per questo sono rinata in quest’epoca!»
Il sangue vermiglio della Dea scivolò timidamente lungo l’asta del tridente, raggiungendo le bende che fasciavano le mani del signore degli Inferi. A quel contatto, Hades sentì come una scossa attraversarlo da parte a parte, ed immediatamente si ritrovò catapultato nella propria placenta dell’anima: il Limbo. Ma come era possibile?! Quel luogo dovrebbe essersi disgregato, data la sua completa assimilazione dell’anima di Shun. Allora perché? Perché?!
Un’improvvisa percezione cosmica gli fece apparire chiaro il motivo. Il suo sguardo, dapprima incredulo ed incapace di ragionare lucidamente, si trasformò in una maschera d’ira e odio, tale che il proprio Cosmo creò un’onda d’urto che si propago per tutto il mare sanguinolento:
«TU!!!»

Giudecca
Il volto di Hades mutò notevolmente espressione; il dolore si dipinse sul suo volto, mentre delle gocce di sudore cominciavano ad imperlargli il volto. Stava soffrendo, ed Athena ne capì presto il motivo. Poteva sentirlo…
«Forza Shun! Svegliati! Combatti l’anima di Hades che si è impossessata del tuo corpo!»
Le urla isteriche ed intrise di dolore del Dio riempirono la sala, rimbombando nell’ombra.

Limbo
Shun, il giovane Saint di Andromeda, era vivo?!
Ma era diverso da prima; i suoi occhi verdi, erano vacui, e non avevano più alcun riflesso di paura, bensì al loro interno ardeva una fiamma di ribellione, che bruciava copiosamente, ed infondeva forza ad fanciullo. Il Dio si scagliò immediatamente contro quella fragile anima che lo aveva fatto sì divertire, ma ora gli stava procurando fastidio ed un incredibile dolore. Difatti, la sua anima era stata colpita da un Cosmo rovente come il fuoco, nel momento esatto in cui il sangue di Athena aveva toccato il suo corpo. Ma certo! Quel sangue aveva risvegliato la forza di volontà sopita del Saint!!!
Il Dio si fermò a metà strada, notando qualcosa che lo sconvolse fin dal profondo, gli fece sgranare gli occhi e la bocca, fino a far scricchiolare la mascella. Dietro al fanciullo, vi erano le anime dei precedenti ricettacoli, ancora in fiamme per il colpo infertogli dal Dio, che avevano poggiato la mano sulla schiena del Saint. Le fiamme, dapprima di un colore tetro e lugubre, divennero di un rosa intenso, che ricordava il colore dei ciclamini in fiore, e si spansero per tutto il suo corpo. Ora la fiamma della ribellione non ardeva più solamente negli occhi del cavaliere, ma ne avvolgevano le intere fattezze!
Hades indietreggiò: quel calore, così intenso e soffocante lo spaventava. Non aveva mai trovato nessuno che lo avesse rifiutato, e men che meno qualcuno che avesse avuto il coraggio di contrastarlo. La confusione avvolse completamente la psiche calma e razionale del Dio. Come era potuto accadere che lui non avesse previsto una cosa del genere?! Perché non aveva preso immediatamente la vita di Athena quando ne aveva avuto la possibilità!
Un violento colpo lo fece rinsavire. Il dolore che conseguì quell’attacco era ardente come il fuoco, e ne aveva squarciato il fianco. Tuttavia, il corpo non si dilaniò semplicemente; la parte colpita iniziò a bruciare, facendo urlare Hades di dolore e di terrore. Non poteva essere vero. Lui, Hades, Dio dell’Oltretomba, costretto a quell’immenso dolore da un fragile ragazzino?! Non lo avrebbe mai accettato!
Ma, per quanto cercasse di espandere il suo Cosmo per sopraffare le fiamme, queste aumentavano d’intensità e crescevano. Un secondo colpo lo colpì in pieno petto, facendo aumentare i gridi di agonia del sovrano degli Inferi.
«Questa è tutta la rabbia, tutto il furore, tutta l’amarezza e tutta la ribellione sopita nelle nostre anime. Hades, mentre ero prigioniero del tuo influsso malefico, ho capito la tua tecnica, ed anche Shaka se ne è accorto. Tu hai la capacità di adattare il tuo Cosmo a quello dei tuoi avversari; per questo non si riesce a percepire i tuoi attacchi – intanto, il fuoco inghiottì completamente l’anima di Hades, che divenne un braciere vivo, ed il Saint iniziò ad avvicinarsi a lui, mentre i ricettacoli affondarono nuovamente in quel mare insano – ma non sei in grado di seguirne gli sbalzi, per questo sembra apparire da nulla. Tuttavia, anche se sei un Dio, non puoi eguagliare tanto facilmente il Cosmo di un Saint e di tutti questi animi puri che un tempo hai usurpato.»
Shun si portò dinnanzi al volto del Dio, che soffriva terribilmente, e guardò in quegli occhi gelidi, ora colmi di lacrime e di terrore. A veder ciò, Shun sembrò ammansirsi, e chiuse gli occhi. Ma li riaprì immediatamente, mostrando uno sguardo che non avrebbe lasciato dubbi sulla fratellanza con Phoenix Ikki. Quelli occhi colmi di fuoco e odio sembravano appartenere alla Fenice.

Giudecca
Il corpo di Shun venne attraversato da scariche elettriche potentissime, ed il colore dei capelli sembrò tornare al colore originale. Le urla di agonia di Hades riempivano ancora l’aria:
«Aaaahhhh! Che dolore! Non posso più stare in questo corpo!!!»

Limbo
Shun caricò il bracciò destro e lo scagliò contro la guancia sinistra del Dio, urlando con le lacrime agli occhi:
«QUESTO È PER MIO FRATELLO IKKI!!!»
Il colpo fu tremendo; la testa di Hades si staccò dal corpo, mentre lanciava un ultimo grido di straziante dolore.

Giudecca
Una testa di uomo, composta di fumo nero come le tenebre si levò dal corpo di Shun, che cadde a terra prono oramai privo di forze. Il fumo si contorse su se stesso ed assunse una forma quasi umana: gli unici dettagli che ne delineavano quello che doveva essere il volto, erano due grandi fessure diagonali, illuminate di una luce rosso sangue, e da una fessura orizzontale che doveva rappresentare la bocca.
Shaka e Athena guardavano increduli quello spettacolo inquietante; era dunque quello lo spirito di Hades?!
Una voce gelida, cavernosa e cupa ruppe l’aria pesante che si era formata in quegli attimi di stridente attesa:
«Non può essere! Il corpo di Shun ha rifiutato la mia anima… eppure era destinato a diventare mio! Perché?!»
Questa volta fu Athena, che impugnava ancora la lancia, ad interrompere il silenzio di tomba che si era formato:
«Ti sbagli, sei stato tu a scegliere Shun; ma lui è nato per diventare Saint di Andromeda, non per offrire il suo corpo a te. Rassegnati: non c’è più nessun corpo adatto ad ospitarti, quindi scongiura la Greatest Eclipse e poi torna al tuo sonno millenario!»
*
Mai! Ora sono troppo vicino alla vittoria per poter ritirarmi a questo modo!
Maledetto piccolo Saint! Come hai osato rifiutarmi?!
Ma non importa; mi riapproprierò di te, non appena avrò dato ciò che merita a questa piccola intrigante!!!
Athenaaaaa!!!
*
L’immagine d’ombra dello spirito di Hades si espanse, divenendo gigantesca. Quella piega che faceva da labbra si incurvo paurosamente, come se fosse una falce di luna. Ai lati di quel ghigno diabolico, si materializzarono delle enormi mani munite di lunghi artigli affilati, che cercarono di stringersi attorno al corpo della giovane donna:
«ATHENA, COSÌ COME IO HO PERSO IL MIO CORPO, LO PERDERAI ANCHE TU, PERCHÉ LO DISTRUGGERÒ!!!»
La ragazza, inizialmente presa dal panico, ma incoraggiata dall’urlo di avvertimento lanciato da Shaka, lanciò il tridente verso quel malvagio essere.
Ci fu un esplosione che avvolse tutto. Poi il nulla.
Lo spirito di Hades era scomparso! Era finita!
Athena si voltò verso il proprio Saint, con un sorriso dolce sulle labbra… ed il volto di Shaka divenne più bianco di un cadavere.
Dietro la Dea vi erano di nuovo quegli occhi e quella falce di luna sanguinolenta. Le mani nere si chiusero immediatamente attorno al corpo della fanciulla, imprigionandola totalmente. Poi il vuoto, la distruzione e le macerie.
Le sole cose che rimembravano la tragedia appena compiutasi, furono il suono sordo del corpo di Shaka che rovinava a terra sconvolto, e la risata malefica e trionfale di Hades!

 
 
 
 
 
Angolo dell’Autrice:
Finalmente ce l’ho fatta!!! Perdonate l’attesa, ma è stato un parto davvero travagliato. E me ne dispiaccio, ma manca ancora poco alla fine di tutto.
Perdonate la mia sadicità nei confronti di Saori Kido, ma l’ho sempre odiata… l’ho etichettata da subito come oca arrogante e altezzosa, fin da bambina, ed è ancora tale.
Forse finirò il tutto prima di settimana prossima; quindi, preparate i fazzoletti!
A prestissimo. XD

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Capitolo 16
*** Sonno Eterno ***


Piccola shot, che si può definire come un capitolo extra; non è indispensabile, ma aiuta a capire ciò che succede dopo il grande salto che farò... anche se, quasi tutti voi che la leggerete, avrete come minimo visto l'anime; quindi saprete come va a finire... XD
 
Sonno Eterno
{Pandora}
Lungo i corridoi lugubri e bui del palazzo di Hades, dei rumori di affanno e di passi veloci e pesanti echeggiavano sinistramente, interrompendo quel solenne silenzio che da sempre li avvolgeva. Pandora stava correndo, con il volto affaticato ed il respiro irregolare ed accelerato, i capelli appena lavati ed intrisi di olio profumato all’essenza di sandalo ancora umidi ed imperlati di quell’acqua che l’aveva avvolta fino a poco tempo fa, si muovevano scompostamente spinti dall’aria, che sembrava voler ostacolare la folle corsa della fanciulla.
Non vi era dubbio nel cuore portato allo stremo della sorella terrena dei signore degli Inferi; quello che aveva avvertito era un’esplosione cosmica di proporzione assurde. Era come se due Cosmi estremamente potenti si fossero scontrati. Ma ciò che preoccupava maggiormente la giovane, era il nulla che ne era succeduto.
Tra un ansito e l’altro, una terribile supposizione stava prendendo sempre maggiormente il sopravvento sull’animo inquieto di Pandora.
*
Non può essere vero?! Non posso credere che il signor Hades possa essere scomparso!
È assurdo! Il Dio del mondo dei Morti non può essere stato annientato da Athena.
Inoltre era anche riuscito ad impossessarsi del suo corpo terreno; aveva sopraffatto perfino l’anima di…
Oh, no! Non può essere!!!
Questo Cosmo… è di…
Andromeda Shun!!!

 
{Hades}
Elisio
Quell’enorme emanazione cosmica si riversò nei campi incontaminati e puri dell’Elisio, luogo creato da Hades, per permettere agli Dei ed alle anime scelte da essi di trascorrere una vita serena e priva di afflizioni. Maestosi campi fioriti di corolle dagli sgargianti colori si disperdevano a vista d’occhio, mentre adornavano quelle antiche costruzioni greche di un candido marmo. Molti templi dedicati a varie divinità vi erano collocati.
Quel conglomerato di tenebra si diresse, sorvolando la vallata illuminata da un Sole perenne, verso un tempio in particolare, dove, ad attenderlo, vi era un giovane uomo.
Aveva fattezze delicate, avvolte in una candida tunica che ne avvolgeva l’intera figura; degli spessi spallacci dorati sostenevano la veste. Il volto era avvolto da un elmetto dorato, profilato d’oro nero, ai lati del quale vi erano due ali. Quella sinistra seguiva il lineamento del viso, mentre la destra si estendeva maggiormente, librandosi nell’aria. I capelli, lunghi e dorati, ricadevano lisci e lucenti lungo la schiena. Lo sguardo, anch’esso aureo, mostrava un’espressione seria e saggia.
Il Dio si inchinò non appena l’anima di Hades gli si pose dinnanzi.
Il signore dell’Oltretomba, contraendo il proprio Cosmo, creò una mano d’ombra, la stessa che aveva stritolato la rivale, e che ora porgeva il corpo inerme e ferito in più punti della Dea. Porse quel fragile peso al sottoposto, che, rialzatosi, lo accolse tra le braccia forti.
La voce cavernosa del Dio parlò:
«Hypnos, fa in modo che Athena non possa più nuocere; donale un sonno eterno, e poi rinchiudila nel Vaso Sacro. La sua agonia, dovrà essere lenta e dolorosa.»
Sul volto del Dio del Sonno si accese un sorriso colmo di perfida gioia:
«Sarà un immenso piacere, Sommo Hades.»
La disfatta di Athena, sarebbe stata totale.

 
 
 
 
 
Angolo dell’Autrice:
Dato che taglierò un casino di parti importanti, come il Muro del Pianto, la morte di Pandora, la resurrezione di Ikki, ecc. ho fatto questo capitolo, (non previsto, quindi all’appello mancano ancora due capitoli + il finale e l’epilogo che sono già pronti), per far capire a grandi linee a che punto siamo… non sarà un granché, ma è per far filare la storia (e per far fare qualcosa a Pandora, che nel manga non viene più cagata, se non per quando muore… povera).
Detto questo, aggiornerò appena possibile, dato che settimana prossima ricomincerò l’università avrò problemi con la stesura… chiedo venia in anticipo… ^^’

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Capitolo 17
*** Divinità ***


Alleluya! Sono finalmente riuscita a pubblicare questo capitolo assai faticoso da realizzare (alla fine non ce l’ho fatta a finire prima dell’inizio dell’università).
Un piccolo avviso per chi ha letto il manga: dato che nell’opera gli Dei gemelli hanno la Surplice nera ma occhi e capelli totalmente diversi dall’anime, (tipo, io sono rimasta sconvolta quando ho visto Thanatos, nel bozzetto originale di Kurumada, biondo con gli occhi verdi… per non parlare di Hypnos… ç_ç), ho deciso che almeno questo dettaglio sarà presto dalla serie televisiva.
È vero; avevo detto che mi sarei basata esclusivamente sul manga, ma per favore, i gemelli sono perfetti come li abbiamo visti in TV ^^. Vi chiedo di perdonare questa mia fissa, e spero che sia condivisa dal più di voi =)
Detto questo, buona lettura.

Divinità

{Shun}
Thanatos, l’imponente Dio della Morte, da secoli al servizio di Hades, aveva piegato la volontà del valoroso Seiya, mostrando lui la commovente tenacia dei suoi compagni, ancora al Santuario, nel difendere la sorella Seika, vittima del potere distruttore della morte. La divinità sogghignava malevola, nel vedere la figura tremante ed agonizzante di quel Saint, quel vermiciattolo che aveva osato introdursi negli Elisi, e si preparò a scagliare il colpo mortale, che avrebbe privato del caldo soffio vitale entrambi i fratelli appena ritrovatisi. Il suo braccio sinistro, ricoperto dall’oro bianco della Surplice, da secoli sua fida compagna d’armi, iniziò la corsa mortale che avrebbe segnato la fine di quel piccolo insetto. Quell’azione fatale, simile ad una falce di morte pronta a strappare la testa dal collo, come una lucente lama di ghigliottina, si fermò bruscamente a mezz’aria: qualcosa ne impediva la discesa. Thanatos, dapprima colto di sorpresa da quell’inaspettata interruzione, si ricompose immediatamente, tornando ad assumere la sua aria beffarda e superiore, nel veder l’impedimento che aveva bloccato quella così piacevole condanna.
Una catena. Una corda di anelli dai riflessi bronzei lo stava trattenendo per il polso. Il Dio percorse con lo sguardo la lunghezza di quel giocattolo sadomaso, fino a raggiungere le dolci fattezze del Saint di Andromeda. Gli occhi argentei di Thanatos, dapprima minacciosi, si lasciarono traversare da una luce di morboso interesse verso quel corpo di fanciullo. Il Dio lo squadrò da capo a piedi, facendo scorrere lo sguardo ripetutamente sul viso di Shun, cosa che fece rabbrividire il giovane Saint. Pensieri peccaminosi si materializzarono nella mente del dominatore della morte; quell’aspetto angelico, assai raro persino tra le ninfe, e che aveva perfino fatto da simulacro al suo signore, accesero l’interesse, mai riversato sugli umani, di Thanatos. Oh, si sarebbe potuto divertire parecchio con quel corpo fragile e fanciullesco, etereo ed efebico, quasi impossibile da identificare come maschile. L’avrebbe torturato, magari con quelle stesse catene che ora imbrigliavano il suo polso sinistro, e gli avrebbe fatto gridare il suo nome, gli avrebbe fatto implorare pietà, e lui, il Sommo Thanatos, da signore misericordioso, avrebbe esaudito la sua richiesta, regalandogli la più dolce e piacevole delle morti.
«Non ti permetterò di ucciderli…»
La voce tremante ed alternata da profondi respiri del Saint, riportarono alla realtà la mente del Dio dal sogno lucido che stava compiendo.
*
Seiya! Meno male, sono arrivato in tempo…
Ma chi è quest’uomo? Ha un Cosmo immenso.
E poi quello sguardo…
Oh, no! No! No! Quello sguardo no! Non di nuovo! Quella folle luce negli occhi… NO!!!
Shun! Shun! Ora calmati!!! Devi calmarti!
Sei un Saint di Athena, non puoi comportanti come una fanciulla in pericolo davanti al nemico… corpo: smettila di tremare! Smettila! Ti prego!!!
Io… io…
*
Il respiro di Shun accelerò esponenzialmente, quando il Dio gli rivolse uno sguardo divertito e sbieco. La voce canzonatoria e profonda scosse maggiormente le membra già tremanti del fanciullo:
«Mpf… ecco un altro verme. Avevo l’impressione che si fossero introdotti qui altri Saint e che si fossero persi. – un ghigno famelico apparve sulle labbra del dominatore della Morte – Una catena come questa non serve a nulla!»
*
Eh?! Che cosa?
Aaaaaaaaah!!!
*
Thanatos diede un violento strattone alla catena, che fece sollevare in aria il corpo completamente impreparato del Saint. Raggiunto un’altezza considerevole, la spinta verso l’alto venne meno, facendo precipitare di testa il giovane, che riuscì ad accorgersi dell’incremento cosmico dell’avversario. Una sfera di fuoco si avvicinò pericolosamente a Shun che, con riflessi pronti creò attorno a se la Rolling Defence.
Tutto inutile: le catene, che da tempo lo avevano protetto in battaglia, si sbriciolarono davanti agli occhi sbarrati del fanciullo, che venne investito in pieno dal colpo scagliatogli da Thanatos. Il Saint di Andromeda cadde tra le corolle colorate ed innocenti, battendo il volto. Si sforzò di sollevare il viso, mentre un rumore di passi lenti e solenni si faceva sempre più limpido al suo udito; con un occhio chiuso per cercare di contenere il dolore per il colpo e per l’atterraggio poco aggraziato, ed il volto deturpato da una scia di sangue con sorgente all’attaccatura dei capelli color caramello, vide il Dio avvicinarglisi con fare poco rassicurante. Nonostante quell’aria pacata, assunta probabilmente per la certezza di vittoria, la luce che brillava in quegli occhi argentei ne tradiva le reali intenzioni: violenti brividi percorsero tutti i nervi del giovane corpo, amplificando la percezione dei sensi ed aumentando enormemente la sofferenza già patita dal fanciullo. Piccole perle di sudore accarezzarono dolcemente il bel volto, per poi staccarsi a malincuore e diventare linfa vitale per quei fiori che accoglievano le stanche e fragili membra del cavaliere. Il respiro divenne ancor più affannoso e accelerato, tanto che le costole sembravano scricchiolare sotto quella pressione straziante.
Thanatos sembrò apprezzare lo stato in cui versava Shun, perché affrettò il passo. Ma non giunse mai a destinazione, perché un potente Cosmo dalle tinte orientali si scagliò alle spalle del Dio, che fu costretto ad uno scatto per evitare l’attacco. Tuttavia, anche il dominatore della Morte sembrava godere di una velocità prodigiosa, tanto da materializzarsi immediatamente dietro uno sconcertato Shiryu ed abbatterlo con un’altra emanazione cosmica. Così anche il cavaliere di Dragone venne scaraventato al suolo, inerme ed impotente come Seiya e Shun.
Il Dio sembrò dimenticarsi del suo obiettivo iniziale, perché si diresse verso Dragone, e con fare minaccioso scagliò il pugno destro verso la vittima; ma si udì la voce cupa di Thanatos affermare con sgomento che metà del suo corpo era congelata. Hyoga!
Immediatamente apparve alle spalle del Dio il Saint del Cigno, che lo colpì con la Diamond Dust, congelando il nemico. Si avviò verso Shiryu e si inginocchiò per vedere in che condizioni si trovasse. Ma una violenta onda d’urto scaturita da una sfera di fuoco scaraventò i due cavalieri a metri di distanza, mentre la voce del Dio affibbiava loro titoli poco piacevoli:
«Siete dei pazzi! Dei miseri insetti come voi non possono lontanamente immaginare di potermi battere.
Che i Saint che si sono introdotti negli Elisi siano tutti qui?»
*
Oramai… è finita…
Non abbiamo più forze… e questa volta nemmeno Ikki potrà aiutarci, dato che la sua Cloth non è protetta dal sangue di Athena…
Abbiamo fallito…
Che sia dunque questa la differenza abissale tra un uomo e un Dio?
Oh! No! Non venire qui!!!
Non avvicinarti!!! NO!!!
Ikki! Fratello! Perdonami!!! Perdonami!!!
*
Thanatos stava percorrendo in modo solenne e terribilmente allarmante lo spazio che separava la sua imponente figura con quella distesa a terra di Shun. L’anima gli gridava di scappare, di non farsi prendere da quell’uomo, ma nonostante tutti gli impulsi lanciati dal cervello alle gambe, esse si rifiutavano di muoversi, paralizzate dal dolore e dalla paura. E intanto Thanatos si avvicinava, ancora, passo dopo passo, sempre più, così come il terrore si impossessava del Saint di Andromeda. A pochi passi dalla sua preda, ormai rassegnata alla sua truce fine, un Cosmo aggressivo e furente impose al Dio di fermare la propria avanzata.
Phoenix Ikki era giunto nei Campi Elisi.

 
{Ikki}
Dunque costui sarebbe uno dei più fedeli sottoposti di quell’abominio di Hades? Un Dio?
Devo ammettere che ha un Cosmo impressionante…
Ma ho promesso che avrei vendicato quella persona che ha creduto ciecamente alla divinità sbagliata, perdendo tutto…
Pandora, la Fenice mantiene sempre la parola data.
*
La figura di Ikki si stagliava impervia alle spalle del Dio della Morte che, portando gli occhi verso il lato sinistro, guardò di sfuggita il nuovo avversario, come se al suo posto fosse giunto un fastidioso verme, il cui scopo era quello di morire schiacciato. Il Cosmo della Fenice si espanse ulteriormente, quando vide la direzione di Thanatos: molto probabilmente un riflesso condizionato dall’istinto protettivo verso Shun. La sua emanazione cosmica divenne visibile ad occhio nudo, e attorno ad Ikki si alzò una brezza impetuosa, che smosse i fragili steli dei fiori addormentati sul tappeto di tenera erba, creando una pioggia ascetica di petali.
«Oh… c’è né rimasto ancora uno. Tu chi sei?»
La voce cupa e profonda del Dio fece intuire alla Fenice che, ora, la sua attenzione era completamente rivolta a lui. Ikki si presentò ed aggiunse con rabbia che era giunto per vendicare il rancore delle persone morte negli Inferi, ma tacendo sulla richiesta di Pandora. La sua triste fine, così come la sua storia, aveva scosso profondamente l’animo del giovane, che aveva addirittura cercato di dare una giusta “sepoltura” al sembiante privo di vita della donna. La compassione provata in quel momento fu grande, così come la rabbia che ora gli stava facendo ribollire il sangue.
Il Saint alzò il braccio sinistro, in modo da mettere in mostra la collana di perle di giada e corni d’avorio, così che fosse chiaro il suo impegno preso. Non avrebbe avuto pietà questa volta. Nessun tentennamento, nessuna inibizione; in quel frangente non c’era la vita di un suo caro in pericolo. Questa volta, la situazione era a suo vantaggio.
Si scaraventò immediatamente nella direzione di Thanatos, con il pugno sinistro pronto a colpire. Pochi centimetri e il colpo avrebbe distrutto la mascella del Dio, ancora nella sua espressione beffarda e divertita. Ikki vide il suo pugno avvicinarsi sempre più al quel viso diafano, poi il cielo. Il braccio venne violente frenato da una morsa che per poco non distrusse il bracciale dell’armatura. La meraviglia e la frustrazione si dipinsero sul volto frastornato del Saint, mentre Thanatos constatava a chi apparteneva il gioiello; una risata divertita, insieme ad un violento colpo cosmico raggiunsero i sensi tesissimi della Fenice, che venne scaraventata a terra, condividendo la stessa fine dei compagni.
La collana di giada e avorio, lasciapassare che una pentita Pandora gli aveva donato in punto di morte, si ruppe, facendo cadere le brillanti perle, del colore della speranza, in quel prato immacolato, privandole per sempre della loro luce.
*
Ma cosa è successo? Non posso credere che questo tipo si sia semplicemente spostato!
Non è possibile che non sia riuscito a seguire i suoi movimenti!
E poi… quel colpo. Che dolore! È quasi peggio di quelli inferti da Hades.
Che sia questa la potenza di un Dio?
Ma ho fatto una promessa; non posso cedere.
Oh! La collana! Pandora!
Maledizione!
*
«Sono il Dio che domina la morte. Non c’è motivo per cui chi muore mi porti del rancore.»
La frase, pronunciata a mo’ di presta in giro, fece accrescere ulteriormente la furia che si era impossessata di Ikki, dandogli la forza di rialzarsi e di affermare ad un divertito Thanatos che lui non riconosceva le divinità, e non avrebbe incominciato a farlo davanti ad un essere spregevole come lui. Il suo Cosmo seguì l’ira delle sue parole, incrementandosi fino al limite estremo; il Saint caricò il pugno destro e vi concentrò tutto il furore e l’odio che aveva nel corpo e nell’anima.
«Hoyoku Tensho!!!»
Il grido, più simile ad un ruggito, fendette l’aria insieme al Cosmo spropositato e rovente della Fenice: Thanatos venne investito in pieno dalla possente emanazione cosmica, a tal punto che la maschera della sua Kamui, armatura degli Dei, si staccò dal suo volto divino. Un urlo squarciò il pesante silenzio che si era formato.
*
Sì!!! Ce l’ho fatta! Ho sconfitto il Dio della Morte!
Pandora… ora puoi riposare in pace; ti ho…
Eh?! Cosa?!!!
No! Non ci credo!!!
*
Thanatos, Dio della Morte, stava dinnanzi allo sconvolto ed incredulo Saint di Phoenix, che sbiancato e tremante, balbettava parole sconnesse. Non poteva credere che il suo colpo lanciato ai limiti estremi del Cosmo della Fenice non avesse sortito il minimo effetto. La sicurezza di Ikki vacillò ulteriormente, non appena si accorse dello sguardo che il dominatore della Morte gli rivolgeva: il volto diafano era indurito in una smorfia truce, la fronte contratta e gli occhi, roventi come argento liquido, sembravano voler uccidere il giovane all’istante. La bocca non aveva più un sorriso beffardo, bensì un cipiglio carico di disgusto e odio, per via dell’affronto che quel misero mortale gli aveva arrecato. Togliergli la maschera: nessuno, fin dai tempi del mito, aveva mai osato tanto. Sulla fronte, al centro esatto, vi era un marchio nero a forma di stella a cinque punte, che riluceva di una luce sinistra.
«Sembra che tu sia più tenace degli altri, ma hai commesso un grave errore togliendomi la maschera: mi hai fatto venir voglia di combattere seriamente.»
Il tono minaccioso e cupo usato da Thanatos gli fece correre un brivido lungo la schiena, come sentore per un’improvvisa sciagura. Difatti il Dio portò le braccia avanti, ed espanse il suo Cosmo, come a voler dimostrare la propria potenza. Ikki non poté che iniziare a tremare vistosamente, data la netta superiorità di quell’essere divino.
«Questa è la punizione per aver ostacolato un Dio!
Terrible Provvidence!!!»
Un urlo agghiacciante seguì quella potente emanazione cosmica, materializzatasi come un’enorme sfera di fuoco viola inquietante. Il corpo del Saint venne investito in pieno, e l’orrore riempì interamente l’essenza della Fenice: le sue membra si strapparono, investite da scariche elettriche che comandavano la scissione delle cellule corporee. Le viscere uscirono con prepotenza dallo scheletro e dall’epidermide, lacerando e facendo disperdere nell’aria fluidi corporei e sangue, mente le varie parti del corpo smembrate si disperdevano dell’immensità dello spazio. Il volto, rappresentante una maschera di terrore e agonia, venne deturpato brutalmente, tanto che non solamente il sangue ed il sudore lo sfregiava, ma anche l’occhio sinistro, che da sempre caratterizzava lo sguardo della Fenice, venne cavato a forza dall’orbita. Ma la cosa che più riempì di orrore e sgomento Ikki fu la percezione della realtà, nonostante la carneficina che Thanatos aveva disposto per il suo corpo! La Fenice era viva! E sentiva! Avvertiva il dolore degli arti strappati e sanguinolenti, vedeva il proprio fisico sgretolarsi nei meandri dello spazio profondo, attraverso l’occhio che si era scisso dal volto. Ikki stava assistendo alla propria distruzione!!!
Il Saint di Phoenix cadde al suolo, prono, prosciugato completamente dalle forze che lo avevano caparbiamente fatto resistere al volere di Thanatos. Quella terribile illusione, così vivida, così reale, come il dolore che stava facendo tremare tutti i nervi presenti nel suo corpo, lo aveva distrutto: sia fisicamente, sia psicologicamente. La Fenice si era spenta.

{Shun}
Oh, no! Fratello!
Che cosa ti ha fatto?! Perché non ti rialzi?
Sento il Cosmo della Fenice farsi flebile…
Ti prego, Ikki, non mi lasciare di nuovo!
Ikki!!!
*
Il Dio stava rivolgendo le proprie parole al corpo sfiancato e quasi morente del Saint di Phoenix, preparandosi a lanciare un nuovo, tremendo colpo, che avrebbe segnato la fine prematura del leggendario uccello immortale. Ma un suono metallico e carico di sofferenza lo fece desistere, portando la sua attenzione lontana dalla sua prematura vittima. Che cosa poteva essere quel lamento che giungeva fin agli Elisi dalle profondità dell’Inferno? Cosa poteva essere così forte da varcare la Super-dimensione che separava il mondo infernale da quello divino? Thanatos si concentrò meglio sul quel lamento, e non né udì un unico suono, ma bensì molte più voci che cantavano coralmente il loro strazio.
Oh! Ora comprendeva tutto.
Una risata malefica si elevò nel cielo limpido dei Campi Elisi: le Gold Cloth piangevano per la loro incapacità di giungere in soccorso dei Saint di Athena ancora in vita.
«Ma le Gold Cloth non sono in grado di varcare la Super-dimensione senza l’aiuto di qualcuno di molto potente… come un Dio! Athena è stata catturata e sta per morire, non avete alcuna possibilità di far giungere fin qui quelle armature, che da quel che ho sentito, in passato vi hanno aiutato.»
Detto ciò, Thanatos tornò a concentrarsi sul corpo inerme di Ikki.
Spinto dall’amore fraterno e dal senso di colpa per la rivelazione che l’anima si Hades gli aveva rivolto e distrutto lo spirito, Shun si alzò dalla sua posizione sottomessa. Nonostante tutti i muscoli e i nervi del suo esausto fisico gridassero pietà, e la sua anima urlasse di terrore per ciò che aveva intenzione di fare, il Saint di Andromeda si mise in guardia. Le gambe tremavano, ma la testardaggine del ragazzo fece bloccare l’attacco che il Dio stava preparando per il fratello. E non solo la sua: tutti i Saint, dapprima ritenuti sconfitti dal dominatore della Morte, si erano rialzati dalla loro posizione e stavano fiancheggiando il fanciullo entrato nell’interesse del loro avversario. Pegasus Seiya, Dragon Shiryu, Cygnus Hyoga e Andromeda Shun stavano ancora cercando di rivaleggiare con Thanatos, Dio della Morte. Meravigliato, l’uomo espanse il Cosmo e creò una sfera di fuoco immensa, che travolse i cinque giovani Saint. Il tremendo colpo, racchiudente tutta la rabbia del Dio, sbriciolò ciò che restava dei Cloth dei giovani intrusi, che caddero al suolo, oramai con l’ultima, flebile fiaccola di speranza spenta.
Un'altra risata trionfale si innalzò dalla bocca del dominatore della Morte, riempiendo di sconforto ed amara sconfitta i cuori dei giovani che giacevano ai suoi piedi. D’un tratto, l’ilarità del Dio venne meno. Il suo volto si fece sconvolto ed incredulo; un Cosmo, pari al suo, se non più grande, stava mostrando la propria presenza. Ma chi poteva essere, costui? Chi, tra tutti gli Dei presenti in quell’epoca, poteva compiere una simile prova di forza? Non poteva essere Athena, costretta al sonno dal fratello Hypnos. Non poteva essere Zeus; il grande Padre degli Dei non era ancora stato ridestato… ma allora chi… oh, no! Non poteva essere lui!
Il signore dei Mari, Poseidon?!
A tal punto si spingeva la voglia di ostacolare Hades, suo fratello maggiore? Allearsi con la Dea che lo sconfisse nei tempi del mito…
Dalla Super-dimensione giunsero cinque stelle cadenti, che si materializzarono nei Campi Elisi come cinque Gold Cloth: il Cloth di Sagittar, il Cloth di Libra, il Cloth di Acquaris, il Cloth di Virgo e il Cloth di Leo. Esse si scomposero, e si materializzarono rispettivamente a protezione del corpo di Seiya, di Shiryu, di Hyoga, di Shun e di Ikki.
I cinque Saint stavano indossando le armature intrise dell’anima dei Gold Saint.

{Ikki}
L’armatura di Aiolia! Ma… io…
Non sono mai stato degno…
Il mio passato…
Io… io…
Mpf… non è da me, ma credo che questo sia uno di quei momenti in cui bisogna dirlo…
Grazie!!!
*
Il Cloth di Leo brillò, come a rispondere al ringraziamento che Ikki aveva rivolto al suo vecchio padrone. Una nuova luce di speranza illuminò i volti stravolti e feriti dei cinque giovani. Ora Thanatos era in netto svantaggio; le Gold Cloth erano le più potenti tra le ottantotto armature dedicate ad Athena, ed ora stavano proteggendo l’ultima risorsa per la salvezza della Terra e della loro Dea.
«Mpf… in fondo Poseidon è solo un Dio di seconda categoria…»
Il commento gelido e derisorio di Thanatos, gelò il sangue ai ragazzi: come poteva quell’uomo apparire divertito nella posizione in cui si trovava? A meno che…
Un dubbio orribile attraversò la mente dei neo Gold Saint. Il Dio sembrò intuire il loro pensieri, dati dall’espressione terrorizzata ed incredula apparsa sui loro volti, e così parlò:
«Forse fino ad oggi quei Gold Cloth vi hanno sempre portato alla vittoria, ma questa volta non andrà così. Ve l’ho detto, no? Anche se sono un sottoposto del signor Hades, sono pur sempre un Dio. E contro un Dio, un Gold Cloth non può esservi d’aiuto!
OSSERVATE LA POTENZA DIVITA!!!»
Di nuovo, Thanatos fece convergere il proprio Cosmo al centro delle mani, portate avanti in modo da creare una sfera infuocata, rilucente di lugubre potere, che si abbatté sui Saint.
Terrible Providence!!!
Nonostante la loro impareggiabile resistenza, le Gold Cloth, le più potenti tra le ottantotto armature dedicate ad Athena, vennero disintegrate dal terribile colpo del dominatore della Morte, facendo cadere i giovani nella disperazione e nell’oblio dell’incoscienza.

{Hades}
Tempio di Hades – Campi Elisi
Dall’alto della colonna che spiccava dal mausoleo, obelisco considerato come punto di riferimento di tutti gli Elisi, un’ombra, leggera e sfuggevole, si aggirava in attesa, girovagando attorno a quella torre di candido marmo.
*
Come mai riesco a percepire ancora i Cosmi di quei cinque impudenti che si sono intrufolati nei miei giardini? Questi prati non sono stati plasmati per venire insozzati da volgari esseri umani; men che meno da dei Saint di Athena!
Thanatos ha deciso di giocare… ma ci sta mettendo troppo! Che diavolo sta facendo?!
Eh?! Cosa?!
No! Non è possibile!!! Questo Cosmo, che sta crescendo a vista d’occhio… appartiene al Saint di Pegasus!
Thanatos! Muoviti ad ucciderlo, finché sei in tempo!!!
Ah! Meno male, si è accorto del pericolo, e ha deciso di fare sul serio. Non ci dovrebbero essere ulteriori inconvenienti…
Perché? Perché percepisco ancora il Cosmo di quel Saint!
No! Non ci credo! Non può essere che quel moccioso abbia contrastato l’attacco di Thanatos… ma se è così…
Oh, no! THANATOS! THANATOS, VATTENE! NON PUOI PIÙ NULLA CONTRO QUEL RAGAZZINO; SCANSATI!!!

…no…
Non sento più il Cosmo di Thanatos…
… lui… io… è come se lo avessi ucciso io…
Il mio piccolo…
UUUAAAAAAAAAAAAHHHHHHH!!! ATHENAAAAAA!!!
*
In quel cielo che sembrava sorretto dalla colonna di marmo, un fulmine dalle tinte rosse sangue squarciò l’azzurro intenso e limpido: l’ombra, nonché anima di Hades, si espanse, raggiungendo proporzioni gigantesche, in un folle impeto di rabbia. Questo affronto, no; non lo avrebbe mai perdonato!

{Ikki}
Ingresso dei Campi Elisi
Seiya, il Saint di Pegasus, la cui Cloth era divenuta una Kamui, un’armatura in grado di rivaleggiare con quella degli Dei, sovrastava la salma dell’ormai deceduto Thanatos. La sua Kamui di oro bianco, mai rovinata, mai ammaccata e sempre rilucente nella fierezza del suo ruolo, ora giaceva a brandelli, distrutta dal Ryusei Ken. Il giovane teneva stretta in mano la Sacra Cloth di Athena.
Hypnos, giunto poco prima della dipartita del gemello, guardava con sgomento e profondo dolore quel corpo riverso a terra, accarezzato dolcemente dai gentili petali dei fiori. A nulla erano serviti i suoi tentativi di salvare quello stolto; il suo ego smisurato gli impediva di farsi aiutare dal qualcuno, persino da suo fratello, sangue del suo sangue. Il suo pensiero venne bruscamente interrotto dalla carica che il Saint di Pegasus stava recando nella direzione del Tempio di Hades. Si frappose tra quel fratellicida e la sua meta, ma i colpi del Ryusei Ken fecero cadere la sua maschera dal volto, esattamente come successo al gemello. Non poteva minimamente concepire che il Cosmo di Pegasus avesse raggiunto cotanta potenza. La sorpresa si dipinse sul suo volto, identico a quello del defunto Thanatos, ma decisamente più impassibile.
Il Dio dorato si voltò di scatto in direzione di Seiya, ordinandogli di fermarsi ed espandendo il suo Cosmo, per rendere più incisiva la minaccia. Alzò il braccio destro e lo puntò contro la schiena alata del Saint fuggiasco.
*
Eh, no, caro mio!
Non ti permetterò di attaccare Seiya alle spalle! Maledetto codardo!
Dovrai passare sul mio cadavere!
*
L’attacco di Hypnos venne ostacolato dall’intervento della Fenice, che assestò un gancio sinistro che costrinse il Dio ad arretrare e, quindi, perdere la concentrazione. Il Dominatore del Sonno, a differenza del fratello, non amava gli inutili spargimenti di sangue, quindi colpì immediatamente Ikki, facendolo precipitare al suolo con un violento colpo cosmico. Tuttavia, il Saint della Fenice si rialzò, nonostante le continue grida di diniego di Shun e i suoi compagni. Con il volto ed il corpo deturpati dalle percosse della precedente battaglia, il fisico debilitato e il respiro così pesante ed affannoso da far scricchiolare lo sterno e la gabbia toracica, Ikki si rivolse a Hypnos, con voce roca e gracchiante:
«Finché Seiya non sarà arrivato da Athena, sarò io il tuo avversario… anche se farai il mio corpo a pezzi… anche dopo la morte… io ti ostacolerò!»
Il Dio del Sonno sembrò compiaciuto di quel bel discorso, tanto che portò la mano destra, anzi, l’indice destro verso il petto e lo pose malignamente all’altezza della mente di Ikki; un luccichio sinistro apparve alla sommità del dito, presagendo una sciagura:
«Interessante… allora proviamo.»
Il Cosmo di Hypnos ebbe un’esponenziale ascesa, segno di un imminente attacco. La Fenice, indifesa, si preparò come meglio poté al colpo che avrebbe ricevuto. A fare da sfondo a quell’esecuzione, le grida disperate dei tre Saint. La mano del dominatore del sonno puntò la mano contro l’indifeso Ikki, ma un rumore metallico e un violento strattone al braccio impedirono l’avverarsi di un nuovo fratellicidio: la catena di Andromeda aveva di nuovo impedito una morte inutile.
*
Shun, fratellino!
Mi hai salvato la vita!
Grazie!
Ah! Mi sto rammollendo; è già la seconda volta oggi…
*
Hypnos incrociò per la prima volta lo sguardo con quello di Shun. Quando gli occhi dorati si scontrarono con quelli smeraldini, una scintilla di interesse si accese nel Dio: quello era il contenitore che aveva respinto l’anima del suo signore Hades. Al che Shun sussultò, senza allentare la tensione della catena. Quel lampo, era diverso da quello che aveva illuminato gli occhi argentei del fratello; non era un interesse morboso, bensì quella curiosità ingenua che accende lo sguardo de bambini che stanno scartando un regalo. Un sorriso sghembo apparve sul volto diafano del Dio, che fece una giusta osservazione: quelle catene erano state ridotte a brandelli facilmente dal fratello, quindi come pretendeva di poter resistere. Difatti cercò di rompere quel metallo dorato, in modo da dimostrare ciò che aveva appena affermato… ma non vi riuscì. Poi ricordò: Thanatos aveva già distrutto quelle catene, ma ora erano perfettamente integre, robuste e dorate. Un momento; dorate?!
«Già, forse hai dimenticato che anche la mia Cloth è protetta dal sangue di Athena!»
Tra lo stupore generale, il corpo di Shun venne avvolto da un’aura dorata, che si dissolse come lo sbocciare di un fiore: il più giovane tra i Saint, aveva ottenuto il God Cloth di Andromeda!
*
Sh-Shun! Tu… come?
Oh, Athena! Non ci posso credere; tu, il più giovane tra tutti noi, sei riuscito a risvegliare il sangue divino e a creare la God Cloth.
Sono fiero di te!
*
Shun, ancora provato dai colpi subiti da Thanatos, intimò al fratello di andare dietro a Seiya; ci avrebbe pensato lui a Hypnos. Ikki, dapprima sul punto di contraddire il fratello, sembrò ripensarci, ed alla fine voltò le spalle ad amici e nemico e scattò nella direzione del Tempio di Hades, lasciando questa raccomandazione al fratello:
«Lo affido a te!»

{Shun}
Fratello… grazie!
Grazie per avermi riconosciuto.
Ora va e salva Athena; Seiya ha bisogno della tua forza!
*
Un calore al petto si espanse impetuoso in Shun: quella era la prova di fiducia più bella che Ikki gli avesse mai fatto. Tuttavia la situazione non permetteva alcuna distrazione, e difatti il fanciullo pagò caro quel suo attimo di disattenzione: esattamente come con Thanatos, il Dio del Sonno diede un violento strattone a quelle catene dorate, che fece sollevare il Saint di parecchi metri da terra. Ma questa volta, Shun non si sarebbe fatto colpire così facilmente; non poteva deludere ancora una volta suo fratello. Con uno slancio ancora a mezz’aria, si ribaltò in posizione dritta e scagliò la catena d’attacco contro il Dio.
Thunder Wave!
La catena colpì lo spallaccio dorato della Kamui di Hypnos, frantumando sia quel prezioso metallo, sia le ali a ventaglio che adornavano la schiena dell’armatura. Il dominatore del Sonno non era impaziente e voglioso come il gemello, difatti disse con voce cupa profonda:
«Uh uh… io stesso ho consigliato a Thanatos di stare attento citando il proverbio che dice che la disperazione rende coraggioso anche il codardo. Non credo di poter essere sconfitto anch’io da un codardo disperato… ma sono preoccupato per il tempio di Hades.
Non posso fermarmi qui troppo a lungo… ora ti farò dormire Andromeda!»
Attorno a Hypnos iniziò a serpeggiare una nebbiolina inquietante, che mise in allarme il Saint di Andromeda; tuttavia non furono né l’espansione cosmica né il fitto miasma color delle nuvole all’imbrunire della sera a spaventare Shun, bensì la stella a sei punte incisa sulla fronte del Dio. Difatti, appena il Cosmo del dominatore del Sonno si innalzò spaventosamente, la piccola cicatrice si illuminò di una luce sinistra e malevola. Immediatamente, Hypnos portò la mano destra sopra il capo, e la sinistra verso l’inguine, distendendo entrambe le braccia. Una voragine nera inghiottì immediatamente il Saint di Andromeda e tutto ciò che lo circondava. Poi, dalle tenebre, apparvero delle immagini eteree, raffiguranti ninfe, animali maestosi e liberi di vivere, sontuosi banchetti, canti di dolci fanciulle e sirene, che chiamavano a loro la sua anima.
Eternal Drowsiness!
Shun iniziò a sentire la testa girare, la vista annebbiarsi e le palpebre farsi pesanti, tanto pesanti…
*
Ma… cos’è questo?
Sto svenendo…?
Non sento più nulla… neanche il dolore…
…ho la sensazione di essere trascinato in un sonno profondo…
*
Il Saint di Andromeda cadde a terra, privo di sensi, senza possibilità alcuna di riprendere presto conoscenza.

{Ikki}
Tempio di Hades – Campi Elisi
Ai piedi di un’enorme giara rosso cremisi, prigione di una stanca ed indebolita Athena, vi era Seiya, che giaceva supino, privo di forze e con il fiato corto per lo sforzo compiuto. Ikki lo raggiunse e vide quella scena raccapricciante. Che la speranza fosse oramai perduta? No; non potevano permetterselo. Tuttavia, fu uno strano movimento in cielo ad attirare la sua attenzione: un’ombra, simile a del fumo nero, stava vorticando attorno ad una colonna di marmo, con alla sommità la riproduzione marmorea di un angelo.
«Quella… è l’anima di Hades?»
«Tsk… è arrivato un altro idiota.»
La risposta seccata di Hades fece risalire la rabbia della Fenice, ancora scossa per la sofferenza patita dal fratello, e per la sua impotenza dimostrata. Il suo volto divenne una maschera di puro furore, ed il suo Cosmo si espanse vertiginosamente, preparandosi ad assestare un tremendo colpo alla personificazione del male.
Hoyoku Tensho!!!
«Aaaaahhhh!!!»
Tuttavia, a gridare non fu Hades, ma lo stesso Ikki, colpito dal suo stesso colpo. Capì che la situazione era identica alla battaglia contro Poseidon. E da quel momento, la disperazione prese pieno possesso del corpo della Fenice: non vi era modo di attaccare il Dio dell’Oltretomba. Inginocchiato sotto il Vaso Sacro che fungeva da sepolcro per il corpo freddo di Athena, Ikki si autocommiserò, ignaro del contatto con il sangue della sua Dea.
*
No… il mio intervento non è servito a niente.
E ho persino lasciato Shun in balia di quell’essere immondo; mi auguro che non sia tanto terribile come il fratello…
Se dovesse succedergli qualcosa, non me lo potrei mai perdonare!
Ma senza la mia armatura, non posso nulla…
Se solo avessi la mia armatura…
«Se solo avessi la mia armatura…»
Eh?! Ma che succede?!
*
Una luce dorata avvolse interamente il corpo di Ikki, esattamente come accaduto prima al giovane fratello. Solamente che quella nuvola di polvere di stelle, invece di dissolversi come i delicati petali appena sbocciati di un fiore, si dissipò creando due enormi ali infuocate. Il God Cloth di Phoenix era nato!
Seiya, recuperata la speranza dopo il miracolo appena compiuto dal sangue della loro Dea, propose al compagno un attacco combinato: se avessero unito i loro Cosmi, sicuramente non c’era Vaso Sacro che tenesse confronto. Entrambi espansero i loro Cosmi fino ai limiti estremi della loro Costellazione madre, e scagliarono i loro colpi contro quella prigione cremisi.
Il risultato fu tanto sangue, ossa spezzate e due corpi scaraventati a distanza di metri dal loro obiettivo. Non era cambiato nulla.
L’anima di Hades, sempre serpeggiando attorno alla colonna, si avviò verso di loro, per dare il colpo di grazia.
*
E così, questa è la fine?
Non abbiamo potuto fare nulla per salvare Athena dalla sua inesorabile fine, e non siamo riusciti ad eliminare Hades quando ne abbiamo avuto la possibilità.
E pensare che siamo arrivati fino a qui per nien… mh!?
*
Lo sguardo di Ikki si posò alla base della colonna, luogo dove l’anima di Hades aveva fatto da spettatore alla loro disfatta più totale. Un’aria interrogativa e pensosa si dipinse sul suo volto stanco e spossato. Ma quella costruzione non è forse…
«Seiya; cosa pensi che sia quell’edificio sotto la colonna alla quale fluttua lo spirito di Hades?»
Dapprima, il Saint di Pegasus si mostrò stupito da quella domanda, ma poi una folgorazione fece recepire il discorso sottointeso della Fenice:
«Bè… finora ho sempre pensato soltanto alla colonna, ma quella… sembrerebbe un mausoleo, o una tomba…»
Quella risposta a voce un po’ insicura di Seiya diede la certezza ad Ikki: quello era il luogo in cui Hades custodiva il suo sembiante mitologico!
«A-allora…»
«Se riusciamo a distruggere il suo corpo addormentato in modo che non possa più rinascere, forse abbiamo una chance di vincere questa battaglia.»
La voce di Ikki era ferma e decisa; non c’era tempo per tergiversare. Bisognava agire immediatamente!
I due Saint partirono per una folle corsa verso la tomba in cui era riposto in stato dormiente il corpo di Hades. Il proprietario del sepolcro intuì l’intento dei due esseri umani, perché iniziò ad agitarsi, e a minacciar loro che quel luogo sacro, non era posto per dei sudici Saint.
Tutto fiato sprecato, perché più Hades cercava di allontanarli, più sembrava che i due cavalieri accelerassero il passo, tanto per farsi beffa di quell’anima priva di corpo. Ma quando Ikki e Seiya giunsero dinnanzi al portone e lo sfondarono senza alcun ritegno… il tempo delle parole era giunto alla fine.
Dinnanzi a loro si stagliava in tutta la sua bellezza la bara in cui riposava la salma di Hades. Ne restarono incantati; il marmo bianco era perfettamente liscio, e poco più spostato verso l’alto, nel cuore della lapide, vi erano incise due magnifiche paia di ali. I lati sottostanti il coperchio, erano riccamente intarsiati con angeli reggenti setosi veli o calici scintillanti. Il tutto racchiuso in una piccola stanza buia, che faceva rispende maggiormente quell’affascinante candore marmoreo. Poi lo videro, e la meraviglia scomparve più veloce del lampo cremisi che si era intrufolato selvaggiamente all’interno del sarcofago. Non ebbero il tempo per nessuna reazione, che una violenta onda d’urto li investì in pieno, facendoli rotolare lungo le sale che conducevano al mausoleo.
Quando alzarono i busti, si trovarono davanti uno spettacolo inquietante e maestoso: una figura possente, buia e dagli occhi cremisi si stava avvicinando alla luce…

{Hades}
Maledetti esseri umani!
Prima mi private della mia felicità, dei miei Spectre, di uno dei miei più fedeli sottoposti, ed ora, mi volete pure privare della mie fattezze?!
Ho sopportato abbastanza!
Le vostre anime non raggiungeranno quelle dei Gold Saint, nel Paradiso dei Cavalieri. Perché io, Hades, Imperatore dell’Oltretomba, le distruggerò!
 
 
 
 
 
Angolo dell’Autrice:
Evvai! Il ritorno in università ha fatto scintille; perché, sapete, in pratica ho scritto metà capitolo oggi in classe. Ma non pensiate che io vada in uni a cazzeggiare e basta… me ne starei volentieri a letto a dormire, dato che la sveglia per essere a Milano in orario è alle 5 e mezza XD
Comunque non ho perso niente, dato che oggi era il mio primo giorno (ho il lunedì libero) e quindi hanno solo presentato i corsi =).
Bene; allora alcune piccole cosine:
  1. Questo capitolo è lungo, ed è stato difficile trovare la giusta ispirazione, ma comunque non ho scuse… vi chiedo di perdonarmi per il mio ritardo.
  2. Nel primo pezzo di Hades, ho cercato di descrivere la morte di Thanatos basando sulle percezioni del Dio degli Inferi; non so se è venuta bene, ma volevo provare (Hades è molto affezionato ai due gemelli :3 ).
  3. Il termine “fratellicidio/fratellicida” prendetelo per buono; non so se esiste, ma mi piaceva come suonava.
  4. Non mi sono dimenticata di Hypnos; solamente che, per come è arrivata la storia, non è ancora morto; quindi è per questo che Hades non l’ha nominato (non è perché preferiva Thanatos =) ).
  5. Sono molto stanca, quindi non ho riletto. Vi chiedo perdono se ci sarà qualche errore, ma tra mia mamma che ha fatto un incidente, mia nonna che ha avuto un malore, l’unica macchina che andava ci ha abbandonato (non quella tamponata; che fortuna, eh?), ed io che non sono potuta andare alle prove di banda… insomma, non dormo abbastanza per svariati motivi. E comunque fino a pagina 10 sono quasi sicura che sia tutto immacolato (poi vedi che non è così).
Perfetto; sono a posto. Spero che il capitolo vi piaccia.
Buona notte a tutti. E al prossimo capitolo (che sarà l’ultimo per cui dovrete aspettare: l’ultimo + l’epilogo sono pronti già da un pezzo XD).

Piccolo extra per farmi perdonare XD
Me: Stop! Fine riprese.
Tutti: *Borbottio generale*
Thanatos: We! Autrice; un momento!
Me: Che c’è?
Thanatos: Posso farti una domanda… un po’ spinosa?
Me: … e vabbè, ormai ho spiattellato mezza mia vita al fandom! Spara.
*intanto arrivano anche Hypnos e Hades*
Thanatos: Perché mi hai fatto gay? *leggermente infuriato*
Me: (°///°)
*Hypnos trattiene dal dietro il fratello, che sta cercando di caricare l’Autrice*
Me: Emh… bè, ecco…
*Hypnos guarda l’Autrice con aria curiosa, Thanatos come un toro che ha appena visto rosso e Hades con scetticismo misto a… cinismo?!*
Hades: Una parola…
*Il trio si volta a guardarlo*
Hades: Incesto!
Hypnos & Thanatos: (°///°)
Me: (>///<) Beccata! Aaaaaaaaaaaahhhhhhhhhh!!!
*L’autrice scappa inseguita da Hypnos, rosso in viso come un peperone, e Thanatos che ha caricato come un toro che ha visto rosso*
Me: *rivolta ad Hades* GODI UN SACCO A VEDERMI RIDOTTA COSììììììì!!!
Hades: Non immagini quanto.

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Capitolo 18
*** Giudizio VS Giustizia ***


Se mi è venuta l’ispirazione, non posso che ringraziare il “Planetario” del padiglione del Kazakistan; da grande fan di Saint Seiya, non posso non aver apprezzato (e immaginato) tante belle cose. Se andate all’Expo, vi consiglio di visitarlo; vale tutte le ore di coda che si fanno.
Detto ciò, vi auguro buona lettura. =)

Giudizio VS Giustizia

{Shun}
Ingresso dei Campi Elisi
Il Saint di Andromeda, ancora in stato dormiente per il colpo subito dal Dio del Sonno, era sorretto dal cavaliere del Dragone, che lo teneva per il braccio sinistro, poggiato sulla spalla e per il fianco destro, in modo da impedirgli di cadere. A terra, sorretto dalle forti braccia che a fatica riuscivano a sostenere il proprio peso corporeo, vi era Hypnos, sconfitto e circondato dai frammenti della sua Kamui, dorata armatura, oramai distrutta. Rivoli di sangue ne sfregiavano il volto, sporco di terra e di sudore. Un flotto più intenso di quel liquido cremisi scivolò lungo la fronte, tagliando a metà la stella di Davide che aveva come segno distintivo dal defunto fratello. Il respiro affannoso, impediva al corpo gettato a terra di mantenere la compostezza che lo aveva fin ora contraddistinto. Lui, un Dio, battuto da due miseri Saint di Athena… quale umiliazione.
E poi, d’improvviso, lo sentì. Gli occhi dorati, dapprima semichiusi per il dolore lancinante alle membra, si spalancarono, mostrando i capillari rotti dal violento colpo combinato dei due avversari. No… non poteva essere successo davvero!
«Quanto sono stati stupidi. Hanno fatto rinascere il corpo del signor Hades! In questo modo, tutto verrà avvolto dalle tenebre… gli uomini, si estingueranno.»
La voce, resa ruvida e soffocata dalla stanchezza, sembrò uscire dalla gola con uno sforzo tremendo, tanto che le braccia persero la presa che avevano sul terreno, facendo cadere il bel volto deturpato sul quel manto fiorito. Nulla sembrò muoversi in quell’istante surreale, a parte i corpi tremanti e dal respiro affannato ed accelerato dei due Saint: le parole pronunciate da Hypnos, avevano avuto un certo, orribile impatto su di loro.
*
Mh…
Chi è?
Chi è che sta piangendo in questo modo così doloroso…?
È così intenso questo dolore… chi può mai riuscire a sopportare tutto ciò?
«Mh… che mi è successo…?»


{Ikki}
Anf… anf… ah! Che dolore! Maledizione!!!
Cosa è stato?! Cosa ci ha colpiti?! Non sono riuscito a vedere niente!!!
Che potere terribile! Se non avessi indossato questa God Cloth, non sarei mai riuscito a sopravvivere… ah!
Ma… non può essere?!
Quello sarebbe Hades???
*
Tempio di Hades – Campi Elisi
Ikki e Seiya, sollevati i busti dal gelido e candido marmo che aveva appena accolto il loro poco aggraziato atterraggio, rimasero pietrificati e ammaliati dall’incanto che si presentò loro: un giovane e prestante uomo, avvolto da un’armatura nera, scintillante di lugubre luce e sfoggiante molte ali angeliche, si era appena mostrato ai raggi del Sole, fattisi meno intensi, come ad aver timore di quell’essere appena risvegliatosi. Dagli spallacci acuminati, fluttuava un mantello porpora, che ne delineava maggiormente la figura atletica e diafana, in perfetto contrasto cromatico con la Kamui da lui sfoggiata. Il viso era di alabastro ed affilato, così come gli occhi, contornati da lunghe ciglia nere. I capelli erano corvini, lunghi e setosi, fatti ricadere sulle spalle e lungo la schiena; la frangia ne delineava il delicato volto. Le labbra erano carnose, leggermente rosate rispetto alla pelle di alabastro, ed erano piegate in un’espressione sconsolata e malinconica. Così come lo erano i suoi occhi, del colore delle fonti più pure e cristalline che esistessero sulla Terra. Quell’uomo, era come se portasse su di se un pesante fardello. Ma ciò che sconvolse maggiormente i due Saint fu il sembiante stesso: costui, l’essere che aveva cercato per secoli di appropriarsi indegnamente della Terra, ed aveva causato tanto dolore e sofferenza, era davvero così? La creatura abominevole e immonda che si era impossessate del corpo di Shun ed aveva imprigionato Athena nella Sacra Giara, era davvero… un angelo? No! Tutto ciò non aveva senso! Quelle fattezze perfette e quasi troppo pure all’occhio umano, così nitide ed equilibrate che rappresentavano perfettamente il principio dello Yin e dello Yang, non potevano appartenere al Dio dell’Oltretomba.
L’incanto si dissipò, non appena i passi di Hades echeggiarono sul marmo immacolato. Quel ticchettio quasi stridente alle orecchie dei due Saint, li fece ritornare alla realtà, facendoli rialzare a fatica e posizionandosi in attacco. Tuttavia, una nuova onda d’urto li fece precipitare nuovamente su quel marmo famigliare. Nuovamente lo sgomento per tale e fulminea azione fu grande, ma mai quanto quando si accorsero che la Sacra Giara, contenente il corpo oramai dissanguato della loro Dea, si era sollevato in cielo. Maggiore fu l’orrore quando si accorsero che in quale punto atterrò. Il vaso cremisi, mortale prigione di Athena, si era schiantato al suolo davanti all’imponente figura di Hades, che nel frattempo aveva compiuto la sua solenne discesa. I due Dei, ora, si stavano fronteggiando come non avveniva dai tempi del mito.
*
Che cosa?! No! Athena!!!
Che cosa vuole fare?
Ma… oh! No, non è possibile!!!
*
Il Dio brandì la spada che reggeva nella mano destra e la portò all’altezza delle spalle. La estrasse dal fodero di cuoio nero, che gettò con noncuranza a terra, e portò la spada, afferrata da entrambe le mani, sopra la testa. Un Cosmo terrificante e incredibilmente intenso si sprigionò, mostrandosi all’occhio umano. Era un miasma dalle tonalità sanguinolente, come a voler mostrare le vite che quell’arma aveva reciso. Un vento impetuoso e sinistro di levò tutt’attorno alla spada e ad Hades, che si preparò a lanciare il fendente. Ciò avrebbe causato morte certa per Athena!
*
No!!! Athena!!!
«No! Non farlo!!!»
*
Lo sgomento e il terrore che si erano impossessati di Ikki, che grondava sudore freddo e sangue dalle ferite aperte, vennero sostituiti da una forte scarica di adrenalina, nel vedere quella scena macabra e raccapricciante. Quel viscido essere aveva intenzione di… no! Non lo avrebbe permesso per niente al mondo!!! Suo fratello minore si era sacrificato, rischiando anche la vita, pur di annientare quell’abominio, e lui già una volta aveva rovinato tutto, mostrandosi molto meno per quello che tutti lo reputavano; in quel momento, non era stato il più forte tra tutti i Bronze Saint, ma il più ignobile dei codardi. Ma non si pentiva di ciò che aveva, anzi, non aveva fatto. Ma questa volta, non poteva permettersi il lusso di esitare!
Il suo corpo si slanciò verso la lama della spada, in modo da fare da scudo umano alla Sacra Giara, contenente la sua Dea. Con le braccia spalancate, come a voler abbracciare la Morte, che lo aveva già avvolto molte volte tra le sue gelide grinfie, ma da cui sempre era riuscito a sfuggire. Ma questa volta…
La lama lo colpì, tagliandolo completamente. Anche la Giara, nonostante la protezione sacrificale del Saint venne scissa in due parti simmetriche. Che avesse ancora fallito…
Rivoli di caldo sangue caddero dalla fronte danneggiata dal terribile fendente del Dio; il corpo venne scosso convulsamente da tremiti di dolore e consapevolezza, una consapevolezza agghiacciante. Lui stava per morire! Nulla, questa volta, avrebbe potuto salvarlo. Sentì il fiato mozzarglisi in gola, mentre quello gelido della Morte sembrava sfiorargli delicatamente il collo… quella presenza non lo avrebbe lasciato scappare da sé. Ma nonostante tutto il suo impegno, tutto il suo ardore e tutto il suo potere, lui… aveva di nuovo fallito. Il grido di Seiya giunse come un fischio alle sue orecchie, che oramai stavano perdendo la loro facoltà di ascolto.
«Seiya… salva… Athena…»
Le parole uscirono come un flebile battito di ali di una Fenice, un tempo orgogliosa e splendente nelle sue fiamme ambrate, che non sarebbe stata più in grado di risorgere dalle proprie ceneri.
Il Saint di Phoenix, prima che le forze lo abbandonassero del tutto, volse lo sguardo al signore degli Inferi, e lo vide con uno sguardo spento, carico di tristezza e di compassione. Uno sguardo a lui molto famigliare. Ikki poté vedere sé stesso, dopo la battaglia sul sacro Monte Fuji, in cui rimpiangeva le sue azioni e il suo folle spargimento di sangue. Possibile che anche Hades…
Il corpo inerme e privo di forze del Saint di Phoenix cadde riverso al suolo, lasciando nelle mani del compagno il compito di difendere la Terra.


{Hades}
Stolto umano; credevi davvero che una semplice God Cloth potesse resistere al ferro della mia spada? Questa lama è intrisa del sangue dei Titani, quegli stessi esseri che hanno dato origine a noi Dei, e che poi hanno cercato di dominare il mondo.
È grazie a me e ai miei fratelli e sorelle se voi uomini avete vissuto sulla Terra: fino ad oggi, ovviamente. La Greatest Eclipse si è oramai compiuta, e nemmeno l’intervento di Athena, ora in stato di premorte, potrà nulla contro l’allineamento eterno dei pianeti.
Uh? Che credi di poter fare?
*
Il Dio puntò l’apice della spada alla gola del Saint superstite, che stava accorrendo in soccorso dello sfinito compagno. Con la mano sinistra tesa verso quella piccola figura dei lineamenti orientali, Hades chiuse gli occhi e distolse lo sguardo da quella scena angosciante, come a volersi proteggere. La sua voce profonda e intrisa di tristezza risuonò melodiosa, trasportata dolcemente da quel vento che ora ne increspava i fluenti capelli corvini:
«Saint, se vuoi bene ad Athena, fà silenzio…
Non capisci che all’interno di quel grande vaso, nonostante tutto il suo sangue sia stato assorbito, Athena sta ancora soffrendo senza poter morire definitivamente? Visto che provo pietà per lei, sto cercando di darle il colpo di grazia con le mie mani.
Ora spostati!»
Hades caricò nuovamente il braccio sinistro, portandolo sopra la testa per avere la spinta necessaria per l’esecuzione che stava per compiere. La lama cadde come una ghigliottina sul vaso, ma venne fermata a mezzaria dalle mani del Saint di Pegasus, deciso a non far morire la propria Dea. Quella spada, dall’elsa riccamente decorata con un paio di ali nere ed impreziosita da un rubino incastonato nella saldatura, aveva un qualcosa di lugubre ed inquietante; era come se fosse viva! Ciò che sconvolse maggiormente Seiya, oltre al dolore lancinante che pervase i nervi del suo corpo, scuotendolo fin nel profondo delle viscere, fu l’apparizione improvvisa ed estremamente potente del Cosmo del Dio dell’Oltretomba. Ma come era possibile che un Cosmo così immenso e carico di rancore, fosse apparso dal nulla, senza dare segno di crescita? Non voleva credere che quella fosse la potenza minima di Hades…
Mentre venne nuovamente scaraventato contro il marmo, creando spaccature e crepe nella pietra bianca, il Saint constatò che quella lama non lo aveva semplicemente scagliato contro il pavimento, ma gli aveva pure bruciato le mani. Queste infatti, non appena toccarono il gelido marmo per permettere a Seiya di rialzarsi caparbiamente, mandarono impulsi violenti di dolore al cervello, che le amplificò, rendendo orribile quell’agonia autoimposta. Il cavaliere, pur con qualche difficoltà, riuscì a portarsi in ginocchio, sorreggendosi con un braccio posto sulla gamba. Il respiro affannoso, accelerato e talmente forte da far male i polmoni, e il dolore che ancora ne scuoteva le viscere. Ma nonostante ciò Seiya rimase spavaldo, e guardò in volto Hades. Ciò che vide lo sconvolse come mai niente e nessuno aveva fatto. Nemmeno la rivelazione della paternità con il signor Kido, o la scoperta che tutti loro orfani erano fratelli, poteva fare paragone. Gli occhi di Hades, così limpidi e cristallini, erano tristi e riflettevano pietà e compassione per quel Saint tanto testardo quanto stupido. Il Dio rivolse nuovamente lo sguardo altrove e parlò con voce roca e carica di sofferenza:
«Che tristezza…»
La voce incerta e sconvolta del cavaliere di Pegasus costrinse il Dio a spiegarsi meglio; l’umanità lo rendeva triste perché, data la sua ingordigia, ora non si riteneva più soddisfatta della Terra, donatagli dagli Dei. Avevano intenzione di espandersi nello spazio, insozzandolo con la loro presenza e distruggendo l’equilibrio precario che stava logorando il mondo. Inoltre, gli uomini avevano dimenticato a chi dovevano essere riconoscenti per la loro stessa esistenza, ma tuttavia si frapponevano con tanto ardore al volere divino, recando oltraggio a tale Divinità. Un’azione del genere andava punita.
A quel monologo concluso, Seiya recuperò tutto il suo ardore: come poteva permettere che un Dio del genere ricevesse rispetto e devozione, nonostante la malvagità che ne guidava le azioni. Il Saint si alzò di scatto dalla sua posizione di sottomissione e si avventò selvaggiamente su Hades. La rabbia e la vendetta per Ikki, che giaceva privo di sensi ai piedi della Sacra Giara, lo avevano completamente accecato. E questo errore gli costò molto caro. Difatti, con un fendente orizzontale, il signore degli Inferi squarciò il metallo lucente della God Cloth ed il ventre di Seiya. Una cascata di liquido caldo e vermiglio sgorgò dal corpo ferito e debilitato del Saint che, perdendo l’equilibrio, si ritrovò ad indietreggiare e a sorreggersi in piedi poggiando la schiena contro la Giara. Il respiro, divenuto ancora più accelerato ed affaticato, fece fuoriuscire più velocemente il sangue dalla ferita appena inferta. Le membra vennero scosse violentemente; il cervello sembrò impazzire, mandando segnali di dolore lancinante e di violente scariche di adrenalina per compensare la predita esponenziale di forze. La febbre crebbe vertiginosamente, tanto che il sudore freddo che ne ricopriva tutto il corpo non bastò a far mantenere lucidità al giovane. La vista traditrice si appannò, costringendolo a chiudere un occhio per poter focalizzare meglio il proprio avversario.
Nonostante tutto, Seiya non era intenzionato a demordere:
«Athena…proteggerò Athena a tutti i costi…»
*
A tal punto il tuo desiderio giunge? La tua dedizione verso Athena ti spinge ancora a combattere, nonostante la schiacciante inferiorità?
Tu dici che io sono un Dio malvagio; mi può star bene. Non nego le mie azioni deplorevoli, ma tu, piccolo umano, chi sei per potermi giudicare? Forse conosci i motivi che mi spingono ad un simile agire? Hai considerato i miei obiettivi e il mio passato?
Ovviamente no!
Mentre io non ho fatto altro che osservare l’uomo per tutti questi secoli, e ho visto corruzione, violenza, odio, dolore, smania di potere e sete di sangue. Questo non era l’uomo che avevamo creato. Questo è solo un demone spinto dalla voglia di sopraffazione reciproca!
Voi umani mi avete privato della sola persona che non mi giudicava per il mio ruolo o per le mie azioni passate; la mia unica luce… PER LA VOSTRA STUPIDA VOLONTÀ DI SOPRAFFAZIONE!
«Oramai non ti chiederò più di spostarti; ti taglierò in due insieme ad Athena. MUORI!»
Eh? Cosa?!
*
Mentre Hades stava per dare il colpo di grazia al Saint di Pegasus, troppo stanco per potersi spostare e troppo affaticato per poter contrastare il colpo, tre Cosmi molto potenti si scagliarono contro di lui. La sorpresa fu tale, che il Dio non ebbe il tempo di schivare quel potente attacco combinato, ma si limitò a pararlo, incrementando il proprio Cosmo e rivestendone la spada, che si accese nuovamente di luce sanguinolenta e mortale.
Andromeda Shun, Dragon Shiryu e Cynius Hyoga erano giunti in soccorso dei due Saint.

Ingresso dei Campi Elisi
Hypnos, sconfitto e schiacciato a terra, volse, con le ultime forze residue, lo sguardo verso il Tempio di Hades. Quell’unico occhio dorato, ancora aperto al mondo che lo aveva visto crescere, si fece umido. Non era riuscito a capire i piani di Athena, ed aveva permesso il risveglio del suo signore… non meritava il titolo di “braccio destro” di Hades.
L’amarezza e la delusione presero il sopravvento sul suo spirito umiliato e ferito nell’orgoglio.
Il braccio destro, smosso dalla devozione e dall’affetto che Hypnos provava per Hades, fecero alzare l’arto dal prato, che lo aveva gentilmente accolto tra le sue corolle fiorite. La mano tremante e ferita per la battaglia che lo aveva visto perdente, si trascinò verso il Tempio, ora luogo di guerra; i tremiti impedirono di compiere gesti prolungati, ed anche il soffio vitale del Dio del Sonno sembrava abbandonarlo velocemente. Trovando la forza di parlare, nonostante ogni flebile respiro gli facesse perdere ulteriore lucidità, il vento trasportò con sé queste ultime parole:
«Sign-or… Had-es… pa-dr…»
Il braccio destro del Dio del Sonno cadde addormentato in eterno, avvolto dai fiori che lo avevano allietato per molto tempo.

Tempio di Hades – Campi Elisi
Hades ebbe un sussulto impercettibile quando avvertì quel Cosmo spegnersi.
Il suo volto si fece scuro, e tremiti violenti scossero tutto il suo corpo. I pungi si serrarono pericolosamente, tanto che il metallo dell’elsa e della Kamui stessa scricchiolarono paurosamente sotto quella stretta.
Non poteva essere vero…
*
…no…
…Hypnos, anche tu…?
Sono… solo…? Di nuovo?
…Hypnos…
…Thanatos…
…Persefone…
UUUUAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHH!!!
{Shun}
Shun si precipitò accanto al corpo del fratello, con la grande preoccupazione che il Cosmo, già molto debole, si sarebbe potuto spegnere. Fortunatamente, il fisico di Ikki tremò leggermente al contatto con la mano delicata del Saint di Andromeda, che ne toccava il collo, per sentire il battito cardiaco: la Fenice si rialzò, anche se con molta fatica, e sorrise di rimando al fratellino, a cui si erano inumiditi gli occhi per la felicità.
*
Oh, fratello! Pensavo di averti perso un’altra volta…
Non sai come sono felice di…
Ma?! Cosa?
Non ci credo! Allora era lui a…
*
Il Saint di Andromeda volse lo sguardo verso il Dio dell’Oltretomba, ed una forte tristezza gli attanagliò il cuore, ricolmo di gioia fino a qualche attimo prima. Non seppe se fosse l’unico ad accorgersene, oppure se fosse per il legame particolare che lo univa nel profondo a quell’anima divina, ma vide chiaramente le lacrime di dolore ed amarezza che sgorgavano copiose dagli occhi trasparenti del signore degli Inferi.
Hades stava piangendo. Quell’essere che gli aveva procurato così tanto sconforto e sofferenza, ora stava versando dolci lacrime di infinito dolore. L’empatia che aveva sempre contraddistinto Shun tornò a galla da quel mare di odio che lo aveva accecato, e capì che, forse, quel Dio era stato indotto a credere nella decadenza umana…
Un soffio di vento più intenso fece tornare alla realtà il giovane fanciullo.
Il volto di Hades era scuro, ed inespressivo. Non vi era traccia delle lacrime che Shun pensò di aver visto, ma ne era sicuro: non si era sognato quel canto di dolore. Hades soffriva, esattamente come gli umani. Allora cosa poteva averlo indotto a tanto astio?
«Guardate! Sembra che Hades, nonostante sia tanto forte, sia rimasto sorpreso dal vostro attacco a sorpresa.»
La voce affaticata ma decisa di Seiya riscosse Shun dai suoi pensieri, e lo riportò alla realtà; Hades era il nemico da sconfiggere, e nulla avrebbe cancellato il male che aveva fatto.
«Già. È la nostra occasione! Se la perdiamo non potremmo più sconfiggerlo…»
Il tono sempre cupo e potente di Ikki convinse tutti i presenti a giocarsi il tutto per tutto; non avrebbero avuto una seconda possibilità. Tutti e cinque si guardarono con uno sguardo d’intesa e si sorrisero, come a tacito accordo e possibile addio.
Si accerchiarono e portarono i pugni destri al centro della formazione: loro, Saint di Athena, vestiti delle loro God Cloth, avrebbero rinunciato allo vita per il bene della Dea e della Terra. La loro determinazione ed i loro Cosmi divamparono, rendendosi simili a fuochi ardenti, del medesimo ed intenso colore della loro Costellazione madre.
Seiya venne avvolto da un’aura indaco, brillante come le tredici stelle di Pegasus.
Shiryu venne circondato da un Cosmo dello stesso colore della giada e della speranza.
Hyoga venne avvolto da un’aura gelida e pura come i cristalli di ghiaccio.
Ikki venne circondato da un Cosmo rovente e divampante come il fuoco del Sole e delle stelle.
Shun venne avvolto da una forte tempesta cosmica, calda e avvolgente come la Nebulosa stessa.

Le God Cloth si bearono del riflesso dei loro Cosmi, uniti in un unico grande colpo, che venne scagliato contro uno sconvolto Dio dell’Oltretomba. Questa volta non sarebbe bastato deviare l’attacco; l’unica soluzione era schivare. Ma Hades non fece in tempo, e venne colpito in pieno petto da quell’ammasso cosmico.

{Ikki}
Perfetto! Ce l’abbiamo fatta!
Siamo riusciti ad arrecare danno ad Hades. Non avrei mai creduto che un Dio potesse essere un così terribile avversario.
Bene; ora dobbiamo concentrare il nostro Cosmo in un secondo assalto, e potremo finalmente sbarazzarci di…
Eh?! Oh, no! NO! Non è possibile!!!
*
Ciò che si presentò davanti agli occhi allibiti dei cinque Saint, fece perdere loro la speranza: per quanto il colpo fosse stato di immane potenza, Hades non aveva accusato alcun danno. L’unica cosa che denotava l’attacco era il mantello porpora ridotto a brandelli, e qualche goccia di sudore che aveva iniziato a brillare sul volto diafano ed affilato del Dio. Lo sguardo colmo d’odio e di disgusto che il signore degli Inferi rivolse loro, mise tutti in allarme, specialmente Ikki, che notò immediatamente come quegli occhi si fossero affilati non appena incrociarono quelli dilatati e smarriti del fratello. Hades non gli aveva perdonato la sua ribellione, e difatti, quello sguardo truce lo mostrava chiaramente.
*
Oh, no! Shun! Shun, attento!!!
*
Il corpo di Ikki si mosse simultaneamente alla mano di Hades. Il tempo sembrò rallentare; la Fenice balzò velocemente verso il fratellino che, come tutti gli altri cavalieri, aveva intuito le intenzioni del Dio e per questo stava iniziando a compiere il movimento rotatorio che gli avrebbe premesso di difendersi. Tuttavia, con la strabiliante velocità che lo aveva contraddistinto anche per gli attacchi precedenti, Hades alzò il braccio destro, ed con quel gesto manifestò il suo enorme Cosmo distruttivo. Ikki non fece in tempo.
Tutti e cinque i Saint vennero scaraventati a terra, schiantandosi e creando piccoli crateri in quel campo di battaglia che oramai, di immacolato, aveva solamente il ricordo. Flotti di sangue e di metallo dorato caddero al suolo, assieme ai corpi inermi e tremanti dei giovani combattenti. Allora, non c’era più nulla da fare? Il crudele fato li aveva fatti giungere fino ad innalzare il loro Cosmo oltre il limite estremo, raggiungendo l’Ara Yashiki e creando la God Cloth… e neanche questo era nulla, contro la potenza di un Dio?


{Hades}
Non posso credere a ciò che è appena accaduto!
Quei miseri esseri umani, piccoli e fragili di fronte al mio potere, hanno osato alzare su di me le loro sporche mani. La mia Kamui è tornata alla forma originale, lo stesso aspetto macabro che assunse millenni fa nella guerra contro gli antichi Titani!
E quel che è peggio è che loro… HANNO OSATO FERIRMI!
NON LO PERDONERÒ MAI!!!
Tu! Maledetto Saint di Andromeda; tutto questo è successo per causa tua! Ma per quanto tu possa sforzarti, non ti è possibile sfuggirmi questa volta. Ma credo che tu abbia già ricevuto la punizione divina: la completa impotenza di fronte alla morte della propria Dea.
Tuttavia non posso permetterti di restare incosciente; devi soffrire, come ho sofferto io!
No… ho un’idea migliore. Strapperò davanti ai tuoi occhi la vita del tuo amato fratello maggiore! Questo sarà il prezzo per l’espiazione del tuo peccato.
*
Quella creatura, ora recante un’armatura rovinata e avente sulla schiena tre paia di ali che lo facevano somigliare ancora di più un angelo di morte, si mosse con passo solenne e lento, quasi angosciante verso il luogo dell’atterraggio di Shun. Oramai il suono del metallo contro il marmo distrutto e ricoperto di sangue umano, era l’unico sottofondo della situazione: un ghigno divertito e truce apparve sul volto del Dio. Avrebbe spezzato quel piccolo intrigante che aveva rifiutato la sua anima, ora riverso al suolo, tremante e quasi impossibilitato a respirare. Tuttavia, l’attenzione di Hades venne attirata da un suono metallico proveniente alla sua sinistra. Quando si voltò per indagare sulla causa di quel tintinnio metallico, dal suo volto scomparve tutta la sua malevolenza, per lasciare il posto allo sgomento e all’incredulità. Gli occhi, un primo momento sgranati, si affilarono e sembrarono bruciare di una folle rabbia. Le sopracciglia si piegarono verso il basso, rendendo più truce il suo sguardo. La bocca, dapprima spalancata per la sorpresa, si tramutò in una smorfia di ira e insofferenza, digrignando i denti tanto forte da poterli sentire stridere. Non aveva mai mostrato, da tanto tempo invero, quell’espressione così rabbiosa e ricolma di odio. Come poteva Pegasus Seiya cercare ancora di rimettersi in piedi dopo tutti i colpi inferti dalla sua spada? Tutto ciò era inconcepibile! E poi lo vide; e l’incredulità non poté far altro che aumentare.
*
Non è possibile! Il suo volto è uguale a quello indimenticabile di quell’uomo che ha ferito il mio corpo nell’era mitologica!
Se non sbaglio, anche quel Saint apparteneva alla costellazione di Pegasus!
«Maledizione! Sei rinato e sei venuto a ferire nuovamente il mio corpo?!»
Non te lo perdono! Sconfiggerò almeno questo essere umano in modo che non possa più rinascere!
*
Il Saint di Pegasus, approfittando dello smarrimento del Dio, si scaraventò su di esso con le forze residue, sperando di potergli arrecare un minimo di danno. Lanciò il suo Pegasus Ryusei Ken, proprio a pochi passi dal corpo già deturpato di Hades. Tuttavia, nonostante la forza messa nel colpo, Seiya venne scaraventato di nuovo a terra. Il signore dell’Oltretomba non si era risparmiato nel contrattaccare.
La Cloth di Athena, custodita gelosamente dal Saint appena precipitato dal fendente di Hades, cadde al suolo, atterrando a pochi passi dal cavaliere. Hades riprese la sua avanzata, ma non più verso Shun; no, aveva appena trovato un obiettivo più pericoloso ed estremamente più piacevole da eliminare. Non gli avrebbe più permesso di reincarnarsi.
Seiya, come accortosi della minaccia incombente, riprese i sensi perduti dalla tremenda percossa appena ricevuta. Con le membra tremanti e la fatica che gli impediva di tenere entrambi gli occhi aperti, sollevò il viso da terra, e vide la Cloth. Non poteva cedere a quel mostro di Hades le sacre vestigia di Athena; se ciò fosse successo, per la Terra e la vita non ci sarebbe stato più nulla da fare. Allungò con uno sforzo estremo la mano sinistra verso quella piccola statuetta dorata; tutti i muscoli stridevano e si strappavano sotto quella banale ma atroce azione. Il dolore stava prendendo di nuovo il sopravvento, ma Seiya non poteva svenire di nuovo. No; doveva farcela. Per Athena, per la Terra e per sua sorella Seika. La mano, seppur con molte difficoltà, raggiunse la Cloth in miniatura, riuscendo perfino a stringerlo completamente… finché un dolore acutissimo e lancinante non si impossessò di quell’arto. Un grido soffocato uscì dalla gola di Seiya, sconvolto e totalmente impreparato a quella improvvisa sofferenza.
«Athena è ormai morta; quelle vestigia non servono più a nulla.»
Oh, no! Come aveva potuto dimenticarsi di una simile minaccia! Doveva essere impazzito. Il dolore che gli urlava in tutto il corpo di smettere quell’inutile supplizio lo aveva reso totalmente cieco ad Hades, che si era avvicinato ed aveva infilzato la sua mano con la spada. Lo sguardo che il Dio gli rivolse, così gelido e impassibile, fece sussultare vistosamente il corpo stanco e pesante del Saint che si sentì perduto; oramai, lo forze lo avevano abbandonato completamente. A nulla servirono le urla di Shun, vano tentativo di far ridestare l’amico dallo stato di shock in cui versava. Ciò, invece, fece tornare alla mente del Dio il conto in sospeso che aveva nei confronti del Saint di Andromeda. La sua voce profonda e tagliente ordinò di tacere, e di arrendersi, perché oramai non vi era più nulla che potessero anche solamente sperare. Hades, come a voler rafforzare la sua minaccia, sollevò la spada verso l’alto, ed ecco che sopra di essa apparve l’immagine della Terra… un pianeta avvolto dalle tenebre! Era compiuta. La Greatest Eclipse, l’allineamento dei nove pianeti e l’eterna morte avevano avvolto la Terra! Vani erano stati i tentativi di scongiuro dei cinque Saint, vano il tentativo di Athena di sconfiggere il Dio dell’Oltretomba. La fine era dunque giunta.
Gli sguardi allibiti e increduli che i cavalieri rivolsero a quell’immagine mostrata loro, fece tornare il sorriso sulle labbra del Dio. Non potevano immaginare quanta letizia provava nel veder tutte le loro speranze, così come le loro ultime forze, spezzarsi di fronte alla sua ineguagliabile potenza. Hades impugnò la spada con ambedue le mani e si preparò a dare il colpo di grazia a Seiya, che oramai sfinito, non avrebbe potuto difendersi dal terribile colpo.
«Pensa che è un onore essere ucciso da me, da Hades! E ORA MUORI, PEGASUS!!!»
Il fendente calò più rapido di una cometa nel cielo, lucente nella sua condanna che di lì a pochi millesimi di secondo si sarebbe conclusa. Già pregustava la visione della testa spaccata di Seiya, con le cervella che sarebbero ricadute lungo l’apertura praticata dalla spada. Era sicuro che almeno un occhio, per il contraccolpo, sarebbe fuoriuscito dall’orbita, penzolando vicino al viso grondante sangue e materia cerebrale. Il liquido vermiglio, quasi certamente, lo avrebbe imbrattato tutto, fino a far affogare quell’ammasso di carne e ossa. Poi avrebbe infierito ulteriormente su quel macabro spettacolo; avrebbe calpestato più e più volte quelle viscere macellate che un tempo erano le cellule grigie del Saint. Sicuramente qualche schizzo di sangue e di cervello sarebbe arrivata a sporcare le sue divine fattezze, ma poco importava: le avrebbe divorate, e poi avrebbe riso, follemente, perché in quel modo aveva per sempre eliminato colui che lo aveva deturpato. E poi, oh… sarebbe arrivato il tuono di Shun. E lì, si sarebbe divertito. Molto divertito.
La lama cozzò contro una barriera di luce, avente i colori dello spettro luminoso₍₁₎. La sorpresa di Hades fu immensa, così come quella dello stesso Seiya. Ma ciò che sconvolse maggiormente il Dio fu il verificarsi dello stesso fenomeno non solo al Saint di Pegasus, ma anche agli altri quattro.
*
È assurdo! Non solo Pegasus, ma anche tutti gli altri Saint in fin di vita sono stati incorporati da misteriose sfere!
Uhm… una cosa del genere non può essere fatta da un umano; l’unica in grado di farlo è…
*
Hades non finì nemmeno la frase che il Sacro Vaso iniziò a tornare candido come la neve.
Athena! Quell’odiosa donna stava riassorbendo il suo sangue?! Ed inoltre voleva salvare i suoi Saint. No! Non avrebbe permesso né a Seiya né a Shun di andarsene dai Campi Elisi! Ma prima doveva sbarazzarsi di Athena.
Mentre la Giara stava assunse nuovamente l’immacolato colore originario, Hades alzò le braccia la cielo, puntando la spada verso quella prigione, ma non ebbe il tempo di fare niente, perché una luce dorata ed accecante avvolse il vaso. Quando la luce si diradò al suo posto vi era Athena, libera e con indosso la sua God Cloth dorata. Non poteva essere vero?! Perché proprio ora? Come era possibile che quella donna, nonostante l’incantesimo di Hypnos, si fosse liberata proprio ora…
Il Dio spalancò gli occhi, come se i suoi bulbi oculari volessero uscire dalle orbite. La sua mente razionale aveva trovato una spiegazione più che plausibile alla sua domanda, ma non voleva credere che Athena sarebbe stata disposta a rischiare fino a quel punto. Tuttavia, mentre osservava nuovamente il volto di quella fanciulla bardata delle sue sacre vestigia dorate, ogni dubbio venne fugato. Aveva ragione! Hades aveva capito la strategia della Dea, ovvero che la prigionia nella Sacra Giara era tutto un trucco per far sì che il suo sembiante mitologico uscisse allo scoperto. Un piano rischioso, ma ben strutturato; non c’era che dire. E la risposta di Athena, seppur con voce bassa ed incerta, funse da chiave di volta:
«Hades! La mia eterna battaglia con te, oggi avrà termine.»
«Che sfacciata!»


{Shun}
Athena! Athena!!! Siete viva!
Sia ringraziato il cielo! Pensavo che era tutto finito.
Ma… cosa?! Perché?
Signorina Saori, perché vuole combattere da sola? Possiamo combattere ancora al suo fianco! Non può fare questo! Noi dovremmo proteggerla!!!
Forse, non siamo più in grado di farlo? No; signorina Saori, se lei morisse, tutto quello per cui abbiamo lottato sarebbe stato vano!
La prego! Ci faccia combattere di nuovo al suo fianco. Non deve sacrificarsi in questo modo!
La prego! Signorina Saori!!!
Ah!!!
*
«Che sfacciata!»
Hades, colto da un’irrefrenabile istinto omicida per la sfrontatezza di quella Dea per metà umana, le si avventò contro, brandendo la spada e colpendo con inaudita velocità la donna. Tuttavia la lama cozzò in modo violento e creando un cigolio stridente contro lo scudo dorato che Athena portava al braccio sinistro. Il corpi della donna tremò paurosamente, facendole cadere il lucente elmo dal capo; ma non cedette alla forza spaventosa del Dio. In quella posizione, si poté notare la netta differenza tra il corpo possente del signore degli Inferi e quello fragile e minuto della donna. Hades cercò di far rinsavire quella Dea che si era schierata dalla parte degli umani. Non poteva fidarsi di loro; essi erano esseri subdoli e corrotti. Non si facevano scrupoli a calpestarsi a vicenda e schiavizzare i propri simili. Non vi era più pace sulla Terra per colpa loro. Non erano più le creature create ad immagine degli Dei; oramai non erano altro che dei demoni, guidati dagli istinti più ignobili e discutibili. E ora avevano anche l’ambizione dell’espandersi per contaminare il Cosmo. Se si era creato un minimo di pace apparente, era merito suo, che aveva creato il terrore dopo la morte. Gli uomini non andavano compatiti, ma puniti per la loro condotta deplorevole.
Notando lo sguardo di dissenso di Athena, il Dio capì che con le parole non avrebbe ottenuto nulla; a quanto pare era più dura di comprendonio di quanto si aspettasse. Così caricò il peso sulla gamba destra e si slanciò all’indietro a mezzaria, in un salto che lo portò a metri di distanza dalla sua avversaria. La Dea, così piccola e fragile in confronto a lui, iniziò a parlare con voce flebile ma decisa:
«Hades, questa è un’idea nata dal tuo egoismo. Pensi che possa esistere un essere umano che porti a termine la propria vita senza aver mai ucciso un insetto né aver raccolto neanche un fiore? Un essere umano non è un Dio, perciò qualsiasi uomo buono può commettere almeno una piccola azione malvagia, anche se involontariamente. Ma questo significa vivere, non si può fare altrimenti. – e qui il volto di Athena divenne più deciso e sicuro, così come il timbro della sua voce – Ma anche quei loro peccati verranno comunque purificati dalla morte, giusto? Tutti gli esseri viventi, sia buoni che cattivi, dovranno riposare in pace allo stesso modo dopo la morte. Non è giusta l’idea di infliggere il dolore anche dopo la morte a causa dei peccati commessi durante la vita! Tu sbagli, Hades!!!»
Tuttavia, nemmeno le parole di Athena avevano in qualche modo scosso il cuore del Dio; e lo capì guardandolo negli occhi. Hades la stava fissando con uno sguardo carico di rabbia e di odio represso. Era chiaro come la luce del Sole che la loro ideologia non avrebbe mai trovato un punto di raccordo. Ma quello sguardo aveva in sé qualcosa che sconvolse profondamente l’animo della fanciulla. Oltre l’odio e la rabbia, vi era un infinito dolore… e tanta tristezza e solitudine. Ciò che avvenne dopo fu talmente fulmineo che Athena si ritrovò sbalzata a terra, spinta da una violenta onda d’urto che le fece perdere lo scudo. L’unica cosa certa, oltre al freddo marmo sporco di sangue e sudore, fu la presenza del Dio dell’Oltretomba che la sovrastava con un fuoco spaventoso negli occhi. Non si sarebbe trattenuto; nemmeno davanti a quella fragile e piccola insolente che aveva ardito fargli il sermone, come se avesse la pretesa di conoscere veramente l’animo umano. Ma come osava parlargli in quel modo? Proprio lei, che non faceva altro che servirsi di quel suo branco di soldatini, continuando a procurare loro dolore e sofferenze! Anche lui non amava la guerra; non era certo come Ares, ma quando la situazione lo richiedeva, bisognava usare il pugno di ferro.
Hades ebbe un accenno di sorriso quando si accorse del sangue che colava dalla fronte delicata ed estranea alla fatica della ragazzina; ma godette di più nel vedere il volto terrorizzato ed impotente di Shun. A quel punto non vi erano più parole da sprecare. Athena aveva apertamente dichiarato il suo punto di vista, alquanto cieco e troppo fiducioso verso il prossimo, ma ora avrebbe avuto ciò che si meritava per averlo così insistentemente ostacolato ed insultato.
La punta della lama lucente si posizionò a pochi centimetri dalla gola della Dea, che ora stava annaspando alla ricerca disperata di aria. Nei suoi occhi verde erba poteva vedervi puro terrore; tutta la spavalderia di poco fa, si era completamente dissolta.
Il Dio rivolse lo sguardo prima ad Athena, poi a Seiya, ed infine si soffermò sul viso di Shun. Si beò del magnifico aspetto del giovane: le mani, chiuse a pugno, erano schiacciate contro la bolla che lo stava difendendo. Il volto era sconvolto, brillante per le gocce di sudore che stavano lentamente scivolando lungo il viso, così come le lacrime che cadevano stanche lungo le guance. Quegli occhi che ardevano della fiamma della ribellione, ora sgorgavano piccole perle di cristallo. Non poteva esserci nulla di più appagante della sconfitta che leggeva sul volto di quei cinque vermiciattoli, ma soprattutto sul Saint di Andromeda.
*
No! NO!!!
Signorina Saori! Athena!!!
Non farlo, ti prego!!! Se vuoi il mio corpo, te lo darò, ma non uccidere Athena!
Non macchiarti di altro sangue innocente!
Ti prego, fermati!!!
FERMATI!!!


{Ikki}
Che cosa vuole fare?! Non vorrà darle il colpo di grazia a quel modo?
Maledetto! Non osare fare del male ad Athena!!!
Maledizione! Maledizione!!! MALEDIZIONE!!!
Perché?! Perché non riesco a liberarmi?!
Perché sono così debole?!
PERCHÉ?!
*
La voce profonda e quasi divertita di Hades si alzò possente nel silenzio surreale che si era creato:
«Athena, a quanto pare non sarò mai d’accordo con te, che continui a difendere gli umani; quindi, sembra che ormai non vi sia più nulla di cui discutere. – le labbra del Dio si piegarono in un ghigno malefico e di trionfo, mentre sollevava la spada verso il cielo – ORA MUORI PER GLI UMANI CHE CON TANTO ARDORE DIFENDI!»
La lama della spada cadde verso la testa di Athena, ma ecco che accadde qualcosa che Hades non aveva previsto: il Saint di Pegasus, utilizzando le poche forze raccolte durante il suo internamento nella sfera protettiva, era riuscito a liberarsi e a portarsi dinnanzi alla Dea. Nel pugno destro teneva stretto quel poco Cosmo rimastogli. Folle! Se avesse usato quel potere per lanciare l’ultimo attacco, non ci sarebbe stata cura; sarebbe morto stremato dalla dissipazione totale del suo Cosmo. Ma al signore degli Inferi non stava bene che Seiya morisse per la troppa fatica. No! Sarebbe morto per causa sua. Mentre il Saint slanciò il braccio destro per poter portare il suo colpo alla velocità della luce, Hades cambiò la traiettoria della sua spada, e questa volta, avrebbe scritto la parola fine alle reincarnazioni di Pegasus.
Il Ryusei Ken, lo investì in pieno, e tale fu la forza intrisa nell’attacco, che il Dio finì scaraventato a testa in giù contro la colonna del suo mausoleo. Un dolore lancinante, con fulcro allo stomaco, si propagò per i nervi già tesi del signore degli Inferi. Era la prima volta che non riusciva a valutare bene la situazione, ed anche la prima che un misero essere umano riusciva ferirlo seriamente… no, non il primo…
Hades scivolò a peso morto dalla colonna su cui si era schiantato, per finire a terra, prono, con il cervello che gli mandava scariche elettriche in tutti i muscoli. Quale immane dolore.
*
Seiya! Ah, grazie al cielo!
Sei stato incredibile! Non avrei mai creduto di doverlo dire, ma mi ha davvero impressionato.
Ora non dobbiamo far altro che eliminare Hades e allora la Ter…
Eh?! COSA?!
SEIYAAAAAA!!!


{Shun}
SEIYAAAAAA!!!
No, no, no!!! No! Seiya! Non morire!!!
Non puoi morire così; non ora che hai ritrovato tua sorella!!!
Seiya! NON ABBANDONARCI!!!
RESISTI!
Ah! Il suo Cosmo… sta svanendo…
«Seiyaaaaa!!!»
*
La voce stridula e resa acuta dalla sofferenza di Saori fece rinvenire i Saint, che continuavano a guardare sconvolti la raccapricciante scena: Athena, la loro Dea, stava versando lacrime per quel giovane cavaliere la cui vita era stata stroncata dalla spada di Hades, che ne trafiggeva il fiero cuore. La donna, chinata a terra ed avente tra le braccia oramai una salma con poco più di un alito di vita, continuava a gridare il nome del suo fedele salvatore, che in più di una volta si era dimostrato degno di amore e rispetto. Seiya, ignaro del dolore di cui era causa, aveva chiuso gli occhi, ed ora si lasciava abbracciare dalla fanciulla con un sorriso felice e sereno sulle labbra. Improvvisamente, il petto si sollevò, facendo sussultare la Dea, mentre la speranza le si accendeva negli occhi sgorganti amare lacrime. Ma si spense subito. Difatti, il corpo cadde immediatamente a terra, mentre la spada, ricoperta del sangue di quel valoroso Saint, levitò in alto, fino ad arrivare… nella mano destra di Hades!
Il Dio dell’Oltretomba era un poco ammaccato, ma vivo, e più rabbioso e determinato che mai! La sua voce profonda scosse gli animi già sconvolti di quella piccola manica di insetti:
«Alla fine Pegasus è morto invano; si è gettato tra le braccia della morte. Che uomo stupido…»
Al solo sentire quelle parole, un’ira divampante si accese nel cuore di tutti gli avversari, compreso quello di Athena, che con sguardo truce fece la fatidica domanda:
«Hades, tu sai cosa sia l’amore?»
«Cosa?»
Quella domanda inaspettata fece sgranare gli occhi al Dio, mentre uno strano e spiacevole, troppo spiacevole senso di vuoto gli incatenò il cuore. Se lui aveva mai amato…?
«Forse agli occhi degli Dei gli umani sono stupidi, ma tutti loro posseggono l’amore…»
Mentre Athena continuava a monologare sull’amore umano, Hades sembrò estraniarsi dall’Universo, mentre riaffioravano alla mente ricordi di un passato che credeva oramai perduto. Il periodo più felice della sua eterna esistenza… forse, in quel periodo, si sentiva… amato…?
Una rabbia violenta si impossessò del signore degli Inferi, che ampliò il Cosmo in maniera spropositata. L’onda d’urto che generò fece zittire Athena, che lo fissava con occhi terrorizzati e spaesati: quel Cosmo, da dove veniva fuori? Un’aura rosso cremisi, così intensa e fitta che si poteva percepire perfino con il tatto, lo avvolse interamente. Il suo sguardo affilato si rivolse ad Athena, che tremò alla vista di quello spettacolo inquietante; gli occhi del Dio erano iniettati di sangue, e brillavano di una folle luce. Hades sembrò aver perso completamente il controllo, perché per la prima volta urlò, con una voce arrocchita e quasi soffocata dallo sforzo:
«Athena! È tutto quello che hai da dirmi?! Ora capirai che il tuo tanto decantato amore non serve a nulla! MUORI!»
Ma il Dio non fece in tempo a torcere un solo capello alla fanciulla, che percepì il divampare di altri tre Cosmi. Non poteva essere vero! Per quanto la sua lucidità gli concedesse, Hades capì che il miracolo avvenuto con il Saint di Pegasus si era ricompiuto; difatti, un urlo carico di rabbia lo raggiunse, insieme alla visione dei tre cavalieri che si precipitarono verso la loro Dea.
Il Dio indietreggiò incredulo di fronte a ciò che percepiva. Che cos’erano quei loro Cosmi? Non era possibile che dei piccoli Saint in fin di vita stessero contrastando il suo Cosmo: il Cosmo di un Dio!
La paura cominciò ad impossessarsi di lui: vedeva nuovamente la fiamma della ribellione riflessa negli occhi di Shun. Ma ora non solamente in lui; in tutti quegli specchi dell’anima che lo fissavano, vi vedeva quella soffocante brace che lo aveva già una volta annientato.
No! Non poteva essere vero!!!
Athena alzò Nike, la Dea della Vittoria, ora con sembianze di scettro dorato, verso l’alto e i Saint vi unirono i loro Cosmi. La Dea venne avvolta da un’aura dorata, ed un vento impetuoso si sollevò, facendo staccare da terra gocce di sangue e piccoli frammenti di marmo distrutti. La voce della Dea, non più spaventata, ma carica di vigore, proferì parole che confusero maggiormente il Dio:
«Hades, questo è l’amore! Questa è la forza grandiosa che possiedono gli umani! La forza dell’amore insita nell’ordine della vita!!!»
Athena portò lo scettro all’altezza del petto, e con una violenta spinta, scagliò il vessillo dorato contro il corpo pallido e tremante del Dio dell’Oltretomba.
Tutto ciò che Hades percepì, furono il dolore atroce allo sterno, e il sapore del sangue in bocca.



₍₁₎ : la sezione di un fascio di luce, se fatta passare sotto un prisma di vetro, forma l’arcobaleno. La gradazione cromatica che va dall’infrarosso all’ultravioletto si chiama “spettro luminoso”.





Angolo dell’Autrice:
Ebbene, sembra che l’Università abbai compiuto il miracolo. Sono finalmente riuscita a finire. Ma anche gli Dei ci hanno messo del loro: avrei potuto pubblicare ieri, ma non si sa come, mi è saltato Word senza salvare la parte a cui avevo dedicato quasi 2 ore per scrivere. Ero talmente incazzata che mi sono fermata (altrimenti spaccavo qualcosa, ed era tardi per riscrivere tutto e continuare =) ).
Quindi ho finito oggi, in uni, anche se ero un zombie.
Bene, spero che vi piaccia, e vi chiedo scusa per avervi fatto aspettare tanto.
P.S.: perdonate per il titolo orribile; ma ero a corto di idee.

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Capitolo 19
*** Vita e Morte ***


Questa scena mi venne in mente il 21/09 mentre ero in coda sulla superstrada; così la scrissi subito (come mi piace usare il passato remoto), per evitare di dimenticare. Quindi un po’ fu colpa sua se feci tardi per le altre =) Sorry!
Fatto sta che il giorno dopo mi venne in mente l’epilogo, che non avevo previsto in origine, e quindi via altro tempo per gli altri capitoli, che, secondo la scaletta che mi feci, senza questi erano ancora 4. =_=’ Povera me!
Vi consiglio vivamente di leggere questo testo ascoltando la colonna sonora n° 4, 7, 11 e 14 del Soundtrack di Naruto Shippuden… rendono bene la scena.
Vi auguro buona lettura ^^

Vita e Morte


{Hades}
La Nike, un tempo rilucente d’oro ed illuminata dalla luce del Sole, ora piangeva. Versava lacrime scarlatte, lacrime di dolore e di disperazione, per la sorte ingrata che il fato le aveva designato. Quel pianto, venne scosso dai tremiti del corpo di Hades, che ad occhi sbarrati guardava quella Dea, un tempo sua sorella e compagna, profanare le sue fattezze divine. Vana fu la Kamui che da tempo immemore aveva avvolto e protetto il suo fisico perfetto. La pelle bianca, ora madida di sudore e sangue divino, i capelli corvini imbrattati del liquido cremisi ed appiccicati al viso, la bocca spalancata per la sorpresa ed il dolore lancinante allo sterno, e la vista traditrice che si annebbiava lentamente… uno spasmodico brivido partì dal cervello e percorse tutti i nervi già assuefatti dalla sofferenza. Non poteva essere vero.
*
I-io sono stato sconfitto…
Non può essere vero! Questo sangue… è il mio sangue!!! Sto sanguinando! Non è vero, non ci credo!
Hades non può essere stato battuto da degli esseri umani! Un Dio dovrebbe ricevere rispetto e non morte! Perché?! Come è potuto accadere!
Maledetta Athena! Maledetto Pegasus Seiya! Maledetto Phoenix Ikki! E soprattutto che tu sia maledetto, Andromeda Shun!!!
Se non ti fossi opposto a me, ora io…
«Ma… se io muoio, questo mondo, l’Inferno e i Campi Elisi… tutto scomparirà… A-Athena… anche voi sarete coinvolti nella distruzione di questo mondo e … scomparirete insieme a me…
Alla fine… gli uomini non potranno mai avere una vittoria completa… Athena, quando te ne renderai conto? L’amore è solo un’illusione che gli uomini hanno creato per la loro ipocrisia… l’amore è invisibile, ed in fondo neanche loro ci credono…»
*
Dolci ricordi appartenuti ad un passato lontano e da molto tempo dimenticato riaffiorarono alla mente del Dio. Un viso grazioso, dagli occhi a mandorla, così particolari e sorridenti, di un verde profondo, come la natura che ella tanto amava. Quei capelli vermigli, ardenti come i fiori di liquirizia, così insoliti quanto meravigliosi e quel sorriso che per molto tempo aveva lenito le sue pene… e poi il dolore, il tradimento, e il sangue. Quel colore vermiglio che aveva tanto amato, ora adornava il corpo dell’unica donna amata e le proprie mani, che la tenevano stretta tra le braccia, mentre le sue urla confuse chiamavano invano quel nome che per lui aveva significato tenerezza e felicità…
«Non ci crede… nessuno…»
*
Cought, cought…
Sto tremando…
Sento freddo… io che non ho mai sofferto il freddo, mi sento congelare…
Colui che dovrebbe dominare la Morte si sta facendo abbracciare da essa… e il suo gelido bacio mi sta privando del mio Cosmo e della mia stilla vitale…
Provo dolore! Tanto! Troppo dolore!!! Le mie membra si stanno sbriciolando davanti ai miei occhi… sto svanendo!
Le mie mani! Dove sono le mie mani! Sto diventando polvere!
No! Non voglio! Non posso morire!!! Io… io…
Io volevo dare una seconda possibilità al genere umano. Se avessi fatto ricominciare tutto, tornando alla glaciazione… ah! …anf…anf… la vita sarebbe ritornata.
La Terra sarebbe guarita… la vita sarebbe tornata… il Sole… avrei potuto rivederlo un’ultima volta… l’umanità…
Mi sento così stanco…
Il mio corpo non risponde più al mio volere…
Io sto…
«Hades…»
*
Il Saint di Andromeda, sorretto per un braccio dal fratello, mosse le labbra impercettibilmente, forse per evitare di essere udito dai compagni, radunatisi intorno a Seiya, che giaceva tra le braccia di Saori.
Il Dio ormai morente e quasi disintegratisi completamente, volse lo sguardo sofferente al giovane uomo:
«Io… comprendo bene il tuo tormento… il perdere davanti agli occhi… qualcuno a cui tenevi con tutta l’anima…»
Lo sguardo che Hades rivolse a Shun, fece comprendere quanta diffidenza provasse per le sue parole, che sapeva essere sincere, data la mancanza di malvagità nel cuore del fanciullo. Dal volto del giovane cavaliere caddero lacrime cariche di tristezza e comprensione per quel Dio che aveva vissuto nella solitudine e nel rimpianto per secoli; le sue labbra si mossero, senza emettere alcun suono, ma lo fecero lentamente, in modo da scandire perfettamente ciò che voleva dire dal profondo del cuore.
Hades, sgranò gli occhi, non appena recepì il messaggio che Shun gli aveva dato. Una sensazione di calore avvolse quel poco che era rimasto del volto.
*
Ma… questa sensazione… io l’ho già avvertita in passato.
Questo calore… questo senso di conforto… è…
È… felicità…?
Mpf, come mi sono ridotto…
Mi sarebbe bastato solo questo, per farmi sentire un’ultima volta così bene?
Ah, che stupido…

Seiya…
… ζω ₍₁₎…
*
Mentre le macerie dell’Elisio venivano sollevate al cielo per poi disintegrarsi senza lasciare traccia della loro esistenza, Shun vide il volto di Hades, rimasto l’unica parte del corpo ancora intatta, arrossire dolcemente. Le labbra piegarsi in un tenero sorriso, gli occhi, che fin a qualche attimo prima fissavano il manto celeste, chiudersi con infinita pace e serenità. Uno scintillio apparve sotto l’occhio destro: una lacrima cristallina scivolò silenziosa lungo la guancia, oramai quasi svanita completamente del Dio.
Quelle parole, che forse aspettava da più di diecimila anni, sciolsero il cuore creduto di ghiaccio di Hades.

Mi dispiace.

 
₍₁₎: “vivi” in Greco (fonte Google Traduttore)




Angolo dell’Autrice:
Piango! Piango malissimo! Ho pianto per tutta la durata della scrittura, ed avere come sottofondo il soundtrack di Naruto Shippuden non aiuta per niente. Se avete letto con quei brani di sottofondo, potete capirmi. È stato straziante e bellissimo allo stesso tempo, realizzare questo capitolo, che ha concluso la vita di Hades, lo spietato Dio dell’Oltretomba.
Come ho già detto, questo non sarà l’ultimo scritto, ma ci sarà un epilogo; non so se potrete apprezzarlo, ma spero che lo leggerete comunque. Non è indispensabile, dato che la storia si è conclusa qui, ma mi farebbe davvero piacere.

...giuro, quando sentivo nei commenti che gli autori soffrivano a far finire le loro storie, il mio commento era sempre "ma che vuoi che sia? anzi, è un bene". Ebbene, sbagliavo alla grande! ci sto malissimo per la fine di questa storia che, anche se durata solo qualche mese, mi ha tenuto compagnia e mi ha fatto conoscere persone davvero gentili. Davvero, ero tentata di non fare questa cosa, ma è meglio leggere tutto insieme piuttosto che a distanza di giorni.
Bene. Ora il mio piagnisteo è finito, Hades non dovrà più sopportarmi (per ora) e Athena ha avuto la sua vittoria finale... (anche se non tifavo per lei, ma Kurumada sì...).
Spero vi sia piaciuta, e spero di rivedervi presto (oppure nell'Epilogo ;P) Grazie a tutti.

Un ringraziamento particolare va a Little_Lotte, PokeMariZEXAL, mughetto nella neve, utau31103 e Lulabys_90 che mi hanno sostenuta con le loro recensioni. A Creamy761, Lailau, Tatin, PokeMariZEXAL e Lulabys_90 per aver messo la storia tra le preferite. A Stecy_1801 e Zia Heya per aver messo la storia tra le ricordate. A Luna_Ginga94, Nemesis98, shuuemma7, Kangaroo ed ancora Little_Lotte, PokeMariZEXAL e Lailau per aver messo la storia tra le seguite. Un ringraziamento speciale va alla dolcissima Kangaroo che mi ha “consolato” e dato alcuni spunti durante le nostre deliranti discussioni =)

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Capitolo 20
*** Epilogo ***


Se avete clikkato sul tasto "ultimo capitolo", e non avete letto l'avvertenza, vi dico che ho fatto il colpaccio e ho aggiunto 3 capitoli insieme, per permettere di avere la continuità. Quindi tornate indietro al capitolo 18^^ altrimenti, se avete già letto gli altri due, continuate pure.

Se volete, potete leggere questa piccola shot con sottofondo la Ending di Soul of Gold “Yakusoku no Ashita”; non l’ho fatto apposta, anzi, l’ho aggiunta dopo questa cosa del sottofondo, ma mi sa tantissimo di tragedia, però vissuta insieme, e da quel poco di dolce che c’è in questa scena.
Vi auguro buona lettura, e al prossimo lavoro… se avrò il coraggio di fare qualcos’altro. =)

Epilogo
 

Battaglia contro gli Angeli di Àrtemis
La fatica si stava impossessando di entrambi. Questa volta, nemmeno la potenza di Phoenix Ikki era stata sufficiente a sconfiggere il loro avversario. Certo, lo aveva indebolito, ma Teseo, Angelo alle dipendenze di Àrtemis, Dea della caccia e della Luna, sembrava ancora voglioso di combattere.
Ikki, ripresosi dal tremendo colpo subito, si aggrappò alla mano che il fratello gli tendeva e si tirò su dalla polvere e dal sudore caduto a terra. I due si scambiarono uno sguardo d’intesa, e subito si posizionarono l’uno di fianco all’altro, preparandosi ad attaccare insieme quell’Angelo mostruoso.

Metticela tutta.

Shun spalancò gli occhi quando avvertì quella voce profonda nella sua testa. Si voltò di scatto alla propria sinistra, e lo vide.
Una mano poggiata sulla sua spalla, in segno di incoraggiamento. Quel corpo, ora avvolto da una tunica candida, sembrava luminoso e vivo. I lunghi capelli corvini, smossi dal vento, il volto affilato e diafano, quelle labbra carnose e sorridenti e quegli occhi, così limpidi e profondi come un cielo stellato a gennaio, ora trasmettevano felicità.
Shun non poté che sorridere di rimando, chiudendo gli occhi ed arrossendo leggermente.
Quell’apparizione, così come era arrivata silenziosamente, scomparve dissolvendosi in una nuvola di scintille color del Sole e di piume bianche, che vennero trasportate dal vento.
Sì, Shun ne era certo. Si voltò in direzione di Teseo, che aveva cominciato a temere per la propria vita, visto l’enorme emanazione cosmica della Fenice. Espanse a sua volta il Cosmo, e da lì l’Angelo non poté più nascondersi dall’orrore della morte.
Nulla avrebbe potuto ostacolarlo. Lui credeva in Athena, credeva nella giustizia, e credeva nell’amore. L’amore che aveva reso cieco perfino un Dio, e che poi gli aveva ridonato la luce.

Grazie!
Thanks to my Dear.

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