The Hero of our Time

di Hi Fis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Indian Red Scorpion ***
Capitolo 2: *** Munching Biotic ***
Capitolo 3: *** Paradise Lost ***
Capitolo 4: *** From The Dust Returned ***
Capitolo 5: *** Covenants ***
Capitolo 6: *** N Days ***
Capitolo 7: *** Shared Pain ***
Capitolo 8: *** Bring Down the Sky I ***
Capitolo 9: *** Bring Down the Sky II ***
Capitolo 10: *** Selene's Chariot ***
Capitolo 11: *** Shai Hulud ***
Capitolo 12: *** Unfated Rescue ***
Capitolo 13: *** Raising Memories ***
Capitolo 14: *** Clothes from the Past ***
Capitolo 15: *** Debts, Favors and Promises I ***
Capitolo 16: *** Debts, Favors and Promises II ***
Capitolo 17: *** Hosts, Hostages and Horrors I ***
Capitolo 18: *** Hosts, Hostages and Horrors II ***
Capitolo 19: *** Metal Bait, Flesh Hook ***
Capitolo 20: *** The Well of Despair I ***
Capitolo 21: *** The Well of Despair II ***
Capitolo 22: *** Sprouts ***
Capitolo 23: *** Serendipity I ***
Capitolo 24: *** Serendipity II ***
Capitolo 25: *** R&R&R I ***
Capitolo 26: *** R&R&R II ***
Capitolo 27: *** Knight of Cerberus ***
Capitolo 28: *** Coldest Affection ***
Capitolo 29: *** Skittering Darkness ***
Capitolo 30: *** The White Tyrant I ***
Capitolo 31: *** The White Tyrant II ***
Capitolo 32: *** Bastards and Betrayals ***
Capitolo 33: *** Mockery of Death ***
Capitolo 34: *** Clash of Enders ***
Capitolo 35: *** Epilogue ***



Capitolo 1
*** Indian Red Scorpion ***


Nel 2148, esploratori su Marte scoprirono le rovine di un'antica civilizzazione interstellare.
Nelle decadi che seguirono, quei misteriosi artefatti svelarono nuove miracolose tecnologie, che permisero all'Umanità di avventurarsi verso le stelle più lontane.
Tutto ciò è reso possibile da una forza che controlla l'intera struttura dello spazio e del tempo: fu la più grande scoperta della storia Umana.
Le altre civiltà della galassia la chiamano... Mass Effect.
 
***

Non posso farci nulla, è la mia natura.

Lo Scorpione
 
Oggi: 2183
 
Il tavolo non esiste.
Gli ologrammi di quattro ammiragli di flotta, due capitani e un ambasciatore possono sedercisi attorno, ma il tavolo continuerà a non esistere: si tratta di un costrutto, un artefatto che esiste solo virtualmente, attorno al quale sette persone possono sedere in telepresenza, pur non essendo nemmeno nello stesso sistema solare.
I loro ologrammi tradiscono a malapena la noia dell'attesa.
Dalla scoperta dei resti Prothean su Marte, la specie Umana ha potuto finalmente avventurarsi fra le stelle: viaggi e comunicazioni a velocità maggiori della luce sono diventati possibili. Nuove tecnologie, nuove idee che hanno alterato per sempre il corso della Storia, rispondendo finalmente all'antica domanda. La specie Umana non è più sola nell'universo: cosa questo implichi davvero, nessuno sa dirlo ancora con certezza, nonostante siano già passate tre decadi.
"Perdonate il ritardo." si scusò l'ottavo ologramma materializzandosi.
Esistono molti presidenti di nazioni sulla Terra del 2183 e altrettanti primi ministri, ma esiste un solo Primo Ministro dell'Alleanza dei Sistemi Umani. Amul Shastri è fresco di nomina, ma ha già scelto di affermare la sua identità in modo fermo, preferendo un abbigliamento più modesto a quello che la sua carica suggerirebbe: appare in effetti quasi indistinguibile da un comune colletto bianco di Calcutta, la sua città natia.
"Retorica." rispose l'ologramma di una donna dall'altra parte del tavolo virtuale.
Al contrario del Primo Ministro, risaltava per il suo aspetto ricercato: una corta, ma elaborata treccia di capelli biondi sulla nuca, sottolineava la carnagione chiara e gli occhi color acquamarina. Un volto lindo e pulito, con un quasi impercettibile velo di trucco ad affinarne l'aspetto.
"...Come ha detto prego?"
"È stato lei a voler essere incluso a questo incontro, Primo Ministro. Deduco che il suo ritardo sia l'unico modo che ha trovato di affermare la sua presenza."
"Chi accidenti è lei?"
"Capitano Kara Macmillan. Alleanza R&D."
"... Ah. Ho sentito... parlare di lei."
"Non ne dubito."
"Capitano... perché non date l'opportunità al Primo Ministro di prendere fiato?"
Solo gli occhi della donna si spostarono verso l'ologramma alla sua destra:
"Come desidera, ammiraglio Hackett." rispose compita, chiudendosi poi in un silenzio ostile.
"Ha ragione però." intervenne un'altra donna seduta alla destra di Hackett, rivolgendosi al Primo Ministro: "...Senza offesa, ma la sua presenza qui è puramente formale: la decisione finale spetta a noi."
"Vedo, ammiraglio Lindholm, che il capitano Macmillan non è l'unica a cui non piacciano i politici..."
"Devo correggerla, Primo Ministro: io disprezzo i politici..."
"Macmillan." la interruppe Hackett.
"Sì, signore?"
"Chiuda il becco."
Davanti ad Hackett, l'ologramma di un uomo longilineo dalle fattezze asiatiche si sporse sul tavolo, tenendo fra le dita sottili una sigaretta.
"...Forse abbiamo cominciato col piede sbagliato." disse con una voce cantilenante, succhiando con aria soddisfatta il suo fumo: "L'Alleanza potrà anche essere un'organizzazione prettamente militare, ma senza figure come il nostro Primo Ministro Shastri o l'ambasciatore Udina, saremmo ancora a combattere i Turian su Shanxi." concluse l'ammiraglio Sing con un cenno verso l'uomo dai capelli bianchi seduto a fianco del Primo Ministro.
"Finalmente." interloquì l'ambasciatore della specie Umana presso le razze aliene: "Iniziavo a pensare, ammiraglio, che tutti voi foste incapaci di una discussione civile."
"Deve perdonarci." rispose la donna dall'espressione materna seduta a fianco di Sing: "...Non tutti hanno una poltrona comoda quanto la sua, Donnel."
"Ambasciatore Udina, se non le dispiace, ammiraglio Drescher."
"Come preferisce..."
"Possiamo procedere con la riunione? Mi sto stancando di questo confronto."
David Anderson, capitano dell'Alleanza, non ha una figura imponente e il suo ologramma, seduto a sinistra di Macmillan, non contribuisce a rendergli giustizia: tuttavia, l'effetto delle sue parole fu immediato. I quattro ammiragli di flotta, le più alte autorità militari dell'Alleanza, l'ambasciatore ed il Primo Ministro tacquero: questo perché se tutte le medaglie con cui Anderson era stato insignito nella sua carriera fossero state fuse, il capitano avrebbe potuto edificarci una statua in suo onore a grandezza naturale. David Anderson era una delle leggende dell'Alleanza, un eroe fin dalla guerra del Primo Contatto, quando l'Umanità aveva incontrato i Turian, la sua prima specie aliena. Il fatto che non fosse il quinto ammiraglio a quel tavolo era dovuto solo a motivi politici e alla sua utilità sul campo: promuoverlo avrebbe voluto dire relegarlo dietro ad una scrivania.
Un breve colpo di tosse di Hackett segnò l'inizio ufficiale della riunione:
"La natura di questo incontro è riservata, con il massimo vincolo di segretezza. Presenti alla riunione: ammiraglio della quarta flotta, Steven Hackett." recitò per i posteri, mentre i sistemi informatici cominciavano a registrare l'incontro.
"Ammiraglio della prima flotta, Kastanie Drescher."
"Ammiraglio della seconda flotta, Nitesh Sing."
"Ammiraglio della terza flotta, Ines Lindholm." recitarono uno dopo l'altro.
"...Sono presenti alla riunione anche il capitano David Anderson, il capitano Kara Macmillan, il Primo Ministro Amul Shastri e l'ambasciatore Donnel Udina." finì Hackett: "...Capitano Macmillan, a beneficio dei presenti, vorrei facesse un riepilogo dell'iniziativa E."
"Iniziativa E. Durata complessiva: sconosciuta, terminata nel luglio 2176. Unità coinvolte: sconosciute...." recitò meccanicamente la donna.
"Non un pozzo di informazioni." la interruppe Udina.
"Non per mia colpa, ambasciatore. Sono stata membro dell'iniziativa come agente sul campo, non come suo CO: l'iniziativa E nella sua interezza è sconosciuta anche a me."
"...E per buone ragioni: sono l'unico a conoscerne tutti i particolari Udina, e così preferirei restasse." disse Hackett, raccogliendo il tacito assenso dei presenti nella sala: il concetto di negazione plausibile era qualcosa di prezioso quando si aveva a che fare con operazioni non ufficialmente sanzionate dell'Alleanza.
"Continui pure, capitano." la invitò l'ammiraglio Sing.
"...Iniziativa dell'Alleanza dei Sistemi Umani volta a creare squadre di agenti operativi senza copertura, in azione nello spazio nemico. Ampio spettro di missioni: identificazione di obbiettivi sensibili, rimozioni preventiva di minacce, furto di tecnologia avanzata. Sabotaggio, spionaggio, assassinio..."
"Giocavamo a fare gli Spettri." commentò acido l'uomo al suo fianco.
"Non giocavamo affatto, Anderson. L'iniziativa E è, fra altre cose, la sola ragione per cui i Batarian non possiedono più corazzate." affermò Hackett con una punta di orgoglio.
L'ammiraglio Sing commentò questo con un lungo fischio ammirato, mentre Drescher chiese:
"Perché l'abbiamo interrotta, Steven?"
"Troppe categorie 6: l'usura del personale coinvolto era inaccettabile. Il silenzio radio e la profondità della penetrazione delle nostre forze oltre le linee nemiche costringeva molte squadre a prendere decisioni indipendenti... a volte sfortunate. Psicosi da combattimento erano la norma, o quasi."
Macmillan non disse nulla, ma nella stanza da cui partecipava alla riunione nascose i pugni sotto il tavolo, stringendoli abbastanza da sentire le sue perfette unghie smaltate penetrarle nel palmo.
"Questo suppongo, quando le operazioni avevano successo." commentò nauseato Udina.
"Ovviamente."
"Qual'era la percentuale di missioni riuscite?"
"Secondo le nostre stime, paragonabile a quelle degli Spettri, Primo Ministro..." rispose Hackett: un modo cortese per non rispondere alla domanda, dato che nessuna informazione riguardante gli Spettri era nota ufficialmente.
"...Di tutte le squadre dell'iniziativa E, quella con il più alto numero di missioni completate è stata proprio quella comandata dal capitano Macmillan, allora sergente." continuò l'ammiraglio, prima di venire interrotto proprio dalla donna in questione.
"Quando ha intenzione di dire che state cercando un candidato per gli Spettri, ammiraglio?" chiese Kara con tono glaciale, placcando il metaforico elefante nella stanza: "...Non è difficile dedurlo, se si ha il mio quoziente intellettivo." commentò poi, facendo roteare gli occhi di fronte alle espressioni degli altri occupanti della stanza virtuale.
Che inutile spreco del mio tempo, pensò il capitano.
"Te l'avevo detto, Steven." commentò l'ammiraglio Drescher: "...Includere il macellaio di Torfan a questa riunione non era una buona idea."
"La sua valutazione ci è indispensabile, Kastanie. E preferirei non usassimo soprannomi in questa sede..."
"Che cosa volete da me, ammiragli? Precisamente?" chiese Kara, indifferente al vecchio epiteto con cui veniva ancora oggi maledetta da alcuni.
Hackett sospirò, grattandosi la cicatrice che aveva in diagonale sulla faccia sotto l'occhio destro, poi aprì delle schermate olografiche, che condivise col resto del tavolo:
"...I tempi, capitano Macmillan, sono maturi per un secondo tentativo di inserire un Umano tra gli Spettri."
"Non ero al corrente ci fosse stato un primo."
"Perché avrebbe dovuto?" interloquì Anderson: "E non è strano in fondo: il primo candidato ha fallito la prova fin troppo rapidamente."
"Ci sono voluti anni perché questa seconda occasione ci venisse concessa: non possiamo permetterci di sprecarla di nuovo." aggiunse aspramente Udina, osservando Anderson in cagnesco.
"...Davanti a voi ci sono i dossier non censurati di tutti i membri della squadra del capitano Macmillan ai tempi dell'iniziativa E: è stato deciso che il prossimo candidato per gli Spettri sia uno fra questi cinque." spiegò Hackett.
Kara fece scorrere gli sguardi sulle foto e i dati: sembravano tutti ancora così giovani allora. Erano davvero passati così pochi anni da quell'ultima missione assieme?
 
- Sergente Kara M. Macmillan: Mindoir, 2150. Nome in codice: Red Scorpion.
- Ziusudra Ramos: Mindoir, 2154. Nome in codice: Dinoponera.
- Hayat bint Hannah Shepard: orbita di Giove, 2154. Nome in codice: Meganeura.
- Aleksis Sayansky: Cairo, 2153. Nome in codice: Hercules Beetle.
- Vittoria M. Fugger: Mindoir, 2154. Nome in codice: Latrodectus.
 
"Perché proprio questi cinque?" chiese Shastri: "...Sto solo cercando di capire." aggiunse rapido di fronte alle occhiate ostili degli ammiragli.
"Perché nessun'altro degli uomini dell'Alleanza si avvicina alle loro capacità, Primo Ministro. Nella nostra organizzazione milita circa il 3% di tutta la specie Umana. Di questo 3%, meno di un terzo è personale militare. Non serve che le ricordi che classifichiamo le nostre truppe in base alle capacità del singolo: in cima alla piramide, solo i nostri soldati più capaci sono insigniti della sigla N7. Ma questi cinque? Sono in una categoria ancora superiore: un vasto insieme di abilità e di esperienza sul campo. Se il capitano Macmillan avesse avuto la sua squadra su Torfan, la storia sarebbe andata diversamente. E se dipendesse da me, li proporrei tutti..."
"Non conti su di me ammiraglio." disse Kara, indifferente alle lodi: "Non ho alcun interesse a diventare uno Spettro. Anche se potessi."
"...Potrei ordinarglielo, capitano. E sarebbe per lei l'occasione di uscire." rispose dopo un momento Hackett, visibilmente sorpreso.
"Potrebbe... ma devo ricordarle qual è la mia mansione ora, signore: responsabile del reparto R&D dell'Alleanza. Ogni nave, ogni arma, ogni corazza che è stata progettata ed impiegata contro i nemici della nostra specie negli ultimi tre anni è stata sviluppata o co-sviluppata da me. La mia competenza e conoscenza diretta dell'elemento zero e le mie applicazioni per la tecnologia militare sono ancora insostituibili. La mia valutazione è che i laboratori dall'Alleanza non possano fare a meno della mia guida..."
"Se evitasse di castrare ogni assistente di laboratorio che trova insoddisfacente, capitano..."
"Ammiraglio Drescher: non apprezzo spie di Cerberus nei miei dipartimenti, specie quando sono così incompetenti. Le prigioni dell'Alleanza sono una punizione troppo leggera per quella... feccia."
"Per l'Alleanza, quel gruppo è un mito!" ringhiò Drescher.
"E per diverse agenzie di intelligence aliena, ammiraglio, è l'esatto opposto."
"...Castrare?" chiese cautamente l'ammiraglio Sing, interrompendo il gioco di sguardi ostili fra Drescher e Macmillan.
"...Emasculazione completa con un cucchiaio arroventato." rispose la donna con un leggero sorriso.
Sing deglutì rumorosamente.
"È convinta della sua decisione?" chiese ancora Hackett.
"Non amo ripetermi, ammiraglio." rispose il capitano: "Per ragioni simili, escluderei Hercules e Latrodectus dalla rosa dei candidati... voglio dire i comandanti Sayansky e Fugger." si corresse, pronunciando Fuggher alla tedesca.
"La prego, elabori." disse educatamente l'ammiraglio Lindholm.
Macmillan separò dagli altri il dossier con la foto di una ragazza dai capelli neri e dagli occhi verde bottiglia, dai tratti europei, con una spruzzata di lentiggini sul naso:
"Nominare il comandante Vittoria dei conti Fugger creerebbe un'enorme pressione mediatica: non serve ricordarvi chi siano gli azionisti di maggioranza dei quattro maggiori partner commerciali e tecnologici dell'Alleanza. Inoltre, è insostituibile nel suo incarico attuale..."
"Che sarebbe? Vedo che il suo dossier è riservato..." chiese il Primo Ministro.
"Controspionaggio." cantilenò l'ammiraglio Sing accendendosi la sua seconda sigaretta: "...Ed effettivamente non sarei felice di separarmi dalla migliore agente operativa sotto il mio comando. La piccola Vicky fa più danni con un fucile di precisione e qualche informazione, che il tuo intero reparto di disperati, Ines."
"Di questo, ne dubito." rispose l'ammiraglio Lindholm con un sorriso, giocando con i suoi capelli rossicci: la fraternizzazione era proibita tra i ranghi dell'Alleanza, ma non si diventava ammiragli senza imparare a piegare le regole.
Indifferente allo scambio, il capitano Macmillan chiuse la finestra olografica contenente le informazioni sulla contessa dei Fugger, per aprire quella con la foto di un uomo diafano, dai lineamenti spigolosi e smunti, e dai capelli color sabbia tenuti corti come quelli di un bonzo:
"Il comandante Sayansky è il paradigma della specie umana per i poteri biotici. Primo e unico soldato dell'Alleanza che non abbia bisogno di un impianto per usare i suoi poteri: i suoi talenti non hanno mai avuto bisogno di venire raffinati, dato il suo output fuori scala. Tuttavia non ne ha il completo controllo: l'Alleanza è il suo rifugio dal pericolo che rappresenta. O che è convinto di rappresentare."
"Non ne ero al corrente..." borbottò Hackett.
"Il controllo sulle sue capacità è affetto dal suo stato emozionale, ammiraglio. Non è un caso che Sayansky sia sopravvissuto ad Akuze dopo aver visto la sua intera unità sterminata, ma non vuole superare quel trauma."
Macmillan non ebbe bisogno di elaborare oltre: Sayanski non era semplicemente sopravvissuto alla tragedia che era stata Akuze, ma aveva vinto in quell'Inferno. La colonia era andata distrutta, e la sua squadra trucidata, ma quando i rinforzi erano arrivati sul pianeta, avevano trovato Sayanski incolume, benché solo.
"Quindi restano Ramos e Shepard." disse Anderson, mentre gli altri dossier scomparvero dal tavolo: "Cosa può dirci di loro?"
Macmillan aprì per primo il dossier di Ramos, un uomo di fattezze ispaniche dal fisico estremamente atletico e capelli rosso fiamma tagliati in una spazzola regolamentare.
"Ziusudra Ramos è un semplice soldato, il cui punto di forza è quello di non sapersi arrendere: è incredibilmente testardo. Oltre a questo, possiede una conoscenza profonda sugli esplosivi e sulla loro realizzazione: credo abbia una mezza dozzina di brevetti a suo nome. Mine, cariche d'innesco, munizioni specializzate..."
"Non è poco... ma non sembra godere della sua simpatia." disse sorridendo l'ammiraglio Lindholm.
Kara strinse le labbra, facendo una smorfia come se avesse inghiottito qualcosa di amaro:
"La sua personalità... trovo il comandante Ramos immensamente irritante."
"Un motivo in più per candidarlo." la canzonò Lindholm, sotto la quale il comandante militava come guastatore dei corpi speciali.
"E riguardo Shepard? Nata nello spazio... ha passato la vita a bordo di navi stellari." chiese Udina.
"Il servizio militare è di famiglia: anche sua madre milita nell'Alleanza."
"Un soldato eccezionale ed un biotico assai potente, terza tra tutti gli umani censiti..." aggiunse Hackett: " E si è distinta su Elysium durante l'Assalto, mantenendo la posizione fino all'arrivo dei rinforzi."
"...Senza dubbio lei è la sola ragione per cui la colonia esiste ancora." concesse Anderson.
"Leggo che ha fatto parte del progetto Nemesis... non ho familiarità con questa iniziativa. Lei ne sa qualcosa, capitano Macmillan?" chiese Sing.
"Non completamente... è, era, un progetto sperimentale sviluppato dal mio predecessore all'R&D sulla base di alcune informazioni ritrovate nelle rovine Prothean su Marte. Non ne è rimasto molto: i dati di quel progetto sono stati quasi del tutto cancellati. Che io sappia è stato tentato solamente su tre soggetti, fallendo nel 100% dei casi."
"Quindi Shepard è una delle cavie di quel progetto?"
"Le cavie erano volontarie. E si sbaglia signore: il comandante Shepard è l'unica superstite di Nemesis... inevitabile, date le premesse."
"Sperimentazione umana?" chiese Lindholm: se anche il famigerato macellaio di Torfan appariva disgustata, non potevano essere buone notizie.
"...Il progetto Nemesis è stato il tentativo di creare capacità biotiche originali, invece di limitarci a copiare quelle già esistenti in altre specie. Si provò ad indurre percorsi neurali artificiali nei complessi sinaptici dei soggetti..."
"In termini più semplici?"
Kara si trattenne appena dal sospirare: avere a che fare con idioti era sempre immensamente stancante per lei.
"Ogni biotico di ogni specie nota fino ad ora, viene addestrato in un modo molto preciso per utilizzare i propri poteri: siamo condizionati durante l'addestramento ad associare alla contrazione specifica di alcuni fasci muscolari una cascata neuronale ben precisa, causando un fenomeno biotico definito. L'addestramento è lungo e difficile, perché si deve diventare capaci di eseguire ordinatamente la cascata neuronale anche in azione. L'idea di base del progetto Nemesis prevedeva invece di scardinare quest'ordine, rendendo le manifestazioni biotiche un fenomeno legato solo all'attivazione di cascate neuronali artificiali. Ambizioso, ma i rischi sono troppo alti allo stato attuale delle nostre conoscenze."
"Quindi... Shepard ha una bomba ad orologeria nel cervello?"
"il comandante Shepard è stabile, Primo Ministro, perché è stata l'ultima ad aggiungersi al progetto: non ha mai superato la fase preparatoria, dato che Nemesis è stato fatto chiudere subito dopo il decesso degli altri due soggetti sperimentali." spiegò Macmillan.
Hackett annuì leggermente, invitandola a continuare:
"...Ci sono stati degli effetti collaterali comunque, un aumento delle capacità biotiche e una diminuzione dei tempi di recupero sinaptico: il comandante Shepard riesce ad indirizzare le sue abilità su un'area molto vasta, superiore perfino a Sayansky, anche se non ne possiede l'output. Ma soprattutto, il comandante Shepard ha un'incredibile capacità di recupero: si stanca molto meno rapidamente di ogni altro biotico Umano nell'Alleanza, pur possedendo superiori capacità di base."
"Se questi sono gli effetti collaterali, perché non sono stati applicati anche sul resto dei nostri biotici?"
"Perché su nessun altro biotico possediamo una documentazione così dettagliata, ammiraglio Lindholm. I dati che sono stati raccolti sul comandante Shepard fin dalla prima infanzia sono indispensabili per interventi del genere. E ancora oggi, sono la base stessa del nostro programma Ascension: senza John Shepard e il suo lavoro su sua figlia, l'Alleanza non avrebbe alcun programma biotico."
"John Shepard... mi sembra di ricordare qualcosa." interloquì Shastri.
"Era un luminare ed un genio, fondatore di una scienza che ancora non ha un nome: se non fosse scomparso, oggi saremmo leader nel campo della biotica, secondi forse solo agli Asari." spiegò Macmillan.
"Un caso che non è mai stato risolto." borbotto Udina.
"...Lei è stata l'ufficiale comandante di entrambi: chi candiderebbe tra i due?" chiese Anderson.
"Indifferente. Per quanto riguarda Elysium, il successo del comandante Shepard non è stato un caso: ho addestrato tutti loro a raggiungere simili risultati. La decisione è vostra: tra una biotica nota pubblicamente per il suo successo nella difesa di una colonia, e un più anonimo, ma altrettanto capace, cane dell'Alleanza."
"...Anderson?" chiese Hackett.
"...Shepard. L'umanità ha bisogno di un eroe. Lei è il migliore che abbiamo." rispose il capitano: "Obiezioni?"
Nessuno ne ebbe.
"Molto bene. Riferirò al Consiglio la decisione." disse Udina prima di disconnettersi.
"Signori, la riunione è aggiornata. Capitano Macmillan, un momento per favore." disse Hackett.
Gli ologrammi degli altri si spensero e sparirono, lasciando l'ammiraglio e il capitano da soli:
"Avevate già deciso, non è vero?" chiese Kara, prima che Hackett aprisse bocca.
"...Ci serviva la sua conferma, capitano."
"Perché noi, Hackett? Perché i miei uomini?"
L'ammiraglio sospirò, grattandosi la radice del naso:
"Perché di tutta l'iniziativa E, la vostra squadra è l'unica che non ha mai perso un membro, Kara. E siete anche gli unici ancora in servizio: gli ultimi superstiti, gli insetti che non si sono fatti schiacciare... Perché ha spinto così tanto su Shepard?" le chiese improvvisamente.
Il macellaio di Torfan sorrise: con Hackett non c'era nemmeno bisogno di mentire. Anche dicendo la verità all'ammiraglio, non l'avrebbe fermata: non era più in grado di farlo ormai.
"In questa nostra epoca, una Meganeura è un'impossibilità. Shepard è una sciocca, che si è riempita la testa di ingenui ideali: attendo da anni il momento in cui la galassia la spezzerà... e io potrò collezionarne i frammenti."
Hackett scosse la testa:
"Non puoi continuare così, Kara: non puoi permettere ai ricordi di Mindoir..."
"Non parli di Mindoir in mia presenza, Hackett. Mai. Io sacrificherei tutto per riavere anche solo una parte di ciò che ho perso su quel pianeta. E invece... io distruggo le persone per renderle simili a me. Anche loro. Se le succederà qualcosa... vi riterrò personalmente responsabili."
Prima che l'ammiraglio potesse rispondere, il capitano Macmillan chiuse la comunicazione.
Kara Maia Macmillan: un'esistenza velenosa, ma quanto ancora avevano bisogno di lei. A volte Hackett odiava ciò che era costretto a fare per il bene dell'Umanità.
 
***
 
Orlo di Skyllian. Sistema stellare LW436
 
"Sergente! Un messaggio dall'HQ!"
Il tremore delle granate che piovevano loro attorno copriva del tutto quello dei proiettili contro le pareti del rifugio improvvisato, ma i marine vedevano comunque la roccia saltare attorno a loro come acqua nell'olio bollente.
"Un piccolo insediamento pirata l'unico testicolo che mi è rimasto! Quei maledetti dell'intelligence ci hanno mandato in una trappola!" sbraitò Blanchette, detto per ovvie ragioni il Mono.
"Chi avrebbe potuto immaginare che un asteroide in mezzo al niente fosse il mar delle Antille?"
"Che cazzo c'entrano le Antille, Dimarco?"
"Ma non leggi mai? Le Antille sono state il luogo di nascita della pirateria del 17° secolo..."
"In arrivo!"
Una granata esplose vicino a loro, spedendo schegge ovunque:
"Dove diavolo è il nostro supporto, signore?" chiese uno dei marine, tenendosi la gamba: dalle crepe nella sua corazza da combattimento, il suo sangue fluiva lentamente, galleggiando nel vuoto dello spazio.
 "Fatti un nodo alle mutande Chekov! Abbiamo il vantaggio della posizione, tieni quella testa giù e prima o poi si stancheranno!"
"Aspettare? È questo il piano signore?"
 "Preferisci assaltare le linee nemiche col tuo cazzo in resta, Chekov?"
“No signore!"
"Allora continuate a sparare marine! L'unica cosa che avranno da noi sarà la pancia piena di piombo e un secchio del loro sangue nel quel affogare! Dico bene?"
"Aye Aye Sir!" rispose in coro il manipolo di soldati sotto il suo comando.
"NON VI HO SENTITO, MARINE!" ruggì il sergente Johnson.
"AYE AYE SIR!"
"Bravi ragazzi. E qualcuno mi tiri su Potter: abbiamo un brutto caso di pantaloni marroni qui."
"FNR." borbottò qualcuno rimettendo in piedi il giovane addetto alle comunicazioni: Fottuta Nuova Recluta.
"...Allora figliolo, avevi un messaggio dall'HQ. Buone notizie?"
Potter stava tremando come una foglia:
"M-m-messaggio prioritario da Arcturus signore! Ordine di trasferimento immediato. Un trasporto sta arrivando per l'estrazione."
"Dobbiamo ritirarci?"
"Negativo. L'ordine di trasferimento è per un solo..." un'altra granata esplose vicino a loro, e a quel punto Potter se la fece nel pannolone e al diavolo le conseguenze.
Johnson lo ignorò, leggendo il messaggio sull'HUD del suo casco: non gli ci volle molto.
"Quegli imboscati hanno commesso un errore." ringhiò il sergente, abbaiando ordini: "Potter, invia una risposta all'HQ: non abbiamo nessuno con quel numero di matricola qui, e digli anche di passare meno tempo con le mani nei pantaloni e più sul lavoro che dovrebbero fare. Potter? Che diavolo fai per terra?"
"Forse crede di essere un maiale da tartufo, signore."
"Dannazione Dimarco, chiudi il becco e spara."
"Ci hanno insegnato a fare entrambe le cose al basic, signore!" rispose Dimarco, scaricando una raffica verso la posizione nemica.
"Sei quasi un uomo Dimarco." commentò Johnson paterno.
"Oorah!" ruggì Dimarco.
Poi la base pirata esplose: una gigantesca palla di fuoco che si innalzò nel cielo senza atmosfera del sasso su cui erano atterrati. Non ci fu rumore, dato il vuoto cosmico, ma la luce dell'esplosione illuminò l'asteroide come una piccola stella.
"...Opera tua, Dimarco?" chiese Johnson, alzando lentamente la testa.
"...A meno che sia il più miracoloso dei miei tiri signore, non penso."
"Nel nome dell'ammiraglio Drescher, che diavolo...?"
"Signore! Uno in arrivo!"
"Amici?"
"Rosso e bianco su nero, signore!"
"Un dannatissimo N7!" disse Dimarco con un fischio.
Ed era proprio un altro marine dell'Alleanza, paludato in una corazza onice con la striscia rossa e bianca sul braccio destro, che saltava verso di loro avvicinandosi rapido, complice la bassa gravità.
"Lampo!" gracchiò nel circuito radio quando fu a meno di venti metri dalla posizione di Johnson.
"Tuono." rispose il sergente in automatico.
L'N7 non si fermò a salutarlo, ma sfruttò l'inerzia per cadere nella trincea assieme ai marine.
"...Sergente Johnson, 5° Divisione di Frontiera. Non sapevamo che ci fosse un N7 da queste parti." disse l'ufficiale: la donna indossava un elmetto che lasciava intravedere a malapena gli occhi e la radice del naso, mentre tutto il resto era nera corazza da combattimento, a parte per l'insegna rossa e bianca dei corpi speciali, e le armi sulla schiena.
"Ne avreste dovuto saperlo: avevo ordini di neutralizzare la base pirata e scomparire. Il vostro attacco ha mandato all'aria i miei piani."
"Beh, mi scusi se le siamo stati d'intralcio, signora..."
"Non è colpa vostra. Quelli all'intelligence devono aver fatto un gran casino."
"O forse si stavano sbattendo le loro sorelle." borbottò Chekov.
"...Qual è il tuo problema marine?" chiese l'N7.
"A parte che sto sanguinando... signora? Nessuno." rispose Chekov stringendosi le mani attorno allo stivale crepato.
"Che bambino." disse l'N7, accostandosi al soldato. Sul braccio destro le si accesero gli ologrammi diagnostici del suo omnitool: l'N7 lo passò sulla gamba di Chekov, annuendo soddisfatta: "...Non è nemmeno rotta."
Poi prese una specie di bomboletta che portava appesa alla cintura, lunga quanto un pugno: due spruzzi, e le crepatura sulla corazza di Chekov fu sigillata.
"Meglio dentro che fuori in questo caso: almeno non perderai la gamba per la depressurizzazione, e non ti verrà un embolo. Fatti fare un checkup completo quando sarete di ritorno."
"Grazie... signora." rispose Chekov, visibilmente spiazzato.
L'N7 lo ignorò:
"Sergente?"
"Sì signora?"
"Dalle vostre comunicazioni ho sentito che è arrivato un ordine di trasferimento."
Tralasciando il fatto che aveva intercettato le comunicazioni della sua squadra, Johnson spiegò:
"Un dannato errore. Priorità massima da Arcturus, evacuazione dalla nostra LZ in 15..." rilesse Johnson sul suo HUD: "Oh merda!" realizzò il sergente, guardando fisso la donna e la sua corazza nera.
"Sembra che sarò nelle vostre cure nell'immediato futuro." commentò l'N7.
"Marine!" sbraitò Johnson: "Radunate tutto! Vi voglio pronti in quaranta secondi. Si torna a casa. E qualcuno mi tiri su Potter, maledizione. Muoversi! L'Alleanza non ci paga a ore..."
Smontarono il campo, e il drappello si mise in marcia rapidamente, saltando da una roccia all'altra di quel sasso senza nome.
Fu Campbell che alla fine prese il coraggio a due mani e si avvicinò all'N7:
"Signora: volevo ringraziarla per averci tirati fuori da quel casino. Senza di lei eravamo FUBAR."
"Ve la sareste cavata anche da soli."
Campbell scosse la testa:
"Non credo signora. Se posso chiederlo, come ha fatto a...?"
"...Avevano delle cariche termobariche, proiettili da mortaio. Le ho fatte saltare prima che finissero di montarlo."
"Piuttosto spettacolare."
"Già... Anderson mi farà una testa così." rispose cupamente l'N7.
"Il capitano Anderson è il suo CO?"
"Già. A volte non so cosa gli passi per la testa: mandarmi alla frontiera e poi richiamarmi dopo due settimane. Ma dove ti ordinano di andare, tu vai." confermò la donna in nero, parlando più a sé stessa.
"Sì, signora... non so il suo nome: chi posso ringraziare per il nostro salvataggio?"
"...Non l'ho detto. E non è importante: ho fatto solo il mio dovere." rispose l'N7 accelerando, trasformando i suoi balzi in lunghe falcate e lasciandosi dietro Campbell.


Ben trovati a tutti.
Cos'è questa raccolta? Vuole essere la mia prima seria long fic, invece della solita decina di capitoli massimi che ho osato provare in precedenza in altre raccolte. Di conseguenza, ogni parere o giudizio, anche solo per dire che vi è piaciuto e perché, sarà ben accetto: rispondo sempre a tutti.
Poiché scrivo per piacere e passione, e se i risultati saranno positivi, non vedo perché non fare anche ME2 e 3 (yep, l'ho detto).
Ho intenzione di rendere ogni capitolo il più corposo possibile, senza tediare ovviamente, e cercando di renderlo piacevole, bello e divertente da leggere, includendo spero, tutti i particolari che ci hanno fatto amare la saga della Bioware.
Ogni quanto dovete aspettarvi dei nuovi capitoli? Cercherò di attenermi ad una scaletta di 2 nuovi capitoli alla settimana, impegni permettendo.
E detto questo ci si vede... mercoledì?

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Capitolo 2
*** Munching Biotic ***


È solo al primo incontro che un volto fa la sua piena impressione su di noi.
Arthur Schopenhauer
 
Systems Alliance Space Vehicle Normandy Stealth Reconnaissance-1, o SSV Normandy SR1 per brevità: fregata sperimentale a lungo raggio, progettata e costruita da una task-force mista Umana e Turian, e co-finanziata dal Consiglio. Un progetto ambizioso e dai molteplici risvolti politici: vuole essere la prova della distensione fra le due specie, dopo ciò che gli Umani ricordano come la Guerra del Primo Contatto e che i Turian riportano invece come Incidente del Portale 314. Per la razza Umana, vuole essere anche la dimostrazione che è pronta a collaborare sul piano intergalattico con le altre specie, a condividere risorse e tecnologie. Difficile dire invece cosa ci guadagnino esattamente i Turian: forse costringere l'Alleanza ad accettare che non può fare tutto da sola, o forse constatare quanto collaborare con gli Umani possa far progredire la loro tecnologia.
Il risultato finale del progetto e degli sforzi fatti per la sua realizzazione è eclettico: la nave stellare ha un design ibrido, arricchito dalle tecnologie più moderne. Per quanto le linee della Normandy siano inequivocabilmente quelle delle navi dell'Alleanza, morbide curve che si intersecano per formare spigoli, il suo cuore è Turian.


 
"Bella, non è vero?"
A bordo, l'ora era tarda, ma Alenko non riusciva comunque a dormire: dopo un trasferimento, al tenente occorreva sempre qualche giorno per abituarsi a nuovi letti e a nuovi turni di servizio. L'attracco brevissimo ad Armstrong, maggiore centro abitato della Luna, non lo aveva aiutato a prendere sonno: a quanto pareva però, non era l'unico.
"...Non ci sono mai stata." gli rispose la donna.
L'aveva trovata a fissare la Terra da un oblò delle camerate comuni, sgranocchiando uno spuntino di mezzanotte. Non si era voltata verso di lui, preferendo rimanere ad osservare il panorama oltre il vetro, ma Alenko aveva adocchiato comunque pelle scura, capelli neri in un caschetto ribelle, ed un fisico atletico. A causa dei pantaloni da combattimento e l'anonima maglietta blu che tutto l'equipaggio della nave sembrava indossare come uniforme di fatica però, gli era impossibile determinare esattamente la sua mansione a bordo: Kaidan ebbe solo uno scorcio di lunghe dita affusolate e braccia tornite.
Probabilmente, era una degli addetti ai motori.
"...Davvero?" le chiese.
La donna scosse la testa, riempiendosi la bocca col contenuto della busta che aveva in mano.
"Mai stata sulla Terra?" le chiese di nuovo, mentre le luci soffuse delle camerate gettavano strane ombre su di loro.
"Mai." ripeté la donna, offrendogli silenziosamente la busta che aveva in mano.
"...Cosa sono?"
"Fichi disidratati."
"Mai mangiati a quest'ora." rispose il tenente, accettando l'offerta: "...Non male." disse, masticando cautamente.
"Preferirebbe pancake con sciroppo d'acero?"
"...Ha spiato il mio dossier?"
La donna scosse la testa:
"Non c'è ne bisogno: solo un canadese ha una simile pronuncia delle t e delle h. Senza offesa."
"Nessuna offesa... per essere però qualcuna che non è mai stata sulla Terra, sembra piuttosto familiare con essa."
"È la Terra dopotutto..." rispose quietamente la donna, mentre il pianeta scompariva dall'oblò.
"Già."
Alla sua interlocutrice non sembrava dispiacere il silenzio, dato che rimase a fissare il nero mare pieno di stelle, ma Alenko non era mai stato a suo agio con la quiete:
"Kaidan Alenko, marine dell'Alleanza." si presentò alla fine un po' impacciato.
"Lo so, tenente." gli rispose: solo allora la donna si voltò verso di lui.
"Merda..." sibilò Alenko scattando sull'attenti. "Mi perdoni signora, non l'avevo riconosciuta."
Gran bel modo di fare una prima impressione sul proprio superiore, davvero magnifico: se avesse potuto, Kaidan avrebbe preso a testate un muro. E dire che quel volto gli era ben noto!
La cicatrice serpentina che la donna aveva in faccia, un lieve avvallamento che dallo zigomo sinistro arrivava fino alla radice della mandibola, non tolse nulla al suo lieve sorriso:
"Abbassi quel braccio tenente. Sono a stomaco vuoto, frastornata dal jet lag e tecnicamente, devo ancora essere assegnata a bordo..."
Quando Alenko si rilassò, la donna gli tese la mano pulita:
"Comandante Shepard, N7." si presentò semplicemente.
Sembrava fosse stato fortunato. Per ora:
"...È un onore incontrare la Leonessa di Elysium, signora." rispose il tenente stringendogliela.
Un volto ovale, con un mento piccolo e lineamenti un poco affilati, che ad Alenko ricordarono un uccello da preda, controbilanciati da una bella bocca. E occhi viola, di una sfumatura così intensa da essere assolutamente unica: il tenente non aveva mai visto occhi così. A parte una linea di matita a sottolineare la palpebra inferiore, il comandante sembrava preferire un look acqua e sapone e poteva permetterselo con agio.
"Ho fatto solo il mio dovere." rispose freddamente il comandante, liberando la mano: Kaidan capì di aver messo il piede su una mina quando Shepard tornò a guardare le stelle.
"...Che idea si è fatta della missione, signora?" chiese Alenko, quando il silenzio si allungò di nuovo in modo spiacevole.
"Nessuna ancora." rispose il comandante riempiendosi poi la bocca: Kaidan cominciò a pensare di non essere il benvenuto.
"Ha già incontrato il Turian?" fu la prima cosa che gli venne in mente di chiedere per continuare la conversazione.
"...Il Turian ha un nome, tenente." disse una voce con un sottotono metallico alle sue spalle.
"Spettro Kryik." lo salutò Shepard con un cenno della testa, voltandosi per nulla sorpresa.
A quanto pareva, non era la giornata fortunata di Alenko: il tenente non era abituato a farsi cogliere alle spalle, ma a sua parziale discolpa, gli Spettri sono pur sempre l'elite degli agenti militari alieni.
Contrazione della sigla "Special Tactics and Reconnaissance", gli Spettri sono circondati da un'aura di mistero e violenza: agenti operativi dai poteri decisionali virtualmente illimitati, direttamente al servizio del Consiglio, cioè il sistema politico che sovrintende l'equilibro fra le varie razze. Per quanto gli Spettri siano il braccio di un'intesa che promuove la pace e la collaborazione interstellare, sono però slegati da ogni legge: il che significa che ucciderli impunemente a sangue freddo è fra i privilegi dello Spettro con loro nella cabina in quel momento.
Sarebbero stati solo due nomi in un rapporto, per lui.
Alenko si prese un momento per osservarlo ancora una volta: Nihlus Kryik è un Turian e anche piuttosto imponente. Se sulla Terra l'evoluzione ha dato ragione ai mammiferi, su Palaven, pianeta natale dei Turian, dinosauri ed uccelli hanno avuto un maggior successo evolutivo: almeno, questa è la spiegazione che il tenente si dà di fronte ai tratti spigolosi e scabri dei Turian, ricoperti da un carapace ricco di pigmenti metallici atti a difenderli dalle radiazioni solari, dato che Palaven non possiede un campo magnetico forte quanto quello della Terra.
Come tutti i Turian, Nihlus è alto e snello, e il tatuaggio che porta in faccia, un complicato disegno di curve linee bianche, risalta sui suoi occhi verdi e sul suo carapace e corazza da combattimento neri.
"Comandante Shepard: i controlli sono stati ultimati. Si prepari."
"Sì, Spettro." rispose la donna, riuscendo ad apparire marziale nonostante il sacchetto che ha in mano.
Il Turian ignorò invece Alenko completamente, voltando loro le spalle e lasciandoli soli nella cabina:
"Meglio che raggiunga la sua postazione, tenente." disse Shepard, pescando gli ultimi superstiti dal sacchetto e appallottolandone il cadavere.
"...Piacere di averla conosciuta." aggiunse sulla porta, prima di sparire a sua volta.
"Piacere mio..." borbottò Kaidan, ormai alla stanza vuota.
 
***
 
"Il portale di Caronte è sui sensori. Iniziata sequenza di trasmissione..." la voce del pilota della Normandy nell'intercom della nave era professionale, ma una punta di eccitazione trapelava nel suo tono.
E come dargli torto in fondo? Il paradosso di Einstein risolto: grazie alle rovine scoperte su Marte e all'elemento zero trovato in esse, la distanza siderale tra Giove e Nettuno, poco più di 3 miliardi di chilometri quando i due pianeti sono allineati, è ridotta a pochi secondi di viaggio.
"...Siamo connessi. Calcolo massa in transito e destinazione."
Le distanze fra le stelle restano enormi però, anche viaggiando più velocemente della luce: i Prothean tuttavia, avevano risolto anche quell'impedimento, seminando per tutta la Galassia conosciuta una rete di Portali, che permettono lo spostamento istantaneo tra di essi, colmando il vuoto cosmico. Era un mistero, anzi IL mistero, perché una civiltà capace di simili raggiungimenti tecnologici fosse scomparsa all'improvviso 50'000 anni prima, lasciando solo rovine dietro di sé.
"Connessione al Portale confermata: acquisizione di un vettore di approccio..."
Nella nave, tutti si affrettarono a completare i preparativi per il salto: un'esperienza unica, perché per quanto il transito sia effettivamente istantaneo, la mente Umana lo interpreta come l'essere in due punti molto distanti allo stesso tempo. A pochi piaceva il sovraccarico sensoriale che questo comportava:
"Tutte le stazioni bloccate e confermate per il transito."
Al di fuori della nave, ancorato dalla gravità di Plutone, una megastruttura si ergeva nel nero nulla, simile ad un sottile ferro di cavallo di quindici chilometri di lunghezza, formato da due bracci paralleli che fissavano un luminoso sistema di anelli rotanti: il nucleo di elemento zero del Portale.
Scoperto grazie agli indizi lasciati dai Prothean su Marte, il portale di Caronte era stato il primo che gli Umani avessero mai attraversato, raggiungendo finalmente altre stelle.
"Luce verde. Trasferimento in 3... 2... 1..." contò il pilota.
E poi la Normandy non fu più nel Sistema Solare.
 
Jeff "Joker" Moreau aveva un sorriso da un orecchio all'altro, nonostante avesse sul vetro del cockpit il riflesso di Kryik e del comandante Shepard bardati nelle loro corazze da combattimento: del capitano Anderson non c'era traccia, ma conoscendolo, probabilmente il vecchio eroe dell'Alleanza era da qualche parte a vincere la nausea da salto FTL.
"Motori... verificati. Navigazione... confermata. Tutti i sistemi attivi. Deviazione... poco meno di 1500 chilometri." elencò compiaciuto il pilota.
"1500 è accettabile. Il tuo capitano sarà soddisfatto." commentò quietamente lo Spettro, prima di allontanarsi dal cockpit a passo di marcia, come se si fosse aspettato di meglio.
"...Odio quel tipo." sbuffò Joker, quando il Turian si fu allontanato abbastanza.
Al suo fianco, in una postazione di analisi dei sensori, Alenko gli rispose:
"Nihlus ti ha fatto un complimento: cos'hai contro di lui?"
"Ricordarsi di chiudere la zip tornando dal bagno? Quello è accettabile. Io ci ho appena fatto saltare dall'altra parte della Galassia colpendo un bersaglio grosso quanto una capocchia di spillo: questo è incredibile!"
Alenko scosse la testa: non aveva mai lavorato prima col tenente di volo, ma non era difficile cogliere il suo ego smisurato al primo incontro.
"...E poi gli Spettri portano solo guai: non mi piace averlo a bordo. Chiamami paranoico..." aggiunse facendo spallucce.
"Paranoico." ribatté Alenko: "Il Consiglio ha co-finanziato questo progetto. Hanno il diritto di mandare qualcuno a vigilare sul loro investimento."
"Quella è la storia ufficiale, ma solo un idiota ci crederebbe..."
Pettegolezzi, l'unico passatempo che nessuna disciplina potesse cancellare. Non che fosse in disaccordo col pilota, ma uno dei compiti di un buon XO era dopotutto quello di rinforzare la posizione del suo CO.
"...Se e quando dovremo essere informati, tenente Moreau, lo saremo. Fino ad allora, eseguiremo gli ordini." disse Shepard.
"Sissignora. Ma c'è di sicuro più di quanto il capitano dica..."
Come se avesse sentito, la voce di Anderson uscì dal circuito di comunicazione interno:
"Joker! Rapporto." dal tono, sembrava proprio che l'eroe dell'Alleanza non digerisse i salti FTL:
"Abbiamo appena attraversato il portale, capitano. Tutti i sistemi nella norma."
"Bene. Trova una boa di comunicazione e allacciaci al network. Voglio che i rapporti di missione siano spediti al comando dell'Alleanza prima che raggiungiamo Eden Prime."
"Aye aye, capitano. Meglio che si tenga forte signore, credo che Nihlus stia venendo da lei."
"...È già qui, tenente." fu la riposta a denti stretti: "Dì al comandante Shepard di raggiungermi nella sala comunicazione per un debriefing. Subito."
"Ha sentito, signora?"
"Sto arrivando." rispose Shepard a voce abbastanza alta da farsi sentire attraverso l'intercom.
"...Hai notato che il capitano sembra sempre infuriato?" chiese il pilota quando anche il comandante si fu allontanata.
"Solo quando parla con te, Joker. Solo quando parla con te..."
Shepard ha visto molte navi nella sua vita e carriera militare: mentre percorre il corridoio tra il cockpit e il CIC, il comandante non può fare a meno di notare ancora una volta gli elementi atipici a bordo della Normandy. I reparti di navigazione, comunicazione e controllo armi, per esempio, sono sparsi lungo il corridoio in due trincee parallele, in modo che sia possibile a chiunque passi controllare le attività che vengono svolte: un tipico aspetto della mentalità Turian, che prescrive che gli ufficiali superiori non si mischino ai subordinati, ma ne controllino solo la qualità del lavoro, in un modo che probabilmente sarebbe oppressivo per degli Umani. Dopo il corridoio, il ponte si apre sul vero e proprio CIC, il centro controllo combattimento, che occupa buona parte di quel livello della nave:
"...È come ti ho detto: mi è passato a fianco come se fosse in missione." disse un uomo quasi calvo: i pochi capelli che gli restavano sui lati della testa erano bianchi come la neve.
Charles Pressly, ufficiale di navigazione, ricordò il comandante Shepard: ottimo elemento, si diceva che fosse sulla Normandy per ingrassare il suo curriculum prima di ricevere il comando di una corazzata tutta sua.
"È uno Spettro: loro sono sempre in missione." rispose una voce dal suo intercom.
"E ci trascinerà a fondo con lui!" fu la piccata risposta.
"Rilassati Pressly: ti farai venire un'ulcera..."
L'ufficiale anziano sembrò accorgersi solo in quel momento del comandante.
"Oh, signora." disse scattando sull'attenti.
"Riposo: c'è qualche problema?" gli chiese Shepard: anche vigilare sulla disciplina di bordo figurava tra i suoi compiti. Anderson poteva aspettare. Per un momento.
"Solo una chiacchierata con Adams in ingegneria. Non intendevo causare alcun problema." fu l'evasiva risposta di Pressly. Poi però l'ufficiale anziano abbassò la voce, avvicinandosi al comandante:
"...Ma deve ammettere, signora, che c'è qualcosa di strano in questa missione: l'intero equipaggio l'ha sentito."
Il comandante non dovette pensarci molto: un conto era il pilota, l'altro il suo diretto subordinato nella scala gerarchica... e se dopotutto non poteva contare su Pressly, non poteva contare su nessuno a bordo.
"Cosa credi che ci nasconda il comando?" gli chiese a bassa voce.
Pressly fece spallucce:
"Se la nostra missione fosse solo un viaggio inaugurale, perché un equipaggio al completo? Ridurre il personale al minimo sarebbe stata una scelta migliore e più ovvia, anche per diminuire fughe di informazioni sui sistemi di occultamento..."
"Qualcosa che dovrei sapere su di loro?"
"No, e francamente parlando ne so poco anch'io, signora: mascherano le nostre emissioni e ci rendono invisibili ai sensori, ma sono sistemi troppi avanzati perché mi sia fatto già un idea su di essi. E poi perché mettere Anderson in carica? Perché lei, signora? E poi c'è quel Nihlus..." il tono di voce disgustato con cui disse il nome dello Spettro non sfuggì al comandante:
"...un eroe dell'Alleanza, lei signora, un N7, e uno Spettro, uno degli operativi d'elite del Consiglio... non ha senso per una semplice missione inaugurale." riepilogò l'ufficiale di navigazione.
"Non sembri avere una grande stima di Kryik." non era una domanda, ma Pressly era un ufficiale troppo navigato per non avere il coraggio delle proprie opinioni:
"Non mi piacciono i Turian in generale." rispose dopo un momento: "...Ho combattuto nella guerra del Primo Contatto, e ho perso un sacco di amici per causa loro."
"Non che non simpatizzi, ma è stato più di trenta anni fa, Pressly... cosa ha a che fare con Kryik?"
Il navigatore alzò semplicemente le spalle:
"Immagino nulla... ma le vecchie abitudini sono dure a morire comandante, e mi rende nervoso avere uno Spettro a bordo. Specialmente un Turian: siamo un vascello dell'Alleanza, con personale militare umano. Ma Nihlus non risponde alla catena di comando come tutti noi: gli Spettri non hanno una catena di comando..."
"E di solito non vengono a sorvegliare viaggi inaugurali." completò per lui Shepard.
"Esatto. Kryik sembra pronto ad entrare in azione: non mi piace per niente."
"...Vedrò se riuscirò a farmi dare qualche risposta da lui: nemmeno a me piace essere lasciata all'oscuro. Continua pure Pressly."
"Buona fortuna, comandante." le disse, e Shepard rispose con un cenno.
Quasi sulla soglia della sala comunicazioni, l'N7 incrociò anche l'ufficiale medico capo e Jenkins, occupati in una discussione animata: il caporale era un bravo ragazzo, ma era la prima missione a cui partecipava con lei. Jenkins in effetti l'aveva accolta quando era salita a bordo, ed era stato subito evidente che il sottufficiale era un suo fan: a Shepard era sembrato davvero molto giovane, ancora pieno di meraviglia per ogni cosa, al punto che si era dovuta chiedere se anche lei una volta fosse stata così. Probabilmente no.
Shepard rivolse ad entrambi un cenno di saluto, ma non si fermò a parlare con loro: aveva fretta di raggiungere Anderson, sperando di ottenere qualche informazione in più sulla vera natura della loro missione.
Quando le porte della sala comunicazione si chiusero dietro di lei però, il comandante scoprì che c'era solo lo Spettro ad attenderla nella sala circolare e schermata:
"Comandante Shepard. Speravo di avere l'occasione di parlare con lei."
La donna non credette nemmeno per un momento che fosse casuale: a quanto pareva era Kryik a dare ordini a bordo, non Anderson. Interpretando il suo silenzio come un invito a continuare, lo Spettro accennò agli ologrammi dietro di lui:
"Sono interessato al pianeta a cui siamo diretti: Eden Prime." immagini e dati sulla colonia fluttuavano pigramente sulla parete: "...Cosa sa dirmi su di esso?"
"Non più di quanto sappia già." Era difficile non temere uno Spettro, ma Shepard gli si accostò comunque, osservando i diagrammi sul pianeta: Nihlus Kryik non era il suo primo Turian. E nemmeno il decimo:
"...Ho solo sentito che è un vero paradiso." concluse.
"Un paradiso, sì: sereno, tranquillo, sicuro. E un simbolo per la vostra specie: la prova che gli Umani non sanno solo creare nuove colonie, ma difenderle. Ma quanto è sicuro in realtà?"
Non era un segreto per nessuno quanto Eden Prime fosse situato vicino ai Sistemi Terminus, ammassi stellari al di fuori dello Spazio del Consiglio dove non vigeva alcuna legge. Eden Prime, e altri pianeti limitrofi, erano stati colonizzati dall'Umanità prima di incontrare altre razze aliene, ignorando quanto politicamente instabile fosse quella zona di spazio. Una volta entrata a far parte della comunità interstellare però, l'Umanità aveva deciso di mantenere le sue colonie, piuttosto che rilocarle in luoghi più sicuri: nel 2183, quasi 4 milioni di persone abitano su Eden Prime e il pianeta stesso è una delle maggiori risorse agricole dell'Alleanza.
"Non più di ogni altro pianeta, immagino. Qual è il punto, Spettro?"
"Il punto, come dite voi Umani, è che la vostra specie è l'ultima ad essere arrivata. La Galassia può essere un luogo molto pericoloso: non so se l'Alleanza sia pronta per questo."
I loro traduttori universali potevano trasmettere molto, perfino il tono di voce, ma c'erano alcune cose che non potevano fare. Tuttavia, osservando il linguaggio corporeo del Turian, Shepard si rese conto che non stava esprimendo disprezzo, né sottovalutava gli Umani: lo Spettro era genuinamente preoccupato, anche se era ovvio che non le stava dicendo tutto.
Pretendere delle risposte da uno Spettro però, sarebbe stato stupido:
"Noi Umani siamo più forti di quello che può sembrare, Spettro Kryik... come voi Turian potete testimoniare. Non siamo bravi di accettare dei limiti. Soprattutto se ci vengono imposti." gli disse il comandante, osservando la raffigurazione del pianeta di fronte a lei.
I Turian non potevano sorridere, essendo dotati com'erano di un paio di mandibole secondarie e mancando di labbra e di guance, un fatto questo che gli era valso il crudele appellativo di "facce di teschio" tra alcuni Umani, ma Shepard avrebbe scommesso che Kryik la stesse osservando con occhi diversi ora: lo Spettro non doveva conoscere molti Terrestri.
"...Credo sia arrivato il momento di informare il comandante." disse Anderson, entrando nella sala comunicazione.
Shepard seppe in quel momento che era stata tutta una messa in scena per metterla alla prova: il Turian aveva voluto quel colloquio per un motivo preciso. Quale fosse, il comandante doveva ancora capirlo, ma non fu infastidita dai suoi modi: non era la prima volta che le succedeva qualcosa di simile.
"Questa missione è più di un viaggio inaugurale."
"Ovviamente." rispose Shepard.
"...Si tratta di una missione di recupero sotto copertura. Ecco perché avevamo bisogno dei sistemi di occultamento della Normandy."
"Cosa abbiamo trovato su Eden Prime, signore?"
"Un team di ricerca sul pianeta ha riportato alla luce una sorta di... artefatto. È senza dubbio Prothean."
Se Anderson avesse fatto esplodere una bomba nella stanza l'avrebbe impressionata di meno: pochi resti ed artefatti Prothean avevano consegnato all'Umanità la porta per le stelle.
Era stato rincuorante per i nativi della Terra scoprire che anche le altre razze della Galassia usufruivano degli stessi doni: ogni nucleo di nave stellare per il viaggio FTL, tutte le armi e le tecnologie sparse per la via Lattea, erano reinterpretazioni della medesima tecnologia di base; l'eredità lasciata dai Prothean prima che scomparissero misteriosamente. Ecco perché esistevano dei ferrei trattati interstellari a proposito: ogni tecnologia ottenuta da rovine Prothean doveva essere condivisa col resto della Galassia, pena l'embargo planetario: per cominciare almeno. Era uno dei pochi trattati che ogni razza dovesse necessariamente sottoscrivere, perché manteneva la pace, assicurandosi che nessuna specie potesse minacciare le altre con nuove tecnologie, ed era uno degli elementi che manteneva l'equilibrio politico, militare e sociale della Galassia.
Per questo, recuperare un reperto Prothean era la missione più importante a cui Shepard avesse mai partecipato prima, e il comandante lo comprese perfettamente:
"...Ma Eden Prime non ha le strutture per esaminare qualcosa di simile: dobbiamo recuperare l'artefatto e riportarlo con noi sulla Cittadella perché sia studiato." continuò Anderson: "E prima che la notizia si diffonda, ammesso che non l'abbia già fatto."
Erano state combattute guerre interplanetarie per rovine Prothean, e con Eden Prime così vicino ai Sistemi Terminus, la situazione era destinata a degenerare in fretta:
"Ed è ovvio quanto le conseguenze di questa missioni vadano al di là della specie Umana, comandante. Questa scoperta potrebbe interessare ogni specie della Galassia..." cominciò Kryik.
"Non serve che me lo ricordi, Spettro. Sono ben al corrente di cosa un simile ritrovamento significhi." disse il comandante stringendo il pugno: un'aura di un azzurro elettrico, come una brillante luce solida, lo circondò completamente.
Era stato grazie alle rovine Prothean su Marte che gli Umani avevano scoperto anche i biotici: un'applicazione diretta dell'elemento zero agli organismi viventi, per quanto pericolosa ed incerta. Sommariamente, la capacità di influenzare la gravità col proprio sistema nervoso.
Shepard alzò gli occhi, guardando Kryik: ai Turian i biotici non piacevano molto. Con un mezzo respiro, la corona azzurra scomparve completamente: il comandante avrebbe dovuto sapersi controllare meglio, ma era la prima volta da molto, moltissimo tempo, che provava una simile eccitazione, che poco aveva a che fare con l'adrenalina dell'incarico.
"...E proprio sapendo questo, devo dire che sono rassicurata dalla sua presenza a bordo." ammise candidamente.
"C'è di più, comandante. Nihlus non è qui solo per l'artefatto, ma anche per valutarla."
Nihlus? Erano già passati al nome proprio? Ma questo particolare passò in secondo piano quando Shepard comprese ciò che intendevano:
"Vorreste candidarmi a Spettro...?"
il Turian guardò fisso il capitano:
"Non mi avevi parlato della sua perspicacia."
"L'Alleanza non addestra stupidi." rispose sorridendo il capitano: "...Ma Shepard è tra i migliori che abbiamo."
"Sono d'accordo: pochi sarebbero stati in grado di respingere un assalto ad una colonia in quel modo..."
L'espressione sul volto del comandante si fece di ghiaccio:
"Cosa dovrei fare?" chiese bruscamente.
"...Devo valutare personalmente le sue capacità, comandante. Eden Prime sarà la prima di diverse missioni che svolgeremo assieme."
"Lei sarà al comando della squadra a terra. Raggiunga l'artefatto e lo prepari per il recupero. Nihlus la accompagnerà per osservare la missione."
"Sappiamo qualcos'altro sul reperto?"
Anderson scosse la testa:
"Solo che è molto antico, e quindi molto prezioso. "
"Non ho altre domande, signore."
"Dovremmo essere ormai nelle vicinanze..."
"Capitano!" chiamò il pilota attraverso l'intercom: "Abbiamo un problema." Guai enormi, a giudicare dal suo tono di voce.
"Che succede Joker?"
"Trasmissione STL intercettata da Eden Prime, meglio che la veda subito."
"Sullo schermo della sala comunicazioni."
I diagrammi e i dati olografici sparirono in un istante, per essere sostituiti da una trasmissione molto disturbata: un soldato, una donna, si tuffò attraverso l'inquadratura, afferrando chiunque stesse trasmettendo e tirandolo a terra.
"Sta giù!" urlò, sparando poi una lunga raffica. In risposta, fuoco nemico la costrinse a seguire il suo stesso ordine.
"Non ho mai sentito armi con questa cadenza di fuoco, signore. Sembrano... fucili ad impulso. Ma che io sappia, nessuna razza del Consiglio usa armi simili."
L'occhiata lusinghiera di Nihlus andò persa al comandante, totalmente concentrata sulla trasmissione:
"Siamo sotto attacco! Abbiamo subito gravi perdite. Ripeto: gravi perdite! Non possiamo... argh--- " la trasmissione era punteggiata dallo scoppio di granate e da colpi di artiglieria leggera.
"...erve evacuazione subito! Sono sbucati dal nulla, ci serve..." Poi il fuoco dei marine si interruppe.
Nell'inquadratura, Shepard li vide abbassare le armi, indifferenti ai proiettili che fischiavano loro attorno con un'espressione di puro terrore sul volto. L'inquadratura si mosse, seguendo il loro sguardo, e per un secondo, anche Anderson, Kryik e Shepard videro: una gigantesca mano nel cielo di Eden Prime, troppo grande per essere vera, che stava spezzando il cielo, coperta di fulmini rossi.
Ci fu un suono, indescrivibile, un cupo ronzio o forse l'urlo di una creatura senza nome.
Poi la trasmissione si interruppe.
"Rapporto." abbaiò Anderson.
"Abbiamo perso ogni segnale dal pianeta, signore. Nessuna comunicazione. Indice temporale stimato: diciassette minuti fa. Nessuna altra nave dell'Alleanza in zona."
"Portaci sul pianeta il prima possibile, Joker. Rapidi e silenziosi... questa missione si è complicata prima di iniziare." aggiunse poi rivolgendosi a Nihlus.
"Un piccolo team d'assalto può muoversi senza attirare troppa attenzione: è la nostra migliore chance di raggiungere l'artefatto."
"Sarò pronta, signore."
"Dì ad Alenko e Jenkins di prepararsi: le guarderanno le spalle, comandante."
"Sissignore." disse Shepard, precedendo lo Spettro fuori dalla stanza.
Il cambiamento nell'atmosfera della Normandy era evidente: Pressly era chino sulle console del CIC, analizzando dati e inviandoli al resto dei reparti della nave.
"Che succede signora?" le chiese Jenkins: probabilmente il marine era rimasto ad aspettarla fuori dalla sala.
"Al tempo, Jenkins: spiegherò tutto non appena Alenko ci raggiungerà."
Il tenente non si fece attendere: Shepard lo vide marciare lungo il corridoio e gli fece cenno di seguirla.
"Eden Prime è sotto attacco." spiegò senza preamboli, mentre scendevano le scale che portavano al ponte inferiore: "...Da una forza per ora sconosciuta." concluse il comandante, chiamando il montacarichi per la stiva.
"Impossibile." esclamò Jenkins: "...Siamo una colonia agricola! Non siamo un bersaglio militare."
"Sei di Eden Prime, caporale?" gli chiese Shepard osservandolo.
"Sissignora! Nato e cresciuto sul pianeta, prima di arruolarmi."
"Che puoi dirmi sull'insediamento?"
"...Un modello di sviluppo. Niente inquinamento, la popolazione è distribuita in grandi arcologie su un'area molto vasta. Non abbiamo niente che possa giustificare un attacco..."
"È stato trovato un reperto Prothean sul pianeta." lo interruppe il comandante, ma non senza simpatia.
"Lei crede che sia per quello che...?"
"Non ci sono molte altre possibilità, Jenkins." disse Alenko afferrandogli una spalla: il povero caporale era evidentemente fuori di sé.
"Li salveremo, non è vero signora?"
Shepard scosse la testa:
"I nostri ordini sono di recuperare l'artefatto ad ogni costo, caporale. I civili hanno priorità secondaria. Hai capito?"
"Sissignora. Ma se hanno torto un capello alla colonia, farò in modo che la paghino!"
"No, Jenkins. Tu seguirai i miei ordini. Niente iniziative personali: non ti permetto di farti ammazzare sotto il mio comando per cercare vendetta o per impressionarmi. Sono stata chiara?"
"...Sissignora." rispose mestamente il caporale.
"Bene." disse Shepard, salendo sul montacarichi. All'ultimo momento furono raggiunti da Kryik, che aveva già recuperato le sue armi: un paio di fucili, una pistola, e abbastanza granate attorno alla cintura da demolire un pianeta.
Shepard finse di ignorare i suoi occhi su di lei:
"Preparatevi marine: non sarà una passeggiata."
"Sissignora." risposero in coro Jenkins e Alenko.
 
Le nuove tecnologie trovate nei resti Prothean su Marte non erano destinate solo ad usi pacifici: anche i risvolti militari sono stati imponenti. Grazie alla tecnologia dei micro fabbricatori, proiettili con propellente chimico sono diventati obsoleti così in fretta, che quattro decadi dopo Marte tutte le armi dell'Umanità sono state ricostruite con il più diffuso standard interstellare. Blocchi di metalli pesanti, solitamente tungsteno, costituiscono ora il caricatore di ogni arma, da cui micro fabbricatori interni, associati a processori miniaturizzati, strappano un minuscolo quantitativo, che è poi sagomato al momento, trasformandolo in un proiettile senza bossolo accelerato a velocità superiori a quelle del suono grazie ai magneti di Gauss nascosti nella canna dell'arma, di fatto un acceleratore di particelle miniaturizzato.
Rispetto al passato, la precisione delle armi di piccolo calibro ha sofferto sulle lunghe distanze, ma il semplice guadagno sulla capienza dei caricatori e l'incredibile potere d'arresto e forza letale, controbilanciano totalmente il difetto: non è più il numero di proiettili in un caricatore a contare, ma quanto a lungo si può sparare prima di surriscaldare i magneti a rotaia nella canna, un fatto che rende inutilizzabile l'arma fino a quando non sono di nuovo freddi.
Con l'evoluzione dei mezzi offensivi, anche quelli difensivi sono dovuti crescere di pari passo: corazze da combattimento di fibre sintetiche aramidiche, strati ceramici ablativi che trasformano l'energia cinetica del proiettile in calore, vaporizzandosi e salvando così la vita di chi le indossa; schiume e gomme antiproiettile rivestite da leghe rinforzate e ultraleggere di titanio, e infine barriere cinetiche in grado di arrestare qualunque oggetto che si muova ad una velocità troppo elevata, purché i micro oscillatori che generino dette barriere siano in grado di assorbire l'energia d'impatto...
E se a tutto questo si aggiungono poi i sistemi di primo soccorso e le Intelligenze Virtuali di grado militare integrate in ogni corazza, e i cosiddetti omnitool, sistemi di micro fabbricatori e software capaci di creare al momento una varietà stupefacente di oggetti e di essere programmati con un numero quasi illimitato di funzioni, si può comprendere perché sia la tecnologia a dominare i campi di battaglia del 2183.
L'apparenza della guerra può non essere cambiata molto rispetto a due secoli prima, ma la sostanza non potrebbe essere più diversa.
 
Quando il montacarichi li scaricò nella stiva della nave, Alenko, Jenkins e Shepard procedettero a spogliarsi della divisa della Normandy fino alla biancheria, calzando la tuta monopezzo che andava a contatto con la pelle: un primo strato di protezione su cui tutto il resto veniva aggiunto e che li copriva dalla punta dei piedi fino al mento. Era parere universale di ogni marine dell'Alleanza che chiunque avesse progettato quelle tute dovesse essere un vero depravato: una volta indossate, si stringevano addosso al portatore con un solo comando, diventando così aderenti da depilare, o nel caso dei marine dell'Alleanza, mantenere depilati, chiunque le portasse. La prima vergognosa e dolorosa impressione scemava però, quando i vari pezzi dell'armatura si chiudevano sopra quel primo strato, offendo una protezione che gli antichi cavalieri templari potevano solamente sognarsi e che, in caso, funzionavano anche nel vuoto dello spazio.
Alenko e Jenkins, ora nelle loro armature blu dell'Alleanza, controllarono ciascuno le proprie armi, prima di assicurarsele sulla corazza grazie agli elettromagneti integrati: ripiegandosi su se stesse grazie a dei servomeccanismi, non ingombravano affatto i marine, permettendo loro di portarne con sé un numero notevole. Il caporale prese con sé un M7 Lancer, il fucile d'assalto standard fra i marine dell'Alleanza, assieme ad una pistola Kessler, che con le sue linee spigolose gli si agganciò alla coscia: per buona misura, aggiunse ad esse anche un fucile di precisione, giusto per non lasciare nulla al caso.
Alenko lo imitò quasi in tutto, evitando però il fucile di precisione: il tenente, essendo un biotico a sua volta, preferiva viaggiare leggero.
Shepard non era dello stesso avviso: Nihlus e gli altri due Umani la videro prendere un tozzo shotgun, un fucile di precisione, una pistola e una mezza dozzina di granate che si allacciò alla cintura.
"Che armi sono signora?" chiese Jenkins, con un'ombra della sua consueta baldanza e curiosità nella voce.
"I marine hanno armi della Hahne Kedar, Jenkins." spiegò il comandante controllando il suo fucile più corto color sabbia: "Ma per noi delle forze speciali fanno giocattoli più esclusivi." disse la donna, passandogli la pistola perché la vedesse. Sulla canna, il caporale vide il familiare marchio della HK accompagnato da due lettere in piccolo: SW.
"Tienila." gli disse: "Me la darai quando torneremo."
"Grazie signora." rispose Jenkins, sostituendo la sua pistola con quella di Shepard.
"Ingresso nell'atmosfera." avvisò il pilota attraverso l'intercom e, attorno a loro, la nave iniziò a tremare per la decelerazione.
Attraverso il circuito radio delle loro tute, Alenko sentì la voce del pilota aggiungere:
"...Qualcuno si è dato parecchio da fare laggiù, Capitano."
"Ricevuto Joker." ripose Anderson uscendo dal montacarichi.
"Siamo pronti signore." disse Shepard, mentre Jenkins e Alenko gravitavano dietro di lei.
"Bene. Ha i suoi ordini comandante: raggiungere il sito di scavo è la vostra massima priorità. Spazzate via chiunque si metta sulla vostra strada."
"Sissignore!"
"Nihlus vi fornirà assistenza e supporto a distanza."
Il portellone della Normandy si aprì, inondando la stiva con l'urlo del vento e la luce del sole: impossibile dire se fosse l'alba o il tramonto.
"Deduco che non verrà con noi." gridò Shepard nel circuito radio.
"Avvicinamento alla zona di lancio uno." disse la voce del pilota.
"Mi muovo più veloce da solo." rispose il Turian, prima che il casco si chiudesse sul suo volto: come lui, tutta la sua corazza era liscia ed aerodinamica.
Senza aggiungere altro, il Turian corse lungo la stiva della Normandy, tuffandosi nel vuoto:
"Nihlus sarà l'avanguardia e vi fornirà rapporti sugli ostacoli prima che li incontriate. A parte questo, voglio silenzio radio."
"Può contare su di noi, capitano."
"Avvicinamento alla zona di lancio due."
"La missione è sua ora, comandante: buona fortuna."
E con un cenno di assenso, Shepard, Jenkins e Alenko corsero per lanciarsi nelle braccia del vento.

E con questo il secondo capitolo si conclude: avrei voluto metterci anche la missione su Eden Prime, ma ho dovuto spezzarlo e fermarmi qui a causa dell'eccessiva lunghezza. Non desidero affliggervi con 40 pagine di capitolo xD.
Qualche piccolo appunto sul racconto, sperando di non tediarvi: canonicamente, Pressly non ha fatto la Guerra del Primo Contatto, ma  afferma che è stato suo nonno a combattere contro i Turian. Il che... scompiglia  parecchio la linea temporale di ogni altro personaggio: significherebbe che 30 anni prima agli avvenimenti di  ME1, il nonno di Pressly è andato in guerra. Ora... che Pressly possa essere più vecchio di quanto non sembri, può essere, ma l'idea che pelato e ingrigito com'è, abbiano preso suo nonno ma non lui o suo padre, mi sembra davvero molto molto strana. Tendo ad interpretarlo come una svista da parte della Bioware, e l'ho corretta nella maniera più semplice che mi venisse in mente: dopotutto, anche Chakwas afferma di aver fatto la liberazione di Shanxi, e immagino che non siano troppo distanti come età.
Per gli acronimi: FTL è Faster than Light, più veloce della luce, da non confondere con STL, Slower than Light, più lento della luce, o FLT, Flight Lieutenant (a volte semplificato in LT, letto Eltii), che sta per tenente di volo, ed è il grado di Joker a bordo della Normandy (la traduzione dei gradi in italiano è... complessa, ma spero riuscirò a farlo senza troppi intoppi).
Ogni recensione, parere o giudizio è ben accolta, e spero che vorrete lasciarne.
Al prossimo capitolo :).


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Capitolo 3
*** Paradise Lost ***


Questo orrore diverrà banale, e questa oscurità luce.
 John Milton
 
Una volta bucato lo strato delle nuvole, il cielo si è fatto cupo, rischiarato solamente dagli incendi del conflitto a terra e dai pochi traccianti che fendono l'aria. Questi ultimi in particolare, bianche strisce che solcano il cielo cercando di indicare un bersaglio in quel crepuscolo, non sono abbastanza, e questo significa che lo scontro è già stato deciso: la milizia coloniale sta perdendo.
Con la corazza sigillata attorno a lui, l'eco del vento gli arriva soffocato, tenuamente, lasciando Alenko libero di fare due cose: tenersi a 30 metri di distanza dalla macchia scura che è il comandante Shepard, ed osservare il terreno sotto di loro. In caduta libera verso la superficie di Eden Prime, il tenente offre un muto ringraziamento ai poveri bastardi che si stanno immolando là sotto, sperando resistano abbastanza da permettere ai rinforzi di arrivare: l'Alleanza non abbandonerebbe mai una colonia, ma le distanze interstellari sono enormi e occorre tempo per coordinare e muovere incrociatori e corazzate: per il loro arrivo, è possibile che gli attaccanti siano già in fuga.
Kaidan spera anche che Jenkins la stia prendendo meglio di lui: vedere la propria casa ridotta in quel modo... e come Eden Prime appaia al comandante è impossibile saperlo. Il tenente non vuole nemmeno provare ad immaginare cosa possa essere vedere due volte un simile spettacolo, con la consapevolezza che in questo caso sarebbero stati costretti ad abbandonare i civili al loro destino.
Su Elysium, il comandante aveva cambiato le sorti dello scontro a terra, guadagnando abbastanza tempo da permettere ai rinforzi dell'Alleanza di salvare la colonia: era stata chiamata la Leonessa per quell'impossibile prova di valore e coraggio, per quei giorni frenetici spesi in trincea, a difendere da sola un lato dell'insediamento. Su Eden Prime però, la Normandy non era venuta per salvare, ma per portare via qualcosa...
Sotto di loro, la donna distese le braccia: il tenente e il caporale la imitarono, lasciando che il vento li frenasse. Poi lo zaino che portavano sul petto si attivò e il nucleo di elemento zero che conteneva iniziò a ridurre la loro massa, facendoli rallentare. Toccarono terra dolcemente, come foglie: quando Kaidan si slacciò lo zaino dalla corazza, Shepard aveva già il suo fucile in mano e stava scandagliando la zona.
I loro apparati per il lancio e l'atterraggio in sicurezza si sarebbero autodistrutti 20 secondi dopo il loro sgancio: la quantità di elemento zero che contenevano era minima e non si rischiava contaminazioni dell'ambiente. Molto più importante invece, era il non lasciare tracce: la termite negli zaini avrebbe bruciato la plastica e il metallo come neve al sole, troppo rapidamente per dare nell'occhio.
"...Jenkins? Cosa sono quelli?" chiese il comandante.
Nella direzione indicata da Shepard, Alenko individuò nella distanza delle figure dai movimenti molto lenti e deliberati: il sistema integrato nella sua corazza gli offrì uno zoom dell'obbiettivo, rivelando però solo ombre gibbose. L'armatura del comandante doveva avere sistemi migliori, oppure Shepard possedeva occhi d'aquila: il caporale fu costretto a passare all'ottica del suo fucile di precisione per risponderle.
"Sacchi di gas... Sono nativi del pianeta e innocui se non li si buca, ne avevo uno domestico... Oh Dio... cosa è successo qui?" rispose debolmente il caporale.
Erano atterrati su un costone, con una vista panoramica dell'insediamento sotto di loro: come per molte altre colonie dell'Alleanza, Costant è l'unica città sul pianeta, circondata da enormi arcologie che svettavano contro il cielo, allo steso tempo centri abitativi e magazzini per le messi. L'oro del grano e del mais, e il verde dei campi coltivati, sono i colori preponderanti sotto di loro: una distesa quasi senza fine di ricchezza e splendore, che hanno valso a Eden Prime l'appellativo di granaio dell'Alleanza. In quel momento però, una di quelle arcologie si piega su un fianco, cadendo con un rumore di tuono, vittima collaterale dell'assalto sul pianeta: dal costone, rimasero a guardarlo precipitare, aspettando che l'eco di quell'impatto morisse nel vento.
"...In marcia. Jenkins: fianco destro. Alenko: coprici. Non aprite il fuoco se non al mio ordine." ordinò cupamente Shepard, imbracciando il suo shotgun e iniziando una marcia rapida.
"La seguo signora." rispose il tenente, spingendo il caporale per una spalla: non potevano indugiare.
 
Al di fuori delle zone coltivate, Eden Prime è fedele al suo nome: alberi, rocce coperte d'erba e di muschio, vasti spazi aperti con acqua corrente. Un vero paradiso, aveva detto Nihlus...
Fu Shepard ad accorgersi dei cadaveri, ma quasi per caso: con un cenno, ordinò ai due uomini di coprirla, mentre li analizzava con il suo omnitool.
"Tenente." lo chiamò quietamente a sé, indicando poi i corpi: "...Che ne dice?"
"...Munizioni incendiarie? L'odore è quello giusto."
Come fumo e morte: i due resti erano vicini, troppo perché stessero fuggendo assieme. Erano stati giustiziati, ma le armi usate su di loro avevano lasciato ben poco: solo ossa e grigia cenere.
Shepard scosse la testa:
"Ci dovrebbe essere anche erba bruciata: nemmeno il fosforo bianco si spegne così in fretta." spiegò, indicando l'erba ancora verde sotto i corpi: "...E c'è qualcosa di strano nelle loro posizioni: cose se fossero bruciati troppo rapidamente."
Alenko ci mise un attimo a capire che cosa intendesse: ardendo, un corpo si rannicchia naturalmente per via del calore. Tuttavia, le due vittime erano troppo rilassate perché fosse opera di comuni munizioni incendiarie.
Meglio non immaginare dove, o come, il comandante avesse appresso l'effetto di proiettili incendiari sulla carne...
"...Una nuova arma?"
"O una nuova specie... Nell'ultima trasmissione inviata da Eden Prime, c'era una nave che non ho mai visto prima."
"Un altro primo contatto ostile, signora? Dopo i Turian speravo non ci capitasse di nuovo..."
Shepard non rispose, ma si voltò improvvisamente: il caporale era sparito.
"...Jenkins dove diavolo sei?" sibilò.
La risposta arrivò via radio:
"Cinquanta metri dalla vostra posizione, ore 1: ho ostili sui sensori. Chiedo il permesso di ingaggiare."
"Negativo marine. Aspetta il nostro arrivo."
Shepard era schizzata in piedi e stava già correndo: Alenko faticò a starle dietro, mentre le sue vene si riempirono di ghiaccio. Stupido, stupido, stupido!
"Si sono accorti di me...."
Le trasmissioni si interruppero: niente messaggi, niente statica. Solo un urlo di dolore a venti metri di distanza: lo shotgun del comandante iniziò a fischiare, mentre lei brillava già d'azzurro.
La tecnologia del 2183 ha reso superflui i lanciagranate modulari da attaccare alle armi: se si desidera un proiettile di massa superiore, basta ordinarlo al computer interno del fucile. Gli shotgun in particolare sono perfetti per questo, dato che normalmente sparano una rosa di proiettili contemporaneamente.
Quando Shepard uscì dalla boscaglia, i suoi scudi e le sue barriere biotiche ricevettero la prima raffica. Ci mise qualche istante a trovarli, perché li cercava a terra: invece i bastardi erano in aria, fluttuando a circa quattro metri d'altezza, in cima al pendio che avevano di fronte. Con un cupo THOOM! subsonico, il fucile di Shepard eruttò una fiammata rossa, un unico massiccio proiettile, che colpì al volo uno dei droni che sparavano su di lei. Altri due furono spazzati via dallo scoppio di una delle granate del comandante, poi Shepard si tuffò al riparo:
"Tenente, tieni giù la testa: hanno potenza di fuoco superiore."
"Aye Aye, ma'am." rispose Alenko, liberano raffiche controllate contro l'ultimo drone superstite: era furioso.
Jenkins era riverso a terra a pochi metri da loro e non si muoveva.
I proiettili del tenente riuscirono solo a sfiorare il drone rimasto: la rabbia lo consumava e Alenko decise di lasciar perdere. Invece, una corona azzurra lo illuminò da capo a piedi e il drone superstite venne schiacciato in una pila informe di rottami, come se fosse stato afferrato nella stretta di un gigante, cadendo a terra in un groviglio di metallo incendiato.
Quando i sensori della sua corazza confermarono che non c'erano altri ostili nelle vicinanze, il tenente corse su Jenkins, sperando di poter fare qualcosa. Sperando, oltre ogni buon senso, che fosse ancora vivo e che potesse salvarlo...
Fu inutile: era già troppo tardi per lui. Il caporale Jenkins era morto.
Conservava un'espressione di offeso stupore in faccia e la sua corazza era stata perforata in più punti. Nemmeno gli strati ablativi erano riusciti a proteggerlo: la sua schiena era un ammasso informe di carne cotta e metallo fuso.
"Gli scudi sono stati penetrati subito... non ha avuto possibilità" disse Alenko chiudendo gli occhi di Jenkins: l'unica cosa che gli restasse da fare e che potesse fare per il caporale.
Non era la prima volta che Kaidan perdeva un commilitone, ma odiava ancora quella sensazione di sporco e smarrimento alla bocca dello stomaco, che non se ne andava mai.
Anche il comandante si chinò sul caporale, prendendo la pistola che gli aveva dato nemmeno mezz'ora prima: c'era una disperata determinazione nei suoi occhi quando si alzò, ma la sua voce era calma.
"Non possiamo fare niente per lui. Dobbiamo lasciarlo qui per ora." disse Shepard accendendo il suo omnitool e segnando la posizione dove Jenkins era caduto.
"Signora..."
"Non possiamo fare più niente per lui." ripeté il comandante: "La nostra missione ha ancora la priorità e mi servi concentrato Alenko."
"...Aye, Aye ma'am." rispose il tenente, con voce sconfitta.
Poi entrambi sentirono l'eco di spari in lontananza.
"Di corsa! Potrebbero essere dei superstiti!" ordinò il comandante, imbracciando il fucile e correndo a perdifiato su per il pendio da cui erano arrivati i droni.
A posteriori, Alenko avrebbe ammirato, professionalmente, la sua capacità di compartimentazione... ma in quel momento, mentre la seguiva, il tenente si sentì solo le gambe molli e svuotate di ogni forza.
 
***
 
Correre, fino a quando il tuo cuore pompa acido da batteria e il respiro ti esce in rantoli ruvidi dalla gola.
Ma non ti fermi, non puoi, perché non hai altra scelta. E quindi corri, fino al limite della sopportazione, mentre ragioni se tagliandoti le braccia potresti liberarti di zavorra inutile: l'adrenalina è la più fantastica delle droghe naturali, ma quando suoni come una locomotiva a vapore su una salita troppo irta, anche l'adrenalina può fare ben poco.
"Non finirò come gli altri!" è il solo pensiero che la spinge avanti, ma anche il terrore è in riserva: corre per inerzia, per disprezzo.
Quando la colpiscono alla spalla, va giù ed è inevitabile: quel poco che ricorda dell'addestramento di base le impedisce di riempirsi la bocca di terra, rotolando di schiena e infilandosi la pistola in mezzo alle gambe.
Lieve esalazione, indice libero, mano stretta e polso piegato, dito sul grilletto, tira, ma delicatamente: una routine che ha praticato come un credo, fino a poterla eseguire dormendo.
La pistola che ha in mano scalcia di fuoco semiautomatico, corte raffiche da tre colpi: due dei droni esplodono in volo, ma ne restano altri, troppi. I fanti l'hanno raggiunta.
Non andrà all'inferno da sola e di certo non a occhi chiusi.
Ecco perché Williams si accorge subito della luce azzurra che la circonda, su cui i proiettili nemici si infrangono senza ferirla, e della robusta mano che la afferra per la collottola, cominciando a trascinarla all'indietro.
"Continua a sparare!"
Dio non l'ha abbandonata, ma non ha mandato uno dei suoi angeli a prenderla. Nelle sua infinita bontà, ha fatto di meglio: le ha mandato un dannato marine.
"Alenko! Copertura!"
La raffica di fuoco automatico dietro di loro, il familiare tratata ciclico di un M7, spazza via un altro drone, cambiando le sorti di quello scontro.
Quando viene sbattuta dietro una roccia dal suo salvatore, Williams è pronta a tornare in azione: è il momento di far rimpiangere a quei figli di puttana di aver fatto incazzare questa marine.
Il suo Lancer le scorre in mano come il più vecchio e intimo degli amici: sguardo nell'ottica del fucile e la roccia contro la sua spalla è più salda della prima chiesa di Pietro.
I suoi compagni la precedono: Williams ha visto biotici all'opera, ma i due con lei sono abbastanza potenti da fermare l'avanzata nemica, che si infrange sulle loro difese.
Non passano, e Williams si dissolve in quella carneficina.
 

 
Può essere durata cinque secondi come cinque secoli, ma quando la donna al suo fianco, paludata nella corazza onice delle forze speciali dell'Alleanza, si alza in piedi segnalando il via libera, la realtà della situazione torna a prenderla a calci in culo.
"Quelli erano Geth." afferma la donna, e la voce arriva a Williams distorta dall'elmetto che porta.
Lo dice come se parlasse del tempo: probabilmente ha metaforici cohones grandi a sufficienza da tenere al loro posto pianeti interi, ma Williams di certo non aveva cominciato la giornata pensando che si sarebbe trovata a combattere l'uomo nero delle storie. L'elmo della sua salvatrice si apre con uno scatto, dividendosi in sezioni e scivolandole all'indietro sulla nuca: pelle scura, occhi viola e capelli neri. Piuttosto carina con quel suo fascino esotico, se non fosse per la cicatrice che ha in faccia.
"In piedi marine." la esorta Shepard offrendole la mano: la cupa espressione del soldato è promettente per il comandante. C'è del ferro in quella donna dai capelli neri raccolti in una crocchia e dai lineamenti americani: ferro che può usare.
"...Grazie signora." risponde accettando l'aiuto.
"Aspetta a ringraziarmi marine. Siamo ancora nel paese delle meraviglie."
L'arrivo del suo secondo salvatore distrae Williams: un uomo belloccio con i più teneri occhi marroni da cucciolo che il capo artigliere abbia mai visto, l'espressione triste, ma determinata.
"Tenente Kaidan Alenko, marine dell'Alleanza." si presentò con una quieta voce un po' rauca.
"Capo artigliere Ashley Williams, della 212. È lei al comando ma'am?" risponde scattando sull'attenti: meglio non pensare a come debba apparirgli, con la sua corazza bianca e rosa della milizia.
"Comandante Shepard, N7." offrì l'altra donna e poco ci mancò che Williams alzasse anche l'altro braccio: Shepard? Il famigerato comandante Shepard, Leonessa-di-Elysium Shepard, l'eroina del Blitz, su Eden Prime? Dio stava facendo gli straordinari per lei...
"Grazie per avermi salvato il culo ma'am..."
"Sei ferita?"
"Qualche taglio e graffio, ma niente di serio."
"La tua unità?"
Williams scosse la testa:
"Eravamo di pattuglia sul perimetro quando ci hanno colpito: abbiamo cercato di tornare al sito di scavo, ma siamo finiti in un'imboscata. Abbiamo tenuto la posizione fino a quando abbiamo potuto, ma i Geth ci hanno sopraffatto. Credo di essere... di essere l'ultima superstite della mia squadra."
"...Se erano come te, sono certa che hanno venduto cara la pelle."
"Dog team non si arrende senza combattere, ma'am." rispose William con un mezzo sorriso triste.
"Geth. In 300 anni i Geth non sono mai usciti dal Velo di Perseo. Perché qui e ora?" chiese Alenko.
Era una domanda retorica in fondo, dato che le risposte possibili non erano molte:
"Devono essere venuti per il reperto..." cominciò Williams e Shepard assentì col capo: probabilmente era arrivata alla stessa conclusione tempo fa.
Non che questo rendesse meno terribile il loro attacco: fino a quel giorno, i Geth erano appartenuti alle fiabe con cui spaventare i bambini, ma se ora erano su Eden Prime, la situazione stava andando di male in peggio con propulsione FTL.
"...Il sito di scavo è vicino, appena oltre quel costone. Il pezzo Prothean potrebbe essere ancora lì."
Un salto nel buio probabilmente, ma da qualche parte doveva iniziare:
"Williams portaci lì: il tuo aiuto ci farebbe comodo."
"Aye aye ma'am. Finalmente potrò vendicarmi..."
Quello che il capo artigliere non si aspettava, fu l'essere afferrata per il pettorale e l'espressione con cui il comandante la costrinse a fissarla negli occhi: soprattutto, fu la voce a stupirla.
"Abbiamo perso un uomo venendo qui Williams, il caporale Jenkins, nato e cresciuto sul pianeta: non porterò a morire nessun'altro oggi, solo perché possa avere la sua vendetta. Sono stata chiara?"
Il tono del comandante non ammetteva neppure il prendere in considerazione un'alternativa:
"Sissignora." mitragliò Williams in un solo fiato.
"Fai strada." ordinò il comandante rilasciandola, accompagnando l'ordine con un gesto del suo fucile.
Si incamminarono silenziosamente, con Ashley a guidare il drappello e Alenko a chiuderlo.
"...Che cosa sai dei Geth, capo?" chiese Shepard quando arrivarono tra ciò che restava delle linee nemiche: bianco fluido refrigerante macchiava erba e rocce, colando dai corpi metallici dei Geth.
"Solo quello che ho studiato nei libri di storia, ma'am: sono sintetici. Forme di vita non organiche con una limitata IA creati dai Quarian secoli fa. Avrebbero dovuto essere una fonte di manodopera a costo zero e invece si sono ribellati, costringendo i Quarian all'esilio..."
"Intendevo sui Geth che hai affrontato, Williams." la interruppe il comandante: "...Qualche differenza tra i Geth che hanno attaccato Eden Prime e le tue informazioni su di loro?"
Fu il tenente a salvarla dall'imbarazzo:
"Non sono convinto che dovremmo basarci su dei libri di scuola signora. Per quanto completi possano essere i programmi educativi..."
"È ancora il meglio che abbiamo dopo 300 anni, tenente: i Geth non erano mai usciti dal Velo di Perseo. Williams?"
"No... ma'am. Beh, a parte le loro armi: decimano gli scudi dannatamente in fretta e perforano le nostre corazze come una lancia termica in un blocco di ghiaccio..."
"Abbiamo notato." disse cupo Alenko.
"...Per il resto sono delle macchine: più forti, e con scudi migliori dei nostri, ma non sono molto furbi." disse il capo artigliere, indicando i rottami dei Geth che stavano superando: pochi avevano cercato di mettersi al riparo.
I Geth avevano figure umanoidi, ma di certo non umane: erano ginoidi, robot di grigio metallo, con un corpo a forma di goccia e tubi e cavi a percorrere la loro anatomia nei punti non corazzati. Non possedevano un volto, ma solo l'enorme obbiettivo di una telecamera nel mezzo di una testa a torcia e, come i loro creatori, portavano tre dita alla fine di ogni arto.
"Niente altro?"
"C'è dell'altro... ma è meglio lo vediate coi vostri occhi. È più avanti."
Qualcosa nel tono del capo Williams suggerì a Shepard che era meglio non insistere:
"Mmhh... Siete stati dispiegati in questa zona con il ritrovamento dell'artefatto?"
"Sì ma'am. Hanno cominciato a scavare due settimane fa, più o meno. Quando hanno trovato rovine Prothean, ci hanno inviato a mettere in sicurezza la zona: noi della 212 a pattugliare il perimetro e la 232 con gli scienziati. Spero se la siano cavata meglio di noi: non li abbiamo visti arrivare."
"Lo scopriremo presto, capo..."
Marciarono in silenzio a passo veloce, fino a quando Williams non lì indirizzò con decisione all'interno di uno stretto canalone in salita:
"Ma che... che sono quelle cose?" chiese Alenko quando ci furono dentro.
Williams non dovette alzare gli occhi per sapere di che cosa stesse parlando:
"Loro... li hanno portato qui...e..."
"Cristo. Santo." disse il tenente con un filo di voce.
I lati del canalone erano stati decorati dai Geth con degli strani... tozzi treppiedi triangolari, delle specie di piramidi tronche da cui si innalzava un lungo palo telescopico. E infilzato su ogni palo, c'era il cadavere di un essere umano appeso nell'aria per la sua carne, attraversato da parte a parte:
"Alenko. Voglio uno scan completo di uno di quei cosi."
"Mi sembra di essere in un brutto racconto dell'orrore, signora..."
"Non mi interessa se devi vomitare, Alenko, basta che tu lo faccia dopo aver fatto uno scan a uno di quei cosi: delle macchine non dovrebbero aver bisogno di guerra psicologica. L'Alleanza deve sapere cosa sono e cosa fanno."
"Sissignora." disse il tenente con una smorfia: l'odore suggeriva che molte delle vittime fossero state ancora vive quando erano state impalate. I cadaveri non si svuotano le viscere da soli: non così presto, almeno.
"C'è tutta la tua squadra qui?" chiese quietamente Shepard.
Williams non alzò gli occhi da terra: si limitò ad indicarli, uno alla volta.
"Sergente Donkey. Pennyloafer. Bates. Rasputin. Bhatia." li elencò uno alla volta. "...Ci sono tutti. E riconosco anche qualche civile."
Il conato di Alenko non le interruppe affatto.
"...Ho visto molte cose che non potrò mai scordare, durante il mio servizio. Ma questa si piazza piuttosto in alto."
"Ha visto di peggio?"
"...Sì. Ma non di molto."
"Ho fatto, Shepard." disse Alenko, raggiungendole e pulendosi l'angolo della bocca sulla corazza.
"Se hai bisogno di un minuto, Wiliams..."
Il capo artigliere strinse il suo fucile fino a sentire le sue nocche pronte a esplodere:
"Il sito di scavo è appena oltre il canalone." rispose, scuotendo la testa e incamminandosi: c'erano solo due cose che potesse fare per i suoi commilitoni. Pregare, o fare a pezzi qualche Geth: il primo poteva aspettare.
Quando arrivarono in cima al canalone, stava quasi correndo: le rovine Prothean erano come l'ultima volta che le aveva viste, tozze e piatte colonne di pietra, ma sorprendentemente resistenti allo scorrere del tempo.
Tre Geth li accolsero dal fondo del sito di scavo, ma non ci rimasero a lungo quando il comandante Shepard aprì un buco nero instabile, una singolarità biotica, esattamente sopra di loro: la stella azzurra non era più grande di un pallone, eppure i tre Geth ed ogni materiale non assicurato, terra e pietre indifferentemente, venne risucchiato da una gravità capace di sfidare per pochi secondi quella del pianeta. I tre Geth vennero sollevati e fatti scontrare assieme, e la granata piovve nel suo centro prima che si dissolvesse. Alenko e Williams non avevano fatto in tempo a sparare un colpo.
"Questo è il sito di scavo?" chiese il comandante dissipando la singolarità biotica: un solido blocco informe di metallo e terra fusa cadde dal suo centro.
"...Sì... signora, ma non vedo il reperto. Devono averla spostato."
"Chi? I nostri, o i Geth?"
Williams si chinò su un ginocchio, scandagliando l'area:
"Difficile a dirsi. Era una colonna di circa due metri con un grosso basamento. Potremmo saperne di più controllando la postazione di ricerca." rispose la marine, indicando dei prefabbricati dall'altro lato della zona di scavo, un po' più in alto rispetto a loro.
"...Spero che qualcuno se la sia cavata." aggiunse poi.
"Può essere. Con un po' di fortuna potrebbero essere riusciti a nascondersi..."
Nel frattempo il comandante si attaccò alla radio:
"Kryik, qui Shepard. Abbiamo perso Jenkins, ma siamo al sito di scavo. Nessuna traccia dell'artefatto." riferì il comandante, assentendo rapidamente un paio di volte: "...Ricevuto. Ci vediamo lì."
"Kryik?" chiese Williams.
"Lo Spettro Turian che il Consiglio ha mandato in missione con noi. Tra le altre cose." spiegò Alenko, guardando Shepard.
"...Qualcosa che dovrei sapere su di lui?"
"Ha abbastanza potenza di fuoco da far fuori un plotone da solo. A parte quello, non sembra male, per un Turian." commentò neutro il tenente.
"Kryik ci aspetta allo spazioporto della colonia." riferì il comandante.
"So dov'è." disse subito Williams.
"Bene. Meglio passare per la postazione di ricerca prima: vediamo se riusciamo a ricavarne qualcosa di utile."
"Aye Aye, ma'am."
Avrebbero potuto passare attorno allo scavo, ma Shepard preferì guidarli attraverso, per risparmiare tempo: si aiutarono l'un l'altro nei punti più difficili, e ad Alenko scappò anche un: "Grazie Williams" quando per poco non inghiottì il calcio del suo fucile dopo che un sasso gli era scivolato da sotto il piede. Il capo artigliere non gli rispose, la visione dei suoi commilitoni impalati dai Geth era ancora troppo viva, mentre Shepard non ebbe bisogno di dare altri ordini.
Quando risalirono la buca, capirono che i Geth erano passati anche da lì: la stazione di ricerca doveva essere stata formata da almeno una mezza dozzina di prefabbricati, poco più che container riadattati a laboratori da campo, ma solo due si ergevano ancora in piedi. Probabilmente era stato un singolo colpo di artiglieria sparato all'inizio dell'attacco: sparsi fra i rottami, erano stati sistemati gli stessi tozzi treppiedi che avevano già incontrato.
Di nuovo, Williams non riuscì a guardarli, e Shepard dovette afferrarla per la spalla perché si fermasse:
"I Geth hanno colpito il campo duramente. Meglio stare in guardia: potrebbe essercene qualcuno in agguato." disse il tenente.
"Alenko: perché un cadavere si agita?" chiese il comandante.
"...Mi arrendo signora: perché un cadavere si agita?"
"Non è indovinello: ho un cadavere che si agita. Ore 9." rispose Shepard. Sul palo più vicino a loro, effettivamente, uno di quei macabri trofei si stava... muovendo.
"O Dio, è ancora vivo!" esclamò Ashley.
"...No. Non lo è." disse Shepard allineando il fucile: per Williams fu la scoperta di un nuovo orrore.
"Che cosa gli hanno fatto i Geth?" chiese debolmente.
Il lungo palo su cui il corpo era stato infilzato si ritrasse completamente nella base del treppiede, espellendo la vittima a terra: qualunque cosa fosse, non era umana. Non più.
Tutti i fluidi corporei dovevano essere stati drenati, perché quella... cosa, quell'essere, era magro come uno spettro, impossibilmente scheletrico. La pelle doveva essere marcita, o sostituita con qualcos'altro, perché era color mezzanotte: si spaccava perfino in alcuni punti, lasciando vedere cavi e strane luci dove avrebbero dovuto esserci muscoli e organi. E ancora altri cavi si addensavano sul suo plesso solare, mentre dove una volta c'era lo stomaco si trovava invece l'attacco cresciuto attorno al palo che lo aveva tenuto sospeso. E c'erano altri cavi, nel collo, a reggere una testa glabra, che per quanto fosse di forma umana, non lo era: pallide luci, come i gelatinosi occhi di pesci abissali, li fissavano dal fondo delle orbite, asimmetrici e spaiati, visto che un'orbita della creatura ora ne ospitava due.
 

 
L'essere emise uno strano risucchio roco, come se lo stessero strangolando, poi alzò le braccia verso di loro, e Williams notò che c'erano artigli in fondo alle sue mani.
La sua testa esplose in quel momento, cortesia di Shepard:
"Adesso sappiamo a cosa servono."
Attorno a loro, il resto dei cadaveri cominciò a contrarsi, e i pali a calare:
"...Devono aver bisogno di solo poche ore per trasformarli." aggiunse il comandante con un tono di voce freddo e distaccato, quasi clinico.
Williams e Alenko risposero aprendo il fuoco sul resto delle creature, scoprendo presto che quello che non avevano in astuzia, compensavano in tenacia e ferocia.
Contro quegli esseri, gusci, husks, di ciò che una volta erano stati esseri umani, il potere d'arresto dello shotgun del comandante si rivelò decisamente migliore: le corte raffiche dei loro M7 non sembravano causare abbastanza danni da convincere le creature a cadere, e anche i poteri biotici del tenente servivano solo a guadagnare tempo: gli Husk si rimettevano in piedi troppo in fretta dopo essere stati colpiti dall'equivalente biotico di un'auto in corsa.
Williams cominciò a mirare agli arti, incontrando maggiore successo: dovette però privare di entrambe le gambe una delle creature per convincerla a fermarsi. L'Husk la guardò malevolo, tentando di trascinarsi sulle braccia, poi i tubi e le luci che aveva disseminato per tutto il corpo rifulsero al calor bianco: esplose.
Questa volta Williams chiuse gli occhi.
"...Solo un EMP." disse gentilmente Shepard scuotendola: un impulso elettromagnetico.
Attorno a loro, c'era finalmente silenzio: di quelle creature non ne rimaneva nemmeno una.
Williams si tirò in piedi imbarazzata, ma d'altro canto, anche Alenko e Shepard erano coperti da una barriera biotica che li accendeva come torce al metano.
"Non ha senso." rifletté ad alta voce Alenko, controllando il suo equipaggiamento: con l'ordine di mantenere il silenzio radio, era impossibile capire se avessero ancora comunicazioni con la Normandy; ma almeno i sistemi della sua corazza avevano resistito: i micro oscillatori rigenerarono lentamente gli scudi che l'EMP della creatura aveva prosciugato.
"I Geth sono sintetici: perché creare qualcosa di simile, che danneggia più loro che noi?"
Una buona domanda... solo, un po' troppo logica per la situazione in cui erano. Poi anche Williams capì: Alenko si stava attaccando alla logica per non impazzire.
Impossibile dire se lo stesso valesse anche per Shepard: "Siamo ancora nel paese delle meraviglie." ricordò il capo artigliere. Era stata una delle prime cose che il comandante le avesse detto:
"Una domanda sensata tenente. Ma la risposta mi... sfugge." la donna sembrò quasi offesa dal non riuscire a trovare la soluzione di quell'enigma.
Era la prima volta che le sue doti non erano all'altezza della situazione? Williams sperò di no: quando persone troppo dotate falliscono tardi per la prima volta nella vita, è difficile che si rialzino in fretta.
"Questa missione si sta complicando rapidamente." disse Shepard, scuotendosi dalla sua analisi delle creature: "Williams con me, vediamo se è rimasto qualcosa negli edifici. Alenko..."
"Prendo uno scan delle creature..." la anticipò il tenente.
Fu il primo sorriso imbarazzato che Williams le vide fare:
"Mai stata granché con la programmazione degli omnitool... Ecco perché ne hai in dotazione uno migliore del mio, Alenko." offrì a mo' di spiegazione.
"RTFM, signora." sospirò tra l'esasperato e il divertito il tenente, vedendo attraverso la sua velata menzogna.
La modifica dell'equipaggiamento in dotazione era la norma fra i marine dell'Alleanza, per quanto ufficialmente sconsigliata. Questo, per meglio adattarsi alle situazioni di combattimento in cui il personale militare si trovava ad operare: l'N7 probabilmente aveva dirottato gran parte delle funzioni del suo omnitool ad altri scopi.
"WABM, Alenko." lo rimbeccò.
"STFE... ma'am" finì Williams , che era familiare con lo scambio: c'erano poche cose che scivolassero sulla lingua come il gergo fra marine.
"Dovrei..." concesse il comandante: ora che erano fuori dal canalone, sembrava che il capo artigliere stesse tornando.
"Fino ad allora, sono felice che tu sia nel mio team, tenente."
"Che culo." imprecò Alenko tossendo, prima di accedere all'omnitool della sua corazza e fare uno scan.
La creatura puzzava come un incendio elettrico: gomma, plastica bruciata e ozono, oltre ad un afrore di carne umana. Meglio delle altre vittime nel canalone, comunque...
Come Williams e Shepard scoprirono, il primo prefabbricato era vuoto e anche sgombro: sembrava avessero fatto in tempo ad evacuare, portandosi via ogni informazione utile. Il secondo invece era ancora chiuso dall'interno: la serratura a pressione non si aprì nonostante i loro tentativi. Un'indagine più approfondita dimostrò che era stata attivata la chiusura di sicurezza: un rabbioso ologramma rosso si accese sulla porta. Accesso negato.
Il comandante fissò Williams, che imbracciò il fucile e la guardò pescare l'ultima granata dalla cintura:
"...Signora?"
"Sì, Williams?" chiese il comandante, pronta ad applicare la bomba sulla porta.
"E se provassimo prima a bussare?"
"Mmhh..." fu l'unica cosa che seppe rispondere: la granata però le tornò alla cintura.
Williams scosse la testa, abbassando il fucile: tipici N7.
"Marine dell'Alleanza, c'è qualcuno qui?" urlò, battendo il pugno sulla porta un paio di volte.
"...Non sparate stiamo aprendo!" gridò qualcuno dall'interno.
Passi rapidi, un rovistare leggero, e la porta si spalancò di fronte a loro:
"Umani, grazie al cielo!" disse una donna dai capelli rossicci e il volto spaventato, portandosi le mani alla bocca per il sollievo. Il camice da laboratorio che indossava la identificava come una degli scienziati superstiti.
"Presto! Chiudi la porta, prima che ritornino." sussurrò un uomo dal volto scavato, afferrandole il braccio: aveva gli occhi spalancati dalla paura, e la postura ingobbita di chi è terrorizzato.
"Non temete, siete al sicuro per ora: abbiamo eliminato gli ostili nelle vicinanze."
"Grazie. Grazie: temevamo che ci avrebbero trovato."
"Lei è la dottoressa Warren, era in carica allo scavo..." la riconobbe improvvisamente Williams.
La dottoressa annuì:
"Sì, e lui è Manuel, il mio assistente."
Manuel non li guardò in faccia, ma andò a rannicchiarsi in un angolo della stanza, nascondendo il volto nelle ginocchia e dondolando avanti e indietro:
"...Dovete perdonarlo: Manuel ha una mente brillante, ma è sempre stato un po'... instabile. E credo che tutto questo sia stato troppo per lui: di solito non è così."
"Io... io non sono pazzo." lamentò il dottore con una voce simile ad un pigolio.
"Ma certo che no, Peter..." lo rincuorò la dottoressa Warren.
Il dottore scosse la testa, guardandoli tutti negli occhi.
"Non è pazzia vedere il futuro, vedere la distruzione che avanza. No. Non è pazzia comprendere... comprendere che non c'è più speranza. No! Io non sono pazzo... sono l'ultimo sano di mente rimasto..."
"...Gli ho dato una dose extra della sua medicina dopo l'attacco." confessò Warren: "Ma come vedete non ha avuto molto effetto."
"Sa cosa è successo all'artefatto Prothean?" chiese Shepard, quando Manuel riprese a dondolarsi.
"È stato spostato allo spazioporto questa mattina. Io e Manuel siamo rimasti indietro per aiutare a smontare il campo e le attrezzature. Quando... quando l'attacco è arrivato, i marine sono rimasti per darci il tempo di nasconderci... Hanno dato le loro vite perché ci salvassimo." raccontò con un singulto e gli occhi lucidi.
"Nessuno... può salvarsi Sam. L'età degli Umani è arrivata alla fine. Presto, solo rovine e cadaveri rimarranno." pigolò Manuel isterico.
"Tranquillo Peter, tranquillo: è finita."
"Cosa può dirci sull'artefatto?" chiese Alenko sporgendosi dall'entrata: doveva aver seguito la conversazione attraverso la radio di Shepard, e rivolse un cenno di assenso alla domanda inespressa del comandante.
"Solo che è una sorta di modulo dati: una specie di... sonda per una vasta rete di comunicazione interstellare. Incredibilmente ben conservato: quasi allo stesso livello delle rovine di Marte. Potrebbe essere la più grande scoperta della mia carriera: chi può sapere quali segreti contenga?"
"Abbiamo risvegliato il cuore del male. Riportato alla luce la bestia. Liberato l'oscurità..."
"Peter! Fa silenzio, ti prego." pregò la dottoressa Warren.
"...Williams, quanto è distante lo spazioporto?" chiese Shepard.
"Sono almeno una decina di chilometri. Senza una navetta... dovremmo prendere il treno di superficie signora, ammesso che funzioni ancora. C'è una stazione qui vicino: poco meno di un chilometro in linea d'aria."
"Sì." annuì la dottoressa: "È stata creata proprio per lo scavo: basta scendere la collina."
"È possibile che ci siano anche altri superstiti laggiù signora..."
Shepard fu d'accordo:
"Dottoressa Warren: questa posizione è troppo isolata, e non è sicura per voi. Siete stati fortunati a non essere trovati, ma mi sentirei più tranquilla se vi portassimo alla stazione."
"Non potete farci evacuare?"
Shepard scosse la testa:
"Abbiamo ordini prioritari per recuperare la... sonda Prothean. Ma almeno alla stazione sarete più al sicuro. Pensa di riuscire a far camminare il dottor Manuel?"
Meglio non dirle cosa avevano trovato all'esterno, o nel canalone.
"Posso provarci."
"Io e il capo Williams vi apriremo la strada, doc. Alenko: la loro incolumità ha la priorità fino a quando non raggiungiamo la stazione."
"Sissignora."
"Avanti Peter: dobbiamo andare." disse la dottoressa cercando di far alzare il dottor Manuel.
"Andare? Andare dove? Nessun posto è sicuro."
Alenko si inginocchiò di fronte a lui, afferrandolo per le spalle:
"Manuel mi ascolti: non so se il posto in cui stiamo andando sarà più sicuro, ma almeno sarà con la dottoressa Warren. Non vorrebbe andare con lei? Con Sam?"
"Io... io... sì. Mi piacerebbe." rispose il dottore, alzandosi in piedi un po' malfermo.
"Williams." le disse Shepard, liberando il suo fucile di precisione dalla schiena e consegnandoglielo: "Dobbiamo muoverci in fretta. Io apro la strada, tu mi copri."
"Aye aye, ma'am."
In quel momento, l'aria e la terra tremarono attorno a loro, e si precipitarono tutti fuori.
"Che cos'è? Là in lontananza." balbettò Williams.
"Stai registrando Alenko?" disse Shepard attivando la telecamera nella sua corazza: erano arrivati giusto in tempo per assistere.
"...Sì signora. Ma non riesco a crederci. Saranno almeno due chilometri."
L'elemento zero permetteva di creare una tecnologia che di fatto aggirava la fisica: si potevano fare molte cose, ma era scienza, non magia. Esistevano dei limiti, e non era possibile creare miracoli con essa.
Quello a cui Shepard e la sua squadra stavano assistendo però era l'infrazione delle leggi del cosmo, il rifiuto sprezzante alla gravità: in lontananza, una nave colossale si stava innalzando nel cielo, più grande di qualunque cosa chiunque fra loro avesse mai visto. Ed era impossibile: una nave di quella taglia, superiore perfino alle stazza delle corazzate, non avrebbe mai potuto entrare nell'atmosfera di un pianeta. Tenere in aria e governare una massa simile avrebbe richiesto una quantità di energia immensa, oltre a tutti gli altri sistemi vitali per una nave: era più facile che una montagna volasse spontaneamente. Ma non solo quella nave era atterrata, e Shepard la riconobbe come lo stesso vascello che aveva visto nella trasmissione intercettata a bordo della Normandy, ora stava decollando, salendo più rapida di un turacciolo in una piscina, senza aver bisogno di una grande spinta: il comandante non riuscì nemmeno ad individuarne lo sfogo dei motori, mentre la nave s'innalzava, sempre più rapida, nel cielo di Eden Prime, fino a sparire.
"Si stanno ritirando..." realizzò il tenente.
"Kryik, qui Shepard."
"Kryik qui Shepard, mi riceve?" ripeté il comandante cominciando a muoversi.
"Disturbi alle comunicazioni?" chiese Williams.
"O è morto." disse Shepard al suo fianco: "...Quella nave: in quella direzione c'è lo spazioporto, non è vero?"
"Più o meno." ammise Williams.
Shepard imprecò: un ringhio inarticolato, con cui superò Williams e si lanciò giù dalla collina.
 
***
 
Qualcuno sparava ancora.
Raffiche di fucili dell'Alleanza il cui eco era arrivato a loro mentre scendevano la collina: doveva ancora esserci qualcuno di vivo e tenacemente intenzionato a restarlo. Ne ebbero la conferma quando individuarono Geth e Husk occupati ad assaltare un manipolo di coloni e qualche membro della milizia coloniale, trincerati nella stazione di transito: nessuno si aspettava l'N7 che arrivò alle spalle dei Geth, prendendosi tutto un fianco nemico.
Williams era rimasta indietro, appostandosi con il fucile di precisione del comandante e l'ordine di sparare non appena avesse un bersaglio.
Il capo artigliere non aveva uno spotter, né un sistema di assistenza alla mira integrato nella corazza, ma non le serviva. L'unica cosa che sapeva fare davvero bene era sparare dopotutto, e il fucile che il comandante le aveva messo in mano era un'arma superba: era la prima volta che il capo artigliere imbracciava un prodotto della Hahne Kedar Shadow Works, ma sperò non fosse l'ultima. Il fucile non aveva praticamente rinculo, il grilletto era leggero come una farfalla, e i pesanti proiettili di tungsteno penetravano i Geth magnificamente, ignorando quasi del tutto gli scudi: mirando alla testa, e con un po' di tempismo, l'energia cinetica del proiettile era sufficiente a decapitarli, o a offrire l'occasione ai soldati della milizia coloniale di farlo al posto suo. Ma anche con quell'arma in mano, Williams impallidiva di fronte a Shepard: quello che le aveva visto fare allo scavo era stato solo un assaggio, e mentre il capo artigliere sparava alle spalle dei Geth e la milizia coloniale li teneva occupati, Shepard li distrusse meticolosamente.
Sangue di strega: così chiamavano a volte i biotici, e per fortuna era dalla sua parte.
Il comandante aveva iniziato lanciando una singolarità dove lo schieramento nemico era più fitto, saturandola con la sua ultima granata e diversi colpi di fucile: poi era cominciato il corpo a corpo.
I proiettili dei Geth si infrangevano sulla sua barriera biotica mentre il comandante avanzava, scaricando il suo shotgun ad alzo zero nei corpi dei robot: addirittura, Williams la vide calare il calcio dell'arma sulla testa di uno dei Geth, che collassò come se fosse stato schiacciato da una pressa. Lo scontro fu molto breve, violento e assolutamente estraneo al capo artigliere, che non aveva mai avuto dei commilitoni biotici e non avrebbe mai immaginato che fossero così potenti...
 
Quando la raggiunse, dopo la carneficina, Ashely la trovò a parlare con l'ufficiale responsabile di quella milizia: il comandante era seduta, sfibrata dalla scontro, ma intenta ad ascoltare il maggiore e il suo manipolo di soldati, che proteggevano una decina di civili a cui la dottoressa Warren e Manuel si aggiunsero presto.
"...speravo foste i rinforzi, signora." stava dicendo il maggiore e non era strano vederlo fare rapporto ad un comandante.
La vecchia massima dei marine valeva anche in quel caso: "Un sergente in missione può dare ordini ad un tenente che non ha idea di quello che stia succedendo". Williams ci avrebbe aggiunto una postilla in quel momento: un N7 biotico in missione dà ordini a chiunque.
"Stanno arrivando, maggiore Strickland. La Normandy ha inviato un'allerta quando abbiamo intercettato la sua richiesta di aiuto. Spero sia per quello che la loro nave è decollata così in fretta."
"Mai visto niente del genere." disse uno dei marine della milizia: "Abbiamo capito che eravamo nei guai non appena è sbucata dal cielo. Ma a quel punto i Geth avevano già colpito l'HQ dall'altra parte della città."
"Già..." confermò Strickland: "Ci hanno tagliato fuori dalla catena di comando e poi la nave madre ha disturbato le trasmissioni: un attacco chirurgico e dannatamente preciso. Stiamo cercando di ristabilire le comunicazioni da un po' e credo ci abbiano trovato seguendo il nostro segnale."
"Potete resistere qui?"
"Siamo marine signora: camminiamo sull'acqua se dobbiamo. E poi..." disse indicando un quartetto di civili in disparte: "...abbiamo abbastanza esplosivi da festeggiare il 4 di luglio per il prossimo mese."
"...Contrabbandieri?"
"E ladri. Sgraffignavano dalle forniture militari allo spazioporto. Non appena i Geth hanno colpito, si sono precipitati verso di noi, per assicurarsi che la loro preziosa merce non andasse perduta."
Uno dei marine sputò per terra nella loro direzione, con evidente disgusto:
"Insistevano nel dire che erano provviste... all'inizio. Ma non appena i Geth hanno cominciato a spararci addosso, hanno calato le braghe pregandoci di salvargli la pelle."
"Quindi siete venuti dallo spazioporto?"
Strickland annuì, togliendosi il berretto e passandosi una mano tra i capelli bianchi: come il resto della sua milizia, non indossava una corazza da combattimento, ma giubbotto antiproiettile e anfibi. L'unica cosa che avesse impedito ai Geth di sterminarli era la barriera cinetica che erano riusciti ad edificare attorno all'ingresso della stazione: il gruppo elettrogeno di emergenza ronzava a bassi giri in sottofondo, alimentando lo scudo.
"...Quando la nave è comparsa, abbiamo preso tutti i civili che potevamo e ci siamo ritirati qui su un treno di superficie."
"Perché non siete usciti dalla città?" chiese Alenko.
"Abbiamo visto alcune navi di supporto Geth sparare a tutto ciò che si muoveva e colpi di artiglieria dalla nave madre. Ci siamo detti che era meglio non dare nell'occhio: qui possiamo ripararci."
"Una buona idea: avrei fatto lo stesso maggiore..."
"So già cosa vuole sapere davvero comandante: abbiamo mandato un drone scout a investigare non appena la nave madre è decollata e quell'affare che hanno recuperato dal sito archeologico è ancora lì, hangar di carico 9 dello spazioporto..." Strickland era un militare navigato: sapeva esattamente cosa fare e qual'era il suo compito, e cosa fare per farlo bene.
"Percepisco un ma, maggiore."
Strickland annuì e le fece cenno di seguirla nel suo centro di comando temporaneo: una tavola calda annessa alla stazione, in cui due marine e un ufficiale alle comunicazioni si affaccendavano su mappe olografiche. Alenko e Williams la seguirono a ruota.
"Un caffè signora?" le offrì Strickland, riempiendosi una tazza di quel poco che era rimasto.
Shepard scosse la testa, armeggiando sotto il bancone fino a trovare due krapfen farciti e succhi di frutta, di cui passò metà ad Alenko:
"Biotica." spiegò il comandante, cominciando a sbocconcellare il suo krapfen, anche se non significava nulla per Strickland o Williams.
"Odio le fragole." commentò Alenko dopo il primo boccone, cacciandosi in bocca il tutto a grandi morsi.
"Williams?"
Il capo artigliere prese una semplice bottiglia d'acqua dal frigorifero spento del bar, versandosene metà in testa: i giorni sono lunghi su Eden Prime, 64 ore terrestri, e ancora calde in quella stagione.
"Questa è una foto di 5 minuti fa dalla spazioporto: potete vedere il reperto Prothean." disse Strickland tornando verso di loro con un datapad in mano: "E anche il regalo che ci hanno lasciato."
Nell'immagine, poco distante dalla sonda, campeggiava un oggetto oblungo, guardato a vista da un piccolo manipolo di Geth e Husk.
"...Una bomba?"
"È quello che penso anch'io. E dato quanto è grande, credo sia almeno nucleare."
Williams fu pronta a sdraiarsi per terra e lasciar perdere tutto.
"Merda." disse Alenko con la bocca piena: nonostante le guance gonfie, non mancò una sillaba, affiancando Shepard e osservando le immagini.
"Perché non l'hanno fatta ancora detonare?" chiese il comandante a Strickland.
"Ho una...teoria signora: io credo che i Geth, per qualche motivo, non vogliano che noi mettiamo le mani su quella sonda. Ma allo stesso tempo, non vogliono far sapere in giro che sono usciti dal Velo di Perseo per la prima volta in 300 anni."
"Vogliono spianare la colonia senza lasciarsi dietro delle tracce."
"Già. Il che ci dà circa... 20 minuti: più o meno."
"Non la seguo." disse Alenko.
"Come tutte le colonie, anche noi abbiamo qualche satellite in orbita, niente di troppo sofisticato: telecomunicazioni, extranet, quelle cose lì. Non riusciamo ancora a trasmettere, credo perché la nave madre sta disturbando il sistema di boe FTL, ma se i rinforzi stanno arrivando non rimarrà in giro ancora a lungo. I Geth sono macchine e quindi sacrificabili, ma una nave del genere? Non credo. Comunque, sono abbastanza convinto che fino a quando non avranno abbattuto tutti i nostri satelliti, non faranno scoppiare la bomba. Lascerebbe troppe tracce."
"...Non capisco." ammise Williams.
"I satelliti meteorologici che le colonie mettono in orbita sono programmati per filmare e trasmettere cambiamenti improvvisi sul pianeta. Tornadi, tifoni... incendi delle coltivazioni. Attacchi Geth." spiegò Shepard.
Strickland annuì:
"Hanno filmato tutto quello che è successo qui fin dall'inizio: non possono trasmetterlo all'Alleanza ancora, perché il segnale è bloccato, ma conservano i dati. Se non eliminano quel satellite, l'intera Galassia saprà che i Geth sono passati di qui anche se distruggessero la colonia. L'intero Consiglio monterebbe un'offensiva su larga scala contro di loro, e per quanto i Geth siano lo spauracchio di diverse specie, Turian, Salarian e Umani li prenderebbero a calci in culo."
"Quindi la nostra sopravvivenza è dovuta ad un satellite meteorologico."
"E il prossimo passaggio del satellite sopra la città e previsto tra... 17 minuti e 40 secondi. Credo sia la nostra finestra: ci terranno al suolo più che potranno, e quando sarà a portata di tiro, faranno decollare un missile AA a lunga gittata. E senza più prove, adios muchachos. Probabilmente anche la vostra nave è già stata abbattuta."
"Non credo che loro sappiano della Normandy, maggiore. Ha il primo prototipo funzionante di occultamento ai sensori... magra consolazione se ci fanno saltare per aria."
"Possiamo contattarla per organizzare un recupero?"
"Per quanto mi piacerebbe, rivelerebbe la posizione alla nave madre Geth. E da quello che ho visto, non rischio una fregata contro una cosa come quella, non se abbiamo un piano migliore..."
Strickland fece schioccare la lingua insoddisfatto:
"Temo di aver fino le idee, comandante."
"Mi è stato molto utile invece... se dovesse darsi alla politica, la voterei all'istante."
"Signora?"
"Alenko?" chiese invece Shepard.
Il tenente era rimasto a fissare le immagini ricavate dal drone scout di Strickland fino a quel momento:
"Non è nucleare. E non è Geth." assentì alla fine: "È Turian."
"...La può disinnescare tenente?" chiese Williams: belloccio e intelligente. Se era single...
"Io no." rispose il tenente con un sorriso stanco: "Ma il comandante sì."
Distrattamente, Shepard aveva incrociato le braccia per coprire lo stemma N7 sulla sua corazza.
"Può farlo sul serio?" le chiese Strickland.
"Dipende... quanto ci vuole per raggiungere lo spazioporto con il treno?"
"Sette, otto minuti. Cinque se spingete i vagoni al massimo."
"Quindi dieci minuti per raggiungere l'ordigno, prendere o lasciare... Non abbiamo molto tempo, ma si può fare."
"...Sul serio?"
"Se ha la struttura base che penso abbia, non sarà difficile. I Turian costruiscono come pensano: funzionalità, poche sorprese, nessun sistema ridondante o esche. Semplice e diretto. Mi stupirebbe se non riuscissi a disinnescarla in meno di due minuti... Come hanno fatto però i Geth ad ottenere una bomba ad implosione Turian?" chiese Shepard sovrappensiero, grattandosi la nuca.
"Forse ho qualcuno che può rispondere alla sua domanda: Sykes!" chiamò Strickland: "Portami quello che puzza. In fretta." disse al marine, che si diresse fuori dal caffè.
"...Bomba ad implosione?" chiese Williams.
"Un applicazione della tecnologia ad elemento zero: niente esplosivo o materiale fissile, solo diverse celle energetiche attorno ad un nucleo di eezo ed elio 3. Crea un buco nero instabile, come una singolarità biotica, ma su scala atomica, iniziando una fusione nucleare dell'elio." spiegò Shepard.
"In parole povere?"
"Una catastrofe planetaria: come accendere una stella instabile. 10 milioni di gradi, zolle tettoniche che vengono spaccate dal cambiamento repentino dei gradienti gravitazionali, per non parlare dell'onda d'urto quando viene usata in atmosfera. Dalla grandezza, direi che questa potrebbe cancellare l'emisfero del pianeta senza difficoltà. Al confronto, gli ordigni nucleari sono poco più che una scorreggia..."
Sykes rientrò in quel momento, portando per la collottola uno dei contrabbandieri, un uomo sporco, dall'aspetto poco curato, e dal volto lievemente topesco.
"Si chiama Powell ed è il capo del giro di contrabbando allo spazioporto: lo abbiamo beccato con diverse granate esplosive ad alto potenziale ancora nella scatola. Farneticava di due Turian."
Shepard gli fu addosso in un attimo:
"C'è una bomba che sta per esplodere, Powell, una bomba molto grossa. Sii rapido: tutto, in poche parole." ordinò.
Powell non era a suo agio, ma quando Shepard menzionò la bomba, ne fu così terrorizzato che cominciò a raccontare balbettando:
"Ehh... ecco, quando... quando l'attacco è arrivato, io ero già nascosto. Per quello non mi hanno trovato... stavo facendo un pisolino, per passare il turno, e così... così li ho visti. Due Turian."
"Uno si chiamava Nihlus? Con una corazza da combattimento nera e tatuaggi bianchi in faccia?"
Powell annuì vigorosamente.
"Sìsìsì era proprio lui! Ma è arrivato dopo: c'era l'altro Turian prima di lui. Grigio come il ferro e si muoveva fra i Geth dando ordini e quelli gli obbedivano! Mi ha spaventato a morte, c'era qualcosa di strano in lui..."
"Fatti Powell." suggerì Strikland: "Il comandante ha fretta."
"...Poi i Geth se ne sono andati, ed è arrivato il tuo amico: credo lo abbia chiamato Saren. Credo... credo che si conoscessero: il tuo amico ha abbassato la guardia e si è voltato. E Saren gli ha sparato! Proprio così, dritto in testa! Sono fortunato che non mi abbia visto..."
"E poi?"
"E poi niente. Si è diretto verso la nave madre e credo se ne sia andato. Ho corso come il vento fino a che non mi hanno trovato!"
Shepard non fu contenta della notizia: per quanto un gretto essere umano, Powell era troppo spaventato per mentire.
"...Alenko, muoviamoci. Dobbiamo raggiungere lo spazioporto in fretta."
"E io ma'am?" chiese Williams
"Da qui in poi possiamo cavarcela da soli. Puoi scegliere, capo: a Strickland farebbe comodo una mano per tenere al sicuro i civili..."
"Con tutto il dovuto rispetto, non servirà a niente se quella bomba esplode..."
Shepard si prese un momento per guardarla negli occhi:
"...Come desideri Williams. Pronta a diventare un eroe?"
"OORAH!" ruggì la marine.
 
***
 
Strickland era stato molto disponibile, tanto da dargli anche un regalo d'addio: una cassa di granate che viaggiava con loro in mezzo al corridoio del vagone. Alenko era ai comandi, spingendo il treno appena al di sopra dei limiti di sicurezza e considerato che viaggiavano su una rotaia magnetica, non era poca cosa. Shepard si era presa un'intera fila di sedili, buttandosi di pancia sulla plastica e chiudendo un attimo gli occhi.
Williams invece recitava Samuele a bassa voce:
"...Oggi l’Eterno ti darà nelle mie mani, e io ti abbatterò, ti taglierò la testa, e darò oggi stesso i cadaveri dell’esercito dei Filistei agli uccelli del cielo e alle fiere della terra..."
"Io terrei dio lontano dai campi di battaglia, capo." il comandante non si era mossa, ma i suoi occhi viola la stavano guardando ora.
"Lei non crede, ma'am?"
"...C'è vecchia ruggine, tra la mia famiglia e l'idea che dio rappresenta. E io l'ho ereditata." rispose criptica infine.
"Siamo quasi arrivati." annunciò Alenko dalla cabina di comando.
Shepard si mise in piedi rapidamente, sbadigliando e producendo una serie di soddisfacenti scricchiolii con la schiena.
"...Sono impressionata, ma'am. Quante ne ha già disarmate di bombe ad implosione?"
"Ufficialmente un paio. E altre due in addestramento."
"E non ufficialmente?"
"Abbastanza."
Le vetrate esplosero attorno a loro: in cabina di pilotaggio, Alenko si gettò a terra, coperto da una barriera biotica:
"Sembra siano venuti a riceverci." urlò il tenente.
"Spero non vogliano controllarci i biglietti, signore!" Rispose Williams con il suo fucile d'assalto in mano. Shepard la tirò a terra, e si tuffò sulle granate mentre il casco le si chiudeva addosso.
I Geth sulla banchina sparavano al treno in avvicinamento senza risparmiarsi, riducendolo con le loro armi in rottami surriscaldati: la parte superiore del vagone venne via.
Quando il treno si fermò, Shepard lanciò l'intera cassa di granate sulla banchina, riparando Williams e sé stessa dietro la più spessa barriera biotica che riuscì a generare.
La palla di fuoco spazzò via molti dei Geth presenti, e il capo artigliere si stupì di essere ancora viva e incolume: per un momento, il treno sembrava avesse avuto l'intenzione di ribaltarsi su un fianco.
"Quella sì che era una sveglia." maledisse il tenente tirandosi in piedi.
Il comandante invece era già scattata sulla banchina col fucile in mano, sterminando i pochi Geth rimasti, una mezza dozzina di robot che apparivano frastornati quasi quanto loro: lo shotgun di Shepard ne abbatté due, prima che Alenko e Williams si unissero alla mischia, decimando in fretta gli altri.
Dal fondo del marciapiede, con lo chassis ancora fumante per l'esplosione, un piccolo gigante avanzò verso Shepard: un Geth ben più alto di tre metri, dalla corazza nera bordata da strisce gialle. Invece di sparare verso il comandante, caricò a testa bassa, cercando di travolgerla. Shepard si accorse di lui troppo tardi per poterlo fermare col fucile: la sua mano rifulse di fulmini e luce bianca, e il comandante saltò, levando il pugno per incontrarlo.
Sembrò che il Geth si fosse scontrato con un treno: la testa a forma di torcia si spaccò e appiattì contro il pugno biotico del comandante, e il suo impeto venne arrestato all'istante.
Crollò a terra col rumore di una valanga e odore di ozono.
"...È come avevi detto Williams: sono davvero stupidi." disse il comandante aprendo il suo casco, torreggiando sul Geth appena abbattuto.
Quando si voltò verso di loro, sembrava le avessero versato addosso un secchio intero di vernice bianca: il fluido refrigerante dei Geth le colava addosso in rivoli.
"Voglio dire: è camminato nel mio pugno." commentò con un sorriso, prima che si trasformasse in una smorfia: "Gah... sa di sapone e petrolio!" si lamentò, togliendosi il fluido a manciate di dosso.
Williams non poté fare a meno di ridere.
 
Il resto dei Geth nello spazioporto non fu un problema per loro tre: non ne erano rimasti molti e date le lunghe linee di tiro possibili negli ampi spazi interni, anche quando gli Husk cercarono di sopraffarli non arrivarono mai a meno di venti metri da loro, prima di cadere crivellati. Anche dopo aver eliminato la resistenza nello spazioporto però, Shepard continuò a muoversi rapida: impossibile dire se i Geth stessero inviando rinforzi verso di loro, ma era meglio non restare ad aspettarli. Corsero per alcune centinaia di metri prima di raggiungere la posizione che il drone scout di Strickland gli aveva segnalato: la Sonda Prothean era ancora lì, assieme alla bomba, ma ora che l'avevano finalmente raggiunta, dovettero fermarsi un momento:
"...Oddio, che cosa è successo qui?"
Avevano raggiunto ground zero. Appena al di là della passerella, c'era un enorme distesa vetrificata: il cemento dello spazioporto era lucido come lava fusa, formando un cerchio di niente quasi perfetto.
"...Deve essere dov'è atterrata la nave Geth." rispose flemmatica Shepard, inginocchiandosi di fronte alla bomba: Williams non sapeva leggere il Turian, ma riconosceva un timer con un conto alla rovescia in corso quando lo vedeva.
"Sa disarmarla?"
"È come andare in bicicletta, Williams... una grossa bicicletta capace di esplodere." rispose Shepard: a vederla così da vicino, la bomba era un grosso prisma a base ottagonale, sdraiato su un fianco.
"Abbiamo quattro minuti. Seguite i miei ordini e non moriremo qui. Alenko, mi serve che tu faccia un buco su un lato col tuo omnitool. Una finestra, abbastanza larga da infilarci la mano e guardare cosa stai facendo. Non andare troppo in profondità: non più di mezzo centimetro o rischi di far saltare un contatto."
Alenko settò il suo omnitool sulla funzione di micro fabbricazione, e la sua corazza deviò scudi ed energia all'attività: sull'altro lato dell'ordigno, Shepard fece lo stesso, creando una minuscola saldatrice con cui cominciò a tagliare la bomba.
"Fatto." rispose il tenente.
"Bene. Dovresti vedere un pistone pneumatico a circa un terzo della lunghezza. Lo vedi?"
"Sì."
"Riesci a raggiungerlo senza toccare niente altro?"
"...No."
"Williams, dai un occhiata."
Il capo artigliere sentiva il battito del suo cuore nelle orecchie: vedeva il pistone, ma lo spazio in cui passare con la mano era davvero minuscolo.
"Penso... di riuscirci."
"Non è abbastanza Williams: o lo sai, o no."
"...Ce la faccio." disse mordendosi le labbra.
"Allora vai. Raggiungi il pistone con la mano, ma non fare niente altro."
Il capo artigliere rivolse una rapida preghiera a Dio, prima di procedere:
"...Ci sono." disse dopo un tempo che le sembrò infinito.
"Senza muovere il braccio, risali con la mano il pistone, fino a toccare l'alloggiamento interno della bomba..." come faceva a essere così dannatamente calma? "...Troverai una depressione con una specie di grilletto."
"...Trovato."
"Quando te lo dico, tira il grilletto, e ritira il braccio senza toccare niente. Troppo veloce, la bomba salta. Troppo lenta, ci rimetti la mano. Hai capito?"
"...Sì."
"Adesso conterò fino a 3: quando ci arrivo, tira il grilletto. 1... 2... 3!" contò Shepard.
Williams tirò, e sentì subito qualcosa che si muoveva dentro la bomba: senza lasciare che il suo panico la dominasse, il capo artigliere ritirò la mano evitando di toccare qualunque cosa.
Shepard era di nuovo in piedi ora, di fronte all'ordigno che si era aperto, mettendo in mostra le sue viscere:
"Il più è fatto." disse soddisfatta: "Alenko, vedi se riesci a manomettere il timer."
Il tenente fu subito col suo omnitool sui sistemi interni dell'ordigno.
"È protetto da un firewall militare. Ho bisogno di troppo tempo per bypassarlo." disse scuotendo la testa.
"Pensi di riuscire a cortocircuitarlo in sicurezza?"
"Potrei farlo su qualunque altra cosa... Ma una bomba ad implosione? Preferirei avessimo un piano migliore."
"Precisi e con calma allora. Dovremo fare alla vecchia maniera: quelle sono le celle di Elio 3." spiegò il comandante, indicando non meno di sei barre inserite nelle corpo centrale dell'ordigno.
"Cosa devo fare?"
"Le dobbiamo estrarre, ma mi serve che crei prima un circuito parallelo al loro, facendo credere all'ordigno che siano ancora inserite. Ricorda: i Turian non usano colori per i fili. Devi connettere quelli con lo stesso tipo di bande."
Il tenente stava sudando e dovette ragionarci un attimo: tanti fili dello stesso azzurro, tigrati di bianco o con strisce a zig zag o linee ondulate.
Maledetti Turian.
Alenko dovette lavorare per trenta preziosi secondi prima di completare il circuito di bypass, usando il suo omnitool per raschiare i cavi, e poi legarli assieme grazie al gel amorfo che ogni omnitool usava per i processi di micro fabbricazione.
"Bene." disse Shepard: "Adesso estraiamo le celle. Prendetevi il tempo che vi serve ma non toccate i solenoidi che sono avvolti attorno." disse, dimostrando come si faceva.
Williams e Alenko la seguirono con più calma, ma alla fine tutte e sei le barre furono estratte dalla bomba e depositate a terra.
"Ottimo. Niente più catastrofe planetaria."
"...Tutto qui?" scherzò Alenko.
"No. Dobbiamo ancora disinserire il nucleo di eezo. Ho detto niente più catastrofe planetaria, ma se dovesse scoppiare in questo stato, si porterebbe via almeno tutto lo spazioporto."
"...Come facciamo?"
"Non possiamo farlo direttamente. Ma possiamo tagliare l'alimentazione: ogni cella energetica di questa bomba é connessa al timer e al nucleo di elemento zero. Dobbiamo staccare i cavi che vanno dalle celle al nucleo, ma non quelli che vanno al timer. Forza!"
Shepard si mise all'opera, ma Alenko e Williams erano troppo pallidi per provarci:
"È come strappare capelli: trova e strappa." disse loro, sottolineando il tutto con rapidi gesti delle mani: Alenko e Williams si misero all'opera.
"Fatto."
"Fatto." confermò il tenente.
"Bene. E ora..." prima che potessero fermarla, la mano di Shepard si illuminò della corona azzurra dei suoi poteri biotici. E Il comandante tirò.
Il blocco del timer venne via con uno strappo, venendo scagliato a decine di metri di distanza.
La bomba non era esplosa.
"...Non male. Williams, Alenko: avete appena disinnescato la vostra prima bomba ad implosione Turian."
Williams mise il culo a terra e sospirò:
"Pazza figlia di puttana..."
"Hai detto qualcosa,Williams?"
"Ho detto che è una pazza bastarda... ma'am!"
"Cerchiamo di non rifarlo troppo presto, Shepard..." assentì Alenko: "Ci è andata bene, ma ho le palle in gola."
"Tenente, non sapevo fossi di quella sponda..."
Kaidan aprì e chiuse la bocca, come un pesce fuor d'acqua, guardandola da sotto in su, perché si era piantato entrambi i pugni sulle ginocchia: alla fine il tenente scosse la testa ed esalò, mettendosi dritto, preferendo non commentare. Per allora, Shepard gli aveva già voltato le spalle attaccandosi alla radio. Fu per questo che solo Williams lo vide esibirsi in un mezzo sorriso e far scorrere lo sguardo fino al posteriore di Shepard: doveva essere una prerogativa degli ufficiali superiori avere un posteriore magnetico anche se era coperto da corazza da combattimento.
Williams sospirò: l'ultimo che aveva guardato il suo di posteriore, era stato appeso dai Geth nel canalone...
"Normandy, l'artefatto è al sicuro. Richiediamo estrazione immediata..." comunicò il comandante.
Lasciati a loro stessi, Kaidan offrì la mano ad Ashley, tirandola in piedi: così da vicino, Williams dovette ammettere che era proprio carino.
Peccato che lo sguardo del tenente fosse rivolto al reperto:
"Quindi questa è la sonda. Non come me l'ero immaginata... incredibile comunque: tecnologia Prothean ancora funzionante."
Williams girò la testa di scatto, osservando l'oggetto per cui la colonia era stata quasi distrutta e impallidì incerta:
"...Non faceva niente del genere quando l'hanno riportata alla luce."
I due metri della colonna, uno strano miscuglio di materiali che sembravano pietra e metallo, si era illuminato dall'interno: strane rune che Williams non conosceva scorrevano sulla sua superficie, mentre una fioca luminescenza verde partiva dalla sua sommità puntando al cielo.
"Qualcosa deve averla attivata..." disse Alenko, avanzando cautamente verso la sonda.
"...Roger Normandy. Restiamo in attesa..."
Successe troppo in fretta perché Williams potesse reagire: la colonna, per quanto strano potesse sembrare, emise una bassa vibrazione, una sorta di grave Omp!, e Alenko si piegò sulle ginocchia, tenendosi la testa come se stesse per spaccarsi dall'interno:
"Comandante!" urlò Williams.
Shepard fu subito su di loro. Alenko stava ringhiando, impossibile capire cosa stesse cercando di dire: era un grido disperato, di qualcuno che stava morendo.
Il comandante lo afferrò per le spalle, e con tutta la sua considerevole forza, unita a quella di Williams, Alenko atterrò sul capo artigliere abbastanza lontano.
"SHEPARD!" strillò Ashley.
Troppo tardi: qualunque cosa fosse la sonda, aveva afferrato Shepard ora, staccandola da terra e facendola ruotare in modo che la... guardasse. Doveva guardarla: fu come se la gravità non esistesse.
Shepard non gridò mentre la sonda agiva: non disse nulla, mentre fluttuava in aria. Quella visione impossibile, di una donna sospesa nell'aria a braccia aperte contro la sua volontà, fu fin troppo familiare a Williams:
Si è sacrificato per redimerci dai nostri peccati.
Poi la sonda Prothean esplose, e Shepard venne scagliata via.
 
***
 
Nell'oscurità, Lui la aspettava:
"Abbiamo identificato la nave che si trovava nell'orbita di Eden Prime. Normandy SR1: un vascello Umano dell'Alleanza, sotto il comando del capitano Anderson... sembra siano riusciti a salvare la colonia."
Era seduto al posto che Gli spettava: il comando. Le dispiacque molto di riferir Gli il fallimento dei Geth.
"...E la sonda?" Lui non si voltò a guardarla.
"Uno degli Umani potrebbe averla usata..."
Il Turian fu un animale colmo di rabbia su di lei: senti i suoi artigli graffiarle le guance, metallo e corno, mentre le afferrava la faccia.
Così come era arrivato, quell'attacco scomparve dai Suoi occhi con un brivido, e fu di nuovo Lui, ma incurante della distruzione che aveva causato nella cabina della Sua ammiraglia. L'Asari lo vide inspirare profondamente, cercando di riaffermarsi:
"L'Umano... dovrà essere... eliminato." scandì.



Ohai! E ben arrivati anche alla fine del terzo capitolo.
Prima di ogni altra cosa, spero di essere riuscito a tenere la suspance narrativa abbastanza alta per tutte le 20 pagine su cui si spande questo capitolo. Lo so, non sono poche (ecco perché ho dovuto spezzarlo dal precedente), ma non scherzavo quando dicevo che questa vuole essere una long fic. Risulta sostenibile? O è semplicemente troppo da gestire? Spero proprio di no, anche perché Eden Prime, come missione, non è nemmeno una delle più lunghe...
A parte questo, ho manipolato un poco gli eventi originali, poca cosa ai fini della trama, cercando di dare al tutto una forma... piacevole e coinvolgente, e un filo più realistica: qual è in fondo la possibilità che uno sparuto gruppetto di  mezza dozzina di persone riesca a sopravvivere con i Geth a due passi?
E lo so, per chi ha giocato a ME, non c'è stato l'intermezzo col decesso di Nihlus, e questa è una scelta che ho fatto in parte per non appesantire troppo il capitolo, restando concentrato su Shepard, Williams e Alenko, e in parte perché essendo questa una fiction, non desidero dare al lettore più informazioni di quante il comandante possegga. I cattivi arriveranno, ma un passo alla volta ;)
E per finire, le tre sigle:
RTFM: read the fucking manual: leggi il fottuto manuale.
WABM: write a better manual: scrivi un manuale migliore.
STFE: search the fucking extranet: cerca il fottuto extranet (per un manuale migliore).

I marine imprecano: è un fatto. ;) Alla prossima (SOON, spero).

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Capitolo 4
*** From The Dust Returned ***


-Quella cosa è letale. È una batteria... e un accumulatore. Contiene un milione di emozioni. Cento mila tipi di paura, un quarto di milione di rabbie diverse... gelosia, amore. Un solo tocco ed è...
-La sedia elettrica della mente.
Galaxy Rangers
 
Era stato quello, un giorno di prime volte per il capo artigliere Ashley Williams: tutte memorabili e tutte terribili.
Ma il giorno non era ancora finito:
"Tienila giù!" gridò Alenko.
Per la prima volta, quel giorno Williams aveva perso tutta la sua squadra. Per la prima volta, quel giorno lei aveva combattuto contro i Geth. Per la prima volta, quel giorno Williams aveva lottato a fianco di un N7 e assieme a lei disarmato una bomba ad implosione Turian.
"Shepard! Shepard... dannazione!"
La spinta biotica li fece cadere entrambi: non aveva la stessa distruttiva potenza che il comandante aveva esibito durante la missione, ed era questo in verità, ad essere spaventoso. Qualunque cosa la sonda Prothean le avesse fatto, la stava uccidendo e anche rapidamente: il comandante pulsava di potere biotico, dibattendosi come se la stessero folgorando con l'alta tensione. Alenko dovette sedersi sul suo braccio per riuscire a tenerla e poter così armeggiare col suo omnitool: il suo febbrile agitarsi, mentre Williams cercava di tenere il comandante dall'altro lato, alla fine riuscì, e la corazza di Shepard si bloccò in posizione, impedendole di dibattersi oltre.
Il capo artigliere le strinse di nuovo la testa fra le mani, infilandole un pollice in bocca: meglio che si incrinasse i denti sulla corazza, piuttosto che farsi a pezzi la lingua e strozzarsi col suo sangue.
"Shepard!" la chiamò ancora una volta Alenko, cercando di farla reagire: gli occhi del comandante erano completamente bianchi.
Non stava nemmeno gridando: Shepard riusciva a malapena a respirare, strozzandosi in corti rantoli.
"Dove diavolo è la nave?" urlò Williams: che qualcuno venisse a salvarla da quell'incubo.
In quel momento, all'apice della sua disperazione, la Normandy stracciò le nuvole, abbassandosi rapidamente: dovevano aver ascoltato tutto via radio, perché atterrò nel vasto niente che la nave madre dei Geth aveva lasciato. Williams cominciava a credere però, che fosse già troppo tardi: Shepard non si dibatteva più, questo era vero, ma non era necessariamente un bene...
Il capo artigliere scoprì che non era pronta ad assistere anche a quella morte: Ashley non era preparata a veder morire anche un'eroina, non fra le sue braccia.
La stanchezza del giorno le scivolò addosso in quel momento, mentre gesti ed azioni si confusero per il capo artigliere: l'arrivo dei marine della Normandy, che scortavano una donna anziana in un camice da laboratorio ed un uomo dall'aria grave con l'uniforme azzurra e i gradi di capitano, le aste telescopiche di una barella da campo, che venne montata sotto Shepard, le spiegazioni di Alenko, osservare mentre il comandante veniva sedata e sollevarla assieme al tenente mentre si muovevano in fretta...
 
Si ritrovò seduta nella sala mensa della Normandy in uniforme di fatica, senza sapere esattamente come ci fosse arrivata: sul tavolo davanti a lei, c'era un vassoio pieno di rancio.
Sembrava anche buon rancio: una ciotola piena di zuppa, frutta, uova strapazzate... ma il capo artigliere non aveva fame: era successo troppo quel giorno, perché lei avesse ancora fame.
"Williams, giusto? ...Riposo, riposo." ordinò Anderson, poggiandole una mano sulla spalla prima ancora che si alzasse e sedendosi a fianco a lei.
Il capitano era un uomo sul viale del tramonto, con la linea dei capelli in ritirata, ma ancora neri piuttosto che grigi, e dalle guance segnate dall'acne di un'ormai passata gioventù. Anderson era tarchiato, tuttavia Williams sapeva di non dover giudicare un libro dalla copertina: il capitano era stato uno dei primi N7 di tutte le forze dell'Alleanza, e in certi punti la sua uniforme azzurra si gonfiava per il gioco dei muscoli sottostanti.
"...Sì signore: capo artigliere Ashley Williams."
Per quanto tempo era rimasta seduta in mensa? Williams non riusciva a ricordare...
Anderson incrociò le mani sul tavolo, assentendo lievemente: mani da soldato, segnate, piene di calli e dalle nocche che sembravano scolpite nel legno.
"Come sta il comandante, signore?" gli chiese.
"Che io sia dannato se lo so. Il nostro medico ha sbattuto tutti fuori dall'infermeria... dalla sua infermeria." aggiunse sovrappensiero.
Williams capì che cosa intendesse: forse Anderson dava ordini all'equipaggio, ma lo staff medico dava ordini a tutti.
"...Spero che il comandante ce la faccia." le sfuggì di bocca.
"Anch'io: Shepard si merita di meglio. E se c'è qualcuno in grado di sopravvivere ad una sonda Prothean, quella è lei."
Fu una mezza verità quella del capitano: c'erano stati casi documentati di interfacce accidentali con tecnologia Prothean come la sonda di Eden Prime. L'effetto, almeno sugli alieni, quando non era letale, era simile ad una lobotomia: sovraccarico sinaptico e collasso di intere aree del cervello, trasformando il soggetto in un vegetale. Ma questo Williams non aveva bisogno di saperlo: non ancora.
"...Il tenente Alenko ha fatto rapporto: il suo aiuto laggiù è stato insostituibile. Volevo ringraziarla, per aver salvato il mio XO su Eden Prime."
Questo scosse decisamente Ashley:
"È stato l'opposto, signore. Senza il comandante..." la marine dovette deglutire, ricordando il suo team e il loro orribile destino, da cui Shepard l'aveva risparmiata: "...Se posso chiedere, quanto è grave la situazione?"
Anderson si grattò il filo di barba che aveva sulle guance, prima di rispondere:
"Molto. Non serve che le spieghi, capo artigliere, che la perdita di uno Spettro e di tecnologia Prothean in un'unica missione ci mette in pessima luce..."
Per non parlare della situazione su Eden Prime, che solo ora il resto delle forze dell'Alleanza era arrivato a presidiare: si combatteva ancora sulla superficie del pianeta, ma i focolai di resistenza Geth non sarebbero durati a lungo.
Williams assentì pensierosa: la vecchia maledizione di famiglia che tornava a farsi sentire?
"...Ed è per questo che l'ho fatta trasferire sotto il mio comando. Ci serve ogni testimonianza possibile per presentare il nostro caso."
Il capo artigliere fu senza parole: un Williams sotto il comando di Anderson? Ashley avrebbe scommesso che il suo vecchio CO si sarebbe mangiato il cappello alla sola idea.
"Beh.. woa! Accidenti io..."
"Si risparmi le smancerie capo artigliere. È un onere, non un onore: mi servirà il suo rapporto scritto sulla missione." la interruppe il capitano, spostando il vassoio e sostituendolo con una datapad da riempire.
"...Lo avrà, signore."
"Bene: siamo con l'acqua alla gola e possiamo solo nuotare." disse Anderson, alzandosi per lasciarla.
"Signore...? Sappiamo già chi è Saren?"
Quando sentì quel nome, il capitano si arrestò bruscamente e Williams lo vide stringere i pugni:
"Non al momento." rispose alla fine.
Fu una menzogna.
 
***



...Nella luce non troverai difesa. Nell'oscurità non troverai rifugio. Sono qui, sono QUI! Noi siamo come insetti. Non c'è luogo in cui nascondersi! La carne ci CONSUMA, mentre il nostro mondo BRUCIA! Apri gli occhi: apri gli occhi, apri la mente, alla disperazione, alle nostre urla. Apri la bocca al nostro terrore! Noi stiamo bruciando!
Un pianeta di sabbia e rovine.
Vederli è morire. Loro sono sempre stati: loro sono la porta.
La carne è debolezza. La carne è un illusione. La nostra carne è orrore, che non può essere nominato, che non può essere spiegato, che non può essere compreso!
Ci stanno abbracciando nella loro ombra e la loro condanna, castigo e natura si scava la via nella nostra pelle. Cos'è questa agonia? LORO SONO VERA AGONIA!
Carne e sangue, cavi e tubi.
È troppo tardi, troppo TARDI! Anche il sole distoglie lo sguardo! Non possiamo nemmeno arrenderci. LORO... Costruire, plasmare. Imperfetti, imperfetti. Appena accettabili. NUTRITECI. Divenite NOI. Parte di noi!
Carne, esperimenti, prove, ancora. Di nuovo. INUTILI. Nervi alla macchina. Carne ai circuiti.
Al vincitore le spoglie. Al vincitore la carne e i corpi. A loro il vincitore. A loro le stelle e i mondi. A loro la Galassia. A loro la tenebra e la luce!
LORO SONO!
 
"...Dottoressa Chakwas? Credo si stia svegliando?"
Karin Chakwas non credeva nei miracoli: solo nel duro lavoro, nella preparazione e nell'impegno, e il comandante ne aveva richiesto molto. Tirarla fuori dalla sua corazza e legarla al letto era stata solo la prima cosa da fare, ma non era stato di certo facile. Anche se terapie genetiche e nuove cure avevano quasi raddoppiato l'aspettativa di vita umana rispetto a due secoli prima, Chakwas non portava capelli grigi per bellezza: legare al letto un N7 in preda ad una crisi, che la superava per peso ed altezza, sarebbe stato impossibile senza aiuto. Ai piedi del letto del comandante, l'infermiera di bordo, Monica Negulesco, si teneva un impacco di ghiaccio sul viso: Shepard aveva un gancio sinistro micidiale.
No, Chakwas non credeva nei miracoli, ma era stimolante a volte vedere le proprie convinzioni venire messe alla prova:
"Informa subito Anderson per favore, Maggie." disse la dottoressa, avvicinandosi al letto mentre l'infermiera si affrettava ad eseguire il suo ordine.
"Comandante? Riesci a riconoscermi? Sai dove ti trovi?"
Sembrava che la povera ragazza fosse appena uscita dall'inferno: cosa esattamente la sonda Prothean le avesse fatto, Chakwas non era ancora in grado di dirlo, ma la dottoressa conosceva bene quegli occhi velati che sembravano guardare mille miglia lontano. Li aveva visti molte volte nella sua carriera:
"Acqua..." le chiese debolmente: Chakwas si affrettò a recuperare un bicchiere e riempirlo.
 "...Perché sono legata?" chiese il comandante con una voce arrochita e spenta.
"Sai dove ti trovi?" ripeté la dottoressa pescando una cannuccia sterile.
Gli occhi di Shepard sfarfallarono per un attimo: "...Normandy." rispose infine, e Chakwas le permise di bere come ricompensa.
La sonda Prothean l'aveva annientata, ma sembrava che si stesse riprendendo.
"Ci hai fatto prendere un bello spavento. Come ti senti?"
"...Mi liberi dai lacci doc: devo vomitare."
La dottoressa fece appena in tempo a liberarle la sinistra e metterle un catino sotto la faccia, prima che il comandante lo riempisse coi resti di un krapfen alla fragola.                                                                                                                                                                
Alenko si stagliò sulla porta dell'infermeria in quel momento, entrando a grandi passi: doveva aver intercettato la sua infermiera.
"...mi sento come un morto." rispose Shepard quando finì di svuotarsi lo stomaco.
Liberando anche la destra, Shepard prese il bicchiere d'acqua e lo svuotò a piccoli sorsi: "...Quanto sono stata fuori combattimento?"
"Quasi undici ore. Ricordi cosa è successo laggiù?"
"...Sì. Fino alla sonda, poi diventano... frammenti... Mi ha... usata?"
"Che intende comandante?"
"Si è interfacciata con me... la sonda... con i miei noduli di elemento zero... l'ho sentita mentre mi costringeva a reggermi... e poi mi ha fatto vedere... qualcosa."
"È colpa mia..." cominciò Alenko.
"Difficilmente, tenente: nessuno poteva immaginare cosa sarebbe successo." lo rassicurò Chakwas.
"Ha... ragione... Alenko." biascicò il comandante, appisolandosi per pochi secondi, per poi riprendere: "Non potevi... saperlo."
"E non ne scopriremo mai la ragione, temo: la sonda è esplosa." commentò Chakwas: Shepard avrebbe dovuto dormire, ma il suo rapporto ad Anderson aveva la priorità, sfortunatamente.
La dottoressa non ebbe altra scelta che iniettarle un blando stimolante con un iniettore a pressione:
"La sonda è esplosa?" ripeté il comandante, mentre il farmaco agiva.
"Sì e l'ha sbalzata via, signora: io e Williams l'abbiamo riportata alla nave."
"...Grazie tenente. Dovrei fare rapporto ad Anderson ora..." cominciò, facendo scivolare le gambe giù dal letto e sedendosi sul materasso, prima che la dottoressa le afferrasse le spalle: dannati marine, specie quelli che credono di saperne più di te.
"Anderson sta arrivando. Lo aspetterai qui comandante: non dovresti muoverti ancora."
Shepard dovette fissare gli occhi della dottoressa, di un verde intenso, per comprendere che non l'avrebbe lasciata andare:
"...Come sto, dottoressa?"
"Fisicamente... bene, ma ho rilevato un'insolita attività cerebrale mentre eri in coma: onde beta soprattutto."
"Non è possibile: le onde beta sono presenti solo in soggetti coscienti ed associate a situazioni di forte concentrazione..." cominciò Shepard.
"Felice di sapere che la sonda non ha fatto danni permanenti." commentò la dottoressa, stupita dalla conoscenza dell'N7 sull'argomento: il comandante era pur sempre figlia di suo padre.
"Non ne sarei così sicura... maledizioni..." disse Shepard afferrandosi le tempie fra le dita.
"Mal di testa?" chiese Alenko.
"Diversi. E tutti con manie di protagonismo." ringhiò il comandante.
"Ho anche registrato una profonda fase REM: di solito è associata a sogni molto... vividi." aggiunse Chakwas con un tono di voce leggero: onde beta a quel livello avrebbero dovuto automaticamente escludere REM.
Il cervello Umano non era fatto per sopportare una simile dicotomia e non c'erano precedenti a qualcosa di simile, nemmeno nelle pubblicazioni mediche aliene: normalmente avrebbe dovuto bruciare le sinapsi e invece, quella povera ragazza non sembrava aver riportato danni permanenti.
"..."
"Non ho sentito Shepard."
"Ho detto incubi, doc. O visioni... non so spiegarlo. Ho visto... morte. Distruzione. Ma era tutto confuso. Troppo... rapido per ricavarne qualcosa di utile."
"Mhh... dovrò inserire anche questo nel rapporto. Credo che... Oh. Capitano Anderson." disse Chakwas senza scattare sull'attenti, al contrario del tenente: le prerogative del medico di bordo erano molte, dato quanto fosse competente e rispettata, e la sua lunga carriera nell'Alleanza. Tecnicamente parlando, Chakwas avrebbe potuto rivendicare il grado di maggiore:
"Come sta il mio XO, dottoressa?"
Chakwas accese il suo omnitool e lo fece scorrere sul comandante per un ultimo controllo:
"Tutti i valori sono nella norma..."
"Ottime notizie." rispose Anderson, prima che la dottoressa potesse aggiungere il suo ma: "Shepard, devo parlarti, in privato."
"Aspetterò fuori." disse Alenko, salutando e congedandosi, mentre Chakwas guardò il capitano per un lungo momento, prima di seguire a sua volta il tenente.
Senza più l'occhio vigile della dottoressa a sorvegliarla, Shepard mise i piedi a terra, anche se dovette appoggiarsi al letto per mantenere l'equilibrio.
"Sembra che la sonda ti abbia messo al tappeto, comandante... sicura di stare bene?"         
Solo con il suo CO, Shepard poté abbassare le sue difese e smettere di fingere di essere forte, almeno per un momento:
"Non mi piace vedere morire i miei uomini..." rispose, guardandosi la punta dei piedi.
Indossava ancora la tuta da combattimento, anche se Chakwas le aveva tagliato via la parte superiore, lasciandola nel suo reggiseno sportivo. Le vecchie cicatrici da shrapnel, una manciata di macchie più scure lungo il suo fianco destro, erano in bella vista: il che spiegava perché Alenko avesse guardato ovunque tranne che lei durante la precedente conversazione.
"Jenkins non è morto per colpa tua Shepard: ho letto il rapporto di Alenko e Williams. Data la situazione, hai fatto un ottimo lavoro..."
"Williams è a bordo?"
"Ho pensato che un talento simile ci avrebbe fatto comodo."
"...È un ottimo soldato. Le sarà utile."
"Alenko la pensa allo stesso modo: ecco perché l'ho inserita nell'equipaggio."
"...Quanto è grave?" chiese Shepard dopo un momento.
"Molto, e il Consiglio vorrà delle risposte: Nihlus è morto, la sonda Prothean è stata distrutta e i Geth ci stanno invadendo. Ma non sono qui per questo... devo parlarti di Saren, l'altro Turian."
"Sappiamo chi è?"
Anderson annuì:                                                                     
"Saren Arterius è uno Spettro, uno dei migliori: una leggenda vivente... ma se ora è dalla parte dei Geth, o loro sono dalla sua, vuol dire che è un rinnegato. Uno Spettro rinnegato è sinonimo di guai Shepard, e Saren è molto pericoloso. E odia gli Umani: crede che ci stiamo espandendo troppo velocemente, occupando la Galassia. Molte specie aliene la pensano allo stesso modo, ma in gran parte restano a guardare..."
"Dubito abbia attaccato Eden Prime per questo, capitano: quello è il modus operandi dei Batarian."
Anderson annuì: per quanto gli Umani fossero stati l'ultima specie ad unirsi alla mischia della politica interstellare, avevano lasciato una forte impressione di sé. Per prima cosa, perché erano riusciti a confrontarsi quasi alla pari con i Turian durante la Guerra del Primo Contatto: un risultato eccezionale, considerato che i Turian mantenevano l'equilibrio militare tra le razze del Consiglio da più di un millennio. In secondo luogo, perché gli Umani sembravano prosperare quanto più la situazione si faceva per loro difficile: questo almeno secondo il Consiglio.
 
L'Umanità non aveva chiesto un posto fra le stelle, se lo era preso, con molteplici sforzi e il duro lavoro, rispettando la diplomazia, ma annettendo rapidamente territori in modo aggressivo. Poco importava che la quasi totalità di essi fossero disabitati e rilevanti solo dal punto di vista delle risorse naturali: il ritmo d'espansione dell'Alleanza era visto con preoccupazione dalle altre razze, e l'Umanità si era fatta qualche oppositore, ma un solo vero nemico, i Batarian.
Isolazionisti e xenofobi, i nativi di Kar'Shan avevano una pessima reputazione anche prima dell'arrivo dei Terrestri sulla scena politica, data la loro estensiva pratica della schiavitù, che li portava a saccheggiare colonie di altre specie per ottenere la forza lavoro necessaria ad alimentare l'avidità della loro autocrazia, l'Egemonia. Nonostante fossero gli ultimi arrivati però, l'Umanità era stata la prima ad essersi attivamente scontrata con l'Egemonia per la loro condotta, al punto che lo stesso Consiglio, messo con le spalle al muro dai Batarian che reclamavano una retribuzione per le azioni dell'Alleanza contro di loro, era stato costretto a schierarsi. Con sorpresa di molti, il Consiglio aveva scelto gli Umani, permettendo loro di avere un ambasciatore sulla Cittadella dopo appena due decadi, quando c'erano specie che ancora aspettavano da secoli. I Batarian avevano chiuso la loro ambasciata per protesta, ritirandosi nei loro territori, e il loro rancore verso l'Umanità non accennava a diminuire: gli eventi terribili di Mindoir, Elysium e Torfan erano una conseguenza diretta di quel rancore.
Non c'era stata ancora alcuna dichiarazione di guerra aperta fra l'Egemonia e l'Alleanza, ma in molti credevano che fosse solo questione di tempo...
 
"...Senza dubbio, Saren voleva la sonda." confermò Anderson: "Hai visto qualcosa prima che esplodesse? Un indizio, che possa indicarci il perché?"
Shepard ripeté quello che aveva accennato alla dottoressa:
"Una visione?" chiese Anderson: "Che genere di visione?"
Shepard divenne pallida e i suoi occhi si velarono mentre ricordava: rispose con una voce molto fioca.
"Vaga, un susseguirsi spezzato di molte immagini sovrapposte: incredibilmente rapido. Troppo rapido. Ho visto... dei sintetici. Forse Geth. Sterminavano della gente. Li massacravano... e poi qualcos'altro, a cui non riesco a dare un senso."
"...Dovremo riferirlo al Consiglio, Shepard."
"E cosa gli diremo, signore? Che ho fatto un brutto sogno?"
Anderson scosse la testa:
"Non sappiamo cosa ci fosse in quella sonda comandante: tecnologia Prothean? Istruzioni per costruire armi di distruzione di massa? Qualunque cosa fosse, ora ce l'ha Saren..." disse infervorandosi sempre più.
Il comandante tenne per sé quanto il capitano sembrasse determinato a fermare lo Spettro: c'erano dei trascorsi, che Anderson non voleva condividere con lei, e questo significava che il capitano sapeva in prima persona quale pericolo Saren rappresentasse.
"...Ma Saren lo conosco bene, conosco la sua reputazione, il suo modo di agire: crede che gli Umani siano una piaga nella Galassia. Questo attacco... è stato una dichiarazione di guerra. E con le informazioni della sonda e un esercito di Geth al suo comando, non si fermerà fino a quando non avrà eliminato l'Umanità dalla faccia della Galassia."
"Non se lo fermiamo prima noi." disse Shepard con il suo consueto tono di voce: l'effetto della sonda stava finalmente scemando.
"Non è così facile... Saren è uno Spettro, può andare ovunque e fare qualsiasi cosa. Ecco perché ci serve l'appoggio del Consiglio."
"Ho capito signore: dimostreremo che Saren è un traditore e così il Consiglio gli revocherà lo status di Spettro."
Anderson annuì:
"Non appena saremo sulla Cittadella, chiederò all'ambasciatore se può organizzarci un incontro." disse Anderson, controllando il suo cronometro.
"ETA?" chiese il comandante.
"Almeno un'ora: dirò a Joker di premere sull'acceleratore. Riposa nel frattempo comandante: dovremo essere al massimo."
"Riposerò quando sarò morta, signore. Se vogliamo avere qualche speranza all'udienza, le servirà il mio rapporto completo..." rispose il comandante, chiudendo gli occhi per non soccombere alla vertigine.
Anderson dovette assentire: Chakwas avrebbe protestato, ma non c'era molto altro che potessero fare. Saren era spietato, più di quanto potesse spiegare a parole in quel momento, e Shepard... sembrava così giovane e fragile in quel momento, anche se il capitano sapeva perfettamente quanto fosse poco più che apparenza. Perfino Anderson si era sentito meglio quando l'aveva vista in piedi, anche se non avrebbe mai confessato a Shepard quanto preziosa fosse per lui e non solo come subordinato, ma come essere umano.
Il capitano aveva collezionato medaglie nella sua carriera in virtù dell'aver fatto per primo molte cose: Shepard era andata oltre a questo, spingendosi, per valore e sacrificio, molto al di là di ciò che chiunque avesse mai fatto prima, o avrebbe potuto chiederle; e tuttavia, quella donna sembrava non rendersene conto, ignorando apparentemente il valore della propria esistenza.
"...appena Chakwas mi avrà dato qualcosa per il mal di testa, mi metterò subito al lavoro."
"Si metta anche qualcosa di più presentabile prima di uscire: non vorremmo alzare troppo il morale, comandante."
Shepard dovette abbassare gli occhi un momento per capire cosa intendesse: era ancora fuori fase. Poi alzò la testa, e si esibì in un perfetto saluto militare:
"Aye Aye, sir."
Il sorriso rimase sul volto di Anderson anche quando uscì dall'infermeria.
 
***
 
"Sono felice di vedere che sta bene, signora." disse Kaidan sedendosi al suo fianco in sala mensa, e passandole un vassoio pieno di cibo.
"...Solo un altro giorno nei marine, Alenko. Grazie." rispose leggera il comandante, riempiendosi la bocca senza guardare e continuando a scrivere il suo rapporto.
Come se il tenente avesse infranto un tabù non scritto, anche Williams approcciò il comandante:
"Posso sedermi, ma'am?"
Shepard alzò gli occhi dal datapad, fissandoli entrambi:
"Sto bene." disse: " ...Vi ha mandato Chakwas a controllarmi?"
"Sì." ripose Williams.
"No." disse invece il tenente.
Shepard sorrise:
"Bello sapere che qualcuno si preoccupa per me: siedi con noi, Williams."
"Grazie, ma'am."
"...Almeno quando siamo a questo tavolo e ho un piatto davanti a me, vi chiedo di lasciar perdere i gradi: non rispondo al saluto militare con una posata in mano."
Williams sembrò accogliere la concessione come un costoso e gradito regalo:
"Devo dire che è bello vederla fuori dall'infermeria, Shepard. L'equipaggio aveva bisogno di buone notizie... dopo Jenkins."
"Jenkins ci mancherà... era un ottimo cadetto e un membro dell'equipaggio." rispose sobriamente Alenko: non invidiava la lettera di condoglianze che Anderson avrebbe dovuto scrivere.
"Ho saputo che sei stata trasferita a bordo." disse il comandante cambiando discorso.
"Spero di essere all'altezza, Shepard... mi sento ancora fuori posto."
"So che non ci deluderai, Ashley." E lo intendeva davvero: Eden Prime era stata una missione brutale, in cui le capacità di sopravvivenza di tutti loro erano state messe alla prova.
"Grazie comandante, detto da lei, ogni complimento vale il doppio degli altri: non avevo mai incontrato un militare decorato con la Stella Terrestre e..."
Prima che potesse finire, Shepard scattò in piedi, quasi rovesciando il vassoio sul tavolo:
"...Dovrei andare. Ho dimenticato una cosa in infermeria."
E Williams e Alenko la videro sparire, portandosi via solo il datapad.
"...Ho detto qualcosa che non va, tenente?" chiese Ashley dopo un momento.
"Ne so quanto te, Ash. Ma sembra che al nostro comandante non piaccia ricordare il Blitz." rispose Alenko, svuotando il suo vassoio e prendendo quello del comandante.
"...Se mangi tutta quella roba, ti sformerai, signore."
"Biotico." rispose il tenente, tra un boccone e l'altro.
"Biotico." lo imitò Williams: "Dovrebbe significare qualcosa?"
La forchetta di Kaidan rimase a mezz'aria, mentre finiva di masticare:
"...Mai lavorato con un biotico prima?"
"È così evidente?" ribatté la marine.
"Sai come funzionano i potei biotici, capo?"
"Qualcosa: noduli di elemento zero distribuiti lungo il sistema nervoso, no? E quando attivi la sinapsi fai volare le cose."
"Grossolano, ma corretto." rispose Alenko con un mezzo sorriso: "Il problema è proprio che sono associati al sistema nervoso: dovrei farti una lunga spiegazione sul metabolismo cellulare e il mantenimento del potenziale d'azione delle membrane neuronali per darti un'idea..."
"Biologia non è mai stata il mio forte. Me la cavavo meglio in ginnastica, signore." disse Williams con un sorriso.
"Ehm...in parole povere tutti i biotici umani hanno un metabolismo di base accelerato. Consumiamo di più, e dobbiamo mangiare di più, anche a riposo. Io devo introdurre almeno 4500 chilocalorie al giorno nel mio corpo, specie prima di ogni missione. Credo che Shepard abbia un fabbisogno di circa 6500 chilocalorie."
"Dannazione! Deve essere comodo: poter mangiare quello che si vuole senza preoccuparsi di ingrassare e far volare le cose con la mente. Vorrei essere un biotico anch'io!"
"...Sul serio, Williams? Non so come sia per il comandante, ma... per me non c'è nulla di cui esserne orgogliosi."
Alenko si chiuse nel silenzio dopo quella osservazione e di fronte a quegli occhi castani da cucciolo, Williams non poté resistere:
"Ho detto qualcosa che non va, signore?"
"No. Anzi... è solo che sono in pochi a pensarla come te, Ash." A quel punto, anche Alenko si alzò in piedi, raccogliendo i vassoi: "Devo controllare alcuni sistemi della Normandy. A dopo Williams." le disse, abbandonandola da sola al tavolo.
Possibile che riuscisse sempre ad allontanare le persone in quel modo? Williams cominciava a sospettare che le sue sorelle avessero ragione quando le avevano detto che aveva la grazia sociale di un elefante. Quello, oppure era il suo shampoo: cercando di apparire il più naturale possibile, Ashley si annusò i capelli. Fragole: profumavano lievemente di fragole.
Forse erano entrambe le cose.
 
***
 
Quando arrivò la notizia che erano ad un solo salto dalla Cittadella, Ashley si ritrovò nell'abitacolo della Normandy, alle spalle del pilota: anche se ufficialmente era stata trasferita sotto il comando di Anderson, la marine non aveva ancora una mansione a bordo.
"Credevo di conoscere tutte le belle ragazze della Normandy, ma tu sei una faccia nuova forestiera. Chi ho l'onore di ospitare nel mio cockpit?"
William finse di ignorare il grossolano doppio senso del pilota, un tizio magrolino dalla barba trasandata, assolutamente non regolamentare per un pilota dell'Alleanza. La prima impressione fu che lo facesse apposta:
"Capo artigliere Ashley Williams, trasferita da Eden Prime."
"Williams? Beh, considerami impressionato marine. Ho sentito cosa è successo laggiù. E fidati, ho una buona immaginazione." disse, fissandola con la sua espressione più strafottente: "...In effetti ho un ottima immaginazione. Solo quella in realtà."
"Non ho ancora sentito il suo nome signore." rispose bonariamente Williams.
"Io? Io sono lo zoppo volante. Il ghigno friabile. Ci sono alcuni che mi chiamano... Joker." esalò misterioso.
"...Non si lasci impressionare dal tenente, capo artigliere." disse una donna dai capelli ricci rosso tramonto, seduta nella poltrona a fianco: "Caroline Grenado, secondo pilota della Normandy. E babysitter del nostro barzellettiere a tempo perso." Si presentò: "...Mi perdonerà se non le stringo la mano: preferisco occuparmi della nave durante un salto. "
Davanti alla Normandy, al di là del vetro, ma ancora molto distante, si stagliava nel nero dello spazio l'immensa struttura di un portale.
"Marinaio d'acqua dolce." commentò Joker aggiustandosi il cappello e preparandosi alla routine di approccio al portale assieme a Grenado.
La donna divideva con lui l'onere della cloche della Normandy, sostituendolo quando finiva il suo turno, ma sapevano entrambi chi fosse il vero pilota della nave:
"Fottiti." sillabarono le labbra di Caroline e Joker le soffiò un bacio silenzioso con la mano.
"Basta voi due." li richiamò gentilmente Alenko raggiungendo il cockpit a sua volta: "Cerchiamo di non dare una brutta prima impressione al capo artigliere, anche se con te Jeff, è quasi impossibile."
"Come osa signore? Spargere simili falsità sul mio buon nome! Pretendo soddisfazione!" scandì il pilota.
"Prima devi alzarti in piedi, Jeff." lo fulminò Grenado.
"Ohh... la realtà brucia tenente, non è vero?" disse Alenko.
"Ah ah, tutti a fare gruppo contro il povero storpio: Williams, manforte per un invalido?"
"Non farti commuovere capo: Jeff Moreau è forse il miglior pilota dell'Alleanza, ma ogni tanto ha bisogno di qualcuno che gli sgonfi l'ego. Non entrerebbe nella sua poltrona altrimenti." disse Alenko.
"Uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo." assentì Grenado.
"Aww.. ragazzi: non pensavo teneste a me."
"Visto? Insopportabile."
Solo allora Williams notò le grucce appoggiate sotto il sedile del pilota. Joker doveva aver visto il suo sguardo nel riflesso del vetro, perché disse:
"...Non sono per me, capo artigliere, sono per la mia povera sorellina, che non ha i soldi per pagarsi le stampelle."
"Joker..." lo rimproverò Alenko.
"E va bene, e va bene. Che guastafeste.... ma mia sorella mi prenderebbe a calci nel sedere se sapesse che scherzo sulle grucce. Complice anche il fatto che non corro molto veloce."
"Almeno è un bel sedere, signore."
" Grenado, credevo non ti interessasse..."
 "Parlavo di sua sorella, signore: lei sai la mia sponda."
"Altroché e lo rispetto, ma rimane ancora strano passarti Fornax..."
"Sembra una discussione davvero affascinante. Disturbo se mi unisco?"
Era la prima volta che qualcuno la prendeva alle spalle in quel modo e poco mancò che Williams saltasse fuori dagli scarponi: anche avendo il vetro di fronte, non l'aveva vista arrivare. A giudicare dall'espressione di Alenko, la stessa cosa valeva anche per il tenente:
"Salve signora. Lieto di vederla di nuovo in piedi, al contrario del sottoscritto." la salutò invece giulivo il pilota.
Dietro di loro, il comandante Shepard si stava aggiustando il colletto della sua uniforme di comando: il blu e il nero dell'Alleanza le si addicevano molto, assieme alle mostrine d'oro.
"Un giorno tenente, troverà qualcuno che la sopporti: ma non è questo il giorno. Portaci alla Cittadella Grenado. E Joker: stacca la mano dal dannato pulsante dell'intercom. Vi si sente in tutta la nave."
Joker alzò le mani, riuscendo ad esibirsi in un sorriso innocente così fasullo, che anche a Williams venne voglia di prenderlo a pugni in faccia, mentre Alenko lesse e condivise perfettamente il labiale di Grenado: Ti ucciderò più tardi.
"...Colpirebbe un invalido, Shepard?" chiese il pilota al comandante.
"Vuoi davvero mettermi alla prova?" rispose l'N7 incrociando le braccia, con la stessa espressione con cui aveva decapitato un Geth su Eden Prime.
Jeff Moreau ebbe il buon senso di chiudere finalmente la bocca.
"...Prima volta sulla Cittadella?" chiese il comandante a Williams dopo un momento.
"Sì ma'am."
"Sentito Grenado? Dai tempo al capo artigliere di esserne meravigliata."
"I suoi desideri sono ordini per me." rispose la donna, mentre la Normandy approcciava finalmente il portale: quando sbucarono dall'altra parte, Williams ebbe un assaggio delle porte del paradiso.



La Cittadella, sede del Consiglio: una stazione spaziale costruita all'interno della nebulosa del Serpente. Una vera e propria roccaforte lasciata dai Prothean, lunga 44.7 chilometri in lenta orbita nel sistema della Vedova: ospita più di 13 milioni di persone nelle sue cinque braccia. La Cittadella è un rifugio sicuro e un santuario per tutte le razze del Consiglio, dato che è possibile raggiungerla in sicurezza solo con i portali: attraversare alla leggera le oscure e imprevedibili correnti della nebulosa è suicidio. Eppure, mentre la Normandy emergeva dal portale, Williams non poté fare a meno di essere catturata dalla sua bellezza: turbinii di gas di ogni sfumatura del rosa, dell'azzurro e del porpora, in lento moto nella distanza, e la Vedova brillare lontana di una calda luce bianca.
Grenado portò la Normandy a costeggiare la nebulosa, e fu solo all'ultimo momento che la Cittadella si stagliò di fronte alla sua stella. Cinque braccia legate dal loro anello centrale: per quasi una dozzina di specie, il simbolo più noto della galassia.
Williams poté solamente fissare tutto a occhi spalancati e bocca aperta:
"È davvero... magnifica."
"Lo è davvero." rispose Grenado: "Non mi stanco mai di questa vista."
"Già... ma forse sarebbe meglio prestare attenzione alla gigantesca corazzata dritta davanti a noi..." commentò Joker.
La Normandy non era più sola ormai a muoversi verso la Cittadella: stava attraversando in quel momento le linee della flotta di difesa.
"Quella nave è enorme!" disse Williams.
"Rilassati Joker... le sto solo facendo l'inchino." sorrise Grenado e rivolgendosi poi a Williams: "È la Destiny Ascension, l'ammiraglia della Flotta della Cittadella. La nave più grande tra quelle del Consiglio."
Una nave argentata, a forma di croce e con un enorme foro nel mezzo, si stagliava ora di fronte alla Normandy: design Asari senza dubbio. Le passarono così vicino, che Williams poté quasi distinguere ogni oblò:
"...Le dimensioni non sono tutto." disse Joker mettendo il broncio.
"Invidioso, Joker?"
"Sto solo dicendo che anche la potenza di fuoco è importante..."
"Il cannone principale di quel mostro aprirebbe in due qualsiasi nave dell'Alleanza..." lo stuzzicò Grenado.
"Per fortuna è dalla nostra parte, allora." interloquì Alenko.
La copilota portò la Normandy a zigzagare in mezzo alle altre fregate ed incrociatori Turian che seguivano l'Ascension con un sorriso sulle labbra: quella donna era fatta per volare.
"Controllo cittadella, qui SSV Normandy in attesa del permesso di attraccare."
"Restate in attesa, Normandy." rispose la roca voce di un Turian dalla radio: "...Abbiamo confermato le vostre credenziali, potete iniziare l'approccio. Vi trasferisco al controllo traffico dell'Alleanza."
"Ricevuto."
Dalla radio uscì una seconda voce, questa volta umana e femminile:
"Normandy, qui controllo traffico dell'Alleanza. La banchina 422 è pronta a ricevervi."
"Grazie controllo." rispose Grenado, chiudendo il circuito.
"Benvenuta sulla Cittadella, Williams." disse Shepard: "Ma il giro turistico dovrà aspettare: Anderson vuole che lo accompagniamo dall'ambasciatore. E questo include anche te, Alenko."
"Dovrò mettermi in ghingheri allora. Avrei fatto meglio a prepararmi prima..."
"E perdere tutto questo?" disse Shepard abbracciando con un gesto della mano l'intera Cittadella: "Non sono così crudele."
 
***
 
"...Questo è un oltraggio! Il Consiglio sarebbe già intervenuto se i Geth avessero attaccato una colonia Turian..."
Donnel Udina è l'ambasciatore Umano presso il Consiglio: un uomo secco e dal naso adunco, ormai ben oltre i sessanta. La sua voce nasale riempì l'intero ufficio, mentre sbraitava contro gli ologrammi dei tre Consiglieri, i rappresentati delle specie più influenti dello Spazio del Consiglio: Asari, Salarian e Turian. Udina doveva aver cominciato prima che arrivassero, ma non sembrava intenzionato a finire presto: Williams, Alenko, Shepard ed Anderson, nelle loro divise blu, erano rimasti a guardare il panorama fino a quel momento, bilanciando l'angoscia con la noia.
Ashley si allargò il colletto: la divisa le era stata prestata, fino a quando non avesse potuto procurarsene una sua, ma non era proprio della sua taglia.
"I Turian non fondano colonie ai margini dei sistemi Terminus... ambasciatore." commentò l'ologramma del Consigliere Salarian.
I Salarian sono una specie di anfibi umanoidi molto esili e dai grandi occhi bulbosi: sono una specie dalla vita breve, raramente superano i quaranta anni, ma compensano questo loro essere effimeri con una capacità mentale e logica superiore: non esistono Salarian stupidi, come spesso amano ricordare alle altre razze.
Valern, ricordò Williams: il consigliere Salarian si chiamava Valern.
"L'Umanità era al corrente dei rischi quando vi siete spinti nella Fascia." aggiunse più conciliante Tevos, il Consigliere Asari.
Per molti versi, gli Asari sono la specie più vicina e, allo stesso tempo, più distante, da quella Umana: primi ad aver trovato la Cittadella, gli Asari sono fisicamente simili ai nativi della Terra, condividendo molto dal punto di vista anatomico, compreso il numero di dita degli Umani. Le differenze che saltano subito agli occhi invece sono il colore della pelle, di toni dell'azzurro o del blu, e l'assenza di capelli, sostituiti invece da corte creste cartilaginee simili a tentacoli che si allungano all'indietro sullo scalpo.
Le apparenti somiglianze tuttavia, sono ingannevoli: gli Asari sono l'unica specie tra le razze del Consiglio a possedere un solo sesso e nonostante il loro aspetto femmineo, il concetto di segregazione dei generi è sprecato su di loro. Poiché gli Asari inoltre si riproducono connettendo il loro sistema nervoso a quello del partner, sono in grado di generare figlie Asari con qualunque altra specie evoluta, accogliendo l'eredità e la ricchezza genetica e mentale degli individui di altre razze nella loro. Forse è per questo che fra tutte le specie del Consiglio, gli Asari sono quelli più portati alla diplomazia e alla distensione: al confronto, il fatto che ognuna di esse possegga talenti biotici naturali e che la durata delle loro vite si allunghi fino a raggiungere il millennio, passa quasi in secondo piano.
"E riguardo Saren? Non potete ignorare uno Spettro rinnegato! Pretendo un'azione immediata..."
"Il Consiglio non risponde a voi, ambasciatore." lo interruppe severo Sparatus, il Consigliere Turian.
Per quanto la situazione politica e le reciproche inimicizie fra Umani e Turian fossero migliorate dopo la Guerra del Primo Contatto, Sparatus appartiene ancora alla vecchia guardia, che non apprezza gli ultimi arrivati: la sua naturale severità si tinge di disprezzo quando ha a che fare con i Terrestri.
"...Il servizio di sicurezza della Cittadella sta ancora investigando le vostre accuse nei confronti di Saren. Discuteremo delle prove raccolte da C-Sec all'udienza, non prima." concluse Tevos, prima che i loro ologrammi sparissero, lasciando Udina a fissare la parete.
Il Consiglio gli aveva chiuso la comunicazione in faccia: l'unica cosa che l'ambasciatore potesse fare per sentirsi meglio, era quella di rendere i presenti miserabili almeno quanto lui.
"...Capitano Anderson. Vedo che ha portato con sé metà del suo equipaggio." disse con una lieve nota di disgusto nella voce, osservando Shepard, Williams ed Alenko.
"Solo quelli che erano presenti su Eden Prime, in caso avessero delle domande."
"Ho già letto i vostri rapporti di missione. Spero almeno che siano accurati."
"Lo sono." ribatté Anderson, cercando di non raccogliere la provocazione "... Sembra che abbia convinto il Consiglio a garantirci un udienza."
Poco ci mancò che l'ambasciatore sputasse per terra:
"Non sono per niente contenti: Saren è il loro agente migliore. Non gli piace che sia accusato di tradimento."
"E proprio per questo dovrebbero capire quanto sia grave la situazione: se Saren si è alleato coi Geth, è molto più pericoloso di quanto possiamo immaginare." disse Shepard affiancando Anderson.
"Stia calma, comandante. Ha già fatto abbastanza per mettere a repentaglio il suo ingresso negli Spettri..."
Che cosa aveva appena detto? Poco ci mancò che a Williams cascasse la mandibola per lo stupore: il famigerato comandante Shepard, un candidato Spettro? Uno Spettro Umano?
"...La missione su Eden Prime doveva essere la sua chance di provare che fosse all'altezza! E invece ci ritroviamo con uno Spettro morto e una sonda Prothean distrutta."
"La colpa è di Saren, non sua!" ruggì Anderson, mentre Shepard cominciò ad aprire e chiudere le mani lentamente, piegando le spalle.
"Allora speriamo che C-Sec riesca a trovare prove che dimostrino le vostre accuse. Altrimenti il Consiglio potrebbe usare questa situazione come una scusa per escluderla dal programma."
A Shepard non sfuggì come Udina stesse già cercando di dissociarsi da loro: vostre accuse. L'ambasciatore non avrebbe esitato un momento ad abbandonarli, per percorrere la strada più utile alla sua carriera.
"...Ci sono alcune cose che dobbiamo ancora discutere prima dell'udienza, capitano." ordinò Udina, accorgendosi forse di come Shepard lo avesse appena etichettato.
O forse, più semplicemente, ricordandosi che il comandante era ancora lì:
"Shepard: lei e gli altri potete incontrarci alla Torre del Consiglio tra un ora, ultimo livello. Farò in modo che possiate entrare."
Se mai c'era stato un congedo più sprezzante, Alenko non voleva saperlo: il comandante cercò il cenno di assenso di Anderson, prima di guidarli fuori dall'ufficio.
"...Che figlio di puttana." mormorò Alenko scendendo le scalinate dell'ambasciata dietro Shepard.
"Ecco perché odio i politici..." confermò Williams.
Shepard si limitò ad un furente silenzio, continuando a marciare a passo svelto:
"...Signora?"
Il comandante si fermò a quel richiamo, rilassando le spalle:
"Ho bisogno di un drink: vi unite a me?"
"Diavolo sì... signora."
"L'idea più sensata che abbia sentito oggi." concordò Alenko.
 
Il bar a cui Shepard li condusse era uno di quei locali di lusso vicino alle ambasciate, dove perfino il personale vestiva meglio dei clienti, e molto popolare: Williams ci incontrò perfino Fredricks, uno dei marine della Normandy, scambiando con lui qualche battuta.
"Quindi... Spettro signora?" chiese alla fine Alenko, quando si furono seduti assieme ad un tavolino, portando con sé ciascuno il proprio drink.
Con rassegnazione del barman, Alenko aveva chiesto solo una birra chiara, mentre Williams si era accontentata di due dita di scotch con ghiaccio, neanche si trovassero in un infimo pub: solo il comandante aveva posto una sfida al barista, ordinando un caffè turco corretto Salarian, ed era ora impegnata nell'affogare quello che sembrava un piccolo fungo pallido nella sua tazzina.
"...Kryik avrebbe dovuto valutarmi per appoggiare la mia candidatura: non ho potuto dirvelo prima, era strettamente confidenziale. Strano però a pensarci: uno Spettro Turian mi appoggia, ed un altro cerca di uccidermi assieme ad una colonia."
"E non dimentichiamo la sonda Prothean..."
"...O la bomba ad implosione Turian."
"...O un esercito di Geth." finì per loro il comandante: "...Il destino, come sempre, ride delle probabilità." aggiunse ancora, bevendo un lungo sorso del suo caffé.
"Di cosa sa?" le chiese Williams, arrendendosi alla curiosità.
"...Il fungo? Un cucchiaio di panna col contenuto alcolico di due dita di cointreau." rispose Shepard, prendendo poi un altro sorso e leccandosi le labbra.
"Come faceva Udina a saperlo? Non è un militare..."
"È comunque l'ambasciatore presso il Consiglio, Alenko: passa tutto attraverso il suo ufficio... Spero che sappia anche essere discreto però: se tutto questo trapelasse..." disse il comandante alzando le spalle.
"Già... comprometterebbe parecchio la nostra posizione."
"Se almeno sapessimo cosa C-Sec è riuscito a raccogliere su Saren..." si lamentò Alenko.
Shepard posò la tazzina improvvisamente:
"C'è qualcuno che potrebbe saperlo... Probabilmente un salto nel buio, ma è meglio che niente..." disse alzandosi in piedi: "Penso che andrò a far visita all'Esecutore."
"Ese- che?" chiese Williams.
"È la liaison tra il Consiglio e C-Sec. Sovrintende a tutte le indagini speciali, come la nostra. Proverò a vedere se è disposto a collaborare."
"Vuole che veniamo con lei, comandante?" chiese il tenente.
Shepard ci pensò un momento, ma scosse la testa:
"Meglio di no. Potrebbe pensare che siamo venuti ad intimidirlo. O a cercare di corromperlo."
"Come preferisce."
"Ci vediamo alla base della Torre del Consiglio. Siate puntuali." disse il comandante uscendo dal bar, pagando prima per tutti.
"Shepard sembra conoscere bene la Cittadella..." iniziò cautamente Williams, guardandola andare via.
"Già. È la prima volta che lavoro sotto di lei, ma ho dato una scorsa al suo dossier, le poche parti non censurate almeno. Credo sia perché è cresciuta nello spazio: probabilmente per lei tutto questo è normale."
Attorno a loro, seduti ai tavoli e chiacchierando amabilmente, c'erano più alieni di quanti Williams ne avesse mai visti: Asari, Turian, Salarian, Elcor... c'era perfino un piccolo e rotondo Volus, intento a conversare amabilmente col barman nonostante la sua tuta ambientale, un obbligo dato che la sua specie veniva da un mondo con un'altissima pressione atmosferica.
Williams si accorse con fastidio che erano in minoranza: una strana sensazione, del tutto nuova per lei.
"Allora... che ne pensi della Normandy?" le chiese Alenko, tentando di far conversazione: la sua birra era vuota per metà.
"Se posso chiedere... qual è la storia di Joker?"
"Mhh... più o meno quello che hai visto. Non mi piace parlare alle spalle delle gente, quindi la farò breve: soffre di una malattia genetica che gli rende le ossa fragili come gesso. Ecco il perché delle stampelle."
"...Come fa a pilotare?"
"Non con i pedali." disse Alenko con un piccolo sorriso: il tenente non sembrava un tipo particolarmente espansivo, ed era difficile capire per il capo artigliere cosa pensasse esattamente.
"...Fino a quando resta nella sua poltrona, non ha problemi."
"Quindi tutti gli scherzi e le battute... sono un meccanismo di difesa?"
"No... semplicemente, odia la pietà altrui. Anche se non credo abbia molto di cui farsi compatire: mai visto pilota migliore... e c'è chi sta peggio in fondo." disse Alenko, fissandosi la mano in un gesto privo di significato per Williams: "...Io non ti ho detto nulla, ovviamente." aggiunse.
"Il suo segreto è al sicuro con me, signore."
"Bene. Non vedrei la fine delle sue battute."
"Immagino..." rispose Williams, lasciando che un confortevole silenzio si allungasse fra loro, permettendo ad entrambi di finire il proprio bicchiere.
"...Abbiamo circa quaranta minuti prima dell'incontro. Che ne diresti di una gita turistica del Presidium?" propose il Alenko: "...Giusto per ammazzare il tempo." aggiunse frettolosamente.
"Perché no? Fai strada tenente." rispose Williams con un sorriso.
 
***
 
Shepard li trovò ad aspettarla alla base della Torre del Consiglio:
"Ha avuto fortuna ma'am?"
Il comandante scosse la testa:
"L'Esecutore Pallin è il più testardo figlio di p...alaven che mi sia capitato di incontrare. Avrei carpito più informazioni da un muro. E per averlo disturbato nel suo ufficio, mi ha fatto ascoltare una predica di dieci minuti sul perché gli Umani si stiano espandendo troppo rapidamente nella Galassia..."
"Non la invidio signora."
"Se la statistica tiene, il prossimo Turian dovrebbe essere amichevole..." sospirò Shepard: "Williams tutto bene?"
"Oh? Ah, sì, signora, tutto bene."
Alenko aveva inteso esattamente quello quando le aveva detto che era interessato ad ammazzare il tempo visitando il Presidium, l'anello centrale della Cittadella.
Williams non capiva se non fosse interessato o se semplicemente fosse una di quelle persone che quando ti invita a salire per un bicchiere, intende davvero solo quello: in breve, si era annoiata a morte. L'unica cosa che l'aveva davvero interessata di quei quaranta minuti era stato un modellino dei portali costruito dai Prothean, esposto a poca distanza dall'ingresso della Torre del Consiglio.
"Andiamo: meglio non far aspettare Anderson." disse Shepard, dirigendosi verso gli imponenti cancelli della Torre.
La Torre del Consiglio si ergeva lungo il raggio dell'anello centrale della stazione, per circa sei chilometri: ai piani più bassi ospitava il centro controllo traffico della Cittadella, che sovrintendeva all'avvicinamento di ogni nave alla stazione spaziale. Poi vi era una lunga zona cuscinetto, a separare la cima della Torre dal resto del Presidium: questo per offrire la massima sicurezza possibile ai tre Consiglieri, che dalle camere superiori della Torre contribuivano a plasmare il destino delle specie note della Galassia.
Per ovvie ragioni, l'accesso alla Torre era limitato e ben difeso: dietro i cancelli, Williams contò non meno di trenta Turian in assetto da battaglia alla sommità di una corta scalinata, un'anomalia per il senso di pace che la Cittadella sembrava comunicare, e diverse Torrette pronte ad entrare in azione.
Era il momento di scoprire se Udina aveva tenuto fede alla sua parola: appoggiando il palmo sui cancelli, i sistemi informatici della Cittadella verificarono il loro DNA e le loro impronte. Sorprendentemente, almeno per Williams e alcune guardie Turian, i cancelli si aprirono, permettendo il loro passaggio: il capo artigliere sperò di stare solo immaginando le occhiate ostili che ricevevano.
Dietro il drappello di guardie, si aprivano diverse porte di ascensori, e Shepard imboccò il primo disponibile, premendo l'ultimo piano prima che qualcuno potesse salire con loro.
"...Non mi chiederanno qualcosa, vero?" chiese Williams improvvisamente nervosa.
Sei chilometri in ascensore fanno strane cose alla sicurezza di una persona, specie quando la cabina esce dall'anello del Presidium e l'unica cosa a separarti dal vuoto dello spazio è una sottile parete trasparente.
"Abbiamo consegnato i nostri rapporti. Il resto spetta ad Anderson." rispose sicuro Alenko.
Shepard non disse nulla invece, limitandosi ad osservare la nebulosa del Serpente nella distanza: politica. Non era proprio tagliata per quello.



Quando l'ascensore raggiunse finalmente le Camere del Consiglio, Alenko fu stupito da ciò che vi trovò: non si era aspettato gli ambienti pieni di luce soffusa o lo scorrere rilassante dell'acqua di una larga fontana. L'ambiente ispirava raccoglimento e quiete, e l'impressione era sottolineata dagli strani alberi piantati in filari, ad ingentilire l'ambiente: assomigliavano molto a dei ciliegi, ma avevano foglie d'oro.
Shepard invece non si aspettava di incontrare nuovamente l'Esecutore Pallin, tanto che sibilò un'imprecazione nella sua lingua madre, per essere sicura che nessuno capisse. Per fortuna, l'Esecutore era già occupato da un altro Turian, e sembrava fosse una discussione molto accesa: abbastanza perché sentissero tutto, in effetti.
"Saren nasconde qualcosa! Mi serve più tempo: gli dica di aspettare..." stava dicendo il secondo Turian.
Aveva un carapace di una sfumatura chiara: non era proprio acciaio, né rame, ma una via di mezzo, con un tatuaggio blu sugli zigomi e sulle mandibole secondarie, tracciato in spessi segmenti.
"Temporeggiare con il Consiglio? Non essere ridicolo! La tua indagine è finita Vakarian. E questo è quanto." lo interruppe Pallin, scuotendo la testa e voltandogli le spalle prima che l'altro Turian riuscisse a dire qualcos'altro.
Quando li vide però, quest'ultimo si diresse rapido verso di loro, e non per la prima volta da quando erano sulla Cittadella, Williams rimpianse di non avere con sé un arma.
"Comandante Shepard? Sono Garrus Vakarian." si presentò invece, abbozzando un lieve inchino con la testa: "...Ero l'ufficiale C-Sec incaricato di investigare Saren."
Il comandante si soffermò un secondo sul visore che il Turian portava sull'occhio sinistro, vibrante di informazioni scritte in Turian. Probabilmente conteneva anche il suo traduttore universale, al contrario di Shepard e dei suoi uomini, che l'avevano integrato nell'auricolare.
"...Ha scoperto qualcosa che potrebbe esserci utile?" in un altra occasione, forse il comandante sarebbe stata meno diretta, ma il loro tempo era agli sgoccioli.
Vakarian sembrò apprezzare la sua onestà:
"Niente di conclusivo. Saren è uno Spettro dopotutto, e tutto ciò che tocca viene secretato. Aggiunga che solo adesso la situazione su Eden Prime è ritornata alla normalità..."
Shepard non si curò di nascondere il suo disappunto, ma il Turian sembrava deluso quanto lei:
"Grazie comunque, agente Vakarian."
"...Spero che il Consiglio l'ascolti."
"Dovrebbero essere pronti per noi." disse a denti stretti Alenko: erano in ritardo ormai.
"Ne dubito, ma grazie per l'incoraggiamento, agente." rispose il comandante, prima di affrontare a passo di marcia le camere del Consiglio, con Williams e Alenko al seguito.
Ci fu un monumentale numero di corte scalinate e terrazzamenti da superare, per arrivare finalmente al Consiglio, e addirittura una specie di giardino, mentre ovunque membri delle altre razze parlottavano tra loro, indifferenti agli Umani. Quando Shepard vide finalmente Anderson, non fu abbastanza presto:
"L'udienza è già iniziata. Muoviamoci." l'accolse il capitano, accompagnandola sul livello più alto che un visitatore potesse raggiungere: la pedana del postulante, su cui si trovava già Udina.
Dall'altra parte, separati dal resto della Torre da un giardino ipogeo, i tre Consiglieri si stagliavano in carne ed ossa di fronte a loro, affiancati ad un ologramma a grandezza naturale di Saren Arterius, presente all'udienza solo a distanza. Dietro di loro invece, un'enorme vetrata lasciava entrare la luce soffusa della nebulosa nella Torre:
"...L'attacco dei Geth è preoccupante..." stava dicendo il consigliere Tevos: "Ma non ci sono prove che Saren fosse coinvolto in alcun modo."
"E l'investigazione da parte di C-Sec non ha prodotto niente che confermi la vostra accusa di tradimento." aggiunse Sparatus.
"Un testimone l'ha visto uccidere lo Spettro Kryik a sangue freddo!"
"Abbiamo letto il vostro rapporto della missione di Eden Prime, ambasciatore. Le testimonianze di uno scaricatore di porto traumatizzato difficilmente possono essere considerate attendibili." osservò il consigliere Salarian.
Ecco che cosa aveva fatto l'ambasciatore dopo averli cacciati dal suo ufficio: aveva ritoccato i loro rapporti per rafforzare la loro posizione.
Shepard non seppe se definirlo coraggioso o stupido: il Consiglio avrebbe probabilmente rifiutato la testimonianza di Powell se avesse saputo che lo scaricatore di porto era anche un criminale, ma se l'avessero scoperto, e probabilmente era solo questione di tempo, sarebbero stati il comandante e la sua squadra ad andarci di mezzo, mentre Udina avrebbe potuto affermare di non saperne nulla.
"Respingo tutte queste accuse. Nihlus era un collega. E un buon amico."
Fu la prima occasione in cui Shepard sentì parlare Saren Arterius, ma non avrebbe potuto dimenticare mai più la sua voce: lo Spettro non parlava. Ringhiava. Forse era solo un effetto della comunicazione, ma le parole del Turian sembravano ribollire nella gola prima di sfuggire dalla sua bocca.
"Quindi per te è stato più facile prenderlo alle spalle." lo accusò Anderson: l'esame condotto in tutta fretta dalle autorità di Eden Prime sul corpo di Nihlus, aveva confermato che era stato ucciso da un singolo colpo alla nuca, sparato all'interno delle barriere cinetiche. Quindi da molto vicino:
"...Capitano Anderson. Quando gli Umani muovono false accuse contro di me, sembri sempre essere coinvolto."
Poi l'ologramma fissò direttamente il comandante:
"...E questa deve essere la tua protetta, il comandante Shepard. Colei che ha permesso che la sonda venisse distrutta..."
"L'operazione su Eden Prime era top secret. L'unico modo in cui può saperlo, Spettro, è essere stato presente ai fatti."
Per un secondo, un secondo solamente, Shepard credette veramente di averlo incastrato. Ma non poteva essere così semplice:
"Con Nihlus deceduto, i suoi dossier sono passati a me. Ho letto i suoi rapporti su Eden Prime. Piuttosto deludenti."
"Consiglieri! Come è possibile che sia stato concesso a Saren l'accesso al materiale e ai file riguardante un'indagine su di lui? Un'indagine per tradimento?" Shepard non riusciva a crederci: non poteva essere l'unica a non notare il monumentale conflitto di interessi che questo comportasse.
"...Saren ha dimostrato più volte di essere uno dei nostri migliori agenti." rispose Tevos, non senza un certo lieve imbarazzo.
"Una simile parzialità è inaccettabile!" al diavolo la compostezza, la disciplina e il contegno: il comandante era incredula che fosse stata permessa una cosa del genere.
"La tua specie deve imparare a stare al proprio posto, Shepard. Non siete pronti ad unirvi al Consiglio. E nemmeno agli Spettri..."
"Non sta a lui prendere queste decisioni!" in quanto a rumore, Udina non era secondo a nessuno.
"L'ammissione di Shepard negli Spettri non è all'ordine del giorno." sillabò Tevos, rimproverando l'ologramma dello Spettro, che non si lasciò impressionare:
"Questa riunione è inutile, Consigliere. Questi Umani le stanno facendo perdere tempo. E anche a me."
"Saren si sta rifugiando dietro la sua carica di Spettro, Consiglieri: non potete lasciarvi ingannare."
"Ciò che ci serve sono prove, comandante. E fino ad ora, non abbiamo trovato niente..."
In quel momento così teso, l'errore fu di Anderson: lo fece in buona fede, alimentato da nobili intenzioni, ma in ogni caso fu un errore fatale. Il capitano teneva troppo a vedere Saren sconfitto:
"Ci sarebbe la visione del comandante Shepard... La sonda potrebbe averla causata..."
"E da quando i sogni vengono accettati come prove? Come posso difendere la mia innocenza contro questo tipo di accuse?" replicò Saren compiaciuto.
"Concordo. Il nostro giudizio dovrebbe essere basato su fatti e prove concrete, non su fantasie e speculazioni." disse Sparatus.
"Ha qualcos'altro da aggiungere, comandante Shepard?" chiese educatamente il Consigliere Salarian.
"...No, Consiglieri. Avete già raggiunto un verdetto." La donna sapeva riconoscere una causa persa quando ne incontrava una: quella era da manuale.
E così fu: dopo una breve consultazione interna, il Consigliere Tevos si fece portavoce della decisione ufficiale:
"Il Consiglio non ha trovato prove di un legame tra Saren e i Geth. Ambasciatore Udina: la sua richiesta di rimuoverlo dagli Spettri viene ufficialmente respinta..."
"Giustizia è stata fatta." commentò l'ologramma di Saren.
"...Questa udienza è conclusa." annunciò il consigliere Tevos.
Saren li aveva sconfitti.


Salve a tutti e ben venuti alla fine di questo quarto capitolo! Vi è piaciuto? Spero di sì, e abbastanza da meritarsi le vostre recensioni (o quantomeno, spero di meritarle io xD).
In caso contrario, ogni opinione su questo capitolo o sulla fiction sarà benvenuto.
Per quanto riguarda Caroline Grenado, e il suo battibeccare con Joker, spero che questa mia copilota riesca a scavarsi un posto nel vostro cuore: ho intenzione di presentare l'organico al completo della Normandy, solo non ancora... un passo alla volta ;). Prima di lasciarvi nella, spero breve, attesa del prossimo capitolo, vorrei fare una menzione speciale al doppiatore di Saren Arterius: per quanto Fred Tatasciore sia un signor Voice Actor, trovo che il doppiaggio italiano di Massimiliano Lotti sia sublime.  Sentir le battute di Saren in Italiano... brr... un'interpretazione da brividi, quasi viscerale.
Qualcos'altro? Mhh... solo un piccolo appunto: prima che qualcuno possa preoccuparsi di questo, le immagini sono presenti solo come codice Html nel racconto, e sono ospitate su un altro server. Non sono fisicamente presenti sul sito di EFP, questo per rendere il documento il più leggero possibile. Non ho intenzione di mettere immagini ovunque, sia chiaro, solo quando sono convinto siano necessarie per fissare dei punti d'immaginario collettivo.
A presto :)

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Capitolo 5
*** Covenants ***


Un amico è qualcuno che ha i tuoi stessi nemici.
Abrahm Lincoln
 
Udina non parlò con nessuno di loro fino a quando non furono di nuovo nel suo ufficio: anche al riparo da orecchie indiscrete però, l'ambasciatore faticò a non maledire Anderson e ad insultarlo, come avrebbe invece meritato.
"È stato un errore portarla all'udienza, capitano. Lei e Saren avete troppi precedenti: ha messo in dubbio le nostre motivazioni."
"Conosco Saren: sta lavorando con i Geth per una ragione. Annientare l'Umanità: ogni colonia che abbiamo è a rischio, ogni mondo che controlliamo è in pericolo. Anche la Terra..." disse debolmente Anderson, ma non c'era forza nelle sue parole, né convinzione, al punto che anche Williams dubitò di lui: le sembrava che lo ribadisse per crederci lui per primo.
"Non sia melodrammatico..." lo zittì brusco l'ambasciatore.
"Quali opzioni abbiamo?" chiese il comandante, e la sua voce fu calma.
Shepard controllava ancora le sue emozioni: era inquietante per certi versi, come se si fosse svuotata di ogni sentimento. Le sue parole furono una doccia gelata per i presenti:
"Non molte. Essendo uno Spettro, Saren è virtualmente intoccabile. Dobbiamo trovare un modo per dimostrare la sua colpevolezza." disse Udina, afferrandosi il mento in una mano e il gomito nell'altra.
"...Potremmo provare con Vakarian, l'investigatore C-Sec? ...L'abbiamo visto discutere con l'Esecutore." spiegò Alenko: "Potrebbe avere qualche indizio utile."
"O ancora meglio." disse Williams, anche se si rese conto che ormai stavano cercando un miracolo: "Stava chiedendo più tempo per completare le indagini... Sembrava vicino a scoprire qualcosa."
Veniva così difficile credere al capo artigliere in quel momento, ma Udina sembrò non farci caso:
"Non dovrebbe essere difficile trovarlo." concesse Shepard.
"Non ci conterei: se vogliamo trovare le prove contro Saren, dobbiamo agire in fretta, ma soprattutto, in incognito: se Saren ricevesse notizie che stiamo ancora indagando su di lui, protesterebbe con il Consiglio, che ci legherebbe le mani. Non possiamo agire allo scoperto, e questo esclude passare per l'Esecutore."
"...Ha qualche idea?"
"Ho un contatto al C-Sec che può aiutarci a trovare Vakarian. Il suo nome è Harkin..."
Il volto di Anderson si riempì di disgusto:
"Assolutamente no. Hanno sospeso Harkin per essersi sbronzato in servizio. Non perderò tempo con quel fallito."
"Infatti lei non dovrà farlo." ribatté Udina: "Non voglio che il Consiglio usi i suoi trascorsi con Saren per ignorare tutto ciò che scopriremo. Shepard si occuperà di tutto."
"Sta davvero chiedendo al capitano di farsi da parte?"
"...L'ambasciatore ha ragione Shepard. È un sacrificio necessario..."
"Ma non è giusto." disse Williams.
"E che importa, marine? Deve comunque essere fatto." la rimbeccò Udina.
Anderson annuì a malincuore, anche se probabilmente avrebbe volentieri preso a pugni l'ambasciatore in quel momento:
"...Harkin probabilmente si starà sbronzando all'Antro di Chora: è un piccolo, sudicio locale nei bassifondi dell'agglomerato Bachjret. Non ti sarà difficile trovarlo."
"Bene, ha una pista, comandante: si dia da fare. E mi porti buone notizie."
Shepard non considerò nemmeno l'ambasciatore, rimanendo a fissare il capitano.
"Alenko, Williams: aspettatemi sulla Normandy, vi raggiungerò subito. Signore, le andrebbe di fare quattro passi per il Presidium?"
Dal tono in cui lo disse, Williams dubitò che volesse ammazzare il tempo.
 
Il comandante non li fece aspettare molto: Williams e Alenko avevano preso un trasporto pubblico per tornare alla Normandy, ma non avevano fatto in tempo a togliersi nemmeno l'uniforme prima che il comandante li convocasse entrambi in sala comunicazioni. Il tenente non aveva mai lavorato con Shepard prima di Eden Prime, ma stava imparando: l'N7 era... complicata, in mancanza di altri termini con cui meglio descriverla. Aveva già sperimentato la cortese, seppure un po' fredda, efficienza del comandante a bordo della Normandy e allo stesso modo, il suo lieve umorismo sul campo di battaglia. Poi c'era stata il comandante che aveva decapitato un Geth con un pugno, e Alenko era dannatamente felice che fosse dalla loro parte...
Chi incontrarono nella sala comunicazione fu... altro: qualcosa aldilà della semplice furia, molto lontana da quella rabbia che bolle il sangue e fa prendere in considerazione l'idea di sradicare palazzi. Fu alieno: una glaciale apparenza, che avrebbe trovato sfogo solamente in parole misurate, un'impeccabile sintassi e un rasoio affilato appoggiato ai genitali di qualcuno.
Il fatto che l'N7 avesse avuto il tempo e l'intenzione di indossare la sua corazza da combattimento non presagiva niente di buono:
"Ho acquisito alcune informazioni dal capitano Anderson..." Alenko cercò di non immaginare cosa Shepard intendesse esattamente con quello. "... E sono giunta alla conclusione che Saren sia davvero pericoloso come pensa." finì il comandante voltandosi.
No, Williams non osò sostenere quello sguardo, limitandosi ad osservare il centro della fronte di Shepard, cercando allo stesso tempo di confondersi con lo sfondo della stanza e di mantenere un'aria marziale.
"...Eden Prime è stato probabilmente un banco di prova per Saren. Il suo insuccesso sulla colonia è da imputare più alla scarsità di tempo a sua disposizione, piuttosto che al nostro intervento. Dubito che stia prendendo di mira direttamente gli Umani, ma qualunque cosa abbia in mente, risulterà in un numero incalcolabile di vittime."
"Quindi cosa facciamo, signora?" chiese Alenko.
"Seguiamo gli indizi. Ma lo faremo come marine: si fotta Udina. Vi voglio pronti ed equipaggiati per un conflitto a fuoco sulla Cittadella. Ci muoviamo in un minuto."
"Aye Aye, ma'am." rispose Williams scattando sull'attenti.
"Comandante..." un conflitto a fuoco sulla Cittadella? L'idea non piaceva affatto a Kaidan...
"È un ordine tenente." lo zittì Shepard: non dovette alzare la voce per fargli comprendere che non avrebbe cambiato idea, anzi. Il tono del comandante fu appena al di sopra di un sospiro:
"...Sì signora." rispose Alenko salutando, e seguendo Williams fuori dalla sala comunicazioni: anche il tenente sapeva che c'erano battaglie che non poteva vincere.
Meglio concentrarsi su quelle in cui aveva una possibilità: come impedire alla marine davanti a lui di portarsi dietro delle granate.
 
***
 
Williams e, per fortuna, anche Shepard, non avevano preso granate: magra consolazione per il tenente, dato che viaggiavano ciascuna con uno shotgun e una pistola, e Alenko era stato costretto a portarsi dietro il suo M7.
La Cittadella non era priva di criminali, ma erano manager più che tagliagole: non mancavano i reati violenti o passionali, com'era da aspettarsi quando più di 13 milioni di persone vivevano assieme, ma gli omicidi dolosi erano una rarità sulla Cittadella. Questo, assieme alle dicerie che si raccontavano sugli Umani, garantì a farli apparire ancora più temibili agli abitanti della stazione: nessuno li aveva fermati mentre prendevano una vettura di trasporto pubblico, ma il tenente aveva percepito chiaramente i brutti sguardi che erano stati rivolti loro dagli alieni. In quel momento, stavano incarnando perfettamente i pregiudizi altrui sulla loro specie: creature d'azione, astute e capaci di crudeltà efferate. Il peggio, era che Alenko sapeva perfettamente quanto quei preconcetti fossero giustificati, specie nel loro caso.
La vettura di trasporto pubblico, un veicolo con capacità di volo, era piuttosto stretta per tre marine armati e corazzati, ma il tenente non si lamentava, dato che era seduto dietro. Shepard invece, era ai comandi: un'attività non necessaria, dato che era possibile inserire il pilota automatico, ma probabilmente lo faceva per tenere occupate le mani.
"Qual è il piano signora?" chiese Williams al suo fianco controllando il suo shotgun, un modello Storm regolamentare della HK.
"Troviamo Harkin e ci facciamo dire dove si trova Vakarian." rispose brevemente l'N7.
"E se non volesse collaborare?"
"Lo farà. Se sa cosa è meglio per lui." esalò il comandante con un cupo tono di voce.
"...Che cosa le ha detto il capitano, signora?" chiese il tenente.
"Non posso parlarne liberamente, Alenko, ma ha confermato alcuni miei sospetti."
"...Crede che il fine giustifichi i mezzi?"
"Credo che non abbiamo già più tempo per preoccuparci di questo. Dobbiamo dimostrare al Consiglio che Saren ha voltato loro le spalle. Ad ogni costo." rispose funerea, mentre il veicolo li depositava alla loro destinazione.
L'Antro di Chora, dove avrebbero dovuto trovare Harkin, era davvero nei bassifondi della stazione: non c'era traccia dei caldi ambienti luminosi del Presidium, dei mercati o della roboante e continua processione che era il melting pot della Cittadella. Lo squallido locale era stato aperto in una zona buia dell'agglomerato, vicino al distretto industriale. Shepard e gli altri lo sentirono prima di vederlo: il basso pulsante di musica fatta per stordire.
Seguirla fu facile, fino a trovarsi di fronte ad un'anonima porta: non c'era nessuna insegna all'esterno, solo l'ologramma stilizzato di una spogliarellista sopra l'ingresso.
"Uh..." fu il commento di Williams, quando la soglia si spalancò di fronte a loro.
All'interno, trovarono più baristi e ballerine Asari che clienti: un variegato campionario di miseria umana, qualche Turian... e il capo artigliere vide anche un paio di Salarian. Su tutti, vigilavano buttafuori Krogan dallo sguardo truce, di cui Williams non incontrò lo sguardo: la marine non era stupida fino a quel punto.
I Krogan erano stati una razza di guerrieri e conquistatori un tempo, elevati dal Consiglio per combattere un terribile conflitto interstellare, che allora durava già da un secolo: le guerre dei Rachni. Quando però, dopo aver estinto quel nemico e aver guadagnato un posto tra le stelle, i Krogan si erano ribellati cercando di conquistare la galassia, il Consiglio li aveva colpiti con un arma biologica, che ne aveva alterato per sempre la genetica, rendendoli quasi sterili.
Ora, i Krogan sono una razza in declino, i cui individui traggono sostentamento lavorando come guardie del corpo, mercenari e cacciatori di taglie, poiché l'evoluzione è stata prodiga con loro: ogni Krogan adulto raggiunge facilmente i duecento chili di peso, due quintali di muscoli ipertrofici e lineamenti da rettile, mentre la loro anatomia ridonante, con più copie di ogni organo vitale, unita ad una rapida capacità di guarigione, garantisce che siano molto difficili da uccidere e temibili da combattere. A causa della loro condotta violenta inoltre, ancora oggi la loro esatta aspettativa di vita è sconosciuta: certamente superiore a quella degli Asari, anche se nessuno sa esattamente quanto, nemmeno i Krogan stessi. I nativi di Tuchanka, loro pianeta natale, non muoiono nel loro letto, e se qualche Krogan è mai morto di vecchiaia, nessuno lo ricorda più.
 


 
Fedeli alla loro fama, il capo artigliere osservò con la coda dell'occhio quella che sembrava essere una rissa fra due Krogan in procinto di scoppiare: i contendenti erano un buttafuori del locale, più piccolo, e un esemplare assai più grande, in una corazza da combattimento rosso sangue.
"Stai indietro Wrex! Fist ci ha detto di farti fuori se ti fossi fatto vedere." berciò il buttafuori.
Williams dubitava che l'altro Krogan sarebbe stato facile da uccidere: sembrava che le giunture della sua corazza fossero pronte a saltare per il gioco dei suoi muscoli.
"E allora che aspetta? Sono qui forza!"
Il capo artigliere sentì quelle parole rimbombarle nel petto: era come ascoltare una valanga che avesse trovato il modo di produrre suoni compiuti facendo cadere ordinatamente i suoi sassi.
"...Questa è l'unica occasione che avrà. Fossi in lui, la sfrutterei."
"Fist non verrà, Wrex. Fine della storia!"
"La storia... è appena cominciata." rispose Wrex, prima di dare le spalle al buttafuori e dirigersi verso l'uscita.
A mano a mano che si avvicinava, Williams si accorse che era brutto come il peccato, con diverse cicatrici sul lato destro della faccia, che andavano dall'ampia placca ossea che i Krogan avevano per fronte, dello stesso colore della sua corazza, giù, oltre il mento e fino all'attaccatura del collo, spesso quanto il copertone di un camion.
Il Krogan doveva averla vista mentre lo fissava, perché si diresse dalla loro parte:
"Via dalla mia strada Umana, prima di restare coinvolta." disse con una voce appena meno grave di quella che aveva usato per litigare col buttafuori, spostandola di lato e superandola senza problemi.
Normalmente, Williams non avrebbe lasciato passare una simile offesa, ma il fatto che il Krogan la superasse in altezza, peso, forza e probabilmente anche in tecnica, la dissuase.
"Che è successo?" le chiese Alenko.
"...Non lo so... ma è meglio se non ci facciamo coinvolgere, tenente." che gli alieni si ammazzassero tra loro, pensò Williams.
Nel frattempo Shepard aveva individuato Harkin: seduto con la faccia sul tavolo in mezzo ad un veglia di bottiglie vuote, l'Umano era inconfondibile tra gli altri avventori del locale, dato che era l'unico ad indossare ancora la sua divisa da C-Sec. Un pugno sul suo tavolo che fece tremare le bottiglie, lo mise a sedere con un salto: Harkin aveva quell'aspetto che di solito viene associato ai criminali recidivi, non ai poliziotti.
"Harkin?"
Occhi iniettati di sangue ed etanolo fissarono vacui il comandante, e la bocca dell'ex agente si aprì in un sorriso d'ubriaco:
"...Stai cercando qualcuno con cui divertirti, bellezza? Quella corazza ti stringe davvero bene le curve." rispose Harkin trascinando la pronuncia, ma cercando allo stesso tempo qualche bottiglia che avesse ancora un fondo da succhiare: "...Perché non poggi quel bel culetto sullo zio Harkin? Potremmo avere un drink e vedere dove finiamo..."
"Preferirei bere benzina dopo aver masticato dei rasoi." rispose compita il comandante.
"Come preferisci... se tutti i soldati dell'Alleanza fossero come te principessa, forse avrei dovuto..."
Cosa avrebbe dovuto fare Harkin, Williams non lo scoprì mai, perché il Comandante non gli permise di continuare: il capo artigliere non la vide muovere la mano, ma l'ubriacone si accorse di avere il naso rotto, e di stare sanguinando.
Harkin si precipitò a tenersi la faccia, mentre il sangue gli colava già sulla divisa:
"...Chiamami principessa ancora una volta e raccoglierai i tuoi denti da terra, Harkin. Ora: dove posso trovare Garrus Vakarian?" chiese con una voce calma e posata.
"Garrus? Ah!" rise Harkin leccandosi il sangue che gli colava in bocca in un gesto osceno: "Devi essere una dell'equipaggio di Anderson: quel povero bastardo sta ancora cercando di incolpare Saren?"
 Shepard non rispose, limitandosi ad incrociare le braccia.
"...Io so dove si trova Garrus, ma dimmi una cosa: il capitano ti ha confidato il suo piccolo segreto?"
"Non sono interessata alle tue stronzate..."
"Ma è tutto collegato, non capisci? Il capitano era uno Spettro. Tutto segreto ovviamente: il primo Umano a cui abbiano fatto l'onore. E poi ha mandato tutto al diavolo. Si è fottuto così rapidamente che l'hanno buttato fuori: ovviamente lui incolpa Saren, dice che il Turian lo ha usato come capro espiatorio..."
Il secondo pugno lo colpì in bocca, facendogli battere la testa contro il muro dietro di lui.
"Non è per questo che sono qui Harkin: dove. si. trova. Vakarian?" chiese Shepard una seconda volta: non l'avrebbe chiesto una terza, ma avrebbe cominciato a rompergli direttamente le ossa.
I buttafuori Krogan guardarono nella loro direzione, valutarono le armi e le corazze che avevano addosso, e poi distolsero lo sguardo: un avvertimento, e l'unico che avrebbero ricevuto. Al prossimo colpo, li avrebbero sollevati di peso e gettati fuori: o forse, l'avrebbero fatto comunque se non se ne fossero andati in fretta.
"Ok ok! Dannazione donna! Garrus sta facendo un'indagine attorno all'ufficio della dottoressa Michel: gestisce la clinica dall'altra parte dell'agglomerato. L'ultima volta che ho sentito stava tornando là..."
"Grazie per la collaborazione Harkin. E datti una ripulita. Per il tuo bene."
"...Risparmiami il tuo sermone: non siamo in chiesa."
Williams aspettò che fossero usciti dal locale prima di parlare:
"...È vero signora? Che Anderson era uno Spettro?"
Shepard sospirò, facendo loro cenno di seguirla mentre tornavano al trasporto:
"Non può essere: Harkin è un bastardo. Magari stava solo cercando di farci dubitare..."
"Tecnicamente no." lo interruppe il comandante.
"Tecnicamente?" chiese Alenko.
"Il capitano non è mai stato uno Spettro... Ma gli era stata offerta la possibilità di dimostrarsi all'altezza, come è successo a me: avrebbe dovuto essere Saren a giudicarlo."
"...Ora capisco."
"Anderson mi ha detto che quando lo ha incontrato per la prima volta, Saren gli ha spiegato le sue uniche regole: mai uccidere qualcuno senza una ragione. E si può sempre trovare una ragione per uccidere qualcuno."
"Che bastardo."
"Non serve che vi dica che sono notizie riservate, vero?"
"Le mie labbra sono cucite."
"Così come le mie, signora."
"Bene: muoviamoci a trovare Vakarian. Temo che possa diventare un bersaglio."
 
Il comandante aveva avuto ragione: quando raggiunsero la clinica, poco più che un ambulatorio pubblico, la trovarono già occupata da quattro malviventi intenti a minacciare proprio la dottoressa Michel.
"Non ho detto niente lo giuro!" gridò la donna, coprendosi il viso mentre i quattro uomini le si stringevano attorno: aveva un taglio sottile sulla guancia e il camice stazzonato a causa delle percosse.
"E se Garrus dovesse farsi vivo è meglio che... che diavolo? E voi chi...?"
Lo sparo interruppe il criminale facendogli esplodere la testa, ma non era stata Shepard a colpire, né Williams o Alenko: gli Umani però non persero tempo ad approfittare del loro smarrimento.
Fu rapido, brutale e sanguinoso, tanto che in poco tempo non rimase nessun a parte loro: quando tutto fu finito, dalla finestra che dava sul giardino interno dell'ambulatorio si calò Vakarian, nella sua armatura nera e blu del C-Sec, con in mano un grosso fucile da cecchino.
"Tempismo perfetto Shepard: mi ha dato una linea di tiro libera su quel bastardo." disse, ripiegando il fucile e fissandolo sulla schiena.
"Un colpo molto preciso... o molto fortunato?" lo rimproverò Shepard: la dottoressa Michel era sotto shock, e il suo camice da laboratorio era sporco di sangue non suo.
Almeno, lei ed Alenko si erano assicurati che i tre uomini finissero crivellati lontano da Michel:
"...Si sente bene dottoressa?" chiese il comandante rimettendola in piedi: "Guardi me doc: è al sicuro. Non potranno farle più niente."
Chloe Micheal era una giovane donna dai capelli castano- rossiccio, occhi verdi, un fisico minuto e un'altezza nella media: con sorpresa dello stesso Garrus però, la dottoressa si tuffò fra le sue braccia, cercando conforto e appoggio, un gesto che Williams commentò in silenzio alzando un sopracciglio.
Lentamente e goffamente, le mani del Turian si chiusero sulle spalle di Michel:
"Chloe, sei ferita?" le chiese.
Garrus conosceva Michel da diversi anni: essendo il suo ambulatorio l'unico della zona, a volte capitava che venisse coinvolta in alcuni casi, dato che vittime di incidenti o di crimini venivano da lei a cercare un primo soccorso.
Era la prima volta però che doveva salvarla da un conflitto a fuoco: per l'agente C-Sec, la dottoressa era una brava persona e come tale andava difesa.
"No, Garrus, sto bene. Grazie. Grazie a tutti voi." disse, rivolgendosi anche a Shepard, pronunciando le sue frasi con un marcato accento francese.
"Ho già chiamato rinforzi: metteranno in sicurezza la zona in poco tempo." spiegò Garrus.
"Doc: cosa volevano quegli uomini da lei?"
"Lavorano per Fist: volevano impedirmi di riferire a Garrus della Quarian."
"Quale Quarian, Chloe?"
"...È venuta nel mio ambulatorio. Le avevano sparato, ma non ha voluto dirmi chi fosse stato. Era spaventata, probabilmente in fuga."
"Avresti dovuto chiamarmi doc." disse Garrus scuotendo la testa.
"Ho ancora l'obbligo di proteggere i miei pazienti, Garrus. Comunque, mi ha fatto domande sull'Ombra: voleva scambiare informazioni per un trasporto sicuro fuori dalla Cittadella."
"L'Ombra?" chiese Williams.
"Il più grande trafficante di informazioni esistente: ha accesso ad ogni governo e banca dati e scambia informazioni al migliore offerente... è complicato." spiegò Alenko.
"Un male necessario..." interloquì il Turian: "Tutti sanno che esiste, ma nessuno sa chi è: ho sentito che perfino il Consiglio a volte compra e vende informazioni da lui."
"L'ho messa in contatto con Fist: so che anche lui lavora per l'Ombra..." disse la dottoressa per una punta di imbarazzo.
"Non più." intervenne Vakarian: "Dalle mie informazioni, ora Fist sta con Saren. E l'Ombra non è affatto contenta."
"Fist ha tradito l'Ombra? Questo è stupido, perfino per lui: Saren deve avergli fatto un offerta irresistibile." disse la dottoressa meravigliata.
"...Per caso Fist possiede l'Antro di Chora?" chiese Alenko.
"Sì: come fate a saperlo?" rispose Vakarian.
"Veniamo da lì." rispose Williams: "Pare che Fist si sia trincerato nel retro del suo locale."
"Ma perché mandare i suoi uomini a minacciare la dottoressa? Cosa può avere la Quarian da interessare tanto Saren?"
"...Deve avere le prove che dimostrano che Saren è un traditore." realizzò Shepard: "Dottoressa Michel, per caso la Quarian le ha parlato dei Geth? O di Eden Prime?"
"Mi ha parlato proprio dei Geth! Erano quelle le informazioni che voleva scambiare con l'Ombra."
"Il legame che cercavamo tra Saren e i Geth: il Consiglio non potrà ignorarlo!" esultò Williams: incredibile, avevano trovato il loro miracolo.
"Allora è il momento di fare una visita a Fist."
"...Questa è la sua indagine comandante, ma io voglio dimostrare la colpevolezza di Saren almeno quanto lei. Vorrei venire anch'io se me lo permette."
"Tu sei un Turian: perché dovrebbe importarti?"
Williams non si pentì di averlo chiesto, ma l'occhiata che il comandante le rivolse la fece riflettere sulla forma: il tatto non era mai stato una delle sue qualità, ma, secondo il capo artigliere almeno, quella era una domanda che andava fatta. Garrus non sembrò particolarmente offeso: il che non voleva dire molto, considerata la poca esperienza che Williams aveva con la sua specie.
"Non ho potuto trovare le prove che mi servivano durante la mia indagine, ma so cosa sta succedendo realmente. Saren è un traditore del Consiglio, e una disgrazia per la mia gente!"
"...Benvenuto a bordo, Agente Vakarian." disse il comandante Shepard offrendogli la mano, che Garrus strinse.
"Immagino che dovrò dire addio alla mia carriera al C-Sec, anche se trovassimo qualcosa. L'Esecutore non prenderà bene la mia decisione."
"Sarà un problema?"
"Solo quando lo scoprirà."
"Mmhh... Immagino che far assaltare l'Antro di Chora da una squadra C-Sec sia fuori discussione." suggerì Shepard e Garrus annuì.
"Posso al massimo spostare le nostre pattuglie per darci un po' di tempo per assaltare il locale... appena si saranno calmate un po' le acque e avrò fatto rapporto per questa sparatoria. Ma non avremo copertura."
"Ho contato almeno quattro buttafuori Krogan nel locale e una mezza dozzina di scagnozzi con armi a portata di mano..." disse pensierosa il comandante.
Quando aveva notato tutti questo, si chiese Williams? Erano rimasti nel locale per pochi minuti... gli N7 erano davvero qualcosa d'altro.
"...Per non parlare dei clienti. Possiamo farli evacuare in sicurezza?"
"...Potremmo falsificare degli avvisi di allarme per il locale: incendi, decompressione... la lista è lunga." aggiunse Alenko.
"Buona idea, tenente."
"Un'altra cosa, comandante: non siete gli unici a dare la caccia a Fist. L'Ombra ha pagato un cacciatore di taglie Krogan per farlo fuori."
"Sì, l'abbiamo incrociato al locale..."
"Che ne pensa, Vakarian?" gli chiese il Comandante.
"...Saremo in uno spazio ristretto, con gli uomini di Fist in vantaggio numerico e che giocano in casa. Penso che un Krogan potrebbe farci comodo, se non altro come scudo vivente. L'abbiamo fatto portare al HQ del C-Sec dopo una denuncia anonima che lo accusava di disturbo alla quiete pubblica... tsk. È un Krogan: per loro il disturbo alla quiete è naturale come respirare."
"Dovremo muoverci allora: può farlo trattenere fino a che non lo raggiungiamo?"
"Certamente. Ma non posso muovermi di qui fino a quando C-Sec non ha esaminato la scena e fatto rapporto. Non ci vorrà molto."
"...Faremmo meglio a dividerci allora: Alenko tu va a controllare il locale. Se Fist decidesse di darsela a gambe tutto il nostro piano andrebbe in fumo: inserisciti nella rete della videosorveglianza se riesci. Williams ti coprirà le spalle. Io andrò a parlare col Krogan e vedrò se è interessato a collaborare: per il mio ritorno, crede di aver finito, agente Vakarian?"
"Garrus... solo l'Esecutore mi chiama agente Vakarian, comandante."
"Garrus: posso contare su di te, allora?"
"Certamente: darò al suo uomo i codici per accedere alla videosorveglianza della zona."
"Lo apprezzo molto. Muoviamoci."
 
***
 
"Non mi piace." sbuffò Williams per l'ennesima volta: si erano appostati in un angolo degli slum, e il capo artigliere osservava l'ingresso dell'Antro di Chora.
"Pazienza Ashley. Se qualcosa è andato storto ce lo faranno sapere." Kaidan era chino sul suo omnitool, grazie al quale si era interfacciato con ogni sistema di sorveglianza della zona: non aveva accesso alla rete interna del locale, ma almeno poteva controllarne la porta posteriore senza dare nell'occhio. La parte più difficile di quell'appostamento era governare l'impazienza di Williams: la marine odiava aspettare.
Dovette passare qualche altro minuto, prima che il comandante li contattasse: mai troppo presto per il capo artigliere, comunque.
"Alenko, qui Shepard."
"La ascolto signora."
"Urdnot Wrex è dei nostri."
"Abbiamo un Krogan a bordo quindi?"
"Cerca il nemico del tuo nemico e troverai un amico." disse la voce del Krogan nella radio: "Ma voglio essere chiaro: l'Ombra mi paga per uccidere Fist."
"Non appena avremo le informazioni che ci servono sulla Quarian, ti consegneremo Fist." confermò Shepard via radio: "Ma tu ascolta me Wrex: fino ad allora, si fa come dico io. Metti in pericolo la mia squadra e ti farò mangiare i tuoi intestini. Sono stata chiara?"
"...Ah! C'è del fuoco in te, umana: lo ammiro."
"Qualche notizia di Vakarian?"
"Non ancora signora."
"Non mi avevi detto che ci sarebbe stato un dannato Turian, Shepard."
"Avrei dovuto?"
"...Ah! No."
"ETA 35 minuti. Alenko: non appena Vakarian si farà sentire, riunitevi. Vi raggiungeremo alla vostra posizione."
"Ricevuto signora." rispose il tenente chiudendo il circuito.
"Sembra che il comandante abbia trovato un nuovo animale domestico." commentò acida Williams.
"Siamo tutti animali Ashley: alcuni più degli altri. Ma questo non vuol dire che non possiamo collaborare. Prendi Vakarian per esempio: sta sacrificando la sua carriera al C-Sec per darci l'occasione di beccare Saren."
"...Sembri saperne parecchio."
"Sono stato in giro più di altri." rispose cupamente Alenko.
Perfettamente in battuta, arrivò in quel momento una comunicazione del Turian:
"Alenko, qui Vakarian: mi sto avvicinando alla vostra posizione. Le pattuglie del C-Sec in zona sono state rimosse: possiamo fare un bel po' di rumore senza che nessuno ci interrompa."
"Ricevuto Vakarian. Shepard e Wrex sono in arrivo." rispose il tenente, chiudendo il circuito e guardando Ashley: "...Visto? Possiamo fidarci di lui."
"Sarà signore... ma se non le dispiace terrò gli occhi aperti anche per lei."
 
"Come vogliamo fare?"
Si erano acquattati tutti assieme, e Alenko non aveva mai visto un Turian ed un Krogan così vicini, anche se nel caso di Wrex era fisicamente impossibile nascondersi: al massimo il mercenario poteva restare nell'ombra.
Nonostante fosse un Krogan, non sembrava particolarmente infastidito da Vakarian, ma chi poteva dirlo? C'era vecchia ruggine tra le loro specie dopotutto: erano stati i Salarian a sviluppare l'arma genetica che aveva piegato i Krogan, la Genofagia, ma erano stati i Turian ad usarla.
Shepard aveva già pronto un piano:
"Alenko, Williams e Urdnot con me: saremo la testa d'ariete ed entreremo dalla porta principale. Vakarian: voglio il tuo fucile sull'uscita di sicurezza. Se non è uno di noi, spara a tua discrezione. Lasciate i buttafuori Krogan a me e a Urdnot, chiunque altro nel locale che vi guardi storto, sparate per uccidere."
"...Semplice e letale. Mi piace. Che stiamo aspettando?"
Quando gli avventori dell'Antro di Chora lasciarono il locale per un falso allarme antincendio, si trovarono davanti tre umani ed un krogan ad armi spianate: molti fra loro caddero all'indietro di fronte a quella squadra, ma i marine e il mercenario non gli degnarono di uno sguardo, mentre attraversavano la soglia.
Non importa quanto i membri di un singolo team sappiano combattere bene da soli: l'unica cosa che conta davvero, è quanto bene combattano assieme. Avrebbero scoperto ben presto che la sinergia tra loro era alta.
Wrex e Shepard avanzarono in prima linea, entrambi coperti da una barriera biotica: si divisero immediatamente, prendendo ciascuno una metà del locale. Dietro di loro, Williams salì su un cubo, scaricando il suo fucile invece di danzare, facendo coppia con Alenko, che spediva in aria ogni sgherro che Fist avesse pagato per prendere le armi al suo posto.
Fu una carneficina, nella quale prosperarono: al punto che Shepard si considerò fortunata quando incontrò sulla sua strada due buttafuori Krogan. In quello spazio ristretto, una singolarità era impensabile, così il comandante ricevette i loro proiettili sulla sua barriera biotica, sparando a sua volta su entrambi. Quando furono abbastanza vicini, Shepard usò il bancone come trampolino per saltare sopra di loro, svuotando un colpo sovraccaricato ad alzo zero su uno degli alieni, che si trasformò in un mucchio di carne cotta. Atterrando alle spalle del secondo, Shepard eseguì un complicato gesto delle dita e del braccio, infliggendo un potente campo di distorsione: il grosso alieno si portò le mani agli occhi, mentre ogni sua membrana cellulare veniva scossa e spezzata. Fu per pietà che il comandante lo uccise col suo shotgun, facendolo cadere in ginocchio senza più mani e testa.
Dall'altro lato del locale invece, Wrex rise di trionfo, mentre spaccava la testa di un altro Krogan e finiva di decapitarlo a mani nude, dopo aver iniziato il lavoro col fucile.
Alenko e Williams li seguirono, scalando il centro, dove si ergeva la pista delle spogliarelliste, sparando corte raffiche su tutti coloro che avevano un'arma.
Quando finirono, non c'era più nessuno di vivo nel locale, a parte loro: chi doveva fuggire era già scappato, mentre chi era rimasto per combatterli, era morto. Nessuna vittima collaterale, ma ancora non bastava:
"Vakarian, qui Shepard: il locale è nostro." disse il comandante guardando il Krogan: fra loro, fra gli occhi rossi da rettile del mercenario e quelli violetti della donna, passò qualcosa di indefinibile, a cui il Krogan non seppe dare un nome.
"Ricevuto, vi raggiungo subito."
Shepard e il resto del team non fecero nemmeno in tempo a forzare la porta che conduceva alle stanze private di Fist, prima che il Turian arrivasse. Non avevano più fretta: ormai il criminale doveva sapere che stavano arrivando.
La porta li condusse nel retro del locale, in un deposito buio e lungo:
"F- f-fermi! O spariamo!" gridò qualcuno.
Shepard valutò attentamente i due Umani che li fronteggiavano, privi di scudi e con solo una pistola ciascuno.
"Magazzinieri... "disse Alenko: "devono essere gli ultimi rimasti."
"...Abbiamo appena sterminato ogni altra guardia nel locale: siete davvero certi di volerci affrontare?" chiese con noncuranza il comandante, con un gesto distratto verso il locale.
I due uomini si fissarono a vicenda, notando la loro mancanza completa di corazze o altre forme di difesa. Fu l'altro a parlare per entrambi:
"'Fanculo Fist... non ci paga abbastanza." disse, ed entrambi lasciarono cadere le pistole e guadagnarono l'uscita.
Shepard li lasciò andare indisturbati.
"...Sarebbe stato più semplice ucciderli." commentò Wrex.
"Sparare alla gente non è sempre la soluzione migliore." lo rimbeccò Williams.
"Certo che lo è!" ribatté Wrex: "Non c'è problema che non possa essere risolto da uno shotgun: niente avversari, niente problemi."
"Voi Krogan non avete un proverbio che recita: compatisci il Guerriero che ha sconfitto tutti i suoi nemici?" chiese Shepard: "...Che c'è?" aggiunse, notando come la guardavano tutti: "...Un krogan può parafrase Joseph Stalin e un'Umana non può citare un proverbio Krogan?"
"Lei è pazza... ma'am. E lo consideri un complimento."
"Mi considero una pioniera, Williams." rispose Shepard, attraversando il magazzino segreto di Fist: nelle casse trovarono qualche arma, ma niente di davvero interessante, salvo per la porta sigillata in fondo.
"Alenko, pensi di poterla aprire?"
"Come fatto, comandante."
Ed effettivamente, ci fu Fist ad accoglierli oltre la porta, difeso da due torrette: grossi calibri, che riversarono sul loro gruppo un torrente di metallo.
"Perché devo sempre fare tutto da solo? Morite, soldatini!" gridò il criminale.
"Maledizioni!"imprecò Shepard mettendosi al riparo: quelle torrette li avrebbero uccisi non appena avessero mostrato la testa.
"Posso disturbare i loro sensori." disse Garrus, mentre gli stipiti venivano via per il fuoco di grossi calibri automatici: "Ci daranno qualche secondo per distruggerle."
"Alenko, campo di stasi su Fist appena puoi: tienilo bloccato!"
"Sissignora!"
"Al tuo segnale Garrus!"
Vakarian prese un disco da uno scomparto dell'armatura, programmandolo al volo col suo omnitool:
"3.. 2... 1! ORA!" ruggì il Turian, lanciando il disco oltre la loro copertura.
Ci fu uno strano sfrigolio elettrico nel loro circuito radio, come un televisore mal sintonizzato, e le torrette smisero di sparare. Shepard e Wrex seguirono subito dopo il Turian, strappandole dalle sedi con i loro poteri biotici e schiacciandole in un gemito di metallo: il comandante fu più precisa di Wrex, mentre Williams dovette schivare il groviglio di rottami e cavi che piovve verso di loro.
"Bel lavoro, Turian." si complimentò Wrex.
"Mina tecnologica: disturba ogni apparecchio elettronico nel raggio dell'esplosione."
"Non so... quanto posso... tenerlo." disse invece Kaidan, impegnato a generare un campo di stasi attorno a Fist, che lo imprigionava in una gabbia inviolabile di luce bianca.
La squadra gli fu addosso prima che Kaidan cedesse.
"...Aspettate! Non uccidetemi! Mi arrendo!" furono le prime parole che Fist disse quando il campo di forza si dissolse.
Il fucile del criminale venne calciato via, e per buona misura il comandante estrasse la sua pistola puntandola verso di lui: fu l'occasione per Shepard e la sua squadra di vederlo per la prima volta bene in faccia.
Fist indossava una corazza da combattimento di tipo militare: probabilmente era un ex soldato dell'Alleanza, rifletté Williams, dato il familiare taglio a spazzola e le piccole cicatrici in faccia. Li aveva chiamati soldatini in fondo: doveva averli riconosciuti a sua volta come militari, invece che poliziotti.
"Dove è la Quarian?" gli chiese Shepard.
"...Non è qui! Non so dove sia, lo giuro!"
"Allora non ti serve più. Lascia che lo uccida." minacciò Wrex, imbracciando il suo fucile.
La vista di un mercenario che vuole la tua vita, specie un Krogan come Wrex, è in grado di scogliere più di una lingua testarda. Il comandante colse al volo l'occasione:
"Wrex lavora per l'Ombra, Fist. Sei sicuro di non sapere dove sia la Quarian?"
"Nonono! Aspetta aspetta..."
Shepard gli mise in piede sul petto:
"Non mi piacciono i bugiardi, Fist: dimmi dove si trova la Quarian e forse non ti sparerò."
"...Abbiamo un accordo?" chiese Fist da terra.
Shepard ci pensò su un attimo:
"Dimmi dov'è la Quarian e ti lascio andare." promise infine.
Fist si mise seduto lentamente:
"Non so dove sia adesso la Quarian, ma so dove potrete trovarla."
"Continua."
"La Quarian mi ha chiesto di incontrare l'Ombra faccia a faccia: ha detto che avrebbe consegnato le informazioni solo a lui..."
"Faccia a faccia?" Wrex scosse la testa: "...Impossibile. Anch'io sono stato ingaggiato attraverso un agente: nessuno incontra l'Ombra di persona."
"Ma la Quarian non lo sapeva! Le ho detto che avrei organizzato un incontro, ma quando si farà viva, ci saranno gli uomini di Saren ad aspettarla..."
Shepard afferrò Fist per il pettorale, alzandolo in piedi ed inchiodandolo al muro con un braccio sulla gola e la pistola in faccia.
"Figlio di puttana! L'hai mandata in una trappola! Dov'è il luogo dell'incontro?"
"...È qui nell'agglomerato. Il luogo preciso è nel computer!" strillò Fist, indicando un terminale nell'angolo.
"Alenko." ordinò Shepard, lasciando andare Fist.
Il tenente fu rapidissimo, copiando l'intero database di Fist nel suo omnitool:
"È qui vicino... ma... Comandante! L'incontro sta avvenendo adesso!"
"Ci ha giocati." ringhiò Williams.
"Saren mi ha pagato una fortuna per dargli la Quarian... non ho potuto dirgli di no." si giustificò Fist: "Io ho rispettato l'accordo."
"Vero." disse Shepard allontanandosi da lui: "Ho promesso che io ti avrei lasciato andare... ma Wrex non ha promesso niente del genere, vero Wrex?"
Il truce sorriso che scoprì la bocca del Krogan riempì Fist di terrore. Poi il criminale non provò più nulla, perché il Krogan scaricò quattro colpi del suo shotgun su di lui, facendolo crollare a terra in una pozza di sangue. Per buona misura, il mercenario gli sparò anche in testa, effettivamente polverizzandogli il cranio con un rosa di pallini supersonici.
"Era davvero necessario? Decapitarlo?"
"Non lascio lavori a metà, Turian. E comunque non avete altro di cui preoccuparvi? Uccideranno la Quarian se non vi sbrigate."
"Deduco che non verrai con noi."
Wrex scosse la testa:
"Sparirò prima che C-Sec venga ad indagare."
"Garrus?"
Il Turian sembrò sgonfiarsi:
"Qualcuno deve prendersi la responsabilità per quello che è successo qui."
"...Grazie. Alenko, trasferisci il punto dell'incontro sui nostri HUD: muoviamoci!"
Shepard e gli altri Umani rifoderarono le armi e cominciarono a correre.
"Ci vediamo Turian. O forse no." disse Wrex, buttando le sue armi per terra: con un po' di fortuna, C-Sec non avrebbe avuto le prove per accusarlo di quello che era successo in quel luogo.
E la taglia di Fist sarebbe stata sufficiente a comprarsi qualunque avvocato in ogni caso.
 
***
 
Se avesse dovuto esprimere in una parola le emozioni che provava, avrebbe scelto "inquieta".
Essere Quarian non è facile nella Galassia: venire disprezzati e respinti è la norma. Si è considerati come parassiti e vagabondi dalle altre razze: agli occhi della galassia, le sofferenze della sua gente e le loro difficoltà, sono la giusta punizione per il peccato di aver creato i Geth. Al Consiglio non importa, non è mai importato in verità, che i Quarian abbiano dovuto abbandonare tutti i loro pianeti per salvarsi dalle macchine che avevano generato, o che fossero stati costretti a diventare nomadi a bordo di una flotta di navi in perenne movimento: il pericolo e l'orrore rappresentato dai Geth erano ai tempi ancora troppo vividi per loro. Inoltre, dopo le guerre contro i Rachni e la Ribellione dei Krogan, il Consiglio non voleva più essere coinvolto in altri conflitti: i Quarian avevano segnato da soli il loro destino, e dunque per il Consiglio era giusto che da soli ne affrontassero le conseguenze.
E poiché i Geth non erano mai usciti dal Velo di Perseo in 300 anni, alla fine era stato deciso di ignorarli.
In verità, l'unico effetto della ribellione dei Geth per le altre razze, erano state le severe leggi interstellari varate contro la ricerca e lo sviluppo di Intelligenze Artificiali: un testamento alla paura che nuove macchine ribelli potessero minacciare un'altra specie. La cicatrice che i Geth avevano lasciato nella Galassia però era tornata a pulsare, viva e violenta, dopo l'attacco di Eden Prime, così come la sfiducia verso il suo popolo: essere Quarian è difficile, specie quando viene considerata una colpa, perfino da alcuni Quarian.
Lei non era ancora pronta ad arrendersi e a morire però: ecco perché aveva bisogno di protezione. Sperava che l'Ombra avrebbe tenuto fede al patto, come Fist le aveva promesso. Il vicolo scuro non contribuiva a farla sentire più al sicuro, o più certa delle intenzioni di Fist o dell'Ombra, ma non aveva altra scelta: Saren era troppo pericoloso perché lei potesse continuare a sfuggirgli da sola.
Stava quasi per decidere se valesse la pena andarsene, quando arrivarono: un Turian e due guardie del corpo Salarian. Il Turian aveva una tatuaggio facciale che le ricordava un teschio dai denti aguzzi, dipinto su un carapace scuro. I due Salarian erano invece nascosti dalle corazze che portavano: come Fist le aveva detto, non si era presentata armata, al contrario di quelli che si apprestava ad incontrare.
Il Turian si avvicinò a lei, mostrando le mani vuote:
"Le hai portate?"
"...Dov'è Fist? Dove l'Ombra?"
"Arriveranno." le disse, passando gli artigli sulla sua tuta ambientale: "Dove sono le prove?"
Prove? Non aveva detto a Fist cosa contenessero i dati che voleva scambiare. Allontanò la mano del Turian con uno schiaffo:
"No. L'accordo è saltato."
"Stupida. Non c'è mai stato nessun accordo. Prendetela!" ordinò alle sue guardie del corpo.
Come aveva promesso a Fist, non si era presentata armata, ma una mina tecnologica non si qualificava come arma vera e propria: la gettò in mezzo a loro. Fu fortunata che il Turian e i Salarian la scambiassero per una vera granata, saltando lontano da lei e dandole il tempo di ripararsi dietro una cassa dimenticata nel vicolo.
Sapeva però di non avere scampo: erano armati, e lei non aveva niente con cui affrontarli. Ci avrebbero messo poco a rendersi conto del suo piccolo trucco: la mina riempì il suo casco di statica, ma non ci fu esplosione.
Facendosi coraggio, estrasse il coltello che portava allacciato allo stivale, contraendo le gambe e preparandosi a saltare, a uccidere o essere uccisa: forse sarebbe riuscita a portare con sé almeno il Turian. I secondi passarono, ma nessuno venne a cercarla: quando contando arrivò fino a venti, si arrischiò ad alzare la testa.
I suoi aggressori giacevano a terra, con gli arti piegati in strani angoli: erano stati lanciati piuttosto lontano nel vicolo, almeno sei metri, impattando violentemente contro un muro. Non si muovevano.
"Uff... sembra che abbiamo fatto in tempo." disse una voce dietro di lei, respirando rumorosamente: "Aaah..." espirò ancora.
Era un'Umana, con le mani piantate sulle ginocchia: troppo ben corazzata per essere un altro sicario o un agente C-Sec. Portava una pistola sul magnete della coscia e dalla sua schiena, lei vide sporgere l'impugnatura di uno shotgun.
"Stai bene?" le chiese con una ricca voce.
Riusciva a sentirla? Si chiese Shepard. Era la prima Quarian che incontrasse, ed era coperta da capo a piedi da una corazza ambientale: raggiungeva forse il metro e settanta, ma era piuttosto esile e sembrava che ne avesse passate parecchie. La tuta dell'aliena era un misto di pezzi diversi raccolti e fusi assieme: solo il suo braccio destro era corazzato a dovere, mentre il resto sembrava tessuto colorato di sfumature del porpora, inchiodato sopra a placche discontinue di materiale antiproiettile. Shepard passò lo sguardo sul resto della Quarian, notando gli stivali con ginocchiere e paratibie metallici, che finivano in piedi con tre dita: due più lunghe ai lati ed un terzo laterale più corto d'appoggio, che partiva dal tallone. Risalendo la sua figura, incontrò non un volto, ma un casco dal visore oscurato, da cui filtrava la luce di due punti luminosi che il comandante suppose fossero gli occhi della Quarian.
"Comandante Hayat Shepard, forze dell'Alleanza dei Sistemi." sillabò il più chiaramente possibile indicandosi, dato che la Quarian ancora non rispondeva.
"Capisco quello che dici, Umana." A posteriori, forse aggredire la sua salvatrice non fu un'idea brillante.
Per Shepard invece, la Quarian aveva uno strano accento esotico, quasi... metallico, e che le faceva suonare le u come dolci w.
"Ah. Bene... Vorresti mettere via il coltello? Non intendo farti del male."
"Come li hai uccisi?" le chiese invece.
"...Sono una biotica: quando ho visto che stavano per attaccarti, ho agito d'istinto."
"Grazie." le rispose Tali, rinfoderando il suo coltello, una vibrolama che era il più stretto legame che possedesse con la sua casa.
A quel punto arrivarono sulla scena un'altra Umana dai capelli scuri e dalla pelle più chiara rispetto alla sua salvatrice, e dopo un attimo ancora, un uomo dai capelli neri, visibilmente stremato.
"Accidenti signora... ha sangue di leopardo nelle vene?" le chiese Williams sbuffando.
Il capo artigliere era stata geneticamente potenziata quando si era unita alle forza di fanteria dell'Alleanza, una pratica così diffusa da essere universale ormai, e il suo trattamento AIUP classe B le permetteva di correre più velocemente e più a lungo, e di resistere meglio alla fatica. Nonostante questo, Shepard li aveva lasciati entrambi indietro quando aveva cominciato a filare come il vento: Williams dubitava avesse solo a che fare con la sua corazza più leggera.
"È lei la Quarian?" chiese Williams.
"Mi chiamo Tali'Zorah nar Rayya." si presentò finalmente.
"E loro sono Ashley Williams, capo artigliere, e il tenente Kaidan Alenko, anche loro dell'Alleanza. Vorremmo portarti in un posto sicuro, Tali'Zorah."
"...So badare a me stessa."
"Non sembra: i sicari di Saren ti avrebbero uccisa se non fosse stato per il comandante."
"...Erano con Saren?"
"Fist ha tradito l'Ombra per lavorare per Saren: ti avrebbero uccisa per recuperare i dati che hai su di lui."
"Bosh'tet." imprecò violentemente Tali nella sua lingua natia, ma i loro traduttori universali non seppero interpretare quel termine particolare.
"Fist non può farti più del male: è morto."
"...Perché mi state aiutando?"
"Mi piacerebbe poter dire che è solo per senso del dovere... ma stiamo cercando le prove che dimostrino il tradimento di Saren al Consiglio."
Tali rilassò la sua postura:
"Allora avrò modo di sdebitarmi per avermi salvato la vita: ho i dati che state cercando."
"...Williams, recupera il trasporto e raggiungici qui. Questo posto non è sicuro: dobbiamo muoverci in fretta e portare Tali al sicuro."
"Aye aye, ma'am." rispose Williams scattando immediatamente.
"Alenko, contatta il capitano Anderson e informalo della situazione. Fagli sapere che stiamo arrivando all'ambasciata: butti giù dal letto Udina se serve, ma abbiamo qualcosa che lo interesserà."
"Sì signora." rispose il tenente attaccandosi alla radio.
Dati gli ordini, Shepard si avvicinò a Tali:
"Stai bene?"
"...Sì, non sono rimasta ferita. Non hanno fatto in tempo a ferirmi."
Shepard ne fu sollevata:
"Bene. Abbiamo incontrato la dottoressa Michel prima di venire qui: sarà felice di sapere che stai bene."
Ogni sospetto che ancora rimanesse nella mente di Tali evaporò a sentire quel nome: la dottoressa l'aveva curata e rimessa in sesto quando si era presentata alla sua clinica con un proiettile nella spalla, cortesia di altri sicari di Saren, senza chiedere nulla in cambio. Il buco nella sua tuta era stato chiuso, e la sua carne si stava rimarginando, ma il dolore, e le sue implicazioni, ancora rimanevano.
"È finita davvero..."
Shepard capì cosa intendesse:
"Sì. Sei salva, e ti proteggeremo. Non deve essere stato facile, ma da adesso in poi le cose andranno meglio. Specie dopo che Saren avrà il suo status di Spettro revocato..."
"Sembra una cosa personale."
"Io e la mia squadra... eravamo su Eden Prime quando ha attaccato con i Geth."
"Oh, mi... mi dispiace."
"...E di cosa?"
"Per i Geth..."
"Perché dovresti scusarti? Non sei stata tu a crearli. O ordinare loro di attaccare la colonia."
Tali non seppe cosa rispondere.
 
Il viaggio verso l'ambasciata fu tranquillo, con Williams ai comandi e Alenko al suo fianco col fucile sulle gambe. Tali era stretta dietro con il comandante, e la Cittadella scorreva loro attorno ad alta velocità.
La tensione era ormai scemata del tutto.
"Tali'Zorah giusto?" disse Alenko dal suo posto.
"Sì." rispose Tali.
La sua fuga da Saren aveva avuto fine, inaspettatamente prima ancora di cominciare davvero: era solo giusto che intrattenesse la curiosità dei suoi salvatori.
"...Non ti da fastidio?" le chiese l'Umano.
"Che cosa?"
"La tuta che indossi..."
Tal sospirò, e ne fu quasi divertita:
"Sono la prima Quarian che incontrate?"
"Si nota così tanto?" chiese Shepard al suo fianco:
"Solo un poco: questa tuta mi è necessaria per sopravvivere."
"Come per i Volus?" chiese Williams.
"No. La mia specie si è evoluta su un pianeta simile al vostro: respiro ossigeno come voi e il mio sangue contiene emoglobina. Come i Turian però, il mio DNA è destro giro."
"Allora perché la tuta?"
"Il sistema immunitario della mia specie è diverso da quello delle altre razze. Ci siamo evoluti in un ecosistema dove la simbiosi ecologica era la norma: il nostro sistema immunitario non combatteva le malattie, ma le adattava alla nostra fisiologia. Essere stati cacciati dai nostri pianeti però, e dopo 300 anni passati come nomadi su navi spaziali, ha rovinato questa adattabilità: la più semplice infezione può ucciderci ora. Questa tuta serve a filtrare ogni contaminante esterno."
"Quindi non puoi toglierla?"
"Solo in stanze sterili."
"...Credo di aver fatto abbastanza domande indiscrete per oggi. Mi dispiace." disse Alenko scusandosi.
"Non c'è problema: io stessa non posso dire di avere visto molti Umani nei miei viaggi. Per esempio, cosa sono quei fili che avete in testa?"
"...I capelli?"
"Sono chiamati così?"
Shepard notò che il casco di Tali aveva una specie di chiusura ermetica in corrispondenza della bocca, e nel suo centro una spia che si accendeva e spegneva ogni volta che la Quarian parlava. Piuttosto strano...
"Sì, sono strutture proteiche a base di cheratina non irrorate dal sangue. Crescono naturalmente per tutta la durata della nostra vita." spiegò Alenko, mentre Williams sussurrò nerd, continuando a guidare.
"C'è una significato particolare nella loro lunghezza?"
"...Solo il gusto personale."
 
***
 


 
Williams aveva condotto il loro trasporto nel parcheggio dell'ambasciata Umana: assieme, loro tre percorsero rapidamente i locali, fino a raggiungere l'ufficio di Udina e tenendo sempre Tali al sicuro in mezzo a loro.
L'accoglienza che l'ambasciatore gli tributò fu piuttosto fredda però:
"...Non mi sta rendendo la vita facile, comandante. Scontri a fuoco negli agglomerati? Un assalto all'Antro di Chora? Ma lo sa quanti..." Udina rivolse il suo sguardo sull'aliena, notandola solo in quel momento.
"E lei chi sarebbe? Una Quarian? Cosa diavolo ha in mente Shepard?"
"Il suo nome è Tali'Zorah nar Rayya, ambasciatore, e ha le prove che legano Saren ai Geth."
"E perché diavolo non l'ha detto subito?"
"L'avrei fatto se mi avesse lasciato parlare..."
Alenko non mancò il sorriso di Anderson alle parole del comandate: ora anche loro sapevano perché tra l'ambasciatore e il capitano non scorresse buon sangue.
Difficile non simpatizzare con Anderson comunque: Udina era insopportabile.
"Mh. Non vediamo molti Quarian sulla Cittadella... perché ha lasciato la Flottiglia?" chiese Udina direttamente a Tali.
"...Sono in Pellegrinaggio, il rito di passaggio della mia gente: quando raggiungiamo l'età adulta, noi Quarian ci lasciamo alle spalle la Flottiglia e i nostri genitori, vagando fra le stelle da soli. Ritorniamo solo quando abbiamo trovato qualcosa di valore da riportare alla flotta: può essere cibo o carburante, o qualche tipo di tecnologia avanzata. O perfino conoscenze che possono rendere più facile la vita sulla Flottiglia. In questo modo dimostriamo di poter essere d'aiuto alla comunità, piuttosto che un peso sulle nostre già limitate risorse. E in questo modo, proviamo di aver raggiunto l'età adulta..."
Keelah: quando era nervosa, Tali sapeva di avere la tendenza a blaterare in modo eccessivo. A quanto pareva, lo stavano scoprendo anche gli altri Umani nella stanza, dato che aveva cominciato la storia dal suo remoto inizio:
"Che cosa hai trovato?" chiese gentilmente Shepard.
"...Avevo solo sentito parlare dei Geth: fin da quando hanno esiliato la mia gente, non si erano mai avventurati oltre il Velo. Durante il mio Pellegrinaggio, abbiamo individuato una loro pattuglia su un pianeta inesplorato nella nebulosa Crescent. Eravamo... ero, curiosa: così ho aspettato che uno si staccasse dagli altri, poi l'ho disattivato e ho rimosso il suo nucleo di memoria."
"Ci sono notizie di altri attacchi Geth, capitano?"
"Non che io sappia, comandante... e devo dire che sono impressionato, signorina Zorah: tutti i Geth che abbiamo recuperato su Eden Prime hanno cancellato il loro nucleo di memoria prima di venire disattivati. Il nostro reparto R&D l'ha classificato come un meccanismo di difesa. Come è riuscita a farlo?"
"Siamo stati noi Quarian a creare i Geth: se si è veloci, precisi e... fortunati, è possibile recuperare piccoli pacchetti dati. La maggiore parte della memoria del Geth è andata perduta, ma sono riuscita a recuperare alcuni frammenti dal suo database audio."
Mentre spiegava, Tali accese il suo omnitool, digitando una lunga sequenza di comandi su di esso: la voce che venne riprodotto fu perfettamente riconoscibile dagli Umani.
Eden Prime è stato un successo. Grazie alla sonda, siamo ad un passo più vicini dal trovare il Condotto...
"Quella è la voce di Saren. Questo dimostra che era coinvolto!" esultò Udina.
"Ha detto che la sonda gli permetterà di trovare il Condotto. Ha idea di cosa significhi?"
"Non c'erano riferimenti a questo Condotto nella memoria del Geth, mi spiace." rispose Tali.
"Forse è una sorta di tecnologia Prothean... un'arma magari." disse sovrappensiero Anderson.
"Aspettate: c'è di più. Saren non stava agendo da solo."
Gli Umani la videro digitare un altra sequenza sul suo omnitool e, ancora una volta, la voce di Saren venne ripetuta:
Eden Prime è stato un successo. Grazie alla sonda, siamo ad un passo più vicini dal trovare il Condotto...
E ad aprire la strada per il ritorno dei Razziatori.
"Non riconosco l'altra voce, quella che parla dei Razziatori." disse Udina.
"Perché ho l'impressione di averli già sentiti?" chiese Shepard, più a sé stessa che agli altri.
"Secondo il nucleo di memoria, i Razziatori erano una razza di macchine senzienti iper avanzata che è comparsa 50'000 anni fa. I Razziatori hanno cacciato i Prothean fino all'estinzione e poi sono scomparsi... almeno, questo è ciò che i Geth credono."
“Sembra incredibile!"
"Non... lo... è." Shepard si afferrò la testa tra le mani , mentre i suoi occhi sembrarono velarsi.
"Comandante?"
"La sonda su Eden Prime... ho visto i Prothean venire spazzati via dai Razziatori... " durò solo un momento, poi il comandante sembrò uscire dalla sua trance: "Tali: hai estratto qualche altra informazioni su di loro dal nucleo di memoria Geth?"
"Non molto... " rispose la Quarian, stupita dalla nuova urgenza nella voce del comandante: "I Geth riveriscono i Razziatori come divinità: li considerano il pinnacolo della vita non organica. E credono che Saren sappia come farli tornare."
"Il Consiglio ci andrà a nozze!" imprecò Udina: miti e superstizioni dei Geth. Proprio quello che gli serviva!
"Ci crederanno signora?"
"Faccio fatica a crederci perfino io Alenko... ma non importa... anche se non dovessero crederci, quei file provano che Saren è un traditore."
"Il comandante ha ragione: dobbiamo presentare queste prove al Consiglio immediatamente."
"Io invece vorrei sapere perché la Quarian non le ha presentate lei stessa..." disse Williams.
L'aliena strinse i pugni mentre si confrontava con la marine:
"Il mio nome è TALI! Ed era proprio per questo che sono venuta sulla Cittadella! Non appena ho trovato i Geth e ho capito quanto fosse importante ciò che avevo scoperto, ho cercato di consegnare le prove alle autorità di Illium, ma i miei amici sono stati sterminati di fronte ai miei occhi da un Turian al soldo di Saren. Io e l'unico altro superstite della mia nave ci siamo dovuti imbarcare clandestinamente per raggiungere la Cittadella, per portare queste prove al Consiglio. Solo per venire fermati da C-Sec e interrogati per ore, venendo ignorati, ed informati che la prima data in cui i Consiglieri potevano riceverci sarebbe stato di qui a SETTE mesi. Solo per venire inseguita dai sicari di Saren per mezza Citadella e vedere Keenah morire... Solo per essere costretta a mendicare protezione all'Ombra..."
Tali si stava sforzando per non piangere. Non avrebbe pianto: non si sarebbe abbassata a quello. Non di fronte a quell'aliena sgradevole. Non quando l'equipaggio dell'Honorata, di cui era l'ultima sopravvissuta, era ancora invendicato.
I sistemi integrati nel suo casco recuperarono la sua lacrima prima che Tali riuscisse a parlare di nuovo: fu una fortuna che il vetro polarizzato impedisse agli Umani di vedere quanto si sentisse patetica in quel momento.
"Sto bene." disse più a sé stessa che agli altri.
Complice anche uno sguardo di ogni altro Umano presente nella stanza, tranne Udina, Williams ebbe la buona grazia di cercare la metaforica pala e cominciare a scavare un buco nel quale sotterrarsi:
"...E vorrei continuare ad aiutarvi, se me lo permetterete."
"Apprezzo il sentimento signorina Zorah, ma è già sopravvissuta ad qualcosa di terribile. In tutta coscienza..." cominciò Anderson, ma Tali lo interruppe:
"Il Pellegrinaggio prova che siamo in grado di sacrificarci per un bene più grande. Se voltassi le spalle a tutto questo... cosa direbbe su di me, la mia scelta? Saren è un pericolo per l'intera Galassia. Il mio Pellegrinaggio può aspettare."
"Comandante?"
"...Potrebbe fare la differenza, capitano. Se Saren si è alleato coi Geth, è sicuro che ci troveremo ad affrontarne molti."
"Mi ha convinto. Benvenuta a bordo, signorina Zorah."
"Grazie: non ve ne pentirete."
"Obiezioni Williams?" chiese Anderson.
"No signore." abbaiò la marine.
"Immaginavo."
Udina scosse la testa: marine. Sempre occupati dal loro inutile cameratismo. La politica era molto diversa: per lui era la scienza dell'insoddisfazione altrui.
"Io e il capitano prepareremo l'incontro con il Consiglio. Prendetevi un minuto per raggiungerci."
 
Eden Prime è stato un successo. Grazie alla sonda, siamo ad un passo più vicini dal trovare il Condotto...
E ad aprire la strada per il ritorno dei Razziatori.
"Volevate delle prove? Eccovele."
Shepard non credeva fosse possibile gongolare ed esprimere disprezzo in un unica frase, ma l'ambasciatore Udina era un uomo pieno di straordinarie risorse.
"Queste prove sono inequivocabili, ambasciatore." disse Sparatus: "Saren sarà privato della sua carica di Spettro e ci assicureremo che sia arrestato e risponda dei suoi crimini."
"...Riconosco l'altra voce, quella che parla con Saren: si tratta senza dubbio della Matriarca Benezia." interloquì il consigliere Tevos: sembrava più che addolorata dalla notizia.
"Di chi si tratta?"
"Le Matriarche comandante, sono potenti Asari che si avvicinano alla fine della loro vita. Tra la mia gente, esse sono riverite per la loro saggezza ed esperienza, e fungono da guide e consiglieri. La Matriarca Benezia è una potente biotica, e aveva molti seguaci. Un alleato formidabile per Saren."
"Io sono più interessato a questi Razziatori: cosa sappiamo di loro?" chiese Valern.
"Solo quello che è stato estratto dal nucleo di memoria Geth: i Razziatori erano un'antica razza di macchine senzienti che hanno spazzato via i Prothean, solo per svanire a loro volta nel nulla." riferì Anderson.
"I Geth credono che i Razziatori siano divinità, e Saren il profeta del loro ritorno." riassunse Shepard.
"Pensiamo che il Condotto sia la chiave per riportarli indietro. Saren lo sta cercando: ecco perché ha attaccato Eden Prime."
"...Sappiamo almeno cosa sia questo Condotto?"
"È importante?" rispose Shepard: "Saren crede che possa riportare i Razziatori nella Galassia. Direi che è abbastanza per fermarlo."
"Riesce a comprendere quello che dice?" intervenne Sparatus, che fino a quel momento era rimasto ad armeggiare sulla sua console di dati: "Saren vorrebbe riportare in vita le macchine che distrussero i Prothean? Impossibile. Deve esserlo: dove sono andati i Razziatori? Perché sono scomparsi? E perché non abbiamo trovato prove della loro esistenza fino ad ora? Se fossero reali, avremmo dovuto trovare qualcosa..."
"Ho già provato ad avvertirvi del pericolo che Saren rappresentava Consiglieri, solo per venire ignorata. Non fate lo stesso errore di nuovo."
"Questa volta è diverso, comandante." disse Tevos: "Avete provato al di là di ogni dubbio che Saren ha tradito il Consiglio. Concordiamo che stia usando i Geth per cercare il Condotto, ma non siamo in grado di determinare a che scopo."
Velarn assentì:
"I Razziatori sono ovviamente un mito, comandante. Una conveniente menzogna per coprire i suoi veri scopi: una leggenda che sta usando per manipolare i Geth per i suoi scopi."
Improvvisamente i Consiglieri erano diventati esperti dei Geth? Della loro psicologia, dopo che per 300 anni erano rimasti lontani dallo Spazio del Consiglio?
Shepard avrebbe voluto farli riflettere su questa loro palese stronzata, ma non avrebbe ottenuto nulla:
"Quindi avete intenzione di lasciare a Saren campo libero per cercare il Condotto?"
"Saren è un agente rinnegato, e presto con una taglia sulla testa. Non ha più i privilegi o le risorse degli Spettri. Il Consiglio lo ha già privato del suo status."
"Questo non è abbastanza! Sapete benissimo che si nasconde nella Fascia! Inviate una flotta per cercarlo!" pretese Udina a gran voce.
"Una flotta non può essere destinata a cercare un solo Turian, ambasciatore." rispose Sparatus.
"Una flotta della Cittadella potrebbe mettere in sicurezza l'intera regione, impedendo ai Geth di attaccare altre nostre colonie!"
"O potrebbe causare una guerra coi sistemi Terminus! Non ci faremo trascinare in un conflitto di scala galattica per un pugno di colonie umane."
"...C'è un modo per risolvere la situazione." disse il comandante facendo un passo avanti.
"Il comandante ha ragione: esiste una soluzione per fermare Saren che non comporti l'invio di flotte o armate." assentì Tevos, cogliendo al volo ciò che l'Umana stava suggerendo.
"NO! È troppo presto. L'Umanità non è pronta per le responsabilità che derivano dall'unirsi agli Spettri."
"Voi non dovreste inviare una Flotta e l'ambasciatore avrebbe il suo primo Spettro umano: una soluzione che soddisfa tutti."
Shepard ignorò gli sguardi di Alenko e Williams: stava davvero obbligando il Consiglio a nominarla Spettro? A quanto pareva, sì.
Sparatus sembrava meno che favorevole dall'idea, ma Tevos e Valern prevalsero sul suo ostracismo: alla fine, anche il consigliere Turian dovette adeguarsi alle decisioni degli altri due.
"Comandante Shepard: un passo avanti, per favore." comandò Tevos nella sua voce più ufficiale, ordinando ai sistemi informatici di registrare l'informazione per gli archivi e confermarla per i sistemi della Cittadella e di tutto lo Spazio del Consiglio. La sessione venne trasmessa in diretta ai maggiori organi di informazione: fu una decisione storica, a tutti gli effetti.
"Il Consiglio ha deciso di garantire al comandante Shepard tutti i poteri e i privilegi degli Specialisti Tattica e Ricognizione della Cittadella."
"Gli Spettri non vengono addestrati, ma scelti. Individui forgiati dal fuoco di mille battaglie e votati al sacrificio, le cui azioni li elevano al di sopra del loro rango e grado." recitò Valern gravemente.
"Gli Spettri sono un ideale, un simbolo. La personificazione del coraggio, della determinazione e della capacità di agire secondo il proprio giudizio. Sono il braccio destro del Consiglio, strumenti della nostra volontà." aggiunse Tevos.
"...Gli Spettri hanno una grave responsabilità: sono protettori della pace galattica, allo stesso tempo la nostra prima e ultima linea di difesa. La salvezza della Galassia è nelle loro mani." concluse Sparatus per ultimo, evidentemente scontento.
"Lei è il primo Spettro Umano, comandante. Congratulazioni: questo è un traguardo importante per lei e la sua intera specie."
"Ne sono onorata, Consiglieri." disse Shepard chinando il capo e lo intendeva davvero: circostanze a parte, non si diventa il Primo Spettro Umano tutti i giorni.
"La invieremo nella Fascia alla ricerca di Saren. È un fuggitivo con una taglia sulla testa, quindi è autorizzata ad usare ogni mezzo necessario per catturarlo o eliminarlo."
"Sarà fatto, Consiglieri."
"...Questa udienza è conclusa."
 
Quando lasciarono la pedana del postulante, Shepard si sentì svuotata: l'avevano resa uno Spettro, ma non provava alcuna gioia. Il suo compito era appena iniziato e aveva già puntato tutto, scommettendo con sé stessa di poter fermare Saren.
"Congratulazioni comandante." disse Anderson stringendole la mano.
"Abbiamo un sacco di lavoro da fare." si lamentò invece Udina: "Avrà bisogno di una nave, di un equipaggio, di rifornimenti... ma almeno avrà accesso alle risorse del Consiglio. La sede della C-Sec contiene una stazione per gli Spettri e potrà accedervi liberamente, ora."
"...E avrà la Normandy, comandante."
"Capitano, non intendevo prenderle..."
"Niente discussioni Shepard: la Normandy è perfetta per uno Spettro e lei ha bisogno di una nave sua. E poi ha già familiarità con l'equipaggio. Mi prometta solo che la tratterà bene."
Non c'era sacrificio più grande che Anderson potesse fare per lei in quel momento: darle il comando della nave migliore dell'Alleanza.
"Io... lo apprezzo moltissimo signore. Che cosa ne sarà di lei?"
"...Io resterò qui sulla Cittadella, a coordinare i nostri servizi di intelligence: non appena sapremo qualcosa su Saren, le farò avere ogni informazione disponibile."
"Non la deluderò, signore: fermerò Saren."
"Ricordi comandante: le sue azioni si rifletteranno sull'Umanità intera. E toccherà a me risolvere ogni problema che causerà."
"Ambasciatore Udina..." disse Shepard, con evidente sforzi nel contenere la vera forma dei suoi pensieri: "Non posso prometterle nulla, ma cercherò di causarle meno problemi possibile."
"Tsk... non la risposta che mi aspettavo: ricordi, lei sarebbe Umana, prima che uno Spettro." Udina la guardò ancora un momento, prima di aggiungere: "Devo lasciarla ora: ho una riunione a cui presenziare. Anderson, passi dal mio ufficio più tardi e ufficializzeremo tutto... questo."
Williams aspettò che l'ambasciatore fosse fuori dalla portata d'orecchio prima di sussurrare:
"Che bastardo."
Quello che nessuno si aspettava, fu che nello stesso momento Tali dicesse: "Bosh'tet."
Umana e Quarian si guardarono fisse, stupite a vicenda dalla loro medesima reazione:
"Visto capo artigliere? Non siamo poi così diversi." commentò Shepard.


E anche questo capitolo è fatto. Vi è piaciuto? Spero di sì.
Prima di lasciarvi alla, spero breve attesa del prossimo capitolo, (e magari all'arduo compito di scrivere una recensione a questo ;), un piccolo appunto: so che in ME3 abbiamo una ricostruzione del volto di Tali in una fotografia... ma mi trovo ad un bivio, tra la mia logica ed il lore. Perché, pensiamoci un attimo: se Tali avesse dei capelli sotto quel casco, come farebbe a gestirli? I capelli crescono dopotutto... ha forse un meccanismo per tagliare ed eliminare i capelli superflui? Potrebbe essere... ma come fare a sistemarli, se a causa di urti o movimenti improvisi, dei ciuffi dovessero sfuggire e coprirle gli occhi? Mmhh... per far funzionare una cosa del genere, servirebbe una tecnologia complicata: perchè in fondo, cosa c'è di più ribelle dei nostri capelli? Inoltre (piccola nota di... colore, chiamiamola così), in ME3, Javik stesso ammette che i Quarian preistorici erano affascinanti forme di vita, per quanto sia contrario all'accoppiamento intra specie (a suo dire uno spreco di energie). Ora, che un vecchio (relativamente) Prothean xenofobo dica che una razza inferiore fosse piacevole da vedere non è poca cosa: è possibile quindi che i Quarian possano essere esteticamente piacevoli agli occhi di un Prothean (tutti e quattro), più degli esseri umani, che a suo dire sono tutti semplicemente primitivi. O semplicemente ci sta trollando... non lo so.
Per queste e altre ragioni, tendo a pendere per un altro aspetto dei Quarian: suggerirei... questo: http://scrappy195.deviantart.com/art/Tali-unmasked-491235190.
L'immagine non è mia, quindi credito all'artista che l'ha creata, e che personalmente trovo assai più probabile, originale, e magari perché no, corretta, di quello che la Bioware potrebbe aver immaginato.
Alla prossima!

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Capitolo 6
*** N Days ***


Noi pochi. Noi felici, pochi. Noi manipolo di fratelli: poiché chi oggi verserà il suo sangue con me sarà mio fratello, e per quanto umile la sua condizione, sarà da questo giorno elevata.
W. Shakespeare
 
"Attenzione sul ponte!" ordinò il comandante Shepard.
Tutto l'equipaggio era in fermento: sapevano cosa stesse per succedere, eppure non riuscivano quasi a crederci. La sala del CIC era gremita da tutti i marinai della Normandy, mentre Anderson li osservava dalla posizione lievemente rialzata del timoniere: per l'occasione, l'ologramma della Galassia era stato spento, affinché tutti potessero vederlo con chiarezza. Per il capitano non sarebbe stato difficile: quello che stava per fare era necessario e lo riempiva di orgoglio. Fu per questo che l'eroe dell'Alleanza esibì il datapad senza esitare, con una mano ferma, di cui lesse il contenuto ad alta voce di fronte al resto dell'equipaggio:
"Al capitano David Edward Anderson, ufficiale comandante del vascello SSV Normandy SR1, dal quartiere generale di Arcturus. In data 27 Gennaio 2183, con la presente vi viene richiesto e obbligato che voi cediate il comando della vostra nave al comandante Hayat bint Hannah Shepard, Spettro del Consiglio, con effetto immediato. Firmato: Ammiraglio Steven Hackett, comando dell'Alleanza."
Anderson lasciò un momento ai marinai per accettare le sue parole:
"IV: trasferire tutti i codici di comando al comandante Hayat Shepard, autorizzazione vocale, Anderson Delta 5." ordinò poi all'intelligenza virtuale della Normandy.
"Trasferimento codici di comando completato. SSV Normandy ora sotto il comando dell'ufficiale Shepard." recitò l'IV.
Fatto questo, Anderson scese dalla pedana, offrendo la mano a Shepard:
"La esonero dal comando, capitano." affermò la donna accettando il suo gesto.
"Io sono esonerato, comandante." le rispose.
Poi Shepard prese il suo posto sulla pedana del timoniere, e Anderson si ritrasse in mezzo a coloro che non erano più il suo equipaggio.
La donna, l'N7, l'eroina, il comandante, il soldato e ora lo Spettro, guardò tutti loro per un lungo momento. E la folla restituì il suo sguardo:
"Tutti voi mi conoscete, per quanto non abbia mai avuto l'onore di servire prima con questo equipaggio. Tutti voi sapete costa stia succedendo. Ho i miei ordini: trovare lo Spettro rinnegato Saren Arterius perché risponda dei suoi crimini. Tutti voi siete stati imbarcati su questa nave per una missione che avrebbe dovuto essere il viaggio inaugurale della Normandy, solo per trovarvi coinvolti in una situazione di guerra: plaudo alla vostra capacità di reagire ad una situazione sconosciuta e pericolosa come lo è stata quella di Eden Prime. Non so dire quanto questa nuova missione della Normandy durerà, ma so che non sarà facile. Per questa ragione, il vostro servire sotto il mio comando deve essere un atto volontario: per quanto sia tra i miei nuovi privilegi, non voglio ordinarvi di restare. Se preferite essere trasferiti sotto il comando dell'Alleanza, presentate richiesta scritta al vostro ufficiale superiore entro e non oltre le 1200 di oggi."
Ci fu quasi un mormorio tra l'equipaggio: stava offrendo loro di scendere con impunità dalla nave?
"...Voglio essere franca con voi: questa missione non riguarda solo il bene dell'Umanità, ma quello di tutte le razze, e a questo proposito, vorrei offrire il mio benvenuto agli specialisti Tali'Zorah nar Rayya e Garrus Vakarian, senza i quali non saremmo riusciti a dimostrare la colpevolezza di Saren al Consiglio e che si sono uniti a noi per dargli la caccia..."
Un po' in disparte dal resto dell'equipaggio, Tali e Garrus restavano sull'attenti, attirandosi occhiate curiose dal resto degli Umani: per la Quarian era stato naturale accettare l'invito a bordo, mentre per l'ex agente C-Sec non c'era stata altra scelta. Dopo l'assalto all'Antro di Chora, che per quanto necessario era stato comunque illegale, l'Esecutore Pallin aveva presentato all'agente Vakarian due scelte: l'espulsione dal corpo di polizia della Cittadella o venire degradato, ed espulso poi al primo errore. Garrus aveva scelto di imbarcarsi sulla Normandy non appena il comandante l'aveva suggerito:
"...Come spero molti di voi, anche loro sono a bordo per restare. E questo è il mio primo e unico ordine come comandante della Normandy che non ripeterò mai più: che cosa siete non ha importanza per me. Ciò che importa è chi siete: nessuna forma di razzismo sarà tollerata sotto il mio comando e la disciplina e le regole di bordo saranno alterate per garantire che la nave tragga il massimo profitto dalla loro presenza. Il capitano Anderson ha sacrificato il suo comando per offrirmi questa possibilità: non permetterò a dei pregiudizi di sprecarla. Questo non significa che non abbiate diritto alle vostre opinioni personali: come il capitano Anderson, anch'io manterrò una politica di porte aperte. Chiunque fra voi che farà parte del mio equipaggio mi sarà prezioso e sarò sempre pronta ad ascoltarlo. Ma sottolineo il chiunque: non ci saranno favoriti."
Shepard lasciò che il suo sguardo vagasse sull'equipaggio della Normandy ancora una volta: quanti sarebbero rimasti?
"...Ufficiali: in sala comunicazioni prego. Il resto dell'equipaggio in libertà fino a nuovo ordine."
Detto questo, Shepard scese dalla pedana, mentre cinque uomini e due donne, che erano rimasti in prima fila fino a quel momento, rivolsero un ultimo commiato ad Anderson.
"...Non rimane?" gli chiese a sua volta l'N7, stringendogli per l'ultima volta la mano.
"Gli addii non mi sono mai piaciuti, comandante. E so che non ha bisogno di me: per la verità, non ne ha mai avuto. La Normandy è sua e ora so che la tratterà bene. Questa nave ha cuore."
Shepard poté solo rispondere scattando sull'attenti per lui, per l'ultima volta:
"Arrivederci signore."
"Arrivederci comandante: sa dove trovarmi. Buona caccia." e detto questo, Anderson si lasciò alle spalle la Normandy, scendendo dalla nave per non calcarne mai più i ponti: Shepard rimase a guardarlo fino alla fine.
 
 "Un discorso notevole comandante." si complimentò Adams, quando Shepard entrò nella sala comunicazioni.
Joker e Chakwas erano gli unici fra i presenti ad essere seduti, mentre il resto dei suoi ufficiali restava in piedi.
"Signori: comodi. Non dovete impressionarmi più di quanto abbiate già fatto. Desidero sapere chi fra voi ha intenzione di restare a bordo. Gli oneri del comando, se volete. Pressly?"
"Penso di parlare a nome di tutti comandante, se dico che può contare su di noi: dopo il suo discorso, sarei pronto a seguirla fino a Kar'Shan...."
"Non credo saremo costretti ad assediare i Batarian, ma apprezzo il sentimento Pressly."
"...Ma non sono sicuro che dovremmo permettere ai non Umani di restare a bordo." concluse l'ufficiale di navigazione.
"Parli pure liberamente Pressly."
"Con tutto il dovuto rispetto, signora, Saren ha attaccato una colonia Umana. Dovremmo essere noi Umani ad occuparcene: non abbiamo bisogno del loro aiuto."
"Prendo nota della sua opinione Pressly: tuttavia, Saren Arterius non fa queste distinzioni. Ci sono Geth tra i suoi alleati, e non mi stupirebbe se dovessimo confrontarci con altri suoi seguaci. Non importa quanto qualcuno sia forte: altri alleati possono renderci più forti. Non penso dovremmo fare queste distinzioni: soprattutto per una missione del genere."
"...Forse no, comandante." ammise l'ufficiale anziano: "E forse sono ancora bloccato nel passato: non si preoccupi, non avrà problemi da me."
"Grazie Pressly. Chakwas?"
"...Ad una condizione Shepard."
"La ascolto."
"Niente di straordinario: sono salita a bordo col diritto di veto per determinare chi sia o meno idoneo al servizio. Intendo mantenere questo diritto: potrà anche essere uno Spettro ora, ma io sarò il suo medico e se vuole che resti a bordo, mi permetterà di imporre il mio giudizio professionale non revocabile su ogni membro dell'equipaggio, lei compresa."
"...Mi sembra giusto: non vorrei mai impedirle di bucare e infastidire ogni marinaio a suo piacimento, compresi i nostri ospiti."
"Lieta di saperlo, comandante: può contare su di me."
"...Adams?"
"La Normandy non cammina senza di me, comandante: il suo motore Tantalus è troppo all'avanguardia per affidarlo a qualcun altro. Può contare su di me."
"A questo proposito vorrei affidare Tali'Zorah alle sue cure, Adams: da quello che ho capito, ha una vasta competenza sui nuclei di navigazione. E vorrei una sua relazione sul nostro motore e sui nostri sistemi di occultamento sulla mia scrivania asap."
"Sissignora."
"Signor Laflamme?"
A guardarlo, Orden Laflamme era uguale in tutto e per tutto alle raffigurazione storiche dei vichinghi e probabilmente ne portava anche il sangue nelle vene. Nonostante il suo aspetto, era diventato ufficiale logistico e preferiva parlare il meno possibile. Il gigante norvegese rispose alla sua domanda con un lieve assenso del capo ed un muto sorriso: ogni credito destinato alla Normandy avrebbe continuato a passare per le sue mani, e ad essere destinato al miglior uso possibile.
"Moreau?"
"E me lo chiede signora? L'unico modo in cui mi allontanerà da questa nave è sradicare il mio sedile. E poi dove troverebbe un pilota in grado di portarla come si deve?"
"Voglio essere sincera con lei tenente: so come ha ottenuto l'incarico a bordo. Per quanto apprezzi l'iniziativa personale, la prossima volta che ruberà la Normandy dovrà essere per mio ordine, sono stata chiara?"
"...Aye aye, ma'am."
"Barnes?"
Una donna bionda e pallida dall'aria allegra sorrise, facendosi avanti:
"Ufficiale capo alle comunicazioni Tara Barnes a rapporto, signora." disse scattando sull'attenti.
"Alenko?"
"Ai suoi ordini, comandante."
Sette su sette: un risultato ben oltre le sue più rosee aspettative.
"...Grazie a tutti per l'appoggio: spero di guadagnarmi la fiducia che mi avete accordato. Non appena avrete conferma dai vostri reparti per l'organico informatemi subito: stilerò i turni di servizio appena possibile e le norme interne. Siamo un vascello dell'Alleanza, ma rispondiamo ora ad una chiamata più alta: il regolamento dovrà riflettere tutto questo. C'è molto da fare e poco tempo per farlo: diamoci dentro."
"Sissignora." mitragliarono i suoi ufficiali in coro.
 
***
 
"Comandante?" bussò qualcuno alla sua porta.
Dopo la riunione con i suoi ufficiali, Shepard si era ritirata nella sua stanza: ora che era capitano de facto della nave, i quartieri che erano stati di Anderson erano diventati suoi. Uno strano cambiamento per lei: la Normandy non era il suo primo comando, ma quella era la sua prima cabina con bagno privato, e molti dei suoi effetti personali dovevano ancora trovare un luogo a cui appartenere, nonostante ne avesse portati con sé ben pochi. Forse era giunto il momento di indugiare in qualche piccola voluttà:
"Avanti." annunciò Shepard: il nuovo regolamento interno per la Normandy era a buon punto.
Per la maggior parte, si trattava di cancellare regole ridondanti: ciò che le stava davvero facendo perdere tempo era confrontare i rispettivi approcci fra le condotte di bordo Turian e Umane. Avrebbe sottoposto il risultato finale a Tali e ricevuto il suo input a proposito.
"Si accomodi." fece cenno al giovane uomo che si stagliava sulla sua soglia.
"Guardiamarina di seconda classe Harvey J. Gladstone, addetto alla logistica." si presentò in posizione di parata.
"Riposo. Cosa possa fare per lei, Gladstone?" quanto era giovane: non doveva avere più di 18 anni.
Il guardiamarina estrasse dalla tasca dei pantaloni una lettera di vera carta, poggiandola delicatamente sul tavolo del comandante.
"Vorrei che lei respingesse formalmente questo ordine di trasferimento, signora."
Il comandante prese in mano la lettera, aprendola e scorrendola con gli occhi in obliquo: a mano a mano che leggeva, la sua fronte si aggrottò sempre più.
"Quanti anni ha, Gladstone?"
"24 compiuti da poco, signora. Le terapia genetiche... invecchio lentamente... E la J sta per Junior." aggiunse dopo un momento.
Shepard aveva capito se non tutto, il necessario:
"Suo padre ha fatto pressioni per ordinare il suo trasferimento prima che il comando passasse a me, è così?"
"Mio padre... mi ha educato perché lo sostituissi alla guida del suo impero economico. L'idea che il suo unico erede venga messo in pericolo lo disturba grandemente."
"È per questo che desidera restare a bordo? Per ribellarsi?"
"No signora. Mi sono unito all'Alleanza per ribellarmi a mio padre, ma desidero restare a bordo della Normandy per mia libera scelta e senso del dovere: desidero contribuire a questa missione con le mie capacità, invece di permettere a qualcun altro di lucidare il mio curriculum con missioni più facili."
"Mmhh...lo sa Gladstone? Non mi sono mai piaciuti molto i bulli." rispose Shepard, cominciando a stracciare la lettera: con il costo e la rarità della carta nel 2183, quel gesto era il massimo spregio che potesse fare a Gladstone senior.
"...Grazie signora, non se ne pentirà."
"Spero che la stessa cosa valga per lei guardiamarina: non si torna indietro."
"Nossignora."
Gladstone le riusciva simpatico: le ricordava qualcun'altro del suo passato, qualcuno con altrettanta testardaggine e voglia di mettersi alla prova...
"Logistica... quindi il signor Laflamme è il suo diretto superiore?"
"Sissignora."
Shepard scorse i datapad che aveva sulla scrivania, fino a trovare quello che cercava:
"Data la natura della nostra missione, avremo bisogno di mezzi adeguati per portarla a termine: mi dica Gladstone, ha mai lavorato sugli IFV- M35C? I Mako?" chiese passandogli il datapad con le specifiche dei due mezzi corazzati che aveva ordinato all'Alleanza e che sarebbero stati consegnati alla nave di lì a quattro giorni.
Gladstone fece scorrere i dati e le specifiche: sei ruote ciascuno, 12 tonnellate di mezzo corazzato con un cannone principale da 155 millimetri, mitragliatrice coassiale, barriere cinetiche, sensori, alimentati da una cella combustibile idrogeno-ossigeno... la versione C aveva sacrificato parte della capienza interna per dotarli di un nucleo di elemento zero che ne manipolava la massa, garantendo aderenza su ogni terreno, condizione o gravità.
"Ho familiarità con i vecchi VT7 signora. All'accademia ne avevamo uno per addestrarci: lo chiamavamo lo scuolabus."
"Sono abbastanza simili, i Mako sono la versione da combattimento dei vecchi VT7, migliorati in ogni singolo aspetto. Vakarian si è già offerto di occuparsi della loro manutenzione, ma un singolo Turian per prendersi cura di due mezzi corazzati è come lasciare ad un bambino la chiave della dispensa."
"Spero di essere all'altezza degli standard di Vakarian, signora."
Nessun dubbio, nessuna remora nel prendere ordini da un Turian: quel ragazzo sarebbe andato lontano.
"Sono sicura che imparerà in fretta."
"Lo spero, signora."
"Vada pure Gladstone: mi occuperò io stessa di informare il vice ammiraglio Xavier che il suo culo resta sulla Normandy."
"Sissignora!" disse Gladstone scattando sull'attenti con un sorriso.
 
***
 
"...Shepard."
"Wrex." rispose il comandante sedendosi al suo tavolo.
"Non mi aspettavo di rincontrarti così presto."
"E io non mi aspettavo di trovarti in un posto simile."
"Perché sono Krogan?"
"Perché non pensavo fossi un simile buongustaio."
Davanti a Wrex c'era una grossa ciotola di terraglia mezza piena di conchiglie simili a grossi bivalvi: dovevano pesare almeno due etti l'una e profumavano di spezie e aglio.
Il NOM, il locale dove Shepard lo aveva scovato, era il più famoso ristorante della Cittadella e uno dei più esclusivi della Galassia conosciuta: la taglia su Fist doveva essere stata molto sostanziosa.
Come a confermare i suoi pensieri, il Krogan si cacciò in bocca uno dei molluschi, masticando avidamente guscio e polpa allo stesso tempo, un'espressione quasi rapita sui suoi brutti lineamenti. I secchi scricchiolii delle conchiglie nelle sue fauci sembravano disturbare parecchio gli altri avventori del locale, ma nessuno tra i clienti riccamente vestiti aveva il coraggio di confrontarsi con lui: alcuni anzi, lo guardavano con divertimento, come se il Krogan fosse un'attrazione imprevista del locale.
"...Come mi hai trovato?" le chiese deglutendo.
"Non è stato difficile: è bastato cercare il più grosso e truce Krogan sulla Cittadella. Non passi inosservato, Wrex."
"Ah!" rise il Krogan: "Ehi ragazza! Portami un'altro boccale di ryncol." ordinò al maitre che si stava avvicinando al loro tavolo.
"Immediatamente monsieur. Lo chef vorrebbe sapere come gradirebbe le sue langues spécial di Varren: al sangue, medie o ben cotte?" Era il primo maitre Asari che Shepard incontrasse, certificato con tanto di perfetto francese.
"Devono dibattersi ancora!" ruggì il Krogan, sbattendo il pugno sul tavolo.
"Bien sûr. Posso portarle qualcosa, madame?"
Shepard scorse la lista dei piatti: il menu olografico davanti a lei era vasto, e non ci volle molto per trovare qualcosa che stuzzicasse il suo interesse e il suo appetito.
"Prenderò i vostri ravioli al nero con scaglie di tonno, e un calice del vostro miglior vino di Elara."
"Un'ottima scelta, madame." rispose la maitre, congedandosi rapidamente.
Wrex masticò qualche altra conchiglia, aspettando che gli portassero il resto del suo ryncol, prima di parlare di nuovo:
"Ho sentito le news... Spettro eh? Non male per un'Umana." disse, indicandola con un dito lordo di sugo.
Solo Asari, Umani, Batarian e Drell avevano cinque dita per mano: ogni altra razza, Hanar esclusi, se la cavava benissimo con tre.
Il pugno di Shepard rifulse di potere biotico e uno dei molluschi volò nella sua mano aperta dal piatto del Krogan: fu poca fatica per l'umana pescare la morbida carne e mettersene un poco in bocca.
"Disgustoso." commentò dopo aver inghiottito, posando il resto della conchiglia sul suo tovagliolo: "...Come grasso e terra. Che sarebbe?"
"Questi..." disse Wrex indicando la terraglia che aveva davanti: "Sono molluschi di limo. E sono rivoltanti."
"Perché li mangi allora?"
"Per meglio apprezzare ciò che verrà." spiegò il Krogan come fosse naturale: "Perché mi hai cercato?"
"Desidero... arruolarti."
"Ah!" rispose il Krogan, sporgendosi verso di lei da sopra il tavolo: "...Non puoi permettertelo."
Probabilmente: il Krogan non doveva essere un mercenario a buon mercato, dato quanto si era fatto pagare per Fist. Shepard decise di cambiare discorso per un attimo:
"La Quarian che ci hai aiutato a salvare possedeva le prove che collegano Saren ai Geth."
Wrex evitò di correggere l'Umana: lui non aveva aiutato a salvare nessuno. Erano stati loro, in caso, ad aiutarlo ad uccidere Fist: forse le avrebbe perfino offerto il pranzo, dato quanto Shepard lo divertisse.
"È per questo che ti hanno fatto Spettro?"
Il comandante assentì:
"Questo fa di Saren uno Spettro rinnegato con una taglia sulla testa, rendendolo il più pericoloso ricercato nella Galassia. Vuoi dirmi che la cosa non ti interessa Wrex, nemmeno un poco?"
La familiarità con cui si rivolgeva a lui era... strana: piacevole.
"Nessuna taglia è abbastanza ricca per uno Spettro rinnegato."rispose però Wrex.
"Oh? Cautela?"
"Rispetto. Non sono sopravvissuto fino ad ora senza imparare quali lavori accettare e quali lasciar perdere: questo? Non ne vale la pena."
Evidentemente, Wrex non era invecchiato tanto restando uno stupido:
"...Ecco perché sto mettendo a punto una squadra. E ti vorrei con me: la Quarian è già a bordo."
La schiettezza di Shepard e la difficoltà della missione erano... stimolanti, questo Wrex non poteva negarlo: sentiva già prudergli piacevolmente la viscere, sognando la carneficina che avrebbe potuto seminare...
"Perché mi vuoi così tanto?"
"Il valore di qualsiasi squadra, Wrex, non viene dalla forza del singolo individuo, ma da quanto bene lavori assieme..."
Era la prima aliena che il Krogan incontrasse, che comprendesse il concetto di krannt.
"...E devo ammettere che raramente ho avuto una collaborazione così... proficua e istintiva con qualcuno, specie durante la prima battaglia."
"Collaborazione? Chiami così come abbiamo ucciso? Un modo... piuttosto scialbo di definirlo." c'era del vero nelle parole dell'aliena però: era stato un bel combattimento quello nell'antro di Chora.
"Sono pur sempre Umana. Faccio del mio meglio per onorare la cultura della Terra."
"Aaah... " comprese Wrex: un peccato. Tingeva la sua violenza di una lieve ipocrisia: "Sembra quasi che tu non lo sia." aggiunse dopo un momento.
"Che cosa?"
"Terrestre."
"Non lo sono infatti: sono nata nello spazio, e vi ho trascorso la maggior parte della mia vita. Non ho mai visitato il pianeta natale della mia specie." ma stavano andando fuori tema a quel punto:
"...Comunque, voglio capire se la nostra intesa all'Antro di Chora è stata un caso, oppure se puoi diventare un membro della mia squadra a tutti gli effetti. Saren ha al suo comando un esercito di Geth: fino a quando ubbidirai ai miei ordini, potrai uccidere tutti quelli che si pareranno di fronte a noi. E quando avremo Saren, ti permetterò di riscuotere la sua taglia. Fino ad allora, ti verrà corrisposta la paga di un ufficiale dell'Alleanza. Voglio offrirti una sfida, Wrex. Ti interessa?" dicendo questo, Shepard digitò sul suo omnitool una cifra che poi mostrò al Krogan attraverso il tavolo.
Wrex aspirò rumorosamente, assaggiando l'odore dell'Umana: ozono, arance, ferro e olio delle armi... quella sciocchezza che gli alieni usavano per lavare i loro abiti... ma niente paura. Quell'Umana non aveva paura di lui: interessante.
"...Voglio il doppio."
"No. Avrei potuto pretendere metà della taglia di Fist, ma non lo farò. Considera quei crediti come il mio acconto."
Si guardarono negli occhi per un lungo momento: iridi rosse da rettile in tondi occhi viola umani.
Il loro gioco di sguardi venne interrotto quando il maitre servì entrambi: l'Umana aveva preso delle strane piccole ciambelle scure. Con fare predatorio, Wrex mimò quello che lei aveva fatto prima, lanciandosene uno in bocca: era... strano. Cremoso. Salato. Dolce. Croccante... troppe impressioni complicate e sovrapposte. Ma piacevoli.
L'Umana lo lasciò fare, dedicandosi al suo piatto con le posate, sprecando una sola occhiata per ciò che Wrex aveva ordinato. Davanti al Krogan, era stato posato un tagliere concavo di più di un metro, che ospitava due teste mozzate di Varren, i cani pesce di Tuchanka: uno dei pochi animali che avesse il coraggio e la tenacia di cacciare i Krogan nel loro ambiente naturale, grazie a mascelle e denti in grado di bucare le corazze da combattimento.
Gli occhi degli altri avventori furono su di loro a quel punto: anche al NOM, un Krogan occupato a mangiare lingue di Varren non era qualcosa che si vedesse tutti i giorni.
Indifferente agli sguardi, Wrex impugnò una delle lunghe zanne del Varren in una mano e il muso nell'altra, aprendo la testa come un libro, afferrando la lingua... e cacciandosela in bocca intera.
Qualcuno applaudì cortesemente, altri ne furono inorriditi. Shepard invece prese un sorso del suo vino di Elara, una bevanda Asari:
"Buono?" gli chiese.
Wrex assentì compiaciuto, masticando lentamente. Fu un processo lungo e laborioso. Poi il Krogan strappò un occhio dalla testa che aveva aperto, succhiandolo come un uovo:
"...Accetto." disse infine.
Shepard alzò il calice verso di lui: Wrex conosceva quel gesto, e fece cozzare il suo boccale col calice dell'Umana.
"Şerefe, Wrex. E benvenuto in squadra. La Normandy è attraccata alla banchina 422 dell'Alleanza, mi assicurerò che tu possa entrare. Prenderemo il largo tra quattro giorni."
"Perché così tanto?"
"...Per armarci meglio."
A Wrex piaceva molto quell'Umana. Soprattutto perché fu lei ad offrire il pranzo ad entrambi.
 
***
 
Al riparo da sguardi indiscreti, nell'intimità della sua cabina, il comandante Shepard stava danzando. Più o meno.
"Sì!" esultò, premendo invio sul suo datapad e flettendo il braccio sinistro.
Il messaggio venne trasmesso ad ogni altro membro dell'equipaggio e su ogni datapad a bordo, più una copia per l'Alleanza e il Consiglio.
53 persone ai suoi comandi, e il personale salito a bordo per il viaggio inaugurale era rimasto al completo: c'era di che esserne orgogliosi e compiaciuti, dannazione!
Organizzare i turni di servizio era stato più semplice del previsto: prendendo ispirazione dalle pratiche Turian, la Normandy avrebbe avuto turni misti, con i reparti più vitali scaglionati in tre turni, e solo due per gli altri.
E Joker passava comunque il suo tempo libero in cabina di pilotaggio, per cui era già abituato a lunghi turni di servizio.
"Sì!" esultò ancora, inviando il nuovo regolamento interno all'equipaggio.
 
Lista completa dell'equipaggio della SSV Normandy SR1. Finale e approvato.
 
Ufficiale Comandante: Hayat bint Hannah Shepard, CO
                - Guardiamarina di seconda classe addetto alla manutenzione IFV: Harvey Junior Gladstone
                - Specialista: Garrus Vakarian
                - Specialista: Urdnot Wrex
                - Specialista: capo artigliere Ashley Madeline Williams
 
Ufficiale di Navigazione Charles Pressly, NO. Facente funzione di XO
                - Sottotenente di vascello addetto alla navigazione: Robert Felawa
                - Sottotenente di vascello addetto alla navigazione: Travis Mayweather
                - Guardiamarina di prima classe addetto alla navigazione: Germeen Barret
                - Guardiamarina di prima classe addetto alla navigazione: Jamin Bakari
                - Guardiamarina di prima classe addetta alla navigazione: Silas Crosby
                - Guardiamarina di seconda classe addetta alla navigazione: Rosamund Draven
                - Guardiamarina di seconda classe addetto alla navigazione: Gonzalo Guerrero
                - Guardiamarina di seconda classe addetta alla navigazione: Deunan Knute
                - Guardiamarina di seconda classe addetta alla navigazione: Bái Líng
                - Guardiamarina di seconda classe addetto alla navigazione: Andrea Martino
                - Guardiamarina di seconda classe addetto alla navigazione: Theseus Miller
                - Guardiamarina di seconda classe addetto alla navigazione: Martin Alonso Pinzón
                               
Artigliere Capo: Addison Chase
                - Sottotenente di vascello addetto al controllo armi: Thomas Aurgess
                - Sottotenente di vascello addetta al controllo armi: Talitha Draven
                - Sottotenente di vascello addetto al controllo armi: Malcom Reed
               
Capo Tecnico: Marcus Grieco
                - Tecnico di bordo di prima classe: Helen Melita Lowe
                - Tecnico di bordo di prima classe: Amina Waaberi
               
Tenente di Volo: Jeff Moreau, FLT
                - Sottotenente di volo: Caroline Grenado.
 
Ufficiale Ingegnere Capo: Gregg Adams, CHENG
                - Ingegnere di prima classe: Anya Stroud
                - Ingegnere di prima classe: Carlton Tucks
                - Ingegnere di seconda classe: Anatole Dagobert
                - Ingegnere di seconda classe: Alexei Dubyansky
                - Ingegnere di seconda classe: Danny Freeman
                - Ingegnere di seconda classe: Raymond Tanaka
                - Specialista: Tali'Zorah nar Rayya
 
Ufficiale Capo addetta alle Comunicazioni: Tara Barnes, CCO
                - Sottotenente di vascello addetta alle comunicazioni: Abishek Pakti
                - Sottotenente di vascello addetto alle comunicazioni: Sef Shwqi
                - Sottotenente di vascello addetto alle comunicazioni: Kwakwù Boateng
                - Guardiamarina di seconda classe addetto alle comunicazioni: Alexandre Cabanel
                - Guardiamarina di seconda classe addetta alle comunicazioni: Mandira Rahman
                - Guardiamarina di seconda classe addetta alle comunicazioni: Hoshi Sato.
                 
Ufficiale addetto alla Sicurezza: Kaidan Alenko, SO
                - Caporale di prima classe: Johnny Rico
                - Marine di seconda classe: Zander Barcalow
                - Marine di seconda classe: Sugar Fredricks
                - Marine di seconda classe: John Rasczak
 
Ufficiale Logistico: Orden Laflamme, LOGO
                - Guardiamarina: Simon Prescott
                - Guardiamarina addetto al rifornimento di prima classe: Hector Emerson
                - Guardiamarina addetto al rifornimento di prima classe: Hong Jinbao
 
Ufficiale Medico Capo: Karin Chakwas, CMO
                 - Sottotenente: Monica Negulesco
 
Tali'Zorah non aveva ancora finito di leggere il manifesto dell'equipaggio della Normandy, che una donna dai capelli biondi e acconciati in un caschetto le sedette a fianco in sala mensa. Non che la Quarian comunque potesse condividere il loro cibo, o gli Umani il suo, ma la socialità che derivava semplicemente dal compiere la stessa attività assieme era per lei irrinunciabile.
La donna aveva labbra piene ed un aria severa, ma la guardava senza ostilità: portava una canottiera di cotone e la Quarian osservò sul suo braccio un tatuaggio che raffigurava una ruota dentata rossa.
"Anya Stroud, ingegnere di prima classe: sembra che lavoreremo insieme."
"Tali'Zorah nar Rayya, felice di conoscerla."
"Dammi pure del tu Tali'Zorah: non lavoro con qualcuno dandogli del lei." sorrise Anya.
"Tali è più che sufficiente Anya... Zorah è il mio clan."
"E nar Rayya?"
"Il nome della nave su cui sono nata. Nar significa: dell'equipaggio di."
"Forte. Tali eh? Benvenuta tra le scimmie della Normandy."
"Scimmie?"
Di fronte a loro si sedette un altro ingegnere, con uno strano oggetto sulla testa: Tali avrebbe scoperto più tardi che si trattava di un cappello da cowboy, un vero feticcio per l'uomo, che si presentò come:
"Carlton Tucks. Qual è la birra preferita dalle scimmie?" chiese a bruciapelo.
"Tucks: dacci un taglio. Permettimi almeno di presentarmi in pace all'unica altra ragazza che avrò a sopportarti per tutto il resto di questa missione."
Nel frattempo, sull'HUD dell'elmetto di Tali stavano scorrendo informazioni sulle scimmie, e sul perché gli ingegneri meccanici fossero chiamati in quel modo.
Le lingue degli Umani erano stranamente complesse, e si appoggiavano ad un numero sterminato di modi di dire e significati impliciti.
"Qual è la birra preferita dalle scimmie?" ripeté Tali.
"La Guinness dei Primati." rispose Tucks in un solo fiato.
"Gah!" si lamentò Anya: "Non dargli corda Tali, o non la smetterà mai più."
"Ehm... cos'è una Guinness?" Tucks fece cadere la forchetta, strabuzzando gli occhi a quella domanda.
 
***
 
Erano momenti come quello a tenere Karin Chakwas, ultima discendente di una rinomata stirpe di medici e segaossa, a bordo di navi stellari: occuparsi di casi di influenza su qualche colonia sperduta avrebbe probabilmente reso di più... ma la sfida? Il senso di raggiungimento? I crediti non erano abbastanza per riempire la sua vita. Ecco perché Maggie si stava occupando del resto dell'equipaggio nella stiva, mentre Chakwas si sarebbe presa cura degli ufficiali e degli alieni: meglio che i marinai non vedessero i loro comandanti tremare sotto i suoi aghi e il suo scalpello...
Quando le porte della sua infermeria si aprirono, Wrex quasi faticò a passarci attraverso.
"Benvenuto Urdnot Wrex: via la corazza per favore."
Il Krogan non si mosse.
"Non posso visitarti se non ti togli la tua corazza."
"È necessario?" il Krogan era grosso e la sua voce fu esattamente quello che si aspettava: una cupa valanga.
"Solo se vuoi combattere col resto della squadra..."
"Ah! Puoi impedirmelo?"
"Posso: nessuno a bordo di questa nave combatterà senza prima aver ricevuto la mia benedizione. Nemmeno il comandante."
"Aahh... Sei la sciamana della nave: perché non l'hai detto prima?"
Con rapidi movimenti, il Krogan sganciò la sua corazza, facendo precipitare a terra blocchi di metallo con un sordo TONK!
"Io sono un dottore: la mia è scienza, non magia."
"Come quelli che hanno rilasciato la Genofagia sulla mia gente? Anche quelli erano dottori e scienziati..."
Chakwas non seppe cosa rispondere.
"...È stato un errore venire qui." disse il Krogan, chinandosi per recuperare la sua armatura.
La dottoressa fece l'unica cosa che le venne in mente. Alzò la mano destra e recitò, con voce udibile e chiara:
"Io, Karin Chakwas, in questo giorno in cui sono ammessa membro della professione medica, giuro solennemente di consacrare la mia vita al servizio della vita. Giuro di dare ai miei insegnanti il rispetto e la gratitudine che sono loro dovuti. Giuro di praticare la mia professione con coscienza e dignità. Giuro, che la salute del mio paziente sarà la mia prima e più importante preoccupazione. Giuro di rispettare i segreti che saranno a me confidati dai miei pazienti, anche dopo il loro decesso. Giuro di preservare con tutte le mie forze, l'onore e le nobili tradizioni della professione medica. Giuro che non permetterò a discriminazioni di età, salute, credo, razza, origine, sesso, affiliazione politica, nazionalità, orientamento sessuale, status sociale o qualunque altro fattore, di mettersi tra il mio compito e il mio paziente. Giuro di mantenere il più alto rispetto per la vita. Giuro di non usare le mie conoscenze mediche per violare i diritti e le libertà civili di qualunque senziente nella Galassia, anche sotto minaccia. Io faccio questo giuramento solennemente, liberamente, e sul mio onore."
Il Krogan si era fermato e la stava osservando curioso. Chakwas abbassò il braccio:
"...Prima di indossare il camice, ho recitato, assieme a molti altri, questo giuramento: per alcuni erano solo parole vuote. Io non posso parlare per ogni medico in questa galassia, Wrex. Posso solo parlare per me; e per quanto mi riguarda, ho mantenuto questo giuramento fino ad oggi... E sono troppo vecchia per cambiare ora." aggiunse con un sorriso, aggiustandosi i suoi capelli grigi.
"Ora... vieni qui, prima che debba inseguirti per la nave con ago e scalpello." ordinò, battendo la mano su uno dei lettini.
Sorprendendo lei per prima, Urdnot Wrex le obbedì:
"Procederò rivolgendoti alcune domande generali prima e prendendo qualche scan." disse Chakwas, attivando il suo omnitool medico e passandolo sui muscoli ipertrofici di Wrex:
"Età?" chiese immediatamente.
L'anamnesi prese meno di cinque minuti, ma Chakwas scoprì molte cose interessanti sul Krogan, come il fatto che si fosse ammalato solo quattro volte in vita sua: Wrex rispondeva alle sue domande direttamente e semplicemente, osservandola coi suoi occhi rossi da rettile.
"Il braccio per favore." disse, prendendo una siringa a pressione e riempiendola col sangue arancione del Krogan.
"...Così poco? Puoi prenderne di più." disse Wrex, quando la fiala fu colmata rapidamente, data la maggiore pressione sanguigna.
"Non è necessario: anche se apprezzo il sentimento." rispose la dottoressa prendendo un bisturi: alcuni medici preferivano affidarsi ai micro fabbricatori anche per quel tipo di usi, ma Chakwas era della vecchia scuola.
Niente come un buon bisturi sterile per tagliare:
"...Preleverò ora un campione di adipe."
I Krogan avevano una sorta di "gobba" che occupava tutta la metà superiore della schiena e del collo, e che gli dava vagamente l'aspetto di grosse e arcigne tartarughe.
La gobba è composta dall’equivalente del grasso degli esseri umani, ed era motivo di vanto fra i membri della specie: più grossa era la gobba, maggiore era la capacità di procurarsi il cibo. La dottoressa voleva assicurarsi che il Krogan non portasse dei parassiti dentro di essa: eventualità piuttosto rara, ma se Pressly aveva subito il suo esame rettale in stoico silenzio, difficilmente Wrex le sarebbe sfuggito.
Girandogli attorno, il Krogan era davvero enorme, Chakwas dovette però fermarsi ad osservare con un grugnito: la schiena di Wrex era tappezzata di cicatrici, una livida geografia irregolare che parlava di ferite inferte da armi da fuoco, granate, armi da taglio e perfino quelle che sembravano ustioni da acidi. Al confronto, il resto delle cicatrici che il Krogan portava, erano poca cosa:
“Tutto bene, dottore?” pronunciò quel titolo come se lo stesse sputando. 
“...Sembra che amino spararti alle spalle.”
Chakwas era in servizio con l'Alleanza da decadi, ma raramente aveva visto di peggio. Mai su qualcuno di vivo, in ogni caso: la dottoressa posò il vassoio sul letto, cominciando a tastare le cicatrici sulla schiena di Wrex. Palpò delicatamente i tessuti, trovando la consistenza della pelle del Krogan simile a quella della gomma dura: da quello che sentiva, i tessuti sottostanti sembravano perfettamente rimarginati, quindi lo sfregio era solo esteriore. 
“Wrex, perché hai queste cicatrici sulla schiena?” 
“...I Krogan hanno un punto cieco maggiore. Alcuni pensano che colpirci alle spalle sia vantaggioso.” 
Era vero: i Krogan non potevano guardare dietro di loro senza ruotare anche il busto, dato che la gobba intralciava loro la visuale.
“Quindi, quando te le sei fatte, non avevi nessuno a guardarti le spalle.” 
“Il più delle volte.” Chakwas sentì qualcosa nella voce del Krogan, ma cosa di preciso, non avrebbe saputo dirlo. 
Alla fine, la dottoressa terminò quel suo esame, concludendo che l'aiuto che poteva dare in quel caso era solo estetico:
“Ora farò il prelievo.” disse.
Wrex la lasciò fare, mentre infilava il bisturi fra le scaglie che coprivano la schiena, penetrando poi nel tessuto molle sottostante con la sua spatola e riempiendo una provetta. Il foro venne poi chiuso con una semplice applicazione di medigel. Ciò che la dottoressa aveva appreso fino a quel momento confermava i suoi dati: i Krogan erano molto difficili da uccidere. Fisicamente, erano di certo la più forte e resistente fra le specie conosciute della galassia: sistemi nervosi multipli e indipendenti, organi in sovrannumero, tre cuori, quattro polmoni... 
“Fatto.” annunciò. Le restava una sola cosa da esaminare: la dottoressa allungò la mano e afferrò il bioamp che Wrex aveva sulla nuca. 
Velocemente, molto più velocemente di quanto avrebbe mai pensato possibile, Chakwas si trovò con un braccio torto dietro la schiena e due dita di Wrex sulla trachea: una mossa sbagliata e sarebbe morta. 
“Cosa pensavi di fare, dottore?” 
Perché un biotico possa sollevare con la telecinesi le migliaia di chili, invece delle poche decine, è necessario installare chirurgicamente degli impianti biotici per meglio controllare e indirizzare i propri talenti: questo ovviamente a meno di non essere Asari, i quali essendo naturalmente biotici e dotati di una lunga vita per addestrarsi, non hanno bisogno di oggetti simili. Ogni impianto biotico è un complesso di wetware, capace di interfacciarsi con la fisiologia e la corteccia cerebrale del portatore. Per questo, una volta installato, rimuoverlo o sostituirlo è considerato estremamente pericoloso: al punto che nessuno si sottoporrebbe ad una simile pratica volontariamente.
I bioamp sono invece periferiche esterne di questi impianti, che raffinano ulteriormente il processo, fungendo come una sorta di lubrificante per i cardini di una porta, e che per questo si possono sostituire molto più facilmente. Shepard ad esempio ne aveva uno piuttosto vistoso, cinque centimetri di elaborato metallo che si attaccavano alla sua vertebra C7...
Chakwas aveva notato che il bioamp di Wrex non corrispondeva ai modelli standard e voleva dare un’occhiata:
“Desideravo ispezionare lo stato dei tuoi impianti: è una pratica di routine.” la dottoressa cercò di non farsi prendere dal panico: come faceva qualcuno di così grosso ad essere così agile? 
Lentamente, Chakwas si sforzò di calmare il tamburo che era il suo cuore in quel momento: il sangue freddo che aveva imparato a usare durante i suoi anni di lavoro sul campo, curando feriti mentre le sparavano addosso, le tornò estremamente utile. 
“...Stavo per dirtelo, ma non mi hai lasciato il tempo.” concluse: rimasero in quella posizione per circa dieci secondi, poi Wrex mollò la presa.
Chakwas si massaggiò la spalla: il Krogan sembrava aver indovinato il carico massimo che la sua ossatura poteva sopportare, ed essersi fermato pochi chili prima. 
“Procedi, dottore.” disse Wrex sedendosi nuovamente sulla branda.
L’atteggiamento del suo paziente era quanto di più simile a delle scuse avrebbe potuto ricevere da un Krogan, e Chakwas si accontentò. La dottoressa dovette tirare con due mani per staccare il bioamp di Wrex: esaminandolo attentamente, dopo aver estratto alcuni dati da esso tramite il suo omnitool, notò caratteri Asari sul bordo:
“Industrie Illion” lesse, traducendo con qualche fatica: “Wrex, da quanto usi questo bioamp?” gli chiese, rimettendolo al suo posto.
“Due decadi.” 
Era stato chiaramente progettato per gli Asari, ma qualcuno lo aveva riadattato perché fosse possibile usarlo sull’anatomia Krogan: nonostante questo, il bioamp era in buone condizioni, testimoniando la manutenzione regolare. 
“Due decadi di dati da sviscerare: almeno so cosa farò stanotte... Puoi rimetterti addosso i tuoi indumenti.” 
Wrex non se lo fece ripetere: rimanere in quella situazione così intima con una femmina senza doversi accoppiare era... strano.
Quando il Krogan uscì dall'infermeria però, si imbatté nel comandante: Shepard sembrava essere lì da un po’, dato che si era appoggiata al muro del corridoio. Stava per sorpassarla, ma l'Umana lo fermò: 
“In futuro, tratta meno rudemente la nostra dottoressa.” disse, staccandosi dal muro e piantandosi di fronte a lui a gambe larghe e braccia conserte. 
I loro occhi erano più o meno alla stessa altezza, anche se il Krogan la superava di tutta la testa. 
 “...Da quando mi stavi spiando?” 
“Da quando è cominciata la visita.” 
“… Non sei intervenuta. Strano.” 
“Ho imparato che devo fidarmi dei miei uomini. Spero inoltre che tu capisca che finché sarai su questa nave, nessuno ti sparerà mai alla schiena.” 
Poi lo piantò lì, mentre il Krogan rimuginava sulle implicazioni di quella frase. 
“Fiducia, eh?” disse scuotendo la testa.

***
 
La squadra era stata riunita in sala comunicazioni: un Krogan e un Turian, che si scrutavano in cagnesco ai lati opposti della stanza, una Quarian, che rimaneva in disparte passando il peso da un piede all'altro in un'equivocabile segno di nervosismo, Alenko alla sua destra, e Williams che guardava torva tutti gli alieni.
Non c'erano ancora stati problemi fino a quel momento, complice anche il fatto che Garrus e Wrex rimanevano distanti sulla nave, ma le cose sarebbero dovute cambiare.
Il Krogan si era sistemato una branda in un angolo della stiva, rifiutando categoricamente di condividere gli spazi col resto dell'equipaggio: essendo sotto contratto come mercenario, il suo unico ruolo a bordo sarebbe stato quello di combattere, e questo era chiaro a chiunque. Avrebbe consumato i suoi tre pasti settimanali (come alcuni rettili terrestri, i Krogan non dovevano mangiare tutti i giorni) col resto dell'equipaggio, ma a parte il comandante, nessuno aveva ancora provato ad approcciarlo: forse era dovuto alla sua aria truce. Vakarian invece, su consiglio di Chakwas, avrebbe dormito in infermeria, in modo da non condividere materassi o lenzuola con gli Umani, cosicché la chiralità diversa delle sue proteine non causasse reazioni allergiche accidentali: non appena i due mezzi corazzati fossero stati consegnati alla Normandy, lui e Gladstone avrebbero potuto darsi da fare assieme nella stiva.
Data la sua tuta anticontaminante, Tali invece non aveva problemi a dividere gli spazi col resto degli Umani, e il reparto d'ingegneria l'aveva praticamente eletta nuova mascotte: il comandante aveva ricevuto su di lei rapporti positivi dopo solo un giorno, alla faccia della prima buona impressione.
"...Quello che avete davanti è il dossier completo di Saren Arterius. Voglio che familiarizziate con queste informazioni il più possibile, anche le più insignificanti. Dobbiamo conoscere il nostro nemico." disse il comandante.
Shepard aveva passato la notte su quei dati ed aveva compreso una verità scoraggiante: il Consiglio si aspettava che la missione della Normandy fallisse. La sua promozione a Spettro non era un investimento nella specie Umana, ma una manovra politica: non si manda dopotutto l'ultimo arrivato a dare la caccia al più abile degli Spettri sperando che riesca nell'impresa, e Saren si era meritato quel titolo. Il Turian era uno degli Spettri al servizio del Consiglio da più tempo, se non si contavano alcuni Asari, e il suo curriculum era dannatamente impressionante, perfino per Shepard.
Il comandante era ben determinata a ribaltare quel pronostico sfavorevole: da sola però, difficilmente sarebbe stata all'altezza di Saren. Ecco perché aveva bisogno di una squadra eccezionale, e gli uomini con lei in quella sala avevano le potenzialità per diventarlo: dovevano prima collaborare però, e questo significava farli lavorare assieme fino a quando si fossero spontaneamente fidati l'uno dell'altro. Più facile a dirsi che a farsi: Shepard avrebbe anche potuto spiegare a Williams per esempio, con quel suo cipiglio diffidente, che ogni Turian e Quarian veniva addestrato militarmente una volta raggiunta l'età adulta, ma a cosa sarebbe servito in quel momento? E comunque, meglio non cominciare dal campo di battaglia: ci sarebbe stato tempo per quello, di lì a tre giorni...
"Vakarian?" chiese Alenko dopo un momento, che aveva capito cosa il comandante stesse cercando di fare: "...Poli-ko-rissìa" sillabò: "Che cosa sarebbe?"
"È un anomalia genetica tenente, di cui soffrono i maschi della mia specie." rispose Garrus, portandosi la mano sulla nuca: "Normalmente abbiamo solo 12 creste sulla testa." spiegò, passandosi la mano sui suoi tratti aviani e i corti spuntoni piatti che aveva sul cranio.
"...La polikorissìa aggiunge un paio di creste in più che si staccano dalle tempie, più lunghe delle altre. In tempi molto antichi, era considerato il segno per un destino di potere. Ancora oggi, la maggior parte della famiglia imperiale Turian è portatrice dei geni della polikorissìa."
"Saren è membro della famiglia imperiale Turian?" chiese Williams incuriosita.
"No. Ma la sua famiglia è comunque molto influente: sono una stirpe di generali e condottieri fin da prima delle guerre di unificazione, quando la Gerarchia riunì tutte le nostre colonie più importanti sotto la famiglia Imperiale..."
"Quindi dalla guerra contro il mio popolo..." fece eco Wrex: ritrovare il Turian a bordo era stata una spiacevole sorpresa per lui, ma ormai aveva già firmato.
"Sì. 1500 anni di onorabile stirpe militare per arrivare alla fine a Saren. Toglierlo di mezzo restaurerà il buon nome dei Turian ovunque."
"Buono a sapersi. L'idea che qualcuno potesse non amare i Turian non mi lasciava prendere sonno..." commentò sornione Wrex.
"Il tradimento di una figura di spicco come Saren è un infamia per noi: getta discredito su tutta la nostra razza!"
"Bah... tutto il vostro blaterare sull'onore e l'orgoglio, ma non avete mai affrontato una vera tragedia."
Garrus sapeva che era meglio non raccogliere quella provocazione: la Genofagia era un argomento difficile, se non impossibile, da affrontare con un Krogan. E tuttavia...
"Comandante, qui Emerson." fu la voce che arrivò dall'intercom, interrompendo il gioco di truci sguardi nella sala.
"La ascolto Emerson."
"Mi dispiace disturbarla signora, ma ho un trasporto C-Sec sulla rampa della Normandy che deve consegnarle 6 casse. Non vogliono dirmi cosa siano e pretendono di consegnarle a lei di persona."
"Sto arrivando." rispose Shepard, rivolgendosi poi al resto della sala: "...Accompagnatemi: questo vi piacerà."
La discesa nella stiva fu breve, ma disagevole: il montacarichi della Normandy diventava claustrofobico quando un Turian ed un Krogan vi erano costretti assieme, con solo tre Umani a separarli, mentre Tali cercava semplicemente di farsi il più piccola possibile. Indifferente all'atmosfera, Shepard sorrideva: se non fosse riuscita a risollevare i loro animi con quello, niente avrebbe potuto.
Come Emerson le aveva anticipato, un trasporto C-Sec l'aspettava sulla rampa, guardato a vista da almeno una mezza dozzina di agenti. Dovette fornire le sue impronte digitali e vocali, perché il drappello si convincesse a consegnare il carico, dopodiché si ritirarono silenziosamente e in buon ordine: probabilmente nemmeno loro sapevano che cosa avessero appena consegnato.
"Prendete una cassa ciascuno." ordinò Shepard aggiudicandosi la prima, in un metaforico Ius prime noctis.
"...Aprite." ordinò quando ciascuno di loro ne ebbe una: la loro reazione non la deluse nemmeno un po'.
Garrus in particolare: il Turian si esibì in una serie di cinguettii inarticolati che il traduttore non fu in grado di interpretare. Il contenuto delle casse era più squadrato che sinuoso, più opaco che lucido e più funzionale che attraente: in ognuna delle casse c'erano quattro armi ancora nella loro schiuma d'imballaggio. Williams lesse le lettere d'oro stampate sulla canna di ciascuna di esse:
HMWA- X
HMWSG- X
HMWP- X
HMWSR- X
"Dobbiamo dare la caccia ad uno Spettro." disse Shepard, prendendo il suo shotgun dalla cassa: "E ora abbiamo armi all'altezza della preda. Williams: questi bambini saranno tua responsabilità d'ora in poi, dovrai accudirli e prenderti cura di loro come se fossero tuoi..."
"Aye aye ma'am." disse Williams mentre coccolava un fucile d'assalto.
Marine: dopo aver sparato con abbastanza fucili, il tocco del metallo e l'odore del titanio surriscaldato sarà l'unica cosa che conosceranno, l'unica cosa che vorranno conoscere e l'unica cosa che sapranno davvero amare.
"A tutti voi altri: ognuno di questi set è costato un milione di crediti...."
Poco ci mancò che Tali facesse cadere lo shotgun che stava esaminando:
"QUANTO?!" strepitò la Quarian.
"...Mi hanno applicato uno sconto per averli comprati in blocco. Ma sia chiaro: se li perdete, dovrete arrangiarvi con quello che l'Alleanza fornisce."
"Me li incollerò al carapace e ci dormirò assieme, comandante. Forse li porterò anche fuori a cena."
"Signora... come ha fatto a permetterseli?" L'Alleanza non procurava simili armi e di certo non rimborsava simili cifre.
"...Ho fatto sequestrare i conti correnti di Saren Arterius: la maggior parte dei suoi assetti era stata già trasferita, ma alcuni milioni gli sono sfuggiti."
L'euforia per i loro nuovi costosi giocattoli scomparve così come era venuta: se Saren poteva permettersi di perdere milioni di crediti, significava che aveva risorse molto più ingenti e che pescava da forziere quasi illimitati. Per quanto esclusive e care fossero le armi che ora possedevano, per quanto fossero il meglio che la tecnologia potesse fornire, erano solo il primo e necessario passo per confrontarsi alla pari con lui.
"Dannazione." disse Williams per tutti.
"Già." rispose Shepard: "...Williams, Urdnot: più tardi passerà una certa persona per consegnarci i parametri di fabbricazione per le munizioni specializzate che impiegheremo su queste armi. I normali proiettili di tungsteno sono insufficienti. Apprezzerò qualunque iniziativa personale per procuraci i pezzi per modificare queste armi secondo le sue specifiche." finì il comandante guardando Wrex.
A quanto pareva, il mercenario Krogan avrebbe dovuto rispolverare i suoi vecchi contatti sulla Cittadella: contrabbandieri e venditori di tecnologia al mercato nero, in particolare.
"Garrus: la Normandy lascerà la Cittadella tra tre giorni. Qualunque favore tu possa ottenere dai tuoi contatti C-Sec per procurarci modifiche all'avanguardia sarà apprezzato. Dubito che saranno gratuiti, ma se ritieni che ne valga la pena, ti autorizzo a menzionare i benefici che derivano dall'avere uno Spettro come comandante."
"Sissignora."
"Tali: vorrei una relazione scritta su tutto ciò che sai dei Geth. Da presentare all'equipaggio della Normandy, alle forze dell'Alleanza e al Consiglio. Vorrei anche che tenessi un meeting per noi sei quando sarai pronta."
"...Sì Shepard." rispose la Quarian nervosamente: sembrava che non reagisse bene alla pressione.
"Alenko: mi servirà una copia dei dati che hai ottenuto da Fist su un disco ottico."
"Posso chiedere cosa intende farne, comandante?" Alenko temeva la risposta a quella domanda.
"...Per quanto le risorse economiche che ho ottenuto ripulendo i conti di Saren siano cospicue, non sono sufficienti per permettermi anche di acquistare per voi le migliori tecnologie di difesa. Ho congelato parte del mio patrimonio personale per destinarlo a quell'uso. Nel frattempo, in questi tre giorni batterò ogni circolo diplomatico chiedendo favori e agganci per farmi aprire più porte possibili. Spero che basteranno."
A nessuno della squadra sfuggì quale e quanta attenzione Shepard stesse riservando loro: per tutti, fu la prima volta.
 
***
 
Arrivò sulla Normandy presentandosi come in quella vecchia canzone:
"...Clean shirt, new shoes
and I don't know where I am going to.
Silk suit, black tie,
I don't need a reason why.
They come runnin' just as fast as they can
cause every girl is crazy 'bout a sharp dressed man.
Gold watch, diamond ring,
I ain't missin' not a single thing.

 cuff-links, stick pin..."
Si stagliava sulla rampa della stiva indossando un completo tre bottoni bianco come neve incontaminata, un cravattino color mezzanotte e scarpe coordinate che avrebbero dovuto essere calzate solo in un film. Orologio al polso e un Panetela in bocca, portava sulla testa un Fedora che avrebbe dovuto essere illegale, e un mazzo di fiori sotto braccio. E riusciva ad indossare tutto questo con una naturalezza impossibile: doveva essergli stato cucito su misura.
Al suo fianco, zampettava curioso un vero lupo dal pelo nero e dagli occhi azzurri.
Dire che attirò su di se lo sguardo di ogni membro dell'equipaggio sarebbe stato come dire che il sole scalda: non ci volle molto prima che qualcuno facesse rapporto e Shepard si presentasse nella stiva. Il comandante vide perfino alcuni addetti al motore uscire dal loro antro per venire ad osservare il nuovo arrivato.
"Sempre il solito..." sibilò Shepard andandogli incontro.
Quando gli fu abbastanza vicino, lo vide iniziare un saluto militare:
"Abbassa subito quel braccio prima che te lo spezzi, Ramos. E spegni quel sigaro prima che te lo faccia ingoiare: non si fuma sulla mia nave."
"È un Cohiba fatto a mano, querida..." fu la risposta, mentre il suo ospite se lo staccava delicatamente dalle labbra ed espirava il fumo con delizia.
"Potrebbe averlo arrotolato per te anche San Patrizio in persona, non mi interessa. Spegnilo."
"Sigh..." sospirò Ramos, pescando un portasigari da donna dalla tasca del suo completo e inserendocelo delicatamente.
Quello che Williams non si aspettava fu la risata che Shepard e l'uomo si scambiarono subito dopo, e vedere il comandante, eroina-di-Elysium Shepard, gettargli le braccia al collo e baciarlo su entrambe le guance. Ma che diavolo...?
Ma soprattutto, non si aspettò di vedere il comandante accettare il mazzo di fiori azzurri che le venne passato: da quale secolo era venuto quell'uomo a visitare la Normandy?
E intanto il comandante rideva: non la risata che-battuta-divertente, ma il tipo sono-così-felice-di-vederti...
Il capo artigliere era allibita, soprattutto quando la vide prenderlo sottobraccio e condurlo lentamente verso di lei.
"...E come sta la tua mamacita?" le stava chiedendo.
"La vedrò dopodomani." rispose Shepard.
"Porgile i miei saluti allora: purtroppo non sarò già più sulla Cittadella."
"...E Scorpion? Sai qualcosa?"
L'uomo scosse la testa:
"Respinge le mie chiamate. So che è sempre in stato di carcerazione preventiva... ma niente di più."
"Mmhh..." rispose pensierosa il comandante.
"E tu invece? Sempre a correre davanti a tutti noi..."
Williams ne ebbe abbastanza: emise un colpo di tosse abbastanza forte da far tremare le porte del cielo.
"...Dici che voleva la nostra attenzione?"
Shepard sorrise:
"Williams, ti presento Ziusudra Ramos, comandante delle forze dell'Alleanza e la sua lupa. Dinoponera, ti presento il capo artigliere Ashley Williams e la mia armeria."
"Mucho gusto, capo Williams." disse il meticcio irlandese/ messicano, rivolgendosi poi alla sua lupa: "Tiamat? Saluta da brava."
 La lupa si sedette sul posteriore emettendo un acuto WOOF di gola all'indirizzo di Williams: poi decise che era il momento giusto per esplorare in giro.
"Quindi questa è la serie HMW... notevole." disse Ramos, soppesando il fucile d'assalto: "Non preoccuparti del lupo, Shepard: non è pericolosa."
Fedele alle parole del suo alfa, Tiamat aveva trottato per la stiva, fino ad arrestarsi di fronte a Stroud, guardandola da sotto in su: l'umana non osava muoversi, nemmeno quando la lupa le appoggiò il tartufo sulla tuta, annusandola accuratamente. Poi crollò su un fianco, alzando le zampe verso di lei: Anya non aveva mai visto un lupo di Mindoir, ma l'invito le fu chiaro.
La lupa scodinzolò senza vergogna mentre l'ingegnere le affondava le mani nella pelliccia: Tali restò a guardare entrambe.
"Sembra si sia già fatta un amica..."
"Non tirarla per le lunghe Ramos... ti conosco."
"Tutto lavoro e niente divertimento rendono Shepard un comandante imbronciato..." disse Ramos: "Ti conviene mettere quei fiori nell'acqua prima che appassiscano. Va pure. Non scappo."
Tra loro sembrò passare un intero discorso in pochi istanti di silenzio:
"...Williams."
"Ma'am?"
"Non farti traviare da Ramos. È un ordine. Torno subito con Wrex."
Prima di ricevere la sua conferma, il comandante la lasciò sola con Ramos, rispedendo gli ingegneri nel buco che spettava loro, compresa Stroud, che sì ritrovò seguita suo malgrado da Tiamat; e imboccando poi il montacarichi.
"...La riposta alla tua domanda è sì, capo artigliere." disse Ramos non appena Shepard sparì dalla loro vista.
"Signore?"
"Abbiamo avuto una storia. Una di quelle storie. Ma è finita. Il che..." disse, slacciandosi il suo tre bottoni.
Ramos appoggiò la sua giacca in un angolo del suo banco da lavoro, cominciando a slacciarsi i polsini e rimboccarsi le maniche della camicia: sotto di essa, il comandante esibì due cose che Williams apprezzò immensamente. Muscoli e tatuaggi, e in generosa quantità. Sì, Williams sapeva di essere una ragazza vana a volte... ma whoa!
"...Il che signore?"
MINDOIR lesse su un braccio Williams, e una data, mentre l'altro portava scene contenenti i quattro elementi fondamentali.
"...il che significa che sono disponibile." finì Ramos con un sorriso.
Williams arrossì fino alla radice dei capelli: forse avrebbe dovuto prendersi una licenza, più prima che poi.
"Quello che vorrei sapere..." le chiese invece Ramos, passando la mano sulle armi: "È come abbia fatto a permettersi di comprarli... Non devono essere economici."
Felice di poter rispondere finalmente ad una domanda, Williams glielo disse.
"Tipico di Shepard... dovrete proteggerla, o si metterà il peso di questa nave sulla spalle: non che non sia capace di portarlo, ma... merita di meglio."
"Signore... come si può proteggere un N7?"
"Con il cuore..."disse Ramos sorridendo: "Solo con il cuore."
In quel momento, il montacarichi sputò Shepard e Wrex nella stiva.
"Ah. Lui deve essere il grosso della truppa." scherzò Ramos ad alta voce.
"Puoi scommetterci Umano." rispose il Krogan aspirando rumorosamente: "Aahh... un altro soldato."
"Un mio vecchio compagno d'armi." lo presentò Shepard.
"Chi vincerebbe tra voi due?" chiese Wrex.
"...Ci uccideremmo a vicenda. Credo." rispose tersamente il comandante.
"Un vero spreco! Ecco perché non abbiamo mai combattuto seriamente uno contro l'altra..."
"Ah! Mi piaci Umano. Forza: fammi vedere cosa hai portato."
"Con gusto." disse Ramos, attivando il suo omnitool: la console dell'armeria si riempì di schemi e diagrammi.
"Ho letto le informazioni che hanno raccolto su Eden Prime. Pessime notizie prima: i Geth usano davvero armi ad impulso."
"Sembra fantascienza... nessuno è mai riuscito a creare un prototipo funzionante."
"I Geth hanno trovato un modo di aggirare alcune limitazioni usando il plasma come un'arma: come abbiano sviluppato questa tecnologia non è dato sapersi al momento."
"Scorpion ci starà impazzendo..."
"Plasma... il quarto-stato-della-materia plasma?"
"Sì. Ogni loro fucile che abbiamo recuperato funziona su questa tecnologia miniaturizzata: creano proiettili contenuti grazie all'uso di micro campi di forza, che si disperdono all'impatto col bersaglio. Sono munizioni altamente energetiche: ecco perché decimano gli scudi così in fretta, e data l'alta temperatura con cui impattano, qualunque corazza con un indice ablativo inferiore a 30 è praticamente inutile. E non scenderei sotto i 300 per quello delle barriere cinetiche, non se vuoi sopravvivere a conflitti prolungati."
"Williams?"
"Ma'am?"
"Indice ablativo e cinetico della tua corazza?"
"14 - 63."
"Wrex?"
"40 - 156"
Shepard affondò la faccia nelle mani. L'unico motivo per cui erano sopravvissuti ai Geth su Eden Prime erano i loro poteri biotici e l'addestramento.
"...Cattive notizie Ramos?" dopo le pessime, era meglio andare con ordine.
"Non possiamo usare le loro armi: dopo aver sparato esattamente 100 colpi continuati, i loro fucili si inceppano. Dopo 480 colpi, non sparano più."
"Come sarebbe?"
"C'è qualcosa che ancora non comprendiamo..." si scusò Ramos. "Ed è per questo che non possiamo adattare la loro tecnologia in tempi brevi: ci vorranno decenni per quello. Al momento il processo di generazione e contenimento del plasma per usi militari crea semplicemente troppo calore."
"...Buone notizie?"
"I Geth sono essenzialmente macchine: proiettili di tungsteno ad alta penetrazione o con un residuo di particelle cariche sono efficaci contro di loro. Contro gli... Husk saranno meno adatte però: consiglierei munizioni come le HRP, ma il loro uso è bandito dalle convenzioni della Cittadella."
"HRP?" chiese Williams, ma fu Wrex a rispondere:
"Ah! Munizioni create ai tempi delle ribellioni della mia gente: condensano all'impatto per penetrare le armature, e poi si frammentano in shrapnel nei tessuti molli. Ne ho portato qualcuno nella gobba per un paio di secoli: duri come un chiodo. Mi è quasi dispiaciuto separarmene."
"E le ottime notizie?"
"Ho sviluppato qualcosa di meglio solo per te." disse Ramos, trasferendo un grosso file dati dal suo omnitool alla console dell'armeria: "...Il futuro delle munizioni belliche: proiettili di materiali multipli. Anima HESH con una giacca di polonio."
"HESH?" chiese Williams.
"Sono proiettili ad alto impatto anti- corazza: tecnicamente munizioni esplosive, ma senza molti dei problemi associati ad esse. Il nucleo è costituito da una miscela morbida come cemento fresco: si spalma sul bersaglio e poi esplode, trasmettendo un'onda d'urto attraverso il materiale, generando onde di tensione e causando la frammentazione di ogni materiale metallico, creando spalls, praticamente shrapnel irregolari. Qualunque cosa colpiscano, viene frullata dalla sua stessa corazza."
"E la giacca di polonio?"
"La sua carica radioattiva interferisce con ogni sistema elettronico: amplificatori biotici, omnitool, HUD. Se resiste all'impatto, subisce un avvelenamento da radiazioni: vacci cauta quando li maneggerai, Meganeura. Sono quanto di più letale abbia mai progettato... e ho bisogno che tu li collaudi per me."
Le stava regalando il suo prototipo di tecnologia d'avanguardia sulle munizioni: decisamente meglio di un mazzo di fiori...
"Immagino che siano proiettili faticosi per le armi." commentò il comandante: micro fabbricare munizioni all'istante pesava molto sui sistemi d'arma, ma la serie HMW era in grado di gestire una simile richiesta.
"Un po'... hanno una massa maggiore di quelli di tungsteno e surriscaldano le armi il 20% in più. E generano ovviamente anche un rinculo più intenso."
"Dovremo diminuire il più possibile la frizione nella canna e installare stabilizzatori cinetici." disse Williams prendendo appunti: i normali smorzatori non sarebbero stati abbastanza per quelle munizioni.
"Non per gli shotgun." disse Wrex, indicando una serie delle specifiche olografiche: "Il loro rateo di fuoco è inferiore a quello delle altre armi... potremmo anche accelerarli."
"Non vi strapperà il fucile di mano?"
"...Voi alieni diventerete più forti almeno." disse Wrex battendosi il mento con un dito, pensieroso.
"Mi piace come pensi Wrex: puoi procurarti le modifiche che ci servono?"
"Materiali a frizione zero, stabilizzatori cinetici e rotaia rapida per gli shotgun... facile. Li posso trovare all'ingrosso al mercato nero, direi 20 - 20 - 10. E con le armi che ci hai procurato, non ti costerà nemmeno un credito."
"...Grazie, Wrex."
"Shepard." disse il grosso mercenario scendendo la rampa della stiva.
Non scherzava. Nessuno aveva mai fatto tanto per lui prima ancora di cominciare la missione, e il Krogan temeva che quella strana Umana avrebbe fatto anche di più per fornire loro delle corazze all'altezza.
Essere in debito con qualcuno per qualcosa del genere... gli faceva prudere tutte le scaglie.
"...Un vero gentilkrogan." commentò Ramos guardandolo andare.
 
***
 
Prescott scosse la testa: come cuoco della Normandy, sarebbe stato suo dovere prendersi cura di ogni membro dell'equipaggio durante la loro missione.
Un compito non facile, considerato cosa li aspettava, ma Simon Prescott non era cuoco da tirarsi indietro di fronte ad una sfida: la sua esperienza sulla Stazione Gagarin, nutrendo teste d'uovo occupate in progetti top secret, lo aveva temprato. Avere turni di servizio misti sarebbe stato interessante per lui, perché significava dover servire tre colazioni, tre pranzi e tre cene diverse in un unica giornata: c'era stata della saggezza nella scelta del comandante, perché riduceva il numero di coperti per ogni pasto, al prezzo di trasformare le sue ore di servizio in un lungo ed ininterrotto affettare, sminuzzare, bollire, arrostire, cuocere, condire e servire. Prescott sarebbe stato il primo ad alzarsi sulla Normandy ogni giorno e l'aggiunta di tre alieni a bordo non l'aveva minimamente scosso: le istruzioni lasciategli dal comandante e da Chakwas erano state semplici e chiare.
Prescott era vincolato a non toccare le gelatine per Tali'Zorah: l'aliena si sarebbe nutrita inserendo uno di quei cilindri nell'apertura del suo elmo ad ogni pasto. Il cuoco dubitava che potessero essere soddisfacenti: se Laflamme avesse approvato la spesa, Prescott avrebbe cercato qualche nutriente più soddisfacente per lei, dato che, almeno a giudicare dalle scritte, possedevano tutte lo stesso sapore.
Per certi aspetti, nutrire il mercenario sarebbe stato ancora più semplice: se c'era qualcosa che un Krogan non fosse in grado di digerire, Prescott doveva ancora trovarlo. Il rancio per lui sarebbe stato lo stesso di quello del resto dell'equipaggio, corretto di peso, ovviamente.
L'unico che avrebbe richiesto particolari attenzioni era Vakarian, ma dato che la cucina Turian poteva essere riassunta nel concetto di "sushi di carne", difficilmente preparare i suoi pasti lo avrebbe rallentato.
Nonostante questo, c'era sempre a bordo qualcuno che credeva di essere più furbo di tutti:
"Leccaculo." sussurrò Prescott.
"Invidioso." rispose Mayweather.
Il cuoco scosse ancora la testa: portare il primo caffè della giornata al proprio CO, quando la Normandy doveva uscire dal porto tra 48 ore. C'era forse un modo più ovvio per cercare di farsi notare?
Puntuale come l'erezione mattutina di Prescott, il comandante uscì dalla sua stanza, gravitando verso di lui: avrebbero avuto tempo per conoscersi nei prossimi mesi, ma certe manie del loro CO erano già note.
Per prima cosa, come ogni buon ufficiale dell'Alleanza, l'eroina di Elysium non si sottoponeva agli oneri del comando senza aver prima una tazza di caffè in corpo, che consumava in piedi di fronte al resto dell'equipaggio.
Quando Prescott era salito a bordo, il comandante gli aveva fatto una domanda: quando la risposta del cuoco era stata sì, Shepard gli aveva consegnato la sua reliquia, che conservava ora in un cassetto chiuso a chiave.
Ignorante di tutto questo, Mayweather intercettò il comandante, porgendole una tazza di caffè nero quanto la sua carnagione: Prescott era orgoglioso del suo espresso, e anche l'equipaggio lo apprezzava molto.
Indifferente, il comandante dribblò il caporale con l'agilità di un N7 e si avvicinò alla sua postazione.
"...caffè." mugugnò.
No, il comandante non era una persona mattutina:
"Ecco comandate..." insistette Trevis, che non doveva aver capito.
"Sottotenente: mi ascolti bene perché lo dirò una volta solamente." sillabò il comandante senza voltarsi: "L'espresso è un brodaglia ulcerante frutto dell'aberrazione..."
Prendendo in mano la tazza che Prescott le porse, il comandante ne prese un singolo sorso: il cuoco la vide spostare il peso su una gamba, abbassare le spalle e mordersi in lenta sequenza entrambe le labbra, mentre un brivido di piacere la consumava. Polvere di caffè macinata a mano e bollita in un pentolino: chicchi maturati sotto il sole dell'Etiopia... la sua alba in una tazza.
"...non me lo metta mai più sotto il naso. L'espresso mi offende. Sono stata chiara?"
I suoi occhi viola erano ora su Mayweather, che scoprì improvvisamente la tigre celata nel suo comandante.
"Aye ma'am." rispose Trevis.
"...E non cerchi mai più di mettersi fra me e la mia colazione... Grazie Prescott." aggiunse, afferrando il vassoio pieno e allontanandosi a passo di marcia.
"Un piacere signora." ribatté il cuoco pulendosi le mani nel suo grembiule: Shepard 1, leccaculo 0.
 
***
 
"...un attimo: vorrei capire."
La sala comunicazione della Normandy era diventata rapidamente anche sala debriefing: l'unico posto abbastanza appartato nella nave con un sistema olografico decente. Shepard non poteva fare dei meeting con la squadra nelle sua cabina, dopotutto:
"...I Geth sono fatti di materiale organico?" chiese Kaidan.
In mezzo a loro, Tali stava esponendo tutto quello che sapeva sui Geth: come Shepard aveva scoperto, molto. Sfortunatamente, Tali aveva anche il dono dell'eloquio: complice il nervosismo, la Quarian stava parlando da venti minuti ininterrottamente, passando dalla storia dei Geth, interessante ma superflua per loro, alla loro struttura mentale. Decisamente troppo per Williams e Wrex, interessati al massimo ai loro punti deboli: il comandante poteva quasi vedere il panorama che stavano osservando con l'occhio della mente, mentre Vakarian stava lasciando al suo visore il compito di registrare il meeting.
Solo Alenko era un partecipante entusiasta:
"La loro anatomia di base è costituita per il 40% del loro peso da un polimero organometallico a base di silicone, mentre il loro endo ed esoscheletro era costituito da ferro trattato ai tempi della guerra degli Albori. Da quello che ho letto dai rapporti dell'Alleanza, pare che i Geth su Eden Prime abbiano sostituto la loro corazza esterna con leghe di titanio..."
"Teoricamente quindi, il medi gel funzionerebbe anche su di loro..."
"Tenente Alenko: sta suggerendo di sprecare prezioso medigel sui Geth?"
"No, e chiamami pure Kaidan, Tali, mi stavo limitando a notare questa particolarità."
"Nerd." sussurrò Williams: per quello che la riguardava, le uniche informazioni importanti di quell'incontro erano state che più i Geth erano numerosi, più erano intelligenti, anche se non aveva capito perché.
I Geth condividono le risorse neurali, ma non i dati sensoriali, era stato lo scoglio su cui la sua attenzione si era arenata.
Il capo artigliere fu immensamente grata dell'interruzione:
"Signora: richiesta di comunicazione del Capitano Macmillan, R&D dell'Alleanza."
"Maledizioni..." sussurrò il comandante, e il suo tono fu come una doccia gelata per tutti i presenti: "Williams, Alenko, Vakarian: aspettate fuori. Zorah e Wrex, restate, ma non parlate a meno che lei non parli con voi... ORA signori!" aggiunse, e la sua squadra si affrettò ad ubbidirle.
"...Passala nella sala comunicazioni, Barnes."
"In arrivo."
L'ologramma che prese vita di fronte a loro fu quello a grandezza naturale di una donna bionda, dagli occhi color acquamarina, con una corta treccia arrotolata sulla nuca.
"Disgustoso." fu la prima parola che disse.
"Capitano." la salutò Shepard.
"Dopo così tanto tempo, parlarci via ologrammi in questo modo è davvero disgustoso, comandante."
"...Come sta?"
La donna piegò la testa di lato, con un'espressione annoiata sul volto:
"Svenevolezze. Inutili: passiamo al motivo della chiamata. Il mio tempo è prezioso."
"Ha ricevuto la mia richiesta?"
"Ovviamente. Può essere fatto. Ma ad un prezzo."
"Immaginavo..." sospirò Shepard: "Di quanto stiamo parlando?"
"Crediti. Pah!" disse sprezzante la donna: "Se lo facessi per crediti non potresti mai permettertelo, Meganeura."
"...Nomini il suo prezzo allora, capitano."
"Mhh... nessun tentativo di mercanteggiare. Ma d'altro canto ti devo un favore... quattro però sono troppe. Possiamo trovare un accordo per le due."
"Accettabile."               
"Un favore allora, questo è il mio prezzo, per essere in pari tra noi. Inviami i parametri non appena avrai finito e ti consegnerò il quartetto completo. Interessante però... posso capire il Krogan, ma la Quarian?"
"Non avrei potuto farcela senza di lei."
"Ipocrita... ti ho addestrato perché non avessi bisogno di nessuno." Poi gli occhi acquamarina si fissarono su Tali: "Quarian? Indice ablativo e cinetico della tua attuale tuta ambientale."
"13 -120." rispose Tali.
"A quanto pare hai trovato qualcuno che come te non dà valore alla propria esistenza." disse a Shepard.
E prima che potesse risponderle, Macmillan interruppe la comunicazione.
Shepard sospirò sconfitta: stava sudando, e Wrex doveva essersene accorto, ma non disse nulla.
"Quella donna... è pazza?" chiese Tali.
Il comandante assentì:
"...Ma c'è del metodo nella sua follia, purtroppo."
 
***
 
Il tempo è una cosa strana.
Restavano meno di 24 ore alla partenza della Normandy e quattro giorni all'inizio erano sembrati un'enormità per preparare la nave. Un obbligo, più che una scelta, dato che la Normandy non aveva le risorse per montare a bordo due mezzi corazzati da zero. Eppure erano stati appena sufficienti: se avesse potuto, forse il comandante sarebbe rimasta un altro giorno sulla Cittadella, ma ormai il suo equipaggio si stava arrampicando sui soffitti della nave.
Erano stati tre giorni fruttuosi, in cui Shepard non aveva lasciato intentato quasi nulla per procurarsi risorse e contatti: aveva consegnato ad una giornalista della Cittadella le informazioni di Fist per crediti; partecipato per molti crediti ad uno studio illegale di un Salarian ed un Volus per scansionare i Guardiani, misteriosi servitori della Cittadella di cui nessuno sapeva ancora niente nonostante fossero sulla stazione spaziale da prima dell'arrivo degli Asari, e risolto i loro disaccordi interni. Poi, dopo un tentato omicidio da parte di due sicari di Saren, Garrus l'aveva coinvolta in un'indagine C-Sec che era finita in un vicolo cieco a causa dei regolamenti troppo oppressivi, costringendo un detective Turian a ricorrere a mezzi poco ortodossi: aiutando le sue indagini, un complesso giro di contrabbando di esplosivi sperimentali, Shepard si era potuta tenere i dati sulle miscele altamente esplosive per granate a disco, di cui la sua squadra avrebbe fatto buon uso.
Nel frattempo, Wrex le aveva procurato le modifiche per le armi che aveva promesso, e Williams al momento era occupata a mettere a punto le armi della squadra...
A pensarci bene, l'unica cosa che davvero ancora la trattenesse sulla stazione spaziale era l'incontro con sua madre:
"Allora..." disse Joker sedendosi con molta attenzione di fronte a lei in sala mensa: "Si dice che abbia fatto visita alla Consorte, comandante."
Pettegolezzi, l'unico passatempo che nessuna disciplina potesse cancellare: quello in particolare era abbastanza succoso da aver costretto il pilota ad indagare, abbandonando il suo cockpit. E non era l'unico ad esserne interessato: i marine, specie le forze speciali, ma anche tutto l'equipaggio della Normandy, partecipava alle libere uscite con vigore; ma la famigerata leonessa di Elysium dalla Consorte Asari? Quello sì che era intrigante.
L'Asari era una figura... molto discussa sulla Cittadella: prostituta, consigliera, geisha... i suoi detrattori la chiamavano in molti modi, ma erano la minoranza, dato che la lista d'attesa per Sha'ira la Consorte era di almeno sei mesi.
"Inesatto Joker: è stata lei ad invitarmi." rispose Shepard impassibile scorrendo il suo datapad: era stata una sorpresa, e un azzardo accettare l'invito di Sha'ira, ma aveva pagato. In più di un modo:
"Oohh... particolari succosi signora, la prego?"
Shepard lo fece sudare un poco, meditando se valesse la pena risponderli:
"La Consorte ha richiesto la mia assistenza perché agissi come mediatore in un disaccordo tra lei e un generale Turian. Il loro dissapore è stato risolto." disse infine.
"E scommetto che è stata molto riconoscente, non è vero?"
"...Qualche credito e un piccolo omaggio: uno strano pendente."
Un gioiello che Shepard aveva messo al sicuro tra i suoi effetti personali: il fatto che Sha'ira, un'Asari con secoli di esperienza di vita, credesse fosse Prothean, lo rendeva molto prezioso.
Ma al momento era solo un globo di liquido metallo incastonato in una gabbia protettiva, grande quando la falange del suo pollice.
"...Tutto qui, signora?"
"Ovviamente Joker: che cosa pensavi?"
Il favore fatto a Sha'ira e Oraka, il generale Turian, le aveva aperto le porte dell'industria militare di Palaven, e anche allargato i buoni rapporti dell'Umanità con l'ambasciata Elcor, dato che nel suo disaccordo con la Consorte, il Turian aveva coinvolto un attaché dell'ambasciatore Elcor.
"...Abbracciare l'eternità signora? Ginnastica a corpo libero? Fare il mostro a due teste? Divertirsi? Spassarsela?"
Shepard si sporse verso di lui e il pilota rubò un'occhiata alla sua scollatura, che non andò perduta al comandante:
"Joker..." gli disse con la sua voce più dolce: "Non dovresti credere a tutto quello che senti su una persona."
Il pilota la guardò con occhio esperto:
"E che mi dice del succhiotto sul suo collo allora?"
Il comandante sorrise, senza alzare la mano e rilassandosi sulla sedia:
"Bel tentativo signor Moreau, e ottimo tempismo, ma quello che lei crede sia avvenuto non è avvenuto, temo."
Shepard sapeva di non avere alcun succhiotto sul collo: Joker aveva solo cercato di provocarla per strapparle una confessione.
"Dannazione..." si arrese il pilota sconfitto: "Non può prendersela con un uomo per averci provato."
"Credevo che avesse una buona immaginazione... anzi, no. Solo quella, giusto?" disse Shepard, alzandosi e lasciandolo solo.
Non passarono che pochi istanti prima che Laflamme si sedesse di fronte a Joker, con la mano aperta sul tavolo:
"Paga." ordinò al pilota, obbligandolo ad onorare la loro scommessa.
Che sciocco il tenente, pensò Shepard allontanandosi, e in fondo che uomo di poca fantasia: se le avesse chiesto se era invece Sha'ira a portare il segno delle sue labbra, non sarebbe riuscita a restare impassibile...
 
***
 
"AVETE FATTO CHE COSA?"
Facendo parte di organizzazioni militari o para militari da tutta una vita, milizie della Gerarchia e C-Sec per il Turian e marine della Flottiglia per la Quarian, Garrus Vakarian e Tali'Zorah sono abituati a superiori infuriati, pronti a calare come uccelli da preda su un coniglio, al minimo errore. Ma nessuno di loro due si era mai trovato con un superiore infuriato e biotico: Shepard stava schiumando, e brandelli di energia oscura scivolavano per la stanza, mentre il mobilio tremava: difficilmente quel caos stava passando inosservato al resto dell'equipaggio.
Fedele alla sua politica di porte aperte, il comandante li aveva fatti entrare entrambi nella sua stanza per fare rapporto, ma forse era stato un errore da parte dei due alieni accettare l'invito: il comandante aveva il vantaggio del campo, non che ne avesse bisogno comunque, dato che probabilmente avrebbe potuto comprimerli fino a farli entrare in una tazza con un solo movimento della mano.
E pensare che era cominciato tutto così innocentemente: visto che avevano meno di 24 ore ancora sulla Cittadella, il Turian aveva pensato che sarebbe stato carino bere un ultimo bicchiere prima di restare a ventriglio asciutto per chissà quanto tempo. Un modo come un altro per festeggiare il suo congedo dal C-Sec, e aveva invitato Tali, perché i destro come loro dovevano bere assieme, e non c'era niente che lo divertisse a bordo come infastidire la Quarian... non certo perché durante una loro precedente conversazione l'aveva pressappoco accusata di avere responsabilità nell'attacco dei Geth su Eden Prime.
Ovviamente avrebbe offerto lui, perché il Turian era una persona ben educata e civilizzata...
E così erano finiti al Flux: mezza discoteca, mezzo casinò, ed erano stati serviti subito da Jenna, che Garrus e Shepard avevano aiutato dopo essere finita a fare l'informatrice per il C-Sec per il giro di contrabbando... e il padrone del locale, saputo cosa avevano fatto per le sue impiegate (Jenna aveva una sorella gemella che lavorava con lei al Flux), aveva offerto ad entrambi qualche credito per farsi un giro alle macchine del Quasar e il primo giro di bevute... e il Turian aveva brindato... non tanto. E anche Tali aveva bevuto.
E poi la loro uscita innocente si era trasformata lentamente in un incubo: qualcuno aveva manomesso una slot-machine, raccogliendo i crediti persi su quella macchina e trasferendola da un'altra parte, e Garrus, che era pur sempre un ex agente C-Sec, aveva proposto a Tali, che si era accorta della manomissione, di incastrare il colpevole... sarebbe stata la loro piccola avventura...
E così risalendo hub dati ridondanti si erano trovati nel Presidium, non ubriachi, ma... ok erano ubriachi: fradici come un Volus che avesse bevuto ryncol, per essere precisi.
Solo per scoprire che il ladro di crediti era una IA illegale che era stata programmata da un truffatore ormai in carcere e che ambiva ora ad unirsi ai Geth, l'IA, non il truffatore, e che li minacciava di esplodere loro addosso se avessero provato a scappare...
"78'456!" urlò Tali dando letteralmente i numeri: la Quarian non reagiva bene sotto pressione.
L'effetto fu però interessante: Shepard sembro sgonfiarsi, e l'energia oscura si disperse:
"78'456?"
Tali annuì, stringendosi nervosamente le mani: "Abbiamo formattato l'IA prima che si autodistruggesse e ho indirizzato i crediti rubati alla Normandy e Keelah non avrei dovuto farlo, ma erano così tanti e io ero così spaventata e Garrus continuava a gridare per gli Spiriti e..."
"Tali: hai appena detto di aver trasferito 78'456 crediti non rintracciabili di denaro rubato alla mia nave?"
Garrus sentì i suoi denti schioccare: o per gli Spiriti.
"È stata... la prima cosa che mi è venuta in mente di fare..."
"E tu l'hai AIUTATA a farlo?"
Il Turian guardò Shepard e poi Tali, scegliendo infine la via d'uscita del codardo:
"Io... io non sapevo dove li stesse mandando?"
Shepard non disse niente, ma si attaccò al bottone dell'intercom della nave.
Il Turian capì che la loro avventura a bordo della Normandy era finita.
"Attenzione equipaggio della Normandy, qui è il comandante che vi parla..."
O Keelah, pensò Tali: sarebbe dovuta tornare ignominiosamente alla Flottiglia.
"Questa è l'ultima serata che passerete sulla Cittadella. Per contribuire allo spirito di corpo e alla solidarietà a bordo, Vakarian e Zorah si sono assicurati che la spendiate al meglio. Ognuno di voi ha ora un bonus di 2'000 crediti da spendere al casinò Flux, nell'agglomerato Bachjret. Avete la serata libera, ma vi voglio a bordo e pronti ai comandi per le 0500 di domattina."
Poi li cacciò fuori dalla sua cabina, mettendoli in mano all'equipaggio e lavandosi le mani di tutta la faccenda: non un suo problema. Per quanto la riguardava, non era mai successo: Shepard non avrebbe mai messo nessuna IA illegale sulla Cittadella in un rapporto. L'assurdità e le conseguenze dell'evento li avrebbero bloccati sulla stazione spaziale per mesi.
Dopo un momento di terribile silenzio, nella più tradizionale e rispettata tradizione del corpo dei marine dell'Alleanza, l'equipaggio della nave al completo sollevò di peso i due alieni, tenendoli alti sopra le loro teste e scortandoli urlanti attraverso la Cittadella come antichi capi tribù, cantando a squarciagola questa cadenza di marcia:
"Vieni bellezza,
vieni a goder.
La lingua in bocca
e un dito nel seder..."
Come anche il comandante Shepard, i poliziotti C-Sec che incontrarono sulla loro strada non osarono intervenire, e se ne lavarono le mani, specie dato che il drappello era inseguito da Joker che si dava la spinta sulle stampelle urlando che non lo lasciassero indietro...
Fatti sedere il loro re e la loro regina della serata al bancone del Flux, l'equipaggio della Normandy fece bere Garrus e Tali da ognuna delle bottiglie di destro liquore che il locale conservava. Due volte.
Per gli alieni, non fu una festa, ma un'ordalia.
 
***
 
Al contrario del Flux, il locale era piuttosto intimo, e al riparo da occhi indiscreti: una simpatica brasserie gestita da Salarian.
"...e il tuo equipaggio?"
Hayat posò il suo bicchiere cercando le parole giuste per descrivere la Normandy a sua madre.
"Sono... interessanti, anne. Soprattutto la mia squadra: anche se mancano un po' di iniziativa personale."
"Forse sono soltanto intimoriti. Hai sempre fatto fatica a farti nuovi amici..."
"Quello era venti anni fa..."
"Non sei cambiata poi molto." disse Hannah Shepard a sua figlia con l'aria di chi la sapeva lunga.
Shepard mise il broncio incrociando le braccia:
"Proprio quello che intendevo." commentò Hannah: "Passano gli anni, ma rimani sempre te stessa. Sei cresciuta troppo in fretta Hayat, e il destino non è stato buono con te."
Hayat strinse la mano di sua madre: quella cena non era un addio, ma una conferma a sua madre che stesse bene, dopo gli avvenimenti di Eden Prime.
Era sopravvissuta, ma se lasciava la sua mente libera di vagare, la visione tornava alla sua memoria, pronta a tentare di soffocarla di nuovo. No... meglio cambiare discorso:
"...Ramos ti manda i suoi saluti a proposito: ha fatto un salto sulla nave... cose da Spettri." spiegò.
"Quello sgargiante meticcio... già che siamo in tema: c'è qualcuno nel tuo cuore?"
"...Non al momento."
Hannah sospirò:
"Bambina mia, non puoi continuare a tormentarti così. Da quant'è che non apri il tuo cuore a qualcuno? Quello che lei ha fatto laggiù... non puoi continuare a pensare che sia colpa tua..."
"È che... ho paura." A sua madre, Hayat poteva confidare certe cose: "Tutta la mia furia... e senza papà... a volte ci sono momenti, quando sono sul campo, in cui io... mi perdo."
"...È così anche per me, Hayat: a volte rivedo ancora quella scena, quando dormo. Se avessi la risposta, anche dopo tutti questi anni, abbandonerei tutto per vendicarvi... fatti degli amici bambina mia: solo loro ci possono salvare." finì Hannah.
"A questo posso brindare: şerefe, mamma."
" Şerefe, bambina mia."


Se dovrò revisionare i prossimi capitoli la metà di questo, sarà comunque troppo...
E la colpa di questo è l'organico completo della Normandy: credo di aver consultato molti,  forse troppi manuali militari, e nonostante questo, non sono sicuro al 100% di aver centrato il tutto.
Abbiate pazienza: cercherò di spiegare in poche righe i problemi che ho avuto nel metterlo giù. Il primo è più importante èu n problema di traduzione, perché per quanto tenente o comandante siano traducibili facilmente, non è detto che il grado sia equivalente in italiano. In secondo luogo, ho avuto problemi col fatto che il grado è una cosa, mentre la funzione a bordo della Normandy è un altra (ed ecco il perché delle sigle come CO, LOGO, CHENG ecc). In terza battuta, tracciare i gradi del personale di bordo è un casino perché l'Alleanza è composta da personale della flotta, i marines e la milizia coloniale (almeno): la fregatura è che questi tre rami dell'organizzazione non, e ripeto, non usano gli stessi gradi. Alenko e Joker per esempio sono entrambi tenenti, ma uno è tenente dei marine, l'altro è tenente di volo.
Perdonate questo filippica, è solo che anche così, mi sembra di dovermi accontentare :(.
Spero almeno che il resto del capitolo ne valga la pena e che sia riuscito a piacervi abbastanza da lasciare una recensione (I due Mako sono un'escamotage per schierare tutta la squadra durante le prossime avventure..). Alla prossima.

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Capitolo 7
*** Shared Pain ***


Il dolore è debolezza che lascia il corpo.
Corpo degli US marine
 
Il giorno era cominciato con un mal di testa.
Il personale dell'Alleanza che aveva consegnato alla Normandy i due M35C, era rimasto colpito dal contegno dei marinai della Normandy: tutti esibivano facce gravi e si muovevano in silenzio.
L'illusione di quella ferrea disciplina non era stata infranta nemmeno quando il comandante della nave, il famigerato primo Spettro Umano, aveva firmato i documenti di consegna, al punto che il personale dell'Alleanza era rimasto perfino turbato dal loro silenzio. Avrebbero raccontato della Normandy ai loro amici come di una nave piena di truci soldati governati dal pugno di ferro... senza sapere che quel silenzio e quel contegno, erano in realtà i postumi di una sbornia colossale.
Chakwas aveva già distribuito cachet a quasi ogni membro dell'equipaggio, cercando di arginare i loro mal di testa, ma la Normandy aveva comunque lasciato la Cittadella in orario, per quanto in silenzio.
Nella sala comunicazioni, Williams, Zorah e Vakarian non osavano alzare gli occhi da terra, mentre Wrex li guardava divertito: che manica di mezze cartucce. Non erano nemmeno riusciti a finire il loro secondo litro...
"Dannazione tenente... come diavolo fa a sentirsi così bene?" si lamentò Ashley.
Come sempre, l'aspetto di Alenko era immacolato: eppure Williams lo aveva visto bere ben più di lei. Era proprio vero che non ci si poteva fidare degli ufficiali superiori, e l'occhio nero che il capo artigliere stava nascondendo sotto un impacco di ghiaccio ne era la prova.
"...Biotico, ricordi Ashley? E anni di pratica."
Seduta sul pavimento, Williams mugugnò qualcosa di irriferibile in risposta, mentre Wrex stava seriamente considerando se procurarsi un bastone col quale punzecchiare il sacco d'ossa che era Vakarian.
"Comodi." disse il comandante entrando con la sua seconda tazza di caffè in mano: a giudicare dall'aria sbattuta, neanche lei sembrava aver dormito molto, ma i suoi occhi raccontavano una storia diversa.
"...Vedo che avete fatto onore alla tradizione dei marine." commentò, osservando metà della sua squadra.
"Io... prometto che non... berrò mai più... così tanto..." si lamentò Tali, portandosi le ginocchia al petto e scomparendo nella sua sedia: "Keelah..."
" Mi sento strano... Perché mi sembra di essere stato preso a pugni?" esalò finalmente Vakarian con una voce impastata.
"Ah! Lo sei stato Turian. Qualcuno ha chiamato C-Sec ad un certo punto: hanno detto che stavamo disturbando la quiete pubblica." spiegò Wrex al comandante, mimando due virgolette con le dita.
"Mi domando come mai..." commentò Shepard.
"È stato divertente: appena gli agenti si sono presentati, il Turian ha gridato che ci avrebbe pensato lui, sferrando un pugno al primo della fila. Wha ah ah! Devo dirlo, non credevo diventassi così violento quando bevi."
"...E poi che è successo?" chiese Shepard, seppellendo un sorriso nella sua tazza.
"Ho pensato che fosse il loro party d'addio: dopotutto, Vakarian non avrebbe più visto i suoi vecchi colleghi per un po'... così ho preso Tali e l'ho riportata sulla Normandy. Un agente ha cercato di fermarmi credendo che la stessi rapendo... che idiota. Mi è dispiaciuto lasciarli però: sembrava una bella rissa."
"Strano che tu non sia rimasto allora..." disse Ashley.
"Sto diventando vecchio: non posso più bere come una volta." rispose Wrex sornione.
"Eugh... mi uccida."
"Mi uccida...?"
"Mi uccida... ma'am." ripeté Williams.
"Così va meglio. Ma non penso saremo costretti a misure così drastiche: potreste volerlo più tardi, però."
"...Che intende comandante?"
"È il momento di rivelarvi la nostra destinazione attuale." disse Shepard, accedendo alla console della stanza e lasciando che gli ologrammi di un grosso asteroide butterato venissero materializzati.
"Pinnacle Station." annunciò Shepard: "Inizialmente costruito nell'ammasso Argos Rho come centro di comando avanzato durante le ribellioni dei Krogan, è stato nel tempo trasformato in una stazione top secret dove si addestrano i migliori agenti dello spazio della Cittadella."
Shepard passò lo sguardo su tutti loro:
"Ognuno di voi ha un addestramento militare alle spalle, e qualcuno anche un curriculum notevole. È il momento di capire se posso rendervi eccezionali. O di distruggervi nel processo."
"Oorah." mugolò Williams mestamente.
"Nessuna notizia su Saren signora? O sulla Matriarca Benezia?" chiese Alenko imperturbato.
"Non al momento... ora che tutta la Galassia sa che è uno Spettro rinnegato, si starà probabilmente nascondendo in attesa di un'occasione propizia. Penso che abbiamo un po' di tempo prima del suo prossimo attacco: quanto esattamente, non lo so, ma ci faremo trovare pronti. Anderson mi ha riferito che l'intelligence lavora a pieno ritmo, ma il numero di piste possibili è ridicolmente alto, anche senza considerare possibili contatti, o parenti di primo grado."
"Crede che troveranno qualcosa, signora?"
"Personalmente? No. Dubito che i lontani parenti di Saren sappiano dove si trova..."
"O che la sua zia preferita possa ricondurlo alla ragione con una torta." completò Williams acida.
"...Qualcosa del genere."
"Torta?"
"Cibo dolce, Wrex."
"Aahh..."
"Sono colpita comunque ma'am: so che era ancora sulla Cittadella quando siamo tornati, e ha fatto in tempo a parlare con il capitano Anderson? Mattiniera?"
Shepard sospirò: avrebbe potuto mentire, ma non c'era ragione per farlo.
"Incubi, capo Williams. Le immagini della sonda su Eden Prime. E non stanno diventando più chiare purtroppo: solo più spaventose."
Il fatto che nessuno facesse ulteriori domande, confermò a Shepard che chiunque sulla Normandy sapesse già del suo contatto accidentale con tecnologia Prothean: meglio così in fondo...
 
"Ti odio." mugugnò Joker nella sedia del copilota: avevano appena attraversato il portale per l'ammasso di Argos Rho e il sistema di Hydra li aveva accolti con la sua stella gialla.
"La vedo irritabile questa mattina, signore..." cantilenò Grenado.
"Privilegio degli ufficiali superiori, Grenado: possiamo rispondere male al comandante, ed essere irritabili con i nostri subordinati."
"Sul serio? A me sembra, signore, che la sua sia solo invidia."
"Grrr... dovrebbe esserci una legge per cose del genere."
"Esiste già: credo sia da qualche parte nella sezione contro l'omofobia, come da regolamento dell'Alleanza. E non è colpa mia, se Sofie guardava me e non lei, ieri sera al Flux. O se lei è stato il nostro involontario Cupido. Un barbuto Cupido, devo dire." forse stava esagerando si disse... poi Caroline ricordò con chi aveva a che fare e premette sull'acceleratore.
"Grrr..."
"Ma devo ringraziarla, signore: questa esperienza mi è stata preziosa. Perché mi ha fatto comprendere più da vicino il suo stato e i problemi che affronta ogni giorno."
"Oh?"
"...Faccio fatica a camminare diritta stamattina, signore."
"Ti odio così intensamente ora, Grenado..." ripeté il pilota.
Ma la finestra dati che si aprì di fronte a lui gli fece dimenticare in fretta la sua invidia verso Caroline.
 
"Signora: trasmissione intercettata. Sembra una richiesta di soccorso."
"Passala in sala comunicazioni Joker."
La voce che uscì dall'intercom della nave fu molto disturbata:
"Richiesta di soccorso automatica: qui trasporto medico Sacred Angel... sistemi vitali sono danneggiati... stiamo perdendo potenza. ...costretti ad un... d'emergenza." Poi la trasmissione si interruppe.
"Barnes: ha identificato l'origine della trasmissione?"
"Sì signora: secondo pianeta del sistema."
"Altri vascelli nell'area?"
"...Nessuno."
"Normandy in condizione di allerta." ordinò Shepard. "Pressly: tracci una rotta . Grenado: inserisca i sistemi di occultamento. Barnes: cerchi di rintracciare informazioni sul vascello precipitato."
"Sissignora." risposero tre voci dall'intercom.
"Sembra che avremo il nostro battesimo del fuoco prima di quanto pensassi. Garrus: fatti aiutare da Gladstone per preparare gli IFV. Li voglio pronti allo spiegamento prima di subito. Lo stesso vale per voi."
"Aye aye ma'am." risposero in coro.
 
Alcuni minuti più tardi
"Non mi piace ma'am." disse Williams: l'adrenalina e il pericolo imminente avevano spazzato via i fumi dell'alcool.
La Normandy aveva risalito l'origine del segnale di soccorso fino al pianeta Metgos e sulla console dell'armeria, i dati sul secondo corpo celeste del sistema scorrevano davanti ai loro occhi. Era un pianeta classificato come pericolo ambientale di livello 2: gravità lievemente più alta della Terra, stessa pressione atmosferica, ma 169 °C come temperatura globale media, a causa di fenomeni vulcanici molto intensi su tutta la sua superficie.
Le loro corazze da combattimento avrebbero retto solo per pochi minuti a quel calore, e quelle erano le buone notizie: dall'orbita, la Normandy aveva rilevato diversi rottami sulla superficie, ma troppo pochi per appartenere ad un vascello stellare. Non c'era alcuna nave laggiù e Barnes non era stata in grado di trovare nessun riferimento ad un trasporto medico con quel nome che viaggiava nell'ammasso.
"Ho un brutto presentimento, comandante." fece eco Garrus.
"...Se è una trappola, dubito sia stata preparata per noi: questo ammasso stellare non è privo di pirateria, ma sembra stupido creare un'imboscata su un simile pianeta." commentò Alenko.
"Già... non ha senso piazzare un falso segnale di soccorso in una fornace." aggiunse Wrex.
"Shepard?" chiese Tali, passando il peso da una gamba all'altra.
"Scenderemo a controllare." decise infine il comandante: "Con gli IFV però. La Normandy ci sgancerà in questa posizione, e ci divideremo per controllare questi punti di interesse." disse Shepard, indicando zone lontane dall'origine del segnale di soccorso. "...Non voglio sorprese. Ci riuniremo poi con una manovra a tenaglia alla zona di provenienza del segnale: IFV 1 da nord e IFV 2 da est."
"Gli equipaggi?"
"Io, Urdnot e Zorah, IFV 2. Alenko alla guida di IFV 1 con gli altri. Restate sempre in contatto via radio: triangoleremo i dati con la Normandy."
"Aye Aye ma'am."
Gli M35C erano abbastanza spaziosi al loro interno per accogliere fino a quattro persone, il che fu magnifico per il Krogan, dato che il veicolo da combattimento non era stato esattamente omologato per le sue... generose proporzioni. Per questo motivo, Wrex si prese la fila posteriore dei sedili, quella da cui si controllavano gli armamenti del mezzo, mentre Tali si sistemò a fianco a Shepard, prendendo confidenza coi sistemi interni dell'IFV. Esattamente come il loro design, i Mako erano più funzionali e spartani, che belli a vedersi: praticamente delle teste d'accetta montate su sei ruote motrici.

 

"Hanno bisogno di nomi migliori, ma'am. IFV 1 e 2 sono noiosi." disse Ashley dalla radio.
"Sono d'accordo, capo artigliere."rispose Shepard, completando i controlli sullo stato del mezzo: "...Che ne dite di Castor e Pollux?"
"Non sapevo fosse una fan della mitologia, signora."
"Quando cresci su navi spaziali, Williams, il tempo sembra non finire mai a volte." rispose il comandante, allacciandosi le cinture e invitando Tali e Wrex a fare lo stesso.
"Non sarà un po' infausto? Castor muore nella leggenda."
"...E suo fratello lo riporta in vita condividendo con lui la sua immortalità, Alenko. E poi sono i patroni di noi marinai. Ma se hai ancora dei dubbi, lascio volentieri a voi Pollux."
"Andata comandante. Normandy: qui Pollux pronto allo sgancio."
"Castor preparato e pronto." comunicò Shepard.
"Castor e Pollux?" chiese Wrex.
"Due eroi della nostra mitologia, Wrex: figli della stessa madre, ma nati da padri diversi. Uno mortale, figlio del re di una città di guerrieri. L'altro un semidio, figlio del padre degli dei. Le storie su di loro abbondano e si confondono a volte, ma erano così legati, che quando il mortale Castor venne ucciso in battaglia, suo fratello il semidio chiese al padre di riportarlo in vita e di condividere la sua immortalità con lui."
"Aahh... e il padre accettò?"
"Sì, e li trasformò in una costellazione, perché fossero sempre assieme."
"Ah! Non una brutta storia."
"...Noi Quarian abbiamo un mito molto simile..." cominciò Tali.
"Zona di lancio raggiunta. Prepararsi allo sgancio."
"...Ehm, Shepard? Perché ha detto zona di lancio?"
In quel momento, il portellone della nave si aprì, e uno strato di campi di forza venne proiettato di fronte a loro, tenendo buona parte dell'atmosfera della Normandy all'interno: tutto ciò che si trovava appena aldilà della postazione di Williams però, venne arroventato all'istante quando la bollente atmosfera del pianeta si riversò nella Normandy, creando tanti piccoli miraggi di fronte a loro.
Gli IFV trasferivano le immagini dei loro sensori nella postazione di guida, e Tali vide un cielo color pece, in cui la luce dell'Hydra, la sua stella, faticava a passare.
"...E DOV'È IL TERRENO?" urlò la Quarian.
Per tutta risposta, Shepard tolse le sicure alle ruote del mezzo, e premette l'acceleratore a fondo, schizzando fuori dalla stiva.
Caddero liberamente per molti chilometri, e Tali si sentì salire lo stomaco in bocca, prima che Shepard azionasse la leva che c'era tra loro: la brusca decelerazione le fece scivolare lo stomaco nei piedi, mentre la superficie del pianeta era sempre più vicina.
Toccarono terra con uno scossone ed un tremito, ma ancora vivi:
"Qui Castor, siamo a terra. Tutti i sistemi nella norma." comunicò Shepard via radio, prima di accorgersi del silenzio irreale nel mezzo: "Procedura di dispiegamento standard dell'Alleanza." spiegò il comandante con un sorriso innocente sul volto: " ...Serve ad evitare la contraerea nemica, e a mantenere la nave d'appoggio in volo."
"Shepard."
"Sì, Tali?"
"Fai una cosa del genere di nuovo senza avvertire, e, sui miei antenati, ti picchierò a morte con la tua spina dorsale."
"Vedi il lato positivo: scommetto che anche Garrus stava gridando." rispose il comandante, premendo l'acceleratore e facendo rombare il motore dell'IFV.
La superficie di Metgos era formata da piatti terrazzamenti di colate laviche successive, quindi Shepard non faticò a trovare un sentiero su cui muoversi, e le sei ruote di Castor morsero il basalto vetrificato facilmente.
"...Quindi possiamo controllare la massa del mezzo?" chiese alla fine Tali.
"Con questa leva." rispose Shepard senza staccare le mani dalla cloche: "È possibile anche usare i retrorazzi d'atterraggio assieme al nucleo di eezo per saltare lunghe distanze. O per compensare facilmente terreni accidentati, come sto facendo." E in effetti, dovette ammettere Tali, nonostante la superficie irregolare di Metgos e i suoi crateri, procedevano senza particolari scossoni.
"Sembra complicato."
"Lo sembra solamente, ma è facile prenderci la mano. Tre pedali. Da sinistra sono frizione, freno e acceleratore. Le marce si inseriscono da qui, mentre i retrorazzi si controllano dalla cloche..."
"... E il nucleo di eezo si imposta dalla leva tra noi." completò Tali.
"Dovrai imparare anche tu a guidarlo, Tali. Mi aspetto che tutta la mia squadra sia in grado di portare il mezzo se necessario. A parte Wrex ovviamente, dato che è fisicamente incapace di entrare nel posto di guida..."
"Non è colpa mia se voi alieni siete così piccoli. Immagino avrebbe potuto andarmi peggio però... come quella volta in cui ho lavorato come guardia del corpo per un Volus."
"Sul serio?"
"Ah! Il lavoro più facile di tutta la mia vita. Si era fatto così tanti nemici interessati a vederlo morto, che l'ho convinto non potesse fare a meno di me. Gli sono rimasto accanto fino alla sua morte, per cause naturali. Crediti facili, ma un po' noioso: non come questa missione."
"Vivo per intrattenere il prossimo." rispose il comandate.
"... Shepard. Abbiamo una grossa massa sui sensori di Castor."
"La vedo, Tali. Cosa dicono i sistemi?"
"Non è del pianeta... sembra... un satellite precipitato."
"Andiamo a controllare."
Davanti a loro, nel mezzo del cratere di impatto che aveva scavato, trovarono in effetti un satellite precipitato, per lo più in pezzi, ma forse era ancora possibile recuperare qualcosa da esso.
"Ricordate: abbiamo pochi minuti prima il calore del pianeta intacchi i sistemi delle nostre corazze. Recuperiamo quello che possiamo dal satellite e torniamo all'IFV. Pronti?"
Quarian e Krogan assentirono entrambi e Shepard aprì lo sportello ermetico del mezzo: il calore di Metgos li assalì come un nemico.
"Uoah.... mi sembra di essere tornata in addestramento." disse Shepard, posando i piedi sul basalto del pianeta.
"Vi addestravano in un posto simile?"
"Anche..." disse Shepard impugnando il suo fucile e muovendosi rapida verso il satellite precipitato: l'IFV si chiuse dietro di loro con uno scatto. "Ci costringevano a marciare nella zona del tramonto di un pianeta simile, per mettere alla prova la nostra resistenza. Avevamo corazze ambientali apposite, ma Venere è pur sempre la padella del diavolo..."
"E se non eravate in grado?"
"...abbandonavi. Ma non potevi più continuare l'addestramento. Era un esercizio psicologico oltre che fisico: ci sono stati alcuni che hanno sopravvalutato i loro limiti e non c'e l'hanno fatta."
"Hanno abbandonato?"
"...Sono morti." rispose brevemente Shepard.
L'addestramento per diventare N6 non era un gioco, anche perché era il massimo che l'Alleanza potesse chiedere ai suoi marine: non c'erano test da superare per diventare N7, perché si veniva selezionati per quella qualificazione, quando e se si veniva considerati abbastanza meritevoli. Nonostante questo però, c'erano dei pazzi che sceglievano di sottoporsi al più brutale regime di addestramento che l'Alleanza potesse offrire: dal rovente e acido Venere, fino ai più lontani asteroidi, in situazioni di combattimento reale... e molto altro ancora:
"Ah! Ecco perché gli Umani hanno così successo: vi addestrate come Krogan. Dovreste venire su Tuchanka una volta..."
"Più bel posto di casa non c'è... Apprezzo l'offerta Wrex."
Nel frattempo avevano raggiunto il satellite sul fondo del cratere:
"Tali? Riesci a recuperare qualcosa?"
"Sono una Quarian Shepard: mi stai chiedendo se sono in grado di recuperare qualcosa da un grosso ammasso rugginoso? Certo che sì!" rispose divertita.
"Procedi."
Ci vollero solo pochi secondi perché Tali riuscisse a riportare in vita quel poco della memoria che ancora sopravviveva nel satellite, collegando il suo omnitool alla scatola nera e trasferendo i dati.
"Strano... è Turian. E anche molto vecchio." disse, mentre risalivano le pareti del cratere e tornavano all'IFV.
Quando furono di nuovo al sicuro nell'abitacolo del mezzo, la Quarian poté completare un'analisi più approfondita:
"Risale almeno a 1500 anni fa...."
"Castor, qui Pollux: non crederete mai a cosa abbiamo trovato."
"Un insediamento Turian di 1500 anni fa?"
"...Signora, voi N7 siete anche precognitivi?"
"Non che io sappia Williams: abbiamo recuperato un satellite di quel periodo."
"Sembra che la colonia di Gothis avesse stabilito un insediamento sul pianeta ai tempi delle guerre di unificazione." spiegò Vakarian: "Abbiamo recuperato alcune lettere di quel periodo da un cadavere: probabilmente sono morti senza sapere che la guerra era finita. La Gerarchia ricompenserà questo tipo di ritrovamenti: fanno parte della nostra storia."
"Ricevuto. Assicuratevi che quelle lettere siano immagazzinate in sicurezza: abbiamo già distrutto abbastanza reperti storici su Eden Prime senza doverne aggiungere altri alla lista."
"...Sissignora."
"Mph!"
"Che c'è Wrex?"
"Bah... che spreco del nostro tempo."
"Non direi Wrex: la storia è importante, per questo ci affanniamo a preservarla. Non importa di chi sia."
"Mhh..."
Il motore di Castor riprese vita, mentre si allontanavano dal cratere diretti verso il loro secondo obbiettivo: fu un viaggio piuttosto rapido, nonostante il terreno accidentato. Shepard guidava sui terrazzamenti di basalto come se fosse naturale, rivelando una lunga pratica con simili mezzi.
Quello che trovarono non fu un altro satellite, ma un ricco giacimento minerario a cielo aperto: un limpido lago di mercurio purissimo. Così puro in effetti, che sarebbe bastato scendere con una cisterna e drenarlo. Shepard ordinò alla Normandy di inviare le coordinate del giacimento all'Alleanza: con l'espansione industriale esponenziale che l'Umanità stava vivendo da quando era entrata nella scena interstellare, l'appetito per le risorse naturali era diventato tale da spingere l'organizzazione ad offrire una taglia in denaro per ogni ricco deposito individuato, più una percentuale del valore del deposito stesso.
"Pollux, qui Castor: ci muoviamo ora per raggiungere la zona d'origine del segnale di soccorso."
"Qui Pollux: vi aspettiamo. Abbiamo segnalato un giacimento di torio, e abbiamo una sorta di... capsula sui sensori a lungo raggio, ma nessun movimento. Ho davvero un brutto presentimento, signora."
"Ricevuto Williams. ETA: 2 minuti."
Come scoprirono raggiungendo Pollux, la zona d'origine del segnale era proprio una sorta di guscio di salvataggio, schiantato in mezzo al niente.
"...Pollux, copriteci: Castor in avanscoperta."
"Ricevuto Castor."
Gli allarmi suonarono non appena si avvicinarono con l'IFV:
"Shepard! È una trappola!" strepitò Tali, prima che la capsula esplodesse in mille rottami: "SONO GETH!"
Dal terreno di Metgos, mimetizzati dalla roccia e dalla cenere, sorsero diversi Geth. Non furono però gli stessi che avevano incontrato su Eden Prime: i sensori segnalarono due droni e tre droidi Geth, ognuno con un chassis rosso sangue.
La selva di razzi si abbatté sull'IFV immediatamente dopo e le barriere cinetiche del mezzo accusarono il colpo:
"Scudi scesi al 60%!"
"Hanno razzi!" gridò giulivo Wrex.
"Shepard: individuati mezzi pesanti Geth sul nostro lato del cratere..."
"Armi libere: spazziamoli via." ordinò gelida.
"Finalmente." disse Wrex, attaccandosi al cannone da 155 mm e alla sua mitragliatrice coassiale, mentre Shepard muoveva il mezzo sul perimetro del cratere, coordinandosi con Alenko.
"Wha ah ah!"
"Ti diverti Wrex?"
Il suono della mitragliatrice rispose per lui: raffiche controllate punteggiate dal sordo rimbombo del cannone. Dall'altro lato del cratere, Alenko e gli altri facevano lo stesso:
"Signora, i loro mezzi pesanti hanno cannoni ad impulso. E sono coriacei."
"Evitate il loro fuoco..."
"...Scudi al 40%" annunciò Tali.
"Shepard, tienilo dritto, i loro droni sono piccoli..."
"Mira meglio allora!"
"...Scudi al 20%"
"Ostile eliminato."
"...Tutti i droni giù. Resta solo il loro ultimo mezzo pesante."
Sotto la furia dei loro fuoco incrociato, l'ultimo veicolo Geth venne distrutto in pochi secondi.
"...Rapporto."
"Scudi al 20%. Nessun danno strutturale."
"Qui Pollux: vivi e vegeti. Non hanno nemmeno raschiato la vernice."
"Nessun altro nelle vicinanze." confermò la Quarian.
"Bella prova, squadra. Tali, pensi sia sicuro riportare a bordo qualcuno di quei rottami? Se non altro, voglio sapere cosa abbiamo appena ucciso: i Geth su Eden Prime non avevano razzi o mezzi pesanti."
"Penso sia sicuro, ma li disarmerei prima, per stare più tranquilla."
"...Normandy, qui Shepard: c'erano Geth ostili nel punto di origine della chiamata di soccorso. Inviate le nostre quattro sonde spia su ogni altro pianeta del sistema: se c'è una nave di supporto Geth nascosta da qualche parte, lo voglio sapere. E preparate una squadra per il recupero di tecnologia Geth."
"...Ricevuto comandante."
"Grenado: quando avrete inviato le sonde, porta giù la nave. Abbiamo finito sul pianeta."
"Bah... di già?" disse Wrex.
 
Il loro ritorno sulla Normandy fu, se non trionfale, almeno vittorioso. A causa del terreno pericoloso di Metgos, fu Joker a far posare la nave il più dolcemente possibile: meglio evitare di aprire una caldera col peso della Normandy.
Castor e Pollux rientrarono nella stiva e furono di nuovo assicurati ai loro fermi, mentre una piccola squadra sotto il comando di Tali prese ogni misura necessaria per assicurasi di poter tenere rottami Geth a bordo. Il tutto non prese che pochi minuti, poi la Normandy fu di nuovo in volo, lasciando il pianeta indisturbata.
Di nuovo nella sala comunicazioni, e dopo una doccia, Shepard stava finendo il debriefing:
"...Qualche rapporto dalle sonde?" chiese a Barnes.
"Nossignora: nessuna nave Geth nel sistema. Abbiamo individuato un altro satellite Turian in orbita attorno a Canrum e una sacca di Elio 3 nell'alta atmosfera di Syba, il gigante gassoso del sistema, ma nessuna testa di torcia."
"Aahh... Canrum."
"Wrex?"
"Canrum è un pianeta famoso per la mia gente, Shepard. La roccaforte dove la signora della guerra Shiagur è caduta per mano dei Turian, negli ultimi anni delle Ribellioni. Non sapevo che il pianeta fosse nel sistema."
"E non consiglierei di atterrarci, signora: Adams ha rilevato livelli di radiazioni letali su tutto il pianeta."
"Bombardamento nucleare?"
"A tappeto." spiegò Wrex: "L'unico modo con cui hanno potuto piegare Shiagur."
"...Qualcosa che vorresti condividere?"
"Non molto...Shiagur era a capo di una piccola orda, ma il fatto che fosse una delle poche femmine fertili rimaste dopo la genofagia, la rendeva molto rispettata. Molto influente. I Krogan combattevano per l'onore di accoppiarsi con lei. Ah! Sono cresciuto sentendo questa storia... E poi i Turian nuclearizzarono il pianeta: grosso errore. Molti maschi giurarono vendetta contro i Turian per la perdita di Shiagur: migliaia di Turian assaggiarono il martello dell'orda. Fu l'ultimo vero conflitto delle Ribellioni... Che c'è Turian? Non ti piace sentire il nome di Shiagur?"
Garrus sbuffò:
"Almeno voi Krogan raccontate la storia nella sua interezza."
"Oh?"
"...Personalmente, credo che nuclearizzare un pianeta intero per uccidere un Krogan, anche Shiagur, sia stato eccessivo."
"Wha ah ah... non hai mai conosciuto Shiagur allora."
"Shepard?" li interruppe la voce di Tali dalla stiva.
"Parla pure Tali, ti ascoltiamo."
"Non sono riuscita a recuperare nessuna informazione dai nuclei di memoria Geth riguardo la loro presenza su Metgos... è come se fossero stati abbandonati sul pianeta di proposito."
"Un comportamento normale?"
"Non c'è nulla di normale nei Geth: non ho idea di come si siano evoluti dalla Guerra degli Albori. Però sono riuscita ad estrarre alcuni metadati sulla composizione delle loro forze e sulle loro armi. I Geth che ci hanno sparato coi razzi usano una versione modificata dei loro fucili ad impulso. Nella memoria dei Geth, sono classificati come unità artigliere, e sembra che ne esistano diversi tipi, molto più potenti."
"E i loro mezzi pesanti?"
"Armature, e sembra che i Geth ne abbiano prodotte almeno due tipi: quelli che abbiamo incontrato su Metgos erano la versione leggera. Sono piattaforma quadrupedi equipaggiate con un cannone ad impulso infrasonico e l'equivalente di una mitragliatrice d'assalto a media gittata. La buona notizia è che non possono usarle contemporaneamente."
"E la cattiva?"
"Un singolo colpo del loro cannone principale spazza via qualunque cosa."
"Capito. Cercheremo di schivarli allora."
"...Shepard: nella memoria delle armature si fa riferimento a due altre categorie di Geth che non abbiamo ancora incontrato. Geth destinati a disturbare i sensori e al sabotaggio delle apparecchiature elettroniche, definiti... fantasmi? Credo? E qualcosa che viene solamente nominato: Geth Prime. Nella scala gerarchica del nucleo di memoria sono posizionati sopra le Armature."
"Fantastico... ce la siamo cavata solo perché era un piccolo contingente di truppe leggere." disse acida Williams.
"No. Abbiamo vinto Ashley, perché abbiamo lavorato assieme. Ottimo lavoro, tutti quanti: revocare lo stato di allerta, recuperare le sonde e riprendere la rotta precedente. Tali: vorrei una relazione sulle informazioni estratte dai Geth quando avrai finito, da presentare al Consiglio e all'Alleanza. Inviala pure alla Flottiglia se pensi che possa servire. Quando hai finito con i Geth, sbatti i rottami nello spazio: non li voglio a bordo più del necessario."
"Con piacere, comandante."
"...E prenditi un turno di riposo: te lo sei meritato. Squadra in libertà."
"Può trovarmi in mensa se ha bisogno di me, signora." la salutò Alenko, mentre Vakarian riferì che avrebbe dato uno sguardo a Castor e Pollux, giusto per avere qualcosa da fare. Wrex non disse niente, ma uscì anche lui dalla stanza.
Solo Williams rimase indietro, mettendosi in posizione di parata.
"Williams?"
La marine aspettò che le porte si chiudessero dietro di loro, lasciandole sole, prima di parlare:
"Permesso di parlare liberamente signora?"
"Ovviamente."
Ashley sospirò, abbassando lo sguardo un attimo e raccogliendo i propri pensieri:
"Ok... So che le cose sono diverse a bordo della Normandy, ma... mi preoccupano gli alieni a bordo. Vakarian e Wrex, in particolare. Con il dovuto rispetto, siamo sicuri che dare loro accesso ai sistemi della nave sia una buona idea?"
"Mmhh... siedi capo." Shepard aveva idea che quella conversazione non sarebbe stata breve. Tanto valeva farla comodamente:
"Per rispondere alla tua domanda, Williams, potranno anche non essere con l'Alleanza, ma sono nostri alleati, almeno durante questa missione contro Saren."
"Questa è la più avanzata nave della marina dell'Alleanza, signora: non credo dovremmo permettere loro accesso senza supervisione ai sistemi vitali della nave. Motori, sensori, armi..."
"Non ti piacciono i nostri alleati?" al comandante, quello di Williams sembrava un pregiudizio, più che un legittimo punto di vista.
"...Non sono sicura di volerli considerare come alleati, signora. Noi, l'Umanità intendo, dovremmo poter contare su noi stessi. Non sulle razze del Consiglio."
"Non hai fiducia in loro?"
"Mi fido... Ma non credo dovremmo contare sul fatto che resteranno nostri alleati. Per quanto nobili possano sembrare le intenzioni del Consiglio, se avessero le spalle al muro, non esiterebbero ad abbandonarci."
"Hai una visione pessimistica dell'universo."
"Pessimisti è come gli ottimisti chiamano i realisti... signora."
Questo fece ridere il comandante:
"Credo sia la prima volta in cui qualcuno mi dà dell'ottimista, Ashley."
"...Mi ascolti: se si trovasse di fronte un orso e l'unico modo per sopravvivere fosse quello di costringere il suo cane ad attaccarlo per fuggire, lo farebbe. Per quanto qualcuno possa amare il proprio cane, non è Umano: non è razzismo, davvero, ma i membri delle altre specie saranno sempre più importanti per loro, rispetto agli Umani."
Avrebbe potuto scuotere un po' la validità di simili assunzioni, vagamente offensive, ma Shepard preferì navigarci prima attorno:
"...Sembrano convinzioni molto radicate, Williams. Perché la pensi così?"
"La mia famiglia fa parte dell'Alleanza da quando è stata fondata. Mio padre, mio nonno, la mia bisnonna... hanno tutti preso in mano il fucile e giurato di servire. Immagino che abbiamo finito col considerare gli interessi della Terra i nostri." concluse Williams facendo spallucce.
"...Non sembra però che tu abbia già lavorato con le altre specie."
"No signora. Ho servito per lo più con le forze schierate a terra. A-anche se ho fatto il mio turno di servizio su una stazione spaziale per l'addestramento: ogni marine è un fuciliere, ogni fuciliere sa sparare a zero G." recitò Williams.
Il comandante non mancò di notare il lieve balbettio e come Williams si fosse affrettata a cercare di coprirlo: interessante.
"Strano... il tuo curriculum è immacolato e i tuoi punteggi tecnici esemplari. Dovresti essere con la flotta da tempo."
"Comunque... è questo il motivo per cui non ho servito con alieni, comandante."
"...Anche mia madre è nell'Alleanza: può darsi che abbia servito assieme coi tuoi?
"N- non so dire, signora. Però sembra che abbiamo qualcosa in comune: anche lei si è arruolata per portare avanti la tradizione di famiglia?"
Shepard non mancò di notare con quanta rapidità avesse cambiato discorso... evidentemente non le andava di parlare della questione: il comandante non aveva problemi a lasciare al suo equipaggio lo spazio di cui avevano bisogno, purché facessero lo stesso con lei.
"Mi sono arruolata per i motivi... sbagliati Ashley, e ci ho messo un po' a trovarne di giusti per cui restare: il futuro dell'Umanità è qua fuori. La Terra è stata la nostra origine, ma anche un limite. Qui, fra le stelle? Il nostro unico vincolo è la gravità... Riesco a capire da dove vengano le tue preoccupazioni, ma che ti piaccia o no, questa è una missione multilaterale. E loro sono membri dell'equipaggio." affermò con fermezza, ma non con cattiveria: "...Ci siamo capiti?"
"Non sarà un problema comandante: se mi dice di saltare, io le chiedo quanto in alto. Se mi dice di baciare un Turian, io le chiedo su quale guancia."
Shepard sorrise: alla fine, sembrava che Williams volesse solo essere ascoltata.
"Attenta che non ti prenda in parola, Ashley, anche se non credo ci sarà bisogno di baciare un Turian in questa missione... e Garrus non mi sembra il tuo tipo."
"E il suo?" domandò a bruciapelo il capo artigliere, con un sorriso divertito.
"...Questa è una domanda piuttosto personale, Williams. Ma non è nemmeno il mio: Garrus... Garrus sembra stia ancora cercando di capire chi sia lui davvero. È salito sulla nave per dimostrare qualcosa e per mettersi alla prova."
"Come fa ad esserne così sicura?"
"Ci ho parlato." rispose alzandosi: "...A proposito Williams: se incontri un orso con un Krogan o un'Asari al fianco, invece di un cane, è l'orso a dover correre per mettersi in salvo."
Fu molto dopo che Shepard la piantò in sala comunicazione che Ashley se ne rese conto: se il comandante aveva così poca difficoltà a comprendere gli alieni, quanta ne aveva nei suoi confronti?
Il capo artigliere si sentì nuda e trasparente.
 
***
 
I Turian sono educati a prendere ordini fin dall'infanzia: prima il dovere, prima la Gerarchia, prima il plotone... ma anche Garrus è pronto ora a picchiare Alenko sulla testa con il suo fucile.
Nemmeno si accorse del pirata che gli arrivò alle spalle, crivellandolo senza pietà.
Simulazione Terminata.
"Si fottano!" ululò Kaidan tirandosi in piedi, ugualmente frustrato e irritabile: "Vakarian, dove diavolo era il mio supporto?"
"A farmi crivellare, tenente!"
"Wha ah ah. Guardatevi: a litigare come cuccioli."
"Tu sei quello che dovrebbe parlare di meno, Krogan! Caricare a testa bassa il nemico ti ha fatto uccidere prima di noi!"
"AH! Il numero delle mie vittime è più delle vostre messe assieme, smidollati!"
"Ma quali vittime! Sono ologrammi, stupida lucertola extralarge!"
"...Sembra che a qualcuno siano finalmente scese le palle, Umano. Ma non hai ancora un quad!"
"Direi che può bastare per il momento." li interruppe la voce di Shepard: "Uscite dal simulatore."
Alenko fu il primo ad obbedire all'ordine, digrignando per tutto il tempo: pensare che era cominciato tutto così bene.
 
Ad accogliere Shepard e la sua squadra al loro arrivo su Pinnacle Station era stato il responsabile della struttura in persona, l'ammiraglio Tadius Ahern, delle forze del Consiglio. Il fatto che un Umano fosse riuscito a scalare la catena di comando in tre decadi fino a raggiungere quel grado e avesse ottenuto la gestione di una stazione di addestramento top secret per le forze speciali diceva molto sul suo conto, specie se, come Ahern stesso affermava, considerava il suo incarico l'unica alternativa accettabile alla pensione. L'ammiraglio era un ufficiale intransigente, con un curriculum lungo un chilometro e che credeva solo nel duro lavoro:
"Insegnare ai Turian ad essere creativi sul campo di battaglia è come ordinare ad un Krogan di apparire grazioso. Ma può essere fatto!" aveva spiegato a Shepard, e il comandante era stata d'accordo con lui.
La sua risposta infatti era stata, testuali parole:
"Sono qui per far soffrire la mia squadra, fino al limite della loro sopportazione, ammiraglio. E poi ancora un po'."
E come avevano compreso tutti, Shepard non stava affatto scherzando: il comandante era assolutamente determinata nel creare lavoro di squadra, unendoli attraverso il loro reciproco odio per lei. O almeno così sembrava dovesse funzionare.
Pinnacle Station era stata creata per offrire il miglior addestramento possibile, e questo avveniva tramite un sistema di simulazioni d'avanguardia, capace di ricreare vere situazioni di combattimento. Erano ologrammi quelli che sparavano loro addosso, ma combinati con l'uso di barriere cinetiche e campi di forza, davano la sensazione di essere davvero in un teatro di guerra. Shepard aveva poi pensato bene di consegnare i dati che avevano ottenuto su Metgos al responsabile programmatore di tutte le simulazioni, un irritabile Salarian di nome Alud Ochren, in modo che potesse aggiungerli come possibili nemici, invece dei soli pirati olografici.
Quindi, senza ulteriori indugi, era cominciato il loro incubo, con Shepard decisa a vederli soffrire: gli scenari delle loro prove venivano fatti ruotare casualmente in quattro diverse tipologie di missioni, che potevano andare dalla cattura di certe zone dell'arena, fino a prove di resistenza contro ondate infinite di nemici.
Nel frattempo, l'equipaggio della Normandy avrebbe compiuto una serie di complicate ed estenuanti esercitazioni sotto il pugno di ferro di Pressly: Shepard era stata equanime nella sua crudeltà.
 
Il cronometro di Garrus segnava sei ore: si stavano esercitando da sei ore filate, ma al Turian sembrava molto di più. Ed era solo il secondo giorno.
Come il Turian avevano scoperto arrivando sulla stazione, avrebbero condiviso il simulatore con una squadra di cacciatrici Asari, un'allegra compagnia capitanata da una matrona dallo sguardo severo che rispondeva al nome di C'Sell, e un gruppo di Turian che appartenevano alle forze speciali Blackwatch, che rispondeva invece a Vidinos, capo della sicurezza a bordo della stazione.
Garrus aveva capito subito che non ci sarebbe stata stima tra loro e Vidinos: in breve, quel Turian era un gretto figlio di scyk, ancorato nel passato, che considerava tutti gli umani tranne Ahern indegni perfino di sporcargli la suola.
Il suo atteggiamento aveva subito una raddrizzata notevole quando Shepard, assieme a tutti loro, aveva affrontato uno dopo l'altro gli scenari disponibili nel simulatore, alle volte stabilendo nuovi record, altre direttamente polverizzando i precedenti, complice anche le armi con cui aveva dotato la sua squadra. Tanto che alla fine Vidinos era stato costretto a cedere la sua pistola preferita come pegno della sconfitta che aveva subito.
Tutto questo però, per il comandante non sembrava bastare: Shepard era ossessionata dal farli lavorare insieme, per cui aveva diviso il team in squadre più piccole con un leader che cambiava ad ogni simulazione, facendo loro ripetere ancora e ancora, le missioni precedenti.
Senza Shepard a dare istruzioni, il loro lavoro di squadra si era sfaldato come neve al sole: i record che avevano stabilito con l'N7 erano lontanissimi, e nessuno fra loro capiva il perché.
"Aww.. che peccato: credevo che ce la faceste questa volta." li salutò una delle cacciatrici mentre uscivano, stanchi, sudati e irritabili.
"All'inferno." borbottò Alenko, stufo del loro atteggiamento: sembrava che per le cacciatrici fosse tutto un gioco.
E invece la loro giornata non era che ha metà: dopo essere stati umiliati nel simulatore, avrebbero passato le ore successive a rivedere ogni singolo secondo dei loro scontri in video, per individuare gli errori cercando di non ripeterli, ma di inventarsene di nuovi.
Williams e Zorah li aspettavano fuori, la testa fra le gambe: mentre facevano a turno nel simulatore, Shepard passava il tempo insegnando loro un po' di tecniche dei corpi speciali. Francamente parlando, il tenente preferiva venire sconfitto dal simulatore che allenarsi col comandante: lo stile di combattimento che veniva insegnato agli N7 era focalizzato nel causare un dolore fisico così intenso ed improvviso, da sopprimere la ragione. Raramente i loro combattimenti simulati duravano più di un paio di scambi: per quello Vakarian zoppicava, mentre Alenko doveva ancora riacquistare sensibilità al gomito sinistro, dopo che il comandante glielo aveva torto così tanto da farlo svenire a terra. Grazie ai suoi sistemi nervosi ridondanti, Wrex era l'unico che riuscisse a tenerle testa, ma anche lui appariva più irritabile e scontroso del solito: il comandante gli aveva tolto il cibo e l'acqua.
Shepard era stata equanime nella sua crudeltà.
 
Terzo giorno... o forse era il quarto?
Zorah stava cominciando a perdere finestre temporali...
Shepard li stava privando del sonno ora, costringendoli a sessioni del simulatore erratiche, apparentemente casuali. La Quarian aveva imparato a mangiare ed addormentarsi quando e dove poteva.
Tutti le sue giunture le facevano male: era un dolore sordo, pulsante e continuo, impossibile da ignorare. I polsi in particolare. Perché le facevano così male? Il fucile le scivolò a terra...
Simulazione Terminata...
Alenko non è nuovo a regimi di addestramento irragionevoli, ma questo? Cosa stava cercando di ottenere il comandante? Fino a quando avrebbe continuato?
Sfibrato, cercò di rifugiarsi nell'umorismo: gli venne in mente la storia del padre che per insegnare ai figli a nuotare li getta in acqua. Naturalmente, i bambini affondano come pietre. E sono quindi costretti a passare il resto della loro vita camminando sul fondo fino a ritrovare la riva... ah ah. Una bella storia...
Simulazione Terminata...
Williams non sapeva più se quello che stava vivendo era peggiore di Eden Prime. O magari, le suggeriva una parte della sua mente, era morta su Eden Prime e Pinnacle Station era il suo personale inferno, gestito da un demone di nome Shepard.
Simulazione Terminata...
Vakarian sentiva le voci. No, in realtà ne sentiva solo una: quella di suo padre. Che gli ripeteva quanto fosse inutile continuare ad insistere, che continuava ad affermare quanto fosse una delusione e che non sarebbe stato mai all'altezza delle sue aspettative. Vakarian stava avendo un incubo: si era addormentato durante la prova.
Simulazione Terminata...
Wrex si stava annoiando. Sì, fare a pezzi ologrammi era divertente, ma perdeva di gusto dopo un po'. A mano a mano che gli alieni fallivano, toccava a lui darsi da fare, portarli al riparo, assicurarsi che il simulatore non li accerchiasse.
Se solo quei Krannt non fossero stati così deboli... ma anche così era fin troppo facile venire sopraffatti.
Simulazione Terminata...
Simulazione Terminata...
Simulazione Terminata...
Simulazione Terminata...
Simulazione Terminata...
Simulazione Terminata...
 
"Deve odiare davvero molto i suoi uomini, comandante." disse l'Asari mettendosi al suo fianco alla finestra di osservazione, da cui si poteva osservare tutta l'arena simulata.
"...No matrona C'Sell: li sto educando. Ciò che stanno passando è inutile dal punto di vista dell'allenamento fisico. E non ne hanno bisogno, ad essere sinceri."
"E perché prendersi il disturbo allora?"
Shepard sospirò:
"Ognuno dei membri della mia squadra è un combattente... abile, da solo. E questo è un problema se voglio che collaborino tra loro: sono troppo individualisti. Non vedo ancora fiducia e lavoro di squadra. Ecco perché non devo lasciare loro altra scelta: quando saremo la fuori, non più nel simulatore, coprirsi l'un l'altro deve diventare automatico quanto respirare. Devo ridurli al punto in cui se ne rendano conto da soli. Il resto verrà da sé."
"È per questo che quando li guida nelle simulazioni riescono facilmente, mentre da soli faticano così tanto?"
"Sì: loro mi... rispettano. Ma lo stesso non vale fra loro. Ancora."
"...Esattamente l'opposto per le mie cacciatrici. Sono delle inette, ma almeno hanno la grazia di fare lavoro di squadra. Sono colpita però, comandante Shepard: è un metodo che ha creato da sola, o con cui le è stato insegnato?"
"Sono stata addestrata in questo modo a fare parte di una certa squadra... Tsk. Solo a ripensarci mi fa sentire di nuovo tutta quella disperazione." disse il comandante, indicando le immagini del simulatore.
"In che crudele galassia viviamo: per tenere al sicuro le persone che ci sono care, o semplicemente gli innocenti, siamo costretti a sottoporre i nostri compagni a prove del genere."
"...Avete una prospettiva più lungimirante della mia, matrona C'Sell. Per me, questa è solo una missione."
"È quello che le hanno insegnato a credere? O è davvero quello in qui crede?"
C'Sell non era davvero interessata alla risposta di Shepard, e il comandante non ne ebbe una da dare.
 
***
 
Quattro ore. Li aveva lasciati dormire per quattro ore filate.
Williams si sentiva quasi un essere umano. A parte per l'odore: da quando Shepard aveva cominciato il loro addestramento, non c'era stata occasione di lavarsi o di togliere l'armatura.
"In piedi." ordinò loro: "Ho detto IN PIEDI!"
Non fu il gridare che li fece obbedire: fu il tono di voce, il tono del comando, codificato in loro fin dall'inizio dell'addestramento.
Shepard li guardò impassibile, indifferente al loro stato: non era più riposata di loro, ma la sua postura era ancora marziale.
"I vostri risultati nelle simulazioni mi hanno molto deluso. Ma ho pensato che meritaste un'ultima possibilità: una nuova simulazione, ma sarà l'ultima che faremo. Io scenderò in campo con voi, ma questa volta non ci saranno limitatori o sistemi di sicurezza. Questa volta, i proiettili potranno ucciderci sul serio. Lo faremo assieme: se falliamo ancora, allora non abbiamo speranza contro Saren. E tanto vale morire assieme. Preparatevi: cominciamo tra cinque minuti."
Tutto il loro rancore, tutta la loro frustrazione, venne lavata via da quella notizia.
 
Il cielo era finto: tutto era finto in quella simulazione, anche il cingolato che bruciava. Anche il fuoco. Anche i proiettili che sarebbero caduti su di loro. E tuttavia, quelli avrebbero potuto ucciderli: che stranezza.
Ahern era stato chiaro: ogni decesso in quella simulazione sarebbe stato archiviato come errore di sistema e l'ammiraglio se ne sarebbe lavato le mani. Col suo curriculum, poteva permettersi di causare la morte del primo Spettro Umano e comunque andare in pensione.
Per Tadius Ahern, questo significava che sarebbe rimasto nella sala d'osservazione del simulatore ad assistere: qualcuno sarebbe potuto morire, ma di certo lui non avrebbe distolto lo sguardo.
Strana persona il comandante Shepard: non era la prima squadra mista che veniva ad addestrarsi sulla sua stazione, ma era il primo gruppo composto da così tanti diversi disadattati: Quarian e Krogan? Ahern non li aveva mai visti assieme. L'ammiraglio francamente non capiva perché lo Spettro li avesse riuniti, o cosa avessero di così speciale da volere che lavorassero assieme.
Cosa aveva visto la Leonessa di Elysium in loro, da volerli per dare la caccia al più pericoloso fra gli Spettri del Consiglio?
Tuttavia, Tadius Ahern sapeva riconoscere il coraggio quando lo vedeva, e Shepard ne aveva da vendere: aveva fatto una scommessa con lei. Il comandante puntava la sua vita in quella simulazione e se fossero sopravvissuti, Ahern le avrebbe donato la casa che si era fatto costruire dove passare i suoi ultimi giorni. Non una grave perdita in fondo per lui: l'ammiraglio non si sarebbe ritirato tanto presto.
In quel momento, Ahern vide la squadra del comandante prepararsi ad entrare nel simulatore: dal suo omnitool, l'ammiraglio descrisse che tipo di missione avrebbero dovuto affrontare.
"Questo scenario ricostruisce un episodio della Guerra del Primo Contatto: i Turian hanno catturato dati sensibili per la difesa coloniale. Eliminate la resistenza e recuperate i dati. Poi aspettate l'evacuazione."
Era stata la sua ultima missione su Shanxi ed era la sua ossessione, e forse persino il motivo per cui aveva deciso di entrare nelle forze del Consiglio: Ahern aveva completato quella missione, ma non la sua squadra.
Strano come gli fosse rimasta dentro...
Il team di Shepard, tre umani e tre alieni, si mosse con circospezione, prendendo confidenza con l'ambiente.
In mezzo all'arena, sul fondo di un cratere scavato da un colpo d'artiglieria, un vecchio M29 stava bruciando, mentre Turian olografici si affaccendavano per recuperare i dati. Ahern poteva ancora sentire l'odore di quel giorno.
Non li avevano ancora visti.
Il Krogan e il comandante si posizionarono davanti, mentre Williams e la Quarian avrebbero costituito la seconda fila. Il Turian e l'altro, Ahern aveva dimenticato il nome del tenente, si sarebbero allargati per fornire copertura.
Erano già stati più furbi di loro: Ahern e la sua squadra si erano precipitati sui Turian, e avevano pagato la loro irruenza per colpa di un cecchino.
Wrex e Shepard caricarono aprendo il fuoco e, nel caso del Krogan, muggendo: avevano delle gran belle armi. Forse, se anche Tadius le avesse avute quel giorno, sarebbe andata diversamente...
La mezza dozzina di Turian olografici venne sconfitta rapidamente e fu Vakarian a recuperare i dati dal mezzo. Che stranezza in fondo: un Turian tra loro.
"Su la testa: il divertimento è solo cominciato." recitò Tadius, proprio come quel giorno.
Restavano cinque minuti prima dell'estrazione, sotto l'assalto di un intera compagnia Turian intenzionata a non lasciare loro il pacchetto dati.
Shepard e la sua squadra presero copertura: in fondo al cratere, c'era solo il vecchio M29 ad offrire riparo. Ahern vide la Quarian sparire dentro il mezzo corazzato. Brava ragazza: anche loro avevano avuto la stessa idea, ma non abbastanza abilità per metterla in pratica. Tali, manovrando un estintore olografico preso dal mezzo, spense il fuoco della simulazione, poi si mise a lavorare di nuovo.
Nel frattempo i Turian erano arrivati. Era stata una battaglia di trincea per Ahern, con granate che volavano da ogni parte, e i Turian che non sembravano finire mai... ma non per Shepard e la sua squadra: tre biotici fanno una grande differenza. Il tenente e il Krogan lavorarono assieme, respingendoli quando si avvicinavano all'orlo della buca, mentre il comandante interveniva se la bilancia dello scontro pendeva in loro sfavore.
Ahern aggiustò i parametri della simulazione di conseguenza: più attaccanti olografici, pirati e Geth, affrontarono Shepard e il suo gruppo. Nella sua corazza nera, Shepard fu lo scoglio tra quelle onde.
Sarebbero riusciti a resistere altri quattro minuti? Secondi, a quello a volte si riduce la vita. Istanti.
La mitragliatrice del vecchio M29 prese vita, sputando corte raffiche: Shepard e i suoi tennero la testa giù. Fino alla fine.
 
***
 
"...Sono morta?" si chiese senza aprire gli occhi. Lo era? Una parte di lei lo desiderava.
Ma tutto faceva troppo male perché lo fosse.
"Dimmelo tu, capo." le fece eco la voce del comandante: "...Sei morta?"
Flettendo gli addominali, Williams si sedette lentamente:
"...Dove siamo?" l'ambiente era... grazioso? Un grande soggiorno con angolo cottura. Un tavolo...
Williams si era sdraiata su un divano: voltandosi, la marine poté osservare attraverso una grande vetrata un deserto rosso senza fine. Il cielo era vergato da nuvole leggere in lento movimento, e il sole stava tramontando. Quasi all'orizzonte, le luci di un insediamento si accesero, rischiarando il crepuscolo. Il capo artigliere lo trovò bellissimo:
"Inta'isei. Terzo pianeta del sistema. Hai dormito sullo shuttle per tutto il viaggio. Nemmeno ti ricordi di essere schiantata sul divano?" le chiese.
"Che posto è questo?"
Shepard si guardò attorno:
"Immagino che potremo chiamarla casa, da oggi in poi: la ricompensa di Ahern per aver superato l'ultima simulazione."
"...Allora abbiamo vinto?"
"Abbiamo vinto: gli altri sono andati a procurarsi della birra e qualcosa per festeggiare questa notte. Torneranno presto. Fatti una doccia, Williams: puzzi."
Solo allora la marine notò l'asciugamano sulle spalle del comandante.
"...Aye aye ma'am."
 
"Devo dirlo tenente, quell'aspetto le dona."
"Ridi pure Williams: questa barba scomparirà presto."
"Sul serio: dovrebbe provare a tenerla." disse Ashley sporgendosi verso di lui con una birra in mano.
Alenko si passò una mano sul viso e sulla barba vecchia di una settimana: il tenente non era una persona a cui crescesse in fretta, però la sentiva comunque sotto il palmo.
"Garrus? Che dici? Dovrei tenerla?"
"Non guardi me tenente: io sono quello coi tatuaggi in faccia, ricorda?"
"...E con il visore sull'occhio." commentò Williams: in effetti, non aveva mai viso il Turian senza.
"Non avendo padiglioni auricolari, capo artigliere, devo pur trovare un posto dove appendere il mio traduttore." ed essendo un cecchino, Garrus aveva trovato il modo di unire l'utile al dilettevole.
"A proposito, com'è che ogni Turian che incontriamo porta un tatuaggio diverso?" chiese Ashley.
"...Non lo sapete? Sul serio?"
Ashley e Kaidan si guardarono a vicenda, scuotendo la testa.
"Comandante?"
"Sono impegnata ora... Wrex potresti evitare di starmi così appiccicato? Non posso fare niente se mi sei così vicino."
"Fame." rispose il Krogan.
Era l'unica parola che fossero riusciti a cavargli dalla fauci da quando erano atterrati sul pianeta. Ed era piuttosto inquietante essere seguiti da un Krogan di un quarto di tonnellata che incombeva alle tue spalle ripetendo due sillabe.
"Fidati Wrex, lo so... Sarà pronto tra poco."
Era stata una sorpresa per Williams, e anche per Alenko più tardi, scoprire il comandante indaffarata nell'angolo cottura quando era uscita dalla doccia: secondo il parere professionale di Williams, che era cresciuta in una famiglia numerosa, qualunque cosa il comandante stesse preparando aveva un profumo dannatamente delizioso.
In sottofondo, l'impianto stereo diffondeva soffusamente una melodia leggera, che Tali stava registrando.
"...Comunque" disse il Turian, picchiettandosi il tatuaggi con un dito: "L'usanza è nata dopo la guerra di unificazione, quando siamo diventati una delle razze del Consiglio. Ai tempi, in molte colonie c'erano ancora dei rancori per essere stati sottomessi di nuovo sotto la Gerarchia di Palaven, invece di riuscire ad ottenere l'indipendenza. E così, per affermare la propria identità, molti cominciarono a tatuarsi il simbolo della loro colonia in un modo che, nel tempo, è diventato tradizionale, e che viene tramandato anche quando la famiglia si sposta su un altro pianeta. Come nel mio caso."
"Deve essere doloroso..."
"No!" disse Garrus corrugando i suoi lineamenti scagliosi: "Ah... La nostra pelle è più spessa della vostra, capo Williams: non sentiamo dolore quando lo riceviamo."
"A che età avviene?"
"Tradizionalmente si riceve al compimento del primo anno d'età, ma so che alcuni lo fanno prima. E col passare degli anni lo ripassiamo se sbiadisce."
"Quindi ad ogni colonia corrisponde un tatuaggio? Non devono essercene molti allora."
"Diciassette." rispose Garrus: "Uno per ogni colonia. Più le varianti legate ai costumi della città di nascita e al clan."
"E per quelli nati su Palaven?"
Garrus scosse la testa:
"I Turian i cui antenati sono originari del nostro pianeta natale non portano alcun tatuaggio in faccia: io stesso sono nato e cresciuto su Palaven, ma gli antenati della mia famiglia sono di Edessan. L'assenza di tatuaggi tra l'altro ha assunto nuovi significati nel tempo: volto nudo si usa tra i Turian per indicare una persona di cui non ci si deve fidare... O i politici." aggiunse con una risata.
"Nel mio dizionario, Garrus, sono sinonimi." disse amaramente Williams.
"Sembra che ci sia una storia sotto, capo artigliere..."
Maledetto Turian e il suo intuito da detective:
"...Sì, c'è..." ammise Ashley alla fine: "Ma non voglio parlarne..."
"Fame."
"...Nessun problema Williams. Immagino che tutti qui ne abbiamo almeno una del genere." disse comprensivo Alenko: "...A parte Tali, forse."
"Non saprei... chi può dirlo sotto quella tuta?" chiese Garrus: "Per quello che sappiamo, potrebbe esserci un Geth lì sotto."
"Bosh'tet." fu la riposta di Tali: "Solo perché non sai come sono fatti i Quarian, non dovresti paragonarci ai Geth."
"Non sono io ad usare un visore polarizzato." rispose il Turian.
"C'è una ragione per quello..."
"E quale sarebbe?"
"Keelah... quanto ignoranti si può essere? Gli Umani possono avere capelli sulla testa, i Krogan sistemi nervosi ridondanti, i Turian un carapace ricco di pigmenti metallici, e noi Quarian non possiamo essere l'unica specie notturna?"
"Sul serio, Tali?" chiese Williams.
"Ci siamo evoluti come predatori notturni e la luce normale ci acceca: ecco perché i nostri occhi brillano in questo modo attraverso il casco, e dobbiamo usare dei visori oscurati. Vedete i nostri occhi attraverso il casco a causa dei pigmenti molto sensibili che riflettono la luce. Ma non siamo poi così differenti dagli Umani. A parte i capelli... e le orecchie. Le vostre orecchie sono davvero strane..."
"Strane come?" Chiese Alenko.
"Sembrano... dei fiori." ammise infine Tali.
"...signore?"
"Sì capo artigliere?"
"Chiedo il permesso di impollinarle le orecchie, signore."
"...Permesso negato, Williams."
"Fame."
"Maledizioni!...Poggia quel mozzicone di coda che hai su una sedia Wrex! È pronto."
Shepard estrasse dal forno del cucinino un paio di pentole, di cui una venne messa di fronte al Krogan, mentre l'altra divisa tra gli Umani.
Inta'isei era un pianeta colonizzato relativamente di recente, nel 2166. Dato il clima arido, si era presto rivelato inadatto all'agricoltura, tuttavia ben 150'000 persone abitavano comunque a Thoreau Mesa, l'unico insediamento sul pianeta. Non era stato difficile per Alenko trovare riso e carne mentre gli altri cercavano birre e spuntini: con quelli, il comandante era riuscita a preparare per loro del riso pilaf e una sorta di spezzatino, niente di particolarmente complesso, ma Kaidan avrebbe mangiato qualunque cosa in quel momento, specie se cucinata da Shepard.
Williams fu dello stesso parere:
"Dannazione ma'am: biotica, marine, N7 e cuoca. Come mai è ancora single?"
"Me lo chiedo anch'io Ashley: pare che parli nel sonno... O forse sono un po' troppo violenta..."
"Direi Shepard... i miei polsi non saranno mai più gli stessi. Mi formicolano ancora le dita!"
"...Sarebbe ipocrita se mi scusassi." disse Shepard con una voce quieta, e nessuno le fece notare che aveva cucinato per loro: "È servito allo scopo però. Qualsiasi illusione ognuno di voi nutrisse sulle proprie capacità, è stata messa da parte: ora avete davvero accettato di lavorare con gli altri... almeno sul campo."
"...Brinderò a questo, comandante. Alla più strana squadra di cui abbia mai fatto parte. Cheers!
"Şerefe!" offrì Shepard.
"...Il mio traduttore deve aver mal funzionato per un istante." disse Garrus.
"Il tuo traduttore funziona benissimo Vakarian. Ma non tutte le lingue della Terra sono incluse."
Garrus piegò la testa di lato, in un espressione da vero volatile:
"Vuol dire che sul vostro pianeta natale si parla più di una lingua?"
"Puoi dirlo forte Garrus... abbiamo una lingua diffusa a livello globale ormai, che bene o male tutti comprendono. Ma quasi ogni nazione della Terra ne ha una sua, o quantomeno un dialetto locale di una lingua più diffusa. Williams e io per esempio veniamo da paesi con una radice linguistica simile, mentre il nostro comandante no."
"Ha qualcosa a che fare con il colore della pelle?"
"Sì, ma è molto più complicato di così: il tenente è canadese per esempio, mentre la mia famiglia proviene da un paese situato quasi agli antipodi sulla Terra, la Turchia. Abbiamo conservato la lingua e alcune tradizioni per affermare la nostra identità, mentre trascorrevamo generazioni tra i pianeti."
A sentire il nome del paese di origine della famiglia del comandante, il tenente fece un'espressione strana, che però passò quasi inosservata nel giro di chiacchiere:
"Non viene dalla Terra?" chiese Tali incuriosita: lei e Garrus avevano comprato alimenti adatti a loro durante la loro visita a Thoreau Mesa e la Quarian stava gustando una gelatina proteica al vago sapore di carne, mentre Vakarian mangiava quello che la confezione recitava come "pepite di brontopollo", affogate in una salsa molto densa.
"No... sono la terza generazione della mia famiglia che è cresciuta nello spazio."
Alenko pensò se chiederle o meno perché non avesse mai visitato la Terra, ma poi rinunciò: si disse che ci sarebbe stato tempo per fare domande personali in quella missione. Ed era meglio lasciare a Williams il compito di rompere il ghiaccio a quella tavola: senza accorgersene, il capo artigliere faceva continuare la conversazione. Esattamente come per lui, non sembrava che Ashley amasse il silenzio, ma Williams era molto più spontanea:
"...Devo dire, che è la prima volta che lavoro con biotici umani così potenti."
"Stessa cosa vale per me." disse Vakarian: "Credevo che foste più o meno alla pari con noi Turian, ma... quella cosa che fa lei comandante? Il vortice...?"
"Singolarità biotica."
"Quella! Potrebbe insegnare parecchio ai nostri Cabalim."
"...Ah! Shepard potrebbe perfino schiacciare commando Asari." disse Wrex infilandosi manciate di riso in bocca.
"Guardate chi è tornato dal regno dei morti..."
"...Grazie della fiducia Wrex. Ma io sono un caso... anomalo." si schermì il comandante.
"Sarà signora... se posso chiedere, come...?"
"...Contaminazione da eezo nello spazio. Prima di entrare nell'Alleanza, mia madre, e mio nonno, lavoravano su un vecchio trasporto merci, la Diogene... ai tempi usavamo ancora l'ossigeno liquido come fonte di spinta, e nuclei di eezo per ridurre la massa."
"Non credevo ce ne fossero in giro ancora..." disse Tali.
"Noi Umani abbiamo guadagnato la propulsione FTL appena 35 anni fa, Tali." rise Shepard: "Simili anticaglie sono scomparse oggi, ma ai tempi erano ancora molto diffuse... comunque, il nucleo della nave subì una catastrofica breccia, e mia madre ne rimase coinvolta, finendo contaminata. Fu così che i miei scoprirono che ero in arrivo: 54 giorni dal concepimento e sapevano già che se fossi sopravvissuta sarei stata biotica alla nascita. Ecco perché mi hanno dato questo nome. Hayat: Vita, nella mia lingua natale. Per aver salvato la vita a mia madre, assorbendo l'eezo dal suo corpo. E per essere entrata nelle loro vite nonostante la contaminazione."
"...accidenti... non avrei dovuto..."
"Williams, il fatto che ne parli così liberamente, significa che per me sono ricordi lieti. Sono stata amata dai miei genitori... e fino a quando è durata, la mia infanzia è stata felice."
Quando Wrex si alzò dalla sedia, brandendo una bottiglia di birra nella sua mano tozza, tutti lo guardarono incuriositi:
"A Shepard. Che sfidava la morte ancora prima di uscire dall'uovo!" disse, prima di staccare a morsi il collo della sua bottiglia, masticando vetro e birra assieme e celebrando con un rutto.
Gli altri non fecero attendere la loro risposta, nonostante il brindisi Krogan fosse ineguagliabile.
 
Fu molto più tardi, quando gli altri si erano già sistemati per la notte, che Alenko la trovò a fissare le stelle attraverso la vetrata:
"Un penny per i suoi pensieri, signora."
"...Stavo pensando a quello che Wrex ha detto prima: casa è il posto in cui appendi la pistola del tuo nemico." disse Shepard, indicando col pollice l'ingresso del prefabbricato.
Dietro di loro, in alto, sopra la porta pressurizzata, Alenko vide campeggiare la pistola di Vidinos, assicurata alla parete. Un fatto che non mancò di farlo sorridere:
"E adesso signora?"
"Adesso aspettiamo, tenente. Domani la Normandy passerà a prenderci, e i guai verranno a cercarci."
"Le piacciono molto le stelle signora, non è vero?"
"...Ne vedo così poche, da qui."
 
***
 
"Allora Williams, come è andato l'addestramento segreto di Shepard?" le chiese Joker, il primo che l'accolse quando fu di nuovo a bordo.
Il capo artigliere ripensò a quella settimana d'inferno. E poi sorrise:
"Prima regola dell'addestramento di Shepard, tenente: non si parla dell'addestramento di Shepard." esclamò a gran voce, lasciandolo da solo nel suo cockpit.
I volti dei marinai riflettevano la sua stessa espressione: Pressly doveva essersi dato da fare.
Se non altro, quello contribuì alla solidarietà a bordo: sia il loro CO che il suo XO erano dei bastardi matricolati.


Benvenuti alla fine di questo capitolo! Spero che vi sia piaciuto, anche se è un poco più corto del precedente :I In caso, spero vogliate lasciare una recensione.
In questo capitolo, fa finalmente il suo ingresso trionfale il Mako! Anzi due! Già... considerato l'ampiezza di alcune missioni (e della squadra di ME2), ho deciso che sarebbe più sensato e ragionevole schierarla tutta il più spesso possibile. Un solo Mako, di conseguenza non bastava: inoltre, sono convinto che un un mezzo militare possegga più gradazioni tra l'essere fermo, e il mi-sono-ribaltato-contro-una-roccia. L'ottimizzazione della guida del Mako in ME1... non è stata proprio ben fatta xD.
Dal punto di vista narrativo comunque, cambierà poco o niente, tranne il fatto che spero di riuscire ad offrire dinamiche di squadra più varie a mano a mano che queso racconto procederà ;)
Alla prossima.

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Capitolo 8
*** Bring Down the Sky I ***


Tutti i mali sono uguali, quando sono estremi.
Pierre Corneille
 
Fin da quando la Normandy aveva lasciato la Cittadella, tutti a bordo sapevano che prima o poi Saren avrebbe fatto la sua mossa: ecco perché furono colti alla sprovvista, quando la notizia arrivò. I guai non li avevano trovati: in verità, più semplicemente, non avevano mai smesso di cercarli. Sembrava che li avessero raggiunti, finalmente, e con un tempismo davvero pessimo: con lo choc dell'attacco Geth contro Eden Prime ancora vivo nelle menti, e nei notiziari, di tutto lo spazio del Consiglio, alcuni Batarian avevano deciso di far sentire la loro voce, per mandare un segnale forte al resto della Galassia...
Terroristi: un termine forse riduttivo nei loro confronti, dato quello che volevano portare a termine.
La risposta dell'Alleanza sarebbe stata a tono con la sfida: quando il quartier generale di Arcturus aveva ricevuto notizie, era stato deciso non d'inviare una flotta a fermare i Batarian, nonostante l'importanza del pianeta in pericolo, ma la Normandy. L'ammiraglio Hackett in persona aveva contattato la nave, chiedendo a Shepard di ripetere qualcosa che aveva già fatto in passato e contro lo stesso nemico: naturalmente lo Spettro aveva accettato quella missione.
Non c'era stata scelta, in realtà.
E così, sarebbe stata quella missione il vero battesimo di fuoco della squadra, il loro test... e il suo. Il comandante avrebbe dovuto dimostrare di saperli guidare in battaglia: di poter produrre risultati anche con un gruppo così eterogeneo. Non sarebbe stata una passeggiata: c'era tutto a rischio, come sempre del resto.
"IV: Comunicazione a tutto l'equipaggio." ordinò il comandante.
"Canale aperto." recitò l'intelligenza virtuale della Normandy, il complesso di programmi senza coscienza che costituiva il tuttofare della nave.
"Qui è il comandante che parla. La Normandy farà ora rotta verso Terra Nova, nel sistema di Asgard: terroristi Batarian hanno dirottato un asteroide per colpire il pianeta. Il nostro compito è fermarli: secondo le stime, dal momento in cui raggiungeremo il sistema avremo 4 ore per farlo, prima che la rotta dell'asteroide diventi irreversibile. Fino alla fine di questa missione, la nave resterà nello stato di massima allerta. Squadra in sala comunicazioni, immediatamente. Shepard chiude."
Terra Nova: la seconda colonia extrasolare stabilità dell'Umanità dopo Eden Prime e a solo qualche decina di anni luce di distanza dal pianeta su cui, per il comandante, era cominciato tutto.
Shepard era furiosa: la situazione attuale era il risultato di un clamoroso fallimento da parte dell'ala politica dell'Alleanza e del Consiglio. Perché, si chiedeva Shepard, perché ora che l'Umanità era parte dei circoli politici della Cittadella, era stato permesso che la situazione degenerasse fino a quel punto? O era destino che le tragedie di Mindoir, Elysium e Torfan dovessero continuare a ripetersi all'infinito?
Lo Spettro attivò gli ologrammi della sala comunicazione, caricando i dati e assorbendo le informazioni rapidamente. Non ci volle molto per comprendere la gravità della situazione: se l'asteroide X57 avesse anche solo sfiorato Terra Nova, l'Alleanza avrebbe perso tutto e il pianeta sarebbe morto. La colonia era allo stesso tempo il più importante giacimento di platino dell'Alleanza e il suo insediamento extrasolare più popoloso: 4 milioni e mezzo di anime distribuite in un unico centro abitato sul pianeta.
Sarebbero state le conseguenze di quell'estinzione planetaria però, ad essere davvero gravi: in condizioni normali, il Consiglio sarebbe dovuto scendere in guerra contro i Batarian per rappresaglia, perché usare asteroidi contro colonie abitate era proibito dalla convenzioni interstellari. L'Egemonia di Kar'Shan però, aveva ritirato da due decadi il suo ambasciatore dalla Cittadella, cosa che la poneva in una zona grigia della politica interstellare, in cui non c'erano vere regole: era la legge del più forte a valere in quel caso...
E considerando poi quanto il Consiglio stesso fosse stato restio ad intervenire dopo Eden Prime, il comandante era sicura che avrebbero fatto di tutto per chiamarsi fuori un'altra volta, imputando la responsabilità del fallimento del salvare la colonia a lei sola: una ragione sufficiente per cacciarla dagli Spettri, probabilmente...
"Shepard." la salutò Wrex entrando per ultimo: il comandante si prese un momento per osservare i suoi uomini e assicurarsi che capissero che non c'era spazio per il fallimento in quella missione.
"...Signori, la situazione è critica. X57 era una delle lune più piccole del gigante gassoso del sistema di Asgard, ma rimane comunque un asteroide con un diametro di 22 chilometri. Il piano originale dell'Alleanza prevedeva di spostare X57 in orbita attorno a Terra Nova, trasformandolo in una stazione spaziale orbitante dopo aver estratto ogni risorsa minerale di valore, di cui..." aggiunse il comandante indicando col pollice gli ologrammi: "...risulta molto ricco."
"Quindi, anche usando una corazzata, non abbiamo possibilità di distruggerlo..." realizzò Alenko.
"Esatto tenente: X57 è troppo denso per essere frammentato da un bombardamento con acceleratori di massa, non in tempo utile. Ironico in fondo: le preziose risorse contenute nell'asteroide saranno la rovina della colonia se non lo fermiamo."
"...Qual è il piano signora?" chiese Williams, turbata dallo humor nero del comandante.
"I Batarian hanno colpito nel momento esatto in cui la terza e ultima torcia a fusione è stata installata sull'asteroide. Dobbiamo spegnerle tutte per ottenere il controllo di X57 ed evitare che si schianti su Terra Nova."
"Avevano una spia?" chiese Vakarian.
"Difficile. L'intelligence ritiene che abbiano comprato l'informazione dall'Ombra, e lo trovo abbastanza plausibile: difficilmente degli Umani avrebbero venduto la colonia ai Batarian. Questa..." disse Shepard, aprendo un altra finestra olografica contenente la rappresentazione di una vasta zona dell'asteroide: "... è la mappa della nostra area di intervento. Le informazioni che abbiamo sul sito sono datate, e quindi dovremo per prima cosa procurarcene di nuove."
"Ostili?"
"Le informazioni sul loro numero, spiegamento ed equipaggiamento sono zero al momento. Non sappiamo molto, a parte il fatto che sono Batarian. Alenko e Wrex si lanceranno con Pollux in questo punto di X57..." spiegò il comandante, indicando il rilievo più alto dell'asteroide: "...Sappiamo che gli ingegneri impegnati nelle operazioni avevano piazzato una stazione dati su questa altura: se non l'hanno distrutta, impossessatevene e usatela per darci informazioni e intercettare le loro comunicazioni."
"Dovrei fare coppia con Alenko?"
"È un problema, Wrex?"
Il Krogan rispose solo dopo un tempo considerevole:
"...No."
"Bene. È probabile che cercheranno di riprendersela se si accorgeranno di voi, ma noi quattro scenderemo con Castor per dare loro qualcosa d'altro a cui pensare. Sia chiaro: se non potete tenere la posizione, fatela saltare e allontanatevi. Niente eroismi."
"O meglio ancora, la facciamo saltare con qualche Batarian dentro."
"...Mi piace come suona Wrex. Se invece la stazione dati è distrutta, allora le cose si complicano. Dovrete raggiungere questa struttura: sarà a circa 10 chilometri dalla vostra LZ in linea d'aria, ma voi dovrete muovervi lungo i canaloni dell'asteroide per non essere intercettati." spiegò Shepard, indicando un punto a nord della mappa.
"Di che si tratta?"
"È il complesso principale stabilito dagli ingegneri dell'Alleanza, ed è probabile che il grosso delle forze Batarian si sia rintanato laggiù, assieme a possibili ostaggi: raccogliete quante più informazioni potete, ma senza esporvi. Nel frattempo, noi spegneremo quante più torce a fusione possibili."
"Qual è il piano C, signora?"
"Un bombardamento della Normandy sulle torce a fusione e la struttura principale, ma preferirei evitarlo: Joker dovrà già assicurarsi che nessun Batarian fugga dall'asteroide con gli ostaggi dopo che avremo cominciato l'operazione, o che non ne arrivino altri."
"Il che significa niente estrazione rapida se le cose si metteranno male."
"Le missioni semplici non sono le nostre, Williams: ormai lo sappiamo tutti."
"Mi ha fraintesa signora: parlavo per i Batarian."
"Ah!"
"...Avremo a che fare con situazioni imprevedibili e dovremo adattarci rapidamente: occhio nel mirino prima di sparare. Non vorremo colpire degli ostaggi."
"Sissignora."
"Bene. Un'ultima cosa: come ricorderete, le nostre performance su Pinnacle Station sono state inviate al reparto R&D dell'Alleanza, quasi 37 terabytes di riprese video e analisi sensori complete, scan e informazioni accessorie estratte dai sensori del simulatore. Hanno lavorato a tempo di record per risponderci e l'ammiraglio Hackett ha personalmente coordinato la consegna col resto del materiale che ho ordinato attraverso un siluro di trasporto. Lo intercetteremo prima che raggiungiamo il sistema di Asgard, e dovremo completare la messa a punto al volo, ma credo che vi piaceranno."
"È Natale signora?"
"È Natale Williams. Tali: la dottoressa Chakwas e Negulesco stanno sterilizzando l'infermeria in questo momento perché sia asettica al 100%. Se lo ritieni necessario, ti saranno d'aiuto nella transizione."
"T-transizione?"
"Nella tua nuova corazza ambientale."
 
***
 
"È strano tenente..."
Si trovavano nella stiva della Normandy, ammirando e dandosi da fare col contenuto del siluro da trasporto: un missile di sei metri a lunga gittata, costruito per sopperire a tutte quelle emergenze che necessitavano un trasferimento prioritario di oggetti o dati. Al punto che, pur di renderlo più veloce, il siluro era stato costruito senza supporto vitale al suo interno:
"Che cosa Vakarian?"
"Normalmente starei spasimando di fronte a qualcosa del genere, ma immagino che sapere come le abbiamo ottenute e perché abbia cancellato molta della meraviglia."
"...Benvenuto nel club, Garrus"
"Spero solo che lei signora, non trattenga il costo di tutto questo dal mio stipendio: non credo di potermelo permettere."
"Vale lo stesso per me." aggiunse il tenente.
"...Se volete, me le riprendo."
"Dal mio freddo ed immobile cadavere, signora."
"Si può fare, Garrus."
Che era un altro modo di dire mai, se tutto fosse andato bene: Shepard aveva procurato loro non solo il meglio che la tecnologia militare dello spazio del Consiglio potesse costruire, ma in alcuni casi, come per Wrex e Tali, aveva fatto creare appositamente meraviglie tecnologiche.
"...Com'è che non ho mai visto prima questo equipaggiamento? Credevo che la Kassa Fabrication fosse un partner dell'Alleanza..."
"E lo è capo, solo che rimane pur sempre una compagnia militare privata: la filosofia della KF è abbandonare il profitto e puntare al meglio che la tecnologia possa produrre. L'Alleanza non può sostenere questi standard, nemmeno per le forze speciali."
"Mi piace questo colore." commentò invece Wrex.
"Ed io e Alenko siamo gli unici a stonare perché...?"
"Il rosso e il nero non si abbinano col colore del tuo tatuaggio, Garrus."
"Divertente comandante... davvero molto divertente."
"...Abbiamo già abbastanza combattenti di prima linea fra noi: io, Wrex, Williams... perfino Tali preferisce la corta distanza."
"Gli shotgun sono semplicemente meglio, Shepard."
"Sfondi una porta aperta Wrex... voi due invece siete gli unici tra noi a preferire la media e lunga distanza, ed è un bene, perché significa che avremo qualcuno a coprirci: vi ho equipaggiato di conseguenza. E il verde vi dona."
Alenko guardò il resto della squadra: Williams, Shepard e il Krogan stavano tutti lavorando su corazze molto simili, una base rosso sangue coperta da placche protettive di un nero abisso.
I prodotti della Kassa Fabrication non erano più semplici corazze da combattimento, ma diventavano piuttosto esoscheletri militari: nel caso di Williams e Wrex era un sistema completo, che avrebbe seguito i loro movimenti rendendoli più veloci e più forti. Il Krogan in particolare sembrava un torreggiante incubo di lucido metallo color tenebra, bordato di scaglie rosse: pareva in effetti che avesse trovato il suo nuovo vestito preferito, dato che aveva già abbandonato la sua vecchia corazza, non troppo diversamente da una brutta tartaruga che ha trovato un nuovo guscio. Il comandante aveva un'armatura molto simile alla loro, ma più leggera: la funzione di esoscheletro comprendeva solo le sue braccia, ma difficilmente sarebbe stato un problema, dato che quello che mancava alla corazza di Shepard, l'avrebbe messo lei stessa con i suoi poteri biotici.
Lui e Garrus, invece, erano impegnati ad armeggiare intorno ad armature in toni di verde mimetico militare: il tenente era stato sorpreso dallo scoprire che era stata prodotta dalla Armax Arsenali, principale fornitore dell'industria militare Turian. Nonostante la sua predilezione per i fucili da cecchino, Garrus aveva optato per un soluzione di combattimento simile a quella del comandante: mezzo esoscheletro e protezioni maggiorate, anche se non al livello di Wrex e Williams.
Avere le protezioni più leggere di tutta la squadra significava poco per Kaidan, dato che l'indice ablativo e cinetico della sua nuova corazza era 30 - 450, senza contare le modifiche che stavano installando in quel momento: sistemi di IV dedicati che avrebbero amministrato allo stesso tempo sia le interfacce metaboliche della corazza, sia le loro barriere cinetiche, concentrando gli scudi nelle zone d'impatto del fuoco nemico e diminuendo sensibilmente i loro tempi di ricarica. Di fatto, le loro corazze si sarebbero assicurate che restassero sempre all'erta anche durante gli scontri più lunghi, grazie anche a microiniezioni di stimolanti: non abbastanza da venire notati magari, ma sufficienti a fare la differenza. A quanto pareva, essere i buoni stava pagando parecchio in quella missione: forse nemmeno Saren aveva simili giocattoli, ma poteva dipendere dal fatto che i membri della squadra non sembrassero affatto i buoni...
"Parlando seriamente comandante... l'idea di essere equipaggiati coi crediti del mio CO mi disturba." affermò Alenko, immaginando ancora una volta il costo complessivo di quelle corazze.
"...Non sono ricca, tenente, se è questo che intende. Né ho una fonte di reddito diversa dalla vostra: ma non avete idea di quante tasse si risparmino vivendo nello spazio. Ho fatto tutto questo perché mi servite, e non voglio dovervi seppellire: quindi non fatevi ammazzare, o potrei arrabbiarmi."
"Sissignora."
"...E sono sicura che troveremo un modo per rimborsarmi in questa missione, tra depositi minerali e archeologici. Salvare questa colonia è un buon punto di partenza."
"Ah! E io che credevo lo facessimo per l'onore."
"Sono uno Spettro Wrex: combatto con onore, ma non lo tengo nel fucile."
"Aahh... una buona filosofia."
In quel momento, dietro di loro si aprì il montacarichi della stiva, rivelando una figura in rosso e nero, con un elmo dal visore oscurato:
"Unitevi al lato oscuro!" annunciò ad alta voce.
Williams e Alenko guardarono Tali, poi guardarono il comandante, poi guardarono di nuovo la Quarian.
"...Signor Moreau?" chiese lo Spettro, rivolgendosi al soffitto.
"Sì comandante?" rispose la voce del pilota dall'intercom: il fatto che fosse già in ascolto fu rivelatore. Così come la risata che l'FLT stava cercando di strangolare nella sua gola:
"Sarei in errore se supponessi che abbia cercato di entrare in infermeria per scoprire l'aspetto della specialista Zorah mentre si stava cambiando, rischiando la salute di un membro della mia squadra solo per soddisfare la sua curiosità?"
"..."
"...E sarei in errore se supponessi che, dopo aver fallito in questo intento a causa di Chakwas, lei abbia convinto la specialista Zorah che il lato oscuro fosse una sorta di mmhh... espressione idiomatica di noi marine dell'Alleanza?"
"Un grido di guerra della Normandy." balbettò Tali mortificata: la povera Quarian stava cercando di scavarsi un buco nel pavimento del montacarichi.
"Comandante, non dovrebbe usare i suoi trucchi mentali jedi sul suo pilota..."
"Non mi costringa a distruggerla, signor Moreau." lo interruppe il comandate. Lo disse con impostazione, e imitando passabilmente la fonte: "...Sarà mia cura e piacere mostrare la trilogia originale alla specialista Zorah, per quanto apprezzi maggiormente il capitano Picard. Se, dopo questo, la sua toilette personale dovesse sfortunatamente esploderle addosso, immagino sarà archiviato nel giornale di bordo come un inspiegabile guasto. Mi sono spiegata?"
"Sento l'odio scorrere potente dentro di lei, comandante..."
"Bene. Shepard chiude."
"...Qualcuno vuole spiegare a questo Turian che cosa è appena successo?"
"Tali ha appena avuto un incontro ravvicinato del terzo tipo con la cultura popolare Umana."
"...Williams? Non anche tu per favore." la rimproverò Shepard avvicinandosi alla Quarian: "...Allora? Come ti sembra?" le chiese cambiando discorso, indicando la sua nuova corazza: come quella di Shepard, ora anche Tali ne indossava una versione della KF, ma la sua era quasi esclusivamente nera, con solo il materiale ablativo dell'addome e delle giunture rosso sangue.
"...Vedo che hai tenuto il coltello." aggiunse il comandante squadrandola da capo a piedi: "E anche la corazza sul tuo braccio destro." di tutta la tuta della Quarian, quella era la parte più meccanica: liscio e candido metallo in un unico pezzo, che si collegava al resto della tuta con un corto tubo appena sotto la spalla, e un altro dal gomito al polso.
"Non c'era altra scelta..." rispose Tali: "Tutti i miei impianti cibernetici sono controllati attraverso i sistemi protetti da questa porzione della corazza: amplificatori immunitari, riciclo dei liquidi, IV mediche... Ecco perché è così ben protetto. In effetti, ho tenuto i sistemi di base della mia vecchia tuta ambientale, e li ho adattati a quelli di questa..."
"Quindi è accettabile?" disse Shepard: Tali non era una persona imponente e il suo carattere timido, unito alla tendenza a sottovalutarsi, la faceva apparire più piccola di quanto già non fosse.
"Accettabile? Shepard è... è perfetta. Nessun Quarian ha mai ricevuto qualcosa di simile: io... io sono senza parole. Grazie."
Shepard avrebbe dovuto impedirselo, ma con Tali... veniva quasi naturale proteggerla e prendersene cura.
"Aspetta a ringraziarmi Tali: la tua situazione è... particolare e non hai avuto molta scelta. Spero però che la troverai anche comoda, o pensi di doverla cambiare ogni volta?"
"La terrò come il mio tesoro più prezioso! E lo intendevo davvero quando ho detto che è perfetta: questo è il mio nuovo... me." disse Tali girando su sé stessa.
"Almeno ti sta bene..."
"Comandante: credi che potrei ringraziare quella persona? Il responsabile della R&D, per averla costruita?"
Una domanda che spiazzò Shepard:
"...Non te lo consiglio: il capitano Macmillan ha... per la verità, odia, qualunque forma di socialità. Non sa gestirla... è complicato." spigò Shepard chiudendo il discorso: "...E per quanto riguarda l'omnitool integrato nella corazza? So che la KF ha cominciato a produrli da poco e mi hanno detto che non sono ancora all'altezza delle altre case produttrici."
Tali fu quasi senza parole:
"Shepard, se avessi un omnitool appena più potente, potrei controllare perfino i Geth!"
"...Sul serio?"
Tali passò il peso da un piede all'altro:
"...Teoricamente. Forse. Dovrei fare delle prove immagino, ma penso... penso di poterlo fare."
"Vedrò cosa posso fare." disse Shepard sorridendo e Tali non ebbe il cuore di spiegarle che non credeva l'avrebbe presa sul serio: "Comunque aspettate a ringraziarmi..." disse a voce abbastanza alta perché tutti la sentissero nella stiva: "...Vi ho letteralmente vestiti per uccidere. Quindi cercate di farlo."
"Oorah!" ruggirono Williams e Alenko.
"...E questo è un grido di guerra dell'Alleanza." spiegò Shepard a Tali.
 
***
 
"Normandy, qui Pollux. Pronti al lancio." disse Alenko ai comandi dell'IFV.
I due mezzi erano stati ufficialmente battezzati dall'equipaggio, e Gladstone, aiutato da Vakarian, aveva vergato i loro nomi in larghe lettere sulla loro fiancata.
"Castor preparato e pronto." fece eco Williams attraverso la radio.
"Ricevuto. 120 secondi alla posizione di lancio per Pollux. Castor seguirà dopo 15 secondi." disse Pressly nella radio: "Buona caccia comandante."
"Cerchi di portare qualche souvenir signora." aggiunse l'insopportabile pilota.
Alenko non si aspettava che fosse Wrex a rispondergli:
"Ti porterò una pinta di sangue Batarian, Umano, perché anche tu conosca il gusto della battaglia. Puoi aggiungere del latte se il sapore è troppo forte. Ho sentito che è buono... per le ossa."
Ci fu una lunga pausa nel circuito radio.
"...Sono stato appena preso in giro da un Krogan? Sono stato..."
Wrex chiuse la comunicazione prima che Joker potesse continuare:
"Che c'è? Anche noi Krogan sappiamo cosa sia un cocktail, Alenko."
"...Devo ammettere che non sei come ti immaginavo quando sei salito a bordo, Wrex: non che abbia incontrato molti Krogan..."
"Già... perché voi Umani avete questa varietà di culture e atteggiamenti, mentre noi Krogan dobbiamo per forza pensare e agire tutti allo stesso modo."
"Woah! Non intendevo... Facciamo finta che non abbia detto nulla."
"Bah." sbuffò Wrex: il tenente non aveva senso dell'umorismo.
"...Credevo che avessimo fatto progressi. Mi sbagliavo."
"Che intendi, Umano?"
"È abbastanza evidente quanto io non ti piaccia, Wrex." spiegò il tenente facendo spallucce: non sembrava che il Krogan fosse così ostile con Williams, mentre pareva che con il comandante si fosse instaurato una sorta di... cauto rispetto? Kroganesca complicità?
"È necessario? Non ho rancori con te, Umano, se è questo che vuoi sapere. Semplicemente, ti sopporto."
"...Wrex, stiamo per affrontare un intero asteroide pieno di Batarian. E avremo solamente l'un l'altro a coprirci le spalle: mi basta sapere che faremo del nostro meglio entrambi per tornare sulla nave vivi."
"Non ci sono certezze in battaglia: ma prometto di riportare il tuo corpo a bordo, se dovessi cadere."
"...Buono a sapersi."
"Avvicinamento alla zona di lancio 1."
Poi le porte della stiva della Normandy si aprirono rivelando le stelle e il cielo nero tra di esse. Alenko premette l'acceleratore, e Pollux scivolò fuori dalla nave in una lenta caduta controllata: data la geografia del loro obbiettivo, Pollux avrebbe dovuto scendere lentamente, o correre il rischio di impattare con troppa forza contro le pareti del rilievo e finire chissà dove. Sull'HUD del mezzo, Krogan e Umano assistettero mentre Castor li superava, scendendo molto più rapidamente verso l'asteroide sotto di loro, diretto ad una stretta e lunga valle, abbastanza lontano dalle torce di fusione da essere probabilmente deserta: Alenko li guardò sparire nell'ombra di un crinale.
"...Sei come un cucciolo, Umano. Un cucciolo lento." spigò finalmente Wrex: "Pieno di... indecisione.".
"Che intendi?" chiese Alenko.
Il Krogan gli mostrò il pugno chiuso:
"Questo è quello che credi di sapere su Shepard." Poi Wrex aprì la mano aperta e vuota: "...E questo è quello che sai davvero su di lei: qualunque cosa tu voglia da lei, dovrai capirla. E non credo tu ne sia capace, Umano." finì il Krogan scuotendo la testa.
Fu una doccia gelida per Alenko, che gli fece rizzare i capelli sulla nuca:
"...Cosa sai tu di Shepard?"
Wrex sospirò: credeva davvero che non li avesse sentiti su Intai'sei?
"Sul serio? Non abbiamo una missione da iniziare?"
"Ti ho chiesto che cosa ne sai, Wrex."
La piccola cima piatta del rilievo si stava avvicinando sotto di loro: Alenko poteva già vedere la stazione dati sulla sua cima e sembrava ancora intatta. Sui sensori non c'era nessuno, una fortuna che Alenko non apprezzò in quel momento.
"Io so che fissa le stelle. Non solo con gli occhi... lei vede attraverso i soli. Lei cerca."
"Che cosa?"
"...Non lo so." affermò annoiato il Krogan: "E non mi interessa: sono salito a bordo per combattere. Le armi e questa corazza..." disse Wrex battendo le nocche sul titanio rinforzato: "Sono solo un bonus."
"Quindi la segui solo per i crediti?" anche Alenko era in grado di riconoscere una menzogna quando la sentiva.
"No! Shepard mi... diverte." ammise il Krogan con una lieve scrollata di spalle.
Sotto di loro, il terreno era ormai troppo vicino per parlare ancora: i sensori mostrarono ad Alenko che avrebbero avuto uno spazio di manovra di circa dieci metri, decisamente poco. Kaidan azionò i retrorazzi del mezzo, per farli rallentare quasi fino a fermarli: Pollux planò dolcemente posandosi nello spiazzo, a fianco della stazione dati, senza sollevare più che una manciata di ghiaia. Poi, non appena furono fermi, Alenko settò il nucleo di eezo per aumentare la loro massa il più possibile e dare loro trazione: X57 li attirava a sé con poco più dello 0,01% di G.
"Qui Pollux: siamo atterrati. La stazione appare intatta, procediamo con una perlustrazione." dal circuito della sua corazza, la radio gracchiò due volte, confermando che il comandante aveva ricevuto il loro messaggio.
Wrex fu il primo a scendere e prendere posizione fuori e Alenko lo seguì con le armi in pugno: fucile d'assalto e pistola per lui, shotgun e fucile d'assalto per il Krogan.
"Aspetta." ordinò l'Umano a Wrex, azionando il suo omnitool e scansionando la stazione dati, un semplice prefabbricato monoblocco: "Niente mine o altri ordigni." disse dopo un momento e assieme entrarono nella stazione dati.
"...Riesci a farla funzionare?" chiese il Krogan quando il tenente posò il fucile cominciando ad armeggiare sui comandi: riparare le cose non era suo forte.
"Non dovrebbe essere difficile: non sembra che siano arrivati fino a qui. O non l'hanno rilevata, o probabilmente hanno pensato che mandare qualcuno a scalare il rilievo per una struttura disattivata fosse una perdita di tempo."
"Quindi funziona?"
"Non ho detto questo: sembra che l'antenna sia stata danneggiata. Forse un micro meteorite: a volte capita. Dovrò ripararlo manualmente, ma non ci vorrà molto: resta qui e avvisami non appena riceviamo qualcosa."
Wrex sbuffò non appena il tenente uscì di nuovo dal prefabbricato, arrampicandosi sul pilone della piccola parabola: poteva sopportare missioni monotone, ma doveva anche restarsene con le mani in mano? Alenko sembrava deciso ad annoiarlo, ma non passò molto tempo prima che la consolle davanti a lui si animasse e Wrex lo comunicasse al tenente:
"Perfetto." disse l'Umano rientrando nella stazione: "Direi che possiamo procedere con la tua idea di minare la stazione in caso che qualche Batarian si avvicini. Nel frattempo, raccoglierò qualche informazione prima di fare rapporto a Shepard..."
"Mhh..." commentò il Krogan andando a recuperare l'esplosivo dall'IFV: meglio che succedesse qualcosa in fretta, altrimenti Wrex avrebbe punzecchiato di nuovo il tenente per svagarsi.
 
Nel frattempo, Castor aveva toccato terra molto più violentemente di Pollux: Williams aveva portato il mezzo sulla superficie di X57 il più rapidamente possibile, e fortunatamente nella stretta valle dove erano atterrati non avevano incontrato alcun ostile.
"È come ho detto Shepard: ho ricevuto una risposta dai sensori mentre scendevamo. Qualcosa a ore 6 dalla nostra LZ." spiegava Tali al fianco della marine.
"Io non ho visto niente." aveva replicato seccamente il capo artigliere.
"....È stato solo per un attimo."
"Garrus?"
Il Turian era impegnato a scrutare la parete di roccia alle loro spalle con il mirino ottico del cannone:
"Ancora niente." rispose.
"...Sei sicura di aver visto qualcosa?" le chiese Williams: non correvano pericoli ancora, ma restare immobili allo scoperto garantiva che li avrebbero rilevati, più prima che poi.
"Assolutamente."
"...E aveva ragione Williams: c'è un prefabbricato incastrato nella parete a strapiombo dietro di noi. Chissà perché l'hanno costruito in quella posizione. Nessun movimento: vuole che spari qualche colpo di avvertimento?"
"No Garrus. Preferisco fare alla vecchia maniera."
"Mi offro volontario per coprirle le spalle."
"Che gentile." disse Shepard con un sorriso. "Tali, prendi il suo posto."
Umana e Turian furono fuori in un secondo, procedendo a grandi balzi sull'asteroide, mentre Williams spostava l'IFV: il loro punto d'atterraggio era in una zona d'ombra dell'asteroide, ma erano pur sempre in mezzo alla dannata valle.
"Pollux è atterrato." comunicò Williams inviando la conferma attraverso il circuito radio anche a Shepard.
Alla fine però, anche per lei il silenzio si fece insopportabile:
"...Scusa per prima Tali." disse la marine: "...Sono un po' tesa. È solo la seconda volta che il destino di un pianeta è nelle mie mani."
"O Keelah..." si lamentò la Quarian, staccando il visore dall'ottica del cannone: "E io che mi stavo preoccupando solo di non deludere il capitano Shepard."
"Comandante. Shepard è un comandante..."
"Sì, ma con la responsabilità di una nave intera e del suo equipaggio. Fra la mia gente, questo le conferisce l'autorità di un capitano."
"...Non sono sicura di capire."
"È...complicato. Noi Quarian viviamo in una flotta di navi: 17 milioni di persone in continuo movimento fra le stelle."
"Devono essere migliaia di vascelli..."
"Circa 50'000: siamo la più grande forza navale nella Galassia, ma senza un pianeta a cui tornare. Abbiamo cercato di renderci il più indipendenti possibile per quanto riguarda le risorse, ma comunque abbiamo rinunciato a molte libertà personali per sopravvivere: tecnicamente, siamo ancora sotto legge marziale." spiegò Tali, aggiustando il mirino per seguire Shepard e Vakarian, impegnati a scalare la parete con grandi salti verticali.
"Non deve essere facile... "
"Cerchiamo di ottenere il meglio dalla nostra situazione: abbiamo un governo eletto democraticamente, e ogni nave gestisce i propri problemi interni in modo autonomo."
"Hai appena detto che siete sotto legge marziale..."
"Non mi sono spiegata bene: 300 anni di restrizioni non sarebbero sostenibili. Molte navi si sarebbero già ribellate o la Flottiglia si sarebbe sfaldata da tempo. Abbiamo integrato le organizzazioni civili con quelle militari: ecco perché l'organo governativo più importante, l'Ammiragliato, è affiancato dal Conclave, i cui membri sono eletti democraticamente tra i rappresentati delle varie navi."
"E non crea conflitti?"
"Non spesso: il Conclave si occupa della vita di tutti i giorni della Flotta, mentre l'Ammiragliato delle operazioni militari e, più in generale, di mantenere tutti al sicuro. In caso di disaccordo, l'Ammiragliato ha l'ultima parola, ma ha bisogno di un voto unanime per opporsi al Conclave. E se dovesse rigettare una decisione in questo modo, ci si aspetta che tutti e cinque i suoi membri si dimettano immediatamente dopo, e ne vengano eletti di nuovi. In 300 anni, è successo solo quattro volte."
"Ha senso. Un modo per evitare gli abusi di potere. Però... ancora non capisco la faccenda del Pellegrinaggio." disse Williams, ricordando la sua pessima prima impressione.
Probabilmente anche Tali doveva avere pensieri simili:
"...Noi Quarian dobbiamo poter contare uno sull'altro per poter sopravvivere: completare il Pellegrinaggio riportando alla Flottiglia dei doni dimostra che siamo in grado di far parte della comunità ed è anche il modo per farsi accettare dal capitano della nave in cui vogliamo servire per la vita. Facciamo in questo modo anche per mantenere il nostro pool genetico vario: per questo non serviamo come adulti sulla stessa nave in cui siamo nati."
"E qualsiasi dono viene accettato?"
"Teoricamente sì... ma ci sono delle forti stigme sociali se si riporta alla flotta un dono di scarso valore." disse Tali, continuando sottovoce. "E la pressione su di me è... notevole."
"Sei speciale?"
"No e tecnicamente, ogni individuo è uguale a bordo della Flottiglia, ma... mio padre è uno dei cinque membri dell'Ammiragliato. La carica non è ereditaria, ma tutti si aspettano che sia all'altezza della sua reputazione. Specialmente mio padre... Keelah, perdonami, devo averti annoiata con le mie chiacchiere: mi succede sempre quando sono nervosa."
"...Shepard lo sa?" l'ultima cosa che Williams voleva era che il comandante fosse gettata in una tempesta politica per aver fatto uccidere la figlia di un ammiraglio Quarian.
"Sì... e vorrei chiederti di non condividere la notizia col resto dell'equipaggio: non voglio essere trattata diversamente."
"...Ti capisco: so qualcosa sull'avere reputazioni familiari difficili. Le mie labbra sono cucite." Williams rimase pensierosa per un attimo: "Vorrei farti una domanda però: non che non apprezzi il voto di fiducia e le confidenze, ma perché io?"
Tali fu indecisa se confessare la verità... ma non le sarebbe stato d'ostacolo in quel caso?
"...Non abbiamo avuto un buon inizio capo Williams... spero che potremo rimediare." rispose infine.
Rivelare che era stata Shepard a consigliarle di fare in quel modo avrebbe probabilmente fatto passare Tali per un'ipocrita agli occhi di Ashley: il capo artigliere ancora non le piaceva completamente, ma come le aveva detto il comandante, qualcuno doveva pure iniziare a seppellire l'ascia di guerra. Un'affascinante modo di dire Umano quello... ma Williams non ebbe modo di risponderle:
"Castor, qui Shepard."
"...La ascoltiamo, signora."
"La costruzione era una posizione avanzata degli ingegneri per i rilevamenti geologici. Abbiamo trovato una vittima al suo interno: ingegnere G. Mendel. Sembra che sia stato torturato a lungo prima di venire giustiziato: ha segni di percosse su tutto il corpo .Probabilmente è stato un gruppetto isolato che ha trovato la stazione durante il rastrellamento iniziale. Intelligence da Pollux?"
"Niente per ora."
"Provate a contattarli: ci servono quelle informazioni. Noi stiamo tornando."
"Ricevuto signora."
 
"Alenko non fa davvero le cose a metà..." disse Shepard, osservando i dati che venivano proiettati sull'HUD dell'IFV.
Il ritorno a Castor era stato fatto letteralmente in un balzo da Garrus e il comandante, che sfruttando la bassa gravità di X57 erano quasi atterrati in braccio a Williams.
Il tenente non si era preso più tempo per niente: sull'HUD del Mako, compariva ora la mappa aggiornata della loro area di intervento sull'asteroide, arricchita da un numero tale di informazioni, che Alenko aveva rubato intercettando le comunicazioni Batarian, da essere a volte perfino superflue.
In breve, i terroristi sull'asteroide li superavano in numero, e anche di molto: sembrava fosse un'intera compagnia di Batarian quella che si era impossessata di X57, terroristi armati fino ai denti, più gli ostaggi che erano stati radunati nella struttura centrale, dove si concentrava anche il grosso delle forze nemiche. Gli ingegneri dell'asteroide non erano nemmeno riusciti a rallentarli quando avevano attaccato: in effetti, non erano nemmeno riusciti ad attivare i droni di sorveglianza e di difesa che l'Alleanza aveva consegnato loro. Fortunatamente per Shepard e la sua squadra però, i Batarian erano terroristi, non militari, e ragionavano di conseguenza: dopo essersi impossessati dell'asteroide, non lo stavano pattugliando, limitandosi ad occuparne le strutture e presidiarle.
Il comandante poteva lavorare con questo:
"Pollux, voglio che raggiungiate la posizione 7 e attiviate tutto il complemento di droni che rimane sull'asteroide. Indirizzateli alla struttura principale e fate in modo che distruggano ogni IFV che i Batarian hanno: voglio che si muovano a piedi da ora in poi. Dopodiché, mandateli in pattugliamento e alla torcia di fusione 2: durante l'attacco dei droni,mentre saranno distratti, voglio che raggiungiate la torcia di fusione 3, mentre noi attaccheremo allo stesso tempo la torcia 1."
"Comandante, siamo solo due..."
"Ah! Non dargli ascolto Shepard: sarà più divertente."
"Ho detto raggiungere, non attaccare: procedete solo se pensate di poterli sopraffare. Dirottate qualche drone sulla torcia 3 se pensate possa esservi utile: la priorità comunque è azzoppare la mobilità dei Batarian su tutto l'asteroide il prima possibile. Contattateci quando avete lanciato i droni, e cominceremo l'attacco."
"Ricevuto comandante. Pollux chiude."
Shepard chiuse a sua volta il collegamento.
"...E adesso signora?"
"Adesso aspettiamo, Williams." disse il comandante rilassandosi, e sprofondando nel suo sedile.
"Tutto qui?"
"Arriverà il momento di sparare e uccidere capo. Solo non ancora: più a lungo i Batarian ignorano la nostra presenza, meglio è per noi. Abbiamo ancora... 3 ore e 24 minuti prima che la rotta di X57 diventi irreversibile. Non c'è ragione di affrettarci per ora."
Vakarian, Williams e Tali si guardarono l'un l'altro: alla fine fu il Turian a parlare.
"Comandante, quante... quante volte ha affrontato missioni del genere?"
"Fermare Batarian? Molte volte. Fermare un asteroide? Prima volta." rispose il comandante.
Shepard si accorse del silenzio che regnava nell'abitacolo del mezzo: probabilmente si stavano chiedendo se fosse pazza.
"...E va bene. Qualcuno fra voi ha un piano migliore del mio?"
Nessuno rispose.
"Lo immaginavo. Rilassatevi: mangiate qualcosa. Dormite se non sapete come passare il tempo: siete tesi come corde di violino. Rischiate di spezzarvi prima di entrare in azione. E se proprio pensate di non riuscire a fare nessuna di queste cose, ho una missione per un volontario idiota."
"Sono quel volontario." rispose subito Williams.
"Sono quel volontario...?"
"...ma'am."
"Liberamente offerto, liberamente scelto..." recitò Shepard. "Ma è vietato farsi scoprire dai Batarian Williams, altrimenti tutto quello che stiamo facendo su X57 va a puttane, e rischiamo sul serio che inceneriscano Terra Nova. Ancora dell'idea?"
"...Aye ma'am." disse Williams deglutendo.
Shepard si tirò a sedere picchiettando la mappa olografica fino a ingrandire un punto quasi al limite della zona d'intervento, pressappoco alla loro stessa latitudine.
"Posizione 6. Sappiamo che c'è un'altra stazione di osservazione avanzata. Ti arrampicherai sulla parete di questa valle e procederai restando fuori vista dai Batarian fino a raggiungerla." ordinò il comandante, tracciando un complesso e tortuoso itinerario: dovevano essere almeno 12 chilometri da percorrere fra roccia e strapiombi.
"...Sarai il nostro scout avanzato: a metà strada dovresti avere una vista panoramica sulla torcia di fusione 1. Voglio che tu faccia rapporto. Poi continuerai fino alla posizione 6: spero tu sia più fortunata di me e Vakarian e trovi qualche superstite. Sarai da sola Williams, e non potremo venire a prenderti se dovessi incontrare resistenza: dovrai essere scaltra. Ancora dell'idea?"
Williams ci pensò attentamente: l'idea di restare in quello spazio angusto a preoccuparsi le riusciva insopportabile.
"Come fatto signora." disse la donna preparandosi e uscendo dall'IFV.
"Buona fortuna Williams." rispose il comandante sprofondando di nuovo nel sul sedile e allungando i piedi sul posto lasciato libero dal capo artigliere.
Fu solo dopo diversi minuti che Garrus non riuscì a stare più a lungo in silenzio:
"Sarei dovuto andare con lei."
"Prendere le torce di fusione ha la priorità, Garrus. E per quanto io possa armarvi, corazzarvi e comandarvi al massimo delle mie capacità, non vi terrò la mano in missione. Se Williams ha voglia di mettersi alla prova, non glielo impedirò di certo."
"...Lo ammetto Shepard: non riesco a capire se la sua sia negligenza o genialità."
"Immagino che lo saprai presto." cantilenò Shepard.
"Vero... a proposito, volevo ringraziarla per avermi voluto a bordo della Normandy. Sapevo che lavorare con uno Spettro sarebbe stato meglio della vita a C-Sec."
"Lo sapevi? Hai già lavorato con uno Spettro?"
"Beh no... ma so come sono. Voi Spettri vi fate da soli le regole e siete liberi di gestire la situazione come meglio credete. Al C-Sec eravamo sepolti dalle scartoffie e avevamo sempre i burocrati alle costole."
"La maggior parte delle volte Vakarian, le regole hanno una ragione d'essere..." aveva per caso trovato il primo Turian anarchico della Galassia?
"Forse... ma a volte mi sembrava quasi che le regole esistessero solo per impedirmi di fare il mio lavoro." rispose Garrus amareggiato: "Se sto indagando su un sospettato, non dovrebbe essere importante come lo faccio, se alla fine riesco ad incastrarlo. Ma C-Sec voleva che le cose fossero fatte in un certo modo: procedure e protocolli prima di tutto... credo sia per questo che mi sono unito alla Normandy."
"Mmhh... quindi hai mollato perché non ti piaceva il modo in cui facevano le cose?"
"C'è più di questo." si affrettò ad aggiungere Vakarian e il sottotono metallico della sua voce si accentuò davvero molto: la sua spiegazione era stata un po' troppo superficiale.
"...All'inizio non era male, ma a mano a mano che salivo nei ranghi sono stato costretto a confrontarmi con sempre più burocrazia. Il modo in cui hanno ignorato Saren è stato davvero troppo: il classico sorso che fa ubriacare il Primarca..."
Né Shepard né Tali dovettero chiedere cosa significasse quell'espressione: la goccia che fa traboccare il vaso, la scoria che blocca il condotto... ogni specie aveva la sua.
"...Mi è dispiaciuto andarmene, ma non c'era altra scelta."
"Spero che tu abbia fatto quella giusta, Garrus: non vorrei dovessi pentirtene quando sarà troppo tardi."
"In verità è anche per questo che mi sono unito a lei, comandante: è un modo per me di vedere come le cose vengono fatte fuori dalla Cittadella, e lontano dal C-Sec. In ogni caso, ho intenzione di trarne il massimo. E chissà? Senza tutta quella burocrazia potrei riuscire finalmente a fare le cose a modo mio..."
"Fino a quando i tuoi metodi non mettono in pericolo innocenti e non mi impediscono di fare il mio lavoro, non ho problemi Garrus. Ma niente cazzate: o ti rispedisco sulla Cittadella con un calcio FTL."
"Questo vorrei vederlo." interloquì Tali.
"Comunque... se la burocrazia ti dava così fastidio Garrus, perché ti sei unito a C-Sec? Saresti potuto rimanere nei ranghi dell'esercito Turian: non che non lo apprezzi, ma sto cercando di capire per quale fortunata coincidenza ci siamo incontrati."
"Per diverse ragioni immagino... come molti altri ufficiali volevo combattere le ingiustizie e proteggere le persone. Le legioni di Palaven non offrono questo tipo di possibilità... e immagino che anche mio padre abbia avuto qualcosa a che fare con la mia decisione: era un agente C-Sec, uno dei migliori. Sono cresciuto ascoltando le sue imprese e vedendo le fotografie dopo un grosso arresto."
"Quindi sei cresciuto lontano da tuo padre?"
"...Sì. Veniva a casa per le festività, una decina di volte l'anno: sono molto più unito a mia madre e mia sorella... Mio padre non ha preso bene le mie dimissioni..." aggiunse sovrappensiero Garrus.
"Non è orgoglioso di quello che stai facendo? Dare la caccia ad uno Spettro rinnegato Turian?" chiese Tali.
"Mio padre è un agente C-Sec fino al midollo. Pensa sempre che le cose vadano fatte secondo le regole, o non vadano fatte. Crede che sia stato troppo avventato, troppo impaziente ad andarmene: è convinto che possa diventare come Saren... ma questa volta non mi ha fermato."
"Questa volta?"
"...Quando ero più giovane io, assieme ad un altro migliaio di reclute Turian, sono stato preso in considerazione per essere addestrato a diventare un possibile candidato Spettro. Avrei potuto ricevere un addestramento speciale, ma a mio padre l'idea non piaceva. Lui disprezza gli Spettri: odia l'idea di qualcuno con un potere illimitato su cui le sue regole non abbiano effetto. Non gli piaceresti comandante, senza offesa."
"Nessuna offesa: posso sopravvivere senza piacere ad un agente C-Sec. E per quanto comprenda le sue preoccupazioni, non le condivido. Le sue ragioni sono fondate, ma gli Spettri sono necessari. E lo dico mentre stiamo dando la caccia ad uno di essi: regole e protocolli sono importanti il più delle volte, ma di tanto in tanto, qualcuno deve sporcarsi le mani perché quelle degli altri restino pulite. E se devo scegliere, preferisco essere quella che si sporca le mani, piuttosto che stare tra coloro che rimangono schiavi della loro impotenza..."
"Concordo, comandante."
"...Garrus?"
"Si, Shepard?"
"Ricorda però che non c'è bisogno di infrangere una regola solo perché hai il potere di farla franca: per citare una massima di uno scrittore e filosofo umano di cinque secoli fa, con grandi poteri, giungono grandi responsabilità... ora che ci penso, è diventata anche una massima di cultura popolare."
"Io... io ci penserò su comandante."
"...Siete davvero una strana specie voi Umani."
"Ed è una cosa buona o cattiva, Tali? Anzi... per la verità, l'unica domanda di cui mi interessa sapere la risposta è: siamo noiosi? E la risposta che voglio sentire è no."
Tali rise.
 
Wrex si stava annoiando. Ad un punto tale che forse avrebbe fatto qualcosa di stupido pur di infrangere quell'insopportabile monotonia.
Pollux stava volando. O per meglio dire, planava sulla superficie di X57: Alenko aveva fatto calcolare al computer di bordo un vettore che avrebbe portato l'IFV con loro a bordo proprio a ridosso della posizione 7, la stazione avanzata da cui avrebbero potuto attivare i droni. Ridurre la massa del veicolo per saltare dalla cima del rilievo e calcolare la spinta necessaria a raggiungere il loro obbiettivo era stato abile, ma il panorama che i sensori trasmettevano loro lo aveva annoiato in fretta. O forse era l'obbligo di restare immobili il più possibile: anche lievi movimenti all'interno del mezzo avrebbero cambiato il loro assetto di volo, complicando la loro rotta.
Come facesse l'Umano a non uscire dalla sua corazza per la noia era un mistero per Wrex: apparentemente, Alenko sembrava appagato dal continuare ad intercettare le trasmissioni Batarian e inviare pacchetti dati alla Normandy. Fossero stati interessanti o almeno nuovi... ma ormai sapevano tutto quello che era necessario sui terroristi che avevano preso l'asteroide, e ancora i Batarian non avevano la minima idea che stessero arrivando. Idioti, troppo sicuri di sé: Wrex dubitava che uno solo tra loro avesse mai avuto un solo pensiero originale: in effetti, gli unici che sembravano avere abbastanza cervello per dare ordini erano il capo e il suo vice.
Balak Ka'hairal era un vero xenofobo Batarian, come Wrex ne aveva incontrati, e uccisi, pochi: riusciva a sputare nazionalismo perfino dando ordini. In fondo comunque ancora noioso per il Krogan. L'unico che lo incuriosisse davvero era il secondo in comando, Charn qualcosa, che sembrava avesse un po' di cervello: si era costruito una fortezza nella torcia di fusione 2, una specie di centro di comando avanzato, da cui sovrintendeva il resto delle truppe. Quel bastardo era furbo, ma troppo intimorito da Balak per dare ordini al posto suo...
Al diavolo: i Krogan non erano fatti per stare seduti e planare.
"Alenko."
"Wrex?"
"Vado in esplorazione." e detto questo, il Krogan aprì il portello del mezzo e si lasciò scivolare fuori: erano quasi a metà strada, proprio vicino alla torcia di fusione 3.
Niente di male nel completare una perlustrazione, no? E aveva preso qualche esplosivo solo nel caso dovesse servire... e l'Umano non aveva di certo bisogno di lui per attivare i droni o tenere sotto controllo le comunicazioni.
In ogni caso, la stazione dati era già stata minata: se avessero provato a riprendersela, i Batarian avrebbero ricevuto una bella sorpresa...
Le maledizioni del tenente furono zittite presto quando Wrex chiuse il circuito radio, lasciando che la leggera spinta che si era dato uscendo dal mezzo corazzato lo portasse lontano da Pollux. Galleggiare a mezz'aria come nell'uovo non si addiceva a lui però: Wrex estrasse il suo fucile, puntandolo verso l'alto e sparando nel silenzio. Il rinculo lo portò subito a terra: ora sì che si ragionava. Strisciando coi piedi sulla roccia e la ghiaia, Wrex rinfoderò lo shotgun ed impugnò il fucile d'assalto, avanzando lentamente verso la torcia a fusione: ne vedeva già la fiammata, più in basso rispetto a lui. Un'enorme vampata verso il cielo: finalmente qualcosa di meno noioso.
 
Issarsi su delle pareti rocciose con solo lo 0,01% della gravità normale indossando un esoscheletro da combattimento era più complicato che faticoso. Williams aveva compreso subito che doveva dosare la sua forza, o il suo esoscheletro le avrebbe fatto raggiungere la velocità di fuga dall'asteroide, e quello sarebbe stato piuttosto imbarazzante: chiedere alla Normandy di salvarla mentre galleggiava come una luna...
Era riuscita a raggiungere la cima della parete rocciosa, centellinando molto lo slancio che la sua mente le suggeriva, ma muoversi in orizzontale a quell'altezza sarebbe stato ancora più difficile. Sarebbe stato un pericoloso gioco di equilibrio e coraggio, per evitare le forre e i precipizi ed individuare a occhio i giusti appoggi da cui darsi la spinta: cadere non l'avrebbe uccisa, ma Williams avrebbe avuto tutto il tempo di pentirsene.
Il capo artigliere si diede lo slancio, forzandosi di impedire alle gambe di scalciare: atterrò a quattro zampe ad oltre 100 metri di distanza. La grazia non era mai stata il suo forte, questo doveva riconoscerlo, ma almeno era arrivata dove voleva, e con la sua corazza completamente nera, era quasi impossibile che qualcuno l'avesse vista.
Attaccati ai vari magneti della sua corazza, Williams portava con sé un piccolo arsenale: per la verità, la serie HMW completa, mentre il resto della squadra di Castor aveva lasciato almeno un'arma a bordo (La Quarian addirittura si accontentava solo di shotgun e pistola). Una scelta naturale per lei, visto che di tutto l'equipaggio della Normandy Williams era l'unica che sapesse solo sparare: tra i biotici e tecnici della squadra, il capo artigliere era l'unico marine senza altri talenti particolari oltre a quello di saper mettere una palla in culo ad una pulce a duecento metri.
Soffriva di un complesso di inferiorità nei confronti del resto della squadra? Probabilmente sì. Avrebbe lasciato al suo complesso di paralizzarla? Certo che no. Era per questo che si era offerta volontaria per arrampicarsi stupidamente sulle rocce da sola? Anche. C'erano altri motivi...
Williams allungò la mano per prendere il suo HMWSR: i sensori nella corazza registrarono il gesto e il calcio del fucile si dispiegò automaticamente, perché potesse afferrarlo con comodo. Non appena lo ebbe in mano, i magneti sulla schiena si disinserirono e Williams se lo fece ruotare sulla spalla, in un gesto ormai automatico: quando avvicinò l'elmetto al fucile, il mirino si era già dispiegato da solo, assieme alla canna telescopica: l'arma si era preparata a sparare in meno di un secondo.
Miracoli della tecnologia moderna.
Dalla sua posizione in cima al crinale, la torcia a fusione brillava sotto di lei come un piccolo sole: i sistemi del suo casco avevano già ridotto automaticamente la luminosità, perché non fosse accecata e potesse osservarlo meglio.
Il reattore sotto di lei era fondamentalmente un enorme motore a razzo, abbastanza imponente da poter spostare assieme agli altri due l'asteroide. La sua fiammata blu e gialla, alimentata probabilmente da un reattore nucleare di dimensioni titaniche, partiva da una struttura ancorata e quasi certamente scavata, nella roccia dell'asteroide. L'ingresso era poco distante dalla fiammata e la marine lo individuò facilmente: un garage e una tettoia di metallo con un mezzo parcheggiato di fronte. Nel mirino del suo fucile, Williams scandagliò l'area, notando tanti utili dettagli: il mezzo parcheggiato fuori era Batarian, ma privo di armi. Probabilmente un semplice trasporto truppe e difficilmente qualcuno era rimasto al suo interno. I terroristi dovevano fare affidamento sulla loro astronave d'appoggio per avvisarli di eventuali pericoli, ma quella strategia si rivelava inutile con la Normandy: la loro nave era invisibile ai sensori. Quando fosse giunto il segnale di attacco, Joker avrebbe tagliato loro le ali e Shepard si sarebbe occupata dei Batarian personalmente.
Williams scandagliò ancora l'ingresso: non avevano nessuno all'esterno di vedetta. Peccato: la marine avrebbe potuto fantasticare se piazzare una pallottola da quella distanza...
Invece, il capo artigliere inviò i dati raccolti a Castor, ricevendo in risposta dei clic di conferma dalla radio: difficilmente i Batarian avrebbero potuto intercettarli, ma non valeva la pena rischiare, specie perché non si poteva mai sapere se qualche gadget Salarian fosse finito sul mercato nero; anche se da quello che vedeva dal loro mezzo, piuttosto vecchio, Williams dubitava che i Batarian fossero ben equipaggiati: meglio per la sua squadra in fondo.
Williams riagganciò il fucile sulla schiena, ricominciando a muoversi: era solo a metà strada dalla stazione avanzata che era il suo obbiettivo, e avrebbe dovuto scendere molto per evitare che la fiammata della torcia a fusione la spazzasse via, ma almeno, sull'altro lato del crinale, sarebbe stata impossibile da individuare.
 
Alenko era piuttosto... irritato dall'iniziativa di Wrex. Non avere più il Krogan vicino era tranquillizzante, ma se avesse mandato all'aria la missione per quel colpo di testa, Kaidan gli avrebbe personalmente sparato: aveva già informato Shepard ovviamente, cercando di suonare come se non stesse facendo rapporto per un errore. Wrex era sua responsabilità per quella missione, e ciò significava che le stronzate dell'alieno erano anche le sue...
Quando il Krogan si era spinto fuori dall'IFV era già troppo tardi: non aveva neanche avuto tempo di tirarlo a bordo con i suoi poteri biotici, dato che l'assetto del mezzo era stato compromesso e il tenente aveva dovuto impedire che si ribaltasse in volo. Un quarto di tonnellata che si spinge via da te fa strane cose se stai volando nello spazio per inerzia...
E ovviamente Wrex aveva chiuso la radio: Alenko stava provando a contattarlo ogni 30 secondi, ma il Krogan ancora rifiutava di rispondere. Maledetti mercenari...
Almeno era in vista del complesso: una piccola stazione in mezzo al niente, quasi sull'altro emisfero dell'asteroide. Da quella posizione, Alenko poté perfettamente vedere Terra Nova: il pianeta era un po' troppo vicino e un po' troppo simile alla Terra perché quella vista gli fosse di conforto.
Avevano ancora tempo, ma era questione di ore.
Pollux toccò terra che le sue ruote già giravano, e Alenko premette l'acceleratore a fondo. Senza il Krogan a gestire le armi del mezzo aveva solo i sensori, ma non gli servirono per individuare il corpo riverso quasi all'entrata della stazione. Kaidan parcheggiò l'IFV vicino al cadavere, perché li coprisse entrambi con la sua mole: il tenente si accorse subito che era stato Umano, e che non c'era niente più niente che potesse fare per lui.
Attivando l'omnitool del cadavere, Alenko seppe il suo nome e la sua mansione: G. Montoya, che come lui aveva cercato di attivare i droni di sicurezza, arrivando fino a lì a piedi. il capo della sicurezza di X57 era stato ucciso da un fucile di precisione di grosso calibro: il retro del suo casco mancava completamente.
Alenko aveva già visto cose del genere: era un gioco sadico, in cui un cecchino lasciava ad un bersaglio più vantaggio possibile prima di colpirlo. Era questo il motivo per cui Montoya era arrivato così vicino alla stazione: chi l'aveva ucciso voleva che si sentisse in salvo e al sicuro, pieno di speranza, prima di freddarlo. Al punto, che non avevano cercato nemmeno di recuperare qualcosa da suo equipaggiamento: Alenko trovò perfino i codici per attivare i droni e ciò significava che non avrebbe dovuto hackerare il sistema.
"Alenko." sputò la sua radio.
Il tenente contemplò seriamente la possibilità di non rispondere:
"...Sono davanti alla torcia di fusione 3. Nessun Batarian di pattuglia. Ah! Stupidi idioti. Se non ricevo risposta attacco..."
"...Negativo Wrex. Sono alla stazione di controllo: 2 minuti per attivare i droni di sorveglianza e per raggiungerti." maledetta lucertola troppo cresciuta: sapeva esattamente come obbligarlo a fare quello che voleva.
"Lo so. È l'unico motivo per cui hai smesso di provare a contattarmi via radio."
"Avrei potuto essere morto..."
"In un IFV? Non credo. Sbrigati. Voglio mettere fine a questa attesa." poi Wrex chiuse di nuovo la comunicazione.
Alenko inspirò profondamente e urlò ogni oscenità che gli venne in mente.
 
"Shepard, qui Alenko."
"Ti ascoltiamo."
"Droni programmati e pronti al via al suo comando. Ho criptato i loro sistemi perché solamente la nostra squadra possa usarli. A quanto pare però i Batarian hanno preso il controllo di quelli all'interno delle strutture e non posso resettarli da qui: si trovano su una rete separata. Ho anche trovato il capo della sicurezza dell'asteroide. Non ce l'ha fatta."
"...I loro droni saranno un problema?"
"Difficilmente: penso siano al massimo un paio per ogni torcia a fusione ed una mezza dozzina nella struttura centrale."
"E noi quanti ne abbiamo?"
"Una trentina."
"Bel lavoro. Wrex è ancora in avanscoperta alla torcia numero 3?"
"...Sì signora."
"Molto bene. Modifichiamo il piano allora: dopo aver colpito i loro mezzi alla struttura centrale, mantieni mezzo stormo in pattugliamento. Non voglio che escano da lì. Invia l'altra metà a presidiare l'esterno della torcia di fusione 2. Ci hanno regalato il campo, facciamo in modo che non lo riprendano. Attivali e raggiungi Wrex: qualcosa mi dice che stia smaniando di entrare in azione."
"A dir poco comandante."
"Shepard chiude." disse lo Spettro armeggiando sui comandi e riportando in vita il mezzo.
"Tempo di entrare in azione?" chiese Vakarian, ma il comandante non gli rispose, aprendo un canale radio con Williams:
"Ashley? Come vanno le cose laggiù?"
"Ho raggiunto la posizione Shepard. Una vittima, nessun superstite. La dottoressa Hymes. Hanno fatto saltare le porte della stazione con degli esplosivi e l'hanno lasciata soffocare."
C'era stanchezza e rabbia nella voce della marine e il comandante sospirò a sua volta: a quanto pare i Batarian avevano catturato o ucciso ogni Umano sull'asteroide. Almeno in quello erano stati assai precisi:
"Rendezvous alla torcia a fusione 1 Williams. Noi ti precederemo."
"Aye aye ma'am."
"Ora è il momento di entrare in azione." ringhiò lo Spettro chiudendo la comunicazione.


Cliffhanger, questo abusato escamotage...
L'unica ragione per cui lo sto usando è praticità: ho dovuto spezzare in due questo capitolo in particolare quando, complessivamente, si avvicinava più alle 50 pagine che alle 40... e dato che non voglio male a chi legge questo racconto (peace&love a voi tutti), ho deciso di alleggerire la quantità. Come farei con una barretta kit&kat (pessima battuta, me ne rendo conto).
Spero che almeno vi sia paciuto e che vogliate condividere le vostre impressioni in recensioni ;).
A presto!


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Capitolo 9
*** Bring Down the Sky II ***


È a casa ora, Consigliere. E io preferirei essere morto che al suo posto.
Tales from the Crypt
 
I Batarian non li aspettavano ormai, vicini com'erano al loro obbiettivo, e raggiungere le torce a fusione fu facile. I Batarian non li videro arrivare, e far saltare le porte del complesso con il 155mm degli IFV fu davvero semplice.
L'attacco dei droni sulla struttura principale arrivò subito dopo, facendo saltare in aria una mezza dozzina di trasporti truppe, nel momento preciso in cui i primi Batarian tentavano di salire a bordo dei loro IFV per dare manforte ai compagni sparsi sull'asteroide: 20 droni anticarro e una decina anti uomo fecero terra bruciata attorno all'installazione centrale, costringendo i terroristi a ritirarsi di nuovo nella struttura dell'Alleanza. Nel frattempo, la squadra della Normandy avrebbe espugnato i loro obbiettivi.
Fu il comandante ad arrivare per prima alla sua torcia di fusione: dopo aver fatto saltare le porte del complesso, un garage con annesso il centro di controllo della torcia a fusione, il trasporto truppe Batarian fu ribaltato con un solo colpo di cannone, complice la gravità quasi inesistente di X57. Shepard scese da Castor ancora prima che il mezzo avesse finito di muoversi, guidando la sua squadra all'interno, e il grosso delle forze nemiche, ancora disorientate, venne risucchiato in una singolarità biotica, in cui Tali e Garrus riversarono molti proiettili. Poi il Turian notò una cisterna, sul lato più lontano del complesso: bastò una singola raffica del suo fucile per trasformarla in una palla di fuoco, e i Batarian vicini ad essa in tizzoni urlanti. I proiettili HESH non lasciavano superstiti, ma l'ex agente C-Sec ci aggiunse anche una granata a disco, modificata con gli esplosivi sperimentali ottenuti sulla Cittadella, per porre fine alle loro sofferenze.
I terroristi avevano già perso, dovevano solo rendersene conto.
Per la squadra, si trattò solo di un'opera di setacciamento a quel punto: Garrus impugnò la sua pistola, mentre il comandante e Tali continuarono a tenere pronti i loro shotgun.
Dietro di loro, le paratie di sicurezza si chiusero finalmente, arrestando la decompressione e ponendo fine al caos degli allarmi. Fu un silenzio irreale: tutti loro erano così carichi di adrenalina, da sentire ogni singolo rumore anche attraverso il casco e l'improvvisa gravità artificiale del complesso, frutto della tecnologia dell'eezo, non li aveva nemmeno rallentati.
Il comandante trovò un solo Batarian ancora vivo, ma stordito dalle esplosioni e dalla decompressione: gli sparò in faccia, ponendo fine ai suoi lamenti. In quella missione, la squadra della Normandy non aveva abbastanza uomini da prendere prigionieri...


 
I membri della specie Batarian hanno un aspetto che difficilmente può apparire gradevole a degli esseri Umani: possiedono le stesse proporzioni e numero di arti dei nativi della Terra, ma sono dotati di quattro occhi infossati nel loro teschio, totalmente neri e privi di sclera, e di una bocca piena di piccoli denti affilati come uno spillo. Questo, unito a lineamenti vagamente simili a quelli di un pipistrello, con un naso schiacciato a pettine e diverse fasce cartilaginee sulla cima di una testa glabra, con piccole orecchie a punta, contribuisce a renderli piuttosto ributtanti, oltre poi al colore della loro pelle che varia tra l'ecchimosi livida e il verde cetriolo.
"Libero." disse il comandante nella radio, rinfoderando il suo shotgun e prendendo la pistola dal magnete della coscia.
"Libero." rispose Tali, perlustrando dietro la pila di casse che erano state impilate per dividere il garage dalle scale per il piano superiore.
"Garrus?"
"Ho una porta qui: rilevo un segno di vita. Sembra Umano."
Tali e Shepard lo raggiunsero subito: quando le porte vennero aperte, l'ostaggio si trovò di fronte alla faccia tre grandi e bui tunnel.
Risalendo però le canne delle armi, i suoi occhi spaventati si riempirono di speranza, che fu confermata quando lo aiutarono a mettersi in piedi. Un'Umana, un Turian e una Quarian: certamente non forze dell'Alleanza.
Fu proprio l'Umana ad aprire per prima il suo casco, rivelando occhi viola e tratti esotici, mentre il metallo scorreva ripiegandosi sulla sua nuca:
"Comandante Shepard." si presentò brevemente: "Specialisti Garrus Vakarian e Tali'Zorah nar Rayya."
L'ostaggio invece aveva una pelle olivastra e aveva superato la sua prima e seconda giovinezza: aveva capelli corti e grigi, di taglio militare, fronte larga e un volto un po' squadrato, con qualche ruga d'espressione. Aveva un occhio chiuso e pesto, ma l'altro era marrone, pieno di intelligenza e lucidità: il suo lieve pizzetto era sporco di sangue proveniente dalle labbra e dal naso.
I Batarian dovevano averlo torturato, ma non abbastanza da renderlo incosciente o inutile ai loro scopi:
"So chi è comandante... il suo volto era in tutti gli olo-giornali. Io sono Atwell, Simon Atwell. Ero il capo ingegnere di questa roccia prima dell'attacco, incaricato di sovrintendere al progetto. Non abbiamo molto tempo: i Batarian..."
"Siamo al corrente della situazione." lo interruppe il Turian: "Il nostro secondo team sta attaccando un'altra torcia a fusione."
"Quale?" chiese freneticamente l'ingegnere: "Una mappa..."
La Quarian attivò il suo omnitool, mostrando l'area dell'asteroide che l'ingegnere conosceva bene:
"Noi siamo qui. E l'altra squadra è qui." spiegò Tali, indicando le due torce a fusione.
"Meno male... avevamo iniziato a piazzare degli esplosive vicino all'altra torcia di fusione: volevamo estrarre una zolla tettonica per cominciare i processi di estrazione... i Batarian mi hanno costretto a spiegare loro come convertire quegli esplosivi in mine."
"Può disattivarli?"
Atwell scosse la testa:
"Non da qui. Probabilmente le controllano dall'interno della struttura. Se vi foste avvicinati con un mezzo, sareste saltati in aria. Maledetti terroristi...li ho visti dare i miei uomini in pasto ai loro Varren. Per divertirsi. E hanno detto che avrebbero fatto lo stesso con me se non gli avessi aiutati a cambiare la rotta dell'asteroide. Ho obbedito solo quando hanno minacciato di uccidere il resto degli ostaggi."
"È stato molto coraggioso, signor Atwell. Qualcun altro è sopravvissuto?"
L'ingegnere assentì cupo:
"Ci sono almeno una ventina di ostaggi alla struttura principale. Katie Bowman, suo fratello... o dio.... perché è successo?"
Shepard lo afferrò per le spalle, scuotendolo lievemente:
"Mi ascolti signor Atwell: dobbiamo fermare questo asteroide e lo faremo. Potrebbe essere fuggito qualcuno dei suoi uomini? Possono essersi nascosti da qualche parte?"
"Qualcuno... qualcuno potrebbe... avevamo delle stazioni perimetrali. Se i Batarian non li hanno trovati, potrebbero essere ancora lì."
Garrus scosse la testa prima che Tali potesse parlare: non era il momento adatto per riferirgli anche quello che avevano già trovato.
Nel frattempo il comandante aveva cominciato a passare il suo omnitool sull'ingegnere:
"Niente di rotto signor Atwell. Sembrerà un hamburger per un po', ma nessun danno permanente."
"...Mi piacciono gli hamburger." replicò Simon senza vero umorismo.
"Resti fermo ora." ordinò Shepard, somministrando una dose di medigel all'ingegnere.
Il medigel era un invenzione Umana, e sebbene violasse i trattati interstellari perché prodotto attraverso tecniche di manipolazione genetica, era semplicemente troppo utile perché la sua produzione venisse impedita. Era quasi un cerotto miracoloso in forma semiliquida, che rimarginava ogni ferita, purché non fosse mortale.
"...Meglio?"
"È un po' freddo... sa... sono contento di vedere una Quarian.... La vostra gente merita di meglio ed è sempre un piacere lavorare con voi. ...Ne avevamo persino una che collaborava al progetto, ma se ne è andata prima... prima dell'attacco."
Il medigel aveva anche degli effetti analgesici e sedativi, ma non creava dipendenza: coloro che ne usavano spesso e volentieri, come i militari impegnati sul campo, si assuefacevano e non li avvertivano quasi più, mentre sui civili... li rendeva sempre un po' instabili. Shepard lo fece tornare lucido torcendogli un dito: data la condizione della sua faccia, uno schiaffo sarebbe stata una vera crudeltà:
"Ouch tatata... dannazione... che male." disse l'ingegnere tenendosi il mignolo.
"Mi scusi signor Atwell, ma mi serve lucido: dove sono i comandi della torcia a fusione?"
"Al piano di sopra." indicò l'ingegnere con la testa: "...In una stanza esattamente sopra questa. C'è una console di comando da cui si controlla tutto il complesso."
"Le facciamo strada. Garrus: vedi se riesci a recuperare una pistola dai Batarian: vorrei che il signora Atwell fosse armato per ogni evenienza." il Turian scattò immediatamente, cominciando a rovistare tra i cadaveri.
Se Shepard lo vide recuperare anche i loro creditometri, non disse nulla: Garrus sembrava intenzionato a ripagare il suo equipaggiamento ad ogni costo.
La sala di controllo della torcia di fusione era l'unica ben tenuta dell'intero complesso: Atwell non aveva commentato quando era uscito dalla sua prigione, ma non poteva non aver visto la carneficina.
Shepard non aveva accordato pietà ai Batarian: durante l'attacco, Tali e Garrus avevano seguito la sua guida, risucchiati nella sua scia, e per quanto a posteriori le loro tattiche potessero apparire crudeli, la Quarian aveva dovuto accettare la loro efficienza ed efficacia.
"Ecco..." disse Atwell accedendo alla console in fondo: "Si controlla da qui." con la pressione di pochi tasti e una leva olografica, la prima torcia a fusione si spense, riducendo la spinta di X57.
Fu strano per Tali, sentire l'asteroide muoversi diversamente sotto di lei: anche con la gravità artificiale della stazione, l'effetto si percepì comunque.
"...Può criptare i comandi affinché solamente lei possa accedervi?" gli chiese Shepard.
"Se solo lo avessimo fatto prima... ma non immaginavamo cosa sarebbe successo." disse Atwell collegando il suo omnitool alla consolle.
"Non è colpa sua." disse Shepard con un tono pratico.
"...Crede che scenderemo in guerra coi Batarian per questo?"
"Spero di no. Il modus operandi tipico dell'Egemonia è quello di ripudiare simili bande quando falliscono e appoggiarle quando hanno successo, accogliendole a braccia aperte e nascondendole... ma un asteroide contro una colonia? Sembra troppo anche per loro."
"...Spero solo che quei pazzi di Terra Firma non ne approfittino per guadagnare consensi."
"Lei ed io assieme." rispose il comandante.
Shepard sapeva di avere una prospettiva non comune sulle altre razze: essendo cresciuta nello spazio, l'idea che gli alieni fossero coloro che crescevano su altri mondi le era sempre riuscita incomprensibile.
Il movimento politico di Terra Firma invece era... il comandante non sapeva esattamente come definirlo, dato che non ne aveva mai compreso le argomentazioni, trovandole logicamente difettose e reazionarie. Terra Firma non voleva mettere gli Umani al primo posto, almeno, non come primo obbiettivo: la sua ideologia principale era tenere gli alieni, una parola che Shepard non usava mai, lontano dall'Umanità, creando una netta linea di demarcazione tra il concetto di "noi" e quello degli "altri". Non per altra ragione se non quella che tenere separati gli Umani dalle altre razze era giusto e nobile.
Shepard aveva causato alcune risse tentando di dimostrare loro il contrario e ora, raggiunta l'età adulta, se ne teneva alla larga e con un certo dispiacere: era conveniente per lei, comodo, ma non giusto. Anche perché col passare degli anni Terra Firma aveva cominciato ad accogliere in seno, o si stava trasformando, in estremisti: rimaneva comunque un movimento con una forte base popolare ed estremamente politicizzato, seppur l'Alleanza guardasse a loro con un certo distacco critico. Shepard aveva tracciato la sua linea di demarcazione però: il giorno in cui Terra Firma avesse cercato di darle ordini, avrebbe dato le dimissioni.
Il fatto che Atwell sembrasse condividere quel punto di vista era problematico per lei: Shepard aveva... difficoltà a distaccare la sua parte emotiva dalle persone che stimava. Non a nasconderlo però: in quello si era addestrata molto a lungo per eccellere. In breve, incarnava l'ideale ufficiale comandante dell'Alleanza e i suoi passati CO se ne erano accorti tutti, perfino Hackett.
Bastava che Atwell non le parlasse dei suoi nipoti però, o Shepard avrebbe fatto qualcosa di stupido e poco professionale: come promettergli che sarebbe andato tutto bene.
"...Fatto. Ho criptato i comandi della console e sto inviando i codici al suo omnitool."
Perfettamente a tempo, attraverso la radio arrivò la voce di Kaidan:
"Comandante: qui Alenko. Abbiamo conquistato la torcia a fusione 3. Tutti gli ostili eliminati."
"State entrambi bene?"
"Incolumi. ...Abbiamo scoperto che fino a quando ci sparano addosso, io e Wrex lavoriamo bene assieme."
"Ne prendo nota tenente. Abbiamo trovato il capo ingegnere della struttura, il signor Simon Atwell."
"Allora avete avuto più fortuna di noi signora: qui solo Batarian e Varren... Wrex ne sta mangiando uno."
"Trasferisco la comunicazione al signor Atwell, Alenko: le spiegherà come spegnere la torcia a fusione."
"Sono già lì comandante."
E infatti la seconda deformazione del campo gravitazionale si fece sentire su tutto l'asteroide, prima che i generatori di gravità artificiale compensassero.
"I suoi uomini sono abili." commentò Simon, mentre il suo omnitool accedeva alla rete di comunicazione della squadra di Shepard.
"Cerchiamo di essere i migliori, signor Atwell. Tenente Kaidan Alenko, forze dell'Alleanza." gli rispose una voce dal suo omnitool, presentandosi: "Mi dispiace che non siamo potuti arrivare prima."
C'erano molte cose che Atwell avrebbe potuto chiedere: ci salverete? Salverete la mia squadra? Salverete il pianeta?
Scelse invece di occuparsi di qualcosa di più immediato e di essere responsabile:
"Tenente, su suggerimento del comandante, ho appena criptato i comandi della torcia di fusione. Ha bisogno di aiuto per fare qualcosa del genere?"
"Mi faccia controllare... sì, penso di poterlo fare con la sua assistenza. Mi guidi passo passo."
Che utile bugia pensò Vakarian: difficilmente Alenko avrebbe avuto bisogno di assistenza; ma dava ad Atwell qualcosa da fare ed altro a cui pensare: nel frattempo, Shepard stava già riunendo i cadaveri dei terroristi, spostandoli il più lontano possibile.
Tali e Garrus le diedero una mano.
"Fatto comandante." fece rapporto Atwell, uscendo dalla sala di controllo.
"Molto bene. Se non le dispiace, Atwell, vorrei che cancellasse i codici di decrittazione dal suo omnitool: meglio non lasciare nulla al caso."
"...D'accordo comandante." cosa quello implicasse, non sembrava piaceva molto all'ingegnere.
"Alenko, Wrex: dirigetevi verso la torcia a fusione 2. Ma non vi avvicinate troppo: sembra che i Batarian abbiano minato la zona. Ricevuto?"
"...Ricevuto signora."
"Rendezvous all'ultima torcia a fusione asap: vi raggiungeremo non appena avremo recuperato Williams. Tenete gli occhi aperti: sanno che stiamo arrivando."
"Aye aye ma'am."
"Mi sembra di capire che resterò qui..." disse l'ingegnere.
"È più sicuro Atwell: questa stazione di controllo è la più lontana dal complesso principale e i Batarian non possono più muoversi sull'asteroide. Non appena avremo liberato il complesso principale, manderò qualcuno a prenderla, se non addirittura le forze dell'Alleanza. Si chiuda dentro e tenga duro: potrà contattarci in qualunque momento attraverso il canale di comunicazione."
"Tenga presente che le porte esterne sono saltate: ora l'unica cosa che la separa dal vuoto è quell'entrata." aggiunse Garrus, indicando la porta pressurizzata che avrebbe dovuto, in condizioni normali, condurre al garage.
"Lo terrò a mente."
"Prenda questa." gli disse Vakarian mettendogli in mano la pistola che aveva raccolto dai cadaveri.
“Non ho mai sparato in vita mia..."
"Non è difficile. Ricordi: due occhi, Umano, quattro occhi, Batarian."
Atwell sorrise:
"Cercherò di tenerlo a mente."
"Bene. Sarebbe meglio se lei tornasse nella stanza in cui l'abbiamo trovata: le chiusure automatizzate entreranno in funzione non appena apriremo le porte per uscire. Si faccia coraggio. Siamo quasi alla fine."
"È una buona idea: credo che farò così.... Buona fortuna comandante."
"Arrivederci, signor Atwell." rispose il comandante: "Squadra, pronti a muoversi."
Shepard aspettò che l'ingegnere si fosse messo al riparo prima di lasciare che l'elmo le si chiudesse di nuovo addosso e aprire le porte della stazione. La decompressione li spinse fuori, e le porte si chiusero dietro di loro in pochi secondi.
"Normandy, qui Shepard." chiamò il comandante attraverso la radio.
"Qui Normandy." rispose la voce di Pressly.
"Torce a fusione 1 e 3 disattivate. Procediamo per la torcia 2. Abbiamo incontrato resistenza, ma nessun ferito. Situazione lassù?"
"Nave di appoggio Batarian neutralizzata, comandante: non si sono nemmeno resi conto di cosa li ha colpiti. In questo momento sono alla deriva e ci stiamo assicurando che non lascino la nave con dei gusci di salvataggio. SSV Emden, Dresden e Leipzig in arrivo nel sistema per prenderli prigionieri e fornire supporto alla colonia. ETA 36 minuti."
Un incrociatore e due fregate: spiegamento ridotto, visto che normalmente le fregate dell'Alleanza si muovevano a gruppi di quattro o sei. A quanto pareva, l'ammiraglio Hackett non prevedeva che avrebbero avuto problemi a risolvere per loro la situazione. Shepard sospirò nel casco: come se non avessero già abbastanza responsabilità.
Il loro limite ultimo per spegnere la torcia restante era 1 ora e 20 minuti. Il difficile sarebbe venuto dopo: il comandante dubitava che i Batarian si sarebbero arresi senza combattere e il futuro degli ostaggi era ancora incerto.
"...Ricevuto Normandy. Procediamo con la missione." rispose lo Spettro chiudendo il canale con la nave e aprendo quello con Ashely: "Williams, torce a fusione sotto controllo. Nessun ferito. Dobbiamo muoverci per raggiungere l'ultima: ETA?"
"Sono... quasi... arrivata..." ansimò Williams in risposta: "Vedo... la torcia... a fusione... spenta."
"In fretta marine: non vorrai lasciare il tuo fucile freddo oggi."
"Nossignora!"
"Bene." poi Shepard chiuse la comunicazione e salì su Castor: il motore ronzò come per fare le fusa.
 
"Come vogliamo fare?" chiese Alenko attraverso il circuito radio condiviso: i due IFV si erano riuniti davanti alla torcia di fusione 2.
Anche attraverso i sensori dei mezzi, le mine di prossimità brillavano come stelle: se si fossero avvicinati di più, sarebbero saltati in aria. Sopra di loro invece, pattugliavano indifferenti i droni di difesa dell'asteroide: poco più che piattaforme d'armi dalle linee spigolose di un metro e mezzo, con un nucleo di elemento zero e ugelli di spinta.
Almeno non c'erano Batarian ad accoglierli: doveva essersi ritirati tutti all'interno, ad aspettare che facessero la loro mossa. Probabilmente li stavano anche osservando:
"Possiamo disattivare le mine da qui?"
"Hanno un meccanismo di esplosione analogico: a meno di avvicinarmi abbastanza da toccarle, non ho speranza. Ma se mi avvicino..."
"Boom." completò Williams.
"...Possiamo causare una detonazione controllata delle mine?"
"Non lo consiglierei Garrus: erano cariche concepite per staccare un pezzo d'asteroide... probabilmente sradicherebbe tutta la base."
"Il che è un male perché?"
"L'alimentazione di quella torcia è nucleare Wrex. L'esplosione spaccherebbe l'asteroide, raddoppiando il numero di proiettili contro Terra Nova."
"Boom." ripeté Williams.
"...Se le sradicaste coi poteri biotici?"
"Se va bene ci metteremmo troppo tempo Tali. Se va male causeremmo una detonazione incontrollata."
"Boom."
"...Signora?"
Shepard non aveva ancora aperto bocca:
"Williams, dopo la tua esperienza da salta rocce, credi sia possibile raggiungere il tetto della struttura saltando ?"
"...Non da qui." rispose Williams guardandosi attorno: "Ma da quel crinale... dovrei potercela fare."
"Dovrai essere precisa: abbastanza alta da evitare le mine e abbastanza bassa da non finire in orbita. Ti daremo i cavi da traino degli IFV e creerai un ponte affinché possiamo raggiungerti. Poi ci caleremo nella struttura."
"...Sono solo io a trovarla un'idea stupidamente pericolosa?"
"Se ne hai una migliore per superare 200 metri di campo minato in modo che non esploda, Alenko, sono tutta orecchie."
"..."
"Lo immaginavo. Meno chiacchiere più IFV spostati gente."
Non ci volle molto perché tutti fossero pronti: sul crinale, Castor era stato bloccato e Williams si era legata i due cavi attorno alle spalle. Le mani le sarebbero servite libere:
"Sono pronta." disse il capo artigliere.
"Ashley aspetta." Tali si era messa al suo fianco: "Prendi questo. Potrebbe tornarti utile." le disse, porgendole la vibrolama che di solito portava appesa allo stivale.
Al contrario delle lame molecolari, le vibrolame erano meno affilate, ma si rompevano anche meno facilmente: due coltelli affiancati e disallineati per meno di un micron, che una volta azionate vibravano milioni di volte al secondo, funzionando effettivamente come una sega.
"...Grazie." disse Ashley impugnando il largo manico fatto per le mani della Quarian.
"Ti chiederei di non perderlo: è nel mio clan da 300 anni. Ma se devi scegliere, salvati la vita."
"Lo farò." rispose la donna: "...Al suo segnale ma'am."
"O signore... perché mi sembra di essere tornato su Eden Prime?"
"Non sei d'aiuto, tenente!"
"Mi dispiace Ashley..."
"Pronta?"
"Sì."
"ORA!" gridò Shepard.
Williams fece solo due passi sulla roccia del crinale, staccandosi poi da terra per inerzia: non era più difficile di quanto avesse già fatto. Solo molto più pericoloso.
Per evitare che i cavi la rallentassero in qualche modo, li avevano già svolti e Shepard e Tali si stavano assicurando che le due spire non si attorcigliassero. Williams sperò solo di non finire corta: se fosse atterrata vicino alla struttura, invece che sopra di essa, sarebbe esploso tutto. Non che l'alternativa fosse molto migliore:
"Signora..."
"Si Williams?"
"Credo... credo di arrivare lunga. Potete rallentarmi?"
"Quantifica, Williams."
"Troppo veloce. L'angolo è buono, ma sono troppo veloce. Toccherò la struttura senza riuscire a fermarmi." L'eccessivo slancio non era stato un problema sulle rocce, perché aveva sempre potuto aggrapparsi a quella successivo.
Williams sentì i cavi avvolti attorno alle spalle frenarla, mentre Shepard li faceva scorrere nel suo pugno.
"Basta. Bene così." disse il capo artigliere.
Non guardare giù, si disse, concentrati solo sul tetto della struttura. Toccò coi piedi il metallo, cercando di impedirsi di cadere: se fosse rotolata, sarebbe rimasta impigliata nei cavi. E di nuovo, la grazia non era il suo forte: scivolò in avanti, per inerzia, cadendo a quattro zampe. Il coltello di Tali si piantò nel metallo e ci rimase.
"...Bel volo d'angelo Williams."
"Signora... cerchiamo di non rifarlo troppo presto." rispose la marine: "Vedo un punto d'attacco per i cavi." aggiunse, tirandosi su.
In pochi secondi le funi da traino furono tirate e assicurate, creando un ponticello temporaneo: non c'erano corrimani, ma con la bassa gravità non sarebbero stati necessari.
Shepard andò per seconda, mostrando come fare: di fatto si trattava di scivolare sui cavi a pancia sotto, usandoli per tirarsi quando si rallentava troppo. Abbastanza semplice da permettere a tutti, Wrex compreso, di attraversare i 200 metri di campo minato in sicurezza.
Tali ricevette il suo coltello indietro con un sentito ringraziamento: sembrava che ci fosse speranza per loro, e calarsi dal tetto fu semplice come cadere:
"Pronti?" chiese Shepard alla sua squadra al completo, ansiosa di prendere d'assalto la base.
"Ci può scommettere signora."
Prima che potessero attaccare però, le porte del garage si aprirono di fronte a loro.
"...Non sono stata io, Shepard."
Sembrava che li stessero invitando ad entrare. Dopo un attimo, il comandante decise di accettare l'invito: la sua squadra entrò nella camera di equilibrio con le armi in pugno, ma non aprirono il loro casco quando la decompressione terminò.
Ad aspettarli dall'altra parte trovarono almeno una trentina di Batarian, armati e decisamente più nervosi di loro, capitanati da un leader con una corazza assai più nuova e scintillante di quella dei suoi uomini, che si presentò disarmato:
"Deve per forza finire in un bagno di sangue?" chiese.
"Dimmelo tu, Batarian." disse Shepard avanzando.
"Non fare un altro passo." ordinò il leader, impedendo però allo stesso tempo ai suoi uomini di sparare: "...Possiamo risolvere questa cosa con i proiettili o provare pacificamente."
Il Batarian aveva una voce bassa e nasale, ma non sgradevole. Decisamente non Umana però:
"Deve essere Charn." aggiunse Wrex a beneficio di Shepard e l'intuizione del Krogan si rivelò fondata.
"...Pacificamente? Non credevo che voi Batarian conosceste questa parola."
"Senti, sto solo facendo il mio lavoro. Dirottare questo sasso non è stata una mia idea. Mi sono unito solo per i crediti e qualche schiavo facile."
Non richiesto, il ricordo di ciò che il comandante aveva visto a Mindoir, quando suo nonno era atterrato dopo l'assalto degli schiavisti per portare sollievo a ciò che restava della colonia, l'assalì ferocemente.
Shepard dovette farsi forza per non ucciderlo sul posto:
"Come no..." rispose il comandante scuotendo la testa: "Pensi davvero che si possa giustificare una cosa del genere? State cercando di distruggere un pianeta...!"
"Credi che non lo sappia?! Fosse stato per me, ce ne saremmo già andati..." rispose il Batarian ad alta voce: "...Balak è pazzo." aggiunse poi disgustato e molti tra i suoi uomini assentirono con la testa.
"E allora perché lo seguite?"
"Perché altrimenti ci scuoierebbe esponendo la nostra pelle su una picca... lui non accetta un rifiuto."
"Non un mio problema, Charn." tagliò corto Shepard: era il momento che il Batarian smettesse di girarci attorno e il comandante lo costringesse a scoprire le sue carte.
"...Sapevo che questa missione sarebbe andata male nel momento in cui siamo atterrati. E ora Balak ti vuole morta, e lui ottiene sempre quello che vuole."
"Credo che questa volta resterà deluso."
"...Forse. Ci avete messo con le spalle al muro su questa roccia è vero, ma Balak si è rintanato nella struttura principale, e ha degli ostaggi."
"Quanti?"
"...Quanto vale la mia collaborazione, Umana?"
"Dipende da quanto puoi essermi utile."
Charn sembrò pensarci un momento, guardando il resto dei suoi uomini: avevano il vantaggio del numero, ma niente altro.
"...Posso farvi entrare nella struttura, dirvi quanti uomini ha, i loro armamenti... la posizione degli ostaggi. Come disinnescare le bombe senza saltare in aria. Ma voglio delle garanzie."
"Ommerda..." sussurrarono all'unisono Williams e Alenko.
Bombe? Perché c'erano così tante bombe quando erano con Shepard?
Fu il turno di Shepard di valutare attentamente quanto potesse forzare loro la mano: era brava a fare i calcoli. Se si fossero arresi sul serio, sarebbe stato difficile controllarli. E in ogni caso, avevano gettato la spugna solo quando non avevano avuto altra scelta. Charn era astuto, ma non molto furbo:
"E che cosa vorreste per la vostra collaborazione?"
"Facci raggiungere la nostra nave e garantisci un trasporto sicuro fuori dal territorio dell'Alleanza."
In condizioni normali, Shepard sarebbe stata tentata di accettare: una fregata Batarian poteva sempre essere abbattuta dalla Normandy. Il problema era che la loro nave non era già più un'opzione:
"No. Non avete più un vascello a cui tornare. Ti offro di sopravvivere a questo incontro assieme ai tuoi uomini, Charn: finirete nelle prigioni dell'Alleanza, ma sarete vivi. Questo se collaborate subito. Altrimenti mi prenderò le vostre vite. E tutti i dati sulla struttura centrale in vostro possesso."
"...Oh maledizione... harak! Checkt! Checkt!" ordinò Charn senza che il traduttore riuscisse a comprendere.
Ma non servì capire al comandante, quando il resto dei Batarian prese di mira lei e la sua squadra: tra le due alternative, Shepard scelse a sua volta di attaccare.
Si avventò su Charn e i suoi guardaspalle come una meteora, lasciando che le barriere cinetiche della sua corazza assorbissero i colpi.
Si potevano dire molte cose del capitano Macmillan, ma non avrebbe mai costruito corazze difettose: erano altri i modi in cui avrebbe potuto trarre piacere dalla sua agonia...
Da quella distanza, l'idea di usare una singolarità biotica fu considerata e scartata da Shepard: troppo vicino. Ecco perché il suo pugno rifulse di luce blu e Shepard spazzò via tutti coloro che aveva di fronte: la maggior parte atterrò senza rialzarsi.
Shepard ruotò su se stessa, occupandosi dei Batarian che aveva dietro: la sua squadra si era aperta a ventaglio, e di fatto avevano circondato i Batarian. Il fuoco incrociato li fece a pezzi, specie dopo che Wrex si gettò nella mischia a fianco di Williams: un mercenario Krogan e una marine in un esoscheletro da combattimento? Difficile uscirne incolumi.
Il che divenne tanto più apparente quando Wrex afferrò un Batarian per la gola, usandolo come scudo e scaricando il suo fucile negli intestini degli altri terroristi, uccidendo poi il suo ostaggio con una testata e lanciandolo via.
Kaidan e Garrus si assicurarono che non alzassero la testa con lunghe raffiche di fuoco automatico e Tali li distrasse con mine tecnologiche, che friggevano gli scudi e l'elettronica dei Batarian.
Furono rapidi e violenti e alla fine, l'unico a rimanere in piedi fu una guardia del corpo di Charn, che tentò di ripararsi invano dietro alla sua barriera biotica, prima che Williams lo finisse col fucile: due colpi per fargli perdere la concentrazione e uno ancora per finirlo.
Charn era morto col primo attacco, sbattendo contro il muro in fondo alla stanza con troppa forza: il comandante se ne assicurò.
"Libero." annunciò Shepard guardandosi attorno.
"Libero." confermò Garrus.
"...Alenko, Vakarian: disattivate l'ultima torcia a fusione e mettetevi in comunicazione con Atwell. L'asteroide non si schianterà più su Terra Nova, ma se possiamo inserirlo in un orbita stabile attorno al pianeta, potrebbe essere solo vantaggioso. Tali: vedi cosa riesci a recuperare dall'omnitool di Charn: ogni informazione che ci possa essere utile. Wrex e Williams: con me. Vediamo di capirci qualcosa."
Non ci volle molto tempo prima che ognuno di loro completasse i loro compiti: per l'ultima volta, lo strana sensazione dovuta allo spegnimento della terza torcia a fusione attraversò tutto X57.
"Allora..." cominciò Shepard indicando una serie di fucili e pistole radunati sopra ad una cassa: "La maggioranza degli uomini di Charn aveva armi e armature della Elkoss Combine. Visto che Charn era il numero due, e queste erano le sue truppe personali, credo che dovremo aspettarci qualcosa di simile dal resto dei Batarian rimasti. L'unica eccezione era il fucile del nostro secondo in comando. Wrex?"
"Riconosco quei marchi: sono prodotte per le truppe speciali dell'esercito Batarian, così come la sua corazza."
"Pah! Sono militari quindi?" chiese Williams.
"Probabilmente... almeno Charn e Balak di sicuro. Il resto..." disse Wrex indicando i corpi: "...no. Pirati e mercenari. Uno di loro aveva un tatuaggio dei Blue Suns sul collo. Carne sotto contratto."
"Il che è serio, e con gravi ripercussioni. A tutti gli effetti, questo è un atto di guerra da parte dell'Egemonia contro l'Alleanza, sotto il diretto comando di un loro ufficiale. Tali: possiamo dimostrarlo?"
"Non completamente: non sono un'esperta, ma ho buoni algoritmi euristici sul mio omnitool. Ho trovato prove indiziarie in quello di Charn, ma nessuna vera conferma. Due cose: ci stava mentendo prima. I crediti di cui parlava gli erano già stati versati precedentemente: la sua partecipazione alla missione era volontaria."
"Perché non sono stupito?" chiese Alenko.
"E Balak è davvero pazzo. Considera questo attacco una rivalsa per Elysium."
"Balak era su Elysium?" chiese Shepard e la sua voce falsamente noncurante non ingannò nessuno.
"O accidenti..." sibilò Alenko.
"Così pensano i suoi uomini..." cominciò Tali interrompendosi però, quando vide che la mano di Shepard aveva cominciato a chiudersi e ad aprirsi rapidamente. Non un buon segno.
La sua squadra non fece domande, ma lasciò che Shepard sfogasse in quel modo qualunque cosa stesse provando in quel momento:
"...Alenko, Vakarian?" chiese poi, pronunciando severamente i loro nomi.
"Atwell potrebbe accendere le torce a fusione se volesse, ma per verificare l'inserimento corretto nell'orbita di Terra Nova, servono dei dispositivi che si trovano nella struttura centrale."
"Allora è lì che siamo diretti." disse Shepard con un tono monocorde.
 
"Comandante? Shepard?"
"...Sì?"
"Siamo arrivati."
Davanti ai due IFV c'era l'ingresso per la struttura centrale: era stata costruita completamente sottoterra, al contrario delle altre stazioni, e l'unico modo per accedervi era attraverso un montacarichi.
"...ero sovrappensiero." rispose il comandante preparandosi a scendere dal mezzo.
"Vuole che aspettiamo i rinforzi dell'Alleanza?"
"...No." rispose semplicemente Shepard, facendo strada al gruppo.
Wrex e Vakarian si affrettarono a seguirla, assieme al resto della squadra.
"Tali? Riesci a farci entrare?"
"Ho i codici di Charn." disse la Quarian, e il montacarichi si attivò per loro, permettendo di accedere alla struttura.
"...Signora? Cosa facciamo per gli ostaggi?" chiese Alenko, prendendo il coraggio a due mani e chiedendo ciò che tutta la squadra si stava domandando.
"...La priorità è fermare Balak. Anche se non fosse uno dei capi che hanno assaltato Elysium, è troppo pericoloso per lasciarlo libero." rispose Shepard.
"Sissignora."
Il montacarichi li scaricò in un'ampia stanza: una sorta di area di accettazione, completamente deserta.
"Sanno che stiamo arrivando?"
"Ovviamente. Piano e con calma." ordinò Shepard prendendo il suo fucile da cecchino: il comandante non portava fucili d'assalto con sé, semplicemente perché sulla media distanza aveva i suoi poteri biotici.
Dopo l'area di accettazione da cui erano entrati, la struttura dell'Alleanza si apriva su un grande spazio cavo di forma ellittica, una sorta di punto di ritrovo. Essendo l'installazione principale e l'unica base permanente sull'asteroide, il gruppo di ingegneri che lavoravano su X57 aveva fatto in tempo a renderlo accogliente: Shepard vide alberi e piccole aiuole ad ingentilire gli spazi spartani, divisi su tre livelli.
Il più basso portava ad un ascensore, probabilmente l'accesso al nucleo energetico dell'installazione, mentre il secondo era collegato alle aree abitative. Il terzo livello invece era formato da un anello di balaustre che correva sul perimetro interno, probabilmente il livello degli uffici.
Il primo Batarian che la vide non fece in tempo ad avvisare gli altri.
In quello spazio con molti ripari e angoli cechi, lo scontro a fuoco divenne una lunga prova di tiro a segno. Sfortunatamente per Shepard, i Batarian avevano il campo: la squadra del comandante dovette lottare per ogni centimetro di terreno. Sfortunatamente per i Batarian, Shepard e la sua squadra erano meglio armati, corazzati e addestrati: quando Vakarian e Williams presero posizione sul livello più alto, divenne un tiro al piattello, con Shepard che non faceva mancare i bersagli, strappandoli ancora urlanti dalle loro coperture per farli galleggiare in aria. O semplicemente risucchiarli in una singolarità in cui il resto della squadra indirizzò tutto il proprio fuoco.
Fu facile: Shepard si rese conto che era troppo facile solo quando assieme a Wrex e Tali fu tagliata fuori dal resto della squadra da un campo di forza che li imprigionò nel livello più basso.
"Abbassate le armi! O il vostro comandante muore!" urlò qualcuno. Il resto della squadra smise di sparare, permettendo ad un altro gruppo di Batarian di schierarsi al completo dall'aria abitativa: Balak si era finalmente deciso a mostrarsi.
"...Voi Umani siete più fastidiosi di quanto pensassi."
"Ho appena iniziato." rispose Shepard, lasciando che il suo casco di aprisse per scrutare il capo di terroristi Batarian: la sua pelle era verde vomito, ma se riconobbe la Leonessa di Elysium, non disse nulla.
"Prevedibile... ma è finita: sto per lasciare l'asteroide. Se provi a fermarmi, farò detonare le bombe..." spiegò Balak, mostrando il detonatore nella sua mano: il pulsante era già premuto.
Un dispositivo a uomo presente: se avesse lasciato il bottone, la bomba sarebbe esplosa.
"...e tutti gli ostaggi moriranno."
Shepard fece un cenno a Tali che si nascose lentamente dietro Wrex, lavorando col suo omnitool febbrilmente.
"Sarà l'ultima cosa che farai, Balak."
Il Batarian sputò nella sua direzione:
"Voi Umani ci avete fatto di peggio! Ci avete costretto a fuggire, a nasconderci! Ci avete costretto a sopravvivere di quello che riuscivamo a racimolare! E va avanti da decadi..."
"Puttanate!" ribatté Shepard, ma senza l'enfasi nella voce dell'alieno: "È questo che racconti ai tuoi uomini? Che siete innocenti? Non siamo stati noi a cominciare..."
"Davvero? Voi avete invaso il nostro spazio, rubato le nostre risorse! E quando abbiamo chiesto aiuto al Consiglio, cosa hanno fatto per proteggerci? NIENTE! Siamo stati ignorati, lasciati a noi stessi. Ma voi Umani eravate più forti di noi... lo sapevamo. E anche il Consiglio lo sapeva. Ma non ha più importanza ora. È colpa tua! Tua e della tua razza, se ora ci troviamo in questa situazione."
"Già, e uccidere persone innocenti risolverà tutto, non è vero?"
"Non abbiamo alternative! A volte... bisogna fare rumore per farsi ascoltare. Ecco perché vi abbiamo attaccato ad Elysium. Ecco perché sto facendo questo: TU ci hai forzato la mano!"
Almeno l'aveva riconosciuta: sì, decisamente Balak era stato presente ad Elysium.
"Ipocrita: voi ci avete attaccato per primi. Mindoir. E avreste fatto lo stesso su Elysium, ma quando vi abbiamo respinto siete andati a nascondervi dal Consiglio. E quando non avete ottenuto niente, vi siete nascosti, come codardi. Quello che vi è successo... non potete incolpare altri che voi stessi."
"BASTA! Tu non puoi capire, anzi, tu non vuoi capire! Eravamo una razza potente, una razza forte, prima del vostro arrivo! Sto solo riportando l'ordine...ti suggerisco di farti da parte ora, se vuoi che gli ostaggi vivano."
"Tali?"
La Quarian scosse la testa: non era possibile raggiungere le bombe o la rete interna del complesso. Poteva solo disattivare il campo di forza.
"Lo voglio vivo." ordinò nella radio.
Il Batarian alla destra di Balak si piegò sulle ginocchia, quando un quinto occhio gli si aprì nel cranio. Tali disattivò il campo di forza, permettendo a Shepard e Wrex di scattare fuori.
"Spero ne sia valsa la pena!" urlò Balak lasciando andare il detonatore e imbracciando il suo fucile da cecchino, fatto che ad Alenko non sfuggì: il capo della sicurezza di X57 era stato ucciso proprio con un unico colpo alla nuca. Balak si ritrovò imprigionato in un campo di stasi, mentre il resto dei suoi uomini veniva fatto a pezzi.
Non fu abbastanza rapido: la detonazione scosse l'intero complesso.
L'arrivo di droni sotto il controllo dei Batarian non li aiutò molto: Tali li riprogrammò al volo grazie ai codici di comando, dando loro nuovi bersagli.
Wrex si stava divertendo, ma Shepard ne uccise molti di più.
Due biotici tra i Batarian furono gli ultimi superstiti, ma anche questa volta, Shepard non mostrò pietà: il primo si trovò una granata a disco appiccicata sul petto, che lo ridusse ad uno straccio, mentre col secondo fu più lenta. Un campo di distorsione per fargli provare un assaggio dell'agonia, e il fucile per finirlo: il comandante gli sfondò il cranio a pugni.
Balak non fu più fortunato: appena uscì dalla stasi che Alenko aveva evocato su di lui, Wrex lo travolse, spedendolo con una spallata a rotolare giù per le scale e contro un muro. Tali gli sparò al piede, azzoppandolo.
"Sopravvivrà." disse la Quarian, mentre Balak urlava.
Il calcio del comandante in faccia lo fece tacere.
"...Voi Umani... credete di essere così superiori... ma non siete migliori di NOI!" Balak doveva avere almeno qualche costola rotta, ma stava ridendo, sforzandosi di rimanere seduto: "Ti ho dato l'occasione di salvarli, e tu l'hai rifiutata! Chi è il vero terrorista?"
Shepard impugnò la pistola e gli sparò:
"...Eh eh eh. Tutto qui?" disse il Batarian: Shepard gli aveva portato via un orecchio: "Dovrai fare di meglio se vuoi fermarci.... cough... cough... un giorno, molto presto, la tua razza pagherà per quello che ha fatto alla mia..."
Shepard gli sparò nella spalla, ottenendo una reazione da Balak: ora non rideva più.
"ARGH!" grugnì, cercando di non scivolare a terra: "...Credi che uccidermi farà qualche differenza? Noi Batarian siamo rimasti nascosti troppo a lungo. Noi non saremo ignorati, non più! Ce ne sono migliaia come me, che aspettano il loro turno, pronti a sacrificarsi...!"
Shepard si pesò completamente sul suo ginocchio, fino a quando non sentì un secco schiocco sotto il suo piede: solo allora scese dal Batarian.
Affascinante: sembrava che anche loro potessero impallidire, e ancora Shepard non gli aveva chiesto niente...
Balak era alle soglie del delirio:
"Cosa vuoi...? Dettagli? Non ha importanza! ...È troppo tardi per voi... quando le immagini delle vostre colonie in fiamme si diffonderanno, allora saprete che la rivolta dei Batarian è iniziata... cough cough"
"Chi è il vostro leader? Chi ha ordinato tutto questo?"
Balak sputò e tossì:
"Non ho più niente da dirti... uccidimi... non importa."
Shepard si chinò verso di lui, su di lui, in modo che la guardasse negli occhi:
"Tu non morirai Balak. Non qui almeno: ti consegnerò alle autorità dell'Alleanza su Terra Nova. Dubito che saranno amichevoli."
Poi Shepard si avvicinò ancora, sussurrandogli qualcosa all'orecchio.
Balak diventò ancora più pallido e poi Shepard gli prese la testa, sbattendogliela con forza contro il muro.
Per il Batarian venne l'oblio.
 
***
 
Balak si risvegliò nel buio, quando un secchio di acqua gelata gli venne gettato addosso.
Sputando e tossendo, si accorse di essere seduto: le sue ferite erano state sistemate, abbastanza perché non morisse almeno, ma non era legato.
"Divertiti..." disse qualcuno, prima che una pesante porta si chiudesse sferragliando, lasciandolo solo nella tenebra.
Il Batarian non si illuse nemmeno per un momento: era appena cominciata. La luce che si accese di fronte a lui, le vaghe forme di un ologramma, non lo sorprese.
Quello che non si aspettava, fu cosa comparve dagli ologrammi: una piccola creatura resa brillante nella tenebra in cui si trovava, sei zampe, una lunga coda arcuata e due strane pinze.
Balak ne fu repulso, e tentò di allontanarsi, nonostante sapesse che fosse solo un ologramma: poi quella creatura rimpicciolì fino a diventare non più lunga di un centimetro.
"Notevole."
L'ologramma di una donna dagli occhi color acquamarina e con una corta treccia bionda sulla nuca si materializzò con la voce, seguendo con gli occhi l'essere che lo aveva spaventato:
"Scorpione rosso. Una deliziosa creatura del subcontinente indiano. La sua tossina intacca l'apparato vascolare e polmonare, con una deliziosa serie di complicanze a cascata, dalla cianosi al priapismo. Ha effetto anche sui Batarian." completò, camminando lentamente verso l'ologramma dell'insetto e schiacciandolo sotto il suo piede.
"È considerato lo scorpione più velenoso sulla Terra, non tanto per la sua tossicità, ma per il fatto che non esiste antidoto..."
"E chi di voi Umani verrà ad iniettarmelo?"
"...Che deludente mancanza di capacità astrattive." replicò annoiata la donna, inforcando un paio di occhiali da vista: "La libellula mi aveva detto che eri noioso. Mmhh... detesto quando mi fa simili cortesie..."
Balak la riconobbe a quel punto:
"Tu sei..."
"Che lentezza. E che spreco. Non puoi essermi utile, nemmeno per ammazzare la noia..."
"E da quando il macellaio di Torfan risparmia la tortura ai Batarian?"
"Tortura? Ka'hairal Balak, il governo Batarian non fa più parte dello spazio del Consiglio. Questo significa che le leggi interstellari non ti proteggono. Sei stato catturato in flagranza di reato, per un crimine di guerra. Questo significa che posso farti qualunque cosa... qualunque" ripeté con un sospiro: "...Senza violare la più piccola norma. Anche usarti come cavia per lo studio di armi biologiche, magari un virus, programmato per uccidere ogni Batarian che condivida i tuoi geni... "
"Dovrai venire qui per farlo. E quando lo farai, ti ucciderò..."
"Io non devo fare nulla. Sei stato fermato. Terra Nova è salva e X57 orbita stabilmente attorno al pianeta. Hai ucciso alcuni Umani, ma nessuno che fosse insostituibile. Andremo avanti. E le tue azioni non saranno servite a nulla. Vedi, potrei farti qualunque cosa, ma credo che non ti farò niente: sei stato ferito, e da alcune non guarirai mai del tutto. Desidero sfregiarti ancora: desidero darti la consapevolezza che l'Umanità continuerà a prosperare. Mentre tu resterai sepolto vivo in questo luogo, sulla stessa colonia che hai cercato di distruggere, per il reso dell'eternità... Benvenuto nella tua nuova casa. Quanto a lungo riuscirai a mantenere la tua sanità mentale, prima che cominci ad incrinarsi? Forse mi divertirò ad aiutarti ad impazzire."
Poi l'ologramma della donna scomparve. Ma il cadavere dello scorpione rimase ancora a lungo nella sua cella, fino a che Balak cominciò a chiedersi se fosse la sua immaginazione che lo proiettava su ogni muro, nel buio...
 
***
 
"Wrex."
"Garrus."
La stiva della nave era silenziosa, come il resto della Normandy: non sembrava una vittoria quella che avevano ottenuto su Terra Nova. I due IFV erano stati sistemati da tempo, ma aveva dovuto ordinare a Gladstone di ritirarsi: quel ragazzo lavorava senza risparmiarsi... non che lui fosse da meno comunque. Garrus si stava ancora togliendo il grasso lubrificante dai guanti.
Vakarian non scherzava quando aveva detto al comandante che avrebbe potuto riprendersi la sua nuova corazza quando fosse morto: tra la disciplina Turian e il tempo necessario a indossarla e toglierla, data la spigolosa anatomia dei nativi di Palaven, era molto più facile per lui rimanerci dentro il più possibile.
"...Posso chiederti una cosa?" chiese con voce leggera al mercenario.
Garrus non sapeva spiegarlo, ma sapeva che se avesse voluto una risposta a quella domanda, era con Wrex che doveva parlare: non con Williams che stava finendo di pulire le armi poco lontano, indossando tutte le protezioni necessarie. Le loro munizioni erano allo stesso tempo esplosive e radioattive, dopo tutto.
Interpretando il silenzio del Krogan come un invito a continuare, Garrus chiese:
"Secondo te... perché? Perché Shepard è rimasta lì in quel modo?"
Dopo che avevano preso il controllo dell'asteroide, mentre a Williams e ad Alenko era stato ordinato di recuperare Atwell e riportarlo alla struttura centrale, mentre aspettavano i rinforzi dell'Alleanza e Wrex, Garrus e Tali controllavano i corpi Batarian ognuno seguendo i propri interessi, Shepard aveva raggiunto la stanza dove gli ostaggi erano stati raggruppati e dove la bomba era esplosa.
Con una fissità morbosa, il comandante si era arrestata sulla soglia, lasciando all'odore e a quella vista la possibilità di riempirle i polmoni e gli occhi, di imprimersi nella sua mente. Quando Garrus le si era affiancato, aveva detto solo quattro parole:
"Non è lo stesso."
Poi era andata via, lasciando al Turian il turno di contemplare le conseguenze della sua scelta.
"Non lo so... chiedi all'Umana se vuoi delle risposte."
"Vorrei sentire che idea ti sei fatto." disse Garrus, pulendosi accuratamente un dito, per evitare che il grasso rimanesse negli spazi delle giunture.
"...Se fosse una Krogan, direi che l'ha fatto per uccidere i morti." brontolò alla fine Wrex.
Stranamente, in quel momento quella risposta per Garrus ebbe senso. E il fatto che per lui un Krogan avesse senso non lo preoccupò quando avrebbe dovuto.
 
"...Ottimo lavoro su X57 comandante."
Come Shepard ricordava, Hackett riusciva a comunicare molto anche senza parlare: il suo ologramma in sala comunicazioni le stava dicendo che sacrificare gli ostaggi per fermare un terrorista come Balak era stata la scelta giusta tra le due. Con quel Batarian libero, ogni altra colonia dell'Umanità avrebbe continuato ad essere in pericolo e dopo due settimane di cella d'isolamento con Macmillan a tormentarlo, il Batarian avrebbe rivelato all'Alleanza anche i suoi segreti più infami.
"Ho fatto solo il mio dovere." rispose Shepard senza emozione.
"...Mi piacerebbe poterle lasciare il tempo di celebrare questa vittoria comandante, o lasciarla alla sua missione contro Saren, ma abbiamo una situazione che richiede l'intervento della Normandy. Ci serve il suo aiuto."
Non c'è riposo per i malvagi.
"...Dove?"
"La Luna, comandante..."

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Capitolo 10
*** Selene's Chariot ***


Mi dispiace Dave. Ho paura di non poterlo fare...
2001 Odissea nello Spazio

"...Sembra preoccupato, signore." disse Grenado, rompendo finalmente il pesante silenzio nel cockpit.
"Non dovrei esserlo?" rispose Joker, guardando le stelle che scorrevano loro davanti: il fatto che non rispose con una battuta fu più eloquente delle sue stesse parole.
"...Voglio dire, so che siamo il meglio del meglio, so che dobbiamo farci carico di tutto lo schifo solo per il fatto di essere l'unica nave a propulsione silenziosa della Galassia... credimi Grenado, lo so. Ero preparato a questo: o almeno lo credevo. Ma quello che abbiamo fatto su Terra Nova? Merda..." disse il pilota sospirando: "Dovremmo essere là fuori a dare la caccia a Saren, non occupare il tempo con qualunque incarico l'Alleanza non sappia gestire. O non voglia gestire..."
"Le hanno mai detto che è paranoico signore?"
"Oh sì Grenado: appena prima di Eden Prime, e guarda come è finita."
"Ok... secondo lei perché ci stiamo dirigendo sulla Luna allora?"
"Non lo so, ma dubito sia per una libera uscita... E a quanto pare il nostro CO ha preso lezioni dal precedente, dato che non c'è modo di cavarle di bocca qualcosa."
"Spero davvero che sia più fortunata di Anderson..."
"...Lo dici solo perché non avresti più il suo fondoschiena da ammirare."
"Come se lei non facesse lo stesso signore. Ma lo ha visto? Sembra scolpito nel marmo!"
Grenado guardò Joker per un istante, impallidendo:
"...Non è che ha messo di nuovo la mano sul pulsante dell'intercom?"
Il pilota sorrise:
"Almeno stai imparando."

In mensa, Pressly si appoggiò la faccia nelle mani, sospirando a lungo: chiunque sulla nave doveva aver sentito.
"...Per tutti gli dei della guerra... Credo che a questo punto un'azione disciplinare contro il signor Moreau sia d'obbligo, comandante."
Dall'altro lato del tavolo, Shepard studiava invece la scacchiera olografica tra loro: il suo XO era un avversario abile.
"...Mi ha sentito, signora?"
"Forte e chiaro, Pressly. Ma qualunque iniziativa disciplinare non può sostituirsi ad una buona vendetta trasversale alla vecchia maniera: quando Zorah e Grenado si alleeranno contro di lui, potrò godermi lo spettacolo." rispose Shepard, muovendo un cavallo.
"...è così dannatamente poco professionale." borbottò Pressly.
"E giocare a scacchi col proprio XO, invece?"
"...Un nobile passatempo, perfettamente conforme alle nuove norme interne stilate da lei, signora." rispose il navigatore, spostando un alfiere in c5 e preparando un attacco su vasta scala sulla torre di re del comandante.
"Mmhh..."
Dopo la loro missione su X57, Pressly si sarebbe aspettato che Shepard si prendesse un momento per venire a patti con il sacrificio degli ostaggi a cui Balak l'aveva costretta. Almeno, questo era quello che Anderson avrebbe fatto: invece, il comandante aveva subito tracciato una nuova rotta, dando ordini e partecipando alla vita della nave come se niente fosse.
In cuor suo, Pressly lo trovava inquietante: come se Shepard avesse un pulsante di reset nascosto da qualche parte.
La verità era che il suo CO gli appariva impenetrabile, molto più di Anderson. Shepard non era distante o scostante, ma era difficile avvicinarla sul piano personale: biotica, N7, Leonessa di Elysium... c'erano dei confini che nemmeno il navigatore osava provare a superare. Ecco perché le aveva proposto di giocare a scacchi: un modo per indagare come si sentisse... con circospezione e delicatezza.
Da quello che vedeva. o il suo CO non aveva mai giocato a scacchi oppure era solo molto brava a nascondere i suoi veri sentimenti: il suo gioco era terribile e Pressly la stava massacrando. L'XO si era già preso un alfiere di Shepard, e le truppe del comandante erano sparse su tutta la scacchiera, offrendo molti varchi da cui i pezzi neri di Pressly potevano penetrare nei ranghi bianchi. Shepard colse l'occasione, spostando il suo cavallo per mettere sotto scacco la regina nera, la seconda esca che Pressly le aveva preparato: l'attacco alla torre di re era un bluff che ne nascondeva il vero intento. La regina nera era il secondo bluff per distogliere lo sguardo dal primo e farlo sembrare meno pericoloso di quanto non fosse: un vero attacco in un bluff. Pressly l'aveva in pugno ormai: la sua regina mangiò un pedone, mettendo sotto scacco la torre del comandante, la quale fece un madornale errore. Invece di mettere al sicuro la sua torre, Shepard avanzò ignara con l'alfiere, mangiando un pedone e mettendo in pericolo un alfiere di Pressly. E l'XO colpì: il suo alfiere divorò la torre di re di Shepard, assicurandosi che il pezzo più prezioso del comandante non potesse sfuggirli, grazie alla sua regina che ancora minacciava la torre.
Il pedone di Shepard avanzò di una casella...
E Pressly le diede scacco, costringendola a spostare il suo re, ma il navigatore non aveva finito: la sua torre si mosse, pronta a dare la morte al re bianco al prossimo turno.
"Scacco." annunciò Shepard spostando il cavallo.
Non un problema per Pressly comunque, che spostò il suo re, ancora concentrato sul dare matto a Shepard con torre e la regina. Il comandante non lo lasciò andare: spostò la sua regina sulla diagonale del re nero per dargli scacco e ancora una volta Pressly rise di gusto. Il suo cavallo nero mangiò la regina bianca di Shepard: grosso errore del comandante.
L'alfiere bianco si mosse e Pressly smise di sorridere:
"Scacco matto." annunciò Shepard, senza vera soddisfazione.
Pressly non l'aveva visto arrivare: aveva creduto di averla in pugno, e Shepard l'aveva fatto danzare nel palmo della sua mano, solo per colpirlo senza pietà all'apice di quello che credeva essere il suo trionfo.
"...Stava bluffando dall'inizio della partita?"
"No. Ho visto dove mirava e mi sono concentrata sul resto." un modo come un altro per dire che non era mai stato un pericolo per lei.
"Signora. Trasmissione dall'Alleanza in arrivo." annunciò la voce di Barnes dall'intercom.
"La prepari in sala comunicazioni per favore, e riunisca la squadra." ordinò Shepard alzandosi: "...Sto arrivando."
"Sissignora."
"Bella partita... ma la prossima volta, Pressly, provi a vigilare sulla situazione dei suoi pezzi, invece che concentrarsi sui miei." gli disse Shepard con un lieve sorriso, che scomparve lentamente dal suo volo: "...Oppure potrebbe semplicemente chiedere come mi sento."
Pressly non poté fare a meno di deglutire a vuoto: il comandante sembrava leggerlo come un libro aperto.

***

Tali fu l'ultima ad entrare in sala comunicazione, ma Shepard non commentò sul suo ritardo, procedendo col briefing:
"Come sapete, ci stiamo dirigendo verso il satellite del pianeta Terra. Vorrei poter dire che si tratta di una licenza... ma purtroppo le cose non sono così semplici." spiegò, prima di ordinare a Barnes di passare la comunicazione.
L'ologramma che si materializzò nella sala non fu quello dell'ammiraglio Hackett, come Williams invece si aspettava: fu quello di una bambina, con un vestito bianco fuori moda e capelli nerissimi. Il suo aspetto avrebbe potuto ingannarli, se non fosse stato per le lettere luminose che portava incise sulla fronte: E L I Z A.
"Buongiorno Spettro." disse l'ologramma con una piccola voce.
Al suo fianco, Kaidan risucchiò l'aria in un sospiro, mentre Tali fece istintivamente un passo indietro: sapeva di quell'esistenza, i Geth erano stati dopotutto la nemesi del suo popolo, così come sapeva bene quanto quell'ologramma rappresentasse qualcosa di completamente diverso dai Geth... ma era da tutta la vita che le insegnavano ad odiare quelle cose. Il pregiudizio non aiuta mai la ragione, specie se viene inculcato così presto.
Fu una fortuna che il suo visore fosse polarizzato: dietro di esso, Tali poté nascondere i suoi sentimenti.
"Signori, vi presento ELIZA, intelligenza artificiale completamente autocosciente sviluppata dall'Alleanza a partire dal 2171."
"Ciao." disse l'ologramma salutando la squadra.
"L'Alleanza ha una IA?" chiese Wrex.
"Sono stata sviluppata in conformità alle leggi interstellari, raggiungendo la piena autocoscienza nel 2175: ho otto anni e mezzo. E questo fa di me la più giovane intelligenza artificiale presente nello Spazio del Consiglio."

Dopo la ribellione dei Geth contro i Quarian, lo sviluppo di intelligenze artificiali era stato bandito, e l'autorizzazione a compiere ricerche a proposito veniva data solo a discrezione del Consiglio.
Creare IA era un processo molto lungo e difficile, e un investimento enorme, perché necessitava di hardware particolari e costosi: computer quantici detti blue box. Allo stesso tempo, queste blue box erano uno dei pochi certi sistemi di sicurezza per controllare una IA: una volta che una coscienza era "nata" in un computer quantico, non poteva più lasciare il suo hardware o venire modificata, o rischiava di frammentarsi, di fatto morendo. Come per gli organici, anche per le IA create in questo modo il corpo e la mente erano legati indissolubilmente e l'esistenza stessa dei Geth dissuadeva chiunque dal cercare di procedere senza blue box.
Creare un'IA cosciente comunque, era solo il primo passo: si doveva poi educarla, spendendo tempo e risorse per permetterle di apprendere e, una volta raggiunto un livello di intelligenza soddisfacente e una personalità stabile, si doveva vigilare su di essa, conservandola e mantenendola, assicurandosi che la sua mente non si degradasse. Non era qualcosa che chiunque potesse fare, e le risorse necessarie limitavano lo sviluppo delle IA solo alle megacorporazioni interstellari, fra cui le leggi del Consiglio riducevano ulteriormente la rosa dei candidati: in breve, nel 2183 esistevano solo quattro società che avessero il permesso di sviluppare intelligenze artificiali, e solo tre IA degne di nota erano nate da esse.
ELIZA era una di queste IA, sviluppata dall'Alleanza dei Sistemi Umani, la cui coscienza era fisicamente ospitata a bordo della stazione spaziale Gagarin, situata ai limiti del sistema solare.
Vigilare su ELIZA era una delle direttive più importanti della prima flotta dell'Alleanza, sotto il comando diretto dell'ammiraglio Drescher: questo perché l'IA era una risorsa preziosa, benché temuta. ELIZA contribuiva grandemente alla prosperità della specie Umana, tanto che qualche Asari malignava che fosse solo grazie ad ELIZA che l'Alleanza era riuscita ad imporsi così tanto sullo scenario interstellare. Erano critiche quelle però, che non avevano mai avuto molta presa: questo perché le altre due intelligenze artificiali presenti nella Galassia erano proprio degli Asari...

"Avevo sentito che anche la Synthetic Insights stava per sviluppare un'altra IA." disse Shepard, discorrendo con ELIZA.
"...L'attacco dei Geth su Eden Prime ha costretto la società a mettere il loro progetto in stasi per un tempo indefinito, a causa della pressione mediatica. I miei calcoli suggeriscono che il costo di mantenere incompiuta una IA senza che il codice si degradi sia troppo alto da sostenere a lungo: le risorse destinate al progetto saranno probabilmente riallocate allo studio della seconda generazione di greybox. Questo, se la Synthetic Insights intende chiudere l'anno fiscale in attivo. Una vera fortuna."
"In che senso?" chiese Alenko.
"Se ci fosse stata un altra IA nella Galassia, avrei avuto meno attenzione." rispose dolcemente l'ologramma dell'IA.
Non era un caso che l'Alleanza l'avesse battezzata con quel nome: "l'effetto Eliza" è la tendenza ad associare inconsciamente valori e comportamenti Umani ai computer. Per quanto ELIZA fosse stata sviluppata da esseri Umani e di fatto, lavorasse per la loro prosperità, l'IA non lo era:
"Mmhh... potremmo passare alla ragione per cui è stato richiesto il mio intervento?"
"Certamente Spettro! Mi piace mettermi al lavoro!" disse l'ologramma con un sorriso infantile, impugnando un pastello e aprendo diverse finestre dati olografiche:
"...All'inizio di questo mese, mi è stato chiesto dall'Ammiraglio Drescher e dall'Ammiraglio Hackett di partecipare ad un nuovo progetto: volevano che creassi per l'Alleanza delle nuove IV da combattimento, più sofisticate di quelle che abbiamo attualmente, e capaci di adattarsi a scenari mutevoli. L'abbiamo chiamato progetto Hannibal, come quello degli elefanti... e all'inizio pensavamo andasse tutto bene."
"In che modo queste IV sono state programmate?"
"Per ora è solo una IV Hannibal, il prototipo: l'ammiraglio Drescher non mi ha permesso di programmarne di più per cominciare... per crearle, ho copiato parte dei miei processi logici superiori, trasferendoli in un nuovo mainframe quantico, ma a quanto pare qualcosa è andato... storto."
"In che senso?"
ELIZA abbandonò il suo tono infantile, passando ad uno più clinico:
"Durante il suo test di prova sulla Luna, Hannibal ha mostrato segni di demenza."
"Come può una IV diventare demente? Le IV non hanno coscienza..." chiese Alenko.
"...L'IV era molto complessa, in effetti la più complessa IV che sia mai stata programmata, ma non so cosa sia successo di preciso. A quanto pare non sono molto brava a fare bambini." si scusò l'IA: "...Ora Hannibal si trova in uno stato di totale paranoia, da cui non riesce ad uscire: una dissonanza cognitiva che si perpetua in un cerchio. Considera ogni tentativo di inviarle input come un attacco, e ha terminato il personale dell'installazione di prova per proteggersi. Fortunatamente non ha grandi risorse, e l'ammiraglio Drescher è riuscita a contenerla nel suo mainframe della Luna. Non può scappare."
"Ma non potete nemmeno ordinarle di spegnersi, non è vero?" chiese Williams.
"Corretto! Mi ha tagliato fuori dal suo mainframe e purtroppo ha il controllo di tutte le batterie laser GARDIAN dell'installazione" rispose ELIZA mettendo il broncio.
Il che significava che qualunque nave non occultata si fosse avvicinata all'IV sarebbe stata abbattuta in aria prima ancora di depositare una squadra d'intervento.
"Signora, io dico di nuclearizzare il sito dall'orbita e metterci una pietra sopra." disse Alenko.
"Ho suggerito la stessa soluzione, ma l'installazione di prova sulla Luna è costata diverse centinaia di milioni di crediti dei contribuenti..." interloquì l'IA "...E l'ammiraglio Drescher non vuole che l'idea di distruggere strutture dell'Alleanza possa apparirmi corretta, non importa il contesto. Anche se non capisco del tutto il perché."
La squadra invece lo capiva molto bene: era una china pericolosa da imboccare. Troppo pericolosa per una IA.
"...Molto bene ELIZA. Io e la mia squadra risolveremo la situazione. Inviaci tutti i dati sull'installazione di prova. Grazie per il tuo tempo."
"È stato super divertente! Anche perché non mi lasciano uscire molto di questi tempi... Ciao ciao." rispose salutandoli tutti, prima che la connessione con l'IA venisse interrotta.
Nel silenzio della sala, il comandante riassunse quello che tutti stavano pensando: dovevano ancora trovare un singolo indizio per inseguire Saren, il loro vero obbiettivo, ma nel frattempo erano già stati costretti a confrontarsi con azioni di guerra dei Batarian e ora IV ribelli con manie omicide.
"...Non credo che questa missione sia al di sopra delle nostre capacità. Ma comincio a pensare che all'universo questa nave non piaccia." disse a braccia conserte.

"Quindiii...." disse Joker.
"Un'IV impazzita."
"...E abbiamo accettato perché?"
Il comandante si sfregò le tempie, sentendo montare un devastante mal di testa:
"Sono stata io ad accettare, non l'equipaggio della nave. Scenderemo con i Mako, ma dovrete isolare la nave e criptare le comunicazioni. Non voglio che Hannibal si copi a bordo."
"Eh già, perché un'IV omicida su una nave spaziale sarebbe un bel problema... non c'era un film con una trama simile Grenado? ... Dimenticavo che non parli più dopo aver magnificato le qualità del nostro comandante via intercom."
"Joker... portaci alle coordinate in silenzio. E non vale solo per la nave."
"Sissignora." disse il pilota aggiustandosi il berretto con un'espressione immensamente compiaciuta sul volto.

***

"Non credevo avremmo rivisto la Terra così presto." disse Alenko dalla postazione armi di Castor, tenendo il cannone da 155mm puntato verso la Terra.
"Idem tenente."
"E devo dire che la vista non mi rincuora quanto dovrebbe..."
"Mi domando come mai." commentò Garrus alla guida.
Si trovavano nel Mare Crisium, una zona dell'emisfero Nord della Luna che si estende per circa 176 mila chilometri quadrati, quasi tutti perfettamente pianeggianti: un perfetto banco di prova per insegnare al Turian a guidare l'IFV. A bordo di Pollux, Tali veniva sottoposta allo stesso addestramento, sotto la supervisione di Williams.
"...Rimane sempre bellissima."
"Se lo dice lei, tenente."
"Oh andiamo Garrus: scommetto che se fossimo sulla luna di Palaven staresti facendo la stessa cosa."
"Lune, tenente." lo corresse il Turian: "Palaven ha due lune: Menae e Nanus."
"Sul serio?"
"E Menae è abitabile... più o meno." confermò il Turian: "Non come la vostra. E poi che razza di nome sarebbe Luna? Avevate finito i nomi originali?"
"Il nostro pianeta natale si chiama Terra, Garrus: che ti aspettavi?"
"...Gaia e Selene." borbottò Shepard a bassa voce.
"Come dice comandante?"
"Gaia e Selene." ripeté Shepard: "Nomi alternativi per Terra e Luna. E comunque il fatto che la nostra Luna si chiami in questo modo si perde nella traduzione: per noi la Luna del nostro pianeta è stata la prima. Ogni altra luna è chiamata così per imitazione: di fatto, usiamo il nome proprio del nostro satellite come sinonimo per il termine che indica genericamente una luna, solo con l'iniziale minuscola."
"...ok, adesso sono confuso. Non credo che capirò mai un ragionamento simile... ma dubito sarà l'ultima cosa che non capirò di voi Umani. Per esempio, lasciate i dati astrometrici sul vostro unico satellite di dominio pubblico... follia." disse Garrus scuotendo la testa.
"E voi Turian invece?"
"Li abbiamo secretati prima delle ribellioni dei Krogan. Per noi sono informazioni top secret..."
"Si vede che non abbiamo niente da nascondere."
"...A parte l'IV impazzita."
"Touché, signora." concesse Alenko.
Davanti a loro, Pollux scodò visibilmente, prima di rimettersi in asse.
"Almeno Tali si diverte..."
"Vakarian, ho qualcosa sui sensori." disse improvvisamente Shepard.
Poiché Hannibal comandava ben quattro batterie GARDIAN vicino alla sua struttura, situata al confine sud- est del Mare Crisium, per la precisione sul promontorio Agarum, il lancio dalla Normandy era avvenuto a qualche decina di chilometri di distanza dalla posizione dell'installazione di prova: la Normandy poteva essere invisibile ai sensori, ma i due IFV sarebbero stati ridotti in coriandoli dalle batterie laser antiaeree appena fossero usciti dalla stiva della nave.
"Ostili?"
"Non credo. Ma non dovrebbe esserci nulla in questa zona, a parte l'installazione."
"Potrebbe essere la causa dell'incidente con l'IV?"
"...Se fosse così semplice giuro che mi mangio il casco. Pollux, qui Castor: abbiamo qualcosa sui sensori. Lo vedete anche voi?"
"Qui Pollux, lo vediamo. Qualche idea su cosa potrebbe essere?"
"No, ma non dovrebbe esserci nulla da queste parti. Meglio andare a controllare."
"Ricevuto Castor. Seguiteci."
"...Tali si sta davvero divertendo." commentò il comandante chiudendo il collegamento, guardando l'IFV di fronte a loro accelerare.

Non fu così semplice, e Shepard non dovette mangiarsi l'elmetto. Castor e Pollux furono parcheggiati a poca distanza l'uno dall'altro, mentre la squadra al completo scendeva dai due IFV: quello che avevano trovato era sorprendente. Da una parte perché non centrava nulla con la loro missione, dall'altra perché era un dannato anacronismo: i sistemi nel casco di Tali lessero le scritte sul bordo della sonda, traducendole in pronuncia fonetica a suo beneficio. Il database interno della sua corazza non aveva nessuna informazione su cosa significasse esattamente, ma di sicuro quell'oggetto era Umano:
"Sojuz Sovietskich Socialističeskich Respublik Luna 23...?" sillabò lentamente la Quarian: i simboli originali le apparivano come indecifrabili insiemi di linee spezzate.
"Oh cavolo... questa sì che è una scoperta..." disse Williams.
"Immagino che non dovremmo esserne poi così sorpresi... voglio dire, abbiamo trovato un satellite Turian di 1500 anni fa su Metgos. Al confronto un satellite russo di 200 anni fa non è così strano... però..."
"Volete un minuto per costruirci un altare?" disse Wrex, guardandoli a braccia conserte e scuotendo la testa.
"È un altro pezzo di storia..." spiegò Shepard per gli alieni: "Dell'epoca in cui noi Umani atterrammo per la prima volta sulla Luna..."
"E lo avete dimenticato per due secoli?"
"I tempi erano diversi... 200 anni fa gli unici stati della Terra a poter mandare sonde sulla Luna erano due superpotenze avversarie. Arrivare sul nostro satellite fu una gara e questa non fu l'unica sonda inviata, e nemmeno l'ultima, o la più importante." Il comandante sospirò divertita: "...Ne mandammo così tante, che di alcune si persero le tracce, il tutto solo per dimostrare di poterlo fare... non siamo cambiati molto, in fondo." poi sembrò incupirsi:
"Alenko... sarebbe possibile trasmettere dati attraverso una sonda del genere?"
Kaidan si chinò sulla sonda, attivando il suo omnitool e facendo una scansione:
"Tecnicamente sì, signora... ha ancora i pannelli solari funzionanti. Ma questa sonda è disattivata da due secoli. E di sicuro i codici di comunicazione sono stati persi da tempo... Sta pensando quello che penso?"
"...Dopotutto quante sonde abbiamo mandato quassù? Tutta la serie delle missioni Luna sovietiche, il programma Apollo americano, la discontinua serie durante il 20° secolo... per non parlare..."
"Della serie Artemide del 2095... prima della colonizzazione di Marte... quando l'interesse per la Luna tornò a farsi sentire..." completò Alenko: "Oh merda."
"Shepard?"
"Tali fa uno scan di tutte le frequenze con i mezzi degli IFV! C'è la possibilità che una delle sonde che abbiamo mandato quassù sia stata usata come un ripetitore per trasmettere all'installazione."
"Merda merda merda..." cantilenò Alenko facendo lo stesso col suo omnitool.
"Shepard?"
"ELIZA, Wrex! Ha detto che l'IV considerava ogni tentativo di inviarle ulteriori input come un attacco. Perché una IV dovrebbe essere arrivata a questa conclusione? Qualcuno ha tentato di infettarla. O è riuscito a farlo. È stato un sabotaggio!"
"Merda!"
"Shepard... è impossibile...!"
"Che cosa Tali?"
"Coi mezzi dell'IFV posso raggiungere oltre 100 punti di trasmissione dati da cui sarebbe possibile comunicare con questa zona della Luna... se l'IV dovesse cercare di trasmettere..."
"Non avrebbe difficoltà a farlo." completò Shepard.
Drescher aveva chiuso tutti i canali di comunicazione dell'IV con l'Alleanza... ma era inutile se ne esistevano così tanti altri attraverso cui trasmettere: fossili di rottami dimenticati, ma ancora utilizzabili. La banda di trasmissione sarebbe stata inferiore... ma il numero di canali radio possibili avrebbe compensato la mancanza.
"DI CORSA!" ordinò Shepard, saltando su Castor e facendo ruggire il motore, mentre il resto della squadra si imbarcava.
I due IFV divorarono le distanze del Mare Crisium, scalando il promontorio Agarum fino ad arrivare ad un piccolo altipiano: furono accolti dal fuoco di torrette a razzo e mitragliatrici di grosso calibro. Sei torrette comandate dall'IV impazzita, contro i due cannoni e le mitragliatrici coassiali di Castor e Pollux.
"Merda!" gridò Shepard, mandando Castor in una sbandata controllata in controsterzo, raddrizzando poi all'ultimo l'IFV, cercando di schivare il grosso dei colpi sparati su di loro.
Le batterie pesanti dell'Alleanza a guardia dell'installazione erano concepite per abbattere navi trasporto coi loro razzi: l'IFV avrebbe potuto riceverne un paio al massimo prima di finire in pezzi.
"Razzi." disse Vakarian.
"Visti."
"Razzi!"urlò il Turian afferrando le maniglie nell'abitacolo del Mako, mentre i missili piegarono la loro rotta per intercettarli.
"Li ho visti!"
"RAAAAAZZIIII!!!"
Le mani di Shepard volarono sui comandi di Castor: il mezzo perse parte del valore netto della sua massa, accese i retrorazzi di atterraggio... e saltò.
I missili passarono sotto di loro, e Alenko li abbatté con la mitragliatrice coassiale: poi ruotò il cannone, facendo fuoco sulle torrette dell'installazione, mentre Shepard disegnava un semicerchio sulla Luna, tenendo il fuoco su di loro.
L'IV non si aspettava Pollux, quando Williams spianò due torrette con la fiancata dell'IFV, sradicandole dalla loro sede. La risata di Wrex nella radio fu l'unico commento: grazie al loro feroce attacco iniziale, Castor e Pollux rottamarono velocemente il resto delle torrette, fino a quando non ne rimase più nessuna.
Shepard fu a terra immediatamente dopo, seguita dal resto della squadra: dovevano essere rapidi, prima che l'IV decidesse di provare a trasmettere. Dato il modo in cui era stata creata, era impossibile sapere di cosa fosse esattamente capace, ma era meglio non scoprirlo: se fosse arrivata anche solo al controllo dei satelliti civili...
Shepard fece saltare la porta d'ingresso dell'installazione e si precipitarono dentro: davanti a loro, appena superata la camera di equilibrio, si apriva una larga stanza quadrata, da cui partivano tre larghi corridoi.
"Dobbiamo dividerci." ordinò il comandante: "Hannibal è installata in 3 server separati nell'installazione e dovremo spegnerli tutti e tre in fretta. Tre squadre da due: Wrex e Tali, Williams e Alenko, io e Vakarian. Ricordate: l'IV ha il controllo di ogni drone nella base e troveremo molta resistenza. Mine tecnologiche e procedete con attenzione."
Ogni squadra scelse la sua direzione, augurandosi buona fortuna: Shepard e Garrus, armi in pugno, si inoltrarono con prudenza in lunghi passaggi male illuminati, fino ad arrivare ad un'area etichettata dalle scritte sulle pareti come C-1. Nucleo uno.
"Shepard..." la fermò il Turian.
"Li ho visti Garrus."
La stanza era tappezzata di cadaveri.
"...Registro livelli tossici di CO2 nell'aria: probabilmente Hannibal ha staccato i sistemi vitali e li ha lasciati morire."
Li sentirono, prima di vederli: anche attraverso il casco, il rumore di uno sciame di droni armati in arrivo verso di loro fu inconfondibile, come il tramestio di giganteschi insetti. Fecero appena tempo a prendere posizione, prima che i droni si riversassero nella stanza:
"Mine!" ordinò Shepard, coprendo lei e Garrus con una barriera biotica.
Era per questo che aveva diviso la squadra in quel modo: un biotico e un tecnico. Una buona idea, che non aveva però tenuto conto del numero schiacciante di avversari che avrebbero incontrato: Shepard, il dannato comandante Shepard, urlò mentre cercava di sostenere la barriera di energia oscura, impedendo ai droni di crivellarli.
Fu abbastanza: Garrus la tirò dietro una copertura dopo aver lanciato le mine, e le loro radio si riempirono di statica.
Si rialzarono in fretta: le mine avevano probabilmente fritto i loro scudi e le armi, ma l'elettronica dei droni era troppo ben protetta per venire meno dopo qualcosa di simile. Shepard e Garrus avrebbero avuto solo qualche secondo per diminuirne il numero con le loro armi da fuoco, o con i poteri biotici: una singolarità non avrebbe avuto grandi effetti, dato che i droni potevano volare, ma non erano immuni allo stesso modo ad un campo di distorsione ad ampia area. I droni furono scossi a livello molecolare, mentre il comandante faceva variare la loro massa rapidamente: due granate altamente esplosive e l'HMWSG di Shepard unito all'HMWA di Garrus fecero il resto.
"Libero." dichiarò il comandante deglutendo e riprendendo fiato.
Al suo fianco, piegato su un ginocchio, Garrus fece scorrere la canna dell'arma sul resto della stanza.
"Libero." confermò dopo un attimo.
Turian e Umana furono di nuovo in movimento, solo per scoprire che procedere oltre non sarebbe stato così facile: l'IV aveva attivato i campi di forza interni del complesso, e Garrus e Shepard si trovarono davanti una barriera blu semitrasparente, oltre la quale potevano vedere un ulteriore bivio con le scritte C-1A e 1B sottolineate da frecce gialle.
 "Questo è nuovo." commentò Vakarian, colpendo il campo di forza col calcio del fucile, senza ottenere alcun effetto.
"Il meglio del meglio della tecnologia dell'Allenza. Centinaia di milioni di crediti dei contribuenti, ricordi?"
"Ok... Come lo superiamo?"
"Speravo avessi una soluzione, Vakarian: l'elettronica non è il mio forte... Generalmente se una porta non vuole aprirsi, la sfondo, o la faccio saltare."
"...Non credo che in questo caso possa funzionare, ma potrei avere un'idea." disse il Turian, prendendo una mina tecnologica dalla cintura e programmandola con l'omnitool: "...ho preparato questa carica per emettere il più forte EMP possibile. Dovrebbe friggere l'emettitore del campo di forza per pochi secondi. Due se siamo fortunati."
"...E anche i micro oscillatori delle nostre corazze."
"Già." confermò Garrus: "Non ho mai detto che fosse una buona idea."
"...Vero."
Se ci fossero stati altri droni in agguato dall'altra parte dello scudo, li avrebbero crivellati così in fretta che non avrebbero fatto in tempo a rendersene conto.
"Almeno avremo le mie barriere biotiche." disse Shepard: "...Stammi incollato."
"Ci conti comandante."
"...Quando vuoi Garrus."
Il Turian applicò le mine, addossandosi il più possibile allo scudo:
"3...2...1..."
Non ci fu esplosione, ma l'effetto fu notevole: l'impenetrabile scudo sfarfallò e si spense, permettendo all'Umana di tuffarsi in una capriola attraverso il corridoio, mentre Garrus la seguì con un notevole scatto.
A causa della loro anatomia, i Turian non potevano ruotare sulla schiena: le creste piatte sulla testa e la curva del loro dorso li rendevano adatti a quell'attività quanto una tartaruga...
Il campo di forza tornò in vita pochi istanti dopo, ma li trovò già dall'altra parte: la barriera biotica del comandante non servì, perché non ci furono altri droni.
"...Ad ognuno un corridoio Garrus: non abbiamo tempo da perdere." ordinò Shepard alzandosi.
Il Turian assentì, prendendo il corridoio di destra, mentre Shepard prese il sinistro: il comandante lo seguì fino ad una larga stanza rettangolare, le cui pareti erano stipate di server. Lo Spettro non era forse granché a sfruttare la tecnologia più moderna, ma per quanto riguardava il distruggerla, era una vera campionessa: il suo fucile ruggì quattro volte, facendo saltare lo snodo del circuito di raffreddamento dei server.
Poi procedette a minare la stanza con un paio di granate, tornando al riparo nel corridoio dietro di lei:
"FUOCO IN BUCA." urlò, prima che le granate detonassero.
Con una IV ribelle di quel calibro, così pericolosa e complessa da richiedere ben 3 mainframe, era meglio eccedere nella sicurezza: quando rientrò in ciò che restava della stanza, ologrammi di errore si erano accesi su ogni console ancora intatta, brillando scarlatti e violenti.
"...Di sicuro non fa le cose a metà, comandante." disse il Turian accostandosi a lei.
"Hai finito dalla tua parte?"
"Sissignora. Anche se l'ho fatto con più... stile." disse Garrus, e Shepard percepì il sorriso nella sua voce.
"Perché? Cos'ha che non va il mio stile?"
"Che stile sarebbe? Vedo incendi, distruzione e... un vero caos. "
"...Problema risolto?" suggerì Shepard, battendogli uno spallaccio con la mano corazzata: "Andiamo a cercare gli altri."
"La seguo comandante." disse il Turian scuotendo la testa.
Poi il loro momento di cameratismo fu interrotto da un crepitio elettrostatico che invase i loro auricolari, fino ad assordarli, mentre le luci del complesso si sovraccaricarono ed esplosero, lasciandoli al buio.
"...Garrus. Tutto bene?" chiese Shepard preoccupata, lasciando alle luci di emergenza il compito di illuminare i corridoi, rischiarando la tenebra con sfumature rosso sangue.
"Sì signora. Doveva essere l'ultimo grido dell'IV."
"Qualcuno mi sente?" implorò il capo artigliere nella radio.
"Williams, qui Shepard: che succede?"
"È il tenente signora! L'hanno colpito!"
"Ricevuto! Stiamo arrivando!" rispose il comandante.
Mentre correvano rapidamente, Shepard e Garrus non si accorsero della lunga sequenza di codice binario che comparve sui loro omnitool, ripetuta ancora e ancora:
"01001000 01000101 01001100 01010000 01001101 01000101 00100001..."

Quando Shepard e Garrus raggiunsero William, Tali e Wrex li avevano preceduti: probabilmente per i due alieni era stato anche più facile, con la Quarian a riprogrammare i droni e Wrex a distruggerli.
Il tenente e il capo artigliere non erano stati così fortunati: come loro, avevano trovato il campo di forza a sbarrare loro il passo, ma a differenza del resto della squadra, c'erano stati dei droni ad aspettarli anche dall'altra parte. Kaidan era a terra, e Williams non sapeva che fare, a parte tenergli la testa.
Quando Ashley la guardò, Shepard lesse solo disperazione nei suoi occhi: il comandante si chinò su Alenko, completando uno scan medico col suo omnitool.
"Cos'è successo?"
"Mi sono distratta... i droni ci hanno preso alle spalle dopo aver disattivato la prima parte del mainframe: sono usciti dalle condotte dell'aria... il tenente... il tenente mi ha fatto da scudo."
"Sopravvivrà." disse alla fine il comandante alzandosi: due costole rotte e forse un polmone collassato... la corazza lo stava stabilizzando, ma Alenko sarebbe stato fuori combattimento per un pezzo. Per fortuna non era in pericolo di vita e di questo Shepard fu molto grata.
"...Ma ha preso una bella botta. Dobbiamo prepararlo per il trasporto: Hannibal è disattivato?"
"Sì comandante: tutti e tre i nuclei dell'IV sono stati spenti o distrutti, ma c'è qualcosa che dovrebbe vedere." disse Tali, accedendo il suo omnitool: "Quando l'ultimo server è stato disattivato, io e Wrex abbiamo ricevuto questo." spiegò, mostrando la lunga sequenza di 0 e di 1.
"...Sembrava codice binario di base. L'ho tradotto con la matrice ASCII Umana e questo è il risultato."
Sull'omnitool di Tali comparvero sette caratteri, e il comandante lesse: "HELPME!" ripetuto ancora e ancora.
Aiutatemi.
"Drescher e Hackett ci andranno a nozze. Una IV con manie omicide che chiede aiuto prima di essere distrutta..." disse Shepard, lavorando per bloccare la corazza di Alenko: avrebbero potuto trasportarlo senza barella in quel modo.
"...C'è dell'altro: durante il sovraccarico di tensione, l'IV ha cercato di aprire un canale di comunicazione, trasmettendo una grande quantità di dati."
"Ha cercato di copiarsi?"
Tali scosse la testa:
"Cercato è la parola chiave. Ha copiato solo una parte di sé, ed è stata costretta a farlo in codice binario... è come se avesse cercato di trasferirsi raccontando sé stessa via radio: la sua coscienza non può essere sopravvissuta. Però mi fa pensare..."
"Cosa vuoi dire?" le chiese Garrus, aiutando il comandante.
"Hannibal era cosciente... almeno in parte. Ha chiesto aiuto, ha tentato di difendersi...e quando stava per scomparire, ha cercato di sopravvivere nell'unico modo possibile, riducendo se stessa in una forma priva di io..."
"Mmhh... Un atteggiamento molto... Umano. Troppo per una IV."
"E non sapremo mai che cosa l'ha causato... ma non abbiamo avuto altra scelta: IV che uccidono devono essere distrutte."
"Sono d'accordo." disse Wrex.
"Garrus, chiama la Normandy e informa Chakwas che il tenente avrà bisogno delle sue cure: voglio che siano pronti a riceverlo. Williams, farai rapporto tu ad Hackett, raccontagli cosa è successo qui."
"...E lei signora?"
"...C'è una cosa che vorrei fare. Prima di lasciare la Luna. Avrò bisogno di un Mako."

"...E questo è il mio rapporto, ammiragli."
In sala comunicazioni, Williams stava sudando: aveva scambiato una sola conversazione con il capitano Anderson prima che il comando della Normandy passasse a Shepard... e adesso stava facendo rapporto direttamente a due ammiragli, mentre Alenko rimaneva in infermeria e Shepard era sparita chissà dove sulla Luna.
Hackett non appariva impressionato dal suo resoconto... ma essendo ammiraglio, probabilmente serviva una dichiarazione di guerra per farlo agitare: una IV ribelle che avrebbe potuto uccidere tutta la sua squadra? Quisquiglie.
"Capisco." disse Drescher: "...Hannibal ha mostrato comportamenti simili ad una IA, per quanto dovrebbe essere impossibile..."
"Abbiamo rischiato troppo, Kastanie." la rimproverò quietamente Hackett.
"Concordo Steven. Ma la colpa non è di ELIZA: Hannibal rientrava perfettamente nelle specifiche che avevamo indicato: siamo stati noi a non essere in grado di contenerla in sicurezza. Propongo che il progetto Hannibal continui dopo una rivalutazione da zero dei nostri protocolli di sicurezza, e il ricollocamento del progetto in una nuova struttura. Una delle lune di Nettuno per esempio..."
L'ologramma dell'ammiraglio Hackett si toccò lievemente la sua cicatrice con l'indice, ponderando la questione attentamente:
"...Va bene. Ma solo se abbiamo una valutazione positiva anche da Sing e Lindholm. La nostra ambizione ha quasi causato una catastrofe: dobbiamo prendercene responsabilità."
"Sono d'accordo: mi occuperò io stessa di sistemare la faccenda. Immagino sia una fortuna che abbiamo ancora una base dopotutto..."
Detto questo, l'ammiraglio Drescher chiuse la comunicazione e il suo ologramma scomparve.
Williams si ritrovò da sola nella stanza con Hackett e per lei fu persino peggio: il sistema Solare poteva essere il feudo di Drescher, ma Hackett sovrintendeva alla maggior parte delle truppe dell'Alleanza schierate al di fuori. C'era poco che si trovasse al di là del suo braccio.
L'ammiraglio la guardò per qualche istante, per poi limitarsi a sospirare stancamente:
"Riposo, capo artigliere. Queste vecchie ossa difficilmente intimidiscono ancora qualcuno."
"...Con tutto il dovuto rispetto, ammiraglio, penso che l'unica persona che possa intimidirmi più di lei è Dio in persona." Williams non aveva nemmeno il coraggio di chiamarlo signore.
"Mi sarei aspettato che aggiungesse anche il comandante Shepard."
Williams non rispose: forse non era l'elemento più brillante dell'Alleanza, ma mettersi tra il primo Spettro umano e l'ammiraglio della quarta flotta era il metodo perfetto per finire nei guai.
"...Non sono a mio agio a parlare del mio CO senza che sia presente, ammiraglio. Specie se si tratta della Leonessa di Elysium."
"Mmhh... non è come me l'ero immaginata, capo artigliere."
"Ammiraglio?"
"Il comandante Shepard parla piuttosto bene di lei nei suoi rapporti... quella ragazza ha sempre avuto il dono di ottenere tutto con niente."
Se c'era qualcuno che potesse chiamare Shepard ragazza e farla franca, quello poteva essere solo un ammiraglio:
"Con tutto il dovuto rispetto ammiraglio, le risorse che il comandante ha messo a nostra disposizione per questa missione non sono poche..."
"Non è quello che intendevo, Williams..." la interruppe Hackett con un gesto cortese: "Secondo lei, perché Shepard ha lasciato che fosse lei a fare rapporto?"
"Immagino... immagino che avesse compiti più importanti a cui attendere, ammiraglio."
"Difficilmente visitare la tomba dei propri antenati si qualifica, capo artigliere... ma credo che la stia usando."
"...Temo di non seguirla ammiraglio."
"No, certo che no... Shepard sa essere tortuosa a volte: è stata addestrata in questo modo..." Hackett si perse nei suoi ricordi per un paio di secondi, prima di tornare a fissarla: "...Lei Williams, è qui per trasmettere dei messaggi da parte del comandante: il primo e più evidente è che non avremmo dovuto permettere alla situazione sulla Luna di degenerare fino a quel punto. Il secondo e che possiamo contare sulla sua squadra almeno quanto possiamo contare sul comandante, per quanto sia composta da elementi... unici. Un altro messaggio più nascosto è che Shepard la considera abbastanza degna di fiducia da fare rapporto al posto suo... la fiducia del primo Spettro Umano non è poca cosa capo artigliere. Spero saprà esserne all'altezza."
Hackett la fissò ancora qualche istante, assicurandosi che avesse capito, prima di aggiungere:
"...Le auguro buona giornata, Williams."
Poi l'ologramma scomparve prima che la marine avesse il tempo di rispondere.
Il capo artigliere fece l'unica cosa sensata in quel momento: si sedette su una delle poltrone della stanza, cercando un punto fermo da fare suo, si coprì gli occhi con le mani e cercò di fare ordine ai suoi pensieri e di figurare i processi mentali del suo CO. Williams avrebbe visitato l'infermeria più tardi per informarsi dello stato di Alenko e farsi dare un cachet...

***

"Ciao papà."
Il cimitero nel Mare della Tranquillità non era poi così distante dall'installazione dell'IV Hannibal: 400 chilometri si superano in fretta alla guida di un IFV e con un sesto della gravità terrestre.
L'usanza di farsi seppellire sulla Luna era cominciata con un astronomo che aveva deciso di non lasciare che le sue spoglie fossero separate dal luogo in cui aveva lavorato per tutta la vita: la speranza era stata quella di offrire il suo corpo alla Luna per contribuire a creare, nel tempo, una biosfera su tutto il satellite. Il comandante conosceva la storia, ma aveva dimenticato il nome, anche perché si trattava di una pia illusione, al massimo un dolce sogno.
A suo modo però, quel sogno aveva fatto presa e molti avevano deciso di seguire quell'esempio, contribuendo a creare nel 2183 uno dei più curiosi cimiteri dello spazio dell'Alleanza: dato che si trovava all'aperto, si poteva visitare solo con tute spaziali.
Il comandante aveva lasciato le sue armi sull'IFV e si era avventurata a piedi nel cimitero, con ancora addosso la sua corazza da combattimento: non veniva spesso in quel luogo, o forse non quanto avrebbe dovuto, ma ricordava la strada. Quel luogo rappresentava per il comandante un posto di gravi necessità, a cui tornava sempre quando pensava di non potercela fare: c'erano un'infinità di bei ricordi che aveva su suo padre...
Ma tutti quei ricordi, i giorni che aveva passato con lui, mentre John Shepard le insegnava perché essere una biotica era la cosa più bella... tutto il suo mondo... andavano in pezzi il giorno del suo 12° compleanno. Quando il cervello si suo padre si era sparso sulla torta. Il rosso e il bianco... e la sua morte invendicata... mai spiegata. Mai compresa.
Apri la mente alla nostra IRA!
Shepard si riscosse guardandosi attorno... le ci volle un attimo per comprendere di chi fossero state quelle parole.
La Sonda Prothean: era la prima volta che il suo messaggio la raggiungeva da sveglia.
Noi stiamo urlando!
"No... NO!" ordinò il comandante.
Quello era il luogo della sua furia. Non di quella di un popolo morto da tempo: qualunque cosa ci fosse stata in quella sonda su Eden Prime, ora era irraggiungibile, sepolta in profondità dentro di lei. Gli sprazzi confusi che le arrivavano durante il sonno non le dicevano nulla. Ma erano davvero irraggiungibili? Erano davvero incomprensibili? O si trattava invece di trovare uno stato mentale in cui potesse comprenderle? In cui potesse... accettarle?
Al comandante venne da ridere: poteva accettare l'ira dei Prothean, ma non la sua?
Hayat urlò di fronte all'assurdità di tutto e fu come il tuono prima della tempesta: chiusa nella sua corazza c'era un fuoco che non poteva bruciare. E che Shepard non voleva spegnere: i Prothean non tacquero, ma divennero un sussurro sul fondo della sua coscienza.
Hayat rimase di fronte alla tomba di suo padre molto a lungo: quando si allontanò, nessuno avrebbe notato una differenza nel suo modo di camminare.
Ma la donna non era più la stessa: ora aveva un demone a spiare dalla sua spalla.


Ed eccovi arrivati alla fine del 10° capitolo di questa storia.
Uff... non so dire se sono contento fino in fondo di questo capitolo: spero che si tratti solo di eccessive riletture, ma mi piacerebbe avere un riscontro :S, anche perché tutta la geografia lunare citata in questo capitolo è vera xD.
E anche perché con questo capitolo il riscaldamento è finito: da adesso in poi seguiranno missioni una dopo l'altra, e considerato che la squadra potrà finalmente concentrarsi su Saren e Geth, ho voluto togliere di torno la missione della Luna, che nonostante le sue conseguenze in ME2 e 3, per la storia di ME1 ha poco a che fare... e ho colto l'occasione per dare un piccolo assaggio sulla persona che è Hayat Shepard. Non preoccupatevi, altro seguirà e spero sarò in grado di spiegare e svolgere i nodi narrativi importanti... condendoli con drama, angst, amore, risate, collera e un pizzico di epicità e suspance. XD
A presto ;).

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Capitolo 11
*** Shai Hulud ***


Sia Benedetto il Creatore e la sua Acqua
Sia Benedetta la Sua venuta e la Sua partenza
Possa il Suo passaggio purificare il mondo...
Frank Herbert
 
La missione sulla Luna era stata per l'equipaggio della Normandy la scoperta del limite oltre il quale non desideravano spingersi: al punto, che perfino la squadra aveva trovato impossibile sentirsi orgogliosa di averla completa, specie considerando il pericolo a cui erano stati esposti, e il prezzo che Alenko aveva quasi pagato ai droni dell'IV impazzita.
Ognuno di loro aveva ben chiaro di aver rinunciato alla certezza della propria esistenza nel momento preciso in cui avevano accettato di salire sulla Normandy, o di restarci, ma allo stesso tempo, tutti loro erano stati riuniti per combattere Saren: non IV impazzite o terroristi Batarian. Così, dopo la missione sulla Luna, a bordo della Normandy si era fatto concreto il desiderio di voltare pagina e, finalmente, pareva che anche la Galassia avesse deciso di smettere di opporsi alla loro caccia: Saren però risultava ancora irrintracciabile, nascosto chissà dove nella vastità del mare delle stelle, e nessuno ancora sembrava essere in grado di trovare una pista. Ecco perché gli sforzi di Anderson e dell'intelligence si erano concentrati sulla Matriarca Benezia: una personalità così in vista, una consigliera di governi e nazioni, una biotica rispettata per la sua saggezza e partecipazione alla vita politica Asari, difficilmente avrebbe potuto passare inosservata quanto uno Spettro rinnegato...
O almeno così avrebbe dovuto essere, perché al momento anche della Matriarca Benezia non si avevano notizie. Tuttavia, allargando appena il cerchio di contatti e conoscenze della Matriarca, finalmente la Normandy aveva trovato una pista: Benezia T'Soni aveva una figlia, Liara T'Soni, una giovane Asari che aveva speso gli ultimi anni in studi archeologici della civiltà Prothean. Una flebile traccia quella, l'intero equipaggio se ne rendeva conto, ma allo stesso tempo l'unica pista da seguire e prima che la Galassia giocasse loro un altro tiro mancino, si erano precipitati ad indagare. Anche trovare la dottoressa T'Soni comunque, non sarebbe stato facile: per essere esatti, come cercare il proverbiale ago nel pagliaio. L'intelligence infatti riteneva che al momento l'Asari si trovasse nell'ammasso Artemis Tau, che conteneva diverse decine di pianeti su cui fosse possibile trovare rovine Prothean e ognuno di essi avrebbe potuto essere una meta d'interesse per un archeologo curioso...
A complicare poi ulteriormente la loro ricerca era il fatto che in tutto l'ammasso, totalmente disabitato fino a quando l'Alleanza non l'aveva incluso nei proprio territori, si trovava una sola colonia, situata sul pianeta di Therum, unico porto nel mezzo di un vasto mare di cui non si conoscevano molto le correnti o i fondali. Era territorio inesplorato, pura frontiera, ma comunque preziosa per l'Alleanza, che l'aveva scoperta ricca di metalli pesanti: l'ufficiale Barnes aveva già preso contatti con le autorità di Nova Yekaterinburg, unico centro abitato di Therum, perché collaborassero con la Normandy e li aiutassero a rintracciare la studiosa Asari. Teoricamente, ogni visitatore dell'ammasso passava da Nova Yekaterinburg prima o poi, ma non c'erano vere certezze a proposito: ecco perché Shepard aveva ordinato di inviare due sonde spia nel sistema, col compito di scandagliare Therum e gli altri pianeti in orbita attorno alla stella Knossos e avvisarli se avessero trovato indizi pertinenti a Liara T'Soni. Nel frattempo, la Normandy avrebbe esplorato i sistemi confinanti, sperando di avere maggiore fortuna delle sue sonde, che fino a quel momento avevano individuato solo depositi geologici e recuperato un oscuro medaglione Salarian, dimenticato chissà come in un relitto: l'occasione di esaminarlo con cura però, sarebbe arrivata solo al loro ritorno a Knossos.
 
Prima tappa della Normandy nell'ammasso Artemis Tau, fu la stella Athens: un astro giallo molto energetico, attorno a cui orbitavano cinque pianeti. A parte la loro bellezza, qualche risorsa minerale e un'insegna militare Turian recuperata sulla luna del quinto pianeta, la nave lasciò il sistema a mani vuote, ma non insoddisfatta in fondo: c'erano anche giorni così per l'equipaggio, momenti di quiete fra due tempeste, di cui valeva sempre la pena cercare di trarre il massimo.
"...Scacco matto." annunciò Shepard in sala mensa.
"Gosh, signora. Non ha pietà." si lamentò Alenko.
Nonostante avesse messo in chiaro che giocare a scacchi era per il comandante un passatempo e non ci sarebbero state promozioni o crediti da guadagnare giocando contro di lei, riusciva comunque a trovare ancora qualche avversario. E dato che il tenente era di nuovo in piedi, seppur costretto ad un regime di riposo, era giusto punirlo per essersi fatto quasi ammazzare in missione: l'eroismo era apprezzato dal comandante, ma se Kaidan avesse avuto una corazza inferiore, o non fosse stato un biotico, sarebbe morto sulla Luna.
"...Scacco matto in otto mosse? Tenente, è solo un pessimo giocatore."
"Mi sono fatto... imbrogliare."
Un'esca piuttosto evidente, ma Alenko ci era caduto, affrettandosi a mangiarle un alfiere e dandole l'occasione per uno spietato scacco matto in murata.
"...Come ti senti piuttosto, Kaidan?"
"Posso svolgere i miei compiti."
"Chakwas non è d'accordo: le tue costole si stanno ancora rimarginando."
Perché cercava di impressionarla? il tenente sapeva benissimo che era la dottoressa a decidere chi era abile al servizio e chi no, non lei...
"Posso svolgere i miei compiti a bordo." si corresse Alenko testardo.
"...Come preferisci Alenko, ma cerca di guarire in fretta: la squadra ha bisogno di te. Ricordi? Tu sei il solo, insieme a Vakarian, che possa coprirci le spalle."
Kaidan avrebbe voluto aggiungere qualcosa, ma la voce del navigatore li interruppe:
"Comandante: abbiamo intercettato delle trasmissioni dal sistema di Macedon. Dovrebbe venire a controllare."
"...Arrivo subito Pressly."
"Non c'è riposo per i malvagi, signora."
"Ecco perché lei rimane a bordo, tenente." gli rispose con un sorriso quasi dolce.
Shepard lasciò il tavolo senza nemmeno dargli occasione di salutarla.
 
"Che cosa abbiamo?" chiese il comandante a Pressly quando lo raggiunse.
"I nostri addetti alle comunicazioni hanno intercettato trasmissioni provenienti dal primo pianeta del sistema di Macedon, signora. Nelle loro comunicazioni si fa riferimento ad un'Asari."
"Non ne sembra entusiasta."
l'XO sospirò, caricando i dati sul pianeta in questione sulla sua console del CIC:
"Ho cercato Sharjila nei database stellari, e il pianeta non sembra possedere alcun reperto Prothean, signora."
"Una deviazione? Potrebbe essere una scoperta recente?"
Il navigatore scosse la testa:
"Con tutto il dovuto rispetto signora, il mio istinto mi dice che qualcosa non va: Sharjila è considerato un pericolo ambientale di livello uno. Alta pressione, quasi 40 atmosfere: ammoniaca e ossigeno, per lo più."
"Ed è un problema perché...?"
L'alta pressione da sola non poteva essere la causa di un pericolo ambientale, almeno non in quel tipo di atmosfera:
"L'ecologia del pianeta è a base di silicone: respirano ossigeno ed espellono ossidi di silicio. Quando soffiano i venti sul pianeta, le polveri di silicio sollevate diventano così abrasive da rappresentare un pericolo: dubito che un installazione di studio possa sopravvivere ad una sola tempesta. Ma Barnes ha trovato riferimenti per un gran numero di vascelli non identificati in transito da e per il sistema."
"...Contrabbandieri?"
"Pirati probabilmente... dubito che una banda di contrabbandieri userebbe un simile inospitale pianeta come punto di scambio. Con abbastanza crediti, dovrebbe essere possibile tenersi al riparo dalle tempeste, ma dato che non appare nessuna installazione nei registri stellari..." finì Pressly facendo spallucce.
"Potrebbero aver rapito Liara T'Soni?" chiese Shepard.
"...È quello che pensavo anch'io, signora. Abbiamo decrittato alcune trasmissioni inviate dal pianeta: sembra fossero indirizzate alla Cittadella."
A sua volta, Shepard sospirò: un altra situazione simile a quella di Tali? Shepard sperava potesse essere così semplice, ma sarebbe stato strano: erano ancora troppe poche le persone a sapere che la Normandy stesse cercando Liara T'Soni perché ci fosse già stata una fuga di notizie... a meno che l'ipotetico sequestro di Liara da parte dei pirati di Sharjila fosse stato per loro una fortunata coincidenza.
Oppure no, visto che ora avrebbero avuto Shepard e la sua squadra addosso:
"Bel lavoro Pressly. Dica a Grenado di portarci nel sistema e mandi le ultime due sonde spia a precederci. Voglio farmi un idea prima che arriviamo. ETA?"
"...Confido che la Normandy possa arrivare nel sistema di Macedon in meno di 7 ore."
"Bene. Metta la nave in allerta appena raggiungiamo il sistema."
"Sissignora."
"Può trovarmi in mensa."
Per un biotico come il comandante, anche mangiare diventava un compito prima di una battaglia.
 
"...Com'è che non visitiamo mai un pianeta ospitale?" si lamentò Williams
Con l'annuncio della missione imminente, tutta la squadra si era riunita in sala mensa, Wrex compreso: il mercenario si stava riempiendo la bocca con fare indulgente, leggendo annoiato i dati su Sharjila.
"Già... strano che con tutta la Galassia che lo cerca, Saren non si stia nascondendo in un paradiso tropicale, bevendo destro Margarita sulla spiaggia." ribatté sarcastica il comandante.
"Non so cosa sia... ma suona meravigliosamente." disse Garrus.
"...Cercherò di introdurti ai misteri del Margarita alla nostra prossima licenza. Fino ad allora, focalizziamoci sulla missione. Wrex? Cosa ne pensi?"
Il mercenario sembrò ponderare la questione un momento, tamburellando le scaglie del suo mento con un dito, e quando pesi un quarto di tonnellata, ponderare diventa un arte:
"...Non hanno l'Asari che stiamo cercando." disse alla fine.
"Oh? Come fai a saperlo?"
"Istinto."
"Sei pronto a scommetterci?" gli chiese Williams: "Diciamo... 50 crediti?"
Wrex le aprì il palmo di fronte alla faccia:
"3 cifre, o non se ne fa niente, Williams."
"100 crediti allora...ci sto."
"Ah! Taccagna."
"Sempre ammesso che scendiamo..." Garrus guardò il resto della squadra: stava suggerendo davvero a Williams e Wrex di abbandonare una scommessa? O di impedire a Shepard si seminare distruzione?
"...Dovremmo giocare a poker Vakarian: hai un buon bluff." disse il comandante.
"Lo so. E non vedo l'ora di rischiare la vita sul pianeta, comandante."
"Allora è meglio che prepari gli IFV. Metteremo a punto un piano di spiegamento non appena avrò finito di mangiare... Tali?"
"...Sì, Shepard?" chiese la Quarian sedendosi improvvisamente più dritta: era la prima volta che la giovane ingegnere non diceva nulla in loro presenza.
"...Tutto bene?"
"Sì comandante."
"Mi sembri un po' giù..."
"Niente di grave.... ma vorrei parlarne in privato, se possibile."
"...Come preferisci."
Più tardi, una volta che furono sole, non ci volle molto al comandante per capire di cosa Tali soffrisse: nostalgia di casa e affaticamento dovuto a carenza di sonno. Tali era diligente nel suo lavoro, al punto da farlo diventare un difetto, facendo turni di anche 11 ore filate, un eredità della vita nella Flottiglia, che ancora seguiva i ritmi del loro pianeta natale. E di certo, la Quarian non si risparmiava durante il servizio: ad un punto tale, che la giovane ragazza era arrivata a comprendere i motori della Normandy quasi allo stesso livello di Adams e il CHENG si aspettava presto di poter mettere le mani sul nucleo Tantalus della nave per fare qualche modifica, migliorandone, se non le prestazione, almeno l'affidabilità. Tuttavia, Tali a quanto pareva non riusciva a recuperare l'energia che metteva nelle sue ore di veglia: era difficile per lei prendere sonno a bordo della Normandy, questo perché la nave era, per una Quarian almeno, troppo silenziosa. Come raccontò al comandante, nella Flottiglia l'assenza di rumori indicava che i macchinari di una nave, rappezzati e tossicchianti apparati vecchi di qualche decennio, si erano spenti, e che la nave stava subendo un catastrofico guasto.
Per la mancanza di sonno sarebbe stato facile rimediare... non così tanto per la nostalgia, ma per quella il comandante non credeva ci fosse bisogno di intervenire: prima che Shepard si alzasse dal tavolo per riporre i loro vassoi infatti, Tali le fece una domanda particolare.
"Shepard... Leia alla fine... sceglie Luke? o Han Solo?"
Il comandante non poté fare a meno di sorridere:
"La risposta è nel prossimo episodio."
 
***
 
"...Pah!" borbottò Wrex, lamentandosi per l'ennesima volta.
"Qualcosa non va, Wrex?" chiese Shepard guidando Castor sulla superficie sabbiosa di Sharjila: quei fini granelli di silice erano più soffici della neve sotto le ruote dell'IFV e per evitare di sprofondare in essi, Shepard procedeva a massa ridotta.
Aveva scelto di prendere il Krogan con lei, mettendo invece Williams con Tali e Garrus come equipaggio di Pollux, ma questo significava che era l'unica ad ascoltare le sue lamentele:
"...No." rispose per l'ennesima volta il mercenario.
Non serviva un grande intuito per capire che Wrex si stesse annoiando a morte, anche se testardamente si rifiutava di ammetterlo: a lei almeno.
"...Quindi adesso recuperiamo anche manufatti storici Asari?" chiese alla fine.
Le sonde spia della Normandy inviate nel sistema di Macedon, avevano permesso di recuperare da un vecchio satellite in orbita alcuni... scritti, realizzati con una tecnologia ormai fuori moda da almeno due millenni: non erano impressi su carta, ma su fogli di metallo inerte con l'uso di un laser, incisi in altorilievo. Poiché i traduttori universali della nave non erano stati in grado di interpretarne il linguaggio, e data la tecnologia con cui erano stati realizzati, quei reperti risalivano probabilmente all'era della colonizzazione spaziale Asari, ma ne avrebbero potuto sapere di più solo facendoli esaminare da un esperto sulla Cittadella. Per il momento quindi erano stati immagazzinati con cura e attenzione a bordo della Normandy:
"Se trovassimo manufatti storici Krogan, te li consegnerei Wrex." questo lo lasciò senza parole.
"...Sul serio?"
"Certamente. Purché dimostrassi di potertene prendere cura: preservare la storia è un modo per non ripeterne gli errori."
"Mhh." esalò semplicemente il Krogan. Dopo questo, Wrex rimase in silenzio così a lungo che anche il comandante cominciò ad annoiarsi.
Sharjila era tutto fuorché emozionante come pianeta e a parte sparsi giacimenti geologici, era di una monotonia incredibile: polverose distese piatte, in cui lei e Wrex si avventuravano per raggiungere la base pirata da sud, sud- est, mentre Pollux sarebbe arrivato da ovest, nord-ovest facendo un giro più lungo su terreno meno accidentato.
"Pollux, qui Castor." gracchiò alla radio la voce di Tali.
"Vi ascoltiamo. Ci sono problemi?"
"Negativo. Siamo nella tabella di marcia: abbiamo rilevato un deposito minerario e identificato un insediamento abbandonato. Non ne era rimasto molto, il pianeta se lo era ripreso quasi completamente, ma abbiamo ritrovato un altro scritto compatibile con quello raccolto nel sistema dalle sonde."
"Ricevuto. Speriamo che qualcuno alla Cittadella sappia di cosa si tratta."
"...E che ci paghino per il disturbo." borbottò Wrex.
"Procediamo ora per il punto 1. Pollux chiude." A sua volta, Shepard chiuse il collegamento radio.
"...Shepard.
"Wrex?"
"...Mi annoio." ammise alla fine.
"Allora preparati ad uscire: abbiamo un relitto schiantato sui sensori. Potrebbe essere una sonda."
"Baah." gemette il Krogan.
 
Alla fine, quello che trovarono sul pianeta fu davvero un insediamento pirata, e anche molto ben fortificato: attraverso l'ottica del suo fucile, lo Spettro stava osservando un fortino protetto da una cinta di mura, con una torre di avvistamento ad ogni angolo. Come avesse fatto una simile costruzione a passare inosservata ai registri spaziali fino a quel momento, era un mistero:
"Conto tre sentinelle sulle torrette di avvistamento. Probabilmente Umani."
Dall'angolo da cui stavano spiando, era impossibile vedere all'interno del muro di cinta, dato che l'IFV era stato lasciato ad un chilometro di distanza per non allertare i pirati.
"Sul nostro lato, ho un'altra sentinella e tre ostili armati nel perimetro: Salarian, Krogan e Turian." rispose Vakarian nella radio.
"Confermo." aggiunse Williams: "...Che cosa ci fa un Krogan con un Salarian ed un Turian?"
"Il Salarian potrebbe essere un Lystheni..." disse pensieroso Wrex: "Nessun idea sul Turian."
"Lystheni?"
"Un ramo estremista della società Salarian... non accettano i limiti della loro biologia, ricorrendo a ogni genere di mezzi per... migliorarsi." riferì Garrus con un brivido nella voce: "Sono più macchine, che Salarian: ne ho arrestato uno una volta che si stava amputando da solo le braccia per sostituirle con protesi meccaniche."
"Keelah..."
"...Non sono belle persone, comandante: tecnofili che desiderano a tutti i costi lasciarsi alle spalle ogni legame con la biologia. La sperimentazione medica per loro è tutto, anche quando infrange apertamente la legge ... può immaginare perché siano banditi dallo Spazio del Consiglio. E raramente vanno in giro da soli."
"Ricevuto. Williams, Garrus: mirate al Krogan e al Salarian. Abbatteteli per primi e poi pensate alle sentinelle: io farò lo stesso da questo lato. Tali? Wrex?"
"Shepard?"
"Quando do il segnale, fate saltare il muro esterno e prendete posizione: vi raggiungeremo appena possibile."
"AH!" rispose il Krogan, già pregustando la battaglia.
"Bersaglio inquadrato." disse Williams, e Vakarian le fece eco dopo un momento.
"Al mio segnale..." disse Shepard, piazzando il segno del mirino sul collo della sentinella più esterna: il rinculo avrebbe fatto il resto.
L'HMWSR aveva un contraccolpo maggiore rispetto al suo vecchio fucile da cecchino della HK- Shadow Works, ma c'era una buona ragione per quello:
"...Fuoco." esalò quietamente il comandante, tirando il grilletto.
Il proiettile uscì dalla canna del fucile a mach 3, cioè tre volte la velocità del suono, nonostante la superiore densità dell'atmosfera di Sharjila. Questo significava che i proiettili esplosivi HESH con camicia di polonio, stavano viaggiando a più di un chilometro al secondo quando raggiunsero i loro bersagli. Fu un eccesso: con quelle armi e munizioni, avrebbero potuto uccidere un edificio, se avessero mirato bene.
Wrex nel frattempo era scattato, correndo verso il muro di cinta, mentre sull'altro lato Tali faceva lo stesso.
Garrus e Williams uccisero un altro bersaglio ciascuno...
E la Quarian fu la prima ad arrivare a distanza di tiro: con un movimento ad arco delle braccia, le due granate a disco si attaccarono al muro di cinta, esplodendo ed aprendo un varco. Tali fu la prima a entrare, prendendo posizione a poca distanza dall'ingresso dell'insediamento con lo shotgun in mano. Wrex la raggiunse subito dopo: per sfondare il Krogan non aveva usato granate, gli era bastato un campo di distorsione sul muro esterno e una spallata poderosa.
Shepard fu la terza nel perimetro, ma si attardò a fare uno scan del Salarian: l'alieno aveva troppi arti, tutti dotati di armi e dispositivi tecnologici, comprese delle lunghe lame telescopiche nel gomito... ma sembrava non gli fossero serviti a molto. Era possibile che si fosse fatto sostituire anche parte del cervello per collegare quelle protesi, dato che Shepard trovò frammenti di circuiti connessi al midollo spinale: piuttosto... inquietante.
"Lystheni?" le chiese Garrus quando il comandante si riunì alla squadra.
"Lystheni." confermò Shepard.
Entrarono nel complesso con la stessa tattica già usata altre volte: la camera di equilibrio esterna venne fatta saltare, permettendo alla squadra di avventurasi all'interno con furia.
Questa volta però, il loro ingresso non fu una sorpresa per i pirati, che li accolsero ad armi spianate: due cecchini in posizione rialzata, un altro Krogan, tre Umani ed un'Asari. Quest'ultima sarebbe stata una vera grana:
"Divideteli!" ordinò Shepard, prima di sollevare bioticamente l'umano più lontano, facendolo sbattere contro il soffitto e stordendolo: in quell'ambiente, una singolarità non sarebbe bastata a catturare tutti i pirati.
Garrus e Williams spararono una lunga raffica sui cecchini, costringendoli ad abbassare la testa, mentre Tali prese di mira i due umani più vicini, uccidendone uno con un colpo sovraccaricato dello shotgun, di fatto aprendogli un oblò nel petto, e costringendo l'altro a tuffarsi al riparo.
Wrex e l'ultimo Krogan nel frattempo fecero conoscenza l'un con l'altro, affrontandosi in una mischia furiosa.
Shepard invece era in difficoltà: capì di essere in svantaggio guardando l'Asari che fronteggiava assorbire tre colpi di fucile sulla sua barriera biotica, lasciandosi scivolare verso il basso e verso terra: le stava sorridendo, indossando una corazza più estetica che protettiva. La spinta biotica colpì il comandante dal basso vero l'alto, facendola urtare di schiena contro il soffitto e lasciando alla gravità il compito di riportarla a terra, dove atterrò a quattro zampe, perdendo il fucile. Shepard rotolò via, cercando di schivare ulteriori attacchi biotici, ma un campo di sollevamento la sfiorò comunque, facendola piroettare in aria, cosa che sfruttò per rimettersi in piedi. Il comandante brandì la pistola nel momento in cui ebbe di nuovo un pavimento sotto gli stivali, riuscendo però a sparare un solo colpo prima di ricevere un campo di distorsione in pieno petto: le sue barriere biotiche tennero, ma mancò completamente l'Asari. Fu una fortuna che non stesse mirando a lei: il serbatoio di carburante alle spalle della criminale esplose con una fiammata, catapultando l'Asari in avanti. Prima che potesse rialzarsi, Shepard scaricò dieci colpi nel cranio dell'Asari, perché così tanti ne servirono per abbattere le sue barriere biotiche e finalmente ucciderla: testarda fino all'ultimo.
Coperta da Garrus, Williams lanciò in quel momento una granata al piano superiore, dando tempo a solo uno dei due cecchini di buttarsi di sotto, prima che esplodesse: Shepard lo catturò al volo con un sollevamento biotico, identificando un'altro Lystheni. I grandi occhi da anfibio dell'alieno erano stati sostituiti da protesi simili ai globi oculari di una mosca: rossi e sfaccettati. Per buona misura, Shepard gli sparò in testa e nel petto un paio di volte in più di quanto avrebbe fatto normalmente, poi recuperò il fucile, finì l'Umano che per primo aveva sollevato, e imboccò le scale.
Wrex azzoppò il suo contendente, sparando dall'interno delle barriere cinetiche sul ginocchio del Krogan, facendolo inginocchiare in modo da poterne afferrare la testa: l'altro Krogan non era però un avversario alle prime armi e gli bloccò i polsi, costringendo Wrex a ucciderlo a testate, cosa che il mercenario fece sorridendo di gioia. Per quanto la placca ossea sulla fronte dei Krogan fosse dura, un elmetto corazzato della Kassa Fabrication risultò più resistente.
Tali fu l'ultima a sparare, concludendo lo scontro: una mina tecnologica oltre un lato della copertura, e il pirata superstite uscì dall'altro, credendola una granata. Tali lo accolse col fucile spianato.
"Libero." disse la Quarian, dirigendosi fino in fondo allo stanzone e perlustrando i dormitori.
"Libero" Rispose Williams, facendo la stessa cosa al piano terra.
"Libero." annunciò Shepard sporgendosi dal piano superiore, e la squadra si rilassò visibilmente.
Ashley non fu sorpresa quando Wrex, con il casco sporco di sangue Krogan, si accostò di fronte a lei a mano aperta:
"Paga, Williams."
Una scommessa è pur sempre una scommessa, e Williams estrasse il suo creditometro, trasferendo 100 crediti al Krogan di fronte a lei.
"Garrus!" chiamò Shepard dal piano superiore: "Ho trovato un console dati e una camera blindata. Vediamo quello che ci hanno lasciato."
Tutta la squadra seguì il Turian al piano superiore, dove trovarono una porta corazzata che il Turian aprì dopo qualche minuto grazie al suo omnitool. Quando ebbero accesso, Williams commentò il contenuto della camera blindata con un fischio: non servì lo scan del comandante per convincersi di aver fatto centro.
"Sabbia Rossa..." cominciò ad elencare Shepard: la sabbia rossa era una potente droga inventata su Marte, in grado di dare temporaneamente capacità telecinetiche agli umani, perché era preparata a partire da eezo raffinato. I suoi effetti collaterali erano però più gravi di quelli dell'eroina, e risultava molto più additiva, nonché cancerogena:
"...Hallex in forma liquida, N'Malik, Triplaesse e un altra mezza dozzina di sostanze illegali... oltre a..." continuò Shepard aprendo una delle casse nell'angolo: "...Lingotti di platino puro. Pagamento vecchio stile... Oltre a qualche decina di creditometri. Prendiamo la valuta e bruciamo il resto." ordinò Shepard, per poi continuare rivolgendosi alla Quarian:
"Tali: recupera ogni dato dalle console. Vediamo se possiamo ricavarne qualcosa: questo era un magazzino e una stazione di scambio. I laboratori dove la droga è stata prodotta non sono qui."
"Sì, Shepard."
C'erano abbastanza narcotici illegali in quel posto da alimentare i fabbisogni della Cittadella per almeno un fine settimana: forse era per quello che avevano intercettato le trasmissioni verso la stazione spaziale.
"Sono stupito Turian..." disse Wrex, dopo aver scaricato gli stupefacenti in un mucchio per meglio distruggerli.
"Di cosa?"
"Che tu non ne abbia preso un po'. Voi non amate questa roba?"
"Attento Wrex ad usare stereotipi culturali... il fatto che per la Gerarchia sia socialmente accettabile consumare droghe ricreative nel tempo libero non vuol dire che sia obbligatorio. O che tutti lo facciano. O che si usi Triplaesse... quella ti brucia il cervello." disse Garrus indicandone i pacchi.
"Fate attenzione a non farla cadere, piuttosto!" disse Williams brontolando: "Il fatto che la Sabbia Rossa su di voi non abbia effetto, non vuol dire che l'idea di drogarmi fino a sollevare cose con la mente mi piaccia."
"Qualcuno non sa perdere..." disse Wrex, prima di scoppiare in una risata di fronte allo sguardo di Williams.
"...Shepard?" chiamò Tali, e il comandante smise di riunire le casse di lingotti fuori dalla stanza per raggiungerla: "...A quanto pare l'Asari era il capo: si chiamava Dahlia Dantius, sorella di Nassana Dantius, emissario diplomatico alla Cittadella. Sembra che Dahlia stesse cercando di ricattare la sorella."
"Oh Spiriti! " disse Garrus e quasi fece cadere un sacchetto di Sabbia Rossa: "Per una volta che abbiamo a che fare solo con normali pirati, finiamo sulla strada di quell'Asari..."
"Mai un momento di noia... cosa sai di lei, Garrus?"
"Nassana Dantius è una perfida stronza, comandante. Una perfida stronza molto pericolosa: l'eccezione al mito che tutti gli Asari siano pacifici, votati alla comprensione del prossimo. I suoi avversari politici tendono a... scomparire. Misteriosamente, ovvio. Il mio consiglio è far saltare questo posto e non parlarne mai più con nessuno."
"E se volesse avvicinarla? Sua sorella era un pirata, dopotutto: un notevole buco nella sicurezza della Cittadella."
"...Allora consiglio di farlo in pubblico e non da soli."
"Capito. Tali, mi occupo io dei dati: meglio non farne troppe copie. Quando li avrò trasferiti, vorrei che ripulissi completamente le console. Non deve rimanere nessuna traccia. E poi faremo saltare tutto per sicurezza."
"Sì, comandante."
 
Il loro ritorno sulla Normandy fu rapido, giusto in tempo per evitare una tempesta in avvicinamento: Laflamme prese in consegna il bottino dei pirati, certificando la provenienza di ogni credito e lingotto di platino, mentre Shepard inviò un rapporto ad Anderson spiegando quello che avevano trovato, tralasciando solo i legami tra l'emissario diplomatico e il capo dei pirati. I misteriosi scritti Asari furono immagazzinati assieme a quelli già trovati, e Garrus e Gladstone procedettero ad aspirare la polvere di silice dai bocchettoni dei due mezzi: essendo così sottile, si era infilata praticamente ovunque. Fu una piacevole routine per la squadra, che tutti seguirono con calma, mentre la Normandy, recuperate le sonde spia, faceva rotta verso la sua prossima destinazione.
 
***
 
La calma non è mai destinata a durare a lungo: erano solo a metà del viaggio verso la loro prossima meta, quando la Normandy fu contattata da Anderson con la massima priorità nell'istante in uscirono da propulsione FTL per inviare rapporti di routine al comando centrale.
Nella sua cabina, Shepard si stagliava di fronte al comunicatore in pigiama, coperta solo dalla giacca d'uniforme appoggiata sulle spalle e con un paio di pantaloni da combattimento:
"...Questa è una sorpresa comandante. Non ricordo di averla mai vista in questo stato sotto il mio comando." disse Anderson con un sorriso, osservando lo stato dei suoi capelli.
"Gli onori di essere CO." rispose Shepard soffocando uno sbadiglio: era così tardi, da essere ormai presto a bordo della nave. "...E se cercasse di tenermi lontano dal mio riposo il meno possibile, le sarei grata." disse con una punta di ironia.
"Certamente." rispose Anderson, trasformando però il suo sorriso in un cipiglio.
Nella finestra olografica, al suo fianco, si materializzò il volto di un altro uomo: più o meno dell'età di Anderson, lo giudicò Shepard, ma con più barba e gradi. Le mostrine lo identificarono come un grado sotto Hackett:
"Vice Ammiraglio Kahoku." si presentò a Shepard: "Ed è un onore incontrarla, comandante. Di nuovo..."
Per quanto l'Alleanza fosse una vasta organizzazione, Shepard aveva conosciuto di sfuggita Kahoku: il vice ammiraglio aveva partecipato a sua volta all'assalto di Skyllian, più precisamente era stato al comando dell'ondata di rinforzi che aveva salvato Elysium dai Batarian, dopo che Shepard li aveva fermati sul pianeta per giorni. Il suo salvatore personale in poche parole:
"...vedo che continua a renderci fieri."
Shepard si esibì in un saluto militare, riuscendo a non farsi cadere la giacca dalle spalle: questione di pratica.
"Signore. È un piacere rivederla."
"Vorrei fossero circostanze più liete, comandante... ma abbiamo poco tempo e andrò subito al punto. Avevo una squadra di marine, una dozzina di uomini, in missione segreta per l'Alleanza nello stesso ammasso stellare in cui si trova la Normandy."
"Aveva signore?"
Kahoku annuì:
"Davano la caccia al dottor Armistan Banes. Presumo si ricordi di lui."
"Sì signore..." rispose gelida Shepard.
Banes era stato il predecessore di Macmillan come supervisore del reparto R&D dell'Alleanza: il comandante si era rivolta a lui per il progetto Nemesis, in un'epoca della sua vita in cui voleva maggiore potere. In quel suo desiderio, Shepard era stata accontentata oltre ogni più rosea aspettativa, ma il progetto aveva conosciuto una brusca fine prima del suo completamento... e dopo che il progetto era stato chiuso, Banes era scomparso, portandosi via una discreta quantità di dati sensibili dai laboratori dell'Alleanza. C'erano molte teorie sulla sua sorte, ma nessuna certezza: data la sua importanza, non era strano che l'Alleanza avesse formato una piccola task force segreta per cercare di trovare lo scienziato latitante, ma senza mai avere successo. La Galassia era semplicemente troppo grande:
"...l'abbiamo trovato?"
"Sì." rispose Kahoku: "La mia squadra aveva intercettato dei messaggi che ci avevano condotti al sistema di Sparta, ma quando è giunta sul posto, ne ha trovato solo il cadavere, abbandonato su una nave alla deriva."
"È confermato che si trattasse proprio del dottor Banes?"
"Al 110%: l'ufficiale medico della squadra ha confermato che non si trattava di un clone o di un falso. Diamo la caccia a Banes da sei anni e volevamo essere sicuri quanto lei. Ed è qui che le cose si fanno strane. Dopo il rapporto inviato sul ritrovamento del dottor Banes, abbiamo perso i contatti con la squadra. La loro nave è sparita dalla griglia. So che non ho il diritto di chiederglielo comandante, ma erano i miei uomini, e la Normandy è la nave più vicina al sistema di Sparta..."
"Lo consideri fatto, signore." lo interruppe Shepard: non fu solo per gratitudine verso Kahoku che il comandante fece quella promessa.
La massima "il sonno della ragione genera mostri" si applicava molto bene a Banes: il dottore era stato l'incubo della ragione, e per questo aveva accettato di essere per lui una cavia, agli inizi del 2179...
"La ringrazio molto comandante." disse Kahoku, prima di congedarsi rapidamente assieme ad Anderson.
Di tornare a dormire non se ne parlava proprio.
Shepard attivò l'intercom abbaiando ordini, chiamando l'adunata della squadra in sala comunicazione e trovando il tempo di tracciare una nuova rotta per Sparta, mentre aspettava che il team si riunisse dietro di lei. L'urgenza dei suoi ordini era stata la loro: quando si voltò, gli unici che scoprì essere presentabili in effetti furono Tali e Wrex, che dormivano nelle loro corazze da combattimento, l'una per necessità, l'altro per scelta.
Era la prima volta che Williams vedeva un Turian a torso nudo: Garrus infatti si era presentato in pantaloncini, o forse l'equivalente di un paio di boxer elasticizzati, il cui colore era quello dei suoi tatuaggi. La spigolosa e ossuta fisionomia di Garrus era qualcosa che Williams avrebbe fatto volentieri a meno di avere fra i suoi ricordi: come tutti i Turian, Garrus era tutto angoli e scaglie, e gli speroni che si staccavano appena sotto il ginocchio per due spanne, piegandosi all'indietro, furono improvvisamente molto evidenti, così come l'attacco del femore, molto largo nella sua specie. Come diavolo facevano a starci tutti gli organi interni in quel vitino così stretto?
Allo stesso tempo, Garrus era completamente catturato dai piedi nudi del comandante: sapeva a livello intellettuale che gli Umani avevano cinque dita parallele sui piedi, ma vederlo di persona era un altro paio di maniche.
Indifferente agli sguardi, Shepard spiegò loro la missione, semplicemente e direttamente: un "cercare e salvare" una squadra di agenti dell'Alleanza, in missione nell'ammasso di Sparta per arrestare un latitante. Spiegò loro che erano stati persi i contatti dopo che la squadra aveva confermato di aver concluso il suo incarico nel sistema con successo, ma quando Alenko, che sapeva fare due più due, le chiese perché questo latitante avesse richiesto la presenza di una task force segreta dell'Alleanza, e l'assistenza prioritaria della Normandy, Shepard rispose:
"Non sono cose che la riguardino, tenente, specie dato che Chakwas non l'ha ancora abilitata al servizio. La nostra priorità è ritrovare la squadra del vice ammiraglio Kahoku. Priorità secondaria andrà nell'individuare i resti del loro obbiettivo, o almeno informazioni su di esso. Procediamo come al solito. Voglio la squadra pronta e in preallarme prima che raggiungiamo il sistema..."
Perfettamente a tempo, uno dei guardiamarina del reparto navigazione della Normandy entrò in sala comunicazione portando un datapad:
"Ah, Barrett: ha i dati su Sparta?"
La risposta della guardiamarina di prima classe Germeen Barret, le morì in bocca quando i suoi occhi incontrarono Garrus, passando la figura del Turian da capo a creste e poi di nuovo giù fino al boxer azzurro.
Germeen arrossì fino alla radice dei capelli castani:
"Barrett? Occhi di fronte e più su. I dati sul sistema."
La guardiamarina balbettò qualcosa, allungando il datapad: poi uscì dalla stanza senza prodursi in un saluto militare, cosa che però il comandante non le fece pesare.
"...Ho idea che ci sia bisogno di una licenza per tutti, dopo che avremo trovato Liara T'Soni." borbottò Shepard sovrappensiero, e nessuno la contraddisse: "Ah... Garrus: apprezzo la solerzia, e so che sulle navi Turian è diverso, ma la prossima volta che chiamo un'adunata presentati con qualcosa di più... di più." concluse semplicemente senza guardarlo.
Il Turian non replicò: si limitò ad assentire con la testa, andando a coprirsi con le mani. Riuscì quasi a farlo sembrare un caso.
Nel frattempo, Shepard aveva caricato i dati sul sistema nella console: la stella Sparta aveva cinque pianeti che le orbitavano attorno e ben due cinture d'asteroidi. Perlopiù si trattava di pianeti di tipo terrestre, anche se nessuno aveva un'atmosfera respirabile. Il quarto pianeta del sistema era un gigante gassoso, ma l'attenzione del comandante fu attratta dal quinto: era citato negli archivi storici dell'Alleanza per essere il luogo in cui la nave di un pirata Batarian era stata abbattuta nel 2160. Shepard non credeva che la campagna antipirateria di quegli anni si fosse spinta fino a sistemi così sperduti come quello...ma in ogni caso era irrilevante per la loro missione. Le loro sonde spia avrebbero fornito informazioni più precise non appena avessero raggiunto il sistema.
Quando si voltò, la sua squadra era ancora nella stanza, a cercare di trattenersi dal ridere di Garrus:
"Che diavolo ci fate ancora qui? Andate a prepararvi!"
Riuscirono a rimanere in silenzio fino a quando Vakarian non scappò dalla stanza.
 
"Giuro sulle mie ossa che se si tratta di un altro pezzo di storia Asari, Salarian, Turian o Umano, mangio qualcuno!" si lamentò Wrex.
Le sonde spia dispiegate nel sistema di Sparta non erano state di aiuto nell'individuare la squadra di marine scomparsi di Kahoku...per ora almeno, tanto che Shepard era stata costretta ad ordinare di procedere scandagliando il sistema settore per settore. Così facendo, avevano trovato, nascosto in un grappolo di asteroidi della cintura interna, un piccolo insediamento, costruito coprendo un cratere con un emisfero artificiale e pompando atmosfera al suo interno. Data la sua natura, e il suo stato, solo con gli avanzati sistemi di sensori della Normandy era stato possibile individuarlo e non era strano che fosse sfuggito fino a quel momento. In effetti, l'insediamento appariva abbandonato: doveva aver perso pressurizzazione da anni e il minuscolo spazio, poco più grande di un campo da calcio, era desolato.
"Rilassati Wrex, ti farai venire un ulcera." disse Shepard al suo fianco nella sala comunicazioni.
"Noi Krogan non soffriamo di ulcere, Umana!"
L'asteroide appariva così desolato e sicuro, nel suo abbandono, che Shepard questa volta aveva deciso di non mandare la sua squadra, ma un team di ricognizione composto dal personale di sicurezza. Un modo per dare anche a loro qualcosa da fare e per valutare la loro efficienza di fronte ad un compito improvviso ed imprevisto. Sullo schermo, le immagini ricevute dalle corazze dei marine arrivavano nitide alla Normandy: l'ambiente appariva come un luogo di studio abbandonato in tutta fretta.
"Ancora niente, Friedricks?" chiese Rico nel video: sicuro di sé, responsabile, senza paura di dare ordini... Rico non era un membro della sua squadra di terra solo perché Williams aveva un curriculum migliore del suo. Quell'incarico era un modo come un altro per fargli fare esperienza:
"Nossignore." rispose il marine.
"Normandy, ricevete le immagini?"
"Forte e chiaro, Rico. Qualche idea su chi abbia costruito l'ambiente?"
"Ancora nessuna signora: ciò che è rimasto appare troppo vecchio per essere riconoscibile completamente. Non credo siamo stati noi, ma non ne sono sicuro."
 "Signore... forse ho trovato qualcosa."
L'inquadratura si spostò, inquadrando gli altri due membri della squadra di ricognizione, mentre nella sala comunicazioni, Shepard borbottò una maledizione: avevano appena trovato tecnologia Prothean. Non era come la sonda di Eden Prime, era più una sorta di terminale che una colonna, un triangolo basso e curvo, ma era fatto dell'identico strano materiale che sembrava allo stesso tempo pietra e metallo, e Shepard sapeva perfino cosa fosse: non si trattava di un accumulatore di dati, ma era comunque importante. Di quegli oggetti, gli Umani ne avevano trovati molti su Marte: conteneva una quantità di dati limitata che era molto difficile decifrare, ma era pur sempre tecnologia Prothean e quindi preziosa.
"Rico, mi riceve?"
"Ordini signora?"
"Prepari un involucro protettivo e mi segua passo passo. Quello che ha davanti è molto simile ad un computer Prothean."
Rico non rispose, ma l'inquadratura lo mostrò mentre seguiva gli ordini:
"Sta per recuperare quello che potrebbe essere un disco dati: sono delicati. Estremamente delicati: si spaccano come vetro sottile. Dovrà ridare energia alla consolle attraverso il suo omnitool per estrarlo."
"Come possiamo interfacciarlo, signora? I Prothean sono scomparsi 50'000 anni fa!"
"Abbiamo sviluppato la tecnologia degli omnitool e quella dei dischi ottici a partire dai resti Prothean su Marte, Rico: sono compatibili, fino ad un certo punto."
"...Ricevuto signora."
"Quando l'interfaccia avrà ricevuto abbastanza energia, si attiverà per qualche istante: vedrà simboli e lettere prendere vita. Dovrà premere il glifo più in alto a sinistra sulla console e tenerlo premuto. Se è ancora presente, il disco dati sarà espulso dal terminale, e sarà tutto suo."
"Non mi friggerà il cervello, vero signora?"
"Si fidi Rico, non le succederà niente: ne ho già visto estrarre uno in passato."
Era così che Sayanksi, nella sua vecchia squadra, aveva scoperto che fossero fragili come vetro sottile: Fugger non gli aveva rivolto la parola per una settimana dopo quella volta. A Shepard venne da sorridere ripensando a quella missione del passato...
Nell'inquadratura, con molta cautela, Rico fece come gli era stato ordinato: miracolosamente, il disco dati era ancora presente e il comandante vide il marine riporlo in un contenitore grande quanto il suo pugno, e poi metterlo al sicuro in uno scomparto della corazza. Probabilmente chi aveva costruito il bio-dome aveva individuato, o riportato alla luce, il terminale Prothean, e aveva deciso di studiarlo in segreto, senza però riuscire a ricavarne niente di utile.
"Tornate alla Normandy ora. Il disco Prothean ha priorità assoluta."
"Ricevuto signora. Team di ricognizione chiude."
L'inquadratura diede un'ultima panoramica dell'ambiente, prima di seguire il resto della squadra. Shepard tagliò il canale:
"Visto Wrex? Non era né Asari, Salarian, Turian o Umano."
"Pah!" rispose iroso il mercenario.
Alle loro spalle, Pressly entrò nella stanza:
"Comandante, credo che abbiamo individuato la nave dell'Alleanza."
"Buone notizie?"
Lo XO scosse la testa, girando ben al largo dal Krogan:
"La nave è precipitata su Edolus, terzo pianeta del sistema. Appena oltre questa cintura di asteroidi."
"Come mai non l'abbiamo individuata prima?"
Pressly caricò i nuovi dati nella console:
"Ontamalca, il gigante gassoso del sistema: attira asteroidi dalla fascia verso di sé, rendendo Edolus un bersaglio permanente di collisioni di meteoriti ogni volta che i pianeta sono allineati, come succede ora. Con ogni probabilità, la superficie del pianeta viene ridisegnata giornalmente e questo è anche il motivo per cui la nave è precipitata: devono aver tentato un approccio. Non ce ne saremmo accorti, se non avessimo intercettato un debole segnale di soccorso automatizzato dal pianeta. Abbiamo provato a contattarli, ma nessuna risposta."
"Le barriere cinetiche della Normandy possono sopportare l'urto coi detriti se dovessimo avvicinarci?"
"Sapevo che l'avrebbe chiesto. Da sole, probabilmente no. Ma per quanto mi costi ammetterlo, con il signor Moreau alla guida, potrebbe essere possibile penetrare l'atmosfera. Anche così comandate però, niente garantisce che i Mako non siano colpiti a terra da un asteroide vagante... ne abbiamo rilevati così tanti, che per quanto la possibilità statistica sia bassa è sensibilmente più alta di quanto consideri la mia personale soglia di sicurezza. Consiglio di aspettare che il pianeta ruoti e offra l'altra faccia alla pioggia di asteroidi."
"Tra quanto avverrà?"
"Edolus compie una rotazione completa in 50 ore. Ne dovremo aspettare altre 20 almeno, per un approccio sicuro..."
"Prepari la nave, Pressly. La mia squadra scende non appena avremo i marine di nuovo a bordo: non possiamo lasciare dei soldati dell'Alleanza in quelle condizioni per altre venti ore."
"Ah! Sapevo che l'avresti detto Shepard."
"...Sissignora."
 
Nel cockpit, Joker, per quanto sapesse di potersi rompere un dito facendolo, si scrocchiò le nocche e il collo: pagava apparire e atteggiarsi, o almeno così pensava. Il pilota poi si aggiustò il cappello, facendo danzare le dita sulle consolle, trasferendo ogni goccia di energia di cui non avessero bisogno ad ogni costo dal nucleo della nave alle barriere cinetiche: gli ordini erano di portare la nave all'interno di un campo di asteroidi in caduta libera verso un pianeta, senza morire e senza esplodere, penetrare l'atmosfera e riuscire anche a tornare nello spazio dopo aver lanciato i due mezzi... sfida accettata. Almeno sarebbe stato divertente da raccontare alla prossima licenza, e Joker non poté resistere ad aprire l'intercom con un sorriso:
"Attenzione, attenzione, qui è il pilota che vi parla. Tra pochi secondi inizieremo un esercizio di Angles and Dangles. Si pregano i signori passeggeri di chiudere i loro tavolini, non fumare, allacciare le cinture di sicurezza, raddrizzare gli schienali e non strillare. A quello penserò io. E niente macchie di vomito s'il vous plaît. "
"Non prendi niente sul serio Joker?" chiese Kaidan nella poltrona opposta a quella di Grenado: lo sbruffone avrebbe avuto bisogno di tutto l'aiuto possibile per pilotare la Normandy, compreso qualcuno che sovrintendesse ai sistemi secondari, lasciandolo libero di pilotare il più possibile.
"MAI!" disse Joker, uscendo dalla propulsione FTL proprio a fianco della cascata gravitazionale: come un fiume, il sentiero di asteroidi in movimento verso il pianeta era chiaramente visibile e perfino da quella distanza, sembravano belli grossi e molto, molto numerosi.
"...Sono una foglia nel vento... guarda come plano..." sussurrò Joker, prima di piegare la nave bruscamente in un tonneau a botte ad alta accelerazione.
Con i compensatori inerziali disattivati per dare più potenza alle barriere cinetiche, i 3 G si sentirono perfettamente: da qualche parte sulla nave, qualcuno sentì il suo stomaco risalirgli in bocca, mentre il cervello scendeva per incontrarlo. La Normandy si era inserita nella cascata gravitazionale.
Fu il momento di gloria di Joker, mentre evitava gli asteroidi più grandi e lasciava quelli più piccoli ad impattare contro le barriere cinetiche della nave. La nave vibrò, si torse, scodò, tremò e bruciò, quando entrarono nell'atmosfera di Edolus. Non arse molto, ma comunque un po' più del solito.
Fu glorioso e follemente pericoloso.
E il comandante e la sua squadra, tranne Alenko, se lo persero, perché erano chiusi nei due IFV pronti al lancio: solo le pinze alle ruote avevano impedito ai due Mako di sbandare per la stiva assieme al resto del carico non assicurato.
Quando il portellone si aprì, perfino Wrex fu felice di lasciarsi la nave alle spalle, anche a costo di schiacciare sotto le ruote la sua branda. Poi furono in caduta libera, avendo tutto il tempo di pentirsene, e di ammirare il pianeta.
Edolus, tranne per quanto riguardava le pioggia di comete, era simile alla Terra, ma un po' inferiore in tutto: meno gravità, meno pressione atmosferica e meno calore. Il biossido di carbonio e l'azoto in atmosfera, assieme alla polvere, davano al suo cielo un colore solforoso, di un giallo cupo, interrotto dalle scie degli asteroidi in caduta permanente.
Castor e Pollux toccarono terra in fretta, affondando le ruote nelle sabbie e sulla roccia ignea che componeva la superficie del pianeta: si mossero in fretta, con il piede ben calcato sull'acceleratore, distanziandosi abbastanza da non rischiare di essere centrati insieme da un asteroide vagante. Per quanto le barriere cinetiche della Normandy infatti potessero fermare le meteore più piccole, i Mako sarebbero stati distrutti all'istante: almeno però sarebbe stata una morte rapida ed indolore...
Negli abitacoli degli IFV, nessuno parlava: tutti, ciascuno a suo modo, provavano paura, ma la dominavano. Wrex, di nuovo unico passeggero di Castor assieme a Shepard, si accorse però che l'unica fra loro che non governasse la sua angoscia era proprio il comandante: l'Umana sembrava immune alle emozioni, mentre teneva l'acceleratore premuto a tavoletta, sperando di essere fortunata. Sperando che la sua scelta venisse ripagata...
In quel momento Shepard non provava niente.
Il mercenario ne ebbe la conferma quando il meteorite cadde vicino a loro: il comandante non si scompose quando l'allarme di prossimità strillò per meno di un secondo, e i riflessi della donna li salvarono entrambi.
La massa del mezzo scese a zero e Castor prese il volo grazie ai retrorazzi d'atterraggio, cavalcando l'onda d'urto: furono fortunati, perché il meteorite era grande solo quanto una delle ruote dell'IFV.
Uscita dalla nuvola di polvere e detriti sollevati all'impatto, Shepard riportò il Mako a terra, premendo l'acceleratore a fondo con un lieve sorriso sulle labbra: l'IFV scodò, ma Shepard lo rimise in rotta.
Qual era la probabilità che fossero colpiti due volte?
"...Shepard."
"Wrex?"
Il comandante scoprì che anche i Krogan potevano impallidire, fino ad un certo punto.
"Castor? Siete ancora intatti?"
"Affermativo Pollux...ci ha mancato per almeno cinquanta metri. Era tutta onda d'urto. Stiamo bene." disse alla radio, senza distogliere lo sguardo dai comandi e perdendo così l'espressione del Krogan.
Né Williams, né Tali, né Garrus commentarono ulteriormente, e Castor e Pollux continuarono a divorare gli spazi aperti di Edolus, puntando sul relitto della nave dell'Alleanza, dove speravano di trovare dei superstiti.
 
Fu Pollux a trovarlo: un M29 Grizzly dell'Alleanza, un modello precedente ai loro M35. Non era stato un asteroide a metterlo fuori combattimento: il mezzo appariva semplicemente abbandonato nella distesa, senza offrire alcuna traccia del destino dell'equipaggio. Gli M29 erano più capienti dei loro M35C, quindi teoricamente i marine dell'Alleanza avrebbero potuto trasferire la squadra in un altro IFV e continuare il loro viaggio, ma Garrus non trovò alcuna traccia di altri mezzi pesanti nei dintorni: non voleva dire molto, dato quanto la superficie planetaria fosse in continuo mutamento, però lo preoccupò lo stesso. Inoltre, l'M29 era orientato in modo opposto a loro, come se si stessero allontanando dal punto di impatto della nave. Cosa fosse successo era impossibile dirlo con sicurezza e Garrus soprattutto non riusciva nemmeno ad immaginarlo: c'era una qualità inafferrabile in quella scena, anche per un'ex poliziotto della Cittadella come lui.
Alla fine, riuscirono a recuperare giusto qualche dato dalla scatola nera del mezzo e poi si rimisero in movimento: nessuno lo disse a bordo di Pollux, ma avevano tutti un brutto presentimento.
"Pollux, qui Castor."
L'altra fonte di preoccupazione in quella missione, era l'assenza di preoccupazione di Shepard: Garrus non pretendeva si mettesse la testa fra le ginocchia, ma accelerare non dovrebbe essere la reazione normale quando un asteroide ti manca per soli cinquanta metri...
"Qui Pollux, vi riceviamo."
"Abbiamo trovato un cadavere. Capitano Milon, STG: impossibile dire da quanto fosse qui. Qualche idea su cosa ci facesse un Salarian dei corpi speciali sul pianeta?"
"..." nessuno seppe rispondere.
"Grandi menti all'unisono.“ disse senza umorismo il comandante.
"...Noi abbiamo trovato un M29 senza equipaggio, ancora intatto. Abbiamo recuperato i dati della scatola nera e stiamo procedendo. Nessuna idea sulla sorte degli uomini a bordo: sembrano essersi volatilizzati."
"Potrebbero essere stati trasferiti su una nave e aver lasciato il pianeta?"
 "Pensa che siano stati catturati?"
"Armistan Banes ha eluso l'Alleanza per sei anni prima che il suo corpo fosse ritrovato su una nave alla deriva nel sistema... potrebbe aver ricevuto l'aiuto di qualcuno a nascondersi."
"E qualcuno ora sta cancellando ogni traccia... crede che i Salarian siano coinvolti?"
"...Per quanto Wrex sia pronto a crederci, non penso. Credo però che quelli che avevano interesse a far sparire il corpo di Banes siano anche quelli che hanno ucciso il Salarian. Chakwas saprà dirci di più quando lo riporteremo a bordo."
"Comandante... chi si darebbe tanta pena per un cadavere?"
"Non lo so Williams, ma a volte i morti raccontano strane storie. Forse è qualcuno che non voleva che conoscessimo gli ultimi sei anni di Banes."
"Ricevuto signora." rispose Ashley, e Shepard chiuse il collegamento radio.
Garrus sentì una pessima sensazione risalirgli dal ventriglio e non gli piacque per nulla.
 
La nave che gli uomini di Kahoku avevano usato per dare la caccia a Banes, risultò essere un trasporto truppe modificato: grande la metà della Normandy, e con solo due ponti, era comunque capiente abbastanza da accogliere due Grizzly e una squadra al completo, non che ne fosse rimasto molto dopo lo schianto comunque. A bordo del relitto però, non trovarono nessuno: nessun morto, nessun superstite, nemmeno una macchia di sangue. Niente di niente, e qualcuno aveva cancellato tutti i dati dalla nave, lasciando solo un guscio vuoto. Molto sospetto, tanto che Williams tenne lo shotgun sfoderato per tutto il tempo, stringendolo molto più forte del necessario.
Sembrava che il trasporto truppe fosse riuscito a precipitare dolcemente, conservando appena la sua integrità strutturale: probabilmente un asteroide lo aveva colpito in orbita e avevano compiuto un atterraggio di fortuna.
"Che ne pensa comandante?"
"Dov'è l'altro Grizzly, Garrus?" chiese invece Shepard. "E chi ha mandato la richiesta di soccorso? Avevamo dato per scontato che venisse dal relitto, ma non ha senso..."
"Che intende?"
"Perché una nave dell'Alleanza con a bordo un carico sensibile, avrebbe dovuto avvicinarsi al pianeta?"
"Crede che siano stati attirati in una trappola? Ma a quale scopo?" Come? Perché?
"...Il cadavere di un latitante pericoloso viene ritrovato e il rapporto del suo ritrovamento arriva al comando dell'Alleanza. Poi si perdono i contatti con la nave, che si schianta su questo pianeta, senza motivo apparente... E se avessimo sbagliato? Se li avessero attirati qui, con lo stesso segnale che abbiamo rilevato anche noi?"
"E perché prendersi questo disturbo?"
"Io credo che la domanda che dovremmo farci a questo punto sia se questa nave si è schiantata prima o dopo che l'Alleanza abbia ricevuto notizie su Banes... qualcuno ha voluto che tutto questo apparisse come un incidente e le comete avrebbero distrutto ogni prova. Qualcuno voleva che smettessimo di cercare Banes, e ci sarebbe riuscito, se non fossimo stati nell'ammasso. Ma anche così comunque è difficile dimostrarlo."
"Se è così, si sono presi molto disturbo per un uomo solo... chi era Banes, comandante?" disse Garrus, facendo eco alla domanda di Alenko.
"Qualcuno di cui varrebbe la pena inscenare la morte... per averne la collaborazione."
"È personale?"
"È... riservato."
"Shepard!" disse la Quarian aggrappandosi per non scivolare tra i rottami: "Ho recuperato qualche dato dal diario personale del capitano: a quanto pare la nave è stata attirata da un segnale di soccorso a qualche chilometro da qui. I due M29 si sono divisi, uno per raggiungere la posizione del segnale, l'altro avrebbe dovuto raggiungere la zona di evacuazione."
"Deve essere l'M29 che abbiamo trovato."
"Chi li avrebbe fatti evacuare?"
"...I dati sostengono che si trattasse dell'Alleanza."
Il gioco di sguardi fra i membri della sua squadra fu più che evidente.
"Abbiamo la posizione dell'altro M29?"
"Sì."
"Allora dirigiamoci là. Voglio arrivare in fondo a questa storia." ordinò Shepard.
 
***
 
In condizioni normali, Shepard sarebbe caduta nella trappola con tutto il Mako, ma da quando erano su Edolus il numero degli eventi a cui non credere era diventato semplicemente troppo grande perché il comandante si fidasse ancora delle apparenze.
"Pollux: rimanete sul crinale e copriteci. Andiamo in esplorazione."
"...Ricevuto Castor."
Il secondo M29 dell'Alleanza si trovava in un bassopiano, il fondo di una vasto cratere piatto, proprio al centro. Attraverso i sensori dei loro Mako, Shepard e la sua squadra poterono osservare l'altro IFV: niente si muoveva, e sembrava che il metallo dell'M29, fosse stato... sciolto.
Shepard armeggiò coi sensori, portando lentamente Castor nella piana. Nessuna mina o ordigno: solo la desolazione più completa. Vicino all'M29, il piccolo ripetitore che li aveva attirati tutti su Edolus lanciava il suo segnale di soccorso automatico, senza rivelare chi lo avesse lasciato.
Accadde solo quando furono a metà del cratere e, finalmente, anche Shepard gridò assieme al resto della sua squadra:
"DIVORATORE!!!!" urlò, mentre la sabbia si divideva di fronte al re di Edolus.
La natura ama spesso ricordare ai senzienti di essere solo di passaggio nella sua creazione. Ecco perché si erano evoluti i Divoratori: per ispirare il terrore in coloro che credevano di aver raggiunto l'apice evolutivo sui loro rispettivi pianeti; o almeno, questa era l'interpretazione più diffusa per la loro esistenza. Nessuno sapeva quale fosse il loro ambiente d'origine, perché i Divoratori si diffondevano grazie a spore che si attaccavano alle navi stellari, ed erano capaci di sopravvivere al viaggio nello spazio: una volta raggiunto un pianeta adatto, la spora si staccava, germogliando.
La moderna tecnologia, gli scudi, le barriere cinetiche, le leghe di titanio... tutto questo era inutile di fronte ai Divoratori, perché essi mangiavano metalli e sputavano getti di acidi ad alta pressione capaci di scogliere qualunque cosa. Erano i moderni draghi della mitologia galattica e come quei mostri, erano feroci e territoriali. I Divoratori erano creature del sottosuolo però, invece che del cielo, simili a vermi corazzati, lunghi normalmente un centinaio di metri, rivestiti da un esoscheletro segmentato resistente anche ai colpi di artiglieria, poiché era fatto degli stessi metalli che la creatura divorava. La loro bocca era composta da lunghi tentacoli dentati, abbastanza robusti da poter afferrare il loro IFV e sollevarlo. Ma il vero pericolo dei Divoratori era rappresentato dai loro artigli: due lunghe falci d'osso in fondo a corti arti muscolosi, che si staccavano dalla testa, capaci di tagliare quasi qualunque cosa per semplice inerzia.
Il primo incontro dell'Alleanza con i Divoratori era costato una colonia intera: Akuze.
 


Davanti a loro, il Divoratore di Edolus ruggì, un lungo gorgoglio amplificato dalla sua stazza, mentre ergeva 30 metri del suo corpo fuori dal terreno. Shepard non aspettò che i suoi occhi di lumaca di fissassero su di loro: Pollux fece subito fuoco e il comandante premette l'acceleratore scartando di lato. Le barriere cinetiche dell'IFV non li avrebbero protetti dall'acido ad alta pressione del Divoratore:
"WREX!"
"Questo è divertente! Wha ah ah!" ghignò, facendo ruotare il cannone di Castor e facendo fuoco sul Divoratore.
L'unico effetto che ottennero fu quello di attirare l'attenzione della creatura, perché il suo carapace deviò i colpi di cannone:
"Mirate agli occhi e alla bocca quando sta per sputare: sono le parti più tenere!" disse il Krogan, mentre un torrente di imprecazioni si riversava attraverso la radio.
Fu l'istinto animale del Divoratore contro quello di Shepard: il comandante usò ogni trucco per non offrire un bersaglio facile al mostro, fino a quando, apparentemente stufo di non colpirli, il Divoratore si sotterrò una seconda volta.
"Tornerà." disse Wrex: "Cerca di prenderci da sotto."
Shepard non smise di muoversi, guidando Castor in curve improvvise per tutto il bassopiano: l'idea di ritirarsi non le venne neppure in mente.
Il Divoratore li mancò di cinque metri, infrangendo la sabbia come una balena potrebbe fare con l'acqua, salendo improvvisamente con tutta la sua forza e offrendosi di nuovo come bersaglio ai cannoni degli IFV. Dovette appoggiarsi sugli artigli per sostenere il peso del suo corpo dopo quell'attacco, e un colpo ben mirato di Wrex ne fece saltare uno alla radice, mentre Pollux fece lo stesso con l'altro.
Infuriato, il Divoratore impattò terra, scuotendo il bassopiano, mentre Shepard faceva fare a Castor un testacoda controllato per tornare indietro e finirlo.
La creatura non li aspettò, rintanandosi di nuovo sotto la sabbia.
"Bastardo!" ringhiò Shepard, mentre il colpo di cannone di Wrex andava a vuoto.
Era incredibile quanto una creatura così grossa potesse essere veloce: teoricamente lo superavano per numero e potenza di fuoco e ancora dovevano riuscire a fare altro che non fosse il farlo infuriare.
La seconda volta il Divoratore riemerse dal terreno molto distante da loro, tenendosi basso e sputando acido non appena la sua testa bucò la sabbia. Il comandante non se lo aspettava, e fu solo grazie al fatto che mise tra loro e il Divoratore il vecchio M29, che Castor non si trasformò in un ammasso di metallo sciolto:
"È furioso." affermò Wrex, mentre Pollux sparava col cannone.
"Le nostre armi non valgono niente!" ringhiò Shepard, caricandolo con l'IFV.
Il cannone da 155mm e la mitragliatrice coassiale dei Mako sparavano comuni proiettili di tungsteno: nessuno si era aspettato di incontrare una creatura sul cui carapace quei colpi sarebbero letteralmente rimbalzati via. Shepard lo prese come una mancanza personale, sterzando all'ultimo momento per evitare lo spruzzo di acido del Divoratore.
Li mancò di centimetri, ma questa volta riuscirono a piazzare un colpo: Pollux gli portò via un occhio, mentre Wrex gli sparò direttamente in bocca. Il carapace del Divoratore era impervio all'esterno, ma non così tanto dall'interno e uno dei suoi tentacoli facciali venne staccato via: il Divoratore smise di attaccarli, ricevendo ancora un colpo di cannone sulla testa, preferendo immergersi nella sabbia piuttosto che continuare a combattere, gorgogliando sconfitto.
Sul bassopiano, tutto fu calmo.
"...Tornerà?" Shepard si passò la lingua sulle labbra, mentre lo chiedeva.
Per tutta risposta, Wrex aprì il Mako, imbracciando il fucile e dirigendosi verso il tentacolo che era stato staccato dal Divoratore: una lunga e scivolosa lingua di carne bluastra ricoperta di denti conici. Shepard scese con lui dopo attimi di interno dibattito: meglio essere liberi di muoversi al suolo con un fucile in mano, che nell'IFV col suo cannone, immobili e facili prede.
Il Krogan scrutò a lungo il tentacolo, prima di scuotere la testa e afferrarlo in una mano, caricandoselo sulla spalla:
"Il Divoratore non tornerà per un pezzo."
"...Intendi davvero portarlo a bordo?"
"Questo? Questo è un manufatto storico Krogan, Shepard. Puoi prendere l'artiglio, se ti va." disse Wrex, indicando la falce d'osso che avevano staccato dal Divoratore: "...Shepard."
"Wrex." rispose il comandante, mentre il mercenario si trascinava dietro quel trofeo: "...Pollux qui Shepard: ostile eliminato per ora. Recuperiamo tutto quello che è possibile dall'M29 e leviamoci da qui."
Sul costone, lentamente, anche l'altro IFV si mosse per raggiungerli.
Al diavolo... pensò Shepard, cominciando a correre verso l'artiglio di Divoratore: quando mai le sarebbe capitato un altra volta di recuperare un pezzo da una creatura simile? Nel suo casco, Wrex la guardò filare con aria indulgente: lei era krannt per lui, ormai. E dopo aver sconfitto un Divoratore assieme, il vecchio Krogan sarebbe morto con lei in battaglia, fianco a fianco... anche se forse non gliel'avrebbe detto per ora: meglio che l'Umana non si montasse troppo la testa.
Il comandante non fu turbata dagli sguardi che le vennero rivolti dall'altro IFV, mentre trascinava la falce d'osso dietro di sé: non seppe se erano sguardi di ammirazione o disapprovazione, ma decise che non le importava, specie perché Wrex invece aveva già un lato della corazza lordo di sangue di Divoratore. Tutti seppero che quegli umori verdastri dovevano puzzare come l'inferno prima ancora di averne respirato il tanfo, ma nessuno protestò a proposito: avevano troppa fretta di andarsene da Edolus per pensarci.
La battaglia non era stata indulgente con i resti dell'M29: trovarono dei cadaveri che avrebbero identificato solo grazie all'esame del DNA.
"...Questi erano gli uomini del vice ammiraglio Kahoku. Mezza squadra almeno."
"Tracce di Banes, Williams?"
"Non credo sia fra i corpi: o lo ha mangiato il Divoratore..."
"O era sull'altro M29 il cui equipaggio è sparito misteriosamente." completò Garrus per lei.
"Tali?"
"Il segnale di soccorso automatizzato è una sonda generica. Nessun riferimento a chi, o cosa, l'abbia messa qui. Quanto al perché... direi che è chiaro a tutti."
"Era una trappola... in cui per poco non siamo caduti anche noi. E chi l'ha organizzata conosceva molto bene Edolus: sapeva della sua pericolosità e del Divoratore."
"Chi potrebbe fare una cosa del genere?"
"...Non lo so." ammise Shepard a braccia conserte.
Tutto si riduceva a cosa, e per chi, avesse fatto Banes nei sei anni in cui era scomparso...
"Riferiremo tutto ad Anderson e farò rapporto di persona a Kahoku: merita di sapere che cosa è successo qui. Radunate i corpi per l'estrazione con la Normandy: hanno diritto di tornare a casa."
"Sissignora."
Era stato un giorno lungo e difficile per la squadra, che non aveva offerto risposte, ma solo crudeli interrogativi, ma nonostante questo, la giornata non era ancora finita: quando Shepard contattò la Normandy per l'evacuazione, Pressly la informò che le loro sonde spia bel sistema di Knossus aveva registrato navi Geth in approccio su Therum.


E benvenuti alla fine di questo capitolo. Spero vi sia piaciuto abbastanza da lasciare una recensione. :)
Mi rendo conto di essermi preso qualche licenza per quanto riguarda le quest secondarie e il personaggio di Armistan Banes, ma dato che il suo personaggio in particolare finisce nel nulla più assoluto in ME1, ho preferito usarlo in questa storia per uno scopo un po' diverso.
A presto.

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Capitolo 12
*** Unfated Rescue ***


Prima volta al fronte? Tutti devono cominciare da qualche parte.
Stalingrad
 
"...Bravo! Fortunatissimo per verità, fortunatissimo per verità! Pronto a far tutto, la notte e il giorno sempre d'intorno in giro sta..."
La stiva della Normandy rimbombava dell'aria lirica, cantata con intonazione perfetta ed impostazione dal capo tecnico di bordo, mentre affondava le mani in viti e cavi, lavorando attorno alla mitragliatrice di Castor: il fatto che mancasse un'orchestra ad accompagnarlo non sembrava scoraggiarlo minimamente.
Un uomo dall'aria piacente, il volto lievemente olivastro e corti capelli d'argento sulla testa: questo era Marcus Grieco.
"...Miglior cuccagna per un barbiere, vita più nobile, no, non si da. Lalalalalalalala... Rasoi e pettini lancette e forbici, al mio comando tutto qui sta. Rasoi e pettini lancette e forbici, al mio comando tutto qui sta..."
Come ormai sembrava la norma sulla nave, il tempo era poco e c'era molto da fare: Therum era sotto l'attacco di un piccolo contingente Geth. Le sonde spia della Normandy segnalavano tre navi e, dalla stazza e armamenti, si trattava probabilmente di un incrociatore e due trasporti truppe, con un intero complemento di caccia ad accompagnarli.
Nova Yekaterinburg non era ancora stata bombardata, il che faceva supporre che i Geth non fossero interessati direttamente alla colonia: una teoria questa che sembrava supportata dai fatti, dato che per ora l'assalto Geth si stava concentrando sulla faccia opposta del pianeta.
Sapevano tutti a bordo che la Normandy sarebbe stata in inferiorità numerica, ma Shepard non era comandante da abbandonare una colonia al suo destino, specie dopo Eden Prime e, soprattutto, non era pronta a lasciare ai Geth qualunque cosa volessero dal pianeta. Per questo Garrus e Gladstone avevano i minuti contati per eseguire i suoi ordini: lo Spettro voleva che le mitragliaci dei due IFV fossero modificate per poter sparare proiettili HESH prima che raggiungessero Therum. Il cannone da 155mm non si prestava alla stessa modifiche, c'era il rischio che i proiettili esplodessero nella canna del mezzo, ma il comandante voleva ogni vantaggio possibile per combattere i Geth, ed ecco perché Garrus e Gladstone avevano chiesto aiuto ai tecnici di bordo, lavorando in parallelo su Castor e Pollux con la stessa frenesia che di solito è associata ai trapianti chirurgici.
E nel frattempo Marcus Grieco cantava:
"V'è la risorsa, poi del mestiere colla donnetta... col cavaliere... colla donnetta... col cavaliere... Lalalalallera...." diceva che lo facesse lavorare meglio.
Forse era anche per questo che Garrus armeggiava con Amina Waaberi ed Helen Lowe, oltre al fatto che qualunque cosa Grieco stesse cantando fosse per lui incomprensibile:
"Non ci faccia caso, agente Vakarian..." disse Waaberi, una donna ossuta e dalla fronte ampia, dalla pelle più scura di quella del comandante e dai lunghi capelli ricci raccolti in una coda che profumavano di olio di patchouli:
"...Il signor Grieco canta sempre quando deve fare andare le mani."
"Però è piuttosto bravo. È un mistero perché si sia unito all'Alleanza. Avrebbe potuto guadagnarsi così da vivere." commentò Lowe.
Helen Melita "Mel" Lowe era il negativo della sua collega: dove Amina era giovanile, Helen era più avanti negli anni, bianca di pelle e dagli occhi azzurri, con capelli biondo cenere tagliate corti e tinti di blu elettrico per i due ciuffi sulla fronte. Aveva anche molti più tatuaggi della sua amica: Garrus avrebbe imparato in seguito cosa fossero gli irezumi, ma per il momento le due carpe rosse che si arrampicavano sul bicipite sinistro di Lowe erano una piacevole macchia di colore sulla sua pelle.
"...Che bel vivere.. che bel piacere! Che bel piacere!..." continuò Grieco aprendo fisicamente la mitragliatrice, seguendo le istruzioni di Gladstone.
"Non ho problemi, fino a quando il lavoro viene svolto. Ma che roba è?"
"Il Barbiere di Siviglia, opera di Gioacchino Rossini, prima interpretazione del 1816." rispose Gladstone, guadagnandosi un occhiata di apprezzamento da parte di Grieco.
"...Tutti mi chiedono, tutti mi vogliono, donne, ragazzi, vecchi, fanciulle: qua la parrucca... presto la barba..."
"A quanto pare qualcuno ha fatto le scuole alte..."
"Sono solo un altro marine a bordo della Normandy, Lowe." rispose Gladstone: "...E a dirla tutta preferisco Black Betty, nella versione degli Spiderbait, a questo."
Amina scoppiò a ridere, avendo presente la canzone in questione: un pezzo rock davvero molto maleducato.
"Sapevo che c'era una ragione per cui mi piacevi, Harvey."
"Oh? Grazie, Amina." rispose Gladstone, ignorando l'occhiata di fuoco di Grieco: maledetti giovinastri.
"...Meno chiacchiere più mani." sbraitò Williams: "Il vostro incarico ha la priorità assoluta."
Il che spiegava il terribile stato della stiva: da un lato Wrex, impegnato a risistemare la sua branda e i suoi effetti personali dopo il pericoloso approccio ad Edolus, a cui si era aggiunto poi anche il tentacolo di Divoratore.
Il sangue della creatura puzzava proprio come lo avevano immaginato e forse anche di più: come una chiatta carica di rifiuti lasciati d'estate in mezzo al fiume, su cui fossero morti e marciti i gabbiani. Indifferente a questo, il Krogan stava strappando i denti conici del tentacolo gettandoli in un secchio, e spremendo la ghiandola velenifera della loro radice in un altro.
Williams invece stava febbrilmente controllando le loro armi, ignorando il Krogan e i cadaveri dei marine di Kahouku impilati in mezzo alla stiva tra i due IFV: benché fossero stati riposti in sacchi appostiti, ed assicurati al pavimento, non erano comunque un bel monito.
E Grieco cantava:
"Qua la sanguigna... Presto il biglietto... tutti mi chiedono, tutti mi vogliono! Qua la parrucca, presto la barba. Presto il biglietto, ehi!"
Gli ingegneri, Tali compresa, avevano troppo da fare per poter assistere, ma le due porte a lato del montacarichi che separavano la stiva dal nucleo della Normandy erano state aperte, permettendo all'aria d'opera di giungere fino a loro.
 
Alenko invece stava subendo un ennesimo esame da parte di Chakwas:
"Con tutto il dovuto rispetto, doc, credo di conoscere i miei limiti..."
"E io so di conoscere la mia professione, tenente: per quanto ti abbia fasciato le costole e ne stia accelerando il processo di guarigione, non sei ancora pronto per tornare in missione. Ed è inutile che continui a chiederlo: mi distrae solamente dalla mia autopsia!"
Sul lettino a fianco al suo, Chakwas e Negulesco si affaccendavano attorno e sopra il cadavere del capitano Milon: la causa della morte sembrava essere un singolo colpo da arma ad accelerazione di massa, ma grazie alle barriere cinetiche superiori del membro dei corpi speciali STG, non c'era foro d'uscita. Per cui la dottoressa e l'infermiera si stavano preparando per affaccendarsi anche dentro il Salarian.
"Il comandante ha bisogno di me!"
"...Non al costo di mettere in pericolo la sua vita." disse Shepard entrando nell'infermeria a grandi falcate: "Mi sembra di capire che non sia ancora pronto ad accompagnarci in battaglia, Alenko. Si prepari. Guiderà Castor a terra." ordinò il comandante.
"Chiedo scusa Shepard?" chiese Chakwas con voce agguerrita.
"Ha detto che il tenente non può ancora partecipare ad una battaglia, è corretto, dottoressa?"
"Sì, ma..."
"Allora non vi parteciperà. Ma avrò bisogno di qualcuno per guidare Castor fino alla zona di intervento e poi ricondurre il mezzo in una zona sicura."
"Zona sicura?"
"I Geth hanno concentrato il loro assalto in una zona mineraria attualmente abbandonata, tenente. Il motivo è che si trova nella caldera di un vulcano attivo. E le nostre sonde spia hanno rilevato un intenso picco energetico a fianco della caldera: la situazione rischia di farsi incandescente."
"Quindi... le serve un autista che tenga al sicuro l'IFV?"
"Se preferisce restare sulla Normandy si accomodi, Alenko. Ammettendo pure che la dottoressa non abbia niente in contrario al suo ruolo nella missione..." disse, aspettando il verdetto di Chakwas.
Karin la guardò severamente e molto a lungo negli occhi:
"...Ma sia chiaro: se il tenente mette anche solo il piede sulla superficie di Therum, io darò le dimissioni, comandante."
"Non c'è bisogno di essere così drammatici dottoressa: so bene quanto la Normandy non possa fare a meno di lei. Il tenente scenderà senza armi: può bastare?"
"Può bastare... Ah! Comandante." la chiamò mentre Shepard era sulla soglia dell'infermeria: "Incandescente: pessima battuta." la censurò la dottoressa.
Shepard scrollò le spalle e si allontanò col sorriso sulle labbra.
 
***
 
Questa volta, Il briefing pre missione Shepard lo fece direttamente nel CIC: la consueta mappa olografica della Galassia era stata sostituita da mappe, diagrammi, filmati e foto recuperati dalle sonde spia, ad accompagnare le parole del comandante. Therum era un pianeta abitabile, ma inospitale, arido, caldo e desolato: in un lontano passato, le sue condizioni dovevano essere state migliori, date le numerose rovine Prothean che ne punteggiavano la superficie.
"La situazione è questa signori: i Geth stanno attaccando Therum, e impegnano già in brevi scaramucce le difese coloniali. Sappiamo però che il loro vero obbiettivo si trova sul lato opposto del pianeta, dove abbiamo rilevato il picco energetico. Per questo motivo, la Normandy attaccherà per prima, uscendo dalla propulsione FTL alla distanza minima dall'incrociatore Geth e neutralizzandolo con estrema decisione. Senza supporto orbitale, saranno costretti a contare sui trasporti truppe, ma non sottovalutateli: ricordate Eden Prime. I Geth non si arrenderanno solo perché glielo chiederemo gentilmente e la propulsione silenziosa della Normandy sarà l'unica cosa che gli impedirà di distruggere la nave. Dopo aver abbattuto il loro incrociatore principale, sganceremo una piccola squadra composta da me, il tenente Alenko e gli specialisti Zorah e Vakarian, nella zona in cui si concentrano le loro operazioni, e procederemo all'esplorazione della caldera tramite IFV. Mi aspetto che la Normandy fornisca nel frattempo tutta l'assistenza possibile a Nova Yekaterinburg: tutto il personale non essenziale a tenere in volo la nave sarà fatto sbarcare assieme al secondo IFV per rinforzare le difese della colonia. A comandare le operazioni a terra sarà il capo artigliere Williams e direttamente sotto di lei a dare ordini Rico, Barcalow, Fredricks e Rasczak. Organizzeranno loro le squadre: seguite i loro ordini, tenete bassa la testa e non fatevi ammazzare, o ve la vedrete con me. Mi avete capito?!"
"Signorsì signora!" ruggì l'equipaggio.
 
Baffles: il combattimento fra navi spaziali è un misto dei mitici confronti fra sommergibili all'epoca della seconda guerra mondiale, da cui trae gran parte del gergo, e della nobile e spavalda tradizione dei combattimenti aerei tra caccia supersonici.
"Uscita FTL tra dieci secondi." annunciò Grenado al suo posto di copilota.
Addison Chase e Talitha Draven sono le due addette armi della Normandy in questa battaglia, ed erano ansiose: stavano per diventare i primi Umani ad aver abbattuto una nave Geth nella storia. Questo se il piano avesse funzionato ovviamente...
La Normandy uscì dalla propulsione FTL a meno di quattro chilometri dall'incrociatore Geth, materializzandosi esattamente dietro di loro, appena al di sotto della linea di galleggiamento della nave avversaria, e sganciando sei siluri deformanti nello stesso momento.
"Propulsione silenziosa inserita." disse Joker.
"Callies in volo." annunciò Addison "Big mama" Chase: sulla sua console di comando, la foto della sua famiglia campeggiava come sempre.
Difficile credere che con quel figurino avesse messo al mondo ben quattro figli.
I siluri disgregatori sono lenti razzi multistadio, concepiti non per detonare all'impatto, ma per sovraccaricare le barriere cinetiche di una nave avversaria aumentando la propria massa, creando campi a variazione gravitazionale asimmetrici. I siluri multistadio dell'Alleanza erano soprannominati "Callies" perché ricordavano i vecchi sistemi missilistici Calliope: ogni siluro conteneva 60 razzi guidati a laser, che si dispersero e accelerarono verso l'incrociatore non appena i sei missili principali furono a distanza di sicurezza dalla Normandy.
Quando i Geth si accorsero che 360 missili volavano verso di loro fu già troppo tardi: i sistemi di batterie laser GARDIAN dell'incrociatore spazzarono la zona, cercando di fare del loro meglio per fermarli. Il loro meglio non fu abbastanza: complice la posizione vantaggiosa della Normandy, quasi il loro punto cieco, oltre la metà di essi arrivò sul bersaglio, squassando l'incrociatore e azzerandone gli scudi.
"Scudi giù..." disse Grenado dal posto di copilota: "Sono tutti tuoi Tallie."
"Ricevuto." rispose Talitha Draven: il cannone spinale della Normandy, 50 metri di solido acceleratore di massa, si dispiegò al suo comando, facendo fuoco nel baricentro dell'incrociatore Geth fino ad abbatterlo.
La nave nemica, uno strano ibrido fra una vespa senza ali ed un liscio gambero di cromo, si spaccò in tre tronconi, mentre la Normandy gli scivolò sotto: poi Joker accelerò, sfruttando l'attrazione gravitazionale di Therum, portando la nave sul pianeta.
"Ehi Rosie! Abbiamo appena abbattuto un incrociatore Geth!" urlò l'addetta alle armi.
"Bel colpo Tallie!" rispose di rimando dal CIC sua sorella: "Ma non montarti la testa: fai ancora schifo a poker!"
"Ecco perché sei tu a giocare per entrambe!"
Rosamund e Talitha Draven: cresciute sulla Terra, si erano arruolate per sfuggire alla povertà degli slum in cui avevano passato i primi diciotto anni della loro vita. Come erano sopravvissute prima di arruolarsi? Bische clandestine e furtarelli, con la minore ad imbrogliare a carte e la maggiore a prendersi cura di entrambe. Erano così inseparabili, che l'Alleanza aveva dovuto fare un'eccezione alle sue regole, in virtù dei loro alti punteggi tecnici, permettendo ad entrambe di servire sullo stesso vascello, come amavano del resto ricordare al resto dell'equipaggio.
Il loro scambio fu accolto con un ruggito dal resto dei marinai: incrociatore affondato e solo due trasporti truppe rimasti:
"Ottimo lavoro di squadra signori." si complimentò dall'IFV Shepard.
"40 secondi all'obbiettivo." aggiunse Grenado.
"Ricevuto. Castor pronto al lancio." rispose Alenko.
"Ingresso nell'atmosfera." attorno a loro, la Normandy si scosse mentre Therum li accoglieva nel suo abbraccio.
"Qui Williams: tutte le squadre preparate e in posizione. Pollux bloccato e marine pronti allo sbarco non appena toccheremo terra. Prendiamoli a calci in testa!"
"Oorah!" fece eco il resto dell'equipaggio.
"LZ raggiunta: buona caccia comandante."
"Altrettanto Pressly. Si prenda cura della Normandy mentre sono via."
"Può scommetterci."
E anche Castor si tuffò nella mischia.
 
"Un atterraggio davvero morbido." disse Garrus dispiegando il cannone dell'IFV: avevano toccato terra in una zona mineraria, al momento abbandonata. Ed era facile capire il motivo:
"Dovere, quando hai un fiume di lava a fianco." rispose Alenko alla guida: il magma fuso scorreva letteralmente a due passi dall'IFV.
Erano atterrati un po' distanti dalla posizione rilevata del picco energetico, questo per evitare che i Geth li intercettassero immediatamente, o che le navi di trasporto sparassero su di loro.
Con Tali ai sensori, per la prima volta Shepard non aveva niente da fare a bordo dell'IFV: una sensazione nuova per il comandante e lievemente spiacevole.
"Shepard, la Normandy rileva... degli strani segnali. Anzi, stranissimi."
"È un parere professionale, Tali?"
"Una decina di chilometri dalla nostra posizione attuale..." indicò ad Alenko, il quale mise in moto il mezzo: "È come... se qualcosa stesse prelevando l'energia geotermica del vulcano. Sembra... un complesso sotterraneo. Potrò essere più precisa quando ci saremo avvicinati: i sensori di Castor non captano ancora niente."
"Tempo di fare gimcana in una caldera quindi: più veloce che può, Alenko."
"Almeno le missioni con lei non sono mai noiose, signora." commentò il tenente.
"A dir poco... a proposito: che cosa ne farà dell'artiglio di Divoratore, comandante?"
"Sono ancora indecisa Garrus: non so se tenerlo per gonfiare il mio ego, o spedirlo a mia madre perché diventi parte della storia di famiglia."
"...Con il dovuto rispetto comandante, i genitori Umani desiderano simili... ehm, omaggi, dai propri figli? Perché se è così, è piuttosto... inquietante. E credevo fossero i Krogan a fare cose simili..."
"Penso che il comandante sia un eccezione, Garrus... almeno, mia madre si accontenta di qualche video-mail ogni tanto..." spiegò Kaidan, imboccando un tornante in salita con Castor, e passando sopra un ponte di nera roccia basaltica.
"Mia madre..." cominciò il comandante con un sorriso: "...Mia madre ed io siamo molto legate. Siamo l'unica famiglia che ci rimane l'una per l'altra, e quindi potete comprendere perché sia così... ansiosa di dimostrarle la mia mmhh... attitudine alla sopravvivenza."
Questa sì che era una sorpresa: a quanto pareva Shepard aveva, se non un punto debole, almeno qualcosa di normale con cui si potesse simpatizzare.
Il comandante doveva essersi accorta però del corso che avevano preso i loro pensieri:
“...Credevate che fossi nata col fucile in mano? E N7 tatuato sul petto?"
"Sì." risposero in coro gli altri tre occupanti di Castor.
"..."
"...E suo padre, comandante?" chiese Garrus dopo un momento.
"...John Shepard è stato ucciso di fronte ai miei occhi quando avevo 12 anni, agente. Non ne parlo da sobria."
Il che, immaginò Alenko, spiegava molte cose su Shepard. Nel frattempo, Garrus avrebbe voluto infilarsi lo scarpone in bocca: la sua famiglia non era certo rose e fiori, ma di sicuro i suoi problemi familiari impallidivano di fronte a quelli del comandante. Fu Tali però, ad interrompere l'imbarazzante silenzio:
"Geth in arrivo!" Fu la prima volta che il Turian fu loro grato.
Il rumore tipico di una nave in decelerazione subsonica precedette il passaggio dei Geth sopra di loro: a quanto pareva, i vascelli di trasporto truppe Geth non erano equipaggiati con armi anticarro aria -terra, perché si limitarono a sorvolarli rapidamente, sganciando sul loro cammino due Armature e allontanandosi subito dopo, lasciando a Garrus solo il tempo di piazzare due colpi di cannone sulla nave, senza produrre grandi effetti.
Poi il Turian spostò la sua attenzione sulle Armature: non c'era nessuna creatura a cui Garrus potesse compararle. Lescelte di design dei Geth gli erano completamente aliene: le quattro zampe delle piattaforme anticarro però, non offrivano grande mobilità, ma forse erano lì solo per rallentarli. Con le modifiche apportate alla mitragliatrice di Castor tuttavia, Garrus dubitava fortemente che ci sarebbero riusciti.
Il cannone da 155 mm ruggì due volte, accompagnando il tutto con una lunga raffica di mitragliatrice, prima che le barriere cinetiche dell'Armatura più vicina cedessero e i proiettili HESH iniziassero a morderne il metallo argentato: fu questione di preziosi secondi, mentre Alenko schivò i colpi dei loro cannoni ad impulso. Il tenente mancava forse dell'abilità di Shepard alla guida, ma non voleva dire che fosse un principiante: la prima Armatura cadde dopo tre colpi del loro cannone, accasciandosi a terra in una cascata di scintille e cavi tranciati, mentre Castor era ancora in movimento e quasi incolume.
"Investi l'altra. Mandala nella lava." ordinò Shepard.
Kaidan obbedì con piacere: il muso a cuneo dei Mako dopotutto era fatto anche per quello.
Speronarono l'ultima Armatura con forza, e Kaidan diede potenza alle sei ruote motrici di Castor per continuare a spingerla via: si arrestò solo quando l'Armatura scomparve davanti a loro, cadendo nel magma sottostante.
Il tenente non aspettò un secondo ad ingranare la retromarcia: l'orlo di roccia aveva già cominciato a creparsi sotto di loro e il fiume di lava appariva un po' troppo vicino.
"Investirli... perché non ci ho pensato su Metgos?" rifletté Shepard come se parlasse del tempo.
Kaidan rimise l'IFV in moto senza commentare.
 
***
 
A differenza di Constant su Eden Prime, Nova Yekaterinburg è un insediamento industriale, fondato dieci anni dopo la Guerra del Primo Contatto, quindi dopo aver compreso quanto gli Umani non fossero esattamente la più pericolosa razza nella Galassia. La cittadina, che ospitava una popolazione di appena 34'000 persone, era assai meglio fortificata, costruita com'era nell'incavo di due pareti rocciose sulle rovine di un antico insediamento Prothean e protetta da una cinta di mura. A questo, per proteggere l'intero insediamento, l'Alleanza aveva aggiunto un campo di forza a semisfera, resistente anche ai bombardamenti orbitali, e torrette AA sulle pareti rocciose, che avevano dissuaso le navi Geth dall'avvicinarsi oltre, mentre gli agguerriti operai della colonia respingevano meglio che potevano la fanteria nemica dalle mura.
La Normandy era arrivata nel bel mezzo di quel conflitto, scaricando quattro squadre di marine e un mezzo corazzato, trovando a sua volta rifugio nella sicurezza delle difese planetarie: il loro arrivo era stato accolto con gioia, e dopo la notizia che era stata proprio la Normandy ad abbattere l'incrociatore Geth in orbita, le milizie coloniali avevano collaborato prontamente.
Le squadre di marine al comando di Rasczak e Rico avevano preso posizione sulle mura, affiancando i soldati della milizia: i loro M7 non erano forse al livello delle armi del comandante e della sua squadra personale, ma le loro bocche da fuoco furono comunque ben accolte dai coloni, specie quando Pollux venne posizionato davanti alle mura, permettendo a Wrex e Dagobert di mettersi al lavoro. Protetti com'erano dallo scudo dell'insediamento, il grosso Krogan era dannatamente allegro mentre mieteva vittime con la mitragliatrice e il cannone da 155mm, e Dagobert coordinava i dati dei sensori del mezzo col centro di controllo della colonia, fornendo informazioni a Williams e al maggiore Kowalski, capo della milizia di Therum.
Friedriks e la sua squadra di tecnici e ingegneri presidiava invece il generatore della colonia, assicurandosi che lo scudo protettivo continuasse a reggesse: forse tra i marinai della Normandy avevano il compito più sicuro, ma non il più facile, dato che il nucleo energetico di Nova Yekaterinburg era ormai datato, e suoi vecchi macchinari gemevano un po' sotto l'attacco Geth.
La squadra di Barcalow invece rimaneva a disposizione, pronta ad intervenire dove ce ne fosse bisogno: il che al momento significava assistere i civili e fornire assistenza medica a chi ne aveva bisogno.
"Con sincera gratitudine: grazie per il vostro aiuto, Umani." disse una voce assolutamente monocorde.
"Dovere." rispose Negulesco, applicando del medigel sul brutto taglio che l'Elcor aveva su una spalla: "... Come se lo è fatto?"
Gli Elcor erano nativi di Dekuuna, un pianeta ad altissima gravità: i loro fisico ricordava vagamente l'incrocio tra quello di un gorilla, dato che erano solito avanzare a quattro zampe, e quello di un elefante privo di proboscide e orecchie. Erano massicci, dalla pelle grigiastra, e abituati a comunicare attraverso profumi e lievi movenze del capo: la loro capacità vocale era insufficiente a trasmettere le loro emozioni e, così compensavano come meglio potevano.
"Con finta noncuranza: un carico sospeso ha ceduto durante il primo attacco. Orgogliosamente: ho salvato gli operai in pericolo."
"Yeah! Grazie a proposito Saltana: se non fosse stato per te saremmo stati ridotti ad una pizza." disse uno degli operai, un massiccio afroamericano calvo e con un orecchino d'argento all'orecchio, dalla ricca voce.
"Curiosamente: cos'è questa Pizza, di cui stai parlando, Kurleenbear?"
"Chiamami Otis, dolcezza: anzi, dopo avermi salvato la vita, puoi chiamarmi come vuoi. Una volta che questo pasticcio sarà finito te ne offrirò una gigantesca... gli Elcor possono mangiare pizza, giusto doc?"
"Sono infermiera signor Kurleenbear, ma non credo: qualcosa mi dice che il lattosio sia incompatibile col loro rumine. Piuttosto, porti qui le sue chiappe grasse e mi dia una mano: la sua eroina ha una spalla lussata e mi serve aiuto a risistemargliela."
"Perché non chiede aiuto ad uno dei suoi marine, infermiera?"
"...Credevo volesse dimostrare la sua gratitudine a Saltana, Kurleenbear."
"E non poteva chiederlo semplicemente?"
"Sono un infermiera..." ripeté Negulesco: "...Questo significa che non devo fingere che i civili mi piacciano."
 
"Ferma! Hanno delle torrette anticarro!" disse Tali.
Kaidan arrestò Castor di botto, a metà di una salita.
 "Possiamo fare quello che abbiamo fatto sulla Luna?"
Tali scosse la testa: la strada continuava in uno stretto canalone, tra la roccia e la lava, che terminava poi con un cancello sbarrato, probabilmente un checkpoint per le vecchie operazioni di estrazione.
"Con quattro torrette, non avremo abbastanza spazio per muoverci."
"Dobbiamo cercare una strada alternativa..."
"Negativo, ci metteremmo troppo tempo a tornare indietro..." disse Shepard dietro di lui: "Possiamo saltarci sopra?"
"Non credo di aver capito bene signora..."
"Saltarci sopra tenente: possiamo saltarci sopra con l'IFV? Diminuendo la massa al minimo dopo aver preso un po' d'abbrivio e azionando i retrorazzi d'atterraggio, riusciremmo a saltare il cancello?"
"Comandante... ci saranno sicuramente altri Geth ad aspettarci."
"Meglio. Li schiacceremo entrando e a quelli che sopravvivono, pensiamo io e Tali."
Gli altri occupanti del mezzo guardarono a lungo il comandante, prima di realizzare che non stava affatto scherzando: per quanto folle sembrasse, il suo piano poteva essere messo in pratica. E non si dice forse che la fortuna aiuta gli audaci?
Kaidan strinse la cintura di sicurezza attorno a sé e ingranò la marcia, premendo a fondo il pedale.
La gravità di Therum è 1.12 G: questo significa che quando Castor saltò oltre il cancello con la massima spinta che i razzi d'atterraggio poterono dargli, le sue 12 tonnellate scesero come un maglio su tutto ciò che si trovava al di sotto.
"Abbiamo preso qualcosa!"
"Scudi scesi al 40%."
"Sei ostili individuati... Distruttore agganciato...bersaglio distrutto." annunciò Garrus.
Il Turian aveva studiato a lungo i dati che Tali aveva estratto dai Geth di Metgos: la classe Geth dei Distruttori era la stessa che Shepard aveva affrontato su Eden Prime, caratterizzati da una corazza nera bordata d'oro.
Shepard e Tali scesero dall'IFV in quel momento, facendo fuoco con i loro shotgun sui Geth circostanti: i poteri biotici erano meno efficaci su di loro, dato che non avevano organi interni, e il comandante non avrebbe potuto limitarsi a lanciarli in giro. Il Geth più vicino a lei ricevette un colpo sovraccaricato in pieno petto, che cancellò tutto quello che il robot aveva sopra lo sterno, mentre su quello più distante, il comandante usò un campo di sollevamento: il Geth brillò lievemente di azzurro, mentre si alzava in aria. Shepard imbracciò il suo fucile da cecchino e lo finì con un unico colpo alla testa.
Sull'altro lato del Mako, Tali se la cavava ancora più facilmente: non scherzava quando aveva detto al comandante che con un omnitool appena più potente avrebbe potuto prendere il controllo dei Geth. Anche con il modello della KF integrato nella corazza però, la Quarian aveva scoperto di poter disturbare i loro scudi, far inceppare le loro armi e interferire nei loro processi di elaborazione dati: il tutto senza usare mine tecnologiche.
Garrus non ebbe difficoltà ad spazzarli via con la mitragliatrice di Castor, dopo che Tali li rese inermi.
Dietro di loro, il cancello chiuso impediva alle torrette Geth di fare fuoco su Castor.
"...Ha funzionato?" chiese il Turian, stupendosi lui per primo.
"Occhi aperti. Potrebbero esserci delle trappole." ordinò Shepard nella radio.
"Non rilevo niente da qui comandante: abbiamo un solo Geth ostile nelle vicinanze. Ore 1, dall'altra parte del checkpoint."
"Deve essere regredito." spiegò Tali.
"Regredito?"
"I Geth perdono intelligenza quando sono separati dagli altri. Da solo, un drone Geth non è più intelligente di un animale: possiede ancora un arma, però non ci attaccherà per primo."
"Dannatamente comodo."
"No... siamo solo stati fortunati: Alenko ha schiacciato l'unità principale atterrando. Doveva essere uno Juggernaut."
Sotto le sei ruote di Castor restava solo metallo rosso sangue di quello che era stato un Geth di più di tre metri di altezza, ora solo circuiti e rottami sconnessi.
"Non sono poi così pericolosi..."
"...Non montarti la testa Garrus. Prima che lo schiacciassimo è riuscito comunque a piazzare due razzi contro di noi. È una fortuna che l'Alleanza costruisca IFV così robusti." ribatté Tali affacciandosi dentro Pollux e controllando la console di dati: "...Già. È partito un semiasse. Per fortuna le sei ruote sono indipendenti, ma avrai da fare per..."
Lo sparo li colse tutti impreparati: sui sensori di Castor, l'ultimo contatto ostile scomparve.
"...Procediamo? O volete che vi prepari un tazza di the?" chiese il comandante risalendo a bordo.
Non erano nemmeno a metà strada e avevano ancora un altro cancello da superare per uscire dal checkpoint: questa volta però, si sarebbero presi il tempo di aprirlo.
 
"Troppo caldo." si lamentò Raymond Tanaka sulle mura, sino-americano che normalmente lavorava ai motori della Normandy: "Dannatamente troppo caldo." ripeté, mentre il suo accento si affacciava alle sue parole, facendo suonare le r come l.
Stava sudando anche dalle orecchie, e la stretta armatura non aiutava a farlo sentire a suo agio: Tanaka era corpulento, e dal faccione tondo come una luna piena, coperta di lucidi capelli neri.
"Mh." rispose una voce bassa al suo fianco.
"...Siamo alla frontiera, su un pianeta semi vulcanico, con una temperatura di 59 °C, con dei Geth che ci sparano addosso, e tutto quello che sai dire è mh?"
"Mh." rispose di nuovo Alexei Dubyansky, un altro ingegnere della Normandy, facendo spallucce.
Al contrario di Tanaka, il russo era magro come un manico di scopa, con i capelli neri corti come la sua barba ispida e strani occhi, verdi come vecchi prati.
"...Perché perdo tempo con te?"
Dubaynski fece partire corte raffiche di proiettili traccianti verso dei Geth in lontananza, riuscendo a centrare gli scudi di uno di loro. Il colpo di cannone di Pollux distrusse tutto il gruppetto subito dopo:
"...Mh?" chiese il russo scrutando l'orizzonte.
"Sì... Lo so. Però ogni tanto non ti farebbe male parlare per te stesso."
"Mh..." ribatté pensieroso il russo.
"Il suo amico non è di molte parole." disse un membro della milizia coloniale al loro fianco.
"Dubyansky non è mio amico. E non è di nessuna parola: siamo andati a pesca una volta e per tre giorni questo russo non ha mai aperto bocca."
"Mh." confermò l'ingegnere.
"Un uomo di poche parole... ma scommetto di profondi pensieri." commentò il membro della milizia.
"Mh!" esclamò Dubyansky.
"Lo vedo... sembra quasi... che si stiano ritirando..."
"MH!"
Tanaka si attaccò alla radio:
"Signora, qui Tanaka. Sembra che i Geth se la stiano dando a gambe."
"Ricevuto Tanaka... o hanno quello per cui sono venuti o vogliono fermare il comandante. La informerò subito. Restate in posizione."
"Ehi russo: non hai sentito? Ha detto di restare in posizione!" urlò il soldato della milizia mentre Dubyansky raccoglieva le sue cose e si preparava a calarsi dalle mura.
"Mh!" rispose l'ingegnere della Normandy senza voltarsi e facendo un gesto con la mano da sopra la spalla.
"...Ma che gli è presto?"
"Lui dice la Normandy potrebbe aver bisogno di essere in volo presto..."
"Crede cha abbia ragione?"
" Dubyansky ha sempre ragione..." rispose Tanaka, sospirando: "Odio quando fa così, comunque." aggiunse, preparandosi a raggiungerlo.
 
"I Geth si stanno ritirando da Nova Yekaterinburg, signora. Stia attenta: è probabile che stiano venendo ad intercettarvi."
"Ricevuto Williams."
"Qualche idea su cosa vogliano?"
"Non ancora: Tali ha rilevato il complesso sotterraneo, scavato in profondità a fianco delle caldera del vulcano, da cui continuiamo a rilevare il picco energetico. È possibile raggiungerlo attraverso i tunnel minerari, ma è molto più vecchio della colonia."
"Un'altra sonda?"
"Difficile... Saren ha sferrato un attacco con la sua ammiraglia per quella di Eden Prime. Questo mi sembra un obbiettivo non previsto: un attacco col minimo della forze per arrivare per primo."
"Siamo fortunati allora..." commentò Garrus a fianco a lei.
"Ne sapremo di più quando raggiungeremo l'installazione comunque..."
"Comandante..." disse Alenko indicando di fronte a loro.
"...Shepard chiude: abbiamo un comitato d'accoglienza da ricevere."
I Geth avevano già tentato di fermarli dopo aver superato il checkpoint, preferendo all'immaginazione, la progressione geometrica: dove due Armature non erano bastate, i Geth ne avevano messe sul loro cammino quattro. Un'idea poco originale probabilmente, ma di sicuro funzionale: peccato che avessero deciso di posizionarle su una larga carreggiata di dritta roccia lavica, che aveva permesso a Castor di abbatterle molto prima che si avvicinassero a loro, e di schivare i loro colpi con agio.
Quello che però avevano trovato in quel momento a sbarrare loro la strada era più originale e pericoloso allo stesso tempo: tre Geth artiglieri con i loro lanciarazzi, due truppe standard, come ne avevano già incontrare su Eden Prime, e dietro di loro, a torreggiare perfino sul Mako, c'era una nuova unità Geth, molto simile alle Armature, solo... molto molto più grande.
"Keelah..." disse Tali, osservando i dati trasmessi attraverso i sensori del Mako.
"Dobbiamo muoverci!"
Rilevandoli, la colossale macchina si erse in tutta la sua imponente altezza, caricando il suo cannone ad impulso e lanciando verso Castor l'equivalente di un piccolo sole azzurro.
Alenko ingranò la retromarcia, spostandosi di lato rapidamente e tornando indietro abbastanza da avere spazio di manovra: l'unica cosa che la macchina Geth non avesse su di loro era la mobilità.
"Idee." ordinò Shepard: "...Idee che non mi obblighino a scendere e saltargli sulla groppa per applicargli esplosivi all'interno delle barriere cinetiche."
Il contingente Geth era stato posizionato in modo da chiudere loro la strada: non avrebbero potuto semplicemente superarli lasciandoseli alle spalle. Dovevano combattere.
"Potremmo..."
"Forse...
"O, fottetemi..." disse Shepard, mentre razzi sparati dai Geth artiglieri cominciavano a piovere su di loro.
Garrus limitò la loro performance ad una sola rappresentazione senza repliche: i cinque fanti Geth furono spazzati via con una sola raffica di mitragliatrice e un colpo di cannone.
"Vengo con te, Shepard." disse Tali, scendendo per prima:
"...Dategli un bersaglio se riuscite: se ci prende di mira, siamo morte entrambe."
"Ricevuto signora." rispose Alenko, prima che Shepard richiudesse il portello dietro di lei: poteva già sentire il Geth muoversi.
"...Come vogliamo fare?" chiese Tali, controllando il suo fucile.
Shepard sputò per terra, prima di rispondere:
"...Ti copro io: prendi quante più granate possibili e attaccale alla pancia di quel bastardo. Io lo distrarrò." spiegò il comandante guardandosi attorno: il terreno la favoriva. La corona azzurra dei suoi poteri biotici la illuminò da capo a piedi:
"VAI!" ordinò e Tali cominciò a correre, preceduta da Castor.
Il comandante non estrasse le sue armi: non le sarebbero servite. Quanto doveva pesare quel colosso Geth? 30 tonnellate? Un poco meno? Troppo comunque perché potesse pensare di sollevarlo con i poteri biotici: ma lo stesso non valeva per le rocce sparse attorno a lei.
Castor affrontò di nuovo il Geth, muovendosi a zigzag e attirando il fuoco su di loro: questa volta, quando la macchina caricò il colpo, un masso di nera roccia lavica si frantumò su di lui, con un solido impatto. Non fece danno, la corazza del Geth era troppo dura e spessa, ma attirò la sua attenzione, deviando il suo colpo a vuoto.
Tali passò inosservata mentre si avvicinava al Geth, e altri massi la superavano volando; un altro modo di usare i poteri biotici, ma assai più inefficiente: la telecinesi non era alla pari con la fine manipolazione della gravità. Tuttavia servì allo scopo: Tali si avvicinò abbastanza da usare il suo omnitool sulla macchina Geth, che nel frattempo sparava contro Castor.
La mitragliatrice del colosso si inceppò quando i meccanismi di raffreddamento furono disinseriti: per 20 secondi il Geth non avrebbe più potuto sparare loro addosso. Con la pressione di un tasto, Tali interferì poi con i suoi scudi, quasi decimandoli e permettendo a Garrus di finirli con un colpo di cannone e una raffica: a quel punto fu Tali fu abbastanza vicina.
Il Geth sembrò accorgersi di lei, alzando uno delle sue zampe per schiacciarla, ma il comandante si assicurò che non ci riuscisse: anche da quella distanza, era molto precisa con i suoi lanci. Tali gli attaccò più granate possibili sul sottopancia continuando a correre, senza osare fermarsi: le fece detonare non appena l'ombra del Geth non oscurò più il cielo.
L'onda d'urto delle granate la fece inciampare e finire a terra, ma non aveva importanza se non fossero riusciti a distruggere il Geth: fece in tempo a voltarsi sulla schiena, prima che il rumore di una valanga di metallo si abbattesse sulla roccia, con un cupo rimbombo.
La Quarian non lo fece aspettare: fu subito in piedi, correndogli sopra e collegando il suo omnitool direttamente al centro di memoria del gigantesco Geth, cominciando ad hackerare i programmi che lo facevano muovere.
"...Bosh'tet." disse alla fine, quando con un ultimo brivido il Geth si spense, lasciando cadere la sua "testa" per terra.
"Bel lavoro." si complimentò il comandante raggiungendola: "...Suppongo che questa sia la versione pesante di ciò che abbiamo visto fino ad ora."
"Sì... è definito... Colossus." disse la Quarian mentre analizzava i dati che aveva recuperato durante il braccio di ferro tra il Geth e le sue conoscenze della loro programmazione. Non si era accorta di quanto fosse stato stancante.
"...Non molto originale, ma non dovremmo aspettarci di meglio da delle macchine."
"Sappiamo cosa fanno sul pianeta?"
"...Liara T'Soni." disse Tali: la direttiva principale del Colosso Geth era stata facile da individuare in quello che restava nel suo nucleo di memoria prima che si cancellasse: "È nell'installazione Prothean che abbiamo rilevato."
"Quindi è sul pianeta... qualche idea su come abbia fatto a sfuggirci?"
"Sua madre è pur sempre alleata con Saren: i Geth sono qui per catturarla... o proteggerla?" chiese Garrus.
"Il nucleo di memoria non ha più questa informazione." rispose Tali.
"...Immagino lo scopriremo incontrandola, allora. Rimettiamoci in marcia: non manca molto all'installazione."
Il resto del viaggio nel IFV fu rapido: il grosso della resistenza Geth era stato sconfitto e solo fanti solitari cercarono di opporsi a loro, ma non furono un ostacolo per Castor.
Quando si fermarono di nuovo, non fu a causa di un gruppo Geth, ma perché la strada era finita: erano ormai all'interno del cratere del vulcano, e la lava si era ripresa l'ultimo pezzo di roccia percorribile per raggiungere la miniera da cui, con un po' di fortuna, avrebbero potuto accedere alle rovine sepolte.
"Comandante: ho l'installazione sui sensori di Castor. La struttura Prothean assorbe l'energia geotermica del vulcano per alimentare un campo di forza che la protegge fisicamente dalla lava."
"Ingegnoso... ma non ho la minima idea di come possa funzionare."
"Il che spiega perché sia ancora intatta, a differenza della strada..." commentò il comandante: "Procederemo a piedi." ordinò: "Alenko, porta Castor fuori dalla caldera: se avremo bisogno di un evacuazione rapida, contatteremo la Normandy."
"Ne è sicura signora?"
"È matematica tenente: due chilometri dall'entrata della struttura mineraria a piedi, il che significa che se la struttura dovesse smettere di funzionare, la lava ci raggiungerebbe troppo rapidamente per tornare a Castor."
"...Sissignora. Vedrò di levarmi di qui al più presto."
"Bene. Caschi su o il fumo ci ucciderà prima dei Geth."
Sbarcarono rapidamente da Castor, prendendo posizione mentre Alenko ruotava il Mako, schizzando via subito dopo.
"Per gli Spiriti... fa più caldo che su Palaven..." si lamentò Garrus.
"Vedo un passaggio." disse Shepard: "Una breccia tra due lastre: credo possa portarci all'ingresso del complesso minerario."
"Shepard: i Geth disturbano i miei sensori." aggiunse Tali allarmata.
"...Anche i miei." rispose il comandante, disattivando l'HUD interno del suo elmo: "...A quanto pare faremo conoscenza con il loro reparto di guerra elettronica. Occhi aperti e prudenza: sanno che siamo qui. Garrus: coprici."
"Sissignora." disse il Turian impugnando il suo fucile da cecchino e procedendo dietro alle due donne.
Garrus era stato ben educato, ma l'unica cosa che non portava con sé era proprio uno shotgun: meglio che non fosse il primo ad infilarsi tra le rocce. Fu il comandante a precederli, scandagliando l'area attentamente: uno stretto sentiero accidentato e in salita, tra due alte pareti di roccia.
"Sembra libero..."
Una raffica di fucile ad impulso si abbatté su suoi scudi, a cui Shepard aggiunse subito la sua barriera biotica: i Geth sparavano su di loro dalla cima delle pareti e dalla fine del sentiero.
In quegli spazi ristretti però, non erano gli unici in vantaggio: Garrus segnò un centro perfetto, decapitando un fante Geth in cima alla parete rocciosa, mentre il comandante spinse bioticamente via i fanti più vicini a loro, con una tale forza da trasformarli in macchie sulla roccia. Per l'ennesima volta, il Turian si appuntò di non far mai arrabbiare il comandante.
Tali scaricò una fiammata rossa contro il Geth più distante e il colpo sovraccaricato fece centro, eliminando un altro nemico: sembrava che li avessero disattivati tutti.
"Aveva detto che era libero..." disse il Turian senza cattiveria.
"Ho detto che sembrava libero." lo corresse Shepard, spiando oltre le rocce che offrivano loro copertura.
"...E adesso?"
"...Sembra libero." ripeté il comandante con un sorriso, alzandosi in piedi: questa volta nessun Geth sparò su di loro.
Si mossero in fretta, risalendo il pendio ed incontrando altri Geth, che o finirono nella lava, cortesia di Shepard, oppure vennero fatti a pezzi dai proiettili.
Il sentiero terminava sulla cima di un cratere, nel quale era visibile l'entrata dell'installazione mineraria: un tonda porta metallica incastonata nella viva roccia, scavata da un carotatore industriale, attraverso cui avevano aperto il primo tunnel.
Il rombo della nave Geth fu di nuovo sopra di loro in un attimo: come le altre volte, non li prese di mira direttamente, ma scaricò truppe senza posarsi.
"Aww... merda." borbottò Garrus.
Lo spazio di fronte all'ingresso della miniera fu occupato da un piccolo contingente di soldati Geth, perlopiù fanti, ma anche un Armatura che impattò il terreno per ultima, aprendosi ed alzandosi sulle sue quattro zampe.
"TALI, GARRUS! L'ARMATURA!" urlò Shepard, aprendo un singolarità biotica e risucchiando tutti i robot nemici al suo interno.
Per gli Spiriti, se avere un biotico potente in squadra cambiava le sorti di ogni incontro: da disperato a fattibile, per essere precisi, e con Tali in squadra, i Geth non erano più un problema insormontabile, né i mostri delle storie. Come aveva già fatto in precedenza, la Quarian interferì con le armi dell'Armatura, mentre Garrus lanciò una mina tech per decimarne gli scudi.
Il comandante era ancora occupata a lanciare granate nel mezzo della sua singolarità, impugnando il fucile dopo che esplosero e scaricando un colpo sovraccaricato. L'Armatura si avvicinò a loro, troppo pesante per poter venire risucchiata dalla singolarità, ma comunque Garrus la vide tremare lievemente, in un modo che non aveva nulla a che fare col vento.
"Per gli Spiriti!" pensò il Turian.
Sarebbe stato stupido avvicinarsi oltre, anche perché non aveva idea di cosa una singolarità potesse fare loro, e di certo Garrus non aveva nessuna voglia di scoprirlo, specie dopo che il comandante la dissolse, lasciando solo a pezzi di Geth il compito di toccare terra.
"Oh no, bastardo: non pensarci nemmeno." disse il comandante facendo cadere il fucile e liberando entrambe le mani: "RAAAGH!" ruggì, mentre l'energia oscura la copriva da capo a piedi.
Fu impossibile: l'Armatura Geth si staccò da terra, lentamente, non più di un metro, ma comunque il comandante riuscì a sollevarla.
Poi Shepard spinse in avanti con entrambe le mani, e l'Armatura, non più legata a terra, volò all'indietro, adagio, mentre il comandante avanzava, spingendo, imprecando ed urlando, ma continuando ad andare avanti.
Fu così incredibile che Garrus e Tali non riuscirono a fare nulla, se non restare a guardare: il comandante spinse fino a quando l'Armatura Geth non fu sopra la lava, e poi crollò a terra in ginocchio, assieme all'Armatura che finì nel magma.
"Keelah..."
Shepard si sdraiò di schiena, ansimando sfiatata, mentre il Geth si scioglieva, aprendo le braccia e forzando l'aria a riempirle i polmoni.
Attraverso il circuito radio delle loro corazze, i due alieni sentirono il respiro del comandante farsi erratico. Quando la raggiunsero, l'Umana era ancora a terra:
"Shepard?" disse Tali chinandosi su di lei e scuotendola lievemente.
Quando la toccò, una breve scarica elettrica saettò dall'una all'altra e anche se la Quarian non l'avvertì, grazie agli strati isolanti della sua corazza, lo schiocco elettrico e la scintilla furono ben visibili: elettricità statica, un sottoprodotto dell'uso di talenti biotici.
"Aaahh aaahh aaahh..." respirava rumorosamente Shepard, deglutendo e cercando di mettersi a sedere: dovette aiutarla il Turian perché ci riuscisse.
"...Cerchiamo... cerchiamo di non rifarlo... troppo presto..." esalò il comandante, alzando la mano e facendola rimbalzare sul suo casco: "Maledizioni!... Sto sanguinando... dal naso."
"Shepard, si sente... bene?"
"Ho... bisogno di... un minuto. Era... troppo... troppo pesante. Era troppo... presto... dopo la singo... larità. Credo... credo di aver fuso il mio bioamp." disse, cercando di rialzarsi in piedi: ondeggiava così pericolosamente che dovette appoggiarsi a Tali per non cadere.
La Quarian controllò col suo omnitool, passandolo sulla nuca di Shepard e interfacciandosi con i sistemi della sua corazza:
"Temo di sì, Shepard."
"Meglio..." ansimò il comandante: "...Mi faceva pizzicare i denti ogni volta che usavo i miei poteri biotici. Era il momento giusto di cambiarlo. Aaahh!" esalò contenta Shepard, staccandosi da Tali.
"...Si sente bene?"
"Fantasticamente." disse il comandante sarcastica: "...Ma riesco a continuare. Ora: dove è il mio fucile?"
"È stato incredibile, comandante."
"Già... ma non sono in grado di rifarlo senza un bioamp. Fucile Garrus: va a prendermi il fucile."
"Subito signora!"


La porta della miniera si aprì di fronte a Shepard e la sua squadra dolcemente: il tunnel al di là era un perfetto cilindro in discesa inclinato di 45°. Il terzetto lo percorse in fretta, ansioso di non offrire un facile bersaglio ai Geth.
Il carotatore che aveva scavato la prima galleria non era sceso molto, prima di incontrare la struttura Prothean: dopo appena cinquanta metri, il tunnel si aprì su un vasto spazio vuoto, dove il team minerario aveva avuto tempo di installare passerelle, lampade e riflettori, che illuminavano la strana lega che i Prothean sembravano usare quasi ovunque per le loro costruzioni. Fra le rocce, lastre di metallo bianco lucido formavano strane curve, maestose eppure semplici, scavando aperture che sembravano quelle di un palazzo sotterraneo ancora nascosto per la maggior parte nella roccia.
"Geth." bisbigliò Tali indicando i droidi di fronte a loro: dopo l'esibizione del comandante in superficie, la Quarian aveva preso il suo posto come avanguardia del gruppo, e il comandante restava in mezzo a loro.
Il suo respiro era regolare adesso, ma quando Shepard aveva aperto il suo casco una volta all'interno della miniera, i due alieni avevano potuto vedere che non era solo dal naso che perdeva sangue: molti capillari dei suoi occhi erano scoppiati, dandole l'infelice apparenza di un consumatore cronico di sabbia rossa.
Chakwas non sarebbe stata per nulla contenta.
Nonostante questo, lo Spettro prese perfettamente la mira col suo fucile da cecchino, competendo con Garrus per il maggior numero di teste Geth centrate: perse, anche se di poco.
Senza più nemici su quel livello, il gruppo si avvicinò alle rovine Prothean: l'unica apertura visibile da cui accedere era sbarrata da uno strato di campi di forza.
"Puro bianco... i Prothean amavano la semplicità." commentò Garrus guardando il metallo.
"Dobbiamo trovare un modo per entrare: questo varco è serrato." di usare una mina tecnologica, nemmeno a parlarne.
"C'è un ascensore qui..." disse Tali: "Probabilmente conduce alla base dell'installazione: potremmo trovare un ingresso inferiore."
"Potremmo." convenne Shepard.
Scoprirono che Tali aveva torto, almeno in parte: l'ascensore, una semplice cabina di metallo costruita in tutta fretta per esplorare la rovina, non li portò alla base della struttura Prothean, ma solo a metà strada, su una sorta di piattaforma di scambio. Appena uscirono dall'ascensore, droni Geth cercarono di sopraffarli, ma non furono un problema per la squadra, non con Tali e Garrus che impedivano loro di sparare e decimavano i loro scudi.
Esplorando la piattaforma, trovarono i resti di un altro ascensore: la cabina però era precipitata in fondo al pozzo, lasciando solo i cavi. Quando il vulcano si era risvegliato, i minatori dovevano aver abbandonato la struttura in tutta fretta.
"Niente è mai semplice..."
"Potremmo farlo diventare il motto della Normandy." disse Shepard appoggiandosi allo stipite e guardando giù: sarebbe stata una caduta davvero molto lunga. "...Sapete come calarvi in cordata?"
"...Più o meno."
"...Credo?"
Il comandante sospirò:
"Vado per prima. Dopotutto sono la più pesante." disse, riponendo il suo fucile sulla schiena per poi afferra il cavo dell'ascensore.
Shepard strattonò un paio di volte, e quando fu sicura che non avrebbe ceduto sotto al suo peso, si mise il cavo tra le gambe, costringendolo a passare tra le cosce e all'esterno della caviglia, con il piede che avrebbe funto da freno. E poi si lasciò scivolare a testa in giù col fucile in mano, rallentando solo quando fu quasi in fondo.
Garrus e Tali si guardarono a vicenda, seguendo poi il comandante più lentamente, e di certo non a testa in giù: certi trucchi delle forze speciali Umane non venivano insegnati ai soldati Turian o ai marine Quarian.
Il basamento del pozzo dell'ascensore era in pessime condizioni, tanto che Shepard non si era lasciata scivolare fino in fondo: era saltata al piano più basso, e quando i due alieni la raggiunsero, la trovarono già accucciata dietro una passerella.
"Geth." esalò silenziosamente Shepard, perché solo loro sentissero, cominciando a spiegare a gesti quanti e quali ostili ci fossero sotto di loro.
Con cinque dita per mano, gli Umani erano avvantaggiati in quello: quando si alzarono dalla copertura, Garrus e Shepard impugnando entrambi i loro fucili da cecchino, trovarono subito i loro bersagli. Gli ultimi Geth rimasti nelle vicinanze furono spazzati via in fretta.
"...Libero."
"Libero." confermò Tali consultando il suo omnitool.
"Ehi... c'è ...c'è qualcuno? Riuscite a sentirmi?" chiese una quarta voce: arrivava a loro distorta, come da una grande distanza, ma quando la squadra scese dalla passerella, ne trovò subito l'origine.
Come anche al livello superiore, si apriva un altra apertura nella lega Prothean, sbarrata anch'essa, e proprio dall'altro lato del campo di forza, un'Asari li osservava immobilizzata in una bolla di stasi: indossava un semplice camice rinforzato, quasi tutto verde se non per il bianco della manica destra, più pratico che protettivo, che le lasciava scoperto solo il volto. Aveva la pelle e gli occhi azzurri come il cielo, e un viso tondo e grazioso, come del resto tutti gli Asari. Shepard notò però che a differenza di quasi tutte le altre Asari che aveva incontrato fino a quel momento, aveva le labbra di colore purpureo, piuttosto che azzurro.
"...La dottoressa Liara T'Soni, presumo."



"Grazie alla Dea!" esclamò l'Asari: la sua voce arrivava alla squadra distorta dal campo di forza: "Credevo che non mi avrebbe mai trovato nessuno. Riuscite a tirarmi fuori? Questa cosa è un sistema di sicurezza Prothean e non riesco a muovermi..."
"Come è finita lì dentro?"
"Stavo esplorando le rovine quando i Geth sono arrivati, e così mi sono nascosta qui. Riuscite a crederci? Geth! Oltre il Velo..." disse l'Asari scuotendo la testa: per quanto fosse intrappolata in un campo di forza che le bloccava gambe e braccia, sembrava piuttosto calma ora che aveva qualcuno con cui parlare.
"...Ho attivato le difese della torre. Sapevo che le barriere li avrebbero tenuti fuori."
"Torre?"
L'Asari assentì col capo:
"Questa installazione era un torre di osservazione di una struttura molto più vasta: nel tempo, è sprofondata nella caldera del vulcano, fino a quando solo questa torre è rimasta... ma quando ho attivato le difese, devo aver toccato qualcosa che non avrei dovuto, e sono stata intrappolata in questo modo. Riuscite a tirarmi fuori?" li pregò la dottoressa.
"Sua madre lavora con Saren, comandante... potrebbe essere dalla loro parte." disse Garrus sospettoso: evidentemente però lo smorzamento sonoro era solo in un senso.
"Io non sono dalla parte di nessuno!" affermò con forza l'Asari: "...Posso anche essere la figlia di Benezia, ma non sono come lei! Non le parlo da anni..."
"...Qualche idea su come disattivare il campo di forza?"
"C'è una console di controllo su questo lato del campo di forza, ma dovrete riuscire a raggiungermi. Non so come potrete riuscirci, ma le barriere si disattivano solo da questa parte: fate attenzione, ho visto un Krogan con i Geth. Hanno tentato di superare la barriera in molti modi."
"Vedremo quello che riusciremo a fare." rispose il comandante, procedendo ad esplorare lo spazio assieme alla squadra:
"Impressioni?" chiese Shepard quando furono abbastanza lontani dal campo di forza.
"... Sembra più inoffensiva di Tali." disse il Turian.
"Ehi! Ho qui un fucile, Garrus..."
"Esattamente quello che intendevo... ma non riesco a capire se sia una recita o genuina. Lei che ne dice comandante?"
"Mmhh... non saprei. Ma non mi sembra una recita: non suona come una recita. Il che non vuol dire molto in fondo, però i Geth stanno cercando di catturarla, non di proteggerla da noi."
"...Anche questo è vero."
"Cerchiamo un modo di superare la barriera: granate EMP non funzionano su rovine Prothean."
Si separarono per coprire più terreno, ma senza allontanarsi troppo: la cavità si allargava verso bui tunnel inesplorati, e nessuno dei tre voleva avventurarsi da solo, specie dato che avrebbero potuto esserci altri Geth in agguato nelle tenebre.
"...Comandante!" chiamò Garrus: "Credo di aver trovato qualcosa."
E qualcosa in effetti il Turian aveva trovato:
"Un laser minerario abbandonato." commentò Shepard.
"Probabilmente i Geth lo stavano riparando prima che arrivassimo: potemmo creare un passaggio che ci porti dall'altra parte del campo di forza."
"Questo se riusciamo a farlo funzionare... qualche idea su come usare uno di questi cosi?"
"Questo laser minerario è più vecchio di me." disse la Quarian, accedendo al suo omnitool e cominciando ad analizzarne i sistemi: "Sì... non è danneggiato, solo devo reindirizzare l'alimentazione, ma mi serve qualcuno che controlli il flusso energetico."
"Posso farlo io." disse Garrus e il comandante li lasciò fare in pace: lei di solito i macchinari li distruggeva.
Fu questione di pochi minuti, che Shepard spese minando i tunnel e restando di vedetta, per evitare che fossero presi alle spalle, ma alla fine il vecchio laser minerario fu rimesso in funzione: ci fu un cupo ZHUUUM! che fece tremare loro le ossa, mentre il laser si apriva la strada nella lega Prothean. Poi il macchinario tossì e si spense definitivamente, sputando una nuvola di fumo e scorie:
"Bel lavoro."
"È stato facile: sulla Flottiglia ne avevamo anche di più malandati." ripose la Quarian.
Il laser aveva scavato la rocca per una decina di metri, proprio sotto Liara, aprendo un foro per la squadra: Shepard e gli altri si mossero in fretta, entrando all'interno della torre.
Se la struttura Prothean era stata bianca all'esterno, l'interno era più su toni di grigio, rimanendo comunque altrettanto spartana: non trovarono nessun manufatto mentre esploravano la rovina, salendo di un livello per raggiungere Liara. L'Asari era rimasta esattamente dove l'avevano lasciata, ancora intrappolata nel campo di stasi, e fu estasiata dal vederli di nuovo: il sollievo fu decisamente palpabile nella sua voce.
"Come... come siete riusciti a raggiungermi? Non credevo esistesse un modo di superare la barriera."
"Ci siamo aperti la strada con un laser minerario." spiegò Shepard.
"Oh... sì, ha senso... la console nell'angolo dovrebbe disattivare il campo di forza, ma non so come..."
Seguendo il suo invito, il comandante si avvicinò ad un oggetto non troppo diverso dalla console che avevano trovato sull'asteroide nel sistema di Sparta: verdi finestre olografiche di dati si aprirono sotto il suo tocco, riempiendosi di simboli Prothean.
"Strano... non aveva fatto così quando ho attivato le barriere..." commentò l'Asari girando la testa per guardarli.
"Riesce a capirci qualcosa, comandante?"
"No..." disse Shepard facendo un passo indietro: fu un no, pronunciato con una strana intonazione.
"Shepard?" chiese Tali.
"...Credo che il campo di forza che intrappola la dottoressa sia alimentato dallo stesso circuito delle barriere dell'installazione... Se lo disattivo..."
"...Finiamo in un mare di lava." completò Garrus per lei.
"Keelah... Non c'è modo di escludere solo il campo di stasi?"
"Tali: è Prothean... e non capisco abbastanza di tecnologia per operare in sicurezza su un sistema vecchio di 50'000 anni."
In quel momento, il suono delle mine esplose in lontananza: i rinforzi Geth erano arrivati.
"Maledizioni!" disse Shepard.
Il comandante ci pensò un attimo, poi fece l'unica scelta possibile: isolò una stringa di codice in Prothean e, sperando per il meglio, premette un tasto dell'interfaccia olografica.
"Ooff!" disse la dottoressa quando il campo di forza che la tratteneva si dissolse, assieme ad ogni altra barriera nelle rovine Prothean.
Il comandante l'aiuto ad alzarsi rapidamente:
"Qualche idea su come uscire di qui in fretta?"
"...C'è un ascensore nel centro della torre. Almeno, penso sia un ascensore, dovrebbe condurci in cima."
"Faccia strada!" ordinò Shepard, seguendo l'Asari quando cominciarono a correre.
Dietro di loro, fucili ad impulso Geth spararono corte raffiche a vuoto.
L'archeologa li condusse all'interno della torre, molto più in profondità di quanto pensassero: l'installazione Prothean doveva essere enorme e Liara imboccava corridoi apparentemente a caso, continuando a precederli.
"Ecco!" disse, indicando una piattaforma rotonda con una serie di console nel suo centro: "Dovrebbe condurci fuori."
Nessuno lo disse, ma l'aria aveva cominciato a farsi sensibilmente più calda nell'ultimo minuto:
"Muoviamoci." disse Shepard: quando furono tutti a bordo della piattaforma, l'Asari premette un pulsante olografico su una console, e la piattaforma cominciò a muoversi, ritirando i bordi e salendo lentamente verso l'alto.
"Garrus, contatta la Normandy e dì loro di venirci subito a prendere. Ci serve un'evacuazione immediata!" ordinò il comandante e il Turian si attaccò alla radio.
"Ancora non riesco a crederci!" esclamò Liara: "Per quale motivo i Geth dovrebbero cercarmi? Credete che Benezia sia coinvolta?"
Shepard le offrì la versione condensata:
"Saren Arterius, uno Spettro rinnegato Turian, sta cercando il Condotto, anche se ancora non sappiamo perché esattamente. Crediamo che il Condotto sia tecnologia Prothean: forse voleva che lo aiutasse a trovarlo."
"Il Condotto? Ma io non...?"
Sotto di loro, la rovina Prothean tremò, mentre la lava ne destabilizzava le fondamenta: non fu una bella sensazione.
"...Garrus?"
"ETA 8 minuti, comandante."
"Deve fare più in fretta!" disse Tali: cominciava davvero a fare molto caldo.
L'ascensore era più lento di quanto il Comandante avrebbe gradito, ma alla fine li portò all'ultimo piano della torre, proprio dove avevano visto la prima entrata nella rovina Prothean.
Lo scudo protettivo era caduto naturalmente, e ad aspettarli trovarono un contingente di Geth: il fatto che non aprirono all'istante il fuoco su di loro fu dovuto probabilmente alla presenza di Liara e al fatto che a capitanare i droidi ci fosse un grosso Krogan.
Sembrava più giovane di Wrex, i pigmenti delle sue scaglie erano più vivi, ma era comunque un alieno imponente:
"Arrenditi. Oppure no. Sarà più divertente."
Se non avessero avuto la lava che saliva sotto di loro, minacciandoli di morte certa, forse Shepard avrebbe cercato di capire perché un Krogan lavorasse con dei Geth per Saren. Ma avevano i secondi contati:
"Non abbiamo tempo per questo, idiota!" disse, prima di illuminarsi della corona azzurra dei suoi poteri biotici.
Col suo bioamp bruciato dallo sforzo contro l'Armatura Geth, Shepard non ebbe il suo solito fine controllo, ma il Comandante aveva sempre preferito la forza bruta, alla delicatezza:
"Mi piace la tua..." qualunque cosa dell'Umana piacesse al Krogan non fu più importante quando due singolarità biotiche si aprirono in mezzo al loro schieramento.
Shepard era il più potente biotico che Garrus avesse mai visto, ma Liara dimostrò subito di non essere da meno: non solo la sua singolarità assorbì quella del comandante, ma Liara non ebbe bisogno di granate per finirli. Con un elegante movimento del polso, la singolarità biotica di Liara implose, mischiando assieme il Krogan con i Geth.
Fu... efficace, anche se piuttosto brutale: il comandante si trovò inondata di fluido refrigerante dei droidi.
"O per la Dea... mi... mi dispiace." si scusò tristemente Liara.
"Dobbiamo muoverci!" disse Shepard, più concentrata su cosa fosse davvero importante in quell'istante: correre come il vento.
La rovina cominciò a tremare e contorcersi seriamente solo quando arrivarono sulle passerelle, e Shepard spinse tutti loro perché non finissero schiacciati:
"MUOVERSI!" ordinò e Garrus e Tali non se lo fecero ripetere.
Rocce e pietre minacciarono di volerli affogare e tutti loro temettero che la frana avrebbe vinto: la polvere riempì il tunnel accecandoli e facendoli piombare nell'oscurità.
Solo dopo diversi disperati secondi raggiunsero la superficie e Shepard fu l'ultima ad uscire all'aria aperta: sembrava l'avessero coperta di farina.
La Normandy li stava già aspettando: dalla stiva, furono fatti calare i cavi e la squadra e la dottoressa furono tirati a bordo con i verricelli. Il comandante e Liara si aggrapparono su un'unica corda: la lava ormai stava salendo troppo velocemente.
 
La povera archeologa non ebbe un momento per riprendersi: anche quando la porta della stiva fu chiusa, e la nave lasciò il cratere, ciò che si presentò ai suoi occhi spaventati non fu rassicurante: l'ambiente buio, con dei sacchi per cadaveri accatastai in mezzo alla stiva, e tanti, troppi Umani, più di quanti ne avesse mai visti, che la guardavano con dubbio e ostilità. Al suo fianco, la strana Umana che l'aveva salvata le offrì la mano, con degli occhi iniettati di sangue, e una striscia rossa che dal naso le arrivava fino alla bocca. La sua espressione feroce era sottolineata dalla polvere e dallo sporco che la ricoprivano da capo a piedi, cinti in una corazza da combattimento militare con tante, davvero troppe, armi sulla schiena:
"Benvenuta sulla Normandy, dottoressa T'Soni."
Poi il comandante crollò a terra svenuta.
 
***
 
Come Liara realizzò rapidamente, la sua prima impressione sulla Normandy era stata in qualche modo ingiusta.
"Di tutte le stupide idee che poteva avere..."
La dottoressa di bordo era la meno spaventosa di tutti gli Umani che avesse incontrato fino a quel momento, anche se non voleva dire molto: più di metà dell'equipaggio mancava quando era salita a bordo e Liara si era ritrovata in infermeria senza sapere esattamente come ci fosse arrivata, dato che il comandante si rifiutava di lasciare andare la sua mano, nonostante fosse in stato di semi incoscienza.
C'era voluta la dottoressa per far rinvenire il comandante:
"Sto bene." si lamentò il comandante, sdraiata su un lettino e occupata a togliersi la corazza con l'aiuto del Turian e di Chakwas.
"Con tutto il dovuto rispetto comandante, ne dubito fortemente. Ti sei sforzata fino a farti scoppiare i capillari..."
"Il bioamp ha ricevuto la maggior parte del feedback..."
"Ed è esploso: esattamente quello che intendevo, comandante. Resta ferma ora: voglio assicurarmi che non abbia sviluppato un aneurisma ." la rimbeccò severa, accedendo agli strumenti diagnostici nel lettino dell'infermeria e facendo un rapido scan del comandante.
"Tsk." fu il suo solo commento quando l'esame finì, prima che la dottoressa premesse il pulsante di rilascio della tuta protettiva che ancora copriva il comandante, che si rilassò come un lenzuolo: "Seduta ora."
Prima che potesse chiederle cosa stesse facendo, Chakwas le afferrò il colletto, fino a scoprirle la base del collo: il bioamp venne via quando ritirò la mano, lasciando che Liara vedesse la pelle livida e arrossata.
"...Ha le mani gelate, Chakwas." si lamentò il comandante: il suo bioamp era un cumulo di costosi rottami ormai.
"Come ogni buon medico. Assoluto riposo per almeno 24 ore e niente poteri biotici fino a quando non avrò analizzato i suoi impianti."
"Non può farlo ora?"
"No, comandante. Per quanto il bioamp abbia assorbito la maggior parte del feedback, il tuo sistema nervoso è interessato da un blando fenomeno infiammatorio. Ti prescriverò un analgesico steroideo per ridurre l'infiammazione e procederò all'esame in un secondo momento."
"...È una scusa per tenermi a riposo più a lungo non è vero?"
"Certo che sì, comandante. E anche per fare il mio lavoro al meglio: riposo assoluto." ripeté la dottoressa: "E mangi qualcosa."
Shepard mugugnò qualcosa di inintelligibile, mentre Chakwas spostò la sua attenzione sul Turian, analizzandolo col suo omnitool:
"Tu sei a posto, Vakarian." disse, quando il suo omnitool emise un sonoro blip! negativo.
Il Turian fu felice di non doversi sottoporre ad un'altra sonda gastrica: Chakwas era professionale, ma un po' troppo entusiasta dei suoi pazienti.
Poi la dottoressa si avvicinò a Liara:
"Dottoressa Karin Chakwas." si presentò semplicemente: "...Mia cara sembri esausta."
Invece di stringerle la mano, l'Umana passò il suo omnitool attorno alla sua testa e poi su suo busto fino a fermarsi al centro del suo petto: per quanto gli Asari avessero un'anatomia simile a quella Umana, c'erano delle differenze a livello cellulare e biologico. Per esempio, il cuore degli Asari si trovava al centro, proprio sotto lo sterno.
"... Quando è stata l'ultima volta che hai mangiato? O dormito?"
"... Io..." cominciò Liara: "io... non me lo ricordo. Tendo a perdere la cognizione del tempo durante i miei studi e... oh per la Dea. La Sh'Armad! La mia nave! Ero atterrata nella caldera..."
Il comandante guardò Garrus, che scosse la testa.
"I Geth devono averla distrutta prima che arrivassimo. Mi dispiace dottoressa T'Soni."
"C'erano tutti i miei effetti personali a bordo... tutto ciò che mi resta è quello che ho con me." sospirò l'Asari, portandosi la mano destra a coprirle il viso e l'altra sul petto: "... Perdonatemi, devo sembrarvi vana e ingrata, dopo che mi avete salvato dai Geth a rischio della vita. Vi ringrazio profondamente di ciò che avete fatto per me." disse l'Asari, producendosi in un lieve inchino verso il comandante: "Io sono Liara T'Soni, dottoressa e archeologa."
"Comandante Hayat Shepard, Spettro del Consiglio..."
"O per la Dea... non sapevo, mi dispiace, siete... non sapevo ci fossero Spettri Umani..."
"Sono la prima e l'unica per ora, dottoressa. Il vascello su cui si trova è la Normandy e loro sono la dottoressa Karin Chakwas, ufficiale medico capo che ha già conosciuto, e lo specialista Garrus Vakarian, ex agente C-Sec."
"...Devo dire che non mi aspettavo di trovare dei non Umani a bordo... non che lo consideri negativamente, voglio dire... non ho mai incontrato degli Umani, però..."
Giusto in tempo per salvarla da sé stessa, entrò nell'infermeria un altro Umano, dal cipiglio severo che non degnò Liara di nessuno sguardo:
"Comandante: l'ultima nave di trasporto truppe Geth si è ritirata dal pianeta. Ho ordinato al signor Moreau di fare rotta su Nova Yekaterinburg per recuperare il resto dell'equipaggio: il signor Alenko e Castor sono già a bordo."
"Liara T'Soni, Charles Pressly, ufficiale di navigazione e mio secondo in comando. Pressly, Liara T'Soni, dottoressa e archeologa." li presentò il comandante, e Pressly accenno un lieve inchino nei confronti dell'Asari:
"...Bel lavoro signor Pressly. Ci sono dei feriti tra i nostri?"
"Zero morti, zero feriti, comandante. Le squadre di terra hanno respinto i Geth con successo."
"Eccellente. Appena avremo il resto dell'equipaggio a bordo, faccia rotta per la Cittadella, velocità di crociera... ah, a quanto pare sono obbligata ad assoluto riposo per almeno 24 ore..." disse il comandante indicando Chakwas: "Per cui conto su di lei."
"Sissignora." disse Pressly, salutando e uscendo.
"Vai pure anche tu Garrus: organizzerò un debriefing più tardi in sala comunicazioni." disse Shepard: "Prenditi almeno un turno di riposo. E comunicalo anche a Tali."
"D'accordo Shepard. Se ha bisogno di me, sa dove trovarmi." disse Garrus: dopo un'ultima occhiata sospettosa a Liara, il Turian uscì dall'infermeria,, lasciando le due donne da sole con l'aliena.
"Io posso andare, Chakwas?"
"Sì. Ma ricorda comandante: riposo assoluto."
"Aye aye ma'am." disse Shepard scendendo dal letto: "Mi segua dottoressa T'Soni." le disse con un cenno amichevole: "Le faccio fare il tour della nave."
Liara seguì l'Umana suo malgrado, gravitando dietro di lei:
"La Normandy è una nave militare, ma cercheremo di soddisfare le sue esigenze al meglio..."
"Non voglio essere di peso, comandante..."
"Nessun peso dottoressa." rispose il comandante accompagnandola verso lo spazio mensa: "Preferisce rinfrescarsi prima o mangiare subito qualcosa?"
"Io... preferirei dedicarmi per un attimo alla mia igiene personale..."
"Grandi menti all'unisono, dottoressa. Mi creda: non vedo l'ora di togliermi la polvere di dosso e credo valga lo stesso per lei. Ho un bagno privato nella mia cabina."
Liara non si aspettava di certo di essere invitata nella cabina personale del primo Spettro Umano durante la sua prima visita alla Normandy, ma fu una scelta oculata da parte del comandante: se Liara si fosse trovata nella doccia comune dell'equipaggio quando il resto dei marinai fosse risalito a bordo, sarebbe morta d'imbarazzo. Per quanto il pudore non facesse molta presa sugli Asari, trovarsi nuda di fronte a metà dell'equipaggio di una nave composta solo da Umani, era qualcosa che il comandante intendeva risparmiare alla dottoressa, almeno il primo giorno.
Liara fu sorpresa dalla cabina di Shepard: la stanza traboccava di dicotomie. Apparentemente fredda, l'ordine spartano della cabina era ingentilito da un vaso di fiori vuoto e da alcune foto appese alle pareti... oltre a quello che sembrava una falce d'osso appoggiata in un angolo. Una falce decisamente enorme.
Il comandante le indicò il suo bagno privato con un gesto della mano:
"Si accomodi pure. Le lascerò degli abiti puliti all'esterno e degli asciugamani per quando avrà finito. Nessuno la disturberà: si prenda pure il tempo che le serve, dottoressa. Mi troverà in mensa." le disse semplicemente, prima di chiuderla nel bagno.
Liara la sentì per un momento oltre la porta, prima che lasciasse la stanza, permettendo all'Asari di godersi il più antico prodotto della tecnologia: acqua calda a volontà.
Nel tempo che Liara ci mise a uscire dal suo camice protettivo e lavarsi sotto la benedizione che era l'acqua corrente, il comandante riuscì a controllare lo stato di Alenko e dei Mako, consegnare la sua corazza e le sue armi nella stiva, accogliere l'equipaggio di ritorno a bordo, e lavarsi lei stessa nei bagni comuni. Le sue cicatrici da shrapnel sarebbero state l'argomento di discussione fra la metà femminile dell'equipaggio per diversi giorni a venire...
Liara invece uscì dal bagno di Shepard osservando con curiosità gli abiti che le erano stati lasciati: come scoprì, l'uniforme della Normandy le stava lunga, al punto che l'Asari optò per un compromesso. Prese per sé solo la maglietta, rimboccando le maniche fino a quando non furono della giusta lunghezza, ma tenendo i suoi pantaloni e stivali.
Quando Liara fece il suo ingresso nello spazio comune della Normandy, la nave era molto più popolata e si accorse che la sua pelle blu risaltava più di un pesce fuor d'acqua: sperò che fosse la sua solita insicurezza, ma pochi delle occhiate che le vennero rivolte le sembrarono amichevoli. Il comandante però la stava già aspettando e Liara gravitò verso di lei come unico porto sicuro: gli sguardi dell'equipaggio non osarono seguirla fino a Shepard.
"Ah dottoressa T'Soni... prego venga con me." disse l'Umana, mettendole in mano un vassoio pieno di cibo e conducendola attraverso la sala, su per una scala e attraverso un porta:
"La sala di comunicazione." spiegò Shepard entrando: quando Liara la seguì trovò un'altra sorpresa ad aspettarla.
Seduto nella stanza c'era un Krogan, e quest'ultimo stava chiacchierando con un altro Umano, che si sorreggeva con delle stampelle.
"Comandante: felice di vederla." disse l'Umano con un sorriso.
"...Signor Moreau. È raro incontrarla fuori dal suo cockpit."
"Ci stavo giusto tornando... a proposito signora, la Normandy non è equipaggiata per atterrare all'interno di crateri in eruzione: tende a friggere i nostri sensori e sciogliere lo scafo. Giusto per il futuro, sa, se volesse ancora fare una nuotata nello zolfo bollente." disse facendo l'occhiolino a Liara, un gesto il cui significato andò perduto all'Asari.
"Liara T'Soni, Jeff Moreau, pilota della Normandy: Joker, la dottoressa Liara T'Soni." li presentò "...E loro sono Urdnot Wrex, la specialista Tali'Zorah nar Rayya, che ha già incontrato... Garrus che conosce già... il capo artigliere Ashley Williams e il tenente Kaidan Alenko." continuò, indicando due altri Umani nella stanza, seduti dirimpetto al Krogan e ai due alieni.
"Siamo quasi morti in quel vulcano e il suo pilota sta... scherzando?"
"Joker ci ha salvato la vita..." rispose indulgente Shepard: "Immagino si sia guadagnato il diritto di fare qualche battutaccia."
"Ca... Capisco. Deve essere un aspetto della vostra specie."
O per la Dea, era riuscita subito a dare loro un motivo per essere imbarazzati di lei.
"...Già, a proposito comandante preferisco l'oro, piuttosto che l'argento: sa per la mia medaglia."
"Joker... sei ti proponessi per un onorificenza, saresti costretto a stare in piedi e sorbirti i discorsi di qualche parruccone per ore."
"...E dovrei anche farmi la barba! Al diavolo: ci ho messo sette settimane a farmi crescere questa bellezza." finì il pilota per lei, passando la mano sulla peluria che gli copriva il viso: "Con il suo permesso signora."
"Vada pure Joker."
"Più veloce che posso." disse il pilota, zoppicando fuori dalla stanza con le sue stampelle.
Shepard aspettò che Joker uscisse dalla stanza, sigillando le porte dietro di lui con un comando, prima di cominciare la riunione:
"...Squadra, ottimo lavoro su Therum. Vi presento la dottoressa Liara T'Soni, archeologa. Si sieda prego." la invitò, e Liara si mise tra il Krogan e il Turian, con il suo vassoio pieno di cibo sulle gambe, mentre il comandante rimase in piedi tra tutti loro, appoggiandosi alla ringhiera in fondo alla stanza.
"Piacere di conoscerla." disse l'Umano di fronte a lei con un piccolo sorriso: Alenko, ricordò Liara. "Mi scuserà se le sembrerò diretto dottoressa, ma ha idea di cosa Saren volesse da lei?"
"Non saprei: il mio campo di specializzazione sono i Prothean, ma non ho idea di come queste mie conoscenza possano essere utili ad uno Spettro rinnegato..."
"Sappiamo che Saren sta cercando qualcosa chiamato il Condotto: le suona familiare?" chiese Shepard.
"Molto poco. So solo che è connesso in qualche modo alla scomparsa dei Prothean. Ho speso gli ultimi cinquanta anni della mia vita a cercare di comprendere cosa sia capitato a loro, ma..."
"Cinquanta anni?" la interruppe l'altra donna nella stanza: "Quanti anni ha, si può sapere?"
"...Non mi piace ammetterlo, ma ho soltanto 106 anni."
"Dannazione... spero di avere un aspetto simile quando avrò la sua età."
"Un secolo può sembrare un periodo molto lungo per la vostra specie, ma tra gli Asari sono considerata a malapena un'adulta... E questo è probabilmente il motivo per cui le mie ricerche non hanno ottenuto l'attenzione che avrebbero meritato: a causa della mia età, gli altri Asari tendono a... respingere le mie teorie sul destino dei Prothean..." una fonte di grande frustrazione per Liara.
"Che idee si è fatta?"
"I Prothean hanno lasciato poco di sé perché fosse trovato e quindi sappiamo molto poco di loro come specie. Tutta la nostra tecnologia si basa sulla loro, ma non sappiamo perché o come siano scomparsi: è un mistero. Ed è come se qualcuno avesse voluto che l'enigma restasse irrisolto: come se, dopo la scomparsa dei Prothean, tutte le prove e gli indizi nella Galassia relativi a quel periodo fossero stati metodicamente distrutti o alterati."
A Liara non sfuggì l'occhiata di tutti gli occupanti della stanza verso Shepard, ma stava parlando di qualcosa che amava e a cui aveva dedicato la sua vita: qualcosa che le piaceva condividere.
"...ma ecco la parte più incredibile: secondo i miei studi, i Prothean non sono stati la prima civilizzazione a scomparire misteriosamente. Questo ciclo è cominciato molto prima di loro."
"Sembra... difficile da credere." obbiettò Garrus.
"Lo so, e non ho prove lampanti con cui sostenere questa teoria: è solo una conclusione a cui sono arrivata dopo decenni di studi sul campo."
"Quindi i Prothean non sarebbero stati i primi? Chi è venuto prima di loro?"
"L'impero Prothean si è sviluppato da un solo pianeta fino ad espandersi ed abbracciare tutta la Galassia, ma molto del loro successo è basato sulle testimonianze lasciate dai loro predecessori, come noi ci basiamo sulle loro. La Galassia appare fondata su un ciclo di estinzioni e ogni volta che una civilizzazione sorge, viene improvvisamente e violentemente abbattuta, solo per lasciare rovine dietro di sé. Anche le loro opere più grandi, la rete dei Portali e la Cittadella, sono basati sulla tecnologia ereditata dai loro predecessori. E poi, come ogni altra grande civilizzazione dimenticata nella storia galattica, anche i Prothean sono scomparsi... Ho dedicato la mia vita a cercare di comprendere il perché."
"Sono stati estinti da una razza di macchine senzienti. I Razziatori." disse Shepard.
"I... i Razziatori? Non ho mai sentito parlare di loro... come fa a saperlo? Che prove ha a riguardo?"
Shepard sorrise amaramente a quella domanda, incrociando le braccia:
"C'era una sonda Prothean su Eden Prime, una sonda per la quale Saren Arterius e i suoi Geth erano pronti a distruggere il pianeta. Assieme a Williams e Alenko, il suo attacco è stato respinto e il Consiglio mi ha ordinato di fermare lo Spettro rinnegato. Il resto della squadra è qui per la stessa ragione. La sonda di Eden Prime è stata distrutta, ma prima di esplodere ha inciso una visione nella mia mente, di cui sto ancora cercando di comprendere il significato."
"Una visione? Sì... ha senso, le sonde di cui lei parla erano concepite per trasmettere direttamente informazione nella mente dell'utente. Trovarne una ancora funzionante è estremamente raro..."
Così raro in effetti, che Liara in tutti i suoi decenni di studi non ne aveva mai trovata una: emozionante, davvero incredibile!
"...non è strano che Saren abbia attaccato la vostra colonia. La possibilità di acquisire una sonda Prothean, anche una danneggiata... vale quasi qualunque rischio. Ma le sonde erano programmate per interfacciarsi con la fisiologia Prothean: qualunque informazione le abbia trasmesso, deve esserle sembrata incoerente e confusa."
"Per dirla semplicemente... Solo di recente ho compreso come renderle più chiare, ma ancora non ci capisco molto."
"Davvero signora?" chiese Williams.
"...A quanto pare. Oltre agli incubi, uno stato di profonda... ira, sembra capace di farmi accedere alla visione. Credo abbia qualcosa a che fare col motivo per cui quel messaggio è stato inciso."
Questo inorridì e spaventò gli occupanti della sala, tanto che fu Liara a parlare per prima:
"Sono davvero... stupita, per il fatto che sia riuscita anche solo a capirci qualcosa. Una mente più fragile sarebbe stata completamente distrutta nel processo... lei deve possedere una volontà molto forte, comandante."
"...Ci siamo andati molto vicini." rispose Alenko cupamente: "...Comunque questo non ci aiuta a trovare Saren, o il Condotto."
"Ha ragione tenente, deve perdonarmi: il mio interesse scientifico ha avuto la meglio su di me. Sfortunatamente non ho informazioni che possano aiutarvi a trovare Saren o il Condotto: queste informazioni, se presenti, sono state impresse nella mente del comandante... forse potrei..." disse pensierosa Liara: "Comandante Shepard... ha familiarità con la fusione mentale della mia specie?"
"Assolutamente no!" esclamò Williams.
"Silenzio Ashley. Dottoressa T'Soni, ho familiarità con i talenti empatici degli Asari, perché lo chiede?" Shepard lo immaginava già, ma Liara avrebbe dovuto dirlo ad alta voce per tutti gli altri nella stanza.
"Io sono un'esperta dei Prothean... potrei aiutarla a capire la visione che la sonda le ha lasciato... se me lo permetterà ovviamente."
Shepard la guardò negli occhi, e per la prima volta Liara si accorse del colore assolutamente straordinario delle iridi del comandante: la fusione perfetta del rosso e dell'azzurro. Un viola completo.
I suoi occhi blu sfuggirono da quello sguardo, seguendo la cicatrice che l'Umana aveva in faccia: dallo zigomo sinistro fino alla base della mandibola.
L'Umana parlò dopo un tempo molto lungo:
"...Apprezzo la sua offerta, dottoressa, ma devo pensarci. Nel frattempo sarà al sicuro sulla Normandy: non so perché Saren la volesse così disperatamente, ma ho idea che sia meglio tenerla a bordo, per la sua stessa sicurezza. Se per lei sta bene, ovviamente."
C'era una minaccia implicita, o Liara lo stava solo immaginando? In ogni caso, sarebbe certamente stato più sicuro per lei restare a bordo della Normandy, che sbarcare: se i Geth l'avevano trovata su Therum, era ragionevole pensare che l'avrebbero trovata ovunque.
"Per non parlare dei suoi poteri biotici: ci faranno comodo in combattimento..." disse Garrus, che l'aveva vista all'opera.
"Benvenuta sulla Normandy, dottoressa T'Soni." ripeté Shepard, ma probabilmente l'Umana non si ricordava di averlo già detto.
"Grazie comandante. Farò del mio meglio per essere d'aiuto."
"Bene. Le consiglio di svuotare il vassoio e dormire per almeno sei ore. Abbiamo parecchio da fare e ci sono degli artefatti che vorrei farle esaminare non appena si sarà riposata a sufficienza... Ma per il momento abbiamo finito: squadra in libertà."
Tutti si alzarono in piedi, mentre Shepard attivò l'intercom della nave:
"Barnes, mi metta in comunicazione con il Consiglio."
"Subito signora..." le porte si chiusero dietro Liara mentre i tre ologrammi dei Consiglieri si materializzavano nella stanza.
 
Shepard la trovò sveglia diverse ore più tardi: Liara aveva scoperto il laboratorio scientifico della Normandy e si era sentita subito a casa, anche senza i suoi effetti personali. Chakwas le aveva dato il suo benestare e l'Asari si era temporaneamente sistemata lì: le ricordava molto lo spazio che aveva sulla sua nave, la Sh'Armad, un trenta metri che era stata l'unica casa che avesse conosciuto per decadi.
"Ah... vedo che si è messa già al lavoro."
"...Preferisco tenermi occupata se posso: la dottoressa Chakwas ha detto che posso usare questo spazio a mio piacere e penso che, se per lei va bene, accetterò la sua offerta."
"Faccia pure: ho idea che la sua esperienza in campo scientifico ci farà molto comodo. E sembra stare meglio effettivamente." disse Shepard, ma valeva anche per l'Umana: per quanto Liara non avesse esperienza con la sua specie, era lampante quanto Shepard fosse stata sfibrata dal suo salvataggio.
"La dottoressa Chakwas ha insistito per compiere un altro esame, e mi ha assicurato che starò bene. Sono impressionata dalla sua conoscenza della fisiologia Asari..." Liara si interruppe: perché annoiava l'Umana con qualcosa che sapeva già di sicuro? Dopotutto era la sua nave e il comandante aveva dovuto letteralmente passare davanti a Chakwas per raggiungerla, dato che il laboratorio scientifico era dietro l'infermeria.
"È in buone mani: la dottoressa Chakwas è la migliore."
"Volevo... volevo ringraziarla ancora per avermi salvato dai Geth: se non foste arrivati..."
"Ho fatto solo il mio dovere." rispose Shepard con un lieve gesto della mano: "Mi dispiace solo non essere arrivata prima: quanto a lungo è rimasta in quel campo di stasi? Ore?"
"Giorni probabilmente... e mi creda, le sono davvero grata di essere arrivata. Temo che sarei impazzita se fossi rimasta più a lungo in quella prigione."
"Mmhh... Dottoressa... Liara, posso chiamarla Liara?"
"È il minimo comandante, dopo avermi salvato la vita."
"...Liara, ho pensato alla tua proposta. Per il momento devo rifiutare."
"Non... si fida?"
"Direi l'opposto Liara: so che esistono diversi livelli di... mmhh... profondità per la fusione mentale Asari..."
"Solamente tre in realtà..." spiegò Liara: "La prima è uno scambio solo dell'io cosciente, sensazioni, pensieri, il secondo permette di condividere i ricordi e il terzo..."
"È usato nella procreazione. Sì, conosco questi aspetti della vostra fisiologia neurale, e francamente, i benefici potrebbero essere enormi..."
"E quindi perché...?"
"Liara... la sonda Prothean su Eden Prime mi ha quasi uccisa, spedendomi in coma per undici ore. E quello che mi ha fatto vedere non lo auguro a nessuno. Anche così in ogni caso, ci sono... cose qui dentro..." disse Shepard battendosi l'indice sulla tempia: "...ricordi con artigli e zanne. Condividere cose del genere direttamente, senza essere preparati... temo che possa farti del male. O ucciderti."
Liara aprì la bocca, per poi richiuderla immediatamente: si accorse di non avere niente di intelligente con cui ribattere. La sua incolumità personale non era mai stata considerata attentamente dalla dottoressa, ossessionata com'era dall'idea di accedere alle informazioni Prothean sepolte nella mente del comandante. Solo allora Liara realizzò il pericolo che aveva corso e quanto dovesse apparire sciocca a Shepard in quel momento: le aveva suggerito con leggerezza di partecipare al suo suicidio. Era un miracolo che il comandante non fosse offesa: un'Asari lo sarebbe stata moltissimo.
"...Dovremo arrivarci per gradi." finì il comandante: "E questo vuol dire che dovremo imparare a conoscerci, prima di procedere. Quindi... che cosa puoi dirmi su di te?"
"Su di me?" Liara fu sorpresa dalla domanda: quando era stata l'ultima volta che qualcuno era stato interessato a lei genuinamente, e non come figlia della matriarca Benezia?
"...Temo di non essere molto interessante, comandante. Spendo la maggior parte del mio tempo in scavi remoti, riportando alla luce oggetti mondani in rovine Prothean dimenticate da tempo."
"Suona pericoloso... e molto solitario."
"A volte mi imbatto in forme di vita indigene, o inciampo in qualche piccola banda di mercenari o pirati, ma di solito sono molto prudente. Fino a quando i Geth non mi hanno trovato su Therum, non c'è stato niente che i miei poteri biotici non abbiano saputo risolvere." ricordò Liara con una punta di orgoglio: "...E per quanto riguarda la solitudine... è un aspetto che mi piace. A volte sento il bisogno di allontanarmi dalle altre persone." ammise brutalmente Liara.
Shepard capì cosa intendesse:
"Ci deve essere qualcosa che ti piace del tuo lavoro..."
"Amo il mio lavoro! Indagare segreti perduti nella storia ha uno speciale significato per me. Ecco perché ti trovo così affascinante, Shepard: sei stata toccata da tecnologia Prothean ancora funzionante!"
"...Sembra quasi che tu voglia dissezionarmi in un laboratorio."
"Cosa? No! Non intendevo di certo insinuare...non... non volevo offenderti, Shepard..."
Ironia: qualcosa che l'Asari non sembrava comprendere affatto.
"... intendevo solo dire che saresti un campione interessante da studiare nel dettaglio... NO! Così è anche peggio..."
"Rilassati Liara... stavo solo scherzando..."
"...Scherzando? O per la Dea... come ho potuto essere così stupida? Devi pensare che sia una sciocca... Adesso sai perché preferisco spendere il mio tempo tra ricerche, dischi dati e computer. Riesco sempre a dire qualcosa di imbarazzante intorno ad altre persone... Facciamo finta che questa conversazione non sia mai avvenuta."
"Temo di non poterlo fare, Liara: ma prometto che rimarrà tra noi."
"Grazie, Shepard. Ti sono immensamente grata."
"Non c'è problema... direi che come prima conversazione può bastare. Ehm... vorresti vedere gli artefatti a cui ti ho accennato?"
"Sì per favore: qualunque cosa pur di non continuare ad essere un imbarazzo per me stessa."
Fu così che Shepard scoprì che quando gli Asari arrossivano, le loro guance si coloravano lievemente di viola, e che questo faceva risaltare ancora di più le leggere lentiggini che Liara aveva sulle guance e sul naso.


Capitolo un po' frenetico questo, ma spero che vi riesca gradito... insomma, spero di non aver esagerato, mettendo in scena le tante piccole scenette con vari comprimari.
Però insomma, anche loro hanno diritto ad avere un po' di spazio nella storia, no? :)
A parte questo, come avrete spero capito, questa mia Shepard è una persona che per quanto tenga a sé le persone care, ha qualche... difficoltà ad affrontare l'ultimo passo e davvero connettere con esse (ci sono varie ragioni per questo, di cui alcuno sono già comparse nel racconto). Per cui ho dovuto/voluto usare un piccolo escamotage con Liara, rendendo le sue conversazioni col comandante una specie di obbligo... per quanto ME sembri pensare il contrario, non penso che la mente di Shepard sia... un luogo di ritrovo per tutti, insomma ;).
E detto questo, concludo, vi saluto, e spero di essermi meritato delle recensioni.
A presto!

P.s. Sperando possa interessarvi, ho modellato pesantemente Marcus Grieco su Dmitri Aleksandrovich Hvorostovsky. Se foste interessati ad ascoltare: https://www.youtube.com/watch?v=85kFY4D55oE

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Capitolo 13
*** Raising Memories ***


Anche durante l'inverno, il freddo non sempre è insopportabile, e non tutti i giorni sono crudeli.
Jim Butcher
 
"...Quindi questo è considerato propedeutico a stringere amicizia a bordo della Normandy?"
La squadra era riunita in sala mensa: con il comandante costretta a riposo assoluto e la Normandy in rotta per la Cittadella, l'attesa si era trasformata rapidamente in un giro di poker Skyllian Five per passare il tempo dopo cena.
Nonostante la sua recente aggiunta a bordo, il comandante aveva invitato anche Liara: un modo in realtà per farla uscire dal laboratorio della nave e farla notare dal resto dell'equipaggio, in attesa che fosse pronto ad accettarla. Essere figli di una Matriarca era un peso considerevole da portare, specie quando Benezia era considerata il braccio destro di Saren... per queste, e altre ragioni, Liara avrebbe certamente preferito tornare a nascondersi dagli sguardi ostili dei marinai della Normandy, ma Shepard, per quanto non in modo esplicito, aveva insistito altrimenti. Tanto che alla fine, Liara stessa si era sentita obbligata a restare: forse anche perché non c'era nessuno a bordo che osasse indirizzare anche solo uno sguardo che fosse ostile verso tutti loro, quando erano riuniti...
La squadra, che lo sapesse o meno, emetteva un quieto senso di cameratismo che escludeva gli altri: dopotutto, erano uomini e donne, anche alieni, abituati a rischiare la propria vita tutti i giorni per scelta, Liara compresa.
La xenoarcheologia sul campo non era per i deboli di cuore e nessun altro dell'equipaggio della Normandy avrebbe potuto aggiungersi alla leggera a quel tavolo, non quando erano seduti tutti assieme. Erano un elite, più o meno, e quella distanza, quel cameratismo, nel tempo poteva solo aumentare: da un simile legame non ci sono molti modi di uscire in fondo, a parte la morte.
Dall'altra parte del tavolo rispetto a Liara, Wrex sorseggiava la sua penultima bottiglia di cinque: la sua reazione alle parole dell'Asari fu una smorfia divertita.
"Ah! Non so se voglio essere amico di un Turian... ma non ho niente in contrario a spillargli tutti i crediti."
"Continua a sognare Wrex..." ribatté Garrus: il Turian aveva una faccia da poker notevole, ed era alla pari con Williams per numero di fiche, mentre Alenko e il Krogan arrancavano subito dietro.
Liara e Tali avevano già chiuso per quella mano: l'Asari era una pessima giocatrice, mentre le carte di Tali si riflettevano sul suo casco, ma ancora nessuno aveva avuto il coraggio di dirglielo.
In vantaggio su tutti, Shepard li stava massacrando, accaparrandosi ogni mano in cui avesse della carte decenti e bluffando nel resto dei casi: come Alenko aveva scoperto, il comandante giocava a Skyllian Five meglio di quanto facesse a scacchi.
"Maledizioni Wrex... che diavolo è questa roba?" chiese Shepard tossendo aspramente dopo aver svuotato il suo bicchiere.
"...Chiaro di luna: almeno, così l'ha chiamato il tuo pilota."
"Non sa di whiskey..." disse il comandante tossendo: aveva un gusto amaro, come di liquirizia e qualcosa di indefinibile.
Era tradizione ampiamente diffusa su ogni vascello dell'Allenza, che l'equipaggio distillasse illegalmente l'alcool in qualche angolo segreto della nave, per esempio dietro un pannello di protezione, deviando una griglia energetica e un circuito di raffreddamento... se solo avesse voluto, Shepard avrebbe trovato facilmente a bordo il luogo in cui avveniva quella distillazione clandestina, ma non l'avrebbe mai cercato. In fondo, come modifiche ai sistemi erano innocue, ed era tradizione che il CO del vascello permettesse questo comportamento, fino a quando una parte finiva nelle sue mani ovviamente.
A quanto pareva, il pilota aveva scelto Wrex per far arrivare l'offerta nel bicchiere di Shepard:
"Ci ho aggiunto un po' di veleno di Divoratore: ti fa crescere le scaglie sulla coda." spiegò il Krogan ridendo e prendendo una lunga sorsata: a sua volta, quasi si strozzò nel suo bicchiere.
"...Aaah! Questo è un drink!" esclamò, facendo impattare il bicchiere sul tavolo: miracolosamente, non si ruppe.
"Wrex... gli Umani non hanno una coda." disse Shepard con un tono vacquo, prendendo un altro sorso del suo chiaro di luna corretto.
"Meglio! Wha ah ah."
"Comandante... devo chiamare Chakwas?"
"Naahh... " biascicò Shepard: "Sono sicura che Wrex sapesse che il veleno di Divoratore si scoglie nell'alcool in altro alcool... aumenta il grado... mmhh... vuoi farmi perdere, Krogan?"
"Vincere meno non sarebbe male, comandante." borbottò Garrus, cambiando due carte.
"Baaah... non ti facevo un cattivo perdente, Vakarian."
"Mi sta trasformando in uno."
"...Mi scuserai se non ti offro pietà, considerando che indossi quella corazza."
"...Colpo basso, Shepard."
"Direi più colpito e affondato." ribatté Williams con un sorriso, alzando la posta.
"Passo." disse Kaidan chiudendo le sue carte e abbandonandole sul tavolo.
"Vedo." rispose Wrex.
Garrus ci pensò un po' prima di aggiungere le sue fiche:
"Non sono sicura di capire..." disse Liara.
"Il comandante ha pagato personalmente per l'equipaggiamento che usiamo in battaglia..." spiegò Alenko allungandosi sullo schienale.
"Oh..."
"Ho fatto male, dottoressa?"
"No... è solo che lo trovo... piuttosto inusuale."
"Lei ed io assieme, dottoressa T'Soni." disse Williams.
"...Lo vedo come un investimento: senza di voi, non potrei completare la mia missione. È nel mio stesso interesse fare in modo che sopravviviate il più a lungo possibile..." spiegò Shepard, mostrando le sue carte. "...Oltre alla vostra personalità vincente, ovviamente."
"All'inferno." disse Williams scoprendo la sua mano.
"Avresti dovuto chiudere, capo." la rimproverò Kaidan.
"Credevo fosse un altro bluff."
Kaidan scosse la testa, mentre Shepard radunava le sue fiches:
"Il comandante sta cambiando i suoi tic dall'inizio della partita: non ho ancora capito quando bluffa e quando no."
"Sul serio?" chiese Garrus.
"Ottime capacità di osservazione, mister Alenko... anche se ora che ha svelato il mio trucco, devo ricominciare da zero." concesse il comandante con un tono di voce normale: non bastava così poco a farla ubriacare. Aveva solo finto.
"...C'è qualcosa in cui non eccelle, comandante?"
"Molte, Williams... ma nessuna vitale per uno Spettro, almeno spero."
Shepard distribuì la nuova mano e le conversazioni tacquero per un attimo mentre i giocatori riunivano ognuno le sue carte.
"Allora dottoressa... ha già visto gli artefatti che abbiamo trovato?" chiese infine Williams.
"Oh sì! Il comandante me li ha mostrati: sono stata molto emozionata dal trovare un disco Prothean a bordo e ho già cominciato ad analizzarlo... ma la vera sorpresa sono stati gli scritti della matriarca Dilinaga."
"Dilinaga, come l'anfiteatro Dilinaga sulla Cittadella? Per gli Spiriti!" disse Garrus, cambiando una carta.
"...Qualcuno potrebbe spiegare anche a noi Umani ignoranti?"
Liara guardò Shepard: l'Asari aveva già spiegato la storia di quegli scritti al comandante, ma l'Umana rispose con un cenno, invitando a ripeterla per il resto della tavola.
"Risalgono a quasi tre millenni fa: ai tempi della prima ondata di colonizzazione interstellare della mia gente. Fu un epoca di grandi cambiamenti sociali e culturali per noi... per molti un epoca d'oro. Molte Matriarche di quel periodo, le figure più influenti di governi, gli intellettuali, i sapienti... cercarono di stabilire una sorta di... filosofia del tutto durante quelle decadi. La Grande Visione, la Conoscenza Ultima, la Riverita Verità... i nomi che diamo oggi a quel movimento sono molteplici, ma si riferiscono tutti alle basi della stessa filosofia che ancora oggi guida noi Asari e definisce il nostro posto nella Galassia: Siari. La Matriarca Dilinaga è stata il centro di quel movimento e colei che lo ha canonizzato e riassunto in una opera unica, una collezione di scritti intitolati l'Anima e la Dea, reso finalmente accessibile al pubblico da meno di un secolo... probabilmente è l'opera più importante della nostra razza..."
"Se è così importante, perché è stato nascosto così a lungo?" chiese Tali, cambiando due carte: la Quarian era confidente in quella mano.
"Non nascosto: riservato solo agli studiosi. Questo perché la collezione è incompleta: negli ultimi anni della sua vita, la Matriarca reputò ancora imperfetta la sua visione e decise di intraprendere un viaggio nella Galassia per cercare la conoscenza che ancora non possedeva. Ventisette Matriarche partirono con lei, e solo sei ritornarono. Delle altre, nessuno ha mai più saputo nulla: i resti della Matriarca Dilinaga sono stati rinvenuti molto dopo quel periodo, con la versione originale dei suoi scritti. Ma l'opera era, ed è ancora oggi, incompiuta: sedici capitoli non sono mai stati trovati. La Matriarca li ha dispersi nella Galassia, perché fossero le generazioni future a cercarli. Ma grazie alla curiosità del comandante, e all'equipaggio della Normandy, ora sono solo quattordici. Non posso spiegare completamente quanto essi siano importanti, né la gratitudine che provo per voi per averli trovati." finì Liara, passando il turno e chiudendo le carte.
"È davvero così prezioso?"
"...È come se avessimo trovato l'originale della Commedia di Aristotele, Alenko. Ho già contattato l'ambasciatrice Asari sulla Cittadella, che ci ha invitato per commemorare l'occasione."
"La prego, mi dica che non ha accettato..."
"Panico da palcoscenico Williams?"
"Signora, la sottoscritta ad un pranzo di gala con l'ambasciatrice Asari? È una ricetta per un disastro."
"Mmhh... tenendo presente la situazione della Normandy, ho... commutato l'invito in una più informale visita a bordo. Tuttavia, dovremo comunque metterci in ghingheri: l'ambasciatrice Amentiu e un piccolo gruppo di emissari diplomatici salirà a bordo alle 18.00, ora della Cittadella, ho fatto in modo che vi sia anche Nassana Dantius..."
"Ah... due Varren con un esca." commentò Wrex, cambiano due carte.
"...A dispetto però di quello che la dottoressa ha spiegato fino ad ora, credo che il nostro vero tesoro sia il medaglione Salarian."
"Anche Valern ha chiesto di salire a bordo?" chiese Alenko puntando.
"No... ma appena ho fatto ricerche sul capitano Milon, sono stata contatta da uno Spettro Salarian che desidera incontrarmi in privato."
"...Dobbiamo preoccuparci?"
"Spero di no... ma se non dovessi tornare dall'incontro sapete a chi dare la colpa."
"Comunque è impressionante... una manciata di missioni e abbiamo l'ambasciatrice Asari pronta a salire a bordo..."
"È normale, tenente Alenko: gli scritti della Matriarca Dilinaga fanno parte della storia della sua famiglia. La Matriarca Amentiu T'Kenthi è la pronipote di Dilinaga T'Khenti." spiegò Liara.
"...Ma ancora non siamo più vicini di un passo a trovare Saren o il Condotto."
"Accontentiamoci delle nostre vittorie di oggi, tenente, prima di pensare alle sconfitte di domani. Abbiamo un nuovo membro della squadra, le relazioni diplomatiche tra Asari e Umani potranno solo migliorare, sempre che Udina non mandi tutto in vacca, e siamo ancora vivi."
"Ah! Non ti invidio affatto Asari." disse Wrex puntando e bevendo.
"E per quale motivo?"
"...Passerai il resto del viaggio a bordo di una nave piena di Umani che sospettano di te solo per portare un nome. Senza contare che Shepard ti dovrà addestrare: ti spaccherai come un uovo crudo."
La sincerità del Krogan fu brutale, ma Liara la preferì molto alla falsa cortesia che aveva ricevuto così spesso: Williams per esempio spostò lo sguardo da lei.
"...Non sospetti di me, Krogan?"
"Il mio nome è Wrex, piccola Asari. Ma no, non sospetto di te: sei troppo giovane e ingenua per saper mentire."
"Beh... grazie. Immagino. In ogni caso, voglio assicurare a tutti che io non sono mia madre, e farò ciò che posso per aiutarvi a sconfiggere Saren."
Per tutta risposta, il mercenario ruttò rumorosamente: una reazione ben diversa da quella del comandante quando avevano parlato a proposito, dopo averle mostrato i campioni.
 
Shepard era stata... comprensiva e sorprendentemente di conforto di fronte al tradimento di sua madre: era stata una serie di prime volte per Liara, che aveva trovato nel comandante una persona diversa dal soldato spietato che si era immaginata come primo Spettro Umano. Una persona... per certi versi molto più profonda e a conoscenza di aspetti della specie Asari che il resto della Galassia a volte sembrava volutamente ignorare, per meglio imporre la loro visione sulla realtà dei fatti. La giovane archeologa non sapeva se tutti gli Umani fossero così, ma non le interessava cercare oltre per il momento: la gentilezza dell'Umana era stata... affascinante, specie dopo che l'aveva salvata dai Geth; al punto, che Liara si era sentita obbligata a offrirle qualcosa in cambio. Non avendo altro, Liara le aveva spiegato una parte di sé: le aveva raccontato il fardello che portava, non solo per essere la figlia di una Matriarca, ma anche per essere un anacronismo, una... purosangue, in un epoca in cui la società Asari aveva abbandonato tale pratica: la figlia di due Asari.
Potendo generare figlie con partner di ogni altra specie, gli Asari credono che la prole concepita con alieni arricchisca la loro razza: è un precetto così diffuso, da essere diventato la norma, mentre pratiche del passato sono fonte di imbarazzo. La figlia di due Asari dopotutto, non porta nulla con sé alla nascita: nessuna eredità gioiosa di altre civiltà, o di altre razze, ma solo il relitto di un'altra epoca, in cui gli Asari erano ancora soli nella Galassia.
Sconveniente.
Ma Shepard aveva ascoltato, cortesemente, senza mai giudicare, e così Liara, che non aveva mai avuto qualcuno con cui parlare così a lungo per anni, le aveva raccontato anche dei suoi dubbi e delle sue paure. E della sua vergogna, per non aver mai conosciuto l'Asari con cui Benezia l'aveva concepita: Shepard era stata toccata da quel racconto e, anche se l'Umana non le aveva dato speranza, almeno aveva scacciato per un po' i suoi dubbi.
Quante volte anche Liara si era detta che l'altro suo genitore avrebbe voluto incontrarla, ma non aveva mai potuto? E quante volte si era ripetuta che c'era un motivo se sua madre non aveva mai voluto parlare dell'Asari che era stata suo padre? Il sospetto di essere stata un accidente non desiderato, l'aveva svegliata a volte, nel corso dei suoi 106 anni di vita: l'idea di essere una fonte di imbarazzo per sua madre, che aveva la responsabilità di guidare gli Asari verso un più grande futuro...
Era stata una prima volta per Liara, che aveva trovato dopo Benezia qualcuno che la facesse credere nelle dolci bugie che si era ripetuta negli anni, e l'Asari aveva anche realizzato che c'era qualcosa di coinvolgente nel comandante, qualcosa che attirava le altre persone a sé, come le stelle fanno coi pianeti. Anche sua madre era stata così... prima che si separassero. Qualunque cosa avesse potuto fare per aiutare il comandante, Liara l'avrebbe fatta: per gratitudine e onore, anche con l'ingenuità dei suoi pochi anni.
L'archeologa non sapeva ancora che pensieri simili, di gratitudine e speranza, attraversavano anche la mente di Tali.
 
Shepard prese un altro sorso del suo chiaro di luna distillato, tossendo molto di più della prima volta: nessun altro aveva ancora osato provare quell'intruglio, per quanto rimanesse ancora una bottiglia e mezza.
"...Visto Wrex? Gli artefatti culturali sono importanti." disse Shepard, puntando quando i suoi colpi di tosse scemarono.
"Pah! Scommetto che non la pensereste allo stesso modo se fossero Krogan..."
"Adesso sei ingiusto... lo intendevo davvero quando l'ho detto."
"...Non che resti molto in ogni caso." disse Wrex scuotendo la testa e sprofondando nella sua sedia rinforzata: "La Genofagia ci ha infettato, ma siamo noi che ci stiamo uccidendo."
"Wrex... spero di... non... ecco, non voglio sembrare curiosa però..."
"Sputa fuori Tali." disse il vecchio mercenario senza cattiveria: era difficile essere crudeli di proposito con la Quarian. Specie dato che stava perdendo così disastrosamente:
"Ecco... cosa è esattamente la Genofagia?" chiese infine con una piccola voce.
"...Chiedi ai Salarian se vuoi i dettagli, sono stati loro a svilupparla... tutto ciò che so è che ci ha reso quasi impossibile riprodursi. Migliaia muoiono alla nascita e molti altri ancora prima: tutti i Krogan sono infetti, tutti, ma nessuno cerca una cura. E alla galassia sta bene così..."
"Qualcuno di voi ha mai cercato un rimedio?" chiese Williams.
"Noi Krogan siamo guerrieri, non studiosi o colonizzatori: vogliamo lottare. Quando è stata l'ultima volta che hai visto uno scienziato Krogan? Chiedi a uno di noi cosa preferisca tra trovare una cura per la Genofagia e combattere e sceglierà sempre la seconda... continuiamo a venderci come mercenari e molti di noi non fanno ritorno al nostro pianeta natale. Siamo quello che siamo dopotutto: io non posso cambiare la nostra natura. Nessuno può."
"È per questo che sei diventato un mercenario?"
"No... Sì. ...Forse." rispose Wrex con una smorfia: l'alcool lo faceva parlare lentamente, e dopo quattro bottiglie di whiskey distillato col veleno di Divoratore, anche il grosso mercenario ne sentiva gli effetti.
"...Ho lasciato il mio pianeta natale per un sacco di ragioni."
"Per esempio?"
"Per esempio... dovevo andarmene dal mio sistema. Dovevo mangiare. Dovevo sopravvivere..."
"Perché non restare per aiutare la tua gente?"
"Ho provato ad aiutarla, Shepard! Ecco perché me ne sono dovuto andare..." rispose Wrex, con uno scoppio di rabbia alcolica.
"Che cosa è successo?" gli chiese gentilmente il comandante fissandolo negli occhi.
"...Sono stato tradito." rispose Wrex, chiudendo la sua mano e posando le carte.
Il resto della tavolata restituì il suo sguardo da rettile: la sua calotta rossa brillava come il sangue nella luce della Normandy.
"...È solo una vecchia storia. Molto noiosa. Il lavoro da mercenario è più interessante: un buon lavoro, se non ti ammazza. Si vede la Galassia a spese di un altro e ci sono sempre buoni combattimenti... come sulla Normandy: solo il meglio per trovare Saren!" disse il Krogan, aprendo la sua larga bocca da rettile in un sorriso.
Apparentemente, anche gli altri reputarono fosse meglio cambiare discorso:
"Questione di tempo Wrex... e lo prenderemo: Saren può essere bravo, ma noi lo siamo di più." disse Williams.
"Bravo? È marcio. Fino al midollo: l'ho capito subito quanto l'ho visto..."
"Hai incontrato Saren?"
Wrex annuì pesantemente:
"Ho lavorato come mercenario per lui. Anni fa."
"Perché non l'hai detto prima?!"
"L'avrei fatto se avessi creduto che fosse importante." rispose a Williams scrollando le spalle.
"...Credo che vogliamo saperlo comunque." disse Shepard.
"Come preferisci..." cominciò Wrex: "...È stato alcuni anni fa. Nel '63 o '64. Una banda di mercenari aveva parlato di un lavoro, fuori, ai confini dei sistemi Terminus. Dicevano che era pagato bene e il capo non c'era mai a controllare, e che stavano cercando altri: così mi sono offerto."
"Non sapevo che Saren avesse reclutato apertamente mercenari: non c'era sul suo dossier."
"Non era proprio così allo scoperto..." rispose Wrex con un sorriso strano: "...e ha fatto vedere la sua brutta faccia una sola volta... Avevamo assalto navi nella zona per mesi, prima di trovare questo enorme mercantile Volus: la nostra preda più grossa fino a quel momento. Ah! Avevano un sacco di guardie, ma non erano alla nostra altezza... Comunque, io ero a bordo, controllando i cadaveri e cercando qualche credito extra: è stato allora che l'ho visto."
Wrex scelse quel momento per bagnarsi la bocca, offrendo agli alieni l'occasione di fare domande:
"Cosa voleva Saren da quella nave?"
"...Non so cosa volesse: tutto ciò che ho visto del cargo erano cibo e provviste mediche. Qualche arma, ma niente di grosso: se c'era qualcosa di valore a bordo, io non l'ho vista. Saren si muoveva per la nave guardandosi attorno... alcuni mercenari l'hanno anche chiamato per nome, ma lui non ha mai risposto a nessuno. Mi ha fatto una pessima impressione: ecco perché me ne sono andato immediatamente. Non ho aspettato nemmeno di farmi pagare."
"Quella è stata l'unica volta in cui l'hai visto?"
"Già... non sapevo nemmeno chi fosse. E non lo saprei nemmeno ora, se non mi fossi unito alla Normandy. Ma il mio istinto aveva ragione: ogni altro mercenario di quella missione è morto nel giro di una settimana. Tutti, senza eccezione."
"Perché non sono stupita?"
"Ricorda Shepard: quando troviamo Saren... sparagli due volte in testa. O quel serpente si alzerà in piedi."
"Vedremo Wrex..." disse pensierosa il comandante, lasciando andare le sue carte.
"Non avrei mai immaginato di essere d'accordo con un Krogan, ma sono con Wrex. Saren è troppo pericoloso per prenderlo vivo."
"...Visto? Possiamo costruire dei ponti tu ed io, Turian. Sul mutuo sterminio delle nostre specie, ma dei ponti in ogni caso."
"Davvero non ti dà fastidio uccidere altri Krogan?"
"...Chiunque combatta contro di noi, Williams, o è stupido o è al soldo di Saren. Uccidere i primi è un favore all'universo, uccidere i secondi lo salva."
"Amen a questo Wrex." rispose il capo artigliere.
"E riguardo a te, Turian?"
"Riguardo a me?"
Wrex gli puntò contro un dito spesso quanto un pistone:
"Sei al C-Sec da parecchio... avrai pure visto un po' d'azione."
Garrus si mise più comodo sul suo sedile: a quanto pareva le carte erano ormai servite allo scopo.
"Beeh... non quanto te, ma ho visto alcune cose... interessanti."
"Oh andiamo Garrus, non farti pregare adesso..." disse il comandante.
"Mi ricordo questo genetista Salarian... è stato un caso piuttosto disgustoso." disse il Turian, alzandosi e dirigendosi alla postazione di Prescott: tornò con due bottiglie di brandy Turian, di cui una sigillata che passò a Tali. "...disgustoso e inquietante." ammise sedendosi di nuovo.
"Era un Lystheni?" chiese Alenko.
"No, niente del genere. Essere un Lystheni è quasi una condizione patologica: non riescono a smettere di fare esperimenti... forse è per questo che è stato così inquietante... comunque, era il mio primo caso importante, quindi mi ero messo d'impegno. Ero stato incaricato di indagare sul traffico del mercato nero della Cittadella, per lo più merci innocue, niente che rendesse necessaria un'indagine approfondita, ma durante la mia inchiesta ho notato un aumento del traffico di parti del corpo. Organi perlopiù..."
"Per la Dea... io non credo di voler sapere..."
"Parla per te Asari: continua Turian!" ordinò Wrex.
"Il traffico di organi è abbastanza comune sulla Cittadella: rimanenze di laboratori spesso finiscono in quei giri e c'è ne sempre qualcuno che alla fine viene venduto. A volte è perfino un modo per aggirare i canali ufficiali e far arrivare gli organi a pazienti che altrimenti non potrebbero sopravvivere... ma i numeri che mi sono trovato di fronte quella volta non avevano niente a che fare con il solito giro di contrabbando. Non sapevo se avessero aperto un nuovo laboratorio per il mercato nero o se ci fosse in giro uno psicopatico che faceva a pezzi le persone per rivenderne gli organi." spiegò, riempiendosi il bicchiere e svuotandolo.
"Ci sono persone del genere sulla Cittadella?"
"A volte... durante il mio primo anno di servizio per esempio abbiamo beccato un diplomatico così. Non ho più guardato un Elcor allo stesso modo."
"Immagino. Mai giudicare un libro dalla copertina... ma un Elcor squartatore? Ew... questa mi mancava."
"Con gioia pura: il tuo tormento sarà leggendario. Anche all'inferno." recitò Williams con una voce nasale e monocorde.
"Comunque... ci abbiamo messo un po' a capire cosa stesse succedendo: avevamo recuperato un campione da uno degli organi finiti sul mercato nero, ma la cosa strana è che la traccia ci aveva portato ad un Turian, che era più che convinto di non aver mai perso il suo fegato."
"Che avete fatto?"
"Abbiamo indagato ancora, ovviamente, e abbiamo scoperto che il Turian aveva lavorato brevemente per il dottor Saleon, il genetista Salarian. Così sono andato al suo laboratorio, aspettandomi di trovare organi clonati o i macchinari per quel tipo di procedure, ma non ho trovato niente. Nessun cuore Salarian, nessun fegato Turian, nessun testicolo Krogan..."
"Stai scherzando vero? Perché qualcuno vorrebbe testicoli Krogan?"
"Ah! Alcuni Krogan credono che il trapianto di testicoli aumenti la virilità e diminuisca gli effetti della Genofagia... non funziona ovviamente, sono solo idiozie, ma questo non impedisce ad alcuni di comprarli."
"Già..." disse Garrus: "Pagano anche 10'000 crediti per ciascuno, e questo vuol dire 40'000 per un set completo... qualcuno si sta arricchendo la fuori."
Ci fu un attimo di silenzio mentre il resto degli alieni al tavolo completava la divisione, e ci volle un attimo perché Alenko scoprisse finalmente perché Wrex lo chiamava quad. C'era da aspettarselo in fondo: con tre cuori e quattro polmoni... non era così strano.
Williams si alzò, prendendo bicchieri per il resto della tavola e depositandoli di fronte a chiunque fosse ancora senza un drink: certe cose era meglio non averle nella testa da sobri. Quando tornò, Alenko le riempì il bicchiere e fece lo stesso per sé.
"...Ma come: nessuno sconto per comprarli in blocco?" chiese Shepard con perfido tempismo, mentre il resto degli Umani beveva.
Il tenente quasi si strozzò con il contenuto, mentre probabilmente Liara svenne con gli occhi aperti, riuscendo a non cadere: aveva annusato solventi meno forti.
"Non saprei Shepard... dovremmo chiedere se qualcuno li fa..."
"Non guardate me... Quello che ho è quello con cui sono uscito dall'uovo. E intendo tenermelo."
"Garrus..." disse Williams, posando il bicchiere e riempiendosene un secondo che svuotò tutto d'un fiato.
"Sì Williams?"
"Che hai fatto riguardo al dottore?"
"...Ho arrestato alcuni impiegati e li ho portati in centrale per interrogarli, e vedere se riuscivo a farli parlare."
"Bella pensata, i pesci piccoli si spaventano facilmente."
"Esatto. Anche se in questo caso ha pagato in un altro modo: mentre ne interrogavo uno, quello ha cominciato a sanguinare copiosamente. Ci siamo offerti di dargli una sistemata, ed è andato nel panico più completo. Una vera crisi isterica. Ho ordinato uno scan medico per capire cosa stesse succedendo..."
"Cosa avete trovato?" chiese Williams: dannazione, forse era il chiaro di luna, ma Garrus sapeva raccontare una storia.
"Il medico ha trovato incisioni chirurgiche su tutto il suo corpo, alcune fresche: quella è stata la prova. Quella gente non era semplicemente gli operai del dottor Saleon: erano cavie, vive e vegete."
"Faceva... crescere organi dentro i suoi impiegati?"
"Esatto. Clonava organi al loro interno, poi li asportava e li vendeva al mercato nero. La maggior parte delle vittime era povera e Saleon pagava loro una piccola percentuale delle vendite, ma solo se gli organi erano perfettamente formati. A volte un organo non cresceva come avrebbe dovuto, e Saleon glielo lasciava dentro. Molti di loro erano... beh potete immaginare. Ma solo all'interno, dove nessuno poteva vedere."
"Spero che abbiate preso quel bastardo."
"Questa è la parte peggiore, tenente: non lo abbiamo mai beccato."
"Che diavolo? Che è successo?"
"È scappato, portando con sé alcuni dei suoi operai e dirigendosi per il più vicino spazioporto. Quando l'ho scoperto, la nave stava già partendo e Saleon minacciava di uccidere gli ostaggi se non l'avessimo lasciato andare."
"Ma tu hai provato a fermarlo lo stesso..."
Garrus incrociò le mani sul tavolo, ricordando la situazione:
"Ho ordinato alle difese della Cittadella di abbatterlo, ma il quartier generale del C-Sec ha annullato il mio ordine. Erano preoccupati per gli ostaggi, preoccupati per le possibili vittime civili se la nave fosse stata distrutta così vicino alle braccia della Cittadella. Gli ho detto che quegli ostaggi erano morti in ogni caso, che li avrebbe usati solo per fare più organi..." Garrus sospirò, di vecchia rabbia e frustrazione.
"E l'hanno lasciato andare?"
"L'hanno lasciato andare..." annuì il Turian: "Sono andato da Pallin e gli ho detto cosa pensavo di lui e delle sue procedure... mi ha risposto che se non mi stavano bene potevo licenziarmi. L'ho quasi fatto: l'unica cosa che dovevano fare era bloccare la nave, forse gli ostaggi sarebbero morti, forse no, ma almeno avremmo fermato il bastardo responsabile per tutto. In ogni caso gli ostaggi avrebbero preferito morire che vivere in quel modo... vorrei solo essere riuscito a fermarlo."
"...Sai cosa è successo a Saleon?"
"Ho chiesto informazioni di tanto in tanto, sperando di trovare qualcosa. E un po' di tempo fa credevo anche di averlo trovato: ha cambiato nome e nave, adesso si fa chiamare Dottor Heart. Heart! Cuore... la sua idea di scherzo, immagino. Ho riferito le informazioni ai militari, ma non erano convinti si trattasse davvero di lui. Così, sono rimasto con le frequenze del transponder della sua nave e niente altro in mano."
"...Mmhh... ci ho ripensato Turian. Possiamo costruire ponti anche sul massacro di scienziati Salarian."
Questo restituì il sorriso a Garrus: quello che non si aspettava, sperava forse, ma di certo non aspettava, fu il comandante.
"...Buona idea Wrex. Garrus, hai ancora le frequenze?"
"Sono da qualche parte negli archivi del C-Sec."
"Appena le avrai in mano, dalle a Barnes. Vediamo se riuscirà a trovarlo."
"Sul serio, comandante?"
"Sul serio Garrus. E se lo troveremo, mi aspetto che tu sia pronto."
"Può contarci signora."
"E puoi contare su di me, Garrus." disse Alenko: "Ci sono poche cose che odio nella Galassia, ma chi fa esperimenti sui meno fortunati merita davvero un posto speciale all'inferno. E sono più che felice ad accelerare il loro viaggio."
Il fuoco nelle parole di Alenko fu... inusuale: il tenente era sempre apparso a tutti riservato e perfino impacciato a volte, e la sua sete di sangue fu estranea a quel tavolo.
"...Mi dispiace. Mi sono lasciato trasportare."
"O no! Non pensarci nemmeno tenente..." disse Williams mettendogli una mano sulla spalla: "Se Wrex e Garrus qui hanno raccontato, non aspettarti di lasciare questo tavolo fino a quando non hai vuotato il sacco."
"Vale anche per te Williams?"
"Per me signore? Nah... io non sono così interessante. Ma posso raccontare delle mie sorelle se proprio volete. Ne ho tre, quindi posso sparlarne molto a lungo. Sicuro di voler sentire?"
"Williams..."
"Oh giusto... scommetto che lei signora racconterebbe di Elysium se Alenko parlasse non è vero?"
"...credo che tu abbia bevuto abbastanza per stasera, capo." disse il tenente cercando di afferrare la bottiglia, ma prima che potesse prenderla, questa brillò blu, levitando e arrivando in mano a Shepard.
Con noncuranza, il comandante si riempì il bicchiere fino all'orlo, posando poi la bottiglia vuota per terra.
"Per la verità... non è per Elysium che non parlo di Elysium." disse Shepard, prendendo un piccolo sorso: bruciava ancora come un incendio. "...Io non parlo di Elysium per Torfan." finì il comandante schioccando la lingua.
"...Allora Alenko: ti interessa sapere questa mia storia abbastanza da raccontare la tua?"
Dei, lo sguardo che il tenente trovò negli occhi di Shepard. Non era umano: chiunque lo stesse guardando attraverso quegli occhi non era del tutto umano. Non poteva.
"Dì di sì." sibilò Tali.
Curiosamente, il comandante stava guardando Williams: cosa vedeva nel capo artigliere in quel momento?
 
Gelosia... Williams era gelosa. Ma perché? E di chi? A meno che...aahh... sul serio?
Shepard si trovò a considerare questa rivelazione. E a scartarla: mantenere il controllo era la sua vita... era stata addestrata per quello, condizionata per quello. Al punto che le emozioni a volte, erano per lei una scelta. Una scelta che poteva escludere se così avesse desiderato: non si poteva diventare un Insetto altrimenti.
Non sotto lo Scorpione.
 
"...La verità..." cominciò Alenko: "La verità è che sono frustrato: stiamo dando la caccia a Saren mentre lui sta organizzando una specie di estinzione galattica. E non riusciamo a farci dare aiuti dal Consiglio... credevo che un gruppo che è al potere da così tanto tempo sapesse che i problemi di oggi di alcuni sono le tragedie di tutti di domani... potrebbe essere divertente se non fosse tragico: noi Umani abbiamo raggiunto la frontiera solo per scoprire che è già occupata. E i residenti non apprezzano la vista." concluse Alenko, finendo il suo bicchiere.
"Bene, bene... chi abbiamo qui? Alenko, sei un romantico." disse Shepard, con un sorriso obliquo: "Ti sei arruolato per questo? Per assicurare un posto all'Umanità nella Galassia?"
"Yeah..." disse il tenente sorridendo, senza provare a negare: "Ho letto un sacco di quei libri quando ero piccolo: dove l'eroe alla fine si dimostra degno della mano della gentile donzella... o combatte per la giustizia. Ma qualunque illusione avessi... diciamo che non è sopravvissuta a lungo durante il campo."
C'era qualcosa nella voce del tenente che suggerì si trattasse del Campo, con la C maiuscola, e non un allegra meta estiva per ragazzi, ma un brutto posto tutto di cemento, con palizzate di filo spinato elettrificato.
"Campo?" chiese Garrus
"BAaT: Biotic Acclimation and Temperance Training. Addestramento biotico di acclimatazione e adattamento."
"Sei stato al BAaT, Alenko?"
"Ci sono stato." confermò il tenente, rivolgendosi al resto della tavolata: "Per noi bambini era il campo: Addestramento Biotico di Acclimatazione e Adattamento non sopravviveva a lungo come sigla, specie dopo che ti deportavano lì." spiegò Alenko, riempiendosi il bicchiere e prendendo un nuovo sorso di coraggio liquido.
"...Forse deportare è ingiusto..." disse Kaidan alzando le mani e segnando il tutto con le dita: "...eravamo incoraggiati a sottoporci ad una valutazione delle nostre abilità cosicché una comprensione dei poteri biotici potesse essere compilata. Chiuse virgolette. Immagino di dovermi considerare fortunato: lo sa meglio di me signora. Ci sono..."
"...Risultati peggiori dall'esposizione all'elemento zero in periodo prenatale. Già: di sicuro meglio di tumori al cervello in epoca adolescenziale... sembra che abbia letto il lavoro di mio padre."
"Chi non l'ha letto, tra noi biotici umani? Le accuse alla Conatix..."
“Temo... di non comprendere appieno." disse Liara.
"Non mi stupisce: non è una storia che ci teniamo a far sapere in giro in fondo, anche se è tutto pubblico... I primi biotici Umani dottoressa, hanno cominciato a manifestarsi poco tempo dopo la scoperta delle rovine Prothean su Marte. Mia madre era sottovento dopo lo schianto di un trasporto che portava eezo e il BAaT è stato istituito attorno al '63, quando la Conatix, un grosso complesso industriale multinazionale all'avanguardia nello studio dei biotici Umani, finì i soggetti della prima generazione. Fino ad allora, avevano... studiato esposizioni accidentali. Quelle su cui riuscivano a mettere le mani, almeno."
"E dopo il '63?"
"Diciamo solo che il numero di incidenti con l'eezo si sono moltiplicati esponenzialmente... nessuno è mai riuscito a dimostrare una connessione, anche perché ai tempi non c'erano molte regolamentazioni, ma dubito fosse un caso quando gli uomini della Conatix erano sempre i primi sul luogo degli incidenti. E dopo. È stato così per me: un gruppo di sconosciuti in giacca e cravatta si è presentato a casa mia dopo la scuola. E prima che me ne accorgessi mi sono trovato a cinque miliardi di chilometri dalla Terra, su Jump Zero, senza sapere se e quando fossi tornato... E poi mi hanno convinto a lasciarli procedere ed aprirmi in due come un pesce, per infilarmi un L2 nella schiena."
"L2?"
"Amplificatore biotico L2." spiegò Shepard: "La prima generazione di amplificatori intraspinali impiantati prima della pubertà."
"Altamente instabili e inaffidabili." continuò Alenko: "Alcuni L2 soffrono di disturbi mentali debilitanti: perdita di memoria, demenza, iperagelgesia... sono stato fortunato a cavarmela con cefalee periodiche. Lei cos'ha signora? Un L3?"
"Tecnicamente... immagino sia un L3-RS..."
"Mai sentito parlare di L3- RS..."
"È un pezzo unico immagino... ma finisci la storia tenente. La mia può aspettare. Dicevi di essere su Jump Zero?"
"Già, la stazione Gagarin... allora era la nostra stazione spaziale più distante, situata ai confini del sistema Solare. È dove abbiamo fatto le ricerche sulla propulsione FTL, prima di scoprire la fisica dell'effetto massa: quando ero lì, era una stazione sterile. Non un posto in cui crescere. Ma almeno non ero da solo: c'erano un sacco di altri ragazzi come me. Hendel, Almudena, Helen, Fritz... Rahna"
La quieta voce del tenente si colorò di mille sfumature quando pronunciò l'ultimo nome: l'amava. O l'aveva amata.
"...Ragazzi fuori posto, usati come cavie, senza poter contattare le proprie famiglie. Quindi Garrus credimi quando ti dico che so di cosa parli a proposito di... spazzatura come il dottor Saleon. E che puoi contare su di me se lo troviamo."
"Quando lo troviamo." ribatté Shepard, mentre lo sguardo del resto della tavolata si spostava su di lei: "...Immagino sia il mio turno, vero? Ma per raccontarvi di Elysium, devo prima raccontarvi un'altra storia, la storia di mio padre..."
Nessuno rispose e il comandante si prese un momento per riordinare i propri pensieri: aveva raccontato quella storia solo un'altra volta nella sua interezza.
"...Cosa serve ad una storia perché sia avvincente? Serve un cattivo e serve un eroe." disse infine. "O almeno... sono molti quelli che ricordano in questo modo mio padre: un eroe per alcuni, per altri un... mostro." disse Shepard con un sorriso.
"Mentre il BAat ripeteva alcune degli episodi più tristi della storia Umana in un luogo molto remoto, dall'altro lato dello spettro, c'era mio padre. Che non si è mai nascosto, non mi ha mai nascosto e non ha mai permesso alla sua ignoranza sui fenomeni biotici di allontanarlo da me. Io sono stata molto fortunata ad averlo. Sì, io sono stata la cavia di mio padre, e questo non posso negarlo. È la critica che più spesso viene usata per contestare il suo lavoro: prima di questo però sono stata sua figlia, ma ovviamente pochi lo ricordano. Gli amplificatori biotici L1 non sono stati un suo progetto, ma gli L2 sì. Lui credeva in quello che rappresentavano e così il mio primo impianto biotico è stato un L2-S, nel 2164. Probabilmente il motivo per cui non ho quasi effetti collaterali è perché era stato disegnato per me... non era un pony, ma andava bene lo stesso. Anche perché sono cresciuta sulle navi... non avremmo avuto lo spazio per tenerlo." scherzò il comandante, prima di continuare:
"...Almeno la Conatix non è riuscita a mettere le mani su di me: è difficile avvicinare qualcuno che passa gran parte del suo tempo nello spazio... ma il mio L2 per mio padre non bastava. Era sempre stato una soluzione temporanea, destinata a decadere: una crisalide, per preparare il mio sistema nervoso al passaggio ad un impianto più stabile ed affidabile. L'aveva costruito con quello scopo in mente: di aprire la strada ed essere riassorbito, non come gli L2 che sono stati assemblati dai suoi progetti. E quando questo è avvenuto, ha modificato l'hardware perché diventasse un L3-S in tempo per il mio 12° compleanno, tecnicamente un L3-RS, perché è stato aggiornato. È stato strano dover imparare a camminare di nuovo a quell'età: il sistema nervoso degli adolescenti però è plastico e può far fronte anche ai cambiamenti improvvisi."
"Non ho mai incontrato un L3-R vivo, signora."
"Perché è molto pericoloso: aggiornare un amplificatore biotico può uccidere, ma mio padre era arrogante e mi amava abbastanza, da volere il meglio per me. E con i dati che aveva raccolto fino a quel giorno su di me, l'operazione ebbe successo. Nel frattempo, l'Alleanza faceva pressioni per accedere al suo lavoro, la Conatix contestava i suoi risultati e l'opinione pubblica gli affibbiava nomignoli piuttosto crudeli. Tutto questo però a noi non importava: eravamo occupati dal mio dodicesimo compleanno, il giorno in cui la mia riabilitazione dall'installazione dell'L3-RS venne completata, e il lavoro di mio padre conobbe il successo..."
Il comandante sospirò:
"Le belle storie non durano a lungo. Ricordo poco di quel giorno: la torta, l'equipaggio della nave su sui ero cresciuta... Ci eravamo fermati su uno degli insediamenti sulle lune di Giove, uno dei giganti gassosi del nostro sistema... e ricordo lo sparo. E il sangue di mio padre sulla torta... non ho mai saputo chi l'abbia ucciso e non ho mai saputo perché. Nessuno ha avuto la decenza di rivendicare quell'atto."
"Keelah... deve essere stato... non riesco ad immaginare."
Shepard la zittì con un gesto della mano: era più facile raccontare se non era interrotta.
"Cosa succede ad una sciocca ragazzetta viziata che crede che la sua nave sia tutto il suo mondo, quando questo gli viene strappato via? Una volta Williams ti ho detto che mi ero arruolata per i motivi sbagliati..."
"Voleva vendetta."
"...Niente di così complicato, temo. Volevo solo morire portando con me più persone possibili. L'Alleanza mi offriva la possibilità di farlo a pagamento..."
Shepard raccontava con una voce calma e chiara: non si stava nascondendo, non provava rimorso per le sue azioni. Avrebbe dovuto? Avrebbe potuto essere diversa? E di chi era la colpa, quando il suo destino era stato segnato in quel modo, il giorno del suo 12° compleanno? O magari... ancora prima, quando sua madre era stata contaminata dall'eezo?
Alenko provò ad immaginarsi che persona avesse dovuto essere ai tempi il comandante: non fu difficile. Shepard era due: una sul campo di battaglia, una fuori. La persona che era fuori, allora, non doveva esistere.
Ma allora chi era Shepard? Esisteva davvero la persona che aveva davanti? O era solo una maschera vuota, a nascondere la rabbia che c'era sotto? Rabbia giustificata certamente, e tuttavia...
"È così ho scelto gli incarichi più difficili e quando sono finiti senza uccidermi, ho preteso quelli impossibili... il mio addestramento e i miei poteri biotici mi permettevano di sopravvivere a qualunque cosa la galassia mi gettasse addosso. Non era abbastanza... Non mi bastava. Non bastava mai."
"E che cosa è cambiato, Shepard?"
Il viola del comandante si fissò nell'azzurro di Liara: doveva essere per forza cambiato qualcosa? La sua rabbia era ancora lì, in questo non era cambiata...
Shepard sorrise:
"...Ho incontrato altri come me. Una squadra... come questa, più o meno, anche se allora ero io la nuova recluta."
"Krannt?"
"Sì, Wrex. Krannt. Sotto il comando di uno dei sopravvissuti di Mindoir. Una fredda stronza crudele, che piuttosto che continuare a sentire qualcosa, piuttosto che ricordare, si è strappata il cuore dal petto quando la sua città è caduta, quando gli schiavisti Batarian le hanno portato via tutto. E lo ha mangiato per provare solo odio... È stata un'illuminazione: trovare qualcuno più... credo che il termina ira non basti a spiegare cosa provasse... le parole non bastano per descrivere cosa è ancora oggi. Mi ha fatto vedere cosa potevo diventare: un mostro. È stato lo specchio in cui ho visto una possibile me stessa e da cui mi sono tirata indietro. La rispetto però, ancora oggi, perché è da lei che ho imparato come sopravvivere dietro le linee nemiche per mesi, come restare svegli dopo 16 ore di combattimento continuato, come bere il proprio sangue e volerne ancora... il soldato che sono oggi, lo Spettro che sono oggi... è stato forgiato in quel modo, in quella squadra, da quella persona. Non ci chiamavamo nemmeno più per nome o grado. Eravamo insetti, e combattevamo come tali: puro istinto, senza ragione... Quello che non si aspettava, credo, era di riuscire. Di farci sopravvivere tutti... forse non credeva di poter trovare più una ragione."
Il comandante tacque abbastanza a lungo che Garrus sentì il bisogno di farla continuare: Shepard non gli aveva raccontato tutto ovviamente, stava sorvolando sui dettagli più importanti, ma per il momento poteva bastare.
"Ed Elysium?"
"...Cosa c'è da raccontare? Ad un certo punto, quella squadra venne sciolta dall'Alleanza, la nostra missione finita. E per la prima volta da anni, mi concessi una licenza. Avevo scelto Elysium perché... a dire la verità non ricordo esattamente perché. Forse era il nome, forse un biglietto scontato... qualcosa del genere. Poco importante. E me la stavo davvero godendo... il mio ritorno alla vita. Di nuovo un essere Umano. Fino a quando non sono arrivati i Batarian."
"Ah!" disse Wrex, pregustando la battaglia.
"...Ho solo messo in pratica quello che avevo imparato. Mi hanno chiamata Leonessa di Elysium per quello: per aver minato cadaveri di schiavisti, ferito, ma non a morte, mai a morte, un pirata, solo per falciare col fucile i suoi compagni che cercavano di portarlo al sicuro. Per essere diventata il loro incubo nei giorni in cui sparavano su di noi: è là che mi sono fatta questo." disse il comandante passandosi le dita sulla cicatrice che aveva in faccia.
"Non mi pento di aver agito in quel modo quel giorno: ho salvato la colonia. Ho salvato molte vite, riunendo civili e portandoli al sicuro. Ho salvato un pianeta macellando Batarian. Ma non voglio ricevere congratulazioni per Elysium, non voglio posare a fianco alla statua che hanno edificato per me, perché quello che ho fatto non merita di essere commemorato. Solo il mio dovere: ricordare è già abbastanza difficile..."
Shepard abbassò la voce a quel punto, senza guardare niente in particolare se non le sue mani:
"Quello che non mi aspettavo era la visita del sergente... mi dissero che mentre dormivo, la notte dopo l'attacco, mentre ero pompata di narcotici e immobilizzata in un letto, il mio sergente era venuta a visitarmi... Non so cosa abbia visto o cosa abbia pensato guardandomi: l'idea che mi abbia appoggiato una lama sulla gola per non averne uccisi abbastanza è altrettanto credibile all'alternativa. O forse era Elysium che le aveva ricordato la sua casa ormai perduta... forse quella notte, quella donna provò per la prima volta da anni qualcosa. L'unica cosa certa, è che due anni dopo c'è stato Torfan. E nel mezzo di tutto quel caos, di tutta quella morte, il mio sergente cancellò il ricordo di Mindoir e Elysium dalla Galassia, imponendo il suo sfregio. La sua opera."
"Oh Cristo! Il suo sergente era Macmillan? Il macellaio..."
"Finisci quella frase e ti spezzerò, Williams."
Il capo artigliere chiuse la bocca: Shepard non stava scherzando. Poteva essere quasi ubriaca in quel momento, ma c'erano dei limiti che non le era concesso superare nemmeno in quel caso: fu una doccia fredda per la marine.
"...È difficile capire dove stia la verità e quanto di quello che il mio sergente abbia fatto su Torfan sia in relazione con me. Ma non riesco a togliermi di dosso l'idea che sia anche colpa mia: non ero lì quando è successo. Nessuno di noi lo era. Forse avremmo potuto... aiutarla..."
Detto questo, Shepard svuotò il suo bicchiere e si alzò in piedi:
"...Direi che può bastare per stasera. Domani avremo da fare e sarà una lunga giornata: persone da incontrare, nuove minacce da affrontare. Penso che mi ritirerò per la notte. Vi consiglio di fare lo stesso."
Il resto della tavolata non rispose, ma si guardarono a vicenda.
"Ah... una cosa..." disse Shepard voltandosi verso di loro, dopo aver posato il bicchiere al bancone di Prescott: "Raccontate questa storia in giro, e morite. Non per mano mia, sia chiaro: potete sopravvivere se tradite la mia fiducia in buona fede. Ma quel sergente non è... beh, vi farà desiderare di essere morti, prima di accontenarvi."
Poi il comandante scomparve nella sua cabina.
 
Quando la squadra lasciò il tavolo quella notte, nessuno sentì il bisogno di parlare. L'ultima ad alzarsi fu proprio Liara: l'Asari fu quasi tentata di bussare alla sua porta, di entrare per fare... cosa, non lo sapeva. Forse solo per assicurasi che stesse dormendo. Forse per chiederle come fosse riuscita ad andare avanti dopo una simile vita: a non essere, o meglio a non diventare, un mostro.
Forse per assicurasi semplicemente che non stesse soffrendo: nessuno dovrebbe farsi carico di un simile dolore. Non da soli. Ma alla fine rinunciò: se e quando Shepard l'avesse reputata pronta a vedere attraverso i suoi ricordi ciò che le aveva raccontato, il comandante avrebbe saputo anche di questo. La giovane Asari non sapeva ancora se sarebbe stato un bene o un male...
Forse fu un bene: se fosse entrata, avrebbe trovato Shepard seduta nuda sul suo letto, mentre pensava se lei fosse davvero diversa da Macmillan. Li stava manipolando, e lo sapeva: aveva raccontato loro la verità, ma non per altri motivi se non quelli di farli agire più uniti sotto di lei. Per fare in modo che accettassero Liara nel gruppo più in fretta. Lo aveva fatto per la missione: non cercava il conforto, era inutile. Sacrificare la sua privacy, o anche i suoi ricordi più dolorosi, era facile ormai: per la missione, era accettabile. Per legare assieme quelle sei persone così diverse, era indispensabile.
Forse il suo sergente, il suo demone personale, avrebbe saputo spiegarle la differenza, ma nella tenebra della sua stanza, Shepard si chiese in cosa fossero davvero diverse: forse il comandante aveva mezzi diversi, ma il fine ultimo?
Quello era lo stesso. Oppure no?
Ed era importante in fondo? Le libellule, emerse dalla crisalide, vivono per poche settimane... che ragione c'era nel continuare a vivere, a parte la missione?
 
***
 
"Dottoressa, è pronta?" disse Garrus bussando alla porta del laboratorio.
"...Solo un momento." rispose Liara da dietro la porta.
La dottoressa aveva dormito lì: a quanto pare dividere le camerate con l'equipaggio della Normandy non era qualcosa che volesse fare, per quanto per lei fosse possibile.
O forse per Liara era più comodo in questo modo: l'Asari aveva ancora la voce impastata di sonno. Come Garrus, non doveva essere riuscita ad addormentarsi prima di molte ore, rimuginando sulla conversazione che avevano avuto la sera prima attorno al tavolo.
Dopo qualche minuto anche l'Asari fu pronta, e assieme al Turian, già calato nella sua corazza da combattimento, uscirono dall'infermeria, mischiandosi col resto dell'equipaggio. Le occhiate sospettose furono molte e rivolte solo verso di lei: a quanto pare Garrus era già riuscito a farsi accettare a bordo, nonostante fosse l'unico a portare la sua corazza come uniforme.
Il Turian la scortò fino alla postazione di Prescott, il cuoco di bordo, con cui Liara parlò per la prima volta, e che passò un vassoio pieno a Garrus.
Invece di presentarsi, l'Umano la guardò da sopra i fornelli, un piacevole sorriso sotto il naso:
"E che cosa posso servirle? La dottoressa Chakwas mi ha già informato delle sue esigenze."
"...L'ha fatto?"
Prescott annuì:
"Pochi grassi animali se possibile, ad eccezione di quelli del pesce e niente di troppo elaborato in generale. Al momento non abbiamo provviste da Thessia o da altre colonie Asari, ma rimedieremo non appena saremo sulla Cittadella. Fino ad allora, come posso far iniziare la sua giornata più piacevolmente?"
"Non saprei... temo di non conoscere nessuno dei vostri alimenti. A parte... quelle sono uova?" chiese Liara indicando un oggetto che le era familiare, se non per colore, almeno per forma e dimensioni.
"Posso farglielo bollito, fritto, strapazzato..." Prescott si interruppe quando una delle uova si sollevò finendo in mano a Liara.
L'Asari si concentrò, fissando l'uovo nella sua mano ed escludendo tutto il resto: Prescott non fu l'unico a guardarla con un misto di perplessa curiosità e religioso terrore, quando Liara spogliò l'uovo del suo guscio, con una tale precisione da lasciare albume e tuorlo nella membrana testacea, mentre solo resti rosati si posavano nel suo palmo.
Ripulito in questo modo l'uovo, ora un delicato sacco pieno di liquido, Liara se lo ficcò in bocca, rompendo la delicata membrana con i denti e lasciando che si spandesse nella sua bocca
"...Crudo, a quanto pare." commentò Vakarian.
"Ha un sapore... un po' più blando di quanto mi aspettassi." disse l'Asari deglutendo, con ancora in mano il guscio sbucciato: "Un po'... acquoso. Come specie, noi Asari siamo abituati ad una cucina... più saporita."
Prescott le preparò un vassoio all'istante, cercando di fare del suo meglio. La sua provvista di aringhe sott'olio venne aperta per lei, cosa di cui l'Asari l'avrebbe ringraziato moltissimo: quando l'ebbe in mano, Liara osservò la sua colazione piena di genuina curiosità: era tutto così... colorato, mentre le forme apparivano molto simili tra loro.
"Ah comandante..." salutò Prescott.
Poco mancò che il vassoio le cadesse di mano mentre si voltava: Shepard lo fermò con il taglio del palmo, come se stesse parando un colpo, incrociando l'altra mano per sostituire la sua a quella di Liara mentre finiva di girare.
L'Asari si ritrovò a mani vuote, mentre il suo vassoio passò di mano.
"...Bel trucco comandante." disse Vakarian, ma Shepard rispose con un brontolio, sfregandosi gli occhi con la mano libera e passando la colazione di nuovo a Liara.
Decisamente il comandante non era una persona mattutina: fu così che Liara scoprì che i capelli degli Umani potevano cambiare forma molto più di quanto si aspettasse.
"Il suo caffè signora." disse Prescott mettendo sul bancone la prima tazza di Shepard, a cui il comandante si abbeverò con un abbandono tale da essere quasi osceno.
Qualcuno nella mensa dovette per forza commentare:
"Prescott, prendo quello che ha preso il comandante!"
"Ti piacerebbe Cabanel." rispose Shepard ancora ad occhi chiusi: "Se anche uno solo di voi sogna di avvicinarsi alla mia riserva privata, è meglio che si svegli e mi chieda scusa. Il caffè di Prescott è già sprecato su di voi."
"Aye aye ma'am: benché la marina possa vincere una guerra senza caffeina..."
"...Non le va di provare." finì per il francese un altro marinaio, dai capelli neri e con una lieve barba ispida sulla faccia, di nome Abishek Pakti.
Cabanel invece, un francese con un paio di baffi leggeri e pizzetto rossi, ad ornare un volto a forma di cuore, sorrise, cominciando a canticchiare con voce leggera un motivetto frenetico:
"Pour bien commencer, ma petite journée, et me réveiller moi j'ai pris un café. Un Arabica noir et bien corsé... J'enfile ma parka, ça y est je peux y aller..."
"Oorah Cabanel." ripose il comandante finendo la sua tazza: evidentemente conosceva la canzone o capiva la lingua.
Prescott si premurò di riempirle la seconda, che Shepard bevve con lo stesso entusiasmo della prima, ma questa volta centellinandone il contenuto.
"A questo punto credo che ne proverò un cucchiaio anch'io." annunciò Garrus: "...Posso resistere alla mia curiosità solo fino ad un certo punto." disse, scatenando l'ilarità della sala.
"Solo col benestare di Chakwas: non voglio essere il cuoco che ha causato un incidente diplomatico con la Gerarchia, agente Vakarian."
"...Mi sembra giusto."
"Prescott, prepara una tazza del tuo anche per Liara. Il nuovo membro dell'equipaggio ha una giornata lunga di fronte a sé." annunciò Shepard.
"Aye Aye ma'am. Se posso chiedere, è prevista una licenza col nostro ritorno alla Cittadella?"
"...Spero di sì. Attacchi Geth permettendo, ovviamente. Farò un annuncio ufficiale al riguardo non appena sarà certo."
"...Sissignora."
"Grazie per la colazione. Continua pure Prescott." disse Shepard: "Garrus, che puoi dirmi sullo stato di Castor?"
"Gladstone ha già compilato un rapporto. Il secondo semiasse destro è andato: un paio d'ore di lavoro e sarà come nuovo. L'ho già messo nella lista dei fabbricatori di bordo..."
"Dovrà aspettare temo..."
"Tali?"
"Già. Adams mi ha consegnato la lista delle modifiche che vorrebbero fare: anche escludendo quelle impraticabili, che richiederebbero di spegnere il nucleo della Normandy per settimane, hanno comunque le mani piene. Servono nuovi circuiti ridondanti per prepararsi alla modifiche. Il semiasse di Castor può aspettare fino a quando non usciremo di nuovo dalla Cittadella."
"Dovrò sedermi sugli speroni? Non che mi lamenti, ma manutenzioni di routine sono... beh routine."
"La stiva dovrà essere pulita e splendente per le 18.00. Puoi cominciare prima, se proprio non hai nulla da fare."
"Difficile con gli uomini di Kahoku... ma farò del mio meglio. Ho il suo permesso di riallocare Wrex secondo le mie esigenze?"
"Non tormentarlo troppo... o potrebbe mangiarti. Dov'è finito il cameratismo di ieri sera?"
"Forse... l'ho perso assieme al resto delle fiche?"
Liara non capì fino a che punto Garrus recitasse una parte o fosse davvero coinvolto: all'archeologa sembrò strano quel cameratismo dopo le rivelazioni di ieri sera...
"Pessimo perdente." commentò Shepard con un mezzo sorriso: "Liara, con me per favore. Mi servirebbe il tuo parere professionale in qualità di esperta sui Prothean."
"Ah...comandante: Liara ha spogliato un uovo con la mente." aggiunse Garrus sovrappensiero.
Questo fece alzare un sopracciglio anche al dannato comandante Shepard: simile precisione era sconosciuta a lei.
"Può insegnarmi qualcosa del genere?"
"...Spero, comandante." disse Liara lievemente imbarazzata: quel gesto era nato in realtà per sopperire alla sua carenza di posate a bordo della Sh'Armad.
"Bene. Sembra che passeremo la giornata assieme."
 
Il parere professionale che Shepard richiese a Liara fu apparentemente di poco conto, ma quando il comandante le disse che intendeva presentare le sue conclusioni all'Alleanza e al Consiglio, l'archeologa dovette ricredersi.
Nell'intimità della sua cabina personale, Shepard le mise di fronte una finestra olografica, evidenziando gli ammassi stellari colonizzati fino a quel momento: il comandante escluse le colonie più interne, evidenziando le frontiere e una manciata di avamposti di indipendentisti.
C'era un lieve profumo di agrumi nell'aria... forse un prodotto per la pulizia personale.
"La mia deduzione primaria è quanto segue Liara: le informazioni in possesso di Saren al momento per trovare il Condotto sono insufficienti. La visione che la sonda di Eden Prime ha impresso nel mio cervello è incompleta, ma anche così è quasi impossibile ricavarci qualcosa di utile: la situazione di Saren deve essere simile alla mia. Forse ha più informazioni di noi, ma con te a bordo della Normandy, Saren non ha un esperto sui Prothean per aiutarlo a comprenderle. Quello che vorrei sapere da te, è quanti esperti Prothean sono a conoscenza della teoria del Condotto e del suo possibile legame con l'estinzione dei Prothean?
"...Nessuno comandante. Come ho detto, le mie teorie sono state scarsamente considerate dagli ambienti accademici. Il legame tra Condotto ed estinzione Prothean era, fino alla tua conferma, solo una mia ipotesi che ho sempre cautamente evitato di pubblicare, ritenendola troppo... inconsistente."
"Mmhh... quindi non c'è nessun altro che Saren potrebbe contattare o cercare di ottenere con queste sue specifiche conoscenze?"
"Non che io sappia... credo... di essere la migliore nel mio campo."
"Spero che sia vero, dottoressa. Molte vite sono a rischio."
"Posso farle vedere la lista delle mie pubblicazioni..."
"Stavo scherzando." disse Shepard: "Ho già controllato la lista delle tue pubblicazioni. E ho letto alcuni articoli: hai mai considerato di scrivere un libro?"
"Come...?"
"...Incubi." rispose il comandante alla domanda inespressa di Liara: "La visione di Eden Prime non mi fa dormire molto. Passiamo ad altro..." disse Shepard indicando la mappa olografica:
"Di questi insediamenti di frontiera, quali secondo te potrebbero ospitare rovine Prothean?"
Liara osservò la mappa attentamente:
"Tecnicamente tutti."
"Non mi sono spiegata Liara: secondo te, in quali di questi insediamenti potrebbero esserci reperti Prothean con indizi verso il Condotto?"
"Tecnicamente tutti." ripeté l'Asari: "Se sapessimo esattamente dove cercare rovine Prothean, sarebbe più facile. Questo, combinato col fatto che ogni rovina Prothean scoperta viene quasi immediatamente segnalata in tutto lo Spazio del Consiglio, rende la possibilità che una sonda, o che reperti simili ad essi passino inosservati, piuttosto remota."
"Se dovessi cercare indizi simili, da dove cominceresti?"
Liara ci pensò attentamente, guardando la mappa:
"...Non cercherei indizi simili: sarebbe inutile... sarebbe più facile trovarne per caso. Ma forse sarebbe possibile... trovare indizi indiretti."
"Ovvero?"
"È molto difficile cancellare qualcosa. Tutte le rovine Prothean trovate per la Galassia lo dimostrano, nonostante alla fine siano stati distrutti. Molte delle loro conoscenze sono state dimenticate, rese incomprensibili dal passaggio del tempo... ma i riferimenti ad esse esistono ancora. Un po' come l'indice di un libro di cui abbiamo perso il testo: anche se non abbiamo più i capitoli, se troviamo l'indice dovrebbe essere possibile farsi un'idea del suo contenuto..."
"Fino a qui ti seguo: una scia di indizi per trovare altri indizi. Complicato, ma significa che anche per Saren non sarà facile. Da dove cominceresti a cercare?"
"Non dalla frontiera: non hanno le strutture per riportare alla luce simili rovine, e nemmeno l'interesse. Comincerei... da sistemi di rovine Prothean già noti da tempo ma mai completamente esplorati... anche così comunque, è facile che indizi sul Condotto siano già presenti, ma che nessuno abbia mai fatto la connessione, o ignorato le implicazioni. Kahje sarebbe la mia prima scelta, ma poiché gli Hanar considerano sacre le rovine Prothean sul loro pianeta natale, è ovvio che non potremo accederci facilmente. "
"Nessuna possibilità che facciano un'eccezione per Saren? Dopotutto potrebbe stare cercando la stessa arma che ha cancellato i Prothean dalla Galassia..."
"Anche se sei uno Spettro comandante, credo che causerebbe un incidente diplomatico tale da alienare per sempre gli Hanar al Consiglio. Potresti avere più fortuna se ti convertissi alla loro religione. Se ti dimostrassi degna e pia, potresti scalare i ranghi della Primazia Illuminata Hanar in... diciamo 40 anni? E cominciare a istituire riforme per accedere alle rovine Prothean su Kahje..."
"...lo terremo come piano b allora." disse Shepard: la cosa triste è che Liara lo intendeva davvero. Per una specie dalla vita lunga come gli Asari, cosa sono 40 anni?
"...Scartato Kahje, rimane Marte."
"Marte?" disse Shepard prendendo appunti.
"Marte è una rovina Prothean particolarmente ben conservata, la cui esplorazione procede con un esemplare sforzo per preservarne l'eredità..."
"...E quindi molto a rilento." finì per lei Shepard: "Non considererei Marte un obbiettivo possibile per Saren in ogni caso: troppo ben difeso. Che altri mondi rimangono?"
"Parecchi." disse Liara arrossendo lievemente: "Therum è uno dei mondi possibili, ma da quello che ho visto della rovina in cui mi avete trovato, sembrava più un insediamento di ricerca piuttosto che un archivio. Non so dire se ne ve ne siano altre nascosti sul pianeta che potrebbero aiutarci... richiederebbe decenni di scavi e studi con una forza lavoro capace di coprire il pianeta per esserne certi."
Il desiderio impossibile di ogni archeologo mal finanziato.
"Qualcos'altro?"
"Bira... ma è il Marte Batarian: una rovina sepolta in una luna del gigante gassoso del loro sistema natale."
"Uno Spettro Umano su Bira... credevo che Kahje fosse già abbastanza difficile..."
"La lista è ancora molto lunga temo: Quana, Feros, Fehl Prime, Gei Hinnom... Ilos. Trovare Ilos di sicuro ci darebbe informazioni sul Condotto, peccato che il pianeta si sia perso."
"...Non sono sicura di capire: come si fa a perdere un pianeta?"
Liara batté qualche tasto sulla console, aprendo una nuova finestra dati e caricando le informazioni dal suo omnitool:
"Il nome di Ilos compare in tutte le rovine risalenti al periodo in cui i Prothean sono scomparsi. Non sappiamo perché, ma sappiamo che il pianeta era importante per i Prothean, al punto che ne hanno cancellato le coordinate. Rimane solo il nome, ripetuto ancora e ancora, ossessivamente."
"il loro mondo capitale?"
"No. Il mondo natale dei Prothean è situato al di fuori dello Spazio del Consiglio, e, dovessimo un giorno aprire i portali per quella zona di spazio, potremmo facilmente raggiungerlo..."
Dopo la guerra dei Rachni, cominciata quando una squadra di esplorazione del Consiglio aveva inavvertitamente aperto un portale sul loro territorio, l'esplorazione di nuovi sistemi e ammassi stellari procedeva cautamente e lentamente: in due millenni, il territorio dello Spazio del Consiglio, ovvero di tutte le razze che si erano unite alle convenzioni della Cittadella, era cresciuto più per l'aggiunta di nuove razze, piuttosto che per l'esplorazione diretta.
Questo perché l'apertura incontrollata di nuovi portali per l'esplorazione era proibita e a sua volta questo divieto, era stato la ragione che aveva scatenato la Guerra del Primo Contatto, o Incidente del Portale 314.
Solo l'1% della Galassia era noto: il Consiglio non aveva fretta di esplorare il restante 99%, specie dato che avrebbero potuto trovare altre minacce anche peggiori dei Rachni.
"...Ilos invece dovrebbe essere un mondo raggiungibile attraverso i portali sparsi nei sistemi Terminus. Almeno, questo secondo testimonianze indirette di fenomeni stellari descritti dai Prothean che avevano viaggiato verso Ilos. Ma quando abbiamo cercato il portale di riferimento per quella zona di spazio, abbiamo scoperto che non esisteva: difficile dire cosa sia successo. Per quanto ne sappiamo, i portali sono indistruttibili, ma senza quello corretto, sappiamo solo della sua esistenza, mentre Ilos ci appare irraggiungibile, nascosto forse nell'ammasso di Pangaea, che contiene poco meno di dieci milioni di stelle."
"Insomma, un ago in un pagliaio, ma abbiamo perso anche il pagliaio..."
"Ago nel pagliaio?"
"...Espressione idiomatica umana, dottoressa: come nascondere una goccia nel mare."
"Affascinante."
Il comandante sospirò:
"...Ho detto qualcosa che non va Shepard?"
"No, Liara. Affatto. Semplicemente non mi aspettavo una lista così lunga... Dovremo compilare un elenco completo per il nostro arrivo sulla Cittadella. E dovremo esporlo a militari e politici, non studiosi..."
"Non sono sicura... di comprendere."
"Divulgativo, più che tecnico, tralasciando la maggior parte delle implicazioni storiche in favore di quelle strategiche. Abbiamo... quattro ore prima del nostro arrivo. Pensi di farcela col mio aiuto?" disse Shepard consultando il suo cronometro.
"Sì... comandante. Dovrebbe essere più che sufficiente."
"Mmhh... perdonami se te lo chiedo, ma questo è il suo unico capo di abbigliamento?"
"...Temo di aver lasciato gli altri sulla Sh'Armad."
"Allora sarà meglio procurarsene degli altri non appena sbarcheremo. Presentarsi con l'uniforme di bordo... probabilmente sarebbe una scelta affettata."
Liara abbassò lo sguardo su di sé, passandolo poi sulla figura di Shepard: gli Umani erano molto simili agli Asari, per quanto caratterizzati da aspetti esotici, capelli e orecchie su tutti, dato che le Asari possedevano un pozzo uditivo, piuttosto che dei padiglioni. Il colore della pelle però era molto piacevole, benché assai diverso dal suo blu. Il quieto bussare alla porta interruppe la sua contemplazione: quando il comandante Shepard ordinò avanti, il cuoco di bordo si presentò portando personalmente la tazza di caffè di Liara e ogni possibile accompagnamento, disposto su un vassoio, congedandosi poi senza dire una parola.
"...Potresti trovarlo un po' amaro. È un gusto che si acquisisce bevendolo." commentò Shepard, guardando Liara mentre esplorava con cautela il contenuto della sua tazza.
"Il suo aroma... mi ricorda certe tisane da meditazione che la responsabile delle guardie di Benezia ha condiviso con me nei mesi in cui ancora dovevo imparare ad usare i miei poteri biotici..." disse Liara, prima di esplorare il gusto con un singolo sorso.
Fu... diverso da quello che si aspettava: amaro sì, ma più nel retrogusto che direttamente sulla lingua. Liara non ebbe niente con cui confrontarlo, ma senza accorgersene avrebbe svuotato la sua tazza a piccoli sorsi durante quelle quattro ore.
"Un'ultima cosa prima di metterci al lavoro..." disse Shepard rovistando nei suoi cassetti e pescando una scatola di legno da cui trasse il ciondolo che le era stato dato da Sha'ira sulla Cittadella dopo il loro... incontro: "Cosa puoi dirmi di questo?"
Liara lo prese in mano osservandolo attentamente contro luce, ammirando come il globo di metallo liquido al centro roteasse libero all'interno della struttura:
"È... certamente Prothean. Non so dire a cosa serva, ma posso dartene un'idea dopo averlo analizzato nel laboratorio. Curioso però, direi che risale al medio periodo. Come lo hai ottenuto?"
"...Non è importante." disse Shepard riprendendo in mano il ciondolo e mettendolo di nuovo al sicuro.
Era diventato la sua ossessione da un po' di tempo a questa parte, al punto che il comandante stava seriamente pensando se non fosse arrivato il momento di indossarlo normalmente: forse era a causa della visione di Eden Prime, ma quel piccolo globo di metallo liquido era... ipnotico. Ecco perché lo nascondeva alla vista normalmente.
"...Mettiamoci al lavoro, Liara: ti lascio il compito di compilare la lista delle maggiori rovine Prothean dove potrebbero trovarsi indizi per il Condotto, mentre io fornirò una valutazione strategica."
"Sì comandante."
Furono quattro ore molto lunghe, in cui Shepard imparò che il caffè sugli Asari aveva effetti molto più accentuati che sugli Umani.
 
***
 
Il loro ritorno sulla Cittadella non fu una marcia trionfale: non vennero accolti come eroi, nonostante avessero salvato la colonia di Therum. O almeno, non sembrò così: forse fu colpa della visita del vice ammiraglio Kahoku a bordo, che dovette confrontarsi con la perdita di metà dei suoi uomini e della scomparsa dell'altra metà.
Nella penombra della stiva, le fattezze hawaiane dell'uomo si sciolsero nel cordoglio:
"...Ha detto un Divoratore, comandante?"
"Sì, vice ammiraglio. Sono stati attirati da un falso segnale di soccorso dell'Alleanza."
Kahoku si inginocchiò, aprendo un sacco e osservando ciò che restava di uno dei suoi uomini: l'acido di Divoratore è inclemente già sulla roccia, figurarsi sulla carne.
Il vice ammiraglio chiuse di nuovo il sacco, voltandosi verso il portello aperto della stiva.
"Dannazione..."
"Mi dispiace per i suoi uomini, signore. C'è qualcosa che posso fare per...?"
"No comandante... informare le loro famiglie è compito mio. Non che mi piaccia, ma... gli oneri del comando. Se almeno sapessimo dove è finito il resto della squadra... o avessi il corpo di Banes..."
"Non sono molti i gruppi che avrebbero potuto falsificare un segnale di soccorso dell'Alleanza, signore. Ha idea di chi potrebbe essere stato?"
"Nessuna certa." ammise Kahoku: "Nei sei anni in cui è scomparso, crediamo che Banes si sia affidato a qualche potente organizzazione in grado di farlo sparire persino a noi..."
"Non sono poche."
"Purtroppo è vero... ed è facile far sparire un uomo, specie al di fuori dello spazio dell'Alleanza. O alla frontiera. Come Spettro, probabilmente avrebbe più fortuna lei a cercare informazioni, ma con la minaccia di Saren, ha già entrambe le mani occupate."
"Terrò gli occhi aperti signore: se troverò qualcosa là fuori, sarà il primo a saperlo."
"La ringrazio comandante... ogni aiuto per risolvere tutto questo, sarà ben accetto."
"...Sembra allora che sia arrivato al momento giusto." disse un Salarian materializzandosi nell'aria.
Il fatto che tutta la stiva gli puntò addosso le armi e sia Wrex che Shepard si accesero dell'aura azzurra dei loro poteri biotici non sembrò preoccuparlo minimamente:
"Mi arrendo." disse ironicamente alzando le mani vuote.
L'alieno non portava armi con sé, ma era coperto da capo a piedi in una corazza nera bordata da due larghe strisce d'oro che formavano una V partendo dalle spalle e chiudendosi sull'inguine, e portava un casco completo col vetro oscurato, rendendo impossibile determinare le sue fattezze: come tutti i nativi di Sur'Kesh era molto alto, ma impossibilmente esile.
"FERMI!" ordinò Shepard, riconoscendo l'emblema che il Salarian portava sulla spalla.
La stiva si bloccò col suo ordine, ma l'equipaggio continuò a fissare l'alieno con le armi puntate: il comandante rilassò i muscoli, permettendo alla sua aura biotica di dissiparsi.
"Spettro... il nostro incontro era fissato più tardi." disse severamente.
"Diciamo solo che ero curioso di incontrare la mia prima collega Umana, comandante Shepard. Ha dei riflessi notevoli."
"...Bel trucco comunque. Mimesi ottica? Non sapevo che aveste raggiunto questo livello con quella tecnologia."
"L'Unione Salarian si pregia di essere sempre all'avanguardia nei gadget. La condivideremo, prima o poi..."
"Prima che la trasformi in una macchia sul muro, potrebbe darmi una ragione per non farlo?"
Shepard seppe di averlo offeso, e di apparire infantile, ma a quel punto non le importava: il Salarian aveva dimostrato la sua superiorità, ma se pensava di salire a bordo della Normandy e di restarci impunemente, si sbagliava di grosso.
"...Come preferisce, comandante. Permesso di salire a bordo?"
"Accordato."
"...Almeno non mi ha ordinato di rivelare la mia identità." disse il Salarian: il casco lo faceva apparire sgraziato, come un pupazzo troppo esile con una testa enorme.
"Non sia assurdo: la mia nomina è un caso speciale. Il fatto che la mia identità sia di domino pubblico è dovuto all'essere il primo Spettro Umano. La segretezza e la discrezione sono strumenti indispensabili per gli agenti del Consiglio..."
"...Specie per quelli che, come me, preferiscono agire dietro le scene. Le informazioni possono uccidere più delle pallottole, o salvare, se necessario, più vite di una nave."
"Mi chiedo come faccia il suo ego a restare confinato in quella stretta corazza, Spettro."
"...Anni di pratica." rispose con un lieve umorismo nella voce: il Salarian parlava rapidamente e con una voce acuta.
"Buon per lei. Ora potrebbe dire al suo collega di allontanarsi dal mio montacarichi prima che lo schiacci? Preferire non colpire alla cieca con nove tonnellate di forza, ma non mi faccio scrupoli."
Dal fondo della stiva, inginocchiato vicino al montacarichi, si materializzò un secondo Salarian, questa volta a capo scoperto.
"...Ecco. È per questo che nessuno si fida mai dei Salarian." disse Kahoku e Shepard fu più che d'accordo.
"Te l'avevo detto... la tua propensione a sottovalutare gli Umani è imbarazzante." disse il secondo Salarian raggiungendoli: aveva una pelle verde alga ma dal mento rosato, e liquidi occhi neri, bordati d'oro che riflettevano il motivo della sua corazza, uguale a quella del suo compatriota.
"Comandante Shepard, mi chiamo Jondum Bau, Specialista Tattica e Ricognizione." si presentò il secondo Salarian offrendole la mano: "Il mio collega... preferisce mantenere l'anonimato, ma le offro le mie scuse per il suo comportamento. Fosse stato per me avrei organizzato questa operazione in modo da non provocare alcun genere di animosità."
Se possibile, Bau parlava ancora più in fretta del suo collega e Shepard strinse la mano dell'alieno con espressione neutra.
"Sembra che il corpo del capitano Milon vi stia molto a cuore."
"Estremamente. Per quanto Milon fosse stato incaricato di compiere ricerche di interesse storico per l'Unione Salarian, l'argomento è piuttosto sensibile."
"Jondum, non credo che l'Umana debba essere informata..."
"Chiudi la tua cloaca. Hai messo in pericolo troppo e inutilmente con questo tuo ottuso piano, perché tu possa decidere oltre. Prendo io il comando della missione da ora in poi."
"Non dirai sul serio."
Jondum marciò in faccia al suo collega:
"...Non provocarmi oltre. La tua stupidità indebolisce solamente la nostra posizione... Sei diventato troppo vecchio: forse è il momento di pensare a ritirarti dagli Spettri, prima che tu sia obbligato a farlo."
"Signori: per quanto il vice ammiraglio Kahoku possa trovare interessante il vostro scambio, io ho diversi impegni che mi aspettano. Cominciate ad essermi utili, o dovrò chiedervi di lasciare la mia nave."
"...Certamente, comandante Shepard. Possiamo parlare in privato? Il vice ammiraglio Kahoku è invitato ad unirsi a noi, ovviamente." disse Jondum, voltandosi ad osservarla di nuovo e accedendo al suo omnitool con aria interrogativa.
Shepard non dovette pensarci molto e fece loro cenno di seguirli: attraverso il montacarichi, condusse il terzetto nell'infermeria, dove si trovava ancora il cadavere del capitano Milon. Dopo qualche prevedibile protesta, Chakwas e Negulesco abbandonarono la stanza, chiudendosi le porte dietro di loro.
"...Cosa sa della storia degli Spettri?" chiese Jondum.
Il suo collega stava osservando il cadavere dell'altro Salarian con evidente concentrazione.
"Che intende?"
"Gli Specialisti Tattica e Ricognizione della Cittadella non sono un'invenzione Asari, comandante. Sono un corpo creato come riflesso di una struttura già esistente all'interno dell'Unione Salarian quando il Consiglio fu creato: La Lega dell'Uno."
"Quindi i Salarian hanno inventato gli Spettri?"
"Niente del genere, per quanto ad alcuni piacerebbe crederlo..." disse Bau guardando il suo collega: "Gli Spettri servono la Cittadella: la Lega dell'Uno serviva solo gli interessi delle più alte cariche politiche Salarian. Quando assieme agli Asari creammo il Consiglio, più di duemila anni fa, l'Unione fu costretta a svelare l'esistenza della Lega dell'Uno, per... facilitare le relazioni diplomatiche e la transizione politica."
"Avete abbandonato i vostri uomini?" chiese Kahoku, mentre il comandante ascoltava a braccia conserte.
"Un sacrificio necessario, vice ammiraglio. La Lega dell'Uno si occupava solamente di assassinio e spionaggio: nel nuovo spirito di collaborazione instaurato con gli Asari, essi non avevano più posto."
"Di quanti operativi stiamo parlando?"
"Mai più di dodici, comandante... o almeno così pensiamo. Comunque il migliore e più pericoloso gruppo delle forze speciali Salarian. Una volta esposto, il gruppo sparì, prima che si riuscisse a trovarne anche un solo membro."
"E non se ne seppe più nulla scommetto..." disse Kahoku sprezzante.
"Al contrario. Pochi mesi dopo la loro sparizione, l'intero gabinetto interno di Sur'Kesh venne trovato morto. La Lega dell'Uno aveva deciso di vendicarsi, eliminando i vertici che aveva servito fino a quel momento. Le forze speciali schierarono un gruppo di cacciatori per trovarli e assicurarsi che non fossero più un problema. L'esistenza di un simile gruppo ribelle era inaccettabile, ma i membri della Lega dell'Uno furono sottovalutati: di quel gruppo di cacciatori, non ne tornò nemmeno uno vivo."
"Mi consideri impressionata, Spettro."
"Il sarcasmo non le dona, comandante... l'STG schierò altri dieci agenti, con ampi poteri decisionali, richiedendo la collaborazione degli Asari: ormai la Lega dell'Uno era allo scoperto e non c'era più necessità di agire in segreto. Solo due operativi STG ritornarono, riportando di non aver trovato tracce dei membri della Lega dell'Uno... poiché non ci furono più incidenti, molti si convinsero che tutti gli agenti della Lega fossero stati effettivamente eliminati. Sull'esempio di quei dieci agenti furono creati gli Spettri e il primo delle loro fila fu proprio un Salarian..."
"Una bella storia, ma risale a più di due millenni fa. Perché è così importante da interessare due Spettri?"
"L'Unione Salarian non ha mai smesso di cercare conferme sulla sorte dei membri della Lega, comandante. Potrei dire che è una tradizione, quasi. Anche se abbiamo una breve durata di vita, i nostri registri sopravvivono a lungo: l'STG commissiona indagini periodiche sulle sorti della Lega dell'Uno. Milon era uno degli agenti coinvolti in queste indagini. Ed un amico di cui avevamo perso le tracce, così come il resto dei Salarian incaricati di indagare assieme a lui."
"Quindi il vostro coinvolgimento è personale, non ufficiale. Ora capisco perché avete cercato di agire in questo modo..."
"Imbarazzante lo ammetto, ma il desiderio di fare chiarezza sulla questione ha ottenebrato la nostra diplomazia. Dove lo avete trovato?"
"Edolus, nel sistema di Sparta. Con un proiettile ancora conficcato nel corpo..."
"Comandante... crede sia saggio dare queste informazioni a due Spettri che si sono introdotti illegalmente a bordo della sua nave?" la interruppe Kahoku.
"Per quanto... mal accorti possano essere stati, desiderano riportare a casa il loro uomo, vice ammiraglio. Credo inoltre che la loro collaborazione possa esserci utile per comprendere cosa sia successo su Edolus alla sua squadra: anche se a titolo personale, avrebbe due Spettri ad occuparsi del caso."
"...Fareste questo?"
"Non abbiamo una superiorità morale sulla quale avviare una trattativa, vice ammiraglio. Una collaborazione in questo senso è vicendevolmente benefica."
"...Dovrò pensarci, ma sono incline a collaborare con voi. I nostri uomini meritano almeno questo."
"Eccellente. Ma la nostra collaborazione non finisce con lei vice ammiraglio. Comandante: il Medaglione che ha trovato... possiamo vederlo?"
Shepard glielo permise, trasferendo un'immagine dalle banche dati della Normandy ai loro omnitool.
"...È sicuramente della Lega dell'Uno. Per quanto faccia parte di un momento oscuro della storia dell'Unione, è pur sempre il nostro passato... comandante, permetterà all'Unione di riaverlo? L'ambasciatrice Salarian sarebbe piuttosto grata se un simile oggetto le venisse consegnato in segreto e siamo disposti a pagare una taglia sostanziosa per ogni informazione o oggetto legato a questo che sarà in grado di indicarci. Il fantasma della Lega dell'Uno non è qualcosa che vorremmo arrivasse alle orecchie delle nostre controparti di altre specie, per ovvi motivi."
"...Non vedo ostacoli in questo senso. Ma scovare altri undici medaglioni nella Galassia è difficile. Per non parlare poi del resto della vostra squadra di indagine: di quanti altri Salarian stiamo parlando, oltre al capitano Milon?"
"Thein, Stranaka e Varinth." recitò l'altro Salarian quietamente: "Farò in modo che tutti i dati non sensibili siano trasferiti oggi stesso alla Normandy."
"Lei è pur sempre la prima ad aver trovato un medaglione della Lega dell'Uno dopo millenni, comandante. Forse è nel suo destino porre una fine a questa nostra ricerca, e ad altre simili a questa..." disse Bau.
Le implicazioni delle sue frasi erano molteplici:
"Non credevo che voi Salarian credeste nel destino."
"...A volte alcuni di noi sono originali." brontolò lo Spettro, ricevendo in risposta un lieve sorriso da Bau.
"Organizzerò il trasporto delle spoglie di Milon e delle prove preliminari raccolte dal nostro CMO su di lui, assieme al medaglione dell'Uno, il prima possibile."
"Eccellente."
Shepard avrebbe scambiato altri convenevoli con lui, se la voce di Grenado non si fosse inserita nell'intercom:
"Signora: ho il vice ammiraglio Peter Boris Mikhailovich del comando dell'Alleanza che chiede il permesso di salire a bordo."
Shepard e i Salarian guardarono Kahoku quando questi imprecò rumorosamente.
"Signore?"
Kahoku si passò una mano sulla corta spazzola che aveva in testa, calzando nuovamente il cappello.
"Dannato xenofobo... deve essere qui per un'ispezione a sorpresa. Comandante, credo sarebbe meglio se i nostri ospiti scendessero prima che Mikhailovich salga a bordo."
"Sentito Grenado? Fa salire a bordo il vice ammiraglio, ma tienilo nella camera di decontaminazione fino a quando non arriverò."
"Ricevuto signora."
"Col suo permesso, mi organizzerò con il suo equipaggio nella stiva per preparare il trasporto dei miei uomini. Se qualcuno dovesse scendere non visto mentre la stiva rimane aperta, immagino di non potere essere ritenuto responsabile."
"...Un modo di ragionare quasi Salarian."
"Con una differenza Spettro: non lo faccio per il gusto dell'intrigo, ma per i miei uomini. Fino a quando collaboreremo, so quando tenere la bocca chiusa."
"Si è spiegato, vice ammiraglio Kahoku." rispose Bau per il suo collega: "Comandante, un'ultima cosa se permette..."
"Che cosa c'è?"
"...Volevo solo che lei sapesse che le auguro buona fortuna: io e altri Spettri confidiamo molto nel suo successo contro Saren. Per quanto diversamente possano pensare i Consiglieri, raramente Kryik si è sbagliato prima."
Prima che Shepard potesse rispondere, Jondum Bau e il suo collega sparirono nell'aria, e quando parlarono di nuovo, erano già dietro Kahoku:
"La seguiamo ammiraglio."
"...Almeno so chi ho alle spalle ora." borbottò Kahoku con un cenno verso Shepard, dirigendosi di nuovo verso la stiva.
il comandante lo lasciò andare, accedendo all'intercom dall'infermeria:
"Attenzione a tutto l'equipaggio: stiamo per ricevere a bordo l'ammiraglio Mikhailovich delle forze dell'Alleanza. Non ci sono Salarian a bordo: ripeto, non ci sono Salarian a bordo. Ogni stazione pronta a ricevere un'ispezione."
Shepard consultò il cronometro: il tempo che avevano a disposizione prima della riunione con gli ammiragli dell'Alleanza era agli sgoccioli.
 
"At-TENTI!" ordinò Pressly. quando la camera di decontaminazione venne aperta e Mikhailovich poté finalmente salire a bordo.
Mikhailovich era per molti versi l'opposto di Kahoku: era più magro, più asciutto, dall'aspetto assai più vissuto e dallo sguardo molto più duro.
"Riposo." ordinò, avvicinandosi a Shepard e salutando: "Vice ammiraglio Mikhailovich, quinta flotta."
"Comandante Shepard." rispose la donna restituendo il saluto.
"...Lei non ha la minima idea di chi io sia, non è vero comandante? Sono a capo della 63° squadriglia di ricognizione. Lei e la Normandy dovevate essere assegnati alla mia unità dopo l'inaugurazione. Ma il Consiglio ci ha messo la zampa, la chela o il tentacolo, come le pare, e si sono presi questa nave. E lei."
Shepard non ci mise molto a capire chi fosse il vice ammiraglio: un bullo scontento. Una conoscenza che però le sarebbe stata poco utile: era appena salito sulla Normandy, e già Shepard aveva deciso che non gli piaceva.
"...La veda come un opportunità, signore. Possiamo perseguire gli interessi dell'Alleanza lavorando con il Consiglio..."
"Sa ancora di che colore è il suo sangue, comandante?"
Ok... secondo strike. Al prossimo Shepard gli avrebbe spaccato la faccia: l'autorità di Spettro soprassedeva a quella di qualsiasi vice ammiraglio e il resto dell'equipaggio a portata d'orecchio, da Pressly a Joker, lo sapeva perfettamente. Lo XO impallidì visibilmente, mentre una vena cominciava a pulsargli sulla tempia: a quanto pareva non piaceva nemmeno a Pressly.
"La prego, si esprima pure liberamente, signore."
"...Non metto in dubbio il valore dell'opportunità politica della sua nomina a Spettro, quello che metto in dubbio è questa costosa scatola di latta." disse Mikhailovich , guardandosi attorno.
"Credo che lei sottovaluti la Normandy, vice ammiraglio..."
"È solo un aggeggio comandante, inutile in qualsiasi vero combattimento!"
Shepard credette di sentire i denti di Pressly serrarsi. O forse erano quelli di Joker.
"Quante altre navi dell'Alleanza possono dire di aver impedito la distruzione di due colonie da sole? Ovviamente è merito dell'equipaggio, ma senza la navigazione silenziosa della Normandy, Terra Nova e Therum non sarebbero più sulla mappa."
"Questo... esperimento ha sottratto miliardi di crediti alla difesa: per lo stesso prezzo avremmo potuto avere un incrociatore pesante! E questo solo per quanto riguarda il finanziamento fornito dall'Alleanza!"
"Le innovazioni tecnologiche sono sempre costose, signore..." cominciò Pressly.
"Se questo è il risultato, avremmo potuto spendere meglio quei crediti. Ma poiché dovevamo collaborare con i Turian, li abbiamo gettati in questo spreco. Sono qui per fare un'ispezione comandante: la Normandy è una nave dell'Alleanza e voglio assicurarmi che i suoi standard siano accettabili."
Il sospiro che si diffuse per il ponte fu come un alito di vento: ogni marinaio ripeté "Ommerda." come un omelia, a voce troppo bassa perché Mikhailovich sentisse.
Mettere in dubbio la professionalità del comandante, Leonessa-di-Elysium Shepard, primo-Spettro-Umano, N7, biotica e vera terrificante eroina sulla sua nave e davanti al suo equipaggio, di ritorno da una battaglia vittoriosa contro i Geth? Con un cacciatore di taglie Krogan nella stiva pronto a darle manforte, una biotica Asari che spogliava uova con la mente, un agente C-Sec che aveva veramente del metallo nella pelle e un'amabile Quarian la cui arma preferita era uno shotgun? Shepard avrebbe potuto fargli qualunque cosa in quel momento e l'equipaggio avrebbe approvato.
Quando il comandante parlò però, il suo equipaggio capì che non se la sarebbe cavata così facilmente:
"...Siamo onorati di averla a bordo, vice ammiraglio."
"Ci scommetto."
"Pressly, per favore, accompagni il vice ammiraglio Mikhailovich ad ispezionare la Normandy e risponda alle sue domande. Purtroppo non posso restare signore, ho una riunione congiunta a cui presenziare: la lascio nelle capaci mani del mio XO."
"La aspetterò al suo ritorno, comandante."
"Ma certo, vice ammiraglio."
Mikhailovich non rispose, limitandosi a seguire Pressly. Quando fu fuori dalla portata d'orecchio, il comandante infranse il suo sorriso, riducendolo ad un'unica linea dura:
"Grenado."
"...Sì, comandante."
"Gentilmente, avvisi la dottoressa T'Soni di prepararsi per la riunione congiunta e di incontrarmi alla camera di decontaminazione."
"Sissignora."
Nessuno osò mettersi sulla sua strada, mentre il comandante raggiungeva la sua cabina personale e si calava nell'alta uniforme: nessuno dell'equipaggio fu così stupido, ma tutti non desiderarono altro che il vice ammiraglio finisse la sua ispezione.

Drama and Cheese, Cheese and Drama... XD
Ammetto, di non essere un grande fan dell'evidente. Non amo rivelare tutto in un solo capitolo, un po' perché la suspance è una delle grandi forze che tengono assieme un racconto...
Però, è anche vero che in questo racconto, Liara è arrivata dopo come ultimo membro della squadra, e che quindi mi occorreva una ragione plausibile dal punto di vista narrativo per non far schriocchiolare le dinamiche di squadra. La nostra giovane Asari è l'ultima arrivata, ma di fronte all'inaspettata brutalità che Shepard ha rivelato sul suo passato, tutti sono uguali.
La metto un po' sul leggero, solo perché, in effetti, non so come voi, che leggete questa storia, possiate... vedere, o rivedere, questa Shepard a questo punto e devo dire che non mi dispiacerebbe saperlo...
Oltre a questo, aggiunto solamente che la canzone che Cabanel canticchia, è la prima strofa di Le Cafe, di Oldelaf: un simpatico testamento agli effetti più nocivi di troppi caffé.
Al prossimo capitolo!!

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Capitolo 14
*** Clothes from the Past ***


Io sono un Conte, non un santo.
Alexander Dumas
 
La riunione con gli ammiragli dell'Alleanza fu molto meno terribile di quanto Liara avesse temuto: anche perché nessuno di essi era presente fisicamente nell'ufficio dell'ambasciatore Umano sulla Cittadella, ma solo come ologramma.
Probabilmente, rifletté l'archeologa, contribuiva al suo stato mentale anche il suo nuovo completo, comprato in tutta fretta prima di arrivare all'ambasciata nel Presidium, che le era più confortevole da indossare di quanto si aspettasse: un semplice vestito nero, di taglio più severo di quanto fosse abituata, che ispirava una confidenza che Liara non sapeva di possedere. Era composto da una maglietta dorata senza maniche di buona seta a filo alternato, una giacca nera solo maniche, che le copriva giusto le scapole scendendo fino ai dorsi della mani, allacciandosi con un anello sul suo dito medio, e dei pantaloni neri dello stesso taglio della giacca. Era un abito tagliato in uno stile misto tra Asari e Umano, ma a Liara andava più che bene e per tre ragioni: non era troppo appariscente, non era scomodo da portare, incluse le scarpe, e Shepard aveva pagato per lei.
Gli ammiragli, e gli altri Umani presenti, ascoltavano la sua esposizione con attenzione, senza interrompere e senza fare domande particolari, mentre, alla fine, i Consiglieri non erano presenti nemmeno come ologrammi, dato che si erano limitati ad istruire una IV perché registrasse l'incontro e trasferisse poi le conclusioni a loro. In carne ed ossa erano presenti solo l'ambasciatore Udina, un capitano dell'Alleanza che si era presentato a Liara come David Anderson e una donna dell'età del comandante che non si era presentata affatto, preferendo rimanere in disparte ad ascoltare fino a quel momento. Sembrava che quell'umana dai capelli neri conoscesse Shepard, perché i suoi occhi verde bottiglia non si staccarono per un solo attimo dal comandante.
In definitiva, l'esperienza fu per Liara molto simile alla sua esposizione finale all'università di Serrice: assai più rapida e meno complicata di quanto si fosse aspettata. Tanto che fu tutto finito in meno di venti minuti e gli ammiragli presero congedo altrettanto rapidamente: a quanto pareva aveva dato loro molto a cui pensare.
Il resto della sua visita all'ambasciata Umana, invece, non fu così piacevole:
"...Ho sentito cosa è successo nell'ammasso Artemis Tau. Il Consiglio non era troppo felice per la distruzione di quelle rovine Prothean." disse Udina.
"Questo non è un gioco ambasciatore! Shepard è là fuori per fermare Saren dal distruggere la Galassia!" ribatté Anderson.
"Lo so, lo so. Solo cerchi di essere un po' più cauta: il Consiglio scruta ogni sua mossa. E tutta l'Umanità è giudicata dalle sue azioni." finì l'ambasciatore con la sua sgradevole voce nasale.
Poi Udina li mise tutti alla porta, obbligandoli a lasciare il suo ufficio: le due donne e Liara seguirono il capitano Anderson in un'altra area dell'ambasciata, in cui il vecchio eroe di guerra aveva eretto la sua postazione di comando.
Al riparo da occhi e orecchi indiscreti, nel suo rifugio, Anderson le fronteggiò tutte:
"Dottoressa T'Soni, le presento il comandante Fugger, dell'intelligence dell'Alleanza." disse, pronunciando il suo nome come Fuggher.
Liara si rese conto che questa Umana, con la sua coda di capelli stretta sulla nuca, e una spruzzata di lentiggini non dissimili dalle sue, era assai più bassa del comandante: non doveva arrivare al metro e settanta.
"Dottoressa." disse brevemente la donna stringendole la mano.
Liara si accorse che l'Umana portava un simbolo di fede sopra la sua uniforme azzurra dell'Alleanza: una croce d'oro.
"E lei conosce già il comandante Shepard, suppongo..."
"Piuttosto bene."
"Ma come contessa... nemmeno un inchino?"
Fu il primo sorriso che Liara vide fare a Fugger:
"...Signore, dammi la pazienza di sopportare questa stronza. Ma non darmi la forza, perché altrimenti la strangolerò."
"Le piacerebbe. E da qualche parte in quel suo libro non c'è qualcosa a proposito di offrire l'altra guancia?"
"Indubbiamente. Ma è lievemente più ambiguo per quanto riguarda le ginocchia dei barbari e dei miscredenti."
"Ooh... che succede nobile nana? La servitù non le ha portato la colazione a letto questa mattina?"
"...Almeno non devo metà della mia abilità in battaglia ai potenziamenti dell'Alleanza."
"Non è colpa mia se il suo sangue blu rigetta il pacchetto di incrementi genici, contessa. E in ogni caso, ho i miei poteri biotici: questo significa che non devo nascondermi dietro un masso con un fucile più grosso di me per servire a qualche cosa."
"...Strega."
"Invidiosa."
Anderson si schiarì la gola in quel momento, interrompendo il loro scambio:
"Possiamo procedere? Dopo che avremo finito potrete darvi fastidio a piacimento, fuori dal mio ufficio."
"Mi perdoni signore... temo che la felicità per essermi ricongiunta a questa mia cara amica da tempo perduta mi abbia sopraffatto." rispose Fugger rientrando nei ranghi.
"...Ma ti senti almeno quando parli?" le chiese Shepard.
"Qualcuno deve pur portare un minimo di cultura e buona creanza tra i barbari." rispose Fugger imperturbabile, tornando però finalmente seria: "Dottoressa T'Soni, a nome dell'Alleanza, volevo ringraziarla per il suo contributo all'intelligence. La sua relazione ci aiuterà moltissimo nel difendere l'Umanità."
"Qual è la sua valutazione professionale, comandante?" chiese Shepard, improvvisamente seria a sua volta.
"Per quanto riguarda i pianeti controllati dall'Alleanza nella lista della dottoressa T'Soni, concentrerei le nostre equipe di ricerca su Gei Hinnon e Marte, mentre sposterei la quinta flotta per meglio difendere Fehl Prime: la colonia è il nostro maggior produttore farmaceutico. Se le stime sull'animosità di Saren Arterius contro l'Umanità fossero corrette..."
"Lo sono." interloquì Anderson.
"...allora distruggere Fehl Prime gli permetterebbe di ottenere una duplice vittoria, ammesso che nelle rovine Prothean sul pianeta esistano riferimenti al Condotto. Quana e Feros non appaiono come obbiettivi di primo piano, data la vastità e la decentralizzazione dei complessi di rovine su entrambi i pianeti, quindi mi limiterei ad inviare sonde spia capaci di agire come allarmi di prossimità per eventuali attacchi Geth."
"Abbiamo colonie su Quana e Feros?"
"Un piccolo insediamento permanente è stato creato su Feros cinque anni fa, Shepard. La colonia è totalmente finanziata, e dipendente, dalla corporazione ExoGeni..."
"Di cui Saren era uno dei maggiori azionisti..."
"Come per molte altre società interstellari. L'ex Spettro perseguiva il profitto, raramente si è interessato degli allineamenti politici dei suoi assetti..."
"Il che significa che non sappiamo ancora esattamente a quanto ammontino le sue risorse?"
"Non... esattamente, comandante." sospirò Anderson: "Prove indiziarie suggeriscono che le risorse di cui Saren dispone superino la nostra capacità di contarle."
"Maledizioni... potrebbe star ammassando un esercito e non lo sappiamo. Qualcos'altro?"
"Non molto comandante, a parte che ci sentiamo tutti col fiato sul collo... al punto, che sto seriamente valutando l'idea di provare a contattare l'Ombra per avere informazioni su Saren." disse Anderson.
La reazione di Fugger fu prevedibile:
"Signore! Con tutto il dovuto rispetto, come agente dell'intelligence dell'Alleanza, lo sconsiglio. I prezzi dell'Ombra sono molto alti e potremmo essere costretti a scambiare informazioni troppo sensibili perché siano divulgate. Saren è pericoloso, ma non possiamo risolvere il problema creandone altri di peggiori."
"Allora, tutto dipende dal comandante Shepard e dalla sua capacità di fermarlo. Cosa ne pensa?"
Shepard ci rifletté molto a lungo. Quando rispose lo fece passeggiando per la stanza:
"Sinceramente? Io credo che Saren sia davvero così pericoloso come dice, Anderson. Ma più Geth eliminiamo, più mi rendo conto che c'è qualcosa di sbagliato nella loro alleanza... su Therum abbiamo affrontato un mercenario Krogan al comando di un piccolo contingente Geth d'assalto. Come può un singolo Turian, per quanto del calibro di Saren, aver assoggettato i Geth, e riuscire a farli collaborare assieme a dei Krogan, sotto i suoi ordini? I Geth lo considerano il profeta del ritorno dei Razziatori, che sembra essi adorino come divinità... Ma qual è il segreto di questa fede? I Geth sono macchine, non dovrebbero essere suscettibili a concetti come il credo... Saren deve aver dato loro qualcosa di molto convincente per costringerli a seguirlo. E cos'è la nave che abbiamo visto su Eden Prime?"
Shepard si voltò verso di loro, guardandoli negli occhi:
"...Io credo che ci stiamo facendo le domande sbagliate su Saren: se anche sapessimo dove si trova, io non penso che in questo momento potremmo fermarlo... ci mancano ancora troppi pezzi del puzzle."
"E se... la nave di Eden Prime fosse stata una nave dei Razziatori?" chiese Liara ad alta voce.
La vecchia massima valeva ancora nel 2183: la spiegazione più semplice, per quanto impossibile possa sembrare, è probabilmente corretta. Questo però non significava che gli altri Umani nella stanza fossero disposti a crederci:
"Ho letto i vostri rapporti delle missioni precedenti a Therum comandante..." spiegò Liara con un lieve imbarazzo, non sapendo se avesse infranto qualche regola della Normandy: "La tecnologia dei Prothean ci appare ancora oggi avanzatissima, nonostante siano più di tre millenni che noi Asari li studiamo. Stessa cosa per i Salarian, o i Turian... Lo spazio del Consiglio ha avuto generazioni per imparare da loro, ma capiamo ancora molto poco dei principi fisici alla base della loro tecnologia... questo significa che i Razziatori, la razza di macchine senzienti che li ha distrutti, dovevano essere probabilmente avanti persino a loro. Una nave come quella di Eden Prime... potrebbe essere il frutto di quella tecnologia."
"Bisognerebbe capire dove Saren abbia trovato una nave simile, allora..."
"È davvero così importante? Rovine Prothean sono sparse nell'intera Galassia, compresi i relitti di alcuni loro vascelli... è così strano che sia possibile trovare una nave dei Razziatori allo stesso modo?"
"....No." disse Anderson da dietro la sua scrivania: "E la nave che Saren ha trovato potrebbe non essere la prima o l'unica nella Galassia."
"Che intende, capitano?"
Fu Fugger a rispondere per lui:
"Dopo l'assalto di Eden Prime, l'intelligence ha cercato ogni precedente possibile riguardo navi simili alla sua ammiraglia. Ci è voluto così tanto perché non abbiamo dati concreti con cui confrontarci, tuttavia, crediamo esista una corrispondenza possibile tra la nave di Eden Prime e il Leviatano di Dite."
"...Quando un ufficiale dell'intelligence ipotizza con nomi inferi in una frase, sono guai." mormorò Shepard.
"Dite è un sistema stellare in questo caso." disse Fugger allontanandosi dal gruppo, accedendo ad una console di dati e aprendo schermi olografici.
"...Jartar, primo pianeta del sistema di Dite, o Dis. Un pianeta di tipo terrestre, ma inadatto ad ospitare la vita: la sua vicinanza alla sua stella ha fatto sì che tutta la sua atmosfera venisse spazzata via eoni fa. Nel 2163, un gruppo di esplorazione Batarian affermò di aver trovato il cadavere di una nave in uno dei crateri del pianeta. Uso la parola cadavere traducendolo direttamente dal rapporto Batarian dell'epoca: a quanto pare, la nave aveva caratteristiche tali da obbligarli a considerarlo un corpo, piuttosto che un relitto."
"Una nave vivente... è possibile?"
"A quanto pare: tuttavia la datazione preliminare dei resti indicava che il Leviatano di Dite risaliva ad almeno un miliardo di anni fa."
"Antecedente perfino alla civiltà Prothean quindi..."
"...Che ne è stato della nave?"
"Non lo sappiamo. Pochi giorni dopo la pubblicazione del rapporto originale del team di scavo, una corazzata dell'Egemonia ha visitato il sistema di Dis: esami successivi mostrano che il cadavere del Leviatano non è presente su Jartar. E l'Egemonia nega violentemente che sia mai esistito, per l'esattezza. Mentre l'Unione Salarian confuta questa dichiarazione."
"...Che c'entrano i Salarian?"
"Niente, ma quando la notizia di una nave organica di un miliardo di anni fa è arrivata su extranet, hanno subito inviato sonde spia ad indagare."
"Che sorpresa... però... la nave che abbiamo visto su Eden Prime non mi dava l'idea di essere organica."
"Non sappiamo cosa intendessero nel rapporto originale, dato che non abbiamo accesso al Leviatano di Dite, o all'ammiraglia di Saren. Tuttavia, da quel poco che abbiamo del rapporto originale su Jartar, sembrano esistere delle similarità nella struttura di base delle due navi. Abbastanza da poter supportare l'ipotesi che abbiano un'origine comune."
"Il che suggerirebbe che non solo i Razziatori hanno distrutto i Prothean, ma anche che li precedono..." riassunse Shepard.
"Che ne pensa dottoressa?" le chiese Anderson.
"...Lo trovo impossibile da credere. L'idea che siano esistite civilizzazioni interstellari, o almeno capaci di propulsione FTL, prima dei Prothean, è già abbastanza difficile da accettare a meno di non aver passato decadi esaminando rovine. Le testimonianze dirette di queste civilizzazioni sono così poche in effetti, da poterle contare sulle dita di una mano, e in particolare l'unica a cui siamo riusciti a dare un nome con certezza sono gli Zeioph, ma leggi del Consiglio proibiscono gli scavi delle loro cripte sepolcrali sul pianeta Armeni, casualmente nello stesso sistema di Therum... aggiungerei che questo è un modo per lasciare la Galassia nella quieta illusione che i Prothean siano stati i primi antenati da cui tutti discendiamo: la religione Hanar si basa su questo dopotutto. Verità e la politica raramente vanno di pari passo..." disse Liara, spostando il peso da un piede all'altro e massaggiandosi le creste dello scalpo:
"In ogni caso, l'idea che un miliardo di anni fa sia esistita una civilizzazione capace di costruire navi organiche, che sia sparita lasciando il posto ai Prothean, solo per ricomparire in tempo per la loro estinzione, mi pare davvero impossibile. No. Credo che le corrispondenze con questo Leviatano di Jartar siano solo un caso."
"...Quanti caffè ha bevuto dottoressa?" chiese cautamente Anderson.
"Il comandante Shepard è stata così cortese da iniziarmi al gusto del caffè di recente, devo dire che l'ho trovato migliore di quanto mi aspettassi e..."
"Le hai dato la tua riserva speciale? Sei pazza?" la accusò Fugger.
"Certo che no! Non sono così irresponsabile! Caffè normale... come quello del resto dell'equipaggio."
"...C'è qualcosa che non va? Perché devo dire che mi sento bene. Molto bene in effetti..."
"Credo sia meglio che la dottoressa T'Soni mangi qualcosa... il più presto possibile."
"La ringrazio capitano Anderson, ma non penso possiamo fermarci: un vice ammiraglio particolarmente sgradevole sta conducendo un'ispezione sulla Normandy. E abbiamo una visita diplomatica con l'ambasciatrice Asari per le 18.00 e..."
Shepard le mise una mano sulla spalla, fissandola negli occhi:
"Liara: respira. E rallenta."
"...Cercherò. Ma per quale motivo? Sto parlando troppo velocemente?"
"...Col suo permesso capitano?"
"Vada pure Shepard. Le menzioni per il suo equipaggio saranno approvate quanto prima. Devo dire che li ha presi molto a cuore..."
"Credo sia solo ragionevole che abbiano diritto ad un sostanzioso bonus, dopo Therum e Terra Nova: al momento la gerarchia interna della nave è bloccata, perché non posso promuoverne nemmeno uno senza creare squilibri nei turni di servizio. Ma almeno posso rendergli la prossima licenza più piacevole."
"Non deve spiegarsi: avrei fatto lo stesso. Se ha bisogno di me, sa dove trovarmi." disse Anderson, abbracciando il suo ufficio con un gesto.
"Signore."
"...Ti accompagno Meganeura. Offro io stavolta."
"Mmhh...?"
"Sì." rispose il comandante Fugger con aria cupa, alla domanda inespressa del comandante.
 
Trovarono rifugio in un locale appartato del Presidium, dove Liara fu costretta a sedersi e mangiare qualcosa: per la precisione una meraviglia che gli Umani chiamavano... pasta.
Scoprì di avere molta più fame di quanto si aspettasse, ma per quanto fu occupata dal suo piatto, non perse una sillaba della conversazione.
"...Ehm..." disse Fugger punzecchiando il suo cibo.
"Non preoccuparti. La dottoressa sa dei nostri trascorsi: le ho già raccontato della squadra sotto il sergente. Liara, il comandante Fugger era con me in quella squadra: puoi considerarla una delle mie vere poche amiche..."
"...Credo l'unica vera amica. O hai trovato un'altra donna capace di sopportarti?"
"D'accordo, l'unica vera amica." concesse Shepard, finendo la sua porzione.
"A cui aggiungerei la dottoressa, a questo punto. Dopotutto non hai mai vestito nessun'altro, prima di me."
"Quello era molto tempo fa... e tecnicamente Liara non è una donna. Quindi sei ancora la mia unica amica Umana."
"...Accettabile allora. Non mi piace ammetterlo, ma mi seccherebbe perdere quella posizione. A proposito: sopracciglia?"
Dopo aver acquistato il completo per Liara, Shepard aveva insistito per disegnare due linee con la sua matita per il trucco sulla pelle dell'Asari.
Come per tutti i membri della sua specie, i lineamenti della dottoressa erano completamente azzurri e glabri: la sua pelle dopotutto è composta da minutissime scaglie. A differenza però di quasi tutti gli altri Asari, l'unica cosa che risaltava sul suo volto erano la spruzzata di lentiggini sul naso e sotto gli occhi. Ed era questa uniformità dei suoi lineamenti a rivelare agli altri Asari che Liara era una purosangue: era consueto per le figlie Asari concepite con alieni di possedere voglie e marchi sul volto, a volte anche molto elaborati, che rimandavano al loro altro genitore. Le sopracciglia disegnate da Shepard non avrebbero ingannato nessun membro della sua razza, ma a quanto pareva funzionavano sugli Umani: Liara si era accorta delle occhiate... non proprio indecenti, ma di certo suggestive, che le erano state rivolte. Erano bastate due linee sottili: Liara pensava che forse, sarebbe valsa la pena tenerle.
"Hanno funzionato, non è vero?"
"A volte, non spesso, ma a volte, riesci a stupirmi ancora. Mi sorprende sempre che qualcuno che agisce normalmente in modo così... rozzo e stupido, sia capace di soluzioni raffinate."
"...Devo ammettere che non capisco i termini della vostra amicizia, comandante. Vi insultate apertamente eppure sembrate inseparabili. È un'altra particolarità Umana?"
"Non sempre. Ma io e Vittoria non potremmo essere più diverse. Siamo come acqua e olio, Liara: ci respingiamo a vicenda, e abbiamo... visioni diverse su come affrontare la vita. Questo causa spesso confronti..."
"...Il nostro sodalizio è basato sulla reciproca sopportazione. Ci completiamo a vicenda in molte cose, ma siamo anche differenti abbastanza da avere i nostri contrasti. Molti contrasti. Nonostante tutto, non saprei fare a meno di lei."
"O, ma grazie contessa."
"Potresti... evitare di chiamarmi così? Io non sono la mia famiglia."
"Ok, ok. Scusa..."
"...Contessa?"
Il comandante Fugger sospirò:
"Il mio nome è Vittoria Maria dei conti Fugger. Conte è un... desueto titolo araldico, risalente ai tempi in cui re e regine erano la maggiore autorità politica di una nazione. I conti di Fugger sono una famiglia molto antica e come spesso amano ricordare, piena di titoli. Anche se grazie al cielo, non siamo più Pfalzgraf, e non esiste più la monarchia con cui si è istituita la mia famiglia, essa rimane ancora oscenamente ricca e influente. Detto questo, vorrei cambiare discorso, se possibile: non sono confortevole a parlare dell'argomento."
"D'accordo... come sta Sayanski?"
Liara vide il volto del comandante Fugger imporporarsi in un modo tale, che perfino a Liara fu evidente l'emozione che quel nome avesse causato.
"A volte vorrei odiarti..."
La dottoressa vide Shepard spalancare la bocca stupita: fu molto strano da vedere.
Ciò che Liara stava osservando del suo comandante era piuttosto diverso dall'efficiente ufficiale della Normandy che le aveva raccontato alcune fra le parti più dolorose della sua vita giusto la sera prima: l'Asari fu onorata di essere inclusa in quella confidenza.
"...Sul serio? Niente?"
"È difficile stare vicino ad una persona che è terrorizzata dal fare del male a chiunque altro... specie a coloro a cui tiene." rispose mestamente Fugger.
Il comandante scosse la testa:
"È ancora nel Pozzo?"
"Sì. Entra ed esce. A volte ci sono giornate buone... a volte meno. Ma ho speranza."
"È sempre stato uno sciocco..."
"E tu sei diversa Meganeura? Andare a chiedere un favore a lei... dopo tutti questi anni. Stupida."
"Non avevo altra scelta. Mi servivano..."
"C'è sempre una scelta! E la tua è stata di rimetterti in mano a quella donna, dopo essertene liberata. Cosa dice questo di te?"
"Avresti fatto lo stesso..."
"No. No, sarei stata più furba di così. Inseguire gli indici ablativi e cinetici invece del buon senso... perché credi sia sulla Cittadella?"
"...Ha mandato te?"
 "Ovviamente. Credevi che avrebbe mancato l'occasione di vantarsi? È una sociopatica funzionale, Hayat."
"Mi dispiace... non pensavo ti avrebbe coinvolta." Shepard sembrò decisamente dispiaciuta di fronte a quella constatazione: "Avrei preferito che tu non avessi nulla a che fare con questo..."
"E quindi speravi di tenermelo segreto? Sei davvero un'imbecille. Tieni: non lamentarti del prezzo per aver stretto un accordo col diavolo. Personalmente, credo che tu sia stata fortunata." disse Fugger, lasciando un disco ottico sul tavolo fra loro.
"...Piacere di averla conosciuta, dottoressa T'Soni." aggiunse la contessa, prima di lasciare il tavolo a passo di marcia senza voltarsi indietro, fermandosi giusto il tempo di pagare.
Il silenzio imbarazzato fu interrotto solo da Shepard alla fine:
"Ah Vicky... sei sempre stata troppo buona per questo mondo." esalò l'Umana tutto d'un fiato, guardando fisso il disco ottico.
Fu una caso se la dottoressa la sentì: l'uscita repentina di Fugger dal locale aveva attirato più di una occhiata curiosa.
"...Andiamo? Qui abbiamo finito." chiese a Liara, nascondendo allo stesso tempo il disco nella sua tasca.
 
Di tutti i posti sulla Cittadella, di certo la dottoressa non si aspettava che il comandante la portasse al quartier generale C-Sec: a quanto pareva l'ispezione della Normandy del vice ammiraglio Mikhailovich non era ancora finita. Tuttavia, questo non spiegava come mai il comandante l'avesse portata proprio al poligono di tiro, e le avesse messo in mano una pistola chiedendole di farle vedere cosa sapesse fare: forse non c'era una ragione specifica.
O forse non c'era una sola ragione.
"...Non male per un'archeologa. Dove hai imparato a sparare?" chiese Shepard osservando i suoi bersagli.
Su quelli più vicini Liara non aveva avuto problemi, mantenendo i colpi nel cerchio più interno, e riuscendo a centrare i punti vitali anche sui bersagli a media distanza. Solo su quelli più lontani aveva mancato un colpo.
"Il capo delle guardie di Benezia. Non mi ha addestrato come una commando, i suoi compiti riguardavano solamente quelli di occuparsi di me, ma... ha infranto le regole comunque, insegnandomi ad usare una pistola. Mia madre non lo ha mai saputo: era raramente presente per controllarmi..."
"Mmhh... solo pistole o anche altre armi?"
"Solo pistole temo, e ho perso parte di quello che mi ha insegnato: se mi vedesse sparare in questo modo, temo che non ne sarebbe per niente contenta..." disse Liara aggiustando la mira e sparando ancora un paio di colpi sul bersaglio più lontano.
"Almeno hai mantenuto i tuoi poteri biotici... quello che hai fatto su Therum è stato piuttosto impressionante."
"Non direi comandante... " disse Liara, ricordandosi di come aveva inzaccherato Shepard nelle miniere: "Ho interferito con la tua singolarità, invece di combinarla con i miei poteri biotici..."
"Ci sarà tempo per imparare le dinamiche di squadra, Liara." la interruppe il comandante: "In ogni caso non ho mai visto una singolarità inghiottirne un altra e poi implodere a quel modo... Non sono mai riuscita ad ottenere una simile densità con le mie."
"Se vuoi posso mostrarti come provare... ma magari non qui. Difficilmente questa stanza si presta allo scopo: è una questione di precisione però, più che di potenza."
"Mmhh... immagino che la stiva della Normandy possa bastare per le basi. In cambio, cercherò di insegnarti ad usare anche i fucili d'assalto... prendi questo intanto. Provalo e vediamo come te la cavi."
Se con le pistole Liara aveva in qualche modo difeso il suo onore, con il fucile d'assalto il risultato fu disastroso: la povera archeologa non sembrava capace di controllare il rinculo e le raffiche, tanto che Shepard dovette metterle una mano sul fucile e toglierglielo di mano.
"...Sembra che avremo del lavoro da fare. Un'ultima domanda: hai ricevuto qualche istruzione formale per il combattimento corpo a corpo?"
"...Temo di saper solo danzare."
"Sembra che avremo un po' di lavoro da fare."
Liara non mancò di notare il cambiamento nella frase, mentre il volto del comandante rimase impassibile.
Fu in quel momento che il comunicatore scelse di interrompere la loro sessione: a quanto pareva, l'ispezione della Normandy era finita.
"...Direi che può bastare per oggi. Torniamo a casa." disse all'Asari.
Liara non seppe decidere in quel momento se avrebbe mai potuto considerare casa una nave come la Normandy: tuttavia era pronta a tentare. L'archeologa seguì Shepard senza esitazione.
 
Rivedere Mikhailovich fu perfino più sgradevole di quanto Shepard si aspettasse: era riuscita ad evitare la sua ispezione grazie alla riunione con gli ammiragli, ma purtroppo non poteva sfuggire allo stesso modo dal suo esito. Non che le importasse affatto di ciò che quel pomposo idiota avesse da dirle, sfortunatamente però avrebbe dovuto ascoltarlo: Shepard sperò almeno si trattasse di una cosa breve.
Ecco perché stavano parlando sulla soglia della camera stagna: così che potesse buttarlo fuori se si fosse dilungato troppo.
"Allora.. cosa pensa della Normandy, vice ammiraglio?"
Da quando il comandante lo aveva lasciato in compagnia di Mikhailovich, l'aspetto di Charless Pressly era peggiorato: i suoi lineamenti erano quelli di una statua di gesso, mentre voglie verdastre macchiavano la sua pelle. Lo XO riusciva ancora a sostenere la sua maschera di militare cortesia, ma se in quel momento avesse morso qualcuno, la vittima sarebbe probabilmente caduta morta avvelenata.
"...Non sono colpito comandante." rispose Mikhailovich sprezzante.
"Che cosa ha trovato che non la soddisfa?"
"Chi ha deciso quel CIC?" disse indicando il corridoio con una mano: "...Che senso ha metterlo così indietro sul ponte? Come può dare ordini efficacemente, e discutere con i suoi ufficiali da lì?"
"Stile Turian modificato: preferiscono che i superiori controllino i subordinati, piuttosto che mischiarsi tra loro. Siamo riusciti ad adattarci a questa configurazione senza problemi."
"Mmhh, un obbiettivo comprensibile... Ma avrebbe dovuto essere studiato in laboratorio, non su una nave impegnata al fronte..."
Voleva davvero giocare con lei in quel modo? Shepard si pentì di averlo fatto salire a bordo: forse avrebbe fatto meglio ad ascoltare i suoi impulsi e spaccargli naso e zigomo. Probabilmente Scorpion l'avrebbe fatto... e forse fu per quello che provò ancora a contenersi:
"Vice ammiraglio, converrà che questo tipo di esperienze semplicemente non possono essere fatte in laboratorio: non si possono simulare situazioni di guerra e tour continuati di settimane con dei moduli olografici, aspettandosi che sostituiscano l'esperienza reale..."
Mikhailovich la interruppe come se non stesse affatto parlando:
"Ho anche delle forti perplessità di fronte al vostro nucleo: 120 miliardi di crediti di elemento zero per rendere una sola fregata invisibile ai sensori... si rende conto che avremmo potuto costruire i motori di 12'000 caccia per la stessa cifra? E a cosa serve in ogni caso?! L'occultamento dura solo poche ore!..."
Fu Shepard a interromperlo questa volta:
"Immagino che anche i primi U-boot non fossero poi granché, signore. Abbiamo già dimostrato la nostra intraprendenza al Consiglio grazie alle nostre portaerei: abbiamo mostrato di sapere usare vecchi schemi in modi nuovi, mettendo in dubbio lo stesso trattato di Farixen..."
Il trattato di Farixen prescriveva il numero di corazzate che ogni razza potesse costruire al massimo: il Consiglio era convinto che concentrare la forza militare nelle mani dei Turian potesse contribuire a mantenere la pace interstellare. E aveva funzionato, per 1500 anni: con l'arrivo degli Umani però, la supremazia delle corazzate come deterrente militare era stata messa in dubbio, dopo che l'Alleanza aveva schierato portaerei capaci di trasportare un numero tale di astrocaccia da rendere qualunque corazzata praticamente inutile, in virtù del grezzo numero di siluri disgregatori che potevano essere lanciati contro di esse.
"...La Normandy invece sta dimostrando la nostra capacità di innovare e di inventare nuovi schemi. Senza contare che questa nave è la più veloce esistente al momento. Quelle che lei chiama poche ore di occultamento hanno già fatto la differenza in più di un occasione."
"...Potrei quasi pensare che mi stia dando dell'incompetente comandante, ma forse ha ragione... l'attacco a sorpresa contro le forze Geth in orbita attorno a Therum dimostra potenzialità di simili scatole di latta, se adeguatamente perfezionate. Ma sono estremamente perplesso dal suo equipaggio: Krogan? Turian?... Asari?" disse Mikhailovich indicando Liara dietro di lei: "Che cosa pensa di fare comandante? Non può permettere a degli alieni di accedere ad equipaggiamento sperimentale dell'Alleanza così liberamente..."
Shepard ne ebbe abbastanza: la sua voce fu come l'arrivo dell'inverno. Ogni parola che disse fu scandita perfettamente, quasi come se avesse un punto dopo di sé:
"Vice ammiraglio Mikhailovich, questa scelta è mia da fare. Non del Consiglio, non del comando dell'Alleanza e certamente non sua. Ognuno dei membri del mio equipaggio risponde a me, indipendentemente dalla sua origine o provenienza: l'ho reso abbondantemente chiaro non appena ho assunto il comando. La sua ispezione riguardava lo stato della nave: le consiglio vivamente di limitarsi a questo. Non metta mai più in dubbio la professionalità di uno qualunque del mio equipaggio, vice ammiraglio: reagisco male quando i miei sono coinvolti."
Lo disse invadendo il suo spazio personale, e Liara vide il pugno serrato di Shepard ricoprirsi di una luce azzurra. Se il comandante avesse perso le staffe, nessuno avrebbe potuto fermarla.
A quanto pare l'odore di ozono dei poteri biotici e il crepitio elettrostatico ricordarono finalmente a Mikhailovich chi aveva davanti: un N7 nel pieno delle forze e il dannato primo Spettro Umano.
"...Ha qualcos'altro da aggiungere, comandante? Qualcos'altro sullo stato di questa nave?" chiese il vice ammiraglio con una voce sottile, dopo aver deglutito un paio di volte.
Shepard tornò indietro di mezzo passo, prima di rispondere, indossando nuovamente una cortese maschera di circostanza:
"Sono convinta che la Normandy sia un ottima nave, signore. E gli sforzi per la sua realizzazione sono già stati ripagati abbondantemente dall'immagine che dà di noi, essendo una joint venture con i Turian. Con me al comando, questa nave sta dimostrando di poter cambiare le sorti di ogni battaglia. 120 miliardi di crediti sono poca cosa, se confrontati con le ricchezze di pianeti come Terra Nova o Therum..."
"Non sono convinto che la Normandy non sia uno spreco di crediti dei contribuenti..." cominciò Mikhailovich, prima che lo sguardo di Shepard lo obbligasse ad aggiungere qualcos'altro: "...Ma ha reso abbondantemente chiaro come lei creda diversamente, e che intende usarla al massimo delle sue capacità. Sottoporrò il mio rapporto al comando e non sarà negativo quanto avevo previsto..." disse il vice ammiraglio, improvvisamente ansioso di lasciare la nave. Ma Shepard lo fermò posandogli una mano sulla spalla e fissandolo dritto nell'anima: disse qualcosa in un sussurro, e cosa esattamente fu argomento di discussione fra i marinai della Normandy e di severo dibattito.
Nei giorni seguenti ognuno fu pronto a giurare di aver sentito in prima persona le parole che fecero tornare Mikhailovich al primo giorno d'accademia.
Anche il vice ammiraglio parafrasò solamente le parole di Shepard sul suo rapporto finale:
"Un'ultima cosa, a titolo personale: per ogni membro di questo equipaggio, io morirei senza esitazione. Nel suo rapporto, vorrei ricordasse che non apprezzo che qualcuno imponga i suoi giudizi ristretti su un equipaggio con cui non ha mai avuto l'onore di servire. Se i miei uomini dovessero ancora perdere tempo con simili ispezioni, infilerò le vostre opinioni così in profondità nel buco da cui vi sono uscite, che sarà l'unico sapore che sentirete prima della fine innaturale e violenta delle vostre vite."
L'unica cosa certa, è che Mikhailovich scese dalla Normandy quasi a propulsione FTL.
"...Barnes. Apra un canale con tutta la nave, per favore." ordinò Shepard quando la camera di decontaminazione risputò il vice ammiraglio sulla banchina.
"Canale aperto signora."
"A tutto l'equipaggio. Per le 1800 è previsto l'arrivo a bordo dell'ambasciatrice Asari sulla Citadella, Matriarca Amentiu T'Kenthi, con un seguito di accolite ed emissari diplomatici. La nave dovrà essere uno specchio per quell'ora e l'equipaggio presentarsi a rapporto in uniforme da parata. Il personale di sicurezza fungerà da guardia d'onore. A valle dell'incontro diplomatico, sarà concessa una licenza di 48 ore a tutto l'equipaggio. Shepard chiude."
Non fu necessario che il comandante dovesse dare un solo altro ordine per quel giorno.
 





L'incontro con l'ambasciatrice Asari fu assai più piacevole rispetto alla visita del vice ammiraglio Mikhailovich, specie per l'equipaggio.
Questo perché l'ambasciatrice T'Kenthi e le sue accompagnatrici si presentarono in abiti tradizionali Asari: il che voleva dire che più erano importanti, più pelle veniva mostrata.
Non era propriamente erotico, ma era estremamente seduttivo e potente per l'immaginazione: nessun altra specie sarebbe riuscita a fare lo stesso, complice anche quanto meravigliosamente invecchiassero le Asari grazie al loro robusto sistema cellulare, che le manteneva più che desiderabili anche dopo un millennio di vita.
La tradizione espressa nel loro modo di vestire era l'affermazione potente del proprio potere personale, della propria sicurezza di sé, anche con così poco a difendere sé stessi dagli sguardi altrui: comandava perfino soggezione, per certi versi, e molti dell'equipaggio della Normandy dovettero sforzarsi di non far sfigurare il proprio comandante, apparendo come liceali la notte del ballo della scuola.
Shepard accolse i suoi ospiti in alta uniforme da parata dell'Alleanza, un bianco perfetto, interrotto solamente dalle mostrine e dalle medaglie appuntate sul petto: per l'occasione, Shepard aveva rispolverato la sua Stella Terrestre, nonostante i ricordi che quella decorazione portasse con sé, coordinandola con il ciondolo Prothean portato sopra l'uniforme.
Nonostante il loro codice di abbigliamento non potesse essere più diverso, il comandante si accorse con un certo divertito stupore delle occhiate non proprio... caste, che le vennero rivolte dalle accompagnatrici dell'ambasciatrice.
"Matriarca T'Kenthi." disse Shepard accogliendola a bordo con un lieve inchino: "È un onore ed un piacere accogliervi a bordo della SSV Normandy."
T'Kenthi si staccò dal gruppo, avanzando per risponderle: la Matriarca indossava una sorta di pareo molto morbido, di tessuto leggerissimo allacciato sulla vita, realizzato in una stoffa dorata con iridescenze verdi come le squame di un pesce. La stessa stoffa, molto simile alla seta, le copriva anche le braccia, si chiudeva sopra i suoi seni con una V, scendeva sul suo ombelico a ricongiungersi col pareo e le lasciava fianchi e scollatura perfettamente visibili e la sua pelle blu a contrastare con il tessuto. T'Kenthi era anche l'unica a portare un copricapo, ben assicurato alle sue creste sullo scalpo: sembrava una luna crescente, con le punte verso terra, che però le ammorbidiva le linee del viso, lievemente acuto e punteggiato da larghi marchi sulla fronte e sugli zigomi, che disegnavano una sorta di X.
Attorno al collo, l'ambasciatrice portava degli anelli di metallo lavorati.
"L'onore è mio, comandante Shepard." rispose l'ambasciatrice, invadendo il suo spazio personale e stringendole entrambe le mani nel saluto formale Asari: Liara l'aveva preparata a questo e Shepard non fu sorpresa.
La voce dell'ambasciatrice tradiva la sua età e il quasi millennio di vita in cui aveva vissuto: era seta nelle orecchie, chiara e calma come un lago e cantilenante come quella di antichi mistici.
"Vorrei presentarle Charles Pressly, il mio secondo in comando, e Liara T'Soni, specialista della mia squadra..."
Per quanto avesse istruito il comandante sull'etichetta della sua specie, Liara non si era aspettata di partecipare all'incontro ed era stata una sorpresa quando Shepard glielo aveva praticamente ordinato: fosse stato per lei, avrebbe sicuramente passato la visita nel laboratorio della Normandy. Socializzare per Liara era... non esattamente la sua attività preferita. Tuttavia, Shepard era stata categorica, chiedendole addirittura un parere su ogni aspetto della prevista visita a bordo della delegazione Asari. Prevedibilmente, quando seppe il suo nome, l'attenzione dell'ambasciatrice si riversò quasi interamente su di lei: T'Kenthi aveva occhi d'oro, e Liara difficilmente sarebbe riuscita a sostenere il suo sguardo per più di qualche secondo.
"...È stata lei ad aiutarci ad identificare gli scritti della Matriarca Dilinaga."
Liara fu immensamente grata che almeno fossero rimasti sulla Normandy: se Shepard l'avesse costretta ad accompagnarla all'ambasciata, avrebbe di sicuro gettato ridicolo su tutti loro:
"Nobile Matriarca." mormorò verso l'ambasciatrice.
"È così raro incontrare un'altra figlia delle stirpi di T... specie l'erede di Benezia... Di certo la provvidenza della Dea opera in vie imperscrutabili..."
"Mi perdoni ambasciatrice, ma non sono familiare con la storia della vostra luminosa razza...stirpi di T?" chiese Pressly: grazie al cappello d'ordinanza posato con cura, il navigatore poteva nascondere la sua pelata perfettamente.
Amentiu fece scorrere lo sguardo da Liara al navigatore e poi di nuovo al comandante, che a sua volta stava guardando l'archeologa: la giovane Asari probabilmente avrebbe accolto con gioia la possibilità di scomparire in quel momento.
"Certamente la giovane al vostro fianco vi avrà spiegato l'importanza degli scritti che avete rinvenuto..."
"Liara ha condiviso la loro storia e la loro importanza con noi, sì."
"...Ma a quanto pare, ha taciuto che essi appartengono alla storia della sua famiglia almeno quanto quella della mia. Ventotto matriarche partirono da Thessia per completare i Canti Veridici... per questo loro ammirevole impegno, le discendenti di coloro che non tornarono a Thessia sono definite le stirpi di T: T'Kenthi, T'Soni... La T è Tasya, un termine antico, che indica colei capace di sacrificare la propria vita per la ricerca della verità. Molte speranze riposano su di te, giovane Liara. Ad esse aggiungo le mie: sono ansiosa di vedere cosa diventerai."
"...La speranza è un'onda instabile, nobile Matriarca." disse Liara come se recitasse a memoria: "...Vedere ed essere visti solo per ciò che si è, non per ciò che si appare..."
"...O per le tradizioni che ci legano, o per il nostro retaggio, o per i meriti dei nostri genitori... " completò Amentiu: "...Anche in se questo caso, forse andrebbe aggiunto per i misfatti di essi. Mi dispiace molto per ciò che sarà il tuo destino, a causa delle scelte di cui Benezia si è resa complice: sai perché...?"
Liara scosse la testa, guardando Shepard per un attimo, l'espressione contrita, ma il comandante restituì lo sguardo con calma curiosità:
"Penso di voler restare a bordo di questa nave anche per scoprire questo."
Amentiu fece un piccolo sorriso triste:
"Come anche per Benezia, la tua curiosità è intransigente: una prova, piuttosto che una scoperta... Ma ricorda: ogni rotta seguita fino alla fine non porta da nessuna parte."
Il lieve colpo di tosse alle loro spalle interruppe quello che era diventato a tutti gli effetti una riunione privata tra Amentiu e Liara:
"Perdonatemi..." sospirò la Matriarca, staccandosi da Liara e presentando il resto del drappello che aveva portato con sé: "Invecchiare per me significa annoiare giovani Asari con la stanca saggezza del passato. Comandante, le presento la Matriarca Devinelu Linvegali, emissario diplomatico da Cyone, l'unica con abbastanza senno da sapere quando è tempo di mettere in dubbio il mio."
"E tuttavia, sbaglio ancora il più delle volte. È un onore incontrarla, comandante." rispose Devinelu: la sua voce era più franca di quella di T'Kenthi, o forse a dare quell'impressione erano i marchi d'argento sul suo volto, simili ai segni di un elmo.
Al contrario di Amentiu, il suo fascino era meno appariscente, anche se scopriva forse più pelle: lo spazio tra il suo grembo e l'orlo dei suoi seni fu una finestra in cui molti degli Umani a bordo spiarono, tralasciando completamente la sua gonna a tubo, lunga fino a terra, e la semplice mezza giacca posata sulle spalle e tenuta chiusa forse solamente da casti pensieri.
"...Alla sua sinistra, le sue silenziose compagne sono la Matrona Rakta Sarpani, emissario diplomatico da Hyetiana..."
Sarpani vestiva più conservativamente di Linvegali, ma meno di Amentiu: indossava qualcosa che ricordava vagamente un kimono nero con la gonna ripiegata di lato e sul davanti, decorato con ideogrammi Asari stampati in oro sul tessuto. Le lunghe linee sinuose, curve e punteggiate, segnavano un labirinto impossibile da sostenere, intrappolando lo sguardo nello spacco del vestito che l'Asari aveva dalla gola al grembo, l'unica finestra che i presenti ebbero sulla sua pelle azzurro pallido. E per pantaloni della guardia d'onore della Normandy fu abbastanza.
Sarpani non salutò il comandante, si limitò ad inchinarsi suggestivamente verso di lei con la sua fronte segnata da una linea che si dipanava come una ragnatela sulle fronte, rossa come una ferita, non fosse stato che il sangue degli Asari era violaceo. Aveva un volto vagamente severo, ma anch'essa sembrava più che ansiosa di conoscere il comandante.
"... La Matrona Mnoga Allongé, emissario diplomatico di Chalkhos..."
"Quale vista peculiare, così tanti Umani da incontrare..." cantilenò Mnoga, presentandosi al comandante come Amentiu aveva già fatto.
Mnoga era l'unica del drappello diplomatico a portare un paio di pantaloni, dorati per la precisione, che contrastavano con la sua giacca grigia come il mercurio. Benché la sua giubba fosse tagliata in modo abbastanza classico, per quanto corta, la rete di anelli di metallo che portava a contatto con la pelle non lo era: solo tre lasche fibbie delle giacca impedivano di scoprire cosa ci fosse sotto. Se avesse potuto essere sincera fino a quel punto, il comandante avrebbe chiesto se Mnoga avesse gradito una tazza di the con la sua follia: la matrona aveva la stessa espressione del Cappellaio Matto.
"...E infine, Nassana Dantius, emissario diplomatico da Illium." concluse Amentiu con tono neutro.
Le due guardie del drappello non furono presentate, probabilmente per l'ambasciatrice erano solo un accessorio, dato che erano vestite nel dimesso cuoio rinforzato delle cacciatrici Asari.
Come anche sua sorella, Nassana non aveva marchi sul volto, rivelando di essere, come Liara del resto, la figlia di due Asari.
"Credo di aver incontrato brevemente sua sorella nell'ammasso Artemis Tau..." disse il comandante stringendo le mani di Nassana.
L'emissario diplomatico era vestito nel modo più conservativo di tutte le Asari presenti: un pezzo unico di un violento rosso, dalla gola alle caviglie, senza nessuno spacco, benché piuttosto aderente, con solo una striscia bianca in obliquo dalla spalla sinistra alla vita.
Lo sguardo di Nassana si fece molto duro, mentre guardava Shepard:
"Spero che Dhalia non le abbia causato dei fastidi, comandante: è sempre stata una persona di strani gusti in fatto di compagnie... Ma direi che abbiamo già discusso a sufficienza del valore della famiglia: non vedo alcuna ricompensa annoiando ulteriormente i presenti con la storia della mia."
"Ma certamente..." concesse Shepard: il suo bluff era assai migliore di quello dell'Asari, ma il comandante provò improvvisamente il desiderio di lavarsi la mano:
"Da questa parte prego." disse al resto della delegazione Asari.
Lo Spettro condusse le Asari attraverso il corridoio della Normandy fino al CIC, dove il resto dell'equipaggio aspettava schierato: c'era anche un'altra ragione per cui il comandante aveva preferito rimanere sulla Normandy invece che sfilare all'ambasciata Asari. Sulla sua nave, Shepard poteva evitare di invitare Udina: di fatto, quello era un gesto che il comandante stava compiendo come Spettro, più che come Umana.
Era una complicata delicatezza diplomatica che Amentiu doveva aver sicuramente colto: non si vive così a lungo dopotutto senza imparare almeno qualcosa.
Tuttavia, nemmeno la Matriarca si aspettava di vedere dei non Umani a bordo della nave del primo Spettro Umano, schierati a fianco del resto dell'equipaggio: perfino Wrex era stato costretto a presenziare, e per quanto il grosso Krogan si fosse lamentato di non essere salito a bordo della Normandy per quello, alla fine l'idea di poter shoccare delle gracili Asari al loro primo incontro gli era parsa irresistibile, e il Krogan aveva accettato di ripulire la sua corazza da combattimento. Quello che forse Wrex non si aspettava però, fu lo sguardo curioso, non ostile, ma curioso, che gli venne rivolto dalla Matrona Mnoga, che distolse lo sguardo solo quando fu costretta a stringere la mano agli ufficiali superiori della nave.
Fu Linvegali ad interrogare il comandante a proposito:
"Un piccolo equipaggio, ma più diverso di quanto mi aspettassi...Turian e Quarian, Krogan ed Asari, al fianco di Umani: comandante, la sua nave si regge dunque sul contrasto?"
"...Sulla diversità, Matriarca Devinelu. Al servizio di un bene più grande."
"Lei sa di parlare come una di noi?"
Quelle furono le prime e ultime parole che Sarpani pronunciò sulla Normandy: l'emissario diplomatico aveva una voce fumosa e riarsa. Non sgradevole, ma assai diversa da qualunque altra voce Asari avesse sentito.
"Chiedo perdono, ma non credo di capire cosa intenda."
Fu Amentiu a rispondere per lei:
"La Matrona Rakta non intendeva alcuna offesa, comandante. Anzi, direi l'opposto: penserei che fra noi sia quella più grata per il ritrovamento degli scritti della mia bisnonna. Come magistra delle Repubbliche, sarà suo il compito di assicurarsi che quegli scritti siano passati alla prossima generazione. Con il suo criptico enigma intendeva solo tributarle un complimento."
"...Lo accetto nello spirito in cui è stato dato." rispose Shepard, guadagnandosi un sorriso di apprezzamento da parte di tutta la delegazione diplomatica.
"È mai stata considerata, per una carriera d'ambasciata?" le chiese Mnoga nel suo strano modo.
"A dire la verità no, emissario. Non posseggo abbastanza pazienza temo, come voi immagino sappiate già..."
Per un Asari che ha vissuto molti secoli, non è difficile leggere una persona: non vi è niente di mistico in questo, solo una grande esperienza. Ad alcuni questo poteva mettere soggezione o spaventare: l'essere inquadrati fin nel profondo con una sola occhiata... ecco perché si pensava erroneamente che gli Asari fossero anche telepati, benché fossero poco più che trucchi da cartomante. C'era certamente un fondo di verità in quelle dicerie, ma la loro capacità di partecipare ai ricordi altrui era dipendente dal contatto fisico e sempre nei due sensi: mai in uno solo. La gioia di non essere soli nella propria mente si poteva raggiungere solo in due dopotutto.
Il comandante invece era cresciuta nello spazio: non era delle specie diverse che si preoccupava, ma delle persone. Era dei singoli individui che bisognava guardarsi: questo lei lo sapeva bene, per il fatto stesso di appartenere alla categoria di Umani pericolosi. Shepard era un guerriero, non un filosofo, e di questo la donna ne era cosciente: era una conseguenza naturale del suo passato, ma non c'era motivo di dispiacersi per questo, o di vergognarsi.
"Lei non è come mi aspettavo, comandante."
"E lei non è la prima a dirmelo, Matriarca Amentiu." rispose Shepard, facendo un cenno a Boateng.
Tra tutti i membri dell'equipaggio, l'onore di consegnare fisicamente gli scritti all'ambasciatrice Asari era stato sorteggiato: il vincitore della lotteria era stato il caporale di seconda classe addetto alle comunicazione Kwakwù Boateng. Il Ghanese esibì un grande sorriso, mentre presentava la custodia in cui le pagine di metallo, gli scritti della Matriarca Dilinaga, erano custoditi al sicuro nella schiuma d'imballaggio.
Fu difficile per le Asari non fissare il simbolo di fede che l'ufficiale alle comunicazioni portava tatuato sulla pelle: Boateng spiegava, a chi era disposto ad ascoltare, che quello era il simbolo del suo Dio, inciso tramite scarificazione rituale perché non svanisse nel tempo. Era incredibile quanti sulla Terra del 2183 praticassero ancora il culto di Ananse, il Ragno Ingannatore...
Amentiu afferrò delicatamente uno dei fogli di metallo, tenendolo davanti a sé: a chi credeva che vivere a lungo significasse diventare insensibili, dimenticare, indurirsi, in quel momento la Matriarca spezzò quell'illusione. Vivere significa solo questo: vivere. Non è la vita a poter diventare insopportabile: siamo noi stessi a noi stessi.
Ma come la Matriarca dimostrò, c'e sempre una ragione per continuare a vivere: anche se forse non la conosciamo, o come nel suo caso, non la aspettiamo più:
"...Per generazioni le tue parole hanno riposato inascoltate, mia antenata, ma senza mai tacere. E ora le tue onde ci hanno raggiunto. Finalmente, noi ti sentiamo..."
Shepard vide una lacrima affacciarsi negli occhi di Devinelu, mentre Rakta si accostava ad Amentiu: la Matrona scorse la pagina con lo sguardo, e annuì due volte.
"Comandante, ciò che ha fatto per noi... difficilmente posso dimostrare la mia gratitudine adeguatamente. Per ciò che è, lei aveva la mia stima, ma per questo, lei ha ora la mia amicizia: i capitoli torneranno a Thessia, al Museo di Farinah, per riunirsi al resto. Sarò io stessa a trascriverli per le generazioni future... ma mi assicurerò che lei per prima riceva la loro copia, e che possa tradurla e leggerla a piacimento. Mi assicurerò che lei possa, se così desidera, leggere queste parole, che tanto significano per me."
Shepard sembrò ponderare un istante le parole di Amentiu:
"Potrò comprenderle, Matriarca? Non leggerle, ma comprenderle?"
Amentiu sorrise:
"Lei conosce le domande giuste, comandante. A questo, posso solo rispondere che come me, può provare..."
Il resto della visita trascorse rapidamente e brevemente: una lunga lista di frasi cortesi, mentre gli emissari diplomatici socializzavano col resto dell'equipaggio, e le due cacciatrici Asari prendevano in consegna la cassa con gli scritti di Dilinaga, con l'aria di essere pronte a difenderla a costo della vita. Nonostante il comandante dovette ricordare al suo equipaggio la vecchia massima "guardare ma non toccare", non ci furono incidenti, tanto che Shepard riuscì ad accostarsi a Nassana Dantius senza dare nell'occhio: con così tanti Umani ad incuriosire le altre Asari, non fu strano.
"E così avete eliminato mia sorella..." disse senza preamboli l'Asari.
Shepard non si affannò a negarlo:
"Non sembra particolarmente dispiaciuta."
"Dispiaciuta? Stavo tentando da anni di manipolare qualcuno perché la togliesse di mezzo per me. Non pensavo che sarebbe stato il primo Spettro Umano a farlo: le sono grata, se qualcuno avesse saputo del mio legame con lei, sarei stata considerata un rischio per la sicurezza, e mi avrebbero estromesso dall'incarico fino a quando non fosse stata catturata."
"Il potere? È questa l'unica cosa che conta per lei?"
"Ovviamente. Il potere è l'unica cosa che conta, Spettro. Lei dovrebbe saperlo meglio di chiunque altro..."
"Quello che serve, Nassana, è la capacità di usarlo per uno scopo: la sua è solamente miope avidità. Gretta, senza una visione. Non credo che l'ambasciata Asari abbia bisogno di lei..."
"Posso comprare il suo silenzio."
"Crediti? Lei davvero non capisce con chi ha a che fare: sono uno Spettro, Nassana. Posso trovare crediti ovunque."
"Vero..." ammise l'Asari: "Ma io posso farla inserire nella lista dei clienti delle nostre migliori industrie. Il Concilio di Armali potrebbe fornirle le nostre migliori tecnologie sperimentali..."
Quando Shepard si portò la mano al comunicatore nell'orecchio per spegnerlo, Nassana impallidì visibilmente: Wrex e Liara raggiunsero il comandante, di fatto circondando l'emissario diplomatico.
"Sta mentendo Shepard." disse Liara: "...Qualsiasi Asari sa che il Concilio di Armali è un produttore di seconda categoria: un'esca per corporazioni private interstellari aliene. Vendono a caro prezzo merci scadenti, lasciando il meglio per i mercati interni di Thessia... "
"Lo immaginavo. Sorpresa Nassana? Come ho detto, miope... Liara, se cercassi il meglio che l'industria di Thessia può offrire, a chi mi dovrei rivolgere?"
"Senza dubbio il Concilio di Serrice: non esiste tecnologia Asari più avanzata, ma la loro politica interna impedisce una produzione su vasta scala..."
"Come la Kassa, Shepard." offrì il mercenario.
"Le dico quello che farà ora, emissario. Mi procurerà dieci omnitool e quattro bioamp di ultima generazione del Concilio di Serrice, tre dei quali sia possibile adattare: due per umani, uno per krogan. Ha due giorni per farmeli avere. Poi le consiglio caldamente di dimettersi dal suo incarico."
"Se lei pensa..."
Shepard non le permise di continuare:
"Nassana: le sto offrendo la possibilità di ricominciare da un'altra parte con la sua reputazione intatta. Oppure di sparire con la sua reputazione in pezzi: sono uno Spettro, emissario. Con tutta l'autorità che questo comporta."
La promessa del comandante e la sua crudele logica ebbero effetto sull'Asari: loro erano due predatori in fondo, anche se lei non era nemmeno lontanamente pericolosa quanto Shepard.
Nassana sapeva quando ritenersi sconfitta.
"...Un'ultima cosa: chiunque capirebbe che lei serviva a sua sorella solo per facilitare il contrabbando a bordo della stazione. Voglio il nome del suo contatto sulla Cittadella, ed è meglio per lei che sia quello giusto."
Nassana non rispose, ma annuì e si allontanò, adoperandosi per poter lasciare la Normandy al più presto:
"Che razza di idiota." disse il Krogan all'indirizzo dell'Asari: "...avresti dovuto mangiarla, Shepard."
"...Non mangio Asari al primo appuntamento, Wrex... Magari al terzo." rispose il comandante.
La risata volgare del mercenario riempì il CIC, e si accentuò ancora di più quando Liara comprese il doppio senso.
 
Alcune ore più tardi, al riparo da orecchie indiscrete, Amentiu e Devinelu discorrevano della visita sulla Normandy e, in particolare, proprio di Shepard:
"...Che persona spaventosa..." stava dicendo Devinelu, seduta nell'ufficio dell'ambasciatrice: "...non per un solo momento sono riuscita a comprenderla. Non per un solo momento sono riuscita a vederla come un singolo. È stato come fronteggiare una piccola folla."
"Lei è come roccia..." rispose Amentiu, che stava già traducendo gli scritti della sua antenata: "...No, Shepard è come tempesta: quando la si ode, è già su di te."
 
***
 
Liara non era un'Asari felice.
Non poteva dire di essere l'opposto, non c'era infelicità in lei, ma di certo in quel momento non era serena: ed era tutta colpa di Hector Emerson, guardiamarina addetto al rifornimento. Poiché ogni avere di Liara era finito nella lava bollente assieme alla sua nave, l'Asari si trovava a mancare di tutto e quindi aveva pensato di dedicare la mattina all'acquisto di ogni articolo necessario a sopravvivere sulla Normandy per lungo tempo. Almeno, quella era stata la sua speranza: solo per trovare nel guardiamarina un cerbero intenzionato a renderle la vita impossibile. Ogni singolo articolo acquistato dall'Asari avrebbe dovuto passare da lui: era accettabile, per quanto riguardava almeno i generi di seconda necessità, come camici da laboratorio, ma diventava imbarazzante quando si trattava di intimo e di cura della persona. Che importava ad Emerson della sua crema da scalpo, o dei suoi slip? Ancora più frustrante era il fatto che tutto ciò che Liara avrebbe potuto comprare, armi ed uniformi escluse, dovesse necessariamente entrare in un armadietto: il marine era stato categorico su questo. E come se non bastasse, quando Liara aveva annunciato la sua intenzione di procurasi da sola il suo intimo personale sulla Cittadella, Emerson l'aveva seguita, e sembrava fosse deciso a non lasciarla un attimo.
Quando il marine le suggerì anche il tipo di mutande da comprare, Liara ne ebbe abbastanza:
"Signor Emerson..." gli disse, perché ancora Liara non era familiare coi gradi della Normandy: "Per quanto le mie competenze siano limitate alla xenoarcheologia, confido ancora nella mia capacità di scegliere senza una scorta."
Non che comunque restare in mezzo alla folla le piacesse: la solitudine dei dati era il luogo che le apparteneva davvero.
"Allora non le resta che decidere in fretta e tornare alla nave, dottoressa T'Soni." rispose il marine.
"Intendevo dire che può lasciarmi fare da sola e precedermi sulla Normandy."
"Questo non posso farlo."
Il tenente aveva un volto dai lineamenti caucasici, e l'espressione astuta, con un grosso naso che polarizzava tutta l'attenzione.
"Certo che può..."
"Ordini." borbottò Emerson.
"Ha l'ordine di seguirmi ovunque vada? Shepard ha dato quest'ordine?"
"Il comandante Shepard..." rispose Emerson stressando il titolo: "...ha dato disposizioni molto precise: nessun membro della nave deve muoversi da solo sulla Cittadella. Poiché la maggioranza dell'equipaggio è in licenza in questo momento, pare che lei sia mia responsabilità fino a quando non torniamo... credevo fosse stata informata."
"Posso sapere il motivo di simili norme?"
Emerson sospirò, grattandosi il pizzetto e afferrandosi il cappello per grattarsi la corta spazzola: un segno di irritazione forse?
"Non sono abituato a spiegare gli ordini, dottoressa. Il mio compito è eseguirli... ma il comandante Shepard è già stata presa di mira da due assassini di Saren in passato, poco dopo la sua nomina a Spettro. Proprio qui sulla Cittadella."
"O per la Dea... sta... sta bene?"
"Ho detto poco dopo la sua nomina a Spettro: il comandante non ha potuto catturarli vivi, perché hanno preferito suicidarsi con una capsula di veleno. Non un bello spettacolo, mi creda: due Turian in preda agli spasmi è qualcosa che lascio volentieri alla squadra... in ogni caso, da allora nessuno va in giro da solo. Nemmeno il Krogan lo fa più. Francamente dottoressa, io sono solo un sottoufficiale logistico: capirà quindi perché non mi senta a mio agio allo scoperto, con solo una pistola con me, a dover difendere entrambi nel caso fossimo presi di mira da sicari di Saren. Ecco perché le sarei estremamente grato se scegliesse rapidamente, permettendo ad entrambi di tornare alla Normandy, senza finire in uno scontro a fuoco..."
Il disappunto di Liara e la sua frustrazione evaporarono rapidamente...
 
Ubbidiente ai suoi stessi ordini, Shepard era seguita come un'ombra da Williams, anche se ciò che il comandante stava facendo in quel momento era ben diverso dal procurarsi intimo o prodotti per la cura personale:
"...Khalisah bint Sinah al Jilani, Westerlund News." si presentò la giornalista alzandosi in piedi tra il pubblico: "Comandante Shepard, le è stata data una posizione unica per rappresentare la nostra specie. Il pubblico vuole sapere come intende farlo..."
Nessuna buona azione rimane impunita: di questo Shepard era a conoscenza. Dopo aver salvato due colonie dell'Alleanza ed essere il primo Spettro Umano, la conferenza stampa organizzata da Hackett era stato un appuntamento implicito, così come i tentativi di linciaggio mediatico da parte delle testate più scandalistiche: il comandante aveva familiarità con i loro metodi. Dopotutto avevano tentato spesso di raccogliere fango su di lei, prima per essere la figlia di suo padre, poi per Elysium: era così che Shepard aveva acquisito la sua faccia da poker. Espressione neutra e risposte concise, quello era l'unico modo per sopravvivere.
Al suo fianco, Williams aveva un colorito terreo, e l'espressione di un cerbiatto che sa di non poter schivare l'auto lanciata a tutta velocità: era una fortuna che nessuno le avesse ancora rivolto una domanda, dato che gli avvoltoi erano tutti sul comandante.
"...Gli Umani hanno cercato di ottenere il rispetto della comunità intergalattica per 26 anni. Con questo in mente, come si sente ad essere il primo Spettro Umano?"
I flash dei paparazzi erano sgradevoli quanto una puntura di insetto negli occhi a quel punto:
"Gli Spettri rappresentano il meglio che ogni specie possa offrire: esserne chiamati a farne parte è un grande onore..."
"Alcuni sostengono però che la sua nomina a Spettro sia stato solo un premio di consolazione per noi Umani..."
Non ne hai idea, pensò Shepard, assicurandosi che i suoi pensieri non si affacciassero sul suo volto.
"...Ha già incontrato delle situazioni in cui il Consiglio le abbia chiesto di anteporre i suoi bisogni a quelli della nostra specie?"
"Il Consiglio sovrintende ai bisogni di molti, miss al Jilani, e le nostre necessità sono considerate al pari di quelle ogni altra specie, ma siamo una fra molti. La mia nomina a Spettro ci dà la possibilità di dimostrare che siamo pronti ad assumere un ruolo di maggior rilievo e responsabilità nella comunità Galattica..."
"Lei ci crede davvero, non è così?" la interruppe la giornalista, e a questa stupida domanda il comandante offrì solo un gesto di assenso:
"...Lei ha ricevuto il comando di una avanzata nave Umana: c'è qualcosa che vorrebbe dirci a proposito?"
"Temo che le sue fonti siano inesatte, miss al Jilani: la Normandy è un ottima nave, la migliore che avrei potuto desiderare in effetti, ma è stata sviluppata da ingegneri Turian e Umani assieme. La sua realizzazione include un certo numero di migliorie, tutte coperte da segreto, temo."
"Quindi i Turian hanno accesso ad informazioni che vengono tenute segrete al pubblico dell'Alleanza?"
"Lo stesso vale per ogni vascello militare impegnato al fronte, miss al Jilani. C'è un motivo se i punti deboli di vascelli militari non sono pubblicati su extranet. Non capisco il senso della sua domanda."
"Allora mi permetta di riformularla: trova saggio che il comando della nave Umana più avanzata mai costruita, sia stato dato al Consiglio?"
"Miss al Jilani, l'ultima volta che ho controllato ero io al comando della Normandy. Se crede che qualcuno oltre a me possa deciderne la rotta, è in errore." rispose Shepard, con una lieve nota violenta nella voce.
Non rabbia, perché sciacalli come quella giornalista si sarebbero nutriti del suo sdegno, ma di sicuro abbastanza per consigliare alla giornalista di non procedere oltre su quell'argomento.
La giornalista si dimostrò però piuttosto ostinata:
"Ma ora i suoi superiori sono anche alieni, comandante, e sono sicura che dovrà rispondere a loro. A questo proposito, sulla Terra si dice che il suo incarico attuale sia quello di fermare uno Spettro rinnegato di nome... Saren Arterius? Cosa può dirci in proposito?"
"Ho paura di non poter offrire commenti su quello che è, o non è, il mio incarico attuale, miss al Jilani." rispose freddamente il comandante, e in quel momento una statua di pietra sarebbe stata più loquace.
Fu così fredda in effetti, che la giornalista si guadagnò lo scherno di tutta la sala: interrogare uno Spettro? Chi si credeva di essere?
"Non si preoccupi, lo scopriremo. Gli occhi della Terra sono puntati su di lei..."
"Credo che abbia esaurito le sue domande. Il prossimo." ordinò il responsabile delle pubbliche relazioni dell'Alleanza al suo fianco: la giornalista che si alzò in piedi fu un volto assai più gradito al comandante.
"Emily Wong, Future Content Corporation. Comandante Shepard, voci non ufficiali affermano che lei sia stata coinvolta nel salvataggio della colonia di Terra Nova, presa di mira da terroristi Batarian quasi due settimane fa. Può offrire dei commenti al riguardo?"
Shepard colse l'impercettibile cenno d'assenso di Anderson dall'altra parte del tavolo:
"Posso confermare che la mia squadra è responsabile della neutralizzazione della minaccia terroristica alla colonia di Terra Nova..."
Il putiferio che questa ammissione causò nella sala non si esaurì tanto in fretta...
 
***
 
"La Leonessa di Elysium colpisce ancora! di Even Baxter... Uno Spettro per domarli tutti! di Catherine Bell... Ma questo è senza dubbio il mio preferito: Questa Umana ha gli Speroni! di... non ho la minima idea di come si pronunci questo nome. Kashtus? Kasrthus? Dannati nomi Turian..."
"Non credo che ci siamo presentati."
"Helena Blake, Spettro. Mi alzerei per stringerle la mano se non fossi ammanettata alla sedia..." rispose la donna con un sorriso.
Helena Blake aveva un'età indefinibile, anziana, ma sicuramente portava i suoi anni molto bene: le terapie geniche dovevano aver avuto un enorme successo su di lei, perché per quanto avesse i capelli grigi striati già di bianco, il suo volto giovanile non tradiva nemmeno una ruga. Il fatto di essere ammanettata in una cella del quartiere generale C-Sec non sembrava turbarla minimamente: una criminale recidiva senza dubbio, abbastanza navigata da non temere i ceppi ai polsi. E a quanto pare abbastanza temuta da avere il permesso di navigare su extranet mentre aspettava il suo arrivo.
"...Sono una sua grande ammiratrice, comandante."
Finita la conferenza stampa, mai troppo presto per Shepard, lo Spettro aveva potuto dedicarsi a qualcosa di più importante, e a quanto pareva interessante: il comandante rispettava il coraggio, e Blake ne aveva da vendere.
"Chissà perché, faccio fatica a crederlo..." disse lo Spettro slacciandole le manette e sedendosi di fronte a lei.
Helena Blake si massaggiò i polsi con una grata espressione sul volto:
"Allora forse non mi conosce bene quanto crede..."
"So abbastanza. So che è una biotica, uno dei primi L1 e uno degli ultimi ancora in circolazione. E anche uno fra i più potenti, oserei dire... So che ha tentato di entrare in politica in gioventù, per riformare l'opinione pubblica sul trattamento riservato ai biotici umani, ma non è mai riuscita a farsi eleggere, date le sue simpatie per... chiamiamole posizioni estreme?"
"Quando si cerca di cambiare qualcosa, è facile farsi dei nemici. I miei mi hanno costretto ad... emigrare sulla Cittadella." tubò Blake: aveva la ricca voce di un'ex fumatrice compulsiva.
"...E so che era in combutta con Dahlia Dantius, e che insieme ricattavate l'emissario diplomatico Nassana Dantius."
"Vede, è qui che si sbaglia Spettro: per la verità era Dahlia a ricattare me e sua sorella..."
"Difficile verificarlo, dato che Dahlia non può più rispondere a queste accuse..."
Blake capì subito cosa intendesse:
"Allora la Galassia è un luogo più luminoso per questo. Vede Spettro, non nego di avere... pittoresche amicizie, ma ho un codice d'onore molto preciso. Niente droga, specie Sabbia Rossa, e niente vendita di schiavi: chiunque si arricchisca con queste due, merita di morire. Dahlia mi ha costretto a collaborare con lei e la sua deprecabile organizzazione, sotto minaccia: non ho avuto scelta."
"Strano che non si sia rivolta al C-Sec allora."
"Come può immaginare ho... un certo grado di sfiducia verso ogni forma di pubblica sicurezza. Qualsiasi polizia può essere corrotta, comprata o semplicemente fallire: avevo tutto da perdere a rifugiarmi dal C-Sec. Ma ho tutto da guadagnare a sostenere lei, Spettro: immagino sia curiosa di sapere dove Dahlia ottenesse la sua merce, i suoi complici..."
"...Se in cambio la lascio andare?"
"Certo che no, comandante. Uno dei vantaggi di avere pittoresche amicizie è quello di poter accedere ai migliori avvocati che i crediti possano comprare. C-Sec non ha molto su di me: le calunnie di un emissario diplomatico compromesso, per essere esatti. Non mi sarà difficile smontare queste accuse in tribunale. Voglio offrirle la mia collaborazione in buona fede..."
"Vuole sostenermi?"
"Sta facendo un lavoro importante per l'Umanità, Shepard. Desidero fortemente che lei continui."
Blake sembrava genuina, e le riusciva simpatica a pelle: Shepard aveva imparato a fidarsi del suo istinto. Ma il comandante decise di metterla alla prova comunque:
"Potrei spararle in questa stanza..."
"Potrebbe. Ma sarebbe indegno di lei, comandante. E il resto dell'organizzazione di Dahlia resterebbe in piedi."
Lo Spettro ci pensò un po' su e alla fine fece cenno all'agente C-Sec all'esterno della stanza, che smise di registrare l'interrogatorio.
"La ascolto."
"Ho rubato alcuni dati a Dahlia: avrebbero dovuto diventare la mia assicurazione. La sua è un'organizzazione... disgustosa, che ricicla le sue vittime: vende sabbia rossa ai più poveri e rapisce i clienti che non possono più permettersi i loro prodotti, rivendendoli poi come schiavi. Ora Dahlia non c'è più, ma rimangono i suoi luogotenenti, due individui veramente spregevoli, che fanno del male soprattutto a persone innocenti. Un Batarian e un'Asari: non ho i loro nomi, ma so dove si trovano i loro covi. Sono pianeti troppo remoti perché qualcuno che non sia uno Spettro possa fermarli."
"Che genere di difese devo aspettarmi?"
"...Non ne ho la minima idea, ma saranno pesantemente armati. Ecco perché le consiglio di lasciare che si... esasperino a vicenda. Per un po' almeno."
"Che intende?"
"Quei due sono... paranoici. L'unica cosa che li tenesse assieme era Dahlia, ma ora che lei non c'è più, cercheranno di prendere ognuno per sé tutta la torta."
"...E una volta che li avrò eliminati, subentrerà lei al loro posto."
"È una possibilità..." ammise Blake: "Ma anche in quel caso la situazione potrà solo migliorare. La mia fonte di introiti sono giri di scommesse e contrabbando di prototipi sperimentali. E così resterà."
Shepard la fissò molto a lungo: non le stava mentendo. E che fosse dannata, Blake le stava simpatica: forse è perché alla fine si assomigliavano più di quanto al comandante piacesse ammettere.
"...Mi dia le coordinate Blake. Ci darò un occhiata." disse alla fine.
"Magnifico. Quando li avrà eliminati, me lo faccia sapere, e le invierò le coordinate di rendezvous. Come le ho detto, desidero sostenerla: per quanto le mie risorse siano modeste, credo che qualche decina di migliaia di crediti possano comunque aiutarla..."
 
Anche Nassana doveva pensarla in modo simile: dopo la sua debacle a bordo della Normandy durante il ricevimento, l'emissario diplomatico si era dato da fare per diminuire ogni animosità tra lei e lo Spettro. Gli omnitool e i bioamp del Concilio di Serrice furono a bordo della Normandy prima dell'ora di cena, con un creditometro in omaggio. 82'000 crediti non ripagavano il comandante dell'equipaggiamento che aveva acquistato per la squadra fino a quel momento, ma con i nuovi omnitool e bioamp a bordo, e la nuova HMWP-X comprata per Liara, almeno le sue spese erano finite.
Se e quando l'archeologa avesse imparato a maneggiare un fucile d'assalto, il comandante le avrebbe dato il suo, mentre per quanto riguardava la corazza per l'Asari, Devinelu in persona aveva provveduto: oltre ad inviarle una copia dei capitoli noti degli scritti della Matriarca Dilinaga, la traduzione degli altri era l'unico compito a cui Amentiu si stesse dedicando al momento, l'emissario diplomatico si era preso la libertà di inviare alla nave una corazza da combattimento Asari e un messaggio per Liara. L'archeologa aveva spiegato a Shepard che, secondo Devinelu, se lei era costretta a rimanere su una nave di Umani, almeno avrebbe vestito in battaglia come si conveniva ad un'Asari.
Una sottile critica al modo in cui Shepard aveva scelto gli abiti di Liara per l'incontro diplomatico? Difficile a dirsi, ma di certo era stato divertente da sapere per lo Spettro, al contrario di Liara, che era apparsa imbarazzatissima.
O forse era stato il modo in cui Devinelu voleva ricordare a Shepard di prendersi cura di Liara: Cyone era il mondo Asari che i Krogan non erano riusciti a conquistare ai tempi delle Ribellioni e l'emissario diplomatico discendeva da una stirpe di guerrieri: la corazza che aveva fatto avere a Liara lo suggeriva in più di un modo. Non solo perché si adattava alla giovane archeologa come un guanto, ed era terribile pensare che Devinelu avesse preso le sue misure così esattamente con una sola occhiata, ma anche perché il Concilio di Jannissary forniva normalmente corazze agli Spettri Asari. Come specifiche, la corazza Janissary era molto simile a quella della Armax Arsenali del tenente Alenko: aveva un indice ablativo lievemente superiore, e quello che perdeva in barriere cinetiche, Liara potuto facilmente compensarlo con i suoi poteri.
In ogni caso, poiché l'indice cinetico era esattamente 300, rientrava comunque nei parametri di sicurezza per affrontare i Geth, e il comandante si sarebbe assicurata di potenziarla ulteriormente con gli stessi sistemi di IV integrate che usavano già tutti gli altri membri della squadra, lei compresa. L'unico difetto, se proprio c'era da trovarne uno, risiedeva nel fatto che, essendo quella una corazza costruita dagli Asari, ricercava anche la forma, non solo la funzione: almeno, questa era la spiegazione che Shepard si dava per gli spallacci asimmetrici, con quello sinistro più alto e inciso per sembrare il guscio di una conchiglia, mentre il resto erano linee sinuose in puro bianco per le porzioni corazzate, e nero satinato per la maglia di titanio al di sotto.
In definitiva però, era stata una buona giornata: l'equipaggio della Normandy aveva ancora 24 ore di licenza, ma il comandante sapeva che le avrebbero sfruttate appieno.
 
***
 
"...Sembri esausta Liara."
Shepard aveva trovato l'archeologa ancora sveglia, seduta al tavolo della mensa:
"Comandante... mi ha spaventata. Pensavo che non fosse rimasto nessuno a bordo. Nessun'altro, intendo."
"Oh, qualcuno c'è sempre." rispose Shepard: "...Non riesce a dormire?"
Liara scosse la testa:
"Do la colpa a lei e al suo caffè. Normalmente sarei crollata dopo una giornata simile... eppure non riesco a prendere sonno. Non posso nemmeno immaginare come lei possa funzionare così normalmente dopo due tazze..."
"Dammi pure del tu, Liara: quando siamo in un contesto informale e non c'è bisogno di dare ordini, come in questo momento, puoi mettere da parte i gradi, come quando siamo in privato. Una delle prime cose che ho imparato è che non si può indossare la divisa 24/7... diventa troppo stretta. Ecco perché gioco a scacchi, a poker o semplicemente mi siedo a scambiare quattro chiacchiere. E il mio momento di... quiete. Lontano dalla battaglia."
"Lo capisco... fin troppo bene..."
"Sul serio?" chiese dolcemente Shepard: "Ho detto lontano dalla battaglia. Non dalla gente."
Questo lasciò Liara interdetta per un attimo: Shepard era diversa da chiunque altro avesse incontrato.
"...Penso che visiterò la Cittadella: avremo tutto il tempo per starcene rinchiusi sulla Normandy nelle settimane a venire. Vorresti venire con me, Liara?"
L'idea di passare in mezzo alla folla col comandante a fianco le riuscì meno insopportabile di quanto credesse.
"Mi piacerebbe, comandante."
"Perfetto. Dammi solo il tempo di mettermi qualcosa di meno appariscente addosso: dopo la conferenza stampa di oggi... la mia faccia è ovunque."
Il sole non tramonta mai nel Presidium della Cittadella. O per meglio dire, le luci artificiali della stazione non sono mai spente. Non c'è mai buio lì: tutto è sempre illuminato.
Tuttavia, le sue bellezze in quel momento colpivano poco Liara: il suo sguardo era fisso su Shepard, o meglio, su quello che Shepard indossava.
"Stai fissando dottoressa." la rimproverò il comandante.
"Mi dispiace... è solo che non credevo che... sei davvero tu?"
"Non lo so... sono davvero io?"
Shepard era emersa dalla sua cabina della Normandy con un paio di spessi e consunti jeans, stivali, una maglietta di cotone grigia che nascondeva le sue piastrine, e una giacca di tela verde sformata e piena di tasche. Il cappellino della Normandy, con SR1 inciso sulla visiera, le nascondevano i capelli spettinati e raccolti in una corta coda sulla nuca, mentre un paio di spessi occhiali da sole celava i suoi occhi.
Per Liara, quel comandante era totalmente irriconoscibile. Al contrario, Liara portava gli stessi pantaloni che Shepard aveva comprato per lei, ma una nuova maglietta a maniche lunghe, nera e rossa sul petto: niente di appariscente, in fin de conti. Agli occhi dei passanti, erano solo due persone come tante, che camminavano per il Presidium.
"Devo ammettere che è piuttosto impressionante: non credo che saprei riconoscerti in mezzo ad una folla."
"Sul serio?"
Liara annuì:
"Allora ho raggiunto il mio scopo."
"A dire la verità, non credevo nemmeno che... che tu, possedessi qualcosa di simile..."
"Stai fissando di nuovo, Liara. È davvero così strano?" disse il comandante ruotando su sé stessa, offrendole la vista completa.
"Non strano... direi l'opposto. Stupefacente, anche."
"Non li indossavo da tempo. Credo sia il mio ultimo vestito da civile che possiedo... forse è per questo che non riesco a liberarmene."
"Potrò essere la più ignorante degli Asari sugli Umani, ma... c'è forse una storia legata ad essi?"
"...Qualcosa del genere. Per la verità mi sono stati dati dal comandante Fugger. E non credo che tu sia così ignorante come pensi: dopotutto sei venuta con me."
A questo Liara non seppe rispondere.
"La verità è che rivedere Fugger ieri mi ha scosso più di quanto non voglia ammettere... "
"Non vi vedevate da molto?"
"Da quando la nostra squadra è stata sciolta. Quasi sette anni: ci siamo tenute in contatto ovviamente, messaggi, auguri, cartoline... ma mai di persona. Era più facile... Lei è per certi versi la sorella che non ho mai avuto, immagino..."
Shepard osservò lo specchio d'acqua che divideva l'anello del Presidium in due metà:
"È una storia vecchia." disse con un sorriso: "Ma visto che forse prima o poi dovrai vederla nei miei ricordi, tanto vale raccontartela: se la vuoi ascoltare, ovviamente."
Qualcosa disse a Liara che le confidenze di Shepard non erano date a chiunque, e anche se nel suo caso era un obbligo, era comunque affascinante ed importante ascoltare. Dopotutto, il comandante non aveva forse fatto lo stesso per lei?
"Ne sarei onorata." le disse.
"La prima volta che ci siamo incontrati è stato su Mindoir... dopo l'assalto. Quando l'Alleanza ruppe l'assedio degli schiavisti Batarian al pianeta, niente fu più lo stesso. Avevo... sedici anni, credo, e beh... diciamo che non ero esattamente una persona... normale. Dopo la scomparsa di mio padre, mia madre era entrata nell'Alleanza, e io sono rimasta con mio nonno fino alla maggiore età."
"Perché non è rimasta...?"
Shepard sospirò, sorridendo senza allegria:
"Mia madre ed io... siamo piuttosto simili. Tra il conforto e la verità, la scelta fu facile. Mia madre è entrata nell'Alleanza, perché, realisticamente, era la migliore possibilità che avessimo allora di sapere perché mio padre fosse stato ucciso. Con una differenza, però: io gli volevo bene, mentre lei lo amava, disperatamente, completamente. Erano l'uno il mondo dell'altra. Dove io ero disperata per la sua scomparsa, lei era furiosa. Ha sempre voluto dare una risposta a questo nostro dolore... scusami, è una storia vecchia e stupida. Comunque, io ero con mio nonno in quegli anni, che continuava a gestire un piccolo business di trasporto merci per l'Alleanza. Fu incaricato di portare i primi aiuti alla colonia... e fummo tra i primi a scendere sul pianeta."
Shepard era persa tra i suoi ricordi, guardando lontano, attraverso l'acqua e il tempo:
"...Mio nonno era solito dire che un uccello a cui siano state strappate le ali, si libererà delle sue piume, per ritornare la bestia che era prima di diventare uccello... quando posai il piede su Mindoir, mi sentii a casa. Un pianeta intero di persone che provavano il mio stesso dolore. Non mi fu difficile mischiarmi tra loro: mi scopri ad aiutarli prima che me ne rendessi conto. Fu la prima volta in cui mi sentii... che sentii di avere ancora uno scopo. Fare la differenza... forse è questo che mi spinge, assieme alla rabbia: non potevo esprimerla, non potevo liberarmene. E allora tanto valeva stringere i denti e andare avanti, aiutare gli altri come meglio potevo. Forse è per questo che sono stata considerata adatta a diventare uno Spettro..."
Shepard si prese un momento per assicurarsi che Liara stesse ancora ascoltando:
"...Ci incontrammo così, io e Vittoria: la trovai in questa casa enorme, che sembrava uscita da una storia per ragazzi. Il suo giardino stava ancora bruciando e lei aveva già radunato i superstiti nelle stanze non danneggiate, distribuendo vestiti puliti. Era il suo modo di arginare la follia che si era abbattuta sul pianeta... non parlammo mai il primo giorno, ma sapevamo entrambe di aver trovato una sorella, un'anima affine. Dopo Elysium, mi ha mandato questi, come quella volta aveva fatto su Mindoir... e come io ho fatto per lei prima di andarmene da Mindoir. Se la conosco bene, credo che abbia ancora il mio vestito di allora."
Liara era rimasta ad ascoltare, ma a quel punto dovette fare una domanda:
"Ma se eravate così legate, perché non vi siete viste per sette anni?"
"...Perché nell'ultima missione che abbiamo fatto assieme, l'ultima missione della squadra, io ho messo in pericolo la mia vita per salvare uno Scorpione. Ho ancora le cicatrici da shrapnel addosso per quella volta..." disse Shepard passandosi la mano sul fianco.
"Non capisco." ammise Liara.
"Non pensavo di farcela." spiegò Shepard: "Mi aspettavo di morire, salvando il sergente, un gesto stupido e sconsiderato e a ben vedere inutile, dato che mi aveva ordinato di lasciarla. Ma ce la facemmo entrambe. Fu solo fortuna: per un attimo quel giorno, avevo smesso di voler continuare a combattere. Lo considero il mio unico momento di debolezza e Vittoria non me lo ha ancora perdonato. Soprattutto perché due anni dopo sono quasi morta di nuovo, per cercare di diventare... migliore. Una decisione impulsiva, ma di cui non mi pento."
Shepard si strinse nelle spalle:
"Sei pericolosa Liara... sai ascoltare. E lo diventerai ancora di più, col tempo. Me ne assicurerò. È il mio lavoro, dopotutto..."
"Shepard... perché ha smesso di lottare quel giorno?" le chiese Liara improvvisamente fissandola negli occhi.
Per la prima volta, il viola di Shepard evitò il blu di Liara mentre rispondeva:
"Quel giorno ero così dannatamente stanca..." disse sospirando.
Grida vicino a loro li interruppero: due voci, agitate, isteriche, un uomo e una donna che si urlavano l'una contro l'altro.
Shepard venne attratta da loro come le api dal miele:
"...Ti sto dicendo che non è questo che Jacob vorrebbe!"
"Chi credi di essere per potermi dire ciò che mio marito vorrebbe?"
Erano due umani, entrambi con capelli rossi: Liara rimase a distanza lasciando solo Shepard a invadere il loro spazio personale. Era strano che all'Asari il comandante sembrasse... bramosa di aiutarli? Che dopo la loro conversazione, forse fosse lei ad aver più bisogno di mettere a posto le cose, piuttosto che i due sconosciuti?
"...L'unico con un po' di senno ora! Stai mettendo in pericolo il tuo bambino!"
"Il bambino è l'unica cosa che mi è rimasta di Jacob! Non mi importa cosa pensi Michael! Jake è una mia decisione...!"
"Lo so che stai male Rebekah, ma non lasciare che il tuo dolore faccia del male anche al tuo bambino!"
"...C'è qualche problema?"
Col suo addestramento e la sua esperienza, Shepard di fatto apparve di fronte a loro. Fu abbastanza repentino da superare le loro difese e impedire loro di escluderla.
Il tono di voce, il suo linguaggio del corpo fecero il resto: in quel momento, Shepard fu per loro l'amichevole estraneo pronto ad aiutarli nel loro momento peggiore. Quando qualcuno sta per affogare, non guarda di che colore è il salvagente, o la corda:
"...Jane Bartlett, scusate se vi ho spaventato." si presentò: Liara scoprì così che il comandante sapeva mentire perfettamente anche fuori dal tavolo da gioco.
"...Forse lei riuscirà a farla ragionare." sospirò l'uomo: aveva l'espressione stanca, la carnagione olivastra e capelli rosso opaco.
"Non mi serve qualcuno che mi faccia ragionare! Non mi sottoporrò ai trattamenti!" lo rimbeccò la donna, più pallida, e dai capelli di un rosso più vivo. E in attesa, anche se difficilmente in quel momento si sarebbe potuta definirla dolce. L'uomo scosse la testa incrociando le braccia:
"Mi chiamo Michael Petrovsky. Mia cognata Rebekah... si rifiuta di sottoporsi alle terapie genetiche in utero..."
"Credevo che le terapie genetiche prenatali fossero comuni..."
Ora che il comandante ci pensava, anche Williams aveva beneficiato di simili cure: miopia, ricordò improvvisamente. Williams era stata trattata per la miopia prima di nascere.
"Mio marito... Jacob... è morto a causa di una rara malattia cardiaca mesi fa..." cominciò la donna, ma Michael la interruppe: doveva aver sentito quell'argomento fin troppe volte.
"C'è la possibilità che il bambino sviluppi la stessa condizione, ma la terapia genetica di routine potrebbe eliminare il rischio..." spiegò in fretta.
"Una possibilità molto piccola, Michael! E articoli su extranet dicono che la terapia potrebbe danneggiare il bambino..."
"La terapia genetica è molto meno pericolosa dei potenziamenti che tutti i soldati dell'Alleanza ricevono!" sbraitò Michael.
Shepard li invitò alla calma con un solo gesto:
"Beh... non sono un'esperta... ma immagino che un'opzione sia meno rischiosa dell'altra, no? Qual è la percentuale di rischio che... Jake sviluppi la stessa malattia?"
Shepard stava premendo tutti i bottoni giusti: li aveva nel palmo della sua mano.
"Secondo i dottori, una su cinquanta, ma se anche Jake dovesse sviluppare la malattia, ci sono terapie disponibili..."
"Che non sono lontanamente efficaci quanto i trattamenti prenatali! Santo dio, Rebekah... Jacob è morto perché non hanno funzionato!"
"...E quali sono le chance che la terapia prenatale fallisca?"
"Una su trecento al massimo..." rispose Michael.
"Ma gli articoli di extranet dicono che potrebbero esserci delle complicazioni a lungo termine di cui ancora nessuno sa nulla!"
"Per quello che vale... io penso che dovresti sottoporti al trattamento, Rebekah."
"Non mi interessa quello che pensi...! Non capisci? Questo bambino è l'ultima cosa che ho di Jacob! Se lui fosse quell'uno su trecento..."
"Allora saprai di aver fatto tutto il possibile perché abbia una vita migliore di quella di tuo marito." disse Shepard.
Fu spietata? Forse. Ma Shepard non comprendeva la donna fino in fondo... forse le mancava qualcosa per capire Rebekah, ma la vita è già abbastanza difficile: perché quella donna si ostinava a volere che suo figlio partisse anche con una percentuale più alta di morire?
"Rebekah... ascoltala..."
"Jake è l'ultima cosa che mi leghi a Jacob..."
"E tu sei l'ultima cosa che mi leghi a lui!" gridò Michael esasperato.
Fu la svolta, il punto di rottura: trova qualcuno che conosca il tuo dolore, e ti apparirà meno insopportabile... Shepard sapeva quanto quella vecchia massima fosse vera, per averlo sperimentato in prima persona.
"...Allora perché non me lo hai detto, invece di urlarmi contro?" Rebekah non gridava più.
"Avevo paura... di perdere anche te." ammise Michael: "Grazie. Forse avevamo solo bisogno di qualcuno che ci ascoltasse."
"Per così poco? Sono felice di avervi aiutato..." rispose Shepard.
Il comandante si congedò dai due Umani e li guardò andare via, passeggiando mano nella mano.
Ma a Liara, Shepard non sembrava felice. Appagata? Forse. Ma felice? No, non ancora.
Forse era stato troppo poco, per lei.

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Capitolo 15
*** Debts, Favors and Promises I ***


...E tuttavia, rimane tempo per creare e creare. E scappare. E scappare mi renderà Dio.
Durandal
 
Della Via Lattea, la maggior parte è un mistero.
Esistono luoghi noti, il famoso 1% rappresentato dallo Spazio del Consiglio è l'esempio più evidente, ma nemmeno questo 1% si conosce tutto allo stesso modo: ci sono i sistemi centrali di ogni razza, le colonie, i territori di frontiera e poi quelli di confine e, più lontano ancora, si dipanano i territori limitrofi ad altre razze, che magari si conoscono solo per averli brevemente esplorati. Ci sono poi i territori senza legge, dove l'autorità del Consiglio svanisce assieme ad ogni concetto di civilizzazione... e poi, più lontano dell'orizzonte, ci sono luoghi nella Via Lattea che esistono dimenticati da tutti, inesplorati perfino da sonde automatizzate.
Il sistema verso cui la Normandy sta facendo rotta si trova molto più lontano di tutto questo: non esistono dati sul sistema di Century, nell'ammasso Hawking Eta, se non per sentito dire. Nessuno può dire di conoscerlo, e questo perché tutto l'ammasso è una zona ostile, che si trova a meno di cinquemila parsec dal centro della Galassia: ci sarebbero state solo vecchie stelle morte ad attenderli in quel luogo, e pianeti che se anche avevano conosciuto l'abbraccio della vita, erano ormai deserti da tempo. L'Universo non invecchia con grazia, ma con violenza, e attraversare per giorni territori che contengono buchi neri, quasar e nane instabili sarebbe stata una vera avventura: anche viaggiando alla velocità di 20 anni luce al giorno, l'Universo resta enorme.
Nessuno fra l'equipaggio sapeva ancora perché si stessero dirigendo laggiù, ma non avevano fretta di scoprirlo, dato che quasi tutti a bordo cavalcavano ancora l'entusiasmo lasciato dalla licenza. Specie perché Tali e Grenado si erano finalmente vendicate di Joker: il video postato su extranet, di due gigolò Hanar cha assaltavano un pilota ubriaco dell'Alleanza a cui qualcuno avevano pietosamente oscurato il volto, era già diventato virale, guadagnandosi un sito tutto suo e sforando rapidamente il contatore di click. 2 Hanar 1 Umano era il nuovo fenomeno mediatico della Galassia, e ogni membro dell'equipaggio lo aveva visionato almeno una volta:
"...Il sottoscritto è ansioso di fare la tua conoscenza, Umano. Egli sarà gentile..."
"Così come il sottoscritto, che non vede l'ora di mostrare a questo Umano la luce degli Illuminati..."
La vendetta è un piatto che va servito freddo e in questo caso, era stata ottenuta completamente da Tali e Grenado: nessuno avrebbe potuto essere stato più perfido e questo perché gli Hanar hanno l'aspetto di Caravelle Portoghesi giganti, quindi meduse, rosa e azzurro elettrico, con sei tentacoli ciascuno. Per quanto gli Hanar fossero dotati di intelligenza, e i traduttori universali potessero trasformare il loro linguaggio a base di bioluminescenza in parole, erano probabilmente la specie fisicamente più aliena fra le razze della Cittadella. La loro pia devozione, seppur un po' ossessiva, verso i Prothean, che loro chiamavano Illuminati, gli aveva attirato molte simpatie negli anni...
Ma come Joker aveva scoperto, in ogni specie esistono devianti e quando i due gigolò l'avevano... abbracciato, al bancone del bar, era stato troppo stupito e ottenebrato dall'alcool per reagire prontamente: il video continuava per ben due minuti mentre si dibatteva in modo ridicolo fra le loro grazie, fino a zoppicare urlante verso la libertà, felice di aver perso solo le scarpe e la cintura.
E siccome Tali possedeva il video originale nella sua interezza, cioè quello in cui era perfettamente riconoscibile, il pilota aveva fatto voto di non mettersi mai più contro la giovane ingegnere Quarian.
 
"Credevo ci saremmo messi subito a cercare il tuo dottore Salarian..." affermò Williams schivando un calcio.
Con i fabbricatori della Normandy presi in ostaggio dal reparto d'ingegneria, Garrus non aveva ancora avuto la possibilità di occuparsi del semiasse di Castor e quindi, con niente da fare, era stato costretto ad inventarsi dei modi per passare il tempo. Williams, trovandosi in una situazione simile alla sua, aveva accettato di essere il suo partner d'allenamento: la possibilità di pestare un Turian era sempre la benvenuta per il capo artigliere.
Nonostante il pericolo di un gancio in faccia fosse più che reale però, Garrus non aveva voluto rinunciare al suo visore, che riposava come sempre appeso sopra il suo occhio sinistro: la marine la considerava un'esibizione stupida, una posa dell'alieno, senza domandarsi se invece potesse essere qualcosa di diverso da un'affettazione. C'era ancora molto che dovevano imparare l'una dell'altro...
Loro due erano gli unici membri della squadra a potersene restare con le mani in mano: Tali era in ingegneria come sempre, mentre il resto della squadra, Wrex compreso, si trovava in infermeria per permettere a Chakwas di installare su tutti loro i nuovi bioamp che Nassana Dantius aveva procurato. Un processo lungo, che avrebbe preso gran parte della giornata: i bioamp di Serrice si portavano addosso come un anello attorno al collo, ma questo non voleva dire che non fosse necessaria una messa a punto molto specifica per ognuno di essi. Solo grazie ai nuovi omnitool, che Shepard aveva dato oltre che ai membri della sua squadra anche a Grieco, Adams e Chakwas, l'installazione avrebbe richiesto solo un giorno per tutti, invece che a testa.
Da quello che Garrus aveva capito del suo, se il suo nuovo Savant X fosse stato appena un po' più potente, probabilmente avrebbe pensato da solo: quei modelli del Concilio di Serrice rendevano fra le altre cose superflue le mine tecnologiche che il Turian era solito portarsi dietro, dato che erano in grado di fabbricarle all'istante. Viva il progresso...
"...Abbiamo solo il transponder della sua nave, Williams: ci vorrà tempo per trovare la posizione esatta..." rispose Garrus, prima di fintare, cercando di colpirla al volto, ma andando a vuoto.
Fisicamente, i Turian erano più agili degli Umani, ma non altrettanto forti o resistenti: una maggiore densità muscolare e ossea significava che se la marine fosse riuscita a costringerlo nel corpo a corpo, era finito. L'unica difesa di Garrus era essere rapido e muoversi continuamente, senza lasciarsi afferrare: con tutti i suoi spuntoni, una proiezione in presa sarebbe bastata per finirlo. E visto che era una sessione amichevole con un'Umana dalla pelle sottile, Vakarian non poteva usare i suoi artigli come avrebbe fatto contro un altro Turian, né un coltello: Garrus combatteva in palese svantaggio. Williams quindi, ricambiava la sua cortesia evitando di afferrargli gli speroni o mirarli di proposito: era solo una sessione di allenamento amichevole in fondo...
Il che non spiegava i luccichio nei loro occhi e i lividi che si erano causati a vicenda.
"...Ed è un lavoro che qualunque idiota addetto al controllo traffico può fare... con le coordinate precise, la Normandy lo troverà facilmente."
Calcio frontale, circolare, montante, montante...
Garrus saltò indietro prima di rimanere con il braccio intrappolato nella guardia di Williams: stava giocando con lei, ma era pericoloso, doveva farla arrabbiare, ma senza essere catturato. E poi finirla nel momento in cui avesse aperto la guardia. Più facile a dirsi che a farsi: la costituzione di Williams sembrava illimitata, per quanto combattesse senza risparmiarsi: probabilmente era stata addestrata a combattere contro i Turian.
"È per questo che ti ha chiesto di piazzare una microspia nel controllo traffico della Cittadella?"
Era stato un favore che il comandante aveva chiesto a Garrus, spiegandogli il motivo: aiutare una giornalista per rendere più sicura la Cittadella. Il genere di cose che a Garrus piacevano e il mistero del destro margarita, a cui era stato iniziato durante la licenza, aveva reso quell'infrazione alle regole molto più dolce...
"Naah, quello non c'entra. A quanto pare, turni di dodici ore sono troppi per gestire migliaia di navi in arrivo e in partenza sulla stazione: chi l'avrebbe mai detto?" rispose sarcasticamente il Turian, schivando un tallone che gli avrebbe spaccato le ossa: Williams non cadde nella sua esca, tornando indietro.
"...E riguardo a te?"
"Riguardo a me?"
"Ho sentito che il comandante ha quasi preso a pugni un tizio alle ambasciate... e che tu eri coinvolta."
Ashley scosse la testa:
"Un membro delle mia squadra su Eden Prime... una di quelli che non ce l'ha fatta... avevano portato il corpo sulla Cittadella per studiare gli effetti... Il comandante mi ha aiutata a farla tornare a casa con la sua famiglia."
Bhatia... che ascoltava la voce di suo marito prima di addormentarsi: Williams non pensava che il caporale parlasse di lei a suo marito... e che parlasse di lei così bene. Era stata un amica che il capo artigliere non sapeva di aver avuto, fino a quando i Geth non l'avevano...
Ashley non volle nemmeno pensarci: Eden Prime era sempre nei suoi pensieri, era l'origine del suo servizio sulla Normandy, ma questo non significava che volesse rimanerne con i peggiori ricordi nella testa in ogni momento di veglia. L'Alleanza avrebbe voluto che facesse qualche seduta con uno psichiatra probabilmente, ma Williams aveva rifiutato: mettersi a nudo per uno sconosciuto era qualcosa per cui non aveva tempo né voglia. Specie con Saren in giro...
"Adesso mi sento in colpa..." si scusò Garrus.
"Abbastanza da lasciarmi vincere?" chiese Williams, avanzando, e mirando un montante allo stomaco del Turian.
"Non così tanto." rispose Garrus deviando il colpo.
Circolare, circolare e il ginocchio di Garrus scattò mentre Williams aveva entrambe le mani sulla sua guardia: grosso errore per il Turian. Williams stava aspettando questo: tecnicamente, stava offrendo a Garrus di schiacciarle la schiena sul materasso, ma dubitava che ai Turian insegnassero cosa fosse una Daki Age. La sua espressione stupida, quando Williams gli circondò la vita con le gambe, saltandogli a cavalcioni, sparì quando la marine gli diede una testata: non forte abbastanza da fratturargli il cranio, ma di certo abbastanza per farlo cadere sulla schiena, con Williams sopra.
"Per gli Spiriti..." il pugno chiuso del capo artigliere era a pochi centimetri dalla sua gola: "...giochi sporco, Williams."
"E allora?" gli chiese con un sorriso.
Proprio in quel momento, il montacarichi della Normandy si aprì, rivelando Shepard e T'Soni, entrambe in uniforme da fatica: alla fine, a quanto pareva, l'Asari aveva deciso di tenere davvero le sopracciglia. Un'altra cosa che avrebbe dovuto imparare dal comandante, dato che usava la sua stessa matita per il trucco:
"Bene bene bene..." commentò Shepard guardandoli: "Williams: non credevo lo intendessi davvero... e non ho nemmeno dovuto ordinartelo. Anche, se a voler essere del tutto sinceri, in effetti, non lo stai effettivamente baciando."
"Vada al diavolo." disse il capo artigliere alzandosi da Garrus, con un lieve sorriso.
"Vada al diavolo...?"
"Vada al diavolo, ma'am."
"Adesso va meglio. Devo chiedervi di farvi da parte un momento: la stiva è l'unico posto in cui possiamo testare i nuovi bioamp della Serrice." disse il comandante indicando l'anello che aveva alla base del collo, un cerchio di lucido metallo latteo.
"Di quanto spazio avete bisogno?"
"Garrus... quello che Liara ha fatto su Therum l'ha fatto senza un impianto biotico o un bioamp. E francamente parlando, non so cosa possa succedere..."
"Suona sinistro... siamo sicuri che non aprirete una falla nella paratia?"
"Per chi ci prendi? Vogliamo solo fare un test. Per il resto Liara deve insegnarmi esercizi per aumentare la precisione."
"Quindi niente braccio di ferro Jedi?"
"Hai visto troppi film, Williams... "
"Per la verità... da quello che ho visto non c'è bisogno che il comandante si eserciti per ottenere una maggiore potenza... è già quasi alla pari con la mia insegnante..."
"Il che, con tutto il rispetto, è fottutamente inquietante, signora."
"No Williams. La cosa davvero inquietante è che Benezia, e Liara fra parentesi, potrebbero infilarmi in una tazzina da caffè se solo volessero... in un combattimento prolungato, non ho dubbi su chi sarebbe la vincitrice."
"Mi sopravvaluta Shepard..." disse Liara guardando a terra: "Un conto è avere le capacità di fare qualcosa. Un altro è farla effettivamente."
"Con tutto il dovuto rispetto, dottoressa, non vedo alcuna differenza in questo caso." disse Shepard, avanzando verso Castor e disinserendo le sicure alle ruote del Mako.
Il comandante si mise a gambe larghe distendendo il braccio sinistro: il comandante era nata mancina, ma una vita nei marine l'aveva resa effettivamente ambidestra; tuttavia, per i poteri biotici preferiva ancora usare la sinistra. Shepard si illuminò d'azzurro, e lo stesso fece l'IFV: quando il comandante alzò la mano, anche Castor si librò nell'aria, salendo di un metro, un metro e mezzo... poi il comandante lo fece scendere lentamente, fino a quando le sue sei ruote non toccarono di nuovo terra e Shepard smise di brillare come una torcia al metano.
"Signore Iddio..."
"Puoi chiamarmi Shepard, Williams. O comandante, se proprio ti senti ispirata." commentò Shepard tornando indietro e facendo cenno a Liara perché ci provasse lei.
Su Therum, fare una cosa del genere aveva distrutto il suo bioamp: ora, grazie a questo modello del Concilio di Serrice, 12 tonnellate erano nelle sue possibilità: la cosa incredibile, era che non lo sentiva come limite massimo.
"Ehm... comandante... credo che per me sarebbe inutile farlo... sono abbastanza sicura che potrei sollevare il vostro mezzo anche senza questo bioamp." il fatto che Liara fosse imbarazzata dal doverlo ammettere non tolse nulla all'espressione degli Umani.
"...Per la Dea?" suggerì Garrus, giusto in tempo per vedere Tali uscire in tutta fretta dal nucleo della nave:
"Ah! Shepard meno male che sei qui! Volevo avvisarti che abbiamo registrato delle fluttuazioni nel nucleo della Normandy. Niente di grave, per il momento sono scomparse, ma non siamo ancora riusciti a determinarne la causa..."
"Che genere di fluttuazioni?"
"Come se ci fosse stata un tempesta biotica nella stiva... il nucleo ha avuto una risonanza con una grande quantità di energia oscura e per poco non abbiamo perso il campo di curvatura. Adams stava per comandare un'uscita d'emergenza dalla propulsione FTL quando si è stabilizzato..."
"...Tali, stai dicendo che ho quasi causato un'inversione del nucleo?"
La Quarian ci mise un attimo a collegare l'uniforme di fatica e il nuovo bioamp del comandante a ciò che aveva visto accadere sui monitor della sala macchine:
"Oh. Oh! Oh Keelah! Comandante... potevamo morire."
Un'inversione del nucleo di eezo era stato l'incidente che aveva dato a Shepard i suoi poteri e le preoccupazioni di Tali erano più che legittime: l'elemento zero era un potente agente cancerogeno per ogni organismo che non potesse sviluppare poteri biotici. Ne conseguiva che Shepard aveva appena rischiato tutto il suo reparto d'ingegneria e la sua nave.
Il comandante alzò immediatamente le mani in segno di resa:
"Non si ripeterà più, Tali, posso assicurartelo... Fa riflettere però: non avevo la minima idea che fosse possibile influenzare il nucleo di una nave con i poteri biotici... siamo sicuri che le nostre schermature non abbiano una microfrattura? La Normandy è pur sempre una nave sperimentale... qualche difetto sarebbe normale trovarlo. O quello, o abbiamo bisogno di una schermatura più spessa."
"Mi assicurerò di fare una nota in proposito nel rapporto di manutenzione. E cominciare un'analisi di tutti i sistemi: se c'è una falla o una microfrattura, è meglio saperlo. Tempeste di energia oscura sono un fenomeno raro, ma non impossibile da incontrare... specie vicino al nucleo della Galassia."
"Grazie Tali... adesso so perché non dormirò questa notte." disse Garrus.
"Allora puoi darmi una mano: ci farà comodo un aiuto per esplorare ogni singolo condotto della sala macchine. Se va bene, Shepard, chiederò aiuto anche al reparto di manutenzione: più siamo prima facciamo."
"Prendi tutto il personale di cui pensate di avere bisogno Tali. Tenetemi informata."
"Sì, Shepard." rispose Tali, girando sui tacchi e rientrando in sala macchine, seguita a ruota da Garrus.
"Beh... a quanto pare dovremo trovare qualcosa d'altro per testare i poteri di Liara..."
"Magari un Divoratore ma'am?"
"...Wrex ne sarebbe contento immagino."
"Oh per la Dea... spero davvero che non sia necessario."
Liara avrebbe avuto modo di pentirsi di quelle parole, di lì a una settimana: per il momento però, l'Asari non aveva nemmeno idea di cosa l'aspettasse di lì a poche ore.
L'archeologa avrebbe imparato una routine specifica a bordo della Normandy in quella settimana: per prima cosa, un'abbondante colazione al mattino, cosa non difficile grazie alle provviste Asari che Prescott era riuscito a procurarsi sulla Cittadella. Finalmente la sua lingua poteva gustare il piccante che le era tanto familiare e di questo gli era estremamente grata. Il tenente Alenko l'aveva paragonato al wasabi, qualunque cosa esso fosse, ma Liara dubitava che facesse per lui: l'umano aveva infatti sputato il boccone nel suo tovagliolo, cercando poi di trangugiare ogni riserva idrica della Normandy. Doveva essere un gusto personale comunque: il comandante l'aveva apprezzato per esempio, anche se aveva affermato di non voler cominciare la giornata con quel sapore in bocca.
Liara avrebbe poi trascorso la mattinata nel laboratorio, cercando di ricavare ogni informazione utile dal disco dati Prothean a bordo, attività incredibilmente lenta e frustrante, dato che non era ancora esattamente chiaro come facessero i Prothean a dare un senso alle informazioni al loro interno. La sua personale teoria era che il segreto risiedesse nella biologia Prothean: i dati erano ammassati nei dischi senza ordine o riferimenti, e non era nemmeno possibile capire come ricomporre le informazioni. Quindi, niente pranzo: Liara aveva compreso dopo il primo giorno che pranzare era una pessima idea per affrontare il pomeriggio, che si componeva di un unica, lunga, dolorosa sessione di allenamento con Shepard per imparare il combattimento corpo a corpo e a sparare coi fucili d'assalto, caricati con gomma dura. E il comandante non si tratteneva: Liara indossava la sua corazza da combattimento per proteggersi, così come il comandante, dato che non potevano usare i poteri biotici nella stiva. Nonostante questo, Liara aveva sempre difficoltà a cenare, o a lavarsi lontano dagli sguardi del resto dell'equipaggio... per poi trascinarsi in branda nel laboratorio e addormentarsi dopo una breve scorsa dei dati.
La situazione divenne in breve così disperata per lei, che anche Liara iniziò a contare sull'effetto benefico del caffè: un quarto di tazza ogni due giorni.
 
L'esercizio che Liara aveva mostrato a lei e ad Alenko, era incredibilmente facile da comprendere, e come tutte le cose semplici, maledettamente impossibile da completare: Shepard lo aveva battezzato il gioco delle tre scatole.
Cuscinetti a sfera, dipinti di tre colori diversi mischiati assieme: il compito era quello di dividerli nelle tre scatole usando i poteri biotici, tenendoli sollevati tutti assieme fino a quando non li si aveva divisi tutti. L'inizio era facile: impedire a uno dei cuscinetti a sfera di cadere quando cominciava a dividerli però, era maledettamente complesso. Per cominciare, Liara le aveva suggerito trenta cuscinetti, equamente divisi, con l'opzione di aumentarne il numero quando fosse riuscita a completarlo. Shepard temeva ci sarebbe voluto parecchio: tutti i poteri biotici che il comandante sapeva usare erano al massimo fenomeni binari. Per essere precisi, solo campi di distorsione, che erano la fluttuazione rapida tra un massimo ed un minimo della gravità, e singolarità, che erano buchi neri instabili confinati in una barriera biotica per evitare che evaporassero troppo in fretta, appartenevano a quella categoria: tutto il resto era per lei solo forza in una sola direzione, per attaccare o difendere. Il gioco delle tre scatole era come cercare di fare con due mani qualcosa che ne avrebbe richieste tre... teoricamente, una volta padroneggiato quell'esercizio, tutti i suoi poteri le sarebbero venuti più facilmente...
Fu in quel momento che la sua concentrazione si spezzò e i cuscinetti a sfera caddero per l'ennesima volta, spargendosi per la stanza. Il comandante li riunì assieme con uno sbuffo, tergendosi il sudore con l'asciugamano che aveva sul collo e passandosi una mano nei capelli. Per quella mattina poteva bastare, decise Shepard, raccogliendo tutti i cuscinetti a sfera in un'unica scatola.
 
Anche Tali ebbe da fare in quella settimana, così come il resto del reparto di ingegneria, arrivando persino a cooptare Garrus e Alenko per risolvere il problema il più in fretta possibile: a quanto pare il difetto al nucleo della Normandy era dovuto a schermature insufficienti. Chiunque avesse ordinato i pezzi per quell'apparato aveva deciso di procedere al risparmio e chi li aveva montati non se ne era reso conto o l'aveva ignorato: difficile dirlo, visto che a quanto pareva l'ingegnere Turian che l'aveva costruito, Octavio Tatum, aveva avuto dei grossi contrasti in proposito con il comandante Ellie Zander, responsabile del progetto prima che il comando della nave passasse ad Anderson.
In ogni caso, era stato un bene che quel problema venisse alla luce prima che il reparto di ingegneria iniziasse modifiche che Adams e Tali avevano suggerito al comandante per rendere la Normandy più affidabile, anche se aggiungeva nuove migliorie da portare a termine, molto più urgenti. Sarebbe stato un lavoro lungo e molto pericoloso: si trattava di rinforzare il nucleo della Normandy mentre era funzionante, aggiungendo strati protettivi mentre la maggior parte dei sistemi di sicurezza erano stati disinseriti e rimossi per poter lavorare.
Non fu un caso se la maggioranza dell'equipaggio camminò in punta di piedi durante quella settimana quando si avvicinavano al nucleo del motore...
Quando Gladstone, che risultò competente a modificare nuclei di navigazione almeno quanto riparare IFV, suggerì di dipingere gli strati protettivi direttamente sulle pareti di contenimento del nucleo grazie ai micro fabbricatori degli omnitool del Concilio di Serrice, il lavoro procedette molto più speditamente di quanto avessero previsto: il risultato finale forse non fu bello a vedersi, ma l'equipaggio tirò un sospiro di sollievo quando Adams annunciò che avevano finito, dopo sei giorni di lavoro ininterrotto.
 
Wrex dormì per la maggior parte del tempo.
 
***
 
"...Comandante, se fossimo sulla Cittadella, ordinerei un'indagine per maltrattamenti."
Garrus stava scherzando, ovviamente, ma l'aspetto di Liara era perfino peggiore di quello che aveva avuto su Therum: sembrava che il Krogan e i Geth l'avessero raggiunta questa volta.
"Voi non eravate molto più carini dopo Pinnacle Station..." commentò Shepard: "Ma se volete, possiamo tornare e vedere come ve la cavate."
"Penso di parlare a nome di tutti signora, se dico che per farmi salire di nuovo a bordo di quella stazione dovrà trascinarmi per le caviglie."
Alenko non stava scherzando: ciò che avevano passato su Pinnacle Station era una cicatrice nella sua psiche.
"Lo sospettavo: Adams, a che punto siamo con le modifiche al motore?"
Questa volta, nella sala comunicazione, non c'erano solo i membri della squadra, ma anche gli ufficiali della Normandy: come era già accaduto una volta, solo Joker e Chakwas erano seduti.
"I difetti di progettazione sono stati praticamente eliminati, comandante, almeno, per quanto riguarda il nucleo della nave: per il resto della Normandy non so dire, ma niente come un tour prolungato per scoprire altri difetti, in ogni caso. Possiamo procedere a modificare i motori quando vuole."
"Per il momento interrompete i lavori, Adams. Anche se siete in ritardo di una settimana, non è stata colpa vostra: Castor ha ora la priorità. Abbiamo ancora un giorno di viaggio prima di raggiungere Century, e voglio l'IFV pronto a partire per quando saremo nel sistema. I fabbricatori di bordo saranno tutti vostri durante il viaggio di ritorno... sperando che la nostra missione si concluda senza incidenti."
"E chissà perché, ne dubito..."
"Sai come si dice Joker: spera per il meglio, preparati per il peggio." rispose il comandante, accedendo alla console di dati.
Questa volta non fu un sistema stellare che venne proiettato per loro, ma l'ologramma di una persona: un uomo emaciato, dal naso importante e la fronte ampia.
"Alcuni degli equipaggiamenti per la Normandy hanno richiesto... favori, per essere ottenuti. Non si può ottenere il meglio a poco prezzo, ma ora dobbiamo ripagarli..."
Tali e Wrex seppero entrambi che il comandante si stava riferendo alle loro corazze e il costo fu evidente ai due alieni, dato che Shepard, il primo Spettro Umano, aveva acconsentito a portare la Normandy oltre la frontiera più remota per pagarle.
"...Signori, vi presento il maggiore Ernst Kyle, ex membro delle forze dell'Alleanza, congedato con onore nel 2178. Categoria 6." disse Shepard.
"Categoria 6?"
"Il maggiore è stato giudicato inadatto a continuare il suo servizio attivo sulla base di ragioni psicologiche, psichiatriche e/o mediche." spiegò Chakwas.
"Gli è stata diagnosticata una severa forma di psicosi da combattimento. Prevedibile in fondo: era il CO dell'operazione dell'Alleanza su Torfan..."
Il che significava che il Macellaio era stata la sua creatura, che ora lo aveva ritrovato.
"...a quanto pare, da civile Ernst Kyle ha abbracciato la religione, scivolando negli anni verso forme di... integralismo cristiano. Reputandolo un rischio per sé stesso e gli altri, nel 2180 due agenti dell'Alleanza l'hanno avvicinato, per invitarlo a sottoporsi a delle terapie specifiche. Li ha uccisi entrambi, per poi sparire."
"Fantastico..."
"Le cattive notizie non sono finite, temo. Negli anni in cui è sparito, sembra abbia fondato una comune, creando un culto di cui è ora il pastore: pare che si faccia chiamare Padre Kyle dai suoi accoliti. Il culto di Kyle si compone esclusivamente, o quasi esclusivamente, di biotici umani, reietti della società che lo considerano il loro salvatore, per quanto Kyle stesso non sia un biotico..."
"Capisco perché l'Alleanza non voglia toccarlo nemmeno impugnando un manico di scopa: membro decorato della marina dell'Alleanza fonda un culto di estremisti... politica..." aggiunse il capo artigliere con una smorfia.
"L'Alleanza non c'entra in questo caso Williams. L'HQ di Arcturus non era al corrente della posizione di Kyle: Century è ben al di là dei nostri territori. La situazione è più complessa di così..."
Shepard incrociò le braccia, rivolgendosi a tutta la sala:
"...Non è un segreto per nessuno quanto i biotici Umani siano visti malamente dal resto della popolazione: specie sulla Terra, si parla di veri e propri crimini di odio, con linciaggi per le strade nei casi più estremi. Avendo visto all'opera me e il tenente, potete capire perché attaccare un biotico armati di sassi e bastoni possa solo finire male per entrambe le parti. I biotici che si uniscono all'Alleanza sono visti in diversa luce, perché l'opinione è che siano sotto il controllo dei militari, e quindi più affidabili, ma per due biotici che si arruolano, almeno uno viene respinto, o preferisce continuare la sua vita da civile. Non credo che vi debba spiegare quanto difficile possa essere condurre una vita normale in queste condizioni..."
Kaidan continuò per lei, rincarando la dose:
"E i politici non aiutano molto in questo senso: paradossalmente non esiste una scuola civile per biotici, o un modo per imparare a controllare i propri poteri che non sia legato all'Alleanza, nonostante il numero di biotici Umani esistenti. La situazione è ulteriormente esasperata nel caso di L2 civili... pare che un biotico che soffra di allucinazioni croniche o di paranoia o di schizofrenia dovuta all'istallazione degli L2, non sia un problema da risolvere."
"...Ecco perché culti come questo sono una polveriera. Nel caso di Ernst Kyle, già esplosa." Shepard fece materializzare il diagramma del sistema stellare di Century, prima di continuare:
"A segnalare la posizione della comune sono stati un gruppo di minatori irregolari, che avevano cominciato ad estrarre le risorse nel sistema senza segnalare la loro presenza. Quando hanno trovato l'installazione di Padre Kyle, è scoppiato un conflitto tra la comune e i minatori. Si contano già vittime da ambo le parti, al punto che i minatori hanno lasciato il sistema, arruolando una forza mercenaria per risolvere il problema al posto loro. È stato intercettando le comunicazioni inviate ai mercenari che la storia è stata ricostruita."
"E noi ci metteremo in mezzo... da che parte staremo signora: comune di biotici violenti o banda di assassini a pagamento?"
"Dalla nostra Williams. L'Alleanza e... altri, vorrebbero Kyle morto: è un imbarazzo. È mia intenzione tentare di catturarlo vivo e consegnarlo alle autorità competenti."
"E immagino che se lo chiederemo per favore, ci seguirà senza problemi, vero?"
"Non credo che andrà così liscia Joker. Non appena saremo nel sistema, voglio che siano lanciate tutte e quattro le sonde spia della Normandy: non sappiamo la posizione esatta della comune di Kyle nel sistema. Voglio tutte le informazioni disponibili prima di decidere un piano d'attacco."
"Signora... una domanda."
"Ti ascolto Alenko."
"Se anche dovessimo riuscire a catturare Kyle, che ne sarà dei biotici della comune?"
"Questo dipende dal loro numero e dalla loro propensione a collaborare, tenente. Se anche si arrendessero, non possiamo accogliere a bordo trenta biotici umani instabili, oltre a Kyle."
"Lo immaginavo, signora... Però potremmo trasformare la stanza di supporto vitale in una cella temporanea..."
Shepard non dovette sforzarsi per capire cosa passasse per la mente del tenente: erano buoni sentimenti, ma purtroppo mal riposti.
"Non darò quest'ordine prima di aver raggiunto Century, tenente. Non prima di avere un'analisi tattica della situazione. Altre domande?"
Nessuno ne ebbe.
"Squadra in libertà. Ufficiali, tornate pure ai vostri compiti: tenente, un momento per favore."
Così come era già stato per Williams, anche in questo caso Shepard aspettò che fossero soli nella stanza, prima di sedersi a parlare con Kaidan: lo leggeva come un libro aperto.
"Questa missione l'ha scossa, non è vero tenente?"
"A lei no, signora?"
"...Cosa dovremmo fare? Girare la Normandy e ignorare tutta la situazione? Non ci sono innocenti in questo caso. Specie in questo caso."
"Immagino abbia visto gli ologiornali..."
"Sì, tenente. Non so cosa passi nella testa di Burns, ma un proiettile rischia di aggiungersi molto presto... la gente non resterà a guardare per sempre, specie dopo essere stata messa con le spalle al muro."
Martin Burns, membro del parlamento dell'Alleanza e presidente della Sottocommissione per gli Studi Transumani, aveva bloccato proprio in quei giorni il piano di risarcimenti per i biotici L2 affetti da gravi problemi di salute causati dai loro impianti biotici. Una decisione dal gusto amaro per molti, specie dato che numerosi L2 contavano su quei risarcimenti per rifarsi una vita dopo essere stati storpiati, fisicamente o mentalmente, dalla Conatix, e aspettavano da anni ormai. Avere a che fare con folle scontente avrebbe dovuto essere la norma per dei politici, ma biotici scontenti e disperati? Quello era tutto un'altro paio di maniche: i biotici erano pericolosi, per il solo fatto di poter uccidere con la mente. Non si poteva sfuggire a questo:
"Crede che prendere Kyle vivo possa cambiare qualcosa?"
Shepard non volle mentirgli:
"...No. Anche se ci riuscissimo, Kyle è un ex militare, che ha ucciso dei militari. Verrà giudicato da un tribunale dell'Alleanza e sarà messo tutto sotto silenzio prima che la notizia arrivi sulla Terra. È un modo per cominciare però: i pezzi grossi dovranno confrontarsi con l'esempio vivente di cosa succede ignorando simili problemi. Il bello dell'Alleanza è che anche i militari possono fare pressioni sui politici.... anche se credevo fosse già abbastanza evidente che alienarsi la maggioranza dei biotici di seconda generazione fosse una stupida idea."
"Lei ed io assieme, signora... immagino di essere solo preoccupato. Finora ci siamo attenuti alle regole, ma in questo caso saremo distanti più che mai dai rinforzi e la missione non sarà facile: meglio lasciarsi una via d'uscita e pianificare in anticipo. Se le cose vanno male... diciamo che ho visto quello che succede quando si cerca di fare in fretta, e non vorrei che succedesse a lei."
"Preoccupazione annotata, e apprezzata, Alenko, ma credo di potermela cavare ancora da sola."
"Ehm... non voglio offendere nessuno signora...specialmente se lei... se io ho mal interpretato i suoi interessi."
E quello da dove era venuto fuori?
"Di cosa stiamo parlando tenente?"
"Beh... pettegolezzi dalla stiva, dicono che la nostra archeologa abbia per lei un interesse maggiore che per una fonte di dati sui Prothean... e che non le dispiacerebbe studiarla. Liara è una persona interessante... non per i miei... gusti, ma non sono mai stato un fan delle culture aliene..."
Williams, senza dubbio, davanti alla quale lei e Liara si erano allenate per tutti quei giorni. La marine era brava, fin troppo anche, a nascondere il suo interesse... forse era arrivato il momento di spingere il tenente in quella direzione: se non altro, l'equipaggio avrebbe avuto qualcos'altro di cui spettegolare per le prossime settimane.
"Alenko, pettegolezzi del ponte di comando dicono che al nostro capo artigliere non dispiacerebbe una sessione completa con lei... con ogni genere di posizioni."
"Williams? Non credo signora..."
"Eppure è un pettegolezzo piuttosto insistente..." aggiunse Shepard: "Di certo il capo artigliere non appartiene ad una cultura aliena..."
"Io... io non credo che sarebbe appropriato signora, con le regole contro la fraternizzazione e tutto il resto..."
"Tutto il resto? Parli pure liberamente tenente, non mordo."
"Ha ragione... Liara...Liara non era la mia preoccupazione principale. Non voglio mettere in dubbio nessuna delle decisioni che ha preso signora, ma nella mia esperienza è facile che una singola decisione sbagliata si trasformi in una serie di cattive decisioni... non so se riesce a capirmi."
Kaidan stava menando il can per l'aia, e con tutti i segnali che mandava, Shepard non riusciva a leggerlo: Burns, Kyle, Williams, pettegolezzi di bordo. Il tenente in quel momento era un misto di emozioni negative, coronate da un'espressione stanca e triste.
"Temo di non seguirti, Kaidan: sembra che tu abbia una piccola nuvola nera sopra la testa."
"Cercherò di non bagnare per terra signora." disse ironico: "È solo che questa missione mi ha fatto pensare al BAaT... e al perché tutti i dossier siano stati secretati. La Conatix... ha preso una lunga serie di pessime decisioni."
"E voi ne avete pagato il prezzo."
Alenko annuì:
"Erano tutti determinati a studiare... beh, noi, e una volta aperta un'ambasciata sulla Cittadella, la Conatix ha potuto assumere... esperti. Invece di procedere per gradi."
"Gli unici esperti a quel tempo potevano essere solo non umani."
"Precisamente... Turian per l'esattezza. Ecco perché la Conatix l'ha tenuto un segreto: avevano paura della reazione dell'opinione pubblica sulla Terra, per aver chiesto aiuto ai Turian dopo averci appena combattuto contro una guerra."
"Gli Asari sarebbero stati più accettabili..." Shepard ripensò brevemente agli esperti a cui suo padre si era rivolto: non li aveva mai incontrati di persona, mantenendo con loro rapporti a distanza, ma erano stati tutti Asari.
"Già, ma la Conatix non voleva nemmeno che la Terra apparisse debole passando per la Cittadella, e quindi arruolarono discretamente un mercenario Turian..."
"Pessima idea oggi, ma immagino che ai tempi la Conatix non sapesse dei corpi Cabal."
I biotici Turian erano molto rari tra i nativi di Palaven e guardati con sospetto ovunque si trovassero, anche fra i ranghi militari: ecco perché la Gerarchia Turian aveva creato un corpo militare apposito, i Cabal, che li addestrasse e se ne occupasse. Un mercenario Turian biotico non poteva essere niente altro che un membro estromesso dai Cabal: non esattamente l'istruttore ideale per degli adolescenti Umani, specie a valle della guerra del Primo Contatto.
"Probabilmente... ma quando ce lo trovammo di fronte era già troppo tardi. Comandante Vyrnus, un Turian verde vomito che si presentò a noi dicendo: Ero al comando della corazzata che ha ucciso vostro padre."
"Che soggetto..."
"Gli ho risposto che mio padre non era stato in guerra, che si era ritirato nella nostra casa a Vancouver, un'abitazione nell'interno a cui l'erosione della riva aveva fatto guadagnare vista mare."
Questo fece sorridere il comandante:
"Immagino che non gli abbia fatto piacere..." disse con un sorriso e il tenente annuì a sua volta:
"Mi ha tenuto costantemente nel mirino da quel momento in poi. Ci ha spinto troppo, e troppo in fretta: potevi uscirne un superuomo o un rottame, e un sacco di ragazzi non sono finiti bene....alcuni sono morti. Quello che sto cercando di dire, immagino, è che se cerchi di fare le cose troppo in fretta, non sai mai chi ne paga il prezzo."
"Una buona massima con cui vivere... ma perché lo stai dicendo a me?"
"Perché ho imparato che se c'è qualcuno di importante, lo si aiuta, cercando di impedire che faccia errori..."
Se Kaidan in quel momento non fosse arrossito lievemente, il vero significato delle sue parole sarebbe andato completamente perduto.
"...Shepard?" gli chiese infine il tenente.
Una parte di lei voleva andarsene: un'altra ridere del tenente. Era questo il meglio che era riuscito a fare? Tutto il suo coraggio e il cuore nelle mani? Da quanto tempo il tenente non si concedeva il piacere della carne?
Shepard provò un immenso disgusto per sé stessa: una persona normale non avrebbe avuto simili pensieri... una parte di lei si stava perfino chiedendo come meglio avrebbe potuto usarlo, sapendo quello.
Sciocco soldatino: se l'avesse vista davvero per quello che era, sarebbe fuggito. il comandante scosse la testa, cercando di far tacere quella parte di sé, così... crudele:
"Alenko...Kaidan." gli disse con voce più intima e calda: "Ti suggerisco di cercare altrove. I tuoi sentimenti, per quanto apprezzati, non troveranno risposta da me, non solo perché sono fuori luogo, ma anche perché non provo qualcosa per te in quel senso. Cerca altrove ciò è dovuto al tuo cuore."
Non fu la risposta che Alenko avrebbe voluto sentire, ma era la risposta di cui aveva bisogno: il comandante avrebbe potuto avere qualcosa da lui, ma l'avrebbe lasciato solo un guscio vuoto. Shepard, la sua storia, la sua vita e la sua mente, erano troppo per lui. Un modo gentile di dire che Kaidan non era alla sua altezza:
"...Sono stata chiara?"
"Sì comandante. Ho ricevuto dei falsi segnali, e un sacco di disturbi. Non sarà un problema. Posso...posso andare? Vorrei del tempo per ricomporre la mia dignità, prima della prossima missione."
Shepard gli sorrise lievemente, assentendo col capo:
"Non credo farai fatica, ma se se posso suggerirti, per la tua prossima volta, cerca con più... coraggio: hai usato una quantità incredibile di parole, quando ne sarebbero bastate molte meno. Se per esempio volessi provare con Williams..."
"È stata chiara signora." ripeté Alenko: "Se ha bisogno di me..."
"Cercherò un sostituto per qualche ora." lo interruppe Shepard: "Dovrei andare anch'io comunque: la sua proposta sul supporto vitale è inattuabile sulla Normandy, ma mi ha fatto venire in mente un'idea. Dovrò discuterne con Zorah e Vakarian, ma forse so come possiamo neutralizzare la comune di Kyle senza sparare un solo colpo..." disse Shepard lasciandoselo alle spalle: il tenete non osò uscire dalla sala comunicazione per molto tempo.
 
***
 
Quando i membri della squadra avevano creduto che la missione sarebbe stata difficile, non pensavano che anche il terreno avrebbe cospirato contro di loro: c'erano quattro pianeti ad orbitare attorno alla stella Century, e una cintura di asteroidi a dividere il sistema in due metà uguali. I depositi minerali abbondavano: cobalto, palladio... giacimenti che la Normandy si preoccupò di segnalare, anche se la possibilità che l'Alleanza si spingesse fino a quel sistema era remota. Una sonda spia aveva segnalato anche un rottame su una delle lune più piccole del quarto pianeta del sistema, e una squadra di recupero al comando di Adams aveva identificato un guscio di salvataggio Salarian, in cui era stato possibile recuperare un medaglione della Lega dell'Uno.
Poi le sonde si erano avvicinate a Klendagon, secondo pianeta del sistema, e perfino Pressly aveva avuto ragione di imprecare. Il pianeta era una roccia arida e fredda, poco più grande della Terra, ma la sua gravità era nove decimi di quella terrestre: probabilmente era dovuto al fatto che un pezzo del pianeta mancasse. I sensori della Normandy, e qualche esame geologico fatto dalle sonde spia, permisero di ricostruire in parte la storia: Klendagon era stato lambito dal proiettile di un acceleratore di massa di proporzioni impossibili da concepire. La pallottola aveva solo sfiorato il pianeta, ma aveva scavato una spaccatura che segnava quasi un terzo della sua circonferenza: doveva essere stato come sparare ad una mela con una pistola. Una vera catastrofe planetaria, che si era consumata più di 37 milioni di anni fa e di cui la luna di Klendagon ne aveva pagato il prezzo.
Presrop, dove Kyle aveva fondato la sua comune, era un gelido mondo nudo, dal panorama infernale: quando Klendagon aveva perso una parte di sé, la gravità che lo legava alla sua luna era stata sconvolta, e zolle tettoniche si erano sovrapposte sul satellite, dandogli un panorama composto di irte rocce scheggiate e orli affilati. Poi i pezzi del pianeta erano caduti sulla sua luna, devastando ulteriormente quel satellite, e il suo volto:
"Abbiamo solo due zone in cui sia possibile atterrare con la Normandy." stava spiegando il navigatore alla squadra e al suo CO: "Una è esattamente davanti alla comune di Kyle..."
"Un ottimo modo di fare una prima impressione pacifica... atterrare con una fregata da guerra sulla loro parrocchia."
"...L'altro è a diversi chilometri di distanza, qui." disse Pressly indicando la posizione sulla mappa, dall'altro lato di un catena di alture: "In ogni caso non scenderei con la nave prima di aver fatto un po' di pulizia a terra. Abbiamo posizioni di mercenari, qui e qui, con un IFV schierato. Il loro centro di comando si trova in questo punto, a sud della seconda zona di atterraggio."
I sistemi di occultamento della Normandy erano una manna per raccogliere informazioni non visti, e con le sonde spia con propulsori chimici, oltre a capacità di salti FTL, le loro emissioni erano semplicemente troppo ridotte per essere rilevanti sul rumore di fondo dell'Universo.
"Capacità di trasporto?"
"Abbiamo individuato i rottami di una nave vicino alla comune biotica..." disse Pressly, e Shepard comprese il sottotesto:
"E con questo la nostra possibilità di risolvere pacificamente la cosa è scomparsa."
"Comandante?"
"Se i mercenari hanno abbattuto l'unico mezzo che Padre Kyle aveva per portare i suoi adepti lontano da Presrop, significa che li vogliono morti."
"Devono averli presi a calci nel quad per farli arrabbiare così..."
"E per quanto riguarda i mercenari?"
"Un trasporto truppe vicino al centro di comando, signora, e una nave di appoggio in orbita: armamenti minimi."
"...Wrex?"
"Shepard?"
"Credi che se la Normandy comparisse dietro la loro nave d'appoggio ad armi spianate, sarebbero disposti a lasciare il pianeta e la nave trasporto truppe?"
"Mhh... no. Sono mercenari, ma sono furiosi. Vuoi il trasporto truppe? Conquistalo. Poi minacciali."
"Mi sembra giusto... Garrus, Castor è pronto all'azione?"
"Meglio che nuovo comandante."
"Alenko, T'Soni, Zorah con me, Vakarian, Williams, Wrex seconda squadra..."
"Signora..." cominciò Williams.
"Se vogliamo avvicinare Kyle, ci serve un gruppo che ispiri simpatia: tre biotici di cui due umani, hanno la più alta probabilità di successo. E Zorah mi serve se le cose andassero male: credo sia ora che voi tre mettiate da parte le vostre rivalità personali. Questa missione sarà un buon inizio. Qualcosa da obiettare?"
I membri della seconda squadra si guardarono l'un l'altro, ma alla fine nessuno disse niente:
"...Nossignora."
"Bene. Personale in standby e tutti i reparti in allerta. La nave è sua Pressly: appena avremo il loro centro di comando, mi aspetto che instilli il terrore nei mercenari superstiti."
"Sarà un piacere signora."
 
Fu per Liara il battesimo di fuoco: quello che non sapeva è che su Presrop avrebbe fatto una sessione completa dall'inizio alla fine.
"Avvicinamento alla zona di lancio."
"Castor pronto."
"Pollux pronto."
Il solo motivo per cui l'Asari non gridò quando il portellone della Normandy si aprì, è che aveva avuto il tempo di leggere i manuali operativi della Normandy: a leggere era molto brava. Questo non le impedì però, di stringere i denti e le mani fino a sentire le nocche scricchiolare, quando lo stomaco le risalì nella gola assieme ad un grido sottile che cercò in tutti i modi di sopprimere mentre precipitavano.
Toccarono terra pesantemente, sollevando una nuvola di detriti, raggiunti sulla superficie della luna dall'altro IFV.
"O per la Dea... è sempre così?"
"Ci si fa l'abitudine." la rassicurò Tali dal posto al fianco di Shepard: "Oh... Keelah! Shepard i sensori sismici..."
La Quarian non dovette finire di spiegare: avevano scoperto perché la loro LZ fosse rimasta deserta nonostante i mercenari su Presrop.
"DIVORATORE!!!"
Gli erano praticamente atterrati sopra.
"Maledizioni!" Shepard premette l'acceleratore a fondo, riducendo la massa del mezzo per avere la maggiore accelerazione possibile, scattando e poi sterzando bruscamente a gomito. La falce del Divoratore li mancò di un soffio, ma non riuscirono ad evitare il piatto della lama, quando la creatura colpì l'IFV, che si rovesciò su un fianco.
I colpi di cannone e la mitragliatrice di Pollux gli impedirono di finirli, attirando la sua attenzione: Castor era inerme e se non avessero fatto subito qualcosa, sarebbero morti.
Il comandante non disse niente mentre si arrampicava sopra Tali, scalando l'abitacolo e aprendo il portellone di Castor. Shepard non disse nulla quando saltò sulla pietra nera e sabbia che componeva il duro terreno di Presrop.
Non ce ne fu bisogno: Shepard stava bruciando d'ira e la sua furia si manifestò nell'aura biotica che la ricoprì, non una barriera, perché nessuna barriera avrebbe potuto proteggerla da un Divoratore...
Pollux aveva tutta l'attenzione del mostro per il momento, ma Shepard cambiò le cose: era il momento di imprecare come marine. Non importava che il Divoratore non potesse capirla, o sentirla: Shepard lo insultò comunque, senza mai alzare la voce.
"Tu! Sudicia scusa per un verme delle sabbie! Vorresti fottermi? Vorresti un pezzo di me? Sei mille anni troppo presto, bastardo!"
Il campo di distorsione che colpì il Divoratore era il più potente che Shepard avesse mai lanciato: Sayanski, il suo vecchio commilitone, ne aveva uccisi una dozzina usando solo i poteri biotici.
Shepard invece avrebbe barato.
Il fucile del comandante ruggì due volte, sparando due fiammate rosse, due colpi sovraccaricati: la corazza del Divoratore accusò il colpo, incrinandosi in mille spaccature nel punto in cui impattarono. Puoi anche digerire metallo e portarlo addosso, ma non puoi scappare alla fisica: per buona misura, Shepard lanciò anche due granate a disco nel punto che aveva colpito.
La loro esplosione attirò finalmente l'attenzione del Divoratore: una torre di carne e ferale istinto contro qualcuno che aveva solo un fucile, e giusto il libero arbitrio per temerlo.
Il cannone di Pollux ruggì, e l'occhio del Divoratore esplose: una pioggia di sangue e umori su di lei, e grumi di carne marrone. E l'urlo indignato, frustrato e terribile del Divoratore.
Il raddoppio di Pollux sulle sue falci quando le alzò al cielo e, finalmente, l'arrivo del resto della squadra: Liara e Kaidan aggiunsero il loro campo di distorsione al suo.
Shepard non sapeva se il Divoratore avesse un cervello centrale, ma di sicuro comprendeva il dolore: il grosso verme si scosse mentre i proiettili HESH lo penetravano. Non aveva però intenzione di morire da solo: quando si avventò sul comandante con i tentacoli della sua bocca spalancati, Shepard lo stava aspettando.
Un biotico da solo è pericoloso, ma molti che lavorano assieme lo sono ancora di più, perché l'energia oscura è instabile e alcuni poteri biotici possono essere combinati, come Liara aveva fatto con la sua singolarità: bisognava essere un potentissimo biotico per farlo, o una squadra che lavorasse in tandem.
La spinta biotica di Shepard entrò nella bocca del Divoratore, che indietreggiò per la forza: poi i tre campi di distorsione si destabilizzarono, esplodendo sequenzialmente, e fu come se il Divoratore fosse stato colpito da un proiettile di artiglieria: diversi pezzi di carne del mostro saltarono via. Il cannone di Pollux fece il resto, trasformando gli squarci in spaccature: il sangue di Divoratore scorreva a fiumi, mentre Shepard afferrò i segmenti di quel corpo immenso, issandosi verso la ferita più vicina a lei. Lo Spettro riuscì a mettere solo due granate, prima di venire sbalzata via, atterrando duramente sulla roccia, ma l'esplosione tagliò in due il Divoratore: la metà superiore, più larga del tronco di una sequoia millenaria e decisamente più pesante, cadde a terra e Presrop rimbombò sotto di loro.
"È ancora vivo!" urlò Tali.
Benché orbato, benché gli fossero state strappati gli artigli e avesse inghiottito delle granate, benché stesse per morire, il Divoratore stava ancora strisciando su quel poco che gli restava di sé e Shepard era la più vicina: il Divoratore si avventò su di lei. Non fu l'unico a stupirsi quando venne intrappolato in un campo di stasi, che lo ricoprì con una luce di un bianco elettrico. Sul bordo di Castor, Liara si reggeva in piedi, brillando di luce azzurra.
Lo tenne per diversi secondi, quasi una decina: giusto il tempo per permettere al comandante di sedersi, togliersi dal visore del casco la carne e il sangue e realizzare cosa avesse davanti.
Il campo di distorsione che lanciò fece esplodere quello di stasi di Liara, e il Divoratore fu scosso per l'ennesima e ultima volta, riversando una pioggia di sangue e di frattaglie su tutti loro: non c'erano rumori su Presrop, ma sentirono distintamente il tremore nel terreno quando la vita abbandonò il mostro.
Occorsero pochi, angosciati secondi alla squadra per raggiungere Shepard: il comandante era coperta dal più vile strato di sporco che si potesse immaginare, eppure riuscì ad alzarsi in piedi da sola.
"Signora... sta... sta bene?"
Se avesse potuto, probabilmente il comandante avrebbe sputato per terra: invece si tolse un brandello di carne dalla spalla, scrollandosi di dosso il resto con gesti noncuranti.
"Legge di Shepard: chi mette in pericolo il mio equipaggio fa la fine di quello stronzo." disse loro, indicando ciò che restava del Divoratore.
Williams guardò la carcassa, poi di nuovo Shepard, poi di nuovo la carcassa...
"Dieci quattro." rispose la marine.
"Resti ferma un momento signora." chiese Kaidan, azionando il suo omnitool e passandolo su Shepard: "C'è troppa interferenza... non posso fare uno scan diagnostico con quello che ha addosso..."
Il comandante non fu di certo schizzinosa: attirò a sé terra e polvere con il più gentile e cortese dei gesti biotici, facendosela cadere addosso. Grattarsi la corazza con la sabbia non eliminò tutto lo schifo, ma almeno il più grosso andò via.
Anche attraverso l'elmo che gli copriva tutta la testa però, tranne due oblò per gli occhi, l'espressione incuriosita di Alenko si tradusse comunque:
"Un trucco che ho imparato: anche se non avrei mai pensato di usarlo in questo modo.... prova adesso." spiegò il comandante.
Kaidan ripassò l'omnitool su Shepard, ottenendo il più sorprendente degli esiti:
"Tutto nella norma..." il tenente fu il primo a non crederci.
"...Bene. Non ne ero sicura per via dell'adrenalina..."
"Considererebbe poco professionale se l'abbracciassi, comandante?"
"Garrus..."
"Ha appena ucciso un Divoratore."
"Ha appena ucciso un Divoratore a piedi." lo corresse Wrex.
"Abbiamo appena ucciso un Divoratore." disse il comandante.
Il mercenario scosse la testa:
"Questa è la via dei Krogan, Shepard. Questa morte è tua."
"...Immagino sia banale per te, Wrex, no?"
Questo fece ridere il Krogan:
"Ah! Anch'io ho ucciso un Divoratore a piedi... quando ero più giovane." disse, facendosi improvvisamente serio: "Ma in ogni caso, è impressionante."
"...Per un Umana?"
"È impressionante e basta." disse Wrex schiaffeggiandole la spalla: come tutti i Krogan, la sua forza era spropositata. Tutta la terra che il comandante aveva addosso venne via in una nuvola di polvere: Shepard non cadde, ma fu solo perché l'Asari le afferrò la mano.
"Liara... puoi lasciarmi andare." disse il comandante quando fu di nuovo in piedi: "Sul serio... sto bene."
Tali la strinse: non fu propriamente un abbraccio visto che rimase di fianco, ed entrambe portavano una corazza da combattimento, ma fu il pensiero a contare.
"Sul serio... sto bene." ripeté Shepard, ma le due aliene non vollero sentire ragioni: "Ok... adesso sta diventando strano." e tuttavia Shepard non tentò di liberarsi.
"Squadre di terra, qui Normandy. Rileviamo la vostra posizione ancora all'LZ. Condizione?"
"Normandy, qui Vakarian. Stiamo bene, ma ci è capitato un Divoratore sotto le ruote appena atterrati. Trasferisco le immagini in questo momento." disse Vakarian, attivando il visore del suo casco e facendo una panoramica della scena, fino a fermarsi sul mozzicone che era rimasto della creatura.
"Qu'est ce que fuck? Che diavolo gli è successo?"
"Shepard gli è successo, Cabanel. Spargi la voce."
"Allora signora..." cominciò Kaidan: "Che vuole farne? Non ne è rimasto abbastanza per farne alcool temo..."
"Ah! Non ti preoccupare Alenko... ne è avanzato ancora per quello. E..." Wrex si illuminò, coprendosi di un lenzuolo d'acqua, afferrando nella sua grossa mano di tre dita un dente che era rimasto e porgendolo a Shepard: "Qualcosa si riesce sempre a recuperare..."
Shepard guardò il dente, Wrex e la sua squadra... e alla fine lo prese con la mano libera: dopotutto, l'artiglio era già stato spedito a sua madre e quel dente poteva tenerlo.
Tra le altre cose, la carcassa di Divoratore le aveva dato un'idea: ma per quello, avrebbero dovuto raddrizzare Castor...
 
I mercenari su Presrop li stavano aspettando.
Dopotutto, quando uno Spettro del Consiglio ti contatta, tendi ad ascoltarlo, ma quello che di certo non si aspettavano fu Castor che superò la china con brandelli di Divoratore assicurati sul tetto. Quando l'equipaggio dell'IFV scese al completo, la curiosità e l'inquietudine dei mercenari non poté che aumentare:
"Comandante Shepard, Spettro del Consiglio." si presentò al capo del drappello: "Da questo momento la comune di biotici che siete stati mandati a sopprimere è sotto la mia protezione. È mia intenzione tentare di farli evacuare dalla luna, e in quel caso avrete assolto ai vostri obblighi contrattuali. Per farlo, voglio il trasporto truppe che avete qui."
"E crede che collaboreremo, così? Siamo parecchio distante dallo Spazio del Consiglio, Spettro..."
"State equivocando: la vostra collaborazione è apprezzata, ma non necessaria. Abbiamo i resti di un Divoratore sul tetto, ho con me una Quarian in grado di abbattere i vostri scudi con la pressione di un tasto, un'Asari in grado di sbucciarvi come uova solo con la mente e... beh, meglio che non sappiate cosa potrebbe farvi il tenente..." In battuta, Alenko incrociò le braccia guardandoli fisso, brillando lievemente d'azzurro: niente più che un gioco di luce, ma comunque d'effetto.
"...E la mia seconda squadra vi tiene sotto tiro. Per non parlare della mia nave in orbita, pronta a ridurre la vostra in una scatola di rottami. Avete due scelte: quella furba è andarvene con la vostra nave principale e le vostre vite, tornado tra una settimana per finire il lavoro per cui siete stati pagati nel caso, oppure quella stupida."
I mercenari si guardarono l'un l'altro, osservando le armi, le corazze e la squadra di Shepard:
"...Credo che vogliamo essere furbi."
"Peccato tenente, sarà per un altra volta."
Sempre recitando, Alenko scosse la testa, tentando di assumere l'aria più scontenta possibile. Lo doveva ammettere: si stava divertendo.
Il resto del tragitto verso la comune di Kyle fu tranquillo e sicuro, al punto che, dopo aver ripulito il Mako e lasciato l'equipaggio di Pollux a badare al trasporto dei mercenari, ebbero perfino il tempo di segnalare la posizione di un paio di giacimenti e analizzare una sonda Turian... per l'esattezza un placca di metallo appartenente ad una vecchia sonda Turian, dato che non ne era rimasto molto, con però ancora impressa l'insegna della colonia di Macedyn. L'ambasciata Turian sulla Cittadella era stata entusiasta di mettere le mani su quelle insegne, pagando 41'000 crediti per ogni stendardo recuperato e promettendo altrettanto per i futuri. E anche se tutti quei crediti ancora non bastavano per ripagare l'attrezzatura che Shepard aveva comprato per loro, il divario andava assottigliandosi...
Il terreno accidentato di Presrop li aveva costretti a procedere con calma, al punto che anche Liara si era sentita in dovere di fare conversazione: niente di particolarmente brillante, con suo grande imbarazzo, ma si era complimentata per la scelta di ingannare i mercenari piuttosto che combatterli. A questo, Shepard aveva risposto con un altra domanda:
"Sei contenta per loro, perché se ne andranno dal pianeta con le loro vite, o sei contenta per noi, perché non abbiamo dovuto ucciderli?"
Liara non aveva più aperto bocca per il resto del viaggio, ponderando la domanda.
Dopo altri accidentati chilometri, finalmente Shepard fermò l'IFV a poca distanza dal complesso della comune: a quanto pare, sotto la guida di padre Kyle i biotici si erano dati da fare in quegli anni, edificando ben due strutture nel duro terreno di Presrop. La prima sembrava un garage, mentre la seconda doveva essere il vero e proprio complesso abitativo, che penetrava nella roccia di Presrop per diversi livelli.
Il comandante scese dal mezzo senza impugnare le armi, seguita a ruota dal resto dell'equipaggio, meno Tali, che era rimasta a bordo: i piccoli ripetitori che avevano nella cintura sarebbero stati la loro arma segreta.
"Alenko, credi di riuscire ad accedere alle loro comunicazioni?"
Non aveva nemmeno finito di dirlo che le porte del garage si aprirono facendo uscire un paio di Umani: non dovevano averli scambiati per mercenari, per fortuna, perché si rivolsero a loro in modo... quasi civile.
"Questo è un santuario privato..." disse il più alto dei due: con la loro corazza ambientale addosso, era impossibile capire che aspetto avessero, quindi Shepard lo battezzò numero uno.
"...gli stranieri non sono i benvenuti qui."
"Non avete niente da temere da noi." disse Shepard: "Siamo biotici come voi. Devo parlare con chi comanda. È molto importante." disse, permettendo ad una quantità infinitesimale di energia oscura di avvolgersi attorno al suo pugno, per provare le sue affermazioni.
"...Importante quanto?"
"Se non dovesse vedermi, la vostra comune potrebbe essere in pericolo. So che è Padre Kyle a guidarvi: credo abbia bisogno del mio aiuto."
"E come facciamo a sapere che tu non sia dell'Alleanza? Padre Kyle dice sempre che l'Alleanza avrebbe cercato di portarlo via, un giorno..." disse il secondo accolito di Kyle: un'adolescente, o una donna.
"Sentite, ho fatto allontanare i mercenari dal pianeta, per un po'. Credo mi spetti un minimo di fiducia." cosa che senza dubbio dovevano sapere già, se la parabola radar sulla cima del garage valeva qualcosa.
"Come possiamo crederti?" disse numero uno, probabilmente il più razionale dei due.
"Ho rubato il loro trasporto truppe... posso chiedere ai miei di portarlo qui: se volete, ovviamente."
"Anche i tuoi sono biotici?" chiese il secondo.
Shepard scosse la testa:
"Solo loro due." rispose, indicando Liara e Kaidan.
"Allora gli altri tuoi uomini non potranno entrare nel santuario. Ma puoi portare qui il trasporto truppe: padre Kyle sarà felice di incontrarvi." disse numero uno: "Castiel, per favore, accompagnali al santuario: io avviserò il Padre del vostro arrivo."
Shepard si prese un momento per segnalare a Pollux di muovere la nave dei mercenari, poi seguì il ragazzo verso la seconda struttura:
"...Castiel, giusto?" gli chiese Kaidan.
L'adolescente annuì:
"Da quanto tempo siete qui?"
"Quasi due anni. Padre Kyle si è preso cura di me in tutto questo tempo."
"I tuoi genitori?"
"Mio padre è Padre Kyle... mia madre è morta parecchio tempo fa. Sabbia rossa e... e altro."
"Mi dispiace." disse Alenko.
"Non c'è ne bisogno... sono felice qui, con i miei fratelli e le mie sorelle."
Castiel aprì il portello della struttura, rivelando una camera di decompressione. Quando furono tutti dentro, venne pompata aria all'interno: non ci fu un altra stanza in cui accedere, ma il centro della camera di decompressione cominciò a scendere.
Approfittando del momento, non vista, Shepard attaccò il suo ripetitore nell'angolo più buio, fra gli ingranaggi sporchi: l'assenza di qualcosa poteva essere dannosa come la sua eccessiva presenza. Se la comune avesse reagito violentemente, Tali avrebbe tagliato parte del supporto vitale, facendoli svenire per la carenza di ossigeno e facendo abbassare la temperatura nel complesso fino a rallentare le loro funzioni vitali, evitando danni a lungo termine... probabilmente. Ecco perché era il loro piano b: male che andasse, li avrebbero caricati sul trasporto truppe, imbottiti di sedativi e spediti nel territorio dell'Alleanza: senza Padre Kyle a prendersi cura di loro, altri mercenari sarebbero arrivati di sicuro, e questa volta probabilmente non avrebbero potuto difendersi. La determinazione di Shepard nell'ottenere Padre Kyle però, fu messa alla prova quando Castiel si tolse il casco: l'adolescente aveva capelli neri e occhi azzurri, senza ancora un filo di barba. Ma soprattutto, aveva una cicatrice molto vecchia attorno all'occhio destro: non sembrava il segno di una bottiglia rotta, piuttosto quello di... denti.
I membri della sua squadra la imitarono, quando lasciò al suo casco il permesso di aprirsi: il ragazzo non sembrò particolarmente impressionato da Liara, ma fu totalmente catturato da Shepard.
"Ho qualcosa che non va?" gli chiese alla fine.
"I tuoi occhi... sono molto belli."
"...Grazie. Castiel, posso chiamarti Castiel?"
L'adolescente annuì.
"Io mi chiamo Shepard. E loro sono Liara e Kaidan. Siamo qui per aiutarvi se ce lo permetterete: Kaidan e io sappiamo prenderci cura dei feriti..."
L'addestramento delle forze speciali dell'Alleanza copriva una vasta gamma di situazioni, e anche se il tenente non era un N7, sapeva certamente come occuparsi di quasi ogni tipo di ferita che potesse verificarsi sul campo di battaglia.
"...E ho una dottoressa molto brava sulla mia nave: se possono servire, sarei felice di dare il nostro aiuto."
"È padre Kyle a decidere.... ma sono sicuro che gli farà piacere saperlo."
Nel frattempo, l'ascensore li aveva portati al primo di tre piani sotterranei, a cui Castiel scese, seguito a ruota da Shepard e gli altri:
"Padre Kyle decide tutto?"
"Sì, quando mangiare, quando dormire, l'ora in cui si prega... lui ci protegge. È stato lui a trovare questo luogo." ripeté Castiel.
Gli ambienti erano moduli prefabbricati, probabilmente appartenevano ad un complesso minerario installato dai Turian millenni fa: il che avrebbe spiegato l'origine della sonda che avevano rinvenuto sulla luna.
Doveva essere stato un avamposto per rifornire una guerra ormai finita da tempo, e Kyle e i suoi se ne erano impossessati, rimettendo a nuovo il tutto. Era un miracolo che ci fossero voluti solo due anni per far ripartire l'installazione, ma la piccola comune sembrava intenzionata a prosperare: gli ambienti rimanevano spartani, ma c'era affetto nel modo in cui erano curati, ripuliti e rimessi a nuovo. Vecchie postazioni di trivelle laser erano diventate luoghi di ritrovo, e nel foro scavato per loro, qualcuno aveva messo dei festoni... carnevale non era poi così distante in fondo, e gli Umani che si muovevano in quegli spazi non sembravano pensare ad altro.
Il loro passaggio venne visto con curiosità, più che con sospetto: la presenza di Castiel li teneva al sicuro mentre procedevano.
La base risultò essere più estesa di quanto si fossero aspettati: il ragazzo li condusse oltre l'area di scavo, passando per zone abitative e dormitori comuni, fino ad una stanza che era stata addobbata come una cappella. I micro fabbricatori della base non avevano saputo ricreare le candele, ma era l'unica cosa che mancasse: al centro della stanza, li aspettava Padre Kyle.
Il maggiore era rimasto molto simile alla foto che avevano di lui: solo più magro, più stanco... e tuttavia appariva sereno. Indossava una specie di... saio, o una tuta da combattimento, di quelle su cui viene montata la corazza, addobbata come tale.
"Ah Castiel... Vedo che hai portato gli stranieri come Gabriel aveva detto. Bravo ragazzo."
"Padre... gli stranieri dicono di poter guarire i nostri feriti..."
"Davvero?"
"Il tenente Alenko è un N5, e come ho già detto a Castiel, ho una dottoressa molto capace sulla mia nave."
Fu un ammissione calcolata da parte di Shepard: era tempo di capire se fosse possibile risolvere la cosa pacificamente o meno.
"...E l'aliena?"
"Il campo di specializzazione di Liara non è la medicina, temo."
Una mezza verità: l'istruzione di Liara all'università di Serrice aveva coperto molti ambiti, ma Shepard non voleva separarsi da lei in quel luogo.
"Molto bene... Castiel, perché non accompagni Alenko nell'infermeria? A doc potrebbe far comodo una mano."
"D'accordo padre Kyle." disse il ragazzo, prendendo per mano Kaidan e cominciando a trascinarlo: dopo un cenno d'assenso di Shepard, il tenente si lasciò condurre.
Liara, Kyle e Shepard furono soli nella cappella: impercettibilmente, Liara si spostò verso la porta, intenzionata a fermare chiunque avesse cercato di raggiungerli. Il linguaggio corporeo di Kyle cambiò, mentre raddrizzava le spalle e si metteva nell'eco di quella che era una posizione da parata.
"Sono Ernst Kyle: so perché siete venuti. Non ho motivi di contrasto con voi... ci avete aiutato più di quanto degli stranieri abbiano mai fatto... ma perché non potete semplicemente lasciarci in pace?"
Predicare per due anni in una comune biotica doveva aver avuto il suo effetto: Kyle parlava senza fretta, con voce serena.
"Questa non è un opzione... maggiore? Kyle? Come preferisce essere chiamato, ora?"
"I miei figlioli mi chiamano Padre... ma maggiore andrà bene con voi, che siete dei cani dell'Alleanza."
"Tecnicamente, io non sono più membro delle forze speciali dell'Alleanza, maggiore. Sono stata chiamata ad altri incarichi e non rispondo più al quartier generale di Arcturus."
"E tuttavia, non sei qui per loro? Per i due agenti dell'Alleanza? Anche loro volevano portarmi via... distogliermi dalla retta via a cui ero stato chiamato... non avrei voluto ucciderli, ma ho fatto tutto quello che era in mio potere per rendere la loro fine rapida. Non ho avuto scelta..."
"C'è sempre una scelta, maggiore. Non si rende conto che i suoi seguaci sono in pericolo? I mercenari hanno abbandonato il pianeta per un po' di tempo, ma torneranno, meglio armati ed organizzati. Deve venire con noi..."
"Rispetto che siate venuti sotto lo stendardo della pace. Ma non posso fare come chiedete: senza di me, i miei figlioli saranno perduti."
Fu abbastanza per Shepard: il comandante era riuscita ad ottenere quello che cercava.
La questione era se Kyle fosse ancora il maggiore Kyle, che era stato esonerato dall'Alleanza per psicosi da combattimento, lutto e senso di colpa, o se era già diventato Padre Kyle, con un complesso di onnipotenza a cui solo un proiettile avrebbe potuto mettere fine. L'uomo era ancora un maggiore: forse era vero che marine una volta, marine per sempre.
"Lei deve affrontare le conseguenze delle sue azioni, maggiore Kyle." Shepard lo apostrofò con la voce di comando, nel tono in cui dava ordini: "Vuole davvero che i suoi figli subiscano le conseguenze delle sue colpe? Torfan..."
"No! Quello è stato il mio peccato, la mia colpa! I miei figli sono innocenti... puri! Per favore... non avrei mai voluto che accadesse, mi... mi dispiace. Lei... lei ha fatto solo quello che le ho ordinato..."
Con una parola, Shepard l'aveva piegato e ora lo dominava: Liara dovette ammettere che questo lato del comandante quasi la... ripugnava. Era troppo facile per lei dare speranza a qualcuno con poche parole... o precipitarlo negli abissi della disperazione più completa, come in quel caso: l'Asari si trovò a chiedersi se il comandante sapesse dell'effetto che aveva, e cosa pensasse di sé stessa a proposito.
"...Sta facendo la cosa giusta maggiore, e i suoi figli saranno al sicuro per questo." gli disse con voce chiara.
Sembrava che tutto sarebbe stato risolto senza sparare un colpo: Shepard ne fu... appagata. Su quelle premesse così confuse e potenzialmente letali... sembrava che avrebbe potuto risolvere tutto senza violenza.
"Aspettate..." protestò però Kyle: "...Se i miei figli mi vedranno portarmi via così, non capiranno. Vi attaccheranno e sarete costretti ad ucciderli. Mi avete ricordato i miei errori, i miei peccati, ma ora dovete darmi il tempo di spiegarli anche a loro: dovete darmi il tempo di confessare le mie colpe e ricevere la loro assoluzione. È l'unico modo in cui potranno capire..."
Kyle si inginocchiò di fronte a Shepard:
"...Vi prego, mi basta solo un ora. Poi mi consegnerò ai vostri uomini e potrete fare di me ciò che volete. Vi do la mia parola."
"E che ne sarà dei tuoi figli, una volta che li avrai abbandonati?"
"Dirò loro di cercare una nuova casa, un nuovo inizio: un luogo dove essere liberi."
Non la soluzione ideale, ma cosa avrebbe potuto fare? Ricondurre a forza biotici nello Spazio del Consiglio che per due anni si erano sentiti dire che l'Alleanza era il male? Non avrebbe funzionato.
Almeno, lontani da Presrop, sarebbero stati in pace. E tuttavia, Shepard conosceva il pericolo rappresentato da quella esitazione: se Kyle si fosse convinto, o fosse stato convinto, a restare, avrebbero dovuto comunque combatterli.
"...Preferire che le venisse subito con me, maggiore."
"Cercate di capire! Questo è l'unico modo! Non c'è altra scelta se volete ottenere una soluzione pacifica..."
Shepard sospirò, ricordando le parole di Castiel a proposito del Padre: era lui a decidere tutto.
"Un'ora, Kyle. Voglio darle la mia fiducia. Farò atterrare la mia nave e aspetteremo fuori dal complesso. Se non sarà fuori entro un'ora, allora torneremo a prenderla."
"Non tradirò la vostra fiducia..."
"Lo spero maggiore. Noi resteremo in ascolto." disse il comandante guardando Liara.
L'Asari assentì lievemente: anche lei aveva già nascosto il suo ripetitore, e con quello di Kaidan nell'infermeria, non solo avrebbero sentito tutto, ma avrebbero  avuto il controllo di quasi ogni ambiente della base.
I nuovi omnitool della Serrrice erano molto potenti e le loro possibilità di uso, quasi illimitate...
"Va bene..." le rassicurò Kyle: "...Temo... temo di non sapere il suo nome... solo che è una marine, ma non so ancora il suo nome."
"Non l'ho detto, maggiore: mi chiamo Shepard, comandante Shepard.."
"Ah... le vie del Signore sono infinite. Dio ha mandato a questa pecorella smarrita un pastore, perché facesse ammenda dei suoi peccati..."
Fu in quel momento che Kaidan tornò da loro, sempre seguito da Castiel:
"Ho fatto quello che ho potuto signora: avevano finito il medigel da tempo, ma il loro dottore è capace. Si sono presi cura dei loro feriti in modo esemplare... credo anche di averlo conosciuto."
Shepard non dovette chiedergli cosa intendesse: dopotutto, quanti relitti il BAaT aveva creato? Quanti come il tenente, che però non si erano uniti all'Alleanza? Non era così strano.
Almeno adesso Shepard e la sua squadra sapevano che la comune avrebbe avuto qualcuno a prendersi cura di loro, anche dopo la partenza di Kyle: qualcuno in cui il tenente avesse un minimo di confidenza.
"...L'aspetterò fuori maggiore." disse il Comandante, dopo che Kaidan si riunì ai suoi ranghi.
"Non mi farò aspettare, Shepard." Questa volta, il comandante e la sua squadra uscirono da soli.
 
Alenko fu il primo a sorprendersi quando Kyle si consegnò effettivamente, meno di un'ora dopo. Lo posero in animazione sospesa in una delle capsule della Normandy: Shepard non aveva voglia, né tempo, di gestire un prigioniero e l'avrebbero tenuto addormentato fino a quando non fossero tornati nei territori dell'Alleanza.
Quando la compagnia di mercenari tornò su Presrop, una settimana dopo, meglio armati e più numerosi, non trovarono nessuno sulla luna: la comune di Kyle era sparita.
 
***
 
"...Ho ricevuto il suo rapporto sulla situazione di Presrop, comandante." Come sempre Hackett era impeccabile nella sua uniforme, e anche attraverso le comunicazioni FTL, aveva questa capacità di suonare paterno.
Shepard non lo aveva mai sentito alzare la voce: era... calmante ascoltarlo.
"Ho fatto solo il mio dovere, signore." rispose la donna impassibile.
"Ben oltre il suo dovere. Non le chiederò come ha ottenuto la posizione di Kyle... qualcosa mi dice che la risposta non mi piacerebbe, ma dai rapporti iniziali, temevo che tutta la situazione finisse in un bagno di sangue. Non so come abbia fatto, ma ha salvato molte vite."
"Ancora nessuna novità su Saren?"
"No purtroppo: il che vuol dire che la sua prossima offensiva sarà massiccia. L'ambasciata Asari e Turian stanno collaborando non ufficialmente, fornendo pacchetti di dati mediamente riservati e analisi tattiche di obiettivi sensibili. Come ha ottenuto la loro collaborazione?"
"Qualche buona azione... niente di veramente importante, signore."
"Stento a credere che si tratti di inezie, soprattutto nel suo caso, comandante... ma lei non risponde più a me. Avremo l'SSV Emden pronta a ricevere Kyle non appena sarete di nuovo nei territori dell'Alleanza.“
"Vorrei che preparasse una serie completa di rifornimenti: la Normandy ha finito nell'ammasso di Hawking Eta, ma non alla frontiera, anche se questa volta la nostra missione sarà decisamente più rapida."
"Sì, ho letto le informazione che le sono state passate dall'ammiraglio Kahoku, a proposito comandante..."
"Ci sono problemi?"
"La serie di domande del vice ammiraglio... hanno arruffato qualche mostrina ad Arcturus: a quanto pare Kahoku ha accesso ad informazioni che non dovrebbe possedere..."
"Con i Turian e gli Asari in fila per scambiare favori con l'Alleanza, immaginavo che anche i Salarian avessero voluto un pezzo della torta..."
Al di fuori di Kahoku, Shepard, Jondum Bau e l'altro Spettro Salarian, solo l'equipaggio della Normandy aveva un vago sospetto di cosa fosse successo: l'accordo era riservato, perché non era stato fatto attraverso i canali ufficiali, e a titolo personale.
"...A questo non avevo pensato, sinceramente. Dovrebbe calmare Kastanie, anche se non le farà piacere..."
"Se posso chiedere, a che titolo è coinvolto l'ammiraglio Drescher? Credevo che fosse Sing a occuparsi degli affari interni..."
"...Chi custodisce i custodi, comandante? Per funzionare come organizzazione, l'Alleanza deve rimanere responsabile di ogni sua azione. Ecco perché gli affari interni indagano su tutti, mentre l'ammiraglio della prima flotta indaga su di loro."
"Non ne ero al corrente."
"E se non fosse uno Spettro, continuerebbe a non esserlo. Da anni, Kastanie conduce un'indagine aggressiva su un gruppo interno all'Umanità, un gruppo che sa nascondersi così bene, da non esistere, o quasi. Le domande di Kahoku hanno messo in pericolo queste indagini. Ecco perché devo sapere se posso fidarmi di lui."
"Senza riserve, signore. Kahoku non è compromesso: il suo unico desiderio è fare chiarezza sulla scomparsa dei suoi uomini su Edolus."
"Il problema è proprio questo: crediamo che il gruppo che ha offerto ospitalità a Barnes e il bersaglio delle indagini di Drescher siano lo stesso."
"Credete sul serio che Kahoku abbia consegnato i suoi uomini?"
"È una possibilità... solo un'ipotesi fra molte altre"
"Con il dovuto rispetto, signore... credo che questa ipotesi sia da scartare."
"Drescher non è dello stesso avviso... anche se collaborazioni Salarian potrebbero spiegare l'origine delle informazioni di Kahoku."
"Sappiamo chi sia questo gruppo?"
"Non posso dirne il nome via comunicazioni FTL: sappiamo che hanno almeno un algoritmo nei nostri sistemi che identifica chiunque pronunci il loro nome. Sanno che li stiamo cercando, ma non sanno esattamente chi siamo. Le farò avere un disco ottico criptato per la sua prossima visita alla Cittadella. Si considerano guardiani dell'inferno."
"Ricevuto signore. Spero di avere buone notizie dalla mia prossima missione."
"Lo speriamo tutti. Hackett chiude."
L'ologramma dell'ammiraglio sparì con quelle parole: guardiani dell'inferno... un cattivo augurio, se mai ne aveva sentito uno.
"Grenado, ETA dal portale galattico?" chiese il comandante attraverso l'intercom.
"Ancora otto ore signora. Vuole che mandi fuori Joker a spingere?"
"Sì, per favore. Dobbiamo arrivare al Confine di Keplero prima di subito."
"Sono cinque salti di portale signora: farò del mio meglio."
il Confine di Keplero era in un altro braccio della Galassia rispetto all'ammasso di Hawking Eta, e questo li avrebbe costretti a tornare indietro per diversi salti, prima di imboccare il bivio corretto: il che paradossalmente, avrebbe richiesto meno tempo che attraversare un singolo ammasso stellare. Frazioni di giorni, invece che di mesi: grazie ai portali galattici, le grandi distanze si coprivano in un attimo, mentre su quelle medie si sprecava un sacco di tempo.
Tempo che il comandante avrebbe trovato il modo di passare grazie ad Adams: le modifiche ai sistemi della Normandy erano stati completati con una ferrea tabella di marcia, e la nave viaggiava meglio che mai.
Peccato solo che non ci fosse il tempo di concedere loro una licenza: il comandante avrebbe cercato di rimediare meglio che poteva.
 
"...Pedone in e4." disse il capo ingegnere alcune ore dopo, mentre scrutava la scacchiera.
500 crediti per il vincitore del torneo dell'equipaggio, e altri 500 se fosse stato in grado di battere il comandante. Al suo fianco, Tali e il resto del reparto di ingegneria facevano il tifo per lui.
Dal suo lato, Shepard aveva Liara e Garrus, che fin da quando avevano scoperto quel gioco ne erano rimasti affascinati, anche se per motivi diversi: strategia contro pazienza, dote Turian contro Asari.
Wrex non si era presentato ad un torneo che non prevedesse vittime, ma il morale comunque era alto: Prescott aveva dato il meglio di sé, e Cabanel e Gladstone curavano lo spazio ricreativo, comprese scommesse e sottofondo musicale, con grande dispiacere di Grieco.
"Apertura di Fischer? Credevo che fosse passata di moda, Adams."
"I vecchi sistemi sono sempre i migliori, comandante."
"Mmhh... cavallo in f6." disse, e la scacchiera olografica obbedì al suo comando.
"Alekhine?"
Il comandante annuì lievemente e Adams sospirò, prendendosi un momento per pensare.
"Alekhine?" chiese Tali a bassa voce: era stato Adams ad introdurla agli scacchi, visto che l'unica cosa che i Quarian avessero di simile era una sorta di variante della dama, ma con scacchiere di diciassette caselle per lato.
"Alcuni la chiamano la difesa iconoclasta." spiegò Pressly: aveva bevuto piacevolmente con Chakwas, e lo XO si stava rilassando, cosa mai vista prima a bordo della Normandy.
Forse era il fatto di essere stato sgominato in finale dal CHENG che lo faceva tifare per il comandante.
"...Alekhine è una difesa aggressiva, che prepara il campo per un attacco caotico senza simmetria. È facile perdere la bussola nel medio gioco..." continuò Adams al posto suo.
L'istruzione di Tali nel gioco degli scacchi era arrivata solo fino alla massima: apertura da manuale, medio gioco da artista e chiusura da macchina. Le sottigliezze e il vero significato di quelle parole però, Tali le stava ancora finendo di apprezzare.
"...pedone in d3." fu la risposta di Adams.
"Pedone in d5." rispose il Comandante.
L'offerta fu vista e rifiutata dal capo ingegnere.
"Cavallo in f3."
Per quanto gli scacchi fossero una forma pacifica di scontro, era pur sempre un conflitto e i marine prosperavano su quello. Gli era stato insegnato ad amare il sapore della battaglia: non importa quanto bene o male si giocasse, l'importante era mettersi alla prova.
Shepard partì all'attacco:
"Alfiere in g4."
Adams preferì non aprire ulteriormente le sue fila, e giocare con uno schema più conservativo:
"Pedone in e5." cavalli pronti allo scambio, ma Shepard ci avrebbe perso di più: sia alfiere che cavallo. il comandante non avrebbe mangiato.
Shepard considerò i pezzi di Adams: il CHENG stava certamente preparando qualcosa, ma per il momento si stavano ancora studiando.
"Cavallo in d7." un secondo cavallo a protezione del primo.
Mangiando il cavallo del comandante col pedone di re, Adams avrebbe aperto il corridoio all'assalto del comandate. Meglio desistere per ora, e rinforzare la posizione:
"Pedone in d4"
Sembrò che Shepard aspettasse solo quello per occupare la casella:
"Cavallo in e4."
La rapidità con cui muoveva i pezzi insospettì Adams: il capo ingegnere non toccò più niente, cercando di capire a cosa stesse mirando.
Forse sarebbe stato meglio rimuovere l'alfiere nemico:
"Pedone in h3."
Prevedibile, non particolarmente brillante, ma comunque solido: Shepard indietreggiò in h5 con l'alfiere e poi in g6 quando Adams mise un pedone in g4.
Il capo ingegnare si chiese se quello non fosse l'esito che Shepard avesse cercato fin dall'inizio con quell'attacco di alfiere quattro mosse prima: ora quel pezzo proteggeva il suo cavallo in avanguardia...
"...Alfiere in d3." affermò Adams con convinzione.
Regina, pedone e alfiere: il comandante non sarebbe passata da lì.
"...Pedone in e6." rispose tranquillamente.
Adams passò al contrattacco:
"Pedone in c4."
Tempo di fare spazio alla sua offensiva, cavallo e regina per un matto in murata, ma muoversi ora sarebbe stato troppo evidente: con quel pedone in e6 sarebbe stato fermato facilmente.
Shepard fece una cosa strana a quel punto:
"Pedone in a5."
Stava continuando a sviluppare solo sul lato di regina... specularmente rispetto ad Adams. Il cavallo d'inizio era stato l'unico pezzo che avesse mosso sul lato di re.
"...Pedone in c5." disse Adams.
Meglio premunirsi per un eventuale sviluppo di regina del comandante, a logica, il prossimo pezzo a venire mosso.
"...Pedone in f6." decise invece Shepard.
A che cosa stava mirando? Si era chiusa l'unica altra via d'uscita per la regina e con tutti quei pezzi al centro, non ci si poteva muovere liberamente...
"...Cavallo in c3." disse il CHENG. Al diavolo, tempo di finalizzare il suo medio gioco.
Fu solo Liara ad accorgersi del lieve sorriso obliquo del comandante: fino a quel momento non si erano mangiati un solo pezzo.
La valanga comincia sempre con un sassolino:
"Pedone in e5."
Fu meccanico, un botta e risposta che era stato preparato da entrambi fino a quel momento:
"Cavallo in e5."
"Pedone in b6." quello fu il pedone astuto del comandante, ma Adams non se ne accorse:
"Cavallo in g6." Shepard perse il suo alfiere.
"Pedone in g6."
"Cavallo in e4." ribatté Adams, e il comandante perse anche il suo cavallo.
"Pedone in e4."
"Alfiere in e4."
"Pedone in c5."
"Alfiere in a8!" Ora aveva anche una torre del comandate. Adams poteva sacrificare il suo alfiere.
"Regina in a8."
Doveva sviluppare, aprire la strada: i suoi pezzi erano quasi nelle giuste posizioni...
"Pedone in c5."
"Regina in h1, scacco." disse Shepard: "Grosso errore Adams."
La regina del comandante aveva attraversato la scacchiera in diagonale: colpa della Alekhine. Lo aveva fatto concentrare sugli scambi corti di un pezzo per volta, colpendo poi dalla massima distanza, non appena il centro si era liberato. La torre... era stata sacrificata dal comandante, non viceversa, e Shepard lo aveva fatto deliberatamente. Senza quel pedone in b6, non avrebbe potuto farcela.
"Re in e2."
Il comandante era già in chiusura a quel punto:
"Regina in h3."
"...pedone in c6." Adams poteva ancora farcela: senza quel cavallo di mezzo, avrebbe potuto murare vivo il re di Shepard.
"...cavallo in c5." concesse Shepard.
"Alfiere in f4." con lui fuori dalle scatole, poteva muovere la sua ultima torre.
"Regina in g4, scacco."
"Pedone in f3."
"Regina in f4."
Adams si scosse dalla sua frenesia d'attacco a quel punto, quando Shepard gli mangiò l'alfiere. Decisamente troppo tardi.
"Torre in c1." poteva solo provare a chiudere in fretta...
"Regina in e5, scacco."annunciò Shepard: poteva finirlo in cinque mosse a quel punto.
"...Re in f2."
"Torre in h2, scacco."
Merda... lo stava accerchiando.
"...Re in g1."
"Regina in g3, scacco."
"Re in f1."
"Torre in f2, scacco."
Il suo re era morto, ma bisognava danzare fino alla fine.
"Re in e1."
"Regina in g1. Scacco matto."
La scacchiera olografica si azzerò, offrendo il risultato della partita.
"Aah... peccato. La Alekhine era un bluff."
"Che è servito allo scopo." disse Shepard appoggiandosi allo schienale.
"Comandante... così però non vedremo mai di cosa è davvero capace."
"Che intende Adams?"
"Aprire con un bluff e poi menarmi per il naso per il resto della partita..."
"Per la verità ho aperto con un bluff, ma ho capito di poterla finire con un inganno solo alla... nona mossa." disse Shepard ricontrollando la scacchiera.
"...Lasciando che credessi di farcela. Non affronta mai uno scontro sinceramente, senza trucchi?"
"E rendere tutto prevedibile? Mi avrebbe battuto."
Adams scosse la testa, guardando il suo CO che lo fissava a sua volta a braccia conserte.
"Chissà perché, non lo credo affatto... bella partita signora. Peccato per quei 500... visto però che non li ho persi, direi che la prossima licenza offrirò io da bere."
"A proposito signora, quando sarà?" chiese uno dei marine: "Non per altro, ma tenere a bordo il predicatore surgelato mi inquieta parecchio."
"...Non tanto presto. Anche dopo aver finito nel Confine di Keplero, ci aspettano diverse missioni, anche se spero non così lontano. Per quanto riguarda il... predicatore surgelato, consegneremo Kyle alle autorità dell'Alleanza non appena saremo nel sistema di Exodus, cioè tra due salti di portale. Ho chiesto ad Hackett il rifornimento completo: rendezvous con l'Emden appena avremo saremo nel sistema. Spero che vi ricordiate ancora come si fa l'AAR: sarebbe imbarazzante altrimenti."
AAR: rifornimento aereo in volo, o in questo caso, nello spazio.
"...Alenko te ne occuperai tu." finì il comandante, guardandolo dalla sedia.
"E lei dove sarà signora?"
"...A dormire come una bambina, naturalmente." sembrava che dopo la loro conversazione nella sala comunicazione, non ci fossero state conseguenze.
L'unico risultato accettabile per il comandante e non fu stupita: erano entrambi professionisti.
"Spero almeno che quelli dell'Emden si siano ricordati la birra." rifletté Alenko con sobrietà.
"Se non se ne sono ricordati, ti autorizzo a svegliarmi, tenente." rispose Shepard, facendo un cenno a Tali perché si sostituisse nel posto lasciato libero da Adams.
"Non credo servirà comandante, basterà dirgli cosa è successo su Presrop..." commentò Williams, che strinse le palpebre fin quasi a chiudere gli occhi, assumendo una voce ruvida, e distendendo pollice e indice: "Il mio CO ha ucciso un Divoratore a piedi...e contando che questa è una HMWP-X, la più potente pistola nella Galassia, capace di staccarti la testa di netto, devi fare a te stesso una domanda: mi sento fortunato? Eh? Ti senti fortunato... teppista?"
"E con questo, direi che sappiamo il film per la prossima serata cinema della Normandy..."
"La Normandy ha una serata cinema?"
"Ma certo Garrus, ogni ottavo giorno della settimana..." rispose sarcastica Shepard.
"...A proposito, dovrebbe cominciare a farsi le tacche sulla corazza per ogni Divoratore..."
"Per ogni Divoratore? Garrus, visto quanto la Galassia sembri amarci, direi che comincerò a farmi tacche sulla corazza ogni dieci Divoratori..."
Questo le guadagnò i sorrisi di molti.


Ben arrivati alla fine di questo capitolo :), in cui, finalmente, Shepard capisce perché Williams si comportava in quel modo nei suoi confronti.
Ho cercato, il più, possibile, di rispettare i dialoghi del gioco, filtrandoli attraverso la mia esperienza: non posso dire che il tenente Alenko mi sia sembrato una persona passionale, e per arrivare al bivio fatidico nei suoi dialoghi si deve fare un lungo giro. Non so se questo influenzi la mia opinione su di lui:  Kaidan è una persona che ha sofferto molto, ed è stata molto sola quando era adolescente. Per questo, non credo che la spontaneità faccia parte del suo carattere, e quindi ho voluto mettere in evidenza questo nel loro dialogo, condendolo con una buona dose di disprezzo del comandante verso sé stessa: potete già immaginare ormai perché questa mia Shepard abbia una così... sprezzante concezione di sé.
Passando ad altro, ho scoperto che gli scacchi sono un buon modo di raccontare una piccola parentesi in questi racconti: non appariranno spesso, tranquilli, anzi, probabilmente il meno possibile, ma volevo mettere in scena un momento di quiete dopo due settimane di missione (una ad andare, una a tornare): Presrop è così dannatamente lontano dalla Terra in ME1, che mi sono trovato costretto a manipolare lievemente gli avvenimenti del gioco per renderlo un poco più credibile.
In ogni caso, queste partite a scacchi che ho intenzione di mettere in questa storia, sono partite vere, non create a tavolino, ma non saranno mai partite famose (wink wink nudge nudge a Dragon Age Inquisition tra Solas e Il Bue di Ferro, in cui mettono in scena la Partita Immortale... personalmente, forse, un'esagerazione xD), questo perché sono per il comandante un hobby: non si può pretendere che Shepard eccella anche in questo... e dopotutto, viene sconfitta in ME3 ;).
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e si sia meritato delle recensioni.
A presto!

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Capitolo 16
*** Debts, Favors and Promises II ***


I know you're desperate, I really sympathise
I see the morbid horror flicker in your eyes
But rest assured I'm gonna help to ease your pain
I'm gonna put a thousand tiny implants in your brain
Motorhead
 
Sistema di Newton, terminale della rete dei portali per il Confine di Keplero: è l'ammasso che segna il limite estremo dello Spazio del Consiglio e solo terra di nessuno, o peggio, attende colui che si spinge più lontano.
Ospita quattro pianeti, ma di essi, solo il più vicino alla sua stella possiede un'atmosfera respirabile, risultando però un luogo di grandi contraddizioni. Ontarom: un mondo di mari poco profondi e vasti panorami che però, prima dell'insediamento degli Umani 13 anni fa, non era mai stato preso in considerazione per essere colonizzato. È un pianeta caldo, con 58 °C come temperatura media globale, da subire per le venti ore in cui espone la sua faccia al sole. La vera ragione della sua avversità però, deriva dal fatto che Ontarom sia un pianeta condannato: la luna maggiore sta lentamente decadendo nell'orbita fin dalla sua formazione, ed è ormai cosi vicina al suo mondo, da influenzarne non solo la gravità, ma anche il clima. Su Ontarom, a ritmare il passaggio delle stagioni sono ormai le sue tempeste elettriche, con fronti di centinaia di chilometri che spazzano periodicamente i continenti: questo mondo vive di tempo preso in prestito, ma ciò non ha impedito alla vita di svilupparsi su di esso, anzi. Il pianeta ospita una biosfera prospera, con nessuna specie letale per le razze del Consiglio e fonte di una certa curiosità anche per il pubblico: dopotutto, quanti pianeti ospitano fauna e flora così adattabile, capaci di venire diffusi su mondi diversi con poca fatica, come se sapessero di doversene andare dalla loro patria prima della sua inevitabile fine?
Così, le "mucche di Ontarom" hanno già trovato nuovi pascoli su una mezza dozzina di pianeti: per quanto posseggano sei zampe, due delle quali dotate di dita, il loro latte risulta perfettamente commestibile.
Un po' meno amati, ma altrettanto diffusi, sono gli Scarabei Balena: anche se più timidi perfino di un coniglio selvatico, rimangono insetti quadrupedi che possono raggiungere la taglia di piccole automobili, restando però così elusivi e mansueti, che perfino le mucche di Ontarom si approfittano di loro, rubando a volte le uova dalle loro colonie...
Nessuna delle razze del Consiglio aveva mai voluto investire sul pianeta, limitandosi a catalogarne le specie; almeno fino all'arrivo degli Umani: nonostante gli sforzi dell'Alleanza di stabilire un insediamento permanente su un pianeta condannato siano stati apertamente derisi dagli Asari, la piccola colonia prospera al punto da essere diventata una dei più importanti centri di frontiera dell'Alleanza per l'osservazione stellare e la comunicazione FTL.
Non sono in molti a saperlo, ma nel 2183, quasi un terzo dei messaggi dell'Alleanza passa per Ontarom.




Tutto questo, la squadra della Normandy se lo sarebbe perso: non avevano tempo di visitare la colonia, perché erano diretti verso le zone più selvagge e inesplorate del pianeta, ma per la verità, con i rifornimenti fatti nel sistema di Exodus, quando avevano consegnato Padre Kyle all'Alleanza; la nave non ne aveva nemmeno bisogno. La Normandy aveva a bordo abbastanza provviste in quel momento, ringraziamenti più o meno ufficiali da Eden Prime e Terra Nova, da essere indipendente per due mesi come minimo, anche senza razionare:
"Pollux a terra."
Con Tali e Wrex nell'abitacolo, Shepard era pronta ad entrare in azione: quando ebbe la conferma che si trovavano sulla loro zona di lancio, premette l'acceleratore a fondo, sfrecciando fuori dalla stiva a tavoletta.
"Normandy, qui Castor, siamo in volo. Spiegamento completo di due sonde spia nel sistema non appena sarete di nuovo in orbita. Inviatene un'altra a cercare la MSV Fedele nel sistema di Herschel." secondo il controllo traffico di Ontarom, l'ultima posizione conosciuta della nave del dottor Heart.
"Ricevuto signora." rispose Pressly alla radio.
Ontarom era verdissimo: atterrando, l'IFV schiacciò folta e soffice erba sotto le sue ruote, mentre Shepard cominciò a macinare gli altipiani del pianeta, diretti verso il loro obbiettivo, una stazione di ricerca della Heyuan Genomics situata in mezzo al nulla, per meglio raccogliere dati incontaminati sulla biosfera di Ontarom. Il loro bersaglio sul pianeta era il dottor Wayne, direttore della struttura: grazie all'aiuto e alle risorse dei due Spettri Salarian, Kahoku era riuscito a scoprire una lunga lista di messaggi fra Wayne e il dottor Banes, molte dei quali spediti durante il periodo di latitanza del buon dottore. In particolare, l'ultimo di quei messaggi era successivo alla missione di Shepard su Edolus: per questo, il comandante era determinata a catturare vivo Wayne e portarlo via da Ontarom, per fargli confessare tutto quello che sapeva.
Come avevano scoperto appena entrati nel sistema però, non erano gli unici a volerlo: la stazione di ricerca aveva mandato un segnale di soccorso, subito prima che tutte le comunicazioni si interrompessero. Con la Normandy in approccio al pianeta, Shepard e la sua squadra sarebbero stati là prima delle forze dell'Alleanza.
Ontarom non era stato mappato completamente, anche a causa dei sollevamenti tettonici provocati dalla luna del pianeta, che ne rendeva la superficie instabile: la stazione di ricerca della Heyuan Genomics si trovava appena al di fuori delle zone di cui avevano mappe aggiornate, per cui Shepard e la sua squadra avevano dovuto lanciarsi a qualche chilometro dalla base, e cercare una strada alla vecchia maniera. Ecco anche perché Castor e Pollux erano stati sganciati così lontani l'uno dall'altro: un modo per raddoppiare le loro chance di arrivare il più in fretta possibile alla stazione scientifica. Come spesso accadeva, il tempo era contro di loro.
Attraverso i sensori del Mako, Shepard poté osservare una tempesta all'orizzonte: un fronte di fulmini ininterrotto, contro un cielo livido.
Con un po' di fortuna, se ne sarebbero andati prima che li colpisse:
"Quasi il colore dei tuoi occhi, Shepard." commentò Wrex alla postazione d'armi.
"Shepard... ho un giacimento di oro sui sensori di Castor, appena sotto la superficie. Invio le coordinate alla Normandy."
"Bel lavoro Tali, ma non siamo qui per arricchirci..."
La Quarian rivolse uno sguardo dietro la sua spalla, una preghiera silenziosa nei suoi occhi, celati come sempre dal visore polarizzato, che Wrex comunque comprese.
"...Giusto per sapere Shepard, quanto manca perché tu sia di nuovo in pari?" chiese il grosso mercenario.
"Sul serio Wrex? Adesso?"
"Posso continuare a fare complimenti sui tuoi occhi."
"... Un milione e mezzo circa... credito più, credito meno." rispose Shepard dopo aver sospirato.
"Continua a cercare Tali." ordinò il mercenario.
"Castor, qui Pollux."
 "Vi riceviamo Pollux."
"...abbiamo trovato il cadavere di un Turian. La causa del decesso è trauma da impatto."
"Uno dei ricercatori?"
"No. Il profilo genetico non corrisponde. Visto che non c'è traccia di cosa l'abbia portato qui, vista la causa della morte, e visto che teneva ancora tra le mani un vecchio libro di carta con l'insegna della colonia di Bostra, propenderei per un contrabbandiere che è stato letteralmente scaricato dai suoi soci. Trauma da impatto." ripeté Garrus: "Il reperto è al sicuro, il corpo è già stato segnalato alle autorità di Ontarom, e siamo di nuovo in marcia. A proposito comandante..."
"Garrus, se stai per chiedermi quanto mi manca per essere di nuovo in pari, ti darò la stessa risposta che ho dato a Wrex secondi fa: un milione e mezzo circa, credito più, credito meno. Ora portate il culo alla base della Heyuan: voglio Wayne vivo da portare a Kahoku."
"Sissignora."
"...Uccidi un Divoratore a piedi e tutti vogliono darti qualcosa." si lamentò il comandante.
"O prenderti qualcosa, nel mio caso." ribatté Wrex.
"Che cosa?"
"...Seme." spiegò il mercenario con una risata lurida.
"Ugh... maledizioni Wrex."
Tali non disse nulla quando i sensori dell'IFV rilevarono un giacimento di palladio, ma anche quelle coordinate furono inviate alla Normandy.
 
Fu Pollux a trovare la strada più facile per raggiungere la base e per poco non atterrò sopra i mercenari che l'avevano presa d'assalto: tanto che fu Castor a liberare loro la strada, sparando dalla parete opposta del canalone.
"...Castor, qui Pollux, ostili eliminati: bella mira."
"Prendete posizione all'interno della struttura, trovate una posizione difendibile e tenetela. Vi raggiungeremo appena possibile."
"Ricevuto signora."
Sull'HUD dell'IFV, Shepard vide il resto della squadra sbarcare, guidati da Alenko:
"Come facciamo a raggiungerli?"
"...La gravità di Ontarom è 0,82 G, anche se dovessimo ridurre la massa al minimo, non riusciremmo a saltare oltre il canalone." spiegò Tali.
"Chi ha parlato di saltare?" chiese Shepard, portando l'IFV sul ciglio della roccia: "Vedo che è possibile raggiungerla dal basso..." aggiunse il comandante, indicando uno stretto e tortuoso sentiero, sufficiente appena per far passare il Mako.
"...C'è qualcosa di profondamente innaturale in te, Shepard." rispose Tali stringendosi le cinture, mentre Wrex si afferrò come poté alle maniglie all'interno dell'abitacolo.
Quando le prime due ruote di Castor scivolarono oltre il bordo, Shepard diede un colpetto coi retrorazzi d'atterraggio, dandosi la spinta: poi si lasciarono cadere.
Il terreno fu molti metri più in basso, ma atterrarono incolumi, seppur scossi: avevano colpito terra abbastanza duramente, ma Shepard non aspettò che si riprendessero, cominciando a risalire la parete opposta, fino a parcheggiare Castor di fronte all'ingresso della struttura della Heyuan Genomics.
Sarebbe stata la prima battaglia, senza contare i Geth, in cui Shepard si sarebbe trovata in difficoltà:
"Che gentile ad unirsi a noi, signora!" urlò Williams non appena raggiunsero la loro posizione: non erano andati molto più in là dell'ingresso.
I mercenari che avevano preso d'assalto la struttura si erano fatti trovare pronti, in una posizione fortificata alla fine di un corridoio, appena oltre l'area di accettazione della Heyuan: dai cadaveri sparsi in giro, dovevano essere interessati solo al dottor Wayne.
"Chi abbiamo?"
"Almeno otto ostili." rispose Williams scostandosi dallo stipite quando un pezzo se ne andò via troppo vicino al suo casco: "...Il loro cecchino è una spina nel fianco."
"Wrex: fatti vedere." ordinò il comandante, pescando il suo HMWSR-X e unendosi a Garrus e Williams contro lo stipite della porta.
Il grosso Krogan si stagliò per un attimo nell'apertura del corridoio, ricevendo sui suoi scudi e sulla sua barriera biotica una quantità di proiettili sufficiente a riempire un cappello: quando i due Umani e il Turian spararono in sequenza, il Krogan rimase impassibile.
"Puoi toglierti Wrex!"
"E perché? Si stanno divertendo."
Una coppia di granate rotolò fino a loro, fermandosi ai piedi del Krogan:
"LIARA!"
Le due bombe esplosero, ma la barriera biotica del comandante e dell'archeologa resse: Garrus rispose lanciando una mina tecnologica nel corridoio col suo omnitool.
Lo sfrigolio e le grida di disappunto di qualcuno, testimoniarono che aveva inceppato le armi di almeno un paio di mercenari.
"State tutti bene?"
"Hanno dei Krogan, Shepard." borbottò Wrex imperturbabile, impugnando il suo shotgun: "Almeno un paio."
"Allora è il momento di fare conoscenza con i nostri amici." disse Shepard facendo gesti con le mani per spiegare la formazione con cui avrebbero attaccato.
Wrex e Williams sarebbero partiti con lei, Liara al centro assieme a Tali, mentre Garrus e Kaidan dietro a coprire tutti loro: si sarebbero mossi all'unisono, come una freccia, di cui Wrex sarebbe stata la punta, e Williams il fianco destro.
Il comandante prese il fianco sinistro, e fu sfortunata: quando emersero dal corridoio, quando Shepard deviò per aggirare la barricata che era stata eretta dai mercenari, si trovò di fronte due Krogan, che sembrava stessero aspettando solo lei. In quegli spazi ristretti, con entrambe le mani attorno al fucile, cercare di usare i suoi poteri biotici sarebbe stato stupido, e mortale. Ecco perché aspettò che la canna del suo fucile fosse all'interno delle barriere cinetiche del Krogan più coraggioso fra i due, quello che l'aveva attaccata per prima, per scaricare un colpo sovraccaricato col suo shotgun.
Se Shepard pensava che il Divoratore su Presrop fosse stato disgustoso e tenace, dovette ricredersi: il Krogan morì sul colpo, ma questo non gli impedì di afferrarla per i polsi col suo ultimo istante di vita, dando tempo al suo consimile di attaccarla a sua volta. Shepard non poté fare alto che subire ad alzo zero lo stesso trattamento che aveva riservato al primo Krogan.
Sofferenza fu ciò che il comandante subì in quel momento, una vera tortura: lottando per liberarsi dalla carcassa che la teneva bloccata, i suoi scudi ricevettero la maggior parte dei colpi, ma quando il Krogan superstite se ne accorse, cominciò a prenderla direttamente a calci. Le sue barriere biotiche resistettero meglio che poterono, ma quando il Krogan l'afferrò per il collo, sbattendola contro il muro ripetutamente come una bambola di stracci, macchie nere si disegnarono nei suoi occhi e il respiro le sfuggì dalla gola. La sua corazza era l'unica cosa che le avesse impedito di morire sul colpo, ma il Krogan non voleva smettere: le sparò all'interno delle sue barriere cinetiche col fucile, sempre tenendola bloccata contro il muro. Se avesse potuto, il comandante avrebbe urlato quando le sue costole si incrinarono per l'impatto dei proiettili contro gli strati ablativi della sua corazza, mentre lottava per sfuggire a quella morsa di ferro.
Poi il Krogan le venne strappato via, sbattendo violentemente contro la parete opposta: come il mercenario, anche Shepard cadde a terra immobile.
La differenza, fu che Liara non gli permise di rialzarsi da solo: Shepard non aveva sopravvalutato l'Asari, quando aveva affermato che se solo avesse voluto, avrebbe potuto infilarla in una tazza. Il campo di distorsione colpi il grosso Krogan in pieno petto, stordendolo brevemente e impedendogli di schivare più di 1200 Newton di spinta sullo sterno: se la compressione non lo uccise sul colpo, l'esplosione di energia oscura ci riuscì di certo, spappolandogli gli organi interni. Fu una detonazione a bassa frequenza, un cupo scoppio, che demolì il Krogan: a Liara però non sembrò bastare e lo sollevò da terra ancora una volta, per poi colpirlo di nuovo con una seconda spinta biotica, e quindi una nuova esplosione di energia oscura. Quando toccò terra di nuovo, dopo aver colpito la parete con violenza, il Krogan, ciò che ne restava, non si mosse.
Il volto azzurro di Liara fu una vista gradita per gli occhi di Shepard, ma dovette aspettare che l'Asari le ripulisse il visore con una mano e le aprisse il casco, per vederla bene: il viscoso sangue arancione le aveva coperto quasi completamente il visore.
"Shepard... O per la Dea..."
Avrebbe voluto dirle che stava bene, che era stata solo sfortunata ad incontrare due Krogan in un corpo a corpo in quegli spazi ristretti... ma in quel momento il comandante non poteva fare nulla, perché la sua gola era stata quasi schiacciata: anche solo respirare le riusciva faticoso e il suo corpo non le rispondeva, perché il comandante era in shock. Una parte di lei sperò non si trattasse di una concussione: Chakwas si sarebbe divertita a tenerla ferma in un letto per una cosa simile.
Solo allora il resto della squadra le raggiunse: nel tempo che lei aveva impiegato per occuparsi dei due Krogan, il suo team aveva ripulito la stanza dal resto dei mercenari.
Shepard si rassegnò ad aspettare che le droghe che l'armatura doveva aver già iniziato a pompare in circolo facessero effetto: non considerò la preoccupazione di Liara in quel momento. Se avesse potuto, il comandante avrebbe scherzato o forse le avrebbe fatto i complimenti per il modo in cui l'aveva salvata. Due combinazioni biotiche da sola non erano poca cosa...
La verità è che da molto tempo Shepard non aveva dei compagni di squadra che si preoccupassero per lei: era stata addestrata a essere indipendente. A sapersela cavare da sola. A dare, ad essere la fonte della forza dei suoi commilitoni, mai l'opposto. Come N7, come biotica, come eroina, tutti avevano sempre fatto affidamento su di lei... nessuno aveva mai voluto sostenerla. E a Shepard andava bene così: era la sua redenzione.
Il comandante provò a sorridere, ma non fu molto d'effetto, o forse Liara non lo vide: maledizioni, se solo la sua mano avesse obbedito... ecco perché quando Liara le appoggiò la fronte sulla sua, Hayat fu colta di sorpresa, e non poté reagire.
 
"!"
 
Fu leggero e rapido, come immergere una mano nel mare per conoscerne la temperatura: Liara seppe che Shepard stava soffrendo, ma seppe anche che quella sofferenza era sopportabile per lei. Che anche se sapeva che Shepard era ferita (O per la Dea è rosso... così rosso!), era un filo, piuttosto che un fiotto: ci sarebbero voluti giorni perché un taglio simile la dissanguasse. Ma sopratutto, Liara seppe che quel dolore fisico per Shepard era normale... era consueto... e certe parti di lei lo desideravano, non per il gusto del dolore, ma perché il comandante... voleva...
Liara si staccò da lei con un sospiro: erano passati solo pochi attimi e il suo contatto era stato il più superficiale possibile. Giusto il tempo di assicurarsi che stesse bene: ma come Liara si era immersa, così anche Shepard lo aveva fatto... impossibile dire che cosa le fosse rimasto.
"...Sta bene." disse Liara rivolgendosi al resto della squadra: "Il Krogan le ha schiacciato la gola, è per questo che non rispondeva... e... ho ...avuto paura. Ecco perché non ho usato l'omnitool." la pelle del suo volto assunse più o meno lo stesso colore degli occhi di Shepard.
"Sono... sicura... cough cough... che l'avresti fatto per chiunque... cough." la voce di Shepard era un roco soffio, ma ora riusciva a farsi capire.
"Ovviamente comandante." disse Liara e lo intendeva davvero... forse: "Tuttavia mi dispiace molto per aver invaso..."
Shepard afferrò la sua mano, facendosi tirare in piedi.
"Nessun danno, dottoressa..." il comandante dovette tossire ancora un poco, prima di riuscire a continuare: "... solo si ricordi: la prossima volta... diagnosi via omnitool."
"Sì, comandante." rispose Liara ancora contrita.
"Su la testa dottoressa... mi ha salvato la vita." disse Shepard battendole la mano sulla spalla: "E a proposito, voi dove eravate finiti?" chiese il comandante alla squadra con occhi di fuoco: "...Mi aspetterei che almeno uno di voi abbia abbastanza cervello da coprirmi, oltre a Liara, dato che è quella con meno addestramento di tutti."
Quello li fece riflettere:
"Ecco... comandante noi..."
"Pensavamo che..."
"Insomma..."
"...E dire che vi ho voluto io in squadra." disse Shepard scuotendo la testa e abbassando gli occhi a terra: "Maledizioni." grugnì il comandante, tastandosi la corazza.
"Shepard?"
"Voi Krogan picchiate come delle signorine..." disse il comandante: ora non sentiva dolore. Ormai le droghe dovevano aver avuto effetto:
"...delle signorine con un brutto carattere." finì avanzando: "Meglio muoversi: ormai sanno che siamo qui..."
Liara era così...
"... Cerchiamo di raggiungere Wayne il più in fretta possibile." ordinò Shepard superandoli, e mettendosi alla guida della sua squadra.
Nessuno vide la sua espressione mentre li precedeva: Shepard stessa non sapeva che espressione stesse facendo in quel momento.
Trovarono Wayne nel laboratorio principale, ostaggio dal capo dei mercenari, ormai l'unico rimasto in vita: un uomo in corazza completa, con il visore del casco abbassato.
"Stai indietro! Non voglio farti del male: l'unico che voglio è questo bastardo..." disse loro, facendosi scudo col dottore.
Shepard capì solo guardandolo che c'era molto che non sapevano: credevano fossero semplici mercenari quelli che avevano assalito la base, ma il loro capo raccontava una storia diversa.
Innanzitutto, era, o era stato, un membro dell'Alleanza: il comandante lo capì da come si muoveva, da come teneva Wayne attaccato a sé. Non solo non era un principiante, ma doveva essere stato un membro delle forze speciali. Inoltre, quanti mercenari si sarebbero preoccupati della sorte dei suoi assalitori, prima della sua?
"Vi prego, aiutatemi!" implorò il dottor Wayne: uno scienziato dal volto piacevole, ma comprensibilmente dai lineamenti pieni di paura.
Wayne era più giovanile di quanto l'età nel suo dossier suggerisse: aveva ancora tutti i capelli castano scuro, e un mento piuttosto pronunciato a contrastare col resto del suo volto.
"Sta zitto!" ordinò il capo dei mercenari.
"Toombs: sei pazzo! Hai bisogno di aiuto!"
Shepard abbassò l'arma di Williams, che aveva puntato il suo fucile d'assalto contro il mercenario e fece segno al resto della squadra di trattenere il fuoco.
"Sta zitto! " ripeté Toombs: "Non mentire, non oggi! Sono caporale! Caporale Toombs, figlio di puttana! Oggi... oggi tutto verrà a galla!"
"Che cosa verrà a galla? Voglio aiutarti caporale, ma devi dirmi cosa succede..."
"Non capisci... io non volevo uccidere nessuno..." cominciò Toombs: "Io... io voglio solo dormire senza svegliarmi urlando. Voglio solo che le persone che mi hanno mandato su Akuze siano portate in tribunale!"
Quella fu una doccia fredda per Shepard: tutte le storie su Akuze, e ce n'erano molte, avevano lo stesso epilogo. Di tutta la colonia, un solo superstite:
"Non vedete che Toombs è pazzo? Sparat- ergh." Il caporale strinse il braccio attorno al suo collo, mozzandogli il fiato.
"STA ZITTO! Se non posso portarti di fronte alla giustizia, mi accontenterò di uccidere gli uomini che hanno preso la mia vita..."
"Eri su Akuze, caporale? Con Sayansky?"
Quel nome impedì a Toombs di fare un buco nella testa del dottor Wayne:
"Conosci... conosci Sayansky?"
"Ho militato con lui prima di Akuze."
"Lui... lui è stato il mio eroe, mi ha messo al sicuro... se lo conosci ... puoi provare di conoscerlo?"
Shepard non dovette pensarci su a lungo:
"Si muove come se avesse tre ginocchia in una gamba, è l'unico N7 che non sappia usare bene nemmeno una pistola, e quando l'ho visto l'ultima volta, si era fatto tatuare un pentacolo sulla schiena con in primo piano l'animale di Set, che non è né un asino né uno sciacallo... che è successo laggiù caporale?"
"...Eravamo assieme quando i Divoratori ci hanno attaccato... la nostra intera unità è stata spazzata via...ma questo bastardo, e altri come lui..." disse strangolando Wayne: "Li stavano studiando... hanno lasciato che colpissero la nostra unità, solo... solo per guardare."
Non c'era niente di più terribile di vedere un marine piangere, specie con una pistola carica, specie con una tale disperazione nella voce:
"...Dopo... dopo mi sono svegliato in una cella. Gli scienziati erano felice che fossi sopravvissuto... felice di avere almeno uno dei due sopravvissuti... avevano una cavia... una cavia su cui continuare i loro esperimenti..."
"Non potete credere a Toombs!" riuscì a dire con un soffio Wayne: "Non ha prove di quello che è successo su Akuze... voglio un pro..."
Toombs lo strinse fino a quando il dottore non cominciò a diventare cianotico:
"Prove? È questo che cerchi figlio di puttana? Eccoti le prove!" il casco di Toombs si aprì rivelando completamente il suo volto.
E anche Shepard non riuscì a reagire: la sua faccia sembrava fosse fatta di cera, e che qualcuno gli avesse avvicinato un lanciafiamme.
"Ti ricordi quando mi hai iniettato dell'acido di Divoratore nelle vene, Wayne? Ti ricordi quando guardavi mentre la mia carne si scioglieva dall'interno?... Volevano vedere quello che faceva agli esseri umani." spiegò Toombs a Shepard, guardandola col suo volto sfigurato:
"Fanno parte di una qualche organizzazione, Cerberus, che conduce esperimenti come Akuze... come me. Mi hanno torturato per anni..." Wayne si stava dibattendo sempre più lentamente ormai.
E quel nome... Cerberus: Hackett aveva detto che si consideravano i guardiani dell'Inferno:
"...Questa... questa è solo giustizia. Quest'uomo merita di morire, così come tutti gli altri. Sono fuggito, ho assoldato quei mercenari per aiutarmi a dare loro la caccia... ma questo stronzo è l'ultimo. Allora? Hai intenzione di spararmi? Oppure no?"
"...Uccidere quest'uomo non riporterà in vita la tua squadra Toombs."
"Forse no. Ma almeno la vendicherà..."
"C'è un altra strada, caporale. Se vi consegnate a me, se abbassi l'arma, posso proteggerti, e posso assicurarmi che Wayne risponda dei suoi crimini: l'Alleanza sta cercando Cerberus da anni. Se lo uccidi, quei bastardi resteranno in libertà. Non li fermerai, Toombs: ne avrai solo ucciso uno. Non vorresti fermarli tutti? Non vorresti che simili tragedie non si ripetano più?"
"Chiederà l'immunità per collaborare, ci scommetto... e che differenza farà? Lui resterà in vita... e i miei commilitoni... resteranno morti. E invendicati..."
"C'è ancora Sayansky, Toombs: non sei solo."
"Lui è ancora con l'Alleanza?"
"Sì... ed è prigioniero come te per quello che vi è successo."
Toombs lasciò andare Wayne, che si abbatté sul pavimento pesantemente, raccogliendosi in posizione fetale e cominciando a tossire.
"Va bene... io non sono un assassino. E non mi lascerò trasformare in uno da loro... forse le urla cesseranno, d'ora in poi. Non lo so..."
Il comandante avanzò fino a mettergli una mano sulla spalla:
"Quei bastardi non possono più farti del male, caporale. Williams, prendi in consegna il dottor Wayne e assicurati che non vada da nessuna parte."
"Con piacere signora." disse Williams, prendendo a calci il dottore fino a quando non si alzò e piazzandogli il fucile in faccia:
"Dammi una ragione... una sola, ti prego."
"...Alenko: contatta la Normandy perché venga a prenderci e dì a Joker di avvisare Hackett che mandi una nave per un prelievo prioritario, basso profilo."
"Sissignora." rispose il tenente, attaccandosi alla radio.
"Toombs: è finita."
"No... non è finita... gli incubi... come posso vivere così?" disse il caporale, alzando il suo volto devastato verso il comandante.
"Puoi farcela, caporale: parlo per esperienza personale. Sei sopravvissuto ad una ordalia, e non hai lasciato che ti cambiasse. Sei più forte di quanto pensi. Sei migliore di quanto pensi. E non sei solo. Ci prenderemo cura di te."
Toombs non rispose, limitandosi a fissare cupamente a terra.
Shepard fece cenno a Williams di scortare fuori il dottore Wayne, assieme al resto della squadra: quando furono soli, il comandante parlò di nuovo:
"Caporale... l'Alleanza ha bisogno di lei. Hackett e Drescher stanno già indagando su Cerberus, ma non sanno di chi fidarsi. Io stessa sto collaborando come posso alle indagini, e il vice ammiraglio Kahoku ha perso tutti i suoi uomini per causa loro. Toombs: non è da solo a volerli distruggere..."
Questo sembrò restituire un po' di acciaio alla sua spina dorsale:
"...E ora che sappiamo chi vi ha gettato in quell'inferno, credi davvero che Sayansky rimarrà ancora in disparte?"
L'eco di un sorriso si affacciò sul volto devastato di Toombs.
 
"...Ottimo lavoro su Ontarom, Shepard."
"Ho fatto solo il mio dovere, ammiraglio Drescher. Toombs e Wayne sono sua responsabilità, da questo momento in poi."
Ora che sapeva quale fardello l'ammiraglio portasse sulle spalle, al comandante sembrava più stanca: o forse, Drescher aveva inconsciamente abbassato le sue difese con lei, dato che condividevano lo stesso segreto.
"Non si preoccupi: sono al sicuro con me. E anche se Wayne avrà la sua immunità per i passati crimini in cambio della collaborazione, sono autorizzata a tenerlo segregato fino a quando lo riterrò opportuno... per la sua sicurezza, ovviamente."
"...Riuscirete a farlo parlare?"
"L'Alleanza deve essere responsabile delle proprie azioni: Wayne affronterà un processo, ma sarà una faccenda più lunga di quanto io stessa vorrei."
"E per quanto riguarda il caporale Toombs?"
"La scelta è sua. Potrà essere reintegrato nell'Alleanza sotto il mio diretto comando o venire congedato con onore: in ogni caso, non sarà abbandonato. L'Alleanza non lascia indietro nessuno..."
"Mi rendo conto di agire al di fuori del mio grado, ammiraglio, ma crede che sia possibile far incontrare Toombs e Sayanski? Il comandante... se lo merita. Entrambi se lo meritano."
"Da quando abbiamo ricevuto la notizia che un secondo superstite di Akuze è stato trovato, lei è la terza persona a farmi questa richiesta. Come lei sa bene, il Pozzo è stato anche costruito per tenere al sicuro l'Umanità da Sayanski, non vice versa."
"Siamo dunque solo armi per voi?" per un momento, fu Meganeura a fare quella domanda, non il comandante Shepard, Spettro del Consiglio.
"Mi ha frainteso, ma le chiedo scusa per essermi espressa male: il Pozzo è una misura contenitiva. Sayansky può uscirne quando vuole con la mia benedizione, al contrario di... Macmillan. Se il comandante Sayansky desidera ricevere visite, allora sarà mia cura che le ottenga."
"...Non ho altro da aggiungere. La ringrazio del suo tempo, ammiraglio."
"Il piacere è mio, Spettro. Continui a renderci fieri."
Poi l'ologramma dell'ammiraglio sparì: con un po' di fortuna, Hercules sarebbe riuscito a liberarsi dalla sua prigione... quella sarebbe stata una vittoria superiore alle sue aspettative, e forse, anche Latrodectus sarebbe riuscita a perdonarla... e se i desideri fossero stati pesci, tutti sarebbero stati pescatori. Da dove veniva questo inane ottimismo? Non era da lei...
Il suo riflettere venne interrotto dall'ingresso di Pressly nella sala comunicazione:
"Comandante, la nostra sonda spia ha confermato la posizione della MSV Fedele. Mi sono permesso di tracciare una rotta che ci porterà nel sistema in un paio di giorni."
Essendo così piccole, la velocità delle sonde spia era decisamente più alta di quella della Normandy, dato che non dovevano preoccuparsi di sistemi di compensazione inerziali, o del consumo di energia dovuto al supporto vitale.
Erano meravigliosi, piccoli droni, ma con limitata autonomia: la loro riserva di carburante non gli permetteva di esplorare più di un sistema stellare, prima di aver bisogno di essere rifornita.
"...Comandante?"
"Ci porti nel sistema, signor Pressly. E comunichi la notizia a Garrus, se non le dispiace."
"Si sente bene?"
"...Sì Pressly, credo di sì."
"Vuole che chiami Chakwas?"
Shepard si palpò le costole: si era medicata da sola una volta tornata a bordo. Non c'era niente di rotto e le ferite, benché arrivassero fino al tessuto connettivo, non erano gravi: la sua corazza aveva fermato i proiettili e Williams si stava già occupando di ripararla con i fabbricatori di bordo. Un semplice bendaggio col medigel era stato l'unico rimedio che Shepard avesse ritenuto necessario dopo aver pulito la ferita, tanto che il comandante non aveva nemmeno preso dei narcotici. Avrebbe lasciato una cicatrice ovviamente, ma importava in fondo? Almeno avrebbe pareggiato col segno degli shrapnel sul suo fianco destro...
"...Credo che passerò da lei più tardi, giusto per essere sicuri."
"Come preferisce... ah, comandante: credo che dovrebbe parlare con Wrex."
Il fatto che il suo XO chiamasse il Krogan per nome non sfuggì a Shepard: a quanto pareva, qualcuno stava facendo progressi.
"Qualcosa di grave?"
"No comandante, ma è la prima volta che vedo un Krogan... nostalgico."
Questo incuriosì moltissimo il comandante.
 
Invece di trovarlo nella stiva, Shepard incrociò il grosso Krogan nella sala mensa, seduto come sempre da solo, ma senza un vassoio di cibo di fronte alle fauci: il che era strano, perché era uno dei giorni in cui avrebbe dovuto nutrirsi.
Invece, Wrex aveva tra le dita un datapad, che aveva tutta la sua attenzione, mentre il resto dell'equipaggio lo guardava da lontano, cercando di capacitarsi di ciò che vedeva: un Krogan con un datapad? Anche volendo essere indulgenti, difficilmente la lettura e i raggiungimenti intellettuali erano la prima cosa che venisse in mente quando si pensava a Wrex.
Shepard sapeva che ognuno nella Galassia aveva un lato nascosto... un lato di sé che non mostrava agli altri, o che non si conosceva: e considerando quanto Wrex fosse vecchio e grosso, poteva nascondere l'equivalente metaforico di un pianeta sotto il suo truce aspetto.
"Shepard." la salutò quando si sedette di fronte a lui.
"Wrex."
Era diventato ormai il loro saluto standard: se si fossero trovati ai capi opposti di una buia caverna, il comandante sapeva che si sarebbero ricongiunti in quel modo. Wrex pronunciava il suo cognome in modo unico: nessun altro diceva Scep'arr come lui.
"Odori di sangue. Sangue Umano, Shepard. Un buon odore..."
O forse Wrex l'avrebbe trovata anche col fiuto.
"...stupidi Asari." borbottò il mercenario, passandole il datapad, che Shepard lesse brevemente: era la versione condensata delle principali notizie dello spazio del Consiglio.
Il comandante trovò subito quello che Wrex intendeva: pareva che rappresentativi diplomatici Asari avessero deciso, per la prima volta in quasi due millenni, di invitare dei Krogan alle celebrazioni per l'anniversario della fine della guerra dei Rachni, l'equivalente del Natale per il resto dello Spazio del Consiglio.
"...Stupidi Asari?" chiese, restituendogli il datapad.
"Stupidi Asari..." confermò Wrex: "Sempre pronti a stringere mani appena si presenta l'occasione. Tutto questo perché qualcuno... " disse fissandola con i suoi occhi rossi: "...ha suggerito che fosse possibile trattare alla pari con noi."
"Difficilmente credo sia merito mio..."
" Merito? Colpa piuttosto... quanti Spettri assumono mercenari Krogan là fuori? Ma quanti li presentano col resto dell'equipaggio ad un ambasciatore?"
"Sembra quasi che l'idea ti dia fastidio: non dirmi che socializzare con un gruppetto di emissari diplomatici spaventa voi Krogan."
"Ah! Dovrebbe spaventare gli ambasciatori piuttosto: scommetto che degenererà in rissa. Stupidi Asari... dovrebbero saperlo meglio di noi."
"Pensi di andarci?"
Wrex rise sguaiatamente a quella domanda:
"Wha ah ah! Sul serio? Wha ah ah... No ovviamente!" disse il Krogan risistemandosi sulla sua sedia rinforzata: "Anche se mi invitassero, e non vedo perché dovrebbero, sono solo un mercenario... sono stato bandito dal mio pianeta natale, ricordi?"
"No, Wrex. Non ricordo. Hai detto che avevi dovuto andartene, ma non avevi detto di essere stato bandito..."
"Aahmm... la mia memoria fa cilecca..." disse Wrex alzandosi e facendosi dare da Prescott una bottiglia e un bicchiere: il bicchiere per il comandante e la bottiglia per sé.
"...Dicevi sul serio?" le chiese Wrex dopo averle riempito il bicchiere.
"Dico un sacco di cose Wrex... a cosa ti riferisci?"
"Al fatto che se trovassimo un manufatto Krogan me lo consegneresti?"
"Se dimostrassi di saperlo preservare, non vedo perché no."
"E se facesse parte della mia famiglia?"
"Allora credo ti spetti di diritto..."
"Mhh..." ponderò Wrex prendendo un altro sorso: beveva gin come se fosse tè freddo in una torrida estate.
"...prima di essere bandito da Tuchanka... Ero a capo di una piccola tribù: ai tempi, stavo cercando di ristabilire l'ordine dopo essere stati sconfitti durante le Ribellioni..."
Il che significava che Wrex aveva almeno 1500 anni sulla gobba: notevole, ma Shepard immaginò spiegasse molte cose su di lui.
"...ma le altre tribù erano contrarie. Seguivano Jarrod, uno dei pochi Signori della Guerra sopravvissuti alla guerra contro i Turian."
"Non sono familiare con la storia dei Krogan, Wrex: dubito che signore della guerra abbia lo stesso significato per le nostre specie."
"Non signore della guerra: Signore della Guerra, Shepard! Guerrieri. Condottieri. Capi... Eroi, per quanto i Krogan possano averne. Siamo una categoria in via d'estinzione, una delle ultime grandi tradizioni di Tuchanka."
"Siamo? Quindi anche tu sei un Signore della Guerra?"
"...Ma non un Eroe, Shepard: questo lo lascio volentieri a te. I Signori della Guerra... sono stati gli.. ufficiali? I capi dell'esercito Krogan contro i Rachni e poi durante le Ribellioni: solo i combattenti più forti e disciplinati potevano diventarlo. Solo coloro in grado di ispirare altri Krogan a seguirli... e biotici. Tutti i Signori della Guerra sono sempre stati biotici."
"Quanto sono rari i biotici tra i Krogan?"
"Molto... più rari che fra gli Umani, ma meno rari che fra i Turian...mhh... non distrarmi Shepard... Jarrod era vecchio, così come le sue idee. Voleva continuare la guerra. Voleva che combattessimo: Turian, Salarian, Asari... tra di noi. Non importa chi, fino a quando continuavamo a combattere."
"E tu cosa volevi, Wrex?"
"Volevo che Jarrod stesse zitto, che la smettesse con le sue farneticazioni. Volevo che la piantasse di portare i clan alla deriva..." c'era un'inusuale amarezza nella voce del Krogan: " Ma Jarrod non riusciva a capire quanto i tempi fossero cambiati: non avevamo più i numeri per andare in guerra. E anche se li avessimo avuti, la Genofagia garantiva che non avremmo potuto rinfoltire le nostre fila abbastanza rapidamente..."
Shepard conosceva per sentito dire cosa erano stati i Krogan prima della Genofagia, e perché fossero stati scelti dai Salarian per venire elevati dal loro pianeta e combattere i Rachni: la dottrina militare Krogan si basava sull'assalto totale. Ciò che gli esseri Umani avrebbero considerato uno spreco di vite inutile, per i Krogan sembrava funzionare perfettamente: non solo perché i Krogan erano più forti degli esseri Umani, ma perché erano estremamente più prolifici, questo almeno fino alla Genofagia, che aveva spezzato la schiena all'orda Krogan, colpendoli nel loro punto più forte.
"...Ho detto alle tribù che avremmo dovuto concentrarci sulla riproduzione, almeno per una generazione. E per un po' le mie idee hanno avuto successo: alcuni capi avevano cominciato a riunirsi sotto di me..."
"Immagino che questo non sia piaciuto al Signore della Guerra."
"No, nemmeno un po'. Ha organizzato... come dite voi alieni... uno scontro pacifico?"
"Un'incontro?"
"Quello... un'Incontro in territorio neutro. Per parlare.... Ci incontrammo a Hollows, sulle tombe dei nostri antenati. Dove i nudi teschi dei nostri morti ci ricordano da dove veniamo tutti, e dove andiamo tutti... è un luogo sacro, Shepard: se i Krogan ne hanno uno, quello è Hollows. Lì la violenza è proibita."
"Suona come una trappola, Wrex. E di sicuro l'avrai sospettato anche tu."
"Sì... ma quando tuo padre ti invita ad un Incontro... beh... ci sono delle leggi che perfino noi Krogan rispettiamo."
"...Jarrod era tuo padre?"
Wrex sospirò prima di rispondere:
"Lo era... fino a quel giorno. Parlammo... ma non stavamo arrivando a niente. Quando gli fu chiaro che non mi sarei unito a lui, diede il segnale: i suoi soldati saltarono fuori dai teschi dei nostri antenati come se fossero morti viventi! I pochi che mi erano fedeli morirono rapidamente... Riuscii a scappare con la mia vita, ma non prima di immergere la mia daga nei cuori di mio padre. Ecco perché me ne sono andato... e perché non farò mai ritorno." Shepard avrebbe potuto ricordare a Wrex che mai è la parola a cui l'Universo tende l'orecchio quando vuole farsi una risata, ma probabilmente, anche il Krogan conosceva quella massima.
Wrex si batté il dito sulla placca della fronte, percorrendo la cicatrice che gli scendeva sulla faccia, ramificandosi in tre linee, e poi riunendosi sul collo:
"È stato lui a farmi questo..."
"Nessun altro, nessun parente oltre tuo padre?"
"...Stai cercando di farmi piangere Shepard?" ribatté Wrex col vetriolo nella voce: "...Ho alcune faccende in sospeso con la mia famiglia, ma questo è tutto."
A quanto pareva Shepard avrebbe dovuto continuare a chiedere, prima che Wrex si decidesse a vuotare il sacco:
"Del tipo?"
"Aahmm... prima di lasciare Tuchanka, ho fatto un giuramento, al padre di mio padre. Ho giurato di recuperare l'armatura della mia famiglia: gli è stata presa dopo la nostra ribellione."
"Cos'ha di importante quest'armatura?"
"Niente. È una reliquia, inutile, ma è stata indossata da cinque generazioni della mia famiglia prima della guerra. Mi spetta di diritto. All'inizio è stata presa dall'esercito Turian, assieme ad altre testimonianze del nostra passato: non ci erano concesse armi o armature dopo la guerra..."
 
Un tentativo di evitare che i Krogan si ribellassero ancora, ma probabilmente i Turian avevano fatto più danni ai Krogan di quanto pensassero.
Nella cultura Krogan già devastata prima della loro elevazione da parte dei Salarian, quelle armi e armature erano l'ultimo retaggio rimasto della loro storia passata, quando ancora Tuchanka non era stata distrutta dai bombardamenti nucleari. Ciò che la Galassia conosceva dei Krogan, e aveva conosciuto ai tempi delle guerre dei Rachni, era solo l'ombra di ciò che erano stati una volta i nativi di Tuchanka in un passato remoto: erano stati un popolo diverso, che si era autodistrutto assieme al pianeta con la scoperta dell'energia atomica.
Tuchanka era un pianeta che era stato desertificato dagli stessi Krogan... ma poiché l'evoluzione li aveva resi una fra le razze più resistenti della Galassia, la fine del loro pianeta non era stata la loro: erano sopravvissuti, nonostante tutto, ma avevano dovuto cambiare, diventando un popolo di vecchi veterani induriti dai conflitti. Questo fino a quanto i Salarian non avevano trovato Tuchanka, scoprendo nei Krogan la specie perfetta per contrastare i Rachni: per questo li avevano sollevati dal loro inferno, dando ad un popolo devastato l'accesso alle tecnologie più avanzate, la porta per le stelle, ben prima che fossero pronti. Era stata una scelta obbligata, secondo il Consiglio: le guerre dei Rachni duravano già da un secolo allora, e lo Spazio del Consiglio stava perdendo.
L'arrivo dei Krogan sui campi di battaglia aveva ribaltato le sorti di quel conflitto: ai tempi però, nessuno si era preoccupato di comprendere i Krogan. E ora, più di due millenni dopo, tutti ne pagavano ancora il prezzo, e contrabbandare armi su Tuchanka era l'unico crimine nello Spazio del Consiglio che prevedesse ancora la pena di morte tramite decompressione nello spazio.
 
"...Ora la mia armatura è nelle mani di Tonn Actus." continuò Wrex: "...Un viscido Turian che colleziona reliquie delle Ribellioni. Ha fatto milioni vendendo ai Krogan artefatti rubati alla mia gente. Ha diverse basi in cui immagazzina le sue... merci. Tutte fortificate e protette. Non so dove si trovi la mia."
Shepard pensò che forse, era il momento di chiedere un favore agli Spettri Salarian: dopotutto, dato il loro legame con le squadre STG impegnate nel recupero di manufatti della Lega dell'Uno, quella avrebbe potuto essere la loro area di esperienza. Strano comunque che fosse Wrex a chiedere aiuto: di tutti i membri della sua squadra, il mercenario non era esattamente il primo che avrebbe immaginato pronto a darle la sua fiducia.
"Dimmi solo da dove posso iniziare a cercare." O in questo caso, a far cercare.
"Mhh... caricherò i dati nel sistema della Normandy. Ma, Comandante? Voglio esserci quando lo troverai."
Stava cercando di mimare Garrus? O non se ne accorgeva? Difficile dirlo, dato quanto il Krogan potesse essere... imperscrutabile.
"Farò del mio meglio Wrex.... Ora è meglio che vada a farmi controllare da Chakwas: tutti questi sentimenti... credo mi abbiano aperto le ferite."
Il mercenario rise di nuovo:
"Wha ah ah! Sei a posto Shepard.... per un Umana."
"Wrex."
 
***
 
Prevedibilmente, Chakwas non fu contenta, nemmeno un po', quando scoprì che il comandante aveva cercato di bendarsi da sola: Shepard dovette subire una lunga paternale, oltre alla prevedibile ispezione della dottoressa. C'era il 50% di probabilità che avrebbe trovato Negulesco in infermeria, ma purtroppo il comandante aveva perso la sua personale scommessa... e probabilmente il fatto che non ci fosse nulla da obbiettare sulle sue medicazioni, aveva indispettito ancora di più Chakwas.
"...È solo una sbucciatura, dottoressa." ripeté esasperata il comandante.
"Fatta con uno shotgun, comandante. Avrebbe potuto ucciderla."
"Ma la corazza ha assorbito i proiettili: è stata la frizione e l'impatto ha lacerare la pelle, è solo superficiale."
"Superficiale... Tsk! Sembra che voglia ridursi come una bambola di stracci."
"È il destino di noi marine, dottoressa: se fossimo prudenti, cosa le resterebbe da fare?"
La risposta salace di Chakwas venne interrotta dall'ingresso in infermeria da Liara: l'Asari si era rifugiata di nuovo nel laboratorio della Normandy, e per quanto la porta dell'infermeria fosse stata chiusa per garantire al comandante tutta la privacy di cui avesse avuto bisogno per la visita, quella del laboratorio non aveva subito la stessa attenzione. Liara era così silenziosa, che ha volte capitava di dimenticarsi che ci fosse: ecco perché quando entrò in infermeria, trovò Shepard seduta su un lettino con solo i pantaloni di fatica addosso.
Quando il comandante alzò il braccio per coprirsi, l'Asari aveva già visto tutto quello che c'era da vedere: in particolare, Liara aveva notato che Shepard aveva muscoli in posti dove l'Asari non aveva nemmeno i posti, rimanendo però allo stesso tempo sinuosa: era il corpo di chi combatteva tutti i giorni, non di chi si allenava per avere addominali gonfi.
La reazione di Liara non fu però quella che Shepard si aspettava: vederla in quello stato non imbarazzò l'Asari per nulla, cosa che... stupì il comandante, ma non solo.
"...Ti fa male?" le chiese.
Poi Shepard ricordò che gli Asari avevano un solo sesso: l'idea del pudore non le colpiva particolarmente.
"...Cosa, queste?" disse Shepard guardando i suoi segni sul fianco destro, dove Liara stava indicando: un'area frastagliata, interrotta da lievi depressioni e rilievi dove le schegge l'avevano morsa anni fa.
Per questo i marine chiamavano le cicatrici da shrapnel "morsi d'amore".
"Nah... sono vecchie. Ai tempi però..."
"Perché non ti avvicini Liara?" la invitò Chakwas: "Visto quanto il nostro comandante ami gettarsi tra le braccia del pericolo, credo che imparare le basi del primo soccorso possa solo esserle utile."
"L'università di Serrice aveva corsi obbligatori per ottenere l'abilitazione a fare ricerche sul campo..."
"Sugli Umani? Dubito fortemente. Per quanto possiamo essere simili... ci sono importanti differenze. Avanti, T'Soni: non vorrà che lo faccia diventare un ordine..."
"Suppongo che il mio parere non conti, non è vero?"
"Shush, comandante: prima, lei mi ha chiesto cosa mi resterebbe da fare. La mia risposta è che posso sempre insegnare, e visto che lei ha fatto parte del mio lavoro, colgo l'occasione. Si metta un paio di guanti sterili, Liara."
Suo malgrado, l'Asari obbedì: Chakwas espose Shepard come un campione di laboratorio, spiegando con un tono di voce uniforme:
"Come può vedere, la pelle degli esseri Umani è molto più omogenea di quella degli Asari, ma si compone delle medesime strutture: epidermide, derma e strato sottocutaneo. Come negli Asari, l'epidermide è molto sottile, ma non contiene scaglie cicloidi, costituendosi invece di cheratociti prodotti nella membrana basale dell'epidermide."
"Questo è peculiare... la nostra epidermide viene prodotta nel mesoderma e le cellule emergono da esso..."
"Ed è anche per questo che una lacerazione superficiale ci mette più tempo a guarire: se la membrana basale viene danneggiata, deve prima rinnovarsi e produrre i cheratociti per richiuderla, mentre invece per gli Asari è più semplice, dato che lo spazio della lacerazione viene suturato quando i lembi si avvicinano. Inoltre, l'epidermide Umana contiene molto più collagene: questo significa che è più elastica, nonostante non sia più fragile."
"Il che spiega perché gli Umani producano tessuto cicatriziale più facilmente..."
"Corretto, dottoressa T'Soni. Per lasciare una cicatrice durevole sull'epidermide degli Asari, il trauma deve interessare lo strato profondo del derma: simili segni non resterebbero a lungo su uno di voi..." disse Chakwas, passando le dita sulle cicatrici da shrapnel del comandante.
"...Come risolverebbe una situazione simile? Dal punto di vista estetico intendo." chiese la dottoressa a Liara.
"Un riallineamento delle strutture di collagene del tessuto cicatriziale in chirurgia molecolare sarebbe la risposta giusta nel caso di un Asari... ma data l'estensione... e la qualità dell'epidermide... un trapianto cutaneo?"
"Risposta corretta, dottoressa: sfortunatamente, questo paziente è troppo testardo per sottoporsi ad una procedura minimamente invasiva, che non solo non lascerebbe segni, ma li rimuoverebbe..."
"Dottoressa Chakwas... credo che abbia esposto la propria posizione a sufficienza."
"Ne è sicura comandante? Non ho nemmeno finito di coprire le differenze tra l'epidermide Umana e Asari..."
"Ne sono sicura dottoressa Chakwas: non proverò più a fare il suo lavoro..."
"Croce sul cuore che possa morire?"
Shepard quasi ci cascò:
"...In questo momento non posso fare croce sul cuore... ma posso assicurarle la mia sincerità."
"Bene. E si ricordi: mai più, comandante." disse Chakwas: "Liara, applichi delle garze sopra le ferite del comandante. Vorrei vedere come se la cava. Disinfezione, applicazione corretta del medigel e bendaggio sono i tre passi che possono fare la differenza in combattimento. Dato che il comandante ha preferito scavalcarmi, le somministrerò anche un antibiotico ad ampio spettro per essere sicuri."
"Dottoressa..."
Sarebbe stato uno spreco, e lo sapevano entrambe: lo spazio tra la pelle e lo strato interno della tuta da combattimento era sterile.
"Le consiglio di prendere il suo antibiotico, comandante, a meno che non voglia che Liara resti ad ascoltare una lezione sui melanociti e sulla loro importanza nella pigmentazione della pelle..."
"Mi dica almeno che non sarà un'intramuscolare nel gluteo..."
"Oh... comandante... certe cose le uso solo su Joker."
Buono a sapersi... fu allora che Shepard si accorse che il vago odore di vaniglia e fragranza di pino silvestre che sentiva proveniva da Liara.
Più precisamente dallo scalpo di Liara.
 
***
 
"Pedone in e4."
Vakarian era un fascio di nervi. A meno a mano che la Normandy si avvicinava al sistema di Herschel, il Turian appariva sempre più scontroso e irritabile. Al punto, che il comandante aveva dovuto prendere in mano la situazione.
"...cavallo in f6." difesa di Alekhine.
"Garrus... stai cercando di copiare il mio stile di gioco?"
"Imparo dal migliore, comandante."
"Difficilmente sono la migliore... è solo un passatempo."
"Nel quale eccelle."
"Mmhh... l'adulazione non ti si addice, Garrus... Cavallo in c3. Puoi stare tranquillo: non ho intenzione di girare la Normandy e lasciar andare Saleon. Non scapperà un'altra volta."
"Meglio esserne sicuri. Comunque cercherò di limitarmi. Pedone in d6."
"Ho detto che non ti si addice, non che devi smettere. Cavallo in h3."
Il Turian si esibì nell'equivalente di un sorriso:
"Alfiere in h3."
"Pedone in h3. Molto aggressivo Garrus."
"Attacco dove posso. Pedone in d5."
"Pedone in d5." rispose il comandante, mangiando con il suo.
"Cavallo in d5."
"...Alfiere in c4."
"Cavallo in c3."
"Pedone in c3." rispose il comandante. Lo stato d'animo del Turian era... evidente da come giocava: feroce. Ferale, quasi: stava andando in missione con l'idea di uccidere.
"...Regina in d7."
"Regina in f3."
"...E poi dice che sono io a giocare in modo aggressivo: pedone in f5."
Se non lo avesse mosso, sarebbe stato scacco matto.
"Mi approfitto dei varchi che mi lasci... dovresti... valutare più opzioni d'attacco Garrus, o il tuo Re ne paga il prezzo. Regina in b7... E se il tuo Re muore... hai perso."
"...Regina in c6."
Non stavano parlando più della scacchiera, questo anche a Garrus era evidente. Poi il Turian si rese conto di essere fottuto:
"...Regina in c8. Scacco matto, Garrus."
"Per gli..." il Turian si lasciò andare sulla sedia.
"Pensa sempre a come stai facendo le cose. Non solo al perché. Altrimenti ne paghi il prezzo." ripeté Shepard: "E questo vale anche in missione: il Re sono i tuoi compagni di squadra."
"Un comandante Turian avrebbe detto che sono solo altri pezzi sulla scacchiera..."
"...Anche alcuni Umani la penserebbero così. Ma personalmente, lo trovo riduttivo."
Riduttivo? Non errato? Interessante.
"Se dovessi metterti sulla scacchiera, Garrus, saresti... un alfiere. Ma ti andrebbe bene se ti usassi come un alfiere? Gli alfieri si muovono solo in diagonale, su caselle o bianche o nere. Saresti l'alfiere di Re... Ma gli alfieri sono banali, prevedibili... puoi essere molto più di questo. Puoi fare meglio che un alfiere."
"Io direi disciplinati e affidabili, più che banali e prevedibili, signora. Buone qualità Turian..."
"...E guarda quanto bene ti hanno servito le qualità Turian nel caso di Saleon. È sfuggito. E lo stiamo andando a riprendere."
"Mi sta dicendo di essere un cattivo Turian?"
"Ti sto dicendo di pensare con la tua testa Garrus: l'eccesso di regole ha permesso a Saleon di fuggire la prima volta, portandosi via gli ostaggi. Sei sicuro che concentrarsi su Saleon in questo caso sia la risposta giusta?"
"...Ho capito comandante."
"Davvero? Allora qual è il Re avversario in questa missione?"
“...I possibili ostaggi."
"C'è speranza per te Garrus. Saleon è un obbiettivo secondario. Ma non ci sfuggirà."
 
Herschel è un'energetica stella azzurra, con quattro pianeti ad orbitargli attorno, solo uno dei quali un possibile obbiettivo per una futura terraformazione, a patto di schermare la colonia dalle radiazioni emesse dal suo sole. In effetti, a parte un giacimento di metalli pesanti nella cintura di asteroidi, il sistema era piuttosto irrilevante, ma situato alla giusta distanza dal portale galattico nel sistema di Newton: non abbastanza lontano da essere impossibile da raggiungere nel caso di una fuga d'emergenza, ma non abbastanza vicino da rendere facile venire scoperti accidentalemente.
Con i sistemi di occultamento della Normandy, l'avvicinamento alla nave del dottor Heart, la MSV Fedele, passò inosservato, e il debriefing pre-missione venne fatto direttamente nella camera di decompressione:
"La MSV Fedele è un cargo mercantile di classe Kowloon." stava spiegando Shepard alla squadra, già tutti preparati a combattere e con addosso armature complete.
La stessa Shepard aveva già chiuso il suo casco e la ascoltavano via radio:
"...Questo significa che sappiamo vagamente la struttura interna della nave: le Kowloon sono navi modulari prefabbricate. In questo caso contiamo tre moduli interconnessi e dal manifesto di progettazione, sembrano essere laboratori biologici. Questo vorrà dire spazi ristretti, con poche linee di tiro libere: controllate sempre a cosa state sparando. Le Kowloon sono progettate per essere governate da una singola persona in caso, ma aspettatevi ogni tipo di sorpresa. Williams, Zorah, Wrex: prima squadra. Vi occuperete di prendere il controllo del nucleo della nave. Se il buon dottor Saleon volesse andarsene di nuovo, lo fermerete..."
"Sissignora."
"Tutti gli altri con me e Garrus."
"Signora: il portello di attracco della Fedele è allineato con noi."
"Magneti." ordinò Shepard, e tutta la squadra si assicurò alla Normandy con i magneti negli stivali.
"...Squadra pronta e assicurata, Joker."
"Ricevuto signora. Decompressione camera in corso."
Il soffio d'aria che sfuggì nel gelido spazio non turbò Shepard, ma non tutti furono impassibili allo stesso modo di fronte alla vista:
"Problemi capo artigliere?"
Williams respirava molto affannosamente.
"C'è una parte di me che teme di morirci... in questo modo."
"...Eppure non hai avuto problemi su X57."
"Eravamo su un asteroide grande tre volte una montagna, signora... se manco qui, non ci saranno altre rocce a cui afferrarmi."
"Gravità artificiale della camera disinserita."
Ora l'unica cosa che li teneva legati alla Normandy erano i magneti nei loro stivali: a circa trecento metri di distanza, la MSV Fedele galleggiava immobile nello spazio.
"Potrebbe andar peggio Williams: potremmo dover evitare dei detriti per esempio."
"Grazie signora... questo mi rincuora immensamente."
"Piano e con calma: se va male, la Normandy ti recupererà. T'Soni?"
"Sì comandante?"
"Ha mai fatto una cosa simile?"
"Non posso dire di aver mai pensato di doverla fare..."
"Niente come il presente per cominciare."
Anche se forse, con due membri della squadra impreparati a quel tipo di assalto, sarebbe stato un po' più complesso del previsto: fu Tali a risolvere la situazione al posto suo.
"Capo Williams: disinserisci i magneti. Ti aiuterò io ad arrivare alla Fedele."
"Tali... vorrei fidarmi..."
"Ma il panico ti schiaccia i polmoni... lo so. La prima volta è stata così anche per me. Ma poi ci ho preso gusto... Ashley: riesci a fidarti di me?"
E con sua grande sorpresa, Williams scoprì che poteva: Tali aveva questo dono. Per quanto non le avesse mai visto il volto, la sua... innocenza, per quanto arcaico potesse essere quel termine, traboccava da quella sua tuta ambientale.
"Cosa devo fare?" chiese la marine.
"Sgancia i magneti degli stivali e afferrati a me."
La marine fece come Tali le aveva detto, e la Quarian guidò le sue braccia fino a quando non furono entrambe in una posizione reciprocamente confortevole e sicura.
Fu meno facile del previsto: c'erano quasi dieci centimetri di differenza in altezza. Alla fine la marine si adattò a chiudere l'incavo delle sue braccia attorno alle ascelle di Tali e ad incrociare le gambe sulla sua vita: sembrava che la Quarian avesse uno zaino gigante, ma grazie all'assenza di gravità, non c'era peso con cui fare i conti, ma solo inerzia.
Liara imitò Williams quasi in tutto, riuscendo però a trovare una posizione assai più comoda sulla schiena del comandante: Shepard era un'amazzone, in parte anche grazie ai potenziamenti genetici.
"Adesso Ashley, devo chiederti di non muoverti per nessuna ragione: se perdiamo l'assetto, finiremo da tutt'altra parte." disse Tali con la sua voce più rassicurante.
"Ca...capito." balbettò la marine.
Quarian e Comandante, con i loro rispettivi carichi, si issarono sul bordo della Normandy, in modo che la Fedele, e il suo portello, si trovassero esattamente sopra di loro, ammesso che un simile termine abbia senso nello spazio.
Poi entrambe piegarono le ginocchia a due terzi, disinserirono i magneti, e si lanciarono dalla Normandy, fluttuando nel nero.
Trecento metri possono sembrare tanti su un pianeta, ma nello spazio, in assenza di gravità, non erano che pochi passi.
Shepard e Liara arrivarono per prime, e il comandante dovette attutire un atterraggio un po' duro, aggrappandosi ai bordi del portello della Fedele solo per forza di polsi e reni. In ogni caso, arrivarono sani e salvi, e il comandante attivò i magneti dei suoi stivali nello stesso momento in cui Tali e Williams entravano nel suo campo visivo.
Liara e il capo artigliere seguirono immediatamente, poi fu la volta di impedire a Wrex di schiacciare tutti loro, ma con otto mani, fu facile prendere il Krogan e appoggiarlo di lato. Kaidan e Garrus furono gli ultimi, ma probabilmente erano i più ansiosi, perché non appena ebbero assicurato i magneti degli stivali contro la paratia della Fedele, estrassero entrambi i loro fucili d'assalto. Tranne Liara, che aveva con sé solo una pistola, loro due erano gli unici a non avere uno shotgun: per il comandante una scelta azzardata, perché negli spazi ristretti di una nave e di un laboratorio scientifico, il potere di arresto di uno shotgun sarebbe stato di certo superiore. Tuttavia, il comandante non era una maniaca del controllo fino a quel punto: sia Garrus che Kaidan avevano entrambi una pistola su cui ripiegare, se le cose fossero andate male.
"Normandy, qui Shepard: la squadra è sull'obbiettivo."
"Ricevuto comandante. Restiamo in attesa."
"Quando vuoi Tali."
Avrebbero potuto far saltare il portello, ma per quanto Shepard fosse una... fervida sostenitrice della politica dello shock and awe, in quel caso c'era una soluzione più efficace, nella forma di una Quarian con un omnitool capace di fare breccia nei sistemi di una nave e aprirne il portello dall'esterno, senza farsi scoprire. Con un piccolo aiuto di Garrus e Kaidan, le chiusure di sicurezza della Fedele scoprirono di non essere affatto sicure. Il trio aprì il portello della camera di decompressione al minimo, lasciando il tempo all'aria di sfogare: il portellone di sicurezza interno era chiuso e quindi lo spruzzo di vapore acqueo e ossigeno attraverso la fessura fu molto breve.
Poi Wrex e il comandante aprirono a viva forza le due ante, aiutandosi con mani e piedi.
Il resto della squadra scivolò all'interno altrettanto facilmente: fu uno scherzo chiudersi la camera dietro di sé ed equilibrare l'atmosfera, ma non per questo Shepard ordinò di togliere i caschi.
"Restate sempre in contatto." ordinò attraverso il circuito condiviso: "Chi per primo trova Saleon, avvisa gli altri. Occhi aperti."
Entrati nella nave vera e propria, la squadra si divise: Zorah, Williams e Wrex andarono a sinistra, mentre Shepard e gli altri piegarono a destra. Tutti avevano le armi in pugno ed erano pronti a lottare: ognuno di loro si era fatto delle idee, ma nessuna di esse si avvicinava anche lontanamente a quello che avrebbero trovato a bordo della Fedele.
"Normandy, ricevete il nostro segnale?"
"Perfettamente, comandante."
L'interno della fedele era illuminato da una luce soffusa, probabilmente per risparmiare sul consumo energetico. Gli ambienti erano spartani, e asettici.
"Williams?"
"...Siamo arrivati alla porta del nucleo della nave. Nessun contatto per ora."
Shepard e gli altri avanzarono lungo il corridoio, fino a trovare una prima stanza che si apriva sulla sinistra: con molta cautela spiarono al suo interno, trovando un Salarian al suo interno, ma non il dottor Saleon.
Non era nemmeno vivo: per la verità non era nemmeno un Salarian. Non tutto almeno. In un grosso cilindro pieno di liquido trasparente, galleggiava la testa, con ancora quasi tutti gli organi interni, intestino non compreso: il resto del corpo non c'era più.
"Cristo..." cominciò Kaidan ma Shepard non gli permise di continuare, facendogli segno di fare silenzio.
Il cuore nel cilindro batteva ancora: il Salarian era stato vivisezionato, e poi messo sotto conservante.
Il numero di polmoni, di reni, di... erano troppi. Troppi organi per poter stare in una sola persona: riempivano quasi completamente fino all'orlo il cilindro. E tutti quegli organi, erano serviti da un solo cuore, che continuava a pulsare...
Allineati lungo le pareti della stanza, soggetti di varie specie versavano ancora vivi in simili condizioni: grotteschi ammassi carnosi, in cui le ossa erano state divelte, per fare spazio a più organi. Pile gonfie di carne, tese come la pelle di un tamburo per contenere tutto. Tutti loro attaccati ad una macchina di supporto vitale: Turian, Salarian, Asari... perfino qualche Umano.
Tutti loro erano stati privati degli arti e quando Kaidan capì perché, gli venne da vomitare. Per il dottor Saleon, gli arti delle sue cavie erano inutili: uno spreco di carne, che non valeva la pena nutrire.
Il ronzio dei macchinari era l'unico suono nella stanza.
"Kaidan... sorveglia la porta. Liara, Garrus: accedete alle console di dati e ditemi se possiamo fare qualcosa per questi poveracci. Williams?"
"Signora?"
"A che punto siete con il nucleo della nave?"
"Tali ci sta lavorando: abbiamo esplorato il perimetro. Nessun segno di Saleon."
"Noi abbiamo trovato... qualcosa. Invio le immagini."
"...Signore Iddio."
"Appena avete il controllo del nucleo della nave, fatemelo sapere."
"...Si... sissignora."
"...Garrus? Liara?"
L'Asari scosse la testa, sospirando gravemente:
"Li ha sottoposti a leucotomia temporale anteriore totale..."
"In parole povere?" chiese Kaidan.
"Li ha lobotomizzati." disse Garrus: la sua voce era... vuota. Non c'era niente.
"Tutti quanti?"
"Tutti quanti." confermò Liara: "Ha sostituito parte del lobo anteriore con un impianto di intelligenza virtuale, perché il corpo non si... degradasse."
Liara aprì il suo casco e vomitò sul pavimento.
"...Scusate."
"Li ha mantenuti sani."
"Sì." disse Garrus.
"...Spegnete le macchine." ordinò cupamente il comandante.
"Shepard... abbiamo il controllo del nucleo della nave."
"Tenete la posizione: se qualcuno che non sia membro della squadra tenta di avvicinarsi, fategli saltare la testa."
"Ricevuto."
"Normandy, qui Shepard. Abbiamo il controllo della nave: Tali può coordinare un aggancio remoto. Voglio Chakwas e Negulesco a bordo, guardate a vista da quattro marine. Liara li aspetterà al portellone."
"Sissignora."
"Comandante..." ma Shepard non le permise di finire.
"Liara.. questo è solo il primo laboratorio. E non fa nemmeno parte dei moduli principali della Fedele. Preferisco che tu..."
Non veda.
"...aiuti Chakwas e Negulesco a raccogliere dati su quello che è successo qui."
"...D'accordo Shepard."
"Garrus, Kaidan... con me. Andiamo a prendere Saleon."
 
Non tornarono prima di dieci minuti. E quando lo fecero, Kaidan aveva un occhio nero e l'espressione cupa, mentre Garrus camminava dietro al gruppo, l'espressione piena di vergogna.
"Shepard..." la chiamò il Turian.
"Sì, agente Vakarian?"
"...Non penso di aver mai incontrato qualcuno come lei, signora."
Shepard non degnò quella frase di una risposta, limitandosi a precederli a bordo della Normandy, senza rispondere a nessuno.
Per conoscere la storia, Chakwas dovette interrogare Alenko: Garrus rimase in disparte, senza riuscire ad alzare gli occhi da terra.
"Che è successo, tenente?"
"Shepard... ha tentato di prendere Saleon vivo. Garrus ha protestato, e Saleon gli ha quasi infilato un ago nell'occhio. Shepard lo ha... beh. Una macchia si è aggiunta a quella nel suo laboratorio principale. Garrus ha tentato di prendere a pugni Shepard, e io mi sono messo di mezzo per impedirei che si scannassero."
"Così grave?"
"...L'ha chiamata ipocrita. E Shepard gli ha detto che se c'erano altre cavie o ostaggi da qualche altra parte, o dei complici, non l'avrebbero mai saputo. Gli ha dato dell'imbecille, e della testa calda."
"...Ha fatto bene." Kaidan seppe che Chakwas non si riferiva ad aver ripreso Garrus: "...Ho raccolto tutti i dati medici che Saleon aveva nel computer. Mi ha fatto odiare il mio camice."
"Più avanti è anche peggio." disse Kaidan scivolando contro un muro e sedendosi a terra: gli tremavano le mani.
"Shepard... il comandante... ha detto... ha detto che la Fedele, è la seconda cosa peggiore che abbia mai vi... visto." singhiozzò il tenente: "Doc... appena ha finito, andiamocene da qui. Per quanto possa andare lo- lontano... questo posto rimarrà con... me. Ma almeno, posso impedire che altri... ve-vedano."
Chakwas non fece altre domande, lasciando Kaidan al suo silenzio: se qualcosa aveva quasi spezzato il marine, Chakwas non voleva conoscerla.
Alla MSV Fedele, l'equipaggio della Normandy diede un funerale vichingo: dopotutto, Herschel è un'energetica stella azzurra.
 
***
 
Shepard non uscì dalla sua cabina fino a quando non furono di nuovo nel sistema di Newton, e fu di nuovo business come al solito per l'equipaggio. Nessuno fece domande su Saleon e l'equipaggio intero cercò il più possibile di dimenticare, o di metterselo alle spalle in fretta: ci furono degli strascichi, come il tenente che cominciò a chiedere sonniferi a Chakwas per prendere sonno, o Garrus che per un po' si chiuse in un cupo silenzio, dormendo dentro Pollux, invece che in infermeria come al solito... Ma per quando furono nuovamente nel sistema di Newton, la vita a bordo era tornata più o meno come al solito.
Quando però Shepard inserì una rotta per l'ammasso di Arghos Rho, qualcuno temette addirittura che volesse riportarli a Pinnacle Station, ma fu completamente smentito quando il comandante segnò il sistema Phoenix come loro destinazione nell'ammasso.
Durante il viaggio, in quel periodo così teso, solo Liara ebbe il coraggio di chiederle come si sentisse: il comandante guardò negli occhi color cielo dell'Asari... e non rispose.
 
"Ha un cattivo... sapore. Immagino che non dovrei essere stupito..."
Scoprire l'origine delle informazioni che gli avrebbero permesso di recuperare l'armatura della sua famiglia lasciava un gusto amaro in bocca a Wrex. Il fatto che degli Spettri Salarian tenessero d'occhio Tonn Actus non lo sorprese poi molto: il fatto che sapessero dove si trovasse la sua armatura perché avevano compiuto indagini estese su ogni membro della squadra di Shepard e sui loro trascorsi... quello lo indispettiva. Non perché avesse qualcosa da nascondere... ma era una questione di principio, specie se si trattava di Salarian.
Come era già successo una volta, Wrex e Shepard erano fianco a fianco in sala comunicazione, osservando i progressi del team di ricognizione della Normandy, questa volta sotto il comandando di Tali. L'operazione nel sistema di Phoenix avrebbe dovuto essere un semplice assalto, ma le cose non erano mai facili per la Normandy: da uno degli asteroidi più grandi del sistema, un vero e proprio planetoide di 71 km di raggio, avevano rilevato delle trasmissioni radio su una frequenza riservata, emessa con protocollo selettivo. C'era qualcuno su quell'asteroide, ma voleva essere trovato solo da amici: la Normandy riceveva brevi segnali su 1540 Mhz, cifrati con una base esadecimale: quando Tali aveva ascoltato le trasmissioni, apparentemente solo un serie di toni puri, aveva riconosciuto immediatamente segnali radio Quarian e Shepard le aveva dato una squadra, mandando Williams e due marine ad investigare assieme a lei a bordo di Castor. Per il momento, i segnali di risposta generati dalla Normandy erano stati tutti ignorati: le sonde spia avevano rilevato solamente un trasporto abbandonato in una zona d'ombra del planetoide. Restava da vedere cosa Tali avrebbe trovato laggiù.
"Wrex... posso farti una domanda?" gli chiese il comandante.
"Shepard?"
"...Hai mai scambiato ricordi con un Asari?"
"No. Le Asari sono troppo... mollicce per i miei gusti."
"...Intendevo letteralmente Wrex. Abbracciare l'eternità nel vero senso della parola. Non i servizi a pagamento." disse Shepard, enfatizzando il tutto con un gesto esplicativo della mano.
"Oh... allora no."
"Mmhh... strano. Credevo che con tutti i tuoi anni..."
"Mi piacciono le Asari... è divertente combatterci contro... a volte assieme. Ma non mi piacciono in quel senso."
"Normandy, qui Pollux. Siamo arrivati alla nave. Procediamo con l'esplorazione a piedi."
"...Qui Normandy. Le immagini arrivano chiare. Mantenete contatto audio e video."
"Ricevuto signora." rispose Williams.
"...questo è un problema." continuò Shepard chiudendo il contatto.
"Ti preoccupi per Liara?"
Era ovvia la direzione delle domande del comandante, e Shepard non provò nemmeno a negare:
"No. Ho paura per lei. Ecco perché..." ma il comandante non finì la frase.
"Perché?" chiese con un brontolio di gola Wrex.
"...Perché volevo sapere se fosse possibile isolare dei ricordi. Bloccare delle memorie."
"Lo è." rispose Wrex.
"Pensavo avessi detto di non aver mai..."
"Questo non vuol dire che non sia possibile farlo. E che non abbia sentito di Asari in grado di farlo."
"Come?"
"Che io sia spellato se lo so. So solo che è possibile. Una roba da Matriarche, credo."
"...Fantastico. Devo solo trovarne una che voglia fare da mentore ad un'Umana e condivida con lei tecniche segrete per cui ha investito sei, sette secoli di apprendistato... maledizioni." aggiunse quietamente Shepard.
"Perché ti preoccupi comunque? Credi che Liara possa prenderti i codici di accesso degli Spettri?"
"No, numeri e password sono dati troppo specifici per essere scambiati con un'unione mentale superficiale come quella che ha in mente di provare... ma il numero di storie del mio passato che posso ancora raccontarle per rimandare si sta assottigliando. Prima o poi non avrò più scuse..."
"E allora?"
"E allora... la visione... i ricordi... loro... mi definiscono..." Shepard si passò una mano fra i capelli, fino a raggiungere la nuca: "...Immagino che non abbia molto senso, vero?"
"Più di quanto immagini." Wrex continuava imperterrito a guardare il video trasmesso davanti a loro: "...Perché?" le chiese.
"Perché cosa?"
"Perché non vuoi farla entrare?"
"...Sul serio?"
"Mettimi alla prova." la sfidò Wrex.
"Perché... potrebbe ucciderla."
"Ah! La menzogna non ti fa onore."
"Non sto mentendo..."
Wrex la interruppe guardandola negli occhi:
"Lo so. Ma non è per quello che non vuoi farla entrare... non hai paura che questa missione possa ucciderci. Siamo saliti a bordo sapendolo molto bene. Possiamo morire ogni giorno Shepard, e tu lo sai. Tutti noi: anche tu. Anche lei..." disse Wrex indicando Tali nell'inquadratura, che si muoveva in testa al drappello nei corridoi del relitto abbandonato: "...Quindi... di cosa hai davvero paura? Non è per lei che hai paura. Non temi che questa missione la uccida. Non hai paura di ucciderla tu stessa o di cambiarla..."
Shepard impallidì, violentemente e improvvisamente, spalancando gli occhi:
"Aaah... " comprese il mercenario: "Hai paura per te stessa. Hai paura... di cambiare."
Il comandante non rispose.
"Cosa credi di trovare tra i suoi ricordi, mhh?"
"...È quello che temo di non trovare a spaventarmi, Wrex." disse Shepard con un voce quieta, appoggiandosi alla ringhiera della sala: "Ciò che sono... molto di ciò che sono è instabile, sorretto dall'abitudine, dal senso del dovere... non mi faccio illusioni di essere... normale, almeno... dal punto di vista Umano. Posso vivere così. Posso continuare a vivere, senza... rimpianti, continuando a cercare il mio posto, tra queste stelle. Ma conoscere qualcuno in quel modo, a quel livello? Senza poter nascondere nulla sul perché e sul come? Ho paura che mi possa cambiare al punto... da non poter più finire questa missione."
"Mhh..."
Wrex non disse nulla, perché sapeva che il comandante, come lui del resto, avrebbe affrontato le sue paure, piuttosto che esserne schiavo: Shepard avrebbe fatto qualunque qualcosa per la missione, anche morire; ma forse... forse quella prova l'avrebbe distrutta. E tuttavia, Shepard vi si sarebbe comunque sottoposta, perché loro due condividevano la stessa stupidità: quella di dover mettere la mano nel fuoco per sapere quanto bruciasse.
"...Hai idea di quanto tempo abbia dovuto sprecare per lasciarmi dietro il rimpianto? Perché potessi trovare... il modo di andare avanti? Tornare... a quei giorni... maledizioni! Non mi sono mai lamentata di questo con qualcuno prima..."
"Allora stai già cambiando. E non hai modo di sfuggire a questo... mhh... mio nonno avrebbe saputo cosa dire meglio di me ora... Noi Krogan inseguiamo la forza, Shepard. E per diventare più forti, si devono conoscere le proprie paure. Non cancellarle, ma conoscerle."
"Wrex... io non sono una Krogan."
"Non sono ancora cieco e stupido come lui... Potresti diventarlo. Non nella forma... ma in ciò che conta davvero." concluse Wrex serafico, poggiandosi una mano sul suo cuore principale.
Shepard non rispose subito: quando lo fece, aveva il suo consueto sorriso obliquo sulle labbra:
"Ti ho assunto come mercenario... e scopro di aver guadagnato un krannt. Mai avuto un Krogan come krannt."
"Buon per te, io sto ancora cercando. Penso che mi accontenterò... per ora." rispose il mercenario con il suo più consueto vetriolo: "Ah! Non credere però che non ti ucciderò, Shepard. Anche se mi piaci."
"Ho lavorato con persone peggiori Wrex...." rispose il comandante con una mezza risata, prima di aggiungere: "Dovrei andare... meglio cominciare a preparare la missione per recuperare la tua corazza su Tuntau."
"E questo?" chiese Wrex indicando lo schermo olografico.
"Non troveranno nemici ad aspettarli: quel relitto è abbandonato da mesi, se non da anni."
"Come fai a esserne sicura?"
"La quantità di polvere depositata sul pavimento."
"Aahh."
"Puoi occuparti tu del resto?" gli chiese.
"Senza nemici... è noioso."
"Gli oneri del comando, Wrex. Gli oneri del comando..." disse, lasciando la sala comunicazioni, e cercando Pressly per ricevere i rapporti sul quarto pianeta del sistema, dove Tonn Actus aveva nascosto la sua base.
Come Shepard aveva immaginato, le sonde spia della Normandy avevano rilevato anche due giacimenti minerari nel sistema... e con grande disappunto di Wrex, Tali trovò solo un disco dati Prothean nei resti del relitto abbandonato.
 
"...qualche ipotesi su come possa averlo fatto?" chiese Alenko quasi un'ora dopo.
Il briefing pre missione aveva dovuto aspettare il ritorno di Tali a bordo con la squadra dei marine: a quanto pareva, le banche dati della nave erano stati completamente cancellate, fatto salvo per il messaggio che veniva ripetuto in loop. Le interpretazioni possibili erano... poche in realtà, dato che anche i supporti fissi di memoria della nave erano stati rimossi. Probabilmente il disco Prothean era stato trovato da un Quarian in pellegrinaggio, di stanza sulla nave, e quando aveva dovuto abbandonarla assieme al resto dell'equipaggio, si era assicurato che altri della sua gente potessero recuperare quel prezioso reperto al posto suo.
Cosa avesse costretto la nave ad atterrare sul planetoide era ignoto, ma in fondo, anche poco importante. E diventava irrilevante, davanti a quello che la Normandy aveva scoperto su Tuntau:
"Alcune... principalmente che Tonn Actus abbia degli agganci ad alto livello nello Spazio della Cittadella. Abbastanza in alto in effetti, da avere accesso agli archivi stellari."
Tonn Actus aveva edificato la sua base su un pianeta deserto: questo voleva dire che la sua era l'unica costruzione, non solo artificiale, ma anche esistente. La superficie di Tuntau era composta per la quasi totalità da sodio e silice, con un'atmosfera di metano ed elio: le leghe che formavano la sua base risaltavano sul resto del pianeta fin quasi dall'orbita. E tuttavia, Tonn Actus riusciva a tenerla nascosta in modo ingegnoso: qualcuno aveva cancellato dalle mappe di Tuntau l'intera zona in cui si ergeva la sua base, sostituendola con un anonimo altopiano. Una modifica superficiale, che sarebbe stata subito notata se qualcuno avesse controllato, ma nessuno perdeva tempo ad ispezionare le mappe di un pianeta inabitabile.
"Quindi... pensiamo di prenderlo vivo?" chiese Garrus in tono neutro.
"No. Un'indagine di questo tipo non richiede che Actus sia vivo per venire conclusa. Piuttosto: qual è la pena nella Gerarchia per aver occultato reperti Prothean?"
La base sul pianeta non era stata nascosta da sola: le sonde della Normandy avevano rilevato la punta di una costruzione semisepolta nella sabbia, a qualche chilometro di distanza dalla base. Liara aveva dovuto dare una sola occhiata alle fotografie sfocate delle sonde per identificarla come una piramide Prothean del tardo periodo: contemporanea al momento della loro estinzione, più o meno. Il che spiegava perché Actus avesse piazzato la sua base proprio su Tuntau.
"Carcerazione a vita. Ma nel caso siano stati anche depredati, c'è la pena di morte per fucilazione."
Shepard sembrò fissare a lungo le foto scattate dalle sonde:
"A me sembra che siano stati depredati... tu che ne pensi Wrex?"
"Mhh... senza alcun dubbio."
"Molto bene allora. Scenderai con me. Lancio dalla Normandy ad alta altitudine, dritto sulla base di Actus. Non ha difese AA."
"Chi sarà il terzo membro della squadra?"
"...Tali, hai esperienza di lanci con zaini antigravità?"
"No, ma dubito sia peggiore del primo lancio dentro Castor."
"In effetti si scende più lentamente... anche se Tuntau ha 1.1 G. Voialtri prenderete Pollux, e controllerete lo stato della piramide Prothean... e di questi detriti: voglio sapere che cosa sono. Vi lancerete qui...." disse Shepard segnando il punto sulla mappa. "...analizzerete i detriti, poi la piramide, farete i rilevamenti archeologici del caso, e poi ci raggiungerete. Con un po' di fortuna, per quando arriverete avremo già finito. Sarà Garrus a comandare la seconda squadra."
"...Non credo di aver capito, Shepard."
"Se sono obbligata a comandare una nave con una configurazione Turian, non vedo perché tu non possa comandare una squadra Umana, Garrus. Consideralo un modo per fare esperienza."
"Il che significa che se succede un casino, la legge di Shepard è in vigore." disse Williams.
Garrus deglutì e annuì: avrebbe fatto in modo di non deludere di nuovo il comandante, questa volta.
 
21°C: buffo come i dati più irrilevanti colpissero la mente. Dall'alto, il pianeta sembrava un deserto di ghiaccio bluastro, ma era in realtà un'enorme spiaggia piatta, senza mare: non c'erano dune abbastanza alte da farlo assomigliare ad un deserto. E nonostante l'aspetto ingannevole, l'atmosfera del pianeta era abbastanza spessa da garantire un notevole effetto serra, da cui la temperatura più che piacevole.
"Ti diverti Tali?" chiese Shepard, mentre rimanevano in formazione in caduta libera.
"CHIEDIMELO QUANDO SAREMO A TERRA!" strillò la Quarian, ma nonostante il panico, se la stava cavando bene.
Uno dei molti vantaggi degli zaini antigravità rispetto ad un paracadute normale era che non era necessario un addestramento particolare per usarli: non c'era pericolo di impigliarsi in qualche tirante e quindi, a patto di averlo programmato con sufficiente cura, bastava lasciarsi cadere.
Con suo grande sollievo, Tali scoprì di essere stata precisa: atterrarono su una parete rocciosa, a poca distanza dalla base di Actus. Costruito sul fondo di un cratere, il magazzino prefabbricato risaltava sul blu e sul bianco del pianeta come un pugno nell'occhio. La squadra si tolse gli zaini antigravità, posandoli assieme per recuperarli in un secondo momento: la natura della missione non richiedeva particolare segretezza.
"Conto due cecchini e una guardia all'esterno, Shepard."
"Confermato..." disse il comandante scrutando col suo fucile da precisione. "...Siamo fortunati. Uno a testa."
"Shepard... sei l'unica con un HMWSR..."
"Dovevate pensarci prima di scendere, Tali." ribatté il comandante senza cattiveria: poteva capire perché la Quarian fosse stata addestrata nell'uso degli shotgun: negli spazi ristretti della Flottiglia, sarebbe stato di certo meglio che un fucile da cecchino.
"Shepard."
"...E va bene, Wrex: mi prendo la guardia. Voi usate un colpo sovraccaricato sui cecchini."
Data la natura di un colpo sovraccaricato, un unico proiettile di massa notevole, la loro traiettoria era molto più stabile, tanto che si poteva quasi usarli alla stregua di anacronistici RPG.
"D'accordo." disse Tali.
"Ma se li mancate, sono miei." aggiunse Shepard con un filo di voce: "Quando siete pronti."
 Wrex e Tali non risposero a parole, ma fecero ruggire i loro fucili: il comandante aprì un foro rotondo nella fronte della guardia, a pareggiare la sua bocca sorpresa, che rimase comunque nascosta dietro il casco...
Tra l'esplosione dei due fucili, le fiammate rosse come razzi, e il loro compagno a terra con un terzo occhio in mezzo alla fronte, o forse il quinto, era difficile sapere se fosse un Batarian o un Umano, i due cecchini non reagirono abbastanza in fretta da schivare i colpi.
Non anche Shepard almeno: fu a Wrex che toccò il cecchino più svelto, che si gettò a terra per sopravvivere. Shepard si assicurò che non si alzasse.
Il terzetto non aspettò nemmeno che le tre guardie all'esterno finissero di morire: si lasciarono scivolare lungo la parete del cratere, arrivando alle porte dell'installazione senza che qualcuno venisse ad indagare: Tali e Shepard impugnavano entrambe uno shotgun ora, mentre Wrex aveva scambiato il suo HMWSG con il fucile d'assalto. Una scelta quasi obbligata per il mercenario, dato che era l'unico ad averlo.
La Quarian fece la sua magia, e le porte della base si aprirono davanti a loro, immettendoli nella camera di decompressione; forse fu solo Wrex a pensarlo, ma quelle installazioni cominciavano ad assomigliarsi davvero un po' tutte: stesso anonimo ambiente rettangolare di sempre, e il mercenario fu pronto a scommettere che si apriva su una base a due piani a pianta quadrata. I Turian non sono mai originali, ma almeno, restavano divertenti da massacrare:
"Pronto Wrex?"
"...La mia armatura è qui da qualche parte. Andiamo a prenderla." disse, mentre la pressurizzazione della camera veniva completata: non si tolsero i caschi. Non prevedevano di fermarsi a lungo.
Come scoprirono, la base di Actus aveva molti punti cechi: colpa del suo utilizzo come magazzino. Bancali massicci si levavano fino al soffitto, e Shepard non perse tempo a scalare il più vicino per cercare una posizione vantaggiosa: Umani... come Pyjack a volte.
Fu lui a trovare il primo mercenario, e il primo a fare una vittima: gli Umani hanno un altro aspetto in comune coi Pyjack. Sono fragili, non che volesse dire molto di fronte ad un Krogan come lui, in ogni caso.
Il mercenario al servizio di Tonn Actus assaggiò la sua spalla sulla gola: andò giù come un sacco. Poi cominciò il gioco al massacro: con Shepard occupata a conquistare il piano superiore, aveva solo Tali a coprirgli le spalle, ma fu abbastanza. La Quarian giocava sporco e questo stava bene al mercenario: quando le armi dei tre che aveva davanti si incepparono nello stesso momento, e i loro scudi scesero a zero pochi secondi dopo, Wrex li uccise rapidamente.
I proiettili HESH davano il massimo potere d'arresto quando usati con degli shotgun, ma anche una raffica precisa in un unico punto era ugualmente letale: decapitò così il primo e scaraventò via il secondo con una spinta biotica che forzò la sua corazza a piegarsi verso l'interno. Se anche il mercenario non fosse morto sul colpo, la sua corazza l'avrebbe ucciso soffocandolo.
Trovò il terzo già a terra, con un buco in testa cortesia di Shepard.
E ancora nessun Turian.
"Vedo ancora due... un ostile." si corresse Shepard, e il circuito radio fece sembrare che stesse parlando nel suo orecchio. Il colpo di fucile invece risuonò a distanza normale, così come il grido attutito e l'urto di carne e titanio contro il pavimento. La ritmata cadenza di uno shotgun si fece sentire per diversi colpi, prima che un ruggito di rabbia si sostituisse agli spari.
"Wrex."
"Shepard?"
"Cos'è nero e rosso e senza la sua arma?"
"...Così è troppo facile."
"Non direi: ha una corazza pesante della Colossus."
Wrex si liberò della armi a sua volta, avanzando per il magazzino con un grido di guerra: nella sua lingua natia, si presentò.
Trovò Tonn Actus poco più avanti, con un coltello in mano: una lunga lama Turian con un guardamano elaborato. Come Shepard gli aveva detto, il viscido mercante indossava un esoscheletro potenziato della Colossus, simile a quello che aveva Williams, anche se ovviamente adattato per i Turian: sarebbe stato un piacere spogliarlo della sua corazza.
Fu disumano: per quanto la lama di Actus trovasse spazi nelle placche della corazza di Wrex dove infilarsi, per quanto Actus stesso non fosse un combattente alle prime armi e riuscì perfino a sporcare di arancione tutta la mano con cui reggeva il suo coltello... Wrex sembrò ignorare tutto questo. Gli lasciò volutamente l'iniziativa: ma quando Tonn Actus spezzò la lama sulla sua corazza senza che il Krogan sembrasse intenzionato ad indietreggiare, allora il mercante Turian chiese pietà.
Niente è più spaventoso di un nemico che comprendi di non poter fermare.
Fu allora che Wrex attaccò, e quel Turian in particolare riscoprì su di sé cosa volesse dire affrontare un Signore della Guerra Krogan in battaglia: una rovina di muscoli, alimentata da una sete di sangue completamente abominevole, ma controllata, guidata fino all'ultimo gesto. Ogni colpo fu preciso, premeditato: Actus non doveva morire troppo presto.
In quella sua furia, Wrex non fu un incendio, ma un laser: capace di aprire corazze, e asportare pelle con premeditata efficienza. Aveva sognato di quel momento per secoli...
 
L'equipaggio di Pollux trovò Shepard e Tali all'esterno della base, sedute a distanza dai cadaveri delle guardie e occupate dal semplice atto di conversare.
La più ansiosa a scendere ed avvicinarsi al comandante fu prevedibilmente Liara:
"Shepard!" Il fatto che non camminasse un metro da terra era già strano: l'archeologa sembrava sprizzare felicità da tutti i pori.
"Abbiamo trovato un altro capitolo dell'Anima e la Dea!"
"Sul serio?"
"Sì! Era stato nascosto dentro la piramide Prothean..."
Shepard suo malgrado, non poté esimersi dall'ascoltare: a quanto pareva Dilinaga doveva aver visitato il pianeta e trovato a sua volta la piramide Prothean. Al contrario di quelle sulla Terra, quelle piramidi erano capsule temporali: casseforti, progettate per conservare reperti della loro cultura, più che salme, e pareva che nell'alcova situata nella cima della piramide, Liara avesse trovato uno degli scritti della Matriarca.
"...nessuno controlla mai l'alcova sulla cima!" si lamentò Liara, prima di rendersi conto dell'assenza del loro Krogan: "...Non vedo Wrex. È successo qualcosa?"
"Dopo che abbiamo recuperato la corazza di Wrex nel caveau del magazzino, ha detto che doveva riconsacrarla. E lo aspettiamo da allora."
"Ha provato a contattarlo?"
"No. E non ho fretta di farlo..."
Per diverse buone ragioni in effetti: intanto lo sguardo... nostalgico di Wrex, quando il Krogan aveva posato gli occhi sulla corazza dei suoi antenati. Se avesse dovuto descriverla, Shepard avrebbe probabilmente tentato di farlo con le parole lastre di pietra sovrapposte. La seconda ragione era stata che uno scan fatto coi loro omnitool aveva rivelato che non erano lastre di pietra quelle, ma corazza di Divoratore. La terza ragione è che l'età della corazza risaliva a qualcosa tra i cinquemila e gli ottomila anni fa: il che voleva dire che il Divoratore che si era separato dalle sue scaglie per diventare corazza, era stato cacciato senza armi ad accelerazione di massa.
La quarta ragione Shepard la disse ad alta voce:
"...mentre stavamo uscendo, Wrex ha cominciato a spalmare ciò che restava di Actus sulla corazza."
Fu questo che fermò anche gli altri: improvvisamente, tutti persero interesse per ciò che stava succedendo all'interno del magazzino. Aspettare sembrò, semplicemente, un'idea assai migliore: Tali e Shepard erano riuscite anche a cominciare una partita a scacchi olografici sui loro omnitool...
 
Il cenno della testa che Wrex rivolse a tutti loro, quando uscì dal magazzino di Actus trasportando una lunga cassa chiusa ermeticamente, fu l'unico commento che fece trovando tutti ad aspettarlo.


Spero davvero di non avervi turbato troppo con questo capitolo: forse, ma spero di no, ho cercato e dovuto mettere troppe cose dentro, passando dal dolce all'amaro. Forse, i due estremi di questo capitolo sono troppo distanti, Saleon e Toombs da una parte e Wrex e Liara a socializzare col comandante dall'altra. Spero davvero di non aver esagerato. :S.
Detto questo, come sempre, ho cambiato un poco alcuni avvenimenti nella trama, per piegarla a diciamo canoni più... omogenei di narrazione: per esempio, in ME1, Pinnacle Station era nello stesso sistema che ospitava la base di Tonn Actus, ma qual'è la possibilità che un magazzino di contrabbando passi inosservato assieme ad una piramide Prothean in un sistema in cui c'è una colonia? Per me, troppo poche per risultare credibile.
Detto questo, spero che tutto quello che c'è in questo capitolo non vi sia riuscito insopportabile e che magari, si sia meritato una recensione.
Al prossimo capitolo.

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Capitolo 17
*** Hosts, Hostages and Horrors I ***


Quando piove, diluvia.
Legge di Murphy
 
 
Se il buon giorno si vede dal mattino, allora il comandante Shepard era fottuta.
Gli incubi, sempre imperscrutabili nel loro orrore, sempre quasi incomprensibili nel loro significato, le avevano dato quella notte un sonno così agitato e convulso, che Shepard si era svegliata scoprendo di essersi morsa a sangue il labbro inferiore (qualcosa di fastidioso, ma senza vere conseguenze), e di aver stracciato le sue lenzuola. Quello era stato estremamente fastidioso, perché mentre sul suo labbro nessuno avrebbe fatto domande, non c'era alcuna possibilità che un lenzuolo in due pezzi passasse inosservato all'equipaggio. Osservando quel disastro, il comandante meditò se fosse possibile per lei ripararlo da sola, solo alla fine per rinunciare: economia domestica non era mai stata il suo forte e Shepard si rassegnò all'idea di dover chiedere a Chakwas un rimpiazzo dall'infermeria fino a quando non fossero passati dalla Cittadella. Il che non sembrava destinato a succedere tanto presto...
Quindi, dopo aver trascorso circa venti minuti ad occhi aperti a fissare il soffitto della sua cabina, Shepard aveva anche capito che per quella notte il sonno ne aveva avuto abbastanza di lei e che non sarebbe tornato prima di diverse ore. Le notti insonni cominciavano però a pesarle: Shepard faceva sempre un po' più fatica a rimettersi in piedi al mattino e cominciava davvero a provare ciò che il letto del fiume sa dopo aver portato troppa acqua. Si sentiva erosa, dato che nemmeno la calistenia bastava più per chiamare Morfeo: se avesse avuto almeno un minimo di talento artistico, forse il comandante avrebbe cercato di ricavare qualcosa dal dente di Divoratore che aveva tenuto, ma l'unica cosa per cui avrebbe saputo usarlo era come glorificato tagliacarte... forse era arrivato il momento di provare con qualcos'altro: non aveva voglia di ubriacarsi a quell'ora, o di scoprire il suo tasso di tolleranza per le pillole di Chakwas.
Non rimanevano molte alternative, e così Mandira Rahman la beccò con le proverbiali dita nella marmellata: un paio per l'esattezza.
"Signora?" chiese attraverso l'intercom.
"Sììììì..... guardiamarina?"
"Mi dispiace disturbarla signora, ma abbiamo una comunicazione prioritaria dal reparto R&D dell'Alleanza."
Shepard guardò la sua sveglia sul comodino: 02.49 am. In quel momento non aveva la lucidità necessaria a fare la conversione in annotazione decimale dello Spazio del Consiglio, ma non era rilevante: era fottutamente presto.
Il comandante sospirò: possibile che non le fosse concesso nemmeno quello? E dannazione... quasi all'apice. Ma con Macmillan ad aspettare in linea, non poteva presentarsi con l'eco di un orgasmo in faccia: l'avrebbe capito.
"...Comandante?"
"Un minuto." grugnì Shepard.
Intendeva secondi, in realtà, ma perché precisare? Giusto il tempo di mettersi un paio di pantaloni e calarsi la giacca di comando sulla t-shirt che usava per dormire: se anche Macmillan avesse saputo che tifava per i Draghi di Edmonton per la Lega di Combattimento Urbano, difficilmente sarebbe stato un problema.
"...La passi nella mia cabina, Rahman."
Il volto che si materializzò non era quello che Shepard era abituata ad associare a Scorpion: con o senza occhiali, il capitano era sempre impeccabile, perfino in modo artificiale. Ma in quell'inquadratura, un ricciolo di capelli biondi era sfuggito dall'acconciatura di Macmillan, piegandosi in mezzo alla sua fronte, e con vera sorpresa, Shepard si accorse che Scorpion aveva sbagliato a chiudere l'ultimo bottone della sua divisa. Chiunque non fosse familiare con Kara M. Macmillan forse non avrebbe notato la differenza, ma per Shepard fu più che evidente; per Meganeura, fu come osservare da vicino un palazzo cadere: una nuvola di fumo e detriti oscurava tutto, ma il comandante sapeva già la rovina che avrebbe trovato, non appena la polvere si fosse posata.
"Inaccettabile." esalò quietamente Macmillan.
"...Temo che dovrà essere più specifica di così, capitano."
"...Sayansky mostra progressi. Toombs è stato un punto di svolta: da due a sei mesi da ora, torneranno entrambi in servizio attivo. Non è nei tuoi compiti prenderti cura della squadra, Meganeura. Non lo è mai stato." sibilò Macmillan.
"E, tuttavia, faccio solo il mio dovere..." rispose Shepard: le due donne rimasero ad osservarsi dal capo all'altro della comunicazione, come due riflessi attraverso un unico specchio.
"...Capitano, perché mi sta mostrando questo suo lato debole?" le chiese alla fine e Macmillan non provò il bisogno di mentirle:
"Perché ti odio: odio essere di nuovo in debito con te. E odio che sia stata tu a trovarmi su Mindoir quel giorno..." il ricordo più terribile che Shepard celasse nella mente: un'adolescente, seduta sul trono costituito dalla pila di cadaveri Batarian...
"...Odio che tu viva, quando ti ho dato il nome di una specie estinta, perché anche tu ti estinguessi. Come allora, voglio che tu ti spezzi, libellula. E odio che tu faccia per Sayansky quello che io non sono riuscita a fare per anni. Sopra ogni cosa, odio che tu mi faccia sentire..."
"...Qualcosa. Qualunque cosa." completò per lei Shepard, mentre i fantasmi di Elysium e Torfan passarono tra loro.
Macmillan, Scorpion, non annuì, ma non provò nemmeno e negare: qualunque cosa avesse voluto veramente dire, andò perduta, perché il capitano contrasse la mascella e le parole le uscirono spezzate dalla bocca, come se fossero schegge affilate di vetro che le venivano estratte a forza.
"Io ti auguro un destino peggiore della morte, Shepard. Che l'oblio non sia mai il tuo riposo."
Poi Macmillan chiuse la comunicazione: il macellaio di Torfan non sapeva davvero come dire grazie in altro modo.
 
***
 
Fu l'alba sulla Normandy, e Saren ancora tardava a mostrarsi.
Shepard cominciava a sperare che non si facesse vedere mai più: il suo assalto a Eden Prime era quasi costato una colonia, ed era stato un attacco a sorpresa. Impossibile dire quante vite sarebbe costata un'offensiva militare in piena regola da parte dello Spettro rinnegato. Era diventato un pensiero assillante quello, un'ossessione quasi: Shepard avrebbe fatto il possibile per non lasciare alla paura la possibilità di condizionare le loro decisioni, ma non sarebbe stato facile. Nel frattempo quindi, meglio restare in movimento, risolvere i problemi che era possibile, stringere alleanze, collaborare: fare fronte comune. E sperare che quando Saren fosse emerso dalle ombre, sarebbero stati pronti...
Il comandante aveva deciso che era arrivato il momento di occuparsi dei capibanda per Helena Blake, dato che ormai la situazione doveva essere degenerata abbastanza fra loro: ecco perché la Normandy si trovava in quell'ammasso.
Gemini Sigma era uno strano luogo della Via Lattea: a quattro salti di portale dal sistema di Phoenix, e dall'ammasso di Argos Rho, rimaneva però nello stesso braccio della Galassia. Il suo nome particolare gli era stato dato perché Gemini Sigma è composto da due nebulose di ben diversa composizione, tanto da apparire molto differenti anche ad occhio nudo: una era di ogni sfumatura del rosa, l'altra del verde. Nonostante la sua bellezza però, Gemini Sigma rimaneva praticamente inesplorato, ben al di là dei territori dell'Alleanza, al punto che oltre al sistema che conteneva il portale di accesso, le uniche informazioni note su una stella dell'ammasso erano quelle fornite da Blake.
Come sempre però, l'Universo amava le complicazioni: non erano entrati nell'ammasso stellare di Ming che da pochi secondi, che Barnes ricevette già qualcosa sui sensori della Normandy.
L'ufficiale alle comunicazioni serviva a bordo da abbastanza a lungo da poter presumere: dopo aver avvisato il comandante tramite l'intercom, nel tempo che Shepard ordinò a Pressly di cambiare la rotta e a Joker di inserire il sistema di occultamento, Barnes lanciò le sonde spia della nave.
Lo Spettro non ebbe nulla da ridire.
 
Come Shepard scoprì a mano a mano che le sonde ottenevano informazioni sul sistema stellare, i database erano ridicolmente vaghi a proposito, Ming era pieno di anomalie. Innazitutto, Ming era una gigante azzurra, un vero colosso, attorno alla quale però ruotavano solamente tre pianeti: due giganti gassosi, probabilmente stelle mancate, e un pianeta roccioso che girava in senso opposto ai due giganti, in un orbita stabile come secondo membro del sistema, restando però inospitale alla vita, data la sua temperatura di superficie. Parag aveva mari ribollenti di argento e alluminio, interrotti solamente da isolotti di titanio quasi puro: non un luogo facilmente visitabile, ma l'estrazione mineraria in condizioni estreme non era una novità per l'Alleanza. Purché ci fosse del profitto, si sarebbe trovato il modo.
Altanorch invece, il terzo pianeta, aveva in orbita una serie di detriti che, grazie alla perizia ai comandi di Joker, fu possibile recuperare: in quel sistema così remoto, trovarono un altro medaglione della Lega dell'Uno.
Infine, alla deriva attorno al primo pianeta del sistema, la Normandy aveva individuato un vascello umano:
"La nave è la MSV Worthington signora..." stava spiegando Barnes al comandante e al resto della squadra, riuniti in sala comunicazioni.
A loro beneficio, schematiche e fotografie del vascello venivano esposte assieme alle informazioni che Barnes snocciolava: "...un trasporto merci e passeggeri di classe Kowloon, registrato a nome della compagnia Morrison e Figli, con base su Shanxi."
"Cioè dall'altra parte del territorio dell'Alleanza. Come diavolo sono finiti qui?"
"Non lo sappiamo: la Morrison ha denunciato la scomparsa del cargo quasi due mesi fa. Credevano fosse stata abbattuto da pirati."
"Danni strutturali?"
"Sorprendentemente pochi: i motori sono freddi, e pare che sia in funzione solo il supporto vitale."
"Quindi qualcuno potrebbe essere ancora a bordo?"
"Se ci sono, stanno prendendo il caffè più lungo della storia, signora: nessuna risposta ai nostri tentativi di contatto."
"Manifesto dell'equipaggio?"
"Minimo: solo quattro persone sotto contratto della Morrison. CO e pilota della nave: capitano John de Lancie. CMO: Daniel Smith. CHENG: Jacob Hastings. SO: Julia..."
"...Herbert." completò per lei Alenko, quando la foto di una giovane donna dai capelli neri si materializzò a fianco delle altre tre. Era magra, non come chi si allena abitualmente, ma come chi non mangia abbastanza.
"La conosce, tenente?"
"Solo di vista, signora: un'altra cavia del BAaT."
"...Nel contratto della Morrison non si fa menzione a capacità biotiche."
"È senza dubbio lei. Una dei... soggetti che ne sono usciti più traumatizzati. Non mi stupisce che non abbia fornito un curriculum completo ai suoi datori di lavoro."
"Mmhh... ultimo carico della MSV Worthington?"
"Trasporto di... celle a fusione per il sistema di Exodus." rispose Barnes scorrendo le informazioni.
"Niente di particolarmente redditizio... e dato che proveniva da Shanxi, dubito portasse carico di contrabbando. Eppure è finita qui."
"Ordini signora?" chiese il CCO, ma tutti sapevano già cosa il loro CO avesse deciso.
"Barnes, metta la nave in allerta e dica a Joker di attraccare alla Worthington. Poi mandi un messaggio alla Morrison dicendo che abbiamo trovato la loro nave: vorranno probabilmente mandare qualcuno a recuperarla, dopo che avremo finito."
"Sissignora."
"Squadra: prepararsi. Voglio arrivare a fondo a questa storia."
 
A parte il normale attracco invece di un lancio nello spazio, la missione fu decisamente simile a quella del dottor Saleon: a bordo della Worthington, il team si divise in due gruppi, con Garrus, Tali e Williams ad occupare la sala motori, mentre il resto della squadra avrebbe esplorato la nave. Shepard e gli altri non trovarono Salarian morti a bordo, o fatti a pezzi, e fu meglio così, ma di certo fu più pericoloso rispetto alla Fedele:
"...Avete sentito?" chiese Wrex ad un certo punto "C'è qualcuno qui."
"Alenko?" chiese Shepard.
Il tenente si inginocchiò, facendo scorrere la mano destra in un ampio gesto, compiendo una scansione della stiva col suo omnitool.
"Cattive e pessime notizie." disse Alenko, attaccandosi alla radio per contattare il resto della squadra: "Tali: ho rilevato delle celle a fusione modificate come mine. Se doveste avvicinarvi troppo, esploderanno, quindi procedete con cautela."
"... Di quale raggio d'esplosione stiamo parlando?"
"Del tipo che è meglio non scoprire: quelle che abbiamo più vicine a noi hanno un volume di circa 10 litri. Modificate da principianti stordirebbero un Krogan... Ma se un esperto ci ha messo le mani, possono aprire una breccia nello scafo." spiegò, riprendendo il mano il fucile.
"Ricevuto."
"Comandante devo dirlo: mai un attimo di noia con lei..."
Probabilmente anche Wrex la pensava allo stesso modo, dato che per la notizia di quelle bombe artigianali, il suo umore era migliorato abbastanza da iniziare spontaneamente una conversazione:
"Allora Liara... come ti trovi a bordo della Normandy?"
"Ho ancora qualche difficoltà ad adattarmi: preferirei periodi di studio più lunghi... e meno esplosioni." rispose l'archeologa in tono prudente.
"Ti fa bene: qualche esplosione ogni tanto, mantiene i nervi all'erta..."
"Mi vengono in mente almeno tre modi di superare questo ostacolo..." cominciò invece Shepard.
"Sarebbe sbagliato se la pregassi di tentare il modo più prudente, signora?" chiese Alenko.
"...Guastafeste." si lamentò Shepard, lasciando che il casco le si chiudesse di nuovo addosso.
Kaidan e i due alieni la imitarono.
L'idea del comandante era semplice, e probabilmente molto più efficace di qualunque altro piano il tenente avrebbe potuto concepire. Tuttavia, prima di attuarlo dovettero aspettare che Tali e l'altra squadra di impossessassero del nucleo della nave: non ci volle molto per fortuna, perché chiunque avesse minato la stiva del mercantile, non aveva fatto lo stesso col nucleo dei motori.
"Siamo pronti al tuo segnale Tali." disse Shepard.
"Riduzione della gravità artificiale della stiva in corso."
Se c'era un luogo su una nave cargo di cui era possibile manipolare finemente la gravità artificiale, invece di spegnerla semplicemente, quella era la stiva: il carico e scarico delle merci dopotutto dipendeva da quello.
Shepard controllò i sensori della sua corazza: ora c'erano 0,01 G.
Con un sorriso, Shepard si diede la spinta dal pavimento... e arrivò fin sul soffitto, dove agguantò una sporgenza per sostenersi: addominali e magneti negli stivali la trasformarono in un pipistrello gigante, che li fissava a testa in giù.
"Devo ammettere signora, che non ci avrei mai pensato..."
"Uno dei vantaggi dell'essere cresciuta a bordo di una nave cargo." ripose Shepard, avanzando prudentemente a piccoli passi sul soffitto: 0,01 g non voleva dire nessuna gravità, ma di certo cose del genere erano possibili. Avevano di nuovo il casco addosso, solo per ripararsi nel caso che gli esplosivi avessero aperto una breccia nello scafo ed evitare ad eventuali schegge di lacerare qualcosa di importante:
"Pyjack." commentò Wrex osservandola e scuotendo la testa: senza aiuto, il grosso Krogan difficilmente ce l'avrebbe fatta a seguirla in quel modo; anche perché, arrampicarsi sui soffitti era qualcosa che non avrebbe mai immaginato possibile fare.
"Invidioso, Wrex?"
"No." rispose il mercenario, mentre Kaidan e Liara cercavano di imitare il comandante: nessun addestramento copriva quel genere di situazioni.
Sorprendendo sé stessa per prima, Liara ci riuscì al primo tentativo, affiancando il comandante e guardando Shepard aiutare Alenko a seguirla: si scoprì ad osservarli. Spiarli.
Dopo la loro fusione mentale su Ontarom, a Liara era rimasto qualcosa di Shepard, così come doveva essere stato per la donna e non per la prima volta quando la guardava, l'Asari si chiese esattamente cosa. La mente del comandante... dopo tutte le storie che aveva condiviso su di sé, Liara si era aspettata qualcos'altro. Era stato quello che non aveva trovato a lasciarla... stupita: dopo gli abusi emotivi e le tragedie della sua vita... Shepard non era diventata cinica. Non c'era disperazione, o rassegnazione in lei. C'era...
La speranza...
Anche se non necessariamente per lei, di essere...
Accettata.
Non come biotica, ma per la convinzione, che una parte di sé...
Liara rimase a guardarli entrambi, mentre Shepard aiutava il tenente: forse fu solo una sua impressione, ma le sembrò che la mano di Alenko rimanesse più a lungo del dovuto in quella di Shepard. Si scoprì a provare... qualcosa, quando li vide. Manovrare il Krogan con delicatezza perché li raggiungesse l'aiutò a distrarsi... ma non a dimenticare.
Arrivarono dall'altra parte della stiva facilmente, senza difficoltà, evitando completamente le mine artigianali e raggiungendo il ponte di comando della Worthington. La nave era spartana nella sua struttura di base: camerate dell'equipaggio e cockpit erano a pochi metri le une dall'altra, disposte ad angolo. Dirimpetto alle camerate, trovarono l'infermeria di bordo.
Furono loro ad aprire le porte, ma non ad aprire il fuoco: ad aspettarli trovarono Julia Herbert, riconoscibile nonostante l'aspetto. La donna era più che magra: era malnutrita, sporca e fuori di sé. Non appena li vide stagliarsi nella porta, prima ancora che riuscissero a dire qualcosa, cominciò ad urlare incoerentemente come una banshee, aprendo il fuoco su di loro con un fucile. Quando li colpì anche con i suoi poteri biotici, perfino Wrex fu costretto ad indietreggiare: era potente, e pericolosa, perché combatteva come una folle. Loro quattro si ritirarono nel corridoio, tenendo alte le loro barriere biotiche: se Julia avesse colpito la nave, avrebbe probabilmente aperto una breccia nello scafo.
"Kaidan." ordinò il comandante.
Spettava a lui, conoscendo Julia, decidere il miglior corso d'azione. Il tenente volle provare a prenderla viva: il suo omnitool lanciò nella stanza una mina speciale, un giocattolo che aveva elaborato prendendo spunto dalle mine tecnologiche di Tali e Garrus. Simile ad un flashbang, era stata concepita per assaltare il sistema nervoso avversario, causando una paralisi temporanea attraverso shock neurale: la lanciò su Julia mentre la biotica avanzava per inseguirli. La donna strillò, di dolore invece che di furia, e andò giù: quando la squadra entrò nella stanza per neutralizzarla, scoprirono che la biotica era morta.
Non fu di consolazione per Alenko scoprire in seguito che la causa del decesso fosse stato il sovraccarico neurale causato dall'eccessivo uso dei poteri biotici: Julia, di fatto, si era uccisa nel momento in cui erano entrati in infermeria, ma aveva continuato a combatterli nella sua follia. In quel momento, sulla Worthington, il tenente fu sicuro di averla uccisa con le sue mani.
Fu solo ascoltando le registrazioni nelle banche dati della nave, che Shepard e gli altri riuscirono a ricostruire tutta la storia e fu solo trovando un altro uomo in infermeria, in stato vegetativo, che la disperazione di Julia acquistò un senso:
"Jacob non ce la farà. Il suo cervello è stato privato di ossigeno troppo a lungo. Non c'è nulla che possiamo fare per lui ora, salvo lasciarlo morire con dignità. È ciò che avrebbe voluto... e sono più preoccupato per Julia ora. Mostra segni di una grave depressione. Le ho dato alcuni medicinali che dovrebbero aiutarla, ma sarà meglio che avvisi il capitano."
"Dicono che Jacob è andato... che il cervello non funziona più e che vogliono spegnere le macchine. Ma Jacob è l'unica cosa che mi importi al mondo. Non so come aiutarlo, e mi sta spezzando dentro! Mi sento così inutile. Così dannatamente furiosa! Il dottor Smith mi ha dato delle medicine per calmarmi, ma non le ho prese. Non finché avrò trovato un modo per aiutare Jacob. Non posso perderlo! Non...!"
"... Jacob non mostra alcun segno di attività cerebrale. Non c'è più nulla che possiamo fare per lui... non avrebbe voluto venire tenuto in vita da delle macchine, e quindi pensiamo di staccare il supporto vitale. Il dottor Smith è preoccupato riguardo la reazione di Julia. Non sembra essere pronta a lasciarlo andare... lo stress ha sovraccaricato i suoi impianti, e le causa forti emicranie. Probabilmente sarebbe più facile non dirle nulla fino a quando non avremo staccato il supporto vitale. Darle una possibilità per... Julia! Che cosa ci fai qui? Perché stai--- argh!"
Non fu importante capire perché Julia fosse arrivata a quel punto: non servì capire perché quelle quattro persone, che avevano condiviso la loro sorte, e i loro segreti, per anni, erano morte. Non serviva più puntare il dito, e cercare un colpevole nel passato di Julia, fra gli abusi del BAaT oppure semplicemente nella disperazione che una persona prova perdendo chi gli è più caro.
Non servì più, perché ormai erano tutti già morti.
Kaidan si assicurò che i corpi di Julia e Jacob potessero giacere l'uno a fianco dell'altra in infermeria, anche se dentro sacchi di plastica, e di registrare un messaggio per la Morrison e Figli, a valle del rapporto finale del comandante.
La società avrebbe recuperato la nave e fatto le sue indagini, ovviamente, ma Kaidan era convinto fosse un dovere per lui, almeno provarci, anche se forse non sarebbe servito...
Un modo per dare un senso a tutta la tragedia insensata che si era consumata a bordo di quella nave.
 
Williams lo trovò in mensa, più tardi: solo con una bottiglia di whiskey a fargli compagnia. Si sedette di fronte a lui, senza che reagisse in modo particolare alla sua presenza: Alenko era perso nei suoi pensieri.
Il capo artigliere non si considerava particolarmente brava in quel genere di cose... per la verità era parecchio arrugginita, ma non poteva lasciarlo in quello stato. Magari lo avrebbe punzecchiato solo per avere una reazione:
"Tenente."
"...Ashley." Kaidan aveva una voce così triste in quel momento: "...Scusa se non ti ho notata. Stavo rimuginando, immagino."
"Sulla Worthington?"
"Sul BAaT a essere sinceri: non è la prima volta che uccido qualcuno per errore."
"Chakwas ha raccontato una storia diversa..."
"Davvero?"
"Dice che Julia si è suicidata. Bioticamente."
"Forse... ma anche se lo so qui..." disse Alenko, picchiettandosi la tempia con l'indice che reggeva il bicchiere, e prendendo un lungo sorso: "... non lo sento qui." concluse, indicandosi il cuore.
Williams avrebbe voluto dire che non era l'unico a sentirsi così: a essere del tutto sinceri, aveva la stessa sensazione riguardo il suo incarico a bordo della Normandy. Quello che Ashley faceva era importante... ma era indispensabile? Al comandante? Alla squadra? A volte, il capo artigliere, che sapeva solo prendersi cura delle loro armi e corazze, mentre Tali, Garrus e perfino Liara, sembravano essersi integrati così bene a bordo, si sentiva... inadatta.
E col marchio che portava addosso...
"Ora che ci penso..." continuò il tenente: " Julia è stata l'unica che abbia continuato a parlarmi... dopo."
"Dopo?"
"Dopo." confermò Alenko: "...Avevamo un istruttore Turian a Jump Zero: un bastardo di nome Vyrnnus..."
"Un Turian?"
"Già... un'altra scelta sbagliata della Conatix e forse quella che ci è costata di più: Vyrnnus... diciamo che era interessato solo ai risultati. Gli importava poco quanti ne perdesse lungo la strada, purché qualcuno arrivasse in fondo al suo regime di addestramento."
"Turian bastardi..."
"No... Vyrnnus era un bastardo. Gli alieni sono... come noi: non sono differenti o speciali, ci sono santi e diavoli anche fra loro. Vyrnnus... Vyrnnus era un bastardo." ripeté il tenente.
"Hai una prospettiva migliore della mia."
"Cerco di mantenere una mente aperta... nel momento in cui mi sono vendicato... ho capito che non avrei voluto ucciderlo."
"Ti va di raccontarmi che è successo?" gli chiese, e Alenko annuì:
"Aveva rotto un braccio a una delle ragazze... Rahna. Aveva afferrato un bicchiere d'acqua senza usare i suoi poteri biotici: voleva solo bere senza sanguinare dal naso... E come un idiota mi sono fatto avanti, senza sapere cosa fare..."
"Hai fatto la cosa giusta."
"No, la cosa giusta sarebbe stato colpirlo alle spalle, metterlo a terra, ma senza ucciderlo... invece l'ho fronteggiato come un'idiota. Quando mi ha visto, Vyrnnus è come impazzito: dopo avermi messo a terra, mi ha preso a calci, urlando che avrebbero dovuto bombardarci fino a riportarci all'età della pietra... poi è arrivato il coltello. Una lama militare dritta sulla mia faccia... prima che me ne accorgessi, gli dato un calcio biotico dritto sui denti... Non potrei darne uno più forte oggi, e a 17 anni, immagino sia qualcosa."
Il che spiegava molto, immaginò Williams: il fatto che proiettasse Rahna sul comandante era abbastanza ovvio... così come anche il fatto che per quanto probabilmente volesse convincersi del contrario, non aveva superato quel trauma. Non del tutto, almeno: anche se voleva disperatamente farlo, gli mancava la spinta.
Forse, se fosse stata il comandante, Williams avrebbe anche realizzato che Alenko era rimasto quel ragazzo:
"Kaidan... hai cercato di difendere una ragazza alla quale tenevi... al tuo posto avrei fatto lo stesso."
"Ma l'ho ucciso, Ashley: gli ho spezzato il collo. Avrebbe potuto salvarsi se lo avessero portato subito in infermeria, ma non l'hanno fatto. E dopo di quello, la Conatix ha chiuso il programma in fretta e furia, scomparendo nel nulla. Col rimborso, mi sono fatto togliere la cicatrice... ma solo Julia ha continuato ad avvicinarsi a me, dopo." finì Alenko, passandosi la punta del pollice sul naso.
"Per quello che vale... avrei fatto lo stesso. Vyrnnus se lo è meritato, e per quello che hai fatto, la Conatix ha smesso di sottoporre adolescenti ai loro esperimenti. Avete vinto tutti, tranne Vyrnnus. E lui..."
"...E lui era un bastardo."
 "Già." disse Williams rubandogli il bicchiere e scolandone quanto ne rimaneva: "...Augh... proprio quello che ci voleva."
"Comunque... è questo quello che intendevo. Vyrnnus era un bastardo, ma non tutti i Turian sono bastardi. Prendi Garrus ad esempio: sembra più che decente."
"Ed è per questo che ti controlli così fermamente?"
"Non ho più autocontrollo di ogni altro biotico Ashley..."
"Stronzate... signore. Almeno Shepard si lascia andare in combattimento... tu invece, continui a darti il tormento per quello che è successo con Vyrnnus... E con Rahna."
Sembrò che fosse riuscita a penetrare il suo autocontrollo, almeno per un secondo: che Kaidan stesse per rispondere in modo normale, non nella sua solita forma rigida ed impacciata. Se Williams fallì, fallì di poco: il tenente aprì e chiuse la bocca, prima di rilassare le spalle.
"Forse... e dico forse, hai ragione. Ma l'idea di farmi perdere il controllo fuori dal campo di battaglia è stata pessima."
"...Non fatemi arrabbiare? Non vi piacerei quando mi arrabbio?"
"Eh... qualcosa del genere." concesse il tenente: "Solo che brillo blu, non divento verde."
"Sul serio? Mai?"
"Non... se posso evitarlo. Ci sono dei momenti in cui è inevitabile ovviamente..." disse il tenente, e non ci fu bisogno di spiegare oltre, dato che arrossì: "Ma in genere no."
"Non ti fa bene Kaidan... tutti hanno bisogno di lasciarsi andare ogni tanto: per quello che mi riguarda, niente come far saltare la testa di qualche Geth per mettermi il sorriso sulle labbra."
"A parte il fatto che potrei uccidere qualcuno, immagino tu abbia ragione... è imbarazzante comunque che qualcuno me l'abbia dovuto dire."
Alenko si portò una mano alla tempia, con un'espressione dolorante in faccia.
"...Dannate emicranie." borbottò: "...Un effetto collaterale degli L2." spiegò a Williams, che era già pronta ad interpretare i suoi mal di testa in modo diverso.
"...Ah. Devo chiamare Chakwas?"
Alenko respirò lentamente, prima di rispondere: fuori, dentro, fuori...
"No." disse quietamente: " Da quando uso i nuovi bioamp, sono più sopportabili."
"Non sembra."
"...Siamo passati da trapani dietro agli occhi a trapani nei denti... un miglioramento. Comunque, non vedo l'ora di prendermi una licenza."
"La ricevo forte e chiaro... ma ho idea che non vedremo porto per parecchio tempo. Shepard sembra decisa a risolvere tutti i problemi che può, prima che Saren spunti dalla sua scatola come un regalo pacchiano."
"Già... riguardo a Saren intendo... Immagino che nel frattempo dovremo accontentarci di far saltare qualche Geth."
"Vero..." rispose Williams con un sorriso: almeno stava tornado il suo solito, più o meno. Occhi da cucciolo e tutto il resto, invece dell'espressione da cane bastonato:
"...Immagino che offrirò io alla prossima licenza, Ashley. Dopotutto, sei rimasta ad ascoltare le mie lagne fino ad ora..."
"E lei mi rimane a ore 6 in missione, a coprirmi le spalle: direi che non c'è n'è bisogno."
"Mmhh... è un piacere, Williams." rispose Alenko in tono neutro: "Ma insisto... mi piacerebbe offrirti qualcosa, la prossima volta che saremo a terra."
"Ci-ci conto, signore."
Quello che seguì, fu un confortevole silenzio da manuale.
 
***
 
"...Signore e signori, permettetemi di presentarvi Mavigon. Terzo pianeta di Han, e nostro prossimo obbiettivo..." annunciò Felawa.
Gli era costato tempo e fatica permettere che Pressly gli concedesse l'onore di portare i dati in sala comunicazione alla squadra: aveva dovuto leccare parecchi culi e chiedere diversi favori, perché gli fosse accordato. Ma ne valeva la pena: bastava chiedere a Barret della sua esperienza a proposito, perché il sottoufficiale di origini arabe sembrasse illuminarsi dall'interno.
Non avrebbe sprecato questa occasione:
"...la temperatura a terra al momento è di 124 gradi sotto allo zero. La composizione della superficie è principalmente potassio e stagno, con un'atmosfera di metano e ammoniaca. Sulla zona di intervento è in corso una furiosa tempesta di neve azotata..."
"Possiamo aspettare che passi?"
"Con il dovuto rispetto agente Vakarian, non credo. Il clima del pianeta sembra essere sottoposto a cicli di tempeste, e con giorni di 52 ore terrestri, l'attesa rischia di essere molto lunga... non che comunque sarà facile scendere in missione ora: le corazze da combattimento della squadra non sopporteranno a lungo una simile furia degli elementi."
"Ehm... Felawa? Le usiamo per andare nello spazio..."
"Il problema non è la temperatura, capo artigliere, ma l'umidità: la neve di ammoniaca vi si congelerà addosso in pochi minuti, bloccandovi le giunture delle corazze e lasciandovi inermi fino al congelamento. Il che però significa che anche i nostri avversari non potranno muoversi sul pianeta fino a che dura la tempesta..."
"Può bastare signor Felawa." lo interruppe Shepard.
"Co... comandante?"
"Per quanto la sua dedizione a servire sia tenuta in debito conto, vorrei preparare il piano d'attacco prima che lei finisca di esporre ogni dato sul pianeta." disse Shepard, prendendogli dalle mani il datapad con le informazioni su Mavigon, dove il primo dei luogotenenti di Dahlia, lo schiavista Batarian, aveva stabilito la sua base.
"...Può andare." ordinò Shepard e al guardiamarina non restò che salutare, girare sui tacchi e lasciare la stanza.
Una volta che fu uscito, il comandante scosse la testa: avrebbe avuto due parole con Felawa più tardi. Senza dubbio, il guardiamarina era iper compente nel suo lavoro e ben intenzionato nello scalare rapidamente la gerarchia: ammirevole, ma sulla Normandy non avrebbe potuto promuoverlo, almeno fino alla fine della missione... Shepard avrebbe dovuto assicurarsi che le buone intenzioni di Felawa non venissero frustrate, oppure farlo trasferire sotto un altro comando.
Il primo Spettro Umano osservò le informazioni che le erano state preparate rapidamente: un caso lampante di troppe informazioni.
"...T'Soni, Vakarian, Williams, con me su Castor. È tempo che anche il nostro Turian ottenga la sua patente sul campo, non che si prenda solo cura dei nostri IFV." decise infine dopo aver osservato la mappa olografica del pianeta.
"Un Turian a guidare un Mako dell'Alleanza? Riesco già ad immaginare gli strilli dei bigotti."
"E tu lasciali urlare, Williams. Almeno sapremo dove sparare."
"Oorah, ma'am."
"...Ci sganceremo qui, vicino a questo campo temporaneo, per essere sicuri che sia deserto. Poi procederemo a sud fino a questa posizione, aggirando la catena di alture, e raggiungendo quello che sui sensori sembra una pila di rottami, per piegare poi a est e raggiungere la base. Sono almeno 50 chilometri con scarsa visibilità Garrus, per cui avrai qualcosa da fare."
"Sempre lieto di essere a bordo signora."
"...Alenko, Zorah, Wrex: su Pollux. Vi sgancerete qui..." disse Shepard indicando una zona a nord, nord- ovest rispetto alla base dello schiavista.
Non potevano atterrarci sopra per due motivi: il Batarian aveva installato torrette AA tutt'intorno alla sua base e si trovava in cima ad una roccia molto stretta, circondato da picchi aguzzi. Un assalto paracadutato non era un opzione questa volta.
"...E procederete fino alla base a vostra discrezione."
"E tutto terreno accidentato da quella posizione..." disse Alenko osservando la mappa: "Potreste arrivare prima voi, signora."
"In quel caso vi aspetteremo. Domande?"
"Sì. Perché non bombardiamo la base dall'orbita e ce ne andiamo dal sistema prima di dieci minuti?" chiese Wrex.
"A parte il fatto che usare acceleratori di massa contro un pianeta con delle forme di vita è proibito dalle convenzioni della Cittadella, a meno di una situazione di guerra?"
Sul dossier di Felawa c'era anche quello: a quanto pareva, nonostante le condizioni proibitive, rudimentali forme di vita erano presenti sul pianeta, dati i composti organici presenti in tracce vicino a soffioni geotermali distribuiti su Mavigon.
"...Saccheggio Wrex, ovviamente: come possiamo pagarti senza prendere quello che resta dalla base?"
"Wha ah ah... ora parli la mia lingua, Shepard."
Il comandante fu l'ultima a raggiungere la stiva e a preparasi quella volta: si era attardata a parlare con Felawa.
Probabilmente, il guardiamarina sarebbe rimasto a bordo, ma sperò che da quel momento in poi, prendesse con più calma i suoi doveri. Sperando di riuscire a mitigare il suo disappunto poi, il comandante gli aveva ordinato di scandagliare il sistema con le sonde al posto di Pressly. Galvanizzato dall'incarico che gli era stato dato personalmente dalla Leonessa di Elysium, Felawa avrebbe individuato ogni deposti minerario nel sistema e perfino uno dei capitoli della matriarca Dilinaga, ben prima che Shepard e la sua squadra finissero la missione su Mavigon...
 
***
 
"...sapete, stavo pensando." disse Garrus, tenendo le sue carte in mano.
"Pericoloso Garrus. Decisamente pericoloso..." borbottò Alenko: la missione su Mavigon era finita, e la squadra stava cercando di scaldarsi assieme in sala mensa.
Per ordine di Chakwas, tutti loro erano stati intabarrati dentro coperte termiche, e cercavano di passare il tempo battendo i denti. 124 °C sotto allo zero, con raffiche di vento gelido che li avevano fatti cadere nella neve appena erano scesi dagli IFV, non erano poco.
"Divertente. Comunque: ho un principio di congelamento alle creste, un proiettile mi ha quasi amputato una gamba, ho guidato un mezzo corazzato dell'Alleanza nelle condizioni più ostili che potessi immaginare per un Turian... e tutto questo in una sola missione."
"Dimentichi il Salarian..." aggiunse Liara, sorseggiando una nuova meraviglia Umana, qualcosa chiamato cioccolato caldo.
Avevano trovato un altro membro della squadra STG che cercava notizie della Lega dell'Uno, il capitano Stranaka, e il suo corpo, congelato come un bastoncino di pesce, era già stato consegnato a Chakwas: da un primo esame, sembrava che fossero stati i mercenari sul pianeta ad averlo ucciso.
"Il punto?" disse Shepard chiudendo le carte e passando la mano.
"Il punto... è che non lo trovo più strano."
"Ricevo forte e chiaro, Gar... Garruz." disse Williams, starnutendo.
Si erano gettati sui mercenari come lucciole nel fuoco: combattere era stato l'unico modo per scongelarsi, per lasciarsi alle spalle il ghiaccio di Mavigon. Il gelo dello spazio era niente, al confronto: la pressione psicologica del non avere visibilità, del sentire la propria corazza mentre perde calore a causa della neve, e le giunture farsi ad ogni passo più dure...
Era stata una prova difficile, specie per Garrus: i Turian non erano fatti per il freddo. Biologicamente parlando, i Turian non erano fatti né per il freddo, né per nuotare...
Quelle poche volte che aveva affrontato la neve su Mavigon, Garrus aveva percepito i suoi pensieri farsi più lenti, mentre l'istinto prendeva il sopravvento: il gelo era il nemico atavico dei Turian, almeno quanto le tigri dai denti a sciabola erano state per gli Umani.
"Eugh..." disse Tali dall'altra parte del tavolo guardando il capo artigliere: con la sua corazza ambientale, era l'unica ad essersela cavata durante la missione. Nemmeno Wrex aveva rifiutato la coperta termica, e il mercenario doveva ancora pronunciare una parola.
"Zcusate." replicò Williams, tirando su col naso.
"...Condivido il sentimento Garrus, e penso sia un bene: significa che lavoriamo bene insieme, come squadra. Ma aspetterei a menarcelo a vicenda: niente come un'eccessiva sicurezza di sé, per finire ammazzati." disse Alenko.
"Mhh..." concesse Wrex.
"Concordo. Ma comincerei a preoccuparmi se anche Geth e Divoratori diventassero problemi giornalieri. Ma non succederà mai..."
"Ah Garrus... adesso non portare sfortuna: mai è la parola a cui l'Universo tende l'orecchio quando vuole farsi una risata. E credimi: l'Universo ha un senso dell'umorismo da vero figlio di puttana."
"Con..confermo. ETCHIA!" disse Williams producendosi in uno starnuto esplosivo.
"Invece io vorrei sapere una cosa..." disse Alenko, distogliendo lo sguardo dal capo artigliere: "Dottoressa, com'è che ogni sistema che visitiamo, troviamo così spesso qualcosa di rilevante dal punto di vista archeologico? Se non sono insegne Turian, sono medaglioni Salarian, o scritture Asari. O reperti Prothean... insomma, siamo un vascello militare. Quali sono le probabilità? Di sicuro si sarà fatta delle domande anche lei."
"Ho solo teorie." rispose Liara: "Personalmente, credo in quella dell'occupazione successiva."
"Le va di spiegarcela?" chiese Shepard: come il tenente, anche il comandante stava bevendo un liquido ambrato di cui Liara non riusciva a pronunciare il nome, e piluccando della frutta.
"...Tutte le specie del Consiglio, con una eccezione, temono l'ignoto, in varie gradazioni. Difficilmente si sceglie d'insediarsi in un sistema sconosciuto. O in un luogo che nessuno ha mai visitato prima. Questo vale non solo per le società, le specie, ma anche per i singoli individui: perché scegliere proprio Mavigon, per esempio? Sì, sicuramente è un pianeta ostile, e la posizione era facile da difendere, ma ci sono molte altre stelle in questo ammasso, forse più accoglienti. Ma siccome qualcuno era stato qui prima di loro, e la stella era in qualche modo nota, assieme al pianeta, Mavigon è stato scelto come luogo in cui nascondersi. Lo prova il capitolo delle scritture della Matriarca Dilinaga. Ci sono varie interpretazioni di questa teoria, tutte più o meno pseudoscientifiche..."
"I buoni Spiriti." offrì Garrus per esempio.
"I buoni Zpiriti?"
"...Un'interpretazione simile ai kami, o agli spiriti della terra, o ai cosidetti genius loci, capo artigliere: nullus locus sine genio. Non c'è luogo senza un Genio. L'idea che i luoghi non siano solo ciò che appaiono, ma che le loro qualità siano legate alla loro posizione, o alla loro storia..." Shepard non aggiunse che anche i cosiddetti luoghi sacri avevano un'origine simile.
"Ha studiato archeologia, Shepard?" le chiese Liara.
"No. È una supposizione basata su concetti Umani simili."
"Affascinante. Temo di sapere così poco sulla vostra cultura."
"È per questo che ci considera l'eccezione, dottoressa?"
Liara non lo aveva detto espressamente, ma Shepard non aveva avuto bisogno di conferme in quel senso: tanto che la dottoressa abbassò lo sguardo di fronte agli occhi viola dello Spettro.
"...Spero di non avervi offeso."
"Nessuna offesa, Liara, anzi: lo considero un complimento."
"...Sul... sul serio?"
Liara aveva praticamente accusato gli Umani di essere una razza di devianti: solo una specie l'avrebbero considerato un complimento.
"Sul serio." rispose Kaidan per il comandante: "...Ma non credo che siamo immuni alla paura dell'ignoto dottoressa, non più delle altre specie. Più che altro, siamo geneticamente programmati per caricarlo a testa bassa."
Questo fece ridere il comandante:
"Non avrei saputo dirlo meglio, Kaidan..."
Liara non mancò di osservare come il volto di Shepard cambiasse quando sorrideva...
 
***
 
"Garrus... dì la verità, porti rogna. Ecco perché ti hanno sbattuto fuori dal C-Sec."
"Non capisco di cosa..."
"Comincerei a preoccuparmi se anche Geth e Divoratori diventassero problemi giornalieri... ma non succederà mai." disse Williams facendogli il verso e mettendosi le mani sulle guance per simulare le mandibole dei Turian.
Fu una passabile imitazione.
"...E appena ci allacciamo ad una boa di comunicazione... troviamo una pila fumante di guai ad aspettarci."
"Ma non Geth o Divoratori." ribatté Garrus.
"Per quanto ne sappiamo per ora." aggiunse Williams.
"Trovatevi una stanza voi due, fatelo a sangue e tornate nei ranghi." ringhiò Alenko.
Ringhiò: letteralmente. Il tenente impacciato e riservato che parlava sempre quietamente era furibondo abbastanza da ringhiare. Questo fece una seria impressione su tutti, nella sala comunicazione.
"...Quando piove, diluvia, tenente." rispose flemmatica Shepard: ma anche la sua cortese facciata pendeva sul lato gelido e crudele: "...Almeno sono tutti nello stesso ammasso stellare." sospirò.
E questo significava che la Normandy avrebbe conosciuto l'ammasso Hades Gamma più di quanto desiderasse: non che fosse positivo, dato che si sarebbero ovviamente avventurati nei sistemi stellari più disabitati e lontani.
A voler essere franchi, Shepard avrebbe potuto invocare la sua autorità di Spettro, girare la nave e lasciarsi Hades Gamma alle spalle, ma visto che l'intelligence contro Saren dipendeva in gran parte dalle forze dell'Alleanza, non sarebbe stato saggio rifiutare quegli incarichi. Specie dopo che l'ammiraglio Hackett in persona aveva fatto tutto tranne inginocchiarsi di fronte a lei per chiedere il suo aiuto. Specie dato che erano l'unica nave che avrebbe potuto togliere per loro le castagne dal fuoco, di nuovo.
C'erano insomma molte buone ragioni pratiche per assecondare quelle particolari richieste... ma questo non voleva dire che Shepard o Alenko non notassero la beffa insita nelle due missioni prioritarie: specialmente per Alenko, erano bocconi amari da digerire, ma essendo entrambi marine, avrebbero inghiottito anche quelli.
"Da quale cominciamo, signora?" chiese il tenente.
C'erano quattro obbiettivi nel sistema, intorno ad altrettante stelle, ma due erano prioritari su tutti, e derivavano entrambi da un solo uomo.
"Burns." affermò con sicurezza Shepard.
"Ne è sicura...?"
"Il problema su Chohe è più grave, ma ha un ultimatum più vago, che ci permette spazio di manovra. Martin Burns è un obbiettivo prioritario."
"Perché è un politico?"
"Perché è un obbiettivo prioritario tenente. E non dovrei ricordarglielo. Potrà sputargli in faccia dopo che lo avremo salvato."
"...Sissignora."
Martin Burns, presidente della commissione parlamentare dell'Alleanza per gli Studi Transumani, aveva negato alcuni giorni prima il rimborso ai biotici L2 per ciò che la Conatix aveva fatto loro, in una decisione che definire "impopolare", era ampiamente sottovalutare il problema. Ovviamente c'erano state conseguenze: gravi, terribili conseguenze. Le persone diventano idiote quando vengono messe con le spalle al muro e, a quanto pareva, i biotici non erano da meno. La decisione di Burns aveva causato ben due attacchi terroristici di matrice biotica nel frequentato sistema di Hades Gamma, sede di ricchi commerci e basi di ricerca.
Il primo, probabilmente più grave, era rappresentato da un gruppo di biotici estremisti che aveva preso d'assedio una base di ricerca della Sirta Foundation, leader in campo medico e umanitario: nonostante l'enorme successo galattico del medi- gel, che la Sirta aveva inventato, la sussidiaria dell'Alleanza aveva deciso di non brevettarlo, condividendo l'innovazione tecnologica in tutto lo Spazio del Consiglio. Per le vite che salvava ogni giorno, la Sirta Foundation non riceveva nemmeno un credito: un'azienda di idealisti, che sopravviveva solo grazie al profitto minimo che si permettevano di guadagnare.
Ecco perché attaccare la Sirta era un gesto da carogne, anche per degli estremisti.
E nello stesso ammasso, un'altro gruppo di biotici L2, di affiliazioni più oscura, aveva catturato Martin Burns come ostaggio assieme alla sua nave, minacciando di ucciderlo se la sua decisione per il rimborso per gli L2 non fosse stata riconsiderata. Chi avrebbe mai potuto pensare che le cose sarebbero finite così male con un gruppo di biotici disperati e abusati?
La tentazione di sbattere la testa contro il muro era forte per Shepard: Martin Burn era un'idiota, che loro avrebbero dovuto salvare. Anche perché lasciare un deputato a morire in mano ai suoi rapitori avrebbe fatto apparire debole l'Alleanza sul piano politico: ecco perché da Arcturus volevano che se ne occupasse la Normandy.
Politica: che parola dal sapore disgustoso a volte.
"Pressly." ordinò Shepard.
Il navigatore non aveva ancora osato aprire bocca: ormai conosceva abbastanza il suo comandante da sapere quando fosse meglio essere prudenti.
"...Signora?"
"Mandi due sonde spia nel sistema di Cacus. Per ora l'unica cosa che sappiamo sulla situazione di Chohe è che i ricercatori sono mantenuti sotto l'effetto di un gas psicotropo, e che i terroristi si sono mischiati a loro: vorrei qualche informazioni in più. Qualunque cosa. Barnes si coordinerà con le autorità dell'Alleanza sul posto e i rappresentanti della Sirta. Cerchi di farci avere le planimetrie della struttura."
"Sissignora."
"Nel frattempo, tracci una rotta per il sistema di Farinata. Nave in allerta fino a nuovo ordine. Navigazione silenziosa non appena saremo nel sistema, e il resto delle sonde spia dispiegate non appena arriveremo: voglio sapere dove si nasconde la nave di Burns. Come si chiama a proposito?"
"MSV Ontario, comandante. Trasporto classe Kowloon, modificata come nave passeggeri. Lo yacht personale del deputato, registrato sulla Cittadella. Mi sono permesso di acquisire le planimetrie originali." dichiarò Pressly, caricando i dati.
Al verso di disgusto di Alenko e Tali, fece eco l'osservazione del comandante:
"...Almeno sappiamo dove finiscono i soldi dei contribuenti."
 
Il sistema di Farinata era un buon luogo dove nascondere una nave: non quanto una foresta per un albero, ma quasi. Il sistema era un punto di passaggio per molte rotte commerciali, e trovare uno yacht passeggeri tra le navi in transito, compresi perfino alcuni contrabbandieri, non sarebbe stato facile, anche coi sistemi della Normandy. Ci furono diversi falsi allarmi, compreso un momento in cui credettero di aver trovato l'Ontario in orbita discendente attorno a uno dei pianeti del sistema, ma scoprirono alla fine che si trattava solamente di un trasporto abbandonato alla deriva. Una nave di contrabbandieri che avevano fatto un cattivo affare: trovarono dei cadaveri a bordo, e un disco dati Prothean abbandonato.
Quelle furono lunghe ore, che l'equipaggio passò in tensione, mentre mappavano ogni chilometro cubo del sistema, sperando che l'Ontario non sfuggisse loro tra le dita.
"...minerali, asteroidi, rocce, sassi eeee.... indovina Grenado?"
"Pietre?"
"E massi." rispose Joker. "La routine di Starsky e Hutch ci si addice, ma abbiamo bisogno di musica funky per sembrare davvero loro. E dovremmo anche riverniciare la Normandy rossa fiammante con una striscia bianca."
"Non saprei signore: a volte i suoi riferimenti di cultura popolare mi sfuggono completamente..."
"Sul serio? Mai sentito parlare di Starsky e Hutch? Che infanzia sprecata Grenado..."
"Nerd." ribatté la pilota: "Al contrario di lei, la sottoscritta faceva quello che fanno tutti i liceali."
"Ovvero?"
"Giocare a football e pomiciare con le cheerleader."
"...Va al diavolo Grenado."
"Oh tenente non faccia così: in questa nostra Galassia, sono sicura che da qualche parte ci sarà una donna con la passione per le barbe incolte, il sarcasmo, le cose fragili e il suo lato sensibile e goffo..."
"Aww grazie Grenado."
"...E magari sarà anche vera...." finì Grenado.
La risposta di Joker avrebbe dovuto attendere:
"Tenente: trasmissione intercettata dalla MSV Ontario." affermò Barnes: finalmente avevano una traccia.
"Posizione?"
"Stanno compiendo una brusca accelerazione per la cintura di asteroidi." rispose Barnes, dando le coordinate a Grenado.
"Come un coniglio. Se credono che questo basterà ad impedirci di raggiungerli, si sbagliano."
"...Posizione confermata: le navi dell'Alleanza riferiscono che è tutta nostra."
"La responsabilità ovviamente: se anche riuscissimo a tirare fuori Barnes vivo dall'Ontario, i meriti andrebbero ad Arcturus..." disse Joker.
"Ovviamente. Ma ehi: almeno non siamo noi quelli che dovremo combattere in spazi ristretti per affrontare un gruppo di biotici disperati."
 
"...sei sicura Shepard?"
"Non abbiamo molta scelta Tali: nessuno di voi tre ha ricevuto un addestramento formale nel gestire situazioni con ostaggi..."
"E Liara allora?"
"Liara ha un'esperienza nel combattere altri biotici che nessuno di noi possiede. E mi serve una seconda squadra pronta a venirci a prendere se le cose dovessero mettersi male."
"Saremo il suo piano B, signora." assentì Williams: lei, Wrex e Tali.
Se fosse toccato a loro, la possibilità di salvare Burns era sfumata.
Il capo artigliere era però cautamente ottimista: Shepard, Alenko e T'Soni erano tre biotici potentissimi e con Garrus a fornire supporto, con i suoi trucchi da ex poliziotto, difficilmente avrebbero avuto problemi. Tutti e quattro erano armati con shotgun e pistola, solo l'archeologa aveva con se niente più che una HMWP, ma tutti portavano attaccati alla vita flashbang, granate stordenti e altre simili amenità. Sulla Ontario, avrebbero combattuto in spazi ristretti, che non avrebbero offerto seconde possibilità: per vincere, avrebbero dovuto colpire per primi e duramente per essere certi di non venire sopraffatti.
La strategia del comandante per l'approccio all'Ontario aveva il classico stampo da Shepard: insana, ma valida.
Non appena l'Ontario si fosse fermata nella cintura di asteroidi, credendo di essere al sicuro, e sopratutto, da sola, la Normandy avrebbe esploso qualche colpo sulle rocce circostanti, causando una reazione a catena che avrebbe sicuramente distratto i rapitori di Burns per un po': difficile concentrarsi su un ostaggio, mentre la nave si scuote attorno a te. Nel frattempo, la Normandy sarebbe passata abbastanza vicina all'Ontario da permettere un abbordaggio in sicurezza, evitando che la squadra d'assalto fosse in pericolo per le rocce vaganti. Avrebbero avuto solo pochi secondi per arrivare alla nave, prima che Grenado dovesse allontanare la Normandy per non destare sospetti: potevano essere invisibile ai sensori, ma se un lato della Ontario non fosse stato colpito dagli asteroidi, certamente i biotici a bordo si sarebbero insospettiti.
Sarebbe stato un gioco di precisione e coraggio: questo era chiaro a tutti, ma se fosse andata bene, avrebbero avuto il vantaggio della sorpresa.
"...Siamo in posizione signora." disse Grenado: poco distante da lei, Shepard e la squadra A si trovavano già nella camera di equilibrio della Normandy.
"Ricevuto Grenado. Reed, fuoco a volontà."
Per frantumare gli asteroidi circostanti non avrebbero usato il cannone principali della Normandy: le batterie di laser GARDIAN sarebbero state una soluzione assai migliore, se adeguatamente ricalibrate. Far esplodere però un siluro in volo era diverso che bersagliare asteroidi vaganti, e la quantità di energia richiesta dai GARDIAN sarebbe stata maggiore: ancora una volta, come già era successo per l'approccio a Edolus, ogni sistema non necessario a bordo, compresa la gravità artificiale, venne disattivato.
I laser GARDIAN furono sottili fontane di luce nel buio: anche in una cintura di asteroidi, le distanze tra i vari corpi era immensa. Ma quando quelli più vicini all'Ontario e alla Normandy si spaccarono in mille pezzi, la quantità di spazio libero calò drasticamente: entropia, ovvero caos. Un sistema libero, lasciato a sé stesso, tenderà sempre al minimo energetico possibile, il che, nella fisica dei corpi, coincide spesso con il massimo disordine possibile.
L'equipaggio della Normandy poté solo immaginare cosa stessero pensando a bordo dell'Ontario, mentre rocce di ogni dimensione fra piccole macchine fino a palloni da calcio cominciavano a disperdersi attorno a loro.
"Squadra in volo." disse Shepard attraverso la radio.
La Normandy si allontanò dall'Ontario prima che i biotici che avevano preso in ostaggio Burns avessero il tempo di reagire: come uno scorpione che sa di non dover inseguire la preda dopo averla punta. Deve solo aspettare che il veleno agisca:
"Stiamo attraversando le loro barriere cinetiche."
L'equipaggio tirò un mezzo sospiro di sollievo: almeno non rischiavano più di essere fatti a pezzi dalle rocce vaganti.
"...Contatto avvenuto. Silenzio radio fino a nuovo ordine."
Quello fu l'ultimo messaggio che Shepard inviò alla Normandy.
 
Shepard, Garrus, Alenko e Liara entrarono dal portellone di attracco caudale dell'Ontario, come avevano già fatto sulla Fedele: il tempo era loro nemico.
La camera di equilibrio li riversò in un ambiente riccamente decorato, in toni d'oro e di legno chiaro, con pareti e pavimenti coperti da tessuto color porpora: per un privato, un vero insulto alla miseria, e autocelebrativo, dati i quadri alle pareti. In definitiva, piuttosto ridicolo.
Armi in pugno, la squadra avanzò, senza incontrare resistenza, mente attorno a loro, l'Ontario cominciò a muoversi.
"Garrus: riesci ad entrare nella rete di comunicazione interna?" chiese Shepard, sporgendo mezza testa oltre un angolo, e trovandolo libero.
Dove diavolo erano tutti?
"Ad occhi chiusi signora." rispose il Turian, attaccando lo shotgun sul magnete della schiena e armeggiando con il suo omnitool: "...Rilevo nove comunicatori attivi e dieci forme di vita a bordo. La maggior parte di loro è concentrata nell'area poco più avanti. Nessuno in sala macchine."
Una squadra ridotta di biotici, ma dovevano essere stati abbastanza potenti per sopraffare l'equipaggio e le guardie di Burns.
"...Devono aver sterminato l'equipaggio, tenendo solo il deputato." commentò banalmente Alenko.
Shepard schioccò la lingua con disappunto: le persone che non hanno più niente da perdere hanno sempre troppa fretta di uccidere e morire.
"...Io apro la strada, Liara dietro di me: quello che non puoi mettere in stasi, neutralizza. Kaidan coprici. Garrus: disturba le loro comunicazioni se puoi e usa le granate a tua discrezione. Colpi in canna, ma fuoco solo dopo aver identificato il bersaglio. Tutto chiaro?"
"Sissignora." risposero Vakarian e Alenko.
"Puoi contare su di me Shepard." rispose invece Liara.
Avanzarono nel corridoio senza fretta, restando ai lati per evitare di spararsi addosso nel caso di un conflitto a fuoco: da quel momento in poi, Shepard avrebbe dato ordini a gesti.
Il comandante ordinò a Garrus di bloccare con il suo omnitool i sensori della porta in fondo al corridoio: meglio che l'aprissero quando fossero pronti a varcarla, piuttosto che trovarsi di fronte metà dei biotici di bordo.
Con una scansione del suo, Shepard si assicurò che non ci fossero presenze direttamente dietro la porta, e disinserì le chiusure automatiche, aprendo la porta dello spessore di un dito. Quella che sulla Fedele e sulla Worthington era stata la stiva della nave, sulla Ontario era stata trasformata in una sfarzosa area ricreativa: sembrava di spiare dentro il privè di un club di lusso.     
E i dirottatori avevano lasciato il loro marchio durante l'assalto: ciò che restava, era guardato con disprezzo da sei Umani di guardia.
Niente corazze, solo pistole descrisse Shepard al resto della squadra, ricevendo cenni di assenso da parte della squadra.
Shepard spiegò la sua strategia: era insana, ma valida.
Non lanciarono un flashbag nella stiva, ma Liara e Shepard scagliarono due singolarità: anche se sparsi per la stanza, tutti e sei i biotici furono catturati in quel modo. La squadra spalancò le porte, e fu facile sterminare i biotici in pochi istanti, usando i colpi sovraccaricati dei loro shotgun. Senza corazze, bastò un colpo per ogni singolarità per ridurre gli assalitori ad un rosso cumulo di sangue.
Erano stati rapidi, ma non abbastanza silenziosi: quando attraversarono la stiva, raggiungendo alla fine le camere private di Burns, il resto dei biotici li stava già aspettando.
Un uomo e una donna, che proiettavano già una barriera biotica davanti a loro e Martin Burns, inginocchiato a terra, con uno shotgun puntato alla testa da quello che sembrava essere il capo del gruppo.
Shepard non avrebbe potuto salvare il deputato se avesse sparato: le barriere biotiche fra loro assicuravano il fallimento se avesse usato la forza.
"Il primo Spettro Umano... " la riconobbe il capo del drappello: era completamente pelato, con un sacco di lentiggini in faccia, quasi delle voglie, e una linea di barba attorno alla bocca e sulla mandibola
"...Visto ragazzi? Scrivi delle lettere e nessuno si degna di rispondere. Ma non appena usi la forza, tutti sono pronti a trattare con te. Che ne dici se ora ammazzo Burn e la finiamo con questa storia?"
"... Vi prego! Non volevo... posso ancora aiutarvi!" implorò Burns: Shepard notò che gli avevano legato i polsi e lo avevano bendato, perché non potesse scappare facilmente.
"Perché non facciamo niente di cui qualcuno debba pentirsi?" chiese Shepard con voce autorevole, ma calma.
Avanzò di un passo verso di loro a mani vuote, allacciando il fucile al magnete sulla schiena, ma senza osare avvicinarsi oltre.
"Perché no? Cosa abbiamo da perdere...?" il capo del gruppo parlava con un tono a metà tra il sarcastico e l'isterico. Controllava bene la sua paura, ma era pronto ad andare fino in fondo: "...visto che il deputato ha deciso di negarci i rimborsi, non possiamo più permetterci le cure per il resto di noi. Perché continuare a vivere così?"
"Ma ma io ho cambiato idea! Vedendovi t-tutti è chiaro che meritate..."
"Chiudi la bocca Burns." ordinò il capo del drappello, premendogli lo shotgun a fondo alla base della nuca: "...Hai avuto la tua occasione. Hai avuto un mucchio di occasioni! Alcuni L2 sono quasi morti per gli effetti collaterali degli impianti, e hai comunque votato contro i risarcimenti..."
"Ucciderlo non risolverà niente. Creerai solo un martire, dietro cui si riuniranno tutti quelli che sono d'accordo con la sua idea di bloccarli..."
"Ma almeno questo idiota non sarà più il presidente della commissione. E chissà, magari qualcun altro potrebbe autorizzarli..."
"E nel frattempo quelli che aspettano le cure moriranno... Pensaci bene! Burns è l'unico che può aiutarvi ora."
"Sì! Se mi lasciate andare, posso rivedere le procedure di risarcimento!" spergiurò Burns.
"E dovremmo fidarci di te? Chi ci assicura che non cambierai idea di nuovo?"
Alenko si fece avanti:
"Io sono un L2, proprio come te. Puoi fidarti di me: il comandante si assicurerà che Burns riconsideri la richiesta di risarcimento."
"Sì, come no..."
"Vyrnnus." disse solamente Alenko e quel singolo nome ebbe un effetto notevole sui tre estremisti: un gioco di sguardi che passò sopratutto tra i due biotici che proiettavano la barriera.
"...Bella storia. Ma ancora non ho nessuna garanzia. Ci promettete la libertà, ma chi mi assicura che non appena poseremo le armi, non ci tradirete?"
"Non posso promettervi la libertà." rispose Shepard: "Dovrete rispondere per l'equipaggio della Ontario. Ma posso promettervi che Burns riconsidererà il suo veto ai risarcimenti. Non è vero Burns?"
"Assolutamente: non avevo idea che i biotici L2 fossero così disperati. Se l'avessi saputo...
"Visto? Voi tre... finirete in prigione, ma salverete tutti gli altri L2: non è questo quello che desideravate?"
I tre biotici sembrarono colpiti da quelle parole, e anche Burns offrì il suo appoggio alla loro causa:
"I risarcimenti arriveranno, ve lo prometto...."
Il gioco di sguardi tra gli estremisti durò ancora qualche secondo, prima che il capo del drappello abbassasse lo shotgun:
"...D'accordo. Non voglio morire. Forse le cose cambieranno davvero questa volta. Ci arrendiamo." disse, facendo cadere lo shotgun, mentre i suoi compagni facevano lo stesso con le barriere biotiche.
Solo allora a Burns fu permessi di rialzarsi in piedi: era un afroamericano dai capelli neri e dal volto aguzzo, con un paio leggero di baffi.
"Grazie comandante Shepard..." disse il deputato mentre Shepard lo liberava e lo portava fuori dalla stanza: il resto della squadra tenne sotto tiro i biotici, ma entrambe le parti sapevano che non ci sarebbero stati ulteriori spargimenti di sangue. Al punto, che uno dei rapitori chiamò Alenko per nome, facendosi riconoscere...
"...quando mi hanno preso, credevo di essere morto. Farò in modo che il dibattito sul risarcimento sia riaperto. Non avevo davvero idea che fossero così disperati...
"Allora non stava facendo il suo dovere, Burns." disse Shepard spingendolo via e nella stiva, per fargli prendere coscienza di quali conseguenze le sue decisioni avessero avuto: "Voglio essere chiara deputato: non ho grande fiducia nei politici. Io spero che sia sincero nel suo impegno, altrimenti non se la vedrà con loro la prossima volta. Ma con me." gli disse, lasciando che l'energia oscura le scorresse attorno.
L'avrebbe fatto davvero? E che importava, in fondo? La cosa importante era che Burns ci credesse.
Il deputato guardò lei, guardò i corpi, e poi annuì.
Solo allora Shepard contattò l'Alleanza perché inviassero una nave a recuperare l'Ontario e Burns.
 
***
 
Giorno nuovo, missione vecchia per la Normandy.
Chohe, in orbita attorno alla sua giovane stella gialla, aveva attirato la Normandy con una missione molto simile a quella compiuta sulla Ontario. Ma dove Burns era stato catturato da biotici estremisti, su Chohe, quelli che avevano preso d'assalto la base erano terroristi, e questo alzava la posta e la pericolosità della missione.
"Il pianeta è radioattivo?" chiese Williams leggendo i dati in sala comunicazioni.
"Blandamente. È facile trovare dei giacimenti di plutonio in superficie, come grossi massi che spuntano nelle pianure gessose..." lesse Shepard.
"Rassicurante. Pianeti infuocati, gelati... e ora radioattivi." rispose il capo artigliere prendendosi la testa fra le mani: "Perché la Sirta ha installato una base qui?"
Shepard aprì delle schermate con la fotografia di vermi albini e bicefali, copepodi dalle troppe zampe e quello che sembrava un anemone in marcia sui suoi tentacoli:
"Studiano le forme di vita autoctone: vermi sotterranei e altre creature estremofile. A quanto pare, le forme di vita di Chohe sono capaci di prosperare in assenza di atmosfera e agli estremi di calore e gelo che interessano il pianeta durante i suoi giorni di 54 ore... piccoletti dannatamente resistenti." affermò Shepard sognante.
Se la sorte fosse stata più buona con lei, avrebbe potuto essere quella la sua vita? Studiare forme di vita su strani mondi?
"...Corriamo qualche pericolo di contaminazione?"
"No. Le corazze ci proteggeranno dalla radioattività ambientale, e comunque Chakwas ci fornirà dello ioduro di potassio prima di scendere, in modo da diminuire ulteriormente gli effetti contaminanti. In ogni caso, non prevedo di compiere lunghe esplorazioni a piedi, ma è meglio essere pronti a tutto."
"...Dovremo comunque decontaminare gli IFV al nostro ritorno sulla Normandy comandante. Per sicurezza. Anche se le loro blindature non fanno passare le radiazioni, senza dubbio la polvere di alluminio e calcio che compone la superficie si accumulerà durante la missione."
"Depressurizzeremo la stiva e potrai occupartene per tutto il tempo che riterrai necessario, Garrus."
"Sissignora."
"Bene. Come abbiamo già fatto sull'Ontario, Vakarian, T'Soni e Alenko saranno con me. Ma questa volta il piano B non resterà sulla Normandy."
"Signora?"
"Le nostre sonde spia hanno rilevato una base, poco più che un singolo insediamento modulare, sull'altra faccia del pianeta. Non dovrebbe esserci nessun altro su Chohe, e voglio che scendiate a controllare."
"Dobbiamo aspettarci problemi?"
"L'insediamento appare abbandonato. Nessun trasporto. Nessuna impronta di atterraggi recenti."
"Un'altra missione di recupero... posso anche rimanere sulla Normandy." brontolò Wrex.
"E se ci fosse un Divoratore laggiù Wrex? Perderesti l'occasione di affrontarlo..."
"Mhh." disse il Krogan, osservando pensieroso le scansioni del territorio circostante le aree di missione.
 
Come scoprirono, un Divoratore c'era davvero su Chohe, ma non fu Pollux a trovarlo: di nuovo, Shepard ci atterrò quasi sopra con Castor. La vera tragedia fu che non sarebbe stato l'ultimo nell'ammasso stellare...
Questa volta, Shepard riuscì ad impedire al Divoratore di ribaltare il mezzo, compiendo un testacoda con Castor e fuggendo in direzione opposta alla base della Sirta.
"Ci sta inseguendo!" ruggì Garrus nella postazione del cannoniere: le raffiche della mitragliatrice e il ritmato sparo dell'acceleratore di massa principale punteggiavano le sue parole. Come nei precedenti sconti, mirò agli occhi e alla bocca, le parti più morbide del Divoratore, riuscendo a piazzare due colpi precisi, orbandolo e strappandogli qualche tentacolo dalla bocca, e facendolo infuriare.
Il comandante sterzò, giusto in tempo per evitare un geyser di acido: riflessi e telecamere posteriori facevano miracoli quando si trattava di restare in vita.
"Si avvicina..." osservò Alenko al suo fianco, pacatamente: dopo due Divoratori, ormai potevano dire di avere esperienza nel combatterli.
Quando il mostro balzò in avanti per inghiottire Castor, Shepard sterzò di nuovo, e il Divoratore si ingozzò solo di sassi e di sabbia, immergendosi nel terreno come il pesce fa nell'acqua. Questo diede a Shepard pochi preziosi secondi per fare qualcosa. Da solo, Castor aveva una potenza di fuoco inferiore rispetto al Divoratore: dei biotici avrebbero potuto equilibrare le sorti del combattimento.
"Kaidan... guida!" ordinò Shepard scendendo dal mezzo: il casco le si chiuse addosso non appena i sensori rivelarono il crollo della pressione atmosferica, risparmiandole la morte per soffocamento: "Liara: con me!" ruggì il comandante, e suo malgrado, l'Asari si ritrovò a terra con lei, imbracciando il suo fucile d'assalto.
Era in realtà l'HMWA del comandante, modificato per ridurre al minimo il rinculo e affidato all'Asari ora che la sua mira aveva finalmente raggiunto livelli accettabili: aveva dovuto ridurre la cadenza di fuoco perché fosse più facile da usare, però. Shepard non imbracciò il suo shotgun questa volta: sarebbe stato troppo distante per lei, e l'HMWSR non sarebbe bastato ad ucciderlo, ma solo a ferirlo. E Shepard non ferisce i suoi nemici: il comandante li uccide.
Castor ripartì con una sgommata, e Liara si accucciò vicino a Shepard, non osando muoversi: meglio che il Divoratore seguisse l'IFV, piuttosto che avventarsi su di loro.
La bestia non deluse le aspettative, abboccando all'esca: il comandante e Liara sentirono il terreno tremare, mentre il gigantesco verme emergeva di nuovo, e Garrus rinnovava il suo attacco contro di lui.
Di nuovo, le due biotiche lanciarono una dopo l'altra il più potente campo di distorsione che riuscirono a generare sul Divoratore, brillando come fiamme gemelle azzurre. Il loro attacco simultaneo si concentrò sul segmento anteriore del verme: quando assieme lanciarono una spinta biotica su di lui, l'esplosione si percepì anche nel terreno.
Il Divoratore tremò, colpito da venti tonnellate di forza in pieno volto, e dall'esplosione biotica che ne conseguì: fu accecato, e la sua furia divenne impotente, dando occasione a Shepard e Liara di usare ancora i loro poteri biotici su di lui. L'Asari indirizzò poi corte raffiche rimanendo in ginocchio, aiutandosi a mirare.
Fu Castor però a finire il Divoratore: un colpo più preciso degli altri, o forse solo più fortunato, trovò la strada fino alla sua bocca, strappando carne e sradicando denti, devastando l'unico punto del Divoratore che fosse debole invece che impenetrabile: lo spruzzo di sangue e acidi fu una fontana quando il proiettile trovò l'uscita attraverso la nuca del Divoratore, passando tra due segmenti del gigantesco verme. Il Divoratore crollò sui suoi artigli, rabbrividendo attraverso tutta la sua lunghezza: non sarebbe morto per quello.
Anche quando Garrus continuò a sparargli mentre era inerme, il Divoratore si limitò a scuotersi, scivolando lentamente sotto terra, fino a scomparire di nuovo, e questa volta definitivamente.
"È morto?" chiese Kaidan attraverso la radio.
"Non credo, Alenko. Ma non penso tornerà tanto presto."
"Per gli Spiriti..."
"Sì Garrus." confermò Shepard: "Stai bene Liara?" le chiese il comandante.
L'archeologa annuì, ma non osò alzarsi in piedi: non ancora almeno, preferendo tenere il fucile in mano e restare immobile.
Non ci si poteva abituare ai Divoratori: era come precipitare in un incubo da svegli, e il suo cuore batteva così forte da sommergere ogni altro rumore nelle orecchie.
Era sopravvivere al loro passaggio la cosa più stupefacente: il dopo. Il silenzio e la calma: su Chohe, significava un cielo irreale in cui Cacus era accompagnata dalle stelle, e il terreno attorno a loro era farinoso e di un bianco puro.
"...Almeno sappiamo a cosa potremmo dedicarci una volta finito sulla Normandy."
"Shepard?"
"Disinfestazione. Avete un Divoratore? Chiamate 0800- Normandy e liberemo il vostro pianeta da ogni parassita gigante. Prezzi trattabili e tariffe rateabili."
Liara non riuscì a ridere, ma almeno trovò la sicurezza di alzarsi.
"Almeno ci pagherebbero di più..." commentò Alenko, dirigendo il Mako di nuovo verso di loro.
"Aspetti... mi vuole dire che la pagano, tenente? Perché non sono stato informato?" scherzò Garrus.
Shepard scosse la testa, ma non disse nulla, a parte ordinare che non si togliessero i caschi una volta a bordo del Mako. Con la loro uscita imprevista, meglio non rischiare di contaminarsi i polmoni respirando le polveri gessose e radioattive del pianeta. Avrebbero continuato senza sprecare ossigeno nell'abitacolo di Castor.
Pollux si fece sentire quando la base della Sirta era già in vista:
"Comandante qui Williams."
"Vi riceviamo forte e chiaro. Avete trovate qualcosa?"
"...È strano signora. Il campo appare abbandonato da anni, tanto che il prefabbricato ha perso atmosfera. Le guarnizioni della camera di equilibrio appaiono consumate e screpolate. Ma non appena ci siamo avvicinati, abbiamo ricevuto una trasmissione radio automatizzata a onde corte."
"Che genere di trasmissione?"
"Musica. Un malinconico quartetto d'archi... All'interno del prefabbricato abbiamo trovato provviste scadute, alcuni cambi di vestiti e tre capitoli originali dell'Anima e La Dea."
"Che accidenti... siete certi che si tratti di tre capitoli della Matriarca Dilinaga?"
"Assolutamente: l'abbiamo passato al programma traduttore della Matriarca Amentiu, e corrispondono fino al materiale di cui sono composti. I tre capitoli sono in vari stadi di conservazione, uno appare danneggiato, ma sono tutti ancora leggibili..."
"Qualche idea sul precedente occupante dell'installazione? O sul perché l'abbia lasciata?"
"Nessuna signora. Tali non ha trovato dati rilevanti nel computer, e i capi di vestiario sono troppo generici: potrebbero appartenere ad una mezza dozzina di specie."
"...Bel lavoro Pollux: cercate di recuperare ogni indizio che potete e tornate alla Normandy. Gli scritti di Dilinaga sono ora vostra priorità assoluta."
"Ricevuto. Ci assicureremo di non contaminare il resto al nostro ritorno."
"Amentiu lo apprezzerà di certo Williams. Noi siamo quasi arrivati alla base della Sirta, ma non prevedo problemi. Non appena avremo finito vi contatteremo." disse Shepard, chiudendo il circuito.
Effettivamente, dopo un Divoratore, un gruppo di terroristi biotici difficilmente sarebbe stato d'ostacolo.
 
La base della Sirta sul pianeta era stata costruita tenendo conto della biosfera di Chohe: per quanto fosse un pianeta blandamente radioattivo, a quanto pareva la fondazione aveva deciso di lasciarlo inalterato il più possibile; il che, significava che la quasi totalità della stazione si trovava sottoterra. Una vera spina nel fianco, dato che l'unico modo per accedere all'interno era un montacarichi capace di accogliere un piccolo shuttle da trasporto: solo serbatoi e hangar improvvisati punteggiavano la superficie del pianeta intorno all'ingresso. Usare quel montacarichi però, avrebbe significato annunciare il proprio arrivo ad ogni terrorista nella base: ecco perché la squadra A si trovava a qualche chilometro, nascosti dietro una roccia, e intenti a usare i loro omnitool come torce saldatrici.
"Ecco fatto." ansimò Alenko, sollevando assieme a Garrus la griglia protettiva del condotto e buttandola di lato.
Spiando al suo interno, Garrus ebbe da dire qualcosa che tutti pensavano:
"È stretto."
Così stretto in effetti, che non avrebbero potuto girarsi una volta entrati: il condotto, che sprofondava nell'oscurità dopo pochi metri, era uno sfogo d'emergenza dell'aria nel caso di un incendio catastrofico nella base della Sirta. Senza altra scelta, il computer dell'installazione avrebbe disperso l'atmosfera nel vuoto di Chohe, neutralizzando così le fiamme.
Non era stato concepito per far passare delle persone, ma era l'unico ingresso alternativo che avessero trovato nei progetti: solo che durante il briefing pre missione non era sembrato così... stretto.
Anche Kaidan fu d'accordo con il Turian, ma non si lasciò impaurire troppo:
"Mi offro volontario per andare per primo."
"Anch'io." aggiunse Liara sorprendendoli tutti.
Il condotto si allungava per quasi un chilometro in pendenza, quasi sempre verticale, prima di ramificarsi e allacciarsi alla base della Sirta, e ci sarebbero state tre valvole di sicurezza da superare lungo la discesa. Chi fosse sceso per primo avrebbe dovuto aprire la strada a tutta la squadra, mentre il team avrebbe dovuto estrarlo se qualcosa fosse andato storto.
"Apprezzo l'iniziativa, ma andrò io per prima: se qualcuno dovesse scoprirmi, posso guadagnare abbastanza tempo da farvi arrivare."
"...Ne è sicura signora?"
"No. L'idea di rimanere incastrata dentro un tubo a testa in giù non mi sorride molto, ma andrò lo stesso. Userò i ripetitori mobili per cercare di mantenere il contatto radio. Se dovessi perderlo, comunicheremo attraverso la fune: due strappi tiratemi su, tre strappi potete raggiungermi."
"...Sissignora." fu l'unica cosa che riuscì a dire Alenko: quel condotto stretto e oscuro non ispirava affatto confidenza, così come vedere Shepard allacciarsi addosso il cavo da traino di Castor.
Il comandante si assicurò che la fune fosse ben assicurata, prima di offrire un cenno alla squadra: Garrus era ai comandi del verricello, e sarebbe stato responsabile di garantire una discesa sicura al comandante, mantenendo sempre il cavo in tensione.
"Ci vediamo dopo." disse Shepard semplicemente, prima di sporgersi sul pozzo, mani avanti, e lasciarsi scivolare lungo il tubo, tuffandosi nell'oscurità in discesa a poco più di 15 chilometri orari.
 
Shepard non rimase incastrata lungo il tubo, e quando superò la prima valvola di sicurezza, il condotto smise anche di essere verticale, diventando uno scivolo e poi un budello orizzontale nel quale strisciare.
Non c'era luce in quella tenebra, Shepard procedeva a tentoni, ma almeno aveva ancora la comunicazione radio con la superficie:
"Mi ricevete?"
"Forte e chiaro comandante."
"Quanto è lungo il condotto?"
"Secondo i progetti, un paio di chilometri."
Avrebbe dovuto strisciare ancora a lungo:
"D'accordo. Sto slacciando il cavo: riavvolgete e cominciate a calarvi dietro di me."
"...sta bene signora?"
"Non mi era ancora mai capitato di infiltrarmi in una base in questo modo Garrus. È un'esperienza interessante..." disse Shepard spogliandosi del cavo e assicurandosi che non rimanesse impigliato nelle armi: c'era spazio giusto per muovere le spalle.
Strano in fondo: non è proprio degli insetti quello di strisciare sotto terra? E tuttavia, le libellule sono fatte per volare... alla fine.
"...devo dire che mi hai stupito Liara." aggiunse Shepard trascinandosi e lasciando la fune, che cominciò a riavvolgersi dietro di lei: "...positivamente, intendo. Hai già dovuto fare qualcosa del genere durante i tuoi studi?"
"Solo una volta, ma non in un tunnel così stretto... e senza valvole da aprire. Per la Dea... non il mio momento migliore."
"Dannatamente impressionante in ogni caso: avevi una squadra?"
"...non quella volta."
"Intende dire che si è calata in un pozzo buio senza aiuto?"
"...Ero estremamente persuasa di aver trovato una camera funeraria Prothean, al contrario del mio supervisore all'Università di Serrice. E il mio entusiasmo mi ha fatto procedere prima di aver completato le analisi geologiche e biochimiche. E per certi versi avevo ragione..."
"Ha trovato una camera funeraria Prothean?"
"No: una piramide Prothean sepolta, per essere precisi, la mia prima piramide... ma la caverna in cui era sprofondata era stata scelta come nido da una colonia di Nathak. Non erano per niente contenti che avessi schiacciato una delle loro uova..."
Nathak: per gli Umani, l'incrocio tra un ragno ed un orso. Erano un problema inferiore solo ai Divoratori per certi versi, dato che erano stati diffusi su molti pianeti: per quanto però fossero creature coloniali, non erano altrettanto aggressive. Tuttavia, c'era un motivo se la massima Krogan: solo un idiota prende a pugni in bocca un Nathak, era nota in tutto lo Spazio del Consiglio. Non si disturba una colonia di Nathak: la si può bombardare, o studiare con sonde remote... ma non ci si cala al suo interno.
"E come se l'è cavata?"
"...Nel mio panico, ho lanciato una singolarità nel mezzo del branco di Nathak, e sono fuggita con tutto il fiato che avevo in corpo. Quando però la singolarità è esplosa, la volta della caverna è franata...e la mia piramide Prothean è rimasta sepolta, di nuovo. Ci ho messo quasi sei mesi a riportare alla luce quella rovina..."
Shepard non poté trattenersi: si mise a ridere. A quanto pareva, Liara aveva davvero qualcosa in comune con lei: distruzione collaterale.



 
Ci volle un po' di tempo, ma alla fine tutta la squadra fu in fila dietro di lei, a cominciare proprio da Liara per finire con Alenko: non appena avessero aperto l'ultima valvola di sicurezza, ci sarebbe stata una lieve depressurizzazione, fino a quando quella seziona di condotta non si fosse riempita d'aria. La valvola alle loro spalle si sarebbe assicurata che l'intera base non subisse una depressurizzazione. Probabilmente.
In quello spazio ristretto, Shepard non poteva fare nemmeno segnali con le mani o girare la testa, e quindi dovette aspettare che Liara dietro di lei le desse la conferma che erano arrivati tutti, afferrandole le caviglie e tirando lievemente. Il comandante riuscì a farsi scivolare il suo shotgun davanti e a strisciare l'ultimo metro in quel modo, raggiungendo la chiusura: si aprì su un corridoio, vuoto, per fortuna.
Shepard distrusse la griglia di sicurezza velocemente e strisciò fuori dal budello, rimettendosi di nuovo in piedi.
La stanza era... uno strano miscuglio tra lo spartano e l'accogliente. Le pareti erano di nudo metallo lucido, ma qualcuno aveva avuto il tempo di portare dei vasconi di pietra con piante senza fiore, ingentilendo lievemente l'ambiente. Almeno, Shepard sperò fossero arredamenti e non campioni biologici: a parte questo, la stanza era deserta, con qualche cassa disposta qua e là nell'ambiente quadrato illuminato da luci soffuse.
Sembrava fossero arrivati in un magazzino.
Shepard aiutò Liara ad uscire dal condotto, afferrandola per la mano e la vita: fu più delicata con lei che con Garrus e anche se l'archeologa non se ne accorse, il comandante seppe di averlo fatto.
"...Riesco a raggiungere la rete interna di comunicazione da qui: i cinque scienziati della Sirta che sono stati catturati sono ancora vivi."
"Ostili?"
"...Conto sette terroristi." disse Alenko dopo un momento.
"Pistole." ordinò Shepard: "Niente granate, niente mine a meno che non siate certi del bersaglio. La nostra priorità è salvare gli ostaggi: ricordate che sono stati drogati e potrebbero scambiarvi per assalitori. Garrus: conteremo su di te per dirci dove andare. Kaidan e Liara: pronti a lanciare barriere biotiche e campi di stasi per separare gli ostaggi dai terroristi. Tutto chiaro?"
Shepard fu l'unica che imbracciò uno shotgun: come N7, e sostenitrice dei fucili a pompa, era un chirurgo con quelli.
"Ricevuto signora." assentì Garrus, impugnando la sua pistola con due mani.
Lo scienziato che incontrarono per primo li sorprese moltissimo: in parte perché fu lui a trovare loro. Li aspettava, quasi, all'uscita del magazzino, fischiettando tra sé e sé: quando li vide, fece segno di fare silenzio, avvicinandosi a loro camminando di sbieco, come se potesse aiutarlo a non farsi vedere. Indossava un camice da laboratorio immacolato, che risaltava sulla sua carnagione olivastra e barba nera: era piuttosto magro, con un volto un poco spigoloso, dal mento piccolo, e portava un vistoso orecchino d'oro sul lobo destro.
Non appena lo guardò in faccia, Shepard notò che aveva le pupille dilatate al massimo:
"E in un diverso momento, Alice scese dietro di lui, senza considerare una volta come avrebbe mai potuto uscire di nuovo..."
"Alice?" chiese Kaidan.
"Siamo nel paese delle Meraviglie, ora." annuì lo scienziato, mentre lo tiravano via dalla porta e in un angolo sicuro: non fece resistenza, ma si fece condurre con il sorriso sulle labbra.
"Comandante, ha senso per lei quello che dice?"
"Sì, Garrus. Non ha senso, ma capisco quello che dice."
"Non può farci niente." disse lo scienziato al Turian: "Siamo tutti matti quaggiù: io sono matto e anche voi lo siete."
"Noi non siamo matti." rispose Liara cautamente.
"Dovete esserlo." rispose lo scienziato scuotendo le spalle e girando la testa di lato: "O non sareste scesi quaggiù."
Lo scienziato doveva credersi il gatto del Cheshire:
"Può dirci dove sono gli altri?"
"Per le guardie reali del reame siamo tutti future vittime...me, il Brucaliffo, il povero Cappellaio e la Lepre. Anche il Bianconiglio, ma non lo vedo da un po'. E lei è semplicemente insopportabile: grasso, pomposo, indisponente tiranno. A proposito, è andato da quella parte." disse lo scienziato indicando la porta.
"Chi?"
"La Regina Rossa ovviamente. Tristemente, questo luogo di meraviglie è diventato così colmo di aggressività per causa sua, che perfino le lucciole hanno disertato: Alice, fa pagare la loro conversione."
"Sono qui per questo. È meglio che lei resti al sicuro fino a quando non sarà tutto finito."
"Affannati se devi, ma è nella mia natura il rilassarmi, di tanto in tanto." fu la risposta, mentre lo scienziato si accucciava in un angolo: "Specialmente perché sei fortificata a sufficienza da calciare le basse regioni delle guardie reali..." aggiunse con un sorriso divertito.
Lo lasciarono così, chiudendo il magazzino con lui dentro.
"...Temo di non aver capito nulla di quello che ha detto."
"Ogni storia ha una morale Liara... devi solo essere abbastanza ingegnoso da trovarla."
Qualunque spiegazione Liara volesse, Shepard non poté dargliela: il comandante fece segno a tutti di accucciarsi e di restare immobili: ora anche il resto della squadra lo vedeva.
Davanti a loro, con una maschera antigas slacciata sul collo, uno dei terroristi si stava fumando una sigaretta.
Shepard non gli sparò, ma usò i suoi poteri biotici per afferrarlo e tirarlo a sé: fu incredibilmente precisa, molto più di quanto Garrus si aspettasse possibile. L'esercizio con Liara aveva dato i suoi frutti finalmente: il terrorista volò verso di loro, atterrandole con la testa fra le mani. Il suono del suo collo che si spezzava fu l'unico rumore che il comandante gli permise di fare.
"...Attento al Jabberwock, figlio mio, i denti che mordono e gli artigli che afferrano." sussurrò Alenko e il comandante annuì.
“Fuori uno. Ne mancano sei."
Ne uccisero altri quattro in quel modo: prima che si rendessero conto di cosa stava succedendo, altri quattro terroristi incontrarono la squadra. Liara e Alenko erano in difesa, proiettando barriere biotiche attorno agli scienziati quando ne vedevano uno e attirandoli lontano dalla linea di fuoco, mentre Garrus e Shepard attaccavano. Dei quattro, l'ultimo fu il leader, che riuscì a rantolare qualche assurdità sulla supremazia biotica, sulla superiorità dei biotici e sul futuro della specie umana, prima che Shepard lo annichilisse con un colpo di fucile sovraccaricato.
La follia raggiunse l'apice quando uno degli scienziati citò nuovamente Alice nel Paese delle Meraviglie, urlando:
"Tagliategli la testa!" all'indirizzo del leader dei terroristi.
Gli ultimi due non vollero arrendersi, ma si trovarono ad attaccare la squadra in uno stretto corridoio e lontano dagli ostaggi.
La loro fine fu prevedibile.
 
"...Non credevo fosse possibile comandante: ha liberato gli ostaggi senza causare vittime tra gli scienziati. Le milizie della Sirta hanno il controllo completo della struttura."
"Ho fatto solo il mio dovere, ammiraglio Hackett."
"Vorrei che ogni soldato avesse la sua definizione di fare il proprio dovere. La Fondazione ha inviato una lettera ufficiale di ringraziamento all'Alleanza e vorrebbe inviare una copia delle sue IV mediche più avanzate alla Normandy, assieme a ringraziamento in valuta."
"Ammiraglio..."
"Comandante: accetti. Lo consideri un ordine, e temo che ne avrà bisogno più di quanto possa immaginare. Presto."
"Che intende?"
"Chohe e Burns erano due bersagli prioritari per l'Alleanza, ma la sua missione di recupero su Nonuel potrebbe perfino essere più importante. L'ammasso di Hades Gamma non appartiene ai territori dell'Alleanza: tecnicamente non abbiamo giurisdizione lì. Ecco perché siamo entrati in trattativa con un... criminale locale. Volevamo qualcuno che potesse aiutarci ad estendere la nostra influenza: Lord Darius è stata la nostra scelta."
"Lord Darius?"
"...Un criminale con manie di grandezza, che abbiamo aiutato a soddisfare in cambio del suo aiuto."
"Mi faccia indovinare: la sua utilità è finita?"
"È diventato avido. E le sue pretese si sono fatte insostenibili: la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la presunzione di fornirgli l'equipaggiamento per produrre Sabbia Rossa. Abbiamo inviato il team Zeta delle forze speciali per... porre fine alla collaborazione."
"Ed è qui che entro in gioco io, suppongo."
Hackett annuì:
"Abbiamo perso i contatti con la squadra poco dopo l'atterraggio, e ha già mancato due rendezvous. Non possiamo inviare ufficialmente una nave a recuperarli, ecco perché dovrà farlo la Normandy."
"Curioso ammiraglio. Sembra molto simile a quello che facevamo ai tempi dell'iniziativa E..."
"Già... una strana coincidenza, comandante. Le invierò i dati sul team. Mi tenga informato."
Poi Hackett chiuse la comunicazione.


E con questo, si conclude la prima parte di questa piccola serie di missioni secondarie, tornando alla forma più standard dopo il capitolo precedente: come ho detto, con questa raccolta cerco di mettere in scena il più possibile anche le missioni secondarie di ME1, ma come mi è stato fatto notare, alcune volte si può anche glissare: è vero. Nel senso che, dal punto di vista di questa storia, il Batarian schiavista socio di Blake è irrilevante, per cui ho glissato, preferendo invece mettere in scena altro, come le dinamiche di squadra. Shepard e Liara fanno come sempre un paio di passi avanti e tre indietro, ma la situazione non può rimanere in stallo per sempre ;).
Per quanto riguarda la scena di apertura invece, non l'ho messa gratuitamente: volevo sottolineare qualcosa d'importante del comandante Shepard. La sua umanità: spero che il mezzo che ho usato non vi appaia troppo volgare, ma che magari vi abbia strappato una risata o un sorriso.
Detto questo, sperando di aver guadagnato le vostre recensioni, vi saluto e spero di rivedervi al prossimo capitolo (SOON data la natura di questo)
A presto!


P.s. l'immagine che ho aggiunto non è quella di un Nathak, di cui non esistono rappresentazioni ufficiali, ma è il concept art di una creatura che non è mai riuscita a farsi inserire in ME. La trovo comunque adatta, ma ogni credito ai membri della Bioware, come sempre.

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Capitolo 18
*** Hosts, Hostages and Horrors II ***


...Tu sei un figlio dell'universo,
non meno degli alberi e delle stelle;
hai diritto ad essere qui...
Max Ehrman
 
Sistema di Plutus: un cumulo di rocce roventi buone solo da scavare, planetoidi non completamente mappati e, in generale, un luogo ostile alla vita. Nonuel, attorno a cui la Normandy si trovava in quel momento in orbita, non era nemmeno un vero pianeta, ma il corpo celeste più grosso nella cintura di asteroidi del sistema: tecnicamente un planetoide, dato che non aveva nemmeno una forma sferica, ma abbastanza massiccio da conservare una rarefatta atmosfera di anidride carbonica e ossidi di zolfo, cortesia dei suoi fenomeni vulcanici interni. Non che gli sia molto utile in ogni caso, dato che la sua temperatura superficiale supera i 120 °C, rendendolo buono solo per i giacimenti minerari che la Normandy rileva dall'orbita...
 
Jeff "Joker" Moreau, tenente di volo e pilota della SSV Normandy, era convinto di aver raggiunto un accordo con il suo comandante: un'intesa, basata sul vivi e lascia vivere.
Dopotutto, Shepard non aveva bisogno di entrare nel cockpit per ricevere i suoi rapporti, o per controllare se erano arrivati alla loro destinazione: in effetti, se si escludevano rare circostanze, le visite del comandante nella sua postazione erano state... rare, con grande disappunto di Grenado; ma dato il suo compito a bordo, Joker aveva dedotto fosse normale. Quanti CO in fondo guidano personalmente la propria squadra d'assalto sul campo?
La burocrazia, e la quantità di rapporti a cui Shepard doveva essere costretta a sottoporsi dopo ogni missione era senz'altro mostruosa, oltre alle relazioni dei vari reparti da visionare e approvare, senza parlare poi delle sue sessioni di allenamento con gli altri membri della squadra, in particolare T'Soni e Alenko. In effetti, c'era da stupirsi che il comandante trovasse anche il tempo di parlare con qualcuno, come Shepard sembrava invece fare: quasi un passare in rivista i suoi marinai, un appuntamento che non si faceva quasi mai mancare... ma senza arrivare nel cockpit. Joker aveva voluto interpretare quel comportamento come implicita fiducia: rispetto professionale, ma c'erano i dubbi a volte a tormentarlo. Sperava di aver interpretato correttamente il contegno del suo comandante: non che avesse bisogno di una gratificazione personale... Joker sapeva di essere bravo, anzi, il dannato migliore pilota che l'Alleanza avesse...
A volte, ripensando al lavoro che si era scelto, gli veniva da ridere, più del solito almeno: era un tassista glorificato per marine, in fondo, che guidava una fregata da guerra a velocità superluminari, nonostante le sue ossa di gesso e che si era guadagnato quella poltrona col duro lavoro e l'impegno: talento naturale? Joker non credeva in quella sciocchezza: era diventato pilota perché non aveva accettato i suoi limiti, non grazie al talento. Il talento, lui lo aveva ottenuto con ore e ore di pratica, fino a sentire le navi, migliaia di tonnellate di metallo, come una più solida e affidabile estensione del suo corpo. Rimaneva affetto dalla sindrome di Vrolik, questo era vero: non avrebbe mai potuto camminare senza usare delle stampelle o un esoscheletro medico, non avrebbe mai potuto correre... ma quando era alla guida di una nave, e in particolare della Normandy, Joker poteva arrivare più lontano di quanto chiunque avrebbe mai pensato possibile per uno storpio. Niente male per una recluta silenziosa e scorbutica, come lui era stato, prima di diplomarsi all'Accademia:
"...Siamo in posizione comandante."
Joker era convinto di aver raggiunto un accordo con il suo comandante: lei sul campo e lui in cabina di pilotaggio. Evidentemente aveva ancora molto da imparare:
"...Apra un canale con la superficie, Barnes." ordinò Shepard dietro di lui, mentre il suo riflesso si stagliava nel vetro.
Il pilota era intimorito dal comandante? Ovviamente, come chiunque sano di mente dovrebbe essere: avrebbe potuto letteralmente spezzargli le ossa con una pacca amichevole, ma non era per quello, o almeno, non era solo per quello che ne aveva un timoroso rispetto: Joker non aveva mai lavorato con un ufficiale come lei. La classica metafora del pugno di ferro in un guanto di velluto non era abbastanza per spiegare l'attaccamento che dimostrava al suo equipaggio, il suo interessarsi alle loro storie e il rispetto e l'ammirazione che sembrava generare: c'era, nel suo modo di governare la nave, un po' di tutto, da Sun Tzu, fino ad una sottile manipolazione psicologica degna di Macchiavelli...
Pilotare una nave lascia più tempo libero di quanto si potrebbe pensare, soprattutto durante i periodi di transizione FTL: non che nessuno avrebbe mai creduto a Joker se l'avesse sentito citare Sun Tzu, ovviamente. Ecco perché le sue riflessioni restavano private: il pilota ben conosceva la massima "Tratta i tuoi uomini come i tuoi figli, e loro ti seguiranno nella valle più profonda"; e Shepard la praticava spudoratamente, con conseguenze lampanti.
Felawa, Williams... ormai erano pronti a seguirla all'inferno se solo Shepard lo avesse chiesto, e se era riuscito a far cambiare idea a Pressly sui non umani a bordo, quante speranza aveva Joker di resisterle?
Tirando le somme, lo Spettro ispirava non fiducia, ma fedeltà, attraverso l'esempio o l'ammirazione: la loro missione attuale ne era l'ennesima conferma.
"Canale aperto, signora." rispose l'ufficiale alle comunicazioni.
"...Qui è il comandante Shepard, Spettro del Consiglio, all'installazione sulla superficie di Nonuel. Le armi della mia nave sono puntate su di voi. Ho ragione di credere che abbiate fatto prigionieri soldati dell'Alleanza: consegnatemeli. Avete due minuti per confermare la vostra collaborazione, dopo di che procederò al vostro annientamento."
Ad un cenno del comandante, Barnes chiuse la comunicazione.
"...Mi ricordi di non farla mai arrabbiare, signora." le disse il pilota.
Shepard non rispose, ma il suo sorriso obliquo fu abbastanza.
"Crede che questo Lord Darius la berrà?" chiese Grenado.
"Provare non costa nulla: da quello che sappiamo su di lui, di certo avere la sua autorità contestata dovrebbe farlo rispondere."
Se il tuo avversario è di temperamento collerico, cerca di farlo infuriare: sì, senza dubbio Shepard doveva aver letto l'Arte della Guerra. Oppure era giunta alla stessa conclusione con l'esperienza sul campo, il che era... abbastanza inquietante, in un certo qual modo.
Nella stiva, la squadra aspettava, caricata negli IFV: al suo ordine, avrebbero affrontato la superficie rovente di Nonuel pronti ad aggiungere un nuovo cratere.
"Signora... trasmissione in arrivo dalla superficie." disse Barnes, ma L'interlocutore non fu chi si aspettavano:
"...Qui è il tenente T. K. Sherman, team Zeta delle forze Speciali dell'Alleanza. Richiedo evacuazione immediata da Nonuel..."
La voce attraverso la radio era... un soffio: una voce stanca, affranta. Rassegnata:
"...Sopravvissuti: uno di troppo..." c'era qualcosa in quella voce, che fece venire a Joker la tentazione di girare la Normandy e andarsene: "...Non atterrate, ripeto, non atterrate su Nonuel. Sto trasmettendo le coordinate di due Divoratori sulla superficie."
"Dannazione... sono ovunque quei cosi..." mormorò Grenado.
"Aurgess?"
"Coordinate confermate signora. Si trovano a qualche chilometro dalla base: rilevo i rottami di una nave in una delle due." rispose il biondo e riservato addetto alle armi.
"Probabilmente il trasporto truppe del team..." aggiunse Draven.
Shepard fece la cosa più razionale questa volta: al diavolo cercare punti di atterraggio sicuri. O forse, sterminare Divoratori era diventato il suo hobby preferito:
"Aurgess: agganci le coordinate con il cannone della Normandy. Voglio vedere il magma di Nonuel fluire in superficie."
"Sissignora."
Il bombardamento orbitale è un attività semplice, che si basa sulla forza più mortale dell'Universo: la gravità. È stata la gravità ad aver ucciso i dinosauri: ha solo avuto bisogno di un meteorite per farlo.
Prendi una massa più densa del tuo bersaglio e accelerala a velocità relativistiche: raggiunta una certa quantità di moto, puoi attraversare un pianeta da parte a parte. Il cannone spinale della Normandy non è abbastanza potente da tagliare in due Nonuel, ma anche con la decelerazione causata dall'atmosfera del planetoide, una massa balistica di tungsteno di cinque chili accelerata all'1% della velocità della luce libera all'impatto una quantità di energia non indifferente: 10,7 chiloton, quasi la stessa della bomba atomica che ha spazzato via Hiroshima. Sir Isaac Newton non si lasciava ignorare, nemmeno da morto:
"Qui Normandy. Stiamo per obliterare i Divoratori dall'orbita."
"...Ricevuto." rispose la voce del tenente.
Bastarono secondi, prima che Nonuel avesse due nuovi crateri sulla sua superficie: a bordo della Normandy, non ci furono conseguenze, ma sul planetoide doveva essere stato come ascoltare le trombe dell'apocalisse.
"...Ehi comandante, che ne direbbe se incidessimo Shepard è stata qui, con i GARDIAN? Giusto per confermare che a noi non piacciono i Divoratori?"
"Mi aspettavo che suggerisse di disegnare un pene, Joker." commentò il CO della Normandy.
"Nah... ho superato quella fase. Troppo classico."
"Ci porti giù." ordinò Shepard, premendo il pulsante dell'intercom: "...Voglio il tenente Sherman a bordo non appena possibile. Recuperate quello che potete dalla base di Darius e poi tornate sulla Normandy."
"Ricevuto signora." fu la risposta di Alenko.
 
Ciò che trovarono nella base di Darius, compresi un medaglione della Lega dell'Uno e un'altro capitolo della Matriarca Dilinaga che il criminale doveva aver ottenuto chissà come, fu irrilevante di fronte allo stato di Sherman.
Il tenente era... beh, c'era un motivo se Chakwas l'aveva sedata non appena Alenko l'aveva affidata alle sue cure.
"...la base di Darius, quello che ne rimaneva, era un mattatoio, signora." stava spiegando Alenko, mentre Shepard osservava Chakwas e Negulesco affaccendarsi attorno a Sherman.
"Ha fatto tutto da sola?"
"...Abbiamo trovato due corpi con lei: sergente Foley e Ramirez. Ramirez era morto molto prima che raggiungessero la base di Darius. Foley... credo sia deceduto durante il conflitto a fuoco."
I due corpi erano stati sdraiati sui lettini della Normandy, pietosamente separati dal Sherman solo da una tenda tirata.
"...Impressionante."
"Signora?"
"...Il punto dove il loro trasporto è atterrato si trova a circa venti chilometri dalla base di Darius. Ha percorso quella distanza portandosi il commilitone sulle spalle."
"Come fa a dirlo?"
"Chakwas ha rilevato segni recenti di sforzo sulle ginocchia. Ha marciato nella tenebra di Nonuel portando il suo uomo sulle spalle, dopo aver perso la sua unità, meno un pugno di soldati. Ed è riuscita a completare la missione, perdendo solo un uomo. È stata sfortunata a perdere anche il resto della squadra."
"Temo di non capire..."
"Sherman ci ha segnalato due Divoratori: il resto dei superstiti deve aver cercato di raggiungere un punto di Nonuel per lanciare un segnale di soccorso."
"...Dannazione." Kaidan realizzò con un moto di simpatia per il tenente: "Deve essere stato un inferno."
"Da cui non è ancora fuori, tenente. La parte difficile arriva ora: avrà bisogno di aiuto, ma qualcosa posso fare..."
"Esperienza personale?"
Shepard sospirò:
"...Non è difficile trovare esempi di psicosi da combattimento in prima linea Alenko. Sherman avrà bisogno di tempo."
"Se posso chiedere: è per questo che non stiamo facendo rotta verso il più vicino portale Galattico?"
"...Sì." sussurrò Shepard: la loro destinazione attuale era Klensal, nel sistema di Dis, per rimuovere il secondo capo banda per Helena Blake... e per fare qualche indagine collaterale sul famoso Leviatano di Dite.
Il comandante ricordava molto bene la sua esperienza su Elysium: torme di psichiatri insistenti, pieni di buone intenzioni, che volevano parlare. Ma loro non sono mai le persone giuste: Sherman aveva bisogno non di qualcuno che fosse pronto ad accettare la sua esperienza traumatica, ma di qualcuno che sapesse cosa voleva dire sopravvivere in quel modo, a quei traumi, quando forse la morte sarebbe stata un sollievo.
Sherman avrebbe avuto bisogno di quello... e di tempo, per elaborare il lutto per i suoi uomini: Shepard intendeva estendere quella cortesia al giovane tenente, nei limiti del possibile, e anche se era irregolare rispetto alle procedure dell'Alleanza, con la sua autorità di Spettro, e la sua esperienza con molti altri casi, aveva la competenza necessaria a prendersi cura di Sherman...
E il primo che avesse insinuato un caso di proiezione psicologica avrebbe ricevuto un calcio nei testicoli.
"...Chakwas?" chiese il primo Spettro Umano al suo CMO.
La dottoressa si prese il suo tempo per rispondere, compiendo un altra scansione completa della marine, prima di rivolgere la sua attenzione al comandante: Shepard e Alenko erano ospiti nel suo regno, e non intendeva farglielo dimenticare nemmeno per un istante, tenendoli confinati in un angolo dell'infermeria.
"Come sta il tenente Sherman?" le chiese, quando Chakwas fu di fronte a lei.
"...Malconcia, comandante."
"È un termine medico?"
Chakwas fulminò Alenko con una sola occhiata:
"Malnutrizione, disidratazione, concussione: una granata deve esserle esplosa addosso. È un miracolo che sia ancora viva. Ha perso un timpano, e il lato sinistro del suo volto aveva ustioni di terzo grado. Non posso pronunciarmi sullo stato dell'occhio fino a quando il versamento non si sarà riassorbito, almeno in parte. Ho dovuto rimuovere chirurgicamente parte della porzione di pelle interessata, c'erano shrapnel incastrati nella carne, probabilmente un'applicazione di medigel prima di aver ripulito la ferita..."
"Senza l'equipaggiamento adatto, e senza qualcuno a farlo per lei, non avrà avuto scelta."
"...Probabile. Il che significa che è andata avanti a morfina. Ho innestato lembi di pelle sintetica a tutto spessore per rimediare, ma la vascolarizzazione della zona interessata appare danneggiata, per non parlare dello sfregio che le resterà. Le prossime ore saranno critiche."
"Prognosi?"
"Cautamente positiva. Sopravvivrà, se l'infezione non la uccide... è rimasta senza assistenza medica per giorni comandante: le ho iniettato liquidi, antibiotici... conosce il protocollo quasi quanto me."
Farmaci per controbilanciare la disseminazione di tessuto necrotico attraverso il sangue, antiinfiammatori, analgesici, farmaci per ridurre l'effetto tossico degli altri farmaci... sì, Shepard conosceva il protocollo.
"...Ci posso parlare?"
"Sapevo che l'avrebbe chiesto..." disse Chakwas con evidente contrarietà: "Se Sherman dovesse sopravvivere, sarà costretta a rimanere a letto per almeno un mese, comandante. E per ogni parole che pronuncerà in queste ore, la sua convalescenza si allungherà di un giorno. La mia risposta è no."
"Prometto che sarà una conversazione a senso unico, Chakwas. Dovrà solo ascoltare."
"Non sarebbe meglio lasciarla al suo riposo?"
"...Sherman ha bisogno di una ragione per lottare dottoressa. Intendo tenerla sveglia solo il tempo necessario da dargliene una." affermò il comandante fissando la figura sdraiata sul letto.
Chakwas invece sospirò, osservando entrambe le donne:
"Ha il tempo che l'autopsia di Ramirez e Foley prenderà, comandante. Non un istante di più."
"...Grazie Chakwas."
"Io e Negulesco saremo a portata d'orecchio se le servisse qualcosa."
Shepard annuì distrattamente a lei e al congedo di Alenko: sapeva quello che doveva fare. Ma questo non lo rendeva più facile.
Il comandante si prese un momento per osservare Sherman, sedendosi a fianco del suo letto, mentre aspettava che il sedativo perdesse effetto abbastanza da permettere al tenente di svegliarsi: l'unica cosa a tenere sotto controllo il dolore sarebbe stati gli analgesici a quel punto, che non erano mai efficaci quanto l'oblio. Tuttavia, sarebbero dovuti bastare: per un poco almeno.
Sherman sembrava così giovane, in quel momento: Hackett le aveva inviato i dossier su ogni membro del team Zeta dell'Alleanza, ma stesa nel letto della sua infermeria, Sherman non dimostrava un giorno più di diciotto anni. Carnagione pallida, con una corona di capelli rossi che prima della sua missione su Nonuel erano stati acconciati in una pratica coda di cavallo. Un volto che era quello di una marine: non affascinante, non "carino". Un volto che raccontava la storia di un orfana cresciuta per le strade, che aveva voluto cambiare il suo destino, negare il suo passato, con la speranza di un futuro migliore, un futuro che l'Alleanza poteva darle, e per il quale T. K. Sherman aveva combattuto fino a raggiungere la qualifica di N6.
Quando la palpebra del suo occhio destro, il sinistro era coperto da bendaggi, sfarfallò, Shepard sapeva già che si sarebbe trovata a fissare un'iride color azzurro cielo.
Sherman mugolò, tentando di mettersi a sedere, ma Shepard non glielo permise, appoggiandole una mano sulla spalla, costringendola a stare ferma:
"Non tenti di parlare: non ne ha la capacità in questo momento, tenente. E non ne ha alcun bisogno."
Il comandante la tenne ferma abbastanza da essere sicura che avesse capito:
"...Sono il comandante Shepard, e lei si trova sulla Normandy, la mia nave. Ricorda come è arrivata a bordo?"
Un lieve cenno di assenso, un lieve chiudersi della palpebra: sì, Sherman ricordava.
"E ricorda prima, quello che è successo su Nonuel?"
Ci volle più tempo questa volta, lungo e considerevole, in cui Sherman soppesò la gravità del suo sopravvivere e apprezzò l'estensione del sacrificio che tutti loro erano stati chiamati a compiere: lei sola era sopravvissuta, ma tutti loro avevano completato la missione. Sherman, quel tenente così... giovane, ma non inesperto, non più inesperto, guardò in basso, e poi di nuovo il comandante.
E annuì.
Shepard avvicinò la sedia al letto e le prese la mano:
"Sherman, tenente: so cosa sta provando. Se potesse lei non avrebbe voluto sopravvivere a Nonuel. Ha completato la missione che le era stata affidata, ma il prezzo le sembra ora insopportabilmente alto. E tuttavia, lei è sopravvissuta. Non c'è un disegno più alto, tenente. Non c'è un destino, un significato, in questo sopravvivere. Non c'è risposta, se non quella che vorrà dargli: lei è sopravvissuta e con questo dovrà venire a patti. Il suo vivere, oggi, non ha maggior significato che ieri. Solamente, ora apprezza fino in fondo il valore dell'esistenza: vivere, sopravvivere, è difficile. Ma può essere così dannatamente ricompensante... Se non altro, per ricordare coloro che non sono più tra noi: se lei dovesse morire, Sherman, chi ricorderà la sua squadra? Chi impedirà che ciò che vi è successo su Nonuel non si ripeta ancora?"
Una singola lacrima sfuggì all'occhio del tenente, mentre le onde dell'esistenza si abbattevano su di lei.
"...Lei è nostra ospite tenente. Ancora per un po'. Passeranno giorni prima che saremo costretti a separarci. Si prenda il tempo che le serve. Ci prenderemo cura di lei, se vorrà vivere."
Sherman mugolò qualcosa: sembrò un grazie, privato di tutte le consonanti e di metà delle vocali.
"...Riposa ora Sherman. Sei in buone mani." senza farsi notare, il comandante premette il pulsante di rilascio della morfina, e il sistema di IV mediche collegato alla flebo nel suo braccio obbedì ai suoi comandi.
Sherman fu nelle braccia dell'oblio ben prima che Chakwas avesse finito con Ramirez e Foley, e allo stesso modo Shepard scomparve dall'infermeria.                                                                                                                                                                                                  
 
***
 
Si ritrovarono attorno alla tavola in sala mensa, più tardi, in quella che era ormai diventata la routine della squadra. Quella sera, Shepard mancava, ma non per questo gli altri si lasciarono scoraggiare:
"...quindi... tre sorelle?" chiese Garrus.
"Yep. Io sono la maggiore, poi ci sono Abby, Linn e Sara. Sara va ancora a scuola. Con quattro donne per casa, mio padre diceva di sentirsi sempre in inferiorità numerica."
"Posso capirlo... tre sorelle... accidenti."
"E per quanto riguarda te, Garrus?"
"Una sorella, più giovane di me, ma litighiamo spesso..."
"Sul serio?"
"Entrambi tendiamo ad ignorare nostro padre, ma mentre io ho scelto la carriera militare nonostante i contrasti che ho con lui, Solana ha preso... un'altra strada. Niente carriera militare per lei, dopo il servizio obbligatorio, cosa di cui nostra madre è immensamente felice. Siamo... diversi, immagino."
"Mhh..."
"Wrex? Fratelli o sorelle?"
"...Un fratellastro. Ma non parlerò di lui: è un idiota. E un inetto."
"Uhh... pubblico difficile. Tali?"
"Come il tenente sono figlia unica. Le leggi a bordo della Flottiglia non permettono ad una coppia di avere più di un figlio: non avremmo abbastanza provviste per tutti, altrimenti."
"Oh... dannazione... beh, ha senso, anche se è un po' spiacevole. Immagino. Voglio dire, non che io lo sappia però... non penso sia... giusto, ecco."
" Grazie Ashley."
"Non c'è di che: nessuno dovrebbe essere costretto a essere sottoposto a simili limitazioni. Co-comunque... Liara?"
"...temo di non saperlo."
"Eh?"
"Ho conosciuto solo mia madre, crescendo... non ne parlo spesso, ma non ho idea di chi sia mio padre, sebbene questo termine non esista tra gli Asari. E di conseguenza, non ho idea se io abbia, o meno, delle sorelle, oppure no."
"E il premio per la storia più deprimente vaaa... a Liara T'Soni, archeologa della Normandy... dannazione. Ora mi pento di averlo chiesto."
Sembrava un giro di domande innocente abbastanza per rompere il ghiaccio e passare il tempo: Williams non scherzava quando diceva che avrebbe potuto parlare per ore della sua famiglia. Non credeva di essere l'unica della squadra con una famiglia normale, o almeno con un parente morto di morte naturale... e in cui andavano più o meno d'accordo. Gesù santissimo: che si aprisse la paratia sotto di lei e potesse scomparire!
"Non... non fraintendete." disse Liara: "Non ho problemi a parlarne... siamo... una squadra, no? E non ho problemi a condividere con voi... o con il comandante."
Williams colse l'occasione al volo:
"A proposito, qualcuno sa che fine ha fatto la nostra intrepida condottiera?"
"Si è chiusa nella sua cabina dopo aver parlato con Sherman... Credo che non sia più uscita da allora." disse quietamente Liara, fissando la porta del comandante: nonostante la sua politica dichiarata di porte aperte, l'equipaggio non aveva problemi a lasciare qualche ora al comandante.
"...Credete che Sherman le ricordi...?" cominciò Garrus, ma Williams lo zittì:
"Direi che non sono affari nostri. Ma se vuoi provare a varcare la sua soglia, prego, provaci pure."
"Ah! Nemmeno io sono così stupido."
 
Liara lo fu.
Non immediatamente: ebbe il coraggio di bussare alla porta del comandante solo ore dopo, quando non poté più usare la sua naturale timidezza come scusa. Quando la maggioranza dell'equipaggio era impegnata in altri compiti: quando perfino Prescott stava già dormendo. Bussò alla porta del comandante quietamente, un lieve tamburellare delle nocche: Shepard era sveglia, come Liara sapeva, e la sentì.
Le porte della sua cabina si aprirono senza che Liara la sentisse invitarla ad entrare:
"...Shepard?"
"Liara. Cosa posso fare per te?"
L'archeologa non rispose subito, limitandosi ad osservare la stanza: forse... se avesse osato abbastanza...
Trovò la scacchiera olografica vicino ad un datapad sulla scrivania d'angolo del comandante, tra un dente di Divoratore e una schermata ancora aperta su un capitolo della Matriarca Dilinaga. Di lato, una pila compatta di altri datapad e rapporti riposavano ordinatamente impilati: il primo della fila era un fascicolo sui motori della Normandy.
"Per la verità, speravano di poter fare qualcosa io, comandante." Liara fu costretta a essere così diretta dalla sua stessa ignoranza: se avesse saputo di più sugli Umani forse avrebbe potuto tentare un approccio più sottile.
Ma non era quello il caso... e probabilmente Shepard l'avrebbe capito comunque:
"...Liara..." sospirò la donna.
"Shepard... lasciami almeno provare a contraccambiare la gentilezza che mi hai dimostrato durante le tue visite nel laboratorio... credo che tu sia rimasta sola abbastanza a lungo."
Il comandante annuì lievemente con la testa, dovendo riconoscere la verità in quelle parole: si sedette sul tavolo, lasciando a Liara l'unica sedia nella stanza, incrociando le braccia e fissando la scacchiera. Perché no in fondo?
La sorte le diede i bianchi in quella partita: Shepard preferiva usare i neri.
"...Pedone in e4." ordinò: in quel momento non aveva voglia di provare con il suo solito sotterfugio.
Sarebbe stata una partita di semplice strategia: di verità, in un certo qual modo.
Liara rispose con pedone in e5, senza parlare, lasciando a Shepard il tempo di cui aveva bisogno: al suo cavallo in f3, l'archeologa rispose con pedone in d5.
Quella sequenza era nota come il gambetto dell'elefante: al comandante venne da sorridere, senza un perché. L'elefante... il proverbiale elefante nella stanza.
Anche Liara notò il sorriso del comandante, ma non le importò di chiederne il motivo.
"...cavallo in e5." rispose Shepard.
"Pedone in e4."
"Immagino che mi stia nascondendo." confessò Shepard: "...Alfiere in c4."
"Nascondendo? E da cosa?" rispose Liara, spostando il suo alfiere in e6.
Shepard si nascondeva? Lei era... la persona più coraggiosa che Liara avesse mai incontrato.
"Non da cosa, ma da chi. Mi stavo nascondendo da te, Liara." cavallo in a3: "...Ma mi hai trovato." aggiunse quieta.
"Temo di non capire." alfiere nero in a3.
"...Ho quasi finito le storie del mio passato Liara. Almeno le più dolorose." pedone in a3: "...Non ho quasi più scuse per rimandare ancora."
Cavallo in f6, fu l'unica risposta dell'archeologa.
"...in effetti, me ne rimane solo una." pedone in f3.
Regina nera in d4.
"Alfiere in b5. Scacco."
"...Ti spaventa così tanto?" alfiere in d7: "...Ti spavento così tanto?" Liara lo dovette dire ad alta voce per convincersi che fosse vero.
"...Mi terrorizza." cavallo in d7: "Non mi faccio illusioni Liara: quello che faccio concorre a quella flebile, mutevole e contraddittoria idea che è il bene comune. Ma lo faccio... lo faccio non per idealismo, ma perché ho visto abbastanza dell'alternativa. E a volte... a volte è stato così dannatamente difficile. A volte sono andata... oltre."
Liara mangiò col suo cavallo di re in d7.
"...ci cambierà. E per quanto cerchi di convincermi che sarai tu a pagare il prezzo più alto, io ho paura Liara. Paura di quello che potresti farmi." pedone in c3: "...E tuttavia deve essere fatto. Perché da questo dipende così tanto."
Liara spostò la sua regina in c5 e Shepard protesse il suo alfiere col pedone in a4.
"Una prospettiva cinica." cavallo in c6.
"...No" disse Shepard scuotendo la testa: "anti nichilista piuttosto. Perché una piccola parte di me ha la speranza... stupida, irragionevole, che ne verrà qualcosa di buono." regina in e2.
Shepard guardò Liara per un attimo da sopra la scacchiera, trovando ad aspettarla gli occhi azzurri dell'Asari.
"...Questo è lo spirito con cui noi Asari percepiamo la nostra capacità, Shepard. Noi possiamo partecipare all'Universo, negli aspetti delle sue specie. La consideriamo una benedizione, sulla strada della comprensione universale. È in nostro potere comprendere."
"Per me sarebbe qualcosa di terribile. Per me, vorrebbe dire sapere... troppo."
"C'è così tanto che non sai, Shepard." rispose Liara, compiendo un arrocco lungo: "Così tanto che mi piacerebbe mostrarti... E che vorrei mi mostrassi." ammise l'Asari.
"...Ogni cosa a suo tempo. Ricordi Liara? Ho ancora una storia. Una storia della mia famiglia, per l'esattezza." regina in e4: "Di molto prima che io nascessi."
Liara mise il suo cavallo in e5.
"...Alcune culture sulla Terra conservano strane usanze... tra voi Asari il cognome si trasmette per via matriarcale. Naturale, dato il modo in cui generate le vostre figlie. Nella cultura dei miei avi, anche il nome dei propri parenti si trasmette: io sono Hayat bint Hannah bint Haa’ron ibn Nazim al Arabi Shepard. Bint e ibn significa figlia e figlio di: quattro generazioni della mia famiglia vivono nello spazio, e lo ricordiamo in questo modo." pedone in d4.
Liara spostò la sua regina in d6:
"Non lo trovo strano, piuttosto... affascinante. Portare con sé non solo i geni della propria famiglia, ma anche i nomi. È una buona usanza."
Shepard mangiò col suo pedone in e5:
"È una stupida usanza, perché la usiamo con orgoglio: il mio bisnonno lasciò la Terra quando tutto ciò che conosceva, quando tutta la sua famiglia, morì in un conflitto, lasciandolo l'unico superstite in mezzo alla distruzione causata dal fanatismo religioso..."
Liara mangiò col suo cavallo in e5, e Shepard mise la sua regina in f5: scacco.
"...E quando vide ciò che la fede aveva causato, il modo in cui in nome di un'idea abusata da pochi uomini per controllarne molti altri, così tanti erano morti, decise di abbandonare la sua fede... e la Terra. Per sempre."
Liara mise il suo cavallo in d7, proteggendo il suo re:
"...Da allora, nessuno della mia famiglia è mai stato su quel pianeta. Nemmeno io..." regina in f7. "...se la fede porta a questo, allora è meglio liberarsi da questo concetto. Se la fede può essere usata per controllarti, allora è meglio non prestare orecchio agli uomini di fede. Questo era solito dire mio nonno di suo padre."
Liara spostò la sua torre da h8 a e8: fu il suo primo scacco a Shepard.
"...Re in f2." fu la risposta del comandante: "E il colore dei nostri occhi è l'unica cosa che ci rimane della famiglia sulla Terra: un difetto nella pigmentazione dell'iride, diventato chissà come dominante. Occhi azzurri, che si mischiano col rosso del sangue dei capillari sottostanti."
"Regina in c5: scacco." disse Liara. Shepard spostò il suo alfiere in e3, proteggendo il suo re, e Liara mangiò in c3 con la sua regina.
"...Torre in c1. Una storia... meno terribile di quelle che ti ho raccontato finora. Ma che comunque mi definisce."
"Regina in b2: scacco."
"Alfiere in e2."
I pezzi sparsi di Shepard accorrevano a difendere il suo re, apparentemente ritornando dal nulla.
"...cavallo in e5."
E Liara pagò il suo errore:
"Regina in c7. Scacco matto."
Anche la partita era finita: ora non avevano più nulla che le obbligasse a rimandare.
Liara si alzò senza dire niente, seguendo il cenno di Shepard che la fece sedere sul bordo del suo letto:
"Chakwas?" chiamò il comandante attraverso l'intercom.
"Sì Shepard?" rispose la buona dottoressa: Sherman era nella sua infermeria, e questo voleva dire che non avrebbe potuto dormire nemmeno volendo.
"Venga nella mia cabina per favore."
"...Sto arrivando."
Il CMO non si fece attendere e quando vide anche Liara nella stanza non ebbe bisogno di spiegazioni.
"...Non sarebbe meglio che veniste in infermeria?"
"Per questo tipo di fusione, un ambiente familiare è più indicato." spiegò Liara quietamente.
"Capisco." disse Chakwas spostando la sedia vicino al letto, abbastanza da poterle afferrare in caso di bisogno: "...Comandante ha bisogno di qualcosa di particolare?"
"Solo di silenzio: cercherò di concentrarmi sulla visione della sonda Prothean, in modo da rendere la cosa più semplice."
Non sarebbe stato affatto più semplice, ma Liara non lo disse al comandante: non sarebbe servito, perché l'avrebbe solo confusa di più.
Poi Liara si rese conto che avrebbe dovuto toccare Shepard: fu con una certa ansia che si costrinse a farlo, ad unire le loro fronti. Shepard profumava di arance, caffè, ozono... un'essenza non fresca, ma penetrante, come quella di un liquore, che non rivela tutto sé stesso al primo incontro.
Liara le pose le mani sulle tempie, recitando nella sua mente il mantra che le era stato insegnato da sua madre:
...Abbandona il tuo guscio fisico. Raggiungi le relazioni che ci legano gli uni agli altri. Ogni azioni segna con le onde delle sue conseguenze la Galassia. Ogni idea deve toccare un'altra mente per vivere e ogni emozione, un'altro spirito. Siamo tutti parte di un singolo tutto: ogni singolo essere, unito in un glorioso Unico. Apriti all'universo: abbraccia l'Eternità.
Gli occhi di Liara, iride e sclera, si fecero neri, provando che era già accaduto.
Per lei, fu come svegliarsi accorgendosi di stare cadendo, solo per trovare il terreno già troppo vicino: non ci fu tempo per avere paura, prima dell'impatto. Poté solo... assistere: istantanee di momenti, troppo veloci, che cambiavano così rapidamente da darle la vertigine, ma. Sempre. Cadendo...
Fu ciò che era Shepard a cui Liara si aggrappò:
... Sono qui, sono QUI! Noi siamo come insetti. Non c'è luogo in cui nascondersi! La carne ci CONSUMA, mentre il nostro mondo BRUCIA!
Un pianeta di sabbia e rovine...
Smetti di agire così grettamente: tu sei l'Universo in estatico movimento...
Vederli è morire. Loro sono sempre stati: loro sono la porta.
Nel momento in cui ho sentito... loro sono in sé stessi fin dal primo momento...
La carne è debolezza. La carne è un illusione. La nostra carne è orrore, che non può essere nominato, che non può essere spiegato, che non può essere compreso!
Carne e sangue, cavi e tubi.
Non piangere... ciò che perdiamo, giunge a noi in altro modo.
È troppo tardi, troppo TARDI! Anche il sole distoglie lo sguardo! Non possiamo nemmeno arrenderci. LORO... Costruire, plasmare. Imperfetti, imperfetti. Appena accettabili. NUTRITECI. Divenite NOI. Parte di noi, uno di noi!
Dimentica la sicurezza/ vivi dove temi di vivere/ Distruggi la tua reputazione/ Sii Famigerato!
Carne, esperimenti, prove, ancora. Di nuovo. INUTILI. Nervi alla macchina. Carne ai circuiti.
So che sei stanca... ma resta qui...
Al vincitore le spoglie. Al vincitore la carne e i corpi. A loro il vincitore. A loro le stelle e i mondi. A loro la Galassia. A loro la tenebra e la luce!
 
"...Tu sei l'oceano in una goccia." sussurrò Liara, ma seppe di non essere stata lei ad averlo pensato, solo ad averlo detto.
Hayat le staccò le mani dalle tempie solo per scoprire che Liara stava piangendo: si accorse di dover deglutire, una, due volte prima di poter parlare, e quando lo fece, Hayat scoprì di non avere niente da dire... e di non poter restare.
Shepard si alzò in piedi, riempiendo un bicchiere d'acqua per sé e svuotandolo, solo per riempirlo di nuovo per Liara, lasciandoglielo vicino.
"...Dovrei andare." disse semplicemente: poi sparì dalla sua stanza.
Dove il comandante si nascose quella notte, nemmeno il buio lo seppe.
Fu Chakwas a distogliere l'Asari dal suo stupore: l'archeologa era ancora seduta sul bordo del letto, cercando di afferrare con le dita qualcosa che non era più lì con lei.
"...Liara?"
"...Ho visto." sussurrò la giovane archeologa.
"Che cosa? La visione?" Chakwas occupò il posto lasciato da Shepard, e la differenza infastidì solamente Liara.
"Tutto. Ma ho compreso...così poco. Niente. Per la Dea... non mi aveva detto..." l'Asari si interruppe, tacendo.
"Chi non le aveva detto? Il comandante?"
"Non Shepard. Mia madre. Non mi aveva detto cosa volesse dire... essere visti attraverso gli occhi di un altro. Ho visto me stessa... attraverso Hayat." anche Liara si alzò in piedi a quel punto: "Mi dispiace dottoressa. Ho bisogno di restare sola un momento ora." disse a Chakwas, prima di afferrare il bicchiere che era stato lasciato per lei e scomparire a sua volta, rifugiandosi nel laboratorio della Normandy.
Ciò che aveva visto, stava già scomparendo, senza che Liara potesse descriverlo, senza che potesse afferrarne che frammenti. Prima che finisse la notte, a Liara rimase solo una frase, e il desiderio che Hayat l'aiutasse a comprenderla:
Noi veniamo turbinando dall'oscurità, spargendo stelle come polvere.
Per la prima volta da decenni, i Prothean non le importavano più, e la visione di Eden Prime, troppo confusa per poter essere compresa oltre qualche brandello, fu irrilevante, così come la certezza che se avesse voluto fare qualcosa per il comandante, sarebbe dovuta andare oltre la sua conoscenza sui Prothean.
Liara si sentì così inadeguata.
 
***
 
Sistema di Dis.
Al contrario di Plutus, Dis era un luogo quieto: le sonde spia della Normandy li avevano preparati ad un sistema con cinque pianeti, per la maggior parte ghiacciati.
Scansioni ulteriori trovarono giacimenti di metalli leggeri, e perfino un vecchio shuttle Turian dimenticato in orbita attorno al gigante gassoso del sistema, a bordo del quale rinvennero insegne della colonia di Trident.
Klensal, terzo pianeta del sistema, era un luogo freddo, ma non inospitale: i 35 gradi sotto lo zero non erano il peggio che avessero affrontato fino a quel momento. Era un luogo di una bellezza... malinconica, con una piatta luna a osservarli dal cielo, mentre affrontavano i dolci pendii del pianeta.
"...Shepard?"
"Wrex."
"Un pyjack ti ha cacato nella colazione stamattina?" le chiese senza preamboli il mercenario.
Il comandante sospirò prima di rispondere:
"...Non proprio."
"Beh... perché è inutile lasciarmi raccontare le divertenti storie del mio passato se non le ascolti."
"Ti stavo ascoltando Wrex. Mi stavi raccontando di Aleena, di come vi siete conosciuti e di come la stazione è esplosa in rottami più piccoli del testicolo destro di un Turian..."
Una storia edificante, come molte altre di Wrex, con una commando Asari mercenaria con cui il Krogan si era diviso una taglia, nel senso più letterale del termine: lui aveva preso la testa, Aleena il resto del corpo. Erano stati, a sentire Wrex almeno, una specie di amici, fino a quando non si erano trovati ai lati opposti della barricata, con Aleena a dover uccidere un bersaglio e Wrex a doverlo difendere. Come strani amici, Wrex aveva dato ad Aleena la possibilità di scegliere il luogo dove si sarebbero affrontati, e la commando aveva indicato una vecchia stazione Salarian abitata da pirati e contrabbandieri, qualcosa che il Krogan aveva commentato dicendo che l'Asari aveva sempre avuto il cuore tenero. Alla fine, dopo due giorni di combattimenti senza sosta, era stata la stazione a cedere prima di Wrex o Aleena, esplodendo in mille pezzi.
Wrex era strisciato alla sua nave appena in tempo, rimanendo a guardare mentre la stazione esplodeva: nessun altro era sfuggito dopo di lui.
"Già... così ho fatto rotta verso il diplomatico, per recuperare la mia paga, ma prima di arrivare a metà strada, Aleena mi ha mandato un messaggio. Ti andrà meglio la prossima volta. Wha ah ah... Ora, non è che io sia superstizioso, ma se qualcuno può sopravvivere a qualcosa del genere beh... merita di vivere ancora un po'."
Shepard lo lasciò parlare fino a quando la sua voce fu un borbottio di sottofondo. Di nuovo.
Era riuscita a parlare con Liara quella mattina, a dare ordini, ma non era un caso se aveva solo Wrex con lei: la scusa ufficiale era che T'Soni avrebbe dovuto analizzare Jartar per cercare qualche testimonianza archeologica del famoso Leviatano di Dis. Perfettamente razionale, probabilmente avrebbe fatto la stessa cosa in circostanze diverse... ma non riusciva nemmeno a convincere sé stessa.
Era in un ginepraio da cui non riusciva ad uscire: nel momento in cui il blu di Liara entrava nel suo campo visivo, la sua testa si svuotava completamente, e l'unica cosa a cui riuscisse a pensare era stato quel momento la notte prima...
Era stato un lungo giorno d'estate, seduti sotto le fronde di un albero. Senza....
"Shepard?"
"...Wrex?"
Stava pilotando l'IFV solo grazie all'esperienza: probabilmente era un miracolo che non si fossero già schiantati contro una roccia o non avesse fatto ribaltare il Mako.
"Ma che ti succede?"
Shepard considerò se mentirgli, ma a che scopo in fondo? Se voleva sperare di risolvere il problema, non era fuggendo dal confronto che poteva farlo.
"...Io e Liara abbiamo fatto una fusione mentale ieri notte."
La madre di tutte le fusioni mentali: per un attimo aveva conosciuto Liara più di quanto conoscesse sé stessa.
"Mhh... così grave?"
"...Già."
"È stato utile, almeno?"
"Nemmeno un po'..." per la missione almeno.
Il disappunto, la confusione di Liara di fronte all'incomprensibilità della visione erano stati i suoi. Per la missione... Era stato così esilarante, per un momento, perdersi...
"Ora sai perché non l'ho mai fatto: non puoi odiare qualcuno come si deve, se lo conosci così bene."
Aahh... dannazione! Non aveva nemmeno pensato a quello...
Castor accelerò quasi alla velocità massima.
"Shepard?"
Il comandante non osò voltarsi.
"Ho bisogno di qualche mercenario da uccidere." sibilò Shepard.
"...Anch'io."
I pirati su Klensal, comandati dal secondo capobanda di Dahlia, si erano costruiti una base in un vecchio complesso minerario: il che voleva dire una sola entrata, e molti angoli ciechi.
Shepard si tuffò in quel pericolo con tutta sé stessa, cercando di non pensare: con la squadra che la seguiva, fu un diversivo fin troppo breve, anche prendendosi del tempo per esplorare ogni tunnel perfino dopo aver trovato la camera blindata della banda.
Il fatto che trovarono un medaglione della Lega dell'Uno fra il bottino non la interessò per nulla: Vakarian fece qualche domanda a proposito dello stato del comandante, ma Wrex riuscì a sviare l'attenzione del Turian, attizzando un poco le loro vecchie rivalità, cosa di cui Shepard gli fu immensamente grata. Sulla Normandy non avrebbe avuto modo di pensare adeguatamente: la vera domanda era, cosa fare ora?
E poi le vennero le ginocchia molli: e se Liara o Chakwas avessero detto a qualcuno quello che era successo? Shepard avrebbe voluto prendere a testate un muro solo per averci pensato...
Che diavolo le stava succedendo? Improvvisamente, Shepard ebbe fretta di tornare sulla Normandy prima di subito: il fatto che col bottino del luogotenente di Dahlia fosse tornata in pari con i crediti spesi per armare la sua squadra, fu per lei completamente irrilevante in quel momento.
 
Liara non aveva parlato con nessuno di quello che era successo tra loro, e anche Chakwas, per fortuna di entrambe, aveva tenuto la bocca chiusa: tuttavia, quella non era stata la liberazione che Shepard si aspettava che fosse. Il comandante aveva trovato l'archeologa esattamente dove l'aveva lasciata prima di scendere sul pianeta: a macinare dati con Rosamund Draven sul cratere di Jartar, dove i Batarian avevano trovato il Leviatano di Dis.
Quando incrociò il suo sguardo, il comandante provò la tentazione potente di farsi investire dalla Normandy.
La demenza non avrebbe dovuto essere tra gli effetti della fusione mentale... ma allora perché l'unica cosa che era riuscita a dire era stata: "Dovrei andare." quando Draven le aveva detto di aver preparato un rapporto sulle loro scoperte?
I suoi passi, la sua fuga, la portarono in infermeria, dove Chakwas si stava ancora prendendo cura di Sherman: il tenente non era più in condizioni critiche, ma non era ancora in grado di parlare. Per questo, la dottoressa la teneva sotto stretta sorveglianza, anticipando quasi tutte le sue mosse.
L'occhio azzurro di Sherman brillò quando la vide, e senza altro da fare, Shepard gravitò verso il suo letto, restituendo il saluto militare del tenente.
Perfino nel pigiama dell'infermeria, Sherman sembrava più marziale di quanto Shepard stessa si sentisse in quel momento nell'uniforme di comando:
"Come sta il tenente, dottoressa Chakwas?" chiese il comandante.
Questa domanda attirò anche l'attenzione della paziente: Shepard era pronta a scommettere che le risposte della dottoressa a proposito fossero state vaghe ed evasive. Chakwas non la sorprese, in questo senso:
"La prognosi è ancora riservata, ma positiva, comandante: l'infezione appare in via di remissione e la vascolarizzazione si sta normalizzando. Ho ridotto il volume dei liquidi infusi, e mi aspetto di poterle dare una risposta definitiva nelle prossime sei, dodici ore: le IV della Sirta si sono rivelate prezioso in questo senso. Sono quasi un infermiera in più..."
Che strano in fondo: arrivare a preoccuparsi così tanto di qualcuno che non avrebbe mai sentito parlare.
"Sono felice di saperlo. Non appena avremo finito le analisi di Jartar, darò ordine di fare rotta verso Antaeus e il portale: sembra che abbiamo finito nell'ammasso. Mi preoccuperò di informare Hackett perché il tenente possa essere trasferita in un ospedale dell'Alleanza."
Il tenente digitò qualcosa sull'interfaccia olografica che aveva davanti: non potendo comunicare a voce, Chakwas le aveva fornito una valida alternativa al mugolare pietosamente.
Sherman non era più sedata, ma gli analgesici dovevano comunque tenerla intontirla parecchio: ci mise quasi un minuto a digitare il suo messaggio.
"Non la ringranzierò mai abbastanza, comandante." scrisse finalmente.
"...Ho fatto solo il mio dovere, tenente."
Sherman provò a scuotere la testa, ma si ricordò di non poterlo fare ancora:
"Molto + di quello... " digitò lentamente: "Lei è il mio eroe, signora."
"No tenente: semmai l'opposto. Quello che ha fatto su Nonuel... è stata lei ad andare ben oltre il suo dovere."
Sherman rimase un attimo immobile, prima di continuare:
"Signora? Che mi succedrà?"
"Tornerà a casa, Sherman. Ho già preparato il rapporto per Hackett della sua missione sul pianeta. Non si preoccupi: non le faranno domande. Non troppe almeno...avrà tempo di guarire, e di riprendersi."
"Potrò tornare in servizio?"
"Dottoressa?" chiese a Chakwas.
"...Dipende da come procederà la sua guarigione, tenente. Deve capire che per quanto le abbia innestato della pelle sintetica, non è la sua. Non ci sono nervi ancora: non potrà parlare né articolare correttamente, almeno fino a quando non le saranno state trapiantate delle sinapsi sintetiche. E prima che me lo chieda, la prognosi per il suo occhio è ancora incerta: i nervi non appaiono danneggiati, ma non sono ancora in grado di dare un giudizio finale."
"Almeno la mia faccia da poker migliorerà."
"Apprezzo il suo spirito Sherman... Posso prometterle che le daremo tutto il sostegno necessario fino a quando sarà a bordo. Si riposi ora: penseremo noi a lei."
Non c'era ragione di dire al tenente che, se le terapie e la riabilitazione successiva avesse avuto effetto, e se fosse rimasta nell'Alleanza, il comandante l'aveva raccomandata per il programma N7: per il momento, l'unica cosa che Sherman doveva fare era concentrarsi sul guarire.
"Comandante, una parola per favore." disse Chakwas: "...Tranquilla tenente, non ha niente a che vedere con lei." agginse la dottoressa anticipando la paziente e rivolgendole un sorriso.
Shepard seguì la dottoressa in un angolo dell'infermeria, dove Chakwas la sottopose ad un rapido scan con il suo omnitool:
"Come si sente?"
"...Bene dottoressa."
"Nessun effetto dopo... l'esperienza di ieri notte?"
Chakwas la riportò nel mare della confusione in cui Sherman era stata un'isola di distrazione:
"Non dal punto di vista fisico." sussurrò Shepard, tra l'imbarazzato e il seccato.
"Sul serio? Perché i miei strumenti raccontano una storia differente... viviamo in un epoca meravigliosa dal punto di vista medico. Non riusciamo ancora ad imbottigliare l'anima, ma ci siamo vicini..."
"Le dispiacerebbe venire al punto, dottoressa?"
"...Ah comandante..." sospirò divertita la dottoressa: "...Quello che sto cercando di dirle, è che monitoro anche i suoi livelli di stress: tra i suoi compiti a bordo e le missioni sul campo, mi stupisce che sia così stabile..." Shepard le offrì solo un'occhiata come risposta: "...quello che sto cercando di dirle, è che dopo la sua esperienza, lei, e Liara tra parentesi, state... meglio. I suoi livelli di serotonina sono più alti, e c'è una maggiore attività sinaptica basale. Non so esattamene in cosa consista il processo di fusione mentale, ma come medico di bordo, sarei favorevole nel vederlo continuare."
Proprio quello che le mancava:
"Non succederà mai Chakwas: non invaderò la psiche di Liara solo per..." Shepard si accorse di aver alzato la voce abbastanza da aver attirato l'attenzione di Sherman: "... farmi una vacanza mentale. È troppo... intenso, in tutti i sensi... E le sarei grata se non suggerisse mai più una cosa del genere." finì a denti stretti.
Chakwas sorrise: a volte i giovani erano davvero troppo educati per il loro stesso bene.
"Come preferisce. Volevo solo che lo sapesse. E mi sono permessa di informare anche Liara..." Shepard si nascose la faccia nelle mani, gemendo: "...Ha avuto una reazione simile alla sua... anche se non..."
"Cosa devo fare per andarmene da questa infermeria e fare in modo che lei non ne parli mai più con nessuno, specialmente con me?" la interruppe il comandante.
"...Qualcosa mi verrà in mente comandante: il viaggio è lungo e non è l'unica a bordo ad aver accumulato... stress."
Shepard mugugnò qualcosa di inintelligibile, prima di aggiungere:
 "...Non appena avremo finito con Blake, avrete la vostra dannata licenza."
"Eccellente comandate: non devo certo ricordarle i problemi che si accumulano quando si forzano tour prolungati in spazi ristretti..."
"Ricevuto forte e chiaro: il tempo di raggiungere il sistema di Fortuna nella Nebulosa Testa di Cavallo, e la Normandy farà rotta per la Cittadella... Dovrei andare adesso."
"Certamente... ma ricordi: ogni promessa è debito, comandate."
 
Alla fine, per rimediare alla sua fuga da Draven e Liara, Shepard era stata costretta a riunire la squadra e gli ufficiali superiori in sala comunicazioni perché l'archeologa e la guardiamarina potessero esporre le loro scoperte.
Unico assente era Wrex: il Krogan non aveva interesse nella paleoarcheologia:
"...la cattiva notizia è che i Batarian sono stati estremamente scrupolosi: non rimane su Jartar nemmeno una prova dell'esistenza di una nave di un miliardo di anni fa." annunciò Draven.
"La buona notizia..." intervenne Liara: "...È che rimane il cratere. Abbiamo usato il sistema LADAR della Normandy per acquisire una scansione precisa." ad un comando dell'Asari, quello che sembrava lo stampo di qualcosa venne materializzato grazie agli ologrammi:
"Jartar non possiede un'atmosfera, quindi il cratere non è stato sottoposto ad alcuna erosione nel tempo, rendendo possibile ricostruire perfettamente la forma originale."
Lo stampo olografico venne riempito, e i software e l'esperienza di Liara diedero forma a quello che sembrava apparentemente solo un avvallamento disordinato nelle rocce: non era la nave che avevano visto su Eden Prime, ma la somiglianza era incredibile. La stessa forma a losanga simile a quelle di un calamaro, in cui i tentacoli erano sostituiti con delle dita. Era nel numero di questi ultimi la maggiore differenza con la nave di Eden Prime: il Leviatano di Dis doveva aver avuto quattro dita, a differenza dell'ammiraglia di Saren. A quanto pareva, inoltre, quelle dita potevano essere state mobili: era difficile che il design di una nave permettesse parti situate in modo così asimmetrico a una delle estremità. Per quanto non ci fosse bisogno di aerodinamica nello spazio infatti, il momento di moto delle varie porzioni di un vascello non si poteva ignorare: una nave avrebbe potuto spezzarsi per effetto dell'inerzia residua se costretta a manovre troppo dure. Ecco perché le specie del Consiglio preferivano costruire corazzate dalle forme tozze, piuttosto che sinuose:
"...Il Leviatano appare essere stato lungo due chilometri circa."confermò la guardiamarina per i presenti.
Questo fece riflettere tutti: nessuna corazzata era così grande, nemmeno la Destiny Ascension, l'ammiraglia della Cittadella.
"...Qual è la gravità di Jartar?" chiese invece il comandante.
"0,17 g."
"Quindi... qualunque cosa l'abbia abbattuto, il Leviatano di Dis è precipitato sul pianeta senza spezzarsi in vari tronconi? Di che diavolo era fatto?"
"Potrebbe essere stato un atterraggio d'emergenza..."
"Impossibile." disse Joker immediatamente.
"Il signor Moreau ha ragione: dalla profondità del cratere ho calcolato la velocità di impatto su Jartar, inoltre, il Leviatano è precipitato quasi perpendicolarmente alla superficie: se c'era qualcuno di vivo a bordo, sono morti tutti al momento dell'impatto." interloquì Liara.
"E quindi la domanda del comandante rimane..."
"Ho solo teorie purtroppo." si scusò l'Asari: "L'unico materiale che si conosca in grado di resistere ad una simile torsione è la lega che compone i Portali Galattici...
"Di cui non sappiamo niente, o quasi." aggiunse Pressly.
I portali galattici non erano solo durissimi, erano impervi: per difendersi da asteroidi e altri corpi vaganti nello spazio, proiettavano una barriera cinetica a livello quantistico, che aveva anche l'effetto secondario di rendere molto difficile studiare di cosa, esattamente, fossero composti. In effetti, analizzare il materiale del Portale era come cercare di scavare il granito a mani nude: si postulava che fosse abbastanza resistente da ignorare ordigni termonucleari, siluri disgregatori o acceleratori di massa, ma dato quanto fossero importanti per lo Spazio del Consiglio, nessuno aveva mai bombardato un Portale Galattico. Anche perché, dato il loro nucleo di elemento zero di proporzioni più che generose, un simile gesto avrebbe potuto potenzialmente causare un cataclisma stellare.
"...E inoltre, difficilmente la lega che compone i Portali Galattici può essere definita organica... senza una parte del Leviatano originale, non ho modo di dirvi nulla di più preciso. Un miliardo di anni era la stima fatta dai Batarian che lo trovarono vent'anni fa, ma potrebbe essere stata sbagliata..."
"Lo crede davvero?"
"...Mi piacerebbe che fosse così: l'idea di una nave con così tante similarità all'ammiraglia di Saren, ma risalente ad un miliardo di anni fa, cioè ben prima dello stabilirsi della civiltà Prothean in tutta la Galassia... è piuttosto disturbante." ammise Liara: "Inspiegabile, per la verità, senza contare che come il comandante ha osservato, la nave è rimasta integra al momento del suo impatto su Jartar."
"Comunque, sembra esistere una connessione tra i Razziatori e questo Leviatano..." disse Shepard, osservando la ricostruzione olografica ancora una volta.                                                                                                                                        
Se l'ammiraglia di Saren era probabilmente una nave dei Razziatori, le similitudini tra quella nave e il Leviatano di Dis suggerivano fortemente almeno un'origine comune.
"Ma questo solleva altri interrogativi: se i Razziatori possedevano tecnologia così avanzata, perché non erano presenti ai tempi dell'espansione Prothean nella Galassia? Non esistono riferimenti nei reperti Prothean, né del primo, medio o tardo periodo a questi Razziatori. La Sonda su Eden Prime è stato il primo e unico indizio su di loro. E dopo che i Razziatori hanno distrutto i Prothean, dove sono finiti? Perché sono spariti di nuovo? Non ha senso..."
Era un puzzle che continuava a girare: anche ruotando i pezzi, non c'era modo di incastrarli tutti contemporaneamente.
"Che spiegazione darebbe, dottoressa? Sono confusa e perplessa almeno quanto lei..." chiese Barnes.
"I Razziatori hanno distrutto i Prothean, e questo è un fatto... ma è una risposta senza contesto. Se non fosse per questo Leviatano di Dis e la visione del comandante su Eden Prime, sarei pronta a suggerire l'ipotesi che i Razziatori siano stati una specie, o una fazione Prothean, che è insorta e ha portato alla distruzione reciproca e totale... stando così le cose però, non so davvero cosa pensare. L'unica certezza che ho al momento, è che il conflitto tra Razziatori e Prothean deve essere stato di una tale brutalità e violenza, da non lasciarne tracce in nessun archivio storico, tanto da cancellare gran parte di ciò che i Prothean avevano costruito fino a quel momento."
"Un bel casino..."
"...Ora capite perché teorie pseudoscientifiche siano così numerose sulla fine dei Prothean, e quanto sia difficile separarle dalla verità... beh, non solo sui Prothean, in verità. Per la Dea, mi sembra di aver rivangato il dilemma di Ploba..."
"Che intende dottoressa?"
"Niente di importante... In realtà, non avrei dovuto parlarne..." si scusò imbarazzata Liara.
"Visto che siamo già alle prese con una speculazioni apparentemente impossibile da risolvere, non vedo perché non provare a confrontarla con un'altra." disse Shepard con un sorriso: riusciva di nuovo ad agire come sé stessa, per quanto ancora non si sentisse veramente tale.
Liara indugiò un attimo, poi qualcosa scattò anche dentro di lei: i diagrammi e i modelli olografici scomparvero, mentre Liara caricava i dati dal suo omnitool, sostituendoli con la rappresentazione di un pianeta, un gigante gassoso color oro.
"Sistema di Antaeus... È dove si trova il portale galattico per l'accesso al sistema di Hades Gamma." confermò l'Asari: "Ploba è il più grande gigante gassoso del sistema. Analisi attive degli strati profondi dell'atmosfera di Ploba hanno dimostrato l'esistenza di strutture solide, troppo massicce, diffuse e regolari, anche nella loro disposizione, per essere naturali. Sono irraggiungibili: troppo in profondità per poterle approcciare in sicurezza, e tuttavia resistono alla pressione senza problemi, rimanendo sospese, probabilmente grazie a nuclei di elemento zero. Nessuno ha idea di cosa siano, dato che le strutture non rispondono a qualsiasi stimolo esterno: segnali radio, microonde, laser... credo che sia stato provato quasi tutto, compresi alcuni tentativi di raggiungerle fisicamente, ma non hanno avuto mai successo. L'ultima spedizione è finita in tragedia: 12 persone hanno perso la vita a causa dalla pressione..."
"E si estendono su tutto Ploba?"
"Sì comandante. Una teoria è che si tratti di un computer grande quanto un pianeta costruito dai Prothean, ma dobbiamo aver perso la password per accederci." rispose sarcasticamente Liara, rivelando ciò che pensava di quell'interpretazione.
"...E noi che pensavamo che l'esagono di Saturno fosse il più grande mistero dell'Universo." commentò il tenente con un sospiro.
"Temo di non capire."
"Nerd." sussurrò Williams, con grande imbarazzo di Alenko.
Fu la volta di Shepard di caricare nuovi dati, sostituendo al gigante dorato che era Ploba, un pianeta gassoso color ocra con...
"Sono degli anelli?" chiese Liara: pianeti con sistemi di anelli non erano una novità, specie per gli Asari, dato che nel sistema natale della loro specie era presente un gigante gassoso simile a Saturno, ma nemmeno in quel caso i suoi anelli erano così diffusi o strutturati.
Fu... sciocco da parte di Liara, e così anomalo che se ne accorse immediatamente: il gigante gassoso del suo sistema natale si chiamava Athame, la Dea-Matriarca a capo dell'antico pantheon di divinità Asari, prima dell'avvento del monoteismo Siari come credo predominante su Thessia. E tuttavia, quando le Asari, Liara inclusa, si rivolgevano alla Dea, era Athame che chiamavano: vedere Saturno oscurare Athame, Dea della fortuna e del destino, in parte indispettì l'archeologa. Fu invidia in realtà, e Liara la riconobbe come tale: solo il frutto della sua educazione, che metteva le Asari molto spesso al centro. L'idea che gli Asari fossero la specie più progredita della Galassia era vera, ovviamente... ma era anche attentamente coltivata dagli Asari stessi.
"Sì. Saturno, sesto pianeta del sistema solare: non il più grande dei nostri giganti gassosi, ma probabilmente il più bello. Ha almeno una sessantina di Lune, ma è difficile stimarne il numero preciso a causa del sistema di anelli che gli ruota attorno, tutti sul piano dell'eclittica. Credo esistano volumi poderosi che tentano di spiegarne i meccanismi di formazione, gli effetti di risonanza della gravità degli altri pianeti, la loro epoca di formazione... o perché sia l'unico a possedere un sistema di anelli così visibile a occhio nudo in tutto il Sistema Solare. Saturno è un mistero anche per un altro motivo..."
L'ologramma del pianeta venne ingrandito, concentrandosi sul suo polo nord, dove tutti i presenti poterono osservare...
"Keelah... è un esagono?"
Negli anelli di nubi di Saturno, campeggiava, violento nella sua estraneità, un perfetto esagono rossiccio, con il suo centro nel polo del pianeta.
"...Quasi 14 mila chilometri per lato. Da quando è stato scoperto dalle nostre sonde quasi due secoli fa, l'esagono appare stabile, ruotando su sé stesso con precisione matematica ogni 10 ore, 39 minuti e 24 secondi precisi. Che è più o meno il periodo di emissione naturale di onde radio dall'interno del pianeta, ma più preciso, perché mentre l'emissione dall'interno di Saturno è soggetta a irregolarità, questo non è ancora mai accaduto col periodo rotazionale del suo esagono. Interrogati su come una cosa del genere sia possibile, cioè che una struttura fluidodinamica in rotazione produca un esagono stabile solo su un polo del pianeta, e che ruoti su sé stesso con questa precisione, la risposta degli scienziati consiste in una lunga sequela di spiegazioni riassumibili in sette parole: non ne abbiamo la più pallida idea."
Il resto degli Umani nella stanza seguì immediatamente:
"È colpa di un mago."
"No Joker, è senza dubbio un portale per un altra dimensione..."
"O è l'ingresso per la città di R'lyeh, dove il grande Cthulhu aspetta sognando..."
"Ci sono più cose in cielo e in terra..." declamò Adams.
"Io andrei con 42..."
"Bene... direi che può bastare." disse Shepard riportandoli all'ordine: "Liara... Garrus, Tali: avete appena assistito a come gli Umani reagiscono di fronte all'ignoto. Piuttosto che averne paura o rispettarlo, preferiamo scherzarci sopra... e dato quanto incredibilmente immenso sia l'Universo, e quanto poco ne capiamo, è il nostro modo di non impazzire."
"...Piuttosto peculiare, in effetti... in un modo affascinante. Noi Asari saremmo mortificati dal non saper spiegare un simile mistero..."
"E noi Turian cercheremmo un modo per ricavarne uno spunto per tecnologia di armamenti."
"E noi Quarian potremmo solamente osservare una simile stranezza durante il transito della Flottiglia, ma passerebbe presto in secondo piano di fronte a preoccupazioni più pratiche..."
"Mmhh... in fondo ognuno ha il suo modo di accettare l'ignoto. Direi che questa riunione è finita... potete andare. Stabilire una rotta per il sistema di Antaeus, e procedere normalmente. Non appena saremo a portata delle boe di comunicazione, voglio un collegamento prioritario con Hackett per organizzare il trasferimento di Sherman e inviare il rapporto su Jartar all'Alleanza e al Consiglio. Almeno potranno ignorarlo da informati."
Non c'era alcun dubbio a bordo che l'idea dei Razziatori provocasse casi di cecità e sordità selettiva al Consiglio...
Liara non riuscì a trovare una scusa convincente per fermare il comandante prima che uscisse dalla sala comunicazione.
 
Quella sera di nuovo, Shepard si ritirò nelle sue stanze subito dopo cena, e per quanto Liara fosse a conoscenza della sua politica di porte aperte, non le sembrò opportuno imporsi quella volta: non dopo una giornata come quella. Nemmeno lei rimase a socializzare con la squadra, ma data la sua consueta condotta, la cosa passò quasi inosservata: Liara non era mai stata abituata alla compagnia, anche se le cose a bordo della Normandy stavano lentamente cambiando.
Ecco perché il messaggio di Shepard la colse impreparata, molte ore dopo: arrivò direttamente sul suo omnitool, evitando la rete interna della Normandy:
"Liara, se sei sveglia, vorresti incontrarmi nella mia cabina?" l'Asari rispose prima ancora di averci riflettuto bene:
"Sto arrivando." scrisse sul suo omnitool.
Shepard doveva aver scelto l'ora perfetta, oppure conosceva a memoria i turni della Normandy, perché l'unica che incontrò uscendo dal suo laboratorio fu Sherman, totalmente fuori combattimento a causa dei sedativi: il tenente dormiva profondamente e l'archeologa fece del suo meglio per non svegliarla.
Di nuovo, Liara trovò Shepard nella sua stanza, ma questa volta la scacchiera olografica era già accesa e c'era una sedia in più:
"...Spero di non averti svegliato."
"Affatto comandante..."
"Hayat. Non c'è bisogno di essere così formali, Liara. Dopo ieri sera... può chiamarmi per nome senza difficoltà, specie quando siamo da sole. Prego..." le disse Shepard, facendole cenno di sedersi davanti a lei.
"Ti piacciono molto gli scacchi." quella di Liara non fu una domanda.
"...Un passatempo che ho coltivato abbastanza a lungo. Ma in cui non ho mai imparato ad eccellere."
"Eppure, nessuno a bordo ti ha ancora sconfitta..."
Shepard rispose con un sorriso, guardandola negli occhi:
"È libera di provarci, dottoressa."
Liara invece, aveva compreso che il chiamarla con il suo titolo era il modo che il comandante aveva di fare del sarcasmo con lei:
"...Le sfide mi affascinano, specie quando nessuno si fa male." rispose.
Il sorteggio le diede i bianchi: come il caffè, gli scacchi erano una parte della cultura Umana il cui gusto stava crescendo in Liara. Tuttavia, quella partita non aveva niente a che vedere con il passare il tempo: anche a Liara era lampante come gli scacchi fossero solo una scusa, attraverso la quale Shepard si sarebbe mossa in un ambiente che le era più familiare, e quindi, in cui si sarebbe sentita più a suo agio. A essere del tutto sinceri, l'Asari temeva la direzione della loro prossima conversazione: sperò almeno che le fosse concesso di restare sulla nave.
"Pedone in f4."
"Apertura dell'Uccello... sembra che qualcuno abbia studiato anche gli scacchi."
"...Non avendo molta familiarità con gli essere Umani, cerco di rimediare come posso."
"Pedone in e6." rispose Shepard.
Di tutte le possibili risposte al suo f4 d'apertura, il manuale che aveva consultato rapidamente non contemplava quella: Shepard non sembrava intenzionata a lasciarla fare il suo gioco.
"Pedone in g3." rispose Liara preparandosi per un fianchetto: una parola dal suono veramente delizioso.
Shepard invece puntava ad un gioco aggressivo questa volta, dato che spostò l'alfiere in c5:
"...Ti devo delle scuse Liara. Non mi sono comportata correttamente con te. Non solo dal punto di vista professionale."
Liara mise il suo pedone in d4, prima di rispondere:
"Non credo ci sia bisogno..." ma Shepard non le permise di finire: alfiere in b4, scacco, e continuò a parlare.
"Io credo invece di sì, Liara... Quello che hai fatto per me ieri sera è stato incredibilmente pericoloso. Temerario. Hai rischiato la vita... E non ho avuto nemmeno la decenza di ringraziarti per questo. Io sono... felice che la visione non ti abbia fatto del male. E mi scuso per averti evitato. E grata della fiducia che mi hai dimostrato. E... devo ringraziarti anche per aver condiviso con me ciò che sei. È stato... non ho parole per descriverlo. Più che magnifico."
Liara invece, spostò il pedone in c3:
"...Non avrebbe potuto succedermi niente, comunque. A causa della visione intendo: ho assistito ad essa come una spettatrice, non direttamente, come nel tuo caso..." disse, mentre l'alfiere di Shepard batteva in ritirata in a5: "...la tua forza mentale è incredibile. Sapevo che una mente più debole sarebbe stata distrutta, ma non avevo mai sperimentato una simile forza di volontà." spiegò Liara, continuando l'attacco sull'alfiere spostando il pedone in b4.
"Mai?" chiese Shepard spostando l'alfiere in b6: senza che se Liara ne accorgesse, Shepard la stava costringendo a giocare l'offensiva che il comandante voleva, invece della sua.
"Mai." confermò l'archeologa: nemmeno sua madre, o il capo delle sue guardie personali, avevano lasciato una simile impressione su di lei, ed era dire molto.
Chi era stato a dire che le difficoltà sviluppano la psiche? Liara non riusciva a ricordarlo: probabilmente non un autore Asari...
Al suo pedone in c4, Shepard rispose con cavallo in c6: voleva ancora tenerla in quell'angolo, e quindi sacrifici andavano fatti, ed esche gettate.
"...Io non sono così forte."
"Non sono d'accordo Hayat: tu sei molto più forte di quello che pensi." pedone in c5: "...l'impeto sembra essere una qualità che agli esseri Umani non manca. Affatto."
Alfiere nero in c5, pedone bianco in c5.
"...Forse il tuo è un parere di parte, Liara." pedone in e5.
"Perché conosco pochi Umani?" Liara mangiò: da d4 a e5.
"Perché la durata media della vita degli Asari si allunga fino a mille anni: noi Umani siamo fortunati se raggiungiamo il secolo e mezzo." pedone in f6.
"...Questo è vero. All'inizio pensavo che vivere così brevemente... per gli standard Asari almeno, fosse un tragico difetto... " alfiere in b2: il fianchetto tornò speculare, anche se ormai era quasi inutile: "Voi Umani costruite così tanto, ed è un peccato che non abbiate una vita più lunga per poter fare di più... ma dopo aver passato tempo a bordo della Normandy, e aver osservato l'equipaggio, mi sono resa conto che forse è un bene." pedone nero in e5.
"In che senso?"
Liara non aveva più voglia di tergiversare e spostò la sua regina in b3.
"Voi Umani siete creature d'azione. Inseguite i vostri obbiettivi con una determinazione quasi indomabile..." Shepard mise in salvo il suo cavallo in h6, e Liara mangiò col suo pedone in e5: " È una qualità ammirevole, ma anche intimidatoria."
"...Hai paura di noi?" Shepard mosse la sua regina, spostandola in g5.
"Non io, non più almeno... ma, sfortunatamente, il resto della Galassia vede l'Umanità come dei prepotenti, pronti a calpestare chiunque si metta tra voi e il vostro obbiettivo..." spiegò l'Asari, spostando il suo pedone in e6: si accorse troppo tardi che non era la mossa migliore in quel caso.
Shepard rispose mangiando il suo pedone, e solo allora Liara mosse il cavallo in h3, dando scacco alla regina di Shepard.
"...Spetta a persone come te dimostrare il contrario."
"...Faccio del mio meglio, ma non credo che possa bastare. E comunque, la diplomazia non è lo scopo della mia missione." regina in g4.
"Ma deve esserci una ragione per cui il Consiglio ti ha nominato Spettro. Hanno visto qualcosa in te: il meglio che l'Umanità possa offrire."
"Hai una concezione più innocente della mia Liara: non mi hanno dato questa posizione. L'ho presa da loro, suggerendola come il miglior compromesso possibile quando il Consiglio si è dimostrato restio nel dare la caccia a Saren. La squadra sa che si aspettano che io fallisca: ecco perché ho voluto a bordo tutti voi."
Liara mise il suo cavallo in d2, e Shepard rispose con cavallo in d4.
"Non credo sia così: ho letto il tuo dossier, Shepard."
"Sarebbe bastato chiedere...."
"...Dopo la nostra esperienza, mi sono resa conto di sapere ancora troppo poco su di te. O peggio, che avrei potuto dire qualcosa di stupido." torre in d1: "...Io voglio sapere più su di te. Sulla persona che sei: c'è qualcosa di... affascinante in te."
"In me? Sei sicura che il tuo interesse non sia nella visione della sonda Prothean?" Shepard sembrava... genuinamente stupita del suo interesse, e questo dispiacque a Liara.
L'Umana portava il marchio di troppe tragedie e l'Asari avrebbe dovuto essere sincera fino in fondo con lei: la verità era l'unica strada possibile.
"Lo ammetto... la sonda Prothean ha avuto molto a che fare con il mio iniziale interesse, ma dopo l'esperienza di ieri... ho trovato altre ragioni." Shepard spostò la sua torre in f8 e Liara il suo cavallo in c4: "...Tu... mi intrighi, Shepard. Ma non so se sia opportuno seguire queste mie emozioni... dato che sembra esistere già qualcosa tra te è il tenente Alenko..."
In verità, Liara era venuta per sentirsi rifiutare, come tante altre volte nella sua vita: lei voleva almeno togliersi quel peso dal cuore.
"Io e il tenente siamo solo... colleghi." rispose Shepard: il loro rapporto non era ancora sufficiente da poterli definire amici.
Shepard spostò la torre in f1, dandole scacco.
"Oh! Fo-forse non sono ancora in grado di comprendere bene le interazioni umane." Liara mangiò con la sua torre in f1...
"Liara..."
"Shepard?"
"Regina in e2. Scacco matto."
"O... per la Dea."
L'archeologa però non si aspettava la mano di Shepard, che coprì la sua: il comandante non riuscì ad alzare la testa mentre parlava:
"L'esperienza che abbiamo condiviso... Liara... non è professionale e non è giusto... ma c'è una parte di me che non vorrebbe altro che ripeterlo."
Liara rispose senza grazia, perché non aveva esperienza in questo, e senza cautela, perché ciò che Shepard le aveva detto l'aveva sorpresa troppo:
"Il desiderio è reciproco, She...Hayat."
"...Come sarebbe?"
"In che senso?"
"Liara... non posso pensare che ciò che devi aver visto... come puoi desiderarlo ancora?"
"Ah... è vero. C'è molta sofferenza. Molta pena. Ma ho visto così tanto...d'altro. Così tante cose meravigliose... C'è così tanto d'incredibile dentro di te... cose che ho solo intravisto. Tu sei migliore di quanto credi."
"...Sei pericolosa, dottoressa."
"Shepard?"
"Detto da te, posso quasi crederci... mi fai desiderare di essere migliore. Nessuno mi aveva mai fatto sentire... così."
"Non credo sia possibile che tu possa essere migliore..."
Shepard curvò la testa di lato: stava arrossendo? Liara non poté esserne sicura.
"...Non lo trovi strano? Tutto questo?"
"Solo... improvviso. Ma strano? No."
"Liara... io non posso proteggerti da me stessa."
"Non voglio essere protetta... soprattutto non da te."
Ci fu silenzio tra loro: non proprio imbarazzante, ma quasi.
"Quindi... dove andiamo ora?"
Liara avrebbe voluto essere più sicura di sé, avere più esperienza per sapere cosa fare... ma rimaneva un'Asari di appena 106 anni, che aveva sempre sfuggito il contatto sociale:
"Io temo di non saperlo... è tutto così... improvviso."
"...Tempo. Posso fare grandi cose con un po' di tempo..." rispose Shepard alzando gli occhi e finalmente guardandola.
Non si dissero più nulla quella notte, ma quel silenzio fu buono.




 
***
 
"...Keelah!"
E tutti i presenti nella stanza furono d'accordo con Tali.
Erano finalmente tornati nel sistema di Antaeus, pronti a lasciarsi alle spalle l'ammasso di Hades Gamma, quando il destino aveva deciso diversamente:
"Ammiraglio Sing, perché non ve ne siete accorti prima? Credevo che l'Alleanza stesse controllando la ExoGeni da vicino."
"Accetto la piena responsabilità del nostro fallimento..." rispose l'ologramma contrito: il fatto che un ammiraglio dell'Alleanza si stesse scusando di persona con Shepard, fu l'unica cosa che le permise di controllare la sua furia.
"...Ma la ExoGeni sta finanziando l'insediamento e l'espansione di diverse colonie Umane. Questo ci ha costretto a procedere molto cautamente nelle nostre indagini sui possibili collegamenti con Saren: sembra però che abbiamo peccato di accidia."
"E ora Trebin ne paga le conseguenze: quante vittime per ora?"
"Non lo sappiamo. L'installazione è in blocco totale: dopo la richiesta di soccorso che sta vedendo ora, più nulla."
C'era una parola per descrivere quel filmato, oltre a quella che aveva usato Tali. L'installazione dello ExoGeni sul pianeta era stata devastata dall'interno dalle creature che Shepard, Williams e Alenko avevano incontrato solo su Eden Prime: Husks. Il breve messaggio di soccorso, una richiesta angosciata, veniva interrotta proprio da una di quelle creature, che procedeva a squartare con denti e artigli un uomo di fronte alla telecamera.
Poi la trasmissione veniva interrotta:
"Sappiamo qualcosa sul pianeta?"
"Solo quello che la ExoGeni ha comunicato: Trebin è di fatto un loro feudo in cui stanno portando avanti i processi iniziali di terraformazione. Hanno recentemente fatto impattare una cometa sul pianeta per introdurre acqua nella biosfera... non pensavamo potessero nascondere qualcos'altro."
"Altri dati?"
"Nessuno recente. Appena si è diffuso l'allarme dall'installazione, abbiamo tracciato delle navi trasporto in avvicinamento al pianeta, ma devono avere innalzato un disturbatore GPS vicino all'installazione, perché tutte le nostre sonde spia precipitano non appena si avvicinano all'orbita."
"...Un disturbatore di quella potenza e sofisticazione è una cosa costosa: difficilmente un gruppo qualsiasi di mercenari è in grado di procurarsi una cosa del genere."
"Saren sta cercando di contere la situazione?" suggerì Alenko.
"...È quello che pensiamo anche noi. Ma non abbiamo conferme." confessò l'ammiraglio Sing imbarazzato.
"Ce ne occuperemo noi." affermò Shepard, aprendo una finestra olografica e caricando tutti i dati disponibili sul pianeta di Trebin: "Potete impedire ad altre navi di lasciare il sistema?"
"Antaeus non è ufficialmente nei territori dell'Alleanza... ma possiamo creare un blocco navale attorno al portale per ispezionare il carico delle navi in transito, con la scusa di operazioni antiterrorismo."
"Al Consiglio non piacerà, ammiraglio."
"Vero... saremo costretti ad appellarci alla situazione di Terra Nova, e al suo buon nome, per risultare credibili."
"...Mi affido a voi allora."
"Concentreremo le nostre indagini sulla ExoGeni da questo momento in poi: temo che questo sia solo l'inizio." concluse Sing, prima di chiudere il collegamento.
Shepard aprì l'intercom della nave quasi nello stesso istante:
"A tutto l'equipaggio: da questo momento la Normandy è in stato di massima allerta. Rispondiamo ad una situazione su Trebin: è stata confermato la presenza di Husks sul pianeta. Pressly a rapporto in sala comunicazione."
Il CO non si fece attendere e Shepard abbaiò rapidamente i suoi ordini:
"Tracci una rotta alla massima velocità, e faccia lanciare tutte le sonde spia per analizzare ogni pianeta di Antaeus meno Trebin: sembra che abbiano innalzato un disturbatore GPS. Voglio sapere se delle navi si stanno nascondendo nel sistema."
"Sissignora." disse il CO salutando e girando sui tacchi.
"Dovremo essere rapidi." commentò Shepard: "...Tutti voi avete letto i rapporti sulle creature che troveremo su Trebin?" la squadra annuì all'unisono.
"Bene: non lasciateli avvicinare per nessun motivo e coprite i vostri punti ciechi. È possibile che il loro numero nell'installazione si aggirerà sulle due, o perfino tre cifre: il complemento di scienziati e personale dichiarato dalla ExoGeni per la sua installazione su Trebin era lievemente inferiore al centinaio... per non parlare dei possibili mercenari."
Shepard caricò le schematiche dell'insediamento della ExoGeni, che il comando dell'Alleanza aveva mandato alla Normandy: un insediamento capovolto, che sprofondava nel terreno ricco di nickel e argento di Trebin per diversi livelli. C'era una divisione netta tra le due metà dell'installazione, quella superficiale e quella sotterranea, e solo un largo condotto verticale ad unirle.
"...La priorità sarà quella di disattivare il disturbatore GPS e neutralizzare ogni mercenario che incontreremo. Ci occuperemo dell'installazione in un secondo momento..." Shepard passò ad una fotografia ingrandita del territorio intorno all'installazione, includendo un raggio di cinquanta chilometri attorno alla base.
"Garrus, Tali... se doveste piazzare un disturbatore GPS in grado di far precipitare ogni sonda in orbita... dove lo mettereste?"
I due specialisti si presero un momento per considerare i dati sul pianeta: l'atmosfera o il clima non sarebbero stati un problema particolare per qualcosa del genere, dato che era composta di azoto e argon.
"Direi qui... e qui." rispose Tali, indicando due zone di Trebin a ovest e a est-sud est rispetto all'installazione della ExoGeni: "Direi che sono le zone più probabili: rilievi con zone vicino in cui è possibile atterrare facilmente."
"Sono d'accordo con Tali, Shepard." aggiunse Garrus, ma la gravità della situazione impediva ai due specialisti di battibeccare come al solito.
"Ok... T'Soni, Williams e Alenko con me su Castor per la zona due. Wrex, Vakarian e Zorah, Pollux per la zona uno."
A nessuno sfuggì che per la prima volta, il caposquadra di uno dei due IFV non sarebbe stato Umano.
"Shepard... chi avrà il comando?" chiese Garrus.
"...Zorah darà gli ordini. Wrex: tienili entrambi al sicuro, o te la vedrai con me."
Il Krogan offrì solo un cenno d'assenso come risposta:
"Ci ritroveremo all'entrata dell'installazione ExoGeni non appena il disturbatore GPS sarà stato neutralizzato. La priorità sarà contenere la situazione e capire cosa sia successo laggiù."
"Signora... cosa facciamo se gli Husks controllano la struttura?"
"Ci ritiriamo e la facciamo saltare dall'orbita. La ExoGeni non potrà incolpare l'Alleanza della distruzione e Saren saprà che gli stiamo col fiato sul collo. Vinciamo tutti."
"Se non ci ammazzano."
"Come al solito, capo..."
"E per i mercenari?" chiese Alenko.
"Neutralizzare con estrema determinazione. Se riusciamo a prenderne uno vivo per farci dire quello che sanno, bene, ma non è necessario che sia consegnato all'Alleanza dopo."
"...Ricevuto."
"Prepariamoci: il tempo è contro di noi."
 
Trebin era un deserto roccioso, non inospitale, ma un pianeta che ancora non era pronto ad accogliere la vita: 8 °C era tutto quella che la sua atmosfera riusciva a trattenere dal calore della sua stella.
"Antaeus." disse Shepard, non appena l'IFV atterrò duramente sulla superficie del pianeta: la donna stava guardando la stella attraverso i sensori di Castor.
"Comandante?"
"...Nella Divina Commedia, Antaeus era il nome di uno dei titani a guardia del girone dei traditori." spiegò Shepard, che doveva averlo ricordato in quel momento.
"Ma'am... il suo ottimismo è come sempre fonte di ispirazione."
"I marine non muoiono mai Williams: vanno all'infermo solo per raggrupparsi."
"...Oorah." esalò quietamente il capo artigliere.
"Normandy, qui Castor. siamo a terra." abbaiò Shepard nella radio, premendo l'acceleratore.
"Ricevuto signora... i sensori stanno impazzendo quassù. Non appena avrete disattivato il disturbatore potremo fornire dati attendibili sulla superficie."
"Ci muoviamo..." disse Shepard chiudendo il collegamento: "Alenko?"
"Ho qualcosa sui sensori ai lungo raggio signora, ma non so dire se sia il nostro bersaglio."
"E cosa potrebbe essere tenente?" chiese sarcastica Williams dalla postazione delle armi.
"...Una trappola?" offrì cautamente Liara.
Williams non disse altro, ma fece una panoramica a 360° col cannone: giusto per sicurezza.
"Pollux mi ricevete?"
L'altro team non rispose alla loro chiamata.
"Sarà il disturbatore..."
"Se sono così vicini al disturbatore da avere le comunicazioni interrotte, allora siamo nel posto sbagliato."
"Piano e con calma ma'am?"
"Maledizioni, no. Meglio esserne sicuri subito."
"...Aye aye ma'am."
"Alenko?"
"Due chilometri, ore 12. Non sembra essere il nostro bersaglio però: le letture stanno diventando più pulite."
Quando però la terrà tremò sotto di loro, tutti gli occupanti seppero già di cosa si trattava: ormai avevano codificato quel tremore nel loro spirito.
"... Anche qui?" riuscì solo a chiedere Alenko, mentre prendeva il posto di Shepard alla guida, dato che il comandante era scesa assieme a Liara.
"A quanto siamo tenente?"
"Con o senza quelli di Nonuel?" chiese Alenko accelerando e scodando con Castor.
"Con."
"Questo è il sesto." rispose il tenente, mentre l'ombra del Divoratore oscurava il cielo.
"...Sembravano di più." commentò leggera la marine, mentre un getto d'acido di un volume riservato di solito al disgelo dei ghiacciai in primavera macchiava la superficie del pianeta...
 
"Castor, qui Pollux."
"...Vi riceviamo forte e chiaro: avete trovato il disturbatore GPS?"
"Trovato e distrutto."
"...Mercenari?"
"Una mezza dozzina. Wrex ha fatto amicizia: dopo che ha schiacciato la testa di uno dei cadaveri a mani nude, l'ultimo superstite ci ha detto anche il suo numero di conto corrente. Sono stati assunti anonimamente e pagati in anticipo: scommetto che i crediti provengono da Saren."
"...Almeno siete stati più fortunati di noi, Garrus. Abbiamo trovato un guscio di salvataggio Turian con un'insegna della colonia di Nimines."
"...Salme?"
"Se c'erano, se li è mangiati un Divoratore."
"Per gli Spiriti. Siete feriti?"
"...Solo l'amor proprio di Alenko. Il Divoratore è morto sopra Castor: stiamo tagliando la carcassa per liberare l'IFV. Non fate domande. Incontriamoci all'ingresso dell'installazione della ExoGeni: coordinatevi con la Normandy per un'analisi tattica del terreno."
"Ricevuto signora."
Oltre ad un giacimento di uranio e ad un'altro di plutonio, la Normandy non aveva individuato nessun altro sulla superficie di Trebin.
I due Mako erano schierati fianco a fianco, con l'intera squadra di fronte: lo stato di Castor era tale, che Alenko aveva già promesso che avrebbe aiutato Vakarian a dargli una pulita. In effetti, sembrava che avessero squartato una mandria di pecore sul suo tettuccio, e non era solo per dire: le budella di Divoratore si erano impigliate nel suo cannone al punto da renderlo inutile.
Ma Wrex, Vakarian e Zorah non fecero domande, e di questo il resto della squadra fu loro molto grato:
"Che dice signora? Sono riusciti a chiuderli dentro?"
"Se fosse così facile, può solo essere una trappola." commentò Williams dietro il suo casco sigillato.
In superficie, la base della ExoGeni era costituita da un semplice anello di prefabbricati: non c'era ragione di edificare mura su un pianeta in cui non c'era ancora niente.
"O qualcosa di peggio." disse Shepard.
"...Ma'am: come può essere peggiore di una trappola?"
Il comandante non rispose a quella domanda del capo artigliere, ordinando invece:
"Zorah, Vakarian: vedete se rilevate esplosivi o mine."
Williams non aveva scordato la bomba ad implosione di Eden Prime e quanto pareva nemmeno Alenko:
"Crede che ci possa aver lasciato un altro regalo?"
"Non chiamerei una bomba ad implosione Turian un regalo... ma no, non credo che avrebbe sprecato qualcosa di simile per un insediamento così piccolo."
"Senza contare che una bomba ad implosione Turian non è facile da reperire per un ex Spettro." affermò Vakarian.
"Già... ma una bomba nucleare invece? Quelle sono molto più facili da trovare."
Questo diede parecchio da pensare al Turian:
"...Dice sul serio signora?"
"Scommetto che perfino Wrex saprebbe dove trovarne di contrabbando."
"Mhh... non nello Spazio del Consiglio, comunque."
"Come se questo potrebbe fermare Saren... maledizioni, non avrebbe fermato me, e questo prima che diventassi Spettro."
"...Mi faccia capire signora: lei sa dove procurarsi bombe atomiche?"
Shepard sorrise obliquamente, anche se nessuno la vide dietro il suo casco, guardando appena più in là dell'orizzonte:
"Quaranta milioni di crediti ciascuna, e se ne compro una dozzina mi fanno anche lo sconto." affermò con voce leggera: "...Oppure posso farmi contrabbandare una bomba intera, meno il materiale fissile, che mi procuro da me: l'Uranio non è poi così raro nella Galassia. Oppure ancora, posso farmi spedire ogni pezzo mascherandolo come parti di macchinari pesanti, e riassemblare poi in un secondo momento l'intero ordigno."
La squadra fece silenzio: tutti la stavano guardando in quel momento, ma Shepard evitò di incrociare lo sguardo di chiunque.
"Okey... direi che abbiamo la seconda regola della Normandy: mai far incazzare qualcuno che sa come procurarsi ordigni nucleari." disse Williams.
"Una saggia politica... peccato che anche Saren appartenga alla categoria." rispose il comandante, sempre con quel tono falsamente noncurante.
Per un momento, su Trebin non ci fu nessun rumore:
"Benvenuti nel mio mondo, signori." disse ironica il comandante: "Ora... possiamo procedere? Zorah? Vakarian?"
"Non rilevo niente." mormorò Garrus.
"E la Normandy conferma l'assenza di qualunque ordigno in superficie." aggiunse Alenko.
"...Squadre da due, come sulla Luna." ordinò Shepard: "...Liara con me e Vakarian. Williams, Alenko: assicuratevi che la porzione sotterranea della base sia effettivamente sigillata. Zorah, Wrex: perlustrazione a tappeto, un prefabbricato alla volta, noi faremo lo stesso. Voglio tutti i dati possibili sulla superficie, prima ancora di pensare di scendere nella metà inferiore."
"Sissignora." rispose Alenko: guardando il resto della squadra, seppe di non essere l'unico a provare una sensazione di vuoto allo stomaco e sudori freddi.
 
Di nuovo, non fu Shepard a trovare qualcosa su Trebin. Si riunirono assieme meno di dieci minuti dopo, in uno dei prefabbricati più grandi: era stata Tali a trovare i dati.
L'ambiente era spartano, quasi sterile, e desolatamente vuoto: nessuna traccia degli occupanti precedenti, nemmeno una tazza dimenticata di caffè. Avrebbe potuto essere stato abbandonato da anni, e non avrebbero saputo dire la differenza.
"...La maggior parte dei registri sono stati cancellati, ma non sono riusciti ad eliminare tutto."
"Che cosa hai trovato Tali?"
"...Non lo so di preciso: ho solo l'immagine di qualcosa che il team della ExoGeni chiamava... l'obelisco? Credo."
"Mostraci."
Tali digitò una serie di istruzioni e i proiettori olografici della stanza materializzarono... qualcosa.
"Lo vedo signora... e non riesco a capire cosa diavolo sia. Siamo sicuri che l'immagine non sia sottosopra?"
Era una strana struttura, che con un obelisco aveva quasi niente a che fare: poggiava su sei tozzi e conici piedi, dischiusi come la corolla di un fiore, che si riunivano tutti in una base da cui partivano due... strisce, che si arrotolavano su sé stesse formando la punta della struttura. Ricordava vagamente la doppia elica del DNA, e al centro delle due strisce, per tutta la loro lunghezza, si innalzava una colonnina che sembrava fatta di luce.
In totale, doveva essere stato alto poco più di due metri.
"Liara?"
"Non ho mai visto niente di simile in tutti i miei anni di ricerche. Non è Prothean, questo è sicuro."
"...È stato trovato durante l'espansione sotterranea dell'installazione. I dati compilati dall'equipe della ExoGeni datavano lo strato geologico in cui è stato trovato a più di un miliardo di anni fa."
"Dove si trova adesso?"
"...Questa è la brutta notizia: l'artefatto è stato portato via dal pianeta prima che l'allarme venisse diffuso ufficialmente. E intendo dire che qualcuno ha ritardato volutamente la trasmissione del segnale dalla struttura."
"Noto una strana somiglianza con la storia del Leviatano di Dite..." commentò Shepard.
"Ma questa volta non sono stati i Batarian." disse Tali, aprendo una seconda finestra olografica: "Questa ripresa è di tre giorni fa." aggiunse, lasciando scorrere le immagini della sorveglianza interna della base: non fu necessario commentarle.
"Saren." fu Garrus a riconoscerlo per primo.
Nella ripresa, lo Spettro rinnegato era perfettamente riconoscibile: si era messo nello stesso punto in cui erano riuniti, più o meno.
"...Che diavolo gli è successo al braccio?"
Il Turian appariva esattamente come Shepard lo aveva visto nella Camera del Consiglio: alto, gelido, imponente... e calato in una corazza da combattimento bianca come le ossa, quasi dello stesso colore del suo carapace.
Quello che però saltava agli occhi, era la grezza protesi che aveva come braccio sinistro, che non c'entrava nulla con il resto. Tali fermò l'immagine, ingrandendo il particolare: la protesi si allungava abbracciando anche buona parte del torso. Doveva sostituire anche un polmone, come minimo:
"Keelah... è impossibile."
"È un arto... Geth?"
Cavi e metallo e muscoli sintetici color onice, dove avrebbe dovuto esserci un braccio: si fondeva con il Turian, includendo anche uno spallaccio di metallo. C'erano cavi anche nella coscia, che si avvolgevano attorno all'attacco dell'omero.
Era un mostro, un abominio senza simmetria.
"È impossibile." ripeté Tali.
"Saren è il profeta del ritorno dei Razziatori: i Geth l'hanno reso il loro messia."
"NO! No! I Geth sono macchine..."
"Tali?"
La giovane Quarian era sull'orlo di una crisi isterica: vedere qualcuno accettare parti dei Geth che odiava così tanto, la ripugnava oltre ogni limite... ma non era solo questo:
"...Tali!" ripeté Shepard poggiandole delicatamente le mani sulle spalle.
"Non è possibile... la medicina rigenera la carne, sostituisce gli arti... non può essere."
"Tali: devi aiutarmi a capire." ordinò il comandante, frapponendosi fra l'immagine e la Quarian.
"I... i Geth sono macchine. La loro rete neurale è fatta per interfacciarsi con hardware, non con la materia organica. Non capite? Non sono fatti per funzionare separati! Shepard: quel braccio... deve contenere dei Geth che... si collegano al cervello di Saren per farlo funzionare! Ha dei Geth nel cervello!"
"...Gesù Cristo." mormorò Williams.
"C'è un motivo se... se nessuno usa più protesi sintetiche. La carne non ha bisogno di essere programmata... Keelah! Cosa può possedere qualcuno a spingersi fino a quel punto?"
Shepard realizzò qualcos'altro in quel momento:
"Oh... figlio di puttana." imprecò.
"Shepard?"
"Normandy, qui Shepard."
"La ascoltiamo signora."
"Barnes: voglio che consulti il dossier di Saren Arterius. Controlli la sua ultima apparizione in pubblico in carne ed ossa. E mi faccia sapere quale missione stava compiendo in quel periodo."
"...Comandante?"
"Non ricordi Alenko? Quando ci siamo riuniti nella Torre della Cittadella, la prima volta, quel figlio di puttana appariva normale. Aveva hackerato la rete di trasmissione del Consiglio!"
Era impossibile che una simile protesi potesse essere installata nel giro di qualche mese...
"Oh... figlio di puttana." fece eco il tenente.
"Signora: l'ultima apparizione di Saren Arterius risale al '73... una cerimonia pubblica su Palaven per onorare la morte del fratello in un incidente...non esistono rapporti delle attività di Saren in quel periodi: un buco di quasi 12 mesi."
"Maledizioni... sta preparando tutto questo da almeno dieci anni."
Quella fu una doccia fredda per tutti i presenti, ma il peggio doveva ancora arrivare:
"Tali: l'allarme della struttura. Cosa è successo qui, dopo che Saren se ne è andato?"
La Quarian era scossa, ma si mise al lavoro: la finestra olografica con la ripresa di Saren venne chiusa, aprendo un'altra serie di dati.
"Troppi dati frammentati... mancano quasi tutti i riferimenti... ecco." disse Tali, aprendo un messaggio: raccontava la storia di uno scambio.
Saren si era preso l'obelisco, lasciando in cambio da studiare alla ExoGeni...
"Signore preservami." sussurrò Williams.
Lo Spettro rinnegato aveva lasciato alla ExoGeni gli stessi orribili treppiedi che i Geth avevano usato su Eden Prime.
"...Almeno ora sappiamo come sono stati creati gli Husk. Riesci a recuperare qualcos'altro Tali?"
"Solo la mappa di un sistema, Shepard." rispose la Quarian aprendo un'ennesima finestra olografica: cinque pianeti attorno ad una stella gialla: "...Il nome è stato cancellato, ma... è nella Nebulosa Testa di Cavallo." un caso? Shepard non seppe cosa credere.
"...Invia tutto alla Normandy: voglio sapere di che sistema si tratta."
"Signora... non capisco: che senso ha tutto questo? Perché portare via un obelisco di un miliardo di anni fa, e lasciare qui quelle cose?"
"...Questa non è una trappola. Questo è uno studio sul campo."
"Shepard?"
"...Su Eden Prime ha testato la forza della sua ammiraglia e le truppe Geth. Qui... ha testato le sue creature. Non mi stupirebbe se fosse rimasto ad osservare da qui gli Husk che facevano a pezzi gli scienziati per tutto il tempo. Su Eden Prime è stato quantitativo: Trebin è il posto perfetto per un'analisi qualitativa delle creature. E poi... ha lasciato che trovassimo questo posto. Non ha paura di noi: sta mettendo a punto il suo esercito. È quasi pronto a colpire e voleva che lo sapessimo: crede che non possiamo fermarlo..." L'energia oscura emerse come un onda dal corpo di Shepard, montando e disperdendosi.
E tuttavia, nessuno mancò di notare che Shepard stava sorridendo:
"Non ho mai incontrato qualcuno di così pericoloso." disse con una voce quieta: la sua mano salì alla tempia, mentre la visione della sonda di Eden Prime minacciava di travolgerla: "Strano... sembra che anche i Prothean lo vogliano morto."
Poi l'energia oscura si disperse, e Shepard fu di nuovo sé stessa:
"Preparatevi. Scendiamo." ordinò controllando il suo fucile.
Nessuno dovette chiedere dove.
 
Il tunnel per la porzione inferiore della base si aprì su una voragine buia: le luci di emergenza erano morte da tempo.
"Rilevo dell'acqua." disse quietamente Garrus, nel silenzio di quel panorama terribile.
"Deve essere saltata una tubatura, e l'acqua ha fatto circuitare l'impianto di illuminazione."
"Dio... ho fatto un incubo così una volta."
"Anch'io." rispose Wrex, stringendo il fucile: il fatto che nessuno li prese in giro, disse tutto quello che c'era da sapere sulla situazione.
"Passate ai sistemi di visione notturna. Bocche chiuse e occhi aperti. Coprite gli angoli ciechi di chi avete accanto. Alenko?"
"Signora?"
"Faccia funzionare questo montacarichi e ci porti giù." ordinò Shepard, mentre il suo HUD sfumava in toni di verde spettrale.
Scesero nella tenebra senza una parola, ma confidando l'uno nell'altro: l'unico rumore ad accompagnarli, fu il suono del loro respiro e il battito dei loro cuori...
In quell'ora che passarono nella tenebra, che a tutti loro sembrò molto di più, ripulendo l'installazione ExoGeni, impararono diverse cose sugli Husk: impararono, che le creature non erano abbastanza intelligenti da tendere agguati. Impararono, che qualunque cosa fossero le creature, le parti cibernetiche che animavano quegli zombie tecnologici brillavano debolmente al buio rendendoli facili bersagli, seppure non meno inquietanti, e che quegli esseri vedevano perfettamente nella tenebra: anche meglio di loro.
E impararono che senza poteri biotici e fucili sarebbe stato impossibile tenere a bada la loro carica suicida e spaventosa, il loro folle attaccare senza remore, anche dopo essere stati fatti a pezzi, anche dopo essere stati scagliati dentro muri e pavimenti. Garrus scoprì che per quanto in grado di emettere stridule grida e orribili risucchi, quelle creature non potevano essere affogate, e quella scoperta quasi gli costò la vita.
Nell'installazione della ExoGeni su Trebin, Shepard e la sua squadra uccisero più di settanta di quelle creature, trovando solo una decina di quegli orribili tripodi che erano stati lasciati su Eden Prime.
Quando riemersero in superficie, non si sentirono affatto dei vincitori: Saren non aveva lasciato altri indizi per loro, in quelle tenebre. E gli scritti della Matriarca Dilinaga, che una delle sonde della Normandy trovò in uno strano oggetto in orbita attorno a Ploba, non consolarono i membri della squadra dell'orrore che videro laggiù.
La stessa cosa sarebbe valsa per Sherman, come lei stessa realizzò dopo che il comandante Shepard l'affidò alle navi dell'Alleanza, assieme ai corpi di Ramirez e Foley.
Il tenente avrebbe avuto bisogno di tempo per guarire da Nonuel, ma grazie alla Normandy, l'avrebbe avuto.
 
***
 
Sistema di Fortuna, Nebulosa Testa di Cavallo.
 
La Normandy aspettava in orbita alta attorno ad Amaranthine, terzo pianeta del sistema, illuminato da Fortuna, una stella nana rossa. A bordo, Shepard stava aspettando lo shuttle di Helena Blake: non c'era ragione di scendere sul pianeta per incontrare la pittoresca donna d'affari.
Non era stata certo una sorpresa per il comandante scoprire che le accuse sulla Cittadella contro di lei erano cadute, ma era stata una sorpresa scoprire dove si trovasse esattamente il suo covo.
La nebulosa Testa di Cavallo era appena al di fuori dello Spazio del Consiglio, ma nonostante questo era un luogo di estremo interesse, sia pubblico che privato: la nebulosa era territorio di megacorporazioni, di pianeti usati come laboratorio per le scoperte tecnologiche del prossimo secolo e per tutte quelle ricerche che le leggi del Consiglio giudicavano troppo pericolose da condurre, o immorali, o entrambe. Il pianeta di Noveria, situato nel sistema di Pax, da cui si accedeva tramite portale alla nebulosa, era probabilmente l'esempio più famoso di quei conglomerati di laboratori e carenza di etica: un luogo in cui perfino l'autorità degli Spettri era contestata, tanto che la Normandy non si era nemmeno avvicinata, saltando direttamente verso la stella di Fortuna e i suoi quattro pianeti.
Il sistema era stato ufficialmente mappato da una nave dell'Alleanza, ma di certo ai tempi delle guerre di indipendenza Turian doveva essere stato luogo di battaglie: non si spiegava altrimenti come mai la Normandy avesse trovato ben due rottami nel sistema con insegne diverse. Tutto sommato, il sistema di Fortuna era freddo e inospitale, ma un possibile candidato per una futura corsa alle risorse minerali, sopratutto terre rare e metalli pesanti.
"Signora: lo shuttle di Helena Blake chiede il permesso di attraccare."
"Permesso accordato, Grenado." rispose Shepard, voltandosi verso la camera di decompressione della Normandy.
A quanto pareva, Helena Blake era una donna dai molti talenti: il suo tozzo shuttle, fondamentalmente un parallelepipedo di metallo, si adagiò contro la Normandy in fretta, ma dolcemente.
Ovviamente la donna non era venuta da sola: quando le porte della camera di equilibrio si spalancarono, Shepard contò due guardie del corpo Krogan e un Umano dietro di lei, tutti con almeno un'arma attaccata sulla loro corazza completa. Blake però era una donna che sapeva fare affari: prudente forse, ma non timorosa. A differenza delle sue guardie, indossava un vestito dello stesso taglio che le aveva visto sulla Cittadella, e si rivolse a lei come se si fossero lasciati pochi giorni prima:
"Salve di nuovo comandante Shepard. Le sono molto grata per l'aiuto che mi ha prestato. Ma non amo lasciare debiti in sospeso: un difetto della mia educazione, suppongo."
I Krogan dietro di lei piazzarono una grossa cassa sul pavimento della Normandy con un grugnito soddisfatto: doveva pesare parecchio.
"...Con i due luogotenenti di Dahlia eliminati, l'organizzazione è ora nelle mie mani. Non ce l'avrei fatta senza di lei." ad un comando dell'omnitool di Blake, la cassa si aprì, rivelando lingotti di oro zecchino e un creditometro assicurato nell'interno del coperchio.
"Aveva detto qualche migliaio di crediti, Blake. Mi sembra siano molti di più."
"Gli affari vanno splendidamente... e come le ho detto a mia volta, credo in quello che fa comandante. Suppongo che essere uno Spettro comporti molte gesta eroiche, e poche ricompense."
Quanto era grave che una criminale la capisse così bene?
"...Non così poche come potrebbe pensare Blake." rispose invece: "Apprezzo il pensiero, ma tutto quell'oro... potrei pensare che sta cercando di corrompermi." Una breve manifestazione di poteri biotici, e il creditometro volò nella sua mano aperta: uno scan rivelò che l'importo contenuto in esso era più che sufficiente per la sua avidità.
"Così virtuosa... non me lo sarei mai aspettato da un Spettro."
"Sono nuova del lavoro." replicò Shepard con una scrollata di spalle, cosa che fece sorridere tutti i presenti: "Mi segua per favore Blake, vorrei mostrarle una cosa... le sue guardie del corpo possono venire con lei ovviamente, ma devo ricordarvi che siete ospiti sulla mia nave."
"Non ce ne sarà bisogno comandante: il nostro shuttle contiene una bomba." dichiarò Blake allegramente: "Se dovesse succederci qualcosa durante la nostra permanenza a bordo, nessuno lascerebbe l'orbita di Amaranthine."
Il comandante sospirò stancamente:
"...Così vecchia scuola."
"Sono veterana del lavoro." rispose Blake col suo stesso tono e un'alzata di spalle.
Shepard le fece cenno di seguirla, conducendola fino alla sala comunicazione: le occhiate ostili del suo equipaggio scivolarono sulla pelle di Blake come acqua sulla pietra. Il diagramma del sistema che avevano recuperato su Trebin le stava già aspettando, assieme a Pressly:
"Blake, il mio CO." lo presentò semplicemente.
"Oh... se avessi saputo che l'Alleanza aveva uomini così affascinanti fra le sue fila, forse mi sarei fatta convincere ad arruolarmi." disse Blake offrendogli la mano, che Pressly strinse con fredda cortesia.
"Stiamo cercando questo sistema." spiegò Shepard: "Sappiamo che è nella nebulosa Testa di Cavallo, ma non il nome."
"E voi credete che abbia visitato ogni stella che si trova nell'ammasso? Mi sopravvaluta, comandante."
"...Credo che lei abbia un'idea abbastanza precisa di tutto quello che succede nella nebulosa. Non i singoli pianeti ovviamente, ma... in generale."
"E lo state cercando così disperatamente da chiedere aiuto a me? Che cosa credete di trovare?"
"Geth, come minimo." rispose Pressly severamente.
"Geth? Nella nebulosa Testa di Cavallo? Questo metterà in agitazione parecchia gente... mhh. Posso?" chiese Blake, accedendo al suo omnitool con aria interrogativa.
"Faccia pure."
"GP, sono Helena."
"Che c'è capo?" dall'altra parte della linea doveva esserci di sicuro uno dei due Krogan.
"Ti ricordi il mercantile che è scomparso qualche giorno fa? In che sistema era diretto?"
"La MSV Majesty? Hanno perso i contatti dalle parti di Castellum, credo."
"Grazie GP." disse Helena chiudendo il suo omnitool.
"GP?" chiese Shepard.
"Ha un nome impronunciabile. GP sono le uniche lettere che riusciamo a capire. Comunque, un paio di giorni fa, è scomparso un mercantile nell'ammasso: deve capire comandante, che la mia non è l'unica banda nella nebulosa. C'è sempre qualche pirata più coraggioso degli altri che crede che attaccare avamposti di ricerca sia una buona idea, prima di incontrare i plotoni di mercenari che sono usati per tenere quei posti al sicuro... È più lucrativo contrabbandare in questo ammasso. Fino a quando non mi ha detto dei Geth, credevo che la scomparsa del mercantile fosse dovuta a una di queste bande di stupidi... ora che ci penso, mi sembra ci sia una taglia sostanziosa per chiunque trovi informazioni sulla Majesty: un parente del capitano del vascello è un attaché diplomatico alla Cittadella, o qualcosa del genere."
"Cominci a cercare ogni sistema vicino a Castellum con una stella gialla e cinque pianeti in orbita." ordinò Shepard.
"Sissignora." rispose Pressly salutando e uscendo a passo di marcia.
"...Così ligio al dovere..." disse la donna con un sospiro, osservandolo andare via.
"Blake."
"Non posso farci nulla comandante: sono una donna che impazzisce per un uomo in divisa."
"L'ironia della cosa non manca di sorprendermi Blake..."
"Siamo Umani comandante: abbiamo diritto alle nostre idiosincrasie."
Shepard sospirò annuendo: Blake le piaceva davvero molto. Troppo per lasciarla continuare con quel tipo di vita:
"Blake... Helena..."
"Oh no, comandante, questa è la parte in cui tenta di convincermi a ravvedermi del mio passato colorito? Stava andando così bene..."
"La Galassia sta diventando un posto pericoloso Blake, troppo rapidamente..."
"Apprezzo il pensiero, ma so badare a me stessa. E sotto la mia leadership, la mia organizzazione si limiterà al contrabbando di tecnologie illegali e scommesse, come le ho promesso."
"Non funzionerà Helena: la fama di Dahlia e dei suoi luogotenenti sarà sempre attaccata a questa organizzazione. Prima o poi, qualcuno cercherà di usarvi per dare un esempio: qualche militare in cerca di una rapida promozione, qualche Spettro che vuole portare dei risultati al Consiglio, agenti STG... o semplicemente le corporazioni nella nebulosa potrebbero scoprire che il rischio di fare affari con voi non vale più il profitto. Non mi dica che non ci ha pensato."
"...Che cos'è la vita senza un po' di rischio?"
"Ma perché questa vita Blake? Col suo passato e le sue conoscenze, potrebbe fare di meglio. Questa organizzazione ormai è condannata. Non varrebbe la pena evitare di affondare con essa?"
"Si sta prendendo molto disturbo per una vecchia dal passato colorito. Perché?"
"...Diciamo solo che se dovesse provare a tornare in politica, avrebbe il mio supporto."
Questo fece ridere molto Helena: la criminale ridacchiava con la stessa libertà e gioia di una bambina.
"...Già. Nemmeno a me è mai piaciuto quell'imbecille di Burns. Ci penserò comandante. Non le prometto niente, ma ci penserò." disse Blake offrendo la mano a Shepard.
Quando il comandante gliela strinse, entrambe seppero cosa avesse già deciso:
"...Arrivederci comandante. E buona fortuna: qualcosa mi dice che ne avrà bisogno."
"Lo credo anch'io. Arrivederci Blake."
"Ora... pensa che il suo CO potrebbe riaccompagnarmi al mio shuttle?"
Questo fece ridere Shepard.


Salve a tutti e ben arrivati alla fine di questo capitolo, che spero vi sia piaciuto.
Avrei davvero voluto pubblicarlo prima, e darvi tre capitoli questa settimana, ma purtroppo real life impera, e si può fare poco per contrastarla. :S.
Detto questo, non desidero tediarvi oltre, quindi passiamo al capitolo: come sempre, cerco il più possibile di rispettare i dialoghi del gioco, ma in questo caso ho provato a contestualizzare la goffa dichiarazione (sia in un senso, che nell'altro, sia chiaro) tra Liara e Shepard. Sarà, comunque,  rispettando ME1, una romance a miccia lunga: per cui, in questo, non ho intenzione di cambiare la storia. Mi piacerebbe sapere però, se questo... modo, trova il vostro gradimento ;).
Esaurito questo, aggiungo solamente che l'Esagono di Saturno, non è, ripeto, non è, una mia invenzione: mi sono limitato in questo capitolo a usarlo come base, rendendolo lievemente più... particolare di quanto comunque non sia già (ed è molto). Vi lascio il link col collegamento su Wiki se può interessarvi: confido che molti di voi potrebbero rimanerne stupiti... ma spero davvero che possa essere un'esperienza più stupefacente che angosciante.
https://it.wikipedia.org/wiki/Esagono_di_Saturno
Detto questo, non mi resta che aggiungere che ci vedremo al prossimo capitolo (fine settimana).
A presto!


P.s.: Se ve lo steste chiedendo, GP sta per Grande Puffo. xD

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Capitolo 19
*** Metal Bait, Flesh Hook ***


Per quanto magnifica la strategia, dovresti osservarne occasionalmente i risultati.
Sun Tzu
 
Come il reparto di navigazione della Normandy scoprì in fretta, l'aiuto di Blake per individuare Saren fu insostituibile: usando Castellum come punto di partenza per le loro ricerche, trovarono un solo sistema che si adattasse perfettamente alla mappa recuperata su Trebin. Questo significava che non avrebbero passato le prossime settimane a visitare ogni stella gialla della nebulosa Testa di Cavallo, qualcosa di cui tutti a bordo furono estremamente grati, specialmente il loro comandante: con la prua della nave verso il sistema di Strenuus, per la prima volta l'equipaggio sentiva di essere sul punto di fermare Saren...
Eppure, Shepard non sembrava soddisfatta:
"Sembri pensierosa..." le disse Liara.
Le sue visite notturne stavano diventando una piacevole routine per l'archeologa: per ora, nessuno l'aveva ancora vista attraversare il ponte fino alla cabina di Shepard, e Liara era contenta di questo. L'Asari non era ancora del tutto pronta a condividere con Shepard quello che provava, figurarsi col suo equipaggio. Ecco perché si incontravano in segreto in quel modo, parlando e giocando a scacchi: per entrambe c'era un lato eccitante in quello, poiché anche se non stavano infrangendo alcuna regola, quasi lo sembrava.
"...Non sono abituata a giocare con i bianchi." ammise Shepard, spostando il pedone in e4.
"Non è solo questo, non è vero?" rispose Liara, spostando il pedone in g5: difesa Borg.
"Immagino di non poterti nascondere nulla..." cavallo in f3: "dopotutto eri nella mia testa."
E nei miei pensieri... quasi il comandante lo disse.
Liara spostò il suo alfiere in h6, aspettando che il comandante spiegasse:
"È che mi sembra così strano..." pedone in d3: "Perché mandare dei Geth in un sistema remoto di una nebulosa ai confini dello Spazio del Consiglio?"
"Temi una trappola?" cavallo in f6, a cui Shepard ripose con cavallo in g5.
"No... non avrebbe senso. Trebin avrebbe potuto essere una trappola, ma si è rivelato un test."
Liara mise la sua torre in g8:
"Potrebbe esserci un artefatto Prothean legato al Condotto nel sistema? Magari l'obelisco gli ha indicato dove cercare..."
"Potrebbe." concesse Shepard, mettendo il pedone in h4, a proteggere il suo cavallo: "A questo non avevo pensato a essere sincera... forse sto diventando paranoica." Liara mise il suo pedone in e5, lasciandole spazio per continuare:
"...È solo che più inseguiamo Saren, più mi sembra sempre di essere in ritardo..." pedone bianco in c3: "...Non sembra volersi confrontare con noi, apertamente almeno, ma di certo non ci teme."
Liara mise il suo cavallo nero in c6:
"E il suo braccio..."
"Già." disse Shepard, spostando la sua regina in b3, a cui Liara rispose con la sua in e7: "...Quello è stato orripilante." riassunse semplicemente il comandante, mentre spostava il suo pedone in d4.
"Perché avrà fatto una cosa del genere?" chiese Liara mangiando col suo pedone in d4.
"Non lo so. Ci sono troppe cose che non riesco a comprendere su di lui... o immaginare sulle sue motivazioni." rispose Shepard mettendo il suo alfiere in c4.
Liara mise la sua torre in g7:
"Che intendi?" le chiese, mentre Shepard metteva il suo secondo alfiere in f4.
"...Innanzitutto ci sono troppi perché a cui non riesco a dare risposta. Tra cui..." ma Shepard non finì la frase.
Fu Liara a farlo, mangiando col suo pedone in c3:
"...Tra cui, perché mia madre lo stia aiutando."
Il comandante annuì, mettendo il suo cavallo in c3, lasciando a Liara il tempo di finire la frase:
"...Niente di tutto quello che so su di lei giustifica questa scelta." e se nemmeno sua figlia ci riusciva, quante speranza aveva Shepard di comprendere? "...Cosa sa Saren, quale tecnologia possiede, che gli permette di controllare i Geth? Perché mia madre, che è sempre stata una guida, una delle sostenitrici più intransigenti della pace, per cui i mezzi sono sempre importanti quanto il fine, si è associata a lui?" concluse Liara, mettendo il suo cavallo in d4.
"...E perché è così ossessionato dal Condotto e dalla scomparsa dei Prothean? Se il suo solo obbiettivo fossero gli Umani, non avrebbe senso una simile preparazione: non si usa un cannone per uccidere una mosca." rifletté Shepard.
Alfiere in c7, e Liara non si lasciò sfuggire quell'occasione: il suo cavallo nero mangiò la regina di Shepard in b3, con grande disappunto del comandante.
"...Non definirei l'Alleanza, e gli Umani in particolare, una mosca." disse l'Asari, mentre Shepard tentava di recuperare mangiando il suo cavallo con un pedone.
Liara mangiò col suo altro cavallo in e4. Sarebbe stata la sua prima vittoria contro il comandante?
"...Eppure, cercare la causa dell'estinzione dei Prothean per combattere gli Umani, mi sembra veramente esagerato." Shepard mangiò il suo cavallo in e4 da c3, e solo in quel momento Liara vide che il nuovo arrivato era protetto dal primo cavallo di Shepard.
"...La mia ignoranza su Saren mi spaventa. Non posso sconfiggere un nemico che non comprendo."
"Regina in b4. Scacco." annunciò Liara, ma il cavallo di Shepard tornò indietro per proteggere il suo re: da e4, di nuovo in c3.
"Sta preparando questa cosa da dieci anni... e se non avesse avuto bisogno della sonda Prothean su Eden Prime, nessuno saprebbe ancora niente."
Liara mise la sua regina in c5, e Shepard compì un arrocco corto: naturalmente, l'Asari mangiò l'alfiere di Shepard in c7 con la regina.
"...Ha un esercito. Ha un'ammiraglia alimentata da una tecnologia secoli avanti a quella che possediamo attualmente. Per non parlare di quelle creature..."
"E tu riuscirai a fermarlo, Hayat. Io credo in te: sei la persona più coraggiosa che abbia mai incontrato."
"...Grazie del voto di fiducia Liara. Ma ancora non riesco a togliermi questo senso di disagio riguardo a Strenuus... Torre in e1, scacco."
Il re dell'Asari fuggì in d8, e Shepard mise il suo alfiere in f7: Liara scoprì improvvisamente che nonostante avesse mangiato la regina di Shepard, le sue opzioni erano limitatissime.
"Alfiere in g5..."
"Torre in e8. Scacco matto."
Liara si appoggiò la fronte nel palmo:
"Accidenti."
"Accidenti? Non per la Dea?"
"Accidenti." confermò Liara: "...almeno so che non mi stai trattando con i guanti..." le espressioni idiomatiche Umane si stavano sempre più inserendo nel suo lessico: "...Il sacrificio di quella regina era previsto?"
"...Fooorse."
"Sei terribile, comandante."
"Ne è valsa la pena... anche solo per vederti sorridere mentre credevi di avermi in pugno. Sei adorabile, quando sorridi, Liara."
"Oh."
"...E anche quando arrossisci in quel modo."
Quando Liara si allungò verso di lei, Shepard non si ritrasse, e scoprì che le labbra di Liara sulla sua guancia erano molto più morbide di quanto avesse immaginato. Quando l'archeologa si sedette nuovamente, stranamente non stava più arrossendo:
"Adulatrice." disse solamente.
 
***
 
La Normandy si avventurò nell'ammasso di Strenuus solo dopo aver inserito la propulsione silenziosa e aver lanciato tutte le sonde spia: ci volle poco per constatare quanto il sistema fosse... praticamente insignificante.
Su cinque pianeti che ruotavano attorno alla sua stella, solo uno di essi aveva giacimenti di elio 3 tali da attirare l'attenzione dei sensori, ed essendo un gigante gassoso, la cosa non era straordinaria. Il resto dei pianeti era notevole invece solo nella loro uniforme anonimità: tutto ciò che trovarono nel sistema ci era stato portato.
Le ricerche della Normandy si concentrarono inizialmente attorno al primo pianeta, ma la sonda che trovarono in orbita non era Geth: Tali ebbe il suo piccolo momento di gloria, quando smontandola trovò al suo interno un altro medaglione della Lega dell'Uno, ma dato il motivo per cui si trovavano nel sistema, non fu abbastanza da lasciarli soddisfatti.
"...per quanto ancora potremo mantenere la propulsione silenziosa, Joker?"
"Meno di tre ore, signora. Dopo di che dovremo cominciare ad eliminare le emissioni raccolte, o cuoceremo."
"Il che significa che o li troviamo in fretta, o dovremo ritirarci."
"Ammesso che ci sia ancora qualcosa... signora."
"La nostra stima migliore è che Saren abbia cinque giorni di vantaggio su di noi in questo sistema...deve essere rimasto qualcosa del suo passaggio... anche solo un segno."
"Lo spero signora." aggiunse Grenado, beandosi del riflesso del suo comandante sul vetro.
"...Joker... sarebbe possibile mascherare lo sfogo delle nostre emissioni nella cromosfera di Strenuus?"
"Sfogare i pozzi interni di calore e gli ioni carichi è un processo che richiede di abbassare le nostre barriere cinetiche e accecare i sensori, affinché non siano danneggiati. È come defecare, signora: ci lascia coi pantaloni calati e una volta iniziato non si può interrompere a metà."
"...Capito. Un semplice no, sarebbe stato più che sufficiente."
"Volevo essere chiaro, comandante."
"Una metafora più che esplicativa, Joker. Anche se non la includerei nel manuale d'istruzioni."
Il pilota fece spallucce:
"È tecnologia sperimentale signora... è normale che ci siano dei margini di miglioramento. E no... " disse Joker anticipando il comandante: "...Non possiamo modificarli: dovremmo riprogettare tutte i condotti della Normandy, aprire fisicamente la nave fino al telaio di base, sostituire i pezzi e calibrare i sistemi sulle nuove specifiche."
"...Quanto ci vorrebbe? Così per curiosità?"
Joker seppe che lo stava chiedendo solo per annoiarlo:
"Faremmo prima a farci costruire una nuova Normandy, signora."
"Capito. Lo terrò a mente quando rottameremo questa."
"La prossima la vorrei con un angolo bar se possibile..."
"Niente siluri fotonici, Joker?"
"Solo se sono accoppiati ad un teletrasporto, comandante."
"...Signora." li interruppe Barnes nel loro scambio: "Rileviamo qualcosa."
"Finalmente maledizioni! Dove?"
"Xawin, quarto pianeta del sistema..." Shepard fu sulla sua postazione in un attimo, osservando i dati.
"...Blake non mentiva quando ha detto che non erano l'unica banda del sistema. Ma questa volta, pare che i Geth ci abbiano preceduti nell'opera di pulizia. Carichi i dati in sala comunicazione. Joker: traccia una rotta."
"Sissignora."
 
"...Un'altra ghiacciaia mortale." commentò Garrus osservando i dati sul pianeta: perfino più freddo di Mavigon: "C'è qualcosa che possa essere di qualche interesse?"
"È una palla fredda di cobalto, rame, palladio, iridio... non sembra esserci niente di particolarmente rilevante."
"Posto ideale per nascondersi." disse Wrex: "...Nessuno verrebbe a cercare qualcuno qui."
"Con 130 gradi sottozero, non fatico a crederlo." disse Williams.
"Allora perché sono passati dei Geth sul pianeta?"
Non avevano rilevato vascelli nel sistema, ma fin dall'orbita era possibile vedere carcasse di Armature mezze distrutte a punteggiare la superficie di Xawin, in varie fasi di congelamento.
"Shepard... è possibile che i Geth non volessero Xawin, ma la Majesty?" chiese Tali.
La nave dispersa, grazie alla quale avevano potuto individuare Strenuus, era un altro rottame sulla superficie del pianeta, ormai solo un rudere: anche dall'orbita riuscivano a rilevare la stiva esposta all'atmosfera di Xawin, e la perdita di elemento zero dal suo motore a fusione. Per quella nave, sul pianeta si era combattuto parecchio: la maggior parte dei resti Geth erano concentrati proprio attorno alla Majesty.
"Non penso, Tali."
"Hai un'idea migliore Garrus?" lo rimbeccò la Quarian.
"I pirati intercettano la Majesty, la portano nel loro nascondiglio qui su Xawin... i Geth arrivano per impossessarsi della nave, uccidono tutti... e poi si suicidano, lasciando la nave e prove a sufficienza perché chiunque sappia che sono passati da qui... Non ha senso."
Dovevano esserci state diverse basi pirata sul pianeta: a giudicare dagli insediamenti, Xawin aveva dovuto nascondere quasi un centinaio di persone, ma ora niente si muoveva sulla sua superficie.
"Lo scopriremo presto." disse Shepard: "Sganceremo Castor e Pollux a ridosso del relitto della Majesty e indagheremo su cosa è successo alla nave. A est... qui, sembra esserci un campo abbandonato con ancora qualche struttura intatta: sarà il nostro secondo obiettivo. Poi procederemo per l'installazione principale. Domande?"
"Che succede se non troviamo niente?"
"Allora ci concederemo una meritata licenza sulla Cittadella, raccoglieremo le forze e continueremo a lottare."
"...Le ho mai detto quanto la apprezzi comandante?"
"L'adulazione non ti porterà lontano sulla Normandy, Willams... ma tu continua a provare."
"Può scommetterci capo."
"Prepariamoci: la Normandy non potrà continuare a nascondersi ancora a lungo."
 
Nel suo gelo, Xawin appariva ostile a Garrus anche solo guardandolo: un deserto roccioso di neve, piatto e senza fine. Anche dall'interno di Pollux, i suoi riflessi atavici Turian provocavano in lui angoscia, mentre cercava istintivamente una via di fuga da quel gelo, che ovviamente non c'era. Niente c'era là fuori: se fossero rimasti intrappolati...
"Garrus?"
"...Sì comandante?"
"Concentrati sui dati." gli disse Shepard: un consiglio sensato, che il Turian cercò di seguire meglio che poté, dato che erano in caduta controllata verso la superficie del pianeta, con Wrex alle spalle.
L'abitudine di variare gli equipaggi e le squadre era il modo in cui Shepard li metteva alla prova, costringendoli ad andare oltre i loro limiti: stimolante in sé... almeno fino a quando non fosse stato il turno di Wrex a dare ordini.
Toccarono terra pochi secondi dopo, seguiti da Pollux poco distante:
"Raffiche di vento a settanta chilometri orari. Gravità... 0.8 G." lesse Garrus dai sensori.
"Non un bel posto dove venire a trascorrere una licenza..." affermò il comandante, e quando la terrà tremò sotto di loro, seppero chi aveva ucciso i Geth attorno alla nave.
"...Decisamente non un bel posto dove venire a trascorrere una licenza." brontolò Shepard.
"DIVORATORE!!!!!" strillò la radio: poteva essere Tali, o un tono di voce che Williams non doveva usare spesso.
"Ci porti sempre in posti divertenti Shepard: ero dubbioso all'inizio, quando sono salito a bordo." commentò Wrex, liberando il cannone e salutando il verme.
"...E ora?" chiese Shepard schiacciando l'acceleratore a tavoletta.
"Ora non più: valeva la pena annoiarsi. Per questo!"
Il cannone ruggì, mentre Wrex colpiva il Divoratore con una passione inusitata e abominevole per chi non conoscesse, o non sapesse comprendere, la cultura Krogan: "...Prima di unirmi alla Normandy, un Divoratore era una rarità: potevano passare secoli prima di incontrarne uno! Ma ora, con te, con questa nave e questi krannt, ogni battaglia è un banchetto!"
Shepard era concentrata sulla guida, ma riuscì a rispondere comunque, anche se i due IFV sbandavano come galline decapitate, muovendosi apparentemente a caso:
"Ah Wrex... dici le cose più deliziose." affermò Shepard, facendo saltare Castor e passando sopra Pollux.
"Solo la verità." aggiunse Wrex ridendo, quando l'IFV fu di nuovo sul terreno.
Combatterono come furie, tanto che il Divoratore smise di cacciarli relativamente in fretta, rifugiandosi ben presto sotto terra: quelle prede erano davvero troppo forti per lui.
"Garrus..." ordinò Shepard, quando anche l'equipaggio di Pollux riferì che non c'erano feriti tra loro: "...alla guida. Io e Tali andremo in perlustrazione del relitto della Majesty. Se il Divoratore ci riprovasse, sapete cosa fare."
"...Contaci comandante."
Shepard scese dal mezzo in un attimo, seguita subito dopo dalla Quarian: la corazza ambientale di Zorah era, dal punto di vista tecnico almeno, la migliore tra tutte loro, apparentemente offrendole la possibilità di marciare nelle gelide distese del pianeta quasi senza ostacolo. O forse, rifletté Garrus, i Quarian erano più forti di quanto il loro fisico esile facesse pensare: la giovane ingegnere non si era mai lamentata in missione, per quanto spaventosa o faticosa fosse stata. E come Wrex del resto, erano ormai compagni di battaglia per l'ex agente C-Sec: non erano Turian, ma forse questo era un bene, dato a chi stessero dando la caccia.
"IFV, qui Shepard." li chiamò il comandante dopo un minuto.
"Castor, la riceviamo."
"Pollux, la sentiamo forte e chiaro ma'am."
"Sembra che i pirati siano riusciti ad impossessarsi della Majesty poco prima dell'arrivo dei Geth. Hanno fatto atterrare la nave qui proprio a causa del Divoratore e hanno tenuto la posizione fino alla morte: ci sono molti corpi congelati all'interno."
"Sappiamo cosa volessero?"
"Un'operazione di saccheggio standard: il manifesto di carico della Majesty e il diario personale del capitano suggeriscono che fosse pulito. Sono stati sfortunati."
Questo significava che l'attacco Geth e la Majesty non erano collegati. Una coincidenza, che però aveva permesso alla Normandy di identificare il sistema più rapidamente di quanto si aspettassero.
"Supertiti all'assalto della Majesty?" chiese Williams attraverso la radio.
"...Manca all'appello proprio il corpo del capitano della nave. Scommetto che l'hanno portato alla loro base principale dopo l'atterraggio per tenerlo al sicuro: avrebbero potuto mungere un bel riscatto dal fratello di un attaché diplomatico... almeno fino a quando i Geth non sono arrivati."
"...Ma allora che voleva Saren da Xawin?" il fatto di aver avuto ragione non appagò il Turian in alcun modo.
"Impossibile a dirsi per ora: i Geth cancellano il loro nucleo di memoria quando sono disattivati... a meno di trovarne di attivi sul pianeta, possiamo solo contare sugli indizi recuperati dai pirati."
"Ricevuto signora."
"Occhi aperti: stiamo tornando."
Ben presto, Garrus individuò coi sensori il comandante e Tali saltellare da un piede all'altro nella neve, cercando di non soccombere al freddo. Quando Shepard aprì il portellone del Mako, Garrus capì perché:
"Freddo come il fiato di una strega..." disse il comandante, adagiandosi nel posto del passeggero: "Meglio che guidi tu Garrus: non mi sento più le dita e il culo." aggiunse, raccogliendosi le ginocchia al petto.
"...Ogni suo desiderio è un ordine, signora."
I due IFV sfidarono la superficie di Xawin per diverse decine di chilometri: fu solo grazie ai dati della Normandy che non si persero in quell'uniforme deserto. Per sicurezza, i due Mako avanzavano a distanza, cercando di coprirsi a vicenda.
Nessuno aveva voglia di parlare: c'era il mistero di cosa esattamente, volesse Saren dal pianeta tanto da mandare dei Geth, per non parlare poi di possibili agguati. Le condizioni meteo inoltre, obbligavano a essere prudenti e tenere i sensi all'erta: nemmeno Wrex aveva voglia di lamentarsi della monotonia, o forse era sazio di violenza, dopo aver cacciato quel Divoratore...
 
L'accampamento dei pirati di Xawin non rivelò molto che già non sapessero: al contrario del relitto della Majesty, il posto era deserto, e non ci trovarono nemmeno un cadavere. Non fu strano in fondo: erano solo un paio di garage alimentati da pochi pannelli solari danneggiati dalle intemperie. Anche la mappa del pianeta che trovarono in uno dei garage non servì a molto alla squadra: i pirati che avevano eretto quella postazione avanzata dovevano averla usata per tracciare una carta particolareggiata di tutta la zona circostante per centinaia di chilometri, a cui avevano poi aggiunto annotazioni basate sull'osservazione diretta...
A parte giacimenti minerari tuttavia, non c'era niente su quella mappa, niente che svelasse perché i Geth fossero atterrati sul pianeta: senza altre scelte, si rimisero in marcia verso la base principale, pieni di domande e di dubbi, affrontando le distese gelate di Xawin senza che nessuno provasse ad ostacolarli...
 
Anche la base principale dei pirati era stata colpita duramente dai Geth: prima del loro assalto, quattro torrette anticarro avevano dovuto difendere la base in quelle condizioni ostili, ma dopo il passaggio dei robot, rimanevano solo mozziconi ghiacciati. Trovarono anche alcuni fanti Geth nella neve, ginoidi senza vita, ma ancora una volta, niente si muoveva:
"Occhi aperti. Potrebbero esserci degli Husk." avvisò Shepard imbracciando il suo shotgun, guidando la squadra nella base.
Nonostante la devastazione che trovarono all'interno però, e il chiaro segno del passaggio dei Geth, non ci fu nulla ad attenderli nella base: solo corpi. Anche il capitano della Majesty era tra le vittime, freddato da un singolo colpo alla nuca in una delle stanza sul retro, ma non erano stati i Geth ad uccidere il capitano Willem...
Trovarono anche il caveau della base, ma quando la squadra si accorse che era ancora inviolato, i loro dubbi poterono solo crescere:
"...Chi assalta una base pirata su un pianeta remoto e lascia il bottino?" chiese Williams, dopo che ebbero completato la perlustrazione.
Niente Husk, niente ordigni o trappole... niente di niente: erano entrati in quella che credevano una trappola, ma non avevano nemmeno ancora individuato l'esca. Che cosa era successo, o stava per succedere, in quel luogo?
Cosa gli sfuggiva? Perché Saren aveva mandato i suoi Geth su Xawin?
"...Qualcuno che non era interessato al bottino?" offrì Alenko.
"Erano pirati..." disse Wrex abbracciando con un gesto ampio tutti i cadaveri: "L'unica cosa di interessante che avessero era quella."
"Shepard?" chiese Liara.
"...Ho una bruttissima sensazione." rispose solo l'eroina di Elysium.
"Comandante!" chiamò Tali: come al solito, la Quarian si era interfacciata ai sistemi informatici, cercando di recuperare quante più informazioni possibile. Questa volta però, le sue doti non erano state necessarie:
"...Hanno lasciato tutti i dati: gli archivi della base sono ancora intatti. Pare che poco prima dell'attacco, i pirati abbiano rilevato un segnale a qualche chilometro verso est. Riconosco le frequenze: era una sonda Geth."
"Hai la posizione precisa?"
"Al metro. È sul fianco di una collina... Shepard: sto controllando i messaggi archiviati... non c'è niente di rilevante. Wrex ha ragione: erano solo una banda anonima, ancora più insignificante dei luogotenenti di Dahlia."
"...Raggiungiamo la posizione della sonda Geth. È la nostra ultima possibilità per sapere cosa sia successo qui. Garrus: recupera i dati dal cadavere di Willem. Tali, trasferisci l'archivio della base alla Normandy."
"Lasciamo qui il corpo, signora?"
"Assieme al resto dell'equipaggio della Majesty e alla nave. Possono venire a recuperarlo senza di noi."
"...Sissignora." disse Garrus scattando e Tali finì prima ancora che lui avesse eseguito l'ordine del comandante:
"Torniamo agli IFV." disse Shepard senza guardarsi indietro.
Fu un viaggio nervoso, in cui di nuovo non fu scambiata una parola: tutti si stavano chiedendo quando, ormai finalmente, sarebbe scattata la trappola...
"...Abbiamo la sonda Geth sui sensori, comandante."
"Ricevo anch'io il segnale ora. Rilevate niente altro?"
"No."
"...In campana. Ricordatevi la prima volta che abbiamo incontrato dei Geth..."
Non aveva nemmeno finito di dirlo, che quattro Armature emersero dalla neve di Xawin: a quanto pareva l'agguato era una tattica che i Geth comprendevano piuttosto bene.
"Lasciate l'ultima!" ordinò Shepard, mentre Castor e Pollux ricordavano ai Geth che essere in superiorità numerica non significava necessariamente avere la vittoria.
Era strano però: come potevano esserci così pochi Geth sul pianeta? Cosa era loro sfuggito?
Le Armature vaporizzarono la neve di Xawin coi loro cannoni ad impulso, ma non riuscirono a piazzarne nemmeno un colpo a bersaglio: lo svantaggio, probabilmente l'unico, dei loro proiettili subsonici.
Quando ne rimase una sola, Tali fece quello che Shepard le aveva insegnato su Therum: speronò l'Armatura, e la schiacciò sotto l'IFV, aumentando la massa del mezzo per impedire che si rialzasse. Poi la Quarian saltò giù da Pollux, procedendo ad hackerare la rete neurale del Geth: un metodo di cattura brutale, ma per quanto la riguardava, i Geth non avevano diritti.
"...Ho fatto Shepard." disse attraverso la radio: "...Mi servirà un po' di tempo per decifrare le informazioni."
"Bel lavoro Tali. Normandy, qui Shepard. Abbiamo finito su Xawin: venite a prenderci."
 
***
 
Qualche ora dopo, a bordo della Normandy, la suspense era palpabile:
"...regina in h2. Scacco matto."
Era la seconda volta che Alenko perdeva in quel modo così disastroso contro il comandante: appena 10 mosse per sconfiggerlo. Davvero, gli scacchi non erano il suo forte... o forse, l'attesa non era il suo forte: il tenente aspettava sul bordo della sua sedia che Tali completasse l'analisi dei dati estratti dal Geth. Non era l'unico: ogni membro dell'equipaggio in sala mensa, sembrava attendere con lui: la giovane Quarian non aveva fornito una stima del tempo necessario per completare l'analisi dei dati, ma era già chiusa nella sala comunicazione da quasi venti minuti.
"Grenado?"
"Si, signora?" per una volta, anche il tenente in seconda era separata da Joker.
"Quanto abbiamo ancora di propulsione silenziosa?"
"...Abbiamo già esaurito il tempo, comandante. Stiamo sovraccaricando i sistemi per ora, ma abbiamo al massimo mezz'ora di riserva."
"Mmhh..." commentò Shepard senza alzare gli occhi dalla scacchiera.
"Signora... e se Tali non trovasse nulla?"
Il tempo sembrò cristallizzarsi in quel momento in sala mensa: il comandante alzò la testa guardando Alenko... e poi attraverso di lui.
Shepard fu in piedi così in fretta da rovesciare la sedia:
"...Figlio di puttana! Ha fatto uno Sheridan!" ma prima che potessero chiedere cosa intendesse, il comandante mitragliò i suoi ordini: "Grenado! Disinserire il sistema di occultamento e stabilire una rotta per il sistema di Pax, massima velocità. Dica a Barnes che voglio un collegamento prioritario con l'HQ di Arcturus e Anderson sulla Cittadella non appena saremo nel raggio delle boe di comunicazione. ORA Grenado!"
La pilota chiuse la bocca, salutò e marciò ad eseguire gli ordini.
"Signora che...?"
"Non adesso Alenko. Mi segua nella sala comunicazione." ordinò Shepard con tono isterico.
Trovarono Tali ad arrovellarsi su un numero di finestre olografiche impressionante, ma nessuna veramente rilevante, dato che la Quarian le stava facendo ruotare una dopo l'altra.
"Shepard!.. Non ho ancora finito di..." cominciò a scusarsi, ma il comandante la zittì con un gesto della mano.
"Lascia perdere Tali: non troverai niente in quei dati. Saren ci ha preso in giro per tutto questo tempo."
"...Comandante?"
E Shepard rivelò finalmente ciò che Alenko le aveva fatto comprendere con la sua domanda:
"Non c'è mai stato niente su Xawin. La presenza dei Geth sul pianeta era solo un esca per attirarci lì."
"Signora... non capisco." ammise Alenko.
"Perché lasciare la mappa di un sistema stellare su Trebin? Ci ha lasciato una pista sul luogo di una tragedia e noi abbiamo creduto, ci siamo illusi, che fosse importante. Quel figlio di puttana ci ha preso in giro! Non mi stupirebbe se avesse scelto Xawin a caso..."
E quella falsa pista li aveva condotti così lontani... un colpo da maestro. Perfino il comandante ne ammirava la genialità:
"Perché prendersi...?" chiese Alenko.
"Perché l'unico vantaggio che abbiamo su di lui è questa nave..." lo interruppe di nuovo Shepard: "...O meglio, la propulsione silenziosa di questa nave. Saren non sa dove siamo, non conosce i nostri movimenti, ma sa che potremmo essere l'unico ostacolo nei suoi piani. Non può combatterci direttamente, ecco perché ci ha ingannato: Trebin è stata l'occasione perfetta per mandarci in un'inutile ricerca. Non può trovarci, e quindi ci ha fatto sparire dalla griglia. Senza le indicazioni di Blake, avremmo potuto passare settimane a cercare Strenuus. Trebin è stato il terreno su cui ha costruito un diversivo per allontanarci dal suo vero obbiettivo!"
"Comandante... come può esserne così sicura?"
"...Questo è facile: Tali? I Geth sapevano qualcosa su Xawin prima di arrivarci?"
La Quarian si prese un momento per scorrere i dati nel nucleo di memoria:
"...Bosh'tet!" imprecò infine la Quarian, con estrema violenza.
 
Ci sarebbero volute ore per scaricare i pozzetti della Normandy, ma era un'attività quella che non poteva essere accelerata in alcun modo: dopodiché, la Normandy avrebbe dovuto far rotta per il portale di Pax. Nel frattempo, a bordo, l'angosciosa certezza di essere caduti in una trappola di Saren si diffondeva: avevano perso, e Saren non si era nemmeno preso il disturbo di presentarsi di persona.
L'equipaggio della Normandy fu costretto ad accettare che non erano alla sua altezza... e anche che nel momento in cui erano stati attirati su Xawin, Saren stava agendo.
Saren li aveva giocati... e il peggio doveva ancora venire.
 
***
 
Successe proprio durante il viaggio di ritorno, e a posteriori, sembrò che la sorte, in qualche modo, avesse deciso di non pesare troppo sul comandante Shepard.
Accadde esattamente nel tempo che la Normandy impiegò per transitare tra Strenuus e il portale del sistema di Pax: 24 ore che per il comandante erano, da più di metà della sua vita ormai, il giorno peggiore dell'anno. In alcune occasioni, negli anniversari passati di quella data, aveva dovuto uccidere le emozioni che provava per sopravvivere; mentre in altre invece era riuscita ad avere una licenza...
Tutto sommato, passare quel giorno sulla Normandy fu una media delle sue esperienza passate: la somma zero delle precedenti occasioni. Era impossibile che quel giorno fosse per lei lieto.
Se ne accorse all'improvviso, e i ricordi l'assalirono come una marea che non poté arginare. Semplicemente, Shepard lo seppe, e di nuovo, per lei, fu l'11 aprile: il suo 29° compleanno, e il 17° anniversario della morte di suo padre.
Di nuovo, sarebbero state le 24 ore più lunghe dell'anno per Hayat Shepard, figlia di suo padre.
Quella notte, non avrebbe invitato Liara nella sua cabina, e quando il comandante si presentò in mensa la mattina dopo, chiedendo solo un bicchiere d'acqua a Prescott, invece della sua consueta tazza di caffè, anche l'equipaggio comprese la gravità dello stato in cui era Shepard. Quel bicchiere d'acqua sarebbe stata l'unica cosa che le avrebbero visto consumare durante la giornata, poiché al dolore della perdita, in quel giorno Shepard aggiungeva sempre sete e fame. Impossibile per lei fare altrimenti: quel giorno, tutto quello che avesse messo in bocca le avrebbe ricordato col suo sapore una torta macchiata di sangue...
Shepard non si sarebbe nascosta quel giorno, né avrebbe rinunciato agli oneri del comando, ma tutti seppero fin quasi da subito che era meglio camminare in punta di piedi: questo perché, a dare la dimostrazione di cosa sarebbe potuto succedere ad invadere il suo spazio personale e a fare domande inopportune in quella data, ci pensò Joker. Jeff Moreau era indisciplinato, nei suoi giorni migliori, e insubordinato nel resto dei casi: la battuta con cui l'accolse nel cockpit, qualcosa a proposito del famigerato calzino della marina, fu ascoltata, compresa, e poi Joker venne rilevato dal suo turno.
Sarebbe stata Grenado a riportare la Normandy di nuovo a Pax, mentre Jeff avrebbe trascorso quelle ore nelle camerate dell'equipaggio, con il famigerato calzino come unica compagnia.
Addetti alla navigazione e ai sensori, i reparti più vicini al cockpit e che avevano assistito al fatto, se non con gli occhi, almeno con le orecchie, avrebbero dato al resto dell'equipaggio un'idea esatta di quanto Shepard fosse... non nel suo solito stato, quel giorno: il bicchiere che il comandante aveva con sé era esploso.
 
"Dicono che abbia dato spettacolo comandante." la rimproverò Chakwas in infermeria, occupata nel ripulire la mano del comandante.
Come molte cose a bordo della Normandy, anche quel bicchiere era stato infrangibile: su una nave spaziale dopotutto, non si sa mai quando la gravità può venire meno. Bicchieri di vetro non sono solo un lusso inutile a bordo di una nave da guerra, ma anche pericolosi: meglio plastica opacizzata, spessa, e facilmente sostituibile e fabbricabile a bordo. Nonostante questo, il bicchiere che le era esploso nella mano era stato pur sempre un cluster di schegge: nessuna ferita era profonda, né aveva tagliato qualcosa di importante, ma essendo la sinistra la mano attraverso la quale canalizzava i suoi poteri biotici, Chakwas comprendeva la fretta con cui il comandante la voleva sistemata...
Tuttavia, Shepard non parlava: il CMO della Normandy fu... sollevata che fosse passata da lei, ma non ci vole molto a capire quanto il loro CO fosse turbata.
"...Scommetto che ha lasciato una scia rossa venendo qui." la punzecchiò ancora la dottoressa, applicando del medigel.
"Le persone sanguinano quando sono ferite..." ribatté Shepard sovrappensiero.
"Vero. Ma non tutte le ferite si possono rimarginare facilmente come questa." osservò la dottoressa finendo di applicare il medigel.
"...Non ho voglia di parlarne." rispose schiettamente il comandante, e lo intendeva davvero, tanto che non ci girò nemmeno attorno: per quel giorno, la sua consueta cortesia e comprensione potevano essere considerate estinte.
"Vedo... ma..."
"CMO, se sta per consigliarmi che dovrei almeno parlarne con qualcuno, se non con lei, la prego di risparmiare il fiato." era la prima volta in assoluto che il comandante Shepard imponeva i gradi sulla dottoressa Chakwas: "...È già difficile abbastanza mantenere la mia funzionalità oggi, dottoressa." le disse, aprendo la sua uniforme e alzando la maglietta quel tanto che bastava a mostrare le sue cicatrici da shrapnel:
"Non desidero ripetere questo." finì ricomponendosi.
Chakwas non disse più nulla, e il comandante seppe di aver raggiunto il suo scopo: era così difficile essere lasciata in pace? Non stava già facendo tutto quello che era in suo potere? Aveva mostrato quelle cicatrici al CMO per questo, perché tacesse: cosa volevano ancora da lei? Il suo cuore su un tavolo, perché ne fossero contati i battiti? O magari il suo cervello? Per analizzarne le anomalie? Come osavano? Con che diritto cercavano di avvicinarsi a lei in quel giorno?
E sì, Shepard era furiosa anche per essere stata ingannata da Saren, per aver sprecato il suo tempo in un'inutile missione fuori dallo Spazio del Consiglio: era pronta a scommettere che lo Spettro Rinnegato avesse dei complici che lo avevano informato non appena la Normandy aveva lasciato Trebin...
O magari, rifletté mentre usciva dall'infermeria, i Geth riuscivano ad intercettare le comunicazioni più facilmente di quanto non pensassero: chi poteva sapere in fondo, a quali tecnologie i Geth avessero accesso dopo 300 anni di isolamento? In fondo erano riusciti a realizzare armi ad impulso, che per complessità ed efficacia, erano distanti dai normali acceleratori di massa quanto le frecce sono dai proiettili. Con un'altro spirito, forse il comandante avrebbe perfino speso la giornata a rileggere i gigabyte di informazioni compilate sui Geth e sui loro armamenti dal reparto R&D dell'Alleanza... ma quello era pur sempre il dannato 11 di aprile.
E quindi, Shepard scese nella stiva, piazzò un bersaglio mobile contro il portellone chiuso della Normandy e caricò il suo fucile con proiettili da allenamento.
 
Diventare un cecchino degno di questo nome, ha poco a che fare con l'addestramento: dipende più dal proprio stato mentale. È facile istruire qualcuno con la giusta personalità, ma è quasi impossibile migliorare qualcuno che non sia adatto al ruolo. Fino a due secoli prima, l'Umanità pensava che un buon cecchino dovesse essere un solitario di natura, una persona fredda e calcolatrice: c'è un fondo di verità in questo. La verità empirica, dimostrata durante secoli di addestramento e prove sul campo, è che un buon cecchino deve essere qualcuno che, nel momento in cui preme il grilletto, sia in grado di separare la propria componente emotiva. Non sono necessarie lievi tendenze alla sociopatia, o personalità quiete e riservate: ciò che serve davvero, è che quando il cecchino si trova in posizione nella sua mente esista solo il bersaglio, escludendo tutto il resto. Solo una volta imparato a fare questo, si può diventare un vero cecchino: una persona cioè, che ogni volta che preme il grilletto ha la certezza di spezzare una vita.
Ecco perché il comandante aveva scelto di allenarsi nella stiva della sua nave: per escludere tutto il resto. Ogni persona ha dei momenti nella sua vita in cui desidera non essere sé stessa: perché a volte non basta, o fa troppo male.
Quello era il modo che Shepard aveva scelto per sé, in quel momento: sparare nello stretto corridoio che separava i due montanti della stiva della Normandy, tra Castor e Pollux.
"...Comandante." la chiamò quietamente Garrus.
Quanto tempo aveva passato nella stiva? Un po', questo era sicuro, ma non abbastanza: nemmeno lontanamente abbastanza.
"Che c'è?" chiese con un tono di voce venefico.
Garrus Vakarian aveva imparato molto sugli Umani nei due mesi passati a bordo: era stato il suo studio sul campo di una specie su cui supponeva molto, ma sapeva poco. Per quanto qualche agente Umano al C-Sec si potesse trovare, e Garrus sapeva che non erano tutti come Harkin, restavano pur sempre una rarità. Aveva imparato davvero molto salendo a bordo, ma non serviva essere un ex-detective sulla Cittadella per capire quanto il comandante fosse turbata, e bastava poca memoria per comprendere esattamente perché.
"...Sta sanguinando sul pavimento della stiva." rispose solamente, pulendosi le dita.
Shepard dovette ammettere che aveva ragione: aveva stretto la pistola con troppa forza, e le si erano aperte le suture di medigel.
"...Hai intenzione di chiamare Chakwas?"
"E perdere la possibilità di dimostrare chi fra noi abbia la mira migliore?" rispose Vakarian.
Quello non restituì il sorriso a Shepard, ma era pur sempre una sfida: per questo, il suo umore fu un po' meno nero.
"... Non che possiamo fare molto nella stiva." finì il Turian.
"Oh? Ti stai tirando indietro?"
"Nah... ma senza spazi aperti, direi che quello che ha già fatto sia il massimo.." ingegnoso, doveva ammettere Garrus: un cuscinetto a sfera legato ad una corda, da colpire prima che si fermasse per lo sparo precedente...
Avrebbero fatto a turno:
"...Chi comincia?"
"Vorrei cominciare io se lo permette, ma'am." disse Williams presentandosi con due pistole già cariche: una per sé e l'altra per il Turian.
Il capo artigliere fu grata a Garrus per aver avvicinato il comandante, abbastanza da passargli direttamente la pistola, per quanto cercò ancora di non toccarlo il più possibile. Non importava in fondo: due passi avanti, e uno indietro, e quel giorno in particolare, Shepard non aveva voglia di costruire ponti per gli altri: si sarebbero dovuti arrangiare.
"...Wrex? Ti unisci a noi?" chiese Shepard, ma quando si voltò verso il suo angolo della stiva, vide che il grosso Krogan non c'era.
Doveva essere salito al ponte superiore, e in condizioni normali, Shepard se ne sarebbe dovuta accorgere: un quarto di tonnellata dal passo pesante che camminano alle tue spalle non passano inosservati.
"...Non importa." ammise, senza preoccuparsi di ciò che la sua disattenzione rivelava sul suo stato d'animo.
Senza ulteriori indugi, Williams cominciò quella che sarebbe diventata una routine. Sarebbero rimasti a sparare per molte ore, Shepard indifferente allo stato della sua mano e Williams e Garrus intenzionati solamente ad essere in pari con lei: l'unica cosa che potessero fare in quel momento. Loro due non riuscivano ad immaginare cosa potesse essere provare le sensazioni che agitavano il comandante, ma sapevano che non meritava di restare sola: non lei, e soprattutto non quel giorno. Quando Tali, Liara e Wrex si unirono al loro gruppo, nessuno parlò, per quanto dovettero fare a turni di due squadre.
E quando parlarono quel giorno più tardi, fu di altro: di poker, della Normandy... di niente, in realtà. Eppure, servì più di quanto Shepard stessa potesse comprendere: grazie a loro e ai loro sforzi, quel 11 aprile fu per lei un po' meno duro.
Bastò poco, e alla fine, anche quelle 24 ore passarono, lasciandoli quasi indenni: era da molto tempo che Shepard non faceva avvicinare così tanto qualcuno. La squadra non lo avrebbe mai saputo, ma non così il comandante, che quella notte sarebbe rimasta sveglia a contemplare quell'angoscia: perché nel loro ambiente, e in special modo per lei, i legami non sono fatti per durare. Quanto dolore avrebbe provato, perdendone anche solo uno?
Ma d'altro canto, cosa avrebbe potuto fare? Lei non era così forte da respingere quei legami, o rescinderli, in special modo nel caso di Liara.
Quella notte, ebbe la consapevolezza di aver scavato di un altro metro la sua tomba... e di quanto fosse debole, rispetto ad alcuni dei suoi vecchi compagni di squadra. Scorpion non si sarebbe mai fatta legare da simili emozioni, mentre Hercules Beetle... beh, lui era sempre stato abbastanza forte da difendere tutto ciò che riteneva importante.
Shepard si addormentò chiedendosi se per caso, accogliendoli a bordo, non li avesse già tutti condannati... e almeno per quella notte, la sua angoscia fu i suoi incubi, con i quali il comandante si punì, a causa di una sola vita che non era riuscita a salvare.
 
Non appena la Normandy fu finalmente nel raggio delle boe di comunicazione, seppero che la colonia di Feros, finanziata dalla società ExoGeni, e situata su un pianeta ricco di rovine Prothean mai completamente esplorate, era sotto attacco dei Geth.  Il pianeta si trovava a tre salti di portale e due giorni di propulsione FTL dalla loro posizione attuale: in quella battaglia, Saren li aveva sconfitti, senza nemmeno sparare un solo colpo.


Yep... questo capitolo termina qui, inutile cercare ulteriori pagine o paragrafi questa volta. Lo so, è più corto di ogni altro capitolo prima di questo... ma questo è dovuto al fatto che questo capitolo funge da transizione tra le due metà di questa raccolta,e anche che scrivo ciò che desidero raccontarvi, non capitoli pieni di aria fritta. Su Xawin, la Normandy ha toccato il fondo, specialmente Shepard: ora deve risalire, cominciando da Feros nel prossimo capitolo. Spero che questa idea su come Saren abbia manipolato la Normandy vi sia gradita: ho voluto sottolineare, oltre alla tragedia personale del comandante, anche la pericolosità di Saren come nemico. Lo Spettro Rinnegato non è solamente un avversario fisico, ma anche mentale in ME1, o almeno, così è stato per me.
Spero comunque che vi sia piaciuto e che vogliate lasciare una recensione.

P.s. come sempre, se a qualcuno può interessare, aggiungo che le doti del buon cecchino non sono necessariamente una mia invenzione... diciamo una possibile interpretazione coi dati che abbiamo a disposizione al giorno d'oggi (leggo davvero roba strana xD). In secondo luogo, "fare uno Sheridan" è una piccola citazione relativa ad un vecchio (relativamente) sceneggiato di fantascienza, Babylon 5. In esso, Sheridan, comandante della stazione spaziale che dà il nome alla serie, costringe un'alleanza tra varie specie inscenando un falso attacco ad un asteroide: convinti che solo Sheridan abbia i mezzi per combattere la  vera minaccia, i vari litigiosi delegati si affrettano ad unirsi sotto il suo stendardo... un'astuzia che ho preso come modello e ispirazione per questo capitolo. ;)
Alla prossima!

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Capitolo 20
*** The Well of Despair I ***


Cos'è mai un uomo? Un miserabile mucchio di segreti...
Castelvania
 
Ad un certo punto, non sono più le responsabilità a spaventare, ma i fallimenti. Arriva un momento, in cui si realizza che i propri fallimenti non interessano più solo sé stessi, ma stanno rendendo qualcuno miserabile... o, più semplicemente, lo hanno già ucciso. Quanto questo continui ad importare nel tempo dà una discreta misura di sé: è impossibile prevedere a priori quale effetto abbiano le nostre azioni sugli altri, tuttavia, è possibile misurare i propri errori in base a quante persone vengano coinvolte da essi, e da come ciò avvenga.
Shepard lo sapeva: la superficie di Feros, verso la quale precipitava in caduta libera seguita dalla squadra al completo, era un monumento al suo fallimento e al successo di Saren. Il comandante aveva dovuto accettare che lei non era alla sua altezza, non ancora almeno. Tuttavia, l'unico modo che il comandante conoscesse per rimediare alle sue mancanze, era fare tutto il possibile nel presente, e lasciare per il futuro i sensi di colpa: c'è sempre tempo per rimpiangere. Spesso però, è più facile a dirsi che a farsi...
 
Ai tempi dei Prothean, Feros doveva essere stato un mondo imponente, uno dei gioielli del loro impero: più di due terzi del pianeta sono ancora oggi ricoperti delle rovine di un'unica, immensa città. Millenni dopo la loro scomparsa però, quegli edifici sono quasi l'unica cosa che rimanga del loro passaggio: Feros è un pianeta stanco della vita. A livello del terreno, la sua superficie è coperta da decine di metri di detriti, terreno arido e sterile, mentre l'aria rimane irrespirabile a causa della polvere in continuo movimento. Solo salendo, in cima alle più antiche arcologie, grattacieli così alti e larghi da poter ospitare una piccola città in uno dei loro piani, è possibile trovare rifugio e ristoro... ed è in uno di questi luoghi che la corporazione ExoGeni ha deciso di stabilire la colonia sul pianeta: quasi 1200 anime che sopravvivevano solo grazie ai giardini idroponici e agli acquedotti Prothean ancora funzionanti.
I Geth li hanno colpiti duramente e ancora continuano a farlo: solo il blocco navale dell'Alleanza al portale dell'ammasso di Attican Beta ha impedito ad altri loro rinforzi di avvicinarsi, ma quattro navi di trasporto truppe e due incrociatori sono già troppo per la colonia. Due giorni dopo l'inizio del loro primo attacco, i Geth stanno ormai facendo ordine: non gli interessa più nemmeno bombardare dall'orbita ciò che resta dell'insediamento, ma il fatto che siano ancora presenti sul pianeta dimostra che non hanno finito. Ciò significa per Shepard che ha ancora la possibilità di rimediare: la Normandy spazzerà via le loro navi in orbita, e la squadra li schiaccerà a terra.
 
Atterrarono col fucile già in mano in mezzo al piccolo insediamento di Zhu's Hope: lo spazioporto non fa parte della colonia principale, e questo è forse il motivo per cui ancora ci sono dei superstiti che combattono. Ecco perché Shepard ha deciso di atterrare proprio lì: i coloni quasi non si accorgono di loro fino a quando non sono in mezzo alla mischia, atterrando alle loro spalle. La sorpresa non fa tempo a venire elaborata però, perché la squadra sta già attaccando, mentre Shepard sbraita ordini e la luce del sole di Feros si riflette sulla sua corazza nera e rossa:
"Prima squadra con me! Seconda squadra: liberate la banchina del porto!"
Quello che per i coloni era stato un confronto disperato, diventa con l'arrivo della squadra della Normandy una speranza: all'inizio labile, poi concreta. Non li seguono nel loro assalto, ed è meglio così: li hanno visti ora, ma è presto per cantare vittoria. Shepard e la sua squadra torneranno, oppure no, ma in ogni caso, daranno ai coloni il prezioso tempo necessario a riorganizzarsi.
Wrex, Alenko e Williams avanzeranno verso sud, per liberare la banchina dello spazioporto della colonia: la Normandy non ha bisogno di un porto sicuro, ma se vogliono raggiungere l'insediamento principale, dove si sono asserragliati i Geth, avranno bisogno dei Mako, e quindi di un posto dove scaricarli dalla nave. Questo perché l'installazione, e la sede della ExoGeni, si trova in un'altra arcologia, unita a quella dello spazioporto in cui si trovavano solo da una vecchia autostrada aerea, ancora in buone condizioni. Shepard, Tali, Garrus e Liara invece, sarebbero andati all'attacco: un trasporto Geth sta vomitando un plotone di rinforzi per circondare e sopprimere l'insediamento, calando le truppe dalla cima dall'arcologia. Loro quattro avrebbero dovuto nuotare controcorrente combattendoli, fino a raggiungerne la fonte: al resto avrebbe pensato la Normandy.
Fu quella l'inizio della controffensiva su Feros: i passaggi che la squadra fu costretta ad usare per muoversi erano ciò che rimaneva dei Prothean; scale e corridoi più alti che larghi, scavati in qualcosa che assomigliava al cemento, ma duro come l'acciaio e assai più durevole.
Shepard provò una nostalgia che non era sua a muoversi in quegli edifici, salendo e scendendo scale a passo di marcia:
"Shepard. Stiamo incontrando resistenza: hanno schierato una squadra per la guerriglia elettronica."
"Ricevuto. Tenetene qualcuno per l'analisi." ordinò Shepard correndo.
Su Therum non c'era stato tempo per esaminarli: sminatori, cavallette, fantasmi... tre tipologie diverse di Geth adibiti ad un unico scopo, interferire con l'elettronica avversaria. Per fortuna della squadra, non erano stati costruiti anche con il conflitto in mente: erano truppe specializzate, apparentemente poco adatte al confronto diretto, dato che erano privi della corazzatura di tutti i fanti Geth, rimanendo composti praticamente solo da polimeri organometallici, il che li rendeva leggerissimi. Per sfortuna della squadra invece, quei Geth erano anche dotati anche di un'agilità fuori dal comune, e della possibilità di scalare superfici verticali o di attaccarsi ai soffitti senza grosse difficoltà: sarebbe stato difficile seguirli in quegli spazi ristretti, e coprire i loro angoli ciechi perché non venissero presi alle spalle.
"...Non facciamo promesse, ma'am." rispose Williams nella radio.
Un Geth artigliere scelse quel momento per accoglierli: Shepard si coprì di energia oscura, lasciandosela scivolare addosso.
Grazie al gioco delle tre scatole di Liara, il comandante stava diventando sempre più precisa nella sua biotica: il razzo non le esplose addosso, ma deflagrò a mezz'aria quando venne investito dalla spinta biotica del comandante, con la quale lo intercettò in volo, attraversandolo, e raggiungendo il Geth come un una palla da bowling su un birillo. Shepard applicò liberamente il suo shotgun per evitare che si rialzasse:
"Non male comandante." commentò Garrus dal fondo del drappello, mentre continuavano ad avanzare.
"Chi prima arriva..." gli rispose.
In quegli spazi ristretti, gli scontri sarebbero stati rapidi e brutali: per questo l'avanguardia sarebbe stata così determinante nel loro avanzare. Shepard era abituata a quello: era stata addestrata per quello e forse ci era nata.
Dietro di lei, Liara attaccò a sua volta, lanciando una singolarità dietro un angolo da cui aveva visto spuntare una testa a forma di torcia: impossibile dire quanti ne avesse catturati, perché Shepard la fece detonare dopo pochi secondi usando un campo di distorsione. Dovettero perfino arrestarsi un momento, a causa dello spostamento d'aria:
"Liara."
"...Sì?"
"Siamo sicuri che queste rovine non ci cadranno addosso continuando così?"
"Quasi. I Prothean costruivano perché durassero."
"...Buono a sapersi." rispose il comandante, ricominciando ad avanzare.
Dietro l'angolo trovarono una scalinata, e ciò che restava dei Geth che si erano messi sulla loro strada: truppe d'assalto e un paio di cecchini. Tali quasi scivolò sui gradini umidi di liquido refrigerante Geth:
"Da questa parte." indicò la Quarian, guardando il suo omnitool, e guidandoli nel labirinto di vecchi passaggi: non stavano seguendo una mappa, solo i segnali dei Geth, risalendo le rovine verso una torre vicino all'insediamento di Zhu's Hope.
 
Dall'altra parte della colonia invece, Williams, Wrex e Alenko stavano scendendo: stesse scale, stessi maledetti passaggi ristretti.
Williams per poco non gridò quando uno dei Geth si arrampicò in verticale dalla tromba delle scale, saltando da un piano all'altro come un'enorme rana pallida. Wrex lo acchiappò al volo con una spinta biotica, sagomando la sua impronta in uno dei due piloni attorno al quale si avvolgeva la scalinata, mentre Alenko lo attirò a loro subito dopo, facendolo sbattere contro la parete. Il Geth appariva disattivato, ma per buona misura, il tenente avvicinò l'omnitool al Geth e lo folgorò, sovraccaricando ogni suo sistema: l'analisi completa avrebbe potuto aspettare. Lo sguardo di approvazione di Wrex andò perduto al tenente, perché si rimisero subito in marcia: i Geth, come aveva spiegato loro Tali, non andavano mai in giro da soli, e dato che il loro HUD appariva ancora disturbato, doveva essercene almeno un altro di quei cosi. Impossibile poi dire quanti altri Geth avrebbero trovato, ma con Wrex ad aprire la fila, erano ottimisti...
Con somma gioia del mercenario, trovarono un nutrito contingente ad aspettarli, e ancora una volta, sia Alenko che Williams furono contenti che il Krogan fosse dalla loro parte: nessuno, probabilmente nell'intera Galassia, aveva mai visto un Geth venire ucciso a testate. Non era solo il fatto che Wrex fosse più forte di entrambi, o più abituato di entrambi a combattere e uccidere: il mercenario era crudele quando lottava, ma visto che erano Geth, non faceva poi così tanta impressione... Se fossero stati Umani però, o anche solo organici, i Geth se la sarebbero già data a gambe: contro di loro, il Krogan non aveva problemi a ridurre la distanza, ricoprendosi di una barriera biotica per fermare i colpi nemici e poi investirli col suo peso. E per quanto strano potesse sembrare, in quel caso, la carne trionfava sul metallo: i Geth venivano schiacciati dal rullo compressore che era Wrex, o fatti a pezzi, o crivellati, e Alenko dovette solo assicurarsi che non fosse accerchiato, finendo con corte raffiche controllate e i suoi poteri biotici quelli che cercavano di rialzarsi, o quelli che il Krogan non aveva visto.
Williams era poco più indietro del tenente, fucile sguainato come lui: il capo artigliere aveva solo la sua corazza e le sue armi su cui contare, ma non avrebbe rinunciato a competere con Wrex o Alenko. Con il suo fucile da cecchino in mano, la marine terminava ogni Geth che non fosse sulla strada di Wrex con un singolo colpo: se non fosse stato per la maledizione di famiglia, il capo artigliere avrebbe da tempo avuto il suo brevetto di tiratrice scelta.
Complessivamente, trovarono sul loro cammino una ventina di droidi: truppe d'assalto, fanti, gli occasionali cecchini e un altro di quei Geth genieri. Li distrussero tutti: Wrex si prese perfino un momento per giocare con l'ultimo rimasto, sbatacchiandolo come un cane farebbe con una bambola di stracci. Uccidere qualcosa che non aveva organi interni in quel modo era notevole, anche per un Krogan: lo spezzò in due, guadagnandosi un pollice di apprezzamento di Williams.
"Niente male Wrex." commentò la marine, passando al suo fucile d'assalto: la banchina era loro ormai. Quasi.
"Wha ha ha. Coriacei al punto giusto." rispose il mercenario voltandosi.
il capo artigliere prese una granata a disco dalla cintura e la lanciò con precisione sull'angolo di una copertura: quando l'ultimo Geth rimasto si sporse per sparare su di loro, la granata lo fece saltare in aria sul posto.
Tornò a terra cadendo sulle ginocchia, già disattivato, e rimanendo in una strana posa teatrale.
"Libero." disse Alenko facendo uno scan col suo omnitool.
"Libero." confermò il capo artigliere, scorrendo l'intera area attraverso l'ottica del suo fucile d'assalto.
"...Joker, qui Alenko. Abbiamo il controllo della banchina. Ripeto, abbiamo il controllo della banchina. Potete portare giù la Normandy quando volete."
"Il tempo di finire di fare conoscenza con i Geth quassù..." fu la breve risposta, prima che il pilota interrompesse la comunicazione.
Come già avevano fatto su Therum, il primo incrociatore che i Geth avevano schierato era stato ridotto in rottami non appena la Normandy era uscita dalla propulsione FTL: erano stati meno precisi col loro salto questa volta, perché non avevano ancora sonde spia disponibili nel sistema, che erano state però lanciate non appena inserita la propulsione silenziosa. In effetti, il loro successo nell'orbita di Feros era dovuto soprattutto all'intuito di Pressly come navigatore e a quello di Joker come pilota. Il secondo incrociatore sarebbe stato più complicato, dato che ormai i Geth sapevano che erano in zona, ma per fortuna, pareva che l'ammiraglia di Saren avesse già abbandonato il sistema. In caso comunque, ora le sonde spia li avrebbero avvisati di un eventuale ritorno della mostruosa nave...
 
Nel frattempo Shepard, Liara, Tali e Garrus avevano trovato la zona di atterraggio avversaria: difficile mancarla, dato che i Geth avevano parcheggiato un trasporto truppe sopra il tetto di una delle torri Prothean su quel piano dell'arcologia. Attraverso un buco nel soffitto, la nave continuava a scaricare truppe, come se ne avesse una provvista infinita, il che era quasi possibile: i trasporti truppe Geth, per quello che l'equipaggio della Normandy aveva visto fino a quel momento, non erano grandi quanto i loro incrociatori, che superavano i trecento metri, ma erano comunque molto più grandi della Normandy. In effetti, considerando che un Geth non ha bisogno di spazio abitabile, la quantità di truppe d'assalto, e macchine d'assedio, che poteva essere immagazzinata a bordo di una nave di 250 metri era impressionante: mezzo migliaio di fanti Geth per nave non era impossibile da immaginare.
Giungere in quel luogo era stato per Shepard come seguire le briciole di Pollicino: in quegli spazi ristretti, era impossibile che i Geth riuscissero a schierare i loro numeri efficacemente tutti assieme, e quando la squadra era arrivata all'ultimo piano della torre, i Geth non erano nemmeno a metà del processo.
Fu finalmente il momento di Tali di sfoderare tutte le sue capacità: il fatto che fossero Geth ad affrontarli fu solo un vantaggio in più per la Quarian. Una serie di comandi sul suo omnitool, e una stringa di codici fu pronta: Tali mirò al più grosso Geth disponibile, un Distruttore nero bordato d'oro... e il Geth aprì il fuoco sui vicini. Non era permanente, era impossibile che lo fosse, i Geth erano immuni alla sovrascrittura dei programmi, ma Tali poteva prendere il controllo per un tempo limitato, dopodiché i programmi all'interno dei droidi sarebbero stati ripristinati. Tuttavia, per 30 secondi, quel Distruttore sarebbe stato dalla loro parte: Tali stava imparando dal suo capitano che in battaglia non importava poi molto cosa si facesse, ma come. Shepard le aveva insegnato una lezione preziosa in quel senso: attaccare dove il nemico è più forte, distruggere la pietra d'angolo del suo assalto, e il resto si disperderà.
È individuare il punto di forza e sopravvivere il difficile, ma contro i Geth, Tali aveva un'esperienza ineguagliabile.
Liara e Shepard si assicurarono che il loro alleato temporaneo avesse tutto l'aiuto possibile: singolarità biotiche e campi di distorsione squassarono la stanza come bombe, mentre Garrus si preoccupava di eliminare i genieri che saltavano da soffitto a pareti e pavimenti, oltre ai fastidiosi droni volanti. Fu grazie al momento, alla forza del loro assalto, che vinsero: non perché fossero più abili; altrimenti, i crudi numero dei Geth li avrebbero sopraffatti.
Mine tecnologiche saettarono nella stanza, cortesia di Garrus e Tali, e tutti quei Geth che ancora li minacciavano furono resi inermi, perché le loro armi si incepparono, e i loro scudi furono decimati, mentre il Distruttore fendette i suoi schieramenti con l'efficienza che è propria delle macchine.
Mezzo minuto può sembrare un tempo molto lungo in battaglia: fecero tempo a liberare tutto il piano, l'ultimo contingente Geth fu sollevato dal comandante in aria, e Liara li fece esplodere prima che toccassero terra. Quando il Distruttore si avvicinò a loro, Tali lo fece inginocchiare e gli estirpò il circuito della rete neurale, di fatto lobotomizzandolo: i dati passarono dal droide al suo omnitool in pochi secondi, poi il Distruttore crollò a terra, ormai solo un guscio vuoto.
Il tremito dei motori della nave Geth che si allontanava impedì agli altri di commentare quella sua ferocia:
"...Normandy, qui Shepard."
"La riceviamo signora."
"Nave trasporto truppe Geth in allontanamento dalla mia posizione. Riuscite ad intercettarla prima che lasci il pianeta?"
"...Chase e Draven hanno ancora fame."
L'eco della Normandy che bucava l'atmosfera del pianeta arrivò fino a loro: era impossibile confondere il rumore grave dei motori Geth, una specie di TOWTOWTOW ripetuto, con quello più acuto e sottile della loro nave, così come il bang! sonico dovuto al suo acceleratore di massa. In atmosfera inoltre, la Normandy aveva un altro vantaggio sui Geth oltre alla sua propulsione silenziosa: per mantenere in aria una nave sotto l'effetto della gravità di un pianeta, c'era bisogno di molta energia, energia che doveva provenire da qualche parte, nello specifico, dalle barriere cinetiche. Ecco perché una nave più piccola, agile e leggera, come era la Normandy, aveva il vantaggio su navi più grandi e goffe.
L'esplosione fu musica per le orecchie della squadra, seguita, diversi secondi dopo, dal cupo tonfo del trasporto truppe sulla superficie di Feros.
"Nave Geth eliminata, signora. Gli ultimi due trasporti truppe si stanno disimpegnando, ma scommetto che torneranno. La terza ha fortificato la sua posizione. Mi dispiace." raro che Joker si scusasse:
"Quanto è grave?" chiese il comandante.
"Che lei ci creda o no signora, hanno agganciato la nave all'arcologia Prothean dove si trovava la struttura principale ExoGeni. Intendo dire che la nave pende in verticale dall'edificio. In questa situazione, il cannone spinale della Normandy le farebbe il solletico. Invio le immagini. "
A quanto pareva, le strane zampe che i trasporti truppe Geth possedevano circa a metà della loro lunghezza potevano essere usate anche in quel modo: i Geth avevano attraccato la loro nave all'installazione principale, rinforzando la loro posizione fino a renderla impervia al bombardamento orbitale. Dato infatti che ora la nave non aveva più bisogno di energia per rimanere in aria, avrebbe ceduto prima l'edificio che le sue barriere cinetiche.
In ogni caso comunque, Shepard doveva ancora scoprire cosa i Geth volessero, o sapessero esattamente, dal pianeta, per non parlare di eventuali superstiti ancora asserragliati laggiù. Il fatto poi che molto probabilmente nella stessa situazione Saren avrebbe fatto bombardare il palazzo senza indugio, condizionò le sue scelte: c'era troppo che avrebbero perso, a livello di intelligence, distruggendo anche quella nave.
" Ricevuto Normandy. Ce ne occuperemo alla vecchia maniera... Alenko? Situazione?"
"Banchina d'attracco conquistata signora. Nessun ferito."
"Ottimo lavoro squadra. Joker: portate giù la Normandy. Alenko vi aspetterà all'arrivo."
"Sissignora." rispose il tenente chiudendo il collegamento.
Solo allora Shepard lasciò che il casco della sua corazza si aprisse e lei potesse inspirare liberamente l'atmosfera del pianeta:
"Uh..." Feros era freddo: 10 °C di temperatura media e 1.1 G come gravità, ma ciò a cui fu più difficile abituarsi, fu la sua pressione atmosferica: cinque volte e mezza quella della Terra.
Shepard deglutì diverse volte tappandosi il naso, fino a non sentire più fastidio, sbadigliando alla fine per completare il tutto. Liara e Garrus fecero lo stesso, mentre Tali rimase a guardarli divertita: la sua tuta ambientale le permetteva di ignorare fastidi come quello. Poi, il comandante osservò il piano della torre: il pianeta non aveva alcun odore particolare, solo vecchie pietre e polvere...
Quando si rimise in marcia, la squadra la seguì senza che dovesse dare ordini.
 
***
 
Sedici coloni: era questo tutto ciò che restava dell'insediamento di Zhu's Hope: l'assalto dei Geth aveva lasciato solo sedici persone in tutto lo spazioporto, quindici umani e un Salarian, a fronte di una popolazione iniziale di duecento persone circa. I coloni si erano difesi meglio che avevano potuto, parcheggiando in mezzo allo spazioporto il mercantile su cui era arrivato anche il Salarian, per usarne le barriere cinetiche come scudo protettivo. Aveva funzionato discretamente bene contro gli assalti dal cielo, dato che lo spazioporto era dotato di torrette AA, ma i fanti Geth erano stati un avversario troppo forte per coloni stanchi, affamati, e costretti a difendersi da un avversario che non conosceva riposo o pietà.
"...Il mio nome è Fai Dan. E non sa quanto sia felice che abbiano finalmente mandato qualcuno."
Fai Dan non era un militare, eppure era stato lui ad organizzare i coloni perché potessero difendersi, sistemando barricate e facendo tutto il possibile per dare loro una speranza: ecco perché i pochi rimasti lo avevano indicato come capo a Shepard e la sua squadra. Era un uomo di altezza media, coi capelli neri tagliati cortissimi e con almeno venti anni più del comandante sulle spalle: carnagione pallida, un volto rotondo, ma dai lineamenti un po' spigolosi, che non si aprirono in un sorriso quando vide la squadra di Shepard tornare all'insediamento, e occhi castani. Parlava con una voce stanca e quieta, il che era comprensibile data la situazione:
"Siete un po' in ritardo non è vero?" chiese la donna al suo fianco.
Era l'immagine speculare di Fai Dan: giovane, scura di carnagione, con capelli neri portati in un caschetto cortissimo. Al contrario di Fai Dan e del resto dei coloni, era l'unica ad indossare una corazza da combattimento: niente di che in realtà, probabilmente si trattava una guardia di sicurezza della ExoGeni, forse l'ultima rimasta su tutto il pianeta.
"Arcelia!" la riprese Fai Dan a voce alta: "... mi dispiace, siamo tutti scossi dall'attacco. Lei è Arcelia Silva Martinez, l'unica fra noi che sappia usare un fucile d'assalto come si deve."
"Non c'è problema. Comandante Shepard, Spettro del Consiglio. Ho fatto... ho fatto solo il mio dovere.... E sono felice di vedere che qualcuno ancora combatte." rispose Hayat presentandosi.
Avrebbe dovuto fare di più.
La sua colpa e la sua incapacità le attanagliavano l'anima in quel momento:
"Apprezziamo molto il suo interesse, comandante. E i suoi sforzi per mantenere al sicuro la colonia..." al suo fianco, Arcelia scosse la testa:
"Potete averli fermati.. per un po', ma torneranno. Loro tornano sempre."
"Avete idea di cosa vogliano?"
"Nessuna." rispose Fai Dan: "Sono atterrati e hanno cominciato ad attaccarci: questo è tutto quello che sappiamo. Hanno stabilito la loro base principale alla vecchia struttura ExoGeni..."
"Sì, abbiamo visto." lo interruppe Garrus.
"...Allora saprete anche che troverete un armata di Geth ad aspettarvi." aggiunse Fai Dan.
"Ho visto almeno uno dei loro tank sulla strada... aspettatevi un duro scontro." aggiunse Arcelia.
"Non ci aspettavamo che fosse facile comunque, ma grazie dell'avviso."
"E con voi a combattere i Geth, forse riusciremo a riportare l'insediamento a livello operativo."
"Non volete evacuare? L'Alleanza può organizzare un trasporto completo in poche ore. E la nostra nave..."
"No." disse Fai Dan con certezza assoluta: "La colonia è la nostra casa: la vita qui è dura, anche senza gli... attuali problemi, ma è la nostra casa, e siamo pronti a difenderla fino all'ultimo respiro.... Non ci faremo cacciare da Feros."
Shepard guardò Garrus, e il Turian restituì lo sguardo perplesso: da quando dei civili rifiutavano un'evacuazione per combattere ancora?
"...Che vi serve per rimettere in funzione l'insediamento?"
"I Geth distrutti." rispose la donna.
"Arcelia ha ragione: sappiamo che ci sono ancora dei Geth nei tunnel sotto questo livello: abbiamo rilevato una specie di trasmettitore, prima che perdessimo la rete dei sensori... ma abbiamo anche problemi più immediati: cibo, acqua, energia. Le barriere cinetiche della Borealis sono l'unica cosa che ci ha tenuto al sicuro per ora, ma se dovessero cercare di bombardarci, non so quanto riusciremmo a resistere... dovrebbe parlare coi diretti interessati per saperne di più: Macha Doyle per l'acqua, David Reynold per il cibo e May O'Connell per i problemi energetici. Li troverà dall'altra parte dell'insediamento."
"Abbiamo provviste mediche a bordo della mia nave, e razioni che saremmo felici di condividere con voi."
"...Non vale la pena che vi priviate delle vostre scorte, comandante: se riusciamo a rendere di nuovo operativa la colonia, ce la caveremo senza problemi. Non vogliamo dipendere da voi, senza offesa."
Questo fece suonare un campanello d'allarme nella testa di Shepard e di Garrus: da quando dei civili, oltre ad un'evacuazione, rifiutavano anche cibo e medicine gratuite dopo aver visto morire il 90% dei loro conoscenti?
Forse Fai Dan vide qualcosa nella loro espressione, perché ordinò:
"Arcelia... perché non gli accompagni?"
La guardia alzò gli occhi al cielo, annoiata e indispettita, ma obbedì, facendo strada e assicurandosi che la seguissero.
"Alenko, qui Shepard, mi ricevete?" chiese nel frattempo il comandante attaccandosi alla radio.
"Forte e chiaro signora. La Normandy è atterrata, e i nostri presidiano la banchina. IFV pronti allo sbarco."
"Scaricate solo Castor per il momento: sembra che abbiamo qualche problema all'insediamento di Zhu's Hope."
"Ricevuto. Sappiamo cosa vogliano i Geth, comandante?"
"Non ancora tenente, ma lo scopriremo. Non lasceremo ai Geth un'altra colonia."
"Oorah, signora." rispose il tenente prima di chiudere la comunicazione.
"Tsk." disse Arcelia davanti a loro.
"Ho l'impressione di non piacerti molto..." commentò il comandante.
La donna ruotò su sé stessa squadrandola da capo a piedi:
"Come si sentirebbe dopo essere stata abbandonata da ogni organizzazione governativa? L'ufficio coloniale ci aveva promesso che saremmo stati al sicuro qui su Feros, ma a quanto pare non avevano tenuto da conto i Geth. Avrebbero dovuto mandare una flotta, invece ci ritroviamo con voi, e l'unica cosa che vi interessi sono i Geth. Dannazione!" imprecò Arcelia ricominciando a camminare: "...Sono un poliziotto in affitto, non un soldato: ero stata assunta per impedire che le pareti di Zhu's Hope fossero coperte di graffiti... voglio solo che finisca, prima che moriamo tutti."
A questo, Shepard non poté rispondere: data la delicatezza dell'incarico, e il fatto che la Normandy fosse l'unica nave in grado di raggiungere Feros in così poco tempo da quando la colonia aveva lanciato l'allarme, l'Alleanza aveva di fatto scaricato la responsabilità della ricognizione iniziale nel sistema di Theseus al primo Spettro Umano e alla sua squadra... ma dopotutto, era anche per missioni come quella che la fregata da guerra era stata assemblata.
Con l'onere dell'iniziativa sul campo, e date le condizioni in cui versava la colonia, Shepard non aveva avuto altra scelta che attaccare, per cercare di salvare Zhu's Hope e, forse, trovare altri superstiti.
Anche se la Normandy era arrivata nel sistema appena qualche ora dopo che l'Alleanza aveva formato il suo blocco navale attorno al portale di accesso all'ammasso però, ce ne sarebbero volute ancora diverse perché altre navi li raggiungessero su Feros: non esistevano ancora vascelli veloci quanto la Normandy.
Il tempo tuttavia, è una risorsa che in ogni battaglia è un lusso: in quel caso in particolare scarseggiava al punto da costringerli a continuare il loro l'attacco contro i Geth, o perire quando i robot si fossero riorganizzati.
Arcelia li condusse all'interno della Borealis, un altro mercantile di classe Kowloon, parcheggiato al centro di Zhu's Hope: era decisamente più grande di quelli che avevano visto fino a quel momento, dato che possedeva un numero di moduli davvero notevole. Un mercantile extra large, all'interno del quale i coloni avevano creato la loro infermeria da campo: Shepard si era aspettata un mattatoio, ma sorprendentemente, trovarono solo un ferito. Calantha Blake giaceva riversa in una branda, guardata a vista da suo marito, Hollis, che si era improvvisato medico quando il precedente era rimasto ucciso, come spiegò loro Arcelia. La donna sembrava soffrire molto: furono i suoi lamenti che attirarono Shepard, ma la donna non esibiva nessuna ferita visibile, o interna, come rivelò una scansione dell'omnitool del comandante.
"Cosa sta facendo?" chiese rabbiosamente Hollis.
"Ehi!" ripose Liara frapponendosi fra loro: "...Il comandante stava solo cercando di aiutare."
"Mia moglie non ha bisogno di aiuto. Ha bisogno di riposare. È sfinita dopo l'attacco!"
In quel momento, i gemiti di Calanta scemarono, cessando del tutto: la donna la osservò dal fondo di occhi verdi e molto stanchi, riuscendo però a parlare chiaramente:
"Salve straniera... sono felice di sapere che la Galassia non ci ha abbandonato." Hollis fu al suo capezzale in un attimo:
"Ceca di riposare tesoro..."
"Ma loro dovrebbero sapere... Aahh... Voglio dire... loro sono molto importanti. Sì. Così è meglio."
C'era qualcosa che non tornava nelle frasi di Calantha: più della semplice afasia di chi è sotto morfina. La sua voce era coerente, ma quello che le usciva dalla bocca non sembrava esserlo: quasi come se la sua chiarezza di pensiero fluttuasse. Era un po' troppo strano perché Shepard si sentisse a suo agio ascoltandola: non le sembrava che la donna avesse toccato una sonda Prothean... ma c'era molto vicina.
"C'è qualcosa che posso fare per aiutarla?" le chiese.
"No... devo solo riuscire a pensare... più chiaramente. Sono...questo dolore... è l'effetto di uno degli ultimi attacchi. Starò bene." concluse con forza e chiaramente, riprendendo però subito a stringere i denti per le fitte.
"Per favore... lasciatela riposare: ha bisogno di riposo. Ha solo bisogno di riposo." li pregò Hollis.
La guardia ExoGeni ritornò in quel momento, portando con sé un giovane uomo dalla pelle olivastra e tratti indiani:
"Tu sei quella che ha respinto l'ultimo attacco." disse, e non fu una domanda.
"Comandante..." cominciò Shepard.
"Shepard. Spettro del Consiglio." finì per lei: "Sono David Raynolds. Mi occupo delle razioni della colonia, beh, quel poco che ci è rimasto. Torneranno. I Geth intendo. E se non lo faranno, moriremo di fame molto presto."
"Possiamo fare qualcosa per aiutarvi? La mia nave è ben fornita..."
"No... non vogliamo dipendere da qualcun'altro. Dobbiamo... riuscire ad essere indipendenti." disse Raynolds, tenendosi la testa, come se gli fosse venuta una forte emicrania: o forse era semplice disperazione.
"...Siamo così a corto di provviste, che sono pronto a integrare nelle nostre razioni carne di Varren." annunciò con voce chiara.
Avrebbero davvero preferito Varren a razioni dell'esercito? Che stava succedendo?
"Ci sono Varren sul pianeta?" chiese invece Tali.
"Parecchi. Non sappiamo come ci siano arrivati, ma sono una manna dal cielo in questo caso. Anche se al momento è troppo pericoloso: l'Alfa del branco è enorme, e con un pessimo carattere. Probabilmente ha la rabbia. Incontrollabile. Con i Geth che ci attaccano, non posso fare niente, fino a quando l'Alfa non sarà stato ucciso." concluse Raynolds.
Aveva dimenticato la parte più importante:
"...Dove posso trovare questi Varren?"
"Di solito si aggirano tre livelli più sotto, ma è un brutto posto per andarci ora: abbiamo rilevato una specie di trasmettitore Geth, prima che perdessimo la rete dei sensori. Il lato positivo, è che attaccheranno qualunque cosa, anche quei dannati sintetici."
"Mmhh... farò quello che potrò... dovrei andare ora."
"A più tardi comandante." la salutò Raynolds, prima di dirigersi verso Hollis e Calanta.
"...Shepard?"
"Vi ricevo Alenko."
"Castor preparato e pronto: abbiamo trovato un montacarichi. Secondo le indicazioni, è possibile raggiungere la strada aerea da qui."
"Caricate Castor e chiudete: lo chiameremo noi all'uscita del montacarichi. Restate in attesa, squadra B. Sembra che avremo da fare: Alenko, raggiungici a Zhu's Hope."
"...Ricevuto."
Shepard poteva immaginare distintamente Williams e Wrex dall'altro capo del circuito radio. Soprattutto le loro espressioni in quel momento.
Arcelia li condusse di nuovo fuori dal trasporto, usando un altra uscita: si muoveva per la nave come se la conoscesse intimamente. Di nuovo fuori, Shepard e gli altri incrociarono il Salarian, indubbiamente arrivato con la nave: strano che fosse rimasto. Arcelia li portò di fronte ad un'altra donna, questa volta rugosa come una vecchia prugna, e più o meno dello stesso colore:
"Bel lavoro con quei Geth. Felice di vedere che siate arrivati: May O'Connel." si presentò, asciugandosi le mani sporche di grasso e scorie: "E questo qui..." aggiunse, indicando un grosso generatore a cielo aperto dietro di lei: "...È un pezzo di ferraglia inutile. Mi servono delle celle energetiche nuove per tenerlo in funzione."
In effetti, il generatore sembrava stare assieme con bestemmie e sputo: non era un bel vedere. Probabilmente era stato messo a punto con pezzi di scarto e fatto partire con molto amore e una chiave inglese di quelle grosse, usata come martello.
"Potremmo portare celle dalla Normandy?" chiese Shepard pensierosa.
O'Connel scosse la testa:
"È un vecchio generatore: la vostra nave ultramoderna usa sicuramente celle diverse. Nemmeno quelle della Borealis si adattano..."
"Garrus?" chiese il comandante.
"Ha ragione..." rispose il Turian, evitando però di fissare l'Umana: i suoi sensi di detective stavano scampanellando. C'era qualcosa che non andava nell'insediamento: avevano detto di aver perso la rete dei sensori... ma come facevano a sapere della Normandy allora?
"...Ma con un po' di fortuna potremmo riadattare la cella di uno degli IFV. Mezz'ora al massimo, se qualcuno mi darà una mano." sentenziò.
"È comunque il meglio che abbiamo: dubito che troveremo una cella funzionante dimenticata in giro."
"Lo apprezzo." disse o'Connel: "Ogni aiuto ci farà comodo."
L'ultima colona che incontrarono si trovava poco distante: Macha Doyle era... molto più occupata degli altri: non si voltò nemmeno per salutarli. La furia con cui si agitava sui controlli olografici del sistema della colonia era quasi pari ad un'ossessione.
"Mi dispiace, ma non posso fermarmi a parlare: devo occuparmi della nostra carenza d'acqua."
"...Posso fare qualcosa per aiutarvi?" ormai anche al comandante sembrava di recitare un ritornello.
"Il centro logistico è stato il primo a cadere in mano ai Geth: si trova qualche livello più sotto, probabilmente vicino a dove hanno installato il ripetitore che state cercando. Se trovate le valvole, vi basterà riattivarle per far arrivare di nuovo acqua: fino ad allora, la colonia è asciutta come un deserto."
"...Fino ad allora, saremmo felici di condividere le nostre provviste..." disse Shepard, offendo l'aiuto della Normandy per l'ennesima volta.
"Meglio di no. Dobbiamo riportare la colonia all'operatività, se vogliamo rimanere dopo l'attacco Geth. Dobbiamo restare. Questa è la nostra casa. Ammesso che voi riusciate a sconfiggerli."
"Faremo del nostro meglio..."
Fu in quel momento che Alenko li raggiunse, superando le barricate una volta che fu riconosciuto dai tre coloni di guardia.
Il cenno d'assenso che rivolse loro significò molto per il comandante: aveva sentito tutto.
"Arcelia: prima di occuparci dei vostri bisogni, vorrei incontrare il capitano della Borealis. Mi serve sapere in che condizioni è la nave." disse Shepard.
"Fai Dan può dirvi tutto quello che dovete sapere." rispose Arcelia con voce piatta.
"...Vorrei sentire il capitano della nave." ripeté il comandante.
L'agente di sicurezza rimase un momento a guardarli, pensando a chissà cosa.
"Arcelia?"
La donna scosse la testa, portandoti una mano alla tempia: era la seconda volta che vedeva un colono fare quello stesso movimento. Non un eco: proprio lo stesso dannato movimento.
"Da questa parte. Vi porterò da Hana Murakami." li invitò
Murakami si trovava a fianco della Borealis, anch'essa a lavorare febbrilmente attorno ad una console di comando della nave:
"Tu sei il comandante della nave che è appena atterrata." di nuovo, non fu una domanda.
"Tu sei il capitano della nave?" chiese Shepard con lo stesso tono.
"Non all'inizio: il capitano è morto in uno degli assalti Geth. Sono l'ultima rimasta dell'equipaggio... non dovremmo nemmeno essere qui. Il mercante Salarian ci aveva promesso una fortuna. Vorrei..." Murakami sospirò:" Suppongo che potrebbe andare peggio."
"La nave può decollare?"
"Ci sono troppi danni. Forse, se i Geth smettessero di attaccarci, potrei ripararla. Ma se non ci fossero Geth, potrei perfino rimanere."
"Che intendi?"
"Siamo arrivati poco tempo fa. Sembrava una colonia come tante altre all'inizio... ma poi... è differente ora."
"In che senso?"
"...È difficile da spiegare. Come..." Murakami si afferrò la testa, come se avesse avuto una fitta da emicrania: come arrivò, subito sparì: "Dovresti parlare con Fai Dan, è sulla colonia da più tempo di me. In ogni caso, almeno la nave ci è ancora utile per nasconderci dentro, se i Geth dovessero tornare."
Fino a quel momento, Murakami non aveva smesso di digitare sulla console di fronte a lei.
"Possiamo esserle utile per sistemare la sua nave..." iniziò Tali.
"No. No, posso fare da sola, grazie: queste diagnostiche di sistema non sono difficili. E Fai Dan vuole un rapporto su..." disse Murakami facendo un gesto vago: "...Ora scusate, ma devo tornare al lavoro."
"...Capisco."
Murakami li stava già ignorando.
"Arcelia: può darci un minuto? Vorrei organizzare la mia squadra per meglio aiutare la colonia."
La guardia non sembrò particolarmente contenta, ma alla fine assentì:
"Potete trovarmi con Fai Dan." disse alla fine.
Shepard, i tre alieni e il tenente si misero un po' in disparte, assicurandosi di essere lontani da occhi e orecchie indiscreti:
"Impressioni?"
"Vaghe... e tutte sbagliate." rispose Vakarian.
Il comandante annuì:
"Nessuno di questi coloni sembra stare combattendo i Geth da giorni, o per la prima volta."
"E ci hanno mentito almeno una volta." aggiunse Tali: "Murakami non stava controllando le diagnostiche della nave."
"Cosa stava facendo?"
"...Sembra quasi che stesse cercando di deviare... le risorse della nave verso una destinazione secondaria." disse Tali: "Ma non ha senso: hanno già le risorse contate. Perché deviarle in un altro luogo?"
"Altri superstiti?"
"A meno che non abbiano bisogno di una doccia non credo. Stava separando la riserva idrica della nave e indirizzandola da qualche parte. E in ogni caso, l'avrebbero detto, no?"
Shepard incrociò la braccia nella sua posa preferita, fermandosi a pensare: non ci volle molto.
"Alenko: prepara un paio di squadre di marine per rinforzare la colonia, si coordineranno con Fai Dan. Poi prendi Wrex e Williams: voglio che facciate saltare il disturbatore Geth che i coloni dicono di aver rilevato, e riattiviate le condutture per l'acqua dall'edificio logistico: fate attenzione, potreste incontrare Varren, oltre che Geth. "
"Sissignora."
"Garrus: va con lui e recupera una cella energetica per O'Connell. Mentre andate, cercate di riattivare la rete dei sensori della colonia, o almeno di capirci qualcosa. Credo che ci riserverà qualche sorpresa..."
"E lei signora?" chiese retoricamente Alenko.
"Io, Liara e Tali ci dirigeremo verso la base della ExoGeni."
Non una soluzione ideale, e Shepard lo sapeva: una squadra ridotta nella tana del nemico... ma quali altre scelte avevano? Avevano conquistato l'iniziativa, ma sarebbe stato pericoloso lasciare ai Geth il tempo di riorganizzarsi per attaccare la colonia. Lo sguardo che passò tra il Turian e il tenente fece capire che l'idea non gli piaceva nemmeno un po':
"Signora... dopo quanto sono autorizzato a montare un salvataggio?"
"Quando sentirete i Geth chiedere aiuto, Alenko." rispose Tali sorprendendoli tutti.
L'espressione di Garrus fu impagabile.
"Oorah, Zorah." commentò compiaciuta il comandante.
 
***
 
"...Sono sempre quelli da cui non ti aspetti." sbottò alla fine Kaidan.
"Già... Mi ha lasciato davvero senza parole."
I due si stavano facendo strada verso la Normandy: la loro era un'andatura prudente, rapida, ma non affrettata. Meglio non rischiare di cadere in un'imboscata dei Geth...
"Che pretendevi Garrus? Che restasse l'innocente Quarian che abbiamo accolto a bordo assieme a te?" chiese il tenente sporgendosi oltre un angolo.
"Immagino... che abbia avuto effetto anche su di me?"
"Sì, ma non tanto quanto pensi."
"In che senso tenente?" chiese Garrus.
Lui e Kaidan... non erano esattamente amici. Compagni? Sì. Entrambi avevano capito abbastanza l'uno dell'altro da rispettarsi a vicenda, ma non abbastanza da volere colmare la distanza che li separava. Quella era in effetti, la loro prima vera chiacchierata che non interessasse i loro ruoli sulla Normandy.
"...Sei ancora una testa calda." ammise infine il tenente: "Il che è strano per un cecchino, in fondo. Credevo che i tipi come voi fossero tutti seri e riservati."
"Eh! Mio padre è un tipo così: è stato lui ad insegnarmi a sparare in effetti. Diciamo che... mi ha insegnato bene. Ma ho fatto il possibile per non acquisire anche il suo carattere." rispose Garrus, mentre il ricordo di un fucile troppo grande e pesante per le sue mani si affacciò alla mente del Turian.
"...È andata così anche per me, più o meno."
"Anche suo padre le ha insegnato a sparare?"
"Nah... anche mio padre era uno vecchio stronzo." rispose Alenko.
Dopo tutto, era stato il suo vecchio a mandarlo al BAaT, ed era stato proprio per non stare con lui che si era arruolato pochi mesi dopo esserne tornato: il giorno del suo 18° compleanno, per l'esattezza e Alenko l'aveva fatto senza rimpianti. Suo padre aveva preteso l'impossibile da lui quando era tornato, insistendo perché si lasciasse il BAaT alle spalle dopo il casino che era stato: certe cose però, non sono fatte per essere semplicemente dimenticate...
Turian e Umano non dissero più nulla, scivolando in un confortevole silenzio mentre percorrevano le scalinate che portavano alla banchina della Normandy.
"Tenente..." lo fermò ad un certo punto Garrus.
"Che c'è?"
"...Credo di aver trovato la rete di sensori di cui parlavano alla colonia." rispose il Turian, indicando uno strano oggetto che pendeva da un angolo tra le pareti e il soffitto.
"Che diavolo è?" Sembrava una specie di scatola con tre antenne.
"Di sicuro non è Turian..."
"E nemmeno Umano se è per questo. Sei sicuro che sia un sensore?"
Garrus lo scannerizzò col suo omnitool:
"È Prothean... e non funziona da almeno una settimana."
"...Quindi i coloni ci hanno raccontato un mucchio di balle?"
"Sembra che sia così... tenente: e se fossero in combutta con Saren? Non c'erano cadaveri a Zhu's Hope in fondo: due giorni di combattimento contro i Geth, e nemmeno un morto?"
"In effetti è impossibile." concesse Alenko: "...E adesso pare che Saren non abbia più bisogno di loro. Strano."
"Strano che uno Spettro rinnegato decida di liberarsi di risorse di cui non ha più bisogno?"
"Strano che sia un Turian a farlo: me lo sarei aspettato da un essere Umano." rispose Alenko prima di attaccarsi alla radio per informare il comandante.
Shepard si trovava in quel momento in un vecchio ascensore, l'unico modo a quanto pareva, di ricongiungersi col montacarichi che avrebbe portato Castor a livello della sopraelevata. I Prothean costruivano con criteri ben strani: probabilmente aveva avuto senso ai tempi in cui avevano occupato il pianeta e il passare dei secoli aveva cancellato alcune strade... quello, oppure c'era un gap culturale nel modo di costruire i loro edifici: perché altrimenti rendere così difficile accedere ad una strada scoperta?
Alenko spiegò brevemente a Shepard cosa Garrus avesse scoperto:
"...Ricevuto tenente. Per il momento procedete come da programma: se anche quelli di Zhu's Hope hanno collaborato con Saren, è abbastanza ovvio che ora li voglia morti. Assicuratevi di eliminare ogni resistenza Geth nell'arcologia, ma dica alle squadre di essere pronte a tutto. In caso di problemi, ritiratevi alla Normandy. Non voglio che prendano ostaggi o che finisca in un conflitto a fuoco senza essere sicuri di quello che è successo qui."
"Sissignora."                                                                                                                                                                                                                               
"...Speriamo almeno che al palazzo della ExoGeni ci siano ancora delle risposte da trovare. Shepard chiude." Dannazione: perfino il comandante appariva incerta.
Alenko ebbe un pessimo presentimento, e guardando Garrus, scoprì che anche il Turian lo condivideva.
Tornarono alla Normandy di corsa, e il tenente si affrettò ad organizzare due squadre, con i quattro marine di sicurezza affiancati da Stroud, Waaberi e Lowe: con Garrus responsabile della seconda squadra, difficilmente avrebbero avuto problemi a far ripartire il generatore, mentre lui, Williams e Wrex si sarebbero avventurati a dar la caccia a Geth e Varren nei livelli inferiori. Se c'era una cosa che anche il Turian avesse, come tutti a bordo della nave in fondo, quella era l'efficienza: non occorse a Garrus nemmeno un minuto per salire a bordo, prendere la cella energetica che gli serviva e prepararsi a tornare a Zhu's Hope; questo mentre Alenko spiegava la situazione agli altri.
Occhiate sospettose furono scambiate tra gli Umani quando il tenente ebbe finito, ma nessuno anche solo pensò di restare a bordo o perfino obbiettare: anche perché sarebbero stati il tenente e Williams a dover svolgere l'incarico più pericoloso...
Difficile pensare che avventurarsi in un vecchio palazzo Prothean infestato da Geth e Varren potesse essere considerato un problema per Wrex: probabilmente, il Krogan si sarebbe lamentato che non c'erano Divoratori.
 
***
 
Sorprendentemente, Wrex non si lamentò nemmeno una volta mentre apriva la strada ai due Umani: difficile dire cosa passasse per la testa al mercenario, o forse il tenente non aveva abbastanza fantasia.
Erano scesi di tre livelli senza incontrare ancora nessuno, in silenzio e con cautela, ma rapidamente: pareva però che i coloni avessero ragione. C'erano di sicuro Geth sotto di loro: lo testimoniavano le loro radio e i sensori delle loro corazze, che stavano impazzendo a causa dei disturbi elettronici. Erano riusciti a trasmettere solo brevi messaggi sulla situazione durante la loro discesa, questo prima di perdere definitivamente il contatto.
La luce che illuminava i loro passi era per metà ambientale, proveniente dalle spaccature nelle pareti esterne dell'arcologia, e in parte artificiale, creando uno strano chiaroscuro che illuminava un vasto e ben strano ambiente.
Quelle che Wrex aveva battezzato le "budella di Feros" erano un luogo bizzarro, che però non ispirava terrore o meraviglia, poiché era troppo vecchio perfino per suggerire strane idee: un susseguirsi di ampi scorci aperti e di strettoie, di cui la superficie di ogni livello doveva essere di un paio di chilometri quadrati. Ai tempi dei Prothean, Feros aveva dovuto essere un pianeta incredibilmente attivo, vitale, popolato...
I millenni non erano stati buoni con lui: non rimaneva altro che polvere, e sale dimenticate...
"Mi fa uno strano effetto questo posto, tenente." sussurrò Williams.
"Strano come?" chiese Wrex incuriosito: il Krogan rispettava l'istinto viscerale del capo artigliere.
"...È strano pensare che in questi edifici i Prothean governavano un impero interstellare mentre noi come specie dovevamo ancora decidere se l'agricoltura facesse al caso nostro."
"Guarda la mia opera, mortale, e dispera?"
Williams scosse la testa:
"È tutto... troppo vecchio perché sia rimasto qualcosa da ammirare. Qui, solo il deserto prospera."
Wrex si arrestò di botto, voltandosi a guardarla con la sua brutta faccia scagliosa e piena di cicatrici:
"Mi piace... solo il deserto prospera..." ripeté con la stessa intonazione della marine: "Potrebbe essere l'epitaffio di Tuchanka."
"Assomiglia a Feros?"
Wrex fece dondolare la testa:
"Molto più caldo, molto più radioattivo. Meno polvere... ma le rovine... le rovine sono quasi le stesse, anche se non così vecchie. E quindi ce ne sono di più. Nel tempo, forse, diventerà simile a questo posto."
"Deprimente, come pensiero."
Wrex scrollò le spalle:
"Se non siamo riusciti a risollevare il pianeta in poco meno di tremila anni, difficile che le cose possano cambiare, ormai..."
"Sento odore di stronzata, Wrex... sembri esserne molto sicuro, per qualcuno che si diverte così tanto a fare il mercenario." affermò Alenko.
"E secondo te, Umano, come mai sono stato costretto a fare il mercenario? Niente come provare a cambiare le cose, per farsi dei nemici."
"...E niente come rinunciare, per lasciarli vincere." ribatté Alenko con la sua solita voce quieta.
"Mhh..."
"...E con le nostre armi comunque? Chi sarebbe così stupido da dirti di no?" rincarò Williams.
"Wha ah ah... in effetti sono argomenti persuasivi." rispose Wrex, di nuovo di buon umore: fu in quel momento che arrivarono i Varren.
Fu strano e spaventoso allo stesso tempo: il branco li superò, cercando di fare presa con gli artigli sulla pietra dell'arcologia. Corsero via ignorandoli, infilandosi in mezzo a loro senza fermarsi, con occhi pieni di terrore.
Bastarono pochi secondi, e poi Kaidan, Ashley e Wrex furono di nuovo soli.
"...Che diavolo?" chiese infine Alenko a bassa voce.
"...L'Alfa del branco deve essere morto." spiegò Wrex.
"Percepisco un ma..."
"C'è solo una cosa da cui un branco di Varren fugga così dopo che hanno ucciso l'Alfa..."
"Ovvero?"
"Un branco di Krogan." rispose il mercenario, cercando di ignorare il cenno d'assenso tra i due Umani alle sue spalle: si trovassero una stanza al più presto. Wrex era vecchio, ma non ancora senile.
Williams prese il suo fucile di precisione, lasciando Alenko con quello d'assalto e Wrex con il suo amato shotgun ad aprire la strada: contro dei Krogan, il potere di penetrazione di un fucile da cecchino avrebbe fatto la differenza se fosse riuscita a piazzare subito un colpo alla testa.
 
Forse Wrex aveva esagerato quando aveva detto "branco": mezza dozzina di Krogan difficilmente si qualificava come tale.
Fu Williams ad individuarli, attraverso una feritoia nelle scale, almeno un livello più in basso, e tra loro, una folla di Geth: assai più di quelli che avevano incontrato sulla banchina. L'Umana contò cecchini, fanti, artiglieri e perfino un'unità Distruttore, a circondare una torre da cui proveniva probabilmente la fonte dei disturbi.
"Niente è mai facile." sibilò il tenente.
"Dove starebbe il divertimento altrimenti?" replicò Wrex.
"...Sembra ci sia solo un modo di accedere alla torre: giù per queste scale e attraverso quella strettoia." commentò Williams a voce bassa.
"Il che vuol dire che ci troveremo alle loro Termopili... Wrex: io e te scenderemo per fare tappo. Williams, riesci a controllarli da qui?"
"Solo se non si avvicinano troppo: perdo visuale se superano la strettoia."
"Capito... Wrex: dovremo prendere posizione senza farci scoprire. Credi di riuscirci?"
"...Mi piace fare cose nuove ogni tanto." Urdnot Wrex: sapeva trasmettere certezze.
"Williams: prioritizza..."
"...Quelli più grossi. Lo so signore: sarò anche solo un capo artigliere, ma con questo fucile non avrò problemi."
"Dacci solo il tempo di prendere posizione e di aprire le danze: poi potrai divertirti a tuo piacimento."
Senza la radio, avrebbero potuto contare solo sull'intesa che avevano raggiunto in quelle settimane di combattimenti: ormai però, non ne erano poi così preoccupati.
Wrex e Alenko si mossero, cercando di fare meno rumore possibile: l'unica cosa a tradirli era in effetti il passo pesante di Wrex, ma d'altro canto, i Krogan non potevano avanzare in punta di piedi. Erano in verità fisiologicamente incapaci di farlo: le quattro dita tozze che avevano in fondo ai piedi non potevano sostenere il loro peso da sole.
Ci misero alcuni minuti per prendere posizione e, di nuovo, fu Williams ad accorgersi che li avevano visti: fu come un onda che si propagò attraverso i Geth, un ruotare di tutte quelle dannate teste a torcia verso un unico punto.
Nonostante gli ordini, aprì il fuoco: il Distruttore morì col secondo colpo, mentre ruotava l'occhio verso di lei, in un centro perfetto. Poi arrivarono le granate di Alenko e le raffiche di Wrex a distrarre il resto.
Per loro fortuna, i Krogan mercenari che combattevano per Saren non erano biotici; per loro sfortuna però, i Geth avevano droni: attraverso il mirino, Williams li vide sciamare fuori dalla torre, ma non perse tempo a cercare di abbatterli. Si muovevano in modo troppo erratico perché potesse anche solo pensare di centrarli da quella distanza: meglio lasciarli ai fucili d'assalto del resto della squadra. Inoltre, lei aveva già i suoi bersagli: Williams mirò alla testa dei Krogan, perché sapeva che se li avesse colpiti in altri punti, non sarebbe stato mortale, anche con munizioni HESH. Come Wrex aveva spesso dimostrato, i nativi di Tuchanka erano tenaci, ma macchie arancioni si aprirono comunque dove Williams mirava, e Krogan appena più piccoli di Wrex andarono giù rapidamente, senza che cercassero un riparo: forse i Geth sapevano di lei in quel momento, ma non i Krogan.
A quanto pareva, le forze di Saren non comunicavano tra loro...
Furono ancora una volta solo i poteri biotici che permisero loro di vincere quello scontro: quando i Geth tentarono una sortita, ignorando le granate, Alenko e Wrex li rispedirono indietro, in un unico mucchio di carne e metallo.
Campi di distorsione, granate ed esplosioni biotiche, lasciarono a Williams pochi bersagli da smaltire: in particolare, un cecchino che la prese di mira, e da cui solo le barriere cinetiche della sua corazza la salvarono, e un ultimo, patetico fante Geth a cui la marine prese la testa. Attraverso il suo mirino, Ashley vide Alenko segnalare finalmente il via libera e li raggiunse di corsa.
Avevano fatto un macello: a quanto pare il liquido refrigerante Geth, o qualunque cosa fosse quel fluido che gli scorreva nei tubi che serpeggiavano al loro interno, non andava molto d'accordo con il sangue Krogan. Si era levato un tale fetore in effetti, che loro tre si chiusero dentro le loro corazze con gioia, sigillando il casco:
"Bella mira." disse Wrex quando li raggiunse: "...Un po' più codardo di quanto sia abituato, ma i risultati parlano da soli."
"Muoviamoci." ordinò Alenko: "...Voglio far saltare il loro trasmettitore in fretta, prima che arrivino dei rinforzi dal livello."
"Non arriveranno." rispose placido Wrex, sistemandosi il fucile sulla schiena e rimanendo a mani libere: "Se avessero avuto altri soldati, avrebbero già tentato di riprendere la banchina del porto." Alenko non commentò, ma si diresse all'interno della torre rapidamente, seguito dagli altri.
Trovarono quello che sembrava un centro di comando avanzato: i Krogan avevano perfino sistemato qualche branda. Il trasmettitore Geth invece, era sull'altro lato della torre, quasi all'ultimo piano, ma non si limitarono a disattivarlo: lo fecero proprio saltare. Meglio non rischiare coi Geth. Quindi si dedicarono alla razzia dei resti: anche se Alenko non si considerava all'altezza di Tali per quanto riguardava il recupero di dati e informazioni da archivi Geth, riuscì comunque a trovare qualcosa: le planimetrie precise di quel livello, per l'esattezza, compreso dove trovare l'edificio logistico da cui avrebbero potuto far arrivare di nuovo acqua alla colonia, ormai qualche livello sopra di loro.
A quanto pareva, Zhu's Hope usava gli acquedotti Prothean di Feros, compresi gli impianti di depurazione, ancora funzionanti nonostante il tempo trascorso:
"Vakarian, qui Alenko."
"...Qui Garrus tenente, l'ascolto."
"Abbiamo eliminato il trasmettitore Geth: Wrex è convinto che possano arrivare solo dal palazzo ExoGeni ora. Ci stiamo muovendo per raggiungere l'edificio logistico e riattivare le condutture dell'acqua. Situazione a Zhu's Hope?"
"...Per usare un'espressione Umana, il generatore fa le fusa come un gattino. Nessuna idea di cosa sia un gattino, ma Stroud dice che avreste capito."
"Ricevuto. Notizie del comandante?"
"Solo che hanno fatto conoscenza coi locali: un trasporto truppe Geth è rientrato nell'atmosfera, sganciando un paio di comitati d'accoglienza non appena si sono messe in viaggio, per poi lasciare di nuovo Feros. Dovrebbero essere a metà strada ora: abbiamo perso i contatti per via delle interferenze dal palazzo ExoGeni."
"Fino a quando non arriveranno Geth dalla sopraelevata, non mi preoccuperei. Alenko chiude."
 
***
 
Non era stato facile conquistare la sopraelevata per Castor: la vecchia strada Prothean era una semplice due corsie, con le carreggiate sfalsate su due livelli unite da un piano inclinato. In quelle condizioni, i Geth non avevano potuto costruire un vero e proprio posto di blocco, ma per Castor era stato ugualmente impossibile schivare tutti i loro colpi, specie perché da un lato il guardrail mancava completamente, offrendo un terribile primo piano sul precipizio nebuloso sotto di loro. Per di più, i Geth erano stati assai risoluti nel tentare di fermarle, in entrambe le occasioni: due Armature e tre Juggernaut per ognuno dei loro incontri, un dispiegamento di forze davvero notevole, che aveva preoccupato perfino il comandante in quegli spazi ristretti. Specie perché i Juggernaut, rossi giganti di metallo di tre metri, avevano riempito di razzi Castor, mentre Shepard si era affannata a tenerli al sicuro dai cannoni ad impulso delle Armature, mentre con Tali alle armi, la Quarian non aveva potuto usare anche le sue capacità tecnologiche per combattere i Geth.
Nonostante questo, avevano superato il primo tratto di sopraelevata, cavandosela in qualche modo: la strada per raggiungere la ExoGeni era divisa in due da un edificio usato allo stesso tempo come pilone portante e stazione intermedia, un luogo ideale dove fare sosta, dato che gli scudi di Castor erano prosciugati, e avevano perso quasi del tutto la ruota anteriore destra. Raggiunta la stazione intermedia, al sicuro da altri trasporti truppe Geth, si sarebbero fermati a dare un occhiata:
"Rilevo altre trasmissioni disturbate, Shepard." disse Liara al suo fianco.
A mano a mano che si avvicinavano alla stazione, la possibilità che ci fossero altri superstiti si era fatta sempre più concreta: frasi mozze intercettate, ma di sicuro pronunciate da degli Umani.
"Speriamo che sappiamo dirci qualcosa di più su quello che è successo sul pianeta." aggiunse Tali: "...La mia gente sa cosa voglia dire combattere i Geth per la propria casa: sono spietati, e inarrestabili."
Fu solo quando raggiunsero le saracinesche della stazione, che riuscirono a dare un senso alle trasmissioni radio: dovevano essere così vicini ormai, che i Geth non riuscivano più a disturbare le loro comunicazioni.
"Vedo... qualcosa... una specie di veicolo. Non sembrano Geth." disse una prima voce femminile.
"Via dalla radio Juliana!" aggiunse una seconda, maschile e severa: "Chi diavolo siete?"
Non la calda accoglienza riservata ai salvatori, ma Shepard non fece commenti in proposito: niente di quello che avevano visto su Feros era come se lo erano aspettato. Non c'era la disperata urgenza che aveva provato su Eden Prime, né i Geth apparivano implacabili allo stesso modo... o forse, erano loro ad averci fatto il callo. Oppure ancora, era l'assenza dell'ammiraglia di Saren a rendere i Geth così poco coordinati: da quello che aveva visto, qualunque cosa lo Spettro rinnegato volesse dal pianeta se lo era già preso. Erano arrivati mentre i Geth stavano finendo di ripulire Feros, tuttavia, non sembrava avessero fretta: difficile dire il perché.
"Comandante Shepard. Sono qui per risolvere il vostro problema coi Geth." disse nella radio.
"Visto? Ti preoccupi troppo... E tu ti fidi troppo facilmente delle persone, Juliana..." Le saracinesche che si aprirono furono il loro l'invito a entrare.
La stazione intermedia era in pessime condizioni: metà della strada era ingombra di macerie, e Shepard dovette condurre Castor in una lenta gimcana, prima di individuare il gruppo dei superstiti. Si erano rintanati nel livello inferiore dell'edificio, un buon luogo per difendersi, dato che aveva un solo accesso, pesantemente rinforzato: perfino per Castor sarebbe stato impossibile forzare l'ingresso.
Solo Shepard e Liara si diressero al rifugio, mentre Tali sarebbe rimasta indietro ad occuparsi della ruota del Mako: avrebbe ascoltato naturalmente, ma rimettere in sesto il loro mezzo aveva la priorità.
"Non fate un passo di più." ordinò una delle sentinelle, al che la voce femminile che li aveva accolti via radio tornò a farsi sentire.
"Abbassate le armi avanti: dovreste essere contenti di vedere un altro volto amico."
"Non dai ordini qui, Juliana." rispose la voce maschile e severa, tuttavia, le sentinelle abbassarono comunque le armi, spostando le barricate per farli passare.
Li accolsero quasi una ventina di esseri Umani, metà dei quali erano vestiti con camici da laboratorio, l'altra metà con corazze complete e fucili: probabilmente erano gli ultimi superstiti della ExoGeni su Feros.
"Grazie al cielo! Credevo fossimo gli ultimi rimasti." affermò la proprietaria della voce femminile alla radio: una scienziata di mezza età, con alcune rughe d'espressione su un volto materno e coronato da corti capelli neri: "...Juliana Baynham, lavoravo alla ExoGeni prima dell'attacco." disse presentandosi: indossava un frusto camice da laboratorio, non troppo dissimile da quello che Liara aveva avuto su di sé quando si erano incontrate la prima volta, con l'unica differenza che quello di Juliana era viola chiaro e beige, invece che verde.
Shepard non le offrì la mano: difficilmente la situazioni si prestava a presentazioni ufficiali, ma tutto sommato, fece una buona impressione al comandante. Juliana sembrava avere una buona testa sulle spalle, e di sicuro le trasmetteva un'impressione più positiva di tutti i coloni dello spazioporto messi assieme.
"Non lo siete: Fai Dan e qualche superstite sono trincerati a Zhu's Hope." rispose il comandante.
"Avevi detto che erano morti!" sbraitò Juliana, rivolgendosi all'uomo al suo fianco.
"Ho detto che... probabilmente erano morti." ribatté, e Shepard riconobbe il proprietario della voce severa.
Un uomo di mezza età, con una pelata incipiente, tratti sino-americani su di un volto lievemente da faina, che non degnava nessuno del suo sguardo.
"Stanno resistendo, nonostante tutto ciò che i Geth hanno fatto loro." aggiunse Liara con la sua voce più gentile.
"So perfettamente cosa intende: quei dannati sintetici sono inarrestabili..." affermò Juliana, poi, accorgendosi che l'uomo non aveva intenzione di degnarsi di presentarsi da solo, aggiunse: "...Il tipo scontroso al mio fianco è Ethan Jeong: è il dirigente di più alto livello rimasto." disse scuotendo la testa.
"Avete idea di cosa vogliano i Geth?"
"Pff... sapevo che non avevate intenzioni di salvarci. Geth: scommetto che è l'unica cosa che vi importi. Per fortuna la compagnia avrà già inviato dei rinforzi: dobbiamo solo aspettarli e..."
"Ignoratelo." disse Juliana, interrompendo le sue farneticazioni: "...So solo che i Geth si sono asserragliati nell'edificio principale della ExoGeni... fino ad ora non abbiamo trovato nulla di valore sul pianeta, come la ExoGeni non manca di ricordarci." concluse la scienziata, con un'occhiata eloquente verso Jeong.
"Dobbiamo recuperare i nostri investimenti... Niente di personale, Juliana." ribatté il dirigente della ExoGeni.
"...Comunque è terribile vedere quello che abbiamo costruito in questo posto, venire distrutto dopo tutto il duro lavoro di questi ultimi cinque anni... e pensare che volevamo fare la differenza quando siamo venuti qui."
"L'importante comunque è che siate ancora vivi. Andrò a chiedere di persona ai Geth cosa ci facciano qui e..."
"Quegli edifici sono di proprietà della ExoGeni: preoccupatevi dei Geth, e niente altro..." interloquì Jeong, più preoccupato probabilmente che il suo ufficio venisse danneggiato, piuttosto che della sicurezza dei civili.
Shepard ne aveva avuto abbastanza, ma non fu lei a parlare:
"Stia zitto." lo rimbeccò Liara, stufa di lui.
Fu così inaspettata, che nemmeno il dirigente ebbe il coraggio di ribattere: o forse lo stupì l'essere rimproverato dal membro di una specie nota per la propria diplomazia, e dopo Tali, quella fu la seconda sorpresa positiva della giornata.
"...Il comandante ha già ordinato di fornire tutto il supporto possibile a Zhu's Hope e..."
"Potreste riunirvi a loro. È sicuro, ormai." aggiunse Shepard rivolta a Juliana, interrompendo Liara prima che dicesse qualcosa di cui potessero tutti pentirsi: forse Baynham era la voce della ragione tra gli scienziati, ma le sentinelle e il personale di sicurezza seguiva Jeong.
"Quando i Geth ci hanno attaccato, ci siamo separati: la maggior parte di noi era alla sede della ExoGeni. Prima che arrivaste, credevamo di essere gli ultimi superstiti. Se ci sono altri... potremmo raggiungerli."
L'idea non sembrò piacere affatto al dirigente:
"No no no! Non abbiamo alcun veicolo e la sopraelevata non offre abbastanza protezione: non è sicuro."
Obiezioni valide, ma perfino Liara si accorse che non era per quello che Jeong voleva restare nella stazione intermedia. Aveva paura di perdere la sua posizione di leader se si fosse unito ai coloni di Fai Dan?
"Come l'edificio in cui siamo adesso Jeong?" obbiettò invece Juliana.
"La nostra opzione migliore rimane quella di nasconderci qui e aspettare l'arrivo delle forze ExoGeni. Arriveranno... eventualmente."
Aspettare e sperare... quei superstiti meritavano una speranza migliore, e più concreta:
"L'Alleanza ha già mobilitato alcune navi: dovrebbero arrivare su Feros nel giro di qualche ora, un giorno al massimo. Noi siamo l'avanguardia."
"Feros non è nei territori dell'Alleanza..." obbiettò subito Jeong: "...E questa è una colonia della ExoGeni."
"Dica ai Geth quanto gli importi!" ribatté Shepard, a voce alta questa volta: quell'uomo era un cretino.
"E noi non siamo una colonia della ExoGeni." aggiunse Juliana: "...La società ci finanzia, ma non siamo un vostro prodotto."
Jeong alzò le mani al cielo e scosse la testa:
"Senza la ExoGeni non avreste potuto nemmeno aprire uno spazioporto..."
"Bah...il fatto che non siate stati capaci di trovare un manufatto Prothean col quale arricchirvi difficilmente è colpa nostra, Jeong. La nostra colonia si è sempre attenuta al contratto..."
"QUESTO NON CI AIUTA, ORA!" ruggì Shepard e Baynham e Jeong sembrarono sgonfiarsi.
"No. È vero." ammise Juliana imbarazzata: "...Comandante, posso avere un momento del suo tempo, prima che si diriga al palazzo ExoGeni?" le chiese, facendo un cenno.
Shepard e Liara seguirono la scienziata in un angolo, vicino ad un capannello di altri uomini e donne in camicie:
"Gavin?" chiamò Juliana, e un uomo dai capelli biondo-sabbia si staccò dal gruppo: "Comandante Shepard, Gavin Hossle. Gavin, questa è..."
"So chi è." l'uomo parlava lentamente, con la voce impastata di stanchezza: "Che posso fare per te, Juliana?"
"Stanno andando al palazzo ExoGeni: hai ancora la mappa?"
Gavin si esibì in un sorriso furbesco:
"Quella che non dovrei avere? Ci puoi scommettere." disse, avvicinandosi ad un terminale e avviandolo.
"...Gavin Hossle è un freelancer per la ExoGeni, ma ha il cervello e il cuore nel posto giusto."
"Mi sono unito alla società solo perché volevo vedere la frontiera. Spirito di avventura... non avrei mai creduto di finire in un attacco Geth." spiegò Hossle scuotendo la testa: "Jeong è troppo stupido e testardo per darvi aiuto: non vi avrebbe dato nemmeno la mappa della struttura."
"Gli uffici ExoGeni?"
"E i livelli inferiori: vi saranno utili. Ve li sto dando anche perché spero possiate aiutarmi." spiegò la scienziata.
"Che intende?" Shepard sperò che la buona prima impressione di Baynham non andasse sprecata così.
"Mia figlia, Lizbeth... ci siamo separate al momento dell'attacco. Jeong è sicuro che sia morta, ma..."
"Con quello che Jeong sa non si potrebbe nemmeno riempire un bicchiere." aggiunse Hossle, lavorando sul suo terminale.
"...È stata Lizbeth a compilare queste mappe: l'azienda l'ha retrocessa in prova poche settimane fa, e da allora non aveva molto da fare al quartiere generale ExoGeni. Io sento che è ancora viva, e probabilmente si è nascosta nei livelli inferiori..."
"Se è ancora viva, la troverò." promise il comandante: Shepard non faceva promesse alla leggera, ma questa avrebbe cercato di mantenerla.
"Grazie."
"E se vi trovate in zona... vorrei chiedere un favore anch'io." aggiunse Hossle, trasferendo la mappa del HQ ExoGeni all'omnitool di Shepard: "Niente di pericoloso, vi assicuro. E sono pronto a pagare."
"L'ascolto."
"Bene... andare a cercare dati nella ExoGeni è un po' troppo rischioso per me."
"Aveva detto che non sarebbe stato pericoloso..."
"Non per voi."
"...Sembra che sia un'opinione condivisa su di te, Shepard: probabilità suicide per gli altri, una passeggiata per l'equipaggio della Normandy." interloquì Liara con ironia.
"...Deve essere il mio sorriso smagliante." rispose a sua volta lo Spettro.
Hossle sorrise a sua volta:
"L'unica cosa che dovete fare è trovare i dati nella mia console alla ExoGeni e copiarli, cancellando l'originale. Niente di illegale, solo i prototipi a cui stavo lavorando. Sono un freelancer dopotutto, ma visto come la ExoGeni tratta i suoi impiegati, forse ho sbagliato a farmi assumere." spiegò Hossle, abbracciando Juliana e il resto degli scienziati con uno sguardo.
In effetti, sembrava che le politiche aziendali della società le dettasse Saren in persona, dato il precedente di Trebin:
"...Niente promesse, ma darò uno sguardo attorno."
"Grazie: ho segnato la posizione della mia console di lavoro sulla mappa che vi ho passato. Quei prototipi potrebbero permettermi di cominciare da un'altra parte."
Hossle sembrava solo volere staccarsi dalla ExoGeni, ma per ogni evenienza, Shepard avrebbe dato uno sguardo a cosa stesse lavorando prima di decidere il da farsi...
 
"Garrus, qui Alenko." disse Alenko.
"La ricevo forte e chiaro, tenente."
"Abbiamo raggiunto l'edificio logistico e abbiamo reindirizzato il flusso d'acqua: dovreste riaverla tra poco."
"Perché non sembra una buona notizia?"
"Ascolta solamente Garrus: sto aprendo un canale parallelo con la Normandy."
"Qui Normandy. Vi riceviamo, squadra da sbarco."
"Abbiamo trovato un altro membro della colonia, Ian Newstead. Si era nascosto qui per sfuggire da qualcosa, o qualcuno, a Zhu's Hope. Non è molto coerente ed è difficile capire qualcosa... anche perché quando inizia a dirci cosa sa, o spiegare cosa ha visto, ha delle crisi improvvise che lo interrompono: fitte di dolore, tremiti. Si è perfino preso a pugni da solo fino a spaccarsi il naso quando stava per dire un nome."
"Che accidenti...?"
"...Mai visto niente del genere. Abbiamo dovuto anestetizzarlo per farlo smettere: sembra più un'inibizione psicologica che qualche tipo di sostanza... Non lo so. È cosciente di qualcosa che interferisce con la sua personalità, qualcosa che ha definito la frusta del padrone, ma non riesce a vincerlo. Ha detto anche che i Geth sono una spina nel fianco per lui, chiunque esso sia."
"Farneticazioni?"
"Sembra qualcosa di più che semplici deliri: col permesso di Chakwas, lo riporterei alla Normandy per fargli dare un controllo."
"Saremo pronti a riceverlo."
"Bene."
"Noi che facciamo?" chiese Garrus.
"Personalmente, rimanderei il personale non combattente sulla Normandy. E starei in guardia: non mi piace come si sta mettendo."
"Ricevuto. Proverò a farmi dare qualche risposta da Fai Dan non appena avremo la conferma che i sistemi della colonia sono operativi."
"Passo e chiudo." disse Alenko chiudendo il contatto: la pelle d'oca che Ian Newstead gli aveva messo addosso si poteva misurare a spanne.
Non fu comunque niente a confronto di quella che sarebbe venuta a Garrus...
 
***
 
"Sembra che i Geth si siano trasferiti rapidamente..." commentò Liara, quando furono finalmente all'ombra del palazzo ExoGeni.
Sul lato del palazzo, il trasporto truppe pendeva come una zecca gonfia di sangue attaccata ad una preda.
"La resistenza sarà estrema quando saremo all'interno." li avvisò Tali.
Dopo aver lasciato la stazione intermedia, la seconda parte della sopraelevata era stata più breve, meno accidentata e complessivamente più facile: di nuovo, i Geth avevano tentato di fermarli, ma non era stato niente che non avessero già affrontato. Il difficile sarebbe arrivato ora: i Geth avevano bloccato l'entrata del palazzo, e Castor non sarebbe potuto passare. Per quanto vecchie di 50'000 anni infatti, le saracinesche costruite dai Prothean erano ancora impervie al fuoco del loro cannone.
Questo non aveva impedito a Tali di sparare nello spiraglio lasciato aperto contro ogni Geth che si facesse anche solo vedere: i desideri di Ethan Jeong erano stati attentamente considerati da Shepard, Zorah e T'Soni. E di comune accordo, le tre avevano deciso di fregarsene, e Tali aveva avuto il via libera per trasformare l'ingresso della ExoGeni, quello che ne restava dopo l'occupazione Geth almeno, in una zona di guerra.
"...Scendiamo: se ce ne sono altri, non si faranno vedere." disse la giovane Quarian.
Furono in movimento rapidamente: Castor sarebbe rimasto ad aspettarle, sperando che i Geth non decidessero di prendersela con il loro mezzo.
Secondo Tali, sarebbe stato difficile: i Geth sembravano più sulla difensiva ormai. Il che non era necessariamente un bene: potevano averli decimati grazie alla Normandy e alla loro testardaggine, e Shepard e la sua squadra potevano continuare ad attaccare, ma ancora non sapevano cosa cercassero, o avessero trovato i Geth su Feros. Doveva essere prezioso comunque: abbastanza da non farli ritirare.
Conoscendo Saren però, era anche plausibile che avrebbero lottato fino all'ultimo Geth solo per rallentarli: la presenza della Normandy dopo solo due giorni dall'attacco al pianeta doveva essere stata una sorpresa per Saren. Forse era per questo che la sua ammiraglia era assente... e c'era la concreta possibilità che Shepard riuscisse a vincere contro i Geth... su Feros almeno.
Quando superarono le saracinesche Prothean, l'ingresso della ExoGeni... esisteva ancora, non completamente, ma si reggeva ancora in piedi: Geth e cannone da 155mm difficilmente vanno d'accordo con sedi di rappresentanza.
Da quello che vedeva, Shepard reputò di preferirlo adesso: almeno i pretenziosi interni non avevano più ragione d'essere. O forse era il fatto che essendo Saren uno degli azionisti di maggioranza della società, Shepard automaticamente iscriveva la ExoGeni al registro dei suoi nemici... fatto che Ethan Jeong sembrava caldeggiare.
Non appena si inoltrarono all'interno però, i loro sensori impazzirono, segno che non erano proprio soli. Seguendo Tali, la squadra procedette rimanendo sullo stesso piano, fino ad incontrare una porta sbarrata, che però la Quarian aprì facilmente: percorsero un breve corridoio, fino ad arrivare in una stanza quadrata che mancava del soffitto. Il cielo di Feros si vedeva perfettamente da lì: quello che però non si aspettavano affatto di trovare nella piccola stanza quadrata, fu un'intera Armatura Geth.
Per Shepard fu una ripetizione della sorpresa che aveva avuto su Presrop col Divoratore: non ci fu bisogno di dare ordini. Quando l'Armatura, che era rimasta fino al loro arrivo chiusa come un'ingannevole piramide tronca, cominciò a cercare di alzarsi in piedi, le tre donne agirono all'unisono. Tali decimò i suoi scudi, mentre Shepard e Liara proiettarono il più potente campo di distorsione che riuscirono sul Geth. Qualche colpo sovraccaricato di shotgun, un'esplosione biotica, il sollevamento di Shepard che la alzò quello che bastava per farla schiantare a terra... e poi Tali prese possesso dei suoi sistemi e la finì.
Le tre si guardarono a vicenda: di comune accordo, e bastò una singola occhiata per deciderlo, fu fissato che quando avrebbero dovuto raccontare di quella parte in un rapporto, avrebbero dipinto una lotta assai più eroica e dignitosa.
Osservando quel rottame, Shepard disse qualcosa, qualcosa che né Liara né Tali capirono. Fu una frase in Turco, che più o meno si traduceva come "Per tutti i demoni del deserto...":
"...che ci faceva un'Armatura in una stanza così stretta? E come hanno fatto a portarcela?"
"La usavano come trasmettitore avanzato... probabilmente per dirigere il reparto lasciato a guardia dell'entrata. Devono averla smontata, e rimontata qui per tenerla al sicuro: fino a quando non ci siamo avvicinate, è rimasta inerte."
"...Non abbiamo ancora le trasmissioni a lunga gittata, però." osservò Shepard dopo aver provato la radio: Zhu's Hope e la Normandy rimanevano irraggiungibili, così come la stazione intermedia.
"Ma almeno abbiamo di nuovo i sensori a corto raggio. È già qualcosa. E con questa Armatura distrutta, possono solo difendersi." spiegò Tali.
"Il che vuol dire che restano solo i Geth che c'erano nel trasporto truppe... è strano però. Non sembra una scelta intelligente: resistenza a oltranza, intendo."
"I Geth sono più intelligenti quanti più sono: l'esito di questo scontro è stato deciso probabilmente quando la Normandy ha abbattuto i loro incrociatori. Ma..."
"Ma...?"
"...È futile. Sono Geth... anche se distruggiamo i corpi, sono i programmi a contare. Noi Quarian lo abbiamo imparato durante la loro insurrezione: fino a quando hanno modo di trasmettere i loro programmi ad un archivio, la loro esperienza non viene perduta. Ecco perché stanno tenendo gli ultimi due trasporti truppe abbastanza lontano dal pianeta ora: li staranno usando come server di backup, e tenteranno di fuggire se distruggiamo la nave ancorata all'edificio."
"Questo significa che dando loro abbastanza tempo per studiare le tue mosse, la loro vittoria diventa certa?"
"Solo fino ad un certo punto, per fortuna. Esistono dei limiti intrinseci alla loro capacità di elaborare dati attraverso la rete neurale. Inoltre è la natura degli organici quella di essere in qualche modo imprevedibili... caotici. In ogni caso, la tattica migliore contro i Geth rimane quella di disturbare le loro comunicazioni e di sterminarne il più possibile, e il più in fretta possibile."
"Shock and awe." commentò Shepard.
"Una dottrina militare che noi Quarian non abbiamo mai potuto padroneggiare fino in fondo." rispose Tali battendosi le nocche sul casco: "...Troppo rischioso, per noi."
"Deve essere stato terribile." disse Liara con voce gentile.
"...Conserviamo solo gli archivi storici dell'insurrezione Geth, la guerra degli Albori... l'unico motivo per cui allora non siamo stati estinti, è che i Geth non ci hanno inseguito oltre il portale del Velo di Perseo. Se lo avessero fatto..."
"Non ci saremmo mai incontrate." la interruppe Shepard seriamente e rimettendosi in marcia: il suo omnitool proiettava la mappa della sede ExoGeni.
L'HQ si sviluppava ai piani superiori dell'arcologia, e avrebbero dovuto raggiungere di nuovo l'ingresso per accedervi:
"Suppongo di no."
"...Quali che siano stati i casi che ci hanno fatto incontrare, Tali, sono felice di aver fatto la tua conoscenza."
A quello, la giovane Quarian non seppe rispondere: non poté. Era la prima volta in assoluto in cui qualcuno la faceva sentire così... accolta.
"E lo stesso vale per me." aggiunse Liara: durante la sua fusione mentale con Shepard, l'Asari aveva visto quanto ogni membro dell'equipaggio della Normandy fosse importante per Shepard, più di semplici subordinati.
L'Asari non aveva capito esattamente perché, ma lo ricordava, in parte. Tali era... qualcuno che si era meritata di essere difesa, non in combattimento, ma per la magnifica persona che era dentro quella corazza ambientale.
Come una stella chiusa...
Liara aveva scoperto che Shepard nutriva pensieri simili su ognuno di loro:
"Tali?" chiese improvvisamente Shepard, scuotendole entrambe dai loro pensieri: "...Perché i Geth e i Quarian hanno combattuto, all'inizio? Ci hai detto che si sono ribellati, ma non ci hai detto perché siete arrivati al conflitto."
"...È stato inevitabile..." Shepard apriva la strada, ma ascoltava attentamente: "La mia gente... non siamo mai stati particolarmente religiosi. Non abbiamo mai avuto un vero e proprio credo, ma pratichiamo... una sorta di... credo che voi potreste chiamare culto degli antenati."
Anche senza voltarsi, il comandante sapeva che Tali stava passando il peso da un piede all'altro nervosamente: se avesse avuto le mani libere, probabilmente si sarebbe stropicciata le dita.
"Noi... prima dei Geth, voglio dire, eravamo soliti creare un'impronta virtuale di una persona prossima alla fine della sua vita. Volevamo cercare di preservare la sua conoscenza, la sua esperienza, per le generazioni future. Ma erano solo ricordi e registrazioni ai tempi... i Geth furono all'inizio il prodotto dei nostri esperimenti per rendere quei ricordi, interattivi, e quelle memorie virtuali, capaci di dare consigli... l'idea di usarli per manipolare corpi robotici, creando manodopera a costo zero, arrivò dopo. Molto dopo..." spiegò Tali scuotendo la testa: "...Volevamo dare voce ai ricordi dei nostri antenati e quelle memorie, corrotte nel loro scopo, ci hanno quasi estinto. L'accumularsi di piccole modifiche successive a quelle IV, che credevamo innocue, hanno portato ai Geth attuali. Keelah... credevamo di muoverci così lontani dai territori della vera IA, che non abbiamo mai pensato che potessero arrivare all'autocoscienza: nemmeno noi sappiamo esattamente quale stringa di codice sia da incolpare per quello che è successo, o quale insiemi di algoritmi abbia portato a... questo." spiegò Tali, abbracciando Feros con un gesto fatto con la canna del fucile.
"...Quando i Geth si ribellarono, l'intero archivio delle memorie ancestrali, generazioni di Quarian, venne distrutto dai Geth... il conflitto totale a quel punto, fu inevitabile."
"Hanno distrutto ciò che voi avevate di più sacro..." riassunse Shepard amaramente.
"Sì... ma non è per questo che io li odio. I Geth sono il peggio che siamo riusciti a creare con le migliori intenzioni... Anche se dovessimo distruggerli tutti, anche se potessimo un giorno riconquistare Rannoch, il nostro pianeta natale, non ci separeremo mai da questo, specie ora che i Geth si sono alleati con Saren." una macchia eterna sulla storia del suo popolo, o almeno così la pensava Tali.
"Beh... far fuori quelli su Feros mi sembra già un buon inizio."
Questo restituì in parte il sorriso alla Quarian:
"È un'esperienza positiva per me, comandante, specie dato che finalmente non sono la più alta in squadra..."
"Che intendi?"
"Io sono... piuttosto alta per una Quarian." spiegò Tali: "...una fra le più alte." ammise infine: Polena di Rayya era stato il suo nomignolo per un lungo periodo di tempo.
Come se Tali, figlia di un membro del Conclave, avesse avuto bisogno di altre ragioni per farsi notare a bordo della sua nave natale...
"Quindi... alti non va bene?"
"Veniamo da un pianeta che ha una gravità di 1.1 g... persone più alte sulla Flottiglia, vogliono dire più materiale richiesto per costruire la propria corazza ambientale. È... uno spreco." concluse Tali, passandosi una mano sulla sua corazza della KF.
Tenendo conto delle sue esigenze, Macmillan aveva reso le barriere cinetiche della corazza di Tali fra le più intense: un mostruoso 585 come indice totale, perfino più di Wrex, reso ancora più impervio dai sistemi di IV integrate che amministravano al meglio quel surplus, e probabilmente da diverse modifiche che Tali aveva fatto personalmente. Anche l'indice ablativo era piuttosto alto, ben 65, e tuttavia tutte quelle protezioni erano necessarie, non superflue: se l'ambiente sterile all'interno della corazza fosse stato compromesso, Tali avrebbe rischiato la vita.
Nonostante questo, Shepard e Liara erano meglio protette: le loro barriere biotiche erano limitate solo dalla loro forza di volontà, invece che da un indice numerico.
"...Sinceramente Tali? Con le tue abilità, credo che sia dovuto. Non uno spreco." disse Shepard, ma l'espressione che la giovane Quarian fece dietro il suo visore oscurato andò perduta.
Nel frattempo erano ritornati all'ingresso della ExoGeni, e si mossero per raggiungere le scale di accesso al livello superiore, dall'altra parte rispetto a dove si erano dirette per trovare l'Armatura Geth: solo per scoprire la loro strada interrotta da un campo di forza bluastro, attraverso il quale si faceva fatica a scorgere perfino l'altro lato.
"...Le nostre armi non possono penetrare un campo simile." disse Liara dopo una breve scansione col suo omnitool.
"E i suoi emettitori non hanno una rete che possa hackerare: devono star usando direttamente la loro nave per bloccare l'ingresso." aggiunse Tali: "...Abbiamo bisogno di un'altra via per entrare."
Shepard le aveva precedute entrambe, controllando la mappa che Hossle le aveva fornito: non c'era altro modo di accedere alla sede ExoGeni da quel livello... ma c'era un modo per farlo da quello sottostante. Restava solo il problema di come scendere.
Shepard scelse il modo più distruttivo, o forse quello che avrebbe indispettito di più Jeong: fecero saltare una lastra del pavimento.
"...Un viaggio di sola andata, comandante." disse quietamente Liara quando ebbero liberato il passaggio: doveva essere stato parte del sistema di acquedotti Prothean, ma era ormai asciutto da tempo.
"Ammesso che porti da qualche parte. O non sia ostruito." commentò Tali.
"...Solo un modo per scoprirlo." e detto questo, Shepard si lasciò cadere nel condotto, fucile in mano, permettendo che la gravità la facesse scivolare a destinazione.
Liara e Tali non mancarono di notare che stava ridendo.
 
***
 
Il condotto non era ostruito e li portò rapidamente al livello inferiore.
In particolare la loro destinazione fu un vasto spazio sgombro dal soffitto a botte, illuminato da luci rossastre d'emergenza: qualcuno doveva essere passato da lì e anche recentemente. Shepard aiutò Liara e Tali ad uscire dal condotto e si misero in marcia: di comune, silenzioso accordo, decisero di seguire le luci d'emergenza, che, guarda caso, andavano proprio nella direzione giusta.
Il cadavere di un Varren che incontrarono sulla strada fu una sorpresa: il branco che tentò di divorarle uscendo dall'ombra all'improvviso molto di più.
Sette Varren affamati, che si gettarono su di loro dopo averle circondate in silenzio: la loro capacità di coordinare una battuta di caccia era molto superiore a quella del lupo grigio. Sfruttando le luci basse, i Varren si erano avvicinati molto a loro tre, troppo per poterli catturare tutti con una singolarità in sicurezza...
Il primo arrivò così vicino al comandante, da permettere all'Umana di sentire il suo fiato: si prese una fucilata in pieno petto per il disturbo. Liara ne sollevò due assieme, causando poi un esplosione biotica che li uccise entrambi...
Gli altri quattro saltarono su Tali: la Quarian fermò il primo come il comandante, usando un colpo di fucile e balzando indietro, verso il muro, calciando via un secondo e finendolo prima che le staccasse un piede con un morso: era grazie alle loro mascelle che i Varren potevano cacciare i Krogan. Il terzo le fu addosso subito dopo, e Tali riuscì a malapena a estrarre il coltello dallo stivale, mentre si rannicchiava a terra, tirata giù dal peso dell'animale: gli piantò la vibrolama con la sinistra alla base del collo, mentre bava e occhi si riflettevano sul suo casco da troppo vicino. Il quarto Varren le chiuse le zanne attorno al braccio destro.
CRACK!
Poi Shepard lo tirò via da Tali con i suoi poteri biotici.
Quello che gli fece... non fu razionale, non fu pietoso, e se quel Varren fosse stato una specie dotata di libero arbitrio, sarebbe stato un crimine di guerra: con i suoi poteri biotici, Shepard gli strinse il torso fino a quando gli intestini del Varren penzolarono da entrambe le sue estremità, senza accorgersi di averlo ucciso molto prima...
"Non fa male." disse Tali con una quieta voce, senza osare muoversi, senza osare guardare.
Shepard le passò subito l'omnitool sul braccio: quando ebbe i risultati dello scan, esalò, in parte sollevata:
"Questo perché non ha rotto l'osso." spiegò il comandante con la sua voce più seria: "...Ha crepato la corazza che protegge i tuoi impianti cibernetici."
Tali si rizzò a sedere a quella notizia, osservando il danno:
"Bosh'tet..." fu l'unico commento che riuscì a fare: lungo il suo avambraccio, si apriva una crepa che le andava dal gomito al polso.
Per fortuna il cavo che si avvolgeva attorno alla sua corazza era ancora intatto, per quanto fosse rimasto schiacciato:
"Quanto è grave?" chiese Shepard.
Tali dovette lanciare un programma di auto diagnosi per saperlo. Fu una fortuna che, come il comandante, anche Tali fosse mancina: il suo omnitool prese vita, mentre lo passava sul suo braccio destro. Poi, senza commentare, Tali deviò il omnitool sulla funzione di auto fabbricazione, riempiendo la crepa con omnigel, che si asciugò in fretta. Per buona misura, la Quarian prese anche da uno scomparto della sua cintura dei grossi quadrati di materiale isolante, simili a cerotti per corazze, ricoprendo completamente con essi la crepa sigillata: non era bello a vedersi, ma l'importante era che funzionasse.
Solo quando ebbe finito, e digitato una sequenza di codice sul suo omnitool, Tali fornì il suo verdetto:
"Sopravvivrò. E posso finire la missione. Ma... ho dovuto bloccare i miei impianti cibernetici perché i contaminanti non si diffondessero attraverso la tuta. Dovrò ripararli e sterilizzarli di nuovo non appena torneremo sulla Normandy."
"Il che vuol dire che sei senza difese immunitarie... o quasi." commentò Liara.
Tali assentì:
"Una ferita qualsiasi sarebbe mortale ora. E non posso fare affidamento sul medigel: la riserva era contenuta tra gli impianti. Potrebbe essere contaminato..." la Quarian sospirò: "...Adesso capisco il vantaggio di impianti cibernetici per la tuta non accentrati... anche se sono molto più complicati da riparare rispetto a questi." spiegò tirandosi in piedi: "Zia Raan me lo aveva detto, ma non mi sono voluta far convincere..."
"Dubito che qualcuno sulla Flottiglia sia mai stato morso da un Varren." disse Liara, attirando a sé la vibrolama di Tali e restituendola alla legittima proprietaria.
"Vero... Shepard ci porta sempre a fare nuove esperienze." rispose la Quarian, ripulendo e rinfoderando il suo coltello.
"...E le storie Tali. Immagina le storie che avrai da raccontare, quando tutto sarà finito." commentò Shepard: se Tali aveva bisogno di un po' di ilarità per sconfiggere la paura, tanto meglio.
Maledizioni, ne aveva bisogno perfino lei! E al resto avrebbe pensato il comandante: se questo avesse voluto dire prendere al posto della Quarian ogni proiettile Geth fino alla fine della missione, pazienza.
"L'importante è che non rimanga sfregiata come Wrex. Il rosso non è il mio colore preferito... preferisco il porpora..." aggiunse Tali, guardando Shepard.
Lo sparo le colse impreparate: il comandante ruotò su un ginocchio come una trottola, mentre la sua mano di ricopriva di energia oscura.
Dietro di lei, Liara stava già proiettando una barriera biotica su tutti loro.
"Augh!" gridò la donna che Shepard aveva catturato e sollevato da terra, pronta a fare un bis del Varren.
Si fermò solamente per due motivi: aveva una faccia nota, ed era molto più spaventata di loro.
"...Liara?"
"...Ci ha mancato." disse infine l'archeologa, lasciando cadere la barriera.
Shepard invece non aveva intenzione di lasciare andare ancora la sua preda:
"Lizbeth Baynham, suppongo." affermò tenendola sollevata: la scienziata era davvero molto simile a sua madre.
"Come fate a sapere...?" chiese la scienziata.
"Lascia andare la pistola, Liz, o ti usciranno gli intestini dalla bocca." ordinò Shepard: non fu una minaccia, ma una promessa.
La donna si affrettò ad obbedire, svuotando la mano: il comandante le tenne entrambe sollevata, attirandole a sé. Shepard scaricò Lizbeth senza cerimonie, prendendo la pistola: lo sguardo severo con cui la scrutò fu abbastanza, specie dopo che Lizbeth osservò attentamente Tali.
"Mi... mi dispiace... credevo che fossi Geth." nel buio e da lontano, la spia nel casco di Tali poteva passare per la testa a torcia di un Geth... ad un osservatore molto impaurito.
Ciò non tolse che essere scambiata per una di quelle creature non piacque affatto alla Quarian:
"Per la prossima volta: se parlano, non sono Geth." le comunicazioni Geth avvenivano a livello della rete neurale: era della loro insurrezione che non avevano più avuto bisogno di parlare con gli organici.
"...me ne ricorderò... non che spero ci sia una prossima volta..." ma di nuovo, il comandante la interruppe:
"Comandante Shepard, Spettro del Consiglio. Si è nascosta quaggiù dall'inizio dell'attacco?"
"...Sì. È stato un azzardo, ma quando i Geth hanno attaccato, sono rimasta indietro per lanciare un segnale di soccorso... non credevo avrebbero mandato uno Spettro."
"I Geth sono pericolosi." offrì Liara alla scienziata, basandosi sulle sue osservazioni dirette.
"Ho visto: non appena ho mandato il messaggio, hanno tolto l'energia al palazzo quasi completamente: non ero nemmeno sicura che fosse passato oltre i disturbi... sono intrappolata qua sotto da due giorni."
"Intrappolata?" chiese Liara.
Lizbeth annuì stancamente:
"I Geth si sono asserragliati nella sede ExoGeni, ma non ho avuto il coraggio di avvicinarmi per osservarli. E con il campo di forza che hanno messo ora..." a Lizbeth non servì completare la frase.
"Qual è il modo più rapido di accedere alla sede da questo livello?"
"...Una vecchia scalinata che porta attraverso una botola a quello che la ExoGeni ha trasformato in un magazzino. Dubito che anche i Geth sappiano della sua esistenza: sembra che siano interessati solo agli uffici."
"Ha idea di cosa vogliano da Feros?"
"Non... ne sono sicura, ma credo che vogliano il Thorian."
"Thorian?" ripeté Tali, facendo girare quel nuovo nome nella sua bocca: "Che cosa sarebbe esattamente?"
"È una forma di vita indigena... la ExoGeni la stava studiando. Non so molto di più."
"...Allora immagino che dovremo andare a chiederlo ai Geth." disse Shepard tirandosi in piedi.
"Comandante: ero assistente ricercatrice alla ExoGeni prima dell'attacco. Vorrei darle le mie credenziali, potrebbero esserle utili per accedere agli archivi nella sede." la fermò Lizbeth copiando dal suo omnitool i dati: "...Ci sono altri superstiti della colonia? O sono l'ultima..."
"...Quasi una ventina si sono asserragliati a Zhu's Hope. Resistono ancora. E altrettanti sono nella stazione intermedia, sua madre inclusa."
"Lei è viva? O comandante, la prego... non voglio altro che rivederla."
"Faremo del nostro meglio... Lizbeth. Ma la priorità ora rimane quella di fermare i Geth: ci sa dire qualcos'altro sul Thorian?"
"So solo che una forma di vita simile alle piante... e che è molto vecchio. Deve avere migliaia di anni, ma non so perché i Geth potrebbero essere interessati a lui... non credo che nemmeno la ExoGeni abbia scoperto qualcosa di speciale sul Thorianin." concluse Lizbeth.
"È comunque il meglio che abbiamo." la ringraziò Liara.
"Mmhh... ha un posto dove nascondersi, Baynham?"
"Sì..." disse la scienziata indicando alle sue spalle: "Doveva essere una postazione di sicurezza Prothean. Una sola entrata, che posso sbarrare a mio piacere."
"Vada lì allora. Quando avremo eliminato i Geth, le comunicazioni dovrebbero venire ripristinate, e ci metteremo in contatto."
"...Le auguro buona fortuna, comandante."
Shepard annuì appena, prima di rimettersi in marcia, seguendo la mappa:
"Tali?" chiese quando furono fuori dalla portata d'orecchio di Baynham: "...Qual è la possibilità che i Geth si interessino di orticultura?"
"...Più o meno la stessa che un Elcor studi danza." i Geth facevano davvero uno strano effetto sulla Quarian...
"Quindi delle due l'una: o il Thorian è più importante di quanto sembra, o Lizbeth non ci ha raccontato tutto quello che sa."
 
Trovarono la scalinata che Lizbeth aveva indicato loro facilmente: dovettero solo tornare indietro per alcune centinaia di metri, seguendo la mappa per non perdersi, e i fasci luminosi proiettati dai loro omnitool per non inciampare nel buio. Come la scienziata aveva detto loro, la scalinata, che si restringeva a mano a mano che salivano, li condusse ad una botola nel soffitto di quel livello.
Anche se fecero rumore aprendola, le imprecazioni a voce alta da un altra stanza coprirono il loro ingresso nella sede ExoGeni: un Krogan senza dubbio. Solo i Krogan potevano essere così rumorosi.
Il terzetto strisciò tra sedie ancora ricoperte dalla loro plastica d'imballaggio, scrivanie che non avrebbero più visto la luce del sole, probabilmente, e vecchi schedari di metallo: a occhio e croce, stavano risalendo dalle cantine di quel livello.
"...stupida macchina! Accedi ai file criptati!" ordinò il Krogan: non era profonda come quella di Wrex, ma sembrava comunque un macigno che rotolasse verso il fondo di un pozzo.
"...NO! Non voglio visionare il protocollo!" ruggì ancora.
Dovettero risalire la seconda rampa di scale per sentire la seconda voce: monocorde, vagamente spassionata, e lievemente sintetica. Una IV, senza dubbio:
"Non sono in grado di soddisfare la sua richiesta. Prego, contatti il suo supervisore."
"Dannato! Dimmi quello che voglio sapere, o trasformerò il tuo culo virtuale in polvere reale!"
Imperturbabile, l'IV rispose alla minaccia del Krogan con una voce calma e ora che lo vedevano di spalle, era un Krogan appena più piccolo di Wrex:
"Prego, contatti il suo supervisore per ottenere un accesso di sicurezza di livello 4. O fissi un appuntamento con..."
"Stupida macchina!" ruggì il Krogan: il fatto che l'intelligenza virtuale avesse solo un ologramma con cui dialogare, rendeva impossibile prenderla a testate, una cosa che doveva senza dubbio frustrare ancora di più il Krogan.
"...Se non c'è altro, per favore si faccia da parte: si è formata una coda dietro di lei per l'utilizzo di questo terminale."
Il Krogan si voltò in quel momento, giusto in tempo per venire sollevato da terra da Shepard, vedersi gli scudi decimati da Tali e ricevere un campo di distorsione da Liara che causò un'esplosione biotica.
Il fatto che si rialzò nuovamente fu una sorpresa per tutti:
"Eh! Avevo giusto bisogno di fare a pezzi qualcosa." disse, estraendo il fucile e caricando.
In quello spazio ristretto, Liara lo squassò di nuovo con un campo di distorsione, a cui questa volta Shepard aggiunse una spinta biotica: una seconda esplosione di energia oscura, che scaraventò il Krogan sul soffitto, e questa volta sia Tali che Shepard scaricarono i loro fucili nel grosso alieno. Per buona misura, Shepard poi sparò fino far assomigliare la testa del Krogan ad una zucca che era stata farcita di petardi.
Quel Krogan era stato impossibilmente coriaceo: uno scan con il suo omnitool avrebbe spiegato perché, quando avessero avuto tempo di esaminare i dati.
"...La corporazione ExoGeni ricorda ai suoi impiegati che l'uso di armi all'interno di proprietà della compagnia è severamente proibito." esalò l'IV di fronte a quella distruzione.
Così come anche per il Krogan, l'intelligenza virtuale aveva materializzato un ologramma con cui interagire: niente più che una semplicistica stilizzazione di una figura umana, arancione e semitrasparente, con i tratti abbozzati in semplici poligoni:
"...Bentornata, assistente ricercatrice Lizbeth Baynham. Come posso aiutarla?" chiese l'IV rivolgendosi a Shepard.
Il comandante rispose a tono, sperando che non ci fossero restrizioni oltre alle credenziali che la giovane scienziata aveva dato loro:
"Quali informazioni stava cercando di ottenere l'ultimo utente?"
"...Recupero dati in corso." Shepard notò che l'IV che governava il programma doveva essere abbastanza sofisticato, dato che riusciva a mimare un certo livello di linguaggio corporeo: "L'utente precedente stava cercando di ottenere dati pertinenti allo studio della Specie 37. Il Thorian."
"Dammi tutti i dati disponibili."
"Un momento prego... Osservazioni della Specie 37 risultano interrotte. Tutti i sensori presenti a Zhu's Hope appiano inattivi. Per favore, contattare un supervisore di ricerca..." che cosa aveva appena detto?
"...Qual è la relazione tra Zhu's Hope e il Thorian?"
A fianco della rappresentazione virtuale del suo avatar, l'IV caricò una mappa dello spazioporto di Feros:
"La specie 37 è situata all'interno della sottostruttura dell'insediamento..." secondo le mappe che l'IV stava mostrando, il pilone portante sotto lo spazioporto era cavo... e l'unico accesso si trovava proprio dove la Borealis era stata parcheggiata.
Imperturbabile, l'IV continuò con la sua spiegazione:
"...Il Thorian appare una semplice forma di vita vegetale, che esibisce un comportamento non comune ad altra flora. Attraverso la dispersione e l'inalazione eventuale di spore, il Thorian appare in grado di infettare e controllare altri organismi, inclusi, ma non limitati, Umani e Salarian. Il gruppo di controllo di Zhu's Hope ha permesso di ottenere risultati interessanti. Accesso dati in corso..." riprese dello spazioporto e nuove finestre dati con informazioni biologiche che Shepard non si prese il disturbo di comprendere vennero materializzate per loro: "Prima che la rete dei sensori andasse offline, quasi l'85% dei soggetti sperimentali era stato infettato."
"E la ExoGeni ha permesso che accadesse?" chiese Liara orripilata.
"Ciò è stato reputato necessario per comprendere appieno il vero potenziale della specie 37." il tono di voce indifferente dell'IV fu molto più terribile della notizia stessa.
"...Questo spiega il loro strano comportamento. Ma non possiamo avvisare la Normandy fino a quando non avremo eliminato la nave Geth."
Qualcuno avrebbe pagato: Shepard non sapeva ancora esattamente quanti, ma nessuno metteva in pericolo il suo equipaggio.
"IV: dove sono concentrati i Geth nella sede ExoGeni?"
"Non mi è possibile rispondere a questa domanda. Tutti i sensori interni sono stati forzatamente decommissionati dopo il loro arrivo. Rilevo fluttuazione energetiche in molti sistemi, ma non sono in grado di stabilirne l'origine, o la ragione..."
Il che spiegava perché i Geth non fossero sciamati in forze sulla loro posizione: probabilmente il Krogan aveva trovato quel terminale dimenticato dal primo assalto dei Geth, e aveva tentato di accedervi di fronte agli scarsi progressi dei Geth nel recuperare informazioni sul Thorian... o forse nel distruggerle. Ecco perché non avevano più attaccato Zhu's Hope: Saren doveva aver già ottenuto quello che voleva dal pianeta.
I Geth si stavano semplicemente limitando ad eliminare ogni informazione rilevante!
"...Fornire lo storico dei dati relativi alla specie 37." ordinò Shepard.
"La specie 37 è stata scoperta diverse settimane fa, quando un piccolo team di studio è stato infettato dalle spore durante l'esplorazione di rovine situate nelle vicinanze dell'avamposto di Zhu's Hope. L'avamposto è stato posto immediatamente in quarantena, e l'osservazione dell'infezione è cominciata. In 21 giorni, il 58% dei coloni mostrava segni di alterazioni comportamentali. In 28 giorni, l'85%..."
"È intelligente? È possibile comunica con esso?" l'interruppe Shepard: maledizioni... sembrava di essere tornati a bordo della nave del dottor Saleon.
"Il Thorian non esibisce il comportamento focalizzato tipico di alcuni predatori. Il rilascio di spore è stato interpretato come un atto di sopravvivenza, più che di aggressione. Ciò causa comportamenti peculiari negli esseri Umani che domina, ma deve ancora essere determinato se riconosca, o se sia in grado di riconoscere, gli ospiti che infetta come qualcosa di più che strumenti. È sufficientemente alieno da eludere qualsiasi classificazione esistente."
Il comandante osservò la mappa dell'installazione di Zhu's Hope: se il pilastro che sosteneva lo spazioporto era cavo, allora...
"Quanto è grande?
"Il Thorian appare essere una creatura decentralizzata: il centro delle sue capacità cognitive sembra concentrato in larghi ammassi, ma riceve informazioni da chilometri di ramificazioni, che si estendono su tutta la superficie inferiore di Feros. Sono stati scoperti cluster nervosi approssimativamente di un metro cubo." spiegò l'IV aprendo un'immagine dati: una sorta di sacco con molti vasi fibrosi che partivano da essi. "...ma questi appaiono troppo piccoli per coordinare la rete sensoriale che la specie 37 possiede. Potrebbe elaborare informazioni con un ritmo estremamente lento, oppure non è stato ancora individuato lo snodo nervoso centrale."
"Come controlla le creature di cui si impossessa?"
"La sovversione della volontà si manifesta come dolore acuto quando i suoi ordini vengono ignorati. I suoi effetti sono così severi che i soggetti infettati smettono presto di concepire anche minori pensieri di ribellione. L'osservazione suggerisce che il Thorian usi questi schiavi in modo utilitaristico: attenzione è usata per evitare che subiscano danni, non diversamente da come un artigiano eviti che i suoi strumenti siano danneggiati. Fino a quando gli ordini del Thorian sono soddisfatti, i soggetti infettati sono liberi di mimare una normale esistenza, fino al momento in cui un nuovo ordine sopraggiunge..."
L'IV stava citando parola per parola il rapporto stilato da qualche scienziato ExoGeni e Shepard si sentì riempire di disgusto: qualcuno aveva permesso a questo di accadere. Ed era rimasto a guardare:
"Accedere ai miei dati personali."
"Attendere prego... Lizbeth Baynham, assistente ricercatore, divisione biomedica, livello quattro di accesso di sicurezza. Attualmente retrocessa in prova a causa di disaccordi con la direzione riguardo a politiche aziendali prestabilite. La sua sanzione potrà essere terminata in caso di valutazione positiva nel suo prossimo esame attitudinale..."
"Specificare motivo della sanzione."
"Opposizione alla studio della specie 37, in special modo all'utilizzo dei coloni come soggetti di studio. Come risultato, lei è stata incaricata di monitorare la salute dei coloni di Zhu's Hope per tutta la durata dell'esperimento..."
"Può bastare." ordinò Shepard: "...Trasferire una copia di tutti i dati rilevanti a questa sessione al mio omnitool."
Shepard sentiva il bisogno di dare fuoco al palazzo e di sterminare qualche dirigente, o in alternativa, qualche centinaio di Geth.
"Impossibile eseguire. Il trasferimento di dati a terminali esterni alla rete della ExoGeni è severamente proibito dai regolamenti..."
"Tali." ordinò Shepard senza voltarsi.
L'ologramma sfrigolò un momento, frammentandosi, sfarfallando e balbettando: fu sbagliato che Shepard provò piacere nel vedere quell'IV soffrire, anche se sapeva benissimo che fosse immune al dolore?
"Fatto." rispose solo la Quarian.
"Attivazione modalità standby." annunciò l'ologramma prima di spegnersi.
Le tre donne si mossero senza dire un'altra parola.
 
Scoprirono che erano rimasti davvero pochi Geth nel palazzo ExoGeni: loro tre dovettero risalire diversi livelli dell'arcologia per incontrare qualcuno. Il Krogan che avevano ucciso doveva essere stato il più furbo della compagnia, o forse solo il più sfortunato. Dovettero arrivare fino al livello in cui la nave avversaria si era attaccata per incontrare altri Geth: attraverso il muro, i ganci di ancoraggio del trasporto truppe erano ben visibili, grosse pinze di granchio che avevano artigliato l'arcologia Prothean per sostenere la nave.
Solo quando ebbero due Geth distrutti ai piedi, osarono parlare:
"Non molto delicati..." commentò Liara osservando quel disastro di cavi e metallo che si dipanava dalla spaccatura: "...ma molto efficiente. Come spegniamo il campo di forza, se viene dalla nave?"
"Possiamo provare a minare questo gancio, ma difficilmente un solo uncino staccato farà la differenza: i Geth sono molto scrupolosi."
"Allora ne mineremo quanti più potremo." disse Shepard, facendosi aiutare da Tali per sistemare le granate a disco: "...Piuttosto, che stavano facendo?"
La stanza in cui erano arrivate, e dove avevano trovato i Geth, era stata trasformata pesantemente: il terzetto aveva trovato i robot prostrati di fronte ad una strana struttura artificiale, quattro dita che circondavano una potente fonte luminosa. A Shepard ricordava vagamente l'ammiraglia di Saren, e rabbrividì, senza sapere il perché.
Non sembrava avere altro scopo che quello più evidente:
"Sembra che questo luogo abbia una qualche valenza spirituale per i Geth..." disse alla fine Liara: "È possibile che abbiano edificato questo luogo come una sorta di ...tempio?" Stranamente, si stava rivolgendo a Shepard, più che a Tali.
"...Quando ho detto che consideravano Saren come il profeta del ritorno dei Razziatori non lo pensavo così letteralmente. Ha senso per te, Tali?"
Tra loro, la Quarian era certamente la più innervosita dallo spettacolo:
"Niente ha davvero senso, quando si tratta dei Geth... la loro rete neurale è quanto di più simile esista ad un sistema nervoso organico semplificato... per certi versi sfumano il confine tra l'organico e il sintetico... ma è la prima volta che vedo una cosa del genere." rispose Tali, scattando una foto al tutto.
"Robot che pregano..." disse Shepard pensierosa.
Poi altri Geth sopraggiunsero sulla scena, e fu il tempo di combattere e di vincere o morire.
Esauriti i Geth, avanzarono ancora, coprendosi a vicenda, solo per ritrovarsi di nuovo di fronte al campo di forza che avevano già notato a livello dell'entrata della ExoGeni, ma questa volta erano dall'altra parte: la vastità dell'arcologia Prothean non mancava mai di sorprendere.
La resistenza si fece accanita da quel momento in poi: Krogan, sulla loro strada, che tentarono di sopraffarle nei corridoi più stretti, e altri Geth a coprirli. Solo i poteri biotici del comandante e di Liara li tennero a bada, impedendogli di travolgerle e di continuare ad avanzare...
 
Erano finalmente arrivate negli uffici principali della direzione, e Shepard si fermò un attimo: non solo per recuperare i dati di Hossle dai computer della ExoGeni, ma anche per cercare di fare un po' di luce sul Thorian. Grazie a Tali, scoprirono che ciò che avevano ottenuto grazie alle credenziali di Baynham era stato solo la punta dell'iceberg: Lizbeth aveva avuto accesso alle osservazioni preliminari, ma non al resto. Come invece appresero, i soggetti infettati dal Thorian non rimanevano immutati a lungo: l'effetto dell'infezione delle sue spore era cumulativo e additivo.
Il risultato finale dell'infezione, che richiedeva settimane per giungere a compimento, non era troppo dissimile dagli Husk, sia come orrore, che come pericolosità.
Erano stati battezzati Creeper dalla direzione ExoGeni, ma Shepard li avrebbe chiamati zombie: glabri, scheletrici e molto, molto pericolosi. Le spore del Thorian causavano una vasta e terribile trasformazione negli organismi che infettavano, riscrivendo interi cromosomi come avrebbe fatto un virus. Il risultato finale era un'arma biologica, più che un essere vivente: tumori si sviluppavano sull'intera estensione dell'epidermide, diventando nel tempo duri come la pietra, resistenti persino alle armi da fuoco. Il sistema nervoso di questi zombie degenerava quasi completamente a quel punto: era il Thorian a farli muovere, sostituendo ai nervi le radici delle sue spore. Questi Creepers,
diventavano creature così decentralizzate nella loro organizzazione anatomica, che nemmeno la decapitazione sembrava in grado di fermarle: Shepard, Tali e Liara osservarono un video in cui di essi veniva decapitato dagli scienziati della ExoGeni, e riusciva comunque a deambulare con precisione.
Era palese che si muovessero grazie ad altri organi di senso oltre alla vista.
Il video continuava con la creatura che vomitava su una parete della sua cella, sciogliendo la gabbia di contenimento, e l'equipe di ricerca che terminava in tutta fretta il soggetto di studio con un lanciafiamme.
"Al confronto i Geth sono amichevoli." il fatto che fosse stata Tali a dirlo sottolineò la gravità della situazione.
"Forse è da questi Creeper che Saren ha preso ispirazione per le sue creature..." commentò Liara.
"No... sembra che i Creeper siano una scoperta più recente di Eden Prime..."
"Vuol dire che... quelle cose sono state create originalmente?"
"Grandi menti all'unisono." commentò amara Shepard: la ExoGeni non si era fatta mancare niente, riguardo all'orrore.
Sembrava impossibile che qualcuno avesse ripetuto simili attività, quando la storia ne sembrava già fin troppo piena... La cosa più preoccupante però, era che alcuni di quei Creeper erano stati inviati fuori dal pianeta, in un lontano ammasso stellare, il Mare dell'Abbandono, perché fossero studiati in segreto e in sicurezza.
Se Saren non avesse voluto qualcosa dal Thorian, l'esperimento sarebbe continuato: dopo Trebin, era follia credere che si fosse fatto prendere da rimorsi di coscienza.
L'esplosione lontana delle mine che avevano piazzato come sentinelle nei corridoi le distrasse:
"...Tali copia tutto quello che puoi dall'archivio ExoGeni, e cancella il resto. Nel frattempo, io e Liara faremo un po' di pulizia."
"Sì comandante."
Fu il penultimo assalto, l'ultima disperato attacco che i Geth riuscirono a mettere a punto per scacciarle dal loro centro di comando: da quel momento in poi avrebbero potuto solo difendere.
Le informazioni che avevano estratto dalla direzione ExoGeni diedero però alla loro vittoria il sapore della cenere: risucchiare Geth con delle singolarità biotiche e seminarne i pezzi per la sede ExoGeni poteva essere una distrazione, ma non era abbastanza. Nemmeno Tali, quando le raggiunse, riuscì ad illudersi a proposito...
 
***
 
I Geth avevano concentrato il grosso dei loro artigli d'attacco in quello che ai tempi dei Prothean doveva essere stato un osservatorio, o un attracco per navi spaziali: la ExoGeni lo aveva rimodellato per i suoi scopi, ma le saracinesche antiscoppio che si aprivano sul cielo di Feros erano rivelatrici. Sul pianeta, il sole stava lentamente tramontando: ci sarebbe voluto più che sulla Terra, dato che i giorni su Feros duravano trenta ora, ma alla fine, le due lune del pianeta sarebbero apparse nel cielo.
"...Pronte?"
"Sì, Shepard." risposero sia Tali che Liara: l'ultima meta, l'ultimo conflitto prima di vedere la fine.
Nessuna di loro lo avrebbe ammesso per prima, ma cominciavano davvero a sentirsi sfinite: gli stimolanti che le loro corazze gli iniettavano ormai non bastavano più...
Caricarono comunque, con coraggio, indifferenti a tutto: i Geth non possono sentire la fatica, ma sapevano anche loro di avere perso. Se non erano riuscite a fermarle fino a quel punto, che speranza avevano mezza dozzina di Geth?
Eppure non tentarono di fuggire: come aveva spiegato Tali, i loro corpi erano sacrificabili. Quattro truppe d'assalto Geth, un cecchino e un geniere si strinsero attorno ad una unità Distruttore, cercando di compiere un'ultima disperata difesa: la loro strategia si infranse quando Tali prese il controllo del Distruttore, e il resto dei Geth, circondato com'era, non pose particolari problemi per due biotiche e tre fucili.
In quel luogo, finalmente la battaglia era finita: ora dovevano solo trovare un modo per liberarsi della nave, dato che impediva loro di tornare. Poiché l'ultima resistenza Geth si era concentrata per difendere una serie di terminali ExoGeni a cui i robot avevano aggiunto i loro, cominciarono a cercare proprio da lì.
Non trovarono quello che stavano cercando, almeno non subito, ma fu una piccola vittoria per la Normandy: intelligence sui Geth di prima mano.
"Shepard... " disse Tali: tra tutti loro, l'unica con la preparazione necessaria e il coraggio di accedere a terminali Geth "...Sembra che stiamo preparando degli avamposti nella nebulosa di Armstrong."
"Quanto è grave?"
"Secondo questi dati... sembra il primo stadio di un'offensiva su vasta scala."
I problemi si impilavano loro addosso come acqua in fondo ad una cascata e Shepard sospirò: ormai stavano raggiungendo il limite di quello che la Normandy potesse occuparsi da sola.
"Dovremo fare rapporto... e occuparcene in qualche modo. Abbiamo le coordinate precise almeno?"
"Sì. Quattro pianeti sparsi per l'ammasso... le cose..."
"...non sono mai facili per noi." concluse Shepard.
"Forse no." disse Liara al loro fianco, che stava lavorando sui terminali della ExoGeni: per quanto non capace quanto Tali, anche l'archeologa sapeva molto bene come raccogliere informazioni: "...Potrei aver trovato un modo con cui forzare un distacco della nave Geth. Non è molto elegante, ma dovrebbe funzionare. Non abbiamo abbastanza esplosivi per far saltare tutti gli artigli d'ancoraggio della nave Geth, ma le saracinesche dei Prothean su questo livello dovrebbero fare al caso nostro."
"Hai già un piano?"
"Un problema matematico, in realtà. Il sistema pneumatico delle saracinesche è usurato, ma il sistema di sicurezza funziona ancora: quando la pressione però raggiunge un determinato livello, le saracinesche si chiudono a scatto, con abbastanza forza da tranciare una nave." disse Liara con un occhiata esplicativa: "...La ExoGeni ha quasi perso uno shuttle in questo modo, ma il reparto della manutenzione non è stato in grado di risolvere il problema prima dell'attacco."
"Dannatamente comodo per noi."
"Sì, se riusciamo a replicare le condizioni che causano la chiusura a scatto. Tra l'altro non credo sia un guasto, ma un sistema di sicurezza intrinseco: i Prothean volevano un modo di chiudere rapidamente questo hangar nel caso di un'emergenza."
"E il problema matematico?"
"Non ho familiarità con le unità di misura Umane." disse Liara: "A quanto pare il sistema a scatto si attiva tra 31 e 34 PSI, ma non ho la minima idea di cosa siano."
"Oh vacca... qualcuno usa ancora quel sistema di misura?" si lamentò Shepard: PSI, o libbra per pollice quadrato: "...Non mi stupisce che non abbiano risolto il problema con qualcuno che prendeva misure in PSI."
Dovevano per forza incontrare l'unico luddista rimasto nella Galassia, che ancora usava un sistema retrogrado? Per fortuna però il suo rifiuto della modernità era stato completo: quando trovarono le valvole di pressione, scoprirono che il responsabile della manutenzione aveva rimisurato ognuna di esse per adattarle al suo standard. A quel punto fu solo un problema di matematica per raggiungere il livello richiesto: Liara e Shepard aprirono le valvole da 13, 11 e 7 PSI, e Tali premette il pulsante. Dopo tutti i dati che era stata costretta a raccogliere fino a quel momento, il diritto di distruggere la nave spettava certamente a lei: la detonazione delle cariche che avevano messo in precedenza accompagnò il gesto di Tali.
Lo strappo che causarono fu molto più rumoroso dello scoppio: il trasporto truppe Geth gemette mentre i suoi cavi di ancoraggio venivano tranciati, e quelli rimasti cercavano inutilmente di compensare. L'arcologia tremò loro attorno, mentre da altri livelli sentirono arrivare le frustate dei cavi di ancoraggio: una brusca sequela di SNAP!
Poi la nave si staccò dall'edificio.
Tali arrivò contando fino a quattro prima di sentire l'impatto della nave sulla superficie di Feros, sia con le orecchie che attraverso i piedi.
"Spero che quella nave fosse piena di Geth." disse ad alta voce la Quarian, prima che Shepard e Liara le raggiungessero: il comandante le invitò entrambe ad alzare la destra, scambiando con loro un cinque che lasciò ad entrambe la mano bruciante, nonostante avessero entrambe la corazza.
"Un dannato ottimo lavoro..." cominciò Shepard, prima che la voce di Joker le interrompesse:
"...Ripeto, Normandy a squadra da sbarco, mi ricevete? C'è qualcuno? Normandy a squadra da sbarco... andiamo comandante, mi risponda..."
"Felice di sentirti Joker."
"Oh, grazie al cielo... siamo in volo signora: è successo qualcosa alla colonia. Kaidan ha portato a bordo uno di loro, ma abbiamo dovuto ritirarci dopo che i superstiti di Zhu's Hope hanno tentato di assalire Garrus. E dire che Pressly pensava di avere l'esclusiva per odiare i Turian..."
"Sappiamo il motivo Joker. Apri un canale con Chakwas." ordinò.
"Ci sono dei feriti comandante?"
"No dottoressa, stiamo bene e stiamo tornando. Liara e Tali si sono laureate al programma marine. Vi inviamo dei dati che vi aiuteranno a comprendere cosa è successo sulla colonia. Chakwas: tenga quello che avete a bordo isolato. Potrebbe essere infetto. E faccia un debriefing sui Creeper al resto dell'equipaggio: saprà cosa sono aprendo il pacchetto dati."
"Ricevuto comandante."
"Voglio la squadra da sbarco pronta a combattere per quando saremo di nuovo a Zhu's Hope. Preparatevi per combattimenti in spazi ristretti e contro creature simili agli Husks. Equipaggiamento completo: granate soprattutto. Non è ancora finita."
"Ricevuto signora."
"...E se riusciste a coprirci durante il nostro ritorno, ve ne saremmo grate: ho le palle piene di trovarmi Geth su Feros." il comandante non aveva dimenticato che mancavano ancora dei trasporti truppe Geth all'appello.
Detto questo, Shepard chiuse il collegamento, aspettando che il trasferimento dati venisse completato: usare tutti e tre i loro omnitool per inviare le informazioni accelerò il processo, ma si trattava comunque di diversi gigabyte di informazioni. Shepard e Liara occuparono il tempo recuperando le forze: avevano bruciato parecchio potere biotico e razioni militari furono aperte e consumate sul posto, rimanendo in piedi.
Fressen, l'aveva chiamato una volta Fugger: il mangiare degli animali...
 
Di ritorno verso Castor, trovarono Lizbeth Baynham all'ingresso della struttura, intabarrata nel suo camice da laboratorio: li stava aspettando esattamente dove si era trovato il campo di forza Geth. Bastò uno sguardo tra loro, perché si capissero:
"Il solo motivo per cui non le sparo, Baynham, è che ha fatto qualcosa per opporsi alla ExoGeni, e ha inviato il segnale di soccorso. Ma non mi piacciono i bugiardi, specie quelli che mettono in pericolo una colonia..."
"Non abbastanza... non ho fatto abbastanza. Ma avevo troppa paura di diventare una delle cavie: la direzione ExoGeni era a tanto così da farmi sparire." ammise Lizbeth: "Non ho potuto nemmeno dare le dimissioni... avevo troppa paura per me, e per mia madre. Bastardi..." imprecò Lizbeth: "...Ecco perché ho dovuto aiutarvi in quel modo obliquo: non potevo permettere che i sistemi della ExoGeni sapessero che vi avevo prestato aiuto direttamente. Ora che avete sconfitto i Geth, scommetto che le comunicazioni con l'HQ della società sono state ripristinate..."
"E ora?"
"Ora, vorrei aiutarvi se me lo permetterete. A cominciare da questo." disse la scienziata estraendo da sotto il camice un oggetto che Shepard e Liara riconobbero: "...Ho ascoltato le vostre comunicazioni, e vi ho seguito nei vostri spostamenti: la ExoGeni usa la vecchia rete di sensori Prothean del palazzo, ma ho cancellato il vostro passaggio. L'ho trovato prima dell'attacco Geth, e ho fatto il possibile perché non lo avessero. La ExoGeni deve bruciare..."
Lizbeth stava dando loro un disco dati Prothean:
"...So che non è molto, ma di sicuro sarà più utile a voi che a me."
Liara guardò Shepard, in attesa del suo giudizio: quando il comandante assentì, l'archeologa prese il disco dati dalle mani della scienziata, facendolo sparire in uno scomparto corazzato della sua armatura. Sul Mako avrebbe potuto metterlo al sicuro.
"...Venga con noi. Credo che Ethan Jeong avrà parecchie spiegazioni da dare."
Shepard non fu l'unica a pensarlo, così come Tali e Liara si resero conto di ciò che il comandante intendesse esattamente per spiegazioni.

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Capitolo 21
*** The Well of Despair II ***


...And you could have it all
My empire of dirt
Johnny Cash
 
"...E io che pensavo che gli Husks fossero il peggio che potesse capitarci in questa missione." commentò Williams, mentre assieme al resto della squadra, e agli ufficiali superiori della Normandy, ascoltavano Chakwas in infermeria.
"Almeno adesso sappiamo dove sono finiti gli altri coloni di Zhu's Hope... Spiriti..." ricordò Garrus: "Secondo Fai Dan erano circa duecento prima dell'attacco Geth..."
Duecento di quelle cose: il Turian non avrebbe voluto nemmeno pensarci. Ecco come avevano fatto a resistere ai Geth: i coloni non erano scomparsi... erano stati trasformati in Creepers dal Thorian.
"Potremmo essere infetti? Come lui?" chiese Alenko senza preamboli, indicando il lettino dietro il campo di forza in cui Ian Newstead riposava sedato e legato.
"La possibilità e minima, ma sì. Non posso escluderla...." il tenente non trovò nulla da rimproverare al resto degli ufficiali quando fecero un passo indietro per allontanarsi da loro.
Fu grato però della reazione di Chakwas:
"...Non siate stupidi." li rimproverò tutti ferocemente il CMO: "La contaminazione non si propaga da soggetto a soggetto, ma solo da Thorian a soggetto."
"Questo secondo i dati della ExoGeni. Cioè i responsabili di questo..." replicò Pressly.
"Per quando disgustosi e immorali siano stati alla ExoGegni, le loro osservazioni conservano un fondo di metodo scientifico. Hanno solo dimenticato l'etica e l'umanità lungo il cammino."
"La cosa non mi rende più tranquilla doc... vorrei aprirmi il cranio e scavare via tutto con un cucchiaio." ammise Williams: "Possibilmente prima di diventare uno di quei... cosi." aggiunse, indicando il filmato con il Creeper.
"Analisi di questo tipo prenderanno tempo, capo artigliere, e saranno debilitanti per voi, temo. Almeno... più del solito... E c'è una soluzione più semplice al problema: terminare il Thorian."
"...Mi scusi?"
"Se il Thorian domina i suoi soggetti, ucciderlo dovrebbe terminare ogni sorta di controllo che ha sui coloni, o potrebbe avere in futuro su di voi: prevenire dopotutto, è sempre meglio che curare." recitò Chakwas.
Anche perché, realisticamente parlando, ci sarebbero voluti anni prima di poter anche solo immaginare un farmaco specifico capace di uccidere le spore del Thorian in un soggetto infettato.
"Mi faccia capire: ci sta dicendo di scendere armati fino ai denti nella tana di una pianta... creatura... cosa, che potrebbe costringerci a spararci addosso l'un l'altro?"
"Dai dati raccolti dalla ExoGeni, ci vogliono settimane, prima che le spore del Thorian comincino a produrre effetti. E questo nel caso di un'esposizione continuata, che non è avvenuta nel vostro caso." li rassicurò nuovamente Chakwas.
"Che stiamo aspettando?" chiese Wrex: "Potremmo paracadutarci sull'avamposto come abbiamo già fatto..."
"Ed essere costretti ad uccidere ogni colono sotto il suo controllo che ancora potremmo salvare. Niente da fare Wrex." Lo interruppe Alenko: "Come Ian, e forse come noi, anche loro sono vittime."
"E quindi dovremmo attendere che Shepard produca un qualche miracolo che ci permetta di avvicinare il Thorian senza doverli uccidere tutti?"
"...Esatto: io ho fede nel comandante. Tu no?" rispose il tenente,guardandolo negli occhi: sorprendentemente, fu Wrex a distogliere lo sguardo per primo.
"Mhh..." disse alla fine il Krogan: "...Meglio che vada a preparare qualche dozzina di cariche incendiarie... per quando dovranno servire."
"Vengo con te." dissero in coro Garrus e Ashley, lasciando Alenko da solo con gli altri ufficiali.
"...Tenente?" gli chiese Chakwas, quando che il biotico rimase immobile guardandosi le punte dei piedi per un tempo sufficiente da poterlo definire imbarazzante.
"...Stavo pensando." rispose Kaidan alla fine, alzando la testa.
"Questo lo vedo. Qualcosa che vorrebbe condividere?"
"Oltre all'assurdità della situazione? E al fatto che solo questa nave avrebbe potuto trovarsi ad affrontare qualcosa del genere? E che in questo momento vorrei bombardare ogni sede della ExoGeni sparsa per questa dannata Galassia?"
"...Oltre a questo ovviamente." concesse Chakwas.
"Due cose. La prima: che diavolo vuole Saren da una pianta... coso, simile? Oltre a essere molto vecchio, orripilante e il parto di un incubo, che cosa può aver dato a Saren di così importante da volerlo far sparire? La seconda: soffro di emicranie periodiche per via dei miei L2... questo vuol dire che non sono in grado di determinare se il mal di testa che ho in questo momento è causato dal Thorian, oppure no." disse Alenko, fissando Chakwas dritta negli occhi.
Fu Laflamme alla fine, il gigante norvegese, a riassumere la situazione per tutti, battendo con rassegnata simpatia la spalla del tenente e rompendo il silenzio causato dalle riflessioni di Kaidan:
"...Quando piove su di noi, diluvia merda."
 
***
 
Se Shepard credeva che il Krogan che avevano incontrato alla ExoGeni sapesse urlare, Ethan Jeong li fece ricredere: il dirigente ExoGeni stava gridando così tanto, che non sentì arrivare Castor. Tanto che fu Lizbeth a mandare all'aria la loro osservazione silenziosa dalla barricata: comprensibile, quando Jeong ordinò alle guardie di afferrare sua madre.
"...Portatela via!" sbraitò Jeong.
"Levale le mani di dosso, figlio di puttana!" gridò la scienziata precipitandosi oltre la barricata.
"Lizbeth!" la sorpresa delle guardie vedendola fu tale, che madre e figlia poterono riunirsi gettandosi l'una fra le braccia dell'altra.
Un bel momento, ma destinato a non durare: Jeong poteva anche essere un figlio di puttana, ma non era stupido. Il dirigente della Exogeni non credette nemmeno per un attimo che Lizbeth fosse arrivata fin lì da sola:
"Dannazione! Venite... venite fuori dove possa vedervi!"
Non fu per il suo ordine che Shepard e la squadra obbedirono, ma per la pistola puntata alla fronte di Juliana che Jeong aveva in mano: il comandante si presentò a mani vuote e palmi alzati, seguita da Tali e Liara. Il dirigente della ExoGeni tuttavia le fece avvicinare molto, prima che gli ordinasse di fermarsi: quello sciocco doveva considerare tenerla sotto tiro dal resto delle sue guardie una polizza sufficiente...
"Shepard... dannazione. Immagino che fosse troppo chiedere che i Geth ti uccidessero. Il tuo eroismo da Blitz non ti servirà qui..."
"Oh no." sillabò silenziosamente Tali sotto il suo casco: il fatto di averne parlato con la squadra non voleva dire che a Shepard piacesse chi faceva prendere aria alla bocca con quella storia.
Specie se era da uno di quelli che si erano resi complici dei crimini che erano avvenuti su Feros: tutto sembrava indicare che la situazione sarebbe degenerata in fretta, poiché per quanto Shepard preferisse la diplomazia in generale, aveva molte meno compulsioni a non uccidere di quanto potesse sembrare. Sperando di non venire notata, Tali cominciò a prepararsi a lanciare delle mine tecnologiche dal suo omnitool...
Quando parlò invece, il comandante lo fece con una voce che fu impossibile ignorare:
"Deve calmarsi Jeong. Abbassi quell'arma e li lasci andare. Subito."
"Non capisci... abbiamo ripristinato le comunicazioni: la ExoGeni vuole che questo posto sparisca."
"Questa è una colonia di esseri Umani: non potete cancellarci!" ribatté Lizbeth.
"Non soltanto di esseri Umani: c'è qualcosa di più importante su questo pianeta..."
"La specie 37: il Thorian. Abbiamo visto cosa avete in mente per la colonia Jeong. Sono tutti cavie per voi, non è vero? Magari anche il personale di sicurezza..." affermò il comandante.
"Il cosa?" chiese qualcuno fra la folla di scienziati.
"È una forma di vita indigena che vive sotto Zhu's Hope. Ha preso il controllo dei coloni e la ExoGeni l'ha sempre saputo." spiegò a voce alta Lizbeth perché tutti sentissero.
"Non te la caverai Jeong!" sbraitò Juliana.
"Continua a ripeterlo..." rispose tronfio il dirigente ExoGeni: "Ma a nessuno mancheranno un pugno di coloni e..." E quelle furono le sue ultime parole.
"Sigh..." sospirò Shepard: "...perché idioti simili scambiano sempre il desiderio di parlare per debolezza...o pensano di essere più pericolosi di chi hanno di fronte?" nessuno l'aveva vista muoversi: era stato come passare tra due fotogrammi senza avere la sequenza intermedia.
Ora, Shepard aveva il suo shotgun in mano, mentre Jeong, se non era già morto, lo sarebbe stato molto presto: il comandante gli aveva colpito la laringe con abbastanza forza da insanguinarsi le nocche della corazza. Lo aveva ucciso, con poco sforzo, ancor meno pietà e senza la minima esitazione. Bastò uno sguardo di Shepard, solo un'occhiata, per convincere le guardie che cercare di vendicarlo sarebbe stato stupido, specie quando Liara si ricoprì di energia oscura: si arresero tutti, capendo finalmente con chi non avevano a che fare. Di certo non soldati dell'Alleanza:
"Voglio il nuovo responsabile." ordinò lo Spettro: il tempo da perdere in quel posto era esaurito.
"...ORA!" ruggì il comandante.
Un tizio che Shepard non guardò nemmeno in faccia si fece avanti tra le guardie: in verità, il comandante non gli permise nemmeno di presentarsi.
"Nuova politica aziendale: le persone non sono cavie. Le terrete al sicuro. Se uno dei civili muore, lo stesso varrà per voi..."
"...E lei dove sarà, signora?" chiese quello con voce flebile.
"A porre fine a questo esperimento. E al Thorian."
"I coloni non le permetteranno mai di avvicinarsi a lui, comandante." balbettò Lizbeth: Jeong doveva essere stata la prima persona che vedesse uccidere, dati gli occhi spalancati e il colorito terreo della giovane dottoressa. "...Se sono sotto il suo controllo, dovrà..."
"Posso neutralizzarli, Baynham..." forse perfino senza ucciderli: "...Il problema saranno i Creepers, lo stadio terminale dell'infezione... ma se ha qualche suggerimento, sarei felice di ascoltarlo. Dopotutto, era lei la persona incaricata di vigilare sulla loro salute."
Fu uno schiaffo in faccia per Lizbeth, ma le servì: avrebbe dovuto fare i conti con quello che era successo su Feros, e prima cominciava, meglio era per tutti...
"I coloni... loro... le spore del Thorian si attaccano al sistema nervoso, compromettendolo. Un agente nervino... dovrebbe poterli neutralizzare senza ucciderli. Come una granata a gas depotenziata."
Era probabilmente la prima volta nella Storia che qualcuno suggeriva l'idea di liberare nubi di gas nervino come strategia non letale:
"A meno che ne abbiate delle casse di scorta qui, non vedo come possa essermi utile."
"...Non deve essere un agente nervino militare... i gas di quel tipo sono organofosfati. Potremmo usare un insetticida e caricarlo nelle granate."
L'ironia di usare una granata caricata con un insetticida per neutralizzare una pianta parassita andò perduta a quasi tutti i presenti, specie quando Juliana arrivò in aiuto della figlia:
"Dovremmo avere qualcosa del genere... l'antiparassitario che usiamo, usavamo, nei laboratori idroponici contiene tracce di tetraclopina, un degenerante neuromuscolare. Se il sistema nervoso è già compromesso come dite, dovrebbe paralizzarli per ore."
"Potrebbe funzionare comandante..." commentò Liara: "Anche se incerto, credo valga la pena tentare: potrebbe permetterci di neutralizzare i coloni senza ferirli. il difficile sarà trovare il volume corretto della miscela per avere una dispersione efficace."
"...Mi affido al tuo giudizio Liara. Avete venti minuti. Fatevi aiutare dagli altri scienziati se serve."
"Farò del mio meglio, Shepard." assentì Liara.
"Ne sono sicura. Nel frattempo informerò la Normandy: tanto vale che sgancino Pollux sulla strada e che si proceda assieme non appena le granate saranno pronte."
"...Avrete bisogno di noi?" chiese il nuovo capo della sicurezza di Feros: senza Jeong a dare ordini, sembrava che si fosse risvegliato dalla sua amoralità.
"No. Io e la mia squadra ci occuperemo di Zhu's Hope: dopo quello che ho visto alla ExoGeni, mi capirà se non voglio nessuno di voi a guardarmi le spalle."
"Siamo solo guardie di sicurezza... non avevamo idea..."
"E se non avessi eliminato Jeong, avreste seguito lui. Mi risparmi le sue stronzate. Vi conviene pensare al futuro signori: la colonia avrà bisogno di voi, dopo che avremo finito..."
 
L'arrivo del resto della squadra della Normandy alla stazione intermedia provocò qualche nervosismo, specie quando Wrex sbucò da oltre la barricata portando sulla spalla una cassa piena di granate incendiarie e abbastanza termite da tagliare un edificio; ma non ci furono incidenti, dato che il loro gruppo rimase con Shepard e sulle sue. Dopo che il comandante spiegò ai suoi la situazione però, sembrò che neanche al Krogan piacesse molto l'orticoltura, dato quanto poco fu favorevole all'idea delle granate a gas... o forse era l'idea di non usare le sue bombe incendiarie a lasciarlo scontento. Sia come sia comunque, il gruppo di scienziati della colonia e Liara, trovarono in breve tempo il dosaggio più corretto per ottenere una dispersione efficiente della tetraclopina, riuscendo a preparare una ventina di granate, che Shepard divise equamente fra i membri della sua squadra.
Quando si rimisero in marcia, loro sette non presero un vero congedo dal gruppo asserragliato alla stazione intermedia: aver ucciso Jeong, il cui cadavere era stato semplicemente spostato, non coperto, non bastava a far dimenticare a Shepard cosa la ExoGeni avesse fatto su quel pianeta. Inoltre, l'osservazione aerea della Normandy non faceva presagire nulla di buono: i Geth si stavano ritirando da Feros, questo era vero, ma a Zhu's Hope nuove gibbose forme si stavano mischiando ai coloni...
Quando ricevette quel rapporto, a Shepard non restò che sperare che l'intuizione di Lizbeth sulla tetraclopina fosse esatta: poteva anche chiamarle granate a gas, ma restavano pur sempre esplosivi depotenziati caricati con insetticida: non ispiravano la certezza che avrebbero avuto successo. A complicare ulteriormente la situazione poi, era il fatto che i rinforzi dell'Alleanza non fossero ancora arrivati, senza contare che una volta finito su Feros, l'equipaggio della Normandy non avrebbero avuto comunque tempo di riposare: Shepard non aveva dimenticato che la ExoGeni aveva inviato alcuni Creepers nel Mare dell'Abbandono, e prima di potersi lasciare veramente quell'incubo alle spalle, avrebbero dovuto necessariamente avventurarsi in quell'ammasso per porre fine agli esperimenti della società.
Per non parlare poi dei Geth nella nebulosa di Armstrong...
"...Comandante, si sente bene?" le chiese Garrus.
Di comune accordo, per quel viaggio Liara, Shepard e Tali erano passeggeri dei due mezzi: un modo per ritrovare un po' di forze, mentre Williams e Vakarian conducevano i due IFV di nuovo a Zhu's Hope.
"...Solo un po' stanca." riuscì a mentire il comandante: la verità invece era che se si fosse permessa di pensare davvero a quello che li aspettava, probabilmente avrebbe pianto.
Pensare che avrebbero dovuto prendersi una licenza dopo la nebulosa Testa di Cavallo! Con tutta probabilità invece, avrebbero passato il prossimo mese combattendo Geth: sarebbe stato difficile annunciarlo all'equipaggio, ma non avevano alternative, specie considerando la pericolosità insita nell'ignorare quelle minacce... ammesso, ma non concesso ovviamente, che fossero sopravvissuti a Feros.
"...Solo un po' stanca ed incazzata." ammise il comandante: nonostante i suoi desideri, il sole non avrebbe rallentato nel cielo. Tempo: la risorsa più preziosa in ogni conflitto...
Il lieve russare dietro di lei, annunciò che Liara si era addormentata. Ruotando la testa, Shepard scoprì di invidiarla sinceramente, poiché la sua mente non riusciva a smettere di lavorare: ecco perché scattò una foto all'Asari, scambiando un sorriso divertito con Alenko e Garrus.
"...Sul serio comandante?" chiese il tenente.
"Ti immagini la faccia quando farà il giro della Normandy?"
"...Non avrei mai pensato che l'archeologa che abbiamo salvato su Therum avrebbe preso d'assalto un palazzo pieno di Geth con una Quarian. So che lei rende tutto possibile comandante, ma è comunque impressionante." commentò Vakarian sovrappensiero.
"Dovresti dirglielo Garrus, quando sarà sveglia. E anche a Tali." rispose Shepard.
"...Dopotutto, potremmo morire o finire col cervello pieno di spore nelle prossime ore." disse cupo Alenko.
"Ouch tenente...un po' di ottimismo non guasterebbe: emicrania?"
"Sì. Mi dispiace signora... andrà meglio quando non sarò chiuso in una scatola col suono del motore in sottofondo."
"Vuol dire tenente, quando zombie vegetali cercheranno di scioglierci col loro vomito acido? Sei un uomo molto strano, Alenko."
"...Lo sa signora? Se continuiamo di questo passo, credo che diventerò quel vecchio veterano coi tremori che racconta storie fantastiche a cui nessuno crede. Mezzo Clint Eastwood, mezzo Gandalf..." rispose Alenko con la punta di un sorriso sul volto.
Tanto che assunse una voce roca, strizzando allo stesso tempo gli occhi, prima di continuare:
"...Ehi recluta, hai mai sentito dei Creepers? No? Eravamo io e il mio XO, era l'83 o l'84, e mi trovavo a combattere su questa colonia dimentica con a fianco il più brutto figlio di Turian che avessi mai visto, una commando Asari che sbucciava crani con la mente, un Krogan che aveva bisogno del porto d'armi solo per le cicatrici che aveva in faccia, una marine di quelle che mangiano filo spinato e pisciano napalm, e una Quarian che poteva far ballare il can can ad una lavatrice con due colpi di omnitool..."
Il tenente si interruppe scuotendo la testa:
"Dannazione... non riesco nemmeno a raccontarlo adesso, figurarsi tra dieci anni."
"Invecchiare, tenente, è l'unico modo per non morire giovani." disse seraficamente il comandante: "...ma capisco perfettamente quello che intende. Siamo ben oltre l'assurdo qui... Almeno è interessante."
"Il suo concetto di interessante, comandante, non sfiora semplicemente l'insano, ma lo abbraccia, lo porta fuori a cena, e ci spende la notte in un sordido motel." commentò Garrus.
"Avresti preferito restare al C-Sec?"
"Spiriti no: prendo zombie vegetali al posto di predicatori Hanar nel Presidium 24/7."
"Siamo in due Garrus...Il sottoscritto si chiede se ha mai ascoltato la voce degli Illuminati..." cantilenò Shepard.
"Non mi dica che ne ha incontrato uno?"
"Un predicatore Hanar nel Presidium? Yep. È stata una delle mie prime visite alla Cittadella... ora che ci penso, ho anche aiutato un agente C-Sec a farlo sgombrare, dato che era senza licenza."
"...Si ricorda l'agente?"
"Vagamente... carapace brunito, creste corte... tatuaggio facciale tra il bianco e il rosa... mi sembra di ricordare che fosse in tre gruppi: fronte, zigomi, mandibole."
Garrus esplose in una corta risata:
"Il vecchio Gaius Solas... " disse Garrus scuotendo la testa "L'unico a C-Sec che mi è dispiaciuto lasciare."
"Una specie di mentore?"
"Qualcosa del genere... se crede che io abbia problemi con l'autorità, avrebbe dovuto sentire lui... tra le altre cose non è mai salito di grado, e l'Esecutore lo mandava sempre a pattugliare il Presidium. Ha la lingua più affilata di un coltello. Ma nonostante questo, era l'unico sbirro che l'Esecutore ascoltasse."
"Già... mi ricordo che ha detto all'Hanar che era una grossa medusa stupida... che fine ha fatto?"
"A quanto ne so, è ancora al C-Sec...felicemente sposato con un'Asari... devo anche averla incontrata una volta...Lallan? Lavan? Un nome così. È sempre stato un po' strano..."
"Per aver sposato un'Asari?" chiese Alenko.
"Per aver sposato un'Asari che aveva mandato in cella per sei mesi. Credo che abbiano cominciato a frequentarsi non appena è uscita."
"Pensavo che tutti voi Turian aveste un manico di scopa nel sedere... ma vedo che è solo uno stereotipo culturale."
"O no tenente: quello è vero... solo che per alcuni Turian è più confortevole di altri... e molti non si curano delle schegge." offrì Vakarian con una voce leggera.
"...Sei un tipo a posto Garrus." gli rispose Shepard.
"Sempre felice di essere a bordo."
 
***
 
A quanto pareva, senza più Geth a minacciarlo, il Thorian aveva deciso che la recita potesse finire: non c'era più ragione di nascondersi per lui o, forse, era a sua volta disperato di farli scomparire prima dell'arrivo dei rinforzi dell'Alleanza.
La squadra trovò il primo dei suoi Creeper ad aspettarli di fronte alla saracinesca che li avrebbe portati al parcheggio dello spazioporto.
Di persona, era anche più terribile che vederlo in video: non tanto per la sua mostruosità, ma per quanto fosse simile ad un essere Umano, pur non essendolo, esattamente come gli Husks. Shepard fermò gli IFV a quasi cinquanta metri di distanza, permettendo a tutti loro di schierarsi, mantenendo ovviamente i caschi ben sigillati: nessuno di loro voleva rischiare una contaminazione accidentale da spore, ora che sapevano del pericolo.
Il Creeper stava caracollando verso di loro: probabilmente a causa di quello che era, non sembrava in grado di correre rapidamente.
Fu il momento di provare le granate che avevano preparato: la bomba incendiaria gli si appiccicò sul petto, buttandolo a terra con la forza della deflagrazione e arrostendolo in una nuvola di fuoco. Quando la fiamma si estinse, al posto del Creepers c'era solo un cumulo di cenere di qualcosa, che un tempo, era stata Umana.
"...Almeno sappiamo che funzionano."
Poi le porte della saracinesca si aprirono, e Shepard e la squadra capirono che forse non avrebbero avuto abbastanza granate per tutti:
"NON COLPITE I COLONI!" urlò il comandante, mentre una frotta di Creepers si scagliavano su di loro, seguiti da alcuni dei coloni di Zhu's Hope.
Shepard riconobbe O'Connell, prima che lanciasse una granata carica di insetticida su di lei. I Creepers sembrarono quasi indifferenti allo scoppio della granata, ma i coloni accusarono la tetraclopina molto di più: bastò che fossero nei dintorni della nuvola di insetticida per cadere a terra paralizzati. Fu una fortuna per la squadra che il comandante fosse stata abbastanza precisa, e fortunata, da neutralizzare gli altri due Umani assieme a O'Connel, perché questo permise loro di concentrarsi sui Creeper: dovevano essere almeno una trentina.
Nessuno oltre Liara volle rischiare ed usare i propri poteri biotici, e in effetti fu solo grazie all'Asari che poterono tenere la posizione: difficilmente i numeri hanno ragione di un biotico, come dimostrò l'archeologa ancora una volta, aprendo una singolarità che risucchiò quasi tutte le creature. L'Asari non si preoccupò del resto: una spina biotica di lato, e la sua singolarità esplose, lanciando quegli esseri fuori dalla strada, dove la gravità di Feros avrebbe fatto il resto. Gli ultimi Creeper invece incontrarono le loro bocche da fuoco: fu irreale.
Di qualunque cosa fossero fatti, in qualunque cosa il Thorian li avesse trasformati, o in qualunque modo avesse modificato la loro anatomia, quelle creature ricevettero una tale quantità di proiettili senza cadere, che alcuni nella squadra si domandarono se per caso non avessero sbagliato a caricare i loro fucili. Il potere d'arresto dei proiettili HESH sembrava non avere effetto sui Creeper, o peggio ancora, sembrava che ignorassero il danno: quelle creature non potevano ignorare la fisica, ma anche dopo aver ricevuto una fucilata, gli zombie vegetali non esitavano a rimettersi in piedi, senza mostrare particolari esitazioni. L'apice dell'assurdo fu quando perfino i colpi sovraccaricati dei loro shotgun si dimostrarono insufficienti non solo ad ucciderli, ma a fermarli. La squadra dovette coordinare il loro fuoco, sparando a turno per tenerli a terra, e permettere così ai biotici di neutralizzarli uno alla volta: solo grazie a campi di distorsione riuscirono a convincere quelle creature disgustose a morire.
Quando finì però, perfino il Krogan dovette scuotere la testa:
"Shepard..."
"Wrex?"
"Ci si aspetta da un Krogan che si rialzi in piedi dopo un simile fuoco incrociato: non da uno zombie vegetale senza barriere cinetiche!"
"...Invidioso?"
"Bah..."
"Sono d'accordo col Krogan, comandante." interloquì Williams: "...Io dico di neutralizzare i coloni, portarli in salvo sulla Normandy, e poi far saltare tutta l'arcologia."
"... O almeno aspettare i rinforzi dell'Alleanza."
"No." rispose Shepard fermamente: "...Se facciamo saltare l'arcologia, non sapremo mai perché Saren voleva il Thorian, e per ogni minuto che aspettiamo, la sua contaminazione si diffonde."
"Merda... almeno mi dica che non dovremo dividerci." sospirò Alenko.
"E invece ci divideremo."
"Cosa?"
"Tali e Garrus resteranno indietro a questo giro."
"Comandante...!" protestarono in coro i due alieni.
"Non credere che abbia dimenticato il Varren, Tali. Non voglio correre il rischio di portarti in un nido di creature che vomitano acido, quando i tuoi impianti immunitari sono disattivati. E in uno spazio ristretto come quello in cui saremo costretti a combattere, Garrus è in svantaggio. No, non appena avremo riconquistato Zhu's Hope, salirete a bordo della Normandy e, se le cose dovessero andare male, verrete a prenderci con i rinforzi."
"Ma...!"
"È un ordine."
"Ma non è giusto! Sono perfettamente in grado di ..." Shepard non gli permise di finire: si illuminò di energia oscura, un gretto trucco, ma molto intimidatorio.
"Quando siete saliti a bordo della Normandy, sapevate che sarebbe giunto il momento di ubbidire ad ordini che non vi sarebbero piaciuti. Questo è uno di quei momenti. Niente discussioni."
"..."
"Allora?"
"Sissignora." borbottò amaro Garrus
"Tali?"
La Quarian annuì, ma non disse niente.
Conoscendola, Shepard suppose che stesse maledicendo il suo sistema immunitario... tipico di Tali in fondo: rivolgere verso sé stessa la colpa di situazioni che non dipendevano da lei. Forse per questo le era così preziosa: forse per questo Shepard sentiva il bisogno di proteggerli così tanto...
Il montacarichi per gli IFV era ancora dove lo avevano lasciato: caricarono di due Mako in silenzio, assicurandosi di spostare i coloni neutralizzati: la tetraclopina agiva su di loro in modo estremo, paralizzandoli, piuttosto che sedandoli. Shepard sperò che non riportassero danni permanenti per l'infezione del Thorian: non c'erano garanzie che il contagio delle sue spore non avrebbe avuto conseguenze, anche dopo che lei e la sua squadra avessero neutralizzato la fonte. Sembrava quasi che l'Universo non volesse vederli avere successo su Feros, o forse tutte quelle difficoltà erano la redenzione del comandante per essersi fatta ingannare da Saren...
Almeno però, fu chiaro che il Thorian non era molto intelligente: quando uscirono dall'ascensore pedonale al livello in cui si trovava Zhu's Hope, fu subito chiaro che i Creeper avevano ferocia animale e un'innaturale vitalità, ma non l'istinto di un predatore. Erano solo molto spaventosi e pericolosi.
Al contrario, per quanto i coloni di Zhu's Hope non avessero un addestramento militare, agivano molto più efficacemente di quanto la squadra si aspettasse: migliori barriere cinetiche e granate e gas ribaltarono le sorti dei loro scontri, ma ci mancò poco, e in più di un'occasione. Quello che nessuno di loro si aspettava però, fu la chiamata di Fai Dan mentre stavano per raggiungere la colonia: solo audio.
Shepard fermò la squadra per ascoltare e farli ascoltare:
"È buffo... credevamo fosse un vecchio pozzo Prothean..." disse la voce di Fai Dan: "Credevamo fosse un luogo di ritrovo, un luogo di pace... non è buffo?"
"...Fai Dan, riesce a sentirmi?"
"Ho cercato di oppormi... ma ti entra nella testa...non puoi immaginare il dolore... avrei dovuto essere il loro capo. Queste persone contavano su di me. Vuole... vuole che ti fermi... ma non lo farò. NON LO FARÒ!" E uno sparo fu l'ultimo suono che sentirono prima che il collegamento si interrompesse.
Shepard non disse niente: non aprì bocca, non diede ordini, mentre si facevano strada verso la colonia, neutralizzando il prima possibile i coloni e dedicando poi tutta la loro attenzione ai Creeper. Con quelli che li stavano aspettando all'avamposto, la squadra giudicò che dovevano aver incontrato quasi la metà della colonia trasformata in quelle creature: il resto, un'altro centinaio, li stava probabilmente aspettando nell'oscurità sotto l'insediamento.
Quando li finirono tutti, e riuscirono finalmente a conquistare di nuovo Zhu's Hope, il comandante poté solo constatare che Fai Dan era morto: il suo penultimo gesto, prima di spararsi in testa, era stato quello di accedere alla console della Borealis, bloccando un'intera sezione del carico in posizione.
L'ingresso per l'antro del Thorian si apriva ora di fronte a loro, sprofondando rapidamente nella tenebra: scale strette permettevano di discendere nella struttura, gradini consumati dal tempo, e privi di corrimano.
Ci sarebbero passate al massimo un paio di persone per volta.
"...Tali, Garrus: tornate alla Normandy. Ormai Joker dovrebbe essere atterrato. Scommetto che troverete già dei marine ad aspettarvi..." ordinò loro il comandante, ma senza la forza della prima volta: ormai sapeva che avevano accettato quella che percepivano come un'ingiustizia.
"D'accordo Shepard..." disse Tali: "Wrex...?"
"Quarian." rispose il Krogan alla sua domanda inespressa: sì, definitivamente i Geth tiravano fuori lati inaspettati dalla giovane.
Shepard indugiò ancora un attimo sul bordo del gradino, prima di cominciare a scendere, con Williams al suo fianco: dietro di loro sarebbero venuti Alenko e Liara, con Wrex a chiudere la fila.
Scesero quei gradini cautamente, aspettandosi di tutto, mentre lasciavano ai sensori delle loro corazze il compito di dare un senso a quelle tenebre:
"...Lo sa, comandante?" chiese il capo artigliere con aria saputa, quando ebbero superato la prima rampa: "...Sarebbe stata più convincete se non si fosse preoccupata così tanto di tenerci al sicuro in ogni missione fino ad oggi..."
"Chiudi il becco Ashley." rispose Shepard con voce quieta.
Lo sentirono anche loro a quel punto: dal fondo dell'abisso attorno al quale la scalinata si svolgeva, li accolse un suono gastrico... umido. Organico: il gorgogliare di uno stomaco enorme.
"Nell'antro della bestia... almeno siamo indigesti." commentò Alenko stringendo il fucile d'assalto, sperando che bastasse a difenderli.
Un lieve bagliore alle loro spalle fece voltare le due Umane: Liara aveva acceso una luce chimica, agitando la bacchetta fino ad ottenere il massimo della luminescenza.
"Mai atterrare su un pianeta pieno di rovine senza uno di questi." disse Liara, lasciandolo cadere nel vuoto.
Quella piccola scintilla verde cadde molto a lungo, prima di trovare il fondo.
"Deve scendere quasi fino alla base dell'arcologia."
"Merda...ma come accidenti costruivano i Prothean? Un pilastro di sostegno cavo..."
"Tipico del medio periodo." spiegò Liara: "Alleggerisce la struttura pur mantenendone l'integrità... le costruzioni del tardo periodo diventano più semplici, con meno attenzione alla forma, rispetto alla funzione."
"Dottoressa... quanto tempo ha passato esattamente studiando i Prothean?"
"Non ancora abbastanza da sapere tutto quello che vorrei... è un peccato che queste rovine siano così desolate."
"Credi sia possibile trovare reperti Prothean sul pianeta, Liara?"
"Difficilmente del tipo che potrebbero interessarci, comandante. O interessare a Saren. Questo pianeta era un enorme complesso cittadino: alla luce dell'esistenza dei Razziatori, non mi stupirebbe scoprire che la città originale si estendesse su tutto Feros."
"Crede che i Razziatori abbiano cancellato un terzo del pianeta?" chiese Alenko.
"La polvere che copre la superficie di Feros deve pur essere stata creata in qualche modo..." rispose quieta Liara.
Il resto della squadra non fece altre domande: scesero nella tenebra, in silenzio, per molto tempo. Le distanze erano ingannevoli in quel luogo: dovevano essere scesi per centinaia di metri, ma sembravano molti di più, dato che erano costretti a restare sulla scalinata, che si snodava sempre uguale, ventiquattro gradini per rampa.
Quando alla fine toccarono il fondo, da tempo erano usciti dalle zone mappate dell'arcologia Prothean, ma almeno ricevevano ancora qualche segnale dalla Normandy: ritrovarono la luce di Liara, solo per scoprirla bagnata.
"Acqua... deve essere quella che viene pompata attraverso l'acquedotto Prothean." disse Alenko.
"Seguiamo il suo corso: dovrebbe portare da qualche parte."
E così fecero: scoprirono di stare andando nella direzione giusta quando trovarono della luce ad attenderli oltre una grande porta Prothean, non dissimile da quella che aveva sbarrato loro l'accesso all'entrata della sede ExoGeni.
"Liara? Vedi anche tu le scritte?" chiese Shepard indicando i rilievi sull'architrave: la scrittura Prothean era uno strano miscuglio di ideogrammi curvi e linee spezzate: "...Qualche idea su cosa significhino?"
L'archeologa fece scorrere l'omnitool per catturare le iscrizioni e averne un'immagine più chiara:
"La lingua Prothean è difficile da tradurre: molte parole possono assumere lo stesso significato. Senza contesto, è difficile indovinare quello corretto: come un codice cifrato, o una sciarada. La scritta... letteralmente significa grande prigione dell'acqua. Sono aperta a suggerimenti su come debba essere interpretata."
"...Cisterna principale?"
"No." rispose subito Shepard facendo sbattere la mano contro il casco: "È più sottile... maledizioni."
"Comandante?"
"Mal di testa da sonde Prothean." spiegò lo Spettro abbassando la mano: "...Potrebbe essere camera di... osservazione, di studio, principale?"
"...Sì." disse Liara: "Il concetto di acqua in Prothean si presta anche a questa traduzione."
"Mi sembra un bel salto da cisterna principale..." commentò Williams.
"Ma ha più senso: ecco perché Saren era interessato al Thorian. I Prothean lo stavano già studiando." disse Shepard varcando la porta, seguita dalla squadra.
"Quindi ora dobbiamo solo trovare la creatura e capire cosa... cosa..." la bocca di Liara continuò ad aprirsi e chiudersi, ma non ne uscì più alcun suono.
Avevano appena superato la soglia, e la grande prigione dell'acqua si aprì subito davanti a loro: ogni membro della squadra ebbe una reazione simile a quella dell'archeologa, tranne Wrex.
"...E danno a me del brutto." commentò seraficamente.
"Non assomiglia a nessuno pianta che abbia mai visto..."
"Niente è mai facile..." recitò Shepard.
Il Thorian era... chiamarlo pianta diventava possibile solo in virtù di un'enorme sforzo di immaginazione.
La stanza si apriva su un vasto spazio cavo, attorno al quale si distribuivano vari livelli: riuscivano a vedere tutto grazie alle luci che qualcuno, probabilmente i Geth, avevano portato laggiù. Il pavimento doveva essere stato sfondato da tempo, o dal peso della creatura, o dall'erosione degli eoni, e nel bel mezzo di tutto questo rimaneva appeso... un enorme cuore malato, che pulsava e soffiava, traendo nutrimento attraverso le enormi radici che lo legavano alle pareti: Shepard ne contò circa una decina.


 
 
Su un lato di questo cuore marcio, del colore della terra in decomposizione, si aprivano e si chiudevano degli sfinteri circondati da una mezza dozzina di tentacoli: probabilmente gli organi di senso della creatura.
Quando furono finalmente al suo cospetto, il Thorian soffiò, come se si lamentasse, gorgogliando, fino ad espellere sulla banchina di fronte a loro...
"Eugh... non è così che immaginavo nascessero gli Asari."
"Non è così che nasciamo..." iniziò a protestare Liara, prima di interrompersi bruscamente.
Davanti a loro si alzò effettivamente un'Asari, ma che non fosse un normale nativo di Thessia fu subito evidente: l'essere era molto nudo... e molto verde. Nessuna Asari era di quel colore verde, inoltre era totalmente priva di genitali, e di ombelico: solo il volto conservava una sorta di umanità.
Quando quella cosa parlò loro, alla squadra non sembrò così strano: avevano visto già abbastanza cose fuori dal comune per quel giorno, da aver finito la loro capacità di stupirsi... o forse, avevano raggiunto l'orlo oltre il quale la loro mente si rifiutava di riconoscere cosa stava succedendo:
"Invasori. Ogni vostro passo è una colpa, un peccato... un migliaio di barbigli vi giudicano carne, buona solo da scavare, o decomporre."
"Non la più calda accoglienza che abbiamo mai avuto, ma nemmeno la più fredda." commentò Shepard.
"...Io parlo per l'Antica Crescita, così come ho fatto per Saren. Voi siete al cospetto e all'interno del Thorian: siate timorati di lui."
"Che cosa voleva Saren dal Thorian?" chiese Shepard, rivolgendosi all'Asari verde, piuttosto che al suo padrone: il suo avatar, probabilmente.
"Saren cercava la conoscenza di coloro che sono perduti. L'Antica Crescita ha ascoltato della carne per la prima volta nel lungo ciclo. Accordi furono stretti. Poi i freddi hanno iniziato ad uccidere la carne che era stata promessa per il prossimo ciclo. Carne che era dovuta..."
Saren cercava qualcosa che il Thorian sapeva sui Prothean, e in cambio, gli aveva promesso la colonia... ma quando aveva ottenuto ciò che voleva, aveva mandato i Geth per sterminare ogni senziente sul pianeta: lo Spettro rinnegato riusciva sempre a scendere più in basso nella scala della viltà.
"...L'Antica Crescita vede ora l'aria che la carne spinge come menzogne. Mai più ascolterà."
"Io cerco Saren per punirlo per questo e altri tradimenti... puoi darmi ciò che hai dato a lui?"
"Mai più il Thorian ascolterà la voce di coloro che si affrettano." ripeté l'avatar: "...Le vostre vite sono brevi, ma sono già continuate troppo a lungo."
Il mugolio di molte creature divenne udibile in tutto il complesso: il resto degli schiavi del Thorian. Il tempo delle trattative era quasi finito.
"...Hai due scelte Thorian, Antica Crescita, o come preferisci essere chiamato: dammi ciò che voglio, e rilascia i coloni di Zhu's Hope, o il tuo ciclo finirà qui."
"Il vostro sangue bagnerà le sue radici, la vostra carne...!" Shepard non permise a quell'assurdità di continuare oltre: una spinta biotica lanciò l'avatar contro il suo padrone, facendolo poi precipitare nell'abisso sottostante.
Era tempo di combattere:
"Muoversi!“ ordinò Shepard.
Solo il ruggito e il gorgogliare del Thorian commentarono, mentre Creepers si avventavano su di loro: furono molti quelli che fecero precipitare nell'abisso.
Il comandante e la squadra si mossero, rapidi e di comune accordo: solo l'iniziativa gli avrebbe permesso di sopravvivere. Anche a Liara era chiaro il punto debole del Thorian: i piedi delle radici che lo tenevano appeso come un frutto marcio. Il corpo centrale della creatura era semplicemente troppo grande da rendere plausibile il poterlo distruggere con le loro armi da fuoco, specie dato che doveva essere impervio come le sue creature. Il difficile sarebbe stato raggiungere la base delle sue radici senza morire.
L'area sembrava davvero una camera di studio, più che una cisterna: Shepard non si chiese come facesse ad esserne così sicura, ma li guidò con sicurezza, come se il luogo le fosse familiare. Trovarono subito uno dei piedi del Thorian, e le cariche incendiarie lo separarono dalla radice che la legava al muro. Ebbero la conferma di essere sulla strada giusta quando il Thorian si lamentò come mai prima di quel momento.
"Dobbiamo trovarne altre!"
In segreto, Shepard sperava, stupidamente forse, che il Thorian si arrendesse: senza di lui, ciò che aveva dato a Saren...
"Creepers!" Non era quello il momento di pensarci: era il momento di lottare.
Gli schiavi del Thorian giungevano da ogni parte: Shepard aprì la strada, ma dovettero salire di un piano per trovare un'altra di quelle radici e ormai le granate cominciavano a scarseggiare. I Creeper erano difficili da uccidere: i biotici della squadra avrebbero dovuto fare gli straordinari per compensare.
Fu un gioco di pericoloso equilibrio: se fossero rimasti fermi un momento di troppo in un punto, i Creepers li avrebbero sopraffatti, ma se si fossero spinti in avanti troppo velocemente, non avrebbero potuto rimanere assieme e uniti, e quella era in verità l'unica cosa che permettesse a loro cinque di resistere: il lavoro di squadra. Distrussero un'altra radice, e poi un'altra ancora, scalando un cumulo di macerie per arrivare ad un terzo livello, sfiniti, sfibrati: anche Wrex cominciava a essere stanco. Fare da retroguardia era sempre un compito impegnativo, e doppiamente faticoso in quelle condizioni, con creature che non desideravano altro che saltargli addosso e lasciarsi uccidere vomitando: abbastanza da essere disgustose anche per lui.
Trovarono solo un attimo di requie quando raggiunsero la cima, distruggendo un'ennesima radice. Questa volta, l'effetto sul Thorian fu notevole: sentirono lo strappo, e videro il corpo centrale della creatura scivolare verso il basso di alcuni metri, dondolando paurosamente sull'abisso.
"Il prossimo sarà l'ultimo." disse Shepard.
Che ci credesse o no, non era importante: l'importante era dare alla squadra una speranza, una ragione per continuare a combattere ancora.
Siamo quasi in fondo: questo pensò ogni altro membro della squadra, e non si chiesero se le creature avrebbero continuato a cacciarli anche dopo aver distrutto il loro padrone.
L'ultima radice del Thorian fu anche la più difficile: il grosso dei Creeper si era concentrato lì. Shepard smise di preoccuparsi delle creature, e mirò direttamente al pedice: il colpo sovraccaricato del suo shotgun fu l'ultimo che il comandante sparò e questo a causa del campo di distorsione che Liara aveva proiettato un momento prima sulla radice del Thorian. Fu la loro vittoria: l'origine di quella loro sincronia poteva essere una sola, ma in quel momento, nessuna delle due se ne accorse...
Il Thorian ruggì ferito, mentre pezzi di muro venivano via attaccati al resto dei suoi pedici, che si staccarono uno dopo l'altro con schiocchi di frusta: il ruggito dell'Antica Crescita proseguì molto a lungo mentre cadeva nell'abisso.
L'effetto su Creeper fu meno rumoroso, ma altrettanto evidente: tutte quelle creature caddero a terra all'istante, come se a quei burattini avessero tagliato loro i fili.
"...Sarà morto davvero?" chiese Alenko sporgendosi: "Una creatura del genere... le piante non muoiono se stacchi loro un petalo."
Wrex non commentò, ma prese tutte le granate che ancora gli restavano e le gettò nell'abisso dopo aver attivato la spoletta. La termite avrebbe illuminato il fondo del pozzo per molto tempo.
"Meglio essere sicuri, comunque." aggiunse il Krogan.
"...Se ne occuperà l'Alleanza quando arriveranno: lanciafiamme e una guarnigione di uomini potranno farlo meglio di noi. Per ora, non credo che possiamo ucciderlo più di così."
"È finita quindi?"
Il battito alle loro spalle li fece voltare tutti e l'intera squadra imbracciò le armi.
Ora che avevano tempo di guardarsi in giro, notarono una grossa... vescica vegetale attaccata al muro, forse un baccello pieno di liquido, poco distante da dove avevano fatto esplodere l'ultima radice.
Senza più il Thorian, qualcuno dall'interno del baccello infranse la superficie, rotolandosi a terra, tossendo e rannicchiandosi in posizione fetale. La squadra non aprì il fuoco, solo perché scoprirono che sotto tutto quello schifo si nascondeva un'Asari, questa volta del giusto colore e con ancora addosso il cuoio rinforzato tipico delle cacciatrici.
La squadra non aprì il fuoco, ma in quel momento non provò nemmeno ad aiutarla. Solo quando si voltò verso di loro, Liara la riconobbe:
"...Shiala?"
Shepard le impedì di accorrere al suo fianco.
"Liara, chi è?"
"È... era... un'accolita di mia madre."
Il comandante scambiò un cenno d'assenso col resto della squadra, che rimase a coprirla, mentre si avvicinava alla figura rannicchiata per terra, cercando di restare vicina alla parete: meglio non farsi lanciare nell'abisso assieme al Thorian, se Shiala avesse cercato di usare i suoi poteri biotici. L'Asari però non sembrava in grado di fare molto in quel momento, oltre tossire.
Alla fine, Shepard si inginocchiò al suo fianco, scansionandola col suo omnitool: visto da dove era uscita, il comandante si stupì di scoprire quanto bene stesse.
"Libera... Io... sono... libera." riuscì a dire Shiala.
Shepard l'aiutò a sedersi, liberandola il più possibile da ciò di cui era ricoperta: linfa di Thorian... eugh.
Ma a quel punto, l'Asari era già svenuta, o forse si era addormentata:
"...Portiamola fuori di qui: Alenko contatta la Normandy e dì loro che è finita, e di prepararsi a ricevere un ferito. Informino l'Alleanza che la colonia è sicura, ma di sbarcare solo con protocollo anticontaminante: non voglio che le spore del Thorian si diffondano più di quanto abbiano già fatto. E ci servirà un'analisi completa dei loro effetti dai dati della ExoGeni. Spieghino la situazione, ma lasciamo che al contenimento e del resto se ne occupino loro... I nostri IFV sono ancora nel montacarichi?"
"Dovrebbero."
"Allora prendeteli e cominciate a spostare i superstiti della stazione intermedia a Zhu's Hope. Va' con Garrus: questa missione è stata un casino fin dall'inizio. Vi meritate un po' di allori."
Nel tentativo di agire nel modo più sicuro per la squadra, aveva ecceduto su Feros: Shepard se ne era resa conto, specialmente dal ritorno del palazzo ExoGeni... ma d'altro canto, Thorian e Geth assieme erano stati un po' troppo anche per lei. Il comandante fece un secondo scan dell'Asari, inviandolo alla Normandy perché Chakwas si preparasse a riceverla, poi, dato che il suo omnitool non rivelava particolari traumi, il comandante la sollevò da terra, facendo in modo che la testa di Shiala riposasse nell'incavo della sua spalla.
"Muoviamoci." ordinò Shepard.
 
***
 
Anche se il Thorian era stato sconfitto su Feros, l'equipaggio della Normandy non si riposò.
La nave, i due IFV e ognuno di loro, venne sottoposto ad una sterilizzazione completa da cima a fondo: nemmeno quando era stata costruita, la Normandy poteva dire di essere stata così splendente. Questo fu fatto per evitare che spore portate a bordo potessero causare contaminazioni successive: meglio non scoprire quando ci mettesse un nuovo Thorian a germogliare da una singola spora...
La notizia positiva inoltre fu che nessuno a bordo era stato contaminato: i dati recuperati dalla ExoGeni permisero a Chakwas di mettere a punto rapidamente un esame medico che non la costringesse ad una biopsia di ciascuno di loro, e il fatto che il liquido di contrasto usato per l'esame causasse uno stato di nausea insopportabile in tutta la squadra, alieni inclusi, fu solo un punto a favore per la dottoressa, dato che costrinse quelle teste calde e il loro comandante, a stare a letto per qualche ora. In effetti, l'unica che si salvò da quel supplizio fu Tali, ma la giovane Quarian fu comunque impegnata nel ricostruire da zero i filtri dei suoi impianti cibernetici, oltre alla corazza del suo braccio: non le fu possibile convincere Shepard che l'omnigel poteva bastare. Dopo quelle riparazioni inoltre, Tali avrebbe cambiato ogni pezzo della corazza ambientale con cui era salita a bordo, almeno esternamente: la giovane ingegnere si chiese se l'avrebbero riconosciuta quando fosse tornata sulla Flottiglia... e stranamente, scoprì che la risposta non le importava più come un tempo.
Quando il mattino dopo le forze dell'Alleanza finalmente arrivarono su Feros, ricevendo un rapporto completo sul Thorian e su cosa avrebbero dovuto fare, e quello che Shepard aveva già fatto; termini come follemente incredibile e altri simili fecero il loro ingresso nei rapporti ufficiali. Non sarebbe stata l'ultima volta, ma non era di certo la prima per il comandante: solo i dati recuperati dalla ExoGeni e l'analisi dei Creeper, convinse l'Alleanza che l'equipaggio della Normandy non era sotto l'effetto di Sabbia Rossa.
Non tutte le notizie erano positive però: l'ultima nave di trasporto truppe Geth era riuscita a lasciare il sistema, ma non prima che l'Allenza riuscisse ad attaccarle una sonda spia addosso. Con tutta probabilità, avrebbe cercato di forzare il blocco al portale dell'ammasso, ma in quel momento non era una priorità, specie perché fino a quando una nave viaggia a velocità superiori a quelle della luce, è impossibile determinare la sua posizione. Comunicazioni FTL erano possibili grazie a boe in grado di creare corridoi a massa zero (non troppo dissimili da ciò che facevano i portali) per accelerare le onde radio, ma era ancora impossibile comunicare da una nave in propulsione FTL.
La colonia di Zhu's Hope comunque, ciò che ne restava, accolse i nuovi arrivati a braccia aperte: anche se era chiaro a tutti a chi andava il merito, furono i marine dell'Alleanza a scendere di nuovo nel pozzo del Thorian e dare fuoco ad ogni suo resto che trovarono. Impossibile dire se l'avrebbero ucciso mai tutto, dato che il Thorian era stata una creatura diffusa, ma i coloni rimasti, quasi quaranta persone, si sarebbero di certo assicurati che il lavoro venisse continuato fino al limite delle loro capacità.
Dopo l'eroico salvataggio compiuto dall'equipaggio della Normandy comunque, anche Ian Newstead si era potuto riunire a Zhu's Hope: dodici ore dopo la distruzione del Thorian, l'unica persona che era rimasta ancora nell'infermeria della nave, guardata a vista da due marine, era proprio Shiala. L'Asari non sembrava ancora pronta a svegliarsi, ma Shepard per una volta non aveva fretta, anche se non necessariamente per scelta. C'era così tanto che richiedeva la sua attenzione, che non appena il liquido di contrasto smise di farle girare la testa, Shepard fu subito in piedi a dare ordini. O nel caso specifico, di fare rapporto: gli ologrammi dei tre Consiglieri vibravano arancioni nella sala comunicazione, qualcosa di necessario per mantenere la trasmissione con la scarsa banda che avevano a disposizione con le boe di comunicazione di Feros.
"...Comandante, la ExoGeni avrebbe dovuto informarla del ritrovamento del Thorian. Avrebbe reso il suo compito molto più semplice." concordò l'ologramma di Tevos.
"È un peccato che non sia riuscito a catturarlo per studiarlo meglio però, invece di distruggerlo." commentò pensieroso Velarn.
"E lasciare che l'infezione delle sue spore continuasse senza controllo nei superstiti della colonia? O permettere ad altri civili di venire schiavizzati e controllati, specie considerando i Creepers? Non mi interesso allo sviluppo di armi biologiche, Consigliere..." E nemmeno dovrebbe interessare a te, Salarian: il sottotesto della frase di Shepard fu chiaro a tutti.
"...anche ora comunque, i coloni di Zhu's Hope sono portatori sani delle spore: l'infezione e il controllo del Thorian appaiono cessati, ma non considererei il pericolo ancora completamente debellato."
"Forse è davvero meglio così." assentì Tevos: "Almeno ha salvato la colonia."
"Ovviamente: Shepard non permetterebbe mai ad una colonia Umana di venire distrutta..." intervenne Sparatus.
Il Turian sapeva essere offensivo, nel suo disprezzo, ma se pensava che Shepard avrebbe taciuto ancora, la sopravvalutava: specie dopo tutto quello che avevano passato sul pianeta.
"Consigliere Sparatus, quando un certo Spettro rinnegato Turian smetterà di prendere di mira solo colonie Umane assieme ai suoi Geth, allora sarò felice di dimostrarle l'infondatezza di queste parole. Ed essere accusata di... mmhh specismo, quando ho a bordo un Turian, un Asari, un Krogan e una Quarian, tutti con responsabilità e oneri per il corretto funzionamento della mia nave, è più che stupido: è irrazionale." il comandante lo disse con voce calma, ma se l'avesse preso a schiaffi, forse avrebbe fatto meno male: Sparatus non osò replicare, specie di fronte allo sguardo di Tevos al suo fianco.
"Si ricordi però che il suo compito è fermare Saren, comandante..." disse Valern apparentemente severo, nascondendo però un lieve sorriso...
Pareva che Sparatus fosse uno di quei Turian confortevoli con il suo manico di scopa: non doveva essere facile lavorarci assieme.
"Non ho messo in pericolo la missione, se è questo che teme. Non appena la seguace di Benezia che abbiamo a bordo si risveglierà, sapremo cosa volesse Saren dal Thorian. Vi invierò il rapporto al riguardo il prima possibile... Piuttosto, quale sarà la risposta del Consiglio riguardo ai movimenti dei Geth nella nebulosa di Armstrong?"
"Abbiamo letto attentamente le informazioni che avete recuperato dal trasporto truppe Geth... ma non siamo sicuri di cosa aspettarci." non erano gli unici comunque: impossibile dire quanti Geth si nascondessero nella nebulosa.
Da sola, la Normandy difficilmente se la sarebbe potuto cavare: per quanto invisibile, era solo una nave.
"...Lascerete dunque alle forze dell'Alleanza il compito di occuparsene?" Hackett le aveva già promesso una corazzata, una delle sei che l'Alleanza avesse.
Possibile che i Turian non potessero cedere nemmeno una delle loro 37, per meglio difendere lo Spazio del Consiglio dai Geth?
"Certo che no comandante." rispose Valern.
Shepard non fu sorpresa in fondo: il Consiglio non poteva permettere all'Alleanza di guadagnare ancora troppi punti da sola. Non se non voleva apparire debole:
"...In questo momento, l'Unione si sta coordinando con il quartier generale dell'Alleanza. Avrete il supporto della Dagnes per questa missione, una delle nostre più nuove corazzate..." ecco perché Sparatus era così scontento probabilmente: Valern doveva avergli soffiato l'occasione per mettere in mostra la flotta Turian.
"...ma voglio anticiparle che essa la supporterà negli scontri nella nebulosa di Armstrong solo a valle dell'analisi del teatro di scontro. L'Unione non può permettersi di perdere una corazzata, specie con Saren ancora a piede libero."
Il che era perfettamente comprensibile: i Salarian costruivano meno corazzate di quelle che il trattato di Farixen avrebbe loro permesso, favorendo la qualità alla quantità. Questo però significava che perdere anche una sola corazzata sarebbe stato inaccettabile per i Salarian, dato il costo e la complessità dei loro sistemi d'armamento. Il che, assurdamente, li poneva in una situazione simile a quella dell'Alleanza: anche la Terra non poteva permettersi di perdere navi, specie dopo Terra Nova, e la minaccia dei Batarian...
Per questo, la Normandy avrebbe dovuto ancora una volta essere la punta di diamante dell'offensiva, ricavando informazioni da passare alle corazzate... ma in fondo, era proprio per quel compito che la fregata era stata costruita.
"Capisco perfettamente: anche l'ammiraglio Hackett ha espresso simili preoccupazioni. Mentre coordinerete le vostre forze e le muoverete in posizione, la Normandy indagherà la situazione nel Mare dell'Abbandono. Se la ExoGeni ha seminato Creepers su altri pianeti, è meglio trovarli fino all'ultimo."
"...Aspetteremo il suo prossimo rapporto al più presto, comandante." annuì Tevos: l'idea di quelle creature a piede libero non doveva piacere molto nemmeno a lei.
Con quello, la sua conversazione con il Consiglio finì: il comandante guardò il suo cronometro. Avrebbe potuto pranzare con la squadra...
"Comandante?" A quanto pareva, non c'era riposo per i malvagi, o gli Spettri.
"...Sì Chakwas?"
"Volevo informarla che Shiala sta rinvenendo."
"Arrivo subito. Informi Liara."
"...È già qui, comandante."
 
 Quando Shepard arrivò in infermeria, Shiala era ancora legata al letto, ma il fatto di avere vicino Liara, superava la sua paura della situazione e, anche, quella di avere un marine con un fucile pronto a fare fuoco su di lei.
Fu proprio Shiala a rivolgersi a lei per prima, e dato che Liara le aveva già raccontato tutto quello che c'era da sapere sull'accolita di sua madre, Shepard non dovette perdere tempo: l'Asari era una giovane matrona, con quasi quattro secoli e mezzo d'età più di Liara, che si era unita a Benezia molto prima che la giovane archeologa nascesse.
"Devo ringraziarla, comandante, per avermi liberato." disse Shiala debolmente: "...Con il Thorian morto, finalmente, sono di nuovo me stessa."
Gli occhi verdi di Shiala si chiusero stancamente, nascondendosi dietro una carnagione porpora, con marchi leggeri attorno agli occhi e alle tempie: la matrona aveva dei tratti stranamente volitivi per un Asari.
"Cioè un'accolita di Benezia. E un'alleata di Saren?" chiese Shepard, costringendo Shiala a riaprire gli occhi e guardarla.
"...Molto di più, e molto di meno, comandante. Io servo... servivo, la Matriarca Benezia, è vero. Quando Lady Benezia ha deciso di allearsi con Saren, l'ho seguita. Ma non la giudichi troppo severamente, comandante: Lady Benezia aveva previsto l'influenza che Saren avrebbe avuto, e decise di unirsi a lui per guidarlo su un cammino più pacifico, assieme alle accolite che desideravano aiutarla nel compito. Ma ha sottovalutato lo Spettro: Saren è... convincente, in un modo innaturale."
"Riesce a controllare la mente?" chiese Rico perplesso.
"Siamo arrivate a condividere i suoi ideali, a credere nei suoi obbiettivi..." confermò Shiala.
"Benezia ha cercato di fermare un fiume... ma l'onda l'ha portata via." disse quietamente Liara.
"Le Matriarche Asari sono tra gli esseri più intelligenti e potenti della Galassia... come è possibile che una sia caduta sotto il controllo di Saren?"
"Perché è la nave a farlo per lui." rispose Shiala.
"...La nave? La sua ammiraglia?"
La Matrona annuì:
"Saren la possiede, ma non è simile a nulla che io abbia mai visto: lui la chiama Sovereign, il Sovrano. Riesce a dominare le menti di coloro che lo seguono. Si diventa indottrinati alla volontà di Saren: il processo è sottile, può prendere giorni, o settimane, ma è ineluttabile e assoluto. Ero una servile schiava quando Saren mi ha portato dal Thorian: la ExoGeni gli aveva riferito che quell'essere era sensibile alla biotica e io fui scelta per comunicare con esso, ed imparare i suoi segreti. Saren mi ha consegnata al Thorian, per assicurare un'alleanza con esso."
"...E poi ha ordinato ai Geth di distruggere il Thorian non appena ha avuto quello che voleva." riassunse Chakwas.
Shiala annuì:
"Saren sa che sta cercando il Condotto, comandante. Sa che sta seguendo i suoi passi. Ha ordinato di distruggere il Thorian perché lei non potesse avere il Cifratore."
"Il cifratore?"
Di nuovo Shiala annuì stancamente, forzandosi di parlare:
"La sonda su Eden Prime ha dato ad entrambi una visione, ma è sconnessa, incompleta... incomprensibile. Era stata creata per menti Prothean: per comprenderla appieno, per carpirne il significato, è necessario pensare come un Prothean, comprendere la loro cultura, la loro storia... la loro stessa esistenza."
"E il Cifratore può dare tutto questo?"
"Il Thorian era qui molto prima dei Prothean, ed è stato per loro un soggetto di studio, ed un predatore. Quando i Prothean morivano, il Thorian se ne nutriva, facendoli diventare parte di sé, comprese le loro conoscenze. Il Cifratore è questo, comandante: memorie ancestrali endemiche, la vera essenza dei Prothean, distillata e purificata dal Thorian. Un punto di vista che si allarga per migliaia di generazioni... Non può essere semplicemente spiegato, o compreso: esso... esiste. Raccontare semplicemente l'insieme della cultura Prothean non è abbastanza per comprendere le visioni delle sonde: sarebbe come descrivere i colori ad una creatura nata senza occhi. Ma quella conoscenza può essere data: ho fatto questo per Saren, quando lui mi ha fuso col Thorian. Ho trasferito il Cifratore dal Thorian in me, e da me a Saren."
C'era ancora una speranza.
"...Può darlo anche a me?"
L'impedimento in quel caso non era fisico, ma mentale: avrebbe Shiala avuto la forza e la volontà di farlo? Perché niente altro avrebbe impedito a Shepard di avere accesso a quelle informazioni, immediatamente. Una parte di lei, una parte molto influente della sua anima, smaniava per quelle conoscenze: per un po' di... chiarezza. Solo in quel momento però, Shepard si accorse di quanto enorme fosse la sua sete di sapere.
"...Posso."
Shepard non perse un istante di più a liberare Shiala: doveva conoscere, doveva capire... o le visioni della sonda Prothean l'avrebbero fatta impazzire, più prima che poi. Nemmeno Liara provò a fermarla: nemmeno quando si sedette a fianco di Shiala, permettendole di unire le loro fronti.
"Non ce ne sarà bisogno comandate... ho appreso alcuni... espedienti nella mia vita." commentò Shiala, raddrizzandosi lentamente a sedere: "Tenga gli occhi aperti e io le darò solamente il Cifratore: non sono in grado di sostenere una fusione mentale più a lungo, in ogni caso."
Shepard le obbedì, bramosa:
"Respira profondamente..." Liara conosceva il resto del mantra, ma per il comandante fu la prima volta sentirlo recitare ad alta voce: "...Abbandona il tuo guscio fisico. Raggiungi le relazioni che ci legano gli uni agli altri. Ogni azioni segna con le onde delle sue conseguenze la Galassia. Ogni idea, deve toccare un'altra mente per vivere, e ogni emozione, un'altro spirito. Siamo tutti parte di un singolo tutto: ogni singolo essere, unito in un glorioso Unico! Apriti all'universo comandante: abbraccia l'Eternità."
Poi gli occhi di Shiala furono completamente neri e ciò l'Asari aveva appreso dal Thorian, fluì in Shepard.
 
Il pianeta... non era stato di sabbia ne di rovine. Lo era diventato. Quando Loro erano arrivati... e ci sconfissero. Quando Loro iniziarono a nutrirsi della nostra carne, a mangiare, a divorare, a... tessere noi?
I mostri che diventammo, che ci fecero diventare. Non siamo noi ad urlare: sono loro a vagire. Aborti... che non riuscirono a diventare Loro. Hanno provato così tanto... Su molti mondi, su molti sistemi, su molti soli...ancora e ancora.
Noi siamo fuggiti, sempre più lontano, fino a che non è rimasta una speranza... un pianeta... solamente... LORO SONO!
 
E Shepard si ritrovò di nuovo in infermeria.
"Comandante, si sente bene?" Hayat era pallidissima.
"No... ma ho visto qualcosa... Mi ci vuole un momento."
"Ti ho dato il Cifratore così come l'ho consegnato a Saren. Le memorie ancestrali dei Prothean sono parte di te ora. Il dono più grande: l'intera prospettiva di un popolo scomparso. Ci vorrà tempo perché la tua mente riesca ad accettare tutto ciò che contiene. Mi dispiace se è stato doloroso, ma non c'era altro modo. Nel tempo, il Cifratore ti sarà utile, anche se la visione è ancora incompleta."
"Sì..." confermò il comandante.
"Incompleta?" chiese Liara.
"...La sonda su Eden Prime era danneggiata. Non tutto il messaggio è stato trasferito. Questo vale anche per Saren." spiegò Shiala: "Ecco perché lui sta cercando una nuova sonda: lui crede che il segreto del Condotto sia nella parte mancante."
"Sa cos'è almeno?"
"Non credo: sa solo che esso è unito all'estinzione dei Prothean. Ne è la chiave. Posso solo pregare la Dea che il Cifratore vi conduca al Condotto prima di Saren."
"Parole grosse per qualcuno che era dalla sua parte fino a ieri..." disse Rico.
"Io ero una schiava di Saren... dopo aver passato del tempo a bordo della sua nave, nemmeno i miei pensieri erano più miei, così come quelli di chiunque altro a bordo: ho seguito Benezia per due secoli, imparando da lei... e tutto quel tempo non è valso a niente... credevamo di poter fermare Saren nella sua follia, e invece ci siamo uniti ad essa. Il Thorian è stato per me un nuovo controllore, che ha spezzato il collare del primo: un collare dal quale voi mi avete liberato. Finalmente, io sono di nuovo me stessa. Finalmente... io sono libera." e tutti in quella stanza accettarono che quella era la verità: una simile sofferenza... non poteva semplicemente essere finta.
"...Cosa puoi dirmi ancora sulla Sovereign? chiese il comandante.
"Sovereign è aliena. Non so chi l'abbia costruita, o da dove venga... con essa, Saren si sente invincibile. Le sue armi, le sue difese... le sue dimensioni sovrastano di molte magnitudini quelle di qualsiasi altro vascello. Ma la cosa più terribile è l'indottrinamento. C'è come un'energia che la pervade. Ti senti attratto dagli abissi della nave: rende gli argomenti di Saren più persuasivi, più convincenti. Spendi abbastanza tempo alla presenza della Sovereign, e perderai te stesso... non c'è altro modo in cui posso spiegarlo. Non so cosa sia: non so se sia ipnosi, induzione sinaptica... magia. Ma gli effetti sono evidenti: chi in pieno possesso di sé, si darebbe al Thorian spontaneamente?"
Shepard dovette darle ragione:
"Che tu sappia, questo... indottrinamento... funziona anche sui Geth?"
"No... solo gli organici ne sono affetti. Ma essi seguono Saren per la stessa ragione: loro sono... affascinati dal suo potere."
"Mmhh..." Shepard si appoggiò il mento nella mano, riflettendo su quando Shiala le aveva rivelato.
La pazienza per le Asari è semplice come respirare, ma quando Shepard si alzò convocando una riunione in sala comunicazione per tutti, ufficiali e squadra da sbarco, Shiala dovette chiedere:
"Comandante... che ne sarà di me?"
Il comandante sospirò:
"Questo dipende... Ora che sei libera dal Thorian, che cosa vorresti fare?
"...Se lo permetterete, vorrei restare ad aiutare la colonia. Hanno sofferto tremendamente, e io ho contribuito alle loro sofferenze. Desidero fare ammenda: contribuirò come posso alla colonia in questo loro momento difficile, io... mi vergogno di ciò che ho contribuito a causare."
"Ne parlerò alla riunione col resto dell'equipaggio, e le farò sapere." rispose Shepard, facendo cenno a Chakwas e Liara di seguirle.
Quando furono fuori, il comandante guardò Liara, e la giovane Asari annuì. Il resto dell'equipaggio non ebbe obiezioni: anche a loro la storia sembrò genuina. Presero con un po' meno grazia l'idea che avrebbero dovuto occuparsi dell'invasione Geth nella nebulosa di Armstrong, ma le proteste morirono in fretta: in effetti, molto più in fretta di quanto il comandante si aspettasse. Ciò che la Leonessa di Elysium aveva visto, fatto e affrontato su Feros le dava molti diritti, o per essere più precisi, ne toglieva al suo equipaggio: se il loro comandante aveva affrontato creature come quelle, rischiando tutto per salvare la colonia, che diritto avevano di lamentarsi? Specie dato che ne avrebbe affrontate altre nel Mare dell'Abbandono... e in fondo, prima si fossero sbrigati, prima avrebbero potuto passare la prossima licenza sulla Cittadella, invece di lamentarsi di un'altra colonia distrutta dai Geth...
Quando tornarono dalla riunione, Shepard era più serena: non sollevata ancora, ma di certo alcuni pesi che aveva sulle spalle erano stati rimossi. O forse era stato il sorriso di Liara, quando aveva confermato il destino di Shiala. Lo stesso sorriso, che la giovane archeologa riuscì a nascondere mentre rientrava in infermeria al suo fianco: ci sarebbe stato tempo per mostrarle la visione, più tardi e in privato. E dopo che avesse dormito: Shepard stava bruciando energie che non possedeva. Il Cifratore... Shepard sentiva montare la madre di tutte le emicranie, ma il comandante non aveva ancora finito per quel giorno:
"...Ho informato la colonia: sono favorevoli ad averla tra loro, Shiala. Avranno bisogno di tutto l'aiuto possibile e le autorità dell'Alleanza in loco si occuperanno della parte burocratica."
Aver salvato la terza in pochi mesi dava qualche diritto anche sul comando dell'Alleanza, a quanto pareva: non che il comandante se ne lamentasse, ovviamente.
"...Grazie comandante: possa la fortuna arriderti durante la tua caccia a Saren."
"Il mio XO ti aiuterà a sbarcare dalla nave, e la dottoressa Chakwas vorrà visitarti prima di andare. C'è qualcosa che posso ancora fare per te?"
"...Niente che non farà già, comandante." rispose Shiala quietamente: nella loro missione, prima o poi, anche Benezia si sarebbe parata sul loro cammino, e tutti lo sapevano.
"...Immagino abbiate molte cose da dirvi." disse Shepard guardando le due Asari: "Prendetevi il tempo di cui avete bisogno."
Quelle gentilezze, Shiala non avrebbe potuto ripagarle.
 
Quando venne il momento per Shiala di scendere attraverso la camera di decompressione della Normandy, portando con sé solo il cuoio rinforzato che era la sua uniforme, venne accolta subito dalle autorità dell'Alleanza in loco: uomini e donne in corazze complete, ognuno con uno scopo, un'obbiettivo. Le spore del Thorian erano ancora presenti nell'aria, anche se la creatura non c'era più: inutile cercare una contaminazione accidentale, specie dato che la loro visita non era permanente.
Shiala non si voltò indietro: non rimpianse il passato, ma si concentrò sul suo futuro e su quello che poteva fare. Per quando raggiunse di nuovo Zhu's Hope con la sua scorta, la Normandy era già decollata, e procedeva a propulsione FTL verso la sua prossima missione. La Matrona scoprì di non riuscire a togliersi dalla mente il comandante, però...


E con questo, anche l'avventura su Feros si conclude: devo ammettere che sono estasiato dall'esserci riuscito, non perché il capitolo sia necessariamente migliore o peggiore degli altri, o più in generale, sia ben fatto (ed ogni parere a proposito è benvenuto;),  ma perché date le mie circostanze attuali, riuscire a continuare a pubblicare mi rende... davvero felice. Ed è così doppiamente, se sono riuscito a trasmettere la bellezza della missione su Feros da ME1.
Cercherò di fare il possibile per riuscire a pubblicare un altro capitolo questa domenica, o al più tardi lunedì... incrocio davvero le dita.
Detto questo, come avrete notato spero, ho rimaneggiato un po' gli avvenimenti, spece l'incontro con Shiala, per dare loro un po' più di verosimiglianza all'azione: spero vi piaccia questa lieve deviazione dalla trama. Per quanto riguarda la... resistenza dei Creepers ai colpi, mi sto basando sulla mia esperienza diretta: quei cosi non sembrano intenzionati a morire... mai.
Una possibile interpretazione del perché cercherò di darla nel capitolo successivo (qualcosa di interessante spero, più che di verboso). E con questo, spero a presto. ;)

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Capitolo 22
*** Sprouts ***


Il leone è il più bello, quando sta cercando la sua preda.
Gialal al-Din Rumi
 
"...Sei sicura che non sia stato... imbarazzante?"
"Se fosse stata la prima volta, probabilmente avrei avuto delle riserve, Shep... Hayat. Ma così... non tanto, in fondo." rispose Liara: pedone bianco in d4.
T'Soni e Shepard erano di nuovo nella sua cabina, mentre la Normandy faceva rotta verso il portale di Attican Beta, lasciandosi alle spalle Feros e dirigendosi verso il Mare dell'Abbandono, per fortuna ad un solo salto di distanza.
E di nuovo, non appena aveva avuto il via libera, la dottoressa era sgattaiolata nella stanza del comandante: Shepard rispose con cavallo in f6.
"...e in fondo, dovresti saperlo meglio di me: non eri forse nella mia mente, prima?"
Con la nuova consapevolezza del Cifratore nella mente del comandante, Hayat e Liara avevano compiuto una seconda comunione mentale, ma le circostanze avevano complottato contro di loro questa volta: quell'opportunità era stata l'argomento di conversazione della precedente riunione della squadra, forzando l'archeologa e il comandante ad esibirsi davanti a tutti. Senza dubbio, i sospetti di Wrex a proposito dovevano essere diventati certezze, e Shepard credeva che anche Garrus avesse colto qualcosa nel loro atteggiamento. Un prezzo davvero troppo salato per il comandante, che però Liara e Hayat avevano pagato in modo da mantenere ciò che c'era tra loro privato... ancora per un po'. Per ora infatti, né Garrus né Wrex avevano detto niente, il Krogan probabilmente perché non era il tipo; mentre il Turian forse era stato troppo sorpreso dal compito che il comandante aveva dato a lui e ad Alenko...
Shepard sapeva che quell'intimità fra lei e Liara, prima o poi, non avrebbe più potuto nascondersi a bordo, il comandante sapeva bene che niente è destinato a restare immutato... ma in quel momento, il famigerato primo Spettro Umano non riusciva a fare a meno di detestare un poco Ashley Williams: era stata il capo artigliere infatti ad essere l'artefice di tutto, anche senza accorgersene, e il comandante si sarebbe assicurata di fargliela pagare, nel tempo...
Ricordando il momento di unione mentale che aveva condiviso con l'Asari di fronte a lei, Shepard sospirò: nonostante la beatitudine temporanea che aveva causato in loro, e di cui erano riuscite a nascondere quasi del tutto l'imbarazzo, Liara aveva potuto solo concludere che Shiala aveva detto loro la verità. La visione incisa nella sua mente, così come in quella di Saren, era davvero incompleta, ed era impossibile ricavarne qualcosa di utile al momento: forse nel tempo le cose sarebbero cambiate grazie al Cifratore, ma per ora, restava solo un grido senza istruzioni, l'ultimo che i Prothean avessero emesso al tempo della loro distruzione.
Cavallo bianco in f3, a cui Shepard rispose con pedone in d5: Difesa Indiana. Non uno schema che il comandante usasse spesso, stranamente...
"A essere sincera... ero un po' distratta." ammise Shepard, con un lieve sorriso: "A proposito, sembravi... molto stanca. Dopo..."
Cavallo in c3, e fu la volta di Liara di arrossire:
"Hai fatto molta più resistenza della prima volta: ho dovuto farmi assorbire dalla tua mente. E non è stato facile... come un pesce costretto a nuotare controcorrente. Ho avuto paura di venire chiusa fuori, ad un certo punto."
"...Puoi biasimarmi per non essere... un'esibizionista?" alfiere in f5.
Quello che condivideva con Liara... Shepard preferiva mantenerlo tra loro.
"Affatto... e in verità, lo trovo... piuttosto dolce." alfiere in f4.
"Meglio non farlo sapere in giro, Liara... perderemmo la nostra reputazione." pedone nero in e6.
Pedone bianco in e3, a cui seguì cavallo nero in c6... non se ne erano ancora accorte, concentrate com'erano, ma avevano fatto le stesse mosse in ordine diverso: i pezzi sulla scacchiera erano disposti come in uno specchio.
"Non credo di avere una reputazione da difendere in questo senso..." affermò Liara, spostando il cavallo bianco in b5, e Shepard rispose con cavallo nero in b4, mantenendo inconsciamente la specularità: eppure entrambe giocavano per vincere.
"Ti stupiresti: dopo quello che hai fatto su Feros... diciamo che l'equipaggio ti guarda in modo diverso."
"Diverso come?"
"...Potrebbero averti affibbiato un nomignolo." ammise il comandante: "...La strega blu."
"Ed è una cosa buona?"
"Rispetto a venire sospettati di collaborare con Saren? Direi proprio di sì. Ormai fai parte dell'equipaggio."
Fu Liara ad attaccare per prima:
"Cavallo in c7, scacco."
"Mmhh... qualcuno sta migliorando. Re in e7."
Prevedibilmente, Liara mangiò la torre di Shepard in a8 col suo cavallo, a cui Shepard rispose con regina in a8: l'archeologa spostò la sua regina in d2, e fu il suo più grande errore, probabilmente.
"Cavallo in c2, scacco." solo allora Shepard prese coscienza della strana partita che stavano giocando: due specchi, che si guardavano riflettendosi a vicenda...
"Re in d1."
Shepard non osò più fare conversazione, per paura di interrompere quel momento magico: qualunque cosa stesse succedendo loro in quel momento, era ben strana. Come Liara, la mossa naturale con cui il comandante rispose fu quella di mangiare la torre di Liara in a1 col suo cavallo.
"...Re in e2." anche Hayat seppe che Liara se ne era accorta ora: come lei, voleva vedere come sarebbe finita.
"Regina in e8."
"Regina in b4, scacco." disse Liara
"Re in d8."
"...Regina in b7."
"Regina in d7."
"Regina in b8, scacco."
"Regina in c8." era abbastanza prevedibile dove Liara volesse andare quando aveva iniziato l'attacco... ecco perché Shepard aveva fatto fare quel balletto alla sua regina.
"...Regina in a7." Liara si ritirò un momento: ormai non poteva più passare da lì.
Scacco matto in tre mosse, pensò Shepard, ma senza dirlo ad alta voce: quella strana danza speculare che avevano fatto coi pezzi l'aveva lasciata... stupefatta. Quante erano le possibilità?
"Regina in c4, scacco."
"...Re in d2."
"Alfiere in b4, scacco." Liara si accorse in quel momento di essere perduta:
"...Re in d1." disse quietamente.
Shepard indugiò un attimo, incerta se mettere fine al loro gioco. Alla fine disse:
"Regina in c2. Scacco matto."
 


 
L'Asari non commentò, lasciando alla sua sconfitta il compito di parlare da sola: più di metà della scacchiera era disposta come uno specchio a fronteggiare il suo riflesso.
"Liara... è normale?" chiese il comandante a bassa voce.
"Non dovrebbe, almeno, non così presto..." l'Asari non incontrò lo sguardo di Shepard: "La condivisione di sé... è naturale che abbia effetti sulla psiche. Che porti ad una... maggiore comprensione e intendimento. Essere lo specchio in questo modo però... non ho mai sentito di un caso in cui possa avvenire così presto, dopo appena due fusioni mentali."
"...Qualche idea?" Shepard stessa non sapeva cosa pensare.
"Due sole in realtà... o Asari e Umani sono estremamente compatibili, più di quanto avvenga con le altre specie. Oppure..."
"Oppure?"
Il blu degli occhi di Liara incontrò finalmente il viola di Shepard:
"Oppure... lo siamo noi due. Il che sembra impossibile... voglio dire, non abbiamo niente in comune e..." Liara scoprì che le labbra di Shepard erano deliziosamente morbide sulle, e attorno alle, sue, tanto che si ritrovò a contraccambiare con spontaneità.
Non finì con la stessa repentinità con cui era iniziato, ma finì: il labbro inferiore di Liara rimase ancora un momento tra quelle di Hayat, prima che il comandante si sedesse di nuovo di fronte a lei.
L'archeologa era dello stesso colore degli occhi del comandante:
"Devo dedurre che... ehm... non ti sia dispiaciuto?"
"Dire... l'opposto." esalò Liara, alzando una mano alle sue labbra ma fermandosi a metà strada... per la Dea.
"Bene..." l'Umana sembrò voler aggiungere qualcos'altro, ma poi ripeté: "Bene... e per quanto riguarda i tuoi dubbi Liara... credo che un po' di mistero, in queste cose, non guasti. Inoltre abbiamo... tempo per esplorare cosa questo significhi. Non... analizzare troppo."
"Cercherò, ma... ho paura che dovrai guidarmi un passo alla volta."
Fu la volta di Shepard di arrossire:
"Liara, quello che c'è tra noi... non posso dire di averlo mai provato prima con... qualcun'altro. Come puoi immaginare io... beh, diciamo che ho avuto le mie avventure... ma tu... permetti ad una parte di me che ho trascurato per molto tempo di esistere. Tu...mi fai sentire... migliore."
Hayat fu la prima a stupirsi quando Liara ricambiò il suo gesto di poco prima, anche se in modo leggermente più casto:
"E tu mi fai sentire... come se potessi fare qualunque cosa."
"Mmhh..." commentò il comandante intrecciando le dita con le sue, beandosi di quel momento.
"...Hayat?" chiese però Liara.
"Sì?"
"Che cosa significa: veniamo turbinando dall'oscurità, spargendo stelle come polvere?"
Il comandante si rilassò sulla sedia:
"Dove hai sentito...? Ma certo, l'unione." Shepard sospirò, alzandosi in piedi e prendendo dal suo cassetto un vecchio libro di vera carta, con incisi caratteri che Liara non seppe leggere.
Doveva essere un libro molto amato, perché l'Asari notò quanto fosse consunto, e quante orecchie gli fossero state fatte nel tempo: curiosamente, non sembrava prezioso, ma una semplice edizione tascabile. Il fatto che fosse di carta lo rese strano però: gli Asari erano passati ormai da tempo ai supporti digitali e olografici.
"Questo è... quanto di più religioso io abbia." affermò l'Umana presentandoglielo: "È poesia... e filosofia che non posso abbracciare fino in fondo. Ma anche a distanza di anni... continua a darmi speranza. Spiegarti chi fosse l'autore, o cosa contenga questo libro, sarebbe... superfluo. Bisognerebbe leggerlo, per comprendere fino in fondo: non è antico come l'Anima e la Dea, non ha nemmeno mille anni, ed è molto meno noto, ma trovo che gli assomigli, in alcuni versi."
Shepard chiuse gli occhi un momento, recitando a memoria:
"Vieni, vieni, chiunque tu sia,
Nomade, idolatro, seguace del fuoco,
Vieni, anche se hai rotto i tuoi voti migliaia di volte,
Vieni, e vieni ancora.
La nostra, non è una carovana di disperazione..."
"...Deve sembrarti banale, forse." si scusò Shepard, tornando a guardarla:
"Tutt'altro..." rispose Liara: "Non posso dire di comprendere, ma... c'è molta gioia."
Il comandante annuì:
"Rumi... era una persona la cui risata è stata per troppo tempo ignorata. La sua gioia... mi ha sostenuto a lungo, quando niente altro sembrava bastare."
"...Hayat, perché hai detto che non puoi abbracciarne la filosofia fino in fondo?"
Questa domanda fece ridere Shepard:
"Perché lui era... un danzatore."
"Non capisco." ammise Liara.
"Capirai alla prossima licenza, te lo assicuro..." rispose il comandante: "...Liara? Perché mi guardi così?" le chiese poi.
"...Ripensavo a quello che ha detto Sarpani, quando è venuta bordo. Tu sembri davvero condividere la saggezza delle Matriarche..."
Hayat fece un brusco gesto con la mano, come a tagliare qualcosa:
"Difficilmente... io so come combattere, come salvare una colonia... al massimo come tenere al sicuro l'equipaggio di questa nave... ma guidare dei popoli? Non potrei mai farlo. Non voglio."
"Ah già... non ne avresti la pazienza..."
Eppure Liara non poté non provare ad immaginare come avrebbe potuto essere Shepard se fosse stata Asari. Non che l'Umana non le piacesse fisicamente, valeva la pena solo per i capelli: fu solo un esercizio mentale, un gioco, di cui Liara non fu completamente soddisfatta. Se Shepard fosse stata un Asari... sarebbe stata senza dubbio infelice, costretta a adattarsi a ritmi e regole che le sarebbero stati sempre troppo stretti.
No, era un bene che Shepard fosse Umana: per entrambe, probabilmente.
"Già adesso, mi viene voglia di picchiare alcuni politici sulla testa per farli rinsavire, e ho a che farci raramente... ti immagini cosa potrebbe succedere, se dovessi lavorarci assieme?" Shepard rabbrividì al solo pensiero di dover stringere ogni giorno la mano di Udina: eugh. Eugh, eugh, eugh....
"...E poi... non sarebbe così interessante." ammise il comandante, posando il libro di nuovo al suo posto: le sue dita sfiorarono solamente il pendente Prothean che Sha'ira le aveva dato sulla Cittadella... e qualcosa scattò.
Il comandante lo svolse dal tessuto, prendendolo in mano:
"...Shepard?" l'Asari aveva percepito il cambiamento che era avvenuto in lei: sembrava che qualcosa fosse entrato nel suo corpo, un Altro, un misterioso sconosciuto.
Il Cifratore agiva imprevedibilmente: quando il comandante aveva toccato il ciondolo, seppe di averne quasi svelato il mistero.
"Mi sta chiamando..."
"Hayat?"
"Non il ciondolo... l'altro. È vicino." poi il comandante si mise in marcia.
L'Asari seguì Shepard fuori dalla stanza, ignorando lo sguardo curioso di un paio di marinai: l'Umana era totalmente presa da quello che aveva in mano. Impossibile dire cosa vedesse, o avesse visto, nel globo di metallo fuso all'interno del ciondolo. Il comandante imboccò le scale, dirigendosi verso la sala comunicazione: il fatto che passando non restituì il saluto del suo equipaggio, fu una tale novità che non riuscirono ad esserne offesi, solo stupefatti.
"Il Cifratore..." spiegò Liara a bassa voce, e Felawa si premurò di seguirle.
Shepard parlò solo quando fu nella sala comunicazione, con la mente piena di strani echi ed informazioni che conosceva senza averli mai appresi:
"IV, caricare la mappa stellare del sistema di Gamesh nell'ammasso."
"Sistema stellare non esistente." rispose quieta l'IV di bordo.
Shepard si afferrò la radice del naso, sempre tenendo il ciondolo nel pugno:
"...Come si chiama il sistema col portale di accesso ad Attican Beta?"
"Hercules signora." rispose subito Felawa.
"IV, caricare la mappa stellare del sistema di Hercules."
La stella con quattro pianeti attorno alla quale orbitava il portale galattico di Attican Beta, da cui la Normandy era uscita per raggiungere Feros, venne materializzato subito: un gigante gassoso standard ai limiti del sistema, e tre pianeti rocciosi.
"IV, elencare i nomi dei tre pianeti rocciosi e loro principali caratteristiche."
"Xathorron, pericolo ambientale di livello tre. La sua vicinanza alla stella Hercules innalza la temperatura a terra fino a 388 °C. Sedimenti di roccia ignea, zolfo, depositi di boro..."
"Il prossimo." l'interruppe il comandante.
"Siyed, pericolo ambientale di livello quattro. La sua atmosfera permette di trattenere più calore nonostante sia il secondo pianeta del sistema. Temperatura media a terra: 523 °C. Atmosfera di azoto e argon, superficie composta da magnesio, depositi di argon, appurata presenza di semplici forme di vita endolitiche a base di carbonio all'interno dei network di caverne sotterranee del pianeta. Nessun satellite. Gravità media..."
"Il prossimo."
"Eletania, pericolo ambientale di livello uno. Nonostante ospiti un ricco ecosistema e possegga condizioni adatte alla vita, l'ecologia del pianeta è composta al suo livello primario da alghe, muschi e licheni. Questi appaiono troppo fini per venire normalmente filtrati dall'aria, ma la loro presenza è indispensabile alle forme di vita autoctone: quando inalati da forme di vita non indigene però, esse causano un violento shock anafilattico, che causa la morte nel 100% dei casi. Un satellite, gravità media 1.2 g, Pressione atmosferica 2.1 atmosfere, temperatura media al suolo 13 °C, durata del giorno, 36.5 ore terrestri..."
"Può bastare." disse Shepard, avvicinandosi all'intercom: "...Grenado, inserire nuova rotta per il pianeta di Eletania, sistema di Hercules. Non appena usciti dalla propulsione FTL, lanciare una sonda spia verso il secondo e quarto pianeta del sistema."
"Sissignora. ETA... ancora sei ore. Devo mettere la nave in allerta?"
"Non ancora Grenado: continuare come al solito, per ora." rispose il comandante chiudendo il circuito e voltandosi: "...Felawa: quando saremo in orbita di Eletania, voglio che scandagli la superficie del pianeta palmo a palmo alla ricerca di tecnologia Prothean... si concentri prima sulla zona equatoriale... "
"Devo cercare qualcosa di specifico, signora?"
"...Lo saprà quando l'avrà trovato." rispose Shepard, afferrandosi di nuovo la radice del naso.
Felawa e Liara si guardarono a vicenda, ma non osarono commentare.
 
***
 
Le voci che il Cifratore avesse frullato il cervello del loro comandante si trasformano in dicerie superstiziose, quando la Normandy uscì dalla propulsione FTL. Questo perché vennero contattati non appena la Normandy diede conferma alle navi dell'Alleanza di essere nel sistema: per Hackett, fu una benedizione che si trovassero già vicino ad Eletania, e tale era la fretta dell'ammiraglio che il suo messaggio arrivò loro solo in forma audio. Non c'era tempo nemmeno per organizzare un briefing formale:
"Normandy, la sonda spia che eravamo riusciti ad attaccare all'ultimo trasporto truppe Geth fuggito da Feros ci ha trasmesso alcune informazioni sulle specifiche delle loro navi prima di venire scoperta e abbattuta. La sonda è precipitata su Eletania, e la loro nave ha fatto in tempo a scaricare l'intero contingente sul pianeta, prima di venire a sua volta distrutta dai nostri. Dobbiamo recuperare la sonda prima che i Geth la distruggano..."
"Siamo già in posizione ammiraglio: può contare su di noi."
"Mi dovrà spiegare come facevate a saperlo prima di uscire dalla propulsione FTL..."
"Un presentimento. Shepard chiude." concluse il comandante voltandosi verso la squadra riunita in sala comunicazione: "Lo avete sentito?"
"E io che temevo dovessimo aspettare fino ad arrivare alla nebulosa di Armstrong per trovare altri Geth..." disse Williams.
"Non c'è riposo per il malvagi, capo artigliere..."
"Oorah."
"Signora: ho qui i dati del pianeta." disse Bakari entrando e consegnandole i dati: da quando erano usciti dalla propulsione FTL, la Normandy era in massima allerta.
Il fatto che Shepard avesse sviluppato un potere precognitivo dopo Feros era il pettegolezzo del momento a bordo:
"Grazie guardiamarina: Felawa ha già trovato qualcosa?"
"Non ancora, signora, ma sta cercando."
"Molto bene." rispose il comandante, caricando i dati: a quanto pareva, la sonda dell'Alleanza si era spezzata in due tronconi entrando nell'atmosfera del pianeta, e su entrambe le posizioni stavano già marciando i Geth.
"Squadra uno: Williams, Zorah, Wrex. Squadra due: Alenko, Vakarian, T'Soni." ordinò Shepard indicando le due posizioni: "...Schieramento completo con IFV. Recuperare i dati ha la priorità sul distruggere Geth, mi sono spiegata?"
Nessuno mancò di notare che questa volta il comandante sarebbe rimasta indietro:
"Sissignora." mitragliò metà della squadra, a cui l'altra metà fece eco con un: "Sì, Shepard."
"...Io vi raggiungerò se avrete problemi."
"C'è qualcos'altro che si aspetta di trovare su Eletania, signora?" chiese Alenko, placcando il proverbiale elefante nelle stanza.
"Non lo so ancora." rispose il comandante: nel pugno, aveva ancora il ciondolo Prothean: "...Ora andate a preparavi, dobbiamo arrivare prima dei Geth."
Felawa entrò in quel momento, superando tutti mentre uscivano: avevano i loro ordini, ma ognuno di loro avrebbe pagato parecchio per rimanere indietro e ascoltare quello che il comandante e il sottotenente si sarebbero detti.
"Credo di aver trovato qualcosa signora." annunciò Felawa, quando furono soli nella sala comunicazione, porgendole un datapad che Shepard cominciò a leggere.
"...Non lo avrei individuato se non mi avesse detto che stava cercando qualcosa: sono partito dal presupposto che qualunque cosa fosse stata nascosta, i Prothean avessero fatto del loro meglio per tenerla nascosta."
"È stato rapido..."
"...Ho usato le ultime due sonde spia della nave per scandagliare la fascia equatoriale del pianeta assieme ai sistemi della Normandy, signora. Quello che ho trovato è strano: ho controllato le microfluttuazioni del gradiente gravitazionale... e a queste coordinate i dati non sono omogenei col resto del pianeta."
"Potrebbe trattarsi di un giacimento di eezo?"
"È quello che ho pensato anch'io, ma dopo aver fatto un'analisi termica e radio, mi sono dovuto ricredere. C'è qualcosa laggiù, che assorbe ogni forma di radiazione che mandiamo dalla nave."
"Il bunker." scandì Shepard a bassa voce.
"Il bunker?" ripeté il guardiamarina.
"...Felawa, sto per darle un ordine con la piena autorità del corpo Specialisti Tattica e Ricognizione della Cittadella. Qualunque violazione di questo ordine sarà giudicato come alto tradimento nei confronti non solo dell'Alleanza, ma anche dello Spazio del Consiglio, e punito con la massima pena che possa essere inflitta in conformità alle leggi del Consiglio." in parole povere, morte per decompressione nello spazio.
"...L'ordine è dimenticare, Felawa. Lei non ha mai trovato niente su Eletania. E sarà suo compito cancellare dai buffer della Normandy, e dalle memorie delle sonde, ogni riferimento a queste coordinate non appena avremo finito sul pianeta. Non è mai successo, e fino a quando avrà vita, non le è concesso di riferire a nessuno, o anche solamente di accennare, a questo fatto. Questo ordine soprassiede a qualunque autorità dello Spazio del Consiglio e dell'Alleanza. Mi occuperò personalmente di cancellare ogni altro riferimento esistente dai diari di bordo. Mi ha capito?"
"Sissignora." rispose il guardiamarina scattando sull'attenti.
"Continui pure, Felawa." disse Shepard, dirigendosi nel cockpit per far vedere a Joker dove avrebbe dovuto sganciarla con la Normandy.
Si sarebbe paracadutata, ma non aveva ancora idea di cosa avrebbe trovato in quel luogo: sapeva solo che qualcosa c'era.
Il ciondolo glielo diceva.
 
"... Normandy, qui Castor."
"Vi sentiamo squadra Alfa." rispose nella radio la voce di Pressly: raro che lo XO dirigesse la squadra a terra, anzi per la precisione era la prima volta, ma Alenko aveva ben altri problemi.
"Abbiamo raggiunto il punto di impatto della sonda, nessuna traccia del modulo dati. Presenza di forme di vita indigene al punto di schianto."
"Ripetete, squadra di terra."
Vecchio bastardo, pensò Alenko: Pressly se la stava ridendo, o avrebbe riso presto.
"...Invio le immagini."
Sulla Normandy, qualcuno a bordo esalò un "Aww che carino." quando arrivarono le riprese dalla squadra di terra: Garrus stava tenendo fra le mani... chiamarla scimmia spaziale non sarebbe stato sbagliato. Grande quanto un macaco, la creaturina stava cercando di socializzare con Liara, mentre l'Asari passava il suo omnitool su di lei. Le differenze più evidenti rispetto ad un primate della Terra erano le quattro dita per mano, la pelliccia tigrata verde e bianca, e un muso un po' più schiacciato, che come l'archeologa scoprì, nascondeva una lunga lingua da camaleonte: evidentemente l'aliena doveva piacerle, perché la creaturina fece saettare la lingua appiccicandola sul suo casco con uno schiocco umido.
Con molta più pazienza di quanto tutti pensassero possibile, Liara staccò l'appendice bavosa dal suo visore: ogni affezione che chiunque avesse potuto provare a bordo per quelle... creature, era scomparsa così come era venuta.
"Li abbiamo trovati a girovagare vicino al troncone della sonda, contendendosi pezzi di rottami."
Nell'inquadratura, si materializzò un'altra di quelle creature: doveva aver scalato il tenente appendendosi alla sua corazza: quando l'intero schermo di Alenko fu invaso dall'estremità viscosa della lingua della scimmia spaziale, il resto dell'equipaggio comprese perché l'esplorazione a terra non fosse per tutti. Resistere all'impulso di imbracciare il fucile e sterminare quei diabolici mostriciattoli non doveva essere facile:
"...Restate in attesa Castor."
Nel suo confortevole CIC, Pressly contattò il resto della squadra:
"Pollux, qui Normandy."
"Vi ascoltiamo." rispose la voce di Williams.
"Castor ha raggiunto il suo obbiettivo: il modulo dati non era presente. Sono state rilevate forme di vita indigene sul pianeta nel punto di schianto."
"Ostili?"
"...Espansive. Simil scimmiesche. Invio le immagini."
"...Ricevute. Pollux è quasi al secondo punto di schianto: il terreno accidentato ci ha fatto perdere più tempo di quanto ci aspettassimo. Gli alberi da queste parti crescono con un groviglio di radici aree che non si vedevano nelle fotografie orbitali. Situazione dei Geth?"
Pressly controllò i suoi schermi:
"Vi sono quasi addosso: dovreste mancarli di mezza dozzina di chilometri."
"10-4. Recuperato il modulo dati, chiedo il permesso di ingaggiare."
"Negativo all'ingaggio, Pollux. RV con Castor non appena avete il modulo dati. L'estrazione del pacchetto ha la priorità."
Teste di latta, sospirò l'XO: sempre in cerca del prossimo scontro. Non che comunque non la capisse: Williams era un vero marine.
"Intendiamo lasciare Geth in libertà su Eletania, sir?"
"Se ne occuperanno le forze dell'Alleanza, capo artigliere. Concentratevi sull'obbiettivo."
Le convenzioni della Cittadella proibivano il bombardamento orbitale su pianeti dotati di biosfera, almeno non in situazioni di guerra dichiarata: i Geth dovevano saperlo, o non sarebbero atterrati così impunemente. Stando così le cose, l'Alleanza sarebbe stata costretta a scendere per eliminarli e portarne via i pezzi da Eletania, schierando delle gunship nell'atmosfera del pianeta, o qualcosa del genere. In ogni caso, non sarebbe stato un problema della Normandy:
"...Sono gli ordini del comandante?"
"Sono gli ordini, capo artigliere." rispose severo Pressly: se quella marine credeva di poter commentare i suoi ordini, si stava grossolanamente sbagliando.
Detto questo però, anche allo XO della Normandy sarebbe piaciuto sapere dove fosse Shepard: il comandante si era fatta paracadutare su Eletania, dicendo a Pressly di considerarla un'esercitazione. Lo XO non le aveva creduto nemmeno un secondo... specie dopo aver ricevuto un messaggio che sarebbe stata fuori contatto per un po'.
 
***
 
Shepard l'aveva trovato, ma non era stato un caso: sapeva esattamente dove cercare. L'entrata principale era sepolta, ma anche questo il comandante se lo era aspettato: dopo 50'000 anni, era normale che le cose non fossero più come le ricordava...
Aveva disattivato il suo comunicatore e i sensori della sua corazza non appena era atterrata. Qualcosa... le diceva che quello che avrebbe trovato laggiù non avrebbe dovuto essere condiviso: non ancora. Eppure, non poteva impedire alla gioia di sommergerla. Aveva trovato l'ingresso superiore dell'installazione esattamente dove ricordava che fosse: il fondo di uno stretto passaggio nella roccia, nascosto nella parte inferiore di una caverna. Il suo omnitool aveva trasferito abbastanza energia alla console da attivarla anche dopo tutti quegli anni, e il portello si era aperto, rivelando una semplice scala a pioli che affondava in un tunnel nell'oscurità.
Con solo la luce dell'omnitool a guidarla, Shepard era scesa nella tenebra senza paura: non c'era niente da temere in quel luogo. Non per lei.
Il bunker, lo aveva chiamato, ma era stata una traduzione approssimativa: ai tempi dei Prothean, quel luogo era stata una stazione di osservazione scientifica, un avamposto di intelligence miliare, ed un rifugio, che non era stato usato ai tempi della loro caduta. Eppure, quel luogo era sopravvissuto al suo scopo: Shepard sapeva già che non avrebbe trovato il resto della sua visione in quel luogo.
Su Eletania, i Prothean avevano nascosto... altro: quello non era un luogo di sepoltura, ma Shepard sapeva che era importante... o lo sarebbe diventato presto.
I suoi piedi la condussero in una vasta stanza a tronco di cono, il cui pavimento era di quel metallo-pietra che aveva già visto anche su Therum. La trovò nel suo centro: una sfera di mercurio, irrealmente grande, semisepolta nel pavimento: il comandante sapeva che non c'era niente a sostenerla, eppure quell'oggetto rimaneva al suo posto, dimenticato per lungo tempo forse, ma non ancora inerte. Come Shepard si aspettava, la sfera rifletteva qualunque cosa nella stanza... eccetto lei: perfino la luce del suo omnitool veniva assorbita, ma l'Umana non lo trovò strano. Le girò attorno, raggiungendo una console sul lato della stanza: sapeva che non era necessaria molta energia per un'attivazione minima. Quando attivò quei sistemi, sentì scorrere qualcosa sotto il pavimento, come un sussurro di vecchie macchine: quando si voltò, la sfera era salita completamente dalla sua sede, librandosi libera in aria: doveva avere un diametro di almeno dieci metri, ma non aveva fatto nessun rumore muovendosi.
Il ciondolo che le era stato dato da Sha'ira fu nella sua mano spontaneamente: quando lo avvicinò alla sfera, le maglie di metallo si aprirono, scivolando, schiudendosi. La chiave di accesso ritornò alla sua origine: il mercurio del ciondolo si fuse con quello della sfera.
Ci fu un'esplosione di luce bianca.
 
Lentamente apro gli occhi, come se mi risvegliassi da un lungo sonno: conosco questo luogo, sono al margine della foresta, anche se non troppo distante dalla caverna che condivido col resto della tribù.
L'aria ha il suo solito odore: acqua. Sono venuto al fiume per prenderne.
Il grande occhio giallo è alto nel cielo, ma allora perché mi sento così stanco? Piano piano, la fatica che provo si ritira dal mio corpo, come se non mi appartenesse. Mi ricorda il morso del serpente quando ero bambino: allora ho succhiato via il veleno, ma i brividi non mi hanno lasciato per giorni. Quella stanchezza invece va via molto più in fretta, diventando uno strano dolore alla base della testa: la mia mano callosa viene via senza sangue, ma sotto le dita, sento un gonfiore sconosciuto. È duro, ma non ossa: come se qualcuno mi avesse messo una scheggia di pietra sotto la pelle.
Sono caduto? Certamente. Devo essere caduto: la mia faccia è nell'erba. Cos'altro può essere successo? Con un grugnito, mi faccio forza sulla mia lancia dalla punta d'osso: ho fame, ma la stagione del vento freddo è alle porte, il tempo del lungo sonno della terra. Mesi di fame ci aspettano, ma non mi preoccupano: ho la mia lancia dalla punta d'osso, che ho ricavato dalla bestia della montagna. I lupi e il freddo non mi spaventano. Il vento freddo passerà, e nuove prede torneranno al lago dopo il grande freddo...
Un suono, e la mia attenzione va verso l'alto, dove una strana creatura galleggia: è diversa da ogni altro uccello che ho cacciato ai bordi del lago - senza testa e senza ali, eppure sta volando. Uno spirito? Ora che la osservo, mi accorgo che è una bestia di metallo argentato, che rimane immobile nel cielo come una nuvola. Anche se non ha occhi, so che mi sta guardando: so che mi sta osservando... anche se non so come.
Lo sciamano mi ha insegnato degli spiriti del cielo: essi vivono in un altro posto, lo stesso dove a volte vado quando chiudo gli occhi. Ma vederne uno da sveglio... è innaturale: gli spiriti del cielo non sono maligni, ma ragionano come il vento. Nessuno sa esattamente cosa facciano: lo sciamano dice tante cose su di loro, quando ricorda.
Non sa lo spirito che quel posto non è per lui? Che non dovrebbe essere lì? Dopotutto, c'è un motivo se bruciamo le nostre offerte prima di ogni grande sonno della terra: è per chiedere il permesso di entrare nel loro mondo quando si dorme. Forse lo spirito vuole assicurarsi che non dimenticheremo l'offerta di quella stagione? O è un presagio di ben altro?
Lo sciamano mi ha insegnato cosa fare e io sollevo i pugni, assieme alla mia lancia: la tribù del lago non dimenticherà il suo impegno. Lo spirito appare soddisfatto, e sale rapidamente nell'aria fino a scomparire.
Anch'io sono soddisfatto: riempio il mio otre d'acqua, e ritorno alla caverna col resto della tribù. Lo spirito del lago viene discusso durante la sera, attorno al fuoco e lo sciamano è d'accordo con me: forse però, mi dice, era anche un avvertimento dei tempi che stanno per arrivare. Lo sciamano è saggio, ed è contento che mi sia ricordato i suoi insegnamenti...
Nel tempo però, la tribù dimentica e anche lo sciamano: dopo il grande sonno della terra, quando la grande luce torna di nuovo, la vita ripercorre i ritmi che mi sono familiari. La caccia per il cibo, la lotta per reclamare una compagna per la stagione... giorni che scivolavano in notti e poi di nuovo giorni. Freddo, e poi di nuovo caldo. Sole, e poi di nuovo pioggia.
La tribù lontana cerca di scacciarci dalla nostra terra: dicono di venire da ovest, e hanno fame. Più fame di noi, dicono: la mia lancia d'osso si bagna di sangue...
Anche ora che sono diventato capo però, ci sono notti in cui mi sveglio con la sensazione che ci sia qualcuno con me, più vicino della mia stessa compagna. Che qualche... "altro" sia in me, vedendo tutto quello che vedo, ascoltando e sentendo. Durante quei momenti, la mia mano ritorna alla base della testa e sento ancora lo strano gonfiore e ricordo la spirito d'argento nel cielo...
La terra ha sognato molte volte.
L'aria è diventata fredda, di nuovo ritorna il suo sonno. Questa volta dobbiamo spingerci più lontano per il cibo, stringendoci nelle nostre pellicce per allontanare il freddo. È durante una di queste lunghe cacce che lo strano spirito ritorna, ma questa volta è assai più grande. Lo sento, prima di vederlo tra la neve: il suo richiamo è un ruggito assordante, tanto più terribile della bestia della montagna, con cui ho creato la mia lancia. Cala su di me come l'uccello fa con la preda, e io fuggo, ho paura. Gli spiriti sono furiosi con me. Perché, non riesco a capire... non li ho dimenticati, né in questi anni, né nei sacrifici.
Un grande occhio rosso si apre sulla sua pancia e mi raggiunge... tutto diventa nero.
 
Shepard si risvegliò con un mezzo sospiro su Eletania, scoprendo di essere caduta di schiena. Senza che possa impedirselo, la sua mano sale per raggiungere la base del collo: ci vuole un po' perché si ricordi chi è, e perché ha una corazza completa. Erano passati trenta minuti.
Per quanto tempo i Prothean avevano studiato gli essere Umani sulla terra preistorica, attraverso impianti di dati? E perché quelle informazioni erano state portate su Eletania? Uno studio comparato? Che cosa avevano imparato da loro, i Prothean? E perché lo studio era stato interrotto così bruscamente? Il comandante fu certa, anche se sapeva di non avere prove tangibili, che quelle informazioni precedevano di poco la distruzione dei Prothean per mano dei Razziatori.
Li avevano nascosti? Come venne, quel pensiero passò.
Il comandante si ripromise di chiedere a Sha'ira come fosse giunta in possesso di quel ciondolo alla prossima visita sulla Cittadella e anche di controllare...
Erano stati cavie? Quel pensiero rimase più a lungo del primo.
Restava però da capire cosa farne ora di quella grande sfera, che racchiudeva dati scientifici Prothean sugli Umani...
Lo scopo per cui ciò era stato fatto, si trovava appena al di là della sua coscienza: se Shepard si fosse concentrata appena un momento di più, sapeva che la risposta le sarebbe apparsa chiara. Allo stesso modo però, seppe anche di non voler conoscere la risposta: quello che fece dopo, fu condizionato da quella sensazione.
La sua missione era fermare Saren: il resto, poteva attendere.
Nessuno avrebbe trovato quel luogo, se non avesse saputo dove cercare: questo aveva detto Felawa. Shepard sperò che avesse ragione... almeno per qualche anno ancora.
 
***
 
"Normandy, qui Shepard. Rapporto sulla situazione."
Ah... dannazione, pensò Pressly: il suo CO non sarebbe stata per niente contenta.
"Ehm... felice di sentirla di nuovo, signora. Ha trovato quello che cercava su Eletania?"
"...Rapporto, Pressly."
Merda... sarebbe stato la barzelletta dell'Alleanza per le settimane a venire.
"Castor e Pollux hanno raggiunto i punti di impatto della sonda. Hanno preso contatto con la fauna locale. Sono proto scimmie adattate perfettamente alla biosfera del pianeta..."
"Il modulo dati?"
"Crediamo... crediamo che lo abbiano preso, signora." dal cockpit, Joker si strava strozzando per non ridere.
"...I Geth? Come hanno fatto ad arrivare prima di noi?"
"Non i Geth signora. Le scimmie: appaiono estremamente incuriosite dai rottami delle sonde. Pollux ha trovato il troncone che conteneva il modulo dati ricoperto dallo sterco degli animali del pianeta. Il vano dati è vuoto: è probabile che l'alloggiamento di sicurezza sia stato danneggiato dallo schianto e gli animali ne abbiano approfittato."
Ci fu un lungo, pregnante silenzio dall'altra parte della linea, tanto che Pressly si sentì in dovere di continuare:
"...La squadra da sbarco ha impegnato i Geth per evitare che recuperassero accidentalmente il disco dati dalla fauna indigena del pianeta."
"Eh già... non sia mai che i Geth abbiano una banana da offrire alle scimmiette..." commentò Joker dal suo cockpit, a voce non abbastanza bassa.
"...Cosa sappiamo su di loro?"
"Sembrano essere poco meno di un centinaio, perlopiù fanti e truppe d'assalto... pensiamo di aver rilevato alcune unità Distruttore, ma gli alberi offrono visuale limitata a terra..."
"Non sui Geth, Pressly: le scimmie. Cosa sappiamo sulle scimmie?"
"Non... non molto, comandante."
"Mi metta in comunicazione con Barnes."
Pressly eseguì, restando in ascolto.
"Ufficiale Barnes a rapp..."
"Controlli extranet Barnes." l'interruppe Shepard: "Cerchi articoli e pubblicazioni scientifiche sulle... scimmie del pianeta, qualunque cosa su cui riesca a mettere le mani, non importa se è un ricettario Krogan. In special modo si concentri su abitudini sociali e sedi di nidificazione. Se si arrampicano sugli alberi, voglio sapere quale ramo preferiscono. Incroci i suoi risultati con la mappa di Eletania, nel raggio massimo del territorio di queste... creature, e dia alla squadra delle possibili sedi di nidificazione dove possano aver portato il modulo dati."
"E se non dovessi trovare informazioni?"
Barnes poteva sentire il mal di testa del suo comandante attraverso la radio: non la loro prova migliore fino a quel momento, in effetti. L'ufficiale alle comunicazioni sperò che non ce ne sarebbe stata una peggiore:
"...Se non esistono informazioni sull'ampiezza massima del loro territorio, cominci con un diametro di dieci chilometri e proceda secondo il suo giudizio. E dica a Wrex che per ognuna di quelle scimmie che ucciderà, dovrà pagare 10 mila crediti."
"Sissignora."
"...Non appena la squadra avrà degli obbiettivi, dica a Joker di portare giù la nave sulla mia posizione. Ho finito qui."
"Sissi..." ma Shepard aveva già chiuso il contatto.
Barnes sperò che il comando Alleanza non chiamasse in quel momento per ricevere un rapporto sulla situazione: chi avrebbe spiegato all'ammiraglio Hackett che la squadra della Normandy stava dando la caccia a delle scimmie spaziali?
 
Furono fortunati, in un certo qual modo.
Non ci si improvvisava xenobiologi, e questo era ovvio, ma le scimmie di Eletania erano state le protagoniste di alcune pubblicazioni scientifiche quando il pianeta era stato considerato come una possibile sede di colonizzazione. Questo ovviamente, prima di scoprire la pericolosità del livello base della catena alimentare del pianeta: gli articoli erano il ponderoso lavoro di un dottore Salarian, arricchiti da osservazioni e fotografie di una decina di assistenti di varie specie. A quanto pareva, le scimmie del pianeta, il nome con cui erano state scientificamente battezzate era intraducibile dal linguaggio Salarian, non erano arboricole: le stronzette nidificavano solo in grotte e solo in quelle che potessero accogliere l'interezza delle loro colonie, che potevano arrivare anche al centinaio di individui. Il che rendeva facile individuare possibili siti di insediamento, dato che le scimmie erano solite edificare pile di sterco fuori dai loro tane... un modo per marcare il territorio, sembrava.
Barnes aveva provato ad attenersi a fatti concreti, tralasciando le spiegazioni scientifiche, ma molte cose avrebbero richiesto di essere cancellate dalla sua mente con l'alcool, più tardi... e alla prossima licenza.
A quanto pareva, le scimmie di Eletania erano state una delle poche specie ad aver inventato il sesso orale prima della ruota, e considerato che molte loro pratiche sociali erano estremamente simili a quelle delle scimmie Bonobo... Barnes scosse la testa, chiudendo la schermata e affondando la faccia nelle mani.
Fortunatamente per loro, analizzando il pianeta dalla Normandy avevano trovato una sola possibile sede di nidificazione, oltre a qualche giacimento minerario: Castor e Pollux si stavano già dirigendo là, divorando il pianeta con le loro 12 ruote. E con il comandante Shepard di nuovo a bordo, sembrava che su Eletania ne avrebbero avuto ancora per poco. Anche se però, per il momento il loro CO restava nella stiva, dato che le sonde spia della Normandy avevano recuperato qualcosa dal secondo pianeta del sistema, probabilmente un altro di quei medaglioni, di sicuro Shepard sarebbe arrivata presto sul ponte, in cerca di un rapporto: sia Pressly che Barnes speravano che per allora, avrebbero avuto qualcosa da presentarle...
 
***
 
"Allora... avete ritrovato i vostri parenti da lungo perduti?"
Svuotare il suo bicchiere di tequila fu l'unica risposta di cui Williams degnò il pilota.
La missione su Eletania era finita con successo e la Normandy stava già facendo rotta verso il Mare dell'Abbandono, ma questo non voleva dire che fosse stata divertente o facile: arrivata al nido, la squadra aveva dovuto trovare il modulo dati, diventato nel frattempo il nuovo feticcio della colonia di scimmie... solo per poi essere costretta a difenderle dai Geth che non desideravano lasciarglielo.
La sola idea che qualcuno togliesse loro il modulo dati che così tanta fatica era costato recuperare (avevano dovuto giocare ad acchiapparèllo con le scimmie di Eletania), aveva motivato la squadra ad un livello tale che nessun Geth era rimasto funzionante sul pianeta: a ripulire dai rottami ci avrebbe pensato il personale dell'Alleanza, ammesso che riuscissero a trovare tutti i pezzi che le scimmie avrebbero sicuramente provato a collezionare...
Era stato un altro schifoso giorno fra i marine insomma, e la squadra cercava solo di dimenticarlo e lasciarselo alle spalle: un'occasione irresistibile per Joker, che pareva uscito dal cockpit solo per prenderli in giro.
"Vi hanno offerto una banana? O magari, hanno costruito un monumento di cacca in onore dei grandi giganti venuti dal cielo, che li hanno difesi dai demoni con un occhio solo?" Joker osava fino a quel punto, solo perché il comandante e Wrex non erano presenti.
Il mercenario stava espellendo gli strascichi della missione da solo, e il fatto che non ci fossero feriti nella stiva era già di per sé un miracolo: a quanto pareva, le scimmie lo avevano reputato il capo del drappello, e il Krogan si erano ritrovato addosso le lingue di mezza colonia, ansiosa di dimostrare il proprio affetto. Non potendole sterminare impunemente, il malumore del mercenario aveva ben presto superato la soglia di guardia, e il Krogan sobbolliva lentamente nella stiva.
In sala mensa invece, cinque paia di occhi fissarono con odio il pilota:
"Joker... ricordati che ho un certo video di te con due gigolò Hanar..." lo avvertì Tali: "...E ho un fucile." aggiunse.
Il pilota sbiancò:
"Non oseresti."
"Mettila alla prova, signor Moreau." disse Shepard materializzandosi dietro di lui.
"Figli di...! Comandante, ha mai pensato di indossare dei campanellini, almeno a bordo? Mi sembra che il cuore stia per uscirmi dal petto..."
"E dove sarebbe il divertimento? Ora si sposti: è sulla mia sedia, Moreau." il pilota mugugnò, ma obbedì, permettendo al comandante di scaricare diversi datapad sul tavolo, con l'intenzione probabilmente di leggerli tutti.
"...Una lettura leggera?" chiese Joker prendendone il primo della lista: "Teoria Antropologica del Grande Balzo in Avanti..." lesse il pilota: "Sta pensando di cambiare lavoro, signora?"
"Tutto, pur di allontanarmi da lei, signor Moreau." rispose serafica Shepard, riprendendosi il datapad.
"Aww... potrei quasi pensare che io non le piaccia comandante... ma in fondo so che le importa. Eh... chi l'avrebbe mai detto: abbiamo una tsundere come CO."
"...Joker?"
"Sì comandante?"
"Se le prossime parole che usciranno dalla sua bocca non saranno dovrei andare, allora saranno oddio le palle, mi ha dato un pugno nelle palle." dichiarò Shepard senza alzare gli occhi dal suo datapad.
"...Dovrei andare." disse Joker alzandosi in piedi quanto più rapidamente le sue condizioni permettessero, e caracollando via sulle stampelle.
Williams grugnì la sua approvazione, svuotando un'altro bicchiere.
"Certe volte lo trovo simpatico..." commentò Alenko: "...Certe volte vorrei che avesse delle ossa di densità normale da rompere."
"Amen a questo." disse Williams, scolando un altro bicchiere: la marine era di pessimo umore, e non lo nascondeva nemmeno un po', visto che si era piazzata a gambe larghe su una sedia in canotta da fatica.
E tuttavia, il suo malumore non era niente rispetto a Vakarian: il Turian si stava consumando le unghie sul tavolo, cercando di restare fermo il più possibile.
"Garrus."
"...Sì Shepard?"
"Non appena Wrex avrà smaltito la notte, organizzerò una sessione di allenamento."
"...Grazie Shepard." disse il Turian espirando, e lo intendeva davvero, anche se non smise di grattare il tavolo con i suoi artigli.
"Qualche problema Garrus?" chiese T'Soni.
"....È lo stress, dottoressa."
"Oh... Oh! Ma certo..."
"...Cosa mi sfugge?"
"Ogni specie reagisce diversamente all'accumularsi dello stress, capo artigliere." spiegò il comandante: "...E ogni specie ha il suo modo collaudato di sfogarlo. Noi Umani beviamo... i Turian..."
"...Ricorrono a stupefacenti, al sesso o alla violenza." finì Garrus per lei: "...La fraternizzazione a bordo delle navi Turian non è proibita, basta evitare gli attaccamenti sentimentali."
"...E se non vengono sfogati?"
"Non siamo animali, capo Williams, se è questo che intende: siamo in grado di controllare i nostri impulsi. La disciplina Turian è una delle più rinomate della Galassia e..."
"Garrus: non credo volesse offendere." lo interruppe Shepard: leggendo il datapad, la consapevolezza che aveva respinto su Eletania tornò a farsi sentire.
I Prothean erano scomparsi 50'000 anni prima, e proprio 50'000 anni fa, l'Homo Sapiens Sapiens aveva cominciato come specie a tramandare qualcosa del passaggio di sé, dopo aver lasciato un deserto per tutti i millenni precedenti...
Il fatto che nelle rovine Prothean di Marte non esistessero riferimenti a questo, mostrava una sottile manipolazione da parte dei Prothean, ovvero che la loro opera di ingegnerizzazione degli esseri Umani fosse stato qualcosa che avevano voluto nascondere anche ai nativi della Terra; oppure era solo un caso? Non aveva abbastanza elementi per giudicare... però, da quello che Shepard aveva visto dalla sfera di Eletania, sembrava che avessero fatto il possibile perché i loro soggetti di studio non scomparissero con loro...
Il comandante sospirò: anche se non aveva abbastanza fatti per trarre una conclusione definitiva, di certo era più che mai convinta di aver fatto bene a celare la sfera. Le possibile implicazioni per la storia della specie Umana... e ci sarebbe stato tempo dopo quella missione per decidere cosa farne, comunque.
Restava da capire se sarebbe riuscita a tenerlo segreto anche a Liara: come percependo i suoi pensieri, la giovane archeologa scambiò con lei un breve sguardo dall'altra parte del tavolo.
"Mi dispiace..." disse Garrus, interrompendo quel momento: "Dopo Feros... Eletania è arrivata troppo presto. E siamo in missione da un po'..." il solito ritornello: anche Shepard ne era cosciente, ma fino a quando il Mare dell'Abbandono e la nebulosa di Armstrong non fossero state ripulite, potevano scordarsi una licenza.
"Vorresti il prossimo turno di riposto, Garrus?" gli chiese il comandate, tornando a leggere i suoi datapad.
"Non credo servirebbe... e una sessione di combattimento col mio CO sarà sufficiente."
"...Dannazione, mi aggrego anch'io, comandante."
"Non ne hai avute abbastanza su Pinnacle, capo?"
"Dovrà rinfrescarmi la memoria, ma'am."
"Basta che poi non vada a piangere da Chakwas, Williams. Alenko? Tali?"
Il tenente alzò le mani in un segno di resa:
"La mia memoria non è così corta signora, ma chi sono io per fermare le scommesse che si faranno?"
"Credi davvero che il capo abbia qualche possibilità?"
Il tenente fece scorrere lo sguardo fra le due donne, e alla fine alzò le spalle: al diavolo.
"No signora... ma possiamo puntare su quanti round resiste."
"Grazie del voto di confidenza, signore." rispose Williams.
"...Come fai a farlo suonare come fatti fottere, Ashley?"
"Anni di pratica."
"Mmhh... Tali?"
"La mia memoria è sempre ottima. E vedere un Turian usato come straccio per pulire la stiva? Niente di meglio per passare del tempo."
"Topo di tuta." rispose senza cattiveria Garrus.
"Bosh'tet."
"Quindi... non credo ci sarebbe niente di male... se chiedessi di unirmi anch'io?" quella domanda pose Liara al centro dell'attenzione di tutto il tavolo.
"...Dottoressa? Sul serio?" le chiese il Turian.
"Desidero capire quanto ho imparato di quello che il comandante e il tenente Alenko mi hanno insegnato: fino ad ora sono riuscita a cavarmela con i poteri biotici, ma non mi sento ancora all'altezza, specie coi fucili d'assalto e nel combattimento corpo a corpo."
"...Perché no, T'Soni? Senza poteri biotici, credo che riuscirei a sconfiggerla perfino io." rispose il capo artigliere facendosi scrocchiare le nocche.
Settimane prima, in verità in un altro tempo, avrebbe avuto più effetto su Liara, ma ormai avevano visto e combattuta assieme cose molto più spaventose: ultimo il Thorian, per ora.
"Spero che riuscirò a farle rimangiare queste parole, capo artigliere."
"Ah! Ne dubito."
A interrompere il gioco di sguardi fra loro, fu l'annuncio di Grenado che stavano per attraversare il portale galattico verso il Mare dell'Abbandono: il modulo dati doveva essere stato appena consegnato alle forze dell'Alleanza attorno al portale, e il blocco navale sciolto. Pochi istanti più tardi, la Normandy vibrò attorno a loro, e il comandante provò ancora una volta l'esilarante esperienza del venire sparata a velocità FTL per miliardi di chilometri.
Grenado cambiò la sua ilarità in scontento quasi altrettanto rapidamente:
"Comandante?"
"...L'ascolto Grenado." oh, maledizioni...
"Attraversamento del portale completato. La Normandy si trova ora nel sistema di Caspian, nell'ammasso del Mare dell'Abbandono. Rileviamo la presenza di una nave nel sistema: una nave Umana. Secondo le ultime informazioni, la MSV Cornucopia era scomparsa vicino al Velo di Perseo. Non stanno trasmettendo alcun segnale di soccorso."
"Ma che cazzo..." imprecò Williams, mentre il tenente cominciò a prendere a testate il tavolo, un gesto curioso che T'Soni e Zorah avrebbero avuto bisogno di farsi spiegare in un secondo momento.
Shepard chiuse gli occhi, inspirò, e fu di nuovo al comando:
"Dispiegare tutte le sonde della Normandy, procedura di scansione standard. Provate a contattarli. Sto arrivando." ordinò stancamente.
"Merda..."
"Sissignora."
"...Garrus: a questo giro, rimarrai sulla Normandy."
"Ti odio immensamente in questo momento Turian..."
"Voi altri, andate a preparavi. Aspettate ad avvisare Wrex di cosa stia succedendo: voglio avere una conferma che si tratti di qualcosa di importante, prima di svegliare un signore della guerra Krogan di pessimo umore."
Alenko continuò a sbattere la testa contro il tavolo.
 
MSV Cornucopia: un nome che era tutto un programma. Probabilmente perché a bordo avrebbero trovato ad aspettarli un copioso numero di guai: il trasporto mercantile apparteneva alla ExSolar Shipping, con sede sulla Terra. Sembrava che la nave di classe Kowloon si fosse allontanata troppo da casa: il suo scafo era stato sfregiato da colpi esplosi da armi Geth. La Cornucopia doveva essere stata presa di mira dai sintetici e come ormai tutti sapevano a bordo della Normandy, dove erano passati Geth c'era sempre il rischio di trovare Husks.
Wrex fu svegliato e fatto preparare, mentre la Normandy attraccava al mercantile.
Procedettero come al solito: Zorah e Williams in sala motori, e il resto della squadra, Shepard, T'Soni, Alenko e Wrex, a perlustrare la nave.
Trovarono la Cornucopia deserta: nessuna forma di vita a bordo, nessuna macchia di sangue sulle sue pareti, o la testimonianza di conflitti a fuoco all'interno della nave... anche il supporto vitale scarseggiava. Solo la gravità artificiale funzionava ancora a dovere, ma le sonde spia lanciate dalla Normandy nel sistema individuarono solo depositi minerari e vecchi satelliti Turian: nessuna traccia di Geth nel sistema.
"Piano e con calma." ordinò Shepard alla squadra.
Le sorprese cominciarono nella stiva: la Cornucopia, fedele al suo nome, era stata caricata all'eccesso con merci di ogni tipo, tanto che la camminata sul soffitto che avevano fatto sulla Worthington questa volta non sarebbe stata possibile.
"Merda." sussurrò Alenko: muoversi in quel labirinto di casse... meglio non pensare a cosa avrebbe potuto saltare loro addosso.
"Normandy, qui Shepard." chiamò il comandante, senza avanzare oltre.
"La sentiamo signora."
"Quanti erano nell'ultimo manifesto di equipaggio della Cornucopia?"
"...Una ventina di persone, signora."
Il sibilo di un casco che si apriva, rivelò Wrex intento a fissare lo spazio della stiva: dopo un secondo, il suo casco si richiuse di scatto.
"Wrex?"
"...C'è odore di Trebin." rispose il Krogan.
Shepard si attaccò alla radio più veloce della luce:
"Zorah, Williams: presenza non confermata di Husks a bordo. A che punto siete con la sala macchine?"
"Trovata. È vuota Shepard." il comandante non mancò di esalare un sospiro di sollievo.
"Riuscite ad accedere ai sensori interni della nave?"
"Non da qui... sono stati fatti saltare tutti."
"Ricevuto. Tenete la posizione per ora." rispose Shepard chiudendo il circuito: "...Soluzioni al nostro attuale problema? Vorrei evitare di venire sorpresa da ogni lato da Husks. O combatterli in spazi così ristretti."
"...Potremmo metterci a cantare, per attirarli fuori dalla stiva." suggerì Alenko.
Lo sguardo con cui lo guardarono tutti fu percepibile anche attraverso i loro caschi:
"Voglio dire... sono creature stupide, che reagisco al movimento e al suono. Potremmo attirarle fuori in questo modo... signora. Ahem..."
Shepard scosse la testa... cantare: questa era nuova.
"Pagherei per leggere il suo rapporto, tenente..."
"...Oppure potremmo ventilare la stiva, Shepard, scaricare tutte le casse nello spazio e procedere in sicurezza." interloquì Wrex.
Qualcosa che andava contro ogni istinto di una persona cresciuta a bordo di navi mercantili, il che spiegava probabilmente perché Shepard non ci avesse pensato subito. E d'altro canto, qualunque cosa fosse... trovata nello spazio, tranne resti archeologici, sottostava alla regola chi primo arriva, meglio alloggia...
"Immagino che tu non voglia saccheggiare il carico, vero Wrex?"
"...Per quanto mi riguarda Shepard, questi sono straordinari non pagati. Eh! Sono salito a bordo con un misero stipendio come acconto... Niente di male a guadagnarci sopra un poco... con moderazione, ovvio." rispose sornione il Krogan.
In un altro momento, probabilmente Shepard non avrebbe dato il suo assenso, ma dopo Feros ed Eletania in poco più di 24 ore... beh, la sua naturale forza morale era lievemente incrinata e scossa. Per non parlare poi di quanto spesso sembrasse che la Normandy fosse l'unica nave disponibile per... tutto:
"...La ExSolar Shipping ci ricompenserà comunque per aver ritrovato il loro carico." protestò debolmente.
"Errato, Shepard. Loro dovrebbero ricompensarci, e se lo faranno, cos'è una cassa in più o in meno? E se non lo faranno, perché non dovremmo prenderci quello che ci spetta, qui e ora?"
Shepard tentennò ancora un momento, ma sapeva di aver già deciso:
"...Normandy. Inviare manifesto di carico della MSV Cornucopia agli omnitool della squadra." ordinò alla fine.
"Ah! Sapevo che avresti capito..."
"Wrex: un articolo a testa al massimo. Non una cassa: un articolo. E niente merci di contrabbando, o esplosive. Mi sono spiegata?"
Sicuramente, Wrex avrebbe trovato il modo di aggirare quei divieti, ma il mal di testa ne sarebbe valso la pena. Anche solo per alzare il morale:
"Bah... guastafeste." rispose il Krogan, indietreggiando e permettendo alle porte della stiva di chiudersi.
"...Tali: bloccare la stiva di carico, e prepararsi ad una depressurizzazione totale del vano. Gravità artificiale della stiva al... 5% per la durata della procedura."
"Ricevuto Shepard."
Davanti a loro, la porta si coprì di un rosso ologramma di blocco.
"Normandy, qui Shepard: ci stiamo preparando a ventilare la stiva. Staccate la nave dalla Cornucopia e raggiungete una posizione di sicurezza."
"Ricevuto. Ci stiamo muovendo..."
Il lieve tremito delle paratie sotto di loro annunciò l'avvenuto distacco, così come il messaggio radio meno di un minuto dopo:
"Qui Normandy, raggiunta posizione di sicurezza. Siamo proprio sopra di voi, signora."
"Ricevuto. Preparare laser GARDIAN per tiro rapido su Husks in uscita dalla stiva."
Ci volle solo qualche secondo prima che Chase rispondesse questa volta.
"...GARDIAN caricato e pronto, signora."
"Tali: depressurizzare stiva di carico al tuo comando."
Fisica elementare: in una nave la cui atmosfera viene rapidamente risucchiata nel vuoto, cos'è più probabile fra le due? Che siano espulse nello spazio le pesanti casse di merci cariche fino a scoppiare e assicurate alla stiva, o che lo siano gli emaciati, magri e ributtanti Husks? Specie quando il loro peso veniva ridotto ad una frazione di quello originale?
Dalla sala motori, Williams gridò pull! e Tali premette il bottone: nello spazio, non ci sono rumori.
Ma quando, dopo un minuto, sentirono la stiva chiudersi attraverso i contraccolpi dello scafo, e gli urti delle chiusure elettroniche, seppero che Tali aveva finito.
"Rapporto." ordinò Shepard attraverso la radio.
"19 bersagli individuati e distrutti, comandante. Più 5 casse in volo."
"Recuperatele e riportatele a bordo della Cornucopia. Tali?"
"Pressurizzazione della stiva in corso... Valori di gravità normali."
L'ologramma di fronte a loro tornò verde in pochi secondi.
"RV alla nostra posizione. Dobbiamo ancora capire cosa sia successo all'equipaggio della nave..."
"E scegliere il nostro omaggio." la interruppe Wrex, che aveva passato tutto quel tempo a controllare il manifesto di carico.
Si fecero strada nella stiva della Cornucopia con calma, guardandosi le spalle a vicenda: il fatto che la Normandy ne avesse distrutti 19 non garantiva che non ce ne fossero altri ancora, in agguato.
Lo sentirono prima di vederlo: il roco risucchio che era inconfondibile di quelle creature. Trovarono l'Husk sotto una cassa che era scivolata sulla sottostante, schiacciandolo a terra: la cassa era troppo pesante da sollevare per la creatura, ma questo non impedì all'Husks di cercare di protendersi verso di loro, guardandoli a turno con i suoi tre occhi spaiati.
"Posso finirlo, ma'am?" chiese Williams puntandogli il fucile alla testa.
"...Un Husk vivo potrebbe essere prezioso per il reparto R&D dell'Alleanza, o del Consiglio, capo." suggerì stancamente Alenko.
"Vuoi provare a legarlo tenente? O aspettare che l'Alleanza mandi una nave per il recupero...? Non ne abbiamo già viste abbastanza di queste cose su Eden Prime e su Trebin?"
Alenko alzò le braccia in un segno di resa, mentre il comandante si chinò su di lui. La creatura rifulse al calor bianco, emettendo un EMP che sembrò consumarne le energie: le luci e i cavi di cui era composto brillavano ora più debolmente. L'omnitool del comandante invece era ancora acceso, anche se i suoi scudi erano stati decimati:
"...È schermato, triste figlio di puttana."
I Savant del Concilio di Serrice era fatti per durare, oltre a essere molto avanzati: un po' come i loro progettisti per certi versi.
La creatura emise ancora il suo roco risucchio: ora l'Alleanza avrebbe avuto un'idea precisa di come funzionava l'arma suicida di quella creatura. Shepard passò l'omnitool sull'Husk, restando appena al di fuori della sua presa: questo comunque non impedì alla creatura di cercare di artigliarla, grattando il pavimento e graffiando l'aria, sempre mugolando e lamentandosi.
Quando ebbe finito, Shepard gli appoggiò la canna della pistola sulla testa, e tirò il grilletto fino a quando una testa non ci fu più.
"Continuiamo." ordinò alla squadra.
Dovettero arrivare in plancia per cominciare a scoprire cosa fosse successo esattamente alla nave: nelle camerate dell'equipaggio, trovarono gli stessi treppiedi che avevano già visto troppe volte.
In omaggio ad alcune vecchie leggende, i marine dell'Alleanza, quelli che avevano accesso alle informazioni di Eden Prime almeno, avevano cominciato a chiamarli Denti di Drago: Shepard immaginava un certo sgargiante meticcio come origine per quel nomignolo... Il paragone comunque era calzante: in poche ore, una nuova creatura sorgeva dal treppiede, pronta a combattere. Come quegli oggetti funzionassero esattamente però, rimaneva per ora un mistero: in effetti, era probabile che fossero così avanzati da rendere difficile comprenderne anche le basi in breve tempo...
Per quello che la riguardava personalmente, poteva trattarsi anche di magia nera, ma c'era un aspetto dei Denti di Drago su cui il comandante si era fatta quasi una certezza: discendevano direttamente dalla Sovereign, l'ammiraglia di Saren. Difficile pensare che una razza di robot arrivasse a sviluppare simili congegni per contro proprio, in fondo...
Il diario di bordo del capitano fornì il resto delle risposte:
"Secondo i file, sembra che abbiano trovato una sorta di... artefatto, vicino al Velo di Perseo." stava leggendo Tali, dopo aver infranto le difese informatiche della nave, o meglio, ciò che ne restava.
"Un artefatto? Abbiamo un'immagine?" chiese Liara.
La Quarian scosse la testa:
"Solo una descrizione... Shepard, sembra uguale a quello che la ExoGeni aveva trovato su Trebin."
"E così il cerchio si chiude... " il comandante non ne fu stupita: "...Che è successo all'equipaggio poi?"
"Hanno portato a bordo l'artefatto... e poi... questo è molto strano Shepard. Hanno inserito una rotta per il Velo di Perseo. Come se volessero essere trovati dai Geth."
"...Indottrinamento?"
"Credo anch'io tenente: per quale altro motivo si sarebbero diretti spontaneamente nello spazio Geth?"
E questo voleva dire che Saren aveva ora almeno due artefatti che causavano lo stesso processo, oltre alla sua nave. Ecco spiegato il motivo per cui aveva distrutto l'avamposto della ExoGeni su Trebin: per cancellare ogni traccia sulla sua arma più pericolosa, ovvero la capacità di schiavizzare le menti altrui.
"... Il resto degli appunti non ha molto senso. Sembra quasi che la mente del capitano stesse andando in pezzi. Non ci sono indizi su come siano usciti dal Velo di Perseo."
"I Geth li hanno trasformati in Husks, e poi hanno messo la nave dove chiunque potesse trovarla... per avvertire ogni organico abbastanza stupido da avvicinarsi a loro." commentò Wrex.
Shepard fu d'accordo con lui.
"...Normandy, qui Shepard."
"La riceviamo comandante."
"Vi sto inviando dei dati da un Husks trovato a bordo. Contattate il comando congiunto delle forze del Consiglio e ditegli di venire a prendere la Cornucopia. Mettete bene in chiaro cosa c'è a bordo, e inviate una copia della scansione all'HQ di Arcturus e al comando congiunto."
"Ricevuto signora... dati in viaggio."
"Muoviamoci." ordinò alla squadra: "Dobbiamo completare i nostri obbiettivi nell'ammasso in fretta. Avete il tempo che il comando congiunto ci metterà per inviare una risposta, per trovarvi un ricordino..." disse Shepard cupa, indicando la schermata del diario del capitano: "...Se ancora lo volete, è chiaro."
Nonostante tutto quello che avevano visto a bordo della Cornucopia, scoprirono di desiderarlo: in fondo, avrebbero potuto trovarsi nelle medesima situazione in pochi giorni. Tanto valeva dare un senso a quel loro disperato vagare... o almeno, provare a soddisfare il proprio edonismo.
 
***
 
"...Prendila a calci Turian!"
"Oheee!"
Marine, pensò Chakwas: a volte, peggio degli animali. Nemmeno la più stupida della bestie è così dipendente dal pericolo e dal dolore e, come sempre, a lei sarebbe toccato raccoglierne i pezzi.
Almeno però il brandy con cui il comandante si era comprata il suo assenso non era male...
"Alza la guardia Turian! La guardia!"
A quanto pareva, Garrus si era vantato pubblicamente di essere stato il migliore cadetto nel combattimento all'arma bianca durante il suo turno di addestramento: aveva avuto l'occasione di dimostrarlo.
Da quello che aveva visto, Chakwas era pronta a crederci: il Turian manovrava quel coltello d'allenamento in modo davvero impressionante, e anche se solo un millimetro di lama era scoperto, il comandante portava comunque già diversi tagli sulle braccia. Niente che un po' di medigel non avrebbe chiuso comunque...
Eppure, le vittorie del Turian erano un quinto di quelle dello Spettro: Shepard preferiva combattere a mani nude, alternando tecniche di presa a colpi che mandavano l'ex C-Sec a sdraiarsi sulle sue chiappe secche. Anche solo rimanendo a guardare, come stava facendo il resto dell'equipaggio della Normandy quasi al completo, veniva da simpatizzare per il Turian: il loro comandante era un'avversaria terrificante, specie in allenamento, dove la morte non sarebbe mai arrivata a liberare dal dolore. In verità, era perfino traumatizzante continuare a combattere contro di lei, specie quando il dolore continuava a sommarsi al dolore, ancora e ancora, in un ciclo senza fine...
Shepard attaccava con ferocia: nervi, cervello, organi...Garrus stava corteggiando il limite, ma che fosse quello del suo corpo o del suo spirito, nemmeno il Turian lo sapeva più. Quella furia... nessun Umano che avesse mai incontrato aveva mai posseduto qualcosa di simile e due sole erano le interpretazioni possibili: o Shepard era una sadica, oppure, più semplicemente, alla Leonessa di Elysium l'opportunità di prendere a calci un sottoposto fino a instupidirlo, divertiva moltissimo.
Garrus tagliò l'aria, dall'alto verso il basso, e Shepard scese nella sua guardia, girandogli la testa con un colpo di palmo sinistro sulle mandibole esterne: il pugno, portato con la base della mano dal comandante e perpendicolare al suo polso, scosse il cervello di Garrus come gelatina, assieme agli organi di equilibrio e alla base del collo. Non si ruppe niente solo perché il comandante si era trattenuta, ma mentre il Turian cercava di prendere la targa del cingolato che lo aveva appena investito, Shepard gli mise l'incavo del gomito destro tra le gambe, e spinse la testa del Turian verso l'altro con la sinistra. L'ex agente C-Sec decollò, solo per cadere pesantemente a terra di schiena: Shepard non lo seguì a terra, si limitò a calare il tallone a pochi centimetri dal suo gomito, con un cupo tonfo e un'occhiata esplicativa.
Col braccio dominante rotto, lo avrebbe sconfitto ancora una volta:
"Mi arrendo." sbuffò il Turian, alzando una mano per farsi tirare in piedi: "...Può bastare, comandante." aggiunse quando fu di nuovo in posizione verticale.
Dannazione, ogni scaglia del suo carapace gli faceva male, ma era un dolore buono, che gli aveva schiarito la testa: si sentiva di nuovo sé stesso.
Le grida di disappunto dei marine della Normandy, quelli che avevano perso le loro scommesse, si mischiarono a quelle dei più navigati del reparto di sicurezza, che avevano indovinato quanto ci avrebbe messo l'N7 a costringere il Turian alla resa. Probabilmente, perfino il fatto che Garrus ne avesse vinta qualcuna era dovuto solo ai precedenti sconti in cui Shepard aveva giocato con il capo artigliere, nel senso più letterale del termine: come un gatto col topo non era un paragone sbagliato, anche se la marine ce l'aveva messa davvero tutta, almeno fino a quando non era finita di faccia sul pavimento della Normandy, con un braccio nell'incavo del ginocchio del comandante, pronto a essere sradicato e rotto. A quel punto, anche il capo artigliere si era resa conto che era meglio passare la mano, ed era arrivato il turno di Garrus...
Shepard sorrise, lasciandolo andare: anche nei suoi pantaloni di fatica e reggiseno sportivo, il suo contegno rimaneva imperturbabile.
"...Merda, Garrus, mi sembra di aver preso a pugni un sacco di pietre." affermò aprendo e chiudendo le mani: "...Non c'è gusto dopo un po'."
"Riferirò alla Gerarchia perché ci equipaggino con carapaci più soffici. Non che questo le abbia impedito comunque di prendermi a calci... signora." rispose il Turian passandosi la mano sul ventriglio: mangiare sarebbe stato difficile per qualche giorno.
"Beh... Non sono masochista Garrus. E poi, i muscoli nelle gambe sono naturalmente più forti di quelle nelle braccia... almeno negli Umani."
"Me ne sono accorto." il Turian non era un peso leggero, e superava in altezza il comandante, seppur poi non di molto... questo però non era bastato per tenere la posizione quando il tallone di Shepard si era abbattuto sulla sua guardia come un ariete d'assedio: certe cose se le sarebbe aspettate da un Krogan, non certo da degli essere Umani.
E a proposito di Krogan, Wrex era fra quelli che avevano perso la scommessa: a quanto pareva aveva sottovalutato il Turian, dato che Garrus era rimasto in piedi più a lungo di quanto il Krogan avesse pensato. Il mercenario però si stava consolando con un intera ciotola, porzione extra, di una cosa umana chiamata popcorn-extra-unti: aveva commentato che avevano un nome divertente, ma non dovevano essere male per lui, dato che li difendeva possessivamente dal resto dell'equipaggio.
"...E dannazione." aggiunse Shepard guardandosi le braccia: "...Mi sembra di avere litigato con un gatto."
Dopo Feros, e alcune spiegazioni confuse di Stroud, Garrus si era preso del tempo per scoprire cosa fossero esattamente i gatti e, sempre a proposito di felini, tra la folla riunita Grenado aveva l'aria del gatto che non solo si è mangiato il canarino, ma si è anche ingozzato di panna. Tanto che perfino Alenko si sentì in dovere di intervenire:
"Tenente, sta fissando..." le disse con la sua voce quieta accostandosi a lei.
"...Può biasimarmi signore?"
"La parte migliore del valore è la discrezione." recitò il biotico: "Fino a quando saprà controllare... i suoi impulsi, non vedo alcun problema."
"...Non sono ancora un'animale."
"Sta sbavando Grenado." rispose sereno il tenente.
E alzando la mano, la pilota dovette riconoscere che era vero:
"...Siamo rimasti troppo a lungo su questa nave..." cercò di giustificarsi.
"Nessuna obiezione. Quando cominci però a considerare i tuoi commilitoni... è tempo di prendersi una licenza."
"Parla per esperienza, signore?" i pettegolezzi in fondo, erano l'unica cosa che la disciplina di bordo non potesse controllare...
"...Qualcosa del genere." rispose Alenko, guardando Williams e T'Soni prendere il posto di Shepard e Vakarian: "Si ricordi Grenado: discrezione."
Il tenente aveva compreso da tempo che era meglio guidare con consigli che con l'esempio: inoltre in quel caso, comprendeva benissimo quello che Grenado stava provando.
"Farò del mio meglio signore... e comunque il comandante è un po' troppo sopra il livello di un misero sottotenente di volo. Ma che panorama comunque..."
"Mmhh..." rispose neutro Alenko.
Dall'altra parte della stiva invece, Shepard si avvicinò a Rico, sfoggiando sulle braccia una nuova serie di applicazioni di medigel, cortesia di Chakwas.
 "...Su chi scommette signora?" le chiese il marine facendole spazio, indicando con un gesto della testa dove Asari e Umana si stavano studiando.
Shepard non ebbe dubbi:
"Primo scontro a Liara."
"Sul serio? Sta davvero scommettendo contro il capo artigliere?"
"Le va di scoprire se ho torto?" gli rispose.
Se a bordo credevano che Shepard ci fosse andata leggera nell'addestrare Liara, stavano per scoprire quanto si fossero sbagliati:
"...La strega blu eh? Ci sto signora."
Il comandante non provava vergogna nemmeno a spillare crediti ai suoi sottoposti, e rispose con un sorriso.
"Niente poteri biotici allora?" chiese Williams fronteggiando l'Asari, indossando quasi gli stessi vestiti del comandante.
"Niente telecinesi." confermò Liara, che invece portava sopra i pantaloni di fatica una t-shirt molto aderente.
L'addestramento, e la vita di bordo, aveva dato i suoi frutti sull'archeologa: ora le maniche della maglietta non le stavano più larghe.
"Il suo funerale, dottoressa. Nessun rancore quando la sbatterò a terra?" chiese Williams assumendo una posizione di guardia da boxe.
"Vedremo, capo artigliere." rispose compita la dottoressa, accucciandosi in guardia bassa a mani chiuse.
Liara ripensò a quello che il comandante e il tenente le avevano insegnato: non erano tecniche particolarmente affascinanti da vedere, o difficili da eseguire. In effetti Liara poteva dire di possedere solo le basi per il momento, ma erano basi efficaci ed efficienti. Tuttavia, contro Williams, e in uno scontro leale, Liara non aveva dubbi che avrebbe perso: ecco perché Shepard e il tenente le avevano insegnato la prima regola del manuale operativo dei marine. Quella frase scritta in piccolo, posta prima ancora dell'indice, e numerata con uno zero seguito da una parentesi:
"La prima regola della dottrina di combattimento dei marine dell'Alleanza è ignorare qualunque altra regola della dottrina di combattimento dell'Alleanza, se ciò appare vantaggioso."
O, come aveva parafrasato il comandante: se vale la pena combattere per qualcosa, vale la pena giocare sporco. Quindi, sì, Liara avrebbe barato; o per meglio dire: desiderava vincere abbastanza. Specie di fronte ad Hayat: ecco perché prima che Williams la attaccasse, Liara rilassò la guardia, cominciando a camminare verso di lei lentamente, con un languido sorriso sul volto.
La suspance fu palpabile nel cerchio dell'equipaggio, così come la confusione sul volto di Ashley, ma ancora Liara non l'aveva guardata negli occhi.
Fu solo quando furono quasi a contatto che Williams si riscosse dal suo stupore: decisamente troppo tardi. L'Asari brillò come una stella, emettendo abbastanza energia oscura ed elettricità statica da far drizzare i capelli in testa di ogni Umano presente: un'accecante luce azzurra, che l'Asari lasciò disperdere. Niente telecinesi aveva promesso a Williams: tutto il resto era valido.
Approfittando dell'istante di smarrimento della marine, Liara le scivolò alle spalle, abbracciandole il collo con la destra e incrociando la sinistra dietro il collo, premendo le ossa delle braccia sulla sua spina dorsale e sulla gola del capo artigliere.
Poi fece mezzo passo indietro, abbassandosi sulle ginocchia.
Williams batté immediatamente sul suo gomito segnalando che si arrendeva. Non le stava solo mozzando il fiato: se l'archeologa avesse premuto appena un po' più un alto, avrebbe impedito al suo sangue di raggiungere il cervello.
Liara la lasciò andare, alzando a sua volta le mani con un lieve sorriso imbarazzato: l'ovazione dell'equipaggio della Normandy accompagnò quel gesto, assieme alle risate.
"Un po' subdolo, dottoressa..." osservò Williams portandosi la mano alla gola e tossendo.
"Mi dispiace."
"Mi ha frainteso: più subdolo di quanto mi aspettassi da lei..."
"Ecco perché ha funzionato." rispose Liara.
"Probabilmente... spero però che sia pronta ora per il secondo round: un simile attacco richiede una sorpresa, che non ha più."
Liara sorrise di nuovo:
"E chi le dice che non abbia imparato un altro trucco come questo?"
"...È vero, signora?" chiese Rico a Shepard.
"Preoccupato per la sua scommessa, guardiamarina?"
"...Vincere soldi contro il primo Spettro Umano è qualcosa che potrò raccontare alla prossima uscita, signora. Scommetto su Liara a questo giro."
"E io invece sul capo artigliere. Tre su tre? Può permetterselo?"
"... Dovrebbe saperlo signora: è lei che firma i miei stipendi... e la sua fortuna non può durare così tanto. Uno? D'accordo... Due? Forse. Ma tre è dannatamente impossibile."
"Come preferisce, guardiamarina."
Con grande disappunto di Rico, Liara non aveva in serbo nessun altro trucco: quello che aveva detto era stato per rendere Williams paranoica, e quindi il secondo round durò molto più del primo, con il capo artigliere che si prese il tempo necessario a studiare l'Asari. Ora che non poteva più barare, Liara fu costretta a difendersi come meglio poteva: fu uno sforzo onorevole, ma in definitiva inutile e che sfinì la dottoressa, dato che riuscì solo a evitare che i pugni di Williams le arrivassero in faccia. Anche chiudendo la guardia però, Liara non poté a fermare la marine: Williams la abbracciò, e fu come se danzassero. Il capo artigliere le tirò la spalla destra mettendo la sua pianta del piede sulla caviglia di Liara: piroettarono cadendo, e l'archeologa atterrò di pancia con la marine sopra. Fu poco gioco per il capo artigliere trasformare l'incavo del suo gomito in una tagliola col collo di Liara in mezzo.
L'Asari provò a resistere, ma Williams contava su questo: spostò il suo baricentro, accogliendo Liara nell'incavo delle sue gambe, chiudendole le caviglie sul ventre e schiacciandole le costole con le ginocchia. Liara si arrese immediatamente: il dolore era stato indescrivibile, e si afflosciò come un pallone sgonfiato. Quella tecnica non toglieva solo il respiro: quella tecnica dava fuoco alle ossa, fino alla spina dorsale.
Battere a terra fu per lei quasi un riflesso inconscio.
"...Due su due, Rico."
"Per farne tre, ne manca ancora una, signora." ormai Rico sentiva già i crediti in tasca: "Scommetto su Williams." disse fermo.
Dopo l'esito dell'ultimo scontro, una ripetizione sarebbe stato l'ovvio risultato.
"Mmhh... allora io scommetto che finirà pari."
"Pari?"
"Pari." ripeté Shepard.
"...Non succederà mai, comandante."
"Lei dice?"
Liara e Ashley fecero solo in tempo a mettersi in posizione di guardia, prima che la voce di Joker interrompesse l'incontro:
"Si avvisano i signori passeggeri che la Normandy atterrerà a breve nel sistema di Matano. Vi preghiamo di chiudere i tavolini e allacciare le cinture di sicurezza. Sono previsti Creepers e altre schifezze all'arrivo, ma vi ringraziamo per aver volato Joker airlines..."
"Direi che possiamo considerarlo un pareggio... per questa volta." annunciò Wrex con una mezza risata.
"Voglio i crediti sulla mia scrivania prima della fine del prossimo turno, guardiamarina." ordinò Shepard a Rico, battendogli una mano sulla spalla.
Il marine poté solo affondare la faccia tra le mani, mestamente.
 
***
 
Il sistema di Matano conservava al suo interno la passata storia del passaggio dei Prothean: non c'erano stati insediamenti planetari come su Feros, con la possibile eccezione del terzo membro del sistema, Apo. Poiché però il pianeta era regolarmente squassato da terremoti globali, era impossibile esserne sicuri. Tuttavia, oltre ai soliti giacimenti minerari, le sonde spia della Normandy trovarono nella seconda cintura di asteroidi del sistema quello che sembrò essere un asteroide scolpito: 34 km di raggio la cui superficie era stata completamente incisa con lunghe curve artistiche. Visto da una certa angolazione, Liara identificò lettere in Prothean, che lesse come: Wbn k Wbnt.
"Il motto dell'impero Prothean." tradusse subito Shepard.
Fu abbastanza per farli indagare: trovarono i rottami di una vecchia nave Prothean sull'asteroide, con un disco dati ancora a bordo.
Più interessante ancora fu il secondo pianeta del sistema, Chasca, dove la ExoGeni aveva stabilito il suo centro di studio avanzato: a quanto pareva, i Prothean avevano installato un intero anello artificiale attorno al pianeta, con l'apparente scopo di rifrangere la luce della stella su tutto il globo. Mentre dallo spazio l'effetto era scarsamente visibile, sulla superficie di Chascha doveva essere come guardare il sole attraverso un caleidoscopio...
Di tutto questo, ovviamente, l'ExoGeni non aveva dato notizia, ma a quanto pareva qualcuno li aveva già preceduti sul pianeta:
"...Credevo avremmo trovato Creepers." osservò Garrus guardando le fotografie orbitali in sala comunicazione.
Non c'erano le creature del Thorian a fissare il cielo sulla superficie di Chasca, ma Husks, con tanto di Denti di Drago ben visibili vicino ai tre laboratori che erano stati installati dalla ExoGeni.
"...Saren?" offrì Alenko.
"Possibile: un accordo finito male con la ExoGeni? Magari non avrebbero dovuto portare i Creepers fuori da Feros, e questo è il modo in cui Saren ha manifestato il suo... disappunto."
"Non ha senso: per quale ragione avrebbe lasciato gli Husks?"
"Temo che scenderemo ad indagare, non è vero comandante?"
"...Ovviamente: potrebbero esserci degli indizi su suoi spostamenti."
"Se fosse davvero così, sarebbero la prima volta... ma'am."
"Un po' di fortuna non sarebbe male. Maledizioni... sarebbe anche dovuta, a questo punto." sospirò Shepard.
"Qual è il piano?" grugnì Wrex.
La ExoGeni aveva installato i suoi laboratori sopra e vicino ad una collina: due a fondovalle e uno sulla cima.
"Tre LZ. Castor: io, Williams e Vakarian. Ci sganceremo alle porte della prima installazione e faremo una ricognizione preliminare. Pollux: Alenko, Zorah, Wrex. Vi sgancerete in questa posizione, a sud della seconda installazione: la Normandy ha rilevato rottami metallici, probabilmente il satellite planetario che collegava questo posto al HQ della ExoGeni. Cercate di recuperare quante più informazioni possibili, poi marciate alla seconda installazione. RV in cima alla collina una volta che avremo finito."
"E io?" chiese Liara.
"Lei dottoressa, prenderà un paio di marine, e vi paracaduterete qui." ordinò Shepard, indicando una posizione a diversi chilometri a est, sud-est rispetto alla seconda installazione della ExoGeni: "...La riconosce?" le chiese.
"Una piramide Prothean." affermò con sicurezza l'archeologa.
"Atterrate, recuperate il possibile e aspettate l'evacuazione della Normandy." ordinò il comandante.
"...Tutto qui?" Fu la prima volta in tutta la sua vita che Liara si lamentò di essere tenuta lontano dall'azione.
"Abbiamo poco tempo, e questo ci obbliga a dividerci, Liara. E non sappiamo cosa troverete a terra: ecco perché non scenderai da sola."
"...Ricevuto."
 "Domande?"
Nessuno ne ebbe.
 
Chascha era un pianeta davvero particolare, come scoprirono atterrandoci sopra: non solo perché pareva che i Prothean l'avessero trasformato in un'enorme installazione artistica a livello planetario, ma anche perché l'intero pianeta era bloccato dalla gravità della sua stella. Questo significava che solo una faccia di Chascha riceveva luce, mentre l'altra era sempre in ombra. La ExoGeni aveva installato i suoi laboratori nella zona del terminatore, tra la luce e l'ombra, l'unico luogo con una temperatura accettabile tra i 67 °C del lato illuminato e i - 40 del lato oscuro del pianeta. A causa di questo, il vento spazzava continuamente la superficie di Chascha, tanto che le squadre da sbarco dovettero correggere manualmente l'approccio nei due IFV, oppure rischiare di venire spazzate via. Liara e i marine invece, Rico e Friedricks, furono fatti scendere direttamente dalla stiva: c'era troppo vento per permettere loro di paracadutarsi in sicurezza.
Nonostante la sua stranezza, Chascha non era un luogo desolato: complice le condizioni più o meno vivibili nella zona del terminatore, sul pianeta si era sviluppata la vita. Niente più che qualche pianta bassa, ma comunque avevano del verde sotto i piedi, anche se non fiori o frutti: probabilmente mancava un ciclo completo di impollinazione e i vegetali di Chascha si riproducevano in altro modo. Rico comunque si chinò per recuperare un campione:
"Per la dottoressa Chakwas." spiegò il marine.
"O per Maggie, signore?" chiese Friedricks con un sorriso che si percepì anche sotto il suo casco.
Nonostante l'atmosfera di Chascha fosse respirabile, l'intera squadra da sbarco manteneva le sue corazze ben sigillate: meglio non scoprire se sul pianeta proliferassero microorganismi tossici. Specie dopo Feros.
"...Dottoressa? Che ne dice?" chiese invece Rico a Liara. Reagire a quella provocazione sarebbe stato stupido: specie perché non era solamente speculazione. Non del tutto, almeno.
L'Asari si prese un momento per osservare la piramide: prima di scendere, Shepard aveva spiegato ai marine che "quello show" sarebbe stato dell'Asari, l'unica fra loro che sapesse cosa fare senza rischiare di distruggere possibili reperti. Anche l'ExoGeni aveva trovato la piramide: vicino ad essa infatti, la Normandy aveva individuato un prefabbricato installato dalla società per studiare il reperto, ma l'installazione appariva deserta, abbandonata in tutta fretta e violentemente. Molto dell'equipaggiamento tecnico infatti era stato distrutto o rovesciato a terra...
"Direi di cominciare da ciò che hanno trovato. Se possiamo recuperare qualche informazione per il comandante, tanto meglio. O almeno qualche reperto Prothean..."
Rico aprì la strada, impugnando il suo fucile d'assalto e tenendo Liara subito dietro: i poteri biotici dell'archeologa erano molto discussi e invidiati dai marine di bordo, specie dopo il suo ultimo show contro Williams, ma Rico rimaneva ancora ancorato a certe vecchie consuetudini sociali della specie Umana. O forse, il marine non voleva scoprire cosa il comandante avrebbe fatto di lui se fosse tornato a bordo senza un membro della squadra ufficiale...
"Qualche fortuna con i dischi dati che abbiamo trovato fino ad ora?" chiese dietro di loro Friedricks.
"Non molta purtroppo... i Prothean costruivano per durare, questo è sicuro, ma apparentemente non per tramandare." rispose Liara.
"...C'è differenza?"
"Le informazioni esistono. I loro resti possono essere trovati e studiati, come le rovine Prothean su Marte, ma il difficile è comprenderle. La mia personale teoria era che i Prothean utilizzassero un sistema di riferimenti peculiare, biologico o mentale, che rendesse a loro chiaro ciò che a noi sembrano ammassi di dati caotici e senza ordine..." anche Shepard tuttavia, perfino dopo aver ricevuto il Cifratore, faticava a dare un senso ai dati estratti dai dischi Prothean e la stancava terribilmente...
Chakwas aveva postulato che il comandante avrebbe avuto bisogno di tempo per adattarsi alle nuove conoscenze che le erano state date da Shiala: come se Hayat non fosse già sovraccarica di responsabilità...
"E ora?" chiese Rico.
"...Mi scusi?"
"Ha detto che la sua personale teoria era che i Prothean usassero un sistema di riferimenti peculiare. E ora?"
"...Dopo la rivelazione dei Razziatori da parte del comandante, credo che i Prothean siano stati estinti così in fretta che non abbiano fatto in tempo a rendersi comprensibili per le specie future. O si siano volutamente resi difficili da interpretare per meglio nascondersi."
Nel frattempo, erano arrivati alla struttura di studio: non trovarono creature al loro interno, ma potevano aver mancato la causa di quella distruzione di ore. L'Asari accedette alle console dati, riportando in vita il laboratorio, facendo scorrere lo sguardo su ogni schermata di dati che riuscì ad aprire, mentre i due marine cominciarono a fare l'inventario dei reperti trovati.
 
Nella sicurezza corazzata di Castor, Williams fu la prima ad aprire bocca.
"...Vedo corpi all'esterno, ma'am."
"Ho una brutta sensazione, comandante."
"...Sul serio Turian? Un insediamento di ricerca ExoGeni pieno di Husks e dopo Feros... e hai solo una brutta sensazione?"
"Non c'è bisogno di essere sarcastici, capo Williams."
"Ne di asserire l'ovvio, ma'am... con tutto il rispetto."
"Cultura Turian Williams: se il cielo è blu, dobbiamo dirlo a voce alta per essere sicuri che tutti lo vedano allo stesso modo. In questo caso, per una volta, vorrei essere smentito."
"...Siamo in due allora." offrì Ashley a mo' di scusa.
"Scendiamo a controllare la tua sensazione, Garrus." ordinò flemmatica Shepard.
La prima sorpresa furono proprio i corpi:
"Signora: sembrano essere stati uccisi da acceleratori di massa convenzionali. Non sono stati i Geth."
"E nemmeno la ExoGeni quindi. Avrebbero portato via la loro gente, invece che riempirla di buchi."
"Quindi... qualcuno è arrivato prima dei Geth, e gli Husks sono stati fatti con questo gruppo misterioso?"
"Ma devono aver fatto in tempo a portar via i Creepers."
"Spiriti...chi può aver fatto una cosa del genere?"
"Cerchiamo di scoprirlo." disse Shepard: "...Pollux, qui Castor."
"La sentiamo signora. Abbiamo raggiunto il satellite precipitato: non è stato possibile recuperare molto dalla sua scatola nera. Ma abbiamo cattive notizie."
"Mi illumini, tenente."
"...L'ultimo vascello che si è avvicinato al pianeta, e che ha fatto fuoco sul satellite ExoGeni, emetteva un IFF dell'Alleanza. Barnes dice che è lo stesso che gli uomini di Kahoku hanno rilevato su Edolus."
"...Cerberus." esalò Shepard, e lo disse come una bestemmia.
Era la seconda volta che si paravano sul loro cammino: la terza, se considerava anche Banes. Di certo non una coincidenza:
"Come diavolo hanno fatto ad arrivare prima di noi?"
"...E prima di Saren, anche."
"Dovevano avere una spia alla ExoGeni."
"È quello che pensiamo anche noi, Garrus."
"Merda. Sbrighiamoci a finire qui: la ExoGeni ha installato un'altra colonia in questo ammasso..."
Impossibile dire se la sorte dell'altro insediamento sarebbe stato migliore; anche perché se avevano trovato solo Husks senza Geth, poteva dire solo una cosa: Cerberus era stato spazzato via dal pianeta. Se Saren sapeva anche della colonia su Vostok, era ovvio quale fosse stato il suo prossimo obbiettivo dopo Chascha. Forse era perfino per contenere la situazione su quel pianeta che la Sovereign non era stata presente su Feros...
"Liara, qui Shepard."
"La sento Shepard." Dannazione... il sollievo che Shepard provò in quel momento sentendo la sua voce non fu per niente professionale.
Forse proprio per questo riuscì a mantenere un tono neutro: compartimentalizzare era il suo forte, dopotutto.
"Cerberus è passato da qui. Recuperate quello che potete e ritornate sulla Normandy e in volo asap."
"...Abbiamo già quasi finito." fu la rispose, prima che Shepard tagliasse il canale:
"Culo e gomiti marine: recuperiamo quello che possiamo e andiamo via di qui."
"Oorah." risposero in coro Williams e Vakarian.
 
Dovettero raggiungere la struttura ExoGeni in cima alla collina per trovare qualcosa: per primi però, trovarono un branco di Husks, gli stessi che la Normandy aveva rilevato dall'orbita, ma con l'assistenza di Pollux, non ebbero problemi a fare piazza pulita. Dalle perlustrazioni della squadra, era risultato che le due strutture ai piedi della collina erano dedicate all'insediamento, invece che allo studio scientifico: ecco perché non avevano trovato grandi rispose al loro interno. Speravano tutti che l'ultima, un complesso di laboratori non troppo dissimile da quello della Sirta su Chohe, avrebbe fornito loro delle risposte.
Per loro sfortuna, sarebbero state risposte conquistate con fatica: l'interno della base pullulava di Husks e la squadra dovette affrontarne quasi una quarantina, facendosi strada all'interno.
Anche senza Liara però, se la cavarono:
"Sapete... credo sia un bene che ci siano Husks." disse timidamente Alenko.
"Che vuoi dire Umano?"
"Immaginatevi se fossero Creepers a infestare questi laboratori..."
Quaranta Creepers in quegli spazi ristretti sarebbero stati sicuramente peggio.
"...Fino a quando non escono dalle fottute pareti, ma'am, va tutto bene."
"Non esattamente un pensiero confortante, Williams..." osservò Shepard.
"Ci conosce signora: portiamo l'allegria ovunque andiamo." offrì il tenente.
"...E terra bruciata. A secchiate." replicò Williams.
"Mhh." commentò Wrex.
"...E comunque Williams, forse dovresti smetterla di usare riferimenti di cultura popolare quando solo metà dei presenti li capisce."
"Più di metà." offrì Tali.
"Sul serio? Tali... hai davvero visto Alien?"
"Un film che parla di mostri alieni su navi spaziali? Ha spopolato sulla Flottiglia."
"Non credevo ti piacesse l'horror..."
"Non ho detto che mi piace: ho detto che ha spopolato sulla Flottiglia." ripeté la Quarian.
"Quindi è per questo che conosci a memoria una battuta del secondo film?"
A questo, Tali non rispose.
"...A nessuno piacciono i sapientoni, Williams." offrì Shepard.
"...Ok. Ammetto di aver visto anche il secondo. Ma non gli altri: quando Hicks muore all'inizio del terzo..."
"E con questo non vedrò mai quel film." disse Garrus.
"Piattola..." lo motteggiò Williams, mentre avanzavano nel laboratorio: solo grazie a Shepard la loro escursione in un laboratorio infestato di Husks era diventata una scampagnata.
"...Ah! Ecco perché preferisci gli shotgun Tali!" esclamò la marine ad alta voce.
"Non capisco cosa vuoi dire, Ashley." rispose la Quarian.
"Com'è che diceva...?" chiese Williams afferrando il suo shotgun e cercando di ricordare: "Mi piace tenerlo a portata di mano? Per incontri ravvicinati? Tali... avevi per caso una cotta per Hicks?" disse Williams, realizzandolo solo in quel momento.
"Assolutamente no!" Ed era vero.
Solo che Tali era anche un'inguaribile romantica e solo per questo si era lasciata convincere a vedere quel film: per quello, e per le false promesse di quella bosh'tet di Lael... lei e le sue fissazioni con l'horror.
Nel frattempo, Alenko, Vakarian e Wrex incrociarono lo sguardo e scossero la testa: femmine.
 
In definitiva, Chascha si rivelò un buco nell'acqua: anche se recuperarono una notevole quantità di informazioni dal computer principali, erano tutti dati che avevano già immaginato, mentre loro avevano bisogno di un altro genere di indicazioni. Sì, Cerberus era passato da lì, ma non c'erano notizie su dove avessero portato i Creepers per esempio, o come avessero fatto ad arrivare prima di Saren.
La Normandy aveva fatto rotta immediatamente verso il secondo sistema nell'ammasso in cui la ExoGeni aveva installato una base, mentre il morale della squadra era sceso di un paio di tacche:
"...E cosa ci dice che i Geth non siano passati anche da lì?" chiese Joker in sala comunicazioni, dove Shepard aveva finito di esporre le loro scoperte su Chascha.
"Non sappiamo a che livello Cerberus avesse le sue spie nella ExoGeni, ne quanto i dirigenti abbiano nascosto a Saren dei loro esperimenti. Nei computer dei laboratori sul pianeta non c'erano riferimenti alla seconda base nell'ammasso di Vostok. Potrebbe essere passata inosservata." spiegò il comandante: "...E per quanto condivida il suo pessimismo, FLT, non possiamo permetterci di ignorare la possibilità che qualcosa sia rimasto."
"A me preoccupa di più Cerberus, signora."
"Nel senso che prima non era preoccupato di loro, tenente?" chiese Williams.
"...Se dovessimo preoccuparci di tutto in quello che succede in modo uguale, saremmo già impazziti da tempo. No, questa però è la prima volta in cui si sono direttamente interessati a Saren: ecco perché credo che dovremmo rivalutare la minaccia che rappresentano."
"Concordo con Alenko: cosa sappiamo davvero su di loro?" interloquì Garrus.
Shepard decise che, forse, era arrivato il momento di condividere le sue informazioni col resto della squadra:
"...Due ammiragli dell'Alleanza lavoravano da anni per identificarli esattamente. Secondo Hackett, sono un gruppo interno alle nostre truppe, ma non posso essere più precisa al momento: hanno installato un programma di monitoraggio delle comunicazioni FTL che passano attraverso la rete dell'Alleanza. Chiunque cerchi il loro nome o lo dica a voce alta, viene identificato."
"...Ed è stato permesso che quell'algoritmo restasse?"
"Non sapendo esattamente come sia stato installato nella rete di comunicazione, Hackett preferisce che rimanga come un problema noto, piuttosto che ne trovino un altro più ingegnoso."
"Fantastico... se dici il nome tre volte appaiono..." commentò acida la marine.
"Per questo motivo, Hackett aveva promesso che mi avrebbe fornito dei dati alla prossima visita alla Cittadella...questo poco dopo Ontarom. Ma poi Feros e i Geth si sono messi di mezzo."
"Quindi non sappiamo niente?"
"Per il momento."
"Comandante... è possibile che Cerberus sia... un gruppo interno dell'Alleanza? Operazioni speciali? Cose del genere?" una domanda legittima, che solo Garrus avrebbe avuto il coraggio di fare.
"Stai suggerendo che l'Alleanza sanzioni... spie nella ExoGeni? IFF fasulli? Accesso ad indagini riservate? Esperimenti con Divoratori usando colonie come bersaglio? Sequestro e sperimentazione Umana?" chiese Williams sulla difensiva.
Garrus restituì lo sguardo di ogni marine nella stanza:
"Solo un'ipotesi." esalò cauto.
"L'ho pensato anch'io" ammise il comandante, attirando l'attenzione su di sé: "...Ma l'Alleanza non è un'organizzazione così grande da poterne nascondere un'altra al suo interno. E da quello che ho visto come N7 e come agente operativo senza copertura nello spazio nemico, non ci sono ammiragli che fanno il doppio gioco. Cerberus non è Alleanza." la testa dell'Alleanza era sana: su questo, Shepard era pronta a mettere la mano sul fuoco.
"Il che però non esclude che non abbia infiltrati al suo interno..."
"Così come la Gerarchia ha agenti separatisti al suo interno, vuoi dire?"
Le spinte indipendentiste non erano finite con l'annessione delle 17 colonie a Palaven e anche dopo un millennio e mezzo, le voci di dissenso non si erano placate del tutto:
"...Oppure come le Repubbliche Asari sono infestate da membri radicali che vorrebbero lo scioglimento del Consiglio e l'istituzione di un governo in cui Thessia dà ordini a tutti?"
"Posso concedere che l'esistenza di gruppi come Cerberus sia un fenomeno diffuso, ma quanti di questi gruppi si sono messi sulla strada di Saren fino ad ora?"
"Credo sia solo perché Saren sta prendendo di mira gli esseri Umani per ora, ma non volevo suonare difensiva, Garrus. Quello che voglio dire è che non sappiamo ancora nulla su di esso, e ci sono persone che indagano su questo gruppo da anni: non vale la pena diventare paranoici prima del tempo. Abbiamo già abbastanza a cui pensare. Se Cerberus si parerà sul nostro cammino comunque, ci faremo trovare pronti, come al solito."
"Strano che non abbiano cercato di contattarti, Shepard." interloquì Wrex: "...Avete lo stesso nemico."
"E rimarremo nemici. A parte che trovo disgustose la loro condotta... specie dopo Akuze e Edolus, vorresti davvero allearti con un simile gruppo, Wrex?"
"Wha ah ah. No: usare Divoratori contro una colonia è indice di pura stupidità. E uccidere gli stupidi è un favore all'Universo."
A quelle parole, Williams e Alenko si rilassarono visibilmente sulle loro sedie: anche solo implicare simili idee... ma probabilmente il mercenario aveva testato tutti loro con quelle parole. Ora tutti gli ufficiali di bordo sapevano che si fosse presentata la possibilità, avrebbero rifiutato, o si sarebbero dimostrati bugiardi di fronte a Shepard.
"Una giusta osservazione, signora..." disse l'XO: "E penso di parlare a nome di tutti che auguro a Cerberus e Saren di annientarsi a vicenda."
"Mmhh... Esporrò questa idea alla prossima riunione con l'ammiraglio Hackett. Niente di male nel porre due nemici uno contro l'altro."
Una pia illusione probabilmente: non c'era il tempo perché una simile strategia desse dei frutti, ci sarebbero voluti anni per quello. Per allora, Saren probabilmente sarebbe già stato fermato, oppure avrebbe vinto.
"...Dottoressa? Cosa avete trovato alla piramide?"
"Solo un disco dati Prothean e poche informazioni. Posso dire che anche questa piramide è stata edificata più o meno ai tempi della loro scomparsa, ma non c'era niente che la rendesse particolarmente diversa dalle altre che abbiamo già incontrato."
"Possiamo solo sperare che Vostok ci dia maggiori informazioni quindi..." sospirò il comandate: "Alenko, Vakarian, progressi nel progetto che vi ho affidato?"
"Niente di consistente per ora, signora: abbiamo chiesto aiuto al reparto di navigazione e comunicazione, e abbiamo qualche idea, ma niente su cui possiamo mettere le mani ancora."
"Mmhh... informatemi non appena avrete fatto dei progressi, non importa quanto insignificanti. Joker, ETA per il sistema di Vostok?"
"Qualche ora." rispose il pilota.
"Credo allora che andrò a dormire. Squadra: vi consiglio di fare lo stesso. Non è ancora finita."
 
***
 
Vostok non riservò le stesse sorprese di Matano all'equipaggio della Normandy: non trovarono opere d'arte planetarie, o asteroidi incisi.
Questo però non voleva dire che non fosse passato qualcuno prima di loro, e prima della ExoGeni: a bordo di una vecchia nave senza pilota ancora in orbita attorno al gigante gassoso del sistema, individuarono diversi scritti antichi, compreso un altro capitolo della Matriarca Dilinaga.
L'unica consolazione che Shepard ebbe da quel ritrovamento, fu che tra antichi capitolo, medaglioni della Lega dell'Uno e insegne Turian risalenti alla guerra per la loro indipendenza, la sua prossima licenza avrebbe certamente gonfiato il suo conto personale: per non parlare poi dei giacimenti minerari che continuavano a mappare, perfino in quel sistema. Anche dividendo tutto con l'equipaggio secondo le norme dell'Alleanza, ne sarebbe avanzato parecchio: peccato solo che la sua sicurezza economica non fosse mai stata una preoccupazione di Shepard. Specie perché non avrebbe saputo come spenderli... come N7, il suo primo pensiero era sopravvivere per rischiare la vita nella battaglia successiva: non esattamente uno stile di vita che permettesse piani a lungo termine. E a essere sinceri, fino a quel momento non ne aveva mai sentito il bisogno...
"...La ExoGeni si è scelta veramente una pessima posizione per installare una base." commentò Williams indicando la mappa olografica del secondo pianeta del sistema: i laboratori ExoGeni erano stati edificati sopra ad una montagna, in cima ad un'altra montagna.
Una scelta più o meno obbligata pareva: Nodacrux era favorevole alla vita, in special modo la vita Umana. Con una piacevole temperatura di 23 °C e una gravità appena inferiore a quella terrestre, Nodacrux sembrava un luogo pronto ad attirare coloni... non fosse stato per una spessa atmosfera e una concentrazione di ossigeno superiore al normale: da soli questi due elementi non sarebbero stati un problema, ma presenti assieme significavano che Nodacrux era piagato da incendi spontanei causati dalle frequenti tempeste di fulmini. Nonostante questo, il pianeta ospitava un ciclo biologico completo: piante da fiori erano presenti sul pianeta, e questo voleva dire animali impollinatori.
"La buona notizia è che almeno Saren o Cerberus non sono passati da qui." commentò il comandante: attorno al pianeta, era ancora presente la sonda automatizzata dell'installazione, anche se a quanto pareva la ExoGeni aveva fatto il possibile perché l'insediamento passasse inosservato. Quel satellite in particolare poteva trasmettere solo una richiesta di soccorso automatica e non poteva essere usato per le comunicazioni a lungo raggio: forse era per quello che nessuno era ancora accorso sul pianeta.
"...Io, Alenko, Wrex e Tali ci paracaduteremo sull'insediamento." l'idea che qualcuno avesse inquinato volutamente un simile paradiso con i Creepers dava più fastidio a Shepard di quanto si aspettasse, specie dato che fotografie orbitali mostravano come quelle creature si aggirassero anche all'esterno della struttura.
"Signora... avrete una zona di atterraggio molto piccola, e finirete proprio in bocca a quei cosi."
"No Pain no Gain, Williams..."
"Potrei farmelo tatuare alla prossima licenza." ammise a bassa voce Ashley.
"...Oppure la tua è invidia perché questa volta non sarai nel mezzo dell'azione, capo artigliere?"
"No ma'am. Anche perché dubito resteremo a bordo a girarci i pollici."
"E fai bene a dubitare." rispose Shepard, allargano l'inquadratura e spostandosi di diverse centinaia di chilometri: "A quanto pare, l'ultimo trasporto ExoGeni che ha fatto visita al sistema è precipitato sul pianeta: voialtri scenderete con Pollux a fare pulizia e ricognizione. Una volta finito, vi dirigerete a questo obbiettivo: abbiamo rilevato un secondo punto di schianto, che però appare antecedente all'insediamento ExoGeni sul pianeta."
"Teoria dell'occupazione successiva?" chiese Garrus.
"Sarete voi a scoprirlo: fate scorta di granate incendiarie e tutto quello che possa servire."
"...Sì mamma." commentò sarcastica Williams.
"Bada che non ti faccia sedere sulle ginocchia e ti sculacci, teppista."
C'era qualcosa d'altro nella normale aggressività di Williams questa volta: vera ostilità, ma non verso di lei. Ashley covava una sorda rabbia in quei giorni, un rancore segreto: Shepard sperò che fosse solo a causa del turno prolungato di servizio,ma non era l'unica ad averlo notato: c'era una sottile linea tra sarcasmo e insubordinazione. A giudicare dall'occhiata che le rivolse, Alenko probabilmente avrebbe voluto parlare con Williams più tardi...
Era interessante osservare come il loro linguaggio non verbale stesse cambiando nel tempo: sarebbe stato ancora più interessante scoprire cosa sarebbe successo tra loro in futuro.
"...Aye Aye ma'am."
"Andiamo a prepararci." ordinò il comandante.
 



Fu la prima volta per Tali di paracadutarsi in una zona di combattimento: anche su Feros, avevano avuto la sicurezza di Zhu's Hope per separare l'atterraggio dallo scontro. Questo non avvenne su Nodacrux: cominciarono a sparare e lanciare granate ancora prima di atterrare. Tali sapeva perché il comandante l'avesse voluta in squadra in quel caso: anche se era l'unica non biotica del gruppo, aveva il suo shotgun e il suo omnitool. Lei e Wrex furono molto precisi con le granate: crearono un muro di fuoco con cui dividere i Creepers, mentre Wrex e Alenko si assicurarono di alimentare quel falò con le creature. A questo, Shepard aggiunse la sua singolarità: a quel punto si trattò solo di fare in modo che i Creepers non sfuggissero dall'attrazione gravitazionale del buco nero instabile.
"...Bruciano magnificamente." commentò Wrex quando finirono quelli all'esterno della base.
Kaidan scosse la testa di fronte a quell'osservazione: solo un Krogan poteva amare in quel modo la battaglia...
"Come un falò." aggiunse Shepard.
Tali si oscurò metà del casco con una mano, sospirando: poteva solo sperare che lei e il tenente sarebbero stati abbastanza da tenere a bada quei due svitati assetati di sangue.
"...Pollux, qui Shepard. Situazione?"
Williams ci mise qualche secondo a rispondere:
"...Stiamo facendo conoscenza coi locali. Sono un po' troppo insistenti per i nostri gusti, ma ce la caviamo." e non era tanto per dire: il cannone da 155mm del loro IFV li uccideva sul colpo, ma il proiettile non penetrava oltre.
Questo voleva dire che l'esplosione collaterale che avrebbe normalmente ucciso tutti i bersagli circostanti al punto di impatto, semplicemente, non c'era: era ridicolo pensare che bersagli umanoidi senza barriere cinetiche, come erano i Creepers, dovessero ricevere un proiettile di tungsteno da 155 mm in pieno petto per morire sul colpo.
Dalle analisi che avevano fatto a bordo, Chakwas aveva scoperto che erano per lo più pieni di liquido ad alta densità: l'unica supposizione che aveva potuto avanzare, era stata che i Creepers fossero pieni di linfa che seguiva leggi non newtoniane dei fluidi. In pratica, i Creepers erano pieni dell'equivalente biologico di strati ablativi: poiché gli organi interni dei Creepers si atrofizzavano, diventando superflui al loro funzionamento, l'onda d'urto che si propagava al loro interno non li danneggiava più di tanto. Ecco perché erano così resistenti, in un modo ridicolo: erano stati creati da una creatura che non poteva muoversi per essere le sue sentinelle, le sue guardie del corpo e le sue armi.
Era evidente quanto il Thorian avesse avuto successo nel creare i suoi schiavi:
"...Spiriti. Lo vedo e non ci credo." disse Garrus, osservando un Creeper rialzarsi dopo che le sei ruote di Pollux gli erano passate sopra. Centrò il mirino del cannone sul suo petto e fece fuoco per l'ultima volta.
"Ostili eliminati, Williams."
"Muoviamoci." ordinò il capo artigliere, lasciando che il casco le si chiudesse attorno: "Fate attenzione: potrebbero essercene degli altri all'interno della nave."
"Non credo..." offrì Liara cautamente, seguendoli verso il rottame con il fucile d'assalto del comandante in mano.
"Ah sì? E come fa a dirlo dottoressa?"
"Il metabolismo dei Creepers è alimentato dalla luce solare: difficile che rimangano al chiuso. E... capo Williams?"
"...Dannazione" masticò la marine: "C'era anche questo nel rapporto di Chakwas?"
"Sì, ma..."
"Dannazione." ripeté Williams.
"Capo artigliere?" Chiese Garrus.
"...Non fate a caso a me: odio essere così stupida, a volte." fu la risposta della marine, marciando e sollevando lo shotgun in aria con furia. "...Argh." si lamentò ancora una volta.
Garrus e Liara si guardarono a vicenda: fu il Turian alla fine a scuotere la testa e seguirla per primo.
Si fecero strada nel cargo schiantato della ExoGeni: nessun dubbio che non si trattasse di un atterraggio d'emergenza. La nave era in pessime condizioni e il cratere di impatto e la striscia di distruzione che si era lasciata dietro rivelavano, se non tutto, molto.
"...Williams?" provò alla fine l'ex agente C-Sec.
"Che c'è Garrus?" rispose seccamente la marine.
Il Turian non conosceva gli Umani abbastanza da cercare di provare a chiederlo gentilmente, ma se anche avesse saputo come fare, probabilmente avrebbe ignorato la delicatezza:
"Che chiappa?"
"Eh?"
"Che chiappa ti hanno morso, Williams?"
Fu così inaspettato, che il capo artigliere non seppe come reagire, e il Turian raggiunse il suo scopo.
"...Immagino si noti?" chiese l'Umana.
"La sua disposizione è così solare da essere... accecante. Si dice così?" un notevole sforzo da parte di Garrus per comprendere il sarcasmo Umano. Ma uno sforzo che andò sprecato:
"Non ne voglio parlare." rispose brusca la marine.
"...Perché, perché non siamo Umani?"
"Sì!" e Williams quasi urlò: "...Esattamente perché sei un Turian, Garrus! Ha a che fare con la Guerra del Primo Contatto, maledizione!"
"Capo Williams!" disse Liara frapponendosi fra loro: "Non credo che Shepard approverebbe un simile sfogo."
Passarono momenti tesi, in cui Williams lottò contro ciò che le era stato insegnato subito dopo aver imparato a camminare:
"Hai ragione... sentite...mi dispiace. Ma questa cosa... mi divora. Prima finiamo, prima potremo tornare alla Normandy." affermò Williams voltandosi: prima si fosse tolta dalla vista i due alieni, meglio sarebbe stato.
Garrus e Liara la seguirono mentre si faceva strada in quello che restava della nave della ExoGeni:
"...Credo di aver trovato una console ancora funzionante. Garrus, credi di riuscire a recuperare i dati?" chiese il capo artigliere dopo aver perlustrato una stanza.
Il Turian si mise al lavoro in silenzio: avevano fatto centro. A quanto pareva, a causare lo schianto era stato il tentativo della nave di fuggire dal pianeta dopo che alcuni campioni avevamo infranto la quarantena: il trasporto non era riuscito nemmeno a uscire dall'atmosfera di Nodacrux, prima che i Creepers che erano riusciti a salire a bordo sterminassero l'intero equipaggio.
 
Nel frattempo, il resto della squadra si stava facendo strada nel laboratorio della ExoGeni: il fatto che fosse stato assemblato per la maggior parte sottoterra con parti prefabbricate non offriva molto alla varietà degli ambienti. Alcune stanze erano illuminate da luci al fosforo, come serre che non avrebbero mai accolto piante: capirono presto che erano state le camere di osservazione e studio dei Creepers.
"...Le misure di sicurezza dovevano essere state impressionanti." commentò Alenko: era almeno la terza saracinesca blindata che superavano.
"E non hanno fatto in tempo ad attivarle: a cosa sono servite?"
Sparsi ai lati dei laboratori avevano trovarono resti Umani: difficile che i Creepers li avessero portati lì di proposito. Probabilmente li avevano uccisi nell'angolo in cui i ricercatori erano strisciati senza via di scampo: i Creepers avevano avuto tutto il tempo di assaporare la paura degli Umani.
"Mwaaargh." si lamentò una di quelle creature sbucando da dietro un angolo.
Shepard lo sollevò in aria con i suoi poteri, Alenko gli attaccò una granata incendiaria al petto, e Wrex causò un'esplosione con una spinta biotica che lanciò il Creeper indietro e contro un muro.
Poi la granata esplose, dandogli fuoco prima che si rialzasse.
"Che accidenti stavano cercando di fare con queste creature, comunque?" chiese Shepard: il loro lavoro di squadra, almeno, era all'altezza della sfida.
"Un momento..." Tali aveva già scaricato diversi dati dalle console che avevano trovato, e li stava consultando in ogni momento libero che i Creepers lasciassero loro: "...Non ne capisco abbastanza dei dati di ricerca, forse Liara potrebbe dirvi di più..."
"Non sottovalutarti Tali: Liara non sarebbe riuscita ad infrangere gli archivi informatici così in fretta." disse Alenko come di riflesso: il tenente aveva esperienza con persone che non riconoscevano il loro valore...
"Grazie tenente... comunque, sembra che stessero cercando di... addomesticarli?" Tali sembrava non crederci lei per prima.
"...Sul serio?"
"A quanto pare..."
"Chi è così stupido da guardare una cosa del genere e dire, ok, è una buona idea provare ad addestrarli?" nemmeno Kaidan sembrava poterci credere.
Un dubbio assolutamente legittimo: chi guardando un Creeper, ovvero il prodotto che un'infezione da spore aliene ha sugli Umani, poteva pensare fosse una buona idea quella di cercare di metterci un collare e portarli a spasso?
"...Uno stupido morto?" disse Wrex, indicando la stanza con un gesto dello shotgun.
"Così sembrerebbe... Tali: hai le planimetrie del laboratorio? C'è qualche posto dove avrebbero potuto rifugiarsi?"
La Quarian digitò una sequenza di comandi, e la pianta olografica dell'installazione comparve di fronte a lei:
"L'area abitativa è il posto migliore che riesco a immaginare: un solo accesso, ma nessuna via di fuga. Se qualcuno è sopravvissuto, devono essersi chiusi là dentro dall'inizio dell'attacco... direi almeno tre giorni fa."
"Cioè più o meno quando eravamo su Feros..."
"Crede che troveremo qualcuno ancora vivo?"
"Ti va di scommetterci, Umano?"
"... Wrex, se evitassi di impersonare ogni stereotipo culturale Krogan quando ti annoi, faresti passi da gigante nelle relazioni interpersonali."
"Eh: faccio già passi da gigante Shepard. Non è colpa mia se voi alieni siete così... piccoli."
"D'accordo Wrex, cercheremo di tenere per noi quanto sotto tutte quelle scaglie, cicatrici e shotgun, tu sia un'anima sensibile..."
Il Krogan non li degnò di una risposta.
Trovarono sorprendentemente l'area abitativa ancora sigillata: Tali aveva visto giusto. E dato che non c'erano più Creepers superstiti in tutta la struttura, fecero aprire le porte:
"...Soccorritori? Grazie al cielo!"
Furono accolti da una donna e due uomini, di cui solo uno di questi indossava una corazza da combattimento ed era armato. Come la donna, l'altro uomo vestiva un semplice camicie da laboratorio:
"...Visto? Ti avevo detto che sarebbero venuti a salvarci." la donna che si era fatta portavoce del gruppo era giovane, con capelli neri e un naso lievemente all'insù. Il suo collega e sottoposto ne era invece l'immagine speculare: magro, emaciato e con una calvizie incipiente.
"Sono la dottoressa Ross." si presentò a Shepard: "...Ero il ricercatore capo per la ExoGeni in questa struttura. Siamo rimasti chiusi in questa stanza per giorni e stavamo per finire il cibo e l'acqua: siete arrivati giusto in tempo..."
Shepard la interruppe: dopo quello che aveva visto su Feros assieme alla squadra, la recita della dottoressa non aveva molto effetto.
"Ha intenzione di spiegarci perché il laboratorio è stato invaso dai Creeper del Thorian, dottoressa Ross?"
"Come sapete del Thorian?" chiese la scienziata visibilmente stupefatta.
"Seconde te da dove veniamo, Umana? Abbiamo ucciso il Thorian, ovviamente..."
"...Sappiamo cosa la ExoGeni aveva in mente." continuò Shepard per il Krogan: "Abbiamo visto cosa avete fatto ai coloni: quindi capirà se non abbassiamo le armi."
Ross si morse l'unghia del pollice in un gesto nervoso:
"Allora il nostro segreto è stato scoperto... non c'è ragione di mentirvi: sapete già il peggio. I Creeper che avevamo in questa installazione... erano esemplari da Feros a cui avevamo manipolato il DNA per ridurne i comportamenti aggressivi."
"Mi faccia capire: avete preso delle creature che erano armi biologiche allo stato brado, e le avete modificate geneticamente?" Alenko davvero non riusciva a credere alla stupidità della dottoressa Ross: si sentiva sminuito solo per averla ascoltata.
"La ExoGeni ha diversi settori oltre alla colonizzazione interstellare." annunciò con orgoglio la donna: "...Ma abbiamo sottovalutato la complessità dei cambiamenti che le spore causavano. Nel tempo, le nostre modifiche genetiche sono state sovrascritte dalla spora, e i Creepers sono tornati allo stato naturale.... solo noi tre siamo riusciti a salvarci. La sede di Feros avrebbe dovuto mandare una squadra di soccorso dopo 24 ore... ma immagino che abbiano avuto i loro problemi."
"Non ne hai idea, Umana."
"...Sentite... so come può apparire quello che abbiamo fatto qui, ma siamo rimasti vittime anche noi dei Creepers. Non c'è bisogno di denunciarci alle autorità, vero?"
Alenko aprì la bocca: non riusciva davvero a crederci. Anche se meno pronunciata, il sopracciglio alzato di Shepard fu equivalente alla sua reazione.
"Mi dica dottoressa Ross, ha ottenuto il suo posto di ricercatrice nonostante la sua intelligenza, o a scapito di questa? A parte il fatto che gli esperimenti che avete compiuto sono stati mostruosi, abominevoli e criminali, lei aveva la responsabilità di questo laboratorio, ma quando è scoppiata l'emergenza, si è solo preoccupata di nascondersi in questa stanza, senza attivare gli allarmi o le chiusure di sicurezza... E adesso ha il coraggio di chiedermi di lasciarla andare?"
"Sia ragionevole. Non volevo di certo quello che è successo qui. E poi, come potrei aiutare qualcuno andando in prigione?"
Ora Alenko ne era davvero certo: Ross era un'idiota totale.
"...Prendendosi la responsabilità di quello che è successo qui? Fornendo informazioni sulle attività della ExoGeni?"
"E perché dovrei farlo?"
Shepard invece si convinse che Ross e Jeong avessero dovuto lavorare a stretto contatto in passato.
"Crede davvero che Shepard le darà una scelta?" le chiese Tali.
"Non stavo parlando con te, accattone delle..." Ross si schiantò contro il muro in fondo, battendo la testa e afflosciandosi su sé stessa.
Shepad stava brillando azzurra e anche attraverso la corazza, era evidente quanto fosse furiosa: nonostante questo, il suo tono fu piatto.
"Signori..." disse rivolgendosi ai due uomini rimasti: "Avete due scelte in questo momento: arrendervi al mio equipaggio ora, o implorare di farlo dopo che vi avrò rotto alcune ossa. A caso."
I due uomini si guardarono a vicenda e dimostrarono di avere più cervello di dieci Ross messe assieme.
 
***

Pollux non trovò altre sorprese su Nodacrux: il secondo rottame che la Normandy aveva rilevato si rivelò una nave Turian risalente ai tempi delle guerre di indipendenza. Garrus trovò un'insegna della colonia di Thracia, che recuperò per riportarla a bordo, ma in ogni caso, la seconda squadra non scambiò neppure una parola fino a quando tornarono sulla Normandy, dove trovarono Ross e gli altri due superstiti dell'insediamento ExoGeni già impacchettati dentro i pod di stasi della nave, con l'ordine di non aprire fino a quando non fossero stati di nuovo in territorio dell'Alleanza. Dopo aver sentito i rapporti di tutti, Shepard diede loro un turno di riposo, mentre la Normandy fece rotta nuovamente verso il portale di Caspian, dove avrebbero compiuto il rendezvous con le due corazzate che li avrebbero affiancati nell'operazione nella nebulosa di Armstrong contro i Geth.
Sembrava insomma che si sarebbero lasciati alle spalle il Mare dell'Abbandono senza ulteriori sorprese.
Ecco perché l'intero reparto di comunicazione, più Joker e Grenado, osservarono meravigliati il loro CO quando Shepard seppe il nome della corazzata dell'Alleanza che Hackett aveva mandato: tutto sembrò fermarsi, quando il comandante Shepard, primo Spettro Umano, N7, Leonessa di Elysium e Tipa Tosta certificata, imprecò a voce così alta da far arrossire un mercante spaziale, facendo cadere la sua prima tazza di caffè del giorno per terra. Non si infranse, ma il contenuto andò sprecato ovunque, e vedere il loro CO sprecare del caffè fu come sempre impressionante. Nessuno capì esattamente cosa Shepard avesse detto: analisi linguistiche successive svelarono che fu un misto di Prothean e Turco, e nemmeno Liara seppe esattamente come interpretarlo, ma il senso fu chiaro. L'Alleanza aveva mandato la SSV Kilimanjaro ad aiutarli, la nave che dava il nome alla classe a cui appartenevano metà delle corazzate dell'Alleanza, quelle più nuove ed aggressive, costruite con le migliori tecnologie che l'Umanità avesse al momento.
Gli 888 metri della Kilimanjaro in particolare, ospitavano un cannone principale capace di sparare un proiettile da 38 chiloton, e ulteriori 78 cannoni ausiliari su ognuna delle sue fiancate: quello che non aveva in bellezza, la Kilimanjaro compensava più che egregiamente con la potenza di fuoco.
"Comandante...?"
Lo sguardo di pura... qualunque cosa fosse quell'emozione che il comandante aveva sul volto in quel momento, nessuno dell'equipaggio la seppe identificare: felicità e terrore in parti uguali, forse? Fu un attimo comunque, poi lo Spettro si ricompose dietro la sua maschera più efficiente:
"Signor Moreau, si prepari ad attraccare alla Kilimanjaro. E per il suo bene, cerchi di non graffiargli la vernice: l'XO della nave non la prenderebbe bene."
"...Un'amante del passato?"
"Ah!" rise asciutta Shepard: "...Parenti." confessò infine.
Quella notizia fece il giro della Normandy prima ancora che l'eco delle parole del suo comandante si fosse spento in plancia.


Ben arrivati alla fine di questo capitolo, che spero che vi sia piaciuto, magari abbastanza da lasciare una recensione. ;)
Come spesso accade in questa storia, ho lievemente rimaneggiato gli eventi della trama di ME1 per dare ad essi un po' più di realismo (qual è la probabilità che l'oggetto di Eletania passi inosservato in fondo, a meno di nasconderlo)... e per divertirmi un poco (Hannah Shepard in arrivo), cosa che spero riuscirà interessante anche a voi. In fondo, non trovo plausibile che una sola nave possa occuparsi di un'intera nebulosa infestata dai Geth... per quanto sia la Normandy.
A parte questo vorrei solo aggiungere poche altre cose: come sempre, ogni partita a scacchi in questo racconto è stata davvero giocata dal vostro umile sottoscritto, e non potete nemmeno immaginare l'effetto strano che mi ha fatto giocare uno specchio di questo tipo... quali sono, davvero, le probabilità? Solo per questo ho desiderato aggiungerla al racconto, ma a parte questo strano avvenimento, permettetemi di sciogliere qualche nodo che potreste avere sulla mia interpretazione dei Thorian, cose brevi e spero istruttive. Partendo dal presupposto che comunque cercare di spiegare un'universo immaginario è fatica sprecata, quando si scende troppo nei particolari almeno, i fluidi non newtoniani sono una classe di composti che offrono tanta più resistenza quanto più forza si applica per passarci attraverso (in poche parole, questo è l'effetto a valle: la fisica a monte, è complessa da spiegare in poche parole xD). In breve, sono fluidi su cui si può camminare, se ci si muove con abbastanza velocità e forza: l'esempio più classico è la miscela di acqua e fecola di patate (maizena), che pur essendo un fluido, non si solo si può afferrare con le mani, ma anche tenere in forma solida semplicemente passandoselo da una mano all'altra. A chi potesse interessare:
https://it.wikipedia.org/wiki/Fluido_non_newtoniano
E detto questo, ringrazio ancora e sempre chi continua a seguire questa storia, e ci si vede al prossimo capitolo. :)

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Capitolo 23
*** Serendipity I ***


Happiness is a warm gun.
The Beatles
 
La notizia che a bordo della Kilimanjaro avrebbero trovato un parente del loro CO, divise l'equipaggio della Normandy in due: quelli che sapevano, la squadra, anzi la Squadra ormai, e quelli che non sapevano, ovvero il resto dei marinai, che non avrebbero voluto altro che essere inclusi nella prima categoria: il comandante sperimentò in effetti, e non per la prima volta in vita sua, l'essere come un pesce in una boccia.
La Squadra quindi, Wrex incluso, fece quadrato attorno al suo comandante, in modo da difenderla dagli importuni: di fronte allo sguardo truce del mercenario, anche i più curiosi tornarono immediatamente nei ranghi, mentre il Krogan accettò il muto grazie di Shepard con un'alzata di spalle e un borbottio.
Forse, fece tempo a riflettere Shepard prima dell'attracco, Wrex era l'unico a bordo che capisse davvero i suoi sentimenti in quel momento...
Esattamente dall'altra parte dello spettro, Liara era invece troppo occupata dalle sue emozioni per preoccuparsi d'altro: non era pronta a questo, e lo sapeva perfettamente. Non avrebbe mai voluto incontrare la madre di Hayat in quel modo e, dato il poco controllo che aveva già normalmente su di sé, ansia e nervosismo erano in lei ben visibili. Un fatto questo su cui il resto della Squadra non speculò, solamente perché Tali era in uno stato peggiore del suo: nonostante la tuta e il visore oscurato, che mostrava come sempre solo gli occhi e, forse, la punta del naso se si guardava da una certa angolazione, era evidente quanto la giovane Quarian trasudasse ansia, saltando da un piede all'altro e stropicciandosi violentemente le sue sei dita.
"Tali... posso assicurarti che non morde." cercò di tranquillizzarla Shepard quietamente, mentre loro sette aspettavano che l'equalizzazione tra il finger d'attracco della Kilimanjaro e la Normandy venisse completata.
Mentre lo diceva però, il comandante non riusciva a smettere di sfregarsi con l'indice la cicatrice che aveva in faccia, in un gesto timido che nessuno le aveva ancora mai visto fare: Tali e Liara decisero di credere al suo dito, piuttosto che alle sue parole. Non furono le sole:
"Ma di certo da qualcuno avrà pur preso ma'am. Come minimo, sputerà fuoco..."
"Williams?" la interruppe il comandante.
"...Ma'am?"
"Dacci un taglio."
E il fatto che non si riferisse solo alla situazione presente fu chiaro anche alla marine: la sua insubordinazione aveva smesso di essere divertente tempo fa e non sarebbe stata sopportata ancora.
Il portellone della Normandy si aprì in quel momento e la Squadra si trovò di fronte l'Umana più alta che ciascuno di loro avesse mai visto: doveva superare come minimo il metro e novanta, con spalle larghe e capelli corti, in un severo taglio militare che nemmeno Shepard applicava a sé stessa. Data l'età, poteva avere 50 anni portati bene, era ovvio che la sua altezza non fosse il frutto dei potenziamenti genetici che l'Alleanza applicava ai suoi soldati: la pratica era cominciata più recentemente.
"Capitano Dah: è un piacere accoglierla a bordo della Normandy, signora." salutò Shepard.
La gigantessa sorrise, e restituì il saluto, trasformandolo poi in una stretta di mano:
"A quanto pare la mia fama mi precede..." rispose, quando Shepard accolse la sua mano fra le dita.
"Il capitano Anderson potrebbe aver condiviso alcuni episodi del suo servizio sulla Hastings..." una delle rare occasioni in cui il primo Spettro Umano si era concessa R&R col suo vecchio CO, per essere precisi.
"...Sul serio? David Anderson è diventato un nostalgico?"
"Potrebbe anche essere stata coinvolta un'intera provvista di chiaro di luna."
Dah rise di gola: come era d'aspettarsi, il suo volume era commisurato alla sua stazza.
"Dopo così tanti anni, gli episodi coloriti del mio passato diventano..." disse il capitano scuotendo la testa e cercando il termine più adatto per trasmettere quello che intendesse: "...Passati."
"Non credo che abbia niente di cui vergognarsi, capitano. Quanti possono dire di aver...?"
Dah la interruppe con un sorriso storto, ben sapendo dove lo Spettro stesse andando a parare: quanti potevano dire di aver saltato la cavallina con Anderson? In entrambi i sensi?
"...Shepard, perché non viene a presentarsi? Non è mai stata timida a bordo della Kilimanjaro." ordinò poi il capitano.
Dietro la gigantessa, fino a quel momento quasi invisibile, si fece avanti un'altra donna, l'esatto opposto del capitano Dah: un'Umana che non arrivava al metro e settanta, ed era quindi più bassa perfino di Tali. Quando questa donna alzò lo sguardo però, tutti i presenti poterono vederne il colore degli occhi: un viola perfetto, che fu meglio di un biglietto da visita. A parte quello, e il colore della pelle, Hannah Shepard condivideva con sua figlia la stessa fronte e gli stessi capelli, benché di una sfumatura leggermente diversa... e anche lo stesso mento, realizzò Liara dopo un istante. Rispetto ad Hayat però, Hannah aveva un volto più dolce, una bocca più grande, atteggiata in quel momento in un lieve sorriso, e comprensibilmente più rughe d'espressione, anche se non quante tutti si sarebbero aspettati: quanti anni potevano esserci di differenza tra le due Shepard? Osservandole, trenta sembrarono troppi...
Anche il naso non era lo stesso, si accorse Liara.
"...Ho sentito grandi cose su di lei, comandante Shepard: di sicuro i suoi genitori saranno molto orgogliosi del fatto che lei sia il primo Spettro Umano." Hannah parlava con un lieve accento esotico, calcando leggermente la vocale di ogni prima sillaba.
"XO Shepard: anch'io ho sentito grandi cose su di lei. Pare che vogliano promuoverla a capitano di un'intera corazzata da un giorno all'altro..."
"Quel vecchio brontolone di Hackett sembra credere che sia arrivato il momento, sì. Ecco perché ha inviato la Kilimanjaro: l'ultima prova prima di valutare seriamente quella decisione. Spero che l'ammiraglio si sia scusato in anticipo per ogni... inconveniente che questo causerà in questa missione."
"Sinceramente Shepard, mai troppo presto per me." interloquì Dah, guadagnandosi due occhiate per metà ostili e incuriosite della stessa sfumatura: "Voglio dire, non ricordo l'ultima volta in cui ho dato un ordine sulla mia nave..."
"Credo questa mattina, quando ha chiesto una seconda porzione di bacon per colazione, capitano... e se vuole davvero liberarsi di me, non deve far altro che convincere Hackett."
"...Non se la prenda troppo, XO." disse il comandante con un sorriso: "Credo che scopriremo entrambe come questa occasione ci fornirà anche... interessanti opportunità."
Hackett doveva aver pensato a tutto: ecco perché aveva fatto in modo che la Kilimanjaro si presentasse al rendezvous con la Normandy prima della Dagnes... o forse, il suo era un modo per verificare quanto professionali le due Shepard sapessero essere. Il nepotismo non era tollerato nell'Alleanza:
"Mmhh... immagino che non possa lamentarmi troppo: in fondo, non capita tutti i giorni di lavorare con il primo Spettro Umano."
Il capitano Dah ne ebbe abbastanza:
"Oh insomma Shepard! Devo darle un ordine per farla agire in modo poco professionale? Specie quando ha inchiodato una dannata zanna di Divoratore sul muro della sua cabina..."
"Capitano, la prego... non di fronte all'equipaggio di mia figlia." protestò Hannah a bassa voce.
Di nuovo, Jill Dah rise di gusto, scuotendo la testa:
"Comandante Shepard, credo che avremo tempo per organizzare una visita della Kilimanjaro in modo formale quando arriveranno i Salarian, e di presentare la sua squadra..." iniziò Dah, occhieggiando i quattro alieni alle spalle del comandante: "...Nel frattempo, perché non prende il mio XO e le fa fare un giro della Normandy? Mi piacerebbe partecipare, ma ho alcune faccende che necessitano della mia supervisione..."
"Se crede di poter fare a meno di me, signora..." rispose l'interessata facendo spallucce.
"Ti prego Hannah: credo ancora di poter trovare la strada per il mio CIC da sola."
"...Basta seguire le indicazioni, signora. E ci arriverà senza problemi."
Dah scosse ancora la testa:
"Si prenda il suo tempo, Shepard."
"...Grazie, Jill." rispose Hannah abbassando gli occhi e sorridendo imbarazzata.
E detto questo, il capitano Dah ruotò sui tacchi, ripercorrendo il finger per tornare sulla corazzata.
"...Permesso di salire a bordo, comandante Shepard?"
"Permesso accordato, XO Shepard." rispose il comandante, mentre sul volto di Hannah si disegnò un caldo sorriso: "...Squadra?"
"Si, signora?" risposero sei in coro.
"Perché non andate a farvi un giro? Vi raggiungerò alle vostre stazioni."
"Signora." rispose Alenko per tutti, prima di disperdersi col resto del team.
Nessuno avrebbe saputo mai cosa Hayat e Hannah si dissero nella privacy improvvisata della camera di equilibrio: non fu un caso però che giunsero nel cockpit solo dieci minuti dopo, con il comandante che teneva sottobraccio sua madre.
"...Anne, questo è Joker, la croce che devo portare come FLT, e Caroline Grenado, fantastico copilota." li presentò.
Se mai c'era stata una miniera d'oro che aspettava Joker nello spazio, il pilota fu sicuro di averla trovata:
"Aww... comandante, non credevo di farle così tanta soggezione che avrebbe chiamato sua madre per difenderla da un povero storpio..."
Il primo Spettro Umano scosse la testa:
"Attento Joker: una donna può essere inarrestabile, come mia madre... O distruttiva. come mia madre."
"Non c'è bisogno di difenderlo, kiz." interloquì Hannah guardando il pilota: "...È troppo vecchio per questo. Tenente di volo Jeff Moreau... La sua famiglia possiede una fattoria su Tiptree, non è vero?"
Joker aprì e chiuse la bocca, guardando Hannah e poi Hayat, che però chiese:
"Sul serio anne?"
"Mi sembra di ricordare abbiano anche dei vigneti: la cantina Moreau è in qualche modo famigerata, nei dintorni."
"Pfff... tenente: è figlio di gourmand?" lo motteggiò Grenado.
Joker non aveva mai immaginato che sarebbe andata in quel modo, nemmeno nei suoi peggiori incubi:
"...Solo mio padre e... diavolo, signora, come fa a saperlo?"
"Ero nell'intelligence, FLT. E ho ancora dei contatti... le dice niente il 23 marzo 2171, Bangkok?"
Fu interessante vedere il logorroico, irritante e sarcastico tenente di volo diventare molto molto pallido, e molto silenzioso. In effetti, sembrò avesse morso un limone intero:
"Quello non è mai successo..." pigolò.
"Spero per lei che sia vero... e che non mi dia ragione per pensare altrimenti, tenente. Ci siamo capiti?"
"Aye aye, ma'am." mitragliò Joker annuendo vigorosamente.
"Bene." rispose Hannah guardandosi attorno: "...Questa nave è davvero diversa da una dell'Alleanza: CIC e plancia separati. Mmhh... come fai ad abituarti?" chiese a sua figlia.
 
Avevano solo poche ore prima dell'arrivo della Dagnes, ma le due Shepard fecero del loro meglio per sfruttarle al massimo: la visita di Hannah nel resto della Normandy fu rapida, ma lasciò forti impressioni e non solo su Joker. Apparve chiaro a molti che, mentre Hayat guidava il suo equipaggio in virtù dell'esempio e dei suoi meriti di coraggio e valore, Hannah Shepard sembrava preferire un approccio più intellettuale, o per meglio dire, sembrava conoscere una quantità incredibile di curiosità su culture aliene, che condivideva liberamente: non era poco, considerato che serviva da tutta la vita solo su navi dell'Alleanza...
Il fatto che Hannah Shepard comprendesse la lingua Turian senza problemi fu una rivelazione per Garrus, così come le poche difficoltà che aveva nel parlarla: comprensibilmente, a causa della diversa struttura vocale, alcuni suoni erano impossibili da pronunciare, ma Hannah fece davvero del suo meglio, anche se a Vakarian sembrò che la madre del suo comandante condividesse alcuni dei pregiudizi di coloro che avevano visto accadere la Guerra del Primo contatto. Il comandante gli avrebbe rivelato in seguito che si trattava di dubbi a livello personale: Hannah Shepard pareva avere delle riserve con chiunque fosse legato al C-Sec... ma nemmeno sua figlia, esattamente sapeva il perché. A quanto pareva, i loro genitori non sarebbero mai andati d'accordo...
Wrex invece, fu piacevolmente sorpreso di scoprire che Hannah Shepard collezionava armi bianche, come si conveniva alla madre di una sua krannt del resto, e il mercenario passò un paio di interessanti minuti discutendo i meriti di un'arma da impatto rispetto a quelli di una da taglio...
Hayat invece, dovette quasi estrarre Tali da un sottosistema per presentarla. In realtà, la Quarian aveva in effetti cercato di nascondersi dalle due Shepard, complice la sua consueta timidezza: affrontare Geth le dava meno problemi che conoscere la madre di quella che era allo stesso tempo la sua mentore, la sua eroina e il suo capitano. Hannah però non ebbe altro che lodi per il suo lavoro sul nucleo della Normandy: il Tantalus aveva attirato la giusta misura di meraviglia da parte di una spaziale, visto e considerato che era l'equivalente di un motore Wankel per astronavi, cioè una nuova soluzione meccanica ad un vecchio problema, dove il nucleo di elemento zero e quello di fusione per la spinta erano accorpati assieme. Il Tantalus era un motore estremamente sperimentale, con eccellenti prestazioni, ma l'affidabilità nel tempo ed eventuali punti deboli erano tutti da scoprire.
Suo malgrado, Tali scoprì che, come sua figlia, anche Hannah aveva la capacità e l'esperienza necessaria a far uscire le persone dal suo guscio: nel suo caso più letteralmente del solito...
"Adesso so cosa intendevi su di lei, kiz." disse Hannah a sua figlia, che la interruppe con un lieve colpo di tosse imbarazzato:
"...Hai parlato di me a tua madre, Shepard?" chiese stupefatta Tali.
"Solo complimenti. E devo dire ben meritati, ora che ti ho incontrata..." Nell'anonimato del suo casco, l'atmosfera sterile della tuta di Tali si riempì di metaforico vapore.
 
Probabilmente fu poco professionale ciò che il Primo Spettro Umano fece per, e con, sua madre a bordo della Normandy, ma se c'era una cosa che Hayat non era in grado di compartimentalizzare era proprio sua madre.
Come darle torto del resto? E allo stesso modo non si poteva fargliene una colpa: essendo il Primo Spettro Umano inoltre, Hayat Shepard poteva ignorare molte leggi, o addirittura infrangerle impunemente. Con sua madre poi un ex ufficiale dell'intelligence dell'Alleanza e XO di un'intera corazzata, difficilmente ciò che stavano facendo si sarebbe trasformato in un punto debole per loro. Il comandante inoltre, si era guadagnata la fedeltà completa del suo equipaggio e che approvassero o meno, nessuno della Normandy avrebbe protestato ufficialmente, specie dopo tutto quello che avevano fatto assieme: Terra Nova, Therum, Feros... e quello che restava loro ancora da fare.
Al confronto, la conoscenza di Williams e Alenko fu quasi normale: un passaggio obbligato per Hannah, ma non per questo meno piacevole per lei, e allo stesso tempo carico di tensione per il tenete e il capo artigliere.
Ashley in particolare non credette per un solo momento che Hannah Shepard non sapesse di lei: era impossibile che un ex ufficiale dell'intelligence non sapesse, ma comunque non disse nulla, né a lei, né a sua figlia; e per quello Williams le sarebbe stata per sempre grata.
Alenko invece, per il solo fatto di essere un biotico e aver subito il peggio del BAaT si guadagnò la simpatia dell'XO: Shepard, Hannah almeno, non era esattamente l'archetipo della figura materna, non promise un invito al tenente per Natale, ma di sicuro non avrebbe avuto niente in contrario. Probabilmente, il tenente era quel tipo di uomo che non ha problemi a farsi piacere alle madri altrui...
Madre e figlia invece, trovarono Liara nel suo laboratorio e non ci furono dubbi che l'Asari non fosse a suo agio: l'archeologa aveva organizzato la sua postazione per sembrare occupata, competente e preparata, ma la sua facciata si infranse dopo pochi secondi, precisamente quando strinse la mano di Hannah e iniziò a balbettare. Lo Spettro inoltre non l'aiutò molto a sembrare affidabile, specie perché non smise un momento di sorridere, con una strana espressione che fece quasi venire le vertigini all'archeologa...
Almeno, Hannah Shepard non sapeva ancora di loro: di questo, entrambe furono certe... e anche per questo Liara cercò con tutta sé stessa di fare una buona impressione.
Fu estremamente persuasa di aver fallito...
 
***
 
"I messaggi che mi hai mandato non rendono giustizia al tuo equipaggio, kiz."
"Mi avevi detto di farmi degli amici l'ultima volta che ci siamo viste..."
L'intimità della cabina di Shepard era stato un rifugio prezioso dopo aver conosciuto la squadra di sua figlia, e con una tazza ciascuna della riserva speciale di Hayat, entrambe si erano dedicata alle sole due cose che rimanesse loro da fare: chiacchierare e giocare a scacchi.
"La tua definizione di amicizia è sempre stata... deformata dagli episodi della nostra vita." rispose Hannah, muovendo il suo alfiere.
Hayat sapeva cosa intendesse:
"È inutile continuare a attaccarsi al passato, anne..."
"Se non fosse stato per la morte di John..." nessuna di loro si sarebbe trovata lì: Shepard conosceva perfettamente quel ritornello e il senso di colpa che condividevano, e che le marchiava.
"Ma papà è morto. E nessuno di noi ha potuto impedirlo. Non tu, che non lo hai visto arrivare, e non io, che avrei potuto proiettare una barriera biotica se fossi stata appena un po' più veloce..."
Entrambe rivendicavano per sé la responsabilità, la... colpa, di quella morte, con la differenza che Hannah Shepard aveva anche un altro motivo a tormentarla: non essere stata lì per sua figlia dopo. Aveva dato tutto per cercare la vendetta per entrambe... e aveva fallito, di nuovo: il fatto che nonostante questo non avesse perso sua figlia, era per Hannah il suo personale miracolo.
"...È sbagliato che io desideri per te, ancora dopo tutti questi anni, una vita diversa? Degli amici che non impugnino armi? Dei giorni in cui tu non insegua la morte?"
"No... anne. Non è sbagliato. Ma guarda quanto siamo riusciti a fare... ed è proprio per questo, non è vero? È proprio per questo che ti senti così inquieta." Shepard spostò un cavallo.
"Ammetto di aver grossolanamente sottovalutato il pericolo in cui ti saresti trovata. Sapevo che non sarebbe stato facile, che ti sarebbe mancato..." s'interruppe Hannah agitando la mano in un gesto convulso.
"L'appoggio del Consiglio?"
"...l'anonimato, e la libertà che esso comporta." rispose invece sua madre: "Ma non avrei mai pensato che ti avrebbe reso così... famosa."
"Lo dici come se fosse una brutta cosa..."
"Sii famigerata... mi ricordo. Sono io che ti leggevo Rumi prima di andare a dormire, dopotutto. Ma... non avrei mai voluto che mettesse la tua vita così in pericolo. Hai idea di cosa pagherebbero i Batarian dopo Terra Nova per vederti sparire?"
"Ho già bruciato quel ponte dopo Elysium, e..."
"Non scherzare su quello, kiz! Ti ho quasi perso su quel pianeta!" pedone all'attacco...
"...Sì, anne."
"Guardati, Hayat: stai facendo così tante onde in così poco tempo... il mio pesciolino."
"Lo dici come se fosse una brutta cosa..." ripeté Hayat: "E sono stata promossa a libellula, Meganeura, ricordi?" chiese, in verità sapendo di annoiarla, di darle fastidio. Ma sua madre la conosceva meglio di così:
"Hai già molti... anzi, fin troppi ufficiali dell'Alleanza, e idioti dalla bocca larga, che ti ripetono quanto tu li renda fieri, quanto sono fieri di te e... e altri incensanti pleonastici legulei del genere!" sbottò alla fine: imprecare forbitamente era una delle molte doti di Hannah Shepard.
"...Quello di cui hai bisogno, è qualcuno che ti ricordi che arrivare vivi, a fine giornata, è già di per sé un grande risultato. E che ci sono persone, come me, per cui quel risultato è abbastanza. E sarebbe abbastanza anche se fosse l'unica cosa che facessi per il resto della tua vita, Hayat. Io sono la tua anne, kiz." quell'ultima frase, sua madre la disse più per sé stessa, per ricordarlo a sé stessa e confermare che lo era davvero... e ancora.
Hannah era il suo unico genitore rimastole: Hayat le strinse la mano affettuosamente e le diede un bacio sulla guancia.
"Grazie anne... ma finalmente, ho trovato una posizione da cui posso davvero fare qualcosa... con la mia testa. È incredibilmente..." Shepard ci mise un poco a trovare le parole adatte: "...È un mettersi alla prova continuo e non so ancora se gli Spettri siano davvero quello che fa per me: non c'è esattamente un piano pensionistico per loro..." a chi altri poteva confidare i suoi dubbi se non a sua madre? E dopo mesi in quella posizione, la sua prospettiva era di certo migliore: "...ma anche se faccio solo il mio dovere, sto compiendo qualcosa che vale la pena di fare: Terra Nova, Therum, Feros... ne vale la pena."
"Come tutte le cose importanti."
"E poi, come altro potrei mettere le mani su artigli di Divoratori?" cavallo per alfiere: scambio.
A quello, sua madre sospirò divertita:
"Mi piacerebbe comunque vederti circondata da persone... con meno bagaglio personale. E meno armi. O persone che ti ricordano il tuo passato..."
"Questo restringe il campo a Zorah, Williams e T'Soni, immagino."
"Mmhh... su Zorah e Williams non posso dire alcunché in effetti... ma T'Soni?"
"Non ti... piace?" chiese cautamente Shepard.
"Sembrava... un pesce fuor d'acqua. Peggio di una recluta di fronte ad Hackett..."
"Ah..." rise Hayat: "In effetti non posso dire sia una persona socievole: ci si mette un po' a conoscerla, ma è una brillante archeologa. La più brillante conoscitrice sui Prothean in circolazione, per essere esatti."
"Mmhh... so che anche solo l'idea che tu mi raccontassi della tua missione nei dettagli farebbe venire i capelli bianchi ai pezzi grossi, quindi non farò domande a proposito... ma credi che una volta finito nella nebulosa di Armstrong, riusciremo ad avere una licenza da trascorrere assieme?"
"Mi piacerebbe... ma dipende da Saren. In ogni caso comunque, dovrò passarla sulla Cittadella."
"Pronti a ripartire al primo segno di pericolo." annuì comprensiva sua madre: "R&R sulla Cittadella comunque non è male..."
"Marte è ancora il mio posto preferito, però."
"Mmhh... a proposito kiz."
"Sì?"
"...Scacco matto."
"Maledizioni."
"Hai sempre preferito uno stile rischioso ad uno più ponderato..."
"Sul campo di battaglia avrebbe funzionato." Hayat non se ne accorse, ma stava effettivamente facendo il broncio.
"Ma in una scacchiera di 64 caselle, la forza serve a poco."
"È una fortuna allora che non mi debba muovere in una scacchiera..."
E per poche ore soltanto, in quella cabina ci furono Hayat e Hannah, invece che il Primo Spettro Umano e uno XO: le due Shepard si sarebbero ricordate di ringraziare Hackett per quello, non appena avessero avuto occasione di farlo...
 
***
 
Alla fine, la Dagnes arrivò con cinque minuti d'anticipo sull'orario previsto, e molti a bordo della Normandy e della Kilimanjaro ebbero per la prima volta un assaggio di ciò che i Salarian intendessero per forza militare.
In primo luogo, dal punto di vista tecnologico la Dagnes era davvero una meraviglia: era più corta della Kilimanjaro, e meno armata, tuttavia le sue emissioni erano di poco superiori a quelle della Normandy senza propulsione silenziosa. Di fatto, la Dagnes era il primo prototipo funzionante di una corazzata quasi stealth, che usava sistemi simili a quelli della nave del primo Spettro Umano per ridurre le sue emissioni: come i Salarian avessero ottenuto una simile tecnologia, considerato che la Normandy stessa era un prototipo sperimentale, non vollero dirlo; ma il fatto che non avessero problemi a mostrare la Dagnes, poteva solo significare che l'Unione aveva di certo prototipi più avanzati di quello, che ovviamente teneva ben nascosti... oppure che era ciò che volessero far credere all'Alleanza. La disinformazione e la confusione erano le armi preferite dai Salarian dopotutto, che anche se condividevano l'ottica Umana per cui ogni conflitto è basato sull'inganno, non abbracciavano l'idea di guerra totale dei nativi della Terra: in poche parole, i Salarian reputavano gli eserciti uno spreco di risorse, preferendo operazioni chirurgiche di assassinio e sabotaggio preventivi. Tanto per fare una nota comparazione, se i Salarian si fossero trovati a combattere la Seconda Guerra Mondiale, non avrebbero impiegato bombe nucleari sul Giappone, ma ne avrebbero assassinato l'imperatore ed ogni membro rilevante del governo come prima offensiva. Questo, per un Salarian avrebbe senza dubbio messo fine alla guerra: sfortunatamente per loro, una simile ottica era peculiare, e dovuta soprattutto alla loro struttura sociale.
In secondo luogo, come scoprirono gli equipaggi della Kilimanjaro e della Normandy, l'esercito Salarian non solo praticava il nepotismo, ma era fondamentalmente basato, o quantomeno prosperava, su quello: in una specie come quella Salarian, in cui i maschi rappresentano il 90% della popolazione, la politica dell'Unione è decisa dalle capo clan, le cosiddette Dalatrass, figure non troppo diverse dalle Matriarche Asari. La differenza più importante però, rispetto alle Matriarche almeno, è che le Dalatrass posseggono l'egemonia genetica sui vari clan: sono loro a decidere quali geni vengono trasmessi alla generazione successiva, o, per usare i loro termini, sono le Dalatrass a decidere il diritto alla riproduzione. In una specie con capacità logiche superiori e un notevole distacco da ogni componente emotiva, questo funziona perfettamente, ed è per questo che ad ogni clan viene permesso di controllare alcuni aspetti dell'Unione fino a quando mantengono l'eccellenza, o fino a quando un altro clan non si dimostra migliore.
Ecco perché l'intero equipaggio della Dagnes apparteneva allo stesso clan, ed era composto solo da Salarian di sesso maschile.
A livello personale invece, il comandante Shepard scoprì suo malgrado di avere la loro più completa e totale attenzione: l'unica catena di comando che i Salarian avrebbero accettato per quella missione infatti, e l'avevano subito messo in chiaro, sarebbe stata quella in cui gli ordini provenissero dal primo Spettro Umano. I pregiudizi razziali avevano poca presa sui Salarian, ma il comandante stessa si chiese quanto il fatto di essere di sesso femminile e biotica avesse influenzato quella decisione: i biotici Salarian erano così rari in effetti, che nessuno poteva dire sul serio di averne mai incontrato uno. Di fatto, come specie i Salarian erano geneticamente predisposti a rispettare figure femminili di potere, e culturalmente condizionati a considerare i biotici importanti.
Fu così che Hayat Shepard scoprì di essere la figura ideale per avere rapporti diplomatici coi Salarian: sperò di dimostrarsi all'altezza di quella fiducia.
 
Con sommo disappunto di Wrex, che si rifugiò nella stiva per evitare la delegazione della Dagnes, la Normandy venne rapidamente scelta come terreno neutro dove incontrarsi e dove si tenne il briefing pre-missione: la sala comunicazione della Normandy non era mai sembrata così stretta, con la Squadra e Pressly a separare da una parte il capitano Jill Dah con Hannah Shepard, e dall'altra i loro equivalenti Salarian.
Il capitano Dagnes Mimir Mu Narra Harock era un Salarian particolarmente esile e quasi alla fine del suo ciclo vitale: la pigmentazione della sua pelle tendeva al rosso sangue, che scuriva in nero dal meno in giù e sui piccoli corni che tutti i Salarian avevano in cima alla testa. Dava l'impressione di essere un Salarian posato e silenzioso, che preferiva ascoltare, lasciando al suo vice il compito di fare domande: esattamente l'opposto del suo superiore, Dagnes Mimir Ciosa Narra Armell era invece un'entusiasta, ciarliero ed espansivo, che sfoggiava un pigmento della pelle che tendeva invece al marrone fango, solcato da voglie bianche.
Nessun altro partecipava in carne ed ossa alla riunione, ma essa era proiettata comunque in telepresenza a bordo delle due corazzate:
"...dai dati che sono stati recuperati dai Geth su Feros, abbiamo la posizione di quattro insediamenti nella nebulosa di Armstrong..." stava spiegando il primo Spettro Umano, mentre dietro di lei la mappa generale di un ammasso stellare color ocra venne proiettato.
Reagendo alle sue parole, quattro stelle sulla mappa furono evidenziate, e separate in diverse finestre olografiche:
"...Gagarin, Tereshkova, Hong e Vamshi. Non possiamo escluderne altri al momento, ecco perché dovremo recuperare quante più informazioni possibili durante il nostro assalto."
La finestra olografica della stella Gagarin venne ingrandita ulteriormente: era attorno a quell'astro che orbitava il portale galattico di accesso alla nebulosa.
"Sarebbe naturale pensare che sarà attorno a Gagarin che abbiano concentrato le loro forze, ma non c'è nulla di normale, o di consueto, nei Geth: dalle mie impressioni in vari teatri di scontro, in condizioni ottimali sembrano eccellere nella tattica, ma non altrettanto nella strategia a lungo termine."
"Il che li rende facilmente la nostra nemesi." commentò pacato il capitano Harock.
"La mia è un'osservazione basata soprattutto sui nostri scontri su Feros e Eden Prime, capitano. Non un'ampia statistica, ma la specialista Tali'Zorah mi ha confermato che già ai tempi della loro prima insurrezione, quando i Geth hanno un obbiettivo chiaro e i numeri per sostenere l'offensiva, anche dal punto di vista mentale, le loro manovre sono migliori delle nostre."
Gli sguardi di molti si concentrarono sulla Quarian, che rimase in posizione di parata.
"Come avete fatto a vincere in passato quindi?"
"Superiorità di fuoco e rapidità, ufficiale Armell. Una controffensiva che destabilizzi i loro ranghi e ne riduca il numero rapidamente sbilancia la loro intelligenza, portandoli a fare errori. O rendendoli inermi."
"Shock and Awe?" chiese il capitano Dah.
"Focalizzato però nel causare il più alto numero di vittime nel più breve tempo possibile: i Geth non hanno un morale che possa essere spezzato, e fino a quando i loro server locali non sono distrutti, i corpi hanno un'importanza quasi nulla. I Geth non si arrenderanno e non si ritireranno, a meno di non avere una ragione tattica per farlo."
"Mmhh... forza bruta usata in assalti ad alto rischio, quindi."
"Sì... XO Shepard..." Hayat aveva quasi detto mamma: non esattamente professionale: "...Ecco perché una perlustrazione preventiva della Normandy sarà così importante in ogni teatro di scontro: a parte Gagarin, non abbiamo molti dati sulle altre tre stelle. Se il numero degli insediamenti sarà confermato, procederemo da Gagarin al sistema più lontano, Vamshi, tornando indietro poi su Hong e Tereshkova. Questo dovrebbe contribuire a mantenere l'effetto sorpresa della nostra offensiva il più a lungo possibile..."
Ascoltando questo, i due Salarian annuirono persuasi e compiaciuti, soprattutto Armell: simili tortuosi piani erano il loro pane.
"...In ogni caso comunque, la nostra offensiva avrà almeno tre punti deboli. Il primo sarà quello di mantenere un alto livello di coordinamento tra i nostri vascelli: una perlustrazione preventiva della Normandy sarà inutile se non potremo comunicarvi i dati in tempo reale. Il tenente Alenko e lo specialista Vakarian hanno trovato una parziale soluzione al problema, ma lascerò a loro l'esposizione in merito. In secondo luogo, dobbiamo impedire che i Geth sappiano che stiamo arrivando: con tre navi, non possiamo mantenere allo stesso tempo un blocco al portale e un'offensiva militare. Per cui dovremo colpirli duramente e rapidamente se non vogliamo essere costretti ad inseguirli per mesi in tutto l'ammasso: ancora prima delle loro navi quindi, dovremo azzoppare la loro capacità di comunicazioni FTL."
"...Se la Kilimanjaro si occuperà delle navi Geth, la Dagnes può dedicarsi senza problemi alle loro comunicazioni." intervenne Armell: "In effetti, abbiamo armamenti a bordo concepiti proprio per questo, che sfruttano il basso profilo della Dagnes. Possiamo bloccare o delle navi, o un'installazione planetaria con essi, ma non entrambe allo stesso tempo."
"Qualcosa che potete condividere?"
"Sarebbe illegale da usare contro forze del Consiglio, capitano Dah: è fondamentalmente un fascio radioattivo ed elettromagnetico ad alta intensità, di cui possiamo controllare l'ampiezza di emissione. L'equivalente dei disturbi causati da un evento cosmico, come un'eruzione stellare, che dovrebbe essere interpretato come interferenza naturale alle comunicazioni: per ovvie ragioni non è mai stato testato su bersagli militari, ma i risultati su obbiettivi di prova sono incoraggianti... e poiché i Geth non appartengono alle forze del Consiglio, una doccia radioattiva usata contro di loro non può essere considerata un crimine di guerra."
Armell aveva spiegato tutto questo parlando a mitraglia: il traduttore linguistico ci mise qualche secondo ad essere in pari col Salarian.
"...L'importante è che la Kilimanjaro e la Normandy non finiscano sulla linea di tiro."
"Ovviamente XO Shepard: nessuno di noi vuole rendersi complice di un incidente diplomatico tra le nostre razze..."
Harock posò la mano sulla spalla del suo sottoposto, per interromperlo:
"Spettro Shepard, ha detto che la nostra offensiva avrà almeno tre punti deboli: quale sarà il terzo?"
Gli ologrammi dietro il comandante scomparvero, per venire sostituiti da quello della Sovereign:
"L'ammiraglia di Saren. Non possiamo escludere che ci troveremo ad affrontarla nella nebulosa." affermò Shepard: per quasi tutti coloro che assistevano alla riunione, fu la prima volta in cui si confrontarono con quel colosso, che sovrastava entrambe le corazzate.
"...Non abbiamo informazioni specifiche sugli armamenti di questa nave, né notizie certe a parte i dati che state vedendo. Abbiamo solo la testimonianza di una cacciatrice Asari che si è trovata a bordo per un certo periodo e che sta ora collaborando con le autorità dell'Alleanza: l'ha definita più avanzata di qualsiasi altra nave esistente."
"Perché non abbiamo ricevuto prima rapporti su una nave simile, Spettro Shepard?"
La nota dolente sull'esistenza della Sovereign:
"Il Consiglio è al corrente dell'esistenza della Sovereign, ma ha scelto di non rivelarla. Questa nave è un'impossibilità."
Il video del decollo della Sovereing da Eden Prime venne proiettato per tutti: molti scambiarono occhiate preoccupate coi vicini.
"...E senza scendere in dettagli e notizie riservate relative alla mia missione, riteniamo al momento che navi simili a questa siano state in qualche modo coinvolte nella scomparsa dei Prothean."
Il comandante lasciò a questa notizia il tempo di essere assorbita, prima di continuare:
"...Ora potete immaginare perché il Consiglio non abbia divulgato la notizia dell'esistenza della Sovereign: se anche fosse stata costruita dai Geth, questa nave non lo è. Non conosciamo i suoi armamenti, né le sue difese..." ripeté Shepard: "...ma è ragionevole pensare che la Sovereign possa battersi alla pari contro due corazzate..."
"Quindi cosa dovremmo fare se la incontrassimo?" una domanda legittima, alla cui risposta Shepard aveva pensato a lungo:
"La Sovereign è preoccupante, ma è una sola nave. I nostri obbiettivi sono i Geth al momento: ci concentreremo sui loro avamposti nella nebulosa, scomparendo prima di essere costretti ad affrontarla. Se non ci sono domande, i miei specialisti procederanno col briefing."
Nessuno ne ebbe, e Shepard lasciò il posto a Vakarian ed Alenko:
"Coordinare multiple offensive in un ammasso in cui non possiamo contare su una rete di boe di comunicazione non è un problema da poco, ma crediamo di aver trovato una soluzione temporanea al problema..." iniziò Alenko con la sua voce quieta, a cui si sostituì quella di Vakarian:
"Ci abbiamo lavorato fin da quando siamo entrati in possesso delle informazioni su Feros, ma solo nelle ultime ore siamo stati in grado di trovare una soluzione soddisfacente: nello spirito della Normandy, questa è un'idea Turian adattata alla tecnologia Umana."
Precisamente, era stato un vecchio dispositivo interferometrico interstellare Turian a dar loro l'idea: dietro di loro, i diagrammi delle sonde spia della Normandy vennero materializzati.
"Siamo riusciti a modificare i nostri droni spia in modo da trasformarli in boe di comunicazione. Dopo Gagarin, la Kilimanjaro e la Dagnes compiranno un salto FTL nei sistemi più vicini a quelli occupati dai Geth, e coordineranno l'assalto successivo, a valle della ricognizione della Normandy, tramite queste boe di comunicazione temporanee."
"Le nostre sonde modificate non sono perfette: siamo riusciti a prepararne solo due con le nostre risorse attuali, e stiamo producendo i pezzi necessari ad equipaggiarne una terza con i fabbricatori della Normandy, ma sono sistemi a corto raggio. Non siamo in grado di coprire l'intera nebulosa con esse e inoltre, sono sistemi punto a punto: significa che dovremmo riposizionarle durante la nostra offensiva perché rimangano utili."
"...La loro banda di trasmissione non è in grado di gestire troppe informazioni in condizioni sicure. Ecco perché avremo bisogno dell'assistenza dei vostri reparti di navigazione e comunicazione per individuare i sistemi migliori in cui schierarle: abbastanza lontano dai Geth da non essere intercettate, e abbastanza vicino da non venire disturbate da fenomeni stellari. Vi forniremo le modifiche necessarie a produrle a vostra volta, ma è un processo che richiede componenti particolari: abbiamo dovuto cannibalizzare i sistemi di backup per le comunicazioni della Normandy per finirle."
"Inoltre saranno l'unica linea sicura che avremo: se perdiamo le sonde, perdiamo la possibilità di coordinare i nostri assalti. Quindi dovranno essere schierate in posizioni da cui potremo recuperarle rapidamente, nel caso i Geth si accorgessero della loro esistenza."
"Un altro vascello per tenerle al sicuro ci avrebbe fatto comodo..." borbottò Dah.
"Stando così le cose, non possiamo fare molto altro, capitano." intervenne XO Shepard: "E se saremo abbastanza rapidi, non avremo bisogno di farlo. Dalle informazioni che la squadra della Normandy ha ottenuto sugli armamenti Geth, Sovereign non inclusa, sono cautamente ottimista."
"Le cose potrebbero non essere così semplici." disse Tali, attirandosi lo sguardo di tutti i presenti, e il diritto di sostituire Alenko e Vakarian: questa volta, vennero visualizzati i dati relativi al Krogan che avevano trovato nella sede della ExoGeni. Era stata proprio l'analisi di quei dati a spiegare perché il Krogan ci avesse messo così tanto a cadere:
QQQ    "...Quello che vedete è il primo esoscheletro da combattimento mai progettato dai Geth per altre specie, per la precisione un mercenario Krogan al servizio di Saren. Indice ablativo e cinetico: 75 -420. Queste corazze appartengono ad una classe superiore perfino a quelle dalla Kassa Fabrication, al momento una delle pietre di paragone a cui abbiamo accesso per le nostre forniture militari di bordo. I Geth si stanno innovando, per adattare la loro tecnologia ad altre specie, e viceversa: i sistemi di questa corazza in particolare sono stati dotati di microoscillatori ridondanti. Una modifica che le rende quasi impervie agli EMP, e alle mine tecnologiche standard."
"Come lo avete abbattuto?"
"Biotica, esplosivi e superiorità numerica." rispose Shepard.
"...Di per sé, una singola corazza non è preoccupante." continuò Tali: "Ma potrebbe significare che sono in possesso di simili tecnologie anche per le barriere cinetiche delle loro navi. E che ciò che è stato recuperato su Eden Prime, Metgos, Therum e Feros potrebbe essere già stato superato..." spiegò la Quarian, mentre i risultati delle analisi posteriori all'offensiva della Normandy venivano proiettate dietro di lei:
"...Dai dati che ho recuperato su Feros, la nebulosa di Armstrong sembra il tentativo dei Geth di creare una prima testa di ponte al di fuori del Velo di Perseo, da cui coordinare ulteriori attacchi. Non sarebbe strano se schierassero in questa offensiva nuove tecnologie, o se fossero in procinto di farlo."
"Ecco perché non possiamo permettere che rimangano nella nebulosa di Armstrong. Un simile problema non scomparirà solo perché lo si è ignorato abbastanza a lungo."
"Concordo." rispose Harock: "Spettro Shepard: con il suo permesso, invierò la registrazione di questa riunione all'Unione. Un nostro eventuale fallimento nella nebulosa non deve mettere in pericolo i nostri mondi."
"E lo stesso faremmo noi." aggiunse Dah.
"... Un pensiero cupo, ma non posso negare di condividerlo. E non ho intenzione di impedirlo: le operazioni inizieranno non appena avremo finito di modificare la nostra terza sonda spia. Kilimanjaro e Dagnes, tenersi pronti all'inizio dell'offensiva al mio ordine."
Dah, Harock e i loro XO, risposero all'unisono salutando.
 
***
 
Qualcun'altro era passato prima della Normandy e dei Geth nel sistema di Gagarin: prima ancora dei minatori irregolari, che erano poi stati spazzati via dalle forze di Saren.
Un tempo, su Junhtor, il primo pianeta del sistema, era esistita una civilizzazione precedente i Prothean, una di quelle che Liara aveva studiato per l'esattezza e solo per quelle rovine, antiche arcologie dimenticate e altre megastrutture erose quasi del tutto, il sistema era noto. Di tutta quella civiltà ormai quasi dimenticata, erano rimaste solo due frasi, incise sui due lati di una colonna situata al centro delle loro rovine:
"Commina tra queste opere, e ammira la nostra grandezza." e sul lato opposto della colonna : "I mostri dell'Id."
Era proprio per quelle rovine che la Normandy aveva cominciato dal primo pianeta del sistema, ed erano stati fortunati: attorno a Junthor, qualcuno aveva lasciato un altro capitolo della Matriarca Dilinaga. Con una sola sonda spia ad aiutare la loro esplorazione però, la Normandy procedeva a rilento e in massima allerta, cercando di mantenere un basso profilo.
Trovarono i Geth solo sul terzo pianeta del sistema: Rayangiri, un piccolo mondo desolato, ricco di risorse minerarie. Era stato proprio questo ad attirare i Geth:
"...Sangue di Cristo." imprecò Pressly osservando ciò che i sensori passivi della Normandy stavano trasmettendo loro.
I Geth si erano insediati su Rayangiri, e sul planetoide che aveva catturato con la sua gravità, Vahz, per estrarre ogni risorsa mineraria possibile, e costruire navi stellari: da quello che vedevano i marinai della Normandy, i Geth avevano quasi finito la loro prima corazzata.
"...E se non fosse stato per Feros, nessuno li avrebbe mai visti arrivare." commentò Shepard al suo fianco: "Tali, qualche idea su come siano riusciti a insediarsi così rapidamente?"
"Credo... credo che l'impianto di estrazione mineraria fosse una nave." disse la Quarian, zoomando coi sensori: "Sì. Vedo le bocche di scarico dei motori."
"Quindi costruiscono una raffineria, le mettono dei motori interstellari, e poi la fanno schiantare su un pianeta ricco di risorse." commentò Alenko: "...Furbi. Eliminano il punto debole di ogni offensiva militare, i rifornimenti. Non che comunque avessero particolari bisogni già all'inizio..."
"Forze navali?" chiese Shepard.
"Meno di quanto ci aspettassimo, signora: un paio di incrociatori e una trentina di caccia." rispose Pressly, navi che avrebbero comunque potuto fare a pezzi la Normandy non appena l'avessero individuata...
"...Dov'è la fregatura?"
"Hanno un cannone orbitale grosso quanto un grattacielo su Vahz, protetto da uno scudo..."
"Stanno sovracompensando a qualche mancanza?" chiese Joker dal suo cockpit.
"...E non so dire lo stato delle armi della loro corazzata." concluse Pressly come se niente fosse.
"Signora, la nostra sonda spia conferma che i Geth sono presenti solo su Rayangiri. Nessuna presenza rilevata sul quarto e quinto pianeta del sistema."
"Capacità di comunicazione?"
"Tutti i segnali che riceviamo provengono da Rayangiri, signora: sto acquisendo una mappa dell'area coi sensori passivi." rispose Barnes: "...I Geth hanno installato un ripetitore su un'altura della superficie, e alcune piattaforme AA: sto tracciando la posizione di cinque satelliti, probabilmente boe di comunicazione a lungo raggio. E ci sono anche Denti di Drago all'esterno della struttura. Un momento... confermo, la posizione è la stessa che il team di osservazione archeologica di Junthor aveva comunicato ai database interstellari: nessuna barriera cinetica a terra."
"Per la Dea..."
Nessuno dovette chiedere il destino del team di ricerca archeologica.
"Ha detto cinque satelliti, Barnes: tre per gli altri insediamenti che conosciamo già nella nebulosa, uno per il Velo di Perseo... e il quinto?"
"Devono avere un'altra base nell'ammasso." concluse Garrus.
"...Signora, rilevo anche un guscio di salvataggio abbandonato sul pianeta, corrisponde a profili Salarian dell'STG. Ciò che resta della sua nave è dall'altra parte dell'installazione Geth."
"Chieda alla Dagnes se sanno di agenti scomparsi in zona, Barnes."
"Sissignora."
"Ci toccherà scendere, non è vero Shepard?"
"...Troppo pericoloso a questo giro Wrex. Dovremo recuperare delle informazioni sul loro quinto insediamento dalle altre basi: la priorità qui e neutralizzarli senza che lo raccontino in giro. Joker: porta la Normandy in posizione per agganciare tutti loro satelliti contemporaneamente con i nostri Callies. La Kilimanjaro e la Dagnes si occuperanno dei due incrociatori e dei caccia come bersagli prioritari. Il cannone orbitale su Vahz e la corazzata vengono subito dopo: i Geth non devono lasciare il sistema. Ci occuperemo degli estrattori per ultimi."
"E la struttura di Rayangiri, signora?"
"Di quella ce ne occuperemo noi non appena sganciati i Callies: dispiegare il cannone spinale della Normandy e prepararsi a fare fuoco libero fino a quando non ci sarà una valle al posto della montagna su cui si sono insediati. Scenderemo a recuperare il pod STG non appena avremo eliminato ogni presenza Geth nel sistema. Joker, Chase: mi aspetto una virata da manuale e tiri precisi non appena i Callies saranno in volo."
"Ricevuto signora: forse dovrete afferrarvi alle ringhiere. Anche con i limitatori inerziali sarà una bella danza." rispose il pilota.
"Mmhh." disse Shepard: "...Pressly: comunichi il piano d'attacco alle due corazzate: si tengano pronte a compiere il salto attraverso il portale e quello FTL su Rayangiri al mio ordine."
"Sissignora."
"Comandante: la Dagnes riferisce che non hanno notizia di un team STG nelle vicinanze."
"Figurarsi. Nell'Unione la mano destra non sa mai quello che fa la sinistra..." commentò Shwqi, sottotenente alle comunicazioni di origini egiziane, così come il suo cognome impronunciabile.
"Signora: piano di attacco e dati sulla posizione dei Geth ricevuti dalle corazzate." comunicò Pressly.
Shepard avanzò fino al cockpit, afferrandosi alla spalliera del pilota: quello che stava per succedere valeva la pena di essere visto dal vivo, non attraverso i sensori.
"Dia il segnale Pressly. Fuoco non appena la Kilimanjaro e la Dagnes saranno nel sistema..." ordinò Shepard.
Fu simile ad una fila di tessere del domino in procinto di cadere: una sequenza di azioni serrata, e inarrestabile.
Le scie dei Callies riempirono lo spazio di fronte alla Normandy: i satelliti Geth erano troppo distanti per poterli vedere a occhio nudo, ma non così le esplosioni che i razzi causarono...
La Kilimanjaro apparve all'angolo del loro campo visivo, brillando per l'uscita dalla propulsione FTL: Shepard avrebbe pagato per vedere come i Geth reagissero quando una corazzata con 78 cannoni per lato appariva nel mezzo dei loro schieramenti, cominciando a fendere i loro ranghi con acceleratori di massa e laser GARDIAN, ma la Normandy stava già virando, e il globo rosso che era Rayangiri fu sotto di loro...
Il lieve contraccolpo che attraversò la nave, e il lampo, breve quanto accecante, mentre i proiettili del loro cannone spinale attraversavano lo spazio: non ci fu esplosione su Rayangiri, ma gli anelli concentrici dell'onda d'urto sulla sua superficie furono visibili anche dallo spazio...
Poi la Normandy si mosse, accorrendo in aiuto della Dagnes: le armi della corazzata Geth erano attive, e anche se non poteva muoversi, quel bestione era un osso duro anche per il cannone principale della corazzata Salarian.
Una seconda salva di Callies riequilibrò le sorti di quello scontro, e la massiccia nave Geth venne spezzata....
Non volendo rischiare, la Dagnes continuò a fare fuoco, piuttosto che lasciare alla gravità di Rayangiri il compito di finire il suo avversario: la massiccia esplosione del suo nucleo fu l'ultima reazione della nave Geth prima di tacere per sempre. Nel frattempo, il cannone orbitale Geth su Vahz aveva conosciuto l'acceleratore di massa principale della Kilimanjaro: un obice da 38 chiloton di TNT, capace di fuoco rapido.
Ogni due secondi, la Kilimanjaro sparava l'equivalente di tre bombe atomiche a bersaglio: le barriere cinetiche attorno al cannone orbitale Geth cedettero immediatamente...
Fu poetica distruzione in movimento, che durò meno di un minuto:
"Rapporto." abbaiò Shepard: la brusca virata della Normandy non l'aveva fatta cadere, ma non tutti i suoi marinai erano stati così abili, o fortunati.
Felawa per esempio ebbe bisogno di essere rimesso in piedi e meglio non pensare a cosa dovesse essere la stiva in quel momento: i Mako erano sempre ben assicurati... il resto non così tanto.
"Tutti i bersagli eliminati, signora. La corazzata Geth, quello che ne resta, sta entrando ora nell'atmosfera di Rayangiri."
"Registri tutto e ne mandi una copia ad Anderson, Pressly: di sicuro gli concilierà il sonno."
"Con estremo piacere."
Tutti a bordo ricordavano il loro debito nei confronti del capitano Anderson: non sarebbero arrivati così lontani se non fosse stato per lui.
"...Danni alle nostre corazzate?"
"Kilimanjaro riferisce zero morti, zero feriti. Dagnes zero morti, due feriti, nessuno in condizioni gravi: gli acceleratori di massa della corazzata Geth gli hanno graffiato la paratia. Nessun danno serio."
"Comunichi alle navi di mantenere l'allerta, e che la Normandy sta scendendo su Rayangiri: trovino delle stelle attorno alle quali dispiegare le nostre sonde modificate e possibili siti d'incontro per il prossimo salto FTL. Obbiettivo: Vamshi."
"Sissignora."
"Joker, portaci giù." ordinò Shepard marciando verso il CIC: "Squadra, prepararsi alla discesa su Rayangiri: equipaggiamento minimo." aggiunse poi mentre due Umani e quattro alieni la seguivano per le scale che portavano al ponte inferiore.
"...T'Soni, Williams, Zorah con me sulla posizione del pod. Alenko, Vakarian, Wrex, sulla posizione del vascello STG. Recuperiamo il possibile e ritorniamo subito alla Normandy."
"Sissignora." mitragliò la squadra.
 
Trovarono pod e rottami ancora sulla superficie, ma Rayangiri era molto cambiato quando atterrarono: risultò che i dati della nave Salarian erano perduti da tempo, ma nel pod trovarono un altro medaglione della Lega dell'Uno.
Wrex invece fu così compiaciuto della devastazione sul pianeta, che non solo scattò una foto, ma riportò anche a bordo una manciata di terra da Rayangiri:
"Per ricordo." spiegò, mentre la Normandy rilevava i nuovi depositi minerari che aveva contribuito a portare letteralmente alla luce....
 
***
 
Vamshi era lontano dal portale galattico: il salto FTL che fecero verso quella stella sarebbe stato anche il più lungo della missione.
Il morale a bordo era alto dopo Gagarin, ed erano cautamente ottimisti: la Normandy e il suo equipaggio aveva confermato ancora una volta di essere la nave dei miracoli. Per l'occasione, Shepard aveva perfino permesso qualche strappo alla disciplina di bordo e tutti ne avevano approfittato...
Quasi tutti, in realtà: il comandante trovò Williams ancora nella stiva, a pulire fucili che non erano stati usati e ascoltare audiomail, complice il fatto che era da sola: perfino Wrex e Garrus erano saliti ai ponte superiore.
La voce che usciva dalla console del capo artigliere era giovane e allegra: probabilmente la minore delle sue tre sorelle.
"... a proposito sorellona, abbiamo visto il tenente Alenko in un servizio sulla Normandy: è davvero cariiino!"
"Sì, lo è Abby. Sì lo è..." confermò Williams con una voce che nascondeva appena un sorriso.
"Quindi..." cominciò il comandante.
Fu divertente da osservare: Williams si voltò verso di lei indossando un paio di guanti e grembiule schermato, e impugnando minacciosamente una spazzola da fucili.
"...lei e il tenente, mmhh?" le chiese, con la sua più gelida voce di comando.
"...Gesù ma'am! Dovrebbe essere illegale camminare così silenziosamente."
"Spettro." rispose semplicemente Shepard indicandosi: "Noi le regole le ignoriamo... Metta giù quella spazzola, capo artigliere, o dovrei arrendermi alla sua arma di pulizia di acceleratori di massa?"
Williams abbassò lo sguardo: le era improvvisamente passata la voglia di sorridere.
"Immagino che chiederle di fare finta che non sia mai successo non sia un'opzione, ma'am..."
"Credo che mi stia chiedendo troppo, capo artigliere..."
"...Sono nei guai?" chiese Williams.
Quindi era arrivato finalmente il momento di quella chiacchierata? Shepard non era un'ipocrita, e dato... qualunque cosa fosse quella che c'era tra lei e Liara, il capo artigliere aveva in lei una segreta alleata, più che una boia, solo che ancora non lo sapeva...
Ma dopo la fusione mentale a cui Williams l'aveva costretta di fronte a tutti, la marine si meritava di sudare un po':
"Dipende, capo artigliere." rispose il comandante: "...Potrebbe citare la direttiva dell'Alleanza 5370.2B?" La sua voce era gelida come l'inverno e Ashley inghiottì, umiliata:
"...Capo artigliere? Direttiva 5370.2B. Ora."
"Sì, ma'am. Direttiva 5370.2B: relazioni personali tra ufficiali e/o membri del personale che risultino eccessivamente familiari e che non rispettano la differenza di grado e incarico sono proibite, poiché violano tradizioni e consuetudini affermate. Simili relazioni che risultino eccessivamente familiari tra ufficiali e/o membri del personale di grado differente possono pregiudicare il buon ordine e la disciplina, e/o essere fonte di discredito per l'Alleanza. Il comando è tenuto ad infliggere azioni disciplinari e amministrative sui soggetti coinvolti per correggere simili comportamenti a seconda di quando ritenuto opportuno, seguendo il codice di leggi della giustizia militare."
"In parole povere?"
"...Per simili cazzate si va di fronte alla corte marziale."
"Per simili cazzate si va di fronte alla corte marziale...?"
"Per simili cazzate si va di fronte alla corte marziale, ma'am."
Shepard assentì:
"Capo artigliere Ashley Madeline Williams: ho ragione di portarla di fronte ad un tribunale militare per la sua fraternizzazione con il tenente Kaidan Alenko, SO a bordo di questo vascello?"
"..."
"Risponda alla domanda, capo artigliere: sono avvenuti episodi di fraternizzazione sulla Normandy tra voi?"
Come se non sapesse già la risposta a quella domanda: il pettegolezzo a bordo era l'unica cosa che la disciplina non potesse fermare, dopotutto.
"...No, ma'am." Non ancora, intendeva probabilmente la marine.
"Allora come vede non ho ragione di portarla di fronte alla corte marziale. Voglio essere chiara però, capo artigliere: episodi simili che avverranno sotto i miei occhi non, e ripeto non, saranno condonati. In nessun caso. Ci siamo capiti?"
Una ragione di più per chiudere gli occhi quando si bacia qualcuno, rifletté il comandante, o di abbassare le luci...
"Sì, ma'am."
Shepard la lasciò sulla graticola per qualche istante ancora:
"...D'altro canto, capo artigliere, la direttiva 5370.2B dell'Alleanza interessa specificatamente solo il comportamento a bordo di un vascello, durante un turno di servizio, o una missione. Qualunque cosa lei faccia al di fuori, ad esempio durante una licenza, con chiunque, non riguarda nessuno, a parte lei e/o possibili partner. Comprendes marine?"
Ecco come Lindholm e Sing piegavano le regole per esempio...
Williams alzò la testa, aprì la bocca, la chiuse e poi la aprì di nuovo:
"...Aye aye ma'am!" rispose salutando.
"Bene. Continua pure Williams." disse Shepard preparandosi ad andare via, ma il capo la stupì:
"Ma'am..." la fermò Ashley, posando finalmente la spazzola e cominciando a riordinare la sua postazione in tutta fretta.
"Sì, Williams?"
"Tecnicamente ho finito il mio turno... non sono in servizio fino a domani... e mi chiedevo se lei... se avesse voglia di... ecco, se potevo offrirle un bicchiere dalla mia riserva privata."
Il comandante finse di pensarci un po', prima di ammettere il suo assenso:
"...Volentieri Williams. A cosa brindiamo?" le chiese, affiancandola e sedendosi sulla sua postazione.
La marine non rispose subito: aprì invece una cassa bordata con le scritte materiale pericoloso e sigillata con nastro adesivo rosso di plastica, con simboli da contaminanti biologici sparsi sopra, estraendo quello che poteva essere solo chiaro di luna, assieme a due bicchieri di vetro. Shepard dovette aspettare che Williams li riempisse entrambi e gliene passasse uno, prima di avere la sua risposta:
"...È l'anniversario della fine della guerra del Primo Contatto, ma'am. La mia famiglia lo celebra sempre."
"26 anni in questo giorno... sembra strano celebrarlo così." commentò Shepard svuotando il bicchiere.
"Così come?"
"Come un lutto." rispose il comandante facendo schioccare la lingua: "...E credimi Ashley, me ne intendo." concluse, mentre Williams le riempiva il secondo bicchiere: solo un ufficiale dei marine poteva svuotare un bicchiere di chiaro di luna tutto d'un fiato.
"Posso immaginare ma'am, ma... nella nostra famiglia non è proprio un avversario. Più un obbligo. Non mi di-dica che non lo sa... i miei comandanti precedenti lo scoprivano sempre, alla fine..."
"Williams, i tuoi dossier sono puliti." rispose Shepard osservando la trasparenza del suo intruglio: "...Solo punteggi tecnici stellari e incarichi schifosi." non avevano fatto un discorso simile già una volta?
Il capo artigliere svuotò il suo bicchiere per metà prima di spiegare:
"C'è una ragione per quegli incarichi... io sono la nipote del generale Williams, il comandante della guarnigione di Shanxi." Ashely alzò la voce a quel punto, compiendo un largo gesto con le mani: "...L'unico Umano che si sia mai arreso agli alieni."
L'ultimo pezzo del puzzle che era Ashley, un pezzo sorprendentemente banale, e che tuttavia spiegava... tutto.
"Aaah... ecco cosa ti rodeva, Williams... risparmiami: credo che tutti a bordo l'abbiano notato in questi giorni..." la precedette il comandante prima che il capo artigliere potesse negarlo: Shepard corrugò la fronte "...Non dirmi che è per questo che ti hanno tenuta a terra? Sul serio? Qualcuno ti dà la colpa per quello?"
"Un Williams deve essere il migliore dei migliori, anche solo per non destare sospetti... è stato il mio vecchio a dirmelo, la notte prima di andare in congedo. Non è mai salito oltre il grado di tecnico di terza classe."
"Ci vuole una persona testarda per scegliersi la professione in cui la propria famiglia è ostracizzata..."
"Uno speciale tipo di idiozia per la verità... ma non voglio che il nome della mia famiglia divenga sinonimo di Arnold e Quinsley. Non lo accetterò mai." Guerra Civile Americana e Seconda Guerra Mondiale: solo famiglie di marine impartivano quel genere di nozioni, rifletté il comandante.
Sinceramente, Shepard preferiva la storia d'eroismo di Simo Häyhä: per lei, Arnold e Quinsley erano solo personaggi della Storia, e come tali, era inutile distribuire giudizi usando i loro nomi...
 
Il vecchio generale Williams era diventato un capro espiatorio dopo la Guerra del Primo Contatto: sicuro, l'Alleanza era entrata a far parte dei circoli di polita interstellare, ma solo dopo che la sua seconda flotta, con l'ammiraglio Drescher al comando, aveva spezzato il blocco navale Turian attorno a Shanxi, nonostante fosse composta per una parte significativa di volontari da Elysium. Drescher era stata osannata per questo: la salvatrice dell'Umanità che con un esercito male armato aveva preso a calci nei denti quella che fino ad allora era stata considerata un'armata imbattibile, sui cui lo Spazio della Cittadella aveva fatto affidamento per un millennio... e Williams era finito nella polvere.
La verità, anche quella dei conflitti, ha sempre due volti: la verità oggettiva era che Williams aveva resistito un mese al comando di una guarnigione di milizia contro una spedizione punitiva Turian, non solo dando il tempo a Drescher di riorganizzare la flotta che era stata fatta a pezzi dal primo assalto, ma anche resistendo a terra dopo che i Turian avevano spianato le difese orbitali. Cosa può fare un fante contro un'astronave, in fondo? E nonostante questo, Williams aveva resistito così ferocemente, che i Turian si erano ritirati nello spazio, accontentandosi di controllare il pianeta dall'orbita, e livellare interi quartieri nella speranza di sterminare una sola squadra di miliziani. Anzi, di più: non solo aveva resistito, ma il generale Williams aveva disturbato le azioni dei Turian sul pianeta abbastanza da fiaccare il loro spirito, e quando si era reso conto che non potevano consumare altre provviste che le loro, essendo i Turian destro DNA, li stava cominciando a prendere per fame.
Sì, Williams si era arreso alla fine, aveva dovuto, ma solo quando si era reso conto che nonostante avesse fatto dannatamente del suo meglio contro una nuova specie che aveva tecnologie avanti decenni alla sua, troppi civili ci sarebbero andati di mezzo se avesse continuato. I Turian erano stati così disperati ad un certo punto infatti, da minacciare il bombardamento orbitale totale se Williams non si fosse arreso: un bluff, ma il generale era stato costretto ad accettare, perché l'Umanità intera non conosceva ancora le convenzioni della Cittadella...
Poi era arrivata Drescher con la cavalleria e il Consiglio era intervenuto, mettendo fine ad un conflitto che complessivamente era durato tre mesi.
 
"...Che ne è stato poi del generale Williams dopo la guerra?" chiese Shepard con tono neutro: conosceva già la risposta ovviamente.
"Fu estromesso dal comando non appena Shanxi fu liberata, e portato sulla Terra in ceppi, ma non ha mai affrontato un processo. L'hanno degradato dietro le quinte e messo dietro un scrivania. Si è congedato un anno dopo, e ha speso il resto della sua vita lavorando nelle costruzioni sulle colonie... ogni tanto salta fuori un'iniziativa per esonerarlo ufficialmente dalla cattiva fama che gli hanno appiccicato, ma fino ad ora non sono mai approdati a niente... Comunque, adesso sa perché non sono mai stata prima con la flotta, signora... o non ho mai lavorato con dei non Umani."
Shepard posò il bicchiere:
"...Sinceramente Williams?"
"Sinceramente ma'am?"
"Non me ne frega un cazzo di niente."
"Si- signora?"
"Williams, c'eri anche tu quando ho preso il comando della Normandy, giusto?"
"Sì, ma'am."
"Ricordo di aver fatto un ispirato discorso e aver dato un ordine, specificando che non l'avrei mai più ripetuto. Ti dispiacerebbe ricordarmelo?"
Williams dovette sforzarsi un momento:
"...Ciò che siete non ha importanza per me, ma solo chi siete..."
"Grossolano, ma fondamentalmente corretto. Intendevo davvero quello parole: sei la nipote del generale Williams, Ashely? E allora? Credi che il capitano Anderson non lo sapesse quando ti ha presa a bordo? E personalmente, non applico giudizi né trattamenti preferenziali su nessuno dei miei marine, te inclusa: ti ho forse dato ragioni in questi maledettissimi mesi di credere il contrario?"
"...No ma'am."
"La sola cosa che mi interessi è che tu dia il meglio di te sotto il mio comando, Ashley. E sempre sinceramente, non credo che vivendo nell'ombra di tuo nonno tu gli stia facendo un gran servizio: ora che finalmente hai la possibilità di vedere con i tuoi occhi se gli alieni sono davvero quei gran bastardi che ti hanno detto che fossero, la cosa migliore che sai fare e restare in disparte a ricordare l'anniversario della Guerra del Primo Contatto?"
Shepard scosse la testa:
"...Fa esperienza Ashley, confrontati coi tuoi pregiudizi, impara la loro lingua, la loro cultura... Maledizioni, siamo in missione con una corazzata piena di Salarian, una razza con un ciclo vitale aplo-diploide, che mangiano insetti e dormono minuti al giorno... non ti meraviglia niente di tutto questo? Hai avuto a guardarti le spalle Turian, Quarian, Krogan e Asari... ma cosa sai davvero di loro, a parte i pregiudizi che ti hanno insegnato? Williams, Ashely...fatti delle opinioni basate sui fatti... e poi decidi con la tua testa. Ma non usare la scusa di tuo nonno per restare in disparte. O per pensare che agli altri membri della Normandy importi di chi tu sia la nipote."
Shepard scese dalla postazione di lavoro, guardandola negli occhi a braccia conserte:
"Per quanto mi riguarda? La poesia Hanar è un crimine contro ogni razza senziente: il sottoscritto si sente come un fiore... Bah." disse sprezzante Shepard, dandole il tempo per riordinare i suoi pensieri.
Il capo artigliere ci mise un tempo considerevole a ritrovare la parola:
"...Ma'am."
"Sì marine?"
"...Le è venuta così o ci ha lavorato?"
"Ormai dovresti saperlo Ashley: vado a braccio e improvviso... È servito almeno?"
"I suoi discorsi d'incoraggiamento sono di livello Spettro, signora."
"Quello che dico lo intendo e lo faccio, Ashley. Non necessariamente in quest'ordine."
"Quindi... poesia Hanar?"
Shepard fece spallucce:
"Vorresti davvero cercare di farmi credere che tu non abbia mai letto poesia?" tutti leggono poesia: chi lo nega è un bugiardo.
"...Tennison." ammise alla fine il capo artigliere: "Ulysses era la preferita di mio padre." aggiunse, prima di recitare a memoria:
"Staccarmi non posso dall'errar mio, vò a bere la vita 
sino alla feccia. Per tutto il mio tempo ho molto gioito,
molto sofferto, e con quelli che in cuor mi amarono, e solo;
tanto sull’arida terra, che quando tra rapidi nembi
l’Iadi piovorne travagliano il mare velato di brume.
Nome acquistai, ché sempre errando con avido cuore
molte citt
à vidi io, molti uomini, e seppi la mente
loro, e la mia non il meno; ond’ero nel cuore di tutti: 
e di lontane battaglie coi pari io bevvi la gioia."

"Mi ricorda qualcosa con la nostra situazione attuale..." commentò Shepard leggera.
"...Forse anche io la sto ora apprezzando per la prima volta davvero, comandante: non avevo mai capito perché gli piacesse così tanto. O perché volesse che gliene registrassi una versione nuova ogni anno."
"Gli piace ancora?"
"Lo spero... la recito sulla sua tomba quando posso."
"Non ho mai recitato poesie per il mio..." sospirò Shepard: "...Sei più romantica di me."
"Solo perché posso piazzare una palla a duecento metri, non significa..."
"Williams: era un complimento. Chiudi il becco e accettalo come tale."
"Sì...ma'am. Grazie."
"...Hai detto che l'Ulysses era la poesia preferita di tuo padre... e la tua?"
"Invictus, di Henley... prima di oggi, almeno."
"Mmhh... posso capire il perché."
Il fatto che Ashley stesse discutendo di poesia con il suo CO, Leonessa-di-Elysium e primo Spettro Umano, non la stupiva più così tanto...
"E la sua signora?" le chiese.
"...Non le ho ancora lette tutte." rispose semplicemente il comandante, precedendola verso l'ascensore: "...Andiamo Williams, sono sicura che Wrex starà raccontando una delle truci storie del suo passato a quest'ora. E quando beve, non me le perderei per nulla al mondo."
"...La seguo signora." rispose il capo artigliere dopo un momento, e lo intendeva davvero: come sempre.
 
***
 
Il sistema di Vamshi era davvero particolare: in effetti, fu il primo sistema doppio che Shepard avesse mai visitato.
Vamshi B era un'enorme e vecchissima gigante rossa, 130 volte più grande della sua gemella, e tuttavia Vamshi A, una nana bianca grande appena il doppio del Sole, riusciva ad essere più brillante, nonostante fosse così tanto più piccola. Il sovrapporsi di queste due stelle, una rossa e gigante, l'altra azzurra e minuscola, dava luogo ad uno spettacolare contrasto che avrebbe reso qualsiasi alba e tramonto nel sistema semplicemente... indescrivibile.
Peccato avessero i Geth di cui occuparsi:
"...La Dagnes e la Kilimanjaro riferiscono di aver raggiunto il sistema di Aldrin, signora: sono in posizione e pronte a compiere il salto FTL sulla nostra posizione. ETA previsto: 194 secondi. Quindi se ci scoprono, cerchiamo di non farci abbattere in meno di tre minuti."
"Questo dipende da lei, Joker."
"Farò del mio meglio." rispose il pilota aggiustandosi il cappello: "...Non che ci voglia molto in questo caso."
E in effetti, l'idea di attaccare quel sistema subito dopo Gagarin stava dando i suoi frutti: i Geth erano presenti anche qui, ma la loro posizione era assai meno fortificata, questo almeno nello spazio. La Normandy aveva rilevato solo un incrociatore attorno al secondo pianeta del sistema, Maji, e fotografie orbitali stavano spiegando il perché:
"Pressly e Tali stanno ancora analizzando le immagini?"
"Sissignora."
"La nostra sonda spia?"
"...Ha raggiunto in questo momento il primo pianeta del sistema, Pregel: rileviamo una rete di boe inerti.... Un momento signora... sono Turian, risalgono senza dubbio alla guerra di indipendenza: rilevo l'insegna della colonia Baetika."
"Parbleu... si sono spinti fino a qui? Quando a lungo è durato il loro conflitto?"
"Parecchio Cabanel... la civiltà Turian è vecchia di 15'000 anni. E la Guerra di Unificazione è durata secoli, gli stessi in cui Asari e Salarian nel frattempo formavano il Consiglio. Ma ogni colonia Turian ai tempi ha cercato l'indipendenza da sola: non hanno mai fatto fronte comune contro Palaven, spingendosi in ogni angolo dello spazio noto e sconosciuto per ottenere posizioni di forza sui vicini. Orgoglio..." commentò Shepard: "Senza di quello, l'impero Turian si sarebbe fratturato tanto tempo fa..."
"Capito signora: siamo mocciosi al confronto."
"Mocciosi forse no... sai come il Consiglio definisce l'Alleanza, Cabanel? Un gigante addormentato. Ti dà una certa prospettiva."
"In effetti..." concesse il guardiamarina.
"E poi... questa sonde sembrano più una presa di possesso, che una rete di sorveglianza. Una dichiarazione di proprietà: non ci sono prove che qualcuno sia mai atterrato sul pianeta."
"Potremmo essere i primi."
"Spero di no, Joker: significherebbe che ci hanno abbattuto. E questo mi darebbe un po' fastidio."
"Normalmente signora, un po' di fastidio lo danno le formiche ad un picnic. Essere abbattuti su una nave non rientra nelle esperienze che mi darebbero un po' fastidio. Voglio dire, ci sarebbero molte più grida, fiamme, panico... cose così. Ha presente?"
"...Perfettamente: mi è già successo Joker, quindi so cosa aspettarmi. Non così male in fondo... anche perché quella volta abbiamo tirato giù con noi la nave che ci aveva attaccato. Poi l'abbiamo usata per riparare la nostra e tagliare la corda."
"Mi sta prendendo in giro, signora..."
"Giuro di no. I dettagli precisi sono riservati, ma è successo."
"Ok, ammettiamo che sia davvero così: come avreste fatto a far precipitare una nave che vi aveva abbattuto?"
"...Li abbiamo speronati." rispose semplicemente lo Spettro: "E no... non è stata una mia idea. Quella volta, almeno."
Joker emise uno strano suono inarticolato.
"...Signora." disse Chase dalla sua postazione: "Io direi che bombardare Maji dall'orbita a questo punto è la soluzione più umana a farla scendere."
"E dove sarebbe il mio divertimento?" chiese l'N7 con un sorriso.
 
"...Allora, le cattive notizie?"
Nella sala comunicazione, la squadra al completo fronteggiava Pressly e Tali:
"Le cattive notizie sono che i Geth hanno fortificato la loro posizione a terra dannatamente bene."
"Sappiamo perché?"
"Sì." disse Tali: "...Non è stato facile, ma grazie all'ufficiale Pressly sono riuscita ad ottenere i dati che mi servivano per completare un'analisi primaria."
"Il grosso del lavoro non è mio, signora." disse brevemente l'XO con tono neutro: quanto di più simile ad un complimento avesse mai fatto ad un alieno a bordo.
"A quanto pare, i Geth considerano Maji un pianeta importante per l'estrazione e la raffinazione di risorse preziose..."
"Non sembrava dall'orbita: abbiamo rilevato Magnesio, Berillio, Torio... niente di particolarmente rilevante." l'interruppe Garrus.
"Questo perché i Geth stanno raffinando elemento zero su Maji." spiegò Tali: la mappa olografica della zona che i Geth avevano occupato comparve dietro di lei.
"...Ci ho messo un po' a capirlo, ma come potete vedere, ci sono un sacco di fluttuazioni gravitazionali attorno alla collina dove si sono insediati: potrebbe essere uno dei più ricchi giacimenti che abbia mai visto di persona."
"Ecco perché la loro corazzata nel sistema di Gagarin non poteva ancora muoversi: aspettavano l'eezo da qui."
"Probabilmente." concesse Tali: "...E la presenza di due stelle della natura di Vamshi A e B spiegherebbe l'abbondanza di elemento zero su Maji."
Per essere precisi, l'eezo tendeva a essere presente su corpi celesti vicini a fenomeni stellari molto intensi: supernove, stelle di neutroni, pulsar...
"Se non ne avessimo trovato di purificato nelle rovine di Marte, saremmo ancora bloccati nel sistema Solare..." commentò Shepard scuotendo la testa: "...Il che vuol dire che le condizioni nella raffineria saranno letali per chiunque non sia un biotico."
L'estrazione di elemento zero era una delle più difficili: non solo perché l'eezo si formava in zone proibitive dal punto di vista delle condizioni ambientali, ma anche perché il prodotto finale raffinato era, fra le altre cose, uno dei più potenti agenti cancerogeni mai conosciuti, capace perfino, nella sua forma più pura, di ignorare quasi qualunque schermatura. La sua pericolosità era tale, che per i nuclei delle astronavi si usava di solito un misto di confinamento magnetico e schermature di germanio cristallizzato per tenerlo al suo posto, dato che nemmeno il piombo bastava. Inoltre, si poteva diventare biotici solamente se si era in grado di sviluppare una tolleranza all'elemento zero già in utero: in caso contrario, semplicemente, si moriva di tumore.
Difficilmente i Geth su Maji rispettavano le normative di sicurezza dello Spazio del Consiglio per le loro operazioni di estrazione:
"...E le buone notizie?"
"I Geth dovevano avere molta fiducia nel loro blocco nel sistema di Gagarin: l'unico modo che hanno per comunicare col resto dei loro insediamenti è l'incrociatore. Non ci sono boe di comunicazione Geth nel sistema."
"E a terra?"
"A terra la situazione si fa più complicata signora." disse Pressly: "Hanno tre batterie AA, un cannone orbitale, qualche torretta anticarro sull'unica via d'accesso alla raffineria e una piccola guarnigione: fanti perlopiù, ma abbiamo rilevato anche una piattaforma Colossus."
"Il che... potrebbe offrirci un'opportunità." disse Tali, saltando da un piede all'altro: "Il Colossus funge senza dubbio da centro di controllo per i Geth sul pianeta. Potreste riuscire a recuperare le coordinate del loro quinto insediamento nel sistema dalla sua memoria."
"Un tantino pericoloso: avrà una raffineria di eezo alle spalle... se sbagliamo a prendere la mira..."
"L'alternativa è che qualcuno abbordi l'incrociatore Geth, si faccia strada nella nave, infranga i loro sistemi e recuperi le informazioni senza che si accorgano di noi o diano l'allarme... e anche se sono fiduciosa nelle mia abilità di hacker, non lo sono altrettanto in quelle di infiltrazione..." rispose Tali, continuando a spostare il peso da un piede all'altro.
In una parola: impossibile.
"Colossus sia, allora. Pressly: dato lo schieramento Geth, comunichi che questa volta interverrà solo la Dagnes. Usino quella loro arma per impedire che l'incrociatore mandi una comunicazione al resto dei Geth: lo abbattano con estrema determinazione e poi compiano un secondo salto FTL per evitare il loro cannone orbitale. La Kilimanjaro resterà in standby ai margini del sistema: ci occuperemo noi di distruggere le loro fortificazioni a terra con i Mako."
"Sissignora."
"...Alenko, Wrex, Liara: prenderemo Castor e Pollux e ci occuperemo del cannone, per dare l'occasione alla Kilimanjaro e alla Dagnes di avvicinarsi all'orbita planetaria. Penseranno loro dall'orbita alle batteria AA. Poi procederemo assieme verso la raffineria e il Colossus. Tali: una volta che le difese Geth saranno abbattute, sarai il nostro controllo missione. Dubito che i Geth abbiano costruito la loro raffineria con un pulsante per spegnerla, ma qualcuno che sappia dirci cosa dovremo fare esattamente ci farà comodo, specie per non far saltare tutto in aria."
"Puoi contare su di me Shepard."
"...Williams, Vakarian: preparerete la stiva della Normandy ad un protocollo anticontaminante totale e di stivaggio per l'elemento zero."
"Ma'am?"
"Ho intenzione di saccheggiare Maji di ogni grammo raffinato dell'eezo che hanno prodotto e portarlo via con noi. Meglio non lasciare niente in giro. Pressly: si coordini con la Dagnes e la Kilimanjaro. Potremmo aver bisogno dei loro shuttle di carico e delle loro stive: quello che non possiamo portar via, lo distruggeremo."
"Sissignora."
"...Diamoci dentro."
 
Vamshi A e B erano davvero uno spettacolo nel cielo di Maji: la desolazione del pianeta, un deserto roccioso di silice e polvere di sodio trasportata dal vento, unito ad una fine atmosfera di metano e anidride carbonica, era presto dimenticata di fronte a quello splendore.
"...Uno potrebbe spendere la vita osservando queste stelle, e non esserne mai sazio."
"Piuttosto poetico, Hayat."
La Normandy li aveva sganciati su Maji non appena la Dagnes aveva dato conferma di aver abbattuto l'incrociatore Geth in orbita, portandoli troppo in basso perché le batterie AA potessero prenderli di mira. Poi Joker si era di nuovo nascosto: la propulsione silenziosa della Normandy era ancora una volta una manna dal cielo per quelle missioni. Se i Geth però avessero avuto una tecnologia capace di rilevarli nonostante la propulsione... meglio non pensarci: non sarebbero sopravvissuti abbastanza da pensarci, in ogni caso.
"Non pensi qualcosa di simile, Liara?" chiese Shepard, tornando a concentrarsi sui comandi.
La superficie di Maji era regolare, e guidare sulla sua superficie era facile: poco dietro di loro, Pollux li seguiva con a bordo il tenente e Wrex, e il loro carico di esplosivi.
"...Ammetto che quando sono salita sulla Normandy, non credevo avrei potuto osservare qualcosa del genere."
"Ne è valsa la pena, almeno?"
"Assolutamente. Più di quanto avessi potuto immaginare e più di quanto avrei potuto aspettarmi."
"Felice di saperlo..."
"...A parte il suo comandante, la Normandy ha saputo rendersi accogliente. Non credo che potrei rinunciare facilmente alla sua mensa. O al caffè..."
"Sembra che finalmente ti trovi davvero a tuo agio... abbastanza da scherzarci su."
"Andava bene?"
"...La pratica rende perfetti, Liara. Ma sì. Vorrei solo..."
"Vorresti solo?"
"...Diciamo che l'equipaggio non è l'unico ansioso di avere una licenza."
"Non sembrava che il comando ti pesasse così tanto..."
"Eh? No! Liara..." Shepard sospirò: "...intendevo che non mi dispiacerebbe passare del tempo con te anche lontano dalla Normandy."
"Oh... OH!"
"...Se ti va, ovviamente. Voglio dire... ecco..."
Era stata questo Liara per il comandante: non una forza, perché l'Asari non era quel tipo di persona, ma qualcuno che era penetrato oltre le sue difese senza che potesse resisterle. E soprattutto, qualcuno che era rimasto, nonostante l'avesse vista più da vicino di chiunque altro prima di lei:
"...Non sono molto pratica di questo tipo di inviti..." rispose Liara dopo un po', visibilmente imbarazzata: "...Per la verità non so nemmeno cosa dovrei fare."
"Dire di sì sarebbe un buon modo per cominciare... e non c'è fretta. Chissà: Saren potrebbe farsi vedere, e saremmo costretti a cancellare la licenza. Ma se non dovesse succedere...?"
"Allora mi piacerebbe... molto."
Shepard avrebbe voluto fare qualcosa di poco professionale, come impennare col Mako dalla felicità, ma ci sarebbe stato tempo per quello: sui sensori a lungo raggio, era comparso il cannone orbitale dei Geth.
"...È... enorme."
"Più grossi sono, più fanno rumore quando cadono, Liara." rispose Shepard.
E in effetti non fu difficile: i Geth non avevano schierato fanti a difendere quella posizione, né pareva avessero avuto il tempo, o l'intenzione, di edificare torrette anticarro. Shepard non dubitava che i Geth sapessero della loro presenza sul pianeta a quel punto, ma non avevano modo di fermarli. In particolare, il loro cannone orbitale era una vera meraviglia: un acceleratore di massa capace di bersagliare navi spaziali da terra, montano su un treppiedi rotante. Complessivamente, doveva essere lungo poco meno di un centinaio di metri.
Shepard e Wrex si concentrarono proprio sul treppiedi: memori della loro avventura su Feros, questa volta avevano caricato i due IFV con una quantità perfino eccessiva di esplosivi. Il treppiedi che sosteneva il cannone perse una gamba, e la gravità di Maji fece il resto, deformando il metallo a causa del suo peso, fino a quando il cannone intero cadde a terra con un sordo impatto, una nuvola di polvere e un tremito sotto di loro.
Il comandante stava già dando ordini:
"Normandy, qui Shepard. Cannone orbitale fuori uso."
Ora che i Geth non potevano più difendersi da navi in orbita, comunicare con la Normandy era di nuovo sicuro: tracciare delle comunicazioni era difficile, ma non impossibile.
"Ricevuto comandante: Dagnes e Kilimanjaro in approccio sul pianeta. Meglio che vi teniate forte. Potrebbe tremarvi Maji sotto il sedile."
E non era tanto per dire: risalirono tutti sui Mako, bloccando le ruote e alzando la massa dell'IFV al massimo. Rimasero a guardare immobili, quando nel cielo di Maji sembrò formarsi un buco, e pochi secondi dopo brillò la luce e arrivò l'impatto attraverso il terreno, mentre si innalzava una gigantesca onda di sabbia. La polvere divenne uno tsunami che si allargò fino a occupare l'orizzonte e il cielo, e poi l'onda d'urto li squassò: 38 chiloton di dinamite, tre volte la bomba che aveva distrutto Nagasaki.
Il fronte di polvere li travolse, e l'inquadratura all'interno del Mako divenne un'uniforme marrone, che costrinse Shepard a passare ai sensori infrarossi e al LADAR.
La voce di Wrex attraverso la radio stupì entrambe:
"Uno potrebbe spendere la vita osservando questa distruzione... e non esserne mai sazio."
Liara e Shepard si guardarono a vicenda... e poi risero.
 
Arrivare alla raffineria non fu difficile: dovettero cambiare gli equipaggi, però, lasciando Pollux alla base della collina e affidando a Castor il compito di aprire la strada, facendo saltare le torrette anticarro Geth a mano a mano che avanzavano. Il comandante li seguiva a piedi, procedendo a fianco del mezzo con sicurezza, e rimanendo il più possibile all'interno delle barriere cinetiche dell'IFV: non avevano fretta, ma comunque la gravità di Maji era 0.86 g. Stare al passo di un mezzo corazzato in salita in quelle condizioni non era difficile per un N7, ma Liara si rammaricò comunque di non sapere ancora guidare i loro mezzi, o di non sapere usare le loro armi. Avrebbe imparato però, avrebbe dovuto per essere precisi, se fosse rimasta a fianco di Shepard...
Il tenente, in quel momento alla guida, provò perfino a coinvolgerli in qualche conversazione durante il viaggio, ma l'archeologa non riuscì a sostenere a lungo quelle chiacchiere: entrambi erano persone quiete, difficilmente avrebbero trovato qualcosa di cui discutere senza motivo... mentre Wrex semplicemente non provava il bisogno di aprire la bocca in quel momento. Anche nel loro silenzio comunque, alla fine arrivarono in cima alla collina, dove i Geth avevano posizionato la raffineria, e dove li stavano aspettando.
Shepard e Castor rimasero uniti quando quattro Geth artiglieri e due cecchini li accolsero, assieme al dannato Colossus: la squadra però, non diede ai Geth il tempo di essere stupiti dalla loro perseveranza.
Wrex, Alenko, Liara e Hayat sapevano già cosa fare: era passato il tempo in cui non c'era fiducia tra loro. Erano cambiati, assieme: in meglio o in peggio non lo sapevano ancora, ma di certo erano diventati più forti.
Il comandante non imbracciò le armi: brillò come una fiamma, come una stella... per Liara, brillò come la Dea.
E il Colossus si sollevò.
Lo spostamento del suo baricentro e la gravità lo fecero ruotare, portando il suo cannone verso terra, rendendolo inutile: Wrex agganciò ed eliminò i fanti superstiti con la mitragliatrice il più rapidamente possibile, prima i cecchini, poi gli artiglieri. Castor poteva anche sopportare i razzi, ma Shepard non avrebbe potuto tenere sollevato il Colossus ed essere presa di mira dai cecchini allo stesso tempo...
"RAAAAAAAGHHH!!"
Ogni nervo fu in fiamme, ogni muscolo implorò la sua pietà e il suo perdono e, tuttavia, Shepard resistette, mentre il suo corpo gridava. Resistette, fino a quando i Geth non caddero e resistette ancora, fino a quando parte della ragione per cui si stava quasi uccidendo non scese da Castor, mettendosi al suo fianco ed aiutandola: ciò che da sola era sembrato impossibile, troppo... con Liara divenne sopportabile. Schiantarono il Colossus a pancia all'aria, come un gigantesco scarafaggio di metallo bianco e argento di titaniche proporzioni.
E lo tennero schiacciato: Maji accolse la sua sagoma nel terreno, mentre Liara e Shepard, come il dito di un bambino dispettoso, affondavano il Colossus nella terra.
Alenko non si fece attendere troppo: con la voce di Tali nelle orecchie, il tenente saltò addosso al Colossus, scalando la sua pancia, e affondando il suo omnitool nel Geth. Il tenente non era abile quanto la Quarian, ma riuscì comunque a recuperare una parte delle coordinate del quinto insediamento Geth nel sistema, prima che la piattaforma finisse di cancellarsi: il carro armato Geth si era ucciso, piuttosto che difendersi ancora inutilmente dal loro assalto.
Questo significava che se anche rimanevano dei Geth all'interno della raffineria, non sarebbero stati abbastanza intelligenti da essere un problema.
"...Normandy, qui Alenko. Ostili all'esterno eliminati. Procediamo con la perlustrazione all'interno."
"Ricevuto tenente. Il comandante?"
"...Qui Shepard..." Lo Spettro aveva il braccio attorno alla spalla di Liara ora: stava probabilmente sanguinando dal naso e respirava più rumorosamente di una locomotiva a vapore. Ma il sorriso e la grinta erano immutati:
"... li abbiamo presi a calci in culo."
"Wha ah ah!" commentò Wrex uscendo dal Mako, e osservando la loro opera.
 
Shepard rimase nel Mako, mentre Alenko e gli altri compivano la loro perlustrazione a terra: poteva controllare i loro spostamenti sull'HUD di Castor, ma parteciparvi era fuori discussione. Il suo bioamp non era stato distrutto dallo sforzo questa volta, ma Shepard era di certo pronta a dormire. Ecco perché fu il resto della squadra a caricare gli shuttle della Dagnes e della Kilimanjaro e rispedirli in orbita col pilota automatico, per poi caricarli ancora diverse volte, ed ecco perché fu Alenko a compire un'analisi completa degli impianti di raffinazione dei Geth: quella tecnologia avrebbe fatto comodo a molti una volta compresa a fondo, Alleanza per prima.
Shepard in effetti si ritrovò nell'infermeria della Normandy senza sapere esattamente come ci fosse arrivata, mentre Chakwas era nel mezzo di una paternale sui "...marine troppo stupidi per credere che i propri limiti fisici si possano ignorare impunemente."
"...È servito almeno?" chiese il comandante, non appena Chakwas si fermò a prendere fiato.
Fu Negulesco a rispondere:
"Beh comandante... sembra che abbiate recuperato abbastanza elemento zero da Maji da variare di un paio di punti percentuali l'indice di cambio per tutto lo Spazio del Consiglio. Testuali parole del capitano Harock e ci teneva che lo sapesse... che c'è CMO? Sappiamo entrambe che le endorfine contribuiscono ad una guarigione più rapida..."
"Grrr... azie per il tuo contributo Maggie. Immagino che non ti dispiacerà fare il turno di notte."
"Nessun problema, CMO..."
Chakwas scosse la testa, alzando le braccia in segno di resa.
"Andiamo Chakwas: abbiamo vinto. Di nuovo."
Il limite era stato raggiunto, e superato:
"Sono una dottoressa, non una babysitter, comandante. Per cui, a meno che non voglia XO Shepard a badarle la prossima volta che si risveglierà in infermeria, lei sarà prudente per il resto di questa missione."
"...Non lo farebbe mai!"
"Allora non mi costringa a farlo. Ci siamo capiti, Shepard?"
"...Colpo basso Chakwas."
"Ci. Siamo. Capiti?"
"Aye aye ma'am." mitragliò Shepard.
Non che avere sua madre a bordo non l'avrebbe resa felice, ma avere Hannah Shepard incaricata del suo ricovero? Quello sarebbe stato davvero... umiliante: neanche il famigerato comandante Shepard poteva dire di no alla sua anne.
"...E si prenda almeno 24 ore di riposo."
Poco ci mancò che Shepard facesse i capricci.
 
***
 
Ci volle un particolare tipo di disgrazia per la situazione che incontrarono nel sistema di Hong: i Geth si erano insediati sul secondo pianeta del sistema, Casbin, e solo per averlo fatto, avevano già violato le leggi del Consiglio.
Casbin era un mondo pre-giardino: le sue condizioni erano simili a quelle della Terra primordiale di miliardi di anni fa e lo sviluppo della sua biosfera indicava con ogni probabilità che nel giro di pochi millenni i semplici organismi sulla superficie avrebbero trasformato l'anidride carbonica dell'atmosfera in ossigeno e ozono, permettendo la comparsa, e favorendo la diffusione, di vita pluricellulare su tutto il pianeta. Questo fenomeno, uno dei primi passi dell'evoluzione, era ancora nella fase iniziale per ora, e per questo doppiamente delicato e sensibile a sconvolgimenti: ciò voleva che la Normandy non avrebbe potuto bombardare i Geth dall'orbita, a meno di non voler diventare complici in quell'interferenza. Non era una semplice questione di etica: se anche Shepard se la sarebbe potuta cavare essendo uno Spettro, per le leggi del Consiglio ci sarebbe stata la carcerazione a vita per l'equipaggio delle due corazzate.
Per il momento quindi, la Normandy osservava e raccoglieva dati, sperando di arrivare ad una soluzione:
"...Signora, T'Soni e Chakwas riferiscono di aver completato l'analisi iniziale dei resti." comunicò Negulesco porgendole un datapad.
Avevano individuato i rottami di un caccia Asari in orbita attorno al terzo pianeta del sistema, Matar, ma era così vecchio che era stato impossibile recuperare informazioni su di esso. A bordo, avevano trovato solo il cadavere mummificato di un Asari, che le due dottoresse stavano analizzando proprio in quel momento, e uno dei capitoli della Matriarca Dilinaga. Togliere quel reperto dalle mani dall'oblio e dei Geth era stata una vittoria in sé stessa, ma che non bastava:
"...Sappiamo cosa vogliano dal pianeta?" chiese il comandante, osservando la mappa olografica in sala comunicazione.
"Crediamo siano qui per il samario." rispose Pressly affiancato da Tali: "...Il pianeta ne è molto ricco."
"Samario?" chiese Williams.
"È un elemento chimico usato nei processi industriali per il drogaggio dei cristalli di floruro di calcio..."
"Sono una marine, Garrus." ammise Ashley senza vergogna.
"...I cristalli di floruro di calcio sono un componente fondamentale per le batterie di laser GARDIAN. Niente samario, niente cristalli: niente cristalli, niente laser."
"Serve a fare armi per ogni astronave dai caccia in su... era così difficile dirlo in questo modo?"
Garrus scosse la testa, ma senza cattiveria: il precedente malumore di Williams era finalmente passato, per la maggior parte almeno, e il Turian non aveva dubbi su chi dovesse ringraziare per quello.
"Dovremo limitare le nostre operazioni sul pianeta al minimo comunque."
"Il che non dovrebbe essere troppo difficile, o così speriamo signora... I Geth stanno estraendo il samario dal pianeta, ma non sembra abbiano le strutture per raffinarlo in loco: probabilmente la lavorazione successiva sarebbe dovuta avvenire a Gagarin, assieme al suo impiego diretto sulla corazzata che abbiamo abbattuto. Hanno il loro punto di estrazione qui..." spiegò Pressly indicando la mappa: "E un centro di comunicazione qui, a qualche chilometro a ovest, sulle alture."
"...Sembra troppo piccolo per permettere ai Geth su Casbin di tenersi in contatto col resto dei loro insediamenti nella nebulosa."
"Lo abbiamo pensato anche noi, comandante. Ecco perché abbiamo allargato le nostre ricerche fino all'ultimo pianeta del sistema: il loro centro di trasmissione su Casbin li lega a ciò che abbiamo individuato attorno a Traegir."
"Ovvero?"
Fu Tali a rispondere, facendo materializzare l'ologramma di... qualcosa in orbita attorno ad un pianeta di ghiaccio: sembrava la cavità di un ombrello con un grosso favo sotto di esso.
"È... una versione orbitale e modernizzata di qualcosa che noi Quarian abbiamo già visto. Per essere sinceri, i primi li abbiamo creati noi: una catena di montaggio per fanti Geth, unito ad un ripetitore a lunga gittata. Prima che voi lo chiediate, il design non è quello Quarian. La presenza di trasporti truppe Geth attaccati alla struttura mi ha fornito la prima ipotesi, che poi la sonda spia ha confermato."
In effetti, le vespe di cromo che conoscevano da Feros erano davvero attaccate alla struttura, come zecche gonfie intente a riempiendosi la pancia di truppe, invece che di sangue.
"Sarà il bersaglio della Kilimanjaro e della Dagnes: non abbiamo la potenza di fuoco per distruggere una cosa del genere. Dovranno mirare al ripetitore e poi al resto della struttura... sperando che qualche nave non cerchi di battersela nel frattempo. E anche di essere in grado di poter recuperare le coordinate del loro quinto insediamento dal ripetitore su Casbin..."
"Niente è mai facile per noi." borbottò Williams.
"Mmhh... Tali, Wrex, Kaidan, Garrus: il ripetitore su Casbin sarà il vostro bersaglio. Vi paracaduterete vicino ad esso e procederete a piedi: vi coordinerete con la Normandy per il supporto aereo. Cercate... cercate di non danneggiare troppo il pianeta col vostro passaggio." aggiunse Shepard, rivolgendosi a nessuno in particolare.
"Non faccio promesse, Shepard." rispose Wrex.
"...Io, Liara e Williams prenderemo Castor e ci faremo sganciare sul loro punto di estrazione del samario. Una passata rapida, e le corazzate ci aiuteranno a portare via i resti dal pianeta. Se tutto va bene, dovremmo essere di nuovo sulla Normandy per l'ora di cena.
"Lo spero bene ma'am: Prescott ha promesso pizza stasera."
"Pizza?"
"Non pizza, ma'am: Pizza! Lievitata naturalmente e con solo le verdure sopra surgelate. E cotta sulla Normandy!"
"...Prescott sa come tenere alto il morale almeno: all hail pizza." rispose Shepard.
 
E in effetti furono di nuovo a bordo per l'ora di cena: l'operazione nel sistema fu un successo inaspettato, in cui l'unica vera sorpresa fu quando un trasporto truppe Geth sfuggì alla Kilimanjaro solo per cercare di riunirsi con le forze su Casbin, trovando il cannone da 155 mm di Castor ad attenderlo. Gli IFV non erano esattamente fatti per abbattere navi trasporto, ma un cannone è un cannone: la testardaggine di Williams compensò le carenze meccaniche, fino a quando la nave trasporto Geth non venne costretta a ripiegare di nuovo a causa dei danni estesi, solo per trovare la Normandy ad attenderla in orbita. Fu abbattuta senza difficoltà e il suo vettore di fuga da Casbin avrebbe fatto schiantare i rottami nella stella Hong, senza lasciare traccia.
Gli unici a non essere altrettanto orgogliosi della loro performance furono i membri della seconda squadra della Normandy, per quanto avessero sterminato i Geth nel loro centro di comunicazione con le loro stesse armi.
Per la precisione, Tali aveva scoperto di poter hackerare col suo omnitool non solo i Geth come le Armature presenti attorno al centro di comunicazione, ma anche le torrette anticarro con cui avevano circondato la posizione: fu facile per la Quarian causare la loro distruzione usando le loro stesse armi e il dolce sapore di quell'ironia non andò sprecato su di lei. Nonostante questo però, Tali non riuscì ad estrarre le coordinate per il quinto insediamento Geth nella nebulosa, prima che le macchine si cancellassero: non precisamente almeno. Con le due serie incomplete da Maji e Casbin però, riuscirono comunque a ridurre l'area di ricerca: da tutta la nebulosa, a una ventina di sistemi stellari equidistanti tra Gagarin e Vamshi. Nel peggiore dei casi, un paio di settimane sprecate per analizzarli uno alla volta: avrebbero avuto certamente più fortuna cercando la parte mancante delle informazioni nell'ultima installazione Geth nota nella nebulosa.
Durante le operazioni di recupero dei rottami Geth su Casbin inoltre, la Normandy individuò il corpo sepolto del capitano Thein, un altro dei Salarian dell'STG impegnati a cercare informazioni sulla Lega dell'Uno. Impossibile dire esattamente come fosse arrivato sul pianeta, o da chi, e perché, fosse stato sepolto proprio laggiù, ma fu comunque l'ultima cosa che il pianeta restituì loro prima che lo lasciassero. Secondo le informazioni in possesso degli Spettri Salarian, la Normandy aveva compiuto nel suo vagare un miracolo: ormai mancavano solo quattro medaglioni della Lega dell'Uno per finire la serie, e un solo membro della squadra STG dispersa per ritrovarli tutti, il capitano Varsinth. E solo altri tre capitoli della Matriarca Dilinaga risultavano ancora dispersi...
La Normandy era arrivata più vicina di chiunque altro a concludere ricerche che avevano impegnato per millenni molte specie: quante erano le probabilità? Era solo fortuna la loro? Coraggio? Destino, favorito dalla superiorità tecnologica dei sensori della Normandy? Nessuno avrebbe potuto rispondere, ma con un po' di fortuna, un giorno, giusto qualche miliardo di anni nel futuro, su Casbin ci sarebbe stata una civiltà, che non avrebbe mai saputo della Normandy... né di quanto la pizza causasse reazioni differenti ed opposte negli alieni a bordo.
"Sembra che qualcuno abbia vomitato sopra del pane e poi l'abbia usato come cuscino." riassunse Wrex, prima di provarne una fetta: poi l'equipaggio della Normandy dovette trattenere fisicamente il Krogan perché non si infilasse in bocca l'intera opera di Prescott.

Ben arrivati alla fine di questo capitolo, che spero davvero che vi sia piaciuto.
Yep: mamma Shepard non è stata informata di Liara e sua figlia. Arriverà quel momento... solo, non ancora. Perchè no? Perchè sono cattivo naturalmente... e anche perché, sinceramente parlando, alzi la mano chi non ha tenuto segreta per un po' (non necessariamente il più a lungo possibile), una storia non solo ai propri genitori, ma anche ai propri amici... l'amore, specie all'inizio e specie se è vero, è sempre un po' timido. E ogni volta che mi metto a scrivere di Hayat e Liara, devo sempre ricordare a me stesso che per la nostra archeologa preferita, Shepard è la prima volta, in più di un senso: il primo amore, il primo bacio... con tutta la goffa, pur sempre dolce, inesperienza che questo comporta. Come sarebbe facile ignorare questo... ma lo trovo anche più giusto per il racconto.
A parte questo, come avevo già anticipato nel capitolo precedente, trovo poco credibile che una sola nave, per quanto sia la Normandy, possa gestire un intero fronte Geth: spero che come ho organizzato la missione delle tre navi possa risultare credibile e interessante. E anche di avervi strappato quà e là qualche sorriso.
Ho modificato... più pesantemente di quanto abbia fatto in precedenza il dialogo con Williams, e questo perchè, per quanto non sia quello che viene detto nel gioco, credo che sia quello che avrebbe dovuto essere detto: sono fermamente convinto che fino a quando il capo artigliere Ashley Madeline Williams tiene la sua testa fuori dal suo culo, sia una brava persona...
Per quanto riguarda i Salarian che mangiano insetti? Beh... dopotutto anche noi scimmioni mangiavamo banane sugli alberi... e lo facciamo ancora: quindi, perchè questo non dovrebbe valere anche per loro?
Per il resto, ovvero l'organizzazione dell'esercito Salarian e la storia del generale Williams, ho cercato di attenermi il più possibile al lore: credo di aver inventato molto poco, per quanto si tratti di alcune deduzioni, ma ripeto, sono partito consultando ogni fonte disponibile.
L'angolo della scienza di questo capitolo è invece il samario: non solo esiste davvero, ma viene davvero usato per produrre cristalli industriali per laser (la scienza è davvero interessante xD.) A parte questo, spero di essermi guadagnato delle recensioni con questo capitolo, e ci vedremo al prossimo.
See ya :)

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Capitolo 24
*** Serendipity II ***


-Jeremy. Su questa nave... nessuno è da solo. Nessuno.
Star Trek TNG
 
Sistema di Tereshkova: ormai la Normandy aveva quasi compiuto un cerchio completo nella nebulosa di Armstrong e il suo equipaggio si sentiva più che mai invincibile.
Il comandante Shepard tuttavia, sapeva che quello era il momento perfetto per la sorte di smettere di favorirli e ricominciare a prenderli a calci nel sedere...
Anche questo sistema era doppio, ma Tereshkova A e B erano pallide piccole stelle, senza la maestosità che avevano osservato a Vamshi: la loro relativa quiete e minore violenza come tipologia di astri tuttavia, aveva permesso a ben sei pianeti di formarsi attorno alle due gemelle. Su questi, la Normandy non scoprì niente di interessante nei cinque più esterni: erano solo giganti gassosi o pianeti rocciosi inospitali alla vita, la cui sola caratteristica interessante risultarono essere le risorse minerarie che aspettavano di essere estratte, in special modo metalli pesanti.
Il vero tesoro del sistema risiedeva nel suo interno, il più vicino possibile alle due stelle, dove le spinte gravitazionali contrastanti dei due astri troppo vicini avevano sbriciolato un protopianeta, generando una cintura di asteroidi nella quale la Normandy si nascose come un albero in mezzo ad una foresta. In essa, rilevarono alcuni rottami dal profilo Salarian e sembrò davvero che il fato avesse decretato senza dubbio che certi reperti fossero trovati solo dalla Normandy: un altro medaglione della Lega dell'Uno salì a bordo e si unì ai precedenti.
Di quei reperti, Shepard ormai sentiva la responsabilità: quanto sarebbe stato perso se la sua nave fosse stata abbattuta prima di passare sulla Cittadella? Eppure non occupavano molto spazio a bordo, né i materiali di cui erano composti risultavano particolarmente preziosi: nonostante questo, il loro valore era per qualcuno incommensurabile, molto più delle salme che avevano recuperato, o delle casse di elemento zero nella stiva. Non c'è un solo modo corretto per dare valore alle cose in fondo, e tuttavia...
Queste riflessioni filosofiche vennero spazzate via come neve al vento quando Shepard osservò l'ologramma del primo pianeta del sistema: il comandante disse un nome in Prothean, anzi, il nome con cui i Prothean avevano chiamato quel mondo. Un suono strano, che nessuno capì appieno, e che venne dimenticato immediatamente non appena la denominazione data da più recenti cartografi stellari si sostituì a quella che il Cifratore aveva suggerito a Shepard: Antibaar, primo pianeta di Tereshkova. Un mondo freddo, la cui ostilità non era dovuta direttamente alla temperatura, -40 °C era quasi niente di fronte agli estremi che avevano già incontrato in altri luoghi, ma alla scarsa visibilità: l'atmosfera di metano e argon, e i violenti venti di superficie in perenne movimento su tutto il pianeta, garantivano che avrebbero dovuto affidarsi ai sensori a terra per vedere qualcosa.
Senza il comandante, nessuno a bordo della Normandy avrebbe mai potuto immaginare cosa i Geth volessero da quel pianeta: le loro forze nel sistema erano così minime in effetti, che avrebbero potuto passare inosservate. La Normandy aveva individuato due soli trasporti truppe in orbita, assieme alla boa di comunicazione, e una piccola postazione sul pianeta, costruita nella caldera di un vecchio vulcano spento da miliardi di anni:
"Che diavolo vogliono i Geth da questo luogo?"
"Ciò che i Prothean hanno nascosto qui." gli sguardi di tutta la squadra furono sul comandante: "...Pressly: chiami Felawa."
Il guardiamarina arrivò in sala comunicazione prima che l'XO avesse finito la seconda sillaba del suo nome:
"Felawa... può completare la stessa analisi che ha compiuto quella volta... solo coi sensori passivi della Normandy?" ovvero mantenendo la propulsione silenziosa della nave: il marinaio inghiottì, e scosse lentamente la testa.
"...Shepard?"
"Tali..." chiese invece il comandante: "...quanti Geth ci vorrebbero per studiare efficacemente reperti archeologici Prothean? Non una sonda, ma l'equivalente di una biblioteca di informazioni... un'enorme biblioteca di informazioni."
Impossibile dire se questa volta la chiave di accesso fosse stata dimenticata sul pianeta...
"Molto... troppo, perché possano bastare due trasporti truppe." rispose la Quarian: "La capacità logica e di astrazione è difficile da raggiungere coi soli numeri... Però..."
"Però...?"
"Però... ecco, nonostante questa sia la loro testa di ponte fuori dal Velo di Perseo, abbiamo incontrato solo Armature, fanti, droni... niente che non avessimo già visto: l'intero elenco recuperato dai Geth su Metgos, con una sola eccezione. I Geth Prime."
"Ogni esercito ha bisogno di condottieri." commentò Garrus.
"Oltre Saren naturalmente... ma è plausibile."
"Potremmo trovare i cervelloni dei Geth su Antibaar quindi..."
"Non ho idea di cosa potremmo trovare: potrebbe essere una piattaforma da combattimento con una potenza di fuoco superiore a quella dei Colossus, o poco più che un server mobile..." interloquì Tali.
"O entrambe le cose." la interruppe Shepard.
Tali annuì.
"Pressly. Voglio la Kilimanjaro sulle coordinate dei due trasporti truppe Geth: fuoco a volontà non appena saranno in posizione. La Normandy distruggerà la loro boa di comunicazione appena saranno pronti a raggiungerci. Nel frattempo, voglio che la Dagnes faccia fuoco sulla loro posizione su Antibaar: mi basta che non riattivino il vulcano. Tutto il resto è accettabile."
"Comandante... Shepard: perderemo l'ultima possibilità di trovare il loro ultimo insediamento nel sistema." protestò debolmente Tali.
"No. Chiamatelo un presentimento, ma non tutti i Geth sono asserragliati alla posizione che abbiamo rilevato. Scommetto che troveremo i Geth Prime da qualche altra parte, assieme all'installazione Prothean sul pianeta... Felawa, non appena avremo il controllo orbitale, faccia uno scan della superficie con tutti i sensori della Normandy. Sa cosa cercare."
"Sissignora."
 
Cosa potevano aver pensato i Geth quando la loro boa in orbita attorno Antibaar era esplosa senza ragione apparente? Cosa dovevano aver realizzato i loro programmi a bordo dei due trasporti truppe, ibridi aggraziati e inquietanti delle linee di vespe e gamberi, quando vennero sminuiti dagli 888 metri della Kilimanjaro che si materializzò tra loro, aprendo il fuoco con tutti i suoi 156 cannoni laterali contemporaneamente?
Fecero in tempo i Geth su Antibaar ad alzare la testa, prima che la Dagnes dimostrasse che nonostante un cannone principale più corto di quello della corazzata dell'Alleanza, poteva comunque cambiare il vento sul pianeta?
"...Davvero eccessivo." si lamentò Joker allegro, osservando Antibaar attraverso il vetro del suo cockpit.
"In guerra, signor Moreau, non esiste una cosa del genere. Mai ferire il nemico lievemente..."
"Macchiavelli." si fece scappare il pilota, guadagnandosi il sopracciglio stupito dal comandante: "...ma personalmente preferisco questa: l'esagerazione non esiste. Esiste solo aprite il fuoco e devo ricaricare."
"Non sono familiare con la citazione Joker, ma la condivido pienamente."
"Ma certo che la condivide, comandante..."
"Signora." disse Felawa comparendo alle loro spalle: "...Credo di aver trovato quello che stava cercando. Ci ho messo più del previsto poiché avevo solo una sonda per amplificare il mio raggio di analisi e..."
"Felawa. Le coordinate. In sala comunicazione, per favore." lo interruppe il comandante.
"Sì... signora."
Joker la guardò andare via seguendo con lo sguardo il suo riflesso:
"Sai cosa manca al nostro comandate, Grenado?"
"...Mi illumini signore."
"Un mantello. Un bel mantello vissuto di pelle spessa, o di velluto, nero fuori e rosso all'interno. Così che quando si volti sul ponte, potremmo sentire la frustata del tessuto tagliare l'aria.... Oh, e una benda sull'occhio: la cicatrice in faccia l'ha già." aggiunse poi il pilota.
"Non un pappagallo?"
"Ahh Grenado... la tua carenza di cultura pop del 20° secolo è scoraggiante." rispose Joker, assumendo un tono lirico prima di continuare: "...Questa bandiera significa che combatterò fino a quando solo le mie ossa rimarranno."
 
***
 
Il presentimento di Shepard e i ricordi dei Prothean, erano stati corretti: la Normandy sganciò i due IFV su Antibaar, a qualche chilometro a ovest, sud-ovest, rispetto a ciò che restava della posizione Geth. Kilimanjaro e Dagnes rimasero di guardia in orbita, pronti ad intervenire in caso di bisogno.
Questa volta, la squadra era stata avvertita e sapevano cosa aspettarsi sul pianeta, più o meno: un vecchio bunker Prothean nascosto dalla neve.
Ecco perché quando il Divoratore infranse la superficie di Antibaar di fronte a loro, prese tutti di sorpresa: era la prima volta in cui Liara era stata messa alla guida di un IFV, e l'archeologa ebbe modo di pentirsene amaramente.
"O per la Dea...!"
Questo, prima che Shepard al suo fianco afferrasse la cloche e usasse un piede per coprire il suo, pigiando a fondo l'acceleratore: i due Mako scartarono come cavalli terrorizzati.
"WREEEEX!" urlò il comandante nel circuito radio.
"Shepard." fu la risposta, prima che Pollux aprisse il fuoco sul Divoratore.
"Bastardosucchiacazzimostroverminosodannatofigliodiputtana." esalò tutto d'un fiato Williams dietro di loro.
"Garrus, appena lo abbiamo distanziato abbastanza prendi tu i comandi." abbaiò Shepard: "Io e Liara scendiamo a socializzare."
"Ci conti signora!"
"Signora, la Dagnes chiede se..."
"Tienili in attesa Joker: siamo occupati qui." rispose Shepard tirando il freno a mano e facendo derapare Castor nella neve.
Lei e Liara furono a terra immediatamente e il Turian si sostituì alla guida, facendo ripartire Castor con ancora il portellone aperto.
Fu quasi una vecchia routine: i due IFV sbandarono ubriachi, attirando l'attenzione su di loro, mentre Liara e Shepard bersagliavano il Divoratore con campi di distorsione, fino a pelarne l'impenetrabile corazza come la buccia di una vecchia noce. In quel frangente, Liara ebbe finalmente l'occasione di scoprire il limite superiore dei suoi poteri uniti al bioamp del Concilio di Serrice: non lo estrasse dalla neve di Antibaar, era pur sempre un mostro di cento metri, ma ci arrivò molto vicina. Liara congelò l'intero Divoratore in un campo di stasi, dando occasione a Shepard di lanciare la sua intera cintura di granate come un lasso grazie ai suoi poteri biotici, approfittando di quell'immobilità.
Poi lo colpì con un ulteriore campo di distorsione, che squassò quello di stasi di Liara facendolo esplodere assieme alle granate.
Non fu più neve quella che cominciò a cadere su Antibaar, ma pioggia: memori però di quello che era già successo su Presrop una volta, sapevano di non avere ancora finito. In sincrono, Liara e Shepard abbassarono il braccio che avevano alzato per coprirsi dai pezzi e dai liquidi del Divoratore: era meglio non pensare allo schifo che le aveva inondate in quel momento. Assieme, loro due sollevarono il troncone anteriore di Divoratore, e sempre assieme... lo fecero implodere.
Il cilindro che restava del Divoratore si abbatté di nuovo sul pianeta, tonnellate di carne maciullata, sollevando un'onda di neve e facendo tremare il pianeta sotto di loro:
"Come strizzare un taco." commentò leggera Shepard, prima di lasciarsi cadere all'indietro nella neve e chiamare la Normandy: "...Joker?"
"La ricevo comandante."
"Che cosa voleva la Dagnes?"
"...Si erano offerti di bersagliare il Divoratore se vi foste allontanati abbastanza. Dai commenti che Pressly ha ricevuto credo che abbiano filmato l'accaduto e lo stiano usando per causarsi piacere sessuale."
"I Salarian non si masturbano, al contrario di un certo pilota dell'Alleanza..." rispose Shepard.
"Forse no... ma scommetto che ci pensano continuamente..."
Shepard tagliò il contatto radio: meglio non sapere che cosa pensasse la Kilimanjaro della loro performance... o sua madre.
Tuttavia, il pensiero del suo settimo Divoratore sconfitto la obbligò a provare euforia... o forse era l'overdose da adrenalina nel suo sangue:
"...Shepard? Che cosa stai...?" chiese Liara.
"Angeli di neve." rispose Shepard: "...E mi sto pulendo la corazza, dottoressa."
"Oh."
Shepard alzò un braccio, facendosi tirare in piedi: in effetti ora metà della sua corazza era di nuovo pulita. Allo stesso modo, il comandante cercò di fare del suo meglio per Liara, tentando di eliminare la maggior parte di quello schifo: combattere contro dei Divoratori non era mai una faccenda pulita, e di certo non sicura, ma ancora una volta se l'erano cavata senza un graffio... ma quante volte ancora la fortuna li avrebbe sostenuti? Ormai, stavano quasi diventando una routine per la Normandy e pensando a questo, Shepard non poté impedirsi di sospirare: dovevano riprendere contatto al più presto con la realtà di tutti giorni, possibilmente prima che la follia che sembrava presentarsi sul loro cammino sempre più spesso, si cronicizzasse. Erano ormai ben oltre l'assurdo...
Come a confermare le sue riflessioni arrivò Garrus, parcheggiando al loro fianco e aprendo il portello del Mako. Invece di felicitarsi della loro sopravvivenza, tutto ciò che il Turian disse fu:
"Oh Spiriti... ci metterò ore a pulire l'interno dell'IFV con Gladstone da quello schifo. E l'odore... non se ne andrà mai."
 
Raggiunsero la posizione che Felawa aveva segnalato dalla Normandy senza altri intoppi, per trovare esattamente quello che Shepard si aspettava:
"Sembra un montacarichi Prothean, ancora funzionante." osservò Liara.
"Ai tempi, Antibaar era più caldo." spiegò Shepard: quando i due IFV furono entrambi sulla piattaforma di metallo, il comandante scese da Castor, attivando con il suo omnitool l'interfaccia olografica del buker e facendo iniziare la discesa.
"Normandy, qui Shepard: saremo fuori contatto per un po'. Se non ricevete notizie entro i prossimi 30 minuti, dite alla Kilimanjaro di aprire un cratere all'ultima nostra posizione nota e poi venire ad indagare. Ricevuto?"
"...Forte e chiaro, signora." Shepard chiuse il contatto.
La discesa fu più rapida di quando si aspettassero, e il montacarichi li portò nelle tenebre, ma non nel gelo: la temperatura in quel buio si rivelò sorprendentemente accogliente, segno che qualche sistema Prothean stava ancora generando abbastanza energia da poterla sprecare in riscaldamento. Probabilmente erano stati i Geth a riavviare i sistemi quando avevano avuto accesso alla struttura...
"Occhio alle imboscate." avvisò Alenko, quando Shepard aprì la strada seguita subito da Wrex.
Il team scivolò in formazione dietro loro due, con i sensi all'erta: il bunker Prothean appariva vuoto e deserto però, e fin troppo simile a quello che Shepard aveva esplorato su Eletania.
Solo quando arrivarono nella sala della sfera trovarono... qualcosa, piuttosto che qualcuno: in quel buio, le dimensioni erano ingannevoli, ma quando due torce si girarono verso di loro, perfino Shepard ebbe bisogno di fermarsi.
"Il dottor Livingstone, suppongo."
Erano antropomorfi e molto alti, più dei Juggernaut: se non erano quattro metri, doveva mancargli poco. Dalla loro schiena risalivano oltre la spalla due piccole colonnine di metallo, antenne molto spesse o cilindri con uno scopo misterioso. Erano larghi, più di Wrex, e per questo sembravano, nonostante la loro statura, quasi tozzi: questa loro apparenza però, era dovuta solamente alle placche di corazza aggiuntiva che avevano disseminata praticamente ovunque. La cosa più evidente però, e anche la più preoccupante, fu che perfino in quelle tenebre divenne chiaro che i due Geth Prime erano fatti di metallo bianco come la neve: Shepard sperò che fosse solo un accorgimento cromatico, invece che dovuto al materiale di cui erano fatti. Se i Geth avessero carpito il segreto del metallo Prothean... diciamo che nemmeno con le armi dei loro IFV la vittoria sarebbe stata sicura.
I due Prime imbracciarono le armi, facendo fuoco: dovevano possedere sistemi d'arma dedicati, perché subito dopo che la prima scarica dei loro fucili ad impulso si infranse sugli scudi di Shepard e Wrex, costringendoli ad erigere una barriera biotica per non venire falciati, quattro razzi partirono verso di loro...
Solo per infrangersi contro la barriera biotica che Liara proiettò: uno scudo a semisfera, che sfarfallò e scomparve dopo l'impatto dei missili.
"Tocca a me!" ruggì Wrex, seguito a ruota dal resto della squadra.
Il Geth Prime più vicino si vide gli scudi decimati dagli attacchi tecnologici di Alenko e Garrus, mentre Liara si occupò di mettere in stasi il suo gemello: dividi et impera. Una strategia antica, ma collaudata: il crepitio elettrostatico privò l'unico Geth Prime in grado di combattere della possibilità di fare fuoco e Tali agitò l'omnitool nella sua direzione...
Solo per non avere alcun effetto: la giovane Quarian provò ancora, mentre il Geth Prime si liberò di un'arma ormai inutile, cominciandoli a caricarli a testa bassa.
"Shepard... non posso riprogrammarlo!" avvisò la Quarian con una voce molto piccola.
Il comandante e Wrex lo affrontarono assieme, lanciando una spinta biotica, solo per sentire in risposta un colpo di stantuffo e vedere il Geth Prime incrociare le braccia davanti a sé. Il robot ricevette qualcosa come 20 tonnellate di forza in pieno petto, ma non solo non volò via, ma nemmeno si mosse:
"Figlio di puttana... si è ancorato al pavimento..." realizzò Alenko.
Il colpo di stantuffo che avevano sentito erano state quattro viti pneumatiche che avevano penetrato il metallo Prothean, saldando il Prime al suolo: una strategia banale forse, ma che rendeva inutile qualsiasi prova di forza contro di lui.
Shepard e Wrex non demorsero, lanciando ciascuno sul Geth un campo di distorsione:
"Fucili!" ordinò il comandante.
Lei, Williams, Wrex e Tali seguirono l'ordine e quattro fiammate rosse vennero eruttate in concerto, schiantandosi contro il Prime: il Geth subì il colpo, ma non cadde, né indietreggiò, mentre la sua armatura rimase intatta.
"Spiriti..."
"Granate!" ordinò Shepard: questa volta, non appena il Geth avanzò verso di loro, alzando il piede e separando le viti dal pavimento, il comandante lo sollevò da terra, ma non prima che il Prime allungasse la sua mano di tre dita, trovando Wrex ad aspettarlo.
Il rumore della corazza del Krogan che si sbriciolò assieme alle sue ossa fu terribile da ascoltare, così come il muggito che ne seguì, ma Wrex non si lasciò abbattere: il Prime poteva avere il suo braccio, ma quando il mercenario gli appoggiò la canna del fucile sul polso all'interno delle barriere cinetiche e fece fuoco, la mano del Geth venne via di netto. Almeno sembrava che le sue corazzature fossero fatte solo di titanio rinforzato...
Poi Wrex lo spinse via con la telecinesi, causando un'esplosione biotica che lo fece rovinare a terra di schiena: quando il Prime si rialzò, si accorse che nel frattempo gli erano state attaccate addosso abbastanza granate da renderlo un albero di Natale.
Solo la barriera biotica di Shepard impedì loro di restare coinvolti:
"...Tutti vivi?" chiese il comandante ansimando.
"Sì." esalò Alenko.
E tuttavia, il Prime non era ancora stato distrutto: non poteva più combattere, ma era ancora funzionante. Quando il Geth rivolse su di loro la sua testa a forma di torcia, emettendo un gorgoglio elettrico, più di metà della squadra fece un passo indietro.
"Liara... riesci a tenere l'altro?"
"Sì. Ancora un minuto al massimo." rispose con decisione l'Asari, ancora circondata dalla corona azzurra dei suoi poteri biotici.
"Wrex?"
“...Sopravvivrò..." rispose il Krogan, mentre lasciava pendere il suo braccio destro inutilmente: "Eh... era parecchio che qualcuno non mi colpiva così. Siamo rimasti a contatto per pochi secondi, ed è riuscito a spaccarmi un braccio e farmi collassare un polmone con le mie costole. Bastardo tenace."
"...Tali. Con me. Alenko: ripara la corazza di Wrex con omnigel il meglio che puoi. Voi altri: piazzate ogni altra granata che ci è rimasta sul secondo Prime."
La Quarian seguì il comandante, avvicinandosi al Geth che avevano combattuto fino a quel momento: perdeva fluidi, era stato sventrato, ma non era ancora inerme.
Shepard lo fece ruotare coi suoi poteri biotici, mettendolo prono, permettendo così a Tali di accedere alla struttura che aveva sulla schiena: in effetti, sembravano proprio due antenne. Probabilmente servivano alla ricezione per la rete neurale Geth, ma non ne aveva mai visto un paio così grande, nemmeno sui Colossus, e lo stesso probabilmente valeva per Tali. La Quarian dovette usare il suo omnitool come una saldatrice per aprire la schiena del Prime e accedere ai sistemi sottostanti: il Geth era metallo perfettamente saldato e non c'era uno sportello da schiudere, ma Tali riuscì comunque ad arrivare al nucleo del Prime, recuperando dati e schematiche. Poi ne cancellò la memoria, e il Geth smise di muoversi.
"Fatto. Ho le coordinate che ci mancavano... Ma vorrei riportarlo sulla Normandy per finire un'analisi approfondita. Non mi sarei mai aspettata qualcosa del genere dai Geth. È... troppo."
"Siamo in due..."
"Shepard: granate in posizione."
Il comandante si voltò per osservare l'altro Geth.
"...Le avete usate tutte?"
"Aye aye, ma'am. Quelle che ci erano rimaste."
"...Shepard." li avvisò Liara.
"Allontaniamoci." ordinò Shepard, caricandosi Liara in spalla e correndo via come il fulmine: Williams fece detonare le granate non appena Liara smise di brillare blu e senza voltarsi indietro.
Solo quando si rialzarono, e il fumo si disperse, tornarono molto cautamente verso dove avevano lasciato i due Geth. I rottami del primo erano dove li avevano abbandonati, mentre del secondo rimanevano solo le gambe, dai piedi alle ginocchia: il resto era sparso in giro per la stanza. Almeno, usare tutte le loro granate era servito a qualcosa...
Con la loro opera di fronte agli occhi, Shepard allacciò il suo shotgun al magnete che aveva sulla corazza all'altezza dell'osso sacro:
"...Hanno vinto i marine. Ashley, Kaidan, Wrex: ritornate agli IFV e cercate di contattare la Normandy per un recupero, avvisate Chakwas della condizione di cui si trova Wrex..."
"Non ti invidio nemmeno un po' Krogan: per una volta sarai tu ad attirarti le ire della dottoressa..."
"Mhh..."
"...Tali, Garrus: preparate i rottami per il trasporto. Vi aiuteremo a spostarli non appena io e Liara avremo finito con la perlustrazione del... bunker Prothean." disse il comandante indicando il resto della stanza con un gesto della mano.
"Sì, Shepard."
"Sbrighiamoci."
La perlustrazione prese pochi minuti: la sfera di mercurio non c'era. Impossibile dire se fosse stata portata via dai Geth o già da molto tempo... alla fine, l'unica cosa che trovarono fu un disco dati Prothean che presero con loro. Poi, quando si convinsero di aver davvero esplorato ogni angolo dell'antico rifugio, Shepard e Liara tornarono dagli altri, e tagliarono la corda dal pianeta.
 
"...Quindi è questo ciò che i Geth chiamano Prime." commentò l'ologramma del capitano Harock nella sala comunicazione.
Le navi si erano ritirate ai margini del sistema, pronte a saltare verso il loro ultimo obbiettivo nella nebulosa: ciò che li tratteneva era appunto il bisogno di sapere qualcosa sull'arma segreta dei Geth.
"La situazione è più grave del previsto, capitano." disse Tali, aprendo diagrammi e schemi olografici sul gigantesco robot: "I Prime non sono semplicemente un'unità di fanteria di categoria superiore, meglio armati e corazzati di qualunque altra... sono immuni a qualsiasi tentativo di hacking."
"Com'è possibile?"
"Perché sono di fatto server mobili per altri Geth: conservano al loro interno una copia protetta di ogni programma Geth che li compone. Qualunque modifica esterna viene annullata tramite il ripristino con questi programmi: sono quanto di più simile ad un individuo i Geth abbiano mai prodotto."
"Come delle IA con bluebox?" chiese l'ologramma di Dah.
"Non... esattamente. Corpo e programmi sono ancora dissociabili e trasferibili, ma i Prime sono i primi Geth che siano mai stati costruiti la cui funzione superi quella di piattaforma di combattimento: una parte dei loro sistemi, una parte notevole, appare dedicata esclusivamente a sostenere e potenziare gli altri programmi Geth circostanti."
"Dovrà scusarmi se le chiedo di ripeterlo con termini più semplici, specialista Zorah."
"In parole povere... significa che la funzione primaria di un Prime è quella di rendere i Geth circostanti più intelligenti e più efficaci in combattimento: più precisi, più letali. Si interfacciano perfino con i sistemi dei loro fucili ad impulso... I Prime sono il primo tentativo dei Geth di aggirare la limitazione alla loro intelligenza condizionata dai semplici numeri. Sono una miglioria qualitativa alla loro intelligenza, piuttosto che quantitativa. Se questa innovazione dovesse diffondersi..."
"La stessa strategia che abbiamo usato per ripulire la nebulosa di Armstrong si rivelerebbe inefficace." commentò Shepard a braccia conserte.
"Sì. Il loro limite diventerebbe a quel punto solo la loro capacità di elaborazione."
"E per quanto riguarda la loro struttura? Hanno dei punti deboli dal punto di vista fisico?" chiese Dah.
"Quasi nessuno. Hanno un indice di barriere cinetiche uguale a quello dei Juggernaut, oltre 600, ma il loro indice ablativo è completamente su un altro livello. Hanno superato le tre cifre. Il che per una piattaforma bipede è..."
"Preoccupante." suggerì Shepard.
"...La maggioranza dei loro organi di senso è concentrata nella testa. Una decapitazione potrebbe neutralizzarlo, ma sono comunque corazzati anche in quel punto..."
"Colpirli per primi, colpirli duramente e colpirli alla testa con un calibro superiore al centimetro." riassunse Dah.
"Oppure dall'orbita." aggiunse Harock.
"...Sì. Se avessimo accesso alle registrazioni Geth che hanno portato al processo di creazione dei Prime, potremmo scoprire come meglio neutralizzarli. O cosa possiamo ragionevolmente aspettarci dal futuro."
"Ecco perché cercheremo qualche informazione nella loro ultima base nell'ammasso: raccogliere informazioni ha ora la priorità rispetto a neutralizzarli." annunciò Shepard.
"Sono d'accordo." rispose Harock.
"Sto inviando ogni informazione che ho ottenuto sui Prime ai vostri database..."
"E per quanto riguarda il Prime in sé?"
Fu Shepard a rispondere:
"...Ho deciso di tenerne i resti smontati sulla Normandy, e di riportarli con noi sulla Cittadella. Leggere i dati è un conto, vederlo di persona e poterci sperimentare sopra, un altro."
"Una decisione che condivido Spettro Shepard, per quanto non vi invidi: spero che abbiate preso ogni precauzione..."
"Ho una squadra che ne sta separando ogni giuntura dall'altra mentre parliamo, per mettere i pezzi in casse separate. Non amo quel genere di sorprese. E non siamo stupidi, capitano Harock."
"Ne era mia intenzione insinuarlo, Spettro..."
"E come invece sta il membro della sua squadra?" chiese invece Dah: comprensibilmente, dopo un Divoratore e due Prime, anche il Primo Spettro Umano aveva diritto ad essere di malumore.
Shepard aveva fatto tempo a passare in infermeria: se Wrex fosse stato Umano, senza dubbio la sua missione sarebbe finita su Antibaar.
"Si rimetterà completamente capitano. Solo che ci vorrà tempo e il restare immobile lo metterà di pessimo umore."
"...Nel frattempo però, ha perso un membro importante della sua squadra: sto facendo preparare un piccolo contingente di marine di supporto per l'assalto finale, se dovesse servire. Ovviamente sarebbero sotto il suo comando diretto..."
"La ringrazio per l'offerta capitano Dah, ma mi riservo di accettare la sua proposta a valle della ricognizione nel sistema di Grissom. Senza offesa per i suoi uomini, ma ho coi miei un collaudato lavoro di squadra che difficilmente può essere sostituito, o insegnato in poche ore." marine assetati di gloria rischiavano di esserle d'intralcio, o di farsi ammazzare.
"Capisco quello che intende... saremo comunque pronti allo schieramento a terra per quando arriveremo su Grissom, per ogni evenienza. Con un po' di fortuna, questo sarà l'ultimo combattimento che dovremo affrontare: sono state schierate due corazzate proprio perché il comando voleva evitare vittime e vorrei evitare di averne proprio alla fine..."
"Condivido pienamente il suo sentimento, capitano Dah. RV alle coordinate di salto FTL. Ci vedremo lì, capitani."
E con un ultimo cenno di assenso, Dah e Harock chiusero il collegamento.
 
***
 
"Sembri stanca, Hayat."
"...Lo sono, Liara." ammise il comandante: "Ma..."
"È qualcos'altro questa volta, non è vero?"
Shepard assentì: diversamente dal solito, il sorteggio le aveva dato in bianchi.
"Pedone in e4... "
"È per i Geth Prime?" Pedone nero in e5.
"No... non solo almeno." alfiere bianco in c4, a cui Liara rispose con cavallo in f6: apertura d'alfiere, difesa Berlino. "... esiste nella lingua Asari una parola per descrivere come mi sento?"
"Dovrei sapere come ti senti, per poterlo dire..."
"...Cavallo in f3. Mi sembra che la testa mi stia per scoppiare: molte speranza opposte litigano dentro di me, e non so a quale voglio credere. Forse a nessuna."
"Non credo che esista una parola in nessuna lingua per un simile stato d'animo." Pedone in d6.
"Mi sento perduta, Liara." pedone in h3.
"...Vuoi parlarmene? O dovrò entrarti nella mente per sapere come ti senti?" il cavallo nero di Liara mangiò il pedone di Hayat in e4.
"...Forse è solo questo mal di testa." sospirò il comandante, mettendo il pedone in d3: "Ma... è per Grissom che mi preoccupo. Per il prossimo futuro."
Il cavallo di Liara fuggì in c5.
"...Saren non è stupido. Ormai deve sapere cosa sta succedendo qui, o comunque avere dei sospetti: un intero quadrante occupato dalle sue truppe che scompare dalla griglia di comunicazione... Mi chiedo se lo incontreremo nel sistema di Grissom, pronto a combattere un'ultima battaglia in cui si deciderà il suo ed il nostro destino."
Il cavallo di Shepard invece avanzò: g5
"...per certi versi sarebbe liberatorio. Un'ultima, grande e violenta battaglia. La Kilimanjaro, la Dagnes e la Normandy contro la Sovereign con in palio il destino della Terra, se non di tutto lo Spazio del Consiglio."
Liara spostò il suo alfiere in e6:
"Credi che due corazzate potrebbero vincere contro la Sovereign?"
"Non lo so. Di certo però, non ne uscirebbero indenni..." regina bianca in f3.
Il pensiero che Hannah Shepard potesse morire era una preoccupazione reale in quel caso, e anche Liara lo capì:
"Sono sicura che tua madre non getterebbe via la sua vita con leggerezza." la rassicurò Liara, spostando il suo pedone nero in f6.
"Lo so. Ed è anche questo che mi preoccupa: se una di noi due dovesse morire contro la Sovereign, so che l'altra farebbe tutto il possibile per vendicarla... è un'arma a doppio taglio. Ecco perché una parte di me vorrebbe non trovare la Sovereign nel sistema di Grissom: perderei troppo."
Cavallo bianco in e6 e cominciò lo scambio dei pezzi che entrambe avevano preparato: Liara mangiò col suo cavallo in e6, e Shepard vendicò il suo cavallo con il suo alfiere.
"Pedone in c6." disse Liara.
"...Ma, se ora Saren sa che i suoi Geth nella nebulosa di Armstrong sono sotto attacco, e decidesse di non intervenire, potrebbe essere anche peggio."
"Cosa intendi?"
Shepard compì un arrocco corto, prima di rispondere:
"...Potrebbe significare che può permettersi di rinunciare a questo fronte senza problemi. Potrebbe significare che perdere tutte le truppe che abbiamo distrutto fino ad ora è per lui irrilevante. Se fosse così... avremmo davvero una speranza di fermarlo? Può mobilitare eserciti e perderli senza che la sua offensiva ne risenta..."
Liara spostò il suo pedone in h6.
"...Ci sono altre possibilità." disse l'archeologa.
"Sì." rispose Hayat muovendo il cavallo in c3: "...Che sia così vicino a trovare il Condotto da non poter essere distratto dalla perdita dei suoi Geth nella nebulosa di Armstrong, o che stia portando a termine un progetto di simile importanza: magari sta dissotterrando un'altra sonda Prothean funzionante in questo momento."
"...O forse." disse dolcemente Liara muovendo il suo cavallo in a6: "Ha capito che è troppo tardi per salvare i suoi Geth. La strategia con cui hai attaccato Gagarin è stata perfetta: sei riuscita a mantenere l'effetto sorpresa della nostra offensiva per quattro volte di seguito. È una vittoria che Saren deve temere."
"Cavallo in e4." una mossa debole, ma Shepard la fece sovrappensiero.
"E d'altra parte, Hayat, Saren non sa quante forze siano state inviate nella nebulosa: potrebbe non voler rischiare la sua ammiraglia contro una forza capace di distruggere un intero fronte dei Geth in segreto." Liara mosse il suo cavallo in b4.
"...Mi piacerebbe crederci, Liara." pedone in b3: un'altra mossa debole... forse.
Liara mangiò col suo cavallo in c2, e Shepard spostò la sua torre in b1.
"Saren è terribilmente forte e spaventoso, questo è certo, ma non lo starai sopravvalutando?" Liara attaccò la regina di Shepard con cavallo in d4 e Shepard spostò la regina in g4.
"...Mi piacerebbe se fosse semplicemente così."
Liara attaccò l'alfiere di Hayat spostando la sua regina in e7, proteggendo allo stesso tempo il suo re da assalti imprevisti: a cosa mirava il comandante?
"Un'interpretazione ottimistica in questo caso non è necessariamente sbagliata: Saren non è onnipotente e le sue truppe non sono senza fine. Potremmo essere stati fortunati, ed aver attaccato la nebulosa di Armstrong in un momento in cui la Sovereign è lontana dalle reti di comunicazione."
Come sempre, l'attacco arrivò dal fianco a cui Liara non prestava attenzione:
"Regina in g6, scacco. Mi piacerebbe che fosse così. Ma... temo che non sia l'interpretazione giusta."
Era per quello che l'alfiere bianco era stato messo proprio in quel punto tante mosse prima? Liara temette di sì.
"Re in d8. Cosa te lo fa credere?"
"Alfiere in f5... istinto. Però..."
"Però?"
"Però c'è del vero in quello che dici Liara: forse lo sto sopravvalutando."
Liara rispose con pedone in a5, e il resto dei pezzi si mosse per dar manforte all'attacco di Shepard:
"Alfiere in a3." disse Hayat.
Liara rispose con pedone in c5, ma fu una risposta prevedibile: il comandante doveva già sapere che l'avrebbe fatta. Probabilmente...
"Pedone in b4."
"Pedone in b4." disse Liara, mangiando da a5: "O forse sei tu a sottovalutarti, Hayat."
Saren aveva piegato una Matriarca, sua madre, ma... Liara non credeva che il suo comandante fosse così debole da doverlo temere: non così tanto.
"Alfiere in b4." Shepard sacrificò un pezzo di cui non aveva più bisogno.
"Pedone in b4... " fu la risposta di Liara, e Hayat rispose con torre in b4: pedone in b5 fu la risposta migliore che l'Asari seppe dare.
Liara ebbe il coraggio di dirlo a voce alta ora:
"Non devi temerlo così tanto, Hayat: tu sei più forte di quanto creda." affermò l'archeologa, mentre un lieve colore violetto si diffondeva fra le sue lentiggini.
"Mmhh... pedone in a4. Non credi che il tuo sia un giudizio di parte?"
E fu il turno di Liara di attaccare:
"Cavallo in e2, scacco. Chissà? Da quello che ho visto, non credo che sia lontano dal vero."
"...Re in h2. Apprezzo il voto di fiducia, ma credo che dovrebbe concentrarsi sulla scacchiera, dottoressa."
Liara fece seguire il re nemico col suo cavallo in f4. Hayat spostò la sua regina in g4...
"Torre in a4." disse Liara.
"Torre in b5." rispose Shepard.
"...Accidenti. Il mio errore di questa partita?"
"Chissà?" chiese Shepard motteggiando il suo tono.
"...Torre in a8." disse decisa Liara.
La seconda torre di Shepard scese in campo:
"Torre in b1."
"...Torre in a7?" Hayat preferiva dare scacco matto con la sinergia che ricavava tra la sua regina e gli altri pezzi.
Questo, almeno di solito: questa non sarebbe stata una delle solite volte.
"Matto in due mosse, T'Soni: torre in b8. Scacco."
"...Re in c7."
"Torre in c8. Scacco matto." La regina di Hayat questa volta era rimasta lontana dal re di Liara.
Shepard si allungò sulla sedia, intrecciandosi le dita sulla nuca e sospirando soddisfatta.
"...Sgrunt."
Guardandola fare il broncio, Shepard non poté fare a meno di sorridere:
"Troppa mente, Liara" esalò Hayat alla fine.
"Troppa mente?"
"Troppa mente." assentì l'Umana: "Analizzi troppo, cercando di prevedere dove finirà ogni mio attacco... e questo ti manda in confusione. Allo stesso tempo, meglio cercare più offensive con cui tu possa avere successo, piuttosto che limitarsi ad una o due che una volta bloccate ti costringano in difesa."
"E tu hai più esperienza..."
Hayat scosse la testa:
"Non gioco con i pezzi che ho sulla scacchiera Liara, ma con la persona che ho di fronte. Non appena ti libererai da questo tuo sovra-analizzare, sono sicura che non avrai problemi a mettermi in difficoltà. A quel punto dovrò inventarmi qualcosa di nuovo per continuare a vincere... e tieni conto comunque che sono come l'orbo che fa strada al cieco. Gli scacchi... sono solo un hobby."
Shepard si prese una ciocca di capelli, misurandone la lunghezza con le dita...
"Mmhh... meglio che mi faccia dare una spuntata alla prossima licenza... ormai stanno diventando un cespuglio... che c'è Liara?"
L'Asari la stava guardando con un'espressione stranissima:
"Gli Umani si tagliano i capelli?" le mani azzurre di Liara si alzarono a protezione delle corte creste che aveva sullo scalpo: dolcemente, Hayat le afferrò il polso, lasciando che la destra di Liara si immergesse nell'onda scura dei suoi capelli.
"Non ci sono nervi al loro interno. Solo alla radice."
"Oh..."
"Questo significa che, a differenza di... non so esattamente come le chiamiate... tentacoli? creste?"
"Creste dello scalpo."
"Vorrei sentirlo in Asari, prima o poi... comunque non abbiamo problemi a tagliarli. Per la verità, esiste un'intera professione dedicata alla loro cura..."
"...Mi piacerebbe vederlo."
Il comandante ridacchiò:
"È un appuntamento allora... grazie Liara." aggiunse poi.
"E di cosa?"
"Di essere così paziente con me. Tu sei l'unica che riesca a rendere tutto questo... così facile." disse Hayat indicando generalmente la Normandy.
"...Non ho fatto niente di speciale... chiunque l'avrebbe fatto, dopo aver visto..."
"Liara: non sottovalutare l'impatto che... hai avuto su di me. E poi... davvero vorresti qualcun'altro, qui con me, al tuo posto?"
"...No." rispose l'Asari più rapidamente di quanto lei stessa si aspettasse.
Quando Shepard le appoggiò la fronte sulla sua, tenendole il volto tra le mani, Liara si meravigliò ancora una volta di quanto l'Umana fosse... calda.
"E io sono stata fortunata." disse Hayat: "...Non ho avuto chiunque. Ho avute te, Liara."
E quando le sclere di Liara si fecero d'inchiostro, Hayat l'accolse...
 
***
 
"...Adesso capisco perché i Geth hanno fatto tutto il possibile per nasconderci questo posto."
Col senno di poi, le difficoltà nell'ottenere le coordinate del sistema di Grissom apparvero giustificate:
"Tali?"
"...Nessuna idea."
La presenza di Geth nel sistema era minima: per la verità, era così limitata che la Normandy aveva perfino fatto fatica a trovarli, complice anche la natura dell'astro attorno a cui orbitavano. Grissom era una rarità nella Galassia: una supergigante azzurra, una famiglia di stelle davvero rare, caratterizzate da massa, volume e luminosità decine di volte quelle del Sole e con una vita violentemente breve, che si sarebbe conclusa producendo una supernova. Perfino gli scudi termici della Normandy avevano accusato il colpo quando erano usciti dalla propulsione FTL, mentre il vento solare aveva energizzato le loro barriere con particelle e ioni carichi. Allo stesso tempo però, il violento vento solare assicurava anche di nascondere quella scia ai sensori Geth: per i robot, dovevano essere più invisibili di una piuma in una tempesta di neve.
"Bella, è bella da vedere. Ma che diavolo vogliono i Geth dal sistema?"
"...Credo che sia il loro tallone d'Achille."
"Comandante?"
Nessun membro della squadra lo avrebbe mai ammesso per primo, ma le sinergie tra l'intelligenza del comandante e le informazioni dovute al Cifratore, avevano da tempo smesso di essere inquietanti, come sarebbe dovuto essere normalmente. Ci sono persone che la pressione spezza, o quantomeno rivela nella loro essenza: Shepard era una vera leader, questo non si poteva negare, ma nonostante tutto quello a cui si sottoponeva, sembrava che il comandante riuscisse a prosperare come persona. Non era sempre uguale, né era un fenomeno lineare: a volte l'effetto era quasi invisibile... altre volte invece sembrava che in una sola notte avesse guadagnato qualche decina di punti di quoziente intellettivo. Ispirava... sbalordimento: perché più la sua mente si adattava alle conoscenze Prothean, più Shepard sembrava elevarsi dalla semplice condizione umana... e questo senza contare i suoi poteri biotici.
"Tali, potrebbero aver collocato un avamposto in un luogo simile proprio per nasconderlo il più possibile? Dopotutto, il punto debole di ogni catena di comando è sempre il livello che coordina e trasmette gli ordini ricevuti... elimina quel livello, e sarà peggio che aver sconfitto i capi, perché anche se ci sarà qualcuno a dare gli ordini, non si avranno più i mezzi per trasmetterli e coordinarsi. Caos, che distrugge un esercito dall'interno..."
"...Shepard... stiamo parlando dei Geth... nessuno ha idea di come organizzino i loro schieramenti."
"Usa quello che sappiamo su di loro, Tali. Mi basta un'ipotesi ragionevole: questo potrebbe essere il loro centro di coordinamento?"
"Non lo so. Potrebbe certo, ma potrebbe anche essere qualcosa di completamente differente..."
"Mmhh... eppure, anche i Geth seguono la logica: sono pronta a scommettere che questo piccolo centro nascosto è più importante di quanto l'assenza di qualunque forza Geth a difenderlo potrebbe far pensare."
"Sul serio comandante?"
"5'000 crediti, Garrus. Ci stai?"
"Ah! Se potessi scendere sulla luna, avrei accettato la scommessa." disse Wrex.
Il Krogan aveva metà del corpo fasciato o bloccato da bende e impacchi, ma nonostante questo, nemmeno Chakwas era riuscita ad obbligarlo a letto: senza giri di parole, Wrex aveva spiegato al CMO che l'unico modo in cui l'avrebbe tenuto sdraiato sarebbe stato ucciderlo o dargli una femmina con cui copulare. Ecco perché il Krogan se ne andava in giro per la Normandy nonostante fosse inabile al combattimento: sistemi ridondanti di organi possono far poco per saldare le ossa più rapidamente, e per un po' Wrex sarebbe stato impossibilitato a prendere in mano un fucile. Non che comunque i tempi di guarigione per lui si sarebbero allungati quanto quelli di un Umano, ma Wrex avrebbe passato almeno la settimana seguente in quello stato:
"...Sentito Garrus? Vuoi farmi credere di essere meno coraggioso di un Krogan?"
"So già che me ne pentirò... ma accetto comandante. Se non altro, ridurranno i miei eccessi durante la prossima licenza..." rispose Garrus, tornando a visionare i dati sul loro prossimo obbiettivo.
Il sistema stellare di Grissom si componeva di tre pianeti: due interni, Benda e Zaherux, palle di roccia infuocata con una temperatura superiore ai 3000 °C, ma non per questo del tutto privi di attrattive. Benda in particolare aveva restituito alla Normandy un vascello Salarian catturato nella sua orbita, da cui una squadra aveva estratto un medaglione della Lega dell'Uno, portando a due soli il numero di reperti mancanti. Oltre ad essi, il sistema era costituito da due cinture di asteroidi, divise solo dall'orbita planetaria del terzo e ultimo pianeta del sistema, Nontanban, un gigante gassoso idrogeno-elio con una miriade di lune ad accompagnarlo nella sua rivoluzione di 990 anni terrestri attorno a Grissom. Era proprio su una delle sue lune, Solcrum, che i Geth avevano edificato la loro installazione: la Normandy li aveva trovati quasi per caso, dato che dovevano spingersi sottoterra per diversi metri, in modo da sfuggire al calore e al riverbero abbacinante di Grissom. Per la verità, non erano stati nemmeno i Geth ad attirarli nell'orbita di Solcrum , dato che in superficie si potevano osservare solo due Colossus e tre torrette d'avvistamento, probabilmente nidi di cecchini...
"In ogni caso, dovremo scendere per scoprirlo, e non sarà facile." Alenko aveva ragione: la temperatura a terra era tra i 300 e 400°C, a seconda se ci si trovasse nelle zone illuminate o all'ombra.
Solcrum possedeva infatti una rarefatta atmosfera di gas nobili, che contribuivano alla capacità termica della luna:
"Non appena la Normandy avrà abbattuto la loro boa di comunicazione, ci faremo sganciare qui... dove abbiamo rilevato la sonda Asari."
Era stata quella ad attirarli su Solcrum: un'analisi orbitale aveva rivelato che la sonda non si era schiantata, ma era stata fatta atterrare con delicatezza. Non c'era un cratere da impatto, e per di più, la zona in cui era stata fatta cadere non sembrava casuale: la cima di uno stretto pinnacolo di roccia, poco più che venti metri quadrati.
"...Castor atterrerà sulla cima del pinnacolo, e poi vi raggiungeremo a terra. Questa stretta valle ci terrà al coperto fino a quando non saremo quasi a ridosso della base Geth: entrare dovrebbe essere facile. Devono avere un montacarichi per portare i Colossus all'interno... e quello sarà un altro paio di maniche, ma ce ne preoccuperemo quando sarà il momento."
"...Se anche avessero dei Prime, almeno questa volta sarà più facile."
"Oh?"
"Posso sempre prendere il controllo degli altri." spiegò la giovane ingegnere con orgoglio e una punta di grinta militare.
"Ah! Stai diventando la mia Quarian preferita, Tali. Non come certi alieni..." affermò Wrex, indicando con il suo grosso pollice nella direzione generale di Garrus: "...Duri solo all'esterno: hai spina dorsale. Peccato tu ne abbia una sola..."
"Non stare in pensiero Wrex: ti porteremo un ricordino dal pianeta." lo interruppe Shepard bonariamente.
"Voglio sperare!" ribatté il mercenario.
"...Qualcun altro vuole condividere qualcosa durante questo momento di team building?"
Liara sorrise e spiegò cosa aveva appreso dal comandante: la reazione di Wrex fu impagabile.
"Si tagliano che cosa?"



 
"Spiriti." sospirò Garrus nella sicurezza corazzata dell'abitacolo di Castor.
L'IFV era fermo sulla cima del pinnacolo di roccia, ma non avevano potuto impedirsi di spendere un momento per osservare ciò che i sensori trasmettevano di fronte a loro. Metà dell'orizzonte era occupato dal semicerchio azzurro che era Grissom, e di cui i sistemi del Mako avevano dovuto ridurre la luminosità perché non fossero accecati. In quel cielo, le altre stelle erano fiochi punti nell'oscurità, mentre esattamente sopra di loro, Nontanban brillava violetto della grandezza apparente che il Sole ha sulla Terra. Il vento solare, particelle cariche e ioni, simili a fuochi fatui di fantasmi di lontani luoghi dimenticati, scorreva tra colonnine di roccia nera come l'ossidiana, simili a lapidi, o monumenti votivi. E proprio davanti a loro, su quello che poteva essere scambiato senza fatica per un altare di pietra, era stata posata la sonda Asari che li aveva attirati lì.
Shepard fece una foto coi sensori del mezzo per immortalare una scena che occhi organici non vedevano da chissà quanto tempo, cominciando poi a recitare lentamente e quietamente:
"Lungo la spiaggia dove le onde nebulose s'infrangono,
I soli gemelli tramontano dietro il lago,
Le ombre si allungano... in Carcosa.
Strana è la notte dove stelle nere sorgono,
Ma più strana ancor è la... perduta Carcosa.
Canzoni che le Iadi dovrebbero cantare,
Dove si agitano gli stracci del Re,
Devono morire inascoltate nella... quieta Carcosa.
Canzone della mia anima, la mia voce è morta,
Muori tu, ignorato; come lacrime non versate
Dovranno asciugarsi e morire nella... perduta Carcosa."
Garrus non disse nulla quando il comandante tacque, ma condivise completamente la reazione di Liara: se avessero potuto, ad entrambi sarebbe venuta la pelle d'oca.
"...Il Re in Giallo, di Robert Chambers. Non leggetelo a cuor leggero: vi darà gli incubi."
I due alieni si guardarono a vicenda e assentirono al comandate in sincrono.
"Caschi su?"
"Sì Shepard."
Si avventurarono sul pianeta per pochi metri, affogando in 350 °C, che minacciarono di annichilirli col semplice tocco del vento, avvicinandosi faticosamente alla sonda: al suo interno, in uno scomparto protetto che riportarono al Mako, avrebbero trovato un capitolo della Matriarca Dilinaga... per completare l'Anima e la Dea, ora ne mancavano solo altri due. Fu quasi un peccato che non potessero fermarsi a lungo sul pianeta...
Come già sapevano, la stretta valle che avevano individuato li portò dal pinnacolo di roccia fino alla base Geth: i robot non avevano interesse per la letteratura a quanto pareva, ma due IFV che si materializzarono alle loro spalle aprendo il fuoco attirarono la loro attenzione. E giusto per essere sportivi, Castor e Pollux fecero saltare i Geth artiglieri annidati nelle torrette d'avvistamento, giocando coi due Colossus per vedere chi fra loro quattro avrebbe vinto.
Fu Pollux a strappare la vittoria, per un'incollatura: un colpo fortunato che trovò lo spazio tra la bocca del cannone del Colossus e la base del suo collo. Almeno, questo fu come Garrus lo descrisse: il Turian non era pronto ad ammettere di fronte a tutti che Williams sparasse meglio di lui con i cannoni da 155 mm.
Tali non ci mise molto a prendere il controllo del montacarichi e i due Mako scesero, finalmente al riparo dal calore terribile di Solcrum.
 
"...Tali...?"
"Non chiedete a me." rispose con decisione la Quarian: "Non siamo stati i noi a insegnare ai Geth a costruire... cose del genere. "
"...Borg?"
Shepard ci pensò un po' su, scrutando il largo, buio corridoio che avevano di fronte a loro, ma troppo stretto per i Mako: si erano avventurati con cautela in quel buio, scoprendolo però pieno solamente della loro angoscia.
"Una comparazione adatta, Williams." rispose il comandante.
Chiunque avesse costruito quel luogo non solo non era Umano, ma di certo non era un organico: era un luogo di bizzarre geometrie aliene, illuminate da ologrammi di dati, asettico e pauroso.
"...Ma se mi chiederanno di arrendermi, scopriranno quanto la resistenza non sia inutile. Williams con me. Liara e Alenko, dietro: se vedete un Prime, stasi. Tali, Garrus: coprite i fianchi e pronti con le mine tecnologiche. Occhio alle imboscate."
"Prima le signore, capo." invitò Alenko rivolgendosi al capo artigliere.
"Occhi in avanti, signore. Non sul mio fondoschiena." ribatté Williams.
Un'altra persona, un altro marine ad essere precisi, avrebbe completato la battuta: è un bel culo, almeno... ma Alenko invece si limitò ad impugnare il suo fucile d'assalto, mentre Williams e Shepard aprivano la strada imbracciando entrambe uno shotgun, come Tali del resto.
"...È troppo tranquillo." disse alla fine Garrus, quando continuarono a non incontrare nessuno.
"Rilevo qualche dato... per la maggior parte concentrato nelle pareti... ma molto meno di quanto mi aspettassi."
"Nelle pareti?" ripeté Williams per essere sicura di aver capito bene.
"...Questa struttura sembra essere un'immensa stazione di ricezione ed elaborazione dati Geth. Di fatto... siamo all'interno di un Geth."
"Dannazione Tali! Solo... dannazione! La prossima volta, una cosa del genere dilla subito, o non dirla affatto. Adesso mi aspetto che il pavimento e il soffitto si chiudano per masticarci."
"Keelah..."
"Williams, occhi davanti e meno Giona nella Balena... sembra che avrò i tuoi soldi, Vakarian."
"...Terza regola della Normandy?" chiese Alenko.
"Terza regola della Normandy?
"Mai scommettere contro il proprio CO?"
"Pff... meglio che la teniate per voi. Ho dei vizi costosi."
"...Ad esempio?"
"Il solito... sopravvivere."
"Andiamo comandante... prometto che non lo diremo in giro."
"Mmhh... Alenko se questo è il modo migliore che avete trovato per indagare sui miei gusti in vista della prossima licenza, temo che vi rimarrà la curiosità."
"Signora..."
"Alenko: uno degli optional di queste corazze è un sensore sulla nuca. Ho letteralmente gli occhi dietro la testa: se non vi foste dati di gomito, avrebbe potuto funzionare."
"...Dannazione."
"Di chi è stata l'idea?"
"...Mia." ammise Williams: "Lo considererebbe poco professionale?"
"Che uno dei miei specialisti si prenda il disturbo di... farmi un regalo? No. Solo... strano: per ovvie ragioni, non ho festeggiato molto spesso nella mia vita." niente compleanni dopo il 12°, e ancor meno Natali, considerando l'ateismo di famiglia...
"Ecco perché non sapevamo come procedere... e dato che è più facile chiedere il perdono che il permesso..."
Nel frattempo erano arrivati in fondo al corridoio: trovarono ad aspettarli niente di più spaventoso di una porta chiusa.
"...Tornare tutti vivi sulla Normandy sarebbe già un buon punto di partenza." sussurrò Shepard, dando ordini con la mano.
Fu Tali ad aprire la porta, ma solo dopo che il tenente si assicurò che non ci fossero trappole ad aspettarli.
La stranezza dell'ambiente a cui ebbero accesso passò in secondo piano quando realizzarono che c'erano dei Geth nella stanza:
"...Non dovevate ragazzi." disse sarcastica Shepard.
Poi tre unità Distruttore e altrettanti Fantasmi si girarono per osservarli: solo per essere attaccati alle spalle da un Juggernaut che Tali riprogrammò al volo in modo che riempisse di razzi il resto dei Geth presenti.
I Fantasmi non ebbero speranza, e i Distruttori furono catturati nel fuoco incrociato di mine tecnologiche, poteri biotici e shotgun sovraccaricati, trasformandosi rapidamente in rottami. Poi Tali ordinò al Juggernaut di suicidarsi: il gigantesco Geth rosso sangue obbedì, liberandosi delle sue armi, abbassando i suoi scudi... e rendendosi inerme.
La Squadra lo crivellò prima che rinsavisse.
"Libero." disse Shepard esplorando il suo fianco.
"Libero." confermò Williams.
"...Già finito?"
"...A quanto pare. Resta solo da capire che diavolo sia questo posto."
Un'enorme camera circolare... oltre quello, il luogo era troppo strano alieno per capire esattamente cosa fosse qualunque altra cosa, illuminata da strani neon crepuscolari. Tali seppe dove dirigersi solo perché le linee dati glielo indicarono:
"Sembra un jukebox Geth." commentò Williams, quando Tali si fermò di fronte ad uno strano oggetto cubico in cui entravano decine di tubi spigolosi, come spine dorsali robotiche.
"...Keelah." disse solo Tali dopo aver fatto un passaggio con il suo omnitool.
"Qualcosa mi dice che non contenga il tormentone estivo che ascolteremo nello spazio del Consiglio per i prossimi mesi." commentò Alenko: ormai, dopo mesi sulla Normandy, si aspettava di tutto.
"Questo è..." ma Tali non finì di dirlo: un ologramma si materializzò dietro di loro, un ologramma che tutta la squadra si voltò a guardare.
Fu così strano e inaspettato, che nessuno di loro trovò la forza di commentare: davanti alla squadra, stava danzando una Quarian, senza casco o tuta ambientale, e i suoi vestiti ondeggiavano al vento mentre l'ologramma mostrava un volto ben visibile a tutti loro. Cantava anche: una strana canzone malinconica, che i loro traduttori faticarono a comprendere.
Da quello che capirono, era un inno di lutto, sulla perdita, il perdono e la nostalgia:
"Lan lan lan... Keelah se'lai." era il ritornello della canzone.
Poi l'ologramma si inchinò ad una folla invisibile, e sparì.
Il silenzio durò molto a lungo dopo quella strana esperienza, e fu Shepard ad infrangerlo:
"...Tre cose. Uno: è un peccato che i Quarian non possano mostrare più il loro aspetto. È stato... interessante. Due: che diavolo ci fanno i Geth con una cosa del genere? Tre: che diavolo è questo posto?"
"...Quello che abbiamo visto è stata una registrazione che i Geth hanno inviato da questa struttura." rispose Tali: "...Ma senza la boa di comunicazione in orbita, ci metterà mesi, se non anni, a raggiungere la sua destinazione: l'hanno inviata oltre il velo di Perseo. E questo è un server Geth."
"Ovvero?"
"Contiene tutte le copie dei programmi che abbiamo già distrutto assieme alle loro piattaforme. Avevi ragione Shepard: coordinavano la loro offensiva da qui... e molto di più. Questo non è solo il quartier generale nemico. È... più informazioni di quante possa comprenderne o processarne. La storia evolutiva dei Geth... tre secoli di registrazioni mentali. È un archivio e un collettivo Geth capace di agire autonomamente. Possiamo ottenere un numero incredibile di informazioni da questa cosa: non solo il Consiglio. Ci vorranno anni per analizzarle... ma potrebbe essere il primo passo perché la mia gente possa riconquistare il nostro pianeta natale."
"Allora come evitiamo che si cancelli?"
"Non può farlo... questo è... una registrazione completa, ma i programmi sono in stasi, addormentati: posso cancellare i Geth, mantenendo solo le informazioni, e riportare il resto alla Normandy senza problemi."
"...Dannatamente comodo."
"Quanto ci vorrà, Tali?"
"Pochi minuti. Poi dovrò prepararlo al trasporto..."
"Alenko, prendi Williams e tornate indietro. Avvisate la Kilimanjaro e la Dagnes di quello che abbiamo trovato. E che vengano a fornirci copertura. Questo dobbiamo assolutamente portarlo via con noi."
"Sissignora." rispose il tenente scattando, seguito a ruota dal capo artigliere.
Il comandante tornò a rivolgersi alla Quarian:
"Tali: ci sono altre installazioni nella nebulosa?"
La giovane ingegnere dovette aprire un'altra finestra olografica per rispondere: le informazioni... il tesoro, di cui si erano impossessati era così prezioso, da farle dimenticare la missione che stavano ancora svolgendo.
"...No... sembra che li abbiamo sconfitti."
Un punto per la loro squadra, a quanto pareva, ma a Shepard ancora non bastava: le dita di Tali volavano già sulle finestre olografiche:
"Notizie o dati di Saren?"
"Qualche dato, ma non vedo niente che non sapessimo già... pare che questa offensiva sia stata organizzata dai Geth indipendentemente. Saren non ha dato ordini specifici a proposito."
"Ecco spiegata l'assenza della Sovereign..." commentò Liara guardando il comandante.
"Una scissione nei ranghi?"
"...Mi piacerebbe crederlo, ma ne dubito. Non credo che sia niente di così drammatico: i Geth venerano i Razziatori. Non si disturba un Messiah per qualcosa come i fini dettagli di un'offensiva militare." disse amara Shepard.
"Lo sa che sta parlando dei Geth, vero comandante?"
"Hai una spiegazione migliore al momento Garrus? E fidati, il fatto che inizi a comprenderli disturba anche me."
"...Almeno ne è cosciente."
Tali nel frattempo si era di nuovo persa nel mare di informazioni: la conversazione che stava avvenendo era per lei solo un rumore di fondo, e ne riemerse solo quando il processo di cancellazione dei programmi Geth venne completato. Solo a quel punto, quando quel server divenne un innocuo archivio di informazioni, piuttosto che un nido di vipere:
"Dovrò analizzare i dati sulla Normandy... e mi servirà una mano." commentò la Quarian cominciando a chiudere tutte le finestre olografiche.
"L'intero reparto di navigazione e comunicazione se serve... voglio estrarre tutto il possibile prima di affidarlo ai laboratori della Cittadella assieme al Prime che abbiamo smontato."
"...Almeno abbiamo anche il ricordino per Wrex." disse Tali aprendo un'ultima finestra dati: al suo interno, i progetti per realizzare armature Geth per i Krogan apparvero in un modello virtuale: "...Con questi progetti, potremmo farla fabbricare sulla Cittadella."
"I dati che avete recuperato su Feros non bastavano?" chiese Garrus.
"Erano incompleti perché la corazza era... incompleta. Ed eravamo un po' troppo di fretta per poter compiere un'analisi che non fosse superficiale. Non siamo state esattamente... delicate."
"...Veni, vidi e distribuii calci." recitò Shepard, motteggiando il latino: "Cosa ti serve per portarlo via?" chiese il comandante indicando il server.
"Qualche saldatore e poi dei poteri biotici per sollevarlo: deve pesare almeno quanto Wrex." rispose Tali.
"Diamoci da fare..."
 
***
 
"Ottimo lavoro nell'ammasso, comandante Shepard." l'ologramma di Hackett irradiava orgoglio e contentezza per il loro successo:  la Normandy era a quattro salti di portale dalla Cittadella, ma si era fermata nell'ammasso di Attican Beta per fare rapporto.
"...Abbiamo fatto solo il nostro dovere, signore. La partecipazione della Kilimanjaro e della Dagnes si sono rivelate indispensabili: non ce l'avremmo mai fatta da soli."
"Non sia modesta, comandante. Ho qui i rapporti... la Normandy è stata altrettanto indispensabile. Avete fatto più di quanto chiunque avrebbe potuto pretendere..." Una frecciata verso il Consiglio quella di Hackett? Shepard credette di sì.
"...E dato che avete lasciato le vostre sonde spia modificate nell'ammasso, se i Geth dovessero passare di nuovo per la nebulosa di Armstrong, l'Alleanza sarà la prima a saperlo. Manterremo comunque una piccola forza in ricognizione, per stare tranquilli. Ma questo successo va ben oltre gli obbietti militari... o economici..."
Erano in molti ad aspettare ciò che si trovava nelle stive delle tre navi, per non parlare poi dell'elemento zero confiscato ai Geth su Maji. La Terra e Sur'Kesh avrebbero beneficiato grandemente di quella prosperità, per non parlare del futuro: conoscere così profondamente le risorse militari e industriali Geth...
Perfino per usare la sua sala comunicazione, il comandante aveva dovuto ordinare al personale coinvolto nell'analisi del server di prendere una pausa, e comunque avevano quasi dovuto trascinare via Tali per le caviglie: comprensibilmente, l'attenzione della giovane Quarian era completamente catturata dall'oggetto, al punto di dimenticarsi di mangiare o dormire.
In quel momento, il Consigliere Sparatus doveva essere occupato dal rosicchiarsi le dita per non aver fatto partecipare i Turian a quell'offensiva... e anche Hackett doveva saperlo: il sorriso che esibiva poteva essere dovuto solo a considerazioni come quella.
"...Notizie di Saren?" gli chiese Shepard.
"Ancora niente, ma abbiamo ricevuto vaghe notizie su canali non ufficiali che l'STG si sta mobilitando in parallelo per dargli la caccia. Conoscendo i Salarian, questo è quanto di più simile potremmo avere ad un'effettiva conferma della loro partecipazione, e della loro gratitudine. E a proposito... aveva ragione riguardo Kahoku: ha dovuto subire una lavata di capo da parte dell'ammiraglio Drescher però, riguardo pericolose iniziative personali..."
"Spero se la sia cavata..."
"Sta scherzando? Stanno lavorando a stretto contatto senza pause da quando... beh può immaginare. Le consiglio di portare la Normandy sulla Cittadella, comandante: le informazioni che le avevo promesso hanno aspettato abbastanza a lungo. E si prenda un po' di R&R."
"È un ordine ammiraglio?" chiese shepard con un sorriso.
"Non credo serva che lo diventi: mi sembra già abbastanza ansiosa di scendere dalla sua nave, comandante. E sfortunatamente, salvo sorprese, le nuove sonde spia della Normandy e i pezzi di ricambio non saranno pronti prima di una settimana, almeno. Sono oggetti costosi e difficili da produrre..."
"...Chissà perché ne dubito, ma apprezzo il pensiero. La vedrò sulla Cittadella?"
"Mi piacerebbe, comandante, ma ho altri impegni. Anderson può occuparsi di tutto."
"Capisco signore."
"E Shepard?"
"...Signore?"
"Passi una buona licenza."
"...Altrettanto signore."
E poi, con un ultimo cenno, Shepard chiuse il contatto.
Trovò una faccia nota ad aspettarla fuori dalla sala comunicazione, per così dire: in effetti, quasi la travolse.
"Tali... non preoccuparti, potete riavere la sala comunicazione." la rassicurò subito.
"Shepard... ecco... mi chiedevo se avessi un momento." disse la Quarian spostando il peso da un piede all'altro e stropicciandosi le dita: "Se hai tempo, ovviamente... non voglio trattenerti."
"Certo. In privato?" chiese il comandante indicando la sala comunicazione da cui era appena uscita.
Tali la precedette e Shepard si chiuse le porte alle spalle:
"...Allora, cosa posso fare per te, Tali? C'è qualcosa che non va?"
"Io... ecco..." la Quarian era molto nervosa, ma il comandante non poteva nemmeno immaginare l'origine.
"Siediti." la invitò Shepard, prendendo per sé la poltrona al suo fianco: il resto della sala comunicazione era inagibile a causa del server Geth sventrato e attaccato a diverse interfacce dati, non ultima quella da cui Shepard aveva parlato con Hackett. Il comandante non aveva nemmeno provato a staccarlo: non avrebbe saputo raccapezzarsi in tutto quel caos: la tecnologia non era mai stata il suo forte dopotutto, al di là del distruggerla...
"...Ecco... io..." ripeté Tali, prima di tacere di nuovo.
"Tali...quante ne abbiamo passate in questi mesi in fondo? Ti intimorisco ancora così tanto?"
"Sì!" rispose decisa la Quarian: "...Assolutamente... ma non è per questo." aggiunse poi più quieta: "Ecco... vorrei il tuo permesso come CO della Normandy per avere una copia di tutti i dati nel server Geth, da inviare alla Flottiglia."
"Non vedo quale sia il problema Tali: senza di te non saremmo stati nemmeno in grado di recuperarli..."
"No... è diverso. Shepard... ti sto facendo questa richiesta a titolo personale. Le informazioni in questo server..." gli occhi di Tali si abbassarono sul pezzo di tecnologia Geth: "... anche se sono criptate... mi permetterebbero di completare il mio Pellegrinaggio."
"...Oh." comprese l'Umana: "Credevo che i doni dovessero essere qualcosa di più materiale..."
"Questo è molto più prezioso Shepard: quei file, un giorno, ci permetteranno di tornare a Rannoch."
"...E così tu tornerai alla tua gente."
"Non subito! Ho promesso che ti avrei aiutato a fermare Saren e manterrò la promessa...ma la mia gente ha bisogno di quei dati. E... e anch'io." aggiunse imbarazzata la Quarian.
Il comandante si alzò in piedi a quel punto, fronteggiando Tali:
"...Sono contenta." ammise con voce dolce.
"Di cosa?"
"Mi sarebbe dispiaciuto iniziare la licenza vedendoti andare via, Tali. E... quando succederà, mi dispiacerà comunque." detto questo, Shepard si inginocchiò per meglio passare le braccia attorno al collo di Tali.
La corazza della KF non era la cosa più morbida da abbracciare, ma Hayat stava confortando la persona che c'era sotto: Tali ricambiò, goffamente all'inizio, poi con trasporto.
"Tali, come posso dirti di no? Nessuno a bordo ha dato quanto hai te nei mesi passati..."
"A parte Liara... e te."
Non era un segreto per nessuno dove l'archeologa passasse la maggior parte del suo tempo a bordo... almeno durante i turni di servizio.
"...Hai il mio permesso ufficiale di fare una copia di tutti i dati presenti nel server e la mia benedizione per portarlo alla Flottiglia Migrante come dono per il tuo Pellegrinaggio."
"Ness... nessuno ha mai fatto così tanto per me. Io... e la mia gente... abbiamo un debito enorme..."
"Non c'è bisogno di essere così formali. Tali: consideralo un gesto d'amicizia... e di gratitudine. Voglio dire... senza di te, avrei fatto implodere il nucleo di curvatura della Normandy."
Questo spezzò la tensione: Tali non rise esattamente, ma comunque un rumore strano salì dal suo casco, e Shepard vide di nuovo i due dischi luminosi che erano i suoi occhi  guardarla attraverso il vetro polarizzato.
"L'unica cosa che posso offrirti in cambio... è la mia promessa di restare a bordo fino alla fine della missione contro Saren."
"Non ho mai voluto di più, Tali." le disse posandole affettuosamente la mano sulla spalla: "...Ma ad una condizione." aggiunse poi quasi sovrappensiero.
"Shepard?"
"La Normandy sta facendo rotta per la Cittadella, dove tecnici dell'Alleanza si occuperanno di fare un controllo da cima a fondo..."
"Vuoi che sovrintenda alle operazioni?" comprese la giovane ingegnere.
"Cosa? No! Voglio che tu ti prenda una licenza Tali. Voglio che stacchi... per un poco almeno. Questa missione non è finita, e temo che il peggio debba ancora arrivare... ecco perché voglio che ci prendiamo tutti una pausa."
"...Vale anche per te?"
"Soprattutto per me... cercherò di ridurre al minimo gli impegni con il comando, e so già che mi porteranno comunque via ore... ma anch'io sono solo Umana, Tali. Non sono invincibile... D'accordo allora? Mi prometti che non passerai la licenza sulla Normandy a lavorare?"
"Lo prometto... potremmo perfino andare a ballare... se ti va...intendo... scommetto che al Flux ci accoglierebbero a braccia aperte..."
"Ah..." rispose Shepard mettendosi una mano sul collo: "Ecco... ehm... non posso dire che ballare sia una mia dote particolarmente spiccata."
"Non è difficile..."
"Tali... fidati. Per me lo è."
"Il famigerato comandante Shepard non sa ballare?"
"Ha più a che fare col fatto di essere fisiologicamente incapace di farlo..."
Il comandante non sapeva ancora che ben altre difficoltà l'avrebbero attesa sulla Cittadella: in caso contrario, probabilmente, avrebbe fatto compiere alla Normandy un'inversione di rotta.



E con questo, anche la missione nella nebulosa di Armstrong si conclude.
I prossimi due capitoli saranno dedicati, esclusivamente, alla licenza che ne seguirà: spero che nel frattempo questo vi sia piaciuto, con Joker che paragona Shepard a Capitan Harlock (e se non sapete chi è... vi manca un pezzo di infanzia). A parte questo, non credo di poter offrire particolari illuminazioni su questo capitolo: i buoni vincono, i cattivi perdono, e Tali riporterà i dati alla Flottiglia... salvo abbattimento della Normandy nel frattempo :O.
Spero di essermi guadagnato una recensione, se non altro per la citazione del Re in Giallo (sul serio, non leggetelo prima di andare a dormire xD).
E detto questo, un saluto e a presto!

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Capitolo 25
*** R&R&R I ***


Non mi piace molto fare prefazioni: preferisco lasciare ai lettori il piacere del farsi un'idea su un capitolo che stanno per leggere, ma in questo caso, è un dovere.
Non per altra ragione, che questo capitolo, e il successivo, saranno gli unici due che non fanno parte, canonicamente, delle avventure di ME1.
Devo ammettere che sono soddisfatto del risultato, per quanto siano una parentesi diversa rispetto al resto del racconto: sfortunatamente, hanno avuto una genesi un po'... difficile.
Questo perché, durante la prima stesura della raccolta (dopo aver tracciato un canovaccio), mi sono reso conto di aver cannato brutalmente i tempi. Abbiamo, canonicamente, una sola data nell'universo di ME, ovvero l'attacco dei Razziatori alla Terra. A ritroso, ho calcolato dei tempi che mi sembravano plausibili... ma questo l'ho fatto dopo aver tracciato le linee guida di questo capitolo... in parole povere... doveva essere il primo Natale di Hayat e Liara... ma la linea temporale andava in pezzi su quella premessa. Quindi ho dovuto riscriverla... spero comunque che questo retroscena non tolga nulla al capitolo in sé, che spero davvero vi piacciano. Per quanto riguarda il titolo, infine, R&R è una sigla che indica il periodo di "Riposo & Recupero" che viene dato per una licenza. La R in più? In questo caso sta per Romanticheria
E detto questo, vi lascio ai link delle musiche che accompagnano il primo paragrafo e vi auguro buona lettura:
https://www.youtube.com/watch?v=TA_00WTmaU0 -  Il Trovatore - Piero Cappuccilli.
https://www.youtube.com/watch?v=qGyPuey-1Jw - Drunken Sailor -Irish Rovers




-Quanto tempo è passato dal nostro ultimo valzer?

-Oh, Gomez... ore.
Addams Family
 
"Attenzione Normandy, è il pilota che parla. ETA 2 ore alla Cittadella: previste tempeste politiche all'arrivo, ma niente che impedirà a noi ufficiali di essere infelici e miserabili per la durata della permanenza, mentre voi tutti sarete occupati nel cercare il più vicino bar in cui appoggiare la faccia sul bancone e ubriacarvi, e rimediare al niente che avete fatto a bordo della Normandy fino ad ora..."
"Detto da lei signore..." intervenne la voce del copilota nel circuito dell'intercom.
"Ti dispiace Grenado? Sto facendo un annuncio serio... Ahem! Vi ringraziamo per aver volato Joker Airlines e vi ricordiamo di non lasciare oggetti personali a bordo: cercate di accettare caramelle dagli sconosciuti e ogni passaggio che vi offriranno..." dietro di lui, Shepard decise che poteva bastare: le bastò schiarirsi la gola per avere la sua attenzione.
Di nuovo, Jeff non l'aveva né sentita, né vista, arrivare:
"...E ora che ho quasi avuto un infarto, lascio la parola alla nostra magnanima condottiera, astro fulgente delle forze speciali dell'Alleanza, prima che mi stacchi la testa." concluse Joker, chiudendo momentaneamente il circuito.
"Grr azie... signor Moreau. Non vorrei mai che la Normandy dovesse trovarsi senza pilota..."
"Qualcuno deve pur guidare la nave."
Il comandante aveva appena scoperto qualcosa di più irritante di Joker: Joker prima di una licenza. L'idea di lasciare la Normandy non andava affatto a genio al pilota: non che il comandante non comprendesse le ragioni di Moreau, ma a differenza del resto dell'equipaggio, lui non aveva una vita fuori dalla nave, o per meglio dire, non era interessato a cercarla. La sedia del pilota era il suo santuario e rifugio dagli estranei che non riuscivano a vedere oltre le ossa di gesso e il sarcasmo... ma per quanto Shepard lo comprendesse, non riusciva davvero a condividere o condonare le sue scelte:
"...E dato quanto ci mette per muoversi, è naturale che sia costretta a dare queste notizie con un po' di preavviso." finì Shepard sarcastica.
"Ehi! Questa è considerazione! Protesto comandante: dove è finita la giusta discriminazione contro noi storpi?"
"Non riesco a sentirla signor Moreau, ho un sacco di Bangkok su questa linea..." rispose, ricordandogli di non tirare la corda: il suo segreto, qualunque fosse, era rimasto tale per fortuna, ma solo per ora. Sarebbe costato poca fatica al comandante riportare alla luce quell'episodio, e anche Joker doveva saperlo: il pilota si acquietò rapidamente e la Leonessa di Elysium poté riaprire il canale.
"Attenzione a tutto l'equipaggio, qui è il comandante Shepard che parla. Come il nostro FLT vi ha già anticipato, stiamo per arrivare alla Cittadella, dove verrà concessa alla Normandy una meritata revisione da cima a fondo da parte del personale tecnico dell'Alleanza... e una licenza per tutti voi. 180 ore precise da passare fuori dalla Normandy."
Shepard lasciò che le grida di gioia si acquietassero prima di continuare: sette giorni e mezzo di libertà!
"...Sfortunatamente, sapete benissimo con chi abbiamo a che fare e con i suoi metodi."
Il ricordo dei due killer di Saren tornò ben presente nella mente dell'equipaggio: se avessero preso di mira uno di loro invece che il loro CO, probabilmente la Normandy avrebbe avuto dei marinai in meno...
"...Ecco perché sono state prese alcune misure di sicurezza per la nostra permanenza a bordo della Cittadella. Per quanto l'intera stazione sia a vostra disposizione, consiglierei vivamente di non avventurarsi al di fuori del Presidium da soli o disarmati e di restare comunque in zone pubbliche. Ognuno di voi dovrà inoltre mantenere il proprio comunicatore sempre accesso per tutta la durata della licenza: è stata organizzata da C-Sec una task-force che si preoccuperà di farci dormire sonni tranquilli. Sarete contattati a caso durante il giorno e la notte: in caso di mancata risposta, l'intero equipaggio sarà messo in allerta. Quindi, se non volete che cali su di voi per aver interrotto la mia licenza a causa di un falso allarme, farete bene a rispondere ai vostri dannati comunicatori."
"O suicidarvi prima che il comandante vi raggiunga..."
"O suicidarvi prima che io vi raggiunga, sì tenente Moreau. E se sta pensando di organizzare un elaborato scherzo attraverso la rete di sorveglianza, la informo che sono pronta a fare del mio meglio perché lei rimpianga ogni minuto della sua vita futura con estrema determinazione..." disse Shepard senza preoccuparsi di chiudere il canale: "...In caso non si tratti di un falso allarme invece, seguite le istruzioni che vi verranno trasmesse alla lettera. L'Alleanza inoltre ci tiene a farvi sapere che sarebbe... estasiata dal compiere una valutazione psicologica completa dell'equipaggio, approfittando dell'occasione."
Gemiti e lamenti si sparsero per i ponti della Normandy: ovvio che il comando non li avrebbe semplicemente lasciati in pace.
"...Sapete tutti come funziona: potete marcare 20 minuti di seduta a questa licenza, o subire due ore di interrogatorio completo tra quattro mesi, con tanto di analisi degli indicatori non verbali con qualche seccato addetto degli affari interni..."
E non era tanto per dire: l'Alleanza prendeva molto sul serio la salute mentale dei suoi membri, così come coloro che non si sottoponevano regolarmente ai controlli. Per Williams in particolare, questa volta sarebbe stato un appuntamento obbligato, a meno di non volersi confrontare con la macchina della verità alla prossima licenza.
"...Ma in questo frangente siete padroni di fare ciò che volete, e di coordinarvi con l'Alleanza direttamente. Dovreste ricevere una comunicazione in proposito non appena saremo attraccati. E con questo, le cattive notizie sono finite: avete setti giorni signori. Sfogatevi e passate una buona licenza: perché alle 1200 del 22 maggio 2183, i vostri culi ritorneranno a essere miei. Shepard chiude."
"E per il comandante Shepard, hip hip..." cominciò Grenado.
L'Hurrah che ne seguì si senti quasi nello spazio...
 
Le ultime due ore che restavano da passare a bordo della Normandy sembrarono allungarsi all'infinito per molti di loro: l'equipaggio ebbe la percezione effettiva di quanto desiderassero quella licenza e di quanto fossero grati a Shepard per averli portati sani e salvi di nuovo in porto. Con quello che avevano visto e fatto in quei mesi, non era poca cosa.
Fu Marcus Grieco a farsi portavoce di quel sentimento di gratitudine collettivo: il capo tecnico sorprese il comandante in sala mensa, impegnata a sottomettere il Turian sulla scacchiera. Quando Grieco salì in piedi su una sedia e dall'intercom della Normandy cominciò ad uscire della musica, Shepard ebbe la conferma che non fosse una semplice improvvisazione:
"...Il balen del suo sorriso..."
L'aria del Trovatore si diffuse per tutta la Normandy: il capo tecnico cantava, guardando il comandante, completamente ignaro, o indifferente, agli sguardi del resto o dell'equipaggio: c'era una tale... passione nel suo cantare, che Shepard non poté fare a meno di rivolgergli il sorriso che gli era dovuto e di cui declamava, con immensa gioia di Grieco.
"...D'una stella vince il raggio!... Il fulgor del suo bel viso..."
Erano dovuti arrivare a quello per far cadere al comandante la sua maschera, seppure per un solo momento: erano dovuti arrivare a quello quei 54 membri d'equipaggio, per avere il coraggio di aggirare la disciplina e la catena di comando...
"...Nuovo infonde - Nuovo infonde a me coraggio!..."
E Shepard continuò a sorridere giocando con una ciocca di capelli e tastandosi la cicatrice con l'indice: fu gioia, imbarazzata forse, ma pur sempre la gioia di chi non riconosce il proprio valore. E quanti in fondo potevano dire di aver mai ricevuto una simile serenata? Perché Grieco si limitasse ad usare la sua voce in quel modo, invece di perseguire una carriera professionale, era un segreto tra lui e le Muse:
"...Ah! l'amor, l'amore ond'ardo. Le favelli in mio favor! Sperda il sole d'un suo sguardo... La tempesta... del mio cor."
E Grieco lo ripeté tre volte, con una forza tale che sembrò che il petto volesse esplodergli:
"...Sperda il sole d'un suo sguardo. La tempesta... del mio cor." gorgheggiò Grieco, finendo e scendendo dalla sedia, mentre l'intero equipaggio in sala mensa gli tributò tutti gli onori che gli erano dovuti: volarono tovaglioli e fu fischiato e applaudito.
Per Grieco, tutto quello valse più di una cascata di mille rose rosse, e con piacere, si inchinò di fronte ai suoi commilitoni... ma essendo i marine, marine, alcuni fra loro non poterono fare a meno di rompere quel momento magico e di infrangere quella perfezione canora. Fu Laflamme, il gigante, l'unico Umano a bordo più alto del comandante, ad alzarsi in piedi a sua volta ed urlare con quanto fiato aveva in gola:
"What will we do with a drunken sailor? What will we do with a drunken sailor? What will we do with a drunken sailor...?"
E il resto dell'equipaggio accorse a sostenerlo:
"...Early in the morning!" risposero, tambureggiando sui tavoli con i palmi.
Grieco rivolse un gestaccio molto poco lirico all'indirizzo di Laflamme.
"...Scacco matto." annunciò Shepard a Vakarian, mentre il resto dell'equipaggio seguiva il LOGO.
Il Turian scosse la testa: scimmie, pensò l'ex agente C-Sec, senza però smettere di sorridere, mentre Tali continuava a registrare deliziata il tutto. Anche Wrex accorse, credendola una rissa... ma restò per la compagnia.
 
***
 
I compiti di un CO, e di uno Spettro in particolare, non finiscono mai. Anche dopo aver scongelato e consegnato la dottoressa Ross alle autorità dell'Alleanza e la Normandy ai tecnici sulla Cittadella, aver distribuito gli ultimi ordini e firmati gli ultimi ordini di consegna... anche dopo aver disperso il suo equipaggio, non era ancora il momento per lei di usufruire della sua licenza.
George Garoth fu la prima visita da parte di Shepard sulla Cittadella: l'attaché dell'ambasciata Umana apprese la notizia che suo fratello era morto su Xawin con sobrietà. L'aveva, in effetti, già immaginato fin da quando si erano persi i contatti con la MSV Majesty nella Nebulosa Testa di Cavallo. Shepard offrì le sue condoglianze e le sue scuse per non aver potuto riportare le spoglie del capitano con lei, spiegandogli dei Geth sul pianeta, ma aggiunse che l'Alleanza si sarebbe messa in contatto con lui per organizzare un recupero in sicurezza: niente vietava che avrebbero trovato altri Geth ad aspettarli di nuovo su Xawin. Il diplomatico comprese le sue ragioni e apprezzò che fosse venuto ad incontrarlo di persona: si lasciarono con le solite frasi di circostanza che vengono usate per lenire i lutti e il cordoglio...
Poi Shepard dovette affrontare Udina nel suo ufficio, dove l'ambasciatore dimostrò che per quanto fosse sollevato del salvataggio della colonia su Feros, la sorte dei coloni gli era indifferente: per il politico, era più importante che l'Umanità non fosse apparsa debole perdendo un insediamento nella Fascia di Attica, piuttosto che un pugno di coloni fosse stato salvato. Il Thorian non riusciva minimamente a preoccuparlo: Shepard sperò che in quel modo Udina ci fosse diventato, e sperò anche che nessun altro diventasse come lui. Uno stronzo del suo calibro era abbastanza per l'ambasciata Umana.
Anderson invece, ebbe solo parole di lodi per il suo operato... anche se non poté evitare di aggiungersi ai suoi oneri: il disco ottico con le informazioni che l'ammiraglio Drescher aveva ottenuto fino a quel momento su Cerberus, codificato sul suo DNA specifico, scivolò in una tasca interna dell'uniforme del comandante, mentre invece l'apparecchio necessario per leggerlo finì nel suo bagaglio personale. Senza entrambi, le informazioni sarebbe state inaccessibili: il comandante avrebbe scoperto che l'ammiraglio non aveva affatto ecceduto nella sicurezza...
Al confronto, le sue visite agli ambasciatori Salarian, Turian e Asari furono assai più piacevoli, sebbene anche più lunghe...
 
"...Matriarca T'Kenthi?" per consegnare all'ambasciatrice Asari le scritture della sua antenata, Shepard aveva organizzato con C-Sec un trasporto apposito dalla Normandy.
Era stato quello, il penultimo ordine che aveva dato prima di scendere dalla nave, dopo che tecnici del Consiglio avevano preso in consegna il server Geth e i pezzi del Prime: che fossero i tecnici e gli specialisti del campo a litigare su chi per primo avesse il diritto di accedere a quelle informazioni... e Tali aveva già fatto la sua copia.
La Matriarca sospirò:
"Deve perdonarmi comandante Shepard..."
A differenza dell'ultima volta che si erano viste, l'ambasciatrice Asari aveva acconsentito ad un incontro privato faccia a faccia: perfino Devinelu mancava, trattenuta da altri impegni con il Consiglio.
"Credo invece sia lei a dovermi perdonare, Matriarca, per essermi presentata in questo...stato."
Al solo confronto con l'arredamento dell'ambasciata Asari, la semplice divisa azzurra del comandante sfigurava: non era facile per il dannato comandante Shepard essere messa in soggezione, ma tra i suoi capelli in urgente bisogno di un po' di cura, i mesi lontani da ogni porto a rischiare ogni giorno la propria vita e le molte altre preoccupazioni causate da Saren, Hayat non volle sapere come doveva apparire alla leggiadra Matriarca. Perfino la sua solita confidenza era venuta meno, e si affidava solo alla disciplina militare per non sembrare fuori posto.
Questa volta, T'kenthi indossava una morbida e spessa vestaglia ocra, che le lasciava scoperte le spalle, e che si impreziosiva di ricami d'oro sulle maniche: su chiunque altro, sarebbe apparso probabilmente poco più che un accappatoio, ma addosso a lei, la Matriarca lo rendeva più prezioso di tutti i Kimoni di seta... con la differenza che nessun Kimono era mai stato fatto per evidenziare la scollatura, e lasciare scoperto il grembo...
Le parole di Shepard fecero sorridere l'Ambasciatrice:                                                                                                                                            
"Il valore di un'ospite, comandante, risiede anche in quanta strada ha fatto per arrivare, e nel suo caso particolare, direi davvero molta. Non sono contrariata dalla sua apparenza: lei sembra pensare di essere misera, ma, personalmente, io la trovo... pura."
Aperte e sparse per la stanza, c'erano le casse che contenevano gli scritti della Matriarca Dilinaga: il contrasto tra l'arredamento e quei bauli di metallo fabbricati ad hoc sulla Normandy con la loro schiuma di imballaggio, non avrebbe potuto essere più netto.
"...Lei mi ha donato qualcosa che, coi miei anni, credevo di aver perduto." continuò Amentiu guardandola negli occhi: "...La consapevolezza della mia inettitudine e il palpito di fronte alle sorprese della sorte."
"Ho fatto solo il mio dovere, Matriarca."
"No: molto di più. Così tanto di più. Confesso di averla sottovalutata comandante Shepard: voi Umani siete fra noi, eppure ancora fatichiamo ad abituarci alle vostre idiosincrasie... Ci viene insegnato, e noi a nostra volta tramandiamo, che il successo della convivenza risiede nelle concessione fatte di fronte alle differenze di costumi, culture, religioni e addestramento... ma nessuno ha mai sperimentato davvero quanto da ciò si potesse beneficiare." L'ambasciatrice abbracciò con un gesto del braccio le casse prima di continuare:
"...E tutto questo ne è la prova. Durante la nostra precedente visita, ero certa che sarebbero passate generazioni prima che un altro capitolo dell'opera della mia antenata tornasse a noi... e ora, invece, posso auspicare che forse la vedrò nella sua interezza, compiuta, prima della fine della mia vita... erano secoli che non mi sentivo così giovane... Ah, comandante, se solo lo fossi davvero. Il mistero di come il fato ci abbia portato qui, in questo momento preciso, T'Kenthi e Shepard... resterà inspiegato. Un miracolo: si potrebbe devolvere la propria esistenza a comprenderlo. E comprendendo, si potrebbe sapere come ricrearlo..." rifletté pensierosa la Matriarca.
"Ma senza la saggezza di sapere se esso debba essere ripetuto, ambasciatrice... Con tutto il dovuto rispetto, condivido la sua gioia nel ritrovamento di un'eredità culturale che forse non riuscirò mai a comprendere appieno. Tuttavia, non posso dimenticare che ognuno di questi capitoli è stato trovato senza che riuscissi a completare la mia missione..."
Shepard mostrò alla Matriarca l'immagine che aveva scattato su Solcrum: quella luna che sembrava provenire da un luogo al di là di sogni e incubi.
"...io spero, Matriarca Amentiu, che il valore di questa eredità sia maggiore delle vite che non sono riuscita a salvare. Sono desolata davvero, e mortificata dalla mia ignoranza, ma tutto questo..." disse Shepard indicando a sua volta le casse: "...A me non riesce a bastare." perché Hayat bint Hannah Shepard conosceva il dolore di chi è condannato a sopravvivere.
E forse, Dilinaga aveva lasciato i suoi capitoli su Solcrum per un motivo simile: anche dopo essere giunti fino a quella luna, ne valeva davvero la pena per recuperare solo degli scritti? Il dilemma del valore dell'esistenza, pericoloso, eppure così necessario...
Amentiu T'Kenthi rispose dopo un momento:
"...Lei è più enigmatica di quanto non creda, comandante. Lei è così... forte: ci sono Asari, che per questo, sarebbero pronte a gettarsi ai suoi piedi... e se fossi più giovane..." ammise Amentiu senza vergogna: "Lasci almeno che le prometta questo, comandante: fino a quando gli Asari esisteranno, fino a quanto leggeremo l'Anima e la Dea, il suo nome sarà ricordato. Dilinaga T'Kenthi ha forse dato a noi Asari il discernimento per affrontare lo spazio, ma è stata lei, il comandante Hayat Shepard, un'Umana, che l'ha riportata fino a noi, completa... o quasi."
"Non desidero l'immortalità, Matriarca..."
"Allora forse, non ha ancora trovato qualcuno che le faccia apprezzare abbastanza la vita..." la interruppe T'Kenthi coprendo la mano del comandante con la sua: Shepard non si scostò, temendo di offenderla.
"...E mi permetta ancora due gesti, comandante: due gesti e un quesito. So che non è molto, ma ho fatto preparare un fondo a suo nome, per ricompensarla di ciò che ci ha donato. Il denaro è... vile, ma la triste verità è che non ho conoscenza con la quale io possa ricompensarla parimenti."
"Matriarca: se quei crediti mi aiuteranno nella mia missione, allora saranno stati più che utili."
"Spero allora che il dono che le vorrei fare sia allo stesso modo ben accetto."
"Un... dono?"
L'ultima ad aver usato quelle particolari parole era stata Sha'ira, prima che le facesse un dono di parole, per la sua chiarezza mentale... e le dimostrasse la sua gratitudine nel più carnale dei modi, non che comunque Hayat si fosse tirata indietro... e prima o poi, anche questo avrebbe dovuto essere condiviso con Liara, ammesso che la giovane archeologa non avesse già dei sospetti. Curioso comunque: il valore di quell'atto era cambiato da quando aveva conosciuto l'archeologa. Da moralmente reprensibile forse, ma comprensibile, era diventato un motivo di imbarazzo, e questo poteva solamente significare che Liara l'aveva cambiata fino a quel punto...
"Un dono di... apparenza, comandante: la Matrona Sarpani ha insistito lungamente perché lo avesse alla sua prossima visita sulla Cittadella. Un vestito cerimoniale della mia gente: il suo significato risiede nel fatto che potrà considerarsi benvenuta fra noi fino a quando avrà vita. Benché apparentemente banale, questo non è stato fatto spesso nella nostra storia... La sua associata, Liara, saprà spiegarglielo meglio di me e farò in modo che le venga consegnato non appena arriverà sulla Cittadella."
Dopo questa spiegazione, Shepard fu decisamente più a suo agio:
"...E il quesito?"
"Una curiosità, in effetti. Ammetto di aver studiato la cultura Umana, ma senza mai riuscire ad afferrarne le sottigliezze. Cosa consiglierebbe ad una Matriarca, per meglio comprendere voi Umani?"
"...La risposta a questa domanda è difficile ambasciatrice. Noi Umani non abbiamo una cultura globale, e nemmeno una religione che ci unisca tutti: a malapena parliamo la stessa lingua. Non esiste un unico riferimento a cui ci ancoriamo... la risposta che posso darle e cominciare da ciò che ci ha influenzato di più nelle nostre maggiori culture e continuare poi da lì. Persone più qualificate di me sapranno consigliarla di certo."
"...Vorrei udire comunque il suo suggerimento. Come ad un'amica." un consiglio arduo da dare, anche perché difficilmente quella risposta non avrebbe avuto conseguenze: quali esattamente, dipendeva per la maggior parte dalle intenzioni della Matriarca, ma erano quasi impossibili da capire.
Nel vuoto di quell'incertezza, Shepard fu costretta alla sincerità: la mente le si riempi immediatamente dei testi delle maggiori religioni della Terra, ma di sicuro Amentiu li aveva già letti. Poi pensò a quelli che li erano più cari, e familiari, ma sarebbero bastati a dare alla Matriarca quello che cercava? La conclusione a cui Shepard giunse fu che sarebbe dovuto bastare: Amentiu aveva chiesto un consiglio come amica. E dunque quello avrebbe ricevuto:
"Non posso parlare a nome di tutta l'Umanità, Matriarca, ma posso parlare a mio nome. E dirle il titolo di un libro che porto ancora oggi con me."
E Shepard lo disse, sillabando il titolo e l'autore in modo che la Matriarca potesse prendere un'appunto. Quando tutti i capitoli dell'Anima e la Dea fossero stati riuniti nuovamente, dopo che Amentiu avesse potuto tradurli dall'antico dialetto Asari a quello più moderno, non sarebbe stato un caso se la dedica della Matriarca alla patrona di quell'opera si aprisse con la frase:
"E tu? Quando comincerai quel lungo viaggio dentro te stesso?"
Dopo quel consiglio, al momento del congedo, Amentiu fece solo un ultimo commento, a beneficio di Shepard:
"...Udina è un uomo così arido." disse guardandola negli occhi, e nascondendo chissà quanti ulteriori avvisi e significati in quelle semplici e innocenti parole...
 
Al confronto con la visita alla Matriarca Amentiu, l'ambasciatrice Salarian fu assai più sbrigativa, spiccia e soprattutto più chiara: Sur'Kesh Amphises Talat Nint Narra Dardree era una Dalatrass dalla voce querula, la carnagione pallida e dalle molte rughe attorno agli occhi verdi, e uno dei membri anziani del clan Narra, lo stesso dell'equipaggio della Dagnes. Ricevette il comandante nel suo ufficio personale, indossando il vestito da cerimonia della sua razza: un completo con cappuccio quasi del colore degli occhi del comandante, che le lasciava intravedere solo il volto, dato che anche le mani erano nascoste sotto quello che assomigliava ad un poncho, ma di color blu scuro. Come anche era avvenuto con l'ambasciatrice Amentiu, l'incontro stava avvenendo in forma privata, senza nessuno a sorvegliarle o ascoltarle: le motivazioni erano diverse, ma la fiducia che questo implicava era la stessa.
Non parlarono molto, e Shepard si limitò ad estrarre dal suo bagaglio personale un astuccio, che posò sulla scrivania: come anche per le casse che contenevano i capitoli della matriarca Dilinaga, anche questa era stata fatta ad hoc, ed era più pratico che cerimoniale. Quando l'ambasciatrice aprì l'astuccio, e ne osservò bene il contenuto, l'unico commento che fece fu:
"E lei porta Medaglioni della Lega dell'Uno così semplicemente nella borsa?"
"Non c'è luogo più sicuro sulla Cittadella, ambasciatrice."
Questo sembrò causare un lieve sorriso nel volto della Dalatrass, ma fu difficile capirlo, perché chiuse di scatto l'astuccio, alzando la testa:
"Ora ne mancano due, per lasciarci questo capitolo della storia dell'Unione alle spalle."
"...E ancora uno dei vostri agenti STG."
I corpi che la Normandy aveva riportato sulla Cittadella erano l'ultimo incarico lasciato all'equipaggio prima di sgomberare: Chakwas probabilmente era stata estasiata dallo svuotare finalmente le celle frigorifere della sua infermeria da quei macabri resti.
La Dalatrass annuì:
"L'Unione le è molto grata per questo comandante... e per quello che avete fatto nella nebulosa di Armstrong."
“Ho solo fatto il mio dovere, Dalatrass Dardree."
"I suoi sforzi saranno adeguatamente ricompensati, comandante. Rimarrà tutto segreto ovviamente, ma la sua collaborazione e il suo impegno saranno premiati. Non siamo abituati a contare sulla competenza di estranei, ecco perché spero che troverà la cifra... soddisfacente." disse la Dalatrass, passandole un datapad con il conto a suo nome aperto dall'Unione.
Shepard quasi si strozzò vedendo la cifra:
"Più... più che soddisfacente."
"Bene. E ora, se non le dispiace, avrei degli altri impegni di cui occuparmi."
"Ma certamente, ambasciatrice: avrei solo una piccola richiesta. Saprebbe indicarmi sulla Cittadella a chi potrei rivolgermi per un progetto di alto livello tecnico che vorrei realizzato in tempi brevi e con discrezione?"
"...Quasi insolente nella sua schiettezza, comandante. Ma d'altra parte, sono stata io a farle fretta... farò qualche domanda e le comunicherò il più presto possibile dei candidati tra cui possa scegliere."
"La ringrazio immensamente."
Detto questo, Shepard si congedò, salutando la Dalatrass Dardree e lo Spettro che era rimasto invisibile grazie alla mimesi ottica in un angolo della stanza fino a quel momento...
 
Tecnicamente, Shepard avrebbe potuto far mediare l'incontro con l'ambasciatrice Turian attraverso Udina, ma si rifiutò di farlo per due motivi: il primo e più semplice, fu che sarebbe stato un insulto incontrare gli altri ambasciatori, ma non quello Turian; e di sicuro avrebbe fornito al Consigliere Sparatus altre munizioni per darle addosso con le sue accuse... in secondo luogo, Shepard non era disposta a far guadagnare ad Udina punti per lavoro non suo: gli aveva già facilitato abbastanza il compito durante la precedente visita alla Cittadella.
"Ambasciatrice Orinia."
Non c'era una grande differenza anatomica tra i due sessi nei Turian: l'unica vera peculiarità, agli occhi delle altre specie almeno, risiedeva nella mancanza di creste sulla nuca nelle femmine Turian.
"Comandante Shepard..." rispose l'ambasciatrice Turian offrendole la mano per stringerla: per quanto fosse un'ex militare, come testimoniava una delle tre bandiere che portava appese dietro di sé nel suo spartano ufficio, Orinia si era abituata in fretta ai costumi dei loro "nuovi vicini" come a volte definiva gli Umani. L'ambasciatrice era una Turian piuttosto ossuta, anche per un membro della sua specie, e i tatuaggi sul suo duro carapace la facevano apparire ancora più spigolosa di quanto già non fosse: la sua personalità era però, quasi l'opposto del suo aspetto.
"...Mi aspettavo la sua visita. Anche se non così presto: credevo che si sarebbe goduta almeno un po' la sua licenza, prima di venire a trovarmi."
"Non sarebbe stato cortese."
"Allora mi permetta di rimediare. Posso farle portare qualcosa?"
"La ringrazio per l'offerta, ma sono purtroppo solo di passaggio. E non vorrei prendere troppo del suo tempo."
"La sua dedizione le fa onore."
"Faccio solo il mio dovere, ambasciatrice. E ogni mia azione come primo Spettro Umano è posta sotto scrutinio. Mancare di farle avere questi dati dopo essere attraccata sulla Cittadella, sarebbe stata una vera scortesia, come ho già detto..." un datapad scivolò sulla scrivania dell'ambasciatrice, l'ultimo nel bagaglio personale di Shepard: "...Le coordinate di tutti i vostri insediamenti coloniali ai tempi delle guerre di indipendenza Turian che siamo riusciti ad individuare con la Normandy."
Orinia prese il datapad nella sua mano cornea di tre dita, facendo scorrere le informazioni:
"Spiriti... ci siamo spinti molto più lontano di quanto pensassi."
"E potrebbe non essere finita, ambasciatrice: secondo le mie informazioni, di tre colonie non abbiamo ancora trovato traccia..."
"Epyrus, Syglar e Quadim." assentì Orinia controllando la lista dei ritrovamenti fatti dalla Normandy fino a quel momento: "...In ogni caso, davvero notevole, comandante. Farò trasferire il compenso che le è dovuto per i suoi servigi quanto prima..."
"Mi creda, ambasciatrice: non l'ho fatto per i crediti..."
Meglio non dire che quei 41'000 crediti ad insegna recuperata o segnalata impallidivano di fronte alla munificenza delle ambasciatrici Asari e Salarian. Ma i Turian, data la loro cultura militarista, vedevano ai crediti come un mezzo per un fine e niente altro: l'avidità, solevano dire, era un male acquisito dalle altre razze. E d'altro canto comunque, i crediti non possono comprare il rispetto:
"Non lo dica a me, comandante. Crediti, pah... non averli è un problema, ma sembra che i problemi che non possano risolvere si possano contare sulle dita di una mano."
Ecco perché i Turian trattavano i Volus come specie clientelare: i rotondi e piccoli nativi di Irune, un pianeta con una pressione atmosferica 60 volte quella terrestre e una biologia basata sull'ammoniaca, offrivano la loro esperienza economica per aiutare la Gerarchia in cambio di alcuni vantaggi commerciali e militari. I Volus erano in effetti, proprio per essere così indispensabili ai Turian, una delle specie meglio protette dello Spazio del Consiglio, e vigilavano sul cuore di molte industrie di Palaven, non ultima, la Armax Arsenali:
"Mi piacerebbe che fosse così semplice anche nel mio caso, ambasciatrice."
E in effetti, erano stati proprio i crediti di Saren che gli avevano permesso di avere successo tanto a lungo e probabilmente anche Orinia doveva saperlo:
"...Forse non lo è ancora, ma credo che anche Saren Arterius abbia un problema simile al suo: voglio sperare che lei sarà per quello Spettro rinnegato una difficoltà che i crediti non potranno risolvere."
"Spero di essere già un problema che i crediti non possano risolvere, ambasciatrice. E spero anche qualcosa di più..."
"Siamo in due allora. E parlando francamente... la Gerarchia Turian non condona molti degli atti che Saren Arterius ha compiuto anche prima della crisi attuale."
"Non ne ero al corrente..."
"Sono... faccende interne alla Gerarchia, per essere precisi, e come tali coperte da segreto." ammise l'ambasciatrice dopo un movimento imbarazzato con il suo paio più esterno di mandibole: "...Tuttavia, essendo Saren uno Spettro, e producendo risultati, ha potuto sottrarsi alla nostra giustizia."
Per la precisione, Saren Arterius era sospettato di aver ordinato un bombardamento orbitale sul suolo di Palaven, in un incidente in cui suo fratello Desolas, generale durante la Guerra del Primo Contatto, era scomparso. Le indagini interne della Gerarchia si erano arrestate due anni dopo, quando Saren era entrato negli Spettri, continuando a coltivare la sua reputazione famigerata...
"Non voglio mentirle comandante..." continuò l'ambasciatrice Orinia: "Per quello che Saren ha fatto, su Palaven c'è la pena di morte per impiccagione."
"Mi sta suggerendo di sostituirmi alla giustizia di Palaven, ambasciatrice?"
"Le sto suggerendo, comandante, di fare del suo meglio per ridurre i rischi per sé stessa e la sua missione al minimo: per quanto fare di Saren un esempio in tutto lo Spazio del Consiglio garantirebbe l'integrità morale e l'onore di noi Turian, posso accontentarmi benissimo della sua testa sulla mia scrivania."
"Sono... sorpresa dalle sue parole." molte delle implicazioni di Orinia erano... strane per un politico Turian.
L'ambasciatrice però scosse la testa, con fare da volatile:
"Non tutti i Turian osteggiano gli Umani, se è questo che intende, e tra Sparatus, Pallin e Saren direi che ha già abbastanza..." Orinia si schiarì la gola, nascondendo in un colpo di tosse una parola che il suo traduttore non riuscì a comprendere: "... problemi. Non ho intenzione di aggiungermi ad essi."
"Beh... la ringrazio per il sentimento, ambasciatrice Orinia."
"Non è un semplice sentimento, comandante: è fede. Mi porti la testa di Saren, e ora che ha dimostrato di essere all'altezza del suo esercito nella nebulosa di Armstrong sono convinta che abbia ottime possibilità di riuscirci, e le posso assicurare che la Gerarchia cambierà atteggiamento nei confronti dell'Alleanza. Senza pressioni, ovviamente."
Orinia sembrava ben decisa a non averla come nemica: Shepard non aveva idea di causare una simile soggezione.
Probabilmente era opera di Udina, realizzò: doveva averla dipinta come un mostro che l'Alleanza teneva al guinzaglio in modo da farsi temere e rispettare ancora di più. Abile in fondo... oppure no: deformare i successi della Normandy doveva essergli costata poca fatica.
"Ambasciatrice Orinia... non dovrebbe credere a tutto ciò che sente su di me: l'ambasciatore Udina è prono all'esagerazione. Faccio solo il mio dovere: il fatto che ora sia stata investita della stessa autorità di Saren non significa che abbia intenzione di diventare come lui... o di abbassarmi ad usare i suoi metodi."
"...Un'affermazione onorevole, comandante, e che mi rassicura." disse Orinia alzandosi per stringerle la mano sopra la sua scrivania.
Per la seconda volta, Shepard gliela strinse, appoggiano la sua mano callosa di soldato sul carapace scabroso della Turian: entrambe ebbero la conferma che le differenze non erano poi molte...
"Ah... un'ultima cosa ambasciatrice, avrei bisogno di un piccolo consiglio a titolo personale..."
 
***
 
"...Ah ...kss... si accomodi, comandante Shepard ...kss... ."
Barla Von era un ricco banchiere Volus con una sede, ed un ufficio di rappresentanza, nel Presidium, non troppo distante dal distretto delle ambasciate: il solo motivo per cui Shepard aveva preso un trasporto pubblico per arrivarci era perché i suoi precedenti impegni le avevano già mangiato una parte importante della giornata.
Chiuso nel suo scafandro pressurizzato, Barla Von si muoveva per il suo ufficio caracollando eccitato: esattamente come nel caso dei Quarian, nessuno poteva dire di aver mai visto un Volus senza la sua tuta ambientale. Poiché respiravano ammoniaca però, i nativi di Irune dovevano ricorrere a qualche accorgimento in più rispetto a quelli di Rannoch: il comandante non sapeva in cosa consistesse esattamente la tecnologia delle loro tute, ma la parlata dei Volus era sempre inframmezzata da occasionali aspirazioni: che fosse uno stantuffo meccanico o i Volus stessi, era impossibile dirlo a meno di chiedere, cosa che nessuno aveva mai fatto. La loro tuta comunque, gli dava l'ingannevole aspetto di bambini molto grassi con l'asma, nascosti dietro caschi pressurizzati che ricordavano vagamente i lineamenti di un castoro. Ingannevole perché la verità era che i Volus, e Barla Von in particolare, potevano compare e vendere pianeti interi in giornata: la loro apparenza era solamente quello. Apparenza.
Quando il Volus circumnavigò la sua scrivania, la sua sedia si abbassò per farlo sedere, riportandolo poi a livello del comandante: l'ufficio del banchiere era più spartano di quanto il comandante si aspettasse per qualcuno come lui. Una buona prima impressione in effetti: ora capiva perché l'ambasciatrice Orinia gli avesse fatto il suo nome:
"È un vero onore ...kss... accogliere la salvatrice di Elysium nel mio umile ...kss... ufficio..."
"Sembra che la mia fama mi preceda, signor Von."
"Sarei un consulente finanziario ...kss... molto povero, se non fossi almeno in grado di mantenermi ...kss... informato sugli eventi più importanti... dunque ...kss... cosa posso fare per lei, clan Terra?"
"Per la verità non sono nata sulla Terra..."
"Ah ...kss... mi perdoni: un'eredità culturale del mio popolo, comandante. ...kss... Tendiamo a stabilire affari con gli altri in base al loro clan di appartenenza ...kss... : ma nel caso di molte altre specie, l'unico clan con cui si possa identificarvi ...kss... è quello che vi comprende tutti ...kss... L'Umanità: il clan della Terra."
"Un punto di vista interessante."
"E che assicura, o comunque auspica ...kss...l'onestà di ambo le parti. ...kss... "
"Per spirito di onestà allora, signor Von, sto cercando i servizi di qualcuno come lei, e una comune conoscenza ha fatto il suo nome... con discrete referenze. Tuttavia..."
"Tuttavia? ...kss..."
"Un'altra comune conoscenza mi ha fatto sapere che lei collabora con l'Ombra." Anderson per essere esatti: come il capitano facesse a saperlo non era poi così importante...
"Ah ...kss... lei è piuttosto brusca comandante...."
"Preferisco... schietta, signor Von."
"...kss... Sì, non posso negare di fornire i miei ...kss... servizi anche all'Ombra, comandante, ma non è sgradevole quanto può ...kss... sembrare."
"...La ascolto."
L'influenza di Von sulla Cittadella richiedeva se non sottigliezza almeno un minimo di cortesia. Non valeva la pena farsi nemico anche l'Ombra, e Von sembrava giudicarla abbastanza intelligente da saperlo: ecco perché vuotò il sacco.
"La finanza intergalattica è un ...kss... territorio di burocrazia, dove la conoscenza è potere ...kss... Conoscenza di ogni regolamentazione esistente e di come muoversi attraverso di essa. ...kss... Pochi sono quelli che ci riescono, e ...kss... posso ammettere senza falsa modestia di essere uno di quei pochi: discreto ed ...kss... efficiente, questo è il mio motto. L'Ombra ...kss... completa questa conoscenza e mi permette di mantenere la mia posizione. In cambio ...kss... lo ripago come posso, comprando e vendendo conoscenza: è una ...kss... relazione mutualmente benefica, che mi ha ...kss... reso molto ricco. L'Ombra è ... un'organizzazione ...kss... pervasiva: ogni governo è costretto a stare al suo gioco, e non importa ...kss... quante informazioni si possano vendere o comprare, ...kss... alla fine nessuno può vincere."
"Profitto basato sulla neutralità, dunque?"
"Il sogno di ogni banchiere, comandante ...kss... Il Consiglio, l'Ombra e le ambasciate: questo è il treppiedi che governa ...kss... la nostra comunità intergalattica. Per quanto ...kss... strano possa sembrarle, l'Ombra non è interessata al conflitto, ma all'equilibrio: ecco perché ...kss... Saren Arterius rappresenta una spina nel fianco per loro."
"Loro?"
"...kss... la mia personale teoria è che l'Ombra sia una serie di individui che utilizzano uno stesso alias: sono ...kss... convinto che sia impossibile per una sola persona mantenere traccia di ogni operazione. ...kss..."
"Quindi nemmeno lei sa molto per l'organizzazione con cui collabora."
"Le domande sono ...kss... pericolose. Mi accontento di mantenere il mio coinvolgimento al minimo: il pericolo ...kss... non è il mio forte, comandante. Quello lo lascio volentieri a lei."
"Mmhh..." rispose il comandante.
Barla Von, per quanto apparentemente disonesto, aveva comunque una sua integrità e un codice morale: il fatto che Shepard non lo condividesse non significava che non potesse fidarsi del Volus.
"...Immagino che il circuito finanziario della Cittadella sia sotto stretto scrutinio da parte di chiunque."
"...kss... Piuttosto corretto."
"E cosa penserebbe se le chiedessi i suoi servigi per gestire un fondo a mio nome?"
"Vorrebbe ...kss... che fossi il suo consulente finanziario ...kss...?" Barla Von sembrava genuinamente stupito.
"Ad una condizione: per quanto mi aspetti che l'esistenza di questo conto arrivi a conoscenza dell'Ombra, prima o poi, dovrà promettermi che non sarà usato dalla sua organizzazione. Se non è in grado di prometterlo, preferirei mi indicasse a chi potessi rivolgermi."
"Sono ...kss... in grado di farle questa promessa e metterla per iscritto, comandante. ...kss..."
"Allora lo faccia per favore. Credo che avremo parecchio di cui discutere."
Aprire un conto sulla Cittadella nel circuito finanziario dello Spazio del Consiglio, cioè accessibile da ogni pianeta che trattasse anche i crediti, non fu una cosa breve, e più volte il comandante si perse nel gergo tecnico, ma la collaborazione di Barla Von le permise di comprendere se non tutto, il necessario. I tre depositi delle ambasciate, assieme al conto personale del comandante, vennero prosciugati e chiusi: Barla Von si sarebbe assicurato che il trasferimento fosse irrintracciabile, usando un complicato sistema di scatole cinesi. Poi aprì un nuovo fondo a nome del comandante, suddividendolo in due: uno maggiore e più "pubblico", e uno più piccolo per eventuali emergenze.
"E nel suo ...kss... incarico attuale, credo che ...kss... le sarà utile."
Shepard si affidò a questo consiglio del banchiere.
Su quello più cospicuo, Von compilò un piano di investimento ventennale molto accurato e la partecipazione in azioni di società che il comandante preferiva e tra cui il Volus scelse quelle che avrebbero garantito il maggior profitto: Kassa Fabrication, Aldrin Labs, Armax Arsenali, Concilio di Serrice, Sirta Foundation...
Questi investimenti, Shepard si preoccupò di firmarli senza leggere, ma non senza sorridere: ora aveva un piano pensionistico. Il Volus però scosse la testa di fronte all'intenzione del comandante di devolvere il 2% di interessi annui in fondazioni benefiche, ma non si oppose: assicurò poi il comandante che si sarebbe occupato di tenere il suo conto in regola con le tasse, e di farle avere un rendiconto mensile di tutte le operazioni fatte, compresi i probabili futuri versamenti da parte dell'Alleanza dei Sistemi Umani per i giacimenti minerari segnalati dalla Normandy.
Finito tutto, e pagata la sua parcella, Shepard scoprì di sedere su un piccolo tesoro: in effetti, avrebbe potuto comprarsi tre bombe atomiche di contrabbando...
 
***
 
L'hotel in cui Shepard aveva riservato per la sua permanenza sulla Cittadella era un piccolo edificio, almeno per gli standard del Presidium: con più enfasi sull'aspetto turistico che di lusso, apparteneva ad una catena Salarian con la quale comunque l'Alleanza era riuscita ad avere delle convenzioni. Ma non era per quello che il comandante l'aveva scelto: La Ninfea era l'unico hotel in tutti i 10 chilometri dell'anello del Presidium ad essere allo stesso tempo vicino ad un ospedale e ad un accesso alle fondamenta della stazione, e da lì ad una delle cinque braccia della Cittadella. Era quindi facile muoversi da e verso di esso, non era eccessivamente decadente, e più di tutto, la direzione dell'albergo aveva assicurato la massima discrezione sulla sua permanenza. Oh, e c'era anche un cucinino nel mini appartamento che le era stato riservato: che almeno le fosse concesso una volta di poter mangiare sulla Cittadella senza doversi guardare le spalle. Shepard non ricordava nemmeno più quando era stata l'ultima volta in cui non avesse dovuto guardarsi le spalle in mezzo alla gente e alle loro civiltà: un pensiero deprimente a suo modo.
"...La sua associata ha già preso possesso della sua stanza, comandante." riferì il receptionist Salarian, guadagnandosi punti con lei per la sua professionalità e per la scelta precisa di termini neutri.
Raggiunto il suo piano, l'accolse il suono di un documentario che filtrava oltre l'appartamento due porte più in là del suo, tanto che non poté fare a meno di andare a bussare.
Liara le aprì la porta in pochi istanti:
"Shepard..."
"Scusa se ti ho fatto aspettare. Sono stata trattenuta."
"Niente di grave?" disse Liara facendola entrare e chiudendo la porta dietro di lei.
"No... burocrazia." rispose, posando finalmente il suo bagaglio a terra.
Liara si ritrovò con la schiena contro la parete e le dolci, o così dolci, labbra del comandante sulle sue:
calore, passione, e quella sensazione di leggerezza allo stomaco che...
E poi tutto finì immediatamente. Troppo immediatamente:
"Sei una magnifica vista per occhi stanchi Liara... Mangiamo? Ho una fame..."
"...Sì?" esalò l'Asari debolmente, rimanendo inchiodata dov'era, un lieve tremore nelle ginocchia.
Forse se fosse rimasta immobile abbastanza a lungo a occhi chiusi, quella sensazione sarebbe tornata...
"...Liara?"
"...Sì?" ripeté l'Asari deglutendo.
"Ho... esagerato, vero?"
"...Sì?"
"Mi dispiace..." fu la voce rotta di Shep- Hayat che le fece riaprire gli occhi: il comandante si tastava la cicatrice con l'indice, il suo tic più familiare: "Non vorrei mai che pensassi che..."
fossi una bestia senza controllo... ma non arrivò a dirlo: Liara la attirò a sé con i suoi poteri biotici e si prese quello che le era dovuto. Fu un po' più lungo del primo, e tanto più dolce: Shepard non cercò di riprendere il controllo mentre Liara si beava della sua essenza.
caffè, arance, ozono, elettricità e quel misto di aromi che era definitivamente lei...
Fu l'eccesso di entusiasmo di Liara ad interromperle, quando fece cozzare i loro denti: un errore quello, dovuto solo alla sua inesperienza.
"...Oh... mi dispiace... ti... ti ho fatto..."
Shepard le sussurrò dolci parole all'orecchio, che fecero arrossire l'archeologa: frasi che significavano tutte una cosa sola: avrebbero continuato a fare pratica.
"...ma non ora. Lascia che provi a conquistarti con qualcos'altro che dolci baci. Dopotutto, tu non c'eri su Inta'isei."
"Oh?"
"Sono piuttosto confidente di riuscire a stupirti..." non che dovesse sforzarsi troppo per farlo: Liara avrebbe scoperto tante piccole idiosincrasie sul suo comandante in quel periodo.
La prima, fu che non c'era niente che a Shepard piacesse come andarsene in giro a piedi nudi: appesa la giacca d'ordinanza, le scarpe seguirono subito dopo.
"Ahh..." sospirò il comandante: "Niente come starsene a piedi nudi per sapere che puoi rilassarti... ti dispiace se mi cambio qui?" chiese indicando il suo bagaglio.
Liara scosse solo la testa: dopotutto, la vedeva in biancheria ogni volta che si preparavano a scendere su un pianeta... ma apprezzò il fatto che il com- Shepard- Hayat fosse pronta a rispettare i suoi spazi. Avevano deciso, o speravano almeno, che si sarebbero prese quel periodo per mettere da parte un momento il Primo Spettro Umano e la figlia della Matriarca Benezia. Solo qualche giorno, per conoscersi meglio con più libertà: come persone che si chiamano per nome e stanno cercando di capire quanto più in là rispetto all'amicizia possano andare...
L'Umana si infilò nel suo bagno, assieme alla sua borsa:
"A proposito, vorrei chiederti di usare temporaneamente la cassaforte della tua stanza, Liara."
"Non ne hai una anche tu?"
"Sì, ma è il primo posto dove cercherebbero se dovessero provare ad entrare, assieme al caveau dell'albergo."
"Oh! Ha senso..." rispose, quando Shepard uscì dal bagno del suo mini appartamento: pantaloni di fatica e tshirt nera con le maniche rimboccate fino al bicipite. Non molto... glamour, ma Liara avrebbe dovuto accontentarsi.
"Quindi... nessun problema?"
"No, no affatto... scusami..." spiegò Liara sorridendo: "Ma non sono molto abituata a questo tuo lato..." disse l'Asari indicandola.
"Ma come dottoressa, non lo sa? Sono una pantofolaia, se posso." rispose Shepard con un sorriso, impilando il disco dati su Cerberus e il suo dispositivo di lettura ordinatamente nella cassaforte di Liara, assieme ad una pistola.
Per il resto, il comandante non portava niente di cui temesse di separarsi: tutti i documenti erano criptati nel suo omnitool, a cui Tali e Garrus avevano dato un giro di vite per la sicurezza informatica, e il suo bioamp lo portava attorno al collo. Le uniche cosa che non avesse portato dalla Normandy erano in effetti la sua corazza e il suo fucile, ma speravano entrambe che non ne avrebbero avuto bisogno.
Il resto dei suoi effetti personali era in effetti tutto in quel suo bagaglio: la maledizione dei militari. Non potersi affezionare alle cose, per non avere lo spazio dove tenerle... non che comunque Liara portasse con sé più di lei:
"Il codice di sicurezza è lo stesso numero della banchina della Normandy." disse Shepard chiudendo la cassaforte e raddrizzandosi in piedi: "...E ora, spero di riuscire a rendere onore a Prescott." annunciò il comandante aprendo il frigorifero della stanza di Liara.
Dati i prezzi degli alberghi del Presidium, il fatto che le provviste di base fossero a carico dell'hotel era praticamente un dovere morale, e Hayat trovò tutto il necessario per far da mangiare per due, per quanto a malapena. Niente caffè, ovviamente, ma almeno non avrebbero dovuto ripiegare su dei tristi sandwich...
Liara invece scoprì che Shepard, Hayat, si sforzò di pensare, affrontava la cucina con lo stesso entusiasmo della battaglia, ma con assai più precisione e risultati meno sanguinari: costruiva, invece che fare semplicemente a pezzi, riuscendo ad intrattenere anche una conversazione mentre schierava pentole a darle manforte. Liara non solo vide che il suo aiuto non era necessario, ma comprese anche le sarebbe stata solo d'intralcio.
"...E come è andata all'istituto di ricerca Prothean?" le chiese.
Mentre il comandante faceva visita ai vari ambasciatori, anche Liara si era stata impegnata: la sua riunione con i vari rappresentati degli istituti di ricerca sui Prothean si era però conclusa con un niente di fatto.
"...piuttosto scoraggiante." ammise l'Asari.
"Così grave?" chiese Shepard tritando verdure ad una velocità associata di solito al fuoco automatico dei fucili d'assalto.
"Oh non per quello... sono stati tutti molto gentili e cortesi..."
"Il minimo quando qualcuno consegna i dati grezzi di sette dischi dati Prothean in una volta..." commentò a voce bassa Hayat.
"O forse era Wrex che mi ha seguita come una guardia del corpo... in ogni caso, nessuno è stato in grado di aiutarci: anche con la strumentazione della Normandy, ero arrivata alle loro stesse conclusioni. Qualunque sia il modo di dare un senso ai dati grezzi in quei dischi, continua a sfuggirci."
"E il Cifratore non aiuta in questo senso..." sospirò Hayat: "Non so come funzioni esattamente o perché a volte certe cose mi appaiano comprensibili e a volte no..."
"Shiala aveva detto che ci sarebbe voluto tempo..."
"Già... solo che non so se servirà: anche se, poco alla volta, la conoscenza della lingua Prothean e la loro cultura mi stanno diventando più familiari, potrebbero aver criptato le informazioni ad un livello tale da renderle incomprensibili..."
"L'unica cosa che sono stati in grado di suggerirmi è quella di affidarsi ad una IV euristica e vedere se è in grado di fornire interpretazioni combinatorie a cui tu riesca a dare un senso."
"Ma non ci vorrebbe comunque una quantità incredibile di tempo? Le combinazioni con cui provare ad associare quei dati... devono essere miliardi di miliardi... Anche se passassi ogni minuto di veglia a controllarle una alla volta, ci metterei anni..."
"Decadi. Ed è quello che ho fatto presente alla riunione, solo per sentirmi rispondere che dato che l'Alleanza ha una IA funzionante, di rivolgersi a lei."
"Ma Eliza non è una IA progettata a questo scopo... "
"Ecco perché l'ho scartata a priori: oltre al fatto che ho percepito chiaramente nelle loro parole la speranza che i dati contenuti in quei dischi contenessero bombe logiche in grado di danneggiare una IA."
Le cosiddette bombe logiche sono l'equivalente di veleno per le IA: dati che coscienze digitali non sono in grado di interpretare correttamente, o di elaborare, e che per questo destabilizzano i loro processi mentali. Alcune bombe logiche, per esempio, possono essere costituite da paradossi irrisolvibili che una IA non è in grado di svolgere o di interpretare come tali: "Questa frase è falsa" ne è forse l'esempio più famoso, e quello più spesso usato per testare la capacità di una IA di fronteggiare simili problematiche. Gran parte della difficoltà nell'impedire la formazione di bombe logiche, uno dei principali problemi che causano la degradazione del codice nelle IA, risiede proprio nel fatto che l'Universo può essere classificato come una di esse: è difficile spiegare il senso dell'esistenza ad una IA, specie perché non è detto che ne abbia uno...
"...Sul serio?"
Liara annuì:
"Molti studiosi erano Asari un po' troppo... innamorati dei loro successi accademici. E trovano sospetto qualunque risultato si avvicini, o superi, i loro. Niente che non abbia già visto, ma..."
"Che stronze... senza offesa, ovviamente."
"Nessuna offesa... e potrei aver dimenticato di dire loro che i dati grezzi che ho fornito contengono in effetti alcune bombe logiche progettate da Tali'Zorah perché i Geth non potessero leggerli. Se dovessero sottoporli all'esame di Janiri e Lucen, le due IA Asari, potrebbero trovarle un po'... indigeste. Niente di troppo grave..." si affrettò ad aggiungere Liara: "...Ma darebbe di sicuro qualcosa a cui pensare."
Shepard dovette fermarsi per guardarla, e ridere di gusto:
"Mi ricordi di non farla mai arrabbiare, dottoressa."
"...La Matriarca Penadirme non avrebbe davvero dovuto definire il mio ultimo articolo sulla scomparsa dei Prothean il risultato di una mente annebbiata e arrogante, condizionata senza dubbio da una eredità genetica inferiore... Uno dei pochi vantaggi della missione contro Saren sta nel fatto che a persone così, possiamo sparare."
"Mmhh... mi dispiace Liara, non avrei voluto farti rivivere un'incontro così sgradevole... al confronto le mie visite alle ambasciate sono state assai più piacevoli."
"Come ho detto... ci sono abituata." ripeté la dottoressa: essere giovani e una purosangue era imperdonabile in certi ambienti Asari.
"Ma questo non vuol dire che sia giusto. O che tu debba starci così male..." Dicendo questo, Shepard divise il contenuto delle pentole che aveva preparato fino a quel momento in due tegami coperti con carta da forno: ne fece un sacchetto che chiuse in un nodo, e li mise entrambi a finire di cuocere a 140 °C per qualche minuto.
"...ed è imperdonabile che qualcuno non riconosca il tuo valore in questo modo." aggiunse l'Umana con rabbia, riordinando e finendo di pulirsi le mani in un asciugamano.
Per quello, l'Asari la premiò con un bacio sulla guancia:
"Grazie, Hayat."
"Mmhh..." aggiunse l'Umana appoggiandole il braccio attorno alla spalla, attirandola semplicemente a sé: "Cosa stavi facendo?"
"Prima che arrivassi? ... Stavo cercando di comprendere alcune festività Umane... anche se non ci troviamo nel giusto periodo dell'anno, è comunque parte della tua cultura."
"Sul serio? E a quale eri arrivata?"
"Natale. È una strana festività, ma molto suggestiva: in effetti capisco perché sia una delle tre festività Umane che si sono diffuse sulla Cittadella..."
Assieme a San Valentino, che con il suo mix di commercio, riproduzione e romanticismo attraeva soprattutto Volus e Asari; e ad Halloween, il cui fascino dipendeva in gran parte dalla sua stranezza agli occhi degli alieni.
Il comandante sorrise:
"Leggere e documentarsi va bene, ma certe cose dottoressa, bisogna sperimentarle. E mi piacerebbe mostrarti il mio Natale quando sarà il momento... se ti va, ovviamente."
"Mi piacerebbe molto." rispose Liara scambiando con Shepard una silenziosa promessa: quella non sarebbe stata l'ultima licenza da passare assieme.
"...Nel frattempo, possiamo goderci questi pochi giorni di tranquillità: siamo già abbastanza costrette a bordo della Normandy. Non voglio dovermi nascondere anche sulla Cittadella."
Liara la interruppe con un sorriso:
"Un pensiero grazioso, che condivido..." Liara avrebbe continuato, ma l'Umana sembrò farsi improvvisamente pensierosa:
"Liara... c'è una cosa che devo dirti... prima che continuiamo nella nostra... relazione... qualcosa che penso sia giusto dirti... "
"Hayat?"
"Ecco... non sono particolarmente... brava in queste cose, ma non vorrei dare qualcosa... per scontato. Né vorrei che tu dessi qualcosa per scontato. Su di me, intendo..." Liara la lasciò continuare senza interromperla:
"Insomma... come la prenderesti se ti dicesse che ecco... voglio dire..." tentennò il comandante ancora un momento: "Liara, tu sai che io ho già avuto dei rapporti sessuali?"
Davvero eloquente Hayat, si complimentò l'Umana nella sua mente: ottimo uso della dialettica e della delicatezza espositiva... una parte di lei avrebbe preso a calci il resto in quel momento.
"Sì... o meglio, l'ho immaginato."
"Ok." rispose Hayat rassicurata in parte anche dalla sua mancanza di stupore della dottoressa: "...E sai anche che non ho intenzione di... mmhh condividere con altre persone quello che c'è tra noi... almeno fino a quando... continuerà?"
Fu per Liara la prima volta in cui il famoso comandante Shepard sembrò in difficoltà di fronte a qualcosa: non rise, solo perché si rese conto che la causa di quel comportamento era lei stessa.
"Spero che tu sappia che la cosa è reciproca..." le disse l'Asari: "E che per quanto lo sapessi già... è importante sentirtelo dire a voce alta." per chi esattamente, non serviva specificarlo: "...E anche divertente."
"E perché?"
"Sembri... me." rispose Liara con un sorriso: "...E non è questo che ti preoccupa, non è vero?"
"No... ehm, la verità Liara è che per quanto tu sia la prima... persona che faccia entrare qui dentro..." disse Shepard indicandosi la tempia: "...E solo la seconda qui dentro..." disse appoggiandosi la mano sul cuore: "...Ho già avuto un rapporto con un'altra Asari." disse tutto d'un fiato.
"E me lo stai dicendo... perché?" chiese Liara genuinamente perplessa.
"Perché se dovesse essere un problema, vorrei che lo sapessi da me a voce e onestamente, piuttosto che da qualcun altro. O che dovessi scoprirlo: non voglio doverti nascondere qualcosa, se posso evitarlo. Non che la cosa non mi imbarazzi comunque..." spiegò Shepard torturandosi la cicatrice.
"Temo di non capire appieno..."
"In che senso?"
"...Deve essere una cosa Umana." disse Liara piegando la testa di lato: "Dalle mie osservazioni... sembrate avere una visione sulla sessualità piuttosto diversa dalla nostra: mentre ho trovato prove che l'erotismo e la seduzione sono ben presenti nella vostra cultura, e che esiste addirittura un genere di umorismo che si prende gioco di questo, sembrate essere ossessionati dal sesso in sé, per quanto allo stesso tempo, anche... intimoriti. E lo tenete ben separato: come se si trattasse di... qualcosa di distinto al punto da esserne estraneo."
"Per voi Asari è diverso?"
"Il sesso è... potente. Questo è innegabile: si possono controllare persone con il suo richiamo, o gruppi sociali, o perfino causare il deragliamento di intere società controllandone l'accesso... lo so, perché è stato fatto. E i Salarian continuano a farlo... anche se nel loro caso, la questione è lievemente diversa..." spiegò Liara, interrompendosi, quando si accorse di essere andata fuori tema: "Per noi Asari invece, è come... un'energia: a seconda di quanta ne si usi, e di come la si controlli..." spiegò osservando la stanza: "...Può cuoce il cibo o... illuminare un luogo buio. O scacciare le tenebre dello spazio..."
"Per quanto riguarda le metafore, preferisco senza dubbio la seconda e la terza..."
La dottoressa scosse la testa:
"Voi Umani invece... sembrate considerarlo come il fulmine: una breve luce, accecante e distruttiva, che dura solo un attimo... e che incenerisce tutto quello che tocca."
 "...Una metafora piuttosto calzante." ammise il comandante dopo qualche momento: "Quindi... non è un problema?"
"Purché io continui a essere l'unica... che tu lasci entrare."
Liara non si accorse questa volta di aver dimenticato di dire fino a quando durerà: non si accorse di aver dato voce a segrete speranze.
"Di questo non hai di che preoccuparti, Liara: Sha'ira non ha nulla del tuo fascino."
"Sha'ira... nel senso di Sha'ira la Consorte?"
Liara non era così ingenua da non conoscere quel nome e almeno qualcuna delle dicerie sulla persona che lo portava.
"...Sì."
"Oh..."
"È stata lei a darmi il ciondolo Prothean come ricompensa... dopo. È un problema?"
"Cosa? Oh, no. Solo..."
Un momento, Sha'ira aveva ricompensato Shepard dopo? Che cosa doveva essere stato per...?
"Solo?"
Il comandante la scosse da quei pensieri:
"...Mi hai appena definito più affascinante di un'Asari che sfrutta da secoli la seduzione per mantenersi sulla Cittadella..."
E che le aveva dato un ciondolo Prothean come pegno per... al solo pensarci, Liara arrossì fino alla radice delle creste sullo scalpo.
"Che posso dire...? Mi piacciono le persone... interessanti." disse Shepard: "E se ti può far star meglio, posso trattare l'argomento su come sia entrata in possesso del ciondolo Prothean a distanza: non c'è bisogno che la incontri."
"Non avrei problemi comunque, ma ti ringrazio." Liara sapeva a chi appartenesse il cuore di Shepard: quando si può vedere nella mente di un partner, la gelosia ha poco spazio. "...A proposito, che fine ha fatto? Non l'ho più visto in giro..."
"...È tornato a casa dottoressa. E su questo, non voglio dire di più, per ora."
La quantità di informazioni che la mente del comandante conteneva, e la brevità delle loro Unioni, per ora, aveva assicurato che non tutto ciò che Liara aveva visto rimanesse con lei. Il Cifratore poi le separava ulteriormente: la forza mentale di Hayat si inaspriva quando raggiungeva la parte della sua mente che conteneva il messaggio Prothean, e Liara ne era respinta a sua volta. Non che potesse biasimarla in fondo: era una visione terribile.
Il timer annunciò che il loro pranzo era pronto in quel momento:
"Voi lat." disse Shepard disponendo il tutto su due piatti e servendo. Liara seguì ogni movimento, mentre il comandante svolgeva il nodo e lasciava ad una nuvola di aromi la libertà di spandersi per la stanza.
Con le posate in mano, l'archeologa punzecchiò il suo cibo: l'aspetto non era proprio invitante, ma l'odore era delizioso.
"...Che cosa sarebbe?"
"Cartoccio del marinaio. O almeno, mio nonno lo chiamava così." rispose Hayat: "...Una versione rapida di un ricetta che vorrebbe una cottura più lenta a temperature più alte. Scottando gli ingredienti in padella, si risparmia un poco di tempo."
A scapito del sapore in realtà, ma spezie e cipolle bianche tagliate grossolanamente sopra il tutto prima di chiudere il nodo aiutavano a compensare... ma non c'era bisogno di tenere una lezione di cucina. O di vantarsi.
"È... semplicemente delizioso." disse Liara, mentre Hayat serviva ad entrambe del vino di Elara.
Fu un'occasione di semplice piacere domestico per loro due, di cui approfittarono più che poterono...
 
***
 
Ancora una volta, Liara fu stupita della capacità di Hayat di indossare un'altra pelle, e in questo caso letteralmente: dopo il loro pranzo assieme, Shepard aveva pescato dalla sua valigia un kit che non poteva che essere stato preparato apposta. L'aiutava di certo l'addestramento che aveva ricevuto in proposito, ma Liara fu sicura che ci fosse anche un pizzico di gioia in Hayat nel mettere da parte il comandante... almeno per un po'.
Chi uscì dal suo bagno fu una persona totalmente diversa, dagli occhi azzurri, e la pelle assai più chiara: Shepard, ora Janette Mikas, le spiegò che l'effetto di ciò che aveva usato era solo temporaneo. La sua pelle, alterata da un farmaco, sarebbe tornata del suo colore naturale prima di sera, mentre per gli occhi erano bastati due lenti a contatto. I capelli erano rimasti inalterati, ma non sarebbe stato ancora per molto: l'Umana si limitò a spostarne la riga, facendoli pendere solo su un lato della testa e scoprendo metà del collo. Jeans e stivali furono quelli della volta scorsa, di quando Shepard aveva portato Liara sulla Cittadella, ma questa volta non prese con sé gli occhiali da sole: sarebbe stato più difficile per lei questa volta, spiegò l'Umana all'Asari, perché un occhio addestrato avrebbe potuto riconoscerla facilmente come una marine solo da come camminava. Ecco perché questa volta era dovuta arrivare a simili estremi: fino a cambiare il colore della sua pelle, per meglio nascondersi tra la folla.
Uscirono dall'hotel attirandosi delle occhiate curiose da parte del receptionist Salarian: non sembrò che nemmeno lui l'avesse riconosciuta, e poi furono di nuovo all'aperto, fuori, sotto le luci artificiali del Presidium, e si mischiarono al resto dei turisti e residenti della stazione. Due persone semplici, un'Umana e un'Asari, in mezzo a tanti altri: fu come scomparire.
 
Liara non aveva mai amato la calca, la confusione o il caos... ma scoprì che, con Hayat almeno, c'era troppo da vedere, da imparare, da fare e di cui preoccuparsi, per badare a certe cose: avrebbe anche scoperto ciò che la sua squadra aveva imparato sul comandante dopo Pinnacle Station, su Inta'Isei. Fuori dalla Normandy, senza la sua uniforme addosso, il comandante diventava la prima sostenitrice della sua squadra. La nomina a fratello o sorella in guerra, si estendeva anche al di fuori della Normandy: Hayat aveva, per chi combatteva al suo fianco senza risparmiarsi, per coloro che affidavano a lei la propria vita, il massimo della stima e aveva deciso di approfittare della licenza per far loro capire quanto esattamente li apprezzasse.
Liara aveva appena imparato che per gli Umani è tipico del Natale scambiarsi doni: il fatto che mancassero sette mesi per il corretto periodo della festività non sembro far presa sul comandante.
Con grande piacere dell'Asari, Shepard la condusse lontano dai grandi magazzini, per cercare qualcosa di più personale, cosa che permise a Liara di raccogliere istantanee col suo omnitool: ricordi preziosi di un lato del comandante che vedeva per la prima volta.
Cominciarono a cercare per Tali e, per quanto nessuna delle due conoscesse appieno la cultura e la società Quarian, fu facile immaginare qualcosa per il più giovane membro della squadra: gelatine alimentari, ognuna con un sapore diverso, una per ogni giorno dell'anno. A questo, dato che la produzione di gelatine alimentari era uno dei servizi di base sulla Cittadella (veniva usato per nutrire i membri più indigenti della stazione, per l'esattezza), Shepard decise di aggiungere una bottiglia di vino per Quarian sterilizzato, qualcosa che l'inserviente, a sua volta un Quarian, e che era già stato deliziato dall'aiutarle dato l'ordine particolare che avevano fatto, offrì loro omaggio.
Finito per Tali, procedettero a cercare qualcosa per Garrus: a differenza di Tali, il Turian appariva un bersaglio difficile, dato quanto fosse una persona dagli interessi specifici e in qualche modo limitati.
Fu allora che Liara scoprì di cominciare a divertirsi davvero: la considerò una prova, per cercare di indovinare bene i gusti di una persona e un modo per comprendere quanto si conoscesse davvero di loro.
Alla fine, Shepard optò per una certezza e un'incognita: la certezza fu un visore tattico della Ariake Technologies, che per quanto fosse un'azienda giapponese, produceva sistemi sensori anche per Turian. Una volta che Shepard mostrò le sue credenziali da Spettro, il rappresentante fu... più che pronto a mostrarle non solo il meglio che avesse da offrire, ma si dimostrò disponibile a personalizzare qualcosa solo per lei, offerta che Shepard accettò, partendo dagli standard dei visori Kuwashii, un nome che era una curiosa coincidenza, dato che significava accurato. L'incognita invece, fu la scelta di Shepard di aggiungere letteratura Umana a quel regalo: per quanto a Liara non sembrasse che Garrus fosse una persona con simili gusti, il comandante sembrava convinta della sua scelta e così, il datapad contenente La Divina Commedia commentata si aggiunse al visore...
Per Wrex non fu difficile: l'ambasciatrice Dardree era stata di parola, e per quanto fu più difficile coordinare che i dati recuperati dal server Geth arrivassero in mano al Salarian che le era stato indicato in sicurezza, Shepard ci riuscì senza incontrarlo. Morlan era solo apparentemente un losco individuo che gestiva un "famoso negozio", una facciata in verità, in una delle braccia della stazione: in realtà si occupava proprio del genere di incarichi che il comandante Shepard gli affidò, e promise di potersene occupare rapidamente, con discrezione... e gratuitamente, se in cambio avesse potuto tenere i dati grezzi sulle corazze Geth per i Krogan. Sfortunatamente apparve subito evidente che non sarebbe stato possibile adattare quelle corazze ad altre specie in tempi brevi, non tanto per la tecnologia che le componeva, che poteva comunque essere studiata, ma perché il peso di alcuni suoi componenti era tale che solo dei Krogan sarebbero stati in grado di usarle...
Williams e Alenko furono anche i più facili: per il tenente, Shepard comprò una cassa di sei bottiglie di whiskey Peruviano, una delicatezza di cui gli aveva sentito parlare una volta. Anche Liara fu stupita dalla scelta del comandante per la marine, ma promise di non dire a nessuno del regalo: una copia cartacea dei più grandi componimenti di Lord A. Tennyson.
Quello a cui l'archeologa non fu preparata però, fu quando Shepard le disse che era intenzionata a fare un regalo anche a lei, e che quindi, in quel momento, le loro strade si separavano lì: le disse di ritrovarsi un'ora più tardi, prima di sparire tra la folla. Liara rimase indecisa per circa dieci minuti, prima di realizzare che, forse, anche Shepard si aspettava un regalo da lei: fu così che cominciò il suo incubo personale...
 
Cosa sapeva con certezza Liara di Shepard? Che l'amava, e questo era ovvio, ma non l'aiutava a scegliere un dono o anche un piccolo omaggio per lei. La sua educazione Asari la rimproverava per la sua leggerezza e per non averci pensato prima...
Fiori? Nessuna pianta sarebbe durata a lungo su una nave stellare, non con la quieta illuminazione a bordo della Normandy, un'altro modo per risparmiare energia preziosa, e regalarle una pianta da lasciare sulla Cittadella non avrebbe avuto senso... la stessa cosa per un animale domestico, a meno di non ridursi a taglie microscopiche come un gatto... ma Chakwas avrebbe approvato? E se avesse causato allergie in Garrus? O peggio, se Wrex lo avesse scambiato per provvista viva? Niente animali quindi.
L'idea di un pezzo di letteratura venne considerata e poi scartata, per due ragioni: la prima è che mancava di originalità, visto quello che Shepard aveva fatto per Garrus e Ashley. La seconda è che non c'era un pezzo di letteratura a cui Shepard fosse altrettanto affezionata rispetto a quel vecchio libro con le orecchie che teneva nel cassetto della sua cabina. L'Asari provò a controllare quanto sarebbe costato farsi spedire una nuova edizione di quel testo sulla Cittadella in tempo per la sera: la cifra la costrinse a cambiare idea rapidamente. Cibo? Di nuovo banale... e che senso avrebbe avuto quando cucinava già così bene? Liara cominciò a trovare assai difficile quella sfida, e non in modo piacevole.
L'avviso che il comandante le aveva già dato più volte le tornò alla mente: non analizzare troppo. Con questo bene in mente, girò due volte su se stessa, imboccò una direzione nel distretto commerciale e non si fermò fino a quando non vide qualcosa di interessante. Il negozio era piccolo, due sole vetrine e non particolarmente visibili: eppure c'era qualcosa in esse, che incuriosirono Liara. O forse era l'insegna all'esterno scritta solo in caratteri Umani.
Ecco perché Liara fu così stupita dal trovare all'interno una sua consimile:
"Benvenuta. Posso esserle utile?" la salutò cordialmente, raddrizzandosi da dietro il bancone: sembrava avere almeno il doppio degli anni di Liara.
Era comunque capitata nel posto giusto, questo le disse il suo istinto: non era un grande magazzino, ma più un emporio che vendeva un grande numero di articoli e manufatti Umani, per un vasto intervallo di età.
"Per la verità speravo che lo chiedesse..." rispose l'archeologa: "Sto cercando un omaggio, ma mi trovo... a corto di idee."
"È una persona importante?"
Liara decise di rispondere con più verità possibile: l'altra Asari le ispirava abbastanza fiducia e confidenza. La dottoressa assentì, e disse:
"Ed è la prima settimana di... vacanza che passiamo insieme ad essere sinceri."
"Cercava qualcosa di preciso?"
"Per la verità, non so nemmeno da dove iniziare a cercare..."
"Per fortuna abbiamo uno specialista, che può aiutarla: THOMAS!" urlò l'Asari con quanto fiato aveva in gola, girando la testa.
"Sono qui..." rispose una voce dall'altra parte del negozio, sbucando dagli scaffali: una zazzera di capelli neri, su un faccione pallido e lievemente spigoloso, coronato da un'espressione calma e fiduciosa.
"Ah. Eccoti. Credevo fossi nel retro." disse l'Asari: "Thomas qui è un esperto nel trovare doni per tutti: per la verità è la sola ragione per cui questo negozio è ancora aperto. Se lo sceglie Thomas, non lo riportano mai indietro..." sorrise la negoziante.
"Non badi a Demeusi..." disse l'Umano scuotendo la testa: "Ha il cuore al posto giusto, ma è un po' troppo vicino al portafoglio."
"Mi piace il suono di clienti soddisfatti." commentò Demeusi incrociando le braccia: "Puoi volermene?"
"A tutti piace. Allora..." Liara si accorse che Thomas era molto alto, anche se non quanto Shepard: nonostante questo, fu comunque costretta ad alzare un poco la testa, quando l'Umano le si avvicinò per osservarla bene, anche se Thomas dovette pescare un paio di occhialini per farlo.
"Allora... allora..." ripeté Thomas: "Prima vacanza con un Umano, ho sentito bene?" Thomas sembrava trasudare qualcosa di indefinibile, che costrinse Liara a fare tesoro delle sue lezioni di etichetta:
"Sì, signore."
Signore: Liara doveva avere come minimo il doppio della sua età...
"Maschio o Femmina?"
"Femmina."
"Qualche passione particolare?"
"...Caffè?" ripeté Liara dopo un attimo.
Thomas scosse la testa con un lieve sorriso obliquo:
"Non vendiamo alimentari mi spiace... che tipo di personalità ha? Avventurosa? Energetica? O calma e tranquilla?"
"Conduce una vita... piuttosto stressante. Ma anela a momenti di calma."
"Vive sulla Cittadella?"
"No... si sposta sulle navi, per lo più."
"Mmhh... quindi qualcosa che possa portare con sé, non si rompa facilmente e le ricordi di lei. E che possa diventare un prezioso ricordo..." Thomas procedette a fare una specie di danza: si mise a braccia conserte, facendosi cadere il mento sul petto e di lato, succhiandosi il labbro superiore.
"Ecco che arriva..." preannunciò Demeusi, e il suo collega non la deluse: fece schioccare le dita, puntando un indice verso il magazzino.
"...Angolo est, terzo ripiano, quella grossa."
"Aye aye, mon capitan." scherzò Demeusi, prima di sparire nel retrobottega.
"Quando mai le ho fatto vedere Star Trek..." rispose l'Umano scuotendo la testa: "...Ma ne è valsa la pena."
"Sul serio?"
"Sul serio, dottoressa T'Soni."
"...Non ho mai detto come mi chiamo."
"No. Non l'ha fatto..." concesse Thomas: "... Ma non serve. Non ci sono molte Asari che si disegnano le sopracciglia con una matita da trucco per Umani... o che appaiono negli ologiornali. Sempre con gli occhi fissi verso un certo comandante..."
Liara arrossì lievemente:
"Non deve spiegarmi nulla, miss T'Soni. Comprendo perfettamente la sua situazione e le faccio i miei migliori auguri..." disse con un'occhiata esplicativa verso il retrobottega: "...Siete una specie particolarmente difficile da avvicinare."
"In che senso?" chiese Liara, mentre rumori annunciavano come la sua consimile stesse per tornare:
"Mettete soggezione: biotiche naturali, e dalla lunga vita. È difficile accettare a volte, che ci prendiate sul serio."
Un discorso che forse sarebbe valso la pena approfondire, ma a quel punto però Demeusi era tornata portando tra le mani una parallelepipedo:
"È l'ultima linea di modellini di lusso: in particolare, questa è la SSV Everest, la prima corazzata costruita e schierata dalle forze dell'Alleanza. La nostra ammiraglia." le spiegò Thomas e Liara si avvicinò per vedere meglio:
"...In scala, è comunque un bell'oggetto da possedere e abbastanza appagante da completare, anche se ci vuole pazienza. Non è quella plastica economica su cui le decalcomanie non attaccano, o scivolano via non appena la colla si asciuga: è roba da professionisti, di metallo stampato."
Liara osservò bene quell'oggetto: chissà perché sapeva già che sarebbe stato ben accetto. Riassumeva in effetti, tutte le esigenze che cercava in un regalo: l'unico difetto, se proprio doveva trovarne uno, e che non era stata lei a pensarci.
"Lo prendo."
Thomas annuì, mentre Demeusi cominciava ad impacchettarlo:
"Sarebbero 500 crediti... ma visto che è la prima volta che ci fa visita, direi che uno sconto è d'obbligo."
"Non credo di poter accettare..."
"Credo che dovrebbe invece, miss." rispose Thomas: "E... permette un consiglio?"
"Ma certo."
"...C'è una boutique in fondo al distretto commerciale. Salga le scale e se la troverà di fronte: non può sbagliare, ci sono due Salarian rosa dietro il bancone. Compri lo smalto per unghie migliore che hanno, tonalità grigio gainsboro. Niente fronzoli, semplice grigio gainsboro. Sono convinto che la persona che riceverà tutto questo, lo apprezzerà." disse indicando il regalo che Demeusi aveva appena finito di oscurare in carta da regalo.
"Oh, Thomas... raramente prendi a cuore le clienti."
"È come ti dico sempre Dem: un cliente soddisfatto è la migliore, e unica, pubblicità di cui si ha bisogno." fu il primo sorriso che Liara vide fare a Thomas, che si rivolse di nuovo a lei "...Si ricordi: grigio gainsboro."
"Lo terrò a mente."
Liara pagò i 450 crediti che erano dovuti al negozio, li salutò e li lasciò entrambi: tra le sue mani, il regalo pesava più di quanto avesse pensato, eppure, era un peso piacevole da portare...
 
Dopo la fermata alla boutique Salarian, dove aveva seguito il consiglio di Thomas, Liara ritrovò Shepard, che la stava già aspettando: da quando si erano lasciate, l'Umana era ulteriormente cambiata. In parte perché il farmaco che aveva preso per cambiare il colore della sua pelle stava cominciando a perdere effetto, in parte perché il comandante si era acquistato un completo nuovo, tanto che era stata lei a doversi far riconoscere da Liara. Con sorpresa, e una certa gelosia, Liara si accorse delle occhiate che venivano rivolte a Shepard dai passanti: occhiate ben meritate, senza dubbio. A quanto dicevano i nativi della Terra, l'abito non faceva il monaco, ma di sicuro attirava l'attenzione: era stato evidentemente fatto per degli Umani da degli Umani, ma concedeva più di qualcosa alla moda variegata della Cittadella, seguendo quella lieve asimmetria che aveva preso voga nell'ultimo periodo. Era di seta e fibra sintetica, corvino e rosso, con le bordature rifinite di bianco: probabilmente Shepard l'aveva scelto perché i colori rimandavano al motivo degli N7. Nonostante fosse una coppia di pantaloni e giacca, ne esaltava parecchio la sua femminilità: la banda rossa di fibra sintetica risaliva dalle caviglie fino alla vita, dove si ricongiungeva col lato destro della giacca; quello sinistro invece era tagliato per allacciarsi di traverso sul lato opposto del cuore con un solo bottone, lasciando intravedere la seta rossa sottostante che, avrebbe scoperto Liara più tardi, era stata tagliata come un gilet. Il colletto lievemente più alto del normale celava perfettamente il suo bioamp, facendolo passare al massimo per una strana collana ad un'occhiata distratta. E dato che il colore principale del completo era il nero, la faceva apparire più slanciata di quanto il suo fisico di solito non facesse.
Con la sua sola presenza, Shepard aveva oscurato di nuovo la folla:
"È per me?" le chiese, vedendo la scatola che Liara teneva tra le mani.
"... Forse, comandante."
"Non avresti dovuto." le disse teneramente, appoggiandole le labbra sulla guancia.
Sì invece...
"...Vedo che comunque anche tu ti sei data agli acquisiti." disse Liara, indicando il completo di Shepard e il sacchetto che aveva in mano.
"Ti piace?" disse l'Umana girando su se stessa.
"...Molto."
"E spero che riuscirò ancora a stupirti, questa sera. Ho comprato... beh, diciamo che sarà una sorpresa."
A quelle parole Liara arrossì violentemente:
"Ah... forse l'ho detto male... intendevo che ho comprato tutti gli ingredienti per la cena. Ci resta una sola cosa da fare."
"Ov... Ovvero?"
Shepard si afferrò una ciocca di capelli, affermando con dolcezza:
"Una spuntatina... vorrebbe accompagnarmi, dottoressa? Per la scienza ovviamente."
"...Come posso mancare una simile occasione di studio?"
Comprensibilmente, non c'erano luoghi che si occupassero di quello nel Presidium: per quanto gli Umani avessero un'ambasciata sulla Cittadella, erano pur sempre gli ultimi arrivati. Una ricerca tramite Avina, l'IV che si occupava di fare da cicerone ad ogni visitatore della Cittadella, fece del distretto di Shin Akiba, nel braccio di Zakera, la loro destinazione. Liara e Hayat presero un veicolo pubblico per arrivarci: per quanto la Cittadella fosse una stazione spaziale, le sue dimensioni erano pur sempre quelle di una colossale città e nonostante la loro macchina letteralmente volasse, servì quasi mezz'ora per portarle a destinazione, un tempo che non andò sprecato comunque, dato che lo passarono parlando di dolci sciocchezze, al riparo da sguardi indiscreti, con la Cittadella che scivolava loro attorno.
Mentre il Presidium era considerato da molti, e probabilmente a ragione, un luogo per l'elite, le cinque braccia della stazione erano il cuore pulsante e multiculturale della Galassia: il braccio Zakera in particolare offriva una popolazione prevalentemente Hanar, Elcor e Asari, ma la presenza Umana stava crescendo. L'integrazione non era mai un processo lineare, ma, per il momento almeno, sembrava che le peculiarità dei nuovi arrivati non disturbassero particolarmente la maggioranza del distretto. Trovarono la loro meta poco distante dalla piazzola di atterraggio e Liara non poté negare di essere lievemente curiosa ed eccitata di quello a cui stava per assistere: un processo che nessuna specie nota avrebbe mai potuto replicare.
Shepard d'altro canto, non si aspettava di certo di trovare un Hanar, o forse una Hanar, quasi impossibile da capire per le altre specie, tra i dipendenti del negozio. Suo malgrado, doveva aver fissato, perché l'Hanar si voltò verso di lei: la specie di Kahje non aveva veri e propri occhi. In effetti, non sarebbe stato inesatto dire che vedevano attraverso la pelle...
"Posso aiutarla?" chiese un donnone biondo dal volto lievemente porcino, probabilmente la proprietaria.
"...Sì." rispose Shepad: "Speravo di potere farmi dare un taglio."
"Ha preso un appuntamento?" chiese il donnone consultando un'agenda olografica.
"Temo sia stata una cosa dell'ultimo momento."
"Mhh..." rispose la proprietaria, svuotando una tazzina di caffè: "Allora sono costretta a farla aspettare un po'... oppure posso farla subito, se per lei non è un problema farsi fare il lavaggio da Araninder." disse, indicando l'Hanar in fondo al negozio.
L'occhiata perplessa di Shepard dovette essere esplicativa per la proprietaria del negozio:
"Senta... io sono per l'integrazione. Se ha dei problemi con questo, credo possa cercarsi un altro posto."
"Mi ha frainteso... è solo che so che gli Hanar posseggono tossine naturali nelle loro appendici."
"Ecco perché il sottoscritto indossa protezioni di lattice." disse l'Hanar dal fondo del negozio, sollevando quattro dei suoi sei tentacoli di un delicato color salmone, coperti in effetti da un cappuccio di gomma.
Come spesso accadeva, il traduttore che indossavano rese la bioluminescenza degli Hanar con parole dette con un tono echeggiante, sognante: in verità, quasi poetico.
"Prendiamo molto seriamente la nostra professione in questo luogo." rincarò la proprietaria.
"...Allora non ho problemi." disse Shepard.
"Sarebbe un problema invece se rimanessi a guardare?" chiese timidamente Liara.
"Certo che no: non sarebbe la prima in fondo. E nemmeno la millesima."
"Sul serio?" chiese il comandante.
"Non crederebbe alle persone che si fermano davanti alla vetrina: fino a quando non hanno scoperto che non ci sono nervi all'interno dei capelli, avevo Turian che venivano tutti i giorni ad osservare la prova di coraggio degli Umani." disse tracciando delle virgolette con le dita: "Sono stati molto delusi dallo scoprire la verità, però qualcuno continua a passare, insieme a qualche Krogan, ma mai assieme."
"Se l'Asari è interessata, il sottoscritto è pronto a offrire la sua esperienza nell'alleviare la tensione muscolare." disse l'Hanar agitando i tentacoli: "Dopo ovviamente che la gentile Umana avrà avuto il suo servizio."
"...Perché no in fondo? Anche se dal punto di vista antropologico, la mia osservazione ne verrà certamente distorta."
"Parla sempre così?" chiese la proprietaria del negozio a Shepard, senza cattiveria.
"Sì... ma personalmente lo trovo accattivante."
Un sorriso obliquo si disegnò sul volto della negoziante, che si sarebbe presentata come Marge durante tutta la cerimonia... o almeno fu così che a Liara apparve il processo, frutto di un sottotesto culturale che le era sconosciuto.
Le ricordò certe sue lezioni su antichi culti tribali ormai scomparsi all'università di Serrice, specie quando Shepard, sempre nascosta sotto l'alias di Janette Mikas, offrì il collo ad Araninder, solo per vedersi i capelli lavati accuratamente tre volte con due misture diverse. C'era uno strano profumo nell'aria, che l'Asari non seppe identificare del tutto, ma che sentì assai piacevole.
Nonostante gli Hanar non avessero dita alla fine dei tentacoli, il numero e la precisione con cui Araninder sapeva muoverli assicurava che il comandante non subì alcun disservizio, specie poiché l'Hanar aveva strumenti su misura per lui, ovvero pettini, spazzole e asciugacapelli che poteva indossare sulle sue estremità. Liara lo trovò un processo incredibilmente costoso ed elaborato: il valore che gli Umani davano ai capelli era più alto di quanto la dottoressa pensasse e il modo in cui sembravano cambiare forma e sostanza a causa dell'acqua fu incredibilmente alieno per l'Asari.
Araninder fu all'altezza delle aspettative comunque, strappando un sospiro soddisfatto al comandante quando cominciò a massaggiare il cranio dell'Umana, usando i suo tentacoli senza ventose come grosse dita muscolose.
"È bravo, non è vero?" chiese Marge, di passaggio tra una cliente e l'altra: nonostante il negozio fosse più largo del CIC della Normandy, era pieno.
"Più che bravo." sospirò il comandante.
"Il sottoscritto ringrazia la gentile Umana per il complimento." disse Araninder.
Molte persone avrebbero avuto paura a vedere un Hanar chinato su di loro, ma Shepard non era fra queste: o forse, restarsene con gli occhi chiusi la stava aiutando...
"Non c'è bisogno di essere modesti, Araninder. Sii orgoglioso dell'abilità che hai raggiunto nel tuo lavoro." disse un'altro dei dipendenti del salone.
L'Hanar non disse nulla, ma continuò nella sua opera e Liara lo vide pescare una serie di boccette dalla sua postazione e sottoporle alla prova di Shepard.
"Il sottoscritto chiede alla gentile cliente di inspirare, e scegliere quello che preferisce."
Dopo alcune prove, Shepard scelse una boccetta che recava l'etichetta "Essenza di arancio", della quale Araninder spremette qualche goccia sulla punta delle sue appendici, cominciando a massaggiare la base del collo e il retro della nuca.
Fu potentemente seduttivo per la dottoressa che rimase a guardare, chiedendosi quale valore antropologico e culturale i capelli avessero avuto nelle culture Umane: si ripromise di leggere qualcosa a riguardo non appena possibile.
"Ah..." esclamò l'Hanar ad un certo punto.
"Qualcosa non va?"
"...Biotica..." doveva aver intravisto il bioamp di Shepard, e le sottili cicatrici sul retro del collo per l'operazione chirurgica che aveva impiantato il suo amplificatore: "Il sottoscritto non si era reso conto che la gentile Umana fosse nell'Alleanza."
"...È un problema?"
"Il sottoscritto non lo ritiene affatto un problema, ma si chiede se per caso l'Umana abbia mai incontrato il comandante Shepard."
"Il nostro Arander è una specie di fan..." l'avviso Marge.
"...Non posso dire di averci mai parlato, ma l'ho intravista solo una volta..."
Di nuovo, Liara si stupì della naturalezza con cui Hayat mentiva.
"...L'Alleanza è un'organizzazione piuttosto grande, in fondo."
"Ora che il sottoscritto la osserva meglio, deve ammettere che sembrate assomigliarle, un poco."
"Non è il primo che me lo dice, Araninder, abbiamo anche una cicatrice simile..." disse l'Umana passandosi una mano sul volto: "Ma la mia ha un'origine assai meno edificante."
Liara si chiese se non avesse già pronta una storia fasulla per accompagnare la persona di Janette Mikas.
"Deve essere difficile... portare un segno simile." commentò Marge: in un momento di calma, il donnone si era accesa una sigaretta.
"Mmhh... beh non posso negare che abbia inficiato un poco sulla mia vita sentimentale, a quanto pare gli uomini non amano le cicatrici... ma sembra che la fortuna stia girando." disse, facendo l'occhiolino a Liara.
A differenza dei suoi colleghi, il pettegolezzo non sembrava attirare l'Hanar:
"Il sottoscritto si chiede che impressione abbia lasciato il comandante Shepard su questa Umana." chiese, continuando a massaggiare il cranio di Shepard.
"...come ho detto Araninder, l'ho solo intravista una volta: e al tempo, non sapevo nemmeno che fosse lei."
"Dove è stato?" chiese la proprietaria unendosi alla conversazione.
"Proprio qui sulla Cittadella. Mi hanno trasferito all'ambasciata come ufficiale di collegamento... credevo fosse un lavoro noioso prima... beh, prima di Eden Prime."
"Non deve dirlo a me, miss Mikas." ribatté Marge: "È parecchio che sono qui, sono stata una delle prime a emigrare sulla Cittadella, quasi quindici anni fa. Mi sono detta: Marge, ragazza mia, non importa dove andremo come specie, l'importante è che continuiamo ad essere favolosi da vedere..." questo fece ridere il resto dei dipendenti: "Ma mai come prima di oggi c'è stata così tanta tensione sulla Cittadella. Sembra quasi che il fulmine stia per colpirci."
"Sono d'accordo." rispose Shepard: "Facciamo tutto il possibile, ma a volte niente sembra bastare, e ti trovi a sbattere la testa contro un muro di gomma."
"Ecco perché siamo tutti contenti che ci sia Shepard là fuori: quando ho sentito di Terra Nova, mi è sembrato che il mio cuore stesse per scoppiare di sollievo... "
"...È solo una donna." rispose il comandante, ma non a voce abbastanza bassa perché non la sentissero.
"Che intende?"
"Solo questo... che aspettare immobili di essere salvati non aiuta nessuno. Forse il comandante Shepard è davvero l'individuo eccezionale che tutti speriamo che sia, ma l'Alleanza, e l'Umanità, non possono davvero essere così passivi da aver bisogno di essere salvati... intendo che non abbiamo bisogno di aspettare di essere salvati. Possiamo cominciare da soli."
"...Un discorso interessante, il suo."
"Quando mi sono fatta questo..." disse Shepard, indicandosi la cicatrice in faccia: "Ho capito che chiunque può essere un eroe: anche i più insospettabili. Chiunque può fare la differenza... chiunque." ripeté, guardando Liara: "L'ho tenuta, perché mi aiutasse a ricordarlo."
Quello che il suo sguardo suggerì agli astanti, bastò ad evitare altre domande da parte degli impiegati: Shepard avrebbe spiegato a Liara che non c'è niente come inframmezzare verità che possano essere interpretate in modo errato da chi ti ascolta, per essere creduti. Fare la spia, nascondere se stessi, alla fine, è soprattutto questo: non creare una personalità diversa a cui aderire come un copione, è terribilmente difficile essere sempre qualcun'altro, ma diventare una traccia su cui le persone circostanti possono proiettare le proprie idee, e i propri pregiudizi, senza fatica.
"Beh... per quanto mi riguarda io taglio solo capelli, miss Mikas."
"Almeno, può far apparire gli eroi favolosi."
Questo strappò una risata a Marge
"Comincerò con lei allora... venga a sedersi." Nel frattempo infatti, Araninder aveva finito e Shepard seguì l'invito di Marge. Fuori dal negozio intanto, una piccola folla di Turian si era fermata ad osservare.
"...Come li vuole tagliare?"
La dottoressa nel frattempo si era sempre più convinta si trattasse di un rito, le cui regole le erano oscure.
Shepard spiegò come li avrebbe voluti, ma Liara non lo sentì completamente, perché il suo comunicatore squillò: la squadra C-Sec che controllava che fosse ancora in vita. Fu questione di pochi secondi in cui Liara però si perse la maggior parte delle istruzioni di Shepard. Fu presente però quando Marge allacciò un lungo quadrato di stoffa sintetica attorno al collo di Shepard, come un enorme tovagliolo, il cui scopo fu preso chiaro alla dottoressa.
Le prime sforbiciate furono le più terribili: una cosa era accettare intellettualmente che in quel momento l'Umana non stava facendo niente di più doloro che tagliarsi le unghie, ma c'era una componente Asari da cui Liara non riusciva a scostarsi del tutto. Se le sue creste sullo scalpo fossero state tagliate in quel modo, di certo Liara sarebbe morta dissanguata: la stragrande parte della termoregolazione del suo organismo passava da lì, in effetti, ed erano ricchi di vene e cartilagini. Ma a poco a poco, anche Liara si abituò alla vista delle ciocche che venivano separate dalla testa, e al suono strano che producevano le forbici tagliando i capelli.
"...Quanto spesso si lava i capelli, miss Mikas?"
"Perché?"
"Perché o se li lava troppo spesso, o conduce una vita molto stressante."
"È possibile capire qualcosa del genere dai capelli?" chiese Liara.
"Certo." annuì Marge: "I capelli conservano la storia passata di almeno sei mesi... basta saperla leggere." rispose, ricominciando a tagliare.
"...Forse un po' di entrambi." rispose Shepard.
"Mmh... posso darle un prodotto che l'aiuterà a prendersene cura. Lo applichi una volta al giorno, e torneranno spessi come quando era una ragazzina."
"Non che me lo ricordi molto... ai tempi giravo con un taglio cortissimo."
"Sul serio?" chiese Liara.
"Ero in una fase un po' ribelle..."
Marge procedeva molto più rapidamente di quanto le sue dita paffute avrebbero potuto far pensare: riusciva in effetti nel compito di separare due ciocche alla volta, una tra anulare e mignolo, e l'altra tra indice e pollice, usando il medio come un segnalibro. Fu questione di meno di un'ora completare il taglio, ma non era ancora finita: dopo aver ricevuto l'approvazione di Shepard sulla lunghezza, in effetti Liara notò che erano un po' più corti di quando si erano incontrate la prima volta, Marge lasciò Shepard alle cure di un altro inserviente, che procedette con spazzola e quella che a prima vista sembrò a Liara un'arma, ad asciugare i capelli di Shepard, dando loro una piega che mantenessero.
Non era cambiata così tanto, ma l'effetto quando Shepard si alzò dopo che le ebbero spazzolato via i capelli residui, almeno per Liara, fu assai evidente.
"A posto?"
"Più che a posto." disse il comandante osservandosi in uno specchio: ora aveva di nuovo il suo caschetto crespo che finiva esattamente all'altezza della mascella. Non avrebbe avuto bisogno di sistemarlo prima di altri tre mesi.
"...Un ottimo lavoro. Mi sento più leggera."
"Lavoriamo per dare il meglio. E raramente sbagliamo."
Marge e i suoi dipendenti non avrebbero mai saputo di chi avevano tagliato i capelli e Liara e Shepard avrebbero lasciato quel negozio senza mai più farvi ritorno, anche se non per scelta...
 
***
 
Al confronto, il ritorno all'hotel fu quasi banale: Liara si sentiva ancora eccitata dagli avvenimenti della giornata, ma la stanchezza stava ormai cominciando a prendere possesso di lei. Shepard invece non smise di sorridere per tutto il ritorno, ogni volta che scopriva Liara ad osservare il suo nuovo taglio di capelli.
Dato che il pranzo l'avevano passato nella stanza di Liara, molto democraticamente il comandante impose che passassero la cena nella sua: nel tempo che la dottoressa apparecchiò la tavola, e per quanto prese del tempo per assicurarsi che fosse tutto in ordine e disposto in modo soddisfacente, Hayat riuscì quasi a preparare la loro intera cena. Ovviamente molto di quello che mangiarono era stato già preparato, ma il comandante si era rifiutata di comprare una cena precotta: il tocco finale, disse, voleva assolutamente darlo lei, altrimenti non avrebbe avuto lo stesso sapore.
Fu la serata più piacevole che Liara ebbe da... sempre: scoprì che la varietà con cui gli Umani sapevano ricombinare quasi gli stessi ingredienti era illimitata. Fu una cena principalmente a base di pesce, per meglio adattarsi alla dieta di Liara, ma non mancarono di certo le sorprese: di sette portate, Liara non ne riconobbe nemmeno una, ma le piacquero ognuna più della precedente... mentre Shepard si schernì più di una volta dei suoi successi, tanto che all'ennesima sorpresa, e dopo aver bevuto più di un bicchiere (in effetti avevano aperto la seconda bottiglia in due), poco ci mancò che Liara ribaltasse il tavolo nella foga.
Fu tutta discesa da quel momento: complice l'alcool, Liara parlò col comandante più di quanto avesse mai fatto prima, di tutto e niente, senza timidezza o vergogna...
Come fossero arrivate sul divano della stanza, la giovane archeologa esattamente non lo ricordava, ma dopo i dolci decisero di comune accordo di smettere di resistere alla curiosità e di aprire i doni che si erano comprate a vicenda: in verità, complice il vino, la serata, e tutte le attenzioni che aveva ricevuto, l'archeologa era pronta a ben altro, ma l'alcool evaporò di fronte alla reazione di Shepard al suo regalo.
"...Non ti piace?"
"È perfetto Liara."
"È per questo che stai piangendo?"
"Sto piangendo?" chiese il comandante, scoprendo in effetti di avere gli occhi umidi.
"Hayat?"
"... Mi... mi dispiace... l'ultima persona con cui ho montato un modellino... è stata mio padre."
"Oh... per la Dea... io... mi dispiace."
Il comandante scosse la testa:
"No, non devi: non esserne dispiaciuta. Sei riuscita a riconciliarmi con una parte di me, Liara. Grazie."
Il cambio di atmosfera era stato così repentino che la dottoressa non si aspettava il bacio: fu dolce, ma anche lievemente salato.
"...Cosa ho fatto per meritarti?" chiese abbracciandola.
"...È quello che mi chiedo anch'io." rispose Liara sciogliendosi nel tepore del suo abbraccio, e lasciando riposare la testa contro quella di Shepard.
"Hai solo dovuto farti intrappolare da una rovina Prothean, dottoressa."
Liara sospirò divertita e imbarazzata, ma lieta di cambiare discorso:
"...Non me lo farai scordare mai?"
"Stai scherzando? Perché dovrei? Sembra l'inizio di una storia interessante..."
"Ah davvero? E come vedi il finale?"
"Ci sto ancora pensando... e in fondo sei tu quella fra noi che scrive, Liara: al massimo posso dire di avere compilato rapporti..."
"Le pubblicazioni scientifiche non sono molto diverse..." Shepard la zittì con un bacio, di quelli che le facevano formicolare le creste dello scalpo:
"...Non mi dispiacerebbe un vissero per sempre felice e contenti." disse l'Umana.
"Un po' cliché." ribatté la dottoressa, familiare con quelle parole.
"...Però funzionano sempre." disse Shepard, pescando il regalo di Liara e passandoglielo.
"Hayat..."
"Accontentami..." disse l'Umana con un cenno della testa.
Liara non sapeva davvero resisterle: il pacchetto pareva più leggero di quanto si aspettasse, ma il contenuto la stupì.
In verità, si trattava di un semplice portafoto, per quanto più robusto del solito, ma erano le foto caricate all'interno che lasciarono senza parole l'Asari: l'Umana le aveva fatto un incredibile regalo. Le aveva donato i ricordi di tante istantanee prese in quei mesi di avventure. Di alcune, Liara non seppe nemmeno che erano state prese, come quella di lei dormiente nel Mako su Feros.
Di altre invece, Liara le ricordava benissimo: come l'istantanea di Solcrum.
"Alcune di esse sono state prese in luoghi di cui, tecnicamente, non possiamo giustificare la nostra presenza. Quindi... è codificato col nostro DNA. Per evitare... complicazioni."
Facendo scorrere le foto però, Liara si accorse che almeno una mancava:
"Quale?" chiese Shepard quando la dottoressa glielo fece notare.
"...Una di noi due assieme."
La domanda prese alla sprovvista Shepard, che si scoprì catturata dalla dolcezza di quella richiesta:
"A questo posso rimediare..." disse l'Umana accedendo al suo omnitool: in pochi secondi, la foto di loro due si aggiunse a quelle già nella memoria del portafoto.
"...Sai Liara... ci sarebbe ancora una cosa per rendere questa serata perfetta."
"Che cosa?" chiese speranzosa l'Asari.
"Un vecchio film, dopo cena... Ti va?"
"Comandante... non vedo come potrei rifiutare."
"Ti avverto però: contiene umorismo nero e macabro, e satira sociale che potrebbero apparirti un po' oscuri."
"Ne terrò da conto. Magari ci pubblicherò uno studio antropologico."
Questo fece ridere Shepard, che si alzò, attivò il proiettore olografico, caricò il film, probabilmente lo aveva già preso a noleggio, e prese la coperta dal suo letto, che sistemò sopra di loro.
Tra il tepore del cibo, l'alcool e la stanchezza, Liara si addormentò nell'abbraccio di Hayat ben prima della metà del film, di cui capì sì e no la metà, sentendosi perfettamente al sicuro...
 
***
 
Liara si svegliò in un letto sconosciuto, con un leggero mal di testa.
Non era stato quello a svegliarla, ma la mancanza di calore: Liara si voltò su un fianco, notando di essere sola nel letto.
Sopra la coperta, dal lato opposto, c'era un datapad acceso: l'Asari lo prese e lesse il messaggio.
 
"Buon mattino.
Dormivi così dolcemente, che non ho avuto il cuore di svegliarti: ti ho preparato la colazione però. Sono andata a correre. Non abbiamo impegni fino alle 11.00 (ora della Normandy): fatti trovare nella sala conferenze dell'hotel. Ci sarà anche il resto della squadra. ;)
Un bacio.
 
P.s. Porta anche quello che ho messo nella tua cassaforte."
 
Liara controllò per prima cosa l'orario: aveva ancora tre ore da spendere. Settò la sveglia per altre due ore, augurandosi di trovare Shepard al suo risveglio, cancellò il messaggio e si riaddormentò.
La seconda volta, fu la sveglia a destarla: di Shepard nemmeno l'ombra. Sperò che non fosse stata trattenuta in qualche modo, ma non aveva mandato alcun messaggio: probabilmente era incappata in qualche imprevisto. Dato che cominciava a farsi tardi però, la dottoressa decise che era il momento di alzarsi dal letto, concedersi una doccia, e approfittare della colazione che le era stata lasciata. Il caffè era ancora caldo, merito del thermos in cui era stato conservato: stessa cosa non si poteva dire delle uova, anche se dato che erano state bollite, difficilmente faceva differenza.
Liara indugiò, facendo lentamente colazione: si promise che avrebbe fatto del suo meglio per ringraziare Hayat della serata che le aveva fatto passare e della pazienza e dolcezza che le aveva dimostrato. Mentre si lavava i denti si ritrovò a chiedersi se farsi trovare... disponibile, sarebbe stato troppo ovvio. Hayat non sembrava avere fretta... ma Liara non poteva ignorare due cose: la prima era che non aveva molto altro da offrirle, anche se l'Asari era sicura che il comandante avrebbe detto il contrario, la seconda era che una parte di lei lo voleva... più che intensamente.
E la terza, era che col ritmo con cui rischiavano la vita, avrebbe potuto avere poche altre occasioni.
Ma davvero era così che voleva che andasse? Dopotutto, avevano ancora dei giorni da passare sulla Cittadella... avrebbe potuto renderlo speciale...
Liara arrossì, guardandosi nello specchio: non aveva mai pensato seriamente a cose del genere prima di Hayat...
Fu in quel momento che la porta esplose.
Non fu la detonazione di una carica da demolizione, i mesi sulla Normandy le avevano dato il tempo di imparare ad abituarsi e ad avere familiarità con le differenze: fu una detonazione controllata, da carica d'innesco multipla, che parcheggiò la porta d'ingresso sul pavimento.
Professionisti.
Liara fece un rapido controllo: cosa aveva per difendersi? Uno spazzolino da denti in mano e i suoi poteri biotici. Sarebbero dovuti bastare, pensò la dottoressa, mentre si addossava alla parete e spegneva la luce: non appena avessero provato ad entrare nel bagno, li avrebbe trasformati in macchie sul muro. Liara udì il rumore di rapidi passi con il cuore in gola, almeno mezza dozzina di persone, che si diressero nella camera e nel soggiorno, cercando senza dubbio la cassaforte. Gli occorsero solo pochi secondi prima di aprirla:
"Niente qui." disse una voce maschile. Sicuramente Umana.
"Allora deve averlo messo da qualche altra parte. Prevedibile. Uno stupido rischio per niente. Ma quando ti danno ordini..." rispose una voce femminile. Liara provò a spiare il riflesso sulle porte a vetro degli armadi: identificò capelli rossicci, pelle scura, anche se non quanto quella di Shepard, un paio di occhiali, e un portamento militare.
"Signora..." disse una terza voce: "La prima squadra non risponde."
"Shepard deve averli neutralizzati."
"...Erano venti uomini armati." obbiettò una terza voce.
"Con corazze e armi che abbiamo contrabbandato a bordo della Cittadella: non esattamente il massimo dei nostri mezzi. Venti uomini male armati non contano un cazzo contro un N7. Senza dubbio è diretta qui."
"Vuole che prepariamo una trappola, signora?"
"...Troppo pericoloso: se non siamo riusciti a prenderla di sorpresa, non vale la pena rischiare il nostro team. L'operazione è troppo importante per comprometterla ulteriormente e di sicuro Shepard ne avrà lasciato qualcuno vivo per farlo parlare."
Ore le voci erano più vicine: probabilmente erano nella stanza accanto. Uno degli Uomini disse qualcosa che Liara non sentì, prima che la donna rispondesse con una risata sprezzante:
"Ci sono almeno quattro modi di neutralizzare una capsula di cianuro. Ora tagliamo la corda: inutile nascondere che siamo passati da qui. Dite a tutte le squadre di ritirarsi dalla Cittadella. Farò personalmente rapporto a lui."
Il rumore di passi si allontanò sempre più fino a scomparire in lontananza.
Liara si concesse un sospiro si sollievo, senza accorgersi di quanta tensione avesse accumulato: si lasciò scivolare contro il muro, sedendosi sul pavimento.
La squadra doveva sapere.
Liara mandò un messaggio attraverso il suo omnitool, senza avere il coraggio di accendere la luce: quanto ci era andata vicina? Doveva farsi forza. Per Shepard. Il comandante...
 
Fu proprio Shepard ad arrivare per prima, e Liara vide che la sua Umana era ben al di là della furia: erano occhi che le aveva già visto. Shepard aveva ucciso, e di recente: non doveva essere stato rapido. Aveva fatto pagare ogni istante in cui avevano osato resisterle: uccidersi, o essere uccisi, doveva essere stato un sollievo per coloro che l'avevano disturbata.
Venti uomini armati, e l'unica cosa che erano riusciti a fare era stato quello di ferirle la tempia: un taglio sottile, ma che sanguinava ancora. Non avrebbe lasciato cicatrici: probabilmente un impatto, piuttosto che un proiettile.
Fu una strana routine, a cui Liara si aggrappò, per dare un senso all'anormalità in cui si trovava: disinfettare, prima di applicare il medigel. L'Asari ricordava la prassi a cui Chakwas l'aveva addestrata.
Peccato che quegli inutili Salarian non avessero pensato di mettere una scatola di primo soccorso nell'armadietto sopra il suo lavandino. Liara ebbe la percezione di quanto esattamente fosse infuriata, solo quando divelse l'armadietto sopra il lavandino con i suoi poteri biotici.
Le braccia che la strinsero da dietro furono inaspettate.
"Mi... dispiace... così... tanto." sussurrò Shepard.
Il parossismo di quel suo terrore, e di quella sua furia, scomparvero e si sciolsero. Liara si voltò nell'abbraccio dell'Umana, ricambiandolo, dimenticando dove fossero e cosa fosse appena successo.
Scoprirono così di essere l'una il balsamo dell'altra: non seppero quanto a lungo restarono in quella posizione, mentre le dita di Shepard si stringevano attorno alla base del collo di Liara e la dottoressa immergeva la mano nell'onda scura dei suo capelli e le passava una mano sulla schiena, consolandola...
Di certo però, restarono in quella posizione abbastanza: abbastanza da farsi sorprendere da Garrus e Tali sulla porta del bagno, per essere precisi.
"...Keelah."
Solo la Quarian sembrò stupita da trovarli in quello stato, Shepard nel suo completo da jogging leggero, cioè scarpe, pantaloni di fatica e reggiseno sportivo; e Liara con addosso solo i suoi slip. E anche se il loro abbigliamento avrebbe potuto essere giustificato, difficilmente sarebbe valsa la stessa cosa per la posizione in cui li avevano beccati.
"...Allora... passato una buona licenza, comandante?" chiese Garrus abbassando il fucile, aprendo e chiudendo divertito il suo secondo paio di mandibole.
Shepard mugugnò qualcosa che nemmeno Liara capì, ma questo non le impedì di sorridere: fu straordinario scoprire che lo ricordava ancora. Per conto suo invece, Shepard cercò a tentoni col piede la porta e la spinse, chiudendola loro in faccia.
"...Devi perdonarlo. Credo sia solo sollevato di trovarti incolume."
"Liara?" gemette il comandante.
"Sì, Hayat?"
"Immagino che dovremo uscire e affrontare le conseguenze di quello che hanno visto. Prima o poi."
"...Lo temo anch'io."
"...Avrei voluto avere più tempo."
"...Il tempo è un qualcosa di cui non si ha mai abbastanza." disse la dottoressa, citando un noto detto Asari.
"Possiamo restare così ancora un momento?"
"Ti basta?"
"...Per ora. Sei incolume, fresca contro la mia pelle e... hai un profumo fantastico. Per ora, sì. Me lo farò bastare."
"...Allora non ho niente in contrario."
Ma alla fine dovettero uscire: un bacio, l'ultimo, venne rubato nel buio della stanza, prima che Liara prendesse un accappatoio non suo e Shepard aprisse la porta. Tali e Garrus li stavano ancora aspettando, ma nel frattempo, il Turian aveva già cominciato ad ispezionare la stanza alla ricerca di indizi: Garrus era pur sempre un ex detective. Shepard non cominciò da lì, però:
"...È un problema?" chiese ad entrambi, quando Liara uscì.
"Quanto è serio?"
"...Questo Garrus, credo non siano affari tuoi, senza offesa."
"No..." concesse Garrus: "Non lo sono."
"...Molto." ammise Shepard alla fine.
"Bene..." rispose il Turian sorridendo: "Sembrate entrambe averne un gran bisogno. E almeno adesso so cosa fa la notte comandante, invece di affilarsi le unghie."
"...Garrus... ho fatto del mio meglio per essere discreta."
E non era tanto per dire: non era un caso che Liara e Garrus non si fossero mai incontrati durante le visite notturne dell'archeologa, nonostante Garrus dormisse in infermeria... ma rivelare all'ex agente C-Sec che il comandante si era avvantaggiata alcune volte del fatto che i Turian avessero una vescica piccola... quello sarebbe stato un caso da manuale di eccesso di informazioni.
"...Avevo i miei sospetti a essere sincero, ma sareste riuscite a lasciarmi col dubbio se non fosse stato per... questo." disse Garrus indicando la stanza.
"È un complimento, agente Vakarian?"
"...È un complimento, comandante: fino a quando manterrete lo stesso livello di discrezione, non ho problemi a fare finta di non aver visto niente."
"Grazie Garrus."
"...In quanti lo sappiamo?"
"Gli unici a non saperlo a questo punto sono Williams e Alenko. E credo che anche Chakwas abbia dei sospetti: il resto dell'equipaggio a bordo non sa niente."
Niente come ripetere un vecchio pettegolezzo per renderlo poco credibile: era anche su questo che si era basata la strategia del comandante.
"Oh... renderà imbarazzante le prossime partite di poker, immagino."
Nessuna esitazione nel mantenere il segreto: Shepard sarebbe stata pronta a baciare quella sua guancia scagliosa in quel momento.
"Non posso crederci..."
"Tali?"
"Wrex l'ha saputo prima di me?"
"...Wrex è stato il primo a saperlo." disse Shepard, sedendosi per terra e contro il muro.
"...Come hai potuto?" Tali non riusciva a crederci: si era rivolta al Krogan prima che a loro?
"Proprio perché è Wrex: nessuno sospetta mai la lucertola troppo cresciuta."
"...Oh." Realizzò Tali e quanto avesse ragione: Wrex un romantico? Non esattamente la prima idea che dava di sé... e nemmeno l'ultima.
"E siccome un segreto rimane tale meno persone lo sanno, ti sarei grata Tali, se rimanesse in questa stanza."
"Sìsìsì... "mitragliò la Quarian, stringendosi le dita in una posizione simile ad una preghiera: "... Dopo quello che hai fatto per me col server Geth, puoi chiedermi qualunque cosa..."
Shepard realizzò che dei due, sarebbe stata Tali la più problematica: proprio perché la Quarian era pronta a supportarla così tanto... e affari come quello, tra lo scandaloso e il romantico, erano il pane della vita sociale e del pettegolezzo della Flottiglia. Molte relazioni stabili in effetti, iniziavano in modo simile tra i Quarian: non era un caso se anche i Quarian avessero elaborato il concetto di Cupido, anche se lo chiamavano "Il Guasto Fatidico"; suonava meno romantico alle orecchie degli Umani solo perché non avevano mai passato tempo sulla Flottiglia...
"Cosa mi sono perso?" chiese invece Garrus.
"...Shepard mi ha permesso di portare una copia delle informazioni del server Geth alla Flottiglia come dono di Pellegrinaggio."
Garrus sollevò la spessa scaglia che aveva come sopracciglio:
"...Quanti segreti sta mantenendo, comandante?"
"Uno per ogni membro della squadra, più o meno. La discrezione è la parte migliore del valore, dopotutto." disse Shepard appoggiandosi una mano sul collo.
Fu allora che arrivò Wrex: braccio bloccato nella sua vecchia corazza da mercenario e fucile in mano, era comunque sempre brutto e spaventoso, ma tutti si sentirono più rassicurati dalla sua presenza.
Il Krogan guardò la porta, guardò gli alieni nella stanza, e capì tutto:
"Shepard."
"Wrex."
"Hai un pessimo aspetto."
"Eh... dovresti vedere gli altri venti."
"Wha ah ah... peccato che la porta sia caduta verso l'interno."
"E perché?"
"Perché se fosse caduta verso l'esterno, avrei saputo a chi dare la colpa." rispose, rivolgendole un'occhiata così lurida ed esplicativa, che il mercenario non ebbe bisogno di aggiungere niente.
"WREX!"
"Wha ah ah."
Liara tornò in quel momento, con addosso il vestito che Shepard le aveva comprato alla loro scorsa visita alla Cittadella e il disco ottico su Cerberus, assieme allo strumento per leggerlo. Per fortuna entrambi ancora intatti.
"...E adesso?"
Shepard consultò il suo cronometro: 1040, segnavano le lancette.
"Avevamo la sala conferenze dell'hotel riservata per le 11. Non vedo perché non approfittarne: ma sembra che dovremo fare spazio a qualche persona in più..."

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Capitolo 26
*** R&R&R II ***


-Se dovesse accadere qualcosa a Sarah, distruggerò tutto ciò che ami nella tua vita... E poi ti ucciderò.
RED
 
Alla prima parte dell'incontro nella sala conferenze dell'hotel Ninfea, fu deciso di lasciar partecipare figure di varie specie, tutte comunque coinvolte nella faccenda: c'era, per esempio, il direttore dell'albergo, un Salarian piuttosto nervoso...o forse era solo il resto dei presenti a fargli quell'effetto. Era presente anche il capitano Anderson, stranamente il più calmo fra i tanti non appartenenti all'equipaggio della Normandy... ed era stato perfino scomodato l'Esecutore Venari Pallin in persona: una necessità, specie dopo che la notizia che avevano tentato di uccidere uno Spettro nel suo Presidium l'aveva raggiunto. L'Esecutore aveva deciso di trattare il tutto come se si trattasse di una situazione di guerra: i suoi agenti avevano già formato un cordone di sicurezza attorno all'albergo. Pallin non sembrava per niente contento: non che Garrus sprizzasse gioia da ogni scaglia a dover incontrare il suo vecchio capo, ma i lineamenti scuri dell'Esecutore, intervallati da tatuaggi azzurri più spessi e chiari di quelli di Vakarian, erano corrugati al massimo che il suo carapace gli consentisse di fare.
A parte la Squadra al completo, anche gli ufficiali superiori della Normandy partecipavano, mentre il resto dell'equipaggio rimaneva al sicuro nel quartier generale C-Sec: fra i presenti, quello che stonava di più nei suoi abiti da civile era senza dubbio Pressly, che a quanto pareva era stato disturbato mentre tentava di prendersi un po' di tintarella. Pantaloncini corti e ciabatte da piscina non donavano affatto allo XO: non che comunque Williams o Alenko fossero in alta uniforma da parata...
"...Se per voi va bene, direi di cominciare dalla situazione dell'hotel." disse Shepard.
"I miei agenti hanno già formato un cordone di sicurezza e delle squadre stanno perlustrando l'edificio palmo a palmo..." iniziò Pallin.
"Dubito che troveranno qualcosa." lo interruppe Garrus: "...Erano dei professionisti. Forse troverete delle tracce nei filmati di sorveglianza..."
"Sappiamo ancora come fare il nostro lavoro, Vakarian."
"Specialista Vakarian per lei, Esecutore Pallin." ringhiò il Turian.
Shepard soppresse quel confronto sul nascere, con una sola occhiata:
"...Ci sono vittime tra lo staff dell'hotel?"
"Nessuno manca all'appello." rispose il direttore dell'albergo: era il primo Salarian che Shepard vedesse sudare: "... per fortuna. Si sono introdotti dall'uscita antincendio."
"Hanno scassinato le chiusure elettroniche?"
"Sembra di sì." rispose per lui Pallin.
"Sembra? Speravo avesse qualcosa di più concreto Esecutore."
"Stiamo finendo gli accertamenti." rispose stizzito il Turian: "...Il grosso dei miei agenti è concentrato nel contenere la situazione che ha lasciato nel Presidium... Spettro." aggiunse alla fine dopo un momento.
"Pensavo che il C-Sec fosse almeno in grado di accorgersi di venti uomini armati a passeggio nel Presidium..." lo rimbeccò Shepard.
"E questo l'autorizza a fare una strage?"
"La prossima volta cercherò di difendermi gentilmente, Esecutore. E non devo giustificarmi con lei, ma credo di aver fatto un dannato buon lavoro considerata la situazione: avrei potuto scatenare un conflitto a fuoco nel Presidium, invece di attirarli in quel dannato vicolo!"
Questo lasciò senza parole perfino Pallin:
"Mi sta dicendo che li ha attirati in quel vicolo di proposito?"
La ricostruzione preliminare dei suoi agenti suggeriva che il vicolo dovevano avevano trovato... chiamarli corpi sarebbe stata un'esagerazione dato come erano stati ridotti, era stata l'ultima difesa, da cui Shepard era uscita in qualche modo...
E invece l'Umana era praticamente illesa di fronte a lui, con nemmeno una piega su un completo che aveva l'aria di essere nuovo di zecca... e una passata fresca di smalto grigio perla sulle unghie.
"Ovviamente. Altrimenti innocenti avrebbero potuto essere coinvolti dalle pallottole vaganti: non sono stupida, Esecutore."
"Come diavolo ne è uscita, ma'am?"
Lo Spettro seppe di avere gli occhi curiosi di tutto l'equipaggio addosso.
"...Hanno fatto l'errore di cercare di prendermi viva. E hanno pensato che un paio di taser bastassero per mettermi fuori combattimento quando credevano di avermi con le spalle al muro... quando si sono avvicinati abbastanza, hanno scoperto di no."
"Signore onnipotente..."
"Sappiamo chi erano?" chiese Anderson.
Shepard rivolse un'occhiata interrogativa verso Pallin:
"Quando siamo arrivati, non ne abbiamo trovato nemmeno uno vivo..." rispose il Turian.
Spiriti, pensò Pallin: esisteva qualcosa chiamato legittima difesa, qualcosa chiamato eccesso di legittima difesa, e poi c'era quello che Shepard aveva fatto in quel vicolo. L'investigatore capo aveva già riferito che nessuno aveva sentito niente, il che significa che la deliberata violenza di Shepard si era scatenata così rapidamente da non dare loro tempo di urlare aiuto. Spiriti... avevano trovato una mano in sei posti diversi... se avesse potuto, Pallin sarebbe impallidito:
"...Sono curioso però, Spettro. Perché ha lasciato la scena?" chiese deglutendo.
"Perché so cosa volevano, Esecutore." rispose con naturalezza il Primo Spettro Umano: "...Un pacchetto di informazioni riservato, fornito dall'intelligence dell'Alleanza. Mi sono precipitata qui per evitare che lo avessero."
"...La natura di quelle informazioni potrebbe essere importante per identificare gli assalitori."
"Il gioco non vale la candela, Esecutore: da quello che ho... estratto da uno dei miei assalitori." e Shepard lo disse con un sorriso obliquo: "...L'ordine era di evacuare la Cittadella se l'assalto fosse fallito. Se fosse in lei, bloccherei ogni nave in partenza dalla Cittadella e farei degli accertamenti su ogni Umano che abbia chiesto un permesso straordinario, o una vacanza improvvisa."
Spiriti... Pallin non aveva mai sottovalutato qualcuno con conseguenza così disastrose.
"Crede che ci sia una talpa all'ambasciata?" chiese Anderson, ma Shepard scosse la testa:
"Nemmeno l'ambasciata sapeva dove alloggiavo: se qualcuno ha parlato, o è stato costretto a parlare, era senza dubbio nel C-Sec."
"Sono gravi accuse, comandante." disse Pallin.
"Spettro per lei, Esecutore." La maschera di cordialità di Shepard era labile quel giorno: "...Ed è l'unica pista ragionevole da seguire. In particolare, mi concentrerei su una donna più o meno della mia età, dai capelli rossi, occhiali, carnagione olivastra e addestramento militare: sembra che fosse una delle menti dell'assalto."
"Un po' vaga come descrizione..."
Williams non lo disse, ma suo malgrado fu d'accordo con il Turian: quella descrizione si adattava perfettamente anche alla psicologa dell'Alleanza che l'aveva esaminata, il capitano Channing... non che comunque la marine simpatizzasse con quello sprezzante stronzo, e Shepard doveva essere del suo stesso avviso.
"Dovrà farsela bastare, Esecutore. Non sono dell'umore per indugiare oltre nel disprezzo che lei ha per la mia specie. Si dia da fare, e cerchi di dimostrarmi che C-Sec non è così impotente come mi è stato fatto credere."
Lo sguardo che passò tra Pallin e Vakarian dopo quella frase fu...pieno di cose spiacevoli, ma alla fine l'Esecutore annuì.
"Direttore... vorrei che mi accompagnasse ad esaminare il caveau dell'albergo." disse il Turian.
"Non sono passati da lì..." iniziò il Salarian.
"Questo vorrei essere io a deciderlo."
"...Come preferisce Esecutore. Prego mi segua." disse il direttore accompagnandolo fuori dalla stanza.
"Anch'io non posso trattenermi oltre, comandante." si scusò Anderson: "...Udina sta facendo il diavolo a quattro. "
"Così grave?"
"Di più: non gli piace essere aggirato dall'Alleanza, e l'essere l'ultimo a sapere perché il primo Spettro Umano è stato attaccato sulla Cittadella non gli ha fatto minimamente piacere."
"E ovviamente il fatto che io sia incolume non gli interessa minimamente."
"...Ovviamente." disse Anderson con un piccolo sorriso.
Shepard annuì svuotandosi i polmoni in un unico lungo sbuffo:
"Me la caverò da qui in poi Anderson. Grazie per essere venuto di persona. Apprezzo il gesto."
"Di certo non ha più bisogno di me... buona caccia comandante. Farò il possibile per accelerare le procedure di revisione della Normandy: ho idea che siamo solo all'inizio."
"...Capitano."
Il resto degli ufficiali gli rivolse un breve saluto prima di vederlo andare via, che Anderson ricambiò con un cenno della testa: poi la sala conferenza fu di nuovo tutta per loro.
Come era già avvenuto altre volte, fu Ashley a rompere il ghiaccio.
"Allora ma'am... passato una buona licenza?"
"...Non c'è male, Ashley. Non c'è male. E tu?"
"Pensavo di riuscire a farmi fare un altro tatuaggio per commemorare i mesi passati sulla Normandy: sa, prima che ricominciassero a spararci addosso... ma a quanto pare non ho fatto in tempo."
"Una lodevole iniziativa... se non fosse per il mio passato da agente operativo senza copertura, l'avrei fatto anch'io da tempo."
"Nemmeno un tatuaggio signora?" chiese Alenko. Un marine senza tatuaggi era raro come un cane a due teste:
"Come membro di una certa squadra in azione nello spazio nemico, dovevamo eliminare qualunque caratteristica che ci rendesse riconoscibili o facilmente identificabili, compresi i tatuaggi... alcuni di noi hanno superato quella fase. Io no."
E a Williams venne in mente un certo comandante Ramos, delle forze dell'Alleanza:
"...Ma magari ora che sono Spettro, potrei cambiare idea. Ammesso che non mi sparino addosso prima."
"Con la nostra fortuna comandate, le sparerebbero addosso durante." commentò Garrus: "...E sarebbe costretta a rimanere con mezzo tatuaggio per un tempo indefinito, dato che come minimo il locale verrebbe distrutto."
"Mezza farfalla sulla chiappa... questo sì che sarebbe imbarazzante da notare mentre indossiamo la corazza." ribatté Williams.
"Le farfalle sono passate di moda, Williams... almeno mezzo drago. O un bel teschio fiammeggiante..." commentò il tenente guardando il capo artigliere.
Shepard sperò di essere l'unica a notare il lieve rossore di Williams: in effetti, ora che ci pensava, il capo artigliere aveva davvero un cane fiammeggiante su un braccio. Il ricordo del suo Dog Team su Eden Prime: i tatuaggi servivano anche a quello ai marine in fondo, ad elaborare il lutto...
"Mmhh... direi che abbiamo esaurito i convenevoli. E possiamo procedere." ordinò il comandante, accedendo ai dati contenuti nel disco ottico: "...Le informazioni che sto per mostrarvi sono classificate ai massimi livelli dell'Alleanza: ci sono ammiragli che non ne sono a conoscenza e sono bastate a motivare l'assalto sul Presidium. Il fatto che abbiano cercato di prendermi viva significa una sola cosa: più che alle informazioni in sé, volevano sapere esattamente quanto l'Alleanza sa di loro."
"Chi sono esattamente loro, signora?" chiese Adams.
"Signori, signore e squadra, vi presento Cerberus." rispose Shepard, aprendo diverse finestre olografiche e caricando i dati. "...O almeno, quello che l'Alleanza sa di Cerberus: ho avuto tempo di dare solo una scorsa preliminare ai dati e di ascoltare il riassunto di Anderson, ma posso dirvi che siamo nella merda almeno fino alle spalle."
"Come se non avessimo già abbastanza problemi..." sospirò Alenko.
"C'est la vie." commentò asciutto Laflamme.
"La prima testimonianza diretta dell'esistenza di Cerberus, e probabilmente la sua nascita, risale nel periodo immediatamente successivo alla guerra del Primo Contatto. Non molto tempo dopo la riconquista di Shanxi, l'intelligence dell'Alleanza e molti media ricevettero questa e-mail. Il manifesto dell'organizzazione, per così dire, e in effetti a oggi l'unica prova certa della sua esistenza. Il resto, è il frutto di anni di lavoro e di riferimenti incrociati."
"Quindi non da prendere come fatti?"
"...La persona che ha compilato queste informazioni le ha incrociate con molti servizi di intelligence delle maggiori specie e, pare, con un paio di riferimenti forniti dall'Ombra. Il fatto che comunque se ne sappia così poco è estremamente preoccupante. Sembrano avere una matrice di supremazia Umana, ma si definiscono survivalisti... La specie Umana deve sopravvivere, qualunque costo i non Umani debbano pagare." lesse il comandante: il manifesto era pieno di simili frasi, che spingevano l'Umanità a trovare il suo giusto posto nella Galassia, schiacciando chiunque sul suo cammino.
In effetti, Cerberus incarnava perfettamente lo spauracchio che l'Umanità era per molte specie aliene e, come scoprirono, non era un caso.
"Aspetti un momento signora... la quantità di incidenti in cui sono coinvolti è... impossibile." disse Adams leggendo i dati.
Il grosso delle operazioni che erano state ricondotte a Cerberus si concentrava nel decennio 2160/70, con l'apice raggiunto nel 2165, con il tentativo di furto di antimateria dalla SSV Geneva, primo incrociatore dell'Alleanza. Per quanto spettacolare, quell'operazione non era la più grave o importante: Alenko scoprì che molto probabilmente Cerberus aveva avuto partecipazioni nella Conatix, e quindi dovevano essere stati a conoscenza, o complici, del BAaT. A Cerberus inoltre, erano ricondotte molte contaminazione da elemento zero che si erano abbattute sulla Terra e sulle colonie, compreso il grave incidente della Eldfell-Ashland Energy su Yandoa, e sabotaggi di diversi trasporti di eezo...
Anche l'incidente che aveva dato i poteri biotici al tenente era nella lista.
Per non parlare poi del numero impressionante di omicidi politici che erano stati sempre stati ritenute fatalità casuali o ricondotti a pazzi isolati, ben dopo il decennio di maggiore attività di Cerberus: la squadra impallidì di fronte agli assassinii più celebri della lista.
 
- 2173: omicidio di Papa Clemente 16° per permettere, probabilmente, l'ascesa di Leone 14°, più ostile all'integrazione con le altre specie aliene...
- 2173: omicidio di Claude Menneau, candidato alla leadership del partito di Terra Firma, per permettere l'ascesa del secondo favorito alle elezioni, Charles Saracino, attuale segretario generale del partito e che segna l'inizio della deriva xenofoba di Terra Firma...
- 2176: duplice omicidio del presidente degli Stati Uniti del Nord America Aguilar e del premier cinese Ying Xiong nel 2176...
- 2182: sabotaggio della nave di Raherix Ursivus, politico Turian noto per le sue posizioni estremiste contro gli esseri Umani...
 
Per non parlare poi di quello che la Normandy aveva scoperto e che poteva essere ricondotto a loro... non ultimo, Akuze.
Gli sguardi che passarono tra loro furono più esplicativi di mille parole: ogni volta che l'equipaggio della Normandy credeva di aver toccato il fondo del peggio che l'Universo potesse gettare loro addosso, ecco che venivano subito violentemente smentiti.
"...L'avrei creduto impossibile anch'io, prima di oggi. Da un'analisi primaria sembra che sia una piccola organizzazione estremamente ben finanziata. Quanto ben finanziata è la cosa più preoccupante: Cerberus è un'organizzazione i cui uomini sono motivati fino allo zelotismo. Non credono semplicemente alla causa: ne sono schiavi, rimanendo però estremamente ben addestrati e gestiti da una mano capace, la cui abilità sorprende persino me. Per la verità siamo ai livelli e risorse di Saren... con la differenza che fino ad ora, sono riusciti a tenersi nascosti."
"Il loro capo è definito... l'Uomo Misterioso?"
"Quanto di più vicino l'Alleanza abbia a dargli un volto e un nome: nessuno sa chi sia, probabilmente anche all'interno della sua stessa organizzazione. Quello che è certo, è che ha moltissimi agganci negli ambienti militari e industriali dell'Umanità. Più che una parte deviata dell'Alleanza, sembra un parassita che si è appiccicato ad essa e prospera nell'ignoranza di tutti: probabilmente vedono l'Alleanza come un... vivaio da cui scegliere gli eletti da aggiungere alle loro fila."
"Signora... perché l'opinione pubblica non ne è ancora a conoscenza?"
"Perché l'Alleanza si sta preparando da anni a prenderli tutti, e ora, finalmente è quasi pronta a fare una massiccia retata e a rendere pubblica la sua esistenza. Questione di mesi: i pesci grossi, probabilmente, riusciranno a sfuggire, ma fermeranno le operazioni più importanti. Salteranno intere multinazionali, consigli d'amministrazione, politici, organizzazioni religiose... le loro risorse saranno tagliate massicciamente. E le conseguenze saranno estreme in tutto lo spazio Umano."
"E noi ci siamo infilati in questo ginepraio nel momento in cui l'Alleanza stava per chiudere la trappola. Capisco perché Kahoku è stato un caso così difficile da gestire per l'Alleanza." commentò Pressly.
"...A me fa più impressione un'altra cosa." disse Shepard pensierosa, pur condividendo il parere del suo XO.
"Shepard?"
"Williams, io e il tenente... ognuno di noi ha avuto possibili legami con Cerberus nel passato. Banes per me, il BAaT e la Conatix per Alenko..."
"...E mio nonno per me." completò Williams: "Mio nonno era il generale Williams a Shanxi." spiegò la marine al resto dell'equipaggio: "...Ora capisco perché la sua reputazione non è mai stata ripulita dopo la guerra del Primo Contatto."
"Non vedo il nesso, Ashley." disse Tali.
"...Se Cerberus ha avuto un inizio dopo la Guerra del Primo Contatto, è ovvio pensare che ci siano dei veterani di Shanxi tra le sue fila. E non è impossibile che mio nonno li abbia conosciuti... E prima che me lo chiediate, no, il generale Williams non mi ha mai chiesto se volevo entrare a far parte di un circolo privato di suoi vecchi commilitoni..."
"Comunque è una strana coincidenza: in effetti ognuno di noi tre sembra essere il soggetto ideale per venire reclutato tra le fila di Cerberus."
"Non sono pronta a credere che sia una coincidenza, tenente: viene da chiedersi chi, fra quelli che ci hanno avvicinato in passato sia stato, o sia, membro di Cerberus." rispose Shepard: "...Adesso so perché l'hanno tenuto segreto perfino all'intelligence."
"Ma'am?"
"Avrebbe distrutto il morale e seminato il sospetto in ogni fila dell'Alleanza: l'idea che un pugno di uomini abbia plasmato così profondamente le ultime decadi della storia Umana... per la verità avrebbe rischiato di distruggere l'unica organizzazione che rappresenta l'Umanità nella sua interezza."
"Quindi... cosa facciamo adesso?"
"Per il momento niente. Anche se vediamo i fili, il burattinaio rimane in ombra... continueremo ad occuparci di Cerberus solo quando ce lo troveremo sulla nostra strada, ma lasceremo all'Alleanza il compito di indagare su di loro. Saren è ancora là fuori: è lui il nostro primo obbiettivo. Ma almeno ora sappiamo con chi abbiamo a che fare. Assimilate questi dati: per ragioni di sicurezza, non posso permettere che vengano fatte copie da questo unico disco."
"Vuole che interrompiamo la licenza, signora?" chiese Pressly.
"...Non per il momento. A quanto pare io sono stata un bersaglio d'opportunità: non volevano direttamente me, ma solo quanto l'Alleanza sapeva su di loro. A quest'ora se la staranno già dando a gambe: mi stupirebbe se Pallin riuscisse a catturarne anche solo uno... Il che mi fa temere per la loro prossima mossa. Riferite al resto dell'equipaggio cosa è successo, e alzate comunque il livello di guardia: da questo momento in poi, anche sul Presidium, nessuno va in giro da solo."
"Sissignora."
Il comandante sospirò, stringendosi la radice del naso tra pollice e indice:
"...Comandante?" chiese Chakwas.
"Sto bene... i taser mi danno il mal di testa. Niente che qualche ora di sonno e un'aspirina non possa curare."
"Vorrei comunque farle una scansione completa..."
"Tecnicamente non siamo sulla Normandy, Chakwas: può aspettare fino al nostro ritorno sulla nave? Vorrei godermi qualche giorno senza le sue amorevoli, improrogabili, cure."
La dottoressa fece schioccare la lingua insoddisfatta, ma annuì.
"...Bene. Non voglio trattenervi dalla vostra licenza: non appena avremo finito qui, potrete tornare a fare... quello che stavate facendo." disse Shepard, guardando le ciabatte di Pressly: "Ma avrò bisogno di un momento con la squadra."
"...Buffo comandante, stavo per chiederle la stessa cosa." disse Williams, che doveva aver immaginato dove Shepard volesse andare a parare.
 
Il processo di assimilazione dati prese quasi un ora, ma alla fine gli ufficiali superiori della Normandy ebbero letto, memorizzato e connesso abbastanza fatti su Cerberus da potersi ritenere soddisfatti, per quanto quelle informazioni lasciassero un pessimo presentimento per il futuro: come aveva osservato il comandante, sarebbe passato del tempo prima che si fidassero di un Umano sconosciuto, specie dell'Alleanza... molti fra loro, non sapevano più a chi credere al di fuori di quella stanza.
Alla fine, solo la squadra rimase con il comandante, che li ricondusse alla sua camera: essendo Shepard uno Spettro, era rimasta vuota e nessun agente del C-Sec aveva anche solo provato a varcare la soglia. Pallin non era così stupido, ma aveva comunque messo due poliziotti a guardare a vista una squadra di manutenzione dell'albergo capitanata dal direttore, che era riuscita a rinserrare la porta della stanza di Shepard sui cardini a tempo di record.
Il direttore Salarian si scusò ancora per l'accaduto, e si offrì di rendere la permanenza di Shepard gratuita non solo per l'attuale licenza, ma anche per quelle future, in modo da farsi perdonare il disturbo arrecato.
Shepard accettò con piacere, e il direttore ne fu deliziato e sollevato: una volta informatasi che non c'erano stati progressi da parte degli uomini di Pallin impegnati nelle indagini, il comandante mandò tutti a casa, chiudendosi nel suo mini appartamento con la sua squadra.
"Punitivo, ma'am." commentò Williams guardandosi attorno: "Io e il tenente siamo sistemati qui vicino, ma il posto al confronto è una bettola..."
"Mentre io e Tali siamo in un posto che sembra uscito da un catalogo di fantascienza... solo i sanitari hanno più pulsanti dell'interfaccia del Mako: non so mai se sto chiedendo l'acqua calda o l'autodistruzione."
"Li avete scelti voi... e tu Wrex, dove ti sei sistemato?"
"Mhh... posti." rispose il Krogan.
"Posti." ripeté Shepard e il mercenario annuì: "Beh... spero tu ti stia godendo i tuoi posti Wrex, almeno quanto mi sto godendo il mio. In verità avrei voluto consegnarveli in un'atmosfera più rilassata... ma sfortunatamente, Cerberus si è messo di mezzo. Almeno sono riuscita a completare il giro dei negozi prima che iniziassero a spararmi addosso..."
"Già... combattere in mezzo ai civili è così fastidioso." commentò Garrus leggero.
"...Maledizioni... questo mal di testa è quasi peggio di un dopo sbornia." disse Shepard, afferrandosi la radice del naso con forza.
"Lo sa signora... di solito il mal di testa non è la reazione standard quando qualcuno subisce una doppia elettrocuzione: è sicura di non volersi far dare un'occhiata?"
"Il bioamp ha fatto da filtro tenente: dopotutto sono fatti anche per disperdere l'eccesso di elettricità statica, ma vorrei gli dessi comunque un'occhiata Tali..." disse Shepard slacciandoselo dal collo e passandolo alla Quarian: "Il resto... non è niente che non abbia già subito." aggiunse Shepard crollando su un divano e sollevando le gambe.
"Beh... spero di riuscire a sollevarle il morale signora." disse Williams, aprendo la sua borsa e tirando fuori due pacchetti: in effetti, erano l'unica cosa che contenevano. Williams non era tipa da borse: al massimo da marsupio.
“Da parte mia e del capo Williams." disse il tenente.
"Non è professionale." rispose il comandante prendendoli.
"E chi se ne importa? Avrebbero potuto spararle e non li avrebbe mai ricevuti..."
"Ve lo detto... sto bene. Ho solo mal di testa."
"Allora li apra."
"Se proprio insistete... e grazie."
Il capo artigliere le aveva regalato un libro di vera carta:
"Robert Frost. Le migliori poesie" lesse il comandante.
"Un po' banale signora..." si scusò Williams.
"Nah, capo artigliere: è perfetto. Anche perché si adatta alla nostra situazione."
"Non la seguo."
"Divergevano due strade in un bosco/ E io... io presi la meno battuta/ E da lì, tutta la differenza è venuta." Recitò Shepard a memoria: "Di certo stiamo battendo strade poco note nei nostri viaggi. Grazie Ashely."
"Un piacere comandante."
Alenko invece aveva trovato qualcosa di più particolare ancora, e stupì davvero il comandante:
"Hai trovato del Raki sulla Cittadella, Alenko?"
"Non sulla Cittadella... un mio cugino lavora nel ramo... e mi sono fatto spedire una bottiglia."
"Beh... accidenti, questo sì che è un bel modo per fare una buona impressione." disse Shepard stappando la bottiglia e annusando il contenuto: "...Ed è anche di alta qualità." commentò il comandante tappando la bottiglia.
"Raki?" chiese Garrus.
"Un liquore tipico della Turchia..." iniziò a spiegare Kaidan, prima che il comandante lo fermasse:
"A no tenente. Non ti permetto di rovinare il Raki con una lunga spiegazione. Qualcuno chiami la direzione e ci faccia portare un pasto degno di un Raki." E siccome nessuno sapeva esattamente quale fosse, Shepard ordinò per tutti.
Mentre aspettavano, il comandante procedette nel distribuire il resto alla squadra: quando Tali scoprì, suo malgrado, di essere seduta sopra il suo, per poco la giovane Quarian non fuggì dall'imbarazzo.
"Kelaah... una cassa intera..."
"Ho pensato di regalarti qualche gadget tecnologico, ma mi sono accorta di aver esaurito l'elenco quando ho comprato armi e corazze per tutti... così... ho optato per qualcosa di più... indulgente. Ti piace?"
Per tutta risposta, Tali aprì lo scomparto del suo casco dove era situata la spia luminosa, ci infilò una gelatina intera, e richiuse la sezione iniziando a biascicare con la bocca piena mentre finiva di ispezionare il bioamp di Shepard:
"Tesh'ashak ulmek..." dichiarò solennemente la Quarian a bocca piena.
Che fossa il suo dialetto natale o semplicemente l'effetto della lingua impastata, era impossibile da dire: per una volta, i suoi occhi non erano visibili, il che significava che Tali si era abbandonata al gusto così tanto da averli chiusi.
"...Non ho idea di cosa significhi ma lo prendo per un sì. Garrus: il prossimo sei tu." disse Shepard indicando la piramide irregolare che era il suo regalo.
Quando le unghie del Turian infransero il pacchetto, scoprendo cosa conteneva, Garrus si produsse in un goglottio che suonò esattamente come quello di un grosso tacchino:
"...Spiriti... questo modello non è nemmeno in commercio."
"E non lo sarà mai: è fatto su misura su un modello Kuwashii della Ariake Technologies. Puoi personalizzarlo ulteriormente a tua discrezione..."
"E questo?" chiese Garrus indicando il datapad: "Nel mezzo del cammin di nostra vita/mi ritrovai per una selva oscura/ ché la diritta via era smarrita..." cominciò a leggere.
"...Un tentativo di allargare i tuoi orizzonti. È un poema Umano, che racconta la visita dell'oltretomba in luoghi di castigo, redenzione e beatitudine. Mi sono assicurata di prendere la versione con più note possibili: spero che basteranno per interessarti."
"Comandante... non so come ringraziarla... i Turian... noi non siamo esattamente una specie... non abbiamo niente del genere nella nostra cultura..."
"Niente scambi di doni?"
"Giusto un paio..."
"Un paio all'anno?"
"Un paio in tutta la vita." precisò Garrus: "Quello che il comandante mi ha regalato è l'equivalente della cerimonia quando si completa la leva obbligatoria... in pratica... sarei diventato un uomo fra l'equipaggio della Normandy."
"Aww... il nostro piccolo Turian è diventato un bambino vero..."
"Beh... fino a quando non dobbiamo pagargli un giro di squillo per fargli perdere la verginità, va tutto alla grande... signora."
"...Tenente, ha appena fatto una battuta?"
"La pratica rende perfetti..." rispose Kaidan facendo spallucce: a quanto pareva, quella licenza aveva fatto bene anche ad Alenko... e in più di un modo.
"In ogni caso... non so come... cosa prescrive l'etichetta Umana esattamente in questi casi?"
"Un semplice grazie è più sufficiente: è un dono, liberamente dato. Non è prevista una ricompensa."
"...Ma un bacio sarebbe meglio." intervenne Williams.
"Un bacio?"
"Williams..." protestò il comandante.
"Sì, Garrus: un bacio sulla guancia..."
"I Turian non baciano, capo: non abbiamo le labbra..." disse Garrus passandosi un dito su quello che, al massimo, poteva passare per un piatto becco corneo.
"Ecco perché siete una specie così infelice. Andiamo Garrus: un tamponamento delicato della tua faccia contro la guancia del comandante. Cosa potrebbe succedere?"
"A parte uno shock anafilattico per proteine incompatibili?"
"Garrus... sei sulla Normandy da mesi: se dovevi avere una reazione allergica, l'avresti avuta da tempo. Considerala... un'esperienza per allargare gli orizzonti della tua specie: un piccolo passo per un Turian, ma un grande balzo per Palaven."
"Comandante...?"
Shepard roteò gli occhi, nascondendo appena il divertimento: quel lato goffo di Garrus era quello che più di tutto si avvicinava alla persona che era, piuttosto che al poliziotto che suo padre aveva voluto diventasse.
"Facciamoli contenti." sospirò Shepard: "... Un tamponamento delicato, Vakarian: non stai spingendo via un albero." chiarì il comandante.
Le risate e i sorrisi si moltiplicarono nella squadra quando Garrus appoggiò il suo becco sulla guancia del comandante: non ci fu niente di più impacciato di quel gesto.
"Allora comandante? Come è stato? Erotico e sensuale?" chiese Williams.
"Come... essere baciati da una tartaruga. E ora, Garrus, Williams ti farà sentire cosa vuol dire essere baciati da un essere Umano."
Il ghigno di Williams si tramutò in terrore.
"Di-Dice sul serio signora?"
"Devo farlo diventare un ordine, capo artigliere?"
Il tenente incrociò le braccia e cercò di non sorridere. Non ci riuscì del tutto, non abbastanza da non farsi vedere da Williams almeno: a quanto pareva il capo artigliere non gradiva il sapore della sua stessa medicina. Ashley non poté però rifiutarsi: a occhi serrati, pugni chiusi, e cercando di non respirare, per un rapidissimo istante, Williams appoggiò le sue labbra sulla scaglia zigomale di Garrus, solo per ritrarsi subito dopo.
"Allora Williams? Com'è stato? Erotico e sensuale?" la motteggiò il comandante.
"Come baciare un secchio di ferro."
"Come baciare un secchio di ferro...?"
"Come baciare un secchio di ferro, ma'am."
"Beh... io l'ho trovato... umido."
"Umido?"
"Umido." confermò il Turian: "Ma capisco perché a qualcuno possa piacere..."
"...Garrus, vuol dire che tu e il capo artigliere non sarete la prima coppia mista Umana e Turian?"
"Per la verità esistono già alcune coppie del genere, Tali." commentò Liara con voce leggera.
"...Sul serio?"
"Sul serio." confermò Shepard: "Ma ovviamente cercano di non farsi spettacolarizzare il più possibile... e non essere preda del linciaggio dei bigotti. Quindi è normale che cerchino ospitalità tra gli Asari, di solito più aperti mentalmente a questo tipo di unioni... Che c'è?" chiese, quando quasi tutti gli occhi della squadra furono su di lei.
"Niente, ma'am... è solo che sembra molto informata sull'argomento."
"Ma come Ashley, sei sulla Normandy da così tanto tempo, e non hai ancora capito che sono una romantica?"
"...Non volevo presumere, ma'am."
Shepard non commentò, ma le passò un pacchetto: la marine lo prese, lo scartò solo su un lato, ne vide il titolo... e lo fece sparire nella sua borsa, in un solo gesto.
"Gra-Grazie ma'am..." disse la marine timidamente.
"Mmhh..." rispose Shepard con un sorriso obliquo e riducendo gli occhi a fessure: "...Alenko: la cassa d'angolo." ordinò al tenente.
Le sei bottiglie furono scoperte e apprezzate, facendo il giro della squadra:
"Ti mette il fuoco nella pancia." commentò Wrex approvando.
Quello che il vecchio mercenario non si aspettava fu di ricevere a sua volta qualcosa: per la verità, tutti erano convinti che la prossima sarebbe stata Liara. Quando il Krogan scoprì invece che presto avrebbe sostituito la sua corazza Colossus con una nuova e migliore, il mercenario ebbe una sola cosa da dire:
"Sia chiaro a tutti: i Krogan non baciano. Nessuno..." sottolineò: "Ma... accetto soluzioni alternative per esprimere... la mia gratitudine."
Tutte quelle scempiaggini gli facevano prudere le scaglie della gobba, ma per una corazza nuova valeva la pena assecondare quegli... strani Krannt.
"Mi basta che tu ne uccida il più possibile quando l'avrai addosso." disse Shepard.
"...Questo, posso farlo. Volentieri." disse il mercenario: curioso come le cose potessero cambiare in fretta.
Un tempo Wrex non si sarebbe mai fidato di qualcun'altro per scegliere per lui armi e corazza: si sentì vecchio... ma per una volta non gli pesò.
"...E tu Liara?" chiese Williams: "Cosa ti ha regalato il nostro intrepido comandante?"
"...Oh, Shepard è stata così gentile da donarmi un film per meglio comprendere la cultura Umana. E con mio grande disappunto la curiosità ha avuto la meglio: ho passato la serata a prendere nota di ciò che non ho capito."
La fluidità con cui mentì sorprese anche Shepard, ma nessuno ebbe modo di notarlo, perché in quel momento un quieto bussare alla porta li interruppe. Per puro riflesso, la mano di Shepard scivolò alla pistola che aveva sotto la giacca, avvicinandosi alla porta:
"Chi è?" chiese appoggiandosi al muro.
"Il direttore." disse il Salarian dall'altra parte: dopo una breve osservazione attraverso lo spioncino, il comandante aprì la porta, trovandosi di fronte effettivamente il responsabile dell'hotel e il loro pranzo disposto su un carrello, da accompagnare al raki.
"Non mi aspettavo che fosse direttamente lei a portarlo, la ringrazio."
"Un piacere... è anche arrivato un pacco dall'ambasciata Asari, con i sigilli personali della Matriarca T'Kenthi. Gli agenti del C-Sec hanno ispezionato la cassa e mi assicurano che non contiene materiali pericolosi..."
"...Ah." rispose Shepard, sapendo di cosa si trattava: "Sì, lo aspettavo in effetti."
"Mi sono permesso di portarlo assieme col suo pasto." disse il direttore, indicando il ripiano inferiore del carrello: "Spero di non aver..."
"Ha fatto bene." lo interruppe il comandante, afferrando la maniglia del carrello: "La ringrazio per la sua solerzia."
"È un piacere. Le auguro buon appetito: mi chiami pure, se lei o uno dei suoi associati dovesse aver bisogno di qualcosa." disse ossequioso il Salarian.
"Grazie." rispose Shepard, prima di chiudere la porta: non fu però sul pasto che si concentrò, ma sulla scatola: era di legno, nessuno che conoscesse però, e profumava.
 "Liara..." chiamò il comandante, senza avere nemmeno il coraggio di aprirla.
Quell'onore in effetti spettò all'archeologa, che prese la scatola, con alle spalle tutta la squadra ormai, fece scorrere il coperchio e disse solo quattro parole:
"Oh per la Dea..."
 
"Secondo voi, quanto ci metteranno ancora? Ho fame." chiese Wrex.
Dopo aver spiato il contenuto della scatola, Liara, Tali, Williams e il comandante erano sparite nella camera da letto, trascinandosi dietro una Shepard che avrebbe, probabilmente, voluto essere da tutt'altra parte: ogni tanto, al di là della porta, filtravano risolini e esalazioni di stupore, punteggiate dalle proteste sempre più deboli del comandante...
"Non lo so, ma spero si sbrighino." rispose Kaidan: come Wrex e Garrus, erano seduti al tavolo, aspettando il resto della squadra.
Il Turian non disse nulla, troppo impegnato dal suo nuovo visore Kuwashii: probabilmente non aveva capito una parola, dato che stava trasferendo dal suo vecchio visore i programmi di traduzione e importando i settaggi. Un compito che lo lasciava indifferente a qualunque altra cosa per la verità, anche se Alenko dovette ammettere che senza il suo consueto mirino sull'occhio sinistro, non sembrava quasi più lui.
Ora che ci pensava, il tenente non aveva ancora capito dove esattamente Liara tenesse il suo: gli Asari non avevano padiglioni auricolari e il loro timpano era praticamente in superficie nel pozzo uditivo... forse era impiantato sottopelle? Sarebbe stato tipico della sua specie in fondo, nascondere il superfluo della tecnologia per meglio concentrarsi sull'apparenza...
Come evocata dai suoi pensieri, Liara uscì dalla stanza dove si erano chiuse fino a quel momento, un lieve viola sulle guance: Garrus fece solo in tempo a calzare il suo nuovo visore, prima che cominciasse a parlare:
"Ahem... nella mia specie... "cominciò a dire con tono impostato, come se declamasse: "Esistono alcuni... riti e cerimonie. Essi non celebrano una ricorrenza, ma la persona, per ciò che ha compiuto, è diventata, o diventerà. O per ciò che potrebbe diventare: la nostra cultura è incentrata sull'influsso del singolo sui molti, più che ..."
"Vai al sodo Liara. Ho fame."
Lievemente disturbata dall'interruzione di Wrex, Liara spiegò:
"...La Matrona Sarpani e la Matriarca T'Kenthi hanno fatto del comandante una loro pari. Le sue parole saranno ascoltate come se provenisse da una consigliera, o da un'amica."
Non poco, considerate le responsabilità che toccavano all'ambasciatrice e alla magistra delle Repubbliche di Thessia.
"Ah! È più facile che ascoltino il suono del suo fucile." commentò Wrex.
Vero, ma Liara questo non volle sentirlo:
"Non se si presenterà con questo vestito." rispose la dottoressa, tornando alla porta e spalancandola.
Non era un vestito Asari... o meglio, non era stato tagliato come un abito da cerimonia Asari: chi l'aveva fatto doveva aver compiuto ricerche molto approfondite sulla cultura umana, per poi sincretizzare 70 secoli di storia dell'abbigliamento in un unico capo. Di cosa fosse fatto, difficile dirlo, ma l'effetto fu univoco: per un istante li lasciò tutti senza parole, Wrex incluso.
Da dove cominciare? Dalla veste semitrasparente che portava a contatto con la pelle, di un colore che sembrava tra il viola e l'azzurro e che le scendeva fino alle caviglie? O dalla striscia di tessuto rosso che, incrociata sul petto, si legava alle spalle, rimanendo comunque leggera ed elastica? O dalla cintura in vita, una striscia di tessuto raccolta in modo da non far capire quanto, e se, venisse portato sotto...
Su tutto questo, adagiato sulle spalle e allacciato alle stesse strisce di tessuto che portava sui seni, c'era un mantello con cappuccio, che le copriva per metà la nuca, e completamente le braccia fino ai polsi, ma solo sul lato più esterno, aprendosi su maniche larghe da cui spuntavano solo le unghie: con un poco di manicure, il comandante avrebbe brillato.
"Beh... tagliami le palle e chiamami Salarian. Shepard! Sei femmina!" esclamò giulivo Wrex, riassumendo quello che sia Kaidan che Garrus stavano pensando: "...Ehi tu lo sapevi?" chiese sarcastico dando di gomito al tenente, che quasi cadde dalla sedia.
"E tu Turian?"
Per tutta risposta, Garrus alzò un dito sul visore e rimase fermo un secondo: inutile chiedere cosa stesse facendo.
"Voglio una copia!" ruggì Williams.
Per parte sua, Shepard sembrava abbastanza a suo agio di fronte alle prese in giro dei suoi compagni, e fu questo in effetti, che attirò la loro attenzione di nuovo su di lei: si chiesero se stesse per esplodere. Avrebbero dovuto sapere ormai che il comandante non era quel tipo di persona: Shepard non sprecava nulla e ogni frazione di disagio che aveva provato fino a quel momento venne ripulita fino a scintillare come un diamante. Quello che disse, lo disse con il tono, e il portamento, che si addicevano al vestito che portava: quello di una Matriarca.
"Per quanto condividere con voi questi momenti non sia un problema, credo che dopo tutto quello che abbiamo passato in questi mesi vi siate guadagnati il diritto, e per quanto immortalare un momento di lieve imbarazzo del proprio CO sia certamente un dovere per ogni sottoposto, ricordo ancora quando ero nella vostra posizione dopotutto; vorrei essere con voi tutti la più chiara e convincente possibile. Non solo so dove molti di voi abitino, le vostre più frequenti abitudini sociali, i vostri punti di forza e debolezza in combattimento, ma ho a mia disposizione una fregata invisibile ad ogni sensore. Se quella foto dovesse uscire dai vostri omnitool, se dovesse essere mostrata a qualcun'altro, fosse anche un membro dell'equipaggio della Normandy, le prossime notizie che avrete da me saranno fungine in natura. 19 chilometri di fungo radioattivo, per essere precisi, più brillante di ogni stella che abbiate mai visto. E non la sgancerò dall'alto, no quello sarebbe codardo: vi fotterò con la bomba, prima di lasciarvi a terra, doloranti, umiliati e imploranti. E dall'orbita vedrò poi la bomba detonare."
Shepard lasciò alla squadra un momento per assorbire quello che aveva detto, passando lo sguardo dall'uno all'altro, e per far capire a tutti che non stava scherzando.
Per tutta risposta, Garrus alzò il dito al suo visore, lo spense, cancellando così la cache dei dati recenti, poi se lo staccò dalla testa, procedendo a formattarlo con il suo omnitool: avrebbe reinstallato tutti i sistemi più tardi.
Quell'immagine era troppo pericolosa da avere.
"...Bene." disse il comandante sorridendo e sedendosi a tavola, cominciando poi a riempire loro i bicchieri: ""...Tenente, sia gentile, ho fatto portare del ghiaccio assieme al pranzo: ne metta due cubetti in ogni bicchiere. Il Raki non si beve senza ghiaccio, dopotutto."
Fu un pasto davvero delizioso.
 
***
 
Hayat si risvegliò nel suo letto diverse ore dopo, il mal di testa da taser scomparso e con lo spirito decisamente più alto.
Forse era anche merito della vista che si parò di fronte ai suoi occhi:
"Ehi..." disse: "Che ore sono?"
"Quasi l'ora di cena." rispose Liara: la dottoressa era dovuta andarsene con il resto della squadra, in modo da non destare sospetti, per poi tornare poco dopo.
Giusto in tempo in effetti, per assistere il Primo Spettro Umano a uscire dal vestito che l'ambasciatrice Asari le aveva regalato e aiutarla a riporlo nella sua scatola di legno, dove, se fosse dipeso da Shepard, sarebbe rimasto per sempre. Poi erano crollate entrambe, ognuna nelle braccia dell'altra:
"...Mi hai lasciato dormire per tutto il pomeriggio?"
"Ne avevi bisogno." rispose dolcemente la dottoressa, dandole un bacio: "...la Dea sa quanto: non capita tutti i giorni che a qualcuno sparino nel Presidium."
"Ci capita quasi tutti i giorni quando siamo sulla Normandy."
"Sì... ma ti meriteresti un po' di tempo come una persona normale. Sono un po' arrabbiata con Cerberus per questo..."
"Lo meriteremmo tutti..." aggiunse Hayat, con la voce ancora un po' impastata di sonno: "Ma speravo di riuscire a fare con te qualcosa di più interessante che starsene chiusi in camera. Fosse stato anche solo scoprire quanto male danzo..."
Il comandante aveva avuto in effetti grandi speranze: la Cittadella era il cuore pulsante dello Spazio del Consiglio, anche culturalmente. C'era così tanto che si poteva vedere e visitare, oltre i suoi bar...
"...Guardarti dormire non è poi così male. E ascoltarti anche... parli nel sonno." era stato quello a svegliare Liara.
"Ah sì? E cosa dico?"
"...parli di fiori."
Hayat si sedette sospirando, e baciandole delicatamente la base delle creste dello scalpo, dove la sua fronte finiva.
"Grazie per la bugia, Liara. Così grave?"
"...Ho pensato che svegliarti fosse l'unico modo."
Dea, quegli incubi...Liara aveva agito quando aveva visto i denti di Shepard rischiare di spaccarle il labbro. L'Umana si abbracciò le ginocchia, posando su di esse la fronte:
"Maledizioni..." disse solo questo.
La mano di Liara le strinse la spalla, dolcemente, e Shepard vi affondò la guancia:
"Sono... giusta per te Liara? Ho così tanto bagaglio... e quello che abbiamo... questa meravigliosa... cosa... poteva esserci portata via questa mattina."
"Ma sei tornata..."
L'Umana scosse la testa:
"Li ho uccisi Liara." esalò Shepard: "E non perché fosse necessario, conosco la differenza tra strage e neutralizzare un nemico, ma perché l'idea che stessero per fare a te quello che hanno fatto a me..."
Hayat non stava parlando del Presidium, e di questo Liara fu sicura: Elysium allora? Le certezze di Liara si sfaldavano di fronte alla sua ignoranza... c'era troppo nell'Umana perché riuscisse a capirlo dopo solo poche fusioni mentali.
"...e quando sono arrivata qui e ho visto la porta sfondata... io..."
 È stato come vedere di nuovo uccidere mio padre. No...
"...È stato peggio... perché sapevo già cosa avrei provato. Se non ti avessi trovato... non so cosa sarebbe successo."
Sì che lo sai invece: un'altra parte di te sarebbe morta. Quante, prima che siano troppe? E a proposito, sai di starle mentendo e di manipolarla ancora, per allontanarla? Sai chi ti ricordi?
"Liara..." implorò Shepard coprendole la mano: "Se tu... se tu volessi uscirne... lo comprenderei. Maledizioni, lo vorrei anche, se ti tenesse più al sicuro. Se non..."
"Se non...?"
"Se io non volessi rinunciare a te. Tu mi hai dato la forza di affrontare qualcosa che fino ad ora sapevo solo come arginare. Tu mi fai sentire... serena."
E tuttavia hai quasi permesso che ti fosse portata via. Povera piccola libellula... sempre incapace di tenere al sicuro ciò che è davvero importante.
"...Io ti amo, Liara. E ho paura." disse Shepard, facendo tacere il suo spietato io interiore.
"Perché?"
"Perché?... Perché ti amo, o perché ho paura? O perché ti sto dicendo questo, Liara?"
La dottoressa scosse la testa:
"Tutte le persone hanno paura. La Galassia è così vasta, e noi siamo così impotenti di fronte a questo. Se non fosse per la rete dei Portali, e l'eezo, sarebbe così vasta che nessuno avrebbe mai incontrato nessun'altro. Saremmo piccole enclavi disperse nello spazio, senza altri che noi stessi per alleviare quella disperata solitudine. Guarderemmo al vuoto tra le stelle, e ci sentiremmo mancare di fronte alla nostra impotenza: perché cosa conta la ragione, di fronte a miliardi di miliardi di chilometri? Forse ci incontreremmo, alcuni di noi, ma sarebbe un miracolo, un eccezione. Sarebbe così triste..."
Liara le accarezzò i capelli, quegli strani fili che stava imparando ad amare:
"...ci sarà sempre qualcosa di cui avere paura... ma si può solo sperare che ciò che si teme sia il più possibile mondano in natura. Cosa metterò sulla mia tavola questa sera? Riuscirò ad avere una promozione? Sarò amato? Ma qualcuno deve occuparsi del resto. Non so perché tu lo abbia scelto esattamente, ma capisco perché non desideri smettere, e ti sono grata, per questo."
"Sto solo facendo..."
"Non per quello." la zittì Liara: "Ma perché altrimenti non ci saremmo mai incontrate. Io, e sospetto anche tutti gli altri, siamo migliori per averti incontrato. E so anche perché mi stai dicendo tutto questo: posso essere ingenua e inesperta, ma riconosco una via di fuga quando ne costruisci una per me. Anche adesso, mi stai lasciando la possibilità di andare via incolume, e di lasciar portare solamente a te il peso del distacco. Il perché tu creda di amarmi, non è importante... l'amore non ha bisogno di calcoli. E tu non ne fai. Non in questo."
"Sei una romantica."
"No... lo siamo entrambe. E credi che se non mi amassi, non mi sarebbe successo niente? Sei un'illusa Hayat, autodistruttiva e masochista." non c'era sarcasmo nella voce di Liara:
"Oh?"
"Hai rinunciato a tutto per troppo tempo: al punto da non sapere quando non è più necessario farlo."
"Come fai a dirlo?"
"Ero nella tua testa..." rispose l'Asari: "Io sono qui, Hayat e non ho intenzione di andare da nessuna parte. Io voglio restare qui: perché anch'io ti amo. Non voglio rinunciare a questo. E combatterò perché non mi sia portato via: né da te, né da nessun altro."
"...E quindi cos'era quel tuo perché?"
"Perché hai così paura di me? Difficilmente una timida archeologa Asari di appena 106 anni dovrebbe spaventare... qualcuno come te." disse Liara arrossendo.
"...Perché io ti ho trovato all'interno delle mura del mio cuore, Liara. Non hai infranto le mie difese, non mi hai combattuto. Mi hai visto, al di là della figura che sono diventata, o che mi hanno fatto diventare: in bene e in male. E mi hai accettato: non c'è niente che avrei potuto chiedere di più. E mi spaventa, perché temo di perdere qualcosa, per la quale potrei smettere di cercare fra le stelle..."
Il comandane Shepard aveva ucciso venti uomini quella mattina. Lo aveva fatto a mani nude, se non si contavano i poteri biotici, e in modo sanguinario: aveva combattuto per infliggere il massimo danno nel minor tempo possibile, come nemmeno l'Alleanza l'aveva addestrata a fare. Quella ero stato il puro condizionamento di un insetto: azione e reazione, senza pensiero razionale a mediarlo, sprecando la quantità minima di energia.
Minare un cadavere e lanciarlo addosso ad altri uomini, calcolando lo spruzzo di sangue necessario a spaventarli e farli indugiare... un atto perfettamente razionale.
Ma Hayat bint Hannah non era quella persona e con Liara aveva scoperto di esistere ancora: di voler esistere ancora.
"...qualcosa che non sono più pronta a perdere. Per il comandante Shepard, tu sei un veleno Liara, ma un veleno così dannatamente dolce."
"Non lo sa comandante? Ogni farmaco è un veleno."
Un bacio ed un altro ancora: era così dolce...
"...L'Amore è meglio quando mischiato con angoscia./Nella nostra città,/ noi non ti chiameremo un'Amante/ se fuggi dal dolore..."
"Liara... hai letto Rumi?"
"Fammi finire, o mi sfuggirà dalla mente." rispose la dottoressa paziente: "Cerca Amore in questo modo/ accoglilo nella tua anima..."
"E guarda il tuo spirito volare lontano nell'estasi..." completo l'Umana: "Ah, Liara, se mi reciti poesie a letto, mi lasci davvero senza difese per resisterti."
"È così che ti preferisco quando sei con me: senza difese. In balia."
Senza incubi, e forse col tempo... in pace.
Ma Liara prendeva le sue vittorie un giorno alla volta.
"...perché sorridi?" chiese la dottoressa all'Umana.
"Perché pensavo a quanto sono fortunata ad averti."
"Dire l'opposto..."
"Al contrario dottoressa: leggere poesia a letto? Liara... potresti conquistare qualunque donna."
Questo pensiero fece arrossire Liara: un intero gruppo di simil-Shepard da soddisfare... Liara bandì quel pensiero dalla sua mente. Non ne aveva bisogno:
"...Quindi... nessuna riserva per esserti innamorata di un Asari?"
"Liara..." disse Hayat baciandola ancora: "Non mi vergognerei mai di te. Se solo tu me lo chiedessi... " ponderò Shepard cercando il paragone adatto: "...Ti presenterei a mia madre, come siamo davvero."
Spiegare ai media che il Primo Spettro Umano aveva una storia con un Asari avrebbe sicuramente fatto scalpore, tra bigotti e progressisti a lottare per far sentire le loro ragioni, ma essendo Hayat il comandante Shepard, aveva in definitiva l'autorità e le risorse per ignorare completamente qualunque giudizio...
Ma incontrare Hannah Shepard come l'Asari che aveva una relazione disperatamente romantica e in crescita con sua figlia, e affrontare il suo giudizio? Quello era tutto un'altro paio di maniche.
"...Sul serio?"
"Sul serio." ripeté Shepard.
Curioso come quell'affermazione fu profetica...
 
Decisero di comune accordo che la giornata era stata abbastanza schifosa: non valeva la pena aggiungervi una serata miserabile passata a preoccuparsi ulteriormente di Cerberus, di Saren... e di tutto il resto.
Cenarono assieme, ma ritrovarono il resto dell'equipaggio al Flux: il fondo che Garrus e Tali avevano "aperto" al locale era ancora valido e in attesa di essere estinto. Liara scoprì molte cose sul suo comandante mentre raggiungevano il locale: in primis che aveva un fan personale. Non un ammiratore, ma proprio un fan, e assai fedele, che seguiva il famoso comandante Shepard come un mastino fin da Elysium, indifferente al disagio e all'imbarazzo che creava a parlarne. Ma poiché era un civile, e non aveva ulteriori motivazioni oltre a soddisfare il suo bisogno di attenzione da parte della figura che idolatrava, e sopratutto poiché era molto insistente, era già riuscito a strappare un autografo e una foto autografata al comandante.
Quando però suggerì a Shepard di aiutarlo a diventare Spettro per meglio difendere l'Umanità come partner in missioni pericolose, il comandante decise, per il suo stesso bene, che era vissuto nel suo mondo di fantasia abbastanza a lungo: gli rifilò un discorso trito su quanto anche restare a casa e difendere i propri cari fosse importante. Ovviamente, Conrad Verner lo bevve fino all'ultima goccia e riconobbe il suo errore: non era una persona stupida, solo... insensata, nel suo attaccamento a Shepard, ma questo non impedì a Liara di provare a prenderla in giro sull'argomento, con grande imbarazzo dell'Umana...
Un'altra cosa che Liara imparò quella sera al Flux fu che per quanto Shepard fosse una perfida giocatrice di poker e scacchi, e non se la cavasse niente male a Quasar, una sorta di blackjack coi numeri invece che con le carte, il comandante era anche una bevitrice coi galloni sulle spalle.
Nessuno fece domande su di loro solo perché non entrarono insieme nel locale, ma, nonostante questo, Shepard riuscì ad averla quasi tutta per sé: almeno fino alla gara...
Quando trovarono metà dell'equipaggio della Normandy al Flux, e il resto arrivò in fretta, qualcuno ebbe la malsana idea di sfidare il comandante Shepard in una gara di resistenza alcolica: Liara non ricordava chi esattamente, perché a sua volta partecipò e venne eliminata in fretta. Forse era stato Joker. Fu una vera e propria competizione senza limite di peso e con una regole ferree: per partecipare, Wrex era costretto a bere Ryncol, il liquore Krogan che poteva essere anche usato come solvente, mentre il resto degli Umani gareggiava con la cosa più forte che il Flux potesse fornire.
Il comandante pareggiò con Wrex alla fine.
E quindi ben pochi erano rimasti in piedi a guardare Shepard, quando si alzò, svuotando il suo ultimo bicchiere, e ballando fino a sudare almeno metà dell'alcool che aveva ingerito: non scherzava quando aveva detto di non saper danzare. Liara conservava una memoria indistinta della sua performance, ma ciò che Joker ribattezzò lo "shuffle di Shepard" era davvero terribile a vedersi: come se le avessero messo del cemento nelle scarpe e ballasse qualcosa che non aveva niente a che fare con la musica che stavano ascoltando.
Perfino Joker con le sue stampelle sapeva fare di meglio, e lo dimostrò...
 
Liara si risvegliò nel suo letto il mattino seguente, con un mal di testa atroce, solo per scoprire che era già l'ora di pranzo, e che Shepard non riportava il minimo effetto della notte precedente, cosa che avrebbe mandato in bestia la dottoressa se fosse stata in grado di fare alcunché. Non solo: Shepard era già riuscita a fare in mattinata anche una visita all'ufficio per veterani sulla Cittadella, mentre Liara era alle prese col suo dopo sbornia. Era stato un favore all'ambasciata Umana, e Shepard aveva distribuito discorsi, incoraggiamenti, parole gentili e certezze a persone che come lei avevano visto troppo.
Liara non poté arrabbiarsi con il suo comandante o provare invidia, specie dopo che le raccontò del tenente Zabaleta, che era stato su Mindoir, o di Talitha, che era stata rapita e tenuta prigioniera dai Batarian per anni: non poté arrabbiarsi con lei, perché Shepard non solo le preparò il pranzo, ma la liberò dal mal di testa massaggiandole delicatamente le creste dello scalpo e promettendole che avrebbero avuto il pomeriggio da passare assieme.
Il loro brunch fu delizioso e finì quando Jane Bartlett fece di nuovo la sua comparsa, preparandosi ad accompagnare Liara per la Cittadella: l'aria fresca del Presidium, per così dire, fece miracoli sullo stato miserevole dell'archeologa, dato che le sembrava ancora di pensare a passo di lumaca.
"...A proposito, la Consorte ha risposto al mio messaggio, finalmente."
"Uhm?"
"Per il ciondolo Prothean, dottoressa."
"Ah."
"...Era una specie di eredità, che aveva trovato tra gli effetti personali di un suo parente. Non può essere più precisa perché il parente in questione è scomparso da tempo, e non c'è modo di sapere dove esattamente l'abbia trovato. Forse nell'ammasso di Sigurd, dice, ma direi che abbiamo già abbastanza problemi di cui occuparci, per inseguire anche le tracce di un misterioso ciondolo Prothean."
"Mm."
L'umana al suo fianco sorrise:
"Liara, abbiamo l'intera Cittadella a disposizione: c'è qualcosa che vorresti visitare? Come Spettro ho accesso praticamente ovunque..."
L'archeologa dovette pensarci un poco più a lungo del normale: per la Dea, quanto aveva bevuto, ma alla fine ricordò un posto che le sarebbe piaciuto visitare.
La Scuola delle Arti di Auxua.
 
Fu così che la dottoressa scoprì che l'arte moderna e Shepard viaggiavano su rette parallele, destinate a non incontrarsi mai:
"...Davvero non ti dice niente altro?" le chiese Liara, che nel frattempo si era rianimata, complice anche la bellezza di ciò che le circondava.
Bartlett si grattò la cicatrice che aveva nascosto sotto un ciuffo di cappelli e un basco comprato per l'occasione.
"È una cacca di pietra. Una... grossa cacca di pietra." ripeté l'Umana.
Liara sospirò:
"È la rappresentazione della ciclicità degli avvenimenti storici, lo spregio all'arroganza con cui si pensa di poter controllare gli avvenimenti: è simile come concetto al karma della cultura Umana, materializzato in un cilindro continuo di pietra levigato a mano e adagiato su sé stesso... ci saranno voluti secoli a completarlo!"
"È una cacca di pietra." ripeté l'Umana: "...È la mia risposta definitiva."
"...Sei terribile." disse Liara, appoggiandosi il polso sulla fronte: metà tic nervoso, metà gesto sviluppato nei suoi scavi per evitare di sporcarsi la sua pelle blu con la polvere. Un gesto che l'Umana le aveva già visto fare tante volte, e che era così terribilmente Liara, almeno quanto incrociare le braccia e spostare il peso su una sola gamba fosse tipico del comandante.
"...Tremo al pensiero di cosa dirai di fronte alle tele allora." disse, non senza sorridere.
Liara non fu delusa: il comandante le osservò da cima a fondo e da ogni angolo, rimanendo a braccia conserte e curvando la testa, distribuendo giudizi che variavano dal "mal di testa a colori" fino a "ho fatto una cosa del genere una volta... ma con un cingolato e qualche esplosivo".
Furono interrotte solo due volte, la prima da parte del C-Sec, che volle assicurarsi attraverso i comunicatori che non avessero subito nuovi attacchi, e allo stesso tempo, per inviare un rapporto sulle indagini che avevano svolto fino a quel momento. Come Garrus aveva previsto, non erano approdate a niente: per quanto avessero identificato diversi Umani come probabili sospetti, avevano tutti già lasciato la Cittadella per licenza straordinaria.
La seconda volta invece fu attraverso un messaggio sulla rete personale del comandante: a mano a mano che leggeva dal suo omnitool, Shepard sembrava diventare un po' più immobile e un po' più pensierosa.
"Hayat?" per quanto il suo traduttore le offrisse la possibilità di comprendere la lingua Umana, Liara non comprendeva ancora l'alfabeto terrestre abbastanza da leggere il messaggio che il comandante aveva appena ricevuto.
L'Umana aprì e chiuse la bocca un paio di volte, prima di scuotere la testa:
"Liara, ti ricordi quello che ho detto ieri? A proposito del non vergognarmi di te in alcun modo?"
"Certo..."
"Bene... perché se vuoi, avrei modo di dimostrartelo questa sera." disse il comandante con voce falsamente leggera: probabilmente avrebbe detto di aver calpestato una mina con la stesso tono.
"Oh... vuoi dire che?"
L'Umana annui:
"Mia madre è appena arrivata sulla Cittadella..."
"Oh."
"...Sorpresa!" annunciò Shepard sempre con lo stesso tono di voce.
 
Il resto del pomeriggio trascorse in modo estremamente rapido, in special modo per Liara, che scoprì di aver molto meno tempo di quanto avrebbe gradito: una settimana di preavviso probabilmente, non sarebbe comunque bastata. E i preziosi secondi, continuavano a scivolare via senza che la dottoressa potesse fermarli:
"Liara... non le ho ancora detto che ci saresti stata anche tu. Se non te la senti..."
E più di tutto, quell'infuriante dolcezza di Hayat, sempre pronta a proteggerla, anche quando non ce ne sarebbe stato bisogno. No, Liara non voleva rinunciare: l'Umana aveva fatto troppo... perché l'Asari potesse nascondersi e potersi guardare allo specchio senza vergogna. Specie perché Liara sapeva chi fra loro due sarebbe stata a subire il lato peggiore delle conseguenze, se avesse fallito: non certo lei. Era l'educazione della sua specie a parlare, ma come estranea, se si fosse rivelata un partner insoddisfacente, il peggio l'avrebbe pagato senza dubbio l'altro, per non aver saputo scegliere di meglio.
E cosa c'era di più insoddisfacente nella specie Asari di una... purosangue?
Sì Liara era preoccupata e piena di angoscia, ma non aveva nessuna intenzione di voltare le spalle alla sua compagna: ecco perché marciava per la stanza in maglietta da notte.
"Non mi hai chiesto di venire, Hayat. Non chiedermi di non venire, ora. Non sopporterei ancora questa gentilezza. Piuttosto..." disse Liara prendendo gli unici tre capi di vestiario che possedeva: "Formale, diplomatico o informale?"
Il camice da laboratorio, l'uniforme da fatica della Normandy e il completo comprato da Shepard:
"Formale naturalmente." decise Liara prima che Shepard potesse rispondere, cominciando a disporre ordinatamente l'abito: "...E dovrai istruirmi su quali argomenti di conversazione preferisca e..."
L'Asari si trovò intrappolata nell'abbraccio dell'Umana, un abbraccio quasi doloroso, tanto fu stretto.
"Respira."
"Non c'è tempo per..."
"Respira." ordinò il comandante Shepard e Liara le obbedì.
"Ora..." disse Hayat liberandola e facendola voltare: "Non hai ragione di aver paura di mia madre. Lei non è il Thorian... e per quanto non avrai una corazza addosso, posso assicurarti che non saranno coinvolti proiettili."
"Ma..."
"Shush... Liara, mi sono innamorata di te: del tuo facile imbarazzato e a volte un po' goffo te. Perché vuoi privare a mia madre di conoscere questa persona?"
"O per la Dea... goffo?"
"In modo assolutamente irresistibile." confermò Shepard, premiandola con un bacio che le fece cantare i nervi: "Inoltre... cercare di apparire più competente o più sicura di te non funzionerà su di lei. Ti ho detto che era all'intelligence, vero?"
"Sì..."
"Ma non ti ho detto che era agli affari interni..."
"Perché è così importante?"
"Significa... che mia madre è stata, o ha ricevuto, l'addestramento per essere una spia: credo di essere l'unica a poterle mentire e farla franca, Umana o alieno. Ma nemmeno io lo faccio: non perché ci sarebbero conseguenze... ma perché non voglio. Lei è la mia anne, Liara, che mi leggeva poesia e mi raccontava storie fantastiche prima di andare a dormire, che mi preparava l'halva... lei è la mia unica parente legata a me dal sangue, ma non è una Matriarca pronta a giudicarti e non è di sicuro una persona di cui voglio che tu abbia paura..."
"Ma è una persona di cui dovrei aver paura?"
"...È la mia anne." ripeté l'Umana: "Non so come funzioni tra gli Asari, ma non c'è genitore di figlia che non sia ostile, più o meno apertamente, al suo compagno. È quasi codificato a livello genetico."
"Allora forse è un bene che noi Asari possediamo un solo sesso..."
"Sì, questo aiuterà, probabilmente... andiamo che può succedere in fondo? Male che vada, non la rivedrai mai più."
"E rimpiangerò ogni minuto per cui non mi troverà soddisfacente, non è vero?"
"Solo all'inizio... ma non ti preoccupare. Sarò lì con te."
Liara gemette, mentre l'angoscia tornava ad abitare la sua mente...
"Andiamo Liara: hai il tuo completo, la mia matita per il trucco e la tua personalità. Sii te stessa e capirà perché ti amo: questo è l'importante. Il resto... non vale la pena preoccuparsene."
"Come fai a esserne così sicura?"
Shepard avrebbe potuto dirle che in fondo, Liara avrebbe inevitabilmente ricordato un po' John Shepard ad Hannah... ma quello avrebbe causato reazioni imprevedibili e potenzialmente pericolose:
"Lei è la mia anne." rispose invece semplicemente.
Liara sospirò, portandosi di nuovo il polso alla fronte... ma Shepard la fermò prima che ci riuscisse, posandole le labbra sull'incavo della vena.
"...Va bene." disse l'Asari.
"Va bene?"
"Va bene. Sono calma. E ho una ragionevole speranza che non mi renderò una completa inetta in questo incontro sociale..."
A differenza di tutti i miei precedenti.
"...perché ne vali la pena. Ma quando torneremo, devi promettermi una cosa."
"Qualunque cosa."
Liara arrossì, ma lo disse comunque ad alta voce:
"Non credere che non me ne sia accorta o mi sia passato di mente: quando torneremo, voglio una fusione mentale, pelle a pelle." E al diavolo la timidezza: quello che c'era tra loro meritava di crescere di un altro livello.
Fu una delle rare volte in cui la dottoressa riuscì a sorprendere il comandante e solo per quello, ne valse la pena. Shepard chiuse la bocca, scattò sull'attenti e mitragliò:
"Aye aye ma'am!"
 
***
 
XO Hannah bint Haa’ron ibn Nazim al Arabi Tabrīz in Shepard non era un'idiota, anzi: era estremamente percettiva. Specie dopo il suo addestramento nell'Alleanza e specialmente nei confronti della sua unica bambina: perché per quanto il comandante Shepard, Leonessa di Elysium, fosse il primo Spettro Umano, per XO Shepard lei rimaneva la sua bambina.
Fu stupita quindi dal vedere Liara T'Soni, archeologa Asari, entrare con sua figlia nel locale che avevano scelto, per la verità il ristorante dell'albergo in cui Liara e Hayat avevano preso le stanze? Un po'.
Ne fu dispiaciuta? Abbastanza: quella avrebbe dovuto essere l'occasione per lei e sua figlia di passare alcune ore in tranquillità. La Kilimanjaro non era la Normandy e la corazzata aveva arrancato al confronto della fregata da guerra per raggiungere la Terra, a cui Hannah aveva dovuto aggiungere il trasporto verso la stazione spaziale. La notizia che qualche... stolto aveva cercato di porre fine alla vita della sua bambina sulla Cittadella le era giunta alle orecchie solo dopo essere atterrata, e Hannah cavalcava ancora quel mix potente di rabbia e sollievo dovuto al vedere Hayat viva e, a quanto pareva, incolume, assieme al disappunto di non poter dare sfogo ai suoi sentimenti materni contro gli assalitori di sua figlia.
Per cui l'idea che Liara fosse lì per caso, o che fosse la guardia del corpo del suo CO per quella sera non venne nemmeno considerata:
"Ciao, anne." disse sua figlia mettendole il braccio al collo e baciandola sulla guancia.
"...Kiz." rispose sua madre, mettendole in mano un pacco da cinque chili di quel caffè che sua figlia chiamava la sua riserva speciale, e che la metteva al comando della Normandy ogni mattina.
"Piacere di rincontrarla, XO Hannah Shepard." disse Liara con una punta di timidezza.
Hannah guardò Liara e poi sua figlia:
"È come sembra." confermò il comandante.
"Beh... non posso dire che me l'aspettassi." rispose Hannah neutra.
"Sei stata tu a dire di farmi degli amici... e qualcosa di più."
"Non mi aspettavo che seguissi i miei consigli, kiz."
"...L'ho sempre fatto, quando erano buoni."
"Mmhh." commentò Hannah.
Liara lo interpretò come il giusto momento per farsi avanti:
"Vorrei offrirle le mie scuse per il mio..."
"Nostro..." corresse Hayat.
"...Nostro precedente inganno: non ero..."
"Eravamo." la corresse di nuovo il comandante.
"Ero. Sicura di poterne parlare francamente." completò Liara, fissando Hannah Shepard negli occhi.
Per la Dea, come la dottoressa ricordava avevano davvero la stessa identica sfumatura... e quasi lo stesso viso. Era facile distinguerle però, anche solo per l'abbigliamento: potendo scegliere Hayat non avrebbe mai indossato una gonna, al contrario di sua madre.
"...È un segreto che cerchiamo di mantenere il più possibile celato, anne. Soprattutto sulla Normandy."
"Hayat cara..." ordinò pensierosa Hannah: "Perché non vai al bancone a bere qualcosa? O più di qualcosa? Vorrei avere il tempo di parlare con la dottoressa T'Soni un momento... in privato."
"Non credi di stare esagerando?"
"Oh, non credo che la dottoressa T'Soni..."
"Liara, la prego. Mi chiami pure Liara."
"Liara... qui, debba temermi così tanto da non poter scambiare quattro chiacchiere con me senza doverti tenere la mano."
"Non è per quello, e lo sai, anne."
"Allora saprai anche che sono disposta ad... insistere. E che concedermi questa occasione per conoscere meglio Liara sia il modo più rapido per svolgere questa... sorpresa." disse Hannah, fissando suo figlia negli occhi: il fatto che ci fossero parecchi centimetri di differenza non sembrava impedire all'XO di esautorare sua figlia.
Tanto che fu il comandante Shepard a distogliere lo sguardo per prima, rivolgendolo su di lei:
"...Liara?"
"Va pure, Hayat. Non ho difficoltà ad accontentare questa richiesta." rispose la dottoressa con un piccolo sorriso, mostrando coraggio che, e le Umane dovevano saperlo, non possedeva.
Il comandante però sorrise, le fece l'occhiolino e tornò a rivolgersi a sua madre:
"Ma niente tecniche di interrogatorio. Ho la tua parola anne?"
"O kiz. Non lo farei mai."
"...Sono al bancone. Vi terrò d'occhio."
"So che lo farai, kiz." disse Hannah, invitando Liara a sedersi al suo tavolo.
Non appena la dottoressa lo fece, Hannah circumnavigò il tavolo, sedendosi alla sua sinistra e la curiosità di Liara a quel gesto dovette risultare palese:
"...Do di proposito le spalle a mia figlia, Liara, perché altrimenti so che proverebbe a leggermi le labbra per sapere cosa discuteremo."
E in effetti il comandante, ora alle spalle di sua madre e appoggiata di schiena al bancone, scosse la testa scontenta.
"Non ...esattamente qualcosa a cui avrei mai pensato, XO Shepard.... Deve sapere però che non ho segreti con Hayat."
"Lo spero, e chiamami Hannah... insisto." disse l'Umana con un gesto della mano che fermò Liara: "...Se dobbiamo passare al nome proprio, vorrei che la cosa fosse reciproca. In fondo, hai diverse decadi su me: mi sembrerebbe strano l'opposto."
"Come preferisce, Hannah."
L'Umana restò a guardarla per diversi secondi, e Liara restituì lo sguardo impassibile. Fu proprio Hannah, alla fine, a parlare per prima:
"Un paradosso interessante quello in cui ci troviamo, temo."
"...Paradosso?"
"Ho paura di non essere stata una buona madre per Hayat. O, per essere precisi, la madre che avrebbe meritato. Di conseguenza ogni mia impressione su di lei, dottoressa sarà... superflua, in definitiva, ai fini del vostro rapporto. Per la mia bambina, farei qualunque cosa, anche accettare qualcuno che potrei non approvare..."
Un cameriere provò ad avvicinarsi, ma venne bandito con una sola occhiata di Hannah: dietro di loro nel frattempo, il comandante stava svuotando il suo secondo calice. Doveva essere più ansiosa di quanto avesse cercato di far credere a Liara, e ora era troppo tardi per tirarsi indietro.
"...Questo però non mi impedisce di cercare di agire come un genitore modello, o quantomeno, come dovrei. Quello che sto cercando di dire Liara, e spero di non apparirle... pittoresca, nella mia affermazione, è che se lei dovesse fare del male a mia figlia, io la... sopprimerò."
Il sorriso così... Shepard con cui lo disse, dimostrò a Liara che non stava affatto scherzando:
"Spero che mi crederà sulla parola se le dico che sono un tiratore eccellente."
Due potevano giocare a quel gioco, e così Liara deglutì e commentò:
"Hayat non me lo aveva detto..."
"Ho bersagli confermati a 2 chilometri e 443 metri... non il record delle forze dell'Alleanza, ma so accontentarmi. Ma non discutiamo oltre del mio... colorito passato: il paradosso di questa discussione, temo, risiede nel fatto che se da una parte ho... istinti protettivi piuttosto sviluppati, riconosco che la mia bambina ha anche ottime capacità di osservazione e di giudizio. E anche che mi sono trovata in questa situazione una sola altra volta... quindi... spero che lei sia davvero la causa della felicità che ho visto in mia figlia quando è entrata da quella porta. E che possa continuare a esserlo."
"Lo spero anch'io. Con tutta la mia anima." rispose la dottoressa, non senza arrossire.
"...Ammetto di averla sottovalutata, Liara: quando l'ho incontrata sulla Normandy, non mi è sembrata persona da saper nascondere qualcosa..."
"Se intende la mia... temo più che disastrosa prima impressione, non è la prima a dirlo, e temo che non sarà l'ultima. Sto... migliorando però, almeno spero. E gran parte del merito è di sua figlia."
"Mmhh..."
"Francamente parlando Hannah, non sono... non avevo una grande esperienza nello sperimentare la socialità con le altre persone, a causa del mio lavoro. Che è anche la causa della mia presenza a bordo della Normandy..."
"Mi piacerebbe saperne di più, ma Hayat non gradirebbe se le estorcessi informazioni sulla vostra missione. E violerei la mia promessa. Quindi vorrei chiederle, Liara... come sta mia figlia? Davvero, non la maschera che indossa per tutti, salvo pochi fortunati."
L'Asari si morse il labbro inferiore, rivolgendo un rapido sguardo verso il suo comandante:
"Ci sono giorni migliori di altri. Normalmente io credo che vorrebbe essere indifferente a cosa tutto questo..." disse Liara compiendo un vago gesto con la mano: "...essere Spettro le richieda, ma noi, io... Ha detto che ho cambiato questo. Non molto, forse, non quanto vorrei, ma abbastanza." Liara scosse lievemente la testa, con un piccolo sorriso: "Lei... indossa molte maschere. Ho avuto la fortuna di poter vedere la persona che c'è sotto. E desidero continuare a preoccuparmi per questa persona. Perché nessuno sembra poterlo fare. E perché lei mi riempie di meraviglia... e mi fa ridere." ammise Liara.
Questo colpì molto Hannah Shepard, che per un momento non seppe come replicare:
"...Lei sa dottoressa che se dovesse succederle qualcosa...?"
"Hayat preferirebbe morire? Sì. Ecco perché cerco di prendere ogni precauzione possibile: sono una biotica assai potente, o così sua figlia ripete, ma non ho dubbi: dovendo scegliere, difenderò prima me stessa, perché non sono forte abbastanza da difendere entrambi."
Hannah annuì, pensierosa:
"...Le ha detto che una volta stava per sposarsi?" chiese, spianando le pieghe del suo tovagliolo.
"No... non me lo ha mai detto." e nel mare d'informazioni che Liara aveva trovato nella loro fusioni mentali, questo particolare era andato perso.
"Non fatico a crederlo." rispose Hannah scuotendo la testa: "Per la verità, non è propriamente vero... Come le ho detto, c'è stato qualcun'altro nella sua stessa posizione, anni fa: uno sgargiante meticcio. Si amavano, per quanto io potessi dire: ma quando lui fu pronto a dichiararsi, mia figlia ruppe il loro rapporto, senza voltarsi indietro. Il perché è facile da capire anche per lei credo..."
"Credeva di non essere abbastanza?"
Hannah annuì:
"Qualcosa del genere. Non so se con lei farà di nuovo questo errore, o se mia figlia abbia finalmente imparato ad essere... più egoista. Ma se posso dare un consiglio...?"
"Volentieri."
"Non abbia fretta, Liara. Mi rendo conto che con il suo essere Spettro, il tempo sembrerà a volte non bastarvi mai... ma sia paziente con lei. O mia figlia le sfuggirà dalle dita."
"Questo non sarà difficile: ho soltanto 106 anni. Non posso dire di avere una grande esperienza in questo genere di cose..." rispose Liara imbarazzata.
"Oh. Forse allora è anche per questo che ci troviamo entrambe qui... e fra le altre cose, questo è anche il miglior consiglio che posso darle se dovesse giocare a scacchi contro di lei." aggiunse l'XO facendole l'occhiolino.
Il ghiaccio era stato rotto, a Liara sembrò che una cappa soffocante le fosse stata tolta dalle spalle:
"Lo terrò a mente. Posso chiederle una cosa?"
"Credo che debba, a questo punto..."
"Mi rendo conto di fare una domanda che potrebbe sembrarle poco cortese, ma... Hannah, il mio essere Asari, le crea... qualche problema?"
Quello che Liara non si aspettava fu la risata di Hannah, che le fece chiudere gli occhi e alzare il mento, mostrando i denti. Un abbandono completo e totale al sentimento, e mentre a Liara era stato insegnato che poteva essere considerato un segno di debolezza, ammirò quanto l'XO ricordasse sua figlia in quel momento:
"Dottoressa..." disse infine Hannah, con ancora il sorriso agli angoli della bocca e degli occhi: "...si renderà conto spero che se lei dovesse diventare la compagna di mia figlia... le mie speranze di diventare nonna... raddoppierebbero?"
A quanto pare il talento di far arrossire Liara era genetico, e trasmesso di madre in figlia:
"...Quindi, come vede non ho problemi da questo punto di vista."
La dottoressa aprì e chiuse la bocca più volte, ma senza vero successo: quando riuscì a ricomporsi, fu troppo tardi. Hayat comparve al loro tavolo, appoggiando una mano sul braccio di sua madre e guardando Liara negli occhi:
"Dobbiamo andare." il suo omnitool era acceso e lo sguardo che le rivolse fu quello del comandante Shepard.
"...Normandy?"
Shepard annuì:
"La nostra licenza è appena stata cancellata."
Fu in quel momento che anche l'omnitool di Liara si animò e il messaggio che lesse confermò le parole del comandante: fare rapporto immediato a bordo della Normandy.
"Maledizioni alle pietre." disse Hannah: "...Che diabolico tempismo."
"Una curiosa scelta di parole, anne: se non diabolico, ci si avvicina parecchio..." rispose Shepard con un'occhiata a Liara: Cerberus, capì immediatamente la dottoressa.
"Ho lasciato il mio trasporto pubblico qua fuori, potete prenderlo..." disse Hannah, passando a sua figlia il gettone per accedervi.
"Grazie, anne. Liara, abbiamo cinque minuti per lasciare le nostre camere: quello che non possiamo portare con noi, lo lasceremo sulla Cittadella."
"Ricevuto. Mi dispiace, Hannah, avrei voluto avere più tempo..."
"Entrambe avremmo voluto..." la corresse l'XO.
Liara annuì, pronta a marciare via dal ristorante, ma ci ripensò. Appoggiò le mani sul tavolo e disse ad Hannah:
"Mi piace leggere. E sto imparando ad apprezzare il caffè. Sua figlia mi batte ancora a scacchi, ma dice che sto migliorando, anche se non vedo come. Hayat è... una persona meravigliosa e sono felice di averla incontrata, per quanto farei volentieri a meno di tutte le esplosioni in cui sembriamo incappare."
Hannah la guardò negli occhi per qualche secondo, prima di sorridere:
"Tienitela stretta, kiz." disse solamente.
"Credimi anne: ne ho tutta l'intenzione."
 
***
 
Il bacio che scambiarono nell'abitacolo del trasporto, dopo aver caricato tutto il contenuto delle loro stanze, non fu la fusione mentale che Liara si era fatta promettere. Ma bastò... se lo fecero bastare, per essere esatti.
E Liara imparò che la cicatrice che il comandante Shepard portava in faccia, si poteva sentire anche all'interno della sua bocca...



Non sapete quanto sia stato difficile per me interrompere il dialogo fra Hannah Shepard e Liara... o quanto mi sarebbe piaciuto farlo continuare. Argh! Ma necessità di trama mo obbligano ad essere il più possibile fedele all'impegno che ho preso con questa raccolta, quindi essere il più fedele possibile agli eventi di ME1: dannati Cerberus ;x. Ma almeno, Liara ha recitato poesia per Hayat...e non poesia qualsiasi ;).
A parte a questo, spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto, pur nella... normalità, per così dire, degli avvenimenti che metto in scena. Oh! E a proposito, i crimini che addosso a Cerberus in questo capitolo non sono una mia invenzione, ma quello che sappiamo su di loro a livello di lore: roba da farsi venire i capelli bianchi insomma.
A parte questo, spero di avervi catturato con questo capitolo e alla prossima!
Hi Fis.

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Capitolo 27
*** Knight of Cerberus ***


-Benvenuto ad Apokolips, Mr. Mannheim.
-Chi...chi sei?
-Il tuo nuovo signore e padrone. Puoi chiamarmi... Darkseid.
Darkseid
 
 
Tra l'equipaggio della Normandy, ormai quasi al completo sul vascello, qualcuno pensava addirittura che l'Egemonia avesse dichiarato guerra all'Alleanza: per quale altro motivo sarebbero stati richiamati a bordo, altrimenti?
In verità, le ipotesi si sprecavano e si confondevano, perché il tono del messaggio con cui il comandante aveva interrotto la loro licenza era stato in effetti così grave da rendere plausibile qualunque cosa. D'altra parte però, se nemmeno un attentato nel Presidium ai suoi danni era stato reputato dal loro CO sufficiente ad interrompere la loro licenza, cosa poteva essere successo, a parte una guerra, da costringerla a farli accorrere?
Nessuno sapeva ancora veramente quale fosse la causa, ma l'angoscia era alta: dietro le facce stoiche che l'equipaggio esibiva, i pensieri si inseguivano come ratti in una barca che affonda, e avrebbero continuato a farlo fino a quando tutti non fossero stati di nuovo a bordo: il loro comandante non amava ripetersi.
Nel frattempo, i tecnici dell'Alleanza erano stati fatti scendere in tutta fretta, maledicendo a gran voce la sorte che aveva impedito di completare il loro lavoro; mentre la Normandy era stata isolata: nessuno saliva a bordo senza permesso, e le comunicazione da e per la nave erano momentaneamente sospese. Solo il Consiglio e il HQ dell'Alleanza ad Arcturus potevano comunicare con la nave ora: sì, la situazione era davvero molto grave...
L'ultimo ad arrivare fu Prescott: l'occhiata che gli venne rivolta da Laflamme fu tale che si sentì in dovere di spiegarsi:
"C-Sec mi ha multato per eccesso di velocità...".
Ma il LOGO lo zittì, scuotendo la testa.
"Ci siamo tutti, signora." annunciò Pressly: questa volta l'XO aveva fatto in tempo ad indossare l'uniforme regolamentare.
Come anche nell'occasione in cui aveva assunto il comando della Normandy, lo Spettro li osservava dalla posizione lievemente sopraelevata del timoniere, mentre la mappa olografica della galassia alle sue spalle era stata spenta. La pessima sensazione dell'equipaggio raddoppiò d'intensità, quando il comandante si limitò a guardarli per lunghi istanti: se perfino la Leonessa di Elysium appariva preoccupata...
"Grazie signor Pressly... Adams: la Normandy è pronta a salpare?"
"Devo finire di controllare i bollettini dei tecnici dell'Alleanza, ma sembra che non siano riusciti a finire solo gli ultimi controlli. Niente che non possiamo fare da noi, signora..."
"Allora prenda una squadra e finisca il loro lavoro. Voglio la Normandy pronta prima di subito."
"Signora... cosa...?" cominciò il capo ingegnere.
"Tutto a tempo debito Adams: la priorità ora è preparare la nave il prima possibile."
"Sissignora. Permesso di cooptare l'intero reparto di ingegneria e il personale tecnico?"
"Accordato. Alenko, vada con loro: conosce i sistemi della Normandy quasi quanto i loro costruttori a questo punto. Ci serve ogni secondo possibile."
il tenente annuì, seguendo Adams e i quattro uomini e quattro donne, Tali inclusa, che si staccarono dal resto dell'equipaggio per dirigersi a passo di marcia verso i ponti inferiori.
"Signor Laflamme, qual è lo stato dei rifornimenti, armi e merci, che dovevano essere portati a bordo della Normandy?"
Fu una fortuna che il LOGO fosse stato a bordo durante la giornata:
"Soddisfacente, signora. Con l'arrivo a bordo degli articoli di un certo..." Laflamme controllò il suo omnitool per un secondo: "...Morlan, ogni ordine è stato evaso."
"Comprese le sonde spia dall'Alleanza? E i circuiti di backup alle comunicazioni?"
Laflamme, che evidentemente aveva parlato abbastanza per quella settimana, annuì brevemente, ma con intensità.
"Direi più che soddisfacente allora..."
Il complimento del suo CO causò un piccolo sorriso e un leggero inchino da parte del LOGO.
"...Moreau, Grenado: non appena avrete il via libera da Adams, mettete in aria la Normandy: destinazione, ammasso di Voyager."
"Sissignora." mitragliò Grenado, salutando all'unisono con Joker. Poi entrambi si diressero verso il cockpit, il copilota dietro il suo superiore, nonostante la sua velocità ridotta.
"...Direi che è arrivato il momento di spiegare la ragione della nostra adunata." aveva aspettato anche troppo.
Dietro di lei, un ologramma si creò nello spazio di solito occupato da quello della Via Lattea: una stazione spaziale che tutti i presenti conoscevano bene. Non era casa... ma quasi:
"57 minuti fa, una forza per ora sconosciuta ha sferrato un attacco diretto contro il HQ di Arcturus."
Il mormorio che si diffuse tra i marinai fu totalmente giustificato: il quartier generale dell'Alleanza avrebbe dovuto essere il luogo più sicuro che l'Umanità avesse mai costruito. La stazione spaziale era un toroide di 5 chilometri di diametro, costruita attorno al gigante gassoso Themis, nel sistema che le dava il nome: Arcturus era l'ultimo baluardo della Terra, ad un solo salto di portale prima di raggiungere la culla dell'Umanità e guardata a vista dal grosso della quarta flotta dell'Alleanza, sotto il comando diretto dell'ammiraglio Hackett. Il fatto che qualcuno avesse attaccato la loro roccaforte...
"La quarta flotta, e le difese della stazione, hanno abbattuto l'equivalente di un incrociatore pesante e il suo stormo di caccia... la conta dei feriti è ancora in corso, ma non si hanno rapporti di vittime al momento. Il vero obbiettivo dell'attacco è diventato però chiaro solo ora: mentre le difese della stazione erano impegnate con l'esca, una piccola task-force che si trovava già a bordo di Arcturus è riuscita a fare prigioniero il vice ammiraglio Kahoku. E a lasciare la stazione portandolo via."
"...Come diavolo hanno fatto, signora?" esclamò scandalizzato Pressly.
"Mascherandosi fra gli shuttle incaricati di indagare ciò che restava dell'incrociatore pesante che ha tentato di speronare la stazione... Nel momento in cui il controllo traffico si è reso conto che c'era uno shuttle in più, gli assalitori avevano già compiuto un salto FTL per il portale. Da lì, il nulla."
"Sappiamo chi erano?"
"L'Alleanza... no. E se non fosse stato per il coraggio del vice ammiraglio Kahoku, non lo sapremmo nemmeno noi."
Shepard azionò il suo omnitool, sostituendo alla sua voce quella dell'ufficiale dell'Alleanza: suonava terribilmente spaventata e affranta.
"Shepard, qui è Kahoku... mi hanno trovato. Cerberus. Mi trovo a bordo di una delle loro navi. Sto trasmettendo le coordinate della nostra destinazione...Qualcuno deve fermarli. Io..." ma il messaggio si interruppe repentinamente.
"...Le coordinate accluse al messaggio fanno risalire l'origine della trasmissione all'ammasso di Voyager, a quattro salti di portale della Cittadella e ben al di là del territorio dell'Alleanza. A parte l'ammiraglio Hackett in persona e il capitano Anderson, nessun altro sa dove ci stiamo dirigendo, e così deve rimanere: ci è stata data carta bianca per tentare un salvataggio, ma non possiamo escludere che Cerberus sappia che stiamo arrivando. Da questo momento, la Normandy è in massima allerta e ogni accesso alle comunicazioni è sospeso: per quanto mi fidi ciecamente di ognuno di voi, il fatto che Cerberus sia riuscito a concludere una simile azione nel dannato quartiere generale dell'Alleanza significa, senza alcun dubbio, che hanno degli agenti infiltrati. Dovremo essere silenziosi e molto cauti se vogliamo sperare di riportare a casa il vice ammiraglio."
Ammesso che non fosse già troppo tardi: quanto doveva essere costato a Kahoku quel gesto di ribellione contro i suoi rapitori? Lo sguardo del comandante Shepard rivelava che temesse il peggio, mentre dietro di lei, l'ologramma di Arcturus scomparve, sostituito di nuovo da quello della Via Lattea.
"...A questo proposito: Barnes."
"Signora?"
"Formi una squadra e batta la nave palmo a palmo: si assicuri che non abbiamo imbarcato... insetti durante il periodo in cui la Normandy è rimasta sulla Cittadella. Garrus le presterà tutto l'aiuto possibile: nessun tecnico ha avuto accesso al CIC o a questo ponte durante il periodo di licenza... ma lo stesso non vale per quelli inferiori. Meglio essere sicuri: cominciate dalla stiva e risalite."
Insetti, ovvero cimici: tutto ciò che saliva sulla Normandy veniva accuratamente ispezionato ovviamente, ma a questo punto, dopo un attacco diretto ad Arcturus, la paranoia era diventata il livello base della prudenza.
"Sissignora." rispose Barnes, mentre Shepard tornò a rivolgersi a tutto l'equipaggio:
"Fino a quando non saremo certi di non avere ospiti indesiderati a bordo, agiremo come se ci stessero ascoltando. Acqua in bocca, signori." ordinò, scrutandoli uno per uno: "Mi preoccuperò io stessa di informare il resto dell'equipaggio a tempo debito. Fino ad allora, chiunque si lascerà scappare qualcosa deve essere trattato come un potenziale traditore dell'Alleanza e di questo equipaggio: signor Rico, ha la mia autorizzazione ad agire con estrema determinazione secondo il suo giudizio."
"Sissignora." abbaiò il marine.
Non era perfetta come soluzione, e Shepard lo sapeva, ma la situazione lasciava loro poca scelta: perlustrare la Normandy alla ricerca di microspie richiedeva molto personale, ed era meglio ridurre al minimo i rischi, facendo in modo di mettere la maggior parte dell'equipaggio a sorvegliarsi a vicenda, ma lasciando il resto all'oscuro, per ora. L'unica nota positiva, pensò lo Spettro, fu che quella particolare soluzione non avrebbe funzionato se il suo equipaggio non le fosse fedele: Shepard sapeva di esseri meritata la loro fiducia, e la ricambiava.
Macmillan ad esempio, Scorpion, non ci sarebbe riuscita: quella persona non si fidava di nessuno. Bastò questo a rincuorare il primo Spettro Umano, almeno un poco:
"...Williams."
"Ma'am?"
"Assisterai Wrex a sostituire e mettere a punto i pezzi della sua nuova corazza. Fatti aiutare da Tali, quando si sarà liberata: dopotutto, è per metà tecnologia Geth."
Su un'altra nave, o in un altro momento, sarebbero bastati pochi mesi ad essere sinceri, l'idea che Williams, marine dell'Alleanza di quarta generazione, aiutasse una Quarian a mettere a punto per un mercenario Krogan, una corazza ricavata da tecnologia Geth, sarebbe stata...ridicola ed impossibile: un'aberrazione della mente. Ma sulla Normandy, e sotto il comando di Shepard, l'impossibile e lo straordinario erano quasi diventati routine...
"Comandante, devo ricordarle che Urdnot Wrex non è ancora abilitato al combattimento." interloquì Chakwas.
"...Sul serio?" chiese Shepard con stupore: l'ostruzionismo della dottoressa non le era mancato affatto sulla Cittadella...
"Non smetterò di fare il mio lavoro solo perché la situazione è grave, comandante. Anzi: dato quanto la notizia di Arcturus ci abbia messo in allerta, credo sia più importante che mai continuare a farlo..." rispose Chakwas.
 "...Sul serio?" ripeté Wrex: se quell'Umana credeva che, dopo quei giorni noiosi sulla Cittadella, sarebbe riuscito a tenerlo lontano dalla battaglia coi suoi krannt...
"...D'accordo allora." concesse Shepard: "Ma renderlo di nuovo abile al combattimento ha la priorità, dottoressa Chakwas. Non desidero scontrarmi contro i rapitori di un vice ammiraglio dell'Alleanza senza Wrex in squadra."
"Vorrei ben vedere!" si lamentò il Krogan, agitando il braccio di cui le ossa stavano ancora finendo di rinsaldarsi.
"Puoi cominciare muovendo meno il braccio, Wrex: tremo al pensiero di cosa qualche giorno lontano dalla mie cure ti abbia causato..."
Shepard scosse la testa: la consueta premura di Chakwas non le riusciva divertente in quel caso e dovette fisicamente trattenersi dal ruotare gli occhi annoiata.
"...Signori avete i vostri ordini. Pressly, T'Soni: con me in sala comunicazione, per favore."
L'XO la precedette nella sala, rimanendo in posizione di parata con le braccia dietro la schiena:
"Ho un compito anche per voi due." annunciò senza preamboli Shepard, quando le porte si chiusero, isolandoli dal resto della nave: "...Come spero ricorderete, Cerberus ha piantato un algoritmo di ricerca nella rete di comunicazione dell'Alleanza..." il comandante aspettò il loro cenno di assenso prima di continuare:
"Se sono arrivati ad attaccare Arcturus per mettere le mani su Kahoku allora significa che, come il diavolo, temono più di tutto di essere portati alla luce del sole. Sono evidentemente persuasi che l'anonimato gli dia potere."
"Non è così?"
"Non necessariamente: guardi noi Pressly. C'è forse qualcosa di più famigerato del primo Spettro Umano e della sua nave? Eppure non manchiamo di ottenere risultati."
"...È la prima volta che la sento così ottimista, signora. La licenza le giovato."
"Ne avevamo bisogno..." rispose Shepard facendo spallucce: "In ogni caso, vorrei che voi due collaboraste per mettere a punto un nuovo protocollo di comunicazioni che non possa essere intercettato altrettanto facilmente: vorrei evitare di continuare a fornire dati a Cerberus attraverso linee che non so se siano sicure... e con il suo lavoro sui dischi Prothean, direi che Liara ha acquisito abbastanza esperienza sulla cifratura delle informazioni, mentre lei Pressly è familiare con i protocolli dell'Alleanza e del Consiglio."
"...Intimamente." aggiunse l'XO.
"Bene: non servirà a molto probabilmente, ma almeno farà sudare un po' di più Cerberus la prossima volta che proverà ad origliare. Vorrei che ci lavoraste nel laboratorio di Liara, dopo che Barnes l'avrà dichiarato privo di cimici: meglio tenere la cosa per noi il più possibile."
"Mi inventerò qualcosa per giustificare la mia presenza ai ponti inferiori..." disse Pressly: "Ma sarà comunque un piacere visitare il suo antro dottoressa, dato che se la memoria mi serve bene, solo il comandante vi ha avuto accesso da quando è salita a bordo."
"Per diverse ragioni... non ultime, sette dischi dati Prothean, XO. In ogni caso, sarà un piacere accoglierla nel mio antro." rispose Liara con un lieve sorriso, guadagnandosi una sguardo incuriosito da Pressly: a quanto pare, l'Asari si stava adattando a diventare una marine, almeno nel gergo.
"Non è tutto." li interruppe Shepard, accedendo al proiettore olografico e facendo materializzare un sistema con cinque pianeti: "...Sistema di Yangtze. Le coordinate inviate da Kahoku portano lì. Non ne sappiamo quasi nulla, ed è ovvio che Cerberus sa che stiamo arrivando..."
"Pensa ad una trappola?" chiese Liara.
"...Solo una?" rispose Shepard: "Pressly: conto su di lei per far fronte a ogni situazione imprevista che potremmo incontrare. Ora più che mai, ho bisogno di lei nel suo ruolo di XO. E se le cose dovessero volgere al peggio, la sua priorità, come sempre, sarà tenere al sicuro la nave e l'equipaggio."
Il tono di voce di Shepard e le sue implicazioni non piacquero per niente all'XO, ma dovette riconoscerne la fondatezza:
"Come sempre signora, farò del mio meglio. Per i posteri però, dovesse succederle qualcosa, mi riservo il diritto di ripetere la distruzione di Sodoma e Gomorra."
"Pressly..." osservò Shepard con tono dolce: "È la prima volta che la sento così... emotivo."
"La licenza signora." rispose asciutto l'XO: senza dubbio, anche lui aveva fatto molta strada da quando avevano accolto a bordo degli... alieni.
Shepard realizzò qualcosa in quel momento: qualcosa di più semplice dell'evidenza, in effetti. Pressly non era solo il miglior XO che avrebbe potuto chiedere come suo secondo in comando: Charles incarnava tutte le doti necessarie a risultarle non solo utile, ma indispensabile, e riusciva a farlo in modo perfino discreto. Quanto lavoro le aveva risparmiato in quei mesi, senza che lei se ne accorgesse?
 E con questa sua nuova consapevolezza, Shepard poggiò la sua mano sul bicipite di Pressly: un tocco leggero, ma fu abbastanza.
"Lo sa Charles? Se dovesse succedermi qualcosa... mi mancherà." ammise sinceramente il comandante.
"...Il sentimento è reciproco, signora." rispose l'XO.
Sotto la sua pelata però, Pressly capì che il suo CO, Leonessa di Elysium e primo Spettro Umano, reputava la situazione così grave, da rendere necessario cominciare a prendere congedo da questo mondo, per ogni evenienza.
Sperò che per una volta, il suo comandante sbagliasse...
 
***
 
Quando però il portale sputò la Normandy nel sistema di Amazon, terminatore per l'ammasso Voyager, Pressly dovette riconsiderare la profondità del mare di merda in cui nuotavano, e abbassare il fondo di un paio di metri.
La partenza dalla Cittadella era avvenuta quasi un'ora dopo il discorso di Shepard, e nonostante fosse incompleta, la manutenzione della Normandy sembrava fosse bastata: per quanto rodati ormai, molti sistemi della nave restavano pur sempre altamente sperimentali, e i tecnici di bordo avevano da poco imparato come prendersi cura delle loro idiosincrasie.
C'era per esempio, un angolo della sala motori, un metro quadrato grosso modo, in cui la gravità artificiale fluttuava periodicamente: c'erano voluti mesi per comprenderne le ragioni e il verdetto era che, a meno di sostituire il nucleo, quel difetto sarebbe rimasto. Ovviamente nel frattempo era diventata una caratteristica peculiare della nave, piuttosto che un difetto di progettazione e gli ingegneri avevano imparato a fare il giro più largo quando entravano in sala motori con la colazione in mano...
In quelle due ore di viaggio e nel tempo che la Normandy ci mise a compiere i quattro salti di portale, Barnes riuscì a completare la sua indagine: complice anche il numero di persone cooptate, erano riusciti a procedere quasi più in fretta del previsto, scoprendo che la paranoia del comandante non era stata affatto tale. Avevano trovato ben due cimici a bordo, di cui una installata in un sottosistema vitale della nave, mentre l'altra era salita come clandestina assieme ai rifornimenti. Tali ne trovò anche una terza di origine Salarian nei pezzi della corazza per Wrex, ma fu così semplice da identificare, che poteva considerarsi praticamente un omaggio dell'Unione: davvero troppo visibile per essere così sofisticata. Chiunque l'avesse installata voleva che venisse trovata...
A parte questo, Wrex era stato estremamente soddisfatto del risultato finale dei laboratori della Cittadella:
"Una corazza degna di un Signore della Guerra." aveva detto: "...Anche se il colore non è più così piacevole. Ed è più scomoda" aveva aggiunto subito.
La sua nuova armatura sarebbe stata più pesante da portare rispetto a quella precedente, ma il nuovo livello di protezione offerto ne sarebbe valso la pena. La Battlemaster X, come era stata ribattezzata, non era più nera e rossa, ma nera e azzurra, almeno negli strati ablativi più esposti: se con la sua vecchia Colossus X, Wrex avrebbe potuto sostenere il fuoco diretto di diversi razzi senza problemi, con questa nuova e i suoi poteri biotici, era meglio difeso degli stessi Mako. Williams aveva scherzato dicendo che avrebbe potuto strangolare un palazzo a morte, cosa che non era troppo distante dalla realtà, in effetti: con tutti questi punti di forza, il fatto che i quattro condotti per l'ossigeno scorressero al di fuori della corazza e si allacciassero dalla gobba al casco, non poteva essere considerato un vero punto debole. Nemmeno i Geth si sarebbero avvicinati così tanto a Wrex.
In definitiva insomma, anche se teso, l'equipaggio della Normandy stava cavalcando ancora l'onda dell'entusiasmo dovuto alla licenza.
Ecco perché, quando la nave si rifiutò di entrare in propulsione FTL non appena furono nel sistema di Amazon, fu per tutti un brusco risveglio: l'illuminazione principale si staccò da sola, nonostante il circuito funzionasse perfettamente, mentre le luci di emergenza bagnarono ogni ponte della stessa uniforme luce rosso sangue. Su ogni console della Normandy, ora bloccata, venne proiettata una sigla che ogni ufficiale dell'Alleanza spera di non vedere mai: SS00999.
"Prendi tutti i pianeti dell'Universo e infilameli su per il culo..." commentò Joker, e dal pallore del suo viso lo intendeva sul serio.
I sistemi di ogni nave dell'Alleanza, così come probabilmente di ogni nave dello Spazio del Consiglio, e la Normandy non faceva eccezione; hanno delle reazioni codificate nel profondo della loro programmazione, per avvisare la ricezione di certi stimoli. Ad esempio, di fronte ad uno scenario di primo contatto, codificato con la sigla SS00001, le IV di una nave avvisano l'ufficiale comandante di aver intercettato comunicazioni che non appartengono a nessuna specie del Consiglio. SS00002 è la sigla che codifica la presenza sul profilo dei sensori di un vascello non appartenente a razze conosciute... e così via.
SS00999 significava guai di proporzioni catastrofiche, ed era una delle poche che bloccasse la nave in quel modo, tagliandola fuori dalla propulsione FTL fino a quando la situazione non fosse stata risolta. Non c'era un protocollo da seguire di fronte ad un doppio-zero-triplo-nove, nessuno lo aveva mai formulato, ma agli ufficiali dell'Alleanza veniva insegnato a pregare in quelle situazioni: pregare di avere un CO preparato ad assumersene la responsabilità, perché non c'erano addestramenti che preparassero a qualcosa di simile. Nemmeno le scatole nere registravano più i sensori: la Normandy era bloccata, stretta in un nodo che solo una persona a bordo poteva sciogliere.
Nella sua cabina, Shepard pronunciò il suo codice identificativo, quello di comando e una lunga sequenza di 37 numeri e parole che esisteva esclusivamente per quello scopo e che era tenuta su un supporto analogico in unica copia nella cassaforte della sua cabina privata:
"...732Victor7311788." finì di dire il comandante.
L'idea che qualcuno sbagliasse a leggere non era stata contemplata da chi aveva programmato quel particolare sistema: il doppio zero triplo nove era così raro e grave, da rendere simili precauzioni necessarie.
Quando il pacchetto dati venne sbloccato e materializzato sulla console della sua cabina, Shepard seppe finalmente il perché: l'Universo odiava la Normandy. Non c'erano altre spiegazioni.
"Merda." sillabò il comandante, mentre la nausea le risaliva dallo stomaco minacciando di affogarla: il dannato comandante Shepard non ebbe nemmeno la forza di distruggere ogni arredamento della sua stanza.
"....Signora?" fu la voce di Pressly a distoglierla dalla sua orripilata contemplazione.
Shepard dovette deglutire due volte prima di riuscire a ritrovare l'uso della parola: quando si attaccò all'intercom, non si preoccupò di modulare come al solito il suo tono nella voce di comando.
"Schierare ogni sonda spia della Normandy per esplorare il sistema, e identificare l'origine del transponder che le IV di bordo hanno rilevato... Pressly e Alenko, a rapporto nella mia cabina, immediatamente."
Il loro CO, la dannata Leonessa di Elysium, si fece trovare seduta, sconfitta dalla disperazione, e con le mani fra i capelli. Ignorò le facce preoccupate oltre la soglia, tra cui identificò perfino Tali e naturalmente Liara, subito alle spalle dei suoi due ufficiali, ma per fortuna, le porte si chiusero immediatamente dietro di loro. Fece tempo però a chiedersi se qualcuno avesse loro spiegato esattamente quanto fosse grave la situazione...
"...Signora." disse Alenko dopo aver salutato: "...Quanto è grave?"
Shepard sospirò: una domanda stupida in fondo. SS00999 copriva una ristretta gamma di problemi, tutti maledettamente, catastroficamente gravi. Eppure quella domanda stupida l'aiutò a ricomporsi: si raddrizzò sulla sedia, prima di parlare di nuovo.
"...Per regolamento dell'Alleanza, quello che sto per dirvi è coperto dal massimo segreto, come da articolo..." Shepard alzò le spalle senza finire: "Conoscete quanto me la cerimonia in questi casi. Riassumendo, lasciar trapelare a chiunque anche solo una parte di quello che sto per mostrarvi prescriverebbe la pena di morte, se l'Alleanza la praticasse ancora."
"Invece, ci rinchiuderebbero nel buco più stretto e scuro che abbiamo, buttando via la chiave. E senza passare per la corte marziale." disse Alenko.
"Temo di sì. Ecco perché resterà tra noi tre. Tenente, ho bisogno della sua valutazione preliminare per decidere se avremo bisogno di un altro specialista tecnico."
"Con cosa abbiamo a che fare?"
"Con il fondo della stupidità Umana, foraggiata dal terrore." rispose Shepard, accendendo nuovamente alla sua console e invitando i due uomini a osservare con lei: "...Un po' di storia: ai tempi della Guerra del Primo Contatto, l'Alleanza non aveva idea con che cosa avessimo a che fare. Di conseguenza, prima della liberazione di Shanxi, sono state lanciate diverse sonde spia nello spazio Turian, in un'iniziativa chiamata Darksuns. La Normandy ha intercettato il trasponder di una di queste sonde, ed un messaggio: missione compiuta."
"Considerando che siamo dalla parte sbagliata della Galassia, e la sonda si è persa 26 anni fa... come ci è finita qui?"
"Nessuna idea tenente. Quelle sonde sono state costruite e lanciate in tutta fretta, senza pensare alle conseguenze a lungo termine. Quello che lo rende così grave è che l'Alleanza non voleva che i Turian esaminassero la nostra tecnologia... E quindi ogni sonda è stata dotata di un sistema di autodistruzione integrato, nel caso qualcuno cerchi di manomettere i suoi sistemi."
Il comandante batté due volte il dito sui progetti olografici delle sonde:
"Il sistema di autodistruzione della sonda consiste in una testata nucleare a fusione da 20 kiloton." spiegò.
"Gesù. Cristo." sibilò semplicemente Alenko: perché sempre armi di distruzioni di massa?
"...Il Consiglio è piuttosto severo al riguardo di simili ordigni. Le sonde trappola sono considerate come pericolose ed irresponsabili, appena un gradino sopra armi nanotecnologiche o biologiche. L'Alleanza ci rimetterebbe la faccia. Ecco perché sono rimaste un segreto per 26 anni. Dobbiamo disarmarla e farla sparire, prima che se ne accorga qualcun altro."
"Sono l'unico a pensare ad una trappola, signora?" chiese Pressly, mentre il tenente analizzava le schematiche.
"...Affatto Pressly: data la situazione, non mi stupirebbe se fosse un campanello d'allarme o un biglietto di benvenuto lasciato da Cerberus per eventuali inseguitori. O perché no? Perfino una forza mercenaria lasciata a guardia di un esca di cui non comprendono la natura. E naturalmente non possiamo ignorare la situazione."
"Figli di cagna." esalò l'XO: un'imprecazione piuttosto adatta alla situazione.
"Il che ci riporta alla situazione attuale Alenko: la bomba ha un triplo sistema di sicurezza." disse Shepard ingrandendo le schematiche e aprendo una finestra coi dettagli: "Crede che con quattro mani possiamo disinnescarla?"
"Sinceramente? Mi sentirei più tranquillo facendo fuoco dall'orbita..."
"Caso peggiore tenente: diciamo che la situazione ci obblighi a disinnescarla. Sinceramente, non mi dispiacerebbe scoprire come è finita nel sistema: se è stato un caso, se la sonda è arrivata nel sistema da sola per un guasto, o se ce l'hanno portata. Le rifaccio la domanda: è convinto sia possibile disinnescarla con quattro mani?"
"Sì... dovrebbe essere possibile signora..."
"Siamo in due allora." commentò il comandante aggrottando la fronte: a volte odiava avere ragione.
"...Ma mi sentirei più tranquillo, signora, se avessimo qualcuno a guardarci le spalle." osservò il tenente.
"Obiezione ascoltata e, a malincuore, rifiutata. Abbiamo a che fare con il fondo sporco del barile dell'Alleanza. Meno sanno di... questo, meglio è. Questo non vuol dire però, che abbia intenzione di infilarmi nella tana del lupo a occhi chiusi: non appena le sonde spia avranno completato la perlustrazione del sistema, e risalito fino all'origine del segnale, metterò a punto un piano di attacco che ci metta tutti nel minor rischio possibile."
Kaidan sperò davvero che non fossero costretti ad avvicinarsi a quella sonda...
Come spesso accadeva sulla Normandy, quella speranza fu una pia illusione: niente era mai facile per loro.
 
Il sistema di Amazon era stato parco con loro: le sonde della Normandy aveva rilevato ben poco sui quattro pianeti più esterni del sistema: solo depositi minerari e gas. Il quarto pianeta però, era stata una mezza sorpresa, e non una piacevole in effetti: in tempi remoti attorno a Sybin, qualcuno aveva preparato un campo minato orbitale. Con la supervisione di Pressly, un piccolo team era riuscito a recuperare in EVA delle informazioni da una delle mine, scoprendo che erano Turian ed erano appartenute alla colonia di Quadim.
Fu solo analizzando il primo pianeta del sistema, Agebinium, che identificarono l'origine del transponder: a parte i loro tre ufficiali, l'origine del segnale e il pericolo associato ad esso rimanevano un mistero per l'equipaggio della Normandy. In effetti, i marinai si dividevano in due: chi avrebbe preferito non sapere, e chi invece una volta a conoscenza dei fatti si sarebbe pentito della sua curiosità. Tali apparteneva senza dubbio alla seconda categoria: la giovane Quarian stava decisamente saltellando sul posto dal nervosismo, senza però avere il coraggio di chiedere.
"...Agebinium è un piccolo pianeta terrestre, di cui la maggioranza dell'atmosfera è stata soffiata via dal vento solare, cortesia della sua stella."
Anche per il comandante, Amazon era stata la prima stella variabile che avesse mai visto da vicino: una gigante rossa che, secondo i dati astrometrici, ogni 16 anni raddoppiava brevemente l'intensità della sua emissione. In quel periodo, Agebinium doveva diventare un rovente inferno radioattivo, ma al momento per fortuna, era solo una piccola palla fredda di roccia.
"Cosa ci andiamo a fare, ma'am?"
"Davvero, Williams, tu non vuoi sapere cosa io e il tenente ci andremo a fare. Credimi sulla parola."
L'origine del segnale della sonda era stato fatto risalire ad... una caverna, ben al di sotto della superficie del pianeta. Il che significava almeno tre cose: la sonda non si era schiantata, ma qualcuno l'aveva portata lì, di certo non era un caso, e la possibilità che fosse una trappola era dannatamente alta.
"...Per quanto riguarda voi altri, non rimarrete sulla nave." Shepard era coraggiosa, non stupida: "Williams e T'Soni, Castor: mi risulta che lei dottoressa non abbia una grande esperienza alla guida degli IFV dell'Alleanza: è tempo di rimediare e il capo artigliere l'addestrerà sulle basi della pratica. Atterrerete qui, in questa enorme distesa, e sprecherete carburante fino a quando non riceverete l'ordine di smettere."
"Ma comandante...?"
"Se sa cosa è bene per lei, capo artigliere, obbedirà a quest'ordine."
"...Aye aye ma'am."
"Wrex?"
"Shepard?"
"Qual è il tuo stato?"
"Chakwas dice che le ossa non si sono ancora calcificate del tutto. Un paio di giorni al massimo e sarò pronto al combattimento... secondo lei almeno. Per quanto mi riguarda, non sarebbe la prima volta che combatto con un braccio solo."
Shepard meditò se chiedere al Krogan se, come le lucertole, gli arti gli ricrescessero, ma lasciò perdere: ci sarebbe stato tempo per la sua curiosità, più tardi... forse.
"Allora a questo turno resterai sulla nave. Zorah, Vakarian: prenderete Pollux e atterrerete qui. La Normandy ha rilevato alcuni rottami in queste tre posizioni e un accampamento piuttosto ben fortificato in questo punto... Rilevamento e ricognizione: evitate di farvi scoprire ad ogni costo. Fino ad avere prove del contrario, assumete che siano ostili."
E tra le due LZ degli IFV, si trovava la caverna dove lei e Kaidan avrebbero indagato...
"Sì, comandante." rispose Garrus. Come tutti i Turian, anche lui era abituato a prendere ordini... ma forse non ad accettarli senza riflettere: "Signora... dopo quanto siamo autorizzati a sapere quello che sta succedendo?"
"Se le condizioni lo richiederanno, Pressly vi informerà. Sinceramente, spero che non ce ne sarà bisogno..." perché avrebbe voluto dire che la sonda era esplosa loro addosso.
 
Agebinium era di ogni sfumatura del rosso, complice anche la sua grassa stella nel cielo, che colorava ogni cosa di una luce uniforme. Non proprio rosso sangue, e nemmeno rosso mattone: una specie di via di mezzo...
E Shepard si rese conto di stare rimandando il più possibile il loro ingresso nella caverna da cui proveniva il segnale del transponder della sonda. Al suo fianco, Alenko doveva provare simili sentimenti, perché non avevano ancora detto una parola.
"...Alenko."
"Signora?"
"Qual è il raggio massimo dei sensori della tua corazza?" come se non sapesse già la risposta...
"45 metri." replicò il tenente.
"Apri la strada: io ti copro le spalle." ordinò Shepard imbracciando il suo shotgun: "Fai una passata ogni volta che puoi. Vorrei evitare di far scattare questa trappola."
"Crede che all'accampamento...?" ma il comandante non gli permise di finire la frase:
"Il nostro obbiettivo è disarmare la sonda, tenente. Potremmo occuparci di determinare se l'insediamento sul pianeta sia o meno un caso dopo che avremo completato la nostra missione."
"Sissignora."
Si inoltrarono nella caverna in silenzio, non osando nemmeno accendere le torce delle loro corazze: procedevano nel buio usando i sensori notturni, cercando di fare meno rumore possibile. Poco dopo l'entrata, trovarono prove che non erano i primi a passare di lì: le impronte lasciate nella polvere testimoniavano un passaggio piuttosto regolare, per quanto non recentissimo, e anche quando al pulviscolo si sostituì solida roccia, le casse e i materiali dimenticati lì rivelarono che chiunque fosse stato a lasciarli, si era spinto molto in profondità.
"Sembra un'operazione di trivellazione indipendente. Abbandonata in tutta fretta." commentò Alenko a bassa voce attraverso il circuito radio dei loro caschi: "...Almeno qualche mese fa."
Nell'oscurità, i due piccoli oblò che aveva per gli occhi erano a malapena visibili anche coi sensori della corazza del comandante: a differenza di Shepard e di Williams, il tenente, così come Wrex, preferiva affidarsi quasi interamente ad un HUD digitale all'interno del casco. Shepard invece preferiva la sua soluzione a minore contenuto tecnologico: in caso di guasto ai sistemi, lo spiraglio che aveva nel casco avrebbe mantenuto il suo campo visivo il più ampio possibile. Non che comunque avrebbe giovato: a 79 gradi sotto allo zero, senza i sistemi della corazza non sarebbe sopravvissuta che per... secondi.
"...Non vedo segni di scontri a fuoco." rispose Shepard facendo scorrere lo sguardo nelle tenebre, per lei un'uniforme ambiente in toni di verde.
"Forse li hanno fatti sgomberare pacificamente?"
"O forse li hanno scaraventati nello spazio alla prima occasione. Maledizioni, per quello che ne sappiamo, l'operazione avrebbe potuto essere stata finanziata da Cerberus in persona."
"Eppure c'è qualcosa che non torna, signora."
"Mmhh... concordo. Tutto questo... non sembra avere lo stampo di Cerberus. È inutilmente..."
"Contorto." finì per lei il tenente: "...Usare un doppio zero tre nove per attirarci su Agebinium... quando Cerberus dovrebbe sapere che la Normandy è invisibile ai sensori... significa che non hanno modo di sapere che siamo effettivamente qui. Che senso ha una trappola che non sai esattamente quando far scattare?"
"... Ci farebbe comodo un giovane Holden."
"The Catcher in the Rye?" realizzò Alenko dopo un istante.
Shepard annuì:
"Questo è il nostro campo di segale... ma non sappiamo quanto siamo vicini al bordo. Non mi dispiacerebbe qualcuno in grado di prendermi se dovessimo avvicinarci troppo al burrone... Abbiamo ancora la linea con la Normandy?"
Alenko controllò sul suo omnitool, prima di rispondere:
"A malapena. Le pareti di roccia devono schermare il segnale. Ad essere sinceri, signora... devo ammettere che è un paragone curioso. Ma azzeccato."
"A essere sinceri tenente? Non mi è mai piaciuto il giovane Holden." rispose Shepard dopo un momento: "...Se qualcuno, incontra qualcuno/ che viene attraverso il Rye/ Se qualcuno bacia qualcuno/ Deve qualcuno piangere?"
"Questa non la conosco..." ammise il tenente.
"Sempre The Catcher in the Rye. È una vecchia ballata scozzese che, citata erroneamente, dà il titolo al libro: il Rye era un vecchio fiume, invece che la segale..." spiegò scuotendo la testa: "Continuiamo." ordinò poi con un gesto del fucile.
Si inoltrarono molto a lungo nella caverna, scendendo sempre più nella tenebra, senza trovare nessuno ad ostacolarli: niente trappole, niente esplosivi. Nemmeno un drone di sorveglianza, fino a quando raggiunsero un bivio.
Alenko usò il suo omnitool per fare una scansione di entrambi i passaggi:
"Sinistra, continuiamo a scendere e troviamo la sonda. Destra, probabilmente troviamo un passaggio per risalire in superficie: la temperatura si alza di qualche frazione di grado da questa parte."
"Buono a sapersi: almeno avremo una direzione nella quale scappare."
"Ho detto probabilmente signora... e non credo che potremmo essere più veloci di una detonazione da 20 kiloton. Almeno... per quanto mi riguarda."
"...Per quanto sia fiera del mio condizionamento fisico e del pacchetto di potenziamento genetico, lo stesso vale per me. E i poteri biotici non funzionano contro onde d'urto e radioattività."
"Quindi sinistra signora?"
"...Sinistra, tenente."
Avevano appena imboccato il tunnel in discesa che accadde, e fu troppo tardi per evitare alla trappola di chiudersi su di loro.
Shepard e Alenko avevano previsto quasi tutto: ecco perché un trabocchetto a bassa tecnologia non rientrava tra le cose di cui pensavano di doversi preoccupare.
Gli scoppi dietro di loro e il tremito li sorpresero così improvvisamente che non vollero crederci: quando però il soffitto della caverna cominciò a franare, non poterono che accettare quello che stava succedendo.
Alenko e Shepard corsero lungo il tunnel, senza pensare a dove stessero andando, con solo il panico a spronarli. Corsero, fino a quando videro una luce in fondo ad aspettarli, poi l'onda d'urto li catapultò ai piedi della sonda, in una piccola caverna: dietro di loro il passaggio era per la maggior parte ingombro dalle macerie.
"Tenente?" chiese Shepard gelida tirandosi in piedi.
"Sto... bene. Ammaccato, ma vivo. Signora... qualcuno..." Alenko tossì un paio di volte: "Qualcuno ci ha fregato. Lei signora?"
Shepard controllò la sua corazza brevemente:
"Operativa." rispose brevemente: "Che diavolo è successo?"
"Credo... credo una cellula fotoelettrica. Ho sentito il rumore non appena abbiamo cominciato a scendere, poco prima dell'esplosione. Devono aver schermato le cariche nel soffitto."
"Qualcuno ci voleva qui. E sapeva che stavamo arrivando con abbastanza anticipo da preparare tutto questo."
"Cerberus?"
"Credo che lo scopriremo presto... la sonda?"
Alenko passò l'omnitool sulla bomba:
"È attiva signora... credo aspetti solo che qualcuno prema il pulsante per farci saltare in aria."
"Veda cosa riesce a fare prima di..."
Un ologramma cominciò a materializzarsi: un simulacro di cattiva qualità, tutto in toni di arancione, ma non di meno un ologramma.
"Shepard. Finalmente"
Era un Turian, in una corazza pesante, e con il tono più compiaciuto che avesse mai sentito nella voce di qualcuno: niente tatuaggi in faccia, uno dei cosiddetti volti nudi quindi, adornato solo da un visore simile a quello di Garrus.
"...Ti conosco?"
Mentre rispondeva, il comandante spronò a gesti Alenko perché continuasse a lavorare: qualcosa le diceva che avrebbe avuto solo il tempo di quella comunicazione per disarmare la sonda.
"Non ti ricordi di me... non che mi stupisca: io sono Elanos Haliat."
"...Se credi che tenga traccia di tutti i perdenti che ho preso a calci in passato, Turian, sei in errore. È una lista troppo lunga da ricordare."
Anche Alenko, che la stava solo ascoltando, ed era occupato con la sonda, sentì il bisogno di prenderla a pugni: il tono di voce del comandante... lo padroneggiava a tal punto da risultare impossibile mantenere la calma. Era un tono concepito per insultare e rendere nervoso l'ascoltatore, farlo agitare. E per quanto Elanos fosse un Turian, funzionò anche contro di lui:
"Chi credi che comandi i clan di Terminus, Shepard? Hm? Migliaia di pirati, schiavisti e criminali di ogni tipo?"
"Sembra quasi che tu creda che m'importi..."
"Comanda sempre il migliore!" ringhiò il Turian: il tenente ci arrivò, in ritardo rispetto a Shepard, ma ci arrivò. Elanos Haliat aveva chiamato per compiacersi della sua astuzia:
"...Chi uccide più uomini. Razzia più navi. Saccheggia più colonie... Sei anni fa ero io il migliore. Avevo usato la mia influenza per assemblare una flotta: avremmo scacciato la tua specie dalla Fascia."
"Mi stai dicendo... che hai organizzato l'assalto di Elysium? Tu?"
Dal tono di voce del comandante, Alenko capì che se fossero sopravvissuti a Agebinium, quel Turian avrebbe desiderato essere morto.
L'ologramma del Turian sorrise, per quanto la sua specie potesse fare:
"Ero il mandante. L'istigatore. Colui che aveva promesso gloria e ricchezze per assaltare la più grande colonia Umana nella Fascia... E coloro che accusarono del fallimento." ringhiò Elanos: "Avevo fallito per causa tua, per la tua resistenza. E a causa tua ho perso tutto: la mia reputazione, i miei uomini... ho passato anni a nascondermi dai miei vecchi soci. Ho promesso allora che te l'avrei fatta pagare... e ora. TU. SEI. ALLA. MIA. MERCÉ!"
Il Turian stava urlando a questo punto.
"Uhh... immagino che tu abbia pagato caro il tuo fallimento. A quanto ne so, gli schiavisti Batarian non sono un categoria che accetti facilmente l'insuccesso. Sono commossa però: sono rimasta nei tuoi pensieri tutto questo tempo?"
Elanos sorrise nuovamente: non avrebbe visto la Leonessa di Elysium implorare pietà.
"Non guadagnerò la mia reputazione di un tempo... ma ucciderti è un buon punto di partenza. E quando il tuo equipaggio scenderà a cercare di recuperarti... ci occuperemo anche di loro. Oh... e se non te ne sei accorta, ora che ho fatto franare la caverna non hai modo di avvisare il tuo equipaggio. Troppe interferenze."
Aveva ragione naturalmente, ma a quanto pareva Haliat non era familiare con una delle regole della Normandy: Shepard tendeva a diventare... stragista quando qualcuno minacciava i suoi.
"Ci rivedremo, Turian."
"Non credo. Addio Shepard."
Poi l'ologramma scomparve.
"Tenente...?"
"Nessun detonatore remoto: forse pensava che la conversazione sarebbe durata di più. Il conto alla rovescia è partito con l'esplosione. Ho già disattivato uno dei tre sistemi di sicurezza. Serve una mano per gli altri due."
Shepard non chiese quanto tempo restasse loro: in quel momento avevano bisogno di credere che sarebbero riusciti a tornare sulla Normandy per renderlo possibile.
Lavorarono febbrilmente, senza parlare, ognuno chino sulla sua scatola di circuiti, in fretta, ma senza furia: dovevano essere molto precisi.
"Qui ho finito." disse Shepard, controllando una seconda volta per essere sicura, ma il groviglio di cavi e circuiti davanti a lei non lasciava spazio a dubbi.
"Fatto." aggiunse Alenko dopo pochi secondi: senza più il triplice sistema di sicurezza, il tenente riuscì ad impadronirsi dei sistemi della sonda con il suo omnitool.
Il tenente digitò una sequenza di comandi...
E poi si lasciò cadere sulle chiappe con un sospiro.
"Niente boom?"
"Niente boom." rispose il tenente.
"...Ritiro tutto Alenko. Questo non è il giovane Holden: è Star Trek."
"...Star Trek?"
"L'ira di Khan... mai visto?"
Il tenente scosse la testa:
"Come diavolo fa a essere così di buon'umore signora dopo che siamo quasi saltati in aria?"
"È proprio perché siamo quasi saltati in aria. Quasi, è la parola chiave."
"Rimaniamo solo sepolti vivi senza mezzi di contattare la Normandy. E con i respiri contati."
"...Non direi." disse Shepard sospirando e indicando il punto dove l'ologramma di Elanos era scomparso: "Quell'idiota ci ha fatto un dannato monologo: come il cattivo di un film di serie B. Ma per farlo, ha dovuto usare un circuito apposito. Scommetto che potremmo mandare un messaggio alla Normandy tramite questo... È una fortuna che Haliat sia uno dei cattivi." commentò il comandante.
"...E perché signora?"
"Perché un cattivo non resisterebbe mai alla tentazione di farti sapere quanto superiore lui sia. I buoni... i buoni ti uccidono senza sprecare una parola. Io sono una dei buoni, tenente."
Ed eccola, il comandante Shepard, Leonessa di Elysium: sepolta viva, ma non sconfitta, e di certo non piegata.
"...Mettiamoci al lavoro, tenente. Voglio contattare la Normandy il più in fretta possibile."
Suo malgrado, il tenente dovette deglutire, prima di poter rispondere: il comandante era troppo, anche per una giornata di lavoro per la Normandy.
 
Hackerare la vecchia rete di comunicazione nella miniera fu più facile del previsto: il Turian che li aveva sepolti con una bomba atomica doveva credersi troppo furbo per analizzare meglio la sua strategia.
Shepard raggiunse la Normandy, e diede i suoi ordini: precisi e brevi.
Il risultato di quegli ordini fu per Shepard e Alenko uno scavare frenetico verso la libertà: erano vivi, ma se non fossero usciti dalle macerie prima che l'aria nelle loro corazze finisse, sarebbe valso a poco, anche coi sistemi di riciclo al massimo. Si fecero strada nel tunnel risalendo a ritroso, usando i propri poteri biotici e perfino parte delle cariche d'innesco della sonda, per aprirsi un varco nella frana. Più di una volta, entrambi compresero che la loro sopravvivenza non era affatto certa... che morire soffocati nei tunnel sotto Agebinium era una concreta possibilità: sarebbe bastato sbagliare a scavare, o muovere un masso invece che un altro. O magari usare troppo esplosivo, o troppo poco...
 
***
 
Ce la fecero alla fine, ma fu questione di secondi, e ce la fecero solo perché qualcun altro aveva scavato in senso opposto al loro: quando Shepard ricevette preziose ore d'aria nella forma di una bombola, fu il momento in cui fu più che mai fu felice di aver conosciuto Liara. Pochi a bordo avevano la sua stessa esperienza di scavi, dopo tutto: valeva decisamente la pena restare in vita. Anche solo per ciò che Shepard trovò ad aspettarla: non certo per l'insegna Turian della colonia Syglar che avevano trovato sul pianeta, ma la Normandy intera, che non appena ebbe la conferma che il suo comandante era in salvo, atterrò sul pianeta.
Del campo dei mercenari, restava solo un cratere annerito, e l'unico superstite che i suoi uomini aveva portato a bordo era proprio Elanos Haliat.
Il Turian non si sentiva più tanto superiore, specie perché solo gli ordini del comandante l'avevano tenuto in vita, ma Elanos Haliat aveva già avuto tutto il tempo di pentirsene:
"...Tiralo su."
Spogliato della sua corazza da combattimento, nella stiva della Normandy, con alle spalle una squadra di marine pronto a scotennarlo ad un suo ordine, anche il Turian doveva aver capito di aver perso. L'unica cosa che interessasse comprendere a Shepard ora, era se Elanos fosse o meno, un cattivo perdente.
Garrus invece fissava Haliat con disgusto puro: nonostante gli avessero trovato addosso un volto Umano scarnificato, una morbida maschera tenuta come macabro souvenir, l'equipaggio della Normandy si era comportato in modo esemplare fino a quel momento, cioè più di quanto avrebbe fatto l'ex agente C-Sec al loro posto. Si erano perfino guardati negli occhi, ed Elanos aveva fatto in tempo a comprendere che non avrebbe trovato pietà in lui.
Al contrario, anche se ammanettato e con alle spalle Wrex, Haliat non resistette alla tentazione di sputare in faccia all'unica persona da cui dipendesse la sua vita:
"...Tiralo su." ripeté Shepard: il Turian si era accasciato sulle ginocchia dopo aver pagato il suo gesto.
Shepard aveva un sinistro micidiale:
"Mi stai rendendo molto difficile tenerti in vita, Haliat."
"Allora uccidimi." ringhiò.
"Se ti avessi voluto semplicemente morto, lo saresti già. C'è una domanda a cui voglio che tu risponda..."
"Facile. Devi solo succhiare il mio... ashkahs!"
Cosa Elanos avesse voluto dire non lo avrebbero mai saputo: Shepard gli aveva afferrato una delle due mandibole esterne, tirando abbastanza da minacciare di strappargliela dalla faccia con tutte le cartilagini, mentre Wrex gli teneva ferma la testa:
"Voglio essere sincera con te, Haliat. Non sono una sostenitrice della tortura. Lo trovo un cattivo uso del mio tempo: in effetti funziona solo se il soggetto ha più paura del dolore che della morte... ma tu appartieni senza dubbio a questa categoria. Altrimenti non avresti cercato di restare in vita così a lungo..." Shepard lo lasciò andare, permettendo al Turian di ricomporsi:
"Ma tu hai tentato di seppellire con me un mio sottoposto. Quel che è peggio, ti sei messo tra me e la mia missione. Per come la vedo, hai due scelte. Collabora e ti darò in consegna al vascello della Gerarchia che ho fatto chiamare per venirti a prendere. La giustizia della tua specie è dura con i criminali, ma sarai giudicato dal tuo popolo. Oppure non collaborare, e ti farò rispondere alla mia domanda nel resto del tempo che passerai a bordo di questa nave. E poi, quando avrai... riparato al disturbo arrecatoci, ti sbatterò nello spazio."
"Fossi in te l'ascolterei Turian: non vuoi davvero sapere di cosa sia capace questa Umana. O io." disse Wrex, premendo appena un po' di più sulla sua nuca: "Il mio sangue già pretende che ti facessi ingoiare i tuoi testicoli... è solo per Shepard che sono ancora al loro posto."
Il Turian considerò le sue alternative e, alla fine, scelse il male minore.
"...Collaborerò."
Meno di un minuto dopo, Shepard ebbe la sua risposta: non era stato Saren a fornire la sonda ad Haliat. Per la verità, il Turian quasi non sapeva dell'ex Spettro rinnegato. Il che lasciava una sola vera alternativa possibile: Cerberus lo aveva usato, e anche se avevano catturato Haliat e il materiale fissile della sonda era ora sulla Normandy, ed erano ancora tutti vivi, Cerberus era comunque riuscito a ritardare il loro inseguimento di almeno mezza giornata.
Shepard non riuscì a considerarla una vittoria, almeno fino a quando Liara non le fece visita quella notte... l'Asari riuscì a farla sorridere, ma solo alla fine e dovette raccontarle quanto i Mako fossero i più terribili veicoli mai concepiti, almeno per lei. Shepard scoprì così che a quanto pareva, l'archeologa non amava guidare, e per questo, o forse a causa di questo, restare ai comandi del Mako le riusciva molto male...
Per quando riguardava Haliat invece, venne consegnato alle autorità Turian come promesso: non avrebbe rivisto la luce del sole se non il giorno della sua impiccagione. Elanos Haliat non era un Saren, ma la Gerarchia non poteva tollerare simili criminali: il suo processo sarebbe stato un circo mediatico che avrebbe contribuito ancora di più ad avvicinare Palaven e la Terra, proprio per la severità della sentenza.
Una conseguenza questa, che il comandante Shepard aveva auspicato fin da quando era rimasta intrappolata su Agebinium col tenente...
 
***
 
Per quando la Normandy completò il salto FTL verso il sistema di Yangtze, le ossa di Wrex erano pronte a entrare di nuovo in azione: una bella fortuna in effetti.
La tensione era alta sulla nave, e procedettero senza fretta all'esplorazione del sistema: Yangtze fu più generoso di Amazon con loro. Attorno al quarto pianeta infatti, Alrumter, individuarono un guscio di salvataggio abbandonato, all'interno del quale trovarono un cadavere Turian morto da anni, con un disco dati Prothean ancora stretto tra le mani. Si sarebbero preoccupati di restituire quella salma alla Gerarchia non appena avessero finito la missione nell'ammasso: fu sul secondo pianeta del sistema però, Binthu, che individuarono la base di Cerberus.
Si erano scelti un luogo davvero inospitale per nascondersi: il pianeta era per massa e pressione atmosferica simile alla Terra, ma la sua atmosfera era assai più tossica.
"...Cloro e ossidi di zolfo al 50%, che si riversano sulla superficie sottoforma di bollenti piogge acide torrenziali." lesse Shepard: la temperatura globale media era lievemente al di sotto del punto di ebollizione dell'acqua.
"Il pianeta ha qualche attrattiva particolare, ma'am?"
"La piramide Prothean?" offrì Liara, indicando la sagoma sulla superficie del pianeta, vicina ad una delle tre basi che erano state installate, e anche abbastanza vicine le une alle altre.
"Credo anch'io che non ci sia molto altro: la Normandy ha individuato giacimenti di palladio, uranio... ma la superficie è principalmente sulfurea e ricca di ossidi di calcio. Credo che, semplicemente, sia un pianeta abbastanza fuori mano da potercisi insediare senza timore di essere scoperti. Pressly... è possibile che le tre basi siano collegate?"
"Impossibile dirlo signora." rispose l'XO: "Per quanto la loro quasi totalità si sviluppi certamente sottoterra, non posso compiere un analisi senza rivelare la nostra posizione."
"Mmhh... difese?"
"L'entrata di ogni base appare protetta da due torrette, niente che non abbiamo già visto comunque."
"Ma in ogni caso dovremo distruggerle se vogliamo avere accesso alla base... e questo vorrà dire allertare il personale di Cerberus non appena inizieremo l'attacco sul pianeta."
"Temo di sì, signora."
"Quindi il sotterfugio non è un'opzione. Significa che dovremo ricorrere ai muscoli e attaccare le tre basi contemporaneamente... Alenko: squadra alfa con Tali e Wrex su Castor. Williams, Garrus e Liara saranno la squadra beta su Pollux: vi occuperete anche della piramide Prothean una volta finito. Io prenderò i marine e saremo la squadra charlie. Ci lanceremo dalla Normandy. La priorità è trovare il vice ammiraglio Kahoku. Il recupero dati viene subito dopo. Domande?" Williams avrebbe voluto fare una battuta... ma la situazione che avevano fra le mani impediva la sua solita ilarità: Cerberus aveva rapito un dannato vice ammiraglio.
E loro erano quelli che se lo sarebbero ripreso, non importa quanti si fossero messi in mezzo:
"...Allora preparatevi a distribuire calci."
"Oorah." disse la marine quasi di riflesso.
 
Per ovvie ragioni, il team charlie fu il primo a scendere: senza un Mako d'appoggio, avrebbero avuto solo l'effetto sorpresa a proteggerli.
Audentes fortuna iuvat: la fortuna aiuta gli audaci, e quando Shepard aveva spiegato a Rico, Barcalow, Fredricks e Rasczak il suo piano, i quattro marine avevano capito che il comandante lo intendeva alla lettera. Rico e gli altri non erano N: erano quattro semplici marine come il capo artigliere. Ma Williams aveva dimostrato più volte, cominciando su Eden Prime per la precisione, che anche i marine potevano dare qualche zampata coi migliori di loro.
Il capo artigliere aveva avuto più di un'occasione per mettersi alla prova e mostrare di cosa fosse veramente capace: per questo, in mancanza della possibilità di ottenere la qualifica dell'ICT , le erano state date quelle armi e corazza.
Rico e gli altri avevano invece le loro corazze Onyx della Aldrin Labs e i loro M7 Lancer della HK: soprattutto però, avevano una voglia folle di mettersi alla prova. Di ridurre la distanza tra loro e Williams, e placare l'invidia, almeno in parte. Combattere a fianco di un N7? Rico avrebbe pagato per quell'onore.
Quando la missione contro Saren fosse finita, probabilmente tutti loro e Williams avrebbero avuto la strada spianata per la qualificazione di N, e forse avrebbero potuto cominciare a sentirsi meno inutili a bordo della Normandy.
L'idea che qualcuno di loro potesse non tornare a bordo dopo Binthu li aveva sfiorati, ma non li aveva di certo spinti alla prudenza, anzi: si sentivano pieni di adrenalina e di valore, mentre Shepard avrebbe fatto del suo meglio per impedire che succedesse loro qualcosa.
Audentes Fortuna iuvat: la Normandy aveva compiuto un passaggio a bassa quota spazzando via le due torrette con i suoi laser GARDIAN, poi si erano lanciati.
Sarebbero potute andare storte un numero incredibile di cose, ma Chase era stata precisa e la loro caduta calcolata al metro: atterrarono incolumi a pochi passi dall'entrata della base di Cerberus.
"Niente prigionieri." ordinò il comandante.
I marine furono deliziati di obbedire a quell'ordine: entrarono nella base come lupi affamati sulla preda...
 
Cinque membri di Cerberus... cinque vittime, cinque nemici. Solo quello avevano trovato nella loro base: sembrava che la sorte non li favorisse affatto a quel giro.
Wrex si era aspettato di più, invece la base di Cerberus era piccola e soffocante, per la verità a malapena sufficiente ad ospitare le cinque persone che avevano ucciso: due ricercatori e tre guardie. Il mercenario e il cecchino avversario avevano giocato al gatto col topo, ma Wrex non era stato soddisfatto.
Forse a lasciargli quel gusto amaro in bocca era stata la coscienza di aver fallito: avevano trovato il corpo di Kahoku. Il vice ammiraglio era morto e loro non erano riusciti ad impedire che accadesse: non appena avevano saputo del loro arrivo, Cerberus doveva averlo soppresso. Un singolo foro da iniezione sul braccio era l'unica ferita che Kahoku avesse sul corpo, nonostante fosse stato rapito da quegli sporchi terroristi.
Anche Alenko non l'aveva presa bene: l'Umano aveva tenuto in vita uno dei ricercatori, fino a quando Tali non aveva copiato tutto il mainframe della base... poi non ne avevano avuto più bisogno.
L'unica nota positiva era che Binthu non fosse la base principale di Cerberus nell'ammasso: altri scontri li aspettavano... ma Wrex non riusciva a godersi l'idea. Cerberus... non c'era onore né gloria nel combatterli:
"Team alfa, qui beta." crepitò la voce di Williams dalla radio.
"Qui leader alfa. situazione?" rispose Alenko immediatamente.
"Zero morti." rispose subito Williams: "Ma Vakarian dovrà passare un po' di tempo in infermeria. Abbiamo trovato dei fottutissimi Creepers del Thorian qui, e si sono liberarti quando un proiettile vagante ha fatto saltare il campo di forza che li conteneva..." la marine si arrischiò a guardare nel vano posteriore del Mako, dove il Turian rimaneva a torso nudo: gli avevano sciolto la corazza col loro vomito acido e di comune accordo, lei e Liara l'avevano imbottito di sedativi.
Garrus aveva una brutta ferita sul braccio, ma non avrebbe subito nessuna conseguenza a lungo termine per fortuna... questo almeno secondo T'Soni che lo aveva medicato. Di certo però Williams non avrebbe dimenticato tanto presto lo sfrigolio chimico del metallo e del carapace di Garrus... perfino il Turian aveva accettato di farsi addormentare, perché faceva troppo male.
"...Li abbiamo terminati e ci dirigiamo alla piramide Prothean." concluse la marine: avevano dato fuoco ai resti di quelle creature, nella speranza che Cerberus non ne avesse altre da qualche parte: "Situazione lì?"
"...Abbiamo trovato Kahoku. Siamo arrivati troppo tardi."
"Dannazione!" imprecò Williams, prendendo a pugni la cloche del Mako.
"Non è finita: pare che Cerberus abbia un altra base nell'ammasso."
"Allora meglio che ci sbrighiamo a lasciare il pianeta..." rispose Williams: voleva vendetta: "...Squadra charlie?"
"Sto ricevendo una comunicazione da Shepard in questo momento... un attimo, lo passo al circuito."
"Qui è il comandante Shepard. Base conquistata, zero morti, zero feriti. RV alle mie coordinate ASAP. Priorità assoluta: Normandy, preparare una squadra per il recupero di campioni biologici. Mi serve Wrex al più presto."
L'ultima parte non aveva senso: perché Shepard aveva bisogno di Wrex in una situazione simile?"
"...Sembra che abbiamo trovato un secondo doppio zero triplo nove." concluse il comandante con una piccola voce.
 
***
 
"...Ufficiale Medico Karin Chakwas, CMO SSV Normandy. Registrazione per il diario di bordo. L'autopsia del vice ammiraglio Kahoku non ha mostrato alcun trauma fisico, oltre ad una lieve bruciatura da taser. La conclusione più ovvia e che sia stato stordito da suoi rapitori e portato su Binthu ancora vivo. La causa della morte è insufficienza cardiaca, a sua volta causata da un overdose da penthotal sodico. Gli indici corporei fanno risalire il decesso a poche ore prima dell'arrivo della Normandy sul pianeta di Binthu. La conclusione di questo ufficiale medico, è che Cerberus abbia tentato di estorcere informazioni al vice ammiraglio Kahoku con l'uso di un siero della verità, e che la resistenza del soggetto a questo metodo di interrogatorio abbia spinto i suoi rapitori a causare un'overdose..."
Non esattamente l'elegia che Kahoku avrebbe meritato, ma Chakwas doveva completare la sua funzione a bordo della Normandy: ci sarebbe stato tempo per essere infuriati e piangere, più tardi... forse.
"...IV, archiviare referto autoptico del vice ammiraglio Kahoku nel mainframe della Normandy. Ed escludere la funzione di registrazione fino a nuovo ordine."
"Comando confermato." asserì neutra l'intelligenza virtuale della Sirta.
Chakwas indossò un nuovo paio di guanti sterili, prima di procedere: Negulesco si era categoricamente rifiutata anche solo di avvinarsi, ma mentre il lattice schioccava, la dottoressa non poté davvero dare torto alla sua infermiera.
"Signori... posso assicurarvi che è morto." disse il CMO agli spettatori della sua seconda autopsia: il comandante Shepard, il tenente Alenko, Wrex e Rico. Questi ultimi, entrambi armati: Wrex era... visibilmente sconvolto.
E non era certo per colpa di Garrus che osservava tutto dal letto opposto, lo sguardo un po' appannato dai sedativi. O a causa di Liara nel camice da infermiera: sarebbe stata lei ad aiutarla nella dissezione.
"Non lo era quando lo abbiamo... trovato." riferì Shepard, deglutendo, rimanendo però a braccia conserte. "E vorrei evitare una ripetizione di quello che gli ho visto fare nell'infermeria della mia nave."
"...Vedo, comandante."
La creatura era stata crivellata ben più di quanto la dottoressa ritenesse necessario per risultare letale: un comportamento giustificato probabilmente, dato che era stata essa ad eliminare le forze di Cerberus nella base, prima che Shepard e i suoi marine la uccidessero. Le creatura assomigliava vagamente ad un insetto gigantesco: una specie di acaro, grande però quanto un pony. L'essere aveva posseduto quattro zampe segmentate, più simile a quelle di un granchio che a quelle dei ragni, che si riunivano a formare una base tozza, da cui si innalzava un corpo centrale con un torso più chiaro, che finiva poi in un collo segmentato per certi versi simile alla struttura di un millepiedi. Non aveva una "faccia" vera e propria, perché il collo terminava in un becco osseo a calice che si separava in cinque sezioni, circondato da almeno sei occhi compositi, un paio principale e due più piccoli subito sopra. Appena dietro questi occhi, quattro antenne si innalzavano in aria, terminando in corti pettini setosi. Oltre a quattro zampe, la creatura aveva anche quattro braccia: due più corte che partivano dal collo, dotate di gomiti e mani con tre dita, e due più lunghe che erano però assai diverse. Intanto perché erano piegate al contrario, la creatura le avrebbe distese verso l'alto, e poi perché non terminavano in mani, ma in lunghi tentacoli filiformi di quasi quattro metri, che terminavano in calici ossei affilati come rasoi. L'essere era di un uniforme marrone cioccolato, tranne che sul torso, con lievi striature blu sui segmenti del collo e sul paio più lungo di braccia: il suo carapace doveva essere stato molto coriaceo, perché si era ammaccato sotto i proiettili in alcuni punti, piuttosto che cedere.





 
La causa della morte era stata senza dubbio incontro con Shepard.
"...Wrex. Puoi confermare che questo sia un Rachni?"
"Uno dei più piccoli..." rispose il mercenario: "Come ho già detto a Shepard. Non ho fatto le Guerre dei Rachni, ma sono cresciuto ascoltando le storie. Questo... si adatta perfettamente a tutto ciò che so di loro."
A volte sembrava strano ricordare che Wrex avesse più di un millennio sulla gobba...
"Le Guerre dei Rachni si sono concluse con la loro intera specie dichiarata estinta dal Consiglio." disse Alenko: lo vedeva e non ci credeva. Non voleva crederci.
"Allora qualcuno deve aver mancato di avvisare Cerberus..."
"Potrebbe essere un clone? Un prodotto di laboratorio?"
"Il che comunque solleva l'interrogativo su dove esattamente, abbiano ricavato il materiale genetico originale...che io sappia, nemmeno gli archivi della Cittadella conservano le registrazioni genetiche dei Rachni: e nemmeno gli Spettri hanno accesso a quegli archivi impunemente... Quasi certamente i Salarian ne conserveranno delle copie, ma credo davvero impossibile che Cerberus sia riuscito a violare il reparto ricerca armi biologiche STG senza che nessuno se ne sia accorto."
"L'Ombra?" suggerì Liara, ma Shepard scosse la testa:
"Per lo stesso motivo, è impossibile. Se Cerberus si fosse rivolto all'Ombra, sarebbe uscito allo scoperto molto tempo fa: non si possono fare affare con l'Ombra in segreto... alla fine c'è sempre qualcuno che offrirà abbastanza da comprare l'indice dei clienti."
"Il loro pianeta natale?" provò Alenko.
"Il Consiglio mantiene delle postazioni d'ascolto attorno a Suen. L'intero ammasso è sotto embargo e il portale galattico stesso è stato sbarrato: attraversarlo è proibito." ribatté Liara e questa volta il comandante annuì:
"Se qualcuno avesse anche solo starnutito in direzione dell'ammasso di Ninmah, a quest'ora lo saprebbero tutti. Se i Krogan sono famigerati nella Galassia, i Rachni ne sono l'uomo nero... senza offesa, Wrex."
"Nessuna offesa... anche perché non so chi sia questo uomo nero."
"La personificazione archetipica usata in alcune culture Umane per insegnare ai bambini il concetto di paura..." commentò Liara, prima di arrossire di fronte agli sguardi perplessi degli Umani nella stanza.
"Aaah... Aralakh." rispose Wrex.
Shepard meditò se chiedere al Krogan il significato di quella parola che il suo traduttore non era stato in grado di comprendere... ma ci ripensò. Avevano altro di cui preoccuparsi.
"Cosa sappiamo dei Rachni? ...Biologicamente, intendo."
"Credo che il fatto che si stato necessario elevare i Krogan a razza interstellare come specie per combatterli dica tutto ciò che c'è da sapere. Sono... mostri. Creature irrazionali, di puro istinto: animali, più che esseri capaci di senno." disse Alenko, guadagnandosi l'approvazione di Wrex.
"Non... necessariamente. Il Consiglio non è mai riuscito a stabilire una forma di comunicazione con le regine dei Rachni: non siamo mai riusciti a dialogare. Il resto dei Rachni... non sembra essere abbastanza importante nella loro società per parlare a nome dell'intera specie."
"Crede davvero dottoressa che sia possibile dialogare con creature... come questa?" chiese Rico, indicando il campione sul tavolo dell'infermeria.
Liara non rispose immediatamente:
"...Credo che i Rachni siano sempre stati sottovalutati. Come specie, sono più intelligenti di quanto il Consiglio credesse quando è sceso in guerra con loro. Ad esempio, i Rachni non hanno raggiunto la propulsione FTL grazie a delle rovine Prothean: hanno acquisito la propulsione interstellare adattando la tecnologia recuperata dalla prima spedizione Salarian con cui sono entrati in contatto. E in poche decadi, si sono potuti confrontare alla pari dal punto di vista militare con il Consiglio."
"È inesatto dottoressa: la loro forza militare risiedeva nella loro prodezza fisica... non nella loro tecnologia..."
"Semantica." li interruppe Shepard violentemente, stufa di quel confronto: erano serviti i Rachni per distruggere quasi sei mesi di lavoro nel rendere la sua squadra coesa... il comandante non sapeva se esserne orgogliosa o contrita.
"...Dottoressa Chakwas, dottoressa T'Soni: vorrei che completaste la biopsia approfondita di questo Rachni. Voglio sapere se questo è un clone o cosa: qualunque indizio che possa aiutarci a comprendere come Cerberus lo abbia ottenuto. Priorità assoluta: confrontate i dati che Tali ha estratto dalle loro banche dati. Nel frattempo, faremo rotta verso il sistema di Columbia, dove si trova la seconda base di Cerberus nell'ammasso. Rico: resti di guardia fino a quando il Rachni non sarà ridotto ai singoli organi."
"Sissignora." rispose il marine.
"Wrex... perché non vai a farti un giro?"
"Se il Turian resta, resto anch'io." rispose Wrex, senza distogliere lo sguardo dal Rachni.
"Garrus resta perché è un paziente... se vuoi che ti trasformi in uno, Krogan, non hai che da chiedere."
"Mhh..." borbottò il mercenario, ma alla fine assentì con la testa, uscendo dall'infermeria: perfino Wrex era turbato...
"Priorità assoluta." reiterò Shepard alle dottoresse: il comandante sperò solo che non fossero tutte cattive notizie e allo stesso tempo, che arrivassero prima del loro arrivo nel sistema di Columbia.
Non fu strano che l'assassinio di un vice ammiraglio passasse in secondo piano di fronte ad un Rachni in carne e ossa... perfino per Hackett e Drescher sarebbe stato lo stesso.
 
***
 
Informare ufficialmente l'equipaggio della Normandy di quello che avevano trovato su Binthu fu davvero il punto più basso nella giornata di Shepard. Ovviamente, già tutti sapevano che avevano trovato qualcosa sul pianeta, un altro prodotto delle folli ricerche di Cerberus, ma addirittura un Rachni?
I suoi quattro marine furono gli eroi della giornata, a cominciare da Rico: il racconto di come avevano trovato la creatura nella base di Cerberus venne ripetuta solo un paio di volte, e questo perché anche se da solo, il Rachni aveva davvero compiuto una strage. Doveva essersi liberato chissà come quando la Normandy aveva attaccato la base, o forse aveva aspettato un'occasione come quella, per eviscerare uomini in corazze da combattimento...
Quello che gli aveva visto fare, combaciava coi rapporti sui Rachni e sulle loro guerre contro il Consiglio, ma come il comandante scoprì mentre leggeva i rapporti risalenti a quel periodo in sala mensa, non era che una piccola parte di ciò che quella specie era davvero.
Biologicamente parlando, erano delle perfette macchine da guerra, perfino più dei Divoratori, i quali, a parte Akuze, non avevano mai attaccato insieme. I Rachni invece erano creature coloniali, come le formiche, le cui società però, suggerivano un comportamento più evoluto di quello di semplici insetti. A quanto pareva, i Rachni erano stati, o erano, visto ciò che avevano trovato su Binthu, una specie strana, biologicamente adatta a prosperare in ambienti estremi: erano per questo funzionalmente onnivori, nel senso che erano in grado di trarre nutrimento da un numero spaventoso di fonti, complice sistemi metabolici ridondanti. I Rachni erano capaci di sostentarsi coi nitrati del suolo, ottenere minerali dalle rocce, che predigerivano con succhi gastrici simili a quelli di un Divoratore, e che erano perfino in grado di usare come arma di attacco, immobilizzando o ferendo una preda con essi e poi facendola a pezzi con il loro naturale arsenale di lame ossee e zampe acuminate... addirittura in caso di scarsità di nutrimento, i Rachni erano in grado di sostentarsi con una forma di chemiosintesi ad alto rendimento, che li rendeva capaci di sopravvivere per decenni senza altra fonte di cibo che un po' di calore. Praticamente potevano sopravvivere con la luce stessa delle stelle...
Possedevano tre sessi, e Shepard dovette leggere una seconda volta per essere sicura di non aver capito male: a quanto pareva, dalle uova non fecondate dei Rachni si sviluppavano quelli che i Salarian avevano definito operai. Prima linea di difesa di ogni alveare, gli operai Rachni erano piccole creature verdastre grandi quando un gatto, colmi di composti chimici volatili: il loro attacco era sempre uguale e consisteva nel soverchiare coi numeri un nemico e poi farsi esplodere su di esso. Geneticamente parlando, la società Rachni non li considerava importanti, e quindi erano perfettamente sacrificabili: nonostante questo però, non erano sterili, dato che erano in grado di fecondare altre uova. Tecnicamente, si trattava di maschi aploidi.
Dalle uova fecondate dei Rachni invece, nascevano esemplari maschi e femmine, e a differenza di quanto avveniva nelle formiche, la ripartizione fra gli individui dei due sessi era quasi uguale: attraverso alcune mute, e questo era stato dedotto analizzando il loro materiale genetico, le larve diventavano adulti, membri a tutti gli effetti della società Rachni, e probabilmente anche in un tempo molto breve. L'esemplare che avevano trovato su Binthu era un giovane adulto: un piccolo Rachni, almeno secondo i datapad che aveva davanti...
Shepard continuò a leggere: per quanto feroci e implacabili però, i Rachni non sprecavano i membri delle loro colonie. C'erano diversi esempi risalenti al loro conflitto contro il Consiglio, che dimostravano quanto i Rachni si prendessero cura dei membri della loro società: non abbandonavano feriti sul campo, e non esitavano a ritirarsi se non era possibile infliggere al nemico perdite sostanziali. Inoltre, sempre a differenza delle formiche, ogni individuo nelle loro colonie contribuiva alla crescita della colonia stessa: ogni femmina deponeva uova, e da ognuna di queste uova potevano nascere nuovi individui. Era ignoto se esistessero dei rituali di accoppiamento, o in che modo i Rachni determinassero dei partner... o se li determinassero in alcun modo. Quello che era certo, è che l'egemonia che le Regine Rachni sembravano esercitare sui loro simili non era genetica, né chimica: forse aveva a che fare con un ruolo educativo nei loro sciami... cura della prole forse? Ma era stato impossibile determinarlo prima che i Krogan li estinguessero.
Quello che colpì di più il primo Spettro Umano sulle regine Rachni furono principalmente tre cose: innanzitutto le loro dimensioni. Una Regina Rachni avrebbe reso insignificante i loro Mako per esempio: erano creature che arrivavano facilmente ai 15 metri di lunghezza e 4 di altezza alla spalla...
Inoltre, ammesso che fossero le Regine a coordinare le loro colonie durante una battaglia, dovevano essere delle strateghe naturali: la coordinazione delle forze Rachni durante le battaglie contro il Consiglio era spaventosa. Il che, considerando che i Rachni non sembravano aver bisogno di sistemi di comunicazione a lunga distanza, significava che erano incredibilmente intelligenti, e/o in grado di comunicare a velocità spaventose.
Shepard riprodusse una registrazione fatta dalla prima squadra Salarian che aveva incontrato i Rachni: quella che non era tornata indietro, per l'esattezza.
Nella sala mensa, si diffuse un suono molto strano: non era il canto di una balena, né quello di un delfino e nemmeno il suono di un didgeridoo... eppure assomigliava ad ognuno di questi , punteggiato da coppie di brevi versi acuti che sembravano quelli di un uccello tropicale. Shepard ignorò le teste che si voltarono verso di lei: quel suono era... misterioso.
"Rachni?" chiese Alenko raggiungendola e prendendo posto di fronte a lei.
Shepard annuì, rimanendo ad ascoltare:
"Il loro canto... Ma durante il resto del conflitto contro le razze del Consiglio, i Rachni devono essersi coordinati in un altro modo, perché nessuno di loro, e nessuna delle loro navi, possedeva un sistema di comunicazione."
"Com'è è possibile?"
"Nessuno lo sa... qualcuno ha addirittura suggerito che siano telepati, ma puoi capire Kaidan perché la sola idea abbia intimorito chiunque abbia combattuto la guerra contro di loro."
Alenko annuì, prendendo un datapad dalla pila che Shepard aveva con sé:
"Insetti grossi quanto una casa capaci di entrarti nella mente... non un pensiero confortante."
Il comandante annuì:
"Insetti grossi quanto una casa e capaci di spaccare blindatura di titanio senza troppi sforzi, di lanciare globi di acido con la stessa precisione di armi da fuoco e forse capaci di entrarti nella mente... fottutamente poco confortante."
"Buon dio... " imprecò Alenko: "E biotici?"
"Non sono ancora arrivata a quella parte. Che cosa dice?"
"...a quanto pare i maschi anziani di una colonia, i... probabili partner delle Regine..." riassunse Alenko, continuando a leggere: "Possedevano tutti poteri biotici. I più grandi Rachni mai incontrati, a parte le regine, questi guerrieri dello sciame erano l'ultima linea di difesa di ogni colonia."
"Di cosa erano capaci?"
"I primi scontri contro le commando Asari hanno visto i Rachni uscire vincitori senza troppa difficoltà... quattro contro uno, e vincevano ancora i Rachni. Non riuscivano a ucciderli abbastanza in fretta."
"Maledizioni... dovremo organizzare una riunione col resto dell'equipaggio: se Cerberus ha riportato in vita i Rachni, non possiamo permetterci di affrontarli senza sapere a cosa andiamo incontro."
Proprio in quel momento, Tali scese le scale del ponte superiore e si avvicinò a loro: curiosamente quando fu in vista dei datapad sul tavolo il suo passo rallentò sensibilmente, fino a fermarsi, cominciando a spostare il peso da un piede all'altro.
"Tali?"
"Ehm... sì?"
"Qualche problema?"
"No." Era incredibile quanto una persona chiusa in una corazza da combattimento e con un visore oscurato fosse così incapace di mentire: forse l'eccesso di linguaggio corporeo era proprio una conseguenza di aver passato la vita in quelle condizioni.
Shepard spostò lentamente il datapad con la fotografia di un operaio Rachni, e gli occhi di Tali seguirono il movimento.
"Volevo fare rapporto: ho finito..." gli occhi della Quarian rimasero sul datapad:" ...Ho finito la prima analisi dei dati recuperati da Binthu: sembra stessero conducendo esperimenti per creare una specie di... super soldato."
"In che senso?"
"Sembra stessero cercando un modo di integrare alcuni geni di altre specie in quelli Umani, il che..."
"Non solo è immorale, ma anche illegale." commentò Alenko.
Le leggi del Consiglio erano piuttosto chiare a proposito, e molto severe: con l'eccezione del medigel, l'unico tipo di intervento sul genoma di qualsiasi specie senziente poteva limitarsi solamente al miglioramento di ciò che già esisteva. Impiantare nuove caratteristiche tramite tecniche di ibridazione genica, era proibito: si poteva rendere un Umano capace di rinsaldare le sue ossa più rapidamente, ad esempio, ma non di fargli ricrescere un arto.
"E a cosa gli servivano Creepers del Thorian e... Rachni? E come l'hanno ottenuto?"
La Quarian rabbrividì sentendo quella parola.
"Nessuna idea sulla sua provenienza: nei dati non era presente, ma sembra che li stessero usando... come fonte biologica di comparazione. E di ispirazione. "
"Che idiozia." esclamò Shepard sbattendo i pugni sul tavolo.
"Shepard?"
"Scusatemi..." sospirò l'N7 rilassandosi sulla sedia: "Ma simili idee mi... mi offendono."
"Non deve scusarsi signora... condivido perfettamente." rispose Alenko: "Il dibattito natura contro sviluppo è interessante... fino a quando rimane sulla carta. Ma ogni volta che qualcuno prova a metterci mano, ecco che l'etica e la sanità mentale vengono dimenticate lungo la strada..."
"Per quanto mi riguarda Kaidan, io lo trovo irrilevante... Tali, hai intenzione di rimanere in piedi?" chiese il comandante facendole cenno di sedere.
"Cosa? Oh no... grazie dell'invito e mi piacerebbe restare, ma devo fare rapporto ad Adams." si scusò Tali, lasciandoli soli.
"Quella ragazza è una stacanovista..." disse Alenko.
"Chissà?" rispose Shepard, spegnendo finalmente il datapad.
"Comunque signora... perché lo ritiene irrilevante?"
"Perché ad esempio i canoni di giudizio con cui la diatriba natura e sviluppo vengono discussi sono cambiati nel tempo, e inevitabilmente sono destinati a cambiare... La discussione diventa irrilevante perché non è possibile ottenere una risposta definitiva e soddisfacente, o identificare una finestra temporale sufficientemente ampia da essere rilevante."
"Credo che qualcuno si sia dimenticato di avvisare Cerberus allora..." disse Alenko, leggendo di nuovo dal datapad e sospirando: "Immagino che sia troppo sperare che il Rachni che abbiamo trovato su Binthu sia il clone ottenuto da un campione rubato all'STG, vero?"
"Temo di sì... ma almeno ora sappiamo che i Rachni non sono così estinti come credevamo... potrebbe fare la differenza se stessero per tornare. Eppure..."
"Eppure?"
Shepard girò il datapad e lo mostrò ad Alenko:
"Sembra che ai tempi del loro primo contatto, i Rachni avessero sviluppato propulsione interplanetaria e una forma di stasi criogenica... ma quando sono scesi in guerra, le uniche armi che avevano erano quelle sui loro vascelli interstellari. Per il resto hanno combattuto corpo a corpo. Sempre."
"Non capisco come sia rilevante."
"Significa che i Rachni, prima di incontrare il Consiglio, erano una specie che non aveva mai avuto bisogno di armi... non posso dire che fosse una razza pacifica... però è strano. Proteggono i membri delle loro colonie, ma non armano i loro soldati per meglio uccidere i loro nemici..."
"In effetti è strano... a cosa sta pensando?"
"Molte cose, tenente, dal relativismo storico del Consiglio a un'incomprensione culturale... fino ad un mio eccesso di paranoia, passando però prima attraverso una deliberata interferenza culturale, o un tentativo di assoggettamento: i primi Salarian che hanno incontrato i Rachni. Vengono sempre citati come una squadra di primo contatto... ma se fosse stato il Consiglio ad autorizzare quella missione, perché non c'erano Asari a bordo di quella nave?"
"Sospetta davvero della squadra Salarian?"
"Non lo so..." disse Shepard scuotendo la testa: "Ma sembra quasi che qualcuno o qualcosa abbia deliberatamente creato le condizioni perfette per fare in modo che Rachni e il Consiglio scendessero in guerra... poi sono arrivati i Krogan, i Turian..."
"...E alla fine noi." disse Alenko.
"E nessuno è mai riuscito ad ascoltare la loro versione della storia: le Regine Rachni rimangono nelle profondità dei loro pianeti tossici, rendendo impossibile stabilire una qualche forma di comunicazione con loro... " lesse Shepard scuotendo la testa: "...Spero davvero che la mia sia solo paranoia: altrimenti, ci troveremmo nel bel mezzo di qualcosa che farebbe impallidire persino Saren." completò il comandante poggiando il datapad.
"Non c'è luce senza stelle..." disse Kaidan: "Ma comincio a pensare che lei abbia sempre ragione, signora."
"Meglio che tu non lo ripeta troppo tenente, o potrei crederci."
In quel momento, Liara uscì dall'infermeria, il volto azzurro piegato dalla stanchezza e dalla preoccupazione:
"Comandante, meglio che venga subito: abbiamo trovato qualcosa."
I due Umani non se lo fecero ripetere due volte.
 
Da quando lo avevano visto l'ultima volta, del Rachni non rimaneva molto ancora intatto: ormai non faceva nemmeno più impressione.
"Semplice e conciso per favore dottoresse, e prima le cattive notizie." ordinò Shepard.
"Non è un clone." riferì Chakwas: "Ho compiuto un'analisi del materiale genetico e posso dirlo con certezza."
"Non metterei mai in dubbio le sue competenze professionali, Chakwas."
"E fa bene... ma mi piace sentirlo ad alta voce, comandante. Incontrare Rachni vivi non è esattamente qualcosa che mi aspettavo, salendo sulla Normandy."
"Idem." aggiunse Alenko.
"Se credete che essere un N7 mi privi della capacità di venire sorpresa, vi sbagliate di grosso." aggiunse Shepard, incrociando le braccia e scambiando un breve sguardo con Liara.
L'immagine di un certo modellino che il comandante teneva ora nella sua cabina, costruito per metà, passò tra loro.
"...E anche questo mi fa piacere sentirlo." rispose Chakwas: "Le cattive notizie non sono finite temo: io e Liara abbiamo trovato tracce di materiale genetico appartenente ad un altro Rachni addosso a questo esemplare, in una cavità sotto il suo carapace. E non era la madre."
"Quindi ci sono almeno altri due Rachni là fuori." offrì Garrus dal suo letto: il Turian sembrava stare decisamente meglio.
"Garrus è stato molto utile nell'aiutarci a cercare buone notizie da darle, comandante..."
"Un ex detective si annoia in fretta se lo costringi in un letto. E per quanto la Divina Commedia non sia male, con la sua legge del contrappasso e tutto il resto, un bel mistero alla vecchia maniera è molto più interessante."
"Bugiardo." disse Chakwas: "...Ho dovuto togliergli il datapad dalle unghie per costringerlo a riposare."
"Mi annoio facilmente..." rispose il Turian.
"Comunque..." riprese Chakwas: "Abbiamo trovato diversi fori di iniezione nel Rachni. Deve essere stato sottoposto ad un'indagine biologica piuttosto... brutale."
"Questo non mi sorprende, conoscendo i mezzi di Cerberus."
"No comandante: quello che intendo con diversi fori di iniezione, è proprio diversi. Diverso calibro, diversa lunghezza dell'ago, tracce di scalpelli e altri strumenti che però non erano presenti nella base di Cerberus... almeno da quello che abbiamo potuto recuperare dalle foto che avete scattato."
"Potrebbero averlo portato in quella base da un altro laboratorio?"
"Ovviamente, ma perché prendersi il disturbo di trasferirlo in un'installazione a malapena autosufficiente? Voglio dire, la ritenevano così sicura da nasconderci un vice ammiraglio dell'Alleanza..."
"Mmhh... ora capisco perché Garrus vi è stato così utile."
"Inoltre comandante..." continuò il Turian: "Per quanto Cerberus sia un'organizzazione spaventosa, non è strano che siano riusciti a mettere le mani su dei Rachni da soli?"
"Che intendi?"
"Hanno ottenuto i Creepers del Thorian dalla ExoGeni grazie ad una spia infiltrata... e se avessero fatto lo stesso con un Rachni che hanno fatto sparire sotto il naso di chiunque stia conducendo questo esperimento di rivitalizzazione? Non la ExoGeni... non si tengono due uova così importanti nello stesso cesto, come dite voi Umani... ma forse un'altra azienda simile nello stesso settore?"
Shepard richiamò i dati sul dossier di Saren sul suo omnitool: se Cerberus e Saren si stavano scontrando in qualche modo...
"In effetti la ExoGeni non era l'unica azienda con interesse nella ricerca biologica legata in qualche modo a Saren... anche la Binary Helix appare tra le sue partecipazioni societarie, anche se non così cospicue. Sono leader nella manipolazione genetica e nelle biotecnologie... mmhh... ora che ci penso, sono apparsi ultimamente nei notiziari sulla Cittadella."
"A che proposito?" chiese Liara.
"...Era qualcosa relativo a una richiesta di rimborso da parte di un gruppo di Krogan ai danni della società." rispose Shepard cercando di ricordare: "Se non ricordo male, avevano finanziato uno studio per arginare gli effetti della Genofagia, ma la società non ha mai prodotto risultati... hanno deciso di sistemare la faccenda fuori dalle aule di tribunale."
"Strano che dei Krogan si siano rivolti a degli scienziati..."
"Più strano che si siano accontentati di un semplice risarcimento..." rispose Shepard: "La BH deve aver dato loro qualcosa di valore, per placare un gruppo di Krogan a cui aveva preso dei soldi."
Ecco forse spiegata l'origine dei mercenari Krogan che si erano mischiati alle truppe Geth di Saren? Meglio non correre troppo con l'immaginazione, per ora. Almeno senza prove certe...
"Anche questo è vero... quindi la BH potrebbe star studiando i Rachni... e Cerberus ha un infiltrato anche nelle loro fila."
"Che diavolo se ne fa Saren dei Rachni?"
"Non sono convinta che Saren sia collegato direttamente... I Rachni non erano presenti ai tempi dei Prothen e ha già i Geth e mercenari Krogan sotto il suo comando... la domanda però resta: cosa potrebbe farsene anche dei Rachni?"
"Quindi crede sia una coincidenza, Shepard?"
"La coincidenza non ha madre... che è un altro modo di dire che la coincidenza non esiste, Garrus."
"Suona quasi come qualcosa che direbbe un detective..."
"In ogni caso, per rispondere a questa domanda, dobbiamo prima scoprire con certezza da chi Cerberus abbia preso i Rachni. E se esista davvero un collegamento con Saren."
"Il Consiglio se la farà sotto quando saprà che ci sono Rachni ancora in giro."
"Senza alcun dubbio... e questo vuol dire che l'indagine dell'Alleanza su Cerberus è finita. Hackett e Drescher non possono più considerarlo un problema interno all'Alleanza, non con dei Rachni in ballo: dovranno rendere tutto pubblico. Ma una cosa alla volta..." sospirò Shepard: "T'Soni, Chakwas: vorrei preparaste i dati che avete raccolto da questo esemplare in una forma che anche i nostri marine possano comprendere. Dovremo fare una riunione col resto della squadra e dell'equipaggio per spiegare con che cosa abbiamo a che fare, possibilmente prima che raggiungiamo il sistema di Columbia. Fatene un copia per gli archivi della nave e caricateli in un siluro dati per ogni evenienza: se dovesse succederci qualcosa, voglio che il Consiglio e l'Alleanza siano informati."
"Crede che troveremo altri Rachni nel sistema di Columbia, signora?"
"...Credo nel riportare la mia squadra viva a bordo di questa nave a fine giornata, Alenko. Si fotta il resto."
"Sissignora." disse Alenko, che però aggiunse, quasi sovrappensiero "...Comandante: crede che, prima o poi, la marea di merda in cui nuotiamo smetterà di salire? O almeno, rallenterà?"
Tutti i presenti nella stanza scoprirono di volere sapere la risposta a quella domanda:
"Si può solo sperare tenente... si può solo sperare."
 
***
 
Alla notizia che i Rachni non erano proprio estinti, e che la Normandy non si era imbattuta in un clone di uno di loro, l'equipaggio della nave reagì pubblicamente con rassegnazione: quante erano le probabilità che una singola nave trovasse due SS00999 nello stesso sistema stellare, in così breve tempo? D'accordo, la prima era stata una trappola, ed effettivamente Elanos Haliat era stato un cattivo così... sconfortante, che Shepard aveva odiato, rispettato e temuto di più il terrorista Batarian su Terra Nova...
Ma in ogni caso, quante erano le probabilità?
Qualcuno del reparto navigazione fece i calcoli, che dovette equilibrare con la costante S per dare un senso ai numeri. Quando gli venne chiesto cosa fosse la costante S, il reparto navigazione rispose "la costante di Shepard" all'unisono, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Il teorema di Shepard venne formulato quello stesso giorno: "se qualcosa è andato male, tocca alla Normandy rimediare" ebbe molto successo, a cui si aggiunse il corollario di Pressly: "Non importa quanto impossibile possa sembrare".
"L'effetto Shepard", ovvero che una cosa assolutamente impossibile diventasse inevitabile se esposto al campo emesso dalla nota N7, fu una teoria fisica a cui qualcuno provò a dare forma, arrendendosi però quando i numeri cominciarono a dover essere divisi per zero...
Williams provò a buttarla sul mistico: "E nella valle delle ombre non temerò alcun male, perché un N7 è con me" e anche quello ebbe parecchio successo tra l'equipaggio.
Ma dietro il sarcasmo dei marinai e le battute, era ovvia la profondità della loro angoscia: l'umorismo era l'unica cosa che riuscisse a tenerli ancorati alla realtà. Quello, e il loro inossidabile comandante, che chiuse più di un occhio di fronte ad episodi di ubriachezza. Per tutti coloro che ne avevano bisogno, Shepard ebbe una parola di incoraggiamento: nessuno si chiese chi stesse facendo lo stesso per lei, o se qualcuno lo facesse effettivamente.
In quel periodo, Shepard fu la loro roccia.
 
Fu così che la Normandy arrivò nel sistema di Columbia: si aspettavano davvero di tutto a quel punto, perfino Saren. Ma furono delusi: oltre a Cerberus, Columbia offrì loro quasi una routine. Se Yangtze aveva restituito alla Normandy due dischi dati Prothean, portando a nove quelli trovati fino a quel momento, Gromar, il quarto pianeta e un piccolo pianeta ghiacciato, restituì loro un medaglione della Lega dell'Uno, lasciandone solo uno ancora da trovare. Cerberus invece si era insediato sul secondo membro del sistema: Nepheron, un luogo desolato, ma che con le sue lande vuote riusciva comunque a catturare lo sguardo, pieno com'era di panorami mozzafiato, intervallati da vulcani attivi e deserti di sodio e magnesio, illuminati dalla stella gialla attorno a cui ruotava. Cerberus si sentiva molto sicuro nell'eremo isolato che in cui si erano insediati: non c'erano difese attorno all'ingresso della base, a parte un quartetto di sentinelle, né una nave in orbita.
"Qualche idea su cosa facciano qui?" chiese alla squadra riunita in sala comunicazione assieme a Pressly e Felawa.
"Sì comandante... ma non le piacerà." balbettò il guardiamarina.
Shepard quasi rise: quando mai erano buone notizie?
Nel frattempo, Felawa aprì una seconda schermata di dati, inquadrando un cratere a pochi chilometri a sud, sud ovest dalla base di Cerberus. Nel bel mezzo dell'inquadratura, c'era un IFV semisepolto: solo metà del veicolo spuntava.
Il mezzo sembrava vecchio e abbandonato da tempo, per metà divorato dalla ruggine, al contrario del prefabbricato che si trovava sul bordo del cratere, nuovo e lucente.
"Che stanno osservando?"
"Un Divoratore signora: lo stanno... allevando."
"...Che cosa stanno facendo?" chiese Williams.
Felawa deglutì:
"Tutto il cratere è stato rinforzato con dei campi di forza: le signature energetiche sono... difficili da mancare. E la sabbia con cui hanno riempito il cratere è troppo omogenea per essere un caso."
Nella seconda immagine, l'onda di qualcosa di massiccio che si muoveva sotto la sabbia fu inconfondibile
"Gli hanno costruito una gabbia... invece di proteggere un insediamento, sprecano una quantità di energia immensa per impedire che il Divoratore esca."
"Che idiozia... i Divoratori non sono fatti per essere tenuti in gabbia." borbottò Wrex: "Divoratori... ucciderli è una grazia. Ma tenerli al guinzaglio come un Varren qualsiasi? Cerberus deve morire."
Dopo la scoperta del Rachni su Binthu, l'ostile indifferenza di Wrex verso di loro era stata promossa a uccidere a vista.
"Concordo... specie perché sappiamo come hanno intenzione di usare la conoscenza ottenuta da questo posto. Tuttavia, recuperare informazioni su di loro e sui Rachni ha la priorità: non mi sono ancora stancata di ucciderli, Wrex. Ci siamo capiti?"
"...Shepard." assentì alla fine il mercenario.
"Garrus, il tuo braccio?"
"Quasi come nuovo: è ancora un po' infiammato e prude, ma la squama del carapace sta ricrescendo perfettamente."
"Allora ti paracaduterai con Rico per recuperare informazioni dal prefabbricato d'osservazione, mentre noi scenderemo nella base. RV sulla nostra posizione: assicuratevi di aver preso tutto, perché ho intenzione di far saltare il Divoratore dalla Normandy quando avremo finito..."
Sarebbe stato il nono Divoratore che avrebbero sconfitto: al prossimo, si sarebbe davvero fatta un segno sulla Corazza. E magari un tatuaggio, per commemorare l'evento...
"Quanto manca al tramonto su Nepheron, Felawa?"
Il guardiamarina fece qualche calcolo:
"Poco meno di quattro ore, signora."
"Non abbastanza per aspettare la notte e sorprenderli... la propulsione silenziosa non durerà così a lungo. Dovremo paracadutarci e neutralizzare le sentinelle all'esterno prima che si accorgano di noi. Con un po' di fortuna non ci sentiranno arrivare. Tali, una volta dentro, la tua priorità sarà recuperare informazioni mentre Williams ti coprirà. Noi altri... uccideremo tutto quello che ci si parerà davanti."
"Mi piace come suona." disse Wrex.
 
I soldati di Cerberus non erano semplici mercenari: erano addestrati e votati al sacrificio. Quando i due cecchini all'esterno della base videro i loro commilitoni accasciarsi, non indugiarono prima di buttarsi a terra: probabilmente avevano fatto presente che costruire una base in quel luogo li esponeva ad un agguato dalle pareti più alte vicine, ma la praticità l'aveva avuta vinta. Era più facile per tenere il Divoratore imprigionato...
E poi, doveva aver detto certamente qualcuno, chi mai si sarebbe spinto fino a Nepheron?
La Normandy l'aveva fatto: Liara arcuò il braccio lanciando una singolarità da una distanza normalmente impossibile, ma tutti i mesi passati sulla Normandy avevano portato una nuova comprensione dei suoi poteri biotici alla giovane archeologa. I due cecchini salirono in aria, e Shepard e Williams raddoppiarono i loro centri.
La squadra scivolò lungo la parete, correndo il più velocemente possibile, per capitalizzare il loro successo: quando arrivarono all'ingresso della base, gli unici a non avere in mano uno shotgun erano solo Liara e Kaidan.
I membri del team scoprirono che, all'interno della base, Cerberus li superava solo per due uomini: otto contro sei di loro, e lottarono per ogni centimetro che erano costretti a dare, nonostante nessuno di loro fosse un biotico.
Li stavano aspettando, per la verità: forse uno dei cecchini all'esterno era riuscito ad avvertirli, e nel secondo ambiente dopo l'ingresso della base, ancora una volta un insieme di prefabbricati modulari sotterranei, la battaglia fu furiosa.
Wrex sperimentò la resistenza delle corazze di Cerberus sotto le sue mani, ma nonostante la sua nuova armatura, fu solo grazie alla copertura offerta dal resto della squadra che non venne crivellato: chissà come, quei dannati Cerberus avevano lanciarazzi simili a quelli dei Geth... anche se tra barriere cinetiche e biotiche, gli esplosero addosso senza fare danno. A lui almeno: i due Cerberus che aveva tra le mani invece si spappolarono. A Wrex piacquero quei nemici: come lui, non esitavano.
Al suo fianco, Shepard non si fece aspettare: era la loro vecchia formazione, confortevole e sicura. Loro due ad aprire la strada, Liara in mezzo, e il resto del team dietro a offrire copertura e confondere i nemici. Wrex vide Shepard indugiare un attimo, solo un attimo, quando un proiettile ad alta velocità infranse i suoi scudi e le penetrò la corazza, uscendo da dietro, ma non la fermò: Shepard non sarebbe stata fermata da così poco.
Il cecchino che aveva sparato ricevette un colpo sovraccaricato in faccia, e le barriere biotiche del comandante presero vita, sopperendo alla sua mancanza di protezione: Shepard aveva attacco o difesa, entrambi potenti, ma mai assieme. Se solo fosse riuscita ad unirli...
Il comandante piegò un ginocchio a terra, ma senza cadere.
Un secondo colpo si infranse sugli scudi di un Cerberus, lasciandolo preda di Williams, mentre Liara catturò due nemici in un campo di sollevamento, a cui si aggiunse un terzo imprigionato in un campo di stasi di Alenko. Granate volarono attraverso la stanza, appiccicandosi alle vittime, a cui Shepard aggiunse una spinta biotica per lanciarli via da loro.
L'esplosione biotica li colpì per primi, e le granate li finirono.
"L'ultimo sta scappando!" gridò Shepard, e visto che fuggiva nei recessi della base, non c'erano molte possibilità su cosa avesse intenzione di fare.
"Non credo." disse Williams: "Tali!"
La mina tecnologica volò rapidissima, friggendo gli scudi della corazza. Poi Williams gli aprì un buco nel centro del petto con il suo fucile da cecchino.
L'ultimo Cerberus crollò a terra come un sacco di cemento.
"Libero." soffiò Shepard, ancora col fucile in mano.
"Libero." confermò Alenko usando i sensori.
Solo allora il comandante si lasciò scivolare a terra... trovando però il mercenario già pronto a prestarle il primo soccorso:
"...Wrex, non mi starai diventando tenero?" chiese Shepard, quando il Krogan la fece sedere tenendole una mano sulla spalla.
"Ah! Non farci l'abitudine Shepard... è solo che le cose diventerebbero noiose senza te a dare ordini."
"Mmhh.."
"Resta ferma." ordinò il mercenario, facendo uno scan con il suo omnitool.
"Come sta?" chiese Liara accorrendo, ma Wrex la ignorò.
"Umana fortunata: è passato attraverso senza intaccare nemmeno un osso. Dentro e fuori, pulito. Ti rimetterai." le disse Wrex, dandole un amichevole pacca sulla spalla che la fece tossire.
"Wrex... gli Umani hanno solo due polmoni." disse il comandante, pallida come un cencio. E se il proiettile avesse preso un osso, probabilmente si sarebbe fermato.
"Ah sì? Oh... deve essere doloroso allora." rispose Wrex.
"Ti. Odio. Così. Tanto." rispose Shepard facendo piccoli respiri: ancora riusciva a dare ordini. "...Williams, Tali, andate a recuperare ogni informazione possibile. Alenko, T'Soni, datemi una mano a togliermi il pettorale e ad applicare un po' di medigel: meglio dentro che fuori."
Non era stata fortuna che se la fosse cavata con così poco: se le barriere cinetiche e ablative della sua corazza non avessero rallentato il proiettile, Shepard sarebbe stata tra la vita e la morte, a dissanguarsi sul pavimento...
Wrex non disse più nulla, ma cominciò a saccheggiare i cadaveri dei Cerberus, a mo' di scusa:
"...Ehi Shepard." disse dopo un po'.
"Che c'è?" mugolò Shepard sdraiata su un fianco, mentre provvedevano a tappare i buchi che le avevano fatto anche sulla corazza.
"Questo qui ha una mostrina Salarian addosso." disse Wrex prendendola in mano: "Capitano Varsinth." lesse il Krogan.
"Mmfff..." disse Shepard soffocando un'ammissione di debolezza: "Conoscendo questi... individui, devono averlo dato in pasto al Divoratore. Si è tenuto la mostrina per ricordo."
"Ah! Allora qualcosa di giusto lo fa questo Cerberus..."
Shepard fece ruotare gli occhi:
"Tienitela stretta Wrex: dobbiamo riportarla sulla Normandy."
"Mhh."
"Signora, qui ho quasi finito." disse Alenko.
"Tieniti la morfina Alenko... Chakwas sarà già più che lieta di mettermi a dormire per tutto il viaggio di ritorno."
"Forse allora non dovrebbe esporsi così al fuoco nemico, signora."
"...Ma in quel caso avrebbero potuto colpire voi." rispose il comandante.
Passarono alcuni minuti prima che Tali e Williams tornassero, sufficienti perché Shepard fosse rimessa nella corazza e riuscisse lentamente a sedersi contro una colonna.
"Cosa avete trovato?" chiese Shepard, fingendosi indifferente al buco che aveva nella carne.
"Gli archivi della base hanno tentato di cancellarsi non appena ho provato a copiarli." si scusò Tali: "Ho salvato il più possibile, ma sono criptati. Avrò bisogno di un po' di tempo per trovare la chiave di accesso... e hanno già fatto evacuare il personale scientifico della base molto prima che arrivassimo."
"Ci aspettavano?"
"No, credo che sia una coincidenza fortuita: a quanto pare questo progetto è stato abbandonato in favore di simili a quelli che venivano svolti su Binthu. Ma ho bisogno di analizzare i dati per saperne di più."
Shepard annuì:
"Tanto non avremo molto altro da fare nel viaggio di ritorno per il portale... Alenko: chiama la Normandy e dì a Joker di venirci a prendere. Abbiamo finito in questo buco."
"Sissignora."
"Una mano dottoressa?" chiese Shepard a Liara, che capì al volo, caricandosi il braccio buono di Shepard attorno alla spalla.
"Sei terribile." sussurrò l'Asari al comandante.
"Perché? Perché devo farmi sparare per riuscire ad abbracciarti, dottoressa?" replicò a voce altrettanto bassa il comandante.
Liara non rispose, e Shepard rincarò la dose:
"Vedila così Liara: tra Columbia e Amazon, ci sono quasi quattro giorni di viaggio, che passerò in infermeria, a pochi passi da te. Potrai venire a trovarmi quando vorrai... e con tutta la morfina che mi daranno, sarò inerme."
Il suo sorriso Liara riuscì a nasconderlo a malapena sotto il casco...
 
***
 
Com'era prevedibile, la notizia che avrebbero dovuto consegnare Cerberus all'opinione pubblica prima del tempo, non piacque affatto ad Hackett e Drescher, in special modo a quest'ultima. Il suo ologramma in sala comunicazione esprimeva un'estrema preoccupazione. Hackett era nella stanza solamente come audio: l'ammiraglio era stato svegliato nel bel mezzo della notte nella sua cabina e non era presentabile.
"...Ci sta mettendo in una posizione molto difficile, comandante. Anzi, direi insostenibile."
"Mi rendo conto di come possa sembrarle, ammiraglio, e nemmeno io reagisco bene agli ultimatum..." concesse l'N7, passandosi una mano nel punto dove il proiettile era entrato, quattro giorni prima: "Ma nascondere l'esistenza di questa organizzazione al Consiglio non è più un'opzione sostenibile, non con Rachni coinvolti."
"Capisco il suo punto di vista comandante... ma metterà in pericolo molte vite. Non siamo ancora a pronti a far sapere a quei cani quanto sappiamo di loro... se potesse darci appena un po' più tempo..."
"Le mie responsabilità come Spettro non lo permettono, ammiraglio Drescher. Ma possiamo sfruttare la situazione: la minaccia che rappresentano sarà subito chiara a tutti quando sapranno che stavano facendo esperimenti su Rachni vivi. Chiunque sia legato a loro, si troverà a dover combattere su due fronti: non mi stupirebbe se venissero mobilitati altri Spettri contro di loro."
"È proprio questo che mi preoccupa, comandante: fino a quando siamo noi a tenere le redini dell'indagine, sappiamo come agire. Ma gli Spettri non si faranno problemi a forzarci la mano: non tutti gli Spettri sono come lei."
"E non tutti gli Spettri sono come Saren..." ribatté Shepard: "E in ogni caso, con Kahoku che collaborava con i Salarian, è probabile che il Consiglio sappia già di loro, almeno in forma ufficiosa... E hanno diverse ragioni per continuare a collaborare con noi." aggiunse Shepard ripensando alla medaglietta STG che avevano recuperato: era già il secondo membro delle forze speciali Salarian a venire ucciso direttamente da Cerberus.
"Steven?" chiese l'ologramma dell'ammiraglio.
"Sono d'accordo con Shepard, Kastanie... solamente uscendo allo scoperto per primi, potremmo avere qualche speranza di mantenere l'iniziativa. Ma questo è qualcosa che riguarderà noi e l'ala politica dell'Alleanza, non certo il comandante. Due doppio zero triplo nove in un solo ammasso... dovremmo lodarla, invece che disapprovare."
"Ho fatto solo il mio dovere, signore."
"E vorrei avere qualcosa di più per ricompensarla. Ma Saren continua a essere introvabile... Forse la nuova possibile pista sulla Binary Helix produrrà qualcosa, ma sarà difficile che riusciremo a concludere indagini a breve. Lei potrebbe avere più fortuna..."
"In che senso ammiraglio?"
"La Binary Helix è una corporazione che custodisce i suoi segreti con cura... e ha una pessima reputazione. Ha alle sue dipendenze abbastanza personale paramilitare da invadere un pianeta, e gli avvocati per renderlo legittimo. Non sono persone che vorrei come nemici... E il grosso delle sue operazioni è concentrato al di fuori dello Spazio del Consiglio..."
"Potrebbe essere la nostra unica pista." insisté testarda il comandante.
"Metterò subito al lavoro l'ammiraglio Sing, ma come le ho detto, sarà difficile ottenere prove sicure in tempi brevi... probabilmente potrebbe avere più fortuna chiedendo aiuto al Consiglio, questa volta. O prendendole direttamente dalla Binay Helix."
"...Una buona idea, signore." fu l'unica cosa che venne in mente a Shepard da dire.
"Nel frattempo, faremo del nostro meglio: buona caccia comandante." si congedò Hackett, seguito, dopo qualche parola di circostanza, da Drescher.
Qualcosa si stava muovendo... avevano avuto bisogno di Cerberus per avvicinarsi a Saren, ma qualcosa si stava muovendo: eppure, l'impotenza dell'Alleanza non mancò di farle una cattiva impressione. A posteriori, e logicamente, comprendeva le loro ragioni, e sapeva che Hackett avrebbe voluto fare di più... ma non poté evitare di sentirsi più che mai abbandonata, con troppe responsabilità che si impilavano su di lei. Almeno, aveva le spalle larghe...
 
Il rapporto al Consiglio fu una conversazione prevedibile e perfino noiosa: i tre Consiglieri apparvero più che mai inadeguati a Shepard. Non sembravano leader importanti e rispettati, mentre tremavano di paura di fronte alla parola Rachni. E mentre Shepard poteva comprendere il loro timore, non sopportò oltre la loro apatia: si riempirono la bocca di parole, da cui Shepard trasse il senso che avrebbero cercato qualcuno che li salvasse. L'idea di far condurre un'indagine sulla Binary Helix da parte di qualche altro Spettro però incontrò molta resistenza: non perché non condividessero che Shepard non fosse la persona più adatta per svolgere un'operazione di spionaggio industriale di quel tipo, ma perché l'idea che qualcun'altro venisse a conoscenza dei Rachni redivivi li riempiva di terrore...
Il comandante comprese che si stavano preparando ad insabbiare tutto, e far ricadere su di lei l'onere delle responsabilità, e in caso, delle colpe: il rifiutarsi di assumersi obblighi importanti non era un male accettabile per dei politici del loro calibro, specie in quella situazione, ma i tre Consiglieri riuscirono a farla franca, usando frasi fatte che spiegavano che l'esistenza degli Spettri serviva anche a quello: a prendere decisioni quando nessun'altro poteva farlo.
Shepard avrebbe aggiunto: "E creare facili capri espiatori."
Il comandante si trovò ancora una volta a sentire la mancanza di Nihlus: se fosse sopravvissuto ad Eden Prime, di sicuro lei sarebbe stata più preparata ad affrontare la situazione in cui si trovava. Si era presa il meglio su cui potesse mettere la mani, dal punto di vista tecnologico e del personale... ma era così dannatamente inesperta sulle sottigliezze del compito degli Spettri: Shepard si costruiva le regole mentre procedeva, sperando di non fare errori irreparabili...
Il comandante si accorse solo in quel momento di aver passato molto tempo in sala comunicazione, a fissare una parete vuota: era tempo di tornare al lavoro.
"Comandante, una trasmissione in arrivo. Credo che voglia sentirla."
O forse no...
"Passala in sala comunicazione, Joker." ordinò.
Anche questa trasmissione era solo audio: la voce era artefatta, e pesantemente digitalizzata. Capire la specie del suo interlocutore era impossibile, figurarsi il genere:
"I miei omaggi, comandante Shepard. Rappresento una fazione interessata ad acquisire informazioni su Cerberus."
Di certo andava subito al sodo.
"Chi esattamente?"
"La mia identità è irrilevante, le basti sapere che lavoro per l'Ombra."
"...Mi chiedevo in effetti quando mi avreste contattato..."
"Le posso assicurare che lei non è mai stata troppo distante dal nostro sguardo... come può immaginare. Non è passato molto dal suo rapporto alle forze dell'Alleanza, non è vero?"
"...Sono impressionata." ammise Shepard.
"Sfortunatamente, non siamo in grado di accedere in tempi brevi alle informazioni che ha trasmesso all'ammiraglio Drescher..." a quanto pareva il nuovo protocollo di comunicazione messo a punto da Pressly e Liara funzionava.
"...E mi chiedevo se fosse intenzionata a inviarcene una copia non criptata. Possiamo ricompensarla sostanzialmente: ma la nostra offerta ha un limite. È questione di tempo, comandante, ma alla fine, non c'è informazioni che non siamo in grado di ottenere..."
"Le dispiace se le chiedo qual è l'interesse dell'Ombra nella faccenda?"
"Puramente professionale: le informazioni sono un bene, e presto ogni informazione relativa a Cerberus diverrà più preziosa che mai."
Shepard non dovette pensarci molto: fare uno sgarbo all'Ombra non le avrebbe giovato, specie poiché il suo interlocutore aveva ragione. Nessun segreto rimaneva tale all'Ombra: non a lungo.
"Si tenga i suoi crediti: quello che mi interessa, sono informazioni su Saren e i suoi associati. Qualcosa di concreto."
"...Aveva previsto il suo prezzo." disse a voce lievemente più bassa l'emissario dell'Ombra, prima di continuare: "Sfortunatamente, Saren è irraggiungibile anche per noi: deve aver cercato asilo in un luogo molto remoto dei sistemi Terminus. L'STG ha mobilitato recentemente una squadra per seguire movimenti Geth nella regione, ma non sono ancora approdati a nulla..."
"Il Consiglio non mi ha informato della presenza di Geth nei sistemi Terminus..."
"Se si aspetta che il Consiglio le dica tutto, si sbaglia, comandante Shepard."
"Allora non vedo come possa essermi utile."
"Anche se non ho Saren da offrirle, possiamo consegnarle la posizione della Matriarca Benezia, in cambio delle informazioni su Cerberus che ha recuperato da Nepheron... abbiamo un accordo?"
"...Abbiamo un accordo." rispose Shepard dopo un momento, accedendo agli archivi della Normandy tramite il suo omnitool, e preparando una copia del pacchetto informazioni per il trasferimento.
"Sono felice comandante, l'Ombra non la dimenticherà, la prossima volta che dovesse aver bisogno dei nostri servigi..."
"La posizione di Benezia..." lo interruppe Shepard, col dito sopra il pulsante che avrebbe autorizzato il trasferimento dati: aveva ormai la certezza che il suo interlocutore fosse un'Asari.
La conferma finale la ebbe da come fu corretta:
"La Matriarca Benezia si trova da qualche giorno nei laboratori della Binary Helix su Noveria, assieme a truppe Geth..."
Punto, set, partita... Shepard cominciava a credere davvero che il suo istinto avesse sempre ragione. L'importante era ascoltarlo: Shepard premette il pulsante autorizzando il trasferimento.
"...Non serve che le ricordi che solo recentemente sono stati garantiti poteri extraterritoriali agli Spettri laggiù. Fossi in lei, sarei molto prudente."
"Farò del mio meglio."
"Ne sono sicuro. Le sto trasmettendo anche un codice di trasmissione: dovesse aver bisogno di nuovo dei nostri servigi... ora sa come contattarci."
Shepard chiuse la comunicazione senza rispondere:
"Joker, fa rotta su Noveria, massima velocità. Abbiamo una pista!"
La notizia raggiunse il nucleo motori della Normandy prima di un minuto.



Ben arrivati alla fine di questo capitolo, che spero vi sia piaciuto.
Ricordate quando in ME1, si insisteva sul fatto che una nave in propulsione FTL non può ricevere comunicazioni? A quanto pare Hackett non ha ricevuto l'email, perché l'ammiraglio può contattare la Normandy in qualunque punto della Galassia, altro che Uomo Misterioso (almeno lui una scusa ce l'ha). Insomma, Hackett è il Grande Fratello di ME1: per questo motivo, ho cambiato qualche piccolo aspetto delle missioni su Voyager, in modo da cercare di renderle almeno un poco più... verosimili. Niente di troppo rilevante, spero, e che auspico vi abbia interessato, magari assieme alla mia interpretazione della biologia Rachni xD.
Per quanto riguarda Elanos Haliat come Turian, ricordo che in ME1 l'ologramma era quello di un umano, ma a quanto pare, si tratta di un refuso e/o di un bug. Anche perché Haliat è abbastanza Turian come nome...
A parte questo, posso solo sperare di essermi meritato una recensione e di darvi appuntamento al prossimo capitolo. :)
Hi Fis.

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Capitolo 28
*** Coldest Affection ***


Mother knows best.
Tangled
 
Per ritornare nella nebulosa Testa di Cavallo, la Normandy aveva dovuto compiere tre salti di portale, passando attraverso l'ammasso di Exodus e vicino ad Eden Prime: era stata quella l'occasione per restituire il corpo di Kahoku all'Alleanza, e per un triste e cupo addio.
L'organizzazione che rappresentava l'Umanità fra le stelle, aveva scoperto di essere troppo vulnerabile e se la verità sulla morte di Kahoku si fosse diffusa, così di pari passo avrebbe fatto il panico. Allo stesso tempo, l'Alleanza non poteva permettersi di apparire debole: così, per lenire l'orgoglio di molti e assicurare la continuità dell'organizzazione, sarebbe dovuta bastare una storia fasulla sulla scomparsa di Kahoku, da dare in pasto ai media e al pubblico. Il comandante Shepard si sarebbe astenuta dal giudicare quell'azione: non spettavano a lei simili decisioni, e Shepard sapeva che c'era del merito in quella scelta. L'idea che un vice ammiraglio si spegnesse per un malore nel suo ufficio inoltre, era una dolce menzogna, a cui era più facile credere...
Nel frattempo, Kahoku sarebbe stato sepolto in tutta fretta, ma non senza onore: il vice ammiraglio era morto a causa della dedizione ai suoi uomini e alla sua convinzione che meritassero di meglio di quello che era successo loro su Edolus. Kahoku poteva anche essere stato un raro idealista e una vittima di una guerra segreta tra l'Alleanza e Cerberus, ma non era morto invano. Il suo coraggio aveva permesso a Shepard di colpire molto duramente l'organizzazione che l'aveva rapito: quanto ci avrebbero messo Cerberus a riprendersi dalle debacle su Binthu e Nepheron, e il danno rappresentato dalle informazioni recuperate su quest'ultimo? Con quanta ferocia l'Alleanza e chissà chi altri ora, sarebbero calati su di loro?
Esisteva la concreta possibilità che il rapimento e l'uccisione di Kahoku sarebbero stati per Cerberus un boccone troppo grosso da digerire anche per loro: il vice ammiraglio non sarebbe stato dimenticato, non dall'Alleanza e di certo non da Shepard, e non solo per il ruolo che Kahoku aveva avuto ai tempi di Elysium...
L'ammiraglio Drescher aveva già preso su di sé la responsabilità di quel fallimento: quando i familiari di Kahoku, moglie e figli, avessero chiesto chi non fosse stato capace di tenerlo al sicuro, sarebbe stato contro di lei che avrebbero potuto puntare il dito. L'Alleanza doveva sempre essere responsabile di ogni sua azione: l'ammiraglio della prima flotta non avrebbe lasciato sola quella famiglia, e la promozione postuma ad ammiraglio per Kahoku, avrebbe garantito anche un piccolo margine di sicurezza economica. Non sarebbe stato abbastanza per onorare quella morte, ma quando mai lo era?
 
L'equipaggio della Normandy prese commiato dal vice ammiraglio al completo, prima di consegnarlo come un eroe al personale dell'Alleanza: mentre però Kahoku avrebbe affrontato il viaggio di ritorno verso la Terra, la Normandy sarebbe dovuta andare avanti, e continuare a combattere. Non potevano permettersi che Benezia sfuggisse loro dalle mani: l'Universo non concede mai seconde possibilità in casi come quello.
Come sempre, sulla Normandy non c'era tempo per piangere i morti: solo per preoccuparsi dei vivi.
 
***
 
Noveria: erano atterrati da poco meno di un'ora, e già Shepard aveva compreso di odiare quella fredda palla di roccia, un sentimento pienamente condivido da ogni altro membro della Squadra.
E ora, mentre pensavano alla loro prossima mossa, attendendo la loro occasione, mentre Shepard fingeva di gradire l'acqua costosa che aveva nel bicchiere, il comandante cercò di mettere ordine ai suoi pensieri, e capire cosa del pianeta, la facesse esattamente infuriare più di tutto.
Chi custodisce i custodi? Era una domanda retorica in fondo: nello Spazio del Consiglio, gli Spettri rispondevano al Consiglio e si controllavano a vicenda.
Come tenere altrimenti al sicuro le popolazione da criminali che infrangevano la legge dello Spazio del Consiglio, ma non erano direttamente perseguibili da essa? Con l'esistenza di agenti con ampi poteri decisionali, slegati dalle leggi e dalla burocrazia. Su Noveria, esisteva qualcosa di simile: la situazione sul pianeta era frutto di un paradosso, esattamente come nel caso degli Spettri.
Come assicurarsi che lo Spazio del Consiglio continuasse ad essere all'apice della tecnologia? Come assicurarsi che i Batarian, o i sistemi Terminus, non producessero tecnologie in grado di rendere l'intesa del Consiglio inutile?
La risposta era stata quella di concedere alle maggiori aziende che investivano nello spazio del Consiglio, la possibilità di compiere ricerche in luoghi che non appartenevano direttamente allo spazio della Cittadella, sanzionando di fatto il privilegio di compiere studi scientifici senza la severa supervisione di commissioni d'etica e di controllo. Un privilegio questo, che su Noveria, e su altri pianeti simili a questo, era difeso con le unghie e con i denti.
Ma chi controllava questi tecnocrati? Chi si assicurava che le guerre tra megacorporazioni, e le ricerche che avrebbero potuto devastare pianeti interi se solo i calcoli fossero stati sbagliati, continuassero a servire il bene più grande?
Su Noveria non c'erano Spettri: era la Commissione di Sviluppo, o NDC, a gestire tutto. Governata col pugno di ferro dal direttorato esecutivo, la NDC dettava ogni regola sul pianeta, tenendo in linea una dozzina di compagnie che usufruivano dei laboratori installati in quel gelido luogo.
Idealmente, nelle sue funzioni la NDC avrebbe dovuto essere un parallelo accettabile agli Spettri. La realtà era però ben diversa: proprio a causa delle ricerche compiute nei suoi laboratori, il pianeta era sottoposto ad un severo regime di isolamento. Le piattaforme orbitali di combattimento, alcune armate perfino con testate all'antimateria, erano state le prime ad accogliere la Normandy quando avevano richiesto di atterrare a Port Hanshan, lo spazioporto della colonia, e il benvenuto delle autorità planetaria era stato poco più amichevole.
Come suo solito, Joker aveva riassunto perfettamente in poche parole Noveria, definendolo:
"Un luogo davvero accogliente, perfetto per passare la prossima licenza. Il freddo ti gela le palle e le società le vendono prima che tu te ne accorga..."
Shepard aveva scoperto di condividere quella definizione: anche dopo aver fatto menzione di essere uno Specialista Tattica e Ricognizioni della Cittadella infatti, la sicurezza di Noveria non era stata affatto collaborativa. Era da poco tempo in fondo che agli Spettri erano stati concessi privilegi extraterritoriali in quel luogo e Shepard aveva dovuto accettare all'atterraggio un'incontro col personale di sicurezza dello spazioporto, pena la confisca della nave.
In un tentativo di rendere le cose più facili per tutti, il comandante si era presentata al portellone della Normandy con la sua divisa blu dell'Alleanza, facendosi accompagnare da Liara e Kaidan, entrambi disarmati e in vesti da civile... e da Wrex, che torreggiava dietro di loro con abbastanza armi per tutti nella sua corazza da combattimento: Shepard voleva essere collaborativa, non stupida. Nonostante questo, erano stati quasi trascinati in un conflitto a fuoco, quando il drappello di guardie di Port Hanshan, sotto il comando di una certa Keira Sterling, avevano ordinato di consegnare subito le armi: di fronte al loro educato rifiuto e alla spiegazione che le regole dello spazioporto non si applicavano agli Spettri, quella stronza aveva quasi sparato loro addosso, minacciandoli per farli obbedire.
Shepard ricordava perfettamente quei tesi istanti:
"Avete fino al tre per consegnare le armi. Uno..." era stato l'ultimatum di Sterling.
"Due." aveva risposto Shepard, mentre tutti loro brillavano d'azzurro per i loro poteri biotici.
Il tre era arrivato dal capitano Maeko Matsuo, responsabile della forza militare della Elanus Risk Control Services, azienda che si occupava della sicurezza a terra per tutta la colonia, in cambio di alcuni sconti vantaggiosi nell'affitto dei laboratori di Noveria. Il capitano era stata assai più pacata, pur mantenendo un atteggiamento distaccato: solo la donna giapponese era riuscita ad evitare che la visita della Normandy si trasformasse in un bagno di sangue. Matsuo era stata l'unica in effetti, ad avere il buon senso di controllare le loro credenziale con la Cittadella.
Era stato in quel modo che Shepard si era resa conto che su Noveria la sua nomina a Spettro e l'attacco di Saren a Eden Prime erano notizie a cui non era stato permesso di giungere: per Port Hanshan, il Turian era ancora lo "Spettro del Consiglio", e Benezia era "Lady Benezia", che si era diretta ai laboratori della Vetta 15 della Binay Helix come rappresentante "dell'azionista Saren", accompagnata da un intero complemento di cacciatrici Asari e diversi container di cui nessuno sapeva il contenuto, ma che avevano "passato tutti i loro controlli".
A parte queste spiegazioni però, Matsuo era stata irremovibile: il regolamento di Port Hanshan prevedeva tassativamente che solo il direttore della NDC, Rannadril Ghan Swa Fulsoom Karaten Narr Eadi Bel Anoleis, avrebbe potuto autorizzare Shepard a lasciare lo spazioporto e raggiungere i laboratori della Binary Helix. Il capitano della ERSC li aveva quindi diretti a far visita a "Parasini-san", segretaria del direttore della NDC, per combinare un'incontro e ottenere i relativi permessi: senza di quelli, la Normandy non avrebbe potuto nemmeno farsi rifornire...
Tuttavia, se Kaira Stirling era stata una vacca ansiosa quanto mai di farsi uccidere da Shepard, il Salarian che lo Spettro aveva incontrato nel suo ufficio si era dimostrato uno stronzo ancora più insopportabile: la sua poltrona era difesa da droni da combattimento anche all'interno della stanza, che non avevano smesso un attimo di tenerla nel mirino, mentre il direttore Anoleis faceva tutto ciò che era in suo potere per ritardare la loro visita ai laboratori della Binary Helix, mischiando il suo disprezzo per qualcuno che "non era nemmeno cresciuto su un pianeta", al suo burocratico ostracismo. Di fatto, Anoleis li aveva bloccati a Port Hanshan: la stagione delle tempeste era su Noveria, e raggiungere la Vetta 15 in volo era impossibile. Allo stesso tempo, il direttore aveva posto il veto ad una loro esplorazione via terra, rifiutando l'accesso al garage della colonia o di rivelare l'esatta ubicazione della Vetta 15, cacciando il comandante dal suo ufficio e rimproverandola per ognuno dei "12 crediti al minuto" che le aveva fatto perdere con le sue "ottuse domande".
In breve, Anoleis si era fatto un nemico, e credeva di poterla fare franca e probabilmente, si ritrovò a pensare Shepard uscendo dal suo ufficio, aveva ragione. La burocrazia, non le armi, le avrebbero permesso di vincere su Port Hanshan, ma era un campo in cui il primo Spettro Umano non sapeva muoversi...
Solo una seconda chiacchierata con Gianna Parasini aveva rivelato il vero inganno di Anoleis: la segretaria aveva ammesso, in via confidenziale, che la Vetta 15 era al momento isolata, ma non a causa della tempesta, e che se il team mandato ad indagare da Port Hanshan non avesse fatto rapporto nelle prossime 48 ore, cioè ben prima che la tempesta di ghiaccio sul pianeta calasse di intensità, l'NDC avrebbe autorizzato lo sgancio di una testata ad antimateria sulla Vetta 15, cancellando ogni prova. Parasini poi, nel suo vestito color salmone, rossetto scuro, carnagione olivastra e acconciatura perfetta, aveva suggerito, se erano davvero interessati ad ottenere un pass per il garage e continuare così la loro missione, di provare a rivolgersi ad uno dei dirigenti. In particolare, la donna aveva fatto il nome di Lorik Qui'in, direttore della divisione locale della Synthetic Insights, al momento sospeso dalla NDC e quindi più facile da avvicinare rispetto ad altri manager: secondo la segretaria, Shepard avrebbe potuto trovarlo facilmente al bar del mezzanino di Port Hanshan.
Ecco perché ora Shepard e i suoi aspettavano che Lorik Qui'in uscisse finalmente dal suo hotel, un luogo in cui si poteva accedere solo come impiegato su Noveria: una situazione paradossale, visto che per gli accordi non divulgativi che venivano acclusi ad ogni contratto firmato sul pianeta, non c'era nemmeno la libertà di dire se effettivamente si lavorasse o meno in quel luogo...
 
Il bar del mezzanino di Port Hanshan era un luogo piuttosto variegato, che includeva molti membri di specie diverse: gli Umani erano quasi la maggioranza, assieme a Turian, Salarian e Asari... e tutti i presenti, di tanto in tanto, rubavano un'occhiata nella loro direzione: Shepard provava ormai la tentazione di provare a spaventarli, tanto per movimentare l'ambiente. Nessuno aveva ancora provato ad avvicinarli, ma poiché il comandante era una persona piena di risorse, e soprattutto con una squadra formidabile, aveva mandato Alenko e Wrex a mischiarsi col resto della folla.
Forse uno Spettro era troppo difficile da avvicinare... ma i suo scagnozzi ripuliti sarebbero sembrati di certo meno pericolosi e più interessanti agli abitanti di Noveria...
Shepard fece scorrere ancora una volta lo sguardo sull'arredamento del bar: era ammobiliato con gusto minimalista, probabilmente Turian. Questo perché ricordava un giardino zen di sassi e sabbia, addobbato però con ologrammi astratti, e qualche cascata d'acqua corrente a interrompere la monotonia: piacevole in definitiva, ma alla lunga noioso, tanto che il comandante scoprì di trovare più interessante l'enorme finestrone che spaziava sulle distese di Noveria, in quel momento invisibili a causa della tempesta di ghiaccio e neve. La temperatura esterna doveva aggirarsi attorno ai -80 °C: impossibile sopravvivere a lungo in quel paesaggio uniforme, anche nelle corazze da combattimento.
E arrivò il momento in cui anche Shepard ne ebbe abbastanza:
"Allora dottoressa... le andrebbe di condividere il segreto?"
"...Cosa?" chiese Liara stupita, alzando lo sguardo.
"Da quando ci siamo sedute hai passato tutto il tempo a guardare il tavolo: immagino che contenga un grande segreto. Qualche indizio su come trovare il Condotto?" chiese il comandante, riuscendo a strappare un piccolo sorriso a Liara che però scomparve troppo in fretta.
"Mi dispiace... ma l'idea di incontrare mia madre... Shepard: capirei se volessi lasciarmi indietro..."
"Non devi spiegarmi niente Liara." la interruppe il comandante: "...Mi fido di te: so che farai del tuo meglio. Come sempre del resto. Se tu volessi rimanere indietro però, lo capirei. Voglio dire..."
Faremo tutto il possibile per prenderla viva, ma... non ci fu bisogno di dirlo a voce alta, o di continuare nemmeno a pensarlo.
Liara scosse la testa:
"Se vogliamo avere una speranza di confrontarci alla pari con la Matriarca Benezia, avrete bisogno di me..."
Hayat avrebbe voluto provare a cercare di confortarla: quanto avrebbe preferito essere in un luogo più appartato... l'Umana dovette accontentarsi di coprire la mano di Liara con la sua, offrendole un muto incoraggiamento.
"... Non mi mancherà questo posto, quando ce lo lasceremo alle spalle." aggiunse Liara, accogliendo le dita di Shepard nel palmo.
"Siamo in due." le rispose, prima che il Krogan scegliesse quel momento per tornare al loro tavolo.
"...Wrex." lo accolse Shepard con una punta di dispiacere: gli oneri la richiamavano al comando.
"Shepard."
"...Qualche novità?"
"Ho trovato un altro Krogan al piano superiore di questo... bar." il tono con cui pronunciò l'ultima parola non toglieva dubbi sulla sua opinione del posto.
"Una vecchia conoscenza?"
"No... Inamorda è un vecchio del mestiere però: uno degli avventurosi del clan Ravanor..."
Un giorno, Shepard si sarebbe presa il disturbo di farsi raccontare di ogni clan di Tuchanka e della loro storia... forse: le gesta dei 73 grandi clan del pianeta natale dei Krogan non doveva essere breve, e naturalmente, esisteva solo nella tradizione orale. Non se la sarebbe cavata in poche ore:
 "...Vuole farti una proposta."
"Qualcosa che può farci ottenere un pass per il garage?"
"Forse..." rispose Wrex dondolando la testa: "Inarmoda è su Noveria per ottenere alcuni upgrade sottobanco da un mercante locale, un Hanar di nome Opold. Niente che possa esserci utile: gli esplosivi a fusione che vuole sono inferiore ai nostri, ma Noveria li ha bloccati alla dogana. A quanto pare non rispondono ai loro criteri di sicurezza."
"Opold può farci uscire dal garage?"
"Cosa? No... ma Anoleis potrebbe essere abbastanza grato di aver segnalato un episodio di contrabbando nel suo feudo da permetterci di uscire da questo dannato buco."
"Sono... sorpresa Wrex."
"Non dirlo a me... mi prudono le scaglie per aver anche solo pensato una cosa del genere."
Aiutare un indisponente Salarian a rimanere al suo posto danneggiando un Krogan... Wrex doveva sentirsi molto sporco in quel momento.
"...Ma non abbiamo molta altra scelta... i droni di quel porco rendono impossibile marciare nel suo ufficio ad armi spianate. Come minimo ha una stanza antipanico nel retro dell'ufficio."
"L'abbiamo invece... ormai Qu'in non può tardare ancora molto. A questo punto, qualcuno gli avrà già fatto sapere che siamo qui: dubito che ci ignorerà. E sinceramente, l'idea di aiutare Anoleis mi sta davvero antipatica."
"Quindi?"
"Quindi aiuteremo Opold." rispose Shepard digitando un ordine sul suo omnitool che inviò al capitano Matsuo: "...Questo dovrebbe sbloccare il pacco alla dogana. Potresti assicurarti che arrivi ad Opold per favore?"
"Non ad Inamorda?"
"Nah... preferisco non espormi troppo. E mentre Inamorda può offrirci dei crediti, Opold potrebbe esserci più utile: immagino possa offrirci delle licenze per ottenere merci che normalmente non si trovano nello Spazio della Cittadella."
"...Ha senso Shepard?" chiese Liara: "Hai già una vasta rete di fornitori per la Normandy da cui non abbiamo mai preso nulla dopo le corazze della KF: Concilio di Serrice, Armax Arsenali... almeno una dozzina di conglomerati interstellari che sarebbero disposti di rifornire la Normandy di qualunque cosa potessi volere."
"Saren non si fa questi problemi dottoressa, e preferisco avere una base il più ampia possibile. Questa è Noveria: se non si possono trovare prototipi sperimentali qui, non saprei proprio dove cercare."
"Mhh... d'accordo." disse Wrex: "Me ne occuperò io. Meglio che stare qui a scaldare delle sedie in ogni caso."
"Non saprei Wrex... è una poltrona comoda. O, a proposito..."
"Shepard?"
"Prendi con te Tali... se Qu'in non sarà arrivato per quando sarete di ritorno, le chiederò se le sue dita magiche possono aprirci la strada del garage."
"Wha ah ah... ora ti riconosco. Shepard." si congedò il Krogan.
"Wrex."
Mentre il Krogan andava via, fu il turno del tenente di tornare da loro: nella sua uniforme dell'Alleanza, era l'unico della squadra ad raccogliere qualche sguardo di apprezzamento dal pubblico, invece che di curioso sospetto.
La sua facciata affascinante crollò non appena fu al loro tavolo:
"...Tutto bene tenente?"
Alenko mise un creditometro fra loro:
"Mi sono permesso un'iniziativa personale, signora." sospirò Kaidan massaggiandosi le tempie: "...E avrò bisogno di una doccia dopo. Il rapporto completo dovrà aspettare, temo, ma posso riassumerle il tutto."
Alenko spiegò a Liara e Shepard di essere stato avvicinato da un rappresentate Asari del Concilio di Armali, interessata in egual modo ad avere la sua collaborazione e tentare di rimorchiarlo: Mallene Callis gli aveva proposto di rendersi complice di un caso di spionaggio industriale ai danni della Binary Helix. Vista l'azienda che avrebbe subito danno, Alenko aveva accettato, modificando però il programma tracciante che l'Asari gli aveva consegnato da infiltrare nella rete personale del rappresentate della BH, un certo Vargas. Alenko, continuò a spiegare, si era fatto passare per un rappresentante dell'Alleanza, per discutere con Vargas di una possibile fornitura di potenziamenti genetici per biotici, un campo in cui la BH aveva la leadership della ricerca: Vargas era un bastardo, riassunse il tenente, non solo perché lavorava per la BH, ma anche perché aveva tentato di fregarlo, offrendogli potenziamenti genetici a prezzi di listino e di cattiva qualità, inferiore a quelli di altre e più trasparenti aziende del settore; nonostante Alenko gli avesse fatto ballare davanti al naso la possibilità di una fornitura sostanziosa.
Sia come sia, era riuscito a tenerlo occupato abbastanza a lungo da permettere al programma spia di Callis di insinuarsi nella rete personale di Vargas, permettendole l'accesso ai file riservati a nome del rappresentante della BH, e che ora avevano anche loro: Alenko aveva copiato la maggior parte dei file, trasmettendoli alla Normandy, prima di cancellare il suo privilegio d'accesso. Che le multinazionali si sbranassero a vicenda, commentò il tenente, che per il suo disturbo aveva ottenuto una ricompensa di 750 miseri crediti da Callis e il suo numero privato...
Dall'altra parte del bar, un uomo dalla faccia da faina offrì al loro tavolo un cenno d'intesa, completamente all'oscuro dall'essere stato raggirato, a cui Shepard rispose alzando lievemente il bicchiere e brindando alla sua salute.
"Beh...che io sia dannata, tenente: mi ha sorpresa." si complimentò Shepard: "Non sapevo avesse talento per la recita."
"Nemmeno io signora: la Normandy è un'esperienza interessante. Tira fuori certi lati di me... che non sapevo proprio di avere." rispose Alenko, cancellando il numero di Callis dal suo omnitool.
"Il futuro secondo Spettro Umano?" scherzò Liara.
"Non corriamo troppo, dottoressa... l'idea non mi dispiace, ma da quello che ho visto, il tirocinio è brutale: non credo di essere all'altezza."
"Per il solo fatto che lo abbia detto, piuttosto che di ammettere di non averne voglia, credo che potrebbe essere una buona scelta, tenente... Ma non corriamo troppo: non mi sono ancora stancata del suono delle parole Unico Spettro Umano."
"Ricevuto signora... in ogni caso, è qualcosa molto al di là da venire... in questa linea di lavoro, mi sorprendo sempre di arrivare a fine mese."
"Siamo in due..." rispose Shepard: "...E perfettamente in battuta, ecco che arriva il nostro bersaglio."
Il tenente non si voltò a guardare, ma Liara sì: l'archeologa individuò un Turian vestito elegantemente di nero e blu, ma senza ostentazione, dall'aspetto dinoccolato e dal carapace scuro, tigrato da tatuaggi bianchi in faccia. Doveva essere circa a metà del suo ciclo vitale, giudicò Liara.
Shepard aspettò che ordinasse qualcosa prima di provare ad avvicinarlo:
"Restate in zona. Credo che sia il momento di scoprire il gioco di Parasini."
"Voleva dire Qui'in, signora?"
Shepard scosse la testa:
"Qualcosa in quella segretaria insoddisfatta del suo capo, mi ha fatto pensare che non sia affatto una segretaria insoddisfatta del suo capo... Non mi stupirebbe se la incontrassimo di nuovo sul nostro cammino."
Poi Shepard marciò verso il Turian, che sedeva da solo al suo tavolino: era il momento di usare tutto il suo fascino.
Eppure, se anche Qui'in non l'aspettava, di certo la stupì:
"Buon pomeriggio." la salutò per primo: "Perché non si siede e prende un drink con me?"
Fu un invito al quale Shepard fu felice di concedersi: Qui'in sembrava di umore collaborativo.
"Allora..." chiese il comandante con finta innocenza dopo aver preso per sé la poltrona al suo fianco: "...Lei è Lorik Qui'in, non è vero?"
"E lei è lo Spettro che è appena arrivato..."
"Ho sentito che potrebbe aiutarmi." disse Shepard senza preoccuparsi di negare.
"E in cosa un vecchio Turian come me potrebbe essere utile al primo Spettro Umano?" Lorik aveva una ricca voce tenorile, affascinante da ascoltare.
La mascherata di entrambi cadde di comune accordo: sapevano entrambi l'una dell'altra, e non c'era ragione di fingere oltre:
"Devo lasciare Port Hanshan e raggiungere uno dei laboratori."
"Deve essere una grave missione per voler affrontare il clima di Noveria con questo tempaccio... ma d'altra parte immagino non sia interessata ai campi di asajura e gli hotel privati all'equatore del pianeta... Dove è diretta se posso chiedere: valle di Aleutsk, o su, fino a qualcuna delle vette delle montagne Skadi?"
"...Devo ammettere di non essere familiare con la geografia di Noveria."
"No, immagino che non lo sia... la NDC non ama rivelare troppe informazioni sul pianeta. Ma in ogni caso, mi sembra di capire che le serva un pass per il garage. Quale... coincidenza: il caso vuole che io ne abbia uno." affermò Qui'in a voce bassa, prima di continuare a tono normale:
"Come immagino sappia, sono il manager della sede locale della SI... per il momento almeno. Mister Anoleis ha fatto chiudere il mio ufficio, con la scusa di stare indagando sulla mia presunta corruzione."
"Qualcosa con cui lei non ha niente a che fare, ovviamente...." era più facile trovare un Krogan codardo, che un Turan corrotto.
"Ovviamente. L'amministratore Anoleis è un soggetto... davvero interessante. Da quando ha preso in carica Port Hanshan, è diventato sospettosamente ricco."
"Una curiosa coincidenza."
"Davvero curiosa..." assentì il Turian: "Non appena ho acquisto le prove della sue azioni, Anoleis ha mandato i suoi scagnozzi a setacciare il mio ufficio alla ricerca di quelle informazioni."
"E sono ancora lì?"
"Sì, ma non possono accedervi: non fino a quando il sistema di sicurezza è attivato, almeno. Ma è questione di tempo. Se lei dovesse recuperare le prove dal mio ufficio e portarmele, sarei persuaso a darle il mio pass per il garage, oltre ad una sostanziosa ricompensa..." spiegò Lorik, soffocando le parole nel suo drink.
"Sembra piuttosto semplice."
"Normalmente avrebbe ragione... il sistema di sicurezza della mia sede si disattiva solo con un codice piuttosto complicato..." disse il Turian, trasmettendolo all'omnitool del comandante: "Ma c'è un - com'è quella affascinante espressione Umana- una mosca negli ingranaggi?"
"Qualcosa del genere." disse Shepard senza correggerlo.
"Gli scagnozzi di Anoleis cercheranno di fermarla ovviamente, e l'uso della violenza contro di loro potrebbe rendersi una... dolorosa necessità: sono membri della polizia portuale di Hanshan che ricevono mazzette sottobanco per fare il lavoro sporco del direttore... Miss Matsu non è al corrente dell'impiego esterno di alcuni suoi sottoposti."
"Se sono corrotti, non sono migliori dei mercenari... e io posso uccidere i mercenari, Mr Qui'in."
"Eccellente. Ecco il pass per il mio ufficio." rispose Qui'in lasciando una tessera sul tavolo a fianco al suo drink: "Le permetterà di attivare l'ascensore... le prove sono nel mio computer. E questo OSD..." aggiunse, tirando fuori un disco ottico dalla tasca e posandolo sopra la tessera: "Le permetterà di decrittarlo: basterà inserirlo nella console."
Qui'in non si era fatto aspettare per nulla: era arrivato preparato, spendendo del tempo per informarsi con chi avesse a che fare.
Forse era per questo che sapeva che avrebbero potuto essere utili l'uno all'altra:
"La ringrazio molto della sua collaborazione." rispose Shepard facendo sparire tessera e OSD nella sua giacca e alzandosi: avevano perso già abbastanza tempo.
"Oh..." la richiamò leggero Lorik finendo il suo drink: "Cerchi di tenere le macchie di sangue lontano dai tappeti, se le è possibile."
Il sorriso che Shepard gli rivolse da sopra la spalla fece trasalire il vecchio manager:
"Non le prometto niente." rispose lo Spettro, mettendosi in marcia dopo un cenno ai suoi compagni.
Guardandola andare via, Qui'in si chiese quanto potesse costare rinnovare l'intero ufficio: qualcosa gli diceva che l'assicurazione non coprisse gli atti della Leonessa di Elysium...
"Lo sa vero comandante, che potremmo occuparcene noi...?" chiese Alenko mentre si dirigevano di nuovo sulla Normandy: il tempo della diplomazia era finito. Era quello delle pistole e delle granate: Anoleis si sarebbe pentito del suo ostracismo.
"Apprezzo il pensiero, Kaidan. Ma certe cose, preferisco farle ancora di persona. Anche perché servirà a creare un precedente."
"...Signora?"
"Voglio essere sicura che la NDC non dimentichi quanto possa essere costoso risultare d'intralcio ad uno Spettro: useremo la squadra al completo. Abbiamo finito di nasconderci."
"Sissignora." esalò rassegnato il tenente, avvisando il resto della squadra che stavano tornando.
 
Il loro secondo ingresso nella colonia provocò non poco trambusto tra il personale di Port Hanshan: i sei di Shepard, più il loro comandante, tutti in corazze complete e con le armi sulla schiena, fecero girare più di una testa. Le guardie della ERCS fissarono quel drappello che attraversava il loro territorio, valutando quanto sarebbe costato cercare di ostacolarli.
In fondo però erano poliziotti: non erano pagati per restare a guardare.
"C'è qualche problema agente?" chiese Shepard quando si trovarono circondati.
"Nessuno ha il permesso di portare armi per Port Hanshan. È la regola."
"Gli Spettri sono esentati da questa regola: credevo fosse già stato messo in chiaro."
"Gli Spettri forse, cioè lei... vuole forse farmi credere che il Krogan alle sue spalle e il ratto di tuta che l'accompagna sono Spettri in incognito?"
Qualcuno tra le guardie si complimentò per l'arguzia della battuta del loro collega:
"...O certo che no. Tutti loro portano le armi per me: è difficile trasportarne così tante da soli. Per esempio..." rispose Shepard, facendosi passare il fucile d'assalto da Liara e dispiegandolo: "Questo è un HMWA-X, caricato con munizioni HESH sperimentali. È dotato di stabilizzatori cinetici per ridurre il rinculo e mantenere una mira precisa anche in condizioni di conflitto prolungato. A questo in particolare è stata ridotta la frequenza di tiro, per poter essere usato anche con una mano sola, volendo." finì il comandante, impugnandolo e rivolgendolo verso le guardie.
"Doppia canna." aggiunse: "...Questo significa che con una sola mano posso sparare 750 colpi al minuto di munizione esplosive. Sapete cosa vuol dire?" Shepard lasciò loro un momento perché lo immaginassero:
"...Significa, che se tutti voi doveste aprire il fuoco in questo momento, sareste cadaveri prima di aver esaurito le mie barriere cinetiche."
Le guardie Elanus si guardarono in faccia: nessuno aveva più voglia di scherzare.
"L'amministratore Anoleis..." provò uno.
"Potreste scoprire che l'amministratore Anoleis ha pochissima presa su di me. Fossi in voi mi farei da parte." suggerì Shepard, lasciando ad una brevissima scintilla di energia oscura la possibilità di accendersi.
Le guardie decisero di seguire quel consiglio: non erano alla sua altezza.
"Kaira te la farà pagare, Umana." disse il capo del drappello facendosi da parte: "Lei è la nostra arma segreta." e i suoi colleghi assentirono.
"Sa dove trovarmi." ripose Shepard, restituendo il fucile a Liara.
Si mossero in fretta, non correndo, ma a passo di marcia, raggiungendo rapidamente la sede della SI: all'esterno trovarono due guardie, un'Umana e un Turian, che di certo non si aspettavano il loro arrivo.
"Alt! Questo ufficio è sigillato." dovevano essere i mercenari di Anoleis:
"Avete intenzione di fermarci? Voi e quale esercito?" chiese Williams.
"Sentite, Anoleis è incazzato come un Varren con Qui'in..." provò l'Umana.
"E vi sta pagando sottobanco per razziare questo posto. Questo fa di voi dei criminali. E io posso uccidere i criminali." finì per lei Shepard.
"...State bluffando." rispose l'Umana senza convinzione.
Wrex si fece avanti a quel punto, assicurandosi che la sua brutta faccia fosse ben visibile:
"Hai ragione. In realtà lasceranno che io ti mangi."
Le due guardie si scambiarono uno sguardo, rivalutando rapidamente le loro priorità:
"...Si fotta Anoleis. Non ci paga abbastanza per metterci contro Spettri, o truppe dell'Alleanza o altro. Che ne dite se facciamo che voi non avete visto noi, e noi non abbiamo visto voi?"
Le due guardie non rimasero ad aspettare la risposta: evacuarono cercando di non far sembrare che stessero correndo. Quasi ci riuscirono.
Nel frattempo, l'intera squadra salì sull'ascensore, passando la carta di Qui'in per azionare la cabina.
"Wrex." si complimentò il comandante: diplomazia Krogan al suo meglio. Ne aveva fatta di strada dal Chora's Den sulla Cittadella...
"Shepard."
"...Come è finita con Opold alla fine?"
"Ci siamo fatti offrire qualche licenza, come avevi detto: viscido Hanar... ma almeno abbiamo un contatto anche qui ora."
"Più di uno, dopo che avremo finito su Noveria, spero." affermò il comandante, osservando i numeri salire: "...Sono la sola ad odiare questa musica da ascensore?" chiese dopo un po'.
"Perché? Non la trova orecchiabile?"
"Avanti Williams: ci meritiamo di meglio." rispose Tali, meditando se hackerare gli altoparlanti interni dell'ascensore e sostituire la melodia con qualcosa di più ascoltabile: ma a quel punto, la cabina si fermò al piano e la squadra si preparò a scendere.
Poliziotti corrotti di Port Hanshan contro la Squadra della Normandy: l'esito non fu in dubbio nemmeno per un istante. Per quanto la ERCS rifornisse metà dei mercenari dei sistemi Terminus e una buona fetta dello spazio del Consiglio, il livello delle sue armi e corazza non era all'altezza, tecnologicamente parlando, di quelle della Squadra. E per quanto riguardava l'addestramento invece, perfino Liara si stupì di quanto facile fu quello scontro, rispetto ai soliti in cui incappavano...
Con la preghiera di Qui'in bene in mente, tennero il sangue lontano dai tappeti, e non usarono nemmeno le granate: di conseguenza, Shepard fece del suo meglio per rovinare il resto dell'arredamento della sede della SI con i suoi poteri biotici. I primi due scagnozzi di Anoleis furono trasformati in macchie sul muro di fondo con una singola spinta biotica. Il terzo invece ricevette una fucilata, trovandosi a cercare di raccogliere le sue viscere mentre moriva: quasi ci riuscì.
Poi, mentre Wrex provvedeva a curiosare un po' in giro, passarono al piano superiore, dove una singolarità fece macerie di una sala conferenze, aspirando due tavoli e diverse sedie nel suo vortice gravitazionale: Liara scoprì di averci preso gusto quando fece esplodere la singolarità, spazzando via le porte a vetro di diversi uffici.
"Ops." cercò di scusarsi l'archeologa: tutto, pur di dimenticare per un momento che avrebbe incontrato sua madre prima che il giorno fosse finito...
Un ultimo superstite cercò di affrontarli ad armi spianate, ma riuscì a sparare solo una raffica, prima di essere lanciato contro la balaustra e precipitare al piano sottostante, dove Williams non gli permise di rialzarsi.
"Trovato qualcosa di interessante?" chiese Shepard con un tono di voce noncurante: quanto odiava quel pianeta!
“Crediti!" rispose gioioso il mercenario.
"Wrex, non c'è bisogno di recuperare ogni credito lasciato in giro..."
"Lo so! Ecco perché ho sfondato una cassaforte... possiamo dare la colpa agli uomini di Anoleis."
"Wrex..."
"Andiamo... niente sa come di crediti razziati ad un Turian."
"Wrex!"
"D'accordo d'accordo... bah. Che noia." borbottò il Krogan, rimettendo i crediti al loro posto. Quasi tutti, almeno.
L'ufficio di Qui'in era l'unica stanza rimasta in qualche modo intatta: il codice di sicurezza aprì le doppie porte antiproiettile e l'OSD fece il suo lavoro.
"Facile e rapido." commentò Tali, trasferendo i dati: non era mai stato così semplice per loro.
"...Abbiamo compagnia." riferì Garrus.
E in effetti, al piano inferiore, erano arrivati i rinforzi di Anoleis: niente di particolarmente impressionante, dato che erano solo altre cinque persone.
A capeggiarle però c'era Kaira Stirling, la vacca bionda dello spazioporto, che li fissava dal piano inferiore della SI con puro disprezzo nello sguardo:
"Shepard: non credo che dovresti essere qui."
"Stavamo giusto uscendo." rispose il comandante.
"Oh no no..." rispose Kaira con un tono zuccheroso: "Non pensare che abbia intenzione di lasciarti andare, dopo quello che hai fatto: Anoleis ti avrebbe espulsa dal pianeta per quello che è successo qui. Io non sarò così gentile: lo sai cosa facciamo sul mio pianeta a quelli che uccidono un poliziotto?"
"E tu lo sai cosa facciamo sul mio ai poliziotti corrotti?" ripose Garrus.
"Non m'importa..." rispose Kaira brillando come una torcia al metano: impressionante per un'Umana che non fosse lei, immaginò Shepard.
Nel suo piccolo stagno, Sterling doveva credersi se non il pesce più grosso, di certo il più pericoloso.
La singolarità catturò lei e il cecchino che li accompagnava, e Kaidan li finì con un'esplosione biotica prima ancora che il comandante dovesse solo alzare un dito: Wrex invece si occupò del terzo, lanciando la guardia di faccia contro un muro ornamentale. Si accasciò scompostamente a culo all'aria, la testa rotta nonostante il casco.
Williams e Garrus invece, complice la posizione sopraelevata, avevano già aperto un buco ciascuno in mezzo alle fronti delle ultime due guardie, che caddero a terra con un tonfo sordo.
Nel frattempo, Tali era riuscita a cancellare la loro presenza dai registri dei sensori: nessuno avrebbe potuto perseguirli per quello che era successo in quel luogo.
Stavano diventando davvero troppo bravi; nonostante questo però, la Squadra lasciò la sede della SI in tutta fretta: dovevano essere passati meno di tre minuti dal loro ingresso.
"Un'operazione da manuale." si complimentò Shepard nell'ascensore: "Ma era solo l'antipasto: alla BH le cose non saranno così facili." ricordò loro il comandante, cercando di ricomporre i ranghi.
Ci sarebbe stato tempo perché l'effetto dell'adrenalina svanisse: qualcosa le diceva che anche solo raggiungere la Vetta 15 coi Mako sarebbe stato più complicato di quanto avrebbero potuto aspettarsi...
Non erano arrivati che a metà strada per il bar del mezzanino però, che un'altra previsione di Shepard si avverrò: Gianna Parasini non era di certo spaventosa o pericolosa quanto le guardie della Elanus, ma apparve molto più sicura di loro quando si avvicinò alla squadra.
"Comandante... ho ricevuto rapporti di rumori alla sede della SI. Per caso ne sa qualcosa?"
Shepard assunse una faccia stupita, osservando i suoi compagni:
"SI? Saranno gli scagnozzi di Anoleis immagino..." rispose facendo spallucce.
"Molto spiritosa, comandante Shepard... Mi permetta almeno di presentarmi per la seconda volta: Gianna Parasini, affari interni di Noveria." disse, producendo un distintivo olografico dal suo omnitool.
"...Immagino quindi che la NDC sappia già della corruzione di Anoleis."
"Esattamente... sono sotto copertura da sei mesi, ma Anoleis è furbo. Le prove che ho trovato su di lui non bastano ad incastrarlo."
"...Dato quando Anoleis mi sia stato d'intralcio, l'ascolto, Parasini."
"Vorrei che provasse a convincere Qui'in a testimoniare contro Anoleis." affermò la donna senza preamboli.
"E non può farlo lei?" chiese Alenko.
Gianna scosse la testa:
"Per lui, sono la segretaria di Anoleis: Qui'in non accetterebbe mai di fare accordi con me... senza Anoleis però, questo pianeta tornerà a produrre profitti."
"E io che credevo che la corruzione fosse la norma in... posti, come questo." commentò Wrex.
"La regola qui è non creare problemi: l'interesse personale è tollerato... fino ad un certo punto. Ma Anoleis sta allontanando potenziali investitori."
"Immagino la tragedia... vedere i loro profitti assottigliarsi deve essere terribile per la NDC." commentò Garrus scuotendo la testa.
"Se ha bisogno delle prove di Qui'in, Parasini, non mi sembra che sia un buon agente... con tutto il rispetto, ovviamente." aggiunse Shepard.
"Non mi piace essere trattata con condiscendenza, comandante... ma ammetto che Anoleis è un osso più duro del previsto. Perfino Qui'in ha dovuto usare una delle sue dannate IA per raccogliere le prove."
"IA?"
"È pur sempre manager capo della Synthetic Insights... creare IA è il loro campo..."
Williams si concesse un fischio ammirato: in quanti guai Qui'in era disposto a finire, pur di provare la colpevolezza di Anoleis? Il vecchio Turian era di certo fatto di una pasta diversa rispetto agli altri dirigenti di Noveria.
"...Sentite, nemmeno a me piace questa situazione. Voi Spettri ve ne fregate delle regole, e questo è un problema per gli affari..."
"La correggo Parasini: gli Spettri possono fregarsene delle regole. Non è obbligatorio farlo."
"Già... non credo però che gli scagnozzi di Anoleis alla SI abbiano notato molta differenza."
"Anoleis... mi ha davvero fatta infuriare, agente Parasini."
"Quindi mi aiuterà a portarlo dietro le sbarre? E convincere Qui'in?"
Shepard ci pensò un momento, prima di rispondere:
"...Ci proverò. Liara, Tali: restate con me. Voi altri: tornate alla Normandy e preparate i Mako alla partenza. Li voglio pronti nel garage di Port Hanshan per quando Anoleis comincerà ad urlare mentre verrà trascinato via."
"Prenda qualche foto ricordo." rispose Williams, cominciando ad allontanarsi assieme al resto della squadra.
"Contaci, capo artigliere."
 
Meno di venti minuti dopo, i due Mako uscivano dal garage di Port Hanshan, sgommando nella neve. Nessuno li aveva visti andare via: erano stati tutti troppo occupati dall'agitazione causata all'arresto del direttore esecutivo di Port Hanshan per mano della sua segretaria. Con la sua collaborazione, Shepard si era guadagnata la simpatia dell'agente degli affari interni, anche perché convincere Qui'in a collaborare era costato non poca fatica. Probabilmente il Turian aveva solo l'intenzione di tenere le prove come una polizza assicurativa contro minacce di Anoleis a lui e al suo team di R&D, ma alla fine aveva capitolato. La vera identità di Parasini era stata il punto più alto della conversazione, e vedere il volto di Anoleis mentre veniva trascinato via in manette, imprecando e minacciando a vuoto tutti quelli che lo osservavano, ne era valsa la pena.
Il capitano Matsuo aveva preso piuttosto male il cambio di leadership, o forse era stata la scoperta della corruzione dei suoi uomini, ma aveva fatto capire che la prossima visita dello Spettro sarebbe stato meno burrascosa.
A Shepard però non era bastato: quando l'ufficio di Anoleis era stato sgomberato, e prima che Parasini potesse tornare, il comandante aveva per la prima volta abusato pienamente del suo potere di Spettro. Approfittando del fatto che la rete di sicurezza dell'ufficio era stata spenta, Shepard aveva frugato negli effetti personali del Salarian, alla ricerca di qualcosa che potesse rendere quella vittoria sul burocrate appena più dolce: Anoleis l'aveva davvero fatta infuriare. Seppe di aver trovato quello che stava cercando quando, aprendo la cassaforte del Salarian, un capitolo della Matriarca Dilinaga, che chissà come Anoleis aveva trovato e deciso di tenere per sé, le scivolò in mano. Un capitolo quello, che era già stato portato a bordo della Normandy: di tutti gli scritti della Matriarca Dilinaga, ora non ne mancava che uno. I crediti che prosciugarono da Anoleis furono un bonus: non che l'ex direttore non potesse permettersi un avvocato, ma era stato comunque divertente provare a immaginare la reazione del Salarian all'assenza di 50'000 crediti dai suoi fondi personali...
In quell'occasione, Tali le disse di ricordarle di non farla mai arrabbiare:
"Tranquilla Tali: sono solo i burocrati a causarmi queste brutte reazioni." aveva riposto il comandante.
Poi si erano diretti al garage, ansiose più che mai di lasciarsi Port Hanshan alle spalle, e cominciare finalmente la loro vera missione su Noveria.
 
***
 
Raggiungere i laboratori della Vetta 15 fu qualcosa di lungo e noioso, ma che fece apprezzare alla squadra le piccole cose: finalmente, da Feros per la precisione, stavano di nuovo combattendo tutti assieme come un unico coeso uno. Non era poco: la squadra lavorava al meglio quando tutti i membri erano riuniti...
Soprattutto però, si stavano avvicinando ai laboratori della BH a bordo dei Mako, invece che a piedi: Noveria era un luogo maledettamente poco ospitale, specie in quel momento: raffiche improvvise di neve e vento a 60 km/h, visibilità ridotta al minimo, tanto che si facevano strada solo grazie ai sensori del Mako, e una strada che offriva una parete verticale di roccia su un fianco e uno strapiombo dall'altro, senza guardrail a impedire la loro caduta.
La strada che congiungeva Port Hanshan e la Vetta 15 non era in buone condizioni: in effetti, la manutenzione scarseggiava parecchio. Era probabilmente, come molte altre cose su Noveria, una strada solo di nome:
"Castor, qui Pollux. Vi stiamo perdendo di vista. Se potesse rallentare, le sarei grata ma'am."
"Problemi Willams?"
"...Non vedo il fondo del dannato strapiombo, ma'am."
"Non ti preoccupare Williams: puoi sempre azionare i retrorazzi, dovesse succedere qualcosa."
"Non aiuta, signora!" si lamentò Alenko attraverso il circuito radio, cosa che strappò una risata a Wrex dietro di loro, prima che Shepard chiudesse il contatto.
Nonostante le sue parole, il comandante staccò un poco il piede dall'acceleratore: come facesse a tenerli in strada in quelle condizioni e a quella velocità era un mistero che Liara non aveva fretta di risolvere.
Per un momento, la foschia si diradò davanti a loro, permettendole di osservare la monolitica costruzione che torreggiava in cima alla montagna verso cui si stavano dirigendo: i laboratori della BH si trovavano in un'arcologia di grigio cemento a pianta triangolare, con una sola luce di navigazione proprio sulla cima, che si accese e spense un paio di volte prima che la neve la nascondesse di nuovo.
"Liara?"
"...Wrex?"
"Tutto bene, piccola Asari?"
"...Non lo so." rispose sinceramente la dottoressa: "Non parlo con mia madre da decenni. E ci siamo lasciate... non proprio nei migliori dei modo. Sembra sciocco pensarci adesso: simili contrasti sbiadiscono col tempo, di solito. Ma non avrei mai pensato che ci saremmo ritrovate così."
"Non sei da sola Liara. Non più." disse Shepard, staccando per un attimo la mano dalla cloche del Mako.
"Lo so... comandante."
"Ah..." disse Wrex dietro di loro: "...Trovatevi una stanza voi due."
"Credimi Wrex, ci stiamo provando...molto intensamente."
Per qualche motivo, nessuna delle due sembrava ritenere la Normandy il luogo adatto per la loro prima volta insieme: la Cittadella era stata il posto ideale, ma Cerberus si era messo di mezzo...
"Mhh." commentò Wrex neutro.
Liara assunse un lieve colore porpora, e per un altro poco ancora, smise di pensare a sua madre: fino a quando, per l'esattezza, le sue riflessioni non la portarono a chiedersi cosa esattamente sua madre, non l'alleata di Saren che era diventata, ma sua madre, avrebbe potuto pensare di Shepard... quasi le venne da ridere a pensarci.
 
Alla fine, ed era anche ora per Wrex, i due Mako arrivarono alla base della Vetta 15: la strada era stata maledettamente lunga.
Davanti alle porte chiuse del garage dell'installazione principale della BH, trovarono ad accoglierli due IFV ancora in fiamme:
"Dovevano essere il team incaricato di ispezionare la Vetta 15, dopo che l'installazione ha lanciato l'allarme ed è stata isolata." affermò Williams dalla sicurezza del Mako.
"E chi è stato a farli a pezzi?" chiese Garrus.
"...Il motivo dell'allarme?"
"...Matsuo ha detto che Benezia era venuta alla Vetta 15 con delle cacciatrici Asari e diversi container. Chi vuole scommettere sul contenuto dei container?"
"No grazie comandante... mi ha già preso 5 mila crediti l'ultima volta." rispose Garrus.
"In ogni caso, le porte del garage non si apriranno se ci limiteremo a bussare."
"Crede che dovremmo provare con apriti sesamo, ma'am?"
"...Qualcosa del genere, Williams."
Il Mako a fianco a loro distese il cannone, preparandosi a fare fuoco: quella non era certo lega Prothen.
"Knoc knoc." disse Tali dietro di loro, liberando anche le loro armi.
"...Chi è?" rispose gioviale Shepard dalla radio: Tali non aveva passato mesi a fianco di Tucks per niente.
"Ka." rispose la Quarian con le dita sul grilletto.
"Ka chi?"
Tali premette il grilletto, cominciando a bussare: KA BOOM!
I proiettili da 155 mm degli IFV fecero saltare le porte del garage davanti a loro: trovarono molti ad aspettarli.
Garrus contò almeno un paio di Juggernaut, un Distruttore e diversi altri fanti, oltre a qualche mercenario Krogan. C'era stata anche un'Armatura Geth, ma aveva ricevuto la battuta di Tali in piena faccia: non ne rimaneva molto a opporsi a loro e per di più, il garage della BH non offriva molti ripari. La loro fu una strage crudele.
I due Juggernaut furono i primi a saltare in aria, e il resto dei Geth li seguì in poco tempo, crivellati dalle raffiche di mitragliatrice coassiale: i Krogan furono letteralmente segati in due dai proiettili ad alta velocità.
Shepard si concesse di investire l'unità Distruttore e di passargli sopra con le sei ruote del Mako, tornando indietro per assicurarsi di averlo finito: i droni Geth fecero del loro meglio per opporsi a Castor e Pollux, ma la loro potenza di fuoco limitata poté poco contro le barriere cinetiche dei due IFV. Più danno fecero invece i Geth artiglieri che si materializzarono in fondo al garage: riuscirono a sparare ciascuno un razzo, prima che fossero finiti rapidamente a loro volta.
Dopo la carneficina, Castor e Pollux fecero uno scan coi sensori, le loro due bocche da fuoco fumanti nel gelo di Noveria:
"Via libera." annunciò Shepard, guidando Castor all'interno del garage e assicurandosi di parcheggiarlo perfettamente all'interno delle righe segnate: il comandante era una donna con alcune strane idiosincrasie...
Non appena furono schierati al completo, e i due Mako bloccati, una voce tranquilla che non era la loro, e nemmeno dalla Normandy, si fece sentire attraverso gli altoparlanti del garage:
"Allarme utente. Quarantena violata. Agenti contaminanti presenti all'interno della struttura."
"...L'IV dell'installazione?"
"Non credo si riferisca a noi..." commentò Shepard attraverso il casco: "IV: Identificati."
Ma la voce registrata rispose senza presentarsi:
"Interfaccia utente IV offline."
"Deve essere stata disattivata quando la Vetta 15 ha lanciato l'allarme."
"...Allora sappiamo dove dirigerci: se c'è qualcuno che può darci una mano in questo posto, è l'IV: cerchiamo una mappa dell'installazione e vediamo di raggiungere il nucleo dell'intelligenza virtuale."
Si misero rapidamente in marcia, seguendo il camminamento sul lato sinistro del garage: l'installazione complessiva della Vetta 15 doveva essere enorme, più grande perfino di una città, senza contare poi le varie sottostazioni. E tutto quell'enorme complesso era governato da una singola intelligenza virtuale, ora dormiente: la squadra poté solo sperare che non fosse troppo difficile svegliarla... o troppo pericoloso.
Percorsero il camminamento fino in fondo, trovandosi ad un checkpoint di sicurezza: nessuno si oppose al loro passaggio. Evidentemente, i Geth dovevano aver creduto che la loro forza al garage potesse bastare:
"Perché le torrette sono ruotate nel senso sbagliato?" chiese Garrus.
Il checkpoint di sicurezza aveva tutto: Shepard aveva identificato perfino dei tozzi ugelli nello stretto passaggio obbligato, distribuiti lungo tutta la lunghezza. Difficilmente avrebbero soffiato acqua, in caso d'emergenza.
Sopra di questi, delle torrette puntavano le loro canne verso l'interno della stazione, invece che contro di loro:
"...Devono voler tenere il loro personale all'interno, tanto quanto vogliono gli intrusi all'esterno." realizzò Liara.
Non fu un pensiero confortante: la guardiola e la postazione di controllo erano vuote, e non c'era traccia dei precedenti occupanti. Sembrava che fossero stati semplicemente portati via:
"Tali, sigilla le porte dietro di noi." ordinò Shepard: meglio non rischiare che i contaminanti di cui parlava l'IV si diffondessero. "...tenente?"
"Il mio Savant non rileva nulla nell'aria, ma è equipaggiato solo per identificare tossine e gas. Non sono in grado di identificare ogni eventuale patogeno."
"Tali, i sistemi della tua tuta sono più sensibili?"
"No." spiegò la Quarian: "...Sono progettati per controllare e tenere quello che c'è dentro, dentro, e ben separato dal fuori."
"Quindi meglio tenere i caschi su, per ora..." commentò Williams.
"Ammesso che i contaminanti di cui parla l'IV non siano qualcos'altro. Rachni per esempio." affermò Shepard.
"..." tutta la squadra si trovò a guardarla smarrita.
"L'IV ha detto contaminanti..." tentò di abbozzare Shepard: "La parola copre un'ampia categoria. E la BH deve avere un numero immenso di progetti di ricerca in questo laboratorio. Stavo solo pensando ad alta voce..."
"Dio... spero sia ebola. O un patogeno biogenico." pregò Williams.
"O un gas nervino." le fece eco Kaidan.
"Sono Rachni." affermò Wrex, lasciando che il suo casco si aprisse in quattro sezioni, scivolandogli all'interno dell'armatura: "E se i Rachni sono la causa di questa quarantena e dell'allarme, significa che ce ne sono abbastanza da prendere possesso dell'intera struttura."
Shepard sospirò, aprendo il casco a sua volta:
"...A cui dobbiamo aggiungere Geth e mercenari Krogan al soldo di Saren, e da qualche parte, nella profondità della Vetta 15, anche una Matriarca indottrinata e le sue guardie del corpo Asari."
"Che culo." commentò Alenko acido, iniziando a respirare a sua volta l'atmosfera della Vetta 15 senza filtri.
"Almeno adesso sappiamo con chi abbiamo a che fare." aggiunse Williams: Port Hanshan, e la sua scarsa resistenza, sembrava già lontani mille miglia.
"E ovviamente con questo tempo, la Normandy è irraggiungibile. Le nostre radio non sono in grado di compensare l'interferenza atmosferica: dovremmo poterlo fare con i sistemi della Vetta 15, ma visto che sono governati dall'IV..." aggiunse Garrus, che però tenne il suo casco dal vetro annerito su: i Turian non amano davvero il freddo, e la temperatura nella stanza era a livelli tali da non essere per nulla confortevole.
"...Muoviamoci." ordinò Shepard già rassegnata.
Si fecero strada oltre il checkpoint di sicurezza, raggiungendo il primo di due ascensori che li avrebbero portati al nucleo dell'IV: a quanto pareva, era stato piazzato quasi in cima all'arcologia. La cabina era terribilmente stretta per farci entrare tutti loro, ma nessuno si lamentò mentre salivano, fino al 788° piano. Nessuno aveva voglia di scherzare o di fare conversazione: l'idea di affrontare Rachni a breve non riusciva a piacere a nessuno di loro, Wrex compreso.
Il livello a cui l'ascensore li portò era conciato male: la neve aveva invaso il piano, complice il fatto che un intero lato della stanza mancava. Doveva essere stata una caffetteria prima della quarantena, ma l'assenza dell'unica finestra a separarla dalla neve di Noveria aveva cambiato molto l'ambiente, ora desolato e vuoto. Il respiro degli Umani si fece di ghiaccio, tanto che i loro caschi dovettero tornare a proteggerli: il pianeta era un inverno eterno, specie a quelle latitudini e quote.
"... Non sono stati i Geth a fare questo."
"Tali?"
"...Sembra quasi che la finestra sia stata aperta di proposito e abbiano lasciato al vento il tempo di entrare."
"Perché fare una cosa simile?"
"...Non lo so" ammise Tali.
"...Piano e con calma." ordinò Shepard.
Avanzarono oltre la caffetteria, entrando in quella che un tempo doveva essere stata una mensa: anche qui, la finestra mancava. A differenza della caffetteria però, qui trovarono Geth: questa volta, ai semplici fanti nero onice si mischiavano nuovi soldati, bianchi come la neve che calpestavano. Bianchi come Geth Prime per l'esattezza: furono i Geth ad aprire il fuoco per primi, ma la squadra rispose immediatamente.
Le nuove truppe Geth non sembravano aver semplicemente un colore diverso: Shepard fece fuoco verso uno di essi, solo per vedere il Geth gettare a terra qualcosa di fronte a lui. Una barriera esagonale traslucida sorse dal niente e i colpi del comandante si infransero contro di essa: la barriera sfarfallò assorbendoli, ma non cedette. Shepard non rimase a pensarci: una granata volò oltre la barriera, spazzando via il Geth e distruggendo qualunque aggeggio la generasse. Wrex scoprì che anche un colpo sovraccaricato poteva bastare per farla cadere, mentre il resto della squadra faceva del suo meglio per combattere il resto dei fanti.
Nonostante la superiorità numerica dei Geth, alla fine fu la squadra di Shepard a sparare per ultima:
"Questo è nuovo." commentò Garrus, quando si assicurarono di avere il controllo della stanza.
"...È una sorta di emettitore portatile di barriere cinetiche." disse Tali, analizzandone uno che era rimasto intatto: premendoci contro la mano, era solida. "Ma è molto più resistente, tenendo conto di quanto sia piccolo."
"Una copertura portatile." disse Williams.
"Praticamente sì."
"E i fanti?"
Tali era riuscita a prendere il possesso di uno di loro, ed estrarne già abbastanza:
"Truppe speciali Geth." spiegò Tali, prima di friggere il superstite che aveva esaminato.
"Una novità?"
"Non proprio... avremmo dovuti incontrarli anche nella nebulosa di Armstrong, ma con gli IFV non abbiamo mai lasciato loro tempo sufficiente ad usare questa nuova capacità."
"Capisco. Qualcosa da tenere da conto da ora in poi e..."
Fu un rumore strano ad interrompere il comandante: come se qualcuno trascinasse un tubo di metallo dietro di sé. Troppo vicino per essere confortante:
"Vento...?" chiese Liara, guardando il comandante imbracciare il fucile.
"Non sembrava vento." rispose Shepard.
Il rumore si ripeté, questa volta più vicino:
"Questo posto è messo male."
"Non temere Tali: ti proteggerò io." rispose Garrus.
Questo prima che un'intera sezione del muro cedesse, lasciando entrare nella stanza qualcosa che tutti speravano di non dover combattere:
"RACHNI!"
La creatura ruggì, impennandosi sulle zampe posteriori, scrollandosi di dosso la polvere e facendo scattare le sue chele, per poi caricare a testa bassa, incontrando le bocche da fuoco dell'intera squadra.
Tali accettò l'offerta di Garrus: la giovane Quarian non riuscì a sparare, paralizzata com'era dal terrore.
Gli shotgun di Williams, Wrex e Shepard compensarono alla sua assenza: i colpi sovraccaricati viaggiarono attraverso la sala mensa, come lingue di fuoco rosseggianti, colpendo l'insetto con precisione e prima che sputasse su di loro il suo pericoloso acido.
Il Rachni morì sul colpo, in uno spruzzo di liquido disgustoso.
"Altri in arrivo." urlò Alenko, sparando una raffica verso il buco nella parete da cui era uscito il Rachni: piccoli operai verdi stavano zampettando fuori. Lui e Garrus si dedicarono immediatamente ad impedire a quegli insetti di raggiungerli: i piccoli operai erano però agili e molto aggressivi, per quanto sparassero in fuoco automatico infatti, il tenente e il Turian si accorsero di non riuscire a controllarli del tutto. L'ultimo di questi riuscì ad avvicinarsi abbastanza da saltare verso di loro, con una violenza e una velocità che non sembravano possibili per qualcosa di così piccolo. Wrex lo ricevette sulla sua corazza, dove l'operaio Rachni esplose con la forza di una granata concussiva, liberando una nube verdastra.
I sensori all'interno della corazza di Tali la informarono che era piuttosto tossica, ma la Quarian non riuscì a dare a quelle informazioni importanza.
Dall'altra parte della stanza, attraversando le porte di fondo della sala mensa come se non esistessero, si fecero strada tre Rachni adulti, marrone cioccolato, sui quali il comandante lanciò una singolarità senza perdere tempo. Li crivellarono tenendoli in aria, poi Liara lanciò il suo campo di distorsione, spazzandoli via.
La squadra si assicurò che nessuno si rialzasse, mentre Tali rimase a guardare, paralizzata dal suo panico.
"Dobbiamo muoverci." avvisò Alenko: dal foro nella parete, risalivano le urla di altri Rachni in avvicinamento.
"Tali?"
"Sto... bene..."
Shepard non ci pensò: afferrò la mano di Tali e cominciò a trascinarla via, seguita dal resto della squadra che si chiuse attorno a loro per coprire i fianchi.
Corsero seguendo le indicazioni dell'installazione, senza guardarsi indietro, inseguiti dalle stridule grida dei Rachni, fino a trovare rifugio in un secondo ascensore in cui si gettarono subito dentro, premendo il pulsante per il livello del nucleo dell'IV.
"Tali?" chiese ancora Shepard quando le porte si chiusero e la cabina si mise in moto.
"Sto bene." ripeté la Quarian.
Shepard non la stava ascoltando: le passò il suo omnitool addosso.
"È in shock." disse il comandante: "Tali? Tali!" disse scollandola.
"Che c'è?" chiese aggressivamente la Quarian.
"...Ben tornata. Che è successo là sotto?" chiese Shepard, rimanendo con un ginocchio a terra di fronte a lei.
Fu così che Tali si rese conto di essere seduta nella cabina dell'ascensore che saliva, con tutta la squadra preoccupata dal suo stato:
"...Tali?"
“Ho avuto un attacco di panico." ammise la Quarian.
“Aracnofobia?" disse Alenko.
"Non so cosa significhi... ma quando quel Rachni è uscito dalla parete..." disse Tali, cominciando a grattarsi la tuta: una reazione istintiva e completamente sbagliata per lei.
"Il tenente intendeva che il tuo attacco di panico è stato dovuto ai Rachni."
"...Quando l'ho visto... quando è uscito dal muro... non lo so." disse Tali: "Abbiamo visto un sacco di cose spaventose nel nostro viaggio... perché solo coi Rachni...?"
"A volte non c'è un perché: si chiamano fobie per questo. Paure irrazionali che non riusciamo a controllare... e sinceramente parlando... non c'è niente di male nell'aver paura di insetti grossi quanto un dannato IFV."
"Questo è un problema comandante..."
"Una cosa alla volta Alenko: cominciamo a riattivare l'IV della stazione. Una volta fatto, decideremo il passo successivo. Avanti Tali: non è ancora finita." disse il comandante, aiutandola a rimettersi in piedi: non potevano rimandare Tali a Port Hanshan a quel punto. Non da sola, e... sarebbero riusciti ad avvicinarsi a Benezia senza Tali? O anche solo riparare l'IV della Vetta 15?
La squadra lasciò passare qualche piano in silenzio: nessuno provò a prendere Tali giro. Come aveva detto Shepard, non c'era vergogna nell'aver paura dei Rachni...
Fu Garrus alla fine a rompere il silenzio:
"Così per curiosità, sulla flottiglia non avete insetti?"
"L'ecologia di Rannoch si basava... si basa ancora probabilmente, sulla simbiosi biologica: eravamo anche noi Quarian a contribuire all'impollinazione delle piante... assieme a uccelli e piccoli mammiferi."
"Mh. Deve essere un bel posto: niente che striscia, o zampetta in giro."
"E dobbiamo solo sconfiggere i Geth per riprendercelo..." rispose asciutta Tali.
Finalmente, la cabina arrivò alla loro destinazione: 957° piano, sede del nucleo dell'IV. Normalmente, non avrebbero potuto accedervi, ma la disattivazione dell'intelligenza virtuale aveva fatto saltare molti dei sistemi di sicurezza: loro sette avanzarono indisturbati dalle sentinelle automatizzate, in quel momento dormienti.
Scoprirono che il piano conteneva solo il nucleo dell'IV, e le strutture ad essa deputata:
"Un sistema energetico di backup." disse Tali, osservando un insieme di cavi uscire da una scatola di metallo contro una parete: "Deve alimentare il mainframe della stazione."
"Come lo riattiviamo?"
"Già fatto." rispose Tali e l'effetto fu piuttosto visibile.
Le sottostazioni di alimentazione si accesero su tutto il piano, mentre l'edificio sembrò riprendere vita: spie e sensori ammiccarono attorno a loro come stelle. E la voce dell'IV tornò a farsi sentire: non furono buone notizie.
"Errore critico all'avvio. Interfaccia di intelligenza virtuale offline. Richiesto avvio manuale."
"...Fantastico."
"Signora: ostili in arrivo."
L'intera squadra estrasse le armi, puntandole nella direzione indicata da Alenko:
"...Parlami tenente."
"Si sono fermati appena oltre la porta." disse Kaidan, e un certo numero di colpetti si fecero strada attraverso il metallo fino a loro.
Shepard rilasso la presa sul fucile:
"Se fossero Rachni adulti avrebbero sfondato la porta come hanno fatto in mensa."
"Operai?"
Shepard si illuminò di azzurro, e la porta venne scardinata e fatta rovinare su qualunque cosa si trovasse al di là.
Lo scoppio multiplo, come quello di granate a gas, confermò che Shepard aveva avuto ragione:
"Alla faccia dello schiacciamosche... ma'am."
"Mmhh... è quasi un peccato ucciderli."
"Shepard!" esclamò scandalizzata Tali.
"Che c'è? Una colonia di formiche spaziali è stata il mio primo animale domestico..." rispose il comandante, ripensando brevemente alla sua infanzia: con lo spazio limitato a bordo delle navi, non era così strano, in fondo.
Tali non riuscì a replicare: si limitò a scuotere la testa orripilata.
 
Raggiunsero il nucleo dell'IV senza altri intoppi: un enorme cervellone costruito in una struttura che ricordava vagamente una clessidra.
"Non sembra troppo complicato." disse Tali, facendosi strada all'interno della struttura di server.
"Se lo dici tu Tali... non avrei la minima idea da dove iniziare."
"Non è difficile... basta trovare la sede di personalità e capire il problema. Cominciando da... qui." disse Tali, aprendo uno scomparto e spingendo una pulsante con decisione.
Il pavimento su cui Tali poggiava si abbassò automaticamente: solo Garrus riuscì a saltare prima che la distanza diventasse troppa.
"Tutto bene." affermò la Quarian una volta che furono spariti: il resto della squadra si sporse sul tunnel che si era aperto, per confermare quelle parole
Tali e Garrus li guardavano da circa dieci metri più in basso:
"Sicuri?"
"A posto: ho già trovato il problema. Devo spostare manualmente delle schede di elaborazione." spiegò Tali, cominciando a lavorare.
"Sono stati i Rachni a causare questo guasto?
"...No: sembra far parte del protocollo di sicurezza."
"Staccano l'IV che controlla la stazione in caso di breccia alla quarantena?" chiese Alenko.
"...E cancellano ogni prova. Poi fanno cadere una testata all'antimateria e sterilizzano il posto." commentò Shepard cupa.
"Preferiscono distruggere tutto piuttosto che tentare di recuperare i loro studi..."
"Almeno la BH comprende la pericolosità dei Rachni..."
"Peccato che lavorino con Saren allora... chi non vorrebbe un'amichevole conglomerato interstellare ad allevare i Rachni ad un solo salto di distanza dallo spazio del Consiglio?" chiese acida il comandante.
"...Abbiamo quasi finito qui sotto." disse Garrus: fedele alle sue parole, si diffuse attraverso gli altoparlanti uno squillo bitonale, testimoniando il riuscito riavvio del sistema. La piattaforma che ospitava Tali e Garrus cominciò a risalire automaticamente, riportandoli al piano: nell'alcova che lasciarono libera, si materializzò un ologramma arancione, l'avatar dell'IV, vagamente femminile e virginale, ma con un ciuffo ribelle di capelli olografici in mezzo alla fronte.
"...Sembra che stiate cercando di rimettere in funzione la struttura. Posso aiutarvi?" chiese l'ologramma osservandoli paziente.
Shepard si fece portavoce del gruppo:
"Sei l'IV che controlla l'intera Vetta 15?"
"Questo sistema è programmato per rispondere alla definizione di Mira. Posso conoscere l'identità dell'utente corrente?"
"Comandante Shepard, Specialista Tattica e Ricognizione della Cittadella."
"Attendere prego..." ribatté Mira, setacciando le sue banche dati, grandi probabilmente quanto una piccola città: "... autorità del Consiglio confermata. È stato garantito un accesso di sicurezza generico a tutti i livelli. L'accesso ai segreti corporativi richiede un livello di sicurezza confidenziale. L'accesso confidenziale è garantito solo a dirigenti della Binary Helix."
Mira si interruppe un momento, probabilmente soddisfatta di aver esaurito i convenevoli per cui era stata programmata:
"Il sistema è pronto a processare le vostre richieste. Potete ora accedere a Mira da ogni interfaccia olografica presente nella Vetta 15."
"Devo raggiungere la Matriarca Benezia. Dove posso trovarla?"
"Lady Benezia ha usato il trasporto passeggeri sotterraneo per raggiungere i laboratori della sottostazione Rift... Allarme utente. Il trasporto passeggeri non è al momento operabile."
"...Rapporto danni."
"Attendere prego... diagnostica in corso. Guasto critico: reattore principale spento in accordo ai protocolli di quarantena d'emergenza. Riavvio manuale richiesto. Guasto critico: cavi di connessione disinseriti. Il sistema di trasporto passeggeri è offline. Rapporto completato. Ha ulteriore domande sullo stato del sistema?"
"Come raggiungo e riparo i guasti?"
"Il reattore principale si trova 1037 livelli sotto di voi: posso aprire un percorso prioritario con un ascensore per permettervi di raggiungerlo rapidamente."
"Fallo per favore." ordinò Shepard.
"...Una volta raggiunto il nucleo, le valvole di Elio-3 devono essere riaperte. Questo può essere fatto in loco presso i controlli del reattore. Avviso utente: rilevati contaminanti meccanici nel livello del reattore."
Geth, realizzarono tutti.
"...E per quanto riguarda i cavi di connessione?"
"I cavi di connessione collegano il mio mainframe principale qui alla stazione centrale, alle varie sottostazioni della Vetta 15. Questo permette ai ricercatori di accedere ai miei database anche dalla confortevole sicurezza dei loro laboratori. Quando il protocollo di emergenza è iniziato all'interno dei laboratori di ricerca della sottostazione Rift, i cavi sono stati automaticamente disinseriti..."
"Intendevo come fare a ripararli." la interruppe Shepard afferrandosi la radice del naso: maledette loquaci ed ottuse IV.
"I cavi di connessione sono concepiti per essere facilmente ricollegabili: potrà farlo dal tetto dell'installazione, premendo semplicemente un pulsante. Questo consentirà la riconnessione dell'hardware e il suo riavvio. Per raggiungere il tetto, vi basta percorrere il corridoio dietro di voi ed accedere all'ascensore. Avviso utente: rilevanti contaminanti biologici vicino ai comandi."
Shepard si concesse un sospiro rassegnato:
"Che cosa è successo qui?"
"Prego... formulare una domanda più specifica." rispose l'ologramma di Mira.
"La tua disattivazione faceva parte del protocollo di quarantena?"
"Sì. Nel caso che la Vetta 15 debba essere sterilizzata per ragioni di sicurezza, il mio programma e i miei dati sono epurati."
"I contaminanti biologici che si aggirano per la Vetta 15 provenivano dai laboratori di ricerca della stazione Rift?"
"Mi dispiace comandante: domande relative alle nostre ricerche richiedono un livello confidenziale di accesso ai dati..."
"...Riservato ai dirigenti della BH." la interruppe Shepard: solo in quel momento apprezzò completamente la frustrazione del Krogan su Feros:"Mira, fornire cronologia degli eventi occorsi subito prima della tua disattivazione."
"Allerta di livello 1 ai laboratori di ricerca. Contaminanti rilasciati dalla capsula Gamma. Attivazione protocolli di emergenza. Allerta di livello 2 ai laboratori di ricerca. Violazione condotte di isolamento. Disattivazione trasporto passeggeri. Cavi di connessione ai laboratori di ricerca disinseriti. Allerta di livello 3 emessa localmente. Contaminanti presenti nei tunnel di trasporto. Blocco della stazione ed evacuazione iniziata. Inviato codice Omega.
Avviso utente, evacuazione fallita: presenza di contaminanti meccanici. IV disattivata."
"Ci sono dei superstiti della BH alla Vetta 15?"
"Impossibile determinare: l'assenza di cavi di collegamento impedisce di individuare la presenza di eventuali superstiti nelle sottostazioni dell'installazione."
Il che significava almeno che in tutto l'edificio principale non rimaneva nessuno vivo a parte loro.
"Ripristinare blocco della Vetta 15 fino a nuovo ordine: ogni contaminante biologico o meccanico nell'installazione deve essere neutralizzato. Autorizzato l'uso della forza letale ove possibile e rifiutare qualsiasi input elettronico inviato dai contaminanti meccanici."
"Comando confermato in accordo ai privilegi concessi al reparto Specialisti Tattica e Ricognizione della Cittadella. Blocco in corso... attendere prego."
"Questo almeno ci darà del tempo e spazio di manovra."
"...Blocco completato ad ogni livello della struttura principale della Vetta 15." riferì Mira.
"È ridicolo comunque: disattivare l'unico guardiano che resta e lasciare agli invasori campo libero..." disse Alenko scuotendo la testa: di certo non si aspettava che Mira rispondesse.
"I protocolli di emergenza suggeriscono come l'ambiente inospitale di Noveria uccida i contaminanti biologici. Potrebbe anche danneggiare i contaminanti meccanici."
"Quindi spengono il riscaldamento e sperano per il meglio... dannazione, qualcuno dia loro una medaglia."
"...Dovremo dividerci: Alenko, Vakarian, Tali e Williams, scenderete a riattivare il reattore principale della stazione. Io, Wrex e Liara, saliremo a ricollegare i cavi."
"È sicura comandante di volere andare solo in tre contro i Rachni?"
"Abbiamo Wrex. E se riattivare i cavi è così facile come Mira sostiene, spero di riuscire a farcela prima di attirare tutti i Rachni all'esterno."
"...Va bene signora."
"Una volta che avremo fatto, dovremmo essere in grado di inviare un rapporto alla Normandy e a Port Hanshan: almeno sapranno cosa sta succedendo, e non decideranno all'improvviso di sganciarci una bomba ad antimateria dall'orbita."
"Già... questo mi pare piuttosto importante." disse Wrex.
"Occhi aperti gente. Una volta fatto, RV alla stazione di trasporto." ordinò Shepard facendo cenno a Wrex e Liara.
"...Shepard."
"Sì Tali?"
"...Buona fortuna."
Shepard alzò il pugno sinistro senza voltarsi, come cenno di incoraggiamento, sperando con tutta sé stessa che si sarebbero rivisti tutti più tardi...
 
"Figlio di puttana!" fu il ruggito che la seconda squadra sentì avvicinandosi alla stazione di trasporto passeggeri.
Furono sorpresi di scoprire di essere l'ultima delle due squadre, per quanto fossero in maggioranza numerica? Non tanto, in fondo. Ma quando realizzarono che il ruggito proveniva dal comandante, non poterono fare a meno di affrettarsi. I quattro superarono un checkpoint di sicurezza, nel quale trovarono i resti untuosi di un paio di Rachni arrostiti... e infine il comandante Shepard seduta su una delle panchine d'aspetto, con Liara che si agitava in mezzo alla sue gambe, mentre Wrex le guardava sogghignando.
"...come un cucciolo." stava finendo di dire Wrex.
Per quanto il Krogan ridesse, non era in buono stato: c'erano due buchi sulla sua corazza, tappati da omnigel, ma due rivoli di sangue arancione ormai coagulato erano ancora ben visibili.
"Signora... sta bene?" chiese Alenko quando arrivarono.
"Un Rachni le ha danneggiato lo stivale: sto cercando di smontarlo senza portarle via il piede." rispose Liara.
"Con scarsi risultati per ora..." impreco Shepard e Kaidan si affiancò alla dottoressa.
"Dannazione... deve aver bruciato anche l'isolante protettivo. Signora sente qualcosa?"
"Sì Alenko, fa un male da vero figlio di puttana!"
"Wha ah ah... ha ucciso il Rachni con un calcio biotico. L'ha decapitato così..." disse Wrex facendo schioccare le dita: "...di netto. Mai visto niente del genere."
Aveva aiutato forse il fatto che Liara fosse stata in pericolo: in effetti, Shepard aveva trasformato la meta usando il Rachni piuttosto che un pallone da football.
"E a te cosa è successo, Wrex?" chiese Williams indicandogli i buchi nella corazza
"A me? Un Rachni mi ha preso da dietro" spiegò Wrex voltandosi per far vedere i due buchi simmetrici sulla schiena: "...I bastardi sono coriacei. Ma credeva che infilzarmi una volta con le sue zampe bastasse. Grosso errore."
"Non facevi così lo spaccone Wrex prima, quando... dannazione Alenko: non sono un fottuto manichino."
"Mi scusi signora..." disse Alenko arrendendosi: "Dovremo tagliare la corazza." quando ritirò i guanti, li trovò macchiati di rosso.
"Allora meglio farlo a bordo del trasporto verso la stazione Rift: tanto vale unire l'utile al dilettevole. Dottoressa, tenente... una mano ad alzarmi, per favore?"
Liara e Alenko non si fecero attendere, aiutando Shepard a salire a bordo del tram sotterraneo. Le porte si chiusero dietro di loro automaticamente e si mise in moto da solo.
"Mira?" chiese a voce alta Williams.
Liara annuì:
"L'IV è stata sorprendentemente collaborativa da quando abbiamo ricollegato i cavi d'accesso. Pare ci siano dei superstiti alla stazione Rift: erano meglio preparati per far fronte ai Rachni rispetto alla struttura principale."
"Buone notizie insomma."
"Non proprio..." sospirò Shepard, coprendosi la faccia per nascondere il riverbero dalla saldatrice che Alenko aveva creato sul suo omnitool: "Non riusciamo a metterci direttamente in comunicazione con loro. La sottostazione Rift è costruita all'interno di uno dei ghiacciai più vecchi della Vetta 15, ma sono completamente isolati. Mira ha accesso alle loro console, ma solo attraverso i cavi di connessione: la rete di sensori della stazione Rift è troppo danneggiata: una volta lì, saremo isolati a nostra volta, e Rachni e Geth abbondano nella stazione. Anche se, a detta di Mira, il grosso si è dispero nella struttura principale..." spiegò Shepard serrando i denti.
"Abbiamo anche contattato Port Hanshan." disse Wrex: "Quegli stolti dalla vescica debole sono stati inutili..."
"Con l'arresto di Anoleis c'è un momentaneo vuoto di potere: non hanno ancora deciso qualcuno che si prenda la responsabilità di questa patata bollente."
"Eh... bollente."
"...E non aiuta il fatto che i dirigenti della BH fossero alla Vetta 15 quando è scoppiato il casino."
"Come dar loro torto..." disse Vakarian sarcastico, scuotendo la testa.
"In ogni caso, hanno sospeso il conto alla rovescia per il bombardamento orbitale."
"Questo è decisamente positivo."
"E con il nucleo energetico di nuovo attivo, Mira ha accesso ai suoi armamenti offensivi." disse Tali.
"Abbiamo visto." disse Wrex: "C'erano dei Rachni nella camera di decontaminazione, al checkpoint. Non appena il nucleo è tornato in funzione, li ha bruciati con delle torce al plasma. Probabilmente sta facendo lo stesso in tutta l'installazione e..."
"Cristo. Santo." esalò Kaidan togliendo finalmente lo stivale da Shepard.
"È così grave?" disse il comandante senza guardare: non sentiva più le dita. Non voleva guardarsi un troncone.
"...Per un po' di tempo signora, non potrà usare delle ballerine. Ma no, il tenente ha solo avuto una brutta reazione."
"A cosa?" chiese Shepard guardando: la buona notizia fu che le rimanevano tutte e cinque le dita, assieme alle falangi.
Quella cattiva era che la pelle del suo piede si era trasformata in cera raffreddata troppo rapidamente, almeno come aspetto. Non molto bello da vedere, specie per la furiosa sfumatura di rosso che esibiva... ma non così grave. Adesso riusciva perfino a sentirsi l'alluce: il resto delle dita si piegò poco dopo.
Poi lo sguardo del comandante risalì fino alla mano di Alenko, che teneva l'unghia del suo alluce tra pollice e indice.
"Mi scusi comandante." disse Alenko accorgendosi del suo sguardo e lasciando cadere quel macabro resto: il tenente abbassò lo sguardo, iniziando a frugare nella sua cintura alla ricerca di bende e medigel.
"Mmhh... avete avuto problemi al reattore?"
"Niente che non abbiamo potuto gestire... specie dopo che Tali qui, ha preso il controllo di un Juggernaut."
"Niente Prime quindi? È un sollievo saperlo."
"Per ora... e non credo che ne incontreremo nella stazione Rift. Il drappello nel reattore principale e al garage sembravano essere le loro forze principali."
"Che fortuna." disse Shepard stringendo i denti.
"...Quasi finito signora." disse Alenko, attaccandole un impacco di medigel dopo aver disinfettato con della polvere antisettica, e legando il tutto con delle garze: "Dovrò saldarle di nuovo lo stivale alla corazza e tappare il tutto con omnigel."
"Proceda tenente. Non c'è bisogno che le dia il mio permesso."
"Potrei... potrei aiutare?"
"Ma certo Tali: probabilmente te la cavi meglio di me nel ricollegare i circuiti. Dovrà farsela riparare non appena saremo di nuovo a bordo della Normandy, signora."
"Te l'ha mai detto nessuno tenente, che sei una chioccia?" lo motteggiò Williams.
"...Quindi è vero che gli Umani hanno cinque dita anche sui piedi." disse Tali, strappando una risata a Wrex e al comandante.
 
***
 
Al loro arrivo alla sottostazione Rift, furono accolti da un piccolo gruppo di guardie armate: due Umani ed un Turian, tutti con l'espressione estremamente provata. Fu uno degli Umani a farsi avanti: un meticcio dalle spalle larghe e pelato come una palla da bowling.
"Giù le armi." ordinò ai suoi uomini quando si accorse di quale specie non fossero gli occupanti del treno sotterraneo.
"Comandante Shepard, Spettro della Cittadella. E loro sono la mia squadra: siamo venuti a risolvere il vostro problema." disse per tutti l'N7: ora che era stata medicata e la corazza la pompava di antidolorifici, riusciva di nuovo a camminare. Magari non sarebbe riuscita a correre senza assistenza, ma a marciare a capo del drappello, non c'era problema:
"Mi scusi per l'accoglienza. Non potevamo sapere chi manovrasse la vettura."
"Quei cosi sanno come manovrare un tram?" chiese Williams.
"Che il diavolo mi prenda se lo so, ma preferisco non assumere niente. Capitano Ventralis, sicurezza BH. E loro sono Blain Cooper e il sergente Mac." disse Ventralis indicando l'Umano e il Turian.
"Non hai la faccia da Mac." disse Garrus al suo consimile.
"Marrus Cotua." disse brevemente il turian: "Mac è più facile da pronunciare per i miei colleghi."
"Qual è la situazione, capitano Ventralis?"
"Non buona: gli alieni hanno conquistato il laboratorio di ricerca qualche giorno fa. L'unico a salvarsi è stato Han Olar, e non ci sta più con la testa... non del tutto, almeno. E prima che ce ne accorgessimo, il primo di quei cosi si stava facendo strada nel mio centro di comando..." Ventralis risparmiò uno sguardo per i suoi uomini: "...Avevamo molto più staff allora." aggiunse sovrappensiero.
"Sappiamo cosa volete dire: la struttura principale è infestata. Mira riesce a contenerli in qualche modo da quando l'abbiamo rimessa in funzione, ma non è detto che qualcuno non riesca a scapparle."
"Allora ho già un motivo per ringraziarvi. La direzione ha mandato un'Asari per ripulire questo macello: si è diretta ai laboratori di ricerca ieri, ma da allora, nessun contatto."
"Benezia... per caso è ancora lì?"
Ventralis scosse le spalle:
"Non lo so. Non vedo come una singola persona possa fare la differenza... specie contro queste cose."
"Una Matriarca ha le capacità per restare in vita molto a lungo..." interloquì Liara timidamente.
"In ogni caso non c'è modo di saperlo: i laboratori sono isolati."
"Può farci entrare?"
"Sul mio cadavere signora... quelle porte sono l'unica cosa che ci separi dai laboratori principali: se le apriamo, saremmo spazzati via prima che lei riesca ad incontrare la sua Asari. E sinceramente signora, ci servono le vostre armi, per tenere al sicuro il personale superstite."
"Di quanti stiamo parlando?"
"Una dozzina, e un altra dozzina di miei Uomini a difenderli: teste d'uovo che non hanno mai preso in mano un fucile. Li ho fatti riunire nell'area abitativa, più facilmente difendibile. Una buona idea, ma quelle cose sono inarrestabili: va un po' meglio da quando abbiamo bloccato l'ascensore diretto per i laboratori principali... ma quelle creature attaccano comunque il perimetro ogni paio d'ore... non sono molto intelligenti, anche un animale dovrebbe aver imparato ormai a non mettere una zampa nel fuoco se scotta, ma stiamo andando avanti a... turni prolungati e stimolanti. Non possiamo fare altro per ora."
"Garrus, Ashley: vorrei che aiutaste il capitano Ventralis a rinforzare il perimetro. In caso che i Rachni ci facessero visita."
"Sissignora."
"La ringrazio per il suo aiuto."
"Le dispiace se mi dirigo col resto della squadra all'area abitativa? Vorrei dare un'occhiata in giro..."
Prima che potesse finire, quel rumore che avevano già sentito alla Vetta 15 si rinnovò, costringendo ognuno di loro a prendere in mano le armi, cercando di capire da dove venisse.
"Sono qui..." disse Mac.
Una conduttura dell'aria esplose verso l'esterno, e il primo Rachni si fece sotto.
Shepard e Liara si concentrarono su di lui: l'archeologa lo alzò da terra, e il comandante lo strizzò senza pietà, mentre il resto della squadra si occupò del gemello che stava arrivando: qualche raffica di fuoco automatico fece esplodere anche gli operari che li accompagnavano e i Rachni finirono squartati.
"... come le dicevo." disse Ventralis, quando le armi tacquero: "Ogni paio d'ore ci provano. questa volta siamo stati fortunati, grazie a voi."
"Sarebbe stupido non aiutarsi a vicenda: siamo tutti sulla stessa barca. E ora se non le dispiace, vorrei raggiungere l'area abitativa: devo farmi un'idea prima di risolvere il problema."
"Ma certo: basta superare il checkpoint di sicurezza e se la troverà subito davanti. Non può sbagliare." indicazioni quelle, che Shepard seguì alla lettera.
 
"Per la Dea..."
Ventralis non aveva descritto lo stato dell'area abitativa: i residenti e ricercatori superstiti erano davvero in un pessimo stato. Shepard contò anche un Salarian addormentato, un Elcor dall'aspetto miserevole e un Asari che passava il tempo a gambe incrociate nella posizione del loto, meditando. Le guardie di Ventralis non erano messe meglio: facce stanche e affrante, dalla risata nervosa e dalla voce rassegnata.
Quando i civili li videro, credettero per un momento che fossero il team di recupero, o nuovi invasori, e Shepard dovette ancora una volta spiegare cosa ci facesse lì con la sua squadra. Saputo che comunque erano lì per aiutare, i civili e le guardie riversarono sul suo team le loro speranze, e Petozi, l'Elcor, si offrì persino di vendere loro qualcosa a prezzi scontanti, dato che si presentò come un fornitore della BH capitato lì per caso durante l'incidente.
L'Asari intenta alla sua meditazione non si rivelò molto più a conoscenza della situazione rispetto a loro: conosceva Benezia solo di nome, e non l'aveva mai vista di persona. Per quanto acida, Alestia Iallis non fu però inutile al gruppo, nonostante si occupasse dell'ibridazione e del miglioramento di alleli biotici geneticamente potenziati: li diresse al Salarian, il Dr. Palon, che aveva una conoscenza più intima della stazione Rift, essendo il ricercatore anziano.
Il dottore Salarian, un tossicologo, era indubbiamente scosso, ma Shepard non riuscì a provare per lui troppa simpatia, dato che vedeva i frutti del suo lavoro all'opera: nonostante l'incidente, nonostante la perdita di diversi colleghi, e sopratutto, nonostante lavorare alla Vetta 15 non gli piacesse neanche un po', dato che a suo dire si seppelliva l'etica in favore dei risultati; il Dr. Palon non ebbe intenzioni di sbottonarsi più di tanto con loro. A quanto pareva, era fermamente interessato a tenere il suo posto di lavoro e l'accordo di non divulgazione che gli avevano fatto firmare nel suo contratto era per lui vincolante, anche di fronte a quella tragedia. Tuttavia, a sua volta Palon li indirizzò al dottor Cohen, l'unico fra tutto il gruppo di dottori e ricercatori superstiti in grado di fornire un certo livello di cure mediche. Per questo, Shepard e gli altri lo trovarono nella sua infermeria improvvisata: il buon dottore era quasi calvo, stanco e spaventato almeno quanto gli altri, ma non smetteva un momento di affaccendarsi attorno alle macchine che lo circondavano, mentre i suoi tre pazienti restavano sedati nelle loro brande.
"Lo so che avresti già trovato una cura al posto mio..." si lamentò il dottore, voltandosi e accorgendosi di loro: "Che c'é? Chi siete? Cosa volete?"
"...Sono stata attaccati dagli alieni?" disse Shepard guardando i pazienti.
"Cosa? O no... stanno soffrendo per gli effetti di una tossina. C'è stato un incidente, io..." il dottore Cohen si fermò tossendo: "Io ho firmato un NDA: non dovrei parlarne con estranei alla compagnia."
"Credo che lo farà invece, dottore, perché potrei aiutarla..."
Il dottore sospirò:
"Mi piace pensare che alla compagnia importino di più le nostre vite che i suoi segreti... conoscete Mira, l'IV della Vetta 15? Gestiva i protocolli di sicurezza per i nostri esperimenti qui..."
"L'abbiamo riattivata prima di raggiungervi."
"Siete stati voi? Grazie allora: fino a quando Mira non è tornata online i macchinari auto diagnostici non volevano saperne di funzionare.... in ogni caso, loro tre qui..." il dottore sospirò di nuovo:"...Abbiamo perso la connessione a Mira durante uno dei nostri esperimenti, e la quarantena è fallita. I miei colleghi sono stati esposti ad una tossina: qualcosa a cui stavamo lavorando."
"Se vuole che l'aiuti, Cohen, dovrò essere più specifico di così: sono stufa di scontrarmi con i vostri NDA. A cosa stavate lavorando?"
"...È un'arma biogenica." ammise alla fine Cohen: "Basata su una forma di vita esotica scoperta alla frontiera. Le stesse creature che hanno invaso la Vetta 15. La direzione voleva qualcosa capace di ucciderle... ma non c'era alcun profitto da ottenere da un'arma biogenica che potesse essere usata su una sola specie. Abbiamo continuato a lavorarci a perfezionarla... perché potesse infettare altre specie." il dottore sospirò ancora prima di continuare, visibilmente provato dai rimorsi, specie ora che il suo lavoro stava uccidendo i suoi colleghi:
"Il Thoros B è altamente contagioso, ma non può passare da una persona all'altra. Come un attacco biologico, ma senza la dispersione pandemica."
"Credete che una simile distinzione la renda etica?" chiese Liara.
"Militari, politici... si sarebbero assicurati quest'arma in un modo o nell'altro. Abbiamo cercato di limitare i danni potenziali che poteva fare... so che non riuscite a vederlo, ma..."
"Può scommetterci che non riesco a vederlo!" disse Shepard: "C'è una ragione se le armi biologiche e biogeniche sono proibite della convenzioni della Cittadella. E non mi dica che non avete nemmeno formulato una cura."
"...La nostra priorità era di rendere il Thoros B efficace, ma ci stavamo avvicinando a sintetizzare un antidoto quando abbiamo perso la connessione con Mira. I nostri appunti e il nostro equipaggiamento sono rimasti nel laboratorio di quarantena, è questione di unire qualche fiala al massimo... ma il capitano Ventralis non vuole rischiare ulteriori contaminazioni."
"E le sue paure sono fondate?"
"No! La tossina ha un breve ciclo vitale, dopo di ché si frantuma in semplici catene proteiche. Ma non vuole ascoltarci..."
"Il mio tenente e io abbiamo un addestramento medico da campo. Uno di noi può restare, mentre l'accompagniamo a finire la sua ricerca."
"...Non posso chiederglielo ufficialmente, comandante, ma le sarei molto grato del favore."
"Aspetti a ringraziarci: so come potrebbe sdebitarsi. Dobbiamo accedere ai laboratori di ricerca da cui è partito tutto: Ventralis ha detto che l'unico modo per accedervi è attraverso la porta che il resto dei suoi uomini presidiano, ma sono sicura che un ricercatore come lei conoscerà un altro modo per entrare, dico bene?"
"...Ci sarebbe l'ingresso per la manutenzione: è vicino ai laboratori dove facevamo la nostra ricerca. Posso darle il mio pass, ma se Ventralis lo chiede, io non ne so niente."
"D'accordo allora: Alenko te la senti di badare ai pazienti fino a quando il dottore Cohen ritorna?"
"Dovrei essere in grado signora... ha un piano?"
"Qualcosa del genere. Mira." chiamò il comandante: l'ologramma dell'IV si materializzò in un angolo della stanza.
"Come posso esserle utile, comandante?"
"Come procede la sterilizzazione dei contaminanti biologici alla struttura principale?"
"Alcuni focolai si dimostrano particolarmente resistenti, ma ho sterilizzato con successo il 55,3% della Vetta 15. Il resto è contenuto."
"È sicuro evacuare gli occupanti della stazione Rift?"
"Mi dispiace comandante Shepard, temo di non poterlo permettere."
Chi aveva programmato Mira doveva avere un pessimo senso dell'umorismo per farle usare proprio quelle parole: se si fosse anche messa a cantare Daisy Bell, Shepard si sarebbe fatta strada fino al nucleo IV per spararle.
"...Specificare." ordinò Shepard.
"Fino a quando il focolaio principale di contaminazione alla sottostazione Rift non sarà neutralizzato, i miei protocolli mi obbligano a mantenere la Vetta 15 isolata."
"...Quali opzioni abbiamo?"
"L'epurazione neutronica potrebbe essere risolutiva nell'estinguere i contaminanti biologici alla vostra posizione..."
"...Ed ucciderci tutti." finì per lei Cohen.
"Epurazione neutronica? Non ne ho mai sentito parlare." chiese Shepard.
"Usa radiazioni di neutroni per uccidere ogni essere vivente. Dovrebbe essere usata solo in condizioni catastrofiche e quando la sola alternativa è il bombardamento orbitale. Che io sappia, non è mai stata usata da quando la Vetta 15 è stata costruita."
"È corretto." disse l'ologramma di Mira, fluttuando per un istante.
"...E in ogni caso è inutile: serve un codice di accesso privilegiato per ordinare un'epurazione neutronica. E non rimane più un solo dirigente della BH su tutto il dannato pianeta."
"Questo è errato dottor Cohen: come emissario dell'azionista Saren, Lady Benezia possiede il codice necessario ad attivare il sistema di epurazione neutronica."
Shepard soffocò un'imprecazione in una mano.
"...Niente è mai facile per noi, signora."
"Già...Mira, puoi confermare che Benezia si trovi ancora nei laboratori di ricerca principali?"
"La rete dei sensori è troppo danneggiata per confermarlo con certezza."
"Una cosa alla volta allora. Dottor Cohen, lei verrà con noi. Alenko: tieni in vita questi pazienti fino al suo ritorno."
"Sissignora."
Ottenere il permesso da Ventralis per accedere ai laboratori di ricerca fu più facile con la mediazione di Shepard e l'assicurazione che avrebbero rischiato solo loro: gli uomini della BH non sarebbero stati coinvolti nell'esplorazione del laboratorio del dottor Cohen. Dopo qualche tentennamento, alla fine il capitano cedette, permettendo che si avvicinassero a quello che per lui era solo un laboratorio pieno di tossine. Li avvisò però, che li avrebbe fatti chiudere dentro dal suo uomo di guardia, e avrebbero dovuto passare la decontaminazione prima di uscire, precauzioni che il comandante trovò perfettamente accettabili, tanto che a Ventalis non restò loro altro che augurare buona fortuna. E così la squadra composta da Shepard, Wrex, Liara, Tali e il dottor Cohen, si diresse al livello inferiore della stazione Rift: avvicinandosi al suo laboratorio, Cohen indicò loro silenziosamente il passaggio di manutenzione, dal quale sarebbe stato possibile raggiungere i laboratori di ricerca attraverso un corridoio scavato nel nudo ghiaccio.
Prima di entrare nel laboratorio, Shepard riuscì ad interrogare brevemente anche Han Olar, il Volus unico superstite dei laboratori di ricerca sui Rachni quando erano fuggiti dal contenimento. Ventralis aveva avuto ragione: il Volus era sotto shock, e non mancava di parlare a volte tra sé e sé. I sensi di colpa per aver dovuto abbandonare i suoi colleghi ai Rachni non gli davano pace, ma con un po' di insistenza e qualche parola gentile, Olar raccontò loro tutto quello che sapeva sulla ricerca della BH. A quando pareva, i Rachni che stavano studiando non erano dei cloni: la BH aveva trovato una nave Rachni alla deriva, di un'epoca precedente alla loro guerra con il Consiglio. A bordo, ancora perfettamente conservato in stasi criogenica, erano riusciti a trovare un singolo uovo ancora intatto, antico, ma ancora vitale: un uovo speciale. Questo perché l'uovo che la BH aveva trovato, ma ci avevano messo un po' a capirlo, era quello di una regina Rachni. Una volta schiuso, e seguendo il suo istinto, la regina aveva cominciato a produrre operai aploidi, usandoli poi per fecondare altre uova, generando figli dall'incesto ad un ritmo impressionante.
Indifferenti alla possibilità che si trovavano di fronte, la BH non era stata interessata a comprendere i Rachni, ma si era dedicata solo allo studio del loro potenziale come armi biologiche: avevano creduto di poter controllare i figli della regina sottraendoli a lei, ma i Rachni che crescevano senza la presenza della loro madre erano bestie senza cervello, dove invece la regina possedeva senza dubbio un'enorme capacità intellettiva, ma che per la BH era stata un difetto da aggirare...
Con queste nuove informazioni su cui rimuginare, e non erano poche, la squadra incontrò la guardia di Ventralis fuori dal laboratorio di Cohen:
"...Sì, mi ha fatto sapere che sareste arrivati. Ha detto anche che dovrete dimostrare di non essere infetti prima di uscire... ma se vi va di morire, forse dovreste rimanere di sentinella sul muro esterno." disse loro, aprendo la porta della camera di decontaminazione e permettendo l'accesso, prima di richiuderla subito dopo.
Quando furono all'interno, ed ebbero la conferma che il Thoros B si era davvero degradato in semplici catene proteiche, si misero al lavoro: o meglio, Cohen si mise al lavoro, mentre Shepard e Liara cercavano di aiutarlo. La biologia in generale non era davvero il campo di Tali, che passò il tempo rimanendo a controllare vecchi e nuovi dati, soprattutto quelli provenienti dal server Geth, mentre nel frattempo Wrex trovò un angolo comodo del laboratorio, schiacciando un pisolino.
"...Non sarebbe stato meglio lasciarlo alla barricata?" chiese Cohen, mentre scartabellavano vecchi appunti del suo collega Phelps.
"Ha mai sentito dire che l'apparenza inganna, dottor Cohens?"
"Ovviamente."
"E se un dottore può sviluppare armi biogeniche a partire da forme di vita aliene, perché un Krogan onesto non può stare in un laboratorio?"
Cohen non disse più nulla, fino a quando il loro lavoro non venne interrotto inaspettatamente da dei nuovi arrivati: Shepard riconobbe subito Alestia Iallis, e quando vide alle sue spalle un piccolo gruppo di Geth, avrebbe potuto benissimo risparmiarle la spiegazione. Malvagi: sempre troppo affezionati ai loro monologhi...
"La tua missione finisce qui, Shepard." disse l'Asari con una voce zuccherosa.
"...Questo la vedremo, troia." disse Wrex alzandosi in piedi: a quanto pareva, al Krogan non piaceva affatto essere svegliato senza motivo.
"Che è successo alla guardia di Ventralis?" chiese Shepard con voce noncurante.
"Non avevo il permesso di entrare... si è messo sulla mia strada." confessò Alestia con un sorrisetto: "Mi era stato ordinato di eliminarti, se ne avessi avuta l'occasione: ed eccoti qui, intrappolata in questo laboratorio..."
Shepard non perse tempo, ma Liara fu più rapida: la dottoressa lanciò una singolarità nel bel mezzo del gruppo nemico, a cui Shepard aggiunse il suo campo di distorsione. L'esplosione risultante fu perfettamente controllata, in modo da limitare i danni.
In qualche modo, Alestia fu l'unica che riuscì a rialzarsi: doveva aver proiettato una barriera biotica appena prima di essere risucchiata dalla singolarità di Liara. Wrex la travolse, colpendola con la spalla in pieno petto, e facendola sbattere contro il muro: difficile dire cosa l'avesse uccisa tra i due impatti, ma il Krogan si era preso l'omnitool di Alestia non appena erano venuti a contatto; omnitool che lanciò a Tali. La Quarian non si era presa nemmeno il disturbo di alzarsi e si mise a lavorare immediatamente per recuperare tutti i dati: complessivamente, l'azione aveva preso meno di cinque secondi.
"Ci sottovalutano." disse Wrex, riposizionandosi nel suo comodo angolino.
"Meglio per noi, non credi?"
"Bah."
"...Tali?"
"Era una cacciatrice agli ordini di Benezia. Si era trasferita alla BH da poco... l'unico agente infiltrato che Saren è riuscito a piazzare prima dell'incidente."
"Ti dispiacerebbe informare Ventralis e Williams?"
"...Fatto." disse Tali finendo di digitare il suo messaggio e inviandolo tramite omnitool: "Shepard?"
"Sì Tali?"
"Sinceramente non capisco perché tu mi abbia voluta qui... voglio dire, contro una squadra di commando Asari..."
"Perché sarai l'unica cosa che ci permetterà di non venire schiacciati, credo. Saremo in inferiorità numerica. Io, Wrex, Liara e il tenente faremo del nostro meglio, ma conto su di te per guardarci le spalle."
"Buon Dio... volete combattere contro una Matriarca Asari?"
"Non a cuor leggero..." rispose Liara: "...Ma a volte non si ha scelta."
Shepard le appoggiò la mano sulla spalla, e la fronte sulla tempia:
"Saremo con te, Liara."
L'archeologa non disse niente: offrì solo un cenno di assenso in risposta, ma lo apprezzò moltissimo.
"...Dottor Cohen."
"Sì comandante?"
"Cosa le serve ancora per finire il suo antidoto?"
"Credo... credo di averlo appena finito." affermò il dottore guardando la fiala che aveva fra le mani: "Sì... questo dovrebbe neutralizzare gli effetti del Thoros B nei miei colleghi... ma ci vorrà un po' perché recuperino le forze."
"Allora credo che possa farcela a tornare ai suoi pazienti da solo: noi abbiamo la nostra missione da completare."
"Ha salvato loro la vita comandante."
"No, Cohen. È stato lei."
Il dottore scosse la testa:
"Senza di lei, Ventralis non mi avrebbe mai permesso di avvicinarmi al laboratorio. Io e i miei colleghi... le dobbiamo la vita. Buon Dio! Che frase banale: si merita di meglio che questo e..."
Cohens si trovò la mano di Shepard sulla spalla:
"Ho fatto solo il mio dovere, dottore."
"...Buona fortuna, comandante."
"Spero ci rivedremo presto."
"...Lo spero anch'io. Non vedo l'ora di andarmene da questo posto."
"Non è l'unico, mi creda."
Ma la parte più difficile stava per arrivare, e Shepard, Liara, Wrex, Tali e Kaidan lo sapevano bene. Williams e Garrus non erano rimasti indietro a caso: se qualcosa fosse andato storto, avrebbero saputo cosa fare.
Cohen quasi inciampò sul cadavere del Turian di guarda: Alestia lo aveva strangolato e il passaggio di manutenzione era stato aperto. Ecco da dove erano arrivati i Geth!
Il buon dottore fece del suo meglio per tornare nella sicurezza del suo laboratorio il più presto possibile: a parole poteva essere sembrato coraggioso, ma tutta quella violenza, quella morte, così precisa e indifferente. Cohen non aveva mai sparato a nessuno!
 
***
 
"Siamo pronti?"
Non fu una domanda retorica, quella di Shepard: loro cinque si erano avventurati per lo stretto passaggio di manutenzione, chiudendolo dietro di loro e bloccandolo.
Erano stanchi, Shepard e Wrex erano feriti, Liara si sentiva insicura e Tali guardava tutti loro con rassegnazione... ma avevano comunque condiviso un ultimo giro di razioni militari, controllato i loro fucili, i medigel e le granate rimaste, ormai circa la metà. Erano rassegnati al destino che li attendeva: a fronteggiare una Matriarca indottrinata da Saren.
Non lo facevano per altro motivo che la necessità: sarebbe stato quello il giorno in cui ne avrebbe perso uno? Si chiese Shepard. Sarà questo il giorno in cui perderemo il nostro comandante? Si chiesero invece gli altri.
Nessuno invidiava Liara in quel momento: comunque andasse, probabilmente in quel giorno avrebbe perso una fra le sole due cose care che avesse nella Galassia. Liara aveva scelto di non aggrapparsi all'illusione che potesse salvarle entrambe: l'Universo non concede mai simili miracoli. No, l'Universo impone delle scelte, e Liara era chiamata a fare la sua: cosa avrebbe scelto? La verità... fu che non era sicura di poter fare quella giusta.
Piccole ali... è nella natura dei giovani ribellarsi ai proprio genitori. Un giorno lo capirai anche tu...
Liara non visitava quei ricordi da tanto tempo: la residenza di Benezia su Thessia... una casa che non era mai appartenuta davvero a Liara. E tuttavia... c'era stata così tanta bellezza in quel luogo. Per un po', almeno: fino a quando la scelta di Liara di interessarsi ai Prothean non aveva trovato la sempre crescente disapprovazione di sua madre. Una disapprovazione sorda, una delusione che era sempre rimasta muta, ma che Benezia non aveva mai cercato davvero di nascondere e quello era stato il colpo di grazia per Liara. Non si erano mai dette ad alta voce ciò che pensavano davvero, e anche quello aveva contribuito a dividerle, alla fine:
"Lo sono Shepard." affermò Liara.
Il resto del gruppo assentì con lei, e si rimisero in cammino: non era possibile perdersi, perché la strada era una sola. L'accesso della manutenzione era stato scavato nel ghiaccio, e aggirava completamente il blocco degli uomini di Ventralis. Il fatto che i Rachni non li avessero invasi da quel lato, significava probabilmente che era sicuro, ma Shepard non volle rischiare: avanzarono cautamente e con le armi sempre in pugno.
Non potevano essere attaccati di sorpresa, perché il ghiaccio era scavato in modo squadrato, ma se un branco di Rachni avesse deciso di gettarsi su di loro, meglio saperlo in anticipo.
Complessivamente, ci misero alcuni minuti a percorrere il passaggio, arrivando alla fine ad una porta che recitava: "Laboratori di ricerca, ingresso di manutenzione." in diverse lingue.
Entrarono cautamente, assicurandosi che non ci fossero trappole: il posto sembrava deserto.
 
Dovettero inoltrarsi parecchio in profondità nei laboratori per raggiungere quello corretto: il posto era un vero labirinto. Alla fine però, la trovarono: Benezia si stagliava solitaria, circondata dalle sue guardie, Asari e Geth, osservando da una posizione sopraelevata un'enorme gabbia contenente la regina dei Rachni. Le dimensioni di quell'essere... era già grande quanto un Mako, e non aveva raggiunto il massimo delle sue possibili dimensioni: era di un viola così intenso da sembrare quasi nero.
Fu proprio la regina ad accorgersi di loro, emettendo un verso che fece girare la testa di tutti i presenti verso Shepard, mentre la sua squadra e le cacciatrici Asari imbracciarono i loro fucili d'assalto. Come spesso accadeva, quelle Cacciatrici non erano particolarmente corazzate: quei semplici strati ablativi, confezionati come un completo da combattimento, impallidivano perfino di fronte alla corazza di Tali, ma questo non le rendeva meno pericolose. Non solo erano più di loro, ma erano tutte biotiche, affiancate poi da ancor più Geth: Shepard contò rapidamente una dozzina di Cacciatrici Asari e una ventina di Geth, capitanati da un'unità Juggernaut. E dietro tutti loro, la Matriarca Benezia, perfetta nel suo vestito nonostante il luogo in cui si trovasse, li osservava con disprezzo.
Senza Tali, quello scontro sarebbe già stato deciso.
Shepard ricambiò lo sguardo di Benezia, osservandola bene: la Matriarca era un'Asari piuttosto alta, vestita solo da una gonna leggera di seta, un corpetto di pelle, un morbido scialle che si trasformava in un corto mantello, ed un copricapo che ricordava una corona. A differenza di ogni altra Asari che aveva visto fino a quel momento però, ogni capo d'abbigliamento della Matriarca era in toni cupi del nero e del grigio. Benezia possedeva una bellezza altera, fredda... e per certi versi crudele: non era una purosangue, a differenza di Liara, ma la somiglianza era notevole, anche se mento, labbra e orbite, portavano voglie più scure sulla pelle. E se Liara poteva essere usata come paragone per i poteri biotici, sua madre non aveva bisogno di altra protezione: probabilmente, anche le sue guardie erano superflue.
Benezia si rivolse a loro con una voce gelida, cattiva, rimanendo sul gradino più alto del laboratorio:
"Voi non conoscete il privilegio di essere una madre. C'è potere nel creare. Nel dare forma ad una vita. Di indirizzarla verso la disperazione, o la gioia." lo sguardo di Benezia si spostò sulla regina Rachni: "...I suoi figli avrebbero dovuto essere nostri. Cresciuti per cacciare e uccidere i nemici di Saren." La Matriarca tornò ad osservarli, come le più vili forme di vita: "...Non mi farò muovere a compassione, non importa chi tu abbia portato con te." avvisò Shepard.
"Liara è qui per sua scelta. Non perché l'ho chiesto io."
"Davvero? Cosa le hai detto su di me, Liara?" fu la prima volta in cui Benezia si prese il disturbo di guardare sua figlia.
L'archeologa, la dottoressa... la figlia, si mise al fianco di Shepard per fronteggiare sua madre, mentre dietro di loro, Tali lavorava sul suo omnitool: se fosse riuscita a prendere possesso del Juggernaut...
"Cosa avrei dovuto dire, madre? Che sei pazza? Malvagia? Avrei dovuto spiegare come ucciderti? ...Cosa dovrei dire?"
Benezia indicò i suoi accoliti con un gesto, tornando a rivolgersi a Shepard:
"Hai mai affrontato un commando Asari? Pochi Umani sono sopravvissuti per raccontarlo."
Shepard non poté impedirsi di provare ancora: era davvero impossibile scuotere Benezia dall'indottrinamento di Saren?
"E che ne sarà di Liara?"
"Lei ha fatto le sue scelte. E tempo che paghi per le conseguenze di esse."
"...Tu non sei mia madre." disse Liara e Shepard la sentì: il suo corpo si mosse da solo, di puro istinto.
Non l'avrebbe visto arrivare, ma sapeva che la Matriarca avrebbe colpito.
Per quasi tutta la sua vita, Benezia aveva addestrato il suo corpo e i suoi poteri biotici: il suo fine controllo e la sua potenza erano impareggiabili. Non fu una fiamma la sua, ma più come un laser: la sua spinta biotica non produsse altro effetto che un lievissimo lucore azzurro sulla sua pelle, appena un'ombra, e Shepard fece appena in tempo a frapporsi fra Benezia e Liara. Il comandante sentì la sua corazza incrinarsi, o forse erano le sue ossa, e anche Wrex dovette metterle una mano sulla spalla, per evitare che fossero spinte via.
"Qualcuno sta diventando vecchio..." commentò Shepard con il più obliquo dei suoi sorrisi: sapeva però che non avrebbe potuto ricevere un altro attacco simile e restare in piedi...
"La tua insolenza è una povera maschera per la tua paura." rispose Benezia.
"Lo stesso vale per la tua." la rimbeccò Shepard.
Tali violò i sistemi del Juggernaut in quel momento, e i due schieramenti attaccarono: cinque contro trentadue, Benezia esclusa. Per poter sperare di vincere, combattere in modo leale non era neanche da prendere in considerazione e d'altro canto, chi osa, vince.
Shepard e la sua squadra caricarono il nemico, il comandante e Wrex davanti, ruggendo come demoni: non servì a molto, i Geth e le cacciatrici Asari sembravano immuni alla paura, che fosse per addestramento, o indottrinamento, difficile dirlo. Ciò che fu molto più utile invece, furono le loro corazze e i loro poteri biotici: in quel momento, non pensarono nemmeno di attaccare. Wrex e Shepard si affidarono alle loro armature e ai loro poteri biotici per diventare per un breve istante quasi invincibili: le loro barriere biotiche e cinetiche ricevettero tutta l'offensiva nemica, resistendo quel tanto che bastava per coprire la distanza fra loro, e arrivare nel corpo a corpo.
Rispetto ai fucili d'assalto, gli shotgun hanno una cadenza minore di fuoco, ma a distanza così ravvicinata, avevano il vantaggio di poter colpire assai più duramente: il commando Asari di Cacciatrici si aspettava il loro attacco però, e i colpi sovraccaricati si infransero sulle loro barriere biotiche.
Non si aspettavano le granate che vennero gettate ai loro piedi però.
Fu in quel momento che si accorsero che il Juggernaut non era più dei loro, e che allo stesso tempo, mentre si erano concentrati sul Krogan e l'Umana, quasi tutti i Geth erano già stati spazzati via da una singolarità assai precisa, che li aveva assorbiti, ed era poi esplosa. Alcune cacciatrici realizzarono anche che le loro armi erano state inceppate, complice lo scoppio di strane mine che erano volate tra loro.
Li avevano sottovalutati, semplicemente, e quello fu il loro errore: così vicini, i loro poteri biotici servirono a poco per poter sostenere il lavoro di squadra per cui i commando Asari erano famosi, e con solo dei semplici strati ablativi a proteggerli, non fermarono quei due.
Il Krogan schiacciava commando a mani nude, come un orso tra lupi che continuavano a ferirlo, ma senza riuscire a fermarlo: chi tra le commando esitava a schivare, si trovava le ossa in briciole.
Tali e Kaidan si assicuravano di offrire ogni distrazione possibile alle commando Asari dalla distanza: bastava poco, anche solo una raffica, o una granata.
Shepard invece si muoveva come una tigre, spezzando trachee, sparando a bruciapelo, fratturando costole con ginocchia: il comandante non era Wrex. Le sue barriere biotiche reggevano con la forza della disperazione, ma si impossessò del momento: avanzare, avanzare, avanzare sempre, senza esitazione. E trucidare.
Esitare anche un solo momento, l'avrebbe uccisa.
Shepard perse il fucile e passò alla pistola, perse la pistola e usò le mani, i piedi le dita... Shepard si ritrovò ad imitare Wrex quando due cacciatrici le bloccarono le braccia. Non uccise la terza con la testata, ma bastò: Kaidan si occupò della seconda, e Shepard liberò il suo destro, lanciando l'ultima con la sinistra addosso all'altra. Il suo esoscheletro serviva anche a quello: a trasformare le sue braccia in magli.
Allo stesso tempo, Liara e il Juggernaut cercavano di assicurarsi di mantenere Benezia fuori dallo scontro abbastanza a lungo da finire il resto delle sue guardie: non era facile. Benezia non aveva più l'agilità della sua gioventù, ma la forza non le faceva difetto: lei e il Geth danzavano, e nonostante questo, la Matriarca trovava l'occasione di difendersi da sua figlia.
Finì alla fine, con il Juggernaut spedito lontano come un mucchio di rottami, ma non prima che Shepard e Wrex avessero esaurito gli avversari: l'Umana e il Krogan erano fradici di sangue viola, e perfino il grande Wrex aveva messo il ginocchio a terra, schiacciando sotto il suo peso l'ultima commando Asari, soffocandola lentamente, mentre si dibatteva cercando di spostare inutilmente il ginocchio di Wrex dalla sua gola. Il Krogan ansimava, ma era pronto a ricominciare.
Shepard invece era in piedi, stanca a sua volta, ma molto più pericolosa: aveva finito le granate, aveva finito il medigel, e probabilmente il suo corpo stava gridando per le ossa incrinate e i muscoli strappati.
"Mi aspettavo di meglio da un commando Asari." disse Shepard, ma a tutti i presenti nella stanza fu chiaro quanto fosse solo falso coraggio... forse.
Perché nonostante lo stato in cui fosse, Shepard riuscì comunque ad evitare l'attacco di Benezia, estraendo l'unica arma che le restasse ancora sulla schiena: il suo HMWSR X. Lo impugnò ad una velocità disumana: il fucile da cecchino fu una macchia indistinta nelle sue mani, mentre Shepard si sedette sui talloni a causa dello slancio con cui aveva schivato. Non prese la mira, non aspettò nemmeno che l'ottica del fucile finisse di dispiegarsi: sparò tenendo il fucile all'altezza del bacino, per poi sedersi per terra per lo slancio, in modo assolutamente goffo.
Fu precisa però, e bastò: il tonfo acuto dello sparo attraversò il laboratorio, e anche le barriere biotiche di Benezia non poterono fermare quel proiettile.
La Matriarca si porto una mano al petto, scoprendola sporca di sangue, rivolgendo su di lei uno sguardo pieno d'odio e di sorpresa in parti uguali...
Crollò a terra senza un lamento e Shepard abbandonò il fucile correndo su di lei: non le aveva sparato in testa non per paura di mancarla, né le aveva mancato il cuore per errore. Shepard aveva delle ragioni per volerla tenere in vita, nonostante il pericolo che Benezia rappresentava.
La Matriarca si stava già strozzando col suo sangue, e Shepard fece forza per tenerla sdraiata:
"MEDIGEL!" urlò, prima che Benezia le afferrasse i polsi:
"Questo... non è... finita... Saren è inarrestabile. La mia... mente è piena... della sua luce... Ogni cosa... ogni cosa è chiara. Io non... non lo tradirò... io non... tu..." poi qualcosa cambiò.
Fu sottile, una lieve differenza nel diametro della pupilla, nella tensione dei suoi muscoli, nel tono della sua voce...
"Madre." disse Liara inginocchiandosi accanto a lei e cominciando a tagliare il corpetto di pelle. Il proiettile l'aveva trapassata, e Benezia si stava dissanguando dal foro d'uscita.
Ma Benezia non si voltò a guardarla: la stretta attorno al polso di Shepard si fece più urgente, più disperata, e la sua voce più chiara:
"Tu devi ascoltarmi ora. È importante. Saren ancora mi sussurra nella mente, ma riesco a combattere la sua pulsione, brevemente. L'indottrinamento è... troppo... troppo potente."
"Come Shiala." offrì la voce di Alenko e Shepard non si voltò a guardarlo, ma Benezia lo fece paralizzandolo con occhi pieni di orrore:
"Tu non conosci il terrore che è essere intrappolati nella propria mente, un passeggero in una prigione senza sbarre, a battere sulle pareti, mentre le tue mani torturano e uccidono... Ero impotente, solo un oggetto per Saren da usare."
Benezia tornò a guardare il comandante, più angosciata ora:
"Mi ha mandato qui per trovare le coordinate del portale di Mu. Un portale che è stato perso eoni fa..." Benezia strinse i denti, mentre il dolore la sopraffaceva: c'era troppo sangue, e anche se il medigel impediva che uscisse all'esterno, non potevano impedire di versarsi all'interno del suo corpo.
Shepard doveva impedirle di scivolare via: doveva farla parlare.
"Benezia: come si può perdere un portale?" chiese scuotendola lievemente.
"Una stella... una stella è diventata una supernova, e l'onda d'urto ha spinto il portale fuori dal sistema... ma non l'ha danneggiato. Era impossibile calcolare la sua traiettoria e velocità, e nei millenni dalla sua esplosione, la nebulosa creata dalla supernova ha avvolto il portale... È molto difficile... trovare un oggetto freddo nello spazio interstellare, specie se è pieno di polvere e radiazioni..."
Benezia tossì sangue: il medigel calmava il dolore, ma a differenza di quello che molti pensavano, non faceva miracoli.
"Ma i Rachni... due millenni fa... loro abitavano in quella regione di spazio. E l'hanno trovato, cercandolo pazientemente. I Rachni... loro... possono condividere ricordi attraverso le generazioni. E le regine ereditano le memorie delle loro madri. Ho preso le coordinate del portale dalla sua mente... non sono stata... delicata."
"Perché Saren vuole il portale Mu?"
"Crede che possa condurlo al Condotto... dove esso sia esattamente, nemmeno io lo so. Saren mi ha tenuta all'oscuro di molte sue decisioni. Ero... ero semplicemente una schiava per la sua causa... quale stupidità la mia. Non ero me stessa... ma avrei dovuto... avrei dovuto essere più forte. Lui sa già le coordinate del portale di Mu... le ho salvate nel mio omnitool e i codici... dovete fermarlo io... io... io non posso... i suoi denti sulle mie orecchie, le sue dita sulla schiena, io non sono più me stessa, e non lo sarò mai. Dovete fermarlo dovete... voi dovete... voi dovete...."
Il corpo di Benezia fu scosso da tremiti.
"Madre... non andartene. Combattilo..." la voce di Liara... nessuno aveva mai sentito tanta disperazione in lei.
"Mi hai sempre reso fiera di te Liara..." fu l'ultimo momento di lucidità della Matriarca, prima che l'oscurità di Saren tornasse a muoverla, e la Benezia che li aveva combattuti si affacciasse di nuovo in quegli occhi:
"Voi dovete morire!" tossì aspramente, tentando di alzare la mano abbastanza da stringerla attorno alla gola di Shepard.
Il comandante la lasciò fare: Hayat stava guardando Liara in quel momento.
Cosa ho fatto?
Come aveva potuto permettere che qualcun'altro conoscesse quel dolore?
La mano di Benezia ricadde, mentre la Matriarca seguiva lo sguardo di Shepard: che cosa la Matriarca vide in quel momento, forse solo lei lo sapeva.
"Buona notte Piccole Ali. Ti rivedrò con l'alba." disse sorridendo, poi cominciò a tremare: "Fa freddo... è buio... non c'è luce... perché non c'è luce?" Benezia fece il suo ultimo respiro: "Avevano detto che ci sarebbe stata..."
E la matriarca Benezia non fu più.
 
***
 
Quanto a lungo erano rimasti a guardare quel corpo?
Abbastanza da permettere a Tali da infrangere l'omnitool della Matriarca e trovare non solo le coordinate per il portale di Mu, che tanto interessavano a Saren, ma anche i codici per attivare l'epurazione neutronica. Abbastanza da permettere a Wrex il tempo necessario ad aggirarsi tra i cadaveri...
"Mi dispiace così tanto, Liara."
"Le Repubbliche... la ricorderanno come una traditrice. E non so se dar loro torto... nemmeno io so più la verità..." rispose l'Asari asciugandosi gli occhi.
"È stata colpa di Saren, e..."
"L'hai sentita Shepard... avrebbe dovuto essere più forte. Chi sono io per mettere in dubbio il giudizio di una Matriarca?"
"Liara..."
Ma l'archeologa non rispose: il suo sguardo si spostò sulla gabbia che conteneva la Regina Rachni. L'orrore non era ancora finito:
"...Liara?"
La dottoressa si alzò, avanzando lentamente verso la gabbia, un passo dopo l'altro, in modo quasi goffo: all'interno, la Regina Rachni si mosse abbastanza repentinamente da scuotere il suo contenitore, appoggiando il suo becco aperto nelle cinque sezioni sul campo di forza che la conteneva. Dall'altra parte, Liara sovrappose la mano: la voce che uscì non fu più quella dell'archeologa.
"Lei sarà... la nostra...voce." pronunciava ogni parola quasi con fatica, come se non fosse sicura di come dirla.
Accorrendo al suo fianco, Shepard si accorse che gli occhi di Liara si erano fatti neri, e realizzò che gli echi che sentiva nelle parole di Liara, come risonanze non perfettamente sincronizzate, non erano suoni, ma pensieri.
"Noi... non possiamo cantare. Non nei vostri spazi... limitati. Le vostre musiche sono... prive di colori."
"Rilascia Liara subito." ringhiò Shepard guardando la regina Rachni.
"Noi siamo... contrite. Ma non possiamo... comunicare in altro modo. Chiediamo solo... un'udienza... e poi la vostra compagna... vi sarà restituita incolume: avete strani modi di comunicare... piatti... essi non colorano l'aria. Quando noi parliamo... uno muove tutti."
"Signora?" chiese Kaidan accorrendo, ma Shepard gli fece cenno di tacere:
"Noi siamo... la madre. Noi cantiamo per coloro che sono rimasti indietro. I figli, che pensavate dormienti. Noi siamo i Rachni."
A quel punto erano arrivati anche Tali e Wrex:
"Come puoi parlare attraverso Liara?" chiese Tali prima che Shepard potesse fermarla: la Regina però sembrava ansiosa di esaudire la loro curiosità.
"La nostra razza canta attraverso... il tocco di pensieri. Noi... pizzichiamo le corde... e gli altri comprendono. Lei è... troppo debole per resistere. Troppo... addolorata. Lei ha colori per cui non abbiamo nomi: la sua musica è... amara e dolce allo stesso tempo. È... magnifica."
Cosa ho fatto?
"I figli che abbiamo generato... ci sono stati rubati. Prima che potessero imparare a... cantare. Essi sono perduti nel silenzio. Poni fine alle loro sofferenze: non possono essere salvati. Porteranno solo... dolore così come sono. "
"...Non capisco." disse Shepard: la sorte di Liara non era più nelle sue mani, ormai.
"Gli esseri con gli aghi! Hanno rubato le nostre uova. Hanno cercato di trasformare i nostri figli in bestie da guerra: artigli, senza una loro canzone. I nostri... anziani sono confortevoli nel silenzio, ma i nostri figli conoscono solo la paura, se nessuno canta per loro! La paura ha frantumato le loro menti: loro sono perduti. È lamentevole... ma essi devono essere distrutti. Fa ciò che devi per porre termine alle loro sofferenze."
Dopo aver ucciso una Madre, ora la Regina dei Rachni chiedeva di uccidere i suoi figli: quanto sangue aveva sulle mani? Era davvero solo questo l'unica cosa per cui potesse vivere? Uccidere?
"...Io lo farò, se è necessario." rispose una voce che era quella del comandante.
"Prima... che voi vi confrontiate con i nostri figli, noi siamo al vostro giudizio: cosa canterete? Ci lascerete andare? O saremo condannati a scomparire, un'altra volta?"
"Vedi quei serbatoi sotto la gabbia Shepard? Sono pieni di acido. Io dico di usarli e finire i Rachni una volta per tutte: la mia specie si è scontrata con loro, siamo stati elevati per questo... sappiamo di cosa siano capaci."
"Comandante... ci sono già abbastanza rancori nella galassia, rancori da cui l'Umanità dovrebbe rimanere fuori: se la uccidiamo... estinguiamo un'intera specie." disse Alenko.
"...I vostri compagni hanno visto la verità: tu hai il potere di liberarci... o ritornare la nostra gente al silenzio della memoria." disse la regina attraverso Liara.
"I Rachni... non so abbastanza sulla vostra razza per prendere questa decisione: chi mi dice che non attaccherete di nuovo le altre razze del Consiglio?"
"NO!" fu un grido, quello della regina Rachni, più mentale che attraverso Liara: una profonda negazione.
"Noi... IO, non so cosa sia successo nella guerra. Abbiamo solo sentito dissonanze... canzoni del colore di oleose ombre... Noi eravamo solo un uovo al tempo... e ascoltavamo nostra madre piangere sognando... una canzone dallo spazio ha fatto tacere una voce, poi un'altra... ha costretto i cantori a risuonare con le sue aspre note gialle... la vostra compagna... li conosce come... Razziatori... indottrinamento? Noi non abbiamo significati per queste parole... Non sappiamo il perché. E poi ci siamo svegliati qui, in questo luogo: l'ultima eco di coloro che vennero via dal pianeta dei canti. Il cielo... è muto."
C'era un tale dolore nelle parole della Regina, da tacere la ragione per un istante: un istante che permise a loro di vedere oltre la carne in cui l'evoluzione aveva messo il suo spirito e oltre i suoi otto occhi composti.
"Se ci libererete, noi cercheremo un luogo remoto, un luogo nel quale insegnare ai nostri figli l'armonia. Se dovessero comprendere, forse un giorno, noi potremmo tornare."
"...Shepard."
"Pensa a quello che ci ha detto Wrex: tutto quello che è successo... la mostruosità che è stata la guerra dei Rachni... non è diverso da quello che è successo qui! Dove l'indottrinamento... ha costretto una madre a cercare di uccidere una figlia..."
E quanto beneficio poteva venire ai Krogan da quella decisione: Wrex non se ne rendeva ancora conto. Ma Shepard aveva intravisto una possibilità, perfino nello stato in cui era.
"La lasceremo al Consiglio allora?"
Shepard ci pensò, ma poi scosse la testa:
"Nemmeno Kaidan: c'è troppo cattivo sangue tra la sua razza e lo spazio del Consiglio. Consegnarla alla Cittadella... sarebbe condannarla di nuovo a indagini scientifiche: nessuno crede ai Razziatori, o all'indottrinamento... nessuno crederebbe alla sua storia. E se non avessimo parlato con Shiala, non avremmo motivo di crederci nemmeno noi." affermò Shepard incrociando le braccia.
Cosa ho fatto?
"...Ho deciso di lasciarti andare." decise il comandante: qualcosa che a quanto pare stupì la stessa regina.
"Tu... ci darai la possibilità di comporre di nuovo? Noi ricorderemo e canteremo del tuo perdono ai nostri figli."
E poi la Regina Rachni si ritirò, e Liara crollò tra le braccia di Shepard.
"Liara? Liara?"
"Oh per la Dea... Shepard... lei ha detto la verità... non ha mentito. Io l'ho sentita... dobbiamo lasciarla andare... quello che le hanno fatto... mostruoso."
 Maledizioni alle pietre: Liara aveva perso tutto quel giorno, in quel momento, eppure si stava preoccupando per qualcun'altro. Come poteva dirle di no?
"...Lo faremo Liara: te lo prometto."
 
***
 
Lasciarsi alle spalle Noveria fu facile in fondo: una volta liberata dal suo contenimento, la regina Rachni non ebbe difficoltà a scomparire. Letteralmente: la creatura scavò il pavimento del laboratorio, cominciando a farsi strada nel metallo e poi nel ghiaccio. Prima o poi, quel suo scavare guidato dall'istinto o da chissà quali sensi, l'avrebbe portata fuori dalla Vetta 15: per quando l'epurazione neutronica fosse stata azionata, sarebbe stata ben lontana.
Prima di far crollare il passaggio dietro di sé, ed impedire così a qualcuno dei suoi figli di seguirla, la regina rivolse un ultimo sguardo verso Shepard, mentre Tali rimaneva nascosta dietro Wrex. Emise uno strano suono: il nitrito di un cavallo e il richiamo di un Upupa... cosa questo significasse, nessuno a parte lei l'avrebbe mai saputo.
Poi, semplicemente, si inabissò sotto terra.
Alenko si prese il compito di organizzare il trasporto dei superstiti dalla stazione Rift fino alla Vetta 15, lasciando a Shepard il tempo per occuparsi totalmente di Liara, che rimase svenuta per tutto il tempo.
Durante il transito attraverso i tunnel, quando erano tutti al sicuro all'interno dei vagoni sotterranei, Mira azionò l'epurazione neutronica, cancellando in sicurezza ogni forma di vita rimasta alla Vetta 15 oltre a loro e a quel punto, la sua programmazione le permise di organizzare un evacuazione per Port Hanshan.
Shepard non lasciò Liara un momento: ci sarebbero state conseguenze per quello che aveva fatto su Noveria e il comandante lo sapeva.
Qualunque fossero state però, Hayat non avrebbe avuto la forza di opporsi.
Cosa ho fatto?



>.>
Non sono riuscito a fermarmi. Mi spiace davvero (un pochino): prometto che non vi costringerò più con un unico capitolo così lungo... è solo che ... dovevo metterci tutto, o avevo paura di scordarmelo.
Spero che sia abbastanza scorrevole e scritto bene da non avervi tediato (36 pagine non sono poche, sorry), ma spero che magari si sia meritato anche una recensione.
Come a volte è già accaduto, ho rimaneggiato un poco alcuni eventi canonici del gioco, per risultare più credibile e magari più avvincente nelle scene d'azione, oltre ad aver messo in scena la tragedia che può essere stata la perdita di Benezia da parte di Liara. OLtre, ovviamente alla conversazione con la regina Rachni: canonicamente, non viene mai spiegato chi, abbia spinto i Rachni in guerra contro il Consiglio: abbiamo dovuto aspettare Leviathan in ME3 per sapere che forse erano stati i precursori, ma sinceramente la trovo un'ipotesi un po' debole. Se non altro, perché ha poco senso: costringere Rachni e Spazio del Consiglio ad allearsi per combattere i Razziatori avrebbe avuto più senso, e sarebbe stato in linea con gli obbiettivi di Leviathan... dato che però si è trattato di un conflitto per l'estinzione, preferisco pensare che siano stati i Razziatori a metterci lo zampino, quando hanno capito di non poter più inviare le loro truppe attraverso la Cittadella. Bloccati nello spazio oscuro, avranno cercato di estinguere, o indebolire, le forze del Consiglio usando i Rachni... sinceramente, tutto questo lo trovo più credibile, ma mi rendo conto essere solo un'opinione come un'altra.
E detto questo, vi saluto, spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto e spero di rivedervi al prossimo!
Hi Fis.


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Capitolo 29
*** Skittering Darkness ***


Talvolta, la morte è l'unica carità che rimane.
Diablo III
 
Le coordinate per il portale di Mu, che avevano ottenuto in modo così tragico dalla Matriarca Benezia, erano inutili senza una destinazione precisa: il crudo numero di ammassi e nebulose che la Normandy avrebbe potuto raggiungere attraverso quel singolo portale, per non parlare poi di tutti i sistemi stellari contenuti in essi, era... scoraggiante. La dura realtà era che il portale di Mu rappresentava una strada che conduceva in troppi posti: serviva un obbiettivo finale perché fossero utili, ma le coordinate per il Condotto, ammesso che esistessero, poteva averle solo Saren... e lo Spettro rinnegato, nel frattempo, continuava a rimanere introvabile.
A bordo della Normandy, la Squadra aveva dovuto accettare che quello che avevano patito su Noveria era stato quasi inutile: nonostante l'aiuto dell'Ombra, nonostante le loro ferite, l'unico successo che potevano dire di aver raggiunto su quella palla di ghiaccio per la loro campagna era stata l'uccisione della Matriarca Benezia, schiava di Saren, vittima dell'indottrinamento... e madre di Liara.
No, non era stata una vittoria la loro: non poteva esserlo, non ne aveva nessuna caratteristica e il rapporto di Shepard al Consiglio stava sempre più confermando quell'idea, mentre il comandante esponeva loro i fatti nella sala comunicazione della Normandy.
Il primo Spettro Umano avrebbe potuto mentire al Consiglio: avrebbe potuto perfino chiedere alla sua squadra di corroborare una verità più facile da raccontare nei rapporti. Avrebbe abusato della loro fiducia, e qualcosa sarebbe cambiato tra loro; ma alla fine i membri dei suo team lo avrebbero fatto, perché lei era il primo Spettro Umano, il loro comandante e la loro amica.
Shepard aveva deciso di non farlo: il comandante aveva scelto scientemente di non usufruire di una facile via di fuga, e di riferire invece al Consiglio tutti gli eventi che erano accaduti su Noveria nella loro interezza. Raccoglieva ora la tempesta che aveva seminato.
Presenti alla riunione erano anche gli ologrammi di Anderson ed Udina, mentre dietro di lei, appena al di fuori della portata del comunicatore, Alenko e Wrex assistevano al suo supplizio in silenzio: Liara non si era ancora svegliata, ma secondo Chakwas era questione di ore...
"...e poi ha deciso di liberare la regina Rachni?" sbraitò l'ologramma di Sparatus: " Si rende conto di quello che ha fatto? Quante generazioni ci vorranno prima che conquistino la Galassia?"
Shepard poteva aver deciso di inviare il rapporto delle sue azioni su Noveria senza censure, ma non era arrivata impreparata a quella convocazione. Sapeva già cosa dire e come dirlo:
"Questa regina è diversa, Consiglieri: non solo ha compreso le ragioni per cui la sua specie è stata estinta l'ultima volta, ma è stato finalmente possibile stabilire un primo contatto coi Rachni. Un'opportunità per la quale il Consiglio stesso ha lottato lungamente durante il vostro conflitto contro di loro: esiste, per la prima volta, la possibilità concreta di una convivenza pacifica con i Rachni."
"Spero che abbia ragione, o saranno i figli dei nostri figli a pagare la sua decisione."
"Precisamente." aggiunse Udina: "C'è una ragione per cui i Rachni sono stati spazzati via: avrebbe dovuto ucciderli."
"La regina Rachni è l'ultima della sua specie, ambasciatore. Ha promesso di non essere mai una minaccia per lo spazio del Consiglio. Con queste garanzie, e con la sua disponibilità al dialogo, anche solo trattenerla nei laboratori della BH sarebbe stato un crimine: ha diritto alla sua libertà."
E con la memoria genetica della sua specie, la regina avrebbe avuto le conoscenze tecnologiche per lasciare Noveria, e l'istinto e le capacità per restare nascosta fino ad allora. Oppure, ancor più semplicemente, avrebbe potuto rubare una nave: gli shuttle di Benezia dovevano ancora essere da qualche parte alla sede della BH dopotutto... e ci sarebbe voluto del tempo prima che qualcuno potesse insediarsi nuovamente alla Vetta 15. Ora che il Consiglio e la NDC sapevano infatti su cosa la Binary Helix stesse lavorando, la società sarebbe stata sottoposta a lunghe indagini e severe sanzioni, com'era giusto che fosse.
Udina emise una risata sprezzante:
"Sono felice che lei sia un'esperta di una specie di cui nessuno sa nulla. Spero che saremo entrambi ancora vivi tra 50 anni, per sapere chi era nel giusto..."
"Ambasciatore, il genocidio di un'intera razza è una tragedia terribile..." lo interruppe Anderson.
"Precisamente." interloquì Shepard, motteggiando l'ambasciatore: "...O le leggi del Consiglio non si applicano nel caso dei Rachni? La dichiarazione dei diritti dei senzienti è qualcosa che può essere messo in discussione, quindi?"
"Certo che no comandante, la dichiarazione dei diritti è uno dei pinnacoli della nostra società, ma..." rispose subito Tevos.
"E chi è a decidere quando non lo è allora? Chi può decidere, quando si deve fare un'eccezione? È un pendio troppo scosceso da imboccare, Consiglieri. La regina Rachni avrebbe costituito un precedente troppo pericoloso: chi potrebbe garantire alle specie dello Spazio del Consiglio, che la stessa decisione non possa essere presa nei loro confronti in futuro? E cosa avrebbe detto una simile decisione di noi?"
Shepard lasciò che i Consiglieri si rispondessero da soli: l'autorità del Consiglio nasceva in primo luogo da una volontaria sottomissione di tutte le specie costituenti ai suoi ideali, in nome di un bene collettivo più grande. Se si fosse anche solo diffuso il dubbio che il Consiglio fosse stato governato dalla regola secondo la quale "il potere genera diritto", l'intesa politica interstellare sarebbe caduta più rapidamente di un Elcor ubriaco, con ogni specie interessata a dimostrare di essere la più forte: quel singolo dubbio, una volta germogliato, avrebbe significato la fine di quasi tre millenni di cooperazione tra specie diverse.
Né Valern, né Sparatus, né Tevos erano disposti ad essere la causa della caduta delle loro stesse poltrone:
"Mhh... riesco a comprendere il suo punto di vista, comandante." ammise Valern: "Ci sono decisioni che non possono essere prese... tuttavia, avrebbe dovuto consegnare la regina alla Cittadella."
"E chi avrebbe garantito per loro, Consigliere? Anche voi, che siete leader di un'intesa che sovrintende a otto specie diverse, nutrite dei pregiudizi, assolutamente giustificati, sui Rachni. Quanto sarebbe durata la regina sulla Cittadella? Settimane? Giorni? Io credo che solo fino a quanto la regina rimanga libera, i Rachni abbiano la possibilità di ricostruire la loro specie. In meglio, questa volta." trite frasi da politici: non era quella la ragione per cui Shepard aveva liberato la regina Rachni, e ne era conscia.
La politica è un nobile strumento, in quel caso però in mano a persone che non le facevano giustizia: più precisamente, i tre Consgilieri non erano all'altezza dei loro ideali. Nutrire le loro aspirazioni quindi non era difficile, anche se Shepard avrebbe preferito non farlo: la sua capacità di manipolazione aveva un limite e i Consiglieri si sarebbero accorti prima o poi, nel caso di Tevos più prima che poi, di essere stati messi con le spalle al muro, e costretti a prendere l'unica decisione che restasse loro. Casualmente, una decisione onorevole:
"Un punto di vista più idealistico di quanto mi aspettassi, comandante Shepard." affermò proprio il Consigliere Asari.
"Sono uno Spettro, Consigliere. Ma questo non vuol dire che non sappia la differenza tra giusto e sbagliato."
"Effettivamente, affrontare un commando Asari in inferiorità numerica e uscirne vittoriosi non è cosa da poco... e almeno avete fermato la... Benezia." si corresse Tevos: il Consigliere sembrò voler aggiungere qualcos'altro, ma poi scosse la testa, scambiano uno sguardo con i suoi colleghi. Ad un cenno negativo di entrambi, quella riunione, finalmente, venne conclusa:
"Aspetteremo il suo prossimo rapporto, comandante." poi gli ologrammi dei tre Consiglieri svanirono.
Udina invece non resistette alla possibilità di avere l'ultima parola:
"...Mentre io dovrò spiegare perché liberare una regina Rachni fertile sia stata una buona idea." borbottò, chiudendo a sua volta il collegamento.
Rimase solo Anderson: per quanto avesse difeso le azioni del comandante, nemmeno il capitano poteva dire di comprenderle appieno. Shepard si rese conto che probabilmente Anderson sapeva che aveva fornito mezze verità per giustificare le sue azioni: si era guardato bene dall'indagare però, e di questo il comandante gli era grata. Se perfino Shepard nascondeva dei segreti, allora era bene non cercare di portarli alla luce. Il capitano però non poté fare a meno di dispiacersi di quello: per certi versi, la considerò la perdita dell'innocenza del suo vecchio sottoposto, perché Shepard ora si stava avventurando in luoghi in cui Anderson non poteva più seguirla.
"...Ci sono indizi sui movimenti di Saren?" gli chiese senza preamboli.
"Non ancora, comandante. L'STG è convinto di poterlo individuare presto, così come anche l'intelligence dell'Alleanza... non serve che le dica che queste promesse si stanno rapidamente avvicinando alla loro data di scadenza."
"Già."
"...In compenso, abbiamo ottenuto degli indizi sui movimenti dei nostri avversari a tre teste. Dal pacchetto dati che ha recuperato su Nepheron, abbiamo individuato una loro possibile base nel sistema di Gorgon, nell'ammasso di Argos Rho: forse l'origine del Rachni che ha trovato su Binthu. Fossi in lei, ci darei un'occhiata."
"Lo farò immediatamente, signore."
Non servì nemmeno che insistesse: dopo Noveria, Shepard aveva un disperato bisogno di risultati più... limpidi, da poter inserire in un rapporto. Successi incontrovertibili, possibilmente prima che i Consiglieri sospettassero di essere stati manipolati: il fatto che l'obbiettivo fosse Cerberus, e probabilmente Rachni, era decisamente un bonus.
"...E grazie, capitano." aggiunse Shepard salutando l'ologramma: Anderson rispose con un cenno, prima di chiudere la comunicazione a sua volta.
Era finita, per ora: Shepard si concesse un sospiro di sollievo.
"È andata, signora."
"...È andata." gli fece eco debolmente il comandante, facendosi cadere la testa nelle mani: "Alenko: per favore comunica a Joker la nostra prossima destinazione. Lasciamo il pianeta."
L'ammasso di Argos Rho si trovava ad un solo salto di portale dalla Nebulosa Testa di Cavallo: difficilmente era un caso. Anderson aveva dato alla Normandy un obbiettivo raggiungibile in poco tempo:
"Sissignora." rispose il tenente salutando.
Rimasero il comandante e Wrex nella sala comunicazione: il Krogan era seduto sulla sua sedia rinforzata, e Shepard sapeva che la stava fissando. Sapeva perfino cosa volesse: non erano mai riusciti a mentirsi a vicenda.
"...IV, disattivare registrazione per i diari di bordo nella sala comunicazione fino a nuovo ordine. E sbarrare la porta."
"Impronta vocale confermata. Ordine eseguito." replicò l'intelligenza virtuale della Normandy.
Solo allora Shepard si voltò verso il Krogan: poiché Tali stava riparando la sua corazza, Wrex era stato costretto a ritornare nella sua vecchia armatura rossa da mercenario, la più confortevole che avesse. La dottoressa Chakwas non aveva fatto mancare la sua ispezione su tutti loro quando erano tornati, ma aveva dovuto ammettere di non poter fare altro per il Krogan: la costituzione stessa della sua specie rendeva impossibile che due buchi che lo attraversavano nelle viscere da parte a parte fossero davvero un problema per lui. In verità, non gli avrebbero disturbato nemmeno la digestione: il vantaggio di avere due stomaci.
"Ti basta Wrex?" chiese Shepard, sedendosi a sua volta: "...O devo anche puntarmi una pistola alla tempia e tirare il grilletto, perché tu la smetta di guardami così?"
Come Wrex, Shepard era malconcia, contusa e stanca: ci sarebbe voluto del tempo perché i lividi scomparissero, e ogni movimento non la facesse sentire una fragile vecchia. In effetti, sotto la sua uniforme di comando, Shepard era tappezzata di cerotti medicali, che tentavano di ridurre la sofferenza dei muscoli e dei legamenti, che erano stati tesi quasi fino a strapparsi.
Gli antidolorifici di Chakwas erano l'unica cosa che le permettesse di restare in piedi, ma ogni respiro era comunque una sofferenza:
"Mi basta la verità, Shepard." rispose Wrex.
"Perché? Perché i Krogan sono stati elevati dai Salarian per combattere i Rachni e li hanno sconfitti? Perché poi si sono ribellati, e il Consiglio ha usato la Genofagia per fermarli?"
"Perché siamo krannt!"
Fu la prima volta in cui lo disse ad alta voce, direttamente: qualcosa che lasciò interdetta anche il comandante per un momento.
"...Così come ogni altro membro della squadra." rispose a voce più bassa Shepard.
"Ma loro sono giovani e ingenui. Se immaginano, non vogliono sapere... perché si fidano, o perché hanno imparato a lasciarsi guidare. Ma tu.." disse Wrex indicandola con un dito tozzo: "... tu mi hai guardato negli occhi nel laboratorio della BH. E mi hai mentito. Perché hai risparmiato la regina Rachni, Shepard? Non è stato per la storia dell'indottrinamento... per Liara allora?"
Shepard avrebbe voluto che fosse così semplice: avrebbe davvero voluto che fosse solo per quello. Hayat anelava davvero che quella potesse essere la sua redenzione a quello che aveva tolto a Liara... se solo fosse potuto bastare!
Il comandante era sempre stata brava nel compartimentalizzare, almeno in superficie: ecco perché riuscì a rispondere, nonostante quello che provava.
"No... l'ho fatto... l'ho fatto per te, Wrex. Per i Krogan."
C'erano confini che Shepard non voleva essere costretta a superare: mentirgli e far tornare Wrex il mercenario che aveva assoldato sulla Cittadella, era uno di quelli. E una volta dischiusa, quella porta si rivelò facile da spalancare:
"Wrex, mi hai detto tante volte che i Krogan sanno solo combattere. Eppure, mi hai fatto capire che vorresti che... foste diversi. Non tanto, ma quello che basta a non estinguervi. Siete una razza in declino: quante generazioni vi restano da vivere, ai ritmi con i quali continuate a uccidere e farvi uccidere? Quattro?"
"Sei al massimo." rispose il Krogan e il fatto che lo sapesse, non stupì affatto Shepard:
"...E quando hai guardato la regina Rachni nel laboratorio, l'unica cosa che riuscivi a pensare era come meglio ucciderla."
Wrex non rispose: non ce ne fu bisogno.
"...Io credo davvero che tu voglia cambiare la tua razza, Wrex. Credo davvero, che da qualche parte, sotto le cicatrici e le tue scaglie, ci sia ancora quel capo tribù che voleva salvare i Krogan."
"Uno non può cambiare da solo una tradizione di millenni..."
"Hai dovuto lasciare Tuchanka prima di poterlo scoprire... Ma se dopo aver fermato Saren, dovessi tornare sul tuo pianeta, se dopo aver sconfitto uno Spettro rinnegato, tornassi a Tuchanka, chi potrebbe fermarti? Io credo che la risposta possibile sia solo te stesso."
"Tu non lo sai."
"Che può succedere in fondo? Puoi provare e forse morire lungo la strada, o non provare, e lasciare che i Krogan si estinguano. Odi i Krogan così tanto?" fu il turno di Wrex di rimanere in silenzio a quel punto, e ponderare la sua domanda.
Alla fine scelse di rispondere con un'altra domanda:
"E che cosa ha a che fare questo con la regina Rachni?"
Shepard spostò il peso sulla sedia, a disagio:
"Cosa succederebbe se davvero i Krogan non potessero essere cambiati? Se foste davvero quei barbari che il Consiglio crede di voi? Se tutte le storie che si raccontano da un millennio fossero vere? Dovrei lasciare che vi estinguiate, con la responsabilità che il Consiglio ha nella vostra elevazione a specie interstellare prima del tempo? Non dirmi che non ci ha mai pensato Wrex: non dirmi che non hai mai considerato l'effetto che possa avere in una società, introdurre troppe nuove tecnologie e troppo in fretta?"
Di nuovo, il Krogan non rispose, lasciando a Shepard la possibilità di continuare: il comandante lo fece con voce rassegnata, sospirando.
"Di tutto ciò che ho fatto bere ai Consiglieri durante la riunione, una cosa è completamente vera: l'estinzione di un'intera specie è una tragedia. Se l'Universo perde qualcosa ogni volta che una persona muore, cosa significa veder scomparire un'intera specie? ...Ma io sono solo Umana, Wrex, sono solo una donna: non posso fare miracoli. Se i Krogan sanno solo combattere, allora avranno sempre bisogno di un nemico per sopravvivere. E i Rachni possono essere quel nemico." Shepard parlò più in fretta ora, obbligando Wrex ad ascoltare:
"Se tra 50 anni, o 100, i Rachni dovessero tornare, se dovessero essere di nuovo una minaccia per la Cittadella, cosa credi che farà il Consiglio? A chi si rivolgerà? Credi forse che combatteranno da soli? No, sappiamo entrambi cosa faranno quei legulei: chiederanno di nuovo ai Krogan di combattere al posto loro. E quando questo succederà, voi potrete chiedere la cura per la Genofagia."
Wrex rimase in silenzio molto a lungo di fronte a quella rivelazione, guardandola fissa negli occhi.
Poi, alla fine, il Krogan si mise a ridere:
"Whahahahahah." fu come il suono di una valanga e continuò più di quanto Shepard si aspettasse: "...Sei pazza!" sbottò Wrex: "E avresti pensato a tutto questo dentro il laboratorio della BH?"
Il comandante non aveva voglia di ridere:
"Ho visto nella regina Rachni l'occasione, ma è qualcosa che ho deciso da un po'."
"...Sei un demone, Shepard."
"Un insetto." lo corresse l'N7 in un sibilo: solo un insetto estinto.
Meganeura: una libellula preistorica. Il crudele nome in codice le era stato affibbiato a causa di alcuni suoi ideali che uno Scorpione aveva bollato come estinti, ma le era occorso del tempo per capirlo ed accettarlo. Ed ancora di più per farselo piacere: dopotutto, le libellule sono pur sempre Dragonfly. Nel nome di ogni libellula, è nascosto un drago:
 "...Shepard?" le chiese ancora però il mercenario.
"Wrex?"
"...Che cosa succederebbe, se la regina dovesse davvero mantenere la promessa, ma i Krogan fossero gli stolti che temiamo?"
"Allora, il vostro futuro probabilmente sarà nelle tue mani, Wrex... IV: annullare ordini precedenti." rispose il comandante alzandosi in piedi.
"Comando confermato."
Poi Shepard lasciò la stanza, senza guardarsi indietro: il Krogan avrebbe passato molto tempo nella sala comunicazione, scrutandosi le mani.
In infermeria invece, palpebre blu si dischiusero su occhi dall'iride azzurra: Liara si era svegliata.
Cosa ho fatto?
 
***
 
Come sempre, il passaggio da un ammasso all'altro, ovvero la maggior parte della distanza verso il loro obbiettivo, fu rapidissima, quasi istantanea. Ma la stella Gorgon era distante dal sistema che dava l'accesso ad Argos Rho: poco più in effetti, del sistema di Phoenix, dove si erano già avventurati. A bordo, ci sarebbe stato tutto il tempo necessario per permettere a tragedie di consumarsi.
Se notarono qualcosa di diverso nel loro comandante, nessuno dei marinai lo disse: il giro del loro CO sulla nave, dalla stiva fino, occasionalmente, al cockpit, era diventata routine per l'equipaggio. Era il suo passare in rivista le truppe, partecipando alla vita dei suoi marinai, come un commilitone però, non come il capitano della nave. Shepard tirava i fili dei suoi uomini, rinsaldando la trama col suo passaggio con gesti oculati, col suo scambiare battute: soprattutto, col suo ascoltare. Wrex era ancora nella sala comunicazione, ma Shepard cominciò lo stesso dalla stiva, e quindi da Williams e Tali. Scambiò qualche parola con loro, informandosi dello stato delle armi e delle corazze: tutto procedeva come al solito, e sia Wrex che il comandante avrebbero riavuto le loro armature come nuove in tempo per la prossima missione. Garrus e Gladstone offrirono anche loro qualche battuta da sotto i Mako, mentre il capo artigliere scambiò qualche frase con Shepard a proposito della situazione di Liara, chiedendo al comandante consiglio se sarebbe stato opportuno per lei offrire le sue condoglianze all'archeologa. Shepard rispose che sicuramente avrebbe fatto bene a Liara: farle sapere di non essere sola in quel momento era importante...
Quando il capo artigliere si voltò di nuovo sulla sua postazione, non si accorse che qualcosa mancava.
Shepard passò un po' di tempo con Adams, ricevendo il suo rapporto sullo stato dei motori e parlando di cose non importanti: nemmeno il CHENG vide attraverso quella maschera. Poi il comandante incrociò Kaidan in mensa, ma non si fermò a parlare con lui: il tenente era occupato a riempirsi lo stomaco, e con un ultimo cenno all'indirizzo di Prescott, il comandante marciò in infermeria.
Si aspettava di trovare Liara in un letto, ma Chakwas la indirizzò invece al laboratorio scientifico: il CMO aveva visitato Liara quando si era svegliata, ma l'archeologa sembrava stare... bene, tutto considerato. Dal punto di vista fisico, almeno: per quanto riguardava quello emotivo invece, Chakwas aveva ritenuto giusto darle un po' di tempo per stare da sola.
Shepard ebbe però un'osservazione interessante su quella decisione del CMO:
"Ci sono momenti in cui le persone desiderano stare sole Chakwas, momenti in cui hanno bisogno di stare sole, e momenti in cui qualcuno deve far loro sapere di non essere soli." aveva detto.
Poi il comandante era entrata nel piccolo laboratorio della Normandy, lasciando che le porte le si chiudessero dietro.
 
Per la prima volta, da quando Liara si era insediata nel suo antro almeno, le console dei dati erano spente: nessun manufatto Prothean subiva la sua indagine sotto gli strumenti scientifici della nave, e non c'era nemmeno una tazza vuota, o semivuota, di caffè dimenticata distrattamente da qualche parte. Eppure, Liara era come sempre seduta nella sua postazione, con le spalle alla porta.
L'archeologa l'aveva sentita entrare, ovviamente: l'aspettava.
Cosa ho fatto?
Liara non si voltò verso di lei: non le fece vedere i suoi occhi, né le lacrime che aveva versato.
"Se sei venuta a discutere della morte di Benezia, non devi preoccuparti... è stata lei a cercarla."
L'arroganza di una Matriarca che aveva sempre creduto di essere più saggia di tutti gli altri: tanto da pensare di essere in grado di riportare uno Spettro sulla retta via. E come era finita?
In Liara, dolore e rabbia si mischiavano per soffocare un'altra emozione, molto più forte delle altre due: il rimorso.
Shepard rispettò i suoi spazi: la dottoressa la sentì avvicinarsi, mettendosi alle sue spalle, ma non la costrinse a girarsi. Non la costrinse a guardarla: di questo, l'Asari le fu molto grata.
"Non puoi far finta che non ti importi Liara... lei era tua madre."
"Lo era..." concesse Liara: "...E non lo era. Preferisco ricordare Benezia com'era, prima che fosse corrotta dal potere della Sovereign. Prima che..." l'Asari si interruppe inorridita: la perdita di sua madre non era la tragedia più grande in quella stanza.
La colpa di Liara era molto più profonda: solo quando finalmente si voltò a guardarla, l'archeologa comprese che cosa, esattamente, avesse fatto a Shepard. Il dolore che le aveva causato, e la responsabilità che l'Asari aveva obbligato l'Umana a prendere al suo posto. L'espressione di Hayat era quasi serena, ma era una serenità vuota di ogni emozione: quando il comandante allungò il braccio verso di lei, l'archeologa non fu sorpresa di scoprire che reggeva la sua pistola, offrendole l'impugnatura e tenendo la canna verso di sé.
Non dovette chiederle se era carica:
"Io do la colpa a Saren, per quello che le è successo... ma se fossi in te... io darei la colpa a me. Io odierei... me." affermò il comandante a bassa voce.
"Per la Dea... cosa ho fatto?" Liara lo disse finalmente, invece di limitarsi a pensarlo.
"Tu sai Liara che, più di chiunque altro a bordo, so cosa stai passando. Conosco questo dolore, che uccide la ragione e i sensi. Che niente sembra poter lenire. Si può convivere con questo dolore, si può... imparare." la rassicurò Shepard: "...ma io non posso vivere, sapendo di averti causato tutto questo, Liara. Di averti causato lo stesso dolore che mi ha quasi fatto desiderare di morire: è inaccettabile. È insopportabile."
Hayat si inginocchiò di fronte a lei, tenendo la pistola per la canna e premendosi la bocca contro la fronte: era così... fresca. La morte sarebbe stata rapida: forse più di quanto meritasse in quel momento...
"Ma io non riesco... a morire... quindi Liara, ti prego... liberami."
C'era un tale disperato bisogno nella voce di Hayat... per la Dea... cosa le aveva fatto. Cosa l'aveva costretta a fare, al posto suo!
Le dita di Liara si strinsero attorno all'impugnatura della pistola.
"Grazie." sospirò Shepard, lasciando andare la canna, e chiudendo gli occhi: non avrebbe permesso a Liara di portasi dietro l'incubo del suo ultimo sguardo.
"E a me... non pensi?" chiese l'archeologa.
Quando Shepard dischiuse le palpebre, Liara aveva disarmato la pistola, e la stava posando, ripiegata, sulla stretta mensola che usava come tavolo di fortuna.
"Non capisci Hayat, che uccidendo mia... la Matriarca Benezia, tu ci hai salvato? Non capisci che ho avuto tutte le occasioni per fermarla, ma che la mia indecisione mi ha impedito di farlo? Se solo non fossi così stupida e debole... forse avremmo potuto prenderla viva. Un campo di stasi... sarebbe bastato quello."
"Era tua madre..."
"Mia madre, una mia responsabilità: sapevo cosa avrebbe potuto succedere. Ho detto più e più volte di essere pronta, di volerlo fare... eppure, quando è stato il momento... mi sono tirata indietro. Sapevo cosa ti avrebbe fatto provare... ma ho lasciato che ti accadesse. Ho lasciato che ti facessi del male. E nonostante questo... sei dovuta venire tu da me. Nonostante sapessi lo stato in cui sei. Sono così egoista..." affermò Liara piena di disprezzo per sé stessa.
"...Io non posso odiarti Hayat: perché ti amo. Nonostante, e soprattutto dopo, Noveria."
"Ma... Benezia..."
"Mia madre ha smesso di esistere tanto tempo fa." affermò Liara con convinzione.
Era una menzogna, e il dolore della perdita di Benezia sarebbe durato ancora per un po', specie quando la Matriarca fosse stata additata come una traditrice dalle Repubbliche... ma Liara aveva scelto. Non era riuscita a uccidere sua madre, questo era vero, né a fermarla, ma di certo avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere per salvare Hayat...
Il quieto bussare alla porta le fece trasalire entrambe: Shepard si concesse solo il tempo di rialzarsi e, dopo un breve sguardo con Liara, di nascondere la pistola sotto la sua uniforme. Allo stesso tempo, la dottoressa cercò di ricomporsi come meglio poté:
"Avanti." disse Liara.
Il sottotenente entrò cautamente, portando fra le mani un datapad.
"O... signora. Non sapevo che fosse qui. Se l'avessi saputo..." il ragno stilizzato sul suo volto sembrò farsi più piccolo.
"Dovrei andare in ogni caso, Boateng. Non si preoccupi. Con il suo permesso... dottoressa."
Liara non trovò la forza di dire nulla, solo di annuire il suo assenso: Shepard aveva bisogno di tempo. Tempo per rassegnarsi ad essere sopravvissuta, di nuovo.
Se Boateng notò qualcosa nel suo CO, non commentò: la guardò uscire, emettendo un lieve sospiro quando le porte si chiusero.
"Mi dispiace di avervi interrotto." si scusò nuovamente il sottotenente, sinceramente contrito: si avvicinò a Liara posando un datapad sulla sua scrivania.
"...Che cos'è?"
Boateng sembrò farsi più piccolo, maledicendo la sua pessima scelta di tempo: sospirò di nuovo, senza sapere a cosa esattamente, avesse messo fine.
"Questa è la trascrizione dell'Anansesem, o le storie di Anansi. Storie del mio popolo..." il Ghanese pensò a come meglio dire la frase successiva, ma alla fine scosse la testa: forse non esisteva un modo.
"...e anche se so che l'antropologia non è proprio il suo campo, c'è stato un tempo in cui io mi sono trovato in una situazione simile alla sua, dottoressa T'Soni. A dovermi confrontare con l'aver perso... troppo. Spero che perdonerà la mia presunzione nell'offrirle ciò che ha confortato allora il mio dolore."
Liara prese il datapad, leggendo la prima riga: C'è stato un tempo, in cui il cielo era vuoto di storie...
E quelle poche parole bastarono a incuriosire Liara:
"Grazie... signor Boateng."
Il sottotenente scosse la testa:
"È solo una piccola cosa." rispose: "...come il comandante le avrà già detto, lei non è da sola, dottoressa. Sono molti quelli a bordo che comprendono quello che prova." poi le fece un piccolo inchino, congedandosi rapidamente.
...Nyame, il Dio-Cielo, le possedeva tutte...
Liara non poté frenare di nuovo le lacrime.
 
Fedele alle parole di Boateng, l'equipaggio fu... comprensivo con Liara quando alla fine la dottoressa uscì dal suo laboratorio. Fu un bene, perché l'archeologa non avrebbe sopportato anche la loro pietà: ci sarebbe già stata Shepard a comportarsi come se fosse fatta di vetro, fingendo di aver già dimenticato cosa le avesse chiesto nel laboratorio.
Ci sarebbe voluto del tempo per sanare quella ferita: erano sopravvissute entrambe, ma Noveria era stato per la loro relazione un passo avanti e due indietro. L'equipaggio le offrì la distrazione necessaria per non rimuginare troppo: ora più che mai, Liara aveva bisogno di non restare da sola, così che quando un giorno si fosse voltata indietro a ripensare a Benezia, avrebbe realizzato che non faceva più così male. Fu una fortuna che sulla Normandy non ci fossero molti posti dove nascondersi: Prescott preparò una zuppa di pesce quella sera, così piccante da farli lacrimare, e il resto dell'equipaggio le rivolse dei cenni di incoraggiamento da lontano. Più che mai, Liara si sentì benvenuta tra persone che non appartenevano alla sua razza: fu loro molto grata di questo. Prima della Normandy, non c'era stato un luogo a cui avesse mai sentito di appartenere...
L'unico che le si avvicinò dell'equipaggio, e lo fece mentre Liara era seduta col resto della Squadra e Shepard, fu Martino: il guardiamarina non si sedette al tavolo. Semplicemente, le disse:
"Dottoressa: quando è salita a bordo, non ero convinto di potermi fidare di lei. Ora so che mi sbagliavo, e mi dispiace per non aver capito subito il suo valore: il comandante, come sempre, vede più lontano di noi semplici soldati."
E quello fu tutto: Martino le rivolse un cenno d'intesa, che Liara si scoprì a restituire, e il guardiamarina tornò a sedersi col resto dell'equipaggio.
Sembrava quasi che la vita a bordo della Normandy procedesse come al solito: solo Liara seppe quanto Shepard fosse fragile in quel momento. Gli esseri Umani però somatizzavano il dolore in modo diverso dagli Asari: nel caso di Shepard, come l'Asari avrebbe scoperto, con la violenza.
 
***
 
Il sistema di Gorgon era piuttosto anonimo e insignificante: cartografato da un vascello Asari nel 17° secolo del calendario terrestre, era possibile che fosse rimasto incontaminato da visitatori per tutto quel tempo. Una semplice stella azzurra con tre volte la massa del Sole, attorno a cui orbitavano cinque pianeti.
Cerberus non si era installato su nessuno di essi però, preferendo costruire una stazione spaziale ad hoc nell'orbita del secondo pianeta del sistema, Vectra, usando trasporti modulari di classe Kowloon per formare un dedalo di passaggi.
"Il posto peggiore in cui combattere." affermò Alenko, osservando quel groviglio di vascelli.
"Peggio di un dannato labirinto." confermò Williams: "...È impossibile sapere esattamente come siano collegati tutte le navi: potremmo facilmente finire in un vicolo cieco, ma'am."
"Per non parlare della situazione all'interno: combattere Cerberus in quei budelli è un conto, ma se i Rachni che hanno rubato da Noveria hanno preso possesso dell'intera struttura?"
Eventualità tutt'altro che remota: la stazione appariva aver subito gravi danni, con interi compartimenti scaricati nello spazio. L'assenza di qualunque vascello di supporto nel sistema faceva pensare al peggio:
"Se è da qui che proveniva il Rachni che abbiamo trovato su Binthu... non possiamo escludere che Cerberus abbia altri laboratori di ricerca."
"Almeno sono consistentemente stupidi: Divoratori, Creepers e ora Rachni. Cerberus è davvero un branco di idioti." Wrex non dovette ricordare la sua massima sugli stupidi per sapere che il resto della squadra condivideva la sua opinione: ucciderli era un favore all'universo.
"Faremo una perlustrazione e raccoglieremo un po' di dati. Io, Kaidan e...Garrus." disse Shepard: per ovvi motivi, Tali non era una opzione possibile in quel caso: "Non voglio rischiare un attracco, meglio non dover respingere Rachni nella camera di equilibrio della Normandy."
"Sono certo che Joker approverà."
"Ci lanceremo dalla distanza. Recupereremo quante più informazioni possibili, e poi manderemo questa stazione a schiantarsi su Vectra." ed essendo il pianeta un gigante gassoso idrogeno- elio, si sarebbe assicurato di distruggere ogni occupante ancora a bordo della stazione, fosse esso bipede o quadrupede.
"...Il resto di voi sarà la seconda squadra, ma spero davvero che non ci sarà bisogno di un team di recupero."
"Possiamo provare a staccare il supporto vitale, signora: per quanto i Rachni siano resistenti, 273 gradi sotto zero ammazzano qualunque forma di vita pluricellulare." suggerì Kaidan.
"Questo, ammesso che il supporto vitale sia governato da un unico sistema: non mi stupirebbe se avessero lasciato ogni trasporto Kowloon come ambiente a sé. Ci vorrebbe una IA per poterli riprogrammare tutti assieme." ribatté Garrus.
Williams invece scosse la testa: maschi, sempre pronti a misurare la lunghezza del manico di scopa che avevano nel sedere...
"Ci terremo in contatto." disse Shepard, marciando fuori dalla stanza, senza curarsi che la stessero o meno seguendo.
Liara li seguì come sovrappensiero, all'ultimo momento: li trovò che stavano già salendo nel montacarichi.
"Comandante, un momento per favore."
Shepard considerò Liara e i suoi uomini con lei nel vano, e poi scese dalla cabina, ordinando con un cenno agli altri di cominciare prepararsi: le porte del montacarichi si chiusero, e la Squadra cominciò a scendere, lasciandole sole.
"...Liara?"
Per una fortunata coincidenza, in quel momento non c'era nessuno a guardarle: l'archeologa ne approfittò, rubando il più breve e ardito dei baci dalle labbra di Shepard.
"Torna." ordinò l'Asari: "Incolume." aggiunse poi.
Hayat si portò due dita alle labbra, come per scaldarsi al tepore della scintilla che sentiva: Liara seppe che aveva capito, e non rimase ad aspettare la sua risposta. Il comandante sarebbe rimasta a guardarla andare via, fino a quando l'Asari non fosse scomparsa imboccando le scale...
 
Raggiungere la stazione di Cerberus fu facile, anche lanciandosi dalla Normandy:
"Stazione Sigma 23." lesse Alenko sulla paratia, a fianco del nome del trasporto su cui erano atterrati: "Crede che Cerberus ne abbia altre 22 signora?"
"Spero di no... forse è un caso come MI5." rispose asciutta il comandante.
"MI5?" chiese Garrus, mettendosi al lavoro con Alenko per aprire il portellone dall'esterno.
"Servizi segreti nati oltre due secoli fa... codificati con la sigla MI5, cioè Military Intelligence 5, per far credere al nemico che ne esistessero altre quattro ancora più segrete. Dall'MI5 discende l'MI6, che assieme alla CIA, è forse una delle agenzie di spionaggio più famose della nostra storia." spiegò Alenko.
"Fate mai qualcosa di chiaro e inequivocabile, voi Umani?" chiese Garrus, facendo scattare la serratura.
"Quando uccidiamo." rispose il comandante gelida, cominciando ad aprire il portello con i suoi poteri biotici e scivolando all'interno della camera di compensazione.
"Questo è nuovo." pensò il Turian vedendola esibire quel nuovo trucco, frutto probabilmente dei suoi allenamenti nel gioco delle tre scatole e in effetti, il comandante era decisamente migliorata: ora riusciva a completare l'esercizio con cinquanta sfere...
L'interno della stazione spaziale si rivelò spoglio e spartano: all'interno, la temperatura era di una frazione di grado sopra allo zero, mentre la concentrazione di anidride carbonica stava raggiungendo livelli tossici. Non servirono i corpi brutalmente squartati, o i segni di artigli e acidi sulle pareti per far capire loro chi avesse vinto sulla stazione:
"Rachni."
"Garrus: trova il centro di navigazione di questo posto. Alenko: fai sapere alla Normandy con cosa abbiamo a che fare."
Passarono pochi instanti, mentre i suoi ordini venivano eseguiti, istanti in cui il comandante passò la mano sulle paratie interne della stazione, slabbrate dagli artigli dei Rachni.
Torna. Incolume.
Nessuno aveva mai desiderato questo nei suoi confronti... e come l'aveva ripagata? Come si poteva rimediare a qualcosa di simile? Era possibile? Era questo il suo destino? Una strada di sangue, che sembrava snodarsi all'infinito? Shepard si sentì così stanca. Così... esausta. La morte sarebbe stata una benedizione, ma...
Torna. Incolume.
La richiesta più difficile che potesse farle. Ma se era questo ciò che Liara voleva da lei, allora Shepard non aveva la forza di negare quella richiesta. Perché, per lei... Shepard avrebbe fatto qualunque cosa. Avrebbe continuato ad andare avanti, aprendosi la strada tra i corpi, solo per tornare da lei. Shepard comprese in quel luogo e in quel momento, che non avrebbe voluto più vivere, senza Liara.
All'improvviso, per quella consapevolezza, le sembrò che il suo corpo... che il suo corpo fosse cambiato nella sostanza. Non era gioia, né terrore o disperazione, né si sentì più leggera: solo più vicina a sé stessa. Come se accettando questo, fosse diventata un'Umana differente: le sembrò di riuscire a respirare più facilmente, e che l'eredità dei Prothean che restava sempre appena ai margini della sua conoscenza, si fosse fatta un po' meno gravosa. Come se avesse trovato un nuovo modo di restare nella sua mente, un modo più facile:
"Ha detto qualcosa signora?" le chiese Garrus.
"...Hai trovato il centro di navigazione?"
Il Turian spostò la testa un paio di volte, in un gesto che per quanto assomigliasse ad un no Turian, non lo era:
"Notizie cattive e pessime."
"Illuminami."
"È isolato. Dovremo accederci manualmente per riuscire a scoprire qualcosa... oppure mi serve un'ora per farlo da qui."
"E le cattive?"
"Ho la posizione precisa. Si trova dall'altra parte della stazione, ma non sono stato in identificare un tragitto sicuro per arrivarci."
"...Procederemo in EVA."
"Speravo lo dicesse signora."
L'acuto strillo che giunse fino a loro, più simili a quello immaginario di una Banshee, che a quello di qualunque animale che conoscessero, suggerì loro che era tempo di procedere all'istante: senza una regina, i Rachni crescevano come bestie senza cervello, come quelli che li avevano attaccati alla Vetta 15. Si rinfilarono rapidamente nella camera di decompressione, chiudendola dietro di loro, e facendosi strada sulla paratia esterna della stazione con i magneti negli stivali.
"Per un pelo." sospirò Kaidan quando furono all'esterno.
"...Garrus, guidaci al centro di navigazione della stazione. Il più velocemente possibile."
Il Turian non si fece aspettare, disinserendo i magneti e cominciando a spingersi lungo le paratie della stazione Sigma 23 a pancia sotto con entrambe le mani, e i due Umani lo seguirono nel silenzio dello spazio.
Fu strano passare in mezzo a quei mercantili attraccati così strettamente l'uno all'altro: in più di un occasione, si trovarono a spingersi oltre il bocchettone di un motore.
Se qualcuno in quel momento avesse acceso quei propulsori, di loro non sarebbe rimasto molto...
Bandendo questi pensieri dalla mente, Alenko cercò di comprendere se esistesse una logica nella disposizione dei vascelli: complessivamente, il disordinato gomitolo di navi assomigliava quasi ad una freccia. Fu proprio sulla sua cuspide che Garrus li portò, indicando un portello d'attracco d'emergenza. Avevano superato gran parte del labirinto, ma niente vietava che non avrebbero trovato Rachni anche in quel luogo: Shepard fece loro segno di aspettare, indicando che sarebbe andata lei per prima.
Il getto d'aria congelata non fu l'unica reazione che ottennero quando il comandante tirò la leva, aprendo uno stretto condotto con una scala a pioli: lentamente, un cadavere scivolò fuori dal passaggio, un'espressione di muto terrore sul viso. In mezzo al suo petto, c'era uno squarcio a forma di croce, il segno tipico lasciato dalle pinze a calice dei Rachni.
Shepard fece tempo a leggere il suo nome stampato in chiare lettere sull'uniforme bianca e nera: E. Flores. Ammesso che i Cerberus usassero gli stessi gradi dell'Alleanza, quella donna era stata un maggiore: probabilmente l'ufficiale comandante dell'operazione...
Come un macabro palloncino, il cadavere del maggiore Flores continuò a piroettare sempre più lontano da loro, con quel grido inespresso sul volto...
Il comandante si infilò nel passaggio senza voltarsi indietro.
Dopo una stretta camera di decompressione, così angusta in effetti che dovettero avvinghiarsi l'uno a fianco dell'altro, la canna dei loro fucili esplorò un stanza non troppo più piccola, o diversa, del CIC della Normandy.
"Bloccate tutte le porte." ordinò Shepard, cosa che Alenko e Garrus fecero subito: qui il supporto vitale sembrava funzionare ancora bene, tanto che si arrischiarono a togliere i caschi.
L'aria sapeva di morte e terrore, e c'erano diversi cadaveri sparsi per la stanza. Nessun Rachni però: dovevano essersi diretti ad altre zone della stazione.
"Riuscite ad accedere ai razzi di spinta da qui?"
"Ci dia un minuto... o forse cinque." rispose Alenko, interfacciandosi con i sistemi di Sigma 23.
Nel frattempo, Shepard cercò la console del maggiore, ignorando i cadaveri. Il diario di bordo era intatto, e Shepard lo trasferì nel suo omnitool, cominciando a leggere i rapporti del maggiore Flores: trovò anche tre note vocali.
Senza aspettare, il comandante decise di accedervi e la voce di Flores si diffuse per il CIC.
"Sigma 23 è quasi completamente operativa. I quartieri per l'equipaggio sono stati completati, e abbiamo cominciato a immagazzinare munizioni. È estremamente difficile che l'Alleanza pattugli la nebulosa. Mi aspetto che i soli che possano avvistarci siano pirati. Ma chi gli crederebbe?..."
Ottima idea pensò Shepard: e quando i Rachni si erano liberati dal loro contenimento, chi aveva potuto salvarli? Difficile che avessero conquistato subito la stazione: probabilmente la loro era stata una lenta agonia.
"...Sembra che avremo spazio per due plotoni rinforzati di commando Cerberus."
Quindi, Sigma 23 era costata a Cerberus tra i 40 e i 100 effettivi, e con l'intervento della Normandy nelle altre loro installazioni, l'organizzazione doveva perso una grossa fetta del suo personale. Forse era anche per quello che nessuno era ancora venuto ad indagare alla stazione. Shepard accedette alla seconda voce del diario:
"Il pacco è arrivato oggi. Una coppia di uova fertilizzate da Noveria. Hanno detto che gli esemplari non saranno stabili... qualcosa riguardo alla loro crescita vicino alla regina. Non appena avremo ottenuto una popolazione più ampia a partire da questa prima coppia, li metteremo alla prova. Abbiamo notizie di pirati nell'ammasso Styx Theta: credo che cominceremo da lì."
Styx Theta era solo due salti di portale dall'ammasso di Argos Rho: idealmente, caricando i Rachni su una delle sezioni di Sigma 23 e indirizzandola sull'obbiettivo col pilota automatico...
Shepard controllò la data di quella voce del diario: risaliva a quasi due mesi fa. Cerberus doveva essere stato con la BH fin dall'inizio del loro progetto alla Vetta 15.
La data dell'ultima voce era invece più recente, e la voce del maggiore aveva un tono assai diverso:
"Sono sfuggiti al contenimento. Dannati bastardi. E abbiamo perso il controllo sui due gruppi che abbiamo mandato su Styx Theta. Si stanno diffondendo rapidamente per il complesso. Generale, se recupera questo messaggio, il mio consiglio è di distruggere i Rachni." in sottofondo alla voce di Flores, gli strilli acuti che Shepard conosceva già accompagnarono gli spari: "Usi uno degli altri progetti... Flores chiude... per l'ultima volta."
Poi la registrazione si interruppe:
"Un altro esperimento di Cerberus sfuggito al controllo." commentò Shepard.
"Almeno sono costanti nei loro fallimenti." commentò Garrus.
"...Siamo dentro signora." li interruppe Alenko: "Paranoici figli di puttana: avevano protetto i comandi della stazione fin troppo bene. E per fortuna non hanno fatto tempo a criptarli."
"Riesce a recuperare informazioni sui due gruppi inviati nell'ammasso Styx Theta?"
"...Ho le coordinate. Oh-oh."
"Alenko?"
"Signora... si è innescato il sistema di autodistruzione." la voce di Alenko fu professionale, ma comunque non riuscì ad impedire che suonasse tesa: perché? Perché, perché sempre bombe?
"Riesce a bloccarlo?"
"Non da qui. Abbiamo 70 secondi per tornare alla Normandy."
"Spiriti..."
"Imposti una rotta verso Vectra: se una delle uova rimane in una sezione protetta della stazione, niente vieta che non lo recuperino in un secondo momento."
L'inerzia avrebbe tenuto i rottami vaganti in rotta: con un po' di fortuna, non sarebbero riusciti a sfuggire all'attrazione gravitazionale del pianeta.
"Signora... come faremo a raggiungere la Normandy?"
"Dovremo sperare che Joker possa recuperarci al volo."
"Spiriti." galleggiare nello spazio per l'eternità non era una morte che Garrus si augurasse.
"Fatto signora."
Di nuovo, il ruggito e lo zampettio dei Rachni tornò a farsi sentire: a quanto pareva, non amavano davvero gli intrusi nel loro territorio.
"Alla camera di equilibrio."
Shepard non dovette insistere: Vakarian e Alenko si tuffarono quasi di testa nell'angusto spazio, seguiti da Shepard.
"30 secondi signora." ricordò Alenko.
"Merda."
I Rachni erano molto vicini ora: forse era così che era morta Flores. Le porte del CIC di Sigma 23 vennero sfondate...
"Al diavolo." imprecò Shepard brillando di azzurro.
Il portellone esplose senza rumore, e Shepard, Alenko e Garrus furono scaraventati all'esterno senza controllo sulla loro direzione. Rimasero uniti, rivolgendo i piedi alla stazione e sperando di riuscire ad allontanarsi abbastanza in fretta. Le distanza sembrano ridicole quando confrontate con la vastità dell'universo, e i poteri biotici non li avrebbero aiutati nella loro fuga. Rimasero così, come un missile di carne, sperando di aver fatto in tempo.
Il bagliore dietro di loro fu ignorato, mentre continuavano a restare uniti: Garrus credette per un attimo che uno shrapnel lo avesse colpito, ma scoprì che era solo il piede di Shepard.
"...Tutto ok?"
"Non lo definirei ok, signora, ma siamo vivi e incolumi, per ora."
"Alenko?"
"Signora... basta bombe. Non sta nemmeno diventando routine. La prego."
"...Lo prendo per un sì."
Shepard alzò la testa, osservando i resti della stazione: sembrava che Cerberus almeno sapesse come minare le sue installazioni.
"Normandy." chiamò il comandante e Grenado rispose immediatamente:
"Qui e la Normandy signora... cristo, felice di sentirla. Ci ha fatto spaventare. Sta bene?"
Tali non era l'unico membro dell'equipaggio della Normandy che era caduto in ginocchio con le mani sul casco, quando la stazione era esplosa.
"Siamo vivi e incolumi, ma alla deriva. Potete recuperarci?"
"...Vi abbiamo individuato. Tempo all'intercettazione: 20 secondi."
Garrus e Alenko si concessero un sospiro di sollievo, mentre il comandante sopra di loro non sembrò provare nessuna emozione particolare: per lei, probabilmente, era solo un altro giorno come primo Spettro Umano.
Ne ebbero conferma quando la Normandy li avviluppò nella sicurezza della sua camera di equilibrio. Probabilmente Joker lo fece apposta a inserire la gravità artificiale così rapidamente: caddero, con Shepard sotto di loro. Non appena il portello interno si aprì, trovarono Wrex ad aspettarli, seguito da Chakwas e Liara: di fronte a quella vista, il mercenario non poté esimersi dal sogghignare, aiutando l'Umana a rimettersi in piedi. Alenko e Garrus invece, scoprirono di essersi incastrati: uno degli speroni del Turian nelle armi del tenente, per essere precisi. Ma mentre perdevano tempo per rimettersi in piedi, Shepard stava già dando ordini, anche se Chakwas faceva del suo meglio per starle dietro e controllarla col suo omnitool:
"Preparasi a fare rotta per l'ammasso di Styx Theta, Joker: non abbiamo ancora finito."
"Comandante, è appena sopravvissuta ad un'esplosione che ha cancellato una stazione spaziale..." obbiettò Chakwas.
Ma Shepard fece finta di non sentirla:
"Tali, Alenko, mi servirà il vostro aiuto per determinare dove Cerberus abbia mandato i Rachni nell'ammasso. Chase: si coordini con Pressly. Nessun rottame nomade della stazione che possa conservare atmosfera deve sfuggire all'attrazione di Vectra. Li distrugga."
"Sissignora." rispose l'addetta alle armi.
"Barnes: mi prepari un collegamento con Anderson non appena saremo nel raggio delle boe di comunicazione."
"Sissignora."
"Se mi cercate, sarò nella mia cabina... Consegnerò le armi più tardi Williams."
Si fermò solo un momento passando a fianco di Liara:
"Dottoressa."
Missione compiuta: era tornata a bordo incolume.
"...Comandante." rispose Liara, tenendo lo sguardo a terra.
"Meglio del dannato Batman." commentò Joker ammirato, scuotendo la testa e guardandola andare via assieme al resto del reparto di comunicazione.
Quella notte, il comandante non invitò Liara nella sua cabina, e l'archeologa non cercò di colmare la distanza.
 
***
 
Questa volta, Shepard era... furibonda.
"...Signore... non capisco. Com'è possibile?"
L'ologramma di Hackett non rispose: si limitò a toccarsi la radice dello sfregio che aveva in faccia. Un tic nervoso, che serviva come sfogo per le sue emozioni: in quel caso imbarazzo.
"Con tutto quello che è successo in questi ultimi due mesi, una base di studio dell'Alleanza scomparsa nell'ammasso Styx Theta, all'interno dei cinque chilo parsec dal nucleo galattico, non era una priorità, comandante. Abbiamo mandato una squadra, compiuto un'indagine superficiale, ma quando non è risultato niente di evidente, abbiamo reputato si trattasse di un attacco pirata nel sistema."
"Signore, con tutto il dovuto rispetto... un attacco Rachni lascia dietro di sé parecchi indizi: vuole farmi credere che i cadaveri squartati e i segni di artigli e zanne non hanno insospettito nessuno?"
"...Credevamo si trattasse di Varren: non avevamo ragione di credere che ci fossero Rachni a piede libero ai tempi. E visto che durante l'indagine non si sono mostrati, mancavano riscontri."
Shepard si afferrò la radice del naso, soffocando un'imprecazione:
"Credevo che li addestrassimo meglio i nostri marine, signore..."
"Se lo ritiene necessario, farò partire un'indagine interna, ma..."
"Allora lo faccia... per favore. Anche se è stato un errore in buona fede, l'Alleanza non può comunque permettere che l'incompetenza diventi la norma."
"Non serve che me lo ricordi, comandante."
"Maledizioni... " sospirò il comandante: "In settanta giorni, i Rachni potrebbero aver preso possesso di gran parte della regione." e questo in una zona di spazio terribilmente inospitale: era impossibile viaggiare alla leggera nell'ammasso di Styx Theta, tra tempeste di energia oscura, nebulose di idrogeno molecolare, flare radioattivi...
E fuori dal raggio delle boe di comunicazione, sarebbero stati soli.
"Sto inviando due incrociatori equipaggiati per un'operazione di bombardamento a tappeto. Ci vorranno 36 ore perché arrivino nel sistema, ma..."
Shepard scosse la testa:
"Non possiamo aspettare così tanto, ammiraglio..."
L'altra destinazione in cui Rachni erano stati mandati era anche più importante, e forse sarebbe stato possibile trovare dei superstiti: il tempo però era agli sgoccioli, come spesso accadeva per la SR1.
"...Compiremo una perlustrazione preliminare con la Normandy e lasceremo una sonda spia a monitorare il pianeta. Per quanto gli incrociatori arriveranno, avrete i vostri dati."
"La ringrazio molto comandante..."
"È il minimo che possa fare." rispose Shepard, prima di tagliare il contatto: normalmente non avrebbe mai agganciato in faccia ad un ammiraglio, ma Shepard era stanca di pulire il sedere all'Alleanza, specie in quel caso.
 
Sistema di Acheron, terminatore della rete dei portali per l'ammasso di Styx Theta: costituito da una stella gialla di sequenza principale, attorno a cui orbitavano quattro pianeti e una cintura di asteroidi a dividere il sistema a metà.
Shepard si prese un momento per osservare la mappa olografica che aveva di fronte: le loro sonde spia avevano già compiuto un esplorazione completa del sistema. Nonostante questo, non avevano trovato molto che non fosse già noto: su un asteroide carbonioso del sistema, avevano individuato alcuni rottami Turian risalenti alle loro guerre di indipendenza. Pressly avrebbe indagato meglio durante la loro perlustrazione a terra: se fossero riusciti a recuperare un'insegna Turian dai rottami, tanto di guadagnato.
La vera celebrità del sistema, e la ragione per cui l'Alleanza aveva installato una stazione di studio su di esso, era il secondo pianeta, Altahe-Ontahe... o per meglio dire, i secondi pianeti. Altahe-Ontahe era un caso più unico che raro nel panorama galattico: un doppio pianeta Roche, ovvero due pianeti rocciosi molto densi, legati insieme dalla gravità in un'orbita stabile estremamente vicina. Così vicina in effetti, che i due pianeti condividevano la stessa atmosfera: un'irrespirabile miscela di azoto ed etano, continuamente in movimento a causa dei forti venti provocati dal reciproco effetto gravitazionale tra Altahe e Ontahe.
I due pianeti gemelli erano caldi, circa 36 °C a terra, ma questo era dovuto in parte anche all'abbondanza di materiale radioattivo sulla sua loro superficie, assieme a metalli pesanti. Il terreno era basaltico, siliceo e profondamente irregolare: irte catene montuose si formavano dove la superficie era mena densa, alternandosi a larghi bassopiani. E ci sarebbe stata polvere, ad oscurare il terreno e la loro indagine...
Pressly entrò in sala comunicazione in quel momento, portando notizie:
"Comandante: abbiamo confrontato la mappa di Altahe fornita dall'installazione dell'Alleanza con i nostri rilevamenti. Ci sono due zone che presentano corone di caverne."
"...Corone di caverne?"
Pressly caricò le foto orbitali fatte coi sensori attivi della nave:
"È il modo in cui i Salarian identificavano l'ingresso delle colonie Rachni."
Le foto mostravano dei cerchi formati da tane scavate in profondità nella roccia.
"I Rachni costruiscono le loro uscite in superficie in questo modo: ognuno di questi tunnel si ricongiunge sotto la superficie, formando un labirinto. Anche facendo saltare una bocca, le altre garantiscono ai Rachni la possibilità di uscire e difendersi."
"Quindi a meno di non farle saltare tutte assieme, ce li troveremmo subito addosso..."
"Esattamente."
"Quanto in profondità possono spingersi?"
"...Abbastanza da rendere le armi della Normandy inefficaci. Ma occorrerebbe un'esplorazione a terra per saperlo con certezza."
Shepard controllò le posizioni delle corone di caverne: una di queste era in prossimità della base dell'Alleanza. Impossibile avvicinarsi senza trovarsi tutta la colonia addosso.
"Ecco perché hanno avuto bisogno dei Krogan ai tempi... Sembra che abbia letto a fondo i rapporti della guerra dei Rachni, Pressly."
"...Una lettura leggera prima di andare a dormire, signora." ammise l'XO.
"Qualcosa di rilevante a terra?"
"Abbiamo rilevato due sonde. Una è probabilmente quella che la stazione di studio usava per comunicare con l'Alleanza, e che Cerberus ha fatto precipitare sul pianeta: non sarà difficile recuperarla, è caduta in una zona molto distante dalle corone di caverne. L'altra è un po' più problematica."
Pressly spostò verso nord la fotografia della base dell'alleanza: appoggiata sull'orlo di una degli ingressi per le tane dei Rachni, il profilo acuto e il metallo lucente di una sonda Asari era inconfondibile.
"...Pensa a quello che temo?"
"La dottoressa T'Soni ha già confermato che è coerente col periodo in cui gli scritti della Matriarca Dilinaga sono stati lanciati..."
"E se non la recuperiamo, c'è il rischio che gli incrociatori dell'Alleanza spazzino via quel reperto."
Per la precisione, esisteva la concreta possibilità che quello fosse l'ultimo capitolo mancante dell'Anima e la Dea: il 16°. Anche solo pensare di dover spiegare a T'Kenthi che l'ultima parte del lavoro della sua antenata era andato distrutto... non uno scenario piacevole da immaginare. Ad essere sincera poi, il comandante non sapeva come interpretare l'azione di Liara: il fatto che non fosse venuta a dirglielo di persona... voleva lasciarle spazio, o voleva avere spazio? Shepard era confusa: le sembrava di aver fatto molti passi indietro... ma quel bacio.
Torna. Incolume.
Una frustrante confusione: ma d'altro canto, c'era da aspettarselo dopo... Noveria.
"Precisamente: devono essere stati proprio i Rachni a riportarlo in superficie." finì Pressly.
"...Quanto sarà la massa della sonda?" chiese improvvisamente il comandante.
Non una domanda per cui Pressly era preparato:
"...6 tonnellate? Prendere o lasciare? Ma Altahe ha una gravità di 1.1 g, signora."
"Mmhh..."
Per via dei Rachni, Altahe era il fondo del calderone di una strega: se avessero voluto avere successo, dovevano ridurre l'esposizione al minimo.
"...Signora? Ha un piano?"
"Quasi. Convochi la squadra e invii tre delle nostre sonde spia nel sistema di Erebus. Prepari la quarta come boa da lasciare in orbita per le squadre dell'Alleanza con tutti i dati pertinenti al pianeta che recupereremo."
"Sissignora." disse Pressly scattando: il comandante aveva quasi un piano?
Questa missione sarebbe stata interessante da monitorare dalla Normandy.
 
"...Questo non è un piano, ma'am. È un dannato suicidio."
Shepard fece spallucce, evitando di guardare nella direzione della dottoressa.
"Parla per te Ashley, a me piace."
Williams si rimangiò una risposta davvero volgare, mitigandola in:
"Fottiti Garrus... tu e il tenente rimarrete a bordo della Normandy."
"A costruire una testata nucleare col materiale fissile recuperato da Agebinium." interloquì Alenko bonariamente: "...ti cedo volentieri il posto, capo artigliere: da quando sono salito a bordo della Normandy ho visto abbastanza bombe da bastarmi per dieci vite."
Fu una delle poche volte in cui la squadra vide Williams arrossire e abbassare lo sguardo:
"Non- non ho le qualifiche per farlo." rispose, e in ogni caso, quella bomba non era per Altahe, ma un progetto a cui si sarebbero dedicati in previsione di Erebus... o per un'eventuale futuro.
"Nemmeno a me piace, Shepard." borbottò Wrex.
"Questa non è una democrazia signori: avete i vostri ordini."
"Shepard..." cominciò Tali con una piccola voce, ma il comandante non le permise di andare avanti.
"Tali, resterai sempre a bordo del Mako. E mi serve la tua esperienza coi sensori per evitare di finire in una eventuale trappola sotterranea: non sappiamo come reagiranno questi Rachni, ma durante la loro guerra contro il Consiglio, erano soliti costruire trappole non troppo diversa da una bocca di lupo. Con la differenza che catturavano mezzi pesanti. Mi serve qualcuno che indichi a Williams la strada mentre fuggiremo come imbecilli."
"...E tutto questo per recuperare un dannato manoscritto Asari. Senza offesa, dottoressa."
"Non credo di non potermi offendere, capo artigliere: sta per caso suggerendo che valuti la vita dei miei compagni sulla Normandy meno di un manoscritto?"
Questo lasciò a bocca aperta Williams:
"Ma allora..." provò a suggerire guardando il comandante.
"Questa. Non. È. Una. Democrazia." ripeté a denti stretti il comandante: "Avete i vostri ordini."
"Aye aye ma'am." rispose Williams salutando: "...Ma mi riservo il diritto di inviare una protesta formale al comando dell'Alleanza per l'evidente disprezzo che lei dimostra per la sua incolumità personale... ma'am."
"Lo farebbe davvero marine?"
"Può scommetterci ma'am. E non mi interessa quanto ridicolo sia fare un rapporto sui troppi rischi che prende un N7: credo stia davvero esagerando."
"Mi associo con il capo artigliere comandante... Shepard." aggiunse Liara: "Credo che non valga la pena di rischiare la nostra missione contro Saren per..."
"Basta così." la leonessa di Elysium non urlò, ma il brevissimo flare di energia oscura dimostrò che la sua pazienza si era esaurita: "...Annoterò le vostre opinioni nel diario di bordo. In condizioni diverse probabilmente sarebbero state sufficienti a farmi cambiare idea, ma quando manca un solo capitolo della Matriarca Dilinaga a finire la serie completa, lo stesso capitolo che forse si trova su Altahe, non ho intenzione di farmi dissuadere da considerazioni sulla mia sicurezza personale. L'eredità storica di un popolo è troppo importante per non affrettarci a recuperarla."
"È questo il motivo?"
"Lo è dottoressa... non potrebbe essere altrimenti." rispose Shepard con voce più normale, incontrando finalmente il suo sguardo: "Non quando porto nella mia mente la memoria di un intero popolo scomparso... una simile memoria... non dovrebbe venire conservata così. Spezzata e confusa..." il comandante tornò a guarda le mappe olografiche, usando la sua voce più gelida:
"Preparatevi." ordinò semplicemente.
 
Sarebbe stata una gara. Una gara folle e spericolata, in cui Shepard sarebbe stata un'esca viva.
Il loro obbiettivo sarebbe stato quello di lasciare il pianeta incolumi: quello dei Rachni, probabilmente, di ucciderli per difendere il loro territorio.
Shepard si lanciò per prima dalla Normandy, lasciando che l'atmosfera polverosa dei pianeti l'abbracciasse: dietro di lei, la seguì Castor, con Williams e Tali a bordo.
Poi, la Normandy uscì dall'atmosfera, dirigendosi ad indagare brevemente i segni di battaglia rimasti sull'asteroide carbonaceo che avevano già individuato: la loro nave non sarebbe stata di alcuna utilità in quel caso.
Shepard atterrò quasi sulla sonda, cercando di muoversi il più rapidamente e velocemente possibile. Fu stupido, ma non poté impedirsi di cercare di farlo in punta di piedi.
"Comandante, qui Castor. Siamo atterrati." come anche lei, Williams aveva cercato un approccio il più morbido possibile sulla superficie del pianeta: "...Tali sta attivando i sensori."
La voce della Quarian si inserì nel suo circuito radio:
"Shepard... ci sono qualcosa come un centinaio di Rachni sotto di te..."
Il comandante si sentì le viscere farsi remote: si sforzò di rallentare il battito cardiaco.
"Ricevuto. Sono alla sonda."
Il satellite Asari precipitato era ben in vista, mezzo sepolto dalla terra smossa dai Rachni quando avevano aperto le bocche della loro colonia.
Da quello che Han Olar le aveva raccontato su Noveria, i Rachni si riproducevano a ritmi spaventosi: la regina, nutrita dai tecnici della BH, produceva covate in modo discontinuo, da 100/150 uova ogni settimana, deposte tutte in una volta. Era plausibile che gli altri Rachni si riproducessero più lentamente, ma comunque potevano creare una colonia in poco, pochissimo, tempo.
Mentre si avvicinava carponi all'imboccatura della colonia dei Rachni, Shepard provò perfino a calcolare il numero esatto di Rachni sul pianeta... le cifre che si ammassarono nella sua testa però, non le fecero una buona impressione:
"Tali?"
"I sensori sismici mostrano movimento, ma niente di... violento: non sanno ancora che siamo qui." non ci avrebbero messo molto a scoprirlo, però.
Shepard toccò con le dita la sonda Asari, spostando lentamente la terra che la copriva per accedere al suo vano interno.
Ebbe la conferma di aver fatto centro quando incontrò i familiari caratteri incisi nel metallo argentato, e lo stemma del casato di Kenthi: una sorta di doppia W sovrapposta e inscritta in un triangolo.
Il cumulo di terra smossa davanti di lei sembrò ondeggiare, come fa l'acqua per il moto di un pesce sotto di essa.
Shepard continuò a lavorare: non era difficile. L'aveva già fatto tante altre volte: era questione di secondi.
Le due pinze di un Rachni sorsero come fiori carnosi dalla terra: erano purpurei. Non poteva essere una regina, quindi doveva essere un maschio anziano: forse il fondatore della colonia. La demenza di cui sembravano soffrire quei Rachni che non erano stati cresciuti da una regina, lo aveva portato vicino alla superficie: Shepard azionò i sensori della sua tuta, registrando e ascoltando, mentre lo strano verso che aveva udito già una volta sulla Normandy tornò a farsi sentire.
Tre note di basso, in semibiscroma, una pausa: poi due note più brevi, la prima in minima, e la seconda in semiminima, con una variazione del tema nella seconda, per chiudere in modo più acuto. Poi di nuovo le prime tre note, ma eseguite con un altro apparato del Rachni, un altro... strumento. Se la prima ripetizione assomigliava ad un bramito, la seconda ricordava di più una vibrazione: se la sentì nelle ossa, a risuonare nella sua cassa toracica...
E di nuovo le due ripetizione acute.
Poi calò il silenzio su Altahe, e solo il sibilo del vento le soffiò nelle orecchie: lo scritto della matriarca Dilinaga era ora nella sua mano.
L'unico modo per fuggire al diavolo, è nascondersi sotto la sua coda: Shepard non provò ad estrarre le sue armi, mentre il Rachni sorgeva dalla terra che chiudeva uno degli ingressi del suo nido. Per il momento, gli dava ancora le spalle.
"Williams, porta qui il Mako subito." sibilò il comandante nel casco.
Fu il rumore, o magari le vibrazioni dell'IFV, ad attirare la sua attenzione e quando Castor sbucò da dietro un crinale, il Rachni si voltò abbastanza da accorgersi di lei: per un momento, nei suoi otto occhi composti, la sola immagine che si rifletté fu quella dell'Umana troppo vicina.
Molto lentamente, Shepard aprì il circuito audio verso l'esterno: per il suo tentativo, Shepard scelse una parte del messaggio lasciato dall'Apollo 11 sulla Luna.
"Vengo in pace, in nome di tutta l'Umanità." affermò.
Per tutta risposta, il Rachni urlò e Shepard brillò di azzurro, scaraventandolo venti metri lontano, goffamente sdraiato sul fianco: poi il comandante cominciò a correre verso il Mako, tenendo sottobraccio il manoscritto di Dilinaga e imprecando per tutto il tempo.
Non si voltò a guardare quando sentì dietro di sé altre urla di Rachni.
Williams non si fermò col Mako, ma fece salire il comandante rallentando lievemente col portellone aperto, lasciando che fosse Tali ad aiutarla a salire. Tra i Rachni e Shepard, per fortuna la Quarian si concentrò su quest'ultima: il capo artigliere mandò Castor in un testa coda, facendo dietrofront e marciando verso nord, nord est, schiacciando l'acceleratore abbastanza da fare un buco sul fondo dell'IFV. Si diressero al punto di schianto della sonda dell'Alleanza, mentre Shepard conquistava la posizione dell'artigliere e liberava il cannone. Nel frattempo, Tali si rimise al posto di copilota, indicando a Williams dove non andare, cercando di trovare lo spazio di dare indicazioni tra un colpo di cannone e l'altro.
I Rachni smisero di inseguirli dopo venti chilometri, e Shepard li vide diventare sempre più piccoli nel mirino del cannone fino a scomparire.
Williams non staccò il piede dall'acceleratore fino a quando non furono di nuovo sulla SR1.
 
Di nuovo al sicuro a bordo della Normandy, ovvero nello spazio e in rotta verso il sistema di Erebus, la squadra visionava le riprese dei sensori di Castor e della corazza del comandante.
"...Adesso sappiamo quanto siano profonde le loro colonie su Altahe." commentò Shepard, osservando le riprese fatte dal retro del suo casco: tutti i loro dati, e le sue conclusioni, erano stati lasciati a disposizione per gli incrociatori dell'Alleanza, sperando che bastassero per disinfestare il pianeta.
"Signora?"
"...Esiste una relazione geometrica tra il numero di individui di una colonia e la loro profondità, che dipende però anche dall'ambiente in cui si trovano a scavare... le loro colonie devono sprofondare per circa un chilometro e mezzo nel terreno."
"È per questo che l'ha fatto, ma'am? Ottenere dati per gli incrociatori?"
"Per questo, e per la sensazione esilarante di essere un'esca viva: dovranno usare cariche termobariche, se vogliono avere una speranza di disinfestare Altahe. E giusto per essere sicuri... sposterei la base di studio su Ontahe: un doppio pianeta di Roche si può studiare anche sull'altro gemello."
Liara scosse la testa, un gesto che Shepard finse di non vedere:
"Alenko, Vakarian: a che punto siete?"
"A buon punto signora: visto che è la prima testata nucleare che costruisco, mi sono permesso di... esagerare. Garrus è entusiasta." ed effettivamente il Turian annuì.
"Bel lavoro." replicò Shepard con un sorriso obliquo e incrociando le braccia: "...Vorrei un rapporto completo sulla mia scrivania non appena avrete finito. Ma per oggi può bastare: direi che Prescott può tirare fuori dalla ghiacciaia le birre e concederci una serata di dissolutezze."
"Ah! Mi piace come suona."
"Penso che ne approfitterò anch'io: Rachni." disse Tali rabbrividendo.
"...A proposito,che avete trovato sull'asteroide carbonioso?" chiese il comandante, cominciando a sgomberare la sala, e tirandosi dietro il resto della Squadra
"Un'insegna della colonia di Epyrus." rispose Garrus.
"L'ambasciatrice Orinia sarà entusiasta... adesso ci manca un solo Medaglione, e avrò anche la Dalatrass Dardree pronta a ricoprirmi d'oro."
"...Non ci hai mai detto cosa siano, Shepard."
"Il tuo prossimo bonus in busta paga Wrex. E non chiedere altro..."
"Comandante." la chiamò Liara: non si era mossa di un millimetro dalla sala comunicazione, rimanendo ferma come una statua di sale: "...Posso avere un momento del suo tempo?" chiese, indicando gli ologrammi di Altahe.
Shepard si guardò indietro, e fece cenno al resto della squadra di andare avanti senza di lei. Quando le porte si chiusero nuovamente, lasciandola da sola nella sala comunicazione con Liara, l'archeologa la schiaffeggiò: poi uscì senza dire una parola.
Forse se l'era meritato.
 
***
 
Quella notte, fu Shepard a fare visita a Liara nel suo laboratorio, portando sottobraccio la sua scacchiera. Passando, il comandante rivolse un cenno d'intesa a Garrus, sdraiato mollemente sulla sua branda a leggere la Divina Commedia dal suo datapad retroilluminato. Il Turian sorrise vedendola passare, per quanto la sua specie potesse fare almeno, fingendo di ignorare le implicazioni della sua visita notturna:
"...Giustizia mosse il mio alto fattore: fecemi la divina podestate, la somma sapienza e ’l primo amore. Dinanzi a me non fuor cose create se non etterne, e io etterno duro. Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate." lesse il Turian.
Quel poema non era faticoso nel suo significato letterale, ma era assolutamente enigmatico in quello nascosto: tuttavia, il concetto del contrappasso era qualcosa che il Turian era riuscito ad apprezzare e molto in fretta.
Garrus cominciò a leggere le note che erano incluse nel datapad su quei versi:
"Oh." disse solamente all'infermeria ora vuota.
 
Dall'altra parte della porta, chiuse nel laboratorio, Shepard si avvicinò a T'Soni:
"Pace?" chiese a Liara, abbassando lo sguardo.
"...Non sono mai stata arrabbiata con te, Hayat." rispose l'archeologa, salvando e chiudendo le schermate di dati a cui stava lavorando: i dischi dati Prothean continuavano a rimanere un mistero.
"Sul serio, dottoressa?"
"...No." ammise Liara: "Il tuo ignorare la tua stessa sicurezza.... mi inquieta."
"Ha modo di vendicarsi allora." rispose Shepard, piazzando la scacchiera tra loro: non c'era una seconda sedia nel laboratorio, per cui il comandante come sempre prese per sé una delle casse sparse in giro.
"...Dovrei dire qualcosa?" chiese Liara quando il sorteggio le assegnò i bianchi: una vecchia routine.
 Pedone in e4.
"Solo se lo vuoi." rispose Hayat, muovendo pedone in d5: difesa Scandinava.
"...E tu vorresti dire qualcosa?" pedone in e5.
Shepard ci pensò a lungo:
"Non lo so." ammise: cavallo in c6.
Liara spostò la sua regina in e2, corrugando la fronte.
"...Non mi posso scusare per quello che ti ho chiesto Liara." alfiere in f5: "Dopo quello che ti ho fatto... io non ho parole per scusarmi."
Liara mise il suo pedone in c3:
"Stai cercando di razionalizzare un tentativo di suicidio?" pedone nero in e6.
"Non era un tentativo. E non era un suicidio." pedone bianco in d4.
"E cos'era allora Hayat?"
"...Una dichiarazione." rispose il comandante: pedone nero in f6.
"Oh?" Liara mise il suo pedone bianco in f4, e il cavallo di Shepard fuggì in a5: c'era quasi.
"...Io non sono... una persona normale, Liara. Non credo di essere migliore di altri, ma di certo sono diversa."
"A dir poco." cavallo bianco in f3.
"Cavallo nero in c4... la verità è, che a causa di come ho vissuto la mia vita, ho una serie di valori differente: ci sono alcune cose che ritengo siano inaccettabili, al punto tale che la mia coscienza mi chiede di risolverle. Immediatamente, senza scuse." cavallo bianco in h4:
"E questo quindi quello che hai cercato di fare?"
"Sì. Ogni membro della mia squadra è importante, tu più di tutti." alfiere nero in e4: a cosa stava mirando quel doppio assedio?
Liara spostò il suo cavallo bianco in d2.
"...Quello che voglio dire, Liara, è che... io non conosco il mio destino." pedone nero in f5: "Ma..."
"Ma?" regina bianca in h5: scacco. Liara stava aspettando solo quello.
"Ma sono pronta a fare del mio meglio per creare un futuro per noi... se tu lo vorrai." pedone nero in g6.
Cavallo bianco in g6, pedone in g6 e Liara mangiò con la regina la torre di Hayat in h8.
Shepard spostò il cavallo in h6, con uno strano sorriso obliquo sul volto:
"Non capisco." ammise Liara mangiando col suo cavallo bianco in c4: "Qual è il nesso tra queste tue parole e...?"
Hayat mangiò col suo pedone in c4, e Liara punì quel pedone ribelle con il suo alfiere.
"Che dopo quello che ti ho tolto, vorrei darti così tanto in cambio. Io ti amo. E questo non è cambiato."
Finalmente, la regina di Hayat si mosse in h4, dando scacco al re di Liara.
"Ma non è stata colpa tua!" sbottò Liara sfuggendo col suo re in d2.
"Su questo... dobbiamo dissentire." regina nera in f2 e Liara arretrò in d1: "...Ma la verità è che se devo scegliere tra fare quello che so giusto e quello che dice il mio cuore... allora io ho già scelto di stare con te. Prima di te, nessun altro mi ha mai chiesto di tornare."
"Pace allora." disse Liara quietamente: finalmente. "...Ma continuerei a preferire meno esplosioni nel nostro futuro... adesso...?"
"Adesso...?"
"...Hai intenzione di darmi scacco matto, così che possa baciarti come si deve?"
"...Alfiere in c2. Scacco matto." l'accontentò Hayat.
Ma a Liara non importò di aver perso un altra volta: nella semioscurità del laboratorio, due menti divennero una, e due cuori trovarono conforto l'uno nell'altro.
 
***
 
"Mayday. Mayday. Mayday. Qui è il tenente Marie Durand, 3°-14° unità di fanteria, 10° divisione di frontiera dell'Alleanza..."
Nepmos era il primo di quattro pianeti ad orbitare attorno alla sua stella: un luogo sulfureo, di roccia nera e cieli gialli e grigio scuro, dalla sottile crosta ricca di metalli pesanti, soprattutto uranio, palladio e titanio; a coprire un nucleo di magma fuso e ribollente.
"...La postazione è sotto attacco da forme di vita non identificate. Abbiamo bisogno di una dannata estrazione!"
L'atmosfera del pianeta era densa e calda: 68 °C. I soldati dell'Alleanza si muovevano su un pianeta con 1.2 g.
"Qui è il comandante Shepard della Normandy. Stiamo arrivando."
Castor e Pollux fendettero le nuvole basse, portandosi dietro una larga striscia bianca di condensa: per Marie Durand e i suoi, avrebbero potuto essere angeli.
I Rachni avevano aperto una corona di caverne proprio dirimpetto alla base, e le forze dell'Alleanza cercavano di arginarli nei cento metri di terra di nessuno che c'era fra l'uscita della colonia e la loro base. I marines avevano pistole e fucili, e solo un fiume sotterraneo di magma aveva impedito che gli alieni gli sbucassero da sotto. Le creature erano implacabili: l'insediamento aveva subito gravi danni e i marines stavano perdendo, al punto, che su un altro pianeta avrebbero provato a ritirarsi... ma non c'era un altro luogo dove scappare su Nepmos: solo roccia nera e zolfo.
I due IFV toccarono terra pesantemente, a fianco del fortino dell'Alleanza: i loro cannoni e le raffiche di mitragliatrici furono una manna per i marines asserragliati lì, senza un trasporto e chissà da quanto tempo sotto attacco. Castor e Pollux cominciarono a riequilibrare la sorti di quello scontro: per fortuna, i Rachni non erano impervi ai loro cannoni quanto i Creepers del Thorian.
Fu uno scontro breve, mentre i due Mako scodavano per evitare gli schizzi d'acido dei Rachni e i loro artigli, comportandosi come due cani da pastore occupati a contenere un gregge impazzito.
I marine li aiutarono a vincere.
 
"Tenente Durand, signora..." salutò la donna dalle barricate: indossava una corazza pesante modificata della Aldrin Labs. Una rarità, tra le forze di frontiera dell'Alleanza: il 3°-14° era ben equipaggiato, forse proprio a causa di dove erano stati schierati.
Shepard restituì il saluto:
"...3° brigata, 14° reggimento fanteria." completò la marine: "E sono dannatamente felice di vederla."
"Abbiamo pensato che vi servisse un po' d'aiuto..."
"Per la verità signora, ci serve un'evacuazione. Potete portarci via?"
"...In quanti siete rimasti?" chiese Shepard facendo scorrere lo sguardo sui marine dell'accampamento: un fragile anello di prefabbricati.
"Quaranta persone, più o meno, e io sono l'ufficiale più alto in grado. Metà di quelli che eravamo..."
Shepard scosse la testa:
"La nostra è una fregata da guerra: non siamo in grado di gestire una simile evacuazione da soli."
"Dannazione..." imprecò uno dei marine di Durand.
"...Ma faremo quanto è in nostro potere per aiutarvi: l'Alleanza ha già inviato degli incrociatori nell'ammasso. Tempo una settimana al massimo e saranno da voi."
"Signora, con tutto il dovuto rispetto, non resisteremo altre sette ore contro quelle cose: quelli che abbiamo affrontato erano solo l'avanguardia! Le nostre sonde sismiche hanno rilevato un branco molto più numeroso in avvicinamento. Cinque minuti al massimo."
Attraverso il casco, Shepard le rivolse un sorriso:
"Ecco perché siamo qui. Vakarian, Alenko, Zorah: controllate cosa potete fare per rinforzare questa postazione. Williams, Wrex: ispezionate il perimetro." la piccola squadra alle sue spalle scattò, e solo Liara rimase con lei.
Durand diede ordini perché qualcuno dei marine desse loro una mano:
"...Avete dei feriti?"
Durand scosse la testa:
"Non fanno prigionieri signora: se ti afferrano, ti ammazzano. Ho perso la maggior parte del plotone cercando di mettere in funzione le torrette." spiegò Durand, indicando due postazioni automatizzate di fronte ai prefabbricati, che avrebbero dovuto sorvegliare la terra di nessuno tra Rachni e marine.
"Se ne occuperanno i miei uomini."
"Come siete finiti in questo posto?" chiese invece Liara
"Siamo un plotone di frontiera." disse uno dei marine di Durand, alzando le spalle come se fosse evidente.
"...Temo di non capire." rispose la dottoressa.
"Una piccola guarnigione dislocata in posizione strategica: in caso si renda necessario un intervento delle forze dell'Alleanza nell'ammasso, possono usare i marine qui, invece di doverli portare al completo dai nostri territori. Riduce il numero di navi coinvolte nell'operazione. E le tempistiche di un'azione."
"Oh... ha senso. Ma questo vuol dire che vi hanno lasciato qui senza una nave di supporto?"
Durand annuì:
"Ci hanno schierato qualche mese fa, in previsioni di possibili operazioni antipirateria, e ci inviavano trasporti automatizzati con i rifornimenti ogni paio di settimane. Non era così male: prima di quei cosi, non avevamo visto niente di più pericoloso di qualche lichene... ma ieri, questi animali hanno cominciato a sbucare fuori dal terreno."
"Sono Rachni tenete, non semplici animali. E sono sfuggiti al controllo. Stiamo cercando di contenere la situazione da allora."
"L'Alleanza produce questi cosi?"
"Certo che no, caporale." rispose Shepard, rivolgendosi al marine: "...Stiamo ripulendo casini altrui, ma è una lunga storia."
"Signora, sinceramente non mi interessa. L'unica cosa che m'importa è sopravvivere fino all'evacuazione."
"La ricevo forte e chiaro, tenente. Tali, a che punto siamo?" disse Shepard attaccandosi alla radio.
"Mi servono delle ore per rimettere in funzione il generatore delle torrette." il primo assalto dei Rachni doveva essersi spinto fino all'interno del campo...
"Non abbiamo tutto questo tempo." rispose il comandante.
Pensa Tali pensa: pensapensapensapensapensapensa! E il panico diede alla Quarian l'illuminazione:
"...Posso provare a collegare uno dei Mako al generatore e usarlo come fonte energetica temporanea, ma ci lascerà con un IFV immobilizzato."
"Fallo comunque: l'unica cosa che ci serve adesso sono i cannoni."
"Ricevuto."
"Williams, Alenko! Spostate i due Mako: uno all'interno del perimetro, l'altro vicino a generatore."
Il coro di "Sissignora" e "Aye aye ma'am" si sovrappose nella sua radio.
"Potete bombardarli dall'orbita?" implorò uno dei marine.
Ancora una volta, Shepard si trovò a scuotere la testa:
"Un bombardamento dall'orbita ci farebbe nuotare tutti nella lava: la crosta di Nepmos è troppo sottile. Abbiamo già una soluzione a lungo termine, ma l'obbiettivo ora e difendere questo posto."
"...Aye aye ma'am."
"Signora: stanno arrivando!" disse un altro soldato uscendo da uno dei prefabbricati: probabilmente il centro di comando.
"Sulle trincee marine!" urlò Durand: "Fate provvista di granate!"
"Le dispiace se mi aggrego?" chiese Shepard dirigendosi verso la barricata.
"Volentieri, signora."
"...Wrex." disse Shepard quando il Krogan la affiancò, assieme a Vakarian, Alenko e Liara.
Williams e Tali avrebbero manovrato i cannoni dei Mako.
"Shepard?"
"Come ci si sente a combattere contro la nemesi della propria specie? Come un guerriero delle leggende Krogan?"
"...Mhh. Mi piace." rispose sinceramente il mercenario stringendo il suo fucile d'assalto: di tutta la barricata, Shepard e Garrus erano gli unici ad avere un fucile da cecchino.
"Questo fa di noi dei Krogan onorari?" chiese Alenko al mercenario.
"...Ci penserò." rispose prudentemente Wrex.
Le due torrette presero improvvisamente vita: Tali doveva aver finito.
"Garrus?"
"Sì, Shepard?"
"...Vediamo chi fa più centri?"
Dalla corona di caverne, la terra cominciò a smuoversi.
"Speravo me lo chiedesse, signora." rispose Garrus, azionando una serie di comandi sul suo omnitool: nel suo casco, si diffuse l'inno imperiale Turian.
Poi tutti cominciarono a fare fuoco.
 
I Rachni furono inarrestabili: su Nepmos, i marine e la Squadra di Shepard ebbero un assaggio di cosa erano state le guerre contro di loro. Per ogni Rachni ucciso, altri tre ne prendevano il posto, e l'uniforme onda di marrone cioccolato progrediva verso di loro, accelerando, urlando e facendo scattare le chele. Anche con i Mako e le torrette a difenderli, ognuno ebbe abbastanza bersagli da riempire un fucile di tacche.
"Sta barando signora!" il Turian dovette alzare la voce per farsi sentire.
"Sto vincendo Garrus." lo corresse Shepard, prima di lanciare una singolarità dove lo schieramento dei Rachni era più fitto.
Ancora una volta, erano i poteri biotici a fare la differenza: per controllare un vasto branco di Rachni alla carica, le singolarità di Liara e Shepard erano un dono del cielo. Costringevano i Rachni a rallentare e davano tempo ai marine e al resto delle difese di concentrare i loro attacchi, impedendo ai Rachni di travolgerli.
"...E stai rimanendo indietro comunque!" aggiunse Shepard, piazzando un tiro in bocca ad un Rachni col suo fucile.
Li respinsero senza farsi illusioni, senza smettere di combattere: senza sperare di sopravvivere. Con i marine di Durand che ogni tanto li guardavano come se oltre ad essere piovuti dal cielo, fossero anche fatti di altra materia rispetto alla carne: l'equipaggiamento e l'addestramento non dovrebbero fare tutta quella differenza...
Chi tra gli insetti si avvicinava troppo, riceveva l'accoglienza di Kaidan e Wrex, che tra poteri biotici e fucili d'assalto finivano i feriti, i moribondi o semplicemente i più feroci e svelti tra i Rachni.
Granate e il resto dei marine respingevano coloro che si avvicinavano ancora di più: un solo Rachni riuscì a morire ad un tiro di sputo dalle barricate di Durand, ma fu quello che si avvicinò di più.
Rimasero su quella barricata per due ore prima che i Rachni finissero.
 
Il centro di comando di Durand non era molto spazioso, ma era un prefabbricato con aria condizionata, in cui la squadra trovò rifugio volentieri dopo i 68 °C di Nepmos. Williams e Alenko si versarono in testa una bottiglia d'acqua ciascuno, mentre Durand si accese una sigaretta: il tenente aveva un volto acuto, di vaghe ascendenze nordiche, e capelli neri tenuti molto corti in una sorta di mohawk, bagnati di sudore.
Shepard invece sembrava avesse appena finito una passeggiata.
"Dannazione signora.... solo... dannazione." commentò la tenente scuotendo la testa e inspirando la sua sigaretta con mani lievemente tremanti.
"Shepard porta sempre la violenza migliore."
"Ah Wrex... e tu dici sempre le cose più carine."
"Wha ah ah."
Durand scosse ancora la testa: zero morti, zero feriti da quando Shepard e i suoi si erano aggiunti sulla barricata... dannazione era il modo di Durand di ammettere che era senza parole.
"Signora... mi firmerebbe il fucile?" chiese uno dei marine di Durand.
"...Un po' troppo freudiano per i miei gusti, caporale." rispose Shepard guadagnandosi una risata da tutta la sala.
Dei... perfino Durand era pronta a seguirla all'inferno ora: cosa doveva essere servire con lei? Ed essere esposti tutti i giorni a quella luce? Doveva essere come imparare, se non da Marte in persona, almeno da Badb: sì, il giardino di Shepard, era una giusta metafora per quello che avevano lasciato sulla superficie di Nepmos.
Quell'alto muro di carapaci marroni...
"Signora... stanno arrivando i dati dai nostri UAV." disse un altro marine.
Durand annuì, attivando il piano olografico del suo tavolo e caricando i dati che i loro droni stavano raccogliendo: stava combattendo da 26 ore filate, ma qualcosa le diceva che avrebbe voluto assistere ai prossimi eventi. Dopo aver respinto i Rachni, avevano lanciato subito i droni per compiere una ricognizione ad ampio spettro: per quanto li avessero respinti, non c'era modo di sapere quanti ancora ne restassero su Nepmos. Fu un sollievo indescrivibile scoprire dai dati raccolti che, a quanto pareva, ne rimanevano pochi: così pochi in effetti, da non essere più un problema. Durand e i suoi avrebbero potuto aspettare l'evacuazione dell'Alleanza e sopravvivere a Nepmos senza problemi. La donna ebbe voglia di gridare, di ballare: di abbracciare qualcuno.
"I Rachni si sono rintanati in una grossa cavità 500 metri sotto la superficie." osservò Shepard: "Qui... circa trenta chilometri dalla nostra posizione."
"Non siamo equipaggiati per un'operazione di pulizia...per quanto mi piacerebbe dar loro la caccia."
"Non dovrete farlo: la cavità sembra essere una vecchia camera magmatica. Un'esplosione al suo interno, e anche se dovessero sopravvivere, affogherebbero nel ferro fuso."
"Signora... ci ha salvato il culo qui. Non c'è bisogno di andare a cercare guai: li abbiamo sconfitti..."
La Quarian, e Durand ci aveva messo un po' a convincersi che non fosse una marine con una strana corazza, interloquì a quel punto scuotendo lievemente la testa:
"Shepard è una perfezionista." commentò, a metà tra la rassegnazione e l'ammirazione.
"...E siamo venuti preparati: abbiamo con noi una testata nucleare artigianale. Portandola in quella cavità e facendola detonare, dovremmo sterminare tutti i Rachni sul pianeta. E risolvere definitivamente il problema."
"Dovrò depotenziarla un po' prima, però. Tipico, la prima bomba che costruiamo, e devo dimezzarla." si lamentò Alenko: "O forse ridurla ad un terzo...con permesso" aggiunse pensieroso, rimettendosi il casco e dirigendosi fuori a lavorare al suo marchingegno.
"Shepard." aggiunse il brutto Krogan che si portavano dietro: prima volta che Durand vedeva così tanti alieni diversi in una volta.
"Wrex." annuì l'N7, e in quelle due parole era passato un intero discorso.
"E nel frattempo noi cosa dovremmo fare?" chiese il Turian.
"Wha ah ah... ancora triste per essere stato battuto, Garrus?"
Era anche la prima volta in cui Durand vedeva Turian e Krogan fare cameratismo.
"Dovrete aiutare i marine a rimettere in linea il generatore dell'installazione: non possiamo lasciare qui l'IFV."
La Quarian tirò un sospiro di sollievo.
"E per quanto riguarda me e la dottoressa?" chiese Williams.
"Dipende... Pressly ha mandato un messaggio: il sistema è stato cartografato dalla Ibn Battuta qualche mese fa, ma ha fatto solo un passaggio attorno al secondo e quarto pianeta del sistema. L'XO ha mandato le sonde spia della Normandy a finire la perlustrazione del terzo, visto che noi siamo già su Nepmos." Shepard guardò intensamente la dottoressa Asari: "...Hanno trovato un caccia Salarian a lungo raggio schiantato sulla superficie del pianeta."
"Un medaglione, ma'am?" chiese il capo artigliere: "Quindi la serie è..."
Shepard annuì: Styx Theta era stato generoso con loro. A parte per i Rachni, s'intende:
"...E un disco dati Prothean a bordo." aggiunse il comandante.
"Allora è meglio che torni sulla Normandy e mi metta ad analizzare i dati: chissà, potremmo essere fortunati questa volta e scoprire la chiave di cifratura."
"Con 10 dischi a disposizione, uno può solo sperarlo dottoressa."
Durand aspirò la sua sigaretta, notando di averla quasi finita: una battaglia contro i Rachni sembrava qualcosa di normale per loro... si comportavano come se avessero visto di peggio. Durand si accorse di non voler sapere... ma non poté fare a meno di continuare ad ascoltare:
"Se non le dispiace signora, preferirei rimanere sul pianeta: dovesse succedere qualcosa, posso sempre venirvi a prendere con l'altro Mako, non appena l'avremo staccato."
"Buona idea Williams... Tenente Durand, sembra che le nostre strade si separino qui."
"...Non tornerete al campo?"
"Nah... altre battaglie ci aspettano: una volta piazzata la bomba, e assicuratici di non aver causato danni collaterali, lasceremo il pianeta immediatamente: quattro giorni, una settimana al massimo, e l'Alleanza vi recupererà."
"Non saprei signora... senza i Rachni, potrebbe perfino piacermi questo posto." rispose Durand salutando.
Shepard ricambiò il saluto con un sorriso, trasformandolo in una stretta di mano che Durand restituì sopra il tavolo:
"Buona fortuna, tenente."
"...Buona caccia comandante."
Poi, con un cenno della testa a Wrex, l'N7 e la sua squadra uscirono al completo.
"...Signora." chiese uno dei suoi uomini nel silenzio che seguì, scuotendo la testa: "...Crede che ci siamo sognati tutto?"
"Non lo so caporale. Credo che mi farò una dormita, e ti risponderò fra sei ore."
"Aye ma'am."
Fuori, il motore di uno dei Mako prese vita.
 
Al di fuori della base dell'Alleanza, Nepmos era un pianeta abbastanza regolare: la crosta esterna doveva essere sufficientemente densa da essere più difficilmente soggetta ai terremoti e fenomeni bradisismici, di quanto qualcuno avrebbe potuto aspettarsi. Piatte colline e bassipiani erano la norma, tuttavia il fatto che si trovasse nell'anello dei cinque chilo parsec dal nucleo galattico lo rendeva un luogo in cui difficilmente l'Alleanza avrebbe voluto o potuto investire in operazioni minerarie.
Castor trovò quello che stava cercando a fatica, nonostante le indicazioni dell'UAV di Durand: una grossa caverna che si apriva nel fianco di una collina piatta.
"...Quanto dobbiamo scendere?" chiese il Krogan, che portava la testata legata la petto: trenta chili di ordigno nucleare non sembravano troppo faticosi da trasportare per lui.
"Considerando la conformazione del terreno e la densità del pianeta..." cominciò il tenente affacciandosi all'imboccatura della caverna.
"Alenko: in termini... comprensibili."
"150, 200 metri di roccia sopra la testa basteranno. L'onda d'urto non si disperderà più a quel punto, ma frantumerà la crosta fino ad aprirsi la strada alla camera magmatica più vicina."
"E tanti saluti ai Rachni."
"...E tanti saluti ai Rachni: sì signora."
Entrarono nella caverna cautamente, avanzando fino a quando la luce di Erebus non scomparve, lasciandoli al buio.
"Alenko?"
"Nessun Rachni di fronte a noi per ora: questo passaggio ci porterà in basso." rispose Alenko, spegnendo l'omnitool e imbracciando il suo fucile d'assalto.
Scesero in silenzio e con calma, senza incontrare resistenza:
"Mi sembra di essere finita in un libro di Jules Verne." commentò il comandante con un mezzo sorriso nella voce.
"...Viaggio al centro della Terra?" e Shepard annuì in risposta alla domanda del tenente.
Wrex invece rimase in silenzio: due ore contro i Rachni avevano saziato la sua sete di battaglie per quel giorno... e per altri a venire. In verità, non gli sarebbe nemmeno dispiaciuto tornare sulla Normandy, e con questo in mente, accelerò lievemente nella discesa, aprendo la strada.
Scesero per molto tempo nel passaggio regolare, un cilindro che si arrotolava verso il basso, senza incontra ostacoli, o resistenza: il movimento della lava aveva reso il pendio non troppo difficile da percorre.
Quando si fermarono, lo fecero perché era finita la strada: davanti e sotto di loro, si apriva ora l'abisso. Erano arrivati sul ciglio di una cavità di cui i sensori nelle loro tute non riuscivano a individuare il fondo o la parete più distante.
"È abbastanza." disse Alenko, osservando il tutto attraverso i sensori della corazza.
"Ah... dobbiamo solo trovare un modo per scendere allora. E se anche voi Umani ve la cavate bene, noi Krogan non siamo fatti per arrampicarci."
"Maledizioni no, Wrex: con la fortuna che abbiamo, come minimo ci attaccherebbero mentre siamo a metà della discesa."
"Vero... quindi?"
"Dipende: Alenko, quanto è resistente la bomba?"
"Non abbastanza da restare intatta a questa caduta."
E usare i poteri biotici per calarla era fuori discussione: lo sforzo richiesto sarebbe dovuto durare interi minuti. Nessuno di loro aveva una tale resistenza.
"...Capisco. Wrex, setta il timer per 40 minuti."
Wrex era curioso, ma cominciò ad armeggiare con i comandi della bomba senza fare domande.
"Signora?"
"Hai notato Alenko, quanto i Rachni reagiscano al suono? In condizioni normali, deve essere una delle loro forme primarie di comunicazione."
"Non la seguo signora..."
"Strano, considerato che intendo seguire un suo consiglio."
Shepard aprì il circuito della sua corazza, si mise le mani sulle ginocchia e... urlò. Urlò con quanto fiato aveva in gola, gridò oscenità e parolacce fino a farsi venire male alla lingua.
E l'abisso rispose.
"Signora..."
"Wrex: la bomba è settata?" chiese Shepard ignorandolo.
"Ovviamente."
"Posala a terra." ordinò il comandante, senza distogliere lo sguardo dall'abisso: sulla parete, arrampicandosi in verticale, stava arrivando qualcosa.
"...Vi chiedo solo di non fare rumore ora, e di non sparare." spiegò, estraendo una bomboletta da uno scomparto dell'armatura e tenendola nella sinistra, impugnando nella desta la sua pistola.
Poi Shepard sollevò la bomba con i suoi poteri biotici. E la scagliò addosso al guerriero Rachni che stava salendo per primo: i riflessi animali della creatura non lo abbandonarono, ma il comandante contava proprio su questo.
Il Rachni ricevette la bomba con l'incavo delle sue braccia, senza perdere la presa sulla parete di roccia.
Shepard gli lanciò addosso l'intera bomboletta di omnigel che aveva con sé. Un colpo di pistola molto preciso, e il Rachni si trovò il contenuto esploso addosso, accecato e con la bocca tappata: un problema che non sarebbe durato molto dato il suo sputo acido.
Tuttavia, l'omnigel aveva di fatto incollato la bomba al Rachni, in modo... piuttosto comico. Sempre con la pistola in mano, Shepard gli mozzò una gamba, e una delle due braccia dotate di artigli. Il Rachni, appesantito dalla zavorra, e senza possibilità di reagire, fece la cosa più sensata: cominciò a scivolare verso il basso, lasciando ai suoi compagni il compito di catturare quella preda.
Shepard rinfoderò la pistola, poi prese dalla cintura le stesse luci chimiche che Liara portava sempre con sé, rompendole e agitandole... e le gettò tutte nell'abisso il più lontano possibile, assieme ad una granata.
"Non un fiato." sibilò nella radio, cominciando lentamente ad indietreggiare.
Attirati dal rumore, l'intera cavità Rachni era in fermento, ma con la luce chimica che segnalava la presenza di intrusi, lo stimolo visivo ebbe la meglio su quello sonoro, specie quando, toccato il fondo, la granata esplose senza fare alcun danno: nessun Rachni superò il ciglio dell'abisso.
Shepard, Wrex e Alenko invece, indietreggiarono lentamente, fino a quando non furono di nuovo nel passaggio della roccia. Il comandante minò la galleria con le granate: se i Rachni avessero deciso di inseguirli, il passaggio sarebbe franato loro addosso. Poi corsero come il vento verso la superficie e la salvezza.
Il tenente non smise di ridere nemmeno quando furono a bordo della Normandy, e quando raccontò tutta la scena, il resto dei marine poterono solo unirsi a lui.
Quando lo lasciarono, Nepmos era al 100%, disinfestato dai Rachni, e la postazione di Durand si reggeva ancora in piedi: i marine dell'Alleanza sarebbero stati evacuati cinque giorni dopo... ma per allora la Normandy avrebbe già perso un'altro membro del suo equipaggio.



E con questo siete arrivati alla fine di questo capitolo... spero che vi sia piaciuto.
Ho cercato di reinterpretare un po più... tragicamente l'effetto che la morte di Benezia può avere su Liara, e nel caso che siano assieme, anche su Shepard. Per questa mia Hayat in particolare, che conosce il dolore della perdità di un genitore in prima persona, restare... indifferenti non è semplicemente, un'opzione.
Sperò però, che il dramma che ho cercato di inserire non appaia gratuito: Hayat (e qualunque Shepard più in generale), semplicemente non può essere una persona normale. Non sarebbe l'eroe di questa storia, altrimenti.
A parte questo, comunico che non ci sono freni su questo treno: nel senso che la pubblicazione dei capitoli di questa storia continuerà regolarmente anche ad agosto, a meno che non mi sparino o impazzisca... (quest'ultima più probabile, visto che è dalla fine di giugno che il lavoro non mi dà tregua, mangiandosi anche i miei fine settimana xD).
In ogni caso, alla prossima :).

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Capitolo 30
*** The White Tyrant I ***


Raphèl maí amèche zabí almi
La Divina Commedia
 
Non erano passati che minuti dal salto FTL di ritorno nel sistema di Acheron, terminatore della rete dei portali per l'ammasso di Styx Theta: sulla Normandy, tutto sembrava procedere come al solito, per quanto il concetto di routine potesse avere un senso a bordo.
Quando perciò i membri della Squadra al completo, assieme a Pressly e Barnes, furono convocati d'urgenza in sala comunicazione, non seppero esattamente cosa aspettarsi: compresero però, che era molto più grave di quanto temessero nel momento esatto in cui le porte si chiusero dietro di loro e poterono osservare Shepard sfoggiare un'espressione che nessuno a bordo potesse dire di averle mai visto fare. La loro attuale destinazione però, Virmire, ordinata imperiosamente da Shepard attraverso l'intercom, non aiutava a svelare il mistero:
"IV, riprodurre ultima comunicazione ricevuta dalla SSV Normandy." ordinò il primo Spettro Umano.
"Comando confermato." rispose l'IV: ora che Shepard ci pensava, nessuno a bordo aveva mai cercato di affibbiarle un nomignolo... forse per rispetto a Tali e alla storia del suo popolo con i Geth?
"Signora... registra le conversazioni con la Cittadella adesso?" chiese cautamente Alenko, vedendo di chi erano gli ologrammi che furono riprodotti per loro.
"Solo dopo Noveria. Preferisco premunirmi contro possibili conseguenze."
"...Ah." rispose semplicemente il tenente.
Kaidan non si sarebbe stupito se al prossimo risveglio avesse trovato il suo primo capello bianco a spiarlo nello specchio: la Normandy ti faceva davvero invecchiare prima del tempo... anche se era un'esperienza con i suoi alti e bassi pensò il tenente, scambiando uno sguardo con Williams. Il resto della Squadra invece comprese, quando realizzarono che solo gli ologrammi di due dei tre Consiglieri erano presenti, che Shepard aveva fatto bene a procedere in quel modo: Sparatus, il consigliere Turian, mancava. Molto strano:
"Comandante, abbiamo una situazione che potrebbe essere rilevante per la sua missione contro Saren." affermò senza preamboli l'ologramma di Tevos.
"Qualunque aiuto possiate offrirmi, lo accetterò volentieri." rispose la voce disincarnata di Shepard.
"Abbiamo ricevuto un messaggio da una delle nostre squadre di infiltrazione nella Fascia..." cominciò l'ologramma di Valern.
"Spie." interloquì la voce di Shepard.
"Gli Spettri tendono ad attirare troppa attenzione comandante..." concesse l'ologramma di Tevos: "E sono solo una delle armi del Consiglio. L'STG offre più possibilità per controllare situazioni... potenzialmente pericolose."
"Al momento, abbiamo diversi team di infiltrazione in missione ai confini dello spazio del Consiglio... questa squadra in particolare stava raccogliendo informazioni su Saren."
Notizia che Shepard sapeva già, grazie all'Ombra, ma riuscì comunque a suonare genuinamente interessata nella registrazione:
"Cosa hanno trovato?"
"Sfortunatamente, il messaggio che abbiamo ricevuto era poco più che statica. Il team di infiltrazione deve trovarsi in una situazione in cui non ha accesso a sistemi di comunicazione interstellare adeguati. Il messaggio però è stato mandato su un canale riservato per comunicazioni d'emergenza." spiegò Valern: "...Qualunque cosa stessero cercando di dirci, sappiamo che è importante. Considerando il suo interesse verso Saren, abbiamo pensato che volesse indagare su questo: scopra cosa è successo alla nostra squadra. La comunicazione ha avuto origine dal pianeta Virmire."
"Me ne occuperò immediatamente."
"Il Consiglio... preferisce non rimanere coinvolto nelle azioni degli Spettri. Vogliamo solo che lei sia informata di ogni sua opzione... Buona fortuna comandante: la terremo informata se dovessimo sapere qualcos'altro."
"IV interrompere riproduzione." ordinò Shepard.
"Comando confermato." rispose l'intelligenza virtuale della Normandy.
Al posto degli ologrammi dei due Consiglieri, tornò a materializzarsi la mappa di un singolo sistema: una stella gialla con cinque pianeti ad orbitarle attorno.
"Hoc. Terminatore della rete dei portali per l'ammasso Sentry Omega. Politicamente, è situato nella terra di nessuno fra i sistemi Terminus e lo Spazio del Consiglio. Il che spiega anche perché nessuno abbia mai provato a colonizzare il sistema. Virmire..." spiegò Shepard, aprendo un ulteriore finestra olografica e caricando i dati sul pianeta: "... è un paradiso tropicale, con nessuna forma di vita intelligente indigena. Grandi masse d'acqua, arcipelaghi... caldo e umido, e con una gravità pari a 0.86 g. Potrebbe diventare una meta turistica rinomata se solo fosse possibile per il Consiglio ottenere qualche garanzia dai sistemi Terminus..." il comandante si voltò verso di loro, incrociando le braccia:
"Quello che vorrei faceste ora, è aiutarmi a rispondere ad un paio di domande: come avete visto, Virmire non è esattamente difficile da raggiungere. Anche a cinque salti di portale da Acheron, il traffico di navi Geth dovrebbe essere maledettamente facile da individuare, perfino dai sistemi Terminus. Quindi... come è possibile che Saren Arterius, lo Spettro rinnegato più ricercato nella Galassia, sia riuscito a nascondere su Virmire la sua base principale fino a questo momento? Dopotutto, le squadre STG hanno probabilmente cominciato a cercarlo attivamente poco dopo Feros. E in secondo luogo... perché la traccia più importante che abbiamo su di lui da quando gli diamo la caccia, ci è stata data in assenza di Sparatus?"
"...Pressly, non le sembra che il nostro CO sia un po' paranoica?" chiese Barnes.
"È paranoia solo se mi sbaglio." rispose il comandante.
"Sembra che si sia già fatta qualche idea, ma'am..."
Shepard sogghignò amaramente:
"Più d'una in effetti. Nessuna buona." rispose il comandante afferrandosi la radice del naso: Alenko capì che era il loro turno questa volta, di cercare di disperdere l'angoscia del loro comandante.
"Per quanto riguarda la posizione di Saren, non siamo ancora sicuri che sia il suo quartiere generale, signora. Potrebbe essere uno sviluppo recente."
"Vero... ma allora, perché le squadre STG non sono riuscite a mandare un messaggio più chiaro? La loro specialità è la ricognizione e la raccolta di informazioni: solo difese massicce avrebbero potuto neutralizzarli."
"Come noi del resto, ma'am..."
"Ma a differenza nostra, Williams, non hanno una nave invisibile ai sensori o i muscoli per condurre un'offensiva."
"...Potrebbero aver incontrato la Sovereign?" chiese Liara.
"Possibile... ma allora dei Salarian non resterebbe più niente. E significherebbe che su Virmire c'è qualcosa di abbastanza importante per Saren da mettere la sua ammiraglia a difenderlo. Idee?"
"Solo una in realtà, comandante." rispose Garrus: "...La nebulosa di Armstrong era la sua offensiva militare, a due soli salti da Sentry Omega. Io credo che lei abbia ragione: credo che su Virmire ci sia davvero la base principale di Saren. Anche solo dal punto di vista della sua posizione strategica, ha senso. E questo significa solo una cosa: su Virmire c'è qualcosa di più importante del suo fronte Geth."
"Ovvero specialista Vakarian?" chiese Barnes.
"Non lo so. Ma Saren la riterrebbe così importante solo per un motivo...“
"Può fornirgli un vantaggio che nemmeno un fronte Geth nella nebulosa di Armstrong poteva dargli." fini per lui il comandante.
"Keelah..."
"Ha senso... non mi piace ammetterlo comandante, ma ha senso." disse Pressly.
"Deduzione primaria accettabile." affermò Shepard compita, appoggiando la mano sinistra sul collo e facendosi scrocchiare le vertebre con un rumore orribile: "...Resta la seconda domanda: perché Sparatus non era presente?"
"Perché crede che sia importante, ma'am?"
"Perché Sparatus è molto orgoglioso. L'onore Turian è tutto per lui, e non è un segreto per nessuno il suo... disprezzo per gli Umani. Se avesse saputo della presenza di Saren su Virmire, non avrebbe resistito alla tentazione di farci sapere quanto la Normandy, io in realtà, abbia bisogno del Consiglio."
Specie dopo Noveria: anche se le due operazioni della Normandy nell'ammasso Styx Theta avevano di sicuro aiutato a lisciare più di un politico, la notizia che i Rachni non erano estinti era così grave da non essere stata resta pubblica al di fuori di un circolo molto piccolo di ambasciatori e scienziati.
"Fratture nel Consiglio?" suggerì Barnes.
"Probabile... in effetti, ho avuto più volte l'impressione che Valern e Tevos giocassero ad un tavolo diverso rispetto a Sparatus... ma qualcosa mi dice che non sia così semplice questa volta. Come se stessero preparando qualcosa..."
"Si stanno preparando a farti pagare Noveria." sbuffò il grosso della truppa.
"Wrex?"
Il Krogan scosse la testa, alzando al cielo i suoi occhi da rettile rossi in un gesto totalmente Umano:
"Non è un mistero che i Consiglieri si siano sempre aspettati il tuo fallimento, Shepard. Un giovane cucciolo insolente che ha strappato un'arma agli anziani. Ma non solo continui a dimostrare di saperla usare meglio di loro, gli dai anche torto. Per il Consiglio, le tue vittorie stanno creando più imbarazzo di quanto siano disposti a sopportare."
"...Perfino la paranoia Krogan è epica." commentò Williams.
Wrex soffocò una mezza risata in un grugnito:
"Il punto è, dovrai guardarti le spalle per un po': a meno di portare la testa di Saren ai piedi del Consiglio, devi aspettarti una coltellata nella gobba. E senza corteggiamento."
Alle sue spalle, Garrus aprì la bocca, ci pensò attentamente, poi la richiuse scuotendo la testa: meglio non chiedere.
"Mmhh. E Sparatus non è stato coinvolto... perché?"
"Onore Turian... lo stesso che non gli impedirà di cercare di fare il boia quando sarà il momento." rispose Wrex come se fosse evidente.
"Vuoi dire che lo stanno usando... per prepararsi a fare qualcosa che nuocerebbe alla loro immagine."
"Contro di te." la corresse Wrex.
"Con tutto il rispetto signora: non staremo esagerando?" chiese Barnes: "...Lei ha salvato tre colonie dall'Alleanza, quattro se contiamo il suo intervento su Eden Prime..." e cinque se si contava Elysium.
"Non ce l'avrei fatta senza la Normandy e il suo equipaggio..." si schermì Shepard.
Barnes scosse i suoi capelli biondi:
"Non siamo stati noi a scendere nella tana del Thorian, signora." disse interrompendola: "È stata lei e la Squadra. Se anche si stessero preparando a metterle i bastoni fra le ruote, sono sicura che l'Alleanza alzerebbe gli scudi. Forse legge solo i rapporti, invece di tutti i comunicati che le passo in cabina, ma Anderson, Hackett... sono tutti dannatamente orgogliosi di averla qui fuori. Nessun politico sarebbe disposto a suicidarsi in questo modo. Nemmeno i Consiglieri."
"Mmhh..." Shepard assentì pensierosa riconoscendo la fondatezza di quelle argomentazioni: "...Pressly, metta in allerta la Normandy, e faccia sapere all'equipaggio che rischiamo di trovare un secondo Eden Prime su Virmire."
"Sissignora." rispose l'XO.
"Squadra, consiglio a tutti di dormire il più possibile e di accumulare energie. Ci serviranno."
"Ah! Mangiare e dormire. E una battaglia al risveglio. Attenta Shepard: potrei non volermene andare più dalla Normandy." ghignò Wrex, aprendo la strada al resto della Squadra e precedendoli fuori.
Rimasero solo Barnes e Shepard nella sala comunicazione.
"Permesso di parlare liberamente signora?" chiese il CCO.
"Come sempre, Barnes."
Tara si rilassò, espirando e facendosi coraggio:
"Signora... perché mi ha convocato? Intendo assieme al resto della squadra e a Pressly?"
Shepard le appoggiò una mano sulla spalla con un sorriso, guardandola negli occhi:
"Perché fosse la voce della ragione, Barnes."
Una mezza verità: Pressly si era guadagnato in quei mesi la promozione ad un comando tutto suo. Quando fosse arrivato il momento, qualcuno avrebbe dovuto prenderne il posto, come XO ufficiale della Normandy, non più semplicemente un facente funzione. Tra i suoi ufficiali a bordo, il CCO sembrava la persona adatta.
Tara Barnes annuì:
"...In ogni caso signora, è paranoia solo se ha torto."
"Già." confermò il comandante uscendo.
Quand'era stata l'ultima volta in cui il comandante si era sbagliata? Barnes non riusciva a ricordarlo...
 
***
 
Shepard non si era sbagliata su Virmire, ma nessuno lo disse: risalendo l'origine del segnale Salarian, che ancora veniva trasmesso, l'unica costruzione su tutto il pianeta che trovarono era un chiaro esempio di architettura Geth, ma sottoposto a differenti canoni, rispetto agli edifici che avevano incontrato fino a quel momento. Dall'orbita, contarono un cannone orbitale, circondato da un doppio anello di postazioni antiaeree, e uno scudo a proteggere una sorta di cittadella industriale decentralizzata, sufficiente a respingere qualunque bombardamento. La Sovereign non era nel sistema, ma c'erano diverse navi Geth in orbita attorno al pianeta.
La Normandy si avvicinò a Virmire in silenzio ed indisturbata: la propulsione silenziosa era davvero una manna...
"Signora...la trasmissione Salarian arriva dall'interno del perimetro della base, sto ottenendo le immagini orbitali." riferì Joker.
"Le cose non sono mai semplici per noi." sospirò Shepard in corazza completa dietro di lui, una mano sulla testiera del suo sedile.
"Più che altro, c'è da complimentarsi per essere riusciti ad atterrare ancora vivi in queste condizioni: sono persino riusciti a preparare un campo di fortuna tra i canyon della base."
La struttura di Saren si snodava tra rocce scavate dall'acqua sia dolce che salata, addensandosi sempre più a mano a mano che si avvicinava al centro.
"Possiamo atterrare vicino all'accampamento Salarian?"
"Sì signora... ma una volta a terra e raccolte le lucertole, sarà molto difficile decollare."
"Sono anfibi, Joker..." disse Shepard scuotendo la testa.
"...Dovremo aprire un corridoio sicuro nelle difese AA della base, se vogliamo avere una speranza di poter prendere il volo." continuò imperterrito il pilota: "Vi posso sganciare al di sotto dei radar, se Pressly mi trova una zona di atterraggio..."
"A quelle velocità..." protestò Grenado.
"Un distacco a bassa quota con i Mako è l'unica opzione che abbiamo. Portaci giù Joker." ordinò Shepard, dirigendosi verso la stiva e preparandosi a combattere.
 
Joker scese più basso delle onde con la Normandy, sganciando Castor e Pollux praticamente a terra: dovette perfino alzare il muso della nave, per impedire alla rampa di carico di portare via il cannone dei due IFV.
Jeff Moreau poteva essere il più insopportabile e sarcastico FLT dell'Alleanza, ma era anche il più abile FLT che avesse mai avuto le mani sulla cloche.
"Un ottimo lancio Joker." si complimentò Shepard alla radio.
"Yeah... e senza piedi comandante."
La donna sorrise, scuotendo la testa:
"Resta in zona, ma non metterti nei guai fino a quando non disattiviamo quelle torrette AA."
"Sì mamma." rispose Joker chiudendo il contatto.
"Beh... ma'am: quando sarà finita, non mi dispiacerebbe tornare su Virmire. Voglio dire... sabbia bianca!"
Il commento di Williams, dietro di lei in postazione artigliere assieme a Garrus, trovò riscontro nei sensori del Mako: Virmire era davvero un paradiso tropicale, con acque cristalline, spiagge di sabbia bianchissima incontaminata e piante simili a palme quasi ovunque. Il pianeta era lussureggiante, verde e vibrante di vita:
"Peccato per i Geth." disse Tali al suo fianco.
Erano atterrati nel delta di un fiume, e avrebbero dovuto farsi strada tra spiagge e canyon scavati dall'acqua per raggiungere il perimetro della base di Saren.
"Già. Ma dopo che avremo sistemato Saren... anche a me piacerebbe tornare." rispose Garrus.
"Vedremo cosa dirà in Consiglio." rispose Shepard mettendo in moto Castor. "Pollux, tutto bene la dietro?"
"A meraviglia signora." rispose Alenko.
La voce che uscì poi dalla radio fu quella di Wrex:
"A meraviglia un corno: avete visto questo pianeta? Calmo, pacifico... trovami qualcosa da uccidere Shepard!"
"Farò del mio meglio, Wrex." rispose, chiudendo il collegamento.
Avanzarono sotto la luce della tarda mattinata di Virmire, scaldato dalla stella Hoc, facendo conoscenza con parte della fauna locale: stormi di uccelli simili a gabbiani neri, ma con quattro ali ciascuno, e granchi-sgabello, creature con quattro zampe e la struttura anatomica, e a quanto pareva l'intelligenza, di uno sgabello, da cui prendevano il nome, di circa un metro e mezzo di altezza. Alcuni di loro sembrarono fare del loro meglio per farsi investire dai due IFV, e in più di un'occasione ci riuscirono, specie quando Castor e Pollux incontrarono dei droni Geth sulla loro strada: i due IFV dovettero abbatterne quattro prima di trovare un checkpoint Geth avanzato, e non erano ancora entrati nel perimetro della base. Le misure di sicurezza erano imponenti sul pianeta: qualunque cosa ci fosse su Virmire, Saren doveva tenerci davvero molto.
Come scoprono, gli strani scudi esagonali che le truppe speciali Geth avevano impiegato anche su Noveria funzionavano bene anche contro i 155mm dei loro IFV, riuscendo ad assorbire un colpo di cannone prima di spegnersi, esauriti. Per fortuna, erano in due: i Geth non seppero quasi cosa li aveva colpiti, mentre Castor e Pollux procedevano. Per quanto i ripari potessero abbondare, naturali o artificiali che fossero, in essi i droidi non trovarono alcun rifugio dalla furia dei due IFV gemelli: Shepard e la sua squadra distrussero completamente quel piccolo assembramento di Geth senza dover rallentare.
"Ora sanno che qualcuno è qui. Diventerà più difficile."
"Wha ah ah: proprio come preferisco, Shepard."
Trovarono il perimetro della base di Saren un chilometro dopo: un robusto muro di cemento, essenziale nella sua forma, con un livello superiore coperto da una tettoia e intervallato da diverse coperture in titanio disposte ad intervalli regolari. Doveva essere di sette metri di spessore circa, per venti di lunghezza, disposti tra il mare e la roccia di Virmire a formare una barriera attraversabile solo in due punti: tunnel scavati nel cemento che al momento erano aperti.
Li accolsero droni razzo e truppe Geth.
"Comandante, stanno disturbando i nostri sensori." riferì Tali, venendo interrotta dallo sparo del cannone: l'HUD di fronte a lei era diventato un oleoso mosaico in cui non era possibile leggere niente di utile.
"Allora abbiamo a che fare con dei fantasmi Geth." rispose Shepard, aprendo il portellone del Mako e mettendo i piedi nella sabbia bianca, coperta da un dito di acqua cristallina.
Il tempo si stava guastando: sul mare, all'orizzonte, sembrava addensarsi una tempesta, ma non li avrebbe raggiunti prima di molte ore.
"Tali, Wrex: con me. Gli altri presidino i Mako."
"È sicura di non averi bisogni di altri?"
"Pah... sono i Geth ad aver bisogno di rinforzi." rispose il comandante attraverso la radio, marciando su per la scalinata e arrivando alla passatoia sopra il muro.
Li accolse un drone Geth nero onice, che per il suo disturbo venne lanciato via da Shepard: la spinta biotica del comandante scagliò il robot contro il cornicione, ma il Geth non ci passò attraverso. Venne tagliato in due, con la sua metà superiore che continuò a viaggiare per inerzia oltre il parapetto, mentre ciò che rimaneva della sua porzione inferiore si accasciò gettando zampilli di refrigerante latteo e scintille. Seguita dalla squadra, Shepard si fece strada verso destra, dirigendosi verso quella che sembrava essere il centro di comando della postazione Geth: il comandante non aspettò che si mostrassero. La sua singolarità raccolse il cecchino Geth e i due fantasmi che credevano di poter restare appesi alle pareti impunemente:
"Risparmiate le granate." ordinò l'Umana.
Per Wrex, quella era una preoccupazione superflua: con dieci granate altamente esplosive a testa, erano più che equipaggiati per abbattere anche una nave dall'interno, in caso. Tuttavia, Tali e il mercenario obbedirono al comandante: non era esattamente la specialità di Wrex, ma il suo campo di distorsione interferì con la singolarità di Shepard, e l'esplosione biotica che ne se seguì maciullò i fragili Geth rimasti.
Ora erano nel perimetro, e avevano conquistato la posizione senza dover sparare un colpo di fucile: Tali si assicurò in fretta di creare una falsa serie di dati che avrebbe dato loro altro tempo per rimanere ignoti agli altri Geth sul pianeta, facendo credere che la postazione fosse ancora inviolata.
Poi tornarono ai Mako, ricominciando ad avanzare: quello che nessuno di loro si aspettava di incontrare, a nemmeno un centinaio di metri dalla posizione che avevano conquistato, fu un Colossus. La sua presenza spiegava, probabilmente, perché le gallerie che avevano passato per entrare nel perimetro fossero state aperte. Shepard non indugiò: Castor saltò in aria coi suoi retrorazzi, per schivare il colpo di cannone ad impulso del Colossus.
Per quando tornarono a terra, le ruote stavano già girando al massimo, e Castor fu un ariete d'assedio che investì il Geth, mandandolo a rotolare su un fianco. Ormai abituati a coordinarsi, da Pollux si stava affacciando già Liara, brillando come una fiamma: il Colossus venne sollevato, offrendo il ventre al cannone di Castor: Williams aspettò che il comandante la portasse all'interno delle barriere cinetiche della piattaforma Geth, prima di fare fuoco.
Il Colossus si accasciò disattivato dopo il terzo colpo, con un unico foro che lo attraversava da parte a parte. Crollò a terra sul dorso, le quattro zampe inutili e dislocate, come uno scarafaggio, e come ad uno scarafaggio, Castor e Pollux gli passarono sopra con le loro sei ruote ciascuno.
Ed era solo l'inizio: ora che erano nel perimetro della base, la scoprirono assai meglio difesa di quanto avessero temuto.
Il delta del fiume si biforcava circa un chilometro dopo aver incontrato il Colossus, per passare attorno ad una roccia molto vasta, quasi una piccola collina: dato che i sensori dei mezzi segnalavano nemici in entrambe le braccia del delta, i due Mako si divisero, imboccando ciascuno un ramo. Fu una necessità, per meglio schivare i colpi delle quattro Armature Geth che si trovarono a fronteggiare, due per ogni diramazione.
Il ramo a destra, dove Pollux si inoltrò, era più stretto, con pinnacoli di roccia a formare vecchie torri erose dall'acqua e dal vento: in quelle condizioni, fu più facile per l'IFV schivare i cannoni ad impulso delle due Armature, e l'esperienza di Wrex gli permise di piazzare i suoi colpi quando aveva linea di tiro. Per la prima Armatura bastò un colpo: Wrex frantumò la base di una di quelle colonne di pietra, che precipitò sopra l'Armatura con un fragore di tuono.
Per quanto resistenti e tecnologicamente avanzate, le Armature non erano anche abbastanza agili:
"Wha ah ah." rise Wrex, contemplando la distruzione che aveva seminato.
Alenko colpì col fianco del mezzo la seconda armatura, e Wrex le diede giusto il tempo di rialzarsi: il Krogan ruotò il cannone perché la bocca di fuoco fosse l'unica cosa che i sensori dell'Armatura vedessero, poi fece fuoco due volte. Decapitata, l'Armatura cadde a terra in una cascata di scintille, mentre Alenko si rimetteva in marcia.
 
L'altro ramo della delta, quello di sinistra, era invece più largo, formando una dolce ansa tra due pareti di pietra liscia. Non c'erano colonne di pietra a frapporsi fra loro: per Williams, questo significò più tiri liberi, mentre Shepard si assicurava di tenerli al riparo, portando Castor in una sbandata controllata attorno alle due armature. Col suo folle modo di guidare, il comandante riuscì a riunirle vicine l'una all'altra e la detonazione e l'impatto del cannone di Castor contribuirono a danneggiarle entrambe indipendentemente da chi colpivano fra le due. Con sei colpi di cannone da 155mm, e qualche raffica di mitragliatrice, le due Armature caddero come edifici a cui avevano fatto saltare le fondamenta, accasciandosi nella sabbia e nell'acqua. A ritardare il ricongiungersi dei due IFV però, Castor e Pollux trovarono ciascuno un altro Colossus a sbarrare loro il passo: anche separati, i due Mako ebbero la stessa reazione. Shepard e Alenko inchiodarono, inserendo la retromarcia per evitare il cannone ad impulso dei Geth. Le due piattaforme invece avanzarono alla loro goffa andatura per cercare di catturarli.
"Merda." lamentò Williams, continuando a fare fuoco: "Dove diavolo è Pollux?"
"Avranno avuto lo stesso problema." rispose il comandante, arrestando di nuovo Castor e invertendo la marcia: "Williams, blocca il cannone."
"Signora?"
"Reggetevi, perché questo non vi piacerà."
"...Keelah."
Shepard accelerò, guadagnando quanta più velocità possibile, aumentando al massimo la trazione su quel terreno insidioso di sabbia umida. Lasciò alle barriere cinetiche di Castor il compito di ricevere la mitragliatrice del Colossus, ma schivò il suo cannone ad impulso all'ultimo momento, cercando il più possibile di restare in rotta.
"Shepard, rischiamo di non riuscire ad azzopparlo!"
"E chi ha parlato di azzopparlo?"
"KEELAH!"
Poi, mentre il Colossus stava preparando un secondo colpo di cannone ad impulso, e Tali vedeva già il plasma sul fondo della bocca del cannone... Castor saltò. Shepard portò l'orlo del muso del Mako, una piatto cuneo, proprio sulla gola del Geth, dove la testa si imperniava sul collo. La fisica fece il resto: non lo decapitarono, ma ci mancò poco.
Per gli occupanti di Castor fu brutale: furono tutti catapultati in avanti e solo le cinture li tennero al loro posto. Williams credette di sentirsi gli occhi che cercavano di uscirle dalla testa, per far posto al cervello.
Ma non furono feriti, e il Colossus venne sdraiato sul dorso, impotente, con Castor che gli stava sopra. Shepard fu fuori all'istante, per finire il Geth, e Tali la seguì più lentamente: ci mise un po' a capire che stava poggiando i piedi su un Geth invece che sulla sabbia.
"Tali?"
La Quarian si sentiva stordita: le veniva in effetti voglia di vomitare, cosa che non accadde solo grazie alla dieta particolare di gelatine alimentari che era costretta a seguire: erano digerite troppo rapidamente per poterle dare questo tipo di problemi.
"...Lo hai reso non... urp... operativo all'impatto. Ma non ha fatto tempo a cancellarsi." disse Tali, collegando il suo omnitool ai cavi sporgenti del collo del Geth: riuscì a recuperare gran parte del nucleo di memoria, poi disattivò il Geth.
"Nuovo metodo per estrarre le informazioni da un Geth?"
"Non credo che... nessuno possa premunirsi contro un simile metodo per disattivare un Geth."
Quando risalirono su Castor, notarono che Williams stava medicando Garrus, che a sua volta si teneva la scaglia che gli copriva la fronte. Qualche goccia di sangue Turian gli stava colando dalla sbucciatura:
"Tutto bene?"
"Ho dato una testata al sedile di Tali." ripose Garrus: "Ma noi Turian abbiamo la fronte dura, per fortuna."
"Ma'am... lei è pazza."
"Nelle immortali parole di Oscar Levant, capo artigliere: esiste una linea sottile tra genio e follia. Io ho cancellato questa linea."
"Quoto e sottoscrivo ma'am. Non so se lei sia da rinchiudere o da idolatrare." rispose Williams, applicando del medigel sulla fronte di Garrus.
"O entrambe." disse Tali, riallacciandosi le cinture.
"Entrambe." rispose Garrus: "Definitivamente entrambe: usare un IFV come ascia è qualcosa che nessuno dovrebbe mai pensare di fare."
Castor sgommò per qualche istante sul Colossus prima di trovare trazione e scendere dal rottame.
"Stato di Castor?" chiese noncurante Shepard.
"...Tutti i sistemi nella norma." rispose Tali neutra.
"Visto? Ha funzionato."
Williams scosse la testa, liberando nuovamente il cannone: da oltre l'ansa opposta alla loro, Pollux sbucò per affiancarsi a loro: il secondo IFV aveva una brutta bruciatura sul fianco, ma a parte questo sembrava stare bene.
"Felice di vedervi Pollux."
"Scusate il ritardo Castor: gli indigeni non erano molto cordiali." rispose Alenko attraverso la radio: "Siamo dovuti scendere per spiegarci meglio."
"E Liara ha comunicato molto." aggiunse Wrex: "Ah! Lo ha sollevato in tempo per impedirgli di cannoneggiarci..."
"Ci ha preso comunque di striscio."
"Lo so! È stato glorioso!" disse Wrex, continuando a raccontare dove fossero sparite cinque delle granate di Alenko, dopo che Wrex aveva lanciato un campo di distorsione sul Colossus. Mentre parlava, sui sensori davanti a loro si delineò la prima postazione AA che i Geth avevano costruito: il cannone antiaereo era costruito in una base simile al primo checkpoint che avevano superato, con l'aggiunta del basamento per la postazione di artiglieria Geth.
Era anche molto meglio difesa, e i Geth che trovavano a presidiarla più numerosi: questa volta le porte per attraversare quel checkpoint erano chiuse, cosa che non li avrebbe fermati. Non a lungo almeno.
I due Mako fecero a pezzi i difensori su questo lato della perimetro, soprattutto Geth artiglieri e fanti, e un colpo fortunato di cannone distrusse anche un'unità Distruttore in cima al muro: poi Shepard, Tali e Liara furono di nuovo a terra, pronte ad espugnare la postazione Geth, salendo la scalinata nel cemento rapide come il vento.
Questa volta, Shepard si trovò di fronte un soldato d'elite Geth, bianco come la neve: gli scaricò addosso un colpo sovraccaricato di fucile prima che potesse erigere uno scudo. Dovette però buttarsi a terra subito dopo per evitare un razzo, sparato da un Geth artigliere che stava arrivando col resto dei fanti schierati a proteggere la postazione AA. Shepard si spinse in alto usando solo i bicipiti: l'esoscheletro della sua corazza la mise praticamente in piedi, perfettamente a tempo per assistere mentre Liara lanciava una singolarità nello schieramento nemico. Tali nel frattempo prese possesso di un'altra unità Geth Distruttore in retroguardia, facendola girare su sé stessa e spedendola all'interno della postazione AA a sterminare i suoi fratelli. Shepard invece lanciò un campo di distorsione in mezzo alla singolarità di Liara, facendola esplodere, alzando poi col piede il suo fucile e riacchiappandolo al volo con una mano, precedendo le altre nel seguire il Distruttore all'interno della postazione AA.
Fu uno sforzo superfluo: il Geth aveva già provveduto a sterminare i suoi confratelli a mani nude e Shepard gli concesse la sua ricompensa. Il colpo sovraccaricato di fucile in pieno petto lo lasciò morto a terra, disegnando una rozza croce da cui fluiva il suo bianco fluido refrigerante. Assicuratasi che non ci fossero altre minacce in agguato, Tali aprì le porte del checkpoint, mentre Shepard minava il generatore della postazione AA: se anche i Geth avessero cercato di rimetterla in funzione, non avrebbero potuto farlo in breve tempo.
Castor e Pollux ripresero la marcia nello stesso momento in cui gli esplosivi riducevano la postazione antiarea in inutili e costosi rottami: la base della torre che la sorreggeva franò su sé stessa, e il cannone a quattro canne dei Geth finì a puntare il fondo del mare di Virmire, invece del suo cielo.
"I sensori ci dicono che la griglia AA è inattiva alla vostra posizione, comandante. Siamo pronti a iniziare la discesa al suo ordine." interloquì Joker attraverso la radio.
"Resta in attesa Joker. Non siamo ancora nel perimetro." rispose Shepard: i Geth avevano diviso l'accesso al loro perimetro interno in due fila di mura, separate da una zona cuscinetto.
Questo voleva dire che non appena superarono l'avamposto in cui avevano distrutto la torre AA, se ne trovarono subito davanti un altro, a fare da checkpoint interno: anche di questo i Geth avevano chiuso le porte.
Le differenze rispetto alla prima posizione non erano molte, e per questo i due Mako ebbero ragione dei difensori all'esterno piuttosto in fretta. Sul nuovo camminamento, Shepard dovette confrontarsi con due truppe speciali Geth che ricevettero una granata tra loro, lasciandoli a Tali il compito di finirli, e due unità Distruttore. Shepard non aspettò che il primo caricasse, ma lo spinse indietro, verso il suo gemello, sparando un colpo sovraccaricato di fucile addosso ai due, e uccidendoli entrambi.
"Questo è barare." si lamentò Tali arrivandole da dietro, e notando che non rimanevano altri Geth.
"Vincere." la corresse dolcemente il comandante, imboccando il corridoio scavato nella viva roccia di Virmire per arrivare al centro di controllo del checkpoint. Di nuovo, fu Tali ad interfacciarsi con i sistemi Geth e ad aprire le saracinesche dei cancelli.
"A questo punto non dovrebbero esserci più ostacoli tra noi e la posizione dell'accampamento Salarian." affermò Garrus arrivando dopo di loro.
Avrebbero solo dovuto seguire i canyon e lasciarsi alle spalle i punti più fortificati dell'isola per raggiungere la squadra STG.
"Possiamo sperarlo... Normandy: qui Shepard. Potete cominciare la discesa."
"Ricevuto comandante: approccio in corso."
Non fecero in tempo a tornare agli IFV prima che la Normandy li sorvolasse a bassa quota:
"Esibizionista." disse Garrus senza cattiveria.
"Avete notato?" chiese invece Shepard scendendo le scale a passo di marcia, ma col fucile ripiegato e attaccato al magnete sul bacino.
"Cosa?"
"Niente Husks."
"Niente Husks per ora."
"Potrebbe significare che hanno una data di scadenza. Dubito che altrimenti Saren avrebbe resistito alla tentazione di immagazzinarli." suggerì Shepard saltando a bordo del Mako.
"E quello che abbiamo recuperato sulla MSV Cornucopia?"
"È stato fatto a pezzi quasi immediatamente per studiarlo... niente di indicativo sulla tecnologia che li produca. Probabilmente è basata sulle nanomacchine, ma i Denti di Drago sono quasi impossibili da comprendere: mi hanno mandato rapporti in cui si suggerisce che potrebbero essere derivati da tecnologia Prothean adattata ad altri scopi." spiegò Shepard facendo ripartire il Mako.
"Il che porterebbe il numero di crimini di Saren a...? Qualcuno può prestarmi delle dita?" chiese Garrus, fingendo di usare le sue per aiutarsi col calcolo.
"Non è un pensiero confortante: l'idea che i Prothean avessero una tecnologia simile..." interloquì Liara attraverso la radio.
"Magari la usavano per altri scopi?"
"...Non mi dispiacerebbe dare un'occhiata all'originale, in ogni caso."
I due Mako si inoltrarono per un sentiero nascosto a quel punto, percorrendo un'affluente secondario del fiume attraverso cui erano arrivati: la tempesta all'orizzonte si era fatta più intensa e l'aria più fredda. Uno di quei tipici acquazzoni tropicali, che erano violenti tanto quanto erano rapidi: avrebbero dovuto passare nel giro di poco. La voce di Joker si inserì nelle loro comunicazioni:
"Comandante, la Normandy ha toccato terra all'accampamento Salarian, ma sembra che non vogliano andarsene: il capitano le spiegherà meglio quando arriverà."
"Ricevuto Joker. Movimenti delle navi Geth?"
"Sanno che siamo sul pianeta, ma non sanno ancora dove."
"...Ricevuto. ETA 40 minuti."
"E noi cosa dovremmo fare nel frattempo?"
"Offrite loro un the e cercate di andare d'accordo. Shepard chiude." rispose il comandante.
"...Ma'am?" chiese Williams dopo un momento.
"Capo?"
"...Sono l'unica ad avere un brutto presentimento per il futuro della missione?"
"Due con me." disse Garrus: "Dopotutto, niente è mai facile." ormai fra loro non c'era più bisogno nemmeno di completare il motto non ufficiale della Normandy.
Shepard non rispose, limitandosi a pigiare sull'acceleratore.
 
Quando arrivarono al campo, era il primo pomeriggio su Virmire, e la temperatura ancora non aveva smesso di salire, passando da caldo a mediamente insopportabile, e la squadra se ne accorse non appena lasciarono il confortevole ambiente degli abitacoli dei Mako.
L'accampamento Salarian era composto da quattro tende mimetizzate contro una parete di roccia: dovevano essere lì da un po' perché avevano fatto a tempo a raccogliere parti della loro astronave e portarle all'accampamento. All'apparenza sembravano solo rottami, ma il comandante dubitò che fosse un caso che i Geth non li avessero ancora trovati. Gli sguardi che rivolsero loro furono tra lo stupito e il perplesso: chiunque i Salarian si aspettassero quando avevano mandato il loro messaggio al Consiglio, di certo non era la squadra di Shepard. In particolare, quando Wrex uscì dall'abitacolo di Pollux per ultimo, Shepard non mancò notare gli sguardi nervosi tra due Salarian.
Il capitano della loro squadra indossava una corazza bianca a doghe curve di metallo sul torso e sul ventre, con le giunture di maglia nera, mentre il resto dei Salarian riuniti era protetto in un modo molto simile, ma le loro corazze erano invece grigie e arancioni. Probabilmente il capitano era l'unico ufficiale rimasto: non erano molti, rifletté Shepard, circa una ventina. Il suo equipaggio veniva tenuto a distanza dai Salarian, forse per paranoia dell'STG o forse perché non c'era niente che potessero fare per aiutarli più di quanto avessero già fatto: scorte di frutta e verdura e snack proteici dalla Normandy erano già stati distribuiti, e Shepard ne prese uno al volo quando Rico glielo lanciò, rispondendo con brevi ordini per farsi portare dalla nave una provvista di granate con cui rimpinguare quelle che avevano speso per raggiungere l'accampamento.
"È lei a comandare? Qual è la situazione qui?" chiese infine Shepard rivolgendosi al capitano Salarian, dopo aver masticato e inghiottito in quattro bocconi il suo snack.
"Capitano Kirrahe, terzo reggimento infiltrazione STG." si presentò: un Salarian verde e screziato come una raganella tropicale: "E siete appena atterrati in una zona calda Umani. Ogni batteria AA nel raggio di 10 chilometri sa che siete qui."
"A quanto pare il mio pilota ha dimenticato di dirvi che la Normandy possiede un sistema che ci rende invisibile ai sensori... Comandante Shepard, Spettro della Cittadella. Possiamo portarvi via dal pianeta..."
"Non possiamo evacuare, almeno fino a quando la Cittadella non manderà i rinforzi che abbiamo richiesto."
Al suo fianco, Alenko offrì uno sguardo a Williams, che scosse la testa: di certo il capo artigliere non voleva essere la persona a dare la notizia ai Salarian. A quanto pareva, il suo equipaggio e la squadra STG non aveva legato molto mentre li aspettavano: non troppo strano in fondo.
"...Siamo noi i rinforzi." disse alla fine Kaidan.
"Cosa? Voi siete tutto quello che hanno mandato? Avevo chiesto al Consiglio di mandare una flotta!"
"Il messaggio non era chiaro: gli sono arrivate solo statiche. E hanno mandato me ad investigare."
"Una ripetizione del nostro compito..." commentò Kirrahe amaro: "Ho perso metà dei miei uomini investigando questo posto."
"Che cosa avete trovato?" chiese Shepard, mentre il resto della squadra gravitava lentamente verso di lei.
"La base delle operazioni di Saren." rispose senza preamboli il capitano: "Ha messo a punto una serie di complessi di ricerca e sviluppo qui, ma è infestato da Geth ed è molto ben fortificato."
"Saren... è qui? Lo avete visto?" chiese Shepard sentendosi improvvisamente... letale.
La sua preda, il suo nemico... il suo obbiettivo. La sua missione ad un passo: l'insetto che era Shepard scoprì di aver dormito ultimamente... ma di essere ancora vivo.
"No, ma i suoi Geth sono ovunque, e abbiamo intercettato alcune comunicazioni che facevano riferimento a lui."
"Avete decifrato comunicazioni Geth? Non credevo che l'STG ne fosse capace..." interloquì Tali, impressionata.
"È un recente sviluppo." ammise criptico un altro Salarian, poco distante dal suo capitano, questa volta color marrone pallido.
"Questa è la sua base, non c'è alcun dubbio." riprese Kirrahe.
"Avete idea di cosa stia studiando qui?"
"Principalmente... sta usando le strutture per coltivare un'armata di Krogan."
Probabilmente, Virmire era il luogo da cui provenivano i suoi mercenari... ma questo non spiegava tutto.
"Com'è possibile?" chiese Wrex.
"Clonazione... in parte. Ma apparentemente, Saren ha sviluppato una cura per la Genofagia." ammise Kirrahe.
La notizia della delegazione Krogan e dei loro contrasti legali con la Binary Helix tornò alla mente di Shepard: era così ovvio in fondo. Ecco cosa Saren, tramite la BH, aveva offerto ai Krogan per tenere la cosa lontano dai tribunali!
"Quad wahad!" imprecò Wrex.
Il come avesse fatto Saren a trovare una cura per la Genofagia non era importante in quel momento:
"Con i Geth, Saren è già un problema... ma se dovesse avere a sua disposizione anche un'armata di Krogan, sarebbe inarrestabile." rifletté Shepard.
"Esattamente quello che ho pensato anch'io: dobbiamo assicurarci che questa base e i suoi segreti siano distrutti." rispose Kirrahe.
"Distrutti? Non credo proprio. Il nostro popolo sta morendo. Questa cura può salvarli." disse Wrex.
"Se la cura lascia il pianeta, i Krogan diverranno incontrollabili! Non possiamo permetterci di rifare lo stesso errore..." Kirrahe capì di aver sbagliato a scegliere le sue parole quando Wrex avanzò così tanto da potergli metter un dito sul petto.
"Noi. non. siamo. un. errore!" sillabò: ma la sua furia non divenne violenza. Indifferente alle armi che il resto dei Salarian gli aveva puntato addosso, Wrex si allontanò dal gruppo, camminando lungo la sabbia.
"...Sarà un problema?" chiese Kirrahe guardandolo andare: "Abbiamo già abbastanza Krogan infuriati a cui pensare."
"Non sarà un problema, gli parlerò io..." disse Shepard.
Come a negare ciò che aveva appena detto, il tuono del fucile di Wrex esplose, riempiendo di eco la valle: stava sparando in acqua, sprecando munizioni assieme alla sua rabbia.
Il comandante non si era mai accorta quanto gli shotgun HMW fossero rumorosi...
"...Diamogli solo qualche momento."
"Lo apprezzo, comandante." rispose Kirrahe: "...I miei uomini ed io dovremo pensare ad un nuovo piano d'attacco a questo punto... posso contare sul vostro aiuto?"
"Ovviamente: avrà tutto il nostro appoggio. Alenko, dia una mano: veda quello che riuscite a mettere a punto."
"Sissignora."
"Col suo permesso capitano... andrò a parlare col membro della mia squadra che sta sparando ai pesci. Non ci metterò molto"
"Nemmeno noi, comandante." offrì il capitano con un mezzo sorriso: umorismo Salarian, troppo arguto per i suoi gusti.
"Se nel frattempo lei o la squadra avete bisogno di qualche equipaggiamento, rivolgetevi al capo artigliere Williams." disse Shepard indicandola con un pollice: "Non avremo tecnologia Salarian a disposizione, ma siamo ben equipaggiati."
"Lo apprezzo molto: Rentola, veda cos'hanno di cui possano privarsi." ordinò Kirrahe al suo sottoposto marrone chiaro: tipici Salarian. Per capire quanto potessero contare sull'equipaggio della Normandy, avevano dovuto parlare prima con Shepard.
"Subito signore." rispose il Salarian.
Garrus si avvicinò al comandante a quel punto, scrutandola con i suoi occhi color acciaio, in una sclera eternamente nera: i Turian dovevano proteggere anche i loro tessuti molli dalle radiazioni di Palaven.
"Shepard... crede che Wrex sarà un problema?"
"No." rispose subito il comandante.
In sottofondo, il fucile di Wrex continuava a ruggire.
"Non lo condivido, ma comprendo quello che sta passando. Se fossi al posto suo, e la mia gente stesse per estinguersi, non esiterei a uccidere per salvarla."
"Vuoi dire che Wrex è migliore di te?" gli chiese il comandante.
"...mi cercherò un posto dove tenerlo sotto tiro." disse alla fine il Turian, imbracciando il suo fucile da cecchino.
"Non servirà."
"Giusto per ogni evenienza."
"Garrus: non servirà."
"Vorrei avere la sua stessa fiducia, comandante."
"Fa come credi, agente. Mi basta solo che non spari al primo segno di pericolo."
"Quindi non è poi così fiduciosa..."
"È pur sempre Wrex, ma sono certa che il tuo fucile non servirà."
Il Turian non disse altro, ma la guardò andare via, avvicinandosi sempre più al Krogan.
Come avrebbero detto gli Umani, "Al diavolo": Garrus si infilò nella vegetazione, il suo fucile da cecchino sempre in mano.
 
Wrex non si voltò sentendola arrivare, tuttavia smise di sparare e Shepard si sedette sulla sabbia, rimanendo a guardare l'orizzonte. Virmire era davvero un paradiso: le ricordava certe foto degli arcipelaghi polinesiani, sulla Terra...
Shepard lasciò al silenzio il compito di agire, fino a quando non fu più sopportabile per Wrex:
"...Non è giusto Shepard. Se esiste una cura per la Genofagia, non possiamo distruggerla." disse, voltandosi verso di lei.
Se fu sorpreso di trovarla seduta a gambe incrociate sulla sabbia, ad impilare sassi piatti uno sopra l'altro, non lo diede a vedere:
"Anche se la cura viene da Saren? Un Turian? Un Turian senza onore?" chiese Shepard aggiungendo la quarta pietra alla sua torre: "Un Turian che è nostro nemico?"
"Quello che so, è che Saren ha creato una cura per la mia specie. Tu vuoi distruggerla. Devi aiutarmi a capire Shepard: la linea tra amici e nemici si sta facendo sottile per me."
La chiacchierata che avevano avuto dopo Noveria aveva risvegliato qualcosa dentro Wrex: una fiamma che credeva estinta, il senso di responsabilità verso la sua gente, ma ora... che avrebbe potuto saziare questo bisogno che aveva riscoperto, qualcosa che avrebbe salvato la sua specie, avrebbe dovuto semplicemente farsi da parte?
Shepard aggiunse il quinto sasso lentamente: la sua piramide sembrava più che mai instabile, tuttavia gli chiese con voce chiara, come se parlassero del tempo:
"Una cura Wrex? O un guinzaglio? Sappiamo bene entrambi il prezzo, tu meglio di tutti: per usufruire di questa cura, dovresti inginocchiarti a Saren." il comandante lo guardò negli occhi a quel punto, il sesto sasso in mano: "Ma se anche lo facessi, non vivresti abbastanza da godere dei benefici... Nessuno di noi ne godrebbe."
"È un rischio che devo correre. Stiamo parlando del futuro della mia intera razza. Ti sono stato fedele fino ad ora... hai fatto per me più di quanto non abbia fatto la mia intera famiglia... Ma se vuoi che continui a seguirti, devo sapere che lo sto facendo per le ragioni giuste." Wrex puntò la canna del suo fucile, quel fucile che la stessa Shepard gli aveva dato, verso la testa dell'Umana.
L'ironia della cosa non mancò di disgustarlo, ma era pronto ad andare fino in fondo, se fosse servito. Shepard però, sembrò indifferente a questo e posò il sesto sasso sulla sua torre, prendendo il settimo e ultimo, da aggiungere alla pila: il più difficile, che poteva far cadere tutti i precedenti.
"Una volta, abbiamo parlato della pericolosità di troppa tecnologia in una società. Ma cosa definisce una società Wrex?"
"...Parla chiaro, o dovrò ucciderti."
"La libertà di poter scegliere il proprio cammino. E quindi ti chiedo, Wrex, i Krogan si inchinano? I Krogan sono strumenti da usare? È questo che vuoi per la tua razza?"
Shepard posò il sasso, e la pila restò intatta: una vecchia superstizione, una delle poche che suo nonno le avesse trasmesso. Sette pietre, per tenere il male a bada...
Wrex ci pensò: dietro la sua scaglia frontale, nella sua mente, i pensieri si inseguivano come Varren a caccia. Si accorse di star diventando vecchio: aveva quasi agito come suo padre. Per le ossa... il fucile che teneva in mano gli sembrò così pesante.
"...No. Siamo stati gli strumenti del Consiglio una volta. E per ringraziarci di aver vinto i Rachni, ci hanno castrato. Dubito che Saren sarà altrettanto generoso." ammise alla fine.
Il fucile gli tornò sul magnete della corazza e Wrex sospirò, qualcosa che Shepard non gli aveva mai sentito fare: non si finiva mai d'imparare, nemmeno dopo essere diventati N7.
"D'accordo Shepard, hai spiegato le tue ragioni. Non mi piace... ma continuerò a seguirti."
"Parli come un Asari, Wrex."
"...Wha ah ah." rise dopo un momento il mercenario, scuotendo la testa: buffo che un'Umana fosse più Krogan di lui in quel momento. Ma d'altro canto non avrebbe accettato nessun altro come krannt:
"Solo una cosa: quando troviamo Saren, voglio la sua testa."
"Wrex." rispose il comandante alzandosi in piedi e pulendosi il sedere dalla sabbia: "...Cosa ti fa pensare che lascerò così tanto di Saren, quando lo troveremo?" gli chiese guardandolo negli occhi.
L'espressione con cui il comandante pronunciò quelle parole non fece affatto ridere il Krogan: gli fece quasi... paura.
 
"Se dobbiamo farlo, diamoci una mossa." sbottò Wrex quando tornarono dalla loro chiacchierata: "...E dov'è il Turian?"
"Qui." disse Garrus uscendo dalla macchia: "...Ero andato a svuotare la canna."
Shepard scosse la testa lievemente, un gesto a cui Garrus rispose con una lieve alzata di spalle.
"E Ashley e il tenente?"
"Eccoli." disse Shepard, vedendo Kaidan tornare a fianco del capitano Salarian: "E a giudicare dall'espressione di Alenko, non sono buone notizie."
Kirrahe però non sembrava avere fretta, o quantomeno, sembrava avere altre priorità: il tono di voce con cui si rivolse a lei fu di sincera ammirazione.
"Grazie per aver parlato con il Krogan, comandante. L'assalto alla base di Saren sarà già abbastanza difficile e..."
"Il Krogan ha un nome, capitano: Urdnot Wrex." fu la risposta: il fatto che fosse largo quanto due Salarian messi fianco a fianco, non gli rese difficile intimorire gli anfibi.
"...Deduco che abbia un piano." interloquì Shepard, prima che la discussione degenerasse prima ancora di cominciare.
"Più o meno. Abbiamo recuperato abbastanza dalla nostra nave da poter preparare una bomba da 20 kiloton, ma avremo bisogno del materiale fissile che avete sulla vostra nave..."
Ovvero parte di quello recuperato da Agebinium e che era stato sottratto quando avevano preparato la detonazione su Nepmos. Il che spiegava anche l'espressione sul viso di Kaidan: il tenente davvero non amava le bombe, che però continuavano a perseguitarlo.
"...un po' rozzo ma efficace." completò Kirrahe.
"E se la sganciamo dall'orbita, Saren può dare un bacio d'addio alle sue chiappe Turian." commentò Williams, ma Kirrahe scosse la testa:
"La base di Saren è troppo ben difesa per qualcosa del genere: la bomba non arriverebbe a terra, non prima che le difese AA la facciano a pezzi. Allo stesso modo, se dovessimo sganciarla ad una quota sufficientemente bassa da ignorare le difese della base, non riusciremo a scampare all'esplosione. Dovremo piazzare la bomba in una posizione precisa."
"Oh..."
"Dove?"
Kirrahe li condusse all'interno di una delle tende, dove trovarono uno spartano emettitore olografico con la piantina della base:
"Durante le nostre perlustrazioni, abbiamo individuato una torre di raffreddamento del reattore geotermico che alimenta tutta la base, sul lato opposto rispetto a noi." disse Kirrahe indicando la posizione: "La vostra nave può portarla fino a lì, ma per prima cosa, dovremo disattivare le difese AA, assieme a buona parte delle forze a terra."
La torre di raffreddamento era praticamente in faccia ad una torretta AA: anche se la Normandy era invisibile ai sensori, i Geth avrebbero potuto prendere la mira a vista.
"Vuole che penetriamo la base a piedi? Non abbiamo abbastanza uomini per questo." disse Kaidan.
"Non abbiamo altra scelta e credo che possiamo diminuire i rischi..."
"Mi piace il suo piano, Kirrahe." disse Shepard osservando la mappa: "E comunque, ho sempre preferito gli approcci diretti." aggiunse.
Il Salarian scambiò uno sguardo con l'Umana, ed entrambi seppero che l'altro aveva capito: quella era una missione suicida. Non ne sarebbero usciti vivi, non tutti almeno: ma doveva essere fatto.
"Dividerò i miei uomini in tre squadre e colpiremo il lato più vicino della base. Mentre i Geth rivolgeranno la loro attenzione su di noi, il vostro team Shadow potrà infiltrarsi nelle retrovie, e disattivare la postazione AA."
L'alternativa sarebbe stata di cercare di disattivare lo scudo che coprivano la base, e poi procedere ad un bombardamento dall'orbita, ma dato il loro numero ridotto, quel piano li avrebbe uccisi tutti. Portare una bomba all'interno della base invece, avrebbe ucciso solo qualcuno di loro.
E in guerra, quella differenza era l'unica cosa che contasse davvero.
"...È una buona idea, ma vi massacreranno."
"Siamo più forti di quanto non sembri, comandante..." rispose il capitano con una punta di orgoglio.
"Non avete affrontato molti Geth allora..." interloquì Tali, che ancora non aveva compreso il pericolo di quella missione.
"...Non mi aspetto che molti di noi sopravvivranno." spiegò Kirrahe.
"Oh..." rispose Tali, finalmente arrivandoci.
"Come faremo a coordinarci?" chiese il comandante: "Con i disturbi dei Geth alle trasmissioni, rischiamo di non riuscire a comunicare."
"...La soluzione più facile sarebbe quella che uno dei suoi uomini venisse con noi. Possibilmente qualcuno che abbia familiarità con i protocolli dell'Alleanza." aggiunse Kirrahe, passando rapidamente lo sguardo sul team variegato dietro Shepard.
"Mi offro volontario signora." disse subito Alenko.
"Non così in fretta, tenente! Il comandante avrà bisogno di lei per armare la testata. Andrò io coi Salarian." rispose Williams.
Shepard li lasciò fare, senza interromperli: capiva quello che stavano passando e la vera ragione di quel litigio fra Kaidan e Ashely.
"Con tutto il dovuto rispetto, capo, non è una decisione che spetti a lei."
"Perché ogni volta che qualcuno dice con il dovuto rispetto, intende sempre baciamo il culo?"
"Pratica." ringhiò Kaidan.
A Shepard venne in mente una conversazione di mesi fa, in cui i loro ruoli erano stati invertiti... ma non avevano già più tempo, nemmeno per quello.
"Williams, andrai tu con le squadre di Kirrahe: niente eroismi, ci siamo capiti?" il suo fu un ordine, e il tono di voce non ammise repliche da parte di Alenko.
Il capo artigliere era meglio corazzata del tenete: in una battaglia d'attrito, quello forse avrebbe potuto fare la differenza.
"Aye Aye ma'am!"
"Non appena avremo finito di prepararla, farò caricare la testata sulla sua nave. Il suo tenente potrà informare l'equipaggio sulla sequenza di detonazione." spiegò Kirrahe.
Shepard annuì:
"...Sarà la Normandy a farci evacuare. Come farete voi a sfuggire alla detonazione?"
"Manterremo la posizione il più a lungo possibile. Una volta che la bomba è in posizione, ripiegheremo cercando di sfuggire. Se ci muoveremo abbastanza rapidamente, dovremo essere in grado di sopravvivere all'onda d'urto con perdite accettabili. In caso contrario, saremo martiri di una causa più grande."
Fu la prima volta in cui il distacco emotivo di un Salarian la disturbò:
"Non c'è un'idea migliore? Un punto di RV in cui la Normandy può raccogliervi?"
"Faremo quello che è necessario, comandante. Se dovessimo riuscire ad infrangere le linee Geth, allora ricongiungersi col vostro team sarebbe una possibilità."
"Mmhh..." disse Shepard incrociando le braccia e osservando la mappa: "Il mio team sarà Shadow: quali saranno i vostri?"
"Aegohr, Mannovai e Jaeto. Sono stati i nostri tre primi mondi colonia e a tutt'oggi, restano il cuore del territorio Salarian: ricorderanno ai miei uomini per cosa stanno combattendo. Dovranno avere una ragione personale in questo combattimento, se vogliamo avere una speranza di successo."
"Spero solo che sappiate costruire le vostre bombe: dipende tutto da quello." il nervosismo aveva avuto la meglio su di lei: era un pessimo piano, ed entrambi lo sapevano.
Poteva andare storto in un numero ridicolo di modi, ma era il meglio che potevano fare, e il loro avversario era uno Spettro rinnegato...
"Non si preoccupi: abbiamo recuperato parti della schermatura del nucleo della nostra nave. Sarà impervia, una volta azionata: il difficile sarà portarla a destinazione."
"Di quello non dovrà preoccuparsi: siamo addestrati e con molta esperienza nel combattere i Geth. Vero Tali?"
"Geth a pranzo e Divoratori a cena, Shepard."
La giovane Quarian stava davvero diventando un marine: un onore per la sua corazza ambientale, dato che non l'avrebbe mai vista in uniforme.
"...Saremo pronti al vostro segnale, capitano." disse Shepard tornando a rivolgersi a Kirrahe.
"Eccellente. Con permesso, devo preparare i miei uomini."
Shepard si fece da parte per farlo uscire dalla tenda, cosa che Kirrahe fece di corsa: sentirono la voce di Rentola, che ordinava l'adunata.
"Garrus, Tali: riportate i Mako sulla Normandy. Da questo punto in poi saremo a piedi. E fatevi dire dove diavolo sono finite le mie granate. Non ho intenzione di invadere la base di Saren senza averne almeno una decina alla cintura."
"Sì Shepard." un vago gesto della testa, spinse anche il resto della squadra ad abbandonare la tenda, lasciandola sola con gli altri due Umani.
"...Beh, direi che ci siamo." disse Williams, guardando il tenente: "Non fare niente di stupido mentre sono via LT... anche lei, comandante."
"Andrà bene... vedrai." rispose Kaidan con la sua voce quieta.
"Già... è solo..." Williams sembrò lottare contro i suoi istinti per qualche istante, ma alla fine disse solamente: "Buona fortuna."
"C'è qualcosa che vorresti dire, Ashley?" chiese Shepard: certe cose, bisognava proprio tirargliele fuori con le pinze.
"Solo che è... strano. Prendere ordini da qualcun'altro. Mi ero abituata a lavorare con voi... con tutti voi."
Lentamente, Shepard si spostò verso l'ingresso della tenda: il comandante era una romantica, in fondo.
"Non preoccuparti, ci vedremo dall'altra parte." disse Alenko.
"Lo so... è stato un onore servire con voi... E con lei, comandante." aggiunse Williams.
Ma il comandante era già uscita, senza che nessuno di loro due se ne accorgesse: quello che fecero dopo nella tenda, se fecero qualcosa, non furono affari del loro CO.
Shepard rimase a presidiare l'ingresso dall'esterno, ascoltando Kirrahe che spronava i suoi uomini alla lotta e al sacrificio. Poco distante Wrex faceva lo stesso, mimando la sua stessa posizione a braccia incrociate: Shepard non vide arrivare Liara, ma fu grata della sua presenza al suo fianco.
Non si dissero nulla, ma in quel momento non ci sarebbe stato niente che Shepard avrebbe desiderato di più che baciarla. Gli oneri del comando invece, le tennero entrambe in posizione, ad ascoltare il Salarian:
"Conoscete tutti la missione, e cosa è a rischio. Affiderei la mia vita ad ognuno di voi, ma mi sono arrivate voci di malcontento. Voglio che sappiate che condivido le vostre preoccupazioni."
Kirrahe si avvicinò ai suoi uomini, Salarian male armati, truppe stanche, a cui doveva dare una ragione per combattere:
"Siamo addestrati per lo spionaggio. Saremmo leggende, se i documenti fossero resi pubblici." Kirrahe mosse la testa, nella tipica negazione Salarian: "La gloria in battaglia non è nella nostra natura. Ricordate i nostri eroi: Il Passo Silente, che sconfisse una nazione con un singolo colpo. O Sempre Allerta, che tenne armate a bada nascondendo informazioni."
Con la natura secretiva dei Salarian, e in special modo dell'STG, non era una sorpresa che nemmeno i nomi degli eroi del loro passato fossero noti, e che quindi fossero stati sostituiti con epiteti:
"Questi giganti sembrano non offrirci conforto in questo momento, ma non sono tutto ciò che siamo. Prima della rete dei portali, c'era la flotta. Prima della diplomazia, c'erano i soldati. La nostra influenza ha fermato i Rachni, la nostra influenza ha fermato i Krogan, ma prima di questo, abbiamo resistito!"
Wrex aveva staccato il suo traduttore, confondendo il discorso di Kirrahe col rumore delle onde di Virmire. Shepard pensò che forse valesse la pena fare lo stesso: quello che la sua IV linguistica le forniva era un chiaro caso di intraducibilità tra le loro lingue. Dietro di lei, Kaidan e Williams la raggiunsero uscendo dalla tenda e schierandosi alle sue spalle...
"La nostra influenza fermerà Saren. Nella battaglia di oggi, noi resisteremo!" e con quello, Kirrahe concluse: i suoi soldati non sembrarono più volenterosi di combattere, ma comunque scattarono, salutando secondo il loro codice militare. Per il capitano poteva bastare: Kirrahe si avvicinò a loro, offrendole la mano, che Shepard strinse.
Il saluto Umano, e parte dei suoi significati impliciti, si erano diffusi in fretta tra la Galassia: ci stringiamo mani vuote, che non portano armi, per affermare la nostra comunione d'intenti.
"Buona fortuna, comandante. Spero che ci incontreremo ancora."
"Lo spero anch'io, capitano." rispose Shepard.
Poi tutti cominciarono a preparasi per l'operazione: c'era molto da fare.
 
***
 
Ore dopo, Shepard guidava Wrex, Liara, Tali e Garrus per uno stretto sentiero, poco più che la pista di un qualche animale di Virmire. Seguendola, sarebbero sbucati abbastanza vicini all'installazione principale di Saren: dopo il discorso di Kirrahe si erano messi in marcia subito, sperando che le loro corazze e il fogliame bastassero a nasconderli dai Geth mentre si avvicinavano. Mentre Williams era rimasta con i Salarian, Alenko si trovava invece sulla Normandy, ad accudire la bomba nucleare improvvisata che avevano costruito, e con la nave di nuovo in orbita, nascosta ad occhi e sensori indiscreti, era probabilmente quello che in quel momento rischiava più di tutti loro.
Non solo perché la sua salvezza dipendeva dall'affidabilità della bomba che i Salarian avevano costruito, un oggetto molto più massiccio dell'ordigno che avevano improvvisato su Nepmos, ma anche perché comunicazioni intercettate dai Salarian affermavano che la Sovereign si stava avvicinando al sistema. Un pensiero per niente confortante: ecco perché Shepard procedeva di corsa attraverso la boscaglia, seguita a ruota dalla sua Squadra. Si fermava solo quando uno dei suoi compagni sembrava sul punto di cedere: non potevano stancarsi troppo, perché li aspettavano ancora molti combattimenti. All'ennesimo sosta però, Garrus dovette chiedere:
"Shepard... che diavolo avete nelle gambe voi Umani?"
L'unico che sarebbe riuscito a mantenere il suo passo era probabilmente Wrex, anche se magari non la sua velocità. La più sofferente in quel campo era proprio Liara: il suo condizionamento fisico non l'aveva preparata a questo.
"Potenziamento genetico." spiegò semplicemente il comandante, inspirando dal naso, ed espirando dalla bocca: sembrava quasi che per lei fosse una semplice passeggiata.
"Spiriti..." disse il Turian appoggiando una mano ad un albero e stirando un polpaccio.
Tali invece si era accosciata sui talloni: la struttura fisica dei Quarian era ingannatrice. C'erano molti muscoli nelle gambe di Tali, come testimoniavano i suoi fianchi piuttosto larghi in rapporto al resto del suo fisico: probabilmente, i Quarian erano stati un popolo di scattisti e di saltatori, agili, piuttosto che forti, in fondo non troppo diversi dai Turian sotto quell'aspetto, ma assai più resistenti alla fatica. Per quanto riguardava i nativi di Palaven invece, c'erano poche specie senzienti che potessero batterli nello scatto: il fisico dei Turian sembrava fatto apposta per quello e brevi corse da 60 chilometri all'ora non erano strane per loro. D'altro canto, erano perfino aerodinamici...
"...Quindi sta barando anche su questo."
Shepard scosse la testa:
"Il potenziamento genetico alza i tuoi limiti: questo non posso negarlo. Per raggiungerli però, io, come chiunque altro, ho dovuto addestrarmi ed esercitarmi a lungo. Quello che faccio... non mi è stato magicamente regalato in un'iniezione: l'ho guadagnato."
Liara assentì brevemente con la testa:
"...Continuiamo." ordinò Shepard.
Alla fine, dopo un'altra sosta, arrivarono: il comandante alzò un pugno, facendoli fermare. Davanti e sotto di loro, si apriva uno stretto canalone, in cui dall'alto si riversava una cascata: erano arrivati alle spalle della base di Saren, senza che qualcuno si accorgesse di loro. Il comandante approfittò della sosta per comunicare la loro posizione ai Salarian: erano pronti a cominciare al loro segnale.
"Prova comunicazioni. Mi riceve comandante?" chiese Kirrahe.
"Forte e chiaro." qualunque tecnologia avessero usato per inviare il loro messaggio al Consiglio nonostante i disturbi Geth, funzionava assai meglio a terra.
"Bene. Cominceremo il nostro assalto. Faremo del nostro meglio per attirare l'attenzione dei Geth su di noi, ma forse toccherà a voi finire il lavoro..."
Fatalismo Salarian: un po' troppo cupo per i suoi gusti.
"... E Comandante? Se dovesse trovare un modo per indebolire le loro difese, le saremmo grati."
"Ricevuto. Buona fortuna." rispose Shepard lasciando il canale aperto.
Poi imbracciò il suo fucile e si lanciò nel canalone, atterrando due metri più in basso sulla sabbia: le leonessa di Elysium era a caccia. La squadra la seguì: quando Wrex toccò terra, Shepard fu pronta a scommettere che ogni Geth sul pianeta dovesse averlo sentito.
"Shadow è a terra, ripeto Shadow è a terra..." sentì dire a Kirrahe nel suo casco: "Capo Williams, con il team Aegohr! Mannovai, Jaeto, muoversi! È il momento di attirare la loro attenzione!"
Dall'altra parte della linea, Shepard sentì le prime raffiche di fucile che venivano liberate.
Nel frattempo, anche loro avevano compagnia: avevano individuato, proprio alla fine del canalone, un centro di comunicazione secondaria dei Geth, una struttura ad un solo piano di semplice cemento, con un'antenna in cima ad un pilone e diversi Geth a tenerla al sicuro.
Liara lanciò una singolarità in mezzo al gruppo, coinvolgendo il maggior numero di droidi possibili: a quelli che rimasero più indietro, pensarono il comandante e Garrus coi loro fucili da cecchino, mentre Tali riprogrammò un'unita Distruttore rimasto sulla rampa, che abbandonò il fucile e si mise a caricare un Krogan vicino a lui.
"Mannovai è sotto fuoco incrociato nemico! Fate attenzione a torrette a lungo raggio che stanno aiutando i Geth ad acquisire bersagli!"
Wrex invece fece partire un colpo sovraccaricato, e la fiamma rossa si allontanò dalla loro posizione pigramente: se anche lo vide arrivare, il Krogan avversario non poté schivare, perché il Distruttore lo tenne inchiodato sul posto. Il massiccio alieno accusò il colpo, perdendo buona parte del fianco, e l'unità Distruttore capitalizzò il vantaggio, sollevano il Krogan sopra la sua testa e dividendolo in due, lasciando che un fiume di sangue e carne gli si riversasse addosso.
Shepard finì il Distruttore mettendo la sua testa nel mirino del fucile di precisione e sparando un colpo che lo decapitò. Liara invece fece esplodere la sua singolarità, distruggendo ogni Geth che aveva catturato: era stato cruentissimo, ma non potevano negare l'efficacia di simili metodi.
"Bel colpo Wrex."
"Mhh." rispose il Krogan.
Conquistarono la postazione Geth indisturbati, e tutti cercarono di non fissare i resti del Krogan a terra. Tali accedette alle comunicazione Geth, disattivando le torrette tramite la console sul posto: la reazione dall'altro lato della base fu immediata.
"...Qualcosa ha disturbato i loro sensori. Abbiamo una possibilità! Capo Williams, copra Mannovai."
"Dobbiamo dividerci ora." disse Shepard consultando le mappe: "Questo costone si divide in due per poi riunirsi. Garrus: con me. Wrex, Tali e Liara, prendete a sinistra, ci ritroveremo dall'altro lato. Meglio non lasciare nessun Geth che possa prenderci alle spalle."
Nessuno ebbe niente da ridire, e Garrus la seguì mentre passavano sotto la struttura Geth per continuare ad avanzare: trovarono solo un drone Geth e un semplice fante a cercare di rallentarli, ma non furono un problema, specie dopo che Garrus inceppò le loro armi, rendendoli inermi: segnarono un centro ciascuno, ma non si fermarono a complimentarsi.
Gli altri dovevano aver incontrato più resistenza, date le detonazioni che echeggiarono fino a loro:
"...Stanno ordinando attacchi satellitari! Jaeto, in guardia per postazioni di comunicazione! Williams, vede qualcosa?" Kirrahe aveva appena finito di dirlo, che Shepard accelerò: maledizioni!
Doveva impedire subito che quella minaccia si concretizzasse, o avrebbero rischiato di perdere tutto.
L'intera squadra si era riunita ora, e procedeva di nuovo di corsa: quando apparve di fronte a loro una seconda struttura Geth, con un ripetitore puntato proprio verso il cielo, Shepard non stette a pensarci. Il suo shotgun le scivolò in mano al posto del fucile da cecchino, e un colpo sovraccaricato volò pigramente dalla sua posizione.
Il comandante non aveva mirato ai Geth appostati in difesa, o ai due Krogan che li spalleggiavano: fece comunque centro. Il ripetitore ricevette il colpo alla base, venendo troncato dalla forza dell'impatto e rovinando verso terra, uccidendo e schiacciando con i suoi rottami molti fra i difensori. Quelli che sopravvissero, furono spazzati via dall'esplosione di un nodo energetico e da alcune bombole sottostanti, probabilmente dimenticate in giro.
Shepard non si fermò per ricevere i complimenti degli altri, comunque ben meritati, ma continuò ad avanzare, assicurandosi solo che non ci fossero dei superstiti.
Non ne trovarono.
Erano quasi sul perimetro della struttura principale di Saren: attraversandolo, avrebbero raggiunto il loro obbiettivo.
"Il bombardamento orbitale non si è concretizzato, ripeto, il bombardamento orbitale non si è concretizzato: il loro centro di elaborazione deve essere stato distrutto...Aegohr, ritiratevi, ritiratevi! Droni si stanno dirigendo alle stazioni perimetrali per ricaricare. Ritiratevi prima che ritornino!"
"Shepard."
"...Garrus?"
"Secondo le mappe, le stazioni di ricarica sono vicine a noi."
"Quanto?"
"Molto. Mezzo chilometro alla nostra destra e dovrei avere un tiro libero."
"Prendi Tali e Wrex. Fate saltare tutto prima che i droni finiscano di rifornirsi. Io e Liara continueremo ad avanzare."
"Rice... Ostile!" strepitò la Quarian.
"Spiriti, sono ovunque!"
Wrex ricevette sulle sue barriere biotiche un razzo per la squadra, mentre Tali riprogrammò il Geth al volo prima che potesse spararne un secondo, inviandolo invece verso le stazioni di rifornimento.
 "Muoversi!" ordinò Shepard.
La squadra si divise: per raggiungere l'entrata posteriore della base, Shepard e Liara dovettero farsi strada tra labirintici canyon: Umana e Asari li percorsero temendo sempre un'imboscata dall'alto. Ecco perché non si accorsero dei tre Krogan a sbarrare loro il passo fin quasi all'ultimo momento: non erano armati con corazze Geth, e questo favorì Liara e Shepard. Una singolarità li risucchiò tutti, e Shepard lanciò una granata a disco su ciascuno di loro, aggiungendo poi un ulteriore campo di distorsione per lanciarli via.
Lo scoppio delle granate macellò ciò che restava di loro, ma erano esplose troppo vicine: Liara si ritrovò sbattuta a terra, le orecchie che le ronzavano... e con Shepard sopra di lei a farle da scudo.
Qualunque cosa volessero dirsi in quella posizione, andò perduta nella spaventosa detonazione e nella palla di fuoco che si alzò verso il cielo: a quanto pareva la squadra aveva usato il metodo Shepard per demolire le stazioni di rifornimento Geth. L'incendio che questo aveva causato, e che vedevano anche dalla loro posizione mentre le fiamme e il fumo oscuravano già il cielo, furono niente in confronto alle esplosioni a catena che continuarono ad assordarle e a sporcare l'aria con l'odore amaro e aspro del carburante. Prima che diventasse insopportabile da subire oltre, e costringerle a cercare rifugio nella loro corazza, Liara colse l'attimo: le sue mani strinsero il volto di Shepard.
Il bacio fu passionale e pieno di segreti bisogni... non durò quanto avrebbero voluto, ma se lo fecero bastare: per la loro missione, ormai quella era la missione di entrambe, avevano dovuto sacrificare in parte la tenerezza.
Shepard aiutò Liara ad alzarsi di nuovo, e Umana e Asari, entrambe chiuse nelle loro corazze e con le armi in pugno, ripresero ad avanzare.
La voce di Kirrahe arrivò a loro dopo un minuto:
"La minaccia area non si è materializzata! Shadow ci sta dando una mano..."
Finalmente, raggiunsero il retro dell'installazione della base di Saren: un muro di uniforme grigio cemento, disadorno e spartano, di cui il tetto si allungava lievemente in una curva creando una grondaia abbastanza larga da essere quasi un pergolato. Di nuovo, la base di Saren era stata costruita in un territorio lussureggiante, per cui Shepard e Liara si trovarono a dover percorrere un ponte di metallo senza corrimano o parapetto, sopra un torrente in secca: o forse erano solo arrivati nel momento di bassa marea. Difficile dire se l'acqua sotto di loro fosse salmastra o dolce, e in quel momento capirlo non era di certo una priorità.
I Geth non erano stupidi, dovevano aspettarsi l'arrivo di qualcuno a quel punto, e Liara e Shepard si trovarono sotto il fuoco incrociato di Geth e Krogan, che dall'altra parte del ponte si riparavano dietro quelle trincee mobili traslucide che avevano già visto su Noveria. Per fortuna le avevano sottovalutate: probabilmente si aspettavano dei Salarian, non due biotiche.
Liara e Shepard lanciarono ciascuna una singolarità: per quanto le trincee temporanee Geth fermassero i proiettili, non potevano ignorare la gravità: cecchini Geth e guerrieri Krogan vennero sottomessi da due singolarità gemelle.
Poi Liara e Hayat fecero esplodere ciascuna la singolarità dell'altra: quando i Krogan tentarono di alzarsi, furono sollevati da terra e scaraventati nel muro della base che stavano difendendo, e poi crivellati per sicurezza coi fucili.
"Shadow ha raggiunto il perimetro." riferì Shepard nella radio.
"Resistete uomini... resistete!"ordinò Kirrahe ai suoi dall'altro capo della radio.
Il resto della squadra non si fece attendere: Wrex, Garrus e Tali arrivarono di corsa, tutti con il volto coperto dal casco della corazza. La distruzione delle cisterne di carburante aveva reso l'aria irrespirabile, ma anche se non vedeva la sua brutta faccia sfregiata, Shepard sapeva che il suo krannt era soddisfatto, mentre l'eco dell'incendio in lontananza sporcava il cielo. E se tutto fosse andato come speravano, presto ci sarebbe stata una luce assai più accecante ad illuminare Virmire.
"Avevi ragione Shepard." disse Garrus tenendo il suo fucile d'assalto in mano.
"A che proposito?"
"...Problema risolto."
Shepard sogghignò, ricordando la loro conversazione sulla Luna, in mezzo ad una sala di mainfraime sventrata dagli esplosivi...
"Shepard: le mappe che ho estratto dai Geth dicono che esiste una conduttura che l'STG non ha rilevato. Un condotto fognario, che dovrebbe sbucare proprio qui sotto."
"Può portarci più facilmente all'interno della base?"
"La direzione è quella..."
"Anche se fosse, potrebbero averla bloccata. O minata. Nemmeno i Geth sono così stupidi."
"Oppure potrebbe essere il nostro biglietto da visita per entrare indisturbati."
"Shepard, è impossibile che ne siano rimasti molti all'interno: io dico di farci strada tra i cadaveri. Che provino a fermarci."
"Mmhh... credo che tu abbia ragione." disse Shepard osservando le planimetrie olografiche sull'omnitool della giovane Quarian: "Tali, Liara Garrus: prendete il condotto. Se davvero può portarvi all'interno della base più rapidamente, dovreste avere il tempo di dare un'occhiata prima del nostro arrivo. Io e Wrex continueremo ad attirare l'attenzione su di noi."
"Mi piace come suona."
"Non ne avevo alcun dubbio. Di corsa." ordinò Shepard al Krogan, e il mercenario scosse la testa soddisfatto.
 
Garrus scoprì che i Geth in effetti erano stati così stupidi: il condotto fognario, in realtà un passaggio in cui deviare l'eccesso di acqua dalla base, era un corridoio regolare scavato nel cemento con brusche curve, e dagli stretti marciapiedi sui lati. Il Turian era sempre stato una persona ben educata: ecco perché marciava nel mezzo del tunnel con l'acqua che gli scorreva attorno alle caviglie, mentre Tali e Liara restavano all'asciutto: galateo. E anche per il fatto che senza un tiro il più libero possibile, le sua abilità di tiratore scelto sarebbero andate sprecate: in quegli spazi ristretti, gli scontri sarebbero stati necessariamente brevi e violenti. Forse era anche per quello che Tali e Liara lo precedevano: in fondo, l'ex agente C-Sec non sapeva riprogrammare Geth, ne aveva con sé uno shotgun. Per quanto riguardava le armi, Garrus invece preferiva un tocco più preciso e meno personale, alla brutalità degli shotgun che il comandante, Tali e Wrex sapevano usare con una precisione che rasentava ormai il chirurgico. Mentre per quanto riguardava la capacità di riprogrammare i Geth... beh, doveva pur lasciare a Tali qualcosa in cui fosse più brava di lui.
O almeno, questo era quello che si ripeteva...
Per quanto riguardava Liara invece, l'archeologa ancora non era riuscita ad abituarsi al rinculo del fuoco automatico dei fucili d'assalto, anche quello del suo HMWA modificato, ma era pur sempre in grado di erigere una barriera biotica che l'avrebbe tenuta al sicuro. Insomma, Garrus non credeva affatto di doversi sentire secondo rispetto a loro: non sbagliava mai un centro, dopotutto...
"Sono certa che sta bene." disse alla fine Tali a Liara mentre percorrevano il tunnel vuoto.
Garrus assentì:
"...C'è Shepard con lui. Sono sicuro che Wrex non corre nessun pericolo."
Liara si voltò a guardarlo per un attimo... e poi rise, anche se con il contegno che le era proprio.
"Non male, Garrus." si complimentò Tali, sogghignando a sua volta.
"Miro a portare il divertimento e la gioia ovunque vada, Tali... e non manco mai."
"...Ma passi un po' troppo tempo con Joker, bosh'tet." aggiunse la Quarian senza cattiveria.
"Un giorno dovrai dirci cosa significa esattamente, Tali."
"Perde qualcosa nella traduzione, ma..." rispose la Quarian.
"Movimento di fronte a noi." disse Garrus alzando il fucile: il Turian indugiò un attimo, quando nell'ottica del suo HMWSR si disegnò il profilo di un Salarian, invece che un Geth, ma quando alzò l'arma contro di lui, Garrus non rimase a pensarci. Brandendo solo una pistola, e senza barriere cinetiche a proteggerlo, il fucile da cecchino lo uccise all'istante.
Ebbe la conferma di aver fatto la scelta giusta quando un altro Salarian sbucò da una scalinata perpendicolare al tunnel, accompagnato da un soldato Geth, ed entrambi aprirono il fuoco su di loro. Durarono secondi: Garrus triplicò il suo primo centro, uccidendoli entrambi con un singolo colpo alla testa.
"Esibizionista..."
"La parola che stai cercando, Tali, è grazie, credo."
"Certo, perché due Salarian armati di pistola e un fante Geth sono così pericolosi..."
"Dovevano essere uomini di Kirrahe." disse Liara, osservando i cadaveri e chinandosi sul primo: "...Hanno ancora le piastrine dei corpi speciali."
"...Indottrinamento?" spogliati delle loro corazze e con solo la loro tuta da combattimento da portare a contatto con la pelle, era difficile non dispiacersi per loro. Specie quando Liara aveva perso sua madre allo stesso modo...
"Pare di sì."
"...Qualche idea su come funzioni esattamente?"
"Dovrei esaminare la Sovereign per saperlo. E per capire se sia reversibile, in qualche modo..."
"Non un pensiero confortante: per studiare l'indottrinamento, si rischierebbe di caderne vittime..."
"...Vero anche questo." rispose Liara, ripensando a Benezia mentre chiudeva gli occhi del Salarian.
 Toccò a Garrus distoglierle da quelle cupe riflessioni:
"Tali: vedo delle console Geth in cima alle scale. Vediamo quello che ci hanno lasciato?"
La risposta della Quarian fu quella di fiondarsi in cima alla corta scalinata e cominciare a lavorare alla console. La porta da cui erano scesi i Salarian e il Geth, e che era stata sbarrata dietro di loro, si sbloccò immediatamente.
"Sono dentro." disse Tali: "...Keelah."
"Tali?"
Ma la Quarian non gli rispose, attaccandosi alla radio:
"Shepard, qui Zorah."
Il rumore di sottofondo di esplosioni di granate e delle risa folli di Wrex riempì i loro caschi.
"Resta in attesa Tali." un'esplosione biotica sottolineò le parole di Shepard.
"Visto? Wrex è al sicuro." disse a bassa voce Garrus.
"...I nativi sono davvero poco accoglienti: avevano mandato anche uno Juggernaut a riceverci. Presenza di Salarian indottrinati: devono essere gli uomini di Kirrahe."
"Ne abbiamo incontrati un paio anche noi. State bene?"
"Sottolineo, avevano mandato, dottoressa. Stiamo bene... ma è bello sapere che ti preoccupi. Tali? A che punto siete?"
Nella sicurezza del suo casco, Liara si concesse di diventare lievemente porpora, per imbarazzo e sollievo.
"Alla fine del condotto e stiamo per entrare nella base dal basso. Abbiamo trovato un terminale Geth però, e sono riuscita a penetrare la rete di sicurezza interna della base. Sono in grado di ridirigere le forze Geth di guardia creando falsi allarmi per la base."
"Allontanerà i Geth da Kirrahe?"
"Sì, ma ne manderà inevitabilmente qualcuno dalla nostra parte..."
"Fallo comunque: è l'unica speranza che hanno di riunirsi con noi. Crea quanto più caos possibile."
"Con piacere, Shepard."
"...E sbrigatevi: la Sovereign è nel sistema. Joker ha dovuto compiere un salto FTL casuale per evitare i Geth."
"Ripetere, Shepard." disse Garrus: Spiriti! Sperò di aver capito male...
"...Sembra che la Sovereign veda attraverso il sistema di mimetizzazione della Normandy. Non appena è entrata nel sistema, i Geth si sono mossi per intercettare la nostra nave. L'ultimo messaggio diceva che stavano bene... per ora. La Normandy ripasserà vicino a Virmire ad intervalli casuali, fino a quando potrà: dobbiamo raggiungere il nostro obbiettivo prima che Joker smetta di essere fortunato. O Pressly calcoli male un salto."
"Ricevuto. Attivo ora gli allarmi: questo dovrebbe creare abbastanza confusione."
Le azioni di Tali non causarono un urlo di sirene in tutto il complesso, ma la Quarian seppe che la rete neurale dei Geth era stata ingannata su tutto Virmire. Con un cenno affermativo verso Garrus e Liara, entrarono assieme nella base di Saren.
 
"...Dia loro un po' di terreno, Williams. Non vogliamo che si nascondano: li attiri all'esterno." a quanto pareva, le squadre di Kirrahe stavano vincendo.
Nel frattempo, Shepard e Wrex erano arrivati alle prigioni. O meglio, in una zona della base adibita come tale: grossi container con un lato trasparente, e dalle pareti imbottite, entro cui si muovevano Salarian dallo sguardo vacuo e disattento, a volte da soli, a volte in gruppi di due o tre. Quando incrociò il loro sguardo, Shepard non vide nulla nei loro occhi: la sua presenza non causò nessuna reazione nei prigionieri, nemmeno quando il suo casco si aprì, ripiegandosi sulla nuca. La loro mente era stata annientata: sembravano... docili.
"Non si tratta così un prigioniero... lo si può uccidere. Ma questo..." commentò Wrex disgustato, osservando con lei.
"C'è qualcuno qui?" chiese una debole voce: proveniva dalla cella container più lontana, e Shepard e Wrex si affrettarono a raggiungerla.
Trovarono un solo Salarian in isolamento, decisamente più reattivo degli altri: quando li vide, i suoi occhi si riempirono di speranza.
Assomigliava davvero molto a Rentola, ma sembrava più giovane: dato il nepotismo nella società Salarian, avrebbe potuto esserne un parente senza difficoltà.
"Non siete Geth... e di certo non indossate un camice da laboratorio. Direi che non siete con Saren."
"Direi che siamo qui per ucciderlo." rispose Shepard, senza aprire la cella: l'indottrinamento era un pericolo sottile e anche se questo Salarian in particolare non le sembrava che avesse subito il lavaggio del cervello, sapevano troppo poco di quel processo per prendere decisioni affrettate.
"...Allora direi che sono felice di vedervi." rispose il Salarian con un mezzo sorriso stanco: "Tenente Ganto Imness, del terzo reggimento infiltratori, catturato durante una ricognizione. Siete con la flotta mandata a distruggere questa base?"
"La trasmissione non era chiara. La flotta non arriverà, ma hanno mandato me e i miei uomini."
"Secondo me, Kirrahe ci ha guadagnato." commentò Wrex.
"Capisco..." il tenente in quel momento doveva stare abusando del suo distacco emotivo per mantenere una simile calma: "Allora dovete essere il team di infiltrazione. Conosco il capitano: deve volere la base distrutta ad ogni costo. Il mio team è stato... cambiato: indottrinato. Sapevamo dei laboratori di ricerca e clonazione, ma l'indottrinamento è un pericolo molto più grande, e assai più orribile."
Shepard realizzò che il fatto che Ganto stesse usando la parola indottrinamento, con una tale certezza, significava che il Consiglio aveva fornito all'STG i suoi rapporti di Noveria e Feros: un punto per loro, ma a quanto pare non si erano fidati abbastanza da dirle di aver mandato l'STG in ricognizione fino a quando non era stato troppo tardi. In quei momenti concitati, Shepard fallì nel chiedersi esattamente perché...
"Ho visto i miei compagni... venire svuotati, ed essere trasformati in gusci vuoti. Non ne è rimasto niente. Altri sono morti durante gli esperimenti... li invidio." aggiunse il Salarian con un brivido.
"Sa qualcosa di quegli esperimenti?" disse Shepard accendendo il suo omnitool perché registrasse la risposta del tenente: se la vide farlo, il tenente non ebbe nulla da obbiettare. Anzi sembrò comprendere e voler collaborare: la sua voce si fece un poco più chiara, mentre parlava.
"Stavano studiando l'indottrinamento. Sintomi, progressi. Saren lo usa per controllare i suoi schiavi, ma non credo che lo comprenda a fondo. Non so molto altro. Ho solo visto quello che hanno fatto agli altri: li hanno... svuotati." ripeté il Salarian guardandola dall'altro lato della sua gabbia: "Non voglio finire come loro. Vi prego. Uccidetemi, o fatemi uscire."
"Non credo che sia stato indottrinato. Wrex?"
"Mhh... Salarian: se dovessi incontrare chi ha fatto questo ai tuoi uomini, cosa faresti?"
"Li ucciderei." rispose senza esitazione il tenente.
"...È sano." rispose il Krogan, aprendo lui stesso la cella: il lato trasparente scorse via, liberandolo.
"Vorrei una pistola." chiese Ganto, indicando quella che Shepard portava sulla coscia: "...Per i miei compagni." spiegò semplicemente.
Shepard gliela mise in mano: l'impugnatura non era stata fatta per le mani di un Salarian, ma per cinque dita per mano. Ganto trovò comunque il modo per compensare con le sue tre dita: primo e terzo dito per afferrare la pistola, e il secondo per tirare il grilletto.
Shepard e Wrex rimasero a guardare il tenente aprire le celle una dopo l'altra, e giustiziare gli occupanti all'interno con un singolo colpo di pistola alla nuca. Nessuna esitazione, nessun dubbio: Shepard, e anche Wrex, a suo modo, scoprirono di condividere quella scelta. Meglio la morte che finire così... o come Benezia: Shepard poté solo sperare di avere qualcuno come Ganto al suo fianco, se un giorno fosse toccato a lei.
Il comandante era un'ipocrita ovviamente: se fosse toccato ad uno dei suoi... o a Liara... avrebbe smosso mari e monti per cercare una cura, un modo per guarire l'indottrinamento. Non si sarebbe arresa, fino a quando l'espressione vacua e assente fosse diventata troppo da sopportare, ma sarebbe stata una questione di anni. Nel suo caso invece, avrebbe ringraziato una pallottola nel giro di secondi: finire così... nessuno dovrebbe finire così.
Ganto tornò da loro, dopo aver aperto cinque celle, offrendo la pistola di nuovo a Shepard:
"La tenga tenente. Potrà coprirci mentre avanziamo."
"Senza una corazza vi servirò a poco..."
"Abbiamo abbastanza armi per tutti. E abbastanza scudi e biotica da proteggerla."
Il Salarian annuì:
"Grazie..." disse, chiudendo le palpebre dal basso verso l'alto e scuotendo la testa: "Credo... credo di non ricordare i vostri nomi."
"Non li abbiamo detti: sono il comandante Shepard, Spettro della Cittadella. E lui..." disse Shepard indicando la montagna di muscoli e brutte cicatrici che aveva alle spalle: "È Urdnot Wrex."
"Il primo Spettro Umano... mi ricorderò di voi, comandante."
"Sarà meglio... non è mia abitudine salvare Salarian... ma per Shepard posso fare un'eccezione. Di tanto in tanto." disse Wrex, seguendo Shepard che si era rimessa in movimento.
"Garrus, qui Shepard. Abbiamo trovato uno dei Salarian di Kirrahe ancora vivo e... sano. Tenente Ganto Imnes. Lo stiamo portando con noi. Voi a che punto siete?"
"Siete stati più fortunati di noi allora: ci sono un sacco di celle qui. E uno dei prigionieri si è spaccato la testa contro la parete quando non lo abbiamo fatto uscire." il tono della sua voce era innegabilmente turbato: meglio non pensare in quel momento a cosa quella vista avesse potuto fare a Liara...
"...Stiamo arrivando comandante: siamo due livelli sopra di voi, ma stiamo scendendo. Questa base è stata costruita come un labirinto. Secondo le planimetrie che abbiamo recuperato, c'è un ascensore nel livello tra noi, che può portarci ai laboratori di ricerca. Da lì dovremmo poter raggiungere la struttura adiacente, e farci strada fino alla torre AA."
Shepard accese il suo omnitool, consultando le planimetrie di Kirrahe: quanti uomini del capitano erano costati quei dati?
"Lo vedo Garrus. RV all'ascensore, di corsa." rispose il comandante chiudendo il circuito.
 
Se Ganto fu stupito del vedere il resto della pittoresca squadra di Shepard, non disse nulla: si limitò a rivolgere un cenno ad ognuno di loro, e serrare i ranghi, scambiando la pistola del comandante col fucile d'assalto di Liara: di certo, gli disse l'Asari, non senza empatia per quello che aveva passato, sapeva usarlo meglio di lei. Il tenente non disse niente, ma ebbe modo di dimostrare alla dottoressa che aveva ragione non appena l'ascensore li portò ai laboratori.
Quando le porte si aprirono, Shepard e la squadra si trovarono di fronte ad un unico, enorme livello di pavimenti lucidi e di pareti di metallo sterile: ordinate sui due lati dell'ambiente, c'erano capsule mediche, lunghi letti di circa due metri e larghi la metà, incassati nel pavimento, collegati ad una testiera bulbosa di cavi e di inquietanti strumenti. I colori erano tutti variazioni del bianco e del metallo lucidato, mentre l'aria sapeva di disinfettante.
I letti più lontani erano vuoti, ma quelli più vicini a loro avevano ancora i loro occupanti all'interno: Husks.
Husks ricavati dai Salarian, per l'esattezza, almeno una mezza dozzina. Anche se la specie di provenienza era diversa, l'effetto finale era molto simile, troppo perfino, a quello che il team della Normandy aveva già visto tante volte: i lineamenti deformati, la pelle color mezzanotte, tirata su ossa che non erano più della loro forma e posizione consueta. I corti corni che i Salarian avevano in cima alla testa, in questo caso si erano riuniti e formavano la disgustosa orbita per un terzo occhio che doveva essere cresciuto appositamente durante la trasformazione: ciò che rendeva quegli Husk particolarmente disturbanti era che la struttura già naturalmente esile dei Salarian era stata ulteriormente prosciugata. Lo sterno in particolare si incavava a tal punto verso l'interno da fondersi con la spina dorsale, e i dischi delle vertebre si vedevano attraverso la pelle della cavità addominale. Anche le mani erano abnormi: gonfie, sgraziate, come piene di liquido, ospitavano alla fine delle dita lunghi artigli color onice, mentre cavi serpeggiavano lungo tutta la lunghezza del loro corpo, risalendo in superficie in prossimità delle giunture e della schiena.
Una voce dal fondo della lunga sala arrivò fino a loro, una voce di basso: una voce da Krogan.
"Intrusi! Chiama le guardie."
Nessuno di loro fece in tempo a reagire: Ganto, imbracciando il fucile di Liara, sparò una corta raffica, a cui rispose un grido di dolore femminile. E poi aggiustò la mira, continuando a sparare, avanzando lungo il salone.
"No... no... il futuro della mia razza!"
Nessuno della squadra di Shepard poté seguirlo, perché al rumore degli spari, le creature nei letti medici cominciarono a muoversi: il comandante e i suoi compagni decisero di non perdere tempo a scoprire in cosa differissero dagli Husks Umani in termini di combattimento. Li crivellarono dove stavano, il più in fretta possibile. Fu una saggia decisione, perché l'ultimo che rimase, e che quindi fece in tempo a mettere i piedi a terra, si mosse con una velocità spaventosa: così in fretta in effetti, da diventare una macchia indistinta mentre si avvicinava a loro, schivando i loro proiettili con un'agilità sovrannaturale. Non era più veloce delle pallottole, o non lo avrebbero visto arrivare, ma scansava la direzione in cui puntavano le loro canne più velocemente di quando potessero aggiustare il tiro. Si avventò su Tali, reputandola probabilmente la più vulnerabile tra loro: una falla nella sua corazza ambientale sarebbe costato alla Quarian più di un proiettile. La creatura saltò, allungando gli artigli sul casco di Tali... solo per ricevere una spinta biotica dal basso da parte di Shepard: non fu molto precisa, dato che anche la Quarian si alzò di un metro, ma l'Husks la ricevette in pieno.
Si spiaccicò nel soffitto, tornado a terra in pezzi e non si rialzò.
Tali invece fu afferrata per il polso da Wrex e riportata a terra.
"Agili bastardi..." commentò il Krogan: "Ma non sono tanto resistenti, se paragonati agli altri."
Garrus e Liara scattarono per offrire aiuto a Ganto, mentre Shepard rimaneva indietro.
"Tali, tutto bene?"
"...Non mi dispiacerebbe rifarlo... quando non saremo in pericolo mortale, voglio dire... non sapevo che l'energia oscura causasse un simile formicolio. Quasi piacevole."
"È in shock?"
"Spero di no Wrex: dare una sberla a qualcuno dentro una corazza ambientale ermetica non è facile come sembra."
"Non sono in shock." protestò Tali.
Shepard ci pensò un po' su, poi attivò il suo omnitool e lo mise in faccia a Tali, con una foto di un Rachni a campeggiare in primo piano. Questo causò una reazione più normale da parte di Tali:
"Non sono in shock!" ripeté Tali stizzita: "Ma toglimi quella cosa dalla faccia!"
"Scusa Tali... volevo essere sicura." rispose Shepard avanzando per il laboratorio e alzando lievemente le spalle: "...Mi preoccupo."
"...Non scherzavo a proposito del rifarlo." aggiunse la Quarian raccogliendo da terra il suo fucile.
"Probabilmente hai avvertito l'effetto dell'elettricità statica attraverso la tuta..." rifletté Shepard a voce alta: l'energia oscura e l'elettricità erano legate dall'elemento zero, dopotutto.
"...Beh, in ogni caso... whoa." disse semplicemente Tali: "È stato fantastico."
"Ah!" rise lurido Wrex.
"Non in quel senso! Non intendevo che io... che abbia... oh Keelah..." disse Tali piena di vergogna.
"Wrex."
"Shepard?"
"Cancella quel sorriso o ti taglio le palle. Tali è giovane: non c'è bisogno di portarla al tuo livello prima del tempo."
"Come dici tu Shepard." rispose Wrex con tono neutro.
A quel punto avevano raggiunto gli altri: Ganto li aspettava, tenendo il fucile spianato contro due cadaveri, un Asari e un Krogan, entrambi in camici da laboratorio. Fu il primo krogan che Shepard vide indossare qualcosa di diverso di una corazza e appariva molto più giovane di Wrex, anche se la sua placca frontale, o quello che ne rimaneva, era dello stesso furioso rosso.
"Un'ottima arma, comandante." commentò il Salarian quando arrivarono, stringendo il fucile d'assalto: "Vorrei che il Consiglio lasciasse anche all'STG la possibilità di accedere a simili giocattoli."
"Chi erano, tenente?"
Ganto indicò il cadavere del Krogan:
"Il dottor Droyas, uno dei ricercatori responsabili della struttura. La sua dedizione nel ripagare i Salarian della Genofagia era esemplare. Dotato di una concentrazione straordinaria per uno della sua specie..." spiegò sovrappensiero, indicando poi il cadavere dell'Asari, caratterizzato da pennellate dorate sulla fronte e sulla linea della mandibola, a contrastarne una unica dello stesso colore sul mento: "...E la sua assistente. Molto devota e interessata al progetto."
Ganto era riuscito ad ucciderla con un colpo fortunato al petto, che aveva attraversato il camice raggiungendo il cuore: doveva essere morta all'istante.
"Un dottore Krogan." disse Wrex fissando il cadavere del suo consimile: "E il primo che abbiamo da millenni va a lavorare per Saren. Bah! Non era poi così intelligente, allora..."
Ganto annuì lievemente:
"Dei dottori al servizio di Saren ne rimane solo una, tra quelli che ho visto. Un'altra Asari, la direttrice del progetto: questi due riferivano a lei, e lei riferiva direttamente a Saren." il tenente sembrò tremare per un attimo, prima di asserire con forza: "È meglio muoversi: abbiamo perso già abbastanza tempo in questo... posto."
"Concordo. In marcia." ordinò Shepard.
Al piccolo trotto, il comandante e Wrex aprirono la strada, continuarono ad avanzare per la struttura, incontrando solo due Geth sul loro cammino, che spazzarono via come birilli. Raggiunto il tetto dei laboratori, si spinsero verso la struttura adiacente, un unico pinnacolo di cemento.
"Che c'è da quella parte?" chiese Shepard indicando la struttura, solo una breve deviazione dal loro cammino.
"Non ci sono mai stato: Saren non offre tour turistici ai suoi prigionieri. Un peccato, dato quanto siano accoglienti le sue celle." rispose Ganto.
"L'interno non c'è nelle planimetri di Kirrahe." aggiunse Garrus.
"...Mmhh."
"Shepard?"
"Ho una strana sensazione."
"Credo che ci toccherà comunque investigare." disse Tali, indicando un ponticello retrattile, in quel momento alzato, probabilmente a causa degli allarmi: "Se vogliamo continuare ad avanzare, dobbiamo trovare il modo di abbassare quella passerella. E la torre è un buon posto per cercare i comandi."
"E le sensazioni del comandante raramente sono sbagliate..." aggiunse Garrus: "Anche se non mi dispiacerebbe sapere che tipo di sensazione sia in questo caso."
"...Nostalgia, credo." disse quietamente il comandante, dirigendosi verso la torre, come in trance.
Gli altri la seguirono a ruota.
 
La stanza in cui entrarono, allo stesso livello del tetto dei laboratori, si rivelò un largo ufficio, più di rappresentanza che di ricerca però: non c'erano molti macchinari addossati alle pareti, e una lunga finestra offriva una vista sul mare incontaminato di Virmire. Nell'angolo, una larga scrivania, ingombra di datapad, di interfacce olografiche, e sotto di essa...
"Non sparate! Vi prego voglio solo andarmene prima che sia troppo tardi!" strepitò un'Asari alzandosi in piedi.
Indossava un camice marrone da laboratorio, bordato di strisce color crema sul petto e sul colletto. Aveva una carnagione tendente al verde marino, con occhi marroni spaventati e piccole picchiettature molto fitte e violacee della cute dove avrebbero dovuto esserci le sopracciglia. Ciò che risultava particolarmente prominente sul suo volto erano le creste dello scalpo, che risalivano più del solito della fronte, facendole apparire il volto piccolo, mentre linee scure segnavano la bisettrice delle creste, finendo per pochi centimetri sul suo volto.
Il tenente Salarian la riconobbe subito:
"Tu." disse con una voce neutra.
Se le avesse sparato alla spalla le avrebbe fatto meno paura: l'Asari scivolò indietro fino ad appoggiarsi al muro, alzando le mani.
"L'altra ricercatrice?" chiese e Ganto annuì.
"R-- Rana Thanoptis, neurospecialista." balbettò l'Asari, facendo scorrere lo sguardo su ognuno di loro: "Ma non voglio morire per questo lavoro, o peggio. Credete che l'indottrinamento abbia effetto solo sui prigionieri? Prima o poi Saren vorrà dissezionare anche il mio cervello!"
"E quindi hai dissezionato Salarian per lui, per tenere la tua vita?" le chiese Liara severa.
"...Credevo che questa fosse solo una laboratorio di clonazione." disse Wrex.
"Non questo livello: studiamo l'effetto della Sovereign sulle menti organiche. Almeno..."spiegò Thanoptis deglutendo: "Questo è quello che suppongo: Saren ci ha tenuto all'oscuro il più possibile."
"Cosa stavate studiando?" chiese Shepard, azionando il suo omnitool per registrare tutto.
"L'indottrinamento... l'effetto della Sovereign sulle menti organiche. La nave emette una specie di... segnale. Invisibile, ma c'è. Ha origine dalla nave, come un campo... cambia il modo in cui le sinapsi interagiscono. Saren la usa per influenzare i suoi seguaci, per controllarli. L'esposizione diretta al segnale, ti trasforma in uno schiavo senza cervello..."
"Dì loro qualcosa che non so." la interruppe Ganto: la canna del fucile del Salarian si alzò lentamente verso la sua testa, senza che Shepard lo fermasse.
".. Ci sono effetti collaterali!" gridò Rana coprendosi la faccia con le mani.
Il comandante abbassò la canna del fucile di Ganto di un paio di dita:
"Quali effetti collaterali?"
"Il segnale della Sovereign è troppo forte. Se si spende troppo tempo vicino alla nave lo si avverte: come un fremito, dietro la testa."
Le parole di Benezia su Noveria tornarono in mente a Shepard: i suoi denti sulle mie orecchie, le sue dita sulla schiena...
"Come un sussurro che non riesci proprio a sentire..." aggiunse Thanoptis quietamente, guardandoli: "Sei costretto a fare cose di cui non conosci il motivo. Obbedisci. Alla fine, smetti di pensare da solo. Succede a tutti nella base: il mio primo soggetto è stata la persona che mi hanno chiamato a sostituire. Voglio solo andarmene prima che succeda anche a me."
"Perché Saren sta facendo ricerche sull'indottrinamento? Non è lui a controllarlo?" chiese Garrus: qualcosa delle spiegazioni della neurospecialista non tornava.
"Il segnale viene dalla nave." disse con convinzione l'Asari: "E ti fa obbedire a Saren, ma non penso lo controlli. Non esattamente... credo... credo che Saren abbia paura che abbia effetto anche su di lui. L'indottrinamento è sottile: nel momento in cui diventa evidente, di solito è troppo tardi. Possono occorrere giorni, a volte una settimana, ma indebolisce la tua volontà. Ed è una condizione degenerativa."
"È reversibile?"
Rana scosse la testa:
"No: non credo almeno. È progressivo, e permanente. Esiste un equilibrio tra controllo e utilità: minore è la libertà che un soggetto mantiene, meno capace diventa."
Anche Liara sfoderò la sua pistola questa volta, puntandola verso la scienziata:
"Non ho avuto scelta!" gridò ancora: "Saren non accetta un no come risposta. Ma posso aiutarvi! L'ascensore alle mie spalle vi porterà ai suoi laboratori privati: posso farvi entrare!"
Quando nessuno le sparò, Rana lo prese come un invito: strisciò lungo la parete, digitando un codice sulla pulsantiera a fianco della porta in fondo al suo ufficio. La cabina dell'ascensore si aprì immediatamente davanti a loro:
"Visto? Accesso completo: tutti i file riservati di Saren, le sue ricerche..."
Ganto le sparò in mezzo agli occhi, un singolo colpo, e Rana si accasciò in ginocchio, scivolando su un fianco e disegnando una brutta virgola purpurea col suo sangue.
"...Spero non sia un problema, comandante."
"Ci aveva detto tutto quello che sapeva ormai." concesse Shepard.
"Io l'avrei torturata prima." interloquì Wrex: "Una morte veloce... non se la meritava."
"I miei compagni meritano vendetta. Ma non mi abbasserò al suo livello." spiegò Ganto.
"...Tali, Liara: con me. Andiamo a vedere cosa Saren nasconde nel suo ufficio privato: voi altri tenete la posizione e recuperate ogni documento conservato nel terminale di Thanoptis."
"Ricevuto Shepard."
L'ascensore privato li portò all'ultimo livello: a mano a mano che salivano, la strana sensazione di Shepard si fece più forte.
Capì cos'era stata a generarla quando arrivarono: il laboratorio privato dello Spettro Turian era la copia in piccolo dei laboratori che avevano già superato. Letti medici, vuoti, disposti lungo una passerella di metallo su due livelli, e finestre oscurate a creare un ambiente opprimente. A quello inferiore, Shepard trovò il suo premio:
"È una sonda Prothean? Come quella di Eden Prime?"
"Non come quella di Eden Prime." sussurrò il comandante: "Questa è intatta."
La strana colonna di pietra rifulgeva di rune verdi per quasi tutta la sua lunghezza: attorno alla sua base però, questa volta era proiettata un'interfaccia olografica verdastra in lingua Prothean, qualcosa che era mancata su Eden Prime. "Shepard." la fermò l'archeologa con una mano sulla spalla.
"Devo farlo Liara. È l'unico modo."
"La sonda su Eden Prime ti ha quasi ucciso."
"Non avevo il Cifratore... e te." ripose il comandante coprendole la mano sulla sua: "Non posso dire che non mi succederà niente, ma spero di evitare un coma di 15 ore."
"Ma non puoi saperlo."
"...Se dovesse mettermi ko, la priorità è completare la missione: Wrex può riportarmi alla Normandy, se farete saltare la torre AA. Lascio il comando a lui per riportarvi tutti sani e salvi alla nave. D'accordo?"
"Sì, Shepard." rispose Tali.
Al diavolo, pensò il comandante: in fondo non era niente che Tali non avesse già immaginato. Prese il volto di Liara e la baciò sulle labbra, mettendoci tutto l'amore e la passione che riuscì: Liara chiuse gli occhi e ricambiò.
Tali non distolse lo sguardo.
Poi Shepard si voltò, avvicinandosi alla sonda, prima di ripensarci, o di realizzare quanto pessima fosse quell'idea: le sue mani toccarono una serie di controlli sull'interfaccia, una sequenza che il comandante conosceva, ma non capiva. Sapeva a cosa serviva, ma non lo comprendeva davvero: la sensazione fu immeditata e angosciosamente familiare. Di nuovo, in chissà quale modo, la sonda usò i suoi noduli di elemento zero per crocifiggerla in aria e costringerla a... comprendere.
Fu terribilmente rapido: spaventosamente, spietatamente immediato. Brutale.
Troppe informazioni e troppo in fretta: come versare un tifone in un imbuto e infilarglielo nella gola. Avrebbe potuto solamente inghiottire o esserne affogata. Eppure... non provò dolore. Non fu come la prima volta, quando l'agonia le aveva incendiato il cervello. Si ritrovò a restituire lo sguardo della sonda: a vedere. A vedere oltre i frammenti...oltre... fino a qualcosa. Un luogo. Il luogo.
Poi tutto finì, e Shepard cadde con un ginocchio a terra, cercando di riprendere fiato: il cuore. Tachicardia. Doveva rallentare il cuore, o le sarebbe esploso nel petto.
"Shepard?"
Il comandante non rispose: alzò un braccio, limitandosi a comunicare a gesti.
Il cuore: doveva rallentare il cuore. La sua mano sinistra le scivolò sul petto:
"Trova il tuo centro." balbettò: "Il tuo centro."
Ma nemmeno quello bastò: servì un pensiero, una distrazione per far rallentare il suo cuore. Un ricordo.
 
L'uomo è a terra: lo vede solo per metà, perché il resto del suo campo visivo è occupato dalla giacca di suo padre. Quel giorno sembra impossibilmente alto: un titano. Uno scoglio a cui aggrapparsi nella tempesta e la piccola Hayat, si stringe a lui con tutta la forza che ha. Era cominciato tutto quando, per dimostrare di essere una bambina grande e potersela cavare da sola, aveva attirato a se un fico, per far vedere che era capace di farlo anche se era fuori dalla sua portata. Ad Hayat non piaceva essere bassa...
"...Mi perdoni. Di solito non sono una persona così precipitosa." dice la voce di suo padre, calma e sicura, mentre si aggiusta la giacca: "Ma lei ha toccato mia figlia, apostrofandola in un modo che non gradisco."
L'uomo a terra è anziano, con vacui occhi acquosi: è ubriaco e puzza. Ma non è per questo che le fa così paura. E per lo sguardo che le rivolge, lo sguardo cattivo.
"Stirpe di Satana! Sangue di strega: non lascerai vivere una strega!"
"...Esodo 22." sospirò suo padre: "Avete avuto 2000 anni per affinare i vostri mezzi, e voi bigotti non riuscite a fare meglio di così? Soprattutto quando dice nello stesso capitolo, poche righe più in basso: Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Porcaccia..."
Porcaccia era l'imprecazione più grave che avesse mai sentito dire a suo padre.
"...il pregiudizio non aiuta mai la ragione. E l'ignoranza è sempre così brutta da vedersi."
"Stirpe di Satana!" berciò ancora l'uomo.
"Jinn al massimo."
Gli spiriti creati da un fuoco senza fumo: una descrizione abbastanza accurata dei poteri biotici, e un omaggio alla cultura di sua moglie e di suo suocero.
"...Un piccolo Jinn, al massimo." aveva aggiunto suo padre, appoggiandosela su una spalla e scarmigliandole i capelli.
E piccolo Jinn era stato il suo soprannome per gli anni a venire, e quello uno dei suoi primi ricordi, assieme al dolce sapore del fico nella bocca...
 
Shepard tossì alzandosi in piedi, appoggiandosi i palmi sulla ginocchia e inspirando profondamente.
"Fiuuu..." sospirò il comandante.
"Hayat, tutto bene?"
Il comandante annuì, mettendo tutta sé stessa nel suo sorriso obliquo da pirata:
"Come una passeggiata nel parco."
"Stai perdendo sangue dal naso." indicò Tali.
Shepard si portò le dita alle labbra, e le ritirò sporche di rosso.
"Diciamo come una corsa nel parco." si corresse Shepard, mentre Liara l'allontanava dalla sonda Prothean, che non era esplosa questa volta, e accendeva il suo omnitool.
"Non muoverti."
"Diciamo come un agguato nel parco." concesse Shepard.
"Incredibile." disse Liara abbassando il braccio e guardando il suo omnitool: "Sta bene." disse rivolgendosi a Tali.
"E la sonda funziona ancora." disse l'Umana, osando guardare all'indietro.
"...Credi che potremmo portarla via con noi?" chiese speranzosa Liara.
"No."
"Ma è una testimonianza viva e vibrante della cultura Prothean e..."
"E pesa poco meno di una tonnellata, frigge il cervello alle persone, e non ho la minima idea di come spegnerla senza causare un esplosione, o finire uccisa. E comunque... tutto quello che conteneva ora è qui dentro."disse Shepard battendosi un dito sulla tempia: "La parte importante almeno."
"Shepard?"
"Wrex?" chiese il comandante rispondendo alla radio.
"Tutto bene lassù?"
"Abbiamo trovato qualcosa. Stiamo scendendo."
Senza preavviso, le luci nella stanza si spensero, compresa la console olografica della sonda.
"Un momento Wrex. Resta in attesa."
Successe troppo velocemente per dare un senso a tutto: ologrammi di un furioso rosso si accesero ai lati della passerella, di un colore simile al sangue rappreso, ologrammi che erano finestre di dati, e in cui scorrevano rapidissime stringhe di codice.
"Tali?"
"...Non lo so... ma non mi piace."
Davanti a loro, a frapporsi davanti alla sonda Prothean, comparve... qualcosa, dello stesso rosso sangue del resto degli ologrammi. Shepard ci mise un po' per dare un senso a quella forma: aveva qualcosa di simile alle seppie, o ai calamari, ma diverso allo stesso tempo, e con elementi di insetti inseriti qua e là. Eppure le sembrava familiare: quei tentacoli possenti come colonne, a sorreggere il segmento anteriore, a cui si attaccavano sei corte zampe da insetto, e un terzo segmento addominale, enorme, sproporzionato... o forse era la testa?
Eppure, quella forma aliena le apparve anch'essa stranamente... familiare.
 




Tu non sei Saren.
La voce... ma era una voce? Sembrava ribollire dal fondo di polmoni di metallo, o di altri organi che non fossero normalmente usati per parlare. Shepard si sentì vibrare le ossa a quella voce, e lo stesso tremito lo avvertì anche dietro agli occhi e nelle gengive: come se i denti volessero uscirle dalla bocca e fuggire cavalcando il suo sangue. Solo ascoltare quella voce, faceva desiderare di morire.
"Una specie di IV?"
Shepard premette il tasto di registrazione del suo omnitool per puro istinto.
Primitive creature di sangue e carne. Sfiorate la mia mente, cieche nella vostra ignoranza, incapaci di comprendere.
Il tono con cui erano state dette quelle parole era un'affermazione assoluta: non c'era orgoglio in quelle parole. Non c'era niente, se non una forza inesorabile come il fato.
"Non credo sia una IV..." disse cautamente Liara.
Esiste un piano di esistenza così superiore al vostro, da risultare per voi inconcepibile. io sono oltre la vostra comprensione. Io sono la Sovereign!
E Shepard e Liara e Tali, finalmente capirono cosa fosse quell'ologramma: la rappresentazione della nave di Saren. E qualcosa di più: la consapevolezza che aveva ottenuto dalla sonda Prothean, portò finalmente Shepard alla verità, che per così tanto tempo le era stata, letteralmente, di fronte agli occhi.
"La Sovereing non è una nave dei Razziatori trovata da Saren... la Sovereign è un Razziatore."
Razziatore? Un nome creata dai Prothean per dare un volto alla loro distruzione. Alla fine, come scelgano di chiamarci è irrilevante. Noi semplicemente, siamo.
"Impossibile! i Prothean sono scomparsi 50'000 anni fa, tu non potevi essere presente a ..."
L'incredulità di Liara non ebbe presa sulla Sovereign, così come il suo sdegno:
Noi non abbiamo inizio. Non abbiamo fine. Milioni di anni dopo che la vostra civiltà sarà stata annientata e dimenticata, noi saremo.
La vita organica è un errore, un incidente. le vostre vite sono misurate in anni e decadi. Voi sfiorite e morite. Noi siamo eterni: il pinnacolo dell'evoluzione e dell'esistenza. Dinanzi a noi, voi siete nulla. La vostra estinzione è inevitabile: noi siamo la fine di ogni cosa.
"C'è una galassia pronta ad affrontarti!" ma le proteste di Shepard sembravano così piccole di fronte alla Sovereign.
Una sicurezza che nasce dall'ignoranza. Il ciclo non può essere spezzato.
"Ciclo?...Quale ciclo?" chiese Tali.
Il ciclo si è ripetuto più volte di quante voi possiate comprendere. Civiltà organiche nascono, si evolvono, conquistano. E all'apice della loro gloria, vengono annientate. I Prothean non sono stati i primi. Non hanno creato loro la Cittadella. Non hanno realizzato loro i portali galattici. Loro li hanno semplicemente trovati: l'eredità della mia stirpe.
"Stronzate! Perché avreste creato i portali galattici per lasciarceli trovare?"
La tua civiltà si basa sulla tecnologia dei portali galattici. La nostra tecnologia. Usandola, la tua società si evolve lungo un cammino da noi prefissato.
Noi portiamo ordine nel caos dell'evoluzione organica. Voi esistete perché ve lo permettiamo. E vi estinguerete, perché lo esigiamo.
Liara dovette accettare quelle parole: c'era qualcosa nel modo in cui la Sovereing parlava loro... qualcosa che risuonava in profondità nelle loro anime. La terribile consapevolezza della verità:
"Ci stanno mietendo... ci lasciano avanzare fino al livello di cui hanno bisogno, per poi estinguerci!"
Shepard era già qualche passo avanti: non si era lasciata accecare da quella consapevolezza.
"Perché lo fate? Che cosa volete da noi? Schiavi? Risorse?"
La mia stirpe trascende la vostra comprensione. Ognuno di noi è una nazione. Indipendente, privo di debolezze. Non puoi nemmeno sfiorare la natura della nostra esistenza.
"Dove sono gli altri Razziatori? Sei l'ultimo della tua stirpe?"
Noi siamo legione. Il tempo del nostro ritorno sta giungendo. I nostri numeri oscureranno i cieli di ogni mondo. Voi non potete sfuggire al vostro fato.
"Io vi fermerò." non fu Shepard a dirlo con la sua voce: fu qualcosa, o qualcun'altro. E non fu un'affermazione, ma una promessa: dei Prothean e della loro Ira.
Le tue parole sono vuote, come il tuo futuro. Io sono l'avanguardia della vostra distruzione. Questa conversazione è finita.
E poi l'ologramma del Razziatore emise un cupo tuono, e le finestre del laboratorio si creparono fino ad esplodere in un coro di vetri rotti.


Penso di poter affermare con quasi assoluta certezza, che la rivelazione della Sovereign come Razziatore e vero burattinaio di ME1, sia uno dei migliori colpi di scena della storia videoludica e allo stesso tempo, credo personalmente che Sovereign /Nazara sia uno dei migliori cattivi mai creati, per quanto poco parli.
A posteriori, ME2 e 3 è facile cercare di convincersi di non avere più paura di loro, ma la prima volta... la prima volta è difficile non solo non averne paura, ma esserne terrorizzati: pensiamoci bene: i Razziatori volenti o nolenti, hanno creato una prigione grande quanto una Galassia, elevando il genocidio, anzi, lo xenocidio, a forma d'arte. E lo hanno fatto per milioni, o miliardi di anni.
Cosa può contare la forza di un singolo di fronte a cose come questa? Personalmente, il dialogo con la Sovereign, e lo scontro col Razziatore in ME3 su Rannoch, sono i due momenti della trilogia che più di tutti gli altri definiscono Shepard come personaggio: perché, appunto, il comandante non è scappato, ne ha cercato un posto dove nascondersi. Ecco forse  perché Shepard è un'eroe così grande: perché ha dimenticato come fuggire tanto tempo fa.
Spero davvero che il mio modo di rappresentare la missione di Virmire incontri il vostro gradimento, e cercherò di postare il resto asap, sperando di essermi meritato una vostra recensione.
A presto. :)

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Capitolo 31
*** The White Tyrant II ***


E pensare... che ho esitato
Hellraiser 2
 
Terrore.
Emozione primaria, slegata dai ceppi della ragione: qualcosa che è fatta per annientare l'io... per far dimenticare ogni cosa, a parte l'avere paura.
Nella mente di ogni persona esiste una parte che non ha mai smesso di essere un topo in fuga dai predatori e con la giusta spinta, quel sorcio è l'unica cosa che rimane del circolo vizioso in cui la paura genera paura, che genera altra paura...
Nel laboratorio di Saren, Liara, Shepard e Tali si erano strette l'una attorno all'altra, mentre l'archeologa e l'N7 avevano alzato una barriera biotica per difendersi: uno sforzo inutile, perché le vetrate erano in pezzi a terra. L'esplosione causata dalla Sovereign non era mai stata concepita come un vero tentativo di ucciderle: era stato... poco più che un gesto di commiato, verso insignificanti forme di vita.
Il comandante si sentiva nauseata: quel suono le aveva scosso il cervello e i timpani, e la sua barretta proteica, mangiata al campo dei Salarian, sembrava decisamente intenzionata a risalirle dallo stomaco. E per la prima volta da quando aveva attaccato la targa N7 alla sua corazza, Hayat Shepard non seppe che fare: non guardò Liara e Tali, ma si sedette, mentre la luce di Virmire entrava nella stanza. Realizzò di essere pronta a morire, lei, la Leonessa di Elysium: perché, che speranze avevano a quel punto? I Razziatori non erano scomparsi: avevano atteso, pazientemente, fino a quel giorno...
"Comandante? Comandante mi riceve? Comandante abbiamo un problema!"
Shepard rispose per riflesso. Per abitudine. E per la paura che la Normandy fosse stata abbattuta:
"...Dimmi Joker."
"È la Sovereign signora! Ha smesso di inseguirci. Non so cosa abbiate fatto laggiù, ma ha appena compiuto una virata che avrebbe spezzato a metà una delle nostre navi. Si sta dirigendo verso di voi. Dovete andarvene di lì, e in fretta."
E vi estinguerete, perché lo esigiamo.
Un N7 può usare qualunque cosa: anche il terrore.
"Ricevuto... In piedi! Dobbiamo muoverci, o moriremo qui."
Tali e Liara si mossero a rilento, ma si mossero, e Shepard le spinse nell'ascensore: non c'era più tempo per indugiare. Shepard premette il pulsante:
"Dobbiamo raggiungere la torre AA e piazzare la bomba: poi Joker potrà venirci a prendere. E la nostra unica speranza di lasciare Virmire."
Fuggire. Vivi. Dalla Sovereign: il concetto arrivò fino a loro. Quarian e Asari annuirono.
Wrex, Ganto o Garrus non chiesero, quando le videro uscire dall'ascensore: basto loro guardarle negli occhi per capire. Era tempo di correre, non di fare domande.
Proprio nello stesso momento, la passerella che aveva impedito i loro progressi prima, stava venendo abbassata da un gruppo di Krogan ansiosi di raggiungerli. Shepard non aspettò che avesse completato il processo, ma saltò per circa due metri, atterrando dall'altra parte: erano solo ostacoli quelli, ostacoli sulla loro fuga. Il comandante li lanciò dal parapetto con una spinta biotica, per schizzare poi in avanti, riservando la stessa sorte a chiunque si fosse messo sul suo cammino.
Non c'era tempo per pensare alla propria incolumità: solo per avere paura. Per completare la missione e fuggire, e dovendo scegliere, la seconda era più importante: correre come il vento...
Shepard si era rifugiata in un periodo del suo addestramento in cui non c'era spazio per pensare:
"I Geth si stanno ritirando dalle loro posizioni, Jaeto. Sembra che Shadow abbia colpito qualcosa di importante. Williams avanzare! Li tenga a bada..." la voce di Kirrahe arrivò senza che si preoccupasse di ascoltarla.
Shepard correva, mentre il tetto attorno a lei si trasformava in un passaggio tra due altre strutture della base di Saren: il tetto finiva in un muro, ma c'era una porta per continuare a correre. Shepard la sfondò, non perché fosse chiusa, ma perché era più veloce. Grigi corridoi uniformi, in cui si mosse per istinto, continuando a correre, indifferente se qualcuno la stesse ancora seguendo.
E vi estinguerete, perché lo esigiamo.
Si ritrovò all'aria aperta e dovette cercare copertura da Geth e Krogan.
"Sono quasi alla torretta AA." disse alla radio: non lo fece per chiedere aiuto, ma per spronare il resto della squadra a raggiungerla in fretta.
Shepard si trovava su una specie di banchina, con un lato terrazzato da cui si poteva ammirare il mare: l'aria salmastra di Virmire venne ignorata, mentre lanciava una singolarità che raccolse due Krogan e un fantasma Geth. Non li uccise, ma si limitò a far esplodere la sua singolarità con una spinta biotica da sinistra verso destra, lanciandoli in mare: in quel momento non riuscì ad essere orgogliosa di avere realizzato una combinazione biotica da sola. C'era solo tempo per fuggire, ignorando il resto, compresa la stanchezza, o la sensazione di improvvisa vertigine.
Un'altro di quei Geth saltatori si appiccicò sul muro di fondo oltre il quale Shepard poteva vedere la torretta AA. In quella posizione, attaccato al muro come un ragno con palme e piedi, il Geth cercava di individuarla per i suoi compagni: Shepard assecondò la sua ricerca, uscendo dalla copertura e sparando un colpo sovraccaricato.
Il Geth schivò ovviamente, ma trovò ad aspettarlo una granata nel punto in cui decise si atterrare...
Poi Shepard dovette tenere giù la testa, mentre droni razzo Geth e artiglieri facevano piovere un inferno su di lei. Avanzare o morire: una barriera biotica la ricoprì completamente, e Shepard scattò dalla sua copertura, assaltando la posizione avversaria. Un colpo sovraccaricato centrò un Geth artigliere, spazzandolo via, e mentre il suo shotgun tornava al magnete sulla schiena, Shepard fece volare due granate in aria: non centrò nessuno dei droni in volo, ma l'esplosione aerea fu abbastanza da farli cadere. Li crivellò con la pistola fino a quando non smisero di emettere ronzii e scintille.
La squadra arrivò in quel momento: Shepard indicò una console Geth nell'angolo, a cui Tali si attaccò immediatamente.
Altri Geth stavano arrivando da dietro, e la squadra si assicurò di coprire Tali e Ganto col loro fuoco.
"Ho disattivato la torre AA!" disse Tali: "Sto aprendo l'ascensore per questo livello. Keelah... sono anche lì!"
Shepard e Liara si voltarono giusto in tempo per vedere tre Geth uscire dall'ascensore a fianco della postazione di Tali: con precisione, le due biotiche li scaraventarono fuori, facendoli volare addosso al resto degli attaccanti Geth.
"Nell'ascensore, presto!" ordinò il comandante, e tutta la squadra obbedì.
 Impacchettati strettamente, la squadra aspettò che la cabina li portasse a destinazione, mentre Shepard preparava una granata da attaccare alla parete dell'ascensore: non li avrebbero seguiti...
"Bel lavoro alle torrette, Shadow: ora tocca a noi. Ci siamo uomini! Dobbiamo solo eliminare i Geth e piazzeremo le cariche..." ma Shepard non ascoltava Kirrahe: parte della sua mente era ancora a parlare con la Sovereign.
Li spinse fuori dall'ascensore, posizionando la mina prima di uscire. E poi corsero, di nuovo in grigi corridoi di cemento, fino ad arrivare ad una zona che sembrava vagamente una raffineria: acqua fangosa e calda arrivava loro fino alle caviglie. Si stavano avvicinando allo sfogo geotermico, dove avrebbero dovuto piazzare la bomba. Altri Geth cercarono di fermarli, altri genieri, ma a quel punto, per la squadra l'ucciderli fu un riflesso.
"Cariche piazzate! Giù la testa! Giù la testa!"
A Shepard sembrò quasi di sentire lo scoppio anche in lontananza, non solo attraverso la radio: i Salarian erano vicini. Forse sarebbero riusciti a lasciare il pianeta assieme...
E vi estinguerete, perché lo esigiamo.
Tali aprì una chiusa, e improvvisamente, la squadra si trovò di fronte allo sfogo geotermico: erano arrivati al loro obbiettivo... ma la nave non c'era.
"Normandy, qui Shepard. Siamo in posizione." implorò il comandante nella radio.
"Dov'è? Se muoio qui, lo ucciderò con le mie mani!" ringhiò Wrex all'indirizzo del pilota.
La loro nave era stata abbattuta?
Poi un familiare bang sonico scosse l'aria, mentre la Normandy passava sopra di loro a tutta velocità.
"Comandante, sto portando la Normandy il più in basso possibile, ma non potrò atterrare a lungo: i Geth ci danno ancora la caccia."
"Se la nave resterà sopra lo sfogo geotermico, non ci bombarderanno dall'orbita, signore..." replicò la voce di Grenado.
"Solo fino a quando non si accorgeranno della testata nucleare. Merda!... Sto atterrando."
Per la seconda volta, la Normandy entrò nel loro campo visivo e Joker la portò esattamente a toccare terra tra i due edifici, manovrando in uno spazio che gli lasciava un metro di gioco su ogni fiancata della Normandy: per l'ennesima volta, il tenente rendeva ancora onore alla sua uniforme.
La rampa di carico era stata appena abbassata, che Alenko e i quattro marine della Normandy scesero portando con loro l'ordigno: un oggetto davvero brutto a vedersi, una specie di coccinella di rame a reggersi su un unico piede, intrecciato a celle combustibili. La piazzarono di fronte allo sfogo geotermico della base, mentre Shepard convinceva Ganto a risalire sulla Normandy: le sue possibilità di scampare a Virmire non erano diventate più alte, così come le loro, ma era già qualcosa. Della Sovereign, nessuna notizia ancora, ma era facile che li stesse aspettando in orbita...
"Bomba in posizione comandante. Attivo la sequenza di innes.."
"Comandante, riesce a sentirmi?"
“La bomba è quasi pronta, Williams. Portate le chiappe allo sfogo termico: ora marine!"
"Negativo, comandante... i Geth ci hanno bloccato alla torre AA. Abbiamo subito gravi perdite! Non riusciremo a raggiungere la Normandy in tempo!"
...Williams, Kirrahe, i suoi uomini...
Fu il peso di quelle vite a disperdere finalmente il suo terrore.
Meganeura... hai finito la missione?
La base sarebbe stata distrutta... ma avrebbe lasciato indietro qualcuno. La sua vita valeva più di quella dei suoi uomini?
No sergente.
"Sto venendo a prendervi." affermò l'N7, e fu di nuovo sé stessa.
"Negativo! Ce ne sono troppi! Resisteremo fino a quando potrem..."
Poi la trasmissione si interruppe.
"...Comandante, non possiamo restare qui: abbiamo già navi trasporto truppe in avvicinamento."
"Possiamo farcela comandante. Mi servono solo un paio di minuti per armare la bomba. Vada a salvarli. La Normandy può fare un secondo passaggio per tornare a prenderci tutti." disse Alenko.
Shepard annuì: potevano ancora scampare a quel pianeta. Insieme.
"Wrex, Tali, con me: tutti gli altri, tornate sulla Normandy. Joker torna in aria appena è possibile: il tenente resterà a terra e armerà la bomba."
"Comandante, questa è la più stupida idea..."
"ORA FLT!" ruggì la leonessa di Elysium.
Non si assicurò di vedere i suoi ordini eseguiti: Shepard si interessò solamente a Tali e Wrex, che la stavano già seguendo. In quel momento fu abbastanza:
"Alla torre AA, presto!" ordinò il comandante.
Tali aprì per loro una seconda chiusa, simmetrica a quella da cui erano arrivati, mentre il rombo dei motori della Normandy accompagnò quelle delle paratie che si aprirono.
Li stavano aspettando: altri Krogan e questa volta, meglio corazzati ed armati. Shepard riconobbe le armature da combattimento Geth: la singolarità che li catturò tutti però, assieme a qualche Geth geniere, non fu la sua però. Furono suoi invece, e di Wrex e Tali, i colpi sovraccaricati di fucile che vennero sparati all'interno della singolarità e fu sempre suo e del mercenario il campo di distorsione che fece esplodere la singolarità, spazzando via i Krogan avversari.
Solo allora il comandante si voltò, brandendo il suo shotgun:
"...Mi sembrava di aver ordinato al resto della squadra di risalire sulla Normandy, dottoressa."
"Con tutto il dovuto rispetto, comandante, si fottano i suoi ordini." dietro di loro, nella sua corazza bianca e di nuovo col suo fucile d'assalto in mano, c'era Liara.
Cosa avesse appena detto e come lo avesse detto, stupì anche Wrex: il comandante aprì semplicemente la bocca, come se la guardasse per la prima volta, con un'altra luce.
"...A quanto pare anche le Asari hanno le palle." commentò il Krogan.
"Muoviamoci: Williams e Kirrahe sono ancora vivi." disse Liara affiancandoli, mentre pensieri... diversi, anomali si facevano strada nella mente di Shepard: autoritaria Liara era sexy.
Ma quello avrebbe dovuto aspettare.
Si mossero in fretta, percorrendo il bacino di raccolta e arrivati in fondo, Tali azionò un montacarichi che li portò fuori. Mentre si facevano strada verso la torre AA, il grido di motori di astronave in atterraggio ferì l'aria, attirando l'attenzione su un trasporto truppe in avvicinamento.
"Dannazione, i Geth stanno mandando rinforzi!"
Ma la nave non ingaggiò loro, né si diresse alla torre AA:
"LT, una trasporto Geth si sta dirigendo verso di te..."
"È già qui signora! Sta scaricando Geth sulla mia posizione."
Ci fu un'enorme scoppio, altre cisterne posizionate vicino allo sfogo geotermico, che Shepard fece solo in tempo a ricordare, prima che la nave Geth si accasciasse al suolo con un rumore di tuono: precipitata, ma non distrutta. La risata di Alenko dall'altra parte disse tutto quello che c'era da sapere:
"Riesci a resistere?"
Le scariche irregolari di fucili punteggiarono il silenzio dall'altra parte del circuito radio: ci vollero diversi secondi perché Kaidan trovasse il tempo di rispondere.
"...No signora... ce ne sono troppi. Non posso tenerli fino al vostro ritorno... Sto attivando la bomba."
"Maledizioni Alenko, che stai facendo?"
"Mi sto assicurando che questa bomba esploda." un disturbo di statica interruppe la comunicazione: "...Kirrahe ha installato un emettitore di barriera cinetica nella bomba. Aveva pensato a questa eventualità."
Il suono degli spari in sottofondo si acquietò, come se fosse stato spostato in lontananza: Alenko doveva essersi intrappolato con l'ordigno, all'interno delle sue barriere cinetiche.
E non c'era niente che i Geth potessero fare per fermarlo ora.
"Tenente..."
"...Ho fatto, comandante. Vada a prendere Williams, e andatevene di qui. Posso darvi dieci minuti. Non di più."
"Al diavolo! Possiamo cavarcela da soli: ma'am, vada a prendere Alenko!"
La decisione... non fu difficile: ciò che sarebbe stato terribile, sarebbe stato accettare le conseguenze di quella scelta. Perché in quel momento poteva salvare un solo uomo, o salvarne molti: la decisione non fu difficile...
"Williams, comunica a Joker di farsi trovare alla torretta AA. Resistete. Stiamo arrivando."
"...D'accordo comandante. Io..."
"È la scelta giusta, Ash. Lo sappiamo entrambi."
Dei... il tono con cui Alenko pronunciò il suo nome: Ash... solo quella parola le spezzò il cuore.
"È stato un onore Kaidan."
"Lo stesso vale per me, signora. Non ho rimpianti... Comandante?"
"Sì Alenko?"
"...Si trovi qualcun'altro per le sue bombe. Tenente Alenko... chiude."
Non era ancora il tempo della disperazione: quello sarebbe venuto dopo. Corsero di nuovo, attraverso l'edificio, imboccando le scale che Kirrahe e i suoi uomini avrebbero dovuto prendere per raggiungerli. Un ultimo ascensore li portò sul tetto e arrivarono in una zona di guerra.
Tali sapeva già cosa fare: la prima unità Distruttore che ebbe a portata di omnitool si ribellò ai suoi compagni. Erano arrivati da dietro, e presero i Geth di sorpresa: fu uno scontro breve e violento, in cui i loro shotgun ruggirono uno dopo l'altro, mentre cercavano ognuno un bersaglio. Per un istante, sembrò andare tutto bene: lo sguardo di Shepard incrociò quello di Williams e di Kirrahe... della ventina di Salarian, ora ne rimaneva circa la metà.
Poi l'unita Distruttore che Tali aveva catturato venne colpita dall'alto, schiacciata da una forza inimmaginabile, che l'appiattì come una pressa.
Ci misero un po' a capire da dove arrivava: alzando gli occhi, videro una sorta di piattaforma volante Geth, grande come un'auto, ma ridotta al pianale, senza nemmeno l'abitacolo. E sopra di essa, Saren che cominciò a bombardarli con i suoi poteri biotici.
Per un istante, Shepard fu troppo stupita per reagire: lo Spettro rinnegato possedeva poteri biotici? E la cosa più straordinaria, fu che Arterius stava usando entrambe le braccia per attaccarli: sia quello organico, che quello sintetico.
Impossibile.
Era semplicemente impossibile: quello non era un semplice braccio Geth, non poteva esserlo. La biotica era troppo complessa per poter essere eseguita con una protesi. L'energia oscura poteva essere gestita da un computer, questo era ovvio, ma la complessità della sua manipolazione in più di un modo, era qualcosa che poteva essere governata solamente dall'istinto organico: la biotica violava la fisica newtoniana, generando paradossi, manipolando la massa apparente dei corpi... Aveva senso solamente se non si cercava di spiegarla da troppo vicino...
Solo allora, il comandante comprese: la Sovereign, ma certo...
Shepard sparò alla piattaforma che lo teneva in aria: con liquida grazia, il Turian saltò, quasi sei metri, atterrando in mezzo a loro con movenze predatorie.
Il comandante continuò a sparare su di lui, senza provocare alcun danno, fino a quando... il Turian alzò la sua protesi, liberando uno schiocco elettrico nell'aria. E ogni arma che gli stava sparando addosso s'inceppò, tacendo muta: era arrivato fra loro come un re, tra schiavi disobbedienti.
La verità che sapeva ora su di lui non giovò a Shepard: non era lo Spettro rinnegato a tirare le fila. Non lo era mai stato.
Faccia a faccia, Saren Arterius era anche più intimidatorio di quanto fosse sembrato nelle foto e nelle immagini che avevano raccolto su di lui: c'era qualcosa di sbagliato però. Shepard ci mise un po' a capire di cosa si trattasse: il suo carapace era percorso da rughe. Sembrava che fosse stato... invecchiato, prosciugato, mentre placche di vero metallo scintillavano ora sulle sue mandibole esterne.





 Quando parlò loro però, la sua voce era esattamente quella che ricordava dalla torre della Cittadella. Un pozzo ribollente da cui le parole venivano sputate fuori:
"Un diversivo molto efficace, Shepard. I miei Geth erano davvero convinti che i Salarian fossero la vera minaccia. Ovviamente, tutto sarà inutile. Non posso permetterti di rovinare ciò che ho creato. Tu neppure capisci qual è la vera posta in gioco."
Shepard avanzò, per incontrarlo faccia a faccia: ora, entrambi erano armati solo con i loro poteri biotici. Ma Shepard aveva Wrex e Liara: non sarebbe stato uno scontro alla pari, mentre il tempo continuava a scivolare via: fino a quando però avessero tenuto Saren occupato, non avrebbe potuto fermare il conto alla rovescia della bomba.
"Lo capisco benissimo invece: ti sei alleato con un Razziatore." gli rispose, facendo cenno di non attaccare ancora.
"...Allora sai." disse con una lieve emozione nella voce: "Tu hai visto le visioni della sonda, Shepard! Tu, tra tutti, dovresti capire appieno cosa sono in grado di fare i Razziatori. Non possono essere fermati!"
E vi estinguerete, perché lo esigiamo.
"Non perderti in ribellioni prive di senso. Non sacrificare tutto per insignificanti libertà, Shepard. I Prothean hanno provato a lottare, e sono stati annientati. Migliaia di miliardi di morti, ma... e se si fossero chinati dinnanzi all'invasore? I Prothean esisterebbero ancora? La sottomissione non è forse preferibile all'estinzione?"
Follia, arroganza, cecità... indottrinamento: l'entità con cui Shepard, Tali e Liara avevano parlato, la Sovereign, avrebbe accettato solo l'estinzione totale come unico esito accettabile. Trattare con loro? Prostrarsi a loro? Uccidersi? Di fronte alla Sovereign, quelle alternative assumevano tutte lo stesso valore: c'era solo una scelta possibile da fare. Combattere: non perché potessero vincere, non perché potessero fare la differenza... ma perché non avevano altra scelta.
I Razziatori concedevano solo quello: scegliere come morire. E i Prothean, e ora anche Shepard, lo sapevano:
"...Credi davvero che i Razziatori ci lascerebbero vivere?"
"Ora capisci perché non ho mai presentato la questione al Consiglio. Noi organici siamo guidati dall'emozione, invece che dalla logica. Combattiamo anche quando sappiamo di non poter vincere. Ma se invece lavorassimo per i Razziatori-- se ci dimostrassimo utili-- pensa a quante vite potrebbero essere risparmiate! Quando l'ho capito, mi sono unito alla Sovereign, anche se ero a conoscenza dei... rischi." disse Saren, abbracciando con un gesto della sua protesi la base:
"...Speravo che questa struttura potesse proteggermi."
"Non è andata come speravi, non è vero? Hai paura che la Sovereign ti abbia influenzato: hai paura che stia controllando i tuoi pensieri..."
Se non puoi batterli, confondili: venire indottrinato era il vero terrore di Arterius. Su questo, Thanoptis aveva avuto ragione:
"Ho studiato gli effetti dell'indottrinamento: maggiore è il controllo esercitato dalla Sovereign, più calano le capacità del soggetto. Questa, è la mia salvezza. La Sovereign ha bisogno di me per trovare il Condotto."
C'era ancora una possibilità quindi: non era troppo tardi per fermarlo. Se avessero impedito alla Sovereign di raggiungere il Condotto... la speranza si gonfiò nel petto di Shepard. La speranza, e la determinazione:
"...La mia mente mi appartiene ancora... per il momento. Ma la trasformazione da alleato a servitore potrebbe essere invisibile. Non lascerò che mi accada."
Shepard sperò che fosse solo una sua impressione: il modo di comporre le frasi di Saren, ricalcava moltissimo quello della Sovereign. Era troppo tardi per lui? Nello stesso momento, i sistemi delle loro corazza e delle loro armi tornarono attivi: quello che Saren aveva fatto era stato simile ad una mina tecnologica molto potente. Avrebbero potuto combatterlo, forse perfino ucciderlo in quel momento ... ma c'erano informazioni che Shepard poteva ancora registrare attraverso il suo omnitool, estraendole da quell'... essere.
"Perché i Geth servono la Sovereign?"
 "Credono che la Sovereign sia il loro Dio." spiegò sprezzante Saren: "...Il pinnacolo della loro evoluzione. Ma la reazione della loro divinità è rivelatrice: è come un insulto per lei."
Saren li aveva chiamati i miei Geth... ora Shepard capiva cosa intendesse:
"...La Sovereign non desidera la loro misera devozione. Sono solo strumenti, e il fatto che credano nella Sovereign non cambierà tutto questo, non importa quanto implorino... ma come strumenti però, sono utili." concesse lo Spettro rinnegato: "I Geth sopravvivranno all'invasione incombente. Se la vita organica vuole fare lo stesso, dovremo dimostrare di essere utili a nostra volta. Dobbiamo collaborare con i Razziatori." ripeté Saren.
"È per questo che la stai aiutando a cercare il Condotto?"
"Il Condotto... la chiave della vostra distruzione, e della mia salvezza. La Sovereign ha bisogno di me per trovarlo. È solamente per questo che non sono stato ancora indottrinato."
"Lo sei già Saren: la Sovereign ti manipola e non te ne rendi conto!"
Questo causò una reazione in quel pupazzo, e il suo volto impassibile si frantumò nel panico:
"No. NO! La Sovereign ha bisogno di me: se troverò il Condotto, mi è stata promessa la salvezza dall'inevitabile. Questa è la mia sola speranza..."
"La Sovereign ti userà, e poi ti getterà via. Meglio morire che vivere come uno schiavo..."
"No! NO! Non capisci? So che non è possibile: le visioni non possono essere negate! I Razziatori non possono essere distrutti e la Sovereign non può essere fermata! La nostra sola speranza è l'unica via di salvezza che ci rimane: la mia. Non c'è altra alternativa! Sto forgiando un'alleanza tra noi e i Razziatori, tra organici e macchine, e così facendo, salverò più vite di quante ne siano mai esistite..."
Per un secondo, a Shepard sembrò che le spie e i cavi nel braccio di Saren brillassero più luminosi. La voce del Turian si fece animalesca a quel punto: rotta, frenetica.
"Ma tu... tu vorresti vanificare tutti i miei sforzi. Così condanneresti la nostra intera civiltà all'annichilimento. E per questo devi... devi morire!"
Saren saltò contro Shepard, allungando le braccia, folle di furore e rabbia.
Accaddero molte cose contemporaneamente a quel punto: Shepard brillò d'azzurro, e lo slancio del Turian continuò nella direzione opposta. Saren atterrò a quattro zampe, dopo aver completato una capriola in aria. Cominciò a muoversi già da quella posizione, saltando a zig zag come un serpente, evitando proiettili e campi biotici. Shepard si trovò i suoi artigli nel campo visivo troppo in fretta: la donna scivolò all'indietro, scambiando gli artigli del Turian nel suo campo visivo per il suo ginocchio. L'Umana lo lanciò in aria con una seconda spinta biotica: da quella distanza non dovette neppure mirare, prima di scatenare tonnellate di spinta contro lo Spettro rinnegato. Eppure, lo prese solo di striscio: mentre lei cadeva sulla schiena, il Turian schizzò in aria come un fuoco d'artificio, ma non sembrò volersi arrendere. Entrambe le mani di Saren brillarono di azzurro, e lui arrestò la sua ascesa con violenza: sembrò impossibile.
Il resto della Squadra arrivò finalmente in soccorso del suo comandante.
Liara riuscì a catturarlo in un campo di stasi, ma quando il lenzuolo luminoso dell'energia oscura si chiuse su di lui, Saren venne percorso da un fulmine, come un'anguilla elettrica, e la prigione di Liara si dissolse. Non lo stesso fece la mina tecnologica di Tali, che si attaccò alla corazza del Turian, esplodendo subito dopo. La Quarian ebbe molto più successo: la sua mina tecnologica guastò molta dell'elettronica della corazza dello Spettro rinnegato e parte dei suoi impianti. Saren tornò a terra come una meteora, ingaggiando subito Shepard in un corpo a corpo furioso.
Il combattimento a mani nude fra biotici è uno fra gli usi più pericolosi dell'energia oscura: pochi investono il proprio addestramento in esso, perché semplicemente, è troppo pericoloso da insegnare o praticare. L'obbiettivo non diventa più colpire l'avversario, ma impedirgli di schivare le linee di tiro della propria energia oscura: basta distrarsi letteralmente per un solo istante e morire. Comprensibile, quando entrano in gioco tonnellate di forza che possono essere liberate senza preavviso. Nessuno osò sparare, non tanto per paura di colpire Shepard, ma per l'angoscia di distrarla, e di rischiare che il comandante o Saren colpissero uno di loro.
Solo Wrex provò ad avvicinarsi ai contendenti, ma non attaccò, aspettando l'occasione giusta...
Saren e Shepard fluttuavano come ballerini, impossibilmente veloci, ognuno intento nel trovare un varco nella guardia dell'altro. Con quella sua protesi, nemmeno la corazza del comandante bastava: Shepard doveva continuare a parare però, e spostare la sua mira allo stesso tempo, o gli avrebbe dato spazio per attaccarla. Ecco perché non si aspettò l'attacco dal basso: il comande si ritrovò a dover usare entrambe le braccia per impedire a Saren di sgozzarla con un calcio, e questo le costò lo scontro: Saren liberò una spinta biotica, lanciandola via. Il comandante rotolò sulla schiena, una, due volte, cercando di disperdere la forza di quell'attacco...
L'eco di un'esplosione biotica la scosse, e Shepard vide brevemente la sua squadra finire a terra.
Poi il suo campo visivo fu riempito da Saren, che l'afferrò per il collo e la sollevò da terra, sporgendola oltre il parapetto... l'avrebbe uccisa, prima di lasciarla cadere...
Il bang sonico della Normandy in discesa lo distrasse a sufficienza da permettere a Shepard di strappargli una mandibola. Forse le placche di metallo che aveva su di essa avevano uno scopo sconosciuto, perché Saren la lasciò andare immediatamente: il comandante afferrò al volo il bordo, urtando pesantemente con il ginocchio. Anche con la protezione offerta dalla corazza, lo sentì e seppe che avrebbe zoppicato: l'esoscheletro nelle braccia le bastò per non cadere, ma quando risalì, Saren si stava già allontanando.
Con la pistola in mano, poté solo restare a guardarlo salire sul suo trasporto Geth, e anche se sparò tre colpi, quelli rimbalzarono sulle sue barriere cinetiche senza penetrarle.
Saren prese il volo, allontanandosi rapidamente, ma continuando a fissarla con quel volto ora asimmetrico: le era scappato...
E la bomba stava per esplodere: avevano i secondi contati.
Joker non si fece aspettare: tenne la Normandy a librarsi contro lo stesso cornicione da cui era quasi caduta, anche se dovette compiere un cerchio sopra di loro per rallentare la nave e poi fermarla. Questo le diede giusto il tempo di raccogliere la sua squadra e i Salarian, riunire a gesti i superstiti e farli salire tutti a bordo. Attimi di terrore, mentre si accasciava sul pavimento della stiva, assicurandosi di essere l'ultima ad essere salita a bordo, mentre la Normandy si lasciava la base di Saren alle spalle...
Non fecero in tempo a lasciare l'atmosfera di Virmire prima che la bomba esplodesse, e la Normandy venisse scossa brevemente dall'onda d'urto, ma continuarono a salire sempre più precipitosamente nella salvezza che era lo spazio vuoto. Joker schivò il blocco navale Geth, usando Virmire come scudo, cercando un vettore che li avrebbe portati al portale del sistema il più in fretta possibile: dietro di loro, più lentamente per via dell'inerzia e della gravità del pianeta, la Sovereign provò ad inseguirli. Le sfuggirono per un soffio, saltando in propulsione FTL quando stavano già per essere colpiti.
Solo allora la consapevolezza di tutto tornò a schiacciare Shepard col suo peso: erano sopravvissuti, la Sovereign era un Razziatore, Saren era fuggito... e lei aveva lasciato il suo tenente a morire su Virmire.
 
***
 
La Normandy non smise di scappare per molto tempo: attraverso il portale del sistema di Hoc, avevano saltato fino a quello di Hercules, nell'ammasso di Attican Beta, nel quale orbitava anche Eletania.
Shepard aveva deciso di fare il punto della situazione in quell'ammasso, e di inviare i rapporti sulla missione al Consiglio, aspettando lì la loro risposta.
Nessuno aveva voglia di festeggiare: avevano perso un compagno, guadagnando una decina di Salarian stipati per il momento nella stiva. Kirrahe e Rentola erano vivi, e grande era stato il loro sollievo e gioia per essersi riuniti al tenente Ganto Imnes. Solo due della squadra Salarian erano stati portati in infermeria, dove Chakwas e Negulesco lottavano per tenerli in vita.
Prima che l'adrenalina calasse, Shepard aveva convocato una riunione della Squadra, a cui era presente anche Pressly. Erano tutti in uniforme di fatica: Chakwas non aveva avuto il tempo di visitarli, colpa del triage, e si erano diagnosticati a vicenda tagli, botte e sbucciature: lividi gonfi, che pulsavano malevoli, aspettando un'analisi più completa da parte del CMO e il sollievo che sarebbe potuto venirne.
Una sola sedia nella stanza era vuota... e Shepard non riusciva a guardarla. Al fianco di quel vuoto però, sedeva Williams e se c'era qualcuno a bordo che non riusciva a rassegnarsi alla morte di Alenko, quella era proprio il capo artigliere.
"Non... riesco a credere che il tenente non ce l'abbia fatta. Come abbiamo potuto lasciarlo laggiù?" la voce di Ashley era ad un passo dalle lacrime.
"...Alenko... ho dovuto scegliere. Non potevo salvarvi tutti e due. Il tenente... ha dato la vita per salvarci tutti."
"Avrei dovuto esserci io, comandante..."
"Non eri tu a dare gli ordini." le rispose Shepard con un gesto stanco: il suo volto era marziale, ma il cuore... il cuore sanguinava.
"Ho scelto te. E Kirrahe. E Rentola... e i suoi uomini." elencò il comandante.
"Mi... mi dispiace ma'am. Mi ha salvato la vita... le sono grata per questo." Williams si rendeva conto di stare mentendo? No, il capo artigliere non era grata di essere viva, specie al posto del tenente: "...Ma avrei dovuto essere io ad armare la bomba. Alenko... Kaidan... era un'ufficiale superiore. Sarei rimasta indietro con gioia, se..."
"Ash, per quanto vuoi continuare a spingerti? Fino a diventare una martire? E per cosa poi?"
"Per l'onore. Per..." ma Shepard non la lasciò finire:
"Credi che morendo la reputazione di tuo nonno verrebbe redenta? O che Alenko avrebbe voluto il tuo sacrificio per questo motivo? Credevo che ne avessimo già parlato Ashley: l'onore non serve ai morti."
Shepard era stanca... così maledettamente stanca. Stanca di accollarsi il dolore degli altri... stanca di dover ricordare agli altri di non morire: fu così stanca in quel momento, che quasi odiò il capo artigliere.
"Non è giusto!"
"...Non lo è mai, Williams." ribatté amara il comandante: "...Non lo è mai. Nessuno su questa nave dovrebbe morire... Alenko in particolare. Ciò che ha subito... non è stato giusto. Ma anche se tu fossi morta al posto suo, non avrebbe ottenuto giustizia: non voglio perdere due buoni soldati per una decisione. Sono stata chiara?"
"...Aye aye, comandante." rispose Ashley, facendo eco al tono del tenente.
Williams... non sarebbe stato facile per lei perdonare Shepard di averla tenuta in vita. E la leonessa di Elysium lo sapeva... perché ci era già passata.
Chiedersi perché il tenente era dovuto morire, o tormentarsi su come avrebbero potuto salvarlo, non avrebbe cambiato la realtà: Alenko era morto. Si poteva solo fare i conti con quella certezza, non cambiarla... per quanto avrebbe voluto altrimenti:
"C'è qualcosa che possiamo fare per onorare il suo sacrificio: fermare Saren." affermò Wrex.
Vendetta: la Squadra poteva aggrapparsi a quello.
"Sono d'accordo con Wrex... ma non sappiamo dove sia fuggito ora..."
"Ma sappiamo dove sarà." affermò Liara, attirandosi gli occhi di tutti.
"...Che intende dottoressa?" chiese Pressly.
"Nel laboratorio privato di Saren abbiamo trovato una sonda Prothean intatta." spiegò Shepard.
"Quad wahad." imprecò Wrex di nuovo.
"Non c'è stato tempo per spiegarlo." aggiunse Shepard, raccontando poi in breve cosa era successo e facendo loro ascoltare la conversazione con la Sovereign.
"Quad wahad." ripeté Wrex quando la registrazione fu finita: "...Con questa fanno due sonde Prothean distrutte, Shepard. Al Consiglio non piacerà."
"Se avessimo lasciato il quartier generale di Saren in piedi, sarebbe piaciuto loro ancor meno. Non avevamo molta scelta."
"E sei comunque riuscita ad estrarre ogni informazione dalla sonda: potrebbe dirci dove trovare il Condotto. E dove andare per precedere Saren."
Shepard inspirò un momento, chiudendo gli occhi e ricordando quell'immane oceano di informazioni che aveva nella mente: con il Cifratore, e la copia completa, le apparivano più in ordine.
"...Credo che tu abbia ragione Liara: aiutami per favore."
L'archeologa non se lo fece ripetere, attraversando la sala comunicazione in fretta e unendo le loro fronti:
"Rilassati comandante. Abbraccia l'eternità."
Fu breve, Shepard era così... svuotata: Liara si immerse in uno spirito pieno di dolore... fino a trovare il punto familiare dei suoi ricordi in cui era conservata la visione: questa volta, era chiara e definita: completa.
Con l'occhio della mente, Liara prese nota di ogni particolare, lo stile architettonico, le statue, i panorami... e poi arrivò il pezzo mancante della visione, quella che la sonda su Eden Prime non aveva contenuto.
Una stella, nell'ammasso... là, lontano: il secondo pianeta. Raggiungete e trovate il Condotto. O i Razziatori...
Liara riemerse alla sua coscienza con una profondo e roca inspirazione: se Shepard non l'avesse afferrata, sarebbe caduta a terra.
Era stato troppo stancante, e l'aveva fatto troppo stanca... dormire... doveva dormire.
"Liara... Liara! Stai bene?"
"...Ilos." disse l'Asari riprendendosi: "Il condotto è su Ilos! Ecco perché non potevano raggiungerlo... per tutto questo tempo pensavamo di aver fatto un errore, ma era il portale a mancare. Il portale di Mu! La visione... la visione è un avvertimento, inviato in tutto l'impero Prothean. Un avvertimento contro i Razziatori, ma è arrivato troppo tardi..."
"Allora dobbiamo andare immediatamente su Ilos..." disse Wrex.
"Non possiamo invece." interloquì Tali: "il portale di Mu si trova nella nebulosa di Ninmah. Nessuno entra nell'ammasso senza l'autorizzazione del Consiglio."
"Non sarà questo a fermarci!"
"Shepard, non lo dico perché ho paura. Ma dopo Virmire, è probabile che il Consiglio stia cercando una scusa per fare di te un capro espiatorio. Dobbiamo ottenere il permesso per viaggiare fino all'ammasso Ninmah, senza contare che è territorio che fa parte dei sistemi Terminus: le navi dell'Alleanza non sono le benvenute là. E nemmeno gli Spettri."
"E con la Sovereign che sembra vedere attraverso il nostro sistema di mimetizzazione, abbiamo bisogno di una flotta signora, per confrontarci con... il Razziatore. Solo il Consiglio può darci l'aiuto che ci serve." interloquì Pressly: "Lei non era a bordo signora quando abbiamo cominciato a giocare al gatto col topo..."
"Quanto grave?"
"...Ho scoperto di non aver mai smesso di essere un credente, signora..." ammise Pressly pallido come un cencio: "...E credo che ora possa lasciare la dottoressa."
Si accorsero solo in quel momento della loro posizione: Shepard aiutò Liara ad alzarsi di nuovo in piedi, dato che le aveva fatto poggiare la testa sulle sue gambe.
"Devo andare a stendermi un attimo." disse l'Asari debolmente, tirandosi in piedi con passo malfermo.
"...Che gli fai alle Asari, Shepard?" chiese Wrex ridendo lurido, e trasformandola in un colpo di tosse dopo l'occhiata che gli rivolse Shepard.
"Andate pure." ordinò Shepard: "...Resterò io ad aspettare la risposta del Consiglio."
"...Dovrebbe farsi vedere da Chakwas."
"Ognuno di noi dovrebbe, Pressly... ma ci sarà tempo, dopo. E la Squadra sarà la priorità."
C'erano molte scuole di pensiero per svolgere la funzione di CO: il comandante Shepard si iscriveva a quella per cui un ufficiale superiore non mangerà, dormirà, fumerà, si siederà o riposerà, fino a quando i suoi sottoposti non avranno avuto la possibilità di fare lo stesso. Ma come spesso accadeva, il comandante barava: lei non era una fumatrice, più per educazione che per altro. Su una nave spaziale, una sigaretta consuma ossigeno potenzialmente utile...
Shepard li fece andare, guardando Tali aiutare Liara ad uscire: ci sarebbe stato tempo per loro dopo.
Poi si fece portare un datapad, e si rassegnò ad aspettare, senza mangiare, senza lavarsi, senza dormire: decisa a non lasciare il suo posto tranne causa di forza maggiore.
 
***
 
All'attenzione di Ms. e Mr. Alenko, 5 giugno 2183.
Con la presente, è con profondo rammarico che vi comunico il decesso del tenente Kaidan Alenko, vostro figlio e mio subordinato.
Sebbene le circostanze della sua scomparsa siano riservate, e coperte da segreto militare, posso dirvi senza alcuna riserva che è stato un onore servire con lui. Il tenente Alenko... Kaidan, ha dimostrato più volte uno spirito indomabile, che non è stato scalfito nemmeno dalle avversità che la vita ha forse troppo spesso posto sul suo cammino; e una dedizione esemplare al suo compito: Kaidan Alenko era un modello per l'uniforme.
È stato un privilegio ed un onore condividere col tenente Alenko un periodo che, mi accorgo ora, è stato davvero troppo breve: l'universo è un luogo più oscuro per averlo perso.
Vi esprimo le mie più profonde condoglianze.
Comandante Hayat bint Hannah Shepard, SSV Normandy SR1.
 
C'era solo una cosa che Shepard odiasse più di perdere i propri uomini, ed era compilare le lettere di condoglianze e i relativi rapporti. Con quale diritto si poteva dare un simile dolore a persone che nemmeno si conoscevano?
Shepard rilesse ancora una volta il datapad: a volte le parole sono così inutili per comunicare il proprio dolore. Più le leggeva, più le trovava così asettiche, insufficienti... ma non era suo il compito di consolare due genitori che avevano perso il figlio: il suo ruolo, sarebbe stato solo quello di essere il bersaglio della loro indignazione.
Poteva interpretare quel ruolo per i genitori di Kaidan: nessun genitore dovrebbe sopravvivere al proprio figlio.
"Mi ha fatto chiamare, comandante?" chiese Rico entrando nella sala di comunicazione.
"Sì, caporale. Da questo momento in poi, le funzioni di ufficiale di sicurezza a bordo della Normandy saranno una sua responsabilità... Crede di farcela?"
"Farò del mio meglio, signora." rispose Rico e Shepard gli allungò il datapad.
"Faccia in modo che Barnes lo trasmetta al più presto al comando dell'Alleanza. Ci sono due persone che lo aspettano."
"...Sissignora."
Ormai era fatta: la decisione irrevocabile, gli ingranaggi messi in moto. E Shepard avrebbe dato qualunque cosa per averli potuti salvare entrambi su Virmire...
Uscendo, Rico si imbatté in Kirrahe: tra i due, Umano e Salarian, caporale e capitano, bastò un'occhiata per comprendersi. Kirrahe annuì, entrando a sua volta nella stanza:
"Capitano Kirrahe." lo accolse Shepard senza alzarsi dalla sedia: privilegi di essere a bordo della Normandy, e di essere uno Spettro.
"Comandante Shepard."
"...È normale secondo lei che i Consiglieri si facciano attendere così tanto? È la prima volta." chiese l'Umana, con un vago gesto verso il proiettore olografico.
"Non saprei... per fortuna sono i miei superiori di solito ad avere a che fare con loro. Da quello che ho sentito, non deve essere un'esperienza piacevole."
"Più frustrante che altro." lo corresse quietamente Shepard: "...Le esigenze del Consiglio non sono spesso quelle che mi aspetterei da loro."
"Per esempio?"
"La maggior parte delle volte, negazione plausibile."
Kirrahe, ancora nella sua corazza da combattimento, fece qualcosa che l'Umana non si aspettava: rise. Sentir ridere un Salarian era piuttosto raro: dopotutto, trattavano l'umorismo come una scienza, ma di secondo piano.
La risata del capitano fu un acuto ih ih ih, che si esaurì in fretta:
"Mi scusi... è che ne ho sentite davvero molte sugli Spettri." si giustificò il capitano: "...È vero che dovete procuravi le corazze e le armi da soli?"
"Se la regola è diversa per gli altri, a me non l'hanno detto." rispose Shepard con un'alzata di spalle.
"Assurdo..." rispose Kirrahe scuotendo la testa: "...Pensare che l'STG sia meglio finanziata degli Spettri..."
"Qualunque cosa è meglio di niente, capitano: seguendo la sua logica, perfino il C-Sec è meglio finanziato degli Spettri. Ma lo trovo formativo."
"In che senso, se posso chiedere?"
"Se non si è all'altezza del compito, il Consiglio non perde niente. Dopotutto, siamo agenti che hanno il diritto di sottrarsi alla legge, per far rispettare la legge."
"Un paradosso."
"E quindi è normale che sia necessario cavarsela da soli, anche economicamente... come stanno i suoi uomini?" chiese il comandante, esaurendo i convenevoli.
Di fronte a Kirrahe, Shepard non aveva il diritto di lamentarsi: aveva perso un uomo, mentre il Salarian ne aveva persi in tutto una trentina...
"...Sopravivranno entrambi a Virmire, anche se forse Tinno avrà bisogno di una lunga terapia prima di tornare in servizio. Sono molto colpito dalla competenza della dottoressa a bordo nel trattare la fisiologia Salarian."
"Se esiste qualcosa che Chakwas non sappia curare, non voglio saperlo. Ma non le dica che l'ho detto: tende a essere un po' troppo passionale nel suo lavoro."
"Quale Umano non lo è?"
 "Rispetto a voi Salarian, intende?" ma Kirrahe scosse la testa:
"...Qualcun'altro, perfino un Salarian, avrebbe potuto abbandonare la mia squadra su Virmire: era un'altra possibile scelta, visto quanto fossimo in inferiorità numerica e male equipaggiati. Rispetto a voi, almeno. Con questa nave, avrebbe potuto abbandonarci sul pianeta, e lasciarlo indisturbati..." Kirrahe si produsse in un saluto militare Umano questa volta: "...Ma non l'ha fatto. È stato un onore combattere al suo fianco, comandante Shepard. Nonostante le perdite, la nostra missione è stata un successo. I miei superiori si assicureranno che al tenente Alenko siano tributati gli onori che merita. Il suo sacrificio ha fatto guadagnare all'Umanità una grande dose di rispetto dalla mia gente."
Shepard annuì di rimando:
"Il tenente è... era, un ottimo soldato. Conosceva i rischi della missione, ma non si è sacrificato per l'Umanità, o per i Salarian: l'ha fatto perché così facendo, ha potuto salvare lei e i suoi uomini, e il mio capo artigliere."
E perché lei lo aveva ordinato...
"Una cupa realtà che ogni soldato deve accettare. Tuttavia, i miei uomini ed io non dimenticheremo ciò che aveet fatto su Virmire: ci ha salvato la vita. E di questo le sono estremamente grato."
"...Non posso dire che sia stato un piacere: distruggere la base di Saren è costato ad entrambi molto, capitano. Ma... io le sono grata di aver tenuto al sicuro il mio capo artigliere."
"E lo stesso vale per il mio tenente." rispose Kirrahe, rimanendo ad osservarla:
"...Qualcosa che non va, capitano?"
"Se posso dirlo, lei non è come me l'aspettavo, comandante."
"Ed è un bene o un male?"
"Nessuna delle due, o forse entrambe."
"Non è il primo che me lo dice, capitano."
Kirrahe uscì dalla sala comunicazione con un'aria molto pensierosa.
 
Era passata un'altra ora, e il Consiglio ancora non aveva chiamato: Shepard aveva perfino ordinato a Barnes di compiere un controllo dei sistemi per essere sicuri, ma non era risultato nessun guasto.
Alla fine, era stata Chakwas a doverla raggiungere in sala comunicazione: per una volta, la dottoressa non aveva fatto commenti sul suo stato, medicandole un ginocchio che nel frattempo si era gonfiato come un pallone, e ordinando a Prescott attraverso l'intercom di portare un vassoio. Se il comandante aveva intenzione di restare nella sala comunicazione, almeno l'avrebbe fatto a stomaco pieno.
"Dovrebbe distendere quel ginocchio e farlo riposare."
"Non ho intenzione di lasciare questa sala prima di aver ricevuto una risposta del Consiglio, CMO."
Chakwas sospirò:
"L'equipaggio sarebbe sollevato di vedere il suo comandante..."
"L'equipaggio sa benissimo dove mi trovi. Non mi sto nascondendo. Né sono in coma come dopo Eden Prime."
"...Ma non posso valutare il suo stato appieno senza che passi dall'infermeria."
"Appunto. Qui o suo ostaggio in infermeria, cosa cambia?" chiese Shepard, ripensando alla sua conversazione con la Sovereign.
Improvvisamente le venne un dubbio:
"Chakwas... conserviamo ancora le cartelle mediche di Shiala?" chiese, mentre la dottoressa le legava un impacco freddo di medigel attorno al ginocchio.
"La cacciatrice Asari su Feros? Certamente comandante... per quale motivo?"
"Vorrei affidarle un progetto: sappiamo che la Sovereign altera i processi mentali di chi le sta attorno. Tali o Garrus dovrebbe aver conservato le conclusioni del personale di Saren su Virmire..."
"Vorrebbe che mettessi a punto un metodo per diagnosticare l'indottrinamento?"
"Molto di più, dottoressa. Voglio che lei trovi un modo per quantificarlo: l'indottrinamento non è un processo immediato... "
"E vorrebbe che capissi se fosse possibile invertirlo." la interruppe Chakwas.
"...Pensa di farcela?"
"Chiede l'impossibile comandante. Ci sono circa 100 miliardi di neuroni in un cervello umano. Mi sta chiedendo di mettere a punto un programma diagnostico che sia in grado di ricondurre variazioni sinaptiche ad una specifica causa, l'indottrinamento, di cui sappiamo al massimo solo gli effetti, ma non la causa."
"Pensa di farcela?" ripeté Shepard.
"Ovviamente. Per chi mi prende?" disse Chakwas, battendole lievemente il ginocchio: "...Era ora che offrisse una sfida anche al suo CMO. Dovrò riprogrammare una delle IV della Sirta anche solo per avere una base su cui cominciare. Solo... non si aspetti miracoli o una stima dei tempi di completamente a breve."
"Meglio che cominci a lavorarci sopra, allora... voglio dire, se pensa di poterlo fare, ovviamente." c'era qualcosa nei capelli bianchi di Chakwas, nei suoi occhi verdi o nel suo portamento, che obbligava anche il famigerato comandante Shepard a chiedere con gentilezza.
"Farò del mio meglio comandante... nel frattempo, potrebbe provare a farsi ferire un po' meno. Se questo deve diventare il mio progetto prioritario, avrò meno tempo da dedicare al resto dell'equipaggio..."
Le implicazioni furono chiare.
"Ricevuto forte e chiaro CMO: farò del mio meglio."
"Spero che Negulesco abbia completato il suo addestramento con le IV mediche: quella ragazza sa essere testarda come un mulo..." Chakwas si attaccò all'intercom: "Tali'Zorah e Garrus Vakarian a rapporto in infermeria al più presto."
"Potrebbe anche chiedere aiuto ai Salarian fino a quando resteranno a bordo... male non può fare." suggerì Shepard.
"Una buona idea... col suo permesso comandante?" chiese Chakwas, uscendo dalla sala comunicazione prima che Shepard potesse risponderle.
Certe persone vogliono sempre avere l'ultima parola... o forse, nessuna delle due voleva discutere chi mancasse a bordo.
 
La visita successiva nella sala comunicazione fu quella di Joker:
"Comandante?" chiese titubante il pilota, osservando dove si trovasse.
"...Sì signor Moreau?" rispose Shepard mettendosi a sedere:
"Che diavolo ci faceva sdraiata per terra... signora?"
Per un terribile istante, Jeff aveva creduto che il comandante fosse collassata. E per quanto la fantasia di una damigella in pericolo facesse parte dei suoi sogni più cavallereschi, l'idea di cercare di sollevare una donna che lo superava per peso e altezza non lo era di certo: la sua condizione medica, rendeva al pilota impossibile esercitarsi come gli altri marine a bordo. Al massimo, aveva messo un po' di muscoli sulle braccia a causa delle stampelle e della sedia a rotelle... ma di certo non aveva una struttura atletica.
Forse era anche per quello che gli era difficile trovare qualcuna che volesse bere con lui...
"Chakwas ha detto che dovrei distendere la gamba e far riposare il ginocchio."
"E si è sdraiata per terra?"
"...È un pavimento molto pulito. Quella è la mia cena?" chiese Shepard, guardando il vassoio che Joker era miracolosamente riuscito a bilanciare assieme alle grucce.
"Con i complimenti di Prescott." rispose Joker col suo stesso tono.
"E l'ha portato personalmente a me?"
"Ho pensato che qualcuno dovesse pur farlo..."
Il sopracciglio alzato del comandante non andò perduto al pilota:
"E quel qualcuno è stato lei?" chiese prendendo il vassoio dalle sue mani e sedendosi: "Ora capisco perché ci ha messo tanto... dica la verità: chi l'ha aiutata a superare le scale?"
"Nessuno comandante."
"Vuol farmi credere che è riuscito a bilanciare vassoio e grucce sugli scalini della Normandy e portare tutto prima che si raffreddasse?"
"...Ho fregato il vassoio a Felawa." ammise il pilota.
"Che gesto riprovevole."
"Il ragazzino si è già guadagnato abbastanza raccomandazioni."
"Avanti Joker... "disse Shepard infilandosi una forchettata in bocca e masticando: Prescott aveva fatto del suo meglio per onorare il tenente. Maccheroni al formaggio e Poutine: un cibo riprovevole nella sua natura, anche cucinato da Prescott, ma Shepard non smise di mangiare.
"...Per quale motivo è venuto qui?" chiese deglutendo.
"Se le dicessi che ero preoccupato per lei, ci crederebbe?"
"Sì." rispose senza esitazione il comandante.
"Bene... perché non sono sicuro di cosa fare ora."
"Non sta andando male..." lo rassicurò Shepard masticando.
"Non deve essere stato facile... fare la scelta tra Williams e Alenko... deve essere stato... mi dispiace ma'am. Non so se avrei potuto fare qualcosa di simile." ammise quietamente il tenente di volo.
"Non c'è una scelta corretta per qualcosa del genere. Si può solo sperare di non doverla rifare ancora..."
"Non voglio dare la colpa a lei signora..." a differenza di qualcun'altro a bordo... pensò cupa il comandante: "Solo... deve essere terribile... per lei."
"...Lo è sempre, tenente." disse Shepard inspirando: "Non solo per me, ma per tutti: non sono l'unica ad aver perso un amico..." Ma Joker non era la persona con cui voleva elaborare quel lutto. E così il comandante gli disse semplicemente:
"Saren è ancora là fuori, Joker, e avremo bisogno di te per andare a prenderlo."
Il FLT capì:
"Può contarci signora. Voglio esserci quando faremo pagare quel figlio di puttana..." rispose, prima che un confortevole silenzio si allungasse fra loro.
Il pilota non l'ha abbandonò, ma rimase ad aspettare che finisse di mangiare: dato che aveva fregato il vassoio a Felawa, poteva almeno riportarlo indietro vuoto.
"Se posso chiedere signora... come ha fatto a riprendersi dopo Elysium?" le chiese alla fine.
"...facendo tutto quello ciò che era possibile per quelli che erano rimasti in vita." rispose Shepard.
Il FLT non le chiese altro per tutto il tempo che restò nella sala comunicazione.
 
Dopo Joker, fu Wrex a farle visita: la sua fu anche la più breve.
"Shepard."
"Wrex."
"...Le cose si sono fatte difficili su Virmire."
Shepard si trovò a chiedersi se la pila di sette pietre che aveva innalzato fosse scampata all'esplosione... probabilmente no. Ormai quella zona di Virmire doveva essere stata ridotta ad un'uniforme piatta superficie vetrificata, che poi il mare si era ripresa.
"Hai fatto quello che dovevi. Rispetto la tua decisione."
"E io ciò che hai fatto Wrex. Non lo dimenticherò."
"...Facciamo solo in modo che ne sia valsa la pena. Saren deve pagare per ciò che ha fatto." nessuno uccideva un suo krannt e la passava liscia, anche se si trattava di Alenko.
"Non importa cosa ci vorrà. Gli darò la caccia e lo ucciderò." le nocche della sua mano scrocchiarono come un colpo di pistola mentre afferrava l'orlo della poltrona.
"Mi piace come suona. Shepard."
"...Wrex."
Uscendo, il Krogan bloccò la porta della sala comunicazione con un dente di Divoratore: che tutti potessero vedere che Shepard stava bene, e la smettessero di importunarla.
Il macabro trofeo funzionò meglio di quanto il comandante si aspettasse, almeno fino a quando Pressly non lo rimosse:
"Ben oltre l'oltraggio." commentò l'XO.
Il fatto che non rimproverò Wrex però, poté solo significare che ne condividesse lo spirito...
 
***
 
Alla fine, pietosamente, i politici si ricordarono di lei. Shepard li fronteggiò cercando di caricare meno peso possibile sul suo ginocchio, e di mantenere allo stesso tempo una posizione di parata.
Questa volta, anche Sparatus era presente:
"Sono felice di sapere che la sua missione su Virmire ha avuto successo, comandante." cominciò Tevos.
"Saren è già abbastanza pericoloso senza un'armata di Krogan al suo comando." annuì il consigliere Turian: forse fu la prima frase di vaga approvazione che le sentì rivolgerle.
"Avrebbero servito la Sovereign, un Razziatore. Non Saren." li corresse Shepard.
La reazione dei Consiglieri non fu quella che si aspettava: si scambiarono più di uno sguardo perplesso. Alla fine fu Valern a parlare:
"S-sì... abbiamo letto a proposito di questo sul suo rapporto. La Sovereign. Una corazzata senziente. Una vera intelligenza artificiale. Potrebbe essere una notizia molto grave... se dovesse risultare vera."
Il fatto che un politico Salarian avesse appena balbettato di fronte a lei non riuscì a risultare interessante:
"La Sovereign è un Razziatore, anche Saren lo ha ammesso..."
Sparatus non le diede la possibilità di continuare:
"La sta ingannando Shepard! Saren ha ancora dei contatti alla Cittadella, probabilmente ha letto i suoi rapporti a proposito, quelli riguardo la sua visione... e i Razziatori."
Shepard mantenne il suo tono di voce il più neutro possibile, ma il suo spirito già ribolliva:
"Come potete dire una cosa del genere, Consiglieri? Vi ho fornito la registrazione della conversazione... tutto collima... la Sovereign, la rete dei portali, la scomparsa dei Prothean e dei loro predecessori..."
Fu Valern a interromperla questa volta:
"È quasi certo che Saren stia usando false informazioni per depistarla. La nostra intelligence non ha mai trovato prove che corroborino questa teoria."
La sua storia sui Razziatori era davvero così impossibile da credere? Shepard decise di sì: sembrava davvero impossibile, ma non avrebbe permesso ai Consiglieri di rifiutarla in base a questo.
"Avevate già negato l'esistenza dei Razziatori da prima che dimostrassi che Saren era un rinnegato, Consiglieri. Dovete accettare quello che ho descritto nei miei rapporti: per quanto grottesco, o impossibile, possa sembrare..."
"Voi Umani avete un detto, comandante: anche un orologio rotto segna l'ora esatta due volte al giorno..."
Shepard interruppe Sparatus con un flare di energia biotica. Una manifestazione di perdita di controllo che non era da lei: quando riacquistò il dominio di sé, la sua voce era calma:
"Non provi a trattarmi con condiscendenza, Consigliere: non dopo che ho inseguito Saren per mezza Galassia seguendo questa pista. Avete i miei rapporti, le mie prove e le mie conclusioni." come osava quel Turian?
"Cerchi di vedere le cose dal nostro punto di vista, comandante. Saren è una minaccia che possiamo identificare. I Razziatori invece, per quanto ne sappiamo esistono solo nelle sue visioni." disse più conciliante Tevos.
Shepard inspirò, ma ricacciò la sua rispostaccia nella gola, senza aprire la bocca, piegando la testa e rimanendo ad ascoltare: era già la seconda volta che facevano riferimento alle sue visioni... che stava succedendo?
"Le nostre decisioni influenzano decine di miliardi di vite. Non possiamo agire in base alle accuse di una singola persona. Nemmeno uno Spettro. Non senza prove inconfutabili" aggiunse Velarn.
"...Il Consiglio non può prendere nessuna iniziativa ufficiale sull'esistenza dei Razziatori. Ecco perché abbiamo creato gli Spettri: lei comandante, ha l'autorità di agire come meglio crede." le ricordò Tevos.
"Se lei crede davvero che la Sovereign sia la vera minaccia, deve prendere ogni misura possibile per fermarla. Assieme a Saren." finì il Consigliere Salarian.
"...Capisco Consiglieri."
Qualcosa non tornava: l'avevano fatta aspettare così tanto solo per dirle quello?
"...Vorremmo che facesse rapporto direttamente alla Cittadella, per preparare le nostre prossime mosse."
"Sarò lì al più presto." rispose Shepard.
"L'attenderemo, comandante." disse Tevos, preparandosi al congedo.
"Un momento Consiglieri... non volete ascoltare il rapporto del capitano Kirrahe?"
"Non ne abbiamo bisogno. L'STG ci invierà una copia dei rapporti quanto prima: anche la sua squadra è attesa sulla Cittadella."
"...Capisco." no, non era vero. Non capiva affatto...
"Torni sulla Cittadella, comandante. Noi l'aspetteremo."
Poi i Consiglieri chiusero la comunicazione.
Shepard rimase ad osservare la parete bianca della sala comunicazione molto a lungo prima di dare gli ordini, e mettere in rotta la Normandy per la Cittadella.
 
Anche dopo essersi fatta una doccia, ed essere passata dall'infermeria per subire uno scan medico completo da Chakwas, compresa una SPECT totale del suo cervello, e aver ottenuto l'esito dal CMO, che la giudicò adatta al comando, la strana sensazione di Shepard non accennava a diminuire. Ma dato il periodo ridotto che avevano prima di arrivare alla Cittadella, non aveva tempo di risolvere l'enigma da sola.
Quindi, il comandante invitò Pressly, Barnes, Williams e Liara nella sua cabina, informandoli della situazione e spiegando loro cosa non le tornasse. Barnes suggerì di contattare il comando dell'Alleanza, per farsi qualche idea, ma fino a quando saltavano tra i portali, una simile comunicazione sarebbe stata impossibile. Pressly sottoscrisse l'idea... mentre Williams non riuscì a guardarla in faccia.
La morte del tenente l'aveva riempita di rimorsi e di risentimento: il capo artigliere era in uno stato d'animo per cui qualunque cosa Shepard avesse fatto, sarebbe stata sbagliata, sia che si fossero presi del tempo come equipaggio per ricordare Alenko tutti assieme, sia che avessero continuato con la missione.
Williams era triste e addolorata, confusa ed arrabbiata: per quello che non aveva detto al tenente, probabilmente, ma più di tutto, in quel momento aveva bisogno di spazio. Obbligarla a parlare con lei in quel momento l'avrebbe confusa ancora di più: più tardi... più tardi avrebbe trovato il tempo anche per Williams.
Alla fine dell'incontro, Liara produsse un datapad che conteneva le informazioni di cui fosse a conoscenza su Ilos, e qualche nuova informazione sui dischi dati Prothean: niente di particolarmente rilevante in realtà, ma diede a Liara l'occasione di fermarsi impunemente nella cabina del comandante quando gli altri furono usciti.
"...Non sei davvero un'esibizionista." disse Liara, dopo che le porte si chiusero dietro di loro.
Se Williams era infuriata e addolorata, Shepard, semplicemente, era devastata: Liara scambiò con il suo comandante baci che sapevano di lacrime.
"...Non avrebbe dovuto essere nessuno di loro, Liara."
"Lo so. E so che non ti concedi nemmeno un momento. Sei troppo occupata a fingere di stare bene, e a pensare alla prossima mossa."
Shepard tirò su col naso, senza riuscire a dire altro.
"Lo sai... provo quasi pena per Saren ora. È diventato uno schiavo dei Razziatori e non riesce ad accorgersene..."
"Non... non dispiacerti per lui, Liara. Anche prima di diventare... la cosa che abbiamo visto su Virmire, era spietato e crudele. L'indottrinamento non è immediato... c'è stato un momento in cui avrebbe potuto scegliere un'altra strada. La Sovereign sembra predare sull'inconscio: Saren ha scelto di sopravvivere invece di difendere gli altri."
Liara si chiese se le parole che Shepard aveva appena detto le pensasse davvero: forse, era solo quello a cui aveva bisogno di credere. Hayat aveva bisogno di odiare lo Spettro rinnegato e se quella era la strada che l'Umana doveva percorrere, Liara l'avrebbe accompagnata fino alla fine.
"Ciò non toglie che sia intrappolato nella sua mente. Una parte di lui avverte la sua identità venire inghiottita dalla Sovereign, ma è troppo debole per fermarsi..."
"Allora sarò io a fermarlo. Deve essere fermato."
"So che ci riuscirai, Hayat." disse l'archeologa prendendo la scacchiera di Shepard e mettendola tra loro.
"Liara..."
"Hai bisogno di riposare. Se ti lasciassi, continueresti a lavorare. E quando muovi i pezzi sei quanto di più rilassata ti abbia mai visto: hai bisogno di fermarti un attimo, prima di gettarti di nuovo nella mischia. Una partita."
Il tempo di arrivare sulla Cittadella, probabilmente.
Shepard annuì, e il sorteggio le assegnò i bianchi:
"E4."
"D5." difesa Scandinava, uno schema che avevano già usato in passato.
"Cavallo in c3." disse Shepard, lasciandosi assorbire dal gioco, e alla sua mente il tempo di riordinare le idee.
"Pedone in d4."
Shepard non ci pensò molto:
"Cavallo in d5... Fatti. Analizziamo i fatti. Tutto quello che sapevamo di Saren è una menzogna, una cortina fumogena, dietro cui ha nascosto la Sovereign. Dobbiamo fare tabula rasa e guardare il disegno da un'altra angolazione."
"Pedone in e5." rispose Liara: "...I Razziatori hanno estinto i Prothean, e tutti i loro predecessori, almeno fino ad un miliardo di anni fa, come testimonia il Leviatano di Dite."
"Alfiere in c4. Perché lo fanno?"
"Pedone in c6. Non riesco ad immaginarlo. E dove sono finiti nel frattempo? Compaiono solo per estinguere tutto?"
"Regina in f3." rispose Shepard: "...Non lo sappiamo, ma secondo la Sovereign stanno tornando, come hanno già fatto ai tempi dei Prothean. E sappiamo entrambe che fine hanno fatto."
"Pedone in f6... e la Sovereign, non Saren, sta cercando il Condotto. Il che ci porta a chiederci, cos'è esattamente il Condotto?"
"Regina in h5: scacco." rispose Hayat:"...Questa informazione non è presente nella sonda. Ma la consideravano..." l'Umana si portò una mano sulla tempia, facendo un movimento con le dita come se stesse sintonizzando una radio: "...La loro ultima speranza."
"Una speranza che non ha funzionato. Pedone in g6."
"E se... fosse stata una speranza per noi, invece che per i Prothean? Credo... credo che i Prothean sapessero di essere condannati. Cavallo in f6, scacco."
"Il Condotto... è stato lasciato per noi, quindi? Cavallo in f6."
"Mossa debole dottoressa, ma ci contavo: regina in g5. Ed è probabile, riguardo al Condotto..."
"Alfiere in d6. È un'arma per combattere i Razziatori, quindi?"
"Questo non lo so. Dovrei dormirci sopra. E sappiamo che si trova su Ilos. Dovremo solo arrivarci prima di Saren. Pedone in d3."
"Pedone in b5. Perché la Sovereign ha scelto proprio Saren? Perché non si è esposta da sola?"
"Alfiere in b3... perché non farlo? Per quanto la Sovereign sia avanzata, la notizia che una razza di navi senzienti ha estinto i Prothean e si prepara a fare lo stesso con noi, avrebbe unito lo Spazio del Consiglio e i sistemi Terminus contro di lei."
"Pedone in a5... quindi sa di non essere invulnerabile.“
"Pedone in a4. E cerca di essere prudente. Il che è positivo."
"In che senso? Pedone in b4."
"...Significa che siamo ancora in tempo a fermarla, anche se non so come. Regina in h6." l'Umana spostava la sua attenzione da un angolo all'altro della scacchiera: Liara cominciava a sentirsi come le stessero sbattendo il cervello contro le pareti del cranio.
"...E se? " chiese Hayat.
"E se?" ripeté Liara spostando il suo cavallo in a6.
"...E se il Condotto fosse l'unico ostacolo rimasto al ritorno dei Razziatori? Nemmeno Saren sa cosa sia... e quindi presumibilmente, nemmeno la Sovereign. Non vuole rischiare gli altri Razziatori... o non può? Regina in g7."
"Che intendi? Regina in e7."
"Non lo so di preciso... ma la Sovereign è una nave... mentre i Razziatori a suo dire sono legione... strano che combatta da sola quindi... e se la Sovereign non potesse richiamare i Razziatori a causa del Condotto? Regina in h8 scacco."
"...Regina in f8. Stiamo ammassando speculazioni."
"Regina in f8: scacco. Vero... anche se tutte sembrano avere un senso, ma allo stesso tempo non mi suona completamente giusto."
"Re in f8. Il Cifratore?" chiese Liara, dopo aver scambiato le due regine.
"Alfiere in g5. Non lo so: non conosco più la mia mente, Liara. La maggior parte del mio cervello è occupata dalle informazioni dei Prothean, e dal Cifratore... io ci sono ancora, ma sono in minoranza ormai. Mi chiedo se un giorno mi sveglierò senza ricordarmi più chi sono, e il Cifratore sarà l'unica cosa che ricorderò..."
"Re in g7." disse Liara, afferrandole la mano: "...Sei sempre tu. E sono pronta ad assicurartene ogni volta che ne avrai bisogno."
"Pedone in h4... è una promessa? Perché potrei chiederti di mantenere l'impegno."
"È una promessa. Per tutto il tempo che mi vorrai."
Shepard la baciò a quel punto, con un po' più di trasporto di quanto fosse necessario:
"...Grazie Liara."
"Pedone in h6."
"Mmhh... capire perché la Sovereign abbia fatto di Saren il suo intermediario è facile comunque. Alfiere in d2."
"È l'agente perfetto per recuperare ogni cosa di cui potesse aver bisogno. Informazioni comprese. Cavallo in c5." concesse Liara.
"Eppure... ha cominciato ad ammassare un esercito per un'offensiva militare su larga scala. A questo punto però, l'Umanità non sembra più un bersaglio probabile. Alfiere in c4."
"Alfiere in a6. E dato quello che abbiamo distrutto... e dopo Virmire... sembra ovvio che non sia una colonia. La Cittadella allora?"
"È quello che penso anch'io... indottrinare il Consiglio darebbe alla Sovereign l'autorità politica per fare... qualunque cosa. Però qualcosa non torna. Cavallo in f3."
"Ovvero? Pedone in b3."
"Pedone in c3... Se la Cittadella è il suo obbiettivo o comunque un'altro bersaglio da attaccare militarmente, perché sacrificare i Geth nella nebulosa di Armstrong? E perché, non appena ha avuto le coordinate per il Condotto, non è partito per Ilos, invece di restare su Virmire?"
"Cavallo in d3: scacco. Forse non lo sa: Saren ha visto il luogo dove si trova il Condotto, ma non sa che si trova su Ilos... "
"Alfiere in d3... Ma se è vero che ha ancora degli agenti sulla Cittadella, come i Consiglieri sembrano credere, è solo questione di tempo... Quel figlio di puttana voleva che trovassi Virmire! Ecco perché è rimasto sul pianeta ad aspettarmi. Voleva che lo aiutassi a trovare Ilos." ed ecco perché Shepard era sopravvissuta al loro scontro: l'aveva lasciata andare!
Ancora una volta, il Primo Spettro Umano dovette ammettere di non essere ancora all'altezza di Saren: la distanza andava assottigliandosi però...
"Alfiere in d3... allora è davvero solo questione di tempo, prima che lo sappia."
"Se non lo sa già... ormai starà muovendo il suo esercito su Ilos. Dobbiamo raggiungerlo prima che trovi il Condotto. Pedone in c4."
"Alfiere in e4." rispose Liara.
"Il che ci lascia solo due interrogativi a questo punto... perché il mio primo incarico da Spettro mi ha messo sulle tracce di un'estinzione galattica? Pedone in e5. Un caso?" quante erano le probabilità?
"Non credo più sia un caso Hayat: Saren o la Sovereign, possono aver fatto in modo che venissi coinvolta. Non tu specificatamente, ma qualcuno come te, sperando che ti rivelassi facile da manipolare. E invece..." disse Liara spostando il suo alfiere in c5.
"...E invece, gli ho messo i bastoni fra le ruote, rivelandomi un osso più duro di quanto si aspettasse. Pedone in f6, scacco."
"Re in f6. Avendo accesso ai dossier di Kryik, deve essere stato facile per lui orchestrare Eden Prime e coinvolgerti. Eliminando quello che doveva essere il tuo mentore, sperava di lasciarti smarrita..."
"Ma non aveva calcolato Anderson e la Normandy. E te. Alfiere in c3, scacco."
"Io? Difficilmente. Sono solo un'archeologa dopotutto." Liara spostò il suo Re in f5.
26 mosse giocate, e si sentiva stretta dai pezzi di Shepard sulla scacchiera: avevano entrambe perso le regine... però...
"Molto di più. Soprattutto per me... senza di te... non saremmo riusciti a fare niente di tutto quello che abbiamo raggiunto. E senza di te... io non sarei qui oggi. Torre in a3."
"Alfiere in c2. Siamo incorreggibili temo."
"In che senso?" cavallo in d4: scacco.
"Nessuna di noi due sembra voler riconoscere il proprio valore, mentre cerca di convincere l'altra del contrario. Re in e5."
Shepard stava giocando con lei a quel punto, invece di finirla: non aveva dimenticato Virmire, o Kaidan, neppure per un momento... ma era così sbagliato che Hayat Shepard non volesse rituffarsi subito nel dolore?
"Cavallo in c6: scacco. Forse è per questo che rendiamo Wrex così insofferente."
"Re in d6. Mentre invece Tali sembra sorbire i nostri drammi sentimentali come una deliziosa opera letteraria."
"Cavallo in a5... è venuta a parlarti?"
"Alcune volte. La sua curiosità è... divertente: come quella di una sorella minore. Torre in e8: scacco."
"Già... Tali è la Quarian che tutti vorrebbero avere a bordo. Re in d2. Perfino Wrex diventa protettivo nei confronti della sua krannt Quarian."
"Alfiere in a3... Hayat?"
"...Errore dottoressa: pedone in a3." la interruppe l'Umana.
"O parte di una complessa e imperscrutabile strategia." rispose Liara con tono neutro, inspirando nervosamente.
"Imperscrutabile strategia il mio fondoschiena... " le rispose Shepard allungandosi sopra la scacchiera e baciandola: "Ma è carina quando prova a mentire, dottoressa."
"...Re in c5."
Un'altro errore, questa volta causato dall'Umana.
"Cavallo in b3: scacco. Un'altro pedone che se ne va, dottoressa."
"Re in c4!"
"Re in c2. E via anche l'alfiere."
"Insopportabile. Garrus ha ragione: stai barando."
"Dottoressa... non è colpa mia se non sa mantenere la concentrazione."
Shepard si ritrovò a tenere la creste dello scalpo di Liara fra le mani.
"Due possono giocare a questo gioco... Torre in e2."
"Cavallo in d2... deve impegnarsi di più. Ed è scacco."
"Re in d5. Comunque..."
"Sì?" chiese l'Umana spostando il pedone in a5.
"Torre in f2. Avevi detto che c'era un secondo interrogativo."
"...Giusto." rispose l'Umana tornando a farsi pensierosa: "Perché il Consiglio ci ha messo così tanto a rispondere ai nostri rapporti?" nel frattempo, la torre bianca venne posizionata in h2.
"Credo che tu sia davvero paranoica. Non riesci ad accettare che i Consiglieri non siano competenti quanto dovrebbero. Pedone in h5."
"Pedone in a6. È paranoia solo se mi sbaglio... e finora devo ancora sbagliarmi. E la conversazione con i Consiglieri... so per certo che stanno preparando qualcosa."
"Torre in f8. Cosa per esempio?"
"Non lo so... pedone in g3. Qualche tiro mancino come Wrex pensa. Virmire non è stato esattamente il basso profilo che preferirebbero."
"È stato necessario... torre in a8. Questo, i Consiglieri devono saperlo."
"Necessità e politica non vanno quasi mai di pari passo. Cavallo in f3. Ho ottenuto risultati in questo periodo, ma..."
"Torre in a6. Ma?"
"Non approvano i miei metodi... normalmente gli Spettri sono immuni da queste critiche, ma tecnicamente, mi sono fatta Spettro da sola. Torre in d2: scacco."
"Re in e4. Ora anche tu sei a corto di pedoni: non ti lascerò promuovere una regina."
"Chi ti dice che mi serva Liara? Scacco matto in sette mosse."
"Impossibile."
"Dici davvero? Cavallo in g5: scacco."
"Re in f5."
"Torre in d5: scacco."
"Re in g4."
"Torre in d4: scacco."
"Re in g3."
"Alfiere in e1: scacco."
"Re in g2."
"Torre in d2: scacco."
"Re in f1..."
"Cavallo in f3."
"Torre in a3."
"Torre in f2. Scacco matto."
Mentre Liara alzava le braccia in un segno di resa stizzita, Shepard capì a cosa assomigliava molto l'invito dei Consiglieri a tornare alla Cittadella: sembrava una trappola.



Benvenuti alla fine di questo capitolo, che spero davvero vi sia piaciuto. Come sempre, ho cercato di riproporre gli avvenimenti in modo un po' più realistico di quanto accada canonicamente nel gioco, senza togliere nulla all'immedesimazione.
Francamente parlando, Saren, in sé, come nemico su Virmire, è abbastanza... deludente. Senza contare, che mentre fa il suo monologo, se si sceglie di salvare gli uomini di Kirrahe almeno, è circondato. Ma molto educatamente, i Salarian lo lasciano parlare... insomma... non è proprio plausibile, senza contare il fatto che la Normandy è continuamente inseguita dalla Sovereing, mentre Shepard è sul pianeta.

Detto questo, ed esauriti i convenevoli, non levo gli scudi sulla mia scelta di sacrificare Kaidan. Nel senso che so quanto sia una scelta difficile quella su Virmire, per molti di coloro che hanno giocato a ME1 (a qualcuno stanno sulle scatole sia Williams che Alenko, per cui il problema non si pone poi molto...). La scelta che personalmente mi sono trovato a fare, ormai tanto tempo fa xD, è stata motivata, semplicemente, dai crudi numeri. Ho mandato Alenko a curare la bomba perché si sembrava la scelta più logica, mentre Williams è andata coi Salarian. Ma quando si deve scegliere tra l'uno e l'altro, tra Ashley e Kaidan, non bisogna, secondo me, dimenticare che anche gli uomini di Kirrahe sono coinvolti: con che diritto quindi, potendo scegliere, si può lasciare una ventina di Salarian a crepare? Per me, la scelta è così semplice, in fondo. In questo capitolo, ho voluto dare al tenente una chance credibile di resistere e tenere la posizione della bomba: qual'è la possibilità, in fondo, che un singolo fante (anche biotici), possa tenere in stallo un'intera nave trasporti truppe Geth, avendo solo una bomba atomica come copertura? Insomma... mi dispiace aver sacrificato un membro della squadra, però ho cercato il più possibile, di dare un senso al suo sacrificarsi. Spero che queste ragioni possano farvi capire il mio punto di vista.
E detto questo, spero di rivedervi al prossimo capitolo.

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Capitolo 32
*** Bastards and Betrayals ***


I tuoi nemici possono ucciderti, ma solo i tuoi alleati possono ferirti.
Cicerone
 
Alla fine era accaduto.
Hayat Shepard, Leonessa-di-Elysium Shepard, N7, comandante, CO della SSV Normandy SR1 e primo Spettro Umano, aveva incontrato la sua nemesi: non l'aveva davvero vista arrivare. E dopo aver lasciato le Camere del Consiglio, mentre chiusa nella cabina dell'ascensore scendeva la torre del Presidium, Shepard poté solo riflettere su quello che era appena successo: il panorama all'esterno, la nebulosa della Vedova in lontananza, a filtrare la luce della stella, non l'aiutava ad accettare, o a spiegare quella sconfitta. Quel... tradimento: Shepard quasi non riusciva a pensare.
"Hayat..." Liara era stata l'unica che avesse avuto il coraggio di scendere con lei nella stessa cabina.
Il comandante però si mise un indice sulle labbra, e soffiò lentamente: non era pronta. Non ancora. Lo Spettro si era ritirava in una parte di sé che diventava sempre più fredda di minuto in minuto: chiuse gli occhi.
E ricordò.
 
Si era presentata a rapporto del Consiglio come le era stato ordinato, solo Williams, Liara e Garrus ad accompagnarla. Una scelta... ponderata in verità: i membri più accettabili della sua squadra, niente feroci mercenari Krogan senza cervello o sporchi ratti in tuta anticontaminante. Solo lei, il capo artigliere, la dottoressa e un'ex agente C-Sec, tutti in uniforme. Niente armi, niente armature da combattimento: puliti e lucidati.
Una cattiva decisione in fondo: se avesse immaginato cosa stava per succedere, Shepard si sarebbe presentata al Consiglio con Wrex e armi cariche.
Come avevano osato?
Si erano disposti sulla Pedana del Postulante in posizione di parata, Liara esclusa, di fronte ai tre Consiglieri in carne e ossa: ad aspettarli, avevano trovato l'ambasciatore Udina, ma non il Capitano Anderson.
"Un buon lavoro su Virmire, Shepard." si era complimentato con lei Udina, come sempre con una familiarità che non si era mai guadagnato: "...Grazie a lei, il Consiglio sta finalmente agendo direttamente contro Saren."
"C'era solo voluto che tentasse di schiavizzare i Rachni e di curare la Genofagia..." aveva pensato il comandante, evitando che i suoi pensieri si manifestassero sul suo volto.
"L'ambasciatore ha ragione..." aveva interloquito Tevos: poiché l'udienza avveniva a porte chiuse, solo loro erano presenti. Niente scomodi spettatori, ma ancora Shepard non immaginava nemmeno cosa stesse per succedere:
"...Se Saren fosse così audace da attaccare la Cittadella, come sembra probabile, saremo pronti per lui." finì il Consigliere Asari.
Ah... avrebbero quindi lasciato campo libero allo Spettro rinnegato di sterminare, torturare e schiavizzare altri, fino a quando le sue mire non avessero messo in pericolo loro tre? Forse per troppo tempo i Consiglieri non avevano avuto la loro autorità messa in discussione: erano diventati orgogliosi. E come Shepard avrebbe scoperto quel giorno, ciechi:
"Numerose pattuglie sono state schierate attorno ad ogni portale che colleghi lo Spazio della Cittadella ai sistemi Terminus." aggiunse Sparatus altezzoso.
"Quante navi manderete su Ilos?" aveva invece chiesto Shepard: ancora in buona fede, ancora fiduciosa.
"Ilos è accessibile solo attraverso il portale di Mu, nell'ammasso di Ninmah, comandante, a sua volta in profondità nei sistemi Terminus." aveva spiegato paziente Valern: "...Se mandassimo una flotta, l'unico possibile esito sarebbe una guerra su vasta scala."
Udina, la sua voce untuosa e servile, si era aggiunta al coro, annuendo:
"È il momento di essere discreti, comandante: la più grande arma di Saren era la segretezza. Ora che è stato smascherato, non è più una minaccia. È finita."
L'ambasciatore si stava sbagliando così tanto in quel momento, che Shepard non aveva perso tempo a correggerlo, ma si era rivolta di nuovo ai Consiglieri.
"Una sola nave nei sistemi Terminus non può essere considerato un atto di guerra. La Normandy non attirerà l'attenzione. Posso essere discreta..."
Ma Sparatus non volle ascoltarla:
"Ha fatto detonare una testata nucleare su Virmire! Non lo definirei discreto."
Anche Tevos si scoprì rammaricata dalla scelta di tono del Consigliere Turian: la scontento che Sparatus sembrava godere a seminare, era come sabbia negli armoniosi ingranaggi della diplomazia.
"Il suo stile è stato molto efficace nella Fascia, comandante. Questo, dobbiamo riconoscerlo. Ma Ilos richiede un differente tipo di approccio: abbiamo la situazione sotto controllo."
C'era stato qualcosa nel tono troppo conciliante di Tevos, che avrebbe volentieri fatto urlare Shepard con quanto fiato aveva in gola: come potevano non capire? Non... vedere? Ma la frustrazione non avrebbe aiutato la sua causa: per questo Shepard non nominò i Razziatori. Tevos e Valern avevano già ampiamente discusso cosa pensassero di loro:
"La segretezza non è l'arma più pericolosa di Saren, Consiglieri. Il Condotto lo è: non possiamo lasciare a Saren la possibilità di raggiungerlo." affermò il comandante con forza.
E fu la volta di Valern di farla dubitare di sé stessa: di farle credere di essere diventata pazza.
"Saren è un'abile manipolatore. Il Condotto è solo una distrazione per nascondere il suo vero piano di attaccare la Cittadella."
Quei legulei: non appena il pavimento sotto le loro poltrone era parso in pericolo, si erano subito mossi per difenderlo, indifferenti ai danni che Saren aveva, e avrebbe causato. Il Condotto, che avevano riconosciuto come reale non più di sei mesi prima, era improvvisamente diventato un'illusione: non perché lo fosse davvero, ma perché era più comodo per loro pensare così. Perché credere il Condotto un mito, significava poter ignorare Ilos e, grazie al potere che detenevano, i Consiglieri potevano illudersi e farla franca... Almeno fino a quando la Sovereign non fosse marciata su di loro.
Ciechi e sciocchi: Shepard provò una terribile sensazione di pietà verso di loro, in quel momento. Ma la rabbia fu più forte:
"Se Saren trova il Condotto, siamo tutti fottuti! Dobbiamo raggiungere Ilos prima che lui..."
"Ambasciatore Udina, ho l'impressione che il comandante Shepard non sia intenzionata a cedere..." non potendo fermarla direttamente, Sparatus aveva chiamato il suo nuovo cane: un Umano pronto a fare tutto quello che gli veniva ordinato, pur di avere una briciola di potere. E quello aveva risposto subito:
"Ci sono importanti ramificazioni politiche in gioco, Shepard. L'Umanità ha guadagnato molto grazie a lei, ma ora sta causando più problemi di quanti ne valga."
Tutti loro avevano capito a quel punto, ma Williams era stata la prima a reagire a parole:
"Bastardo. Ci ha venduto!" e lo aveva detto a voce sufficientemente alta da permettere anche ai Consiglieri di sentirla, i quali l'avevano però ignorata: Shepard e la sua Squadra erano appena diventati irrilevanti, per loro.
"È solamente politica, comandante. Ha fatto il suo lavoro: ora mi lasci fare il mio." e la pugnalata era arrivata in quel momento, con un sorriso ad accompagnarla: "...Ho fatto bloccare i sistemi primari della Normandy. Fino a nuovo ordine, lei è consegnata sulla Cittadella."
"Che cosa ha fatto Udina?" aveva chiesto il comandante: lo aveva detto con una voce quieta, tersa e vuota.
Non era stato il tradimento ad averla annichilita davvero: erano... le conseguenze. Ciò a cui li avevano appena condannati tutti.
L'ambasciatore però, aveva scosso le spalle:
"Credo sia giunto il momento per lei e la sua... squadra, di lasciarci, comandante. Tutto questo non è più di sua competenza. Il Consiglio può occuparsene... con il mio aiuto, ovviamente."
Shepard non aveva protestato, anzi: aveva alzato la mano per ordinare alla squadra di smettere di farlo. Se ne era andata senza salutare, senza prendere commiato: così come avevano metaforicamente fatto a lei, Shepard aveva voltato le spalle al Consiglio, percorrendo le camere della Torre del Presidium in trance.
Non l'aveva davvero visto arrivare... e non sapeva come reagire.
 
Shepard si ritrovò a fissare il suo riflesso nel vetro: non più le stelle lontane, ma se stessa, l'immediato, il presente. Il comandante affondò il suo volto nelle mani e sospirò: aveva un desiderio terribile di distruggere quel cristallo. Di venire risucchiata nello spazio, dove il gelo avrebbe taciuto le sue grida e la sua furia. Avrebbe voluto esplodere, avrebbe voluto uccidere, trucidare... avrebbe voluto bruciare.
"Non riesco a credere che ti abbiano fatto questo. Mi dispiace così tanto..."
"Non è stata colpa tua..." rispose Shepard di riflesso.
"Non è giusto! Hai fatto tutto ciò che ti hanno chiesto e anche di più! Nessun altro avrebbe potuto compiere quello che tu..."
"Liara..." Ma l'Asari non aveva finito:
"Il Consiglio ti deve tutto. Tutto! E invece di esserti grati, ti hanno tolto il comando e messo a terra la Normandy..."
Maledizioni... sperò che chiunque Udina avesse mandato a fare il lavoro sporco al posto suo fosse almeno competente e prudente: cercare di togliere la Normandy a Tali o Joker poteva causare un conflitto a fuoco...
Poi il comandante si trovò a chiedersi se ora l'equipaggio della Normandy fossero ancora i suoi uomini: non le avevano tolto la carica di Spettro, questo era vero, ma a differenza sua, il suo equipaggio non era immune alle leggi. Se Udina l'avesse ordinato, non si sarebbero presi solo la sua nave...
"MALEDIZIONI!" ruggì Shepard, battendo i pugni sul vetro di quella gabbia: "....Mentre noi siamo bloccati sulla Cittadella, Saren sta cercando il Condotto."
"Io credo in te Hayat... sono con te fino in fondo." le disse Liara, cercando di rincuorarla.
Ma per la prima volta, l'Umana non rispose alle sue mani sulle spalle, né al suo abbraccio.
 
Sarebbero occorsi alcuni minuti in più a Garrus e ad Ashley per raggiungere il Presidium: Liara e Shepard avevano preso l'ultimo ascensore disponibile, e a loro due era toccato attendere che un altro arrivasse al piano. Un'attesa obbligata: solo Liara era stata abbastanza coraggiosa da salire nella stessa cabina del comandante.
Dopo quell'udienza, tutto sembrava aver perso di senso: che cosa avrebbero fatto ora? Williams in particolare non poteva smettere di temere il futuro... ecco perché non si aspettò la conversazione in cui Garrus la coinvolse, quando cominciarono a scendere a loro volta:
"Non dovresti colpevolizzarla così." le disse il Turian: il capo artigliere stava sulla difensiva a braccia incrociate, faccia alla porta.
"Fatti gli affari tuoi, Turian."
Ashley non lo vide iniziare a muoversi: il palmo di Garrus si schiantò a pochi centimetri dalla sua tempia, e il Turian le fu davanti, davvero troppo vicino.
"Come direste voi Umani, tirati fuori la testa dal culo, Williams. Credi di essere l'unica ad aver perso un membro della squadra?"
"Non è la stessa cosa..." ribatté piccata Ashley.
"Perché? Perché io non sono Umano? Spiriti... avrei dato la mia vita per la sua su Virmire se fosse stato possibile. E la darei per ognuno di voi: la specie non centra niente. Sei solo un ipocrita Williams." la accusò facendole spazio.
"Come mi hai chiamato?"
"Ipocrita." ripeté Garrus duramente: "...È quello che sei. Credi che sulla Normandy ci sia qualcuno che non si dispiaccia, non sia addolorato, della perdita di un compagno? Specie Kaidan? Credi che dopo di te, il comandante non sia quella che sta soffrendo più di tutti noi? Se c'è qualcuno che non sopporta perdere i suoi uomini, quella è lei. E lo sai. Ma invece di permetterle di sostenervi a vicenda, ti comporti come se fossi l'unica a soffrire. E continui a farle pesare quell'ordine."
"Avrei dovuto essere io!" quasi Ashley lo gridò.
"Perché? Come... osi valutare così poco gli ordini di Shepard? Specie quando sei stata tu a voler andare coi Salarian?" Garrus le sbatté in faccia la verità: qualcosa di necessario, ma la cui vista non piacque affatto alla marine.
"Perché... perché..." ma Williams non seppe come finire la frase.
Perché tutta la sua vita era stata votata al sacrificio: in questo non era molto diversa dai Turian, con la differenza che il capo artigliere non lo era per un impero, o per l'onore e la tradizione, ma per la sua famiglia.
"Ashely... perché non riesci ad accettare il fatto che, chiunque tra voi fosse rimasto con la bomba, avremmo comunque perso... qualcuno di importante?"
"Non allo stesso modo..."
"Allo stesso modo invece. Avremmo portato il lutto... allo stesso modo." questo diede pausa anche a Williams:
"...Anche tu?"  gli chiese, e Garrus annuì, sorprendendola:
"Soprattutto io. Noi Turian... siamo educati, plasmati al sacrificio. Prima il plotone, l'equipaggio, la squadra,... fa parte di noi. Quando perdiamo un membro del team... per noi è come perdere un membro della famiglia." il Turian quasi si strozzò su quelle parole.
"Garrus stai... piangendo per Alenko?".
"...Non dovrei?" le chiese di rimando Garrus, dandole le spalle e artigliando il muro.
"Non sapevo che i Turian potessero piangere." disse in sussurro e Williams si sentì così meschina e vuota di fronte a quelle lacrime: non era da sola. Non lo era mai stata.
Il capo artigliere fu costretta ad accettare quella dolorosa e dura lezione, e il prezzo che aveva dovuto pagare per impararla:
"Siamo tutti animali Ashley..." il ricordo di quella frase, detta da Kaidan prima dell'assalto al Chora's Den, quasi la travolse.
Era strano che un Turian portasse il lutto per il tenente più di lei? Era così lieve il suo cordoglio? In quella cabina, Williams dovette arrendersi di fronte alla sua stupidità e limitatezza: Dio...!
C'era così tanto che non gli aveva detto. Così tanto che avrebbe voluto dirgli...  ma Kaidan era morto, e Williams aveva avuto bisogno di Garrus per capire il vero significato di quella scomparsa: finalmente, riuscì a piangere a sua volta.
Ashley e Garrus non si dissero niente altro mentre l'ascensore scendeva portandoli nel Presidium: non ce ne fu bisogno.
 
Quando arrivarono, di nuovo presentabili e marziali, trovarono solo Liara: la riconobbero in mezzo alla folla fuori dall'ingresso della Torre, solo perché era rimasta indietro. Il resto della calca invece, era intento a fissare il lago artificiale che divideva il Presidium in due rive.
"Che sta succedendo?" chiese Garrus osservando la gente.
"...E dov'è Shepard?" completò Williams.
La risposta alle loro domande, fu una sola: il loro comandante, Leonessa di Elysium e Primo Spettro Umano, emerse come Venere dalle acque del Presidium, sciaguattando lentamente verso di loro, indifferente agli sguardi che le venivano rivolti dalla gente mente passava.
Li raggiunse con un piccolo sorriso obliquo sul volto, prendendo dalle mani di Liara la giacca della sua uniforme e rimettendosela sulle spalle.
"Grazie per averla tenuta per me." disse semplicemente.
Ciò che fu importante per la Squadra, fu come lo disse: il comandante era di nuovo al timone.
"...Quando hai detto di doverti rinfrescare la mente, non credevo l'intendessi... alla lettera." replicò Liara, ancora con gli occhi spalancati.
"Tecnicamente, ho detto di volermi raffreddare la testa. La differenza è... sottile, ma c'è."
"Temo allora di dover migliorare la mia IV di traduzione: voglio dire, non ho mai avuto problemi di questo tipo, prima."
"È il difetto di essere gli ultimi arrivati sulla scena interstellare immagino."
"...Ha un piano quindi, ma'am?"
"Qualcosa del genere: intendo scoprire come Udina sia riuscito ad ottenere l'appoggio del Consiglio per far bloccare la Normandy, come ribaltare la situazione, andare su Ilos, prendere a calci Saren, salvare la Galassia, e prendermi una meritata vendetta contro l'ambasciatore, possibilmente in quest'ordine. Nessuno ci pugnala alle spalle. "
"Aye ma'am."
"Sembra facile. Da dove cominciamo?" chiese Garrus sarcastico.
"Prima di tutto, devo assicurarmi che l'equipaggio stia bene: le trasmissioni da e per Normandy sembrano bloccate. Poi... beh, abbiamo parecchi favori da poter riscuotere sulla Cittadella. È tempo di iniziare a farlo."
La loro discussione fu interrotta da un agente C-Sec: certamente riconobbe Shepard, perché la prima parola che gli uscì dalla bocca fu...
"Merda..." sussurrò l'Umano, un agente biondo e dalla carnagione abbronzata: Garrus non lo conosceva, ma Shepard pensò di averlo già visto aggirarsi dalle parti del Flux durante una sua visita precedente.
"Agente... c'è qualche problema?"
"...Affatto, Spettro. Ma devo ricordarle che è vietato fare bagni nel lago del Presidium."
"Bagni? Deve esserci certamente un equivoco: temo di essere scivolata sulla riva. Uno stupido infortunio causato da una ferita recente, vede?" spiegò il comandante, mostrando il suo ginocchio.
"...Oltre il parapetto e per due metri sulla riva?"
"Uno scivolone molto impressionante." ribatté Shepard con una faccia di bronzo.
"...Ne sono sicuro." almeno non aveva toccato il monumento Prothean ai portali: "Senta... sto solo facendo il mio lavoro, non voglio problemi."
"Nessun problema, agente. Stavamo giusto per scivolare via...anzi: sia gentile, ci chiami un trasporto pubblico."
L'agente C-Sec guardò il comandante, e il gruppetto che la spalleggiava: non dovette pensarci troppo. Qualcosa nel loro sguardo gli fece capire che li voleva lontano il più possibile dalla sua giurisdizione, e il più velocemente possibile.
"...Piuttosto impressionante, Shepard."
"Dici Garrus?"
"Già... credo fosse pronto a dare il tuo nome al suo primogenito, pur di vederti andare via."
I pensieri di Liara erano simili a quelli del Turian: Hayat avrebbe potuto chiederle qualunque cosa con quella voce, qualunque... e avrebbe obbedito.
"Una buona fama apre molte porte, agente Vakarian." rispose Shepard con un sorriso: "...Una cattiva, le sfonda."
"...Amen a questo, ma'am."
 
***
 
La Normandy non era zona di guerra quando arrivarono: ancora. Questo perché i tecnici si erano presentati alla Normandy solo con copie cartacee dei loro ordini: senza armi e senza nemmeno la superiorità numerica, l'equipaggio della Normandy faticava a considerarli una vera minaccia. Questo però non voleva dire che avessero intenzione di obbedire o di smettere di fare resistenza: per quanto i marinai della Normandy fossero tecnicamente personale dell'Alleanza, erano più di ogni altra cosa, uomini di Shepard. Quando il loro comandante arrivò sulla banchina 422, li trovò ancora tutti al loro posto: Pressly in particolare, riuscirono a sentirlo ancor prima di vederlo.
"Riconosco che l'Alleanza ha dato degli ordini, ma come XO, non ho intenzione di lasciare la nave fino a quando non saremo riusciti a contattate il comandante Shepard..."
Il suo interlocutore dovette rispondere qualcosa, perché la voce di Pressly arrivò di nuovo fino a loro:
"Attento a quello che dici figliolo, o ti servirò un sandwich di nocche prima che il Krogan dietro di me salti la corda coi tuoi intestini..."
A quel punto, furono in vista della banchina: ed effettivamente, Wrex si stava limitando a dare manforte all'Umano, appoggiandosi allo stipite della camera di equilibrio e scrocchiandosi le nocche.
"Il vecchio ha ragione: cuccioli come te li mangio a colazione... Aaah Shepard." la riconobbe per primo.
Il comandante aspettò di essere abbastanza vicino a loro per parlare:
"Wrex, Pressly: che sta succedendo qui?"
Fu l'XO a rispondere, probabilmente ancora stizzito per essere stato chiamato vecchio:
"A quanto pare, hanno ordine di sequestrare la Normandy." disse con disprezzo Pressly.
"Posso vedere?" chiese il comandante prendendo i pomposi ordini di Udina stampati su vera carta.
Li lesse: al primo passaggio, si sentì amareggiata. Gli ordini erano stati approvati dal comando centrale di Arcturus, quindi l'azione di Udina non era isolata: prevedibile in fondo. L'ambasciatore non aveva la spina dorsale per fare del Primo Spettro Umano un nemico senza alleati: Udina era un prepotente e come tale, non andava mai in giro da solo.
La seconda lettura degli ordini invece, causò a Shepard un sorriso obliquo: chi aveva stilato quegli ordini doveva essere poco pratico delle procedure militari. Dovevano essere stati dei politi e avevano lasciato a Shepard una scappatoia piuttosto evidente:
"A quanto pare, la Normandy è consegnata fino a nuovo ordine, Pressly. Ci hanno bloccato i sistemi primari e a meno che non voglia provare a sganciare sei pinze d'attracco elettromagnetiche, c'è poco che possiamo fare."
"Grazie al cielo qualcuno è ancora dotato di senno." sbuffò il capo del drappello.
"Ma comandante..."
"Sono gli ordini Pressly." rispose facendo l'occhiolino al suo XO.
"...Capisco."
"Se potesse anche dire ai suoi uomini di sgomberare la Normandy ora..."
"Sgomberare? E perché mai?" gli chiese Shepard, corrugando la fronte.
"Gli ordini..."
"Gli ordini che mi ha mostrato dicono solo che la Normandy risulta consegnata alle forze dell'Alleanza. Non si fa menzione del mio equipaggio, così come non si fa menzione di lasciarvi salire a bordo: li rilegga, se non mi crede."
Cosa che il capo tecnico fece immediatamente:
"...O andiamo!"
"Se non le sta bene, contatti la catena di comando attraverso i canali ufficiali. Fino a quando non avrete un ordine scritto che imponga e giustifichi la nostra discesa dalla Normandy, il mio equipaggio rimane al suo posto. E voi rimarrete a terra."
"...E tanti auguri per farmi scendere dalla nave se Shepard non vuole." aggiunse Wrex, battendo la mano sulla paratia: "Mi piace qui."
"Precisamente. E ora, se vuole scusarmi, ho intenzione di salire sulla mia nave. Può rimanere a guardarmi dalla porta."
Cosa che di nuovo, il tecnico fece.
"Sto diventando vecchio." ammise Pressly, non appena la paratia si chiuse dietro di loro, cominciando il ciclo di decontaminazione per aver accesso all'interno della nave: "...Una volta una cosa del genere non mi sarebbe sfuggita." si scusò l'XO.
"Non si preoccupi, Charles. Abbiamo sempre Wrex a prendersi cura di noi."
"Ah! Direi. Sono sempre i Krogan a dover dare una mano."
L'equipaggio della Normandy l'accolse caldamente: Shepard notò con divertimento che alcuni erano armati, Tali inclusa. Nessuno prendeva la Normandy alla Quarian senza permesso:
"...sono dannatamente felice di vederla, signora." l'accolse Grenado davanti a tutti, salutandola di scatto assieme al resto dell'equipaggio.
"Riposo. Dica a tutti di riunirsi nel CIC: c'è molto da spiegare." ordinò il comandante.
Cosa che l'equipaggio fece in pochissimo tempo, qualcosa di cui Shepard fu estremamente grata: poteva anche aver messo in stallo i tecnici dell'Alleanza, ma avevano solo guadagnato tempo. Di certo, sarebbero arrivati nuovi e più specifici ordini presto: non c'era tempo da perdere e il comandante spiegò al suo equipaggio cosa fosse successo.
"Vogliono fotterci senza nemmeno offrirci prima la cena." riassunse Orden per tutti.
"Ci stanno provando, signor Laflamme. Signori... " disse poi rivolgendosi all'equipaggio: "...quello che sto per chiedervi è probabile vi metta nei guai con l'Alleanza. Ma quando ho assunto questo comando, vi ho chiesto liberamente di fare una scelta: vi chiedo di nuovo di fare lo stesso, di nuovo liberamente e senza pressioni. Il Consiglio mi ha dato ufficialmente l'ordine di smettere di dare la caccia a Saren: ritengono che dopo la distruzione della sua base su Virmire, la minaccia che rappresenta sia sotto controllo. Ritengo, dopo quello che abbiamo visto in questi mesi, che la loro sia una decisione idiota e quindi ho deciso di ignorarla. Quello che sto per fare rischia di lasciare una macchia permanente nei vostri curriculum, se vi parteciperete attivamente. Voglio che sia chiaro per tutti: vi sto per chiedere di disobbedire con me ad un ordine diretto del Consiglio e dell'Alleanza. Quindi, se non volete farne parte, vi offro la possibilità di andarvene. Non perderete la mia stima, ma devo chiedervi di lasciare la nave immediatamente."
Nessuno si mosse, ma i marinai si guardarono l'un l'altro, cercando di individuare un potenziale Giuda: non ne trovarono nessuno.
Pressly affiancò Shepard, guardandoli uno a uno e ricevendo il loro assenso: il primo che si fosse mosso, probabilmente avrebbe ricevuto una pallottola nel piede dallo XO in persona.
"Signora, parlando a nome dell'equipaggio, l'unico modo in cui potrà farci scendere dalla Normandy sarà dentro neri sacchi di plastica."
"OORAH!" ruggì Joker, seguito dopo un certo momento di sorpresa dal resto dell'equipaggio.
"Signori... sono commossa dalla vostra fiducia." disse Shepard: ci sperava? Assolutamente sì. Ci contava? No.
Era evidente quando il Primo Spettro Umano avesse una percezione deformata del suo valore:
"Il mio piano è semplice. Ho intenzione di rubare la Normandy prima che Udina trovi un cavillo per farvi scendere, e portare la nave su Ilos, dove troveremo Saren ad aspettarci. E lì giunti, affrontarlo: sarà o lui o noi." il comandante lasciò a quell'idea folle il tempo di venire assorbita: la fortuna arride agli audaci, e rubare la nave più sperimentale mai costruita era senza dubbio molto ardito.
"Se falliamo, nessuno ce ne farà una colpa, perché saremo morti. Ma se anche dovessimo avere successo, rischieremo la corte marziale."
"Mi piace signora... da dove cominciamo?" chiese Pressly: nessun dubbio, nessuna esitazione. Solo grinta: Shepard sorrise, compiaciuta e orgogliosa dei suoi uomini:
"Dovremo agire in fretta. Garrus, tu e...Williams, prendete le coordinate dei resti Turian che abbiamo individuato nell'ammasso Styx Theta e portateli all'ambasciatrice Orinia. Cercate di capire quanto sia... grata. La sua collaborazione potrebbe rivelarsi fondamentale."
"Mi sta chiedendo di cercare di corrompere l'ambasciatrice Turian sulla Cittadella?" chiese Garrus.
"Certo che no! Ma una giusta dosa di indignazione Turian sulla testa dell'Esecutore di sicuro lo terrà occupato e rallenterà le operazioni del C-Sec, ovvero quelli che saranno chiamati a mettere in atto gli ordini dell'Alleanza quando verrà il momento. Non ti chiedo di mentirle: tutto l'opposto. Ci serve tempo."
"Capito signora. Sarà un piacere."
"Tali, Barnes: preparatemi un datapad con tutto quello che sappiamo al momento sui Razziatori, criptato al massimo livello. Dubito dovremmo aspettarci delle sorprese dall'ambasciatrice Salarian, ma è sempre meglio essere sicuri."
"Sissignora."
"E provate a mettervi in contatto con Anderson... solo rete personale: evitiamo i canali ufficiali per ora. Liara, tu e Wrex andrete dalla Matriarca Amentiu."
"Dovrò mettermi nel mio vestito migliore allora..." scherzò il Krogan, raccogliendo qualche risata.
"Per quale motivo?" chiese invece Liara.
"Ve lo spiegherò strada facendo. A tutto il resto dell'equipaggio, agite come al solito."
"Cosa dobbiamo fare se i lacchè di Udina dovessero tornare alla carica?"
"Niente, signor Pressly." rispose Shepard sorridendo obliquamente: "Per ratificare un simile ordine, è necessaria la presenza del CO della nave, o del suo XO. E io sarò sulla Cittadella, mentre lei..."
"Irreperibile." confermò Pressly: c'era giusto una serie di partite di baseball registrate che aspettavano di essere viste nel mainfraime della Normandy che l'avrebbero tenuto occupato molto a lungo. O Chakwas avrebbe potuto confinarlo in infermeria se fosse servito, dando alla loro pantomima un alone di legittimità...
"Signori, avete i vostri ordini. Ora più che mai, abbiamo poco tempo. Diamoci dentro."
"Sissignora!" mitragliò l'equipaggio in coro.
In poco più di due minuti, Shepard fu in marcia, seguita da quasi tutto il resto della Squadra. Solo Tali sarebbe rimasta a bordo della Normandy, ma non era un caso: se Udina fosse riuscito a rimuovere il suo equipaggio, Tali sarebbe stata l'unica che avrebbe potuto supervisionare i motori della Normandy. Non erano gli unici ad essersi mossi nel frattempo però: Anderson aveva mandato un breve messaggio, in cui chiedeva di combinare un appuntamento. A lui, Shepard avrebbe pensato dopo la sua visita alle ambasciate: dopo aver messo in moto quelli che sperava si sarebbero rivelati suoi alleati.
Raggiunto il Presidium tuttavia, incontrarono un imprevisto non appena furono scesi dai trasporti che li avevano condotti al distretto della ambasciate: un raduno in piena regola, con tanto di striscioni a due aste e imbonitore di folla con un megafono. La folla, più o meno una cinquantina di persone, un vero record se si considerava dove si trovassero, era composta completamente da Umani, che ripetevano slogan come "Niente sangue per gli Alieni!" o "Ricordate Shanxi!", ad intervallare il capo del drappello, un uomo dall'aspetto piacevole, e occhi furbi che bevevano l'entusiasmo della folla.
"Che diavolo sta succedendo?" chiese Wrex.
"Comandante... quello non è Charles Saracino?"
"Hai ragione capo. È proprio lui."
Il capo del partito di Terra Firma in persona, che era stato messo sulla sua poltrona dopo che il suo predecessore era stato fatto sparire da Cerberus... c'era abbastanza da sospettare che anche Saracino fosse legato all'organizzazione terroristica. Il fatto che si trovasse fuori dal distretto delle ambasciate proprio in quel momento a presiedere una manifestazione era... strano: ottenere un permesso per organizzare proteste nel Presidium era estremamente difficile, poiché la regola non scritta nell'anello centrale della Cittadella era promuovere la pace, o quantomeno la sua apparenza. Una manifestazione reazionaria di Terra Firma davanti alle ambasciate mal si accostava ai... gusti dei residenti del Presidium: eppure, doveva essere riusciti chissà come ad ottenere il permesso, perché agenti C-Sec li guardavano in cagnesco senza intervenire.
Se la manifestazione fosse stata abusiva li avrebbero già arrestati tutti, probabilmente con gioia.
Lo sguardo di Saracino passò sulla folla, fino ad incrociare il loro: li riconobbe senza esitazione, perché passo il megafono ad un suo aiutante, dirigendosi rapidamente verso Shepard e la Squadra. Fu troppo tardi per nascondersi, e da Terra Firma il comandante di certo non fuggiva:
"Occhio a quello che direte." sibilò il Primo Spettro Umano.
Saracino si fermò davanti a loro, affascinante nella sua camicia sportiva: era uno di quei politici che curavano la propria immagine tanto quanto provava i loro discorsi davanti allo specchio. E anche un narcisista, probabilmente:
"Comandante Shepard! È un onore parlare con lei..." le disse allungando una mano: aveva una voce lievemente arrochita dal comizio che aveva tenuto, ma riusciva a parlare ancora con una cadenza impostata.
Il comandante non rispose al suo gesto: per la verità non allungò nemmeno la mano per rispondere, il massimo della scortesia che la sua squadra le avesse mai visto usare ad un estraneo. Ma tra politico, xenofobo e probabilmente legato a Cerberus, Saracino incarnava troppi difetti perché il comandante volesse usargli la cortesia di passarci sopra: soprattutto, erano di fretta.
"Al diavolo l'onore, Saracino. Che diavolo sta succedendo qui?" chiese Shepard indicando la manifestazione alle sue spalle.
Quando però seppe che il famigerato comandante Shepard conosceva il suo nome, il politicante non stette più nella pelle:
"Stiamo facendo sentire la nostra voce ai simpatizzanti alieni del Presidium..."
"Un po' troppo provocatoria come sessione di ascolto, non crede? L'Umanità non dovrebbe aver bisogno di simili spettacoli..."
"Se non facciamo sentire la nostra voce, nessuno parlerà per noi, comandante."
"Un sentimento condivisibile, ma la scelta dei modi è opinabile, almeno. C'è già abbastanza animosità vero la razza Umana: ciò che sta facendo, serve solo a confermare la visione che hanno di noi. Bulli molto aggressivi."
"Forse è così comandante, ma se gli alieni si sentono liberi di esprimere le loro opinioni con le armi, come hanno fatto su Shanxi, perché non dovremmo fare lo stesso?"
Perché è un'idea stupida? Perché l'Umanità non potrebbe mai sperare di vincere un conflitto armato col resto delle specie? E se anche potesse, non avrebbe il diritto di farlo? Perché una simile azione sgretolerebbe l'intesa del Consiglio? Quelle furono le prima obiezioni al pensiero di Saracino che le vennero in mente, ma Shepard non fece in tempo a esprimerle, perché Williams reagì più in fretta di lei, e con assai meno grazia e pazienza:
"Eri su Shanxi? Se la risposta è no, ti consiglio di chiudere il becco." ringhiò la marine, tanto che il comandante dovette appoggiarle una mano sulla spalla.
Ashley sembrava più che decisa a fare qualcosa di stupido: come prendere a pugni il segretario generale di Terra Firma.
"Piano capo. Non vale la pena scaldarsi per tipi come lui." le disse e dovette insistere, calcando la mano sulla sua spalla, prima che il capo artigliere si decidesse a fare un passo indietro, continuando però a guardare Saracino ferocemente:
"Temo Saracino che il suo fondamento logico sia fallace: ciò che è successo a Shanxi, un tragico malinteso che è costato troppe vite, non potrebbe ripetersi oggi. Collaborando con il Consiglio, l'Alleanza ha fatto passi da giganti in queste decadi: nessuno potrebbe oggi occupare una colonia Umana. E anche attaccarle si sta dimostrando sempre più costoso e difficile..." e la Leonessa di Elysium ne sapeva qualcosa... Razziatori esclusi, ovviamente.
"Un'interessante argomentazione comandante. Non mi dispiacerebbe approfondirla... diciamo a cena?"
Questa volta fu Liara che reagì male alle avances del politicante: Shepard invece scosse la testa, alzando gli occhi al cielo. Politici come lui possedevano la mentalità del contadino: sempre alla ricerca di vacche da mungere con parole dolci.
"Che cosa vuole Saracino? Veramente?" gli chiese.
"Aiutarla naturalmente comandante... corre voce che lei e il Consiglio non vediate le cose allo stesso modo."
"Se anche fosse vero, ho idea che il suo prezzo sia troppo alto per me. La mia anima, magari? Oppure, un collare con il logo da Terra Firma, da mostrare ai fotografi? Mi dispiace Saracino, non ho intenzione di diventare il suo cane." ma l'allusione a Cerberus passò ignorata da parte di Saracino: il sorriso perfetto del segretario di Terra Firma rimase invariato.
Per diventare un simile politicante, saper mentire e giurare il falso era probabilmente il livello base, eppure, Saracino non era così bravo: i suoi tentativi di manipolazione erano... puerili. Probabilmente, Saracino nemmeno conosceva il nome del suo burattinaio:
"Niente di così drammatico comandante..."
"Come no... per cosa vuole candidarsi, Saracino?" chiese Shepard guardando la folla che continuava a protestare.
Il leader del partito di Terra Firma colse la palla al balzo:
"Per uno dei cinque seggi dedicati agli spaziali al parlamento di Arcturus. I candidati però devono sottostare a certe elaborate condizioni perché qualcuno possa votare per loro..."
"Si devono spendere almeno sei mesi all'anno nello spazio e non più di un mese in un maggiore insediamento coloniale. Non esattamente condizioni elaborate." lo corresse Shepard.
"Allora potrebbe candidarsi comandante." Interloquì Garrus: "In fondo passiamo la maggior parte del nostro tempo nello spazio."
"Sul mio cadavere. Avrei a che fare tutti i giorni con persone come gli estremisti che infestano il partito di Terra Firma... preferisco un Divoratore ad un simile supplizio." rispose Shepard, senza curarsi di Saracino.
"Non dovrebbe disprezzarli tanto, comandante."
"E lei dovrebbe cacciarli dal suo partito."
"Che io sia o meno d'accordo con le loro opinioni, hanno il diritto di esprimerle..."
Shepard sbuffò sarcastica:
"Come no."
"Mi sembra di capire quindi che non sia interessata a sostenere la mia candidatura. Né ad accettare il mio invito a cena..."
Se non fossero stati di fretta e in missione contro Saren, e se fosse stata un po' più giovane, Shepard avrebbe volentieri passato la notte in cella per aver preso a pugni Saracino.
"Sono convinta che l'Umanità debba lavorare con le altre specie. Pacificamente." rispose il comandante.
"Abbiamo già sentito simili opinioni nella storia umana. Ingenuità piene di buone sentimenti che portano a dichiarazione di pace del nostro tempo..." quello fu abbastanza:
" Saracino... vorrei dissuaderla qui e ora dal paragonarmi ancora a Neville Chamberlain. E l'avviso che i suoi oscuri riferimenti storici non sono affatto tali. I politici della Cittadella conoscono e hanno studiato a fondo la storia Umana. Le consiglio di non paragonarli ad Hitler mai più, se non vuole apparire ancor più ridicolo."
Saracino riconosceva una causa persa quando la vedeva: tuttavia non smise di sorridere un momento. Almeno avrebbe seminato il dubbio in chi era rimasto a guardarli:
"Almeno supporta il processo democratico. Grazie per il suo tempo comandante. E si ricordi di Terra Firma il giorno delle elezioni, perché Terra Firma si ricorderà di lei." disse, allungando di nuovo la mano.
Nemmeno questa volta Shepard gliela strinse, ma gli scivolò attorno, dirigendosi assieme alla squadra all'interno del distretto delle ambasciate, lasciandosi alle spalle il politicante, e finalmente, anche i suoi cori di protesta.
"Giuro su tutti i demoni del deserto, che se lo dovessi incontrare di nuovo uscendo, questa volta lo prenderò a pugni nelle palle." maledisse Shepard sottovoce, ma abbastanza perché tutti la sentissero:
"...Bioticamente." aggiunse dopo un momento.
"Comandante...!" Liara sembrò scandalizzata alla sola idea: "...Non pensa a quanto sarebbe difficile eliminare poi il sangue dalla sua uniforme? E sarebbe così sgradevole a vedersi..." aggiunse però, facendo ridere Wrex:
 "...Una spinta biotica fino al lago del Presidium sarebbe invece assai più educativa." concluse l'archeologa.
"Meglio di no... rischierebbe di guastare i pesci." commentò invece il mercenario.
"Ci sono pesci nel Presidium?" Shepard non ne aveva mai visti.
"No, è solo una leggenda metropolitana." assicurò Garrus.
"Bah! Conoscono uno che ne ha pescati..."
"Sicuro che non te ne abbia venduto uno che teneva sottobanco apposta per l'occasione? È una cosa che succede spesso ai turisti... pensano di mangiare, o di portarsi a casa, un vero pesce del Presidium, e si trovano invece con qualche creatura importata a poco prezzo dai pianeti più vicini." spiegò paziente l'ex agente C-Sec.
"In pratica, una truffa..." commentò Williams.
"Ma che arricchisce la Cittadella, e quindi non viene attivamente perseguita. A quanto pare è terribilmente difficile determinare in tribunale quando un pesce non sia effettivamente del Presidium..."
"Oh. Capisco..." disse Liara comprendendo le sottigliezze di quella frase: "...Anche se un pesce viene cresciuto e importato sulla Cittadella da morto, legalmente non è sbagliato definire che il pesce è del Presidium quando il suo venditore possiede una licenza sulla Cittadella."
"...Non capisco." ammise Shepard.
"La Cittadella è un sistema chiuso: l'acqua del Presidium scorre attraverso tutta la stazione, prima di venire raccolta, purificata e incanalata nuovamente qui. Prima o poi quindi, tutta l'acqua sulla Cittadella passa dal Presidium... e se un pesce viene lavato sulla Cittadella, o se viene cresciuto in cattività..."
"Tecnicamente, ha nuotato nell'acqua del Presidium." comprese Shepad: veri sofismi da azzeccagarbugli.
"Visto?" disse Wrex trionfante: "Alla fine, ci sono pesci del Presidium."
"Ma non nel Presidium." ribatté Garrus paziente.
"Stessa cosa." borbottò il Krogan.
Avrebbero volentieri continuato quella loro discussione: Shepard per prima. Perché quando il peso della Galassia grava solo su di te, quando non hai nemmeno il tempo di piangere un amico, quando il tuo ambasciatore alla Cittadella ti ha appena pugnalato alle spalle... l'unica cosa da fare e stringere i denti, andare avanti... e magari parlare dei pesci. Perché fa troppo male o è troppo frustrante, parlare di ciò che importa davvero. Shepard non aveva modo di sfogare la sua ira, e così la raccoglieva, la collezionava, come se stesse comprimendo una molla: l'avrebbe fatta scattare al momento giusto, liberando in un unico istante tutto quello che aveva accumulato.
Poteva solo sperare che in quel momento avrebbe trovato Saren davanti a lei.
"...Dobbiamo dividerci ora." annunciò il comandante: indicando le direzioni verso l'ambasciata Asari e Turian. Avrebbe potuto dire così tante cose... ma Hayat guardò la sua squadra, i suoi krannt... i suoi amici, per i quali avrebbe dato la vita.
"Buona fortuna." disse solamente.
Il resto della squadra rispose con cenni d'assenso.
 
"...La ricompensa non la soddisfa?" chiese la Dalatrass Dardree a Shepard.
Come anche la volta precedente, il comandante aveva consegnato le medagliette della Lega dell'Uno prendendole semplicemente dalla sua giacca, e posandole sul tavolo dell'ambasciatrice, assieme al datapad sui Razziatori: niente come dare informazioni ai Salarian per assicurarsi che prima o poi arrivassero ovunque. Questa volta, lei e l'ambasciatrice erano davvero sole: non c'erano Spettri mimetizzati negli angoli della stanza.
La Dalatrass era stata decisamente compiaciuta quando Shepard aveva chiesto quell'incontro: la serie completa delle medagliette della Lega dell'Uno, di nuovo riunita. Grazie al primo Spettro Umano, fantasmi di quasi tre millenni dell'Unione Salarian avrebbero potuto essere finalmente messi a dormire, definitivamente, e in segreto: nessun altra vita sarebbe stata persa per cercare ancora testimonianze di quello sgradevole passato, e nel tempo, tutti lo avrebbero dimenticato.
Tuttavia, Shepard non aveva nemmeno accennato a prendere il datapad che l'ambasciatrice Salarian le aveva messo di fronte: una somma sontuosa, più un sostanzioso bonus per i servizi resi e la sua futura acquiescenza a non rivelare ad alcuno ciò a cui aveva preso parte.
"Affatto, ambasciatrice Dardree. Come sempre, la gratitudine dell'Unione Salarian è ineccepibile, tuttavia, mi trovo nella situazione di valutare il suo aiuto più dei crediti."
"Come sempre comandante... lei manca di sottigliezza."
"Lo imputo all'assassinio dello Spettro che doveva essere il mio mentore per mano di Saren."
"...Un pensiero che fa riflettere effettivamente." rispose la Dalatrass, sospirando brevemente: "Quanto varrebbe per lei il mio favore?"
"Ambasciatrice Dardree, voglio chiarire che non è un favore che cerco, ma il suo aiuto. La differenza è... minima, probabilmente."
"Inesistente in verità: non dovrebbe rinunciare alla ricompensa che le ho offerto..."
"Non mi aspetto che il suo tempo valga poco. E ho idea che un'ambasciatrice del suo calibro possa avere molti usi per quella cifra."
Dardree sollevò un sopracciglio glabro a quel punto, un gesto che aveva lo stesso significato in entrambe le specie: stava davvero suggerendo all'ambasciatrice Salarian di appropriarsi di quella cifra? Ma d'altro canto non poteva essere considerata vera corruzione, non quando i crediti provenivano dall'Unione...
"...E che cosa vorrebbe che facessi, comandante?"
"Ambasciatrice Dardree, ha familiarità col concetto di carta bianca?"
"No."
"La verità, Dalatrass Dardree è che non so ancora come avvantaggiarmi della sua collaborazione, solo di averne bisogno per fermare Saren."
"Quindi mi chiede una promessa di impegnarmi... senza sapere ancora di cosa ha esattamente bisogno."
"La gravità della situazione è tale, ambasciatrice, da rendere simili misure necessarie... so solo che nelle prossime ore, il suo aiuto sarà indispensabile per me."
"...Questo è il significato di carta bianca?"
"Più o meno: una firma ufficiale, la sua in questo caso, in fondo ad un documento che possa essere riempito in seguito."
"Ah... affascinante. E tutto questo, per fermare Saren?"
"Sì."
Shepard non insultò l'intelligenza dell'ambasciatrice: se veniva a chiedere aiuto a lei, era ovvio che il Consiglio non voleva, o non poteva, darglielo. Aiutare un Spettro ad aggirare il Consiglio era politicamente un suicidio, ma solo se scoperti. Il rischio era molto alto, ma con quella cifra... il suo clan avrebbe potuto prosperare.
Dardree si trovò ad un'impasse dal punto di vista logico:
"Mi viene da pensare che se è pronta a chiedere simili rischi ad un'ambasciatrice, lei sia costretta ad assumersene molti di più."
"È così, ambasciatrice."
"...Perché?"
"Perché non voglio arrivare a domani, sapendo che avrei potuto fare qualcosa oggi per fermare Saren..."
"Adesso parla come uno Spettro comandante." rispose Dardree, facendo sparire dal suo tavolo il datapad, e accedendo al suo omnitool: "Questo è uno dei miei codice di comunicazione personale. Una sola chiamata, e poi non varrà più niente."
"La ringrazio infinitamente, Dalatrass Dardree. Ora, dovrei andare..." rispose Shepard, alzandosi in piedi.
"Comandante?" la fermò la Dalatrass.
"Ambasciatrice?"
"...Quanto è grave? Saren intendo?"
Shepard sorrise tristemente:
"Solo i Prothean hanno visto qualcosa di simile." rispose il comandante, indicando il datapad che aveva lasciato.
 
Quando Shepard uscì dall'ambasciata Salarian, trovò già Garrus e Ashley ad aspettarla:
"Come è andata, ma'am?"
"Meglio di quanto mi aspettassi... non avrei saputo che fare di tutti quei crediti in ogni caso."
"Di quanto stiamo parlando?"
"...Abbastanza da potermi comprare un pianeta con atmosfera respirabile." ammise Shepard.
 Williams fischiò ammirata, qualcosa che Garrus osservò attento: con le loro labbra di corno, per i Turian era impossibile imitare quel gesto.
"Accidenti ma'am..."
"E a voi?"
"Orinia è sul piede di guerra." riassunse Williams: "Non abbiamo fatto in tempo ad uscire prima che cominciasse a strepitare contro Pallin, pretendendo un incontro immediato con Sparatus."
"L'ambasciatrice Orinia capo artigliere..." la corresse Garrus.
Al confronto di Williams, i modi spicci del comandante nel trattare con la Dalatrass Dardree dovevano apparire come i più fini florilegi diplomatici. Almeno però, sembrava che la scelta di mandare la marine avesse pagato: neanche Orinia sembrava essere un'amante delle formalità.
"...a proposito signora." disse Garrus passandole un creditometro e alzando le spalle di fronte allo sguardo del comandante: "L'ambasciatrice ha molto insistito." spiegò semplicemente.
"...A questo punto, mancano solo Liara e Wrex." commentò Shepard facendosi sparire il creditometro nella tasca della giacca: Laflamme avrebbe potuto accreditarlo sul suo conto non appena possibile.
"Stanno arrivando anche loro." disse Williams indicando la gobba di Wrex ad aprire la strada a Liara: non ci misero molto a raggiungerli.
"È stata un'esperienza... interessante." riassunse la dottoressa quando furono di nuovo assieme.
"In che senso?"
"È stata la prima volta in cui ho sentito una Matriarca Asari imprecare di gusto." disse Wrex, l'ombra di un sorriso all'angolo della bocca.
"Sul serio?"
"Ha detto qualcosa a proposito di, e cito testualmente, giovani Consigliere indegne perfino di essere accolite. Sembra che Tevos abbia un passato... colorito."
"Tevos? Non l'avrei mai immaginato."
"In ogni caso..." aggiunse Liara: "la Matriarca Amentiu è stata...più che desiderosa di aiutarci. E generosa nella sua ricompensa." spiegò l'archeologa passando a Shepard un creditomero.
Controllando l'importo, Shepard sospirò: non era un pianeta con atmosfera respirabile, ma di sicuro le avrebbe permesso di comprarne due inabitabili...
"Nessun problema quindi?"
"Credo che sia pronta a nominarti sua unica erede, Shepard. Specie dopo che Liara le ha consigliato gli ultimi capitoli: in effetti forse è un bene che tu non sia andata di persona."
"In che senso?"
"L'ambasciatrice T'Kenthi..." Liara arrossì mentre lo diceva."Ci ha assicurato che la flotta di difesa della Cittadella ignorerà qualunque nave che indicheremo... ma ci teneva a farti sapere comandante, che unire le vostre famiglie sarebbe per lei motivo di immensa gioia."
"Uh." rispose il comandante arrossendo a sua volta: "Ah... Ehm... spero che tu abbia rifiutato l'invito."
"L'ha fatto." rispose Wrex, battendo una mano sulla spalla della dottoressa, e quasi lanciandola via: "...Strana specie voi Asari comunque: bastano due fogli di metallo per rendervi disponibili. Su Tuchanka, a meno di uccidere qualcosa di grosso, non si ricevono richieste di riproduzione."
"Non tutte gli Asari sono uguali Wrex." ribatté risoluta la dottoressa: "E L'Anima e La Dea non sono solo due fogli di metallo..."
"Come ti pare T'Soni. Allora? Possiamo andarcene dalla Cittadella? Direi che mi sono trattenuto abbastanza per oggi."
"Non ancora... ora possiamo scappare dalla Cittadella con qualsiasi nave, questo è vero, ma ci serve la Normandy per raggiungere Ilos in fretta. Dobbiamo trovare un modo per annullare gli ordini di Udina nelle prossime ore."
"E come faremo, ma'am?"
"Per il momento, direi di far visita ad Anderson: ha chiesto un'incontro negli agglomerati proprio per darci una mano, spero."
"...Spera?"
"A questo punto, non so più cosa pensare Williams. Sarà meglio tenere un profilo il più basso possibile: dire che abbiamo attirato già abbastanza l'attenzione nel Presidium..."
"Specie dopo che qualcuno è saltato in acqua..." ricordò il Turian.
"...Ashley, Wrex: tornate alla Normandy. Io, Garrus e Liara ci incontreremo con il capitano Anderson. Ci terremo in contatto e vi faremo sapere quanto prima."
"Ricevuto signora."
"Se dovesse succedere qualcosa, vi autorizzo ad agire con ogni mezzo necessario. Fermare Saren ha la priorità."
"Con tutto il dovuto rispetto ma'am, non ho intenzione di lasciare indietro nessuno questa volta..."
"Williams...
"E senza di te Shepard, andare a caccia di Saren non avrebbe lo stesso sapore."
"...Questo è vero, comandante." disse Garrus.
"Fino alla fine ma'am. Fino in fondo."
Il comandante poteva rispondere in un solo modo:
"...Oorah, Williams. Ci terremo in contatto."
"Buona fortuna, ma'am."
"Non hanno bisogno di fortuna Williams. Ci siamo noi pronti ad andarli a prendere." ribatté Wrex.
Fu il primo sorriso che il Krogan riuscì a causare nella marine.
"...Vero anche questo." concesse Williams
 
***
 
Gli agglomerati erano peggiorati in quei mesi in cui erano stati per la Galassia: per quanto pur sempre vicino alle fondamenta della stazione, ovvero uno dei luoghi di transito più frequente della Cittadella, Shepard, Liara e Garrus non poterono fare a meno di notare agli angoli delle strade, qua e là, drogati alla loro ultima dose, tremanti come foglie, che venivano schivati da tutti, e prostitute Asari dallo sguardo nervoso, che scrutavano la folla con troppa forza, cercando un cliente da accalappiare. Addirittura, ci fu un Umano che chiese a Shepard, riconoscendola come un militare ma nulla di più, di aiutarlo a procurarsi la sua dose, invocando un trattamento preferenziale per via dell'appartenenza alla stessa specie. Divenne insistente, fastidioso e spiacevole al punto che Shepard gli regalò un sinistro, che lo avrebbe tenuto al tappeto per ore: il fatto che nessuno intervenne la diceva lunga sullo stato d'animo degli occupanti della Cittadella. Il clima a bordo della stazione era... teso.
Per entrare al Flux non fecero la fila, ma si presentarono immediatamente all'entrata. Nonostante il buttafuori fosse nuovo, Doran doveva aver dato ordini precisi: il primo Spettro Umano era sempre un'ospite gradito nel locale del Volus, assieme al suo equipaggio, almeno fino a quando non avessero esaurito il fondo di 2000 crediti a testa. Per Shepard e Garrus invece, i drink sarebbero stati gratis a vita.
Fu Rita, la sorella gemella di Jenna, che aveva in passato collaborato col C-Sec, che li riconobbe e li accolse per prima: analizzando la sala, Shepard individuò sua sorella occupata ad intrattenere un tavolo di clienti.
Dopo qualche convenevole, Rita li portò nel privè del locale, dove Anderson li stava già aspettando, seduto in compagnia di una vodka liscia e di diverse ciotoline di sottaceti: cetriolini, croccanti cavoli in salamoia, olive piccanti... a quanto pareva, Anderson beveva vodka come un vero moscovita.
"Capitano." disse Shepard, quando Anderson si alzò in piedi: per l'occasione era vestito da civile, e il cappotto sformato che indossava avrebbe ingannato anche gli occhi più esperti.
"Sono felice che sia venuta, comandante."
"Posso farvi portare qualcosa?" chiese invece Rita con un sorriso.
"...Un Margarita Sames, per me." rispose Shepard sedendosi: "Potrebbe essere l'ultima cosa che berrò." aggiunse con un'alzata di spalle: tanto valeva vivere.
"3,1,1?" chiese Rita: "...niente Triple Sec, ma Cointreau?"
"Esatto." si compiacque Shepard.
"Per me un Sazzìk con ghiaccio. E dello zunhi da sgranocchiare." aggiunse Garrus.
"...E per me un calice di vino di Elara, per favore. L'annata migliore che avete."
"Ve li porto subito." rispose Rita prima di eclissarsi.
Shepard aspettò che la ragazza fosse fuori dalla portata d'orecchio prima di parlare:
"Ha già sentito quello che è successo alla Normandy?"
"Sì." rispose asciutto Anderson.
"...Cosa non sappiamo?"
Qual'era la promessa fatta ad Udina per la quale li aveva venduti? L'ambasciatore non era stupido: per accettare di abbandonare il primo Spettro Umano, dovevano avergli fatto danzare di fronte agli occhi qualcosa di irresistibile.
"I Consiglieri stanno prendendo in considerazione l'idea di elevare l'Umanità a quarto membro del Consiglio." spiegò Anderson senza preamboli, svuotando il suo bicchiere in un solo sorso.
Fu una fortuna che Shepard non avesse avuto niente in mano in quel momento, o l'avrebbe fatto cadere:
"Kaşar ...Kaşar!" ripeté il comandante, affondandosi la faccia nelle mani.
"È solo una promessa vuota." riferì Anderson riempiendosi il bicchiere di nuovo, per nulla impressionato dalle maledizioni in turco di Shepard: "Ma Udina è abbastanza stupido da crederci. Chiunque tranne il nostro ambasciatore si renderebbe poi conto che comunque è un processo che richiederebbe anni, se non decadi."
"Ma è stato abbastanza per vendere la Normandy." disse Liara.
Anderson annuì:
"Arcturus è in fermento: in questo momento, non c'è politico che non venderebbe la propria madre per avere l'occasione di partecipare. E Udina, come contatto diretto tra l'Umanità e il Consiglio, ha il potere di fare tutto ciò che vuole, almeno fino a quando la situazione non si sarà calmata. Credo che si stia masturbando con l'idea di essere il primo Consigliere Umano, senza offesa dottoressa T'Soni."
"Nessuna offesa capitano: passare dei mesi su una nave piena di marine ha di certo allargato i miei orizzonti culturali sull'arte dell'imprecazione."
"Posso solo immaginare..." commentò Anderson con un mezzo sorriso: "In ogni caso, con questa promessa, il Consiglio ha Udina al guinzaglio. Possono chiedergli qualunque cosa in questo momento, e ottenerla senza dover fornire un perché..."
"Compreso mettermi col culo a terra."
Anderson annuì:
"Mi ha buttato fuori dall'ambasciata prima che potessi mandarvi un messaggio." spiegò, prendendo un sorso di vodka.
"Merda..."
"Che figlio di puttana." commentò Garrus: per i Turian, c'erano i bastardi, e i bastardi che vendevano i propri alleati.
"E nel frattempo, mentre i politici sono troppo occupati a baciarsi l'ano a vicenda, non vedono Saren che avanza." commentò Shepard amara.
"...Esattamente comandante."
"Una ragione di più per raggiungere Ilos immediatamente."
"E per farlo, vi servirà la Normandy." riassunse Anderson.
"Ho già messo in moto le mie risorse, capitano..."
"Ha delle risorse adesso, comandante?" chiese Anderson ironico, a cui Shepard rispose a sua volta con un sorriso:
"...E una squadra formidabile. Abbiamo una finestra temporale di poche ore, in cui possiamo lasciare la Cittadella, senza preoccuparci che la flotta schierata a difesa ci spari addosso... se solo riuscissimo a revocare il blocco imposto da Udina sui sistemi primari della Normandy." L'ultimo pezzo del puzzle e quello più importante:
"...Ed essere nei sistemi Terminus prima che qualcuno si accorga che siete spariti.... Può contare sul mio aiuto, comandante." completò Anderson svuotando un altro bicchiere.
"Si rende conto signore che se falliamo su Ilos, sarà lei che si prenderà tutta la colpa? La processeranno per alto tradimento."
"E se Saren trova il Condotto, la vita come la conosciamo è finita. I Razziatori ci distruggeranno. Ho letto i suoi rapporti su Virmire... Umani, Asari, Turian... tutti quanti. Tu sei l'unica che può fermarlo, e lo sappiamo entrambi, Shepard. Farò tutto quello che posso per farvi lasciare la stazione a bordo della Normandy."
E vi estinguerete, perché lo esigiamo.
La situazione era così grave, che Shepard era disposta a sacrificare un suo alleato per fermare Saren... di nuovo: la gravità della minaccia rappresentata dai Razziatori non poteva essere sottovalutata, ma solo affrontata.
"Non lo dimenticherò capitano..."
Anderson scosse la mano, per scacciare quella gratitudine sentimentale:
"Andiamo comandante, non vorrà mettersi a piangere di fronte a me."
Shepard sorrise appena:
"Certo che no signore. Piangere di fronte ad un anziano sarebbe disdicevole."
Anderson però non ebbe occasione di ribattere, perché Rita arrivò in quel momento portando i loro ordini, e scomparendo subito dopo aver ricevuto i loro ringraziamenti: Shepard scoprì con delizia, che il suo cocktail era perfetto.
"Da quello che so..." cominciò il capitano: "L'unico modo per sbloccare la Normandy è farlo direttamente da una delle console dal centro di controllo traffico della Cittadella. Dovrei riuscire a darvi qualche secondo per far decollare con la Normandy prima che qualcuno si accorga di quello che sta succedendo..."
"Troppo pericoloso." obbiettò Garrus: "Mi scusi capitano, non metto in dubbio il suo addestramento: ho visto quello che sa fare un N7, ma quella zona è ad accesso limitato e pattugliata da guardie armate per una ragione. Non riuscirà nemmeno ad entrare."
"Non preoccupatevi di questo: non sono ancora così vecchio..."
"Deve esserci una soluzione migliore al farla ammazzare, capitano."
Anderson scosse la testa:
"L'ambasciatore Udina ha ordinato il blocco dal suo ufficio. Se potessi accedere magicamente al suo computer, forse potrei farlo da lì."
"E chi dice che sia impossibile?" chiese Shepard, accedendo al suo omnitool e digitando un breve messaggio che spedì all'ambasciatrice Salarian: Accesso illimitato all'ambasciata Umana per il capitano Anderson. Richiedo conferma.
"Questo la farà entrare..." spiegò il comandante, guadagnandosi uno sguardo di vera sorpresa da parte del suo vecchio superiore: "Ora dobbiamo solo aspettare la conferma."
"Udina non resterà a guardare mentre usa il suo computer..." disse Liara.
"Con un po' di fortuna, non sarà nemmeno lì. Altrimenti mi inventerò qualcosa." disse Anderson facendosi scrocchiare le nocche: "In fondo, è stato Udina il primo a rendere tutta la faccenda personale."
Su questo, il comandante non ebbe niente da obbiettare, prendendo un altro sorso dal suo Margarita, mentre Anderson faceva lo stesso, sbattendo il bicchiere vuoto sul tavolo con aria soddisfatta:
"Pronta a lasciare questa dannata stazione?"
"Aye aye sir." disse Shepard svuotando il bicchiere: sperò solo che avrebbe potuto tornare al Flux.
Al suo fianco, Garrus e Liara ebbero lo stesso pensiero: ormai non si tornava più indietro.
 
***
 
Le risorse del comandante Shepard, qualunque esse fossero, non si erano fatte attendere. Avevano giusto fatto in tempo a chiedere un secondo giro alla ragazza del bar, sembrava che lei e il comandante si conoscessero, almeno superficialmente, prima che arrivasse il via libera. Anderson si era messo in marcia immediatamente: aveva scelto di andare a piedi, altrimenti c'era il rischio che raggiungesse le ambasciate prima che Shepard tornasse alla Normandy.
Non sarebbe stata una cosa lunga: dal Flux, si poteva accedere al Presidium piuttosto facilmente, per trovarsi a poca distanza dalla Torre del Consiglio, e avrebbe dato ad Anderson l'occasione di ripensare al passato.
Il capitano stava invecchiando, e questo era evidente perfino a lui, ma non c'era niente di male in questo, né si poteva fare qualcosa in proposito. Per quanto pericoloso fosse il ruolo che si era scelto, Anderson non aveva paura di fallire: stava invecchiando, ma era pur sempre uno dei primi N7 dell'Alleanza. Con un accesso illimitato all'ambasciata Umana, perfino una dannata recluta sarebbe riuscita a raggiungere l'ufficio di Udina...
Anderson si scoprì a sospirare mentre prendeva l'ascensore che l'avrebbe portato alle fondamenta della stazione, e da lì al Presidium: sembrava solo ieri che aveva preso Shepard sotto il suo comando, e invece erano passati già quattro anni. Il tempo scorre sempre senza che uno se ne renda conto...
Quando per ordine di Hackett era andato a prenderla in un laboratorio dell'Alleanza su Marte, subito dopo che il progetto Nemesis era stato fatto chiudere da Macmillan, la donna che si era trovato di fronte era stata completamente diversa da quella che i rapporti sull'Eroina di Elysum, e il suo curriculum precedente, avrebbero suggerito. Anderson non si era aspettato una giovane donna che tentava di nascondere il taglio di capelli e le incisioni chirurgiche che le erano state fatte sotto un cappello di lana a sacco: soprattutto, Anderson non si era aspettato gli occhi. Non erano stati quelli di veterani induriti dal servizio: nei suoi anni con l'Alleanza, Anderson aveva visto ogni tipo di soldato che uscisse dal tritacarne e dopo aver incontrato Macmillan, Anderson si era aspettato di trovare una persona con gli stessi occhi. Occhi freddi, morti... come quelli di un pesce... e invece, la persona da cui l'allora comandante Macmillan, il macellaio di Torfan, l'aveva portata, era... l'opposto. Aveva uno sguardo stanco, ma vibrante, pieno di vita e di intelligenza: nonostante il volto scavato e l'estrema magrezza, un effetto collaterale del progetto, grave al punto che si era reso necessario nutrirla per via endovenosa; Shepard non aveva esitato ad alzarsi in piedi, e a salutarlo.
Era anche arrossita, un poco almeno, mentre si presentava:
"È un onore conoscerla, capitano Anderson." di fronte a quella scena, Macmillan aveva scosso la testa infastidita, lasciandoli immediatamente.
In seguito, Anderson aveva scoperto, con sua stessa sorpresa, di essere... una sorta di idolo per l'allora giovane tenente. Come se Shepard non avesse salvato una colonia solo due anni prima, qualcosa che nemmeno Anderson era mai riuscito a fare. C'era voluto un po' per capire che tipo di persona il comandante Shepard fosse realmente, e dopo quattro anni non poteva dire di esserci riuscito completamente, ma la verità era che il Primo Spettro Umano sembrava ignara del suo valore, anche se non delle sue capacità. C'era poco che aveva potuto insegnarle: forse troppo poco. Shepard era una combattente nata, ma aveva dovuto imparare di nuovo a stare in mezzo alla gente: Anderson aveva scoperto che, più di tutto, Shepard aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lei.
Il capitano non si era mai fatto illusioni: Shepard non era nessuno dei suoi figli, e di certo non era Cynthia, da cui aveva divorziato... Dei, sembravano secoli fa. E tuttavia, Anderson aveva mandato la sua vita personale abbastanza in malora da voler cercare un riscatto in quella professionale: si sarebbe preso lui cura del comandante...
Ormai il distretto delle ambasciate era in vista, e Anderson rallentò: c'è un fondo di verità nella massima secondo la quale una parola gentile e una pistola portano più lontano di una pistola e basta: il capitano rivolse un cenno alle guardie all'esterno, come aveva fatto ogni giorno in quei mesi in cui aveva cercato informazioni su Saren. Scambiò anche qualche breve convenevole con la receptionist, un Asari di cui ancora faticava a ricordare il nome completo: Saphyria qualcosa...
Raggiungere l'ufficio dell'ambasciatore non fu difficile quando ogni porta si aprì di fronte a lui automaticamente: fu lievemente inquietante perfino. Quando Anderson raggiunge l'ufficio di Udina, aveva la sua giacca in mano, e seppe, dai rumori che provenivano all'interno, che il buon ambasciatore stava ancora lavorando. Peggio per lui: non c'era più tempo per le sottigliezze.
Udina avrebbe assaggiato il destro che una volta aveva messo al tappeto perfino il comandante Shepard.
 
Nel frattempo, Shepard si stava occupando dei tecnici dell'Alleanza sulla banchina: non era armata, ma brillava come una torcia, spalleggiata dalla Squadra al completo. Wrex gettò un fucile a Garrus, così che tutti quelli che non erano biotici fossero comunque armati. Ai tecnici dell'Alleanza, la Squadra si mostrò com'era davvero:
"Buon dio..." balbettò qualcuno.
Senza smettere di brillare, Shepard sorrise, di quel sorriso spaventoso che le era proprio:
"Signori, qualcuno di voi è armato o dotato di poteri biotici?"
I tecnici si guardarono l'un l'altro, e la risposta, tenue ed impaurita, poteva essere una sola:
"No..."
"Noi lo siamo... il che significa?"
"...State prendendo la nave?"
Shepard si rivolse a Williams a quel punto:
"Ecco perché sono rimasta nell'Alleanza: solo il meglio del meglio. Lo apprezzo signori."
"Ah..." interloquì Garrus, gettando assieme a Tali una mina tecnologica in mezzo al gruppetto dei tecnici: "E con questo, temo avrete qualche difficoltà a contattare i vostri superiori."
"Fossi in voi... mi metterei a correre." suggerì la Quarian.
E i tecnici dell'Alleanza obbedirono.
 
Anderson non era stato nell'ufficio dell'ambasciatore molto spesso in quei mesi, senza dubbio un tentativo dell'ambasciatore di ricordargli qual'era il suo posto: la giacca rimase fuori.
Non appena le porte si aprirono, e Udina lo vide, l'idea che qualcuno fosse abbastanza infuriato da fargli pagare quel suo tradimento non venne nemmeno in mente all'ambasciatore: se ne stava seduto alla sua scrivania, occupato a scrivere l'ordine che avrebbe riassegnato l'equipaggio della Normandy.
"Anderson... che cosa ci fa qui?"
Il capitano non seppe che faccia stesse facendo in quel momento, ma sperò solo che Udina non capisse prima che fosse troppo tardi: ecco perché non corse, ne gli saltò addosso. Si avvicinò a lui con una placida camminata:
"Non mi sembra di aver chiama..." ma Udina non finì la frase: il destro di Anderson lo prese in faccia, sulla tempia, scuotendogli il cervello come un budino.
L'ambasciatore crollò di faccia sulla sua scrivania, mentre il capitano si metteva al suo computer: i secondi passarono veloci.
Rilasciare blocco ai sistemi della SSV Normandy SR1, priorità assoluta.
In un altro momento, qualcuno avrebbe potuto obbiettare ad un simile ordine: nessuno che conoscesse Udina avrebbe mai creduto che quell'ordine fosse stato scritto da lui, ma poiché il messaggio veniva dal suo computer personale, la catena di comando a valle della sua scrivania, ovvero il comando congiunto sulla Cittadella, si affrettò ad obbedire. Non si discute un ordine con priorità assoluta...
Nel cockpit della Normandy, Joker fissava gli strumenti e le sue spie, strofinandosi il pollice e l'indice in un gesto nervoso: tutto era bloccato, ma il pilota non osava distogliere lo sguardo, temendo di perdere l'occasione. Dietro di lui, con la mano sulla sua testiera, Shepard faceva lo stesso.
I secondi passavano: i tecnici dell'Alleanza dovevano essere quasi sul punto di avvisare le autorità portuali della Cittadella...
Joker incrociò lo sguardo di Shepard... e tutte le sue spie di controllo segnalarono il via libera: le mani del pilota danzavano già sui comandi prima che il comandante avesse avuto il tempo di finire di parlare.
"Portaci fuori, Joker. Ora!"
La Normandy si staccò dalle pinze di attracco della Cittadella: ora nessuno poteva più fermarli e nell'ufficio dell'ambasciatore, Anderson confermò in diretta la fuga della Normandy dalla Cittadella.
"Buona fortuna comandante." sussurrò il capitano: solo allora chiamò la sicurezza dell'ambasciata.
"Udina è stato aggredito nel suo ufficio." comunicò brevemente nell'intercom: i marine dell'Alleanza arrivarono prima che il capitano avesse avuto il tempo di raddrizzare l'ambasciatore.
"Signore...?"
"È ancora vivo." spiegò Anderson: "Ma sarà fuori combattimento per un po'. Gli ho dato un pugno in faccia."
"È stato lei a...?"
Anderson annuì, mentre il capo del drappello di marine sembrò osservare la scena per un po'. Alla fine abbassò il fucile:
"...Qualcuno doveva farlo prima o poi. Mi spiace solo che non sia toccato a me, signore."
"La sua giacca signore." disse un altro, portandola dentro e consegnandola al capitano.
Solo allora qualcuno chiamò il personale medico.
 
***
 
"Aww dannazione... Non ci insegue nessuno? Speravano che il Consiglio mandasse qualcuno ad inseguirci." si lamentò Joker.
"Disse Han Solo scappando dalla Morte Nera..." commentò sarcastica Grenado al suo fianco: "...Siamo stati fortunati." disse, mentre la Normandy ingaggiava il vettore di avvicinamento al portale galattico.
"La fortuna non centra nulla." rispose Shepard, prima che la Normandy attraversasse il portale.
E poi il loro qui, fu a decine di migliaia di anni luce dalla Cittadella: erano di nuovo nella Nebulosa testa di Cavallo.
"...Tutti i sistemi nella norma." annunciò Grenado dopo aver controllato la sua console.
"Fare rotta per Ilos Joker. Massima velocità. Mantenere propulsione silenziosa almeno fino a quando non saremo nell'ammasso di Ninmah."
"Sissignora. Ha visto comandante? È come aveva detto lei."
"...Che intende, FLT?"
"È la seconda volta che rubo la Normandy, ma questa volta, sto eseguendo gli ordini."
"Mmhh... deve sembrarle banale a questo punto."
"La prima volta non si scorda mai signora... ma anche la seconda non è male."
"...Qualcosa per il diario di bordo Grenado?"
"Saremo la prima nave dell'Alleanza ad attraversare il portale di Mu signora... bene o male che vada, ne valeva la pena solo per questo."
"Cerchiamo di entrare nella storia da eroi, invece che da martiri, Grenado..." suggerì Joker.
"La ricevo forte e chiaro, signore."
L'XO li raggiunse in quel momento:
"...Ci sarà la corte marziale per noi signora." commentò cupo.
"Rimorsi?"
Pressly scosse la testa:
"Non fino a quando lei è il CO."
"Eh! Chi l'avrebbe mai detto: Pressly, sei un tipo a posto alla fine."
"XO Pressly per lei, signor Moreau." rispose Charles di riflesso.
"...Condizioni della Normandy?" chiese Shepard.
"Tutti i sistemi operativi al 100%. Rotta impostata."
"ETA?"
"Poco meno di quaranta ore." rispose Joker.
"...Meno di quanto mi aspettassi."
"Il portale di Mu non ha raggiunto la velocità di fuga dal suo ammasso comandante, quando la stella a cui era ancorato è diventata una supernova. La gravità lo ha catturato di nuovo dopo che l'onda d'urto l'ha mandato alla deriva... non è andato molto lontano. E con le coordinate precise, è facile trovarlo."
"Mmhh..." Il che significava che Saren rischiava di avere quasi un giorno di vantaggio su di loro.
"...Signora?" chiese l'XO mentre la Normandy saettava nello spazio verso zone sempre più remote e pericolose.
"Sì Pressly?"
"Tutto questo... sto scoprendo che una parte di me lo adora."
Perfino Joker si girò sulla sua poltrona per guardare l'XO: se gli fosse cresciuta una seconda testa, avrebbe fatto meno impressione al pilota.
Shepard sorrise invece, rimanendo con lo sguardo sulle strisce di luce che erano le stelle viste dalla propulsione FTL:
"...Continuate pure signori." disse prima di lasciarli.
 
Il suo ultimo giro della Normandy, Shepard lo affrontò come un pellegrinaggio: non ci fu nessuno che non ricevette la sua visita. Ogni stazione, ogni reparto, ogni membro del suo equipaggio ebbe qualche momento da passare con il suo comandante, mentre all'orizzonte si addensava il loro arrivo su Ilos. Liara compilò una breve descrizione del pianeta in base a quello che sapeva dai suoi studi, e Shepard riuscì anche a correggerla in un paio di punti, in base alle informazioni che aveva dal Cifratore. Non ci si poteva preparare davvero ad una battaglia come quella: si poteva solo scegliere come affrontarla. Shepard fece del suo meglio perché tutti fossero pronti: sereni, ma non rassegnati e con il minor numero di rimorsi possibili. Furono brevi parole quiete, di coraggio e di rispetto reciproco: lo scambio ed il rinnovo della loro fedeltà.
"È strano essere in fuga dall'Alleanza..." le avrebbe detto Chakwas, guardandola con i suoi occhi verdi: "Questo equipaggio ha sacrificato tutto per te, Shepard. Non ci deludere."
"Lo prometto."
"Non riesco a credere che siamo riusciti davvero a rubare la Normandy." le avrebbe confessato Garrus: "Un bel rischio... ma so che ne varrà la pena, comandante."
"Andrà bene Garrus: fatti solo trovare pronto per quando troveremo Saren."
"Sì comandante."
"Rubare una nave dell'Alleanza..." avrebbe commentato invece Wrex, sempre sornione: "Nemmeno io ho mai fatto una cosa del genere..."
"Il Consiglio penserà che sono pazza... che le sonde Prothean mi hanno fritto il cervello."
"A volte pazzo è il modo migliore... sono con te fino in fondo, Shepard. È il minimo che possa fare."
"Lo apprezzo, Wrex."
"Con te, tutto diventa possibile."
Anche Adams avrebbe avuto qualcosa da dirle: per lo più rassicurazioni sullo stato della Normandy. Parole confortanti sullo stato del motore: la Normandy li avrebbe portato su Ilos senza problemi.
Tali invece avrebbe commentato in questo modo la loro prodezza:
"Siamo ricercati ora, in fuga dalla legge... molto eccitante, Shepard. Chissà cosa potrebbe farci il Consiglio se ci catturassero..." sotto la spavalderia però, Tali avrebbe saltato da un piede all'altro, nervosa e preoccupata.
Ma Shepard non avrebbe saputo resistere ad infastidirla un poco:
"Tuo padre non ha qualche influenza politica? Non credo lascerebbe marcire la sua bambina in prigione." ma il suo umorismo si sarebbe scontrato contro le usanze Quarian:
"Tu non lo conosci: rubare una nave è considerato un delitto capitale tra la mia gente. Probabilmente vorrebbe venire ad uccidermi con le sue stesse mani..."
"Tali..." le avrebbe Shepard detto posandole una mano sulla spalla: "Mi dispiace... non credevo di metterti in una simile situazione."
"Non è molto diversa da quella in cui siete tutti voi." avrebbe ribattuto risoluta la Quarian.
"...Hai ragione. Ma mi dispiace lo stesso."
"Non esserlo: la scelta di rimanere a bordo è stata mia. So che è stata giusta... è solo che va contro tutto quello che mi hanno insegnato. Non preoccuparti... andrà meglio quando spareremo ai Geth."
"Tali... se dovessimo uscirne vivi... e se la Flottiglia non ti volesse indietro... a parte il fatto che dovrebbero vedersela con me, ti prometto che la Normandy sarà sempre pronta ad accoglierti."
Tali si sarebbe sciolta nell'abbraccio di Hayat: la Quarian era davvero la sorella che non aveva mai avuto e il cuore della squadra...
 
Prima di cena, si trovò anche il tempo di commemorare Alenko, il suo sacrificio su Virmire e di lamentare la perdita del loro commilitone: di lasciar infuriare il loro lutto.
Quella sera, Williams declamò con una quieta voce per tutto l'equipaggio una poesia di Dylan Thomas: qualunque cosa questo rivelasse sulla sua relazione col tenente, nessuno fu così stupido da chiederlo.
La recitò così, a memoria, senza guardare nessuno: fu l'addio della Normandy al tenente. Fu l'addio di Ashley a Kaidan:
"Non andartene docile in quella buona notte,
I vecchi dovrebbero bruciare e delirare al serrarsi del giorno;
Infuria, infuria, contro il morire della luce.

Benché i saggi conoscano alla fine che la tenebra è giusta 
Perché dalle loro parole non diramarono fulmini 
Non se ne vanno docili in quella buona notte,

I probi, con l'ultima onda, gridando quanto splendide 
Le loro deboli gesta danzerebbero in una verde baia, 
S'infuriano, s'infuriano contro il morire della luce.

Gli impulsivi che il sole presero al volo e cantarono, 
Troppo tardi imparando d'averne afflitto il cammino, 
Non se ne vanno docili in quella buona notte.

Gli austeri, prossimi alla morte, con cieca vista accorgendosi 
Che occhi spenti potevano brillare come meteore e gioire,
S'infuriano, s'infuriano contro il morire della luce.

E tu, padre mio, là sulla triste altura maledicimi,
Benedicimi, ora, con le tue lacrime furiose, te ne prego.
Non andartene docile in quella buona notte.
Infuriati, infuriati contro il morire della luce.
"
E come Williams li aveva spronati e Kaidan aveva mostrato con l'esempio, nemmeno loro se ne sarebbero andati docili nel morire della luce...
 
***
 
"...Hayat? Posso parlarti?"
Liara era arrivata durante la notte: era arrivata prima che potesse chiamarla. Anche Liara ormai sapeva quando non avrebbe trovato nessuno sul suo cammino: in quelle ore in cui anche Prescott lasciava la sua postazione, tra il secondo e terzo turno di servizio, quando il secondo ponte era deserto.
"Stavo giusto pensando a te."
"E io a te..." rispose Liara chiudendosi dietro la porta e bloccandola: "E a ciò che dovremmo affrontare su Ilos. Una parte di me teme che siamo già troppo tardi..."
"Liara..." ma l'archeologa la zittì con un bacio che sapeva di liquore: "Mmhh..."
Anche preda della passione, Shepard non poté evitare alla sua mente il lavorio che le era consueto, e provare a ricostruire gli eventi che avevano portato Liara da lei in quel momento. Non fu difficile e ne avrebbe trovato conferma presto. Perché Liara sapeva quello che pensava, e viceversa:
"Non voglio che arriviamo su Ilos con dei rimpianti." affermò Liara cominciando a slacciarsi il camice.
E rimpianti ne avevano già avuti comunque: quanto avevano sacrificato per quella missione? E quanto avrebbero dovuto ancora? Dopo la rivelazione che era stata la Sovereign, era possibile che fossero solo all'inizio, o che fosse già troppo tardi: tutto ciò che avevano, così poco, eppure così prezioso...poteva scomparire facilmente, in un solo istante. L'universo però, prende da noi solo ciò che gli permettiamo e Liara, anche se si era affacciata a tutto questo da così poco per la sua specie, miseri mesi, non voleva più sacrificare nulla alle circostanze.
"Liara non voglio che tu ti senta obbligata..." provò a fermarla l'Umana, ma, di nuovo, l'archeologa la zittì.
"Ho solamente 106 anni... non ho mai pensato a questo prima di incontrarti. Ma ora... lo voglio. Ho avuto ogni occasione prima... ma qualcosa si è sempre messo tra noi. Ora basta: non voglio più aspettare. So che sarà perfetto, anche se magari non sarà come avremmo voluto." affermò Liara lasciando cadere il camicie a terra: sotto, non portava niente.
Di fronte a lei, Liara era nuda, blu e bellissima. Shepard stava già fissando: prima di parlare, dovette inghiottire.
"...Lo voglio anch'io Liara, mentirei se dicessi di no, mentirei se dicessi di non aver pensato a questo... più di una volta... ma sei sicura di essere... pronta?"
Era galanteria, sciovinismo, o semplicemente il risultato di una vita passata a negare i suoi istinti, il suo? Liara non seppe decidere e non le importò:
"Non sono mai stata più sicura di altro in vita mia. Ti unirai a me, Hayat? Lascerai che i nostri corpi, e le nostre menti, diventino una?"
Solo allora l'Umana riuscì a distogliere lo sguardo e incrociare i suoi occhi:
"Credevo che non me l'avresti mai chiesto."
Furono baci all'inizio, ma diversi da quelli che avevano scambiato: pieni di bisogno, che non sembravano bastare. Baci, gesti e carezze che ne imponevano altri, mentre Liara si arrovellava a risolvere il mistero che era la divisa di comando di Shepard, cercando di sciogliere l'enigma che erano bottoni e cintura.
Shepard l'aiutò come poté: non fu difficile e non richiese molto tempo, ma prese più del previsto. Mentre l'inesperienza di Liara spingeva in un senso, il suo ardore premeva in quello opposto: fu dolce, per quanto goffo, ma alla fine, Hayat fu nel suo stesso stato, i suoi vestiti gettati a terra, come un vecchio guscio dimenticato e inutile.
"O per la Dea..."
"Puoi chiamarmi Hayat, Liara." le rispose, guadagnandosi un sorriso ad accompagnare il violetto sulle guance di Liara: la timidezza però non le arrivava agli occhi, riempiti di ben altri pensieri.
Fu la volta però dell'Umana di arrossire di fronte a quello sguardo, a causa della conoscenza che aveva del suo aspetto e di provare a nascondersi: Liara non glielo permise, afferrandole le mani.
"Non hai niente che non abbia già visto... anche se ammetto che il colore è davvero... affascinante."
"...Sicura che tutte queste mie cicatrici non siano... brutte a vedersi?"
E in quei mesi, ne aveva guadagnate di nuove, oltre ai segni di shrapnel e lo sfregio che aveva in faccia: le cicatrici lasciate dai mercenari Krogan su Ontarom, quello del proiettile che era entrato e uscito su Nepmos e quello, ancora visibile come una chiazza scolorita sul suo piede, dell'acido del Rachni su Noveria, senza dimenticare quelle più vecchie sulla schiena, per l'installazione degli impianti biotici... Liara le percorse tutte, mescolando la sua pelle a quella del comandante. Una bambola di stracci, vecchia e abusata... era un pensiero che il comandante cercava di evitare, o seppellire... ma che non era mai riuscita ad estirpare del tutto. Non da sola almeno:
"...Tu sei splendida. Vedi il tuo splendore in me?" chiese l'archeologa, citando Rumi.
E Hayat dovette ammettere che sì, la persona che si rifletteva negli occhi azzurri di Liara era davvero splendida: anche se non perfetta, in quel momento l'Umana si sentì, in quell'intimità, in quella dolcezza... compiuta e completa. E pronta ad essere in balia di Liara: che importava se era un Asari? Che importava se dal punto di vista evolutivo, Shepard aveva più in comune con i pesci della Terra, che con lei?
Che importava di fronte all'invisibile mistero che c'era tra loro?
Niente. Assolutamente niente: non c'erano risposte da cercare, ma solo il mistero da esplorare con i loro corpi e loro sensi.
Hayat si lasciò spingere sul letto, rimanendo a guardare Liara ancheggiare verso di lei, salire sopra di lei, senza che riuscisse a staccare gli occhi da quel blu intenso: blu come l'oceano, come il cielo... un bacio, dolce...
E poi loro due, furono l'uno che si specchiò nel nero, quando la sclera di Liara e le sue iridi divennero color tenebra, e le loro due identità furono uno così come i loro corpi erano già.
Prendere e dare, senza sapere chi riceveva che cosa, o a chi qualcosa non veniva dato, solo per prolungare l'attimo, l'eccitazione... l'estasi. Perché conoscere il sapore di un altro, il calore di un altro... loro erano in balia di loro stesse: perfette, in quell'istante, nella penombra della cabina del comandante della Normandy, mentre piccole fiammelle di energia oscura lambivano i loro corpi, che bruciavano di ben altro fuoco.
Fu l'abbandono completo all'estasi, e la ricerca di tutto ciò che le parti dell'uno potessero dare ai loro corpi: furono lingue, e dita, e muscoli, mentre rotolavano sopra il letto, cercando ogni angolo, ed esplorando loro stesse.
Fu carne e sangue, dolcezza e forza, estasi e abbandono...
Fu.
Fu, fino a quando la stanchezza non vinse le loro membra, e le loro menti non poterono reggere oltre lo sforzo dell'unione mentale e quell'estasi. Crollarono, come due alberi che avevano perso improvvisamente le radici. O forse, come foglie, si abbandonarono al vento...
 
Liara si risvegliò molto tempo dopo: anche volendo essere prudenti, dovevano aver passato le ultime ore in quel letto. E il sonno era stata decisamente la parte minore...
Liara si era svegliata perché, all'improvviso, aveva sentito qualcosa mancare accanto a sé: la ritrovò aprendo gli occhi.
"Ehi." sussurrò Hayat, le labbra stanche dall'aver battuto ogni angolo di Liara: non così stanche però, dal non poter sorridere: "Come ti senti?"
Già, come si sentiva? Indolenzita, fu la prima parola che le venne in mente... ma era una stanchezza buona, di quelle che sono state meritate. La seconda cosa che le venne in mente, non fu un'emozione che avesse un nome: come farfalle sotto la pelle. Come trovarsi alla soglia di una grande consapevolezza della mente: l'aria della Normandy aveva sempre avuto un simile profumo? E la luce della stanza, aveva sempre creato ombre così suggestive?
Hayat era sempre stata così bella, anche quando si limitava ad osservarla con la testa appoggiata sulla mano?
Prima di rispondere, Liara intrecciò la mano con quella dell'Umana: il contrasto tra i loro colori e la loro natura, aveva mai significato così poco?
"Per la Dea... è stato... incredibile."
Nel senso più letterale del termine: un conto era sentirne parlare... un'altro, provarlo di persona. Niente di quello che aveva imparato e immaginato con la sua notevole intelligenza l'aveva preparata a quello.
Hayat si chinò a darle un bacio:
"Pronta per il secondo round?" le chiese con fare predatorio. E i pensieri che emersero in quegli occhi viola mentre la guardava, avrebbero fatto arrossire un Krogan.
Liara emise una risata scandalizzata e divertita:
"Comandante...!" rispose, ma ciò che pensò fu ben diverso: Lei è mia. Per sempre.
Ma la dottoressa non fece in tempo a rispondere, o ad accettare l'invito, perché la voce di Joker si inserì attraverso l'intercom
"ETA 15 minuti al portale di Mu." annunciò a gran voce.
"Maledizioni." disse Shepard abbattendo la faccia nel materasso a fianco della testa di Liara, che le affondò la mano in quella matassa ormai scarmigliata che erano i suoi capelli: "...Immagino di non poter mandare un sostituto?"
"No... ma sarò con te."
"...Lo sai vero che non vorrei altro che rimanere qui. Con te?"
Liara la baciò sulla guancia:
"Lo so. Ma c'è bisogno di te, ed è meglio che io vada: Ilos... ci aspetta." disse Liara scendendo dal letto e raccogliendo il suo camice da laboratorio.
Hayat brontolò invece, dirigendosi verso la sua doccia: la sentì parlare nonostante lo scorrere dell'acqua:
"Liara..."
"Hayat?"
"Qualunque cosa accada su Ilos, volevo solo dirti..." c'erano così tante cose che avrebbe potuto dirle, ma non sapeva come. Così tante... nemmeno agli N7 insegnano certe cose: "Grazie, Liara. Di tutto."
"È un piacere." fu la quieta risposta, ma Hayat comunque la sentì.
Quando pochi minuti dopo uscì dal suo bagno, Liara era già andata a prepararsi: quel letto sfatto e vuoto... maledizioni, le fece male solo a guardarlo.
Il comandante Shepard uscì dal suo alloggio subito dopo: fu con una tazza di caffè, la sua ultima, che raggiunse il cockpit, immergendosi nella vita della nave.
La squadra si riunì dietro di lei, come nuvole che seguono il vento quando preannuncia la tempesta: Liara non fu l'ultima, ma in quel momento fu la più importante. Loro sei marciarono in silenzio, compatti fino a Joker: la sua tazza era vuota ora e la Squadra pronta.
Oltre il cockpit, si disegnava la familiare struttura di un portale, immerso nei gas azzurri della nebulosa che lo aveva per così tanto tempo nascosto.
"Giusto in tempo per il salto, signora." la accolse Grenado.
"Non me lo sarei perso per niente al mondo. Ci porti dentro Caroline."
E la Normandy fu spedita a quasi 33 mila anni luce in un solo istante.


Scrivendo questa storia, è arrivato a volte un momento in cui mi sono trovato ad un bivio: tra quello che mi sarebbe piaciuto raccontare, e ciò invece che dovevo raccontare, secondo la consegna che mi ero dato, ovvero scrivere una raccolta quanto più fedele alla trama di ME1.
In questo capitolo, ho seguito la mia pulsione primaria: ciò che viene scambiato prima del salto per il portale di Mu (o in ME2,3), non suggella niente, dal punto di vista sentimentale: solamente, lo completa (e questo sia vero anche in molti altri casi ;). Ed almeno con Liara, così inesperta, così... nuova a questo, non può che essere tenero e goffo, perfino timido per certi versi, con Liara che ha bisogno di coraggio liquido per far tacere l'angoscia nutrita dall'inesperienza. A cui ho voluto far riflettere il dubbio di Hayat Shepard di non essere... bella.
Per quanto qualcuno possa trovarle affascinanti le cicatrici, so che portarle... portarle è tutto un altro paio di maniche.
Tuttavia parlando francamente, del sesso, non trovo ci sia niente da temere xD.
A parte questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto abbastanza da meritarsi una recensione: non manca molto alla fine di questa raccolta.
A presto.

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Capitolo 33
*** Mockery of Death ***


Sic Transit Gloria Mundi
Anonimo
 
"Siamo passati, signora. Tutti i sistemi nella norma. Siamo... siamo a destinazione." balbettò Grenado.
"Propulsione silenziosa inserita... esattamente dove accidenti siamo?"
"Siamo a casa, Joker." rispose quietamente Shepard: "È così dannatamente strano..."
"Che cosa?" chiese Liara dietro di lei.
"...Che questo sistema, che visito la prima volta, mi sembri più familiare di quello Solare." rispose Shepard, indicando le due stelle gemelle che in lontananza li abbracciavano con la loro luce: "...I Prothean le chiamavano complessivamente Rifugio... Pressly? Notizie della Sovereign?"
"Nessuna signora: non sembra essere nelle vicinanze... devo dispiegare le sonde spia?"
"...No. Questo sistema contiene solo tre pianeti." spiegò Shepard: "Il più esterno è Zafe, un gigante gassoso. Il primo è Agetoton, un pianeta di tipo venusiano. E il secondo... il secondo è Ilos. Tracci una rotta signor Moreau."
"Non appena i sensori della Normandy mi avranno dato conferma di quello che dice signora. E per la cronaca, è maledettamente inquietante." ma il comandante non lo stava già più ascoltando.
Ilos... per Shepard, quel nome era sinonimo di casa: a causa del Cifratore, le sembrava di conoscere il pianeta da tutta la vita... o forse perfino di più. Un luogo caldo, dove la gravità era lievemente superiore a quella della Terra, e la pressione atmosferica era di 11 volte quella terrestre...
"...Dovrebbe trovarsi a circa 100 milioni di chilometri dalle sue stelle." aggiunse Shepard.
Joker e Grenado non dissero niente, mentre avvicinavano la Normandy alla stella doppia e occorse poco tempo al reparto di navigazione per trovare il pianeta, grazie alle indicazioni del comandante: minuti in realtà. Minuti però, in cui la squadra, Liara esclusa, non smise di fissarla un momento: come si poteva definire una cosa del genere? O anche solo accettarla? Un conto era immaginarlo, credere all'esistenza di Ilos, masticarne il nome nella bocca... un altro era arrivarci di persona, venendo guidati nell'ignoto da ricordi vecchi di 50 millenni. Era follia? Destino? Entrambe?
L'innegabile realtà però, fu che Ilos si trovava esattamente, e ancora, dove Shepard aveva detto che fosse: un pianeta che un tempo era stato una verde, prospera città. Un tempo già... perché il pianeta che si parò di fronte agli occhi del comandante era molto diverso da come lo ricordava: l'intera superficie di Ilos era del colore della ruggine. I Razziatori avevano violentato quel paradiso dei Prothean, lasciando un luogo in cui ogni tipo di fauna era scomparso: a causa dell'alta concentrazione di ossigeno in atmosfera inoltre, incendi periodici e spontanei flagellavano in continuazione la superficie del pianeta. Ilos era morto: i Razziatori lo avevano ucciso, e poi violato quei resti.
Non erano però riusciti a finire il lavoro: Shepard sapeva che qualcosa, ancora, li aspettava.
"Comandante, abbiamo compagnia. Almeno una dozzina di trasporti truppe Geth in orbita attorno al pianeta..." e assieme ai suoi Geth, anche Saren doveva essere già arrivato.
"Sto rilevando delle strane letture dalla superficie sotto di loro, comandante." riferì Pressly, sovrintendendo ad almeno due schermate di dati allo stesso tempo.
"Portaci giù Joker." ordinò gelida il comandante: "Proprio sulle coordinate."
"Negativo comandante." obbiettò Pressly: "La più vicina zona di atterraggio per la Normandy è a venti chilometri."
"Sono troppi a piedi. Deve esserci qualcosa di più vicino." si lamentò Williams.
"Non c'è niente di più vicino." rispose Pressly.
"E se ci lanciassimo coi Mako?"
"Servono almeno 100 metri di terreno libero per lanciare i Mako, signora: il massimo che riesco a trovare vicino a Saren è 20."
"20 metri? Non possiamo fare un lancio in quelle condizioni!"
"Dobbiamo tentare." sussurrò Shepard: oltre il vetro, Ilos ormai riempiva tutto il loro campo visivo.
"Ci serve un'altra zona di atterraggio..."
"Non c'è un'altra zona di atterraggio! Ho già controllato!" esplose Pressly, irato questa volta.
"...Posso farcela." disse Joker: lo disse così piano, che solo il comandante lo sentì.
"Joker?"
"Posso farcela!" ripeté il pilota, più forte questa volta, mentre faceva danzare le mani sui comandi. Sotto e attorno a loro, la Normandy rispose al suo tocco:
"L'angolo di discesa è troppo ripido..." osservò Tali, mentre i limitatori inerziali della Normandy cominciavano a compensare la gravità del pianeta.
"È la nostra sola opzione." disse cupo Garrus, attaccandosi ai montanti del cockpit: stavano cominciando a bruciare nell'atmosfera di Ilos.
"Questa non è un'opzione... è un suicidio... non..." ma Shepard aveva fede nel pilota: Joker non avrebbe sacrificato la Normandy, nemmeno per lei.
"Joker: portaci sulla testa di quel bastardo." gli ordinò, battendo la mano sulla testiera.
Detto questo, l'N7 si voltò percorrendo il corridoio, apparentemente indifferente al tremito della paratie: "...Squadra pronti a muoversi. Ashley, Liara, Garrus: Pollux. Io, Wrex e Tali prenderemo Castor. Sarà un atterraggio movimentato." a dir poco: due Mako da far atterrare in venti metri, uno dietro l'altro... nessuno aveva mai fatto prima una cosa del genere. Nessuno aveva mai pensato di dover fare una cosa del genere.
Ilos face molta resistenza alla loro discesa e Joker dovette aggiustare manualmente la rotta: la Normandy era costretta a farsi strada in un atmosfera pesante, ricca di ossigeno, che li faceva bruciare come una cometa. A quella velocità, se lo scudo termico del cockpit avesse ceduto, il pilota non avrebbe nemmeno fatto in tempo a gridare prima di venire incenerito, assieme ad ogni altro occupante del ponte...
Ma joker sapeva volare e conosceva la nave: non esplosero in aria e per quanto arroventati, fecero il loro ingresso trionfale su Ilos, vivi ed integri. Joker poté quasi immaginare la faccia di Saren mentre alzava la testa sentendoli decelerare nell'atmosfera: non riuscì a resistere.
"TESORO SONO A CASA!!!!!" urlò il pilota, premendo il pulsante dell'intercom e facendo sentire la sua voce in ogni angolo della nave.
Cinque chilometri dalla superficie, e ancora non stava rallentando: erano già più bassi degli edifici Prothean.
"FLT..." disse Grenado afferrando i braccioli.
Ma Joker non poteva frenare: non in quel momento. Caroline gli vide sfoggiare un sorriso da maniaco sul volto:
"FLT!"
Dalla stiva, il segnale di via libera arrivò in quel momento: i Mako erano pronti al lancio e Joker apri la stiva. Il cambio di assetto che questo causò nella Normandy fu percepibile da ogni occupante a bordo: fu come se qualcuno li stesse spingendo nello stomaco.
"FLT!!!!" ormai distinguevano ogni particolare dell'arredamento urbano.
Dall'intercom, Gladstone comunicò che entrambi i Mako erano fuori: solo allora, Joker puntò il muso della Normandy di nuovo verso il cielo, reindirizzando ogni grammo di spinta ai propulsori di manovra: dovevano guadagnare quota, e per farlo, Joker fu costretto a passare in mezzo a due arcologie Prothean, ruotando la Normandy su un fianco e salendo vertiginosamente, di nuovo nello spazio: quando rividero le stelle, Grenado non aveva nemmeno più la forza di urlare.
Senza limitatori inerziali, quella manovra li avrebbe tutti mandati in redout, Joker per primo:
"Buona fortuna comandante..." sussurrò il pilota a bassa voce, attaccandosi poi all'intercom "...Adams: situazione dal nucleo?"
"...Se hai finito di farmi vomitare FLT, posso dirti che ronza ancora come un gattino, nonostante le tue manovre. Pazzo bastardo."
"E senza piedi, Adams." rispose chiudendo il circuito: "Qui tutti i sistemi sono nel verde: Pressly come andiamo là dietro?"
"Tutti i reparti operativi. Bella manovra signor Moreau."
"C'è mancato poco: abbiamo rischiato di rompere la schiena alla nave." osservò Grenado: "...dovremo controllare lo scafo per segni di microfratture al prossimo porto..."
"...E i propulsori di manovra anteriori: credo di aver sciolto il bocchettone d'uscita con l'eccesso di spinta." la interruppe il pilota.
"...Possiamo ancora manovrare?" chiese Grenado in un sussurro.
"Basta non esagerare." rispose Joker sornione.



 
A terra, invece, il pericolo non era neppure cominciato: i due Mako si erano tuffati dalla Normandy alla massima velocità, cercando un atterraggio il più duro e violento possibile, quasi verticale. Meglio che fossero le sospensioni a subire il loro schianto controllato, piuttosto che finire con il muso nelle rovine Prothean, o nel caso di Williams, nel culo di Shepard. Il capo artigliere fece del suo meglio, ma non riuscì comunque ad evitarlo: alla fine, fu Castor che aiutò Pollux a frenare. Si arrestarono così, uno dietro l'altro, a pochissimi metri di distanza da un passaggio Prothean ora chiuso, dopo aver serrato i denti prima dell'urto per non staccarsi la lingua a morsi. Non fu, in nessuna declinazione del termine, un atterraggio morbido.
"Figlio di puttana." ringhiò Shepard scendendo da Castor: lo disse perché la porta era stata chiusa loro in faccia, mentre i due IFV toccavano terra e dietro di essa, per un momento, Shepard aveva visto Saren, e un drappello di Geth.
Quella soglia, e il comandante lo ricordava, non era un semplice sbarramento: dietro di essa, Shepard sapeva che avrebbe trovato il Condotto.
Il panorama poteva essere cambiato molto dai ricordi che le sonde Prothean le avevano trasmesso nella mente, ma l'ingresso al bunker sotterraneo era rimasto uguale:
"Non c'è modo di passare." constatò Garrus.
"Se Saren ha trovato un modo di azionare la porta, dovremmo essere in grado di aprirla anche noi..."
"Sì!" esultò Shepard, ricordando: "C'è un checkpoint di sicurezza in questo complesso. Da lì si possono controllare anche le porte del bunker sotterraneo."
"...Bunker?"
"E la struttura... è questa struttura. Era un bunker costruito dai Prothean per sfuggire ai Razziatori. Saren ha riportato alla luce l'ingresso..."
Il che spiegava le condizioni della zona in cui erano atterrati: l'ingresso di un tunnel sotterraneo costeggiato da macerie, intrecciate da radici nodose e spesse quanto condotte. Per quanto ci fossero alberi, non ingentilivano l'aspetto di Ilos: le antiche arcologie Prothean svettavano in ogni direzione, e nonostante i millenni trascorsi, non sembravano ancora avere intenzione di cedere il passo alla flora. La vegetazione cresceva a stento, malaticcia, con verdi foglie opache a ciuffi, che cercavano di rivolgersi al sole. Riportare alla luce l'ingresso del bunker, non doveva essere stato facile, nemmeno per Saren e i suoi Geth:
"Sembra quasi Manhattan... solo... 50'000 anni dopo." osservò Williams: su Feros, le rovine erano state... diverse.
La marine ci mise un po' a capire perché: Feros doveva essere stato evacuato prima che i Razziatori arrivassero. Ilos invece, era stato espugnato: le arcologie Prothean portavano ancora i segni dei bombardamenti e della devastazione che era stata una battaglia planetaria. Un'ultima disperata resistenza, che non aveva mai avuto una vera speranza di successo: Ilos era caduto, ma non si era arreso. Aveva lottato fino alla fine e anche dopo 50'000 anni, ciò che restava dei Prothean ancora non sembrava intenzionato ad arrendersi: né ai Razziatori, né allo scorrere del tempo, né ai Geth.
"Lo sentite?" chiese Shepard improvvisamente.
"Sì..." rispose Wrex: "...Come il battito di un possente cuore in lontananza."
Ora che il resto della Squadra ci faceva caso, c'era in effetti l'eco di un suono che arrivava fino a loro. C'era stato fin dall'inizio per la verità, ma solo ora vi prestavano attenzione: To-tom, To-tom. Un suono possente, regolare: Wrex l'aveva paragonato ad un cuore, ma anche un tamburo suonato da un gigante poteva bastare a descriverlo, e sembrava provenire da sottoterra, ovunque attorno a loro.
"...Che cos'è ma'am?"
"Deve essere il generatore che alimentava la città: Saren deve aver mandato i suoi Geth ad attivarlo." e proposito di Geth, la retroguardia di Saren stava arrivando:
"Spiriti." sibilò Garrus controllando i sensori del suo omnitool: "...sono ovunque!"
"Allora non possiamo mancarli." rispose Wrex imbracciando il suo fucile: di risalire sul Mako, al Krogan non venne nemmeno in mente.
Questo perché, se possibile, Joker aveva peccato di eccessiva bravura: i due IFV erano stati scaricati proprio di fronte all'ingresso del bunker Prothean, che era stato scavato, e nascosto, sotto terra. Di fatto, l'unico modo per uscire dall'avvallamento in cui si trovavano, sarebbe stato a piedi, scalando le macerie rimosse fino a quel momento.
"Seguitemi!" ordinò Shepard, a sua volta col fucile spianato.
I primi Geth che incontrarono non furono un problema: non sprecarono nemmeno i loro poteri biotici, ma li crivellarono con il fuoco incrociato dei loro fucili, non appena furono fuori dalla buca. Fanti e truppe d'assalto caddero rapidamente di fronte a loro, mentre gli shotgun della squadra decimavano scudi e corte raffiche di fucili d'assalto li finivano. Anche l'avanzata della squadra però dovette arrestarsi quando arrivarono sul livello dell'antica piazza Prothean e si trovarono di fronte due Armature Geth, che stavano arrancando sotto un arco di pietra per raggiungerli.
Liara e Shepard non persero tempo: entrambe brillarono d'azzurro elettrico, coprendosi di energia oscura come un lenzuolo fatto d'acqua, e le due Armature Geth si alzarono da terra seguendo i gesti delle loro mani. Garrus e Tali lanciarono mine tecnologiche che ne decimarono gli scudi e poi tutti fecero ruggire i loro fucili: nonostante questo, le due armature non andarono giù facilmente, anche dopo essere state rese inermi in quel modo.
"Alla nostra destra!" avvisò Williams non appena le due Armature si schiantarono: questa volta fu Wrex a brillare d'azzurro, e il Geth che li stava prendendo di mira venne lanciato lontano.
"...Morti e sepolti." commentò il Krogan soddisfatto quando i loro sensori non mostrarono altri Geth nelle vicinanze.
"Da che parte ora?" chiese Williams: potevano solo continuare ad avanzare, fidandosi dei ricordi del comandante.
"Dovrebbe esserci un ascensore... il checkpoint è un paio di livelli più sotto. Da quella parte." indicò Shepard, proprio di fronte a loro.
A passo di marcia, attraversarono la piazza, una specie di antico foro Prothean, dirigendosi nella direzione indicata dal comandante:
"In nome degli Spiriti... che cosa sono quelli?" chiese Garrus, indicando alcune statue ai lati delle vie che portavano alla piazza: senza più Geth a sparare loro addosso, potevano osservare anche i particolari della città.
Quei monumenti erano troppo frequenti per passare inosservati: a gruppi di tre o quattro, erano ai lati di ogni passaggio. Blocchi cubici di nera roccia liscia e levigata, sulla quale erano scolpite figure... strane, sedute a capo chino sulla roccia. Garrus non fu l'unico a sperare che quelle statue non fossero state ritratte a grandezza naturale: erano impossibilmente alte, e molto, molto esili. La loro struttura fisica ricordava più quella degli essere Umani, rispetto ad altre specie, non fosse stato per il fatto che le mani di pietra che si allungavano sui loro troni avevano solo quattro dita. Il collo reggeva una testa tonda e glabra, in cui non era possibile esattamente distinguere le cavità degli occhi, perché la parte inferiore dei loro volti si divideva in spessi e muscolosi tentacoli, che si adagiavano sul petto.
C'era, nella posa in cui erano strati immortalati, una triste solennità: quella di antichi re caduti.
"Sono statue di... Prothean?"
"No... non sono Prothean." rispose Liara indicando una della loro mani: "Loro avevano solo tre dita..."
"...Comandante?"
"Questi non c'erano nelle sonde... non so chi, o cosa rappresentino... forse gli dei Prothean? Però..."
"Però?"
"Le iscrizioni che portano sui braccioli..." disse Shepard indicando una serie di glifi: "Non è lingua Prothean." il comandante scosse la testa: "...Dobbiamo muoverci." ordinò precendoli.
Liara scattò una foto alle statue più vicine prima di seguirli: il suo spirito di archeologa avrebbe preteso di fare campo base nel palazzo più vicino e passare la prossima decade a studiare il mistero di quelle statue, ma il comandante aveva ragione: dovevano muoversi. Shepard li condusse con sicurezza all'accesso di quello che, nonostante il passaggio dei millenni, era facilmente riconoscibile: in effetti, a parte i segni del tempo e i viticci che crescevano sulle sue porte, era un ascensore molto simile a quelli sulla Cittadella.
"Maledizioni... questo è andato." disse però Shepard, passando il suo omnitool sulla consolle: "...Dobbiamo trovare un'altro ingresso."
"Non guardi me ma'am... è lei l'esperta qui, senza offesa Liara."
"La prossima volta cercherò di farmi dare una comoda mappa digitale, invece di immagini stipate contro la mia volontà nella mente."
"Comandante... tutto bene?"
Sulla Normandy, ogni volta che Hayat aveva cercato volontariamente di sfruttare le informazioni del Cifratore, l'attività l'aveva stancata in fretta... difficile dire l'effetto che camminare su Ilos potesse avere sulla sua mente.
"No... mi sembra di essere in mezzo ad una folla dove ognuno vuole la mia attenzione." rispose sincera il comandante, mentre il resto della squadra si scambiò una serie di sguardi preoccupati.
"Non sto impazzendo, se è quello che temete: solo che restare in questo luogo e concentrarmi sul fermare Saren è molto più stancante di quanto mi aspettassi. E non aiuta il fatto che Ilos sia... così."
Non dovette spiegare quello che intendeva: il pianeta non era un luogo in cui veniva voglia di rimanere. C'era una ragione per cui, nonostante l'aria fosse respirabile, i loro caschi erano rimasti al loro posto, e non soltanto a causa della pressione atmosferica:
"...Non dovremmo essere qui." mormorò Wrex per tutti: "Né noi, né Saren, né i Geth."
"Concordo." rispose Shepard scuotendo la testa: "Non così almeno... dobbiamo raggiungere la postazione di controllo. Dovrebbe essere due livelli sotto di noi."
"Di sicuro deve esserci un modo per arrivarci a piedi, ma rischiamo di farci accerchiare dai Geth nel frattempo."
"Per non parlare di quelli che ci aspetteranno all'arrivo: qualcuno deve averci chiuso la porta in faccia, e di certo non è stato Saren... Garrus, Tali, riuscite a rilevare qualche comunicazione Geth a lungo raggio? Qualcosa che possa dirci dove andare?"
Turian e Quarian provarono rispettivamente sui loro omnitool, ma la risposta di entrambi fu negativa:
"Disturbano i segnali..." iniziò Garrus.
"E anche da molto vicino." completò Tali: "...Direi proprio sotto di noi."
"Dal bunker?"
"No Williams: il bunker... si estende in una sola direzione, sempre verso il basso. L'ingresso... è un lungo tunnel." spiegò Shepard, scuotendo di nuovo la testa: doveva aggrapparsi a qualcosa che non fosse Prothean per non venire sopraffatta.
La sua squadra, il combattimento, le conversazioni... Liara:
"Direi esattamente dal sub-livello sotto di noi. Da quella parte." disse Tali, indicando il passaggio da cui erano arrivate le Armature.
"Allora andiamo a fare un po' di pulizia." ordinò Shepard con furia.
Si diressero a sinistra, oltre l'arco di pietra, trovando una seconda piazzetta più piccola, invasa dalle piante: foglie lanceolate grosse come cavoli, raccolte attorno alle radici di un albero che non doveva aver fatto parte dell'arredamento urbano, dato che poggiava su un'altra di quelle statue che avevano già visto.
Trovarono una passatoia per scendere, una morbida discesa senza gradini e dallo spesso parapetto, sgombra di detriti o foglie: un Geth li aspettava a metà, nascosto nel punto in cui la rampa si ripiegava su sé stessa. Era uno delle truppe d'assalto Geth, bianco come il fluido che gli scorreva nelle vene: li aveva sorpresi, ma non ebbe tempo di congratularsene, dato che ora era Wrex ad aprire la strada. Il Krogan lo afferrò e lo sollevò da terra, strizzandogli la faccia con l'altra mano come un frutto maturo: la testa del Geth era ridotta a poco più che un'informe ammasso di metallo appiattito quando Wrex lo lasciò andare. Il Geth non si rialzò:
"Stupidi." borbottò il mercenario.
Shepard e Garrus posarono i loro fucili da cecchino sul parapetto, prendendo la mira sul livello inferiore: due colpi, e un drone Geth che si stava avvinando esplose in aria, mentre un altro fante si accasciò a terra.
"Davvero molto stupidi." assentì Shepard.
"Bah... mi sono abituato troppo bene sulla Normandy: combattere Geth su un pianeta Prothean caduto? Non riesce a divertirmi... voglio di più!" si lamentò Wrex, ricevendo lo sguardo perplesso del resto della squadra.
C'era un fondo di verità nelle sue parole però: ormai i Geth per loro erano quasi...banali, e tuttavia, valeva ancora e sempre la vecchia massima.
"...Attento a quello che desideri Wrex. Potresti riceverlo."
"Mhh."
Il livello inferiore era invaso da radici, che si arrampicavano, o scendevano, lungo i muri: era una specie di sottopalco alla piazza del livello superiore, forse un luogo di ritrovo più intimo, o chissà cos'altro. Scoprirono la fonte dei loro disturbi ai sensori molto in fretta, risolvendoli quando un fantasma Geth si spiaccicò sulla parete su cui si era arrampicato. Un cecchino Geth invece ricevette da Williams il permesso di accasciarsi al suolo, e Tali disattivò diverse postazioni Geth che erano state riunite in quel livello.
"Ci siamo: sensori a lungo raggio attivi."
Shepard ne approfittò per inviare un breve rapporto di stato alla Normandy, poi avanzarono ancora: il comandante non li guidò indietro, ma trovarono il modo di risalire dal sotto-livello anche da lì, sbucando di nuovo nella piazza da cui erano partiti, solo dall'altro lato. Avevano completato un cerchio quasi completo:
"Davanti a noi ora... circa un chilometro." disse Tali consultando il suo omnitool.
La Quarian aprì la strada, conducendoli attraverso labirintici corridoi che sembravano tutti uguali: erano stati edificati secondo logiche severe, con brusche svolte e poche superfici curve. Williams lo trovava opprimente a suo modo, specie con quelle strane statue che continuavano ad incrociare. Ad un bivio, Shepard prese a destra:
"Comandante... i Geth sono da questa parte."
"Andando da questa, arriveremo alle loro spalle." li rassicurò il comandante.
"...Sto con Garrus a questo punto, Shepard."
"Wrex?"
"Stai barando."
"...Mi piace vincere. E sono pronta a fare cambio con chiunque voglia venire mentalmente sfregiato da un artefatto Prothean, la prossima volta." nessuno rispose a quell'invito: tutti loro erano coraggiosi. Non stupidi.
"...Williams, Wrex, Garrus: attirate la loro attenzione. Io, Liara e Tali li prenderemo da dietro."
"Ricevuto Shepard. Al vostro segnale, apriremo il fuoco."
Il comandante annuì, prima di imboccare un vicolo molto più stretto rispetto a quello che stavano percorrendo.
"...Fottutamente inquietante." sibilò Williams, guadagnandosi l'assenso di Garrus:
"Mi aspetto che da un momento all'altro le escano fiamme dagli occhi."
"Lo fa già, Turian. Fa parte del suo... fascino. Come un profeta degli antichi, ma meglio. Loro non avevano uno shotgun." questo fece sorridere Williams:
"Sei un tipo a posto Wrex."
"Lo so." rispose il mercenario, aprendo la strada al gruppo: con l'avviso del comandante e di Tali nella mente, ognuno di loro cambiò le proprio armi.
Wrex afferrò il suo fucile d'assalto, mentre Williams e Garrus imbracciarono quelli da cecchino: fu una scelta indovinata, perché la strada che stavano percorrendo si allargò all'improvviso, portandoli tra una terrazza sopraelevata ed un largo spazio sgombro. Wrex ricevette il primo razzo sparato dalla terrazza, mentre Garrus e Ashley fecero piazza pulita dei Geth che li stavano bersagliando. Dall'altra parte della piazza invece, perché scoprirono che il largo spazio voto era proprio una piazza sgombra e disadorna, il rumore inconfondibile di un'esplosione biotica arrivò fino a loro. Quando Wrex si voltò per controllare, vide che non solo il comandante aveva avuto ragione, ma ne avevano uccisi molti più di loro: la singolarità che avevano aperto in mezzo allo schieramento nemico aveva catturato l'intera squadra Geth che li aspettava, almeno una dozzina, compresa un'unità Distruttore Geth, che ora Tali era impegnata a dissezionare.
Il resto dei suoi compagni era in rottami sparsi in giro: solo il Distruttore era rimasto in un unico pezzo dall'esplosione biotica.
Non ebbero tempo di congratularsi della loro bravura però: la piazza era divisa in due da un pilone di pietra che ci era caduto proprio in mezzo, e Tali comunicò loro a gesti che altri Geth li aspettavano sul versante opposto: considerando poi i disturbi che ricevevano sui sensori, dovevano essere senza dubbio altri Geth per la guerriglia elettronica.
Fortunatamente per loro, quando il pilone di pietra si era abbattuto sulla piazza aveva lasciato libero un angolo sotto la terrazza da cui i Geth avevano sparato su Wrex, una sorta di passaggio, che aveva resistito allo scorrere del tempo. Attraverso di esso, la squadra raggiunse l'altro lato: sorprendentemente, trovarono solo Geth genieri ad attenderli, invece che fanti o truppe speciali. Per Wrex una delusione: si era aspettato almeno un Juggernaut.
Per quanto agili e sfuggenti fossero infatti, quel tipo di Geth erano davvero molto fragili, e il loro vantaggio di poter saltare da un muro all'altro come cavallette, venne meno in fretta quando Liara e Shepard aprirono altre due singolarità in aria, e il resto della squadra li guidò al loro interno con raffiche di fucile.
Quei saltatori non tornarono a terra ancora funzionanti:
"È qui." indicò Shepard: nell'angolo opposto della piazza, incassato in una colonna di pietra, c'era un altro ascensore, questa volta funzionante: "...I Geth non l'hanno bloccato questa volta."
Ci salirono tutti rapidamente, e Shepard azionò l'interfaccia olografica, di un verde spettrale come su Therum, chiudendo le porte e mettendo in moto la cabina: scoprirono che più che un ascensore, era un montacarichi, dato che cominciò a scendere in diagonale.
"...Tali?"
"Rilevo molte firme Geth più in basso... deve essere la loro roccaforte su Ilos."
"Allora la espugneremo." rispose il Krogan giulivo.
"Ben detto, Wrex. Io, te e Williams apriremo la strada: Liara e Tali, subito dietro. Garrus... fai quello che sai fare meglio." aveva quasi detto il nome di Kaidan...
"Prima le signore e i Krogan?" chiese il Turian: forse l'ex agente C-Sec aveva capito la ragione del suo imbarazzo.
"Ci puoi scommettere!"
"Sai Wrex, non credo che intendesse quello che pensi..." commentò Williams con un sorriso obliquo, ma non ci fu tempo per spiegare.
Il montacarichi Prothen li aveva portati a destinazione, e nonostante l'età e i millenni che aveva passato dimenticato a abbandonato assieme al pianeta, le sue porte si aprirono solamente con un lieve gemito e una nota metallica, ma senza incertezze, in un unico rapido scatto.
"I Prothean costruiscono davvero per durare." commentò Garrus.
"Non credevano che un giorno sarebbero stati annientati: costruivano allungandosi nell'eternità." spiegò quieta Liara: così come ogni altra civiltà aggiunse nella sua mente. Compresa quella Asari.
Tali aveva avuto ragione, ma quando uscirono dall'ascensore e Shepard li condusse a destra, attraverso uno stretto corridoio polveroso, la giovane Quarian scoprì che avrebbe preferito sbagliarsi:
"GETH PRIME!" urlò il comandante per avvisare la squadra.
Il titano Geth era inconfondibile nella sua statura e non era da solo, ma spalleggiato da due Juggernaut, tre unità Distruttore e diversi fanti... e tutti loro li stavano aspettando: i razzi dei Geth artiglieri cominciarono a piovere su di loro, costringendo la Squadra a riparasi dietro barriere biotiche per sopravvivere all'assalto.
"Rispondete al fuoco!" comandò Shepard, brillando di un azzurro accecante: se avessero esitato Prime, Juggernaut e Distruttori li avrebbero di certo travolti.
Fu proprio su di loro che Liara e Tali concentrarono il loro gioco di squadra: la dottoressa brillò, mentre ogni centimetro della sua pelle si coprì di luce liquida. Per un po' il Prime sarebbe rimasto in stasi.
Tali invece prese il controllo di uno dei due Juggernaut, rivoltando l'enorme Geth rosso sul resto dei suoi compagni, mentre Shepard e Wrex arrestavano l'altro.
Con un gorgoglio elettronico, lo Juggernaut sotto il controllo di Tali scaricò una selva di razzi sugli altri Geth, prima che uno dei Distruttori gli saltasse addosso, disarmandolo.
"Williams, Vakarian!" urlò Shepard indicando davanti a loro: c'era una postazione sopraelevata, dalla quale avrebbero potuto prendere la mira sui Geth sottostanti. Turian e Umana seguirono il suo gesto, e corsero, mentre gli altri li coprivano.
Tali fece volare quante più mine tecnologiche possibile, cercando di decimare scudi, interferire con le armi e disturbare i processi Geth: fece del suo meglio, ma fu solo grazie a Wrex che non furono travolti. Il Krogan sparò un colpo sovraccaricato sull'unità Distruttore più vicina, riuscendo a ucciderlo poiché non aveva più scudi, mentre il secondo, subito dietro, riuscì ad arrivargli molto, troppo vicino. Proprio come Wrex preferiva: il Distruttore pesava più di lui, ma Wrex era di certo più crudele e aveva molta più esperienza in fatto di combattimenti mortali: la Galassia dopotutto era piena di creature più forti di lui, Shepard inclusa. Il Krogan gettò il fucile, abbassandosi e chiudendo la guardia, afferrando il Distruttore per l'incavo delle braccia e piantando i piedi: il Geth non si arrestò, ma riuscì a rallentarlo. Wrex abbatté il casco sulla testa del Geth, squassando il Distruttore nero come la notte.
"Shepard." chiamò poi semplicemente.
L'Umana gli saltò sulla gobba, e l'ultima cosa che passò per la mente del Geth fu il calcio biotico di Shepard, che lo decapitò: Shepard atterrò con il fucile in mano, facendo fuoco su tutto ciò che restava.
Con i suoi poteri biotici, Wrex richiamò il fucile che aveva lasciato cadere, e si unì a lei.
"È stato stupido Wrex. Avresti potuto ucciderlo da solo..."
"Lo so. Ma non sarebbe stato altrettanto divertente." ripose Wrex, facendo fuoco.
Finalmente, Garrus e Williams si unirono a loro dalla postazione sopraelevata, sparando sui Geth rimasti, ormai pochi.
"Shepard." li avvisò Liara.
Fecero tempo ad abbattere l'ultima unità Distruttore, prima che il campo di stasi attorno al Prime si esaurisse: il suo primo gesto, fu quello si afferrare lo Juggernaut ancora sotto il controllo di Tali e dividerlo in due come una bambola di stracci.
"Ragazzi.... penso che lo abbiamo fatto incazzare."
Nemmeno Tali replicò, mentre il Prime si voltava a guardarli: no, il fatto che avessero distrutto il resto dei Geth, non doveva avergli fatto piacere.
"...Shepard?"
"...Wrex, hai voglia di fare qualcosa di stupido?"
"Credevo che non me l'avresti mai chiesto."
"Bloccagli il destro." ordinò il comandante, riponendo il suo shotgun sulla schiena.
"...Con piacere." rispose Wrex.
Il comandante attaccò per prima, ma il Prime se l'aspettava: due viti pneumatiche lo ancorarono sul posto, e il sollevamento biotico di Shepard andò sprecato.
"Toglietegli gli scudi." ordinò Shepard: "Vai Wrex!" gli disse, correndo con lui: "Liara, tienilo lì più che puoi."
Krogan e Umana corsero, preceduti dalle mine tecnologiche che si infransero sul Prime, poi entrambi afferrarono il Geth: ci misero tutto il loro peso, tutta la loro forza e i loro poteri biotici, per tenerlo fermo.
"WILLIAMS!"
Il capo artigliere non si fece attendere: l'acuto cinguettio del suo fucile da cecchino morì sull'ultima lettera del suo nome. Il visore del Geth, il suo occhio ciclopico, si infranse in mille pezzi, facendo vomitare scintille al Prime. Subito dietro di loro, Tali scalò il Geth, ritirando il pugno vuoto dall'apertura nella sua testa e saltando al riparo e Shepard e Wrex fecero lo stesso: quando la granata esplose, il Geth cadde in ginocchio, tremando spastico.
"Libero!" annunciò Garrus, e Tali alzò la testa, trovando la mano di Shepard ad aiutarla a rialzarsi.
"È stata la cosa più stupida che abbia mai visto, Tali."
"Ho imparato dalla migliore, comandante." rispose la Quarian, accettando l'offerta.
"Ah!"
"...Bel tiro Williams!" si complimentò Shepard, fissando ciò che restava del Prime.
"Dannazione, ma'am... non lo metterò mai in un rapporto. Sembrerebbe l'inizio di una dannata barzelletta: un Krogan ed un'Umana afferrano un Geth Prime..."
"Scendete da lì piuttosto... dobbiamo ancora trovare la consolle di comando."
Non ci misero molto: i Geth si erano asserragliati in una stanza larga e rettangolare, con delle camere circolari sugli angoli. Dall'altro lato rispetto al punto da cui erano arrivati, trovarono un soppalco a dominare tutta la stanza, e al suo interno, la consolle che stavano cercando. Quando Shepard ci passò la mano sopra, si materializzò un'interfaccia verdastra, attraverso la quale il comandante selezionò alcune stringhe di codice. Non fu difficile in fondo: si trattava di annullare l'ultimo ordine trasmesso dalla consolle.
Poi Shepard vide la penultima attività che la consolle aveva eseguito, 50'000 anni fa... e le sue dita ordinarono di riprodurre il messaggio.
Stanchi, antichi e dimenticati proiettori olografici presero vita, senza riuscire a creare un'immagine dotata di senso, ma solo un globo storto arancione chiaro, disturbato, che non riusciva a comporsi in una singola immagine, continuando a fluttuare in mille frattali.
"Che cos'è...?" chiese Garrus, ma Shepard gli fece cenno di tacere alzando la mano a pugno: il comandante rimase ad ascoltare ciò che per la squadra non aveva alcun senso.
"...troppo tardi... impossibile. Flotte d'invasione... nessuna fuga."
"È stato qui." disse Shepard con una piccola voce.
"Shepard?"
"È stato da qui che hanno mandato l'avviso contenuto nelle sonde Prothean: l'avviso dell'invasione dei Razziatori. La copia audio è danneggiata, ma ne riconosco il senso." la... familiarità.
"... on sicuro... cercate Rifugio... negli archivi... mati Razziatori. La Cittadella... sopraffatti... la sola speranza..."
"Qualche informazione sul Condotto ma'am?"
Un'altra voce Prothean si sostituì alla prima, continuando al suo posto:
"Un atto disperato... il Condotto... tutto è perduto." poi l'ologramma tacque, cominciando a sfarfallare ad intermittenza: gli emettitori olografici erano invecchiati molto peggio dei palazzi che li nascondevano:
"È troppo danneggiato per ricavarci qualcosa di utile. Meglio muoversi: Saren ha già un discreto vantaggio su di noi per raggiungere il Condotto."
"Ammesso che non l'abbia già raggiunto. In quel caso, finiremo dritti in trappola." disse Garrus.
"Non possono essere fermati.... non possono essere fermati!" gracchiò l'ologramma, suonando alle orecchie di Shepard come una radio mal sintonizzata, prima di spegnersi definitivamente e lasciando un filo di fumo dietro di sé.
"Di corsa." ordinò quietamente Shepard: scesero dal soppalco, ma non tornarono indietro. Attraverso la consolle di sicurezza, Shepard aveva anche sbloccato l'ascensore che li avrebbe riportati nella piazza dove erano atterrati, in modo da risparmiare parte della strada. La cabina li riportò rapidamente al livello stradale, e da lì, la squadra ritrovò i Mako.
La porta del bunker, di fronte a loro, era ora aperta:
"Chi vuole guidare?" chiese Williams.
"Buona idea, la potenza di fuoco ci farà comodo... e il bunker si estende per chilometri. I Mako ci serviranno." rispose Shepard salendo su Castor: Ashley e Garrus si contesero il privilegio un momento, e alla fine fu il Turian a spuntarla: imboccarono il tunnel rapidamente.
Il bunker non si allargava molto dopo l'accesso, e c'era spazio in sicurezza solo per un Mako. I mezzi Prothean per cui era stato costruito il tunnel dovevano essere stati più stretti:
"Pollux, tieniti sulla sinistra: sono certa che troveremo dei Geth ad aspettarci mentre avanziamo."
"Ricevuto signora."
"Ho speso la mia vita studiando i Prothean... ma non avrei mai sognato di trovare un giorno qualcosa... simile a questo." disse Liara, sostituendosi alla radio.
Scesi abbastanza, il tunnel sbucava in un'enorme spazio sotterreranno: la strada continuava in piano ora, snodandosi così tanto che in lontananza si perdeva il senso della prospettiva. Sopra di loro, a quasi venti metri da terra, l'illuminazione era garantita da polverosi e stanchi neon, sopravvissuti in modo irregolare, che gettavano un po' di luce arancione su tutto quello che stravano attraversando. Al loro fianco invece, l'intera parete ospitava quelli che potevano sembrare dei... loculi cilindrici, in realtà capsule di stasi, che Shepard sapeva ormai inutili: non c'era più niente al loro interno che potesse essere rianimato. Dovevano aver perso energia molto tempo fa: alcuni addirittura non erano mai stati usati, e restavano aperti a pendere dalle pareti. Centinaia di capsule... forse migliaia, e nessuno dei loro occupanti aveva mai rivisto la luce del sole.
Shepard schivò una radice che aveva occupato metà della carreggiata, rimanendo ad ascoltare la voce di Liara attraverso la radio:
"Questo bunker potrebbe essere stato l'ultimo rifugio della loro intera razza. Deve contenere incredibili segreti... chissà quanti misteri potrebbe svelare..."
"Senza offesa dottoressa, ma non dimenticare perché siamo qui: Saren, il Condotto... il destino dell'intera Galassia conosciuta?"provò a ricordarle Williams.
Al fianco di Shepard, Tali invece non disse nulla: da una parte la Quarian era più interessata a fermare Saren... dall'altra... quella tomba gigantesca le dava soggezione.
"Mi... mi dispiace. Sono stata sopraffatta dal momento. Spero solo che avremo l'opportunità di studiare questo posto quando avremo finito."
"Non posso garantirle niente dottoressa..." rispose Shepard: "Ma farò del mio meglio per accontentare la sua richiesta."
"Gra... ehm, grazie comandante."
Il tono di Liara fece ridacchiare Tali.
Avevano percorso circa un chilometro, e non si vedeva ancora la fine del bunker: la strada scese ancora, e poi tornò piatta, rivelando lo stesso spazio di prima, ma questa volta, la strada che percorrevano non passava più in mezzo a due pareti, ma era diventata un cavalcavia sospeso, attorno al quale si ergevano torri quadrate in filari di cui non riuscirono a vedere la fine. Solo allora compresero, finalmente, il vero scopo del bunker: un rifugio capace di ospitare un'intera città, questo era stato ai tempi dei Prothean... alla fine però, si era rivelato solamente una prigione nella quale aspettare la morte:
"Pensavo che Saren avrebbe lasciato qualche trappola ad aspettarci. Magari un agguato. Devono essere andati troppo di fretta..."
"O forse non ci siamo ancora caduti, Wrex."
"O forse sono già qui!" avvisò Tali: "Geth di fronte a noi, 500 metri."
Wrex li inquadrò nel cannone, sparando un solo colpo, che bastò a spazzarli via tutti, ma non prima che a loro volta i Geth artiglieri facessero fuoco sui due IFV. Castor e Pollux saltarono entrambi sopra i razzi, continuando come se niente fosse. Per la terza volta poi, la strada scese ancora, portandoli di nuovo in un livello inferiore del bunker: ormai dovevano essere parecchio in profondità sottoterra, e aver fatto almeno tre chilometri dalla loro zona di atterraggio. Percorsero la strada, pronti ad ogni evenienza...
Quando accadde però, Shepard fece solo in tempo ad inchiodare: davanti e dietro di loro, erano stati eretti dei campi di forza fino al soffitto, che li avevano catturati.
"È una trappola! Saren ci ha teso un'imboscata!"
"Non credo sia opera di Saren, Wrex..." disse Shepard: "Scendiamo." ordinò attraverso la radio.
Il comandante fu la prima a toccare terra, seguita dal resto della squadra: era l'unica a non aver imbracciato le armi. Visto attraverso il casco, la barriera che li aveva imprigionati sembrava invalicabile: solida, come quelle usate dai Geth, anche se fatta di luce dorata.
"Spiriti... Che cosa è?"
"Direi di andare a chiederlo." rispose Shepard, fronteggiando la parete destra del condotto.
"...Comandante?"
Di fronte a Shepard, si aprì da sola una porta che sembrava fare parte del muro, rivelando un'altra cabina d'ascensore: senza saperlo in precedenza, sarebbe stato impossibile trovarla. Non era strano che Saren l'avesse mancata completamente, quando li aveva preceduti per quella strada:
"Ma che diavolo...?"
"Il diavolo non c'entra nulla, capo Williams. È un amico... più o meno." la interruppe Shepard entrando nella cabina: "Avanti." aggiunse, invitandoli a seguirla.
"...Dannatamente inquietante." sospirò il capo artigliere, prima di salire con il resto della Squadra.
Le porte si chiusero senza che nessuno dovesse premere un tasto, e la cabina cominciò a muoversi da sola, anche se con rumori poco rassicuranti: gli ingranaggi dovevano essere vecchi e rugginosi, e probabilmente la vegetazione aveva tentato di infiltrarsi tra i denti delle ruote, ma comunque, l'ascensore Prothean si muoveva con decisione vero il basso e l'avanti, nonostante l'intera squadra a bordo.
"...Ha idea di dove stiamo andando, ma'am?"
"Nessuna, Williams. So solo che... qualcosa ci aspetta."
"Qualcosa? Non qualcuno?"
Il comandante non rispose, limitandosi a fare spallucce.
"...Ma'am?"
"Le sonde Prothean non sono una scienza esatta, capo artigliere. So che alcune cose sono importanti, ma non so perché le devo sapere." sospirò Shepard: "...È un vero casino. E senza la dottoressa T'Soni, sarebbe rimasto tale."
"Almeno adesso riesce a parlarne, comandante." osservò Garrus.
"Io sono più sorpresa che Liara abbia tenuto per sé il tuo disagio Shepard..." ribatté Tali, e la dottoressa si trovò addosso gli sguardi di tutti.
"Tra la mia gente, ciò che si... vede, nella mente di qualcun'altro è considerato un dono fatto con la massima delle confidenze. Ci sono profonde inibizioni psicologiche e culturali che mi impediscono di divulgare i segreti di qualcun'altro..." specie nel caso di Hayat, ma Liara non lo disse ad alta voce:
"...Per me, tradire questa fiducia è il più grave peccato di cui un Asari possa macchiarsi. È semplicemente immorale." la cultura Asari si basava anche su quello in fondo: sulla preservazione del privilegio a partecipare...
"Ecco perché preferisco tenere la mia testa per me." sbuffò Wrex: "L'idea che qualcuno possa conoscere i miei punti deboli... Bah!"
"Credevo che non avessi punti deboli Wrex..." osservò il capo artigliere.
"Tutti hanno un punto debole, Williams: alcuni cercano di nasconderlo. Altri lo usano."
"Anche i Razziatori, Wrex?"
E quella domanda fu una doccia gelata per i presenti: la conversazione morì completamente, e il tentativo di ravvivarla da parte di Liara non portò a gran che: tutti loro avevano il presentimento che stessero per assistere a qualcosa di incredibile. Tutti loro, eccetto Shepard: per il comandante, si trattava di una certezza.
La cabina dell'ascensore Prothean li portò sferragliando piuttosto in basso, fino a quando non si arrestò con un cigolio, aprendosi su una larga passerella che finiva in... niente: sembrava un vicolo cieco.



 
Ma Shepard sapeva che non era così: percorse la passerella con decisione, passando tra due colonne di metallo Prothean da cui sporgevano capsule polverose e disattivate. Quei sarcofaghi tecnologici, si allungavano in pile ordinate sia verso l'alto che verso il basso, a perdita d'occhio, mentre lunghe radici bulbose scendevano dall'altro per appoggiarsi sulla punta della balaustra della passerella, e continuare poi ancora verso l'abisso di cui non si vedeva la fine.
Un singolo terminale li attendeva sull'orlo, un terminale che prese vita non appena Shepard si avvicinò: di nuovo, gli emettitori olografici dovevano essere troppo danneggiati per creare un avatar comprensibile, e davanti ai loro occhi pulsò solamente un vortice di forme senza senso, all'interno del quale l'eco del fantasma di... qualcuno cercava di apparire. La voce invece fu chiara, e comprensibile anche ai membri della squadra: sembrava una voce Umana, per quanto la qualità dell'audio fosse provata dal tempo e suonasse lievemente echeggiante.
"Tu non sei Prothean. Ma non sei nemmeno una macchina. Questa eventualità è una delle molte che erano state anticipate. Questa è la ragione per cui abbiamo mandato il nostro avvertimento attraverso le sonde."
"Sembra una specie di IV. Ma gravemente danneggiata." osservò Tali... mentre il particolare più importante le sfuggì, complice lo stupore.
"Non percepisco tracce di indottrinamento su nessuno di voi, al contrario di coloro che sono passati prima." continuò la voce: "...Forse c'è ancora speranza."
"Incredibile! Una IV Prothean... e riusciamo a capirla?" chiese Liara, realizzando qualcosa di banale, ma non meno stupefacente di ritrovare un programma Prothean ancora attivo dopo 50'000 anni.
"Ho monitorato le vostre comunicazioni fin da quando siete entrati in questa struttura. Ho tradotto il mio formato di comunicazione affinché possiate capirlo." spiegò l'ologramma.
Qualcosa che diede da pensare ai componenti della squadra più tecnologicamente dotati: quanto doveva essere intelligente quel programma, per prendere autonomamente la decisione di tradurre il suo linguaggio nel loro e completare quel compito con successo? Non erano arrivati su Ilos da molto... e ancora da meno si muovevano per il bunker.
"Il mio nome è Vigil. Siete al sicuro qui, per il momento. Ma questo è destinato a cambiare. Presto, nessun luogo sarà sicuro."
Shepard piegò la testa di lato, cercando risposte: era una IA, il loro misterioso cicerone? O qualcosa... di diverso?
"Cosa sei?" gli chiese.
"Sono un sistema non organico di analisi avanzata, con tratti di personalità di Ksad Ishan, capo supervisore della struttura di ricerca di Ilos." rispose la voce, lasciando spazio però a molte interpretazioni sulla sua natura.
Tecnicamente quindi, Vigil non era una vera IA, ma non era nemmeno una IV, perché anche se sottoposto ai vincoli della sua programmazione, appariva dotato di personalità... e cosa dovevano essere stati quei 50'000 anni di solitudine per qualcosa come quel programma?
"Perché ci hai portato qui?" chiese invece Wrex.
"Dovete spezzare un ciclo che si è ripetuto per miliardi di anni. Ma per farlo, avete bisogno di comprendere, o altrimenti farete i nostri stessi errori."
Sovrappensiero, Shepard attivò la funzione di registrazione del suo omnitool: quello che Vigil stava per dare loro era più prezioso della comprensione e della chiarezza che aveva comunque cercato così a lungo.
"...La Cittadella è il cuore della vostra civilizzazione e del vostro governo. Così come è stato per noi, e per ogni civilizzazione che è venuta prima di noi. Ma la Cittadella è una trappola: la stazione è in realtà un'enorme portale galattico, che si collega allo spazio oscuro, il vuoto nulla al di là dell'orizzonte galattico."
L'immensa oscurità che si trovava tra le Galassie: non c'era letteralmente niente in quel luogo, e le distanze che ci si trovava ad affrontare, almeno concettualmente, perché nessuno mai aveva cercato di percorrerle, erano impossibilmente vaste. Solo la galassia di Andromeda, la più vicina alla Via Lattea, si trovava a 2.5 milioni di anni luce: anche percorrendo simili distanze con propulsione FTL, ci sarebbero voluti millenni per varcarle, millenni in cui non sarebbe stato possibile fare rifornimento né chiedere aiuto, dato che lo spazio che ci si trovava a varcare era appunto, vuoto. Nessuno sarebbe mai stato così affamato di esplorazione da sprecare la propria vita nell'esplorare simili luoghi... era il posto perfetto per nascondersi: nessuno avrebbe mai guardato lì, proprio perché non c'era, nel vero senso della parola, nulla.
"...Quando il portale della Cittadella verrà attivato, i Razziatori lo attraverseranno. E tutto ciò che conoscete sarà distrutto." affermò Vigil.
"Impossibile!" disse Williams: "...Qualcuno avrebbe dovuto accorgersi che la Cittadella è un portale galattico!"
Shepard comprese il suo sdegno... ma non erano stati i Razziatori, per stessa ammissione della Sovereign, a costruire la Cittadella e i Portali? Era così difficile da credere? Naturalmente sì... ma non impossibile: specie per lei.
Vigil continuò la sua spiegazione:
"I Razziatori sono stati molto attenti affinché i segreti della Cittadella restassero nascosti. Per questo hanno creato una razza di guardiani, solo all'apparenza benigni, per sovrintendere alle funzioni di base della stazione, permettendo a qualunque specie che scopra la Cittadella di usarla, ma senza riuscire fino in fondo a comprendere la sua tecnologia."
"...I Custodi." realizzò Garrus.
Sulla Cittadella, i Custodi erano ovunque, e universalmente ignorati: non si sapeva quasi niente su di loro, se non che erano indispensabili alle funzioni della stazione spaziale. Erano umili tuttofare, che non avevano mai comunicato con nessuna altra razza e che da quando gli Asari avevano scoperto la stazione, si limitavano a prendersene cura. I Custodi erano strani e docili insetti, che eseguivano un compito che era stato instillato in loro da qualcun altro: fino a quel momento, si era pensato che fossero stati i Prothean. Nessuno aveva mai tentato di svelare la loro origine, o di indagare più a fondo, almeno fino al Salarian e al Volus che Shepard aveva aiutato a farlo, perché erano manodopera gratuita: servitori pazienti su cui ogni ospite della Cittadella faceva affidamento e poteva sempre contare. C'era semplicemente troppo che non si conosceva ancora sulla tecnologia della Cittadella... o per essere più precisi, troppo che era stato nascosto.
"Come possono i Razziatori sopravvivere nello spazio oscuro? Millenni nel vuoto..." chiese Liara ad alta voce.
Vigil sembrò quasi sospirare prima di rispondere: il motivo però, fu impossibile da capire.
"Abbiamo solo teorie: i ricercatori qui alla struttura erano arrivati a credere che i Razziatori entrassero in periodici stati di inattività per conservare energia. Questo permette loro di sopravvivere alle migliaia di anni necessari a civilizzazioni organiche di evolversi ancora una volta. In quello stato però, sono vulnerabili. Ritirandosi oltre l'orlo galattico, si assicurano che nessuno li scopra accidentalmente. Mantengono la loro esistenza nascosta, fino a quando il portale della Cittadella non è attivato."
"...La trappola perfetta: i Razziatori spazzeranno via il Consiglio e l'intera flotta della Cittadella in un singolo attacco a sorpresa." mormorò Shepard, e Vigil fu d'accordo con le sue conclusioni... e i suoi ricordi.
"Quello fu il nostro destino. I nostri leader furono spazzati via prima che realizzassimo di essere sotto attacco. I Razziatori si impossessarono della Cittadella, e attraverso questa, della rete dei Portali Galattici..."
"Keelah!"
Se i Razziatori avevano la capacità di controllare la rete dei portali... come ci si poteva difendere da loro? Il trasporto FTL da un ammasso stellare all'altro era l'unica cosa che tenesse la loro civilizzazione interstellare funzionante: relativamente pochi sistemi erano autosufficienti. Solo tagliare la rete dei portali avrebbe messo in ginocchio la loro intera civiltà e i Prothean, che erano stati più avanzati e uniti, non avevano comunque avuto speranza.
"...Ogni forma di trasporto attraverso il nostro impero fu interrotto. Ogni ammasso stellare isolato, tagliato fuori dagli altri. Facili prede per la flotta dei Razziatori. Nella decade successiva, i Razziatori sistematicamente cancellarono la nostra gente. Pianeta per pianeta, sistema per sistema, ci spazzarono via." disse Vigil.
"Siete mai riusciti a comunicare? A intavolare una trattativa? Una tregua?"
"Non ci venne offerta nemmeno la possibilità di arrenderci. I Razziatori furono senza pietà. Attraverso la Cittadella, ebbero accesso ad ogni registrazione, ogni dato, ogni mappa, ogni dato anagrafico. L'informazione è potere, e loro seppero tutto di noi. Provammo a resistere, ma fallimmo. Le loro flotte avanzarono in ogni regione abitata della Galassia. Alcuni mondi furono completamente distrutti. Altri conquistati, le loro popolazioni schiavizzate. E questi schiavi indottrinati divennero agenti dormienti sotto il controllo dei Razziatori: accolti come rifugiati da altri Prothean, li tradirono. In pochi secoli, i Razziatori avevano schiavizzato o ucciso ogni Prothean della Galassia. Furono... inarrestabili, brutali... e assolutamente precisi."
"E poi se ne andarono..." ricordò Shepard attraverso le sonde: l'estinzione di specie, la distruzione di civiltà... lo scopo dei Razziatori.
E vi estinguerete, perché lo esigiamo.
Ma Vigil non aveva ancora finito: Shepard sapeva molto, ma non tutto e anche gli altri membri della Squadra dovevano sapere.
"I nostri mondi erano stati spogliati, depredati dai loro schiavi indottrinati. Venne preso tutto ciò che era di valore: ogni risorsa, ogni tecnologia. Poi, certi che ogni forma di vita organica evoluta nella Galassia fosse stata estinta, i Razziatori si ritirarono nello spazio oscuro attraverso il portale della Cittadella, sigillandolo dietro di loro. Ogni prova della loro esistenza fu cancellata: solo i loro schiavi indottrinati furono lasciati indietro, abbandonati. Gusci senza mente, incapaci di pensiero indipendente, questi schiavi indottrinati morirono presto, semplicemente di stenti. E il genocidio dei Prothean fu completo."
"Perché? Perché lo fanno? Cosa ci guadagnano dal ripetere questo ciclo di estinzione ancora e ancora... Keelah... non...?" ma Tali non riuscì a finire.
"I Razziatori sono alieni. Inconoscibili. Forse hanno bisogno di schiavi o di risorse." le rispose Vigil: "...più probabilmente, sono guidati da motivi e obbiettivi che gli esseri organici non possono sperare di comprendere. Alla fine, che cosa importa comunque? La vostra sopravvivenza dipende dal fermarli, non dal comprenderli."
"Come siete sopravvissuti ai Razziatori?" chiese Wrex.
L'ologramma di fronte a loro sfarfallò più violentemente, quasi a voler dare un senso alle forme che pulsavano davanti ai loro occhi, ma senza riuscirci:
"...Ci ritirammo in questi archivi, e la struttura scomparve dalla rete. Tutto il personale venne posto in stasi criogenica, per risparmiare risorse. Fui programmato per amministrare la struttura e risvegliare lo staff quando il pericolo fosse passato." Vigil fece una pausa, un solo attimo d'esitazione, eppure così eloquente: "...Ma il genocidio di un'intera razza è un processo lungo e lento. Passarono anni, decadi, secoli... e i Razziatori continuavano nella loro opera, mentre le mie riserve energetiche svanivano."
"E tu li hai eutanizzati." comprese Shepard, ricordando tutte le capsule che avevano passato raggiungendo quel luogo: "...Uno alla volta. Per risparmiare energia. Centinaia di migliaia di capsule. Milioni. Perché qualcuno alla fine, forse, potesse sopravvivere." cosa fu più terribile in quella rivelazione? Il fatto che comprendesse i motivi per cui era stata fatta quella scelta? Il fatto che fosse perfino giustificabile, di fronte ai Razziatori?
Cosa resta ad un popolo dopotutto, quando gli viene negato il diritto alla vita? Solo la sopravvivenza, ad ogni costo: Shepard lo sapeva e anche i Prothean. E anche Vigil:
"Le mie azioni hanno seguito il protocollo previsto per una simile eventualità, compilato con la mia creazione: ho cominciato disattivando il supporto vitale delle capsule del personale non essenziale. Prima il personale tecnico, poi la sicurezza. Una alla volta, le capsule furono disattivate per risparmiare energia. Alla fine, solo quelle del personale essenziale rimasero attive, e anche quelle erano in pericolo quando i Razziatori finalmente si ritirarono attraverso la Cittadella. Le mie azioni sono l'unica ragione per cui esiste ancora qualche speranza."
Sembrava che non fossero pochi i tratti di personalità che Ksad Ishan aveva impiantato in Vigil: quanto orrore doveva aver provato il capo ricercatore di Ilos quando erano stati finalmente rianimati dalla loro stasi?
"...Quando i ricercatori si risvegliarono, compresero che la mia specie era condannata. C'era solo una dozzina di individui ancora in vita in tutto il pianeta, troppo pochi per poter sostenere una popolazione. Tuttavia, fecero voto di trovare un modo di fermare i Razziatori dal ritornare ancora. Di trovare un modo per interrompere il loro ciclo per sempre. E sapevano che i Custodi della Cittadella erano la chiave."
"I Custodi? Non il Condotto?" chiese Shepard: inseguiva il Condotto da Eden Prime... e all'improvviso era diventato irrilevante?
Se avesse potuto, forse Vigil avrebbe scosso la testa:
"Il Condotto permette l'accesso alla Cittadella. Il Condotto è la chiave, ma è solo un mezzo per un fine. Prima dell'attacco dei Razziatori, noi Prothean eravamo sul punto di comprendere i misteri della tecnologia dei Portali Galattici. Questa era una struttura segreta, in cui i ricercatori lavoravano per creare una copia miniaturizzata di un portale. Uno che fosse direttamente collegato alla Cittadella: il centro della rete dei portali. Quando i Razziatori attaccarono, avemmo solo il tempo di edificare il nostro bunker. E di finire il progetto."
"Quindi il Condotto è... è una specie di ingresso posteriore per la Cittadella?"
"E per i Custodi." ripeté Vigil: "...I Custodi sono controllati dalla Cittadella, e viceversa: essi sovrintendono ad ogni processo necessario alla sua continuità. Prima di ogni invasione, un segnale viene mandato attraverso la stazione, ordinando ai Custodi di aprire il portale della Cittadella. Dopo decadi di studi febbrili, i ricercatori qui su Ilos scoprirono il modo di alterare quel segnale. Usando il Condotto, ottennero l'accesso alla Cittadella e fecero le modifiche necessarie perché i Custodi non rispondessero più a quel segnale. Questa volta, quando è venuto il momento e il segnale è stato trasmesso, i Custodi lo hanno semplicemente ignorato: i Razziatori sono rimasti intrappolati nello spazio oscuro." Vigil esponeva le informazioni in un tono piatto, ma quando pronunciò quella frase, sembrò lievemente compiaciuto di ciò che i Prothean erano riusciti a compiere:
"La Sovereign... l'avanguardia della nostra distruzione. Letteralmente." comprese invece amara il comandante: Vigil fu l'unico a capire dei presenti.
"È verosimile che i Razziatori lascino una sentinella dietro di loro dopo ogni estinzione, una sentinella che apra la strada al loro inevitabile ritorno. Così come i Razziatori nello spazio oscuro, è credibile che Sovereign abbia passato gli ultimi 50'000 anni in uno stato di ibernazione, svegliandosi periodicamente per analizzare la situazione. Mantenendo la sua esistenza nascosta, valutando lo stato della civilizzazione galattica e aspettando il momento giusto per segnalare alla Cittadella l'inizio della loro invasione. Ma questa volta non ha funzionato: gli alleati di Sovereign sono intrappolati nello spazio oscuro. Isolato, esso ha dovuto cercare di scoprire cosa fosse successo."
"Quindi la Sovereign non è invincibile..."
"No: rivelare la sua vera natura, avrebbe unito tutte le specie organiche per fermarlo. Nemmeno un Razziatore potrebbe sopravvivere. Ma i Razziatori sono pazienti: non si affrettano nell'ignoto. Sovereign potrebbe aver pianificato il suo attacco per secoli, muovendosi con cautela per raccogliere risorse e informazioni. Lentamente, ha ricostruito il disegno completo e la modifica ai guardiani della Cittadella, usando i suoi agenti per restare nascosto. Colui che chiamate Saren è il più visibile di essi, ma dubito che sia il primo, o l'unico. Ora Sovereign è diventato temerario... che sia per confidenza o disperazione, non lo so, ma è determinato a riaprire il portale per lo spazio oscuro. Saren sta per attivare il Condotto... lo attraverserà assieme al suo esercito e arriverà alla Cittadella. E una volta ottenuto il controllo della stazione, trasferirà il comando della Cittadella a Sovereign. E Sovereign aprirà manualmente il portale della Cittadella: il ciclo di estinzione galattica comincerà di nuovo."
"Non se lo fermerò prima."
"Dovete riuscirci. Perché altrimenti non solo la vostra fine sarà la nostra, ma i Razziatori non permetteranno di nuovo all'interferenza della mia gente ai Custodi di fermarli una seconda volta. Sostituiranno i Custodi con macchine più facili da controllare. Ciò che voi chiamate Geth."
"Dovranno passare sul mio corpo." ringhiò Tali: la giovane Quarian aveva scoperto la marine che c'era in lei, e ora forse anche il Krogan: "Non lascerò a quei... quei... Hatichat'harah! I Geth non saranno l'eredità dei Quarian!"
"...C'è un file di dati nella mia consolle. Ve la sto trasmettendo in questo momento. Quando raggiungerete il centro di controllo della Cittadella, caricatelo nel mainframe della stazione." tutti i loro sei omnitool si illuminarono mentre ricevano la stessa copia del medesimo file:
"Corromperà temporaneamente i protocolli di sicurezza della stazione, garantendovi un controllo temporaneo della Cittadella. Potrebbe darvi una chance contro Sovereign."
"Aspetta... dove si trova il centro di controllo della Cittadella? Non ne ho mai sentito parlare."
"...Attraverso il Condotto. Seguite Saren. Vi guiderà lui alla vostra destinazione."
"Dobbiamo muoverci ora... Saren ha già abbastanza vantaggio e..."
"Shepard aspetta... sei sicura? Vigil... chissà quanto ancora Vigil rimarrà in funzione. Perfino ora la sua proiezione è debole... Questa potrebbe essere la nostra unica occasione per parlare con lui, di accedere alla conoscenza dei Prothean! È un'opportunità che potrebbe non capitare mai più..."
"Non abbiamo tempo per studio sul campo, dottoressa." sbottò Williams.
"Non per uno studio sul campo... non capite? Se falliamo... Vigil potrebbe essere l'unica speranza per coloro che sopravvivranno."
Un pensiero cupo... ma di cui non si poteva negare la validità, il loro tempo però stava scadendo: avevano solo poche domande da fare e Liara fu la prima a cominciare.
"Vigil... nel corso dei nostri viaggi abbiamo trovato diversi dischi dati Prothean. Non siamo riusciti però a decrittarli... ci puoi aiutare?"
"No. Non esiste una chiave di codifica universale, altrimenti i Razziatori li avrebbero decrittati tutti, infrante le protezioni di uno. Posso darvi un algoritmo che abbiamo usato per generare le cifrature..."
Questa volta, solo l'omnitool della dottoressa prese vita.
"E cosa puoi dirci riguardo le sonde su Eden Prime e Virmire?" chiese ancora Liara, leggendo i dati che le venivano trasmessi.
"...All'apice della nostra civiltà, le sonde spaziavano per tutto il nostro impero. Le usavamo come una singola rete di comunicazione che abbracciava la galassia, per trasmettere dati e comunicazioni da un mondo all'altro."
"Come Extranet." commentò Williams.
"Virtualmente, tutte le sonde sono state distrutte durante l'invasione, ma una volta che i Razziatori furono scomparsi, i sopravvissuti qui su Ilos decisero di rischiare e mandare un messaggio. Sapevamo che era difficile che ci fossero altri superstiti. Ma se ce ne fossero stati, volevamo che sapessero di Ilos. Volevamo che avessero speranza. E quindi inviammo il messaggio attraverso la rete: era concepito per la nostra gente, codificato perché solo menti Prothean potessero riuscire a riceverlo. Non conoscevamo ancora il potere dell'indottrinamento allora. Non sapevamo che avrebbe potuto guidare un agente dei Razziatori, come Saren, su questo mondo. Ma ha anche guidato voi qui. Quindi, forse, non abbiamo fallito."
Shepard inspirò dentro il suo casco, facendo la sua prima e ultima domanda:
"Vigil... cosa ne è stato dei ricercatori di Ilos?"
"...So solo che hanno usato il Condotto ed avuto accesso alla Cittadella, ma il Condotto è un prototipo e il portale funziona solo in una direzione. So solamente che hanno completato la loro missione con successo per sigillare il portale. È probabile che siano morti di stenti sulla Cittadella una volta finito il cibo... la vostra presenza qui però, prova che quel sacrificio non è stato vano."
Forse solo in quel momento la Squadra si rese conto veramente dell'abnegazione dei Prothean, del loro feroce desiderio di assicurarsi che il loro genocidio non venisse ripetuto:
"...Altre domande?" chiese Shepard, guardando la squadra.
Ne avevano un milione e una ovviamente, ma non c'era più tempo: uno dopo l'altro scossero la testa.
"Allora torniamo ai Mako."
"Buona fortuna." augurò loro l'ologramma di Vigil: "...Colui che chiamate Saren non ha ancora attraversato il Condotto. C'è ancora una speranza se vi affrettate."
Poi l'ologramma dell'ultima sentinella Prothean su Ilos si spense, per l'ultima volta.
La squadra ripercorse i suoi passi, di nuovo sulla cabina dell'ascensore: anche senza l'ologramma di Vigil, si mossero a ritroso, alla stessa logorante velocità con cui erano scesi.
"Liara." ordinò il comandante spegnendo il suo omnitool e cominciando a trasferire una copia della loro conversazione con Vigil a tutti i loro omnitool:
"...Shepard?
"Quando saremo ai Mako, voglio che trasmetti tutti i dati che abbiamo recuperato alla Normandy. Con le istruzioni sul loro significato."
"Perché ho idea che non mi piacerà quello che hai in mente Shepard?" chiese Wrex.
Se non avesse avuto la sua corazza addosso in quel momento, il comandante si sarebbe massaggiata la base del collo.
"Se il Condotto è davvero un portale per la Cittadella, possiamo attraversarla come Saren. Ma la Normandy deve portare queste notizie ad Arcturus il più in fretta possibile, prima che la Sovereign blocchi i portali."
"Non la Cittadella?"
"La Cittadella è persa, Garrus. Lo sappiamo entrambi: mentre parliamo, i Geth stanno arrivando sul Presidium. Forse riusciranno a far evacuare il Consiglio, ma..." non le servì continuare: a meno che non fossero riusciti a fermare Saren, tutte le loro specie avevano una data di scadenza.
"Mi faccia capire ma'am... vuole che attraversiamo un prototipo di portale sperimentale Prothean... nei Mako? Non sappiamo nemmeno dove finisca!"
"Se lo fanno i Geth, possiamo farlo anche noi, Williams. E così facendo, la Normandy potrà dare l'allarme e permettere a qualunque flotta disponibile di riunirsi per combattere la Sovereign."
"Merda ma'am... solo... merda. Non riesco nemmeno a pensare in questo momento e lei ha già un piano..."
"Se lo chiami piano, capo." replicò Shepard.
Il comandante era in quel luogo freddo della sua mente, quello in cui volavano e strisciavano solo insetti: aveva ucciso il suo cuore, per concentrarsi solo sulla missione e questo era il meglio che era riuscita a fare: troppo poco in definitiva, e poteva solo sperare che non fosse già troppo tardi.
"...Non ti invidio dottoressa." commentò Wrex.
"Perché?"
"Perché Williams e Shepard dovranno guidare i Mako attraverso questo bunker Prothean come se avessimo Aralakh in persona alle calcagna. E tu dovrai mandare istruzioni alla Normandy."
Non era un segreto per nessuno a bordo quanto poco a Liara piacessero i Mako: sotto il suo casco, il blu della dottoressa diventò un po' più chiaro.
"Quindi... al diavolo la prudenza?" chiese Garrus.
"Credo che a questo punto, l'unica cosa sensata da fare sia guidare fino a quando non ci saremo schiantati. Possibilmente sopra Saren."
"Oorah, ma'am." balbettò Williams.
"...Shepard?" chiese Wrex, guardando l'Umana, mentre il suo omnitool si illuminava per l'ennesima volta.
"...Vigil mi ha inviato l'itinerario più breve per raggiungere il Condotto."
"Se uccidiamo Saren... gli porterò un pezzo di quel bastardo qui su Ilos."
"Concordo."
 
"...Qui Normandy, non credo di aver capito, dottoressa."
Colpa anche degli strani rumori in sottofondo: come un gatto a cui avessero pestato la coda.
"Ripeto... o per la Dea... Il Condotto non è un'arma: è un portale galattico miniaturizzato per raggiungere la Cittadella. Il comandante... ci siamo passati sopra? Il comandante vuole che ci precediate attraverso di esso e raggiungiate Arcturus col pacchetto dati che vi sto trasmettendo: priorità assoluta."
"Ci state chiedendo di abbandonarvi su Ilos?"
"Questi sono gli ordini: salteremo... Athame preservami al tuo seno... salteremo attraverso il Condotto con i Mako e raggiungeremo la Cittadella."
"Con tutto il dovuto rispetto non ho intenzione di abbandonare qualcun altro: possiamo recuperarvi e..."
"FLT! Sovereign sui sensori: 140 secondi all'intercettazione..."
"Merda! Pressly: abbiamo una LZ da cui recuperarli?"
"...Non in tempo utile."
"Joker... per favore. Dovete andare. Qualcuno deve far sapere la minaccia dei Razziatori. Merda!"
"Non ho intenzione di lasciare qualcun altro indietro!" ribatté testardo il pilota.
"JOKER! Porta la Normandy attraverso il Condotto, o giuro berrai il tuo scroto attraverso una cannuccia! RV sulla dannata Cittadella non appena avrò il controllo dei portali."
"Ma comandante...!"
"ORA FLT! Siamo sotto fuoco incrociato qui: non ho tempo di pensare anche a te!"ribatté Shepard chiudendogli in faccia il circuito radio.
Il pacchetto dati finì il trasferimento.
Passò un secondo. Un'altro...
"Merda." sussurrò Joker.
"FLT... trasporti truppe Geth muovono per intercettarci."
"Voglio dire... come pensa dovremmo fare? Volare nel centro del più grosso picco energetico che la Normandy abbia mai rilevato, comprese le rovine di Therum, e sperare che funzioni? Non si può saltare a cavallo di un canale FTL con un'astronave... è fisica elementare. Il gradiente di accelerazione ti spezza in due. Ecco perché i portali creano corridoi temporanei..."
"90 secondi all'intercettazione."
"...Non credo che sia così complicato, Joker."
"...Grenado?"
"Voglio dire... se il Condotto è davvero un portale miniaturizzato, è impossibile che porti direttamente sulla Cittadella."
"Sei un'esperta di superarmi Prothean, ora?"
"L'ha detto lei signore. Fisica elementare: il Condotto non è sulla faccia del pianeta rivolta verso la Cittadella in questo momento. I Prothean hanno creato un portale galattico in miniatura. Non un teletrasporto."
"...Quindi?"
"Quindi, io credo che il Condotto su Ilos si interfacci col portale galattico del sistema. E ne sovrascriva la rotta."
"Teoria interessante..."
"Un minuto all'intercettazione."
"...Ma non abbiamo il tempo di verificarla."
"In verità... lo abbiamo. XO Pressly? Il Condotto su Ilos... sta comunicando in qualunque modo con il Portale Galattico? Deve esserci come minimo un corridoio a massa zero laggiù."
"...50 secondi all'intercettazione."
"Controllate su ogni sensore!" ordinò il secondo in comando della Normandy, mentre trascorsero istanti febbrili.
"C'è. Dei... c'è!" esultò Barnes.
"40 secondi. Sono alla distanza massima di ingaggio!"
"Salto d'emergenza per il dannato portale. Ci porti a casa, Joker."
"Sissignore. Ma se Shepard non sarà dall'altra parte, darò la colpa a lei, XO."
"È comandante Shepard per lei, insubordinato figlio di putt..."
La Normandy compì il suo salto d'emergenza in quel momento.
 
Mentre la Normandy scampava al pericolo, lo stesso non poteva dirsi della squadra: il tragitto per raggiungere il Condotto che Vigil aveva loro indicato, era sicuramente rapido, ma di certo non era sicuro, o avrebbe dovuto essere percorso con dei Mako. Non a quelle velocità: Castor e Pollux erano riemersi dal bunker ruggendo, saltando attraverso l'uscita di un vecchio acquedotto Prothean, di cui ora stavano percorrendo il fondo del bacino, ma non era stato pensato per essere percorso a quelle velocità. Specie nei punti in cui la condotta dell'acquedotto era crollata, danneggiata dai Razziatori 50'000 anni prima...
In breve, in alcuni punti usarono le pareti per curvare: Castor e Pollux non protestarono per quel trattamento, ma i loro passeggeri sì. Solo grida inarticolate però: se avessero tentato di parlare, si sarebbero di certo morsi la lingua, specie quando Shepard usò la parete del condotto per riportare tutte e sei le ruote del mezzo a terra, passando da un bacino idrico al suo vicino attraverso uno stretto passaggio di raccordo. Il Condotto era stato edificato sottoterra, e concepito per essere portato alla luce del sole solo quando fosse giunto il momento di usarlo di nuovo, dopo un'attesa che era durata poco meno di 50 millenni.
Per raggiungerlo attraversando il bunker, ci avrebbero messo ore, e sarebbero stati costretti a lasciare dietro di sé i Mako, ad un certo punto: Saren doveva aver preparato dei trasporti truppe a terra, nelle ore che aveva avuto di vantaggio per riportare alla luce il bunker. Vigil invece, aveva indicato loro una strada per arrivarci dalla superficie: ma non aveva mai promesso che sarebbe stato un viaggio confortevole, soprattutto a quelle velocità.
Castor e Pollux non rallentarono, mai, indifferenti ai Geth che in alcuni punti venivano sganciati su di loro dal cielo per cercare di fermarli, anzi: se si trovavano tra il muro e i Mako quando curvavano, tanto meglio.
Il bacino idrico si allargò, piegando in discesa: su una superficie con poca aderenza come quella, i due IFV volarono letteralmente verso il basso, atterrando duri, scodando, rimettendosi in rotta e imboccando un tunnel. Wrex sparò con il cannone, aprendo loro la strada, ma non si fermarono a combattere il Colossus Geth e i fanti che si trovarono di fronte. Sparò giusto perché li aveva nel mirino, ma i due IFV rombarono e superarono il Colossus Geth su entrambi i lati, mentre le barriere cinetiche di Castor sfrigolavano sotto il colpo del cannone ad impulso del Geth.
Tali non disse quale frazione delle barriere cinetiche restasse ancora: non ce ne fu bisogno, perché non importava.
Uscirono di nuovo all'aperto, impegnando i Mako in una serie di gimcane per evitare i cumuli di detriti e le radici nodose che sbarravano loro il passo, poi uscirono dal tunnel di nuovo nel bacino idrico principale, di nuovo col cielo di Ilos sopra la testa, ancora in accelerazione. Altri Geth li affrontarono, sempre più spesso, ma a quelli che sopravvivevano al loro passaggio, Castor e Pollux non rivolsero la loro attenzione: correvano come meteore, sperando che non fosse già troppo tardi.
Quando dopo chilometri di quella corse folle e disperata raggiunsero il Condotto, fu la cosa più bella che ebbero mai visto.




   
E i Geth lo stavano chiudendo: li aspettavano ormai.
Quello che nemmeno i Geth si aspettavano però, fu quando i due Mako sbucarono dalla cascata del bacino idrico, saltando per una distanza impossibile, azionando i retrorazzi e cercando di raggiungere il Portale per inerzia: Castor e Pollux stavano volando. I Geth vicino al Condotto, la retroguardia di Saren, non rimasero a guardare, ma fecero fuoco con tutto quello che avevano: Shepard, distrattamente, notò almeno quattro Colossus a sbarrare loro il passo...
Ci passarono sopra e furono oltre.
I due IFV furono colpiti in aria, ma la fisica era dalla loro parte: l'inerzia li portò vicino al Condotto. Ebbero pochi istanti per vederlo nella sua interezza: era davvero la copia in piccolo di un portale, ma invece di essere nero come lo spazio tra le stelle, era di un bianco perlaceo. Poi furono nel suo raggio d'azione: e il loro lì, cambiò così repentinamente che non se ne resero quasi conto.
Un istante prima avevano il cielo di Ilos davanti a loro... e poi, così repentinamente che l'avrebbero perso se avessero sbattuto gli occhi, furono nel Presidium della Cittadella, uscendo dal monumento Prothean ai portali, alla base della torre del Consiglio. A Shepard, sembrò anche di riconoscere il punto da cui si era tuffata nelle acque del Presidium... quasi due giorni prima.
E stavano ancora volando per inerzia: sotto di loro, i Geth che li avevano preceduti attraverso il Condotto fecero giusto in tempo a girarsi... prima che Castor toccasse terra con una ruota, perdesse un semiasse e cominciasse a rotolare su un fianco, schiacciando sotto di sé ogni fante Geth che incontrava, travolgendo i cancelli del Presidium e alla fine fermandosi, impattando col tetto sulle scalinate. I Geth in zona, comunque, avevano avuto la peggio.
Pollux li aveva seguiti subito dietro, ma riuscì ad atterrare con molta più grazia: per una volta, fu Williams ad avere la meglio sul comandante. Sbandarono, ondeggiando pericolosamente, ma riuscirono ad attaccarsi ai freni, cercando di arrestare la loro folle corse su sei ruote. Ci riuscirono, ma Pollux per la seconda volta dovette speronare il ventre di Castor per farcela, sollevandosi su quattro delle sue sei ruote.
Dietro di loro, il Condotto si chiuse per la seconda volta in 50'000 anni.
"Williams..."
"Wrex?"
"Hai investito Shepard."
"...Merda." il capo artigliere si rese conto solo in quel momento di stare stringendo ancora la cloche con tutta la sua forza. Il motore si era spento, probabilmente durante, o a causa, del passaggio attraverso il Condotto...
Quanto tempo aveva avuto Saren prima che arrivassero sulla Cittadella? Minuti? Di certo non ore... eppure, il Presidium era diventato nel frattempo zona di guerra: del centro della diplomazia interstellare, del luogo più importante della Galassia conosciuta, dove gli eventi che potevano influenza la vita di miliardi di persone prendevano forma... di quel luogo, era rimasta solo morte e tenebra.
"Merda!" ripeté Williams saltando a terra, preceduta di pochi passi da Liara e seguite da Wrex.
Dio, non fare di me colei che ha investito l'Eroina di Elysium...
Ma il comandante Shepard non era ancora pronta a morire: il portello di Castor si illuminò di blu e saltò via, spinto dall'interno, mentre lo Spettro rotolava fuori, di pessimo umore, ma determinata a continuare.
Scambiò una sola occhiata con l'equipaggio di Pollux, prima di girarsi e aiutare Tali e Garrus ad uscire: la giovane Quarian scivolò di schiena contro il Mako. Nessuno di loro si era rotto qualcosa, ma l'atterraggio non era stato dei più morbidi: Tali nuotava in una macchia informe di colore, senza riuscire a dare un senso a niente.
Sovraccarico di adrenalina: dovette mettersi il casco tra le ginocchia perché quella sensazione, come avere il cranio pieno di ovatta, cominciasse a scemare.
"Spiriti... cosa è successo qui?"
Garrus aveva resistito meglio allo schianto, o forse la vista del Presidium l'aveva scosso abbastanza da farlo reagire: il Turian aveva visitato l'anello centrale della stazione più di tutti loro messi insieme. Per l'ex agente C-Sec, quella era la sua casa: una casa che ora era stata violata da Saren. Anche Shepard osservò la distruzione e l'unica cosa che le venne in mente, fu un racconto di Poe:
"...E Oscurità e Rovina e la Morte Rossa ebbero dominio illimitato su ogni cosa." sibilò aprendo il casco, e inspirando l'odore di disperazione e cenere.
I Geth non avevano fatto prigionieri tra gli abitanti del Presidium: quelli che non erano riusciti a fuggire, erano stati uccisi o catturati per creare Husks. Perfino dalla loro posizione si vedevano alcuni di quei maledetti treppiedi, carichi di frutti abominevoli...
Shepard strinse i denti, e si concentrò su colei che le stava passando l'omnitool sul cranio: Liara stava bene. Non aveva bisogno di sapere altro, e lo stesso valeva per Liara.
"...E adesso da che parte Shepard?"
Il comandante si guardò attorno: erano nel Presidum. Ora dovevano solo trovare Saren, e fermalo prima che la Sovereign aprisse il portale per lo spazio oscuro. Non sarebbe stato facile: nemmeno Vigil sapeva dove si trovava il centro di controllo della Cittadella, e lo Spettro rinnegato ovviamente, non aveva lasciato pratiche indicazioni per seguirlo... ma forse c'era qualcuno sulla Cittadella che avrebbe potuto aiutarli. O meglio, qualcosa...
Le sue riflessioni vennero interrotte da Wrex, che imbracciò il fucile facendo fuoco e brillando d'azzurro per qualche secondo: un paio di Husks furono distrutti e gli altri caddero nel lago del Presidium.
"Dobbiamo muoverci: sanno dove siamo."
Ma da che parte?
Shepard si guardò attorno, osservando la distruzione che avevano causato, i cancelli divelti e i Mako schiantati. Trovò quello che cercava alla base della torre, e vi si diresse rapidamente.
"Avina." chiamò con voce chiara, e il terminale dell'intelligenza virtuale della Cittadella prese vita.
Avina, come i Custodi, era onnipresente sulla Cittadella, e per questo quasi sempre ignorata: svolgeva funzioni di guida turistica e di cicerone per i visitatori della stazione. Programmata dagli Asari quando per primi erano arrivati sulla Cittadella, come si evinceva dalla forma del suo avatar olografico, Avina era la guida di cui avevano bisogno. L'ologramma stilizzato di un Asari in toni di porpora prese vita, mal funzionante e danneggiato, ma ancora utile.
"Guasti critici rilevati in tutti i sistemi monitorati. Avviare le procedure di evacuazione d'emergenza. Questa non è un'esercitazione- ne -ne..." per un istante, l'ologramma di Avina venne proiettato capovolto e si trovarono a fissarne le spalle. Poi l'avatar si corresse, tornando a fronteggiarli:
"Il Presidum sta sperimentando gravi malfunzionamenti di sistema nell'intero livello. Tutto il personale non essenziale deve evacuare immediatamente."
"Specialista Tattica e Ricognizione della Cittadella, comandante Shepard. Richiedo rapporto di stato." ordinò il comandante.
"...Shepard?" chiese curioso Wrex: non era decisamente il momento di chiedere indicazioni turistiche, ma lo Spettro gli fece cenno di tacere.
"Abbiamo perso l'alimentazione primaria del livello. I sistemi di controllo ambientale non rispondono. Incendi di classe 3 rilevati nei settori 2, 3, 6 e 7. Consistente numero di vittime civili. Rilevo un gran numero di forme di vita non organica non autorizzate attraverso tutta la stazione. Sono ritenuti ostili. Prego, approcciateli con attenzione."
Si poteva sempre contare su una IV per rendere una situazione critica ancora più angosciante, così come era stato su Noveria con Mira:
"Dove si trova Saren?"
Passarono brevi istanti, mentre Avina raccoglieva dati, e il suo ologramma si accendeva e spegneva rapidissimo, tanto che Tali distolse lo sguardo: le faceva venire la nausea.
"...L'ex agente Saren Arterius si sta avvicinando alle camere del Consiglio. È già stato spiccato un mandato d'arresto nei suoi confronti, tuttavia al momento C-Sec non è in condizioni di rispondere."
"E che ne è stato dei Consiglieri?
"In accordo alle procedure di sicurezza standard, il Consiglio è stato evacuato sulla Destiny Ascension..."
Shepard smise di ascoltare l'ologramma in quel preciso momento, dirigendosi verso l'ascensore della torre:
"Non mi sarebbe venuto in mente, comandante." ammise Garrus, quando le porte dell'ascensore si chiusero e la cabina cominciò a salire con tutti loro stipati strettamente all'interno.
"Maschi..." sospirò Williams: "Non vogliono mai chiedere indicazioni."
Il comandante nascose la sua risata in un colpo di tosse, mentre l'ascensore usciva dal Presidium, permettendo loro di spaziare lo sguardo sulla Cittadella. Ciò che videro non fu incoraggiante: la flotta di difesa appariva disordinata e confusa. Saren li aveva giocati, giungendo nel cuore della Cittadella senza doversi scontrare con loro: era prevedibile quello che sarebbe successo a quel punto.
"Guardate..." disse solo Garrus: il suo visore doveva avergli ingrandito il panorama, perché il Turian non riuscì a dire altro.
Shepard, Williams e Liara imbracciarono i loro fucili, spiando attraverso l'ottica quello che Garrus stava indicando: Tali e Wrex avevano i loro caschi ancora addosso e non ebbero bisogno di altri supplementi.
Non ci fu bisogno di parlare: per quanto ognuno di loro non volle credere a quello che stavano osservando, per quanto terribile fosse, nessuno di loro distolse lo sguardo.
Il portale della Cittadella aveva cominciato a sputare navi Geth, una dopo l'altra: argentei e sinuosi vascelli di metallo... decine di loro... e in mezzo allo schieramento, titanica nelle sua stazza, che faceva impallidire quella di ogni altra nave, la Sovereign emerse... ed avanzò.




Fu la prima volta in cui Shepard, finalmente, riuscì a vedere il Razziatore da così vicino: una macchina di disperazione e terrore. Incomprensibile, aliena: navigava come i calamari fanno nell'acqua, i suoi tentacoli-zampe in avanti, raccolti in un calice. Non c'era bellezza nella Sovereign, solo oscurità e l'affermazione possente della sua presenza, assieme alla negazione di quella altrui: scariche statiche di fulmini rossi si accendevano e si spegnevano sul suo scafo, risalendo dalla punta delle sue dita, fino alla coda del Razziatore. Williams parafrasò la Bibbia, Rivelazione per essere esatti, e fu appropriato:
"E vidi una bestia uscire dal mare, con dieci corna e sette teste, e sulle corna dieci diademi. E su ogni testa il nome dell'empietà." sussurrò la marine.
Non era una nave: era un abominio. Ciò che si teme nel buio, le terribili creature in agguato appena al di là del nostro sguardo, sono l'eco di creature come la Sovereign.
Lo schieramento delle navi Geth fece fuoco in quel momento: le scie dei siluri disgregatori graffiarono lo spazio tra i due schieramenti, troppe per poterle contare. Scie azzurre e bianche, che raggiunsero la flotta della Cittadella mentre ancora cercava di assumere una formazione difensiva, e la Destiny Ascension, col suo prezioso carico a bordo, muoveva per raggiungere il fronte. A parte l'ammiraglia Asari, non c'erano altre corazzate a difendere la Cittadella: era state schierate lontano, credendo che bastasse difendere i portali che collegavano la Cittadella al resto dello Spazio del Consiglio.
La gravità di quell'errore fu evidente a tutti in quel momento, e Shepard poté solo assistere, impotente nella cabina dell'ascensore, mentre incrociatori Turian venivano spazzati via per fare strada all'avanguardia della loro distruzione.
Quante vite erano state consumate in quel solo istante? Quanti stavano morendo, inceneriti con le loro navi, nel fuoco? Quanti, per l'errore di pochi?
Shepard lo sapeva: il comandante l'aveva già visto. I Prothean erano stati testimoni dello stesso orrore: Hayat ricordò che quello era solo l'inizio.
Il panico di quella vana difesa trovò il modo di arrivare fino a loro: tutti i canali radio furono invasi da voci, da grida... e della determinazione di quei pochi coraggiosi che non avevano ancora deciso di arrendersi.
"Qui è la Matriarca Lydania, della Destiny Ascension: abbiamo a bordo il Consiglio, ripeto, abbiamo a bordo il Consiglio! Dovete sigillare la stazione! Attivare le difese..."
"Le braccia non si muovono. I sistemi non rispondono!"
"Controllo Cittadella, Controllo Cittadella, mi sentite? Rispondet..."
Voci che venivano consegnate al silenzio, mentre le trasmissioni elettriche dei Geth si sovrapponevano alle loro.
E finalmente, anche la Cittadella si mosse: fu per mano di Saren, ma in quel momento, nessuno lo seppe. La flotta del Consiglio era disperata... e la loro disperazione fece credere che la salvezza della Cittadella fosse a portata di mano. Attraverso il vetro, la squadra poté vedere le cinque braccia della stazione iniziare a chiudersi come un fiore: la sua ultima misura di difesa, che l'avrebbe trasformata in una fortezza inviolabile, con gli agglomerati al sicuro all'interno dello spazio cavo ricavato nella stazione. La corazzatura esterna della Cittadella, e le sue barriere cinetiche, l'avrebbero resa inespugnabile... e la Sovereign contava proprio su quello.
La voce dell'Esecutore Pallin arrivò fino a loro:
"La Cittadella si sta chiudendo. Stanno sigillando la stazione!" nemmeno Venari Pallin aveva ancora compreso la perfezione del piano del Razziatore.
Altre voci, sempre Turian, gli equipaggi degli incrociatori schierati a difesa, fecero eco:
"Non permette alle navi nemiche di arrivare all'interno delle braccia!"
Anche se in fiamme, anche se azzoppate, le navi Turian fecero fronte comune, con la disciplina che era loro tipica, con la potenza della più grande flotta militare del Consiglio, e la più lunga tradizione guerriera tra le specie senzienti: 15'000 anni di storia militare, di onore e di dedizione ad una causa...
La Sovereign speronò gli incrociatori Turian, indifferente. Li attraversò, come se non esistessero nemmeno: una nave venne smembrata come se fosse fatta di vetro quando il suo scafo impattò contro la Sovereign: non la speronò semplicemente. Il Razziatore la travolse. E poi fu oltre: la Sovereign entrò all'interno della Cittadella, e le braccia si chiusero. Il Razziatore era riuscito ad arrivare nel luogo più sicuro della Galassia: non erano riusciti a fermarla, e il loro tempo era finito.
La Sovereign volò sempre più vicino a loro, così vicino in effetti, che ne poterono distinguere le bocche da fuoco, e ogni linea in cui il liscio metallo nero si fissava sul suo scafo. Li superò, abbracciando con le sue dita la torre del Presidium, causando un tremito nell'intera struttura quando i due chilometri di nero scafo si strinsero ad essa. Ci fu un rumore strano, come lo spegnersi di motori elettrici, segno che il Razziatore stava reindirizzando i sistemi della Cittadella, nutrendosi della sua energia e preparandosi a richiamare la sua stirpe dall'oscurità.
L'ascensore sul quale stavano salendo si fermò di botto, tanto che i suoi occupanti dovette sostenersi l'un l'altro per non cadere: si scoprirono intrappolati, a pochi chilometri dalla meta.
E si sarebbero estinti, perché così Sovereign esigeva.



Trovo, personalmente, che la missione su Ilos sia la meglio costruita di tutto ME1: il capitolo successivo, e anche la missione che andrà a descrivere è la parte finale della storia di ME1, ma tutto ciò che si prova, la meraviglia misichiata al terrore, credo che abbia origine da Ilos. Perché tutto quello che si è fatto fino a quel momento, prende davvero forma su quel pianeta.
Non so chi alla Bioware abbia creato la missione e la scenografia di Ilos, ma desidero davvero fargli un complimento in più rispetto a quanto faccia già alla SH. Perchè, personalmente, credo sia la parte più incredibile ed emozionante di tutto il gioco. E spero anche di essere riuscito a trasmettere parte di tutto quello che mi ha animato durante questa penultima missione di Me1 (ma non penultimo capitolo ;). E magari, di essermi meritato una recensione.
A presto (... un paio di giorni al massimo),
Hi Fis.

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Capitolo 34
*** Clash of Enders ***


E se non può esserci vittoria, allora io combatterò per sempre.
Koth of the Hammer
 
Ciascuno dei sei chiusi nell'ascensore, a pochi chilometri dalle camere del Consiglio, era in quel momento posseduto da un differente livello di incredulità.
Shepard, Williams, Vakarian, Urdnot, Zorah e T'Soni non riuscivano a crederci: avevano attraversato il portale per l'ammasso di Ninmah per varcare quello di Mu, perduto da millenni. Erano giunti su Ilos, l'ultima tomba dei Prothean, e parlato con Vigil: avevano attraversato mezza galassia viaggiando attraverso un portale Prothean nei Mako... ed era stato tutto inutile: non erano riusciti ad impedire alla Sovereign di raggiungere la Cittadella.
Una sola scelta restava ora alla Squadra: tutti loro, dovevano decidere se morire combattendo, o aspettare la fine in quella cabina d'ascensore. Ognuna di quelle due decisioni aveva i suoi meriti: in quel momento, arrendersi non sarebbe stato disonorevole, o insensato. Tutti loro avevano già dato, e rischiato, tutto... e a cosa era servito?
Non Shepard però: per lei la scelta era diversa. Per lei, era... più semplice: Meganeura doveva solo capire quanto, esattamente, volesse Saren morto. Quel Turian aveva ucciso il suo tenente, e ora stava per riuscire a riportare i Razziatori nella Via Lattea.
In quel momento ai suoi occhi quelle due colpe erano ugualmente gravi. Shepard scoprì di non volere altro in quel momento: uccidere Saren Arterius, non più semplicemente fermarlo, sarebbe stato l'unico esito accettabile, sia per la sua anima, che per i Prothean dentro di lei. Il fato di ogni specie senziente era irrilevante in quel momento: per lei, per il comandante Shepard, era personale.
Era follia che il destino dell'intera Galassia dipendesse da un impulso del genere? Forse... o forse invece era l'unica reazione ragionevole: quando si ricorda la propria estinzione, ha ancora importanza discutere del merito delle ragioni per cui si vuole impedire che accada ancora?
"Caschi su." ringhiò Shepard: non si voltò ad assicurarsi che le stessero obbedendo, né che fossero pronti a seguirla.
Non aspettò oltre: il comandante imbracciò il suo shotgun e fece fuoco sulla parete di vetro dell'ascensore e lo spazio risucchiò i frammenti, assieme all'aria nella cabina, lasciandoli nel vuoto.
La sua Squadra la osservò sconcertata quando, azionati i magneti degli stivali, il comandante trasformò l'avanti in sotto, e si attaccò in verticale alla Cittadella, sfidando la gravità e il senso comune: Shepard rimase lì, ad aspettarli, con lo sguardo fisso sulla cima della Torre del Consiglio.
Quando si unirono a lei, i membri della Squadra poterono a loro volta osservare la Sovereign, impossibilmente grande e vicina: erano quasi al cospetto del Razziatore e già sembrava troppo grande per essere vero. In realtà, dovevano essere ad almeno un paio di chilometri di distanza: come si poteva anche solo concepire di poter uccidere un simile titano? Ma nemmeno questo li fermò: si misero in marcia, senza cercare risposta a quella domanda, seguendo Shepard. Per il comandante, e la sua incrollabile determinazione, avanti era l'unica direzione accettabile: il tempo sembrò quasi rallentare attorno a loro, mentre si muovevano, correndo e scivolando, per quanto si potesse con dei magneti negli stivali, ma sempre in avanti, verso il pericolo. Nessuno aveva mai scalato la Torre del Presidium in quel modo: non era stata concepita per qualcosa di simile... ma trovarono comunque luoghi in cui poggiare i piedi e tanto bastò. In avanti, sempre in avanti, tra passaggi e condotte, tubature e paratie: inesorabilmente.
Il primo gruppo di ostili arrivò come loro: due ascensori li portarono poco davanti alla squadra e, come aveva fatto Shepard, fecero saltare la parete che li separava dallo spazio vuoto.
Una mezza dozzina di Geth in quelle condizioni non furono un problema: Shepard non rallentò nemmeno, ma li spazzò via con decisione, senza che il primo dei loro avversari riuscisse a sparare che un paio di colpi, che l'Umana ricevette sui suoi scudi. Schivare in quelle condizioni non era semplicemente possibile, poiché non potevano permettersi di perdere la presa con i magneti negli stivali, altrimenti sarebbero rimasti a galleggiare nello spazio, come stava facendo in quel momento l'ultimo dei Geth, un artigliere: con una spinta biotica, il robot fu scagliato via, alla deriva sempre più lontano dalla Torre, ormai inerme.
Per quanto riguardava il comandante, avrebbe potuto rimanere a galleggiare per l'eternità: un singolo Geth non era importante. Ciò che importava davvero, era che la Sovereign ora sapeva dove si trovassero e che stavano arrivando: altri si sarebbero parati sul loro cammino...
Shepard però, non avrebbe perso tempo a tentare di aggirarli: tenendo la tromba dell'ascensore sulla sua sinistra, il comandante avanzava, seguita dalla squadra, indifferente alle imboscate che li stavano di certo aspettando.
E così fu: in un punto in cui furono costretti ad imboccare un passaggio a zigzag tra i montanti della Torre, un Distruttore e un Krogan li attaccarono. Il comandante li scagliò in aria insieme, lontani dalla Torre, abbandonandoli poi al loro destino. Il vero problema fu subito dopo: furono costretti a piegare a destra, risalendo una corta rampa, dove diversi Geth avevano eretto le loro barricate di campi di forza esagonali.
Ormai, anche la squadra condivideva la sua determinazione: Liara aprì una singolarità e Wrex la fece esplodere in aria non appena tutti i Geth a sbarrare loro il passo ne furono risucchiati, spedendo anche quei fanti lontano.
Avanti, sempre avanti: l'unica strada che fosse loro concesso di percorrere. Arrivati in cima alla rampa, il loro orizzonte fu momentaneamente oscurato da una bulbosa sezione della Cittadella: solo le dita della Sovereign si vedevano ancora. Trovarono comunque uno stretto passaggio per avanzare a sinistra e poi di nuovo a destra, trovandosi di nuovo sopra il condotto dell'ascensore, che però non poterono seguire, perché diversi Geth li stavano già aspettando: furono costretti sopra quello che la loro mente interpretò come un ponte, che attraversava obliquo la Torre del Presidium.
Loro sei non pensarono nemmeno di cercare una copertura: attaccarono, sempre in avanti, preda di una ferocia che era quasi follia. Distruttori, Krogan e truppe d'assalto Geth furono sradicati dalla Torre e lanciati in aria, mentre Liara li difese dai razzi sparati contro di loro.
Avanti, sempre in avanti, mentre il tempo scorreva via veloce:
"Comandante: batterie GARDIAN della Cittadella davanti a noi!" indicò Garrus.
Spente ovviamente: la Sovereign aveva disattivato tutte le difese interne della stazione spaziale quando aveva assunto il controllo dei sistemi della Cittadella.
"Riattivatele." ordinò il comandante: qualche laser non avrebbe fatto differenza, ma almeno avrebbero dato qualcosa a cui pensare alla Sovereign.
Ma Garrus era appena riuscito a rimettere in funzione la prima batteria, che un trasporto Geth sbucò letteralmente dal nulla: come fossero riusciti a condurre una nave all'interno della Cittadella chiusa non aveva importanza in quel momento.
"Tali!" disse Garrus indicando la seconda delle tre batterie: la Quarian capì, cominciando a correre verso i comandi.
"Wrex, con Williams!" ordinò Shepard, preparandosi assieme a Liara a coprire Tali col suo stesso corpo se fosse stato necessario, mentre il Krogan e il capo artigliere fecero lo stesso con Garrus.
Era impossibile naturalmente che riuscissero ad attivare tutte le batterie antiaeree prima che la nave Geth fosse su di loro, ma ci provarono lo stesso: anche se divisi, erano obbligati a vincere.
Wrex, Williams, Liara e Shepard dovettero difendere Tali e Garrus mentre rimettevano in linea le altre due batterie antiaeree, assicurandosi che i Geth non guadagnassero terreno. La prima batteria si sarebbe difesa da sola, con i suoi laser che impedivano ai Geth di avvicinarsi: fu questione di pochi febbrili secondi, poi armamenti concepiti per difendere la Torre della Cittadella dai detriti presero vita, procedendo a decimare gli scudi della nave Geth, intaccandone poi lo scafo.
Il giorno in cui le navi trasporto Geth fossero state dotate anche di armi aria-terra, sarebbero state davvero pericolose: non essendo ancora così le cose però, le tre batterie GARDIAN la ridussero in una carcassa rapidamente. Tanto che alla Squadra non restò che osservare la nave alla deriva, mentre incendi ed esplosioni ne squarciavano lo scafo: mancava l'audio a quel suo deliberato galleggiare, ma la nave Geth si allontanò dalla Torre senza più controllo, mentre le batterie GARDIAN continuavano a percuoterla. Si rimisero in marcia non appena il trasporto truppe scomparve oltre l'orlo della Torre, ormai condannato.
 
Avanzando ancora, divenne evidente, che la Sovereign doveva aver trasportato delle truppe al suo interno, perché più procedevano, più la resistenza si fece serrata: altri Krogan e un Juggernaut volarono via dal loro cammino, mentre la Squadra insisteva nel suo marciare in avanti, sempre in avanti, senza esitare un momento, sempre più vicini al Razziatore.
La Squadra incrociò di nuovo il percorso dell'ascensore, passandoci sopra in senso opposto questa volta: nessuno di loro voleva provare nemmeno a immaginare se fossero ancora in tempo, o se, fuori dalla Cittadella, si stessero già materializzando più Razziatori di quanti fosse possibile contare...
La verità fu che a quel punto, non importava più: non faceva differenza per loro.
Poi si trovarono a muoversi sotto le dita della Sovereign, e tutti cercarono di non pensare, di non ricordare, ciò che avevano scoperto su Virmire: l'indottrinamento richiedeva giorni, così avevano appreso... difficile però non immaginare la propria mente scivolare via restando in quell'ombra, fino a diventare solo un prigioniero del proprio corpo. Per alcuni di loro, fu più difficile che per altri: Liara, in particolare, provava una soffocante angoscia in quel momento, e come darle torto? La Sovereign era l'ultima cosa che sua madre avesse visto, prima di diventare una schiava, una serva... perfino la dottoressa scoprì di volere Saren morto, più di quanto avesse mai voluto qualcosa in tutta la sua breve vita...
Ma non più di quanto avesse mai voluto qualcuno: davanti a lei, Shepard accelerò il passo e di questo Liara le fu grata poiché l'ombra della Sovereign era un luogo orribile nel quale restare. Vedere la nave stagliarsi contro le luci degli agglomerati della stazione, come un incubo nero... sì, i Razziatori sembravano fatti davvero per estinguere ogni cosa.
"Da questa parte!" disse Garrus, indicando uno stretto passaggio che scendeva nelle paratie della Torre.
Lo imboccarono, indifferenti ai Krogan che cercarono ancora una volta di fermarli. Con un soffitto sopra la testa però, non poterono più lanciarli nel vuoto: furono i fucili a dover sopperire alla mancanza, ma lo fecero egregiamente. Poi finalmente fu libero davanti a loro: Garrus staccò i magneti degli stivali, mettendosi parallelo al Torre e spingendosi in avanti, accelerando il più possibile. Gli altri lo seguirono come meglio poterono, Wrex in particolare muovendosi in goffi balzi tra il pavimento e il soffitto.
Trovarono quello che stavano cercando poco più avanti: un portello d'emergenza di cui Garrus, ex agente C-Sec, conosceva l'esistenza e che aveva fissato come loro meta finale. Faceva parte di quelle noiose procedure da imparare a memoria per ogni agente operativo del C-Sec: uno dei classici passaggi segreti da usare dai soccorritori nel malaugurato caso in cui le camere del Consiglio fossero state sotto attacco. Quando quelle procedure operative erano state messe a punto però, nessuno aveva mai pensato che una nave si sarebbe attaccata alla dannata Torre della Cittadella, così come nessuno aveva mai pensato ai Razziatori: l'Universo ha sempre un modo per far rimpiangere la carenza d'immaginazione. Attraverso lo stretto portello tuttavia, così stretto in effetti, che Wrex dovette passare le armi a Tali per muoversi, furono dentro, sbucando a fianco degli ascensori della Torre: erano finalmente arrivati nelle camere del Consiglio.
Così come il Presidium, i Geth avevano ridotto quelle stanze, un monumento alla pace e al raccoglimento, ad un luogo di guerra. Perfino gli alberi, quelle specie di ciliegi dalle foglie d'oro, stavano bruciando, mentre qua e là, si vedevano cadaveri riversi, soprattutto di Turian.
"Le guardie del Consiglio." spiegò Garrus: "...alcuni di loro, per lo meno."
I caschi della squadra si aprirono, per meglio osservare e partecipare alla realtà che era l'ambiente in quel momento: nemmeno nei suoi sogni più crudeli Wrex aveva mai immaginato che qualcuno avrebbe potuto portare una simile devastazione in quel luogo. Era... distruzione gratuita: non esisteva alcuna ragione pratica per dare fuoco a quel posto, se non il disprezzo verso i vinti: Saren era sicuramente passato di lì e con un cenno d'assenso, il mercenario si assicurò che anche Shepard lo avesse compreso.
I Geth cominciarono in quel momento a sparare su di loro dalla cima della prima rampa di scale.
Erano gli ultimi che Saren si fosse portato dietro da Ilos e la squadra piombò in mezzo a loro come una valanga, disperdendoli come pula al vento, aprendosi a ventaglio non appena conquistata la scalinata, e continuando a fare fuoco mentre avanzavano, crivellando i muri con bianco fluido refrigerante, spazzando via la pietosa resistenza che ancora restava. Erano stanchi ormai, senza alcun dubbio, ma la furia ancora li sosteneva:
"SAREN!" ruggì il comandante.
E lo Spettro rinnegato rispose: dalla cima delle scale davanti a loro, proprio dalla pedana del postulante, volò una granata, esplodendo in aria con fragore.
Le barriere biotiche di metà della squadra si assicurarono che l'altra metà non fosse uccisa: Williams comunque dovette appoggiarsi dietro ad un monumento di pietra a qualche personaggio del passato, forse i primi Consiglieri, per cercare di riprendersi. La marine si sentiva le orecchie fischiare, ma in compenso stava meglio del Krogan al suo fianco: Wrex aveva un taglio profondo sulla placca della fronte, un altro sfregio ad aggiungersi ai suoi già brutti lineamenti.
Dovevano agire in fretta: il fatto che Saren non si fosse mosso dalla sua posizione sopraelevata, attaccandoli ancora, poteva solo significare che non avesse ancora finito. Forse, potevano ancora fermarlo:
"Shepard... temevo che non avresti fatto in tempo." la voce ringhiante e rabbiosa di Saren arrivò fino a loro, ma questa volta spasmodica: decisamente non doveva stata una buona giornata per lui, non con Shepard alle calcagna che lo voleva morto.
Il comandante si sporse con metà testa dalla sua copertura, la pistola in mano: la prossima granata l'avrebbe fatta esplodere non appena avesse lasciato la mano di Saren.
"Far saltare in aria qualche centinaio di Geth è stato un lavoro più lungo del previsto..." ribatté, mentre con la mano libera ordinò a Williams e Garrus di prendere posizione coi loro fucili da cecchino, e al resto della squadra di scivolare in avanti, di copertura in copertura, con attenzione.
"...Hai perso e già lo sai, non è vero? In pochi minuti, la Sovereign avrà il pieno controllo di tutti i sistemi della Cittadella. Il portale si aprirà. I Razziatori ritorneranno."
"Ho ancora qualche asso nella manica."
"Vero... sei sopravvissuta al nostro scontro su Virmire. Ma sono cambiato da allora. Migliorato. La Sovereign mi ha... potenziato."
"Comandante, Saren nel mirino.... Spiriti... gli ha preso gli occhi."
E molto di più, ma Garrus non ebbe bisogno di dirlo: ormai, il volto di Saren era una maschera di carne, tesa sopra... qualcosa d'altro, che non era più un Turian.
"Hai lasciato che la Sovereign ti impiantasse? Sei pazzo?!"
"...Immagino di doverti ringraziare Shepard. Dopo Virmire, non riuscivo a smettere di pensare a ciò che mi avevi detto. Sulla Sovereign e sul fatto che mi stesse manipolando... sull'indottrinamento. I dubbi hanno iniziato a consumarmi. La Sovereign ha percepito la mia esitazione. Sono stato impiantato, per rafforzare... la mia convinzione."
"Qui Williams. Ho la fronte di quel bastardo nel mirino. Al suo comando ma'am."
"...Ora i miei dubbi sono scomparsi. Io credo completamente nella Sovereign. Capisco che i Razziatori hanno bisogno degli organici. Unisciti a noi! E la Sovereign troverà un posto anche per te."
"La Sovereign ti controlla attraverso i tuoi impianti! Non lo vedi?"
"La relazione è simbiotica: organici e macchine, interconnessi. Un'unione perfetta di carne e acciaio: la forza di entrambi, le debolezze di nessuno. Io sono una visione del futuro, Shepard: l'evoluzione di tutta la vita organica. Questo è il nostro..."
Davanti a lei, Tali era arrivata alla base delle scale: il suo omnitool si accese e la Quarian fece segno di essere pronta.
Saren aveva parlato abbastanza: se anche una parte di lui forse esisteva ancora, se anche un'eco di Saren Arterius forse sopravviveva dentro l'Avatar della Sovereign che era diventato, l'unica cosa che potevano dargli era la pietosa libertà di una rapida morte.
"ORA!" ordinò il comandante, cominciando a correre.
Tali lanciò una mina tecnologica, il cui scoppio decimò gli scudi di Saren, poi Williams e Garrus fecero cinguettare i loro fucili da cecchino: nonostante l'aiuto di Tali, e nonostante la loro mira perfetta, fu appena sufficiente a far cadere le barriere cinetiche di Saren. La tecnologia della Sovereign era anni luce avanti a tutto quello che conoscevano, e la realtà che qualcuno potesse resistere alla loro potenza di fuoco con essa era stupefacente, ma non impossibile.
Erano comunque preparati a questo: Wrex, Liara e Shepard salirono i gradini sull'ultima nota dei fucili da cecchino, brillando azzurri. Saren, colpito alla testa per ben due volte con proiettili supersonici, era ancora vivo, ma era stato costretto a fare un passo indietro: un mero istante, che la Squadra capitalizzò.
Wrex apriva la strada: il suo shotgun eruttò una fiammata rossa, prima che Saren lo mandasse a rotolare indietro sulle scale: lo Spettro rinnegato ebbe giusto il tempo di proiettare una barriera biotica prima di venire investito dal colpo sovraccaricato del Krogan. Nello stesso momento, Liara aveva lanciato un campo di distorsione su di lui, energia oscura che lo consumò come un fuoco, su cui Shepard versò benzina: la spinta biotica fece esplodere il campo dell'Asari, ma nemmeno in quel caso sembrò bastare. Qualunque cosa la Sovereign gli avesse fatto, Saren non era un semplice Husks, per quanto ci fossero luci bluastre sotto la sua pelle, attraverso la sua bocca e i suoi occhi: Liara provò per lui, per un solo istante, un senso di immensa pietà. E fu la sua espressione a far vacillare ancora lo Spettro rinnegato: qualcosa, del suo vero intelletto e personalità, spiò l'Asari dal fondo delle due protesi che la Sovereign gli aveva messo al posto dei suoi occhi originali.
Era così simile alla prima volta in cui aveva incontrato sua madre...
Poi Shepard gli appoggiò la pistola sullo zigomo. E fece fuoco.
Il proiettile gli attraversò il cranio in diagonale, dal basso verso l'alto e da destra verso sinistra.
Saren... non disse nulla. Ma sul suo volto si disegnarono due espressioni contrastanti: il suo sollievo, e qualcos'altro, sdegno forse, che non era suo.
Il Turian indietreggiò lentamente, mentre Shepard continuava a sparargli in pieno petto, mirando al cuore ora: una, due, tre volte... Saren arrivò sull'orlo della pedana del postulante, attraversando l'interfaccia olografica da cui li avrebbe condannati tutti...
Cadde all'indietro, sfondando la vetrata che proteggeva il giardino ipogeo sottostante e una scheggia lo inchiodò a terra: solo allora, Saren, o la Sovereign forse, ebbe la forza di gridare, di urlare di rabbia e di tagliarsi le carne della sua mano sulla scheggia di vetro che l'aveva trafitto. Sotto di lui, sangue e bianco fluido refrigerante fluiva dal suo corpo come un torrente. Se fosse stato ancora un Turian, forse Shepard avrebbe provato rispetto per lui, forse avrebbe persino provato pietà mentre lo osservava morire... ma se Saren fosse stato ancora un Turian, il colpo alla testa sarebbe bastato. Dalla pedana del postulante invece, il comandante lo guardò agonizzare per brevi istanti, mentre i suoi movimenti si facevano sempre più erratici... fino a quando, finalmente, anche Saren smise di muoversi.
"Questo è per Kaidan, figlio di puttana." ringhiò la marine al suo fianco, sputando sul cadavere.
 
Scoprirono di essere ancora in tempo: il comandante si mosse, accedendo al suo omnitool e passandolo sull'interfaccia olografica a cui Saren aveva lavorato fino a quel momento. Era così ovvio in fondo: il centro di controllo della Cittadella non poteva trovarsi che nel luogo più sicuro della stazione, rimanendo allo stesso tempo però, invisibile a tutti.
Il programma che Vigil aveva dato loro su Ilos si attivò in pochi secondi, e la sabbia negli ingranaggi che erano stati fino a quel momento per la Sovereign, si trasformò in una sbarra d'acciaio. Il Razziatore doveva certamente essersi reso conto di cosa fosse successo: a quanto pareva però, nemmeno la Sovereign sembrava voler rinunciare. Se il Razziatore avesse abbandonato la Cittadella in quel momento, forse non avrebbero potuto fermarlo, ma ormai, la sua esistenza sarebbe stata nota a tutti... non avrebbe avuto una seconda possibilità: non così...
Fu in questo modo che, 50 millenni dopo la loro scomparsa, la Sovereign scoprì che i Prothean resistevano ancora: alla loro invasione prima, con la manipolazione attraverso i Custodi poi... e ora attraverso Shepard. Potevano essere stati estinti, ma non erano scomparsi, non ancora, e forse mai più: non ora che il testimone era stato passato. La determinazione di Shepard nel fermarli era la loro; ma anche la Sovereign era pronta ad andare fino in fondo: Vigil aveva detto che il suo programma avrebbe dato a Shepard un controllo temporaneo della stazione... avrebbero dovuto farselo bastare: non era finita.
"Il file di dati ha funzionato!" esultò il comandante: "Ho il controllo di tutti i sistemi."
"Dobbiamo aprire le braccia della stazione: forse la flotta può abbattere la Sovereign!"
"Ci serve un canale di comunicazione, Shepard!" Liara non aveva finito di dirlo, che il comandante aveva già eseguito.
Nelle camere del Consiglio si riversò una voce, a sovrastare quella di tutte le altre fra coloro che ancora combattevano: la Sovereign poteva essere con loro all'interno della Cittadella, ma i suoi Geth stavano capitalizzando terribilmente bene il vantaggio che era stato dato loro: quante vite erano state già perdute là fuori?
"Qui è la Destiny Ascension... motori principali disattivati! Barriere cinetiche ridotte al 40%..."
Febbrilmente, le dita del comandante cercarono di raggiungere qualcuno di molto più lontano... in un luogo che tutti loro consideravano ormai come casa.
"Cittadella, qui Normandy. Cittadella, qui Normandy: per favore mi dica che è lei comandante!"
"Aspettavi qualcun'altro, Joker?"
"...Abbiamo ricevuto la richiesta d'aiuto, comandante. Sono qui con l'intera flotta di Arcturus nel settore Andura: possiamo salvare la Destiny Ascension. Deve solo sbloccare i portali attorno alla Cittadella e manderemo la cavalleria."
"È sicura ma'am? Se mandiamo la flotta ora, le nostre perdite..."
"Questo è più importante dell'Umanità, capo! La Sovereign è una minaccia per ogni specie organica nella Galassia!"
"Vero Turian. Ecco perché non possono rischiare navi per difendere l'Ascension."
"Dobbiamo invece Wrex..." ribatté il comandante: "...L'Ascension ha il più grosso acceleratore di massa mai montato su una nave. Ci serve, se vogliamo abbattere la Sovereign..."
"Mhh..."
"...Joker: sto aprendo i portali in questo momento. Dovete salvare l'Ascension, non importa in che modo."
"Spero che il Consiglio lo apprezzerà." mormorò Tali.
Shepard non disse niente: l'espressione sul suo viso diceva tutto quello che c'era da sapere. Si poteva solo sperare che quel sacrificio, a cui il comandante chiamava i soldati dell'Alleanza, non sarebbe stato inutile o ignorato: i Consiglieri, quei legulei, si erano nascosti dietro il più grosso acceleratore di massa mai costruito, ma con la sua decisione, quante altre vite Shepard stava per consegnare all'oblio, oltre a quelle che erano già state perse? Per fermare la Sovereign però, anche quel sacrificio diventava dolorosamente necessario: non c'era, semplicemente, altro modo... ma quella consapevolezza non sembrava bastare al primo Spettro Umano.
Attraverso la schermata olografica davanti a loro, la squadra poté osservare tutto ciò che stava succedendo: i modelli e la rappresentazione virtuale furono esatti fino all'ultimo detrito che era stato causato dalla battaglia. Fu terribile da osservare: la Flotta della Cittadella era stata battuta, ridotta a pochissimi vascelli in ritirata di fronte ai Geth, azzoppata, e senza più speranza. Anche i vascelli Turian avevano ormai rotto la formazione, cercando una via di scampo da quel massacro unilaterale.
Questo cambiò istantaneamente quando, dal portale della Cittadella, si materializzò la totalità della quarta flotta dell'Alleanza e i Geth si scoprirono circondati, mentre la voce di Hackett arrivò fino alle camere del Consiglio, piena di furore guerriero:
"A tutte le navi dell'Alleanza, avanzare: priorità al salvataggio della Destiny Ascension."
"Qui SSV Normandy: apriremo la strada. Tutti gli incrociatori in formazione serrata dietro di me."
"Ricevuto. Tutti gli incrociatori, da Cairo a Warsav, seguano la Normandy: formazione Alfa. A tutte le fregate, mute in caccia, gruppi da sei. Autorizzati a S&D su bersagli di opportunità. Lasciate a caccia e incrociatori il primo passaggio."
"Ricevuto controllo. Normandy, qui Hong Kong: possiamo farvi compagnia?"
"Con piacere Hong Kong..."
"Qui SSV Newton: tutti gli sciami in volo. Le zanzare vi precederanno: lasciate linee di tiro libere per noi."
"SSV Newton, mantenete la posizione. Siete una portaerei, non una corazzata."
"Non farà differenza per i Geth..."
"In accelerazione per la Cittadella: picchiata d'attacco al mio segnale."
"Matriarca Lidanya, stiamo rilevando vascelli amici!"
"...È l'Alleanza! Grazie alla Dea!"
Fu una danza tra troppi vascelli per poterli contare, o seguire tutti: mentre i Geth cercavano di riposizionare le loro navi, l'Alleanza irruppe nello schieramento avversario. Fu più simile allo scontro tra due gruppi di cavalleria nemica in piena carica, che al delicato gioco di posizioni e sotterfugi dei sottomarini: vita e morte si mischiarono troppo velocemente per poter tenere conto di ogni azione, mentre interi equipaggi andavano incontro alla morte ad occhi aperti.
"...Ingaggio in corso."
"Hong Kong abbattuta, ripeto, Hong Kong abbattuta..."
"4 incrociatori affondati: Cairo, Emden, Warsav... Jakarta alla deriva..."
E poi le navi dell'Alleanza furono attraverso gli schieramenti nemici e dall'altra parte. Fu Joker ad annunciare il via libera, mentre nelle stanze del Consiglio, Williams esultò:
"Destiny Ascension avete il via libera, ripeto, avete il via libera."
"Forze dell'Alleanza, vi siamo grate per l'assistenza. Non potremo mai ripagare..."
Finalmente, anche la Cittadella rispose ai comandi di Shepard, cominciando ad aprirsi.
"Abbattere la Sovereign sarà un ringraziamento sufficiente, Ascension: apriremo la strada e faremo del nostro meglio per decimare le sue barriere cinetiche, ma il vostro cannone ci farebbe comodo..."
"La Cittadella si sta aprendo: a tutte le navi, concentrarsi sul Razziatore." ordinò Hackett.
Il rimpianto del comandante in quel momento, fu di non essere là fuori, sulla Normandy, a partecipare a quel conflitto, e di potervi solamente assistere come spettatrice impotente: avrebbe dato molto per volare nella sua nave mentre il cockpit si riempiva del panorama della Sovereign... sembrava che davvero avessero fatto in tempo. Non si sarebbero estinti...
Eppure, Shepard non riuscì a togliersi di dosso l'idea che ancora una battaglia li stesse aspettando: difficile dire se fosse paranoia, premonizione o semplicemente adrenalina. Eppure... sotto di lei, il cadavere di Saren ancora scrutava il soffitto, attraverso protesi morte.
"...Assicurati che sia morto." ordinò a Wrex, che annuì, condividendo il suo stato d'animo.
Il Krogan non perse tempo: seguito da Garrus, che come Turian voleva essere presente al momento in cui Saren veniva davvero annoverato tra i morti, scesero una scaletta a pioli nel giardino sottostante.
Saren era ancora infilzato dalla scheggia di vetro: probabilmente solo la sua corazza aveva impedito che fosse tagliato in due.
In pochi passi decisi, Wrex gli fu sopra, sfoderando il suo shotgun con un unico movimento fluido: lo sparo echeggiò gravemente nelle sale del Consiglio, mentre il cadavere di Saren alzava la testa. Uno dei pallini gli aveva portato via l'altra mandibola, la sola che gli fosse rimasta dopo il suo scontro con Shepard su Virmire, mentre il resto gli entrò nel cranio: il corpo aveva anche smesso di sanguinare.
Garrus lo analizzò attraverso il suo visore tattico: niente battito cardiaco, nessun segno vitale...
"È morto." annunciò il Turian, con una gioia amara: più di così non avrebbero potuto fare, a meno di cominciare a smembrarlo.
Ora solo la Sovereign rimaneva, ma contro il Razziatore non potevano nulla in quel momento, a parte pregare: un fante non può abbattere una corazzata, se non dall'interno.
Il contrario, invece, non è affatto vero.
Se ne accorsero tutti nello stesso momento: lo percepirono, ma prima ancora di vederlo, lo sentirono attraverso il corpo, Liara, Wrex e Shepard in particolare, essendo biotici. Garrus e Tali invece, lo seppero attraverso i loro sensori: una crescita improvvisa dei gradienti elettrostatici dell'ambiente, senza alcuna ragione. Ci fu odore di ozono nell'aria e qualcos'altro, come di un terribile incendio elettrico: Williams invece, se ne rese conto perché ogni capello le si rizzò sulla nuca.
Poi avvenne in un modo che anche i loro sensi potessero comprendere: le paratie della Cittadella, le pareti stesse delle Camere del Consiglio, furono percorse da fulmini di un rabbioso rosso. I loro occhi lo videro accadere e non riuscirono a crederci: era così... impossibile. Fulmini rossi, che invece di disperdersi, percorsero le pareti con deliberata lentezza e intenzione: un flash di un secondo, che si spense subito, prima di ricominciare una seconda volta. E questa volta, la Torre della Cittadella cominciò a tremare, mentre quello strano e terribile prodigio continuava: quei filamenti di energia cominciarono a saltare nel cadavere del Turian.
E Saren cominciò ad urlare:
"ARGH! RAHR! RARGH!"
Il suo corpo... sembrò che l'energia che aveva pervaso le paratie della Cittadella zampillasse dal pavimento per entrare in quel corpo...
Fu solo per un attimo, perché poi Saren esplose: un violenta detonazione biotica, che spedì Garrus contro la parete più distante.
Wrex non andò così lontano, ma anche lui finì schiena a terra, come un'impacciata tartaruga. Riuscì a scansarsi prima che la pedana del postulante lo schiacciasse sotto il suo peso, cadendo per cinque metri e portandosi dietro il resto della Squadra, che si ritrovò a sua volta nel giardino ipogeo, tra bassi cespugli, erba e schegge di vetro. E mentre tutti loro cercavano di rialzarsi, il cadavere, quel cadavere che erano certi di aver reso tale, si era alzato in piedi: stava ancora urlando, mentre la pelle si spaccava e veniva via come fango secco, mentre quei fulmini rossi fuoriuscivano da ogni ferita.



 
Nel tempo in cui la squadra si rimise in piedi, era già troppo tardi: davanti a loro, non c'era più Saren. Non era più nemmeno un cadavere: che cosa fosse, era impossibile dirlo con certezza, ma ricordava a Shepard gli Husks, per quanto non fosse nemmeno somigliante a loro. Non del tutto. Era... lo scheletro di Saren, quello che ne restava per lo meno, ossa che però ora erano anche di nero metallo e plastica. Non c'era più carne: la... cosa che avevano di fronte, se ne era liberata completamente, come un insetto fa della sua crisalide. Ogni osso era in vista, tranne per quanto riguardo la sua protesi Geth, rimasta quasi inalterata.
Quando Saren aveva detto loro che la Sovereign lo aveva impiantato, nessuno di loro aveva immaginato che la trasformazione arrivasse così in profondità. Non c'erano più organi nella cassa toracica: solo una rabbiosa stella rossa, la singolarità costituita dalla somma di tutta l'energia che era stata assorbita dal corpo. Un globo quasi accecante da fissare, in verità il nucleo energetico stesso di quell'abominio.
Gli mancava anche la parte inferiore della testa, mentre la parte superiore, ridicolmente, era quella che più di tutto ricordava un Turian: occhi che non erano occhi, ma fori nella testa da cui filtrava la stessa accecante luce rossa, li fissarono, tutti loro, fermandosi solo su Shepard. E poi quella creatura parlò: come fosse possibile, non era rilevante in quel momento. Lo sfrigolio del suo nucleo energetico accompagnò parole pronunciate col tono di Saren: altisonanti, orgogliose. Ognuna di esse fu pronunciata come se avesse un punto dietro di sé:
"Io sono Sovereign. E questa stazione è MIA!"
Si mosse poi, quel cadavere di Saren riplasmato nell'Avatar del Razziatore, si mosse con liquida grazia, verso colui che fra loro era più vicino. Nemmeno Wrex, che come Krogan ne aveva viste davvero molte in combattimento, fu preparato a quello: esitò, per un istante di troppo, e l'Avatar lo sbudellò. Un semplice gesto della sua mano scheletrica, le tre dita originali di Saren, e Wrex fu in ginocchio, a comprimersi la corazza perché i suoi intestini non si spargessero sul pavimento. Il Krogan non urlò: la sorpresa fu tale, che non poté crederci.
La spinta biotica colpì l'Avatar della Sovereign con abbastanza forza da liquefare la carne, ma non fu nemmeno abbastanza per decapitarlo: la mostruosità volò all'indietro, attaccandosi con mani e piedi al muro, come un'orribile ragno gigante. Da quella posizione lievemente sopraelevata, si limitò a fissarli malevolo:
"Wrex." disse il comandante affiancandolo.
“She...Shepard." tossì il Krogan, sputando sangue arancione mentre si rialzava in piedi: gli bastava una mano per tenere le budella al loro posto. Urdnot Wrex poteva ancora combattere, al contrario di Garrus.
Il Turian era stato messo fuori combattimento dopo il suo schianto contro la parete, e Williams lo stava trascinando in quel momento al sicuro.
L'Avatar della Sovereign emise un rumore meccanico, un CLACK! simile a quello di un proiettile caricato in un'arma arcaica.
"Non mi piace." riuscì a dire Shepard, mentre un laser si puntava su di lei, originandosi dall'interno della bocca della creatura.
In rapida successione, l'Avatar della Sovereign sputò quattro palle di fuoco a raffica: con Wrex al suo fianco, e da quella distanza, il comandante non provò nemmeno a schivare. Le prime due impattarono sulla sua barriera biotica, la terza sui suoi scudi: la quarta la spazzò via.
Shepard rotolò sulla schiena, e piantò un ginocchio a terra, prendendo la mira col suo shotgun prima ancora di fermarsi: la creatura però si era già mossa.
Era saltata dalla parete al soffitto, e dal soffitto... dietro di lei.
I rinforzi arrivarono in quel momento: Liara strappò quell'abominio via dal comandante prima che potesse decapitarla, spingendolo bioticamente contro la parete laterale, mentre Shepard schivava toccando terra con la fronte. Si rialzò giusto in tempo per vedere l'Avatar della Sovereign cercare di districarsi dall'avvallamento nel muro che aveva causato. Liara non gli permise di farlo: brillò d'azzurro, e di nuovo la creatura morse il metallo.
Tali gli lanciò addosso la sua intera serie di mine tecnologiche e di attacchi informatici, sperando che qualcosa avesse effetto. I tentativi di hacking della giovane Quarian non ebbero conseguenze, nemmeno sul braccio Geth, ma le mine tecnologiche riuscirono a fare qualche danno, decimando in parte i suoi scudi e mandando a vuoto il tentativo di replicare la salva di palle di fuoco.
Fu chiaro a tutti però, che la creatura che avevano di fronte non si stava difendendo: in verità, non aveva bisogno di difendersi dai loro attacchi. Era troppo forte: al massimo, la stavano costringendo ad attaccare da una posizione svantaggiosa. Shepard lanciò un campo di distorsione, mettendoci ogni goccia del suo odio: quando Liara colpì di nuovo, l'esplosione biotica sembrò avere qualche effetto, così come i colpi sovraccaricati di Tali e Wrex, che lo centrarono in pieno petto.
Liara esitò, solo per un secondo, credendo la battaglia finita: niente poteva sopravvivere a qualcosa del genere. L'Avatar della Sovereign capitalizzò il suo indugiare, saltando dalla parete al soffitto e fermandosi a guardarli a testa in giù. La singolarità che Liara aveva lanciato in ritardo per cercare di catturarlo non aveva avuto il minimo effetto.
Wrex provò con un campo di stasi, lasciando cadere il suo fucile per avere la mano libera: per un istante, pensò di averlo in pugno, poi il mostro fu percorso dai fulmini emessi dalla piccola stella che aveva in mezzo al petto, e l'energia oscura del Krogan si disperse, lasciando quell'abominio di nuovo libero.
L'Avatar si lasciò cadere dalla sua posizione sul soffitto, atterrando a quattro zampe e muovendosi rapido, come un serpente, prima che potessero catturarlo ancora: fu la paura a far saltare indietro Tali, non necessariamente i suoi riflessi, evitando che l'Avatar della Sovereign la uccidesse con un solo gesto dei suoi artigli affilati. Ma nemmeno la paura era bastata, perché l'Avatar della Sovereign la afferrò per una caviglia con la sua mano Geth, facendola cadere all'indietro: l'orribile rumore della corazzatura del suo stivale che cedeva sotto la presa della creatura divenne irrilevante per Tali, quando il volto senza mandibole di Saren si rifletté sul suo casco...
La Quarian aveva continuato a sparare, inutilmente, senza riuscire a rallentarlo che di istanti... si credette perduta quando la creatura le strappò di mano il fucile, ma si salvò invece, solo perché piantò il suo coltello di traverso in quella mezza faccia: il manico le era scivolato in mano istintivamente quando era caduta, e la vibrolama attraversò la tempia di Saren, fino all'elsa. Nemmeno questo bastò a fermarlo, solo a darle un istante in più, che però andò sprecato, a causa della paura, mentre il mostro si liberava del suo coltello...
Un istante che Shepard invece non lasciò passare: l'Avatar fu lanciato via bioticamente da Tali e colpito dalle raffiche del fucile di Liara.
Come avrebbero potuto fare a fermarlo si chiese Tali, cercando di rialzarsi? Stavano solo prendendo tempo, cercando di impedirgli di ucciderli uno alla volta...
 
Mentre la squadra affrontava l'Avatar della Sovereign nelle Camere del Consiglio, l'Alleanza si trovava a partecipare ad uno scontro ancora più impari con l'originale nello spazio: la nave, il Razziatore, rimaneva attaccata alla Torre del Consiglio, ma era tutt'altro che inerme, per quanto fosse immobile. La navi dell'Alleanza erano schierate attorno alla Sovereign, circondandola senza offrirle vie di fuga: gli Umani non avevano ancora capito che il Razziatore non aveva alcuna intenzione di fuggire.
Gli incrociatori dell'Alleanza sono navi solide, dalle forme semplici: una base a punta di freccia a sostenere un parallelepipedo principale, che contiene il loro cannone primario, di quasi seicento metri nel caso della classe Shangai, quella a cui appartengono tutti gli incrociatori della quarta flotta. E tuttavia, il loro fuoco incrociato non solo non riuscì a spazzare via il Razziatore all'istante, ma fu completamente nullificato dalle barriere cinetiche della Sovereign, nonostante i siluri disgregatori che continuavano a piovere su di essa: solo allora, solo dopo aver dato loro un assaggio della disperazione e della sua invincibilità, il Razziatore reagì. Tenendosi alla Torre del Consiglio con due delle sue dita, la Sovereign puntò con le altre i vascelli dell'Alleanza più vicini. Le bastò un istante, un momento solamente, per spezzare quattro incrociatori dell'Alleanza: qualunque tecnologia alimentasse le sue armi, era troppo avanzata per la quarta flotta. I vascelli dell'Alleanza non affondarono semplicemente: furono come tagliati da una lama arroventata, da un calore immenso, prima di esplodere.
"La Sovereign è troppo forte! Dobbiamo ritirarci!" gridò qualcuno di fronte a quella disperazione.
E Hackett rispose:
"Negativo! Questa è l'unica possibilità che avremo. Abbattete quel mostro a qualunque costo!"
E finalmente, arrancando dietro l'Alleanza con solo i propulsori di manovra, anche la Destiny Ascension si unì allo scontro, affiancata dalla SSV Newton: anche nel morire della luce, quegli organici non se ne sarebbero andati docili, ma continuando a combattere.
Non avrebbero lasciato questo mondo nel silenzio: forse... sarebbe potuto bastare.
 
Gli istinti che erano stati inculcati in Meganeura da un crudele scorpione, non erano mai stati così vivi.
Shepard aveva trovato un modo, se non di danneggiare quel mostro, di smettere alla sua squadra di restare in difesa: i fucili, suoi, di Tali e Williams, ritornata dopo aver portato al sicuro Garrus, ruggirono, andando a vuoto. Era il momento che Shepard stava aspettando: brillò d'azzurro, e quando l'Avatar della Sovereign saltò una seconda volta, schivando i loro colpi, lo catturò al volo con un sollevamento biotico, che non lo schiantò sul soffitto, ma lo lasciò a galleggiare inerme, delicatamente. Quando si liberò, Shepard lo rialzò di nuovo, impedendogli di toccare terra: Liara e Wrex compresero, e si unirono a lei, facendo a turno nel tenere quel mostro immobile in aria.
La squadra non sprecò quell'occasione.
Tutto quello che avevano, fu usato in quel momento: mine e proiettili volarono verso l'Avatar del Razziatore. E l'abominio smise di cercare di liberarsi sotto quell'assalto, concentrandosi sulla difesa: per quanto fossero impressionanti le sue barriere cinetiche, per quanto incredibilmente resistente potesse essere il metallo che lo componeva, poté poco contro le granate che gli si appiccicarono addosso.
Con tutti gli esplosivi che avevano usato, avrebbero potuto quasi sradicare la Torre del Presidium dalla Cittadella, e ci andarono vicini: l'esplosione li assordò tutti, nessuno escluso, e ci mancò poco che ne fossero coinvolti.
Solo la singolarità biotica di Liara aveva rivolto la maggior parte dell'energia dell'esplosione all'interno, verso l'Avatar, piuttosto che contro di loro.
La creatura cadde a terra con uno schianto, e finalmente la squadra conobbe in parte il successo: il braccio Geth mancava, e la stella che brillava in mezzo alle costole, come un abominevole cuore meccanico, era meno luminosa, mentre la sua gabbia di contenimento in metallo stava cedendo. La squadra non esitò, questa volta: Liara lo sollevò di nuovo da terra e Shepard e Wrex lo colpirono con il più forte campo di distorsione che riuscirono ad emettere in quell'istante, concentrandoli nel petto della creatura.
L'esplosione biotica lo scaraventò dall'altra parte del giardino ipogeo, mentre un fuoco di scintille ed energia oscura cominciò a consumarlo dall'interno.
Rimase immobile questa volta, senza cercare di rialzarsi, consumandosi come un fuoco di paglia.
Liara abbassò la guardia, per un solo momento, e il volto di Saren si girò verso di lei, producendo di nuovo quel sonoro CLACK!
Shepard si lanciò verso di lei per farle da scudo...
E la nota acuta di un fucile da cecchino interruppe il silenzio, colpendo Saren proprio in mezzo alla fronte, portandogli via la parte superiore del cranio.
Dietro di loro, nonostante le creste della nuca fratturate malamente, e con un'espressione furiosa sul volto, avanzò Garrus, il suo fucile da cecchino stretto in mano e l'ottica ben puntata sull'Avatar della Sovereign.
Il silenzio, fu così improvviso e repentino da ferire loro le orecchie: solo il rumore del loro respiro, l'eco dei loro cuori e il rogo degli incendi facevano eco alla scena, mentre i loro sguardi non osavano staccarsi dall'abomino che la Sovereign aveva generato dal corpo del suo schiavo.
"...Chi controlla che sia morto, questa volta?" chiese Wrex, tossendo un altro sorso di sangue arancione, una mano sempre occupata a cercare di arginare il fiotto che gli usciva dal taglio sulla pancia.
Nessuno rispose, e nessuno fu sorpreso quando ciò che restava di Saren avvampò: non fu un rogo normale quello, ma un fuoco di termite, che consumò perfino le ossa di metallo e la plastica, oscurando perfino la stella che l'Avatar aveva portato nel petto.
Anche a diversi passi di distanza, Shepard sentì il calore di quel fuoco sulla pelle: in pochi istanti, dell'Avatar della Sovereign, e di ciò che restava di Saren, rimase solo nera cenere unta, a macchiare il giardino ipogeo, lasciando solo la sagoma, l'impronta, di quell'incubo.
Shepard alzò la testa, istintivamente, spiando attraverso al grande vetrata:
"Dobbiamo muoverci." disse solamente.
Perché la distruzione dell'Avatar aveva avuto effetto anche sul suo burattinaio: in che modo esattamente fossero stati legati, era incomprensibile, ma ciò che era importante fu che la distruzione di Saren aveva avuto effetto anche sulla Sovereign. La squadra si affrettò a risalire la pedana del postulante che era franata, arrampicandosi più in fretta che poterono.
 
Ignari dell'esistenza del suo Avatar, e della battaglia che si era consumata all'interno delle Camere del Consiglio fino a quel momento, la flotta assistette solamente alle sue conseguenze: per loro un prodigio.
La Sovereign, il suo intero scafo, venne percorso da una scarica di fulmini: i suoi movimenti si fecero lenti e insensati e i suoi cannoni tacquero improvvisamente. La gigantesca nave cominciò, più per l'inerzia dei colpi sparati contro di lei che per la gravità, a scivolare dalla Torre, verso l'anello del Presidium. I cavi di ancoraggio che aveva usato per collegarsi ai sistemi della Cittadella e cercare di richiamare la sua stirpe, si spezzarono come fruste e il gigantesco vascello andò alla deriva, inerme.
Impossibile dire se fosse qualcosa di temporaneo o se la Sovereign fosse stata... spenta, ma la quarta flotta non perse tempo a farsi domande:
"I suoi scudi sono abbassati! È la nostra occasione!" disse Joker su tutti i canali.
"Colpitelo con tutto quello che abbiamo." ordinò Hackett.
Vascelli Umani, Turian, la Destiny Ascension, ogni incrociatore e nave disponibile rispose a quell'appello, con rinnovato vigore, con la volontà di affermare la loro esistenza e di non voler morire, nemmeno di fronte ad un Razziatore. Fu un perfetto fuoco incrociato, con la Sovereign come centro.
"Tutti con me!" esclamò Joker, facendosi pastore dei vascelli più piccoli: caccia e fregate accorsero al suo richiamo.
La Normandy condusse lo sciame in una cabrata lungo le braccia della stazione, distanziandosi abbastanza da avere lo spazio d'attaccare. La manovra che il pilota franco-americano fece eseguire alla Normandy aveva tanti nomi quante specie la praticavano: per gli Umani era l'Immelman. Letteralmente, l'uomo del cielo.
La Normandy invertì la sua rotta, e il suo orizzonte, mentre il cannone spinale della fregata veniva liberato, e ogni membro dell'equipaggio della nave del comandante Shepard contribuiva ad un'unica azione: mettere la Normandy in posizione per fare fuoco contro la Sovreign. Al loro fianco, ogni altro caccia e fregata fece lo stesso, attaccando in accelerazione, come uno sciame di locuste all'unisono.
La Normandy fu la prima a passare oltre la Sovereign, precedendo di poco il resto dei colpi che si abbatterono sul suo scafo.
Poi la Destiny Ascension fece fuoco col suo cannone principale... e il proiettile trafisse la Sovereign, colpendola nel suo centro: tutti videro, e gioirono, quando il colpo attraversò lo scafo del nemico.
Poi finalmente, anche la Sovereign brillò dall'interno: l'Ascension doveva aver colpito qualcosa d'importante. Per un momento, sembrò quasi che nello scafo del Razziatore si fosse accesa una stella... e infine, anche la Sovereign esplose, sventrata dalla deflagrazione del suo stesso nucleo.
Tutte le navi cercarono di disimpegnarsi subito per evitare i rottami vaganti: inevitabilmente, qualcuno di essi galleggiò lentamente verso la Torre del Presidium...
 
Shepard non fece in tempo ad avvisarli: poté solo notare la grande ombra che oscurò le vetrate della Sala del Consiglio alle loro spalle. Erano appena riusciti ad uscire dal giardino ipogeo, aiutando come meglio potevano Wrex: non avrebbero fatto in tempo a scappare.
Il comandante non si voltò a guardare, ma fece l'unica cosa che poté, in verità l'unica cosa importante: salvare quante più vite possibile. Per l'ultima volta, Shepard brillò di azzurro... e la sua intera Squadra venne sollevata e lanciata il più possibile lontano, il più velocemente possibile. Mentre il suo casco le si chiuse addosso, Shepard poté solo ascoltare l'eco della vetrata che si infranse, e il violento risucchio della decompressione dietro di lei.
Non sentì niente altro, prima che i rottami della Sovereign la schiacciassero.
Fu il buio.
 
***
 
L'esaltazione fra gli equipaggi delle navi che assistettero all'esplosione della Sovereign fu immensa e spontanea, così grande da essere universale, ignorando le differenze fra le specie. Per quanto immensa però, fu anche di breve durata, soprattutto quando il frammento della Sovereign sfondò le camere del Consiglio: la gioia si tramutò in orrore, mentre gli equipaggi osservarono i pezzi del Razziatore precipitare sugli agglomerati della Cittadella, senza che nessuno potesse fare niente per impedirlo.
I sistemi di difesa automatizzata della stazione non erano stati costruiti per difendere la Cittadella da rottami di simili dimensioni: niente aveva preparato le civiltà della galassia ai Razziatori, e come scoprirono, anche morendo un Razziatore è un nemico terribile. Sulla Cittadella, un bombardamento avrebbe fatto meno danni: rottami di centinaia di metri caddero nelle zone civili, sia dove l'evacuazione non era stata nemmeno iniziata, sia dove si combatteva ancora contro i Geth.
Il braccio Tayseri fu il più gravemente colpito, dato che le dita della Sovereign si abbatterono su di esso: la velocità di impatto fu bassa, ma bastò comunque a livellare interi quartieri in un istante. Il Museo di Storia Galattica, la Scuola delle Arti di Auxua, il Giardino botanico di Gaeron... furono tutti spazzati via, assieme all'anfiteatro dedicato alla Matriarca Dilinaga.
L'Alleanza non rimase a guardare oltre: la SSV Newton riuscì a frapporsi tra i rottami della Sovereign e il braccio di Zakera, facendo fisicamente da scudo alla Cittadella con i suoi sistemi GARDIAN. Lo stesso, più lentamente, fece anche la Destiny Ascension, coprendo lentamente il Presidium, giungendo più vicina di quanto avesse mai fatto alla stazione che proteggeva da quasi un millennio.
Nel frattempo, anche gli incrociatori usarono i loro laser GARDIAN per intercettare ogni rottame che potessero colpire e distruggere in sicurezza.
Tutti fecero del loro meglio, ma non bastò, nemmeno quando fregate e caccia cercarono di spingere i rottami lontano con le loro armi o perfino fisicamente se era possibile: diversi frammenti precipitarono comunque sulla stazione.
Evitarono però il peggio: fu uno sforzo disordinato all'inizio, impacciato e goffo, ma presto le differenze tra equipaggi Turian, Umani e Asari vennero messe da parte, mentre tutti lavoravano all'unisono, cercando di salvare quante più persone possibili.
Con la Sovereign distrutta, la rete di comunicazione della Cittadella, e quella dei portali, fu ripristinata completamente, e l'Esecutore Pallin poté riprendere il controllo delle sue truppe C-Sec, coordinando al meglio gli sforzi contro le truppe Geth che ancora rimanevano sulla stazione. Fu dato ordine di non fare prigionieri, e marine dell'Alleanza furono dispiegati rapidamente dai vascelli della quarta flotta per dare una mano sulla stazione, espugnando o assicurandosi edifici chiave per il C-Sec, in operazioni chirurgiche di brutali assalti. Le 10'000 Asari che componevano l'equipaggio della Destiny Ascension, tutto il personale non essenziale al vascello almeno, fu schierato al completo per prestare soccorso ai civili, nelle zone in cui C-Sec e marine dell'Alleanza non potevano arrivare.
Fu un grande sforzo collettivo, in cui nessuno però pensò di controllare lo stato delle camere del Consiglio: tutti avevano visto il rottame entrare dalla vetrata, e la parziale decompressione arginata solamente dalle paratie che si erano chiuse subito dopo. Era tacito consenso che niente avesse potuto sopravvivere...
 
Williams infranse la superficie inspirando profondamente, attaccandosi al bordo dello specchio d'acqua, e trovandosi in faccia gli ascensori che già altre volte l'avevano portata nelle Camere del Consiglio: come diavolo era finita dentro la fontana?
Poi, un'istantanea alla volta, Ashley ricordò come era successo: la sensazione improvvisa ed elettrica di venire sollevata da terra, e il volo di meteora attraverso la stanza...
Al suo fianco, Liara fece lo stesso, sputando un lungo sorso d'acqua e incontrando il suo sguardo: la dottoressa nuotava decisamente molto meglio di lei, anche con la sua corazza addosso. Poi entrambe guardarono indietro, notando due macchie di colore sott'acqua: i loro caschi si chiusero immediatamente attorno alla testa, e si immersero una seconda volta di comune accordo, ognuna dirigendosi verso un obbiettivo.
Gli esoscheletri da combattimento non erano fatti per nuotarci dentro, ma nonostante questo, se la cavarono: quando riemersero, Williams aveva il braccio di Garrus attorno alla spalla, e Liara teneva Tali per la vita.
"I... Turian..." tossì Garrus, sputando un mare d'acqua: "I Turian non... nuotano."
Ed era vero: Garrus era affondato come una pietra, e quando Williams lo appoggiò al bordo della fontana, il Turian strisciò per istinto fuori dall'acqua, goffamente e lamentandosi. Quando fu finalmente al sicuro, Garrus si tolse il visore dell'occhio, arenandosi su un fianco e cominciando a sputare liquido, imprecando in Turian.
Tali invece era meno frastornata: la sua tuta ambientale si era sigillata automaticamente a contatto con l'acqua, ma nemmeno la sua corazza ambientale era fatta per nuotare. Inoltre, nessun Quarian aveva mai potuto imparare a nuotare, dato che nell'ambiente della Flottiglia l'acqua era una risorsa preziosa. Era qualcosa che Tali al massimo aveva visto fare una volta in un video...
"Keelah..." mormorò la giovane ingegnere mentre si issava a sua volta fuori dall'acqua: asciugare i sensori della sua corazza sarebbe stata una vera seccatura.
Tali però cadde carponi quando cercò di posare il piede: fu solo allora che la giovane Quarian ricordò l'Avatar della Sovereign, e ciò che le aveva fatto. Tali si mise subito a controllare se c'erano state delle fratture nella sua tuta ambientale: se fosse stato così, la sua vita era ancora in pericolo. Fu sollevata dallo scoprire che apparentemente era salva, mentre Williams e Liara uscivano a loro volta dalla fontana, grondando acqua dalle loro corazze.
"Dov'è Wrex?" chiese Williams, scoprendo che il Krogan non era lì con loro.
"E dov'è Hayat?" aggiunse Liara, aprendo di nuovo il suo casco.
La decompressione momentanea delle camere del Consiglio era stata sufficiente a spegnere gli incendi, ma ora il luogo era crepuscolare, con macchie di chiarore fornite dalle poche luci di emergenza sopravvissute alla Sovereign.
I loro omnitool cercarono di prendere vita per compensare, ma si spensero quasi immediatamente:
"Emettitori olografici andati." commentò asciutta la marine.
 Dovevano asciugarli, ma quello avrebbe richiesto tempo che in quel momento non avevano: lei e la dottoressa si alzarono, prendendo le misure della stanza a tentoni. Poi Liara estrasse da uno scomparto della sua corazza un paio di quelle sue miracolose luci chimiche, passandone una a Williams, che la imitò nello spaccarla e agitarla per raggiungere il massimo della luminosità.
La vista che si parò di fronte a loro non fu rincuorante: un pezzo della Sovereign aveva ostruito perfino la prima rampa di scale.
"Dannazione..." sibilò Williams: sembrava impossibile trovare un passaggio.
Il suo addestramento di marine prese il sopravvento però, quando vide Tali cercare di muoversi: fu su di lei in un attimo, poggiandole una mano sulla spalla.
"Meglio che tu stia con Garrus, Tali. Quella caviglia sembra slogata."
"Non fino a quando non sapremo dove si trovano Shepard e Wrex... Garrus può continuare a sputare acqua da solo." rispose Tali senza cattiveria, indicando il Turian su un fianco. La giovane Quarian tuttavia le obbedì, rimanendo seduta.
"Ma ci serve che qualcuno contatti... qualcuno, e faccia sapere che siamo ancora vivi. Il mio omnitool è morto... assieme alla radio." disse Williams provando: probabilmente un effetto dell'acqua, della decompressione e della carica statica che la Sovereign si era portata dietro schiantandosi. O al diavolo perché no, magari era colpa di Shepard che li aveva fisicamente lanciati attraverso tutte le camere del Consiglio...
"...Se c'è qualcuno che può rimettere in funzione rapidamente le nostre apparecchiature, siete tu e Garrus. E lui avrà bisogno di un medico. Non credo che quelle creste dovrebbero restare piegate a quell'angolo..."
Tali scosse lievemente la testa:
"Sono cartilaginee. Posso risistemarle da sola e bendarle..." rispose.
A quanto pareva, Liara non era l'unica della squadra ad aver studiato l'anatomia e le cure mediche necessarie sul campo ai suoi compagni di squadra:
"...ma non gli piacerà." finì Tali: " Non gli piace quando qualcuno si prende cura di lui."
Senza il suo visore addosso, il Turian non capiva nessuna lingua a parte la sua, e quindi, ignaro che stessero parlando alle sue spalle, Garrus continuò a tossire, anche se molto più piano ora: decisamente la sua specie non era fatta per nuotare.
"...Come il comandante." sussurrò Williams.
Nessuna delle due l'avrebbe mai ammesso per prima, ma...
"...Già." rispose semplicemente la Quarian fissandola dietro il vetro del suo casco: "Cercherò di contattare qualcuno e di rimettere in sesto Garrus. Voi..."
"Noi cercheremo gli altri." assentì Williams: "Ecco, vi lascio questa luce. Ce ne serve solo una."
Nel frattempo, l'archeologa aveva perso la pazienza: invece di continuare a cercare un passaggio, aveva deciso di crearne uno. Liara brillò d'azzurro, spostando bioticamente un pezzo della Sovereign.
"...O potremmo usare i suoi poteri biotici per farci luce." commentò Williams sottovoce seguendola, mentre Liara si faceva strada attraverso le due rampe di scale.
Le camere del Consiglio, con tutti i loro monumenti celebrativi, non erano sopravvissuti bene all'impatto della Sovereign: flash di scintille, soprattutto dai pezzi del Razziatore, gettavano qua e là qualche pozza di luce, ma per il resto, era buio pesto.
Eppure, l'archeologa si avventurò in quelle tenebre senza paura: quello non era il primo spazio cavernoso e buio che esplorava nei suoi 106 anni.
"WREX! COMANDANTE!" urlò, e la sua voce riecheggiò per lo spazio vuoto: "WREX! COMANDANTE!" chiamò ancora.
Liara non poteva convincersi che non ce l'avessero fatta: non poteva nemmeno iniziare ad immaginarlo.
"Qua sotto." chiamò la voce del Krogan: arrivò a loro fioca, anche se probabilmente aveva urlato.
"CONTINUA A PARLARE WREX!" rispose Williams: i detriti rendevano il loro avanzare difficile e con gli strani eco generati dalla stanza, era ancora più impossibile orientarsi. Ci misero preziosi istanti ad identificare il rottame da sotto il quale proveniva la voce del Krogan.
"Wrex." disse la marine poggiando la mano sul freddo metallo.
"...Williams. Dov'è Shepard?"
"La stiamo cercando..."
"E gli altri?"
"Stanno bene... ci siamo trovati nella fontana."
"Shepard."
"Sì... deve essere stata lei... ma tu, come mai non sei...?"
Passò qualche istante, prima che la voce di Wrex filtrasse da sotto il rottame.
"...Ai Krogan non piace essere spinti. Ho fatto resistenza. È stata una cattiva idea."
"Ah..."
"Non preoccuparti Wrex, adesso ti tiriamo fuori da qui."
"Meglio di no, dottoressa. Sto meglio qui."
"...Wrex?"
"Ho un pezzo...ahem... di metallo nella coscia. E le mie trippe vorrebbero andare a farsi un giro. Se muovete il rottame che ho sopra, credo... credo che morirò." ammise Wrex con un certo divertimento nella voce.
Doveva essere la prima volta da tempo che non provava una simile sensazione:
"Ashley... credo di poter sollevare il rottame abbastanza da farti scivolare sotto: puoi stabilizzarlo con del medigel?"
"Posso provare... se c'è spazio per muoversi."
Chiesero a Wrex se c'era spazio per dargli assistenza: la risposta fu che c'era metà Mako lì sotto. Il capo artigliere se lo sarebbe fatto bastare: Liara le passò la luce chimica, sarebbe servita più a lei che all'archeologa in quel momento, e poi alzò il rottame di quel poco che bastava a farla passare. Ashley scivolò prontamente sopra pavimento umido di sangue Krogan:
"Ehi..."
"Williams."
"Cristo... ok Liara resterò qui per un po'. Puoi lasciare andare." cosa che l'archeologa non si fece ripetere: Liara bruciava per cercare qualcun'altro.
La singolarità che si accese nelle sue mani fu un pallido sostituto ad una vera fonte di illuminazione, ma per la Dea, se lo sarebbe fatto bastare: le camere del Consiglio erano semplicemente troppo vaste per esplorarle al buio.
Lentamente, Liara raggiunse le scale, quelle che portavano alla pedana del postulante... ma le scoprì scomparse. Su di esse, si appoggiava infatti una delle punte delle dita della Sovereign: una trincea fatta con il metallo di una nave.
Liara non provò nemmeno a sollevarla: si rese subito conto che da sola, non ce l'avrebbe mai fatta.
Tuttavia, l'unica cosa a cui riusciva a pensare, l'unica cosa che riusciva a ricordare in quel momento... era Hayat, e il sapore delle sue labbra. Liara non era più sola: se la sua Hayat era là sotto, la dottoressa non avrebbe avuto pace fino a quando non l'avesse avuta tra le sue braccia: quello era l'unico esito accettabile. Shepard aveva bisogno di aiuto, e lo avrebbe avuto: quante vite aveva salvato con le sue azioni? Le dovevano tutto, e Liara si sarebbe assicurata che avrebbero ripagato il loro debito...
Finalmente, la luce tornò nelle Camere del Consiglio: qualcuno doveva aver attivato i sistemi di emergenza, o ridato energia alla Torre. Lo spettacolo che si parò sotto gli occhi di Liara fu perfino più sconfortante, ma nemmeno quello la fece desistere. Niente avrebbe potuto in verità: la giovane archeologa tornò da Tali e Garrus a passo di marcia, con una velocità che nemmeno lei sapeva di possedere:
"Abbiamo di nuovo le comunicazioni." disse la Quarian mostrandole il suo omnitool.
Anche Garrus sembrava in condizioni migliori: le sue creste erano di nuovo nel giusto orientamento, tanto per cominciare...
 "...Un attimo. Sì!"esultò Tali.
"Ci serve personale medico e di assistenza: Ashley sta medicando Wrex al momento, ma potrebbe non farcela."
"Keelah.... ok... ecco: qui è Tali'Zorah nar Rayya della nave SSV Normandy. Siamo nelle camere del Consiglio, ripeto, siamo nelle camere del Consiglio. Richiediamo personale medico e di assistenza immediata. Riuscite a sentirmi?"
Il canale restituì solo statica per qualche istante, mentre il loro messaggio scalava la lista di priorità grazie alle IV all'altro capo della linea: il nome Normandy diede loro quasi la priorità massima tra le migliaia di voci che sulla Cittadella ancora chiedevano aiuto.
"...Qui è il capitano Anderson. Vi sentiamo forte e chiaro. ETA sulla vostra posizione... 4 minuti. In che condizioni è Shepard?"
Liara non rispose allo sguardo di Tali:
"Non lo sappiamo." disse alla fine la Quarian.
"...Stiamo arrivando." fu la risposta di Anderson prima di tagliare il canale.
"Garrus, la tua radio funziona?"
"Non capisco? Un secondo..." rispose Garrus, dando gli ultimi ritocchi al suo visore e rimettendoselo in faccia: "Ora va meglio... cosa stavate dicendo? E dov'è Shepard?"
Liara glielo spiegò e Garrus sembrò impallidire sotto il suo carapace: si tirò in piedi rapidamente.
"Cosa posso fare?" chiese solamente.
La dottoressa non era abituata a dare ordini: era stata educata a chiedere sempre per favore e rispondere grazie anche alle accolite di sua madre. La giovane archeologa però stava cambiando:
"Coordinati con Anderson quando arriverà: non ho idea da dove entreranno. Serviranno medici e uomini robusti per tirare fuori Wrex da sotto le macerie: nel frattempo, io e Tali cercheremo Hayat."
"Conta su di me, doc."
 
Nonostante le sue buone intenzioni però, anche Tali dovette arrendersi di fronte alla semplice realtà che erano le macerie: sarebbero serviti macchinari pesanti per muoverli. Di scalarli poi, a meno di non avere una corda, non se ne parlava nemmeno: il liscio metallo della Sovereign non offriva alcun appiglio, ed era più scivoloso del vetro.
Tali dovette rassegnarsi ad aspettare l'arrivo dei soccorsi, tornando verso il rottame da sotto il quale fluiva sangue arancione: Wrex era ancora vivo, e possedeva abbastanza energia da scherzare, coniando luride battute sulla sua prima relazione interspecie, con grande dispiacere di Williams. La marine le sopportava perché sapeva che servivano a Wrex per distrarsi dal dolore: sui Krogan, gli anestetici non hanno effetto.
Liara invece rimase a fissare i rottami che le sbarravano la strada, senza distogliere lo sguardo: di fronte all'intensità di quell'occhiata, se avessero potuto, forse i resti della Sovereign avrebbero perfino ceduto il passo.
La dottoressa spese l'interezza di quei quattro minuti a fissare i rottami della Sovereign, indifferente al resto: Tali smise di provare a scostarla quasi subito. Era un peso quello, che la giovane Quarian non avrebbe potuto condividere con Liara...
Era strano in fondo, rifletté la Quarian: la Normandy non era stata certo una tipica esperienza di Pellegrinaggio per lei. Sarebbero dovuti essere mesi rapidi e conclusivi, a cui sarebbe seguito il suo ritorno alla Flottiglia, dove sarebbe rimasta per il resto della vita. E invece, restando assieme a persone che non appartenevano alla sua specie, ma che le erano diventate più care della sua stessa famiglia, si era accorta di quanto l'universo fosse... grande. Tali aveva scoperto che 17 milioni di nomadi su 50'000 navi spaziali non erano che una minuscola porzione dell'Universo. Quel suo Pellegrinaggio sulla Normandy, con il comandante, le aveva aperto gli occhi: si scoprì a chiedersi se avrebbe potuto prolungare ancora la sua permanenza a bordo della nave... e si scoprì a considerare già la Squadra i suoi più cari amici e compagni. Come dicevano gli Umani? Fratelli in guerra? Una ben strana fratellanza la loro: Liara, perfino più impacciata di lei all'inizio con gli Umani, Wrex, la cui presenza in quei mesi si era trasformata da terrorizzante a rassicurante, Williams, orgogliosa e testarda, ma sincera, Garrus, un vero bosh'tet Turian ma il loro bosh'tet Turian, Alenko... e Shepard. Ad ognuno di loro, lei doveva ogni cosa, e mentre Tali vegliava il rottame ascoltando lo stato di Wrex e Williams, si scoprì a congiungere le sue mani di tre dita ciascuna e pregare gli Antenati, per la prima volta da... anni.
"Non portatemi via il mio capitano." sussurrò.
La realtà di Garrus, e di ogni Turian in verità, è sempre stata una di dovere. Questo, anche Garrus doveva riconoscerlo: ma ciò in cui lui era diverso dagli altri Turian, l'anomalia che nemmeno suo padre era mai riuscito ad appianare, era che Garrus si faceva delle domande. Continuamente, senza sosta: non si chiedeva se una cosa era giusta, o sbagliata, no, niente del genere: il senso di giusto e sbagliato era stato inculcato in lui fin dal nido. Garrus si chiedeva se non fosse possibile, semplicemente, fare le cose in un modo... diverso. L'esperienza sulla Normandy, fra così tanti Umani, sotto il comando di un ufficiale Umano, gli aveva dato più risposte a proposito di quanto lui stesso credesse possibile. Ma la conclusione a cui era giunto... lo lasciava insoddisfatto, e ancora pieno di domande. C'era sempre stato del metodo nelle azioni di Shepard, ma ancora Garrus non sapeva quando esattamente, fosse accettabile fare qualcosa per le motivazioni sbagliate. Per il comandante, l'importante era fare, agire prontamente e occuparsi delle conseguenze delle proprie azioni a mano a mano che si presentavano. C'era maestria nel modo in cui Shepard produceva risultati senza coinvolgere innocenti: a parte questo però, tutto sembrava essere lecito. Era una dicotomia quella che il Turian non riusciva a risolvere: era tipica di Shepard, o era qualcosa comune agli Umani?
Scoprì di desiderare che il comandante fosse sopravvissuta anche solo perché potesse chiederglielo... Garrus controllò il suo omnitool: ormai non mancava molto all'arrivo di Anderson e dei suoi Uomini.
Williams era stanca invece: era una testa di latta, un fante, una marine. Salvare la Galassia da una razza di navi senzienti era così al di sopra del livello per cui era stata addestrata da essere uno scherzo di pessimo gusto. Ashley sapeva solo combattere e a malapena, se si usava come base quello che avevano affrontato in quei mesi: lei non era nemmeno un N. Avrebbe disprezzato come stupidità certe bravate che aveva visto fare al comandante in quei mesi... eppure, quanto tutto era follia, forse la stupidità era l'unica strada da percorrere. Infilarsi sotto un rottame per prestare aiuto ad un Krogan? Ashley Williams della 212 l'avrebbe chiamata stupidità. Ma il capo artigliere della Normandy? Quella Williams, considerava normale aiutare un Krogan. Era stato... doloroso perfino, dover accettare il poco che sapeva fare e il poco a cui aveva potuto contribuire: era solo una marine. Ma ora, finalmente, era pronta e sapeva che se solo lo avesse voluto, le cose sarebbero potute cambiare. Aveva sentito di tutto e ancora un po' sull'addestramento che veniva impartito alla "Vila Militar" a Rio de Janeiro, la catena di montaggio sulla Terra dove venivano prodotti i migliori membri dell'Alleanza. Williams dovette però chiedersi quanto l'addestramento dell'ICT potesse essere più difficile, rispetto a quello che avevano passato in quei mesi...
La verità, era che Ashley non voleva più essere il capo artigliere Williams: voleva cambiare. In quei mesi, aveva dato tutto alla Normandy e alla missione, e aveva ricevuto in cambio molto di più: era il momento di smettere di desiderare il cambiamento e di afferrarlo con le sue due mani. E questa rinnovata fiducia in sé stessa, Williams lo doveva a due persone solamente: una che era morta al posto suo, e una che l'aveva tenuta a bordo della sua nave.
Suturare un Krogan sembrava un buon punto di partenza per iniziare a onorare la loro memoria.
"Ho fatto Wrex." disse Ashely sedendosi: il Krogan non era ancora fuori pericolo, ma almeno aveva smesso di sanguinare. Del resto, avrebbero dovuto occuparsene i soccorsi.
"Mhh." brontolò il Krogan: "...Dov'è Shepard?" chiese ancora, mezzo stordito.
"La stanno cercando..." rispose Ashely.
"È morta?" disse Wrex: il mercenario non si sprecava in giri di parole.
"Non... non lo so."
"Mhh. Buffo..."
"Che cosa?"
"...Non riesco a smettere di pensare a Tuchanka." ammise Wrex con una voce... strana.
"...Non è per niente buffo Wrex. È naturale."
"Che intendi?"
"...Ci attacchiamo a quello che abbiamo di più caro perché non vogliamo altro che Shepard sia ancora viva. Credimi, lo so... Sono una credente dopotutto."
Williams avrebbe potuto spiegare a Wrex che non ci sono atei in una trincea: che tutti loro in quel momento, ognuno a suo modo, stavano pregando. Ma sarebbe stato inutile... o forse superfluo, perché Wrex annuì leggermente:
"Mhh." disse solo.
La loro mente era in disordine in quel momento, spaccata tra il desiderio di ammettere che era finita, e la paura che non lo fosse affatto. Il sollievo e l'orgoglio di aver portato a termine qualcosa di impossibile però non riuscivano a vincere l'angoscia... perché qualcuno mancava ancora all'appello.
 
Gli uomini al seguito di Anderson li trovarono così, e capirono il perché del loro stato quando Garrus li condusse nelle Camere del Consiglio.
Come erano sopravvissuti a qualcosa del genere? Le spiegazioni però, potevano attendere: era il momento di fare, non di parlare. Con l'equipaggiamento che avevano in dotazione, il rottame che schiacciava Wrex venne tagliato, e la luce di un omnitool si rifletté nei suoi occhi da rettile. Per un attimo, i soccorritori credettero che la sua bruttezza fosse il risultato dello scontro, ma capirono in fretta che non era così e anche che il Krogan sarebbe probabilmente sopravvissuto: dopotutto, i membri della sua specie sono molto difficili da uccidere.
"Con calma..." ordinò Anderson quando Wrex cercò di muoversi da solo: "È finita. Siete al sicuro..." insisté, aiutando Williams a uscire dalla cavità: "Dov'è il comandante? Dov'è Shepard?"
E il capo artigliere poté solo guardare la schiena di Liara, che non si era mossa di un millimetro dalla sua posizione, rimanendo a fissare i resti della Sovereign.
Anche Anderson osservò quei resti, e per un momento perfino l'eroe delle forze dell'Alleanza perse la speranza: c'era tutto un pezzo del Razziatore davanti a loro, una delle dita minori, con tanto di articolazioni. Doveva essere caduto di nocca dentro il giardino ipogeo sopra la pedana del postulante, e nonostante questo, le sue metà arrivavano fin quasi sul soffitto delle Camere del Consiglio.
Anderson vide e capì tutto. Shepard si era sacrificata per la sua squadra, per i suoi uomini e non importava che fossero alieni: al suo posto, il capitano avrebbe fatto lo stesso. Quei cinque, erano l'ultima eredità del Primo Spettro Umano... Anderson se ne sarebbe preso cura. Le dovevano almeno questo...
Poi... qualcosa si mosse.
Tra le macerie, qualcosa... si mosse. E prima che se ne rendessero conto, Shepard, il comandante Shepard, Eroina di Elysium Shepard e Primo Spettro Umano, stava scalando i rottami della Sovereign per venire loro incontro. Non era la sua solita camminata potente, piena di scopi e dal passo sicuro. Shepad zoppicava lievemente, e si teneva il braccio sinistro al petto.
Ma era ancora viva, e nella destra aveva il coltello di Tali.
Tutti, Anderson compreso, si fermarono a guardarla: se sulla schiena avesse esibito un paio di ali, non avrebbe potuto sorprenderli di più.
Ma la persona che avevano di fronte era ancora fatta di carne e sangue: scivolò, lentamente, sedendosi su un pezzo particolarmente grande della Sovereign per riprendere fiato, spostandosi i capelli in un gesto lievemente imbarazzato e umile, ma con un sorriso raggiante in faccia. Prese fiato, e nel silenzio attonito con cui tutti la stavano guardando, le sue parole risultarono chiare a tutti.
"...Sovereign, l'avanguardia della nostra distruzione, eh? Non so voi... ma non mi è sembrato niente di speciale."
Wrex rise come un folle.
 
***
 
Chakwas non era contenta, per niente.
Il fatto che Shepard fosse sopravvissuta ad un Razziatore che le era caduto addosso era già di per sé un miracolo, che ovviamente riempiva il CMO di meraviglia e di gioia... ma il suo era stato un sentimento di breve durata.
Shepard, a sentire Anderson almeno, non aveva smesso di dare ordini un momento, dirigendo le operazioni di trasporto di Wrex fino alla Normandy, ignorando completamente le sue condizioni, respingendo i soccorsi e i medici, fino a quando il Krogan non era stato posto sul lettino dell'infermeria della sua nave. Conoscendo il suo CO, prima di dedicare la sua completa attenzione a Wrex, Chakwas aveva trovato il tempo di farle fare una scansione medica completa, appurando l'impossibile.
A volte i miracoli accadono: dopo che un Razziatore era precipitato su di lei, Shepard se l'era cavata solo con una distorsione alla caviglia, e un abbinamento di frattura composta e lussazione al braccio sinistro: ignorando le sue proteste, Negulesco aveva ridotto la lussazione e aiutato Liara a steccare quel braccio. Ma per tutto il tempo, Shepard non aveva smesso un momento di dare ordini: Chakwas temeva che il comandante avesse solo fatto finta di inghiottire gli analgesici che le aveva messo in bocca. Ormai, anche Chakwas la riteneva una causa persa e il CMO non aveva la forza o il tempo di occuparsi di un CO testardo in quel momento: Ilos, la Sovereign, la Cittadella... era stato tutto troppo, per tutti. Anche il terribile CMO della SSV Normandy si sentiva spossata...
Ma questo non sembrava valere per il Primo Spettro Umano, che aveva continuato a dare ordini e ora aspettava nella camera di equilibrio della Normandy il permesso di salire a bordo della Destiny Ascension, con solo Anderson e Liara ad accompagnarla. Non era semplicemente la differenza di età a pesare: era proprio la differenza tra le loro nature.
E non era ancora finita, pensò Chakwas: Wrex era stato scaricato, con suo immenso imbarazzo a voler proprio essere sinceri, su uno dei letti dell'infermeria da marine dell'Alleanza che ormai dovevano avere un'ernia. Il Krogan aveva ancora nella coscia un pezzo di ferro, che era in verità l'unica cosa che gli impedisse di morire dissanguato: al momento, Wrex era in coma farmacologico, i normali metodi di sedazione non avevano effetto su di lui, mentre Chakwas e Negulesco lavoravano per rattopparlo, ma senza troppa ansia.
I Krogan erano davvero difficili da uccidere:
"Signora..." cominciò l'infermeria dall'altra parte del lettino.
"Negulesco..." la interruppe Chakwas aggiustando una clamp arteriosa: "...Se stai per fare un commento sul fatto che Wrex sia davvero il quad della s-quad-ra, ti avviso che ti risveglierai nel letto a fianco."
L'infermiera si cucì la bocca.
 
"Matriarca Lidanya è un onore incontrare il capitano della..."
"No comandante Shepard, l'onore è il mio." la interruppe l'Asari, afferrandole la destra, l'unica mano che il Primo Spettro Umano non portasse steccata e appesa al collo, e pronunciando con voce chiara la frase successiva: "Io, e tutto il mio equipaggio, le dobbiamo la vita. Mi permetta di accoglierla a bordo della Destiny Ascension, ammiraglia della flotta della Cittadella, con tutti gli onori..."
Lidanya era una Matriarca giovanile, che indossava ancora l'uniforme marrone da battaglia delle cacciatrici Asari: dalla carnagione tendente al violetto più che al blu, aveva occhi grandi, sottolineati da segni rosso chiaro attorno agli occhi e al centro della fronte. La Destiny Ascension, con i suoi 10'000 membri di equipaggio, era la sua casa, e il suo feudo, fin da quando la nave era stata costruita: una vera città per molti versi, di cui la Matriarca era stata la custode per lungo tempo. Nella pace che il Consiglio promuoveva da millenni però, la Destiny Ascension si era trasformata nel tempo in un'attrazione turistica, seconda forse solo alla Cittadella. Era, dopotutto, la più grande nave che fosse mai stata costruita... almeno fino all'arrivo della Sovereign.
Dietro la Matriarca, l'equipaggio della nave che l'Alleanza aveva salvato restava in posizione di parata, cercando allo stesso tempo di rubare occhiate curiose sull'affascinante Umana: mai un visitatore della Destiny Ascension era risultato così attraente ai suoi marinai, e perfino Anderson seguiva colei che stava diventando rapidamente nota a tutti come l'Eroina della Cittadella. Le occhiate di Liara invece, furono l'unica cosa ad impedire a qualcuno oltre la Matriarca di avvicinarsi di più: la dottoressa aveva scoperto che per quanto indegna di lei, la gelosia era un sentimento assai potente. A chi, fra gli altri Asari presenti, incrociava il suo sguardo, morivano le parole in gola:
"...I Consiglieri vi stanno già aspettando, assieme agli ambasciatori delle quattro razze, come aveva chiesto, comandante." finì Lidanya.
In quel momento, subito a valle dell'assalto della Sovereign, Shepard non aveva bisogno di dare ordini: le bastava chiedere, perché fosse esaudita, in qualunque suo desiderio.
"...La ringrazio molto, Matriarca. Mi sarebbe piaciuto che la nostra visita avvenisse in condizioni più... piacevoli, ma il dovere ci chiama."
"Mi permetta almeno di accompagnarvi personalmente a destinazione."
L'Ascension era una piccola città anche per estensione, e costruita come tale: il CIC della Normandy sarebbe potuto comodamente essere ospitato all'interno dei corridoi della corazzata Asari e Lidanya aveva fatto già preparare due vetture, una per loro e una per la scorta d'onore, in cui tutti presero rapidamente posto.
"...Qual è il conteggio delle vittime?" chiese senza preamboli il comandante ad Anderson, mentre Lydania la osservava dal posto del passeggero.
Per quello che Shepard sapeva, poteva avere in quel momento una Matriona Asari come autista... un'umiliazione che tutti si sarebbero potuti risparmiare: il Primo Spettro Umano aveva fatto solo il suo dovere, e non era stato abbastanza... soprattutto, non era ancora finita.
"...I Turian hanno perso 20 incrociatori. L'Alleanza 8." rispose asciutto Anderson al suo fianco: "Il conteggio delle vittime è ancora in corso e stanno cercando di recuperare i gusci di salvataggio... quando si è fatto tempo a lanciarli."
Con circa 300 membri di equipaggio per ogni nave Turian, voleva dire che l'assalto alla Cittadella aveva prodotto almeno 6000 vittime, più quelle dell'Alleanza: almeno 8000 soldati dovevano essere stati cancellati dalla Sovereign e dai suoi Geth. A cui avrebbero dovuto essere aggiunte altre vite, perdute in quello scontro: quei pochi minuti di combattimento erano risultati in una strage... una strage che avrebbe potuto finire molto peggio.
Anche così però... non sembrava una vittoria: per Shepard, non ne aveva nessun aspetto.
"E sulla Cittadella?" chiese ancora il comandante abbassando lo sguardo.
"... C-Sec non è ancora in grado di fornire una stima."
Come si sarebbe potuto riparare a così tante morti? Quelle cifre potevano sembrare banali di fronte a quello che avrebbe potuto essere... o ad Ilos stesso, ma non bastava ad Hayat. Non poteva e non doveva bastare: quelle vittime, tutte quelle vite, avrebbero potuto essere salvate. Shepard si chiuse in un cupo silenzio fino a quando non furono a destinazione: le bellezze dell'Ascension erano irrilevanti per lei in quel momento, mentre Anderson e Liara scoraggiarono altri Asari a fare domande al comandante. Fu poca cosa in verità, ma l'unica che potessero fare per lei: nessuno sapeva cosa avesse in mente la Leonessa di Elysium in quel momento, nessuno forse, a parte Liara. Ma anche l'archeologa taceva, osservando il suo comandante. Liara si limitava a quello, a fissare Shepard spudoratamente, in modo che quando Hayat avesse cercato il suo sguardo, l'avrebbe trovato subito.
Dove esattamente Lidanya li condusse sulla sua nave invece, a Shepard non importò: aveva perso il conto delle svolte che avevano imboccato già da tempo. Il comandante aveva chiesto un'incontro col Consiglio, ma a parte la privacy di quattro pareti, un pavimento ed un soffitto, non aveva altre esigenze. Di conseguenza quindi, e in modo abbastanza ovvio, i tre Consiglieri avevano organizzato la riunione nella sala conferenze più grande che ci fosse a bordo dell'Ascension.
Shepard si prese giusto un momento prima di seguire la Matriarca sulla soglia della sala, controllando che la sua uniforma blu dell'Alleanza le cadesse sulle spalle in modo regolamentare, coprendole a malapena la stecca: non le interessava cercare facili simpatie, non era per quello che aveva voluto l'incontro. Tuttavia, Shepard non risparmiò a Lidanya un cortese commiato: la Matriarca si era trovata coinvolta in una battaglia per cui non era preparata e avrebbe dovuto fare i conti a suo modo col fatto di essere sopravvissuta, assieme al suo equipaggio, al posto di altri.
 
Quando entrò nella sala, i Consiglieri la stavano ovviamente già aspettando, ma finalmente erano al suo stesso livello: un Razziatore aveva quasi dovuto espugnare la Cittadella per farli scendere dalle loro poltrone. Shepard trafisse silenziosamente ciascuno di loro con un lungo sguardo, che nessuno tra Valern, Sparatus o Tevos osò ricambiare. Tra loro, colmavano lo spazio cinque persone: da un lato del tavolo, i quattro ambasciatori e dall'altro, l'ologramma dell'ammiraglio Hackett: nessuno dei presenti era seduto.
Shepard considerò brevemente gli astanti: nessuno di quei cinque era necessariamente col Consiglio o contro di esso, ma di tutti loro, Shepard aveva la più completa attenzione. Non era poco: riuscire a riunirli tutti in una stanza, senza dover spiegare perché.
Udina fu il primo fra loro che provò a prendere parola: il livido gonfio che aveva in faccia gli donava, in un certo modo grottesco.
"Vedo comandante, che come il capitano Anderson non può fare a meno di privarsi del suo pittoresco..."
"Apra la bocca solo per rispondere Udina." sibilò Shepard.
Non ebbe bisogno di aggiungere altro: quando l'ambasciatore incontrò il suo sguardo, qualcosa suggerì al politicante che quella volta Shepard non si sarebbe limitata a cacciarlo dalla sala. Per il momento, il comandante non poteva essere contraddetta.
Shepard rivolse un leggero cenno d'intesa agli tre ambasciatori, assai meno ostile, e un lieve sorriso di gratitudine ad Hackett, che venne ricambiato, per poi tornare a rivolgere la sua attenzione ai Consiglieri:
"Tutto questo..." sospirò il comandante a bassa voce, scostandosi i capelli dalla fronte in un gesto stanco e debole: "Tutto questo... tutte queste vittime, potevano essere evitate. Avreste solo dovuto lasciarmi andare. Avreste solo dovuto fidarvi."
Tevos aprì la bocca, ma non osò dire niente altro, perché con un solo gesto della mano, Shepard la fermò:
"Non sono qui per farvi rispondere di quella scelta Consiglieri: ci sono già decine di migliaia di vittime a cui dovrete una spiegazione di essa. Voglio solo che ne prendiate coscienza: che tutto questo, poteva. Essere. Evitato." sillabò Shepard, punteggiando le sue parole con l'indice sul tavolo.
Seguì qualche attimo di silenzio, che il comandante non si premurò di riempire: Shepard guardava il tavolo a testa bassa, apparentemente svuotata.
"...Che cosa vuole?" chiese alla fine Sparatus.
"Che cosa voglio? ...Niente, Consiglieri." rispose lo Spettro: quanto poco la comprendevano ancora.
"...Niente?"
"Niente." ripeté Shepard, tornando a guardarli: "Quello che importa è cosa vogliate voi: se lo desiderate, sono pronta a dare le mie dimissioni dal corpo degli Spettri. Ufficialmente, qui e subito."
"Comandante..."
"Con tutto il dovuto rispetto, ammiraglio Hackett signore, questa scelta non spetta a lei. Non posso essere il Primo Spettro Umano, se può essere permesso all'ambasciatore Udina, o a chiunque altro, di togliermi la mia nave da sotto il culo impunemente. Non posso essere nemmeno un comandante dell'Alleanza in verità, e non voglio esserlo, se il mio comando è moneta di scambio in contrattazioni politiche. Non è quello per cui mi sono arruolata, né è accettabile..." sospirò Shepard, prima di continuare:
"...Ho dovuto rubare la mia nave per fare il mio lavoro!" e finalmente anche Shepard gridò di rabbia, forzandosi per calmare la sua mente.
Sarebbe bastato così poco per ucciderli tutti... anche con un braccio al collo.
La donna espirò, chiudendo gli occhi per un istante: quando riprese, la sua voce era tornata quieta e controllata.
"Se volete le mie dimissioni, non dovete fare altro che chiederle. Ma non posso accettare che altre vite siano perse perché mi sono stati tolti i mezzi con cui difenderle. E tutto considerato... credo mi dobbiate almeno questo. Ammiraglio?"
Hackett non dovette pensarci molto: l'ammiraglio della quarta flotta si grattò la cicatrice che aveva in faccia, osservando il comandante. Quella donna aveva fatto l'impossibile per loro, di nuovo: se l'Alleanza era costretta a scegliere tra tenere la leonessa di Elysium ed un ambasciatore, la scelta era facile, al punto che anche Udina lo comprese.
"Questo è un oltraggio! L'Alleanza non è una dittatura militare, e dovrete passare sul mio corpo prima che qualcun'altro prenda il mio posto..."
L'ammiraglio lo interruppe prima che fosse Shepard a doverlo fare:
"Udina, l'Alleanza non è una dittatura militare, ma nemmeno una democrazia. Quello che ha fatto al comandante Shepard, l'ha fatto senza l'approvazione dell'ala militare: la mia. Questo è abuso di potere, come minimo. Con una mozione straordinaria di noi cinque ammiragli di flotta, posso farla dichiarare per questo persona non grata e interdirla da ogni carica pubblica prima delle 0900 di domattina. E sono pronto a farlo, se non si dimette di sua spontanea volontà prima di subito... Raccoglie ora ciò che ha seminato."
Udina divenne di un'interessante colore: quasi della stessa sfumatura del suo livido. L'ambasciatore però non era un principiante, e sapeva quando ritenere persa una battaglia: ce ne sarebbero state delle altre in cui vincere in futuro, perché la guerra di intrighi che era la politica, non aveva mai fine.
Per i Consiglieri tuttavia, Valern in particolare, l'effetto di quello scambio fu notevole: a quanto pareva, nessuno pugnalava impunemente l'Eroina della Cittadella alle spalle. Nemmeno un ambasciatore e forse, dopo la Sovereign, nemmeno un Consigliere avrebbe dovuto osare: avevano creduto di averla messa con le spalle al muro, pensando di poter imporre i loro ordini su un burattino ribelle creato per soddisfare un'esigenza politica. Valern si accorse invece che colei che avevano ora davanti agli occhi era uno Spettro a tutti gli effetti: il comandante aveva appena dimostrato di possedere le risorse per trasformare in realtà ognuna delle sue parole.
Shepard non faceva promesse: esponeva fatti.
"...E con questo, torniamo a noi Consiglieri." disse di nuovo il comandante con voce quieta: " ...Se volete le mie dimissioni, non avete che da chiederle. Se è davvero questo ciò che volete, ve le darò. Immediatamente. E tornerò all'Alleanza."
"Si comporta in modo irragionevole comandante..."
"Come osa, Sparatus? Nessuno Spettro accetterebbe quello che avete fatto. E lei lo sa perfettamente..." Orinia stillava ira da ogni scaglia: l'idiozia di Sparatus era costato alla Gerarchia 6000 ottimi soldati. Il solo fatto che non potesse strangolarlo sul posto a causa della sua carica era un'ulteriore fonte di frustrazione per l'ambasciatrice. A quanto pareva, nemmeno Sparatus voleva mettersi contro Orinia, o temeva a sufficienza le conseguenze, perché tacque a sua volta.
Fu Amentiu a prendere parola in quel momento, facendo morire sul nascere ogni altro confronto: la Matriarca era arrivata sulla Ascension direttamente da un conflitto armato contro i Geth, ed indossava ancora la sua corazza da combattimento. Quando le truppe di Saren avevano tentato di prendere possesso del Presidium uscendo dal monumento ai portali, le cacciatrici Asari di Amentiu, e l'ambasciatrice in persona, erano state le uniche in grado di impedire che le forze del C-Sec venissero travolte nell'assalto iniziale, guadagnando abbastanza tempo per organizzare una parziale evacuazione dell'anello centrale della stazione. E in quello stesso momento, la Matriarca Devinelu combatteva ancora...
"Prima che deliberiate a proposito, stimati Consiglieri, vorrei portare alla vostra attenzione qualcosa di fondamentale. Nessuno di noi umili ambasciatori può interferire con le attività del Consiglio o dei suoi membri... ma è nelle nostre prerogative reagire alle vostre decisioni. Per ciò che questa... eroina ha fatto nei mesi passati, per il Consiglio e per le Repubbliche, aveva la mia gratitudine e la mia amicizia. Per ciò che questo Spettro ha fatto sulla Cittadella, ha il mio appoggio. Se è vostra decisione richiedere le dimissioni di questa Amica dal suo incarico, allora sarà mia prerogativa consegnare le mie."
E quello, per la carriera politica di Tevos, sarebbe stato un suicidio: come specie, gli Asari non erano comprensivi verso qualcuno che rifiutasse la saggezza di una Matriarca al punto da renderne necessarie le dimissioni, specie di qualcuno come Amentiu T'Kenthi. Nelle Repubbliche Asari, la voce di una T'Kenthi aveva più peso di quella del Consiglio stesso...
Era... terrificante la fedeltà che l'Umana sapeva ispirare alla sua causa: ecco perché la reazione di Shepard stupì Tevos ancora di più. L'Umana parlò sempre con quella sua voce quieta e stanca, ma si fece capire perfettamente:
"Matriarca T'Kenthi... apprezzo immensamente il suo supporto, ma ciò che chiedo non può essere preteso. Desidero il riconoscimento che le mie azioni in questi mesi non sono state il frutto di arroganza, ma il risultato di sforzi tesi a tenere al sicuro lo Spazio della Cittadella, il suo Consiglio e i suoi cittadini... e la fiducia che questo comporta."
Fu il turno di T'Kenthi di chiudere gli occhi e inspirare:
"...Le mie scuse, Amica. Il cordoglio mi fa trasalire."
"Avete perduto qualcuno a voi caro, nobile Matriarca?" chiese Liara.
"Come molti altri oggi." rispose T'Kenthi, tornando a guardare i Consiglieri.
Di nuovo, la sottigliezza della richiesta di Shepard non andò sprecata su Valern: il comandante non chiedeva un'ammissione di colpa al Consiglio, qualcosa che politicamente non avrebbe potuto mai essere concessa; ma offriva loro di fare tabula rasa, e di ricominciare il loro rapporto da zero, dopo aver dimostrato più che ampiamente di essere davvero uno dei loro Spettri. Il Salarian di certo non aveva intenzione di vedere un simile talento sprecato... e sarebbe stato appagante vedere Sparatus costretto ad un più rispettoso contegno nei confronti dell'Umana.
"Molto di più comandante." iniziò spontaneo Valern: "...Avete fatto più di quanto potessimo aspettarci da uno Spettro appena nominato tra i ranghi, e in così difficili circostanze. Avete affrontato un incarico difficile e ne siete uscita a testa alta... è mio parere che non si possa fare a meno di lei nelle nostre fila..."
"Ed è anche la mia opinione." disse Tevos: in quella sala, Shepard aveva reso molto evidente per loro la differenza tra vinti e vincitori, e il lato dal quale schierarsi.
"...E vorremmo offrire qualcosa di più all'Umanità per il suo impegno insperato, e per questo tanto più nobile, nella difesa della Cittadella."
Manovra politica? Vera gratitudine? Pragmatismo? O semplicemente buon senso? In quel momento, il comandante fu troppo stanca perché le importasse davvero, ma non poté impedire che una parte di lei temesse le decisioni di Tevos.
I lineamenti del Consigliere Asari si fecero più rilassati e solenni, come già era accaduto una volta:
"L'enorme contributo dell'Umanità nella guerra contro la Sovereign e i Geth è innegabile. L'Umanità ha dato prova di essere pronta ad erigersi come difensore e protettore della Galassia. Il suo coraggio prova che siete pronti ad unirvi a noi, e servire assieme in questo Consiglio della Cittadella."
Shepard sapeva già quale sarebbe stata la reazione di molte delle altre specie: troppo e troppo in fretta agli ultimi arrivati, mentre l'Umanità avrebbe ironizzato sul fatto che era stato necessario sacrificare solo otto incrociatori per farsi finalmente riconoscere...
Sembrava che il retaggio dell'Umanità nella storia galattica sarebbe sempre stata uno legato al sangue e alle battaglie, e ai sacrifici: si diceva che fosse meglio essere temuti che rispettati, ma... era sbagliato cercare un'eredità diversa per la propria specie? Migliore?
La proposta di Tevos, fatta davanti ai quattro ambasciatori delle razze del Consiglio, e quindi praticamente un atto ufficiale già di per sé, era però un onore che era impossibile rifiutare: eppure, una parte del comandante, avrebbe tanto voluto che qualcuno, Hackett, o Anderson almeno, obbiettasse. Per almeno due ragioni importanti: era una soluzione a breve termine, volta a stornare l'attenzione delle masse dalle perdite subite dalla Flotta del Consiglio. Quella era una decisione in cui sarebbero affogati molti dei lutti causati dalla Battaglia della Cittadella... e sul lungo periodo inoltre, non avrebbe favorito affatto l'integrazione, ma la segregazione, l'invidia, verso una specie che aveva scalato i gradini della politica interstellare come una meteora. La seconda ragione di Shepard per non apprezzare quella decisione era per la compiacenza che questa avrebbe portato con sé: tutti sarebbero stati pronti a credere che con la distruzione della Sovereign, il conflitto contri i Razziatori fosse finito. Shepard non lo credeva affatto: dubitava che il resto della stirpe della Sovereign avrebbe accettato la distruzione della loro avanguardia senza reagire. L'estinzione, non la rassegnazione o la resa, è nella natura dei Razziatori:
"Consigliere, a nome dell'Umanità e dell'Alleanza, vi ringraziamo per questo prestigioso onore, che accettiamo umilmente." disse l'ologramma di Hackett, guadagnandosi quasi un'occhiata di rispetto da parte di Udina.
Dopo qualche ora di sonno, in un secondo momento, Shepard avrebbe compreso come il Consiglio dovesse percepire davvero quelle circostanze, con la Quarta Flotta dell'Alleanza alle porte della sua Cittadella... i Consiglieri temevano un colpo di stato.
A Shepard sarebbe venuto quasi da piangere: anche se l'Umanità sarebbe forse stata in grado di impossessarsi del Consiglio, il comandante doveva credere che la sua specie non l'avrebbe mai fatto: perché non c'era ragione di farlo. In verità, sarebbe stato perfino un errore: anche persone dello stampo di Udina dovevano rendersi conto che l'Umanità, da sola, non avrebbe potuto reggere le sorti della Galassia. La Via Lattea è semplicemente troppo vasta, per desiderare di possederla tutta: era follia credere altrimenti.
In quel momento, il comandante Shepard poté solo sperare che lavorando assieme, parte della terribile nomea che l'Umanità si era guadagnata dalla Guerra del Primo Contatto venisse rivalutata: sarebbe stato un processo lungo e difficile, che sarebbe dipeso enormemente da chi l'Alleanza avesse scelto come loro Consigliere.
Valern non aspettò un istante di più per appoggiare Tevos:
"...Molti Umani hanno perso la loro vita nella battaglia per salvare la Cittadella: valorosi soldati che hanno sacrificato la loro vita spontaneamente, così che noi, il Consiglio, potessimo sopravvivere."
Shepard non ebbe cuore di confessare loro perché avesse scelto di salvare la Destiny Ascension, e forse non ce n'era nemmeno bisogno: Valern non era uno sciocco in fondo.
"...Non c'è sacrificio più grande, e condividiamo il vostro lutto per la tragica perdita di così tanti nobili uomini e donne."
Solo di quelle parole di Sparatus, Shepard poté credere fossero state pronunciate con sincerità: ecco perché si sentì obbligata a rispondergli, nonostante le molte divergenze tra loro.
"Così come dovrebbe essere, Consigliere: la battaglia per la Cittadella ci ha strappato via molte persone a noi care. Io credo che si debba ai nostri caduti, tutti loro, senza distinzione di razza, almeno questo: che tutti assieme, uniti, si onori la loro memoria." dicendo questo, Shepard fissò l'ologramma di Hackett, accogliendo il suo tacito assenso: Alenko non sarebbe stato dimenticato.
Tutti avevano perso qualcuno quel giorno, così come la Normandy aveva perso un membro del suo equipaggio.
"Il Consiglio le deve anche un enorme debito personale comandante." disse Tevos: "...Qualcosa che non potremmo mai ripagare. Non solo ha salvato le nostre vite, ma quelle di miliardi, dalla Sovereign e dai Razziatori."
Shepard sperò vivamente, pregò quasi, che Tevos lo intendesse davvero: che la sua menzione dei Razziatori non fosse solo un osso gettato verso di lei, parole che si sarebbero rimangiati, prima o poi. Il comandante aveva bisogno che credessero alla loro esistenza. Per il momento però, se lo sarebbe fatto bastare:
"Prima di rendere pubblico tutto questo, avremo bisogno di una lista di potenziali candidati per il seggio Umano del Consiglio..." stava dicendo Valern, gesticolando.
"E considerando tutto quello che è successo..." lo interruppe Tevos: "Sono certa che il suo parere avrà un'enorme influenza, comandante. Ha qualche candidato in particolare che vorrebbe suggerire?"
Lo stupore fu evidente sul volto di Shepard, quando tutti gli occhi nella stanza furono su di lei:
"Consiglieri... Non è il mio posto decidere qualcosa del genere. Sono uno Spettro dopotutto..."
"Suvvia Comandante... dopo tutto quello che ha fatto, credo si sia meritata di dire la sua." disse Udina, rancoroso e sarcastico.
Il Comandante li guardò tutti, uno dopo l'altro... e capì che quell'occasione non si sarebbe ripresentata. L'Umanità aveva avuto bisogno di un eroe come primo Spettro Umano... ma ora non era più il momento degli eroi:
"L'Umanità ha bisogno di qualcuno con il coraggio di difendere le proprie convinzioni. Con tutto il dovuto rispetto, io propongo il capitano Anderson."
Il più stupito di tutti a quelle sue parole, fu proprio il vecchio veterano: ma chi meglio di lui in fondo, che non aveva mai fatto mancare il suo supporto, e che per la giusta causa, aveva sacrificato tutto, per lei, per la missione... per fermare Saren? Shepard gli doveva almeno questo.
"Lui? Deve stare sicuramente scherzando: Anderson preferisce i pugni alla diplomazia..." tentò di protestare subito Udina, ma lo sguardo degli altri occupanti della stanza lo fece tacere subito.
"...Solo con lei, Udina. Solo con lei." replicò Anderson.
"Credo sia una scelta ispirata." disse subito Tevos: se però il Consigliere Asari credeva che Anderson sarebbe stato facile da manovrare quanto Sparatus, si sbagliava di grosso.
"...Il Consiglio sarà pronto ad accettarlo a braccia aperte, se dovesse accettare."
Era incredibile a pensarci: i Consiglieri erano riusciti a ribaltare il pronostico con cui Shepard era entrata nella stanza. Ed eccoli lì, quattro ambasciatori, tre Consiglieri, più un possibile quarto a scambiarsi moine e cariche, apparentemente dimenticando le migliaia di vittime su cui quel momento era stato costruito.
"È sicuramente un grande onore, Consiglieri... e un'enorme responsabilità. Qualcosa che non può essere accettato alla leggera: credo sia opportuno discuterne con il resto dell'Alleanza prima."
"Ovviamente. Ma la sconfitta della Sovereign, e questa battaglia per la Cittadella, segna l'inizio di una nuova era, sia per il Consiglio, che per l'Umanità."
I pomposi discorsi continuarono ancora a lungo, prima che l'attenzione del Consiglio tornasse a fissarsi su Shepard: la donna fu costretta ad attirare la loro attenzione schiarendosi la gola però.
"...Tutto questo è sicuramente importante per l'Umanità e il Consiglio, ma c'è ancora qualcosa che richiede la nostra attenzione e potrebbe essere perfino più importante."
"Di cosa si tratta, comandante?" chiese Valern, decisamente interessato.
"Ilos, Consiglieri. Il pianeta è un forziere di tecnologia Prothean, e una fonte diretta di molte testimonianze sulla loro civiltà: ultima, ma non meno importante, una vera IV Prothean ancora funzionante."
Questo polarizzò l'intero interesse della stanza: nessuno aveva mai trovato una IV Prothean ancora attiva.
"...È stato grazie alle informazione che ha potuto fornirci che siamo riusciti a fermare Saren. Abbiamo dovuto abbandonare il pianeta in mano ai Geth, ma, per ovvi motivi strategici, questo non può essere permesso un minuto di più. Ilos deve essere tolto dalle loro mani il più presto possibile."
"Ovviamente! Ma al momento la Flotta della Cittadella non ha le risorse per..."
"Possiamo occuparcene noi, Consigliere Tevos." rispose subito Hackett: "Anche le nostre risorse disponibili sono piuttosto ridotte, ma col vostro permesso, possiamo mobilitare immediatamente qualche nave per presidiare il pianeta, in attesa che inviate una spedizione di studio a lungo raggio e milizie per la sua difesa."
"E la Normandy può compiere un'incursione per prima, esplorando la zona, non appena avremo riportato a bordo i nostri IFV e fatto rifornimento. Combattere i Geth è qualcosa con cui abbiamo molta esperienza, dopotutto."
Ilos avrebbe potuto essere la loro speranza per fermare definitivamente i Razziatori: Shepard non poteva permettere che i Geth cancellassero prove o informazioni.
"...Ci serviranno tutte le informazioni che avete su Ilos, comandante."
"Invierò un rapporto completo non appena sarò sulla Normandy, ma devo insistere perché mi sia permesso di mobilitare la mia nave ora."
"Lei ha il nostro permesso, comandante." rispose immediatamente Tevos, l'ombra della cupidigia negli occhi per la preziosa tecnologia Prothean.
Shepard prese commiato rapidamente e rispettosamente, sollevata dal lasciarsi alle spalle la politica: il trasporto dell'Ascension l'aspettava ancora, pronto a riportarla assieme a Liara di nuovo alla Normandy.
"Nessun riposo per i malvagi, Hayat?" le chiese la dottoressa mentre la corazzata Asari scorreva attorno a loro: nemmeno questa volta agli ospiti dell'Ascension era stato concesso di guidare.
"...Qualcosa del genere." commentò Shepard, intrecciando le dita di Liara con le sue.
"Sono pronta al secondo round, comandante."
Di fronte a quegli occhi blu, fu la volta di Hayat di arrossire.



E ben arrivati a tutti al penultimo capitolo di questa storia: il prossimo sarà un piccolo epigolo, che spero possa degnamente chiudere questa storia.
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, per quanto forse abbia sacrificato un po' il dialogo con Saren nelle camere del consiglio. Perché non ho convinto Saren a spararsi, per esempio? Tempo e ruolo: di fronte ad un'estinzione galattica, chi perderebbe tempo a parlare più di quanto assolutamente necessario? Shepard ha fretta di salvare la Cittadella e Saren, oltre ad essere un ostacolo, è anche un nemico. E coi nemici, i dialoghi si fanno in punta di fucile.
In secondo luogo, il ruolo: per quanto sia possibile simpatizzare con Saren, per il suo destino, io non lo faccio. Il turian è sempre stato (anche prima della Sovereign), crudele, violento e malefico. Non capisco perchè dovrei onorare una persona simile, che riconosce i suoi errori, solo quando ormai, ha fatto già tutto quello che era in suo potere per aiutare i Razziatori: il suicidio è una fuga di comodo, a mio parere. Preferisco che il cattivo di ME1, rimanga tale dall'inizio alla fine.
E spiegato questo, vi lascio nella breve attesa dell'ultimo capitolo, sperando di essermi guadagnato una recensione.
A presto :)

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Capitolo 35
*** Epilogue ***


 Non pioggia, ma tuono, ed il suono di giganti.
Hellboy
 
"... Per coloro che si sono sintonizzati solo in questo momento, riassumiamo l'annuncio fatto dal Consiglio pochi minuti fa: a seguito degli avvenimenti noti come Battaglia per la Cittadella, è stato offerto all'Umanità un posto nel Consiglio..."
 
"...E io dico che è anche colpa nostra: sono tre decadi che continuiamo a sottovalutarli. 30 anni fa, Incidente del Portale 314. Siamo stati il loro primo contatto, e nonostante possedessero mezzi tecnologicamente inferiori, hanno messo in dubbio tutto quello che credevamo di sapere dopo 15 millenni di onorevole storia militare. Sono... preoccupato dal fatto che abbiano ricevuto un seggio nel Consiglio dopo così poco tempo? Che gli Spiriti mi siano testimoni, la mia risposta è sì. Ma, e non voglio essere frainteso, la Battaglia della Cittadella dimostra senza ombra di dubbio il fatto che questo onore è meritato. Hanno salvato il Consiglio, quando noi Turian non eravamo più in grado di farlo, ribaltando un pronostico che sembrava certo e sacrificando più vite di quante chiunque avrebbe avuto il diritto di chiedere, e tutto questo per difendere il nostro sistema di governo. Quindi sì, appoggio questa candidatura: almeno gli anni futuri saranno interessanti..."
 
"...Mi trovo in sala con l'ammiraglio Kastanie Drescher e l'ambasciatore Osoba, nostri graditi ospiti quest'oggi. Ammiraglio, dopo l'ingresso dell'Umanità nel Consiglio si sentono voci sempre più insistenti che suggeriscono come la vostra Alleanza dei Sistemi sia nel bel mezzo di una corsa agli armamenti. Può dirci qualcosa al riguardo?
-Non una corsa agli armamenti, piuttosto una grande mobilitazione. L'Umanità si è sempre attenuta al trattato di Farixen, e posso assicurare ogni persona che ci sta seguendo in questo momento che continueremo a farlo, ma siamo chiamati ora ad ergerci anche a nuovi difensori dello Spazio della Cittadella, come membri del suo Consiglio. Le nostre responsabilità sono divenute molto più grandi di quanto potessimo immaginare, e desideriamo semplicemente essere all'altezza del compito, impedendo a tragedie del passato di ripetersi sulle nostre colonie, o su quelle di altri...
-Eppure, esperti del Consiglio sostengono che vi stiate preparando a raddoppiare nei prossimi tre anni il numero dei vostri vascelli e delle vostre flotte... non le pare sia esagerato?
-...Sono dell'opinione che una timida risposta dopo la Battaglia della Cittadella sia inaccettabile, sopratutto per il numero di vittime che esso ha causato fra la popolazione civile. È stata la prima volta nella storia dello Spazio del Consiglio che la Cittadella stessa si è trovata militarmente sotto attacco: come rappresentante dell'Alleanza dei Sistemi, la mia ferma intenzione è che una cosa del genere non accada mai più.
-Quindi lei supporta una rappresaglia militare contro i Geth?
-Decidere offensive militari di simile portata è una prerogativa del Consiglio... ma se mi fosse ordinato di puntare le mie navi contro i Geth domani, non avrei alcun problema ad eseguire quell'ordine..."
 
"...Secondo lei, qual è la caratteristica più importante che gli Umani porteranno al Consiglio, dalatrass?"
-La loro mancanza di specializzazione. Gli Umani non posseggono le risorse militari Turian, le capacità diplomatiche Asari o la nostra tecnologia... eppure nonostante questo, sono in grado di perfezionarsi in ognuna di esse a seconda della necessità. Se qualcuno crede che gli Umani abbiano bisogno di essere guidati, ha ragione, ma non per le ragioni che crede. A buon diritto, entrano nel Consiglio come pari, non da subordinati..."
 
"...Mr. Osoba, lei è il terzo ambasciatore della Specie Umana alla Cittadella. Come vive l'ingresso della nostra specie nel Consiglio?
-Citando Shakespeare, posso solo dire che è un prode nuovo mondo. Nella forma, l'incarico di ambasciatore presso la Cittadella può apparire piuttosto semplice, nella sostanza... direi decisamente l'opposto.
- Mi corregga se sbaglio, ma lei faceva già parte della nostra delegazione diplomatica alla Cittadella quando Anita Goyle è stata nominata nostra prima ambasciatrice...
-È corretto.
-Ma poi ha dato le dimissioni quando è stato chiamato Donnel Udina a succederle...posso chiederle perché?
-Un... incompatibilità di vedute con il mio predecessore: non posso negare i risultati che Donnel Udina ha ottenuto politicamente, ma... forse è il momento di occuparci anche dello stile della nostra diplomazia, piuttosto che inseguire risultati a tutti i costi.
-Crede che il fatto che lei risulti più gradito ai politici della Cittadella abbia causato le dimissioni del suo predecessore?
-Da quello che so, le dimissioni di Udina sono state date spontaneamente per perseguire un nuovo percorso politico..."
 
"...Con troppa curiosità: eppure siamo convinti che molti spettatori sarebbero eccitati dell'avere l'opportunità di rivolgere qualche domanda all'Eroina della Cittadella e di ascoltare il suo punto di vista...
-Sfortunatamente, il lavoro del Primo Spettro Umano non è mai finito... il comando congiunto mi ha fatto sapere che al momento il comandante Shepard è impegnata in una missione prioritaria.
-Con esitazione: sono dunque infondate le dicerie che sia rimasta ferita durante la Battaglia per la Cittadella?
-Posso garantire che il comandante Shepard è viva e sta bene.
-Con insincero entusiasmo: siamo rassicurati dalle sue parole."
 
"Il sottoscritto si chiede come sia possibile che possa essere stato permesso: rimuovere il monumento ai portali degli Illuminati dal Presidium è un sacrilegio...
-Il Monumento ai Portali è in fase di restauro: al momento è stato posto al sicuro negli archivi della Cittadella e lì rimarrà fino a quando il Consiglio deciderà altrimenti!"
 
"...E cosa può dirci sul Primo Spettro Umano, capitano Anderson? A livello personale?"
-Che cercare di arrivare a lei tramite i suoi conoscenti è una pessima idea se mai ne ho sentita una, miss Al Jilani. Il comandante Shepard è la miglior amica che si possa avere, e il nemico che non si vuole avere...
-Crede davvero che un vecchio soldato come lei possa essere la scelta giusta come Consigliere Umano...?"
 
Il clamore dell'ingresso dell'Umanità nel Consiglio non arrivò fino ad Ilos: per l'equipaggio della Normandy, la missione non aveva mai fine.
Eppure... tutti a bordo sapevano che le cose erano già cambiate: lo sentivano... istintivamente.
 
***
 
"...Credo di avere un problema, dottoressa."
Hayat e Liara erano entrambe nude nel letto dell'Umana: un gomitolo di arti disposti disordinatamente, ignare in verità del loro stesso orientamento. Erano... in balia, l'una dell'altra: per descrivere ciò che provavano in quel momento, beatitudine non sarebbe stato un termine esagerato.
"...Sì?"
La scacchiera che le aveva unite era stata abbandonata fin da quando erano risalite a bordo della Normandy: ogni momento libero che potessero spendere assieme era usato nella sua pienezza, come testimoniavano le risposte monosillabiche di Liara.
"L'idea di alzarmi da questo letto mi è insopportabile." rispose Hayat.
Se l'unione mentale già di per sé era qualcosa di sconvolgente per la psiche di coloro che ne erano coinvolti, aggiungere ad essa la gioia, la felicità carnale e semplice che si prova mischiando i propri corpi, era quasi soverchiante per le loro anime... e qualcosa di cui entrambe stavano scoprendo di non volere più fare a meno.
"...Sì." ammise Liara.
Per quanto però la Sovereign fosse stata sconfitta, per quanto volessero altrimenti, c'era ancora da fare: i Geth avevano forse perso il loro Dio e il suo Messia, ma non erano diventati meno pericolosi, né i Razziatori avevano smesso di ritornare. Anche senza questo comunque, l'esplorazione e la messa in sicurezza di Ilos non erano compiti da poco per una sola nave. Solo la disciplina militare e il senso di responsabilità permettevano alla catena di comando della Normandy di funzionare ancora, e a Shepard di districarsi da Liara ad ogni alba, per quanto a malincuore: per il resto dell'equipaggio invece, la dottoressa e il comandante erano nel bel mezzo di un'analisi serrata sia dei reperti recuperati da Ilos, sia dei dati dei dischi Prothean raccolti fino a quel momento, su cui gli algoritmi di Vigil avevano finalmente gettato un po' di luce. Quella almeno era la spiegazione ufficiale, anche se non riusciva a tenerle sempre al sicuro: Felawa per esempio si era offerto di aiutarle nel loro lavoro di analisi.
Era stato molto difficile per il comandante trovare al volo una scusa convincente quando il caporale l'aveva suggerito a cena, mentre Liara cercava ostinatamente di recuperare la posata che le era caduta sotto il tavolo:
"...Credi che riusciremo a rimettere in funzione il generatore oggi?" le chiese Shepard, sperando di fornire ad entrambe abbastanza ragioni per alzarsi.
Dopo la sconfitta della Sovereign, i Geth avevano quasi abbandonato Ilos: al contrario di quello che l'equipaggio della Normandy aveva temuto, quando erano tornati nel sistema Rifugio vi avevano trovato solo un pugno di navi ostili ad attenderli, navi che erano state subito abbattute. Restavano ancora molti Geth sulla superficie del pianeta tuttavia, ostili di cui marine della Normandy si stavano ancora occupando in operazioni giornaliere di guerriglia urbana.
"...Non lo so." rispose Liara pensierosa: "Mi accontenterei di trovarlo."
Il generatore che aveva alimentato Vigil, e il bunker dove era rimasto nascosto per 50 millenni, doveva aver ceduto durante la battaglia per la Cittadella, o forse era stato semplicemente spento dai Geth una volta esaurito il suo compito: ancora una volta, Ilos era tornato ad essere un pianeta morto, dove niente si muoveva a parte gli incendi spontanei e i Geth a terra, ormai solo forze sbandate e senza più speranza, ma non per questo disposte ad arrendersi.
Con l'importanza però dei reperti Prothean su Ilos, il bombardamento orbitale era da escludersi:
"Forse dovremmo sospendere le nostre spedizioni in coppia a terra, dottoressa, e lasciare che se ne occupino le forze del Consiglio quando arriveranno: di sicuro avranno più uomini per passare Ilos al setaccio..."
"Come dite voi Umani, sul mio cadavere!" ribatté Liara: "...E poi ti piace quando prendo il comando." aggiunse con un bacio sulla guancia.
Il sorriso di Hayat disse tutto quello che c'era da sapere sulla questione:
"...Devo ammettere che avere un affascinante archeologo Asari a dare ordini a questa marine ha i suoi pregi. Specie ora che ho un braccio solo." disse Hayat, agitando lievemente la sinistra ingessata.
"Non che ti abbia rallentato affatto... con me." rispose Liara arrossendo.
La mano dell'Umana fu sulla sua nuca in un istante, e il bacio...
"Non posso farci niente Liara: tu tiri fuori il meglio di me. Grazie."
"...Sì?" rispose l'archeologa.
"A questo proposito dottoressa...le andrebbe di dividere la doccia con me?" chiese timidamente Shepard.
"...Per quanto l'idea di avere le sue mani sulle mie creste mi sia... emh... estremamente gradita, comandante..." sospirò Liara: "...Sappiamo entrambe che non riuscirei a ritornare al laboratorio prima dell'inizio del prossimo turno. E a quel punto avremmo molte spiegazioni da dare."
"Lo sai che non m'importerebbe, vero?"
"Lo so... ma un passo alla volta. Non c'è bisogno di scuotere la barca prima del tempo. Letteralmente, in questo caso."
"...Il mio pessimo senso dell'umorismo ti sta rovinando, T'Soni."
"Au contraire, mon capitan." recitò Liara, scambiando un altro bacio con Hayat, prima di cominciare il gravoso compito che era alzarsi e cercare di dividere i suoi vestiti da quelli dell'Umana, chinandosi sulla pila.
"...Stai fissando." disse ancora la dottoressa dopo un po', senza bisogno di voltarsi: Hayat si produsse in un sospiro, e non cercò nemmeno di negare.
"Non posso farne a meno. È una sfumatura di blu così... irresistibile."
"Hayat Shepard! Una tale sfacciataggine è indegna del primo Spettro Umano." disse ridendo Liara, ma quando si voltò, fu il suo turno di sospirare: l'Umana la guardava sdraiata in mezzo al materasso, nuda e senza vergogna.
"Due possono giocare a questo gioco, T'Soni." rispose dolcemente il comandante.
"...Dea."
"Può chiamarmi Hayat, dottoressa."
Liara affondò la fronte nel polso:
"Sarai la mia morte, Hayat." disse l'Asari con un lieve sorriso, mentre l'Umana si dava lo slancio con i piedi per scendere dal materasso ed entrare nella doccia, lasciandosi dietro un letto che assomigliava ad un campo di battaglia.
"Spero proprio di no, Liara... almeno... ne vale la pena?" chiese sporgendo solo la testa oltre lo stipite del suo bagno.
"Sì. Sempre." rispose l'Asari con decisione: ne valeva la pena anche solo per il sorriso che le rivolse Hayat in quel momento.
Un sorriso pieno di vera felicità.
 
Con il loro CO inabile al comando sul campo, Wrex ancora in infermeria e Garrus occupato assieme a Gladstone in ogni sua ora di veglia a restituire a Castor funzionalità a ruote e armi, erano Williams e Tali ad occuparsi direttamente della disinfestazione dei Geth su Ilos, aiutate dai quattro marine della Normandy. Con sei uomini ed un solo Mako però, i marinai erano costretti ad agire sempre in due squadre, ma nessuno si lamentava... a parte i Geth forse, quando incappavano nella linea di tiro di Pollux o del fucile da cecchino di Williams, dopo aver inseguito l'esca di turno. Era una strategia semplice, un po' banale forse, ma di certo efficace e con Tali a disturbare le loro comunicazioni, intere squadre Geth scomparivano dal pianeta senza che potessero chiedere aiuto.
"Distruttore Geth. Elevazione, 3.35 metri. Vento da sud, sud ovest. Temperatura 35 °C, umidità 12%..."
Quel giorno era il turno di Barcalow come spotter e guardia di Williams: un uomo di poche parole, dalla faccia piena come una luna, ma dalla carnagione olivastra.
"Distanza... 2543 metri."
Williams espirò a meta, bloccò la laringe e aspettò l'intervallo tra due battiti del suo cuore per tirare dolcemente il grilletto.
Il fucile da cecchino cinguettò, scalciando lievemente sulla sua spalla: Williams aspettò che il proiettile arrivasse a destinazione, più di due secondi dopo, prima di parlare.
"...Quale Distruttore?"
"Crede che venderebbero un mostro del genere anche a noi semplici marine, capo?" chiese Barcalow, mentre da un'altra direzione, Pollux cominciava a far cantare il suo cannone.
"Non vuoi sapere quanto costa, Barcalow... sul serio. Anche adesso, è praticamente in prestito." rispose Williams, senza spostare l'occhio dal mirino: appena ebbe un'altra testa di torcia nell'ottica, fece di nuovo fuoco.
Fu un tiro avventato, ma il mirino del fucile aveva suggerito a Williams le possibili traiettorie di movimento del Geth, esprimendole con indice statistico: il capo artigliere aveva scelto la più probabile, e il suo bersaglio si trovò con solo mezza faccia. L'aveva preso di striscio: fu costretta a sparare una seconda volta al petto per finirlo:
"Però..." commentò pacifico Barcalow: "Non male ma'am."
Ad Ashley venne quasi da ridere a farsi chiamare ma'am: era la prima volta che era una ma'am per qualcuno. Shepard era sempre stata il capo... ma a quanto pareva, dopo la Battaglia della Cittadella la squadra aveva guadagnato anche per i marinai della Normandy una reputazione famigerata. Williams credeva che fosse esagerato, specie nei suoi confronti, ma di sicuro aiutava il suo complesso di inferiorità, specie con metà del team bloccato per varie ragioni sulla Normandy.
Com'è che diceva sempre il comandante in quelle situazioni? Ho fatto solo il mio dovere? Williams decise di volerci provare a sua volta:
"...Solo un altro giorno tra i marine, Barcalow."
"Crede che potrebbe... farci fare un giro anche a questo marine la prossima volta, ma'am?"
"...Perché non ora?" rispose Williams, passandogli il mostro che era il suo HMWSR-X modificato: ormai, i Geth erano in rotta. Non valeva la pena fare i preziosi con i propri giocattoli.
Barcalow poggiò il fucile contro la spalla, rimanendo in posizione per pochi istanti... poi tirò a sua volta il grilletto: a più di due chilometri di distanza, un Geth impegnato a fare fuoco sul loro IFV perse il suo braccio.
"Bel tiro." si complimentò Williams.
"Beh... ma'am, se non fossi sposato, credo che cercare di corteggiarla sarebbe d'obbligo a questo punto." commentò Barcalow restituendole il fucile.
"...Sei sposato, Zander?"
"Aye. Cinque anni a settembre. E piuttosto felicemente."
"E la tua Jane non ha problemi ad averti così lontano da lei? Specie dopo la Battaglia per la Cittadella?"
Barcalow sorrise sotto il suo casco, e si sentì nella sua voce:
"...Il mio John è un tipo comprensivo."
"...Com'è la vita da sposati?" gli chiese, prima di sparare ancora.
"Non ci rinuncerei per niente al mondo, ma'am. E lei? Ha qualcuno che l'aspetta a casa?"
"Tre sorelle. Per ora mi bastano..."
"Aye. So come si sente: a volte è meglio in trincea che in famiglia. Più tranquillo... E a casa non avrei simili giocattoli."
"Ricevo forte e chiaro, Barcalow." rispose Williams con l'occhio nel mirino, senza trovare altri bersagli. Perfettamente in battuta, arrivò nell'auricolare anche la voce di Tali:
"...Qui Pollux: griglia 98 disinfestata. Pronti a procedere per la 99."
"Ricevuto Tali, stiamo arrivando."
"Sono sempre quelli che non ti aspetti..." commentò Zander tirandosi in piedi e offrendo la mano a Williams: "...Non avrei mai pensato che una persona così garbata e gentile come Tali potesse provare così... tanto divertimento ad uccidere Geth."
"Non ne hai davvero idea, marine."
 
"Comandante, qui Normandy per il rapporto periodico."
"La ascolto Pressly."
"Situazione immutata: nessun Geth in un raggio di 50 chilometri dalla vostra posizione."
"E il resto della squadra?"
"Griglie da 90 a 109 sicure. Nessun ferito: Pollux è convinto di poter arrivare fino alla 130 prima che il sole tramonti..."
Su Ilos i giorni erano molto lunghi: il pianeta ruotava sul suo asse in 54 ore e mezza, e dopo tutto quello che avevano passato, i marinai della Normandy erano confidenti di poterle usare tutte al meglio.
"Riferisca che apprezzo l'entusiasmo, ma che non è necessario strafare: abbiamo almeno una settimana prima che le forze del Consiglio ci raggiungano. Lasciamo qualcosa anche per loro."
"Sissignora... E il CMO vuole sapere come si sente."
Shepard non poté fare a meno di ruotare gli occhi esasperata: pur di accontentare Chakwas, aveva persino dovuto indossare la sua corazza da combattimento Onyx delle forze dell'Alleanza, invece che la Colossus da Spettro, in modo da alleggerire il peso sulla sua caviglia. Con indici cinetici e ablativi di 189 e 35 però, invece dei 565 e 96 a cui si era abituata, l'armatura Onyx era diventata per il comandante come il vecchio paio di jeans smessi che si era costretti a portare dopo anni: pratici forse, ma non necessariamente confortevoli.
"...Ricordi a Chakwas, Pressly, che avete la trasmissione dei nostri parametri vitali e le riprese video del mio casco in diretta sulla Normandy. E che per quanto apprezzi la sua preoccupazione, è di diverse sfumature troppo pallida per potersi sostituire a mia madre. Ho solo un braccio rotto e una caviglia slogata: non mi hanno mai fermato prima."
"Sissignora."
"Shepard chiude." disse il comandante prima che Chakwas arrivasse a chiederle se avesse preso i suoi analgesici e fosse costretta a mentirle.
Con il braccio sinistro bloccato al petto, Shepard sarebbe stata in grado di difendere Liara solo con la pistola che aveva sulla coscia, e anche se Liara portava con sé il suo fucile d'assalto e abbastanza poteri biotici da poter affondare una nave trasporto truppe Geth se fosse stato necessario, il comandante preferiva non diminuire i suoi riflessi con cose superflue come gli analgesici. Sapeva perfettamente di comportarsi come l'archetipo del maschio sciovinista, ma ad Hayat non importava: il primo che avesse cercato di toccare Liara mentre entrambe erano immerse nel retaggio Prothean di Ilos, e quindi quanto di più simile al giardino dell'Eden ci fosse per l'archeologa, si sarebbe trovato entrambi gli scarponi del comandante in bocca. E c'era un motivo se il comandante Shepard, Leonessa di Elysium, Primo Spettro Umano ed Eroina della Cittadella non sapeva ballare: anche a causa del potenziamento genetico delle forze speciali dell'Alleanza, aveva un bel piede...
Curiosamente, in quei momenti Liara aveva pensieri simili ai suoi: il fatto che Shepard le concedesse di proteggerla con i suoi poteri biotici e le sue armi era un insperato privilegio. Per la prima volta da quando si conoscevano, Liara era meglio armata e corazzata di Shepard ed era lei ad aprire la strada ad entrambe, mentre avanzavano tra le rovine Prothean, alla ricerca di un passaggio che potesse portare al generatore della città, per ora ancora inaccessibile.
Quell'occasione era la prima volta in cui Liara poteva mostrare ad Hayat il suo mondo, fatto di studi deliberati e quieti, ma non meno importanti di battaglie all'ultimo sangue: un mondo il suo che era fatto della gioia della scoperta e del ritrovamento. E le rovine Prothean attorno a lei, l'euforia dell'esperienza di essere su Ilos come parte della prima spedizione archeologica a mettere piede sul pianeta dopo l'estinzione dei Prothean, e la compagnia di Hayat che la seguiva, contribuivano a costruire per Liara l'ideale paradiso, che sperò potesse durare per sempre: guai a coloro che avessero cercato di interromperle!
Quei giorni su Ilos sarebbero stati alcuni fra i più felici dei primi 106 anni della vita di Liara: momenti in cui lei e Hayat avrebbero avuto il tempo e l'agio di innamorarsi nuovamente l'una dell'altra, fin dall'inizio, senza il peso dell'Universo sulle loro spalle. Sarebbe stato un periodo breve, ma indimenticabile ad entrambe...
 
***
 
Diverse ore dopo, quando ormai era calata la notte su Ilos e la squadra aveva speso quasi venti ore di discontinuo combattimento sulla sua superficie, su richiesta di Shepard si ritrovarono tutti in infermeria: non c'erano nuovi feriti fra loro, ma Wrex non poteva ancora muoversi. In verità, il Krogan mal sopportava il suo forzato riposo e la necessità di restare a letto con una gamba immobilizzata, ma la Battaglia della Cittadella aveva lasciato il suo segno su ognuno di loro: Wrex era stato semplicemente il più sfortunato, e solo alcuni passatempi riuscivano a distrarlo e a tenerlo di umore... sufficientemente alto, ma l'intero equipaggio aveva dovuto contribuire a prendersi cura del suo morale. Shepard per esempio gli aveva passato la sua intera collezione delle partite dei Draghi di Edmonton nella Lega di Combattimento Urbano, mentre Williams aveva aggiunto i migliori film che avesse salvato nel mainframe della nave, in special modo Spaghetti Western e vecchi blockbuster d'azione. Tra quelli, i vassoi pieni di cibo che Prescott gli portava cinque volte al giorno, e le partite registrate degli All Blacks, Wrex riusciva a restare di umore... sopportabile, servito e riverito com'era al pari di una vecchia, brutta e grassa comare.
Per quell'occasione particolare, Shepard aveva contrabbandato nell'infermeria una bottiglia di chiaro di luna corretto e tutti loro, stanchi dalla giornata e seduti dove capitava, ne stavano consumando abbondantemente, tranne Garrus e Tali ovviamente, ma nemmeno loro erano rimasti a bocca asciutta...
"...Vi ho fatto riunire qui..." cominciò il comandante con un sospiro: "Beh, l'avrete capito ormai." finì con un'alzata di spalle.
"Eloquente come al solito, Shepard."
"Garrus, sto cercando di fare un discorso serio." ribatté la loro amica con un sorriso che però, non le arrivò fino agli occhi.
Il Turian mimò il gesto di cucirsi le labbra:
"So che per alcuni tra voi... non c'è più ragione di restare a bordo." affermò il comandante, dopo aver preso un sorso di fuoco liquido.
"Comandante..."
Ma Shepard non permise a Tali di interromperla:
"...Questo momento doveva arrivare, prima o poi, e non c'è ragione di girarci attorno più a lungo. Quando verranno a darci il cambio qui su Ilos, la Normandy tornerà alla Cittadella e... beh. Sapete il resto."
Alcuni fra loro annuirono, ma nessuno parlò, costringendo il comandante a continuare:
"La Sovereign è... morta, suppongo si possa dire così, ma i Razziatori stanno ancora arrivando. Non so se fermarli sia la mia missione, ma rispetto a quella che abbiamo appena compiuto, questa ha un obbiettivo molto più vago e forse lontano nel tempo. Potrebbe perfino non succedere durante la nostra generazione, o quella di Liara: lo spazio oscuro fra le Galassie è immenso e i Razziatori potrebbero aver bisogno di millenni o almeno secoli per varcarlo. Sappiamo solo che stanno tornando...ma niente altro. Anche se alcuni di voi lo vorrebbero, non posso chiedervi di restare sulla Normandy con un obbiettivo così vago. Non sarebbe giusto."
"E se i Razziatori dovessero tornare invece?"
"Allora Ashley, non ci sono altri compagni che vorrei al mio fianco per affrontarli..." rispose Shepard abbracciandoli con lo sguardo: "Ma fino ad allora, ammesso che succeda, voglio che abbiate la possibilità di inseguire le vostre vite, non gli incubi... ci meritiamo almeno questo." aggiunse facendo spallucce: "Non è un addio: la Galassia è troppo piccola per tenermi lontana da ognuno di voi, ma... voi dovreste andare. Se è quello che volete."
Si guardarono l'un l'altro, ripensando ai quei mesi: avevano rischiato la vita quasi ogni volta che erano scesi dalla nave... eppure, non avrebbero fatto il cambio con niente. La Normandy era diventata per tutti loro casa, ma una casa da cui ora doveva staccarsi ed andare avanti.
Il primo a parlare fu Wrex:
"...Tornerò a Tuchanka, Shepard. Ci ho messo un po' a capirlo, ma noi Krogan non meritiamo di estinguerci. Due cose però."
"Wrex?"
"Tieni la taglia di Saren. Non ho bisogno di crediti per quello che devo fare. Ma lasciami le armi, e la corazza, perché possa raccontare ai Krogan cosa ho visto, ricordarmi di questa nave... e diffondere la sua storia, un proiettile alla volta."
"Non avrei saputo dove metterle in ogni caso." rispose il comandante.
"Mhh." annuì Wrex, e per un attimo, sembrò quasi che il vecchio mercenario fosse davvero sul punto di commuoversi.
"Io... tornerò alla Flottiglia, Shepard. Devo. Ma..." e fu chiaro a tutti che Tali avrebbe dato quasi qualunque cosa per restare: "...Non voglio. Devo, ma vorrei restare: mi mancherete. Keelah... mi mancherete da morire. Siete dei bosh'tet... specialmente tu Garrus... ma siete i migliori bosh'tet che potessi avere."
E Tali iniziò a piangere, sciogliendosi con sua stessa sorpresa nell'abbraccio di Williams: ormai, a nessuna delle due sembrava strano. Tutti loro erano fratelli in armi, e cos'era per la marine una sorella in più, in fondo?
"Io resterò." disse invece Liara: "Ho molte ragioni per andare, ma ancora di più per restare. Il lavoro di tutta la mia vita sui Prothean è connesso indissolubilmente ai Razziatori ora. E per scoprire tutto ciò che i Prothean sapevano su di loro, la Normandy avrà bisogno di me."
Shepard non fu sorpresa dalle parole di Liara, ma di certo sentirle ad alta voce fu un sollievo. Le sembrò di essere pronta a ricominciare tutto dal principio, fronteggiando la Morte guardandola negli occhi. Ora con lei c'era qualcuno che l'aveva accettata per ciò che era: pur di tornare da Liara dopo ogni missione, Shepard avrebbe fatto qualunque cosa.
"Almeno qualcuno rimarrà." sussurrò Williams.
"...Pensi di lasciare la Normandy anche tu, Ashley?"
A suo modo, nemmeno quello fu sorprendente: i segni erano piuttosto evidenti. Williams aveva bisogno di lasciarsi alle spalle Eden Prime e la morte di Alenko su Virmire: non poteva farlo sulla Normandy.
"Solo col suo permesso, ma'am, e solo temporaneamente. Questa marine vorrebbe andare alla ICT e risalire sulla Normandy con un N6 di fronte al mio nome. Per smettere di doversi fermare a riprendere fiato quando la seguo, ma'am. Ha presente?"
"Non devi dimostrarmi niente Ashley. Non hai mai dovuto. Ma se questo è quello che vuoi, hai il mio permesso capo artigliere, e la mia benedizione. La tua postazione qui sulla Normandy ti aspetterà: fagli vedere chi sei, marine."
Al quello Williams poté solo battere i tacchi, esibendosi in un saluto militare perfetto:
"Aye aye, ma'am!" rispose con un sorriso.
"...Garrus?"
"Penso che ci sia bisogno di più Spettri come te, comandante. Saren è arrivato fino alla Cittadella, solo perché non c'era nessun altro a fermarlo..."
"C'eravate tutti voi..."
"...Ma non siamo Spettri. Ancora."
"Ancora?"
"Ancora." ripeté Garrus annuendo: "Questa volta, voglio fare quello che la prima volta non ho avuto il coraggio di fare. Voglio provare ad addestrarmi come Spettro. Dovrò rientrare a C-Sec prima... ma ne varrà la pena, per questa squadra."
"Non sappiamo nemmeno quando arriveranno, Garrus."
"Almeno avrai qualcuno a guardarti le spalle, Shepard."
"...Ti aspetterò Vakarian: qualcuno deve pur coprirci." e ora che Kaidan non c'era più a farlo, solo Garrus poteva.
"Dovremo dirlo all'equipaggio." disse Williams, tirando su col naso: "...Niente è mai facile, ma'am."
"Come tutte le cose importanti Ashley: come tutte le cose che vale la pena di fare." sospirò il comandante: dire arrivederci, a volte, è più difficile che dire addio.
Ma anche di quello ne sarebbe valsa la pena, se non altro per vedere Joker commuoversi di fronte alla notizia, rivelando finalmente la persona che era davvero, e Pressly stringere la mano ad ognuno di coloro che, giusto pochi mesi prima, aveva considerato solo alieni.
A coloro che se ne andavano, forse per sempre, Shepard fu generosa: Tali avrebbe tenuto il suo Savant X e la corazza, anche se il comandante avrebbe dovuto insistere per farla accettare. L'amicizia del reparto ingegneria della Normandy invece, l'avrebbe seguita in ogni caso: Tucks le diede anche il suo prezioso cappello da cowboy, perché si ricordasse di loro.
Garrus aveva ricevuto già il suo visore customizzato da Shepard, e si rifiutò di prendere altro: solo grazie all'insistenza di Shepard avrebbe portato con sé il suo HMWSR-X, uno strappo alla regola a cui non seppe davvero dire di no, mentre Gladstone lo convinse a portare con sé metà di una delle sospensioni di Castor: con le ore che avevano passato a riparare quell'IFV, disse che gli spettava di diritto. L'altra metà invece sarebbe rimasta al guardiamarina, come pegno d'amicizia tra due meccanici, uno Turian ed uno Umano.
Da sotto Castor, le loro facce che sbucavano sporche di grasso furono una delle ultime immagini che scattarono assieme...
Williams non volle niente: disse che i ricordi che aveva sarebbero bastati fino al suo ritorno... ma forse fu Liara che avrebbe ricevuto il dono più prezioso, non necessariamente perché restava sulla Normandy, ma perché Hayat sarebbe stata con lei: in quella lunga notte di Ilos, il morale fu alto e la festa durò a lungo, per quanto non mancò fra loro chi non temesse l'addio.
 
Quando fosse venuto il momento, di nuovo al sicuro alla Cittadella, si sarebbero lasciati con un sorriso, con la speranza che il legame che avevano tessuto a bordo della Normandy sarebbe durato per sempre e la certezza che si sarebbero rivisti... possibilmente presto. Ignari che non ci sarebbe stata mai più l'occasione per calcare di nuovo assieme i ponti di quella nave: quelle memorie, così preziose, si sarebbero trasformate in cenere.



E con questo, dopo 35 capitoli e 29 immagini, posso dire che ci siamo. Questo è la fine di questa storia, che spero davvero vi sia piaciuta. Ringrazio davvero molto coloro che mi hanno seguito, perché i vostri suggerimenti e incoraggiamenti spesso sono stati l'unica cosa ad avermi spronato a migliorare come potevo questa storia, o anche solo a continuare. Non penso di poter dire che sia perfetta, anzi: spesse volte mi sono dovuto costringere a tagliare alcune parti, per conservare omogeneità nella trama; ma di certo scrivere tutto questo mi ha divertito e spero di aver imparato qualcosa.
A coloro invece che arrivano qui solo ora invece, rivolgo lo stesso i miei ringraziamenti, e spero davvero che questa storia non vi abbia solo incuriosito, ma anche emozionato (rispondo sempre ad ogni recensione).  Per me, in ogni caso, è stata una vera avventura :).
Restano solo due domande da fare a questo punto: si può dire che io scriva per diletto (principalmente il mio xD), ma pubblico perché spero di darne a qualcun altro. Quindi, pensate che valga la pena che scriva una seconda raccolta per ME2? O vi ho annoiati così tanto che dovrei andare a nascondermi sotto un sasso xD? E dopo 35 capitoli, quali pensate avrebbero potuto essere i margini di miglioramento per questa storia?
Se i pareri saranno positivi, sarà anche mio piacere mettermi a scrivere di ME2... tenente conto però che come in altre cose, ci vorrà il tempo che ci vorrà S:.
Grazie ancora a voi tutti dell'attenzione.
Hi Fis.

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