La seconda volta

di Yume18
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Iruka ***
Capitolo 2: *** Naruto e Sasuke ***
Capitolo 3: *** L'esame per diventare genin ***
Capitolo 4: *** Trappola ***
Capitolo 5: *** In prigione ***
Capitolo 6: *** Resistere ***
Capitolo 7: *** Tortura ***
Capitolo 8: *** Dolore ***
Capitolo 9: *** Tirare avanti ***
Capitolo 10: *** Illusioni ***
Capitolo 11: *** Mente ***
Capitolo 12: *** Comprensione ***
Capitolo 13: *** Necessità ***



Capitolo 1
*** Iruka ***


Iruka
 
 
Iruka Umino era uno dei tanti ninja di Konoha. Da giovane aveva perso i propri genitori durante l’attacco da parte del Kyuubi al villaggio, e per molto tempo si era sentito solo e triste. Ma grazie ai consigli del terzo Hokage il ragazzo era riuscito a capire quale sarebbe stata la sua ancora di salvezza, per così dire: quella cosa che in molti chiamavano “la volontà del fuoco”. Grazie ad essa Iruka aveva capito che il suo vero desiderio era quello di trasmettere la medesima volontà ad altri, coloro che un giorno l’avrebbero tramandata a loro volta. Aveva deciso di intraprendere la carriera di istruttore di reclute all’accademia ninja.
Appena riferita la notizia all’ Hokage, questo ne fu sorpreso e al tempo stesso orgoglioso e compiaciuto.
-Bene Iruka, vedo che finalmente ha capito qual è la tua strada. Ma prima che io possa affidarti l’incarico ho bisogno che tu compia per me la tua ultima missione.-
Disse il vecchio.
-Dica pure signore.-
-Si tratta solo di recuperare un documento in mano a dei ninja traditori. Non dovrebbero sorgere complicazioni.-
-Farò del mio meglio signore.-
L’Hokage sorrise.
-Bene, allora vai.  I tuoi compagni ti aspettano già ai cancelli della città. Ti spiegheranno loro i dettagli dell’operazione.-
Iruka annuì.
-Grazie signor Hokage, e allora a presto.-
Così dicendo il ragazzo si ritirò.
 
Quella missione non era così pericolosa per un chunin, che avrebbe potuto compierla con estrema facilità, e così infatti fu. Ma una volta di ritorno al villaggio la squadra composta da quattro elementi s’imbatte in un imprevisto. E al villaggio, passati giorni e giorni, non fece più ritorno nessuno dei quattro ninja, i quali corpi furono ritrovati nei pressi del confine della Terra del Fuoco. Le cause del decesso non si riuscì mai a spiegarle. Sembrava che tutti fossero morti per mano propria, come se volesse essere un suicidio di massa. Si cercò di risalire ad una precedente alterazione del chakra, causata da un genjutsu, ma non fu riscontrato nulla di simile. Così il caso rimase irrisolto e venne archiviato.
Ma intanto i loro nomi furono incisi su delle lapidi e i loro corpi finirono sotto terra. E da quel momento non ci fu più Iruka, né il suo sogno di poter essere chiamato un giorno “Iruka-sensei” da uno di quei mocciosi inesperti e bisognosi della sua comprensione e del suo affetto.
 
 
Salve a tutti! All’improvviso mi è venuta in mente questa storia e per due notti non mi sono addormentata sino alle tre del mattino con il dubbio: “la pubblico, o non la pubblico ..!?” alla fine la voglia di scrivere ha avuto la meglio, ma non sono sicura che alla fine riuscirò a concludere qualcosa, né che le pubblicazioni siano frequenti. Spero lo stesso che quello che scrivo desti un po’ l’attenzione dei lettori, e che, con molta pazienza, qualcuno cominci ad apprezzare la fan fiction.
Alla prossima, Yume18 ;)

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Capitolo 2
*** Naruto e Sasuke ***


Naruto e Sasuke
 
 
Naruto era davvero stufo. Di tutto e di tutti. Dei suoi voti pessimi all’accademia, degli insegnanti che non facevano altro che sbatterlo fuori dalla porta ignorandolo, senza cercare di capire cosa lui provasse. Stanco degli sguardi gelidi della gente, che sembravano volerlo trapassare. Stanco di tutte quelle persone che lo evitavano e lo trattavano come un appestato. Ma soprattutto stanco di essere SOLO. Non aveva una famiglia e non l’aveva mai avuta, era cresciuto solo e triste, in mezzo ad un mare di astio, che lo portava a credere che l’unico modo per sfuggire a quell’inferno fosse perseguire una sorta di vendetta. Ma appena questi pensieri invadevano la testa del bambino lui cercava di scacciarli e si diceva che al prossimo scherzo sarebbe andata meglio: avrebbe attirato maggiore attenzione e così qualcuno si sarebbe reso conto della sua bravura. Aveva ancora dieci anni, ma era sicuro che con un po’ di determinazione alla fine sarebbe diventato un eroe, sì, proprio come il quarto Hokage, che si era sacrificato per salvare il villaggio quando c’era stato l’attacco della volpe a nove code.
Ma quel suo attimo di determinazione ebbe vita breve. Era appena suonata la campanella della ricreazione e due o tre ragazzi gli si erano avvicinati.
-Hei sfigato! Ho sentito in giro che tu hai qualcosa che non va, non so se mi spiego … -
Disse un primo bambino con tanti bracciali e collane per le braccia e il collo.
-Io non ho nulla che non va! Dattebayo!-
Protestò Naruto alzandosi di scatto.
-Sta zitto imbranato, non sei altro che feccia! –
Scattò un secondo con una bandana in testa e il simbolo del proprio clan raffigurato sopra. A quel punto Naruto no poté più resistere e mollò un pugno in faccia al primo e un calcio al secondo.
-Mettetevi in testa che presto diventerò fortissimo, e allora vi pentirete di quello che state dicendo! Dttebayo!-
Gridò ancora Naruto. A quel punto stava per intervenire un terzo ragazzo, ma gli altri più svegli gli fecero cenno di stare buono, poi quello con la bandana disse ad alta voce in modo da farsi sentire da tutti:
-Mizuki-sensei!!! Naruto ci prende in giro e ci picchia!!-
L’insegnante sentendosi nominare ascoltò le parole del ragazzo e prese la decisione di sospendere per quel giorno l’alunno monello dalle lezioni. Naruto non sapeva più cosa pensare. Doveva forse cercare di mettere in chiaro le cose facendosi valere? No, sarebbe stato inutile, nessuno l’avrebbe creduto, tanto valeva obbedire e liberarsi dalla prigionia dell’accademia. Così decise di avviarsi alla porta con uno sbuffo, ma prima che si allontanasse troppo sentì dire a quello con i bracciali:
-Rassegnati all’idea che uno come te venga mai accettato da nessuno … !-
Naruto gli rivolse uno sguardo infuriato, che fece solo sogghignare l’altro. Appena fu fuori dalla stanza, da dentro si sentirono delle risate e tutti che discutevano di quando lui fosse terribilmente stupido e sregolato. Il bambino strinse i pugni e cacciò indietro le lacrime, incamminandosi poi fino al cortile dell’accademia e infine arrivando per le vie del paese, dove altri ancora lo vedevano come un fastidio, e lui non riusciva a spiegarsi cosa avessero tutti contro di lui.
Sasuke aveva assistito con indifferenza alla scenata di poco prima, ma per quanto il suo sguardo avesse provato a guardare oltre le sue orecchie aveva ben sentito le parole rivolte a Naruto dai due. Nonostante questo non aveva detto niente per impedire che il ragazzo venisse cacciato. Non erano cose che dovevano interessargli, ma non poteva fare a meno in quel momento che pensare a come Naruto affrontasse ogni situazione: sempre carico e impossibile da smuovere da una convinzione. E nonostante le apparenze in parte riusciva a capire che il bambino non si faceva sgridare per uno nulla a causa della sua stupidità. Lo vedeva sempre solo e circondato da sguardi freddi e poteva benissimo capire cosa provava in quei momenti: la sua stessa sofferenza. Da qualche anno a quella parte era anche lui rimasto solo. Suo fratello Itachi era stato costretto a sterminare il proprio clan per impedire un colpo di stato, dopodiché lo stesso Itachi si era tolto la vita, davanti agli occhi del fratellino, unico sopravvissuto. Tuttavia Sasuke non serbava rancore verso il fratello né tantomeno verso il villaggio. Sapeva che il suo clan era corrotto e lo sterminio era stato inevitabile. Ma da qual momento tutti avevano guardato il bambino come se fosse una sorta di impiccio o pericolo, perché, a chiunque sembrava strano che lui fosse il solo sopravvissuto del clan Uchiha, incluso l’artefice dell’assassinio. Forse temevano un suo possibile e terribile potere nascosto e lo allontanavano. Ma Sasuke, ancora piccolo, all’inizio aveva tentato di dire che non c’entrava niente con tutta quella storia, ma non essendo stato preso in considerazione si era chiuso in se stesso, covando rancore verso tutti quelli che non potevano fare a meno di guardarlo con disprezzo. Sentiva di odiare tutti, nessuno in particolare, ma solo quel Naruto lo aveva sempre guardato in faccia senza quei sentimenti negativi, senza provare timore. Spesso si proponeva in sfide che ripetutamente perdeva, e non gli importava niente che lui fosse o no l’ultimo sopravvissuto degli Uchiha.
 
Nel pomeriggio Naruto si ritrovò a passeggiare nella periferie di Konoha. Quei posti gli piacevano, perché non c’era gente che passava e che lo potesse guardare con disprezzo, almeno finché non architettava qualche scherzo mirato proprio ad attirare a se l’attenzione.
In particolare c’era un posto in cui poter passare del tutto inosservati, il quartiere degli Uchiha, anzi, l’ex quartiere degli Uchiha. Ormai Sasuke era rimasto l’unico ad abitare là e anche incontrarlo non gli dispiaceva. I suoi occhi erano sempre freddi, come quelli degli altri, ma non erano diretti a lui, anzi sembrava proprio che lo riservassero dal loro disprezzo. E per questo in un certo senso Naruto si sentiva strano quando c’era quello lì nei paraggi, come se la sua solitudine potesse essere in qualche modo sconfitta un giorno o l’altro. Proprio come faceva Sasuke, Naruto voleva imparare ad ignorare la sua situazione, che era la stessa per entrambi, e diventare forte come lui. Allo stesso tempo però lo invidiava e detestava quando lo sconfiggeva. Quello di sconfiggerlo un giorno era una specie di obbiettivo che Naruto si era posto per poter diventare fortissimo.
Passando di là, come a volerli far incontrare, il destino volle che Naruto, dall’alto della scarpata, vedesse Sasuke seduto in  fondo ad un molo che si affacciava sul un piccolo laghetto. Il bambino si fermò e osservò l’altro, che a sua volta si girò nella sua direzione. Si scrutarono per un po’, tante volte Naruto aveva voluto parlare con Sasuke, ma mai aveva trovato il coraggio di avvicinarsi, si sarebbe sentito debole ad abbassarsi a quel gesto, ma infondo era un suo grande desiderio. Lo stesso valeva per Sasuke, che temendo di sminuirsi, ignorava sempre l’altro, ma bruciava dalla voglia di scoprire cosa  rendesse il biondo sempre pronto a ripartire. Quella volta sarebbe finita come le altre, con Naruto che procedeva per la sua strada dando le spalle al’Uchiha, ma quella volta fu differente, perché l’Uzumaki, prima di fare mezzo passo in avanti scivolò giù lungo la scarpata con una capriola. Sasuke si voltò verso il lago per non mostrare il leggero sorriso che gli si era formato sul viso a causa della perenne sbadataggine dell’altro. Intanto Naruto si era rialzato subito, nel culmine dell’imbarazzo per la figura pessima che aveva appena fatto. Pensò alla svelta ad una scusa:
-L’ho fatto apposta! Sono qui per sfidarti! Dattebayo!-
Grido verso l’altro che non lo degnò nemmeno di voltarsi. Allora Naruto corse lungo il molo fino a raggiungere l’altro, dopo di che di abbassò per guardarlo in faccia:
-Hei, hai forse paura di perdere!?-
Sasuke senza rispondere lo fece cadere in acqua con una leggera spinta.
-Ho già vinto!-
Rispose guardandolo dall’alto in basso con una specie di mezzo sorriso. Questo fece andare in bestia Naruto, che però si sentì felice in qualche modo.
-Grrrrr, no, tu hai barato, non avevamo ancora cominciato!-
Rispose tirandosi su tutto zuppo. Guardano quell’imbranato che si strizzava la maglia Sasuke provò una strana sensazione, che lo fece sentire felice, in fondo, che male c’era ad accettare una sfida con lui? Non poteva che essere qualcosa di stupido, ma Sasuke non si sarebbe tirato indietro, c’era come qualcosa che glielo impediva.
-Allora, che genere di sfida vuoi, testa quadra?-
Domandò l’Uchiha e Naruto non potè che essere sorpreso per il fatto che avesse accettato l’invito, ma poi si riscosse  e cercò di pensare a qualcosa in cui anche lui avrebbe avuto qualche possibilità di vittoria.
-Ti sfido a dipingere i volti degli Hokage! Dattebayo!-
Disse fiero di se.
-Accetto.-
Rispose Sasuke, lasciando di stucco l’altro che era arrivato a pensare che Sasuke si sarebbe ritirato pur di non partecipare ad uno di quei suoi scherzi infantili. Dal canto suo l’Uchiha aveva deciso di stare al gioco, chissà che non si fosse divertito, e poi, cosa aveva da perdere? Naruto sorrise traboccante di gioia.
-Io mi prendo il nonnino Sandaime!-
Chiarì poi l’Uzumaki e Sasuke disse allora:
-Quindi a me spetta il Secondo, giusto?-
-Già, perché gli altri due sono abbastanza strambi anche senza make up!-
Naruto scoppiò a ridere. E Sasuke spostò lo sguardo con un certo imbarazzo.
-Alla pittura migliore?-
Domandò l’Uzumaki portando indice e medio alzati di fronte a se in segno di apertura di una sfida vera e propria. Allora l’Uchiha fece altrettanto:
-Alla pittura migliore!-
Ripeté quindi. Intanto il sole scivolava placido dietro il monte degli Hokage, dove si sarebbe tenuta la sfida, tingendo il cielo di rosso cremisi.
 
 
Eccomi con il secondo capitolo, da quanto si capisce la morte di Iruka e altre circostanze hanno fatto sì che alcune cose cambiassero il corso degli eventi. Naruto e sasuke non diranno mai: “Se solo quella volta avessi avuto il coraggio di parlargli …” ma chi ci assicura che quello che avverrà d’ora in poi sarà esattamente quello che ci si aspettava? Cosa potrebbe andare storto? Se a qualcuno sono riuscita a far venir voglia di leggere ancora, allora presto potrete dare una risposta a qualche domanda.
Alla prossima, Yume18 ;)

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Capitolo 3
*** L'esame per diventare genin ***


L’esame per diventare genin
 
 
-Hei, ma così non vale!!!! Dattebayo!-
-Mi dispiace, ma sono io il vincitore!-
-E chi ti ha dato il permesso di lanciare una palla di fuoco contro la mia opera d’arte!? Guarda il nonnino, adesso sembra che stia piangendo!!! Solo perché il tuo stupido concetto di divertimento si limita a un paio di occhiali e i baffi!!-
-Non accetti la sconfitta, testa quadra?-
-Mai e poi mai! Questo è un pareggio!Dattebayo!-
Sbottò Naruto con il secchiello della vernice verde in mano e tutto sporco. Sasuke poco più in là non era conciato tanto meglio.
-Per sta volta te lo concedo. Ma alla prossima non avrai scampo!-
-Vedremo!-
Ribatté l’Uzumaki. In quel momento si sentirono delle voci dalla cima del palazzo dell’Hokage:
-Monellacci scendete subito di lì! Non si deturpano i volti degli onorevoli Hokage!!-
-Gne gne gne!! Scordatevelo!! Dattebayo!-
Gridò il bambino biondo. Il terzo Hokage, Hiruzen Sarutobi, si trovava anch’egli sul tetto del palazzo, e un ANBU di fianco a lui gli disse:
-Questa volta con lui c’è anche l’ultimo degli Uchiha! Le cose si complicano … -
Sandaime annuì pensieroso poi ordino agli altri sul tetto:
-Appena riuscite ad acchiapparli portateli nel mio ufficio, proverò a far loro una ramanzina.-
Tutti quanti obbedirono e in un attimo si furono dileguati tutti tranne l’ANBU e un uomo anziano con la metà destra del volto nascosta, che si appoggiava ad bastone.
-Cosa farai?-
Domandò all’Hokage.
-So cosa intendi Danzou, ma per il momento non stanno facendo niente di grave, vogliono solo attirare l’attenzione.-
Rispose Sarutobi, che fece assumere all’altro un atteggiamento sprezzante.
-Vedremo se dirai lo stesso quando succederà il peggio per Konoha, tu e i tuoi stupidi ideali … Sappi che se però le cose si complicassero ulteriormente non potrai più mettermi i bastoni fra le ruote Hiruzen!-
Concluse Danzou voltandosi e andandosene. Il Terzo sospirò, Naruto e Sasuke … Doveva convincerli a starsene buoni, per il loro bene.
 
Sasuke afferrò Naruto per la maglietta e lo tirò con se in un vicolo.
-Scemo se non stai attento ti prendono!-
-Scusa Sasuke … -
Rispose l’altro con il fiatone.
-Ma almeno siamo riusciti a scappare …-
Non poté finire la frase che si sentii di nuovo afferrare, sta volta per un braccio.
-Game over teppistelli!-
Disse uno degli insegnanti dell’accademia che li teneva entrambi stretti. Furono portati al cospetto dell’Hokage.
-Lasciami! Lasciami subito!!!-
Strepitava Naruto mentre Sasuke se ne stava impassibile. L’Uzumaki sperò che l’altro stesse pensando a qualche piano per svignarsela, ma appena li lascarono lui invece di scappare se ne stette fermo. Naruto allora decise non provare a scappare subito:
-Che c’è vecchio? Che vuoi da noi, un trattamento di bellezza? Sono sicuro che le starebbe bene un po’ di trucco!-
Sghignazzò il bambino biondo, ma l’ Hokage non gli diede spago:
-No, grazie, preferirei di no. Voglio sapere … Perchè vi siete messi a scarabocchiare i volti di pietra?-
Naruto provò a parlare, ma Sasuke fu più svelto.
-Per far sì che qualcuno ci noti, e per essere trattati come gli altri.-
Disse impassibile e Naruto rimase senza fiato. Allora era questo che lo aveva spinto ad acconsentire la sfida, voleva il rispetto per se e per lui, per loro. Ma non poté fare a meno di pensare a quanto si erano divertiti e immaginò che la cosa gli era  anche inaspettatamente  piaciuta. Così sorrise a trentadue denti e confermò.
-Già, proprio così!!! Dattebayo!-
-Capisco, ma resta pur sempre una cosa sbagliata. Adesso andate, ma non voglio più trovarvi qui, ci sono molti modi per farsi apprezzare.-
Il bambino dai capelli biondi sbuffò, prima di seguire l’altro, e poi si dileguarono. Il vecchio accese la pipa e si mise a fumare, sapeva bene che la sua predica non sarebbe servita a molto.
Quando i due uscirono ci fu un attimo di silenzio, camminavano uno un po’ distanziato dal’altro ma poi Naruto ruppe il silenzio.
-Io prenoto di nuovo il nonnino!-
Non sapeva se Sasuke avrebbe accettato o meno una nuova fida dopo la sgridata, in fondo lui era un ragazzo per bene, ma la risposta che diede lasciò sorpreso Naruto che si fermò di colpo.
-No sta volta è mio scordatelo!-
Naruto sorrise:
-Come vuoi, ma tanto vincerò io lo stesso! Dattebayo!-
-Sì come no, testa quadra! Anche se mi batterai con la pittura se poi ti fai catturare la vittoria spetta a me! Sarà una gara a più sfide!-
Decise Sasuke e Naruto fu d’accordo.
***
 
Scherzo dopo scherzo passarono i giorni, e persino gli anni. Come aveva chiesto l’Hokage i due non si erano più fatti vedere nell’ufficio scappando sempre dagli inseguitori, il vecchio non sapeva più che pesci pigliare. Dai volti di pietra con i loro scarabocchi i due erano passati alle mura della città e alle case. Infine si erano dedicati ad imbrattare di vernice i negozi. Si divertivano a fare scherzi di ogni genere, dalle trappole nascoste alle piccole ruberie, che si concludevano con la merce che volava per aria o in faccia al venditore. La gente non poteva che continuare a pensare loro come dei teppisti, e ora che erano assieme spesso le presone li lasciavano fare senza sgridarli più di tanto, intimorite. Tra i due era nata una specie di intesa, riuscivano a capirsi bene fra loro e a collaborare, spesso Naruto faceva l’esca e Sasuke attuava il piano, essendo la “mente”. E anche se la competizione era all’apparenza fra i due la cosa che li spingeva a non fermarsi in realtà né l’uno né l’altro volevano che quel circolo finisse. Quando erano insieme si sentivano meno soli e nonostante fossero spesso a battibeccare chiamandosi: “testa quadra” e “baka”, non avrebbero mai permesso che qualcuno facesse del male all’uno o all’altro. L’unica differenza sostanziale fra i due era che Sasuke all’accademia fosse considerato una specie di “eroe contro gli adulti”, riusciva bene in tutte le prove, scritte o pratiche. Mentre Naruto andava malissimo, si addormentava durante le lezioni ed era un disastro con le tecniche, solo l’Henge no jutsu in qualche modo gli riusciva quando si trattava di mandare a terra con il naso gocciolante di sangue gli adulti rompiscatole. Lui veniva ancora considerato solo un buffone.
Con l’avvicinarsi della data degli esami per diventare genin Danzou faceva sempre più pressione sull’Hokage, e se in quegli anni in qualche modo Sandaime era riuscito a tenere a bada il capo della Radice adesso la cosa era molto più complicata.
-E’ inammissibile! Non permetterò che tu la spunti anche in questa occasione! I due non devono diventare ninja! Non sarebbe dovuto loro essere concesso di frequentare le lezioni all’accademia!-
-Calmati Danzou! Non diventeranno ninja se non ne saranno degni, e questo lo si potrà verificare all’esame. I maestri sono persone scelte, eccellenti nel loro compito, e inoltre i bambini dovranno crescere prima o poi, e forse questo sarà il passo che farà mettere loro la testa apposto. Abbi fiducia.-
L’uomo con il bastone se ne andò sbattendo la porta. L’Hokage sapeva che non sarebbe riuscito a far cambiare idea a Danzo se i due ragazzi non avrebbero deciso di collaborare.
Intanto Naruto stava correndo a perdifiato. Pensando a quel baka di Sasuke che dava sempre a lui la parte più scomoda. Questa volta avevano liberato tutti i cani al ricovero degli Inuzuka (visto che quelli del clan non volevano chiamarlo canile), e facendosi inseguire Naruto li stava conducendo lungo le vie fino alla piazza del mercato dove le bestie avrebbero di sicuro fatto strage di salsicce e panini farciti. Intanto Sasuke si sarebbe occupato di disegnare sul palazzo dell’Hokage i due simboli del clan Uchiha e di quello Uzumaki. Poi approfittando della confusione i due se la sarebbero svignata assieme. Così avvenne e anche quella domenica di quiete divenne l’inferno. Sulle loro tracce si erano messi addirittura degli ANBU, come succedeva spesso ultimamente, ma ormai i due erano ottimi nelle imboscate e a seminare gli inseguitori. Sasuke utilizzò la sua tecnica della palla di fuoco suprema con shuriken nascosti all’interno, e quando il fuoco si fu placato sbucò dal nulla Naruto che con un calcio stese il primo. Poi eseguì un henge no jutsu fingendosi uno di loro e nella confusione non fu notato, così gridò agli ANBU:
-Forza, da quella parte!-
Ma invece di seguirli rimase dietro all’angolo mentre l’Uchiha li abbrustoliva ben bene. Poi se diedero a gambe fuggendo verso il campo d’allenamento all’esterno.
Si fermarono quindi a riprendere fiato.
-Ringrazia che sono riuscito a fare quella trasformazione in modo perfetto, la tua palla di fuoco mi faceva pena!-
Lo sfotté Naruto.
-Non vantarti tanto perché alla fine li ho messi fuori gioco io!-
Ribatté Sasuke.
-Comunque senza di me non ce l’avresti fatta! Dattebayo!-
Volle avere l’ultima parola il ragazzo biondo.
-Oggi ho vinto io! Ammettilo o non ti do il panino che ho sgraffignato anche per te!-
Ghignò l’Uzumaki. L’Uchiha sbuffò e ammise la sua sconfitta.
-Tanto sono in vantaggio io! Ne ho vinte più di te!-
Si lasciò sfuggire Sasuke già con il panino in bocca così che Naruto non glielo potesse togliere. Quindi finito il pranzo cominciarono ad allenarsi con gli shuriken e i kunai fra di loro, in modo che non fossero ammessi sbagli, né che si potesse abbassare la guardia, allenando i riflessi. Come sempre Sasuke ne uscì illeso, mentre Naruto era graffiato in faccia e lungo la gamba sinistra in due punti. Ma l’Uzumaki si rese conto di stare migliorando i riflessi e anche la mira. Sasuke a sua volta si rendeva conto dei miglioramenti dell’altro e non ne era affatto geloso, ma non poteva fargli i complimenti così apertamente. Così si avvicinò a Naruto che sorrideva compiaciuto.
-Devi ancora migliorare testa quadra!-
Disse sferrandogli un pugno in testa.
-Aia!!! Brutto baka!!!-
Brontolò Naruto massaggiandosi il bernoccolo e affrettandosi poi a seguire Sasuke. Non si arrabbiò più di tanto, perché sapeva che quello era il modo dell’altro di dirgli che era felice per lui.
 
Il giorno dopo  si tennero gli esami per diventare ninja, e i due ragazzi lo affrontarono credendo che fosse lecito, senza sapere quanto scompiglio aveva creato il fatto di permettere loro di affrontare la prova. Prima di Naruto toccò a Sasuke, visto che in ordine alfabetico c’era prima lui,e il ragazzo eseguì una perfetta bunshin no jutsu moltiplicando illusoriamente se stesso tre volte. Sasuke ricevette quindi il copri fronte con il simbolo di Konoha e ne chies4 anche uno di scorta, sapendo che con altissime probabilità Naruto non avrebbe passato l’esame. Mizuki glielo concesse, non sapendo che uso avrebbe potuto farne e infine venne il turno di Naruto. La tecnica della moltiplicazione del corpo era quella che gli riusciva peggio di tutte, e quindi, anche dopo aver accumulato chakra ottenne solo un se stesso mezzo morto e scolorito. L’altro maestro se ne andò senza nemmeno dire niente, tanto deluso dalla prova del ragazzino, mentre Mizuki rimase giusto il tempo per annunciare la bocciatura di Naruto e sussurrargli che si sarebbero incontrati lì quando se ne fossero andati tutti. Il bambino non capì cosa volesse il maestro da lui ma annuì.quindi anche Mizuki-sensei se ne andò, visto che Naruto era l’ultimo della lista. Il ragazzo rimase lì immobile qualche secondo, sentendosi come svuotato. Era triste e deluso da se stesso. Vedeva e sentiva gli altri bambini sfoggiare i loro copri fronte davanti ai propri parenti, che sorridevano e si congratulavano.
-Avanti Sasuke piantala di spiare.-
Disse piano Naruto e l’altro entrò dalla finestra. Ormai i due sapevano riconoscere e avvertire il chakra l’uno dell’altro e non era sfuggito all’Uzumaki che l’Uchiha avesse origliato per tutto. Sasuke si avvicinò all’altro e guardò anch’egli in direzione delle famiglie gioiose. Poi chiese:
-Hai intenzione di fidarti?-
-Intendi di Mizuki-sensei? Sì, bhe, cos’altro ho da perdere?-
-Non lo so, ma non mi fido. Vengo anch’io.-
Pretese l’Uchiha. Naruto acconsentì, ma ancora giù di morale.
-In ogni caso, ecco.-
Disse Sasuke porgendo l’altro copri fronte all’Uzumaki.
-Grazie, ma per ora aspetto a metterlo.-
Disse con il cuore Naruto, sfoggiando un gran bel sorriso.
 
Al tramonto i due ragazzi  tornarono all’accademia e lì trovarono come previsto Mizuki, che vedendosi di fronte pure Sasuke finse stupore e disapprovazione, ma in realtà dentro di se esultava,aveva preso due piccioni con una fava, meglio di quanto si aspettasse.
-Allora, cosa voleva da me maestro Mizuki?-
Domandò Naruto e l’altro cominciò sempre fingendo:
-Mi dispiace davvero molto che tu non sia potuto diventare ninja,e riflettendoci ho capito che sarebbe uno spreco lasciarti in accademia. Quindi rimane solo un modo per far sì che tu passi l’esame … -
Si interruppe l’uomo, compiacendosi di essere stato così convincente. Difatti Naruto abboccò subito, il problema era Sasuke che osservava il sensei con circospezione. Lui era meno ingenuo di Naruto, doveva farsi ancora più attento alle proprie parole.
-Davvero Mizuki-sensei, dice davvero?! Quale sarebbe questo modo?! Dattebayo!-
Domandò l’Uzumaki sul punto delle lacrime dalla gioia. L’uomo si fece più vicino:
-Ti serve un rotolo, il rotolo. Quello che è custodito nel palazzo dell’Hokage. E’ concesso leggerlo solo ai genin più talentuosi, e imparata anche solo una di quelle tecniche si diventa ninja ottimi sfoggiandola! Quest’anno nessuno si è meritato davvero di leggere quanto c’era scritto sul rotolo, anche se io l’avrei voluto concedere almeno a Sasuke che è molto bravo.-
All’Uzumaki brillavano gli occhi dalla contentezza, mentre l’Uchiha si era fatto attento sull’ultima parte del discorso.
-Grazie infinite maestro, lei è davvero una brava persona!-
Esclamò Naruto.
-Su adesso basta chiacchiere! Non vi resta che prendere il rotolo e imparare qualcosa. Conto su di voi. Mi raccomando, poi restituitelo!-
Il ragazzo biondo annuì vigorosamente e cominciò a trascinarsi dietro Sasuke, che si guardò alle spalle un ultima volta prima di voltarsi. Ora era del tutto certo che quel Mizuki nascondesse qualcosa e non si fidava affatto di quanto aveva loro riferito riguardo il rotolo e tutto il resto. Quell’ultima frase che aveva pronunciato lo aveva tradito. Ma ormai Naruto era partito e Sasuke non poteva più fermarlo, inoltre ci teneva un po’ che anche l’altro divenisse genin, voleva avere accanto un buon rivale, che avesse potuto tenergli testa in eterno, così che non si sarebbe mai più sentito solo.
 
 
Salve a tutti! Capitolo bello lungo è? Ma non credo ce ne saranno molti altri così lunghi. Comunque … per ora ancora le cose vanno bene, non nel vero senso della parola, visto che Naruto e Sasuke stanno per rubare il rotolo, ma secondo un punti di vista che va parallelamente alla storia reale, senza che Iruka venisse ucciso. Ma senza di lui, come riusciranno i due a riscattarsi e a dimostrare la loro innocenza una volta compiuto il misfatto? E Danzou … quanto dovrà aspettare per mettere in atto i suoi loschi piani? Se vi va, che non sono troppo noiosa, ci si vede presto (almeno spero).
Alla prossima, Yume18 ;)

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Capitolo 4
*** Trappola ***


Trappola 


I due ragazzi entrarono furtivi nel palazzo del’Hokage, sul quale erano ancora disegnati i simboli dei due clan d’appartenenza dei ragazzi. Sasuke, prendendoli di sorpresa, stese due ninja che stavano di guardia al portone, e lasciò poi a Naruto il compito di impossessarsi del rotolo custodito nell’ufficio dell’Hokage. L’Uzumaki fece più silenzio possibile e si mosse con cautela, ma anche dentro la stanza del vecchio non trovò nessuno, come per tutti i corridoi deserti. Così per lui fu facile prendere quello che voleva e filarsela assieme all’altro che l’aspettava all’uscita. In realtà l’Hokage in quel momento era nel quartier generale della radice a discutere con Danzou, il quale obbiettivo era solamente quello di tenere impegnato Sandaime per il tempo necessario in cui i due ragazzi avrebbero dovuto rubare il rotolo proibito delle tecniche segrete. 
Naruto e Sasuke decisero di scappare con il rotolo fino al bosco nei pressi del quartiere degli Uchiha per non essere disturbati, non si accorsero però che qualcuno stava seguendo di nascosto i loro movimenti. Una volta là l’Uzumaki iniziò a studiare la prima tecnica mentre Sasuke faceva la guardia.
-Tu non vuoi imparare niente?-
Domandò Naruto all’altro che scosse la testa.
-Prima fai tu e poi lo passi a me. Così alterniamo i turni di guardia.-
Fu la risposta e il ragazzo biondo sorrise un po’ imbarazzato.
-Giusto … Meno male che tu sai sempre cosa è meglio fare!-
Disse le ultime parole con un po’ di sarcasmo e Sasuke sbuffò:
-Allora, qual è la prima?-
-Non te lo dico, è una sorpresa!!! Dattebayo!-
Esclamò Naruto e perciò l’altro si mise le mani dietro la testa e si avviò nel bosco.
-Fa come ti pare … -
Disse infine l’Uchiha sparendo dalla vista dell’altro. 
Intanto Mizuki si adoperò, secondo gli ordini di Danzou, ad avvertire tutti i jonin e i chunin di quanto accaduto. Nessuno sospettò del fatto che i due bambini potessero essere stati ingannati, e in parte molti speravano quella fosse la volta buona in cui Naruto e Sasuke avrebbero finalmente pagato per i loro dispetti. Le voci della rapina giunsero fino al quartier generale della Radice, e quindi anche all’Hokage, che si affrettò a tornare nel suo palazzo per poter prendere in mano la situazione. Dal canto suo Danzou non fece resistenza, ormai la tela per la sua trappola era stata tessuta a dovere e qualunque cosa avesse fatto Hiruzen Sarutobi sarebbe stata vana. Il capo della Radice aveva la situazione in pugno, e finalmente sarebbe riuscito nel suo intento. 

Il vecchio Sandaime cominciò subito a seguire con la sua palla di vetro tutti i movimenti dei ninja sotto il suo controllo, aveva il compito di individuare la posizione di chiunque avesse trovato i due ragazzi e di mandare quindi in quel luogo anche tutti gli altri. Controllò la situazione di molti e quando arrivò a Mizuki, si soffermò nelle immagini raffigurate sulla sfera. C’era il chunin che discuteva con Danzou ed entrambi avevano l’aria di chi sta mettendo in atto qualcosa di losco. Appreso questo particolare il vecchio si fece mandare Aoba, uno dei suoi ninja più affidabili e si fece quindi riferire chi avesse sparso la notizia del furto. La risposta non meravigliò molto l’Hokage che poté confermare la sua terribile teoria. Sandaime congedò il ragazzo e tornò a seguire gli spostamenti di Mizuki, il quale si diresse senza esitazione in una precisa direzione. Il vecchio capì che doveva assolutamente fare qualcosa per impedire che le cose si complicassero ulteriormente, ma prima che se ne rendesse conto nella stanza entrarono circa una decina di ANBU della radice, al seguito dei quali c’era Danzou. 

Sasuke andava e veniva in tutte le direzioni e ogni tanto dava uno sguardo a Naruto che si impegnava anima e corpo nell’apprendere la tecnica. Ben presto l’Uchiha si rese conto che qualcuno aveva dato l’allarme del furto, perché in città si era scatenato il pandemonio. Nonostante ciò il ragazzo decise di lasciare finire l’altro, senza dirgli niente per non interromperlo. Passarono così due o tre ore, senza che nessuno li avesse ancora scovati, ma ad ogni minuto la tensione di Sasuke saliva, finché non avvertì la presenza di qualcuno che si avvicinava velocemente al luogo dove si stava allenando Naruto. Così cominciò a correre anch’egli, e fu il primo ad arrivare, con il fiatone. Trovò l’Uzumaki a terra, tutto sporco e ansimante, ma con il sorriso sulle labbra. 
-Alzati testa quadra, dobbiamo scappare ci hanno scoperti! … -
Ma Sasuke non riuscì a finire la frase che Mizuki piombò in mezzo a loro. Naruto sospirò:
-Meno male, è lei Mizuki-sensei, ci era preso davvero un bello spavento! Vero Sasuke?-
Ma l’altro non rispose, continuando a guardare l’uomo dritto negli occhi. 
-Naruto … sei davvero un ingenuo, ma da te Sasuke, mi aspettavo di meglio … !-
Rise beffardo il chunin, e solo allora, ancora abbastanza confuso, l’Uzumaki capì di essere caduto in una trappola. Vide l’Uchiha stringere i pugni e con un po’ di fatica si rialzò. 
-Cosa vuoi da noi?-
Domandò Sasuke.
-Mi sembra ovvio, il rotolo proibito!-
Rispose Mizuki, e a quelle parole entrambi i ragazzi sobbalzarono. 
-In che senso proibito?-
Domandò ingenuamente Naruto.
-Era da tempo che volevo impossessarmene per diventare un nukenin e acquisire potere, e grazie a voi finalmente potrò sconfiggere l’Hokage e prendere il controllo!!!-
Seguì una risata malvagia e i due ragazzi su misero quindi sulla difensiva.
-Non vi servirà a nulla combattere, verrete spazzati via! Infondo voi siete a malapena dei poveri genin, che non sanno nemmeno la verità sul loro passato!-
-Quale verità?-
Domandò confuso e furioso Sasuke.
-Il fatto che tu, caro ragazzino sia l’erede degli Uchiha, ultimo e più potente fra i membri del tuo clan e, secondo tuo fratello prima che morisse, il possessore degli occhi con il maggior potere al mondo, capaci di uccidere migliaia di persone in un sol colpo. Mentre, tu, Naruto, così ingenuo, sei il demone Kyuubi, un mostro che dodici anni fa ha raso al suolo il villaggio e fatto strage di molte persone, compresi i tuoi genitori. Voi non siete altro che mostri, destinati all’odio e che non meritano altro che una vita orrenda!-
I due ragazzi rimasero scioccati, senza parole, mentre dentro di loro infuriava la tempesta tra sentimenti contrastanti, odio, rabbia, paura, tristezza … Mizuki approfittò del momento per sferrare il suo attacco, ma i kunai lanciati furono prontamente tutti deviati da Sasuke, paratosi davanti a Naruto.
-Torna in te testa quadra, non è il momento per bloccarsi!-
Per quanto il ragazzo biondo cercasse di scacciare dalla mente le parole del chunin non ci riusciva, e perciò continuò a rimanere fermo dov’era,con gli occhi spalancati. Nonostante Sasuke lo chiamasse, Naruto non reagiva, e così l’altro fu costretto a combattere difendendo l’Uzumaki e se stesso allo stesso tempo. L’Uchiha ingaggiò una lotta impari, ma diede tutto se stesso, cominciando a poco a poco a capire le tattiche dell’avversario. Sfoderò la sua palla di fuoco suprema, ma questa servì a ben poco, e nell’attimo in cui la visuale era ostruita Mizuki gli fu vicinissimo in un attimo e lo ferì sul braccio sinistro con un Kunai. Poi corse verso Naruto, ormai senza più protezione. Il ragazzo biondo si vide arrivare contro uno degli shuriken giganti del nemico, e assisté alla scena impotente, come con la consapevolezza che non si sarebbe salvato. Ma poi si sentì spingere a terra e voltandosi vide Sasuke che era caduto con lui e che l’aveva salvato per un pelo da morte certa, nonostante fosse ferito.
-Tutto ok, brutto fifone? Questo vale due vittorie!-
Sussurrò Sasuke alzandosi a fatica. Naruto balbettò qualcosa che doveva essere un “Semmai dimmi come stai tu”, e l’altro lo capendo cosa intendeva l’Uzumaki ripose:
-Sto bene … -
-Come siete patetici, non riuscite a tenermi testa nemmeno due contro uno! Questa è la fine!!!-
Gridò il chunin senza lasciare tregua ai ragazzi. Si fiondò verso Sasuke sta volta, il più indebolito, estraendo anche la seconda delle sue due enormi armi. Scagliò quindi lo shuriken, ma prima che questo potesse arrivare a destinazione si conficco su un ostacolo. 
-Non sono un fifone, adesso siamo pari … Dattebayo … ! -
Disse in un soffio Naruto con il sangue che gli colava ad un angolo della bocca e l’arma piantata nella schiena. Ma quello che lasciò senza fiato l’Uchiha non fu solo il gesto dell’altro, ma il chakra rosso che circondava Naruto per intero,  i sui occhi con le pupille verticali e quella cosa che si stava agitando all’interno del suo stomaco. Era …
-Na-Naruto … Quello è … -
-Credo di sì … E … Sasuke … anche i tuoi occhi … -
Sasuke si rese conto di aver risvegliato la sua abilità innata, solo lo sharingan gli avrebbe potuto permettere di vedere il Kyuubi dentro Naruto. Intanto il Ragazzo biondo si stava sfilando lo shuriken dalla schiena con una smorfia di dolore. I due dovettero per forza accettare la verità delle parole di Mizuki, non si poteva negare l’evidenza, loro erano dei mostri, ma non per questo avrebbero smesso di combattere per loro stessi difendendo i loro ideali. Si prepararono nuovamente all’attacco, quando una risata isterica e prolungata ruppe il silenzio.
-Ma bene!! Uno sharingan completo, complimenti Uchiha, devi aver davvero provato molto odio e dolore alla vista del tuo amichetto ferito, anche se lui è un jinchuriki e finalmente sta mostrando la sua vera natura. Notevole … -
L’uomo cercò ancora un po’ di mantenere un atteggiamento da gradasso, ma la cosa non gli riuscì molto bene. Si vedeva benissimo che era terrorizzato all’idea di dover affrontare loro due. Indietreggiò di qualche passo, e in meno di un secondo Sasuke gli fu addosso. Con lo sharingan ora sentiva di poter anticipare qualunque mossa dell’avversario, doppiandolo quasi in velocità. Il ragazzo dai capelli neri bloccò senza sforzo più attacchi in sequenza, e poi sferrò un forte calcio nello stomaco a Mizuki.  Il chunin fu fatto volar via, ma prima che potesse andare a sbattere contro un albero Naruto gli fu dietro e con un pugno in pieno volto fece arrestare il movimento prodotto dal colpo si Sasuke.
-Sarò anche un mostro, ma tu non sei da meno!-
Gridò il ragazzo biondo all’uomo. Tornando ad affiancare poi il compagno.
-Perché nessuno ci ha mai detto la verità?-
Domandò l’Uchiha.
-Perché nessuno si è mai minimamente preoccupato per noi?-
Proseguì sulla stessa lunghezza d’onda Naruto.
-Perché voi non siete altro che la rovina del villaggio!-
Rispose Mizuki sputando sangue. 
-Tutti vi odiano, che altre risposte volete? Non meritate niente, e niente vi sarà dato. Riguardo questa vicenda … Eliminatemi pure! Fatelo e macchiatevi del mio sangue! Tanto nessuno vi darà mai ascolto se direte che non era altro che una trappola.-
Sasuke si sentì consumare dalla rabbia e in un impeto d’ira si scagliò contro l’uomo accasciato a terra. 
-Fermati baka! Non vedi che non può più nuocere?!-
Gli gridò l’Uzumaki, ma l’altro non gli volle dare retta, e se qualcuno non l’avesse afferrato per il polso l’Uchiha avrebbe ucciso il chunin senza esitazione. 
-Ma cosa … ?-
Chiese incredulo Naruto. Erano apparsi decine e decine di uomini mascherati, come se tutti gli ANBU di Konoha si fossero dati appuntamento lì. Quello che aveva bloccato Sasuke aumentò la stretta sul braccio del ragazzo fino a rompergli il polso destro. Allora l’Uzumaki intervenne cercando di colpire il nemico con un calcio, ma non riuscì nel suo intento, perlomeno però Sasuke fu lasciato andare. Il copri fronte che portava l’Uchiha si era sfilato durante l’azione veloce, adesso giaceva a terra, sotto i piedi dell’ANBU. Ora sì che le cose si mettevano davvero male per i due. 
-He he he mocciosi, alla fine nemmeno me siete riusciti a battere!-
Ridacchiò Mizuki. Ma il suo discorso fu interrotto bruscamente da un colpo dello stesso ANBU che aveva ferito Sasuke. I due ragazzi realizzarono in breve e con sgomento che il chunin aveva finito i suoi giorni su quella terra, e a stenderlo era bastato un solo colpo al collo, senza nemmeno che si ricorresse a ninjutsu.
-Alla Radice non servono pesi morti, che dopo aver svolto il loro compito non servono più a niente.-
Mise in chiaro l’uomo mascherato. Così c’era la radice dietro tutto quello … Naruto, vicinissimo a Sasuke gli sussurrò:
-Prendi il rotolo, scappa e nascondilo, tutto quello che possiamo fare adesso è impedire che finisca nella mani sbagliate …-
-Ma … E tu?-
-Non preoccuparti … Dopotutto, non sono uno che si arrende tanto facilmente! Dattebayo! –
Così dicendo il ragazzo biondo si fece vanti da solo.
-Chi vuol essere il primo a morire? O preferite che faccia una cosa per bene e vi elimini tutti in una sola volta! Dattebayo!-
Gridò, posizionando le mani in vari sigilli.
-Tajuu kagebunshin no jutsu!!!!-
Centinaia di Naruto ognuno identico all’altro apparvero da ogni dove, superando di gran lunga in quantità i nemici, i quali rimasero sorpresi dalla mossa inaspettata. Sasuke non riusciva a credere ai suoi occhi, in così poco tempo, Naruto era riuscito ad apprendere una tecnica proibita, che per giunta era anche quella in cui prima riusciva peggio. Una delle copie si avvicinò all’Uchiha:
-Se non posso fermarli, potrò almeno rallentarli. Adesso vai!!!-
E così dicendo lo spinse via. Sasuke allora prese il rotolo e fece come gli era stato detto.
-Sei e resti il solito testardo!-
Si sentì infine gridare Naruto che sorrise.
-Anche se hai imparato questa tecnica, dubito che tu la sappia usare a dovere, e in ogni caso non bastano dei falsi a fermarci. Ti cattureremo prima che tu te ne possa accorgere.-
Mise in chiaro un altro uomo.
-Vedremo!!! All’attacco!!!!-
Tutti i Naruto si lanciarono sui nemici, che ad uno ad uno cominciarono a far dissolvere in nuvolette di fumo i cloni, i quali però sembravano non avere fine. Il vero Uzumaki decise di produrre altre copie per rimpiazzare quelle sparite, ma si rese conto di aver esaurito tutto il chakra con quella sola tecnica. Solo allora si ricordò di avere ancora addosso quell’altro chakra, quello della volpe, poteva tornargli utile. Si concentro e con non troppo sforzo fece confluire il potere della volpe che lo circondava fin su alle mani per comporre i sigilli. In quel momento alla coda che svolazzava dietro al ragazzo se ne aggiunse una seconda. Le copie aumentarono la velocità e qualche colpo cominciò ad andare a segno, ma Naruto era ancora in netto svantaggio. Alla fine decise di intervenire di persona per cercare di mirare a quello che doveva essere il capo degli ANBU. Impiego due cloni per immobilizzarlo che furono puntualmente fatti sparire e poi si getto egli stesso sul nemico in un attacco frontale. Questi mosse appena il kunai che impugnava nella mano destra, aspettandosi che alla prima live ferita il Naruto sarebbe scomparso, e invece  non fu così. E l’uomo venne atterrato da un calcio in pieno volto.  L’Uzumaki estrasse a sua volta un kunai e lo mosse verso la spalla destra dell’avversario per impedirgli di usare  le tecniche o le armi. Ma i suoi movimenti furono inaspettatamente  intralciati da qualcosa che sembrava legno. Come dei tronchi snodabili lo avvolsero completamente e cominciarono a succhiargli via il chakra rosso che gli permetteva di continuare a combattere. Ad una ad una tutte le copie sparirono con un “pluf” e Naruto si ritrovò a boccheggiare inginocchiato a terra del tutto privo di energie. In fondo scoprirsi così non era stata poi quella grande pensata, così facendo aveva dato modo all’utilizzatore del mokuton di individuale quello reale tra tutti i cloni. Ormai il ragazzo non aveva la forza nemmeno più di pensare lucidamente, né tanto meno di continuare a combattere.
-Bel lavoro Kinoe(*), la tua tecnica del legno è perfetta per controllare il potere dei bijuu. Adesso non ci resta che occuparci dell’Uchiha. Poi rinchiuderemo entrambi.-
Disse l’uomo che poco prima si era ritrovato con la schiena a terra, rivolto ad un altro dei tizi mascherati, il quale non rispose. Il capo si avvicinò a Naruto e afferrandolo per i capelli gli fece alzare la testa.
-E’ finita e voi avete perso.-
Gli sussurrò all’orecchio. Il ragazzo non poté fare a meno che sperare che almeno il compagno si salvasse prima di perdere i sensi. 

Intanto la metà degli ANBU era partita alla ricerca di Sasuke, che stava tornando verso l’Uzumaki per dargli una mano. Fortunatamente era riuscito a nascondere il rotolo e adesso non gli restava che correre da Naruto. Qualcosa gli diceva che le cose non erano andate esattamente come previsto … Prima che potesse raggiungere il luogo incappò in due nemici che gli bloccarono il passo. In quel momento l’Uchiha capì che i suoi timori erano fondati.
-Che è successo a Naruto?-
Domandò il ragazzo. In risposta arrivarono solamente dei risolini, poi uno disse:
-Lo scoprirai presto!-
E gli si avventò contro gridando:
-Doton!-
All’ultimo secondo. La terra sotto i piedi di Sasuke inaspettatamente si mosse,e l’Uchiha perse l’equilibrio. In quell’attimo l’altro uomo si fece sotto con un kunai, e aspettandosi una mossa di tipo fuoco anticipò il katon di Sasuke, che gli arrivò addosso, con suiton. Inutile dire che con quell’attacco combinato il ragazzo ebbe la peggio. Il suo livello non era nemmeno paragonabile a quello degli altri due ninja. Lui era genin da neppure un giorno. Venne immobilizzato e gli vennero fatti perdere i sensi, dato che continuava ad agitarsi. Adesso entrambi i ragazzi erano stati catturati. 

Non potendo uscire dalla stanza l’Hokage aveva assistito impotente, in compagnia di Danzou e dei suoi uomini, a tutto lo svolgersi degli eventi. Dall’arrivo di Mizuki nel luogo dove si erano nascosti i due ragazzini fino alla cattura ultimata di entrambi. Aveva visto risvegliarsi nei due i loro poteri nascosti, e ancora peggio aveva potuto capire in tutte le sue fasi il piano messo in atto dal capo della Radice. Danzou si era servito di Mizuki e le sue ambizioni per far rubare il rotolo ai bambini e aveva rivelato loro la verità istigandone la reazione. Poi aveva fatto intervenire gli ANBU così che mettessero fuori gioco Mizuki e nascondendo così qualsiasi prova contro la Radice, nonché assicurandosi un posto sicuro in prigione per i due facendo passare la morte dell’uomo come se fosse sta opera di Naruto e Sasuke. Infine Danzou e i suoi uomini avrebbero fatto la figura degli eroi liberando dal villaggio la minaccia dei due ragazzi e prendendosi anche il merito di aver riportato indietro il rotolo rubato. Un piano ben architettato e perfettamente riuscito, se non per il fatto che il rotolo non fosse stato ancora ritrovato.
-Penseremo noi alla ricerca del prezioso tesoro, mentre voi Hokage, sarete solo contro tutto il villaggio. L’unico che ammetterà una verità differente dalla mia. E in questo modo sarà costretto ad abbandonare il suo titolo per non ritrovarsi tutta la popolazione contro. Mi dia retta, tenga chiusa la bocca e tutto filerà liscio. In fondo, prima o poi doveva succedere, ormai i ragazzi erano una minaccia troppo grossa per l’incolumità del villaggio. Si decida a collaborare.-
Disse Danzou soddisfatto e Sandaime fu costretto a tacere e a stringere i pugni, aveva perso. Non era riuscito ad impedire al male di avere la meglio. Non era altro che un fallito. L’unica cosa che poteva ancora fare era rimanere Hokage per continuare ad ostacolare Danzou e per provare con ogni mezzo possibile, a risolvere la situazione che si era creata. Forse ci sarebbero voluti anni, ma i due ragazzini sarebbero stati liberati.
Per il momento il Terzo annuì e se ne uscì, con gli ANBU che aprirono un corridoio fra di loro per lasciarlo passare.


*Kinoe= Nome in codice dato dalla Radice a Tenzo, che in seguito diventerà per tutti “Il capitano Yamato” (Per chi non lo sapesse …) 

Salve a tutti! E siamo arrivati alla parte in cui le cose precipitano e sembrano diventare irrecuperabili. Che ne sarà di Naruto e Sasuke adesso? Cosa li aspetta nel luogo dove verranno portati? E soprattutto, quando riusciranno a tornare liberi e a dimostrare la loro innocenza? Il nonnino Hokage dovrà mettersi d’impegno per escogitare qualcosa di buono, ma di certo nemmeno i due ragazzi se ne potranno rimanere con le mani in mano! Vi aspetto, chi volesse, a quando pubblicherò il seguito!
Alla prossima, Yume18 ;)

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Capitolo 5
*** In prigione ***


In prigione  
 
 
Sasuke aprii lentamente gli occhi, si sentiva la bocca impastata e la testa gli doleva tremendamente.
-Alla buon’ora! Iniziavo a temere che non ti saresti più svegliato! Dattebayo!-
La voce velata di tristezza di Naruto lo riportò alla realtà. Si guardò attorno e realizzò di trovarsi in una cella buia e direttamente scavata nella roccia. Aveva mani e piedi incatenati, ma la distanza delle catene dal muro era tale che potesse agevolmente alzarsi e rimettersi seduto, nulla di più. L’altro ragazzo poco più in  là, ma quel tanto che bastasse per impedire che si potessero anche solo sfiorare, era nelle sue stesse condizioni.
-Dove siamo? E da quanto siamo qui?-
Chiese l’Uchiha e Naruto rispose.
-Non saprei, in prigione ovvio, ma io mi sono svegliato solo quando qualcuno ha fatto scattare la serratura per aprire la cella e tirarci dentro. A, poi credo anche che ci abbiano pure perquisiti.-
Solo allora, Sasuke si rese conto che l’Uzumaki aveva il volto rigato dalle lacrime e la voce rotta dai singhiozzi. Non seppe che dire per consolarlo, non che ci fosse niente da poter dire. Quindi chiese stupidamente, con falsa rabbia, per dissimulare l’imbarazzo:
-Che hai da piangere?-
Naruto non rispose e si girò verso di lui. Lo guardò come si guarda qualcuno che è appena tornato dopo essere fuggito di casa. E allo stesso tempo con occhi che supplicavano conforto. Solo allora Sasuke capì che non era il fatto di aver scoperto la verità su di se a farlo piangere, nemmeno la paura di trovarsi in prigione, né il terrore di tutto quello che sarebbe potuto capitare dopo. Il ragazzo biondo stava soffrendo per lui, vedendolo non poteva fare a meno che sentirsi in colpa per aver permesso che anche Sasuke venisse catturato. Allo stesso tempo provava rabbia, perché avrebbe voluto che l’Uchiha non venisse coinvolto,  poi tristezza, tanta tristezza e dolore. Lo stesso dolore che provavano entrambi. Naruto sarebbe voluto apparire forte per non far scoraggiare l’amico, ma non riusciva a trattenere le lacrime che sgorgavano a fiotti. Perché allo stesso tempo desiderava a sua volta conforto,e qualcuno che gli desse forza. Sasuke rimase senza parole, a fissare l’Uzumaki.
-Mi … Mi dispiace tanto … -
Sussurrò il ragazzo biondo tirando su con il naso.
-Adesso piantala Naruto.-
Si decise a dire infine l’Uchiha. Il biondo alzò la testa di scatto e con una manica della giacca si tamponò un po’ gli occhi.
-Non è il caso di prenderla in questo modo. Non sentirti in colpa, infondo è a causa di entrambi se siamo finiti in questa situazione, ma continuando a piangerci addosso non risolveremo niente. Siamo rimasti soli, ma non è sempre stato così? Dobbiamo tenere duro e contare l’uno sull’altro, facendoci forza, solo così potremo anche riuscire a trovare una soluzione! E adesso se non la pianti di frignare mi slaccio un sandalo e te lo tiro, intesi?-
Sul viso di Naruto ricomparve a poco a poco un leggero sorriso, che diventò una risatina quando Sasuke terminò il discorso.
-Se me lo lanci dopo non te lo do più! E quando saremo fuori di qui dovrai startene scalzo! Dattebayo!-
Rispose l’Uzumaki. Poi entrambi scoppiarono a ridere. Naruto era tornato quella solita testa quadra di sempre, dimenticandosi di tutte le sue preoccupazioni, e bastò questo a far sentire più sollevato anche l’Uchiha. Ad un tratto Naruto disse:
-Quindi adesso cosa siamo? Amici? Alleati? Collaboratori? Un duo? Un … un … non so che, un qualcosa … -
-Adesso siamo oltre l’amicizia, siamo fratelli.-
Rispose Sasuke, e Naruto non parve meravigliato, ma felice dell’affermazione. In fondo era questo che si erano sentiti fin dall’inizio. Si erano fatti da roccia d’appiglio l’un l’altro e si erano comportati sempre come tali.
-Bene, adesso che è tutto chiarito … Mi dirai dove hai nascosto il rotolo. E non fare storie! Dattebayo!-
 Pretese il biondo. E naturalmente Sasuke ebbe da ridire:
-Non se ne parla! E se poi dovessero voler ottenere informazioni dopo finiresti con l’essere coinvolto in una situazione difficile!-
-Cos’è, non ti fidi, o te lo vuoi tenere per te? Ti sei già dimenticato cos’hai appena detto? Siamo fratelli, dovremmo collaborare!!!-
-Sì, ma … -
-Niente ma! Anche a costo di essere torturato non tradirei mai la tua fiducia, come non faresti tu. So che stai solo cercando di proteggermi insistendo a non volermi dire niente, ma se fossimo in due a sapere la verità, anche se a uno dovesse capitare qualcosa, non sarebbe finita perché ci sarebbe ancora l’altro. Non mi auguro comunque che accada qualcosa del genere.  Non so se mi spiego, non sono bravo a parole, ma non voglio assolutamente che … come dire … ci venga tolta la possibilità di riscattarci!-
Sasuke venne zittito, e per un po’ se ne rimase in silenzio con lo sguardo altrove, non gli piaceva sentirsi rimproverare da Naruto, che era una testa quadra, ma doveva ammettere che su questo aveva ragione. Così alla fine raccontò al fratello tutto quello che era successo prima di essere attaccato dai due ANBU.
 
Intanto, molti corridoi stretti e buoi più in là in una stanza illuminata da luci elettriche di un giallo scuro, si trovava Danzou, con alcuni dei suoi uomini. Più in alto, molto più in alto, oltre il soffitto, si trovavano i volti degli Hokage. Quella prigione era stata scelta per varie caratteristiche, non solo era vicina la palazzo dell’Hokage e quindi anche al quartier generale della Radice, ma era anche inviolabile e segretissima. Quasi nessuno sapeva della sua esistenza e lì venivano tenuti i prigionieri più pericolosi in modo che non potessero evadere in alcun modo. Inoltre Danzou aveva tenuto in considerazione il fatto che uno dei due nuovi prigionieri fosse Sasuke, e per questo mandarlo nella normale prigione cittadina, a fianco del quartiere degli Uchiha, poteva essere un grosso sbaglio. Il ragazzo avrebbe potuto conoscere un qualsiasi modo per evadere. Insomma, si era pensato davvero a tutto.
-Danzou sama, come intende procedere per riuscire ad ottenere informazioni dai due sul rotolo?-
Domandò un ANBU.
-Procederemo con ordine, prima di tutto chiederemo loro con le buone di confessare, e dato che naturalmente non ne vorranno sapere gli faremo soffrire la fame e imporremo loro il silenzio. Poi quando saranno abbastanza stremati tenteremo con la tortura e l’estorsione forzata, e infine ricorreremo alle maniere drastiche. Intanto ispezionate ogni angolo del villaggio e dei boschi qua attorno. In particolar modo il quartiere degli Uchiha e l’appartamento dell’Uzumaki.-
Ordinò Danzou e il suo sottoposto ubbidì all’istante, dileguandosi. Mentre alcune delle guardie del carcere si diressero alla cella dei ragazzi per mettere in atto la prima fase di estorsione della verità, accompagnate da Danzou stesso. Percorsero tutti i corridoi che distanziavano le altre stanze da quella che ospitava Naruto e Sasuke, la quale era situata nel cuore del monte ed era nata per prima fra tutte, scavata direttamente nella roccia. Era nata come cella d’isolamento per i criminali peggiori ed era dotata di tutti i sistemi migliori per impedire che chi vi era rinchiuso fuggisse. Le catene risucchiavano costantemente chakra, dando la perenne sensazione di sfinimento a chi vi era legato, e quando si provava a comporre i sigilli, il chakra, una volta arrivato alle mani si dileguava senza permettere l’uso di nessuna tecnica. E più potente era la tecnica, maggiore era la quantità di energia che veniva risucchiata, con un rapporto di proporzionalità diretto. E infine tutto il potere veniva convertito in elettricità e poteva essere rilasciato a piacere tramite i catenacci da chi stava all’esterno della cella.
Poi, per prevenire qualsiasi illusione causata dallo sharingan, tutte le guardie erano state dotate di specifici occhiali, fatti con lenti che non permettevano, in alcun modo, che del chakra estraneo influenzasse quello corporeo dell’indossatore. Questo per quanto riguardava le prevenzioni contro Sasuke, nel caso di Naruto l’unica cosa che si era potuta fare era stato regolare l’assorbimento di chakra da parte delle catene ad un livello più potente e resistente, così che, nemmeno Kyuubi avrebbe potuto averla vinta contro i catenacci.
Gli uomini raggiunsero la cella non tropo profonda e protetta da spesse sbarre di ferro. Trovarono i due che parlavano fra di loro.
-Sei un genio Sasuke!! … -
Stava dicendo Naruto, che venne interrotto da Danzou.
-Fate silenzio, non vi è concesso parlare fa di voi.-
-Come sarebbe?! –
Chiese incredulo Naruto.
-Stai disobbedendo. Procedete pure.-
Una delle guardie, vestita di nero e con gli occhialoni scuri sul viso, si apprestò a spingere un pulsante sulla parete a destra della stanza e una leggera scossa elettrica raggiunse immediatamente i due bambini che gridarono di dolore.
-Adesso avete afferrato il concetto? La scarica diventa più forte a nostro piacimento, non vi conviene essere così disobbedienti.-
Sasuke ignorò le parole di Danzou.
-Chi sei?-
Gli domandò stringendo i denti dal dolore. La guardia stava per azionare nuovamente il meccanismo, ma il vecchio lo fermò.
-Domanda interessante, e visto che avrai molto tempo da passare qui, forse te lo dovrei dire per non farti lambicare troppo il cervello. Sono Danzou Shimura, il capo della Radice, l’organizzazione che sta alle basi di Konoha e che sostiene il villaggio da sotto terra senza dare segni di se. E finalmente oggi sono riuscito a liberare il villaggio da una grande minaccia con la vostra cattura.-
Concluse l’uomo sorridendo con disprezzo.
-Ci hai incastrati non te lo perdonerò!!!!! Dattebayo!-
Sbraitò Naruto alzandosi di scatto trattenuto dalle catene. Compose i sigilli per la sua nuova tecnica, ma improvvisamente, prima che potesse rendersene conto si sentì mancare e si ritrovò improvvisamente debole e senza energie.
-Cosa … ?-
Cominciò.
-Una prevenzione immancabile se i prigionieri siete voi, non credi stupido moccioso? Mi fai ridere!-
Il ragazzo biondo non capì e rimase a fissare il vecchio ansimando. Allora Sasuke intervenne per spiegare al fratello ciò di cui stava parlando Danzou:
-Le catene ti assorbono il chakra se usi qualche tecnica, così non puoi fare niente. E probabilmente le scosse sono prodotte dalla nostra energia, dico bene?-
Il ragazzo guardò con odio l’uomo, il quale rispose:
-Non solo quando mettete in atto le tecniche, ma in ogni momento il vostro chakra fluisce lentamente nel meccanismo.-
Naruto parve sconvolto dalla notizia, per un solo attimo si sentì perduto, come se non ci fosse più nulla da fare, ma poi si disse che qualcosa gli sarebbe venuto in mente e che per il momento non doveva apparire sottomesso davanti agli occhi del vecchio. Così sorrise beffardo, facendo confondere le idee a Danzou. Sasuke osservando quella reazione scosse leggermente la testa con un mezzo sorriso. A quel punto, il capo della Radice irritato decise di arrivare al dunque:
-Voglio sapere dove avete nascosto il rotolo proibito.-
-Non te lo diremo mai! Se ti aspetti la nostra collaborazione non sei altro che un illuso!!-
Gridò di rimando Naruto.
-Esatto, e così alla fine riusciremo a dare prova della nostra innocenza.-
Confermò Sasuke. In meno di un secondo una seconda scarica elettrica, più intensa della prima, raggiunse i ragazzi, i quali però questa volta si morsero la lingua pur di non urlare.
-Bene, avete tutto il tempo che volete per decidere di parlare, sarò qui una volta alla settimana a sentire quello che avete da dirmi, ma io vi consiglierei per il vostro bene di cedere al più presto.-
Così dicendo Danzou si allontanò e davanti alla cella rimasero di guardia due carcerieri. Entrambi i ragazzi sapevano che non tenere la bocca cucita equivaleva a scosse sempre più forti e che se queste non sarebbero bastate l’uomo si sarebbe inventato qualcosa di ancora più terribile. Ma nessuno dei due era intenzionato a cedere, avrebbero resistito, per niente al mondo si sarebbero arresi. La sconfitta equivaleva per loro a perdere tutto quello che gli era rimasto insieme con la possibilità di riscattarsi.
 
 
Ciao!!! Ben trovati! Ed ecco Naruto e Sasuke in un mega casino! Dovranno davvero dare tutti loro stessi per trovare una soluzione al problema: “Come evadere da lì”. Dalla cella in cui sono rinchiusi sembra essere davvero qualcosa di impossibile anche solo pensare di poter reagire in qualche modo, ma che storia sarebbe se finisse che i protagonisti che passano la vita in prigione? In ogni caso i due ragazzi dovranno credere fortemente in loro stessi e agire come veri fratelli. Spero di non essere stata noiosa con questo breve capitolo di descrizione delle cose, ma era indispensabile perché tutto poi si svolgesse al meglio. Vi aspetto,
Alla prossima, Yume18 ;)

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Capitolo 6
*** Resistere ***


Resistere
 
 
Così passarono i giorni, le settimane e infine i mesi, in un susseguirsi monotono. I ragazzi riuscivano a stento a tenere il conto dei giorni passati là dentro, e ormai avevano quasi del tutto perso la cognizione del tempo, trovandosi sempre nello stesso luogo nel quale l’oscurità regnava sovrana. Lungo il corridoio erano sistemate alcune torce, le quali  però fornivano una scarsissima luminosità. Ma all’oscurità ci si poteva abituare, e non era questo il problema principale per i due ragazzi. Alla prima visita di Danzou ne erano seguite molte altre, e puntualmente il vecchio riceveva la solita risposta negativa. E un poco alla volta si era arrivati a livelli di scossa insopportabili per un essere umano, ma che per loro erano di routine. Ma Naruto e Sasuke non erano intenzionati a mollare.
Il loro pasto, che i primi giorni era consistito in qualche zuppetta insapore, si era ridotto a una o due fette di pane raffermo al giorno. Nemmeno l’acqua era abbastanza, e una volta ogni tanto venivano innaffiati con dell’acqua gelida che consisteva nella loro “doccia”.
Nei primi tempi la tortura peggiore era stata non poter parlare affatto fra di loro senza essere folgorati dalle guardie che non si smuovevano un attimo da davanti la cella. Persone di quelle che sembrano marionette, che non dormono né si muovono per lunghissimi periodi di tempo. Poi gli uomini si davano ovviamente il cambio dopo un po’, ma le cose non cambiavano. Agli occhi dei due ragazzi quelle persone parevano solo degli schiavi che obbedivano ciecamente al loro padrone, tutti identici e senza personalità. Dopo un certo numero considerevole di scariche elettriche Naruto e Sasuke avevano deciso di non spingersi troppo oltre su questo punto di vista e avevano cominciato a comunicare con gesti e segni, ma ancora inesperti non conoscevano il linguaggio in codice dei gesti usato dai ninja e si dovevano arrangiare. Spesso e volentieri c’era poco da dirsi, si svegliavano a vicenda se mentre dormivano arrivava qualcuno, si dividevano quello che era concesso loro da mangiare per vivere e si supportavano a vicenda. Con un solo sguardo erano in grado di capire quello che passava per la testa l’uno dell’altro.
 
Un giorno, in uno di quei momenti in cui i due erano perfettamente ignorati,con stupore di Naruto, Sasuke attivò lo sharingan e si mise a sprigionare un’enorme quantità di chakra ad un ritmo costante. L’Uzumaki capì ben presto che la tattica messa in atto da Sasuke aveva la sua logica: se il meccanismo voleva chakra, avrebbe avuto così tanto chakra da non poterne più. Così anche Naruto si mise d’impegno e richiamò a se il proprio potere cominciando a rilasciarlo senza darsi tregua. Sarebbero riuscita a mandare in sovraccarico il sistema, e una volta disattivato il potere delle catene sarebbero potuti fuggire.
Andarono avanti di questo passo per alcuni giorni, dormendo poche ore ciascuno per darsi il cambio e impedire che il flusso fosse interrotto. Ma più il tempo passava più i due ragazzi erano prossimi allo sfinimento totale, in particolare Naruto, il quale pareva maggiormente sfiancato di Sasuke. A questo punto il moro comprese che le catene del fratello avevano una maggiore capacità di assorbimento che le sue. Ma l’Uchiha naturalmente non poteva parlare, e perciò nemmeno avvertire della cosa l’Uzumaki.
 
Verso il quinto giorno a quella parte tornò a far loro visita Danzou, che notò con stupore e forse piacere che i due prigionieri ansimavano.
-Non mi direte che siete stati così stupidi da pensare di poter sovraccaricare il meccanismo delle catene? Nemmeno il potere di Kyuubi ci riuscirebbe, non illudetevi!-
I due non diedero peso a quelle parole, e con sguardo truce continuarono imperterriti ad alimentare abbondantemente il serbatoio di energia.
-Ma non mi importa quello che fate, fosse per me potreste anche morire, è l’Hokage che chiede che veniate tenuti in vita. Comunque … vi siete decisi a dirmi dove nascondete il rotolo?-
Chiese paziente Danzou, il quale non ricevette altro che una sorta di ringhio di dissenso da parte dei ragazzi.
-Bene allora, restate qui a marcire e presto o tardi vi farò cantare … -
Non fece in tempo a finire la frase che Naruto scattò in piedi furioso, e con tutta la forza che gli era rimasta in corpo gridò:
-Mai!!! Non ti dirò mai niente di quello che vuoi sapere!!!-
Sasuke si chiese quanto lontano potesse ancora spingersi il fratello mosso dalla sola forza di volontà. Era incredibile come riuscisse ancora a muoversi dopo aver sprecato tutto il chakra che aveva in corpo. Ad un solo gesto del capo la guardia alla  destra della cella azionò il meccanismo e una fortissima scossa raggiunse il solo Naruto. Da quanto il voltaggio della scarica era stato forte si sentì come una specie di puzza di bruciato,ma il ragazzo biondo rimase fermo in piedi per tutto il tempo e anche dopo la scossa senza fiatare. Si sentì quindi un risolino agghiacciante e quando Naruto alzò la testa il suo volto pareva trasfigurato: le liniette sule sulla sua faccia sembravano essere state ripassate col pennarello, gli occhi avevano la pupilla verticale ed erano del colore del sangue e i canini del ragazzo sembravano essersi fatti più pronunciati. In un attimo il chakra rosso ricoprì per intero il corpo del ragazzo, come avesse vita propria. Danzou non si scompose, e anzi, parve disgustato nel vedere Naruto, così voltò le spalle per andarsene. L’Uzumaki cominciò a dimenarsi fino a scorticarsi tutti i posi, come se la volpe si fosse resa conto che le catene gli stavano assorbendo il chakra, ma nonostante questo anche il potere rosso che circondava Naruto venne inesorabilmente risucchiato. Il ragazzo cadde quindi a terra privo di sensi.
 
I passi di Danzou riecheggiarono per i corridoi fino a non sentirsi più, poi il vecchio tornò nella stanza dove aveva lasciato ad aspettarlo alcuni dei suoi ANBU.
-Devo dedurre che nemmeno sta volta ha ottenuto ciò che sperava signore. Per quanto tempo ancora ha intenzione di proseguire con questo metodo?-
Chiese uno di loro.
-Ancora per qualche mese, ma tanto so che non vuoteranno mai il sacco con così poco, e allora, dopo averli sfiniti per bene, aggiungerò qualcosa in più. Voi come procedete con la ricerca del rotolo?-
-Non bene signore. In questi quattro mesi l’intero villaggio è stato messo sottosopra e ogni millimetro di terra setacciato. Niente da fare, sembra come se si fosse dissolto nel nulla. Nemmeno l’impiego di alcuni membri del clan Hyuga è servito a niente.-
-Capisco.-
Annuì gravemente il vecchio. Quindi congedò il ragazzo e se ne andò anch’egli, continuando a chiedersi chi alla fine l’avrebbe avuta vinta, se lui o quei due, che tanto tenacemente insistevano nelle loro convinzioni.
 
Al di fuori della prigione, la vita nel villaggio scorreva bene, e nessuno sembrava quasi sentire la mancanza dei due ragazzini. Anzi, tutti gli abitanti del villaggio si sentivano sollevati non dovendo più subire le marachelle di Naruto e Sasuke, e in moltissimi speravano che fosse stata data una punizione durissima come meritavano. I giovani ninja appena divenuti genin, gli ex compagni dei due, erano forse gli unici ad essersi chiesi che fine avessero fatto quei ragazzi, ma col passare del tempo, nessuno di loro si era preoccupato poi tanto.
 
 Non c’era nessuno eccetto il vecchio Sandaime ad avere a cuore la sorte di Naruto e Sasuke, e questo faceva arrabbiare non poco l’Hokage, che cominciava a capire fino a che punto i due ragazzi si sentissero soli ed esclusi. Ma intanto non poteva far altro che continuare a ripetere a Danzou di tenerli in vita e cercare di trovare qualcuno che potesse schierarsi dalla sua parte in difesa dei bambini. Così, un giorno, chiamò a rapporto il team 7, capitanato da Kakashi Hatake, un ninja di cui si fidava ciecamente e al quale avrebbe potuto raccontare tutto senza paura che la verità trapelasse. I suoi allievi erano: Sakura Haruno, una aspirante ninja medico, e due ragazzi sfuggiti alla Radice sempre per merito del Terzo, e che quindi gli erano assolutamente devoti, Shin e il suo migliore amico Sai; tutti quanti ragazzi con un grande potenziale.
-Oggi riceverete la vostra prima missione di livello B.-
Annunciò il vecchio.
-Dovrete scovare per me delle persone e portarle al villaggio. Sono dei ninja molto capaci, ed è richiesto il loro intervento riguardo una situazione importantissima. Mi aspetto che non falliate.-
-Certo signore!-
Rispose la ragazza dai capelli rosa con determinazione.
-Sarà fatto.-
Dissero all’unisono i due maschi. E poi, prima che i quattro uscissero dalla stanza, l’Hokage trattenne all’interno Kakashi, per illustrargli meglio la situazione.
 
 
Intanto Sasuke, chiuso nella cella, attendeva ancora che Naruto aprisse gli occhi. Non potendo chiamarlo o scuoterlo provò a tirargli un po’ d’acqua in faccia e solo allora il ragazzo si mosse mugugnando. A fatica si tirò su fino a sedere con le spalle al muro. Aveva ancora il respiro affannoso. Sasuke non fece niente per attirare l’attenzione del fratello su di se, l’Uzumaki in quel momento aveva bisogno di ritrovare tutta la sua convinzione. Passarono molti interminabili minuti, e il biondo sembrava essersi calmato, tuttavia rimaneva ad occhi chiusi senza accennare nessuna espressione. L’Uchiha non era preoccupato, ma non sapeva cosa realmente stava succedendo dentro Naruto.
 
Il ragazzo biondo al risveglio si era sentito come se avesse appena corso una maratona durata un mese ininterrottamente, completamente distrutto, e prima che se ne fosse reso conto si era ritrovato a vagare tra degli strani corridoi che formavano una specie di labirinto. Aveva subito capito di non essere più nella cella imprigionato dalle catene, anche se fisicamente era ancora là. Quel posto, illuminato a stento da una tenue luce verdognola era tutto allagato, l’acqua gli arrivava alle caviglie. Quella non poteva essere che la sua mente, o qualcosa di simile all’interno del suo corpo. Naruto cominciò a percorrere i corridoi con una certa sicurezza nei propri movimenti, come se sapesse perfettamente dove sarebbe andato a finire e come arrivarci. Ogni cosa, per quanto lui i sforzasse di ripetersi che non era mai stato in quel posto, gli pareva nota, e perciò anche la sorpresa che ebbe nel ritrovarsi infine in una enorme stanza arrivò attenuata. Ben presto Naruto realizzò che non era una stanza qualunque quella in cui si trovava. Di fronte a lui c’era un maestoso cancello dorato, così grande che lui in confronto non era che una formica. E a tenere chiuso quel cancello era posto come una specie di sigillo, per impedire a ciò che c’era là dentro di uscire. E a questo punto diventava inutile, chiedersi cosa ci fosse. Dall’oscurità emerse il bagliore cremisi di due occhi iniettati di odio, e un ghigno malefico. Poi l’intera sagoma della volpe a nove code si delineò nella visuale del ragazzo.
-He he Ragazzino …. Sei qui per il mio potere? Ti accontento subito …. –
Ruppe il silenzio ovattato la profonda voce del Kyuubi. Poi quel potente chakra rosso cominciò pian piano a fuoriuscire da sotto il cancello e ad avvicinarsi a Naruto, il quale non provò in alcun modo ad impedire che questo lo avvolgesse del tutto. Passò qualche minuto senza che accadesse niente, poi però con enorme sorpresa della volpe, il proprio chakra che era andato a pervadere il ragazzo, si ritirò di colpo, sparendo completamente. Naruto aveva assorbito dentro di se quel potere. Gli occhi del ragazzo, di un azzurro molto più intenso del solito, si posarono su quelli del bijuu, e la volpe vi lesse dentro un abisso infinito colmo d’odio.
-Chi sei?-
Domandò dunque Naruto con voce appena roca.
-Dovresti sapere chi sono … Sono quell’essere che ha ucciso molti uomini del villaggio dodici anni fa, lo stesso che ti ha reso la vita un inferno. Non ti facevo così stupido … -
Rispose il Kyuubi che venne interrotto dal ragazzo.
-Tu sai … che non era questo che intendevo. CHI SEI?-
Insisté Naruto, e allora la volpe provò un’inspiegabile sensazione. I suoi occhi si ridussero a due fessure.
-Kurama … -
Rispose infine la bestia, che adesso aveva un nome.
-Bene Kurama. D’ora in poi noi condivideremo il nostro dolore creato dall’odio. Io cercherò ti alleviare il tuo e tu farai lo stesso. Perché io so, cosa si prova a volere con tutte le proprie forze il male e la vendetta. Ma so anche altrettanto bene che questo odio è una lama a doppio taglio, qualcosa che ti consuma dentro. Non si è spinti a provare odio se non si prova prima un grande dolore, come a suo volta odiare porta a provare sofferenza. E’ un circolo vizioso, e non voglio sapere cosa ti ha spinto ad attaccare il villaggio parecchio tempo fa, né ti attribuisco la colpa di quel disastro. Ma per quanto riguarda la mia vita, non sei tu a decidere se essere il tuo jinchurichi, o come si dice, sia per me un male.-
La volpe rimase in silenzio. Dentro di lei qualcosa era scattato. Quel ragazzo non era come tutti gli altri, in lui c’era qualcosa di diverso. In profondità, nel suo cuore, sepolto da quintali di odio, era ancora accesa una piccola luce, che desiderava ardentemente non spengersi. E forse il ragazzo, aveva visto in Kyuubi una cosa del genere. Fatto sta, che nessuno l’aveva mai trattato come se non fosse una semplice bestia capace solo di serbare rancore.
-Naruto … Cosa vuoi da me?-
Domandò Kurama.
-Potere. Devo uscire da questa prigione.-
Rispose il ragazzo, e la volpe acconsentì.
-Va bene. Ti passerò il mio chakra, ma se non starai attento a tenerlo accumulato in una sola parte di te potrebbe prendere il controllo delle tue azioni, viceversa se dovesse fuoriuscire quelle catene te lo prenderebbero, e sarebbe stato tutto inutile ciò che hai fatto finora. In ogni caso, se tu non dovessi farcela a tenere a bada il chakra io mi impossesserei comunque del tuo corpo e offuscherei la tua volontà a mio piacimento. A te la scelta.-
Alle parole della volpe il ragazzo non fece una piega, né mostrò segni di incertezza. Quindi lentamente il chakra rosso in piccola quantità cominciò ad affluire seguendo una specie di linea retta, non troppo spessa verso Naruto, il quale era più determinato che mai, ma quel desiderio di salvezza non era incentrato nel suo “io”. Era rivolto all’esterno, a qualcun altro.
-Lo fai per quel moccioso vero? Vuoi che almeno tuo fratello si salvi, non è così?-
-Non sono affari che ti riguardano.-
Rispose freddamente Naruto. Poi si voltò e fece per andarsene, ma Kurama lo trattenne.
-Se ti interessa … Quando attaccai Konoha, non lo feci di mia volontà, c’era qualcuno che mi obbligava ad agire in quel modo. E posso solo dirti che possedeva gli stessi occhi del tuo amichetto Uchiha. Lo sharingan è un potere che non va sottovalutato, ma immagino che per te questa non sia altro che una buona notizia per diversi aspetti … -
-Che vuoi dire … ?-
 
Improvvisamente Sasuke vide Naruto spalancare gli occhi. Quei suoi occhi che erano sempre stati del colore del cielo d’estate, ma che ora sembravano molto più scuri e penetranti di quanto fossero. L’Uzumaki lo fissò per qualche istante e poi lo indicò con il dito puntato all’altezza del viso. Sul volto dell’Uchiha si dipinse un’espressione interrogativa. Allora Naruto si indicò i propri occhi chiudendoli, e li riaprì indicando Sasuke. Il biondo voleva che lui attivasse lo sharingan. Così il moro fece e rimase in attesa di ulteriori comandi per riuscire a capire cosa passasse per la testa di Naruto. L’Uzumaki allora si tirò su la giacca e la maglietta indicando l’ombelico, là dove era posto il sigillo del Kyuubi. Il fratello voleva che lui guardasse con lo sharingan oltre il sigillo, ciò che vi era dietro. Sasuke obbedì alla tacita richiesta, e dapprima gli si presentò la figura rossa fiammante della volpe, ma lui non ebbe timore, non si lasciò impaurire e andò oltre ritrovandosi per così dire in una sorta di stanza. Sopra di lui svettava il cancello che rinchiudeva la volpe.
-Kurama aveva ragione. Con il tuo sharingan puoi fare anche queste cose.-
L’Uchiha si voltò e vide Naruto, il quale si affrettò a dare spiegazioni al fratello.
-Siamo per così dire nella mia mente, qui possiamo parlare senza che nessuno ci senta.-
Sasuke annuì serio per la bella pensata, ma poi domandò:
-Kurama … ?-
-La volpe, è stata lei a parlarmi di questo tuo dono. –
Il ragazzo moro non sembrò troppo convinto della risposta che aveva ricevuto, come se si stesse chiedendo se poteva davvero il Kyuubi aver fatto questo, e se così fosse stato, se loro si potevano davvero fidare. Così Kyuubi disse per togliere ogni dubbio:
-Uhm … Quindi tu devi essere quel Sasuke per il quale questo sfacciato è arrivato addirittura a chiedere il mio potere … Bada di non fare cose di cui potresti pentirti.-
L’Uchiha rivolse lo sguardo verso Naruto che sorrise come un idiota, spostando poi lo sguardo imbarazzato. Il ragazzo biondo teneva davvero molto a lui, e si preoccupava prima di tutto di liberarlo. Sasuke non ebbe il coraggio di ringraziare. Poi però notò un altro particolare a cui prima non aveva fatto caso. Una sottile striscia di chakra scorreva dalla volpe all’Uzumaki, il quale non sembrava badarci troppo.
-Intendi dire che ti stai facendo prestare il chakra da Kyuubi?-
Naruto annuì.
-Lo immagazzino dentro di me e lo tengo costipato da un’altra parte, in serbo per quando verrà il momento in cui sarà abbastanza da sconfiggere persino queste catene. Comunque chiama la volpe con il suo nome per favore, scommetto non ti farebbe piacere se qualcuno ti continuasse a chiamare ragazzino anche dopo che vi siete conosciuti.-
Sasuke parve annoiato dalle piccolezze a cui faceva caso il fratello, mentre la volpe, anche se non volle ammetterlo nemmeno a se stessa, apprezzò molto il fatto che il suo jinchuriki avesse così tanto rispetto per lei.
-Tsk … Comunque adesso andate a chiacchierare fra voi in un’altra stanza e lasciatemi dormire in pace. -
Disse la volpe chiudendo quei suoi grossi occhi. Naruto e Sasuke obbedirono e attraverso i corridoi scelsero una specie di enorme sala, sempre però più piccola di quella del Kyuubi, dove andarono a discutere.
-Se dovesse venire qualcuno, intendo là fuori, che penserebbe vedendo noi due che ce ne stiamo imbambolati a fissare un punto a caso?-
Domandò l’Uchiha.
-Non è un problema, ho capito che quando stiamo qui, per quanto tempo decidessimo di rimanere, là fuori non sarebbero che attimi brevissimi. Dobbiamo sfruttare al meglio questo posto dove possiamo finalmente essere liberi di parlare per escogitare qualcosa e allenarci. Come ti ho detto adesso io accumulerò chakra a volontà, fallo anche tu, non sarebbe una cattiva idea. Se fin ora abbaiamo fallito nel dare “troppo” alle catene, adesso proviamo a dare “troppo poco” e a spaccare tutto più tardi.-
-Non mi pare una cattiva idea. Speriamo che vada tutto liscio … -
Disse Sasuke, e Naruto fece uno di quei sorrisoni a trentadue denti che lo caratterizzavano.
-Ovvio che andrà tutto bene!!! Dattebayo!-
Era tornato la solita testa quadra, ma l’Uchiha aveva anche appreso che dentro di lui si nascondeva quel lato colmo di odio, che sapeva essere freddo e deciso. Sorrise, ma poi improvvisamente si sentì mancare e tornò in se.
 
Sasuke era di nuovo incatenato alla cella della prigione e Naruto lì accanto a lui che, dopo essere riemerso dal se stesso interiore si era quasi dimenticato che lì non poteva parlare e si era portato una mano alla bocca, facendo un’espressione preoccupata e interrogativa allo stesso tempo vedendo ansimare il fratello. Allora il ragazzo moro per tranquillizzarlo scosse la testa e poi si appoggiò al muro cercando di far tornare il respiro regolare.
 
Prima che se ne rendessero conto entrambi crollarono addormentati, sfiancati da un consumo eccessivo di chakra e da tutti gli strani eventi che si erano susseguiti. E per la prima notte da quando si trovavano in quel luogo maledetto, riposarono un po’ più sereni, con il pensiero che alla fine ce l’avrebbero fatta, dovevano solo farsi forza e resistere.
 
 
Rieccomi! Vi starete chiedendo: “Ma come, la volpe, la stessa volpe che ha fatto per tanto penare Naruto, adesso tutt’un tratto si fa più comprensiva e disponibile ?!”. Bhe a dire il vero io l’ho sempre pensata in questo modo, anche quando all’inizio non sembrava che un mostro, e mi sono chiesta: “E allora perché anche Naruto ci deve per forza aver messo una vita a capire questo maledetto concetto che Kurama va trattata da pari a se stessi?!?! Va bhe che è stupido, ma non fino a questo punto!”. Comunque … Ho voluto aggiungere anche un lato oscuro al protagonista giusto per rendere più realistiche le cose, perché sono sicura al 100% (anche se non ho mai nemmeno voluto pensare di poterci finire) che stare in prigione non sia una bella cosa e che io personalmente se fossi nella sua situazione non riuscirei nemmeno a sorridere per un solo secondo e a breve allagherei la prigione di lacrime. Tuttavia … Naruto è Naruto e sarebbe appunto un crimine cambiarlo. Perciò non preoccupatevi! ;P
Alla prossima Yume18 ;) 

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Capitolo 7
*** Tortura ***


Tortura
 
 
Prima che Sasuke potesse fare ritorno, tramite lo sharingan, all’interno di Naruto passarono alcuni giorni, durante i quali il ragazzo biondo fu letteralmente consumato dai dubbi e dalle preoccupazioni. Si chiedeva perché, così all’improvviso, il fratello avesse disattivato il proprio potere oculare. Nella sua mente spaziavano le più varie ipotesi, da quella in cui Sasuke fosse stato danneggiato in qualche modo dal potere della volpe, a quella in cui Naruto si sentiva uno schifo ripetendosi che in qualche modo aveva fatto arrabbiare o ferito il moro. In conclusione, quando il jinchurichi finalmente si vide riapparire davanti l’Uchiha rimase immobile per paura di fare qualcosa di sbagliato. Ma non riuscì a trattenere qualche lacrima di preoccupazione. Sasuke allora sbuffò e si passò una mano sulla faccia a mo’ di disperazione per nascondere un sorriso. Ma cos’era andato a pensare quella testa quadra?
-Naruto, l’altra volta avevo finito il chakra, non sono potuto più rimanere ad un certo punto. Devo fare più attenzione d’ora in avanti.-
A quelle parole sul viso dell’Uzumaki passarono mille espressioni, tra cui, la più visibile, il sollievo. Ma alla fine il biondo imbarazzato decise di dare sfogo solo alla preoccupazione e alla rabbia:
-Razza di baka! Non sai quanto mi ai fatto penare!!! Ma dimmi te!-
Tra tutte le sue ipotesi, nemmeno l’ombra dell’idea che fosse solo una questione di chakra aveva sfiorato la mente del ragazzo biondo. Si sentì uno stupido.
-Hei non ti ho chiesto io di preoccuparti per me, testa quadra.-
Ripose Sasuke distogliendo lo sguardo con finta noncuranza.
-Grrrrrrr!! Ma allora non capisci proprio niente baka! Baka!! Tsk!-
E invece l’Uchiha capiva perfettamente che per Naruto era stato normale preoccuparsi seriamente per il fratello. Alla fine sospirò e per cambiare argomento disse:
-Ad ogni modo, la prima cosa da fare adesso, oltre ad accumulare chakra, è imparare a maneggiarlo. Così aumenteremo la nostra forza.-
-Giusto!!! Dattebayo!!!-
Esclamò Naruto, che si era già dimenticato della piccola arrabbiatura di poco prima.
 
Così incominciò l’allenamento, che riusciva almeno per qualche ora al giorno a far dimenticare loro di trovarsi in una prigione buia, odiati da tutti e accusati di colpe come il destino.
Cominciarono tentando di scalare le pareti delle stanze concentrando il chakra solo sui piedi. Fu Kurama a suggerire involontariamente questo tipo di esercizio, facendo allusione ai grandi ninja capaci persino di scalare monti senza l’uso delle mani, cosa che loro due non sarebbero mai stati in grado di fare, naturalmente. 
Naruto e Sasuke si impegnavano anima e corpo, e anche se il moro era sempre un passo avanti all’Uzumaki, quest’ultimo dimostrava di avere una determinazione indissolubile e anche una quantità di chakra maggiore. Alternavano l’arrampicata con brevi scontri tra di loro per non perdere l’attitudine alla battaglia e per testare ognuno i propri progressi. Adesso durante le piccole sfide i due utilizzavano entrambi anche i loro ninjutsu oltre al taijutsu, dato che ora ne possedevano entrambi di potenti. Naruto con i suoi cloni riusciva a fare cose straordinarie, ne creava a tonnellate, e sfruttava la quantità per inventarsi strane combo. Riusciva benissimo a tener testa all’Uchiha che sfoderava il katon nel pieno della sua potenza. Spesso i combattimenti si tramutavano in attacchi sincronizzati conto un nemico invisibile. Sul campo della collaborazione e della sincronizzazione dei movimenti Sasuke e Naruto erano pressoché imbattibili. Inventavano in continuazione nuove azioni offensive combinate, da quelle in cui l’Uchiha si confondeva fra i cloni dell’Uzumaki per poi venir fuori all’improvviso con l’arte del fuoco, a quelle in cui le copie fatte a ripetizione divenivano una specie di scala a gradini per Sasuke che poteva infierire dall’alto mentre Naruto dava il colpo finale a terra.
Trovandosi perennemente con i piedi in acqua senza nemmeno accorgersene i due avevano cominciato a camminarvi sopra, come se non fosse altro che un pavimento fatto di marmo. Spesso poi Naruto si proponeva come vittima per far esercitare sui genjutsu Sasuke con il suo sharingan. E in questo modo allo stesso tempo il biondo si allenava a disperdere le illusioni attraverso il chakra rosso della volpe, il quale continuava imperterrito a fluire dentro Naruto.
 Kurama dal canto suo, pur di ingannare il tempo e non annoiarsi, lasciava “giocare” i ragazzi sulla sua stessa stanza, e senza darlo a vedere era stupito dalla velocità in cui i due miglioravano. Ripartendo dai propri errori e combattendo fino allo stremo. In fondo, se Naruto e Sasuke fossero stati ragazzi normali, da grandi sarebbero diventati dei ninja impareggiabili, ma era anche possibile, che solo in una situazione del genere si potesse verificare la loro vera forza, e che quella prigione non l’avessero mai vista, non avrebbero mai raggiunto livelli tanto alti.
 
Per Sasuke le cose procedevano bene, se non per il fatto che, da un mese e mezzo  a quella parte, da quando era entrato per la prima volta dentro Naruto, durante il sonno facesse sempre il solito sogno, che altro non era che un ricordo che lo tormentava al punto di diventare per lui un incubo:
C’era suo fratello Itachi, che, in piedi davanti a lui, si teneva puntato un kunai alla gola. Gli stava raccontando di quanto fosse orrendo il gesto che gli era stato chiesto di compiere, ma di come fosse anche indispensabile. Gli ripeteva che lo amava, che per lui Sasuke era tutto ciò che gli restava,e che lo riteneva abbastanza intelligente, da capire quanto altrettanto importante fosse non solo la sua vita, ma l’incolumità dell’intero villaggio. E il bambino, anche se piccolo capiva e annuiva con le lacrime che gli rigavano il voto, lacrime che il fratello non poteva vedere ne avrebbe mai visto più. Quella figura che gli stava accanto, senza più gli occhi, con le palpebre chiuse a nascondere le orbite vuote, gli sorrise triste. E poi aggiunse che un giorno il piccolo avrebbe avuto bisogno di quegli stessi occhi per poter diventare più forte di chiunque altro, per vincere il male e sconfiggere i nemici; che li avrebbe trovati nell’unico posto dove solo un vero Uchiha poteva recarsi. Detto questo si era tolto la vita, e con un tonfo il suo corpo era caduto a terra inerme.
-Ricorda: da soli non si è niente, sono le presone che ti stanno accanto a renderti quello sei … -
Le parole dette molte volte dal fratello finivano per ripetersi all’infinito nella mente di Sasuke, come quella volta quando, subito dopo Itachi anch’egli era caduto a terra, con la testa che scoppiava e gli occhi che gli bruciavano terribilmente come se stessero ardendo tra le fiamme.
 
Dopo il sogno Sasuke si svegliava sempre con la convinzione che quel giorno il fratello gli avesse lasciato molte cose in eredità, e non solo i propri occhi. Guardando Naruto, combattergli accanto, l’Uchiha però non sentiva affatto la mancanza di Itachi. Perché infatti ora aveva un nuovo fratello, una persona che lo rendeva quello che era, ricordandogli col suo sorriso che non bisogna mai arrendersi.
 
 
Ad un tratto Sasuke si bloccò nel bel mezzo di uno scontro, si sentì strano,e lo sharingan, che fino a quel momento gli era risultato non troppo difficile da utilizzare, si sovraccaricò automaticamente di chakra. Naruto, vide che c’era qualcosa che non andava, e arrestò un pugno che aveva già caricato. Nel tentativo di reprimere il chakra in eccesso l’Uchiha strizzò gli occhi più volte, finche dal sinistro non sentì scorrergli qualcosa di caldo lungo la guancia. Il ragazzo moro si lasciò sfuggire un gemito di dolore, quindi si portò le mani davanti al viso, e inginocchiato a terra impiegò tutto se stesso nel tentativo di disattivare lo sharingan. Prima di andarsene riferì a Naruto, per non farlo preoccupare, che si trattava solo di un sovraccarico di energia, e il biondo annuì, ma aveva visto chiaramente dl sangue colare dall’occhio di Sasuke.
 
Una volta ritrovatosi all’interno della cella, l’Uchiha si domandò cosa gli stesse succedendo. Se anche quello strano fenomeno che era appena accaduto ai suoi occhi era un qualcosa lascito da Itachi. Probabilmente sì. Ma per il momento il ragazzo moro decise di non pensarci più di tanto, e si impose il riposo, dato che Naruto evidentemente non era ancora tornato in se ma era rimasto all’interno della propria mente.
 
Nello stesso momento l’Uzumaki era immobile al centro della stanza di Kurama, che lottava contro se stesso e contro il chakra di Kyuubi per via che questo non prendesse il sopravvento. In poco tempo, la sfera di chakra che aveva disposto il ragazzo, nella quale confluiva il potere della volpe, si era fatta di grandi dimensioni. Kurama notò in che modo il suo jinchuriki stava tentando di domare il potere e intervenne:
-Se cerchi di andare contro corrente è ovvio che verrai spazzato via in poco tempo. Perciò prova ad assecondare i movimenti dell’onda, ma senza farti trasportare.-
-Che c’entra il mare adesso?! Hai per caso voglia di farti una nuotata?-
Domandò Naruto con una gocciolina dietro la testa e un’espressione idiota.
-Niente da fare … Sei proprio senza speranze.-
Lo apostrofò Kyuubi sbuffando.
-Hei, sei tu quello che parla per enigmi, non è colpa mia!-
-Certamente, è colpa mia che ti reputavo molto più intelligente di quello che realmente sei … -
A quel punto Naruto s’infurio:
-Grrrr, ripetilo se ne hai il coraggio, brutto …. Aspetta.-
S’interruppe poi.
-Questo significa che stavi cercando di aiutarmi? Anche se, il tuo obbiettivo prima era impossessarti di me … -
-Tsk!-
Distolse lo sguardo la volpe. Allora Naruto sorrise, colmo di gioia.
-Bhe si lo ammetto, sono un po’ stupido … Mi rispiegheresti quello che volevi dire?-
-Solo un po’?
-Tanto stupido, così va bene?-
-Ehmmmm, no!-
-Basta, adesso non esagerare!-
-Uffff …-
Sbuffò Kurama, e poi alla fine si decise a dare spiegazioni al ragazzo.
-Se tu ostacoli completamente il mio potere, non riuscirai a resistere per molto, e questo il caro Yondaime lo sapeva, per questo motivo ha fatto in modo che tramite il sigillo i nostri chakra, anche se in maniera minima, si toccassero ed entrassero in sintonia. Devi lasciare scorrere in te il chakra, ma al tempo stesso tentare di non rimanervi invischiato. Era questo che intendevo parlando delle correnti.-
-Bhe, facile a dirsi, ma come posso fare? Non c’è un modo per canalizzare il tuo potere, senza però che ne vada troppo disperso?-
Domandò l’Uzumaki con tono supplichevole.
-C’è sempre un modo per tutto, solo non è affatto una cosa semplice. Ma immagino che per te questo voglia dire soltanto che ti butterai a capofitto senza riflettere su qualunque strada io ti apra, giusto?-
-E me lo chiedi?! Dai dai parla, di che si tratta!!!!???-
-Far ruotare il chakra, infondergli potenza, comprimerlo e dargli una forma. Ne sarai in grado?-
-Ovviamente, ci puoi scommettere!!! Dattebayo!!!-
Esclamò il ragazzo biondo.
-Allora domani si comincia!-
 
Danzou si fermò esattamente di fronte alle sbarre, e vide i due ragazzi rannicchiati ai due rispettivi angoli della stanza, con le gambe al petto e la testa incavata nelle spalle. I loro sguardi esprimevano appieno l’odio che provavano verso il vecchio, il quale si stupì, non tanto di quelli rossi con lo sharingan, ma di quelli di Naruto, che stavano assumendo tonalità sempre più scure tendenti al blu e all’indaco di volta in volta. Il capo della Radice invece di porre la domanda quella volta, si avvicinò egli stesso al pulsante per il rilascio della scarica elettrica, e impostò il voltaggio ad una cifra esorbitante, azionando poi il procedimento.
-Avete qualcosa da dire?-
Domadò in seguito, ma Naruto e Sasuke non fecero una piega nemmeno dopo la scossa. E Danzou se ne andò senza aggiungere altro. Quei due iniziavano a mettergli addosso una strana inquietudine, ma si tranquillizzò pensando che ancora due settimane e poi avrebbe cominciato con la tortura per ottenere quello che voleva. Sorrise fra se e se, fino ad imboccare l’uscita che lo riportò alla luce del giorno.
 
 
Naruto e Sasuke proseguirono come al solito i loro allenamenti all’interno del biondo, sempre impegnandosi al massimo, ma stranamente entrambi quando veniva l’ora di congedarsi non facevano troppe storie, anzi, parevano impazienti che arrivasse quel momento. Non si chiesero mai l’un l’altro cosa avessero da nascondersi, ma spesso capitava che in cella si scambiassero sorrisetti di compiacimento, come se entrambi stessero preparando qualcosa che avrebbe messo in difficoltà l’altro, come rosi dalla bramosia di mettere in mostra la loro nuova carta vincente. In fondo per loro tutto era una sfida, anche riuscire a tirare avanti lo era. E sempre  e comunque i due sapevano di non potersi permettere sconfitte, sarebbe significato rimanere indietro, e perdere tutto quello che avevano, ovvero solo la compagnia di un fratello.
 
Naruto cominciò ad allenarsi in una tecnica che fino ad allora era riservata i soli bijuu, e nel giro di pochi giorni, sotto la supervisione di Kurama, mise appunto una sorta di sfera nera nebulosa delle dimensioni di un pugno.
 
Nello stesso tempo Sasuke, aveva trovato il modo di entrare nel mondo illusorio creato dal suo sharingan, e da lì esercitarsi da solo in un’arma che sarebbe stata troppo pericolosa e incompleta da usare su Naruto come cavia. Quindi l’Uchiha si era reso conto che, dalle sensazioni provate allora e adesso, era stato proprio Itachi a donargli quel potere, che si sarebbe innescato in lui quando avesse imparato a controllare bene i suoi occhi. Con il sinistro accendeva una sorta di fuoco innaturale di colore nero, e con li destro ne manipolava la forma e poteva spengerlo. Sasuke non ci mise troppo a comprendere l’uso di quel potere, ma sapeva esserci ancora molto prima che potesse dirsi un buon utilizzatore delle fiamme nere inestinguibili, sentiva come se gli mancasse qualcosa, e provava la sensazione che i suoi occhi così com’erano non reggessero tutto il chakra scatenato dall’uso della tecnica. Quel suo sharingan non era ancora completo.
 
 
Un giorno, prima che l’allenamento entrasse nel vivo dell’azione, i due ragazzi rimasero per lunghi istanti a fissarsi, e in tacito accordo decisero che era arrivato il momento di mostrarsi ciò che avevano appreso. Naruto creò uno solo dei suoi cloni, sulla quale mano destra si stava già radunando un’enorme quantità di chakra,  quindi, muovendo veloce le mani a sua volta, il vero ragazzo iniziò a dare forma a quel potere, finché non ottenne una piccola sfera. Il clone partì dunque di corsa in direzione dell’Uchiha gridando:
-Bijuu-dama!!!-
Sasuke rimase freddo e impassibile al suo posto, e quando l’obbiettivo fu abbastanza vicino azionò l’occhio sinistro che, cominciando a sanguinare, incendiò per intero il clone che gli stava venendo incontro.
-Amaterasu!-
Disse quindi il ragazzo moro nell’istante in cui con il destro spengeva le fiamme che bruciavano a terra nell’acqua  prima che si propagassero, dato che la copia di Naruto era ormai svanita. Ma la bijuu-dama non era affatto sparita e in un attimo l’esplosione di potere della tecnica si manifesto in tutta la sua forza. Un bagliore immenso costrinse Sasuke a coprirsi gli occhi, mentre veniva spazzato via dall’onda d’urto del colpo che fortunatamente non l’aveva raggiunto. L’Uchiha si rialzò ansimando, e notò che pure l’Uzumaki era nelle sue condizioni. Per quanto fossero stati potenti i loro attacchi li avevano comunque lasciati stremati. Dovevano ancora fare molta pratica e diventare più forti. I due ragazzi si avvicinarono l’un l’altro.
-Hei Naruto, avevi intenzione di sbarazzarti di me con quel colpo pieno di chakra del bijuu?-
-No affatto, per questo ho mandato con sicurezza un clone, che avresti potuto battere prima che si avvicinasse troppo.-
-E io con la stessa sicurezza non mi sono trattenuto sapendo essere quella un copia.-
Era così, fini a questo livello loro riuscivano a capirsi. Avevano dato entrambi il meglio di se stessi senza danneggiare troppo gravemente l’altro, era come se si fossero preparati, e invece non si erano parlati affatto tra loro di come avrebbero agito. Si erano coordinati in quel modo per puro istinto.
-Bhe allora alla prossima dovremo metterci un po’ più di impegno per riuscire a colpirci sul serio.-
Disse Naruto col sorriso sul volto.
-Già.-
Concordò Sasuke.
-Allora non ci resta che allenarci no? E ora che non abbiamo più nulla da nascondere potremo farlo anche insieme qui, magari trovo un modo per bloccare quelle tue fiamme da quattro soldi!-
-Sì, sì come no … Voglio proprio vedere se riesco prima io a respingerti la tua pallina nera!-
-Ci sto!!! Aaaaaa, non posso perdere!!!
 Esclamò Naruto. E subito si misero in posizione d’attacco pronti a battersi fino alla fine, ma la scarica elettrica più forte che avessero mai sentito riportò ognuno a se stesso, alla realtà, dentro quella cella.
 
Erano abbastanza storditi da non riuscire bene a realizzare quello che stava accadendo attorno a loro. Come per incanto le sbarre che chiudevano la cella si aprirono in un punto e delle guardie entrarono togliendo le catene dai polsi e dalle caviglie dei ragazzi, che vennero quindi subito ammanettati e condotti lungo i corridoi bui. Naruto e Sasuke si guardarono preoccupati chiedendosi cosa mai li stesse per aspettare. Per un attimo Naruto arrivò a pensare perfino che li avrebbero liberati, ma era una speranza tanto remota e impossibile, che subito scacciò il pensiero dalla propria mente. A breve i quattro giunsero in una stanza un po’ più illuminata dei corridoi, molto grande, con da una parte delle apparecchiature sofisticate, da un'altra una specie di tavolo senza sedie accanto e sul quale era puntata una potente luce bianca da una torcia appesa al soffitto, e in fondo, una porticina di legno, che portava sicuramente in un'altra strana stanzetta. Alla prima occhiata nella mente di Sasuke sorse un atroce dubbio. Quelle apparecchiature non promettevano niente di buono, e quel tavolo messo a quel modo non poteva che stare a significare una sola cosa.
Danzou era là dentro che li aspettava assieme ad altre persone.
-Bene, dopo sei mesi nei quali avete ripetutamente negato di darmi una risposta, è giunto il momento di estorcervi la verità con le maniere forti.-
Naruto si voltò di scatto verso il fratello con espressione attonita, mentre l’Uchiha pareva già rassegnato.
-Comincia la tortura!-
Concluse Danzou.
 
 
Ta …da … dan …! Danzou fa paura pure a me che lo descrivo, in fondo, non troppo diverso da come era realmente nel manga. Dopo aver visto Sasuke con l’Amaterasu, e Naruto con la bijuu-dama viene da chiedersi per quale motivo adesso non si ribellino spaccando tutto, dato che non sono nemmeno più incatenati. Ma le cose non sono così semplici come sembrano. Posso solo dire che il peggio è appena cominciato …
Alla prossima, Yume18 ;) 

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Capitolo 8
*** Dolore ***


Dolore
 
 
Le guardie, prima che i ragazzi potessero porre un qualsiasi tipo di resistenza, li spinsero in malo modo contro il tavolo e ce li fecero piegare sopra. Quindi un ANBU armato di siringa praticò ad ognuno un’iniezione all’altezza della spalla. In quel momento Danzou diede la parola ad un uomo dalla corporatura massiccia, i pochi capelli raccolti in un codino alla maniera “lottatori di sumo”, e una lunga barba nera.
-Quella sostanza è una delle tecniche segrete del clan Akimichi, del quale fa parte il mio qui presente collaboratore: Chourou.-
-Come esistono delle pillole che stimolano il consumo delle calorie per far aumentare la forza fisica e la resistenza, c’è anche questo siero che, bloccando il processo di scissione delle proteine e dei carboidrati, impedisce all’organismo di mantenersi in forze. Si cade in uno stato di stanchezza immediato, e non si riesce a compiere bene, nemmeno le attività motorie più semplici. Il siero è stato vietato anche tra i componenti stessi del clan, perché in realtà non serve a perdere peso come si potrebbe immaginare, ma provoca solo danni al sistema del metabolismo. Un Akimichi, dopo essersi bevuto la sostanza, continua a sentirsi affamato e mangia di continuo, finendo per ridursi a uno schifo, senza però sentirsi sazio. Ma sono stato comunque scettico all’idea di cedere il siero a voi della Radice per iniettarlo a dei ragazzini, che essendo già malnutriti e scarni, finirebbero col morire ….-
L’ultima parte del discorso dell’uomo fece storcere la bocca a Danzou con disappunto.
-Adesso basta, grazie, è sufficiente.-
Quindi il solo Sasuke fu fatto accostare al muro, dal quale sporgevano dei pezzi di ferro, che chiusi attorno ai polsi del ragazzo lo tenevano in piedi. L’Uchiha si sentiva come se dovesse addormentarsi da un momento all’altro, del tutto esausto, il siero doveva aver cominciato a fare effetto. Le gambe non ressero più il suo stesso pesò e il moro cadde in ginocchio ansimando. A fatica riusciva a realizzare quello che gli  accadeva intorno, ma vide chiaramente un Naruto disteso sulla tavola illuminata violentemente di bianco che si dimenava come un forsennato mentre le guardie tentavano di legargli con delle cinghie le gambe e le braccia.
-Come può muoversi e agitarsi a quel modo dopo che la pesante quantità di siero gli è entrata in circolo?-
Si domandò a voce alta l’Akimichi, e Danzou rispose seccato e irritato dal comportamento del biondo.
-Questo qui è particolarmente duro di comprendonio, non capisce quando è il momento di starsene buoni e di decidersi a parlare …-
-Zitto vecchio!!! …. Io … anf … Non mi arrenderò fin tanto …. Anf …. Fin tanto che non sarò riuscito a provare la nostra innocenza!!!-
Così dicendo Naruto consumò anche quel briciolo di energia che gli era rimasta, e poggiò la faccia sul tavolo. Era stato messo a pancia in giù, e alzando un po’ la testa riusciva a vedere Sasuke, di fronte a lui. Solo la vista del fratello riusciva a mettergli forza, e si preparò emotivamente a qualsiasi cosagli sarebbe stata fatta. Chourou e Danzou si allontanarono un po’ dal tavolo con gli ANBU, mentre una delle guardie estraeva una lunga frusta e la faceva schioccare in aria. Sul volto di Naruto si dipinse lo sgomento e il suo cuore iniziò a battere all’impazzata martellandogli sul petto. Sasuke osservava attonito la scena, impotente, e odiandosi per non poter fare nulla. Allo tesso tempo sapeva che presto sarebbe toccata la stessa sorte anche a lui, e una sorta di cupo terrore lo teneva immobilizzato.
 Il primo colpo risuonò nella stanza, seguito immediatamente da un grido acuto dell’Uzumaki. Si sentiva la schiena in fiamme, come se gli fosse stata appena marchiata a fuoco. Il dolore gli mozzò il fiato, e non ebbe nemmeno il tempo di respirare che un secondo schiocco si abbatte tra le scapole fin giù lungo la spina dorsale, anche peggio del primo. E Naruto urlava. La cosa si ripeté dieci volte, fu posta la domanda solita in cambio l’Uzumaki non sarebbe più stato frustato. Il ragazzo utilizzò quella breve pausa per capacitarsi di tutto il dolore che partendo dalla schiena si irradiava ad ogni singola cellula del suo corpo. Boccheggio, con le lacrime agli occhi e la gola asciutta, che raschiava come ci fosse finita la cartavetra.
 Naruto alzò di poco la testa e poté vedere Sasuke che lo fissava senza battere ciglio, troppo sconvolto. Allora il biondo si passò la lingua sulle labbra inumidendole, deglutì e infine diede la sua risposta:
-Mai, non lo saprai mai!!-
Tutti i presenti ammutolirono. Sasuke sembrò sul punto di dire qualcosa, ma dalla sua bocca non uscì nulla, e così Naruto gli sorrise incoraggiante. Dopo tutto quello che stava accadendo, il biondo metteva ancora il fratello prima di se stesso. Le frustate ricominciarono, e ogni dieci veniva la domanda. Per tre volte in tutto l’Uzumaki negò collaborazione a Danzou, dopodiché finalmente la tortura cessò.
Naruto sputacchio del sangue: durante gli ultimi colpi, per non urlare si era morso ferocemente la lingua. Venne slegato, provò a muoversi, ma non ottenne risultati che non implicassero un dolore atroce, così fu letteralmente tirato su di peso e spinto fino al muro, mentre contemporaneamente Sasuke veniva slegato e sostituito a Naruto sulla tavola illuminata. Una volta assicuratasi che anche il biondo assistesse con attenzione alla tortura di Sasuke, la guardia si dileguò. Prima che la frusta cominciasse a scandire con gli schiocchi suoi colpi, Sasuke guardò in direzione di Naruto con occhi che lasciavano trasparire solo un profondo odio per tutto e tutti. Il ragazzo biondo non si sentì nemmeno sfiorare da quell’odio, ma comprese appieno il fratello, che come aveva fatto lui, si preoccupava più dell’altro che di se stesso. In quel preciso istante l’Uchiha odiava Danzou e quelli che avevano fatto del male a Naruto, e prima che si udisse il primo grido, l’Uzumaki notò che l’occhio sinistro dell’Uchiha sanguinava copiosamente,  e che quegli occhi rossi, non erano il solito sharingan, ma il disegno che vi era sopra assomigliava ad una specie di fiore.
 Il moro si sentì come se gli fosse stata raschiata via la pelle dalla schiena e gridò, ma più di tutti era il dolore che sentiva nasceva dal cuore. Anche se adesso era lui a trovarsi sotto torchio, non riusciva ad accettare che anche Naruto fosse stato trattato a quel modo. No, non riusciva proprio ad accettarlo.
Le frustate proseguivano sempre più forti e inesorabili, senza dare tregua al giovane Uchiha, il quale avvertiva nonostante tutto, un leggero cambiamento nella distribuzione del chakra nei suoi occhi. Si sentiva come se il potere che prima da là traboccava adesso calzasse a pennello ai suoi occhi. Dopo un numero che gli parve interminabile di frustate venne posta anche a lui la medesima domanda:
-Dov’è il rotolo?-
-Piuttosto la tomba.-
Sputò il ragazzo determinato ma con voce roca e sommessa. E allora gli schiocchi ripresero, seguiti da lancinanti fitte di dolore incontrollabile. Il corpo dell’Uchiha si contorceva, nel tentativo di spostarsi, scappare da quel giogo, ma non c’era niente che si potesse fare. Ad un tratto, per poco, Sasuke perse conoscenza, riavendosi quasi subito per il dolore. E Naruto assisteva alla scena come se stesse subendo egli stesso le frustate per la seconda volta, riviveva ogni attimo di qui momenti che gli erano parsi interminabili. Ma che in quel momento avrebbe voluto volentieri rivivere davvero pur di liberare Sasuke. La rabbia e l’odio crescevano a dismisura dentro il biondo. I suoi occhi si fecero ancora più scuri, mentre la striscia di chakra della volpe che scorreva verso Naruto aumentava a dismisura il proprio diametro fino  raggiungere dimensioni incontrollabili per l’Uzumaki, che ormai stava cadendo in balia delle onde di quel fiume in piena.
 Il chakra rosso lo avvolse e tre code apparvero dietro Naruto, il ragazzo tirò con tute le sue forze per liberarsi dai pezzi di ferro che gli tenevano bloccate le braccia, ottenendo però scarsi risultati e lacerandosi i polsi.
-Smettetela!!! … -
Gridò, ma le parole gli morirono i gola quando il pugno di un ANBU gli arrivò dritto nello stomaco. Il ragazzo annaspò alla ricerca d’aria, nella sue viscere il dolore si propagò in fretta e l’Uzumaki si piegò su se stesso cadendo sulle ginocchia. Tossì, la vista gli si sdoppiò per un attimo, le forze gli vennero meno, e il potere della volpe di nuovo sotto controllo fu riassorbito dal suo corpo minuto che a stento riusciva a trattenerlo tutto. Nuovo dolore lo sopraffece, ormai Naruto non distingueva più le parti del corpo che gli dolevano da quelle che invece erano sane. Nella sua testa ogni suono arrivava ovattato, tranne le urla di Sasuke, che non facevano altro che farlo soffrire ancora. Pian piano il mondo si dissolse e il ragazzo piombò in un abisso nero come la pece.
 
Danzou, finite le trenta frustate di Sasuke, ordinò che i due fossero bendati e riportati in cella. A Naruto prima, e al moro poi, vennero fasciate le schiene con delle garze, senza nemmeno troppa attenzione, e il solo sfregare del tessuto contro la pelle viva procurava un dolore insopportabile all’Uchiha, rimasto cosciente per tutta l’esecuzione e anche dopo. L’Uzumaki invece non i era ancora svegliato dopo essere svenuto.
 
Una volta che nella stanza non rimasero che gli adulti, Danzou sbatté con violenza i pugni sul tavolo.
-Dannazione!!-
L’ANBU che aveva sferrato il pugno a Naruto si trovava in uno stato pietoso, si agitava e dimenava, steso in un cantuccio, sudando come se avesse la febbre. L’infermiere che aveva fasciato i due ragazzi non sapeva spiegarsi quale fosse la causa del malessere dell’uomo, ma il capo della Radice lo sapeva fin troppo bene. Quel suo ANBU aveva la capacità di assorbire tramite il contatto fisico il chakra altrui, e nel momento in cui il potere della volpe era entrato in circolo nel suo corpo, egli non aveva retto. Danzou illustrò la situazione ai presenti.
-Possibile che quel potere possa dare problemi fino a questo punto?-
Domandò Chourou sconcertato.
-Evidentemente … -
Rispose un ANBU, mentre un altro commentava:
-E pensare che Sakio era stato scelto proprio per le sue abilità che si sarebbero rivelate infallibili in questa missione! Rendere inoffensivi due ragazzini poteva sembrare una cosa da niente.-
-Silenzio.-
Ordinò Danzou di pessimo umore.
-Andremo comunque avanti, portate qui altri con le abilità di Sakio, e tra tre giorni voglio in questa stanza anche Shintou degli Aburame!-
I subordinati del vecchio annuirono e si dileguarono.
 
 
Nella sua cella Naruto si svegliò di scatto allo sbattere del metallo sul metallo. La porta di sbarre della stanza si era appena chiusa. Il ragazzo si sentiva terribilmente intorpidito, e aveva perso la sensibilità al dolore lungo i polsi. Si guardò intorno, e naturalmente vide Sasuke lì accanto. Attirò la sua attenzione e l’Uchiha alzò debolmente la testa, fissandolo con quei terribili occhi rossi.
 
I due ragazzi si ritrovarono subito all’interno di Naruto, e con andatura traballante l’Uzumaki si avvicinò all’Uchiha, afferrandogli un polso. Sasuke guardò sfinito il fratello in cerca di spiegazioni, e non oppose resistenza a qualunque cosa questi avesse intenzione di fargli. Nel giro di qualche istante lo spessore della via di chakra che arrivava a Naruto aumentò, e il potere di Kurama fluì attraverso il biondo attorno a Sasuke.
-Conosco il tuo chakra come le mie tasche, e potrei decodificarlo alla perfezione. Sto facendo da mediante tra il chakra della volpe e il tuo, così ti infondo forza e curo le tue ferite.-
La voce roca di Naruto pareva provenire dal’oltretomba tanto era monotona e cupa, purché il ragazzo tentasse di assumere un’espressione serena.
-Non … Non devi, pensa a te piuttosto …. –
Sussurrò il moro e visto che l’Uzumaki non riusciva più ad articolare le parole per via della gola che gli bruciava, parlò Kurama al posto suo:
-Ci sto già pensando io anche a lui, visto è quello è il mio potere e ho deciso di darvelo perché se dovete morire deve essere per mano mia o di un valido avversario! Nel frattempo voglio divertirmi a vedervi giocare ancora un po’.-
Naruto sorrise, e anche Sasuke fu immensamente grato alla volpe.
-Ora però non montatevi la testa, le cose sono abbastanza complicate. Non posso fare niente contro quella specie di veleno che vi hanno iniettato, continuerà a fare effetto per settimane, e probabilmente poi ve ne somministreranno altro. Inoltre non credo proprio che decideranno di arrendersi con così poco, e vedrete che tra qualche giorno torneranno pronti a tutto pur di strapparvi di bocca quelle informazioni.-
-E noi resisteremo!-
Sasuke fu più svelto a parlare di Naruto che era ancora a bocca aperta che stava per pronunciare la prima parola. Alla fine il biondo sorrise annuendo. Kyuubi sbuffò e si rimise a dormire sul fondo della sua gabbia. In gabbia dentro un’altra gabbia, che ironia.
-Cosa sono quegli occhi?-
Domandò poi l’Uzumaki al fratello.
-Credo uno stadio evolutivo dello sharingan, qualcosa che mi permette di utilizzare al meglio l’Amaterasu.-
Rispose Sasuke, e Naruto gli sorrise per fargli capire che era felice per lui.
-Solo … Credo di aver scoperto come funziona realmente lo Sharingan … -
Ammise l’Uchiha.
-Parla!!-
Lo esortò il biondo nonostante avesse già una mezza idea di come stessero le cose.
-Il dolore è la chiave. Quando ti sei preso lo shuriken di Mizuki sulla schiena ho provato un dolore tremendo, pari quasi al tuo, e in quel momento ho risvegliato il potere dei miei occhi, e poco fa … Bhe, puoi immaginare come mi sia sentito, visto abbiamo provato le stesse sensazioni.-
Naruto lo fissò per qualche attimo e poi invece di annuire disse:
-Sì, in pare è così, ma non possono esserci l’odio e il dolore, alla base di tutto. A dare inizio alle cose, c’è sempre l’amore, anche se poi si scatena l’odio in conseguenza al dolore provato. Non c’è odio senza amore, non c’è vita senza amore.-
Per l’Uchiha fu come aprire gli occhi per la prima volta e vedere una piccola luce nell’oscurità. Poi però fu costretto a riscuotersi, vedendo il fratello crollare in acqua a faccia in giù. Non fece in tempo a sorreggerlo che cadde a bocca avanti anch’egli.
-Sarebbe bello poter stare stesi così anche in cella, senza sentire la pietra a contatto con la schiena … -
Mugugnò Naruto facendo salire delle bolle dall’acqua.
-Non ti servirebbe a niente farti una dormita in questo posto mentre il tuo corpo in realtà è nella cella che sta in una posizione scomoda, il tuo sollievo sarebbe solo psicologico e mentale poiché in realtà rimarrai comunque seduto là fuori e ti sveglierai con il dolore addosso.-
L’Uzumaki sbuffò.
-Ma nemmeno farmi semplicemente credere di provare sollievo!!!! Che pizza Sasuke, rovini sempre tutto!
-Tsk, senti chi parla, testa quadra!!!-
I due rimasero in quella posizione a lungo, poi, quando Sasuke se ne tornò nel suo corpo, Naruto iniziò a piangere come una fontana. Kurama sapeva che quello non era il momento adatto per fare osservazioni come “piagnucolone” o roba del genere e perciò semplicemente  se ne stette zitto, facendo finta di niente.
Il ragazzo non sapeva bene il perché di quelle lacrime, sì erano anche per Sasuke, che come lui era stato frustato, ma c’era dell’altro. Naruto si rese conto di desiderare disperatamente delle risposte. In fondo, era nella natura umana lasciarsi sovrastare dai sentimenti e porsi domande, ma lui era stanco di farsi forza da solo. Si chiedeva per quale motivo si fosse trovato lui, a dover ospitare Kurama, si chiedeva chi fossero quei genitori che avevano permesso questo lasciandolo da solo. Si chiedeva perché tutto il mondo ce l’avesse con loro due. A nemmeno tredici anni veniva trattato come una pezza da piede. Era ingiusto. Era dannatamente ingiusto. Voleva che finisse, che il mondo smettesse di rivoltarglisi contro. Sfogava quella tristezza e quel dolore repressi, e singhiozzava forte, diffondendo la eco per tutta la stanza e i corridoi della sua mente. Perché non poteva essere felice? Chi aveva deciso che lui dovesse subire e basta senza mai ricevere? D’improvviso Naruto si sentì ancora peggio pensando di aver completamente dimenticato per un momento suo fratello, nella sua stessa situazione: il suo era solo vittimismo. E pianse più forte ancora.
 Doveva continuare a deprimersi all’infinito, annegare nelle sue stesse lacrime? Questo non avrebbe risolto niente. Quello che gli restava da fare era sopravvivere, aggrapparsi alla vita, a quella speranza di salvezza che altro non era che l’Uchiha. Quel giorno aveva sentito per la prima volta il dolore della frusta sulla schiena, e quella sarebbe stata solo la prima delle tante volte. Ma per quanto avrebbe saputo resistere? Quante volte ancora si sarebbe sentito come in quel momento, amareggiato e furioso, ma al tempo stesso triste e incompreso? Tante, troppe, e quella risposta non gli piaceva affatto.
Doveva essere l’ultima volta. L’ultima volta in cui si metteva a piangere così, come uno stupido. Ma gli occhi, nonostante la mente avesse imposto l’ordine di chiudere le fontane, non ne vollero sapere di piantarla di versare acqua a fiotti. Qualcosa di grande dentro di lui si opponeva, voleva ancora avere risposte, quella sua parte debole e sensibile, quella luce nel suo cuore. E lui non voleva che la luce se ne andasse, ma d’altra parte era disposto a fare affidamento sull’odio che lo colmava per andare avanti. Per sentirsi ogni volta pronto a ripartire e a riscattarsi. Era quell’odio che lo spingeva a mostrarsi sempre più freddo e impassibile verso gli altri, che poteva renderlo capace di continuare ad andare avanti. il ragazzo si alzò a fatica, tirando su con il naso più volte. Non ebbe il coraggio di guardare in faccia la volpe, in quel momento si sentiva strano e avrebbe voluto solamente sparire, così per magia, risucchiato dalla luce che lo seguiva ovunque, e tutto si sarebbe risolto. Ma questo era impossibile.
 
Appena Naruto fece ritorno, cadde subito in un sonno profondo, senza nemmeno voltarsi verso Sasuke, che aveva visto tutto. Non erano potute sfuggirgli le lacrime che per una buona mezz’ora avevano solcato senza tregua il volto del fratello. E anche lui si era sentito triste. Sapeva dell’indole sensibile dell’Uzumaki, e che per quanto il biondo tentasse di reprimerla per farsi forte, non otteneva altro che altro dolore. Per Sasuke era diverso, la parte che tentava di farsi spazio, in mezzo a quella dominante, era l’amore. Tentava di convincersi che era giusto continuare a volersi riscattare, piuttosto che cominciare a odiare follemente tutto e tutti. Si aggrappava a una sorta di speranza, quella luce che gli stava davanti e che un giorno forse avrebbe raggiunto. Naruto, che con la sua stupidità, e il suo modo generoso di  comprendere e affrontare le cose, gli aveva aperto gli occhi. Ma quel dolore, quell’odio, non potevano essere dimenticati e basta. Continuavano a consumarlo dall’interno, e temeva che un giorno come un altro, sarebbe potuto arrivare a compiere gesti terribili senza rendersene conto. Aveva paura del suo stesso odio. Prima di quanto volesse, Sasuke cominciò ad addormentarsi, ma lui non voleva dormire, non voleva scomparire nell’oscurità e perdere se stesso.
 
 
Kakashi era di nuovo di fronte all’Hokage. La missione di ricerca dei due ninja misteriosi, richiesta dal vecchio, era fallita miseramente, dopo essersi prolungata per oltre una settimana. Alla fine i quattro avevano dovuto fare ritorno al villaggio a mani vuote e da allora era passato più o meno un mese e mezzo.
-Non mi posso arrendere, capisci Kakashi?!-
Disse il vecchio alzandosi in piedi con i pugni stretti poggiati sul tavolo.
-Sì, riesco a capirla molto bene signor Hokage. Dopotutto, come mio padre e Obito mi hanno insegnato, chi disobbedisce è feccia, ma chi abbandona un compagno è feccia anche peggiore. Io non conosco i due ragazzini, ma conoscevo Yondaime e Itachi, e sono sicuro che entrambi non avrebbero voluto che i bambini finissero in questo modo. Farò tutto il possibile per dare una mano. -
-Bene.-
Rispose Hiruzen più calmo.
-Allora la missione è la stessa, ma sta volta restate via quanto volete, una settimana, una mese, un anno, non importa quanto tempo impiegherete, è di vitale importanza che voi riusciate a trovarli!-
-Ricevuto.-
Disse Kakashi.
-Mi raccomando, discrezione, la missione ha scopi secondari, inventati delle scuse, ma fai in modo che nessuno venga a sapere dei miei piani. Ieri sono stato messo al corrente da un mio ninja di alcuni fatti sconcertanti, che rendono le cose ancora più delicate di quelle che sono. Chourou Akimichi, il fratello di Chouza, si era fatto convincere a portare un particolare siero che sfinisce le persone in un luogo segreto nel cuore del monte degli Hokage. Gli era stato detto che serviva per sedare dei prigionieri pericolosi, ma Chourou si è trovato ad assistere alla scena dei due ragazzi frustati a sangue. A quel punto è venuto a riferire a me ogni cosa,e io gli ho spiegato la verità. Continuerà a fornire un siero meno potente per poter farmi rapporto ogni tre giorni della situazione laggiù. Ma è terribile poter fare così poco per loro.-
Sandaime aveva la voce tremante di collera, e il ninja-copia capiva come doveva sentirsi il vecchio, essendo stato incaricato molto tempo prima di badare a Naruto e Sasuke affinché non forse fatto loro del male.
-E’ una cosa così vile da fare ribrezzo.-
Ammise Kakashi.
-Ma potrebbe anche peggiorare … -
Aggiunse. E l’Hokage incassò il colpo, forse aspettandosi già che l’uomo gliel’avrebbe ricordato.
-Adesso basta, raggiungi il tuo team che ti aspetta, non farti vedere abbattuto, e soprattutto, leva dalle loro teste qualsiasi brutta cosa ci sia stata spinta a forza riguardo i due ragazzi. Almeno le nuove generazioni non devono pensare che Naruto e Sasuke siano persone cattive.-
Kakashi annuì.
Una volta che se ne fu andato, Sarutobi si preparò ad incontrare Danzou sul tetto dell’edificio. Anche lui voleva dare il suo contributo facendo qualcosa di concreto per salvare i due ragazzi.
 
 
Uff… Che capitolo impegnativo! Comunque … Non ci scoraggiamo, Sasuke e Naruto credono ancora abbastanza in loro stessi, anche se, come entrambi capiscono alla perfezione, non sarà affatto facile continuare a tenere duro. Dalla loro parte sta iniziando a schierarsi qualcuno, e l’Hokage vuole parlare direttamente a Danzou. Inoltre Kakashi sarà impegnato con Sakura, Sai, e Shin in una missine speciale. Ma in che modo i ninja misteriosi potranno aiutare in questa situazione complicata? A chi interessa, capitolo dopo capitolo, potrà sapere come andranno a finire le cose, quindi …
Alla prossima, Yume18 ;)

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Capitolo 9
*** Tirare avanti ***


Tirare avanti
 
 
Tre giorni dopo, come aveva ordinato Danzou, Shintou Aburame si era presentato nella stanza delle torture, e adesso, mancavano all’appello solamente i due ragazzini perché ci fossero tutti. Mentre delle guardie si recavano alla cella, il capo della Radice ripensò all’incontro di qualche giorno prima con l’Hokage.  Quel vecchio gli aveva parlato come se sapesse … come se fosse a conoscenza di quello che stava accadendo là dentro. Hiruzen aveva insistito oltremodo sul fatto che i due ragazzini, per quanto Danzou li ritenesse colpevoli, non dovevano morire, né tanto meno essere trattati troppo male. E Danzou non poteva disobbedire, perche infondo Sarutobi era e restava il Terzo Hokage. Naruto e Sasuke gli erano d’intralcio, e ucciderli sarebbe stata la cosa più semplice da fare. Lasciarne in vita uno solo voleva dire perdere la possibilità di fare leva sull’affetto reciproco dei due, mentre tenerli in vita poteva fargli comodo per riavere il rotolo. Anche se alla fine non gli importava poi più di tanto di quel pezzo di carta. In quel momento il capo della Radice, teneva in vita i ragazzi non tanto perché gli era stato imposto, ma perché provava un malsano piacere nel vederli soffrire.
 
 
Dopo essersi addormentati, Naruto e Sasuke avevano dormito indisturbati per un giorno e mezzo di seguito. Li aveva svegliati una guardia, quando aveva letteralmente tirato dentro la cella, attraverso le sbarre, due panini secchi e duri come pietre. Era stata anche fatta scorrere dentro una ciotola d’acqua. Dopo qualche attimo, servito ai due per rendersi conto di quello che succedendo, Naruto si affrettò a portarsi alla bocca la ciotola e a berne metà del contenuto. Mentre l’Uchiha addentava senza troppe storia il suo panino, passando poi il secondo all’Uzumaki, il quale cedette l’acqua al fratello. Mangiarono, e questo li fece sentire meglio. Ma se li stavano tenendo in vita era solo perché volevano continuare a “giocare “ con loro.
  
Grazie al chakra della volpe il processo di guarigione delle loro schiene si era notevolmente velocizzato, ma non erano ancora del tutto guariti, e al minimo movimento sentivano dolore ovunque. I due ragazzi erano in queste condizioni quando tre giorni dopo che erano stati frustati, vennero di nuovo storditi con la scossa e portati nella stanza delle torture.
 
Prima che le guardie tornassero, portando con loro i due ragazzi, Chourou prese con se Shintou, e senza dare nell’occhio si allontanarono di poco da Danzou. Con discrezione quindi l’Akimichi parlò sottovoce all’Aburame:
-Non fare cose di cui potresti pentirti, qui dentro sono tutte persone di cui non ci si può fidare.-
-Si tratta di prigionieri macchiati di chissà quale crimine terribile!-
Ribatté Shintou.
-Si tratta di ragazzini dell’età di tuo figlio! E per la cronaca, non hanno fatto niente di male.-
L’Aburame parve sorpreso e al tempo stesso pensieroso. Non era sicuro che credere nelle parole di Chourou fosse la cosa giusta, e nemmeno si fidava tanto di lui. Ma dovette completamente ricredersi quando nella stanza fecero il loro ingresso le guardie, con al seguito Naruto e Sasuke straniti per effetto della scarica ricevuta. Gli parve tutt’un tratto insensato usare metodi di tortura contro dei dodicenni, e altrettanto insensato, tenerli in quella prigione. Anche se si trattava del ragazzino della volpe e dell’ultimo degli Uchiha.
 
Questa volta il primo ad essere steso sul tavolo fu Sasuke, a pancia in su e non con la schiena rivolta verso l’altro. Non gli venne praticata l’iniezione, che si sarebbe ripetuta a volte alternate ogni sei o sette giorni, ma venne spogliato della maglietta e due ninja con l’abilità di assorbire il chakra al contatto fisico gli posarono le mani sui polsi. Quindi, sempre con maggiore timore da parte di Sasuke, l’Aburame uscì dall’ombra per avvicinarsi alla luce ella lampada. Indossava una specie di impermeabile a collo alto e degli occhiali scuri come tutti i componenti del suo clan. Shintou stese contro voglia la mano destra in direzione dell’Uchiha, e migliaia di piccoli insetti volarono fin sul petto nudo del ragazzo, fino a coprirlo completamente con il loro numero esorbitante arrivando al collo.
 
Sasuke sentì subito il brulichio di zampette che lo percorrevano a miliardi, e poi cominciò a sentire qualcos’altro oltre quella disgustosa sensazione. Fu come se centinaia di piccoli ma appuntiti aghi gli si conficcassero sula pelle, a ripetizione. Dapprima il fastidio era qualcosa di sopportabile, ma poi le punture iniziarono a dolergli mentre gliene venivano procurate costantemente di nuove. A breve il ragazzo si mise ad urlare con tutto il fiato che aveva in gola. Gli faceva male, gli faceva dannatamente male, era un dolore insopportabile, addirittura peggiore che quello delle frustate. Avrebbe voluto togliersi di dosso quelle bestiacce, scrollarsi, grattarsi ferocemente, ma non riusciva a muoversi, era come paralizzato.
 
La tortura procedette per mezz’ora. Un arco di tempo in cui il ragazzo moro, arrivò a credere che non ce l’avrebbe fatta. Quegli insetti che gli morsicavano il corpo pian piano si ritrassero, e il rosa pallidissimo del carnato del ragazzo tornò a farsi vedere. L’alzarsi e l’abbassarsi della cassa toracica di Sasuke era aritmico,  più veloce del normale. E il ragazzo era tutto sudato. Quando l’Uchiha venne fatto scendere e gli porsero la sua maglia, egli sembrò non reagire nell’immediato. Aveva ancora gli occhi sbarrati, e pareva sconvolto. Naruto, passandogli accanto gli fece un cenno per tranquillizzarlo, ma il moro parve non recepire affatto il messaggio fissando stordito Naruto, finché il biondo non fu immobilizzato. I ninja incaricati di tenerlo fermo per i polsi rubandogli il chakra contemporaneamente, erano stati avvisati di cosa sarebbe successo se avessero inavvertitamente assorbito il chakra rosso della volpe, e perciò rimasero attenti per tutto il tempo, molto più di quanto non fossero stati con l’Uchiha.
All’Uzumaki fu fatta semplicemente sganciare la cerniera della giacca, quindi Shintou procedette nella stessa maniera in cui aveva fatto con Sasuke. Gli insetti ricoprirono la pelle del ragazzo, e cominciarono a mordere e a pungere, senza darsi tregua, dopotutto quello per loro altro non era che un lauto banchetto. Gli esserini non si facevano scrupoli se quello che stavano rosicando fosse o meno colpevole di qualcosa e si meritasse tale punizione. Per certi versi Danzou assomigliava molto a quegli insetti. Naruto fissò il vecchio con odio, mentre cominciava a sentirsi strano, e il suo corpo si contorceva per il dolore provato.
 
Gli insetti si stavano cibando degli strati più esterni della sua pelle, e al tempo stesso praticavano punture con le quali mettevano in circolazione una sostanza non velenosa, che agiva a livello di chakra, e che paralizzava il corpo inibendone le funzioni motorie. E questo sommato al fatto di essere consapevoli di avere degli animaletti schifosi sul corpo che procuravano dolori atroci, era un fattore che danneggiava anche emotivamente una persona. Naruto era in preda al panico e gridava forte, ma nessuno dava retta ai suoi lamenti. Era impossibile sopportare quei dolori, quella sensazione di esseri bucati mille volte nello steso punto per tutto il petto.
E pian piano, senza che nessuno se ne accorgesse, il chakra del ragazzo biondo steso sul tavolo mutò e si fece torbido, di un colore scuro. Dopo qualche minuto i ninja che gli assorbivano l’energia, caddero a terra con un tonfo, e gli insetti dell’Aburame smisero improvvisamente di svolgere il loro dovere e presero a zampettare confusi di qua e di là lungo il busto dell’Uzumaki. Nessuno riusciva a spiegarsi quello che stava succedendo visto che nessun chakra rosso aveva avvolto Naruto, ma data la reazione dei due ninja assorbitori, era più che ovvio che ci fosse lo zampino della volpe.
Shintou non era intenzionato a far male oltre quel punto al bambino, ed era pronto a far ritirare i suoi insetti nella grossa giara che teneva sulle spalle. Ma Danzou ordinò a gran voce:
-Procedi Aburame!! Non tollero interruzioni!-
E l’uomo fu costretto a far procedere gli insetti con il “morsicamento”, mentre le punture oltre che a fastidio e dolore, non riuscivano più a bloccare i movimenti del ragazzo. Il quale prese ad agitarsi, lamentandosi e gridando ancora.
Poi d’un tratto l’inferno finì, e Naruto, ancora con le pupille dilatate e ansimante, venne fatto scendere e riaccompagnato in cella con Sasuke. La domanda sarebbe arrivata qualche ora dopo a domicilio, visto che per il momento i due non sarebbero stati in grado di rispondere.
 
Una volta in cella, per svariati minuti Naruto provò la sensazione di avere ancora quegli affari addosso, e si strofinò a lungo le braccia sulla pancia. Poi pian piano il formicolio diminuì, e il biondo si sentì meglio al pensiero che anche quella volta era finita. Ma cos’era successo ad un tratto? Per qualche secondo aveva avuto l’impressione che gli insetti si fossero interrotti, e i ninja che lo tenevano erano caduti a terra.
Sasuke, con il nuovo sahringan, entrò nella mente di Naruto, e annaspando un po’ prima di riuscire a metter insieme delle parole che assomigliassero a un discorso disse:
-Il tuo chakra è mutato … Gli insetti, se n’erano accorti.-
-Io non … Non sento niente di diverso … -
La conversazione non si spinse oltre, perché si sentirono arrivare dei passi. E Danzou fece la sua comparsa davanti alle sbarre sghignazzando.
-Allora?-
Chiese sottintendendo la questione. Il concetto arrivò fin troppo chiaro ai ragazzi, che però faticarono un po’ prima di riuscire a scuotere la testa con diniego e a farfugliare qualcosa del tipo: “Non ti diremo niente”, o “Vattene non ci serve la tu pietà!”
-E va bene. Ma sappiate che queste cose si ripeteranno all’infinito finché non vuoterete il sacco, frusta e insetti. Vi è chiaro questo? Non resisterete ancora molto … -
Concluse il vecchio ghignando. I due si sentirono sprofondare a quelle parole. Ma non c’era altra via d’uscita se non tirare avanti e continuare ad accumulare chakra per il momento in cui sarebbero fuggiti e avrebbero dimostrato la loro innocenza. Alla fine il capo della Radice se ne andò, e per tre giorni non fece ritorno.
 
 
Shin fu scosso da violenti colpi di tosse e cadde in ginocchio, Sai gli fu immediatamente accanto per sorreggerlo. Anche Sakura fu subito a fianco del compagno. Kakashi alzò la testa al cielo, cupo, e di un colore che non lasciava presagire niente di buono.
-Solo tre giorni di marcia e sei ridotto così!? Aaaaa ma che ninja sei?!-
Brontolò la ragazza dai capelli rosa mentre Shin sorrideva dispiaciuto.
-Sto bene, non vi preoccupate, possiamo proseguire!-
Cercò di sdrammatizzare il ragazzo, e in qualche modo ottenne l’effetto sperato, perché Sakura si rialzò avvicinandosi al maestro Kakashi e fece cenno agli altri due di sbrigarsi, con un bel sorriso sulle labbra. Shin si apprestò a raggiungere la ragazza, mentre Sai invece rimaneva indietro. Sentiva che l’amico gli stava nascondendo qualcosa, e quegli eccessi di tosse ormai erano un po’ troppo frequenti. Per non far capire agli altri il vero motivo per cui era teso, cominciò a borbottare:
-Ma perché di nuovo questa stupida missione … Ma a cosa serve che noi troviamo uno o due ninja che sono chissà dove a fare la bella vita e non hanno la minima idea che noi li stiamo cercando!?-
-Ti facevo meno piagnucolone Sai!-
Rise Kakashi, per tornare subito serio:
-Questa è una missione di livello B, non scordartelo, e se l’Hokage ha chiesto che i due ninja venissero trovati, deve essere per una qualche ragione di vitale importanza. Non credi?-
Sai fu sorpreso dalla reazione del sensei, e accennò uno di quei suoi sorrisetti finti, mentre Sakura sbuffava:
-Sempre imbronciato tu!-
Ci fu qualche minuto di silenzio, nel quale si sentivano solo i passi dei quattro e il frusciare degli alberi sopra di loro. Poi la ragazza, sentendosi in imbarazzo con quel silenzio opprimente, fece una domanda a caso, la prima che le passò per la mente, e che a dire il vero non la tormentava poi così tanto:
-Kakashi-sensei, ma che ne è stato di quei due ragazzini dell’accademia, forse lei non li conosce, ma non li ho più visti in giro dall’esame per diventare genin  mi chiedevo che fine avessero fatto.-
Quello che ottenne  la ragazza fu solo un altro silenzio addirittura peggiore del primo. Il sensei non parlava, ma aveva sul volo un’espressione seria, tanto che Sakura ebbe paura di aver detto qualcosa di terribile. Ma prima che potesse fare o dire niente per risollevare la tensione, intervene Sai:
-Ho sentito da alcuni membri della Radice con cui sono ancora in contatto, che quelli sono finiti in una prigione nascosta e di massima sicurezza … -
Sakura fissò allibita prima l’uno e poi l’altro e infine entrambi i ragazzi insieme. Shin non smentiva le parole dell’amico. Allora la ragazza si rivolse vero Kakashi, che stava fulminando i due con uno sguardo di ghiaccio.
-Ma cosa … Cosa hanno fatto di così grave?-
Domandò Sakura. Per un bel po’ non ottenne risposta, finché Kakashi non ordinò al gruppo di fermarsi.
-La cosa è una faccenda seria, che a voi ragazzi non dovrebbe interessare. Ma dato che ormai sapete una parte, è bene che conosciate le cose per come sono interamente. Loro due, Sasuke e Naruto, non hanno fatto niente di male se non vivere le loro vite come meglio potevano. Ma essendo sempre stati solo, quando hanno tentato di incastrarli, nessuno li ha difesi, e adesso pagano per crimini mai commessi. La gente li odia senza saperne il motivo, solo perché gli è stato detto che farlo è la cosa giusta. Adesso io mi aspetto che voi capiate che non avrei mai dovuto rivelare certe cose a voi, e che se si dovessero sapere in giro, non sarebbe un bene … -
Fissò gli allievi uno ad uno, soffermandosi su Sai.
-Mi fido di voi. Non datemi modo di cambiare opinione.-
L’uomo era così serio da mettere i brividi alla ragazza che si affrettò ad annuire vigorosamente. Shin sorrise e disse:
-Non si preoccupi Kakashi-sensei, ci penserò io a far tenere la bocca chiusa a questo chiacchierone di Sai!-
-Spiritoso … -
Sbuffò l’altro, che anche se era sua abitudine spifferare segreti, quella volta aveva deciso di stare zitto. Non sapeva perché, ma sentiva che quella situazione non poteva essere presa alla leggera.
 
 
Per i giorni a venire non fu alto che un susseguirsi insopportabile di dolore. La tortura arrivava puntuale ogni tre giorni, e Sasuke e Naruto avevano poco tempo per parlare e tanto meno per poter ancora fare i loro duelli all’interno del jinchurichi. Ma il tempo di vedersi frustare a vicenda non veniva fatto loro mancare mai. E quello era il lato peggiore, assistere impotenti ai soprusi.
In quel lasso di tempo in cui veniva legato al muro, Sasuke si concentrava, e entrando nel suo mondo illusorio, riusciva almeno a evitare di stare a guardare le terribili scene che gli venivano proposte di fronte. Anche se rimanere in quel luogo fittizio per più di qualche minuto era pressoché impossibile. Il chakra non era mai sufficiente, e se ne avesse sprecato troppo, avrebbe attinto involontariamente alle sue riserve segrete, e questo non doveva succedere.
 Quindi Sasuke un giorno capì che i poteri dello sharingan potevano essere ancora migliorati, e che c’era un’altra tecnica che si poteva attivare solo con grande sforzo e gli occhi adatti. L’Uchiha si mise d’impegno per migliorarsi, e ogni volta sentiva di fare un minuscolo passo in avanti. E quando poteva ne parlava con il fratello, che sorrideva, e diceva che qualunque cosa avrebbe alla fine realizzato Sasuke, lui l’avrebbe sicuramente battuta ad occhi chiusi.
 
Infatti lo stesso Naruto era arrivato più volte ad un punto di svolta, ma poi succedeva sempre qualcosa che gli impediva di fare il passo decisivo. Quando rimaneva immobile per molto tempo, concentrandosi, aveva iniziato a percepire qualcosa attorno a lui, come un movimento costante, come se ogni singolo oggetto sprizzasse energia e vita. E lui poteva sentirlo, poteva percepirlo, il potere della natura, un chakra immenso, che valeva la pena di poter controllare. E qui sorgeva il problema: ogni volta che tentava di immagazzinare quell’energia dentro di se, finiva per sentirsi improvvisamente strano e la volpe lo risvegliava bruscamente accelerando il corso del chakra immesso nel ragazzo. L’Uzumaki però non si voleva arrendere, anche se sentiva che gli mancava qualcosa di indispensabile per poter riuscire a gestire quel potere che lo circondava e che per gli altri era invisibile.
La cosa tormentava tanto il ragazzo da assorbirlo completamente, e anche durante le torture, non dava più soddisfazione a Danzou e alle guardie. Non urlava e non si muoveva. Sopportava e basta. Cercava un modo per riuscire a combinare il potere della natura con le sue tecniche, questo sarebbe bastato per farlo diventare più forte, e non necessitava che il ragazzo assorbisse l’energia. Tuttavia c’era un punto molto chiaro a Naruto di tutta questa faccenda: per controllare la natura devi essere in armonia con essa, fartela amica e non piegarla al tuo volere. Ed era difficile comunicare con un qualcosa di inanimato per spiegargli che non avevi cattive intenzioni.
-E io sarei un essere inanimato!? Brutto moscerino, se osi ripeterlo ti affetto!!!-
Aveva sbraitato una volta Kyuubi ascoltano i ragionamenti a voce alta che faceva il ragazzo.
-No, Kurama non fraintendere … Aspetta, anche tu come tutto il resto mandi energia naturale,non è che potresti darmela in prestito, così tu saresti d’accordo e la faccenda si risolverebbe!-
-Razza di stupido … Se fosse stato possibile non credi che l’avrei già fatto? Ma io non sono in grado di fare l’eremita, sono altri gli animali che controllano l’energia naturale e con patti di sangue passano agli umani la capacità di assorbire il chakra degli esseri viventi di tutta la terra.-
Naruto abbassò la testa.
-E quindi un'altra falsa illusione. Non ne posso più di questa faccenda, se continuo a rimanere invischiato in questo pantano Sasuke mi lascerà indietro!!!-
-Sei un incorreggibile stupido senza speranze. Qualche ora fa ti hanno fatto correre per il corpo quelle dannate bestioline e presto sarai di nuovo steso a prendere frustate e tu pensi a come battere Sasuke, ma fammi il piacere!-
-Bhe sentiamo, che dovrei fare allora? Disperarmi? Cominciare a battere la testa contro un muro? È più di un mese che va avanti così.-
Kurama parve stare un attimo a pensare.
-Potresti, anzi, dovresti capire che nemmeno l’Uchiha sta progredendo molto, in fondo ti affermi suo fratello. L’ho capito io che è ad un punto morto e che è terribilmente ansioso di migliorarsi.-
-Dici davvero?-
-Come sei scemo … -
Naruto si alzò di scatto per la bella notizia, ma un dolore indicibile lo avvolse del tutto, proveniente dalla schiena, e più tardi arrivando anche dal petto.
-Ahhhhh … -
Gemette il biondo.
-Io te l’ho già detto così tante volte che sei scemo … Ma tu non mi dai retta.-
-Forse hai ragione, ma forse un giorno, quando ti libererò da quella prigione per saldare il mio debito, la finirai di chiamarmi in quel modo.-
L’Uzumaki sorrise stringendo i denti, e la volpe rispose con uno “Tsk …”. Ma quel ragazzo era davvero strano, nessuno si sarebbe mai sognato di arrivare a fare una cosa del genere solo per saldare un debito. Ma Naruto capiva benissimo come ci si sentiva a stare imprigionati e non poter uscire, e voleva che una volta che lui fosse stato libero, anche la volpe lo fosse diventata. Com’era giusto che fosse.
 
Sasuke era riuscito a crearsi tutt’intorno il suo Susanoo nella propria dimensione illusoria, ma per il momento non era altro che un po’ di costole messe lì, doveva provare nel mondo reale per riuscire a dare forma e potere a quella specie di difesa assoluta. Ma anche se ne avesse avuto modo, l’Uchiha sapeva che non sarebbe riuscito a completare l’opera con così poco. Come fare? Cosa gli mancava? Di sicuro il mondo al di fuori della prigione, ma c’era del’altro. E tutto girava intorno a quell’odio dentro di se. O ce n’era troppo, o troppo poco, e quella luce, dentro di lui qualcosa che andava contro la sua volontà cercava di sopprimerla con tutte le forze. Qualcosa che non era Sasuke, ma che la tempo stesso lo era anche.
 
 
Okkkkk!!! Salve a tutti! Siamo alla fine anche di questo capitolo. E vi starete chiedendo: “Che razza di tortura perfida hai in mente per la prossima volta?”. He he he … Chi lo sa ….. Ma una cosa posso dirvi, non durerà in eterno questa roba della prigione, e a dire il vero non vedo l’ora che finisca, perché fa male anche a me vedere soffrire Naruto e Sasuke in quel modo. Ma io sono una che le cose o le fa per bene o non le fa per niente, e perciò ci tengo a spiegare tutto nei minimi dettagli. Adesso ringrazio tutti quelli che ancora mi sopportano, e spero che ci sia qualcuno anche quando pubblicherò un altro capitolo …
Alla prossima, Yume18 ;)

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Capitolo 10
*** Illusioni ***


Illusioni
 
 
Kakashi era già sveglio, e affacciato alla finestra osservava il mondo silenzioso, ascoltava lo scoscio continuo della pioggia che batteva incessante. Quella notte si erano dovuti prendere una camera in una pensione, non solo per via della pioggia che rendeva impossibile accamparsi all’aperto, ma anche perché in quella città speravano di trovare delle tracce dell’uomo che cercavano. Da fonti attendibili, non molto tempo prima era stato visto passare da quelle parti. L’Hatake si voltò e osservò Shin e Sai che dormivano nella sua stessa stanza, Sakura invece era in quella accanto. L’uomo sospirò, non potendo fare a mano di sperare che quella fosse la volta buona in cui portavano a casa qualche risultato. Un mese senza far altro che buchi nell’acqua, non era facile da digerire, specialmente se le cose proseguivano in quel modo, a rilento.
 
 
E anche quella volta era finita. Naruto sospirò impercettibilmente. La schiena gli andava letteralmente in fiamme, e non vedeva l’ora di tornare in cella, dove se stavano in silenzio, non subivano alcun che, se non la fame. Le fasce sbrindellate che mostravano la pelle viva vennero cambiate dall’infermiere, ma questo non migliorò molto le cose. Il dolore non diminuiva, ma ormai Naruto aveva imparato a sopportare. Nemmeno Sasuke faceva una piega, accanto a lui, e il suo sguardo pareva vagare nel vuoto. Ora i due si aspettavano di essere afferrati e trascinati fino alla cella, chiusi dentro e lasciati là per altri tre giorni. Ma stranamente, le guardie rimasero ognuna al proprio posto, e loro due, immobili, ad aspettare.
-Se due mesi di tortura fisica non bastano, allora si deve per forza cambiare strategia, non credete?-
Sorrise gelido Danzou. Naruto e Sasuke rimasero immobili, ad attendere che venisse loro rivelato quello che aveva in mente il vecchio sta volta. Ma l’uomo si limitò a ghignare.
-Lo scoprirete presto, prima di quanto immaginiate … -
Poco dopo entrò nella stanza una bella donna, con gli occhi rossi e i capelli corvini ribelli. Sasuke la riconobbe come una dei jonin istruttori che avrebbero seguito i genin passati all’esame dell’accademia. L’infermiere si affrettò ad allontanarsi dal centro della stanza, così come anche tutte le altre persone presenti nella stanza, lasciando i due ragazzi soli seduti sul tavolo illuminato.
 
La donna si avvicinò a Naruto, e lui si sentì strano, poi vide quella sorridergli e fargli cenno di seguirla. La jonin aprì la porta ed uscì. L’Uzumaki parve titubante, ma quando fece per scendere dalla tavola, notò che non c’era più nessuno là dentro, né le guardie, né quel vecchio stronzo di Danzou. Così alla fine si convinse a seguire la giovane. Superata la porta si ritrovarono entrambi improvvisamente fuori, all’aria aperta. Era notte, e si sentiva un odore acre, come di bruciato. Poi Naruto si accorse che era il villaggio a bruciare, ovunque erano scoppiati incendi e in molti punti le case parevano essere state schiacciate da qualcosa, come calpestate. Il ragazzo comprese che era stato lui, in qualche modo era lui l’artefice di quel disastro. La donna era sparita, e delle voci nella sua testa gli ripeteva forte e con rabbia.
-Assassino! Mostro!-
L’Uzumaki scosse la testa per cercare di cacciare via le voci, ma così facendo inciampò e cadde all’indietro. I sensi di colpa lo investirono come un treno in corsa, e lui si sentì sopraffatto dall’odio e dal dolore che non erano suoi. Si sentì bruciare. Sì, stava andando a fuoco, tutto il mondo andava a fuoco, e non era altro che colpa sua e sua soltanto. Era solo. Poi per un singolo attimo un pensiero sfiorò la sua mente, e il dolore parve calmarsi, per poi riprendere più feroce che mai. Ma ormai Naruto aveva capito … Chiuse gli occhi, si concentrò, portò il proprio chakra lungo tutto il corpo e ne rilasciò una piccola quantità e poi ne bloccò il fluso per un secondo, in modo che nessun altro chakra esterno potesse interferire col suo sistema circolatorio. E in un attimo il ragazzo si ritrovò di nuovo nella solita stanza delle torture, inginocchiato a terra. Era tutto sudato, e con il fiatone. Sollevò lo sguardo e vide la terribile donna in tutta la sua bellezza, era opera sua, era colpa della jonin se lui era finito in un’illusione. Una voce dentro di lui gli disse:
-Era ora che te ne accorgessi, stupido, il tuo Sasuke si era già liberato dell’ipnosi da un bel pezzo!-
-Zittati Kurama!-
Ringhiò fra i denti il jinchurichi, per poi rialzarsi.
-Kurenai, pare che le tue illusioni non siano poi così tanto potenti quanto si dice.-
Borbottò Danzou. Naruto provò odio verso quella donna. Come si permetteva lei, di accusarlo in quel modo, di portarlo a provare rimorso per un qualcosa che non aveva mai fatto, ma che era stata la volpe a compiere sotto l’influenza di un potere malvagio. Come osava lei, prendersi gioco di lui in quel modo. Gli venne voglia di urlare, di sfogarsi, ma si sentì sfiorarla schiena da un piede di Sasuke, e perciò capì che quello non era il momento più adatto per fare una sfuriata. L’Uzumaki strinse i pugni.
 
 L’Uchiha nell’illusione aveva rivisto uno ad uno i volti dei membri del proprio clan, morti, senza vita, con gli occhi sbarrati, ma si era reso conto subito di trovarsi intrappolato in un genjutsu, perché la ninja non sapeva che lui non provava tristezza o compassione per i morti del suo clan. Nessuno tranne lui sapeva che in realtà gli Uchiha stavano progettando un colpo di stato nel momento dell’accaduto, e che per questo Itachi aveva agito a quel modo. Inoltre con lo sharingan era impossibile non notare un alterazione a livello di chakra e quindi riuscire a disperdere immediatamente l’illusione. Quando si era risvegliato aveva visto Naruto agitarsi e cadere a terra stringendosi la testa, aveva sperato che il fratello riuscisse a uscire dall’illusione, e infatti presto si era bloccato e aveva aperto gli occhi.
Adesso entrambi fissavano con odio il capo della Radice e la donna dei genjutsu.
-Mi dispiace signore, ma come io le aveva già spiegato le illusioni non funzionano molto bene nei soggetti che già hanno provato sensazioni molto sgradevoli e dolore.-
Fu la risposta che Kurenai diede, ma Sasuke ebbe l’impressione che stesse mentendo, perché era sicuro che se la donna avesse fatto sul serio, nessuno dei due sarebbe riuscito a risvegliarsi tanto in fretta. Ma d’altra parte la jonin continuava a fissarli in modo freddo e impassibile, per niente mossa a compassione dalla vista dei due malridotti e in quelle condizioni.
-Non rallegratevi troppo per essere riusciti in un’impresa così frivola e superflua. Portare qui il maestro Kurenai era solo un tentativo che sapevo non avrebbe portato a niente. Voi non cadrete più nelle sue illusioni, e perciò sarà inutile riproporvi di nuovo i suoi genjusu. Tuttavia in questo modo ho avuto certezza sul prossimo passo da compiere. L’illusione non basta, così aggiungerò anche un tipo particolare di tortura … Ma prima un altro mese come quelli appena passati, visto che ancora non ne avete abbastanza.-
Sentenziò Danzou, e la ragazza venne invitata ad uscire, seguita da Chourou e Shintou. Poi i due ragazzi furono condotti in cella, e legati alle catene. Avrebbero dovuto aspettare ancora, e subire, ancora. Ma non c’era altro modo se non tenere duro. Il chakra non era ancora abbastanza.
 
Mentre lasciava anch’egli la prigione, il vecchio capo della Radice, notò i due uomini e la donna che erano appena usciti, camminare assieme, e parlare tra loro. Ma Danzou non sospettava minimamente che tutti e tre fossero in combutta con l’Hokage, e che stessero facendo il doppiogioco nel tentativo di alleviare le pene dei due ragazzi.
 
 
Kakashi entrò nel locale, e un forte odore di alcol e fumo gli prese alla gola. Aveva mandato i ragazzi a cercare da altre parti, sapendo che i tre non sarebbero mai stati ammessi in un pub in cui si vendeva sakè, ma allo stesso tempo quello era uno dei luoghi in cui avrebbe potuto trovare più facilmente la persona che stava cercando, e perciò c’era andato lui stesso. L’uomo si avviò verso il bancone scrutando attentamente, senza dare nell’occhio, tutti quelli che erano presenti là dentro. Stava per andarsene a mani vuote quando sentì una voce familiare. Non poteva sbagliarsi: era lui. Kakashi prese posto al tavolo accanto, ordinò dell’acqua, e sorseggiandola attese pazientemente che l’altro avesse finito di fare complimenti a delle belle ragazze che brindavano con lui. Aspettò per un’ora buona, e quando finalmente le giovani se ne andarono ridendo ubriache il ninja-copia si alzò e andò a sedersi nel posto prima occupato dalle fanciulle.
-Che bella sorpresa, Kakashi, com’è che sei da queste parti? Eppure non ti ci vedo a stare in un posto come questo.-
-Jiraiya, la questione è seria, dobbiamo parlare.-
-Quanta fretta, però immagino che se vi siete persino presi il disturbo di venirmi a cercare, sia qualcosa di veramente importante. Forse è meglio se andiamo da qualche altra parte a discutere, questo non è il posto più adatto.-
Il ninja-copia annuì, e dopo che ebbero pagato, si ritrovarono fuori sotto la pioggia che nuovamente cadeva anche dopo tre settimane da quando era cominciata. Si incamminarono verso gli alloggi del vecchio sannin, e una volta là poterono parlare indisturbati.
 
 
Quel mese fu terribilmente lento a passare. Le ore si susseguivano monotone, per lo più occupate dal riposo estremamente necessario ai due ragazzi ai quali non veniva data tregua. Spesso riuscivano a fare qualche scontro, principalmente nei giorni seguenti alle frustate, perché per certi versi erano più facili da digerire che il trattamento con gli insetti. Non ci si poteva abituare a quello zampettio e al dolore delle punture. Mentre grazie al chakra di Kurama le lesioni sulla schiena facevano in fretta a cicatrizzarsi, anche se poi si riaprivano inevitabilmente.
 
Naruto era riuscito a trovare un modo per utilizzare il potere della natura, anche se richiedeva moltissima concentrazione e un altrettanta quantità di chakra per tenere a bada la forza che veniva dall’esterno del corpo. Il ragazzo sfruttava la sua sensibilità a quel tipo di potere per farlo letteralmente scorrere lungo la superficie della propria pelle, facendo attenzione che però non penetrasse all’interno e cominciasse a fluire in lui. Il chakra a questo punto, entrato a contatto con il corpo, ne assumeva le caratteristiche, e diventava più facile da modellare, sempre dall’esterno. Così Naruto, quando preparava la sua bijuu-dama riusciva a rivestirla anche di quel potere, dato che nasceva principalmente dalla forza di un altro essere vivente con quella forza, cioè Kurama. Però in modo non ancora del tutto completo. Infatti non era affatto semplice gestire quella immensa portata chakra, né tanto meno riuscire a non farsi sopraffare. Per questo l’Uzumaki non aveva ancora messo in atto la tecnica in presenza di Sasuke, per paura di farci brutta figura.
 
D’atro canto il moro era ancora in alto mare per quanto riguardava il susanoo. Era chiaro che per ottenerlo al completo, avrebbe dovuto cedere all’odio e lasciarlo indisturbato oscurare la luce. Ma questo il ragazzo non poteva farlo per nessun motivo, e l’unico sistema che poteva permettere di ottenere il susanoo completo era avere pazienza. Gestire l’oscurità facendola avanzare a piccoli passi, di modo che la luce non ne venisse sopraffatta e che allo stesso tempo il male avesse abbastanza posto per scatenarsi. Ma per nessuno motivo doveva abbassare la guardia, quella luce, quella piccola speranza creata dall’amore e dall’amicizia era troppo preziosa perché sparisse. Stava a lui preservarla e custodirla.
 
Quindi scervellandosi su come poter risolvere la questione,Sasuke ebbe un’illuminazione. Per tutto il tempo necessario, avrebbe continuato ad accumulare chakra come stava già facendo, però riversandolo e trattenendolo all’interno di susanoo invece che tenendolo nel proprio corpo. Così la tecnica sarebbe stata soddisfatta di ricevere chakra impregnato di odio in abbondanza, senza che il cuore del ragazzo dovesse ad ogni costo oscurarsi. L’Uchiha posizionò all’interno dell’armatura anche tutte le energie raccolte fino a quel momento, constatando con frustrazione che ancora erano troppo poche perché il loro piano riuscisse.
 
 
Allo scadere dei trenta giorni entro i quali, a detta di Danzou, sarebbe cominciato un nuovo tipo di tortura, i due ragazzi venero come sempre portati alla stanza, ma le guardie, invece di lasciarli sul tavolo, li portarono fino alla porticina in fondo. Condussero dentro il biondo, legando alla parete come al solito Sasuke, il quale non capiva perché sta volta non gli fosse stato imposto di stare ad osservare mentre il fratello soffriva. Anzi gli stava venendo impossibilitato. Quindi l’Uchiha comprese che il vecchio aveva adottato quella nuova strategia per farli parlare, nascondere ciò che avveniva all’uno e all’altro così da farli stare in pensiero entrambi. I quali non si sarebbero neppure potuti chiedere cosa avevano passato di preciso dato che era rigorosamente vietato che si parlassero. Ma Naruto e Sasuke avevano il loro modo di comunicare all’insaputa di Danzou, e perciò tornati in cella si sarebbero raccontati tutto. Ma nonostante questo Sasuke era in pensiero e rivolse al capo della Radice uno sguardo interrogativo e pieno di risentimento. Il vecchio rispose alla muta domanda:
-Credo che tu non conosca Ibiki Morino, ma devi sapere che il migliore in fatto di: “torture mentali”.-
L’Uchiha strinse i denti. Anche questo si era inventato quel vecchio. La sua crudeltà non aveva confronti.
 
 
Naruto venne fatto sedere al centro della piccolissima stanzetta, in una normale sedia di legno. Si sorprese che nessuno lo stesse legando, infatti la guardia se ne uscì senza fargli niente, ma chiuse a chiave la porta. L’Uzumaki si guardò intorno, anche se non c’era niente da guardare se non le pareti di roccia e una piccola torcia messa da una parte. Però il ragazzo non dovette attendere molto che una voce lo sorprese alle spalle.
-Quindi tu dovresti essere il jinchuriki del Kyuubi. Io sono Ibiki, e questo è tutto quello che devi sapere di me.-
Naruto si voltò di scatto e vide uscire dall’ombra una figura alta e massiccia. Aveva in testa il copri fronte messo a mo’ di bandana, e a parte la faccia solcata da profonde cicatrici, nessun’altra parte del suo corpo era visibile. Anche alle mani portava dei guanti. La prima impressione che ebbe il ragazzo dell’uomo fu quella di una persona che era dura da piegare, e ne ebbe subito un’inspiegabile timore reverenziale.
-Io sarò anche un jinchuriki, ma prima di tutto sono Naruto Uzumaki, mettitelo bene in testa!-
Gridò il ragazzo per scacciare via i pensieri che gli vorticavano in testa.
L’uomo non si scompose, anche se pareva sorpreso dal tono con lui il ragazzo gli si rivolgeva e dalla sicurezza con la quale gli parlava. Ibiki cominciò a camminare, girando attorno alla sedia del ragazzo, probabilmente per farlo innervosire:
-E da dove questa risolutezza? A chi dovrebbe interessare chi sei, se tutti ti considerano solo un mostro?-
-Io …-
Cominciò il ragazzo, ma si bloccò non sapendo se gli era concesso o meno parlare, ma l’uomo non fece niente per zittirlo, e così Naruto proseguì:
-Io sono convinto che ricordarmi chi sono mi aiuti a continuare a farmi forza. Perché non mi voglio arrendere!-
Ancora una volta nessuna espressione turbò il volto dell’uomo, che continuava imperterrito a camminare, mentre il ragazzo doveva anche voltarsi per potergli parlare in faccia.
-Che cosa ti spinge a non arrenderti? Qual è il tuo scopo?-
L’Uzumaki realizzò che l’unica cosa che avrebbero fatto dentro quella stanza sarebbe stato parlare, quello era un interrogatorio vero e proprio. Oppure c’era dell’altro, forse l’uomo voleva arrivare al cuore di Naruto per poterlo controllore. Ma il ragazzo, anche avendo capito questo, decise di non smettere di sostenere i propri ideali, senza timore di esprimersi.
-Io dimostrerò la mia innocenza. E anche quella di Sasuke. Perché tutta questa storia non è altro che una balla! Io mi farò rispettare mi riscatterò!-
Affermò in tutta sicurezza. Ma l’altro era sempre pronto a smentire e a mettere in dubbio.
-A chi vorresti dimostrare la tua innocenza? A quelli che non ti hanno voluto? A tutte le persone al villaggio che ti hanno lasciato solo? Non credi che non proveranno mai nemmeno a voler credere alle tue parole?-
-Se …-
In quel momento il ragazzo ebbe il suo primo attimo di indecisione, e la sua sicurezza vacillò. L’uomo capì che stava procedendo nel modo giusto. Doveva continuare a fare leva sul passato del ragazzo e sulle sue emozioni che erano la sua debolezza.
-Se non vorranno credermi glielo dimostrerò con i fatti!-
Insisté ancora l biondo, sorprendendo appena Ibiki che non si aspettava questa risposta.
-E come intendi dimostrarlo?-
-Restituendo il rotolo. E questo è anche il motivo per cui, per nessuna ragione, posso rivelare dove si trova. E’ l’unico modo che ho per dimostrare che non ho mai fatto nulla di male. E quel vecchiaccio di Danzou lo sa, per questo lo rivuole, lui prova piacere a vederci soffrire, e vuole soltanto tenerci segregati! Ma se ne pentirà di essere stato così crudele!-
Ibiki rimase un po’ in silenzio. Non credeva che il ragazzo sostenesse ancora con così tanta foga la propria innocenza. Peccato che per lui e l’altro non c’era stato nessun processo. I due erano stati imprigionati senza chiedersi o meno se ce ne fosse una vera ragione.  Tutti erano stati d’accordo, nessuno si era chiesto se questo fosse la cosa giusta o no.
-E ti aspetti che anche dopo che tu riporterai il rotolo subito tutti cambieranno improvvisamente idea sul tuo conto? Sei solo un illuso se credi che con così poco in un men che non si dica tutti ti accetteranno.-
Naruto rimase in silenzio a lungo. Non aveva mai pensato a questo, che se anche avessero dato prova della loro innocenza, le cose non sarebbero cambiate molto da quando ancora non era successo nulla. Anzi, sarebbero ancora peggiorate. E sarebbero stati di nuovo incastrarli facilmente, perché nessuno credeva in loro. E li vedevano solo come mostri. L’uomo allora proseguì:
-Inoltre non sapresti mai socializzare e nessuno ti vorrebbe intorno. Non saresti in grado di comportarti a modo in mezzo a un po’ di gente, senza fare degli insulsi dispetti, senza che nessuno non cominci a giudicarti e tu a sfogarti facendo peggiorare le cose. Rassegnati. Non hai speranze là fuori.-
-Zitto! Se qui c’è qualcuno che può dire cosa posso e non posso fare quello sono io!-
Lo interruppe Naruto.
-In un modo o nell’altro mi adatterei, riuscirei a far capire a tutti che non c’è motivo per trattarmi come un emarginato. E se fino ad ora ho fatto solo dispetti è stato perché preferivo le sgridate piuttosto che essere dimenticato. Posso cambiare, posso dimostrare di essere come tutti gli altri. E non mi rassegnerò mai! Mai perderò la speranza! Se rinunciassi, cosa mi resterebbe? Ci lascerebbero a marcire su questa prigione fino alla fine dei nostri giorni, oppure continuerebbero con le torture anche dopo che abbiamo detto tutto. E io non voglio che sia così. Non dopo averci creduto fino a questo punto.-
Ibiki si fermò di fronte al ragazzo, e lo fissò con quei suoi occhi neri piantati in quelli blu scurissimo del ragazzo, che in quel momento erano lucidi, e delle lacrime solcavano il volto del ragazzo. Naruto si diede dell’inetto, perché si era ripromesso che non avrebbe più pianto. Si sentiva stupido e impotente, e voleva piangere. Ma allo stesso tempo non voleva saperne di arrendersi.
L’uomo scrutò ancora un po’ il ragazzo. Senza lasciar trasparire alcuna emozione.
-Quindi deduco che non mi dirai dove si trova il rotolo, giusto? Non lo dirai a nessuno nemmeno se ti dovessero torturare a vita, nemmeno se ti puntassero un kunai alla gola minacciandoti, nemmeno se uccidessero Sasuke davanti ai tuo occhi, dico bene?-
L’Uzumaki stava per rispondere negativamente, sicuro delle sue parole, perché avrebbe resistito in eterno se necessario per poter finalmente uscire di lì. Ma le ultime parole dell’uomo gli fecero morire la voce in gola. Se fosse davvero successo? Se per ottenere quello che voleva Danzou avrebbe fatto fuori l’Uchiha? A quel punto avrebbe resistito? Avrebbe tenuto la bocca chiusa sapendo c’era in gioco la vita di suo fratello? E se adesso Ibiki aveva detto quelle cose, non poteva che voler dire che sarebbero arrivati anche a questo, visto che lui non sapeva degli ordini dell’Hokage di non ucciderli. Naruto abbassò lo sguardo, per qualche secondo, prima di alzarlo di nuovo, ancora più determinato di prima.
-Se questo dovesse succedere, se davvero uccidessero Sasuke, se dovessero arrivare a questo, io mi toglierei a mia volta la vita, piuttosto che parlare.-
Pronunciò quelle parole con una serietà che avrebbe fatto accapponare la pelle a chiunque se non l’uomo che aveva di fronte. Il quale non poté fare a meno che provare ammirazione, verso quel bambino.
-Capisco. Fra nove giorni ci rivedremo.-
Disse infine Ibiki. Bussò tre volte alla porta e la chiave girò nella serratura. La porta si aprì con un cigolio, e l’uomo invitò il ragazzo ad uscire. Naruto si alzò e varcò la porta fissando intensamente l’altro. Se non fosse stato in quelle circostanze, Naruto conoscendo Ibiki l’avrebbe trovato una persona che ispirava profonda fiducia e rispetto, uno che era a posto insomma. Nonostante fosse stato scelto come suo aguzzino.
 
 
Quindi la porta rimase socchiusa, ora era il turno di Sasuke. Prima che il moro entrasse l’uomo si disse fra se e se.
-Naruto Uzumaki, un ragazzo interessante … -
Ibiki, per quanta gente avesse messo sotto tortura mentale, giocando con la parte più debole delle persone, non aveva mai incontrato nessuno con la forza vitale di quel ragazzino. Che non aveva ceduto nemmeno dopo più di un’ora di interrogatorio e che insisteva nel valorizzare i propri ideali. Si chiese se anche quello che stava per entrare fosse cocciuto allo stesso modo, ma molto probabilmente non lo era, perché di persone come Naruto al mondo ce n’erano veramente poche, anzi, forse lui era un caso unico nel suo genere. Sorrise leggermente, e sospirò. Era un peccato che nessuno lo considerasse per quello che era e non soltanto un mostro. Che nessuno potesse essere così fortunato da avere un amico del genere se non l’ultimo Uchiha. Ma forse, il fatto che i due fossero così legati, era la prova che l’Uzumaki riusciva davvero a trasportare con la sua vivacità anche i cuori più duri da sciogliere, com’era noto fossero gli Uchiha.
 
Appena fu fuori Naruto venne prontamente afferrato dalle guardie, e sostituito a Sasuke, il quale gli rivolse uno sguardo per capire in che condizioni era il fratello. Sembrava profondamente scosso, ma nei suoi occhi brillava una scintilla di determinazione più luminosa che mai. E le sue guance erano ancora umide, probabilmente aveva pianto. Sasuke si chiese cosa fosse successo di così atroce da spingere alle lacrime il fratello, non notò nessun segno evidente di ferite o torture. E allora ripensò alle parole di Danzou, la “tortura mentale” doveva essere qualcosa che non implicava il dolore fisico, qualcosa di peggiore della solita tortura. L’Uchiha prese un profondo respiro e non espirò fin tanto che non si sentì pronto ad affrontare qualsiasi cosa gli avesse fatto penare quell’Ibiki.
 
 
Naruto vide il fratello sparire oltre la porta, mentre l’uomo che l’aveva interrogato rimaneva sulla soglia.
-Non hai ottenuto niente?-
Domandò crudo Danzou.
-No, ma siamo solo all’inizio.-
Rispose Iibiki. E il vecchio non parve turbato dal fatto che l’uomo non avesse ottenuto alcun risultato. Il ragazzo cominciò a rendersi conto che fino a quel momento l’uomo si era solo intrattenuto con lui. E che se il vecchio non si stava infuriando era solo perché confidava oltremodo sulle capacità del suo uomo. Naruto venne percorso da un brivido, nonostante non sentisse affatto freddo. Ma si disse che quella paura era insensata ed era qualcosa da ignorare, perciò distolse lo sguardo. Poco dopo la porta si richiuse a chiave, e una guardia vi si posizionò davanti. In attesa. Naruto sperò con tutto il cuore che anche al fratello andasse tutto bene, che non si facesse incantare dai giochi di parole dell’uomo. E per un attimo si sentì persino in imbarazzo pensando all’Uchiha che lo aveva visto con le guance bagnate e gli occhi lucidi. Che figura … Addio orgoglio, addio dignità. Ma poi si ricordò di avere di fronte il suo peggior nemico, si riscosse e ritrovò la solita espressione dura e colma di odio, rivolgendola a Danzou, in piedi di fronte a lui.
 
 
Buon …. Buon qualsiasi momento della giornata sia mentre state leggendo, buona mattina, buon giorno, buon pomeriggio buona sera, buona notte …. (sempre ammesso che ci sia qualcuno a leggere, chiaro … ). Però di buono non c’è molto nel capitolo qua sopra. Naruto da prova di se e Ibiki, che forse anche troppo apertamente, ammette a se stesso di trovare nel ragazzo qualcosa di fantastico e particolare e che tutti dovrebbero conoscere. Nel prossimo capitolo sarà la volta di Sasuke, che chissà cosa si inventerà pur di tenere la bocca chiusa. Ma quel rotolo per Danzou sta diventando davvero un ossessione!! Comunque …. Spero di non essere troppo noiosa, e che ci sia qualcuno abbastanza pazzo da voler  leggere il continuo della storia,
Alla prossima, Yume18 ;)  

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Capitolo 11
*** Mente ***


Mente
 
 
Sasuke si sedette come gli era stato ordinato sulla sedia al centro della stanzetta buia. E prima che l’uomo potesse fare o dire nulla se non incrociare le braccia al petto il ragazzo parlò:
-Tu devi essere Ibiki Morino. Non ti conosco, e non provo alcun timore verso di te.-
Mise in chiaro.
-Non mi interessa che un moccioso come te mi conosca. Tu devi essere invece Sasuke Uchiha, dico bene? Oggi nessuno oltre a te porta quel cognome, o sbaglio? Ma questo non mi fa provare nessun timore verso di te, e nemmeno rispetto a dirla tutta. Ragazzino.-
Se non altro quel bestione sapeva il fatto suo, e Sasuke glielo riconosceva, ma il ragazzo non poteva lasciarsi battere a parole, in fondo, aveva sempre avuto una certa abilità nell’esporre oralmente, e non voleva lasciarsi vincere da quell’uomo.
-Quello che pensi di me non mi interessa. Perché qualsiasi idea tu, e il resto del villaggio vi siate fatti su di me e su Naruto, è sicuramente sbagliata.-
-E fammi indovinare, vuoi riscattarti e cominciare a farti benvolere da tutti, vuoi che il villaggio cambi idea sul tuo conto, giusto?-
Lo provocò Ibiki.
-Sbagliato. Non mi faccio illusioni. È la cosa più improbabile al mondo che tutti cambino idea improvvisamente. Solo uno infantile e testone come Naruto può credere in una cosa del genere. Io voglio solo dimostrare di essere innocente.-
L’uomo in qualche modo si aspettava una risposta del genere, sapeva che l’Uchiha era diverso dal biondo, per questo proseguì per niente scoraggiato.
-Ma alla fine rimarresti comunque solo non trovi? Come prima che voi finiste in prigione.-
-Io non sono mai stato solo da quando Naruto è diventato mio amico. Mi basta sfidare lui per non provare solitudine. E accetterei di tornare ad una situazione come quella di un po’ di tempo fa.-
Sasuke era convinto delle proprie parole, e non credeva che l’uomo sarebbe riuscito a farlo vacillare tanto facilmente.
-Però tutti ricominceranno a guardarti con astio, ti piomberebbe addosso l’odio di un villaggio intero, più forte che mai. Non credi che la tua fama di ultimo Uchiha, il più potente portatore di sharingan della storia, ti costerebbe la felicità?-
-Che ne sai tu di felicità? Non sei chiuso in questa dannata prigione. Non hai il diritto di stabilire quando io sia felice, e cosa me lo faccia credere. Devi sapere, che a dispetto di quello che credete tutti là fuori, io non serbo rancore per il villaggio a causa dello sterminio del mio clan.-
Sasuke iniziava ad alzare la voce, ma anche Ibiki era molto sorpreso.
-Vorresti dire che non ti mancano i tuoi adorati genitori? Che non ti faccia rabbia che il tuo caro fratellino, un ANBU di Konoha, abbia ucciso tutti quanti scegliendo poi la morte come soluzione più rapida alla fine?-
-Voglio dire … Che se detesto la gente di questo villaggio, è solo ed esclusivamente perché tutti non sono altro che codardi, indegni di essere chiamati ninja. Voi, che vi nascondete dietro storielle campate per aria, che avete paura persino della vostra ombra, e che sempre come codardi, rinchiudete dei bambini pur di evitare qualcosa di stupidamente astratto e impossibile da realizzarsi. Avete timore anche a provare a concepire qualcosa di diverso se non l’odio verso noi due, che nemmeno vi abbiamo fatto niente di male. Questa è la verità. E Itachi, non era come voi tutti credete, un fifone. Lui ha dato la vita per quello che un tempo era il villaggio, quella città che si chiamava Konoha. Ma che oggi, è solo l’ombra di quello che era un tempo. Perché le case vuote, le strade deserte, non fanno di un paese ciò che è. Sarebbe come creare un corpo senza porvi dentro gli organi, il cuore e il cervello, sarebbe solo un guscio vuoto.-
E lui che credeva che il moro gli si sarebbe mostrato solamente freddo e distaccato, disinteressato e impassibile. Invece adesso si stava letteralmente sgolando, senza riprendere fiato. Ma sempre con quella solita espressine determinata e calma. Ibiki rimase per un istante in silenzio, mentre l’Uchiha ansimava.
-E su questo principio di immoralità e codardia, si basa la tua scelta di non farci avere il rotolo, che intendi restituire tu stesso?-
-Sì.-
-Bene, ma non ti pare egoismo il tuo? Dici di farlo per te e anche per quel tuo amichetto, ma sei sicuro che non si stia parlando solo di soddisfare i tuo desideri personali? Cosa ti fa cedere che anche Naruto la pensi al tuo stesso modo?-
-Non mettere in dubbio la nostra amicizia. Non farei mai qualcosa che lui disapproverebbe. Agiamo di conseguenza ad un parere condiviso, ed entrambi vogliamo restituire il rotolo per riscattarci. Non puoi credere di comprenderlo solo per averci parlato poco fa.-
Ibiki aveva fatto presa sulla parte indecisa della mente di Sasuke, quindi anche il ragazzo moro aveva un punto debole. E quel punto debole si chiamava Naruto. Che molto probabilmente metteva in dubbio l’essenza stessa dell’Uchiha con i suoi sorrisi, e che apriva in lui i conflitti.
-Tu dici di conoscerlo bene. Ma non sai che ai suoi occhi il villaggio non è come lo descrivi tu. Lui farebbe di tutto pur di ricevere la fiducia anche di una sola persona di Konoha, ed è determinato a far cambiare idea a tutti. Come dici anche tu, questi sono pensieri infantili, ma lui ci crede come fossero certezze. La sua volontà va oltre l’immaginabile. Naruto vuole farsi tutti amici e poter considerare finalmente il villaggio casa sua. Ma c’ è una cosa che viene ancora prima di tutto ciò … Il suo desiderio di vederti essere felice. Non pensa a se stesso, ma a te. Sarebbe pronto a togliersi la vita, se la tua fosse minacciata. E credo che se me l’abbia urlato in lacrime, sia la verità.-
Silenzio. Un terribile silenzio, che ricadde sulle spalle dell’Uchiha pesante come una montagna. Avrebbe voluto negare, assolutamente dire che quella testa quadra era solo un idiota, che non sapeva quello che diceva. E per certi versi era anche una mezza verità, ma se il biondo si metteva in testa qualcosa, anche fosse stata la cosa più stramba del mondo, alla fine sarebbe riuscito nel suo intento. E Sauke non poteva credere che dopo tutto, anche se era moralmente un ragazzo buono, Naruto volesse ancora l’apprezzamento dl villaggio. Il moro rimase immobile con la bocca semichiusa. Fissando un punto imprecisato nel vuoto. Quindi Ibiki capì che quello era il momento più adatto per colpire con maggiore forza le convinzioni del ragazzino per farlo cedere.
-E tu dimmi … Faresti lo stesso per lui?-
Sarebbe arrivato ad uccidersi? Avrebbe potuto farlo, per Naruto? Avrebbe avuto la forza per compiere un tale gesto? Non lo sapeva. Aveva sempre creduto di avere delle salde convinzioni. Ma adesso …. Non sapeva proprio cosa rispondere. Avrebbe voluto urlare, andarsene di lì per poter mettere fine a quella tortura. Ma non riusciva a muoversi, era come pietrificato.
-Allora vedi, nemmeno Sasuke Uchiha ha il diritto di criticare. Perché se qui c’è un codardo, quello sei solo tu.-
Quelle parole facevano male. Colpirono Sasuke con la stessa violenza di un’arma da taglio, e lo trafissero. Il moro sentì il suo orgoglio che andava a farsi benedire. Con la gola secca non riuscì ad articolare bene le proprie parole.
-Io … Non sono … non sono un codardo … -
Disse senza il minimo entusiasmo, e l’interrogatore sogghignò.
-E adesso dimmelo, dimmi dove hai nascosto il rotolo, e non ti verrà mai posta la scelta fra il tuo amichetto e il rotolo, così non ci saranno più dubbi a tormentarti.-
No. Non poteva farlo. Per quanto in quel momento Sasuke si sentisse impotente e cavo all’interno, non avrebbe mai rivelato l’ubicazione del rotolo. E se un giorno avesse dovuto affrontare la scelta, l’avrebbe fatto a testa alta senza più timore. Non poteva in quel momento tradire la fiducia del fratello, cedendo alle debolezze.
-Questo mai. Sarò anche debole come dici, ma non abbandono in questo modo un amico. Specialmente se si tratta del mio unico amico.-
E anche questa volta l’uomo dovette arrendersi al silenzio del ragazzo che aveva di fronte. Sarebbe stata un’impresa davvero complicata tirar fuori dalle loro bocche quello che cercava di sapere. O meglio, quello che Danzou voleva sapere. Ma il vecchio non aveva ancora capito, che con qualsiasi mezzo avesse tentato, non sarebbe mai riuscito a smuovere i due. Perché entrambi erano fortemente attaccati ai loro desideri e alle loro speranze. E in quel momento, tenere per loro quel segreto tanto ambito da tutti, significava mantenere alto un pizzico di dignità, e avere un appiglio per non sprofondare nella disperazione e nella rassegnazione. Loro avevano bisogno di quel qualcosa che li spingesse a lottare. Indipendentemente se da quel qualcosa sarebbe dipeso il loro futuro come persone per bene e non come criminali.
-Bene, in questo caso rimanderemo la nostra chiacchierata a fra nove giorni. E allora tu mi dirai dove si nasconde il rotolo.-
Disse sicuro Ibiki.
-Aspetta e spera.-
Rispose Sasuke con fare provocatorio, mentre al segnale dell’uomo la porta si apriva e lui usciva, ancora sconvolto dalla chiacchierata, e quindi non riuscendo ad esprime tutta la sua ironia nel pronunciare quelle parole. L’Uchiha venne prontamente afferrato, e assieme al fratello, condotto nuovamente in cella.
 
 
Ibiki osservò la scena apparentemente impassibile, mentre dentro di se si domandava se tutto quello fosse giusto. E in poco tempo cominciò a vedere le cose come stavano veramente, dalla prospettiva dei due bambini. Danzou, che non gli era mai andato a genio, era in realtà una persona crudele e senza scrupoli, e la cruda verità era che non c’era nessun motivo valido per portare avanti quella pagliacciata, visto che i ragazzi, una volta liberi, avrebbero comunque restituito il rotolo. Ma forse il vero problema che affliggeva il capo della Radice, non era  “se il rotolo non fosse stato ritrovato cosa sarebbe successo”, ma “se i due avessero spifferato la verità, quali sarebbero state le conseguenza”. A quel punto, Danzou sarebbe stato accusato come traditore e processato per aver complottato contro il governo dl villaggio coinvolgendo ragazzi innocenti. Purtroppo però, pochissimi avrebbero visto Naruto e Sasuke in questo modo, come quelli che avevano subito, per loro c’erano davvero scarsissime probabilità di successo per i loro piani.
Ma stranamente l’uomo si ritrovò a fare mentalmente il tifo per loro, sperava che un giorno il bene avrebbe trionfato, come nelle storie a lieto fine, e non voleva che i due finissero di vivere i loro giorni fra quelle quattro mura. Entrambi sarebbero potuti diventare abilissimi ninja, valorosi, e con i giusti principi morali da seguire, se solo nulla di tutto ciò fosse successo.
-Spero che sia andata in questo modo, solo perché non hai dato il meglio di te, Morino Ibiki. Non tollero che in futuro si ripetano cose del genere. Confido nelle tue capacità, non voglio essere deluso.-
Le parole di Danzou interruppero il filo di pensieri dell’uomo, che si ritrovò a ingoiare amaro pur di non inveire contro il vecchio. Adesso Ibiki era certo di odiarlo, ma non poteva semplicemente andarsene dicendo che non voleva più fare quel lavoro sporco. Sarebbe apparso come un atteggiamento sospetto, e gli ANBU non lo avrebbero più lasciato vivere la sua vita, preoccupati che lui potesse andare a spifferare quello che aveva saputo dai ragazzi a destra e a manca. Perché infondo Danzou sapeva che i due, durante l’interrogatorio, avevano detto quello che sapevano alludendo al fatto che lui fosse il criminale e non loro. E che, una volta sfuggito al suo controllo, Ibiki, avrebbe sicuramente cercato conferma di quelle parole, magari scoprendo la verità che non doveva sapere. Quindi per il momento era meglio tacere, e continuare  a fare quello per cui si era trovato in quella prigione. Annuendo obbediente, anche se dentro di se non desiderava altro che rendere giustizia.
Cercò di vedere il lato positivo delle cose, infondo avrebbe continuato le chiacchierate con i due, e magari avrebbe anche trovato un modo, tramite la conversazione, di alleviare il loro dolore, permettendolo loro di sfogarsi. Quindi Ibiki parlò, riuscendo con questi pensieri in testa a non mettere un tono acido nelle parole:
-Lei spera bene, quest’oggi ho solo giocato con loro. Dovevo un po’ conoscerli e capire quali erano i loro punti deboli. Così dalla prossima volta saprò già in anticipo dove mirare. Non sarà deluso, in caso dovesse ripetersi la storia di oggi, avrei comunque altri metodi più bruschi per ottenere quello che voglio. Non si preoccupi.-
Sì, era disposto ad utilizzare ogni mezzo pur di non far scoprire le sue vere intenzioni a Danzou e di non lasciare da soli i ragazzi. Il capo della Radice annuì e poi si voltò, cominciando camminare, traballando, con il suo bastone fino all’uscita. Ibiki lo seguì poco dopo, non prima di aver ricevuto da quello dl clan Akimichi e quello del clan Aburame, che stavano in un angolo, delle strane occhiate, che gli erano parse come una muta domanda, e una sorta di conferma; e l’argomento riguardava indubbiamente Naruto e Sasuke.
 
 
-Capisco. Non avrei mai creduto che le cose potessero arrivare a questi livelli.-
-Allora Jiraiya, cosa ha intenzione di fare?-
Domandò Kakashi più serio che mai.
-Credo di non poter rimanere indifferente davanti ad una situazione del genere. Sarei giunto comunque al villaggio della Foglia per dare un’occhiata alla situazione generale, ma non prima di alcuni mesi. Sto facendo delle ricerche in merito ad un’altra faccenda altrettanto delicata, da non prendere sottogamba. Mi riferisco ad Akatsuki, l’organizzazione Alba, se preferisci. Sono ancora in alto mare, ma credo di aver capito in parte i loro obiettivi.-
-Si riferisce a quella Akastuki? Da quanto ho sentito da voci segretissime, anche  Orochimaru dovrebbe esservi entrato a far parte … -
Jiraiya assunse un’espressione leggermente triste e malinconica, come se stesse vagando lontano, nei propri ricordi, dimenticandosi di essere di fronte al ninja-copia. Poi però il sannin tornò immediatamente serio e risoluto, incrociò le mani davanti al mento, poggiando i gomiti sul davanzale della finestra della camera.
-Proprio seguendo Orochimaru, sono arrivato a questa organizzazione, scoprendo cose alquanto terribili.-
-Come sarebbe … ? E comunque, in che modo Konoha potrebbe essere minacciata da Akatsuki?-
Kakashi pareva sempre più confuso. E il fatto di non sapere tutta la verità gli dava ai nervi, scatenando in lui anche una sorta di timore nato dall’ignoranza.
-Devi sapere, che ne fanno parte ninja dalle abilità particolari, persone imbattibili, e …. Tutti quanti traditori del loro proprio villaggio. Che non si fanno scrupoli ad uccidere, che si vendono come mercenari, e che mirano in alto, molto in alto, ma … e qui viene la parte che ci deve interessare: per realizzare i loro scopi, pare stiano dando la caccia ai jinchuriki. E non solo, devono essere alla ricerca anche di qualcos’altro, e tutto mi porta a credere che quello che vogliano sia uno sharingan molto potente. Tu sai a chi mi riferisco, vero Kakashi?-
L’uomo rimase immobile, con la schiena poggiata alla parete. Quasi non voleva credere a quelle parole che aveva appena sentito.
-Sasuke Uchiha e Naruto Uzumaki, entrambi. Di questi tempi pare che siamo molto ambiti e contesi fra le varie organizzazioni. Prima la Radice, e ora anche Alba. Ma suppongo che qualcuno debba pur aver fatto sapere ad Akatsuki dei due … -
-Orochimaru, senza alcun dubbio. Ma credo anche che allo stesso tempo stia cercando di rallentare i movimenti dell’organizzazione. Non riesco a capire a quale gioco stia giocando … -
Nel pronunciare quelle parole Jiraiya emise un sospiro rassegnato.
-Comunque … Adesso la priorità è quella di tentare in ogni modo di far liberare i due. Poi dovremo pensare a proteggerli.-
Cercò di cambiare argomento il sannin, facendo abbassare, se possibile, ancora di più le aspettative della conversazione.
-Ma a questo punto … Non sarebbe meglio se lei continuasse le sue ricerche? Per il momento sarebbe la cosa più importante da fare, dato che solo lei riesce ad ottenere sempre le informazioni che le servono. Riferiremo all’Hokage le circostanze per cui non è potuto venire, e lui capirà di certo. Anzi, mi dispiace averla interrotta così bruscamente nel bel mezzo delle sue ricerche.-
-Su Kakashi non dire sciocchezze e lascia perdere le formalità, dammi pure del tu. È un bene che tu sia capitato in questo momento. Continuerò le mie ricerche solo dopo avere aiutato te e i tuoi ragazzi a scovare Tsunade, dopotutto per ora è il massimo che posso fare, e anche al villaggio non sarei molto d’aiuto. Mentre credo che la presenza di lei sia indispensabile per riuscire a concludere qualcosa. Io posso fare poco, ma farò tutto quello il possibile per rintracciarla e spiegarle le cose in modo che lei si decida a fare ritorno a Konoha. Poi io dovrò lasciarvi, riferirai tu tutte le mie scoperte a Sarutobi-sensei, e ci terremo in contatto.-
Jiraiya aveva ritrovato il sorriso, ed era animato da una forte determinazione. Si tirò su voltandosi verso Kakashi, il quale annuì anch’egli un po’ più sereno.
-Adesso raduna i tuoi ragazzi e andiamo da loro. Saranno felici di sapere che finalmente hanno trovato una delle due persone che cercavano. Mi dispiace solo che abbiate dovuto faticare molto e aspettare quasi due mesi prima di trovarmi.-
-Non ti preoccupare, nessuno ti da la colpa, e vedendoti, dimenticheranno in un batter d’occhio tutta la fatica di questi ultimi tempi.-
Gli garantì il ninja-copia, per poi uscire dalla stanza, percorrere a ritroso i corridoi del locale ed infine tornare sui suoi passi, attraverso le strade della città,  verso la locanda in cui alloggiava con i tre allievi. Alle sue calcagna Jiraiya, uno dei tre ninja leggendari, lo seguiva.
 
 
Naruto notò fin da subito che Sasuke aveva l’aria di chi è finito sotto un treno: del tutto sconvolta. Per un attimo il biondo, aveva creduto che il fratello fosse abbastanza forte e freddo di carattere da uscire impassibile dalla stanzetta. Ma si era subito ricreduto al vederselo apparire di fronte in quello stato. I dubbi lo tormentavano, si chiedeva cosa avesse potuto ridurre così Sasuke Uchiha; mentre le guardie li trascinavano letteralmente verso le cella. Ormai il percorso si era impresso a fuoco nella mente dell’Uzumaki, che sapeva a memoria, corridoio per corridoio, come raggiungere la sala delle torture. E gli saliva la nausea a vedersi passare di fianco sempre quelle mura spoglie, tutte uguali, poco illuminate e fredde, che gli davano l’opprimente sensazione di venirne schiacciato.
 
Quando vennero di nuovo incatenati a quelle maledette catene, il biondo trattenne a stento un lamento allo sfregare del metallo arrugginito e incrostato sulla pelle viva. Infatti, cercando di farsi dire da Danzou cosa ci trovasse di così appagante nel far soffrire dei ragazzini, si era agitato talmente tanto da ferirsi i polsi con i pezzi di ferro che lo imprigionavano al muro.
Naruto non ci aveva messo troppo a riprendersi dopo l’interrogatorio, aveva asciugato le guance dalle lacrime e aveva messo da parte tutte le emozioni provate dentro la stanza. Per quanto dentro si sentisse ancora scosso, pieno di frustrazione, angoscia, determinazione, riusciva comunque a pensare lucidamente. Ma per Sasuke non doveva essere così. Lui, che non era abituato alle grandi emozioni, che non si lasciava trasportare dall’euforia del momento, aveva sempre soppresso i sentimenti, e una volta che gli erano stati tirati fuori a forza non aveva saputo più controllarsi. Ne era rimasto troppo sconvolto. E il biondo capiva perfettamente come si sentisse in quel momento il fratello, e desiderava soltanto poterlo far sentire un po’ meglio, consolandolo a modo suo. Quindi attese che l’Uchiha si riprendesse un po’, prima di attirare la sua attenzione e fargli attivare lo sharingan.
 
Sasuke non riusciva a togliersi dalla testa le parole di Ibiki, che gli si riproponevano all’infinito, sempre più forte e distintamente in testa: “Sarebbe pronto a togliersi la vita, se la tua fosse minacciata. E credo che se me l’abbia urlato in lacrime, sia la verità”. Perché doveva essere sempre così testardo quel ragazzo? Come riusciva ad essere sempre sincero e convinto in tutto quello che faceva e diceva? L’Uchiha non riusciva a capacitarsi di tutto quello che era accaduto. Tutte le sensazioni si erano messe a ruotare fra di loro in modo scomposto, e lui non riusciva più a mantenerne il controllo. Non capiva proprio cosa dovesse provare in quel momento: rabbia? Gelosia? Rispetto? Scosse la testa cercando di far placare quel mare in burrasca che gli si agitava dentro, inspirando profondamente.
Qualche minuto dopo il vento si era in parte placato, e Sasuke notò che Naruto stava attirando la sua attenzione. Così mise in azione i suoi occhi ed entrò nella mente del biondo.
 
-Allora baka, devi essertela davvero vista brutta là dentro per uscirne peggio di uno zombie rincretinito! Non mi dirai che il grande Sasuke si è lasciato abbattere così facilmente?! Guarda che non ti riconosco più!-
Partì subito alla carica il biondo con il suo particolare metodo di “consolazione”. Il moro si domandò perché stesse provando a tirarlo su di morale. Perché erano fratelli, e questo gli stava bene, ma in quel momento Naruto avrebbe dovuto soltanto godersi quella sua vittoria, quando per la prima volta riusciva in qualcosa meglio dell’altro. E invece stava lì a blaterare e a rendersi ridicolo nonostante tutto. Non poteva lasciare il fratello da solo con la propria solitudine, e non voleva farlo.
-Sta zitto testa quadra.-
Borbottò l’Uchiha, e l’Uzumaki sorrise a trentadue denti per quel piccolo risultato ottenuto.
-Aaaa lo vedi … Senza di me che faresti … Sei già di nuovo il solido ghiacciolo brontolone!-
Ma Naruto dentro di se, non si rendeva nemmeno conto in quel momento di essere un gradino sopra al moro. A lui non importava del fatto che si fosse o meno ripreso prima e con più facilità del fratello. E in quel momento, mentre lo prendeva in giro e parlava in modo scherzoso, sì, anche quando era lui a fare la parte di quello che consola, provava invidia verso Sasuke. Naruto lo vedeva come una specie di idolo, e non per come stavano veramente le cose. A lui l’Uchiha sembrava sempre il solito, che si sentiva superiore e che il biondo desiderava eguagliare con tutte le sue forze.
-Perché …. Perché adesso ti scervelli a trovare un modo per tirarmi su di morale? Perché non mi lasci con i miei pensieri una volta tanto testone?-
-Ma è ovvio, perché se tu non sei felice, io da solo non potrei mai esserlo. Perché quando tu soffri, che senti dolore, quel dolore, lo sento anch’io.-
Sasuke rimase in silenzio. Quel dolore, sì, quello stesso dolore, quando l’Uzumaki era uscito dalla stanza in lacrime, l’aveva sentito. Ma non si era spiegato da dove provenisse, non l’aveva capito. Ma adesso gli era chiaro.
-Io … -
Cominciò l’Uchiha, e Naruto venne in suo aiuto vedendolo tentennare:
-Tu niente. Adesso la pianti con queste scene e la prossima volta vedrai che non ti farà lo stesso effetto che oggi. Poi se ti rimetti a fare il piagnone vengo lì e ti prendo a bastonate! Intesi?-
-Provaci, se ti riesce, testa quadra.-
Rispose finalmente con un sorrisetto Sasuke.
-Vedrai!-
Esclamò a braccia conserte l’Uzumaki, scoppiando poi a ridere. Il moro si ritrovò a ringraziare mentalmente il fratello, che adesso stava ridendo così spensierato, ma che sicuramente, mentre cercava di consolare l’Uchiha, dentro di se era ancora abbattuto e in confusione. Quindi il moro si fece serio tutt’un tratto.
-Naruto, qualsiasi cosa dovesse accadere, prometti che non farai sciocchezze.-
Il biondo si bloccò di colpo, guardando dritto in faccia il fratello. Aveva capito che molto probabilmente si riferiva alla frase urlata da lui stesso ad Ibiki, il quale l’aveva riferita di sicuro anche a Sasuke. L’Uzumaki rimase interdetto, non poteva fare promesse che poi non sarebbe riuscito a mantenere. Lui era seriamente intenzionato a tener fede alle parole dette in presenza dell’interrogatore.
-Non ti assicuro niente, ma prometto che farò tutto il possibile per evitare che ci privino della compagnia che ci facciamo l’un l’altro. E quando prometto qualcosa puoi sta certo che non mi rimangio la parola data. Mi impegnerò anche a non farmi ammazzare, ma tu fai lo stesso, chiaro?-
Dichiarò sicuro Naruto. E Sasuke con uno sbuffo annuì. Ma dentro di se decise d’impegnarsi anche a tenere sotto controllo il fratello, e quanto prima, a tornare quello di sempre. L’Uzumaki aveva ragione: adesso doveva farsi forza e non mollare, così la volta successiva sarebbe andata maglio, e lui avrebbe ripreso il posto che gli spettava al fianco del fratello, come era sempre stato.
-Yawnnnn! Quanto siete noiosi, mi fate venire il latte alle ginocchia!!! Andatevene a blaterare delle vostre faccende personali da un’altra parte, io sto cercando di dormire!-
Kurama sbadigliando si era intromesso nella conversazione.
-Gne gne gne! Ma se non fai altro dalla mattina alla sera, volpaccia!-
Ribatté Naruto leggermente in imbarazzo.
-Come mi hai chiamato? Vieni qui che ti aggiusto per bene io! Ti riduco in pezzi così piccoli che nemmeno con la lente d’ingrandimento si riuscirebbe a ricomporti! Brutto moccioso … -
 Sbraitò la volpe, e in quel momento, per far calmare i due intervenne l’Uchiha.
-Piantatela voi. Adesso vado, così non ci saranno più chiacchiere moleste nell’aria. Naruto non te la prendere, ma ho bisogno di stare un po’ per i fatti miei. Intanto tu comincia preparati per quando ti batterò, non vorrei poi farti troppo male, capisci?-
-Sì, certo, preparati anche tu, e non fare lo sbruffone, Sasuke.-
I due si sorrisero, e poi disattivando il proprio potere oculare, il moro tornò in se. In realtà se ne era andato solo per permettere anche al fratello di lasciare liberi i propri sentimenti, che avrebbe tenuto repressi dentro di se fin tanto che sarebbe rimasto in compagnia dell’Uchiha.   
 
Infatti appena nella stanza non rimasero che lui e Kyuubi, l’Uzumaki sospirò sonoramente.
-Scusa Kurama se ti abbiamo disturbato … -
-Mi fai proprio pena lo sai? Tutto spavaldo, allegro e spensierato col tuo amichetto, e guardati adesso?! Non avresti il diritto di andare a fare a predica agli altri mentre sei tu stesso in queste condizioni.-
-Piantala adesso. Ho capito … -
Così dicendo il biondo si mise seduto per terra, raccogliendo le gambe al petto e stringendole a se in un abbraccio. Fissava un punto imprecisato nel vuoto, e sentiva che anche lui, come era stato per Sasuke, aveva bisogno che qualcuno lo consolasse. Poi però scacciò quel pensiero e si disse che lui bastava a se stesso, e che comunque non ci sarebbe stato nessuno per lui, lì a confortarlo. D’improvviso sentì uno strano e piacevole calore avvolgerlo. Si voltò e vide il chakra rosso della volpe che lo stava delicatamente avvolgendo, mentre il flusso continuo si faceva irregolare. Naruto si volse quindi verso Kurama, che per orgoglio, si era messo a fingere di dormire con il muso poggiato sulle zampe anteriori. L’Uzumaki sorrise, e si disse che non era poi così solo, che anche lui aveva qualcuno che lo faceva sentire tranquillo “a modo suo”.
Il biondo si mise disteso, sempre raggomitolato su se stesso, lasciandosi cullare da quella piacevole sensazione di tepore. Prima di scivolare nel sonno sussurrò un piccolo grazie alla volpe, la quale rispose fintamente seccata con uno:
-Tsk! … -
Che il ragazzo non sentì nemmeno.
 
 
Rieccomi! Sta volta ho cercato di dare il meglio di me per far sembrare il capitolo meno noioso possibile. Abbiamo finalmente dei nomi per i ninja misteriosi che l’Hokage cercava e una presa di coscienza da parte di Sasuke. Per non parlare di una volpe fin troppo gentile, spero che non sia sembrata eccessivamente OOC, ma mi pareva giusto che anche Naruto avesse la sua consolazione. Dopotutto ci vuole un po’ di affetto per superare i momenti difficili, no? Ok, spero che alla fine a qualcuno piaccia quello che scrivo, e che quindi continuiate a leggere la storia…
Alla prossima, Yume18 ;)

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Capitolo 12
*** Comprensione ***


 Comprensione
 
 
-Avanti Shin … -
Mormorò Kakashi all’orecchio del ragazzo dandogli delle leggere pacche sulle spalle per farlo calmare. Questo, aveva preso nuovamente a tossire violentemente, e l’accesso improvviso aveva costretto il ragazzo a fermarsi, senza fiato.
-Coaf coaf …. Va … Coaf …. Va tutto bene …. –
-No Shin, non va bene per niente! Cos’hai? Questa tosse non è una cosa da sottovalutare!-
Protestò Sakura sorreggendo il compagno. In quel momento Sai atterrò fra di loro, e il volatile di inchiostro sul quale volava si dissolse non appena il ragazzo fu smontato dal suo dorso.
-Cosa mi sono perso? Che sta succedendo qui?-
-Niente niente, solo un po’ di tosse … Piuttosto, ha visto qualche villaggio da lassù? Il paesino che cerchiamo non dovrebbe essere troppo distante … -
Shin cercò di sviare il discorso, ma Sakura s’intromise:
-Sarà stata anche solo un po’ di tosse, ma è già la settima volta oggi, e … -
-Sakura ha ragione, se stai male devi dirlo ragazzo, la salute viene prima di tutto, non sentirti d’intralcio alla missione.-
Intervenne anche Kakashi. Intanto Jiraiya se ne stava in disparte, a guardare la scena con un mezzo sorriso. Certo, era preoccupato per le condizioni di quello Shin, ma vedendo come i tre ragazzi si sostenevano, scherzavano e ridevano, non poteva che provare malinconia e i ricordi di un passato lontano tornavano a farsi vividi e dolorosi. E il modo pacato con cui il sensei prendeva in mano la situazione, non poteva che fargli tornare alla mente il viso raggiante del suo vecchio allievo Minato, che aveva trasmesso a sua volta tutto ciò che sapeva ad altri giovani. Kakashi, sotto i suoi occhi, in quel momento rappresentava l’unica possibile speranza di non lasciare nel dimenticatoio la memoria del Quarto Hokage. Fungeva da nesso per ricollegare il filo dei ricordi, connettere passato e presente, e in qualche modo averlo accanto faceva sentire il Sannin meno vuoto e solo.
 Ma in realtà dentro provava un grande rimorso, che lo logorava giorno dopo giorno, rodendolo dall’interno. C’era sempre stato, ma qualche settimana prima, con l’arrivo dei ninja di Konoha che l’aveva coinvolto nella loro ricerca, si era fatto di nuovo sentire, forte, ricordandogli di non essersene mai andato, rimanendo acquattato nell’ombra, a consumare l’anima del vecchio. E quello stesso senso di colpa spingeva Jiraiya ad adempiere a quello che adesso era diventato il suo scopo primario su ordine dell’Hokage stesso.
Il Sannin non poteva, e non voleva lasciare correre per l’ennesima volta, adesso era giunto il momento di regolare i conti lasciati in sospeso, e scacciare una volta per tutte quel baco che lo rodeva dall’interno e che aveva cominciato il suo lavoro quella notte di quasi tredici anni prima, il cui nome era Rimorso.
-Scusa tanto Jiraiya, ti stiamo facendo perdere molto tempo inutilmente. Per colpa di questi scalmanati non abbiamo avuto modo nemmeno di documentarci a dovere, sempre così impazienti …. -
-Sciocchezze Kakashi! È normale, sono ancora giovani, e vorrebbero che si facesse tutto subito. Sono d’accordo con loro, appena si ha l’occasione di fare ciò che si deve non bisogna esitare, perché l’occasione potrebbe anche non ripresentarsi. Troveremo comunque Tsunade, dovunque si nasconda, e se adesso Shin non è in forma potremo aspettare perché si riprenda. Non sarebbe tempo sprecato.-
Mentre parlava il Sannin in realtà non faceva altro che rammentarsi dei suoi errori e ripromettersi che non ne avrebbe più commessi. E in parte Kakashi capì le vere emozioni che si celavano nell’animo del vecchio.
Sakura arrossì e fece la linguaccia all’affermazione, e Shin sorrise grattandosi la nuca. Sai rimase impassibile, con quel suo sorrisetto che, probabilmente finto, celava la reale scocciatura provata dal ragazzo nel ricevere quello che avrebbe dovuto essere una sorta di complimento.
-Uffa! Vi dico che è tutto ok! Non ho niente! Non è necessario fermarsi, proseguiamo!!-
Esclamò allegramente Shin già in testa al gruppo, che procedeva di buon passo. Kakashi sospirò rassegnato, e così anche la ragazza, che scosse leggermente la testa. Mentre Sai borbottava qualcosa di incomprensibile e Sakura lo rimproverava del suo carattere che lo rendeva sempre pronto a ribattere su ogni cosa e a lamentarsi di continuo.
 
Dentro di se Shin si sentì sollevato al pensiero che anche quella volta nessuno avesse preso sul serio la sua situazione, che in realtà era molto grave. Il ragazzo sapeva che non mancava molto prima che tutti si rendessero conto che il suo non era un male comune, e che presto l’avrebbe condotto alla morte. E infatti già Sai sospettava qualcosa, Shin ne era sicuro.
 
 
I giorni passavano, e Naruto per più di una volta si era lamentato di quanto fosse noiosa e ripetitiva quella vita.
-Frustate, insetti schifosi, chiacchierate sfiancanti … Uffa, non ne posso più!!!-
E Sasuke sospirava, a apostrofava il fratello con il solito “testa quadra”, visto che era inutile brontolare e che lamentandosi con lui, dentro le loro teste, il biondo non avrebbe risolto gran che. Così l’Uzumaki metteva il broncio.
 
Al termine delle torture fisiche, i due ragazzi non avevano molto da dirsi, perché vedevano ogni volta tutto, e anche di più di quello che c’era da vedere. Si scrutavano negli animi a vicenda, percependo ognuno il dolore che l’altro provava. Mentre dopo l’interrogatorio, c’erano sempre molte cose da dirsi, ma le parole che uscivano alla fine erano pochissime. Nessuno dei due amava parlare di quello che gli veniva tolto di bocca da Ibiki, perché si trattava di faccende personali, da tenere nascoste nel profondo, e che non sarebbero mai dovute essere rivelate. Alla fine il poco tempo degli incontri dentro Naruto, veniva interamente impiegato dai due per battersi. Non erano grandi lotte o chissà che spettacolo da vedersi. Nessuno dei due dava il meglio di se. Si limitavano a colpirsi con pugni e calci, a volte spuntava qualche clone, e una fiammata qua e là, ma mai niente di più. Non soltanto perché il chakra non c’era mai, sottratto dalle catene, dagli insetti e dai ninja specializzati, e quello che restava, messo da parte in cima alle scorte; ma anche perché non serviva spingersi tanto oltre ai due, per riuscire a combattere sentendosi appagati. Tutto quello che le parole, rifiutandosi di uscire, non esprimevano, poi veniva compensato da quegli scontri. Inconsapevolmente, ad ogni scambio di pugni, frammenti di emozioni, sensazioni, ricordi, affioravano nelle menti dei due. E Naruto sentiva Sasuke, il suo orgoglio, le sue incertezze, i suoi dubbi, le sue paure, e Sasuke sentiva Naruto, con la sua smania di farsi accettare, la sua testardaggine e la sua tristezza. Senza rendersene conto, senza parole, si capivano e si sentivano a vicenda. E non sapevano nemmeno che questa esclusiva fosse riservata ai ninja d’elite, ai migliori, per loro era normale trovarsi consolati, più sereni, dopo una scazzottata, quasi fosse medicina santa. Alla fine degli scontri si sentivano sempre un po’ meglio, ed era questo che contava.
Oltre a questo, tramite quei brevi incontri, Naruto e Sasuke si mantenevano in forma nel combattere, allenavano ancora e ancora i riflessi e la resistenza, che andava già oltre la media di qualsiasi altro ninja in tutto il villaggio, e riuscivano a tornare a sentirsi “vivi” per davvero. Perché sempre chiusi tra quelle mura, era facile dimenticarsi cosa significasse vivere, e scordarsi di lottare sempre e comunque. I due non sapevano nemmeno da quanto si trovavano in quel buco, molti mesi, questo sicuro, ma non avrebbero saputo dire con esattezza quanti di preciso. Per loro esisteva solo: “ogni tre giorni”, che arrivava sempre prima del previsto e così spesso che non si riusciva a tenere il conto.
Ogni tre giorni qualcosa di diverso, ma infinitamente conosciuto e ripetitivo. L’Uzumaki sentiva di impazzire a volte, quando gli pareva di vivere quelle stesse situazioni all’infinito, e gli sembrava di viverle da sempre, e che non sarebbe mai finita. Ma poi scuoteva il capo con forza, e tentava di correre con la mente ai vecchi ricordi, sempre più confusi e distorti, e vi si aggrappava con tutte le sue forze. L’accademia, gli scherzi fatti con Sasuke. Si diceva che tutto quello era veramente successo, e che un giorno sarebbe ritornato. Così la cognizione di se stesso e del tempo, lentamente, tornava.
 
L’Uchiha invece per mantenere saldi i nervi, ogni giorno si ripeteva mentalmente che quello sarebbe stato l’ultimo e poi basta, e poi se ne sarebbero andati via di lì. Ma poi il giorno successivo arrivava, non accadeva niente, e allora d’accapo: quella era la volta buona, poi libertà! E così via, ogni giorno, tirando avanti di speranze. Perché quel poco che davano loro da mangiare, non sfamava per niente, e con la medicina degli Akimichi non se lo sentivano quasi nemmeno arrivare nello stomaco. Ma ormai alla fame non facevano neppure più caso, era sempre lì a tormentarli, ma ormai era parte di loro, e quasi non ricordavano come fosse sentirsi sazi e sfamati.
 
L’unica nota positiva di quella vita per i ragazzi, se davvero lo fosse, e se davvero così la si può definire, era poter osservare Danzou, il loro peggior nemico, che si faceva sempre più impaziente e frustrato. Sfogandosi in accessi di rabbia, che nei primi tempi, non si sarebbero mai visti, ma che adesso erano abbastanza frequenti. E per tutto quello che era stato fatto loro fino a quel momento, per quante volte il vecchio avesse riso di gusto di fronte al loro dolore, in quei brevi istanti in cui Danzou perdeva il controllo di se, Naruto e Sasuke esultavano, e si prendevano una sorta di piccola rivincita. E questo dava loro maggiore forza per continuare a tenere il loro segreto al sicuro: anche il capo della Radice, quel vecchio terribile, perfido e apparentemente inavvicinabile da qualsiasi preoccupazione, poteva essere messo in agitazione e poteva perdere le staffe. 
 
 
Era la quarta o la quinta volta, che Ibiki li sottoponeva all’interrogatorio, e fino a quel momento era stata sempre più o meno la stessa storia. L’uomo faceva domande insidiose, e i due erano costretti a rispondere e a difendersi, per mantenere alta la dignità. Puntualmente veniva loro chiesto di dire dove fosse nascosto il rotolo, e puntualmente l’uomo non riceveva risposta se non dei secchi “No!” e delle occhiatacce. Ma Ibiki non insisteva mai, e non ripeteva la domanda più di due volte, dato che Danzou non poteva sapere cosa realmente accadeva nella stanza e non poteva quindi sapere quanto l’interrogatore facesse pressione o meno sui ragazzi.
E in qualche modo Naruto si era reso conto di questo particolare, di come l’uomo si giustificasse sempre di fronte al vecchio, che probabilmente si aspettava che accadesse chissà che cosa dentro la stanzetta buia. Ibiki suscitava nel biondo sentimenti contrastanti. Il ragazzo lo vedeva più come un carnefice al servizio di un mostro che non si vuole sporcare le mani, ma lascia fare i lavori difficili ai suoi scagnozzi, che come uomo tale era. Eppure l’Uzumaki dentro di se sentiva che quella persona non era cattiva, che non tentava realmente di fargli del male con le parole, che si tratteneva, per così dire in altri termini. E quindi spesso Naruto era in confusione,e continuava a tenere un tono di sfida e a stare sulla difensiva. In fondo in fondo però, Ibiki gli piaceva, e gli pareva una brava persona, ma così in fondo che non si vedeva nemmeno. E questa sorta di rispetto era nato pian piano, soprattutto dopo un certo discorso dell’uomo sull’importanza del lavoro di squadra:
-E che faresti quindi, se ti fosse offerta la libertà per il tuo amico, a patto che tu rimanga qui per sempre, fin tanto che non ti venga estratta la verità a forza, con i più brutali dei metodi? Hai detto che faresti qualsiasi cosa per lui, che metteresti la sua sicurezza prima della tua, questo lo faresti?-
C’era stato un lungo silenzio nel quale Naruto aveva esitato,e Ibiki, anche se si ripeteva che gli sarebbe stata utile una risposta di assenso, in cui il biondo dichiarava che sarebbe stato d’accordo su quella scelta, se mai gli si fosse stata proposta, aveva sperato che alla fine invece il ragazzo prendesse la decisione giusta, perché anche Ibiki credeva in lui, e voleva avere la conferma che aveva visto giusto, e che Naurto era davvero degno del suo sostegno, e che faceva bene a trasgredire ogni legge per poter fare qualcosa per lui.
Alla fine la risposta era arrivata, dapprima con un tono sommesso, e poi via via sempre con maggiore sicurezza:
-E’ vero, ho detto che avrei sempre difeso Sasuke, e messo la sua vita davanti alla mia, ma per quanto io mi sforzi di negarlo, per quanto mi ripeta che sarebbe da egoisti, io non lascerei andare via Sasuke senza di me, dopotutto fin ora abbiamo resistito e ci siamo fatti forza a vicenda, se se ne andasse, non sono sicuro che io reggerei per molto, e finirei per tradire la sua fiducia, rivelando tutto. Non sto accampando scuse come potresti insinuare, la verità è che non penserei affatto a quello che vorrebbe lui, e finirei per negargli la libertà, ma più di ogni altra cosa adesso, desidero non essere lasciato solo, e credo che questo valga anche per lui. Solo insieme ce la possiamo fare.-
E dicendo questo il ragazzo aveva abbassato lo sguardo, pronto a ricevere altre frecciate sul fatto che lui fosse così egoista, su come si sarebbe invece dovuto comportare, sulle conseguenza delle sue azioni, su come si sarebbe sentito tradito l’Uchiha e via dicendo. Ma alla fine non era arrivato nulla di tutto ciò. Solamente, con grande sorpresa di Naruto, un sorriso. Che non era il solito sorriso di scherno, beffardo e che mirava a fargli perdere la calma e la fiducia in se stesso. Era uno di quei sorrisi veri, che si fanno con il cuore. Ibiki lo aveva guardato quasi con dolcezza e compassione, e aveva detto parole che l’Uzumaki non avrebbe più dimenticato:
-Sono orgoglioso che questa Konoha dalla quale vuoi essere accettato, abbia tra la sua gente, persone come te, che capiscono l’importanza del lavoro di squadra. Da soli non si è niente e non si è in grado di fare niente. E abbandonare i propri compagni è il crimine più grave che si potrebbe mai commettere. Mentre farsi carico del dolore degli altri, rimanere uniti anche nei momenti peggiori, continuare a credere che con qualcuno accanto tutto possa essere migliore, credo siano azioni degne di un ninja valoroso.-
Il ragazzo si era sentito gonfiare il petto d’orgoglio,e anche se lo aveva sfiorato l’idea che l’uomo stesse soltanto cercando di guadagnarsi la sua fiducia, il biondo aveva provato gratitudine verso l’interrogatore.
Poi le domande erano riprese incalzanti, e a breve tutto si era facilmente dimenticato, dietro discorsi vari. Ma quella sensazione di essere finalmente compreso e accettato da qualcuno, era rimasta ben impressa nella mente di Naruto, ed era stato così piacevole ricevere una sorta di elogio, che il ragazzo avrebbe voluto riceverne sempre di più, all’infinito. E continuava a sognare, e a sperare che un giorno, fosse stato lontano o meno, tutti quanti lo avrebbero accettato.
 
Anche Sasuke aveva cominciato a vedere qualcosa in più nell’uomo, oltre che le sue vesti di interrogatore. Il moro era riuscito grazie alla sua abilità nel rigirare a suo piacimento i discorsi, a comprendere anche informazioni piuttosto personali dell’uomo, anche se quest’ultimo era riuscito comunque a privare Sasuke di tutti i segreti che celava nell’animo.
Di fronte ad Ibiki, il ragazzo non era più Sasuke Uchiha, il mostro temuto da tutti, freddo e chiuso in se stesso. Ma era un altro Sasuke, perfino diverso da come lo conosceva Naruto, anch’egli umano e con i suoi dubbi a tormentarlo. E in un certo senso, per quanto il moro trovasse sgradevole che qualcuno lo conoscesse così a fondo, si ritrovava ad ammettere a se stesso, che non era poi così male discutere con qualcuno che lo trattasse alla pari di qualsiasi altro essere umano. E non come, l’Ultimo degli Uchiha, a detta della sua fama. Anche parlare con Naruto lo faceva sentire a suo agio, ma era diverso che trattare con qualcuno che conosceva da poco e con il quale non aveva mai condiviso niente, dato che il biondo era addirittura suo fratello, non di sangue, ma i due si sentivano assolutamente legati in modo indissolubile.
Con Ibiki il ragazzo era portato a dare sempre una risposta, e alla fine non c’era quasi niente che potesse nascondere all’uomo. Ma pian piano, anche Sasuke riusciva talvolta a fare breccia sulle difese erette dall’avversario davanti alle proprie emozioni e verità personali. Durante una delle chiacchierate, aveva capito che quell’interrogatore era sì un tipo duro, che non si piegava facilmente, che aveva anche sofferto molto, ma che non si era mai arreso. E questo faceva di lui la persona calma e decisa che era. Perciò l’Uchiha, era del tutto convinto che sotto il coprifronte, i guanti e la giacca, si nascondessero profonde cicatrici, in ricordo del passato di Ibiki.
E qui il ragazzo si era detto che, se anche l’uomo aveva assaporato il dolore di trovarsi rinchiuso e torturato, poteva benissimo capire cosa i due ragazzi provassero in quel momento. E così aveva anche trovato una soluzione allo strano effetto che gli aveva fatto quella figura nerovestita fin dal primo momento in cui gli si era trovato faccia a faccia: Ibiki non voleva realmente far loro del male, altrimenti le chiacchierate sarebbero state molto più traumatiche di quanto risultavano ai ragazzi, e l’uomo non sarebbe apparso all’Uchiha come un qualcuno con cui poter discutere da pari.
Ala fine, dopo l’ennesima chiacchierata, Sasuke non aveva più resistito, sia per la voglia di ricavare informazioni sull’uomo, sia per puntellarlo dimostrandogli di saper trovare gli argomenti che l’avrebbero fatto vacillare, aveva fatto un discorso ben mirato e pungente:
-Tu dimostri di essere una persona pacata e che riflette a lungo trovando sempre le parole giuste, con freddezza, ma sono pronto a giurare che in realtà tu non sei solo questo, perché ognuno di noi si fa vedere ad ognuna delle persone con cui sta a contatto in un modo diverso, a seconda delle aspettative della compagnia e delle situazioni. Ma spesso si riesce ad arrivare al vero che sta dentro alle persone, e capito quello si sfrutta chi si ha davanti come si vuole, perché si può far leva sulle sensazioni più private e nascoste. E più o meno è quello che hai fatto con me. Con Naruto non ce ne sarà stato bisogno, perché lui non si da pena a nascondere chi è in realtà, non pensa a farsi vedere in modo diverso, perché per quanto sia una trovata stupida, è il suo modo di essere, e non riesce ad essere qualcosa di diverso dal solito testone. Ma per te … per te, credo di aver capito attorno a cosa giri il tuo essere. DOLORE, non è così? Un po’ per tutti quelli che hanno sofferto, il dolore diventa il principio dell’esistenza, e tu con me hai fatto leva sule mie insicurezze nate dal dolore che proverei a sentirmi separare da Naruto, e dalla mia rabbia che provo quando mi sento inferiore. Ma devi sapere che qui dentro siamo in due, e non sei l’unico che capisce gli altri parlando. Mi hai ripetuto più volte che sono un buon osservatore, e infatti io osservo. Tu, non sei così misterioso come credevi di apparire ai miei occhi.-
Gli occhi dell’uomo si erano ridotti a due fessure, mentre osservava il ragazzo, assolutamente calmo, fare il suo discorso. E da quella reazione muta, abbastanza esitante e minacciosa, Sasuke aveva capito di aver fatto centro. Aveva capito di aver visto giusto sulla sofferenza nel passato dell’uomo e sul suo carattere. E per questo provava qualcosa di simile all’accettazione e al rispetto per l’interrogatore, anche se, come da suo solito, l’Uchiha preferì tenersi per se i propri giudizi. Se Ibiki avesse voluto sapere cosa passava per la testa del ragazzo, se lo sarebbe dovuto andare a cercare con la forza e se alla fine lo avesse trovato, non sarebbe stato se non dopo una lunga resistenza da parte del moro.
Alla fine l’uomo se n’era uscito con un:
-Sta attento ragazzino, non si scherza col fuoco … -
E qui uscendo Sasuke aveva avuto la conferma di essere riuscito a far vacillare per un attimo l’uomo. Che poi era subito tornato nuovamente alla sua compostezza, mentre batteva tre volte sulla porta e faceva uscire il ragazzo.
 
Alla fine, senza che il moro potesse vederlo, e prima che toccasse a Naruto fare la sua seduta dallo specialista dell’estorsione, Ibiki aveva sorriso, stupendosi delle abilità riflessive e dialogali del ragazzo, e fiero di poter discutere con un così valido avversario nel campo della conversazione. In fondo l’uomo si sentiva fortunato, ad essere stato scelto per quell’incarico. Lui comprendeva quei due ragazzi alla perfezione, e si era quasi affezionato a loro. Il biondo con la sua schiettezza e sincerità, e il moro con la sua brillantezza e fermezza. Ma anche con il dolore di entrambi, e i loro dubbi, le loro paure, che li tormentavano.
 
 
Durante uno dei giorni in cui nessuno degli uomini assoldati da Danzou si trovava alla prigione segreta, Ibiki aveva deciso di vedersi con Shintou del clan Aburame, per chiarire le occhiate di qualche settimana prima. E aveva scoperto che alle spalle di Danzou l’Hokage si muoveva in difesa dei ragazzi, e che Chourou e l’Aburame sapevano la verità e tentavano di dare il loro contributo a quell’ardua impresa che consisteva nel liberare i due e provare la loro innocenza. Così l’interrogatore chiese all’uomo con cui stava parlando di riferire a Sandaime che c’era un’altra persona sulla quale poter fare affidamento. Lui era a conoscenza dei fatti, ma voleva rimanere il più fedele possibile al vecchio della Radice per non destare sospetti, quindi non poteva presentarsi al palazzo dell’Hokage senza una buona motivazione che non l’avrebbe messo nei pasticci.
Naturalmente Shintou capì che le ragioni del suo interlocutore erano più che valide, e promise di mantenere la massima segretezza su quello che gli stava venendo rivelato. Che avrebbe fatto sapere tutto all’Hokage, senza che la notizia uscisse dalle mura dell’ufficio del capo villaggio. Ibiki gli fu grato per questo, e l’Aburame fece come aveva detto, riferendo le cose che aveva scoperto solamente all’Hokage, a Chourou e a Kurenai, della quale tutti si fidavano, e che ormai aveva visto e perciò aveva il diritto di sapere tutto quello che poteva essere considerato verità, in ogni suo più piccolo dettaglio.
 
Quindi la jonin dagli occhi rossi e i capelli ribelli si era resa conto dell’importanza di quello che gli era stato riferito, e per molto si arrovellò il cervello in cerca di un modo per alleggerire quel carico che aveva sulle spalle. Un segreto troppo grande e importante perché potesse essere tenuto tutto dentro. La donna decise di confessarsi ad un suo grande amico, verso il quale non era convinta di provare semplice amicizia, il loro legame era molto di più, e lei si fidava ciecamente di quell’uomo. E così anche Asuma Sarutobi, figlio del terzo Hokage, venne a conoscenza della realtà dei fatti. E anche se con riluttanza, cominciò a provare qualcosa di diverso dal rigetto verso quei due ragazzi ribelli che avevano sempre dato fastidio a tutti. Si rendeva conto, solo adesso che era arrivata quella situazione tragica, che anche se tutti avrebbero voluto che Naruto e Sasuke venissero puniti per le loro “azioni” in realtà venuti ai fatti le cose cambiavano, e agli occhi della gente come lui  sarebbe sembrato improvvisamente eccessivo come erano sempre stati trattati da appestati i due e come adesso si ricorreva a maniere tanto drastiche. Sempre e comunque temuti ed evitati. Quando in realtà la gente si sarebbe dovuta sforzare solo un po’ di più per cercare di capire cosa veramente erano i due: semplici bambini, che non andavano caricati di colpe non loro.
 
Ma per il momento nessuno doveva sapere niente, sarebbe venuto il giorno in cui tutti avrebbero capito, lo stesso Asuma voleva avere la conferma, vedere con i suoi occhi, che non c’era da temere che i due potessero fare qualcosa di male. Voleva essere certo che fidarsi dell’amica era la cosa giusta, anche se non dubitava delle parole della bella jonin alla quale teneva tanto. Quindi, sempre con riluttanza, accettò di mantenere il silenzio, e decise di attendere il momento in cui avrebbe visto con i propri occhi cosa erano in realtà i due ragazzini, oltre le apparenze e oltre le ostilità insensate. Perché a quel punto spifferare in giro ciò che aveva appena appreso non sarebbe servito a niente, lo avrebbero preso per pazzo, molti avrebbero esitato come stava facendo lui in quel momento, chiedendosi a cosa dovevano credere, ed altri ancora avrebbero voluto la conferma che quanto detto dall’uomo corrispondeva a verità. Per tutte queste ragioni, Asuma fece la scelta giusta, e si impose il silenzio.
 
-Hei di che cosa stavate parlando maestri? È così importante da lasciarci da soli nel bel mezzo di un allenamento? O c’è sotto qualcosa … Non so se mi spiego … -
Era intervenuto Kiba, un allievo di Kurenai, appartenente al clan Inuzuka, che si era fatto malizioso nell’ultima parte del discorso, alzando il dito mignolo di fonte a se. Aveva interrotto una breve discussione sull’argomento “top secret”, dopo che qualche giorno prima i due ninja si erano ritrovati in un luogo appartato per parlare dei due ragazzi e della prigione la prima volta.
 La sensei era arrossita un po’ e poi aveva alzato la voce:
-Kiba come ti permetti?! Stavamo parlando di cosa serie, ci scusiamo con tutti voi per avervi trascurati, ma dovete crederci se vi diciamo che sono questioni serie. E adesso tornate tutti all’allenamento!-
-Sì Kurenai-sensei!-
Aveva esclamato il ragazzo abbassando la testa per farsi perdonare e tornando dagli altri, Shino Aburame e Hinata Hyuga del suo stesso team, e Chouji Akimichi, Ino Yamanaka e Shikamaru Nara della squadra di Asuma.
Quest’ultimo ragazzo era rimasto per tutta la conversazione a fissare i due maestri con aria di finta indifferenza, dato che per gli alti sarebbe stato facile credere che per l’ennesima volta stesse trovando una seccatura l’allenamento e cercasse di pensare ad altro. Ma in realtà in quel momento il Nara era molto incuriosito dallo stano atteggiamento del proprio maestro, e gli sarebbe piaciuto scoprire la verità. Asuma, che conosceva invece molto bene l’allievo, si accorse di come Shikamaru lo stesse fissando intensamente pochi minuti prima, e di come avesse subito distolto lo sguardo non appena l’attenzione era tornata a loro. E si chiedeva se l’acume del giovane l’avesse persino portato a dedurre l’argomento delle chiacchiere dei due maestri. Se così fosse stato, Sarutobi avrebbe dovuto riconoscere ancora una volta il fantastico intelletto del ragazzo, e fidandosi della sua intelligenza e capacità di capire cosa sia giusto o no fare, sarebbe stato costretto a rivelare quello che aveva appena appreso da Kurenai a Shikamaru. Decise di non pensarci.
-Per oggi basta così, scusate ancora per poco fa. Tornate domani alla stessa ora. Credo valga lo stesso per gli allievi di Kurenai, giusto?-
La kunoichi si affrettò ad annuire, domandandosi perché si stesse sentendo così in imbarazzo e tutta sottosopra. In fondo era solo Asuma, si conoscevano da sempre, e adesso si erano solo detti un segreto …  Kurenai ancora non lo capiva, e nemmeno il Sarutobi, ma condividere quel segreto li aveva avvicinati molto, perché si erano fidati l’uno dell’altra, e adesso avevano qualcosa di cui discutere che solo loro due sapevano, che li avrebbe tenuti accanto.
 
Asuma distolse immediatamente lo sguardo sentendosi arrossire nel momento in cui la donna lo guardò. L’uomo si diede dello stupido, e per dissimulare l’imbarazzo prese una sigaretta e l’accese cominciando a fumare. Quindi la jonin salutò la squadra dell’altro e si avviò verso il villaggio assieme ai suoi allievi. Kiba ancora insisteva e mostrava all’indifferente Shino il suo fantastico mignolo che non sbagliava mai. Mentre la dolce Hinata balbettava qualcosa di incomprensibile, che probabilmente voleva essere un rimprovero per il compagno Inuzuka.
 
Quindi il team 10 rimase l’unico ad occupare il campo d’addestramento. E ben presto il sensei si accorse che Shikamaru era tornato a guardarlo insistentemente, nonostante poco prima avesse decretato la fine degli allenamenti proprio per evitare che il ragazzo continuasse a rivolgergli quello sguardo. Asuma sperò fino all’ultimo di starsi sbagliando, ma poi, quando Ino e Chouji iniziarono ad avviarsi ciascuno a casa propria, il Nara non li seguì, e disse loro che sarebbe tornato più tardi, e il Sarutobi non ebbe più dubbi. Quindi il ragazzo si voltò completamente verso il jonin, e lentamente si avvicinò. Asuma sospirò rassegnato, e si preparò a parlare. Non poteva nascondere la verità al genio di Shikamaru, che avrebbe sicuramente smascherato qualsiasi balla. E che sicuramente sapeva già più del dovuto, quindi tanto valeva spiegargli per bene le cose, e assicurarsi che il giovane non andasse in giro a gridare ai quattro venti la verità, servendogliela in modo che avrebbe compreso quanto era seria la situazione. Poi credere o non credere alle parole del sensei, sarebbe stata solo al Nara la decisione.
-Allora Asuma-sensei … So che non dovrei impicciarmi degli affari che non mi riguardano, e di solito io li evito persino i problemi e le situazioni complicate. Ma adesso, devo sapere la verità, quei due, Naruto e Sasuke, che fine hanno fatto? E che c’entra con loro la storia della prigione di massima sicurezza e dei complotti della Radice?-
 
 
Ciauuu!! La verità inizia a diffondersi un po’ dappertutto …. E la gente dovrà scegliere se fidarsi di quello che si è sempre saputo, continuando a tenere gli occhi chiusi quando invece c’era la luce ad attenderli, oppure finalmente dare uno sguardo alla realtà per rendersi conto che le cose sono molto diverse da come tutti se l’erano sempre immaginate, e in cui avevano creduto fino a compiere atti sbagliati. Ma soprattutto toccherà a Sasuke e Naruto riuscire a convincere anche i più riluttanti, e a guadagnarsi la fiducia della gente. Quindi continuiamo a sperare e a fare il tifo per loro!
Alla prossima Yume18 ;)

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Capitolo 13
*** Necessità ***


Necessità
 
 
Asuma soffiò via una nuvoletta di fumo, fece un respiro profondo, e con lo sguardo rivolto al cielo infine disse:
-Vieni, non è questo il luogo adatto.-
Shikamaru annuì, e seguì il sensei fino a villa Nara. I due misero su la scacchiera e, in tacito accordo, cominciarono a giocare. Solo dopo che la partita si fu sviluppata, fino ad arrivare ad una situazione che richiedeva la massima concentrazione, il Sarutobi parlò, adagiando la sigaretta su un posacenere e rigirandola per spengerla.
-Prima di tutto, ti dirò che, la scelta di credere o meno alle mie parole, dipende solo da te. Ma che comunque, dato che tu stesso hai voluto che io parlassi quando mi era stato vietato, mi aspetto che tu taccia a chiunque ciò che ti dirò; non una parola deve uscire da queste mura.-
Il ragazzo annuì grave, fattosi improvvisamente più serio e attento dl solito.
-In quanti sanno … ?-
-In quanti sanno la verità, è questo che volevi dire, ma eri indeciso sul termine da usare. Nessuno di noi può sapere quale sia realmente la verità, ma se ci credi, ti basterà convincere te stesso. Poi quando tutto tornerà a posto, potremo vedere coi nostri occhi come stavano davvero le cose.-
-Bene.-
Fece il Nara, e quindi Asuma proseguì rispondendo alla domanda del ragazzo:
-In pochi sappiamo il segreto, io, Kurenai, da quanto so, alcuni membri di altri clan come quello Akimichi e quello Aburame, un tale esaminatore delle selezioni chunin, Hatake Kakashi e l’Hokage. E d’ora in poi anche tu. Capisci che l’importanza della cosa è tale, che in così pochi, e fidati uomini ne sono a conoscenza?-
Non ci fu bisogno che arrivasse una risposta, il sensei, vedendo la faccia di Shikamaru così concentrata proseguì:
-Tu, io, al villaggio conosciamo tutti la storia della volpe a nove code, come sappiamo dello sterminio del clan Uchiha, e solo voi giovani della nuova generazione siete all’oscuro dei particolari di quelle vicende. Perché si credeva che nell’ignoranza i bambini avrebbero saputo far posto nel loro cuore anche a quelli ritenuti diversi.-
-Come quando due giovani di villaggi diversi, che sono in lotta fra loro, diventano amici, non sapendo del cattivo sangue che scorre fra i rispettivi paesi.-
-Esatto.-
Confermò il Sarutobi dopo l’intervento di Shikamaru.
-Ma se prima che potessero conoscersi, ai bambini fosse stato raccontato in termini vaghi, che bisognava evitare gli altri bambini che non fossero del proprio villaggio, da entrambe le parti avrebbe cominciato a formarsi timore, paura, rabbia, a seconda delle idee che si formano in testa ai piccoli. E alla fine i due non si sarebbero mai conosciuti e nemmeno diventati amici. Ora immagina tutta questa storia in un altro contesto, all’interno di Konoha ad esempio. E pensa a chi è sempre stato trattato con riguardo da tutti.-
Il Nara parve illuminarsi, e si fece ancora più attento. Mosse una pedina,e poi puntò i suoi occhi neri su quelli del sensei.
-Vuoi dire, Naruto e Sasuke?-
-Precisamente. Ma prima voglio sapere cosa tu, pensi di loro oltre ogni discorso sul quale stiamo riflettendo.-
Shikamaru parve pensarci un po’, indeciso.
-Bhe, sono tipi noiosi, come tutti, uno imbranato e l’altro un genio. Che fanno dispetti per attirare l’attenzione, che non hanno nulla di strano. Ma a dire il vero, non mi sono mai molto interessato a loro, interessarsi degli altri, specialmente di chi non ti importa niente, è una seccatura, giusto? Ma adesso, credo che i verbi al presente non vadano più bene, visto che dopo l’esame di selezione dei genin, non li ho più visti in giro.-
-Forse fai bene ad usare un tempo verbale passato, perché spesso le persone cambiano, una volta rinchiuse in prigione.-
Il ragazzo sgranò gli occhi, e per un attimo le parole non ne vollero sapere di venir su per la gola. Quindi Asuma fu più svelto:
-Ti starai chiedendo come sia possibile, cosa mai abbiano fatto di così grave. E quello che posso dirti è solo che hanno peccato di ingenuità. Ingannati e incastrati, finalmente si è trovata una scusa per rinchiuderli. Togliersi dai piedi una seccatura come Kyuubi e l’Erede degli Uchiha, credo che per la Radice sia stata una grande vittoria, e motivo d’orgoglio.-
-Naruto con il Kyuubi sigillato dentro di se, e Sasuke, davvero quel Sasuke, il predestinato a diventare un assassino, dopo essere sopravvissuto a tutto il proprio clan. Ma come …?!-
-Com’è possibile che tu ce l’abbia sempre avuti a due passi e non ti sia capitato niente? Come può essere che non ti sia accorto di un fatto di tale importanza? Semplice, loro non erano una seccatura? L’hai detto tu, non li consideravi nemmeno e loro ti sembravano noiosi come tutti gli altri. Mi sembra più che buona come prova della loro innocenza. Ma la gente, e non mi escludo, ragiona per principi e partiti presi. Chi ammetterebbe mai che i due non potrebbero mai fare male a una mosca? Dopotutto nessuno arriva a pensare, che chi abbia di fronte non siano altro che bambini, Naruto, non il Kyuubi ma una persona come le atre. E Sasuke semplicemente qualcuno di anonimo baciato dalla fortuna e scampato ad una tragedia.-
Maestro e allievo abbassarono lo sguardo, come a fare mente locale del passato e dei ricordi legati ai due bambini.
-Nessuno.-
Rispose infine il Nara.
-Nessuno, perché come gli adulti sanno, evitano, temono e ripudiano, nei bambini innocenti viene inculcato quello stesso odio insensato. E così arriva la solitudine. Sasuke e Naruto devono essersi sentito molto tristi e abbandonati, ma soprattutto devono aver provato con ogni mezzo ad abbattere quelle barriere che li tenevano lontani. E si spiegano tutti quegli stupidi scherzi e il fatto che tra tutti, fossero sempre gli ultimi e i più isolati.-
Giunse un sospiro da parte di Asuma.
-E il problema è che, nessuno di noi, ha mai cercato di capire tutto questo. Semplicemente ci limitavamo a gettare sguardi gelidi ai due, perché questa era la strada più ovvia e più facile da percorrere. E alla fine, soli e senza nessuno a sostenerli, sono stati incastrati facilmente, e nessuno li ha difesi.-
Seguì un lungo silenzio.
-Vuole dire, che per tutto questo tempo, Naruto e Sasuke, mentre noi ce la spassavamo con le missioni, sono stati rinchiusi?!  Ma cos’è questa “Radice” che li ha fatti prigionieri?-
Domandò Shikamaru.
-Sì sono sempre stati chiusi in un posto segreto ai margini del villaggio. E la Radice è un’organizzazione che agisce tramite spie e fa la parte sporca dei lavori affidati a Konoha. Come anche liberare il villaggio da un peso come quei due.-
-E … -
-So cosa vuoi dire, e il loro capo è Danzou Shimura, un vecchio del consiglio, che, da come se ne parla, ha la fama di uomo spietato e senza scrupoli.-
Il ragazzo tentò per un attimo di immedesimarsi in uno dei due, e la situazione che gli piombò addosso gli parve talmente critica e nera, che quasi si mise a boccheggiare sovrastato da un’enorme senso di impotenza, rabbia e paura. Ma ora come ora, il Nara sapeva bene che sarebbe stato inutile chiedere in che modo i due riuscivano a tirare avanti. Piuttosto si chiedeva, se Sasuke e Naruto fossero ancora vivi, e quando, se fosse mai accaduto, sarebbero stati liberati. Asuma lesse quello sconcerto e quell’ansia negli occhi dell’allievo, e capì che forse, benché Shikamaru fosse intelligente sopra la media, venire a conoscenza di quei fatti poteva averlo lasciato scioccato e sconcertato. Così Sarutobi poggiò la destra sulla spalla del Nara, sorridendo appena, e poi disse l’ultima cosa che si sarebbe aspettato di sentire il ragazzo.
-Ho mosso, è il tuo turno.-
La cosa strappò un sorriso al ragazzo, che tornò a guardare giù nella scacchiera i suoi pezzi. E alla fine ne prese uno e lo spostò di poco. Con un ghigno il Nara alzò la testa:
-Mi dispiace Asuma-sensei, ma ha perso di nuovo!-
L’uomo borbottò qualcosa, e mise un piccolo broncio, più per dare soddisfazione all’allievo che per altro. Poi si prese un’altra delle sue sigarette e ricominciò a fumare. Quindi Shikamaru rimise dentro i pezzi e chiuse la scatola infilando anche la scacchiera all’interno. E quando tornò in terrazza dal sensei, era di nuovo il solito ragazzo, un po’ più cupo però di quanto fosse sempre.
-Mio padre … Lui capirebbe, potrei … -
-Tranquillo ragazzo, ci penso io a parlare con lui. Mi fido del vecchio Shikaku, come di suo figlio del resto. Altrimenti poco fa ti avrei rispedito a casa a calci pur di non dirti niente.-
Il Nara distolse l sguardo un po’ imbarazzato, ma con un leggero sorriso ad increspargli la bocca.
 
 
 
La situazione era più che critica. Kakashi scosse la testa per capacitarsi di tutto quello che stava avvenendo. E le cose gli parvero, se possibile, ancora più buie di quanto gli apparissero qualche secondo prima. Era sua la responsabilità, come aveva potuto prendere alla leggera la situazione di Shin al punto di arrivare dov’erano adesso, proprio nel bel mezzo di quella missione di vitale importanza?
Shin emise un altro dei suoi gemiti strozzati, e Sakura fu nuovamente su di lui, con le mani stese sul petto del ragazzo, a sprigionare quel minimo potere curativo di cui disponeva la ragazza, già stremata.
-Tieni duro Shin, non mollare! Siamo tutti qui a sostenerti!-
Gridò disperata, con le lacrime agli occhi e la voce fioca. Kakashi imprecò mentalmente maledicendosi per la sua dannata superficialità. Cercò di tornare con la mente alla notte appena trascorsa, quando le cose erano precipitate.
 
 Il ninja copia aveva sentito dei passi felpati, e si era destato dal sonno nel quale era appena caduto. Subito dopo dei fortissimi colpi di tosse avevano rotto nuovamente il silenzio. E poi ancora passi, sta volta che venivano dal corridoio. Passi pesanti e veloci. Si potrebbe dire concitati. E Sakura aveva bussato alla porta con forza, gridando che le fosse permesso di uscire. Solo allora Kakashi si era reso conto che il tossire si era ripetuto più volte e che Sai, alzatosi dal proprio futon, era chino su Shin, con in mano un asciugamano del tutto macchiato di sangue. Il ninja copia era corso ad aprire alla ragazza, che si era precipitata dentro come una furia.
-Kakashi-sensei, ho sentito Shin dall’altra stanza … devo … -
Le erano morte le parole in gola, quando aveva avvistato dall’altra parte della stanza l’albino nella condizioni in cui era. Subito Sakura, si era avvicinata anch’essa al giaciglio di Shin.
-Baka, cosa ti prende!?! Parla!!! E non raccontare balle! È evidente che non è tutto ok come dici tu!!!!-
Nonostante Sai avesse messo da una parte l’asciugamano insanguinato Sakura non aveva potuto non notarlo, e aveva trattenuto a stento un grido.
-Sai! Spiegami cos’è successo!-
Aveva preso in mano la situazione la rosa, con una falsa fermezza nella voce, che invece era ancora debole e sommessa. La ragazza tremava.
-Deve avere una qualche grave malattia …. E ce l’ha tenuto nascosto per tutto questo tempo … per non  compromettere l’esito della missione … Avevo dei sospetti a riguardo ma …. Ma non ho fatto niente. Lo so Sakura, sono un idiota, ma …. E poi poco fa …. Poco fa mi sono svegliato con un brutto presentimento e …. Tossiva sangue … e … e …-
Per la prima volta Sakura aveva visto Sai vacillare, balbettare, essere insicuro su ciò da dirsi e da farsi. Quasi gli era parso un'altra persona, e non il Sai che conosceva: quello spavaldo e scortese. Sempre con pronte le parole giuste per far arrabbiare la gente. Adesso era insicuro e aveva paura. Sicuramente si stava addossando miliardi di colpe per quello che stava succedendo. E per la prima volta era sembrato alla ragazza più umano di quanto gli fosse sempre parso. Anche lui capace di provare sentimenti. E tutto per quello Shin. Un po’ la ragazza si era confortata vedendo la reazione del compagno, ma poi di nuovo un eccesso di tosse dell’albino l’aveva fatta tornare a tremare. Si era maledetta infinitamente per essere così debole. Per poter fare così poco per aiutare Shin. Anzi lei lì in quel momento si era sentita perfettamente inutile. Non aveva la minima idea di come curare Shin, ne tantomeno che malattia lo affliggesse. E si era lambicata il cervello per trovare una soluzione a quel problema.
-Sa-Sakura …. Mi dispiace …. Per colpa mia vi sto rallentando tutti ….-
-Sta zitto!! Non dirlo, neanche per sogno … !! Anzi, non parlare proprio. Devi sforzarti il meno possibile… -
Shin aveva preso il polso destro della ragazza e le aveva allontanato la mano dal suo petto, stringendo forte la presa. Il tremore di Sakura si era affievolito. Poi Shin aveva scosso la testa guardando, con un sorriso amaro e con occhi pieni di tristezza e rassegnazione la ragazza. Sakura aveva perso un battito. Si era voltata di scatto verso Sai in cerca di risposte. Lo aveva visto con gli occhi sbarrati, prossimo al pianto.
-Sakura, credo, che per Shin, non ci sia più …. Molto da fare … -
-No!-
La rosa si era portata le mani alla bocca, per poi spostarle agli occhi, per nascondere le lacrime. Anche se i singhiozzi avevano comunque preso a scuoterla tutta.
-No … no … -
Aveva ripetuto come un disco rotto. Sai non aveva trovato più parole adatte a quella situazione,e non era stato nemmeno sicuro delle emozioni che doveva provare. Ma sicuramente, qualcosa di brutto e spaventosamente devastante, perché si era sentito davvero malissimo. E aveva capito che non era il caso di rimanere indifferente. Quella era una di quelle occasioni in cui bisogna per forza dare luce alle emozioni. Ma lui faticava in questo, avendole sempre tenute segregate dentro di se.
 
 E in tutto questo Kakashi aveva osservato da lontano la scena. Incredulo. Per aver appena appreso che a breve uno dei suoi allievi li avrebbe lasciati. Poco dopo era accorso anche Jiraiya, il quale dormiva in una stanza al piano di sotto, non essendoci stanze libere allo stesso piano degli altri, e nemmeno stanze per quattro. Il ninja copia aveva raccontato il tutto con un fil di voce al sannin. E la notte era passata in bianco, tra le lacrime e le mani di Shin strette da Sakura e Kakashi, che gli erano stati accanto, mentre Sai andava e veniva dal bagno con sempre nuovi asciugamani. Jiraiya si era adoperato a portare altre coperte e la ragazza non aveva smesso un attimo di far agire i suoi jutsu medici, seppur sapesse che fossero inutili.
Alla fine il sannin si era sentito inutile e fuori posto, e per fare qualcosa di concreto per aiutare Shin aveva immediatamente ripreso le ricerche di Tsunade benché fosse notte fonda. Le ricerche non potevano e non dovevano tardare a dare buon frutto …
-Se la trovo … Forse lei saprà cosa fare con Shin … E’ la nostra unica possibilità … -
Kakashi aveva annuito e Jiraya si era dileguato nel buio della notte. Da quel momento solo angoscia e panico per il ninja copia. Non sapeva più a che santo votarsi.
 
 
In quel momento entrò Jiraiya trafelato, con una faccia segnata da profonde occhiaie e una tristezza indicibile dipinta in volto. Sommata allo sconforto. E Kakashi capì al volo. Si sentì sprofondare. Il sannin scosse la testa affranto, ma poi disse, raddrizzando un po’ le spalle sotto il peso della stanchezza:
-Non dobbiamo arrenderci.-
Kakashi sospirò. E annuì. Ma non era sicuro di star dicendo la verità in primo luogo a Jiraiya, né tantomeno a se stesso. Ma una parte di lui non voleva rassegnarsi, neanche dopo un altro mese e mezzo senza che si arrivasse a capo di niente.
I cinque avevano fatto tappa in tutte le città più conosciute per i giri di scommesse e giochi d’azzardo. Avevano visitato ogni singolo locale in cui si ci fossero scommesse e giri di denaro illegali. Ma niente. Più volte era stato indicato loro un posto o un altro in cui si era sentito parlare della Leggendaria Perdente, ma il gruppo arrivava sempre troppo tardi. E Tsunade era sempre a una passo da loro, ma i ninja non riuscivano a trovarla. In nessun posto. In più il fatto che la donna fosse sfuggente e introvabile, a causa dei tanti creditori che esigevano quello che spettava loro da parte della donna, e che cambiasse sempre aspetto per non farsi trovare. Insomma, non c’era verso d’incappare nella sannin. E le aspettative di successo, anche dopo tutto quel tempo dall’inizio della missione, non erano affatto cresciute.
E nessuno di loro, né Sakura, né Sai, né Jiraiya, né tantomeno Kakashi, potevano sapere quanto restasse da vivere a Shin. Quella era diventata una corsa contro il tempo, una disperata gara, forse destinata ad essere persa dai cinque ninja.
-Adesso basta.-
Disse a voce alta Kakashi. Sorprendendo i tre ragazzi e persino il sannin.
-Ora basta piangerci addosso. Dobbiamo mobilitarci tutti il più possibile per dare una mano e aiutare Shin. Se troviamo Tsunade, forse lei guarirà Shin. È la ninja medico più brava che la terra del fuoco abbia mai avuto.-
-Non le pare… che ne suo discorso ci siano un po’ troppi “se”, maestro Kakashi?-
Chiese Sai con gli occhi gonfi e arrossati, ma ancora con quel tono strafottente, solo un po’ più indeciso del solito. In ninja copia scrutò per bene i suoi allievi. E dai loro volti trasse solo espressioni stanche e provate. Infinitamente tristi. Solo Shin sembrava ormai rassegnato. E questo fece sentire Kakashi pieno di uno strano furore. Acceso di speranza, mai come in quel momento. Provava dentro una nuova e strana forza.
-Non importa se ho parlato interamente per possibilità. Non importa se ora non ci sono certezze. Se vogliamo che Shin si salvi, dobbiamo solo crederci. E da subito ci mobiliteremo. Sakura, farai a turno con Sai per rimanere accanto a Shin. Noi altri non ci daremo tregua e cercheremo senza sosta Tsunade. Qui, e ovunque. Non importa quanto lontano si nasconda. La troveremo.-
E i ragazzi sorrisero. Dei piccoli e incerti sorrisi. Ma sorrisero.
-D’accordo.-
Fece Sakura, abbassando nuovamente il capo. E Sai annuì.
-Vengo io per primo. Sakura è la più adatta per stare a controllare Shin, e inoltre deve riposarsi. Poi ci daremo il cambio.-
La rosa non obbiettò. E in tacito accordo i tre partirono. E Sakura, invece di riposarsi come aveva detto, continuò ad usare i jutsu medici sul compagno. Incessantemente. Senza rassegnarsi. E sussurrando parole di conforto all’albino ogni qualvolta questo tossiva violentemente e si scuoteva tutto.
 
 
 
Alla fine Ibiki era stato mandato via. Danzou aveva stabilito che nemmeno lui fosse stato in grado di assolvere al suo compito e lo aveva cacciato, per così dire. Una mossa azzardata, dato che, in un moto d’ira, il capo della Radice non aveva preso in considerazione il fatto che l’interrogatore potesse andare a spifferare in giro tutto ciò che aveva appreso in quei quasi due mesi. Solo più tardi, quando si erano placati i bollenti spiriti, aveva realizzato che in questa evenienza, sarebbe finito nei guai. E quindi aveva mandato alcuni dei suoi ANBU a tenere d’occhio l’uomo. Il quale se ne rese conto troppo tardi …
 
 
A Naruto un po’ dispiacque, non poter più fare le ormai immancabili chiacchierate  con Ibiki. Aveva finito per prenderlo in simpatia. Ma almeno, a compensare il dispiacere, fu la scenata che mise su Danzou, dopo l’ennesima volta in cui l’interrogatore usciva dalla stanzetta a mani vuote.
C’era mancato poco che non si venisse alle mani …
-Si può sapere perché siete tutti così incapaci!?!? Cosa ci vorrà a tirar fuori una maledetta frase dalla bocca di due bambini ?!?! in così tanti vi ho chiamati a svolgere questo prestigioso compito, e tutti fallite miseramente. Razza di incapaci!! Non vi voglio più vedere qui. Tu e tu, Akimichi e Aburame, fate in modo che la prossima volta le cose vadano meglio o me la pagherete …. E tu … Interrogatore da strapazzo … Levati dai piedi se non vuoi finire male. Razza di inetto … -
E così aveva proseguito per svariati minuti, inveendo contro i ninja assorbitori di chakra, l’infermiere e persino le guardie. Che però non erano state minacciate di essere mandate a casa a differenza di tutti gli altri. Ibiki avrebbe voluto tanto disfarsi di quel vecchio odioso. E persino rispondere a tono. Ma si era trattenuto, limitandosi ad andarsene, come gli era stato intimato di fare.
-Ah! –
Era scappata l’esclamazione a Sasuke, il quale, come anche Naruto, aveva assunto un sorrisetto compiaciuto e un’espressione soddisfatta. Erano entrambi tenuti fermi dalle guardie, prima di essere portati in cella.
-Che avete da sghignazzare luridi vermi?! Vi meritereste soltanto di morire nel modo più atroce …. Brutti bastardi che non siete altro …. Me la pagherete, e prima che ve ne accorgiate, la verità sarà nelle mie mani!!-
-Come no! E intendi provare ad ottenerla come hai fatto fin ora? Illuso … -
Si beffò dell’uomo Naruto. Il quale ricevette un sonoro ceffone, che gli lasciò l’impronta delle cinque dita stampate in faccia. E Danzou l’avrebbe anche afferrato per il collo e sbattuto al muro, se non fosse stato per la guardia che era ritta dietro al ragazzo e che sarebbe finita al muro con lui.
-Taci sporco bastardo. Non hai il diritto di parlare. E se voi stupidi mocciosi pensate che io non abbia più carte da giocare, vi sbagliate di grosso. O come vi sbagliate. Vermi che non siete altro. Non capite proprio niente. Avreste fatto meglio a parlare quando ne eravate in tempo. Perché adesso non avrete più nemmeno la possibilità di scelta. E il luogo dove avete nascosto quello stramaledetto rotolo mi sarà finalmente noto. E potrò fare di voi ciò che voglio.-
Il capo della Radice sorrise. Un qualcosa che di umano aveva ben poco. Entrambi i ragazzi si sentirono gelare il sangue nelle vene, sapendo di cosa era capace l’uomo e immaginando soltanto cosa avrebbe potuto avere ancora in serbo per loro. Ma non lo diedero a vedere. E rimasero impassibili. Con quei sorrisetti ancora in volto. Naruto era quasi compiaciuto di se per aver fatto arrivare il vecchio da un tale punto di perdita del controllo di se stesso. Quindi i due furono condotti senza tante cerimonie fino in cella.
 
-Voglio qui gli Yamanaka! Subito, o il prima possibile quanto meno. I migliori che trovate.-
Ordinò il capo della Radice e tutti gli ANBU presenti partirono velocissimi, avendo capito in che stato era il loro capo. E il tono autoritario da quest’ultimo non ammetteva assolutamente repliche.
 
 
Jiraiya si fermò di colpo. Non poteva essersi sbagliato. Tese un po’ l’orecchio per tentare di ascoltare il resto di quella conversazione, in mezzo a tanta folla e al brusio di mille altre voci. Alla fine poté constatare di non essersi affatto sbagliato, e preso da un’improvvisa euforia, si fermò, appostandosi dietro il muro di un edificio.
-… Da non credere … -
-Già! E chi se lo sarebbe mai aspettato …. –
-Dannazione ci ha proprio spennati … e noi che avevamo puntato tutto … -
-Ma non era lei quella … La leggendaria perdente? Come ….?-
Jiraiya irruppe in mezzo agli uomini, intromettendosi in modo pacato e fingendo di essere passato lì per caso ed aver sentito la conversazione. Parlò come se altro non  fosse che un pettegolo affamato di novità, ma in realtà dentro di se fremeva dall’eccitazione. E a dire il vero avrebbe preferito agire con la forza e costringere quegli uomini a parlare il prima possibile piuttosto che scegliere la via più lunga. Adesso erano tutti davanti ad un locale per il gioco d’azzardo.
-State parlando di quella Tsunade? La Leggendaria Perdente? Non mi direte che ha vinto una scommessa!-
Quelli, troppo assorti nelle loro conversazioni, non fecero troppo caso all’uomo appena intervenuto. Anzi, lo videro come un altro su cui sfogare il loro sconcerto, e senza volerlo cominciarono a parlare più ad alta voce rivolti anche verso di lui.
-Sì sì, proprio lei!-
Fece uno grassottello e con la zucca pelata.
-Maledetta, scommetto che ha sempre finto di essere scarsa per poi fregare a noi o a chi avrebbe puntato tutto quello che aveva, convinto di avere già la vittoria in tasca!-
Sbottò un secondo uomo con la faccia allungata e i denti da castoro. Un terzo barbuto e con i capelli unticci s’intromise:
-Ma che vai dicendo! Come potrebbe aver mai fatto una cosa del genere …. Comunque, adesso siamo al verde ….. –
E così via. Uno dopo l’altro, e spesso tutti insieme aggiungevano particolari alla descrizione di quella donna che li aveva battuti tutti in un colpo solo. E finalmente, in un momento di silenzio, Jiraiya poté fare una domande che non apparisse troppo sospetta in quelle circostanze:
-Magari potreste … Non so, seguirla e sfidarla nuovamente riprendendovi i vostri soldi … Per caso sapete dove si sia diretta?-
Gli uomini s’illuminarono.
-Lei ha avuto un ottima idea buon uomo, perché vede, questo lo sappiamo …. –
Si avvicinò al sannin un tipo basso e con l’aria di chi trama sempre qualcosa alle spalle degli altri.
-Sì … Proprio stamani , prima ancora di proporci la sfida, si è presentata con tono da superiore e un’aria di sufficienza dicendo che non aveva tempo da perdere con noi e che aveva da fare tappa nella grande città qua vicino, dove avrebbe trovato avversari migliori …. –
-Dannata! Maledetta … con che tono poi! ….-
Si lamentò un tizio con dei lunghi e affilati baffetti e i capelli lunghi e sporchi sparati in tutte le direzioni. E ricominciarono gli insulti a non finire. Tutti inveivano contro Tsunade. Ma Jiraiya non prese parte a quella nuova e più accanita conversazione. Si limitò ad indietreggiare piano, e a scomparire tra la folla.
 Nessuno degli uomini si accorse che il loro misterioso interlocutore era sparito, oppure semplicemente non ci fecero caso.
 
Intanto Jiraiya, pieno di una rinnovata forza, si mise a correre veloce, spintonando la folla che ingombrava il passaggio e chiedendo scusa quando ormai era troppo lontano perché lo si potesse sentire. Non c’era tempo da perdere. Si tolse di tasca un fischietto e lo portò alla bocca. Soffiò e questo non produsse alcun suono. O meglio, alcun suono udibile all’orecchio umano. Quindi il sannin si fermò all’entrata del villaggio e si mise in attesa. In pochi minuti giunse anche Pakkun, il cane ninja evocato da Kakashi, seguito da una Sakura pressoché stanca morta, Ma che appena vide il sorriso raggiante sul volto dell’uomo, si tirò un po’ su, assumendo un’espressione più decisa e ferma. Dentro di lei sperava con tutto il cuore che ci fossero buone notizie. Il ninja parve alla ragazza animato di una insolita fretta:
-Presto Sakura, vai alla città e avverti Sai …. Tu Pakkun, cerca Kakashi,  poi segui il mio odore e conducilo dove sarò diretto io. Svelti non c’e tempo da perdere!!-
La ninja, non se la sentì di obbiettare, ma prima di partire domandò incerta:
-Cosa … Cosa devo dire a Sai? –
-Che Tsunade è qua vicino! Sta volta è quella buona! La troveremo! La troveremo! Non lasciare che Shin perda la speranza! E non permettere a Sai di seguirci, voi due dovete dare sostegno al vostro compagno. E in più non reggereste un’altra strapazzata.-
E così dicendo il sannin partì nuovamente di corsa, sparendo tra i rami del bosco appena fuori del villaggio. Dimenticando la fatica e tutte le notti passate insonni per proseguire le ricerche.
 
Sakura vide Jiraiya allontanarsi sempre di più, fino a diventare un puntino minuscolo, e Pakkun tornare nel trambusto della città, seguendo una scia odorosa. Rimase sola. Immobile. Rianalizzò bene le parole del sannin, e solo dopo averle finalmente concepite, sorrise. Cominciò a tremare dall’eccitazione, e se non si fosse sentita così stanca avrebbe saltato alla contentezza. Dimenticò per un attimo la fatica e la spossatezza. E anche lei partì alla svelta. Non vedeva l’ora di arrivare e riferire la buona nuova.
 
 
Pakkun, appena ebbe rintracciato e cominciato a seguire la pista che lo avrebbe condotto dal proprio padrone, ululò forte. Quello era il segnale scelto da Kakashi che avrebbe fatto radunare tutti i cani ninja nel luogo dove lui si trovava, non appena qualcuno dei segugi avesse trovato qualcosa di rilevante, o anche solo una piccola insignificante traccia sbiadita di odore. Il ninja copia aveva deciso di mobilitare i suoi cani per procedere più alla svelta e perlustrare le città senza doverci rimanere necessariamente troppo tempo. Ed era stata una decisione saggia, che adesso finalmente dava buon frutto.
In breve Pakkun raggiunse la periferia, e individuato il padrone gli corse incontro. Il ninja era impaziente di sapere cosa aveva scoperto il fedele Pakkun, ma attese ugualmente con pazienza che anche gli altri cani li raggiungessero. Quando Kakashi ne fu circondato disse:
-Parla allora, Pakkun.-
-Non c’e tempo per lunghe spiegazioni. Jiraiya ha scoperto che Tsunade si trova nella grande città non troppo distante da qua. Notizie attendibili, pare che proprio stamattina se ne sia andata.-
Gli altri cani fecero commenti riguardo al fatto che anche loro avevano sentito subito che in quel posto c’era stata la donna, e si sorpresero di trovarsi tutti d’accordo sui luoghi e i tempi di quando risalivano le tracce.
-E allora perché non mi avete detto niente?-
Domandò Kakashi, non troppo arrabbiato.
-Probabilmente ognuno di noi ha fatto lo stesso ragionamento, e cioè che una piccola traccia non stava significare niente. Magari sarebbe stato come le altre volte che si erano rivelate tutte falsi allarmi. E quindi nessuno ha avvertito prima di avere certezze, nè ci siamo consultati tra di noi.-
Spiegò un piccolo cane dal pelo marroncino chiaro e un kanji disegnato in fronte. Gli altri cani annuirono. Kakashi sospirò:
-Non fa niente … Per sta volta …. Ma voglio che quest’errore non si ripeta. Che sia chiaro, ogni cosa, purchè piccola e insignificante che sia, la dovete riferire a me. ora dimmi, Pakkun, dove si trova Jiraiya?-
Il cane volse la testa verso il padrone e parlò:
-Già diretto verso la città, mi ha detto di condurti da lui nel minor tempo possibile.-
-Bene.-
Rispose il ninja copia.
-Grazie di tutto. Potete andare.-
I cani ninja annuirono e si dissolsero con delle nuvolette di fumo. Tranne Pakkun, che era già partito all’inseguimento di Jiraiya, con Kakashi alle calcagna.
 
Sakura aprì velocissimamente la porta scorrevole della camera, producendo un tonfo sordo e facendo sobbalzare Sai mezzo addormentato.
-Sai!!!!!!-
Gridò questa entrando e richiudendo la porta subito dietro di se. Era bagnata fradicia di sudore e ansimava da far paura. Era anche tutta rossa e sembrava allo stesso tempo ad un passo dallo svenire, o in procinto di esplodere dalla gioia. Un misto decisamente strano.
-Cosa succede?-
Domandò leggermente allarmato Sai, chino su Shin che si era assopito.
-Jiraiya, Tsunade ….. Anf ….. Pakkun, Kakashi … Anf anf …. Tu …. Anf …. Shin … anf anf ….. speranza!!!! –
Inutile dire che Sai non aveva capito niente del discorso della ragazza. Quindi le andò incontro porgendole un bicchiere d’acqua, e poi la invitò a sedersi accanto a lui di fronte ad un tavolino. Quindi attese che la rosa si riprendesse, e infine si predispose ad ascoltare quello che sperava fosse questa volta un discorso di senso compiuto.
-Scusa per quell’entrata un po’ …. Da pazza … -
Sorrise imbarazzata.
-Ma il fatto è che ero super eccitata: vedi, Jiraiya, non so in che modo, deve aver trovato informazioni sulla posizione di Tsunade. Dice che potrebbe trovarsi qui vicino, e quindi è partito, ordinando a Pakkun di condurre Kakashi nello stesso luogo. E per quanto riguarda me, mi ha detto che dovevo darti la buona notizia e tenerti qui buono buono. Noi dobbiamo occuparci di Shin e non fargli perdere la speranza!-
Sai parve rasserenarsi un po’, ma quando fece per alzarsi Sakura lo trattenne per un braccio:
-Ti ho detto di no! Non ti azzardare ad andartene o ti lego e ti chiudo in bagno.-
Sai impallidì al pensiero di quel trattamento, ma effettivamente, andarsene per correre in aiuto di Kakashi e Jiraiya era stato il suo primo pensiero. E la ragazza lo aveva capito immediatamente. Quindi il ragazzo sospirò e andò a stendersi sul proprio futon, esausto dopo aver passato una notte in bianco. L’ennesima. Si dispose Sakura quindi, nei pressi del letto dell’albino. E il silenzio regnò fintanto che Sai, che la ragazza credeva già addormentato, disse:
-Secondo te, da quanto è che siamo in questa situazione … ? Io ho perso il conto … E ho paura che invece sarebbe stato bene tener il conto dei giorni … -
Prima che potesse finire la frase Sakura rispose:
-Diciotto giorni. Un medico sa sempre da quanto il suo paziente è ricoverato … peccato che qui non siamo in una clinica …. Peccato, che nessuno di noi possa sapere quanto ancora resta da vivere a Shin …. –
Sai non diede segno di assenso, ne di diniego. Rimase immobile, anche se si sorprese del fatto che fosse passato già così tanto tempo. Poi alla fine, disse una cosa di cui lui stesso si stupì:
-Ma credo che sia merito della sua forte vitalità e della nostra tenacia che lui avverte nell’aria, che non si arrende e resiste. E dobbiamo continuare a credere che lo rivedremo come lo Shin di sempre, solo così potremo salvarlo.-
La rosa non commentò. E quindi di nuovo silenzio. Ma dentro di se Sakura ringraziò infinitamente Sai, che quasi non si rese conto di aver compiuto un gesto tanto gentile quanto pieno di speranza.


Salveeee! Ho fatto un capitolo lunghissimo per farmi perdonare per il ritardo. Davvero, non so quando potrò aggiornare ancora, e spero che non mi abbandoniate per questo. 
Alla prossima, Yume 18

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