This War is Ours.

di CerseitheChaos
(/viewuser.php?uid=303318)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter One. ***
Capitolo 2: *** Chapter Two. ***
Capitolo 3: *** Chapter Three. ***
Capitolo 4: *** Chapter Four. ***
Capitolo 5: *** Chapter Five. ***
Capitolo 6: *** Chapter Six. ***
Capitolo 7: *** Chapter Seven. ***
Capitolo 8: *** Chapter Eight. ***
Capitolo 9: *** Chapter Nine. ***
Capitolo 10: *** Chapter Ten. ***
Capitolo 11: *** Chapter Eleven. ***
Capitolo 12: *** Chapter Twelve. ***
Capitolo 13: *** Chapter Thirteen. ***
Capitolo 14: *** Chapter Fourteen. ***
Capitolo 15: *** Chapter Fifteen. ***
Capitolo 16: *** Chapter Sixteen. ***
Capitolo 17: *** Chapter Seventeen. ***
Capitolo 18: *** Chapter Eighteen. ***
Capitolo 19: *** Chapter Nineteen. ***
Capitolo 20: *** Chapter Twenty. ***
Capitolo 21: *** Chapter Twenty One. ***
Capitolo 22: *** Chapter Twenty Two. ***
Capitolo 23: *** Chapter Twenty Three ***
Capitolo 24: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Chapter One. ***


Una piccolissima nota: La mia 'FF' è ovviamente ispirata a La Desolazione di Smaug e a La Battaglia delle Cinque Armate, ma io cambierò qualche cosa, anche se, fondamentalmente, la storia sarà sempre la stessa.
 
Chapter One. 
"We have to find a better way
out of this tragedy"


 

Erano trascorsi dieci anni dalla morte di mia madre. 
Dieci anni, ed ancora non conoscevo per quale motivo la donna che mi aveva messo al mondo, amato e cresciuto come se fossi una piccola parte di lei e del suo cuore, fosse stata uccisa. 
Ma la cosa peggiore, fu che mi era stato tenuto nascosto da mio padre, Bard l' arciere, noto in tutto Pontelagolungo, anche se, non era solo la sua 'mira' a renderlo celebre. 
Era il discendente di Girion. 
Ma non era amato da tutti, anzi, quasi da nessuno. A pochi, piaceva. E dopo aver scoperto che mi aveva tenuto nascosto il motivo per cui ogni notte non riuscivo a dormire e facevo continuamente incubi, nemmeno io rientravo più in quella ristretta cerchia. Ma sappiamo tutti, che alla fine, ad un genitore, per quanto ci si provi, non si può negare almeno un po' di amore. 
Fino a qualche giorno prima di allora, credevo ancora che mia madre fosse ' morta per una grave malattia'. 
Ma, andando al mercato, come ogni giovedì mattina, avevo scoperto la verità: Baless
ë, la pettegola del paese, si era fatta scappare qualche informazione di troppo mentre faceva la coda al banco del pesce. 
-Povera ragazza, è così forte, fa da madre ai suoi fratelli- commentava insieme alla sua inseparabile amica dal fondo schiena enorme, di cui non conoscevo il nome, e sinceramente, mai mi interessò conoscere. -E' così graziosa e gentile, molto silenziosa, ma di grande effetto. Ogni volta che la vedo mi si spezza il cuore. E pensare che suo padre ancora non si è degnato di dirle che sua madre è stata uccisa e non è morta di malattia!- 
Da quelle semplici parole, mi parve tutto chiaro. Non ci voleva un genio per capire che stava parlando di me. Ero l' unica mezza orfana in quel maledetto paese. 
Ricordo che l' ho guardata, anzi, fulminata con lo sguardo, e dopo aver sbattuto il cesto colmo di tutto ciò che stavo acquistando, me ne sono andata. 
La Pettegola se n' era accorta.
-Eowed
!- si era messa a strillare, facendo girare tutto il paese e rincorrendomi, anche se inutilmente. 
Ed è per questo motivo,che quella stupida donna venne a casa mia la sera stessa, per cercare di rimediare al pasticcio che aveva fatto poche ore prima.
Mio padre per poco, non le mise le mani addosso. Stava davanti al caminetto, in piedi, a fissare le fiamme. 
 
- Mi dispiace così tanto, Eowed - continuò a ripetere questa frase durante tutta la sua permanenza nella mia dimora. 
-Ormai il danno è fatto, Balesse
ë , hai rovinato per sempre la mia famiglia. Avrei dovuto dirglielo io!- le urlò in faccia, mentre le puntava l' indice contro. 
La Pettegola lo fissava spaventata, pensando a chissà quale tragica fine le avrebbe fatto fare mio padre.. magari trafitta da una sua freccia?
-Va bene, pa', va bene- cercai di calmarlo, gesticolando e facendolo tornare al caminetto. 
-Ormai è successo- dissi secca. -Voglio solo sapere com'è morta, adesso. Puoi andare Baless
ë , hai già fatto la tua parte in questa storia- rimasi calma, ma il tono sprezzante con cui pronunciai quelle parole credo fece intendere alla Pettegola che ormai, non c' era più niente da dire. 
Si alzò, e sussurrandomi ancora un paio di volte 'mi dispiace', se ne andò, mentre la 'spingevo' fuori dalla porta. 
Mi voltai di scatto e appoggiai la schiena contro di essa. 
-E adesso voglio sapere tutto, pà, non devi tralasciare niente, ne ho il diritto-
Sul suo viso si delineò un' espressione triste, malinconica. Abbassò lo sguardo, e si staccò dal caminetto. 
-Ti ha già detto tutto quella..donna ripugnante- mi rispose cautamente, anche se, nel suo tono, si velava un certa ira. 
-Non sai com'è morta?- gli domandai scioccata. Scosse la testa, lentamente. 
-Nessuno lo sa. Ed è dura, sapere che la persona che le ha fatto questo, probabilmente è ancora là fuori, libera- 
- Ed è ancora più difficile scoprirlo dieci anni dopo- lo ripresi, facendolo sentire in colpa. 
-L' ho fatto solo per proteggerti.- il suo tono fu secco e dolce allo stesso tempo. 
-Mi hai solo privato di sapere il mio passato- gli risposi, guardando il pavimento in legno ormai ammuffito. 
Non rispose.
-Non avete nemmeno nessun indizio su chi possa averlo fatto?- chiesi, incredula del fatto che davvero nessuno sapesse nulla. 
-Non fondati, ecco.- rispose, titubante. - Poco tempo fa, mi giunse voce che un Elfo del Reame Boscoso, un servo di Re Thranduil, sapesse qualcosa- 
Sbarrai gli occhi in simbolo di stupore. - E non hai fatto niente? Non ti sei precipitato là?- gli domandai, cercando di capire per quale stupido motivo non lo avesse fatto. 
-Avevo quattro figli da crescere, e li ho ancora- il suo tono si fece burbero, esattamente come il suo aspetto. 
-Bene- risposi, dirigendomi verso le scale - Ci andrò io- 
Entrai nella mia stanza, e cercai dietro la porta la mia sacca contenente le frecce ed il mio arco, un dono di mio padre. 
- No Eowed , non puoi andare, è troppo pericoloso!- esclamò seguendomi. 
-Non mi fermerai- gli risposi, tirando fuori i miei due oggetti e senza nemmeno guardarlo in faccia. 
-So combattere molto bene, e nei sei consapevole. Mi hai insegnato a tirare con l' arco. Posso sopravvivere. Non ho intenzione di fare del male a nessuno. Solo di scoprire la verità su mia madre.-  risposi. Mi guardò dispiaciuto. 
-Sei sempre così testarda- commentò, senza però alcuna sfumatura di ira, nella sua voce. 
Lo lasciai nella mia stanza, entrando in quella delle mie due sorelle minori, Tilda e Sigrid. 
-Eowed ! - esclamò Tilda, la più piccola, balzando in piedi. Le sorrisi. 
-Devo dirvi una cosa importante- Sigrid mi guardò confusa, facendomi cenno di sedermi accanto a lei. Intuiva già qualcosa. Era sempre stata così. 
-Devo andare al Reame Boscoso per.. sbrigare delle faccende importanti- cercai di improvvisare. 
-Dagli Elfi?- gli occhi di Tilda si illuminarono. 
-Si, proprio da loro, sorellina- le risposi. 
-E quando partirai?- mi domandò Sigrid, fredda e distaccata come sempre. 
- Ora. Non ho idea di quando tornerò- la mia risposta le spiazzò. Tilda scoppiò a piangere. Sigrid rimase impassibile, ma nei suoi occhi, si leggeva tristezza. 
-Prometto che sarà presto, però. Coraggio, Tilda, non piangere- la tirai su per le spalle e l' abbracciai. 
-Presto presto?- mi domandò, con l' innocenza di una bambina di soli sette anni. Sorrisi, cercando di trattenere le lacrime. 
-Lo giuro- la strinsi ancora una volta, e poi passai a Sigrid. 
-Sai che cosa devi fare, che cosa devi essere. Fa quello che non potrò fare io durante la mia assenza- ella annuì, voltando la testa non appena sentì una lacrima attraversarle una guancia. 
-Oh ragazze, non vado mica  a  morire!- cercai di sdrammatizzare. 
Le salutai ancora una volta, e poi uscii dalla stanza, sorpresa dal fatto che nessuna delle due mi avesse fatto domande riguardo a ciò che mi stesse spingendo ad andare al Reame Boscoso. 
Entrai nella camera di mio fratello. 
-Bain- lo chiamai. Egli stava osservando fuori dalla finestra, e si voltò di scatto.
Avevo un rapporto speciale, con lui. - E' successo qualcosa?- mi domandò. 
-No, nulla. Volevo solo dirti che tra poco parto. Vado al Reame Boscoso. Devo sbrigare delle faccende. Tornerò presto, lo prometto- tutto d' un fiato, mi tolsi il peso.
Mi guardò torvo. - Che faccende?-
-Sei ancora piccolo per capire- 
-Odio quando mi rispondi così- scoppiammo a ridere entrambi. 
Gli misi una mano sul viso, avvicinandolo. -Prenditi cura di Sigrid e Tilda, mi raccomando- lui mi guardò triste, ed annuì.
Uscii in fretta dalla stanza, rientrando nella mia. Presi la sacca delle frecce e me la misi al collo. Poi afferrai l' arco, di cui tirai la corda per vedere se era ancora intatta. 
Davanti alla porta, trovai mio padre, che mi attendeva con una spada in mano. 
-La prudenza non è mai troppa- mi disse, porgendomela. La esaminai,e gli sorrisi. 
Feci per uscire, ma mi tornò in mente un' ultima cosa. 
-Spiega ai miei fratelli la verità. Hanno il diritto di sapere- e detto questo, uscii dalla porta, presi il mio cavallo, e mi addentrai nell' oscurità della notte. 






Angolo autrice: 
Salve a tutti! Più che un primo capitolo, questo è una sorta di prologo, alla fine. Eowed sarà tra i protagonisti di Desolazione di Smaug e La Battaglia delle Cinque Armate, nella mia versione della storia. Come spiegavo prima, non sarà tutto uguale. I fatti principali, saranno sempre gli stessi, ma essendoci un personaggio nuovo di mezzo chiaramente tante cose saranno diverse. Ci sarà una storia d' amore anche qui ( perchè non saprei leggere nulla che non contenga un po' d' amore, io, se devo essere sincera ) e.. niente. 
Spero che la storia vi abbia intrigato. Recensite, se vi va, un vostro parere per me conterebbe molto! 

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chapter Two. ***


Chapter Two.
"is it right?"

 
"my ears can hear only screams
brave soldiers are dying"


 

L'oscurità della notte che mi avvolse durante il viaggio verso il Reame Boscoso, durò poco. 
Sembrò quasi un buio effimero, come i periodi oscuri: devono finire, prima o poi. E così la notte. E così, i misteri. 
L' alba arrivò velocemente, senza nemmeno che me ne accorgessi, mi ritrovai davanti all' entrata di Bosco Atro. 
Non ero mai stata lì, e prima di allora, avevo un' immagine molto più allegra di quella foresta. 
Cielo azzurro e limpido, uccellini che cantavano, foglie colorate di rosso, giallo e verde, proprio come l' autunno, la mia stagione preferita, e tante cascate d' acqua 
così pura da poter vedere il fondo.
Ma non c' era nulla di tutto quello.
Gli Orchi avevano colpito anche lì.  Rabbrividii.
Scesi da cavallo, 'trascinandolo' dietro di me. Non potevo proseguire con lui. Avrei dovuto lasciarlo lì. Chissà verso cosa stavo andando incontro. 
Era un posto sospetto, non c' era nulla che potesse darmi sicurezza, lì dentro. Non più. 
-Coraggio, Eragorn, la strada di casa la conosci. Tornaci, e veglia sul resto della mia famiglia- slegai le sue redini, gli diedi una carezza sul muso e lo lasciai immergere nella leggera nebbia che, dopo poco, lo fece scomparire del tutto. 


Quel grigio mi metteva paura. 
Andai avanti cautamente, fino a quando non vidi dei segni a terra. 
-Sembrano impronte- commentai, a bassa voce, mentre, con la punta delle dita, le accarezzavo. 
-Sono troppo piccole per essere di qualche animale, ma troppo grandi per essere umane-  mi alzai, intorpidita dall' umidità presente nella foresta. 
-Coraggio Eowed, per mamma- mi rassicurai. Feci un respiro profondo, e poi mi addentrai nel bosco. 

C' era un tanfo incredibile. Quel posto non poteva essere davvero abitato da creature come gli Elfi. 
Ogni passo che facevo, mi sentivo sempre più osservata. Sempre più seguita. 
Balzai su un masso per accertarmi che non ci fosse nessuno, ma avvistai qualcosa che quella volta, i brividi, li superò.
Ragnatele, ragnatele ovunque. A solo qualche metro di distanza da me. 
Non c' era nemmeno lo spazio per intravedere qualcosa. Tranne tredici creature che penzolavano, probabilmente prede non ancora divorate. 
Uno sgomento si impadronì di me. 
-Nani- sussurrai. Ecco, che cosa erano, le impronte. ' Devo aiutarli? Oppure no? Potrebbero essere nemici?' mille dubbi mi assalirono.
Una piccola creatura, alta poco più di una mia gamba, saltellava qua e là, apparendo e scomparendo. 
-Cos...- non riuscivo a credere a ciò che vedevo. Strinsi gli occhi per cercare di mettere meglio a fuoco. 
Con la sua spada, stava tagliando tutte le ragnatele, facendo cadere i Nani a terra. 
Ma una creatura enorme, un ragno gigante, feroce e vorace, gli si avventò addosso.
Non ci fu il tempo di pensare a nulla. Ne spuntarono due, tre, poi quattro. 
Balzai già dalla roccia, gridai per prendere coraggio e mi lanciai contro un ragno. 
La Piccola Creatura mi guardò emozionata, spaventata e lieta allo stesso tempo. 
-Libera i tuoi amici mentre cerco di uccidere queste bestie!- gli gridai. 
Annuì spaventata e tagliò, mano a mano, tutte le ragnatele che imprigionavano i Nani. 
Riuscii ad uccidere un ragno con facilità, dandogli un colpo di spada e tirandogli poi un calcio per farlo volare giù dalle ragnatele. 
Ne uccisi un altro, con varie frecce.
Ma quando sei ragni mi circondarono, credetti che sarebbe stata la fine. Potevo ucciderne contemporaneamente due, forse tre, ma non sei. 
-AAAAAAAAAAAH- un paio di urli alle mie spalle fecero voltare le creature, ed i Nani, che fino a qualche minuto fa erano imprigionati nelle ragnatele, attaccarono i ragni. 
Mi diedi da fare anche io, ed insieme, con abili colpi di spada e le mie frecce, riuscimmo ad ucciderli tutti.
Mi fermai ansimante, mentre facevo cadere l' arco a terra. Non avevo mai ucciso così tanto in vita mia. 
I Nani si guardarono tra loro, chiedendosi chi fossi. 
-E tu chi sei?- un Nano con un naso orribile e i capelli bianchi mi rivolse la parola, mentre gli altri, mi guardavano estasiati e stupefatti. 
- Mi chiamo Eowed. Chi siete voi, piuttosto- risposi, calma, ma solo perchè ancora dovevo riprendere il fiato. 
- Il mio nome è Balin- mi sussurrò, ancora probabilmente sconvolto. 
Un altro nano, probabilmente il capo, spostò Balin e si fece largo tra gli altri, giungendomi dunque davanti. 
-Per quale motivo ti trovi qui?- mi domandò spavaldo.
-Potrei fare la stessa domanda a te, Nano- gli risposi, irritata dalla  sua convinzione e maleducazione. 
-Oh coraggio Thorin,non essere sempre così diffidente con gli estranei- lo 'riprese' un altro Nano, facendosi avanti. -Il mio nome è Fìli, splendida fanciulla- Fili si chinò baciandomi la mano.
Ne fui disgustata ed allietata allo stesso tempo. Sorrisi, per la sua gentilezza. 
-Ed io suo fratello Kìli- pensai che fosse piuttosto alto per essere un Nano. 
-Sono Gloin, e sappi che sei la prima donna che vedo senza una folta chioma di peli sulla faccia- scoppiai a ridere seguita da Kìli e Fìli. 
-Oh beh, immagino che le vostre donne siano davvero belle, allora- risposi, cercando però di sembrare seria mentre pronunciavo quelle parole. 
-Hanno il loro fascino- rispose Kìli, facendomi un bel sorriso. 
Gli altri nani si fecero avanti, presentandosi. Avevano tutti nomi molto simili, Dwalin, Ori, Nori, Dori, Bifur, Bofur, Bombur e Oin. Ancora non li distinguevo. 
-Quindi, ricapitolando, siamo tutti qui per ragioni diverse- dissi, rompendo il brusio che si era appena formato, alzandomi dalla roccia. 
-Esattamente. E credo che le nostre ragioni debbano appartenerci- Thorin parlò. 
Alzai le mani in segno di resa. - Sono d' accordo. Ma dov'è la piccola creatura che era insieme a voi e stava cerando di liberarvi?- stavo per continuare la frase, quando un nuovo ragno si avventò contro di noi. 
Fummo costretti a sguainare di nuovo le spade, poichè ne arrivarono altre sette, poi altre ancora, e poi, ancora altre. 
Non ce la potevamo fare, erano troppi. Ed avevamo troppe poche forze. 
Un fruscìo sopra di noi ci fece capire che dell' aiuto era in arrivo. Ma da chi?
Un Elfo biondo scivolò giù da una ragnatela, ed agilmente, saltò addosso ad un ragno uccidendolo.
Una squadra di Elfi lo seguì, attaccando i ragni. Rimasi immobile, a guardare con quale agilità e astuzia riuscivano ad uccidere. 
Poi decisi di darmi da fare. 
Kìli fu sbattuto violentemente a Terra, ma non ci fu nemmeno il tempo di andare ad aiutarlo, che un' Elfa dai capelli rossi, velocemente, uccise di due ragni che lo stavano per divorare. 
Lo scontrò finì, nessuna bestia era più in vita. 
Una marea di Elfi ci circondò da tutte le parti, puntandoci arco e frecce contro. Credetti fosse inutile sguainare la mia spada o l' arco, cosa potevo fare, io, da sola, contro una cinquantina di Elfi? 
L' Elfo biondo, il capo, dopo aver smesso di puntare frecce addosso,si fece avanti, andando verso Gloin. Iniziò a perquisirlo, fino a tirare fuori un oggetto, con delle fotografie dentro. 
-Ehi, ridammelo! E' privato!- gli urlò Gloin, cercando di afferrarglielo. Ma non riusciva ad arrivare alle sue mani. 
-Chi è? Tuo fratello?- gli domandò, sprezzante. 
-Quella è mia moglie!- replicò offeso Gloin. 
- E questa creatura orrida cos'è? Un Goblin mutante?-
-Quello è il mio piccolino, Gimli!- rispose, infuriato. 
L' Elfo lo guardò divertito, mentre la femmina, stava arrivando. 
Parlarono in Elfico, non capii nulla. Captai solo il suo nome, Legolas.
-Perquisiteli!- ordinò il capo. 
Un Elfo mi stava venendo incontro, quando Legolas si girò di scatto bloccandolo. 
-No!- gli ordinò. Mi osservò per qualche secondo, facendo poi apparire sul suo viso un' espressione beffarda. -Lei è mia- 
Fece segno al 'servitore' di allontanarsi, e si avvicinò a me. 
-Cosa vedono i miei occhi- sibilò, sempre con quel ghigno divertito - Una bella fanciulla insieme a dei Nani- mi prese il viso, delicatamente. Gli tirai una manata, facendolo indietreggiare. 
Si guardò la mano per qualche secondo, poi tirò su la testa. Pensai si infuriasse, invece scoppiò in una risata. 
-E che carattere!- si riavvicinò. 
-Evidentemente non hai ancora capito che mi devi stare lontano, Elfo- scandii bene l' ultima parola. 
Sorrise. - Lontano? Oh io non credo, tu verrai a Palazzo con me, insieme ai tuoi amichetti pelosi.- 
Provai a ribellarmi, ma la sua voce mi sovrastò. - Portateli a Palazzo!- gridò, mentre una manica di Elfi ci prese. 
Avrei gridato, scalciato, fatto qualsiasi cosa per liberarmi, ma realizzai che c' era la remota possibilità che con 'Palazzo' alludessero a quello di Re Thranduil, il motivo per cui
ero partita. 
Ed allora, per la prima volta nella mia vita, la necessità sovrastò il mio carattere e la mia impulsività. 




Angolo Autrice:
Salve! Ebbene, un incontro importante si è appena verificato. Non voglio più dirvi nulla, sennò mi scapperebbe tutto u.u
By the way, la storia ha già dieci persone che la seguono, e questa cosa mi rende assai felice. 
Mi farebbe altrettanto piacere, però, se a queste persone andasse anche di recensire: vorrei tanto sapere che pensate di questa storia :)
Grazie a chi l' ha recensita e.. niente,  a presto!




 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Chapter Three. ***


Sarò a breve in grado di fornirvi, forse, un' immagine della nostra Eowed,  ma non assicuro nulla.
Buona lettura!


Chapter three.
"what kind of 'man' that you are?"


 
"every second, every minute, 
every hour, it never ends"


 
-Un lato positivo in tutto questo però c'è, sapete, mia Signora?- uno dei Nani, Fìli, mi si avvicinò mentre, con le mani legate e una marea di elfi intorno, andavamo
verso questo misterioso Palazzo, sperando che fosse quello di Thranduil. o almeno, nel mio caso, era così. 
-Sarebbe?- gli chiesi, cercando di capire che cosa potesse trovarci, lui, di così divertente e sensazionale. 
-Beh, almeno non veniamo condotti tra gli Elfi- e la sua voce assunse una nota di disgusto -proprio da soli. Insomma, siamo in compagnia di una bella fanciulla-  Fìli mi sorrise, ammiccando. 'Oh fantastico' pensai. ' Ci mancava giusto il Nano intento a provarci'. 
Stavo per rispondergli, quando una voce mi impedii di parlare. 
-Oh, ti prego, Nano, come se davvero una donna senza peli sulla faccia potesse considerarti- il Capo- Elfo, Legolas parlò, mentre sulla sua faccia si dipingeva un' espressione di scherno.
Il suo atteggiamento da superiore mi diede fastidio a tal punto da rispondergli. -E tu cosa ne sai?- protestai. 
-Non mi vorrai forse dire che tu, o una qualsiasi altra umana, considererebbe un Nano, soprattutto se come lui- mi riprese, quasi arrabbiato. 
La sua ira mi divertì, tanto che continuai. - E' sicuramente più virile di te, Elfo- risposi provocandolo. 
Fìli mi guardò soddisfatto, per poi guardare Legolas come se avesse vinto chissà quale battaglia. 
L' espressione dell' Elfo si fece quasi furiosa, stava per dire qualcosa, ma si calmò improvvisamente, mettendo su un sorriso falso. 
Poi accellerò il passo e andò avanti, raggiungendo l' Elfa dai Capelli Rossi. 
-C'è solo un modo per definire un maschio senza barba come lui- mi disse Fìli, alzando un dito e sorridendo. 
Lo guardai divertita, attendendo la risposta. - Femmina- Risi. 
Poi davanti a me vidi finalmente ciò che stavo cercando: Il Palazzo di Re Thranduil. Per ironia del destino, o forse no, ero capitata proprio lì, nel luogo oggetto dei miei desideri. E chissà, quando e come, ne sarei uscita. 


Avanti, portateli dentro!- gridò Legolas, mentre attraversavamo uno stretto ponte. 
Fui tra i primi ad essere introdotta dentro. Ciò che avevo davanti, non era neanche lontanamente possibile da immaginare. 
Piccoli e stretti ponti illuminati ovunque, ma disposti in una maniera così ordinata, così curata, che facevano intendere a chiunque di non essere stati costruiti da Umani.
Elfi ovunque, il colore marrone era decisamente dominante. 
Fummo portati in un posto in piano, in modo che potessero fare ciò che avevano in mente. 
Legolas e l' Elfa dai Capelli Rossi si piazzarono davanti a noi, parlando in Elfico. 
Li guardammo tutti perplessi, non capendo una sola parola. Poi l' Elfa se ne andò, lasciandoci soli con Legolas e i suoi servitori. 
-Portate i Nani nelle segrete inferiori- e fece un cenno con la testa, quasi non volesse nemmeno fare la fatica di alzare una mano, per indicarli. 
Poi spostò gli occhi su di me. - Lei invece lasciatemela- 
'Oh santo cielo, che cosa vorrà adesso' alzai gli occhi al cielo.  Mi prese, decisamente con poca grazia rispetto a quella che un Elfo avrebbe dovuto avere, e mi portò via. 
Cercai di ribellarmi alla sua presa poco gentile, ma avevo le mani legate. - Punto uno, mi stai facendo male- gli inveii contro mentre mi dimenavo - E punto due, dove diavolo mi stai portando- Non appena pronunciai le parole 'mi stai facendo male' mi lasciò le braccia, allontanandosi un po'. 
-Ti porto in cella, dove vuoi che ti porti- mi rispose, non propriamente educato, ancora una volta. 
Poi fu come se si ritirasse nei suoi pensieri,e nessuno dei due pronunciò più una parola durante il, anche se breve, tragitto. 
Mi condusse in una cella, ma questa volta con una certa delicatezza. Mi slegò le mani, e velocemente, richiuse il cancello. 
Stava per girare la chiave, quando però, lo riaprì di scatto, come se qualcosa gli fosse tornato alla mente. 
-Ma davvero pensi che uno sporco Nano possa essere più virile di me?- disse, acido, entrando dentro la cella. 
Scoppiai a ridere. -E a te che importa? Si vede lontano un miglio che sei innamorato perso dell' Elfa dai Capelli Rossi- mi guardò torvo, quasi lo avessi toccato su un tasto dolente. 
-Non è questo ciò che ti ho domandato- mi rispose, trattenendo forse dell' ira. Il suo sguardo mi fece quasi spaventare. 
-Ti ripeto , non vedo che cosa possa importare a te-
-Rispondi alla mia domanda- la collera era del tutto saltata fuori. Muoveva gli occhi su di me quasi stesse aspettando la risposta della sua vita, come se fosse in trepidazione. 
La sua, almeno apparente, convinzione mi diede ai nervi, tanto da mentirgli. - Si- risposi, ovviamente non sincera. Seppur decisamente strano, e irritante, era innegabile che Legolas non fosse bello. 
Mi guardò ancora più male di prima, facendo poi un sorriso dall' aria del tutto canzonatoria. - Oh, io non credo proprio- rispose. 
-Ed invece ti dico di si. Parlando per me stessa, quel Nano avrebbe molte più occasioni di te- non credevo che quell' Elfo fosse davvero così tanto stupido e preso di se stesso da non arrivare al fatto che cercavo solo di farlo infuriare. Ed invece, lo era. 
Si avvicinò, a due centimetri dalla mia faccia. Anzi, meno. I nostri nasi addirittura si sfiorarono ripetutamente, quasi lui spingesse il suo contro il mio. 
-Io posso averti quando mi pare-  sussurrò, facendo spuntare un ghigno beffardo sul viso. 
Indietreggiai, istintivamente. 
-Prendimi, allora- lo provocai. Volevo giusto vedere a che cosa alludesse, ed anche vederlo fallire e vergognarsi. Perchè non ne avrebbe mai avuto il coraggio.
Fece un mezzo sorriso. - Non mi tentare- rispose secco, ed uscì dalla cella, dando questa volta un giro di chiave. 
-Non finisce qui- mi puntò il dito contro e sparì. Corsi verso la grata, aggrappandomi ad una sbarra. 
-Non sai nemmeno il mio nome, come pretendi di voler sapere se per i miei gusti sia meglio un Nano o.. tu?- gridai. 
Sentii i suoi passi. Stava tornando. 
-Neanche tu sai il mio nome. E' Legolas, comunque- fece un cenno con il capo, ma non di assenso, e non di saluto. Un cenno e basta. 
-Ed io invece sono Eowed, e vorrei sapere per quale dannatissima ragione pretendi di sapere certe cose- 
-Non devo risposte a nessuno. Ti ripeto, che questa storia tra noi due, non finisce qui- e  se ne andò per davvero, lasciandomi sola con mille dubbi. 

-
Avete finito di fare questo chiasso?- sbottai - E' notte fonda, e vorrei dormire!- continuai, tornando a rigirarmi sul mio fianco. 
-Scusaci!- sussurrò uno dei Nani. Dalla voce sembrava Balin. - E' che QUALCUNO qua non fa altro che blaterare su una certa Elfa dai Capelli Rossi-  
Mi misi in posizione eretta, anche se da seduta. - Ah, ma quindi un Nano si è preso una bella sbandata per un Elfo?- proseguii, ridendo. 
-No! Non è vero!- rispose una voce. Kìli. - E' solo molto bella, e gentile- continuò, facendo tornare serena la propria voce. - Le ho parlato oggi-  fece una piccola pausa. - E comunque è quasi mattina- 
Provai a guardare fuori dalla piccolissima finestra coperta, tra l' altro, da un pezzo di legno. Era vero, un raggio del sole sembrava quasi trapassare la tavola. 
-Credo di aver sentito dire ad una guardia che il Re chiederà di te, Eowed- un' altra voce parlò. Sembrava quella del capo, Thorin. 
Nei miei occhi si accese una scintilla di speranza. - Stai scherzando?- balzai in piedi, carica di tensione per le parole di Thorin. 
-No- rispose -Ma qualsiasi cosa voglia dirti, o offrirti, credo tu debba accettare- ci fu qualche secondo di silenzio. 
Poi credo che Thorin abbia intuito il fatto che non rispondevo perchè non avevo capito la sua affermazione. 
-Mi ha offerto, ieri , il suo aiuto in cambio di alcune gemme preziose, ma io, ho rifiutato, ed ora, credo marciremo qui, mandando a rotoli la nostra vera missione- 
Altro silenzio. -E quale sarebbe la vostra missione?- domandai, curiosa. 
Egli mi raccontò tutto, lasciandomi assolutamente basita. Era un grande compito. Ma i Nani erano fedeli alle proprie origini, era risaputo. 
-E la tua?- mi domandò Thorin. 
-Credo lo scopriremo presto- una voce esterna mi tirò fuori dai guai, in quanto non volevo dire nulla a  nessuno, se non fosse stato strettamente necessario, chiaramente. 
Legolas. Alzai nuovamente gli occhi al cielo. 
Aprì il cancello, decisamente sereno. -Mio padre ha chiesto di te. Adesso- Sbarrai gli occhi. 
-Re Thranduil è tuo padre?- mi fece un cenno di assenso, guidandomi con cautela fuori dalla cella. 
Prese una corda Elfica. Lo guardai torva. 
-Solo per il tragitto, poi ti libererò, è una promessa- lo fulminai con gli occhi, ma gli tesi i polsi. 
Poi mi guidò. -Buona fortuna- sussurrarono i Nani. 
-Dunque, qual'è la tua missione?- mi domandò, rompendo il silenzio che si era creato tra di noi. 
-Credi davvero che te lo dirò?- risposi, arrabbiata. -Ogni cosa che dirai a mio padre la verrò a sapere, quindi se anticipassi un po' i tempi non credo cambierebbe nulla, o sbaglio?- 
Feci trascorrere qualche secondo. 
-Allora, sei una spia degli orchi?- - No!- risposi di getto. - Mai- continuai. - Mia madre fu uccisa anni fa. Voglio solo delle risposte- 
Sentii lo sguardo dell' Elfo intenerirsi. Mi girai, ed in effetti, era proprio così. La sua espressione, non era più serena e ironica come quella di prima.
Sembrava quasi rattristato. - E perchè sei qui, dunque?- 
-Sembra che qualcuno dei servitori di tuo padre sappia qualcosa- 
Non ebbe il tempo di farmi ancora qualche domanda, che finalmente, intravidi la chioma bionda del Re.
'Ci siamo' pensai. 'E' quasi fatta, Eowed'. 




Angolo Autrice. 
Salve! Allora, un dialogo molto importante è dunque avvenuto. Vi chiederete forse che accadrò dopo, ebbene, posso solo dirvi che ci sarà un colpo di scena davvero importante. Però non vi dico altro, altrimenti davvero vi leverei ogni sorpresa!
Grazie mille a tutti, a presto!



 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Chapter Four. ***



Chapter Four. 
'how can i decide what's right?' 

 
" i can't win you're a losing fight
all the time"

 
-Padre, eccola qui-
Un Elfo dai lunghi capelli dorati e con un' insolita 'corona', almeno per noi umani, mi dava la schiena. 
La sua altezza mi fece quasi impressione. Parlò. 
-Grazie, figlio mio, puoi andare- Legolas, senza aggiungere una parola, mi slegò le mani, e dopo avermi lanciato un' occhiata colma di antipatia, se ne andò. 
La sua riluttanza nei miei confronti non mi toccò granchè, anzi, mi fece sentire molto divertita. Ero riuscita a farlo infuriare, ed era proprio quello che volevo.
Mi toccai i polsi sentendo di nuovo il sangue scorrere attraverso le vene. Quella maledetta corda elfica mi stava bloccando la circolazione. 
-Ma che cosa abbiamo qui- l' Elfo si girò lentamente, con un mezzo sorriso sulla faccia. 
Guardando il suo volto, notai delle palesi somiglianze con Legolas. 
Mi fece cenno con due dita di salire sopra il rialzo, mentre lui si accomodava sul trono. 
-Non hai l' aspetto di un orco- commentò. Non seppi trattenermi. 
-Vedo che voi Elfi siete molto perspicaci- qualche secondo dopo, mi pentii di aver fatto quella battuta. Credevo si infuriasse, ed invece, sorrise. 
Era molto imprevedibile, come il figlio, del resto. 
-Potresti essere una spia, però- continuò, sempre con quel tono calmo. 
-Assolutamente no, morirei piuttosto che lavorare con delle creature così repellenti come loro- risposi, irritata, mentre mi guardavo intorno spaventata, osservando 
l' enorme Reame. C'era un gran viavai. 
il Re si alzò, e mettendosi le mani dietro la schiena, iniziò a passeggiare intorno a me, scrutandomi. 
Mi fece sentire in soggezione, avrei voluto scappare via. Odiavo essere al centro dell' attenzione.
Forse non si direbbe, ma ero un carattere timido e schivo. Sarcastica, e soprattutto, non avevo problemi a rispondere a chi mi faceva dei torti, ma timida. 
-E allora che cosa fai qui, nel mio Reame? Cosa può esserci, in un Regno popolato da Elfi, per un'umana?- non smise un secondo di girarmi attorno. 
Risposi provando ad ignorarlo. 
-Cerco solo risposte sulla morte di mia madre. Mi è giunta voce che un Elfo al tuo servizio sa qualcosa a riguardo- la mia voce si fece secca.
Thranduil si fermò di scatto, senza però levare le mani da dietro la schiena. 
Rimase in silenzio, per qualche secondo. Deglutì la saliva.
Fu la prima volta che vidi un Elfo in difficoltà. Fu come se lo toccassi su un tasto dolente. E non capii per quale dannatissima ragione il Re sembrasse spaventato e confuso. 
-Scopriti la spalla destra- mi ordinò, abbassando lo sguardo. Sembrava stesse per piangere. Aggrottai le sopracciglia, cercando di trovare il senso della sua richiesta. 
-Perchè dovrei?- domandai, scioccata. 
-Scopriti la spalla destra- scandì le parole una ad una, senza mai cambiare il tono sprezzante e frettoloso che aveva assunto. 
Portai la mano delicatamente verso la mia spalla, intenta ad obbedire ai suoi ordini. Lui alzò lo sguardo, facendomi notare i suoi occhi colmi di lacrime.

Un Elfo, un Re, una creatura che appariva del tutto sicura di ogni cosa, sembrava in quel momento l' essere più debole del mondo.
Le mie dita erano sul punto di far scivolare via la parte superiore della mia casacca che ricopriva solo la spalla, ma, fatalità del destino, o forse no, fummo interrotti. 
-Re Thranduil, Re Thranduil!- l' Elfa dai Capelli Rossi comparve dietro di me. 
Era tutta affannata, e si fermò un secondo per riprendere fiato. 
-I Nani sono fuggiti!- provai in me una sensazione di felicità 'Almeno loro ce l' avevano fatta'. 
Il Re sbarrò gli occhi, furioso. Fece qualche, inutile, passo. 
-Cosa?- sibilò, stringendo i pugni. 
-Sembra che stiano fuggendo tramite i nostri barili, stanno percorrendo il fiume, possiamo ancora fermarli se sbarriamo le dighe ed agiamo in fretta!- parlò sempre più veloce, come se avesse fretta di finire la frase per iniziarne un' altra. 
-Non è finita qui però, gli orchi ci stanno attaccando!- se fossi stata nei panni del Re, mi sarebbe venuto un infarto. 
Prima i Nani che fuggono, e poi, contemporaneamente, gli orchi. 
Spostò lo sguardo su di me, che già lo fissavo incredula ed emozionata. 
-Sai combattere?- chiese, secco ed in fretta. 
-So tirare molto bene con l' arco e so usare la spada, più o meno- sibilai il 'più o meno'. 
-Tauriel, da' a lei un arco e delle frecce. Se combatterai per noi, potrò considerare l' eventualità di lasciarti andare- se ci fosse stato tempo, e l' Elfa non vi avesse afferrato per un braccio e trascinata via, avrei contestato quell' "eventualità" cercando di trasformarla in un " ti lascerò andare" certo. 
-Coraggio, vieni!- esclamò l' Elfa, Tauriel, che mi trascinò lungo delle ripide scale. Poi mi lasciò, e mi porse un arco ed una sacca di frecce. 
-Ecco qua, e adesso, seguimi!- non c' era ombra di prepotenza nella sua voce. 
La seguii, in trepidazione di vedere ciò che stava accadendo fuori. 
Arrivai finalmente all' aria aperta, sentendo ancora una volta la calda luce del sole sulla mia pelle e l' aria invadere le mie narici. 
Ma ogni cosa bella, ha una fine: gli orchi erano ovunque. 
-Vieni!- mi disse, facendomi cenno di seguirla ed iniziando a correre. 
Ella balzò su una roccia, con l' agilità degna di un Elfo, ed io, distolsi lo sguardo dalla sua figura, per darmi al mio compito.
Estrassi la prima freccia, ed infilzai un Orco.
Ne presi un' altra, ma non ebbi il tempo di scoccarla. Fui costretta a piantarla in mezzo all' occhio di un' altra creatura. 
Continuai a fare il mio 'lavoro', schivando frecce e tirandone, e ogni tanto, ricorrendo anche a qualche pugno e calcio, quando mi trovai faccia a faccia con Legolas. 
Entrambi avevamo la freccia puntata sul volto dell' altro. 
Tirò giù l'arco, ansimante, e facendo un' espressione alquanto buffa. 
Stava per dirmi qualcosa, ma non gli diedi il tempo di farlo, spostando la freccia, che qualche secondo prima era puntata sulla sua faccia, contro un orco, scoccandola. 
Mi guardò pietrificato, e poi, senza dire una parola, corse via, continuando ad uccidere orchi. 
I Nani stavano nel frattempo attraversando il fiume dentro i barili di cui Tauriel aveva parlato poco prima, e ci passarono davanti. 
-Eowed!- strillò Gloin mentre veniva trascinato via dalla corrente. 
Lo guardai, urlando- Non sono qui per contrastare voi, ma gli orchi!-
Lui continuò ad osservarmi, mentre l' acqua lo inondava. 
Kìli stava provando ad entrare in un barile, quando la freccia un orco lo colpì. 
Non ebbi il tempo di captare altro. Un Orco mi si avventò addosso. 
Nel frattempo, Legolas si lanciò sopra le teste di due Nani, che purtroppo non riuscii ad identificare, e stando solo in equilibrio, continuò ad uccidere orchi. 
Osservai la scena a bocca aperta, dopo aver ucciso l' orco, anche se per poco, visto che gli attacchi verso di me ricominciarono. 
Finalmente, non c' era più traccia di alcuna creatura. 
Mi fermai, ansimante, piegandomi sulle mie ginocchia. 
Tauriel si avvicinò a me, mettendomi una mano sulla schiena. 
-Coraggio, è finita- mi disse, dolcemente. Tirai su la testa, guardandola stranita. Perchè era così gentile nei miei confronti?
Legolas arrivò, balzando da una roccia all' altra, mentre con un braccio, teneva un orco per la gola e lo minacciava. 
-I Nani sono fuggiti- disse, sprezzante ed arrabbiato.
Sorrisi, felice per i miei amici. 
Poi mi guardò. - Che cosa ci fa lei qui?- domandò a Tauriel. 
-E' stato un ordine di tuo padre. Ha detto che se avesse combattuto per noi, forse, l' avrebbe lasciata libera- 
Legolas mi guardò come di solito si guarda un insetto. L' avrei preso a calci, se solo avessi avuto le forze. 
-Torniamo a palazzo, e lui viene con noi, ci potrà essere d' aiuto- disse secco, voltandoci le spalle ed incamminandosi, mentre cercava di tenere fermo l' orco che si dimenava. 

Sembrava irritato dalla mia presenza, e per questo, era andato avanti di parecchio. 
-Lascialo perdere, fa sempre così- mi disse Tauriel, con un tono di abitudine, mentre rompeva il silenzio. 
Soffocai un risolino. - Così come?- 
-Schivo con chi non conosce- 
-Veramente ieri molto schivo non lo sembrava- commentai, sarcastica, guardando a terra, calciando ogni sassolino che mi si presentava sul sentiero. 
-Che ha fatto ieri?- mi domandò, sorpresa. 
-Sembrava piuttosto irritato dal fatto che gli avessi detto di preferire un Nano a lui- 
Tauriel scoppiò a ridere. -Oh Santo cielo!- esclamò, cercando di calmarsi.
Sorrisi. 
-Oh, hai toccato un tasto molto dolente- disse, ormai tornata quasi del tutto seria. 
-Sembrava ancora più irritato quando gli ho chiesto cosa importasse a lui di ciò, in quanto mi era parso follemente innamorato di te-
Ogni ombra allegra scomparve dal volto di Tauriel, che si fece, serio, quasi spaventato.
Abbassò la testa e continuò a camminare. 
-Mi è sembrato innamorato di te, Tauriel- le dissi, con tutta la sincerità che avevo. 
-Non sei la prima a dirmelo- rispose, con un tono simile a quello di un condannato a morte. 
-So che hai legato molto con un Nano, Kìli- cercai di sviare l' argomento. 
Gli occhi di Tauriel tornarono di nuovo luminosi, come prima. 
-Oh si- rispose, voltando la testa verso di me. - E' piuttosto carino per essere un Nano, non trovi?- mi disse, e scoppiammo a ridere insieme.
-E' stato colpito da una freccia, però-  
-Si, ma nella gamba. Credo che ce la farà- rispose lei, asserendosi un attimo. 
-Ma ciò non leva il fatto che sia anche piuttosto alto, per essere un nano!- cercai di sdrammatizzare, e tornammo a ridere ancora.
Legolas si voltò di scatto, furioso.
-Che cosa avete da ridere voi due? Venite ad aiutarmi, piuttosto, che questo essere ripugnante non mi da un momento di pace- 
Io e Tauriel ci guardammo, ancora divertite per il mio commento, ed andammo ad aiutare Legolas. 




Angolo Autrice:
Salve a tutti! Allora, è un capitolo un po' misterioso, me ne rendo conto, hahahahah! Volevo solo spiegarvi che Thranduil chiede a Eowed di scoprirsi la spalla per una ragione ben precisa ( non perchè è un porco, tranquille, hahahah), che però verrà fuori nei capitoli successivi. 
Nel prossimo, vedremo anche quale sarà la decisione del Re, se lasciare libera Eowed o meno, e soprattutto, se sa qualcosa riguardo alla morte di sua madre o no.  
Per il resto, non vi dico nulla di nuovo, vi lascio vivere nella suspance, hahahahah!
A presto! 



 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Chapter Five. ***


 
Chapter Five.
"on my own, here we go"


"lo sentii pronunciare addirittura questa non è la nostra guerra "





 
"every revolution
begins with a spark"

 

-Ed ora che cosa ne facciamo di questo orco, Legolas?- gli domandò Tauriel, scocciata e non propriamente felice di avere una di quelle fetide creature intorno.
-Lo portiamo da mio padre e lo interroghiamo. Qualcosa di utile forse potrà dire- e gli diede uno strattone con il braccio, visto che ancora lo teneva per la gola. 
Tauriel, dopo avergli lanciato un' occhiata gelida, si incamminò. Legolas, invece, con un po' di fatica, riuscì a trascinare l' orco per qualche secondo, e proprio mentre stava ottenendo dei notevoli risultati, si voltò verso di me, che ero ancora immobile dietro di lui.
-E tu, non vieni?- mi disse, ansimando, in quanto la creatura continuava a dimenarsi con forza. Tenerla a bada non era decisamente facile.
-No, grazie, non è di mio interesse rientrare in quella sala- risposi, cercando di trattenere tutta l' acidità che stava per venirmi fuori dal tono di voce.
-Ma mio padre deve ancora dirti se sei libera o meno- protestò, quasi volesse farmi entrare a tutti i costi.
-Allora significa che quando avrà il suo verdetto, mi chiamerà lui stesso- feci un sorriso forzato.
Legolas mi fulminò con gli occhi, cercando però di trattenere anche un lui un sorriso in risposta al mio.
-Come desideri- e dopo aver scandito bene queste parole, si indirizzò verso il padre trascinando l' orco. 


Mi sedetti su uno scalino, osservando tutto il marrone presente in quel dannatissimo Reame Boscoso.
E quelle luci così meravigliose, dove diavolo le trovavano?
Cercavo di distrarmi, ma in realtà ero agitatissima.
Presto avrei avuto il 'verdetto' di Thranduil. Potevo tornare a casa o no? 
Ma, ad ogni modo, non era quello, il motivo per cui ero partita.
Thranduil ancora non mi aveva detto se davvero quell' Elfo era lì o no. E soprattutto, non mi aveva spiegato per quale motivo volesse vedere la mia spalla destra. 
Dei passi decisi ed affrettati fecero cessare i miei pensieri.
Vicino a me comparvero due gambe avvolte in dei calzoni verde speranza. Alzai gli occhi e notai Tauriel proseguire senza nemmeno degnarmi di uno sguardo. 
-Tauriel- la chiamai, alzando la testa dalla mia mano. 
Lei si voltò di scatto, seria. 
-Che cosa è successo?- le domandai, preoccupata dal suo modo di comportarsi così schivo. 
-L' orco ha detto che Kìli non sopravviverà a lungo. La freccia che lo ha colpito era avvelenata. Devo salvarlo, Eowed, capisci?- riconobbi in lei la stessa tenerezza che avevo visto mentre le parlavo poco prima.
Sembrava disperata, quasi fosse vincolata alla vita di quel Nano. 
Non capii se era per la sua coscienza o perchè lo amava.
-Vengo con te- le risposi, senza alcun dubbio, alzandomi in piedi.
Lei mi guardò basita, scrutandomi con i suoi grandi occhi verdi ormai diventati lucidi. 
-Ne sei sicura? Thranduil ha isolato il nostro Reame. Nessuno di noi potrebbe nè entrare nè uscire, visto che l' orco ha annunciato la venuta imminente dell' Oscuro Signore. Sto andando contro tutti e tutto, ma non importa. Devo farlo. Non so se potrò più fare ritorno qui. Seguendomi, faresti la stessa cosa anche tu. Non sei obbl...- 
-Tauriel, io vengo con te. Non so quali siano esattamente le tue ragioni, ma voglio farlo. So che cosa significa perdere una persona cara, e so anche che cosa significa avere la coscienza sporca. Conosco Kìli, e ti assicuro, che non merita di morire. Affatto. A quanto pare Re Thranduil non ha potuto darmi le risposte che cercavo. Saranno altrove, e forse, dove andrai tu.- 
Silenziosa, sorrise. 
-E allora andiamo- mi sussurrò, porgendomi la mano.
La afferrai, ed insieme, uscimmo da tutta quell' invasione di marrone, venendo nuovamente catapultate nel mondo esterno e luminoso. 

Tauriel balzò su una roccia, osservando un corso d' acqua scorrere impetuosamente. 
-Che cosa stiamo aspettando ad andare?- le domandai, irritata dalla calma che si stava prendendo.
Ero un tantino irascibile, si. 
Lei non rispose, continuando a fissare l' acqua.
Sentii dei passi dietro di me. 
-Lui- sussurrò. 
Mi voltai, e trovai Legolas proprio davanti a me. 
Spostò irrequieto la sguardo tra me e Tauriel. 
-E tu che cosa ci fai qui?- mi domandò, avvicinandosi ancora una volta un po' troppo. 
-Mio padre ti stava cercando- sibilò, guardandomi torvo.
Indietreggiai. Questa scena l' avevo già vissuta, con lui, all' incirca. 
-Bene, allora tuo padre dovrà continuare a cercarmi, perchè non intenzione di tornare indietro- 
-Non mi costringere a portarti da lui con la forza- 
Feci per voltarmi dall' altra parte, in modo da fargli capire che ogni sua parola sarebbe stata vana, quando mi sentii afferrare per i fianchi.
Con un movimento fulmineo Legolas mi caricò sulle spalle, senza stranamente, mostrare alcun segno di fatica. 
-Legolas!- gridò Tauriel, correndo immediatamente in mio soccorso.
Per una volta, io, ragionai e non feci prevalere la mia impulsività. Invece che dimenarmi, gli dissi le parole che gli avrebbero fatto cambiare idea.
-Se mi ripoterai indietro, metterai nei guai non solo me, ma anche la tua amata Tauriel, e soprattutto, te stesso. Credi davvero che tuo padre sarà lieto di sapere che anche tu gli hai disobbedito?- l' Elfo si fermò, e qualche secondo dopo, mi posò delicatamente a terra.
Tauriel si trovava a qualche passo da noi. Ci stava raggiungendo per intimare a Legolas di farmi scendere, e forse, per spiegargli la situazione.
Mi guardò impassibile per qualche secondo, respirando ad un ritmo del tutto irregolare.
Tauriel sapeva benissimo perchè Legolas fosse lì. Ma io no. 
-Se ora, cortesemente, Eowed, mi lasciassi solo con Tauriel, te ne sarei molto grato- 
Gli feci un cenno, come per fargli intendere che andarmene per qualche secondo non mi avrebbe creato alcun problema.
Tauriel si voltò, tornando alla roccia in cui si trovava prima. 
Feci per allontanarmi, quando Legolas mi afferrò per un braccio, tirandomi a sè. 
-Ti ricordo che non finisce qui. Non ho dimenticato. La mia affermazione di ieri, è ancora valida- assunse ancora una volta il suo tono arrogante e il suo sorrisetto beffardo. Con uno strattone, mi liberai dalla sua presa e mi allontanai.

Non riuscii a fare a meno di  origliare, però. 
Legolas tentò di convincerla più volte di tornare indietro, provando a raccontarle la frottola che Thranduil la avrebbe perdonata.
Lo sentii pronunciare addirittura 'questa non è la nostra guerra'.
Anche io, nonostante fossi li da poco, avevo capito che Thranduil non tollerava sgarri. o Perlomeno, non li tollerava per dei Nani. 
Capii inoltre per quale motivo, Tauriel si era fermata. Sapeva che Legolas sarebbe venuto da noi, in nostro aiuto. 
Perchè tutto sommato, quell' Elfo, era lì per Tauriel, o forse anche per me, e non per suo padre.
Se non ci fosse stata Tauriel, chissà se mi avrebbe davvero riportato indietro o avrebbe solo fatto finta. 
Ma dopotutto, se non ci fosse stata lei, molte cose sarebbero state diverse. 
Dopo poco, i due mi fecero cenno di raggiungerli. 
-Legolas verrà con noi- mi annunciò Tauriel. Lo guardai. Mi sorrise, senza ombra di arroganza, per la prima volta.
Era decisamente bello, in quello stato.
-Quindi dove si va?- domandai, pimpante e pronta per una nuova avventura che, forse, mi avrebbe portato anche a delle risposte su mia madre.
-A caccia di orchi- esclamò Legolas, facendoci strada.



Angolo Autrice: 
Salve! Allora, se la storia della spalla di Eowed vi ha incuriosito, non preoccupatevi, presto verrà a galla: non manca molto. Verranno fuori parecchie cose nuove, don't worry. Ho aggiunto quel ' a caccia di orchi' finale proprio ispirandomi ad Aragorn, quasi per creare una sorta di 'collegamento' con il Signore degli Anelli. Uh, ecco, poi volevo farvi una domanda: Voi come immaginate, fisicamente, Eowed? Sarei molto curiosa di saperlo :) A presto!




 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Chapter Six. ***



Chapter Six.
'and i'm feeling good'



Ed eccovi qui, come vi avevo promesso due capitoli fa, 
un' immagine della nostra Eowed! Beh, che dire, le somiglia decisamente molto:
capelli e carnagione chiara, curve piuttosto prosperose.. 
Beh, spero vi piaccia! 





 

-E quindi dove avreste intenzione di andare a cercare questi maledetti Nani, adesso?- ci domandò scocciato Legolas, che sembrava inspiegabilmente, ed improvvisamente, aver perso tutta la gioia e l' entusiasmo che aveva mostrato poco prima di partire. 
-Non ne ho idea, ma credo che il nostro istinto elfico ci guiderà- rispose coincisa Tauriel. 
Il cielo si fece buio presto. Dal candido mantello azzurro che aveva velato il cielo durante il giorno, si passò all' oscurità immediata.
-La sera scende presto, qui a Bosco Atro- commentò l' Elfa, bloccandosi di scatto.
Posò le mani sui fianchi e guardò in alto. 
Mi avvicinai a lei, curiosa di vedere che cosa stesse osservando. 
-E' una notte stellata- commentai, estasiata, mentre guardavo le stelle. - Sono anni che non vedo notti così luminose- 
Passammo qualche secondo ancora con il naso per aria a contemplare quell' infinità di piccole 'luci'. 
-Significa che domani sarà bel tempo. O forse, semplicemente, che sarà una giornata importante- abbassò lentamente la testa e mi guardò sorridente.
Alludeva a qualcosa, ma non ne capii il senso. 
-Credo sia ora di accamparsi!- gridò Legolas, tornando indietro, visto che si trovava ad almeno qualche metro da noi, intento a procedere fino a qualche minuto prima. 
-Tu non hai bisogno di riposare- commentai stupita dalla sua precedente affermazione. 
-No, ma qui qualcuno non ce la potrà fare a stare al passo con gli Elfi, se non recupera le forze- rispose acido, quasi per provocarmi. 
Sul suo viso comparve il solito ghigno beffardo. 
Lo guardai, quasi impietosita dai suoi tentativi di farmi infuriare. 
-Bella mossa, Elfo, ma non sei veramente capace a farmi innervosire, piuttosto, a farmi ridere, forse- e senza aggiungere altro, con un' aria soddisfatta mi voltai verso Tauriel, che ci stava osservando divertita. 
-Coraggio, allora raccogliamo legna, dobbiamo accendere un fuoco- 


Accendemmo il fuoco con facilità, ma la legna che avevamo preso, non era sufficiente. 
-Oh, fantastico, si sta già spegnendo- commentai, intenta a sfregarmi le mani per riscaldarmele. 
I due Elfi, invece, non sembravano aver bisogno di nulla, tranne che di un po' di comfort. 
Legolas si era abilmente costruito una piccola tenda con il suo mantello, e Tauriel aveva fatto lo stesso, decidendo però di farmi riposare accanto a sè, visto che io non lo possedevo, un mantello. 
-No- rispose altezzoso l' Elfo, tirando fuori da dietro la sua 'tenda' un altro bel mucchio di legna. - Ho provveduto- rispose con un tuono fiero.
Gli sorrisi. - Per una volta mi devo complimentare con te, Legolas-
Mi guardai intorno, spaventata. 
-Dov'è Tauriel?- non riuscivo più a vederla, era scomparsa. Poi intravidi un piccolo corpicino rivestito di verde che stava dormendo sotto il suo mantello, appeso a due bastoni piuttosto robusti piantati abilmente nel terreno. 
Sorrisi, intenerita dalla scena.
-Credevo che voi Elfi non dormiste- commentai, indicandola e voltandomi verso Legolas. 
-Dormiamo poco, all' incirca per quattro ore, e non è esattamente uno stato di sonno....- si fermò qualche secondo come per pensare a quali parole dire - E' una specie di stato di trance, meditazione- mi spiegò.
Lo guardai, divertita dalla nuova curiosità che avevo appreso. 
-Bene, allora immagino che a uno di noi due toccherà fare la guardia questa notte- commentai, guardandomi intorno per non incontrare le sue iridi blu mare. Sarei arrossita all' istante. 
-La farò io, hai bisogno di riposare tu- rimasi colpita dal suo gesto quasi gentile. Si voltò di spalle ed andò a sedersi sulla roccia che faceva da scudo alle nostre piccole tende, osservando l' oscurità che si protendeva davanti a noi. 
Per qualche secondo rimasi imbambolata, e gli unici rumori che udii furono lo scoppiettare del fuoco, il debole respiro di Tauriel ed il 'cantare' dei grilli. 
Osservai ancora per qualche secondo la lunga chioma bionda di Legolas che scintillava al chiarore delle stelle, poi avanzai, andando verso di lui. 
Mi sedetti sulla stessa roccia, facendogli voltare il viso. - Perchè non vai a dormire? Ti ripeto che hai bisogno di riposare, tu, io sono un Elfo, posso farne a meno-
Lo scrutai per qualche secondo, perdendomi in quei lineamenti così delicati e perfetti allo stesso tempo. 
-Perchè sei venuto con noi?- ignorando del tutto la sua precedente domanda. 
Esitò per qualche secondo, quasi lo avessi messo in difficoltà.
Accennò un sorriso, e poi si voltò, incupendosi e guardando nuovamente la foresta davanti a sè.
Attesi qualche secondo. Non rispose. 
-Sei venuto per poterla controllare, non è vero? Per poter controllare i Nani- continuai ad esporgli le mie tesi, curiosa di sapere che cosa lo avesse spinto a seguirci. 
Si voltò ancora verso di me. - E a te che cosa importa?- domandò a sua volta, quasi divertito dalla situazione. 
-Potrei chiederti la stessa cosa riguardo alla tua furia quando ti ho risposto che preferivo il Nano a te- lo incalzai. 
Passò qualche secondo, prima che Legolas riprendesse la parola. 
Ormai avevo addirittura perso le speranze che rispondesse. 
-In realtà non c'è un motivo ben preciso che mi ha spinto a venire- la sua voce profonda ruppe il quasi perfetto silenzio che si era riformato. 
-Tauriel credo sia solo uno dei motivi. Ce ne sono altri- 
-E quali sarebbero?- domandai incredula, non riuscendo a capire quali altri motivi potessero esserci, visto che ero convinta che lei fosse l' unico suo pensiero fisso. 
-Non.. lo so- rispose abbassando la testa -Questa domanda preme nella mia testa da quando ho detto a Tauriel che sarei venuto con voi. Lei parte per salvare la sua coscienza. Tu.. a dire il vero non lo so. E io... beh, non so nemmeno questo- 
Prese fiato per qualche secondo, poi continuò. - Anche se ormai penso che lei abbia iniziato questo viaggio per ben altri motivi, oltre la sua coscienza. Immagino ricambi i sentimenti del Nano- pronunciò l' ultima parola con disprezzo. 
Non risposi, immaginando quanto potesse far male vivere nell' abisso dell' amare e non essere ricambiati. 
-Sai Legolas, non sei poi... tanto male come credevo- cambiai argomento, azzardando forse uno dei complimenti migliori che avessi mai fatto nella mia vita. Non ero una che faceva tante moine. 
Sorrise, colpito dalla mia affermazione. 
-Nemmeno tu lo sei, Eowed. Hai qualcosa di speciale, lo sento. Ma ancora non è tempo di capire che cos'è- rimasi a guardarlo intontita, assumendo una faccia sollevata.
-Forse è la mia discendenza.. sono figlia di Bard, discendete di Girion- 
L' Elfo voltò lentamente il viso, poichè era tornato ad osservare l' oscurità della foresta. 
-Sei figlia di un discendente dell' ultimo Re di Dale?- domandò. 
Annuii lentamente. 
-Ma non è questo ciò a cui alludevo- 
-Non credo di avere altro di speciale- risposi, umilmente. 
Sorrise, divertito dalla mia reazione. - Oh Eowed- posò delicatamente una mano sul mio viso. 
Arrossii di colpo, abbassando lo sguardo. 
Schiuse la bocca come se volesse aggiungere altro mentre continuava ad accarezzarmi la guancia, ma poi la richiuse, bloccandosi. 
-Va a riposare, ora. Domani ci attende una lunga giornata-
Portò la mano giù appoggiandola sul ginocchio. Lo guardai inebetita. Era davvero lui? Legolas gentile? 
Mi alzai, augurandogli la buona notte.
Feci per dirigermi sotto la tenda di Tauriel. 
-Ah- esclamò, facendomi bloccare di getto. -Le parole che ti ho detto nella cella l' altro giorno non hanno perso significato, comunque- 
Soffocai un risolino. 
-Contaci- sussurrai, divertita, e poi mi distesi vicino a Tauriel, la quale sembrava aver appena proteso le labbra in un sorriso. 






 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Chapter Seven. ***


Chapter Seven.
'we are the fallen angels'


Per chi non lo sapesse,
questa sarebbe la raffigurazione della
nostra Eowed.




 
-Coraggio Eowed, è ora di ripartire, non possiamo perdere tempo-  uno strattone delicato fece uscire la mia mente dal profondo stato di coma.
Ero sveglia, ma non del tutto. 
Mi girai dritta, con gli occhi socchiusi. Intravidi la luce del sole sgorgare tra le foglie colorate di Bosco Atro, e l' incessante rumore dello scrosciare dell' acqua dei ruscelli mi rimbombò nelle orecchie.
Rivolsi poi lo sguardo verso chi mi stava strattonando, e dalla folta chioma rossa come il fuoco intuii che fosse Tauriel.
-Che ore sono?- domandai, mentre piano piano riemergevo dal sonno in cui ero caduta poche ore prima. 
-Non più tardi delle sette- rispose l' altra voce. Era senza dubbio quella di Legolas.
Mi tirai su solamente con la schiena, rimanendo però seduta. Aprii gli occhi del tutto, riuscendo a contemplare lo splendido panorama che mi si presentava davanti e che avevo visto di sfuggita solo qualche minuto prima: Bosco Atro di mattina presto. 
Tauriel si alzò e raggiunse Legolas, che si trovava davanti alla roccia su cui si era seduto la sera precedente insieme a me.
La sera precedente. 
Oh, già! Avevamo chiacchierato, ed erano emersi lati di lui che non mi aspettavo. 
Egli si voltò verso di me sorridendo, mentre il suo volto veniva illuminato dal sole e la sua chioma scintillava, somigliando quasi all' oro. 
Mi imbarazzai, ripensando a quando la notte prima mi aveva toccato la guancia. 
Molto probabilmente lui lo notò, perchè sorrise ancora di più.
Mi alzai in piedi, raggiungendo i due Elfi.
-E il programma quale sarebbe?- 
-Dobbiamo trovare i Nani- rispose Tauriel, stupita dal fatto che glielo chiedessi.
-Certo, intendevo sapere solo come capiremo dove diavolo si trovano- il mio tono si fece sempre più pacato.
Tauriel sorrise.
-Vedo che sei poco informata su noi Elfi- rispose, stuzzicandomi. 
Legolas balzò velocemente prima su una roccia, e poi su quella accanto.
Mosse quel naso piccolo e perfetto delicatamente, quasi stesse annusando l' aria. 
Poi fissò la fitta boscaglia che ancora si protendeva davanti a noi. 
-C'è confusione nell' aria...- commentò con un tono di voce misto tra lo stupore e il 'debole'. 
-Non si riesce a captare nulla di importante. Qualcosa dice che dovremmo voltare a Ovest, per Gran Burrone. Qualcos' altro, invece, dice che dovremmo andare ad Est e raggiungere Pontelagolungo- 
I miei occhi brillarono, quasi avessi sentito il nome di chissà quale cosa.
-Pontelagolungo- sibilai tra me e me. 
'Se avessimo dovuto tornarci, come avrei detto a mio Padre che proprio mentre, forse, ero sul punto di scoprire la verità su mamma, qualcosa mi aveva spinto ad andarmene per aiutare un' Elfa che avevo visto due volte in tutta la mia vita?'pensai. 
Avrei voluto continuare a farlo, ma mi accorsi che Legolas stava provando a leggere i miei pensieri.
-Stai provando ad entrarmi nella mente?- domandai  divertita.
L' Elfo si imbarazzò quasi - No- rispose, secco e coinciso.
Io e Tauriel ci scambiammo un' occhiata. 
-A voi l' onore di decidere, comunque- esclamai, rompendo il silenzio che si era creato. 
I due Elfi si guardarono. 
Parlarono in Elfico, mandandomi letteralmente in confusione. Provai a seguirli, assumendo però un' espressione piuttosto ebete. 
Il loro tono di voce di alzò, quasi stessero litigando. 
-Ehm...- sibilai imbarazzata. 
-E' molto divertente vedere due Elfi litigare, anzi, se vi picchiaste in una pozza di fango lo sarebbe ancora di più , ma potreste almeno degnarvi di parlare nella mia lingua corrente, visto che non sto capendo una sola virgola di ciò che state dicendo?- esclamai, ironica. 
-Sei tu che ci hai detto di prendere una decisione-
-Si ma sarebbe bello non farmi sentire emarginata solo perchè non sono un Elfo- sottolineai l' ultima parola con un tono acido e sprezzante. 
Legolas guardò Tauriel ancora una volta, come se stesse cercando un cenno di assenso.
Lei glielo diede, e mosse delicatamente la testa. 
-Andremo a Pontelagolungo- 
- A Pontelagolungo?- dissi ancora, eccitata. Battei le mani in segno di emozione. 
-Oh su, avanti muoviamoci, voglio tornare a casa!-  presi la mia roba e feci per andare, ma i due mi bloccarono. 
-Eowed, aspetta- Legolas mi strinse delicatamente per un braccio. 
-Siamo ancora dentro Bosco Atro, distiamo qualche giorno da Pontelagolungo- lo guardai, cercando di capire dove volesse arrivare dicendomi quelle parole. 
-Lo so.. e quale sarebbe il punto?- 
-Sento che qualcosa non va, nel tuo regno- sussurrò, avvicinandosi al mio orecchio, quasi non volesse che Tauriel lo sentisse. 
Il mio sguardo si fece teso, e sbarrai gli occhi.
-Bene- risposi, decisa. - Allora muoviamoci. Se Pontelagolungo è in pericolo, per quanto io abbia detestato quell' orrendo posto per tutti gli anni della mia vita, io devo salvarlo- e senza aggiungere altro, mi liberai dolcemente dalla presa dell' Elfo e mi rimisi in cammino. 


-Non ho mai sentito così tanto caldo in tutta la mia vita- mi lamentai, mentre i due Elfi procedevano agilmente. 
Il sole splendeva alto nel cielo, e i suoi raggi erano si accomodanti, ma decisamente non piacevoli per chi come me era abituato ai gelidi inverni di Esgaroth. 
Legolas si fermò, facendo andare avanti Tauriel, che sembrava piuttosto presa dal viaggio e non si curava molto delle mosse che facevamo.
Pensai a per quale motivo si fosse fermato, mentre con quelle iridi blu mi scrutava, aspettando che lo raggiungessi. 
-Che c'è?- gli domandai. 
-Che cosa ti ha spinto ad andare via mentre mio Padre, forse, ti avrebbe rivelato la verità su tua madre?- domandò.
Arrossii. 
-Hai letto nella mia mente prima, lo sapevo- 
-Sono trucchetti che noi Elfi facciamo in continuazione, abituati- mi disse con un tono ironico.
Lo guardai, e per mascherare l' evidente imbarazzo che cresceva nei miei occhi, feci un mezzo sorriso e gli tirai un leggero pugno sul braccio. 
Continuò a camminare vicino a me, quasi non si aspettasse più una risposta ma me lo avesse domandato semplicemente per stuzzicarmi.
Ma io decisi di dargliela comunque. 
-Ad ogni modo, non c'è un motivo preciso- lo sorpresi. - E' una cosa che va avanti sin da quando ero piccola. C'è sempre stato..qualcosa dentro che mi allontanava dal pericolo la maggior parte delle volte. Insomma, se io ero in un posto e stava per accadere qualcosa di terribile, casualmente, guidata dal mio istinto o più semplicemente dal fato, mi allontanavo. Non ha senso, lo so, ma giuro che è così. Come quella volta che al mercato un pazzo armato di frecce entrò nella piazza minacciando tutti. Ecco, io quel giorno fino a qualche minuto prima dell' accaduto c'ero. Ma poi qualcosa mi aveva spinto a tornare a casa. Ti ripeto, non ha senso, non lo ha avuto mai per nessuno, e soprattutto per mio padre. Me ne sono andata dal Reame Boscoso perchè sentivo che se fossi rientrata da tuo padre avrei rischiato la vita- 
L' Elfo mi guardò, desideroso di capire che cosa mi frullasse per la testa. 
-Ti ho confuso, non è vero?- domandai divertita.
-Mi duole ammetterlo, ma si- e sorridemmo. 


Tauriel si bloccò di scatto, improvvisamente.
Ci fermammo anche io e Legolas, lanciandoci delle occhiate gelide e tese. 
-Tauriel, che succede?- domandò Legolas spaventato. 
Non rispose, rimanendo ferma con il corpo, mentre la sua testa andava a destra e sinistra, quasi stesse scrutando l' aria.
-Tauriel- continuai ad insistere. 
-L' aria- rispose lei, enigmatica più che mai. - C'è qualcosa che non va. Un tanfo orribile la sta invadendo. Non c'è odore di Elfo- 
Passò ancora qualche secondo, prima che il silenzio si rompesse. 
-Orchi- sibilò Legolas, girandosi di scatto e puntando il suo arco verso l' apparente nulla.
Sfoderai anche il mio.
-Si combatte, dunque- risposi, carica e pronta più che mai. 
Tauriel si trovava qualche metro più dietro di noi,ma era in posizione d' attacco.
-Perchè ci stanno attaccando?- domandai, cercando di ingannare il tempo.
-Una parte degli orchi deve essere rimasta qui in giro, e ci hanno fiutati- rispose Tauriel, senza distogliere mai lo sguardo da davanti a sè. 
Una mandria di orchi sgusciò dal nulla, saltando l' enorme siepe verde chiaro che incombeva davanti a  noi.
-Si comincia- sussurrai tra me e me, buttandomi tra la folla.

Persi il conto di quanti ne uccisi.
Uno dopo l' altro.
Senza guardarli in faccia. 
Mi domandai se avessero una storia, se fossero sempre stati Orchi Malvagi.
Se magari, dentro qualcuno di loro, ci fosse un qualcosa di buono. 
Uno della mandria mi attaccò, e fui costretta a trafiggerlo con una freccia nell' occhio, e senza nemmeno voltare del tutto il corpo, feci la stessa cosa con un altro orco, mirandolo però nel torace. 
Credetti di essere libera, quando un orco balzò giù da un albero salendo sopra le mie spalle.
Mi fece cadere a terra. Se avessi avuto il tempo di pensare ad altro, sicuramente avrei riflettuto su quanto mi facesse schifo avere una di quelle orride creature sopra di me.
Fu una lotta libera, a pugni e calci.
L' orco cercò di tirarmi diversi pugni, che però schivai tutti, nonostante lui fosse sopra e io sotto. 
Provò a piantarmi un coltello nella testa, ma riuscii a bloccargli la mano, facendoglielo volare via. 
Lo stordii con una scarica di pugni, me lo levai da addosso, cercando di andare a recuperare il coltello.
Ormai il mio arco era troppo lontano per essere usato, quell' aggeggio era la mia unica speranza. 
Mi chinai per prenderlo, ma l' orco era ormai rinvenuto, e reggeva tra le mani un altro coltello.
Me lo puntò alla golla, osservandomi. 
Diedi un' occhiata per cercare Legolas e Tauriel. Non c' era nessuno di loro.
Il panico si impossessò di me. 
Forse era così che sarei dovuta morire. Sola. Per via di un Orco assetato di sangue. Dov' era l' istinto, la forza, il destino, chiamatelo come volete, che ogni volta mi difendeva da ogni pericolo? Forse aveva fatto tutto quel percorso solo per portarmi a quel momento. Il modo in cui sarei dovuta morire.
-bene bene bene, cosa abbiamo qui- disse con quella voce stridula ed odiosa, leccandosi le labbra. - Un bel bocconcino, in tutti i sensi-
-Fammi dare un' occhiatina- 
Mi strappò un lembo della tunica, lasciando scoperta solo la mia spalla destra.
L' Orco strabuzzò gli occhi, incredulo. -Ma non è..- 
Non riuscì a terminare la frase. Una freccia gli trapassò il cervello, facendolo cadere sopra di me.
Me lo levai da addosso non appena riuscii a rendermi conto della situazione.
A qualche metro da me, Legolas mi osservava ansimante, con ancora l' arco puntato verso l' Orco.
Non potevo crederci.
Mi aveva salvata.
-Legolas! Stanno fuggendo due orchi! Presto!- urlò Tauriel, che si trovava parecchio più in là di me. 
Legolas distolse lo sguardo e raggiunse Tauriel. Parlarono in Elfico, e dopo un' apparente discussione, lui si immerse nuovamente nella foresta, mentre lei venne da me. 
-Eowed- disse preoccupata. 
Mi tese la mano per farmi alzare.
Gliela afferrai, e mi rimisi in piedi, scrollandomi dalla tunica tutta la sporcizia che quel maledetto Orco mi aveva attaccato.
Alzai lo sguardo, e notai che Tauriel stava fissando la mia spalla destra come se avesse appena visto un fantasma.
Era pallida, ed aveva un' espressione spaventata. 
-Tauriel..- sussurrai ansiosa. 
Coprii velocemente con la mano ciò che ero abituata a vedere da sempre sulla mia spalla, e poi tornai a lei. 
-Non può essere..- sibilò tra sè e sè.
-Non può essere cosa?- domandai quasi arrabbiata. 
-Sei.. sei.. sei una di loro...-






Angolo Autrice:
Salve gente! Ho concluso con un finale carico di ansia, eh? Ahahahah comunque, un piccolo appunto, con quel 'sei una di loro', Tauriel non allude ovviamente agli orchi! :) Allude a qualcos' altro, che però scoprirete nei capitoli successivi!
A presto!



 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Chapter Eight. ***


Chapter Eight.
'i've got a secret, can you keep it?'






 
Tauriel rimase imbambolata per ancora qualche manciata di secondi, mentre io, in preda all' agitazione mi dimenavo e continuavo a domandarle a che cosa alludesse. 
Il cuore mi batteva più forte che mai. Sarebbe schizzato presto fuori dal mio petto, se non avessi ottenuto subito una risposta.
-Tauriel, devi dirmi che diavolo succede!- urlai.
Lei sembrò quasi uscire dallo stato di trance dentro il quale si era immersa poco prima. 
Si avvicinò a me cautamente.
-Non c'è tempo per spiegarti, Legolas sta tornando- sussurrò, osservando con la coda dell' occhio la sua destra e la sua sinistra.
-Ti spiegherò non appena resteremo sole, ti giuro, il più presto possibile, devi solo promettermi una cosa- 
La guardai furiosa, in attesa di scoprire che cosa volesse ancora da me, dopo avermi appena annunciato che avrei dovuto vivere nell' ansia per ancora un bel po' di tempo. 
-Non devi dire niente a Legolas. Non devi farti scappare nulla. Comportati come se nulla fosse, normale, in sua presenza dimenticati di questo. Devi farmi questo favore, Eowed. E' importante- mi osservò con tono implorante. 
-Va bene- sibilai tra i denti. -Ma devi dirmelo in fretta. Non è niente di grave, non è vero?- le domandai come una babina. 
Mi venne in mente mia sorella Tilda, quando la salutai per andare a cercare informazioni sulla morte di mia madre.
Non avrei mai pensato che la semplice curiosità di una figlia rimasta priva di una figura materna sarebbe sfociata in questo.
Ma qualunque cosa fosse, io avevo qualcosa di 'anormale'. E nessuno mi aveva mai detto niente.
O forse, nessuno se n'era mai accorto. 
Mi voltai verso la foresta, e notai Legolas che camminava verso di noi.
Affrettò il passo non appena ci scorse, giungendo da noi in men che non si dica.
-Mi sono sfuggiti- gracchiò Legolas.
-Non importa, non credo torneranno- Tauriel sembrava essersi ritrasformata, ed ignorava del tutto quello che prima era successo.
Sembrava se ne fosse dimenticata.
E va bene, pensai, se lo ha fatto lei, lo posso fare anche io. 
Legolas mi rivolse un' occhiata, per poi spostare lo sguardo verso il cielo.
Si mise una mano davanti al viso per riparare gli occhi dai raggi del sole. 
-Dobbiamo rimetterci in cammino, prima che faccia buio- ed emise la sua sentenza. 
-Allora non abbiamo tempo da perdere- 


Camminammo per ore e ore, ed ebbi il tempo di riflettere, ed anche di infuriarmi con Tauriel. 
Non accennava a trovare una scusa per allontanare Legolas e parlarmi. 
Poi ricordai la promessa che mi ero fatta, e che avevo fatto a Tauriel, dimenticare momentaneamente. 
Il sole stava piano piano tramontando, e le sfumature del crepuscolo attirarono la mia attenzione.
-Guardate! il cielo!- e lo ammirai, con occhi sognanti. 
Il rosa, l' arancione, sembrava quasi un arcobaleno di colori caldi tutti mescolati insieme in quel vasto manto che circondava tutta la Terra.
Tauriel si avvicinò a me, ripetendo quasi la scena del giorno precedente. 
-La sera scenderà presto, come sempre- commentai, distogliendo gli occhi da quello spettacolo mozzafiato.
-Non sarebbe sicuro rifugiarsi qui, se gli orchi che sono sfuggiti a Legolas fossero ancora in giro, ci troverebbero- continuai.
-Io conosco un posto dove potremmo andare- intervenne l' Elfo. 
- Sono amici di mio padre, e si trovano qui, in questi paraggi. Sarebbero felice di ospitarci- 
-Aeglos e la sua gente- sussurrò Tauriel, sorridendo e muovendo irrequieta gli occhi.
Legolas la guardò, sentendosi realizzato.
-Avete chiamato il nome giusto- una voce echeggiò da dietro le grandi querce alle nostre spalle.
Mi girai di scatto e tesi una freccia, pronta per essere scoccata.
Legolas mi abbassò dolcemente l' arco, come se sapesse chi fosse. 
Un' Elfa dai lunghi capelli neri spuntò dal nulla, seguita da altri cinque o sei Elfi.
-Benvenuti nel nostro Reame- esclamò, con la classica grazia e dolcezza di un Elfo, tanto da lasciarmi basita. 
-Gazinudrièl-  la salutò Legolas, inchinandosi a lei. 
Lei sorrise, posandogli una mano sul capo.
-Siete una sorpresa, non ci aspettavamo visite- guardò Tauriel, facendole un cenno di saluto.
-Ma saremo lieti di darvi una mano, Elfi o non Elfi- e questa volta il suo gelido sguardo si posò su di me. 
-Seguitemi, il nostro Reame è a pochi passi da qui- 


Seguimmo l'Elfa. 
Tauriel e Legolas sembravano molto certi della loro scelta, si fidavano ciecamente. 
Io ero piuttosto titubante, specialmente perchè essere circondata da un' enorme quantità di Elfi mi metteva a disagio, e anche sentirli parlare nella loro lingua corrente mi faceva sentire un' estranea.
E poi mi era bastato il Reame di Re Thranduil. 
Arrivammo davanti ad un imponente palazzo, che sembrava quasi fatto di cristallo, o forse di ghiaccio.
Rimasi a bocca aperta, mentre notavo l' azzurro chiaro dell' apparente ghiaccio riflettersi dentro gli occhi blu mare di Legolas.
Sembrava rispecchiare il momento in cui l' acqua azzurra e cristallina del fiume si immette in quella possente e scura del mare.
-Avanti, entrate, venite- ci incitò l' Elfa, facendoci strada.
In effetti, non mi sbagliavo. Il Palazzo era davvero fatto di ghiaccio. 
Mi domandai come facesse a resistere, visto che il calore nel Bosco Atro non mancava. 
-Oh, vedi, giovane Ragazza, questo palazzo non è ciò che sembra- mi rispose l' Elfa ad alta voce.
Aveva letto i miei pensieri. 
Legolas mi aveva avvertito poco tempo prima, e non a caso, stava ridendo sotto i baffi. 
-Noi non siamo un popolo fisso. Ci spostiamo, siamo nomadi. Siamo Elfi Freddi, una razza in via di estinzione. Non abbiamo più dimora, e il nostro palazzo di ghiaccio viene costruito dove il nostro cuore ci dice di andare, per poi essere distrutto e nuovamente ricostruito- 
-E dove trovate il ghiaccio necessario, tutte le volte?- domandai, curiosa e sfrontata. 
-Dal cuore degli umani- 
La sua risposta mi lasciò basita. 
-Il cuore umano è così freddo e malvagio, mia giovane Ragazza- assunse un' espressione affranta. - Non è difficile trovare il ghiaccio in un umano. E' provocato  da frustrazioni, delusioni, dolori, perdite di un caro, amore non ricambiato. Noi semplicemente ne rimuoviamo quanto possiamo da ogni umano, cercando di alleviargli la sofferenza- 
Pensai alla mia famiglia. 
-E un po' da me, e dalla mia famiglia, non lo avete mai levato? O forse si?- la mia curiosità cresceva man mano che quell' Elfa parlava.
Sorrise, senza rispondere.
-Mio marito vi attende, non facciamolo aspettare- 
Non era poi particolarmente diverso da quello di Re Thranduil, a livello di struttura. 
-Eccovi qua- un Elfo massiccio, dalla carnagione olivastra e la lunga barba, esattamente come i capelli, ci stava osservando sorridendo.
-Legolas, come sei cresciuto, assomigli sempre più a tuo padre- esclamò, facendo sentire fiero Legolas.
-Oh Tauriel, figlia della foresta- posò una mano sulla sua guancia.
-E benvenuta anche a te, giovane sconosciuta- mi passeggiò intorno. 
-Come ti chiami?-
-Eowed- risposi, quasi spaventata.
Tauriel mi fece cenno che stava andando tutto bene, di stare tranquilla.
-Ti vedo affaticata, Eowed. Credo tu abbia bisogno di riposare. Ed anche i tuoi amici, ne hanno, nonostante siano Elfi-
Calò il silenzio, mentre Gazinudrièl entrava nella stanza.
-Certo, lo sono. Sono diretti verso una meta non propriamente precisa- 
l' Elfo tornò a noi. - Dove siete diretti? Sento che nel vostro cuore ci sono buone intenzioni-
-Un Nano è stato colpito da una freccia di un Orco. Per quanto siano creature avverse alla nostra specie, credo che salvarla sia in nostro dovere. Dopotutto, è questo che rende il cuore degli Elfi Nobile- cercò di giustificarsi Tauriel. 
L' Elfo assunse un' espressione pensierosa. 
-Credo che tu abbia ragione, mia cara Tauriel. Quando è accaduto, questo?- 
-Circa due o tre giorni fa- 
-Gli restano ancora due settimane di vita, dunque- 
Due settimane erano abbastanza, ce l' avremmo fatta sicuramente, senza incontrare altri inconvenienti.
Feci un sospiro di sollievo. 
-Ma credo che ora sia davvero giunto il momento di riposare, per voi. Andate nelle stanze in cui la mia fidata moglie vi condurrà. Sento che molte questioni, qui, tra queste mura saranno chiarite, di tutti i generi- e mi guardò, quasi sapesse ciò che era accaduto. 
Seguimmo l' Elfa. 
Non ci fu nemmeno il bisogno di domandare se Aeglos e sua moglie fossero un po' i sovrani di quel regno. Pareva chiaro.
Ma una cosa che invece non riuscivo a comprendere, era il perchè quel palazz, nonostante fosse fatto di ghiaccio, fosse maledettamente tiepido.
Poi pensai al fatto che il ghiaccio del cuore umano non era propriamente ghiaccio, ma semplicemente 'qualcosa di freddo'. 
Difficile da spiegare. Difficile come ogni Elfo. 
-Ecco le vostre tre stanze- ci annunciò la sovrana degli Elfi Freddi, razza di cui non avevo mai sentito parlare. Ma forse era proprio perchè erano in via d' estinzione. 
-Dentro avete ogni cosa necessaria. Abiti, sapone, tutto. Sappiate che potrete rimanere qui per tutto il tempo che desiderate. Fino al nostro prossimo trasferimento, che è imminente- 
-Hannon Le- disse Legolas. Probabilmente era una forma di ringraziamento.
L' Elfa dunque si congedò, ed ognuno di noi, entrò nella propria stanza. 


Inutile dire che era tutto cristallino.
Metteva quasi ansia. 
Toccai ed accarezzai qualsiasi oggetto della stanza, dalle candide coperte azzurre all' enorme specchio davanti a me. 
Sfiorarlo con le dita mi provocò un brivido, quasi non volesse essere toccato.
Mi cambiai, mettendomi il vestito elegante e profumato che la Sovrana aveva preparato per me.
Mai visto nulla di più bello. 
Poi capii che era giunto il momento di dare un senso alla frase di Aeglos prima. 
Dentro quelle mura, parecchie questioni sarebbero state risolte. 
Andai davanti alla porta, avvicinando la mia mano pallida verso il pomello a forma di rosa azzurra. 
Prima di toccarlo, però, volevo prendere una decisione.
Sarei andata verso la stanza di Legolas, o quella di Tauriel?
Verso quella di Tauriel, avrei probabilmente scoperto la verità. 
Ma il mio cuore mi stava spingendo verso quella di Legolas, perchè un peso dentro di me premeva. 
Dovevo ringraziarlo di avermi salvato la vita. 
Glielo dovevo. 
E così aprii la porta, voltando a sinistra, per la stanza di Legolas. 


Bussai, debolmente.
L' Elfo non ci mise molto ad aprire la porta. 
-Eowed- esclamò con il suo classico entusiasmo contenuto. - Non aspettavo una tua visita. Entra, ti prego- 
Sembrava quasi un altro Elfo. Gentile, dolce, premuroso. 
La mia visione di lui era cambiata da quando quella sera avevamo chiacchierato.
-Oh, non ti ruberò molto, lo prometto- dissi, mentre Legolas chiudeva la porta alle sue spalle. 
Sorrise, diverito. - Tu non mi stai rubando del tempo- 
Arrossii.
-Ad ogni modo, volevo solo ringraziarti per avermi salvato la vita.. prima- 
-Credo sia stato un mio dovere- si avvicinò alla finestra, alzando la candida tenda e contemplando il panorama verde scuro. 
-Qualcosa dentro di me mi ha spinto a farlo- continuò. - Ma ancora una volta, non so bene che cosa- 
Calò il silenzio. 
-Ma d' altronde, penso che sia perchè tu mi appartieni- 
Mi innervosii. 
-Come ti appartengo?- 
-La frase 'ti posso avere quando mi pare è ancora valida'- 
-Stupida io che pensavo che fossi diverso!- esclamai, ringhiando.
Scoppiò a ridere. 
-Calma, stavo solo scherzando!- si avvicinò a me. 
-No, non è vero! Voi Elfi non scherzate mai! O Almeno, tu non lo fai!- la mia furia cresceva sempre di più. 
-Ma non è forse vero che posso averti quando voglio?- domandò, sempre con quel solito modo che mi dava ai nervi.
Nel giro di un minuto era passato dal Legolas dolce e gentile al Legolas irritante e insopportabile. 
-No! Non è vero! Sei maledettamente irritante Legolas, non ti sopporto quando fai così, mi dai ai nervi, sembri un principino viziato, e so che probab...-
Non riuscii a terminare la frase. 
Non riuscii a farlo perchè senza che quasi me ne accorgessi, lui mi tirò a sè e mi baciò. 




Angolo Autrice: 
Salve! Altra suspance! Credevate che vi avrei svelato tutto eh? Ahahahahahah! Ed invece, vi lascio anche con un altro mistero!
E questo bacio? Muahahahahah :)
Volevo solo spiegarvi un paio di cose.
Ho creato la Razza degli Elfi Freddi, non esiste, ovviamente. Esattamente come ho creato i due Elfi Sovrani.
Ed anche la cosa del ghiaccio del cuore umano.. cercate di interpretarla, ecco! :)
A presto! 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Chapter Nine. ***


Chapter Nine.
'it's all hidden in the scars'





 
Fu un bacio lungo.
Intenso.
Uno di quelli che senti vero, come se una fiamma bruciasse dentro di te. 
Perchè è dato all' improvviso, perchè è dato con passione.
Fu anche terribilmente strano, ma mi sentii bene, come non mi sentivo da anni.
Fino a quando non ci staccammo e realizzai.
-Lo hai fatto solo per dimostrarmi che sono un oggetto di tua proprietà, non è vero?- gli domandai, senza però neanche dargli il tempo di rispondere.
Con estrema velocità schizzai fuori dalla stanza, mentre le mie orecchie stavano percependo i suoi movimenti, i suoi passi dietro di me, che si fermarono però sulla porta. 
Tornai in camera mia, sbattendo la porta.
Mi accasciai sul letto, cercando di capire che cosa avessi dentro.
Una tempesta di emozioni, senza dubbio.
Ma che emozioni?
Una parte di me era felice di quello che era appena successo, e non faceva altro che fare comparire sorrisi sulle mie labbra.
Un' altra, invece, era furiosa con Legolas, perchè si sentiva usata. 
Un' altra ancora credeva che la causa di tutto questo fosse Tauriel.
Mi girai su un lato, decisa questa volta a tirarmi su dal letto ed andare a scoprire tutta la verità sulla mia vita, che era la cosa decisamente più importante.
Uscii frettolosamente dalla stanza, lasciando la porta socchiusa.
Diedi un' occhiata a quella di Legolas, prima di svoltare definitivamente.
Poi feci la mia scelta.

Bussai alla porta di Tauriel debolmente, quasi come se il mio polso non avesse forza da conferire alla mia mano.
Nessuna risposta.
-Tauriel- sibilai, per paura che Legolas mi sentisse. 
Ancora nessuna risposta.
Provai ad aprire la porta, ma questa era chiusa.
Mi rassegnai all' idea che Tauriel non fosse in stanza.
Ma dove poteva essere? In effetti, non riuscii a rassegnarmi.
Scesi i gradini trasparenti del nostro piano, fino a raggiungere quello sotto, e poi quello sotto ancora.
Mi ritrovai al piano terra, che, stranamente, non brulicava di Elfi Freddi come tutte le altre volte.
La quiete che ora c'era nella grandissima ed estesa stanza di Ghiaccio mi fece rabbrividire, e sentire quasi impaurita.
Mi guardai intorno, in cerca di qualcosa che potesse spiegarmi tutto quel silenzio.
-Ti stavamo aspettando- una voce femminile mi fece voltare di scatto, senza nemmeno pensare alle conseguenze. 
Gazinudrièl era comparsa sull' insenatura della parete cristallina che segnava l' ingresso nella sala. 
La guardai stupita, mentre lei, sorridente, prendeva posto vicino al marito, che già era seduto, nonostante pochi secondi prima non ci fosse. 
-Miei signori- sibilai, facendogli un cenno di saluto.
Aeglos e sua moglie si scambiarono un lungo sguardo, per poi tornare a me. 
-Sappiamo che volevi risposte, ed ora, risposte avrai- le parole del Re degli Elfi Freddi mi fecero accapponare la pelle.
Forse per la fermezza con cui erano state pronunciate, forse perchè finalmente stavo per avere le risposte che cercavo da tempo. 
-E' fatta- pensai tra me e me. 
Feci qualche passo in direzione dei due sovrani. 
-Credo tu debba sederti- mi intimò dolcemente Gazinudrièl, indicadomi con la mano una piccola poltroncina di colore azzurro chiaro.
Nonostante non lo fosse, sembrava di ghiaccio anche quella.
-No, grazie, preferisco stare in piedi- risposi, nervosa. 
-Come preferisci, Eowed-
Spostai lo sguardo tra i due coniugi, riuscendo a mettermi ansia da sola. Ma non la misi a loro due. 
Sapevano che stavo solo attendendo che prendessero la parola. 
-Sei in agonia, e lo sappiamo bene- Aeglos finalmente parlò. - Ma non ti preoccupare, siamo qui per fare cessare i tuoi tormenti- 
-Che cosa aspettate, dunque?- domandai, educatamente. 
Il Re sorrise.
-Tauriel, Figlia della Foresta, entra- l' Elfa dai Capelli Rossi, la mia 'amica, entrò dunque nel salone, tenendo la testa bassa. 
-Credevamo fosse opportuna anche la sua presenza, visto che lei ha scoperto la verità da sola, e per giunta, per prima- 
-E Legolas?-  domandai, in preda all' ansia.
-Lui non sa. Lui non sa nulla. Ed è bene così. il Thranduilion deve rimanere all' oscuro di tutto per il più tempo possibile.- 
Il mio sangue si gelò, esattamente come ogni sguardo presente in quella stanza. 
Mi aggrappai alla piccola e tonda fontanella posta al centro della stanza. 
I Sovrani si alzarono, iniziando a passeggiare qua e là. 
-Di chi sei figlia, dunque, Eowed?- il Re, con due dita, mi fece segno di iniziare a parlare, mentre camminando rilassato, mi dava le spalle. 
-Di Bard l' arciere, mio Signore- il nervosismo stava già crescendo man mano che parlavo.
-Non credo tu sia figlia solo di lui, cara Eowed- il suo tono mi irritò, ma dovetti comunque dargli una risposta, andando a toccare il tasto più doloroso che potesse esserci per me. 
-E di Feowen di Pontelagolungo- le lacrime mi fecero pungere gli occhi. Ma mi trattenni. Come ero abituata a fare. 
Aeglos fece un risolino.
-Di Pontelagolungo...-
Poi tornò serio e si girò di scatto. 
I suoi occhi cristallini mi tolsero il respiro. Mi fissò cupo, torvo, preoccupato. 
Poi si addolcii, improvvisamente. 
-Sei proprio sicura di voler sapere tutta la storia?- 

-Certo che ne sono sicura!- sbottai, sul punto di piangere per via di tutta l' ansia che mi stavano mettendo.
-Bene, ma ricorda che lo hai voluto tu- 
Avrei messo probabilmente le mani addosso ad Aeglos, se non avesse ripreso a parlare istantaneamente.
-La maggior parte della tua vita è una menzogna, Eowed- 
Socchiusi la bocca, in segno di stupore, e lo guardai con gli occhi sbarrati. 
Fu una reazione spontanea.
-Che.. che cosa vuol dire?- balbettai. 
Il Re si girò verso la moglie, che scosse la testa in segno di approvazione. Tauriel si limitò a guardare prima lui e poi me. 
-Credo sia opportuno iniziare dalle origini- 
Sperai non si interrompesse ancora. 
-La tua nascita. Hai detto di essere figlia di Bard l' Arciere e Feowen- 
-Si.. non è forse così?- nel mio cervello balneò l' idea di essere stata adottata. Ma era troppo, troppo semplice. 
-Oh si, certo che è così- riprese. - Non è questo il dettaglio più importante- 
Continuai a guardarlo stupita. 
-Bard l' Arciere è un umano, destinato a grandi cose, però. Esattamente come te. Tua madre, invece, no.
Calò il silenzio nella stanza, ancora una volta. 
-Tu non sei umana, Eowed, non del tutto- 
-Sei una Curunìr- 




Angolo Autrice: 
Salve! Vi chiedo scusa per tutta questa ansia che vi creo, ma dovete lasciarmi anche un po' di tempo per pensare a cosa inventarmi, hahahah :)
Dunque, abbiamo appena scoperto che Eowed non è umana. Ma perchè Legolas ancora non deve sapere nulla? A che razza appartiene? E che cosa c' entra con la morte della madre? Non temete, nel prossimo capitolo scoprirete quasi tutto :) A presto!



 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Chapter Ten. ***


Chapter Ten.
'what we were and what we are'



 
Scoppiai in una risata.
Ma era così falsa e nervosa che nemmeno il più stolto avrebbe davvero pensato che fosse autentica.
Dalla mia voce trapelavano confusione e spavento.
-Curunìr? Non credevo che voi Elfi foste così divertenti-
-Non c'è nulla di divertente in quello che ti stiamo dicendo, Eowed- rispose Aeglos, portando le braccia dietro la schiena ed assumendo un' espressione completamente seria.
I suoi occhi gelidi mi guardarono, impassibili.
Smisi di ridere all' istante, levandomi la maschera dell' allegria che fino a pochi secondi prima avevo indossato.
-Non può essere vero, non ne ho mai sentito parlare, non è nemmeno una razza!- esclamai, spostando lo sguardo a destra e sinistra senza una ragione ben precisa.
-Questo perchè è stata rasa al suolo-
Osservai il Re, per poi spostarmi sulla Sovrana, che sembrava quasi sofferente mentre il marito pronunciava le sue parole, ed infine su Tauriel, che negli occhi non aveva niente. Assolutamente niente. Il nulla più totale.
Aeglos percepì la mia voglia di sapere che cosa fossero i Curunìr, visto che una parte di me iniziava a crederci.
-Curunìr, nella nostra lingua corrente, e anche in un gergo non propriamente elegante, significa 'Strega' al femminile, e 'Stregone' al maschile. Ma questi termini non indicano ciò che si intende solitamente, no, non eravate creature con nessun potere magico, pozione, incatesimo o roba del genere. Ebbene, a volte questi vengono confusi con gli Istari, la razza di Gandalf il Grigio, anche se dubito fortemente che tu abbia potuto già fare la sua conoscenza. Devi sapere, Eowed, che gli Istari, con i Curunìr, non c' entrano assolutamente niente.-
Spostò gli occhi verso il consunto pavimento trasparente, prendendo un grande respirò. Poi ricominciò a parlare.
-I Curunìr comparvero sulla Terra, durante l' Inizio dei Tempi, per il volere dei Valar, esattamente come tutte le altre razze esistenti: Elfi, Uomini, Nani, Hobbit..
Non si è ancora appreso con certezza dove si trovasse con esattezza la loro dimora, ma gli Antichi Testi e i Manoscritti narrano che il loro punto di origine fosse ai margini di Bosco Atro, qui, per l' appunto, ed anche vicino a Pontelagolungo- mi fece un cenno con la mano.
- I Curunìr però non erano una semplice razza. Erano creature superiori in quasi ogni ambito: Bellezza, campo in cui erano così particolari da destare malelingue o adorazioni ovunque; Guerra, ambito in cui sapevano maneggiare ogni tipo di arma; ed infine anche Saggezza, che si contendevano con gli Elfi.
Una cosa che  però ancora non ti ho detto, mia giovane Eowed, è che all' inizio dei Tempi, avvenne un fatto di cui nessuno è a conoscenza: I Valar regalarono gioelli ed armi ad ogni razza, in base alle arti possedute.
Ai Nani donò un baule di pietre preziose, monete d' oro e asce, per l' audacia caratteristica della razza, ma anche per la loro avidità; agli uomini donò oro, gioielli e qualsiasi forma di ricchezza, e si può dire che furono quelli che quasi ricevettero di più; A noi Elfi donarono poco invece, sapendo già che la nostra saggezza rappresentava una ricchezza, e quindi, si limitarono a darci solamente pietre preziose; agli Hobbit furono donati campi meravigliosi, accompagnati da una bella somma di monete d' oro che poi il popolo avrebbe dovuto spartirsi; Ed infine, i Curunìr. A causa della loro superiorità, e al favoritismo che la nostra Yavanna aveva per la loro, anzi vostra, razza,gli furono donate cose decisamente migliori. Yavanna, con l' appoggio del Valar, diede alla tua razza una quantità di oro, armi e pietre preziose più elevate rispetto alle altre stirpi, ma ,soprattutto, gli attribuì la capacità di percepire i pericoli in anticipo.
Questo, però, aveva una condizione: Yavanna gli permise sì di percepire il pericolo, ma solo ciò che lei aveva intenzione di comunicargli in anticipo.
In poche parole, Eowed, lei aveva già scritto il destino del tuo popolo da molto tempo, e faceva arrivare a loro solo le informazioni a suo piacimento.
Aveva in mente qualcosa. E l' ha ancora.
E si sa, mia cara, che spesso le cose non vanno come vogliamo. Proprio come quella sera di Agosto.
La convivenza con le altre razze della Terra di Mezzo fu pacifica fino a quando gli Uomini, avidi fino al midollo, non scoprirono che Yavanna e tutti i Valar avevano dato al tuo popolo doni migliori.
Accecati dalla gelosia, radunarono un esercito, e nella notte, rasero al suolo la tua popolazione e bruciarono i villaggi per farne perdere  ogni traccia.
E quella sera, per qualche assurdo motivo, i Curunìr dormivano tranquilli, e nelle loro menti, non incombeva nessuna minaccia.
Terribile sbaglio.-
I miei occhi si riempirono di lacrime, quasi le parole di Aeglos fossero in grado di trasportarmi a quella notte e di trasformarmi in un' abitante.
-Come in ogni cosa brutta, c'è sempre un lato positivo. La civiltà non fu propriamente rasa al suolo. Sopravvissero dodici, tredici, famiglie, tra cui, quella dei tuoi antenati.
Furono costretti ad allontanarsi dai confini Nord di Bosco Atro, ed il padre di Thranduil, allora Re, fu così gentile da ospitarli nel proprio Reame-
Il mio cuore sobbalzò non appena udii quel nome.
-I pochi sopravvissuti stettero lì, nel suo Reame,  prestandogli i loro servigi, soprattutto in guerra, nei quali erano maestri ineguagliabili. Quando il padre di Thranduil morì, sappiamo benissimo chi salì al trono. Egli però era cresciuto con la mentalità che i Curunìr fossero parte del popolo degli Elfi, e non esitò a continuare il lavoro di suo padre con loro. La razza dei Curunìr era immortale, come noi Elfi, avrebbe trovato morte solo se ferita gravemente. Grazie a questa sua immortalità, perdurò, dando quindi origine ad altri Curunìr, in quanto i superstiti delle famiglie non avevano alcuna intenzione di mandare a rotoli la propria stirpe.
Passarono anni, secoli, millenni, ere, e sai chi venne al mondo? Tua Madre. Si, esatto, proprio lei. Re Thranduil, e suo padre, avevano imposto alle generazioni a venire dei Curunìr che non avrebbero dovuto conoscere altra Razza al di fuori degli Elfi Silvani e degli Orchi, contro i quali fecero molte guerre.
E non a caso, a loro fu sempre impedito di varcare le soglie di Bosco Atro senza un permesso e delle direttive specifiche.
Tua madre era come te, Eowed, disobbediente, testarda e maledettamente sprezzante del pericolo, e decise di uscire da quei confini.
Ma quel che lei non sapeva, era che Thranduil nutriva un sentimento sacro, per lei. Era innamorato di Feowen.
Non so come, e la risposta ti potrà essere data solamente da tuo padre stesso, venne a contatto con Bard.
I due si innamorarono alla follia, tanto che quando tua madre rimase incinta di te, Thranduil andò su tutte le furie.
Feowen sapeva benissimo che innamorarsi di un umano anadava contro ogni principio della sua razza. Erano proprio loro ad aver sterminato la sua.
Ma l' amore è più forte di ogni onore.
Ella riuscì a scappare, ma, acceccato dalla rabbia, il Re fece uccidere ogni Curunìr rimasto a Bosco Atro.
Ed ancora una volta, i Curunìr, non avvertirono il pericolo.
E' questa, la storia, del tuo popolo, Eowed-
Quando Aeglos finì di pronunciare le sue ultime parole, una morsa si impadronì del mio stomaco. Portai la mano sul mio ventre ed indietreggiai.
-Eowed!- Tauriel scattò in piedi, allarmata.
Gazinudrièl la bloccò con un braccio, senza voltare la testa verso di lei.
-Non.. non ha senso... ci sono.. troppe inasettezze.. e cose che non riesco a realizzare...-
-Tempo al tempo, Eowed- parlò la Sovrana. - So già quali sono i tuoi dubbi. E noi siamo qui per rispondere.-
-Se mia madre era una Curunìr, questo significa che lo sono anche i miei fratelli, e che sono immortale, e poi come diavolo fate a sapere che io la sono..-diventai logorroica, pronunciando una domanda dietro l' altra.
-Andiamo con ordine. Sappiamo che tu la sei, perchè quella macchia che hai sulla spalla destra, l' aveva ogni Curunìr.- Rimembrai lo strano segno che ogni tanto, per metà, vedevo spuntare da sotto il vestito della mamma.
-I tuoi fratelli non lo sono, non presentano quella macchia, per qualche ragione assurda. Dev' essere uno scherzo del destino, ma io credo invece che faccia tutto parte del piano che Yavanna e i Valar hanno scritto per il vostro popolo-
- E si, mia cara, sei immortale.- La Regina concluse, con la sua solita pacatezza.
Il mio sguardo era vuoto, assente.
-E mio padre.. mio padre non mi ha mai detto niente.. mi ha mandato da Thranduil dicendo che non aveva idea di come e perchè la mamma fosse morta..-
-Tuo padre non sa niente, non lo ha mai saputo-
-Co.. co.. cosa?- balbettai.
- Dallo sterminio iniziale del tuo popolo, tra gli Uomini, si perse ogni conoscenza dei Curunìr. La loro coscienza era evidentemente troppo sporca per poter ricordare ancora gli atroci crimini che avevano commesso, e così, preferirono dimenticare. Thranduil, nel suo Regno, fece diventare la tua razza Tabù, giurando di farla pagare a chiunque avesse osato pronunciare il nome di quella stirpe. Tua madre è sempre stata abile a nascondere tutto a tuo padre, ma sapeva che, un giorno, quando lui sarebbe invecchiato e lei no, avrebbe dovuto dirgli la verità. Si stava preparando a farlo, quando, come ben sai, morì inspiegabilmente. Uccisa.-
-Mia madre è morta.. per un segreto... per.. per...- non riuscii a terminare la frase. Fui costretta a portare la mia faccia tra le mani, per impedire il pianto isterico che stava per iniziare.
La mano di Aeglos toccò la mia spalla. Tirai su il viso, e notai il suo sguardo colmo di dolcezza ed apprensione.
-Lo so che è dura, ma devi farcela. Sei l' unica sopravvissuta, sei il cosiddetto 'Gioiello di Yavanna'. Ogni Elfo Silvano conosce la tua storia. Ecco perchè Tauriel rimase sconvolta non appena avvistò la tua macchia-
Tauriel mi guardava con gli occhi lucidi, ed un debole sorriso comparve sulle sue labbra rosee e scarne.
-Legolas conosceva tua madre. Ma non sa nulla. Sa che suo padre l' amava, e che ordinò la strage proprio perchè il dolore lo aveva quasi fatto impazzire, ma lui si oppose con ogni sua forza. Non era d' accordo. Non è colpa sua, Eowed. Non far ricadere su di lui la colpa che ha avuto il padre.-
Non dissi niente. Dalla mia bocca non usciva assolutamente nulla. Nemmeno il più piccolo rantolo. Pensai a mio padre, ignaro di tutto. Sia io che i miei fratelli avevamo sempre creduto che i nostri nonni erano morti di vecchiaia, e non li avevamo mai conosciuti. Così come ogni parente della mamma. Lei era sola. Era una storia piuttosto comune, allora. Forse fu quello il motivo per cui mio padre non esitò a crederci. Ma sapevo che tutte quelle frottole dette da mia madre erano per il bene comune.
-Non so come tu ci sia riuscita, Eowed, ma lui prova qualcosa per te. Non ho idea di che cosa, ma è un sentimento positivo-
Alzai la testa.
Una scintilla si accese nei miei occhi.
Fu in quel momento che anche io mi resi conto di provare dei sentimenti positivi. Solo, ancora non avevo idea di che cosa fossero.
-Non ho intenzione di far ricadere la colpa su nessuno-qualcosa, finalmente, scivolò fuori dalle mia labbra.
-Ma giuro che avrò la testa di Thranduil tra le mani-






Angolo Autrice:
Salve! Vi ho fatto attendere ben dieci capitoli per scoprire il segreto! Ebbene, sappiate che questo è solo l' inizio, perchè non avete idea di quanta roba abbia in serbo per voi e per questa storia :) Solo una piccola precisazione, anzi, due. La razza delle streghe ovviamente non esite, è una mia creazione, e non c' entra assolutamente niente con quelle che fanno magie, stregonerie, pozioni, volano su una scopa e hanno un gatto nero. L'  ho fatto chiaramente intendere nella storia, ma la prudenza non è mai troppa :) E volevo anche dirvi che Eowed non vuole la morte di Thranduil perchè ha ucciso la madre, perchè con questo, lui non c' entra assolutamente nulla, ma perchè ha ucciso il suo popolo. Lo avrei detto nel prossimo capitolo, ma è per levarvi subito ogni dubbio!
A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Chapter Eleven. ***


mi sto ingegnando per fornirvi un' immagine migliore.
Forse, a breve, ci riuscirò. Abbiate Fede!


Chapter Eleven. 
'feeling your heart again'



 
-Ebbene, mia cara Eowed, conosco Thranduil da secoli, e ti posso confermare personalmente che compiere una strage non è da lui. E' austero, burbero, enigmatico, e chi più ne ha più ne metta, ma non arriverebbe mai ad una cosa simile. Nemmeno per amore-
-Ed invece si è rivelato tutto il contrario. Guarda, Aeglos! Guarda!- strillai furiosa. -Vedi altre persone della mia razza, forse?- la rabbia stava prendendo il sopravvento su di me. 
Ma il Sovrano, con la classica compostezza di un Elfo, ripose educatamente alle mie urla. 
-Non so che cosa ci sia dietro, ma deve esserci qualcosa, ne sono più che certo- 
Non risposi, cercai soltanto di far tornare il mio respiro regolare. 
-Ad ogni modo- il mio tono si appiattì, tornando calmo e pacifico come prima. -Penso che sia opportuno proseguire. Voglio, anzi, devo, raggiungere Pontelagolungo il più presto possibile.- Guardai Tauriel, cercando di farle intuire di alzarsi da quella maledetta sedia ed andare a preparare le sue cose. 
Sembrò captare tutto. Lettura della mente, già. 

Mi voltai, tenendo però lo sguardo sui Sovrani fino all' ultimo secondo. 
-C'è una cosa però a cui dovrai ancora stare attenta- la voce di Aeglos mi fece irrigidire, e non riuscii più a fare un passo. 
-Se soltanto qualcun altro scoprisse che sei il 'Gioiello di Yavanna', l' ultima Curunìr, potresti essere in serio pericolo- 
Lo fissai per qualche secondo. 
I secondi di silenzio più atroci e lunghi della mia vita. 
-Non ho paura- e sprezzante ed orgogliosa, tornai sui miei passi, decisa più che mai a raggiungere Pontelagolungo, e poi, forse, a vendicarmi. 


Raggruppai le mie cose in fretta, mentre pensavo sul da farsi e cercavo di realizzare di essere tutto quello che ero. 
Una Curunìr. Il Gioiello di Yavanna. Immortale. E soprattutto, avrei dovuto occultare la mia identità a tutti.
Persino a Legolas. 
Legolas?
Ma chi era per me Legolas?
Ripensai a quel bacio, e sorrisi, come una bambina. 
Non appena me ne resi conto, portai una mano alla bocca, come se quello che stessi facendo fosse sbagliato. 
La sua vista, il suo pensiero ed il suo odore mi provocavano una marea di emozioni.
Una tempesta dentro di me si scatenava ogni volta.
Ma non avevo idea di che cosa fosse. Odio, antipatia.. o simpatia? Il pensiero mi tormentava. 
Terribilmente. Ma ormai le mie cose erano già tutte a posto.
Dovevo scendere. Immaginai che Tauriel, leggendomi nel pensiero, avesse già avvertito Legolas dell' imminente partenza. 
Scesi i gradini ghiacciati velocemente, quasi volessi lasciarmi alle spalle quel posto e le terribili scoperte che aveva portato. 
Tauriel e Legolas erano già in posizione, pronti per la partenza, insieme ai due sovrani.
Legolas mi sorrise, facendo sembrare la fioca luce presente nel salone un raggio di sole. 
Tauriel si limitò ad osservarmi preoccupata. 
Sperai con tutta me stessa che gli Elfi potessero leggere nel pensiero solo fino ad un determinato punto. 
-Oh eccola- mormorò Gazinudrièl.
-Abbiamo qualcosa per voi- continuò, mentre, dubbiosa mi avvicinavo ai miei due compagni. 
-Sono armi nuove, ma solo Elfiche, e sono più resistenti- ci spiegò l' Elfa, mentre, a ciascuno, porgeva un arco nuovo. 
Gli Elfi continuarono a blaterare, ma io non ascoltai una sola parola. Ero troppo presa ad accarezzare ed esaminare il nuovo oggetto. 
Sottile e potente, lo sfiorai con la punta delle dita, osservando le differenti sfumature di marrone che, illuminate dal sole, sembravano quasi
ramificarsi a loro volta in altre sfumature più chiare.
-Hannon Le- ringraziò Legolas, facendo un cenno con il capo.
I sovrani ricambiarono. Legolas e Tauriel si allontanarono, lasciandomi sola con Gazinudrièl e Aeglos.
Quest' ultimo mi prese la testa fra le mani, avvicinandola alla sua, fronte a fronte.
-Ricorda, Gioiello di Yavanna, sei molto più che un' ultima discendente. I Valar per noi hanno disegni diversi, trova il tuo e completalo- 
E detto questo, premette la sua fronte contro la mia delicatamente, mentre io ero sul punto di commuovermi.
Sorrisi debolmente. 
-Namarie- e l' Elfa, si avvicinò, baciandomi sulla testa. 
Mi allontanai commossa, raggiungendo i miei due compagni che mi stavano aspettando ai margini del Reame di Ghiaccio.
Facemmo parecchi passi,poi un' improvvisa voglia di girarmi indietro si impadronì di me.
Arrivati ad un punto in cui ormai già eravamo sufficientemente lontani, mi voltai di scatto, e non vidi più nulla, nemmeno la punta di ghiaccio del Reame posta sopra la Reggia.
Come se ogni cosa, alle mie spalle, fosse scomparsa. 


-Stiamo prendendo la strada giusta- esclamò Tauriel, annusando e scrutando qualsiasi cosa come un segugio.
Ella proseguiva sempre di fretta, sembrava instancabile, quando in realtà, ogni notte, al contrario di tutti gli Elfi, si addormentava come un sasso e saltava sempre il turno di guardia. 
-Il cielo non promette niente di buono, però- commentò Legolas, osservando le nuvole grigiastre che si stavano unendo, fino a formare una sorta di muraglia, davanti al sole. 
-Pochi minuti e credo iniz...- detto, fatto.
Una potente pioggia iniziò a scagliarsi contro tutta la foresta. 
Legolas ed io, scocciati e per nulla entusiasti del brutto tempo, cercammo di coprirci con i nostri vestiti.
Tauriel, invece, sembrava piuttosto contenta, ed osservava l' immenso manto, ormai diventato grigio ,che si protendeva sopra di noi con un sorriso enorme stampato sul volto.
Aveva le braccia aperte e i palmi rivolti verso l' alto, come se volesse intrappolare in sè tutta l' acqua possibile. 
-Tauriel, sei impazzita per caso?- commentai, ridendo.
-Dobbiamo cercarci un riparo, prima di diventare completamente fradici- sibilò Legolas. 
Mi guardai intorno, cercando di far uscire soltanto gli occhi dai miei vestiti, e scorsi un' insenatura abbastanza grande.
Senza dire nulla, corsi, raggiungendola, seguita dai due Elfi.
- Dovremo aspettare che smetta di piovere- sbuffai. 
Dopo una piccola dose di tempo, mentre io stavo facendo girare e rigirare tra le mie mani il nuovo arco e Legolas provava ad accendere un fuoco, Tauriel fece un' uscita parecchio folle. 
-Sentite, io non ce la faccio proprio a starmene qui mentre fuori diluvia- la guardai, sconcertata e divertita contemporaneamente. 
-Si,amo la pioggia!- esclamò, mettendosi al collo la sua sacca di frecce e prendendo l' Arco. 
-Qualcuno di voi due vuole venire con me?- 
-Non voglio essere trascinato nella tua follia- rispose ironico, e immancabilmente provocatorio, Legolas.
Tauriel gli fece un sorriso forzato, e poi fulminò me con lo sguardo, cercando evidentemente di dirmi 'non una sola parola sul tuo passato'. 
-Sono nei dintorni, non andrò lontana, non preoccupatevi. Starò via per poco, solo il tempo di rilassarmi- e senza aggiungere altro, balzò fuori, trotterellando e saltellando felice tra la pioggia.
La osservai ridendo e scuotendo il capo, mentre, rendendomi conto di essere sola con Legolas, cercavo di evitare il suo sguardo.
Abbassai la testa, tornando ad osservare il mio arco. 
ma sentivo le sue iridi vigili di me.
Portai d' istinto di nuovo la testa su, e appurai di non sbagliarmi.
I suoi occhi color oceano mi stavano scrutando, sorridendomi.
Imbarazzata ed impassibile, rivolsi lo sguardo altrove. 
-E' la prima volta che ci ritroviamo da soli dopo...- si avvicinò, senza però completare la frase.
Provò ad attaccare bottone e a creare una conversazione con me in tutto i modi, senza però alcun risultato.
In primis, ero ancora imbarazzata (e forse felice) del bacio, in secondo luogo.. era figlio dell' uomo a cui volevo staccare la testa.
Ed avrei anche dovuto mantenere offuscata la mia identità.
-Eowed, perchè sei avversa nei miei confronti? Perchè non vuoi parlarmi? Sei arrabbiata per quel..- 
-Per niente, Legolas, per niente- risposi, recitando la parte della finta scocciata. - Ma se non puoi lasciarmi neanche un momento di pace, allora sarò costretta ad andarmene, anche a costo di finire sotto la pioggia- pronunciai queste parole mentre mi alzavo. 
Il contatto della fredda pioggia con la mia pelle fu quasi scioccante. 
-Eowed!- gridò, da ancora sotto la grotta. 
-Che c'è adesso?!- risposi. 
-Ti ammalerai! Torna dentro!- 
-No!- 
-Prometto che ti lascerò stare!- 
Mi voltai, non ascoltandolo.
-E va bene, lo hai voluto tu- e dopo pochi secondi, me lo ritrovai sotto la pioggia, accanto a me. 
-Che cosa ci fai qui? Mi ero allontanata perchè non ti volevo intorno-
Mi guardò, mentre il suo viso gocciolava. Ed era terribilmente bello. 
-Non ho intenzione di andarmene fino a quando non mi spiegherai il problema- 
-Allora starai qui all' infinito- 
-Sei tu a non volermi, non io che non voglio stare con te-
Accidenti, quanto mi irritava.
-Senti, ti ho detto di andartene!- 
-Spiegami che cosa hai e poi me ne andrò- 
Mi convinsi a levarmi almeno uno dei mille pesi sullo stomaco che avevo per causa sua. 
-E va bene, Elfo- mormorai. -Lo vuoi sapere che c'è? C'è che hai fatto centro, l' altra volta-
-Ci sei riuscito a farmi perdere la testa per te. No, non mi ha fatto infuriare quel bacio, anzi, mi è piaciuto parecchio, anche se fino a cinque secondi fa non avrei voluto ammetterlo a me stessa. E mi sento in imbarazzo ogni volta che ti vedo, perchè penso di essere una stupida,non dovrei emozionarmi ripensando a quel bacio. Ma noi non poss...- 
Non mi fece dire altro.
Esattamente come la scorsa volta, senza avvisare, mi tirò a sè e mi baciò, mentre le gocce scendevano giù dai nostri corpi.
Fu diverso. Questo era carico di passione, e fu anche ricambiato dalla mia parte.
Mi lasciai andare. 
Si, avevo voglia di baciarlo. E sotto la pioggia non era esattamente il posto adatto, ma era terribilmente.. bello.
Durò tanto tempo, così tanto che persi il conto. Ogni volta che uno dei due provava a staccare le labbra dall' altro, quest' ultimo le riprendeva, come se entrambi non volessimo mai terminare, ed andare avanti per l' eternità.
Il contatto delle mie mani sul suo viso mi fece rabbrividire. Per una volta, il fatto che qualcuno mi cingesse i fianchi, non mi diede alcun fastidio.
Mi staccai, improvvisamente, rompendo il romanticismo che si era creato.
-Mi dispiace Legolas, io.. io... io non posso- 
E senza aggiungere altro, corsi verso la grotta, mentre la pioggia mi sbatteva in faccia come la verità. 



Angolo Autrice. 
Salveeeee! E' un capitolo un po' lunghino, me ne rendo conto, ma ci sono tante cose da dire! Non credo di avere altro da aggiungere! A presto!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Chapter Twelve. ***


Chapter Twelve.
'i walk a lonely road, the only one I ever known'

 


 
-Cosa significa 'non posso'?- domandò Legolas, seguendomi nella spaziosa insenatura.
Mi voltai, dandogli le spalle, in modo che non potesse vedere la mia espressione afflitta.
Affannata, cercai di temporeggiare. 
-Sei un Elfo, leggimi nel pensiero, viola ogni mio diritto privato, come fai sin dal principio, no?- cercai di stuzzicarlo e di mandarlo in bestia.
Pensavo che in quel modo, forse, lo avrei allontanato da me.
Invece successe tutto il contrario. 
-Non ho intenzione di rifarlo ancora, non dopo aver scoperto che questo potrebbe procurarti fastidio- strinsi gli occhi, era un altro colpo basso.
Più il suo comportamento nei miei confronti era dolce ed 'umano, più per me diveniva difficile mentirgli.
-Allora, vuoi spiegarmi che cosa succede? Prima mi stavi baciando, e adesso, qualche minuto dopo, sei quasi al punto di minacciarmi con un coltello alla gola- 
Riuscì a strapparmi un sorriso, anche se amaro.
-No, Legolas, ti ho già detto di no- dissi, provando ad assumere un tono secco.
Mi spostai, sedendomi con le braccia incrociate e rivolgendo il mio sguardo altrove.
Fu tutto inutile.
-Eowed, dimmi che cosa sta succedendo e per quale motivo non puoi.. ecco, continuare a baciarmi-
Colpo basso numero due. 
Due nel giro di pochi minuti. 
Non avrei resistito a lungo. 
-Non avevo mai sentito parlare della cocciutaggine degli Elfi, piuttosto, di quella dei Nani- esitò qualche secondo, come se fosse tentato di fare qualche battuta maligna sui Nani. 
In effetti, era proprio questo il mio piano. Disorientarlo affinchè perdesse il filo del discorso e io non gli dovessi dare alcuna spiegazione.
Ma dopo il mio piccolo periodo di gloria, proprio mentre sembrava si stesse abbandonando ad altro, riprese a parlare.
-Eowed- esclamò paziente, sedendosi accanto a me. -Dimmelo- riprese.
-No-
-Dai-
-No-
-Dimmelo-
-No-
-Dimmelo-
-No-
-Guarda che per me possiamo andare avanti all' infinito, tanto per noi Elfi l' eternità non è nulla-  mi guardò con quel sorrisetto malizioso, mentre una goccia d' acqua gli percorreva la guancia. Mi tornò alla mente che i miei vestiti erano fradici, mentre i suoi appena umidi.
Ma non mi importava granchè. Avevo ben altro a cui pensare. 
E comunque, quello fu il colpo basso numero tre. E con la sua frase precedente mi stava tentando come non mai di dirgli 'Mah, veramente anche per me l' eternità non è nulla, sai com'è, sono l' ultima Curunìr'.  Ma tenni duro.
-E io continuerò fino a quando avremo fiato- risposi-
-Dimmelo-
-No-
-Dimmelo-
Stavo iniziando a scocciarmi. 
-Dimmelo-
-No-
-Dimmelo-
-No-
-Dimmelo- 
In quel momento, i suoi 'dimmelo' logorroici mi stancarono la mente.
Non pensai più a nulla. L' unico mio desiderio, da semi-umana, era di smettere di farlo parlare.
Mi alzai, arrabbiata.
-E va bene, Orecchie a Punta, hai vinto tu- e con un gesto fulmineo mi scoprii la spalla, incollerita ed irritata più che mai.
Legolas strabuzzò gli occhi. Le sue iridi non sembravano più semplicemente azzurre come sempre.
Sembravano diverse, parevano essere percorse da una tempesta di emozioni ed un fiume di pensieri.
Leggevo paura, timore, stupore.
Socchiuse la bocca, ma nè indietreggiò nè si mosse.
-Tu...- Scrutò la mia voglia silenziosamente.
-Non riesco a crederci- iniziai, mano a mano, a rendermi conto del danno che avevo provocato.
-Mi hai..mi hai tenuto all' oscuro di tutto- 
Levai lentamente le mani dalle mie spalle. 
-Legolas io ho dov...
-No, no- rispose, arrabbiato ma pacato.
Voltò le spalle, rivolgendomi un' ultima occhiata sprezzante.
Iniziò a camminare verso l' uscita dell' insenatura. 
-Legolas, aspetta!- gridai, cercando di afferrargli un braccio.
Lui lo scostò prima ancora che riuscissi ad avvicinare la mia mano. 
Con un balzo scattante, iniziò a correre.
Non provai nemmeno a rincorrerlo. Sapevo benissimo che con un Elfo non poteva esserci storia, in velocità. 
Senza che nemmeno me ne accorgessi, sparì tra la folta chioma della Foresta, e pensai di averlo perso per sempre.
In ogni senso. 

Ironia del destino, smise di piovere.
Mi buttai sulle ginocchia, cercando di trattenere il pianto isterico che stava per giungere alla mia persona. 
Le nuvole grigiastre che facevano da barriera al sole si stavano allontanando come se fossero le due tende di un sipario, lasciando spuntare un fioco raggio di sole, che però riuscì, in qualche modo, a scaldarmi l' animo e a sciogliere un po' di tutto quel ghiaccio che avevo dentro. 
Alzai gli occhi al cielo, ancora una volta, come una bambina.
Un arcobaleno stava nascendo.
Mentre Legolas, se ne stava andando. Per sempre. Dalla mia vita. 
-Ha smesso di piovere, non è giusto!- la voce raggiante di Tauriel arrivò sin alle mie orecchie.
La sua scarna figura comparve tra le siepi dei bosco. Poichè anche lei era vestita dello stesso verde dei cespugli, la riconobbi solo per la cascata di fuoco che aveva al posto dei capelli.
La guardai, mentre strizzavo gli occhi infastidita dalla luce del sole, che da un fioco raggio, era diventata un bagliore.
-E' stato veramente divertente, ci sono così... tanti alberi a cui parlare!- esclamò felice, mentre riponeva l' arco e la sacca delle frecce a terra.
Non dissi una parola, attendendo il momento in cui si sarebbe resa conto di tutto. 
- Dove.. dov'è Legolas?- Strinsi gli occhi e presi un lungo respiro. 
-Lui odia la pioggia- mormorò - Deve essere successo qualcosa di terribile...- 
Si girò di scatto verso di me. La sua espressione felice era ora scomparsa totalmente. 
-Eowed, dov'è?- mi domandò.
-Se n'è andato- mi resi conto, da sola, che il mio sguardo era vuoto, spento. E Tauriel lo capì. 
Mi afferrò per le spalle, mentre io non reagivo. Non ne avevo nè la forza nè la voglia. 
-Dove? Dove è andato? Perchè?- mi scosse leggermente, mentre continuava a farmi domande.
-Non.. non lo so...- 
-Perchè se n'è andato, Eowed?- 
Attesi qualche secondo, prima di rivelarle tutto. 
-.... Perchè gli ho detto la verità-
Tauriel si staccò, guardandomi stupita e spaventata. 
-No..- sibilò. 
-E' stato in un.. momento di rabbia. Non potevo più tenerglielo nascosto, mi spiace- 
Non disse niente, e neanche si mosse. 
-No, no, Eowed, tu non capisci- distolse la posizione che stava tenendo. 
-Che.. che cosa?- balbettai, iniziando a temere che il danno che avevo appena fatto fosse molto più grosso di quello che credevo. 
- Legolas sta tornando a Palazzo, probabilmente, e se riferirà tutto a suo padre, non avremo più scampo. Non potremo fuggire alle truppe di Thranduil. Andremo incontro alla morte- 



Angolo Autrice: 
Salve! Chiedo scusa per il ritardo, ma gli impegni e lo studio mi hanno veramente sommerso! Bene, ed ecco qui un altro punto di suspance. Secondo voi Legolas starà tornando a Palazzo dal Padre? E quando giungeranno a Esgaroth? E Kili? Quando riavverrà l' incontro con i Nani?
Sto cercando di tenere questa storia molto sul lungo perchè altrimenti finirebbe in un baleno, e innanzitutto non voglio, perchè amo dedicarmi a questa FF, e poi ci troveremmo davanti alla fatidica scelta che prenderemo (INSIEME) più avanti: se continuare la storia inventando quasi totalmente il tutto ( seguendo ovviamente il libro di Tolkien, e usando la fantasia solo per i nostri tre personaggi, purtroppo non presenti nella Saga Originale) oppure attendere l' uscita del nuovo film. Questa però è una decisione che non dobbiamo prendere ora, bensì tra molto molto tempo!
A presto!



 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Chapter Thirteen. ***


Chapter Thirteen.
'my shadow is the only one beside me'



 
Erano trascorsi quattro giorni da quando Legolas se n' era andato.
Era poco tempo, ma a me pareva un' eternità. Mi sentivo sempre più stanca e svogliata mano a mano che io e Tauriel procedevamo.
E la cosa più fastidiosa, era il fatto che non riuscissi a capire se tutto questo fosse generato dalla mancanza dell' Elfo.
-Ci avviciniamo sempre di più alla Città sul Lago- annunciò Tauriel, intenta a procedere a passo deciso e veloce davanti a me.
Il verde che ci aveva accompagnato per tutto il viaggio andava lentamente diminuendo, lasciando spazio a molto grigio roccia e marrone terra.
Sintomo di vicinanza a Pontelagolungo.
Il sentiero che stavamo seguendo era sterrato, e serpeggiava tra due colli scarni e spogli.
-Ho già visto questo posto in passato- mormorai, mentre, con la bocca leggermente socchiusa, facevo scorrere lentamente le dita su un albero privo di qualsiasi foglia.
Solo i rami lo componevano. Tauriel si bloccò, e rimase ad osservarmi per qualche secondo.
-Ma non era così...- continuai. -Gli Orchi non hanno risparmiato nemmeno questo posto-
Esitò qualche secondo, come se la cosa la ferisse. -Avanti, non abbiamo tempo da perdere- riprese, senza nemmeno degnarmi di uno sguardo.
La guardai per qualche secondo infastidita dal suo comportamento freddo e distaccato di poco prima, poi mi decisi a seguirla.
-Quanto manca dunque alla mia città?- domandai.
-Poco. Due giorni al massimo. Ma se procediamo con questo passo, credo proprio che domani la raggiungeremo- un brivido di felicità mi percorse la schiena.
-Ma nulla ci assicura l' arrivo. Quando Legolas giungerà a Palazzo, poco tempo passerà prima che le truppe di Thranduil ci raggiungano. E sapranno anche dove siamo dirette- la gioia provata pochi secondi prima scomparve del tutto.
-Vuoi dire.. che non c'è speranza?- pensai alla mia città, forse in imminente pericolo, e al povero Kìli, la vera ragione che aveva spinto Tauriel a partire.
Ed anche la mia, un po'.
-Non lo so. Ma dobbiamo provarci. Kìli, per quanto nano, non merita di morire-
-No, hai ragione. E' solo che... qualcosa dentro di me mi dice che Legolas non tornerà a Bosco Atro. Prova dei sentimenti per ciascuna di noi due.. non ne sarebbe capace... non ci metterebbe mai a rischio...-
-Non lo conosci bene, Eowed, e questo si vede- la osservai perplessa, aspettando che lei continuasse a spiegare, vista la mia evidente curiosità.
-Ma forse, tu conosci meglio la sua bocca- e sorrise, cercando di punzecchiarmi. Arrossii, e feci un risolino sincero, mentre lei scoppiava in una vera e propria risata.
-Come fai a saperlo, comunque?-
-Ti ricordo che un Elfo legge sempre nella mente altrui, anche di una Curunìr come te- Rimembrai quando Legolas mi mise in guardia su questo potere per la prima volta, e non riuscii a fare a meno di sorridere ancora. Ma ben presto fui riportata alla realtà dalla serietà che assunse Tauriel.
-Ad ogni modo, lui è molto devoto alla sua Terra. E questo gli fa onore, certo, ma spesso il suo non voler tradire la Patria comporta il tradire gli amici-
-Ma noi non siamo solo amiche per lui, Tauriel-
Sorrise, quasi provasse pena per me.
-Lo so.. lo so... ti avevo avvertito durante l' incontro con gli Elfi Freddi che Legolas provava qualcosa per te, anche se indefinito. Ed ora non intendo di certo rimangiarmi le mie vecchie parole. Qui lo dico e qui lo nego. Per quanto il sentimento che prova per te sia sincero e positivo, l' amore per Bosco Atro è più forte-
Le sue parole mi fecero male, ma tentati ad ogni modo di arrivare al mio obiettivo.
-Dimentichi anche il sentimento che prova per te- riuscii ad incalzarla, mandandola in confusione.
Abbassò la testa, fingendo indifferenza, mentre il suo passo si faceva più spedito.
-Cosa?- domandò.
-Non avrai davvero creduto che i sentimenti per me potessero occultare del tutto quelli precedenti per te-
Calò il silenzio. Pensai quasi che Tauriel si fosse arrabbiata. Poi, però, riprese la parola, destando il mio stupore.
-Hai ragione. Sebbene una piccola, piccolissima, parte del suo cuore sia occupata da me, tu occupi tutto il resto. Diciamo che sei seconda in classifica, dopo Bosco Atro-
Quel 'seconda' mi piaceva e non mi piaceva. Ma l' unica cosa che cercavo di fare era non guardare in faccia la realtà.
-No, lui non lo farà. Non so se lo rivedrò, ma non mi, anzi, ti, tradirà-
Tauriel si bloccò improvvisamente, facendomi sobbalzare. Si avvicinò in modo molesto, afferrandomi per le spalle.
-Eowed, basta. Sii onesta con te stessa. Rischiamo, e pure molto. Dobbiamo solo sperare di riuscire ad arrivare a Pontelagolungo e di curare la ferita
di Kìli prima che le truppe di Thranduil arrivino. Quello che accadrà dopo sarà marginale, in quanto la nostra misisone sarà compiuta-
L' Elfa era così sicura che Legolas fosse tornato a Palazzo che convinse anche a me, tanto che caddi in una tristezza totale.
Mi sentivo tradita, offesa, come se tutto quello con Legolas fosse stato vano.
Non avevo nemmeno voglia di tornare a Pontelagolungo, anche se lì, c'era la mia famiglia.
-Anche se fosse credo che i Nani ci aiuteranno-
-I Nani?- domandò lei cinica, urlando.
-I Nani...- sibilò. -Siamo o non siamo partite per salvare uno di loro?- risposi.
-Significa che un po' di fiducia nella loro specie dovrai pure averla!-
-Voglio solo salverne uno, Eowed, ti è così difficile da capire?- il suo tono di voce mi ferì ancora.
-Certo, perchè anche tu provi qualcosa per lui, anche se non vuoi ammetterlo. E' naturale. E' ovvio, vuoi salvarlo. E io voglio aiutarti, perchè quella breve prigionìa mi ha concesso di conoscerlo. Ma questo dovrebbe anche aiutarti a capire che finchè tu speri di poter riuscire a salvare Kìli, io spererò e crederò che Legolas sia qui, da qualche parte, e non a Bosco Atro- Mi fissò.
I suoi occhi verdi si bagnarono improvvisamente, quasi come se fosse sul punto di piangere.
Fece per dire qualcosa, ma un fruscìo attirò la nostra attenzione.
Mossi la testa di scatto.
-Che cosa è stato?- domandai. 
Tauriel tirò fuori l' arco, senza rispondermi. Silenziosa, la imitai.
-Non fare rumore- mormorò, e a piccoli passi, iniziò a procedere lentamente per il sentiero, senza mai mollare la presa sull' arco, seguita da me.
Ma fu tutto molto rapido e veloce.
Un orco furioso si buttò sopra Tauriel da un dirupo che si trovava sopra di noi, e con un colpo secco alla testa, tramite una pietra, la fece cadere a terra, priva di sensi.
Urlai per l' orrore, ma scoccai la freccia verso l' orco. Dopo averlo ucciso, mi buttai a terra.
-Tauriel- la chiamai spaventata, scuotendola leggermente.
Nessuna risposta.
Il panico si impadronì di me.
Posai due dita sul suo collo, e sentii il leggero battito del suo cuore. Tirai un sospiro di sollievo.
-Svegliati però, avanti, coraggio- ripresi a scuoterla, senza però ottenere ancora nessun risultato.
Premetti le mie labbra contro le sue, cercando di darle più aria possibile. Poi portai le mani sul suo petto, per farla uscire.
Ancora nulla. Riprovai a mettere le dita sul suo collo, ed ancora il battito del suo cuore si poteva udire.
Ma se l' attacco di quel maledetto orco era stato rapido, questo lo fu ancora di più.
Era ovvio che non fosse solo, ma fui così stupida da non preoccuparmi di esserne circondata.
Mentre mi accingevo a tirare su Tauriel, qualcosa colpì anche me alla testa.
E poi vidi tutto buio.
Solo, non immaginavo il luogo in cui mi sarei svegliata più tardi.




ANGOLO AUTRICE:
Salve! Ed eccomi qua, pronta di nuovo a darvi altra suspance! Hahahahah! Dunque, secondo voi, dove si risveglieranno Eowed e Tauriel? Perchè lei ne è così stupita? E perchè quegli orchi le hanno attaccate? Non mi resta null' altro che dirvi: Buon attesa! :) Mi scuso comunque per la lunga settimana che vi ho fatto aspettare, ma è stato un periodo davvero pieno! Credo che ora riuscirò ad aggiornare più spesso! Anche se, conclusa questa, avevo una mezza idea di dedicarmi a qualcosa di nuovo! (a livello di ff, chiaro) :) O forse addirittura di iniziarlo tra poco! Chissà! Ah, un' ultima cosa, mi rendo conto della non lunghezza di questo capitolo, ma non vi preoccupate: è corto questo perché il prossimo sarà piuttosto lungo! A presto! span>
 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Chapter Fourteen. ***


Chapter Fourteen.
'i will try to fix you'


 
Aprii gli occhi, molto lentamente.
Chiazze di luce giallognola comparivano ai margini della mia visuale. 
Al centro, ammassi di colore indefiniti si protendevano.
Giallo, rosso e verde.
In un breve tempo, i colori che da poco erano diventati tutto ciò che riuscivo a scorgere delinearono due sagome.
Finalmente, riuscii a mettere a fuoco ciò che avevo davanti, ma ancora molte cose erano annebbiate.
La prima cosa che vidi furono i lunghi capelli biondo cenere, pari ad un fiume d' oro;
Due iridi blu mi stavano fissando, mentre dalla sua bocca scarlatta uscivano sibili incomprensibili in lingua elfica.
Si girò verso la seconda sagoma, in piedi, poco dietro di lui. 
-Bentornata tra noi, Eowed- disse Legolas sorridendo e posandomi la gelida mano sulla guancia.
-Per qualche minuto non hai respirato, credevamo di averti perso- Tauriel stava poco dietro a Legolas. 
Spostai lo sguardo tra loro, confusa, e tirai su la schiena di scatto . 
Non appena lo feci, i due si allarmarono, muovendosi velocemente verso di me.
-Non fare movimenti bruschi, sei ancora stordita dal colpo- si raccomandò Legolas.
La loro preoccupazione era molto ironica, sembravano due genitori alle prese con me, la figlia. Sorrisi.
-Che..cosa è successo? Ricordo che un orco aveva colpito Tauriel alle spalle, ma io lo avevo ucciso, Legolas era scappato dopo...- 
mi fermai un istante, incerta se ripetere davvero ciò che ero davanti a lui. 
-Dopo la verità....e poi...non ricordo niente- 
-Sei stata colpita anche tu- rispose lui, con un tono decisamente amichevole e caldo. 
-Un' armata di orchi vi stava seguendo da giorni. Io l' ho percepito, ed è per questo che sono tornato indietro- 
Seguirono vari momenti di silenzio imbarazzante.
Non sapevo che cosa dire. Troppe parole stavano premendo contro i confini della mia mente.
Volevo ringraziare Legolas, baciarlo e abbracciarlo, ma allo stesso tempo volevo chiedergli perchè era tornato, perchè aveva deciso di 
salvarci, di salvare anche me.
-Ma.. ma... tu mi odiavi... io sono una Curunìr... io...- 
Con un flebile gesto mi zittì. -Io non ti ho mai odiato. Come potrei, Eowed, io...- non terminò la frase, ed abbassò lo sguardo, imbarazzato.
-Siamo alle Porte della tua città- continuò, cambiando argomento.
Tenendomi al braccio di Legolas, mi alzai lentamente, e mi resi conto di non essere più nel punto in cui ero stata colpita.
Eravamo vicino a Pontelagolungo, era vero.
Lo percepivo. La gelida aria accarezzava la mia pelle chiarissima, mentre l' odore del pesce fresco del mercato del giovedì arrivava
diretto alle mie narici, come una lancia al cuore. 
-Saremo dentro al calar della notte- sentenziò Tauriel, sistemandosi le frecce nella apposita sacca dietro le sue piccole spalle. 
Spostai lo sguardo tra i due Elfi, mentre da noi una carica esplosiva stava prendendo vita.
-E allora andiamo- dissi infine, iniziando a correre verso casa. 

Corremmo come dei dannati, ma finalmente, ce l' avevamo fatta: Pontelagolungo era davanti a noi, il motivo per cui eravamo partiti.
La mia vista si illuminò, mentre i miei occhi si riempirono di lacrime. Lacrime a cui però non permisi di scendere.
-Esgaroth..- sussurrai. 
-Coraggio, abbiamo poco tempo- disse decisa Tauriel, afferrandomi per un braccio.
La città non era avvolta dalla solita quiete, però. 
La gente stava urlando. Orchi. Orchi. Orchi ovunque.
-Una minaccia si sta muovendo qui- disse Legolas, con un tono enigmatico e pacato.
La sua voce era così bassa da non poter essere quasi percepita. 
-Dobbiamo fare in fretta- fecero nuovamente per trascinarmi, ma questa volta mi liberai dalla loro presa.
-Devo trovare mio padre ed i miei fratelli- confusa, e con gli occhi sbarrati, indietreggiai.
-Non andrai in giro per Esgaroth da sola, adesso- rispose Legolas, avvicinandosi. - Specialmente ora che degli orchi stanno invadendo la città - abbassò il mento, ma non lo sguardo.
-Allora andiamo verso casa mia, oppure lo farò da sola- non abbassai la guardia, non questa volta.
Si trattava della mia famiglia. 
Legolas e Tauriel si scambiarono sguardi decisamente ambigui.
Poi Tauriel si voltò lentamente verso di me. 
-D' accordo.- 

Fummo costretti a uccidere diversi orchi, prima di arrampicarci, insieme, sopra molte case, fino poi ad arrivare alla mia. Piccola, in pietra e sgretolata. Ai miei occhi, pareva la dimora
più bella di sempre. E mi era mancata moltissimo. 
Senza fare rumore, Tauriel salì sopra il nostro minuscolo pogiolino delimitato da assi di legno. Poi mi tese la mano, ed insieme a Legolas, mi fece balzare sopra. 
Feci per entrare con disinvoltura, ma Tauriel mi piantò severamente una mano al centro del petto.
-Lì dentro potrebbe esserci qualsiasi cosa. Sii più cauta e prudente- in quel momento avrei sbattuto la testa di Tauriel contro il muro 
fino a consumarla, ma stetti al suo ordine.
Con un potete e rapido calcio, Tauriel spalancò la finestra del soggiorno, ed entrò.
La seguimmo a ruota io e Legolas.
Kili era allungato, moribondo, sul nostro tavolo di legno. Fìli, Oin e Bofur vagano invece per la dimora inquieti. 
Poco più in là, i miei fratelli si tenevano abbracciati, stretti l' uno all' altro.
Che i Valar mi possano perdonare, ma la loro vista annebbiò tutto il resto: Kìli morente, Legolas, Bofur in cerca di qualcosa da mangiare.
La Terra sarebbe anche potuta cadere, ma non me ne sarebbe importato nulla. 
-Eowed!- esclamò Tilda. La sua voce era ancora quella di una bambina. Scoppiò a piangere.
Non dissi niente, e mi buttai in ginocchio, per poter abbracciare.
Rapidamente, tre paia di braccia mi si appesero al collo.
-Finalmente sei qui- disse Bain, con le lacrime agli occhi. Gli passai una pano tra i capelli arruffati, sentendo una lacrima rigarmi la 
guancia. 
-Certo che sono qui- risposi, stringendoli più forte.
Tilda stava piangendo disperatamente, e provai a calmarla dandole un bacio sulla testa.
Sigrid non pianse, ma si limitò a stringermi forte.
-Non riusciamo più a trovare pà- mi disse. La guardai sconvolta. 
-Ci ha detto di non lasciare questa casa per nessuna ragione al mondo, di badare ai nani, ma io ho paura, Eowed, credo gli sia successo
qualcosa- rispose Bain, lentamente staccandosi da me. 
Non mi mossi per qualche istante, incerta su quale sarebbe stata la mia prossima mossa. Nostro padre era un uomo intraprendente.
Sapeva sempre cosa fare. Se ci dava un ordine, era perchè non esisteva cosa più indicata. 
-Allora seguiremo il suo ordine- un brusio di protesta di elevò.
-Ricordate quando non tornò a casa per tre giorni e noi andammo a cercarlo?- i tre annuirono silenziosamente.
-Ci aveva ordinato di non muoverci, che sarebbe tornato subito. Passarono poi dei giorni, e allora noi andammo a cercarlo lo stesso, e Sigrid 
si ruppe il ginocchio. Alla fine, rincasò con la bocca tutta sporca di gelatina rossa, dicendo: 'Scusate ragazzi miei, ma non riuscivo proprio
a trovare fragole decenti per una buona marmellata!' Pà fa così, è imprevedibile. Ma sa sempre cosa fare.- 
Ci ritrovammo a sorridere, ripensando alla nostra infanzia felice. Prima di tutta quella storia.
-Eowed- la voce di Tauriel mi riportò alla realtà.
Mi guardai intorno, e notai che mancava qualcuno. 
-Dov'è Legolas?-  
-Un' altra  armata di orchi è giunta in città. Dobbiamo fare in fretta- i miei fratelli sussultarono per la paura, ma gli feci un cenno per farli stare
tranquilli. 
-Tauriel- un sibilo venne fuori dalle scarne labbra di Kìli. 
Mi spostai verso la cucina, accanto a Oìn e Fìli. Guardai fuori dalla finestra, ma non riuscii a scorgere niente. 
Mi limitai solamente ad essere pronta ad ogni evenienza. 
Lei si voltò verso il tavolo dei medicinali, mentre Kìli, agonizzante, farfugliava parole a caso.
Oin si avvicinò a me e a Fìli. - Avevo sentito delle meraviglie della medicina elfica. E' stato un privilegio, assistervi- ma fu quasi del tutto
ignorato. Fìli pensava al fratello, mentre io ero intenta a prepararmi alle invasioni degli orchi. 
-Tauriel- un' altra invocazione la fece voltare verso il nano ferito. 
Lo guardò commossa e sorridendo. Poi, con voce sfilacciata e tremolante rispose - Sta fermo- 
Passò qualche secondo, prima che lui riprendesse la parola. 
-Tu non puoi essere lei... lei è molto lontana...-
Altri secondi di interminabile silenzio. Tutti eravamo concentrai sul loro amore, che lentamente ed innegabilmente stava nascendo.
-Lei...Lei cammina nella luce delle stelle in un altro mondo- L' Elfa sembrò quasi umana, nelle reazioni. 
Respirava a fatica, e pareva emozionata, nonostante cercasse di controllarsi. 
-E' stato un sogno e basta....- lentamente, con le dita, si fece strada nel palmo della sua mano, e gliela strinse con tutte le forze che gli rimanevano. 
-Credi che avrebbe potuto amarmi?- 
Una decina di orchi entrò dal balcone. 
Senza pensarci due volte, sfoderai la spada. - Badate a loro, mentre io baderò agli orchi!- urlai, rivolta ai nani e a Tauriel, indicando i miei
fratelli. 
Mi avventai su un orco, trascinandoli tutti giù con me, nella caduta dal pogiolo 
Tagliai la testa al primo, mentre a quello dietro tirai una gomitata nel naso per poi infilzarlo.
Due persero la vita nella caduta, sbattendo la testa chissà dove. 
Il quinto orco fu semplice da ammazzare: un colpo netto alla gola, mentre a quello seguente bastò tagliare una gamba. 
Erano meno di una decina, mi sbagliavo. Mi ritrovai, in men che non si dica, senza più nulla da uccidere. 
Da lontano, una lunga chioma bionda veniva catturata dal vento. Legolas stava in piedi, immobile. 
Mi avvicinai a lui, chiamandolo.
-Bolg mi è sfuggito- disse, facendo trapelare rabbia. 
Tauriel ci raggiunse, balzando agilmente.
-Smaug! Smaug è in volo verso la città!- urlò. 
Io e Legolas ci voltammo, e fummo costretti ad osservare la sciagura con i nostri stessi occhi: era vero, il Drago era stato liberato.
Per Esgaroth non ci sarebbe stata un' altra alba: solo morte, cenere e distruzione.





Angolo Autrice:
Salve! Dopo tanto tempo, e dopo aver sospeso momentaneamente la storia, finalmente ho deciso di tornare!
Avete visto La Battaglia delle Cinque Armate? Devastante çç
Il prossimo capitolo riprenderò proprio da lui, quindi se non lo avete visto sarà uno spoiler questa storia ahahah!
Bene, spero di ritrovare ancora lo splendido pubblico che avevo una volta!
Recensite, mi raccomando! Un bacio!

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Chapter Fifteen. ***


 
Chapter Fifteen.
''dawning of a new era''



 

 
Smaug volava sopra la città, sputando fuoco su ogni piccola abitazione e persona.
La rovina personificata stava distruggendo tutto ciò che rimaneva del minuscolo posto in cui ero cresciuta, ed io non potevo fare
niente per fermarlo.
Non era il mio dovere. Non era il mio, di compito. 
Con gli occhi acquosi continuai a fissare Smaug, noncurante di che cosa stessero attualmente facendo Legolas e Tauriel. 
Decisi comunque di fare quel poco che ero in grado di fare. Mi risvegliai dal mio stato di 'trance'. 
-Dobbiamo andare dai miei fratelli!- urlai, iniziando a correre, senza aspettare l' approvazione di nessuno.
Sentii Tauriel e Legolas bisbigliarsi qualcosa in elfico, e poi Tauriel mi seguì a ruota.
-Dobbiamo prendere con noi anche i nani- disse Tauriel, cercando di sembrare il meno interessata possibile - Non possiamo lasciarli morire- 
-Certo che no, Tauriel- le risposi, non dando peso ai sentimenti amorosi che ormai, chiaramente, la stavano divorando.
Le urla continuavano a rimbombare nelle mie orecchie. Il fuoco avvolgeva ormai Esgaroth.
Alzai gli occhi al cielo per un istante, e vidi una gigantesca ala di Drago che stava per colpirmi in pieno.
Tauriel fece appena in tempo ad afferrarmi la casacca e a buttarmi a terra.
Ci guardammo per qualche istante, poi fummo costrette a rialzarci in fretta. 
-Dalle parti del molo c'è una piccola canoa; prendila, è la nostra. Mentre tu ti occuperai di quell' aggeggio, io preleverò i miei fratelli e 
i Nani. Ci vediamo qui tra cinque minuti- sentenziai. Tauriel fece un piccolo cenno di assenso, e poi sparì tra il fuoco circostante.
Diedi un' ultima occhiata alla situazione. Gli occhi mi lacrimavano per via del fumo, e un enorme graffio troneggiava sulla mia guancia.
Ancora non era giunto il momento di abbassare la guardia, però. 
La situazione era disperata, non ci sarebbero stati molti sopravvissuti. 
-Pà..- sussurrai, sapendo che era là fuori, da qualche parte. Ma molto probabilmente, non vivo. 
Tristemente, balzai all' interno della mia dimora. 
I miei fratelli erano ancora abbracciati in un angolo, mentre Kìli si stava lentamente riprendendo; era in piedi, e Fìli stava tentando di
farlo camminare. 
-Non c'è più tempo, Smaug sta attaccando la città!- 
-Si, Eowed, ce ne eravamo accorti- rispose Kìli, con il suo tono sempre molto ironico. Mi rivolse un bel sorriso. Stava bene, e non riuscii
a fare a meno di ricambiare. 
-Coraggio allora, Tauriel ci sta aspettando qua fuori con una canoa che ci porterà lontano da qui- al pronunciare di quel nome, gli occhi di
Kìli si illuminarono. 
-Ma... pà non è ancora tornato, non possiamo andarcene- disse Bain, sommessamente.
Gli occhi mi si velarono di lacrime per qualche istante, poi risposi. -Dobbiamo prendere in considerazione l' idea che pà non tornerà mai più-
Calò il silenzio, che fu rotto dal pianto di Tilda, imminente da quando ero rientrata in quella casa.
-Noi vi raggiungeremo dopo- disse Fìli. Lo guardai, non capendo.
-La canoa è piccola, non ci staremo tutti- continuò -Porta in salvo i tuoi fratelli, noi sappiamo come fuggire da qui, non preoccuparti-
Bofur lo guardò storto dall' angolo della cucina, mentre rosicchiava un ramo di rosmarino.
Lanciai un' occhiata colma di ringraziamento ai Nani.
-Andiamo, Bain, Tilda, Sigrid- li richiamai, facendoli passare uno ad uno per la finestra.
Tauriel, puntuale, ci stava aspettando poco più in là, vicino al piccolo 'molo'. 
Non appena mi vide arrivare spostò freneticamente lo sguardo tra i miei fratelli, in cerca di qualcosa. 
-I Nani? Dove sono i Nani?- 
'Vorrai dire dov'è Kìli' pensai.
-Hanno detto che in una canoa non avremmo potuto starci tutti, che sapevano come fare a fuggire- abbassò lo sguardo tristemente.
-Tauriel- la chiamai dolcemente. - Sanno come fare. Ce la faranno, non preoccuparti- 
Facemmo sedere i miei fratelli sulla canoa, uno ad uno, e iniziammo a remare. 
La follia di Smaug non accennava a cessare: l' intera città era in fiamme. Corpi carbonizzati giacevano ai margini e al centro di Pontelagolungo; macerie di abitazioni ricoprivano i sentieri, e la piazza del mercato era ormai un cumulo di polvere e cenere.
La città che avevo sempre tanto odiato, e che sognavo di lasciare il più presto possibile, non esisteva più, e una parte di me aveva
capito che sarebbe morta insieme a lei, con la sua distruzione. 
Passammo sotto un piccolo ponticello creato dalla insenatura di un' abitazione ormai in frantumi. Smaug volò sopra di noi, e fummo costretti ad abbassare la testa per non essere colpiti dalla sua gigantesca ala. 
-Ci resta ancora poco tempo prima che la città venga completamente rasa al suolo- sentenziò Tauriel, insensibile. 
-Pà-  disse tra i singhiozzi Tilda, mentre Sigrid si apprestava a calmarla. 
Fu allora che avvistammo pà in cima alla torre- campanile. 
-Pà!- le mie urla si fusero insieme a quelle euforiche dei miei fratelli.
Lui si accorse di noi, e si voltò di scatto, urlandoci qualcosa. 
Una lacrima mi rigò il viso: gioia, felicità, dolore, ogni sentimento che avevo provato dall' inizio di quel viaggio era contenuto dentro quella maledetta lacrima.
Bain afferrò una corda agilmente, e balzò fuori dal canale.
-Bain, no!- gridò Tauriel, ma ormai era troppo tardi persino per le raccomandazioni.
Rapidamente, corse lungo tutta la sponda, fino a sparire dietro le fiamme della vecchia macelleria.
-Sta andando da Pà ad aiutarlo- dissi, cercando di tranquillizzare le mie sorelle. 
-Dovremmo andare con lui?- chiese Tauriel. 
-No- risposi, guardando la torre, mentre mio padre, invano, cercava di colpire il Drago.
-Bain sa cosa deve fare. Il suo destino non è più nelle mie mani.- ciò che stavano per fare era molto pericoloso, ma era vero, io non potevo fare nulla per fermare il destino di pà e Bain. 
Pregai intensamente i Valar che tutto andasse per il meglio. Non sarei sopravvissuta alla loro morte.
Rimanemmo ad osservare la scena incantate, con il naso all' insù, mentre su quella torre di stava disputando una delle più grandi
'battaglie' di tutti i tempi.
Bain estrasse qualcosa dalla sua giacca, per poi porgerla a pà: la Freccia Nera.
Era riuscito a recuperarla, pensai, mentre sulle mie labbra si delineava un sorriso. 
Smaug stava dicendo parole rabbiose a mio padre, parole però che non riuscii a cogliere.
Pà sistemò Bain davanti a sè. Ero confusa, che cosa voleva fare?
Dopodichè estrasse la Freccia Nera dalla sacca dove l' aveva temporaneamente riposta dopo la consegna;
posizionò Bain parallelamente a Smaug, che si dimenava qua e là, in trepidazione di distruggere anche l' ultimo bagliore di speranza
che era rimasto a Pontelagolungo. 
Appoggiò sopra la spalla di Bain la Freccia Nera, e finalmente colsi il suo piano. 
Pà urlò qualcosa a mio fratello, che si spostò lentamente verso sinistra. 
-Un solo colpo- sussurrai, mentre incantata, rimanevo a guardare i due uomini della mia vita che salvavano Esgaroth. 
Mio padre prese rapidamente ancora un po' la mira, chiudendo l' occhio sinistro, dopodichè sganciò la freccia.
La scena sembrò quasi rallentare, tutto sembrava meno rapido: il mondo pareva essersi fermato, e il suo frenetico viavai si era preso una pausa.
Poi la Freccia andò a colpire il drago sotto l' ala destra, dove anni prima Girion aveva scalfito la corazza di Smaug.
-Ce l' hanno fatta!- urlai, distogliendo la posizione.
Lentamente, il drago iniziò ad accasciarsi, a volare sempre più basso, fino a quando spirò: cadde a peso morto nel canale vicino, schiacciando chissà quante barche.
Vite per altre vite, pensai.
Ma mio padre e mio fratello, stavano là, sulla Torre, vivi e vegeti, e non esistevano altre vittorie in quel momento, per me. 
Pà urlò qualcosa, che però io non riuscii a cogliere. 
-Ha detto di raggiungere l' altra riva, dove tutti i sopravvissuti si raduneranno- Tauriel, con il suo udito Elfico,aveva ascoltato ogni sua singola parola. 


-Settantasette, settantotto, settantanove...- una donna sopravvissuta stava contando chi era riuscito a scampare alla morte quella notte.
Ormai era già mattina, un pallido sole stava scalfendo uno spazio grosso quanto una ferita tra le grigiastre nubi, ed il suo flebile raggio si stava facendo strada tra l' aria intrisa di dolore e perdite che quel giorno circondava Pontelagolungo.
Me ne stavo seduta sulla sponda, sola, lontana da tutto e tutti.
Avevo affidato i miei fratelli alla stessa donna che stava contando i sopravvissuti. Avevano bisogno di mangiare.
Tauriel era ad aiutare, mentre Legolas era scomparso durante la battaglia contro Smaug.
Lanciai un sassolino in acqua, in trepidazione. 
-Chi non muore si rivede- una voce virile mi fece voltare.
Fu Oin a pronunciare quelle parole, e accanto a lui c' erano Kìli, Fìli e Bofur. 
Sorrisi, e mi alzai. 
- A quanto pare- risposi.  Mi avvicinai a Kìli, abbassandomi un po'. 
-Come stai?- domandai, mettendogli una mano sulla spalla. 
-Non mi posso lamentare- rispose allegro -Potrei non essere nemmeno qui, quindi, sono felice di come sia andata la faccenda-
La positività del nano mi metteva sempre di buon umore. 
-Volevo ringraziarti, Eowed- mi disse, facendomi allontanare di qualche passo dai restanti tre nani. 
-Per cosa?- gli domandai. 
-Per tutto- mi prese una mano, timidamente, facendo passare qualche secondo.
-Per averci fatto fuggire dal Reame Boscoso, per l' ospitalità di tuo padre e di casa tua, per avermi portato nuovamente da lei- 
Capii, e sorrisi, ancora una volta. 
-E' stato un piacere, Kìli. Tu avresti fatto lo stesso per me, immagino-
-Penso proprio di si. Quando avrai bisogno, non esitare a chiamare...amici?- mi disse, stringendo la mano un po' più forte.
-Amici- ci guardammo allegri negli occhi per qualche secondo, fino a tornare con gli altri. 
-Volevamo dirle due paroline anche noi, gentile signorina, se non le dispiace- Oin fece cenno di avvicinarmi con le sue dita paffute, e non riuscii a fare a meno di seguirlo. 
-I ringraziamenti che ti ha fatto Kìli sono anche da parte nostra- disse Fìli, con voce burbera. 
-Immaginavo- risposi divertita. 
-E grazie anche per il cibo della vostra cucina! Davvero delizioso!- esclamò Bombur, tra un morso e l' altro.
Scoppiai a ridere. - Non c'è di che, ma quando verrò a trovarvi mi aspetto una cena con i fiocchi!- 
-Non ti deluderemo!- rispose. 
-Ora è tempo di spostarci, signorina, ma ci aspettiamo di vederla presto..- concluse infine Oin. 
-Non vi preoccupate, la fine è ancora lontana- una punta di tristezza trasparì dal mio tono di voce.
Fìli mi fece l' occhiolino e si allontanò con i Nani. 
Tornai a sedermi, ma nei secondi seguenti, la voce di un vecchio catturò la mia attenzione. 
-E' lui! L' ho visto! E' stato lui ad uccidere Smaug!- 
-Pà- sussurrai, alzandomi di fretta.
Le voci dei miei fratelli impregnarono l' aria, rendendola gioiosa. 
Li guardai mentre si abbracciavano, rimanendo immobile, poco più in là, sulla sponda.
Quando finì di abbracciarli, Pà alzò lo sguardo, e fu allora che lui mi vide. 
I capelli erano diventati un po' più grigi, e la barba era cresciuta, ma per il resto, pà non era cambiato neanche di una virgola.
Mi osservò, lentamente, mentre io mi concentravo su quelle due piccole rughe vicino agli occhi, che aveva sin da quando mi accompagnava la memoria. 
-Eowed- sussurrò. 
Gli corsi incontro, saltandogli addosso e abbracciandolo.
-Pà- continuai a ripetere tra le lacrime, mentre lui mi accarezzava la testa e mi stringeva forte.
-Sei qui, figlia mia, finalmente- appoggiò il mento sulla mia testa.
-Io... ho così tante cose da dirti, da spiegarti....- pensai a tutta la mia vera storia. Non potevo nascondergliela. 
-Si..immagino tu abbia fatto delle scoperte... ma credimi, figliola, nulla mi rende più felice di vedervi sani e salvi- 
Sorrisi, felice che mio padre fosse lì.
Poi una calca lo accerchiò, e decisi che era giusto lasciarlo alle sue glorie e ai suoi onori, ma anche a dare ordini ben precisi.
Spettava a lui, ora, dirigere ciò che rimaneva di Pontelagolungo. 
Kìli stava parlando poco più in là con Tauriel.
Si guardavano come se quella fosse l' ultima volta,e fu allorai che capii che quello era vero amore.
Qualche secondo dopo, Legolas comparve alle spalle di Tauriel: freddo, impassibile. 
Kìli diede qualcosa all' Elfa, dopodichè salì sulla barca, insieme agli altri nani. 
Mi avvicinai, prendendo Legolas per un braccio. 
-Perchè ti sei messo in mezzo?- ringhiai, mentre Tauriel, poco più in là, ci osservava. 
-Non ti riguarda, Eowed- rispose, abbassando lo sguardo e superandomi.
-Io invece credo di si- continuai. - Non sono forse stata io quella che hai baciato più volte?-
Si bloccò, e se un ghigno beffardo prese vita sulle sue labbra, non me lo fece vedere.
-Allora è di questo che si tratta- disse, voltandosi verso di me. - Anche- risposi. 
Si avvicinò, prendendomi le mani. 
-Provo per entrambe dei sentimenti molto forti, ma diversi. Non potrei mai accettare che un Elfo di mio padre possa amare un...Nano-
pronunciò l' ultima parola con una punta di disprezzo.
-Non è concesso neanche a te amare una Curunìr allora, pensa quando lo scoprirà tuo padre- 
Mi guardò intensamente. Poi sorrise, e mi spinse una ciocca di capelli dietro l' orecchio.
Un elfo giunse alle sue spalle.
-Porto notizie all' Elfa Tauriel, da Re Thranduil- quel nome mi fece gelare il sangue nelle vene.
Presto avrei avuto la sua testa fra le mani, era solo questione di tempo e di spiegare la situazione a Pà. 
-Re Thranduil ti bandisce ufficialmente dal suo regno, Tauriel- 





Angolo Autrice:
Salve! Ed eccoci qua con il nuovo capitolo! Scusate la lunghezza, ma mi sembrava poco interessante inserire solamente la morte di Smaug, per cui ho preferito dilungarmi un pochino di più ma rendere il capitolo più pepato.
Volevo ringraziare i recensori, soprattutto quelli veterani che non mi hanno mai abbandonato, e anche le ben settanta persone che seguono la storia. 
Grazie infinitamente! Recensite e al prossimo capitolo!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Chapter Sixteen. ***


Chapter Sixteen.
'but now i gotta find my own'


 
Per qualche secondo non ci fu altro che silenzio tra di noi, mentre il frenetico viavai del restante mondo proseguiva inesorabilmente.
Legolas si spostò con un gesto deciso, avvicinandosi al servo di Thranduil che montava su un grosso cavallo. 
-Puoi dire a mio padre che se non c'è posto per Tauriel allora non c'è posto neanche per me- 
Calò nuovamente il silenzio, e fu così intenso che riuscii addirittura a sentire il rumore del vento che catturava i miei capelli facendoli ondeggiare come un vessillo vittorioso. 
Un senso di fastidio si insidiò dentro di me, dando origine ad una sorta di peso interiore, pareva quasi un groppo alla gola. 
Ero consapevole del perchè, ma qualcosa mi spingeva a non ammetterlo a me stessa, a rifiutare l' idea che Legolas provasse qualcosa anche per Tauriel. 
-Legolas...- fece una breve pausa - è il tuo re che te lo comanda- 
Si voltò, spostando le sue iridi blu freneticamente, ed una morsa di gelosia si impadronì del mio stomaco, come se mi stesse divorando dall' interno. 
Borbottò qualcosa in Elfico, e fu quella la goccia che fece traboccare il vaso. 
-Per essere un Elfo devo dire che sei bravo a mettere il piede in due scarpe- pronunciai quelle parole con una calma estrema, quasi come se fossero scivolate fuori dalle mie labbra per sbaglio, per un fortuito caso. 
Dopo essere stata invisibile per non so quanto tempo, finalmente Legolas rivolse a me il suo sguardo, mentre Tauriel manteneva la testa abbassata. 
Si avvicinò, rapido, intento a dire qualcosa, ma io riuscii a precederlo. 
-Non importa, lascia stare, non c'è bisogno di spiegazioni, non più- gli occhi mi si riempirono di lacrime, mentre Legolas mi osservava tristemente. 
-Sappiamo tutti che questa storia è impossibile. Non ho idea di che cosa tu provi per me, ma sono certa che Tauriel occupi ancora un posto grande nel tuo cuore. Io sono una Curunìr, la popolazione più avversa alla tua, probabilmente, e tu sei un Elfo. Tutto questo non ha e non avrebbe senso- continuai a fissarlo, nonostante mi sentissi come il contenitore di una bomba che presto sarebbe esplosa con lei. 
Il vento iniziò a soffiare più forte, ed intanto, Tauriel si spostò, come se volesse concederci un po' di tempo per parlare.
Per la prima volta nella mia vita vidi Legolas Verdefoglia versare una lacrima. Gli rigò il viso, e rapidamente, percorse le sue gote candide come la neve che ricopriva Pontelagolungo durante le fredde giornate invernali. Poi cadde, come le cascate si buttano nei fiumi. 
Mi accarezzò dolcemente il viso con due dita, mentre la sua bocca assumeva una sorta di ghigno per trattenere il pianto, che nel frattempo gli faceva tremare il mento. 
-Immagino che questo sia un addio, Eowed- disse, con un filo di voce.
-Si...immagino di si. O forse un arrivederci.- anche la mia voce non era molto alta, era rotta dal pianto in cui stavo per scoppiare.
-Voglio che tu sappia una cosa allora- il suo mento non smise un attimo di tremare. 
-Forse hai ragione. Forse Tauriel occupa un posto ancora molto grande nel mio cuore. E tutt' ora non riesco a capire se sono effettivamente innamorato di lei o semplicemente è un grande affetto fraterno. L' unica cosa di cui sono certo è che di te sono innamorato, Eowed, e questa è la cosa più sbagliata che potesse succedere- 
Il mio cuore fece un balzo. Lo aveva detto. Era innamorato di me. Era reale ciò che avevo pensato, dunque. 
Scoppiai a piangere, e mi buttai tra le sue braccia. Aveva detto che era sbagliato amarmi, ed anche se faceva male come un coltello piantato nella schiena, era vero. Era terribilmente vero. Io ero in perenne pericolo di vita, essendo l' unica Curunìr rimasta, qualcosa mi diceva che la mia storia non finiva lì. C' era dell' altro sotto. E lui era il figlio di Re Thranduil, l' uomo di cui volevo la testa ad ogni costo. 
-Non dire altro- la mia voce era sfilacciata. Alzai il mento e premetti delicatamente le mie labbra sulle sue per qualche istante.
-Io sto andando a Nord...vorrei venissi con me e Tauriel, ma so anche che non lo farai- 
-No, non posso. Il mio posto è qui, con la mia famiglia e il mio popolo- mi staccai da lui, e con una mano scacciai ogni residuo di pianto che mi era rimasto sul volto.
Anche lui si era ormai ristabilito, ed appariva più lucido che mai. 
-Addio, Eowed- si voltò e raggiunse Tauriel. 
L' Elfa dai capelli rossi mi guardò intensamente, con gli occhi velati di lacrime. Non ci dicemmo nulla a parole, ma tanto con lo sguardo.
Legolas mi rivolse un' ultima occhiata, cercando di mascherare il suo stato d' animo ,completamente a pezzi, poi sparirono dietro gli abeti che circondavano la sponda.
Per qualche oscura ragione non riuscii ad agitarmi, una piccola scintilla si era accesa dentro di me: la speranza. 

Tornai all' accampamento, conscia del fatto che tutta quella povera gente era disperata. 
Il nostro spostamento verso Dale stava per iniziare. 
Trovai mio padre indaffarato a spegnere i fuocherelli che una famiglia aveva acceso per scaldarsi.
Vuotò l' ultimo vaso colmo d' acqua sul fuoco, e voltandosi, mi vide. 
Sorrise, cercando di non trasmettermi il cattivo umore che probabilmente avvolgeva ogni singolo presente.
Era un suo tipico comportamento.
Non cercava mai di coinvolgere noi ragazzi nei suoi dispiaceri. 
Contraccambiai il sorriso, cercando di non sembrare per nulla giù di corda. 
-Sei pronta, Eowed? Partiremo a momenti- domandò, venendomi incontro.
Annuii. - Dove sono Bain, Sigrid e Tilda?- mi guardai intorno, confusa ed agitata.
-Sono con Eurenne, la stanno aiutando a raccogliere le ultime cose- una smorfia di preoccupazione si impossessò del suo volto. 
Posò rapidamente il vaso a terra, e mi prese delicatamente per le spalle.
-Eowed, che cosa succede? Non sembri tu..ti è successo qualcosa durante il viaggio? Ti hanno fatto qualcosa che non avrebbero dovuto?- le domande gli uscirono veloci e spontanee, come se neanche riflettesse prima di porle.
-No, no. Sono solo stanca e sono ancora un po' scioccata da quello che è successo... Esgaroth è stata distrutta, pà, insieme a casa nostra e tutto quello che avevamo, probabilmente- 
Abbassò lo sguardo, e senza dire una parola, mi strinse a sè. 
Premetti la mia guancia contro il suo petto, e chiusi gli occhi, pensando a quanto mi fossero mancati quei gesti d' affetto paterno.
-Sei partita per un motivo, Eowed, ed ancora non abbiamo avuto il tempo di parlare. Ma lo faremo presto, te lo prometto- si staccò, e mi tenne dolcemente per le braccia, abbassando la testa per guardarmi negli occhi. - E ti giuro che ascolterò ogni tua singola parola- 

Il viaggio verso Dale non fu molto lungo, ma estremamente faticoso. 
Un senso di vuole aleggiava dentro di me. Scambiai parole con ogni sopravvissuto, aiutai chi ne aveva bisogno, diedi abbracci e conforti ai miei fratelli, ma niente era in grado di alleviare il dolore che quella spirale di solitudine mi provocava. Mi imposi di non pensare più a Legolas, a Tauriel, a quei maledettissimi Elfi. Ma fu incredibilmente difficile, perchè ogni cosa mi ricordava loro. Mi ricordava lui.
Arrivammo finalmente alla città dopo qualche ora, guidati da mio padre. 
Era un posto in rovina, abbandonato a se stesso.
Macerie e ghiaccio ricoprivano la sua intera superficie; edifici sgretolati, ogni cosa a Dale sembrava spezzata, vagamente ricordava il mio stato d' animo. 
Giungemmo in una piccola piazza, ed una piccola giostra per bambini era ormai ridotta in un cumulo di legno e vernice bianca.
Doveva essere bella un tempo, pensai. Immaginai i cavallini bianchi, che ora sembravano avere un manto maculato, trotterellare allegramente a ritmo di una musichetta rilassante ed infantile, mentre urla di bambini gioiosi che li cavalcavano impregnavano l' aria di vitalità. 
Mi scappò un sorriso amaro, poi ripresi a camminare. 
-Venite! Non vi fermate!- urlò mio padre, facendo cenno alla gente di passare. 
Le persone passarono, aumentano il passo, forse dal freddo, forse dalla paura. 
-Signore! Signore!- Alfrid, l' assistente dell' ormai deceduto governatore, richiamò l' attenzione di mio padre da una posizione più elevata.
-Vieni con me- mi disse rapido, prima di salire gli scalini e raggiungere Alfrid. 
Lo seguii senza obiettare. 
-Guarda, mio Signore, i bracieri sono accesi!- ed effettivamente era vero. I bracieri bruciavano a ritmo del fuoco, impetuoso e invitante. 
-Allora la compagnia di Thorin è sopravvissuta- un sorriso velò il volto di mio padre. 
Chiusi gli occhi ed espirai. - Grazie al cielo. Temevo per loro- mi lasciai sfuggire. 
Alfrid ignorò totalmente la mia gioia.
-Sopravvissuta? Vuol dire che c'è un mucchio di Nani con tutto quell' oro?- Pà era sul punto di andarsene, e mi toccò la spalla per fare sì che anche io lo seguissi, ma la frase di Alfrid mi lasciò interdetta. 
-L' oro non è un problema, in questo momento- dissi, secca, guardando Alfrid negli occhi, anche se ignorare il suo orrido monociglio risultava difficile. -I Nani sono vivi, sono miei amici, e ne sono lieta- 
Mi guardò disgustato, come se quel sentimentalismo lo sconvolgesse. 
-Mia figlia ha ragione- disse Pà, cingendomi le spalle e guardando però Alfrid. - In quella montagna c'è abbastanza oro per tutti-
Mi fece scendere le scale dandomi una leggera spintarella, mentre lui rimaneva in posizione elevata.
-Ci accampiamo qui questa notte!- urlò - Trovate un riparo qualunque ed accendete dei fuochi- 
-Ah- disse a Alfrid, prima che si dissolvesse nell' ombra, come era solito fare - Sei di guardia questa notte!- 
Alfrid lo fulminò con lo sguardo, e senza dire una parola, scese le scale irato, dandomi addirittura una spallata.
Pà intanto rimaneva a guardare il braciere incantato, e mi domandai che cosa gli passasse per la testa. 


Ero sola. In mezzo ad un deserto. 
Il sole splendeva fiero nel cielo, e faceva così caldo che ogni cosa sembrava ondeggiare. 
Ruppi la mia tunica per fare passare un po' d' aria. 
Ed improvvisamente fu come se il nulla stesse bussando alla mia porta. 
Tempeste di sabbia si alzarono, avvolgendomi del tutto. Urlai a più non posso, mentre una calda voce sussurrava frasi ambigue.
-Non è tutto come sembra- disse, mentre la velocità aumentava e io gridavo più forte.
-Tu non sai niente. Non sai ancora nulla.- la voce cambiò, e da suadente ed accomodante diventò fredda ed acida, come se un fiore fosse appassito nel giro di pochi minuti. 
-Sei pericolosa, Eowed. Sarai la rovina di tutti, e allo stesso tempo, la salvezza.- sembrava essersi ammorbidita, ma la tempesta ancora non accennava a cessare. Mi dimenai in preda alla disperazione, sempre più forte.
- Sei il Gioiello di Yavannah- fece una lunga pausa, prima di riprendere parola -e per il gioiello di Yavannah, non esiste un altro destino- 
-Ti prego, dimmi chi sei! O almeno che cosa vuoi!- gridai, con tutte le forze che mi rimanevano. 
La tempesta pareva avermele prosciugate tutte, lentamente. 
-Scoprirai presto la mia identità, forse, anche se non è poi così importante.- disse, dura. Era una voce femminile, e sapeva decisamente come alterarsi e calmarsi nel giro di poco tempo.
-E' fondamentale però che tu sappia come comportarti. Non affrettarti a prendere una decisione, non tutto è come sembra. Gli Uomini mentono. I Nani mentono. Talvolta, anche gli Elfi mentono. Ma per salvare il Gioiello di Yavannah e condurlo alla sua sorte, è naturale- 
-P-p- parli di Legolas?- balbettai, visualizzando il suo volto roteare insieme al mio corpo. 
Non parlò per qualche istante, poi ruppe il silenzio. 
-No- rispose secca. 
-Rifletti bene, Eowed, ci sono cose che ancora non sai. Non prendere mai decisioni affrettate. Sei la nostra salvezza, la nostra stella in una notte buia. Altrimenti lo sai che cosa succederà? precipiterai in un oblio, buio ed insidioso- 
Un buco nero si materializzò in mezzo al vortice di sabbia dorata. Un forte vento proveniva da lì, ed io ne ero attratta, ma anche infinitamente spaventata. Sembrava condurre ad un altro mondo, lontano da tutto, lontano da tutti. 
-Proprio come questo- e senza che neanche me ne accorgessi, ci precipitai dentro. 

Quello fu l' esatto momento in cui, sudata e spaventata, aprii gli occhi, cacciando un urlo disperato. 
-Eowed! Eowed!- Bain era inginocchiato al mio fianco, e con la mano mi spostava delicatamente i capelli dalla fronte sudata. 
Frastornata, mi misi a sedere, mentre Sigrid e Tilda mi guardavano spaventate insieme ad altre cinque o sei persone. 
-E' tutto a posto, Bain, ho solo fatto un brutto sogno- 
I miei fratelli si scambiarono un' occhiata fugace. - Eowed... ma tu... io... ho provato a svegliarti molte volte, mentre urlavi e ti dimenavi, ma non c' era niente da fare... era come se fossi in un altro pianeta..lontano da noi...- 
Gli presi le mani, ignorando tutto il resto.
-Che cosa ho detto, esattamente?- 
-Non lo so...erano frasi confuse...- 
-Bain!- lo rimproverai, alterandomi forse un po' troppo -Concentrati, provaci almeno! E' molto importante- sussurrai dolcemente l' ultima frase, per fargli capire che non ero arrabbiata.
-Non lo so... hai farfugliato cose senza senso..sul fatto che non non è come sembra, su un certo Gioiello di Yavannah...-
Allora mi ricordavo bene. 
-No, no.. ha un senso...credo- dissi confusa. 
-Vedi...ho scoperto tante cose...- dissi a bassa voce, per non fare sentire nulla ai curiosi che ci circondavano. 
-Devi solo promettermi di non dire una parola a Pà. Gli parlerò io stessa.-
Mi guardò sommessamente, poi annuì. Sorrisi, baciandogli la fronte.
-Bravo il mio fratellino- mi alzai. 
-Non una parola a mio padre, intesi?- puntai il dito contro il resto della gente. 
-Intesi- risposero, uno ad uno. 

Mi alzai in fretta e furia, incerta su quello che avrei dovuto fare. 
Quel sogno non era un caso. Non poteva esserlo. 
Era tutto programmato. Qualcuno voleva comunicare con me. Senza che nessun altro potesse sentire. 
E quello era stato il suo modo. Voleva avvertirmi riguardo qualcosa, ma non era riuscito a fare molto.
Era tutto molto confuso, e quelle frasi non erano chiare.
Dovevo solo scoprire di chi si trattava e che cosa volesse dirmi, e inoltre parlare a Pà.
Quella storia mi stava premendo nel cervello, era un peso insostenibile. 
-Pà- lo avvistai, mentre posava provviste accanto ad un fuoco.
-Buon giorno, Tesoro mio- salutò, accogliendomi con un gran sorriso, ma senza fermarsi. 
-Dobbiamo parlare. Subito. Devo dirti quello che è successo durante la mia assenza, è molto ..importante- 
Preoccupato, alzò il viso e si avvicinò. 
-D' accordo, mi stai spaventando. Andiamo fuori, vieni-
Salimmo degli scalini, e raggiungemmo Alfrid, che sonnecchiava per terra appoggiato ad una colonna. 
-Buon giorno Alfrid, che notizie dal turno di notte?- domandò Pà, senza neanche guardarlo in volto e dirigendosi fuori. 
L' aria era gelida e pungente, e ne fui così costernata da non notare nemmeno la cosa più evidente che ci fosse. 
-Tutto a posto signore, niente da riportare- rispose Alfrid assonnato mentre si stiracchiava le braccia. 
-Non mi sfugge mai niente- 
Pà varcò l' arco in pietra, e fu allora che anche io me ne accorsi. 
-Tranne un' armata di Elfi- 



Angolo Autrice:
Salve gente! Scusate se questi due ultimi capitoli non sono stati proprio il massimo del 'divertimento', ma devo fare avviare la storia!
Ribadisco, come ho già detto e ridetto, che ora mi sto basando su La Battaglia delle Cinque Armate, utilizzando spesso anche battute proprio dette nel film, quindi, per chi non lo ha visto, è chiaramente tutto uno spoiler. 
I prossimi capitoli saranno decisamente ricchi di novità, visto cosa ho in serbo per il nostro Gioiello!
A presto e recensite mi raccomando ;)






 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Chapter Seventeen. ***




 
Chapter Seventeen.
'This is our revenge'


 
 
I raggi del sole rimbalzavano dolcemente sulle armature dorate dei misteriosi Elfi abbagliando i miei occhi.
Mi portai una mano davanti al viso, divaricando le dita per poter osservare la scena. 
Migliaia di Orecchie a Punta erano davanti a noi, immobili ed impassibili, come statue di ghiaccio.
Per un istante, tutto quel giallo, mi ricordò i capelli di Legolas, e non riuscii a fare a meno di sorridere.
Non l' avrei rivista più probabilmente, quella chioma. 
Pà non mosse altro che le iridi grigiastre, poi fece un passo indietro. 
-Eowed- sussurrò. Senza pensarci due volte mi avvicinai. 
-Un' armata di Elfi non promette bene, specialmente all' improvviso- non risposi, sperando che continuasse e mi desse una spiegazione. 
-Raduna più gente che puoi ed esci da Dale per qualche ora- 
-Cosa?- il mio tono di voce si alzò. Non trovavo un senso alle sue parole. 
-Perchè dovrei allontanarmi da Dale? Per degli Elfi?- 
-E' solo una precauzione- mi spiegò, cauto. -Ho già perso tua madre, Eowed, non voglio perdere anche voi. Uscite dalla città per qualche ora. Anzi, neanche. Giuro che verrò a richiamarvi subito in caso si trattasse di un errore.- 
Mi afferrò le spalle delicatamente, poi schiuse le labbra. 
-D' accordo- risposi secca, liberandomi dalla sua presa poco stabile. Lanciai all' armata di Elfi uno sguardo carico di antipatia, e poi entrai. 
-Lasciate tutto qui. Mio padre ordina di evacuare la città per qualche ora- 
Un' ondata di lamentele si impossessò presto della scena. 
-Silenzio!- urlai, irritata. -Fate quello che ha ordinato, senza discutere. E' una precauzione, verrà a richiamarci non appena si sarà accertato che tutto è tranquillo.- 
Il brusio cessò. Presi per mano Tilda, mentre Sigrid e Bain stavano alle mie spalle, insieme all' altra gente. 
-Andiamo- ordinai. 

Ci sistemammo appena fuori le mura di Dale. Nessuno aveva portato nulla, in quanto sapevamo che saremmo rimasti lì per ben poco tempo.
Pà non avrebbe abbandonato nessuno ad una triste sorte, mai. 
Mentre la gente, agitata, vociferava e si scambiava parole inconsulte, io mi appartai, lontana da tutto e tutti. 
Mi sedetti su un cumulo di neve, noncurante del freddo. Masticavo un bacchetto di liquirizia con una calma quasi esasperante.
Era una reazione inversamente proporzionale al mio stato d' animo: più ero affannata, più ero spinta a fare qualcosa di rilassante.
Come masticare e fissare Dale.
Un' oscura ombra invadeva i miei pensieri. Tutti noi eravamo convinti che non vi fosse nulla da temere, che quelli erano solo Elfi, creature buone e senza alcuna
cattiva intenzione.
Ma al mio popolo avevano fatto del male. Il loro re glielo aveva comandato e loro avevano eseguito. Ogni azione malvagia era sempre ricollegata a Thranduil.
Il mio tormento da notti.
Qualcosa mi suggeriva che lì dentro non stava accadendo nulla di buono. Ed io ero una Curunìr, LA Curunìr, e a quanto pareva, il Gioiello di Yavannah. 
Come un turbine, le scene del sogno della notte precedente riapparvero nella mia testa. 
Non ci fu spazio per nient' altro. 
Mi domandai, ancora una volta, chi fosse quella donna e che cosa volesse da me.
Un brusco rumore catturò la mia attenzione. Le Armate Dorate circondarono Dale, puntando verso Erebor.
Il mio busto fece una torsione non da poco. La Montagna era avvolta da un insolito alone di mistero.
-Pà! Pà sta tornando!- strillò Bain, dando il via ad un seguito di urla ed acclamazioni da parte del popolo. 
Mi voltai, e il suo cavallo bianco stava attraversando il ponticello in pietra. 
Senza neanche accorgermene mi ritrovai a sbarrargli la strada. 
-Allora? Chi sono? Cosa vogliono? Dove stai andando?- le domande scivolarono fuori dalle mia labbra molto velocemente. 
-E' tutto a posto Eowed, sono qui per aiutarci...- 
-Chi? Chi sono?- urlai, mentre le mie gote si arrossavano per il freddo e le labbra si screpolavano. 
-Ora non ho tempo di spiegarti.. devo raggiungere Erebor..- il suo scarso impegno nell' esporre la situazione mi fece innervosire. 
-Cosa?Perchè?- 
-I Nani non vogliono darci ciò che ci è stato promesso- pronunciò la frase con tono fermo. -Ma non siamo soli. Proverò a trattare con Thorin, altrimenti, saremo costretti ad andare in guerra- 
Per la prima volta nella mia vita fui veramente senza parole. Una guerra incombeva.  Tutti conoscevano la testardaggine dei Nani. Non c' era speranza. 
-Riporta tutti al loro posto, Eowed. Gli Elfi sono stati magnanimi, ci hanno portato molte provviste.-
-Pà!- urlò Sigrid, cercando di correre. Tilda la seguiva goffamente, imitandola. 
Qualche istante dopo, ci raggiunse anche Bain.
-E' tutto a posto, ragazzi. Seguite Eowed e tornate a Dale. Gli Elfi hanno molte sorprese per noi- 

Feci andare davanti a me tutto il popolo, dando leggere spinte alle schiene dei più giovani per farli accelerare. 
Quanto tutti passarono, rimasi ferma, dinanzi alle porte di Dale, per qualche istante. 
I Nani erano schierati sopra la Montagna. Le mie sensazioni erano corrette. La guerra incombeva, ma non solo. 
Qualcos' altro minacciava l' incolumità di ciascuno di noi. Ed ero certa che avesse a che fare con i miei strani sogni.
Riluttante, varcai le soglie della Città, lasciando dunque mio padre al suo dovere.
Dale, tuttavia, sembrava essere rinata. 
Gente felice mangiucchiava cavoli e patate sotto qualche portico, mentre Elfi dai lunghi capelli setosi distribuivano acqua. 
-Non capisco- dissi tra me e me. 
-Che cosa?- chiese Bain, intromettendosi.
Esitai qualche secondo, prima di rispondere, come se avesse interrotto i miei pensieri. -Tutto questo cibo...da chi arriva? Chi sono questi Elfi?- 
-Credo tu stia chiedendo alla persona sbagliata- rispose, ironico. 
Poco più in là, un vecchio dalla lunga barba ispida, bianca come i leggeri fiocchi di neve che stavano iniziando a ricoprire i sentieri, saltellava allegro. 
-Sia benedetto Re Thranduil! Sia benedetto Re Thranduil!- 
Il sangue mi si gelò nelle vene.
Era come se il freddo fosse riuscito a penetrare nel mio corpo, ghiacciando ogni singolo organo. 
Quel nome. Quell' Assassino. 
Era stato lui a portare tutti quei doni alla mia gente. Aveva trattato con mio padre. Entrambi volevano qualcosa dai Nani. Erano alleati.
E sicuramente non aveva rivelato nulla a Pà, altrimenti gli avrebbe tagliato la testa nel giro di pochi istanti. 
Mi avvicinai al vecchio, decisa e sicura. 
-Dov'è Thranduil?- chiesi, rabbiosa. Delle lacrime, forse di rabbia, forse di gioia, velavano i miei occhi. 
Il vecchio mi guardò dubbioso.
-Immagino nella tenda più bella che tu possa vedere, mia cara- 
Senza rispondere, mi allontanai, diretta verso l' unica tenda che avevo davanti. 
Luminosa ed eterea, da dentro sembrava provenire una luce fortissima. 
Man mano che mi avvicinavo riuscivo a captare il suono del sangue che scorreva nelle mie vene, il cuore battermi contro il petto.
Portai la mano sull' elsa della spada, ma poi la lasciai scivolare giù.
Non era così che volevo ucciderlo. Avrebbe dovuto soffrire, lentamente, così come il mio popolo e mia madre.
Con un gesto del tutto irrazionale spostai i due lembi della tenda, ed entrai. 

Nonostante dall' esterno pareva ci fosse una luce potentissima, era presente solo un piccolo lumino.
Ogni cosa sembrava maledettamente antica, dallo scrittoio il legno alle decine di mappe che lo ricoprivano interamente;
Qualche seggiolino sparso per il diametro della tenda, un tappeto regale, ed infine, lui.
Sedeva su un trono decisamente cupo, ravvivato però dalle sue ciocche bionde.
Le schegge blu che portava al posto degli occhi mi scrutarono silenziosamente, mentre un calice di vino poggiava sulle sue labbra.
Se la prese comoda, e continuò a bere, mentre la rabbia mi ribolliva dentro.
-Chi si rivede- pronunciò lentamente e con una punta di sarcasmo -La fuggitiva- 
Abbassò finalmente il calice.
La mia bocca si contorse in una smorfia di rabbia. 
-Bastardo!- urlai. Senza aspettare ancora, mi avventai contro di lui.
In men che non si dica gli fui addosso, gli sferrai un pugno sul viso con una potenza decisamente estrema.
Nonostante ciò, egli voltò il viso, senza far trapelare alcuna emozione.
Portai le mie dita fredde sul suo collo, che invece emanava uno strano calore. 
-Tu hai ucciso mia madre, hai ucciso il mio popolo, e devi pag...-
Un brusco colpo alla nuca mi fece allentare la presa, fino a far scivolare le mani giù dal collo. 
Completamente privata dalla forza di usare la razionalità, le appoggiai sul suo busto.
Se prima ero completamente sopra di lui, oserei direi a cavalcioni, ora mi trovavo sul pavimento, stesa.
E l' unica cosa che riuscivo a vedere era un denso, buio e cupo nero.
Solo nero. 





Angolo Autrice.
Salve a tutti! Chiedo scusa se vi ho fatto attendere così tanto per questo capitolo, ma ho avuto moltissime interrogazioni! E mi sto concentrando anche molto su una nuova ff, però in tema Game of Thrones. Dunque, mi rendo conto che questo capitolo non contiene il massimo dell' azione, ma ne precede uno con il botto: nel prossimo, sappiate che verrà fuori praticamente (quasi) tutto riguardo al mistero che ci segue orma da diciassette capitoli! :)
Recensite, e a presto! 
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Chapter Eighteen. ***


Chapter Eighteen.
'this is the story of our lives'

 

-E' svenuta da ore- una voce familiare arrivò alle mie orecchie come l' acqua di un fiume che si getta nel mare.
-E' normale- la risposta aveva un tono altezzoso e superbo. -E' stata tramortita-
Schiusi gli occhi lentamente. La luce era troppo potente, per cui li ridussi a due piccole fessure.
Non ero ancora in grado di mettere a fuoco nulla: nebbia, contorni indefiniti riempiti da vaghe macchie di colore. 
-Sta riprendendo conoscenza- una mano, calda come il sole estivo, si posò sulla mia fronte con fare protettivo.
Qualcuno fece un movimento brusco, ma la voce di chi mi stava teneramente premendo la mano sul viso lo placò. 
-No- lo riprese -Lascia che si svegli da sola- 
La scena intorno a me si stava rendendo decisamente più interessante, per cui, con un grande sforzo, provai a schiudere gli occhi un po' di più. 
La nebbia stava svanendo, e le macchie che riempivano i contorni stavano diventando meno fitte e più realistiche. 
Poi, finalmente, tutto migliorò. 
I capelli neri di Pà, solcati da qualche filo bianco, scintillavano alla luce del lumino; un anziano si trovava seduto accanto a me. 
Reggeva una pipa tra le labbra mentre mi accarezzava il volto. 
Non appena si rese conto del mio stato di coscienza, sorrise, e lo fece persino con gli occhi.
-Bentornata alla vita, Eowed- posò la pipa fumante sullo scrittoio in legno, e poi tornò a rivolgersi a me. 
-Sei stata svenuta per un paio d'ore, hai fatto una bella dormita- disse, ironico.
Senza neanche fare rumore Pà si spostò ai piedi della branda su cui ero adagiata, e mi strinse la mano, baciandomela.
Lo scrutai, confusa, senza dire una parola. Ero sì cosciente, ma non del tutto.
Ero scossa. Qualcosa aveva turbato i miei sensi e la mia quiete. Non riuscivo a ricordare, sfortunatamente. 
Osservai attentamente l' anziano che mi aveva accudito fino a pochi istanti prima: aveva gli occhi di un saggio, lo sguardo di chi ha visto molte cose, belle brutte che siano, e tuttavia, continua ad andare avanti. 
Mi prese la testa fra le mani, e squadrò ogni singolo centimetro del mio capo.
-Come ti senti? Sei ancora un po' stordita dal colpo, non è vero?-
Non risposi, turbata per qualcosa che non riuscivo a riportare al presente.
- Ah scusa, ma ho dovuto tramortirti. Stavi per compiere un omicidio a sangue freddo. Non mi dire che hai perso la voce!- scherzò. Non ebbi neanche la voglia di replicare e maledirlo per avermi dato un colpo alla testa. 
I due lembi della tenda si divaricarono bruscamente, facendomi dunque uscire dallo stato di trance in cui ero caduta.
Una forte luce proveniva dall' esterno,  e fui costretta a liberarmi dalla stretta di Pà per coprirmi gli occhi. 
Ma colui che la attraversò era anche peggio, di un fascio di luce.
Improvvisamente tutto fu chiaro: il motivo per cui mi trovavo lì, stesa in una branda, stava davanti a me, e reggeva un calice di legno.
Mi divincolai dall' anziano, e tentai di scattare in piedi.
-Eccolo! E' lui! Dovete ucciderlo, è un assassino! E' lui!- inizia a sbraitare e persi il controllo in men che non si dica.
Pà, spaventato indietreggiò, mentre l' anziano cercò di tenermi fermo, nonostante le continue urla e gli strattoni.
-Uccidetelo! Ha ucciso mia madre! Ha ucciso il mio popolo!- scalciai, tirando pugni contro il petto del vecchio e tentando di spingerlo via, inutilmente.
-Eowed!- la sua voce tuonò, e fu così forte che la fioca luce dell' unico lumino presente nella tenda tremò per una manciata di istanti. 
-Non costringermi a prendere provvedimenti drastici!- il sangue mi si gelò nelle vene. Per la prima volta nella mia vita mi sentii sottomessa, e fu la peggiore sensazione di sempre.
Non avevo mai provato il desiderio di comandare, ma allo stesso tempo, non volevo essere comandata. 
Abbassai leggermente il tono di voce. -Quell' essere deplorevole ha ucciso mia madre e il mio popolo, ed io lo voglio morto- scandii le ultime tre parole una ad una, puntando il dito contro Thranduil. 
Pà continuava a muoversi irrequieto, senza captare il significato della faccenda.
Senza chiedere il permesso o attendere troppo, l' anziano mi scostò rapidamente la tunica dalla spalla destra: la macchia che da sempre faceva parte di me troneggiava sulla pelle, bianca come la luce che impudente si insinuava dentro la tenda. 
Assunse un' espressione ferita e dispiaciuta, poi abbassò gli occhi, fissando il pavimento per qualche istante.
Poi tirò su il capo. -E' come sospettavo- disse, con voce tonante. 
Pà fece un passo avanti, probabilmente stufo di tutti i misteri che aleggiavano in quel posto.
-Che cosa vuol dire, Gandalf il Grigio? Pretendo una spiegazione- 
Gandalf, così si chiamava dunque, attese qualche momento prima di rispondere.
-E l' avrai- continuò - Tutti voi l' avrete- 
Continuai a fissare Thranduil furiosa, facendogli capire che l' unico motivo per cui la testa era ancora sul suo collo era quello strampalato vecchio che mi teneva incollata ad una branda.
Lui sosteneva il mio sguardo con un fare altezzoso, tipico degli Elfi. Per qualche istante, in quelle iridi, rividi Legolas, e ciò mi fece male quanto una lama conficcata nella schiena. 
Gandalf si alzò, portando dietro di sè una scia di odore di fumo. 
-Eowed, non è stato lui ad uccidere tua madre. E neanche il tuo popolo, nonostante ti sia stato detto così- 
-Ma cosa...- Pà non riusciva più a reggere la situazione, e continuava a muoversi freneticamente, in cerca di risposte. Gandalf gli fece cenno di sedersi e di ascoltare, senza interrompere.
-Come prego?- esclamai con naturalezza. Voltai la testa verso Thranduil, che nel frattempo si era adagiato sul suo trono di legno.
Teneva lo sguardo basso, fisso verso lo scrittoio. Il calice sembrava danzare tra le sue dita sottili come se non avesse peso. 
-E' stato tanto tempo fa- ruppe il silenzio così, una frase vaga ed insignificante. 
-I Curunìr erano appena stati sterminati, rimanevano in pochi. Vennero da noi a cercare aiuto, e così, gli fu dato. Passarono anni, mio padre morì ed io salii al trono. Nuove generazioni vennero al mondo, intanto, tra cui, tua madre- fece una lunga pausa.
Ne approfittai per guardare Pà, che stava ascoltando attentamente, con la bocca leggermente socchiusa. 
-Era così bella, Eowed- disse, alzando lo sguardo e proiettando il suo sguardo direttamente sul mio volto. 
-Era fresca, chiara, proprio come te.- cambiò posizione, mettendosi perfettamente eretto. 
-Quando ti ho vista per la prima volta il mio cuore ha sobbalzato. Pensai ad una benedizione del cielo, pensai che forse i Valar avevano udito le mie preghiere e me l' avevano restituita. E questa volta saremmo stati insieme, per sempre.- il silenzio calò nuovamente nella stanza.
Pà aveva uno strano rossore sulle gote, e tremava, da cima a fondo. Non lo avevo mai visto così.
-Lei non ti ha mai amato..- sussurrai.
Thranduil sembrò udire le mie parole, sebbene fossero state pronunciate ad un tono di voce quasi impercettibile.
-No, infatti- disse. L' espressione sul suo volto era sereno, ma il dolore che portava negli occhi era evidente. 
Per un istante, mi pentii di aver fatto quel commento. Doveva averla amata molto, pensai.
-Era irriverente, caparbia, disobbediente..sgattaiolava sempre fuori dal reame, nonostante fosse severamente proibito. Litigavo con lei ogni giorno-
Sorrise debolmente. -Non conoscevo la ragione del suo scappare in continuazione, e neanche intendevo scoprirla. Ciò che contava era, che ogni volta che ritornava,la vedevo felice, e questo mi bastava.
Mi bastava anche semplicemente vederla arrabbiata, con il viso tutto arrossato per il freddo e il fiato caldo, in ogni caso. 
Poi iniziai a sospettare che uscisse dal reame per vedere..qualcuno- e lanciò un' occhiata totalmente vuota a mio padre, che tuttavia sembrava ancora non capire.
-Cosi una notte decisi di seguirla. Al mio ritorno, del tuo popolo, Eowed, non era rimasto più nulla. C' era sangue, sangue ovunque, cadaveri con gli occhi spalancati e colmi..di nulla- esitò qualche istante. 
-Chiesi spiegazioni agli Elfi del mio Reame, ma loro si giustificarono dicendo di essersi addormentati improvvisamente e di non avere più udito nulla. Fu allora che tutto mi parve chiaro: Yavannah.-
Quel nome risvegliò la mia attenzione, facendo partire un brivido dal collo fino al fondo della schiena. 
-Mi apparve in sogno, una volta. Mi rivelò ciò che era costretta a fare. La tua storia, Eowed.-
Calò un lungo e profondo silenzio.
-Quale sarebbe?-borbottai, con il cuore che mi batteva a mille.
Sospirò. 
-I Valar non erano d' accordo con lei riguardo i favoritismi che lei aveva verso il tuo popolo. Erano stati originati esseri troppo prefetti, quasi alla stregua con loro. Questo li irritava. 
Volevano semplicemente che fossero eliminate dalla Terra di Mezzo. Yavannah aveva riversato tutto il suo amore in quelle creature, e non era intenzionata a rinunciarvi.
Fu così che i Valar sterminarono la tua popolazione, Eowed. Ma Yavannah fu fortunata: qualcuno si salvò. Tua madre era tra queste, e così fu la prescelta: avrebbe dato alla luce colei che la Dea bramava più di ogni altra cosa.-
Attesi, mentre le lacrime velavano i miei occhi. Ero eccitata, sconvolta e curiosa.
-Decise che la creatura che tua madre avrebbe portato in grembo sarebbe stata il riscatto della popolazione dei Curunìr, e dell' intera Terra di Mezzo. Sarebbe stata l'arma più potente di questo Universo, se attivata. 
-E..e...come si attiva?- domandai, forse fuori luogo.
-Yavannah non è mai stata chiara a riguardo. Disse che solamente tu eri in grado di farlo, e avresti conosciuto il modo nel momento giusto. Sei il gioiello, Eowed, il Gioiello di Yavannah, e salverai o distruggerai questo Universo. Non ci sono vie di mezzo.-
L' unico rumore che si poteva ascoltare era quello del battito del mio cuore.
Era fuori controllo. 
-No, no- blaterai, alzandomi. -Non capisco. troppe cose non tornano. Tanto per iniziare tu sei stato accusato e... e...- non riuscii a terminare la frase.
-Sono stato accusato dai miei stessi Elfi- disse, senza fare trasparire alcuna emozione. 
-i Valar molto probabilmente li addormentarono apposta, facendogli un incantesimo per fargli ricordare ciò che loro desideravano. Sono stati molto crudeli con me, Eowed- 
Spostai lo sguardo verso le pareti gialle della tenda.
Mi sentii in colpa, e piccola, maledettamente piccola.
Per la prima volta, Re Thranduil non pareva un mostro ai miei occhi, ma solo una povera creatura condannata all' infelicità eterna. Provai compassione.
Poi ricordai che mio padre non diceva una parola da tanto, troppo tempo.
Teneva una mano sul mento, e fissava il pavimento, impassibile. 
-Pà?- lo chiamai, con voce fioca. 
Esitò qualche istante.
-Tua madre non mi disse niente- capii che stava per piangere. - Non sapevo.. di questa storia. Ed è stata uccisa. E non conosco nulla nemmeno su questo.-
-La verità è vicina, Bard- lo rassicurò Gandalf mentre gli posava una mano sulla spalla.
-Sei un' arma micidiale, Eowed. Non sappiamo che cosa potresti fare nè come lo potresti fare. Siamo solo a conoscenza del fatto che molto presto salterà fuori la verità, che la leggenda del Gioiello di Yavannah è vera, e lui vive, vive proprio qui, in questa tenda. Non sarai più al sicuro-
Risposi, assorta nei miei pensieri, in una maniera del tutto fuori luogo.
-Continuo a fare dei sogni molto strani. Una voce, femminile, mi ripete di questa storia del Gioiello, che io sono la risposta definitiva a tutti i punti interrogativi nel nostro mondo. Con me, l' Universo crollerà o resisterà.-
-Galadriel- sussurrò Gandalf, riponendo tra le labbra la pipa. 
-Chi?- domandai, stizzita.
-Oh, è la Dama dei Boschi. Ella fa parte del Bianco Consiglio, è assai saggia- fece una breve pausa -A modo suo, anche lei ha cercato di avvertirti. Thranduil ha rischiato molto rivelandoci la verità. Spero ardentemente che i Valar non vengano a saperlo.-
Ignorai del tutto Gandalf, concentrandomi su Pà. 
-Pà- lo chiamai ancora.
Si alzò, lentamente, avvicinandosi. Mi cinse le spalle e mi baciò la testa. Senza dire una parola. 
-Sono sicura che la morte di Feowen sia legata a questo mistero, Bard- sentenziò Gandalf. -E sento che la verità è vicina. Il Gioiello è qui, e ci porterà risposte. In ogni campo.- 
Mi rifugiai teneramente tra le braccia di pà. 
-E ora basta chiacchiere, abbiamo una guerra di cui parlare- 


Angolo Autrice.
Salve gente! Vi chiedo umilmente scusa per il colossale ritardo del capitolo, è che ho l' acqua alla gola con queste interrogazioni çç Anyway, ci siamo! Finalmente una parte della verità è stata svelata! Spervo vivamente di riuscire a pubblicare il prossimo capitolo a breve. Intando recensite eh ;)
a presto!


Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Chapter Nineteen. ***


Chapter Nineteen.
'this must be life'


Gente affannata continuava a muoversi per Dale. 
Era trascorso poco tempo da tutta la verità.
Il mio intero mondo era crollato nel giro di poche ore. 
Thranduil si era rivelato essere la vittima, io l' arma più potente sulla Terra di Mezzo. 
Che cosa ne sarebbe stato di noi? Di me? 
Il freddo nel frattempo si stava facendo avanti, pizzicando le mie gote. 
Continuai a guardare la Montagna, interrogandomi. 
Poco dopo sentii una presenza dietro di me. 
-Pà- sussurrai, abbassando lo sguardo. 
Mi posò una mano sulla spalla. Improvvisamente sentii uno strano prurito agli occhi.
Stavo per piangere. Contorsi il viso in una strana smorfia per trattenere il pianto, ma fu un tentativo vano.
Mi tremò il mento, per lo sforzo, e sentii la prima lacrima scendere giù, per poi fermarsi sul naso.
Appoggiai la guancia sinistra sulla sua mano calda, quasi come se non riuscisse a percepire il freddo.
-Mi dispiace- dissi, con voce sfilacciata.
Passò un po' di tempo prima che Pà riprendesse la parola.
-Non c'è nulla da perdonare a nessuno, Eowed- rispose, apprensivo -Tu non lo sapevi, tua madre sì, ma ha preferito mantenere il silenzio piuttosto che metterci in pericolo- 
-A quanto pare non ha funzionato- tirai su col naso. 
Sospirò profondamente. -Evidemente credeva che le cose sarebbero andate diversamente-
Il vento catturò i miei capelli, facendoli ondeggiare.
Pà mi fece voltare, prendendomi per le braccia.
-La nostra missione ancora non è terminata, figlia mia- alzai lo sguardo, fissando le iridi grigie come l' acciaio.
-Non sappiamo ancora chi ha ucciso tua madre. E nessuno di noi vuole che rimanga impunito. Lo troveremo.-
Non risposi, così lui riprese la parola.
-E ha anche un mondo da salvare, comunque- 
-O da distruggere- 
Sorrise. 
-No, non penso sia il tuo caso- lo disse con un tono così ironico ed allegro che risi anche io. 
-Bard! Bard!- la voce tonante di Gandalf risuonò in mezzo a tutto il trambusto.
Dopo poco, una figura imponente, vestita di grigio, si faceva avanti scompostamente, reggendosi ad un bastone.
-Tu! Arciere! Sei d' accordo su questa cosa? L' oro è così importante per te? Lo compreresti con i soldi dei nani?-
Sommersa dai vari pensieri, avevo quasi dimenticato la 'discussione sulla guerra' avvenuta in quella tenda.
Era imminente. 
Guardai i due scrutarsi a loro volta, pronta a sentirli litigare.
Lo Stregone estrasse l' insolita pipa dalla tasca e la posò sulle labbra, dalle quali uscì un imponente fumo.
-Non si arriverà a questo! E' una battaglia che non possiamo vincere!
Gandalf schiuse la bocca per rispondere, ma un' altra voce prese la parola. 
-Ma pensate che questo li fermerà?- ci guardammo attorno, cercando di capire chi stesse parlando.
Tutti sembravano presi dai propri affari. 
-Pensate che i Nani si arrenderanno?- mi voltai di scatto, ma ancora nulla. 
-No, combatteranno fino alla morte! E comunque, sono qui!
Abbassai gli occhi, e non riuscii a fare a meno di notare che quel viso mi era familiare. 
-Bilbo Baggins!- esclamò Gandalf.



Poco dopo fui trascinata nella tenda di Thranduil.
Egli sedeva sul suo trono in legno, e ogni tanto mi lanciava qualche occhiata furtiva, come se fosse dispiaciuto per qualcosa ma fosse troppo orgoglioso per parlarmi. 
-Quindi, se non vado errato, costui è l' uomo che ha rubato le chiavi delle segrete sotto il naso delle mie guardie- 
Ma certo! Era la piccola creatura che avevo salvato a Bosco Atro!
- S..si- balbettò timidamente. -Mi dispiace-
Trattenni a stento un risolino, notando che anche Pà, seduto all' angolo su uno sgabello, stava facendo la stessa cosa. 
-Ma sono venuto a darvi questo...- tirò fuori dalla giacchetta blu scuro uno straccio,e lentamente lo srotolò, facendo comparire uno splendido gioiello. 
Tutti sussultarono, ed io non capii il perchè.
Thranduil si alzò in piedi di scatto, quasi come se l' ansia avesse preso il sopravvento.
-Il cuore della montagna sussurra- Gandalf lo guardò storto, e quesa cosa mi divertì molto. 
-Come mai è tuo diritto donarlo?-
-E' la mia quattordicesima parte- Lo Stregone sorrise, mettendo di buon umore anche me. 
-Perchè fai questo?- domandò Pà. -Non ci devi alcuna lealtà.-
-Non lo sto facendo per voi- rispose prontamente Bilbo. 
-So che i nani possono essere
 ostinati e capoccioni,  sono sospettosi e riservati hanno le maniere peggiori che si possono immaginare ma sono anche coraggiosi e gentili.. e leali fin troppo. Mi sono affezionato a loro, e vorrei salvarli, se posso.  Thorin  tiene a questa pietra più che ad ogni altra,in cambio di questa io credo vi darà quello che vi spetta. Non ci sarà bisogno di alcuna guerra.- 
Calò un lungo silenzio. 

Fui costretta a romperlo io. 
-Che cos'è quella pietra?- domandai. Bilbo sembrò finalmente accorgersi di me. Scrutò la mia persona a lungo, prima di rispondere. 
-E' l' archengemma. E' il cuore della Montagna.- non fu molto d' aiuto. 
-Ad ogni modo, abbia un' altra arma, noi- disse Gandalf, sicuro. 
Tutti ci guardammo dubbiosi, senza capire le parole dello Stregone. 
Alzò gli occhi al cielo -Il Gioiello di Yavannah!- rispose, spazientito.
-Che cosa vuoi dire con questo? Non permetterò che mia figl...- 
-Il Gioiello di Yavannah esiste?- domandò Bilbo, sorpreso. 
Gandalf fece un lungo sospiro, poi prese la parola. 
-Insomma, come siete impazienti, datemi il tempo di rispondere!- tuonò. 
-No Bard, Eowed è al sicuro. Almeno, al sicuro da tutto ciò che non è il suo destino, perchè sai benissimo che da esso non potrà sfuggire. I Nani vogliono l' archengemma più di ogni altra cosa, ma sono avidi, per quanto siano leali e buoni, e non appena scopriranno che noi possediamo anche il Gioiello di Yavannah saranno ancora più motivati ad accettare le nostre offerte- 
-E dovrei promettere mia figlia ai Nani?!- urlò. Io non riuscii a dire una singola parola. La situazione era davvero assurda.
-Certo che no, lei è solo una minaccia per loro. Se noi l' abbiamo, di conseguenza possediamo anche l' arma. Gli faremo credere che Eowed ha già trovato il modo di attivarsi e di distruggere ciò che lei desidera. E' un vecchio trucco, i Nani sono creduloni, funzionerà.- 
Pà si sfregò una mano sul volto, in segno di esasperazione.
-Questa scelta spetta solo a te, Eowed. Te la senti?- 
Mi ritrovai senza parole, ancora una volta. Dentro quella Montagna c' erano i Nani, c' erano Fìli, Kìli, tutte persone a cui mi ero affezionata. Ma era estremamente pericoloso. Se qualcosa fosse andato storto, la piccola fiamma di speranza che da dentro mi consumava di rivedere Legolas si sarebbe spenta, inesorabilmente. 
Valeva la pena tentare?
-Eowed, ti prego- Bilbo si avvicinò, guardandomi sempre negli occhi.
-Io..io non ti conosco. O meglio, non ti conosco bene. Io e te ci siamo già visti. Tu mi hai salvato la vita a Bosco Atro, e te ne sono e te ne sarò sempre infinitamente riconoscente. Non hai idea di quanto mi scocci chiederti un altro 'favore'. Ma lo devo fare, capisci? Lo farei io, se soltanto fossi abbastanza grosso per farlo. Ti sto mettendo in pericolo, e me ne rendo conto..ma quando ami qualcuno non pensi a null' altro..non so se mi spiego. Vuoi solo che stia bene. Io tengo all' incolumità dei Nani più che alla mia stessa vita. Li sto tratendo, per fermare questa guerra.- 
Si avvicinò ancora, sfiorandomi la mano con la punta delle dita. 
-Ti prego Eowed, ti prego- piegò la testa, e mi strinse la mano.
Mi guardai intorno, indecisa.
Thranduil mi guardava impassibile, anche se i suoi occhi erano velati da una leggera inquietudine. Non riusciva a sostenere il mio sguardo per più di qualche istante. Pà mi osservava con il suo solito sguardo comprensivo ed amorevole. Ed infine Gandalf, che fu colui che mi incoraggiò a rispondere nel seguente modo.
Presi un lungo sospiro.
-D' accordo. Facciamolo.- 




Angolo Autrice:
Salve gente! Scusate ancora per l' immenso ritardo, è sempre a causa della scuola! Dunque, mi rendo conto che questo capitolo non è niente di che, è solo di passaggio, i fatti veri e propri partiranno dal prossimo!
Che dire, recensite e a presto!



 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Chapter Twenty. ***


Chapter Twenty.
'this could be the end of everything'



 
Il sole stava sorgendo. 
Avevo sempre interpretato l' alba come un simbolo di rinascita, di redenzione. 
Ma sarebbe stata l' alba della rinascita o della distruzione? 
Osservai i banchi di nuvole che, solcati da una crescente luce giallastra, si diradavano. 
Una manciata di secondi e una porzione di cielo dietro la Montagna iniziò a schiarirsi. L' alba era vicina.
Tirai un sassolino nel piccolo dirupo che divideva Dale dai Nani. 
Non sentivo niente, non pensavo a niente.
Nemmeno a Legolas o alla mia vita.
C' era soltanto un vago pensiero di morte che incombeva nella mia mente da quando avevo appreso che sarei stata ciò che
avrebbe determinato le sorti di questa guerra.
Non mi interessava nemmeno sapere quando, come e se mi sarei attivata, in quanto 'Gioiello di Yavannah'. 
-Eowed- una voce mi riportò alla realtà. 
Gandalf, con la sua presenza imponente, si trovava alle mia spalle. 
-E' ora- Abbassai lo sguardo, per poi voltarmi nuovamente e tornare a guardare la Montagna. 
-Sai anche tu che Thorin non accetterà- dissi, con voce priva di qualsiasi sfumatura che denotasse emozione. 
Il rumore di qualche passo, e Gandalf fu accanto a me. 
-I nani sono cocciuti, lo so. Ma dobbiamo tentare. Se scoppierà una Guerra, tu sarai l' unica che potrà salvarci..o distruggerci- 
-Salvarvi da chi? Dai Nani? Dovrei uccidere loro, in ogni caso, se voglio salvare voi!- urlai. 
Gandalf non rispose, comprendendo la mia ira. 
Abbassò lo sguardo, e poi mi posò una mano sulla spalla. 
-E' tardi, Eowed, dobbiamo andare-
Ci rinunciai, e per la prima volta, andai incontro al mio destino senza replicare o fare qualcosa per cambiarlo. 


L' unico rumore che si poteva udire era l' incessante battere degli zoccoli dei cavalli. 
Incedevo in groppa al mio destriero priva di ogni espressione.
Accanto a me, c' erano Thranduil e Pà, l' unica cosa che mi faceva comprendere che tutto questo non era un semplice incubo, come quelli che ogni tanto avevo a casa, a Pontelagolungo.
Quelli in cui mi svegliavo, nel pieno della notte. Ogni volta volevo urlare, ma puntualmente, non lo facevo.
Ho sempre tenuto ogni cosa per me. 
Ma quello non era un sogno.
Era la realtà. 
Arrivammo davanti alla Montagna, già popolata dai Nani, che sembravano attenderci impassibili. 
L' esercito di Thranduil smise di marciare. 
Bloccai il mio cavallo, tirando le redini, per poi alzare gli occhi al cielo. 
Il sole ancora doveva sorgere, ma il cielo era dipinto dai mille colori dell' alba, che sarebbe arrivata a momenti.
 
Mi voltai verso Pà, che sorrise. Quel gesto mi scaldò il cuore. 
Thorin posò una freccia sull' arco che reggeva, e aspettò un poco, prima di tenderla e scagliarla contro la zampa dell' alce di Thranduil, che con i riflessi prontissimi, scansò senza alcun problema.
Io invece sussultai, chiudendo gli occhi. 
-La prossima volta ve la conficco negli occhi- i Nani esultarono al suono di quelle parole.
Tutti, tranne uno.
Fìli teneva gli occhi puntati sulla mia figura da quando eravamo arrivati.
Era inespressivo, mi guardava e basta, ma capii esattamente che cosa stesse provando in quel momento.
Era tutto ciò che sentivo anche io.
Paura. Stupore. Pentimento. Indecisione. Orgoglio. 
Un forte rumore, simile a musica da tanto era coordinato, mi riportò alla realtà 
Gli Elfi, con la loro precisione, puntavano arco e frecce verso i Nani. 
Pà lanciò un' occhiata di disappunto a Thranduil, che alzò la mano.
Gli Elfi deposero le loro armi. 
-Che stai facendo? Dobbiamo proteggerci!- sussurrai irritata a Thranduil, che non mi degnò di uno sguardo. 
Quella 'Forse- Guerra' iniziava già male. 
-Siamo venuti a dirvi che il pagamento del vostro debito è stato accettato- la voce di Thranduil tuonò. 
La farsa era iniziata. 
Un evidente sgomento si creò tra i Nani, che iniziarono a vociferare tra loro.
-Quale pagamento? io non vi ho dato nulla, non avete niente!- rispose Thorin, irritato. 
Thranduil spostò il suo vigile sguardo su Pà, che, con la solita calma, tirò fuori l' Archengemma dalla sua giacca ormai ridotta a brandelli.
-Ma abbiamo questa!- la alzò al cielo, e la pietra catturò tutti i colori dell' alba. 
Thorin, che non aveva smesso per un attimo di puntarci il suo arco contro, finalmente, lo abbassò. 
Quella volta lo sgomento fu molto più che evidente. 
Kìli disse qualcosa che non riuscii a sentire. Udii solo 'ladri!', e detto da lui fece piuttosto male. 
Era chiaro che, ormai, ogni rapporto di amicizia con i nani si era spezzato. 
Pà scrutò l' archengemma con un fare decisamente ironico. 
Era un ottimo attore, dovevo riconoscerlo. 
-E il Re può averla, con la nostra benevolenza!- esclamò, per poi far fare un balzo all' Archengemma e rimetterla nella tasca interna della malridotta giacca. 
I sussurri tra i Nani ricominciarono. 
Nell' attesa, continuai a guardarmi intorno, incerta su quale fosse il mio ruolo.
In mezzo a Pà e Thranduil mi sentivo totalmente inutile. Iniziavo addirittura a dubitare di avere una funzione, in tutta quella storia. 
-E' una lurida menzogna!- tuonò Thorin. - La pietra è in questa Montagna! E' un trucco!- 
-No...non è un trucco- la voce di Bilbo era flebile, ma la sentimmo benissimo.
Dal muretto spuntava solo un ciuffo dei suoi capelli castano chiaro. 
-La gemma è vera.. gliel' ho data io- 
Se prima il silenzio era già abbastanza penoso, ora era estenuante. 
Thorin si girò, lentamente. 
-Gettatelo già dal bastione!- urlò. 
Il cuore prese a battermi velocemente. 
Nessuno dei Nani reagì. 
Afferrò Fìli e provò a trascinarlo, ma oppose resistenza. 
Il mio cuore aumentò ancora. 
-Non mi avete sentito?- ancora nulla. - Allora lo farò da solo- e si avventò contro Bilbo. 
-Se non ti piace il mio scassinatore ti prego di non danneggiarlo!- Gli Elfi si spostarono coordinatamente e lasciarono passare Gandalf, che arrivò in fretta e furia.
Chiusi gli occhi e tirai un sospiro di sollievo.
-Restituiscilo a me! Non stai facendo una splendida figura, Re sotto la Montagna!- 
-Io non sto facendo una bella figura? Non farò mai più accordi con stregoni e vermi della Contea! Piuttosto voi state sfigurando, avete portato una ragazzina su un campo di Battaglia, di fianco a quelle...due insulse creature!- 
Capii che il mio momento era giunto. 
-Io non sono solo una ragazzina, Thorin- 
-Eowed- sussurrò Pà. Questa volta toccò a me ignorare qualcuno. 
Diedi un colpetto alle redini del cavallo, che fece qualche passo in avanti. 
-Io sono il Gioiello di Yavannah, colei che salverà o distruggerà questo mondo- lo dissi con così tanto orgoglio che per qualche istante convinsi anche me stessa di stare facendo la cosa giusta.
I Nani non dissero una parola. Non vociferarono nemmeno. 
Thorin sembrava confuso. 
-Non è possibile..- disse - Tu sei un' umana..- 
Scossi la testa con un mezzo sorriso. 
-Sbagliato, Re sotto la Montagna. La mia storia è complicata, mi sembrerebbe inadeguato perdere tempo a raccontartela, probabilmente ti addormenteresti pure- 
Giocavo sulla sicurezza. 
-Ma sappi che sono l' ultima dei Curunìr ed il Gioiello di Yavannah- 
-Il Gioiello di Yavannah deve anche sapere attivarsi, però- replicò prontamente, aggrappandosi all' ultima cosa che gli rimaneva. 
-Ho già scoperto come farlo- risposi senza neanche riflettere. 
-Per cui, le opzioni che ti propongo sono due, o accetti l' offerta che ti è stata proposta.. oppure perisci, insieme al tuo popolo- mi ero completamente trasformata.
Per calarmi nella parte che avrei dovuto recitare, ero diventata un' altra persona.
La freddezza del mio tono, la durezza della mia voce.. nulla di tutto ciò apparteneva a me.
Ma io in quel momento non ero Eowed. Ero il Gioiello di Yavannah. E, contemporaneamente, eravamo la stessa persona, ma anche due persone differenti. Uno strano dualismo. 
-Io..tu...noi ci conosciamo....- 
-Ti ho salvato la vita a Bosco Atro, e siamo stati rinchiusi nelle segrete di Thranduil- 
-Perchè fai questo?- domandò, irato. 
Una folata di vento sottolineò il silenzio che era calato ancora una volta davanti alla Montagna.
Lo ascoltai, e lasciai che catturasse i miei capelli, prima di rispondere.
-Perchè è giusto. Perchè tengo all' incolumità di tutti. Se tu sei una minaccia per l' intera Terra di Mezzo, io devo eliminarti, Thorin. Non importa chi sei. Devo farlo e basta, perchè questo è stato il compito che Yavannah mi ha affidato. Salvare questo mondo. Non so neanche se, attivandomi, ci rimetterò la vita, ma so che devo farlo. Non importa chi ci rimetterà, se io o qualcuno a cui voglio bene- spostai lo sguardo su Fìli, e poi su Kìli, che tenevano gli occhi puntati su di me.
- E' qualcosa di innato, lo sento quasi come se fosse un istinto. Devo farlo e basta- 
Thorin non rispose, e i Nani non si mossero. 
Ripensando al discorso che avevo appena fatto mi vennero i brividi.
Rimasi piantata lì, senza raggiungere Pà e Thranduil. 
Tuttavia, mi voltai a guardare Il Sovrano degli Elfi, che sembrava essere quasi toccato dalle mie parole.
-Abbiamo risolto? L' accordo è stato accettato?- 
Thorin alzò gli occhi al cielo, osservando il sole, che aveva ormai raggiunto il cielo. 
-Avrai pace, o avrai guerra- 
Fu il silenzio più lungo di tutta la mia vita. L' unica cosa che riuscivo a sentire era il battito del mio cuore. 
Poi un corvo andò a posarsi sul muro, davanti a Thorin. 
Chiuse gli occhi, per poi riaprirli nuovamente.
-Avrò guerra- 
Il verdetto era finalmente arrivato. Ci sarebbe stata la Guerra. 
Il lungo silenzio che stava per nascere fu bruscamente interrotto da un incessante rumore di zoccoli che battevano sul terreno. 
Era un suono sporco, grottesco.
Poi mi resi conto che avevo davanti un esercito di Nani. 
Gli Elfi si voltarono verso i Nani, Thranduil indietreggiò e le armate iniziarono a marciare.
Mi avvicinai a Pà. 
-Chi è quello?- domandai, senza smettere di guardare quell' orrido Nano.
-Lo scoprirai molto presto- rispose, stringendomi velocemente una mano.
Thranduil si accostò a noi, poi puntò le sue iridi blu, che mi ricordavano tanto quelle di Legolas, nelle mie. 
-Giuro che ti proteggerò fino alla fine- mi disse, facendo trapelare una piccola e breve emozione. 
-Ma proteggerò non solo il Gioiello di Yavannah, ma anche Eowed, la figlia della donna che ho amato quasi quanto colei che diede alla luce Legolas- 
Pà non disse nulla, ma era chiaramente irritato dal fatto che Thranduil avesse nominato la mamma. 
Tutto quello che fui in grado di dire fu -Grazie- 
-Stai indietro- mi disse Pà, mettendomi un braccio sul petto, mentre con l' altro sguainava la spada. 
Thranduil si allontanò, andando un po' più avanti, mentre io e Pà rimanevano 'incastrati' nell' esercito di Elfi. 
-Buongiorno! Come andiamo tutti?- il Nano arrivò su uno strano animale: a dirla tutta, provocava un certo disgusto la sua vista.
-Ho una piccola proposta...potete considerare...di andarvene tutti in malora? Uno ad uno?-
-Non reagite!- gridò pà, e notando che ero parecchio spaventata, mi cinse con il braccio che aveva libero una spalla.
-Non ti preoccupare Eowed, io sono qui- 
-Gandalf il Grigio, dì a questa marmaglia di ritirarsi, o annaffierò il terreno con il loro sangue!-
Gandalf, che prima non avevo notato, si fece spazio tra la folla di Elfi.
-Non c'è bisogno di una Guerra di Elfi, Uomini e Nani quando una legione di Orchi giace qua sopra!- 
-Non ho intenzione di ritirarmi davanti a questo Fallito dei Boschi! E se solo oserà mettersi tra me e la mia famiglia gli spaccherò quella sua testolina!- 
Lo osservai, disgustata. 
Avevo capito di chi si trattava. Dain Piedediferro. 
Thranduil sorrise ironicamente. -Un pazzo- disse, con la sua solita calma. 
-Ah, ma non sono qui solo per questo Orecchie a Punta Maledetto- continuò Dain - Ho sentito che avete il Gioiello di Yavannah- si guardò intorno, come se stesse recitando un monologo.
Poi posò lo sguardo su di me. 
-Eccolo, deve essere proprio quello!- urlò, puntandomi il dito contro.
-Beh è molto carino questo gioiello...diciamo che, se me lo cedete, io potrei anche considerare l' idea di non spargere tutto il vostro sangue su questo terr...- 
Non riuscì neanche a terminare la frase che gli Elfi gli puntarono subito contro le loro armi. 
-Non l' avrai mai- Thranduil scandì le parole una ad una, mentre la stretta di pà intorno a me si faceva sempre più vigorosa. 
-La proteggerò al costo della vita di tutti quanti. Nessuno la toccherà, compreso tu, sporco Nano- il tono fu così sprezzante da offendere chiunque, persino il meno permaloso della Terra di Mezzo. 
La rabbia ribolliva dentro Pà; potevo constatarlo dal pulsare della sua grande vena sul collo. 
- Il Gioiello di Yavannah non è qualcosa che si può possedere, Dain, e lo sai benissimo! Inoltre, lei è l' unica che può salvarci dalle legioni di Orchi che ormai ci circondano!- Gandalf cercò di usare tutta la diplomazia e calma che gli rimaneva. 
Dain lo ignorò completamente. 
-Non mi interessano le tue parole, Gandalf il grigio, Se Dain Piedediferro vuole qualcosa, se lo prende! Avete sentito? Dategli una bella batosta!- e puntò la spada al cielo.
Gli Elfi mi circondarono completamente, pronti per difendermi. Non ero mai stata così spaventata in tutta la mia vita.
Pà non mi lasciò un istante. 
Ma le sorprese erano appena iniziate: l' armata di orchi di cui parlava Gandalf giunse proprio davanti a noi.
Dain si voltò, e dopo essere rimasto per qualche istante a fissarli, dichiarò guerra agli orchi, facendo dirigere tutti i suoi Nani verso di loro.
L' esercito di Thranduil indietreggiò, tuttavia gli Elfi che mi circondavano non si mossero di un millimetro. 
Lo scontro tra i Nani di Dain e gli orchi era iniziato; le sorti della guerra erano cambiate. 
Ma a quanto sembrava, Thranduil e il suo esercito stavano indietreggiando. 
-Ma che cosa fa?- domandai urlando a Pà. 
-Thranduil! Questa è una pazzia!- gridò Gandalf.
Fortunatamente, fu soltanto un errore, il nostro: Gli Elfi balzarono da dietro i Nani, pronti a combattere.
I nemici erano ora gli Orchi, e se prima il Gioiello era costretto a scegliere tra Elfi, Uomini e Nani, ora avrebbe semplicemente dovuto proteggerli, e sì, sembrava più semplice.
Ma sembrava soltanto. 


Angolo Autrice:
Eccomi qua! Vi chiedo immensamente perdono per il ritardo, ma sono partita per un viaggio e le interrogazioni non accennano a frenare! Per cercare di rimediare, comunque, ho scritto un capitolo lunghissimo!

A presto!



















 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Chapter Twenty One. ***


Chapter Twenty One.
'your faith walks on broken glass'



 
-Pà, devi lasciarmi andare!- urlai, cercando di liberarmi dalla sua protezione. 
-Mi hai insegnato tu stesso a combattere, e conosci il mio destino- la sua stretta si allentò, mentre con la bocca socchiusa mi osservava 
spaventato. 
-Dove sono Bain, Tilda e Sigrid?- domandai, dopo qualche secondo di insaziabile silenzio.
La guerra intanto si stava già espandendo, come una caraffa d' acqua che si rovescia su una tovaglia e, inevitabilmente, la macchia di bagnato diventa sempre più grande. 
Corpi straziati e dilaniati giacevano ovunque, ed era solo l' inizio.
Provai a distogliere lo sguardo dal sangue fiammante che macchiava la superficie, una volta dello stesso colore della neve che la ricopriva.
-Sono a Dale- rispose, rendendosi conto della loro posizione di pericolo. 
Si guardò rapidamente intorno, facendo dei cenni ai suoi uomini. 
-Ritirata verso Dale!- gridò. 
Lui andò avanti, con il suo seguito, io rimasi ferma. Per una qualche ragione sconosciuta, cercai Thranduil tra la folla, notando che anche lui stava facendo la stessa cosa.
Non ci volle molto a riconoscerlo: la sua chioma era così brillante da rischiarare persino gli orrori della guerra.
Quando i nostri occhi finalmente si incontrarono, lui aveva appena finito di tagliare la gola ad un orco.
Guardai la lama della mia spada, ancora linda e luccicante. Presto non sarebbe più stata così.
-Thranduil!- urlai. Mi si avvicinò, piantando la sua arma prima nell' occhio di un orco, e poi nella scapola di un altro.
Era elegante persino mentre toglieva delle vite. 
Non disse una parola, e continuò ad uccidere, accanto a me. 
-Dove sono i Nani? Perchè non combattono?- gli domandai, urlando. 
-Nella Montagna- sferrò una gomitata ad una creatura Oscura, per poi infilzarla. - Da Buoni codardi che sono, non scenderanno mai in campo- 
Pensai al fatto che non li avrei mai più rivisti. Nemmeno Fìli. Soprattutto Fìli.
Non ebbi il tempo di riflettere su altro. Un orco mi si avventò contro. 
Sfoderai la mia lama e, dopo aver parato il suo colpo, lo trapassai nella schiena. 
Con un rapido calcio libera la spada dal corpo pesante.
La Guerra era iniziata anche per me. 


Persi il conto di quanti ne uccisi sul tragitto per Dale. 
Avevo perso di vista Thranduil, non vedevo più alcuna chioma bionda intorno a me. Pà era già dentro Dale, e pregai che tutto stesse andando per il meglio. Gandalf si era dissolto nel nulla, e sperai vivamente che non fosse finito morto in qualche fosso. 
Orrendi ed enormi troll costeggiavano Dale. Reggevano delle pesanti pietre, e le scagliavano ad una velocità esasperante contro le mura.
Lentamente, esse si sgretolavano. Quando una di quelle abominevoli creature mi attaccò fui costretta a sfoderare l' arco.
Cercò di tirare un pugno a terra per schiacciarmi, ma fortunatamente fui abbastanza agile da rotolare via.
Balzai su un masso, mentre la creatura si apprestava già a sferrare un secondo colpo, e scoccai la prima freccia. 
Lo colpii in una spalla. Abbassai l' arco lentamente, attendendo un esito.
Cercai di imprimere nella mente ogni istante di quella scena: L' ansia lancinante come un mal di pancia, il vento che catturava i miei capelli, le labbra schiuse lievemente, gli occhi leggermente lucidi. 
Il troll barcollò, e improvvisamente il mio cuore si riempì di speranza.
Fu effimera, però: emise un verso gutturale, per poi ripartire nuovamente all' attacco.
Allora, senza neanche riflettere, estrassi un' altra freccia dalla sacca, la deposi sull' arco e la scoccai al centro del suo occhio.
Ne presi un' altra, un' altra e un' altra ancora, fino a quando il troll non cadde a terra. 
Respirai affannosamente , e prima che qualche altra orrida creatura potesse rendersi conto del crudele omicidio che avevo compiuto nei confronti del suo simile, varcai la soglia di Dale.
La devastazione aveva raggiunto anche quel piccolo e misero posto.
Corpi di persone morte punteggiavano la superficie biancastra. Il gelo aveva addirittura ghiacciato il naso di una povera anziana. 
Uno schifoso orco provò a saltarmi addosso, ma senza nemmeno scompormi gli conficcai una freccia nel cervello. 
Corrugai la fronte e la bocca in un' espressione di fatica e disappunto, e la estrassi rapidamente. 
-Eowed! Eowed!- la voce di pà echeggiò tra le mura semi distrutte di Dale.
Mi voltai, svelta, e lui si trovava proprio dietro di me.
-Sei ferita?- mi controllò e toccò, non rilevando nient' altro che qualche graffio. 
Un' espressione di sollievo dipinse il suo volto intriso di sudore, paura e fango. -Grazie al cielo- sussurrò. 
-Dove sono i miei fratelli? Li hai trovati?- chiesi, con il cuore che batteva a mille.
-Sono arrivato giusto in tempo per salvarli da un troll- 
-Stanno bene, vero?- 
-Ora sì, ma non sono al sicuro, Eowed, nessuno di noi lo è- 
Non capii se stava cercando di dirmi 'Sei tutto ciò che serve per placare questa guerra'. 
-E Gandalf? E' vivo?- 
-Ma certo che lo sono!- tuonò, mentre piantava la sua spada dritta in faccia ad un orco. 
-Mi attiverei in questo stesso istante, se sapessi che servirebbe a far cessare tutta questa follia. E io lo desidero, Gandalf, lo desidero davvero, ma non succede niente, temo che ci sia stato un errore, davvero, non riesco ad attivarmi. 
Gandalf scoppiò in una chiassosa risata. - Ah, sciocchezze! Ma quale errore! Semplicemente, se non ti sei attivata è perchè non era il momento giusto! Non preoccuparti, Yavannah ti guiderà- 
-Ma io non ne sono niente! Io non...- Non riuscivo neanche a trovare le parole per spiegare il mio disappunto e i terribili dubbi che mi assalivano.
Pà era di nuovo scomparso, e gli orchi non si accingevano a smettere di attaccare me e Gandalf. 
-Non so quando sarà il momento giusto!- e tagliai la gola ad un orco. 
-Probabilmente neanche te ne accorgerai, lo farai e b...-
Un rumore catturò l' attenzione di tutti.
Il suono di un corno echeggiava nell' aria. 
Gandalf sussurrò qualcosa, e io mi avvicinai a lui, osservandolo.
-I Nani sono scesi in battaglia!- Gridò. 
-Ah, Thorin, lo sapevo che non ti saresti comportato da codardo, lo sapevo!- e lo vidi così felice che me ne rallegrai anche io. 
Ebbi la tentazione di uscire da Dale e correre incontro ai Nani, dirgli che ero lieta di vedere i loro valori riportati sul campo di battaglia.
Se lo avessi fatto, però, avrei corso il rischio di non riuscire più ad entrare a Dale. 
Balzai sopra uno scalino: davanti tutta la scalinata era piena di orchi. Trassi un respiro profondo, e poi iniziai. 

Quando raggiunsi il diciottesimo scalino, ed uccisi l' ennesimo orco, incontrai finalmente un nemico un po' più valido: non era un' orco nè un troll, era decisamente più piccolo, ma assai caparbio. 
Sferrai diversi colpi, ma nessuno di questi ebbe l' esito che speravo.
La creatura li schivava tutti.
-Coraggio, Gioiello di Yavannah, arrabbiati e fammi vedere quanto vali- cercava di provocarmi. 
-O forse farai come la tua povera madre? Che si fece uccidere senza dire nemmeno un' ultima parola?- non vidi più nulla. 
Lo scaraventai giù dalle scale, ma il piano non andò come previsto.
La sua testa si frantumò colpendo la superficie, e questo fu prevedibile. 
Quando io mi rialzai, illesa, la mia schiena si ritrovò contro il braccio della persona che meno mi aspettavo di vedere. 
Non mi voltai nemmeno, non ce ne fu bisogno: riconoscevo il suo odore, il suo tocco, le sensazioni che provavo quando mi sfiorava accidentalmente. 
Nessuno dei due si mosse. 
-Legolas! Legolas Verdefoglia!- strillò Gandalf. 
Quando poi si accorse della sconveniente posizione in cui io e lui ci stavamo ritrovando, emise un flebile -Oh- 
Questa volta, invece, mi voltai lentamente, e dopo tanto, tantissimo tempo, i nostri occhi si incontrarono nuovamente.
Fu come se quelle iridi blu avessero sempre vegliato su di me, senza mai lasciarmi. 
Lui rimasi immobile, con le labbra vermiglie schiuse leggermente. 
Entrambe le nostre braccia erano abbandonate lungo i fianchi. 
Fu lui ad avvicinare lentamente la sua mano alla mia. Prima la sfiorò con la punta delle dita, timidamente, per poi stringerla.
Era fredda, fredda come i fiocchi di neve che ci sferzavano il viso.
Un orco provò ad attaccarci, ma Tauriel, che finalmente avevo notato, gli piantò un coltello in mezzo alla gola. 
Produssi uno strano verso che esprimeva gioia infinita, e gli buttai le braccia al collo. 
Lui mi strinse forte, appoggiando tutto il viso tra i miei capelli.
Sentii i suoi occhi chiudersi.
Eravamo l' unica cosa bella in mezzo a tutto quell' orrore, l' unica cosa giusta tra tanta ingiustizia. 

Nessuno dei due aprì bocca, e rimanemmo abbracciati per tutto il tempo che ci fu concesso. 
-Avanti! Ci sarà il tempo in cui potrete coronare il vostro amore, non adesso! Quali notizie mi portate?- 
-C'è una seconda armata di orchi, da Gundabad!- 
-Gundabad?- Gandalf era stupito. Un ciuffo di capelli castano chiaro spuntò improvvisamente, e mi resi conto che forse Bilbo era lì con noi da molto tempo. 
-Ma certo! Era il loro piano sin dall' inizio! Azog impiega le nostre forze qui, e poi Bolg sopraggiunge da Nord!- 
Abbassai lo sguardo. 
-N..n-nord?- Balbettò Bilbo. - Dov'è il Nord?- 
-Dove si trova Collecorvo è a Nord- rispose Gandalf, pensieroso.
-Collecorvo....- attese qualche secondo. - Ma lì c'è Thorin! E Kìli! E Fìli- quel nome risvegliò la mia attenzione. 
Sbarrai gli occhi, istintivamente. 
-Lì ci sono tutti!- urlò Bilbo. 




ANGOLO AUTRICE.
Salve! Chiedo venia, come sempre, per il ritardo, ma la scuola mi stava distruggendo. Per fortuna ora siamo in vacanza! Colgo l' occasione per auguravi una felice Pasqua, e spero di aggiornare presto, visto che siamo quasi alla fine (mi intristisco solo a pensarci).
Grazie e a presto :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Chapter Twenty Two. ***


Chapter Twenty- Two.
'goodbye my friend. goodbye my lover.'


 





Il nome di fili risvegliò la mia attenzione. 
Legolas mi stringeva distrattamente la mano, e il modo in cui mi divincolai dalla sua presa fu spontaneo e rapido. 
Senza guardare il volto di nessuno, per timore di dover dare troppe spiegazioni o perdere tempo, mi allontanai da loro. 
-Eowed! Dove diavolo credi di andare?- sbraitò Gandalf, burbero. 
Senza neanche voltarmi verso di lui, sostenni la testa alta ed uno sguardo fiero, privo di ogni sfumatura d' emozione. 
-A salvare le vite dei Nani- risposi, apaticamente ed orgogliosa. 
Sentii Gandalf borbottare qualcosa tra sè e sè, ma, stranamente, non cercò di fermarmi, come pensavo avrebbe fatto. 
Togliendo vite, come prevedibile, uscii da Dale, e mi ritrovai nel grande spiazzo davanti alla Montagna. 
Piccole sagome, tozze e barbute, spuntavano tra un orco e l' altro: sì, i Nani erano scesi in battaglia, decisamente. 
Sorrisi, senza però abbassare lo sguardo. Lo mantenni solenne, fiero, come il mio rapido incedere. 
Dopo aver conficcato una freccia nella fronte di un orco un po' troppo feroce per i miei gusti, mi sentii toccare una spalla.
Mi voltai, attenta e prevenuta, puntando la freccia sul volto di una Tauriel tutt' altro che spaventata da me. 
Alzò le mani in segno di resa, scherzosamente, e poi sorrise. 
Lentamente abbassai l' arco. 
-mae govannen, mellon nin!- esclamò, riportando le mani e le braccia alla posizione iniziale, abbandonate lungo i fianchi.
La scrutai per qualche attimo. 
Con un sussurro, le risposi. - Mae govvanen, mellon nin- 
Continuò a sorridere.
-Non ti avremmo mai lasciata sola- mi disse, con le palpebre traslucide. 
-Ma io non sono sola- risposi, senza alcuna presunzione. 
-Senza Legolas non sei completamente te stessa, e senza Eowed Legolas non è completamente se stesso. Ormai è una condizione naturale- 
Le sue parole mi colpirono. Forse lei e Legolas avevano parlato a lungo di me, magari davanti ad un fuoco, o sulle sponde di un fiume;
Quali parole potevano essere emerse? Probabilmente nessuna, gli Elfi non avevano bisogno di parlare per 'comunicare'. 
Sorrisi di rimando. 
-Ora è tempo di salvare la tua, di parte mancante- alludevo chiaramente a Kìli, e lei non esitò a capirlo.
-Thranduil poco fa' mi ha detto che ciò che provo per lui non è reale; ma che ne sà un Elfo così solo ed arrabbiato con il mondo dell' amore?-
Un esasperante silenzio calò su di noi. Fui io a romperlo.
-Forse è così arrabbiato con il mondo perchè l' amore nenche con lui è stato gentile- risposi, rimembrando la triste storia di Thranduil, che ha però portato alla mia esistenza.
La gioia sul suo volto si spense. 
Si guardò rapidamente intorno, muovendo freneticamente le iridi verdi come il bosco Atro di un tempo. Sviò l' argomento.
-Dobbiamo sbrigarci- 

Quando entrammo a Colle Corvo - in un punto in cui già ci si poteva effettivamente considerare 'dentro'- l' atmosfera di morte e paura pervase i nostri corpi. 
Tauriel scosse il piccolo naso, e poi sentenziò. - Sta succendendo qualcosa- 
Un brivido percorse la mia schiena, chiusi gli occhi, senza una particolare ragione. 
Poi ecco arrivare una fitta di mal di testa atroce.
-Ah- gemetti, piegandomi in avanti. 
-Eowed!- Tauriel si avvicinò, preoccupata. - Ti senti bene?- 
Non risposi.
Continuai a tenere le palpebre chiuse, concentrate. 
Delle immagini, vivide come il freddo che attanagliava il mio corpo, si insinuarono tra le crepe più profonde della  mente. 
Fu un attimo.
Un attimo lungo quanto una vita terrena.
Un attimo lungo quanto un' eternità. 
Pontelagolungo e le sue campane festanti;
La mamma con il suo vestito bianco e profumato della domenica;
Pà che le da' un bacio;
Io che corro felice sulla Piazza del Mercato;
Le lacrime di Tilda mentre mi allontano da casa; 
Thranduil che mi fissa con le sue iridi di ghiaccio;
Legolas che mi stringe a sè; 
La sensazione di vuoto durante la sua assenza;
Fìli sull' orlo di un precipizio, con la lama del braccio di Bolg puntata nella schiena. 
Feci un movimento brusco, piegandomi di più.
Poi spalancai gli occhi.
Pensai di averli tenuti chiusi per anni e anni, invece erano trascorsi solo pochi minuti.
La vista era annebbiata, confusa. 
Tauriel non si muoveva, mi fissava,preoccupata. 
-Fìli è in pericolo. L' ho visto!- urlai.
La situazione di precarietà di Fìli mi agitò particolarmente. 
Tra di noi c' era sempre stato qualcosa; non parlo di amore, almeno da parte mia, o forse sì. 
I miei sentimenti per lui erano piuttosto confusi, lo erano sempre stati.
sentivo un immane bisogno di proteggerlo, di salvargli la vita. Non riuscivo a reggere il suo sguardo, rotto, spento, in frantumi. 
Per me era importante la sua incolumità. 
Un filo, leggero e trasparente, indissolubile, ci legava: io a lui e lui a me. Il mio cuore apparteneva a Legolas.
Ma avrei potuto amare Fìli, forse, se Legolas non ci fosse mai stato. 
Il Nano provava sicuramente qualcosa per me, qualcosa che io avevo sempre ignorato, a cui non volevo dare una risposta, ma era proprio questa la verità. 
Corsi su per il colle, a perdifato. 
Non sapevo nemmeno dove stavo andando, semplicemente, salivo, sperando di imboccare la strada giusta.
L' agitazione non mi permetteva di usare la ragione, e Tauriel probabilmente lo comprese.
Mi seguiva, silenziosa, balzando con il suo fare aggraziato, fino a quando non scorsi una piccola ma possente figura.
Riconobbi la folta chioma scura, punteggiata dai fiocchi di neve: Thorin. 
Accanto a lui stava Bilbo, ansimante e preoccupato, e poco più in là stava Dwalin, con un' ascia in mano.
Sembravano stanchi ed affaticati, probabilmente reduci già da molte uccisioni. 
Arrivammo, senza dire una parola. Thorin si accorse subito della nostra presenza alle sue spalle, ma esitò un istante prima di voltarsi.
Dwalin mi osservava pietrificato, Bilbo invece si trattenne dall' esclamare qualcosa.
Thorin si voltò, alla fine, molto lentamente verso di me. 
I suoi occhi erano spenti e tristi, segnati dall' orrore della guerra.
-Eowed, Gioiello di Yavanna- disse con voce sfilacciata, avvicinandosi. 
Puntò le sue iridi nelle mie, e io lo imitai.
Mi cinse il braccio con la sua mano possente, e lo lasciai fare, senza far trapelare alcuna sfumatura di emozione. 
-Perdonami. Sono stato uno sciocco. Non ragionavo. Non pensavo.- 
Continuammo a guardarci, mentre un profondo silenzio era calato.
Tutti erano immobili; neanche Bilbo si muoveva.
Aspettavano tutti la mia risposta. Che cosa avrei fatto? Non lo sapevo nemmeno io.
E non lo seppi mai.
Un rumore di tamburi echeggiò nell' aria. Thorin mosse leggermente la testa, spostando gli occhi a sua volta.
Dwalin ascoltò attentamente, muovendo le enormi orecchie.
-Sono loro- disse, con voce decisa, e si spostò. 
Thorin fece per imitarlo, ma io lo arrancai per un braccio.
-Thorin- si voltò, quasi avesse fretta. -Va bene così- dissi.
Sorrise debolmente, e posò la sua mano sulla mia, in segno di resa. 
Il tamburo echeggiò nuovamente, e questa volta seguimmo Dwalin e Bilbo, che si erano già spostati.
Tauriel era scomparsa. Tipico. 
Ci avvicinammo all' enorme maceria costituita da due enormi fori, due passaggi. 
Cupi e grigi, il battito dei tamburi sembrava emergere dai bianchi di neve che li riempivano. 
Ci piantammo lì, in attesa di un esito, fino a quando non emerse la figura di Azog. 
Stringeva un nano per un braccio così forte da farlo avanzare piegato, come una bestia.
Thorin sussultò ed avanzò ancora di più, ed io lo imitai. 
Quando mi accorsi che a penzolare dalla testa piegata erano le trecce bionde di Fìli il mio cuore perse moltissimi battiti.
Sudai freddo, e persi completamente la lucidità. 
-Questo muore per primo!- gridò Azog. 
Fu ancora peggio quando mi resi conto che tutto quadrava alla perfezione: la visione che avevo avuto poco prima era identica al momento che si stava per presentare. 
Tirò su Fìli con un braccio, mentre con l' altro gli puntava l' orrida sciabola che aveva dovuto trapiantarsi.
Fìli alzò lo sguardo; prima cercò gli occhi di suo zio, poi i miei.
Rimasi pietrificata, mentre lui mi guardava, con gli occhi lucidi e con la consapevolezza della morte.
Non avremmo potuto attaccarlo, il suo seguito si trovava proprio dietro di lui, ma io avrei potuto fare qualcosa.
Tutto quello che dovevo fare era attivarmi. 
Dovevo salvarlo. Dovevo potergli spiegare ogni mia singola azione, le parole che avevo detto a Thorin davanti alla Montagna.
Dovevo almeno dirgli addio.
Provai a concentrarmi. Nulla.
Tutto ciò che sentivo era Azog minacciare Thorin. -Che c'è, Gioiello di Yavannah, non fai nulla per salvare il tuo amichetto?- le sue parole non mi urtarono minimamente; tutto quello che vedevo era Fìli, Fìli e basta. -Non ti attivi?- continuò, con un tono canzonatorio. Presi una freccia e la depositai sul mio arco; era tutto quello che potevo fare. Azog rise. -Mi aspettavo un po' di più dal Gioiello di Yavannah! Credo che, se continuerai così, farai la fine dei tuoi amici Curunìr- Non abbassai l' arco di un millimetro. Sapevo che quella freccia non lo avrebbe fermato, ma almeno potevo fargli del male. Non risposi subito, attesi. Poi, con un tono di voce flebile ma deciso, il più arrabbiato che avessi mai usato, dissi -Prima o poi mi attiverò, e giuro che tu perirai nel peggiore dei modi-
Ghignò, Poi alzò la sciabola e trapassò la schiena di Fìlì; emise un verso gutturale, di dolore. Fu allora che scoccai la freccia; avevo mirato la testa, ma lui agilmente la schivò e gli si conficcò solo nella spalla. Azog gridò, e scaraventò Fìli giù dalla struttura.
 
Thorin si lamentò, Azog anche, io non dissi niente.
Io non avevo più forze.
Io non avevo più alcun motivo per rimanere lì. 


Angolo Autrice:
Salve! Come sempre, scusate il ritardo, ma la scuola non lascia mai tregua. 
La storia è quasi giunta al termine, credo manchino pochissimi capitoli, secondo i miei calcoli, circa due. 
Oddio, non ci voglio pensare. 
Grazie mille come sempre, aspetto una vostra recensione! :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Chapter Twenty Three ***


Chapter Twenty- Three
'And this is how the story ends'




 
Per me il tempo si era fermato quando avevo visto la testa di Fili piegarsi in avanti e il suo corpo morto ed inerme precipitare da quel dirupo.
Io ero presente. La mia mente no.
Erano attimi che parevano lunghi quanto una vita terrena. 
La vita scorreva,stava andando avanti intorno a me, ma io non sentivo più niente.
Le voci erano come un sibilo indesiderato. Il freddo non mi attanagliava poi così tanto come credevo. 
-Eowed! Eowed, dannazione! Fa qualc- avevo udito, anche se in maniera del tutto disinteressata, la voce di Bilbo urlare nelle mie orecchie fino a poco prima. 
Poi un colpo, forse,  secco lo aveva fatto tacere. 
Fu lì che, inconsciamente, mi feci forza e usciii da quello stato di trance. 
Bolg e la sua armata erano sopraggiunti. 
Kìli era sparito. E con lui anche Bolg, che fino ad un attimo prima era presente.
Bilbo giaceva a terra, tramortito. 
-No- sussurrai, inginocchiandomi vicino a lui. 
Posai due dita sul suo collo.
"Tum" silenzio. Il panico si stava già impossensando di me. Poi un altro "tum". Ed un altro ancora. Ed un altro.
Il suo cuore batteva, stava riprendendo regolarità. Bilbo era vivo.
Tirai un sospiro di sollievo, alzando gli occhi al cielo ed abbandonando le braccia lungo il corpo.
Questo mi ricordò che Bilbo era vivo, ma Fìli non lo era più. 
Fu allora che vidi il suo corpo, ormai privo di vita, disteso sul ghiaccio. 
Mi avvicinai lentamente e con un' andatura 'disimpegnata'. Sapevo che sarei potuta scoppiare a piangere da un momento all' altro.
Nel bel mezzo di una guerra in cui io ero l' unica speranza. 
Ma non mi importava.
I capelli biondi, avvolti in consistenti trecce, erano sparsi attorno al piccolo cranio, ed erano così chiari da non fare nemmeno contrasto con tutto il candore che il ghiaccio e la neve avrebbero dovuto emanare. 
E gli occhi.
Aperti.
Spalancati.
Fissavano il nulla.
Avrei voluto morire. Scomparire dalla faccia della Terra, per sempre.
Non ero riuscita a fermare Azog.
Non mi ero attivata.
La rabbia, o forse il pianto, mi fece tremare il mento. 
Posai lentamente la testa sul suo petto. 
Le lacrime mi annebbiavano la vista, ma non ne scese neanche una; rimasero tutte lì, annidate nei miei occhi, come per anni avevo fatto con i miei sentimenti. 
Li avevo rinchiusi. 
-Riposa in pace.- lo osservai qualche istante, per l' ultima volta. 
Quella che si rialzò da terra non era Eowed.
Era il Gioiello di Yavanna. 
E sapeva benissimo che il suo compito era quasi giunto al termine. 

Camminai, mentre il massacro intorno a me proseguiva. 
Quando un orco, o qualche strana creatura, mi si scagliava addosso, io la uccidevo senza scompormi di un millimetro.
I movimenti erano apatici.
Ero stanca di aspettare il mio momento.
Una visione aveva preso possesso della mia mente non appena avevo guardato Fìli per l' ultima volta. 
Thorin stava duellando con il suo acerrimo nemico.
'La fine è vicina', dunque. 
Ma la visione aveva portato con sè anche diversi consigli: sapevo che dovevo raggiungerlo. 
Non era in pericolo, ma dovevo farlo. 
Arrivai nell' enorme spiazzo ghiacciato. 
Puntualmente, le visioni non sbagliavano.
Gandalf una volta mi aveva detto che più le visioni aumentano, più sei vicino alla conclusione del tuo compito. 
Neanche lui sbagliava.
Era vero, Thorin stava combattendo. 
Ma io a che cosa servivo?
Stavo per gridare "Thorin", quando mi sentii afferrare le spalle.
Il tocco era familiare, e il profumo era quello agrodolce che più volte mi aveva avvolta. 
Legolas mi fissò dritto negli occhi.
-No, Eowed-  disse pacatamente.
-Io non posso lasciarlo lì a combattere da solo contro quel mostro.. i..i-o ho avuto una visione, devo trovarmi qui, lui ha bisogno di me- ero turbata.
- Avrà bisogno di te, ma non adesso. Devi lasciarlo fare- 
Mi liberai dalla sua presa con un gesto secco e brusco.
-E tu come fai a saperlo?- 
Inclinò la testa leggermente verso destra. 
- Sono un elfo, e questo è sufficiente.- 
Gli rivolsi uno sguardo carico di antipatia, ma sapevo che Legolas aveva ragione. 
Nel frattempo una marea di orchi invase la piana di ghiaccio. 
Legolas mi diede una spinta dietro le sue spalle e sfoderò una freccia. 
-Questo non lo avevi previsto, vero?- lo provocai. Poi superai le sue spalle e lo affiancai. 
-Siamo io e te contro di loro, Eowed. Sei qui perchè dobbiamo lasciare che Thorin e Azog si scontrino, un' ultima volta, per sempre- 
Fece una breve pausa. 
-E con tutti questi orchi alle calcagne non potrebbero mai farlo- 
-Non aggiungere altro- dissi. E tagliai la gola al primo orco. 

Inizialmente non sembrava così difficile. 
Infilza, uccidi. Infilza, uccidi. Infilza, uccidi. 
Era meccanico. 
Ma la situazione continuava a peggiorare. 
Gli orchi continuavano a circondarci, e per ciascuno morto, ne arrivavano altri due. 
-Legolas!- urlai, mentre mi impegnavo ad estrarre la spada dal torace di un orco. 
Lui si voltò di scatto, e per schivare il colpo di un' ascia, prima si piegò all' indietro, poi balzò su un masso ed infine su un altro, per piantare nella schiena dell' orco una delle sue frecce senza alcun disturbo. 
-Sono troppi! Non ce la faremo mai in due!- continuavo a domandarmi per quale stupidissima ragione io non mi stessi attivando. 
-Si che ce la faremo!- urlò, puntando una freccia verso il prossimo nemico. 
-E come? Io non credo di poter più continuare..- dissi, sottovoce. 
-Fallo per me, per noi!- dimenticavo che gli Elfi hanno un udito decisamente sviluppato.
La sua frase riuscì a strapparmi un sorriso anche in mezzo a quel putiferio. 
Continuammo così per minuti, forse ore. 
Fino a quando non sentii una stretta al cuore. Fui costretta a piegarmi dal dolore. 
Poi capii. 
Mi voltai e vidi Azog conficcare la lama nella schiena di Thorin. 
Non ebbi nemmeno il tempo di correre in suo soccorso, che Thorin si era già rialzato da terra e aveva ribaltato la situazione.
Pensai che forse le mie sensazioni erano sbagliate. Thorin stava bene. 
-Eowed!- la voce di Legolas attirò la mia attenzione.
-Aiutami qui!- era circondato da orchi. 
Senza neanche pensarci mi fiondai in suo soccorso. 
Non fu semplice sbaragliarli tutti, ed infatti impiegammo più tempo del previsto. 
Ma quando terminammo, una sorte di quiete calò su di noi.
Ansimante, mi alzai dalla posizione in cui ero messa per riposare. 
Non c' erano più orchi intorno a noi. Neanche uno. 
Mi allontanai da Legolas per dare un' occhiata. 
Poi lo vidi.
-Thorin, Thorin ti prego- Bilbo continuava a scuotere Thorin senza alcun esito.
Buttai a terra la spada e corsi accanto a loro.
-Thorin!- dissi, mentre mi buttavo in ginocchio e gli afferravo la mano.
Era ancora vivo. Mosse debolmente gli occhi verso di me, e mi strinse delicatamente la mano. 
-Grazie- 
Ma grazie per cosa? Ero il Gioiello di Yavannah, non mi ero attivata, e lui stava morendo. 
-No..- dissi, tremando. -Non puoi andartene- 
Sorrise un' ultima volta. - Fai il tuo dovere, mi raccomando- 
-Guardate! Arrivano le Aquile!- urlò Bilbo.
Vidi le iridi di Thorin ruotare verso il cielo ed osservalo. 
Quella fu l' ultima volta che vidi Thorin Scudodiquercia vivo. 


Mi alzai da terra, turbata, scossa. 
-No- continuavo a ripetere. 
Non riuscivo neanche a piangere. Mi sentivo l' essere più inutile sul pianeta. 
Forse era uno scherzo. Mi avevano preso in giro e basta. 
Non esisteva nessun Gioiello di Yavanna. Non avevo nessun compito.
Per un attimo avrei voluto avere la testa di Gandalf tra i piedi solo per prenderla a calci. 
Bilbo continuava a piangere vicino al corpo inerme di Thorin. 
Mi affacciai sul dirupo, e vidi che il dolore e la morte non erano cessati. 
La Guerra si stava ancora disputando. 
Non avremmo potuto farcela. 
Gli Orchi erano troppo, e anche se Azog era stato ucciso da Thorin, questo non significava che la battaglia era finita. 
Sapevo che cosa fare. Dovevo solo trovare il coraggio. 
-Basta così- dissi. 
Mi voltai, e con lo stesso passo con cui ero arrivata, tornai indietro. 
Passai "in mezzo alla guerra", uccidendo tutto ciò che si frapponeva tra me e il mio obiettivo: raggiungere il centro dello spiazzo. 
Incrociai lo sguardo di Gandalf, stupito, mentre attraversavo tutta quella distruzione da sola. 
-Eowed- lo vidi sussurrare. 
Non me ne curai molto. 
Finalmente raggiunsi il centro. 
Mi bloccai, e rimasi ferma per un istante. 
Il brusio intorno non mi toccava più di tanto. Sembravo esente. 
Ero calma, respiravo a malapena.
Il volume del mondo sembrava essersi improvvisamente abbassato.
Vidi Gandalf gridare qualcosa alla folla, ma nessuno aveva intenzione di smettere di combattere. 
Sentii una sorta di bruciore interno.
Legolas comparve dietro Gandalf, impegnato a fare allontanare ogni singola creatura diversa da un orco.
Guardavo, ma non con gli occhi di Eowed. 
Il calore, dallo stomaco, si irradiò. 
Saliva, saliva, saliva, arrivò fino alla gola. 
Poi seppi che cosa fare. 
Migliaia di occhi erano puntati su di me. 
Sussurrai quello che la mente mi stava dettando. 
-Per la Terra di Mezzo- 
Allargai le braccia ed esplosi, portando con me il fuoco.
Ovunque. 




LEGOLAS' POV
Il fuoco divampò. 
Gandalf ci aveva protetti facendoci rientrare dentro un' insenatura della Montagna. 
Urla, grida e disperazione avevano preso il sopravvento tra gli orchi.
Le loro carcasse fumanti giacevano ovunque, mentre il fuoco continuava a diffondersi per lo spiazzo. 
Poi pensai, e capii. 
Mi buttai a terra, in ginocchio, portandomi le mani alla testa.
Non poteva essere sopravvissuta. 
Era esplosa, in mille pezzi, l' avevo vista con i miei occhi.
Era morta.
L' avevo persa per sempre.
Avrei dovuto affrontare tutte le Ere di quel mondo da solo.
Piegai la testa in avanti, e piansi, forse per la prima volta. 
Udii i leggeri passi di mio padre alle mie spalle. 
Sarebbe rimasto molto colpito, dopo la scoperta.
Eowed era morta per me, per noi, per tutti quanti. 
Gandalf mi toccò una spalla. 
Alzai la testa. 
La Guerra era finita, grazie a lei. 
Tutti gli orchi erano stati inceneriti. Nessun sopravvissuto.
Poi il fuoco improvvisamente cessò, e da esso emerse una figura.
Una figura che conoscevo in tutte le sue forme e sfaccettature. 
Incredulo la fissai, bellissima, come sempre.
Eowed, senza neanche un capello scomposto, o una bruciatura, stava al centro dello spiazzo.
I miei occhi brillarono, e sorrisi, con la consapevolezza che lei non solo era viva, ma aveva salvato la Terra di Mezzo. 
Sorrise di rimando, con il solito ghigno malizioso.
-Sia benedetto il Gioiello di Yavanna!- qualcuno gridò, cadendo in ginocchio.
Gandalf lo seguì, e poi un altro, ed un altro ancora. infine si inchinò mio padre.
E fu così che tutto lo spiazzo si riempì di gente in ginocchio, gente incredula che sapeva di essere salva solo grazie a lei, al Gioiello di Yavanna.



Angolo Autrice:
Non ci posso credere! Siamo arrivati all' ultimo capitolo.
Parto chiedendo scusa per i mesi di ritardo, ma tra una cosa e l' altra alla fine ho scordato di aggiornare. un po' per stanchezza e un po' per pigrizia..
Dopo un anno e mezzo finalmente siamo giunti all' ultimo capitolo.
Non ci sono parole per descrivere l' immenso vuoto che il non scrivere più questa storia mi provocherà. 
Sarà veramente strano. 
Non scrivo ancora i ringraziamenti, perchè questo sì, è l' ultimo capitolo, ma la storia non è finita:
DOMANI SARA' PUBBLICATO L' EPILOGO DI QUESTA STORIA

Per fornirvi ulteriori chiarimenti e dare una chiusura degna di nota a questa storia. 
Se non sarà domani sarà dopodomani, ma comunque verrà pubblicata nei prossimi giorni.
Stay tuned!



 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Epilogo. ***


 Epilogo.

 
Ottobre 3018; 60 anni dopo.

Soffia una leggera brezza sulla nuova terrazza in pietra.
Ho dovuto insistere per anni, ma finalmente sono riuscita a farla costruire. 
Sorseggio, seduta su una sedia di bambù, uno strano intruglio elfico.
Le chiome degli alberi sono verdi, le cortecce sono sane. 
Il sole filtra tra i rami e crea un riverbero sulle foglie cariche di rugiada.
Osservo questo spettacolo, e penso che in gran parte l' oscurità è andata via, ma Bosco Atro è ancora lontano dalla libertà totale.
Ma credo di dover riprendere da dove eravamo rimasti, dall' esplosione. 
Gandalf una volta mi aveva detto che, quando sarebbe arrivato il momento, avrei sentito nel mio cuore come una sorta di chiamata.
E aveva ragione, come sempre. 
Improvvisamente, sapevo che cosa fare, come lo dovevo fare, perchè lo dovevo fare.
Ero esplosa, e poi mi ero ricomposta, senza nessuna esitazione.
Ancora oggi non so spiegarmelo, ma va bene così. 
Ho imparato che, a volte, è meglio non chiedersi il perchè. 
-Mamma! Mamma! Aratòn continua a prendermi in giro per le mie orecchie tonde!- 
Santo cielo, ancora con questa storia delle orecchie. 
Appoggio la tazza sul tavolino accanto a me. 
-Chiedi a papà di risolvere la questione, io ho esaurito le risposte!- rispondo ridendo. 
-Ma papà è in partenza!- 
-Accidenti, lo avevo dimenticato- sussurro. 
-Va bene, un minuto e arrivo- E la piccola creaturina con i capelli biondi come i miei e poco più alta del tavolino sparisce nel nulla. 
Vi spiegherò tutto più tardi.
Ora veniamo a noi. 

Stavamo dicendo?
Ah, si. 
Non ero riuscita a salvare Thorin, nè Fìli, ma non era quello il mio compito. 
Ciò che dovevo fare era mettere fine a quella Guerra, eliminado il nemico. 
Poco dopo l' esplosione appresi della morte di Kìli. Ancora una volta non fu semplice, mi sentii morire.
Nel giro di poche ore avevo perso tre delle persone più importanti per me. 
Ma avevo Legolas al mio fianco, e la mia famiglia, e questo mi bastava. 
Nei giorni seguenti furono celebrati i funerali. 
Fu difficile stare davanti ai loro corpi, ornati e privi di vita, impassibile. 
Durante la cerimonia ogni tanto mi tremavano le gambe, ma tutte le volte, c' era Legolas a porgermi il suo braccio.
Posai un fiore sul petto di Fìli, dopo il suo funerale, e gli dissi addio per l' ultima volta.
Non mi fermai nemmeno a pensare, non potevo farlo, altrimenti sarei scoppiata di nuovo a piangere.
Non riuscii a farlo anche per un altra ragione: Legolas richiese la mia attenzione.
Ci allontanammo dagli altri, e cadde in ginocchio.
Ricordo ancora le parole esatte:
-So che non è il momento giusto, ma allo stesso tempo lo è. Non posso affrontare tutta l' eternità da solo, e c'è una sola persona che vorrei al mio fianco per sempre.
Ti prego, sposami. In mezzo a tutto questo dolore e tutta questa morte facciamo qualcosa di bello, qualcosa di giusto. Sposami.- 
Lo guardai per qualche secondo, prima che gli occhi mi si annacquassero di lacrime, poi scoppiai in una risata e mi gettai a terra per abbracciarlo.
-Ma certo che ti sposo- 
Non comunicammo ancora nulla però, non quel giorno. 
Rimanemmo nei dintorni per circa una settimana.
Avevamo bisogno di curarci le ferite a vicenda. 
-Quando era in vita, Thorin diceva sempre di non piangersi mai addosso!- ripeteva Balin in continuazione. E metteva di buon umore tutti quanti.
Bifur invece proponeva sempre giochi e attività, e piano piano riuscimmo ad andare avanti, a superare la questione.
Anche io ci riuscii ,con Legolas accanto, Gandalf, Pà e i miei fratelli. 
Solo una persona non fu in grado di superare l' accaduto. 
Si tagliò i capelli cortissimi e partì il giorno seguente senza salutare nessuno, eccetto me.
Per cercare di farla rimanere, dicemmo a Tauriel del matrimonio prima di tutti, che avremmo tanto voluto rimanesse. 
-Non posso- rispose. -Non è qui il mio posto. Non mi appartiene più- 
-Che cosa farai?- le domandai. 
Scrollò le spalle, con lo sguardo vuoto e vacuo che aveva da giorni.
-Non lo so. Penserò, rifletterò, spostandomi qua e là per la Terra di Mezzo- 
La osservai, triste. 
Poi ci abbracciammo, per l' ultima volta.
Durante l' abbraccio chiusi gli occhi, respirando il suo profumo. 
Mi guardò sorridendo, poi si sistemò l' arco dietro la schiena ed iniziò a camminare. 
-Tauriel!- urlai.
Si voltò. 
-Perchè hai tagliato i capelli?- 
Esitò qualche secondo, prima di rispondere. 
Poi, con gli occhi lucidi, sorrise. 
-Per non dimenticare mai- 
Ero speranzosa, pensavo che prima o poi sarebbe tornata sui suoi passi. 
Invece non lo fece. 
L' ultima volta che ho avuto sue notizie è stata trenta anni fa,  si era tagliata i capelli ancora più corti e continuava a vagare, in preda al tormento e alla disperazione, per la Terra di Mezzo, senza meta. 
Poi qualche anno fa mi fu comunicato da uno degli Elfi di Bosco Atro che un' Elfa dai capelli Rossi cortissimi e dal viso triste era stata vista dirigersi su una barca ad Ovest per non tornare mai più. 
In quell' istante capii che sì, era stata davvero l' ultima volta. 

Durante il nostro soggiorno annunciammo finalmente il matrimonio agli altri. 
Credevamo di ricevere moltissime disapprovazioni, invece erano tutti molto entusiasti. 
i Nani non la smettevano più di urlare dalla gioia. 
Bilbo non vedeva l' ora che il matrimonio avesse inizio, nonostante fosse ancora piuttosto distante.
Gloin, dalla felicità, continuava a saltare sul tavolo di legno , e ci diede tanto che alla fine riuscì a romperlo.
Quel giorno ridemmo tutti come dei matti. 
-Dobbiamo proprio invitarli?- sibilò Legolas al mio orecchio.
-E dai!- risposi, dandogli una spintarella. 
Bifur si fece promettere un banchetto da favola, ed effettivamente era un po' quello che avevamo progettato.
Pà e i miei fratelli erano assolutamente felici. 
Temevamo solo una reazione, quella di Thranduil.
A lui parlammo in separata sede, con Gandalf accanto (che si offrì di celebrare il matrimonio). 
Parlò Legolas, spiegandogli le ragioni di questa decisione.
Thranduil ascoltava senza mostrare alcuna emozione. 
Sembrava totalmente apatico. 
Quando Legolas finì di spiegare, Thranduil non parlò per diversi istanti.
-Thranduil, so che per te è un momento forse difficile, ma ti prego di dire qualche parola, di darci qualche segno di vita- aveva detto Gandalf. 
Poi Thranduil aveva alzato la testa.
-Se questo può renderti felice, figlio mio, allora così sia- 
Gandalf aveva sorriso alzando le braccia al cielo, e io e Legolas ci eravamo abbracciati.
Vidi Thranduil sorridere per la prima volta. 

Non ci sposammo subito. 
Per un po' io rimasi a Pontelagolungo con la mia famiglia, visto che Pà era diventato finalmente Re, mentre Legolas rimase a Bosco Atro.
I preparativi intando procedevano, ci spostavamo per metterci d' accordo, e c' era sempre Gandalf pronto a darci una mano.
Oltre che agli efficentissimi Elfi e i Nani, chiaro.
Durante i preparativi ne successero delle belle, Bifur aveva tentato di mordere una gamba ad un Elfo di Thranduil perchè 'gli sembrava appetitosa'. 
Pà offrì Pontelagolungo come posto della cerimonia, ma alla fine scelsimo Bosco Atro.
Ci sposammo qualche anno dopo, cinque forse, è passato così tanto tempo che a volte faccio quasi fatica a ricordare. 
Fu un matrimonio molto fastoso, durò circa una settimana.
E fu la settimana più bella della mia vita. 

Ed ora mi sembra lecito spiegarvi da dove spuntasse la creaturina bionda di prima. 
Specifichiamo: quella è la terza di cinque figli. 
Il primo nacque dopo dieci anni dal matrimonio: ce la siamo presi comoda, tanto abbiamo l' eternità davanti!
Un maschio, il suo nome è Sèretur. Assomiglia decisamente a Legolas, in tutto e per tutto, specialmente ora che è ormai 'adulto'. 
Il secondo invece circa otto anni dopo, una femmina, Eruannë. Lei assomiglia sia a me che a lui. I suoi capelli però sono marroni, caratteristica presa dalla mia famiglia, dalla parte di pà. 
Quando nacque e Pà la vide era entusiasta. 
La terza è la creatura che era qui poco fa, ed è nata circa venti anni dopo (ve lo dicevo, ce la stiamo prendendo comoda!). 
Si chiama Anairë, ed è la mia fotocopia, sotto ogni aspetto. In particolare, lei è la 'pecora nera' della famiglia, perchè è l' unica ad aver preso le mie orecchie rotonde e ad avere un aspetto più 'umano'. 
Gli altri hanno tutti le orecchie a punta, come Legolas. 
Il quarto è un maschietto, Aratòn, nato qualche anno dopo, e litiga in continuazione con Anaire. 
Non ci danno un attimo di pace. 
Ed il quinto.. beh, il quinto lo sto aspettando adesso. 
Ma la sua nascita è ancora relativamente lontana.
Vi stupirà, ma credo di non aver mai visto 'Nonno Thranduil' così felice e solare da quando ci sono i bambini. 
Passa il suo tempo a giocare con loro, quando non deve governare, a ridere e a viziarli, forse troppo. 
Legolas ed io non avremmo mai immaginato una simile reazione.
Molto spesso infatti lo prendiamo in giro chiamandolo 'Nonnino', e lui, ovviamente, si arrabbia immediatamente. 

Legolas sta partendo per Gran Burrone, Re Elrond ha indetto un consiglio e 'Nonno Thranduil' vuole assolutamente che lui partecipi. 
Ho conosciuto Re Elrond molto tempo fa, ho anche alloggiato da lui, e mi fido ciecamente. 
Mi alzo dalla sedia e percorro la Reggia, superando i numerosi ponti e gli Elfi indaffaratissimi.
Il Gioiello di Yavanna non esiste più ormai. 
Sono solo Eowed.
Sono solo una Curunìr. 
Nessuno dei miei figli ha la macchia sulla spalla, però. Chissà, forse questo che verrà.. 
I ragazzi si trovano già tutti alle porte per salutare Legolas.
Sta baciando sulla fronte Anair
ë, quando finalmente mi vede. 
Si avvicina, mi guarda qualche secondo e poi mi abbraccia.
Infine preme delicatamente le sue labbra sulle mie. 
Poi mi abbassa e bacia la mia pancia. -Stai buono lì fino a quando non tornerò- le sussurra.
-Promettimi che tornerai in tempo- gli dico, afferrandolo per un braccio.
-Giuro che ci proverò- rispose.
Ci abbracciammo collettivamente, e poi si allontanò. 
Quante cose sarebbero successe nella Terra di Mezzo, da lì a poco. 
Ma immagino le conosciate già.

 
F I N E.


 
Angolo autrice:
Non ci posso credere!
Dopo più di un anno e mezzo, siamo giunti alla fine di questa storia.
Credo di poter seriamente scoppiare a piangere. Questa storia mi accompagna ormai da un sacco di tempo, era ed è tutt' ora parte di me.
Quando ho iniziato a scriverla non avrei mai pensato che così tanta gente se ne interessasse.
Vorrei dire grazie a TUTTI i recensori, quelli che ci sono sin dall' inizio, ma anche quelli che ci sono da poco.
Ringrazio tutti quelli che l' hanno inserita tra le seguite, i preferiti e da ricordare.
Non faccio nomi solo perchè siete tantissimi e rischierei di dimenticare qualcuno, ma comunque GRAZIE CON TUTTO IL CUORE. 
Grazie di avere accompagnato Eowed in questo viaggio, fino alla fine. 
Una piccola precisazione: in realtà avrei dovuto scrivere 77 anni dopo, circa, visto che trascorrono 17 anni tra l' arrivo di Gandalf nella Contea e il Consiglio di Elrond,
però ho preferito seguire la linea cinematografica, anche perchè la storia è ispirata ai film e non ai libri.
Mi sono anche 'permessa' di inventare un finale per Tauriel (cosa che Jackson ha lasciato in sospeso e mi ha fatto arrabbiare parecchio). 
Dopo questa storia penso mi dedicherò ad un qualcosa legato a Game of Thrones (mia altra grande passione), che sto già scrivacchiando.
Se potesse interessarvi, basta solo fare una visitina al mio profilo di tanto in tanto.
Concludo ringraziandovi ancora con tutto il mio cuore.
GRAZIE GRAZIE GRAZIE!
A presto, spero!

 
CerseiTheChaos;

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2420386