The essence

di sassa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Elizabeth ***
Capitolo 2: *** Leonard ***
Capitolo 3: *** Noi Diamanti non siamo certo superiori alle altre Essenze! ***
Capitolo 4: *** Ricerche ***
Capitolo 5: *** Fred ***
Capitolo 6: *** Bessie ***
Capitolo 7: *** Omnia vincit amor ***
Capitolo 8: *** Più che altro, bambina mia, siamo realisti ***
Capitolo 9: *** Discussioni e nuovi amori ***
Capitolo 10: *** Problemi ***
Capitolo 11: *** Cospirazioni ***
Capitolo 12: *** Manfredi ***
Capitolo 13: *** La speranza di tutti. ***
Capitolo 14: *** La battaglia (parte 1) ***
Capitolo 15: *** La battaglia (parte 2) ***



Capitolo 1
*** Elizabeth ***


-”Ersal” lesse ad alta voce il vecchio amanuense -”è un piccolo regno ai confini di Tarmel, dove vigono leggi assai rigide”-
Elizabeth fece un gesto con la mano, interrompendolo:- Perchè scrivete cose simili?-
L'uomo la guardò interdetto prima di risponderle:-C... Con tutto il rispetto, ma è scontato: grazie al mio scritto chiunque venga ad Ersal sa cosa aspettarsi. Ora, vi prego, lasciatemi continuare la lettura:

“la più importante è quella che scandisce la vita dei cittadini e gli permette di condurre una serena esistenza: alla nascita, il Grande Ordinatore assegna ad ognuno un piccolo ovale di diamante, ferro o legno, in base alla sua essenza ed il nascituro sarà rispettivamente governatore, guardia o artigiano.
Per assicurare che almeno uno dei discendenti sia della stessa essenza, è contro la legge legare in vincoli di stretto affetto personalità dalla diversa essenza.”-
-Praticamente non possiamo scegliere di chi innamorarci- puntualizzò Elizabeth scuotendo i boccoli castani.
-Si può dire anche così, signorina...-
Irrompendo nella stanza, Tanet si intromise nel discorso, avvicinandosi alla figlia con aria severa:- Proprio tu, figliola mia, parli di amore quando sai già che sposerai qualcuno come te.-
Elizabeth tentò vanamente di protestare.
-Il Grande Ordinatore ha concesso a me e a tua madre la grandissima gioia di essere genitori di una Essenza di Diamante, essendo di diamante a nostra volta. Dovresti esser felice: nasce un Diamante su venti e tu sei una di quei fortunati!-
Per tutta risposta, la ragazza girò sui tacchi e corse indignata verso l'uscita.






Il mio piccolo angolino felice:

Non sparate sull'autrice! Posso spiegare!
Nasce tutto durante un'allegra (?) lezione di filosofia: la professoressa ci stava spiegando l'ideale di Stato Giusto per Platone. Per chi non lo sapesse, Platone ipotizza che lo stato giusto è quello in cui tutti seguono le proprie inclinazioni. Alla nascita ogni bambino viene educato a diventare filosofo re, guerriero o produttore in base al suo animo, che può essere aureo, argenteo o bronzeo.
Diciamo che Platone mi ha ispirato e non poco! Ci sarà anche del mio...
Ma cosa accadrebbe se due ragazzi di essenze diverse, nel nostro caso, dovessero innamorarsi?
Come dice l'amanuense di questo capitolo ciò è contro la legge.

Spero di avervi incuriosito,
Sassa

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Capitolo 2
*** Leonard ***


Sharon stava riponendo i vestiti nell'armadio quando Elizabeth entrò di corsa nella stanza, rossa in viso e con un'espressione non certo serena.
-State bene, Elizabeth?- chiese la ragazza non appena la vide. -Su, sedetevi: il vostro respiro è affannato e sembrate sull'orlo di una crisi di nervi-. Sharon sapeva che a lei, un' Essenza di Legno, non era permesso parlare con tono così confidenziale con una Diamante, ma era davvero preoccupata, al punto che non fece caso ad una simile legge.
-Tutto bene. Andiamo a fare un giro: ho bisogno di una boccata d'aria.-
Camminando, si diressero verso la vicina cittadella di Pelsat.



 

 

 

Nonostante vi fosse nato e cresciuto, Leonard era sempre stato affascinato da Pelsat: amava le casette che gli Essenza di Legno e poi Ferro vi avevano costruito. Pelsat era sotto il regno di Ersal e di tanto in tanto da lì giungeva un esattore o un' Essenza di Ferro, ma raramente una di Diamante.
A diciassette anni Leonard poteva vantare un modesto apprendistato in corso da uno dei migliori pittori nel raggio di dieci miglia, Ronald. Non male, aveva pensato spesso, per un Legno come me. Ma questo fu prima di lasciar emergere il suo incredibile talento.
Il Maestro arrivava sempre con quei quaranta minuti di ritardo durante i quali Leonard ne approfittava per fare un giro nei boschi, come fece stavolta, munito dei suoi inseparabili attrezzi da disegno.
Preso tutto l'occorrente, uscì. Davanti alla piazza del villaggio, antistante la bottega, si era riunita una folla incuriosita: stanca per una lunga corsa una giovane donna dai boccoli castani chiedeva un po' d'acqua fresca. Dall'abito, riflettè Leonard, doveva essere un' Essenza di Diamante.
-Che cosa è successo?- chiese il giovane accostandosi al fratello Raphael, guardiano, anche lui accorso ad assistere.
-Ha corso da Ersal fin qui perchè la stavano rincorrendo-
-Chi?-
-Non lo so, non l'ha detto. Sappiamo solo che era con un'altra ragazza.-
-E che fine ha fatto?-
-Dannazione, Leonard, ti ho già detto che non lo so!-
La ragazzà si dissetò, il suo incarnato tornò del solito colore roseo e la folla iniziò a disperdersi.

Pochi minuti dopo, Leonard era nel bosco, seduto sotto un albero, a disegnare, quando qualcuno gli si parò davanti.
Il ragazzo alzò lo sguardo e sorrise all' amica di sempre, Sophie, un'altra Essenza di Legno che prese posto accanto a lui.

-Hai saputo della diamante che è arrivata qui poco fa?- chiese intanto che intrecciava i folti capelli neri come la pece.
-L'ho vista mentre uscivo dalla bottega di Ronald. Chissà chi è è perchè è arrivata qui...- rispose pensieroso.
-Si chiama Elizabeth, ha la nostra età e scappava da suo padre che voleva farla tornare ad Ersal. Ha detto che un guardiano è riuscita a portare indietro la sua amica, ma non lei. O almeno questo dicono le voci del popolo, poi non so...-
-Secondo te perchè il padre voleva che tornasse a casa?-
-Non lo so-
-Glielo chiederò! Grazie delle informazioni. Ora vado, altrimenti faccio tardi- concluse abbracciandola.
Sul volto di Sophie si diffuse un forte rossore. -Per te questo ed altro- sussurrò guardando la figura snella ed elegante che scompariva tra la vegetazione.




Il mio piccolo angolino felice:
Stavolta “il mio piccolo angolino felice” è “il mio minuscolo angolino felice”, visto che prenderò solo un po' di spazio per scusarmi della brevità del capitolo precedente.
Detto questo,
Buon Carnevale a tutti,
Sally

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Capitolo 3
*** Noi Diamanti non siamo certo superiori alle altre Essenze! ***


Leonard tornò in centro sperando che la giovane Diamante non se ne fosse già andata, pur sapendo la realtà in cuor suo; non gli fu difficile trovarla, visto che la gente ormai non parlava d'altro. La ragazza era seduta su un pagliericcio abbandonato di fronte ad una taverna.

Il giovane le si avvicinò: -Ciao-

-Ciao- rispose lei -come mai mi parli? Saranno almeno dieci minuti che tutti mi guardano da lontano-

“Dieci minuti” pensò Leo “a quest'ora Ronald ha già iniziato la lezione...”. Scrollò le spalle cacciando via quel pensiero.

-Devi essere molto coraggioso per rivolgerti a me-

-Io?- il ragazzo arrossì violentemente -solo per le cose che mi interessano... Cioè... Non che VOI mi interessiate... Ehm, non che non sia vero il contrario... Insomma...-
Elizabeth ridacchiò:- Respira, va tutto bene-

Leo si passò una mano tra i capelli con fare imbarazzato:-Ecco, è solo che non capita spesso che si avvicinino qui Essenze di diamante!-
La castana però era con la mente ancora al discorso precedente:-E son molte le cose che ti interessano?-

-Solo quelle che destano la mia curiosità, quindi sì, molte. Oh, che idiota, piacere, Leonard.- e le tese la mano affinchè gliela stringesse.
-Elizabeth- si presentò lei con un sorriso.
-Allora, per quanto resterete qui?-
-Non per poco-

-Lo immaginavo, ed è per questo che ero sicuro di trovarvi ancora in questo posto- il volto dell'apprendista pittore si contrasse in un sorriso allo sguardo incuriosito della nuova arrivata:-Eravate assetata all'arrivo, mi hanno detto che stavate scappando e siete seduta su un pagliericcio, anche se avreste potuto tornare a casa.-
Elizabeth si alzò. -Ottima deduzione. Per prima cosa, Leonard, vorrei dirti di smetterla di darmi del “voi” perchè noi Diamanti non siamo certo superiori alle altre Essenze!-

-Ma è questo che credete!- ribattè lui-

-Senti, non è proprio il momento di mettersi a discutere di una cosa del genere: devo trovare un posto dove stare durante la mia permanenza qui!-

-Ti aiuterei molto volentieri, ma devo correre a lezione, altrimenti Ronald...- d'improvviso gli venne un'idea:-Credo di averti trovato un bel posticino! Dovrai condividere lo spazio con tele e pennelli, ma si sta comodi.-

-Di che parli?-

-Della bottega di Ronald, il mio Maestro.-

-Ronald?-

-Sì, Ronald... In realtà c'è anche chi lo chiama Ronald il pittore, o solo Ron, perchè?-

-Oh, niente, era anche il nome del mio bisnonno materno... Sai, è morto da poco e sentire quel nome mi fa ancora un certo effetto.-
-Mi dispiace.-
-Non pensiamoci. Tu sei sicuro che non se ne accorgerà?-
-Non gli farebbe certo piacere scoprire che qualcuno dorme nella sua bottega, ma, facendo un po' di attenzione, non se ne renderà conto.-

Elizabeth parve pensierosa. -Apprezzo lo sforzo, Leonard, ma non mi va di ingannare così quell'uomo.-

-Bene, allora questa potrebbe essere semplicemente l'ultima soluzione in caso non riuscissimo a trovare altri posti...-
-Bene.- gli fece eco lei.
-Ora però devo proprio andare!-
-Ed io?!?-

-E tu... non so... Aspettami qui e, nel frattempo, non comportarti da Diamante!-

Senza dare alla giovane possibilità di replicare, Leonard corse via verso la bottega di Ronald.-



Il mio piccolo angolino felice:
Ciao a tutti!
Inizio col chiedervi mille volte scuse perchè so di essere molto, molto in ritardo, ma voi mi perdonate... Vero? Vero?
Spero che vi sia piciuto questo terzo capitolo.

A presto,
Sally

P.S.: Vi consiglio vivamente il bel libro che sto leggendo, Martin Eden, di Jack London. Credetemi, è bellissimo.

 

 


 

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Capitolo 4
*** Ricerche ***


-Ho fatto più in fretta possibile!- stanco per aver corso dalla bottega di Ronald fino al luogo in cui aveva lasciato l'Essenza di diamante, Leonard tentò quindi di giustificarsi con quest'ultima.
-Son comunque stata qui ferma per due ore e mezzo. Ti pare bello?!- Elizabeth sembrava alquanto irritata.

-Scusami, Elizabeth, lo so che non è giusto, ma ero in ritardo e Ronald si sarebbe infuriato se non fossi stato lì.-
-Va bene, va bene, ti perdono, ma solo perchè mi aiuterai a trovare un alloggio- sorrise la Diamante.

-Aspetta però- riflettè l'altro:-non passerai certo inosservata vestita così: ti cercano e tu sei l'unica Diamante qui; dobbiamo trovarti vestiti più da Legno.-

Elizabeth sospirò profondamente.
-So che non sono “adatti al rango dei Diamanti”, come dite voi, ma ci vuoi restare qui?- involontariamente la voce di Leo si alzò.
-Certo. Non avrei dovuto far così, scusami, tu sei tanto disponibile con me e molto premuroso...- e gli diede un colpetto amichevole dietro la schiena che lo fece trasalire.
-Dài, andiamo: dopo aver fatto un salto dalla migliore sarta di Pelsat, mia madre, per trovarti un abito, penseremo al posto adatto per la tua permanenza.-




Casa di Leonard non era molto lontana dal centro e nel giardino antistante erano tracce dei segni della condizione di chi la abitava: sul grande tavolo d'ebano erano riposte con cura le armi di Raphael, il fratello di Leonard, una guardia e la vanga del padre era appoggiata alla facciata. I ragazzi entrarono.
-Mamma!- chiamò Leonard.
Una donna alta e bionda dagli occhi versi fece capolino dalla porta.

-Mamma, vorrei presentarti Elizabeth. Elizabeth, lei è mia madre, Agatha.-
Agatha si inchinò profondamente ed un'imbarazzatissima Elizabeth le fece segno di alzarsi. La donna era cresciuta in un'epoca in cui i Diamante si comportavano da padroni e pretendevano ogni genere di ossequio al loro cospetto.
-Elizabeth ha bisogno di un vestito.- spiegò il giovane.

-Oh, no, no, non credo di esser capace a farne un altro così suntuoso- disse guardando il lungo abito giallo della ragazza.
-Infatti ce ne serve uno di quelli che sai fare tu, uno da Legno.-
-In tal caso, signora mia, seguitemi.- Agatha prese per mano Elizabeth e sparirono dietro la porta.


Tre ore dopo, nonostante le lunghe ricerche, i due ragazzi non erano ancora riusciti a trovare l'alloggio adatto ad Elizabeth ed ora se ne stavano all'ombra di una quercia, afflitti per essere arrivati al tardo pomeriggio senza un risultato.
-Credo che mi dovrò accontentare della bottega di Ronald...- sbuffò lei;
-Beh, non è poi così male.-
-Mh mh? E se qualcuno mi scoprisse?-
-Non accadrà.-
-E se...-
-Aspetta qui, non è ancora detta l'ultima parola!- Leonard si alzò e si diresse verso una locanda.

-No, sono stanca di “aspettarti qui”. Stavolta vengo con te.-

-Ma...-
Senza dargli tempo di finire la frase, l'altra lo seguì.
L'interno della locanda era piccolo ed angusto.
Leonard salutò il locandiere, Sean,e lo presentò ad Elizabeth;
Sean sorrise:-Finalmente ti sei deciso, Leonard! Hey, Bob, vedi se abbiamo una stanza per Leo e la sua amica!- urlò ad un ragazzo poco lontano che sparì su per le scale.
Elizabeth arricciò il naso e, arrossendo violentemente, il Legno si sbrigò a chiarire che la stanza serviva solo e soltanto ad Elizabeth che, diceva, era un Legno arrivato da Ersal.

-Non serve mentirmi, amico: so bene che è la Diamante di Ersal: sai, questa mattina la notizia ha fatto parlare... Beh, è ovvio, cosa vuoi che succeda mai qui?-
Sul volto dei due si diffuse il terrore: se quell'uomo avesse parlato, sarebbero venuti a cercare Elizabeth e l'avrebbero riportata indietro.
-Tranquilli, manterrò il segreto.-
Bob scese le scale e sussurrò qualcosa all'orecchio di Sean che si rivolse ai due:-Desolato, ma abbiamo finito le stanze.-
-Ti dovrai accontentare della bottega di Ronald.- concluse Leonard.

Il mio piccolo angolino felice:
Hey you,

come va? Visto il ritardo dell'ultima volta, ho deciso di allungare un po' questo capitolo (che spero vi sia piaciuto :D).
Abbiamo fatto la conoscenza di nuovi personaggi, ma ne mancano ancora molti altri; tra questi diversi saranno molto importanti per la nostra avventura quindi, mi raccomando, tenete d'occhio i prossimi capitoli. Chissà cosa accadrà...?!
Ne approfitto per farvi gli auguri di Pasqua in anticipo.
A presto,
Sally

 

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Capitolo 5
*** Fred ***


Il Legno e la rassegnata Diamante stavano camminando verso la bottega di Ronald, fermandosi di tanto in tanto per accertarsi che Tanet non avesse mandato i suoi uomini a cercare la figlia, sebbene nessuno avrebbe potuto credere che sotto quei poveri abiti cuciti dalla mano esperta di Agatha si nascondesse una delle poche Essenze di diamante rimaste.
-Non ho altre possibilità?- domandò la ragazza.
-Uhm… no, non direi-
Elizabeth sbuffò. –Aspetta, potrei stare da te-
Leonard divenne paonazzo:-Come si vede che non hai ancora conosciuto mio fratello! Non mi darebbe tregua se rimanessi; e poi qui è piccolo, la gente mormora e pensa male-
-Non ti farebbe piacere?- chiese lei soffocando una risata con la mano alla vista dell’altro che assumeva un colorito sempre più rosso e che aveva spostato lo sguardo dai suoi occhi al carretto che gli passava accanto.
-Beh… il punto è che…- e bofonchiò qualcosa, poi annuso l’aria e spostandosi una ciocca bionda da davanti agli occhi, assunse un’espressione improvvisamente seria:-Corri! Sta per piovere e, in questi casi, Ronald manda uno dei suoi figli a chiudere le imposte della bottega e ad accertarsi che tutto sia in ordine.
-E con questo?-
-Corri e fidati di me, un piccolo aiuto ci sarà utile!-
I due entrarono nel locale, mentre nel cielo avveniva un fragoroso scontro. Erano ormai zuppi, pensò Leonard, e non avevano modo di cambiarsi gli abiti; avrebbero dovuto accontentarsi di un paio di coperte ed aspettare d’asciugarsi.
Un’ombra entrò dalla porta nel momento in cui i giovani trovarono riparo dietro una grande madia costruita anni prima dal padre di Ronald.
-Ehi, Fred- bisbigliò Leonard sporgendo dal retro del mobile ed assicurandosi che non fosse il Maestro.
-Leonard?! Che ci fai tu qui?-
-Mi serve una mano con lei- spiegò il Legno facendo segno alla ragazza di alzarsi.
Amichevole e cordiale, Fred era compagno di Raphael sin da piccolo; aveva la stessa età ed era della stessa Essenza. Tirò giù il cappuccio del mantello e scompigliò i fradici capelli corvini. –Dite pure-
-Hai saputo della Diamante giunta qui stamattina?- chiese Leonard.
Fred annuì.
-Appunto-
-Lei…-
-Ti prego, Fred, non una parola con nessuno: le serve una stanza ed abbiamo pensato che potrebbe star qui finché non troveremo un posto migliore. Per questo ci serve il tuo aiuto.
Fred si avvicinò a Leonard; era più grande, ma più basso di mezza dozzina di centimetri. –Ti rendi conto di quello che mi stai chiedendo, amico?! Sono una guardia e ciò va contro i princìpi della mia Essenza: devo far rispettare la giustizia e questo non è giusto-
-Fred, ti supplico. Quanto è vero che ti conosco da quando son nato, ti supplico in nome dell’amicizia che ci unisce o, se preferisci, di quella che ti lega a mio fratello. Ad ogni modo, aiutaci.- D’improvviso Leonard parlava con voce più alta e con l’intensità di un oratore al comizio che arringa con gesti sentiti, ma pur sempre, pensò Elizabeth, eleganti.
-Sta bene.- acconsentì Fred compiendo ciò per cui era entrato lì.
-Grazie, ma non dovrai parlare a nessuno- sottolineò Leonard –Fred. A nessuno-
-Cosa dovrei fare di preciso?-
-Semplice: fai in modo che tuo padre non venga qui senza che tu abbia prima avvisato uno di noi.
-Grazie- si intromise la ragazza –mi chiamo Elizabeth- sorrise.
Fred si presentò, poi uscì dalla stanza, ribadendo la promessa di complicità.
Leonard accese una candela per combattere l’oscurità calante e si concesse un attimo di tregua che terminò non appena Elizabeth starnutì.
-Credo di esser rimasta bagnata troppo a lungo-
-Provvediamo subito.- sorrise lui aprendo un baule e tirando fuori una coperta di lana marrone.
-Perché tenete una coperta in bottega?-
-Per le modelle… Sai, viene freddo dopo ore ferme immobili e… e nude sul piedistallo-
-“Nude?!”-
-Sì, ma io preferisco di gran lunga ritrarre i paesaggi-
-Sì, certo, come no.-
Il ragazzo la coprì con la coperta e solo allora si rese conto di quanto quei capelli bagnati le dessero un’aria dolce ed indifesa.
-Grazie- sussurrò lei –gentilissimo come sempre-
Leonard spostò la mano che teneva la coperta al volto roseo della Diamante e per un secondo il mondo sembrò fermarsi, poi tutto tornò alla normalità. -Ha smesso di piovere, forse è meglio che torni a casa. A domani.-
La ragazza lo afferrò per un braccio:-Leonard, ti prego, non mi lasciare-
-Cosa dirò a casa?-
-Tu ti preoccupi troppo, Leonard- le sorrise lei mentre si coricavano al centro della stanza.


Il mattino trovo Elizabeth ancora nel mondo dei sogni e Leonard seduto dietro una tela.
Elizabeth si svegliò ed osservò per un po’ l’artista, il volto concentrato e serio. Lo salutò e lui coprì la tela, poi le porse una mano per alzarsi. Afferrando la mano, la ragazza si rese conto delle lunghe dita affusolate, adatte ad un musicista più che ad un pittore.

 


Agatha attendeva sulla soglia; gli occhi arrossati dopo una notte insonne e piena di lacrime, ma vivi di speranza. –Tesoro mio- esclamò non appena vide Leonard. –Dove sei stato?-
-Ecco, Ronald voleva che provassi a dipingere il cielo stellato, così con stato con lui-
-Ma pioveva…-
-Infatti abbiam dovuto aspettare che smettesse di piovere-
-E voi?- si rivolse ad Elizabeth.
-C’ero anch’io, ma dammi del “tu”-
Seguì un silenzio imbarazzante.
-Posso essere utile in qualcosa?- chiese la ragazza.
-Oh, no, non preoccuparti-
-Insisto-
-Beh, in effetti ci sarebbe qualcosa che potresti fare: mia sorella ha partorito ieri e bisogna correre dal Grande Ordinatore per scoprire il destino della bimbetta-

 

 

Il mio piccolo angolino felice:

‘Sera a tutti,
vado molto di fretta, quindi sarò breve; mi han detto che i capitoli sono troppo corti, quindi questo l’ho allungato un po’. Che ne pensate? Troppo lungo? Non so perchè, ma non riesco ad ingrandire la dimensione del testo come al solito :\ comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto...
Già, tra i nostri due eroi non è successo nulla e, vi avverto, credo bisognerà aspettare ancora un po’.
Alla prossima,
Sally

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Capitolo 6
*** Bessie ***


-Vieni, angelo- disse Agatha ad Elizabeth davanti casa della sorella –entra pure-; nel momento in cui si avvicinarono alla porta, questa si aprì e dall’abitazione uscì una signora bionda con un fagotto tra le braccia.
-Oh!- esclamò nel vedere Elizabeth.
-Salve, signora- si presentò educatamente la Diamante:-io mi chiamo Bessie- mentì.
-Molto piacere, io sono Madge, la sorella di Agatha. Di che Essenza sei, Bessie?!?-
-Legno- mentì di nuovo Elizabeth controvoglia: quella donna era tanto cortese e lei non si faceva problemi a rifilarle una bugia.
In quel momento pensò a ciò che era successo poche ore prima:
“Ritengo sia troppo pericoloso per te” le aveva detto Leonard “presentarti agli abitanti di Pelsat come l’Essenza di diamante figlia di Tanet, come la ragazza che è scappata dalla sua vita, come Elizabeth: potrebbero aver chiesto di trovarti e riportarti a Ersal e qui non sono tutti ospitali.” Avevano quindi pattuito che si sarebbe presentata come Bessie, un Legno che voleva imparare il mestiere di Agatha e avrebbe cambiato colore di capelli, già che c’era, tanto per render più difficile riconoscerla.
Lo sguardo di Elizabeth andò alle lunghe ciocche chiare che le cadevano sulle spalle formando dei boccoli.
-Ecco, questa è la mia piccola Talia- sorrise Madge scoprendo il visino della bimbetta dai grandi occhi blu avvolta in un panno blu scuro –dobbiamo portarla dal Grande Ordinatore per sapere quale sarà la sua Essenza. Sono così emozionata! E tu, Bessie?-
Anche Agatha, sentito quel falso nome, aveva richiamato alla mente dei ricordi: non era ora di preparare la tavola per il pranzo quando Leonard era corso da lei a chiederle di sostenere la tesi della falsa identità di Elizabeth; ricordava di averlo visto con le mani congiunte e di aver sentito una nota preoccupata nel suo tono pacato. Dopo averlo ascoltato parlare, acconsentì a mantenere il segreto.
Poco distante il giovane Leonard stava camminando verso la locanda di Sean per ripetere ancora quella preghiera; tutti quelli che sapevano chi fosse in realtà Elizabeth avevano deciso di aiutarli e, sapeva, Sean avrebbe fatto lo stesso.
Tutto questo per Elizabeth.
Improvvisamente i pensieri del pittore si soffermarono su quello che era successo due sere prima: le aveva accarezzato il volto e sentiva di dover fare qualcosa, gli era parso di sentire un nodo stringergli lo stomaco e aspettava di vedere il suo cuore balzare fuori dal petto, per quanto aveva preso a battere in fretta; probabilmente l’avrebbe baciata, pensò, desiderava farlo, ma dannazione se era sbagliato! –“sbagliato” è dir poco- disse fra sé –è contro la legge, è impossibile, è… è “sbagliato”!-

 

Vedi lo scrigno davanti la quale siamo tutti in fila?- indicò Agatha.
-Ehm… veramente no- Elizabeth cercò di guardare oltre la dozzina di persone che aveva davanti.
-Quello ovale, color ebano. Sul coperchio c’è un fregio d’argento; Madge ha portato Talia nella stanza in fondo a destra, dove la bambina sarà bagnata con acqua di rose, come per sottolineare la sua purezza, e poi quando toccherò a noi, dovrà porre la sua manina al centro del fregio, così che…-
-Aspetta, perché l’acqua di rose?-
-Non me lo chiedere, è un’antica tradizione che risale a millenni fa… Dicevo che la scatola si aprirà, rivelando l’Essenza della bambina-. Madge la raggiunse.
-E come si capisce di quale sia l’Essenza?- chiese Elizabeth.
-Chiedilo al Grande Ordinatore: lui è nello scrigno-
-Il Grande Ordinatore in un posto così piccolo?-
-Lui è ovunque, bambina mia. Comunque, a seconda del materia di cui è fatto il piccolo ovale nella scatola, Talia avrà un’ Essenza-
-Vuoi dire che il nostro futuro è deciso da quella scatola?! Tutto ciò è assurdo!-
-Calmati, El… Bessie-

Il fregio sulla scatola rappresentava le tre Essenze: una vanga ed una lancia incrociate tra loro erano legate da una corona. La bimba appoggiò la mano e lo scrigno si aprì sprigionando una soffusa luce bianca.
-Legno!- annunciò Madge tirando fuori un solido ovale in legno di castagno.

-Incredibile quello che fa quello scrigno!- disse Agatha non appena furono sole.
-Io non ci credo più di tanto, sai?!- ribatté Elizabeth.
-Non dovresti dubitarne: incredibili e portentose cose sa fare-
-Scommetto che in tanto tempo non son mai state registrate cose “incredibili e portentose”-
-Diciotto anni fa, invero, se vuoi contare anche i mesi della gravidanza, una donna andò dal Grande Ordinatore perché incinta. Di due bambini- aggiunse con aria grave
Elizabeth sapeva il destino che attendeva le donne di Pelsat che aspettavano gemelli: uno solo riesce a vedere la luce, l’altro muore, così come la madre, tra indicibili sofferenze-
-A Pelsat non ci sono dottori capaci e la donna era troppo povera per viaggiare fino ad Ersal o per chiamarne uno, così fece ciò che facciamo tutti quando non vediamo altre soluzioni: andò dal Grande Ordinato a pregare-
-Le persone disperate si affidano sempre alle loro divinità, quando non trovano altre vie d’uscita-
-Ogni giorno per nove mesi- Agatha riprese il suo racconto –finché non nacquero due bambini. Il primo biondo e fragile, l’altro coi capelli più scuri e robusto e che ora è uno delle migliori guardie della città-
-E l’altro?-
-L’altro è il giovane pittore con più talento nel raggio di circa dieci miglia!-
-Leonard…- sussurrò Elizabeth.

 

 

 

Il mio piccolo angolino felice:
Ed eccoci giunti alla fine di questo capitolo.
Sì, sì, lo ammetto: ho preso il nome Madge da uno dei personaggi di “Mondo Senza Fine” di Ken Follett; capitemi, su, è uno dei miei libri preferiti (ma non supererà mai “I pilastri della terra” muahahahah), non potevo non prendere qualcosa… a proposito, la nostra Elizabeth mi è uscita molto “Caris” con il suo… come dire, scetticismo nei confronti della fede.
Ora tutti quelli che non conoscono “Mondo senza fine” staran guardando lo schermo con un’aria molto perplessa, lo so e l’unica cosa che gli posso suggerire, oltre che di assecondarmi, è di leggere quel fantastico libro. Davvero, ve lo consiglio.
Quelle “sofferenze indicibili” di cui parlo nella storia delle madri con due gemelli mi assillavano da quando ho iniziato a scrivere il capitolo, quindi non potevo non mettercele.
Detto ciò,
spero che questo VI capitolo vi sia piaciuto,
Sally che ancora non riesce ad ingrandire le dimensioni del testo

 

 

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Capitolo 7
*** Omnia vincit amor ***


-Questa mattina sono andata con tua madre dal Grande Ordinatore per conoscere il futuro di Talia- disse Elizabeth mentre camminava nel bosco accanto a Leonard.
-Me l’ha detto, così come mi ha riferito che tu dubiti del potere di quello scrigno-
-Infatti è così: come può la nostra vita, chi siamo e chi saremo, essere condizionata dalla scelta di un fantomatico cofanetto magico; per quanto mi riguarda, non ci credo-
La loro conversazione si interruppe quando videro Fred e Raphael, il fratello di Leonard, che si allenavano.
-Vieni- il Legno si rivolse alla Diamante:-ti presento mio fratello; e ricorda la tua nuova identità-
- Fred lo terrà a mente?
-Sì, lui è un Ferro e loro mantengono sempre la parola data-
-Non ti dispiace che tuo fratello non sappia la verità?-
Leonard abbassò lo sguardo. –Naturalmente, ma non mi fido a tal punto da fargliela sapere: non poche volte ha fatto la spia, anche per cose meno importanti ed in cambio di poco denaro o di una pinta di birra. Non è cattivo, ma soltanto egoista e non capisce che così facendo resterà solo-
I due raggiunsero i guardiani che riposero le spade con cui stavano simulando uno scontro.
-Raphael, lei è Bessie- esordì Leonard, presentando la ragazza come un Legno venuto per imparare l’arte di Agatha.
-Fred, tu la conosci già?- domandò Raphael all’amico notando che a lui non era stata presentata.
L’altro esitò prima di rispondere:-Sì, l’ho incontrata ieri con tua madre-
-Bene. Leo, Sophie ti sta cercando-
Il Legno annuì intanto che lo sguardo di Fred si alzava dalla lama della spada che aveva preso a lucidare.
-Spero per te che la trovi in fretta, fratellino: lo sai com’è quella ragazza, no?!-
-Piantala, Raphael- sbuffò il pittore.
-Mai fare aspettare una donna. Vai, vai-
-Allora andrei anch’io- si intromise Fred riponendo la fedele spada nel fodero.
-Credo che sia ora anche per me di andare- aggiunse la nuova arrivata, chiedendosi se tornare alla bottega fosse una buona idea e sperando di non trovarci Ronald.

-Non mentire, Fred: sono una donna e noi certe cose le notiamo- Elizabeth esortò il Ferro intanto che questo chiudeva alle sue spalle la porta della bottega.
Sulla via del ritorno, mentre il sole spariva all’orizzonte, i due avevano iniziato a parlare, vista la meta comune, e l’argomento si era presto spostato dalla vita ad Ersal agli abitanti di Pelsat; Elizabeth era venuta a sapere che ce ne erano molti di simpatici e quasi pittoreschi, di quelli che danno carattere ad un luogo: il vecchio che raccontava storie ai bambini, come aveva fatto con Fred stesso ed i suoi amici o coi loro genitori, addirittura o il pazzo che teneva al collo un groviglio di reti da pesca e la notte correva qua e là per le strade cantando a squarciagola, col conseguente  risveglio dei poveri abitanti. Comunque sia, tra gli altri cittadini figurava anche una ragazza di cui Fred era innamorato, ma della quale si rifiutava di dire il nome. Ora, in quel locale, Elizabeth era convinta di aver indovinato chi fosse:-Sophie! Ne son certa!-
-Non dire scemenze-
-Ho visto come hai alzato lo sguardo prima, nel bosco, mentre parlavano di lei; questa cosa è sfuggita a tutti (come sono ottusi gli uomini!),  ma non a me. Ammettilo, Fred-
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli corvini con fare imbarazzato. –E va bene, sì, hai ragione; il problema è che la conosco da sempre, è una cara amica, e se io le dichiarassi i miei sentimenti e lei non ricambiasse, sarebbe un problema, capisci?! Potrei perdere persino la sua amicizia. In più, non credo che lei sia interessata a me- ammise facendo una velata allusione a Leonard che la Diamante non colse.
-Tranquillo, potrei aiutarti a scoprire se hai ragione o meno-
Il sorriso di Fred espresse tutta la sua riconoscenza.


Pochi metri più ad ovest, Leonard e Sophie erano seduti a parlare su un vecchio tronco disteso.
-Hai rivisto la Diamante?- chiese la ragazza.
-No- Leonard non aveva pensato a lungo prima di decidere che mentire anche a Sophie era più che necessario se voleva proteggere Elizabeth. –No- ripeté.
-E la ragazza con cui passi il tempo ultimamente?-
-Si chiama Bessie, è un Legno e…- si interruppe: -come sai che la frequento, se non ci vediamo da tempo?-
“Dannazione” pensò Sophie: come uscirne senza che lui sapesse che li aveva spiati? Aveva gioito quando la Diamante non aveva una sistemazione, pensando che magari così se ne andasse, era rimasta fuori dalla bottega di Ronald per buona parte della notte aspettando che Leonard si decidesse a lasciarla in quel posto ed anche quel pomeriggio, nel bosco, lei era là, dietro un cespuglio, a riflettere su quanto ignobile fosse quel gesto. “Devo allontanarla da Leonard” pensava nel frattempo, “agirò al momento giusto: non mi porterà via Leo.”
-Oh, voci… solo voci- sorrise impercettibilmente: Bessie?! Legno?! Lei sapeva quale verità il ragazzo le stava nascondendo, ma per il momento bastava che quella Diamante si tenesse a distanza da Leonard.


-Mi spiego, tu mi stai aiutando non dicendo che sono qui ed  io voglio ricambiare facendo sì che tu sia felice con questa Sophie perché da come ne parli sembri molto innamorato- la Diamante stava parlando con Fred ormai da molto riguardo questa ragazza.
Elizabeth era così gentile con lui, pensò Fred, che non dirle la verità sarebbe stata davvero una cattiveria: probabilmente lei provava qualcosa per Leonard ed era giunto il momento di metterla davanti alla verità, proprio come anni prima avevano fatto con lui:-Solo una curiosità: tu la conosci?-
-No-
-Quindi non hai secondi fini per cui dovrei stare con lei…-
-Dovrei averne?-
-Beh, sembra molto interessata a Leonard e da sempre siamo convinti che lui ricambi-
-Oh, sono… sono contenta per loro- aggiunse piano Elizabeth.
-Sebbene io stia iniziando a dubitare di ciò-  Fred si alzò e si incamminò verso la porta –Conosco Leonard da quando è nato e posso dirti per certo che è un ottimo retore quando la sua eloquenza serve per difendere qualcosa a cui tiene: si stava rivolgendo a me l’altra sera, quando ti ho conosciuta e ti assicuro che non è sempre così coinvolto; lui preferisce parlare grazie alla sua arte piuttosto che a parola, ma esprime comunque emozioni forti e vere… anche molto bene, devo ammettere. Inoltre non è capace a nascondere facilmente i suoi sentimenti.Ricordati, le sue idee parlano per lui. Ora devo andare; buonanotte, Elizabeth- e sparì oltre la soglia.
-‘Notte, Fred-
Elizabeth era perplessa: certamente Fred aveva buone ragioni per parlare in quel modo. “Le sue idee parlano per lui”. Si guardò intorno; la bottega era grande e attrezzata, piena di mensole su cui stavano ciotole, tavolozze e pennelli e l’odore di tempera che proveniva dai quadri ti avvolgeva completamente.
“Certo, i quadri”.
Tutti, tranne un paio, erano terminati, ma fu attratta da uno in particolare; tolse il telo e riconobbe nella firma di una semplice bellezza la mano del giovane Legno che la aveva sin da subito aiutata. Il soggetto era quello di una giovane addormentata, avvolta da una coperta di lana, come quelle che usavano per riparare le modelle dal freddo, come quella con cui lui l’aveva coperta la prima notte in cui lei aveva dormito su quel pavimento. Tutto era chiaro. Del resto, la mattina dopo l’aveva trovato a dipingere. La ragazza del quadro era lei!
Quell’opera era tanto bella che ci si aspettava di veder gli occhi dell’addormentata aprirsi e tanto potente da trasmettere un senso di tranquillità e pace, proprio come durante un sonno sereno.
In basso a destra, notò, c’era una scritta in latino, sbiadita, come se avessero provato a cancellarla.
“OMNIA VINCIT AMOR.”

 


Il mio piccolo angolino felice:
Hola,
ed ecco il VII capitolo. Visto quanto sono stata veloce?! Ora direi che me la merito una recensione, no?!
Alloooora *si schiarisce la voce* vediaaamo: Sophie è una stalker malata e Fred è tenerissimo; povero piccolo innamorato della stalker.
A quanto pare son fissata col bosco (e, chi segue la mia “Brotherhood” può confermarlo, anche coi pasti): è onnipresente nei miei capitoli.
Che altro dire? Ah, sì, la frase in latino alla fine è un emistichio virgiliano (“Bucoliche”); non so perché abbia scelto proprio quella frase, ma ormai è andata. Come in “Your song” di Elton John, avete presente? Quando dice “può essere piuttosto semplice, ma ormai è fatta”. Scusate i miei snervanti sproloqui sulle canzoni che meritano.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto
Sally

P.S.: Buona lettura dei libri di zio Ken Follett a Ginny McCartney (zio?!? Ora spunta da dietro un cespuglio (?) e mi picchia)

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Capitolo 8
*** Più che altro, bambina mia, siamo realisti ***


Leonard osservò con aria critica la sua opera. Non aveva mentito ad Elizabeth, preferiva davvero dipingere paesaggi che modelle, ma quello appena terminato gli sembrava incompleto. Come suo solito, era andato nel bosco e lì aveva riportato sulla tela ciò che i suoi occhi vedevano. Per combattere il caldo aveva tolto la casacca bianca, lasciando respirare la pelle abbronzata da cui scendevano goccioline di sudore.
Facendo un passo indietro, guardò ancora le fronde degli alberi di tempera e gli parvero troppo folte, spostò lo sguardo sul prato ed infine sull’acqua del ruscello, limpida e chiara come se qualcuno l’avesse direttamente gettata sulla tela.
-A me non sembra così male- una voce alle sue spalle lo distolse dai suoi pensieri.
Leonard si voltò e rivolse un sorriso amaro a Fred. –Perché il tuo occhio non è esperto, amico mio, altrimenti vedresti che manca qualcosa- pulì il pennello.
-“Qualcosa” o qualcuno?-
-Che intendi?-
-Non fingere di non capire, Leo, sai benissimo cosa intendo-
-Scusa, ma non riesco a capirti-
-Non riesci o non vuoi?!-
Il ragazzo si sedette sull’erba, imitato dall’amico. –Entrambe. O nessuna delle due: vorrei, ma non posso, lo sai anche tu che è sbagliato, contro la legge: non c’è possibilità per due Essenze diverse di creare una vita insieme-
-Ma Pelsat non conosce la sua vera Essenza-
-Pelsat no, ma io sì, e sai che proprio per questo non azzarderei un passo simile. Inoltre, pur potendo, non lo farei per non costringere Elizabeth a rinunciare alla vita da Diamante per la mia: sono un pittore, anzi, nemmeno quello perché il mio apprendistato presso tuo padre non è ancora finito e non ho un soldo neanche per piangere. Che razza di vita potrei offrirle?! Se avessi più denaro, se fossi un Ferro o anche se guadagnassi come Legno, comprerei una bella e grande casa. Ma come?!-
Fred si sentì lusingato: il biondo gli aveva appena confidato il suo più grande tormento. -“Come?”? Leonard, perché sei sudato?-
-Perché son stato qui a dipingere sotto il sole-
-Ebbene, ecco la risposta al tuo “come?”: semplicemente credendo nel tuo talento, credendo nel sudore che ora bagna la tua schiena. Ci credi, Leonard?-
-Sì-
Fred sorrise. –E allora potrai assicurarle una vita più che dignitosa. Del resto, “omnia vincit amor”…-


Elizabeth piegò accuratamente l’ultimo vestito creato da Agatha e lo depose nella cassapanca di legno nella grande stanza principale della casa della donna.
-Grazie mille, angelo- le sorrise la signora.
Alla Diamante piaceva aiutarla perché era da sempre tanto gentile con lei.
-Hai già conosciuto mio figlio Raphael, non è vero?-
-Sì e mi è sembrato molto…- fece una pausa che venne interrotta da Agatha poco dopo:-Già, a molti sembra così; lui e Leonard sono l’esatto opposto l’uno dell’altro, come il giorno e la notte. Ho sempre amato la bontà di cuore di Leonard e non mi vergogno a dirti che non vedrei al suo fianco donna migliore di te-
-Anche Fred pensa lo stesso; siete ostinati, voi di Pelsat-
-Più che altro, bambina mia, siamo realisti.


Senza pensare, con la paura che cambiasse idea, Leonard s’era messo in marcia verso casa, dove sapeva che avrebbe trovato Elizabeth. La fretta con cui avanzava non sminuiva la perenne eleganza dei suoi movimenti e, dopo essersi lavato e rimesso la casacca, era visibilmente più fresco di prima. Il suo cuore batteva all’impazzata e sentiva che nulla avrebbe potuto più fermarlo, se non…
-Leonard, dove eri finito?! Ti cerco da dieci minuti-
Il giovane si trovò la strada sbarrata da un uomo alto e robusto dai capelli scuri: Ronald.
-Ho bisogno di te per gli ultimi dettagli del ritratto del signore di Calpes; mi serve una mano abile per rifiniture al drappeggio del suo abito. Dài, andiamo-
Con un sospiro, Leonard lo seguì, mentre nel bosco dov’era poco prima, due amici di infanzia stavano avendo un colloquio:
-Dorme da te Bessie, non è vero?- Raphael sorrise maliziosamente.
-Non esattamente, Raphael- Fred si sentì in colpa a mentire così, ma aveva promesso che non avrebbe detto nulla ad anima viva. -Lì in zona, credo-
-Però sembra comunque che abbiate legato; molte volte vi vedo insieme-
-Sì, certo- guardò l’amico -ma lo sai che a me non interessa-
-Bessie…- mormorò distrattamente.
-Bessie- confermò Fred.


Da quando aveva scoperto quel quadro, Elizabeth era entrata in uno stato di indifferenza nei confronti di molte cose che la faceva concentrare solo su quello, mentre un martellante “OMNIA VINCIT AMOR” riecheggiava nella sua testa. Si chiese se Leonard fosse davvero innamorato di lei, come alludevano alcuni.
Per la prima volta da quando lo conosceva, pensò a lui come ad un uomo e lo vide capace di darle un futuro felice. Si corresse un Legno capace di darle un futuro felice… nessuno lì sapeva della sua reale Essenza, ma sarebbe durata a lungo questa finzione?
Le tornò in mente la carezza che lui aveva lasciato sul suo viso con quelle dita lunghe ed affusolate. Perché si era fermato? Intuì che quel gesto era stato bloccato solo dal senso etico del giovane e sorrise nel considerarlo come quel giusto che era, ma nel frattempo lo biasimò per questo: quanto le sarebbe piaciuto, se non avesse dato ascolto a quella legge, se avesse agito col cuore e non con la mente!
-Buonasera. Che fai?- Leonard aprì la porta dell’abitazione ed Elizabeth si voltò di scatto: quel che temeva si era appena realizzato; “se Leonard entrasse adesso, prima che io abbia preso una decisione, non so proprio cosa farei” aveva pensato.
-Pensavo- si limitò a rispondere.
-Avrei voluto esser qui prima, ma Ronald mi ha trattenuto-
Dalla stanza adiacente, Raphael, che era a casa da mezza dozzina di minuti, aprì la porta per seguire la conversazione.
-Non devi scusarti se…-
Il biondo la interruppe: -Ti prego, Liz, lasciami finire. So che sei una Diamante, quindi presumo che non accetterai una cosa simile, e so anche che purtroppo io sono un Legno, perciò questo potrebbe restare un sogno, ma la mia passione per la pittura è dignitoso e onesto, mi definiscono il miglior pittore nell’arco di dieci miglia, e così potrei costruire un domani favorevole-
-Perché mi fai un discorso simile, Leonard?- Elizabeth aveva quasi paura nel sentire la risposta da quell’artista che le aveva donato il cuore, che l’aveva guardata come nessuno aveva mai fatto prima, che l’aveva chiamata “Liz”, una tenera novità per lei.
-Perché non sono una di quelle persone che sanno facilmente nascondere i loro sentimenti; perché mi piace quando ridi ed i tuoi occhi si illuminano in modo che anche la luce più splendente sembra spenta; perché, come dice Fred, credo nel sudore che bagna la mia schiena quando dipingo e perché “omnia vincit amor”- respirò profondamente –perché ti amo-.

 

 


Il mio piccolo angolino ultra-felice:
Good morning,
sto pubblicando con tempi sempre più brevi, visto? Sarà che mi sto entusiasmando perché finalmente il nostro Leo si è dichiarato *-*
Chissà come la prenderà Elizabeth...?! Lo scopriremo nella prossima puntata nel prossimo capitolo!
Fred è tanto tenero, ma non ha capito che a Leonard serviva una mano col dipinto, non un sermone… Vabbè, gli ha dato lo slancio necessario per andare da Liz, quindi lo perdoniamo.
Raphael è un impiccione che non ha una vita, su questo concordiamo tutti. Mi correggo, un impiccione che non ha una vita e che ora sa la verità su Elizabeth perché ha sentito tutto.
 Eeeeee what else? Ah, già, la prima grande apparizione di *rullo di tamburi* Ronald! Perché tutto questo entusiasmo da parte mia non lo so -.-“
A presto,
Sally

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Capitolo 9
*** Discussioni e nuovi amori ***


-Tu... tu cosa?- chiese Elizabeth con un'espressione sorpresa e incredula allo stesso tempo.
-“Io ti amo”. Amo la tua raffinata gentilezza e la tua forza di volontà; amo il tuo coraggio e quel modo in cui mi guardi quando ti colgo di sorpresa, come ora. Ti ho amata, ti amo e ti amerò, a costo di vedere la gente additarmi come “il folle pazzo che voleva conquistare la Diamante”; che lo facciano pure, se amare è follia!-
Elizabeth arrossì in modo ancora più evidente -Dire che ti amo è riduttivo: mi hai aiutata e ti sei inventato quella storia di Bessie rendendomi libera. Nessuno ha mai fatto tanto per me e so che nessun altro lo farebbe semplicemente perché nessun altro è te. Il tuo timore è quello di non riuscire a darmi un futuro, ma io so che ci riuscirai perché tu sei il mio futuro-
-Ma le mie mani, per quanto abili, sono vuote- disse confidandole il suo dubbio.
-Non più: ora custodiscono il mio cuore-
Leonard si avvicinò e, prendendole il volto fra le mani le sfiorò le labbra con le proprie.
-Leonard...- sussurrò lei -mi sento viva-
L'artista approfondì il bacio pensando che quello dovesse essere l'amore di cui si parlava nelle favole perché chiamarlo in un altro modo sarebbe stato spregevole.

 


Raphael non si era mai sentito così solo in vita sua. Uscito di casa dopo che i due amanti si erano separati, lui diretto verso la bottega e lei lungo la strada per il torrente al fine di lavare i panni, se ne stava ora seduto nei pressi della taverna dell'Orso con un boccale di birra stretto nella mano che usava per cingere la spada.
Era stato tradito. Tradito da chi più amava: sua madre, Leonard...e Fred; chiuse gli occhi e pensò istintivamente all'unica persona che era stata sincera: suo padre Ben (che pure stava sempre nei campi, quindi concluse Raphael, era solo come prima).
-Non hai un grande aspetto. Va tutto bene?-
Raphael non sapeva se essere grato per l'interruzione o rispondere male proprio per questo alla mora che gli si parava davanti. -No, Sophie, non va “ tutto bene”-
-Che succede?- Presogli il bicchiere dalla mano destra e bevuto un sorso, la ragazza si sedette al suo fianco.
-Prima promettimi che sarai sincera-
-Promesso-
-Cosa sai di Bessie?-
-So che è un Legno venuto qui per imparare il mes...-
Raphael la interruppe: -Ti ho chiesto di essere sincera, Soph, ti conosco troppo bene per sapere che menti- alluse alla vecchia amicizia che legava lei, lui e Fred. Quante volte uno di loro aveva mentito per cose da nulla! O meglio, quante volte lo avevano fatto loro due: Fred era sempre stato sincero... apparte stavolta, pensò il Ferro.
-Si chiama Elizabeth ed è la Diamante che venne qui da Ersal-
-E tu come fai a sapere la verità?-
-Come sempre: me la sono andata a cercare-
Raphael iniziò a dar forma al suo piano. -Pochi conoscevano la verità: che io sappia: Fred, credo anche mia madre e Ronald, visto che dormiva in bottega. Ah, e ovviamente Leonard che ha con lei un rapporto molto... stretto-
-“Molto stretto”?- ripeté Sophie.
-Sì, a giudicare dal movimento delle loro labbra questo pomeriggio- il Ferro sapeva di aver colpito il punto debole dell'altra
-Non intenderai che loro...-
L'altro annuì.
-Viscide serpi- mormorò il Legno-
-Tu vuoi che quella Diamante sparisca, no?! E io voglio farla pagare a chi mi ha mentito. Beh, direi che è deciso: domani andremo ad avvisare Tanet di Ersal!-
Tornando a casa, Sophie incontrò Fred. Fu già tanto se alzò lo sguardo.

 

 


Il sole stava pian piano sparendo dietro gli alberi ed il silenzio della sera era interrotto solo dai passi di un paio di figure che avanzavano avvolte nei loro mantelli.
-Dove stiamo andando?- chiese Elizabeth.
Leonard sorrise: -A casa, in tempo per la cena-
-Cosa?!-
-Sì, ti ho detto che avrei trovato una casa; facciamo una prova. A Ronald non dispiacerà avere un altro inquilino in bottega... ammesso che non venga mai a saperlo-
I due ridacchiarono finché non cadde il silenzio, interrotto poco dopo dal giovane pittore:-Liz?-
-Sì?-
Leonard le prese la mano. -Sono così felice-
-E non ti importa se è contro la legge?-
-Al diavolo la legge!- e si avvicinò al suo viso.
In quel momento una voce tossicchiò.
-C'è solo una persona con un tempismo tanto pessimo: Fred- Leonard era scocciato dall'interruzione, ma. Elizabeth lo sapeva, in un certo modo anche divertito dall'esser stato quasi colto in flagrante.
-Elizabeth, ho bisogno del tuo aiuto: ho incontrato Sophie, l'ho salutata e lei non mi ha degnato di uno sguardo, anzi, ha accelerato il passo, quasi volesse allontanarsi da me il più in fretta possibile; cosa pensi che voglia dire?-
La ragazza sussultò: -Credi che sappia qualcosa?
-No, perché dovrebbe saper...-
Leonard si intromise: -Le ho raccontato di Bessie. Che altro avrei dovuto fare?!- aggiunse vedendo che i due lo stavano guardando in modo interrogativo -Mi ha fatto domande su di te, Elizabeth, poi mi ha chiesto chi fosse la ragazza bionda che era spesso con me... spiegatemi, cosa avrei dovuto fare?!- ripeté.
-No, hai ragione- rispose Fred, poi cambiò discorso: -state andando verso la bottega? Devo prendere delle cose che  ho lasciato lì; inoltre, Leonard, faremo la strada verso casa tua insieme: so che Raphael mi aspetta per parlare. Così mi racconterai anche degli ultimi... avvenimenti- e fece un cenno col capo verso la Diamante.
-Niente prova per stasera- sussurrò l'artista alla ragazza mentre seguivano il figlio di Ronald.

 

-Allora, hai qualcosa da dirmi?- chiese Fred a Leonard indicando la bottega che si erano da poco lasciati alle spalle.
-Beh, io...- il giovane iniziò il racconto a partire da quel pomeriggio, quando gli era parso di poter toccare il cielo con un dito.
Arrivati a destinazione, i due si separarono ed il Ferro entrò nella stanza in cui Raphael lo stava aspettando, quella a destra della sala principale.
-Non mi sarei mai aspettato una cosa simile da te!- tuonò.
-Ciao anche a te, Raphael-
Ma l'altro non aveva molta voglia di assecondarlo: -Tu, l'anima bianca del gruppo, mi hai mentito-
Fred era stanco e non aveva molta voglia di starlo a sentire, così decise di fare in modo di terminare la discussione il prima possibile. -Sì, e sai perché l'ho fatto? Perché tu, Raphael, sei un ipocrita!-
L'altro ridacchiò: -Chissà come sarà felice Tanet di sapere dove sia sua figlia...-
Fred trasalì. -A tua madre è stato chiesto da Leonard (e qui Raphael vide confermata una delle sue intuizioni: sua madre sapeva) che lo ha fatto perché è innamorato; io avrei dovuto dirgli che non potevo nasconderti  la verità. Prenditela con me, piuttosto, ma lascia in pace Leonard ed Elizabeth.

 

 

Il mio piccolo angolino felice:
lo so, lo so, stavolta il capitolo è un pochino più corto, ma ci sono dei colpi di scena che devo per forza riservare per il prossimo capitolo...
Fred fa molto paladino degli innamorati prendendosi le colpe nella discussione con Raphael e chiedendogli non rovinare la felicità dei due giovani. Chissà cosa farà il Ferro?
Sto pensando di scrivere un seguito per quando questa storia sarà finita. Che ne dite? Effettivamente ci sono molte cose che ho in cantiere, ma non riesco a portare a termine... ma non divaghiaaamo.
Leo e Liz sono così carini e sinceramente speravo che il capitolo otto, il precedente ricevesse più consensi, ma va bene anche così :)

Spero di ricevere i vostri pareri,
Sally

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Capitolo 10
*** Problemi ***


-Secondo te- chiese Elizabeth a Leonard che, trafelato, era entrato nella bottega, per nulla sorpresa che fosse lì a quell'ora così tarda, -esiste un Ferro femmina? Io son convinta di sì, ma non ne ho mai visto in vita mia-
Il giovane la guardò perplesso: lui era entrato come un fulmine in bottega e lei le aveva semplicemente fatto una domanda sui Ferro donne? -Sì, ma ne parliamo in seguito, magari con più tempo-
-Che intendi dire?-
-Poco fa Fred ha parlato con Raphael che è deciso a recarsi a Ersal per dire a tuo padre la verità!-
La Diamante era sbigottita: -Cosa?! E come fa a saperlo?-
-Non lo so. E non so nemmeno quando ci andrà, ma di certo non prima di domani-
-E tu come lo sai?-
-Non viaggerebbe col buio: ha troppa paura degli spiriti della notte di cui parlano qui... tutte stupide superstizioni, ma che fanno effetto sulla gente ignorante-
In quel momento entrò Fred. -Elizabeth! Raphael sa la verità- disse tutto d'un fiato; poi si guardò intorno: -oh, Leonard, ci sei anche tu; presumo tu le abbia già raccontato tutto-
-Sì-
-Ottimo. Sai, sono un Ferro e in quanto tale, devo proteggerti. Ti consiglio vivamente di scappare e recarti a Calpes o a Felnes: sono le zone più sicure qui intorno-
-Non a Calpes: appartiene a Ersal. E comunque, quando?- chiese Elizabeth.
-Anche subito-
-No- si intromise Leonard con una voce che tradiva tutta la sua agitazione -desteremmo troppi sospetti mettendoci in marcia col buio: perché non partire con la luce del sole, quando son tutti svegli e possono vederti... e trarre conclusioni? Partendo col giorno, a nessuno sembrerà strano vedere due Legni allontanarsi e sarà anche meno istintivo collegare la nostra fuga con le truppe di Tanet che verranno a cercarti-
Elizabeth ammirò il fatto che fosse riuscito a pensare anche in una situazione come quella e, soprattutto, che desse per scontato che sarebbe andato con lei.
-Hai ragione. Pensandoci, non è sbagliato- convenne Fred. -E poi Ersal è lontana... Passerò domani per salutarvi- disse aprendo la porta -poco prima che mio padre inizi la lezione. Ci vediamo davanti la locanda di Sean- ed uscì.
Leonard ed Elizabeth si sedettero su una cassapanca attaccata al muro.
-Cosa pensi che accadrà domani?- chiese lei.
L'artista la guardò: se prima era allegra, con quell'aria di curiosità che traspariva mentre gli chiedeva delle donne guardiane, ma dopo la notizia appariva così vulnerabile che per un attimo credette che avrebbe pianto; si trattenne dall'abbracciarla convinto che le avrebbe fatto del male, delicata in tutta la sua insicurezza! -Qualunque cosa, l'affronteremo insieme-
Lei le appoggiò la testa sulla spalla. -Ho paura, Leonard-
Sempre cercando di essere delicato, l'altro la strinse a sé e le prese la mano. -Tranquilla, sono qui e non ti lascerò. Non l'ho fatto la prima sera che sei stata qui e non lo farò nemmeno ora- sentì la sua mano bagnarsi e vide che una lacrima era sfuggita dagli occhi della giovane per andarsi a posare proprio lì, come a suggellare quel legame.
Confortata, lei le accarezzò il volto.
Lui sorrise e le baciò la punta del naso.

 

-Siamo qui per parlare con Tanet- spiegò Raphael ad una delle guardie che avevano bloccato la strada a lui e Sophie mentre il sole faceva capolino da dietro un monte.
-Perché il signore di Ersal dovrebbe voler vedere un Legno e un Ferro?-
-Perché abbiamo notizie di sua figlia-
Sebbene non convinto, il Ferro li lasciò passare.
Alla fine di quella stessa affermazione, Tanet tuonò: -Almeno due dozzine di persone sono venute qui in questi mesi a mettere in scena una farsa come la vostra. Cosa mi convincerebbe a credere a questa ennesima storia?-
-Il fatto che entrambi l'abbiamo vista; l'ho personalmente conosciuta, si fa chiamare Bessie ed ha tinto i capelli di biondo cenere. Dice di essere un Legno venuto per imparare il mestiere di mia madre- disse Raphael.
-Tua madre, dici? Scommetto che hai sempre saputo questa storia-
-E perché venire qui solo ora?!- poi realizzò con chi stava parlando. -Mi scuso, mio signore, non volevo mancarvi di rispetto. Comunque no, mi hanno nascosto la verità, così come hanno fatto con lei- ed indicò Sophie.
-Hai detto che si trova a Pelsat?-
Raphael annuì.
-Tu- Tanet additò delle guardie della stanza -raduna tutte le Essenze di ferro del palazzo: dovete andare a Pelsat e riportare qui mia figlia!-

 

Nonostante dovessero aspettare Fred ancora per molto, Leonard ed Elizabeth si recarono da Sean intanto che avevano voglia di camminare.
-Chissà cosa direbbe Sean se sapesse di noi- si chiese Leonard.
-Beh, entra a raccontarglielo-
Leonard ridacchiò e arrossì. -No, meglio di no-
I due stavano ancora scherzando fra di loro quando un manipolo di Essenze di ferro li accerchiò sguainando le spade.
-Tu sei Bessie?- chiese una di loro.
Elizabeth deglutì a fatica.
-No. Te lo dico io chi sei: tu sei Elizabeth, figlia del grande Tanet, signore di Ersal, Pelsat e...-
-Non c'è bisogno che Voi mi elenchiate i titoli del mio signore: li conosco già, da sua umile serva quale sono-
-Smettila di fingere, ragazzina: hai perso-
Con la coda dell'occhio Elizabeth vide un uomo grande e grosso frapporsi tra lei e Leonard, che aveva vanamente tentato di reagire.
Pochi minuti di marcia dopo, circondata da figuri armati, le fu impossibile vedere anche i boschi intorno alla cittadella.

 

 

-Non credevo che saresti stata in grado di deludermi- disse Tanet entrando nella stanza dove la figlia era oramai da ore e rivolgendole per la prima volta dopo tempo la parola. -Eppure ci sei riuscita. So. So tutto: me l'hanno raccontato un paio di “informatori” di Pelsat. Dimmi, è un Legno quello di cui ti sei innamorata?-
Elizabeth rimase impassibile.
-Un Legno!- Tanet alzò la voce: -Un dannatissimo Legno. Ti ho cresciuta come una principessa, con tutti gli agi di un Diamante e tu mi ripaghi così, scappando e creandoti una nuova vita con un Legno!-
-Vi rendete conto di quello che dite, padre?! Un Legno. Sì, un Legno. E cosa c'è di male? Credete di essere nobili, ma sbagliate di grosso, Voi e tutti gli altri. E sapete perché? Perché a Pelsat ho  imparato l'amicizia, la famiglia, la fatica e l'amore... tutti valori che Voi mi avete fatto sempre mancare. Cosa volete dirmi?! Che un Legno non può essere nobile? Ebbene, un Legno, il mio Legno, ha rischiato tutto pur di salvare me: ha messo a repentaglio la sua carriera nascente pur di aiutarmi, ha mentito a suo fratello per proteggermi. Sapete, meglio una vita da Legno con Leonard al mio fianco, piuttosto che una da Diamante aspettando un amore impossibile-
-Conosci la legge-
-E questa legge chiama “Diamanti” coloro che sono ai vertici della società, ma non sa che tra i produttori c'è tanta gente onesta e gentile che merita molto di più di quanto non abbia. Sbaglia chi dice che non è nobile chi merita di esserlo-
Tanet si diresse verso la porta. -Resterai qui con dei guardiani a vigilare sulla tua incolumità e a vigilare che non ti vengano idee... come dire?! Bizzarre; poi, una volta maturata abbastanza, sposerai un'Essenza di diamante, come vuole il tuo destino!-
Elizabeth represse un singhiozzo; “maturata”?! Come fosse un frutto! Si chiese se tutti i padri cercassero di far fare vantaggiosi matrimoni alle figlie o alcune fortunate avessero possibilità di scelta.

 

 

 

 


-Cosa sta facendo il maestro?- chiese Matt a James, uno degli apprendisti che era lì da più tempo, cioè da quando il maestro aveva iniziato ad accogliere giovani sotto la sua ala protettrice.
-Pensa- e gettò uno sguardo a Leonard fermo accanto ad un quadro, con lo sguardo perso verso un punto indefinito.
-E secondo te a che pensa?-
-Avrei un'ipotesi, ma non so se sia corretta: sai, si dice che quattro anni fa, il maestro abbia perso il suo primo e vero amore; forse è a lei che pensa. Ma sono solo voci, non so se la storia sia reale-
-Quindi non sai nemmeno chi sia lei-
-Non ne ho idea, ma si vocifera fosse addirittura una Diamante, altri pensano fosse un Legno. Come leggenda sembra interessante ed aggiunge carattere alla nostra città, ma credo che solo lui sappia la verità. Del resto, però, io lo conosco solo da un paio d'anni... magari ce ne parlerà in futuro!-

 


Elizabeth aggiunse un altro fiore al vaso fuori la sua finestra mentre una brezza leggere smuoveva le fronde degli alberi e arrivava fino a lei per scompigliarle i capelli; alla ragazza piaceva quel vento proveniente da sud, da Pelsat: lo aveva sempre interpretato come il pensiero di qualcuno che volava fin lì... e pensare che era promessa al signore di Calpes e il padre aveva disposto che lo avrebbe sposato fra un paio di mesi.
D'improvviso un rumore la riportò alla realtà ed una brutta sensazione le diceva di scendere fin nelle viscere del palazzo; arrivò nei sotterranei mentre il presentimento cresceva.
Una fiaccola si spense al suo passaggio facendola sussultare; Elizabeth continuò a camminare fino a un altare nella penombra, “una novità aggiunta in questi mesi” penso, “perché non l'avevo mai notato prima”.
Abbandonato su di questo, stava un rotolo di pergamena...

 

 

 


Il mio piccolo angolino felice:
Et voilà! Sempre più veloce.
No, stavolta devo ammettere che, se ho pubblicato a così breve distanza è perché me lo ha chiesto Ginny McCartney, quindi sapete con chi prendervela.
Naturalmente scherzo, Ginny. <3
Cosa pensate sia scritto nella pergamena trovata da Elizabeth? E soprattutto, riusciranno i nostri protagonisti a tornare insieme?
Invito i lettori silenziosi a farsi sentire. Altrimenti no problem.
Il “salto alla Follett” (chi mi legge o semplicemente ha mai spulciato tra le pagine di Follett, sa cosa intendo) era più che dovuto: è “ai fini del romanzo”, come si suol dire.
Ho calato un velo su quella che è stata l'ultima notte dei nostri due protagonisti... diciamo pure che ognuno immagina ciò che vuole. Dicasi lo stesso del discorso davanti da Sean... Immagina. Puoi. Le recensioni sono sempre ben accette,
Sally

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Capitolo 11
*** Cospirazioni ***


Fred non aveva mai visto niente di più imponente del castello di Ersal; una volta arrivato, il senso di magnificenza trasmessa dalle mura in pietra gli aveva tolto il fiato e tutto quello che notò all'interno riuscì solo ad avvalorare la sua tesi per cui alcun luogo potesse definirsi tanto maestoso. Si sforzò di concentrarsi sul motivo per cui era lì: stanco di vedere Leonard vivere nel passato per tanto tempo, aveva deciso di andare da Elizabeth; si chiese come il suo intervento avrebbe potuto risolvere la situazione. “Comunque sia” pensò “è tardi per tirarsi indietro”. Si trovò, una volta davanti alla Sala del Trono, un Ferro che lo squadrò commentando con un grugnito; Fred si sentì offeso: aveva lucidato con cura la sua armatura ed aveva passato ore a preparare mente e corpo per quell'incontro.
-Sono Fred di Pelsat, un Ferro, come avrete sicuramente capito-
L'uomo non colse l'allusione, ma lo interruppe bruscamente: -Da Pelsat, dite?-
-Esattamente- il giovane aveva sperato che quel passasse inosservato: sapeva che Tanet non concedeva udienza a chiunque venisse da lì e questo aveva l'ovvia conseguenza per cui tutti i cittadini non sapevano più a chi rivolgersi quando un problema li riguardava.
-Mi vedo costretto a chiedervi di andarvene: il signore non riceve voi di Pelsat-
-Ma...- Fred tentò di protestare: lui era lì per Elizabeth!
.Andatevene, ho detto-
Fred percorse di nuovo il lungo corridoio che collegava la Sala del Trono al locale che permetteva l'uscita e si guardò intorno determinato a non arrendersi: non aveva fatto tutta quella strada di nascosto dall'amico, a piedi per giunta, per fallire in questo modo.
Vide dei Ferri che scendevano al piano inferiore e sorrise nel vedere che portavano la lucida armatura che anch'egli aveva indosso, ragion per cui sarebbe stato facile confondersi fra loro.
Tenendosi a debita distanza, li seguì. Scese una scalinata ricordando a sé stesso la sua missione e ripetendosi di fare attenzione: chissà quale sarebbe stata la reazione della guardia che lo aveva respinto se lo avesse trovato lì... scacciò i pensieri con un gesto della mano e avanzò alla luce delle fiaccole. D'improvviso scorse un'ombra e si appiattì lungo il muro, pur sapendo che non sarebbe passato inosservato nella penombra. Portò la mano destra sull'elsa della spada. La figura si avvicinò, ma presa dall'oggetto -quello che a Fred sembrò una pergamena- che aveva tra le mani, superò il Ferro senza neanche accorgersi della sua presenza. La guardia constatò che era una donna, esile e con un portamento fiero, sebbene non ci fosse nessuno lì a giudicarla. -E...Elizabeth?!- chiese incerto.
Ella si voltò, perplessa; lui si passò, com'era sua consuetudine da sempre, una mano fra i capelli, sperando che quel gesto risultasse noto ai suoi occhi. -Fred!- esclamò correndo verso di lui per abbracciarlo.
-Fa piano. Sono qui per parlarti di Leonard-
A sentire quel nome, le guance della Diamante andarono a fuoco; si era rassegnata a pensare a lui come una parte di un bellissimo passato ed aveva imposto alla sua mente e (anche se senza risultati) al suo cuore di andare avanti.
-Lui...- fece per spiegare Fred.
-Questa cosa può aspettare, Fred? Credo di essere in possesso di qualcosa che cambierà per sempre le sorti di Ersal, se non dell'intero regno di Tarmel- abbassò lo sguardo sulla pergamena – Vieni-
Raggiunsero il grande giardino destando qualche sospetto subito chiarito dalla ragazza con una banale scusa.
Fred comprese che doveva essere qualcosa di molto importante, avendola lei anteposta alle notizie su Leonard. -Cos'è?-
-Un messaggio per...- si fermò: -aspetta, qui potrebbero sentirci. Tieni, leggi- e gli passò lo scritto. Era indirizzato al signore del lontano Shahel, ospite a Ersal per l'intero mese, allo scopo di informarlo che “l'incontro si sarebbe tenuto nei sotterranei l'ultimo giorno della quarta settimana di permanenza”; la firma era quella di Tanet.
-Beh?! Magari si tratta di un semplice incontro diplomatico- rifletté il Ferro.
-No, non credo-
-Mentre venivamo qui mi hai detto di averla trovata su un altare; chi mai lascerebbe un messaggio così importante alla portata di tutti in un posto simile?!-
-Fred, ne sono certa: mi è capitato altre volte di venire a conoscenza di intrighi e cospirazioni dei potenti e posso assicurare che non mi sbalordirebbe se uno di questi comprendesse mio padre-
Un vociare concitato li disturbò. -Senza rendersene conto, si erano addentrati in quello che costituiva il più grande orgoglio del posto: un intricato labirinto che i due avevano percorso quasi fino al centro.
-Tutto ciò è inammissibile!- tuonò la voce di Tanet dall'altra parte della siepe. -Ieri è diventato Diamante il figlio di un Ferro e meno di due settimane fa quello di un Legno- il brusio si intensificò. -A questo punto ci sono solo due possibilità: o coloro che si occupano del liquido sono incompetenti o qualcuno ci tradisce!-
-Non saltate a conclusioni affrettate, Tanet: magari il metodo non funziona più...- ipotizzò un'altra voce.
-Shahel dev'essere fiera dell'acume del suo Diamante- fece ironicamente il signore di Ersal, -cosa diavolo dite?! Il metodo funziona, ha funzionato con me, con mia figlia, con tutti voi e la vostra discendenza e sempre funzionerà. Ma ne discuteremo fra quattro settimane esatte. Non dovrà capitare mai più che qualcuno all'infuori delle nostre famiglie più fidate possa fregiarsi del titolo di Essenza di diamante-
Facendo il minimo rumore, Elizabeth e Fred si allontanarono verso l'uscita.
-Di che metodo parlano?- chiese il Ferro quando furono abbastanza distanti -e il “liquido”? Cosa intendono?-
Elizabeth si strinse nelle spalle. -Piuttosto, hai sentito quando mio padre ha fatto quel discorso sui nuovi nati? Fred, loro controllano le Essenze!-
-Grazie al “metodo”, suppongo-
-Esatto. Ed io stessa sono stata sottoposta a quel procedimento- la Diamante era allibita:-se non fosse stato per il loro “il metodo” avrei avuto buona possibilità di nascere di un'altra Essenza... e di stare con Leonard senza intralci-
-No, Elizabeth, tutti noi avremmo avuto possibilità di nascere di un'altra Essenza- disse Fred citando le parole della ragazza per sottolineare che la cosa coinvolgeva ognuno di loro.
-Come possiamo impedire che tutto ciò continui?-
-Non lo so, io avviserò la gente di Pelsat e degli altri luoghi del regno. Chissà quanti avrebbero potuto nascere Diamante...-
-Ottimo, io scoprirò dove si riuniscono esattamente. O potrei seguire mio padre e conoscere l'identità degli altri membri di questa società-
Elizabeth fissò gli occhi in quelli dell'amico. -Fred, a cosa porterà tutto ciò?-
-Non lo so, ma credo che molti non saranno contenti. In ogni caso tu armati e dacci una mano-
-Sai che più di qualcuno potrebbe schierarsi dalla parte dei Diamanti?-
A Fred parve poco probabile:-E lasciare che qualcun altro sia responsabile del destino di tutti?-
-Non è poi così diverso da ciò che già fa il Grande Ordinatore...-
-Per me ben poche persone all'infuori delle guardie a cui i Diamanti danno lavoro nei castelli saran d'accordo coi Diamanti. Comunque sia, credo sia conveniente scoprire chi tra coloro che gravitano intorno al castello di Ersal è fedele a Tanet. Ci vediamo, Elizabeth quando, in un modo o nell'altro, tutto questo finirà- Fred si incamminò verso Pelsat.
Su Leonard non aveva proferito parola.

 

L'odore che emanavano i colori della bottega di Leonard ricordò a Fred che non aveva ancora aiutato il padre come lui gli aveva chiesto, a sistemare il suo luogo di lavoro e che doveva rimedire il prima possibile; decise che sarebbe passato da lui in giornata, sebbene fosse già pomeriggio inoltrato.
-Posso disturbarti un momento?- chiese ad un sorpreso Leonard che stava spiegando come ricreare un drappeggio ai suoi alunni.
-Ho bisogno di parlarti di una cosa che ho scoperto ad Ersal-
In quel preciso momento Raphael entrò nella stanza. I rapporti dei due col Ferro erano notevolmente migliorati da quando egli aveva ammesso il proprio sbaglio da sciocco; con Sophie la cosa era andata diversamente ed ora non aveva più contatti coi vecchi amici.
-Ehilà, fratellino. Ciao, Fred- li salutò allegramente.
-Come va, Raph? Ti vedo felice- osservò Leonard.
-C'è poco da stare allegri- disse il terzo: -venite fuori che vi spiego-
Dando le ultime istruzioni ai suoi apprendisti, Leonard seguì i due all'esterno.


-Cosa sarebbe più giusto fare, secondo te?- chiese Raphael al fratello; ormai il moro considerava molto di più il parere del pittore, essendosi reso conto di come avesse sempre agito saggiamente.
-Il fatto che qualcuno abbia controllato il nostro destino è inaccettabile e che continuino a farlo lo rende ancora peggiore. O meglio, è questo che faranno per sempre... a meno che qualcuno non li fermi!-
Appoggiato alla parete in legno, Fred annuì, poi avanzò verso i due. -Sono felice di sapere che sei d'accordo con me, Leo. E tu, Raphael, che ne pensi?-
Nessuno avrebbe trovato qualcosa di particolare in questa domanda, ma per Raphael non era solo la richiesta di un parere: “da che parte stai stavolta?” sembrava significasse, “con noi o contro di noi?”
Raphael pensò a quello che era accaduto dopo che aveva rivelato a Tanet dove fosse Elizabeth. Niente: il Diamante aveva guardato lui e Sophie con aria di superiorità, lasciando che rimanessero in piedi, in silenzio, senza muovere un muscolo nella Sala del Trono. Una volta tornate le guardie, aveva messo in mano ai due un piccolo sacchetto di monete e li aveva congedati mugugnando. Raphael si sarebbe aspettato un po' di riconoscenza in più per chi gli aveva riportato la figlia. E invece no.
-Sì, contate pure su di me- e pose una mano sulla spalla dell'amico.
Fred sorrise. -Bene. Ho chiesto ad Elizabeth di cercare di capire quali Ferri a guardia del castello sono d'accordo coi Diamanti-
I due parvero non capire come Fred fosse riuscito a parlare con Elizabeth, ma annuirono in segno di approvazione.
-Non fallirà, vero?- chiese Raphael in un impeto di incertezza, come se tutta la sua sicurezza da Ferro fosse sparita nel nulla.
-No- confermò Leonard. Negli occhi un lampo di determinazione.

 


Il mio piccolo angolino felice:
Salve a tutti,
per prima cosa, mi scuso per il ritardo nel postare il capitolo. Il prossimo è già in fase di lavorazione, così non ci dovrei metterci molto.
Spero che questo undicesimo vi sia piaciuto. Personalmente, a me molto: si scoprono fatti importanti, un ulteriore prova di quanto tutti i nostri amati personaggi siano solo pedine in una grande scacchiera mossa dai potenti.
E Fred che va da lei per cercare di sistemare la situazione?! :3 che caro!
Alla prossima,
Sally

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Capitolo 12
*** Manfredi ***


-”Denaro?!”- ripeté Elizabeth per assicurarsi di aver compreso la richiesta della guardia.

L'altro annuì.

-Bene, ne avrai quanto ne vuoi- Elizabeth era riuscita a trovare un Ferro che appoggiasse la sua idea, dopo aver testato la sua fedeltà ai Diamanti con una serie di domande. -Però devi giurarmi che non parlerai a nessuno della rivolta. Capito? A nessuno. O do la mia parola che, finito tutto questo, di te rimarrà ben poco.- La ragazza sapeva che quelle intimidazioni erano superflue, perché molti Ferri si vendevano per soldi, ma era meglio andare sul sicuro.

-Venite con me e vi mostrerò che non c'è bisogno di minacce. Su- la esortò -seguitemi-

Elizabeth lo fermò:-Aspetta. Chi dice che posso fidarmi e che non mi porterai da mio padre per rivelargli della rivolta?-

-La vostra stessa minaccia ne è garante- il Ferro fece un sorriso sghembo che mal celava la paura che la Diamante mantenesse la promessa.

Con un mugugno pensieroso, Elizabeth lo seguì giù per le scale.

 

-Qui è dove i Diamanti si riuniscono- sussurrò il Ferro mentre, con Elizabeth subito dietro, osservava da dietro una porta in legno la scena. -E quello è vostro padre che sta dando le ultime disposizioni ai...- si bloccò improvvisamente.

-Ai...?-

-Ai Ferri. Questo vuol dire che dovrei essere lì con loro... Ho un'idea: ascolterò ciò che Tanet ha da dire e ve lo riferirò parola per parola-

Ad Elizabeth parve una buona trovata. -E sia. Un secondo -lo trattenne prima che entrasse: -Mio padre non sospetterà di te, sapendo che hai tardato?-

-E cosa penserebbe mai? Non si aspetta un'insurrezione. Gli dirò che mi son sentito male, tranquilla-

Elizabeth non si calmò affatto: a quella vecchia scusa non credeva mai nessuno.

 

Il battito alla porta riportò la mente di Elizabeth alla realtà. Si alzò dal bordo del letto su cui si era seduta ed andò ad aprire col cuore in gola. Il Ferro entrò senza troppi complimenti.

-Allora- chiese lei -cosa ha detto mio padre?-

-Intendete il discorso che ha fatto a me per essere arrivato in ritardo o quello a tutti i Ferri sulla sicurezza durante il prossimo incontro dei Diamanti? Per quanto riguarda il primo, sappiate che me la sono cavata con poco: niente che un buon medicamento non possa guarire-

-Dove?-

-Sulla schiena. Sapete, vostro padre è uno di quei vecchi Diamanti che credono ancora che tutto gli sia dovuto e che ognuno debba anteporre la sua persona alla propria; ma che lo dico a fare: voi sarete senz'altro stata cresciuta con gli stessi insegnamenti-

Ad Elizabeth si strinse il cuore; -Tanti anni fa, quando era solo una piccola bimbetta, aveva per caso assistito ad uno dei passatempi preferiti di suo padre: egli stava punendo un Legno per aver rubato un pezzo di pane per il figlioletto. Il terrore negli occhi di quell'uomo ed il rumore dei colpi di frusta ancora la tormentavano. Immaginò che fosse toccata una sorte simile al Ferro lì davanti. -Sei una persona altruista e coraggiosa. Come ti chiami?- si stupì si non aver pensato prima a quella domanda tanto ovvia.

-Manfredi, mia signora-

-Chiamami pure Elizabeth. Comunque sia, dove eravamo rimasti?-

-Sì, vostro padre ha dato ordini precisi ai Ferri: la riunione sarà di massima importanza, quindi bisogna proteggere al meglio il luogo designato-

-Mi stai dicendo che il piano terra e quello superiore troveranno sguarniti?-

-Ecco, ho fatto questo- e srotolò una planimetria del castello.

Elizabeth rimase stupita per l'eccezionale precisione. -Hai detto di averlo fatto tu...-

Lui annuì.

-Sicuro di essere dell'Essenza giusta?-

Il Ferro ridacchiò nervosamente, poi cambio argomento. -Le guardie dovranno quindi disporsi nell'aria interessata, ma senza presidi stabiliti. Ah, Elizabeth, non credo lo sappiate, ma tutti coloro ad Ersal, uomini e donne, con l'Essenza di diamante dovranno partecipare-

-Quindi anche io- osservò lei. -Devo trovare il modo per dirlo agli altri-

 

 

 

 

 

-Quindi tu saresti Manfredi...- disse Leonard al Ferro che si trovava davanti. -Allora, fammi capire bene, vieni a Pelsat dicendo che Elizabeth ha cose urgenti da comunicarci e ti presenti tu stesso all'incontro fissato-

-Esatto. Bel posticino, questo- guardò gli alberi che li circondavano. -Il grande bosco di Pelsat. Famoso in tutto il regno, sai?!-

-Ovviamente; conosco questo bosco meglio di me stesso, ma non siamo qui per parlare di alberi, giusto?- il Legno aveva assunto un tono impertinente nei confronti del Ferro, lo riconosceva, ma l'idea che Elizabeth avesse mandato qualcun altro a parlare con lui non gli piaceva.

-Giusto-

-Bene, sorvolando su questa considerazione ovvia, come so di potermi fidare di te?-

Il Ferro sorrise. -Sai, Elizabeth mi ha parlato molto di te ed ero sicuro che mi avresti fatto una domanda simile: potrei portare al fallimento del piano e alla conseguente strage della tua gente e, se non ho capito male, non sei il tipo da desiderare che accada una cosa simile. Ecco a te la prova- si tolse la maglia di ferro -davanti ad Elizabeth non ho potuto certo fare una cosa simile, perciò la mia tortura è rimasta una mera descrizione, ma non credo che tu ti faccia problemi simili.-

Il sole rendeva tutto più reale: lasciava che i suoi raggi filtrassero attraverso la vegetazione, batteva sui capelli biondo grano di Leonard e su quelli del medesimo colore, ma quasi totalmente radi del Ferro e fece risplendere di rosso acceso il sangue rimasto sulla schiena di Manfredi quando egli si voltò verso il pittore.

-Ecco, questo è ciò che prova che sono dalla vostra parte. Ho tardato alla riunione con Tanet solo per accordarmi con la tua Elizabeth, e questa è stata la conseguenza. Andiamo, Leonard ti puoi fidare-

Il Legno tacque.

-Bene. Ora ti piaccia darmi ascolto, perché ciò che ti sto per rivelare è decisivo per la riuscita del piano-

 

Il Ferro non tralasciò nulla di ciò che aveva sentito dal Diamante, ma si limitò a rispondere con poche parole quando il Legno le chiese di Elizabeth: “ti aspetta”.

Per Leonard ciò valse più di mille parole.

 

 

 

 

-E questo è tutto- spiegò Leonard alla cittadinanza riunita appositamente; -non mi ha detto altro-

-Sicuro di non scordare qualcosa?- chiese Fred, in piedi lungo la prima fila.

-Nulla- confermò il pittore. Si rivolse all'uditorio:-Se qualcuno volesse assistere o aiutare, tra un paio d'ore decideremo come agire-

I presenti si allontanarono uno dopo l'altro con un mormorio lasciando Leonard, Fred e Raphael lì ad aspettare l'ora prestabilita.

-Possibile che nessuno se ne curi?- chiese Fred -Sono stanco di vedere tutta questa gente svogliata e inebetita lasciar perdere quando tutto questo riguarda anche loro. Davvero, ragazzi, tutto ciò non è possibile!-

-No, infatti- concordò una voce femminile dall'uscio del vecchio capanno; -è ora di mettere fine a questa passività. Fred, ragazzo mio, il mondo non cambia con la tua opinione, se ti limiti ad esprimerla e non la metti in atto-

-Zia Madge?!- chiese il pittore nel veder comparire la formosa donna.

-Cosa c'è, Leonard, è anche la mia rivoluzione-

Il giovane sorrise nel vedere la determinazione della cara signora.

-Vi ho portato questo: ho pensato aveste fame- sorrise mostrando un filone di pane -credo che abbiate qualcosa da metterci dentro. In caso contrario, stanno arrivando altri abitanti, qualcuno avrà di certo del cibo

-La cittadinanza ha risposto?!- chiese incredulo Raphael.

-Perché tanta meraviglia, nipotino mio? Nessuno a Pelsat ha mai pensato di abbandonarvi, ma sosterrà le vostre decisioni-

Leonard non aveva considerato questo aspetto: -E lasciare che gli altri mettano la loro vita nelle nostre mani?-

-Se per te è tanto difficile da concepire, una volta deciso come agire, spiegherai ai cittadini il piano... ma saranno sicuramente tutti d'accordo con voi-

-Vedremo-

La donna si avviò verso l'uscita. -Ci vediamo a decisione presa-

Raphael accese una candela per contrastare l'oscurità e chiuse la porta.

-Mi sono fatto mandare da Manfredi una copia della planimetria del castello- e srotolò la pergamena sul tavolo intorno al quale erano riuniti.

-Cosa c'è, non sei abbastanza capace da farne una tu, fratellino?- ridacchiò Raphael.

-Mai visto il castello- si giustificò lui.

-Non è il momento di discutere, ragazzi. Muoviamoci, perché non c'è molto tempo da perdere e siamo solo noi tre-

-Noi quattro. Siamo solo noi quattro- lo corresse Manfredi uscendo dalla penombra.

I tre parvero confusi.

-Sono con... lei- e si scostò indicando Madge.

-Zia Madge?- chiese ancora Leonard.

-Su, ragazzo mio, ci siamo già passati, o sbaglio. Questo giovanotto ha qualcosa da dirvi-

Il nuovo arrivato sospirò. -Ho parlato con Elizabeth ed abbiamo deciso in questo modo: il padre vuole che lei partecipi alla riunione dei Diamante, quindi fingerà un collasso, per evitare di presenziare. Purtroppo Tanet lascia raramente la figlia da sola, visti i...- a questo punto squadrò Leonard: -precedenti; per questo motivo, mi offrirò per accompagnarla dal medico di corte-

-E così vi unirete a noi!- concluse il Legno; -Che piano geniale!-

Il Ferro sorrise.

-Ma... Madge, non sappiamo ancora perché sei tornata- cambiò argomento Fred.

-Vediamo... quattro uomini intorno ad un tavolo. La cosa non vi sembra un po' discriminatorio?-

 

 

 

 

 

 

 

 

Il mio piccolo angolino felice:

Buon Natale passato a tutti,

spero che le vostre feste stiano andando bene.

Alloooora, eccoci qua col dodicesimo capitolo di “T.E.”. Cosa ne pensate? Ho alcuni dubbi per il seguito, ma un giorno di questi, penna alla mano, troverò il modo di continuare.

Meglio tardi che mai, abbiamo fatto la conoscenza di Manfredi; Cosa vi suggerisce questo personaggio? I nostri fanno bene a fidarsi di lui? E Sophie? Che ne pensate, è davvero scomparsa nel nulla?

Che altro? Ah, sì, LEI: penso che Madge prenderà il posto della Goldman come mio grande idolo.

Beh, nient'altro da aggiungere.

Spero di ricevere le vostre recensioni,

Sally

 

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Capitolo 13
*** La speranza di tutti. ***


-Vi prego, fate silenzio- esordì Leonard davanti al popolo riunito davanti al vecchio capanno -ascoltate bene perché questo è i piano- srotolò su un tavolino improvvisato la pergamena che fino a quel momento aveva tenuto con la destra e spiegò come avrebbero agito. Da Pelsat sarebbe partito un piccolo numero di cittadini, ventiquattro tra uomini e donne (la partecipazione di queste ultime grazie alle molteplici pressioni di Madge), perché, a detta di Leonard, “un piccolo gruppo disposto ad avere giustizia e ben più temuto di un esercito di guardie svogliate e sottopagate”; questa teoria, per quanto accolta da diversi fischi e mormorii di dissenso, bastò ai cittadini. Nessuno si sarebbe allarmato nel vederli marciare verso Ersal poiché la loro rabbia era condivisa; o almeno così sperava Leonard. Una volta entrati, si sarebbero diretti verso l'ultimo piano, lasciando un presidio di cittadini all'esterno in modo che sbarrassero la strada ad eventuali fuggitivi. Non era un piano ben strutturato né tanto meno degno di una rivolta in piena regola, ma sufficiente per riuscire nell'intento e mettere fine al manovrato governo dei Diamanti.

Manfredi li avvertì che con ogni probabilità Tanet avrebbe messo delle guardie davanti la porta d'entrata.

-Non saranno un problema- gridò un uomo con una vanga tra la folla.

-Già- fece quello accanto -sbudelleremo quei maledetti!-

Fred aprì la bocca per protestare contro l'ira di quell'uomo ma la richiuse dopo pochi istanti: la sua idea di una rivoluzione pacifica era già stata bocciata in quanto irrealizzabile e l'uomo basso che aveva appena urlato era solo l'ennesima conferma; la gente era troppo arrabbiata per considerare una risoluzione diplomatica della cosa.

-E chi ci assicura che pochi di noi basteranno contro di loro, armati e ben addestrati?- chiese una giovane donna.

A Leonard parve una domanda decisamente intelligente. -Sono molto le donne qui, quindi anch'esse, in quanto tali, hanno ricevuto lo stesso tipo di addestramento di quelle di Tanet- pensò con tristezza alla legge per cui l'istruzione di ognuno variava a seconda della sua Essenza. -E poi non siamo pochi: abbiamo i rinforzi in ogni parte del regno, tutti cittadini che sperano che i loro Diamanti, partiti per la riunione indetta da Tanet, tornino con idee diverse...-

-O non tornino proprio- suggerì Raphael.

Era un'ipotesi troppo probabile perché si potesse escludere.

-Ci vorranno giorni prima che i vostri “rinforzi” arrivino, sapete?-

Leonard studiò la donna: aveva capelli ricci color cioccolato e occhi chiari e la carnagione incredibilmente abbronzata. -Giusto- disse -ci vorrà troppo tempo; ventiquattro sono pochi...-

-Trentasei!- annunciò Fred: -è questo il numero di cui solitamente si compone una squadra di Ferri-

-Quindi- osservò la donna -se Tanet ha messo a guardia solo una squadra, saremo in numero pari-

Le parole della sconosciuta dagli occhi cielo rimasero sospese per un po', poi Raphael sussurrò:-Allora sarà uno scontro equo-

Da dietro di lui, Manfredi osservava pensoso.

 

 

 

 

Le strade di Pelsat erano deserte, nessuno era così folle da restare sveglio il giorno prima dell'insurrezione. Una lanterna rischiarò il buio; Leonard si sedette a terra e appoggiò la fonte di luce accanto a sé, non prima di essersi assicurato di aver chiuso con cura la porta di casa, pochi metri dietro di lui. Si guardò intorno poi, quasi per un crudele gioco del caso, ripensò a Sophie, l'unica persona che sentiva mancasse tra i suoi sostenitori. Si chiese dove fosse finita.

-Passerà anche questa notte, fratellino, non importa quanto tu cerchi di renderla lunga- dichiarò Raphael aprendo la porta e sedendosi accanto al pittore.

-Già- fece lui. -Beh, non manca molto ormai-

-Quindi presto accadrà...-

La constatazione parve a Leonard una certezza di come sarebbero andate le cose. -Non lo so. Magari ci andrà male; magari ci uccideranno e allora altro che rivoluzione! Ma qualcun altro prenderà di certo il nostro posto in una seconda rivolta-

-Non pensarci, ora va' a dormire che è tardi-

Leonard guardò il cielo. -No, è quasi presto- mormorò mentre il fratello rientrava in casa.

-Sono d'accordo- disse una voce femminile; Leonard si voltò, trovandosi davanti la giovane donna dagli occhi chiari che meno di quattro settimane prima era intervenuta mentre lui esponeva il piano d'attacco. -Leonard, giusto? Ho insegnato a tuo padre un po' dei segreti di un buon lupo di mare, sai?!-

Leonard sorrise: il vecchio Ben aveva la sua stessa passione per tutto ciò che si poteva imparare. -Che ci fate qui?-

-Non darmi del “voi”- rispose lei: -io sono una di quelle che vi ostinate a chiamare “Legno”-

Il pittore parve molto incuriosito: -”vi”?-

-Sì- spiegò: -io vengo da Manhél, un'isola molto piccola. Vivendo in un posto del genere, ci sentiamo piuttosto lontani da quelle regole che avete voi in continente- Leonard sapeva che “continente” era il termine usato dagli isolani per indicare la terraferma. -Viviamo in funzione del mare- questo, pensò Leonard, spiegava il colore bronzeo della sua pelle. Lei continuò -ma siamo uguali e collaboriamo tra noi; non c'è una classe che si crede superiore come quella che voi chiamate “Essenza di diamante”.

A Leonard il sistema piacque. -Ancora non so una cosa, però: chi sei?-

-Mi chiamo Lillian, ho ventitré anni e vengo da un posto dove molti storcerebbero il naso nel sapere che quest'insurrezione è guidata da un ragazzino-

Leonard la guardò negli occhi. -Credo di essere quello con più cose da perdere; la città mi è stata accanto, certo, ma apparte quattro persone, nessuno s'è fatto avanti quando c'è stato da decidere come agire-

Lillian sorrise:-Mio padre direbbe che il “ragazzino” ha coraggio da vendere-. Si alzò.

Leonard pensò alla risposta adatta, ma non gliene venne in mente nemmeno una.

 

Il giorno dopo, un manipolo di cittadini in armi parlava fra sé, incoraggiandosi in ogni modo. Negli occhi di Leonard si poteva scorgere un bagliore di determinazione e coraggio. Molti fra gli abitanti rimasti al sicuro a casa pregavano il Grande Ordinatore, ostinati nella loro fede, altri sorridevano nel guardare la scena, mentre l'alba osservava la partenza dal villaggio della speranza di tutti loro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il mio piccolo angolino felice:

Ehilà, siamo proprio agli sgoccioli! Vado di fretta, quindi lascio solo una piccola preghiera: fatemi sapere cosa ne pensa della piega presa dagli eventi. E Sophie? Che fine ha fatto?

Davvero, vorrei mi faceste sapere le vostre opinioni,

Sally

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Capitolo 14
*** La battaglia (parte 1) ***


-Garantisco che le vostre fatiche verranno ripagate- gridò Leonard al gruppo di cittadini dietro di sé. Penò che avessero bisogno di essere rassicurati e di riposarsi dopo una marcia così lunga, ma non era questo il momento adatto: erano quasi arrivati ad Ersal.

Leonard amava i giardini e fu felice nel vedere quello che circondava il vecchio castello: si estendeva a perdita d'occhio, senza limiti dati dai cancelli e con un grande labirinto che lasciava tutti estasiati.

-Bello, eh?- Pete il birraio si fermò accanto a lui.

-Già-

L'altro gli batté una mano sulla spalla. -Ma non è il caso di fermarci ad ammirarlo adesso: abbiamo una battaglia da vincere, artista-

Leonard sentì delle urla provenire dal retro del castello e portò una mano sull'elsa della spada che un vecchio fabbro aveva forgiato per lui non appena saputo dello scontro; non aveva mai usato una di quelle armi e il pensiero di doverlo fare lo riempiva di terrore, ma al contempo lo emozionava, perché sapeva che avrebbe combattuto per una causa che, giusta o sbagliata che fosse, aveva a cuore.

-Ora il giardino è sicuro- disse Raphael avvicinandosi a Leonard con la spada cosparsa di sangue stretta nella mano destra. -C'erano tre guardie- spiegò dopo aver notato che lo sguardo del fratello cadeva sulla lama.

-E le hai uccise da solo?- chiese il biondo incredulo.

-Non sopravvalutarmi. Per fortuna il mio migliore amico era con me-

In quel momento Leonard si accorse della mancanza di Fred. -E dov'è ora?-

Raphael indicò un punto dietro le spalle del pittore. -Lì con gli altri- sorrise.

 

Entrarono nel castello dopo aver lasciato mezza dozzina di uomini di guardia alla porta e si diressero nei sotterranei, dove si stava tenendo la riunione.

Leonard ritenne tutto troppo facile:-in città nessuno ci ha fermati, in giardino c'erano solo tre guardie e qui all'interno silenzio totale- sussurrò a Fred.

-Accettalo così, Leo, non fare domande-

A Leonard la risposta non bastò e decise di disporre sette di loro ad ogni piano, così che solo in undici continuassero il cammino verso la sala.

 

 

Sophie guardò i Diamanti intorno a sé con rispetto. Sapeva di essere una presenza non desiderata: la riunione coinvolgeva solo le Essenze di diamante e il fatto che il signore di Santer avesse esteso l'invito a lei, la sua amante, un Legno, aveva creato non poche discussioni; il vecchio aveva però assicurato che Sophie non avrebbe rivelato le decisioni prese, e tutto era finito lì. Dal canto suo, Sophie, non avrebbe davvero mai detto niente, limitandosi a sentire e a stare lì in piedi, a distanza dall'uomo che l'aveva trovata a vagare per le sue terre e dalla moglie, ignara del rapporto clandestino.

-Il liquido non va più bene- disse Tanet -prima bagnavamo con semplice acqua di rose i bambini destinati a diventare Legno, incidevamo disegni sulle mani del piccoli Ferro e sceglievamo i Diamanti iniettando nei loro palmi il cosiddetto “liquido”. Il sistema con cui era stato costruito il Grande Ordinatore reagiva a contatto con l'acqua, il sangue delle mani e il liquido, così come alcuni metalli reagiscono tramutandosi in oro. Ma ora non più-

Da dietro la porta, Leonard fece segno ai suoi di tacere; avevano messo fuori combattimento le guardie nel sotterraneo, ma non potevano sapere se ve ne fossero altre nella stanza e, soprattutto, se da dentro avessero sentito il suono dello scontro avvenuto poco prima. Uno dei loro era morto e Leonard si ripromise che, quando tutto sarebbe finito, avrebbe riportato il cadavere alla famiglia.

-Tacete- disse qualcuno all'interno. -Vado a controllare se il rumore che ho sentito è frutto della mia immaginazione-

Prima che l'esercito potesse muoversi, un uomo sulla quarantina uscì dalla stanza.

Indossava un'armatura. Superflua, ovviamente, per un Diamante con tante guardie al suo servizio, ma estremamente utile quel giorno; Raphael lo colpì poco sotto l'ascella e, senza curarsi se fosse morto o solo ferito, fece irruzione nella stanza.

Dieci Diamanti con le rispettive spose lo guardarono con sgomento, crescente non appena entrarono gli altri.

Sophie incontrò lo sguardo di Leonard. Era certa che si sarebbero rivisti prima o poi; quante volte aveva sognato un futuro al suo fianco, di stendersi stanca la sera e lasciargli spazio sufficiente sul pagliericcio sistemato alla meglio, di accarezzare il suo corpo e di vedere la vecchiaia tingere di bianco i suoi capelli! Lo aveva addirittura seguito! E tutto questo per ritrovarsi a fare da amante ad un uomo a cui nemmeno teneva. Prima che potesse dire qualcosa, quel vecchio, pallido sostituto la prese per un braccio trascinandola verso il lato opposto della stanza. -Segui gli altri attraverso quel passaggio nel muro: arriverai al primo piano-. Sophie eseguì l'ordine senza voltarsi.

 

Nel giardino regnava il caos: ognuno correva a destra e sinistra, inseguito o inseguitore che fosse. Leonard pensava che sarebbe stato uno scontro veloce: pochi Diamanti non potevano molto contro di loro. Udì un rumore sordo e notò con orrore il corpo senza vita di uno dei suoi appena precipitato da una delle tre finestre del primo piano; lasciare un gruppo lì era stata una mossa previdente. Entrò per portare aiuto a chi era rimasto dentro e si accorse, celando un sorriso d'orgoglio, che Fred aveva avuto la sua stessa idea.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il mio piccolo angolino felice delle scuse:

Salve,

come avrete intuito dal nome dell'angolo dell'autore, vorrei scusarmi milioni di volte con tutti voi che seguite la storia (più lettori silenziosi che altro, ma non fa nulla, anzi) per il ritardo. Anche se non credo si possa proprio parlare di ritardo, visto e considerato che mi sono allontanata un po' volutamente dal sito... ma ora sono tornata e sono più... … metteteci quello che volete di prima! Yeeeee!

Comunque sia, ho già scritto il nuovo capitolo, quindi dovrei postarlo verso la fine della settimana, così mi faccio perdonaaaare.

Oh! Ecco spiegato che fine ha fatto Sophie!

Spero che la prima parte del capitolo vi sia piaciuta.

Da svidania e scusate ancora,

Sally

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Capitolo 15
*** La battaglia (parte 2) ***


...Nel preciso momento in cui la guardia cadde in terra, altri tre si avvicinarono a Fred da diverse direzioni, le spade già sporche di sangue, decise a vendicare il loro compagno. Il ragazzo comprese di essere in difficoltà e tremò: le sue sole forze non sarebbero bastate contro quei tre.

Intorno a sé vedeva i grandi e numerosi arazzi che decoravano le severe pareti macchiati del sangue di coloro che combattevano. Urlò per sovrastare il rumore provocato dallo scontro, da quegli uomini in perpetua lotta per la vita, sperando che non fosse uno scherzo della sua mente l'immagine di Leonard poco lontano:-Leonard, aiutami! Sono troppi!-

Recuperate le forze rimanenti, il Legno corse dall'amico. -Due contro tre. Come quella volta fuori dalla locanda di Sean- disse.

Avevano assistito tempo prima ad uno scontro tra cinque uomini,tre Legni e due forestieri ubriachi ed arrabbiati, per l'ultima stanza di Sean. Inutile dirlo, i tre Legni avevano avuto la meglio.

-Ma non scordarti- rispose Fred parando il primo colpo -come è andata a finire ai tre-.

A conti fatti, i Legni non avevano fatto una fine felice, accusati di omicidio ed appesi con un cappio al collo al vecchio ponte la terza domenica del mese.

-Sì- replicò Leonard -ma qui uccidere è giustificato-.

Fred strinse la mano intorno all'elsa e roteò la spada calandola sul capo di uno dei tre.

-Meno uno- sdrammatizzò Leonard.

Uno dei due si concentrò proprio su lui e, per un tempo che parve interminabile a tutti e quattro, una serie di colpi e parate si susseguì, creando una strana melodia di morte con suo clangore. Uno tentò un affondo, Leonard lo disarmò e, con una velocità che sorprese anche lui stesso, afferrò il braccio del Ferro, scaraventandolo in avanti. L'uomo cadde supino e il pittore si bloccò, incerto sul da farsi; lo guardò gemere e contorcersi: aveva probabilmente qualcosa di rotto.

Il Ferro mormorò qualcosa che a Leonard parve un “grazie” e comprese che quella guardia aveva già capito cosa avrebbe fatto. Scosse la testa e si allontanò. Le nocche bianche per aver stretto troppo sull'elsa.

La riuscita del piano, pensò Leonard osservando i compagni con cui era partito, non era affatto sicura, anzi. Come un lampo gli tornò in mente Manfredi: lui aveva promesso di aiutarli. Corse al piano superiore alla sua ricerca. Attraversò un lungo corridoio e si fermò davanti alla grande porta in legno alla fine; si chiese se fosse quella giusta e, soprattutto, se ci fossero davvero Manfredi ed Elizabeth all'interno e non dei Ferri armati. Respirò a fondo e provò ad aprirla. Niente. Si allontanò di qualche passo e colpì la porta con una spallata, sperando che il suono venisse mascherato dai rumori dello scontro e non attirasse attenzione. La porta cadde a terra con un tonfo sordo ed il pittore si alzò e la guardò, in pezzi sotto di lui, poi spostò lo sguardo alla stanza vuota. Imprecò e tornò indietro.

-Leonard!- lo chiamò una voce da destra.

Il Legno si voltò e vide Manfredi.

-Seguimi-. Svoltò ancora a destra ed entrò nella prima stanza.

Il pittore osservò come le pareti spoglie contrastassero col baldacchino finemente decorato posto lungo la parete di sinistra, di fronte ad un caminetto. Una finestra con le imposte in legno dava a sud, verso Pelsat ed il suo bosco; quel particolare lo fece sorridere. Solo dopo un'attenta occhiata alla camera la sua attenzione venne catturata da una figura snella con un lungo abito rosa pallido. Elizabeth! Si sorprese nello scoprirsi incapace a parlare e si rimproverò duramente: la persona che più aveva amato e per cui aveva così tanto sofferto era lì, in piedi di fronte a lui, aspettandosi un qualsiasi gesto e lui... niente; si limitò a sorriderle. Lei ricambiò, fissando gli occhi nei suoi.

-Ho qualcosa da dirti- si avvicinò Manfredi. -Siete in netto svantaggio, quindi ti suggerisco di lasciar perdere gli altri e concentrarvi su di loro...- indicò Elizabeth con lo sguardo.

-Uccidere i Diamanti?- chiese, come se avesse scoperto solo ora che, alla fine, era questa una delle ovvie conseguenze della rivolta. Si chiese se Tanet fosse compreso. “Ma certo” rispose a sé stesso:“è lui l'istigatore”

Manfredi ignorò la domanda. -Io mi unirò a voi, come vi avevo detto-

-Sai che potrebbero ucciderti, nel caso dovessimo perdere?-

-Ne sono perfettamente consapevole- rispose l'altro. -Elizabeth farà quello che vuole-

Leonard osservò la ragazza trattenendo il fiato.

-Anche io- disse finalmente.

Manfredi si avviò verso la porta. -Elizabeth hai con te il necessario?-

Il Legno guardò la ragazza, che si mosse velocemente per afferrare la spada riposta in un angolo.

-Certo- disse: -non resterò a guardare-.

 

 

A Fred la situazione non piaceva affatto. Se c'era qualcosa che aveva scoperto in tanti anni di scontri era che la Vittoria era una dea da non celebrare mai troppo presto, perché traditrice e capricciosa. Ora sembrava non essere dalla loro, ma voler favorire i Diamanti, come se la vita non li avesse già aiutati abbastanza.

-Cosa pensi convenga fare?- chiese Raphael apparendogli accanto.

Fred lo guardò. La spada fuori dal fodero, stretta nella destra, e l'arco sulle spalle. -Colpire il vertice. È la nostra ultima carta: senza qualcuno alla loro guida probabilmente i Diamanti molleranno la presa-

-Intendi uccidere Tanet?-

-Intendo ucciderli tutti. E in particolare Tanet-

A Raphael la situazione stava iniziando a piacere.

 

 

 

-Dite un'altra volta che le donne sono deboli- sputò Elizabeth colpendo una guardia -forza. Scommetto che le vostre si sono già messe in salvo. Mogli, amanti (oh, quelle non vi mancano), tutte in qualche luogo sicuro-

-Oh- Leonard la fermò per il polso: -Con calma-

La Diamante lo guardò con aria arrabbiata e minacciosa.

Lui sorrise. -Lasciane qualcuno anche a noi, Liz-

Da lontano, la vecchia Madge li guardò:-E' anche la sua rivoluzione!-

Leonard si allontanò, comprendendo di non poter proteggere Elizabeth, se non mettendo fine alla battaglia. Entrò nella Sala del Trono, segnalata da un grande unicorno raffigurato sulla chiave di volta dell'arco che ne segnava l'entrata.

 

Di tutti i momenti vissuti fino ad ora, compresi quelli da bambino con l'inflessibile padre, niente fu per Tanet più imbarazzante del trovarsi lì, in ginocchio davanti a quel giovane biondo che gli puntava contro, con aria di indubbio coraggio, ma con forse troppo ostentata spavalderia, una spada.

-Dammi un buon motivo per non ucciderti; hai condannato tutti i cittadini ad una vita che avrebbero potuto facilmente evitare- urlò quasi.

Il Diamante alzò lo sguardo, fissando l'altro. -Un tempo quelli come te mi davano del voi. Dov'è finito il tuo rispetto, ragazzino?-

Leonard rise. -Non meriti il mio rispetto-

Un rumore distolse i due dal dialogo e dopo pochi secondi Fred fece irruzione nella Stanza del Trono. -Leonard, aspetta! Non farlo: ho un'idea migliore-

Il sovrano accennò un sorriso: -E così sei tu il famoso Leonard-

-Il piacere è tutto tuo- disse il pittore tenendo gli occhi fissi sull'uomo davanti a sé.

Tanet annuì col capo. -So che non mi ucciderai, Leonard, per un solo, stupido, semplice motivo- pronunciò il suo nome con aria di disgusto, come chi assaggia per la prima volta una fetta di limone.

-E sarebbe?-

-Elizabeth- il sorriso dell'uomo divenne più evidente nel notare di avere l'avversario ormai in pugno. -sono suo padre; cosa penserà di te, saputo che mi hai tolto la vita?- Né lui né il suo democratico amico sarebbero stati un problema grande quanto la morte: era pronto ad ascoltare l'idea del Ferro lì accanto, consapevole che non sarebbe mai stata penosa come la perdita della vita.

Leonard abbassò la spada.

-A me però non interessa ciò che pensa Elizabeth- la profonda voce di Raphael arrivò dalla stessa entrata usata poco prima da Fred.

Tanet si voltò.

Una freccia dell'arco di Raphael si conficcò nel petto dell'uomo.

In religioso silenzio, Leonard osservò il sangue scorrere dalla ferita e la vita fuggire da quegli occhi malvagi. Si chiese se il Grande Ordinatore avesse un piano per le anime dei defunti, se fosse vera la storia che gli raccontavano sempre da bimbo, quella per cui i cattivi erano destinati ad una sofferenza eterna decuplicando quella provata durante la loro morte, mentre ai buoni aspettava solo un riposo in pace. Provò un moto di pietà nei confronti di quel vecchio.

-Andiamo, Leo- lo richiamò il fratello: -Non è il momento di farsi prendere dai sensi di colpa-

 

Pochi minuti dopo erano tutti e tre ad urlare ai pochi superstiti di cessare lo scontro: Tanet era morto. Alcuni di essi risposero con le armi ed un paio di essi furono uccisi.

-È finita- annunciò Fred ad Elizabeth.

La ragazza sbatté più volte le ciglia per ricacciare indietro le lacrime e guardò l'amico in volto. -Ho sentito che mio padre è stato ucciso-

Fred abbassò lo sguardo. -Io...- prima che potesse parlare, la ragazza scomparve.

 

 

-Tu-. Leonard si sedette sull'erba accanto ad Elizabeth.

Il labirinto di fronte a loro ed il grande castello a torreggiare su entrambi. Le mise una mano sulla testa ed iniziò ad accarezzarle i capelli.

Elizabeth mantenne lo sguardo fisso davanti a sé, gli occhi pieni di lacrime, come se fosse perfettamente sola.

-Sei stata magnifica-

Ancora nessuna reazione.

Leonard sbuffò. -Liz- disse -Sei una donna forte. Forse la più forte che io conosca. L'ho capito dal primo momento in cui ti ho vista, sai? Sei scappata da Ersal, hai vissuto a Pelsat ed hai ingannato chiunque ti cercasse-

Per la prima volta lei parlò, interrompendolo. -”Abbiamo” ingannato chiunque mi cercasse-

Leonard ridacchiò: -Già, hai ragione. Non so cosa tu abbia fatto in questi quattro anni, ma conosco le leggi delle corti. Non ti sei piegata alla volontà di tuo padre: non hai sposato nessun Diamante, o sbaglio?-

Liz ricordò con una punta di imbarazzo il piacere provato nel vedere il promesso sposo esalare l'ultimo respiro. L'aveva ucciso lei stessa, e con soddisfazione. O quasi. -Ammesso che non sia necrofila, non ancora- e rise.

-Sei stata forte nel prendere quella spada e scendere in battaglia. Sei stata forte come le donne di Pelsat, come zia Madge. E se te lo dico non è per adularti, ma perché so che sarai forte ancora, anche ora che tuo padre non c'è più-. Si chiese se, in qualche modo, quell'uomo avesse amato sua figlia, il “solo, stupido, semplice motivo” che Leonard aveva per risparmiargli la vita.

Elizabeth lo guardò. -L'hai ucciso tu?-

Leonard sostenne il suo sguardo. -No, Liz, ti giuro su ciò che ho di più caro-

La ragazza si avvicinò e si rifugiò tra le sue braccia.

Il silenzio del labirinto a far da sottofondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

-Signori- annunciò dall'alto del palco in legno ai cittadini riuniti -a poche settimane dalla battaglia di Ersal siete stati chiamati ad eleggere la vostra nuova guida. Questa stessa ha un annuncio da fare- si scostò per far passare Leonard.

Leonard sospirò: aveva passato molto tempo a pensare al modo perfetto per fare quell'annuncio, ed anche ora che il gran giorno era arrivato, non era ancora in grado di trovare un discorso che gli piacesse abbastanza.

-Salve a tutti- disse in modo impacciato. Elizabeth sorrise: da semplice Legno a Guida del popolo e ancora non era capace di fare un discorso come si deve. -La vera storia del Grande Ordinatore è nota ormai a tutti, no? So che molti saranno rimasti colpiti per questo; io stesso non volevo credere ai dubbi che assillavano chi credeva fosse una fandonia- guardò Liz -Ebbene, oggi ho deciso che non ci sarà, né ora né mai più, un Grande Ordinatore, un sistema in grado di classificarci. “Homo faber fortunae suae” citò. La folla esplose in grida di giubilo.

Alzò una mano per placare gli applausi. -Ho un altro paio di cose da dire. La prima è che mi avete reso grato ed orgoglioso eleggendomi Guida, ma da sempre amo il mio mestiere, ho amato essere un Legno (ma rimanga tra noi, da bambino volevo essere un Ferro) ed amo la mia vita. Continuerò a vivere ad Ersal, ma penso farei cosa migliore per la città tornando al mio lavoro e condividendo le difficoltà del compito di Guida con altre persone. Con ognuno di voi. I vostri consigli saranno più che ben accetti-

Una piccola voce tra la folla disse: -So quello l'ultima cosa che devi dire quindi, ti prego, fallo, Maestro-

Leonard guardò il bambino che aveva parlato e riconobbe Matt, uno dei suoi ultimi apprendisti e gli strizzò l'occhio. Scese tra la folla e si fece largo verso Elizabeth. -Più che un annuncio la mia è una domanda- arrivò a pochi passi da lei. -Liz, mi vuoi sposare?-

Elizabeth si aprì in un grande sorriso. -Sì- disse piano, come fosse un segreto tra loro.

La folla applaudì. Agatha si asciugò una lacrima, e la piccola Talia, in braccio a Madge, batté le piccole manine. La maggior parte di quelle persone era gente sconosciuta, alcune, viste per la prima volta in quell'occasione, non si sarebbero mai più ripresentate nelle loro vite e presto sarebbero andate a casa. E così fecero, lasciando Elizabeth e Leonard lì, in piazza, alla fine della riunione, ma all'inizio della loro nuova vita.

 

 

 

Il mio piccolo angolino felice:

Fineeee.

Sì, lo so, il titolo non è tanto azzeccato per un finale, ma okay.

Nota per voi: le parole che dice Madge “è anche la sua rivoluzione” riprende (i lettori più attenti se ne saranno accorti <----- ehhh come no!) le parole che sempre lei dice qualche capitolo dietro. A sua volta io le ho prese da Emma Goldman e così via (?)

Beh, che dire? Questa storia le ha viste davvero di tutte, i personaggi stavano per essere abbandonati al loro destino, ma alla fine siamo arrivati all'ultimo capitolo.

Pensavo che sarebbe carino fare spin-off o un sequel, ma non ne sono certa. Dipende anche dal favore che incontrerà la storia, quindi ditemi voi.

Personalmente, mi dispiacerà lasciare così i nostri eroi.

P.S.: è un evento storico: la prima volta che termino qualcosa.

Spero la storia vi sia piaciuta.

A me, tutto sommato, direi un buon 55%,

Sally

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