Il gioco della paura

di EleRigoletto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dove siamo finiti? ***
Capitolo 2: *** L'inquietante porta della Sfortuna ***



Capitolo 1
*** Dove siamo finiti? ***


Questa è una storia un po' strana, diciamo che vi farà crede all'impensabile e vi trasporterà in un nuovo mondo.
Se siete abbastanza coraggiosi da continuare a leggere, allora rimarrete incantati da tutto ciò che i personaggi dovranno affrontare.
Ora basta, vi ho già detto fin troppo e dunque vi auguro una buona lettura!
 
Summer, la nostra protagonista di sedici anni, una ragazzina tanto dolce e tenace,  in una serata d'estate in cui i suoi genitori erano via, decise di invitare i due suoi migliori amici, Rose e David, a passare la notte da lei. Dopo aver finito di guardare un film, i due amici si guardarono sbuffando.
"Cosa facciamo ora?" Chiese il ragazzo, scocciato dal caldo e dal silenzio di quel momento.
"Non lo so, ma di vedere un altro film sugli zombie non ne ho per niente voglia!" contestò la ragazzina.
Summer si alzò in piedi e sorrise fiera dell'idea che le era appena venuta in mente.
Si assentò un minuto per andare nella sua camera e ritornò con in mano una scatola, un gioco da tavolo impolverato e consumato.
La copertina era sbiadita, di un color prugna antico con disegnati dei quadratini neri e con puntini oro.
"Che cos'è questo coso?"Disse David, indicando prontamente l'oggetto.
"E' un gioco da tavolo che ho comprato dalla mia vicina questo pomeriggio al mercatino dell'usato."
David si alzò e le andò incontro, incuriosito da quel gioco mai visto.
"Intendi la tua vicina pazza? Quella sola che blatera sempre assurdità?" Domandò.
"Aah. sì, quella vedova che vive dall'altro lato della strada!" Continuò Rose.
"Sì, è proprio lei.
 Va bene se ci giochiamo un po'?" Propose Summer.
Rose alzò un spraciglio e guardò i due suoi amici in modo seccato.
"Dobbiamo proprio? Cioè, non sappiamo nemmeno che gioco è ... sarà antico e vecchio di secoli!"
"Io gioco!" Si offrì David ignorando i lamenti appena fatti dalla sua amica, rivelandosi molto eccitato a provare nuove esperienze.
"Dai Rose!" Incominciò Summer, "gioca anche tu, vedrai che sarà divertente."
Rose, vedendo le facce dei suoi amici, si vide costretta ad accettare e si misero tutti e tre in cerchio sul tavolo della sala con davanti il gioco misterioso.
Summer aprì la scatola e prese il libretto delle regole.
"Basta che non succeda come in  Jumanjii! Santo cielo che brutto che sarebbe!" Scherzò il povero David, interrompendo l'azione dell'amica.
Summer e Rose si misero  a ridere.
"Se fosse così, allora troverei un modo per tirarmene fuori." Dichiarò quest'ultima.
Summer non disse nulla e iniziò a sfogliare il libretto in cerca delle regole del gioco.
Una volta trovate le spiegò ad alta voce: "Si tirano i dadi e le pedine devono andare avanti quanti numeri ha fatto il dado.
Ogni 3 caselle c'è una porta diversa in cui il giocatore può trovare fortuna o sfortuna."
Rose interruppe Summer.
"Come? Cosa significa?"
Summer non rispose e guardò gli altri.
David  le sorrise e si tirò ben sù. "Benissimo, ora tiriamo i dadi!"
Prima che il ragazzo potesse prenderli, Summer glieli strappò dalle mani e lo zittì con lo sguardo senza nemmeno dover parlare.
"Aspettate un attimo!" Disse, ritrovandosi sul pavimento un bigliettino piegato perfettamente in due parti.
Lo raccolse e lo aprì.
Guardò ancora i suoi amici, questa volta  confusa.
"Qui dice che prima di iniziare dobbiamo fare un giuramento, citando questa frase." La indicò e la fece vedere ai due.
C'era scritto: "Il gioco durerà fino alla fine."
David aggrottò le sopracciglia.
"Ma come, non ci si può arrendere?"
Naturalmente la sua domanda era retorica.
I tre ragazzi fecero i seri e si presero per mano ripetendo quella strana frase.
David supplicò le ragazze di iniziare lui a tirare i dadi e così glielo lasciarono fare.
All'improvviso successe qualcosa di insolito e pazzesco.
Dalla finestra entrò una forte folata di vento che avvolse Summer ed i suoi amici; sembrava di stare all'interno di un tornado e mentre i tre ragazzi cercavano, in vano, di appigliarsi a qualcosa che li tenesse saldamente, Summer si osservò le mai e vide se stessa rimpicciolire gradualmente.
Erano soli e spaventati, erano dentro al gioco.
Summer si ritrovò in una stanza vuota, cubica e di un verde pastello, isolata e senza finestre, quasi come se assomigliasse ad una di contenimento per i pazzi che si trovano al manicomio.
A Summer mancò il respiro per un attimo e si guardò in tondo finchè non fu palese che non c'erano vie d'uscita.
Pochi secondi dopo essersi calmata,  vide cadere improvvisamente un dado rosso enorme  che continuò a girare per un po', fino a fermarsi lentamente proprio a pochi centimetri da lei.
Si scostò  subito dallo spavento, allontanandosi più che potè da quell'oggetto che una volta poteva essere contenuto in una mano, mentre ora lo si poteva benissimo scavalcare.
Sopra al dado si trovava  un numero uscito da esso che comparve  intermittente sulla parete:  il 4.
Prima ancora che la protagonista potesse realizzare il reale significato di quel numero, la parete davanti a lei cadde per esattamente quattro volte.
Invece Rose, più spaventata che mai, era dentro ad una stanza verde, uguale a quella in cui si trovava Summer.
Non vedendo più i suoi amici si era messa a piangere, maledicendo mentalmente David  per aver tirato in ballo Jumanjii, ed ora sembravano essere nella stessa situazione di quei poveri disgraziati del film.
Come successe anche con Summer, il dado gigante cadde davanti a lei ed uscì il numero sei ; così per sei volte le pareti crollarono davanti a sè ed arrivò ad una porta enorme di color marrone e con il pomello dorato.
Un  po' intimorita, Rose decise di aprirla, sperando di aver trovato l'uscita per raggiungere i suoi amici.
Appena aprì piano la porta  iniziò a notare che sul pavimento  stava scorrendo l'acqua,  già impaurita da prima si allarmò dato il suo terrore per gli allagamenti; convita sempre di più che si trattasse di qualcosa di futile aprì la porta del tutto e fu trasportata nell'acqua e travolta in pieno da uno Tsunami, per poi finire annegata.
Finì in un vortice che la fece girare ripetutamente, ed intanto pianse come non aveva mai fatto, gridando aiuto ai suoi amici sperando che potessero sentirla.
Purtroppo, però, non arrivò nessuno a soccorrerla e fu abbandonata al triste destino imposto dalle regole del gioco e morì.
Nessun giocatore poteva entrare in contatto con l'altro, a meno che non ci fosse una porta che lo potesse concedere.
Per il resto, i giocatori dovevano fare tutto quanto imposto dalle regole  autonomamente.
Come detto in precedenza, durante il gioco si può arrivare a dover aprire determinate porte che possono essere definite della "fortuna" o della "sfortuna"; per ognuna delle due categorie c'è un massimo ed un minimo.
Il massimo della fortuna è il dono di poter aiutare un amico, il minimo è di essere in vantaggio di tre caselle.
Per quanto riguarda la sfortuna, invece, il massimo è affrontare la paura ed in caso di fallimento si può arrivare  pure a  morire.
Al contrario, il minimo è di saltare un turno.
Appena venne dichiarato l'ultimo anelito di vita della ragazza, la porta si richiuse e scomparve quasi non fosse mai stata lì e ritornando ad essere una casella normale.


Angolo autrice: Heey gente, se vi è piaciuto l'inizio di questa Fiction vi invito a recensire per eventuali miglioramenti o consigli e, naturalmente, ad aggiungere la storia alle Seguite/Preferite/Ricordate.
Al prossimo capitolo!

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** L'inquietante porta della Sfortuna ***





David, che tirò il dado per primo, trovandosi nella stessa identica stanza verde, vide anche lui cadere il dado gigante ai suoi piedi.
Per un attimo si dovette stropicciare gli occhi ripetute volte prima di capire che non era affatto un sogno.  

Ora, dopo essersi chiesto cosa fare, dato che si era trovato in un'altra stanza in cui nulla era cambiato, David vide cadere ancora il dado.
Il suo cuore si strinse per un indefinito numero di secondi, per poi farsi forza e alzare lo sguardo, notando il numeretto che era saltato fuori:
Il tre con  la porta della "Sfortuna".
David si sentiva confuso, ignaro di ciò che poteva succedere in quel determinato momento, ed era solo mentre le sue amiche erano chissà dove a subire le stesse cose che stava patendo lui.
In un attimo comparve una porta nera, di un legno indefinito, con il pomello bianco.
Era veramente racapricciate e David fu tentato di scappare, ma quando si voltò per cercare un'uscita e vide che non aveva via di scampo, seppure titubante e spaventato, aprì piano piano la porta.

Summer, ritrovandosi ancora una volta quel maledetto dado gigante a pochi centri da lei, dopo aver visto il numeretto, questa volta comparve una porta diversa;  non nera come quella di David, non di legno normale come l'aveva vista fino ad ora, ma pitturata di una vernice dorata, con il pomello in tinta.
Subito non riuscì a comprendere cosa ci potesse essere dentro, aveva persino paura ad aprirla, ma dato che non aveva altra scelta si fece coraggio ed aprì quella porta.
Appena entrò vide delle altre pareti crollare una dopo l'altra, creando un varco, una scia che, Summer lo sapeva,  doveva seguire.
Si animò di un pò di coraggio e seguì quella via creata apposta per lei e dopo pochi secondi al buio, si ritrovò a dover percorrere uno scivolo che portò in una stanza immensamente bianca, quasi insopportabile alla vista.


In quell'istante il cuore di David scoppiò; era imbarazzato a provare quell'angoscia mista a terrore e a stupore, ma non poteva evitare che le sue gambe tremassero in continuazione.
Quando la porta si aprì del tutto, una luce accecante di un bianco intenso attraversò David, rendendolo per qualche minuto incapace di vedere cosa stesse succedendo.
Si ritrovò in una stanza trasparente, cubica e di dimensioni perfette.
Appena la porta si chiuse dietro di sè, si azionò un ventilatore nel soffitto che iniziò a far cadere del liquido trasparente bianco.
Subito il ragazzo pensò si trattasse di acqua colorata, ma ben presto si rese conto che quello che stava piovendo addosso a lui era condeggina e si stava riempiendo nella stanza ad una velocità tale da non lasciar più il tempo a David di pensare.
Cercò in vano di aprire la porta, o addirittura di spaccare il vetro della stanza di cui era diventato prigioniero, ma furono tutte azioni inutili.
Era terrorizzato dalla candeggina, fin da piccolo, da quando aveva visto uno strano film su uno psicopatico che rinchiudeva un uomo in un posto e lo annegava con la verechina ; ed ora stava succedendo proprio a lui!
David continuò a spingere la porta, ma il liquido faceva da barriera e non gli permetteva di aprirla.
Il livello aumentava a dismisura, arrivando fin sopra ai capelli del ragazzo, costringendolo ad andare in punta di piedi per non annegare in quel "lago".
David era intimorito.
Chiuse gli occhi sperando e desiderando con tutto il suo cuore che si trattasse di un incubo, ma quando li riaprì, aveva ancora il collo che lottava per non incontrare quel liquido denso e letale.
Improvvisamente la sua mente gli proiettò un'immagine dopo l'altra di quel vecchio film da cui era rimasto schockato.
Dovette saltare per aggrapparsi ad un appiglio poco sotto il soffitto.
Ora che ci pensava, era meglio se non avesse tirato quei dadi e sarebbe stato molto meglio se non avessero aperto quello stupido gioco che magicamente li aveva catapultati dentro a quella dimensione.

Summer, che era capitata lì giusto in tempo, vide il suo amico che stava letteralmente attaccato ad un appendino, preso a boccheggiare come un pesce fuor d'acqua.
Presa dall'adrenalina del momento, cercò un'entrata dentro a quel cubo di vetro.
Era appena atterrata sopra un cubo di vetro trasparente, sotto cui si trovava il suo migliore amico intrappolato ed in pericolo.
Si gurdò un po' in giro e notò proprio David che cercava di non annegare in quel liquido bianco e dato che si trovava proprio sul soffitto, trovò una botola e cercò di aprirla, ma era sigillata, così svuotò la  borsa che si era trascinata dietro e trovò una forbice che usò per fare leva sull'apertura e funzionò.
Fortunatamente fu dalla parte opposta degli spruzzini e vicino a David.
Si sporse in avanti e arrivò a toccare l'uncino che la mano dell'amico stringeva e la spostò per poi riprenderla subito, tirando il corpo con tutta la forza che aveva.
David in quell'istante, dopo che la candeggina lo raggiunse, stava per dire addio al mondo piangendo e maledicendo tutto, fino a quando non si sentì trascinare via.
Appena fu richiusa la botola e David fu in salvo, alzò lo sguardo e vide la faccia del suo salvatore: Summer.
"Hey Dave, piaciuto il bagnetto?" Cercò di scherzare lei, dopo aver ripreso fiato, per sdrammatizzare.
Peccato che David non apprezzò per niente il tentativo dell'amica.
"Vuoi scherzare?! Stavo per morire in un fottutissimo bagno di candeggina!"
Con un angolo della maglietta si asciugò velocemente le lacrime che gli erano scese e strizzò gli occhi.
Poco dopo riprese: " Comunque, tu come diavolo facevi a sapere dove mi trovavo?"
Summer fece spallucce. 
"Non ne ho idea, so solo che le pareti sono crollate davanti a me e, avanzando, sono finita proprio qui e l'unica cosa che sapevo di dover fare era raggiungerti e portarti in salvo." 
Ci fu un breve silenzio.
"Grazie." Disse lui, per poi subito dopo stringerla a sè.
David era tutto bagnato, ma a Summer non importò perchè era felice di vedere il suo amico sano e salvo.
Quando si lasciarono, scesero giù scivolando per le pareti lisce e neppure tanto alte.
Si guardarono e sorrisero, contenti di essersi trovati e pronti a rimettersi in viaggio per cercare anche Rose ed andarsene da quella strana dimensione.
David avanzò per uscire da quel luogo che gli metteva i brividi, ma prima che potessero veramente andarsene, quando si girò, Summer era sparita. 
David la chiamò ripetute volte, ma la stanza non presentava nessun luogo dove potersi nascondere e così rinunciò a chiamarla.
'Ci riasiamo ... maledetto gioco!' Pensò, per poi restare qualche minuto in più a vedere la gabbia trasparente svuotarsi di tutto il liquido e sparire, lasciando la stanza con solo David dentro.
Realizzò solo in quel momento che poteva anche rischiare di morire, così ringraziò mentalmente tutti per trovarsi ancora qui, seppure dentro ad un gioco maledetto.
"Certo che in questo posto scompaiono tutti!" Bofinchiò stremato, per poi abbandonare quel luogo che, sapeva benissimo, sarebbe sparito appena avrebbe messo il piede fuori.


Angolo Autrice: Ciao ragazzi, scusate il ritardo ma per la realizzazione del capitolo c'è voluto un pò.
Spero che questa storia vi piaccia e ringrazio le persone che hanno commentato dando anche dei buon consigli che, lo spero tanto, ho cercato di mettere in atto.
Per chiarire ogni dubbio, questa F.F è realizzata da due persone ed una di queste crea anche le copertine.
Ringrazio ancora tutti per la visita!

Ele.

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