Teach me

di MargaretMadison
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** TEACH ME - The Agreement ***
Capitolo 2: *** TEACH ME - First lesson ***
Capitolo 3: *** TEACH ME - Second lesson ***
Capitolo 4: *** TEACH ME - The Storm ***
Capitolo 5: *** TEACH ME- Third Lesson ***
Capitolo 6: *** TEACH ME - Fourth Lesson ***
Capitolo 7: *** TEACH ME - Fith Lesson / Epilogo ***



Capitolo 1
*** TEACH ME - The Agreement ***


TEACH ME - The Agreement
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Candice sbuffò rumorosamente per l'ennesima volta arrotolando tra le dita una ciocca castana, con fare svogliato.
Esaminò attentamente le punte, constatando che era finalmente giunta l'ora di tagliare le doppie punte prima dell'inizio della scuola.
Era agosto e il sole picchiava nel cielo rischiando di farla sciogliere sul divano. Aveva spalancato le finestre e acceso il ventilatore ma niente, il caldo rimaneva opprimente per lei.
Erano gli ultimi giorni di vacanza prima di iniziare l'ultimo anno di liceo, aveva voglia di uscire, divertirsi e godersi i rimanenti giorni di libertà invece aveva optato per una maratona di F.R.I.E.N.D.S. con il suo migliore amico, Ashton.
Che poi in fin dei conti non poteva nemmeno lamentarsi perché Ash le aveva portato il gelato facendole tornare il sorriso.
Si erano conosciuti da piccoli all'asilo e, da quel momento, non si erano mai staccati. Nel tempo la loro amicizia si solidificò, tant'è che Candice poteva considerare Ashton un secondo fratello.
Era strano vederli assieme, poi.
Ashton era un casinista, il tipico ragazzo seduto in fondo alla classe a ridere e progettare la festa di sabato sera mentre Candice era più tranquilla, studiosa e troppo spaventata delle conseguenze che non aveva mai fatto nulla di spericolato nei sui quasi diciannove anni di vita.
«Che palle» sbottò infastidita facendo voltare l'amico che la guardò interrogativo «Stavo... Stavo pensando»
«Sei sicura di stare bene? Forse è il caldo che ti fa quest'effetto. É meglio che ti stendi» la schernì lui, fingendosi seriamente preoccupato.
«Idiota, sono seria» ribadì dandogli uno schiaffo sul bicipite muscoloso.
Che di Ashton, poi, si potevano dire tantissime cose ma non che non fosse attraente.
I riccioli castani gli ricadevano sulla fronte alta coprendogli gli occhi chiari, tendenti al verde I lineamenti del viso non erano eccessivamente marcati e si poteva notare un filo di barba lungo le mascelle e sul mento.
Peccato che è un idiota, pensò.
«A che pensavi?»
«Al fatto che, accidenti, è il mio ultimo anno di liceo e mi sento una fallita. Insomma, so citarti le opere di Shakespeare in ordine cronologico, spiegarti la teoria della reminiscenza di Platone o farti un problema di fisica seduta stante ma oltre alla scuola... Non ho niente.»
Ashton la guardò di traverso cercando di comprendere il messaggio dell'amica.
Se lei era una fallita lui che cos'era? Aveva vent'anni, nessun diploma appeso al muro 'che aveva lasciato il liceo e un lavoro part time da HMV, il negozio di CD in centro.
«Che vuoi dire?»
«Che non ho mai rischiato, non ho mai baciato uno sconosciuto, non ho mai fatto sesso, mai assaggiato dell'alcool se non al matrimonio di mio cugino e tantomeno non ho mai mentito ai miei. Insomma, è il mio ultimo anno da liceale e da adolescente, voglio fare qualcosa di memorabile, dannazione!»
«E in questo memorabile c'entra per caso Calum Hood?»
Candice nascose il viso tra le mani immaginando le sue gote toccare tutte le gradazioni di rosso.
‘Che Calum Hood era il ragazzo di cui era innamorata da anni e non era mai riuscita a parlare con lui eccetto quella volta in seconda superiore dove le chiese l’ora.
«Beh, sì» ammise «Insomma, mi piace dal primo anno del liceo, vorrei almeno riuscire a parlare con lui senza diventare una balbuziente, capisci?»
«Inizia ad imparare l’arte del sedurre un ragazzo e poi striscerà da te» rispose Ashton svogliato, riportando l’attenzione sulla TV, che a lui quel Calum non gli era mai piaciuto. Non che lo conoscesse di persona, solo che non lo ispirava e non ci teneva a conoscerlo.
«Prova a cercare dei tutorial su internet o chiedi a tuo fratello Michael per eventuali suggerimenti» continuò con poco entusiasmo nella voce.
S’immaginò Candice a flirtare con un ragazzo e si morse l’interno della guancia per non ridere al suo pensiero.
Non che Candice fosse brutta, per carità, era una ragazza bellissima, solo che era talmente imbranata e goffa nei movimenti che non proprio non ce la vedeva a sedurre un ragazzo.
Dal canto suo, la ragazza era rimasta immobile ad osservare il profilo perfetto di Ashton mentre nella sua testa iniziò a ronzare un’idea e subito si morse i labbro per reprimere un sorriso lascivo.
«Perché mi guardi così? Mi stai spaventando» parlò Ashton quando si accorse di essere osservato in quella maniera. Non l’aveva mai vista sorridere in quel modo e di sicuro non si prospettava nulla di buono.
«Aiutami tu» sbottò Candice «Spiegami le regole basilari per farmi notare da un ragazzo, insegnami a flirtare, ad essere più sicura di me, a come sedurlo. Insomma… insegnami ad essere una donna»





MY LITTLE TALK
Guess who's back (back to stay) Margaret's back, tell a friend!
Inizio col scusarmi per essere sparita ma all'estero/montagna non avevo tempo da dedicare  a EFP ma ora sono tornata con una nuova Fan Fiction tutta per voi, felici?
*passa una balla di fieno*
In settimana cercherò di aggionrare anche No sounds without silence che mi manca troppo!
fatemi sapere se la storia ve gusta o se fa schifo come le altre,
bacissimi
Megghy
P.s. grazie mille a @horjzon per il banner!

 

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Capitolo 2
*** TEACH ME - First lesson ***


TEACH ME – First lesson
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ashton rimase interdetto qualche secondo mentre il suo cervello rielaborava le parole che Candice aveva pronunciato. Davvero doveva insegnarle come sedurre i ragazzi? No. Niente da fare.
Per lui Candice era come la sua sorellina, Lauren, non si sarebbe mai permesso di far scoprire a una delle due i piaceri della carne.
«Non se ne parla» disse serio Ashton tornando al telefilm, sperando di aver chiuso la conversazione mentre Candice, sbuffando, si alzò dal divano per sedersi sul tavolino da caffè ed incontrare di nuovo lo sguardo dell’amico.
«Ti prego, Ash» disse unendo le mani a mo’ di preghiera «Non posso chiedere a Michael queste cose, mi ucciderebbe!»
«Non ti aiuterò in questa folle impresa, scopri la tua sensualità da sola. Mi taglio fuori da questa missione»
«Ma tu sei la persona adatta. Hai un sacco di esperienza in questo campo e sei la persona di cui mi fido di più al mondo. Non potrai mai farmi del male, capisci?»
Ashton ci pensò su, quel piano era folle, lo sapeva, ma un lato di lui preferiva che fosse lui stesso ad insegnarle tutto riguardo il suo corpo e il mondo maschile così da assicurarsi che non finisca nelle mani sbagliate di qualche approfittatore.
«E va bene, hai vinto» rispose sbuffando «ma sappi che sono libero di tirarmi indietro in qualsiasi momento»
Candice si fece sfuggire un urletto soddisfatto e si fiondò subito tra le braccia dell’amico.
«Grazie, Ash. Sei il migliore»
«E tu una ruffiana» rispose stringendola forte a sé come se fosse la sua ancora di salvezza.
Non poteva ancora immaginare il guaio nel quale si stava cacciando.
«A quando la prima lezione?»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Erano passati due giorni da quel pomeriggio ed Ashton aveva dormito poco, troppo pieno di dubbi e incertezze che non gli permisero di chiudere occhi la sera.
Non era convinto, qualcosa gli suggeriva di scappare e rifiutare quell'offerta malsana.
Che poi Candice era bella proprio perché emanava dolcezza ed innocenza da ogni poro e, per di più, molti ragazzi trovavano la sua goffaggine sexy. Ad esempio Ed, il suo collega in negozio che, tutte le volte che la vedeva entrare, cercava di provarci spudoratamente con la giovane senza mai riuscirci. E lui non era l'unico a pensarla così, perché Ash si accorgeva di come i ragazzi squadravano Candice e la cosa non gli piaceva. Figuriamoci come sarebbe diventata la situazione una volta imparato alcuni trucchi nel rimorchiare i ragazzi. Scacciò via quel pensieri per non preoccuparsi.
E, se la sua preoccupazione non era abbastanza, Ashton era anche spaventato.
Aveva paura di vederla con occhi diversi, di accorgersi di particolari che prima aveva sorvolato, di rovinare quell'amicizia che per lui significava moltissimo.
Aveva paura di togliere quel senso di purezza che sprigionava, di fare qualcosa di troppo, di spaventarla o ferirla in qualche modo.
Non era affatto pronto.
Osservò un'ultima volta l'orologio prima di alzarsi dal letto.
Erano le undici della mattina e doveva pranzare con Candice prima di andare in negozio da Ed.
Una volta in piedi andò in bagno, si fece una doccia e infine si vestì: jeans strappati sulle ginocchia, maglia degli AC/DC e una bandana rossa in testa.
Si passò una mano tra i riccioli disordinati e lanciò un ultimo sguardo allo specchio.
Per tutto il tragitto da casa sua a quella di Candice, continuò a pensare al piano deciso ad uscirne fuori prima che sia troppo tardi.
Camminava a passo lento, la testa bassa e i Led Zeppelin nelle orecchie per iniziare bene la giornata.
Non ci mise molto a raggiungere casa Clifford che distava giusto una decina di minuti, il tempo per ascoltare tre canzoni.
Sospirò più volte, indeciso se bussare o suonare il campanello.
Ma da quando poi si faceva certi problemi?
Sospirò, di nuovo, e si passò una mano tra i capelli prima di suonare il campanello.
Sentì la voce di Candice urlare un “Sto arrivando” e i suoi passi farsi sempre più vicini e, infine, la figura slanciata della ragazza si presentò davanti ai suoi occhi.
Aveva il volto struccato, i capelli raccolti in uno chignon alto e disordinato, scoprendo il viso dai lineamenti delicati. A coprire il corpo magro era una maglietta del fratello che rasentava le ginocchia.
Fece una smorfia, perché finché era lui ad essere accolto in quel modo andava bene, ma cosa sarebbe successo se non fosse stato lui ad attenderla dietro la porta?
«Fammi entrare e mettiti una tuta»
«’Giorno anche a te» lo salutò scostandosi di lato per farlo entrare in casa.
Dal canto suo, Ashton si sedette sul divano senza fare troppi complimenti che era un habitué di quella casa che orami non faceva più tanti complimenti, servendosi da solo.
«Candy, ci ho ripensato» disse guardandola chiudere la porta e avvicinarsi a lui «E davvero, è più forte di me io non… non ci riesco»
Candice sbuffò, incrociando le braccia al petto facendo ingrossare il seno già prosperoso. Sapeva che così facendo passava per la bambina ma se voleva raggiungere il suo obbiettivo doveva usare l’astuzia e giocare bene le sue carte.
Si sedette sul divano, poco lontano da lui e lo scrutava offesa.
«Ancora? Pensavo avessimo già deciso che oggi sarebbe stata la prima lezione!» disse imbronciata.
Ashton la guardò e non poté non trovarla adorabile perché sembrava una bambina di cinque anni in un corpo da donna dalle forme fin troppo perfette che deliziavano le fantasie di molti ragazzi.
«Possiamo fissare delle regole» propose sospirando, perché non riusciva proprio a vederla infelice.
«Regole? Che tipo?» chiese curiosa.
«Le lezioni saranno cinque. Tu sceglierai l’argomento e mi dirai fino a che punto spingerci, io smetterò qualsiasi cosa stia facendo quando ti sentirai a disagio. Solo… Solo non farmene pentire, ok?»
«Oh Ashy, tranquillo. Farò tutto ciò che mi hai detto e appena mi sentirò scomoda e a disagio te lo dirò subito anche se con te non mi vergogno di niente»
Ashton annuì e le sorrise, strizzandole un occhiolino. Non era ancora del tutto convinto ma la storia delle regole era riuscito a tranquillizzarlo parecchio.
«Da dove partiamo?»
Candice si passò la mano sul braccio e sorrise imbarazzata «Proprio dagli inizi, stai parlando con la persona più inesperta del mondo»
«Spiegami come ci provi con un ragazzo» buttò lì Ash, mettendosi più comodo.
«C-cosa?»
«Hai capito bene. Come fai a farti notare da un ragazzo? Che messaggi hai mandato a Calum per fare in modo che si accorgesse di te?»
«Non ho mai fatto niente, probabilmente nemmeno sa che io esisto» confessò imbarazzata e, dopo aver visto la faccia scioccata di Ash, nascose il viso alzando il colletto della maglia fin sopra ai capelli.
«Sei proprio un disastro, Candy» la schernì ridacchiando.
La castana sbuffò, fingendosi offesa, prima di tornare seduta composta per ascoltare i suggerimenti di Ashton.
«E la tua tecnica sarebbe? Fare la ragazza-fantasma?»
«Sì, ma da quanto puoi capire non ha mai funzionato altrimenti non sarei qui» rispose sulla difensiva.
«Penso che dovresti mettere in mostra ciò che hai. Insomma, sei oggettivamente una bella ragazza, hai un bel seno e sei anche simpatica. Hai un sacco di potenziale ma dobbiamo lavorare parecchio se vuoi conquistare Calum»
Candice annuì, pronta a prendere appunti mentali e sfruttare al massimo le conoscenze dell’amico.
«Uhm… Facciamo una prova, che dici? Alziamoci in piedi e fingi che io sia Calum» Candice si alzò assieme ad Ashton e si misero uno di fronte all’altro. La figura di lui la sovrastava di parecchi centimetri il che la fece sorridere perché Ashton non era eccessivamente alto ma paragonato a lei sembrava quasi un gigante.
«Allora, immagina che sei a scuola e che Calum ti sta parlando per la prima volta» la voce di Ashton era bassa, parlava in maniera lenta, scandendo bene le parole.
Candice chiuse gli occhi, immaginando i tratti marcati del viso di Calum, il taglio dei suoi occhi scuri, le labbra carnose, la pelle color caramello e i capelli neri.
«Hai fatto?» chiese e Candice annuì, gli occhi ancora chiusi.
«Perfetto adesso apri gli occhi e segui le mi istruzioni» la ragazza ubbidì ancora una volta e sussultò nel vedere Ash così vicina a lei «Quando sarete vicini a parlare, devi mostrarti interessata a ciò che dice. Prova magari a sorridergli e annuire di tanto in tanto, sposta lo sguardo sulle sue labbra e lecca le tue con fare innocente, adoro quando lo fai»
Candice arrossì, da piccola aveva preso il brutto vizio di passare la lingua sulle sua labbra nei momenti di imbarazzo o tensione ma mai avrebbe immaginato che quel gesto piacesse all'amico.
«Oppure morditi il labbro inferiore, insomma, fai in modo che anche lui porti la sua attenzione sulle tue labbra» mentre Ashton parlava, Candice faceva ciò che le era stato detto facendolo sorridere, lei era sempre stata un'ottima alunna.
«Inclina la testa di lato, mostra il tuo collo e accarezzalo. Fai in modo che la mente di Calum viaggi con la fantasia, fagli intendere che sei lì per lui, esibisci i punti dove vorresti che ti baciasse ma ricorda: cerca di sembrare il più naturale possibile. Così si chiederà se ci stai provando o meno e allora inizierà la caccia»
Candice sorrise e cercò una conferma nello sguardo di Ash.
Si sentiva ridicola, pensava quasi che la stesse prendendo in giro perché quell'atteggiamento non la aveva sembrare sexy, bensì goffa.
«Stai andando benissimo, piccola» la rassicurò «Solo, sciogliti un po', se sei così tesa con me figuriamoci con Calum, avanti, sdraiati sul divano.»
Candice lo guardò interrogativa prima di stendersi pigramente sul divano a pancia in giù.
Sentì Ashton muoversi e le molle del divano abbassarsi sotto il propri peso. Si posizionò sopra di lei, le puntellandosi sui gomiti, le ginocchia vicino ai fianchi i lei, sovrastandola con la sua figura.
«Ashton, ma che dia-»
«Shhh» l’ammutolì «Pensa a rilassarti»
Candice aprì di nuovo la bocca per parlare quando sentì le grandi mani di Ashton massaggiarle le spalle. E allora le sue proteste si trasformarono in un sospiro che fece sorridere il ragazzo.
La toccava dolcemente, come se fosse una reliquia e avesse paura di romperla.
I muscoli di Candice si rilassarono e spostò la testa di lato scoprendo il collo, proprio come aveva fatto prima durante la spiegazione di Ashton.
Erano molto più vicini di quanto lo fossero mai stati e sentì un calore nel basso ventre divampare, coinvolgendo ogni cellula del proprio corpo a reagire a quel trattamento mai ricevuto prima. Erano migliori amici, sì, ma non erano soliti a scambiarsi effusioni e ognuno rispettava lo spazio dell’altro, eccetto in casi rari.
Non appena vide la pelle nivea del suo collo, Ashton l’accarezzò col naso, facendola fremere non appena Candice sentì il suo respiro caldo e riccioli solleticarle le clavicole.
Iniziò a lasciarle una scia di baci fino a raggiungere la mascella, punto che la fece sospirare più profondamente. Ashton sorrise – e Candice lo sentì – soffermandosi a baciarle quel punto.
Sotto di lui, Candice strinse le cosce in un gesto involontario ‘che quelle emozioni erano nuove per lei e doveva imparare a gestirle.
«A-Ash...» lo chiamò, completamente in ecstasy, rapita dalle labbra e dalle mani dell’amico.
«Vuoi che smetta?» chiese lasciandole un ultimo bacio.
No, se fosse stato per lei sarebbe rimasta per sempre così ma la parte lucida di lei le suggeriva di fermarsi.
«Uhm sì, per favore. Penso di essermi rilassata abbastanza» ammise cercando di ricomporsi quando Ashton si alzò da lei, lasciandola incompleta.
«Beh, per essere la prima lezione è andata bene, no?» chiese Ash incerto.
«Oh sì, certamente» balbettò Candice toccandosi involontariamente il collo, proprio nel punto in cui l’aveva baciata Ashton poco prima che la guardò ghignando.
«Stai provando a sedurmi mettendo in atto le mie mosse?»
Candice sembrò non capire all’inizio ma appena Ashton le indicò la mano capì subito.
«Non ci sto provando è solo che… Si, insomma, baci bene e mi è piaciuto. Mi ha aiutato a rilassarmi»
Ashton sorrise «La prossima volta allora passiamo ai baci, che dici?»













































 

MY LITTLE TALK
Hey there! come state? Ecco il primo vero e proprio capitolo della storia, cosa ne dite?
Inizio col ringraziare le 4 gioie che hanno recensito, le cinque principesse che hanno messo la storia tra le preferite, la cucciola che ricorda la storie e i cinque cuori che la seguono. E ovviamente grazie anche alle mie lettrici che il proplogo ha già superato le duecentononsoquante letture, vi amo, giuro *w*
Spero di essere sempre costante con gli agggiornamenti e se volete ho una nuova OS su Luke: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3239195
e nel weekend aggiornerò dopo mesi e mesi di assenza No sounds without silence: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3105743&i=1
bacissimi
Megghy

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Capitolo 3
*** TEACH ME - Second lesson ***


TEACH ME – Second lesson
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Candice avvampò all’improvviso.
Non aveva mai avuta una grande esperienza in fatto di ragazzi, ne avrà baciati sì e no tre al massimo: due volte al gioco della bottiglia e l’ultima quell’estate in un villaggio turistico, con un ragazzo che aveva promesso di scriverle ma che non lo fece.
«È meglio che vada adesso» disse Ashton, risvegliandola dal suo stato di trance. Avevano finito di mangiare la pizza e l’orologio segnava le 2.23pm.
«Di già?» chiese dispiaciuta, ‘che le sarebbe piaciuto passare un po’ di tempo con lui.
«Il dovere mia chiama, Ed ha detto che non coprirà più i miei ritardi»
Candice annuì comprensiva e lo accompagnò alla porta.
«Ti faccio sapere quando possiamo vederci per la prossima volta, va bene?» e mentre pronunciava quelle parole, Ashton le accarezzò una guancia.
«Va bene, grazie, Ash»
Le sorrise un’altra volta prima di lascarle un bacio sulla guancia e avviarsi verso il vialetto del giardino.
Dal canto suo Candice corse in bagno a sciacquarsi la faccia con l’acqua gelata.
Mai, prima d’ora, si era sentita avvampare sotto il tocco di Ashton. Era come se avesse messo la mano nella presa elettrica e ora il suo corpo era in balia della scarica.
Si passò una man sul collo e buttò la testa all’indietro, mordendosi il labbro. Non aveva dubbi, Ashton era un gran baciatore, a differenza sua.
In quel momento le venne un’illuminazione: i baci.
Quello sarebbe stato il prossimo argomento della lezione.
Era certa che Ashton si sarebbe rifiutato di baciarla ma ormai aveva promesso di aiutarla e non poteva tirarsi indietro.
Sospirò, sedendosi sul brodo della vasca.
Se Ashton era riuscito a scombussolare i suoi ormoni solo con un massaggio, non voleva immaginare il mare di emozioni che avrebbe provato una volta averlo baciato.
Una cosa era certa, qualcosa in lei stava cambiando.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Arrivò al lavoro leggermente in ritardo perché alla fine si era fermato da Starbucks per fare colazione, che lui non sa iniziare una giornata senza una buona tazza di cappuccino.
«’Giorno, Ed» salutò Ashton entrando nel negozio.
Ed per tutta risposta alzò la mano in seno di saluto, senza staccare gli occhi dal PC.
Ashton ridacchiò, perché sapeva benissimo che Ed lo ignorava perché ancora una volta non era arrivato in orario. Raggiunse l’amico dietro la cassa e prese la sua targhetta con nome, attaccandola alla maglietta. Quella mattina il negozio era vuoto e quindi poteva rilassarsi un po’ e pensare a come impostare la prossima lezione con Candice. Prese una sedia libera e si posizionò vicino a Ed, allungando i piedi sulla scrivania.
«Sei in ritardo» gli fece notare sistemandosi gli occhiali neri dalla montatura spessa sul naso.
«Lo so, sono stato da Candice ‘sta mattina» rispose con gli occhi chiusi.
«Aww la tua anima gemella» lo schernì.
Ed, come molte altre persone, avevano sempre pensato che Ashton e Candice fossero una coppia e si divertiva a prendere in giro l’amico punzecchiandolo.
Ashton, questa volta, non rispose alla provocazione e un sorriso gli sfuggì sulle labbra.
Ed si girò puntando gli occhi azzurri sulla figura di Ashton «Perché non mi mandi a quel paese oggi? È successo qualcosa che non so, Ashy?»
«Vuoi davvero saperlo?» chiese Ashton aprendo un occhio solo.
«E me lo chiedi anche?»
Ashton iniziò a raccontare brevemente i pensieri di Candice e la sua inesperienza, di com’era riuscita ad incastrarlo e concluse con la prima lezione, spiegandogli quanto si fosse sentito appagato nel sentirla fremere sotto il suo tocco.
Ed ascoltava interessato, si passava di tanto in tanto la mano tra i capelli rossicci o sul braccio pieno di tatuaggi. In fondo, lui aveva sempre sospettato che tra i due ci fosse qualcosa ma quei due erano troppo cechi per accorgersene. L’unico modo per fargli aprire gli occhi era prendere in giro Ashton ma, a quanto sembrava, l’idea di Candice era riuscito a farlo svegliare.
«E lei? Come ti è sembrata?»
«Sta facendo tutto questo per il ragazzo che le piace» rispose atono Ashton, sentendo il sangue ribollirgli nelle vene.
«Non hai risposto alla mia domanda»
«Non ha importanza»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il giorno dopo, Ashton si svegliò di soprassalto sentendo il campanello di casa suonare. Si alzò dal letto masticando un’imprecazione e andò ad aprire la porta di casa con gli occhi ancora schiusi dal sonno.
«Torta di banane?» chiese Candice appena vide la figura di Ashton davanti a lei, mostrandogli la confezione che conteneva la fetta di torta.
Lo sguardo della ragazza navigò sul corpo dell’amico che, come pigiama, utilizzava solo i pantaloni di una vecchia tuta. Scostò subito lo sguardo imbarazzata, Ashton aveva un fisico da fare invidia ai commessi di Abercrombie ma non era decisamente il caso di fissargli il petto nudo.
Ashton si passò una mano tra i capelli scompigliati e Candice si morse il labbro, tentata di passare la mano tra i suoi ricci e sistemarglieli.
«Uhm, no grazie» rispose invitandola in casa.
Candice tirò un sospiro di sollievo e si accomodò «Meno male, mi avresti spezzato il cuore altrimenti. Ma ti ho portato una barretta di cioccolato, va bene lo stesso?»
«Lascia tutto in cucina e vieni su con me» disse Ashton in tono autoritario.
Candice annuì e seguì le istruzioni per raggiungerlo in camera sua.
«Mi spiace di averti svegliato» ammise imbarazzata, cercando di spostare lo sguardo dal corpo di lui.
Osservò la cameretta di Ashton, la stanza che aveva fatto da sfondo alla loro amicizia. Il letto giaceva in centro alla stanza, sulla sinistra c’era un armadio e affianco la scrivania. Era una camera semplicissima, con pochi mobili e tanti vestiti per terra ma Candice la trovava bella lo stesso.
«Tranquilla, dovevo svegliarmi comunque prima o poi» disse sfregandosi le mani «pronta a iniziare la seconda lezione?»
Candice rimase interdetta qualche secondo prima di rielaborare la frase. Si aspettava di fare colazione assieme, chiacchierare un pochino e iniziare la lezione per le 11 a.m. poco prima di pranzare fuori.
«Certo» balbettò insicura «Da cosa iniziamo?»
«Beh, abbiamo fatto come si flirta con un ragazzo, ora direi che possiamo passare ai baci. Che dici?» chiese incerto Ashton.
Candice annuì poco sicura. Era stata lei ad iniziare questo gioco, doveva tenere testa ad Ashton e dimostrare a lui e a se stessa che poteva essere seducente e desiderabile agli occhi di un ragazzo.
Si avvicinò lentamente ad Ashton ancheggiando come aveva visto fare tante volte alle ragazze che ci provavano con lui in discoteca. Non era nemmeno sicura se quello che stava facendo andasse bene o meno ma lo sguardo fisso di Ashton su di lei le diede un po’ di confidenza, lasciandosi andare.
Dal canto suo Ashton era accecato dai movimenti di Candice che mai le aveva visto fare.
Indossava una magliettina corta che ad ogni passo mostrava la sua pelle liscia e i fianchi stretti mentre gli shorts in jeans le scoprivano le gambe toniche ed affusolate. Era una visione quasi celestiale, con le labbra schiuse e il trucco poco accennato sugli occhi che proprio non capiva perché avesse bisogno di lezioni quando era riuscita benissimo a provocarlo.
Candice accarezzò il viso di Ashton per poi passare il pollice sulle sue labbra carnose.
Era bellissimo Ashton coi capelli scompigliati e i segni del cuscino sul volto. L’osservò attentamente sperando che quell’immagine le rimanesse impressa nella memoria come un tatuaggio.
Si sporse a far combaciare le loro labbra, uno sfioramento leggero che sentirono a malapena prima di staccarsi e guardarsi negli occhi.
Ma che stava succedendo?
Questa volta fu Ashton a prendere l’iniziativa e chinarsi sulle labbra di Candice, intrappolandole in un bacio famelico che lei ricambiava come meglio poteva. E mentre le mani di Candice raggiunsero i ricci ribelli del ragazzo, lui le accarezzò il ventre e i fianchi per poi passare alle gambe.
Era tutto così perfetto, Candice si sentiva lo stomaco in subbuglio ad ogni carezza e Ash non poté non sospirare quando lei gli morse forte il labbro.
Ashton faceva passare le sue mani su ogni centimetro di pelle scoperta (collo, braccia, fianchi) per poi scendere fino alle gambe e sollevarla da terra. Candice legò prontamente le sue gambe intono al bacino di lui in modo da restare il più vicini possibile.
Era un sogno, un sogno bellissimo che non doveva finire mai.
«Ah-Ah. Lo sapevo!»





















MY LITTLE TALK
Salve salvino! Come state?
Grazie a tutte per essere passate, spero che la storia continui a piacervi!
Ringrazio tutti per essere passati, ci vediamo settimana prossima! E in bocca al lupo a tutti i coloro che hanno gli esami
(Oggi ho girato come una trottola e non ho la forza di scrivere, srr)
bacissimi
Megghy

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Capitolo 4
*** TEACH ME - The Storm ***


 
TEACH ME – Storm
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
«Non è assolutamente come sembra» disse prontamente Ashton allontanandosi di qualche passo dalla figura di Candice che non osava alzare lo sguardo su Lauren e Harry, i fratelli di Ash.
«Si dice sempre così ma ora vi ho colto sul fatto e mamma mi darà ragione»
«Ma ragione su cosa, Lauren?» chiese il fratello maggiore, visibilmente nervoso.
«Che state assieme, mi sembra ovvio. Io e mamma sospettavamo da tempo che voi due siete più che amici e a quanto pare, avevamo ragione»
«Ma non stiamo assieme!»
«Vi abbiamo visto baciarvi sulla bocca come fanno i grandi» puntualizzò Harry, ricevendo un’occhiataccia dal fratello che non ne poteva più di quella situazione.
Candice, dal canto suo, si strinse nelle spalle nella speranza di svanire dalla camera e trovarsi a casa sua sul divano e una ciotola di patatine affianco a lei. Non sapeva come comportarsi, se schierarsi dalla parte di Ashton o far finta di non esistere, rimanendo in silenzio. Rarissime volte si era trovata in situazioni simili di totale imbarazzo e odiava il fatto che ci metteva davvero poco ad arrossire e sembrare un pomodoro.
Dentro di sé Ash volevo strozzare Lauren e la sua boccaccia per aver distrutto quel momento con Candice.
Gli era piaciuto, il sapore delle sue labbra sulle sue, le mani di lei tra i suoi ricci e sentire il calore del suo corpo. Erano solo loro due disconnessi dal mondo e stava dannatamente bene, affianco a lei.
«Oh, andiamo. Io e Candy siamo solo amici, non potrei mai mettermi con una come lei, non è il mio tipo» si giustificò, non dando peso alle sue parole. In quel momento voleva solo rifilare una scusa ai fratelli in modo che lo lascassero solo con Candice e proseguire da dove si erano interrotti, non avrebbe mai voluto ferirla, come si era ripromesso di fare. Candice era come una bambola di porcellana nella sue mani. Una bambola da trattare con cura per non romperla.
Quelle parole furono, però, per Candice uno schiaffo in pieno viso e strinse i pugni per reprimere la rabbia e l’umiliazione che provava in quel momento.
Stava facendo quel percorso per piacere ai ragazzi quando tutti i suoi tentativi erano stati vani.
Gli occhi di Lauren ed Harry si puntarono sull’esile figura di Candice che stava cercando di ricomporsi.
«Forse è meglio che vada, devo passare in biblioteca» disse sbrigativa per poi uscire dalla stanza mentre gli occhi si facevano sempre più lucidi.
Ashton non si era mosso di un passo.
«Sei veramente un idiota, Ashton Irwin»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
In realtà non doveva andare in biblioteca, era solo una scusa inventata al momento per lasciare casa Irwin e quel deficiente del suo migliore amico.
Non l’aveva cercata, non si era messo a correrle dietro o, per lo meno, scusato per come si era comportato.
Si mise subito alla ricerca di “Le pagine della nostra vita”, libro che aveva letto e riletto più volte ma in quel momento aveva solo bisogno delle parole di Nicholas Sparks e un gelato di Ben and Jerry’s per farle tornare il sorriso.
Iniziò a girare tra gli scaffali, perdendosi in quel barlume di autori e titoli di libri.
Amava leggere, era il modo migliore per rilassarsi e allontanarsi dalla realtà e dalle brutture che la circondavano.
Faceva veramente caldo quella mattina che nemmeno l’aria condizionata riusciva a darle un po’ di sollievo. Si legò i capelli in una cosa alta disordinata mentre si avviava a passo lento verso la sezione “romanzi rosa”, settore che aveva visitato più e più volte essendo un’inguaribile romantica.
Fa passare l’indice lungo le rilegature dei libri, lasciandosi inebriare dal profumo delle pagine appena stampate.
Gli occhi leggevano velocemente i titoli dei libri già letti quando, finalmente, riuscì a trovare il libro che stava cercando. Un sorriso le sfuggì dalle labbra mentre allungò la mano per afferrarlo. Improvvisamente, Candice si accorse di un braccio spuntato dal nulla che la precedette, rubandole il libro.
«Hey, si dà il caso che lo stavo per prendere io» disse scocciata allo sconosciuto, prima ancora di girarsi ed osservare il suo volto.
«Oh, mi dispiace. Se vuoi puoi prenderlo benissimo tu, non vorrei che si sappia in giro che leggo romanzi rosa» disse una voce calda, con un buffo accento kiwi.
Candice ci mise davvero pochi secondi per metabolizzare che quello dietro di lei era Calum Hood, il ragazzo di cui era segretamente innamorata da parecchio tempo.
Riusciva a sentire il profumo forte della sua colonia e il calore del suo petto sulla schiena. Dovette respirare a fondo più volte prima di girarsi e incontrare i suoi occhi scuri.
«Sc-scusami. Non volevo risponderti male solo che ho davvero bisogno di quel libro» disse, temendo la reazione di Calum alla sua affermazione.
Calum sorrise, sfogliando svogliatamente il libro «Ti capisco. Sto uscendo ora da una storia e avevo bisogno di trovare conforto in uno dei miei libri preferiti ma se tu ne hai davvero bisogno, posso sempre cercarne un altro.»
Candice fissava incantata le labbra carnose del moro, la sua voce arrivava ovattata alle sue orecchie troppo presa ad osservare quella bocca che bramava da tempo. Si ricordò poi che quella era la sua occasione per farsi notare da lui e ripensò a cosa gli aveva detto Ashton su come sedurre un ragazzo.
In quel momento non si fidava molto di lui dopo l’episodio della mattina ma tentare non nuoce, no?
Piegò la testa di lato, portando nuovamente lo sguardo agli occhi di Calum che sembrò arrossire e «Sei molto gentile. A dire il vero anche io sono parecchio giù e ho bisogno di rilassarmi e pensare ad altro» parlò lei, rigirandosi la tre dita una ciocca di capelli.
«So che è un po’ tardi come ora ma non ho ancora fatto colazione e mi stavo chiedendo se ti andava di venire con me in un bar qui vicino. Non capita tutte le mattina di trovare una bella ragazza in biblioteca che ha i tuoi stessi gusti quindi… ci stai?»
A stento credette a quella prole e gli occhi le s’illuminarono quando rispose «Sì»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Non aveva smesso un attimo di imprecare, Ashton quando raggiunse il negozio quel pomeriggio.
Per di più stava diluviando e, come suo solito, aveva lasciato l’ombrello a casa.
«Buongiorno anche a te, pulcino bagnato» lo salutò Ed quando Ashton aprì la porta masticando una bestemmia.
«Non è giornata, Sheeran» disse tagliente.
Ed, per tutta risposta, ridacchiò perché amava stuzzicare l’amico in queste situazione e farlo uscire fuori di senno ancora più del dovuto.
«Problemi in paradiso?»
Ashton non rispose subito, per prima cosa andò verso il magazzino dietro le casse dove aveva fortunatamente lasciato un cambio pulito.
Ed si sporse, buttando un occhio dentro la stanza dove Ashton stava perdendo l’equilibrio nel togliersi i pantaloni.
«Tu hai dei fratelli, Ed?»
«Uhm, sì e mi aspettano ad Edimburgo per rendermi la vita un inferno. Perché? Non c’entra nulla la piccola Candy questa volta?»
Ashton si fermò immediatamente, i pantaloni ancora calati sulle gambe ‘che davvero non capiva come facesse Ed a centrare sempre il centro.
Il riccio lasciò scappare un sospiro e ricominciò a vestirsi «Penso… penso di averla offesa in un certo modo. Ci stavamo baciando quando – no, Ed, ci stavamo baciando per la lezione» precisò nel vedere l’espressione dell’amico «Quando sono entrarti Lauren ed Harry che hanno subito pensato male e allora ho detto che non mi metterei mai con una come lei e se n’è andata e io… l’ho lasciata andare»
«Tu cosa?» urlò quasi facendo sobbalzare una vecchietta alla cassa e «Posso aiutarla, signora?» domandò dedicandole uno dei suoi sorrisi migliori.
Servì la signora porgendole lo scontrino e il sacchetto e le augurò una buona giornata. Poi tornò a concentrarsi sull’amico «Tu non lo pensi davvero, Ash. Tu sei pazzo di Candy!»
«Io non… sono pazzo di Candy» disse sbuffando per poi sedersi alla cassa affianco a quella di Ed. Che assurdità stava dicendo?
«Cosa pensi di lei? Realmente intendo, non la cretinata che le hai rifilato oggi»
Ashton si fece comodo sulla sedia e si sistemò la maglia sgualcita «Beh, penso che quando sto con lei… sto bene. Non devo fingere di essere qualcun altro e mi piace nella sua semplicità, nella sua goffaggine, nelle felpe che mi ruba… Candice è bella. Bella quando gesticola mentre parla, quando mangia come un maiale da Burger King, quando arrossisce facilmente quando è semplicemente lei stessa e non ha bisogno di lezioni per come far cadere ai suoi piedi i ragazzi insomma… ci riesce senza nemmeno sforzarsi più di tanto»
Le parole uscirono dalle sua labbra come un fiume in piena, non doveva nemmeno sforzarsi a cercare le parole giuste, venne tutto così naturale che si sorprese quasi di riuscire a fare un discorso fluido senza impappinarsi come spesso succedeva. Ma, soprattutto, si sorprese delle cose appena dette che pensava davvero.
Sposò immediatamente lo sguardo verso Ed che lo guardava divertito, le braccia conserte e un sorrisino sulle labbra carnose.
«Dici che…?»
«Si fratello mio, sei inguaiato» rispose Ed prima di lasciarli una pacca sulla spalla e lasciarlo solo coi suoi pensieri.

 

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Capitolo 5
*** TEACH ME- Third Lesson ***


THEACH ME – Third lesson
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Avevano parlato del più e del meno, bevendo un milkshake alla fragola in un posto davvero carino.
Calum era esattamente come se l’era immaginato Candice: un tipo semplice e alla mano con cui era facile ridere e scherzare eppure c’era qualcosa che la frenava che non riusciva a spiegarsi.
Le aveva raccontato di com’era finita la sua relazione con Morgan, una ragazza di un’altra scuola e di come ci stesse male.
«L'amore più bello è quello che risveglia l'anima e che ci fa desiderare di arrivare più in alto, quello che incendia il nostro cuore e porta la pace nella nostra mente. Questo è quello che tu mi hai dato ed è quello che speravo di darti per sempre» disse dopo aver assaggiato il milkshake, citando una battuta del libro.
Candice non poté fare altro che sospirare come un’innamorata osservando quei profondi occhi castani che la facevano arrossire ogni volta che la guardavano.
«Esattamente» rispose semplicemente.
«E tu? Non hai nessuno che è riuscito a fare breccia nel tuo cuore?»
Candice per poco non si strozzò con il drink, facendolo ridacchiare «In realtà… non saprei. È parecchio complicato e non mi va di parlarne»
Calum annuì, girando la cannuccia nel bicchiere «E c’entra qualcosa col malumore di oggi?»
Bingo.
«Si cioè no» sospira sotto lo sguardo divertito di lui che la trova maledettamente adorabile «Insomma, ti è mai capitato che una persona ti abbia fatto sentire di porcellana e subito dopo come qualcosa di poco desiderabile?»
«Non proprio, ma posso immaginare. Diciamo che quindi il tuo amore invece che darti pace ti scombussola»
Candice sospirò, allontanando il bicchiere ormai vuoto «Non è il mio amore è solo… un amico»
«Solo un amico?»
Deglutì a vuoto. Ovvio che non erano amici, quelli sono altri.
Tu non baci un amico, non lo guardi con quegli occhi, non passi le notti ad immaginare le sue mani sul tuo corpo, non tremi come una foglia quando è affianco a te, non sei sommerso da tutte quelle emozioni.
«Non so» disse spostando lo sguardo altrove, verso l’orologio appeso alla parete del locale «Forse è meglio se inizio ad andare. Grazie per la chiacchierata e per il libro»
Candice si alzò dalla sedia barcollante, come se la conversazione con Calum l’avesse scossa anche dal punto di vista fisico e vide il moro fare lo stesso.
«È stato un piacere, Candice. Dovremmo farlo più spesso» disse prima di lasciarle un bacio sulla guancia.
Candice chiuse gli occhi ed inspirò a pieni polmoni il profumo di Calum.
Niente male, si disse.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Era uscito subito da HMV – sebbene Ed non voleva coprirlo ancora – ed era corso sotto casa di Candice per scusarsi, per dirle che era solo un cretino e non si meritava la compagnia di una ragazza come lei.
In realtà non vedeva nessuno all’altezza di Candice.
Poi si ricordò di quel Calum Hood di cui era tanto fissata. Ripensò a tutte le belle cose che aveva sentito sul suo conto e beh, non poteva non sentirsi uno schifo in confronto a uno come lui.
Calum sarebbe andato al College, poi, avrebbe scelto una facoltà tosta che gli avrebbe fatto ottenere un buon lavoro con uno stipendio alto mentre lui era un semplice commesso di un negozio di musica, che faceva il batterista a tempo perso e si faceva rifare il letto ancora da sua madre.
Lui sì che poteva renderla felice, meritarla.
Lui non era un idiota che non sapeva ammettere i propri sentimenti.
Si era nascosto sotto la veranda, riparato dalla pioggia, e si era seduto malamente sulle scale. Aveva suonato ma a quanto pareva nessuno era in casa.
Era più che certo che Candice fosse andata in biblioteca e molto probabilmente faceva prima a raggiungerla, così si alzò dalle scale e uscì dal vialetto di casa Clifford.
Camminava a testa bassa, la pioggia bagnò i suoi ricci che gli caddero sugli occhi mentre coi piedi scacciava un sassolino dalla sua traiettoria.
Sospirò, prima di alzare gli occhi verso una figura che correva sotto la pioggia che cercava di proteggere un libro stringendolo tra le braccia.
Non appena Candice lo vide, smise di correre e lasciò cadere le braccia sui suoi fianchi.
Ora che lo rivedeva dopo quella conversazione con Calum era tutto più strano per lei.
Si accorse di come gli occhi di Ashton erano più verdi con la pioggia e di come fossero belle le sue labbra e larghe le sue spalle.
«Ciao» disse lui piano, facendo un passo incerto verso di lei.
Candice rimase impassibile «Ciao»
«Stavi… stavi tornando a casa?»
La ragazza annuì.
«Io stavo venendo a cercarti. Ho parlato con Ed e ho capito che ho sbagliato. Tu per me sei la ragazza migliore del mondo e non avrei mai voluto farti sentire così male. Insomma, avevamo deciso di intraprendere questa… questa avventura assieme perché sapevamo che non ti avrei mai fatto del male quando in realtà… beh sono un coglione»
Candice cercò di reprimere un sorriso. Era un coglione, sì, ma aveva capito la lezione e questo era l’importante.
«Si, sei un coglione» disse scuotendo la testa e facendosi più vicina «Un coglione che mi piace da morire»
Ashton voleva ribattere, palesemente confuso dal suo cambiamento di umore, ma subito si ritrovò le labbra di Candice premute sulle sue e la sua mano libera tra i ricci indomabili.
Ed Ashton decise di rimanere zitto, che con le parole aveva fatto già abbastanza danni.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Erano corsi in casa poi, Candice aveva appoggiato il libro sul tavolo della cucina e Ash se l’era caricata in braccio fino in camera sua per poi chiudere la porta a chiave per non essere disturbati ancora.
Candice gli aveva sorriso sulle labbra prima di tirarlo a sé e cadere sul letto.
Non riusciva a non sorridere, un po’ per i capelli di Ash che le facevano il solletico e un po’ perché non si sarebbe mai immaginata di trovarsi così con Ashton.
Iniziò a farsi più audace e curiosa, tirando i capelli di Ashton e accarezzandogli le spalle da sopra la maglietta. Ash non ci pensò due volte a togliersi la maglia bagnata e lanciarla ai piedi del letto per poi rituffarsi sulle labbra di Candice rosse dai baci e dai morsi. In quel momento giurò di non aver mai visto nulla di più bello.
La portò sopra di lui e Ash si sedette poggiando la schiena contro la testata del letto per essere più comodo mentre Candice gli accarezzava l’addome, solleticandogli la pelle con le unghie lunghe e curate.
Sentire Ash sospirare al suo tocco la rese più sicura e si spinse fino all’orlo dei jeans per poi risalire fino alle braccia muscolose. Ashton le tirò leggermente i capelli in modo da farle alzare la testa verso il soffitto e le sue labbra catturarono subito un lembo di pelle, succhiando leggermente fino a farla sospirare.
Candice era sopraffatta dalle labbra di Ashton e dalle sue grandi mani che le stringevano i fianchi. Fu del tutto naturale, per lei, muovere il bacino in avanti quando la bocca di lui raggiunsero la sua mascella.
Ashton si fermò deglutendo a fatica per poi ricominciare e scendere sulle clavicole dove dedicò maggiore attenzione.
Candice era un fuoco sotto di lui e avrebbe fatto un patto col diavolo per far sì che quelle emozioni non finissero mai. Così, tra un bacio rubato e un sospiro mal trattenuto, mosse nuovamente il bacino, incontrando quello di Ashton.
«C-Candy…» sospirò e nemmeno lui sapeva dire se la stava supplicando ad andare avanti o invitarla a proseguire.
«Ho… Ho sbagliato qualcosa?» chiese lei allarmata, spostandosi di colpo dal ragazzo.
«Ehm, no. In realtà stavi andando piuttosto bene, insomma…» lo sguardo di Ashton scese fino al cavallo dei suoi jeans gonfio. Candice si morse il labbro imbarazzata e si maledì per essere così dannatamente inesperta.
«Uhm, scusa. Io… beh sono su in una camera da letto con una bellissima ragazza sopra di me, è una condizione che metterebbe in ginocchio chiunque» si giustificò facendola ridere «Mentre vado in bagno, ordina qualcosa da mangiare» disse alzandosi dal letto e Candice rise ancora di più quando lo vide in piedi.
«Possiamo dire che anche la lezione numero tre è andata» parlò Ashton scuotendo la testa.
Candice stava imparando troppo in fretta e lui doveva imparare a controllarsi.







sperando che il capitolo vi piaccia :)

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Capitolo 6
*** TEACH ME - Fourth Lesson ***


TEACH ME – Fourth Lesson

 
 
 
 *questo capitolo è più arancione/rosso, se non è di vostro gradimento evitate di leggere*
 
 
 
 
 
 
 
Erano passati tre mesi e non avevano ancora ufficializzato la cosa. In realtà l’unico che era al corrente della loro relazione era Ed che tutte le volte che li vedeva entrare nel negozio mano nella mano ghignava perché lui aveva capito tutto prima di tutti gli altri.
Si ritrovavano come ogni martedì pomeriggio a casa di Candice, Michael era uscito con la sua ragazza, Margaret, e i loro genitori erano a lavorare fino a tardi.
Candice si accoccolò meglio sul petto di Ashton mentre fece partire “Capitan America” e Candy sbadigliò solo guardando i promo.
Non che non le piacesse il film, per carità, erano giorni che voleva vederlo con lui solo che nella sua testa continuavano a ronzarle mille dubbi.
Da quando avevano fatto pace si erano ritrovati molte volte in situazioni intime ma non si erano mai spinti troppo in là. Aveva paura di non riuscire a farlo stare bene come lui, sicuramente, era in grado di farla sentire. E ok, Ash era paziente con lei ma per quanto avrebbe resistito? Insomma, lui, per lei, stava facendo di tutto per sembrare il fidanzato perfetto mentre lei non faceva altro che limitarlo e voleva fare qualcosa per lui.
«Tutto bene?» chiese Ashton lasciandole un bacio sulla fronte.
«Si, certo… insomma, perché dovrebbe esserci qualcosa che non va?»
Ashton ridacchiò giocando con la frangetta che si era fatta da pochi giorni «Non lo so, mi sembra strano che non stai guardando il film commentando quanto Chris Evans sia più bello di me»
«Uhm, sono solo sovrappensiero» rispose nascondendo il viso nel petto di Ash, che ora non aveva proprio voglia di guardare il film.
Ashton bloccò il film e si tirò dritto sulla schiena facendo mugugnare Candice che era più comoda prima.
 «A che pensi?»
«Pensavo che sarebbe carino se oggi continuassimo le nostre lezioni, non trovi?»
Ash ci pensò su «Vuoi davvero riprovare a suonare la batteria?»
Scosse la testa divertita a quel ricordo «No, le altre lezioni... quelle un po’ più personali, ecco» disse abbassando la voce.
«Ah, quelle lezioni» Candice annuì «Va bene, su cosa vuoi che sia questa?»
Candice arrossì all’improvviso. Era una persona timida, sì, ma con Ashton si sentiva completamente a suo agio e non si vergognava di nulla, l’unico problema era formulare la frase senza arrossire ancora di più. Voleva apparire sicura di sé.
«Io… ecco, mi piacerebbe farti stare bene con… le mani»
Ashton si alzò dal letto passandosi nervosamente la mano tra i ricci. Insomma, doveva fare i salti di gioia ad avere una ragazza che volava fargli provare piacere ma gli sembrava strano, non dovrebbe essere il contrario?
Candice abbassò lo sguardo e sentì il cuore incrinarsi al pensiero che lui non era della sua stessa idea.
«Non… non vuoi?» chiese impacciata rialzando di poco gli occhi.
«Candy ma… ma che dici? Ovvio che lo voglio ma non è strano? Insomma, tu sei vergine dovrei essere io a procurarti piacere, no?»
«Si ma… io non imparerei nulla e ho davvero bisogno di imparare» lo supplicò quasi.
Ashton allora si avvicinò di nuovo alla sua ragazza e iniziò a baciarla con foga, facendola sorridere nel bacio ‘che anche quella volta aveva vinto.
Ash si sedette sul letto e portò Candice sopra il suo bacino, le ginocchia di lei ai lati dei suoi fianchi.
Candy sapeva bene come comportarsi, si era già ritrovata in situazioni simili diverse volte e così mosse il suo bacino in avanti, incontrando quello del suo ragazzo.
Ashton strinse forte il labbro inferiore tra i denti, cercando di reprimere le profanità che stavano per uscirgli dalla bocca non appena Candice gli accarezzò la zona più sensibile del suo corpo.
«Sto facendo male?» chiese timorosa, perché sbagliare era l’ultima cosa che voleva fare.
«No, accidenti, no. Solo… sii più sicura, lo sai che ogni cosa che fai mi fa impazzire» disse Ash, deglutendo a fatica.
Candice annuì e fece come le era stato detto.
La mani di Ashton raggiunsero il lenzuolo e lo andarono a stringere forte tra le sue dita lunghe. Doveva darsi una controllata, ma come poteva se aveva le mani di Candice addosso?
«Candice f-fermati qui» disse lui scostandole le mani da per poi lasciarle un dolce bacio sulle labbra «Sei stata bravissima e vedo che la lezione precedente l’hai imparata bene»
«Beh, tutto merito del maestro»
«Ok, adesso dovresti… togliermi questi ingombranti jeans di dosso»
Ash l’aiutò a disfarsi dei suoi pantaloni e infine dei boxer. Candice arrossì e cercò di mantenere lo sguardo fisso sul viso del ragazzo i capelli scompigliati e gli occhi chiusi.
Candice respirò a fondo prima di prendere in mano l’erezione e muovere la mano lungo la sua lunghezza.
Si chiese se quello che stava facendo andasse bene, in fin dei conti era la sua prima volta e voleva che fosse perfetta, perché ad Ashton ci teneva davvero tanto e voleva dimostrarglielo. Riportò lo sguardo su Ashton e non poté non trovarlo bellissimo, con le labbra schiuse e qualche gocciolina di sudore sulla fronte.
Ashton lasciò scappare dalle sue labbra un mugolio e sussurrò il nome di Candice, non appena sfiorò la punta col pollice.
«È la parte più sensibile» spiegò, tra un’imprecazione e l’altra.
Ashton iniziò ad alzare il bacino verso di lei, segno che il culmine era vicino.
«C-Candice è meglio se…» deglutì a fatica, mettendosi dritto con la schiena «Non penso che tu voglia… vedere e»
Ma Candice non gli diede ascolto e interruppe il flusso di parole appoggiando l sue labbra su quella di Ashton, con l’intento di calmarlo. Voleva portarlo al limite e fargli dimenticare tutte le altre ragazze che lo avevano fatto stare bene, adesso c’era solo lei.
Ashton portò la sua mano sulla coscia di Candy, scoperta dai pantaloncini, non appena sentì un fremito percorrergli tutto il corpo.
E non appena sentì il piacere invadergli il corpo, Ashton strinse la presa sulle cosce di Candice e un gemito più forte degli altri riempì la stanza.
«Guarda che hai combinato!» sbottò Ashton osservando il bordo della sua T-shirts dei Doors sporca del suo stesso liquido.
Candice si portò l’indice alla bocca, cercando di non ridere all’espressione di Ashton e «Scusa» disse anche se in realtà non era affatto dispiaciuta, anzi «Ti porto una maglia di Michael»
La castana si alzò in fretta in piedi per raggiungere la stanza del fratello, di fronte alla sua quando la voce di Ash la fece voltare.
«Sei stata bravissima» le disse lanciandole un bacio.
Candice non rispose, ma dentro di sé sorrideva soddisfatta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
«Fantastico» sbottò Candice appoggiando il cellulare sul tavolo della cucina, Ashton si fece più vicino avvolgendo le braccia attorno al bacino stretto della ragazza, inspirando a pieni polmoni il suo profumo «I miei si fermano fuori a pranzo e Michael si ferma a dormire da Margaret. Dici che una pizza va bene per passare una serata assieme?»
Ashton non rispose, in realtà aveva spento il cervello non appena metabolizzò il fatto che avevano una serata a disposizione, così iniziò a baciarle la spalla risalendo fino alla base del collo, trattenendo tra i denti un lembo di pelle.
«Uhm, no» rispose salendo più in alto sul collo.
Candice chiuse gli occhi e strinse la presa sul bordo del tavolo in preda al piacere «Cinese?»
«Nemmeno»
«Possiamo sempre andare in quel ristorante italiano in fondo alla via»
«Declino» disse succhiando il lobo dell’orecchio.
«A-Ash, che… cha vuoi fare?» chiese sentendo la mani di lui sui suoi fianchi.
Ashton non rispose, si limitò a far girare Candice in modo da far scontrare le loro labbra in un bacio pieno di amore.
«Ash ma… la cena?» domandò Candy tra un bacio e l’altro.
Non rispose, si limitò ad alzarla per i glutei e farla sedere sul tavolo. Di riflesso, Candice aprì le gambe per sentirlo ancora più vicino a lei.
«La cena può aspettare, ora voglio ricambiare il favore»
Candy sentì quel “famoso” calore divampare in tutto il corpo e strinse le gambe attorno al bacino di Ash.
Le mani di Ash percorsero il corpo di Candice come a volerlo studiare da sopra i vestiti fino a scendere al bordo dei jeans.
Giocò con la cerniera, temporeggiando. Voleva farsi pregare, voleva che fosse lei a chiedergli di toccarla.
«Ash…» disse in tono di supplica, gli occhi lucidi e le labbra dischiuse.
«Sì?»
«Io… ti voglio»
Ashton sorrise lascivo e slacciò i pantaloni «Ne sei sicura, babe
«Penso di sì»
Intrufolò una mano all’interno degli shorts in jeans e l’accarezzò da sopra le mutandine, sorridendo dentro di sé quando le trovò giù umide. Gli piaceva il modo in cui Candice rispondeva al suo tocco.
Non voleva osare troppo, voleva fare le cose con calma ed esplorare assieme a lei la sua sessualità.
Spostò il bordo dei suoi slip di lato, accarezzandola. Gli piaceva il fatto che indossasse un intimo semplice, senza pizzo o merletti, riusciva a rendere sexy pure una biancheria così anonima e questo davvero non riusciva a spiegarselo ma Candice rendeva tutto migliore.
Ash passò il pollice sulla clitoride, ottenendo in risposta un sospiro mal trattenuto da Candice.
Iniziò ad accarezzare la sua pelle sensibile senza mai staccare le sue labbra da quelle di lei che non riusciva più a trattenere i gemiti.
Candice era sopraffatta da quel mix di emozioni nuove e lanciò la testa all’indietro non appena sentì le gambe farsi eccessivamente pesanti.
 «Ashton!» urlò quasi quando il piacere era diventato insostenibile.
Ash la strinse forte al suo petto mentre Candy regolarizzava il suo respiro.
«È stato…»
«Grandioso, sì» concluse Candice, puntando i suoi occhi in quelli chiari di Ashton e «Grazie» disse prima di ribaciarlo.

















MY LITTLE TALK
come state? Mi spiace dvvero tanto se nei due capitoli precedenti non ho fatto il mio solito angolino ma ero così di fretta che non ho trovato tempo.
partendo dal presupposto che mi vergogno di sto capitolo (perché dai..........) ahimé siamo quasi giunti alla fine!
ho iniziato oggi stesso una nuova fan fiction su Michael (ma guardate un po' che strano) e ve la propongo: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3270412 sperando che vi piaccia!
ci vediamo settimana prossima :)
bacissimi
Megghy

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Capitolo 7
*** TEACH ME - Fith Lesson / Epilogo ***


TEACH ME – Fifth Lesson (Epilogo)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Candice continuava a ripetersi che odiava Ashton Fletcher Irwin con tutta sé stessa.
Lo odiava perché sapeva quanto detestava le sorprese e proprio non ce la faceva a resistere una serata senza sapere cosa aspettarsi dal proprio ragazzo.
Lanciò un ultimo sguardo allo specchio prima di rispondere a un messaggio di Calum. Alla fine erano rimasti buoni amici e lui era tornato con la sua ex dopo qualche settimana dalla rottura.
A volte pensava a come sarebbero andate le cose se si fossero frequentati (e poi magari messi assieme) ma scosse subito la testa perché sapeva che con Ash era davvero felice.
Erano passati sei mesi da quando avevano ufficializzato la cosa (e doveva ammettere che Ashton si era dichiarato in grande stile, a un pranzo di famiglia) e le cose tra di loro andavano per il verso giusto.
Sistemò la gonna del vestito azzurro - regalo di Ash per i primi tre mesi assieme – che le fasciava perfettamente il seno facendolo risaltare.
Suo fratello Michael era appoggiato allo stipite della porta, le braccia incrociate al petto e un sorriso dolce sul viso.
«Sei splendida» le disse, facendola voltare «E giuro che se Ashton prova solo a sfiorarti io lo cas-»
«Mikey!» lo rimproverò «Ash è buono, non mi sfiorerebbe mai senza il mio consenso. Lui… lui è quello giusto»
Il fratello addolcì lo sguardo ed entrò in camera, prendendo da terra un sacchettino di carta rosso «Lo so, ci ho parlato prima»
«Cosa?»
«È passato sotto casa e mi ha chiesto di darti questo sacchetto» disse Michael sventolandoglielo davanti agli occhi «Posso aprirlo?»
«Certo che no!» rispose lei, quasi scandalizzata e con uno scatto gli strappò il sacchetto dalle mani «Ti ha detto qualcosa riguardo ‘sta sera?»
Michael seguì la sorella, sedendosi sul letto a una piazza e mezza e sospirò. «A dire il vero mi ha dato soltanto il sacchetto quindi ne so esattamente quanto te»
Candice fece una smorfia, sfilando dal sacchetto un’elegante scatola nera.
«Cosa pensi che sia?» chiese a lui rigirandosi la scatola tra le mani.
«Dalle dimensioni della scatola direi che contiene un paio di scarpe»
Candice alzò le spalle e tolse il coperchio.
«Non vale, hai sbirciato!»
Michael alzò le mani in segno di resa «Ero curioso» si giustificò lui.
Candice scosse la testa divertita e guardò il paio di décolleté nere dal tacco lungo e stretto. Se n’era già innamorata.
«Scommetto dieci dollari che cadi»
«Chiudi il becco, Michael!»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Aveva raccolto i capelli in una treccia laterale e, come accessori aveva scelto un paio di orecchini di Swarovski, ereditati da sua nonna. Il trucco sugli occhi era poco marcato, ma comunque efficace, facendo risaltare la loro forma leggermente allungata.
Passò il rossetto rosso sulle labbra carnose e poi si decise ad uscire da camera sua o sarebbe rimasta un’altra mezz’ora a sistemare la linea dell’eyeliner. Non si truccava spesso, anzi, a dire il vero quasi mai, solo nelle grandi occasioni come quella.
Scese le scale aggrappandosi al corrimano per evitare di cadere e fare le scale rotolando, non avrebbe mai dato una soddisfazione del genere a Michael che la guardava dal piano inferiore sorridendo.
«Sei un incanto. Mi rendi orgoglioso di avere una sorella così bella» E Candice non poté fare a meno di sorridere, ‘che a volte Michael sapeva essere davvero dolce «Ma sono meglio io»
Come non detto, si disse alzando gli occhi al cielo.
«Santa Margaret che sopporta un rompiscatole come te!»
«Nessuno resiste al mio fascino» disse pavoneggiandosi «Comunque vieni che il tuo innamorato è qui»
Candice trattene il respiro nel momento in cui si voltò verso la porta.
Ashton era in piedi sull’uscio della porta, suo padre che gli faceva le solite raccomandazioni ricordandogli per l’ennesima volta il coprifuoco alle undici.
Candice sbuffò, ma tanto sapeva che sua madre l’avrebbe fatta rientrare anche più tardi perché «Dannazione, Daryl! Quando eravamo giovani noi tornavamo a casa all’alba, lasciali vivere»
Quella sera Ashton indossava una semplice maglietta bianca, col collo a V, sotto una giacca in pelle, un paio di jeans neri senza strappi sulle ginocchia e, ai piedi, un paio di all star nere.
«Tranquillo, Daryl. La porterò a mangiare fuori e poi al cinema, qualcosa di semplice, quindi» rispose senza guardare in faccia l’uomo.
Gli occhi di Ashton erano fissi su Candice che quella sera era bella da mozzare il fiato.
Daryl borbottò qualcosa di incomprensibile riguardo una partita di calcio e gli lasciò soli dopo avergli augurato buona serata.
Candice si avvicinò barcollando, facendo svolazzare il suo vestito. «Come sto?» chiese nervosa.
«Sei una dea»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
In macchina nessuno dei due parlò, era il CD dei The Fray che riempiva la mini di Ashton.
E Candice si ricordava di aver scosso la testa quando Ash le fece vedere la macchina, perché, insomma, chi tranne lui si comprerebbe mai una mini?
«Ash ma... qui non c’è nessun ristorante» disse d’un tratto Candice, guardando fuori dal finestrino. In realtà in quella strada non c’era assolutamente niente tranne qualche casetta sulla spiaggia.
«Lo so bene. Mica ti porto in uno spocchioso ristorante, ti pare?»
Candice sorrise, Ashton era il meglio che potesse desiderare.
Il viaggio in macchina durò ancora una ventina di minuti prima che Ashton parcheggiasse la macchina, vicino a loro c’era solo un piccolo molo e qualche casa in lontananza.
«Ash, ma dove diavolo mi hai portata?» chiese lei, chiudendo la portiera della macchina.
Ashton le sorrise, aprendo il bagagliaio.
«Facciamo un pic nic su una barca, non è romantico?»
Candice lo guardò scioccata «Prego?»
Ashton chiuse il bagaglio da dove estrasse un cesto contenente i sandwich, poi le porse la mano che Candice afferrò titubante.
«Ho affittato una barca per una sera, volevo fare qualcosa di romantico e… diverso»
Candice allora prese sicurezza e precorsero la spiaggia assieme, mano nella mano mentre la sabbia fredda solo i loro piedi li fece rabbrividire.
Eppure c’era qualcosa di diverso, quella sera. Il loro modo di guardarsi, come si toccavano.
Era come se entrambi sapessero che, dopo quella notta, qualcosa sarebbe cambiato in meglio.
Raggiunsero una piccola barca a remi dove trovarono una lanterna accesa ed una coperta «Gli zii di Ed vivono qui vicino, sono stati loro a preoccuparsi» spiegò osservando lo sguardo sorpreso di Candy.
Ashton pensò a tutto e mentre si allontanano dalla riva, Candice osservò il cielo stellato sulle loro teste.
Chi l’avrebbe mai detto che lei ed Ashton si sarebbero messi assieme? Ovviamente c’era già chi, come i loro famigliari, speravano in una loro relazione ma lei mai e poi mai si sarebbe immaginata di innamorarsi di lui: Ashton Fletcher Irwin, il suo migliore amico.
«A che pensi?» chiese lui, riportandola alla realtà.
Scossa la testa. «Nulla, sono solo felice»
Pranzarono in silenzio, illuminati dalla luce fioca della lanterna. Poi Candice iniziò a raccontare dei suoi progetti dell’università e Ash della sua giornata da HMV, per poi passare al calcio di Harry e del corso di cucina di Karen.
«Hai freddo?» chiese Ashton, vedendo come Candice si fosse stretta nelle spalle.
«Un pochino»
Non fece in tempo a finire la frase che Ash si era già spostato affianco a lei, stringendola in un abbraccio forte.
Candice sentì il respiro caldo di Ashton sulla guancia mentre le sua mani grandi le accarezzavano le gambe, dal polpaccio fino alla coscia, facendola fremere.
«Candy?» la richiamò, facendole alzare lo sguardo.
«Uhm?»
«Io ho... ancora una cosa da insegnarti»
«E sarebbe?» chiese lei, la voce soffusa mentre i loro nasi si fioravano e i loro respiri diventavano uno solo.
«Beh, vorrei insegnarti a… fare l’amore, se ti va»
Candice sorrise sulle sue labbra, prima di sfiorarle delicatamente sulle sue.
La parole vennero sostituite dai gesti così, in risposta, Candice si mise a cavalcioni su di lui, sfilandogli la giacca.
Era come se il tempo si fosse fermato, mentre si accarezzavano e assaggiavano l’uno la pelle dell’altra.
E Candice, agli occhi di Ashton, sembrava quasi una fata, senza vestiti e illuminata dalla luna.
«Sei dolorosamente bella» le disse quando anche l’ultimo indumento toccò il fondo della barca.
Ashton la fece distendere, concedendo un altro minuto ad osservare il corpo della sua ragazza.
La pelle liscia, i capelli morbidi e le clavicole sporgenti, tutto in Candice era bello, agli occhi di Ashton e si diede dell’idiota per non essersene accorto prima.
«Ash…» lo richiamò lei, accarezzandogli le spalle.
Candice pensò che non ci fossero parole per descrivere gli avvenimenti di quella notte. Non riusciva a descrivere come le loro ossa s’incastrassero alla perfezione, di come i sospiri di Ashton le riempirono le orecchie e i brividi provocati dalle sue mani.
Ed Ash pensava che non ci fosse nulla di più bello suoi dei morsi o i graffi sulla schiena che un po’ gli facevano male, ma poi c’erano le labbra di lei sul suo corpo a portare via tutto il dolore e la sofferenza.
Non esiste nulla di più bello che unirsi completamente con la persona che più si ama. E questo lo impararono quella notte, assieme.
«Sai» disse lei mentre Ashton coprì i loro corpi nudi e sudati con la coperta, che un po’ pizzicava ma fin quando Candice gli accarezzava il petto non ci poteva fare caso «Un po’ mi mancheranno le tue lezioni, ora che sono finite»
Ashton si leccò le labbra e si sistemò i ricci, indomabili come al solito. «Posso sempre darti ripetizioni»
Candice rise e gli morse il collo perché sapeva quanto gli desse fastidio «Sei un caso perso»
«Ma?»
«Ti amo» disse lei con un sorriso «E tu?»
«Nemmeno ti immagini quanto»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Questa è la storia di due ragazzi che, grazie a un esperimento, si sono innamorati.
E tu? Com’è iniziata la tua storia?
 
 
 
 
 
THE END



































MY LITTLE TALK
sono.
in.
lacrime.
davvero ragazze, non vi immaginate quanto sia triste che questa storia sia finita! avveo una mezza idea di allungarla ma siccome sto lavorando ad altri progetti (come questa nuova Fan Fiction: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3270412&i=1) e ho deciso di chiuderla qui, per ora. magari farò un seguito, who nows?
ringrazio tutte le persone che hanno letto/seguito/ricordato/preferito/recensito questa storia.
siete i miei soli grandi grandi e spero di trovarvi anche nella mia nuova storia :)
bacissimi
Megghy

 

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