Hope la speranza non conosce la paura

di AnimaScrittrice_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo ***


"L'amore è sempre paziente e gentile, non è mai geloso... L'amore non è mai presuntuoso o pieno di se, non è mai scortese o egoista, non si offende e non porta rancore. L'amore non prova soddisfazione per i peccati degli altri ma si delizia della verità. È sempre pronto a scusare, a dare fiducia, a sperare e a resistere a qualsiasi tempesta"

Poggiai un dito sulla pagina per tenere il segno, ero indecisa sul continuare a leggere ma poi lo ritrassi e gettai il libro dall'altro lato del letto,mi stesi e cominciai a fissare il soffitto. Rimurginavo su quelle parole lasciando che la mia mente spazziasse tra i ricordi che spesso ignoravo e sentì formarsi un grappo in gola. Preferivo alimentare le mie illusioni invece di prendere una salda posizione nella mia vita, non ricordo se era stato sempre così,prima mi ribellavo mentre adesso lasciavo che come sapone tutto mi scivolasse addosso. Mi girai sul fianco riprendendo il libro e portandolo al petto, non dovrei sputare sull'unica cosa che era capace di rendermi felice. Strizzai gli occhi stanchi per poi alzarmi e riporre il libro sul suo scaffale, erano così belli, tutti ordinati e accuratamente scelti,vorrei poter avere lo stesso ordine nella mia vita, tutto al proprio posto e tutto perfetto. Lasciai scivolare con animo fiero un dito lungo alcuni di essi ma un suono stridulo mi riportó ai miei giorni. Sobbalzai e mi voltai verso quell'oggetto che adesso tanto odiavo, mi avvicinai alla scrivania e lo presi tra le mani cominciando a spingerne i tasti per aprire l'ennessimo messaggio di quel pomeriggio. Una smorfia di disgusto si esibì sul mio volto appena ne lessi il mittente.

*Alle dieci* diceva.

Rilassai i tratti del viso e chiusi gli occhi sospirando, era di nuovo lui,il ragazzo a cui appartenevo, come un

oggetto da mostrare per fare una bella figura. Ero un oggetto da decoro, solo un oggetto, questo mi ripetevo, pensare che mi amasse sarebbe stato totalmente assurdo e fuori luogo,sentirmi un oggetto mi aiutava a superare la situazione,sarebbe stata troppo dura la consapevolezza di essere amata e ugualmente trattata in malo modo.

Riposi il cellulare sulla scrivania e mi diressi in bagno dove trovai già la mia biancheria pulita e un morbido asciugamano che avevo precedentemente preso. Lavai delicatamente il mio corpo che si rilassava al contatto con l'acqua calda e massaggiai piano i miei lunghi capelli bruni insaponandoli al meglio,erano lisci,lunghi fino al bacino e decoravano la mia figura magnificamente. Erano il mio vanto.Li asciugai con cura e riposi l'asciugamano sul lavandino fissando la mia sofferente figura allo specchio,

chiusi gli occhi per un momento e poi cominciai ad asciugarmi e profumarmi. Tornai in camera e aprii l'armadio per poi essere inghiottita da quell'ondata di amaro nero che lo avvelenava insieme allo stile delicato e del tutto contrastante della mia camera che era colorata da un magnifico e leggero rosa che faceva da sfondo al bianco dei mei armadi e delle mie mensole piene di libri, della mia scrivania e del mio baldacchino in ferro battuto avvolto da delle tende soffici. Papa arredó la mia camera da bambina ripetendomi che qui avrei sempre ritrovato me stessa quando gli altri mi avrebbero mascherato.

Presi i miei pantaloncini americani di jeans e un top nero con la scollatura leggermente a cuore e con delle sottili spalline, li indossai insieme a dei vertiginosi tacchi e delle calze nere di pizzo che mi stringevano le gambe dal ginocchio fino alla caviglia.

Lisciai i capelli e truccai il mio viso con attenzione, misi dei guanti di pelle che lasciavano le dita scoperte e dipinsi le mie unghie di un rosso lucente, simile a quello che colorava adesso le mie labbra. Presi il cellulare e uscì dalla mia camera, stavo per prendere le scale ma la mia figura allo specchio mi rapì, presi un respiro per incoraggiarmi e scesi giù per le scale.

Stavo per raggiungere la porta di casa quando fui fermata dalla voce di mia madre

"Esci anche stasera?" disse guardandomi negli occhi, stringeva tra le mani uno straccio con cui ripuliva il bancone lucido della cucina.

"Adesso sei diventata perfino cieca" sputai tenendo gli occhi fissi nei suoi e stringendo la maniglia della porta d'ingresso.

"No,per mia sfortuna ho ancora molto tempo prima di poter finalmente smettere di guardare quelle cose orribili che indossi" disse fissando il mio vestiario. Lasciai la maniglia per voltarmi completamente dalla sua parte

"Possiamo finire questa conversazione? Sappiamo entrambe che non te ne frega niente"

La guardai abbassare gli occhi stanchi sul bancone e riprendere a strofinare delle macchie di caffè "A che ora torni?"

Sentì il suono di un clacson che conoscevo bene, tirai la maniglia e fui abbracciata dal venticello fresco delle sere di Maggio "Non aspettarmi alzata" dissi con non curanza prima di chiudermi la porta dietro, sapevo che l'avrebbe fatto comunque.

Il suono della musica alta fuoriusciva dall'auto e riuscivo a vedere due figure familiari sedute ai sedili posteriori agitare le mani in alto come per prendere il tempo. A passo spedito la raggiunsi e vi entrai sentendo subito le sue labbra poggiarsi sulle mie.

"Sei bellissima" mi disse mentre faceva scendere una mano sulla mia gamba. Alzai gli occhi al cielo e mi tirai sotto al finestrino della mia portiera che subito cominció ad offrirmi la magnifica visuale in movimente delle belle case che adornavano la strada e gli alberi tenuti sempre in ordine.

Dietro cominciarono a canticchiere le parole della canzone alla radio,il tormentone del momento.

Per un attimo decisi di voltarmi e guardare i suoi perfetti lineamenti,i suoi colori che una volta trovavo attraenti, il suo corpo duro e le sue mani, quelle mani troppo forti. Aveva dei capelli morbidi e biondi rasati sotto e perfettamente sistemati sopra, i suoi occhi erano di un castano chiaro che giocherellava con il giallo che a tratti li adornava, la sua bocca era morbida e circondata da una leggera peluria bionda che lo rendeva ancora più attraente. Sorrise quando si accorse che lo fissavo immersa nei miei pensieri

"Bambola non mi fissare"

...un oggetto.

Tornai a guardare fuori dal finestrino, ormai eravamo vicini al locale in cui mi avrebbe portata.

"L'hai portata la tua amichetta?" disse Jake, era un suo amico di vecchia data, portava i capelli rasati e aveva tatuato sulla nuca la parola HARD DEATH. I suoi denti erano leggermente ingialliti dal fumo e i suoi occhi azzurri erano tanto belli quanto freddi.

Mi voltai guardandolo e vidi nascere un sorriso accattivante sul suo volto, mi rivolsi di nuovo verso il mio finestrino tirando fuori un pesante respiro

"Non ha due anni,non devo portarla da nessuna parte, ha le sue gambe".

L'auto si fermò nel parcheggio affollato del locale, dal buio vedevo risaltare il blu della scritta che era posta sopra il locale
Moonlight

Era sempre qui che venivamo, avevamo un posto riservato a noi e i suoi amici, un divano rosso enorme che si articolava in modo da unire diversi pezzi tra loro e circondato da dei pali per evitare che indesiderati varcassero il loro spazio per irrompere nel nostro.

La sala si apriva in una confusione di musica e luci che diventava sempre più forte a mano a mano che ci avvicinavamo al nostro divano e tutto in torno a noi giravano ragazzi mal ridotti dall'eroina e ragazze sempre meno vestite pronte a dare il loro corpo nei bagni. Non mi lasciavo più scandalizzare da quel posto, ormai erano anni che ci venivo, tutto e tutti erano diventati solamente un'abitudine.

Avevamo gli occhi di tutti addosso, come sempre, noi eravamo i "vip" della città, conosciuti da tutti per il posto nella squadra di baseball del mio ragazzo e dei suoi amici, fortissimi fin dal tempo del liceo, lì ci trovai lui e mi persi io.

"Chi è questa bella fanciulla?" disse lui rivolgendosi al suo amico Brandon, l'altro che prima era in auto con noi.

"È la mia Jessica" disse premendo una mano sul suo seno e io di scatto smisi di guardare, fissai la pista da ballo dietro la quale c'era un enorme bar con i led blu sotto al bancone. Le luci si facevano di mille colori dipingendo i volti e i corpi che ballando andavano a formare un enorme agglomerato di sudicia perversione.

Mi voltai di nuovo verso di lui per vederlo rapito dalla bionda tutte forme seduta sulle gambe di Brandon, aveva il fuoco negli occhi e le tenebre nei pensieri.

"Ty" lo chiamai per farlo smettere "Tyler" ..questa sarebbe stata una notte di alchool,robba e sesso, per loro. Si, Ty mi tradiva, io non gli bastavo e lo sapevo, come dicevo..ero un oggetto per fare una bella figura agli occhi di chi ci guardava, il capitano della squadra di baseball più acclamata doveva per forza avere una ragazza che facesse tacere i sguardi indiscreti, questo mi ripeteva e io gli credevo.

Si risvegliò improvvisamente dalla situazione di trans in cui la bionda l'aveva fatto cadere e si voltò dalla mia parte, i suoi occhi bruciavano di incontenibile desiderio e mi spaventai.

Si passò la lingua sul labbro inferiore "Prendi le birre" disse voltandosi di nuovo a guardare la bionda facendo nascere così un espressione cagnesca sul volto di Brandon..non che se ne importasse qualcosa di Jessica ma semplicemente andava così sempre e lui era stanco, gli avrebbe messo le mani addosso da un momento all'altro ne ero sicura. Sfilai le banconote dalla sua tasca e mi alzai superando i pali rossi avvolti dal tessuto e legati tra loro da catene dorate per poi scostare le persone che cominciarono ad incollarsi a me cercando di coinvolgermi nel ritmo di quella canzone assordante. Mi bastava guardare le persone che subito si scostavano da me, sapevano di chi ero ed evitavano di fare caz***e.

Will

"Che stai cercando di fare?" mi disse dandomi una gomitata. Chissà perchè mi era venuta la brillante idea di portarmi Jan dietro, sapevo che adesso avrebbe cominciato a farmi la ramanzina come da copione.

"Che vuoi adesso?"dissi sbuffando, giocavo cn il tappo della birra che avevo tra le mani e continuavo a fissare lontano.

"Amico ti tengo d'occhio proprio come tu fai con quella..è da tanto tempo che la guardi, saranno circa due mesi che non le stacchi gli occhi di dosso" me la indicò con un cenno del capo e io risi perchè non lo sopportavo più.

"Jan ...quella ha un nome e sono più che sicuro che tu sappia quale" dissi porgendogli la birra sfoggiando un sorriso

"Hope Gomez..sai bene a che gente appartiene,non ti immischiare con Tyler e la sua roba"disse strappandomi la birra dalle mani.

"È una ragazza e non la sua roba,e poi la sto solo guardando, non cominciare a rompere" nemmeno la birra lo faceva stare buono, ridevo dentro mentre l'esasperazione si fece spazio in me.

"Ti avevo detto che saremmo venuti qui per prendere solo qualche birra non per cercare guai"disse per poi pogiare i soldi sul bancone "Lo dico per il tuo bene è inutile che mi guardi così"

"Che male c'è a guardarla?sai meglio di me che è una bella ragazza"mi girai a guardarla, era sempre tesa e adesso stava fissando quel imbecille del suo ragazzo. Aveva lunghi capelli scuri quanto i suoi brillanti occhi, neri come la notte che contrastavano la lucentezza delle sue labbra rosse e carnose.

"Infatti perciò è la ragazza di quel drogato, se per caso Ty se ne accorge ci sbudella" disse gesticilando con l'indice per rafforzare il significato di quello che stava dicendo.

Risi per dissentire "Fammi il piacere...sai bene che posso mandarlo all'ospedale se solo voglio, o non ricordi quella notte?" ormai guardavo Jan che accennó ad un sorriso perchè aveva capito a cosa mi riferivo

"La ricordo bene e so anche che per poco non perdeva un occhio,quello è incazzato nero con te e non voglio riaprire una vecchia questione" disse puntandomi un dito sul petto, era più serio del solito e potevo leggere nei suoi occhi la tensione che gli abbaiava la vista.

"Taci che si sta avvicinando" gli feci segno di zittirsi, non volendo cominciai ad agitarmi anche io per le sue parole, non era possibile che uno come Jan aveva paura di un pallone gonfiato come Tyler.

Eravamo seduti davanti a bancone del bar, Jan era il mio migliore amico dall'infanzia,stessa scuola,stessa classe,stesso lavoro.Suo padre aveva un'officina enorme fuori cittá e fin da bambini ci assicurò un lavoro lì.Non ho bisogno di lavorare perchè mio padre è un dottore e può benissimamente soddisfare ogni mio vizio ,ma non sono viziato e cerco di essere indipendente il più possibile.Mamma è morta da 4 anni e sento la sua mancanza come se fosse passato un solo giorno,mi sono mancati i suoi consigli sulle donne che mi dava ad ogni appuntamento "Tratta da principessa ogni ragazza perchè è quello che è,ma dà il tuo cuore solo a quella giusta" mi ripeteva sempre, solo che quella a cui ho affidato il mio cuore me lo ha spaccato lo stesso giorno in cui mi hanno spaccato un braccio sul ring, quella fu la mia prima sconfitta. Mi amava solo perchè ero un pugile e quando tornai a casa trovai rifugio nelle braccia dell'unica donna che amavo per davvero ma non sapevo che dopo 5 mesi l'avrei persa per sempre.Magari l'avessi saputo prima, l'avrei abbracciata più forte.Dopo quell'incidente mi convinse a non lottare più e da quel giorno diedi tutto me stesso alla musica,suono il pianoforte in chiesa, fu proprio mamma a insegnarmi a suonarlo.Bhe ora mi trovavo di nuovo in questo locale.

Mentre stavamo parlando vidi quella ragazza venire verso il bancone, sembrava una che se la tirava col suo atteggiamento da bella e dannata,eppure sembrava triste.

"Dammi un paio di birre"disse al Barman che svelto cominciò a servirla tirando fuori due bottiglie.

Mi voltai per guardarla meglio, lei non si accorse nemmeno di me..da vicino era ancora più bella.

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Capitolo 2
*** 2 ***


Hope's pov. Tornai a sedermi sul divano con le bottiglie che perdevano goccioline d'acqua formatesi per il ghiaccio. Ormai non pensavo più a Ty..volevo solo bere. Finì per svuotare anche la sua birra e mandai Jake a prendermene altre, dovevo smettere di pensare o avrei perso i capelli. Persi il conto delle bottiglie che avevo bevuto dopo aver posato la quarta. Tutto cominciava a diventare ovattato e confusionale, tutto mi sembrava così esilarante e totalmente privo di senso che cominciai a ridere sentendomi la gola in fiamme. Feci scendere una mano lungo il collo di Ty che si voltò sorpreso per poi ridere e stringermi a sé. Sentivo il corpo scosso dal calore e la testa cominciava a girare quando mi sentì improvvisamente di sollevare. Ty mi poggiò sulle sue gambe e la sua lingua cominciò ad esplorarmi la bocca rincorrendo la mia. Sentì le sue mani che ripercorrevano, sotto lo stretto pantaloncino, l'interno della mia gamba e risi per il solletico che mi provocava la sua pelle a contatto con la mia. Risi tanto e mi sentì di nuovo i piedi piantati a terra ma le gambe cominciavano a rendere il tutto più difficile, tutto continuava a girare e la musica mi faceva impazzire, volevo solo stendermi e chiudere gli occhi ma una stretta al gomito mi accompagnò all'uscita aiutandomi a trascinare i miei piedi in modo che camminassero. Salì in auto e vidi una figura sbiadita muoversi, probabilmente intenta ad accendere il motore, la sua voce mi innervosiva,adesso volevo piangere. Sentì le porte aprirsi e qualcuno tirarmi fuori e condurmi ad una spiaggetta con del legno deposto a terra. "Ho freddo, tu no?" Dissi fregandomi le braccia nude con le mani. "Mettilo" mi diede il suo giubbotto e fui abbracciata e invasa dal profumo della colonia di Ty. Sentivo i miei tacchi sprofondare nella sabbia che pareva prendere le sembianze di un mostro che volesse divorarmi un piede da un momento all'altro. La vista pian, piano diventó leggermente più nitida e cominciai a vedere le onde che andavano a schiantarsi sulla riva e riconobbi i lineamenti di Ty impegnato ad accendere un fuocherello. Il vento tirava forte facendo danzare ciocche dei miei capelli nell'aria, riuscivo a sentire l'umidità scavarmi le tempie ma avevo anche tanto caldo. Ty si sedette a terra e fece segno di raggiungerlo. "Perchè non ti sei portata la bionda?" Dissi barcollando verso di lui. "Quanto hai bevuto?" Disse facendo una smorfia. "Poco visto che sono ancora lucida" almeno..questa era la mia convinzione. "A me sembra che non capisci quello che dici." Si concentrò sul legno ardente per poi far scivolare un braccio intorno alla mia vita tirandomi a sè. "Sono sobria invece" dissi allontanandomi da lui. "Shh" Si avvicinò e mi ritrovai direttamente sotto il peso del suo corpo. Sentivo le sue mani ovunque e le sue labbra si muovevano freneticamente, come sempre, i suoi baci erano veloci e freddi, non ricordo quando è stata l'ultima volta che tremavo per le emozioni che mi suscitava. Non capivo nulla era tutto così veloce e frenetico, quasi mi mancava il fiato perchè era questo quello che voleva, cercava di possedere il mio respiro. Mi sfilò il suo giubbino e fui presa da sgomento. Era sempre così prepotente, pretendeva tutto di me ma ormai sapeva che non avrei risposto a questo tipo di capricci. Gli misi le mani al petto e lo spinsi via da me con la poca forza e lucidità che mi restava. Cominciai a urlargli contro e si alzò lasciandomi stare. "Cogl***a" con un calciò mi buttò la sabbia addosso, riuscì a sentirla pizziccarmi la lingua. Di colpo scattai in piedi ma ebbi un capogiro per essermi mossa troppo velocemente e barcollai. "Bast***o" urlai con le lacrime agli occhi. Mi diede le spalle e lo sentì bestemmiare mentre passò le dita nei suoi capelli quasi per tirarli. "Portami a casa" dissi con voce tremante, mi sistemai il top nero e solevvai una spallina che era scivolata giù. Sembrava non sentirmi. Era rimasto immobile con le spalle rigide. Raccolsi il suo giubbino dalla sabbia e glielo buttai dietro le spalle, si girò di scatto e lo raccolse per poi trascinarmi per il polso che ormai non riuscivo a sentire più. Aprì la portiera e letteralmente mi buttò sul mio sedile facendomi cadere anche sul suo. Mi rimisi a sedere correttamente quando cominciai ad emmettere dei piccoli conati prima che lui salisse in auto e potesse sentirmi. Era fuori di sè e il modo feroce in cui cominciò a guidare mi mandava fuori di testa, volevo tornarnare a casa a piedi. Il viaggio fu silenzioso ma a riempire l'aria bastavano i suoi respiri profondi e nervosi che mi facevano venir voglia di urlargli contro di dover smettere. Finalmente arrivammo sotto casa e prima che potessi uscire fece scattare la sicura. Mi voltai a fissarlo preoccupata. "Avrei dovuto farmi la bionda, tu sei solo una mocciosa bast***a" disse urlando come un matto. Lo guardai così arrabbiata che le mie mani cominciarono a tremare, volevano reagire, tutto di me mi urlava contro di non subire, non questa volta. Non mi resi nemmeno conto che la mia mano era stata più veloce dei miei pensieri e la trovai subito bloccata dalla sua che cominciò a stritolarla facendo scricchiolare le mie fragili ossa. Dei gridi acuti soffocarono nella mia gola e delle lacrime mi bruciavano gli occhi, cercai di liberarmi dalla stretta e quando ci riuscì sentì una botta, forte quanto un destro, addormentarmi le labbra che adesso tremavano bagnate dal mio sangue bollente. Mi tirò uno schiaffo così forte che quasi non sentivo nemmeno più il naso. Sbloccai la sicura e mi buttai sull'asfalto freddo, sentì la portiera richiudersi e il rumore del motore urlare nelle mie orecchie. Mi alzai piano e rientrai in casa barcollando, temevo di prendere una storta da un momento all'altro, volevo solo piangere e urlare contro qualcuno. Aprì la porta con violenza facendola sbattere sulla parete. Catturai così l'attenzione di due figure sul divano che non riuscivo a mettere ancora a fuoco per il buio e la mancata lucidità. La camera era illuminata solamente dalla luce del televisore che trasmetteva un film stomachevolmente sdolcinato. Riaccesi la luce e misi a fuoco il viso di mia madre e quello del suo fidanzato Tom guardarmi perplessi. Stavano abbracciati con una ciotola di popcorn tra le mani. Mamma si alzò sorpresa dal mio volto. Capì solo poco dopo che era per il mio labbro che cominciava a diventare viola, alla fine non è che fosse così sorpresa. "Che hai fatto al labbro?" Disse prendendomi il mento tra le mani. "Che ca**o ci fa quello qui?" Dissi guardando in cagnesco Tom che rimase per la milionesima volta ferito. "È stato Ty?" Ignorò completamente quello che avevo appena detto "Esci da casa mia" dissi gettando mia madre dall'altra parte e indicando la porta. I miei occhi erano fermi nei suoi. Amareggiato raccolse il suo cappotto e fece un cenno a mia madre che rispose con un timido mezzo sorriso. Richiuse la porta e mamma cominciò a piangere per la vergogna "Che ti ha fatto ah? Che ti ha fatto? Perchè devi sempre comportarti così?perchè?" Mi fissava con gli occhi rossi e non faceva altro che indicarmi la porta e io volevo solo andare a vomitare il fuoco che mi scuoteva le viscere. Feci le scale correndo e mi chinai sul water, raccolsi in una mano i capelli e in un paio di minuti riuscì a liberarmi almeno un pò di quello schifo. Inizialmente non bevevo ma Ty mi costrinse a farlo perchè i suoi amici lo deridevano più di quanto deridessero me, per loro ero troppo "ingenua" per stare con lui. Mi lavai i denti e tolsi i tacchi che avevano completamente distrutto i miei piedi. Con un fazzoletto mi asciugai il sangue e misi un cerotto per poi proseguire verso la mia camera. Mi spogliai e mi misi a letto indossando solo una felpa. Ero stanca e ancora sbronza per cercare il pigiama quindi in due secondi le coperte mi trasportarono nella mia fantasia notturna. Mi svegliai sudata, cominciai a sentire caldo..i giorni di primavera andavano a scaldarsi sempre di più, avrei dovuto lasciare solo le lenzuola e togliere il piumone. Scesi al piano di sotto e trovai un biglietto sul bancone della cucina. Presi un bicchiere e lo riempì d'acqua corrente, appoggiai la schiena al lavandino e bevvi facendo scorrere gli occhi lungo le parole. Raggiunsi il bancone e strappai il biglietto. *Domani sera io e Tom diamo una cena importante, ti ho lasciato dei soldi sul tavolino del soggiorno, comprati qualcosa di elegante* Corsi in camera e raccolsi il cellulare. Feci scorrere un dito lungo i numeri della rubrica, avevo bisogno di Joice per queste stro****e eleganti. Non che lei vestisse così, in realtà lei vestiva come me, uno stile prettamente street o casual, a volte,ma aveva uno spiccato gusto per la moda in generale. "Hey tesoro" sentì finalmente arrivare la sua voce dopo almeno quattro squilli "Mi servi per dell'insano shopping" le sue risate riempirono la camera "Qualche funerale?" "Più o meno" "Ci vediamo al centro commerciale" "ok" dissi staccando la chiamata. Lei era la mia unica amica, non lasciavo entrare troppe persone nel mio cuore, quello è un posto ormai arido e perfino Joy è solamente un piccolo germoglio. Siamo amiche da quando sono diventata la ragazza di Ty, è quasi sempre presente e mi ascolta, cerco di fare la stessa cosa anche io ma certe volte mi lascia a fare i conti con l'amarezza della mia bocca per i suoi comportamenti da str***a sleale. Dopo la doccia lasciai i miei capelli scendere lungo le spalle,indossai una camicia bianca senza maniche infilata in un pantaloncino a vita bassa e delle converse. Misi solo un rossetto rosso e salì a bordo della mia auto, regalo di papà per i miei ormai passati diciotto anni, adesso ne avevo diciannove quasi finiti. Passai l'intero giorno a rovistare tra centinaia di capi che non mi convincevano. Tutto quello che mi attirava aveva catene o buchi. "Questo?" Disse Joy sollevando un vestito giallo appeso ad una stampella di legno. "Non voglio attirare i moscerini" "A te non piace mai nulla, non puoi mettere le cose che metti ogni giorno" "Senti a me non me ne frega nemmeno di andare a questa cena, quando mai mi hanno invitata ad una?" "È perchè sei acida" disse con noncuranza riposando il vestito Mi voltai verso di lei "Che ca**o significa?" "Proprio questo" mi indicò "Sono fatta così e non me ne frega, quel bas****o di un nero mi ha portato papà via, è grazie a lui se adesso babbo non vive più con me" "Ti capisco, adesso pensiamo al vestito ok? Che ne dici di questo?" Lo scrutai due volte prima di sbuffare e voltarmi per continuare a spostare altre stampelle. Presi uno nero che sembrava accettabile e a passo spedito andai verso i camerini superando Joy che mi guardava con aria interrogativa "Che schifezza è quella?" cominciò a seguirmi "Una che posso tollerare" la sentì sbuffare e dedicarmi diverse paroline da censura. Mi richiusi la tenda dietro e cominciai a sfilarmi i vestiti, tirai l'abito dalla stampella per indossarlo senza nemmeno guardarlo. Aveva ragione Joy, faceva schifo. "Come ti sta?" Disse scuotendo un pò la tendina che di scatto fissai per poi tornare a guardarmi allo specchio "Che cag**a" alla fine lo ammisi. "Joy andiamocene mi sono rotta" dissi levandomi quel coso da dosso ma non sentì più Joy. Mi stavo abbottonando la camicia per poi passare ai pantaloncini quando Joy spostò un pò la tenda per lasciar passare la sua mano che stringeva qualcosa di merlettato..e bianco, troppo bianco. "Che devo fare con questo bianco..non sono un'infermiera" "È bellissimo avanti provalo" "Ca**o Joy chiudi sta cosa che è appena passato qualcuno" lei si voltò per vedere chi fosse per poi voltarsi di nuovo seccata "Ah è solo un vecchio" scuotevo la testa pensando alla sua non curanza. "Posa sto coso" dissi alla fine esasperata "A te non piace mai niente" "Quante volte me lo devi ancora ripetere?" "Provalo e poi ce ne andiamo" glielo strappai dalle mani, ero stanca e lei richiuse la tenda. Feci cadere la camicia sulla sedia e cominciai a infilarmi il vestito e a sistemarlo ma mi fermai sorpresa da come mi stava sembrando carino. Lo portai giù più lentamente concentrandomi su come mi stringesse il corpo. Era completamente rivestito da decori merlettati, una fantasia elegante quanto bastava, le maniche arrivavano strette a tre quarti e la scollatura evidenziava la mia terza taglia. Lasciava scoperte le gambe al di sopra del ginochio ma non troppo sù e il merletto dietro si stringeva ai lati per lasciare nude le spalle. "Allora?" Disse impaziente. Aprì la tenda per guardare l'espressione compiaciuta e sorpresa di Joy. "Lo prendo" dissi alla fine. Uscite da lì ci dirigemmo verso il parcheggio, avevo comprato anche delle scarpe alte con i tacchi e una maglia per me che avevo visto in un altro negozio del centro commerciale prima di uscire. "Mi dici che hai fatto al labbro?" disse fissandomi "Secondo te?" "Che è successo?" "Stavo per schiaffeggiarlo ed è stato più veloce di me" dissi guardando avanti a me sentendo ancora gli occhi azzurri di Joy puntati su di me. "Tu perchè non sei venuta? Jake ha chiesto di te" Lei era seccata e rispose con tono annoiato "Mi sono scocciata di venire in quel posto di matti, voglio fare cose diverse, visitare altri posti" "Ty sceglie sempre il Moonlight, non ha ..fantasia" e l'amarezza stava ricominciando a parlare. Arrivammo alla sua auto e la salutai per raggiungere la mia. Gettai le buste sui sedili posteriori, feci scattare le sicure e mi appoggiai al sedile rilassando muscoli e nervi, la mia vita diventava peggiore ogni volta che mi alzavo dal letto, ormai mi ero abituata a così tante cose che quasi non reagivo più.

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Capitolo 3
*** 3 ***


Hope's pov. Arrivai a casa,avevo passato molto tempo in auto percorrendo diverse strade, volevo del tempo per pensare ma adesso ero sfinita. Chiusi la porta dietro di me e posai le chiavi sul tavolino e le buste sul divano quando vidi arrivare mamma. Mi diressi verso la cucina e aprii il rubinetto dell'acqua per riempirne un bicchiere. Ero davvero stanca e non volevo fare alcuna discussione. "Hai fatto spese?" Mi chiese dopo aver notato le buste. Passai un dito lungo il bordo del bicchiere,fissai l'acqua e poi lei che frugava tra di esse,mi ero appoggiata al mobile ,da lì si vedeva perfettamente il divano perchè avevamo l'open-space. "Bianco?" Era sorpresa "Qualche problema?" Dissi mentre sollevai un sopracciglio Lo tirò fuori dalla busta dandomi un'altra occasione per ammirarlo, era bello per davvero e sorrisi tra me e me. "No.. è che non ti vedo vestire di bianco da ..." "Lo ha scelto Joy"mi passò quel poco buon umore che mi era rimasto e riposi il bicchiere nel lavello svuotandolo dell'acqua che era rimasta. "Ah, capisco" lo ripose nella busta e venne in cucina stringendosi le braccia al petto e scrutandomi le labbra "Come va la ferita?" "Vado a fare un bagno" ritornai in salotto per prendere le mie cose e andare via, non volevo parlare con lei, era un'agonia. "Volevo dirtelo ieri" fece una pausa "della cena" disse guardandomi negli occhi, quei suoi occhi verdi che sembravano nascondere un mare al suo interno,adesso erano lucidi. "Che ca**o devo venire a fare a questa fot***a cena tra vecchi"mi gettai sul divano continuandola a guardare. "Per noi è importante e poi ci sarà anche suo figlio, è ora che vi conosciate" "Fantastico, adesso devo subirmi anche un marmocchio, quanto mi paga Tom per fargli da babysitter?" dissi sarcastica aggiungendo una piccola risata amara. "Questo dovrebbe dirlo lui" feci una smorfia, non capivo dove volesse arrivare a parare "Ha 20 anni" "E chi è?"non sapevo Tom avesse un figlio, non me ne aveva mai parlato,forse perchè non le permetto mai di parlare di lui."Anzi non me ne frega un corno" mi rialzai prendendo le buste e la mia borsa. Feci le scale sentendo mamma chiamarmi ma ormai ero gia chiusa in bagno. Entrai in camera mia e mi gettai sul letto, le palpebre divennero sempre più pesanti fino a quando giunse il buio. Erano le dieci del mattino, i raggi del sole penetravano dalla finestra carezzandomi il viso dolcemente. Tenni gli occhi chiusi, volevo continuare a godere della pace di quel risveglio e di quelle morbide coperte che mi avvolgevano ma un messaggio di Tyler spezzò la mia tranquillità in frammenti. *Stasera andiamo a ballare!* *Passo, ho una cena con mia madre e il nero* *Meglio* Mi alzai contro ogni mia volontà e feci la doccia.Come al solito mamma mi aveva lasciato delle faccende domestiche da sbrigare,caricai la lavastoviglie,rifeci i letti e spazzai le scale.Spostai il mobile del corridoio per poter spazzare dietro e trovai qualcosa di carta a terra coperto da tanta polvere, a quanto pare mamma non ha mai spazzato qua, in realtà nemmeno io. Strinsi tra le mani quella lettera e cercai la busta frugando tra i cassetti ma non la trovai. *Sto aspettando che ti decida. Quanto ancora deve andare così tra di noi? Le cose diventano complicate anche per me e lo sai bene. Quando ti deciderai a fare la cosa giusta allora se ne parla. Tutto questo non ha senso se continui a fingere e sto iniziando a credere che non mi ami. Risolvi presto ~Nicole S.* Ma chi era?e che ci faceva una lettera del genere lì sotto? La portai in camera mia e la nascosi in un cassetto.Presto avrei chiesto spiegazioni a mamma. Perchè quella lettera era firmata da lei?e che vuol dire "S." se il suo cognome è Lee?Deve essere stata una lettera che non ha riuscito a mandare a Tom prima del divorzio,forse babbo l'aveva scoperta.Ma se le cose erano andate così comunque che senso hanno quelle parole? Era più logico pensare che erano uscite da Tom. Non so con preciso quando hanno iniziato a frequentarsi ma so solo che qualcosa stava cominciando a mordermi dall'interno..cos'era quest'angoscia?

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