Asgard: i lupi mannari

di _Teartheheart
(/viewuser.php?uid=179818)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** 1 ***
Capitolo 3: *** 2. ***
Capitolo 4: *** 3 ***
Capitolo 5: *** 4. ***
Capitolo 6: *** 5. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Asgard. 

“Ognuno deve coltivare dentro di sé una serie di qualità che possono sembrare in contraddizione, come per esempio: innocenzaautocontrollofedeaudacia... Attivare la magia richiede molto coraggio, anche una certa purezza e un profondo lavoro su se stessi.” 




Londra, 12 Aprile 1997. 

Erano le ore 17:30 del pomeriggio, nell'orfanotrofio il silenzio era assordante, tutti i bambini abbandonati dai genitori risedevano nelle loro camere. 
Nelle camere 312 e 313 vivevano due ragazzi della stessa età, diciotto anni avevano, erano cresciuti tra le grige mura di quella catapecchia, oramai conoscevano ogni specie d'insetto, non era certo un passatempo divertente, è vero, ma per loro era il passatempo più bello che potesse esistere. 
Nella camera 312 dormiva una ragazza dai lunghi capelli neri e dagli occhi castani, era minuta e il suo viso ricordava tanto un angelo, il suo nome era insolito quasi fiabesco, un nome datogli dalle inservienti che l'avevano accolta nella tenera età dei suoi due anni, abbandonata fuori i cancelli dell'orfanotrofio, con solo un piccolo ricordo della sua vera famiglia, una coperta con incise due lettere V.D
da quella ''V'' nacque il nome che le inservienti le diedero ovvero: Violet, un nome delicato, dolce. Da quella sera le inservienti crebbero quella bambina con tanto amore e rispetto, come mai fatto per nessun'altro tranne per il bambino adesso ragazzo della camera 313, in quella camera viveva lui, il ragazzo, che cresciuto con Violet aveva avuto le stessi attenzioni di quest'ultima, per questo allontanati dal resto del gruppo due bambini, il nome del ragazzo era Louis, 
il suo nome fu ritrovato nel cestino in cui fu lasciato, anche lui alla tenera età di due anni, anche lui lo stesso giorno in cui fu lasciata Violet, gli occhi blu di quel bambino fecero innamorare chiunque li si avvicinasse, le labbra sottili, il colorito biancastro, e il sorriso che illuminava le giornate più buie. 
Quel giorno Violet e Louis, avrebbero preso il cammino per la loro nuova casa, non avendo dove andare, non avendo un lavoro la padrona dell'orfanotrofio, Miss Shailene trovò una casa dove i due ragazzi potevano lavorarvi e viverci allo stesso tempo, di certo non vi era un salario molto alto, ma bastava per entrambi, avendo vitto e alloggio potevano spendere quei pochi spiccioli come meglio credevano. 
Louis era riuscito a svignarsela dalla sua camera per andare in quella di Violet, dove voleva passare gli ultimi istanti insieme, in quella vecchia catapecchia che loro chiamavano: Casa. 
«Andiamo Violet, sarà stupendo, e finalmente potremmo capire cosa ci sta accadendo» quando uno dei due provavano dei sentimenti contrastanti verso i bambini che gli andavano contro, succedevano dei fatti strani intorno a loro, le luci si abbassavano improvvisamente, i bicchieri si spostavano misteriosamente, come per magia. 
Louis affermava che loro due erano speciali, che provenivano da un mondo fantastico e che insieme avrebbero trovato quel mondo, ma era un modo per evadere da ciò che era la realtà. 
Violet non credeva mai alle sue storie fantastiche, certo da bambina era bello pensare che lei avesse dei poteri, che provenisse da un mondo parallelo a quello dove viveva al momento, ma la magia? Quella esiste sole nei libri fantastici. 
«Louis, promettimi che staremo sempre insieme, promettimi che niente ci dividerà, mai» sul volto bianco della ragazza fuoriuscirono delle lacrime, che Louis con la sua mano destra asciugò dolcemente «Mai» 
Qualcuno bussò alla porta, era Anne una delle inservienti, Louis impaurito andò a nascondersi sotto il letto di Violet, mentre lei finse di leggere un libro, il primo che trovò sul comò «Violet, hai visto Louis» 
scosse il capo per dire no, la donna dal corpo esile e dai lunghi capelli biondi si avvicinò «Louis, esci e Violet si più convincente la prossima volta»
«Come hai fatto a capirlo? Ho scosso solo il capo» rispose lei quasi estasiata, Anne rise della sua buffa espressione per poi sospirare, Louis uscì chinando il capo colpevole della sua azione «Siete pronti?» domandò lei, i due annuirono, Violet un po' triste 
«Tesoro, ci scriveremo, non vi abbandonerò, ve lo prometto» un bacio sulla guancia e un'ultimo sguardo tra Louis e Violet, prima di prendere le proprie cose e andare via. 
Un grosso autobus li attendeva all'esterno dell'orfanotrofio, ovviamente nessuno era venuto a salutarli, nemmeno le inservienti, e li per loro fu strano, perché nemmeno loro erano venute? Ma forse semplicemente vederli andare via, per loro era triste. 
Fu questa la scusa che si rifilarono per non starci troppo male. 
Saliti sull'autobus per loro troppo grande per trasportare solo loro due, diedero uno sguardo al pilota che non disse nemmeno una parola, era un uomo robusto dai folti capelli ricci e neri, il colore degli occhi non si vedeva a causa dei grossi occhiali scuri che indossava, la barba lunga e poco curata, e una divisa dallo colore strambo, ero un camice dal core smeraldo, insolito per il suo lavoro, non che loro avessero mai visto altri piloti. 
Comunque non diedero molto conto a quest'ultimo e si andarono a sedere negli ultimi posti, per rimanere in disparte. 
Quando i due si sedettero non fecero in tempo a dire qualcosa se non a urlare che l'autobus partì a velocità della luce, Violet urlava il nome di Louis e viceversa ma nessuno riusciva ad udire niente, se non l'aria che dalla forte velocità arrivava come artigli nelle loro facce. 
D'un tratto sembro che la strada non esistesse più, come se l'autobus si fosse materializzato, e tutto ciò che vedevano era una luce bianca, ed era come essere risucchiati da un buco, una sensazione strana. 
Violet tentò di chiudere gli occhi, pensò che fosse tutto un incubo e che da li a poco si fosse ritrovata nella sua vecchia camera, ma non fu così, per qualche secondo il vortice continuò a girare e poi, un rumore simile ad un boato fece le fece riaprire gli occhi. 
«Che diamine è accaduto?» chiese lei più a se stessa che a Louis, il ragazzo si alzò andando verso il pilota, pronto a dirgliene quattro ma proprio quando era pronto a parlare le porte dell'autobus si aprirono e una donna anziana, dal mantello nero e il cappello a punta lo guardò sorridendo «Benvenuti ad Asgard miei cari, vi aspettavamo» 
Violet si avvicinò frettolosa a Louis, respirando a fondo «Dove siamo? Non dovevamo andare in quella casa che» la donna la bloccò all'istante continuando lei «Non temete, quella era una destinazione top secret, non potevano dirvi dove realmente sareste andati, il genere umano non può sapere di noi, è proibito, qui ad Asgard imparerete l'arte del vostro dono, e sarete addestrati per combattere» 
Louis prese la mano stringendola forte, non si azzardavano a dire niente, si guardavano intorno non capendo cosa stesse accadendo, sembrava essere un grande castello, dai muri di pietra, e un cancello di ferro che contornava l'aria, guardando le sbarre si poteva vedere qualcosa: un velo in trasparenza che bloccava qualsiasi cosa potesse entrare, come un campo magnetico. 
«Vi prego di seguirmi» entrando in quella dimora, gli occhi di entrambi non potettero non far caso ai grandi quadri che vi erano appesi nei muri, e ahimè Violet li aveva visti muoversi, forse erano solo i suoi occhi, o forse credeva che ancora stesse sognando, continuava per quella strada, stava per forza sognando. 
Delle grandi statue che ritraevano Angeli dalle grandi ali, al loro passare fecero un'inchino e li Violet e Louis si allontanarono «Oh non preoccupatevi, vi abituerete presto qui» disse la donna
«Sarete assegnati a degli insegnanti, ognuno di loro capirà in quale genere siete adatti, quale ruolo riservate, siamo sicuri che sarete eccezionali, non per niente avete vissuto in quell'orfanotrofio per tutto questo tempo, i vostri genitori dovevano nascondervi e»
«Voi sapete dei nostri genitori?» chiese Violet «Questo non dovevo dirlo, ve ne parleranno poi i vostri insegnanti, venite prego» 
Aprendo una grande porta, alta sino al soffitto dal color smeraldo, i due si ritrovarono davanti una grossa sala, piena di candelabri e con tanti ragazzi che si allavano in qualcosa, dalle mani di qualcuno fuorusciva del fuoco, qualcun'altro urlava, qualcun'altro ancora mutava forma. 
«Violet, e questo il nostro mondo, te lo avevo detto io che non mi sbagliavo» esordì Louis tutto contento, Violet sembrava invece essere impaurita, non capiva cosa stesse accadendo, non poteva essere reale, la donna anziana si fermò davanti ad un ragazzo «Liam» lo chiamò lei facendolo voltare 
voltandosi Violet non poté che ammirarlo, i suoi occhi erano di un castano brillante, la sua pelle era scura, i capelli corti facevano spiccare il color miele, il suo corpo muscoloso, e la sua pelle che ritraeva tatuaggi dalle forme ambigue. 
«Lui sarà il vostro educatore, oh dimenticavo il mio nome è Margaret» finito di presentarsi scomparì lasciandoli con quel ragazzo con Liam. 
«Nel corso dei primi mesi, imparerete a conoscere il vostro dono, sapremo se siete streghe, stregoni, fate, ninfe, muta-forma, cacciatori, banshee ... ovviamente faremo dei test per capire meglio» 
il ragazzo stava spiegando tutto ciò che per Violet era solo finzione, eppure Louis era così intento ad ascoltare attentamente ma lei, oh a lei frullava solo una domanda in mente, una domanda che fece senza pensarci «Cosa sapete dei nostri genitori?» domandò 
Liam si voltò verso quest'ultima con uno sguardo severo «Chi ha detto che potevi parlare?» 
Violet imbarazzata rimase in silenzio, voleva solo scoppiare in lacrime, dove diamine era finita? In un libro di scritto da Louis? 
Cosa stava accadendo? Dov'era casa sua? Dov'era la sua camera piena d'insetti? 



 
____________________________________________
Ispirato ad Harry Potter sotto alcuni punti. 
Storia completamente diversa, non ci sarà Zio Voldermort, forse qualcuno di più spietato. 
ESISTE? Vedremo. 
Cosa pensate di questa storia? Di questo inizio? 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 1 ***


Asgard. 



1.
 


 

E soprattutto, guardate con occhi scintillanti tutto il mondo intorno a voi, perché i più grandi segreti sono sempre nascosti nei posti più improbabili. Coloro che non credono nella magia non potranno mai trovarla.




Nei giorni successivi, Liam il ragazzo che addestrava Violet e Louis, iniziò a fargli fare cose strane, come fissare qualcuno cercando di capire cosa stesse pensando, Louis non riusciva a sentire niente, Violet con sua grande sorpresa iniziava a sentire delle voci ma incredula se dirlo o meno, teneva per sé i suoi fantastici risultati. 
Provarono a lanciare fiamme, Violet quando ci provò dinanzi agli occhi del ragazzo dei capelli castani, fece di tutto per evitarlo, quando si concentrò sul fuoco, la sua mano avvampò, ma lei evitò la cosa. 
Violet si stava abituando a conoscere i suoi poteri, ma non poteva far altro che pensare che quello fosse tutto uno scherzo, perché si stavano mostrando solo adesso quei poteri, Louis glie l'aveva sempre detto è vero, che avesse dei poteri, ma nel mondo reale non esiste la magia, eppure eccola li, a leggere nel pensiero e far uscire del fuoco dalle sue esili mani. 
Quel giorno finita la lezione Louis andò contro un ragazzo con cui aveva fatto amicizia, era un ragazzo alto dai capelli ricci, Violet in realtà non si era mai soffermata a guardarlo in viso, non sapeva bene il suo aspetto, il tempo impiegato ad Asgard si distribuiva tra le lezioni, e il suo dormitorio. 
Violet rimase nella stanza quando Liam la chiamò «Ehi, Violet tu non andare, anzi vieni con me» cosa aveva fatto? Forse la stavano cacciando, e per lei non era affatto male se l'avessero rimandata  a casa, voleva tornare ad essere la ragazza della 312, l'orfana solitaria. 
Liam la portò in una stanza, in cui le pareti erano di vetro, smista di qualunque cosa una stanza potesse aver bisogno, la ragazza si guardò intorno cercando di capire cosa stesse accadendo «Ho fatto qualcosa di sbagliato?» chiese lei, Liam senza risponderle continuò  a fissarla con uno sguardo accusatorio 
«Muta, trasformati in qualcuno, o qualcosa ... pensa a quella cosa e fallo» perché le stava chiedendo di fare qualcosa che ancora non avevano illustrato? Violet pensò a lui, fu la prima cosa che le venne in mente, lo guardò pensò attentamente alla perfetta copia del ragazzo che aveva davanti, sentì un formicolio per tutto il corpo, cercò con tutta se stessa di non farlo accadere, ma qualcosa la spingeva a completare la trasformazione, e così fu, il suo corpo mutò diventando il suo insegnante.
La guardò e annuendo le disse: «Adesso lancia il fuoco» senza pensarci due volte le mano di Violet fu lanciare il fuoco, non capiva perché non riusciva a controllare il suo impulso. 
Voltò un attimo lo sguardo, e quando si specchio nella lastra alla sua destra vide perfettamente la copia esatte di colui che le era dinanzi agli occhi, perfino i vestiti erano come i suoi, trasandati. 
«Adesso leggimi nel pensiero» deglutendo Violet lo guardò, e ancora una volta i suoi poteri parlarono al suo posto «Sei come me» sibilò lei. 
«Cosa vuol dire?» continuò lei «Perché mi hai mentito? Perché nascondi i tuoi poteri?» domandò lui avvicinandosi alla ragazza «Non mi fido di voi» rispose lei «Perché continuo a fare e dire tutto ciò che non dovrei fare o dire?» si domandò lei più a se stessa che a lui «Perché questa è la stanza della verità»
«La stanza della verità?» chiese lei «Qui tutto ciò che pensiamo, che proviamo e soprattutto tutti i doni che abbiamo, vengono fuori» 
«Oh certo, siamo ad Asgard» enfatizzò lei «Adesso dimmi cosa vuol dire che siamo uguali» non sapeva se essere spaventata o arrabbiata o felice «Non abbiamo ancora un nome, esseri come noi due sono rari, qualcosa nel nostro DNA ci permette di intraprendere ogni singolo potere del pianeta terra» 
«Ma è un bene?»
«Non lo sappiamo ancora, la guerra a cui stiamo andando incontro, è anche per colpa nostra, I Demoni ci vogliono, Asgard si occupa di tenerci al sicuro in salvo, il nostro compito è combattere contro questi Demoni, salvando i nostri ideali, e noi stessi»
«Adesso ti fidi?» chiese lui, Violet ansimando lo guardò «Be, spero che tutto questo sia vero, in un certo senso» aggrottò la fronte «Non temere, qui imparerai a difenderti ... a proposito ritorna nella tua forma, sei più carina quando sei tu» 
Violet sentì le sue guance avvampare, tornò ad essere Violet quando poi seguì lui verso l'uscita. 
Era incredibile, la ragazza passò dal conoscere i suoi poteri, a non sapere che essere fosse. 

Louis era il ragazzo più felice al mondo, non era mai stato così contento prima di conoscere la magia, e sapere che anche lui avesse un potere lo rendeva ancora più felice. 
Quella sera, quando le lezioni ebbero fine, tornò nel suo dormitorio, non aveva più la camera attaccata a quella di Violet, e non poteva sgattaiolare nelle sue camere, era vietato, almeno a quelli nuovi, per il solo fatto che dicevano ''Potreste suscitare emozioni che contrasteranno la vista dei vostri poteri''
entrò nella sua camera, la quale amava profondamente, ad Agard le camere non erano delle semplici camere, ma quando il proprietario vi entrava mutava forma a seconda di come quest'ultimo si sentiva, il primo giorno che era arrivato la sua camera era confusa, a causa dei suoi strani sentimenti contrastanti, un misto tra sorpresa, allegria, paura, malinconia. 
La camera si presentò ai suoi occhi tutta in disordine, all'impatto pensò che dovesse sistemarla con le sue mani, e da li pensò ''che strazio, pensavo la magia fosse più divertente'' quando il suo amico, Harry, il ragazzo dagli occhi verdi gli spiegò la situazione, li fu tutto contento e da li a poco la camera mutò ancora. 
Quel giorno le mura della sua amabile camera, tingevano di un color prugna, il letto era in ferro battuto, di un nero pece, c'erano dei candelabri a mezz'aria con candele accese, la cassettiera ritraeva un gufo delle montagne, le sue ali occupavano un'intera parete. 
Louis però non sapeva che emozione stesse rispecchiando la camera, in realtà da quando era arrivato non sapeva più nemmeno chi fosse, il suo pensiero andava a Violet che era incapace di fidarsi, e poi non capiva quale dono avesse lui, perché non riusciva a far uscire il suo IO? 
Seduto sulla finestra che affacciava in un giardino ornato di fiori che si annaffiavano da soli, il ragazzo dagli occhi blu guardava la lune che rifletteva sul piccolo laghetto che risiedeva dentro Asgard, quando il rumore del bussare della porta lo fece distogliere da quella bellezza naturale. 
Si alzò andando verso la porta, quando la aprì dinanzi ai suoi occhi si ritrovò Violet che senza dire niente avvolse le sue braccia intorno al collo del ragazzo «Violet, cosa ci fa qui sai che è proibito» 
«Ho chiesto a Liam, mi copre lui»
«Hai preso confidenza con il nostro educatore?» domandò lui sorpreso, quando il giorno prima lei lo guardava in malomodo «Devo dirti delle cose» 
La ragazza chiuse la porta alle sue spalle sviando la domanda che l'amico le aveva appena fatto andandosi a rifugiare nel nuovo letto, si guardò intorno «Wow, è proprio bella la tua stanza» osservò lei, un po' delusa pensando alla sua che era totalmente l'opposto, era smista, con un solo letto al centro della stanza, e una cassettiera dal grigio colore sistemata nell'angolo della stanza, con una semplice lampadina attaccata al soffitto. 
Quando Louis si sedette sul letto la guardò aspettando che lei iniziasse a dirgli ciò che doveva, oramai curioso della fretta con cui lei fosse entrata. 
«Allora? Cosa devi dirmi?» la ragazza respirando a fondo lo guardò «Da quando siamo arrivati, ho cercato con tutta me stessa di nascondere i poteri che trattenevo dentro, dal fuoco, alla lettura del pensiero ... Oggi Liam mi ha portato in questa stanza chiamata: ''la stanza della verità''  da li mi ha richiesto di esporre i miei poteri, e in quella stanza non potevo nasconderli, mi ha fatto perfino mutare forma, mutare forma capisci?» 
«Per la barba di Merlino!» esclamò lui, Violet a quell'espressione per lei strana lo fissò «Cosa?» chiese lei 
«Niente, è un'espressione che ho imparato qui ad Asgard» rispose, sventolando la mano come per dire ''lascia stare'', così lei continuando disse: «Comunque, Liam mi ha scoperto perché anche lui è come me, anche lui ha tutti quei poteri, la nostra specie non ha un nome, ancora oggi cercano di capire cosa siamo, e la guerra che sta per annunciarsi, è per difendere la gente della nostra specie ... Louis devi promettermi che non lo dirai a nessuno, è di vitale importanza che nessuno sappia di questa cosa, nessuno»
Il ragazzo la guardò, felice per lei, ma allo stesso tempo deluso, perché la sua amica che li era di dinanzi ai suoi occhi, aveva tutti quei poteri, e invece lui non ne gustava nemmeno uno. 
«Non lo direi a nessuno, se questo può metterti nei guai Violet» fece una pausa e poi continuò «Ma come hai fatto a non scoprire di avere tutti questi poteri in tutti questi anni?» domandò lui curioso, la ragazza lo guardò e vide la stessa faccia che ebbe lei quando fece la stessa domanda a Liam «I nostri poteri si annunziano a noi, alla maggiore età, per questo ci hanno portato qui» 
«Allora perché io ancora non ho visto niente?» si alzò disperato Louis camminando per la stanza, la ragazza andò verso di lui, posandogli una mano sul braccio, al tocco di quella mano, i due entrarono in uno stato di trans. 
Una visione si vece strada nelle loro teste: 


Nell'ombra della notte del giardino di Asgrad, sopra le teste dei due ragazzi, la luna piena era maestosa, nel giardino vi erano solo Louis e Violet che ridevano felici scorrazzando da una parte all'altra, il motivo di quelle risa non erano chiare, ma ben presto quella felicità si trasformò in terrore. 
Violet seduta nell'erba gelida e bagnata dall'annaffiamento poco prima avvenuto, fece un respiro profondo prima di vedere l'amico accasciarsi in un attimo sul terreno. 
In un momento pensò che stesse facendo quello che fece lei, ma poi quando sentì l'urlò mescolato da un ringhio, andò verso di lui spaventata «Louis, stai bene?» chiese, a quelle parole il ragazzo si voltò verso la ragazza, e ciò che lei vide non fu qualcosa di normale. 
Delle zanne aguzze ringhiavano verso l'amica, gli occhi erano diventati di un giallo luccicante, la pelle stava mutando, riempiendosi di peli, la schiena s'incurvò e come un lupo si tenne a quattro zampe, dei lunghi artigli sbucarono dalle mani e piedi, che oramai erano zampe. 
«Oh mio Dio» diceva sottovoce continuamente Violet, quando il lupo fece per azzannarla qualcuno la tirò a sé salvandola da lupo mannaro. *



Non ebbe il tempo di poter vedere chi fosse, che Luois si scostò facendo cadere la mano della ragazza dalla sua spalla, bloccando così la brutta visione che poco prima i due avevano visto. 
«Che diamine era?» chiedeva lui allarmato, tanto che la camera era ormai divenuta buia, e cupa «Il futuro» rispose lei ansimando. 
«Non devi dirlo a nessuno» continuò lui «Mai» finì lei. 


 
_______________________________________

Ebbene si fanciulle e fanciulli, eccomi qui con un nuovo capitolo di zecca. 
Allora bellezze, cosa ne pensate di questa storia ai suoi primi capitoli?
Quale storia dei singoli ragazzi vi attira di più?
Per  chi siete più curiosi? 
C'è del tenero tra i due? 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 2. ***


Asgard

2. 
Con le bugie si può andare avanti in tutto il mondo – ma non si può mai tornare indietro.



I due ragazzi si fissavano, l'uno più incredulo dell'altro, cosa avevano appena visto i loro occhi? Louis era decisamente impaurito, Violet lo era ancora di più se pensiamo al fatto che aveva appena avuto una visione. 
Si era trasformato in un lupo, in quella visione così reale, il suo caro amico era divenuto un lupo. 
«Cosa diamine è stato?» chiedeva ancora lui camminando avanti e indietro per la stanza «Louis, calmati, ci sarà una spiegazione forse è tutta una menzogna, forse è una cosa che accade qui ad Asgard» 
«Ad Asgard chiunque si trasforma in lupo Violet?» la ragazza pian piano si avvicinò prendendo la mano del ragazzo, cercando di rassicurarlo. 
«Ehi, nessuno saprà mai quello che abbiamo visto, non lo direi a nessuno Louis, e soprattutto capiremo di più su tutto questo okay? Deve esserci una spiegazione» tenendolo per mano lo portò sul letto, facendolo distendere accanto a sé, tenne stretta la sua mano guardandolo sempre
«Ricordi quando lo facevi tu all'orfanotrofio? Quando mi rassicuravi tenendomi per mano?» lui annuì abbassando lo sguardo «Violet» disse lui «Si, mio piccolo Louis?» 
«Ho paura» ammise lui, qualche lacrima bagnò il suo viso, Violet lo strinse a sé, asciugando quelle lacrime che non aveva mai visto prima, Louis teneva sempre tutto dentro, sicuramente non voleva mai far vedere il fatto che si chiedesse perché i suoi lo avessero abbandonato così, Violet aveva sempre capito quando quest'ultimo stava male, ma non aveva mai detto una parola, semplicemente gli stava accanto, coccolandolo come avrebbe voluto lei. 
Quando i due erano stretti l'uno all'altra, proprio in quel momento, la porta si spalancò, e Liam il loro mentore alla vista s'infuriò «Vi avevo dato poco tempo, sei stata qui quasi tutta la notte, vuoi che ci buttino fuori Violet?» la richiamò lui, arrabbiato ma mantenendo il tono basso, la ragazza imbarazzata si alzò e abbassando il capo disse: «Mi dispiace, è che era tanto tempo che non stavamo un po' soli» poi si bloccò «È colpa mia Liam, le stavo parlando delle mie difficoltà e il tempo è passato» Louis si prese la colpa ma Violete stava per replicare quando Liam 
fece tacere entrambi «Che non si ripeta più» li zittì. 
Nei giorni seguenti l'allenamento continuò, Louis impaurito dall'arrivo della luna piena il mese successivo, e se si fosse trasformato davanti a tutti? L'avrebbero ucciso?
Sapeva bene che ad Agard era proprio quello che facevano, uccidere i demoni della notte, inclusi i lupi. 
Violet manteneva bene il segreto, ma anche lei era impaurita se qualcuno l'avesse portata nella stanza delle verità, se qualcuno l'avesse fatto, il suo migliore amico sarebbe stato in pericolo. 

Nei mesi successivi tutto sembrava filare liscio, Violet continuava ad avere sempre più poteri, ogni giorno scopriva sempre più cose di sé, poteri che nemmeno Liam conosceva. 
I due passavano sempre più tempo insieme, sarà che era per i poteri che essi tenevano, sarà per qualsiasi altra cosa, fatto sta che che Violet lo guardava sempre più spesso quando erano distanti. 
Non che lei avesse mai provato quel tipo di sentimento, ma le piaceva la sensazione che aveva quando lo vedeva, un po' meno quando litigavano, oh si, quei due litigavano spesso, lei riusciva a tenergli testa, pur sapendo che fosse un suo superiore. 
«Fissa bene il punto e poi, lancia il fuoco, devi guardare bene» spiegava lui, Violet concentratissima sul muro che tutti usavano per allenarsi, fisso il punto che il suo allenatore le aveva illustrato, e proprio quando stava per lanciare Liam parlò «Più al centro» Infastidita si bloccò voltandosi verso di lui «Puoi scordartelo che io mi rimetta di nuovo e lo rifaccia, sono stufa di te che mi interrompi sempre» lui spalancò gli occhi per poi ridere  «Cos'è che ti fa ridere?» domandò lei con le guance rosse dalla rabbia 
«La tua reazione Violet, mi fa ridere ogni volta, sai dopo una giornata stressante è bello vederti abbaiarmi contro» disse chiudendo le braccia al petto 
«Lo trovi divertente? Be trovi divertente anche un pugno in faccia?» il ragazzo alzò le mani in segno di resa, sedendosi sul pavimento «Andiamo calmati, devi imparare più in fretta possibile Violet, non lo faccio per stressarti» 
sbuffando seguì il gesto del ragazzo sedendosi dinanzi a lui, sospirò prima di parlare con un atteggiamento diverso da quello del momento prima «Devi avere pazienza con me, qualche mese fa tutto ciò che ero, era una povera orfanella abbandonata dai suoi genitori» fece una pausa «A proposito, quando saprò dei miei genitori?» domandò lei curiosa 
«Vuoi davvero saperlo?» disse lui nervoso, la ragazza annuì spalancando gli occhi «Okay» rispose lui, sistemandosi bene prima di parlare «È difficile dirlo ma, be i tuoi genitori sono rimasti uccisi 18 anni fa, quando stavano scappando dalle grinfie di un demone, tu avevi appena pochi giorni, dei loro amici ti avevano in custodia, ma quando la loro morte si divulgò, essi decisero di portarti in un orfanotrofio, decidendo così di finire ciò che avevano iniziato i tuoi» raccontò lui
la ragazza a quelle parole rimase delusa, non era certa ciò che voleva sentire, in un attimo i suoi occhi si gonfiarono di lacrime, e la sua gola, fu come se qualcosa si bloccò, e non potesse parlare. 
Prese un respiro profondo, e cercando di controllare le lacrime che minacciavano di uscire «Bé pensavo avessero una storia più avvincente, e che diamine erano delle creature magiche» cercò di sdrammatizzare lei, ma fu troppo tardi, il dolore aveva preso il sopravvento, cercò di nascondere quelle lacrime abbassando il capo
ma Liam ovviamente capì, e prendendo la sua mano l'accarezzò «Ehi, andrà tutto bene» diceva lui, Violet asciugò le sue lacrime alzando poi lo sguardo, arrivando alle iridi castane che le si erano presentate davanti
«Grazie» 
«Per cosa?» domandò lui «Di avermi detto la verità» finì lei, il ragazzo sospirò per poi sorriderle «Ehi, ehm ... ti andrebbe di venire con me stasera?» 
«Come? ... dove?» domandò lei, sorpresa dalla domanda «Ehm, C'è un posto ad Agard che particolarmente amo, ci vado quando mi sento giù, vorrei fartelo vedere, se ti va» 
Violet sorridendo lo guardò «Accetto volentieri» 


La biblioteca era divenuta la sua seconda casa, da quando aveva scoperto quelle cose di sé attraverso la visione di Violet, si trovava nell'ala ovest, dove risiedevano i libri delle leggende dei nemici più remoti, delle creature del mondo magico.
Ovviamente Louis, andò subito verso la scritta: ''creature della notte'' prendendo il libro che gli era passato sotto gli occhi, lo portò con sé al primo tavolo libero che trovò, si sedette iniziandolo a sfogliarlo passò da: '' Arpie, Anarada, Caradda, Chimera, Centauri, Ciclopi, Delfine, Echidina, Empusa, Ecatonchiri, Giganti, Gorgoni, Sirene, Idra di Lerna, Lamia, Minotauro, Ofiotauro, Pitone, Satiro, Scilla, Vampiri'' fino ad arrivare a ciò che stava cercando, ''Lupi Mannari'' 
Voleva leggere tutto sui tanti nemici che essi avevano, ma ciò che più importava era sapere, se quello a cui lui sembrava essere destinato, fosse il più pericoloso, e sapere a cosa stesse andando incontro. 
Iniziò a leggere: 


'' I lupi mannari, al contrario dei nostri più grandi nemici VAMPIRI, non sono esseri riconosciuti come - non morti - essi non vi trasformarono attraverso graffi o morsi, essi diventano mannari attraverso una maledizione lanciata da uno stregone alla famiglia di provenienza, o a pozioni create contro quest'ultimo da qualcuno che costui ha causato del male, non vivono nascosti, quest'ultimi durante il giorno vivono intorno a noi, possono essere chiunque, anche il nostro più grande alleato. 
Solo quando arriva la grande luna di notte, l'umano abbandona il suo corpo, prendendo le vesti del lupo; Jeffrey Addams, un'antenato del 1855 raccontò la sua esperienza, la sua trasformazione, ogni passaggio di quella maledizione. 
Raccontò che compiuta l'eta di diciotto anni, una notte di luna piena, si ritrovò a girovagare per il bosco, accompagnato dai suoi ricordi più remoti, ad un certo punto, sentì un tremolio proveniente dalle ossa che si trasformò subito in dolore, un dolore atroce, sentì le ossa spezzarsi, la schiena si curvò come un animale, le sue mani in poco tempo divennero zampe, ricoperti di artigli, la sua peluria divenne un folto pelo da color marrone scuro e le sue orecchie divenute a punta. 
era tutto ciò che ricordò, solo il suo più vecchio amico, Richard Wilde, raccontò in seguito al suo amputa-mento di gambe, recatogli dall'amico, che fu tremendo quando si vide davanti quegli occhi dal color giallo scintillante, quell'ululato che gli fece agghiacciare il sangue, e quel dolore atroce dopo che le zanne lo avevano azzannato. 
Jeffrey non ricordava mai, ciò che avveniva quando si trasformava in quell'essere, non ricordava le sue vittime, e non ricordò nemmeno di aver fatto male al suo vecchio amico, ma quando scoprì di aver ucciso sua moglie, Annabelle, e le sue due gemelle, Ariette e Maya, decise di andare ad Asgard, chiese di farsi rinchiudere nelle segrete, volendo vivere la sua ''vita'' se così poteva chiamarsi dopo l'atto che aveva compiuto in solitudine. 
La bestia, non era ancora considerata nemica, anzi, sembrava essere un'alleata delle creature di Asgard, il patto fu violato da un'altra famiglia, gli Jefferson, quando uniti in branco attaccarono Asgard, riunendo  tutte le famiglie formate da lupi, uccidendo metà popolazione di Asgard e del mondo magico, nessuno osò più chiamare alleato queste creature della notte, nessuno osò più fare entrare qualcuno che era afflitto da quella maledizione ad Asgard, il ministro della magia dichiarò nemico, colui che chiamiamo ''LUPO MANNARO''. ''


Louis fu distratto dalla lettura, dal suo amico Harry che sedendosi al tavolo lesse il titolo del libro «Ti fa una cultura dei nostri nemici?» domandò lui, Louis sobbalzò chiudendo il libro «Eh? Si, volevo esplorare ciò che adesso è il mio mondo, cioè que-quello che combattiamo ecco» disse nervoso 
il ragazzo lo guardò sorridendo «Si, a quanto pare ne abbiamo un sacco, pensa ai Vampiri, gli umani hanno creato tante storie, dove raccontano di vampiri, tutte sbagliate, tutte finte, in questo libro c'è tutta la verità e qui il modo di vedere le cose cambia» 
«Devi pensare che gli umani non sanno nemmeno l'esistenza, certo conoscono le leggende, ma per loro rimangano tali» disse Louis un po' meno eccitato dell'amico. 
«Allora come vanno gli allenamenti?» domandò Harry sospirando «Vanno bene, e a te?» in realtà andavano malissimo, Liam non era riuscito a trovare un solo potere che Louis teneva, ma era ovvio, lui non aveva poteri magici, bensì aveva una maledizione, che da li a poco si sarebbe fatta viva. 
«Oh bé, ancora non sanno cosa sia, pensino sia una Fenice, alla mia morte, rinascerei dalle mie ceneri» lo disse con disinvoltura, spalancando gli occhi Louis disse «Sei immortale?» domandò entusiasta «Qualcosa del genere» 
''QUALCOSA DEL GENERE'' come se fosse la cosa più naturale del mondo, Louis avrebbe pagato per essere nei suoi panni. 


Quella sera, Violet avrebbe passato la serata con Liam, aveva rovistato tra i cassetti della sua camera, ancora tutta confusa come la prima volta che vi era entrata, sempre più cupa; ovviamente non trovava mai niente, quegli stracci li avevi da troppo tempo, ma doveva accontentarsi. 
Così prese i pantaloni neri, e la camicetta bianca, i vestiti che indossava ogni volta che qualcuno veniva ad ispezionare l'orfanotrofio, i vestiti per le ''occasioni importanti'' lasciò i capelli sciolti, voleva avere un'aria più femminile, e voleva sembrava ''carina' anche se non sentiva di aver riuscito nel suo intento. 
Qualcuno bussò alla porta, doveva essere Liam, sospirando la aprì, Liam vi era proprio li davanti, con i suoi jeans neri, e il suo giubbotto di pelle, e con il suo bel viso, che la guardava sorridendo «Sei pronta?» chiese, annuì Violet per poi sorridere «Sei molto carina così» diceva lui, lei sorrise imbarazzata «Grazie» rispose. 
I due iniziarono a camminare verso la meta in cui Liam stava per portarla, ovviamente lei si limitava a seguirlo non sapendo dove quel posto misterioso si trovasse, si guardò intorno nel frattempo, guardando i quadri che la salutavano, e le statue che al suo arrivo s'inchinavano in un saluto, ne ammirò una, ritraeva un ragazzo, aveva l'aria triste ed era seduto su una panchina, quest'ultimo vedendola la seguì con lo sguardo per tutto il tragitto, ella a sua volta lo scrutò era bellissimo, ma vi era difficile descriverlo, non sapeva che colore avessero u suoi occhi, o i suoi capelli, persino il tono della sua pelle vi era sconosciuta, per via del color bianco pietra. 
Stava per chiedere a Liam, la storia delle statue ma  fu prima lui a fare una domanda:«Allora, tu e Louis ... insomma, voi avete be ... state insieme?» chiese
A quella domanda la ragazza rimase a bocca aperta, tanto che tutte le domande che voleva fare lei sparirono, imbarazzata com'era «No, cioè no, non ho mai pensato a Louis in quel senso, siamo cresciuti insieme e» 
«Adesso ci stai pensando?» domandò lui «NO!» rispose infine lei, perché quella domanda? Insomma lei e Louis erano come fratelli e pensare di stare insieme, proprio no. 
Poco dopo, Liam aprì una piccola porta dal color oro, ornata da disegni intrecciati, simili ad un tribale, aprendola con una parola incomprensibile i due vi entrarono dentro, Violet rimase a bocca aperta quando la visuale dinanzi a sé si aprì, era come una terrazza che affacciava al labirinto di Asgard, il panorama era incredibile, si poteva vedere il labirinto cambiare in ogni istante, il tramonto che da li a poco avrebbe dato uno spettacolo meraviglioso, intorno a sé, creature magiche, Fate, che volevano proprio sopra le loro teste, che vedendoli arrivare si avvicinavano inchinandosi al loro cospetto, i colori di quest'ultime erano meravigliosi, scintillavano, e le loro risa alle orecchie erano docili
«Fate?» chiese lei, il ragazzo sorrise dall'espressione incantata di Violet annuendo «Si, sono le amiche della natura, creature affascinanti, guariscono i maghi, sono particolari, si arrabbiano per poco, quindi stai attenta» 
le prese la mano, sorpresa lo guardò, lo seguì quando lui la portò in una panchina facendola sedere «Ammira il panorama» diceva mostrandoglielo, guardò dinanzi a sé miscugli di colori che si stava creando pian piano, le sfumature che il cielo stava creando la deliziavano e in un attimo tutte le sue paure scomparvero. 
Fece un respiro profondo sorridendo, il ragazzo le vi era seduto accanto, quando le aprì gli occhi posò la mano sulla spalla di lui, e quando stava per dire: «Graz..» una nuova visione la rapì. 


'' Questa volta, era un ricordo, un ricordo di Liam, lei non era presente in quel ricordo, era come una spettatrice. 
C'era lui e una ragazza da lunghi capelli rossi fiammanti, e dagli occhi verde smeraldo, i due danzavano felici, sembravano felici ed innamorati, capì che era il loro matrimonio quando vide il vestito di lei, tutto bianco ornato di perle, sembrava una principessa.
Intorno ai due innamorati vi erano le creature magiche di Asgard, i professori, tutto sembrava così perfetto. Ma in un attimo ciò che era sembrato perfetto si trasformò in un incubo. 
Apparvero delle creature, dalla pelle pallida, dagli occhi rossi e il viso ricoperto di vene, con dei canini affilati, tutti iniziarono ad urlare i due sposi fecero per scappare, Liam cercò di proteggerla iniziando a combattere contro coloro che stavano rovinando tutto. 
Combatté un vampiro, lanciando fuoco, lanciando in aria, usando tutti i poteri che lui possedeva, e proprio quando fece per ucciderlo, l'urlo della sua amata lo attirò, voltandosi vide uno delle creature azzannare il collo di quest'ultima, il rosso del suo sangue macchiò il vestito bianco puro. 
Il ragazzo urlò, con le lacrime già pronte ad introdursi nel suo corpo, Violet poteva sentire il dolore che lui provava, un dolore lacerante. 
«Igritte» urlò lui, ma la ragazza era ormai morta, il vampiro contento del gesto appena compiuto guardò il ragazzo «Appartiene a noi adesso» per poi sparire nell'oscurità con il corpo morto della  sposa morta."


La visione scomparve quando Liam si staccò e si alzò di scatto dalla panchina, Violet respirava affannosamente con il viso ricoperto di lacrime, lui la guardò con un volto arrabbiato «Come hai potuto?» chiese
lei lo guardò «Mi dispiace io, non so cosa sia successo io» cercava di giustificarsi lei, senza sapere il motivo della sua rabbia «Perché hai portato quel ricordo nella mia mente perché?»
«Liam non so nemmeno come abbia fatto, io non so cosa scateni queste visioni» 
«Quindi ne hai avute altre con chi?» domandò lui ancora con un volto rosso dalla rabbia - OH NO - pensò lei, così mentì «Con Louis, vidi un nostro ricordo da bambini» mentì lei guardandolo
lui la fissò «Forse era meglio che non ti portavo qui, forse era meglio che rimanesse un rapporto da addestratore ad alunna, si forse è meglio così» diceva lui fra sé, era come impazzito, perché si comportava in quel modo. 
«Andiamo, ti riaccompagno in camera, dimentica tutto, dimentica la nostra ''amicizia'', da domani saremo come sconosciuti, solo un rapporto professionale.» diceva lui, Violet lo guardò «Mi dispiace» disse infine. 


 
________________________________________________________

Bene, bene, bene. 
Mi sento molto Malefica. 
Tornando a noi, come sta andando?
VI STA PIACENDO?
So, che non è una delle storie, delle tematiche più frequenti sui ragazzi. 
In realtà sono dei prestavolto, con qualche cartteristica presa dai loro comportamenti. 
MA STO AMANDO SCRIVERE DI LORO, SCRIVERE QUESTA STORIA E' BELLISSIMO. 
Spero che anche a voi lettori piaccia. 
Voglio a sapere cosa ne pensate, cosa vi aspettate, lasciate un commento. .
SE AMATE LA STORIA, CONDIVIDETELA. 
PORTATE LETTORI, ne sarei felicissima. 
P.S: ho aspettato un po' prima di postare il capitolo, visto il periodo di vacanza, spero che adesso qualcuno ci sia. 
Alla prossima, vostra Teartheheart. 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 3 ***


Asgard
3.


I giorni passavano, e Liam come le aveva annunciato non si era mai rivolto a lei come aveva sempre fatto, la trattava come qualunque altro studente, non c'era più uno sguardo complice per lei, o un sorriso rivolto solo a lei. 
Niente. Ma come poteva la ragazza sapere che sfiorandolo avrebbe causato una nuova visione, come le era accaduto con il suo amico Louis? In quel caso era stato un ricordo, un ricordo di Liam, un ricordo straziante, che dalla sua reazione non voleva di certo riportare in mente.
Violet adesso alle lezioni, stava semplicemente a guardare senza fiatare, rispondendo solo con un cenno del capo, il ragazzo dai capelli castani la guardava di tanto in tanto, proprio quando quest'ultima era intenta a fare qualcos'altro. 
LIam era sempre stato un ragazzo chiuso in sé stesso, specie dalla tragedia avvenuta anni addietro, la tragedia che Violet chissà come aveva portato di nuovo tra i suoi pensieri. 
Quel pomeriggio dopo le lezioni, Liam prese qualche ora per potersene stare chiuso in camera sua. 
La sua camera, era di un bordeux scuro, il letto in ferro battuto aveva una strana forma, forse causata dalla confusione, dalla tristezza e dalla delusione che ormeggiava dentro la sua testa. 
Dopo tempo Liam aveva trovato qualcuno che lo ascoltasse, che lo capisse, era successo tutto così velocemente, Violet era arrivata come un uragano nella sua vita, ma riportare in mente quel ricordo, gli aveva fatto credere che fosse tutta una menzogna, che non era affatto giusto continuare quella cosa con lei; che poi cos'era? Cosa c'era tra lui e Violet, quale definizione poteva dare 
a quell'amicizia? Se così era. 
Oh quanto avrebbe voluto avere un solo momento in più con la sua amata in quel momento, per capire cosa fare, ma lei oramai non c'era più, e fino al ricordo che Violet aveva riportato in vita, la ricordava come l'aveva conosciuta, e non come quei mostri l'avevano fatta diventare. 
Ricorda bene il suo sorriso Liam, quel sorriso che ogni volta era rivolto a lui, quel sorriso che faceva battere all'impazzata il suo cuore, come un tamburo, solo più forte. 
L'ultima volta che la tenne fra le braccia, fu proprio quel giorno, quando mentre le danze del loro matrimonio erano aperte, e gli invitati gli erano intorno, i due sposi novelli sorridevano, e ricordavano le promesse avvenute il momento prima, scambiandone altre, quelle promesse intime che nessuno degli invitati poteva udire, solo loro due. 
Quella donna, era stata l'unica che avesse mai rapito il suo cuore, l'unica che non lo avrebbe mai tradito. 

Nella sala grande, tutti gli alunni erano seduti nei rispettivi posti, Louis si era seduto accanto a Violet che in quel momento parlava con Julie, l'unica persona con cui aveva fatto amicizia, Julie era una strega, avevano scoperto le sue capacità due  anni prima, ed ora che la guerra era imminente, ma di cui lei era all'oscuro, avevano finalmente deciso di addestrarla, Violet sapevo ciò attraverso Liam, colui che in quel momento non ne voleva sapere di lei. 
Violet da quel giorno non poté dimenticare lo sguardo che lui le aveva lanciato, incriminatorio come se avesse commesso il reato più grande che fosse mai esistito. Pensava davvero che fosse suo amico Liam, e che avrebbe capito che quel potere che la ragazza custodiva, non sapeva nemmeno in cosa consistesse. 
Di certo quello di Louis non poteva essere un ricordo, quello era il giardino di Asgard, e non aveva mai visto Louis trasformarsi in qualcosa di non umano. 
«Ehi Violet» la chiamò Louis, la ragazza distolse lo sguardo da Julie che continuò a parlare con Harry 
«Dimmi, Louis» rispose lei, Louis le si avvicinò facendo in modo che nessuno potesse origliare «È successo qualcosa tra te e Liam? Insomma a lezione nemmeno ti parla più» quindi anche lui l'aveva capito? Anche Louis aveva notato l'enorme distacco che si era creato tra i due 
«No, non è successo niente» fu la prima volta che Violet mentì al suo amico, ma non poteva, non poteva raccontare di ciò che aveva visto, sapendo bene che a Liam non avrebbe fatto piacere. 
Margaret una delle istruttrici del mondo di Asgard arrivò nella sala correndo verso il tavolo in cui vi erano seduti tutti gli altri, tranne colui che doveva essere il preside, cui mai noi avevamo conosciuto, non sapevamo nemmeno il suo nome, che aspetto avesse. 
Violet seguì con gli occhi i movimenti di quest'ultima che con un volto preoccupato andò a sedersi, iniziando a dire qualcosa, la ragazza si concentrò su di essi, tentò di udire i loro pensieri, ma quelli di nessuno seduto a quel tavolo poté leggere, finché non arrivò a Liam, che ahimè Violet pensò la stesse fissando, ma era troppo concentrata per distrarsi, così chiudendo gli occhi, ascoltò semplicemente i suoi pensieri. 
I suoi pensieri erano confusi, andavano da un argomento all'altra, la cosa continuò per svariati minuti finché finalmente un discorso chiaro uscì dalla mente del ragazzo. 
''La guerra sta davvero arrivando, hanno lasciato andare la chimera, come faremo adesso? Siamo in pericolo'' 
A quella parole Violet aggrottò la fronte, si voltò verso Louis che sentendosi osservare la fissò «Cosa?» chiese, Violet lo guardò 
«Cos'è una chimera?» domandò lei come se fosse la conversazione più normale del mondo «Non so di preciso cosa sia, ma so che è una dei nemici più remoti delle creature di Asgard» rispose il ragazzo ricordando la letture che aveva fatto. Violet a quella risposta si alzò dicendo «O mio dio, devo andare» 
Louis si alzò a sua volta «Dove stai andando?» domandò, ovviamente lei non rispose così la seguì, correndole dietro. 
Violet corse senza fermarsi, andando verso la biblioteca, senza guardarsi indietro «Violet, Violet» la chiamava Louis, senza avere alcuna risposta. 
Arrivata in biblioteca, si fiondò nel reparto in cui Louis si era cementato qualche tempo prima «Violet mi vuoi spiegare cosa diamine sta succedendo?» domandò Louis, la ragazza intenta a cercare il libro iniziò a parlare 
«Ricordi quando ti ho detto che una guerra imminente stava arrivando? Bene, ho letto nei pensieri di Liam, e pare che stia arrivando prima del previsto, hanno liberato una chimera, non so chi, ma non so nemmeno cos'è una chimera quindi voglio scoprirlo, voglio esserne preparata e» ascoltando tutto il discorso, Louis prese tra le mani il libro in cui aveva letto ciò che lui era veramente, donandolo all'amica «Cosa, come sapevi dov'era?» 
«C'è scritto anche sui lupi mannari» rispose semplicemente lui, la ragazza lo guardò per poi prendere il libro andandosi a sedere sul tavolo vicino all'ala in cui era, aprì il grande libro, inziò a girare le pagine fin quando non vi trovò ciò che cercava ''Chimera'' lesse, e li fece un respiro profondo iniziando a leggere, in modo che anche l'amico potesse ascoltare. 


«La Chimera è stato descritto come un mostro femminile, probabilmente perché il suo nome significa ‘giovane-capra’ in greco antico. Sua madre era Echidna metà donna e metà serpente, suo padre il gigante Tifone. Aveva dei fratelli, Cerbero (il cane infernale), Ortro (un altro cane a più teste), Sfinge e Idra (il serpente d’acqua a nove teste)
Essa risiedeva ora, incatenata nelle segrete dei nostri più reconditi nemici, i Vampiri, essi tengono la chimera incustodita, dopo il patto avvenuto mille anni orsono con i nostri antenati. Una chimera può essere uccisa solo da chi ha l'onore di assistere all'apparizione del cavallo alato ''Pegaso'', l'eroe dovrà» la lettura stava continuando, ma qualcuno la fermò che mentre si avvicinava diceva «Cioè che vi è scritto sul quel libro non è del tutto vero, Pegaso è una leggenda ,nessuno l'ha mai visto, non esistono testimonianze, o altro, e la chimera che dovremmo affrontare non sarà sicuramente come quella descritta dal libro»
Era Liam che li aveva seguiti, dopo essersi accorto che Violet stesse ascoltando i suoi pensieri. 
Violet deglutì, e guardandolo domandò «Cosa vuoi dire con 'non è quella descritta nei libri'?» Liam si avvicinò, sempre serio e sedendosi insieme ai ragazzi continuò «La chimera che i vampiri tengono nelle loro grotte, non è una chimera qualsiasi, è una chimera nata da un antico stregone chiamato: Alatar»
fece una pausa e poi continuò «Alatar, volle creare una creatura malvagia, pronta a sconfiggere chi gli si fosse messo contro, il suo piano era di unire le caratteristiche di un drago e di un lupo mannaro in una sola persona, non voleva avere più creature unite, ma solo queste due, voleva la forza di entrambi, seguita dal fuoco che il drago può creare, e dagli artigli che il mannaro può usare, ma la cosa gli si ritorse contro, i vampiri scovarono il suo nascondiglio, così rinchiusero entrambi nelle segrete, così che potessero usare entrambi per i loro scopi»
Violet e Louis ascoltarono tutto, entrambi preoccupati, Louis preoccupato, e  se quella ''cosa'' potesse scatenare il suo trasformarsi in lupo?
«Ma ... come si sconfigge una creatura così?» domandò la ragazza guardando Liam, quest'ultimo la fissò con un volto preoccupato «È questo il problema, non lo sappiamo» 
«E cosa dobbiamo fare adesso?» chiese Louis aggrottando la fronte «Dobbiamo usare tutto il potere che disponiamo, unendo le forze, cercando di uccidere la creatura» 
«Va da Harry, lui è un muta forma, raccontagli tutto, questa cosa devono saperla solo in pochi al momento, useremo Harry »
«Come possiamo usarlo?» chiese Louis «Tu vai, e poi lo scoprirai» a quella risposta, Louis andò via alla ricerca dell'amico. 
I due rimasero soli, Violet non sapeva se dire qualcosa o semplicemente rimanere in silenzio, l'unica cosa che voleva e chiedere scusa, ancora, e ancora ma lui l'avrebbe ascoltata?
«Che sia chiaro» intervenne Liam «Questa qui, è solo una collaborazione, sono sempre fermo sulla mia idea, solo un rapporto da addestratore e alunna» 
A quelle parole Violet si sentì vuota, sospirando lo guardò «Ma certo» finì lei. 
Il ragazzo rimasto di spalle, rimase li qualche secondo per poi uscire dalla biblioteca. 

Liam si recò nella sua stanza, pensando ancora a Violet, aveva fatto la cosa giusta? 
Pensava di si, ma allora perché ogni volta che la vedeva voleva semplicemente starle accanto? Era fosse dovuta alla connessione dei poteri che entrambi avevano ?
Ma il ragazzo non poteva pensare a lei in quel momento, l'unica cosa che doveva pensare era a sconfiggere il nemico che stava arrivando. 
Chiudendo la porta, il ragazzo sobbalzò quando vicino alla finestra vide qualcuno, era una donna di spalle, i lunghi di un color rosso fiammante, vestita da un abito bianco, un'abito da sposa. 
Il ragazzo si bloccò quando capì chi fossè, quando ella si voltò, il ragazzo rimase spiazzato, era Igritte, la sua sposa. 
«Igritte» disse, rimase immobilizzato, come poteva essere, Igritte era morta, gli occhi verdi della donna erano gonfi di lacrime «Liam, aiutami» disse lei, con voce rotta, il ragazzo le si avvicinò a passò lento
«Dove sei stata tutto questo tempo, io ti credevo morta» 
«Mi hanno tenuta rinchiusa, mi hanno segregata, sono scappata Liam» diceva lei, nella testa di Liam ricomparve il ricordo di quella notte, ricordò il vampiro che morse il collo della sua Igritte, ricordò quell'atroce episodio, e li capì. 
«Come sei scappata?» domandò lui, notando adesso la pelle ancor più bianca dell'incarnato di Igritte, la ragazza lo guardò «Io, sono riuscita a scapapre»
«Come? È impossibile scappare da loro» diceva lui, la ragazza fece un passo indietro «Tu non sei Igritte» disse lui, l'aveva capito, sapeva che davanti a sé non aveva Igritte ma bensì il vampiro. 
«Oh, sei più intelligente di quando ricordarsi» in un attimo le lacrime sparirono, gli occhi verdi divennero rosso fuoco, i canini spuntarono come per magia, e la ragazza stava ringhiando contro chi un tempo amava, o almeno prima di diventare il mostro che era. 
Ella si fiondò sul ragazzo, che cercò di divincolarsi, cercava di morderlo, ucciderlo, ma Liam usava i suoi poteri, la spinse lanciando del fuoco, uno dei nemici più grandi dei vampiri, il mostro riusciva a schivare tutti i colpi. 
D'un tratto la porta si spalancò, e Violet entrò, alla vista di quella scena urlò «Fermati» si fiondò verso il mostro che scansandosi dall'ultimo colpo inflitto da Liam, scaraventò la ragazza contro la parete, Liam guardò Violet preoccupato, il vampiro invece scappò. 
«Violet» urlò lui andandole incontro, preoccupato da ciò che Igritte le avrebbe potuto fare «Era» disse lei affaticata dal colpo appena preso «Un vampiro ...» 
«Sei impazzita per caso?» continuò lui rimproverandola, Violet lo guardò «Non volevo che morissi» rispose semplicemente, il ragazzo vedendo il modo in cui quest'ultima parlava, capì che era meglio rimanere in silenzio, così prendendola in braccio, decise di portarla in infermeria.
_______________________________________________________________________________
ADORO SCRIVERE QUESTA STORIA, 
E probabilmente la sto scrivendo solo per me. 
comunque, per quei pochi che la seguono. 
Cosa vi aspettate adesso?  

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 4. ***


Asgard. 
4.


Erano nell'infermeria di Asgard, Violet non si era ancora svegliata, ed accanto al suo letto vi si trovava Louis, impaziente di vedere la sua amica stare bene. 
Da una settimana Violet non aveva ripreso riconoscenza, la caduta le aveva procurato molto più danni di quanti, Madam Tina, l'infermiera della scuola avesse immaginato. Madam Tina, era una donna paffuta, dalla stazza piccola, i suoi occhi erano di un color ghiaccio, così spettrali ma allo stesso tempo tanto affascinanti, il creatore di Asgard, aveva detto che dentro quegli occhi vi aveva visto, il mondo, la parte migliore. 
La donna dalle guance rosee, aveva apprezzato molto quelle parole, avendo stima di quell'uomo che non aveva mai incontrato; pare che nessuno abbia mai incontrato quell'uomo tanto acclamato ed importante per quel luogo, si dice che sia un muta-forma, e che appare dinanzi agli occhi degli allievi, in forma di un amico, o un parente. 
Il suo corpo presenzia sempre in forme diverse, e mai nel suo vero ''IO''. Tutti si chiedevano se quest'ultimo si ricordasse come fosse in viso, per tutti i cambiamenti che intraprende durante i giorni. 
Liam era ancora scosso da ciò che era accaduto la settimana prima, rivedersi Igritte dinanzi a sé, con il corpo della vecchia Igritte, con il viso della sua vecchia Igritte, ma con lo sguardo di qualcuno che non era lei, lo aveva spiazzato. 
Quegli occhi rossi, penetranti, che lo bramavano ma non, per il desiderio di averlo a sé, come era accaduto anni addietro, ma per quello di squartarlo, ucciderlo. 
Poi c'era Violet, la ragazza che ha tentato di salvarlo, la ragazza che lui aveva cacciato perché lei, le aveva ricordato il mostro che ora Igritte era diventato, e si sentiva così un verme, per come l'aveva trattata. Durante la settimana di permanenza in infermeria, Liam le era stato sempre acconto, era rimasto con lei, a vegliarla, si era preoccupato così tanto che sentiva qualcosa sul petto, un peso che non sentiva da molto tempo. 
La ragazza batté più volte le palpebre, prima di vedere tutto limpido, sentì la testa pesante e gli occhi, tentavano di chiudersi ma quest'ultima  si alzò piano cercando di usare tutte le sue forze, Louis che si era appisolato sentì la sua amica muoversi, così di scatto alzò lo sguardo e spalancando gli occhi disse: «Violet» felice di vederla sveglia, la ragazza sorrise gemendo ancora di qualche dolore proveniente da tutto il corpo 
«Ehi, scusami non volevo svegliarti» disse lei, sinceramente dispiaciuta, il ragazzo la guardò «Sei impazzita forse? Se tu non mi avessi chiamato, ti avrei uccisa io, al mio risveglio» a quella frase Violet rise, contenta di rivedere il suo strambo amico; con sua sorpresa la ragazza quando si guardò intorno non vide le solite stranezze che Asgard le aveva riservato nei suoi mesi di permanenza, ma bensì un'infermeria uguale a quella che avevano in città, letti d'ospedale, muri imbiancati, strumenti da dottori e persino la pattumiera, da quando erano li non aveva vista una. 
Di solito, si usava la magia per espellere la spazzatura. 
«Louis, da quando tempo sono qui?» domandò lei, diventando seria, il ragazzo le prese la mano sorridendole poi «Una settimana, non credi di esserti riposata abbastanza?» 
fece per sorridere, quando deglutendo fece la domanda, che più temeva di fare «E Liam?» chiese quasi sottovoce, Louis la guardò sospirando «Sta bene, è stato tutti i giorni qui, con te» a quelle parole il volto di lei si illuminò «Davvero?» 
«Si» rispose lui, quasi infastidito, Violet avvertì quel sentimenti provocato all'amico, così semplicemente cambiò discorso, ma nella sua mente non faceva che pensare a Liam, a come si stesse sentendo in quel momento, come si stesse sentendo dopo averla rivista, aver rivisto Igritte!
Era felice, che le fosse stato accanto in quella settimana, ma sapeva che il motivo era per il fatto che si sentiva in colpa per ciò che le era accaduto, probabilmente quando avrebbe saputo del suo risveglio l'avrebbe tornata ad ignorare, e questo rattristiva Violet. 
«Allora, cosa è successo questa settimana ad Asgard?» chiedeva lei, cercando di mostrare il più entusiasmo possibile «OH, tutti stanno scommettendo di chi sia il preside, insomma hai sentito che è un muta-forma? In questo momento potrei essere io stesso»
«Lo sei?»
«Ma certo che no, sarebbe Fico però» commentò lui a sé stesso, Violet rise, e proprio quando Louis felice era intento a renderla partecipe, Madam Tina, entrò dalla porta, con due piccole fate che la seguirono, svolazzando sopra le sue teste, tutte due vestite di bianco, il viso era difficile da vedere per via, del loro brillare quasi accecante. 
Violet guardò la Donna che, con i suoi occhi color ghiaccio le si avvicinò, sorridendole, aveva un volto familiare, sembrava l'avesse già vista da qualche parte, eppure era certa di non averla mai incontrata. 
«Oh, la ragazza si è svegliata» diceva M. Tina, con la sua voce stridula «È un piacere cara» disse sfiorandole il viso, le sue mani erano gelide, tanto che al suo tocco Violet sobbalzò, lei rise «Oh scusa cara, ho sempre questa temperatura, comunque veniamo a noi, loro sono Minx e Serafine, sono le mie piccole aiutanti»
«È un piacere» 
«Il piacere e nostro» le piccole voci delle fate echeggiarono nella stanza, avevano un tono dolce e rassicurante e soprattutto erano bellissime. Madame Tina, fece uscire Louis, dicendo che doveva fare dei controlli, e così fu, misurò la temperatura  corporea della ragazza, per poi eseguire altri test, per poi lasciarla riposare. 

Louis si trovava in camera sua, tra le mani aveva il libro che aveva preso in prestito dalla libreria, leggeva ancora e ancora e ancora, ciò che sarebbe diventato. Aveva paura, a breve ci sarebbe stata la luna piena, pur non essendosi trasformato a quella precedente, sentiva il cuore fremere pensando all'imminente arrivo della prossima. 
Adesso capiva il perché i suoi genitori lo avessero abbandonato, chi vorrebbe un lupo in famiglia? Un demone, qualcuno che avrebbe rovinato tutto, certo nel libro vi è scritto che di solito, i mannari discendono dalle proprie famiglie, ma se non fosse necessariamente così? Se i suoi genitori erano qualcosa di più? Magari allo scoprire della sua natura, vergognandosi lo avevano abbandonato, e come avrebbe potuto dargli torto?
La porta bussò, e Louis con una foce soffocò disse a colui che vi era dietro di entrare, era Harry, il suo amico, che era passato a sapere come stava Violet. 
«Louis, allora?» chiese lui, il ragazzo lo guardò «Sta bene» rispose sorridendo, Harry sorrise per poi sedersi accanto all'amico, Harry guardò il libro riconoscendolo per poi dire «Lo leggi ancora?» chiese, all'istante Louis lo chiuse mettendolo da parte «Ehm, si ... ammazzavo il tempo» rispose. 
«Posso chiederti una cosa?» chiese il ragazzo riccio «Certo, dimmi»
«Tu e ... Violet, insomma voi due state insieme?» domandò sfacciatamente, Louis spalancò gli occhi «No, non stiamo insieme» rispose quasi deluso, Harry aveva notato il dispiacere di quella risposta, ma senza dar conto li si avvicinò.
«Quindi, quello che sto per fare non le darà fastidio» diceva deglutendo, Louis lo guardò non capendo cosa volesse dire con quella frase, stava cercando una spiegazione quando le labbra del ragazzo, gli si posarono sulle sue, baciandolo, all'iniziò ne fu stranito, Harry non sembrava avesse mai mostrato quel tipo di sentimento per lui, ma poi si lasciò andare, l'aveva travolto, e quel bacio inaspettato fu perfetto, quel bacio sapeva di menta, fresco, genuino ... e Louis non aveva mai baciato, quel baciò aveva scatenato dentro di sé, qualcosa. 
Harry poi si staccò, più veloce del modo in cui tutto quello s'era verificato, alzandosi frettolosamente «Scusami, io non avrei dovuto» e poi svanì, lasciando Louis con mille emozioni dentro. 

Nell'infermeria, Violet era rimasta sola, immersa nei suoi pensieri, quando a distrarla fu proprio il carnefice dei suoi pensieri: Liam. Il ragazzo entrò, avvicinandosi al letto lentamente, quasi imbarazzato. 
«Come stai?» domandò «Direi bene» rispose lei, sorridendogli, deglutendo e sospirando intensamente quest'ultimo disse: «Mi dispiace!» 
«Non è stata colpa tua» rispose in fretta lei, per poi dire «Grazie, per essere rimasto con me in questi giorni» 
«Ero preoccupato per te» disse, azzittendo Violet che fu felice di sentire quelle poche parole uscire dalle sue labbra, il moro le si avvicinò sedendole accanto «Violet, devi stare più attenta, non puoi buttarti su un vampiro così» a quel ''rimprovero'' la ragazza sorrise mostrando uno dei suoi più bei sorrisi «È stato ... intenso» disse scherzando, facendolo sorridere. 
Lo puntò con il dito «Wow, finalmente rivedo quel sorriso» fece una pausa «Volevo comunque chiederti, ancora scusa, per ciò che accaduto quando ho avuto quella vi...» 
Liam la bloccò «Ti prego, non farlo, anzi sono io a doverlo fare, non avrei dovuto avere quella reazione, è stata infantile e ... semplicemente non volevo ricordare mia moglie in quello stato, ma vederla mi ha fatto capire che devo smetterla di fingere che non lo sia diventata» 
«Si, ma io ho sbagliato e...» la fermò ancora «Tu non sapevi ...» sospirò alzandosi «Adesso riposa, dovremmo iniziare  a cercare la chimera, sono successe altre cose e dobbiamo muoverci» avvicinandosi poi, si chinò lasciando un bacio sulla fronte della ragazza, che a quel contatto sentì il cuore esplodere, non sapendo dire niente, lasciando solo che i suoi occhi seguissero la sagome di Liam andar via. 

Durante la nottata, Violet si alzò dal letto, stufa di rimanere li, ferma. Così decise di alzarsi, consapevole che se qualcuno l'avesse vista, avrebbe passato guai seri, ma amava il pericolo così si fiondò nei corridoi, bui e silenziosi. 
Camminò lentamente, guardandosi sempre indietro, non sapeva dove andare, aveva fame, ma non sapeva come arrivare nelle cucine, così ricordò, l'Angelo che vi si trovava nella sala centrale. 
Andò da lui, sapeva che l'avrebbe trovato sveglio, o almeno lo sperava. 
Il corpo di pietra, era li seduto, attendo chissà che cosa, con lo sguardo fisso nel vuoto, Violet gli si avvicinò, con la sua veste bianca, e i capelli arruffati, gli fece un inchino per salutarlo, lui non si mosse «Salve, mi scusi volevo chiederle, dove si trova la cucina»
«Io non posso parlare» rispose l'Angelo con voce delusa «E allora perché, io vi sto ascoltando?» 
«Cosa?» domandò l'Angelo voltandosi, guardando finalmente la ragazza «Siete voi, ma come fate a sentirmi? Nessuno può» 
«Per favore, datemi del tu, percepisco che avete ... che hai la mi età, quindi ti prego»
«Oh, si certo ... Come fai a sentirmi?» chiese ancora lui, con sgomento «Con le orecchie?» rispose lei con un'altra domanda, l'Angelo di pietra rise, per la prima volta Violet lo aveva visto sorridere «Sei divertente! Nessuno può udire la mia voce, da secoli e secoli, è una delle mie maledizioni, non sai quanto ho aspettato che qualcuno mi parlasse» raccontò emozionato. 
«Chi ti ha causato questo?» domandò dispiaciuta, l'Angelo, abbassò lo sguardo attristendosi al ricordo «Oh, è una storia triste» 
«Ti prego, voglio ascoltarla» continuò lei «Davvero?» lei annuì sedendoglisi accanto, l'Angelo di pietra sospirò «Anni Or-sono, quando avvenì la seconda Guerra mondiale, Il Padre, decise di inviare sulla terra Angeli custodi, compreso me stesso, per aiutare la gente, rimanendogli accanto. Era proibito, avere rapporti intimi con chiunque, ma ahimè, io mi innamorai di una Giovane Donna Londinese, aveva gli occhi di una verde splendente, il suo sorriso scaldava le mie giornate più fredde, le sue piccole mani, quando mi sfioravano mi facevano provare cose, che non avevo mai provato. C'innamorammo, quando il Padre scoprì, ciò che avevo fatto»
«Decise di uccidere la mia adorata Ellie, punendomi poi, trasformandomi in pietra, negandomi la parola, esiliandomi dal mondo celeste» 
A quel racconto Violet rimase spiazzata «È una cosa orribile» disse. 
L'Angelo la guardò «Tu, sei lei ... non è vero?» a quella domanda la ragazza lo guardò «Cosa?» non fece in tempo ad udire la risposta, che un rumore la travolse, spaventata si alzò «Dio mio, devo andare ... mi dispiace» 
«Tornerai?» chiese lui «Lo farò» 

 
______________________________________________________
Tante cose, sono accadute in questo capitolo. 
Le vostre opinioni?
Cos ane pensate di Harry?
Di Louis?
E dell'Angelo di Pietra?

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 5. ***


5. 
 


Violet era seduta in giardino, dopo essere stata dimessa aveva recuperato le lezioni perse, e di tanto in tanto le lasciavano prendere un po di aria in più rispetto agli altri, per ciò che le era successo. 
Era sola, erano le cinque del pomeriggio e il sole stava pian piano tramontando, dopo quella volta non era tornata a parlare con l'Angelo, non aveva avuto tempo e si sentiva un po in colpa per non averlo fatto.
Le parole che egli le aveva detto telepaticamente le rimasero in testa da quel giorno «Tu sei lei!» Violet ancora rimembra quelle parole, ed ogni giorno cerca di dargli un significato. 
''LEI'' chi è questa lei che l'Angelo tanto aspetta? Non poteva essere Violet, forse il suo volto glie la ricordava, chissà, ma non lo avrebbe saputo finché non sarebbe tornata da lui, quella notte, quello era il suo piano. 
«Violet» la voce di Liam la attirò, alzando lo sguardo dal pavimento, lo guardò lanciandogli un piccolo sorriso di saluto «Cosa ci fai qui?» domandò lui, la ragazza alzò le spalle «Niente, prendo un po d'aria»
«Ti sei ripresa del tutto?» continuò lui sedendole accanto, sospirando Violet rispose «Non lo so, insomma alcune volte il mal di testa torna, ma a parte questo tutto normale, sono sempre io»
sorrise a quella risposta «Bene, perché dobbiamo tornare a combattere, la chimera l'hanno avvistata vicino Asgard, di nuovo» 
«Oh no, ha ferito qualcuno?» domandò lei spalancando gli occhi, lui annuì deluso dalla risposta che stava per dare, come se fosse lui la causa «Sono morte dieci persone.» annunziò, la ragazza d'istinto portò le mani alla bocca sconvolta 
«Dobbiamo fare qualcosa, Liam» 
«Lo so, ma abbiamo anche un altro problema» disse, lei aggrottò la fronte incitandolo a continuare «Igritte» finì lui. 

Louis evitava Harry, lo evitava come non aveva mai fatto prima con nessun altro, era ancora imbarazzato, non c'è l'aveva con lui per averlo baciato, ma con se stesso perché non sapeva qual'era il suo vero sentimento, non si era mai posto la domanda, è vero quando stava con lui il suo cuore palpitava più del dovuto, ma Violet? 
Con Violet sente qualcosa, da sempre, ma non glie lo aveva mai detto e questa cosa, lo logorava dentro, come un macigno. 
Era in camera sua, ancora, e la stanza mutava ogni secondo per i suoi continuo sbalzi d'umore, Louis stava passando un periodo strano ad Agsard, tra l'essere in cui poteva trasformarsi da un momento all'altro e i suoi sentimenti verso due persone, stava trascurando tutto il resto. 
E Violet ... non poteva parlarne con lei, stava già passando delle cose incredibile, e in più il motivo del suo umore era in parte per lei. 
L'entusiasmo che aveva all'inizio del suo arrivo stava svanendo, e la cosa lo rendeva ancora più arrabbiato. 
«Perché tutto a me?» urlò facendo rimbombare la voce nella stanza,  rimase fermo al centro dalla stanza, quando una voce l'attirò «Oh, perché questo sarà un momento passeggero signorino Louis, qualcosa di fantastico l'aspetta» Louis alzò subito lo sguardo, impaurito, chi aveva parlato?
«Chi va là?» chiede impaurito «Sono qui» continua la voce «Dove?» domanda ancora Louis; sbuffando la voce disse: «Andiamo si volti, okay, le darò un'indizio: E' un ombra di te stesso, ti aiuta ogni giorno, e lo trovi al tuo ritorno» 
Louis alza corruga la fronte e domanda: «Ma che razza di indovinello è?» 
«Oh, andiamo, siete rincitrullito, sono lo specchio mio signore»  il ragazzo si gira verso lo specchio parlante, rimase sbalordito quando esso era li con occhi e bocca, nella parte superiore della cornice, era sbalordito e quasi incantato. 
«Da dove sbuchi fuori tu?» domandò lui rivolgendosi a codesto oggetto incantato «Al suo servizio mio signore, son lo specchio dell'amore, se un risposta vuol trovare, basta chiedere e aspettare» Louis sorrise a quelle rime tanto buffe «Dici davvero?» si avvicinò continuando a sorridere. 
Con la mano sfiorò la cornice, cercando di capire se stesse sognando o meno, certo viveva ad Asgar adesso, ma uno specchio parlante, insomma era impossibile. 
Lo specchio tossì infastidito «Oh signore, sono al vostro servizio, ma tenga le sue mani a posto, la mia intimità, insomma, porti rispetto» Louis si spostò guardandosi riflesso, alzo di poco lo sguardo potendo fissare la cornice per bene «Quindi?» 
«Cosa mio signore?» 
«Hai detto che mi avresti aiutato con l'amore» 
«Oh certo mio signore, sono state proprie quelle le parole, ma ascolti bene ciò che sto per dire: Io l'aiuterò a capire, ma solo il suo cuore le dirà, ciò che fare dovrà. Baciare entrambi dovrà, e sentire cosa il esso scatenerà.» 
«È semplice per te vero? Sei uno specchio, due rime qua e la, e di mezzo chi ci andrà? Proprio quest'imbecille qua» 
Lo specchio si spalancò mostrando stupore e meraviglia «State già imparando mio signore» 


La quiete si aggirava nei corridoi di Asgard, tutti erano nei propri dormitori, e Violet come aveva programmato si stava preparando per andare dall'Angelo pietrificato,  stava per uscire, e quando proprio aprì la porta si ritrovò Liam dinnanzi a sé, intendo appunto a bussare. 
«Cosa ci fai qui?» domandò quasi infastidita «Scusa, se sono venuto a trovarti» alzò le mani in segno di resa, lei sbuffò chiudendosi la porta alle spalle «Scusa è che devo fare una cosa» 
«Violet ti sei accorta che c'è il coprifuoco vero?» domandò lui con tono di rimprovero «Be lo so, ma ho una cosa da fare, vieni con me o vuoi continuare a bacchettarmi?» domandò non curandosi dello sguardo recriminatorio di Liam. 
La seguì per il corridoio, fin quando non arrivarono al centro della sala dove risiedeva la statua dell'Angelo «Cosa ci facciamo qui?» 
«Aspetta e vedrai» poco dopo Violet si focalizzò sull'Angelo «Sono qui» disse lei, l'Angelo si voltò verso la ragazza «Perché sei venut ain compagnia?» domandò 
«Dovevo, ti disturba?» continuò lei «No, per niente» ma L'angelo guardò Liam, ed anche lui fece lo stesso, non disse una parola ma si gustò la scena, confuso. 
«Scusa se non sono venuta prima, ma non ho potuto»
«L'importante è che tu sia tornata» le rispose facendo un inchino «Cosa intendevi quando hai detto che sono io, sono io per cosa?» 
L'angelo sospirò «C'è un profezia, dice che una ragazza dall'animo puro, riuscirà  a parlare con chi non può, guidandoli nella via della guarigione, si dice che colei salverà questi esseri, compreso me» 
Violet ascoltò attentamente quelle parole, rimanendo a bocca aperta «Ma come posso essere io, io non so nemmeno cosa sono in questo momento» 
«Il mio cuore dice che sei tu» finì per dire l'Angelo. 

«Che cosa è successo li con quella statua?» domandò Liam nel riaccompagnare la ragazza in camera «Quando ero in infermeria una notte, sono uscita a far due passi e mi sono ritrovato con lui, gli ho parlato, era sorpreso quanto me, prima di andar via ha detto che ero io, ed oggi mi ha detto che una profezia dice che: ''Una ragazza dall'animo puro, salverà gli esseri come lui'' crede sia io» 
«Nessuno mai è riuscito a parlare con una statua» rispose semplicemente Liam «Ho paura!» 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3231894