Let me teach you

di Lyerenshadow_nekkun
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Hibiki alzò lo sguardo violetto.
Era il periodo di fioritura dei ciliegi, nel bel mezzo della primavera, e in cielo non c'era alcuna nuvola. Eppure pioveva, pioveva petali da tutte le direzioni.
Con un sorriso ampio, il ragazzo espresse il suo desiderio, come faceva ogni anno in mezzo a quella delicata cascata inarrestabile.
"Desidero riuscire a superare le prove del Master Course", si disse. Prese tra le dita un petalo che gli era caduto sulla fronte e lo strinse in un pugno, sicuro che ce l'avrebbe fatta.
Quando riportò lo sguardo sulla strada davanti a sé, Hibiki notò un'indistinguibile chioma celeste. Si avvicinò alle spalle del proprietario, che sembrava camminare con la testa tra le nuvole, come sempre.
«Si saluta, Ine-kun»
Aine sussultò a quelle parole, facendo quasi cadere il libro che stringeva al petto con un braccio, mentre l'altro trascinava un trolley celeste con una bandiera inglese disegnata in un angolo.
«Eh...?». Voltandosi riconobbe l'amico e sorrise, illuminandosi come suo solito. «Iki!! Scusa, non mi ero accorto che ci fossi anche tu», ammise imbarazzato.
Ah beh, almeno sapeva che l'amico non si sarebbe sorpreso.
Hibiki sorrise e gli si affiancò, felice di rivederlo.
«Come, Ine-kun?», gli chiese, senza infatti stupirsi più di tanto. «Sapevi che saremmo tutti venuti al Master Course. Va bene che il genio musicale sei tu, ma fino a qui ci siamo arrivati anche noi», gli disse con una gomitata e un occhiolino.
Poi guardò la valigia dell'amico e pensò che di sicuro era tornato da poco dall'Inghilterra, date le sue origini. Anche il castano avrebbe voluto andare all'estero, un giorno...
«Oh no, non qui qui al Master Course, intendevo che fossi qui dietro di me», rise l'altro, arrossendo ancora e augurandosi di non aver preso l'accento inglese troppo forte. «Sai già qualcosa delle camere? E di quello che dovremo fare?», si informò, prima di ricordarsi quello che gli aveva detto suo zio: "Non mettere sempre lavoro e dovere in cima. Parla d'altro". Quindi si corresse: «e... uhm... cosa hai fatto finora?»
Provava a dissimularlo, ma era palese: se non si parlava di musica, Aine Kisaragi era un imbranato di prim'ordine!
«Non saprei, Ine-kun», ammise il maggiore, riprendendo a guardare la strada. «Ho cercato di farmi dire qualcosa dagli insegnanti in accademia, ma mi han detto che ci daranno tutte le informazioni utili lì, una volta nel Master Course. E comunque nulla, come tutte le vacanze non ho fatto nulla», disse, lasciando cadere l'argomento.
La gente continuava a camminare accanto a loro, alcuni con divise da studenti, altri che sembravano degli idol già in carriera. Erano sempre tutti così indaffarati ogni volta al rientro dalle vacanze.
«Possiamo chiedere a Rei e Kei se sanno qualcosa in più, no?», gli disse, indicando le figure dei loro amici davanti al portone del Master Course.
D’altro canto Aine si ripromise per l'ennesima volta di trascinare l'amico a Londra con sé appena ci fosse tornato.
L'avrebbe fatto anche quell'estate stessa, se in Inghilterra non ci fosse andato solo per rimanere chiuso in uno "snobbissimo" college da cui era riuscito a evadere solo una settimana prima, con la scusa di dover tornare a Tokyo per il Master Course.
«Se Rei sa qualcosa che io non so, metà della mia paghetta finirà nelle sue tasche!», si preoccupò poi ridendo, pensando ad una delle solite scommesse stupide fatte fra lui e il ragazzo.
E di nuovo il suo cuore si divertì a fargli un balzo nel petto appena furono abbastanza vicini da riconoscerlo.
Hibiki osservò attentamente il volto del suo amico e notò il suo cambiamento: l’espressione di Aine si riempiva di una strana luce ogniqualvolta vedeva Reiji e si convinceva sempre di più che avesse una cotta per lui.
«Nah, non saprà nulla», ridacchiò. «Piuttosto scommetto metà della mia, di paghetta, che entro la fine dell'anno tu e Reiji vi mettete insieme».
A quelle parole il viso del blu divenne più rosso del colore sulla bandiera nella sua valigia, e se avesse avuto dell'acqua in bocca, ci sarebbe affogato.
«Eh?? I-io e Reiji?! S-sei pazzo? Che c'entra Reiji?», chiese, terrorizzato, agitando le mani davanti a sé, il trolley in piedi dietro di lui e il libro già sgualcito sballottato brutalmente.
A quella reazione, Hibiki ghignò.
«Dai, si vede lontano un miglio che vi piacete, caro il mio Ine-kun!», insinuò complice.
Non aspettò nemmeno di ricevere la risposta, perché velocemente si avvicinò agli altri due, ormai a pochi passi da loro. «Ehilá, Kei-kun! Iji-kun!», li salutò con la mano. «Come va?»
Guardò attentamente i suoi amici. Il primo era serio e imperturbabile come sempre, con la suo solito musone; l'altro aveva invece un sorriso a trentadue denti, poteva quasi contarli tutti!
Il minore era rimasto indietro mentre l'altro correva versoi loro compagni, il libro che aveva stretto fino a quel momento cadde a terra con un tonfo.
«I-io… lui... non... he... io...», sospirò e chiuse un attimo gli occhi. «Io non gli piaccio», sussurrò infine, con il viso nascosto dai capelli mentre si chinava a raccogliere di nuovo il libro e pulirne la copertina con gesti delicati.
Non era poi così impaziente di avvicinarsi a Reiji, ma allo stesso tempo moriva dalla voglia di farlo. «C'mon, Aine... ce la puoi fare», sospirò, appiccicandosi un sorriso in faccia e avvicinandosi agli altri.  C'era qualcosa di doloroso in quel sorriso, ma Aine sapeva come ignorarlo.
«Reiyin! Kikun!!», esclamò, abbracciando entrambi, ma staccandosi rapidamente da Reiji. «Here we are, huh?», ghignò, guardando soprattutto Hibiki e Kei.
Durante l'estate una cosa era peggiorata, oltre al suo umore: la sua cotta per Reiji. Ormai l'aveva praticamente bruciato.
Hibiki vide ancora che qualcosa nello sguardo di Aine, era incredibilmente triste, e lo diventava guardando il ragazzo di cui era evidentemente innamorato.
Si appuntò nella mente di fare qualcosa per i suoi due amici, per la relazione che sarebbe sbocciata fra di loro.
«Aine-kun! Hibi-kun! Come sono andate le vacanze?», sentì Reiji chiedere e prontamente si tirò fuori dalla discussione avvicinandosi a Kei.
«Ne~, ragazzi», interruppe la conversazione che non aveva nemmeno ascoltato, dopo qualche minuto, guardando l'orologio. «Perché non iniziamo ad entrare?».
La verità era che si sentiva emozionato e curioso di sapere come sarebbe stato il suo futuro, all'interno di quel Master Course.
Cosa li avrebbe aspettati?
«Sì è meglio andare!», esclamò Aine, un po' troppo in fretta, ma sperava che il suo tono potesse essere collegato all’impazienza di tornare nel suo mondo di testi e musica.
Appena aprì il portone, rimase a bocca aperta, quasi in adorazione.
«Wow», sussurrò, guardandosi intorno con occhi scintillanti. «Questo posto è enorme!»
«Ehi!». Hibiki invece, rimasto indietro, guardava le schiene dei suoi tre amici che occupavano l'entrata principale, immobili ad ammirarne l'interno.
«Ehi! Posso vedere anche io?», chiese, prima di iniziare a spintonarli lievemente, per fare capolino.
E, come loro, rimase a bocca aperta.
Quel posto era davvero immenso.
 
 
Angolo delle autrici:
Tattaaraaa *squilli di trombe e rullo di tamburi* Siamo tornate con una bellissima (?) versione dei fatti pre-serie! Come si vede dallo specchietto dell’intro, questa fanfic riguarderà Haruki Mori (non un OC, bensì il compositore di Hyuga e Ringo- dettagli sulla wikia) e Hibiki Katagiri (nemmeno lui un OC- dettagli sulla wikia). Ormai è una nostra OTP, e speriamo lo diventi anche per voi! Se vi incuriosisce almeno un po’, fateci sapere!!
Aine- by Starishadow (su tumblr clxsersound.tumblr.com)
Hibiki- by Lyel (su tumblr strangxheart.tumblr.com)
Genesi della faccenda:

S: LYYYYEEEEEL!
L: *balza in aria* Che è accaduto? D:
S: HANNO AGGIUNTO HARUKI E HIBIKI AI PERSONAGGI!!!
L: D-davvero? DOBBIAMO INAUGURARLI!
S: Tiriamo fuori quella fanfic?
L: Tiriamo fuori quella fanfic.
… e fu così che tale storia arrivò su questo sito

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


«Avete sentito?», mormorò di punto in bianco Aine, aguzzando l'udito e seguendo una lontana melodia di pianoforte. Sapeva che gli altri l'avrebbero seguito, incuriositi, e quando raggiunse un grande portone intarsiato lo aprì timidamente, stringendosi al petto il suo libro e dimentico del trolley abbandonato all'ingresso.
Un ragazzo era seduto davanti ad un grande pianoforte a coda, suonava ad occhi chiusi e le sue mani sembravano correre da sole sulla tastiera bicolore.
Aine entrò in silenzio e lo fissò ammaliato.
Alla fine della melodia il ragazzo aprì i suoi occhi celesti come il cielo estivo, e si spostò una ciocca di capelli dorati; poi alzò lo sguardo e arrossì.
«A-ah...»
Quella che sembrava una ragazza si alzò da una sedia in un angolo, ridendo, e li raggiunse: «Sono arrivati i nostri Kohai! Ruki-chan, Ryu-chan, non sono adorabili?! Anche noi una volta eravamo come loro!!», trillò.
Aine lo riconobbe, finalmente, e avvampò furiosamente: davanti a lui c'era Ringo Tsukimiya, l'idol che si era travestito da donna per avere successo.
Era lui il suo senpai? E l'altro... Hyuuga Ryuya?
L'unico che non era sicuro di conoscere era proprio il pianista, che ora li osservava in silenzio, in piedi accanto allo strumento. Sembrava gentile, ma Aine, comunque intimidito, fece un passo indietro e si strinse ancora al libro quasi a cercarne conforto, intanto si avvicinò a Kei e -senza volere- Reiji, osservando timidamente i tre senpai davanti a loro.
"Allora... è questo il Master Course" pensò, ammirato.
La prima cosa che Hibiki aveva notato, dalla sua posizione dietro i tre che avevano nuovamente occupato l'entrata, erano stati proprio la ragazza dai capelli rosa e quello dalla chioma corta e arancione, che sembrava quasi imbronciato. Ma quando, invece, era riuscito a farsi spazio oltre quel ragazzo muto che era Kei, Hibiki non era riuscito a distogliere lo sguardo un solo istante dalla scena che si era presentata a lui, nemmeno per sbattere le palpebre. E non l’avrebbe mai dimenticata.
Dalla finestra aperta in fondo alla sala entrava del leggero vento, che agitava lievemente le tende bianche e portava con sé alcuni petali rosa. Davanti a questa finestra, in controluce, c'era un pianoforte nero, lucido, con delle incisioni dorate a decorarlo.
E poi lui, quel pianista. Hibiki in quel momento iniziò a credere negli angeli: che altro poteva essere? I capelli biondi, la morbidezza dei tratti del viso, la delicatezza dei movimenti e quelle dita così perfette, che sembravano danzare sulla tastiera…
Quando la melodia che stava suonando finì, subito andò a cercare i suoi occhi, di un colore così chiaro e limpido… non aveva più dubbi sulla natura di quel ragazzo.
Voleva diventare come lui, davvero. Voleva sembrare anche lui un angelo e voleva riuscire a portare gli altri in una dimensione diversa da quella in cui viveva.
E nonostante ancora quel suo senpai -questo aveva detto che erano la ragazza dai capelli rosa- non l'avesse nemmeno degnato di uno sguardo, una melodia diversa da quella che aveva appena sentito si formulò nel suo cervello. L'afferrò e cercò di imprimerla dentro di sé, per non dimenticarla: l'avrebbe scritta quella sera stessa!
«Così siete voi i nostri senpai?», sentì la voce squillante di Reiji chiedere. «Piacere di conoscervi! Qui al rapporto siamo Kotobuki Reiji, Kisaragi Aine, Onpa Kei e Katagiri Hibiki!», li presentò indicandoli.
Haruki era rimasto in silenzio vicino al pianoforte mentre Ringo parlava esaltato come al suo solito.
Osservò i quattro novellini davanti a sé: quello che sembrava il più piccolo se ne stava serio e impassibile, un po' come Ryuya, ma di tanto in tanto osservava il pianoforte con quello che Haruki sapeva definire solo "selvaggio desiderio". Quello che aveva parlato, sorridente ed energico, sembrava fatto apposta per Ringo, infine c'erano quello che aveva notato appena aveva finito di suonare, e che era indietreggiato timidamente all'avvicinarsi di Ringo. Sorrise fra sé e sè trovando familiare quell'atteggiamento.
Finalmente spostò gli occhi sull'ultimo, il quale aveva un'espressione d'ammirazione, mentre li osservava, che lo fece quasi arrossire.
«Benvenuti al Master Course», disse dolcemente, ricordandosi quanto era stato elettrizzato e al tempo stesso terrorizzato quando aveva incontrato i suoi senpai, anni prima. «Io sono Haruki Mori, loro penso che li conosciate già ma...»
Non fece in tempo a finire la frase che Ringo era già in una di quelle sue pose assurde imbarazzanti e aveva presentato se stesso e Ryuya.
Haruki lo osservò con uno dei suoi soliti sorrisini affettuosi e scosse il capo, prendendo un petalo rosato finito sulla tastiera e rigirandoselo fra le dita.
Hibiki spostò finalmente lo sguardo dal pianista agli altri due senpai e fu quasi come risvegliarsi dopo un lungo e intenso sogno.
Tsukimiya Ringo, aveva già sentito il suo nome: il famoso idol che utilizzava vestiti e voce femminili: dunque non era veramente una ragazza, come gli era apparso dal principio. Si era rivelato solare e rumoroso come Reiji, ma questo suo lato poteva solo aiutarli a lasciarsi andare e a sentirsi a loro agio.
L'altro invece, Hyuuga Ryuya, sembrava quasi la copia di Kei, ma i muscoli distinguevano i due -il suo amico era uno stecchetto.
Chissà cosa pensavano di loro in quel momento.
Il ragazzo fece un passo avanti, rompendo il silenzio imbarazzato che si era creato dopo le presentazioni.
«Quindi, senpai», esordì rivolgendosi ai tre. «Abbiamo chiesto informazioni in accademia ma non hanno voluto anticiparci nulla. Come saremo organizzati, qui?»
Ringo fece una piroetta e sorrise: «Alloooooora! Ricordatemi chi di voi è Aine Kisaragi?»
Il rossore sulle guance dell’interpellato rispose per lui, e Ringo gli fece un sorriso gentile: «Beh, tesorino, di’ ciao al tuo nuovo senpai! Ci divertiremo un sacco!»
Haruki soffocò una risata al notare la sfumatura rossa scemare a bianco sul viso del ragazzo. Probabilmente pensava di essere troppo diverso da lui e si chiedeva come avrebbe potuto sopravvivere a tanto estro. Se solo avesse saputo la verità su Ringo...
«Kotobuki Reiji è con me», borbottò Ryuya, rassegnato. Non aveva scampo da quelle persone estroverse e chiacchierone, ormai era un dato di fatto.
Haruki alzò a quel punto gli occhi sugli altri due e inclinò il capo, studiandoli attentamente. Ad occhio e croce poteva ammettere che sembravano avere il potenziale dei compositori, anche solo a giudicare dal modo in cui entrambi si erano avvicinati ai loro rispettivi idols.
«Gli altri due con me», disse semplicemente, accompagnando le sue parole con una singola nota di pianoforte, di cui aveva premuto un tasto a caso mentre giocherellava con le dita.
Hibiki sorrise, emozionato, e si avvicinò a quel pianista.
Non avrebbe potuto desiderare altro: imparare da un ragazzo dal grande talento che avrebbe potuto aiutarlo a sviluppare il proprio.
Quando fu a pochi passi da lui lo guardò dritto nel cielo dei suoi occhi e allungò una mano verso il pianoforte: imitando il suo gesto schiacciò un tasto a caso e sorrise.
«Sarà un piacere lavorare con te, Haruki-senpai», disse con nella voce un moderato entusiasmo.
Poi si girò verso i suoi tre amici che erano ancora all'entrata della stanza e li invitò ad entrare con un'occhiata.
«Questa divisione comporta qualcos'altro? Ho sentito una mezza voce per quanto riguarda le camere… è vero che vivremo nelle stesse stanze?», chiese poi, rivolgendosi nuovamente ai senpai.
E Aine sbiancò.
Dividere la camera con qualcuno che non era Kei?!
Si voltò verso il suo compositore, ma quello si limitò a fare spallucce e ad avvicinarsi esitante anche lui al suo senpai, attratto da una sorta di ammirazione che lo stesso Aine, pur conoscendolo da sempre, non riusciva a inquadrare completamente.
Haruki, intanto, stava ancora fissando il tasto che l'altro ragazzo aveva toccato, in una sorta di promessa. Quasi sfida.
Sorrise appena e rialzò gli occhi, notando anche l'altro kohai avvicinarsi a loro.
«Sì. Kohai e senpai divideranno le camere, Ryuya ha le chiav.... Ehi, ti senti bene?!»
Aveva appena fatto in tempo a finire di parlare, che il ragazzo dai capelli celesti era corso fuori dalla stanza, con le mani premute sulla bocca, dopo aver lasciato cadere il libro che aveva stretto fino a quel momento a mo' di protezione.
Ringo sembrava confuso, quando si girò verso di loro, e Haruki scoppiò a ridere: «Anche io avrei reagito così», ammise divertito, anche se dispiaciuto per il minore.
Era sorpreso: Kisaragi, come Kotobuki, era diventato un idol alquanto famoso e apprezzato, e sul palco era tanto sfrontato da non lasciar intendere minimamente una timidezza del genere!
«Fai qualcosa, no?», disse severamente Ryuya a Ringo, che solo in quel momento parve ricordarsi del suo ruolo nei confronti del ragazzino.
«Ah...», sussurrò, ancora confuso, recuperando il libro da terra e uscendo.
«Gli è già capitata una cosa simile?», si informó Haruki, afferrando al volo il mazzo di chiavi che Ryuya gli aveva lanciato e dividendole, dandone due ai ragazzi davanti a lui.
«Se è mai successo, chiedi?», disse Reiji iniziando a ridacchiare sotto i baffi.
Hibiki sorrise e si rivolse al suo senpai, prendendo la chiave dalle sue mani. «Aine è così. Mi stupisco che non sia scappato già alle presentazioni», confessò, scrollando le spalle.
«Anzi, forse è meglio che... Reiji o Kei, non è meglio che andiate a vedere come sta? Avrà bisogno del supporto di almeno uno di voi». Anche se tutti ci ridacchiavano su, in realtà Hibiki si preoccupava per il suo amico: sapeva che non era facile per lui tutta quella situazione. Sarebbe andato personalmente, ma sapeva che il ragazzo era più legato al suo migliore amico e al ragazzo che amava, rispetto che allo stesso Hibiki.
Ringo rientrò sconfitto dopo pochi istanti e porse il libro a Kei: «Ehm sì, forse è meglio che ci parli tu... si sentirà più a suo agio», mormorò, abbattuto. Haruki si scoprì leggermente triste per lui, sapeva quanto Ringo fosse stato ansioso di diventare un senpai, e quanto fosse impaziente di passare del tempo con il suo novizio, e certamente vederlo ora così timido e riluttante non lo aiutava.
«Dagli tempo», si limitò a dirgli, ammiccando, e Ryuya lanciò le chiavi anche a lui, con uno sguardo serio che però idol e compositore avevano imparato a riconoscere come di conforto.
«Farò del mio meglio per farlo sentire a suo agio», dichiarò Ringo con un sorriso, rianimandosi appena.
«Ottimo», replicò Haruki, prima di tornare ai kohai. «Ora vi facciamo vedere le camere, sistemate i bagagli e ci rivediamo a cena, poi vi daremo i nostri programmi di allenamento» disse, lanciando un'occhiatina divertita a Ryuya e una a Reiji, sapendo bene cosa aveva preparato l'amico per lui.
«Kisaragi-kun scoprirà che avere Ringo è stata la sua fortuna», ridacchiò, con un'espressione misteriosa.
«E-ehi, cos'è quella faccia?», chiese Reiji ora preoccupato prima di lanciare un'occhiata timorosa a Ryuya.
Hibiki, che mentre aveva capito l'insinuazione del senpai, osservò la scena con un sorrisino a stento trattenuto.
«I miei bagagli dovrebbero arrivare a momenti», disse, riportando l'attenzione su una discussione pratica. «Mentre però posso lasciare questo», indicò lo zainetto che aveva in spalla.
Lo aveva preso per tenere dentro le cose per lui più importanti: un'agenda, dei fogli pentagrammati, un album da disegno, un astuccio e, infine, il suo flauto traverso.
«Ok allora... ti faccio vedere la camera, poi magari torno a recuperare anche Onpa-kun», commentò Haruki, mentre Ryuya conduceva la sua nuova vittima in camera.
Passò vicino a Ringo e gli diede una pacca leggera sulla spalla: «Ti adorerà, stai tranquillo» disse seguito da Hibiki. «Non te la prendere, senpai. Aine fa sempre così, e lo farà anche in futuro, ha solo bisogno di tempo per abituarsi alla novità», cercò di consolare il ragazzo che era ancora immobile in mezzo alla stanza con due chiavi nella mano e un broncio triste sul viso.
«Pronto a vedere la nostra tana?», si sentì chiedere dal compositore che rise leggermente, facendogli cenno di seguirlo mentre usciva dalla stanza.
Il castano lasciò Ringo lì, seguendo il proprio senpai e ammirando in uno stupito silenzio i corridoi del Master Course: quell'edificio era imponente, la sua grandezza metteva quasi a disagio...
«Quindi, Haruki-senpai... Il programma inizierà già da domani?», si informò. «Non è tanto rigido, vero?», aggiunse ridacchiando.
«Sì, a dire il vero da stasera: non è durissimo, non preoccuparti. È Ryuya quello pericoloso, te l'ho detto. E comunque... per noi compositori è più facile, dobbiamo allenare più di tutto le nostre dita e la nostra fantasia, rispetto agli idols che devono preoccuparsi di mille cose». Con quello, Haruki gli fece un sorrisino e gli indicò una porta. «Questa è la nostra. Di fianco quella di Ricchan e Kisaragi-kun, laggiù Ryuyan e Kotobuki-kun», comunicò.
«Per fortuna la camera di Reiji-kun è lontana», ghignò. «Almeno le sue urla non arriveranno tanto forti da noi, no?»
Nel frattempo Aine riemerse nella stanza dove si erano incontrati tutti per la prima volta, stringendo convulsamente una manica di Kei con una mano e il libro con l'altra. Da dietro di lui guardò Ringo: «M-mi dispiace, senpai», mormorò con un filo di voce, prima che Kei se lo staccasse di dosso e lo indirizzasse verso di lui, per poi guardarsi intorno confuso. Dov'erano finiti i suoi compagni di stanza?
 
 
 
Note d’autrici:
buondì, cari fan! Siamo tornate con un nuovo capitolo, dove assistiamo al fatidico incontro di questa OTP di questa coppia :D Speriamo ovviamente che vi piaccia! Non vediamo l’ora di sentire le vostre opinioni ;3
Un grande grazie a Rinalamisteriosa ed Eiko-chan, la prima per aver recensito (speriamo che Haruki non sia troppo diverso da come lo avevi immaginato,
altrimenti hai il diritto di malmenare Starchan... *suddetta Starchan fissa male Lyel* … scherzo, ovviamente!) e ad Eiko-chan che l’ha messa tra le seguite!
Lyel: *commossa* Il mio bambino cresce in fretta… *singhiozza*
Star-chan: Il tuo...?  *confusa* Hibiki?
Lyel: *si attacca alla sua maglia* Ssssì! Per uno della sua età, provare dei sentimenti così intensi, parlare di amore… *fa i discorsi alla stile Tamaki di Host Club*
Stari-chan: Ma ancora non ha detto nulla O.O *a metà tra scioccata e preoccupata* Lyel, andiamo a bere una cioccolata calda… *mentre accompagna Lyel si asciuga di nascosto una lacrimuccia perché anche lei è commossa del suo piccolo Ruki-chan*
… fu così che momentaneamente quella crisi emotiva passò.

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