Una seconda possibilità

di 50shadesofLOTS_Always
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Prologo - Missioni personali
Tc si svegliò di soprassalto nel bel mezzo della notte. Non gli capitava di avere incubi da quando era tornato dall’Afghanistan. Il colletto della T-Shirt era circondato da una macchia scura di sudore,lo stesso che gli imperlava la fronte. Un altro tonfo. Erano i vicini. Guardò la sveglia,che segnava le tre di notte ed imprecò sottovoce,maledicendo la coppia che abitava sopra di loro. Si sedette sul bordo del letto,passandosi le mani sul volto stanco. Chiuse gli occhi quando udì un terzo botto ovattato,cercando di scacciare i vecchi ricordi di guerra. Non aveva bisogno di quelli adesso. Nemmeno Jordan. Si voltò di scatto per assicurarsi che fosse lì. E la vide,distesa sotto le coperte che dormiva serenamente. Il viso era rivolto verso di lui e i capelli erano aperti a ventaglio sul cuscino. Almeno nel sonno,riusciva a stare bene. Sorrise quando notò che sulle fini labbra rosee,alleggiava un sorrisetto soddisfatto. Sì,stava bene. Restò lì a fissarla,ma non seppe dire per quanto tempo. Si alzò per andare in bagno,quando avvertì il principio di un’emicrania spaccargli la testa a metà. Stava male da un po’,ma Topher gli aveva assicurato che fosse semplice stress. Per questo gli avevano regalato delle ferie a tempo indeterminato. Sapevano che Jordan avrebbe avuto bisogno di lui,dopo l’aborto a causa dell’ictus ed era questo che Tc voleva fare. Rimediare ai suoi errori e prendersi cura di lei. Della sua Jordan. Ne aveva fatto della sua nuova missione militare: salvare Jordan. Rivide i suoi occhi verdi brillare,prima di sussurrare un tremante ‘sì’ alla sua proposta,decisamente poco romantica e degna di un film drammatico. Ma quello non era stato un film. Era stata la realtà nuda e cruda. A stessa realtà che per poco,non gli aveva provocato un infarto miocardico quando aveva saputo che era in coma. Si sentiva ancora in colpa per essere tornato a Kadahar,facendola preoccupare inutilmente. Gwen e Drew continuavano a ripetergli che non era stata colpa sua,se Jordan aveva perso il bambino. Però si disse che se fosse rimasto,forse non l’avrebbe fatta soffrire. Di nuovo. Riusciva sempre a causarle dolore. Sentì un colpo allo stomaco,che si contorse fino a chiudersi del tutto. Era la sua coscienza che gli diceva “Amico,le hai rovinato la vita!”. La guardò ancora,sdraiata nel letto prima di tornare a guardare il proprio riflesso sullo specchio. Si odiava. Si odiava a morte << Tc? - la voce di Jordan lo distolse dai suoi pensieri – Che ci fai là? >> gli chiese ingenuamente,con le labbra ancora impastate dal sonno. Lui le sorrise,indossando nuovamente quella maschera che aveva imparato a costruirsi sopra l’anima fragile e distrutta dalla guerra,dall’alcol e dalla depressione. Lo faceva per lei. Era lei che lo faceva stare bene,nonostante la finta immagine di sé,il suo alter ego,che raramente gettava via per paura di essere scoperto.
<< Non riuscivo a dormire… >> le confessò poggiando un ginocchio sul materasso,gattonando per poi stendersi accanto a Jordan,che allungò una mano per giocare coi suoi capelli scuri.
<< Un altro brutto sogno? >> gli chiese con un bisbiglio. Si preoccupava sempre per lui e mai per sé stessa. “E’ incredibile!”,pensò Tc “E’ un angelo”,concordò la sua coscienza.
<< Sì… - ammise prendendole la mano sinistra fra le sua,passandole il pollice sul brillante dell’anello – Ma ho visto te e la paura è passata… Sei il mio amuleto >> rispose baciandole il dorso della mano. Le piaceva essere coccolata,lusingata.
<< E la tua fishe? >> gli chiese giocosa,carezzandogli la mascella sulla quale spuntava della ispida barba.
<< Naah… Quella ormai non vale molto >> disse osservandola ridacchiare. Era da settimane che non succedeva. La scrutò,facendo attenzione alle fossette che si creavano ai lati del suo sorriso ed alle leggere rughe attorno agli occhi. Era bellissima e lui era sempre più convinto di non meritarsela. Quando Jordan smise di ridere,inclinò la testa di lato assumendo un tono turbato.
<< Tc,stai bene? >> domandò cercando un contatto visivo con lui,che come di consueto cercò di evitare.
<< Sì,certo… >> annuì aggrottando la fronte ed evitando i suoi occhi verdi. Non riusciva ad ammettere le sue paure. Era troppo orgoglioso per farlo e si maledisse ancora una volta per questo. Voleva essere un partner migliore,ma non ci riusciva. Ed ora che le aveva chiesto di sposarlo,non sapeva se sarebbe riuscito ad essere un buon marito. Era questo quello che più lo spaventava ogni volta che Jordan aveva una crisi di pianto,quando ripensava al bambino perso. “Non voglio che qualcuno mi dica che posso averne un altro.” gli aveva detto fra le lacrime,con la faccia affondata nel suo petto “Io volevo questo bambino”.
<< Tc,guardami… - lui sollevò il viso di scatto – Sei a casa,al sicuro >> gli disse a bassa voce mentre i fari di un auto illuminarono per un attimo la stanza,fino a che non si allontanò. 
Quelle parole sciolsero quella maschera sul volto di Tc,permettendo Jordan di vedere l'uomo che era tornato dalla guerra.. Il Tc ferito moralmente,vulnerabile. Raccolse una sua lacrima prima di afferarlo per la maglietta e tirarlo su di sè. Lo cullò premendogli la testa contro il proprio petto,trattenendo le sue stesse lacrime ed il fastidioso nodo alla gola che quasi la soffocava,al solo ricordo di quel periodo buio. No,non avrebbe permesso che tornasse in quelle condizioni. Si sarebbe battuta ancora ed avrebbe protetto l'uomo che amava. D'altronde era quella la sua missione: salvare Tc.


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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Pollo fritto e koala
Era una mattina come tante altre. Tc sollevò le palpebre quando la sveglia gracchiò le nove del mattino. Allungò un braccio,schiaffeggiando la sveglia che si zittì dopo qualche attimo. Si stiracchiò pigramente,sollevando le braccia e si voltò dalla parte di Jordan,non trovandola. Si sedette di scatto sul letto e senza preoccuparsi minimamente dei suoi giramenti di testa,si alzò ed iniziò a cercarla furiosamente per tutto l’appartamento. Guardò in salotto,sperando di vederla sul divano a guardare la tv o intenta a sfogliare un libro. Guardò in cucina,sperando che stesse preparando la colazione. Guardò perfino in terrazza,sperando di trovarla a guardare lo skyline della città. Si portò le mani fra i capelli in preda alla folle paura che avesse compiuto qualche sciocchezza. Cercò di analizzare la situazione,come aveva sempre fatto in Afghanistan. Vide le chiavi della macchina sul tavolino da caffè,segno che era ancora in casa. Tornò in camera,cercando un qualsiasi segno di Jordan. Guardò in direzione del bagno e si affacciò sull’uscio della porta. Sospirò di sollievo,quando la vide di fronte allo specchio. Aveva sollevato il bordo della maglietta color carta da zucchero,scoprendosi l’addome fino al sotto seno per poi mettersi di profilo. Si era osservata nel riflesso,come per sperare che la pancia potesse ancora gonfiarsi con l’avanzare della gravidanza. Tc ebbe un tuffo al cuore,che quasi gli tolse il fiato senza però riuscire a straccarle gli occhi di dosso.
<< La pancia è ancora un po’ gonfia >> gli disse con voce assente,continuando a guardarsi allo specchio. Tc non rispose: erano entrambi medici e sapevano che prima o poi,Jordan avrebbe espulso naturalmente il materiale fetale. Non voleva ricordarglielo. Sarebbe stato crudele da parte sua.
<< Jordan… - lei lo guardò sullo specchio – Oggi hai l’appuntamento con la psicologa. V-Vuoi… Sì,insomma… Vuoi che ti accompagni? >> chiese balbettando.
<< Okay. Puoi aspettarmi fuori >> propose voltandosi a guardarlo. Sembrava tranquilla eppure Tc non seppe dirlo con certezza.
<< Come vuoi,amore… >> rispose con voce bassa,acconsentendo alla sua richiesta.

****

<< E quanto ci vorrà? >> chiese Tc,fissando gli occhi azzurri della donna di fronte a sé.
<< Signor Callahan,questo dipende da Jordan. Potrebbe stare meglio domani o stare male per tutta la vita… - rispose la Dottoressa Gray – Tuttavia,deve solo darle altro tempo e farle prendere regolarmente le pillole che le ho prescritto… >>.
<< Non posso fare altro? >> chiese Tc,quasi supplicandola.
<< Continui a fare quello che sta’ facendo >> rispose la donna,abbozzando un sorriso. Tc la lasciò andare mentre il suo senso di inutilità continuava a schiacciarlo senza pietà. Non poteva aiutare Jordan in alcun modo,se non starle vicino. Sospirò,voltandosi verso Jordan che lo aspettava seduta con le gambe accavallate,nella sala d’aspetto. La osservò stringere il cappotto al petto con aria annoiata. Le si avvicinò con cautela ed incontrò subito i suoi occhi verdi.
<< Ti va’ un gelato? >> le chiese sollevando timidamente le spalle. Lei sorrise a quella richiesta ed acconsentì,alzandosi dalla poltroncina mentre si avviarono insieme all’uscita tenendosi per mano.

****

Stava preparando del pollo fritto mentre Jordan se ne stava seduta sul divano a guardare la tv. Un documentario sui koala. Mentre il naturalista parlava,muovendosi sullo schermo,Jordan voltò la testa abbastanza per vedere Tc preparare la cena. Sentiva sfrigolare ed un profumo di fritto,la costrinse piacevolmente ad alzarsi. Avendo i calzini,Tc non si accorse di lei e sobbalzò quando la sentì avvolgergli le braccia attorno alla vita. Abbassò lo sguardo verso quelle esili braccia,che lo circondavano all’altezza dello stomaco e sorrise. Jordan si era accorta dell’angoscia che aveva attraversato il compagno e non appena avvertì il suo respiro,posò la guancia sulle sua spalle grandi.
<< Hai fame? >> le chiese dolcemente.
<< Molta… - rispose lei,sollevandosi sulle punte dei piedi ed affacciarsi per vedere i fornelli – Mmmh pollo fritto… E sembra buono >> commentò stampandogli un bacio sulla guancia. Tc sorrise di più,nell’udire la voce di Jordan più allegra.
Più tardi,si sedettero a tavola e mangiarono con calma nel silenzio più totale. Jordan lo osservò,mandando giù un boccone. Tc si stava comportando in un modo inconsueto.
<< Tc… - attirò la sua attenzione e subito incontrò due occhi di cioccolato – Scusa se ti ho fatto aspettare fuori oggi… >> disse riferendosi alla visita dalla psicologa.
<< Non importa… >> la liquidò,come se non volesse affrontare l’argomento. Lo scrutò,accigliandosi.
<< La prossima volta voglio che entri anche tu >> affermò senza lasciare spazio ad obiezioni. Tc inarcò un sopracciglio,guardandola mangiare il suo pollo e restò perplesso. Non riusciva a capire le scuse di Jordan,visto che non aveva commesso alcun errore nei suoi confronti.
Dopo cena,Jordan si avvicinò al lavello per cominciare a lavare i piatti. Un compromesso che era riuscito ad ottenere con Tc,che ora cercava la cassa di birre nella dispensa. Aprì il rubinetto e lasciò scorrere un po’ d’acqua fresca sui polsi. Osservò la vena che si intravedeva sotto lo strato di pelle e restò a fissarla per qualche secondo prima di concentrarsi sulle stoviglie,che mano a mano caricava nella lavastoviglie. Le sue dita si strinsero attorno al manico di un grosso coltello da cucina. Ne osservò la lama su cui si rifletteva la luce della cucina. Restò quasi ipnotizzata dall’utensile e si ritrovò a pensare ai molteplici scopi che potesse avere quel coltello. Lo sguardo le cadde sulla pancia più o meno piatta ed improvvisamente,avvertì un gran senso di vuoto dolore spandersi nel petto. Dolore. Lo stesso che poteva causare una ferita. Fece scivolare lo sguardo dalla pancia,al coltello e dal coltello verso la mano libera ancora bagnata per l’acqua. Come medico,sapeva che il cervello poteva inviare i messaggi di dolore uno alla volta. Forse,se si fosse tagliata la mano per un po’,il suo cervello si sarebbe concentrato sulla ferita alla mano e non al dolore che provava interiormente. Avvicinò la lama alla mano,senza sapere se avesse abbastanza coraggio per farlo.
<< Jordan? >> si sentì chiamare da una voce che conosceva molto bene. Si voltò e lo vide,in piedi vicino al frigo. La guardò intensamente negli occhi ed il turbamento svanì dalla sue iridi scure quando abbassò il coltello nel lavello. Deglutì sonoramente mentre chiudeva il rubinetto.
<< Hai trovato le birre finalmente >> disse fingendo un tono scherzoso,ma Tc non le credette.
<< Jordan… - esordì,poggiando la cassetta di birra in terra – Credimi,quella non è una soluzione >>. La vide sollevare il mento e distogliere lo sguardo,come faceva di solito quando la si coglieva in fallo. Compì qualche passo incerto verso di lei e cercò un contatto visivo mentre si asciugava le mani. Non appena ebbe finito,le tolse lo straccio umido dalle dita e lo posò sul piano della cucina. Prese un profondo respiro e la afferrò delicatamente per un braccio,voltandola verso di sé. Le sistemò una ciocca di capelli dietro al lobo dell’orecchio
<< Ti amo,Jordan… >> le sussurrò sperando che sollevasse lo sguardo nel suo. Ci aveva messo un sacco di tempo per dirle quelle due semplici parole ed ora che ci era riuscito,non servivano a distoglierla dall’idea del suicidio. Non le bastava più Tc Callahan per vivere e questo,lo demoralizzò.
<< Anch’io,Tc… >> mormorò con voce flebile.
<< E allora perché vuoi lasciarmi? – lei sollevò il volto,aggrottando la fronte confusa – Non far finta di non capire… >> la ammonì in finto rimprovero.
<< Mi sento vuota… >> singhiozzò,intrecciando nervosamente le dita.
<< Vieni qui… >> la esortò dolcemente,avvolgendole un braccio intorno alle spalle per stringerla a sé. Jordan si aggrappò a lui,stringendo la sua maglietta nera fra le dita così forte da sbiancarsi le nocche. Affondò il viso nel petto di  Tc,che chiuse gli occhi quando la sentì urlare per il tormento. Le sue grida di sconforto,che non riusciva ad effondere gli graffiavano i timpani e d’istinto,aumentò la stretta intorno a quell’esile corpo di giovane donna,che amava con tutto sé stesso. Lasciò che gridasse fino al mal di gola,che piangesse fino a disidratarsi e a sentire le sue unghia affondare nella pelle,sotto la maglietta. Dopo un’abbondante mezz’ora,sentì il respiro di Jordan tornare regolare mentre le pettinava i capelli con una mano e con l’altra,le accarezzava la schiena. Percepì i suoi muscoli distendersi e rilassarsi e quando abbassò gli occhi per guardarla,vide che era sul punto di addormentarsi. Scostò i capelli scuri dal suo volto,permettendogli di vedere alcune gocce d’acqua salata scorrerle ancora sul viso ed imperlare le lunghe ciglia. Lei lo fissò con gli occhi bordati di rosso e gli passò una mano sul petto,sulla stoffa inumidita della T-shirt.
<< Ti ho sporcato la maglietta di trucco >> mormorò crucciata,facendo nascere un sorriso sulle labbra dell’ex-militare.
<< Come il maglioncino rosa >> le rammentò e vide le sue labbra piegarsi a quel ricordo. Alzò di nuovo gli occhi i quelli di Tc e gli intrecciò le braccia attorno al collo nel momento in cui la sollevò con facilità. Si avviluppò a Tc,allacciandogli le gambe attorno ai fianchi come i koala,che aveva visto alla tv mentre la portava in camera,spegnendo le luci di volta in volta.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Tc si passò una mano sul viso,barcollando verso la porta ancora mezzo assonnato. Qualcuno aveva avuto la pessima idea di far loro visita ed ancora,stava bussando alla porta. Probabilmente era Topher o Drew o più probabilmente Gwen. Quella donna più che la migliore amica di Jordan,pareva sua madre. Aprì la porta ritrovandosi di fronte Topher,con la sua solita faccia amica sorridente ed una scatola di ciambelle glassate insieme a tre caffè ancora caldi.
<< Ma tu non devi lavorare?! >> gli chiese prendendolo in giro. Era la parte che preferiva in tutta la sua giornata: scherzare col suo migliore amico. Un fratello di vita.
<< E’ quello che ho fatto fino ad’ora  - si lamentò varcando l’uscio della porta – Non hai visto i notiziari? Un incidente a catena sulla 35 ed una sparatoria in un supermarket >> disse con voce stanca una volta entrato. Sul volto di Tc,si  dipinse un’espressione sorpresa per poi fargli cenno verso la cucina.
<< Hai avvertito Janette? >> gli chiese chiudendo la porta.
<< Sì. Le ho detto che prima di tornare a casa,sarei passato da te e Jordan – rispose appoggiando la colazione sul tavolo della cucina – A proposito,dov’è? >>
<< Sta’ ancora dormendo >> guardò Topher mentre si accomodavano.
Il dottor Zia lo scrutò,cercare di capire i pensieri dell’amico mentre prendeva fra le mani il suo bicchiere di cartone ancora caldo per il caffè bollente.
<< Sta’ andando alle sedute della Dottoressa Gray? >> chiese ancora perplesso e Tc annuì.
<< Sì,ma… Ho paura che non basti,Topher >> ammise col capo basso.

****

Jordan aprì gli occhi con riluttanza quando percepì l’assenza di Tc accanto a sé. Era come se fossero costantemente uniti. Riusciva perfino a riconoscere il suo profumo che sapeva di sole straniero,di dopobarba. Un profumo di casa,che riusciva a distinguere dal pungente odore di disinfettante e della plastica dei guanti. Quello era il profumo di Tc,lo stesso di cui le coperte ed i cuscini erano impregnati. Si sgranchì braccia e gambe,allungandole sotto le lenzuola che spostò per alzarsi ed andare in bagno. Si sciacquò il viso con l’acqua fresca,si tamponò le guance con un asciugamano in spugna ed uscì dalla stanza.  A passi leggeri,attraversò il corridoio per poi fermarsi prima di entrare in soggiorno quando udì la voce di Topher oltre a quella del compagno.
<< Che vuoi dire che non basta? >> chiese Topher.
<< Ieri sera,l’ho trovata che lavava i piatti e… E aveva un coltello in mano… - mormorò a bassa voce,come se facesse fatica a dirlo – Voleva uccidersi… >>. Topher sgranò gli occhi.
<< Ne sei sicuro? – Tc annuì – E cosa hai fatto dopo? >> domandò con un cipiglio di preoccupazione. Sapeva che Tc era ancora reduce dalla guerra in Afghanistan.
<< Le ho detto che l’amo e… - si prese la testa fra le mani,che aveva iniziato a tremare – Ha iniziato a piangere. Dovevi sentirla… Gridava ed io non potevo fare niente… >> singhiozzò mentre Jordan rimase schiacciata al muro con tutta la spina dorsale e rivolse lo sguardo alla libreria di fronte a sé,che correva lungo tutto il muro opposto. Sentì Tc piangere fra i sospiri sconsolati di Topher,che gli poggiò una mano sulla spalla. Non sicura se avrebbe resistito,tornò in camera altrettanto silenziosamente come era arrivata. Chiuse la porta senza fare rumore e tornò sotto alle coperte.
<< Devi darle tempo,Tc… Non è come in Afghanistan,dove anche in extremis potevi agire e salvare la situazione… - si sedette accanto a lui – E’ un caso diverso: Jordan ha appena perso il suo primo figlio ed anche tu lo hai perso. Devi essere forte,non solo per te stesso,ma anche per lei.. – Tc tirò su col naso,ma non gli rivolse alcuno sguardo – Avete deciso la data del matrimonio? >> chiese,cercando di cambiare argomento.
<< Aspettavo fosse lei a parlarmene… Non voglio farle pressione >> si spiegò,asciugandosi gli occhi prima di bere un sorso di caffè,che si ostinava a restare caldo.
<< Beh… Che ne dici se mentre tu torni al Sant’Antonio,lei decide i dettagli con Gwen e sua madre? – propose – Così io tengo d’occhio te e lei fa’ un po’ di terapia… >> disse trionfante e Tc sorrise.
<< Okay. Glielo proporrò… >> annuì ed addentò una ciambella,prima di porgerne una a Topher.
<< E tu,come ti senti? Gli incubi sono passati? >> domandò ingoiando un boccone.
<< Ogni tanto tornano,ma cerco di scacciarli via… - si voltò verso l’amico – Ogni volta che mi sveglio e vedo Jordan accanto a me,passa tutto… E’ incredibile >> rispose sornione.
<< Già… >> commentò il Dottor Zia,sorridendo all’espressione beata sul volto del suo migliore amico. Era da tempo che non lo vedeva così.

****

Quel pomeriggio,quando le lancette scoccarono le 16:35,il campanello trillò avvertendo Jordan che Gwen era finalmente arrivata. Arraffò la borsa a tracolla e se la passò sulla testa,per poi sistemarsi il ciuffo di capelli che quasi le copriva gli occhi. Corse alla porta e la aprì,quando Gwen aveva già puntato di nuovo il dito sul campanello.
<< Scusa,stavo finendo di prepararmi >> si giustificò.
<< Tranquilla,è tutto a posto – la rassicurò la mulatta – Dov’è Tc? >> chiese lanciando uno sguardo curioso,facendolo vagare nell’appartamento prima di scorgerlo mentre usciva dalla camera.
<< Oh,Gwen… - mormorò sorpreso e sorrise – Riportamela a casa >> si raccomandò scherzoso mentre si avvicinava.
<< Signor sì signore! >> rispose suscitando un sorrisetto sulle labbra di Jordan,che si voltò verso di lui.
<< Fa’ attenzione >> le sussurrò stampandole un bacio sulla tempia. Il suo tono sembrava quasi preoccupato.
<< Okay… >> rispose Jordan,salutandolo con un cenno della mano mentre si allontanava con l’amica.
Tc la osservò scendere le scale e si sporse dalla ringhiera,fino a che non scomparve fuori dal palazzo. Sospirò e tentò di darsi una calmata. Era con Gwen e stavano solo andando a guardare qualche abito da sposa. Cosa mai sarebbe potuto accadere?

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