Diventa fumo il tabacco se acceso

di HeavenIsInYourEyes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Before Alice got to Wonderland, she had to fall pretty hard down a deep hole ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Mi ero ripromessa che l’ultima fanfiction che ho in corso sarebbe stata davvero l’ultima e invece… No, proprio non ce l’ho fatta a restare lontana da Gintama ♥
Ammetto di essere in ansia, forse perché è la prima volta che pubblico qui o forse perché… Oddio, non so se il genere interesserà, ecco. Oh beh, io ci provo, male che vada sarà un buco nell’acqua XD
“Diventa fumo” è una storia che ho in cantiere da un bel po’ di annetti ma solo dopo i recenti sviluppi del manga mi è tornata la voglia di riprenderla in mano.
Prima di lasciarvi andare, ecco qualche punticino che spero leggiate (così, per non lasciarvi in balia del nulla più totale):

1. È una Het. Per quanto ami lo yaoi e vedere Gintoki che fa il provolone con Hijikata, purtroppo non credo di esserci portata. Le lascio a chi è più bravo della sottoscritta XD

2. Gintoki x OC, perché mi piace scrivere di come questo beota potrebbe comportarsi in campo sentimentale (Sorachi nisba, non vuole approfondire) e perché adoro cimentarmi nella creazione di personaggi originali, con la speranza che possano piacere ai lettori.

3.Ho cercato di seguire quanto più possibile la linea temporale del manga, prendendomi qualche “licenza poetica” per quanto riguarda le relazioni tra i personaggi o determinati avvenimenti, spero che il risultato finale non faccia storcere il naso. Ah già, contiene spoiler. Mi spiace ma non posso trattenermi, non con tutto questo marasma che sta succedendo T.T

4.Sono solita dar più spazio ai pensieri che ai dialoghi, questo perché è un mio vizio scovare col lanternino ogni più minuscolo pensiero; ho cercato comunque di equilibrare le due cose, non voglio mi moriate di noia!

5.Il prologo è… Inutile? No, seriamente, con gli incipit non sono brava e dubito che si capisca qualcosa dell’intera storia. Non mi andava di partire dall’inizio, a dirla tutta, quindi ho deciso di cominciare da un punto imprecisato. Spero almeno riesca a catturare l’attenzione di qualcuno XD
 
Bom, credo di aver finito. Ci si vede in fondo.
Con la speranza che questo breve prologo non vi tedi, vi auguro una buona lettura ♥



Quando pensa a Chihiro, pensa sempre ai suoi occhi grigi.
C’è chi ci vede la pioggia, chi l’acqua del Sumida-gawa[1]; a Gintoki ricordano il cielo di Edo in dicembre, quando l’aria è frizzantina e promette neve.
Guarda la porta chiusa del ristorante, aspettando di vederla entrare avvolta in un kimono a fiori, con quel suo sorriso appena abbozzato e l’aria di chi sta per dire qualcosa di completamente fuori luogo per il semplice gusto di pungolarlo e lui ribatterà, perché proprio non può lasciarle l’ultima parola.
Probabilmente si insulteranno un po’, lui butterà giù un mucchio di imprecazioni con litri di sakè e lei, fingendosi annoiata, gli dirà «Ho prenotato una stanza in quel motel, quello vicino al terzo distretto. Come ai bei vecchi tempi, mh?» e lui accetterà, perché in fondo non ha di meglio da fare.
Ma Hijikata interrompe ogni fantasia «Non verrà...» dà voce ai suoi pensieri, quelli che fino a quel momento ha cercato di ignorare. Aspira del fumo, poggia mollemente la guancia sul palmo aperto «Ha detto che sarebbe venuta ma gli addii--»
«Gli addii non le piacciono, lo so» fa girare il bicchierino, segue le increspature di sakè «Comunque non abbiamo nulla da dirci, quindi…» solleva le spalle, scrollandosi di dosso quel peso che se ne sta lì appollaiato da un po’ e che gli ricorda quanto ancora in realtà abbiano da dirsi.
Implacabile, la risata di Hijikata giunge come una katana in pieno petto «Pensavo volessi chiederle di restare o qualcosa del genere.»
E per un attimo lui c’ha pure pensato di chiederglielo, sì sì, ma poi si è ricordato che lei è della teoria che le anime gemelle sono fatte solo per incontrarsi e non per restare assieme e allora butta giù del sakè, perché a quanto pare è l’unico modo che ha per tenersi per sé tutto quello.
Così solleva le spalle, di nuovo, perché il peso è ritornato e dubita che parlarne con Hijikata sia una buona idea –è già miracoloso che non si stiano prendendo a pugni-.
Ma a quanto pare, l’ormai ex-Vicecomandante ha una voglia matta di parlare perché dal nulla, quando crede che la serata sia giunta ormai ad un punto morto, lo guarda serio serio e dopo aver aspirato il fumo butta lì un incuriosito «Com’è iniziata tra te e Chihiro?» a cui segue un lungo silenzio.
E Gintoki si chiede se sia mai iniziato qualcosa.
 

Diventa fumo il tabacco se acceso
Prologo

 
E’ un soleggiato venerdì di maggio, quando il sole crea una linea netta tra la strada e il cielo color arancio.
Se lo ricorda bene perché la mattina alle 8:30 in punto è andato in onda “Astrologia oscura” con Ketsuno Ana -qualcuno dovrebbe mettere un avvertimento prima che inizi il programma, qualcosa come: attenzione, si consiglia la presenza di soli adulti perché Kestuno Ana è una strafiga da paura e potrebbe nuocere gravemente alla salute-.
Fa caldo, non così caldo da appiccicargli all’addome la maglietta nera, ma caldo abbastanza da costringerlo a passarsi una mano fra i capelli almeno una volta al minuto per accertarsi che i ricci non si siano appiattiti. Poi vedersi camminare affianco una che con quella calura indossa con nonchalance giacca nera, pantaloni neri e sciarpa, gli fa salire i bollori.
«Ma non hai caldo?»
«Certo.»
«Ah.»
«Il trucco è: non pensarci» Chihiro scruta il suo bigliettino da visita come se la scritta dovesse cambiare a ogni giro, fino a che non lo sventola, guardandolo dritto negli occhi «“Yorozuya Gin-chan”… Allora è una cosa seria.»
«Credevi fosse una cazzata?»
Solleva le spalle «Non date l’idea di tuttofare… Sembrate più tre cretini che passano le giornate facendo danni.» copre la bocca con una mano ma non riesce a nascondere una risatina acuta. Ecco, la sua risata potrebbe descriverla a pennello: fastidiosa.
Chihiro è così: irritante, noiosa e pure un po’ stronza. E’ una perfetta poliziotta, si mescola bene a quei ladri dei suoi compari; se non fosse per quel lieve pronunciamento di seno sotto la divisa, probabilmente la scambierebbe per quel fesso del suo vice, Hijikata-prima-ti-taglio-a-fette-poi-ti-chiedo-se-sei-colpevole.
«Almeno non ci intaschiamo le tasse degli onesti cittadini.»
«Ancora con questa storia? Guarda che non siamo del ladri, siamo--»
«Per la salvaguardia e la protezione di Edo e dei suoi abitanti, bla bla bla. Si sente la puzza di stronzate lontana un chilometro.»
«Intanto è grazie a noi se puoi girare tranquillamente di notte.»
«… Ti sembro una ragazzina?»
Chihiro puntella l’indice sulle labbra con innocenza «Non sei tu quello che se ne va in giro vestito da donna?»
«E’ successo una volta, una! Ed era un lavoro rispettabilissimo!»
«Ngh, beh--»
«Ma perché discuto con te?» si schiaffa una mano sulla faccia, guardandola poi come se avesse appena scoperto chi effettivamente gli sta rovinando la giornata «E perché mi stai seguendo?!»
«La centrale è per di qua.»
Ingoia una matassa indistricabile di insulti, ma di quelli belli pesanti che ogni tanto gli escono col cuore quando la vecchia ciabatta gli sfracassa i coglioni per l’affitto non ancora pagato. Il fatto è che insultare Chihiro non è neppure divertente perché quella cretina non se la prende! Niente, zero assoluto! Si limita a ridacchiare e a guardarlo come se fosse un povero idiota senza far nulla per nasconderlo.
«Se digrigni così i denti, penserò che ce l’hai con me.» cinguetta, piegandosi un poco per poterlo guardare meglio.
«Figurati! Mica sei così importante!»
«E ti esploderà la testa» gli puntella l’indice sulla vena pulsante sulla tempia «Dovresti sfogare la tua rabbia.» cerca di azzannarle il dito ma senza successo.
«Posso sfogarla su di te?»
Lo ignora, come sempre «Forse sei solo stressato. Dovresti fare qualcosa.»
«E che dovrei fare, sentiamo?» si arrende, discutere con lei è come sbattere la testa su un muro di mattoni sperando che diventi gelatina.
«Non lo so. Io scopo, quando sono stressata.»
Ora… Gintoki non è un verginello.
Durante la guerra ha avuto la sua bella dose di donne –rigorosamente Yujo[2] ma va beh-, ma certamente non può definirsi un ragazzino che non sa come comportarsi di fronte a un paio di tette. Eppure qui sbianca, diventa un lenzuolo e quando lo fissa confusa, sente le guance andargli in fiamme. Perché Gintoki è abituato al sesso, ma non è abituato a parlarne così apertamente con qualcuno, figurarsi poi con una donna! Che poi, ma può definire donna quella specie di automa che si comporta come se gli avesse appena detto: “Ieri ho mischiati i bianchi con i colorati”?
«Qualcosa non va?»
«No, no… E’ che non ho ben capito cosa fai quando sei--»
«Hai capito benissimo» alza le spalle «Trovati qualcuna e divertitici un po’.»
«Aha, certo, come se fosse facile. Edo è piena di donne che non vedono l’ora di buttarsi nel mio futon.»
«Guarda che non è così difficile.»
«E sentiamo? Cosa dovrei fare?»
«Ci sono le Yujo, no? O qualcuna che ti piace» il suo ghigno si amplia «Vai da una di loro e le chiedi se questa sera è libera.»
Sa che tacere è l’unico modo per porre fine a quella futile discussione ma l’imbarazzo, quell’affascinante ignoto che si cela dietro quel discorso e il desiderio di non venir sminuito da quella piaga umana, lo fanno immergere sempre in più in un abisso che forse avrebbe fatto bene a lasciar perdere.
«Certo, come se fosse semplice. Mica lo è! Se solo mi azzardo a fare una cosa del genere, come minimo finisco in prigione per molestie!»
Chihiro arcua un sopracciglio «Cos’hai da mugugnare? Sembri un moccioso di dieci anni» sospira «Tu… Sai come si fa, vero?»
«Ovvio che lo so!» glielo spiattella con un annuire deciso della nuca, le braccia conserte e le labbra strizzate in un sorrisetto; come se questo atteggiamento potesse farla vacillare o anche solo farla pentire di aver intavolato quella discussione.
Ma Chihiro è impertinente «Non si direbbe.»
«Sono solo un po’ arrugginito» accelera il passo «Ovvio che saprei ancora come fare. Conosco dei trucchetti… Tsk, ti farei girare la testa.»
Chihiro a quel punto si ferma «E allora fallo.»
Si blocca, impietrito. La guarda oltre la spalla «Eh?»
«Ho detto che va bene, fallo...» e lei gli sorride, sfacciata «Fammi girare la testa.»


«Dovevamo incontrarci alle 23:30 e mi ha lasciato il suo numero. Lo ha scritto dietro il mio bigliettino da visita.» in nero, con ideogrammi piccoli ed eleganti.
«Avete un biglietto da visita?»
«Certo che abbiamo un biglietto da visita, cosa credi?! È un’agenzia seria la nostra!»
«… Sarà.»
Gintoki mangiucchia un paio di imprecazioni, poi torna a far roteare il bicchierino.
In quella scritta c’è tutta Chihiro, peccato l’abbia capito troppo tardi.
 

*Hotel Silk, distretto tre, 23:30*


Non l’ha ancora buttato.
È convinto che girando il bigliettino, quella scritta scomparirà. Ci passa sopra il pollice ma l’unico risultato che ottiene è un formicolio al bassoventre che lo ha solleticato per tutto il tragitto fino a casa. La sottile carta di riso brucia fra le mani, in tasca, lo infila nel comodino della scrivania pur di dimenticarsene ma ogni mezz’ora controlla che la scritta sia sempre lì.
E quella c’è, non se ne va mica.

«E allora fallo…
Fammi girare la testa.»

Non riesce a smettere di pensarci.
Ci prova e ci riprova ma l’unico risultato che ottiene è un cocente calore che gli procura fitte allo stomaco. Non è la prima donna che dimostra interesse nei suoi confronti –per quanto fatichi a crederlo- ma è la prima che glielo dimostra apertamente e con una sicurezza negli occhi da far arrossire.
«Gin-san, qualcosa non va?» è la voce preoccupata di Shinpachi a restituirgli un minimo di dignità. Lo fissa oltre le lenti spesse, il capo inclinato e due ciotole di riso fra le mani «Sei strano da quando sei tornato a casa. È successo qualcosa?» Kagura gliene strappa uno dalle mani, gli rivolge un sorrisone a trentadue denti.
«No, niente…» sventola una mano «Ho finito il latte alla fragola. Credo che andrò a comprarlo.»
Per un attimo pensa che una serata con quella non può che fargli bene. È da un po’ che non si diverte, se la merita una notte un po’ diversa dal solito!
«Vuoi che restiamo qui, con te?»
«Eh? No, no, voi andate e controllate Kidoumaru» li supera pigramente «Fatemi sapere com’è la situazione.»
«Ma, Gin-san--»
Il suo lamento sfuma nel clack della porta. Scende le scale premendo bene su ogni gradino pregustando il loro incontro: può già vederla appoggiata al muro, lo sguardo fisso al cielo e il suo laconico «Sei in ritardo.» pronunciato senza neppure guardarlo. Indossa quella sua stupida divisa e lui non vede solo l’ora di potersi infilare in stanza per potergliela finalmente strappare di dosso senza temere di finire in prigione. Le dita fra i capelli, le mani che vagano, i corpi che scivolano e la lingua che brucia a contatto con la pelle… Può già assaporare tutto questo.
Solo dopo ci sarà quel senso di pudore che li terrà seduti ai due lati del letto, incapaci di dirsi alcunché.
Ci sarà la ricerca dei vestiti, l’imbarazzo che da sotto il letto si insinua nel loro silenzio e un gioco di sguardi tipico dei dodicenni, che riporta a galla tutti i dubbi che lo hanno spinto lì.
È un flash, un abbaglio che lo fa paralizzare in mezzo alla strada mentre si chiede se sarà in grado di affrontare tutto quello. Non ci è più abituato e in fondo non sa che tipo sia quella Chihiro.
Sa solo che parla poco, ride nelle situazioni più inopportune e preferirebbe dare alle fiamme tutta Edo se ciò significasse proteggere l’onore di quel branco di idioti che chiama famiglia. Ma c’è dell’altro? Se andasse da lei, se la spogliasse, si ritroverebbe di fronte ad un’altra Chihiro?
«Gin-san! Gin-san!» la voce di Shinpachi gli è vicina; si accorge di essere ad appena qualche metro dalle scale di casa. Lo guarda confusamente e lui gli sorride, con quel suo sorriso scemo ma che in fondo scalda sempre il cuore «Ho trovato il latte! Non c’è bisogno che vai a comprarlo!»
Gli sorride di rimando.
Già, non ce n’è bisogno.


«Quindi non ci sei andato?»
Scuote la nuca «Mi è sembrato meglio tornare indietro. Non ho idea di cosa fosse…» ancora ricorda vividamente l’ansia che l’ha sopraffatto «Non era paura, era più—Ah, non lo so. Comunque poi ci sono andato. Un’altra sera.»
Hijikata non ride, non lo compatisce, sembra quasi alla ricerca di un senso a quello che sta succedendo e quando non lo trova, taglia l’aria con un calmo «E?»

Sbuffa pesantemente, segue i rivoli che escono dalle labbra.
Non fa neppure così freddo, eppure il fiato si condensa in spirali che svaniscono in un batter di ciglia. Ogni volta continua a dirsi «Ancora dieci secondi, poi me ne torno a casa.» ma alla fine i secondi diventano minuti e tutto ricomincia.
Abbassa il capo con indolenza, sentendosi davvero un ragazzino alle prime armi.
In fondo è solo una scopata, no? Non è mica la prima volta... Beh, non lo fa dai tempi della guerra ma in tutti questi anni non saranno mica cambiate le cose. Ci si spoglia, ci si guarda un po’, ci si tocca, si finge un trasporto che in realtà non si ha perché «Tanto l’importante è venire!» per dirla alla Sakamoto e poi ognuno a casa propria.
Ok, è un po’ arrugginito e non si ricorda bene se è meglio partire dall’alto o dal basso ma che importanza ha? Magari quella è una a cui piace tenere il controllo, può sempre fingersi un sottomesso e lasciarla fare e… Ma chi cazzo vuole prendere in giro? Se quella dovesse presentarsi, probabilmente lo schiaccerebbe con i suoi tacchi o lo strozzerebbe con la sciarpa bianca.
Mh, forse dovrebbe chiederle scusa ma poi pensa che magari lei nemmeno si è presentata quella notte, forse era solo uno scherzo e neppure gliene frega. In fondo quella Chihiro sembra una molto aperta, magari si è consolata con qualcun altro. Del resto quando si sono incrociati questo pomeriggio non ha tirato in ballo l’argomento, se ne sarà dimenticata.
Probabilmente si sta facendo troppi problemi per nulla ma la costante sensazione di essersi infilato in un enorme casino o peggio, in un vicolo cieco, continua a tenerlo inchiodato contro il muro.
Fino a che lei arriva, proprio quando sta per andarsene.
Il suo passo è cadenzato, si guarda attorno con aria annoiata e quando i loro sguardi si incrociano le parole gli escono naturali e non sono neppure tra quelle pensate o imparate a memoria.
«Ehi… Sei libera stasera?»

 
«Ed è iniziata così.» solleva le spalle, butta giù un po’ di sake ma la gola continua ad essere secca. Parlare di Chihiro è ostico, parlarne con quello che potrebbe essere considerato poi una specie di fratello iperprotettivo non è esattamente una passeggiata. Insomma, è come se gli avesse appena chiesto di descrivere nei minimi dettagli la loro prima notte di nozze! È imbarazzante!
«Quindi è stata lei a cominciare.»
«Certo! Quindi se devi tagliuzzare qualcuno, tagliuzza lei.»
Hijikata nasconde un sorriso dietro il palmo aperto, sembra pensieroso «Non è che abbia molto senso.» lancia un’altra occhiata alla porta ma dietro la coppietta appena entrata non c’è Chihiro.
«È inutile che continui a guardare, tanto non viene. L’hai detto tu, no?» si appoggia coi gomiti sul bancone, osserva la vecchia che corre di qua e di là per servire i clienti.
Hijikata lo scruta in silenzio e dopo qualche istante, gli versa dell’altro sakè, facendo tintinnare i due bicchierini prima di bere un sorso.
«Aspettiamola ancora un po’… Magari ha avuto un imprevisto» vorrebbe chiedergli cosa stia succedendo ma quello ordina dell’altro sakè nonostante siano già alla seconda bottiglia «Intanto, tu parti dall’inizio.»
 

Continua…

 


[1] Sumida-gawa: il fiume più lungo che attraversa Edo.
[2] Yujo: “donne di piacere”. Erano le prostitute dell'epoca, talvolta erroneamente scambiate con le Geisha.



Mi chiedo quanta gente sia arrivata alle note finali senza premere sulla X rossa, che so, già dalle prime note XD
Scherzi a parte… Ero davvero indecisa se pubblicarla per il semplice fatto che nella Shinsengumi non ci sono donne e questo avrebbe potuto far storcere il naso. Il fatto però che nella Mimawarigumi ci sia Nobume (tralasciando ovviamente tutto il suo background), mi ha dato un po’ di coraggio e poi è una fanfiction e le fanfiction servono per divertirsi abbiate quindi pietà di me.
Ora un paio di cose che mi preme specificare:
1) dubito fortemente che Gintoki cederebbe a delle avances con tanta facilità (e anche se Sorachi gioca spesso sul sesso, non è che alla fine avvenga mai qualcosa di concreto) ma mi piaceva giocare su questa cosa e sul suo essere un vero schifo quando si parla di sentimenti. Le scene comunque saranno molto edulcorate, per questo il rating è arancione;
2) non ho inserito la nota OOC per il semplice motivo che, nonostante tutto, sto cercando di far sì che i personaggi rispecchino quanto più gli originali. Ad esempio:  gag di Sorachi a parte, non so come si comporterebbe Gintoki in una tipica seria situazione "amorosa" (prendiamolo con le pinze) che lo riguarda in prima persona, quindi non ho idea se mi sia avvicinata a quello che è il suo carattere o no XD Ad ogni modo se così non fosse fatemelo pure notare, aggiungerò la nota immediatamente ;)
Ringrazio infinitamente chi sceglierà di dare una possibilità alla mia piccolina, magari anche con una recensione. Per quanto non mi piaccia elemosinarne e ben conscia che il fandom non sia granché popolato (è davvero un peccato che questo manga sia così sottovalutato), riceverne fa comunque piacere e che siano positive o negative poco importa, l’importante è che siate brutalmente sinceri XD
Quindi, grazie mille sin da ora a chi le darà fiducia e chi magari apprezzerà in silenzio ♥

Alla prossima,
HeavenIsInYourEyes.
 

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Capitolo 2
*** Before Alice got to Wonderland, she had to fall pretty hard down a deep hole ***


Un vecchio proverbio giapponese recita: un uomo innamorato, scambia un brufolo per una fossetta. E forse non c’è nulla di più vero…

«Che cosa?» Gintoki arcua un sopracciglio, fissa quella specie di gorilla sbraitante che non ha fatto altro che urlare cose insensate sull’amore che prova per Otae e scemenze simili.
Otae si stacca dal suo braccio, visibilmente sorpresa.
«Oh, mi hai capito bene! Nessun’altro può amarla più di me, perciò ti sfido» Kondou-san gli punta il dito contro «Otae-san sarà il premio in palio!»

… Altrimenti come si spiega che un tizio all’apparenza assennato abbia deciso di duellare con lui solo per conquistare il cuore di Tae Shimura?

 

Capitolo 1

Before Alice got to Wonderland, she had to fall pretty hard down a deep hole

 

La prima volta che Gintoki ha visto Otae, ha pensato che fosse carina da matti.
I capelli castani legati in un’alta coda, il sorriso affabile mentre gli chiedeva cosa ci facesse insieme al suo adorato fratellino… Sorriso che si è tramutato in sadico ghigno quando ha scoperto che lo ha fatto licenziare, il suo adorato fratellino.
«Tanto faceva pena come cassiere!» ha buttato lì noncurante, cercando di smorzare un po’ l’aria pesante che li ha circondati.
Ma quella ha tirato fuori una katana e c’ha pensato lei a tagliare l’aria -e pure un po’ del suo yukata-.
«Sicuro che non sia un problema?» Otae è insistente, lo guarda con preoccupazione mentre si incamminano verso il luogo dell’incontro.
Gintoki sventola una mano «Basta che paghi.»
«Mh, posso offrirti una cena! Cucinata con le mie splendide manine!» giunge le splendide manine davanti alle labbra aperte in un enorme sorriso, a Gintoki gli si rivolta lo stomaco. Vuole ucciderlo, per caso?!
«Ahm, sorellona, credo che Gin-san parlasse di soldi.» il fido Shinpachi corre in suo soccorso, salvando tutti da una lavanda gastrica assicurata.
Ma Otae lo ignora, perdendosi in sospiri sognanti accompagnati da dita tamburellanti sulle guance imporporate «Oh, che pasticcio, due uomini che combattono per conquistare il mio cuore… Cosa devo fare?»
Kagura tossicchia «Mamma diceva sempre: non importa se un uomo è pieno di peli o coi capelli grigi, tanto sono tutti come le vacanze: non durano mai abbastanza.»
«Non durano… In che senso?»
Sciocco, ingenuo Shinpachi…
Gintoki la guarda di sbieco «Ripeto, tua madre se la deve essere passata davvero molto, molto male…»
«Ad ogni modo, forse non avrei dovuto dire una bugia tanto grande.»
«Già, hai messo Gin-san in un bel pasticcio.»
«Ma non credevo saremmo arrivati a tanto. Insomma, chi mai crederebbe che un leggiadro fiore come me possa aver fatto questo e quello con uno come Gin-san?»
Gintoki non sa se essere più sconvolto per il suo essersi auto proclamata “leggiadro fiore” o perché è convinta che nessuna donna abbia mai desiderato fare questo e quello con lui ma decide di tenersi quei pensieri per sé, altrimenti rischia di arrivare all’incontro già bello che morto.
E, a proposito di morte, deve cercare un escamotage qualsiasi per togliersi da quell’impiccio, possibilmente qualcosa che lo faccia uscire illeso e trionfante.
Ma proprio quando Kagura sta stilando quello che dovrebbe essere un suo testamento in cui lascia tutto a lei, ecco che un’idea gli balza alla mente. All’inizio è solo un banale pensiero ma man mano che il ponte in lontananza tende a divenire più nitido, ecco che prende forma in tutta la sua epicità.
«Gin-san? Dove vai? Il fiume è dall’altra parte!» Shinpachi si aggiusta gli occhiali, lo fissa confusamente.
Kagura mordicchia un’alga, lo guarda con sufficienza «Tsk, sta scappando.»
«Non sto scappando! Sto andando al cesso!»
Shinpachi sospira pesantemente, come una madre che sa di star facendo tardi a lavoro per colpa del figlioletto che, oltre ad essersi svegliato tardi, ha pure dimenticato lo zaino «Vedi di non metterci troppo!»
Gintoki solleva una mano.
No che non ci metterà troppo.
Il tempo di mettere in atto il suo piano geniale.

 
«Piano geniale? Quello me lo chiami piano geniale?!» la voce stridula di Shinpachi si spande per le vie del primo distretto di Kabukicho, facendo voltare i pochi passanti. E' una cantilena che va avanti da quando hanno lasciato il luogo dell’incontro, abbandonando uno sconfitto Kondo-san sulle sponde del Sumida-gawa in balia dei commenti dei passanti, incuriositi nel vedere un uomo col fundoshi in bella vista.
Gintoki rotea gli occhi, esausto per quel siparietto che si protrae perché a quanto pare non hanno gradito le sue miraboli gesta «Ma cosa vuoi capirne tu?»
«Ne capisco più di te, razza di imbroglione!» agita un dito «Quando gli hai dato la tua spada mi sono detto: wow, aiuta il suo rivale, Gin-san è davvero un uomo tutto d’un pezzo che non ha paura di niente--»
«E infatti lo sono.»
«Tu non essere uomo, tu essere codardo.»
«E invece hai imbrogliato!»
«Suvvia…»
«Imbrogliato! Im-bro-glia-to, imbrogliato!» 
Gintoki si gratta la testa «Non è che abbia esattamente imbrogliato--»
«Sei andato in bagno per tagliare la tua spada di legno e gliel’hai data! Questo si chiama imbrogliare!»
«E lui è un idiota! Quale samurai accetterebbe di usare l’arma che gli presta il nemico?»
«Uno che pensa di combattere contro uomo serio e tutto d’un pezzo! Contro un vero samurai!»
«E infatti lo sono.»
«Tu non essere samurai, tu essere codardo.»
«Smettetela di ripetere le stesse cose!» Shinpachi agita i pugni chiusi. C’è una vena che pulsa sulla sua tempia da qualche minuto, Gintoki si chiede cosa mai accadrebbe se da un momento all’altro esplodesse. È tentato di farglielo notare ma il modo in cui digrigna i denti gli fa pensare che non sia una buona idea.
Tuttavia c’è Kagura che non sembra intenzionata a smettere di sommergerlo di insulti «Tu fare schifo. Tu essere più abbietto che io avere mai visto. Tu--»
«Kagura, vedo che hai ampliato il tuo vocabolario. Sono così orgoglioso!»
«Gin-san, non scherzare, Kagura ha ragione» si intromette Shinpachi con un’occhiata assassina «Sei davvero un vigliacco.»
«Ma non è vero!» il capo gli cade con indolenza «Sentite, se vi offro la cena la smettete di rompermi le palle?» è disperato, non sa più come levarsi di dosso queste due noie ambulanti.
«No, grazie, stasera ceno da mia sorella. Kagura, tu vieni?» si volta verso la ragazzina, impegnata a guardare un paio di cagnolini bisticciare tra loro, incitando il più piccolo a mordere la coda del più grande.
Gintoki guarda il cielo «Oh, beh, a proposito di veri uomini... Otae-san sì che è decisamente più uomo di me--»
A quel punto, non sa spiegarsi cosa sia esattamente successo.
Ricorda solo di aver poggiato il piede sull’aria e di aver sentito il corpo farsi leggero, mentre viene inghiottito in un baratro talmente scuro da impedirgli di vedere alcunché.
In lontananza sente delle voci, qualcuno forse ha urlato «Ehi lei, faccia attenzione!» ma qualsiasi cosa sia è ormai troppo tardi, no?
Insomma, sta precipitando e tutto ciò che ode prima dello schianto è solo un fischio fastidioso.


Shinpachi si guarda attorno «Ma… Dov’è andato Gin-san?»
Kagura lo raggiunge «Tsk, il codardo è fuggito.»
«Ahm, no signorina…» un operario si toglie il casco, indicando un buco in mezzo alla strada «È caduto lì.»
«Caduto, certo…» Shinpachi sospira «Incredibile, quel tipo le trova proprio tutte per scappare, eh.»
Un altro operaio sopraggiunge, lanciando un’occhiata al collega «L’avevo detto io che andavano messi dei cartelli.»
«Ma solo un idiota non vedrebbe un cratere del genere!»
I due ragazzini si guardano prima di scuotere la testa.
«Gin-san È un idiota…»

 
A dieci anni Gintoki si ammala, nemmeno lui sa di cosa.

Ha la febbre alta, la gola in fiamme e un senso di intorpidimento che lo ha tenuto a letto per una settimana intera. Il medico venuto dal villaggio vicino ha detto di non preoccuparsi perché si tratta di un virus piuttosto comune, di stare al caldo e al riposo.
Di quei giorni trascorsi lenti ricorda solo il Sensei seduto in veranda, davanti alla sua stanza, e di come la sua schiena gli sembrasse larga mentre la scrutava in lontananza, disegnandone i contorni con le dita perché, ehi, si annoiava a starsene sdraiato senza fare nulla.
Avrebbe potuto abbracciarlo con tutta la forza che aveva in corpo ma le sue mani non sarebbero riuscite a sfiorarsi, ne era sicuro.
Ed è proprio in un momento di torpore, quell’attimo prima che i sensi si distendano per farlo cadere in un sonno profondo che Gintoki si stampa nella mente la sua figura: i capelli lunghi che ondeggiano nella brezza estiva, le spalle larghe leggermente incurvate mentre sorseggia del the osservando gli altri bambini scorrazzare per il cortile e la sua mano che delicata si adagia sul legno, con quella stessa morbidezza che di tanto in tanto gli scompiglia i capelli ricci e arruffati...
«Stai bene, Gintoki?»

 «Ehi, sta bene?»

È una voce gentile, ovattata, sembra provenire da lontano.
Eppure Shouyou è lì, a pochi passi.

La sua risata è leggera «Una volta ti saresti alzato subito.»
Incredibile come abbia ancora la forza di usare tanta delicatezza nei suoi confronti.

Non se la merita.
Non dopo quello che ha fatto.

«Mi sente? Riesce a sentirmi?»

 «… Sensei?»
«Non vorrai restare qui. Non è il momento.»
Cosa…?

«Può muoversi?»


Lo sta guardando oltre la spalla, ma non riesce a scorgere nitidamente il suo volto…
«Oi, aspetta--»

… O il suo sorriso «Dovresti svegliarti ora, Gintoki.»

Ma quando Gintoki apre gli occhi, di Shouyou Sensei non v’è traccia.
Tutto quello che vede è una piccola porzione di cielo. Luminosa, azzurra, limpida, lontanissima, che si insinua da un buco…

«Oh, si è svegliato!»

… E un paio di occhi. Allungati, grigi, che gli ricordano il cielo di Edo.
Qualcuno un giorno gli ha detto: «Il cielo di Edo fa schifo. Sembra di vedere una colata di cemento su cui hanno buttato qualche macchia di inchiostro nero.» e sollevando lo sguardo, non ha potuto fare altro che dargli ragione. Era una tela grigiastra cosparsa di minuscoli puntini che si muovevano lentamente, lasciando dietro sé scie di fumo: gli Amanto invadevano la città.
Ecco, quegli occhi ci assomigliano un sacco. Però non fanno schifo.
«Riesce a muoversi?»
Gintoki prova a sollevarsi ma una fitta lancinante al fianco destro lo trattiene contro… Qualunque cosa sia quella che gli fa da materasso.
Ricorda quell’odore.
Sa di sangue, cibo andato a male, si incastra nelle narici e non se ne va.
E’ lo stesso che sentiva quando si nascondeva in qualche immondezzaio per non farsi scorgere dagli Amanto.
Era un odore nauseabondo che si trascinava dietro nel suo vagabondare e neppure un bagno in rigagnoli di fortuna serviva a scacciarlo. Era un tutt’uno col suo gracile corpo tanto che ha cominciato a credere che facesse parte della sua stessa essenza.
Del resto, un bambino che cerca cibo fra i cadaveri di soldati e non si spaventa neppure di fronte al vitreo dei loro occhi, forse non può che puzzare così.
Lo ha creduto, lo ha creduto davvero per tutto quel tempo.
Fino a che un uomo buono non l’ha preso in spalletta e da lì qualcosa è cambiato.
«Mi sente? Sta bene?»
«Eh?» solleva lo sguardo, incrociando quello preoccupato di una ragazza dai capelli neri legati in un alto chignon.
«Le ho chiesto se sta bene…»
Gintoki si solleva appena, le mani sprofondano in sacchetti aperti pieni di cibo e un mucchio di altre cose di cui non vuole sapere la provenienza «Ma che ca--?» si schiaffa una mano fra i capelli, imprecando di fronte all’appiccicume.
«Deve aver battuto la testa.» si piega sulle ginocchia.
«Nah, sto bene.»
«Sicuro? Ha fatto un bel volo» la guarda confusamente «È caduto da lì. Mi ha spaventata a morte, sa?» segue la linea del suo indice, che punta verso l’enorme buco.
«Sono volato da lì?»
«Aha… È un miracolo che sia ancora vivo» glielo confessa con un leggero sorriso, inclinando il capo come se lo stesse studiando «Per fortuna che l’immondizia ha attutito la caduta» si certo, una gran fortuna! Puzza di marcio ma almeno ha il culo salvo «Riesce ad alzarsi?»
«Sì, sì…» si guarda attorno, è in un vicolo che non riconosce e quella deve essersi accorta del suo spaesamento perché, senza che le abbia chiesto nulla, lo aiuta ad alzarsi dicendogli «Si trova nel settore quattro.» si pulisce le mani sui pantaloni scuri.
«Settore quattro?!» bercia stridulo, pregustando i chilometri che gli toccherà farsi a piedi per ritornare a casa. Possibile che non gliene vada mai bene una?! Quello è il Karma, il Karma! Ha fregato quel babbeo di un poliziotto e ora si ritrova i Kamisolosannodove senza avere la più pallida idea di come tornarsene a casa! Sempre che quei beoti dei suoi compagni non le abbiano dato fuoco per punirlo, eh…
La ragazza ridacchia scioccamente «Già…» torna a guardare il buco «Mi chiedo come abbia fatto. Dovrebbe stare attento quando cammina.»
All’inizio non presta molto attenzione alla sua figurina minuta…
«Oh questa è sua, non le dispiace se ho rovistato nelle sue tasche, mh?» gli allunga la sua patente che porcamiserialadra è scaduta da almeno qualche mese.
Ma poi la osserva meglio…
«Sakata Gintoki… Dov’è che ho già sentito questo nome?» lo scruta con curiosità.
E porca. Di. Quella. Vacca.
Divisa nera, sciarpa bianca, spada sul fianco: fa parte della Shinsengumi! Solo quei dementi si vestono in maniera tanto stupida con un caldo che farebbe resuscitare pure i morti! E lui è uno sfigato apocalittico perché con tutti quelli che potevano trovarlo riverso nell’immondizia, proprio uno di quegli squilibrati doveva essere?! E poco importa che sia una femmina, probabilmente è squilibrata pure lei!
«È un nome comunissimo, sai quanti Sakata ci sono solo nel distretto due?» butta lì mal celando nervosismo.
«Ma no, sono sicura di averlo già sentito da qualche parte…»
Deglutisce.
E se quei fessi dei suoi compari avessero già tappezzato ogni angolo di Edo con la sua faccia?! È in un mare di guai, passerà la serata in galera, se non la vita!, ci scommette quei pochi Yen che si porta dietro e che probabilmente ha perso durante la caduta, visto che nelle tasche non tintinna un bel niente.
Si incammina verso l’uscita del vicolo, deciso a levarsi dalle palle il più velocemente possibile. Ignora il dolore alla caviglia, al fianco… Quello è nulla in confronto a ciò che potrebbe capitargli se si accorgesse che ha quasi ammazzato un suo compare.
Ma quella non sembra intenzionata a lasciarlo perdere.
«E' sicuro che non ci siamo già visti da qualche parte?» gli gironzola intorno, lo squadra da capo a piedi.
Gintoki si irrigidisce «Ahm, non credo…» si gratta la nuca, distogliendo lo sguardo «Se così fosse, si ricorderebbe senza problemi di un bel ragazzo come me.»
La poliziotta inclina il capo «Bel ragazzo…» batte un pugno sul palmo aperto «Ci sono! Non è che fa il comico in televisione?»
Gintoki sbatte le mani sui fianchi prima di rifilarle un sottilissimo «Che brutta stronza…»
«Ha detto qualcosa?»
Sventola una mano «Mi avrà scambiato per qualcun altro.» la supera, facendo attenzione a non capitombolare nei propri piedi. Si sente ancora debole e se inciampasse, quella potrebbe avere la brillante idea di portarlo in centrale per assicurarsi che non si sia rotto niente e no no, assolutamente no, tutto questo va evitato!
«Beh, non ci sono in giro molte persone con capelli del genere.» ridacchia scioccamente, seguendolo fino all’uscita del vicolo. Per quanto ancora ha intenzione di stargli appiccicato?
«Sì, beh, sono una rarità» fa sciò sciò con la mano «Direi che è tutto, no? Può anche lasciarmi andare o sono in arresto per aver violato qualcuna delle vostre stupide leggi?» ma quella non si scompone, continua a guardarlo con quel sorrisetto fastidioso che rende indecifrabile qualsiasi sua espressione.
«Devo accertarmi che non abbia nulla di rotto.»
«Cos’è? È pure infermiera?»
«Nah, sarei capace di ucciderla solo mettendole un cerotto.» ride scioccamente della propria non-battuta e Gintoki lascia cadere il capo in avanti, conscio di essere incappato in quella che probabilmente è la scema del gruppo.
Sta per dirle che ci tiene alla propria pellaccia ma viene distratto da un altro membro della Shinsengumi che giunge trafelato, richiamandola a gran voce «Nakano-san! Venga, ne abbiamo trovato un altro!»
La ragazza sventola una mano in direzione del collega «Arrivo…» torna a guardarlo, le sopracciglia arcuate «Cosa… Sta facendo?»
«Mh? O nulla, nulla…» lascia cadere il lembo di yukata che ha usato come burka.
«È sicuro di stare bene?»
«Certo che sto bene, ci vuole ben altro per ammazzarmi—Porca--» incurva la schiena quando una fitta lancinante lo coglie alla sprovvista.
Porta le mani sui fianchi «A me non sembra.»
«Ho detto che sto bene.»
Ma quella lo ignora «Magari ha riportato qualche danno al cervello.»
«Sto. Bene.»
«Se vuole l’accompagno--»
«No, per carità, ci mancherebbe!» agita le mani, indietreggiando di qualche passo «Avrai sicuramente da fare! Uccidere qualcuno, inseguire ladri, rubare le tasse di noi onesti cittadini--»
«Rubare le tasse?»
«E poi so come siete fatti voi poliziotti: ci portate in centrale per un controllo e ne approfittate per sbatterci in prigione anche se siamo cittadini esemplari!»
«… Veramente volevo portarla in ospedale. E comunque non rubiamo le tasse.»
«Ancora peggio! Non sai come finiscono queste cose? Uno va a farsi controllare all’ospedale che non ha niente ed esce fuori con più malattie di prima.»
La ragazza inclina il capo «Secondo me ha riportato un danno al cervello.»
«Nakano-san, si sbrighi!»
«Sì, sì…» solleva le spalle «Beh, sarà meglio che vada. Anche se preferirei accertarmi che stesse bene.»
Si massaggia il collo, decisamente frastornato da tanta gentilezza non richiesta «Non ce n’è bisogno.»
La ragazza abbozza un sorriso, fa un breve inchino in segno di saluto e prima di allontanarsi lo chiama placida «Sakata-san…?» brividi freddi gli scorrono lungo la schiena, è un uomo morto «Vada a farsi vedere...» Ah... «E faccia attenzione, queste zone non sono fatte per bighellonare.» e lo lascia con uno sventolio delle dita.
Gintoki si gratta la nuca, avvertendo il sollievo distendere ogni senso dapprima teso.


La prima volta che vede Chihiro è così.
Nulla di romantico o memorabile.
È una di quelle giornate che promette pioggia, c’è elettricità nell’aria e una brezza frizzantina che si insinua sottopelle e congela le ossa.
Non sa il suo nome, non glielo ha chiesto ma poco gli frega.
È sicuro che non la rincontrerà più.


Sakata Gintoki, 25 anni.
Tuttofare presso lo "Yorozuya Gin-chan", distretto 2 di Kabukicho.
Accusato di aver bombardato l’ambasciata del pianeta Inu—


Chihiro si lascia cadere sul tatami, battendosi una mano sulla fronte.
Ecco dove l’ha già visto! Quello è il tizio che ha bombardato l’ambasciata! Sakata Occhi-da-pesce-lesso Gintoki, come l’ha soprannominato Toushi in un uno dei suoi momenti di incazzatura.
Sfoglia velocemente la sua scheda, soffermandosi sull’unica foto che c’è: capelli ricci di un assurdo colore grigio, occhi cremisi pendenti all’ingiù che gli conferiscono un’aria poco sveglia… Sakata Gintoki non dà esattamente l’idea di un terrorista, ricorda più un gatto dal pelo arruffato e impigrito che passa le proprie giornate cambiando superficie piana ogni tre quarti d’ora.
Si schiaffa una mano sul volto al pensiero di essersi lasciata sfuggire un’ottima occasione per trascinarlo in prigione senza nemmeno passare dal via, se Hijikata lo dovesse scoprire le farà commettere seppuku e lei non può commettere seppuku, è ancora troppo giovane!
Deve prima trovarsi un fidanzato con cui litigherà giorno e notte, qualcuno che sicuramente Kondo-san non apprezzerà anche se alla fine si arrenderà con un mite «Se ti rende felice, a me sta bene!», ma che starà simpatico a Yamazaki, per questo Hijikata lo odierà a morte, mentre Sougo lo avvelenerà per sbaglio perché «Oh, che guaio, credevo che quello fosse il piatto di Hijikata-kun» e lei si dispererà perché ormai ha quasi trent’anni e nessun’uomo vorrebbe una che a quell’età non sa come si prepara del ramen ma sa come muovere una katana e--
«Che ci fai nell’archivio?»
Parli dell’Oni…
La voce profonda di Hijikata la fa sobbalzare, facendo sparpagliare quel mucchio di pensieri incoerenti che di tanto in tanto le fanno visita «Mh? Oh, Toushi» gli sorride leggera, scuotendo la nuca «Stavo facendo qualche ricerca.» chiude il dossier con secchezza.
Hijikata si appoggia allo stipite, accendendosi una sigaretta «Scoperto qualcosa?»
«Nah, siamo fermi al solito punto» si stropiccia il volto  «Al quarto distretto abbiamo trovato un altro cadavere, ma crediamo sia stato portato fin lì.»
«Portato?»
«Aha… Sembra sia stato abbandonato. Probabilmente per depistarci.»
«Nh, è già il quarto questa settimana.»
«Forse dovremmo spingerci nei distretti inferiori…»
Annuisce «Notato nient’altro?»
Aha, ti ricordi quello che ha bombardato l’ambasciata? Ma sì, quello che ti ha scambiato per un drogato per via dei tuoi occhi allucinati. Ecco, è piovuto dal cielo e io l’ho lasciato andare «Nulla di importante.» alza le spalle, nascondendo il dossier dietro la schiena prima di regalargli un sorrisetto rassicurante.
Hijikata soffia del fumo, palesemente irritato dal fatto che la missione sia ferma in un vicolo cieco
Lo guarda di sottecchi, studiano la sua espressione tesa mentre osserva il corridoio da cui viene un vociferare piuttosto concitato: la linea tesa della mascella che indurisce i suoi lineamenti purtuttavia delicati, gli occhi allungati e di quel penetrante blu scuro, le labbra arricciate mentre stringono la sigaretta accesa... Diamine, è una di bellezza sconcertante. Quest’immagine si insinua infidamente fra i suoi pensieri, ricordandole l’amara verità: potrebbe essere nuda come mamma l’ha fatta e quello riuscirebbe a dirle qualcosa come: «Oi, hai mica visto il mio accendino? E copriti che prendi freddo!».
Ridacchia scioccamente per la propria stupidità.
«Che hai?»
«No, nulla…» di fronte al suo mugugnare, sospira pesantemente «Ehi, guarda che lo troveremo.»
«Ngh, non è questo.» lo sguardo sottile saetta da lei al corridoio.
«E allora cos’è?»
Hijikata soffia del fumo «Qualcuno ha picchiato Kondou-san.» è tutto quello che le confida, non senza un pizzico di collera mista a imbarazzo.
Lo guarda con confusione, aspettandosi una spiegazione un po’ più dettagliata ma quello si limita a sfumazzare, visibilmente irritato.
Chihiro arcua le sopracciglia «Kondou-san è stato picchiato?»
«L’ho trovato sulle sponde del Sumida-gawa, col fundoshi in vista e--»
Chihiro sbatacchia le palpebre un paio di volte prima di voltarsi dall’altra parte «Pff--» si copre le labbra tremanti con entrambe le mani.
«Che cacchio ridi, demente?!»
«No, scusa, è che—Ma che è successo?»
«Ha fatto a botte, ecco cos’ha fatto!» è su tutte le furie, tra poco il fumo gli esce perfino dalle orecchie.
«Immagino sia stato per una nobile causa.»
«Ha fatto a botte per una donna!»
«Cosa c’è di più nobile di una zuffa per una donna?» Hijikata grugnisce, Chihiro tossicchia «Almeno è carina?»
Hijikata alza le spalle «Lo spero per lui, ridursi così per una donna…» si stropiccia gli occhi «Ad ogni modo, è la solita. Quella che lavora al nightclub.»
«Ah, quella che gli ha tirato il posacenere in fronte?»
Annuisce «E gli ha spaccato un cocomero in testa.»
«E gli ha versato il the bollente in faccia.»
«E Kondou-san farebbe meglio a lasciar perdere se non vuole ritrovarsi all’altro mondo.»
«O col fundoshi in vista--» porta una mano sulla bocca, trattenendo a stento una sonora risata.
Hijikata la fissa per qualche istante prima di sbattere le mani sui fianchi «Se ridi ancora ti faccio commettere Seppuku.»
«Per così poco…» tossicchia «Ahm, ma chi è stato?»
«Non lo sappiamo con certezza, ma i passanti che hanno assistito alla scena hanno parlato di un giovane samurai dai capelli argentei--»
Argentei…?
«Non se che trucco ha usato, ma deve essere davvero in gamba se ha sconfitto Kondo-san. Ciò non toglie che meriti una punizione.»
Oh porca di quella--
Chihiro serra le labbra, segue il suo farneticare con attenzione «Domani mattina cominceremo a perlustrare ogni di distretto di Kabukicho, questo samurai dai capelli argentei la pagherà molto cara.» Hijikata spegne la sigaretta nel posacenere.
«Mh.»
«Vedrai, non sarà difficile trovarlo» si allontana verso il corridoio pronto a far commettere seppuku a tutti quelli che osano ancora parlare del loro capitano e di come le abbia prese «Quanti samurai dai capelli argentei vuoi che ci siano qui in giro?»
Già, quanti ce ne possono essere?
Chihiro aspetta di vederlo scomparire dietro la porta scorrevole prima di lanciare un'occhiata alla foto di Sakata Gintoki.
Si stropiccia il volto con una mano «Prevedo guai.»

Continua…


Angolo dell’autrice:
Buona sera ♥
È sorprendente come sia riuscita a pubblicare in così poco tempo –dati i miei standard-, un po’ meno sorprendete è il capitolo in sé. Perdonatemi ma gli inizi per me sono sempre una tragedia e pur seguendo la time-line, mi sono concessa qualche licenza poetica per esigenze di trama che temo possano far storcere il naso. Oltretutto so che le cose procedono a rilento ma ho il brutto vizio di districare le relazioni tra i vari personaggi guardandole con il microscopio, cercando così di dare una parvenza di realtà.
La questione dei distretti è una scelta puramente personale, nata dal capitolo 42 quando scoprono il ring sotterraneo.
L’incontro tra Gintoki e Chihiro: ammetto che è sempre stato il mio sogno far sì che due personaggi si incontrassero in pieno stile Cloud e Aerith di Final Fantasy VII, il problema è la caduta. Dovevo trovare una caduta in pieno stile Ginatama eeeee—E questo è il meglio che sono riuscita a fare -.-‘ Facciamo che chiudiamo tutti gli occhi, ce li bendiamo e andiamo avanti? XD
Lo scontro tra Kondo e Gintoki l’ho saltato per il semplice motivo che sarebbe stato identico a quello del manga e, beh, chiunque bazzichi qui credo sappia benissimo come sono andate le cose. Ho preferito concentrarmi su quelli che possiamo considerare dei missing-moments, facendo comunque intuire quello che è accaduto.
Come al solito spero di aver mantenuto fede ai caratteri originali dei personaggi Gintoki e Hijikata vi odio siete difficilissimi da gestire e che Chihiro non stoni in tutto il contesto. Sì insomma, che non sia un’odiosa Mary Sue XD

Ringrazio infintamente Yumemi91 e Karuccha che sono state così carine da commentare il prologo di questa tragedia storia e per la calorosa accoglienza ♥ E grazie anche a chi ha letto in silenzio.
Se aveste voglia di uscire allo scoperto per dirmi cosa ne pensate, sappiate che sono disponibilissima a qualsiasi tipo di critica, positiva o negativa che sia :)

Alla prossima!
HeavenIsInYourEyes.

 

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