Casa è dove ci sei tu

di Kaguya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Omake 1 - Chiacchiere fra fratelli (con 0 privacy) ***
Capitolo 6: *** Omake 2 - Lotta fra gatte...più o meno ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Casa è dove ci sei tu


Ma, nell'attimo stesso che t'amo, non pensare
che m'approvi e che mi veda innocente,
né che io, del folle amore che mi turba la mente,
abbia, con compiacenza vile, nutrito il tossico.
Oggetto sfortunato di celesti vendette,
m'aborro più che tu non mi detesti.
Testimoni ne siano gli Dei,
quegli Dei che hanno acceso
fuoco nelle mie viscere, fatale
a tutto il sangue mio.
[…] E' poco dire che da te fuggivo:
ti ho scacciato, crudele.
[…] Quale profitto ho tratto da tante precauzioni?
[…] Non t'amavo meno.
[…] Per persuadertene gli occhi ti bastano.

(Fedra – Jean Racine)



“Li lasci andare ora...”

Aveva detto cosi quella ragazzina. Lo ricordavo ancora chiaramente.
Avevamo organizzato una festa in onore dei traguardi finalmente raggiunti. Io ero diventato Capitano. Ma le star della serata erano senza ombra di dubbio i due fratelli Elric, ritornati nei loro corpi.
Erano stati mesi intensi di lotta e sudore e sangue. Meritavamo tutti una tregua.
Ma quella ragazzina bionda era sul piede di guerra.
Le mani strette sul grembo e gli occhi puntati nei miei nonostante un rossore che non seppi definire bene. Rabbia, mista a imbarazzo, mista a timore e non è dato sapere che altro.
La fissai con la migliore delle mie espressioni gelide, inarcando appena un sopracciglio. Ma lei insistè.

“Li lasci andare ora...per favore...”

Riprovò, prima di voltarsi e raggiungere i festeggiati, senza aspettare una risposta.
Io mi voltai verso Riza.

“Quel vestito...”

Accennai, indicando l'abito che indossava la meccanica.
Un semplice tubino rosso con una scollatura generosa sulla schiena, e una molto più casta sul seno. L'avevo regalato io al tenente, molti anni prima.
Lei fece spallucce all'accusa nascosta nella mia voce.

“Sapeva che non avrei mai potuto indossarlo...”

Mi fece notare con tono di rimprovero. Non andava in giro a schiena nuda, lei.

“Ma mi sembrava uno spreco lasciarlo nell'armadio per altri dieci anni, non trova...?”

Mi chiese quindi, sempre con quell'aria composta, ma con una luce più dolce negli occhi, mentre osservava la più giovane. Sarebbero potute sembrare sorelle.
Mi chiesi se fosse turbata, o se rimpiangesse di aver rinunciato a quella spensieratezza anni prima. Ma ovviamente tacqui.
Forse anche perchè fui subito distratto da altri pensieri.
Avevamo scelto quella serata per festeggiare perchè coincideva con il diciottesimo compleanno di Acciaio. Edward.
Chiamarlo “fagiolino” ormai aveva poco senso. Alla fine era cresciuto anche lui...Non abbastanza da raggiungermi, ma quanto bastava per essere considerato un ometto nella media. Non che questo avesse posto fine ai suoi vaneggiamenti ogni volta che la parola “piccolo” veniva adoperata in qualsivoglia discorso.
E in quel momento quell'ometto dall'aria felice, quasi tronfia, stava cingendo con il braccio destro la vita della sua ex-meccanica.
La sensazione che provai in quel momento fu soffocante. Immaginavo con fin troppa chiarezza cosa dovesse significare per lui sentire su quel braccio il calore di un altro corpo, attraverso il sottile strato di stoffa del maledetto, provocantissimo, abito rosso di lei.
E poi c'era da considerare un dettaglio non trascurabile: quel microbo biondo aveva diciotto anni. Il che significava che, senza più il peso della responsabilità verso il fratello e sé stesso, avrebbe potuto dedicarsi ad altro. Tipo capire cosa volesse dire l'espressione “ormoni impazziti”.
In quel momento comunque l'unico che stava impazzendo ero io, impalato accanto al tavolo del buffet.
Finalmente all'abbraccio si aggiunse anche Alphonse che aveva già riscosso un discreto successo con le signore del quartier generale.
Roba da non crederci che fossero cosi incredibilmente diversi. Si era aspettato una somiglianza molto più netta, considerando la simbiosi in cui vivevano qui due. E invece Al aveva i capelli di un tono appena più scuro e occhi che viravano più al verde che all'ambra. Ed era molto più spigliato di quel burbero fagiolo biondo.
Automaticamente cercai i suoi occhi e mi fu concesso di specchiarmici per un attimo, mentre lui sorrideva. Un sorriso tanto limpido da essere doloroso. Non l'avevo mai visto sorridere in quel modo prima.

“Cosa pensa di fare ora...?”

Riza mi riscosse dai miei pensieri, troppo tardi però perchè potessi abbandonare quell'espressione cupa.
Lasciarlo andare...Ne ero davvero in grado? Mi si strinse il cuore solo a pensarci. Ma non avevo scelta.
Quei miei sentimenti erano profondamente sbagliati, me ne rendevo conto perfettamente. Cosa avrei dovuto fare? Andare da quel ragazzino e dichiarargli il mio amore? E poi? Sprofondare sotto le sue risate, o peggio, il suo disgusto?
La ragazzina aveva ragione. Non c'era più motivo per cui Fullmetal continuasse a stare in centrale, lontano da casa e da quei pochi affetti che gli erano rimasti.
La mia anima era già abbastanza dannata senza che aggiungessi anche quella macchia.

“Ballare...”

Risposi quindi a Riza, tendendole una mano. I suoi occhi trasudavano rimprovero, ma non mi negò quella breve evasione.
Occhi di falco, ne ero certo, aveva capito cosa stava succedendo molto prima di me.

Il giorno dopo concessi, o meglio imposi, a un riluttante Acciaio un anno di licenza, adducendo come motivazione la preoccupazione per le sue nuove condizioni. Che forse era il caso di stare a riposo e abituarsi a riavere il proprio corpo. Gli suggerii di esercitarsi con le armi da fuoco dal momento che non avrebbe più potuto contare sulla trasmutazione del suo automail per difendersi.
Alla fine si convinse.
Chiesi a Havoc di accompagnare lui e Alphonse alla stazione. Non ebbi nemmeno la forza di salutarlo come si deve.

E oggi, a un anno di distanza, dopo aver attraversato mesi di tristezza, dolore, rassegnazione, mentre sono intrappolato in ufficio a smaltire i risultati delle prove annuali degli Alchimisti di Stato, mi ritrovo mio malgrado paralizzato davanti a un foglio.

“Riza...”

Chiamo. E lei, pronta come al solito, si alza dalla sua scrivania raggiungendomi.

“Temo di essere invecchiato...”

Ammetto, gli occhi che tradiscono più stupore di quanto vorrei.
Sono terrorizzato. E felice. Ma soprattutto terrorizzato. Se fosse solo uno scherzo della mia mente e ora Riza dovesse svelare l'inganno probabilmente non reggerò il colpo. E lei, giustamente, mi fissa senza comprendere.
Le porgo il foglio incriminato.

“Potresti leggere il nome del candidato...?”

Accenno, la voce ridotta a un sussurro. Che senso avrebbe fingere con lei? Dopo quella notte di un anno fa le ho confessato tutto. E Riza guarda il foglio, capisce, e alza lo sguardo su di me.

“Edward Elric...Fullmetal, l'Alchimista d'Acciaio...”

Conferma, restituendomi il foglio. E' un sorriso quello che le compare sulle labbra?

“E' arrivato stamattina, appena in tempo per la prova...”

Se non fossi Roy Mustang probabilmente sarei svenuto sulla poltrona. Ma io sono Roy Mustang cosi mi inebrio un istante di questa irrazionale, profonda, calda gioia, prima di realizzare.
Quel fagiolo infame è in questo stesso edificio. Da stamattina. E non si è ancora degnato di presentarsi.
Mi alzo di scatto, l'espressione dura e contrita.

“Dannato Fullmetal!!!”

Sbotto, uscendo da dietro la scrivania rapido come un fulmine, seguito a ruota da Riza. Non ho tempo di preoccuparmi del suo sorrisino ora. Quel maledetto fagiolo non può far aspettare cosi il Capitano.


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Ok...abbiate pietà XD Sono ancora a metà del manga sappiatelo e l'anime l'ho visto tipo 10 anni fa e probabilmente nemmeno tutto visto che non ricordo il finale, quindi non ho idea di come va a finire. Mi sono presa la licenza di immaginare un happy ending in cui tutto è andato liscio, senza fare troppe vittime perchè non era rilevante per la storia che avevo in mente il come e il perchè...non sarà una ff molto lunga...volevo solo giocare un po' con i sentimenti di questi due :P Per cui portate pazienza e fatemi sapere se vi va che ne pensate. Grazie a chi arriverà a leggere anche queste parole!

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Casa è dove ci sei tu


If you could only see the beast you've made of me
I held it in but now it seems you've set it running free
Screaming in the dark, I howl when we're apart
drag my teeth across your chest to taste your beating heart
[…] The saints can't help me now, the ropes have been unbound

(Howl – Florence and the Machine)



Percorro il lungo corridoio degli alloggi a grandi falcate. Come se avessi le ali. Il pensiero di poterlo rivedere mi fa questo effetto. Se non fosse un colpo davvero troppo grande per il mio orgoglio avrei potuto persino correre. Ma mi trattengo. Sento i passi di Riza dietro di me e riesco cosi a mantenere il controllo. Almeno esternamente.
Quando arriviamo davanti la stanza di Acciaio non ho nemmeno un attimo di esitazione. Il mio stomaco si. Ma la mia mano corre veloce alla maniglia. Spalanco la porta e sguscio dentro chiudendola alle mie spalle. Sul bel viso di Riza. Dopo potrò fingere di non essermene reso conto. E lei potrà fingere di credermi. Non importa in questo momento. Apro la bocca per fare una bella ramanzina a quell'ingrato fagiolo, ma resto per un istante senza fiato mentre lui si volta di scatto, sorpreso. E'...cresciuto.
Lascio scorrere gli occhi sulla sua schiena, diventata un po' più larga, seminascosta da una cascata d'oro. Non avevo mai visto Ed con i capelli sciolti. Gli danno un'aria cosi innocente e sensuale allo stesso tempo. Mi ritrovo a fantasticare per un attimo a come sarebbe affondarci dentro le mani e di riflesso le infilo nelle tasche per nasconderne il fremito.

“Quando pensavi di venire a fare rapporto, Fullmetal? Ti ci vuole l'invito scritto...?”

Sbotto allora, buttandola sul burocratico tanto per uscire da quel tunnel di pensieri pericolosi. E lui sogghigna, piantando le mani nei fianchi con aria spavalda. I primi tre bottoni della camicia bianca sono slacciati e lasciano intravedere il petto ancora liscio. E' leggermente abbronzato, riesco a notare di sfuggita.

“Pensavo odiasse le scartoffie, Taisa...”

Ribatte, usando il mio vecchio grado. Irrispettoso come sempre. Irrispettoso e splendido, mentre si volta, dandomi nuovamente le spalle, iniziando a intrecciare i capelli. Provo quasi sollievo a vederlo imbrigliare quella chioma bionda. La treccia è familiare e non mi lascia senza fiato almeno.

“Sono arrivato appena in tempo per la prova, sarei passato a salutare tutti più tardi...”

Spiega, quasi come a volersi giustificare. Ma parla di “tutti” senza permettermi di sperare poi troppo. E dopotutto perchè dovrei sperare e nutrire questi sentimenti? Quattordici anni. Quattordici anni di differenza. Senza contare che siamo due uomini e non posso sapere che tendenze abbia Edward visto che per 18 anni si è comportato da asessuato. Che poi non sono più nemmeno sicuro di che tendenze abbia io! Non è che mi piacciano tutti gli uomini. Solo lui. Perchè ovviamente le cose facili non sono nel mio stile.

“Beh stavo appunto analizzando i tuoi scarabocchi...”

Gli spiego, con ostentata indifferenza, provocandogli una smorfia di insoddisfazione, probabilmente per il modo in cui ho definito la sua ricerca.

“Non si sarà mica affaticato troppo? Alla sua età, Taisa, non dovrebbe strapazzarsi...”

Se l'è decisamente presa. E ha colpito basso. Mi lascio sfuggire un mugolio di dolore. Tutto. Ma non l'età. Soprattutto non tu, testardo, insopportabile demone biondo. Non puoi farmi notare i miei anni. Ma devo ammettere che mi erano mancati anche i nostri battibecchi. Cosi faccio spallucce.

“E' che hai la calligrafia di un bambino, Fullmetal, interpretarla è stato impegnativo...”

Insinuo, consapevole dell'effetto che otterrò. E infatti Acciaio scatta verso di me agitando un pugno con aria minacciosa, almeno nelle sue intenzioni, iniziando a strepitare isterico qualcosa circa mocciosi piccoli come plancton. Ma più lui si infervora e meno riesco a seguire quel che dice. Quegli occhi di ambra in fiamme...ecco cosa volevo vedere. Ho desiderato per un lungo anno di potermi specchiare di nuovo in quelle pozze d'oro e di sentire scorrere nell'aria quell'energia dirompente che solo quel fagiolino sa sprigionare. Cosi mi lascio andare e sogghigno.

“Bentornato, Edward...”

Gli dico, interrompendo i suoi vaneggiamenti, prima di voltarmi e uscire dalla stanza. Non voglio chiedermi perchè lui sia arrossito alle mie parole, né perchè abbia strabuzzato gli occhi, sorpreso. Sono state domande del genere a trascinarmi a fondo in questa storia, in passato. In più, appena metto piede fuori dalla stanza, mi tocca sostenere l'occhiata a metà fra l'indispettito e l'indagatorio di Hawkeye. Sfodero il migliore dei sorrisi ammiccanti alla Mustang, consapevole che non funzionerà nemmeno stavolta.

“Ci sono ancora molti documenti da firmare nel suo ufficio.”

Come volevasi dimostrare. Almeno potrò lavorare con l'immagine di quel maledetto ragazzo ben stampata nella mente.

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Resto impalata davanti alla porta della stanza di Fullmetal come se avessi appena visto un cane a tre teste. E' la prima volta che Roy mi lascia fuori. Sospiro rendendomi conto di provare un pizzico di fastidio. Non è gelosia, quanto più l'idea di essermi troppo abituata a seguirlo ovunque. Mi appoggio con la schiena al muro di fronte la porta e incrocio le braccia al petto. Tocca aspettare.
Dopotutto avrei dovuto prevederlo. Nell'ultimo anno Roy è stato bravo. Ha resistito alla tentazione di chiamarlo, di cercarlo...E so quanto sia stato difficile per lui. I primi mesi sembrava essere diventato l'ombra di se stesso. Arrivava puntuale in ufficio, compiva diligentemente il proprio lavoro, non si dilettava più in cene galanti, per la mestizia della popolazione femminile di Amestris. Ma oggi gli sono brillati gli occhi quando ha letto il suo nome.
Come sia stato possibile non lo ha capito nemmeno lui, figurarsi io. Probabilmente sono solo più simili di quanto pensano. Certo è che deve essere difficile rendersi conto di provare dei sentimenti cosi intensi per qualcuno e avvertire con la stessa intensità il senso di colpa.
In fondo è stato Roy stesso a reclutare Ed, quando aveva solo undici anni. Mi sfugge un altro sospiro. Quell'uomo si sente un mostro, mentre i suoi sentimenti sono i più nobili...
Vago ancora un po' in questi pensieri quando un fruscio quasi impercettibile mi richiama all'attenzione. Insieme a un odore familiare.

“Havoc, esci fuori...”

Intimo, una mano già pronta sulla fondina. Non si sa mai.
Però non avevo torto. Jean esce da dietro l'angolo del corridoio e sorride noncurante della sigaretta spenta che gli pende fra le labbra.

“Quindi è vero, è tornato...”

Commenta, indicando con un cenno del capo la porta della stanza di Acciaio. Annuisco, abbandonando la fondina e appoggiandomi nuovamente al muro. Havoc si affianca a me e l'odore che avevo percepito prima mi investe: tabacco e dopobarba. Forte, ma non spiacevole.

“Il Comandante è dentro...?”

Chiede sornione, con una nota ironica nel riferirsi a Roy con il suo nuovo titolo. Aggrotto le sopracciglia automaticamente e lui si lascia sfuggire una risata.

“Non mi guardi cosi tenente...Eravamo tutti ansiosi che tornasse Fullmetal...Eravamo stanchi di vedere l'Alchimista di Fuoco sui carboni ardenti...”

Confessa, stupendomi non poco. Cosi se ne sono accorti anche gli altri. Scuoto la testa con un sorriso e Havoc strabuzza gli occhi.

“Tenente! Lei sorride...”

Dice, quasi come se mi fosse appena cresciuto un terzo occhio al centro della fronte. Cosa si aspettavano? Che rimanessi in assetto di guerra per tutta la vita?

“Sparo molto meglio di quanto sorrido...”

Ironizzo, mettendo su la mia solita espressione greve. E lui la beve, scattando sull'attenti.

“Mi scusi Tenente! Se vuole scusarmi...pensavamo di organizzare una festa di bentornato, quindi vado...”

Annuncia per poi voltarsi e allontanarsi lungo il corridoio fino a sparire alla vista. E per la prima volta noto che Havoc ha delle belle spalle. Ma il suono della porta che si apre mi riporta all'ordine. Se il Comandante non mi avesse lasciata lì fuori ad aspettare certi pensieri non mi sarebbero mai venuti in mente...

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Tornati nel mio ufficio, osservo Riza mettersi di nuovo alla scrivania. Dovrei imitarla lo so. Ma non riesco. Mi slaccio i primi bottoni della camicia, sotto il suo sguardo severo, e mi avvicino al tavolinetto dove tengo whisky e bicchieri. In silenzio verso del liquore per entrambi. Lei lo rifiuterà, come sempre, ma avrò la scusa per berne io due bicchieri.
Ne ho davvero bisogno. Mi sento elettrico. Rivederlo è stato...sconvolgente. Non è cambiato nulla. Non l'ho dimenticato, non sono andato avanti, non mi sono rassegnato, non lo amo meno.
Porgo a Riza il bicchiere, ma come previsto lei scuote la testa in senso di diniego, riprendendo a esaminare scartoffie. Mi lascio cadere nella poltrona davanti alla sua scrivania e la osservo.
E' una donna meravigliosa. Bella, intelligente, capace, fedele, decisa...

“Avrei dovuto amare te...”

Ammetto, mentre mando giù il primo sorso. La vedo irrigidirsi, mentre mi fissa. Di nuovo quegli occhi pieni di rimprovero. Eppure non mi ha guardato cosi quando le ho confessato cosa provo per quel ragazzino. Bevo il secondo sorso.

“Cosa succederà ora...?”

Chiedo. Un po' a me stesso e un po' a lei. Ok, Edward è tornato. E io continuo ad amarlo. E quindi? Sono di nuovo in un vicolo cieco. Anzi, un labirinto, e continuo a non vedere una via di uscita.

“Potrebbe provare a dirglielo...”

Il suggerimento di Riza mi arriva come un pugno allo stomaco. Ho bisogno di un terzo sorso prima di riuscire ad affrontare di nuovo i suoi occhi. Stavolta sembrano preoccupati. Ma magari è solo il whisky.

“Splendida idea...se dovesse provare a uccidermi, so di avere le spalle coperte dal miglior cecchino di Amestris...”

Ironizzo amaro, alzando il bicchiere come per brindare, prima di svuotarlo con un ultimo lungo sorso e posarlo con poca grazia sulla scrivania. Ecco l'effetto che mi fa quel fagiolo. Un attimo prima sono euforico, quello dopo i dubbi mi divorano. E la vergogna. Non dimentichiamo la vergogna di sentirmi un essere spregevole perchè desidero, tanto e ardentemente, quel ragazzo. Insomma noi abbiamo...

“Quattordici anni...”

La voce di Riza mi riporta al presente. La fisso basito. Legge anche nel pensiero ora?
La mia espressione deve essere decisamente interrogativa, perchè il mio fido tenente fa spallucce.

“La conosco meglio di chiunque altro, Comandante...So come si sta torturando...”

Dichiara, sporgendosi appena sulla scrivania.

“Sa cosa penso? Penso che abbiate entrambi sofferto molto...Che abbiamo tutti sofferto in questi anni difficili. Davvero vuole continuare a sentirsi un mostro? Edward è un giovane uomo molto intelligente...Non credo che una sua dichiarazione possa turbarlo cosi tanto...”

Continuo a fissarla in silenzio. Cosi lei si sporge ancora, concedendomi un sorriso e uno sguardo quasi affettuoso.

“Comandante...Roy....quel ragazzo ha provato una trasmutazione umana a undici anni, in un anno è riuscito a superare i postumi dell'operazione per gli innesti automail...a dodici è diventato un Alchimista di Stato...a diciotto anni è riuscito a recuperare il corpo del fratello e il proprio...Edo-kun è sempre stato precoce...Non sarà certo il tuo amore a spezzarlo...”

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Non ho rivisto Ed per il resto del giorno. Havoc e Breda l'hanno monopolizzato per organizzare una festa. Cosi ho avuto tutto il pomeriggio per ripensare a cosa mi ha detto Riza.
E ci sto tutt'ora pensando in effetti. Il silenzio di questa casa aiuta, e il bagno caldo lava via tutta l'ansia della giornata. Sospiro, osservando il soffitto bianco sopra di me.
Non posso andare avanti cosi, sospeso a un filo...E' giunta l'ora.


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Ed ecco il secondo capitolo! Innanzitutto grazie mille ai lettori del primo e a chi ha seguito/preferito questa storia. Un ringraziamento speciale a LuckyEd...è la prima volta che scrivo su questo fandom e sapere che ti è piaciuto il primo capitolo mi ha davvero fatta felice, dandomi la spinta per finire il secondo...spero non sia deludente!
Ho anche avuto modo di pensare a cosa volevo fare con questa storia, a come articolarla e alla fine ho deciso di inserire più POV, contrariamente all'idea originale in cui l'unico POV doveva essere quello di Roy (che resta comunque il principale). Ho anche in mente un paio di capitoli “paralleli”, uno di prequel sicuramente...ma non ho ancora deciso quando inserirli...Vedremo :)
Infine grazie a chi si dedicherà alla lettura anche di questo capitolo...sono ansiosa di sapere che ne pensate!

Ah per chi se lo stesse chiedendo ecco la traduzione della citazione iniziale (fatta da me quindi non prendetela come oro colato)
Se solo potessi vedere la bestia che mi hai fatto diventare
me la sono tenuta dentro, ma ora sembra che tu l'abbia liberata
Urlando nel buio, ululo quando siamo lontani
striscio i dentri sul tuo petto per assaggiare il tuo cuore pulsante
[…] I santi non possono aiutarmi ora, le corde sono state sciolte

E' molto meno poetica messa cosi XD

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Casa è dove ci sei tu


Stop making the eyes at me,
I'll stop making my eyes at you.
What it is that surprises me is that I don't really want you to
And your shoulders are frozen (as cold as the night)
Oh, but you're an explosion (you're dynamite)

(I Bet You Look Good On The Dancefloor – Arctic Monkeys)



“Non capisco davvero perchè Ed sia dovuto partire...”

Sorrido, scuotendo piano la testa, mentre continuo a tagliare le verdure. Winry è seduta al tavolo alle mie spalle. E' da stamattina che si lamenta per la partenza di Ed. Potrei persino ingelosirmi se non fosse che so bene che il motivo del suo fastidio non ha nulla di romantico.

“Te l'ho detto Win, avrebbe perso il titolo di Alchimista di Stato se non si fosse presentato per la valutazione annuale...”

Le spiego per la decima volta, ben sapendo che questo non servirà a nulla. Non è una risposta soddisfacente per lei.

“Appunto! Perchè continuare a servire l'esercito??? Ormai avete di nuovo i vostri corpi...Potete stare qui a casa e vivere una vita normale...”

Come volevasi dimostrare.
Le lancio un'occhiata da sopra la spalla. Ha l'aria imbronciata di una bambina.

“Win...”

Accenno, ma lei mi interrompe, picchiettando le unghie sul tavolo spazientita.

“Insomma...volete davvero farmi morire di crepacuore...Non sono bastate le preoccupazioni di questi anni...”

“Win...”

“Quando siete tornati pensavo che avremmo potuto finalmente rilassarci e andare avanti...Invece quel testardo era quasi depresso! Ci mancava poco che si staccasse un braccio a morsi e si facesse rimettere l'automail per poter continuare a trasmutarlo...”

“WIN!”

Stavolta la mia voce esce dura, mentre lascio cadere il coltello sul tagliere con un tonfo, voltandomi verso di lei. Devo avere un'espressione piuttosto scossa, perchè la vedo spalancare gli occhi e portarsi le mani alla bocca, improvvisamente consapevole di cosa ha detto.

“Al...”

Bisbiglia, alzandosi e avvicinandosi veloce. Continuo a fissarla. Non riesco a togliermi quest'aria di rimprovero dal viso. E lei tentenna per poi poggiarmi una mano sull'avanbraccio.

“Scusa...io....ho esagerato...è solo che...”

Prova a spiegarsi, ma le lacrime la interrompono. Appoggia il viso contro il mio petto per nascondere i singhiozzi. Sospiro, abbracciandola forte. La sua voce mi arriva come un suono soffice e ovattato e riesco a cogliere solo poche parole: orribile, insensibile, perdonami.
Le poso un bacio sulla testa per cercare di rassicurarla.

“Win...Noi non abbiamo più una casa...e vivere una vita normale è qualcosa....beh è impossibile ormai...Alcune cose non possono essere dimenticate...”

La sento irrigidirsi fra le mie braccia. Le accarezzo la schiena.

“Io ho trovato il mio posto con te...ma Ed...Lui lo sta ancora cercando Win...”

E stavolta lei risponde e le parole mi arrivano, scatenandomi una risata.

“Ha una fissazione con i fiammiferi quello lì...”

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Havoc e Breda si sono quasi superati...Mi chiedo come abbiano fatto ad addobbare tutto il cortile del quartier generale da soli e con gusto per di più. E soprattutto chi li ha autorizzati? Dovrei sentirmi piuttosto offeso, ma essendo la festa di bentornato di un certo fagiolo chiuderò un'occhio.
Mi guardo attorno, ma del festeggiato non si vede ancora l'ombra. Gli altri invitati sono tutti qui. E sono tutti piuttosto eleganti...bisogna capire solo quanto durerà considerando la quantità di alcolici disponibile accanto al tavolo del buffet.
Anche Riza non è ancora arrivata, il che mi turba abbastanza. Di solito mi viene a prendere a casa in queste occasioni, ma stavolta in macchina ad aspettarmi c'era Jean. Che quasi indovinando i miei pensieri mi si avvicina.

“Non si preoccupi...Hawkeye sta arriva....ndo...”

Inarco un sopracciglio, mentre lo vedo bloccarsi a metà frase e poi continuare, lasciando cadere la sigaretta dalle labbra. Mi volto per capire cosa l'abbia sconvolto tanto e li vedo. Le due teste bionde più importanti per me. Per poco non resto poco decorosamente a bocca spalancata come Havoc.
Riza ha i capelli sciolti e un aderente tubino nero. E i tacchi. Cerco di ricordare se si sia mai vestita cosi prima. Ma nada. E' la prima volta che la vedo cosi...femminile. Sono sicuro che avrà trovato il modo di nascondersi una pistola addosso comunque. Ma è davvero splendida, mentre avanza appoggiata al braccio di Edward. Deve averlo convinto lei. Non c'è altra spiegazione. Con quelle guance rosse è evidente quanto sia a disagio ad andare in giro con i capelli sciolti. E quel completo rosso fuoco.
Registro distrattamente altre occhiate stupite oltre quella di Havoc. C'è uno dei ragazzi dell'accademia che fissa in particolare Acciaio o è una mia impressione? Non posso evitare di accigliarmi all'idea che qualcun altro possa provare interesse per lui e il desiderio di legargli i capelli e coprirlo con una tovaglia si fa stranamente intenso. Cosi avanzo verso di loro, seguito a ruota da Havoc che pare essersi ripreso dallo shock.
Faccio per tendere una mano a Riza, ma Jean si intromette, passandomi bellamente davanti. Cosa diamine sta succedendo?

“Havoc....mi stai rubando la dama...?”

Domando fra l'ironico e lo scocciato, mentre Riza lascia il braccio di Fullmetal, stranamente silenzioso, per prendere quello di Jean.

“Mi scusi Comandante...potrebbe prendere a braccetto Acciaio...”

Suggerisce, anche troppo allegro. Ed diventa istantaneamente dello stesso colore della giacca. E' normale che lo fasci in quel modo?

“Jean credo sia meglio che tu vada ad aiutare Breda...”

Suggerisco sfilando la mano dalla tasca del completo blu notte, mostrando casualmente il guanto che indosso. Non riesco però a sentire la risposta perchè proprio Breda prende in mano la situazione e con un fischio richiama la nostra attenzione su un grosso cartello che non avevo notato prima. La scritta “Bentornato Fullmetal” fa bella mostra di sé mentre tutti iniziano ad applaudire. Non mi hanno fatto il saluto militare quando sono arrivato e guarda cosa scatenano per il fagiolino...
Mi volto ad osservarlo e finalmente lo vedo sorridere felice. Sempre rosso in volto, ma felice.
C'è una sottile ironia nel fatto che un anno fa una ragazzina vestita di rosso me l'ha portato via e che ora lui sia tornato, con una festa e un abito rosso. Lo vedo scambiare qualche battuta con gli altri, mentre anche Riza e Jean si avviano verso il buffet. Sembrano tutti cosi contenti.
Abbiamo combattuto per questo momento. E mi viene da sorridere. Sono ancora tormentato da questi sentimenti impossibili, ma almeno ho realizzato una parte del mio sogno.

“Taisa...non faccia il vecchietto, venga a brindare...”

Mi provoca il mio piccolo demone. Di nuovo con la storia dell'età. Ma ormai è deciso. In un modo o nell'altro, andrà come deve andare. Dovrò dirglielo. Nel frattempo però...

“Arrivo, signorina...quanta impazienza...”

Ribatto, prendendolo in giro e avvicinandomi. Oso anche offrirgli il braccio lanciandogli un'occhiata ammiccante e languida. E lui arrossisce di nuovo in quel modo adorabile.

“Glielo stacco quel braccio, stupido Taisa...”

Lo sento borbottare fra i denti, mentre si scava furiosamente nelle tasche. Alla fine ne estrae un codino nero con cui raccoglie i capelli in una coda bassa. Mi scappa una risata. E come prevedibile lui mi fulmina con lo sguardo.

“L'avevo detto al tenente che non era una buona idea...”

Borbotta nuovamente, stavolta incuriosendomi. E cosi è stata Riza a suggerirgli di lasciare i capelli sciolti? Sospetto l'abbia fatto per me...e l'idea mi fa sorridere. Pare davvero che ci creda più di me in questa possibilità...

“La vuole smettere di prendermi in giro?”

Sbotta Edward, interpretando male il mio sorriso evidentemente. Con la coda dell'occhio analizzo la situazione. Sono tutti distratti dal buffet e dalla musica. Sarebbe davvero un peccato gettare al vento gli sforzi di Riza...senza contare che potrebbe uccidermi nel sonno se dovesse pensare che il suo lavoro non è stato apprezzato. E poi forza Mustang, hai avuto tante di quelle donne...Non può essere cosi complicato con questo ragazzino.
Cosi mi avvicino. Lui ha ancora quell'espressione stizzita, ma non indietreggia anche quando arrivo a un palmo da lui. Non alza lo sguardo però, puntandolo praticamente sul mio petto. Lo vedo irrigidirsi, ma a questo punto non avrebbe senso fermarsi. Cosi sposto un braccio accanto al suo viso andando a cercare la sua nuca con la mano.

“Che fa...?”

Mi chiede lui, la voce un po' acuta e allarmata, alzando il viso verso di me. E' paonazzo ora. Sogghigno, fissandolo negli occhi, senza fermarmi. Infilo le dita nei suoi capelli, tirando delicatamente il codino fino a sciogliere la coda che aveva appena fatto. Seta. Ecco cosa sembrano quei fili dorati.

“Non vorrai far indispettire Hawkeye...”

Bisbiglio, suggerendo che Riza potrebbe prendersela se lui decidesse di legare i capelli contrariamente ai suoi consigli, motivando cosi il mio gesto. Lo vedo sgranare leggermente gli occhi, mentre quella cascata d'oro torna a scivolargli sulla schiena. Per un attimo mi pare trattenga il fiato. Boccheggia come se non sapesse come rispondere e io sento di essere sul punto di fare una follia. Lì. Nel cortile del quartier generale. Davanti a tutti. Che importa?
Ma lui infine si sblocca e ti tira un pugno sulla spalla. Forte. Fa comunque meno male di quando aveva l'automail.

“Stupido Taisa!!”

Urla, dandomi le spalle e dirigendosi verso gli altri.
A metà strada però si volta per un attimo. E, occhi negli occhi, lo vedo: un mare d'ambra in tempesta. Mi si accende una speranza dentro. Stringo il codino nella mano e lo infilo nel taschino interno della giacca, contro il cuore. Servirà a ricordarmi qual'è la mia missione stasera.

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Jean mi accompagna al tavolo allestito con il buffet. Credo l'abbia fatto apposta per lasciare qualche minuto a quei due. Mi offre un calice di champagne e stavolta accetto. Non siamo in servizio ora.

“E' splendida stasera...”

Mi dice, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Sento un lieve tepore alle guance. Forse dovrei preoccuparmene. Ma non riesco a non pensare che anche questo è naturale e che le cose naturali sono semplici. Siamo noi a renderle complicate. Come sta facendo Roy.
Faccio un piccolo sforzo per lasciare fuori la mia parte più “militare” stasera e sorrido.

“Grazie, Jean...Non siamo in servizio...chiamami pure Riza...”

Lo vedo inarcare un sopracciglio stupito, ma fa subito un sorriso molto spontaneo. Havoc è cosi. Diretto. Uno che non pensa molto alle cose. L'ho criticato più di una volta per questo. Però gli invidio questa leggerezza.

“Riza...”

Ripete lui, quasi sovrappensiero. Come se stesse provando come suona il mio nome con la sua voce. Suona bene. Mando giù lo champagne. Poi prendo una tartina dal vassoio li accanto e mentre la assaggio decido.

“Sei fidanzato, Jean...?”

Chiedo, fissandolo di nuovo in viso. Gli cade la sigaretta di bocca per la seconda volta stasera e non posso fare altro che scoppiare a ridere. E' una risata liberatoria. Sto buttando via tutte le paure e le restrizioni, le idee di dovere e responsabilità. Posso riprendermi un po' della mia vita vero? Sono stata brava fin'ora...
Edward ci raggiunge proprio mentre la mia risata sta scemando.

“Sono felice di vedere che si diverte tenente...però non seguirò più i suoi consigli!!”

Sbotta, per poi superarci e andare a procurarsi un piatto. Inarco un sopracciglio, seguita a ruota da Havoc.

“Che gli è preso...?”

Chiede lui, ma io ho già trovato la causa. Roy sta arrivando con molta calma e un sorriso sornione sul viso.

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La serata sta andando magnificamente. I tre quarti dei presenti sono ubriachi. A Breda è saltato un bottone della camicia dal troppo mangiare. Havoc e Riza hanno aperto le danze, seguiti un po' timidamente da alcuni dei ragazzi e delle ragazze dell'accademia che però ora si stanno scatenando. C'è un gruppetto che canta. E poi c'è lui...Il festeggiato che guarda tutti con aria estasiata.
Si vede chiaramente che è felice della felicità altrui. Ne voglio un po' anche io. Cosi provo ad avvicinarmi di nuovo.

“Non balli Fullmetal?”

Chiedo ironico. “Non vuole un altro pugno?”

Ribatte subito lui, accigliandosi.
Possibile che solo per me non abbia sorrisi? Cosi faccio l'unica cosa che mi sembra possibile ora. Baro.

“Mi spiace rovinarti la festa, ma vorrei un attimo parlarti della valutazione annuale...Potresti seguirmi nel mio ufficio?”

Stavolta lo vedo perdere colore. Ma annuisce e mi segue senza fiatare.
Una volta giunti nel mio ufficio gli faccio cenno di accomodarsi su una delle poltrone. Sfilo la giacca e la abbandono su un'altra poltrona. Slaccio i bottoni ai polsi della camicia e la risvolto, lasciando gli avambracci scoperti.
Edward resta teso e silenzioso sulla poltrona, seguendo i miei movimenti. Mi sento i suoi occhi insistenti addosso. Devo averlo davvero messo in allarme con la storia della valutazione.
Verso un bicchiere di whisky per me.

“Ne vuoi...?”

Offro, ma lui declina, scuotendo la testa.
Prendo posto di fronte a lui e dopo il primo sorso mi decido ad avviare il discorso.

“Perchè sei tornato, Acciaio...?”

Chiedo. La linea della sua mascella si indurisce un istante.

“Che vuol dire....? Sono un Alchimista di Stato, non potevo saltare la valutazione...”

Sorrido, scuotendo la testa.

“Sai bene qual'era la domanda....avresti potuto smettere di essere un cane dell'esercito...le nostre risorse non ti servono più per la tua ricerca...hai riavuto i vostri corpi...”

Lui annuisce, ma non parla. Cosi continuo.

“Quindi perchè...? Perchè lasciare la tua casa, tuo fratello, la signorina Rockbell, per tornare qui...?”

Chiedo, stavolta esplicitamente.
Edward tentenna. Si fissa per un attimo le mani. Poi le stringe a pugno e arrossendo violentemente punta gli occhi nei miei.

“...per lei...”

E' solo un bisbiglio. Ma nel silenzio della stanza è come una bomba che deflagra. Ma forse non ho capito bene. Mi acciglio all'idea e lui pare capire.

“Sono tornato perchè qui c'è lei.”

Dice, imbronciato e imbarazzato, ma con tono deciso stavolta.
Sono quasi sicuro di non avvertire più il mio battito. Prima ancora di potermene rendere conto sbatto il bicchiere sul tavolo e mi alzo. Supero la scrivania e arrivo alla poltrona. Ed non si muove, ma è teso come una corda di violino, mentre poggio le mani sui braccioli, intrappolandolo.
Mi chino verso di lui, fino ad arrivare col viso a pochi centimetri dal suo.

“Che significa, Elric? Non osare prendermi in giro...”

Sibilo. Mentre l'espressione sul viso di lui si fa ancora più contrita.

“Quello che ha sentito, stupido Taisa...”

Borbotta.
Forse ho bevuto troppo e in realtà sono svenuto sul prato in cortile e questo è tutto frutto dell'immaginazione. Lo fisso ancora, cercando di sondare nei suoi occhi una traccia di....cosa? Non so se sto cercando conferme o smentite.

“Dannazione...le serve un disegno???”

Sbraita stavolta il fagiolino, afferrandomi la cravatta con una mano per tirarmi più vicino. Ed è solo un istante, ma lui solleva il viso e mi sfiora le labbra con le sue. E quando lascia andare la cravatta, con la faccia viola per l'imbarazzo, mi rendo conto davvero di cosa significhi quel gesto. Per uno come lui deve essere stato uno sforzo sovraumano.
Mi scappa una risatina al pensare a tutti i problemi che mi stavo facendo io. Inutili a quanto pare. Ed però fraintende e mi spinge per alzarsi di scatto.

“Potrebbe almeno avere la grazia di non ridere...”

Protesta, facendo per voltarsi, pronto ad andarsene. Non stavolta. Lo afferro per un polso e lo tiro di nuovo verso di me.

“Piano Fullmetal...”

Gli dico. E finalmente affondo la mano nei suoi capelli, raggiungendo di nuovo la nuca. Ha uno sguardo cosi...sperso. Come se temesse quello che sta per succedere. So di avere la stessa identica espressione. Ma non mi fermo.
Mi chino e gli rubo un secondo bacio.
E un terzo, mentre lui mi poggia le mani sui fianchi timidamente.
E un quarto quando sospira non appena termina il terzo.
E un quinto.
E altri cento.

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Riza richiude pianissimo la porta dell'ufficio del Comandante. L'aveva aperta solo di qualche millimetro...magari ha cambiato idea. Ma quando si volta a guardarmi ha un sorriso cosi dolce sulle labbra. E un'aria furbetta negli occhi.

“Rettifico...qui non si può...”

Sussurra, avvicinandosi e infilando di nuovo una mano nella mia per poi alzarsi sulle punte e posarmi un bacio sulla bocca. Sogghigno. Chi l'avrebbe mai detto...Sotto quella divisa c'era nascosta questa donna adorabile.
A me piaceva anche quell'altra. Quella un po' bacchettona e sempre seria. Ma questa qui...con questo sorriso mozzafiato è ancora meglio.

“Posso sapere perchè non si può?”

Chiedo curioso. E lei ride, incamminandosi e trascinandomi via.

“Diciamo che non sono stata l'unica ad avere questa idea...”


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Finito anche il terzo capitolo! Dunque intanto se vi va potete cliccare qui per vedere come immaginavo io il vestito di Edo e qui per quello di Roy (magari con una lunghezza giusta e una scarpa decente eh)

Come al solito, grazie per aver letto questa storia fino a qui!! Siamo già quasi al finale...il prossimo (almeno nei piani) sarà l'ultimo capitolo. Seguiranno alcuni omake perchè avevo un paio di cose in mente che non sapevo come inserire nella storia...
Non so se la Riza di questo capitolo vi sembrerà OOC ma io ho voluto immaginarla finalmente libera...insomma non ha avuto un'adolescenza normale, e una volta entrata nell'esercito non si è mai lasciata andare...Almeno ora che tutto va per il meglio volevo che si divertisse e facesse qualche follia anche lei...In più ha l'esempio di Roy come deterrente per cui si fa pochi scrupoli a lanciarsi ora che ha un interesse :)
Altra cosa che non so se è stata notata...il pov di Edward non c'è. E non ci sarà nemmeno nel prossimo capitolo. Lo conserviamo per gli omake e vedrete!
Quindi stay tuned e commentate...per chi scrive le recensioni sono una ricarica...Perciò grazie ancora a LuckyEd <3 Sto scrivendo col turbo anche grazie a te!

Come al solito se vi interessa ecco la traduzione della citazione iniziale
Smettila di farmi quello sguardo
Io smetterò di farlo a te
Quello che mi sorprende è che in realtà non voglio assolutamente che tu smetta
E le tue spalle sono ghiacciate (fredde quanto la notte)
Oh, ma tu sei un'esplosione (sei dinamite)

NB: la traduzione è stata fatta molto liberamente...l'espressione “making eyes at” implica il guardare qualcuno con evidente interesse anche fisico...non avrei davvero saputo come tradurla per cui mi sono arrangiata, ma davvero cosi non significa granchè, abbiate pazienza...

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Casa è dove ci sei tu


And if I may just take your breath away
I don't mind if there's not much to say
Sometimes the silence guides our minds
So move to a place so far away
The goose bumps start to raise
The minute that my left hand meets your waist
And then I watch your face...

(Sweather Weather – The Neighbourhood)



Maledico mentalmente Breda che è venuto a chiamarci.
Siamo riusciti a non farci scoprire per un soffio, ma quel piccolo bozzolo di calore e intimità che si era creato si è dissolto. Non ci siamo più cercati per il resto della serata. O meglio. Questo stupido fagiolo non mi ha più cercato. O meglio ancora mi ha deliberatamente evitato. Pensare che sia stato assorbito dalla torta e dalle foto mi risulta difficile. Almeno si è portato sul viso un delizioso rossore per tutta la serata. L'ho sentito giustificarlo con “sarà che ho bevuto troppo”. Avrei voluto tanto dirgli “no, è che hai respirato troppo poco” ma mi sono contenuto, sotto lo sguardo di rimprovero di Riza, che deve aver intuito qualcosa dalla mia espressione.
Diamine, non ho aspettato anni per avere quello che volevo per poi perderlo di nuovo. Lui invece appena la festa è finita e tutti si sono ritirati ha borbottato un saluto e si è ritirato negli alloggi. Ho dovuto anche aspettare che non ci fosse nessuno in giro per andare da lui e convincerlo a seguirmi.
Se ripenso alla faccia imbronciata che ha fatto quando mi ha visto fuori alla sua porta mi viene voglia di mordere il volante per la frustrazione. Ma l'importante è che ora sia qui. Un silenziosissimo biondissimo maledetto fagiolino tutto crucciato e rigido sul sedile accanto a me.

“Ti verranno le rughe d'espressione cosi, Fullmetal...”

Provo a scuoterlo, consapevole che le probabilità che la sua risposta riguarderà la mia età sono elevate. Però una risposta non arriva. Cosi mi zittisco anche io e continuo a guidare. Anche la città è silenziosa vista l'ora tarda e, non essendoci un'anima per strada, ben presto mi trovo a parcheggiare davanti casa mia.
Spengo la macchina e faccio per uscire, ma Edward non muove un muscolo. Sta cercando di farmi arrabbiare sul serio? Lo fulmino con lo sguardo e senza dire nulla esco, chiudendo la portiera e avviandomi verso il portone. Sto già inserendo la chiave nella toppa quando sento la sua portiera che sbatte e i passi pesanti dietro di me. Resisto alla tentazione di voltarmi. Tanto lo troverei con quella faccia da condannato a morte. Manco l'avessi legato e imbavagliato.
Apro la porta di casa chiedendomi se non sia il caso di riportarlo indietro. Ma stavolta, pur rimanendo zitto, non esita a seguirmi dentro. E, mentre mi da le spalle per richiudere la porta, non resisto più.
Mi avvicino veloce e lo abbraccio da dietro. Forte. Perchè mi aspetto che sgusci via o provi a tirarmi un pugno da un momento all'altro. Invece Ed si irrigidisce, ma resta fermo. Sospiro di sollievo. Quindi qualche speranza c'è...

“Ti ho portato qui per parlare, Edward...Se vuoi far finta che non sia successo niente e preferisci andare via non ti forzerò...basta una tua parola...”

Gli sussurro all'orecchio per rassicurarlo. Mi sembra di parlare a una tigre in gabbia.
Lo vedo esitare e fissare la porta di casa come se fosse la chiave per la Verità. Poi però fa un respiro profondo e volta appena la testa per guardarmi.

“Deve giurare che non mi toccherà, Taisa, mentre parliamo...”

Lo fisso stupito. Le prime parole dopo ore e servono a farmi sentire un maniaco. Crede che l'abbia portato da me per...

“Credo la tua opinione sia diversa, ma non sono il tipo d'uomo che approfitta di un ragazzino alla prima occasione, se è quello che temi...”

Sbotto, allentando la presa, forse con un tono più duro di quello che volevo, perchè il fagiolino sussulta, distogliendo lo sguardo per portarlo di nuovo alla porta.

“Non è quello...è che non riesco a ragionare cosi...anche prima nel suo ufficio...”

Bisbiglia, rossissimo. E se non fosse che siamo soli, in piena notte, immobili, non avrei mai potuto sentirlo.
Eccolo il suo potere. Farmi sentire un mostro un attimo prima, lusingarmi cosi un attimo dopo. Sospiro sollevato e affondo il naso nei suoi capelli. Li ha di nuovo legati in una treccia, ma stavolta non l'ho sabotata. E' già troppo in imbarazzo cosi.

“Hai la mia parola...”

Gli assicuro, sciogliendo a malincuore l'abbraccio e indicandogli il divano.

“Accomodati...preparo un the, ok?”

Annuisce, sfilando la giacca e posandola su un bracciolo, mentre si siede, fin troppo obbediente.
Tolgo anche io il soprabito e quindi mi dirigo in cucina ad armeggiare con il bollitore. Il silenzio diventa di nuovo una cappa pesante. Ne usciremo mai?

“Stupido Breda...”

Borbotto di nuovo, preparando un vassoio con due tazze e qualche biscotto.
Una volta che il the è pronto, torno in salotto e vedo Ed gironzolare davanti la libreria. Ha l'aria rilassata finalmente, distratto com'è dai vecchi volumi sullo scaffale.
Poso il vassoio sul tavolino davanti al divano e il tintinnio della ceramica attrae la sua attenzione. E' delizioso il modo in cui arrossisce come se fosse stato beccato con le mani nella marmellata. Sorrido.

“Hai trovato qualcosa di interessante...?”

Chiedo, per rompere il ghiaccio, mentre prendo posto. Lascio a lui la scelta di dove sedersi, a che distanza...

“Ci sono un paio di testi che sembrano interessanti...”

Ammette, avvicinandosi e sedendosi all'altro capo del divano. Sono un po' deluso, ma mi consolo presto...avrebbe potuto anche scegliere la poltrona dall'altro lato del tavolino per esempio.

“Prendili pure...anche se spero tu non avrai bisogno di farlo dopo che avremo parlato...”

Gli porgo la tazza, mente lui mi fissa con le sopracciglia aggrottate, nello sforzo di capire cosa stia cercando di dirgli. Prendo un sorso di the e senza pensare oltre mi lancio.

“Fullmetal...no, Edward...Non ti farò nessun discorso sentimentale...non credo ce ne sia bisogno.”

Comincio, fissandolo negli occhi per assicurarmi che mi stia seguendo.

“Sono Capitano ora, e non metterei in gioco questo traguardo per un capriccio, mi conosci e lo sai...Per cui andrò dritto al punto: ho già aspettato abbastanza e non voglio aspettare oltre...ti offro la mia casa...”

Ed strabuzza gli occhi e per poco non si strozza col the.

“Non cercherò di convincerti, ti ho fatto la mia proposta, pura e semplice...sta a te.”

Concludo. Avrei voluto dirgli altre mille cose. Che so di essere non poco ottimista a credere che lui voglia continuare questa cosa. Che la verità è che vorrei davvero fare di tutto per convincerlo. Che io lo amo, maledizione, anche se non oserò mai dirlo ad alta voce, perchè fra di noi non funziona cosi.
Lo osservo in silenzio, mentre lui fissa con fin troppo interesse il the, giocando a rigirarsi la tazza fra le mani nervose. Passano minuti che sembrano ore. Finisco il mio the senza forzare una sua risposta. Che arriva quando poso la tazza vuota sul vassoio.

“Può riportarmi agli alloggi, Taisa...?”

Sento il suo bisbiglio e poi, più distintamente, il suono di qualcosa che si infrange.
E non è la tazza.

----------

Osservo il plico di fogli sulla mia scrivania. Tutti firmati. In perfetto ordine.
Roy è appena uscito dall'ufficio, dopo avermeli consegnati. E' cosi da due settimane. Arriva presto, firma tutti i documenti, esce. E' successo di nuovo. Edo-kun è tornato a Resembool un paio di sere dopo la festa. Da allora Roy è un automa.
Vorrei davvero poterlo aiutare, ma so che la verità stavolta è ancora più dura da accettare...ha avuto un assaggio della felicità che tanto desiderava e poi la fonte di tutto è sparita.
La mattina che Fullmetal ha abbandonato il quartier generale, Roy era alla finestra. Ha detto “non mi ha salutato” con un tono secco, asciutto e amaro. Ha usato sempre quel tono fino ad oggi.
Sospiro, riponendo i documenti, proprio mentre la porta si apre.

“Permesso...”

Sorrido all'improvvisa educazione di Jean, che si guarda attorno e poi sgattaiola dentro. Scuoto la testa. Avevamo detto niente incontri durante l'orario di lavoro, ma ha la testa dura...

“So cosa stai pensando, ma volevo darti una notizia...”

Si giustifica, avvicinandosi. E non aspetta il mio consenso per proseguire.

“Stasera passerò da te più tardi...ho una faccenda da sbrigare prima...”

Mi dice, fin troppo soddisfatto. Dovrei ingelosirmi? Inarco un sopracciglio, incrociando le braccia al petto. E' il segnale per “sputa il rospo”. E il mio “ragazzo” coglie l'antifona. Si china e mi bisbiglia all'orecchio.

“Ho promesso a una persona che sarei andato a prenderlo in stazione...”

Mi volto ancora più confusa e lui annuisce con un sorrisone da bambino. Vuoi vedere che...?

“Jean...”

Lo chiamo. E, quando lui mi sorride di nuovo, il mio corpo fa tutto da solo e mi ritrovo con le braccia attorno al suo collo. E le labbra sulle sue.

----------

Sto facendo preoccupare tutti. Lo so. Però loro non capiscono. Ora che ho raggiunto il punto più alto, ora che il paese è in pace, non ci sono più stimoli. E' tutto cosi piatto. Non riesco a gioire di questa normalità perchè non ha senso se non posso condividerla.
Ho fatto la fine di Icaro. Sono stato sciocco e troppo pieno di me a credere di poter arrivare al sole. Ho il cuore a brandelli e l'orgoglio ferito. Ho messo da parte le mie convinzioni per quello stupido ragazzino e lui mi ha illuso. O ha mentito a se stesso. Questo non lo so. Il risultato non cambia. Se n'è andato di nuovo.
Sbuffo, mentre esco dal bar, incamminandomi verso casa. Una ragazza al bancone ha cercato di attaccare bottone. Ma era bionda. E io vedevo solo Ed. In un orribile vestito rosa come se non bastasse. Ultimamente mi capita spesso...lo rivedo un po' ovunque.
Per un po' ho pensato di prendere un treno e raggiungerlo in quel paese sperduto, di caricarmelo in spalla, stavolta si, legato e imbavagliato, e di riportarlo qui. Ma mi è mancato il coraggio. Insomma è stato piuttosto chiaro quando gli ho chiesto di venire a stare da me. Andare a cercare un secondo rifiuto sarebbe stato davvero troppo.
Sbuffo mentre apro il portone e inizio a salire le scale, contando i gradini per distrarmi dai brutti pensieri. Ma niente. Proprio non si può. Sono talmente a pezzi che me lo rivedo qui, fuori alla porta seduto su un borsone con in mano un piccolo pacchetto, con una carta rossa tutta stropicciata.

“Che palle...”

Sbotto, avanzando per mettere la chiave nella toppa, convinto di poter passare attraverso la mia visione. Ma quel borsone è stranamente solido e inciampo, rovinando a terra.

“Taisa! Ma che fa...è impazzito?”

Chiede, un po' allarmato l'Ed immaginario. Strabuzzo gli occhi osservandolo bene e la verità mi schiaffeggia, facendomi tornare in me. Immaginario un piffero.

“Acciaio! Che ci fai qui?”

Chiedo, rialzandomi velocemente. La mia voce suona un pizzico troppo acuta, in parte forse accusatoria, perchè lo vedo aggrottare la fronte, mentre si alza a sua volta.

“Ha bevuto?”

Domanda lui di rimando, piantando le mani sui fianchi. Deve averglielo insegnato Riza...

“Fullmetal, non si risponde a una domanda con una domanda...”

Gli faccio notare, pizzicandomi la radice del naso, fra le sopracciglia con aria stanca.

“Entriamo.”

Ordina lui. E io faccio roteare gli occhi al cielo. Perchè questi gusti difficili? Non poteva piacermi Breda? Una scatola di cioccolatini e via...Rabbrividisco al pensiero e mi decido ad aprire la porta.
Edward mi segue dentro, agitato quanto la prima volta. Onestamente lo sono anche io visto come è andata a finire. Il borsone che stringe in una mano dovrebbe farmi sperare, ma ho imparato che è meglio non farlo. Non con questo fagiolo lunatico almeno.

“Vuoi un....caffè?”

Propongo, esitando per un attimo. Stavo per dire the, ma poi per scaramanzia ho deciso di cambiare bevanda. Magari la caffeina gli fa un effetto migliore. Sicuramente aiuterà me dopo i tre whisky. Ma lui scuote la testa e poggia il borsone a terra. Quindi mi si avvicina, rigido come un burattino, mentre mi porge quel piccolo pacchetto sottile e consunto. Sembra se lo sia rigirato per le mani parecchio.

“E' per me?”

Chiedo, inarcando un sopracciglio. Lui annuisce in modo deciso, visibilmente imbarazzato. Lo rigiro anche io fra le dita, cercando di capire cosa sia. Ed batte a terra un piede ritmicamente, agitato.

“Lo apra no??”

Sbotta infatti, un po' isterico, arrossendo violentemente. Obbedisco, stracciando piano la carta.

“E' mio...”

Spiega lui con un borbottio. Mi ritrovo fra le mani uno spazzolino nuovo. Lo rigiro fra le dita per un minuto buono, prima di alzare lo sguardo sul mio aguzzino.

“Mi stai regalando uno spazzolino e dici che è tuo...?”

Domando, non riuscendo subito a capire. Lui sbuffa, visibilmente contrariato.

“Non posso mica usare il suo!! Insomma...”

Spiega, come se stesse parlando a un bambino, magari anche un po' tardo.
Alterno lo sguardo fra lui e lo spazzolino un paio di volte per poi scoppiare a ridere.

“Davvero Fullmetal...io non sarò un uomo molto romantico, ma tu...”

Biascico, fra le risate. Uno spazzolino. Per dirmi che ha intenzione di rimanere qui e di svegliarsi al mio fianco domani. E dopodomani. E magari anche fra un mese o due.

“Stupido Taisa...”

Borbotta lui, imbarazzato, ma senza riuscire a impedire agli angoli delle labbra di curvarsi all'insù.
Scuoto la testa, ancora divertito, e poggio lo spazzolino sul tavolino, come fosse una reliquia. Poi mi fiondo su di lui, abbracciandolo e rubandogli un bacio. Stavolta, se anche dovesse ripensarci, non lo lascerò uscire di qui.

---------

Dopo aver passato tutta la notte svegli, a recuperare il tempo perso, siamo entrambi distrutti. Sento gli occhi pesanti, ma non mi fido a chiuderli. Voglio solo guardare Ed: il respiro regolare che gli fa abbassare e alzare il petto nudo, le guance ancora un po' imporporate, i capelli sparsi sul cuscino in onde spettinate, le labbra schiuse arrossate di baci. E' tutto vero. Me lo ripeto più di una volta, mentre lascio il braccio abbandonato mollemente sul suo ventre, la mano che gli accarezza piano il fianco. Mi osserva, scorrendo con gli occhi il mio viso, i miei capelli, il mio petto. Forse sta pensando anche lui le stesse cose.
Dalla finestra chiusa entra un tenue raggio di sole. E' l'alba. Ed mi si fa più vicino, voltandosi sul fianco in modo da fronteggiarmi. Mugola, chiudendo gli occhi e infilando la testa nell'incavo del mio collo, fra il mento e il petto. Lascio scivolare la mano dal fianco alla sua schiena, tirando intanto il lenzuolo a coprirlo meglio.
Sono ormai sicuro si sia addormentato, quando invece lo sento bisbigliare un “grazie”. Lo stringo più forte, strusciando il mento sulla sua testa.

“Per cosa...?”

Chiedo, la voce impastata di sonno.

“Per avermi ridato una casa...”

Sospiro. Penso sia una specie di dichiarazione. Ma va anche oltre, lo so bene. Gli bacio i capelli senza parlare. Nel silenzio ci capiremo comunque.
Cosi ci lasciamo andare finalmente a un sonno sereno.


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Eccoci qua all'ultimo capitolo...in verità non sarà proprio l'ultimo perchè mancano ancora i capitoletti extra dato che voglio giocare ancora un po' con questi due...intanto chi è arrivato a leggere fin qui ha i miei più sentiti ringraziamenti. Rinnovo i ringraziamenti anche a hatake_san, AceWillNeverDie e _KaRaSu_ per aver preferito/seguito la storia...mi farebbe piacere sapere cosa ne avete pensato, se avete gradito davvero o se poi vi siete pentiti di averla seguita XD Menzione speciale ormai scontata a LuckyEd: mi hai dato letteralmente ossigeno con le tue recensioni e sono felicissima tu non abbia trovato i personaggi OOC, davvero grazie!!!
Ora faccio un appello ai “lettori silenziosi”: parlatemi!!! XD ditemi che impressione avete avuto, critiche, suggerimenti...ci vuole un minuto e a me il sorriso durerà per ore (si anche in caso di critiche)

Come di consueto ecco la traduzione “fatta in casa” della citazione iniziale

Se potessi solo toglierti il respiro
Non mi importa se non c'è molto da dire
A volte il silenzio guida le nostre menti
Cosi ci spostiamo in un posto cosi lontano
Inizia a venirti la pelle d'oca
Nel momento in cui la mia mano sinistra incontra la tua vita
E allora guardo il tuo viso...

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Capitolo 5
*** Omake 1 - Chiacchiere fra fratelli (con 0 privacy) ***


Casa è dove ci sei tu


And i don't wanna see what i have seen,
to undo what has been done,
Turn off all the lights,
let the morning come.

(Over the love – Florence and the Machine)



C'è un venticello piacevole stamattina. L'odore dell'erba mi arriva pungente al naso, ma non è fastidioso. Lascio scorrere le dita fra i fili verdi. Quelle della mano destra, con cui non mi sono ancora riabituato del tutto a “sentire”. Den sonnecchia a poca distanza da me. E a dirla tutta avverto anche io un leggero torpore sotto questo sole tiepido, col rumore del fiume di sottofondo.
Solo che se chiudo gli occhi rivedo inevitabilmente in sequenza gli ultimi giorni che abbiamo trascorso a Central. Ero talmente preoccupato per Al che mi sembra di aver solo corso senza mai fermarmi, senza capire davvero cosa stesse succedendo. Fino alla mattina del congedo.
Sospiro, ripensandoci. Ma una voce familiare mi chiama, interrompendo quella pericolosa scivolata nei ricordi. E' già passato un anno...Mi metto a sedere, sollevando un braccio per salutare Al che mi corre incontro.
Si ferma accanto a me ansimando leggermente per lo sforzo, per poi accasciarsi anche lui sul prato.

“Non ti trovavo nii-san...”

Spiega, strappandomi un sorriso. Si è rimesso velocemente e sono felice di poter osservare il suo viso di ragazzo dopo anni di ricerche.

“Scusa Al, non volevo farti preoccupare...avevo solo...”

“...bisogno di pensare...”

Conclude lui al mio posto, fissandomi serio. Annuisco e torno a stendermi a mia volta. Lui mi osserva in silenzio. E' stato lui a ricordarmi della scadenza del test annuale, incitandomi a non rinunciare al mio titolo di Alchimista di Stato, ora che essere un cane dell'esercito non significa più essere un'arma umana.

“Secondo me dovresti andare...”

Suggerisce, riprendendo il discorso, mentre a me sfugge un altro sospiro. Lo fisso negli occhi e allungo una mano per puntargli un dito fra gli occhi.

“Non cominciare, Al...non ti sei ancora ripreso del tutto, e zia Pinako ha bisogno del mio aiuto...per non parlare di Winry...ricomincerebbe con la solita storia che lo faccio per dispetto a farla preoccupare e che l'esercito non è il posto per me...”

Inizio a elencare, consapevole che nessuna di queste giustificazioni rispecchi la realtà e che Al non se la berrà mai. Infatti sbuffa scostandomi la mano con un gesto irritato.

“Tu non cominciare con queste assurdità...sei stato intrattabile per settimane dopo il congedo e anche quando quella fase è passata sei stato fin troppo tranquillo...”

Borbotta. Lo so che ha ragione. Ma alzo gli occhi al cielo e mi volto su un fianco, dandogli le spalle.

“Stupido nii-san!”

E stavolta Al sembra arrabbiato davvero. Resisto alla tentazione di voltarmi, ma è inutile. Il mio fratellino si alza e con mia somma sorpresa mi assesta un calcio sul sedere che mi fa subito scattare in piedi.

“Ahio! Ma sei impazzito???”

Sbraito. Ma Al non sembra turbato e mi aggredisce, stavolta con i pugni. Alla fine ci siamo arrivati. Una sana scazzottata fra fratelli, come ai vecchi tempi, quando ci allenavamo insieme. Dopo un anno senza muovermi sento tutti i muscoli protestare. Non sono pronto nelle reazioni e Al è sempre stato più forte di me in questo gioco. Come se non bastasse lui si che si è allenato in questi mesi visto lo stato in cui era il suo corpo. Dopo un buon quarto d'ora però siamo entrambi accasciati a terra. Io ho qualche livido in più, ma poteva andare peggio. Ce ne stiamo in silenzio per qualche minuto a riprendere fiato. Poi eccola lì, la bomba.

“Non ti manca...?”

Butta fuori Al, fra un ansito e l'altro. E io volto il viso dall'altro lato per nascondere il rossore. So che non si riferisce a Lui, ma al mio titolo. Ma inevitabilmente i miei pensieri hanno seguito un altro corso. Sospiro. Prima o poi dovrò dirglielo. E forse è il momento adatto...

“Si mi manca...però ho paura a tornare...”

Ammetto, con un groppo in gola, voltandomi di nuovo verso di lui. Lo trovo con un'espressione corrucciata, come se non gli fosse del tutto chiaro il problema.

“Andiamo Al...io non sono uno che torna....ci eravamo detti di andare sempre avanti...”

A giudicare dall'occhiata che mi lancia Al direi che stiamo entrambi pensando alla nostra casa bruciata e ancora ridotta a un cumulo di macerie. Siamo tornati a Resembool è vero, ma abbiamo deciso di non ricostruirla. Lo vedo incupirsi e mi sento improvvisamente meschino. Non so nemmeno io cosa sto dicendo. Certo questa è una mezza verità, ma non siamo ancora al cuore del problema. So che ci sarebbe una frase con cui potrei spiegare tutto al mio fratellino. Ma non riesco a tirarla fuori cosi di punto in bianco. Se mi giudicasse male? Potrei sopportare il disprezzo di tutti, ma non quello di Al. O di Winry e zia Pinako. Sono l'unica famiglia che mi resta.
Una vocina mi ricorda malefica che ho una famiglia anche a Central: Havoc, Breda, Fury, Falman, Hawkeye, persino Armstrong...persino Lui.

“Ed...qual'è il vero problema?”

Sorrido. Al è sempre stato perspicace. E la mia faccia pensierosa deve averlo allarmato. Lo osservo attentamente, scrutando nei suoi occhioni ancora tanto limpidi, mentre se ne sta disteso su un fianco. Mio fratello. Il mio sangue. Non mi ha odiato nemmeno quando si è risvegliato in quell'armatura, l'anima legata alla mia solo per un sigillo. La tenue consapevolezza che Al non potrà odiarmi si fa spazio in me. Uno spazio piccolo e nascosto. Ma sufficiente. Sospiro, voltandomi sul fianco a mia volta e avvicinandomi fin quasi a poggiare la fronte alla sua.

“Roy Mustang...”

Bisbiglio. Ma Al non capisce e ridacchia.

“Oh, andiamo nii-san! Certo, è diventato Comandante, ma non credo sia cambiato molto...ti ha sempre stimato...”

Scuoto la testa, in senso di diniego, per fargli capire che non è quello il punto.

“Al...ecco...io...vedi, io...”

Provo a spiegargli. Ma le parole proprio non escono. Dire ad alta voce qualcosa come “io lo amo” sarebbe oltremodo imbarazzante, senza contare che lo renderebbe cosi reale che non sono pronto nemmeno io a sentirlo. Sento le guance avvampare, ma so se che dovessi distogliere ora lo sguardo da mio fratello non riuscirei più a guardarlo.
Al sta in silenzio un minuto.

“Oh...”

Gli sfugge dalle labbra, mentre inizia a comprendere e arrossisce a sua volta. Annuisco piano per dargli conferma...

“Ooooh....”

Ripete, ora decisamente consapevole e di un colorito rosso intenso.

“Io non sapevo...cioè non pensavo che...insomma tu e Mustang...”

Biascica confuso. Mi passo le mani sul viso, ma prima che io possa dire nulla, un urlo interrompe il nostro momento.

“Tu cosa????”

La tenera voce della nostra meccanica di fiducia ci trapana i timpani, facendoci scattare seduti allo stesso istante. Winry è a un paio di passi da noi, gli occhi spalancati e il viso in fiamme. Ottimo. Deve essere arrivata nel momento saliente e non ce ne siamo accorti.

“Win...”

Accenna Al, per cercare di calmarla. Stranamente però non ce n'è bisogno. Lei si avvicina e si accascia, seduta, accanto a noi.

“Ed...”

Mi chiama, con un suono che assomiglia più a un lamento.

“Dai, non scherzare...”

Dice, con una nota isterica. Le poso una mano in testa, con un sorriso mesto. Avrei voluto lo sapesse con calma, non in quel modo cosi improvviso.

“Non stavo scherzando...”

Le dico, tanto ormai la frittata è fatta. E' un istante. Sembrava quasi stesse per mettersi a piangere e invece ora mi fissa con il peggiore dei suoi sguardi omicidi. Sfila dalla tasca dei pantaloni una chiave inglese e me la suona in un attimo proprio al centro della testa.

“Ehi!!!!”

Protesto, toccandomi il punto in cui, sono sicuro, spunterà un bernoccolo senza precedenti.
E quel piccolo Giuda di Al se la ride bellamente, stendendosi di nuovo sul prato.

“Tranquilla Win-chan...tanto l'ho sempre detto che sarei stato io a sposarti, alla fine...”


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Eccoci qui con il primo omake :)
Penso sia chiaro che è ambientato prima del primo capitolo. In effetti sono nati insieme...mentre scrivevo il primo avevo già in mente come sarebbe potuta andare la confessione di Ed ad Al, ma non mi andava di modificare il capitolo che era praticamente finito. Cosi ecco qui la scenetta in questo capitolo extra. Finalmente dal POV di Ed. Spero di non aver ucciso nessuno per noia XD grazie mille a tutti i lettori come sempre! Non mi dilungo oltre che sto aggiornando al volo prima di uscire XD al prossimo capitolo!

Solita traduzione alla buona della citazione iniziale

Ed io non voglio vedere ciò che ho visto,
disfare ciò che è stato fatto,
Spegnere tutte le luci,
lasciare che arrivi il mattino.

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Capitolo 6
*** Omake 2 - Lotta fra gatte...più o meno ***


Casa è dove ci sei tu


I know you lie
Cause your lips are moving
Tell me do you think i'm dumb?
I might be young, but i ain't stupid.
(Lips are movin – Meghan Trainor)



Non è stato facile accettare questa situazione.
Il problema non è mai stata la presunta omosessualità di Ed. Il problema era e resta il suo pessimo gusto in fatto di uomini.
Cosa ci trovi in Mustang è ancora un mistero per me. E mi è altrettanto poco chiaro perchè debba ospitarlo in casa mia per un intero weekend.
Si sono presentati qui come se niente fosse, per approfittare del tempo mite. E della mia pazienza.
Fisso l'uomo seduto sul divano di fronte a me, mentre assaggia il té che Al ha servito poco fa, prima di rintanarsi nuovamente in cucina con la nonna per preparare il pranzo. Ed è sparito al piano di sopra per sistemare la camera degli ospiti. Ma ho il dubbio la stia costruendo da zero, mattone per mattone, con l'alchimia visto il tempo che ci sta impiegando.
Alla fine lo so che è tutta una strategia per lasciare noi due soli, a chiarire. Ebbene, non ne ho alcuna intenzione. Non so come abbia fatto ad abbindolare Ed, ma io non sono una sprovveduta come lui.
Dovrebbe farmi un certo effetto ospitare il Comandante di Amestris, ma a vederlo in abiti civili, un semplice dolcevita nero e un paio di jeans, risulta difficile associare questa carica a Roy Mustang.

“Il té è ottimo...”

Commenta educato, accavallando con grazia le gambe.
Devo ammettere che è un bell'uomo, ma non posso dimenticare il suo passato da donnaiolo. Non è che sia gelosa di Edward. Amo Al e i sentimenti verso Ed sono fraterni, ma non mi fido di Lui.

“E cosi vivete insieme...”

Inizio, ignorandolo, con tono volutamente inquisitorio. Lo vedo annuire con calma, con un sorriso stampato sulle labbra.

“Già...da circa sette mesi...”

Risponde sicuro e allegro. Ma mi fissa con i suoi occhietti sottili che dicono 'lo so che stai per farmi la paternale, ma sappi che non mi fai paura'.
Lo odio. Da sempre. Da quando è arrivato qui quel giorno lontano, col suo carico di boria, a trascinare Ed nell'esercito. Lo odio perchè l'ha portato via, perchè gli ha dato un motivo per reagire quando io ho miseramente fallito. Lo odio perchè l'ha aiutato, sostenuto, incoraggiato, perchè ha visto un Ed che io non conoscerò mai perchè mi hanno tagliata fuori da quella parte della sua vita per proteggermi. Lo odio perchè quando tutto è finito mi sono sentita vittoriosa quando l'ha mandato in congedo, e mi sono divorata nei sensi di colpa quando l'ho visto depresso per settimane subito dopo. Lo odio perchè alla fine, nonostante tutto, si è ripreso Ed.
So che lui spera che noi due possiamo trovare un punto di incontro, ma io non riesco a non sentirmi come una leonessa con il suo cucciolo. Ho paura che questa relazione possa farlo soffrire. E se dovesse succedere io dovrei ucciderlo, Roy Mustang. Non ci sarebbe altra soluzione. E finirei in galera per alto tradimento. A quel punto dovrei evadere e uccidere anche Ed dato che sarebbe l'origine dei miei ipotetici guai. Come lo è sempre stato, del resto.
Quasi senza pensarci allora gliela faccio la domanda che veramente mi frulla nella mente, tanto per allontanare il mio destino da quello che ho appena immaginato.

“Lo ama davvero?”

Chiedo a bruciapelo. Lui non si smuove, resta impassibile, snervandomi ulteriormente.

“Si...”

Un monosillabo con la forza di uno schiaffo. Lo fisso arrabbiata. Non gli credo.

“Beh è tutto da dimostrare...”

Mi lascio sfuggire, acida. Mustang fa semplicemente spallucce, facendomi capire chiaramente che non gli interessa cosa ne penso io. Certo. E' un uomo sicuro di sé e dopotutto Ed sembra cosi tranquillo...L'ha davvero manipolato per bene.

“Sa qual'è il colore preferito di Edward?”

“Rosso.”

Risponde secco e senza indugio. Cosi continuo.

“Come prende il té?”

“Senza zucchero, e ovviamente senza latte. Preferisce berlo nel pomeriggio, davanti a un libro. Non ama fare colazione, quindi difficilmente ne beve al mattino.”

Arriccio le labbra. Che dovizia di particolari. Tutti veri. I miei nervi si annodano ulteriormente.

“Il suo dolce preferito?”

Incalzo e lo vedo arricciare il naso quasi infastidito. Bene, inizia a cedere.

“Torta di mele...”

Risponde però, dandomi comunque non poca soddisfazione. Gliene ho preparata a vagonate da quando Glacier mi ha insegnato a farla e il fatto che a Ed piaccia tanto è la mia piccola vittoria. Sorrido amabile, alla sua espressione fredda.

“Sa che quei due da piccoli si sono battuti per chi dovesse sposarmi?”

Chiedo stavolta, soprattutto per fargli capire quanto lontane siano le nostre radici e il tipo di amore che ci ha sempre legati. Lo vedo sorridere senza alcuna ombra di preoccupazione.

“Si, ha vinto Al se non ricordo male...so anche che lo hai rifiutato perchè non volevi ragazzi più bassi di te...Forse dovrei persino ringraziarti...”

Cerco di fulminarlo con lo sguardo a quella provocazione. Ma ho già pronta anche la mia vendetta.

“Sa che Ed ha un piccolo neo sul sedere?”

Sibilo, fissandolo dritto negli occhi. Lo vedo inarcare un sopracciglio con aria curiosa.

“Si lo so...e sono curioso di sapere come lo sai tu...”

Sorrido alla sua ammissione, incrociando le braccia al petto e appoggiando la schiena alla spalliera della poltrona, con aria rilassata. Immagino le rotelle nella sua testa lavorare frenetiche.

“Facevamo il bagno insieme giù al fiume da piccoli...”

Spiego. Magari questi aneddoti gli faranno capire che lui non conosce assolutamente niente del vero Ed. Ha visto solo una parte. Però questo odioso Comandante non sembra essere stato toccato dalla cosa...Più lo fisso e più lo trovo tremendamente irritante.

“Anche noi facciamo il bagno insieme...”

Sgrano gli occhi, senza riuscire a impedire al mio viso di arrossire senza ritegno. Sento persino le orecchie bollire, mentre Lui nasconde un sorrisetto tronfio dietro la tazza con il té.

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So che non è molto onesto starmene qui, nascosto sulle scale, a origliare quei due in salotto, ma non ho potuto farne a meno. Speravo davvero potessero conoscersi meglio e piacersi alla fine. Ma Win ha dovuto fare la mammina protettiva.
L'idea mi strappa un sorriso, probabilmente più dolce di quello che mi consentirei in pubblico. Lo so che lo fa per il mio bene. Ne abbiamo parlato tanto e Lei non è proprio convinta di questa storia.
Non riesce a fidarsi di Roy. Non ancora almeno. Però credevo la conversazione si sarebbe mantenuta su toni civili e di circostanza.
Quando invece la sento chiedere direttamente a Lui se mi ama, per poco non corro giù per le scale per interromperli. Ma la voce di Roy mi inchioda sul posto. Arrossisco, stupito dalla semplicità con cui ha risposto. Ha detto 'si'. Maledico mentalmente Winry. Quello stupido Taisa non me l'ha mai detto chiaramente, e ora devo sentirlo cosi...
Il cuore che mi batte all'impazzata nel petto e quella sensazione improvvisa di vuoto allo stomaco mi fanno riprendere dallo shock. Insomma, non posso avere le reazioni di una ragazzina. Ma di sicuro dovrò trovare il coraggio di chiederlo personalmente al mio uomo prima o poi.
Sbuffo piano, mentre sento la conversazione continuare sotto forma di interrogatorio e test. Sono tutte domande semplici. Almeno fino alla storia del neo.
Scuoto la testa divertito alla risposta del Comandante. Sono sicuro che Win sarà arrossita. E probabilmente Roy starà gongolando. Ma conoscendola, il mio Taisa ha vinto solo una battaglia. La guerra non è ancora finita. Abbiamo un lungo weekend davanti a noi.
E sono sicuro che scoprire che ho trasmutato i due letti singoli nella camera degli ospiti in uno matrimoniale non renderà la padrona di casa più incline alla pace.


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E rieccoci col secondo omake, stavolta ambientato qualche tempo dopo la storia. Protagonisti i pregiudizi un po' infantili di Winry, dettati soprattutto dall'affetto...a me nonostante sia decisamente per Roy/Ed il suo personaggio non dispiace...diamole solo il tempo di abituarsi insomma XD Grazie ai lettori silenziosi del precedente omake, spero vi sia piaciuto :)
Ed ecco la solita traduzione homemade:

Lo so che menti
perchè le tue labbra si stanno muovendo
Dimmi, pensi che io sia scema?
Potrò pure essere giovane, ma non sono stupida.

Mi sembrava perfetta per esprimere l'ostinazione di Win a non credere a una parola del Taisa :)
A presto!

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