La maledizione del forziere fantasma.

di BELIEBER_G
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La chiave. ***
Capitolo 2: *** L'isola. ***
Capitolo 3: *** Tia Dalma. ***
Capitolo 4: *** L'Olandese Volante. ***
Capitolo 5: *** Isola Cruz. ***
Capitolo 6: *** Il Kraken. ***
Capitolo 7: *** Barbossa. ***



Capitolo 1
*** La chiave. ***


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Jack mi parlò una volta di un forziere molto importante per lui, ma non mi disse nient’altro. Ma in quel periodo, per lui sembrava fatale trovarlo. Così, eravamo approdati in una città in cui Jack avrebbe trovato delle informazioni riguardo ad esso. Quella sera in particolare, avevo bevuto fin troppo per i miei gusti e Jack era appena tornato sulla nave tutto bagnato: probabilmente si era fatto l’ennesima nuotata. “Capitano, tutta la ciurma vorrebbe sapere perché siamo qui.” Disse Gibs, dandogli una coperta per asciugarci. “Si, mostraci!” esclamai barcollando. Ok, forse ero un po’ più di ubriaca. “Tu puzzi di rum Alìce.” Commentò lui, annusandomi. “E tu puzzi di morto!” gli disse prima che lui ridesse e mi desse un bacio. Poi, mostrò una tela con sopra il disegno di una chiave. “E’ una chiave.” Disse Gibs. “Molto più, questo è il disegno di una chiave.” Continuò Jack. Ma la ciurma lo guardava ancora perplessa. “Signori, le chiavi cosa fanno?” domandò. “Le chiavi aprono. E di solito dentro quel qualcosa c’è roba di valore. Quindi andiamo a cercare quel che apre la chiave.” esclamò Gibs, facendo il segno dei soldi. “No.” Rispose Jack. “Senza la chiave, non apriamo quel che si apre con la chiave che lo apre e quale scopo scoprire qualcosa che rimarrebbe chiuso, senza avere la suddetta chiave che lo aprirebbe avendola?” domandò poi. Fui un attimo confusa dal suo sciogli lingua, ma alla fine forse capii. “Quindi andiamo a cercare la chiave.” Dedussi. “Si. Visto? Lei ha la mente più grossa di tutti voi!” commentò poi, baciandomi a stampo.
 
Più tardi, mentre tutti si riposavano, io e Jack cercavamo di capire perché la sua bussola non funzionasse. Mandò tutto a quel paese e prese una bottiglia di rum scoprendo che era vuota. “Perché il rum finisce sempre?” si chiese tra se e se. Così mi alzai e presi la lanterne per andare nella stiva e cercarne altro, anche se barcollavo ancora mezza ubriaca. “Ah, ecco perché.” Si rispose guardandomi, poi mi accompagnò ai piani inferiori, ma sembrava che i barili fossero vuoti. “Tempo scaduto Jack.” Disse poi una voce roca nell’ombra. Sobbalzai e poi feci luce su un uomo seduto su un barile,tutto bagnato e con centinaia di lumache di mare sul corpo. “Sputafuoco Bill Turner.” Lo riconobbe Jack. Ebbene sì, era il padre di Will. “Siamo in un sogno? Nah, altrimenti ci sarebbe il rum.” Commentò Jack. “Vedo che hai di nuovo la Perla.” Commentò Bill. “Si, è qualcuno mi ha aiutato a recuperarla. Tuo figlio.” Spiegò Jack. “William? Anche lui pirata, dopotutto.” Sussurrò. “Devy Jones attende che tu paghi Jack, ti ha ripreso la Perla che si era inabissata, ricordi? Paga, altrimenti verrà a prenderti.” continuò, avvicinandosi a lui con fare minaccioso. “E quando credi che Jones liberi suddetta bestiolina?” chiese con una ridarella quasi isterica. “Te l’ho detto Jack,il tempo è scaduto.” Rispose l’altro, stringendogli una mano e lasciando qualcosa sul palmo di essa. “Sta arrivando, con la sua fame insaziabile in cerca dell’uomo che porta… La macchia nera.”

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Capitolo 2
*** L'isola. ***


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Bill Turner se ne era andato e Jack mi guardò con sguardo preoccupato. “Ok, adesso mi spieghi.” Gli dissi. Ma prima che potesse rispondermi, iniziò a svegliare tutta la ciurma in fretta e in furia, ordinando di raggiungere terra il prima possibile. Anche fra la folla che si muoveva a destra e a sinistra, riuscii ad afferrarlo e a trascinarlo in cabina per parlarci.
“Santo cielo Jack! Che cosa abbiamo alle calcagna?” gli chiesi. “Tesoro, è una lunga storia!” rispose lui, come al solito. “No! Smettila di usare questa scusa, non sono una bambina! Chi è Devy Jones?” continuai alzando di più la voce. “Va bene! Va bene! Ricordi la nave che ha attaccato quel giorno te e tuo padre, il giorno in cui hai perso Will?” esclamò. “La nave con le vele nere.” Sussurrai tremante, ricordandomi quel giorno. “Esatto, era l’Olandese Volante, la nave di Devy Jones. Meglio che non ti spieghi chi è lui, lo vedrai presto. Comunque, ha vicino a se una bestia così grande che potrebbe distruggere l’intera nave ed, ecco, adesso cerca me.” Spiegò. Lo stetti ad ascoltare e capii tutto. “Che prezzo devi pagare?” domandai infine. “Tempo fa, mi aiutò a riprendere la Perla che si era inabissata e io in cambio dovevo ricambiare con 100 anni di schiavitù sulla sua nave, che, ecco, non è assai accogliente.” Raccontò. Dovevamo fuggire da quella bestia di cui parlava e la mattina dopo, saremmo approdati su un’isola per le provviste.
 
Quando il sole mi accecò gli occhi, mi risvegliai sul pavimento della Perla ferma in mezzo alla sabbia, intorno a me non c’era nessuno. Fu a quel punto che sentii una voce chiamare il nome di Jack. Mi alzai e mi affacciai, vedendo il volto di Will Turner che urlava. “Will!” “Alìce!” esclamammo entrambi. Scesi dalla nave ed insieme ci avventurammo nell’isola in cerca della ciurma. “Come mai qui?” gli domandai. “Hanno arrestato me ed Elisabeth per aver aiutato un pirata. Ho fatto un patto con Cutler Beckett, che è a capo della Compagnie delle Indie Orientali, ci lascerà liberi se gli consegno la bussola di Jack.” Rispose, camminando fra le foglie alte. Improvvisamente, una corda mi si allacciò al piede e mi sollevò in aria a testa in giù e così anche Will: erano delle trappole messe da degli indigeni, che ci catturarono e ci legarono a testa in giù ad un palo. Non riuscii a capire molto, per via del sangue che mi andava al cervello, ma ci portarono da Jack che aveva la faccia pitturata e sapeva parlare la loro lingua. Lo vidi per pochi secondi, perché ci condussero dal resto della ciurma, segregato in gabbie di legno rotonde e appese,con sotto un fiume. “Perché non ci libera? Se Jack è il capo.” Commentò Will. “Vedi, i Pelagostos credono che lui sia un Dio in carne ed ossa e vogliono liberarlo da questa prigione. Quando i tamburi taceranno, lo arrostiranno e lo mangeranno.” Spiegò Gibs. “Ci farebbero un favore.” Commentai sospirando. “Dov’è il resto della ciurma?” domandai, vedendo pochi dei nostri. “Vedi queste gabbie? Quando siamo arrivati ancora non c’erano.” Spiegò Gibs. “Come ce ne andiamo da qui?” domandò il nanetto. Will guardò delle liane che si trovavano sul muro d’erba abbastanza distante da noi. Così iniziammo a dondolarci cercando di arrivarci e quando afferrammo qualche liana per risalire il muro, sentimmo uno strano silenzio. “Porca loca!” esclamai iniziando a risalire il muro. Jack stava per fare una brutta fine. Fu a quel punto che ci rotolammo fin che la gabbia non si ruppe da sola e raggiungemmo la spiaggia. Portammo la Perla Nera in acqua, ma non potevo lasciare Jack lì. “Senza Jack non parto!” commentai e poi mi voltai a vedere Jack che veniva rincorso da tutto il villaggio e stava venendo verso di noi. “Ehm..Partiamo.” balbettai, saltando a bordo. Jack sembrò correre più veloce dei Pelagostos, così gli tirai una fune per farlo salire. “Addio figli miei, ricorderete questo giorno come il giorno in cui avete quasi…” Ma prima che potesse finire la sua celebre frase, venne sovrastato da un’onda. “…Capitan Jack Sparrow.” Usai tutta la forza che avevo per farlo salire sulla nave e poi lo guardai male. “Grazie per avermi lasciato qui.” Gli dissi alzando un sopracciglio, in segno che ero infastidita. “Stavi dormendo come un angioletto.” Commentò. Fu in quel momento che intervenne Will. “Jack, devi darmi la tua bussola! Ci hanno incriminato per averti aiutato, Elisabeth finirà sulla forca!” esclamò. “Mio caro William, ti cederò la mia bussola se mi aiuterai a trovare questa.” Gli disse, mostrandogli il disegno della chiave. “Tu vuoi che te la trovi?” domandò il ragazzo. “No,tu vuoi che tu te la trovi, perché trovando questa ti ritroveresti incontestabilmente a trovare e o a localizzare il ritrovamento. Trovando così maniera di salvare la tua bella o…come si chiama. Comprendi?” rispose, ultimamente era in vena di sciogli lingua.“Questo ci aiuterà a salvare Elisabeth?” “Dimmi quanto ne sai su Devy Jones.” “Non molto.” Rispose con viso angelico. “Si, questo aiuterà a salvare Elisabeth.”

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Capitolo 3
*** Tia Dalma. ***


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Per via di Davy Jones, Jack aveva paura di navigare in mari aperti, così, quella sera, risalimmo un fiume con le scialuppe per raggiungere la casa di una vecchia amica di Jack, che aveva deciso di non dire della Macchia Nera alla ciurma per non spaventare nessuno. “Perché Jack ha paura del mare aperto?” chiese Will, che era nella scialuppa con me e Gibs. “Per chi crede a queste cose, c’è un mostro al comando di Davy Jones: il Kraken. Un’enorme seppia con i tentacoli che ti risucchiano il volto! Pensa com’è lasciare questa verde terra con l’odore di putridi di cadaveri.” Spiegò Gibs. “E la chiave lo proteggerà?” domandò Will. “E’ a questo che Jack cerca risposta. E’ perfino disposto ad andare da lei.”
 
Giunti alla fine del fiume con le nostre scialuppe, calò la sera e una fitta nebbia ci sovrastò fino alla casa della donna. “Non dovete preoccuparvi, io e Tia siamo ottimi amici, gemellini siamo!” esclamò Jack con un sorrisino, il solito da chi voleva nascondere qualcosa. Alzai un sopracciglio notando che forse era una delle sue vecchie fiamme e lui mi guardò. “…Eravamo, siamo stati, fummo.” Continuò balbettando. Ridacchiai: “Ti guardo le spalle.” Gli dissi. “E’ il davanti che mi preoccupa.” Commentò entrando in casa. Era una piccola baracca con oggetti strani appesi sulla parete e ad un tavolo che leggeva le carte c’era lei: una donna di colore, denti neri quasi quanto le treccine sui capelli. I due si salutarono come vecchi amici e Will le consegnò il disegno della chiave. “Cerchiamo questa e la cosa che apre.” Spiegò lui. Tia Dalma l’analizzò bene e la guardò come se la conoscesse. “La bussola che hai barattato con me non può condurti ad essa?” chiese a Jack. Ma si da il caso che non funzionasse. “Forse.” Rispose freddo. Allora la donna si sedette, come se fosse pronta a raccontarci una storia. “Conoscete Davy Jones no? Un lupo di mare, ma pur sempre un uomo con un cuore grande. E cosa fa impazzire gli uomini?” domandò la donna. “Grandi ricchezze?” “Tesori in estimati?” Tentarono alcuni della ciurma. Ma guardando Jack, forse ebbi la risposta. “Una donna.” Sussurrai tra me e me. “Una donna! Si era innamorato!” esclamò lei. “No, io sapevo che era del mare che si era innamorato.” Intervenne un marinaio. “Il suo amore era troppo grande per vivere, ma non troppo grande per morire. Così, si cavò il cuore dal petto e lo mise in uno scrigno. La chiave la tiene sempre stretta a se.” Spiegò Tia Dalma. Will guardò male Jack, forse egli sapeva che la chiave si trovasse così tanto vicino a quel mostro e avrebbe usato il ragazzo per non correre pericoli. “Tu lo sapevi.” Disse a Jack con sguardo duro. “No, non sapevo dove fosse, ma adesso si! Così, adesso tu salti sull’Olandese Volante, prendi la chiave e te ne ritorno dalla tua bella!” esclamò Jack. Poi la donna estrasse dal suo magazzino un vaso di terra. “Davy Jones non può salpare a terra prima di 10 anni. E’ a terra che sei al sicuro Sparrow,quindi porta la terra con te.” Spiegò, porgendogliela. Jack la analizzò bene e giustamente si domandò a cosa servisse, ma se la tenne per se. “Rimane solo sapere dove si trovare l’Olandese.” Continuò Will. Non mi sarebbe piaciuto rincontrare ancora quella nave, ma dovevamo prendere quella chiave a tutti i costi e decisi che sarei andata insieme a Will.

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Capitolo 4
*** L'Olandese Volante. ***


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La donna ci condusse in una prigione di scogli che venivano bagnati dal mare mosso e davanti a noi vi era una barca naufragata, forse l’Olandese. “Quello è l’Olandese Volante? Non sembra un gran che.” Commentò Will, illuminando la vista con una lanterna.
“Neanche tu. Beh, se lo incontri, digli solo che Jack Sparrow è venuto a saldare il suo debito, può salvarti la vita.” Continuò Jack. “Vado con lui.” Esclamai, mettendomi sulla spalle un astuccio con dentro una spada. “Cosa?!” domandarono insieme i due. Io volevo fare l’eroina per una volta. “Voglio dimostrarti che sono cresciuta e che non devi più usare stupide scuse con me.” Gli dissi. Jack assunse uno sguardo serio e annuì. Così scesi in scialuppa con Will e remammo fino a quella nave. Sembrava deserta, vi erano solo due uomini che continuavano ad alzare le vele, anche se erano strappati per via del colpo allo scoglio. Quegli uomini sembravano spaventati da qualcosa, quando improvvisamente spuntò da sotto l’acqua una nave inquietante e subito dietro di noi degli uomini con corpo umano e testa da pesce, era quella la maledizione di Jones e della sua ciurma. Ci costrinsero a metterci in fila e poi arrivò lui: il viso di un polpo con i tentacoli che nascondevano due occhi azzurri. “Quattro superstiti signore.” Gli disse il primo ufficiale. Guardò con poca attenzione i due marinai e poi si soffermò su di noi. “Voi non sembrate ne morti ne moribondi, cosa ci fate qui?” ci chiese. Io e Will ci guardammo non sapendo cosa dire. “Jack Sparrow ci manda a saldare il suo debito.” Risposi, posando lo sguardo sulla Perla Nera alla mia sinistra. Così fece anche lui e in un attimo era davanti a Jack, come se si fosse teletrasportato. “Eccomi qua Jack, ora paga il tuo debito!Sei stato capitano della Perla per 14 anni!” esclamò. Jack sembrò quasi spaventato da lui, più disgustato, ma cercò di non farlo notare. “Tecnicamente sono stato capitano per poco, poi mi si sono ammutinati contro. ” Commentò Jack. “Quanto valgo per te?” gli domandò poi. “100 anime in 3 giorni. Sulla mia nave ne ho già due, quindi facciamo 98.” Rispose la seppia. “Quei due? Nah, non valgono niente.” Esclamò Jack. Mi sentii alquanto offesa. “E poi non ti ho parlato bene della ragazza: è innamorata,  di un lupo di mare…” continuò, girandogli attorno. A quella spiegazione Jones sembrava debole, come se stesse ripensando a se con quella donna, ma alla fine si ricompose: “98 anime in 3 giorni!” Il pirata sospirò, come se non potesse contrattare ancora. Non potevo credere che ci avrebbe lasciati con lui, ma ormai da Jack mi aspettavo quasi di tutto. “Bene, finiamo con il sangue? Ceh, con l’inchiostro?” domandò il pirata goffamente. Il polipo gli strinse la mano con i suoi viscidi tentacoli e poi sparì nel nulla.
 
Era sempre buio nei posti in cui navigava l’Olandese e Jones ormai ci trattava come fossimo dei marinai, facendoci fare i lavori più duri. “Signor Turner! Alla corda delle vele!” gridò il primo ufficiale,scoprendo i suoi denti affilati da pesce. Due uomini però, si affrettarono a prendere la corda che serviva per alzare le vele. Will e un altro uomo della ciurma sembravano litigare per eseguire quell’ordine e alla fine le vele caddero giù. Si trattava dello stesso uomo che avevo visto nelle stive insieme a Jack, il padre di Will, solo che lui non lo sapeva. “Mastro Turner, ma cosa combinate?!” chiese il primo ufficiale a Will. “5 frustate per farti capire come funziona sull’Olandese!” esclamò poi, afferrando una frusta. Non potevo lasciare che Will venisse frustato, ma lui mi tirò indietro per non intervenire, altrimenti le avrei rischiate anche io. Venne afferrato e gli fu strappata la camicia per scoprire la schiena. “No!” intervenne Bill. Allora arrivò anche Jones, udendo quel chiasso. “E cosa ti impedisce di farlo?” domandò a Bill. “Mio figlio. E’ mio figlio quello.” Rispose. Anche Will fu sorpreso dal fatto che fosse finito insieme a Jones. “Bene, allora lascio a te l’onore.” Continuò Jones, porgendogli la frusta. Il padre avrebbe frustato suo figlio, che scena orribile. “Alìce, Alìce, ascoltami, chiudi gli occhi e tappati le orecchie.” Mi sussurrò Will, forse per evitare che vedessi il modo in cui veniva torturato. Così feci come aveva detto, strinsi gli occhi e mi tappai le orecchie con le mani per alcuni minuti, fin che Will non venne spinto via come un sacco della spazzatura, con 5 frustate sanguinanti dietro la schiena. “Perché mi hai impedito di guardare?” gli chiesi guardandolo negli occhi con le lacrime, soffrivo per lui perché ci tenevo. “Volevo proteggerti dal male di questo mondo, sei sempre stata come una sorella per me.” Rispose ricambiando il mio sguardo, per poi abbracciarmi stretto. “Il primo ufficiale frusta per lacerare la carne, è senza pietà.” Intervenne Bill.
Intanto estrassi un fazzoletto ormai bagnato per togliere il sangue dalla schiena del ragazzo. “Quindi dovrei interpretare il tuo come un atto di compassione?!” domandò quest’ultimo, su tutte le furie. “Si.” Rispose secco l’altro.
Il principale motivo per cui eravamo sull’Olandese era cercare la chiave e dovevamo trovare un modo per estorcere informazioni. Will fu convinto dalla scusa di suo padre ed iniziò a fidarsi di lui dopo che ci ebbe dato delle coperte e qualcosa di caldo da bere. Quella sera, sul pontile, i marinai si stavano sfidando con le spade. “E’ un gioco?” chiesi a Bill. “Si, il marinaio che perde il duello perde 100 anni di servizio sulla nave. Solo questo hanno da giocarsi.” Spiegò Bill. Fu a quel punto che mi venne un’idea: se avessi vinto contro Devy Jones, mi sarei fatta dire dove si trovasse la chiave. “Io sfido Devy Jones!” esclamai, così che mi potesse sentire anche lui. Allora mi fu data una spada e il polpo si presentò davanti a me con aria di sfida, ma non avevo poi più così tanta paura di lui. Dal racconto di Tia Dalma, sembrava che quell’uomo in realtà sotto sotto non fosse così cattivo, solo che aveva dato via il suo cuore per amore. “E cosa scommetti?” mi chiese. “La mia anima.” Risposi, sicura di vincere. “E cosa vuoi da me?” “Questa.” Gli dissi, mostrandogli il disegno della chiave. Jones prese la sua spada ed iniziò il duello: era molto forte, infatti caddi a terra molte volte, solo che il pavimento di legno era molto scivoloso per via delle varie tempeste che aveva attraversato quella nave, così riuscivo a scivolare via facilmente da lui, prima di essere uccisa. Infine, usai la lama della spada per tagliarli i tentacoli con cui teneva la propria, fino a disarmarlo. Inizialmente mi guardò con rabbia, ma un patto è un patto, così estrasse una chiave dal suo folto insieme di tentacoli che aveva sotto gli occhi. Infine, se ne andò sconfitto. “Sei stata magnifica!” commentò Will con un ampio sorriso. “Ora sappiamo dov’è la chiave, andiamo a prenderla.”

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Capitolo 5
*** Isola Cruz. ***


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Non appena le acque si furono calmate, io e Will seguimmo Jones fino ad un ampia stanza in cui vi era un pianoforte. Lui sembrava addormentato, così Will estrasse la chiave silenziosamente dai tentacoli e al suo posto mise il disegno. Infine, Bill ci aiutò a scappare dalla nave con una scialuppa e Will gli promise che lo avrebbe liberato. “Liberarlo? In che modo?” domandai confusa. “Pugnalando il cuore, ma l’Olandese ha bisogno di un capitano Se pugnalo il suo, ci devo mettere il mio.” Spiegò Will, remando via. Quando il sole albeggiò, incontrammo sulla nostra strada una nave mercantile appena tornata da Tortuga, che gentilmente ci aveva offerto cibo e coperte. Ma improvvisamente, la nave prese un colpo da sotto l’acqua e i marinai erano ignari di cosa potrebbe essere. Dietro di noi vi era una nave di pirati, forse il polipo aveva scoperto che eravamo scappati e probabilmente aveva liberato il suo animale domestico. Avevo abbastanza paura, ma Will mi strinse la mano ed insieme salimmo sull’albero maestro per vedere meglio: era proprio l’Olandese Volante. Misi gli occhi ai lati della nave e lanciai un urlo vedendo degli enormi tentacoli che dall’acqua veniva su. Colpì l’albero maestro per primo, come se volesse sferrare un unico attacco per spezzare la nave ed inghiottirla. Will mi consigliò di tuffarmi in mare e così facemmo, prima che il Kraken stritolasse la nave e con se tutti i suoi marinai. Afferrai un pezzo di legno per tenermi a galla e guardandomi intorno osservai un paesaggio conosciuto: una nave che affondava, dietro di noi l’Olandese con me e Will attaccati ad un pezzo di legno per sopravvivere. “Che deja-vu.” Commentai per sdrammatizzare. Will sospirò e notò che alle nostre spalle Jones stava arrivando,così cercammo di nasconderci all’esterno della nave.
 
Devy Jones era diretto all’isola Cruz, dove si trovava il forziere dentro cui c’era il suo cuore. Quindi, per non rischiare di essere scoperti, nuotammo fino alla spiaggia dove trovammo Jack con Elisabeth e James Norringhton.
La ragazza accorse da Will, mentre io osservai l’ex Commodoro sporco in viso, puzzolente, ma ancora affascinante. Chissà cosa gli era successo. “James Norringhton, come ti ha ridotto questo sporco mondo.” Commentai. “Come siete arrivati?” domandò Jack. “Tartarughe marine, ce ne siamo legati un paio ai piedi.” Risposi alzando il sopracciglio, ancora arrabbiata con lui. “Non è facile eh?” commentò lui con una smorfia, fin che non estrassi la chiave del forziere che avevano appena trovato sotto la sabbia. Cercò di prenderla, ma io decisi di passarla a Will, lui si che aveva un buon motivo per uccidere Jones. “Ehi, che fai?” domandò Jack. “Pugnalo il cuore e libero mio padre.” Rispose Will. Allora Jack estrasse la spada e gliela puntò contro. “E se lo fai chi dirà a Jones di ritirare la sua bestiolina?” Disse Jack. Tutti furono confusi a questa sua esclamazione, perché nessuno sapeva cosa aveva sulla mano. “Dammi la mano.” Gli dissi porgendogli la mia. Lui sbuffò e gli tolsi la benda che si era messo per nascondere la Macchia Nera. Il Kraken cercava lui solamente,ma Will non aveva intenzione di mollare ed estrasse la sua spada contro Jack. “Se pugnalo il cuore libererò te e lui, oppure aspiri a diventare capitano?” continuò Will. A quel punto, anche James puntò la spada contro Jack: “So che Cutler Buckett ha le lettere che possono finalmente liberarmi e ridarmi la mia vita, quindi dammi la tua bussola.” Disse. Jack osservò tutti e tre e poi guardò male me. “Li hai messi tu contro di me vero?” insinuò, con uno sguardo buffo. Allora i tre iniziarono a litigare prendendosi a sciabolate per tutta l’isola. “Sono stanca di tutto questo, puzzolenti e stupidi pirati!” esclamai sull’orlo della disperazione, non sapendo come fermarli. “Che bambini, ma perché fanno così?” mi domandò Elisabeth. “Beh, Jack deve scappare dal Kraken, Will vuole liberare suo padre pirata e credo che James voglia riconquistare un po di onore.” Spiegai, prima di seguire i tre. Alla fine, prevalse Jack, così gli porsi lo scrigno ed insieme lo aprimmo. Dentro vi era un enorme cuore che batteva ancora, era quasi inquietante guardarlo, ma tutto quello che mi aveva sempre detto era vero. “Allora era tutto vero.” Commentai a bassa voce, con lui al mio fianco. “Eri dubbiosa? Io ho sempre detto la verità.” Continuò lui, alludendo al fatto di me e lui insieme. “Devy Jones non è proprio una brava persona, se avessi potuto avrei fatto di tutto per liberarti.” Disse ancora. Ma purtroppo io non gli credevo, Will invece mi aveva sempre difeso. “L’amore lo ha reso malvagio, è per questo che ha fatto tutto ciò.” Sussurrai tra me e me,prendendo poi in mano quell’arto. Rabbrividii a come era rugoso e palpitante, poi glielo porsi. La terza cosa a cui tenevo dopo Jack e Will, era la Perla Nera e non volevo che venisse distrutta da quel mostro. Così Jack lo prese e lo mise nella sua teca piena di terra, mentre anche la ciurma di Devy Jones era giunta sull’isola. “Non ne usciamo.” Commentai, vedendo che ci stavano circondando. “Non con il forziere.” Disse James, prendendo con se l’oggetto: voleva scappare via portando la ciurma con se. “Ma sei matto?!” esclamai. “Non preoccuparti per me,scappa.” Mi disse con voce diversa, quasi sensuale, afferrandomi poi un fianco per guardarmi bene negli occhi. Nessuno mi aveva mai afferrata e guardata in quel modo. James scappò via con il forziere, anche se vuoto, ma lui non lo sapeva, mentre noi tornammo sulla Perla con il cuore.

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Capitolo 6
*** Il Kraken. ***


 
Jones sembrava non volerci lasciar andare, infatti l’Olandese apparse come per magia da sotto l’oceano e il polipo sembrava molto arrabbiato con Jack. “Ehi, faccia da seppia,guarda un po’ cosa ho!” esclamò Jack facendogli vedere il vaso di terra. “Io ho un vaso di terra, io ho un vaso di terra e indovina dentro che c’è!” continuò a ripetere, mentre volò giù per il pontile, inciampando sulle scale. Ridacchiai sotto i baffi tra me e me, fin che non ci puntarono i loro cannoni addosso e Jack era più che immobile. “Ehm..Tutta a tribordo?” balbettò, cercando di non muovere un muscolo. “Tutta a tribordo!” gridò Elisabeth, prima che ci colpissero. Corsi al timone e lo girai verso destra più che potevo, staccandomi dall’Olandese e fuggendo via. “Che stai facendo? Il timone non è una cosa per donne!” commentò Jack raggiungendomi.
“Ti ho salvato la vita.” Gli dissi sospirando. Mi guardò male e poi, improvvisamente, qualcosa di enorme colpì il sotto della nave. Il vaso di terra cadde dalle mani di Jack e si ruppe, mostrando che in realtà il cuore non era lì dentro. Si mise disperatamente a cercarlo tra la sabbia. “Dov’è? Dov’è il tum tum?” Pensai a Norringhton che si era portato via il forziere e forse anche il cuore. Ma sapevo perfettamente cosa ci aveva colpiti. Io e Will ci fulminammo con lo sguardo, conoscendo cosa ci sarebbe aspettato: il Kraken. Il ragazzo ordinò che dentro una rete da pesca venissero messi tutti i barili di polvere da sparo, ma ce ne erano troppo pochi per causare un esplosione. “Will, ci sono solo tre barili!” lo avvisai. “Usa anche il rum.” Mi disse velocemente. Avete presente quella determinata cosa che vi fa sciogliere la tensione e sentire bene? Beh, per me era il rum e separarmene sarebbe stata dura e anche i marinai mi guardavano disperati. “…Anche il rum!” esclamai a malincuore. Will voleva che i barili fossero messi vicino all’albero, la prima cosa che avrebbe attaccato il mostro e con uno sparo poi, sarebbero esplosi ferendo la bestia. La rete con dentro gli esplosivi fu sollevata e Will mi diede un fucile. “Non mancare il bersaglio.” Mi disse. “Solo quando sarai al sicuro.” Gli dissi io, guardandolo negli occhi e non appena li misi sul mare, notai che Jack stava scappando al bordo dell’unica scialuppa. “Che codardo!” esclamai. Ci fu uno strano silenzio in seguito, si udiva solo il ruggito del Kraken che con i suoi tentacoli stava salendo da sotto verso l’albero maestro. Non appena fu abbastanza su, Will mi urlò di sparare, ma un tentacolo mi afferrò la gamba facendomi volare via l’arma. Presi la mia spada e lo tagliai prima di finire in acqua. Trovai il fucile su una delle scalette del pontile, ma sopra di essa vi era uno stivale. Alzai gli occhi, era Jack: sorrisi al fatto che fosse tornato. Prese il fucile e mirò contro i barili, mentre mi ressi a lui per attutire l’esplosione. I tentacoli bruciacchiati volarono su tutta la nave ed infine il mostro se ne andò. “Lo abbiamo ucciso?” chiese Gibs. “No, credo che lo abbiamo solo spaventato.” Continuai. “Tornerà e stavolta ci ucciderà, l’unica chance è andarcene mentre stritola la Perla.” Intervenne Will. Ero triste al fatto di dover lasciare la nave a quella bestia, ma era la nostra unica possibilità, così inizia ad accarezzare ogni minima parte di quel posto mentre gli altri salivano sulla scialuppa e con me anche Jack. “Sapevo che eri un brav’uomo.” Commentai guardandolo. “Ne sei davvero convinta?” mi domandò con un sorrisino. “Sei tornato.” Risposi avvicinandomi a lui. Fu a quel punto che mi accarezzò la guancia, passandomi il dito sul piccolo neo vicino al naso. Infine, mi baciò passionalmente sulle labbra: nonostante fossi arrabbiata con lui, baciarlo era sempre bello. Lo spinsi con la schiena all’albero maestro e ad esso gli legai le mani con delle manette, poiché dovunque andava lui, andava il Kraken. “Non cerca ne la nave, ne noi. Capisci che è l’unica cosa da fare?” commentai, con la voce tagliente, mi dispiaceva, dopotutto. “E’ finita Jack.” Continuai, guardando quel sorrisetto che aveva ancora sulle labbra. “Piratessa.” Sussurrò lui. Lo lasciai lì e salii sulla scialuppa. “Dov’è Jack?” mi chiese Will. “Ha deciso di restare per darci una chance.” Mentii. Ci allontanammo remando prima che il Kraken tornasse e stritolasse la Perla Nera. Le mie lacrime erano sia per Jack, sia per la Perla poiché un capitano affonda sempre con la sua nave.

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Capitolo 7
*** Barbossa. ***


Una strana calma calò sui sette mari e la nostra scialuppa, quasi da sola, ci condusse sul fiume dove via era la casa di Tia Dalma. Tra la nebbia alcune persone accesero delle candele, come per pregare sulla morte di Jack. Mi guardavano come se sapevano che fosse colpa mia e guardando i loro occhi, mi sentii davvero in colpa. Ma non perché me lo comunicavano loro, perché fu in quel momento che capii di amarlo più di quanto credevo. Tia Dalma ci diede qualcosa di caldo per calmarci dal freddo del mare, mentre Will osservava il pugnale datogli da suo padre e pensando a lui. “Mi dispiace che non hai potuto prendere la Perla e salvare l’anima del padre tuo.” Commentò la donna porgendogli la sua tazza.
“Non ci sarà mai un altro Capitan Jack, quindi io brindo a lui!” esclamò Gibs, alzando il bicchiere. “A Jack Sparrow!” gridammo tutti insieme, prima di sorseggiare. Ma non riuscivo a bere, non riuscivo a pensare ad altro e forse un modo per salvarlo non c’era. “Cosa siete disposti a fare per salvare il vostro capitano?” domandò la donna. “Qualsiasi cosa.” Rispose sicuro Gibs. “Anche ad andare fino ai confini del mondo?” continuò incrociando il mio sguardo. Ero abbastanza convinta della mia risposta e volevo rimediare. “Si.” Sussurrai annuendo più volte e con me anche gli altri. “Bene! Allora avrete bisogno di un uomo che conosce bene quelle acque!” esclamò Tia Dalma con uno strano sorrisino sulle labbra, perché poco dopo, dal suo magazzino, scese un uomo con una folta barba, qualche dente nero che portava il nome di Barbossa. “Allora? Che fine ha fatto la mia nave?”
 
CONTINUA…


Bene, anche questa storia è conclusa, ma ce ne sono altre due in arrivo! Spero mi seguiate anche nel prossimo capitolo "Ai confini del mondo."  che pubblicherò presto. grazie a tutti <3

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