Family

di drunk_hotstepper
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Family ***
Capitolo 2: *** Love ***
Capitolo 3: *** Together ***
Capitolo 4: *** Forever ***



Capitolo 1
*** Family ***


Family

 

"Ciao Nanase, ci vediamo lunedì! Buon giorno libero!"
"Ciao, grazie."
Haruka uscì dal ristorante stanco, ma soddisfatto della giornata e felice di avere finalmente un giorno di riposo. Anche perché il giorno successivo sarebbe stato il suo compleanno e almeno quello aveva promesso a Makoto che lo avrebbero passato assieme.
Arrivò a casa, un comune appartamento non lontano dal luogo di lavoro di entrambi. Makoto non era ancora arrivato, per cui si infilò in doccia praticamente subito di modo da poter stare a mollo in vasca il più a lungo possibile. Quando l'altro sarebbe arrivato sicuramente l'avrebbe tenuto impegnato a lungo approfittando dell'occasione.

Erano ormai passati anni da quando i due avevano iniziato a vivere assieme a Tokyo. Nove per l'esattezza, Haru in questi anni era diventato anche nuotatore olimpionico per poi ritirarsi per conto proprio con il suo migliore amico e vivere una vita tranquilla.
Ora che ne stava per compiere ventotto di anni si faceva sempre più spesso martellare dagli stessi pensieri.
Aveva ventotto anni e i suoi genitori volevano una cosa sola.
Sia lui che Makoto avevano detto in casa che erano fidanzati con delle ragazze della città e che ci vivevano assieme. Cosa che ovviamente era falsa.
Non erano fidanzati e tanto meno con delle ragazze. Vivevano assieme non perché avessero una vera e propria relazione amorosa, ma principalmente perché non riuscivano a vivere l'uno lontano dall'altro e non avevano interesse per stare con altri.
Prima che i coniugi Nanase glielo dicessero ad Haruka non sarebbe mai passato per la testa di diventare padre e invece ora il pensiero lo assillava. 
Lui non poteva essere padre perché questo significava che sarebbe dovuto stare con una donna e un bambino, e questo lui non lo voleva. Lui viveva con Makoto e questo andava benissimo, ma ciò che spesso lo preoccupava era il fatto che la paternità non era una cosa che era richiesta solo a lui bensì anche al suo amico.
Makoto era una persona più che propensa ad essere un buon padre e certamente non avrebbe avuto problemi nel trovare una donna che sarebbe stata al suo fianco.

Si abbandonò nell'acqua sperando che i pensieri se ne andassero via da lui come il sudore e la stanchezza. Si stava addormentando quando sentì le chiavi nella serratura, i passi pesanti che si dirigevano verso il divano e il grande sbadiglio che annunciava la pennichella di Makoto.
Si alzò con molta calma e iniziò i suoi rituali quotidiani dopo-bagno. 
Andò in cucina e iniziò a preparare la cena. Cucinava tutto il giorno, ma mai si sarebbe stancato di cucinare per Makoto. Era la sua parte preferita della giornata, quelle sere dove sembravano essere solo loro due nel loro piccolo mondo.
La cena era in tavola e Makoto dormiva ancora. Haru si avvicinò al divano, osservò il volto angelico dormente dell'altro e gli sfuggì un sorriso. Allungò la mano e lo scosse per la spalla.
"Makoto. Makoto... svegliati, la cena è pronta."
Questo mugugnò qualcosa e senza neanche aprire gli occhi prese la mano di Haru e se la posò sulla guancia lasciandoci poi un bacio sopra. Aprì piano gli occhi e lo guardò in volto con il suo sorriso.
"Arrivo, Haru."
Haru si rigirò sui suoi passi arrossendo.
"Muoviti"
L'altro si stiracchiò e si diresse verso la tavola imbandita.
"Wow! Quante cose buone!"
Si sedette tutto contento e iniziò a divorare voracemente le vivande.
Haru mangiava con calma, non faceva un lavoro dove costringeva costantemente il corpo a sforzi. Osservava sempre il compagno mentre mangiava felice e pensava che questa era la soddisfazione maggiore della sua vita, oltre ad aver gareggiato alle olimpiadi con Rin.

Haru se ne stava tranquillo sul divano a leggere il giornale quando Makoto uscì dal bagno dopo la doccia. Indossava solo l'asciugamano sui fianchi lasciando scoperto il fisico diventato ormai più robusto di prima. Si sedette accanto al moro senza badare troppo al fatto di non essere completamente asciutto e gli appoggiò la testa sulla spalla osservando annoiato il giornale dal quale l'altro non aveva ancora distolto lo sguardo. Guardò poi il volto di Haru; provava a concentrarsi il più possibile nella lettura nonostante le guance fossero arrossate. Makoto animò un leggero sorrisino e gli lasciò un bacio stampo sulla guancia.
Il giornale finì a terra lanciato da Haru che si era precipitato tra le braccia dell'altro alla ricerca di coccole facendoli sdraiare sui cuscini. Appoggiò la testa sul petto caldo e lasciò che le dita lunghe di Makoto gli accarezzassero lentamente i capelli. Ad Haru piacevano tantissimo le carezze tra i capelli, lo facevano sentire al sicuro e allo stesso tempo lo elettrizzavano.
Si sentiva sempre più caldo e la pelle umida del castano non lo aiutava a calmarsi. Sollevò la testa cadendo negli occhi smeraldi dell'altro e premette le loro labbra fino a far intrecciare anche le loro lingue. Si sollevò a sedere e tolse la maglietta. Il contatto con della pelle calda e umida sulla propria era una sensazione magnifica per lui. Appoggiare il proprio petto a quello dell'altro per poi scivolare sull'addome fino ad allineare i loro bacini e sentire l'erezione dell'altro sulla propria. Il loro era un rapporto di condivisione. Condividevano tutto.
Casa, letto, vita, corpi. Come da sempre.
Mai nessuno dei due aveva detto all'altro 'ti amo' e mai si erano preoccupati di pensare se fosse o meno giusto.

La sveglia suonò come ogni mattina, soltanto che per quel giorno poteva benissimo spegnerla e riarrotolarsi tra le coperte. 
Quando però si rivoltò verso il posto accanto al suo notò un grande spazio vuoto. Makoto non c'era. Non si sorprese più di tanto, anche se era un pigrone la mattina si alzava, volente o nolente. Quel giorno infatti Makoto avrebbe lavorato soltanto mezza giornata per passare poi tutta la sera con lui. Si riaddormentò quasi subito cullato dal canto degli uccellini.

*

Haru era seduto su quella panca di legno scuro e scomodo. Erano ore che era lì, o almeno a lui sembrava così. La donna di fianco a lui continuava a tirargli gomitate per impedirgli di addormentarsi, non ci sarebbe riuscito comunque. Sentiva un peso sul grembo e quasi non urlò quando vide un bambino piccolo in braccio a lui. Stava quasi per lanciarlo via quando la donna accanto a lui gli riservò uno sguardo severo. Haru si sentiva in obbligo di stare calmo, ma non voleva. Quel bambino poi gli assomigliava troppo per i suoi gusti; occhi grandi e blu, capelli neri e lucidi e lo sguardo perso nel vuoto. Gli stava sbavando su tutti i pantaloni e facendo strani versi soffocati. 
Venne per un attimo distratto da una voce di sottofondo, un vecchio stava parlando.
Si guardò finalmente attorno e notò di essere in una grande sala con tantissime altre persone sedute anche loro su quelle panche scure. Arrivò Rin, benvestito, e gli disse che toccava loro. Lui non capì ma d'istinto lasciò il marmocchio alla donna, lo fece volentieri, e seguì l'amico fino alla fine della sala dove in cima a degli scalini li aspettava il vecchio che parlava e Makoto. Sia lui che l'amico erano vestiti impeccabilmente e Haru si sentì la testa pesante quando vide il sorriso di Makoto spostarsi dal suo viso all'entrata della sala, dalla quale uscì una ragazza molto bella vestita completamente in bianco.

*

Haru si svegliò sudando e stringendo i denti per il mal di pancia. Corse in bagno e solo dopo essersi liberato e aver fatto una doccia fredda tornò alla realtà.
Quell'incubo non lo avrebbe raggiunto lì e nel giro di poco Makoto sarebbe tornato. Guardò l'orologio, implorandolo. L'idea di sposarsi e avere un figlio, se prima non gli piaceva, ora la stava proprio detestando. Quando sarebbe arrivato Makoto tutto sarebbe ritornato alla normalità.

Makoto tardò di una mezz'oretta quel pomeriggio. Appena entrato stranamente Haru era davanti all'entrata ad aspettarlo e non lasciò tempo all'altro di togliersi le scarpe che già gli era saltato addosso. Makoto, sorpreso dal gesto, ci mise un po' prima di ricambiare e poi ridacchiando gli disse: "Ti sono mancato?"
Haru si limitò ad annuire ed entrambi si diressero in soggiorno. 
Si sedettero sul divano in attesa che il loro tè finisse di bollire.  
Makoto prese un bel respiro e iniziò a parlare.
"Haru, l'altro giorno ho sentito i miei genitori."
Haru alzò gli occhi dal tavolino che stava fissando e li spostò sul castano.
"Mi hanno chiesto di me. Del lavoro e ..."
Gli occhi di Haru non gli si staccavano di dosso.
"... e della mia famiglia."
Haru si pietrificò, le ultime parole al mondo che voleva sentire erano state dette.
"C-che gli hai detto?"
"Che non ne avevo ancora una. Che per il momento sto bene così. Ed è vero."
"Balle."
"Eh?"
"Sono tutte balle!"
"Cosa stai dicendo Haru?"
Haruka aveva quasi le lacrime agli occhi.
"T...tu non stai bene così. Tu vuoi una famiglia tutta tua! Ne hai bisogno! Io no! Io sono un impedimento per te e per il tuo futuro!"
"Haru? Ma cosa stai-?"
Haru si alzò e fece per correre via in lacrime quando la mano di Makoto lo trattenne facilmente e lo riportò a confronto.
"Haru... cosa dici? Sei impazzito?"
Lui non rispose. Rimase nel suo silenzio che venne accerchiato dalle braccia calde dell'altro. Makoto lo abbracciò forte e sentì il petto bagnarsi leggermente dal pianto sommosso di Haru.
"Haru... ascolta. La mia famiglia sei tu ora. Tu ci sei sempre stato e ciò che voglio è che tu resti con me. Non mi importa di avere figli, credimi."
Il moro si tirò insieme asciugandosi le lacrime.
"D-davvero?" 
"Certo. Io sono felice così e se ci sei tu non ho bisogno di nessun altro..."
Makoto sfoggiò uno dei suoi confortevoli sorrisi e si allontanò dall'amico.
"Tra l'altro, ho quasi dimenticato una cosa."
"Eh?"
Aprì la porta d'entrata e prese qualcosa che tenne ben nascosto tra le braccia.
"Chiudi gli occhi."
Haruka non se lo fece ripetere ed eseguì.
Si ritrovò poi un peso caldo sul grembo e la voce calma di Makoto che lo risvegliava.
"Aprili pure. Buon compleanno, Haru."
Se prima in un qualche modo era riuscito a non frignare vergognosamente ora non si poteva più trattenere. Davanti a lui c'era uno splendido cucciolo di golden retriver scodinzolava felice, sorridente quanto il ragazzo dietro. Makoto inginocchiato gli aveva posto sulle gambe ciò che a loro mancava. Una terza, dolce presenza.
Cosa gli serviva un marmocchio schifido e una donna rompiscatole quando potevano entrambi avere la loro piccola famiglia composta da loro due e un cucciolo meraviglioso?
 

Continua...

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Capitolo 2
*** Love ***


Love

 

Il sole stava tramontando lasciandosi dietro una scia di fantastici colori accesi e sfumati tra loro. Poche nuovole bianche e rosa ornavano il tutto.
Quella serata estiva era il massimo per una passeggiata fuori città. Almeno secondo Makoto, felicissimo di  portare il loro cagnolino a passeggio.
Sulla strada del ritorno non c'era nessuno. Era ora di cena ma la cosa risultava comunque strana. 
Makoto si guardò attorno come per cercare una sola presenza a rompere quella mancanza di folla.
Da lontano scorse una persona che faceva jogging e un po' si tranquillizzò. Quando questa però gli passò accanto inciampò accidentalmente su un sasso cadendogli praticamente addosso e, cogliendolo di sorpresa, si portò anche lui a terra.  
"Scusami! Mi dispiace! Ti sei fatto male?"
Makoto non rispose. Rimase fermo a fissare la ragazza cadutagli addosso; una bella ragazza dai capelli lunghi e biondi. Non sentiva neppure il cane che gli abbaiava contro.
Quando questa si rialzò e gli allungò la mano per aiutarlo ad alzarsi ritornò sulla terra. Saltò in piedi e parecchio arrossito strinse la mano della ragazza, che rimase spiazzata dal gesto.
"Piacere! Io sono Makoto! Stai bene?"
La ragazza sorrise, uno di quei sorrisi dolci.
"Piacere, Makoto. Io sono Isabel."
Makoto non sentì neppure il nome. Si era completamente imbambolato a guardare il volto di lei senza nemmeno avere la decenza di tenere chiusa la bocca. La sua voce era incantevole e l'accento straniero le donava parecchio.
La sua voce ancora lo riportò giù dalle nuovole dove si era già lanciato nuovamente.
"Allora, ci si vede ... Makoto."
Non fu sicuro se quello sguardo lanciatogli prima di sparire fosse davvero allo scopo di sedurlo, ma le sue ultime parole gli rimbombarono in testa per almeno un quarto d'ora.
'See you tomorrow, darling.'
Mentre caricava il cagnolino in auto e ritornava a casa cercava di ripetere in continuazione queste parole. L'inglese era suo nemico giurato ma doveva assolutamente sapere che cosa aveva detto la ragazza straniera.
Quella sera aveva una telefonata da fare.

"Haruuu! Siamo a casa!"
"Bau!Bau!"
Il cucciolo, ormai quasi il doppio di quando era appena arrivato, saltò addosso ad Haruka che stava dormendo beatamente sul divano e iniziò a leccargli tutta la faccia.
"Ah! Kuso! Smettila!"
"Ahahah!"
"Piantala di ridere tu! Lo sai che mi fa schi...!"
Haru aveva fatto l'errore di parlare mentre il cane lo stava leccando e si sentì mancare sentendo la lingua bagnata pure in bocca.
Makoto si stava scompisciando addosso internamente. Almeno da fuori doveva dare l'idea di non divertirsi troppo vedendo l'altro in difficoltà.
"Ti fa tanto divertire eh?"
Non era riuscito a trattenersi e ora Haru l'aveva raggiunto all'entrata del soggiorno, arrabbiato e ricoperto di saliva.
"Diciamo che quando lo faccio io non ti lamenti!"
Haruka arrossì. Prese Makoto per il colletto della maglietta e lo spinse sul divano dove ad attenderlo c'era l'ingenuo e felice Kuso, pronto a slozzare anche lui. 
Adesso era il moro a ridere.

Uscito dalla doccia Makoto si ritrovò il divano invaso da Kuso e Haruka intento a fargli le coccole.
"Haru, io devo fare una chiamata veloce. Arrivo subito."
L'altro alzò appena lo sguardo.
"Mmmh okay. Vieni Kuso. Andiamo a preparare la cena."
Il Golden seguì il ragazzo in cucina e il castano rimase solo in soggiorno. Prese il telefono e digitò il numero.
"Pronto? Rin?"

La sera dopo Makoto si era ritrovato di nuovo sullo stesso percorso con Kuso per la passeggiata. 
Il sole era tramontato, era tardi e stava correndo dietro al cucciolone che seguiva a sua volta dei volatili. 
Fu proprio quando lo perse completamente che la rivide. 
"Stai cercando il tuo cane?"
Kuso spuntò da dietro di lei e gli saltò addosso. 
"Grazie!"
Sorrise con uno dei suoi migliori sorrisi accarezzando il cane. La ragazza arrossì e guardando per terra trovò il coraggio.
"T-ti andrebbe di uscire a cena una sera?"
Il cervello di Makoto perse un paio di neuroni trasformandolo in un vegetale. Un girasole, per l'esattezza, voltato verso ciò che più lo illuminava. Si riprese subito quando notò che lei stava aspettando soltanto la sua risposta. 
"C-certamente! Con molto piacere!"

I due chiacchierarono a lungo e quando finalmente Makoto e il cagnolino tornarono a casa le luci erano già tutte spente, fatta eccezione per quella quasi accecante nel buio del televisore.
Haruka stava già dormendo.
Il castano spense lo schermo e accese una luce piccola, da non disturbare l'altro. Diede da mangiare al cane e si sedette accanto al divano dove riposava il moro. 
Kuso corse dentro la sua cuccia e si addormentò praticamente subito, mentre il padrone nel frattempo osservava il viso del compagno prima di avviarsi in camera.
Non aveva notato i solchi sotto gli occhi di Haru e tanto meno i fazzoletti usati ai piedi del divano. 
Non aveva notato che le sue guance erano ancora bagnate.

Il sabato sera di solito lo passavano sempre assieme, o fuori o a casa, ma quel sabato Makoto si scusò con Haruka per avere già un impegno in programma.
Il moro non mostrò un minimo di dispiacere per la cosa. Disse che per una sera aveva bisogno di riflettere. 
Makoto non capì a cosa si stesse riferendo e non si fece troppe domande sulla cosa, uscì di casa quella sera lasciando il moro da solo.
Haruka si sedette sul divano e fissò il televisore spento per un paio di minuti prima di prendere in mano un album di foto rilegato. 
Lo sfogliò piano. Quell'album conteneva foto sue e del suo compagno di vita.
Foto sin da bambini li ritraevano sempre insieme. 
Sfiorò con le dita il sorriso luminoso di Makoto che lo abbracciava felice il primo giorno di quarta elementare. Quel sorriso negli anni non aveva perso nessuna delle sue proprietà.
Una lacrima gli rigò la guancia destra.
Sapeva benissimo dove sarebbe andato l'altro quella sera. 
Sapeva benissimo che Makoto vedeva un'altra persona da tempo.
Lo aveva sospettato da subito e ne aveva avuto la conferma.
Kuso sentendolo triste gli si avvicinò per consolarlo.
Kuso; il più bel regalo che Makoto gli avesse mai fatto, dopo sé stesso.
Gli accarezzò la testa e iniziò a singhiozzare forte.
Il cane per consolarlo gli diede una leccata sulla guancia, asciugandogli le lacrime. Sembrava quasi che volesse dirgli qualcosa. 
Quel cucciolo aveva un sorriso come quello di Makoto e la stessa espressione genuina.
Di colpo Haruka ebbe un pensiero.
Che Makoto gli avesse lasciato Kuso come suo sostituto?
Ora non era più triste. Era arrabbiato. Il cucciolo lo sentì e si allontanò subito da lui. 
Il moro si alzò di scatto e lanciò l'album contro il muro mandando foto dappertutto. Lanciò in giro cuscini e tutto ciò che gli capitava a tiro. Gridava, piangeva e imprecava.
Kuso corse verso la camera dei suoi padroni cainando.

Il salotto era completamente sottosopra. Haruka stava accovacciato in mutande seduto su dei pezzi di vetro rotto dei bicchieri che aveva lanciato prima.
Aveva smesso di piangere e ora si guardava attorno osservando cosa gli rimaneva.
Caos e vetri rotti.
Era la una di notte, la porta di casa si aprì e Makoto rientrò come era uscito.
Il moro non disse nulla, rimase a terra in silenzio senza neanche guardarlo.
Makoto si sedette accanto a lui e gli poggiò mano sulla spalla. Rimase così per un po', poi parlò.
"Sai Haru, ho conosciuto una ragazza..."
Haruka sentì il cuore già rotto polverizzarsi.
"... è stupenda. La più bella ragazza che io abbia mai visto. Ha una voce meravigliosa e gli occhi blu."
Le lacrime stavano facendo capolino sugli occhi del moro, sapeva dove voleva arrivare a parare. Era finita.
"Questa sera mi aveva chiesto di uscire. Probabilmente ora sarà tornata a casa. Sai, ho pensato a lungo a lei e quando sono uscito sono andato con l'auto fino ad Iwatobi. Volevo vedere l'oceano. Lo so... sembra strano no? Io che ne ho paura..."
Haruka lo stava guardando, gli occhi umidi lo fissavano confusi.
"E lei?"
Makoto fece spallucce.
"Probabilmente sarà tornata a casa. O avrà trovato un altro ragazzo. Ma continuiamo; sono andato a vedere l'oceano perché avevo bisogno di ricordare quale fosse il colore originale dei tuoi occhi... prima che per colpa mia perdessero la loro vera bellezza."
Makoto si voltò guardandolo negli occhi, quegli occhi color oceano. Spaventosi e magnetici.
"Voglio che i tuoi occhi non smettano mai di brillare."
Makoto sorrise e lo abbracciò.
Anche ora Haruka piangeva. Piangeva di felicità mentre lentamente le sue labbra e quelle di Makoto si unirono. Tremava ogni singolo tocco. Sentiva un brivido percorrerlo tutto. Come la prima volta che si erano baciati.
Non erano più semplici compagni di vita, ora erano di più.
Dal corridoio arrivò scodinzolando Kuso che si sedette davanti a loro, a leccare via tutte le lacrime del moro. 
Haruka abbracciò anche lui. 
Si diede dello stupido a lungo per aver anche solo pensato male di quella stupenda creatura.
 

Continua...

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Capitolo 3
*** Together ***


Together 


 

Era passato già un anno che Kuso viveva con loro e per festeggiare l'evento andarono tutti e tre a Iwatobi a vedere l'oceano.
Haruka era esaltatissimo all'idea di ritornare a nuotare nell'oceano, sembrava ritornato un ragazzino. Makoto non moriva dalla voglia di entrarci però non aveva intenzione di perdersi Haruka che sguazzava allegro con tanto di cucciolo.
Arrivarono in spiaggia già la mattina e ci restarono fino alle due del pomeriggio.
Makoto giurò che mai aveva visto il moro così felice in acqua. Lo guardava nuotare accanto a Kuso.
Quel cane davvero aveva rafforzato il loro legame. Haruka lo amava proprio.
Makoto seduto sulla spiaggia si sentiva quasi geloso verso il cane, ma vedendo il volto di Haruka rivolto verso lui cambiò completamente idea.
Sorrise e si avviò per unirsi agli altri due nel freddo oceano.

Nel pomeriggio improvvisarono un giro per il loro paese natale. Fecero compere e salutarono qualche vecchio conoscente.
Quel pomeriggio però Haruka ricevette una chiamata. 
Dopo aver riagganciato il telefonino guardò Makoto senza sorridere.
"I miei sono qui a Iwatobi. Vogliono che vada a trovarli, stasera."
Makoto gli sorrise.
"Non vedo il problema."
"Gli ho promesso che avrei fatto su famiglia entro il Natale scorso."
"Questa non è una promessa che si può per forza mantenere. Non sei più un bambino."
"Lo so. Ma i miei non sanno di noi. Non sanno che io una famiglia non la voglio."
"Diglielo."
Haruka tenne lo sguardo basso.
"Tu l'hai detto ai tuoi genitori?"
"Gli ho detto che non volevo figli e, sai come sono, hanno capito."
"Già... I miei non sono così. Loro non hanno nessun altro figlio oltre me e vogliono un nipote."
"Non possono decidere per te, hai quasi trent'anni."
"Hai ragione."
Haruka si abbassò ad accarezzare il cagnolino. Guardandolo in faccia gli disse:
"Stasera conosci i nonni. Sei contento? "
"Woof! Woof!"
Makoto rise e insieme si incamminarono verso le loro vecchie abitazioni.

*

"Ommioddioooo! Makotuccio mio! Come sei cresciuto!!!!"
"Ciao mamma, come stai?"
"Oh cielo! Sembrava ieri che avevi ancora i capelli lunghi e il mento sbarbato! E ora guardati! Sembri papà quando ci siamo sposati!"
La signora Tachibana gli fece l'occhiolino.
"Ehm... mamma..?"
"In effetti è vero, Makoto. Sembri più vecchio con la barbetta che senza."
Haruka sorrideva alle sue spalle.
"Haru! È quello lo scopo!"
Si lamentò il castano.
"Harukinooo!"
Haruka sbiancò sentendosi chiamare così dalla madre di Makoto.
"Anche tu sei cresciuto tantissimo! Oddio! Però non hai il volto squadrato da omaccione come mio figlio... almeno tu hai mantenuto un bel viso fine ed elegante."
"Grazie signora."
"Mamma!"
Makoto rimproverò sua madre prima di venire interrotto.
"Woof! Woof!
"Oooh e questo? Che bello che sei!"
Kuso si era avvicinato correndo verso la signora scodinzolando e mendicando coccole.
"Ahah, che carino! Di chi è? Tuo Harukino?"
Makoto mise il braccio sulle spalle di Haruka avvicinandoselo il più possibile.
"Mamma, questo è nostro. È il nostro cucciolo. Nonché tuo nipote!"
Makoto aveva stampato in faccia il più gran sorriso che avesse mai fatto in vita sua, mentre Haruka sudava freddo alla sola idea della figuraccia appena fatta.
La madre guardò il cane e poi loro, vicini.
Il volto era vuoto e pallido.
Guardò nuovamente il cane e si girò correndo in casa.
"Tesorooo! Makotino e Harukino hanno un figlio cane!"

Erano seduti da una mezz'oretta nel giardino della casa a prendere un the e il signor Tachibana non aveva ancora finito di ridere.
"Ahahah... Makoto potevi anche essere più specifico con tua madre! Ahahah!"
"Non c'è nulla da ridere, tesoro! Mi sono presa uno spavento!"
"Andiamo cara. Lo sai che è impossibile partorire un cane per degli umani, per di più maschi."
In effetti anche Makoto e Haruka erano rimasti perplessi dal fraintendimento della signora.
Lei piuttosto imbarazzata cercava di cambiare discorso.
"Allora cosa fate di bello ora? Lavorate? Dove vivete? Makotino non ti sei fatto sentire per così tanto tempo! Ran e Ren sono già all'università..."
"Beh... Haru lavora in un ristorante come cuoco, mentre io faccio ora il pompiere per la città di Tokyo."
Haruka se ne stava in disparte a giocare con il cagnolino, mentre Makoto raccontava del più e del meno ai suoi genitori.

Dopo tante chiacchiere il padre azzardò una domanda.
"E il cagnolino come lo avete chiamato?"
Makoto aveva anche ora un sorriso spensierato.
"Kuso."
I coniugi Tachibana guardavano il figlio, chiedendosi dove avessero sbagliato.
Erano stati tolleranti su tutto, ma sul nome del cane no.
Haruka girato di schiena se la ridacchiava soddisfatto. 
Dopotutto si sa che certi uomini non maturano mai veramente.

*

Dopo aver salutato i genitori di Makoto i due guardarono la scalinata che portava a casa Nanase. 
Haruka deglutì. 
"Makoto. Lascia parlare me. Non interferire."
"Ehm... okay."
Makoto non conosceva bene i genitori del moro, ma si fidava abbastanza da sentire che lui sapeva cosa fare.

Haruka entrò senza neanche bussare e si chiuse la porta alle spalle, senza lasciare la possibilità a Makoto e Kuso di entrare.
Makoto sapeva che li avrebbe chiamati dentro quando sarebbe stato il momento propizio.

I coniugi e il figlio sedevano al tavolo in sala. 
I genitori Nanase non erano frivoli come i Tachibana, ma non per questo erano cattive persone. Erano stati poco presenti, ma non avevano mai lasciato Haruka da solo e gli volevano molto bene.
L'unico problema era che da lui pretendevano una cosa sola.
"Allora Haru, come va con la famiglia?"
La madre gli sorrise dolce e curiosa.
"Bene, stiamo passando un bel periodo tutti e tre."
"Ma... non hai portato qui tua moglie e tuo figlio?"
Il moro ingoiò rumorosamente il the.
"Ecco io... non sono sposato. E non ho un figlio..."
"Aah capisco, è una bambina!"
Il padre sembrava ancora più felice.
Haruka si alzò in piedi e prese un gran respiro.
"Io convivo con Makoto, il mio migliore amico d'infanzia, e la nostra felicità è il nostro cane."
Seguì un minuto di silenzio, dove Haruka sudava in attesa di una risposta e i suoi aspettavano che lui dicesse loro che era solo uno scherzo.
La risposta arrivò.
"Stai scherzando, vero? Makoto è un uomo. Cosa significa che convivete? E cosa vuol dire la vostra felicità?"
Haruka si risedette e serio li guardò in volto.
"Io sono insieme a Makoto e come figlio abbiamo adottato un cucciolo."
Cercava di essere più tranquillo possibile ma stava tremando comunque.
La madre sembrava sul punto di piangere.
"Com'è possibile? Non è vero! Non può esserlo!"
"Mamma calmati..."
"No! Tua madre ha ragione! Una cosa del genere non può esistere!"
Haruka sentì il mondo cadergli addosso. Tremava e stava per scoppiare in lacrime come un bambino. Essere guardato con disprezzo e disgusto dai suoi stessi genitori era troppo.
Sentì una mano grande e calda sulla sua spalla e Makoto gli si sedette accanto in silenzio e gli riservò un sorriso incoraggiante. 
Haruka lo guardava stupito, ma mai quanto i suoi genitori che ora guardavano Makoto con odio.
"Tu! È tutta colpa tua!"
Il padre di Haruka accusò il castano.
"Cosa hai fatto a mio figlio?"
La madre invece era disperata.
Makoto si sentì a disagio, ma non rispose. Non disse nulla come Haruka gli aveva chiesto.
"Mamma! Papà! Makoto non c'entra! L'ho deciso io!"
"Non importa chi l'ha deciso! Tu devi sposarti con una donna e avere dei figli!"
Il padre si alzò urlando in faccia al figlio. Anche lui si alzò e urlò.
"Io non voglio figli! Voglio essere libero! Voglio decidere io!"
"Non puoi farlo!"
"Sì invece! Ho trent'anni! Non dieci! Voi non decidete più per me! Io voglio vivere con Makoto e lo farò! Voglio avere un cane come figlio e lo farò!"
Haruka prese la mano del compagno e uscì di casa correndo.
Presero Kuso che li aspettava all'entrata e arrivarono all'auto.
"Haru... sei sicuro che vada davvero bene così? Mi dispiace che loro..."
"Non fa niente. Loro ora lo sanno ma questo non mi interessa. Non mi fermeranno."
Il moro appoggiò la testa sulla spalla del castano e con la mano accarezzava leggermente il muso del cagnolino.
"Makoto, torniamo a casa."
"Sì, Haru."

Haruka non aveva intenzione di rivedere più i genitori. Era scappato di casa come un ragazzino innamorato e non se ne pentiva minimamente.
Dopotutto si sa che certi uomini non maturano mai veramente.

*

A casa Makoto disse ad Haruka che se voleva poteva sfogarsi.
"Tu non c'entri, anzi, con te non riesco ad arrabbiarmi."
Aveva risposto con un leggero sorriso prima di lasciargli un bacio sulla guancia e andare poi a svuotare le borse con i costumi da bagno.

Pochi giorni dopo arrivarono due lettere. Una indirizzata ad Haruka e una a Makoto. 
Il moro non la aprì neanche. La stracciò e la bruciò.
Makoto la aprì e la lesse tutta. 
Non disse nulla per ciò che vi era scritto.
Non aveva commenti.
Rimise la lettera nella busta e la lasciò in uno dei suoi cassetti.
L'avrebbe fatta leggere ad Haruka quando si sarebbe calmato.

Continua...







N.d.A
Alla buon ora! Scusate il ritardo ma ci ho messo un'eternità a capire che non devo usare explorer....
ahah ok, il quarto e ultimo capitolo non tarderà ad arrvare!
Grazie per la lettura e... see you later!
~Drunk

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Capitolo 4
*** Forever ***


Forever


 

Makoto stava ancora dormendo beatamente nel letto caldo.
Fuori c'era pioggia e nebbia, di certo non sarebbe uscito volentieri dal piumone.
Non era giorno libero, era solo di picchetto, ma in una giornata del genere era raro un incendio. Certo in caso di allagamento o caduta di alberi in strada lo avrebbero potuto chiamare, ma conoscendo i suoi colleghi ora stavano bevendo il caffè allegramente.

Sentì una ventata continua d'aria calda in faccia dall'odore poco piacevole.
Kuso lo stava fissando dal bordo del letto scodinzolante. 
"Cosa vuoi? Oggi non devo alzarmi presto..."
"Woof!"
"Ooaah, ho capito... arrivo!"
Il cane uscì contento dalla stanza mentre Makoto si alzò lamentandosi e iniziò a cercare i boxer per la stanza.

*

"Haru, quanto dici che ci metterà Makoto a svegliarsi?"
"In effetti non ci sta mettendo un po' tanto, Haru?"
Haruka sospirò e guardò i suoi ospiti.
Una donna sulla trentina dai lunghi capelli scuri legati sedeva al tavolo con in braccio un bambino di tre o quattro anni.
Un uomo della stessa età era accanto a lei, vestito impeccabilmente con un completo blu scuro.
"Lo sapete, è sempre stato un pigrone."
La donna fece un sorriso malizioso.
"Non è che ieri sera avete fatto un po' troppo casino."
Il moro stava girato di schiena in silenzio, fingeva di interessarsi di più alla cottura del pesce.
"Non dire così! Dopotutto ha ormai quarant'anni! Sta invecchiando anche lui!"
La rimproverò l'uomo. 
"Quarant'anni... non riesco ad immaginarlo. Già rivedere Haru invecchiato mi fa stranissimo!"
"Ehi! Non sono vecchio!"
Haru si girò di scatto leggermente seccato verso i due quando notò che lentamente si stava avvicinando una figura con la camminata da zombie.
Makoto si affacciò alla cucina con le sole mutande e gli occhi semichiusi.
"'Giorno Haru..."
"FRATELLONE! BUON COMPLEANNO!!!"
Makoto spalancò gli occhi.
"Ran? Ren?"
"Certo! Cavolo, allora è vero che sei diventato vecchio!"
Makoto ricordava i due fratelli come due bambini saltellanti.
"Sarai anche invecchiato ma hai sempre lo stesso fisico da favola! Fratellone dimmi come fai!"
Ren gli saltò addosso abbracciandolo, l'energia dei due non era andata persa.
"Accidenti Ren, sei più alto di me!"
Ran si avvicinò con il pargolo in braccio.
"A me non mi saluti?"
Makoto le sorrise e si abbassò a baciarla sulla guancia. 
"E questo pargoletto? Dovete raccontarmi un bel po' di cose!"

Makoto scoprì tutto ciò che si era perso dei suoi fratellini.
Ren lavorava in una banca a Londra e l'anno successivo sarebbe tornato in Giappone per sposarsi.
Ran aveva studiato economia e ora viveva in California con il marito e il figlio.
"Certo che avete viaggiato voi due!"
"Già, abbiamo dovuto attraversare il mondo per trovare la nostra anima gemella!"
Dissero in coro guardandoli con gelosia.
"Almeno voi l'avete trovata..."
Makoto ed Haruka guardavano in basso abbattuti.
I due gemelli si guardarono straniti, ma decisero di fare finta di niente.

Rimasero tutto il pomeriggio a casa loro per festeggiare il compleanno di Makoto e quando finalmente se ne andarono Haruka poté rilassarsi sul divano. L'età si faceva sentire anche per lui.
Makoto si sdraiò accanto a lui appoggiando la testa sulle sue gambe.
"Ahah, come sono cresciuti..."
Il moro lo guardò con un mezzo sorriso. 
"E pensare che noi siamo ancora scapoli..."
"Ahah... beh sposarsi sarebbe stato bello, Haru, ma non saremmo più potuti rimanere così vicini..."
"Già..."
Haruka giocava con una ciocca di capelli, sempre più chiari, del castano.
Il telefonino di Makoto vibrò rumorosamente facendolo trasalire.
"Cos'è ora?"
Si sedette e notò che era una email.
Da parte di Rin.
Haruka si avvicinò curioso e guardò.
'Auguroni vecchio! Guarda cos'ho trovato in una vecchia videocamera?
Buon 30 esimo anniversario!
Rin Matsouka.'

Era un video di un paio di minuti.
Lo fece partire.

Nel video si vedevano Makoto e Haruka all'età di dieci anni.
Si sentiva la voce di Rin in sottofondo.
'Ecco, è partita!'
Makoto e Haruka ora si guardavano in faccia tenendosi le mani intrecciate. Makoto sorrise felice. 
'Haru, vuoi sposarmi?'
Il piccolo moro annuì e diede un bacio sulla guancia del castano.
Rin rideva in sottofondo.
'Non ci credo... ora siete sposati! Scommetto che non vi separerete mai più! '
Haruka e Makoto si abbracciarono e poi si diressero verso Rin per spegnere la videocamera.

I due adulti guardarono increduli il video. Non avevano mai pensato il motivo per cui non riuscivano a separarsi era perché erano sempre stati uniti da qualcosa di più di una forte amicizia. 
Haruka sorrise.
"Allora non siamo proprio scapoli..."
Makoto rimandò il sorriso e si risdraiò sulle gambe dell'altro.
"A quanto pare no..."
Entrambi si guardarono e risero. 
Il cane sentendolo fare casino corse verso di loro.
I due si sedettero a terra per accarezzarlo.
In quel momento il moro notò che il cane stava masticando qualcosa.
Una busta. La strappò dalle grinfie del golden retriver che era troppo impegnato a farsi fare le coccole per arrabbiarsi.
Dalla busta tirò fuori una lettera vecchia e sbavata, ma ancora leggibile. Era datata più di dieci anni prima.
 

A Tachibana Makoto,

Siamo estremamente dispiaciuti per ciò che è accaduto l'altro giorno.
Abbiamo sbagliato. 
Chiediamo perdono a te e a nostro figlio.
Ci scusiamo molto per la nostra reazione. Eravamo parecchio sorpresi poiché avevamo altre aspettative.
Ora ne abbiamo parlato tra noi e abbiamo deciso di accettare la vostra scelta.
Se questo è ciò che nostro figlio ha scelto per sé non possiamo far altro che essere felici per lui.
Accetteremo te e il vostro cucciolo senza problemi e vi auguriamo tutto il bene possibile.
Non pretendiamo il vostro perdono, ma saremmo lieti di passare ancora del tempo insieme.
Ricorda ad Haruka che gli vogliamo bene e ti ringraziamo di cuore per tutto ciò che hai fatto per lui.

Nanase.
 

Il moro fissò la lettera per molto tempo prima che l'altro la notò. 
"Cos'è Haru?"
Questo non rispose e continuava a fissarla. Quando l'altro si avvicinò per vedere cosa fosse Haruka la piegò e se la mise in tasca.
"Niente, un vecchio bollettino pagato."
Makoto gli sorrise e gli lasciò un bacio sulla guancia.

*

Ora di sera la pioggia e le nuvole si erano dileguate lasciando spazio a un limpido cielo notturno. Le stelle non si riuscivano a vedere bene a causa della luce in città, ma la luna piena era perfettamente in bella vista davanti a loro.
Stavano seduti sul balconcino con Kuso sdraiato sui loro piedi a tenergli caldo.
Makoto continuava a tenere una mano attorno a quella di Haruka.
"Makoto... per il tuo compleanno volevo regalarti delle parole..."
Makoto lo guardò sorridente.
"Dimmi, Haru."
Il moro si avvicinò abbastanza da sussurargli all'orecchio.
"Ti amo."
 

FINE




N.d.A
Ecco la fine di questa breve stoia durata 13 anni... scusatemi se é molto spiccia ma... boh. Spero vi sia piaiuta e grazie mille per averla letta fino alla fine!
Sono soddisfatta anche io di avere finamente scritto una storia dove non muore troppa gente ^^
Cappellate a parte... grazie ncora e... bye!
~Drunk

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