Hai paura di volare, o sono solo vertigini?

di Rystie_00
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Capitolo ***
Capitolo 2: *** II Capitolo ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVII ***



Capitolo 1
*** I Capitolo ***


CAPITOLO I
 
 
 
 
KOUSHI
 
La mattina del tredici giugno, Sugawara Koushi si era svegliato con insolita felicità: era il suo compleanno.
Balzò dal letto e si infilò una semplice maglietta grigia a maniche corte. Si guardò per un secondo allo specchio, sistemandosi almeno un po’ i capelli, scompigliati per il sonno, dopodiché scese in cucina, dove i suoi genitori lo stavano sicuramente aspettando.
Come varcò la soglia, infatti, sua madre e suo padre si voltarono verso di lui e gli sorrisero felici.
« Buon compleanno, Koushi! » gli augurarono in coro. Il figlio si avvicinò per abbracciarli entrambi e affondò il viso nel collo della madre, schioccandole un bacio sulla guancia.
« Grazie. » sussurrò infine.
Iniziarono la colazione in pace e armonia, come ogni mattina. Koushi amava la sua famiglia. Questa era una delle sue poche certezze. Forse perché gli era sempre stata fedele, forse perché non vi era motivo di odiarla.
« Abbiamo una cosa da dirti, tesoro. » annunciò sua madre.
Koushi alzò lo sguardo e incontrò quegli occhi castani come i suoi. Attese in silenzio.
« Questo pomeriggio lo passerai insieme a Akihiro! » sorrise gioiosa la donna.
Koushi scattò in piedi: « Lui è qui? State scherzando? »
Il padre scosse la testa: « Tuo fratello ha chiesto di poter trascorrere del tempo con te. I suoi studi all’università procedono bene, quindi un pomeriggio se lo può concedere. »
« Ma è fantastico! » esclama il ragazzo, ridendo.
I suoi genitori annuiscono, anch’essi felici.
 
Koushi si osservò allo specchio di camera sua. Gli abiti che aveva scelto, li adorava. Indossava una gonna blu a ruota e una camicetta bianca a maniche corte. I capelli candidi li aveva pettinati alla meglio, quindi era pronto per uscire. Prese la sua borsa dei libri e se ne andò di casa, salutando i suoi genitori.
La strada la faceva sempre a piedi. Gli piaceva camminare, diceva sempre, ma era chiaro che questa era una banale scusa che si era imposto per evitare di andare con il treno e quindi rischiare di essere preso in giro da altri ragazzi.
Koushi non aveva amici.
Ci aveva provato.
Alle medie era riuscito ad entrare nella squadra di pallavolo, ma, al terzo anno, era stato scaricato dalle persone a cui voleva bene, perché aveva iniziato ad indossare abiti femminili.
L’unico su cui poteva contare, forse, era un ragazzino più giovane di lui: si chiamava Shouyou Hinata. Una zazzera di capelli arancioni, enormi occhi color nocciola e tanta, tanta energia. Era l’unico che seguiva il suo stesso stile. Proprio quella mattina, gli aveva inviato per messaggio gli auguri.
E poi c’era Akihiro, il primogenito della famiglia Sugawara. Studiava economia a Tokyo, quindi si era dovuto allontanare dai suoi cari. Non per questo, però, il loro legame diveniva meno solido. A volte Koushi e lui videochattavano per ore, durante sera.
Akihiro era l’esatto opposto di Koushi: capelli scuri ereditati dal padre, alto, occhi castano intenso, un po’ ribelle e sempre al centro dell’attenzione.
Lo invidiava molto, eppure non poteva pensare di volergli meno bene.
Quel pomeriggio lo avrebbero passato assieme.
Non stava più nella pelle: chissà cosa aveva organizzato il suo fratellone.
 
Immerso nei suoi pensieri, Koushi arrivò a scuola. Si precipitò in classe senza dare peso alle occhiate degli altri studenti. Ormai, non se ne preoccupava più.
Il professore entrò al suono della campanella e le lezioni iniziarono.
 
Arrivata l’ora di pranzo, prese le sue cose e si diresse sul tetto di una delle tante strutture della scuola. Stava solo, godendosi la leggere brezza estiva e l’odore di fiori di pesco nell’aria. Portava una coperta su cui sedersi e mangiava in tranquillità.
Li osservava dall’alto gli altri ragazzi, tutti riuniti nel cortile principale, proprio sotto di lui.
Sospirò e cercò con gli occhi il gruppo che gli interessava maggiormente: quello di pallavolo.
Avrebbe voluto farne parte. Terribilmente. Ma non aveva mai osato.
Ne era sicuro, era sicuro che il capitano, quel Daichi Sawamura, lo avrebbe guardato male, inarcando un sopracciglio, e detto: « Non ci teniamo alla presenza di una ragazzina. »
Chiuse gli occhi e abbassò lo sguardo, rassegnato.
Un angelo solitario.
 
« Fratellino! »
Aperta la porta di casa, Koushi si ritrovò davanti suo fratello maggiore in tutta la sua bellezza. Portava una maglia blu notte con sopra una felpa verde scuro, e dei semplici jeans.
Gli occhi color nocciola, come i suoi, lo guardavano con felicità.
« Akihiro! »
Si abbracciarono.
« Cavolo, mi sei mancato, fratellino! E guarda che spettacolo! » Fece ruotare Koushi su una mano, osservando come gli stesse bene il vestito che aveva scelto per quell’occasione. Aveva le spalline che scendevano ai lati delle spalle e la gonna fino al ginocchio. Il tutto di un color salmone, con dei piccoli fiorellini e gli orli entrambi bianchi.
Koushi sorrise, arrossendo. « Dove mi porti? »
Akihiro gli strizzò un occhio: « Sali in macchina. »
 
« Prima di andare al cinema, ti porto a fare spese. » annunciò Akihiro, guidando.
« Sul serio? » a Koushi si illuminarono gli occhi dall’emozione.
Il fratello annuì e i due ripresero a fissare la strada davanti a sé. Giunse un breve silenzio, interrotto dalle parole di Akihiro: « Koushi.. hai fatto nuove amicizie? »
Il volto del ragazzo più piccolo si velò di tristezza all’improvviso, e guardò in basso.
« Capisco… Non ti scoraggiare, le cose potrebbero cambiare. » cercò di rassicurarlo.
Koushi gli sorrise debolmente.         
« Potrebbero. »
 
Il negozio in cui Akihiro portò  il fratello non era molto grande, ma disponeva di numerosi capi d’abbigliamento, e questo bastò per far tornare la felicità in Koushi che, una volta scelti una decina di vestiti, si precipitò in camerino.
Mentre Akihiro aspettava il fratello, vide avvicinarsi ai camerini un’altra coppia. La ragazza era minuta, ma teneva un’aria sicura di sé. Aveva i capelli cortissimi e gli occhi di un particolare castano non troppo scuro.
Il ragazzo, invece, sembrava essere il doppio di lei. Anch’egli aveva i capelli marroni e gli occhi quasi neri e, molto probabilmente, era il fidanzato della ragazza.
« Vado a provarmi queste cose! » esclamò raggiante, scomparendo poi dietro la tenda del camerino.
Il ragazzo si appoggiò ad una colonna proprio di fronte ad Akihiro.
I due si sguardarono e poi il ragazzo gli fece un cenno con il mento.
Akihiro sorrise e gli domandò: « Sei ad accompagnare la tua ragazza? »
« È la mia migliore amica. Diciamo piuttosto che mi ha trascinato a forza con sé… Tu? »
Akihiro stava per rispondere, ma la tenda del camerino del fratello si scostò in quel momento.
Koushi indossava un abito simile a quello che portava, ma questo era bianco con piccoli pois neri. Akihiro fece un sorriso a trentadue denti. « Wow! Che splendore, fatti vedere! »
Koushi fece qualche passo in avanti, voltandosi verso uno specchio.
« Non mi sta male. » constatò.
Akihiro fischiò. « Fratellino, ti sta da favola! »
« Sei sicuro? »
« Certo! Se non ci credi, chiedi a quel ragazzo. » disse, indicando il tizio di prima.
Come Koushi lo guardò, arrossì visibilmente e rimase immobile, troppo imbarazzato per dire qualsiasi cosa.
Daichi Sawamura spalancò gli occhi, sbalordito per un secondo.
« Oh, tu vieni a scuola con me! »
« S-sì… »
« Sei… mmm… Sugawara? »
L’altro abbassò lo sguardo. « E tu sei Sawamura. »
Ci fu un silenzio durante il quale Koushi si torturò le dita delle mani. Akihiro li osservò con un ghigno stampato in viso.
« Be’, tuo fratello ha ragione, stai bene con quel vestito. » disse Sawamura.
Koushi alzò di scatto lo sguardo ad occhi spalancati. Lo aveva detto sul serio? Daichi Sawamura gli aveva appena fatto un complimento?
Riuscì a balbettare un “grazie”, e poi si rifugiò in camerino, cambiandosi il più in fretta possibile. Dovevano andarsene di lì.
Appena pronto, uscì dal camerino. Involontariamente spostò gli occhi verso Daichi, che lo guardò, stupito dall’abito che vestiva.
« Andiamo Akihiro. » disse, trascinandolo via.
 
Dopo aver pagato, Koushi corse – letteralmente – verso l’auto di suo fratello e si chiuse dentro, prendendosi la testa fra le mani. Akihiro lo raggiunse e salì in macchina, guardando il più piccolo.  
« Lo conoscevi? »
« L-lui è il capitano della squadra di pallavolo ed è… be’, molto conosciuto a scuola. »
« Ma è stato gentile! È una buona cosa! Perché non provi a parlarci? »
Koushi alzò la testa: « Cosa? Stai scherzando? Gli rovinerei la reputazione! »
Vi fu una pausa durante la quale Akihiro esaminò il fratello. Poi prese ad accarezzargli i capelli dolcemente.
« Non sminuirti così. Tu sei una persona fantastica! Vedrai… magari poi inizi a piacergli pure! »
Koushi arrossì di colpo: « A-Akihiro!!!»
E, subito dopo, i due scoppiarono in una fragorosa risata.
 
 
Due giorni dopo, Koushi indossò il vestito che gli aveva comprato Akihiro.
Non era per fare attirare l’attenzione di Daichi Sawamura. Assolutamente no.
Quando, nei corridori durante il cambio d’ora, incontrò il ragazzo, i loro occhi si incrociarono per un’istante, ma Koushi, subito dopo, nascose lo sguardo e scappò via con i libri stretti al petto.
Non doveva aspettarsi niente dal capitano della squadra di pallavolo. Niente.
Doveva ancora accettarlo.
E non sapeva quanto si stesse sbagliando.
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: Buonasera popolo di EFP! Se siete arrivati fin quaggiù, posso dedurre che la ff non è stata troppo noiosa.
Gli avvertimenti che ho messo sono solo per precauzione e per non rischiare di offendere nessuno con il prossimo capitolo.
Volevo chiarire alcuni punti.
  1. La storia è ambientata durante il secondo anno di scuola di Koushi e Daichi, quindi, non saranno presenti i Tsukkyama o gli altri ragazzi del primo anno (o almeno, non in ambiente scolastico).
  2. Come avete potuto leggere, Koushi conosce già Hinata e, in futuro, lo incontreremo. Chissà se vedremo la Kagehina U. U
  3. Ho cercato dappertutto, ma non si trovano i famigliari di Sugawara quindi ho inventato! Perdonatemi per eventuali sbagli.
  4. Spero di aver scritto tutto quello che avevo da scrivere.
 
Allour… vi ho quindi chiarito alcune cose, ma vi lascio con una domanda?
Questa storia deve continuare o devo smetterla subito?
Un abbraccio a tutti quanti.
Rystie_00

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Capitolo 2
*** II Capitolo ***


CAPITOLO II
 
 
 
DAICHI
 
Gli allenamenti di quel giorno, erano stati veramente asfissianti.
La squadra lavorava bene, nel complesso, ma mancava ancora quel qualcosa che l’avrebbe resa perfetta.
L’alzatore?
Certo. Avevano assolutamente bisogno di un setter fisso, anche se, con fatica, riuscivano a collaborare lo stesso per le alzate.
Quella sera, Daichi si era fermato a mangiare con gli altri pallavolisti e, per questo, si era fatto leggermente tardi.
Tornava a casa facendo roteare in aria la palla degli allenamenti e fischiettando spensierato.
« Cosa state facendo? Aiuto! Lasciatemi stare! »
Quelle urla disperate raggiunsero l’orecchio del capitano, che smise di palleggiare e rimase in ascolto.
« Aiuto! »
La richiesta proveniva dalla sua sinistra, dove vi era un boschetto. Si nascose dietro a dei cespugli e quello che vide lo fece tremare.
Vi erano tre ragazzi, tutti sui vent’anni. E due di loro tenevano bloccato di schiena per i polsi Koushi Sugawara, contro un albero.
La zip del suo vestito era stata abbassata lungo la sua schiena, rivelandone la pallida pelle.
Il terzo uomo ghignava maliziosamente, come gli altri, e infilò una mano sotto la gonna del ragazzo.
« NO! » urlò infatti questo, cercando di divincolarsi e con le lacrime agli occhi.
Il terzo delinquente si fermò per un istante per poi posare la sua mano su una sua coscia.
« Aiuto! Vi prego! Aiutatemi! » piangeva Sugawara, scosso dalla paura.
Daichi non ci pensò due volte.
Alzò la palla e fece una schiacciata che colpì fortemente il molestatore che cadde a terra, tenendosi il naso sanguinante.
« Cosa cazzo era? »
Sentì  dire uno dei due rimasti, mentre si spostava proprio dietro quello e gli tirò un calcio sulla schiena.
L’altro vide Daichi e si mosse per difendersi, ma non riuscì a farlo perché gli era stato già assestato un pugno in pancia.
Con la coda dell’occhio vide Koushi accasciarsi a terra, ma, prima di occuparsi di lui, prese svelto il cellulare e scattò una foto ai ventenni, prima che riuscissero a scappare a gambe levate. Rimase in piedi ad osservarli. Quando li vide lontani, fu destato da dei singhiozzi.
Si voltò verso Sugawara. Tremava e piangeva, tenendosi le ginocchia al petto con le braccia.
Non gli disse niente.
Gli sollevò la zip e si inginocchiò davanti a lui.
Gli occhi del ragazzo dai capelli grigi si alzarono per un secondo su di lui. Erano velati da uno strato lucido.
« Riesci ad alzarti? » chiese Daichi, gentilmente. Koushi scosse debolmente la testa.
Daichi allora lo prese in braccio senza troppi complimenti. Le sue braccia lo sollevarono, tenendolo per le ginocchia e la schiena.
« Tieniti a me. » gli disse, e Koushi gli avvolse le braccia al collo.
 
Camminarono così per tutto il viaggio verso l’abitazione di Koushi.  Quest’ultimo era riuscito a calmarsi un po’, nonostante avesse gli occhi gonfi e spasmi di paura percuotevano ancora il suo gracile corpo.
« Siamo quasi arrivati. » gli riferì Daichi.
« Ti sto pesando. Lasciami andare. »
« No, non ti lascio solo. » disse il capitano con tono serio. « Quei bastardi… domani mattina passo a prenderti e andiamo a denunciarli, intesi? »
« Ma… la scuola? Non possiamo saltare le lezioni. Tu hai una squadra da portare avanti. »
« Al diavolo la scuola! Sugawara, non posso sopportare che quei tre rimangano in circolazione. »
Koushi non rispose, si limitò ad appoggiare la testa al petto dell’altro.
  Quando furono arrivati, Daichi suonò alla porta con la mano che sorreggeva Koushi per la schiena.
« Non serve che… » la voce di Sugawara era spezzata.
« No. No, stai zitto, ti ho già detto che non ti lascio andare. »
La porta di casa si aprì proprio in quel momento.
Il sorriso della signora Sugawara scomparve appena vide lo stato del figlio. Non si mosse.
« Signora, lasci che porti Koushi in camera sua. »
La donna annuì, spostando gli occhi dallo sconosciuto al suo bambino.
Daichi entrò.
« Dov’è, Koushi? »
« La seconda porta a destra lungo il corridoio. » sussurrò, e la testa gli ricadde sull’incavo del collo di Sawamura.
Il pallavolista seguì le indicazioni ricevute. Spalancò la porta, già scostata leggermente, con un calcio non troppo forte e, non appena vide il letto, vi adagiò Koushi delicatamente.
Sentì dei passi avvicinarsi e pensò che fossero i genitori del ragazzo.
« Daichi. »
Il giovane in questione rabbrividì per il tono con cui l’altro aveva pronunciato il suo nome.
« Se non ti dispiace, ora vado a parlare con i tuoi genitori. » disse a Koushi.
Koushi non voleva che se ne andasse, quindi, timidamente, gli domandò: « Puoi tornare dopo? »
Daichi lo guardò per un attimo, incerto, ma poi annuì.
 
 
 
KOUSHI
 
La verità era che Koushi aveva avuto paura. Non avrebbe mai immaginato che sarebbe potuta accadere una cosa simile. Mai.
Come quelle mani sporche lo avevano toccato, era stato assalito dal terrore puro. Sentiva un senso di nausea e un gran mal di testa.
Non aveva avuto la forza e il coraggio di difendersi.
Il ricordo della voce rauca di uno di quei malintenzionati lo fece tremare per un momento.
Non sentì entrare suo padre. Sentì solo una mano sul suo fianco. Koushi si scansò spaventato.
« Sono io. » rassicurò il signor Sugawara, ma ritirando ugualmente la mano.
Il respiro di Koushi non accennava a tornare regolare.
Vide Daichi sulla soglia della porta, a braccia conserte, che teneva il fiato sospeso.
« Possiamo parlare? » chiese il ragazzo con i capelli grigi.
« Sì. » rispose l’altro, staccandosi dallo stipite.
« Koushi, è un tuo amico? » chiese il genitore. Il tono grave.
« Papà, vai via. »
L’uomo sgranò gli occhi all’ordine di Koushi. Suo figlio non aveva mai osato rivolgersi così. Si disse che era ancora sotto shock e quindi uscì dalla stanza.
Calò un silenzio pesante.
Il pallavolista interruppe quel momento con la sua voce profonda: « Stai meglio? »
La risposta tardò ad arrivare. « Non lo so. »
Daichi si avvicinò al letto del coetaneo, per poi inginocchiarglisi affianco.
« Ho fatto delle foto a quei bastardi. Domani, ti prometto che andiamo alla stazione di polizia. »
« Sawamura, non devi scomodarti per me. Me ne occuperò da solo, con la mia famiglia. »
« No. Tu non hai capito. Io ora mi sento coinvolto e non posso più tornare indietro. »
Koushi si distese sul letto e strinse il lenzuolo fra le dita tremanti.
« Koushi, devi raccontarmi come è successo. »
Il ragazzo dai capelli grigi esitò per lunghi secondi. « Volevo solo fare una passeggiata. Ma poi, per strada, dei ragazzi mi hanno fatto dei commenti poco carini, così io mi sono allontanato troppo e… E la mia mente ha iniziato a cedere a pensieri tristi e sono finito a piangere in quel parco isolato. Dopo… dopo quei tre mi hanno visto e… e… »
« Okay, ho capito. »
« Faccio così schifo? »
Daichi aggrottò le sopracciglia e rimase per un attimo con la bocca leggermente spalancata.
« C-cosa? Ma che stai dicendo? »
« Nessuno… » gemette a denti stretti, i suoi occhi erano di nuovo lacrimanti « Nessuno che voglia mai parlare con me. Nessuno che voglia avere uno straccio di rapporto con uno come me. Perché? »
Daichi non rispose.
« Il fatto è che sono diverso da voi altri. Ma sono una persona come tutti. »
« Sì, hai ragione. Hai perfettamente ragione, e mi scuso se non mi sono mai avvicinato a te. »
 
 
 
 
DAICHI
 
Daichi aveva capito che quel giovane non era altro che un ragazzo alla disperata ricerca di un po’ di comprensione. Aveva bisogno di amore. Aveva bisogno di sentirsi uguale agli altri.
Il capitano lo capì in quel momento. Quando lo vide asciugarsi una lacrima e chiudere gli occhi, tremando.
Daichi si alzò e si diresse verso la scrivania della stanza, dove trovò un foglietto di carta e una penna stilografica. Iniziò a scriverci sopra e, una volta terminato, tornò da Koushi.
« Ti ho scritto il mio numero di telefono. »
 
 
 
 
KOUSHI
 
Di cose folli, Koushi ne aveva sentite molte, ma pensò che quella fosse in assoluto la più assurda di tutte. Aveva sicuramente capito male.
« C-che? » balbettò.
« Ti ho scritto il mio numero di telefono. » ribadì Daichi « Se ti serve qualcuno con cui parlare, puoi contare su di me. »
A Koushi sembrava essere sparita totalmente la voce.
« Io ora devo andare: i miei genitori mi staranno aspettando. Ci vediamo domani mattina alle otto. » annunciò il pallavolista, per poi avvicinarsi ulteriormente a Koushi e passargli una mano sulla spalla.
Come le dita di Sawamura toccarono la pelle scoperta, Sugawara rabbrividì. Non di timore, come successo con il padre, ma di insolito piacere.
« Buonanotte. » sussurrò, per poi voltarsi verso la porta e uscire, dopo avergli rivolto un’ultima occhiata, accompagnata da un timido sorriso.
Koushi rimase lì a fissarlo, finché non scomparve.
 
Non riusciva a dormire. Quella notte Koushi fu tentato di chiamarlo.
Ma non lo fece.
 
 
 
 
 
Note dell’Autrice: Buona domenica a tutti! Eccoci con il secondo capitolo.
Nelle note dello scorso capitolo, mi sono dimenticata di dire che Daichi è il capitano della squadra di pallavolo, nonostante sia solo al secondo anno. Purtroppo non so se questa cosa sia possibile o no, ma Daichi è nato per fare il capitano e non me la sentivo di toglierli questo gran potere ahahahah.
 
Vorrei poi dire un grandissimo grazie alla persona fantastica che ha recensito il primo capitolo: _KaRaSu_.
Ho davvero apprezzato!
Un abbraccio a tutti!
Rystie_00  

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


CAPITOLO III
 
 
 
KOUSHI
 
La mattina del giorno dopo l’accaduto, Koushi si alzò dal letto e sbadigliò, stiracchiandosi.
Appena vide il suo riflesso nello specchio, strabuzzò gli occhi.
Delle profonde occhiaie solcavano il suo pallido viso. Gli occhi erano ancora gonfi e leggermente rossi.
Non aveva dormito molto, dopotutto.
Il campanello suonò.
Koushi rivolse il suo sguardo verso l’orologio alla parete. Mancavano tre minuti alle otto.
Balzò in piedi  e si precipitò nell’armadio, prendendo dei vestiti puliti, e si chiuse in bagno.
Di solito impiegava dieci minuti per prepararsi. Oggi ne avrebbe dovuti utilizzare decisamente di meno.
Si infilò una gonna grigia e una maglia bianca a strisce blu infilata dentro malamente. Mentre si lavava i denti, sua madre bussò alla porta.
« Tesoro, è arrivato il ragazzo di ieri sera. L’ho fatto accomodare in salotto. »
« Grazie. » rispose, mentre si stava sciacquando la bocca.
Infine si pettinò e trovò delle scarpe beige in camera sua.
Uscì e andò in salotto, dove vide Daichi seduto sul divano.
Come alzò i suoi occhi marroni e lo vide, un sorriso gli spuntò sulle labbra.
« Ciao. »
« Scusa il ritardo. » si dispiacque Koushi.
L’altro scosse la testa: « Non c’è problema. Stai bene? »
Suga annuì, mentre il pallavolista si alzava.
« Mamma, noi andiamo. Ci vediamo più tardi. »
« Certo. Fatemi sapere. » rispose la donna, con un velo di preoccupazione nei confronti del figlio.
  I due uscirono e Koushi vide una moto rossa parcheggiata proprio sul vialetto di casa sua. Era un modello decisamente già utilizzato in precedenza, perché la vernice era scolorita e vi era una leggera ammaccatura vicino al tubo di scarico.
Daichi si diresse proprio verso di essa e prese due caschi neri. Uno lo porse a Koushi, che si irrigidì.
« No. Non possiamo andare in moto. » disse quest’ultimo, scuotendo la testa.
« Perché? » Daichi lo guardò, confuso.
« Prima di tutto perché è pericoloso. Secondo… ho la gonna. » rispose, categorico.
L’altro sorrise.
« Fidati di me: la mia moto è sicura e io ho un’ottima guida. »
Koushi rimase a fissare il veicolo per qualche altro secondo, poi prese il casco che l’altro gli stava porgendo.
« Okay. »
Daichi montò in sella e, con un gesto della spalla, invitò Koushi a sedersi dietro di lui. Questo esitò, ma poi salì anche lui.
Timidamente mise le braccia intorno alla vita del capitano.
« Se vuoi, puoi tenerti solo sulle mie spalle. Se vado troppo veloce, e ti senti più sicuro con le braccia intorno a me, allora resta così. »
Koushi spostò le mani sulle spalle di Daichi, dicendo: « Va bene. Mi terrò qu… AAAAA! »
Daichi partì a razzo e Koushi subito riallacciò le braccia sul petto del guidatore, che rise.
Il ragazzo dai capelli grigi chiuse gli occhi e strinse di più la sua stretta, finendo col premere la guancia sulla schiena dell’altro e maledicendolo.
  Dopo un quarto d’ora di viaggio, arrivarono alla stazione di polizia, una bianca struttura molto grande con all’esterno delle automobili di pattuglia ferme.
Daichi parcheggiò la moto e scese prima di Koushi.
« I caschi ce li portiamo dietro. » gli disse.
Sugawara annuì e se lo sfilò dalla testa. Cercò di sistemarsi i capelli meglio che poté, si stirò la gonna con cura, e, dopodiché, entrarono.
 
 
 
DAICHI
 
« Vorremmo denunciare un’aggressione. » disse Daichi al commissario a cui erano stati affidati.
« Che tipo di aggressione? » rispose questo, guadando stupito, con i suoi piccoli occhi grigi, Koushi, alle spalle di Sawamura.
« Credo potesse trasformarsi in uno stupro, se non fossi arrivato in tempo. »
L’uomo lo guardò, serio.
« Va bene, ragazzi. Venite con me in ufficio, mi spiegherete meglio. »
 
« … E così dopo sono scappati, ma sono riuscito a scattare delle foto. » raccontò Daichi. Koushi non aveva aperto bocca ed era rimasto in disparte per tutto il tempo.
« Quindi lei, signor Sawamura, ha salvato il signor Sugawara da un’aggressione… » Daichi annuì.
 « Ce la saremmo cavata anche con le vostre descrizioni, ma, se avete delle foto, è ancora meglio. Ora basta che firmate entrambi su questi moduli. Poi inizieranno le ricerche. Quando avremo concluso qualcosa, vi informeremo all’istante. » disse l’agente, massaggiandosi la nuca pelata. « Per ora, è tutto. Credo che sia meglio far riposare un po’ il suo ragazzo: sembra ancora scosso. »
« N-non stiamo insieme. » intervenne Koushi per la prima volta. Era rosso in viso e con gli occhi che cercavano di evitare Daichi.
Il poliziotto sembrava stranito, ma, alla fine, annuì e li accompagno all’uscita, rassicurando per l’ennesima volta che avrebbe fatto del suo meglio per trovare quei delinquenti.
  « Cosa ti andrebbe di fare, ora? » chiese Sawamura.
L’altro lo guardò e non sapeva proprio cosa dire.
« I-io non lo so. » Poi il suo volto si illuminò. « Possiamo giocare a pallavolo? » chiese timidamente.
Daichi sembrò sorpreso, ma infine sorrise interessato alla richiesta.
« Vuoi che ti insegni? » gli chiese infatti.
« N-non serve. Io so già giocare. Facevo parte della mia squadra delle medie e giocavo come alzatore. Mi piaceva molto. »
Il viso di Daichi si fece serio all’improvviso e Koushi si preoccupò. « Giocavi come alzatore? »
« Sì… ma poi, quando ho iniziato a indossare vestiti femminili, mi hanno allontanato. Ero bravo e, grazie a me, riuscivamo a fare molti punti. Non mi parlavano più e capii che non ero più desiderato nella squadra. Così non ho mai voluto provare ad entrare nel club delle superiori. »
« Giocavi come alzatore? » chiese di nuovo Sawamura.
« S-sì. C’è qualcosa che non va? »
« Vuoi entrare nella squadra? »
Koushi sgranò gli occhi.
« Ci serve un setter: è l’unico componente che ci manca! Ti prego, entra nel mio team! » implorò, scuotendolo per le spalle.
Daichi lesse sul volto dell’altro che mai si sarebbe aspettato una simile richiesta. Se una volta era Koushi che avrebbe dovuto scongiurare per un posto nel club, ora era il capitano in persona a volerlo nella sua squadra.
« Davvero? »
L’altro annuì con convinzione.
« Giocherò di nuovo? »
« Sì. »
E a quel punto Koushi fece una cosa che non si sarebbe mai aspettato. Sorrise ed esclamò un “Evviva!”, per poi abbracciarlo con calore.
Daichi rimase di stucco, e Koushi, quando si rese conto di ciò che aveva appena fatto, si separò in fretta, con un sorriso sulle labbra e le guance leggermente imporporate.
« Scusa, non sono riuscito a controllarmi. Non hai idea di quanto sia felice! »
« Vuoi allenarti ora? Conosco un parco dove possiamo esercitarci. » disse Daichi, anch’egli entusiasta.
« Sì! Sarebbe fantastico. »
Si sorrisero.
 
 
 
KOUSHI
 
Il parco in cui si erano allenati, era ben ventilato e all’ombra. Verso il pomeriggio, quei verdi praticelli si riempirono di bambini e i due ragazzi si resero conto di quanto tempo fossero stati insieme a giocare. Più di quattro ore! Non se ne erano nemmeno accorti.
« Il tempo vola. » disse infatti Suga, guardandosi intorno.
Daichi si asciugò la fronte con il dorso della mano. « Già, hai ragione. Ma sei bravo e abbiamo lavorato bene insieme. Domani verrai con me agli allenamenti, che ne dici? »
L’altro prese a torturarsi le mani: « Sei sicuro? Pensi che posso piacere alla squadra? »
Daichi rise: « Impazziranno per te. Hai presente il piccoletto della prima, Yuu? E Tanaka? Loro sono come due bambini, io stento a tenerli a bada, ma tu puoi aiutarmi! Poi c’è Asahi, che ha la nostra stessa età, ed è molto calmo e gentile, al contrario di come appare esteticamente. Poi ci sono anche Ennoshita, Kinoshita e Narita. »
« Sembrano simpatici. »
« Ti ci affezionerai. »
Daichi sorrise e Koushi rimase imbambolato a fissarlo. Si riscosse e arrossì leggermente – particolare che non sfuggì a Sawamura -.
« Ci mangiamo un gelato? Offro io. » propose Suga.
« Grazie. »
 
 
 
Note dell’autrice: Salve a tutti!! Scusate il ritardo, ma ho avuto problemi con il Wi-Fi perciò perdonatemi..
Allora… in questo capitolo, i due piccioncini hanno fatto un passo in avanti. Koushi entrerà nella squadra!!
*lancia stelle filanti*
Vi è piaciuto come le cose si stanno evolvendo? Avete qualche correzione da farmi che mi è sfuggita durante la revisione? Contribuisci anche tu col rendere felice uno scrittore alle prime armi!
Ahahahah
Piccolo avviso: il prossimo capitolo sarà un po’ corto… ma in quello dopo ci saranno anche i miei amati Kagehina U.U
Quindi potrei fare due aggiornamenti in una settimana…
Detto questo, vi auguro una splendida giornata!
*lancia pasticcini per tutti*
Rystie_00

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


CAPITOLO IV
 
 
Seduti su una panchina, all’ombra di un grande albero, Koushi e Sawamura mangiarono il gelato con gusto.
« Posso farti una domanda? » chiese Daichi.
« Semplicemente mi sento a mio agio. Non sopporto le maglie e i pantaloni larghi che dovrebbero indossare i ragazzi. E poi mi piace. Ormai non mi vergogno, forse temo ancora il giudizio altrui, ma non mi vergogno di cosa indosso. » Koushi si voltò poi verso l’altro e sorrise.
« Sei riuscito a capire cosa volevo chiederti, senza che abbia nemmeno aperto bocca! »
« Beh… doveva arrivare prima o poi questa domanda. » spiegò.
Daichi lo guardò e un sorriso gli sfiorò le labbra. « Quando ci siamo visti al negozio, pochi giorni fa, non mentivo sul fatto che stessi bene con quel vestito. E poi, quando sei uscito e siete andati via, ne indossavi uno ancora più bello. » ammise, arrossendo leggermente.
« Grazie. »
Vi fu una breve pausa, dove Koushi si prese un momento per metabolizzare il fatto che Daichi Sawamura gli aveva appena fatto un complimento. Un grande complimento.
« Allora… domani mi porterai agli allenamenti? »
« Koushi… me lo hai chiesto così tante volte. » rise l’altro.
« Come ti ho già detto, sono felice e nervoso allo stesso tempo. »
« Sai giocare bene. La squadra ti adorerà. » lo assicurò.
 
 
 
 
DAICHI
 
Arrivarono agli spogliatoi con un po’ di ritardo. Non c’era nessuno, a parte che per gli zaini e dei borsoni da allenamento buttati malamente, ma sentirono dei rumori provenienti dalla palestra. Le scarpe che scivolavano sul pavimento, i rimbalzi dei palloni, le urla dei ragazzi.
« Ecco a voi il regno del caos… » annunciò Daichi, sbuffando. « Sono sempre così disordinati. Soprattutto se non ci sono io. »
Koushi sorrise.
Daichi posò il suo borsone su una panca libera ed estrasse dalla borsa la divisa della squadra. Koushi rimase in piedi, fermissimo.
Il capitano voltò la testa e fissò l’altro. « Non ti cambi? Hai la roba, vero? » chiese, togliendosi la camicia che indossava.
« S-Sì, ho il ricambio… » farfugliò Koushi. « Solo… potrei cambiarmi quando rimarrò solo? »
Daichi rimase in un primo momento confuso, ma poi realizzò che Koushi era un ragazzo particolare e non si fece problemi ad assicurargli la privacy di cui lo aveva pregato.
« Ti aspetto in palestra. » sorrise il capitano.
« Grazie. »
 
« Ragazzi: in riga! » ordinò Daichi. Tutti i ragazzi della squadra di pallavolo della Karasuno si posizionarono sulla linea bianca del bordo campo.
« Oggi vi ho portato una sorpresa. » annunciò, vedendo Koushi uscire timidamente dagli spogliatoi.
Tanaka e Nishinoya si esaltarono all’istante e iniziarono a tempestare il loro capitano con domande come “Ci hai portato un’altra manager?” oppure “Avremo delle cheerleader?”.
Daichi scosse la testa e si rivolse a Koushi. Gli fece cenno di avvicinarsi.
Tutti si voltarono verso di lui e lo osservarono a occhi spalancati.
Il ragazzo dai capelli grigi si sentiva in imbarazzo, ma avanzò ugualmente, fino ad affiancare Daichi, che gli sorrise, rassicurante.
« Lui è Koushi Sugawara e sarà il nostro alzatore. Abbiamo provato a giocare insieme e ha funzionato. Volevo farvi una sorpresa senza dirvi niente. Che ne dite? »
I ragazzi della squadra rimasero in silenzio per alcuni secondi che a Koushi parvero un’eternità.
Alla fine, una serie di esclamazioni e grida riempirono quella pausa e rimbombarono per tutta la palestra.
Daichi rise.
Koushi lo guardò e pensò che non ci fosse niente di più bello.
  Le ore successive, le trascorsero allenandosi e gioendo all’arrivo del nuovo membro. Erano tutti entusiasti, e carichi di una grande energia.
Era grazie a Koushi.
 
 
 
 
Note dell’autrice: Buonasera! Il capitolo è corto, lo so. Ma ci sarà un altro aggiornamento questa settimana… per compensare ahahahah.
OGGI E IL MIO COMPLEANNO QUINDI FATEMI GLI AUGURI! No dai scherzavo… non siete obbligati…
Per la gioia di qualcuno… Koushi è entrato nella squadra della Karasuno! Yeeeee
Che ne dite? Vi piace?
Grazie un sacco per le splendide recensioni che mi avete lasciato! Siete fantastici!!!
Un grande abbraccio a tutti!
Ci sentiamo fra due giorni!
Rystie_00

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


CAPITOLO V
 
 
 
 
KOUSHI
 
 
Erano le quattro del pomeriggio e Koushi e la squadra avevano un giorno libero dagli allenamenti. Nishinoya e Tanaka avevano deciso di passare il pomeriggio a studiare in compagnia di Asahi per recuperare dei brutti voti. Quei mascalzoni erano pessimi in quanto a studi e compiti. 
  Daichi aveva proposto a Koushi di uscire e quest’ultimo aveva accettato, contento di trascorrere del tempo con il capitano.
  Così, si ritrovarono in centro città, a passeggiare e parlare allegramente. Koushi indossava una gonna rosa tenue e una camicetta bianca, mentre Daichi dei Jeans corti e una camicia blu arrotolata che gli scopriva metà delle muscolose braccia.
Erano diventati ottimi amici con il passare del tempo. Avevano scoperto di avere alcune cose in comune, come il cibo preferito o i migliori libri… e altre caratteristiche completamente opposte: Daichi amava pattinare e andare in bici nel tempo libero, Koushi non ne era capace, Daichi a volte perdeva la calma, Koushi riusciva sempre a essere gentile e tranquillo anche in situazioni critiche.
Entrambi si erano detti che erano stati contenti di aver conosciuto l’altro.
Sembravano legati da una vita!
« Daichi… ti dispiace se entriamo in questo negozio? » chiese timidamente Koushi, indicando una vetrina che sfoggiava capi di vestiario.
Il moro gli sorrise. Era capitato altre volte e aveva sempre seguito Koushi. Lo aveva visto mentre osservava gli abiti che sceglieva. A volte, era persino capitato di aiutarlo nell’indecisione sul prendere un vestito piuttosto che un altro.
  I due entrarono e Koushi iniziò a sfilare fra tutti quei capi. Prese una canottiera nera e la esaminò. Le spalline erano sottili e la schiena con una profonda scollatura. Daichi si avvicinò, fermandosi con il mento sulla spalla dell’amico. « Secondo te, mi starebbe bene? »
« Il nero è un colore che non ti vedo bene addosso, sinceramente. E poi, non voglio che vai in giro con la schiena totalmente scoperta! » protestò.
Koushi ridacchiò e fece per dire qualcosa, ma qualcuno urlò: « KOUSHI SENPAI! KOUSHI SENPAI! » E, subito dopo, una zazzera di capelli arancioni si precipitò ad abbracciare il ragazzo in questione.
Koushi rimase spiazzato per un secondo, ma poi sorrise, ricambiando la stretta.
« Hinata, come stai? Sono felice di vederti. »
« Sto bene! »
I due si separarono e Hinata notò Daichi. I suoi occhi color nocciola si illuminarono. « Koushi senpai, questo è il tuo ragazzo? Wow! Siete così belli insieme! Anche io vorrei essere come te, Koushi! A proposito di fidanzati… dov’è il mi… »
« HINATA! » sbraitò un ragazzo alto almeno il doppio di Hinata – e più alto perfino di Daichi -, con occhi di un blu scuro, quasi nero, e capelli color pece, lisci sul cranio. Si avvicinava a grandi passi. Possedeva un aspetto minaccioso, con quello sguardo affilato. Aveva anche un piercing sul sopracciglio e due sulle parti superiori delle labbra, chiamati Angel Bite. Indossava dei pantaloni neri, bucati sulle ginocchia, e una canottiera anch’essa nera con le maniche strappate.
Hinata sorrise, nel suo vestito verde acqua a fiorellini rosa. Le spalline dell’abito erano unite da due fasce gli coprivano la schiena. Koushi doveva ammettere che aveva uno stile veramente carino.
« Quante volte ti ho detto di non allontanarti così all’improvviso, baka! » lo sgridò il nuovo arrivato, scuotendolo leggermente per le spalle.
Hinata rise, per poi voltarsi verso Koushi e Daichi. « Lui è Tobio Kageyama: il mio ragazzo musone. » annunciò, per poi girarsi e fargli una linguaccia. « Loro sono Koushi senpai e il suo ragazzo… come ti chiami, ragazzo di Koushi? »
« M-Mi chiamo Daichi Sawamura, ma… »
« …ma non è il mio ragazzo. » concluse Koushi, con un sorriso.
Dire che Hinata ci rimase male è poco. Era talmente triste che sembrava che stesse per scoppiare in lacrime. « Ma… Ma voi sembrate così belli insieme! » esclamò, disperato. « In ogni caso, che ne dite se andiamo a parlare in qualche parco? Io e Tobio pensavamo di fare un picnic di metà pomeriggio! Volete unirvi a noi? » domandò e Kageyama sollevò il cestino in vimini che teneva in mano.
Koushi guardò Daichi per capire cosa ne pensava. Lui annuì e accettarono.
 
Il parco era lo stesso dove Koushi e Daichi usavano allenarsi. Molti bambini giocavano, divertendosi ed urlando, perciò decisero di sedersi più distanti da quelli. Distesero una tovaglia sul prato fresco all’ombra di un grande albero e si sedettero. Hinata fra le gambe di Kageyama, che lo teneva stretto, avvolgendogli le braccia sul torace. Koushi non poteva fare a meno di pensare a quanto fossero teneri assieme, nonostante non conoscesse ancora bene quel certo Tobio.
« Ho preparato cinque panini perché a me e a Tobio piace magiare molto… ma possiamo benissimo farne a meno! Offritevi pure! » disse, porgendo loro il cestino.
« Grazie. » risposero in coro.
Mangiarono con gusto, parlando di cose divertenti ed eventi scolastici. Tobio non parlava molto, notò Sugawara, ma si capiva essere una persona affidabile dal modo in cui stringeva Hinata e, a volte, gli baciava delicatamente il collo, da dietro.
Mancava un panino che Hinata tirò fuori dal cestino. Koushi e Daichi lo rifiutarono, così il ragazzo dai capelli arancioni lo porse a Tobio. Lo mangiò per metà e lasciò il resto all’altro ragazzo che gli sorrise e gli stampò un veloce bacio sulla guancia e prese la metà restante.
Mentre continuavano a chiacchierare, Koushi vide un gruppetto di adolescenti poco più in là, e sentì che parlavano di loro. « Ma sono due femmine o due maschi? » chiese una voce a cui Suga non seppe vedere il proprietario.
« No, sono due maschi! » e scoppiarono tutti a ridere fragorosamente. « Questa è bella! Ma guardali… chissà cosa hanno nel cervello! »
Solo allora Koushi si rese conto che anche i suoi amici avevano sentito quegli sconosciuti. Hinata teneva basso lo sguardo e sembrava stesse per piangere. Anzi… una piccola lacrima gli percorse la guancia sinistra e lui la asciugò subito con il polso di una mano.
« E poi piange anche! Femminuccia! »
A questo punto, Tobio si alzò e si diresse verso questi, fermandosi proprio davanti a loro. Koushi lo vide incrociare le braccia e dire qualcosa che li fece impallidire. Subito dopo, quei cattivi ragazzi, se ne andarono via quasi correndo.
Tobio si voltò e tornò al suo posto ma, durante il cammino, si fermò a raccogliere una margherita che porse poi a Hinata, dopo esserglisi inginocchiato di fronte. L’altro lo prese fra le piccole mani tremanti. Kageyama allungò una mano per asciugarli le guance bagnate. Il ragazzo dai capelli grigi non riuscì a non notare che una sola mano di Tobio era grande quanto la testa di Hinata.
Gli baciò la fronte e tornò a farlo sedere fra le sue gambe aperte, come la posizione iniziale.
Hinata sorrise dopo poco e sembrò che non fosse accaduto nulla.
« Che cosa gli hai detto? » domandò Daichi, con un ghigno stampato sulle labbra. L’interpellato alzò le spalle. « Niente… »
Koushi rise. « Allora Hinata… ti sei trovato un ragazzo che sa difenderti come si deve! »
Hinata arrossì leggermente e annuì energicamente col capo.
« Come vi siete conosciuti? » chiese Suga.
« È una lunga storia! Io e i miei compagni delle medie abbiamo giocato nel nostro primo torneo delle medie ed eravamo contro la sua squadra. » iniziò Hinata, indicando Tobio, dietro di sé.
« Abbiamo perso clamorosamente e gli ho detto che avrei fatto di tutto per batterlo, una volta andato alle superiori. » raccontò. « Poi, un giorno, Tobio mi ha visto per strada e si è avvicinato. Non mi aveva riconosciuto e pensava fossi una ragazza! Quando l’ho visto mi è preso un colpo ma, prima che potessi dire qualunque cosa, ha iniziato a dire quanto fossi “bella” e che era rimasto stregato dai miei occhi e mi chiese se potevamo vederci per un appuntamento. Io gli dissi che se lo poteva scordare e lui capì chi ero e se ne andò. »
« E poi? » chiese Daichi, sulle spine. Koushi si voltò per guardarlo e gli sorrise.
« Poi… io mi sono sentito in colpa e lui mi ha raccontato che non riusciva a scacciare la mia immagine dalla sua mente. Un giorno ci siamo per caso incontrati al centro commerciale – io portavo delle pesanti borse della spesa – si è avvicinato e mi ha aiutato. Così io mi sono scusato per avergli risposto così freddamente e… e poi abbiamo iniziato ad uscire. È da un mese che stiamo insieme, scusa se non te l’ho detto Koushi senpai, ma non sapevo se sarebbe durato o no… » concluse.
« Non devi scusarti! Sono felicissimo per voi! » esclamò questo.
« Grazie. » rispose Tobio. Hinata si voltò per guardarlo e l’altro lo baciò sulle labbra. Durò per alcuni secondi più del dovuto, ma era talmente dolce che Koushi non volle distogliere lo sguardo.
Hinata rise, arrossendo. « Kageyama ha un brutto muso, ma in realtà mi coccola sempre. »
« Hinata… » lo ammonì il ragazzo in questione, ma l’altro continuò a ridacchiare.
Koushi prese il cellulare e guardò l’ora. « Ragazzi, è ormai sera… io direi che possiamo rientrare. Soprattutto voi, Hinata e Kageyama-kun, non vorrei che i vostri genitori si preoccupassero. »
« Koushi! Sei sempre stato come una mamma per me! Ti preoccupi sempre! » disse Hinata. I due si abbracciarono, mentre Tobio e Daichi si stringevano la mano.
« Alla prossima! » li salutò Hinata, prendendo Kageyama per mano mentre nell’altra sorreggeva il cestino da picnic.
Koushi sorrise a Daichi. « Spero che non ti sia annoiato. » gli disse.
« No, sono simpatici! Mi sembra di capire che tu e Hinata siete parecchio amici… sei contento che stia con Tobio? Mi pare un bravo ragazzo. »
Koushi annuì. « Sì, penso che sia il ragazzo perfetto per lui. »
Ritornarono con lo sguardo sui due amici che si stavano allontanando, sempre più piccoli. L’orizzonte tinteggiava il cielo di un arancione e rosa intensi, che rendevano i due innamorati due figure nere con le mani intrecciate.
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: credo che questo sia uno dei miei capitoli preferiti. Okay… io amo i Kagehina e li amo. Perché li amo. A proposito… vi ho detto che amo i Kagehina? Perché io amo i Kagehina.
Bene, la smetto.
Che ne pensate?
Ho pensato che dovevo mantenermi il più possibile vicina alla trama del manga (o anime per chi non l’ha letto) e perciò non ho voluto modificare il primo incontro di Hinata e Kageyama.
Bah… spero di aver detto tutto.
Grazie per chi ha recensito gli scorsi capitoli, vi meritate tutti un mazzo di tulipani gialli.
Un abbraccio
Rystie_00

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


CAPITOLO VI
 
 
 
 
 
DAICHI
 
 
« Daichi, tu ti vergogni di andare in giro con me? » chiese Koushi, spostando lo sguardo alla finestra della camera di Daichi. Questo spalancò gli occhi, sorpreso da quella domanda inattesa.
« Come ti viene in mente una cosa del genere? » esclamò il moro.
Koushi sorrise, malinconico, e lo guardò e negli occhi. « Sai… stai sempre con me e mi chiedevo se  qualcuno iniziasse a considerarti per ciò che non… »
« Koushi: fermati. » lo interruppe un serio Daichi. « Io ho il diritto di passare il mio tempo libero con chiunque voglia e voglio trascorrerlo con la persona che ho di più cara in questo momento: te. Sei un ragazzo che stimo molto e sei il mio migliore amico. Ci capiamo a vicenda e non voglio sottrarmi a questa amicizia per niente al mondo. Quindi non pensare mai che io mi vergogni a stare con te. Tu sei fantastico come sei e a me va bene così. »
Koushi era rimasto interdetto. Uno insolito nodo alla gola misto ad un senso di felicità repressa.
All’istante, strinse l’amico in un abbraccio, gettandogli le braccia al collo. Affondò il volto nella sua maglia.
« Grazie. » mormorò.
Daichi sorrise, baciandogli la nuca. Era stato pronto ad una domanda del genere. Così come era stato pronto ad un abbraccio di Koushi. Infatti, capitava spesso che l’amico si lasciasse a gesti d’affetto nei suoi confronti. Abbracci soprattutto. E Daichi aveva imparato a ricambiare a modo suo. Gli piaceva Koushi come persona. Sincera e dolce. Doveva ammetterlo, a volte, aveva un comportamento più da ragazza che da ragazzo, una migliore amica. Però Koushi era un maschio e Daichi non avrebbe mai potuto immaginarlo come una femmina. Koushi era semplicemente… Koushi.
Sentiva il bisogno di proteggerlo.
  Lo squillo del cellulare lo destò dai suoi pensieri e Koushi lo lasciò andare. Daichi afferrò il cellulare. « Pronto? »
Rispose una voce sconosciuta: « Parlo con il signor Sawamura? »
Daichi si accigliò. « Sì… chi lo vuole sapere? »
« Chiamo dalla centrale di polizia. Lei, insieme al signor Sugawara, ci avete lasciato una segnalazione per un tentato stupro. Abbiamo trovato gli aggressori, ma vorremmo comunque assicurarci che siano veramente loro con il vostro riconoscimento. Riuscite a recarvi in centrale oggi? »
Daichi lanciò un’occhiata a Koushi che lo guardava, curioso di sapere chi lo stava chiamato.
« Arriviamo subito. » detto ciò, riattaccò.
« Chi ci aspetta? » domandò Koushi.
Daichi sospirò. « Hanno trovato gli aggressori che lo scorso mese ti… » non continuò e Koushi capì, abbassando lo sguardo. La contentezza di pochi minuti prima era sparita.
Daichi afferrò le mani dell’amico fra le sue. « Sarà solo per poco. Basterà riconoscerli poi ce ne andremo. Ce ne dici di organizzare una cena dopo? Con i ragazzi di pallavolo… chiamiamo anche Tobio-kun e Hinata-kun! Va bene? »
Koushi alzò gli occhi nocciola e gli sorrise leggermente.
 
Vi erano tre persone oltre il vetro da cui stavano osservando Daichi e Koushi. Il trio sembrava corrispondere alle foto e alle descrizioni dei due.
I sospettati non potevano sapere di essere visti.
« Allora… sono loro? » chiese un’agente. Era un uomo diverso da quello a cui si erano rivolti per la denuncia. Magro e con pochi capelli, sulla cinquantina. Gli occhi azzurri, ma freddi. Non sembrava contento di essere stato assegnato a quel caso.
Koushi si strinse le braccia incrociate. « Quello con i capelli scuri lo riconosco: è quello che ha messo le mani sotto la mia gonna… »
Vi furono alcuni secondi di silenzio.
« Gli altri? » chiese il poliziotto, impaziente.
« N-non lo so. Mi tenevano per i polsi da dietro quindi non li ho visti. Non so se sono loro. » confessò, con voce tremante.
Sentì una mano sulla sua schiena. Era Daichi. Lo guardò e lui gli sorrise, rassicurante. « Li riconosco io. » disse « Posso confermare che sono loro. »
 
 
KOUSHI
 
 
Era arrivato l’inverno e fuori si gelava. Fiocchi di neve danzavano candidi nell’aria per poi posarsi sul terreno. Koushi e i ragazzi del club di Karasuno li fissavano incantati.
Tanaka, nel silenzio che era calato, disse: « È così romantico… »
Koushi osservò con la coda dell’occhio Daichi. Era bello. A Koushi piaceva. Era la tipica cotta adolescenziale. Quella impossibile.
« A proposito di romanticismo… » iniziò Yuu, destando tutti quanti da quello spettacolo. Era rosso in volto e si grattò il collo, imbarazzato. « Io e Asahi-san volevamo dirvi che… » tenne tutti sulle spine. Suga si voltò verso Asahi che era rosso come un peperone, iniziando a capire… forse.
Il ragazzo del primo anno chiuse gli occhi. « Io e Asahi stiamo insieme. »
Cadde il silenzio.
Koushi sorrise. In fondo non se l’aspettava.
« UOOOOOOOOO! Noya-san pensavo che ti interessassero le ragazze!!! » esclamò Tanaka, confuso, ma con un sorriso sulle labbra.
Noya alzò le spalle, grattandosi il collo.
Daichi fissò il coetaneo Asahi. « Asahi, sapevi che le relazioni all’interno della squadra non sono consigliabili. Pensate davvero che sia il caso? » domandò il capitano.
Koushi gli tirò una gomitata. « Io penso che sia il caso. Sono abbastanza maturi per conoscere le conseguenze delle loro azioni, vero ragazzi? » intervenne.
La nuova coppia sorrise. « Grazie per l’opportunità. » rispose Asahi.
Yuu strinse la mano del compagno.
 
 
 
Koushi aveva invitato Hinata a dormire da lui e così, quella sera di ottobre, chiacchieravano spensierati.
I genitori di Koushi avevano preparato una cena squisita, e Hinata era stato accolto come sempre a braccia aperte.
Si erano poi spostati della stanza di Suga e avevano preparato un futon in più per dormire.
  « Koushi? Perché non provi a truccarti? » chiese Shouyou, seduto sul letto. 
Koushi rise. Hinata era un ragazzo che, oltre a vestirsi da femmina, usava anche i trucchi e, qualche volta, perfino lo smalto sulle unghie. Cosa che Suga non si sarebbe mai sognato di fare.
« Non ne sento il bisogno. Siamo ragazzi, dopotutto. » rispose.
« Ragazzi che indossano cose da ragazza. » specificò l’amico.
« Sì, ma fa lo stesso. »
Hinata annuì. Poi, sembrò avere un’idea. Koushi iniziò a preoccuparsi.
« Allora ti lasci truccare da me? » gridò il rosso, lanciandoglisi addosso.
Koushi voleva rispondere che no, non voleva assolutamente essere usato come cavia, ma poi vide i grandi occhi dell’amico, colmi di aspettativa, e non trovo il coraggio di opporsi.
 
« Ti ho messo anche il rossetto che ho rubato a mia madre! » disse Hinata. Ovviamente, Koushi aveva capito che l’amico aveva programmato già tutto. Il solito.
« Ora puoi aprire gli occhi!»
Lo aveva obbligato a tenerli chiusi per tutto il tempo, e Koushi lo aveva lasciato fare, nonostante non si fidasse troppo.
Sospirò, aprendoli e fissandosi al grande specchio del suo bagno.
Per un primo momento, pensò che la figura riflessa non fosse lui, poi dovette ricredersi. Quella persona bellissima era proprio lui!
Rimase senza parole.
I suoi occhi scuri erano decorati con una linea nera di eyeliner. Le ciglia allungate dal mascara. Le guance rosee. Le labbra tinte di rosso.
Nel complesso, era un make-up semplice, ma faceva la differenza.
« Che ne pensi? »
« Hinata, è… è fantastico. »
« Tu sei fantastico! Allora, ti ho fatto cambiare idea? » chiese, speranzoso.
« Baka… »
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: Buonasera a tutti! Spero di non essere in ritardo. È un capitolo un po’ così. Consideratelo come uno di passaggio nel quale sono successe delle cose che serviranno in futuro.7
Vorrei chiarire una cosa. Il fatto che Koushi e Hinata si vestono con vestiti femminili, non vuol dire che vorrebbero cambiare sesso. Negli scorsi capitoli, ho cercato di spiegare al meglio che Koushi semplicemente si sente più a suo agio. NON VOGLIO ASSOLUTAMENTE OFFENDERE NESSUNO CON QUESTA FF E, SE DOVESSE CAPITARE, VI PREGO DI AVVISARMI E PROVVEDERO’ A MODIFICARE LA STORIA QUANTO PRIMA.
Detto ciò, vi auguro una buona serata. Grazie mille a: _KaRaSu_, GinnyBlack12, BlackKhaleesi e
little_astrid per le recensioni finora ricevute J
Un abbraccio
Rystie_00

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


CAPITOLO VII
 
 
 
 
KOUSHI
 
 
Fuori scuola, Koushi trovò Daichi ad aspettarlo, come sempre. Era in piedi, fuori dal cancello grigio. Quel giorno, indossava la tuta nera del club di pallavolo.
Koushi si avvicinò con lo zaino in spalle.
« Ciao, Daichi. »
« Koushi, dobbiamo parlare. » disse l’altro, diretto. Suga notò solo in quell’istante la preoccupazione sul viso del capitano.  Si allarmò, quindi, e gli chiese se c’era qualcosa che non andava.
Che si fosse stancato di essergli amico? Che si fosse trasferito in un’altra città?
Suga iniziò a pensare alle conclusioni più gravi, preoccupandosi inutilmente.
Daichi gli mise la mani sulle spalle, accarezzandone una con movimenti circolari del pollice. Si guardarono negli occhi, ma Suga non riusciva proprio a capire che cosa voleva dirgli. Non riusciva a capire niente, per via del contatto ravvicinato a Sawamura. Erano così vicini…
«  Credo di… di essermi innamorato di te, Koushi. »
Allungò il viso e Koushi chiuse gli occhi, in attesa del bacio che stava per ricevere.
 
Koushi si svegliò.
In un primo momento vide solo l’oscurità che lo circondava, poi capì di star fissando il soffitto della sua camera.
Un sogno. Pensò, amaramente. Solo un sogno.
Un’illusione. E, per di più, si era svegliato sul più bello.
Ma che cosa si aspettava esattamente? Koushi sospirò.
Era ormai da tempo che guardava Daichi con occhi nuovi. Non che prima non lo facesse, ma ora, dopo averlo conosciuto ed essergli diventato amico, si era reso conto che Daichi sarebbe stato l’uomo ideale per lui. Forte, che sapeva farsi rispettare, gentile e premuroso.
Proprio una sera, dopo gli allenamenti, sulla strada di casa, gli era capitato di osservare le sue braccia muscolose e non aveva fatto a meno di pensare a come sarebbe stato se quelle braccia lo avrebbero stretto.
Aveva guardato le sue labbra e immaginato di baciarle.
Ogni giorno sognava ad occhi aperti e iniziò a pensare che la cosa si stesse facendo più seria del previsto.                                                                                                                  
« Koushi, sei sveglio? » sentì mormorare un Hinata assonnato.
Suga si rigirò nelle coperte, voltandosi dalla sua parte. « Sì, dimmi. »
« Ho fatto un brutto sogno… » si lamentò come un bambino. « Ti dispiace se faccio una telefonata? »
« A quest’ora? Saranno le tre di notte! Chi vuoi chiamare? » chiese l’altro.
« Voglio chiamare il mio Tobio. Lui non si arrabbia… cioè, sì, si arrabbia, ma dopo mi perdona se lo chiamo nel bel mezzo della notte. » spiega.
Koushi sbadigliò. « Fai come vuoi, Hinata. Ma se vuoi, dopo puoi anche parlare con me. »
Sentì i movimenti dell’amico e poi, nel buio, la luce dello schermo del cellulare di Hinata illuminò la stanza.
Il ragazzino si distese nel suo futon, mentre attendeva che Kageyama rispondesse.
« Pronto, Tobio? »
Ci fu una breve pausa. « Lo so… scusa se ti chiamo a quest’ora, ma ho avuto un incubo. »
Koushi giurò di sentire Kageyama sospirare, per poi dire qualcosa.
« Eravamo io e te che tornavamo insieme dagli allenamenti di pallavolo. Poi dovevamo attraversare una strada, ma era ancora rosso il semaforo. Tu però sei passato lo stesso e una macchina ti ha investito. »
Koushi sgranò gli occhi. Che razza di sogni faceva il suo amico?
« No, non so che cosa ti sia successo dopo perché mi sono svegliato. Ma, Tobio, promettimi che non attraverserai mai più con il semaforo rosso! Promettimelo ora! »
Hinata aveva un tono di voce terribilmente serio.
« Okay, vado a dormire. » poi ridacchiò. « Anche io, Tobio! A domani! » e mimò il suono di un bacio.
  La chiamata terminò.
Tornò il silenzio.
Koushi si rese conto di quanto invidiasse Hinata. Lui aveva un ragazzo che si preoccupava per lui, mentre Suga era solo.
Come era possibile? Anche lui voleva qualcuno che lo baciasse e che lo coccolasse.
« Hinata… com’è stare con qualcuno? »
Sentì l’amico spostarsi e poi la piccola lampada che Koushi teneva vicino al letto si accese, accecando quest’ultimo.
Quando Suga si abituò alla luce, vide che Hinata si era seduto a gambe incrociate e lo guardava con un piccolo sorriso sulle labbra.
« Ti piace Daichi, vero? » chiese.
Koushi arrossì.
« È così evidente?» domandò, imbarazzato. Il più piccolo alzò le spalle. « No, tranquillo. Ma io ti conosco abbastanza bene da capire che tu non vorresti essere solo un amico per Daichi-kun. »
« No, infatti. » ammise. « Solo che lui è etero, e non mi ha mai preso in considerazione. » disse, rassegnato.
Hinata sembrò pensarci su. Una ciocca di capelli arancioni gli ricadde sugli occhi.
« Forse io e Tobio possiamo cercare di dissuaderlo. »
Koushi sgranò gli occhi e fece per ribattere, ma Hinata iniziò a parlare del suo nuovo piano. « Potremmo dirgli di quanto tu sia carino, scherzandoci su. Tobio potrebbe dirgli che sareste una bella coppia! E poi, quando si sarà convinto, lo costringerò a chiederti un appuntamento. Vi metterete assieme e, quando sarete più grandi, vi sposerete e avrete tanti bambini! »
« Hinata, fermati. Non dire cose assurde! Non posso illudermi per una cosa che non accadrà mai. »
« Tu fidati di me, Koushi! »
Koushi non si fidava per niente.
Ma si sa che, quando si è innamorati, ogni speranza è un’opportunità.
 
 
 
DAICHI
 
« Sawamura-kun? » domandò Tobio con la sua solita espressione neutrale.
« Sì? » rispose, osservando Koushi e Hinata più distanti che raccoglievano fiori colorati.
« Hai mai preso in considerazione di stare con Sugawara-kun? »
Daichi rimase interdetto.
Che?
Stare con Sugawara? Come fidanzati?
« Non credo di aver capito bene. » disse, turbato. 
L’altro alzò le spalle. « Sareste una bella coppia. »
Daichi spalancò gli occhi. « Vuoi dire come… » indicò se stesso e poi Koushi con una mano.
« Sai, quando due persone si innamorano e stanno assieme. Perché tu sei chiaramente innamorato di Koushi-kun. »
« I-innamorato? Kageyama-kun, ti stai sbagliando. Non c’è niente tra me e Koushi. »
Tobio osservò Hinata avvicinarsi con Suga. Daichi vide come Kageyama guardava il ragazzino. Si vedeva che ne era totalmente innamorato. C’era una luce nei suoi occhi. Una luce che non sapeva descrivere.
« Pensaci. » gli disse, prima che gli altri lo sentissero.
« Tobio-chan! Tobio-chan! Ho raccolto questi fiori, posso metterli fra i tuoi capelli? » sorrise raggiante, nel suo vestitino lilla.
« No. »
Hinata lo scosse per le braccia. « Uffa! Sei così noioso! Allora li regalerò tutti a Koushi-senpai! »
« A me non starebbero bene come lo starebbero su di te. » disse allora Tobio.
Hinata arrossì. Kageyama sorrise – fu il primo sorriso che Daichi vedeva sul suo volto -  e baciò sulla guancia il più piccolo, sollevandogli il mento con una mano.  « Andiamo a casa, Hinata. »
Il rosso annuì timidamente, ancora emozionato per il complimento.
« Ci vediamo presto. Ciao Hinata, ciao Tobio. » li salutò Koushi.
I due si allontanarono mano nella mano.
 
Le parole di Tobio non volevano andarsene dalla mente di Daichi. Continuavano a rimbombare nella sua testa. Fidanzati.
Perché non provate a stare insieme?
Sei chiaramente innamorato di lui.
Pensaci.
Più che pensarci, Daichi si stava il scervellando.
« Allora… ti va di rimanere da noi a cena? » chiese Koushi, con un sorriso sulle labbra, destando Sawamura dai suoi pensieri contorti.
Erano sulla porta di casa dei Sugawara e il capitano si concesse dei secondi per realizzare ciò che l’amico aveva detto.
« No, mi spiace Koushi. I miei mi aspettano già. » rispose, cercando di sembrare convincente.
« Okay… stai bene, sì? »
Daichi lo fissò, nel panico. « C-certo che sto bene! » ribatté.
Koushi alzò le spalle. « A domani. » sorrise, abbracciandolo.
Daichi si sentì in imbarazzo per quel contatto –cosa che non era mai successa-.
Quando Koushi entrò in casa, Daichi sospirò, sollevato.
Che cosa gli stava succedendo?
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: buona domenica a tutti! Sono finalmente riuscita ad aggiornare e spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento!
Vedo che le visite alla mia storia aumentano e sono veramente felice! Avete tutti un posto nel mio cuoricino.
Se ci sono errori vi prego di avvisarmi che rimedierò! Le cose iniziano a cambiare a ogni capitolo e, con il prossimo, ci sarà una svolta J. Spero apprezzerete!
Un grande abbraccio a tutti voi! Mi illuminate le giornate!
Rystie_00 

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


CAPITOLO VIII
 
 
DAICHI
 
Daichi era terribilmente confuso.
Era ormai da un mese che la sua mente era infestata dalla presenza di Koushi. Non riusciva a capire cosa gli stava succedendo, ma una cosa la sapeva. Sapeva che ora guardava l’amico con occhi diversi.
Vedeva la sua infinita gentilezza, vedeva il suo esagerato altruismo, i suoi timidi sorrisi, i movimenti delle sua labbra, il broncio adorabile che metteva quando qualcosa non andava, il modo in cui i capelli gli ricadevano sugli occhi, il neo sotto l’occhio sinistro.
Tutte cose che ora trovava meravigliose in lui.
A Daichi non era mai capitata una cosa simile. Non avrebbe mai pensato che gli sarebbe potuto interessare un altro ragazzo.
Voleva delle risposte concrete, certo, e perciò provò a vedere cosa gli suscitassero i suoi compagni maschi di classe.
Niente.
Non vedeva niente.
Chiese allora a delle ragazze di uscire per un appuntamento, ma anche lì non percepì particolari sensazioni.
Koushi era l’unico. Non sapeva come o perché, ma Koushi era il solo che riusciva a far scatenare quella serie di emozioni al capitano di pallavolo.
 Daichi ne era rimasto sorprendentemente sconcertato.
Ma era davvero disposto ad un cambiamento simile? Mettere da parte la sua sessualità per Koushi?
Ne valeva la pena?
 
Daichi era arrivato a scuola con un po’ di ritardo, ma trovò subito Koushi, intento a prendere i libri dal suo armadietto. Vide che indossava un largo maglione di un giallo ocra sopra una gonna, le gambe coperte da una calzamaglia e infine degli stivali. Portava inoltre una sciarpa color crema al collo. 
  Il corridoio era affollato, e ci mise un po’ per arrivare.
« Buongiorno, Kou-... »
« Ciao. » rispose tagliente l’altro.
Daichi lo guardò, ambiguo. Suga sembrava essere molto arrabbiato. Ma una rabbia strana. Mista a vergogna. Come se qualcuno avesse toccato la sua dignità.
Fece anche cadere alcuni quaderni che Daichi tentò di raccogliere, ma fu fermato dall’altro.
« Ce la faccio. » disse, gelido.
« Koushi, è tutto apposto? »
L’altro sobbalzò leggermente. Gli occhi gli diventarono lucidi, e le lacrime minacciavano di uscire.
Daichi stava per chiedergli che cosa era successo, ma l’altro lo precedette. « Sì, è tutto okay. Scusami. » disse, sbattendo l’armadietto e voltandogli le spalle, andandosene. Daichi lo guardò allontanarsi e poi i suoi occhi ricaddero sull’anta dell’armadietto.
In lettere rosse e grasse, c’erano scritte diverse offese. “Gay di merda”, “brucia all’Inferno”, “fai schifo”, e molte altre.
Daichi venne scosso da un ira indecifrabile. Però la represse, perché la priorità era Suga.
Da lontano, vide Koushi svoltare l’angolo del corridoio. Si mise a corrergli dietro. Era sicuro che se ne stava andando sul tetto.
Spintonò diverse persone, alcune imprecarono, infastidite, ma Daichi non si poteva fermare.
Corse, finché trovò le scale che portavano al tetto di quell’edificio. Salì di fretta e poi spalancò la porta d’uscita.
Rannicchiato a terra, contro il cornicione della struttura, Koushi si stringeva le ginocchia al petto e teneva la testa nascosta. Il suo corpo era scosso da singhiozzi.
Daichi gli si avvicinò piano. Faceva freddo lassù. Forse era anche per questo che Koushi tremava.
Sawamura si tolse la giacca e la mise sulle spalle dell’amico, che alzò la testa, stupito di essere stato seguito.
Daichi sorrise, porgendogli una mano per alzarsi. Koushi la accettò, dopo essersi asciugato gli occhi con le maniche del suo maglione, e Daichi lo strinse a sé. Suga affondò il viso nel suo petto e pianse. Forse stavano perdendo buona parte della lezione, ma a nessuno dei due importava.
L’altro gli accarezzò dolcemente i capelli grigi.
« Hai idea di chi possa essere stato? » domandò Daichi, dopo un po’.
L’altro si separò leggermente, strofinandosi gli occhi. « Sì… come sono entrato a scuola ho visto quelli della terza C che scrivevano sul mio armadietto. Quando mi hanno visto, hanno sorriso e ghignato, per poi andarsene. »
Daichi lo strinse di nuovo. Koushi in quel momento aveva bisogno di lui. Eppure, anche Sawamura aveva bisogno di far capire all’amico che lui era lì, e lo sarebbe sempre stato.
Come se avesse letto la sua mente, Koushi sussurrò: « Grazie. »
« E di che? » rispose l’altro, accarezzandogli i grigi capelli.
« Di esserci. »
Daichi sorrise. Osò, e gli baciò la guancia, catturando fra le labbra una gelida lacrima.
« Grazie a te di esistere. »
 
 
 
KOUSHI
 
 
E accadde in fretta.
Complici le uscite più frequenti, complici i continui incoraggiamenti di Tobio e Hinata. Quel sabato sera, Daichi Sawamura aveva chiesto a Koushi Sugawara di uscire per un appuntamento.
Come?
 
Koushi stava per andare a dormire, era appena terminato un episodio della sua serie preferita. Aveva tentato di coinvolgere anche l’amico, ma, le poche puntate che aveva visto, non avevano suscitato nulla in Daichi.
I suoi genitori erano già andati a dormire, perciò doveva fare il meno chiasso possibile. Ma strinse i denti quando il suo cellulare si illuminò e suonò la suoneria dei messaggi.
Koushi lo prese, incredulo. Chi poteva mai scrivergli a quell’ora?
 
Messaggio da: Daichi
Sono fuori casa tua.
 
Suga sgranò gli occhi e corse ad aprire la porta.
Daichi stava in piedi, con un sorriso sulle labbra. Indossava un pesante piumino grigio, dei guanti e un berretto blu che gli copriva i capelli e le orecchie. Teneva in mano una risma di fogli.
Koushi lo guardò. « Che ci fai qui a quest’ora? » domandò, a bassa voce e stringendosi tra le braccia. L’aria fredda che proveniva da fuori, gli fece venire la pelle d’oca. D’altronde, indossava solamente una lunga canottierina di seta rosa fino alle cosce e dei pantaloncini corti che si vedevano appena. 
Daichi non rispose, ma alzò il primo foglio della risma, dove Suga lesse delle parole.
“Lo so che è strano, ma fidati di me.”
Koushi sorrise, annuendo, eccitato.
Daichi allora, seppur con impaccio, riuscì a sollevare il secondo foglio.
“Forse non te l’aspettavi.” Recitava quest’ultimo.
“Ma devo dirti molte cose. Adesso.”
Koushi si appoggiò allo stipite della porta, incitandolo a continuare.
“È da giorni che la mia mente è tormentata da un pensiero fisso”.
Daichi cambiò espressione, ora aveva un broncio adorabile. 
“Non so più che fare. Ma forse…”
Cambiò il foglio.
“…dovrei essere più diretto”.
E allora Daichi sorrise, guardandolo negli occhi, prima di sollevare il foglio successivo.
“Sei bellissimo”.
Koushi si portò le mani alla bocca, ridendo, felice. Qual era il fine dell’amico?
“Adoro vederti sorridere”.
“Amo la tua risata”.
Koushi era stato totalmente preso alla sprovvista, ma non poteva fare a meno di sorridere.
“Sei la persona più straordinaria che abbia mai conosciuto”.
“E sarei il ragazzo più felice sulla terra se…”
Daichi lo guardò, rosso in volto, in parte per l’imbarazzo, in parte per il freddo della sera.
“…Io e te”
Koushi trattenne il fiato.
“Domani alle otto di sera al ristorante Kobe…”.
“…ci incontrassimo per…”
“… il nostro primo appuntamento”.
Koushi cercò di trattenere un urlo di gioia, ma non poté impedirsi di gettare la braccia al collo di Daichi, ridendo. Anche l’altro gioì, stringendolo a sé.
« Felice? » domandò Daichi.
« Sì… tanto. »
« Domani sarà un giorno speciale. Saremo al ristorante più lussuoso della città e poi ho organizzato tutta la serata… ma sarà una sorpresa. » spiegò.
Koushi ancora non ci credeva. In un attimo si era detto: è fatta. Non riusciva a parlare, ma continuava a bearsi del calore del corpo dell’altro.
« Ci vediamo domani. » disse Daichi, stringendo Suga in modo da guardarlo in volto. Si sorprese quando vide i suoi occhi nocciola lucidi dall’emozione.
Gli accarezzò una guancia e posò la fronte sulla sua.
« Vediamo come va, okay? »
Koushi annuì. « A domani. » lo salutò.
Osservò il capitano allontanarsi, sulla sua moto rossa, finché non lo vide scomparire del tutto, risucchiato dalla notte stellata.
Koushi chiuse la porta e, preso dalla felicità, iniziò a saltare, cercando di fare il meno rumore possibile.
Fece una giravolta, un salto con le braccia spalancate, cadde a terra rovinosamente, si rialzò con il sorriso, mimò una canzoncina e gli sfuggì perfino una lacrima dall’occhio sinistro.
Era totalmente preso dall’euforia.
Una di quelle euforie che non ti lasciano dormire.
 
 
 
Note dell’autrice: Buonasera! TA DAAN! Oggi aggiornamento anticipato!
Le cose ora sono finalmente cambiate e Daichi si è fatto coraggio. Nel prossimo capitolo vedremo Daisuga allo stato puro!!!
Che cosa ne pensate?
La parte dei fogli di carta su cui scrive Daichi? pensate sia una bella idea?
E poi ancora, i capitoli li volete più lunghi o vanno bene?
Ci terrei ad un vostro commento così riesco ad organizzarmi al meglio per la prossima volta!
Un’altra cosa: Se volete, potete seguirmi su Tumblr! Ultimamente sto postando cose su Free!! Voi mi date una situazione e io metto le gif di “reazione” di ogni personaggio! Se vi va, passate!!
Un abbraccio!
Rystie_00

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Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


CAPITOLO IX
 
 
̴ Parte prima
 
 
 
Il giorno dopo – la domenica mattina – Koushi si svegliò con una stanchezza pesante ancora addosso. E pensare che era già mezzogiorno!
Sbadigliò, stiracchiandosi, per poi alzarsi dal letto e andare nel suo bagno con un sorriso ebete sulle labbra. Quella stessa sera sarebbe uscito con il ragazzo dei suoi sogni: Daichi Sawamura.
Il sole splendeva raggiante in quella giornata mite di fine ottobre. Sentiva l’odore di pesco nell’aria. Gli uccellini che cinguettavano di tanto in tanto, come in una dolce favola.
Che cosa sarebbe potuto andare storto?
 
Koushi urlò.
No. Non poteva essere.
Si disperò melodrammaticamente, reggendosi al lavandino del suo piccolo bagno. Osservò per l’ennesima volta, orripilato, la sua immagine allo specchio.
Si ritrovò ad imprecare interiormente. Maledisse se stesso per non essere riuscito a dormire la notte e maledisse quelle occhiaie che si ritrovava sotto gli occhi nocciola.
Che avrebbe fatto ora?
La risposta era soltanto una, e lo spaventava a morte.
Hinata.
 
Shouyou gli aprì la porta, non sorpreso di vedere l’amico in una crisi di panico e con delle borse sotto gli occhi.
« Devi aiutarmi! » scongiurò Koushi, reggendosi allo stipite della porta.
Hinata sorrise.
« Entra. » disse, invitandolo con un cenno del capo.
 
« Sei felice di come ti ha chiesto di uscire? Sono stati una buona idea i figli di carta? » domandò Tobio, ospite anch’egli in casa di Hinata, benché fosse già lì prima dell’arrivo di Suga.
Questo lo guardò, stupito. « Lo sapevi? »
L’altro alzò le spalle. « Mi ha chiesto aiuto. »
« E il mio Tobio-chan è sempre disposto ad aiutare tutti quanti! » esclamò Hinata, gettandogli le braccia al collo e lasciando un bacetto sulla sua guancia. Kageyama grugnì qualcosa, ma non si oppose ai gesti dell’altro.
Koushi sorrise, pensando che, forse, anche lui avrebbe potuto baciare così apertamente Daichi.
« Allora… » annunciò Hinata, battendo le mani. « Hai bisogno che ti nasconda quelle occhiaie e che ti trovi qualcosa di strabiliante da indossare? »
« Sì. » confermò Koushi. « Ma i negozi la domenica sono chiusi e non so… »
« Ho già il vestito. » lo interruppe il rosso.
Koushi rimase interdetto. Che significava “ho già il vestito”?
Che ce l’aveva in mente? Che lo aveva comprato?
« Ho pensato a tutto, Koushi. Fidati di me. » gli sorrise Hinata.
E, per una volta, Koushi si abbandonò ciecamente alle cure dell’amico.
 
Koushi tremava ed era terribilmente emozionato.
Avevano speso buona parte del pomeriggio ad assicurarlo che sarebbe andato tutto bene, e la restante parte della giornata per prepararlo esteriormente al suo primo appuntamento.
Hinata gli aveva applicato un ombretto bianco e il mascara nero agli occhi; un rossetto rosa non troppo forte per le labbra; e infine gli aveva pizzicato le pallide guance per colorargliele un po’.
« Tobio non si starà annoiando di là, tutto solo? » domandò Koushi, stringendosi fra le braccia.
Hinata prese una spazzola e ordinò i capelli grigi nel miglior modo possibile. « Per lui non è un problema. » spiegò « Lui mi ama e non si offende se passo un po’ di tempo per aiutare un mio amico.  »
Koushi annuì, appuntandosi di ringraziare infinitamente Tobio per la pazienza più tardi.
Hinata annunciò che aveva finito e, con un sorriso malizioso, disse che mancava solo il vestito, andando quindi a prenderlo di corsa.
Koushi incrociò le caviglie e si torturò le dita delle mani durante quella breve attesa.
E se Hinata aveva scelto qualcosa di troppo appariscente? Se non era della sua taglia?  E se…
La sua domanda rimase incompiuta.
il ragazzo dai capelli rossi era tornato con un vestito in mano.
Koushi sgranò gli occhi e aprì la bocca, totalmente stupito.
L’unica cosa che riuscì a sussurrare fu: « Oh mio Dio… »
 
 
 
DAICHI
 
Daichi era l’agitazione in persona. Continuava a guardare la porta del locale, sistemandosi il colletto della camicia bianca che indossava, per poi posare le mani sul tavolo davanti a sé e ritornare a chiedersi se il ristorante sarebbe piaciuto a Koushi.
L’atmosfera della sala era molto romantica. Il locale, inoltre, era molto spazioso, ma manteneva un’aria intima. Aveva chiesto un tavolo per due e il modo in cui era apparecchiato lo costringeva a pensare a qualcosa che non fosse Suga.
La posizione dei bicchieri e delle posate, il piccolo vaso di fiori rossi alla sua destra –era troppo eccessivo? – e, infine, una candela accesa tra lui e il posto di fronte.
Troppo romantico?
“E se mi fossi sbagliato? Se lo illudo ingiustamente? Non mi sono mai piaciuti i ragazzi. Perché dovrebbero iniziare a piacermi adesso?”
I suoi dubbi furono interrotti dall’entrata di Koushi.
E le sue incertezze sfumarono via come leggiadre foglie d’autunno mosse dal vento.
Gli occhi di Koushi vagarono per i tavoli del locare, cercandolo, e quando lo vide sorrise.
Daichi trattenne il fiato.
Era veramente lui?
Koushi Sugawara?
Il ragazzo si avvicinò e Daichi si alzò in piedi, forse troppo di scatto, perché lo vide sussultare leggermente per poi arrossire.
Daichi lo osservò come un appassionato d’arte ammira la sua opera preferita.
Koushi indossava un abito rosa perlato a mono spalla, la quale era decorata con dei fiori in tulle, lungo fino a poco sopra le ginocchia, lasciando scoperte le gambe levigate. Il tessuto scendeva morbido sul suo corpo da mezzo petto in giù. La parte superiore, infatti, era aderente, ma non eccessivamente.
Era perfino truccato, sebbene non in modo troppo appariscente, e i suoi occhi sembravano richiedere più attenzione grazie a quel candido ombretto. Così come le sue labbra in tinta al vestito.
« Ciao. » salutò Koushi, con imbarazzo sul volto per essere guardato così intensamente dal ragazzo di cui era innamorato.
« Fai mozzare il fiato. » sussurrò Daichi in risposta.
Koushi si ritrovò a sgranare gli occhi, per poi coprirsi con una mano la bocca, dalla quale il moro sentì una lieve risatina.
Daichi sembrò destarsi e fece il giro del tavolo per invitarlo a sedere, scostandogli la sedia da bravo gentiluomo.
« Grazie. » mormorò l’altro, accomodandosi, grato per quella gentilezza.
Anche Daichi prese posto e, quasi immediatamente, arrivò un cameriere a prendere le ordinazioni, per poi lasciarli soli, dirigendosi alle cucine.
Koushi guardò il tavolo apparecchiato e alzò un sopracciglio. « È molto elegante. »
« Ti piace? » chiese l’altro, teso per la risposta.
Ma Koushi sorrise dolcemente. « È perfetto. »
« Come te. » si lasciò sfuggire Daichi, per poi rendersi conto di quello che aveva appena detto, e arrossire fortemente.
Il ragazzo dai capelli grigi si strinse nelle spalle, timido, incassando il complimento del moro con grande felicità.
« Allora… cosa hai fatto oggi? » domandò Daichi per sviare il discorso. Non potevano certo stare ad arrossire per tutta la serata!
Koushi si mise a raccontare di come Hinata si era divertito a conciarlo come una bambolina – una bella bambolina, si concesse di pensare Daichi -.
Trascorsero così la cena. Come i loro dialoghi di ogni giorno.
Erano stati migliori amici, e lo erano ancora, quindi non potevano fare altro che comportarsi come tali, mettendo da parte l’ansia di essere ad un primo appuntamento.
Già… migliori amici.
Forse lo erano stati.
Forse… fino a quando Daichi allungò, audace, una mano a sfiorare le dita dell’altro.
 
 
 
 
Note dell’autrice: Lo so. Faccio schifo.
Mi dispiace un casino, ma tenterò di giustificarmi. In un primo momento, ero in ansia anch’io per questo primo appuntamento e non sapevo proprio che scrivere! In secondo luogo, sono stata male ed ero per la maggior parte del tempo intenta ad avere mal di pancia o tossire, rischiando di strozzarmi X(
Perdonatemi.
Ho deciso che i prossimi capitolo (quelli dedicati all’appuntamento) li scriverò di getto, senza idee. D’altronde, chi può pianificare un appuntamento? Alla fine, lo sappiamo tutti, va sempre diversamente da ciò che avevamo pianificato.
Spero di riuscire ad aggiornare in settimana.
Un abbraccio
E ancora vi chiedo scusa!!!!!
Rystie_00

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Capitolo 10
*** Capitolo X ***


CAPITOLO X
 
 
̴ Parte seconda
 
 
KOUSHI
 
Koushi fissò le loro mani intrecciate, rimanendo un attimo senza parole. Quel semplice contatto aveva avuto il potere di far arrossire entrambi, ma Daichi sembrava aver più controllo di sé, forse perché era stato lui a prendere quell’iniziativa.
Prese ad accarezzare con il pollice tutte le dita di Suga e abbassò lo sguardo sul piatto, ormai vuoto, poggiato sul tavolo.
« Sai… » iniziò, per poi prendere un lungo respiro. Non guardò Koushi in volto, ma sentiva, ovviamente, la sua attenzione rivolta a lui.
« Io non ho mai avuto dubbi sul fatto che mi piacessero le ragazze. » continuò. Koushi rimase in silenzio, in attesa di ascoltare ciò che l’amico aveva da dire.
« Poi sei arrivato tu e, all’inizio, era tutto ancora come al solito, poi Tobio ha detto che io e te… insomma… sembriamo fatti per stare insieme, allora ho cominciato a vederti con occhi differenti. Tutto è cambiato all’improvviso e mi sono sentito perso. Ho iniziato anch’io a credere che siamo nati per stare insieme. Che cosa eri realmente per me? Perché mi facevi questo effetto tutto d’un tratto?  »
Daichi sollevò finalmente lo sguardo ed ancorò i suoi occhi scuri a quelli nocciola dell’altro.
« La risposta è semplice, nonostante l’abbia capita solo dopo un mese di inutili dubbi. »
Koushi continuava a trattenere il fiato. Voleva che arrivasse al punto.
« È perché sono innamorato di te, Koushi. Non so se questa cosa durerà, so solo che ora potrei urlare al mondo che sei la persona che voglio amare e proteggere per il resto della vita. »
 
Koushi non aveva mai avuto una relazione prima d’ora e, di conseguenza, sentire le parole di Daichi lo riempì di una nuova sensazione.
Iniziò a tremare di felicità, portandosi una mano alla bocca. Rise.
Rise perché mai aveva provato gioia più grande.
« Sono stato così tanto ridicolo? » domandò Daichi, con un leggero sorriso sulle labbra.
Koushi scosse la testa. « Sei stato dolce. Le tue parole sono state la cosa più bella che potessi dirmi. »
Si studiarono negli occhi, con tenerezza. Restarono in silenzio, a sorridersi.
Per una volta, fra di loro, non vi era niente da dire perché tutto fosse chiaro.
 
Terminata la cena, offerta galantemente da Daichi, nonostante le proteste di Sugawara, uscirono dal locale.
L’aria era fresca, perciò Koushi si avvolse una sciarpa leggera al collo. Voltandosi poi verso Daichi, che lo stava già fissando, sorridendo.
Rise anche lui.
Il moro lo prese per mano, scoprendo che la sua pelle era gelida.
Prendere per mano un altro ragazzo”, non poté fare a meno di pensare Daichi.
« Hai freddo? » domandò subito.
L’altro si intenerì a quelle premure. « No, ma sei gentile a preoccuparti. »
Sawamura arrossì per l’ennesima volta. « Vieni. » disse « Ti porto a ballare. »
Koushi sgranò gli occhi nocciola, sorpreso. « A-a ballare? Sei sicuro? »
Daichi lo trascinò dolcemente, sorridendo. « Stai tranquillo. Conosco un posto stupendo e sono sicuro che ti piacerà. Fidati di me. »
E Koushi si fidò.
 
Aveva fatto bene a seguirlo.
Il parco, sotto le stelle, era il posto ideale per ballare.
Daichi lo condusse proprio fino al centro della distesa verde, circondata da alberi scuri, e fece un lieve inchino con la testa.
« Mi permette questo ballo? »
Koushi arrossì appena, per poi annuire energicamente.
Daichi sarebbe stato il ragazzo perfetto per lui.
Il moro lo prese gentilmente per un fianco, tirandolo verso di sé, e, con l’altra mano, prese la sua in una delicata presa.
Si guardarono negli occhi, finché Koushi non appoggiò la testa contro l’incavo del collo dell’altro, respirando il suo profumo. 
« Sei felice? » si sentì domandare. Il fiato di Sawamura aveva sfiorato i suoi capelli, procurandogli un brivido.
« Mi sento… apprezzato. »
« Tu sei più che apprezzato. » ribatté l’altro, posando una mano sul volto del ragazzo con i capelli grigi, e spostandolo in modo da far toccare le loro fronti. Erano ancorati l’uno negli occhi dell’altro. Pochi centimetri che li separavano… sarebbe bastato così poco…
« Tu sei amato. » concluse infine.
Entrambi lo sapevano. Entrambi sapevano che quello era il momento giusto, ma non fu Daichi a farsi avanti, bensì Koushi, mormorando: « Baciami. »
Daichi non aspettò altro tempo, lo prese per i fianchi e lo baciò. Aveva temuto che baciare un altro ragazzo sarebbe stato diverso.
Era stato diverso.
Era stato diverso da qualsiasi bacio avesse mai dato.
Le loro labbra combaciavano alla perfezione. Nate sconosciute per trovarsi. Toccarsi e scoprire di appartenersi da tutta la vita.
Le loro bocche erano… giuste. Loro erano giusti. E niente, niente, avrebbe più potuto far cambiare idea a Daichi.
Le sue ipotesi erano state confermate.
Loro due erano nati per stare insieme.
Persino i loro fiati, i quali si confondevano l’uno con l’altro, sembravano appartenersi.
Si separarono solo per riprendere fiato.
Rimasero a respirare profondamente, fronte contro fronte, con gli occhi chiusi.
Alla fine, fu Daichi a parlare. Accarezzò i capelli dell’altro. « Inutile dire che sei stato il migliore bacio di sempre. »
E, insieme, scoppiarono a ridere.
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: Buonasera! Se siete arrivati fin qui, vuol dire che, probabilmente, state morendo dalla fluffosità di questa schifezzuola….
Sul serio… mi dispiace per gli ultimi ritardi. Anche per gli eventuali errori presenti in questo ultimo capitolo.
Tuttavia… come ho già detto,  non ho intenzione di abbandonare la storia. Le parti future sono situazioni che volevo scrivere da tempo, perciò spero di riuscire a scriverle più velocemente.
Eh…. Niente. Questo è il capitolo dove i due si mettono ufficialmente insieme.
Bene…
Non dimenticatevi che il rating è arancione per un certo motivo.
;)
Un abbraccio
Rystie_00
 

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Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


CAPITOLO XI
 
 
KOUSHI
 
La mattina seguente, Koushi aprì gli occhi assonati grazie alla sveglia.
Avrebbe voluto dormire di più. Si sentiva così stanco.
Poi, però, si ricordò del perché lo era.
Ricordò la serata precedente, trascorsa con Daichi.
Dopo quel bacio al parco, avevano passeggiato per l’affollato centro città, mano nella mano. Avevano mangiato un gelato, seduti su una panchina che dava sul mare. Daichi aveva avvolto le spalle di Suga con un braccio e quest’ultimo si era appoggiato alla sua spalla.
Il moro, dopo alcuni attimi di silenzio, gli aveva alzato il mento con un dito e aveva fatto incontrare nuovamente le loro bocche.
  Koushi si toccò le labbra d’istinto, sorridendo al pensiero.
Infine, Daichi lo aveva riaccompagnato a casa ed erano rimasti a baciarsi per altri buoni minuti, come se ne avessero bisogno da troppo tempo.
  Si alzò dal letto e andò in bagno per farsi una doccia fresca, canticchiando sotto l’acqua.
Si avvolse poi un grande asciugamano intorno al corpo ed uscì. Ancora scalzo, andò nella sua stanza ed aprì l’armadio per prendere dei vestiti da mettersi.
Nonostante avesse numerosi abiti, non riusciva proprio a decidersi. Quella maglia sarebbe stata abbastanza comoda? E quella gonna sarebbe piaciuta a Daichi?
Venne preso dall’ansia e chiamò sua madre per non perdere la calma e quindi innervosirsi.
« Tesoro, cosa c’è? Dovresti essere a colazione, altrimenti farai tardi! »
« Non ho niente da mettermi! » esclamò subito, per spiegare la situazione.
Sua madre esaminò velocemente i vestiti del figlio. Poi prese dei leggins neri e un vestito color pesca a maniche lunghe e con la gonna a ruota da mettere sopra. « Mettilo con gli stivali. Ora muoviti, che fai tardi. » gli disse, dandogli un bacio su una guancia.
Koushi la ringraziò, e corse in bagno a prepararsi.
  Riuscì a mangiare solo un po’ di riso, per poi infilarsi il cappotto e una sciarpa al collo, e recarsi velocemente a scuola.
Era in ritardo.
La lezione era prossima ad iniziare: mancavano solo dieci minuti.
  Una volta arrivato, prese i libri dal suo armadietto e corse in classe.
Fortunatamente, l’insegnante non era ancora arrivato e i suoi compagni stavano chiacchierando. Guardò l’orologio. Mancavano pochi minuti.
« Temevo che non saresti venuto. Ho pensato che avevi cambiato idea. » disse una voce, al suo fianco.
Koushi si voltò, incontrando gli occhi scuri di Daichi. Il moro sorrideva, studiando il compagno.
« Non credo che cambierò idea così facilmente. » replicò Suga.
Si sedettero ai loro posti, nello stesso banco, prendendo i libri e i quaderni per l’ora di inglese.
« Mi piace come sei vestito. Stai bene. » disse Daichi, poggiando l’avambraccio sul banco e sostenendosi la testa con la mano.  
Koushi arrossì, appuntandosi di ringraziare sua madre e il suo buon gusto. « Grazie. »
Daichi sorrise, guardandolo per alcuni istanti più del dovuto. Poi si avvicinò al suo orecchio, sussurrando: « Ti da fastidio se ci baciamo? »
Koushi rabbrividì.
Certo che voleva baciare Daichi. Dopotutto era il suo ragazzo – stentava a crederci ogni volta che ci pensava -. Ma aveva avuto paura che lui non lo volesse fare in pubblico.
Suga temeva che il capitano si vergognasse di stare con lui.
Daichi, vedendo la sua espressione, corrucciò la fronte. « Non avrai pensato che mi vergogni di baciarti, vero? Ti ho detto chiaramente che sono pronto ad andare contro qualsiasi cosa pur di stare insieme a te. »
Koushi si mise le mani a coprirsi il volto, imbarazzato per aver fatto capire all’altro le sue insicurezze.
Daichi allora alzò gli occhi al cielo e gli scoprì il viso.
« Non ti vergogni di me? Non hai paura di quello che potrebbe pensare la gente? » domandò Koushi, per l’ennesima volta.
« Tranne quei ragazzi della terza C, nessuno ci ha mai creato problemi. Mi sono avvicinato a te e nessuno dei miei amici, quelli che ancora non conosci, mi ha detto qualcosa di poco carino. Anzi, mi hanno domandato se eri simpatico. Forse loro hanno il tuo stesso timore di essere giudicati, ma io no. Io posso prendere a pugni chiunque cerchi di… »
« Buongiorno, ragazzi. Ai posti! Iniziamo la lezione. » il tono del professore non ammetteva repliche, così Daichi fu costretto ad interrompere il suo discorso.
L’ora iniziò e non ebbero più il tempo di parlare.
 
 
 
DAICHI
 
 
Finita le prime lezioni, vi fu l’intervallo, così i due poterono discutere.
Daichi si alzò dalla sua sedia e fece alzare anche Koushi, prendendolo per mano. Si avvicinarono alla finestra, in un punto dove potevano parlare con un po’ di privacy. Il moro si appoggiò al davanzale, prendendo il compagno per la vita e tirandoselo a sé.
Infine, avvicinò il suo volto e si baciarono. Non era un bacio appassionato come il giorno prima, in fondo erano a scuola, ma non per questo meno romantico.
« Non vedevo l’ora di baciarti da quando sei tornato a casa, ieri sera. » gli confessò Daichi, con sguardo terribilmente serio.
Koushi sorrise amabilmente, accarezzandogli una guancia. « Sei così dolce, capitano. »
« E tu sei adorabile. »
Koushi rise, nascondendosi nell’incavo del collo dell’altro.
Daichi, unitosi a lui, approfittò del momento per alzare lo sguardo. Alcuni dei loro compagni di studi li stavano fissando. Erano tutti sbalorditi. Come aveva predetto Daichi, nessuno aveva un’espressione disgustata. Diciamo…. Molto, molto sorpresa.
Un gruppetto di ragazze ridacchiarono e una di esse cinguettò: “Ve lo avevo detto!”.
« Ci stanno fissando tutti. » sussurrò Daichi sulla guancia candida dell’altro, accarezzandogliela. « Dovresti vedere le loro facce. » aggiunse
Koushi si voltò, e, vedendo gli sguardi dei suoi compagni di classe, scoppiò a ridere.
Era così felice…
 
 
 
 
 
Note dell’autrice:
come sempre, domando umilmente perdono per essere una persona orribile e per non aver aggiornato in tempo… MA ho delle giustificazioni.
La scuola mi uccide e ho troppe idee da gestire perché sto scrivendo tipo tremila ff. So che dovrei metterle da parte, ma non ci riesco! Cioè… non le ho nemmeno pubblicate, ma devo scriverle perché mi riempie di gioia scriverle che oajdaoefwo.
Bene….
Spero possiate perdonarmi.
Grazie per chi segue e recensisce la storia, come sempre!!!
Scusatemi per eventuali errori o virgole senza senso.
Un grande abbraccio
Rystie_00

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Capitolo 12
*** Capitolo XII ***


CAPITOLO XII
 
 
KOUSHI
 
 
Il pomeriggio stesso, avevano annunciato alla squadra il fatto che fossero una coppia e tutti avevano urlato di gioia. Tanaka e Noya erano arrivati al punto di piangere dalla commozione, addirittura.
I due innamorati non si erano mai aspettati una reazione del genere, ma fu una piacevole sorpresa.
  Si erano poi allenati come sempre, ma i ragazzi sembravano tutti un po’ più motivati del solito.
La sera, Daichi riaccompagnò Koushi a casa, che lo invitò a fermarsi per cenare e studiare. Daichi accettò volentieri e così, dopo il pasto, si ritrovarono in camera di Suga a ripetere economia e storia.
Erano entrambi bravi a scuola, perciò utilizzarono il tempo confrontando gli appunti e svolgendo degli esercizi. Terminarono le ripetizioni alle otto e, dal momento che era ancora presto, Daichi decise di fermarsi ancora un po’ per passare del tempo con il compagno.
Koushi si stiracchiò e si sedette sul letto, con la schiena contro il muro e le gambe distese. Daichi si distese, con il capo sopra le gambe di Suga. Quest’ultimo prese ad accarezzargli i capelli dolcemente.
Daichi strinse le labbra, guardando il suo ragazzo con aria colpevole.
« Cosa c’è, Daichi? »
« I tuoi sanno che tu sei… che tu hai un ragazzo? »
Koushi ridacchiò. « Sai… credo che i miei genitori abbiano capito da un pezzo che sono omosessuale. » rispose, sorridendogli come avrebbe fatto un’amorevole madre. « Però non sanno che sto con te. » concluse. Fece una pausa, valutando se chiedere o meno la domanda che seguì: « Tu pensi che glielo dirai? »
« Non lo so ancora… il fatto è che non mi sono mai interessati i ragazzi. Sei solo… tu. Sei semplicemente tu. » rispose l’altro. « Io devo ancora trovare il coraggio per affrontare la cosa, ma ti prometto che glielo dirò. »
Koushi gli donò un lieve bacio a fior di labbra. « Prenditi tutto il tempo che ti serve. »
 
Il giorno dopo, a scuola, Suga e Daichi iniziarono le lezioni in corsi differenti, ma si ritrovarono a riposo. Il moro prese l’altro subito per mano, con un largo sorriso sulle labbra, incitandolo a seguirlo.
« Dove mi porti? »
« A conoscere delle persone. »
Si avvicinarono infatti ad un gruppetto di tre ragazzi che Suga ricordò come gli amici di Daichi che ancora non aveva avuto il piacere di conoscere.
« Ragazzi, vi presento Koushi. Koushi, loro sono Goro, Isao e Momoru. » disse, indicandoli uno alla volta.  
Koushi sorrise loro. « Piacere. »
Daichi gli mise una mano sul fianco coperto dal tessuto del vestito grigio.
« Ciao. » ricambiò Isao, al centro.
« Allora è vero che state insieme! » commentò Goro, con un sorriso impicciato sul volto.
Suga arrossì. « Sì, beh… posso assicurarvi che il vostro amico mi ha fatto una dichiarazione sdolcinata e romantica. »
Daichi tossì. « Koushi… »
Ma l’altro continuò, sapendo perfettamente di imbarazzarlo. « Mi ha portato a cena, eravamo a lume di candela. »
Gli altri tre risero di gusto, tenendosi la pancia. « Sul serio? E poi? Ti ha fatto una serenata? »
Koushi sorrise, grato di aver trovato la complicità degli altri. « Non so se una serenata era nei suoi programmi. Che mi dici, tesoro? » gli chiese, facendo arrossire il moro ancora di più rispetto a prima.
« Io dico che, se voi vi alleate, per me è la fine. »
 
 
I mesi passarono.
E via come foglie d’autunno, i giorni trascorsi insieme, i momenti in cui si tenevano per mano e delicati baci che si donavano.
Sembrava incredibile, ma passarono all’anno successivo con un’ottima pagella.
E ora, si ritrovarono ad accogliere i ragazzi del primo anno nella palestra della scuola Karasuno. Erano finalmente alunni di terza.
Nella palestra, vi erano tutti i compagni di squadra dell’anno precedente, eccetto ovviamente i senpai che avevano intrapreso la strada dell’università poiché avevano terminato le superiori.
Koushi e Daichi aspettavano soprattutto l’arrivo di Hinata e Kageyama, felici di rivederli dopo una sessione di esami. Quando questi varcarono la soglia – facendo a lotta per chi dovesse entrare per primo – Hinata si precipitò ad abbracciare Koushi, che lo strinse con gioia.
« Ciao, Hinata: benvenuto al liceo Karasuno! »
« Koushi-senpai, adoro la tua divisa della squadra! Ne potrò avere una anche io? Ti sta così bene! » esclamò, riferendosi alla tuta del club di pallavolo.
Suga stava per rispondergli, ma Hinata fu distratto nel vedere due figure che lo stavano fissando a occhi spalancati.
Tanaka e Noya erano concentrati ad osservarlo nei minimi particolari con sguardo talmente intenso da far arrossire il nuovo arrivato. 
Hinata, dalla foga di entrare in palestra prima del suo ragazzo, si era solamente tolto le scarpe da fuori senza calzarne altre, rimanendo a piedi nudi. Vestiva di un abito bianco e rosa a maniche corte. Sulle spalle, uno zainetto dove conteneva il cambio per allenarsi.
Tanaka e Noya avevano sul volto espressioni che potevano risultare inquietanti, ma, alla fine, esclamarono in coro: « Sei così carino! »
Hinata arrossì visibilmente e sentì un braccio circondargli la vita in un gesto possessivo. Non serviva voltarsi per sapere chi era.
« Lui è mio. » tre parole che fecero gelare sul posto i due senpai. Tanaka però, riconquistò la sua aria da spaccone, mentre Yuu si affrettava a dire che lui era già fidanzato con Asahi e che non aveva pensato ad Hinata in quel modo.
Tobio, però, non si convinse del tutto.
  Entrarono poi altri due ragazzi. Uno si presentò come Yamaguchi Tadashi, l’altro come Tsukishima Kei, ed era il ragazzo più alto fra tutti. Più dei giovani del terzo anno!
Si guardarono intorno, per poi dirigersi agli spogliatoi senza essere fermati da nessuno.
« Andiamo anche noi. » disse Hinata, trascinando il suo Tobio.
 
 
Koushi e Daichi erano sempre più esausti dopo quei primi mesi di allenamenti con i nuovi arrivati, ma erano felici di avere altri componenti per la squadra.
Come sempre, camminavano verso  la casa di Koushi, mano nella mano, parlando del più e del meno.
Arrivarono dopo alcuni minuti di cammino e si fermarono sotto il portico della casa.
Si strinsero in un abbraccio, per poi baciarsi in un bacio romantico.
Daichi prese fra le mani la testa dell’altro, guardandolo negli occhi. « Amore, ti vedo stanco. È stata una giornata dura. » disse. Col tempo, si erano abituati a chiamarsi in modi più dolci, ed entrambi lo adoravano.
Koushi annuì. « Credo che cenerò e andrò a dormire. »
« Prima di lasciarti andare… » iniziò Daichi, prendendolo per la vita. « Io… oggi i miei genitori sono partiti per andare a trovare una nostra zia e non tornano fino a lunedì. Domani sera ti va di venire da me? »
« Daichi, domani è venerdì: abbiamo gli allenamenti il pomeriggio. » replicò.
« Io intendevo a fine allenamenti. A cena a casa mia e a dormire. Io e te. »
Koushi spalancò gli occhi, trattenendo il fiato. « Vuoi dire… »
« Sì. »
 
 
 
 
Note dell’autrice:
BAM
Allour, ho voluto fare un’ellissi abbastanza importate per poter finalmente arrivare ai punti principali che avevo progettato per la ff già da molto. Inoltre, potrò scrivere più cose perché i ragazzi sono finalmente al terzo anno e quindi, almeno nei limiti, potrò rispettare il rating che ho deciso di imporre per questa storia.
L’ultima parte forse è puntata ad un Daichi audace, ma vi invito a riflettere se è il caso di fare conclusioni affrettate.
Per quanto riguarda gli amici di Daichi, me li sono completamente inventati, ma sono solo dei personaggi che appariranno forse ancora una volta.
Il capitolo doveva prevedere anche una specie di discorso tra Daichi e i suoi genitori, ma ho deciso di scriverlo nel prossimo.
Come sempre, scusate per eventuali errori.
Detto ciò, che ne pensate? Siete contenti di questo aggiornamento addirittura anticipato?
Grazie infinite a tutti coloro che recensiscono e hanno aggiunto la storia fra le seguite/preferite/ricordate. Siete tutti nel mio cuore.
Un abbraccio
Rystie_00

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Capitolo 13
*** Capitolo XIII ***


CAPITOLO XIII
 
 
KOUSHI
 
 
 
Koushi e Daichi, seduti a tavola di quest’ultimo, mangiarono una pizza che avevano ordinato. Daichi, finito il pasto, propose di guardare la televisione e Koushi annuì. Optarono per una puntata di una serie poliziesca che entusiasmava perlomeno entrambi.
Durante tutta la durata dell’episodio, Koushi stette abbracciato al suo ragazzo che, ogni tanto, gli donava un bacio distratto. Erano gesti abituali che entrambi avevano imparato a riservare all’altro.
  Daichi notò che a Koushi gli si chiudevano gli occhi, perciò domandò: « Sei stanco? »
« Abbastanza. Ieri non ho dormito molto. Avevamo la verifica di inglese perciò sono rimasto sveglio a studiare fino a tardi, e gli allenamenti di oggi mi hanno sfinito. »
« Vado a prepararti un pigiama in bagno. Poi metto a posto il letto. Tu prenditi pure il tempo che ti serve. Farò la doccia nel bagno dei miei genitori. »
Koushi acconsentì e si alzarono. Daichi gli offrì una delle sue maglie e l’altro lo ringraziò.
Koushi si chiuse in bagno e fece una doccia veloce. Si tolse i vestiti, ripiegando per bene la gonna e la maglia che indossava quel giorno.
Stava per infilarsi t-shirt che gli aveva prestato il moro, ma si fermò, guardandosi allo specchio.
Il suo corpo non era di certo muscoloso, anzi, il contrario. La sua pelle era pallida e metteva in evidenza i  nei sparsi sul suo corpo. Non erano molti, ma nemmeno troppo pochi.
Che impressione avrebbe fatto a Daichi? Gli sarebbe piaciuto?
Con indosso solo i corti boxer grigi, andò in camera del compagno.
Daichi stava finendo di disfare la sua borsa di scuola. Sentendo Koushi entrare, si voltò quasi per riflesso, senza aspettative. Quando però lo vide, rimase paralizzato.
Koushi arrossì, torturandosi le dita delle mani. Gli faceva un certo effetto avere la più completa attenzione di Daichi. Guardando in basso, disse: « Ho pensato che, se dormissimo abbracciati, non avrei bisogno della maglia. »
Daichi lasciò cadere ciò che teneva in mano e si diresse verso l’altro, prendendolo per i fianchi e attirandolo in un bacio.
Le loro bocche si aprirono in automatico e le loro lingue si incontrarono, accarezzandosi.
« Sei stupendo, Koushi. »
L’altro scosse debolmente la testa. « N-non sono niente di che. »
« Sei il mio ragazzo. Sei importante per me come lo è l’ossigeno. »
« Quindi, senza di me, moriresti? »
Daichi sorrise, passandogli le labbra fra i capelli e chiudendo gli occhi. Inspirò il suo dolce profumo. « Tu mi aiuti a vivere. La vedo di più in questo modo.  »
 
Si sdraiarono sul letto, abbracciati.
Daichi aveva fra le mani una ciocca di capelli dell’altro, e la girava distrattamente su un suo dito.
Koushi si sentiva protetto. E felice.
« Ti amo. » disse, stringendosi al compagno maggiormente.
Sentì la risata dell’altro vibrargli nel petto muscoloso.
« Ti amo anche io, Koushi. »
 
 
 
DAICHI
 
 
La mattina seguente, Daichi si svegliò abbracciato dal corpo del compagno.
Koushi dormiva profondamente e aveva sul volto un’espressione serena. Riposava sul petto nudo di Daichi, che aveva scelto di stare nelle stesse condizioni del suo ragazzo. Il piumino copriva il ragazzo addormentato fino a metà schiena, lasciando scoperta la maggior parte della pelle candida.
Il moro non voleva di certo svegliarlo. Amava quella visione mattutina, e avrebbe fatto di tutto per ammirarla ogni giorno.
  Osservò i dolci lineamenti del viso di Koushi. I contorni del suo corpo. Provò persino a contare i nei che riuscì a vedere.
  Allontanò lo sguardo da lui solo per vedere l’ora. Erano le dieci.
Ora relativamente tarda per i suoi standard, ma, dal momento che non aveva da studiare, non se ne preoccupò.
Posò cautamente una mano sulla schiena dell’altro e sentì che la sua pelle era veramente fredda. Subito allora prese il piumino e coprì il suo corpo e quello dell’alzatore, in modo che non sentisse più freddo.
  Forse per il movimento, forse perché era già buonora, Koushi aprì gli occhi assonnati e sorrise appena.
« Buongiorno, amore. » disse Daichi. « Spero di non averti svegliato. »
Koushi scosse la testa, ancora stanco per rispondere.
« Vado a prepararti la colazione. Aspettami qui. » disse il moro, baciandogli la nuca e alzandosi, liberandosi dell’abbraccio in cui erano legati.
 
Quando tornò, Koushi aveva gli occhi aperti e guardava il soffitto. Spostò lo sguardo sul moro e sorrise. « Buongiorno. »
Daichi si avvicinò, appoggiando una tazza fumante di the sul comodino. Poi scostò totalmente il piumino da Koushi, che lanciò un gridolino di sorpresa, ma poi rise. Daichi gattonò sopra di lui, imprigionandolo contro il materasso e attirandolo in un bacio.
L’altro tentò di protestare. « Daichi, appena svegli non si ha un buon sapore. Dovremmo lavarci di denti. »
Daichi, in tutta risposta, scese a baciargli il collo, accarezzandogli una coscia.
Koushi rabbrividì, spalancando totalmente gli occhi.
« Daichi… »
« Mmh… »
Koushi chiuse gli occhi, sentendo la lingua del moro contro la sua pelle. « Oh… Daichi. C-cosa hai intenzione di fare esattamente? » domandò.
« Devi sceglierlo tu. » rispose Daichi, mordendogli un lambo di pelle.
« Ah… » Koushi inarcò leggermente la schiena, mentre il capitano sorrideva, soddisfatto.
« V-Vuoi farlo? » chiese Koushi, preso alla sprovvista.
« Se tu lo vuoi, possiamo provare. »
« Daichi… io ho immaginato diversamente la nostra prima volta. »
Daichi si separò di scatto dal fidanzato. Koushi aprì un occhio, vedendosi davanti l’espressione maliziosa del moro.
« Vuoi dire che ti sei immaginato di farlo con me? »
« DAICHI! Non dirlo così apertamente… è imbarazzante! » Koushi si coprì il viso rosso con le mani.
« Voglio sapere come te lo sei immaginato. » insistette il moro.
« N-non di prima mattina. »
« La sera? Qui, a casa mia? »
« Non lo so dove… ma mi sarebbe piaciuto prendere l’iniziativa al posto tuo. S-sarebbe stato più piacevole per te, credo. »
Daichi rise, annuendo. « Sì, hai ragione. E che cosa avresti fatto, sentiamo? »
« Non posso dirtelo. »
Daichi mise su un broncio. « Vorrei saperlo… »
Koushi allungò il volto per baciargli la punta del naso. « Lo scoprirai. Te lo prometto. »
Il capitano annuì, lo baciò sulle labbra e poi iniziarono a fare la colazione.
 
Koushi uscì dal bagno con indosso un vestito blu scuro lineare con delle maniche lunghe in pizzo. Daichi lo aveva guardato e aveva riso.
« Mi sta male? » domandò Koushi, alzando un sopracciglio.
« Amore, sei stupendo. Mi domandavo solo se il tuo guardaroba sia infinito o cosa. Poi… ti sei portato un cambio? »
L’altro annuì, avvicinandosi a lui e spiegando: « Non potevo di certo indossare gli stessi vestiti di ieri! A differenza di te, capitano. »
Daichi gli cinse la vita e fece aderire i loro corpi. « Ogni giorno sei sempre più bello. Non mi preoccuperei se fossi in te. »
Koushi mise le mani sul suo collo. « E tu sei sempre più dolce. »
« È perché ti amo. »
Congiunsero le loro labbra.
Le loro bocche si incastrarono all’altra perfettamente. Fu un bacio profondo e pieno di nuove emozioni. Koushi riuscì a comprendere l’affetto immenso che Daichi provava per lui. Comprese la grandezza di quell’amore che era nato da un’amicizia bellissima. Comprese questo, ma anche il desiderio di Daichi. Sentì infatti le mani del moro, accarezzargli tutta la schiena, per poi scendere, e scendere, fino ad arrivare alle sue natiche e fermarsi.
Koushi non fu infastidito da quel contatto, anzi, lo trovò sensazionale.
Aveva da sempre pensato che un ragazzo, facendo una cosa simile, gli sarebbe risultato volgare. Si era sbagliato. Daichi non era volgare.
« Vorrei tenerti con me per sempre. » sussurrò il moro.
Koushi pensò che sì, anche lui avrebbe mollato tutto per stare con l’altro. Così, con le loro labbra ancora incrociate, sussurrò: « Non te lo impedirei. »
 
 
 
 
Note dell’autrice:
Ok. Non ho una giustificazione per questo enorme ritardo. Mi dispiace, ma ho avuto il blocco dello scrittore per questa storia. In compenso, sto scrivendo una ff Sourin (mia indiscussa OTP dal fandom Free!!) mpreg che aspetterò di finire per pubblicarla. Scusate per eventuali errori, come sempre i capitoli non sono betati.
Credo che farò concludere questa ff relativamente presto. La discussione con i genitori Daichi avverrà nel prossimo capitolo, dovrete aspettare ancora un po’. Grazie ancora per tutte le vostre recensioni! Alcune delle vostre vorrei stamparle e appenderle incorniciate nella mia stanza.
BUON NATALE A TUTTI, BUONE FESTE E BUON CAPODANNO!!
Spero di sentirvi presto! Passate tutti delle belle vacanze!
Un abbraccio, come sempre.
Rystie_00

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Capitolo 14
*** Capitolo XIV ***


CAPITOLO XIV
 
 
 
I genitori di Daichi tornarono quando Koushi se n’era già andato.
Il giovane gli accolse con un grande sorriso sulle labbra.
« Perché tanta felicità? » domandò sua madre, contagiata dalla speciale accoglienza del figlio.
« Scommetto che è successo qualcosa! » esclamò suo padre.
Daichi scosse la testa. « Ho una cosa importante da dirvi. »
I due genitori continuarono a sorridere, lanciandosi un’occhiata di intesa. « Hai trovato una nuova ragazza? »
« Penso sia meglio se ne parliamo sul divano. »
« Hai indovinato, tesoro. Nostro figlio ha trovato un nuovo amore! »
Daichi alzò gli occhi al cielo all’eccitazione dei due parenti, e andò in salotto.
I due lo seguirono e si sedettero sul divano, stanchi per il viaggio. Daichi, invece, rimase in piedi.
Era agitato, certo, ma aveva un sorriso sulle labbra. Voleva condividere con i suoi cari l’amore che provava per Koushi, nonostante ne fosse terrorizzato. Aveva però deciso di affrontare la questione con gioia e naturalezza, in modo da esprimere questa sua felicità ai signori Sawamura. Dovevano capire che lui, per questa relazione, stava bene ed era felice.
« Viene a scuola con te? » iniziò sua madre.
« Volete un interrogatorio o che sia diretto e vi racconti tutto? »
« Raccontaci tutto! Noi ti ascoltiamo. » disse la donna, accomodandosi più confortevolmente sul divano.
Il capitano fece un respiro profondo e chiuse gli occhi, iniziando a parlare.
« Frequentiamo dei corsi insieme. Premetto che, con il prossimo mese, saranno otto mesi che siamo una coppia e quindi, devo dire, è la relazione più duratura che abbia mai avuto. Scusate se non vi ho detto niente, ma adesso capirete perché. » continuava a tenere serrati gli occhi e ad avere un sorriso sulle labbra. « Non avevo mai calcolato la sua presenza. Forse perché non mi interessava, o forse perché ne ero spaventato. Poi, un giorno, ci siamo incontrati per caso in un negozio e abbiamo parlato per la prima volta… parlato è esagerato, ma ci siamo scambiati delle parole. La sera dopo, tornando dagli allenamenti, ho sentito delle urla e ho visto che tre ragazzi più grandi stavano per molestare qualcuno in un parco vicino. Così ho reagito d’istinto e sono riuscito a farli scappare, non prima di aver scattato delle foto con i loro volti. E, quando mi sono voltato… »
« L’hai salvata? Era lei? » lo interruppe il padre, orgoglioso del gesto del figlio.
Daichi aprì gli occhi e fissò serio i suoi genitori. « No. Non era lei. » disse. Prese per l’ennesima volta un profondo respiro: « Era lui. »
Sua madre e suo padre spalancarono gli occhi, rimanendo interdetti.
Daichi sollevò le mani davanti a sé, dicendo: « Aspettate. Anche se la cosa non vi piace, lasciatemi finire. »
I suoi genitori non dissero altro, ma i loro volti non erano più sorridenti.
Daichi non si fece prendere dal panico, e continuò, più sicuro che mai.
« L’ho preso in braccio e l’ho riaccompagnato a casa. Stava tremando, impaurito da ciò che gli era successo. Una volta calmo, gli ho detto che il giorno dopo saremmo andati a denunciare quei bastardi e così è successo. Poi siamo diventati amici. Ho scoperto molti suoi pregi e difetti e, dopo molto, ho deciso di confessarmi e di chiedergli di uscire. Lui ha subito accettato e ci siamo messi insieme. » fece una pausa.
« Ma non è tutto. » disse. « Lui è un ragazzo particolare. All’inizio vi ho detto che forse ero spaventato di fare amicizia con lui, e penso che ne andasse della mia reputazione. » si vergognò di se stesso, mentre spiegava queste cose. Si rese conto di quanto qualsiasi persona fosse piena di inutili pregiudizi che non fanno altro che ferire la gente.
« Lui giocava a pallavolo alle medie come alzatore. Era bravo, ma i suoi compagni hanno cominciato ad evitarlo perché ha iniziato a vestirsi da femmina. Non ha più avuto amici fino a che non ha avuto me. Ho avuto paura di essere giudicato anche io, ma ora non ne ho più. Lo amo, e non mi vergogno a dirlo. Sono innamorato di un altro ragazzo bello, intelligente e fantastico. L’ho fatto entrare nella squadra della Karasuno ed è uno dei principali alzatori. Qualsiasi cosa direte, sappiate che io non rinuncerò per niente al mondo a questa relazione. Lui è la mia vita e lo difenderò. »
Il suo lungo discorso terminò lì.
Non vi era mosca che volava in quella stanza.
Daichi pregò che i suoi genitori fossero delle persone prive di discriminazioni verso gli individui di sessualità diverse. A questo pensiero, il ragazzo aggiunse: « Ho sempre pensato di essere etero e ho avuto delle ragazze e mi sono anche piaciute, ma quando è arrivato lui, tutto è cambiato. »
I due adulti si guardarono, con un espressione preoccupata sul viso.
Suo padre annuì, per poi voltarsi verso il figlio: « Daichi, ne sembri sicuro, ma lo sei veramente? »
« Al cento per cento. »
L’uomo abbassò gli occhi per un secondo, per poi riportarli ancora sul suo bambino. « Penso che ci hai sorpresi. Sia io che tua madre abbiamo sempre pensato che fossi interessato alle ragazze. Lo davamo per scontato, ma abbiamo sbagliato. Però, anche se ci hai preso alla sprovvista, sappi che noi ti amiamo e ti ameremo comunque. Ti sosterremo e avremo fiducia in te. Sei nostro figlio, non possiamo rinunciare a te. »
Daichi sorrise, sollevato. « Sono felice che mi abbiate capito. Non vedo l’ora di dirlo a Koushi. »
« Si chiama Koushi? »
« Sì. »
« Ma perché si veste da femmina? » domandò sua madre, curiosa.
Il ragazzo alzò le spalle. « Si sente più a suo agio, tutto qui. Ma è perfettamente sano di mente, se ve lo state chiedendo. È uno dei primi della classe, infatti studiamo sempre insieme. »
« Non avevamo dubbi. » disse suo padre.
« Vorrei farvelo conoscere. So che vi piacerebbe un sacco, ne sono sicuro! » esclamò, euforico.
« Tesoro, non è che affretti un po’ le cose? »
« Ho aspettato otto mesi, mamma. Penso sia abbastanza. Ora vado a chiamarlo. »
Non diede il tempo ai suoi di ribattere, che subito si ritirò nella sua camera, chiamando Koushi al telefono.
Rispose dopo un po’. « Già ti manco? » fu ciò che si sentì dire.
Daichi rise. « Mi manchi ogni secondo che non ci sei, amore. »
« Sentiamo… volevi dirmi solo questo? »
« No. Ho parlato con i miei genitori riguardo a noi e… mi hanno appoggiato. Sono rimasti sorpresi, ma non schifati o arrabbiati, come avevo temuto. »
« D-Daichi… la tua voce sta tremando… stai piangendo? »
Il moro non se ne era minimamente reso conto.
« Oddio. Sì. » calde lacrime gli rigarono le guance.
« Oh, tesoro… » Koushi fu intenerito dal capitano.
« Sono così felice. Ti amo, vita mia. »
« Oh, Daichi, sei così dolce e romantico… che ne dici di festeggiare questo avvenimento felice? Vuoi uscire? »
« Va bene. Ti porto a fare spese, siamo ancora in tempo. E poi ti offro la cena. »
« Come vuoi, tesoro. A presto. »
 
« E allora poi mia madre mi ha chiesto se non stavo affrettando le cose e io… »
« Daichi, stai affrettando le cose! Vuoi farmeli conoscere domani! » ribatté Koushi, ridacchiando.
« Pensi sia troppo presto? » domandò il moro, mordendosi un labbro.
« Lasciali il tempo di comprendere la cosa e poi me li presenterai. » disse l’alzatore, accarezzandogli una guancia.
Si erano appena incontrati e il moro lo aveva salutato, sollevandolo da terra e facendo un giro su se stesso. L’altro aveva riso e lo aveva baciato. Poi Daichi si era messo a raccontare, euforico, cosa era successo e Suga era stato lieto di ascoltarlo. Inoltre, fu molto grato di vederlo così felice.
« Hai visto questo negozio nuovo? Ho sentito parlare delle nostre compagne di classe e dicono che ci sono cose… ehm… carine? »
« Va bene, andiamoci. » annuì Koushi, prendendo per mano il fidanzato, che iniziò a fargli strada nel grande negozio.
Vi erano moltissimi abiti e Suga stava già sognando di comprarli tutti.
« Che ne dici di questo? Ti starebbe bene! » disse Daichi, prendendone uno a maniche corte di una stoffa bianca con disegnati dei fiori blu che partivano dall’orlo della gonna e salivano sempre in minore quantità verso il busto.
« Anche a me piace. Lo proverò. »
« Sarai uno schianto, come sempre. Magari potresti indossarlo per quando incontrerai i miei genitori. »
Suga alzò gli occhi al cielo, ridendo. « Sei ancora là con la testa! Non va bene. Dovrò trovare modo di distrarti! »
« Andiamo a guardare un film? » propose allora Daichi.
« Va bene… ma prima mi provo questo vestito. »
 
 
 
Note dell’autrice:
Allora… le cose sono andate decisamente diversamente di come volevo che andassero, ma va bene anche così.
Vorrei sapere cosa ne pensate. SONO STATA PUNTUALE QUINDI MI MERITO UN COMMENTINO IN PIÙ… per favoree.  
Detto ciò, aehm, dovreste iniziare a preoccuparvi. Con il prossimo capitolo succederà ciò che avevo già pianificato sin dall’inizio e che sconvolgerà un po’ le cose. In senso buono o cattivo? Dovrete scoprirlo….
Pensate un po’… ho già il prossimo capitolo pronto, quindi sarò puntuale anche la prossima settimana *applausi*.
Un grande abbraccio.
Spero di sentirvi nelle recensioni.
Rystie_00

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Capitolo 15
*** Capitolo XV ***


CAPITOLO XV
 
 
 
 
« Tobio… »
Dalla voce di Hinata, sembrava che avesse appena combinato uno dei suoi soliti pasticci. Dovevano uscire a fare una passeggiata serale, ma Hinata non era ancora pronto, perciò Tobio era rimasto ad aspettarlo in camera sua.
Kageyama sospirò e si voltò verso la soglia della porta, dove vi era il rosso.
« Cosa hai combinato Hin…!? »
Hinata gli dava la schiena. Aveva un vestitino azzurro addosso, ma la cerniera sulla schiena era totalmente aperta, lasciando in bella mostra gran parte della pelle del ragazzino.
« Non riesco ad alzare la zip. Mi aiuti? » chiese, con voce innocente.
Troppo innocente, pensò Tobio. Questi si alzò ed andò ad aiutare il fidanzato, senza staccare lo sguardo dalla sua pelle chiara.
Non appena sfiorò con le dita la schiena dell’altro, vide Hinata inarcare leggermente la schiena.
« Hai le dita gelide, Tobio!!! » esclamò questo.
Tobio arrossì, vedendo il suo compagno in quel modo. Lo aveva fatto inarcare la schiena e, per poco, Tobio non si era eccitato.
  Erano adolescenti e Tobio più volte si era concesso di pensare ad Hinata in certe situazioni.
Aveva immaginato di toccare ed accarezzare la sua pelle, di stringerlo fra le sue braccia e di baciarlo dappertutto. Ovviamente, non ne aveva mai fatto parola.
« Tobio… mi tiri su la cerniera o no? » domandò il rossino, facendolo destare dai suoi pensieri.
Kageyama eseguì.
Hinata sorrise e si voltò, circondandogli il collo con le braccia. Mise i piedini nudi su quelli del fidanzato e si alzò sulle punte, per raggiungere le sue labbra.
« Dimmi cosa provi per me, Tobio-chan! »
« Chan? Baka Hinata, stai attento a quel che dici! »
« Non vuoi dirmi che mi ami? »
Tobio sospirò, imbronciando le sopracciglia. « Certo che ti amo, idiota. Altrimenti non starei con te. »
« Mi prendi in braccio? »
« Che? »
« E poi mi baci come fanno nei film! » continuò Shouyou, con una luce negli occhi simile a quella di un bambino.
« Se lo fanno nei film ci sarà un motivo! È una cosa che si fa nei film e basta. Stupido. »
« Uff… sei così noioso. » si voltò per andare di nuovo in bagno per truccarsi, ma Tobio afferrò il suo polso e lo spinse verso di sé. Se lo caricò su una spalla e si diresse nella camera del rosso.
« Tobio! Ma che fai! » rise l’altro.
Kageyama lo lanciò sul letto, facendolo distendere a pancia in su. Poi bloccò il suo corpicino con le mani al lati della sua testa e le gambe a bloccare quelle dell’altro.
Kageyama si mise a mordicchiarlo e a fargli il solletico, scompigliandogli i capelli. Hinata rise e lanciò gridolini acuti, pregandolo di smetterla.
« Solo se mi dai un bacio. » disse Tobio con il suo solito tono neutrale. « Con la lingua. » aggiunse.
Hinata rise ancora, ma poi afferrò la testa del compagno fra quelle piccole mani e lo avvicinò, unendo le loro bocche in un bacio che mischiava i loro sapori e le loro lingue.
Hinata iniziò a ridacchiare, in quel bacio languido.
« Mi staif… fasendo sblavare… » tentò di dire.
Tobio si separò e gli scompigliò i capelli arancioni. « Baka… »
A interromperli, lo squillo del cellulare di Tobio.
La sua risposta, e il suo volto paralizzato da ciò che gli aveva detto Tanaka…
 
 
 
Daichi aveva un sorriso in volto da quattro giorni.
Koushi lo aveva convinto a dare tempo ai suoi genitori, ma continuava a essere elettrizzato all’idea di farli incontrare.
Koushi era felice di vedere il suo ragazzo così contento, era persino più dolce di ciò che era già, ma, d’altra parte, era leggermente intimorito. Il capitano gli aveva detto che i suoi genitori erano rimasti sorpresi, ma lo avrebbero veramente accettato? Non avrebbero cambiato idea?
« Fratellino… » la voce di Akihiro e poi il suo volto fare capolino nella camera di Koushi.  « Che fai, tesoro? »
Koushi era disteso sul suo letto, con indosso una semplice gonna e una maglietta fuori di essa. I capelli grigi scompigliati e l’aria stanca.
« Tentavo di riposare, non ho dormito molto questa notte. »
Il più grande entrò, chiudendo la porta. « C’è qualcosa che ti preoccupa? »
« N-no, in realtà sono solo agitato. Daichi vuole farmi conoscere i suoi genitori. »
Akihiro si sedette vicino a lui. « Andrà bene vedrai. È impossibile che non ti adoreranno, una volta incontrati. Tu semini amore e dolcezza ovunque vai. »
Koushi arrossì molto a quel complimento così carino. « Grazie. »
Il fratello gli accarezzò i capelli, sospirando. « Ah… fra un po’ dovrò ritornare a Tokyo… le lezioni e gli esami rincominceranno tra due settimane. »
« Manca ancora tanto! » disse l’altro, divertito.
In quel momento, la suoneria del cellulare di Koushi iniziò a squillare.
Vide che era Hinata e rispose subito, con un sorriso sulle labbra. « Pronto, Hinat… »
« KOUSHI! »
Un esclamazione disperata. Sembrava che Hinata stesse piangendo. Il ragazzo si preoccupò.
« Hinata, cosa è successo? Stai piangendo? »
« Oh… Koushi, mi dispiace tanto… »
« Cosa? Hinata? »
« S-si tratta del capitano! Daichi è… »
Koushi si irrigidì, sentendo le parole disperate dell’amico.
No, non poteva essere.
Koushi non voleva crederci.
Aveva fatto cadere inconsciamente il telefono a terra.
« Koushi… ehi fratellino, che succede? » una voce in lontananza.
Non si rese nemmeno conto di aver iniziato a piangere. Non sentì minimamente i richiami del fratello maggiore. Tutto si annullò.
Vide il corpo di Akihiro abbassarsi per prendere il cellulare dal pavimento e ascoltare la voce di Hinata nel panico.
Koushi non c’era più.
Tremava e singhiozzava.
Ma non c’era più.
Le gambe molli gli cedettero e rischiò di cadere sul pavimento se il fratello non lo avesse sorretto al volo.
Akihiro chiamò i loro genitori con un urlo.
Koushi si sentì solo stringere e poi qualcuno lo mise a sedere.
Non seppe nemmeno in quanto tempo fosse successo.
Non riusciva a collegare quelle due parole.
 
Coma… Daichi.
Non avevano senso.
 
 
 
Daichi era uscito per fare la spesa. I suoi genitori glielo avevano chiesto e lui subito si era vestito ed era uscito di casa.
Era andato al supermercato e aveva comparto tutto ciò che serviva per la loro famiglia.
Era tornato e, per caso, aveva visto un nuovo negozio di fiori. Era all’angolo di un incrocio e doveva essere stato inaugurato da poco, perché non lo aveva mai visto prima.
Aveva attraversato la strada ed era entrato. Vide tutti quei fiori bellissimi e profumati e decise di comprarne alcuni per sua madre e per Koushi.
Uscì, con un sorriso sulle labbra. Non vide il semaforo, ma attraversò di nuovo la strada. Annusò i fiori, sentendone l’odore piacevole.
Fu un secondo.
Un misero secondo e fu catapultato in aria. Sentì un dolore immenso su tutto il corpo e poi vide l’asfalto della strada avvicinarsi.
Poi, il nero più assoluto.
 
 
 
 
Note dell’autrice:
Mi dispiace (?)
Okay… sono un mostro, senza “se” e senza “ma”. Però, se vi assicura, il prossimo capitolo sarà più lungo e mi mancano giusto poche righe per finirlo.
Che dire… aspetto un vostro commentino e spero vivamente di non dover farvi provare sentimenti di odio nei miei confronti ahahahah. *suda*.
Al prossimo aggiornamento.
Un abbraccio e ancora tante scuse
Rystie_00
 

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Capitolo 16
*** Capitolo XVI ***


CAPITOLO XVI
 
 
 
Koushi piangeva da più di un’ora. Akihiro lo teneva stretto a sé.
Il più piccolo urlava sul suo petto, tremando.
« COME È SUCCESSO? » gridava. « NON È POSSIBILE! »
I suoi genitori li avevano affiancati, portando fazzoletti e un bicchiere d’acqua.
« PERCHé? DAICHI… DAICHI…  »
« Koushi, ti prego calmati. Cerca di respirare. »
Ma il ragazzo continuava a piangere, ininterrottamente.
I suoi famigliari si guardarono preoccupati e tristi.
Koushi stringeva la maglia del fratello e continuò a lacrimare, bagnandola. « CHE CAZZO CI FACEVA FUORI? »
« Koushi… »
Sentiva gli occhi gonfi e un mal di testa incredibile.
« Koushi, devi calmarti. Non serve a niente piangere. Fatti forza. » disse suo padre, accarezzandogli la schiena.
Il figlio tirò su con il naso, mentre il fratello maggiore gli asciugava le lacrime.
« Vado a farti un the caldo. » disse sua madre in tono grave, dandogli un bacio fra i capelli.
Koushi incontrò poi gli occhi malinconici del fratello.
« Perché nessuno mi ha detto niente? È successo ieri pomeriggio. È passato quasi un giorno e nessuno mi aveva detto niente. Oh… Daichi. Perché a lui? » riprese a piangere.
« Vorrei poterti dire il perché, ma non vi è nessuna ragione. È stata una disgrazia. »
« Voglio vederlo. » piagnucolò Koushi. « Lasciatemi andare da lui. »
« Koushi, non sappiamo in che condizioni sia… potresti solo sentirti ancora peggio. » cercò di spiegargli suo padre.
Il giovane scosse le testa. Gli tremava un labbro, ma riuscì a dire: « Devo vederlo. Non mi importa di come starò… voglio vedere Daichi. »
« No, tesoro. Su questo sono irremovibile. Ci andremo quando ne sapremo di più. »
« Papà… »
« Koushi… ne rimarresti sconvolto, e non voglio vederti peggio di come sei ora. »
« Ma… Akihiro… » tentò di trovare l’appoggio del più grande, ma questi abbassò la testa, senza dire niente.
Koushi non poté fare niente. Non voleva opporsi ai suoi genitori, ma non lo trovava giusto.
L’amore della sua vita era stato martoriato ed era caduto in un coma del quale Koushi non sapeva niente. Lo aveva chiamato tutta la squadra, per informarlo e dirgli quanto gli dispiaceva. Erano tutti angosciati e tristi, perché Daichi, oltre a essere il capitano della squadra, era anche loro amico.
Koushi non aveva risposto a tutti. Le dita gli tremavano troppo per poter solo sorreggere il cellulare.
  Si lasciò cullare dal fratello, mentre altre lacrime silenziose gli rigavano le guance.
 
Koushi, dopo cena, scongiurò il fratello di accompagnarlo all’ospedale. Akihiro non seppe dire di no allo sguardo del fratellino, così distrutto e bisognoso di rivedere il suo amato, e non poté fare altro che accettare.
Koushi si era infilato il primo vestito che aveva trovato, con delle ballerine calzate velocemente e, insieme, erano corsi in macchina, diretti all’ospedale.
Non sapeva dire se i loro genitori si fossero accorti della loro fuga, ma si disse che la priorità, in quel momento, era andare da Daichi.
Akihiro non sembrava voler dire niente, e il più piccolo gliene fu grato. Koushi non aveva voglia di parlare. Aveva bisogno di stare vicino Daichi. Solo questo.
  Durante il viaggio osservò casualmente le cose che aveva indossato: le ballerine azzurro sbiadito e un vestito color pesca con la gonna a ruota. Uno dei tanti che aveva usato per uscire con il suo ragazzo. Il moro, come sempre, lo aveva complimentato per la sua bellezza in quell’abito.
Gli venne in mente la profonda voce di Daichi. La sua risata e i suoi occhi scuri. Le sue mani che lo accarezzavano e la sua bocca che lo baciava.
Non voleva rinunciare a niente di tutto ciò. 
« Koushi… siamo arrivati. »
Koushi non se ne era nemmeno reso conto.
Guardò davanti a sé. Il parcheggio dell’ospedale illuminato solo dalla luce gialla dei lampioni. Vi erano parcheggiate molte auto di diversi colori, ma il giovane non ve ne face caso. Fissava invece l’ospedale. La struttura in sé. Bianca. Con alcune finestra coperte dalle serrande, altre senza, alcune con la luce accesa, le restanti totalmente buie.
Koushi deglutì.
« Andiamo. » riuscì a sussurrare.
 
« Mi chiamo Akihiro Sugawara e questo è mio fratello. Siamo qui per Daichi Sawamura. Non abbiamo legami di parentela, ma lui è il suo ragazzo e voleva vederlo. »
Koushi guardava il pavimento lucido, a braccia incrociate perché aveva freddo: dalla foga, non aveva preso una felpa o un cappotto.
Sentì l’infermiere rispondere, dispiaciuto: « Mi dispiace. L’orario delle visite è concluso, ed è permesso a entrare solo ai famigliari. O almeno, ci vuole il loro consenso. »
« P-possiamo aspettare fuori? » chiese Koushi, con voce spenta e persa.
« Sì, vi accompagno. »
  Akihiro mise una mano sulla schiena del fratello per incitarlo a camminare. Seguirono l’infermiere per un paio di corridoi, finché questi non si fermò davanti a una porta chiusa.
« Potete accomodarvi su queste sedie. » disse l’uomo, poi si rivolse a Koushi, che si stava sedendo: « Se ne hai bisogno, c’è un distributore di bevande e cibo dietro l’angolo della fine di questo corridoio. »
« Grazie. » mormorò in risposta.
« Mi scusi, » intervenne il maggiore « Sa per caso le condizioni del ragazzo? »
« Dovrei prendere la cartella clinica. Se vuoi seguirmi. »
« No, fa niente. Rimango qui con lui e torniamo dopo. »
« Come preferite. »
Il sorriso gentile dell’infermiere e poi si allontanò.
Akihiro si inginocchiò di fronte al fratello, accarezzandogli il viso. « Sei più tranquillo ora che sei qui, tesoro? »
Koushi fissava il vuoto. « Akihiro? »
« Dimmi. »
« Puoi andarmi a prendere un the caldo, per favore? » disse, con voce spezzata.
« Certo. Vuoi anche qualcosa da mangiare? »
Koushi scosse la testa impercettibilmente. Akihiro si alzò e si diresse verso il distributore.
Suga lo seguì con lo sguardo, vedendolo voltare l’angolo. Si alzò velocemente ed entrò nella stanza, socchiudendola per non fare rumore.
Si voltò.
  Daichi era steso su un letto d’ospedale. La stanza era in penombra, la finestra l’unica fonte di illuminazione. Vide i macchinari vicino al suo ragazzo. Dei tubi collegati al suo braccio.
Koushi trattenne un forte singhiozzo e uno spasmo.
Il moro aveva la parte sinistra del volto completamente viola e gonfia. Sulle sue labbra, vi era un piccolo taglio verticale. Migliaia di altri graffi sulle sue braccia. Su quella destra vi era anche un livido enorme di colore blu.
Aveva gli occhi chiusi e non sembrava nemmeno respirare. Però, ciò che uccise di più Koushi, era che aveva un’espressione rilassata, nonostante tutto.
 Koushi sentì che gli stavano per cedere le gambe, così si sedette sulla sedia vicino al letto, prendendosi il viso fra le mani e iniziando a piangere sempre con più dolore.
Gemeva silenziosamente il nome di Daichi, incapace di guardarlo ancora.
Si strinse i capelli  fra le mani, tirandoseli. Poi si appoggiò al letto, all’altezza di una mano dell’altro, piangendo su di essa. Si circondò il volto con le braccia, cercando di reprimere i singhiozzi.
« Daichi svegliati. Per favore, apri gli occhi. So che mi senti, fallo per me. » un fruscio alle sue spalle che sentì appena.
« Ti prego, tesoro. Daichi, so che sei forte. Io credo in te, so che aprirai gli occhi. Dimmi che ho ragione. »
Una mano si posò sulla sua spalla, ma Koushi non si voltò. Non voleva vedere lo sguardo del fratello.
« Daichi, per favore. Coraggio, ripetimi ancora che mi ami. Ora. »
Ma Daichi non si mosse, né disse nulla. E così Koushi singhiozzò ancora.
« Resta con me. Non abbandonarmi… non lo sopporterei. Non riuscirei mai ad affrontare il mondo senza di te. Ti prego, amore. »
Singhiozzava talmente tanto che inzuppò la stoffa del letto e bagnò la mano di Daichi.
Tremava come una foglia, che lui stesso temette di screpolarsi.
La mano di Akihiro strinse di più la sua spalla.
« Ragazzo. »
Koushi rabbrividì. Non era la voce di suo fratello.
Si voltò lentamente e trovò un uomo adulto abbastanza alto e imponente. Aveva un viso rattristato e scolpito da profonde occhiaie. Ma ciò che spaventò maggiormente Koushi, era che avesse gli stessi identici occhi del suo ragazzo.
Koushi riuscì a distinguere questo particolare importante, nonostante avesse la vista offuscata dalle lacrime.
« Sono suo padre. Tu devi essere… Koushi, vero? »
Il giovane annuì, passandosi il polso sugli occhi. Gli tremava ancora un labbro, ma non riusciva a smettere di piangere.
« Siamo tutti distrutti in questo momento. Ma è meglio se andiamo fuori. Credo che dovresti prendere aria. »
« Io voglio solo stare con lui. » scongiurò Koushi, come un bambino.
« Anche io lo vorrei, ma non possiamo. Vieni. C’è tuo fratello qui fuori. »
Koushi venne alzato e sorretto dal padre di Daichi e venne portato fuori. La porta si richiuse dietro di loro.
Koushi vide distintamente una donna, che classificò come madre del suo compagno, vicino al fratello.
« Koushi! Perché sei entrato? Oh, tesoro… »
Akihiro lo strinse a sé e lo cullò fra le sue braccia.
« Gli hanno fatto tanto male, Akihiro. Hanno fatto male a Daichi. »
Akihiro lo mise a sedere, asciugandogli le lacrime che scendevano ancora. « È stato un’incidente. »
« Ma adesso lui… »
« Adesso tu devi dormire, Koushi. Mamma e papà saranno preoccupati. Torniamo a casa. »
« No! » esclamò Koushi, facendo sobbalzare tutti. « Voglio rimanere qui. »
Rimasero tutti in silenzio. I respiri gravi di Koushi come unica colonna sonora.
Infine, il signor Sawamura si schiarì la voce. « Noi siamo rimasti qui ieri sera, ma non si riesce a dormire su queste scomode sedie. È meglio che vai a casa, per oggi, poi potrai ritornare. Noi saremo qui, puoi rimanere con noi. Va bene? »
Koushi alzò lo sguardo addolorato verso i due adulti. Gli sorridevano appena, anch’essi profondamente provati.
Koushi alla fine riuscì ad annuire e a ringraziarli.
Akihiro lo aiutò a sollevarsi e, dopo averli salutati, tornarono a casa.
 
 
 
 
 
Note dell’autrice:
Eccomi qui! Come promesso aggiornamento puntuale.
Come sempre, scusate per eventuali errori e spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Mi dispiace, ma non saprei dirvi quando arriverà il prossimo aggiornamento. La scuola è un po’ asfissiante e dovrò fare dei recuperi quindi vedremo. Proverò comunque a essere puntuale!
Un grande abbraccio
E buona domenica
Rystie_00 

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Capitolo 17
*** Capitolo XVII ***


CAPITOLO XVII
 
 
 
 
Il cibo dell’ospedale faceva veramente schifo.
Daichi, per quante volte avesse mangiato quei piatti, non riusciva ad abituarcisi. Tuttavia, per fortuna, Koushi si premurava di portargli delle pietanze cucinate da lui stesso, che mangiavano insieme di nascosto.
Daichi si era rimesso in sesto nel giro di un mese, e ora mancavano due sole settimane alle dimissioni. Il moro non vedeva l’ora di tornare a casa sua, così come i suoi genitori.
D’altra parte, Koushi era più felice che mai.
 Daichi si era svegliato dal coma alle sei di mattina.
I suoi genitori avevano subito avvisato quelli di Koushi, che lo comunicarono al figlio una volta tornato da scuola.
Suga aveva spalancato gli occhi, ma poi era scoppiato a piangere. Era andato in camera sua, per cambiarsi e indossare una gonna e una maglietta, e corse poi in ospedale.
La porta della stanza in cui era ricoverato Daichi era aperta. Aveva corso fra i corridoi dell’ospedale con le lacrime agli occhi e un sorriso sulle labbra, ignorando gli ammonimenti dei medici.
Si era fermato sulla soglia della camera, riprendendo fiato, e lo aveva visto.
Daichi seduto, con un’aria stravolta e i lividi ancora visibili, ma vivo. Gli occhi aperti. Questi si voltarono dai suoi genitori per vedere il nuovo arrivato. Finalmente, le loro iridi si incontrarono di nuovo.
Koushi si mise una mano sulla bocca quando il suo ragazzo gli sorrise.
Camminò verso il letto e lo abbracciò senza fargli male, sussurrando: « Grazie, grazie, grazie… »
E Daichi aveva risposto alla stretta più debolmente, ma quando sentì il profumo dolce di Koushi, non poté fare a meno di pensare che ora era tutto apposto.
 
 
 
Alcuni mesi dopo
 
« Amore, sai a che cosa penso? » domandò Koushi, disteso di fianco a Daichi, nel letto di quest’ultimo.
« A cosa? » rispose il moro, prendendolo fra le braccia e facendo aderire i loro corpi nudi.
« Alla nostra luna di miele. »
Daichi scoppiò a ridere. « Abbiamo appena fatto l’amore e già pensi a quando saremo sposati. Hai proprio voglia di me. » sorrise, malizioso.
In tutta risposta, Koushi gli morse scherzosamente il labbro. « Saremo più adulti, e avremo fatto già molta pratica. Scommetto che sarai bravissimo a farmi godere. »
« Koushi!! Sei terribile quando parliamo di sesso! Diventi un’altra persona! »
« Ma devi ammettere che le mie mutande in pizzo sono state di piacevole gradimento, non è vero? »
Daichi si morse un labbro, per poi prendere Koushi per i fianchi e invertire le posizioni. Ora il moro lo sovrastava, e iniziò a fargli il solletico, mentre l’altro rideva, tentando di divincolarsi.
« Promettimi che le indosserai alla nostra luna di miele! »
« Sì! » annaspò l’altro « Sì, lo prometto. Ora smettila! » esclamò, con le lacrime agli occhi per quanto rideva.
E così Daichi smesse. Si piegò su di lui e gli baciò il collo, accarezzandogli il petto pallido.
Poi sussurrò al suo orecchio: « Che ne dici di un secondo round? »

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