Chi sceglierebbe mai una margherita in un campo di rose?

di BansheeFly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


-Basta, da oggi non mangerò più.- Bianca se lo ripeteva ogni giorno, era stanca di vedersi così. Lo specchio rifletteva ogni suo difetto, e questo a lei non piaceva.
-Bianca, esci da quel bagno altrimenti farai tardi a scuola.- Disse la mamma. Bianca fece finta di niente. Era una ragazza di 13 anni, non molto alta, con lunghi capelli color castano chiaro, occhi verdi e un nasino all'insù.
Frequentava l'ultimo anno delle medie, la 3B e tra un mese avrebbe affrontato l'esame. Non era spaventata, forse solo un po' emozionata.
-Bianca! Allora mi hai sentito?- la mamma entrò all'improvviso in bagno.
- Sì!  Non sono sorda! Cinque minuti e arrivo.-
Finalmente, dopo altre promesse che non avrebbe mantenuto, uscì dal bagno, prese la cartella e salì in macchina.
Arrivata davanti alla scuola scese dalla macchina e senza neanche salutare chiuse la portiera dirigendosi verso le sue amiche. La scuola era ancora chiusa.
Asia e  Chiara, come ogni mattina, non facevano altro che parlare di verifiche, dei compiti e di quelle cose riguardanti la scuola. Bianca si unì a loro ma non prestò attenzione a ciò che dicevano le due amiche, era concentrata a guardare i ragazzi che stavano davanti alla porta della scuola. Osservò attentamente ma non lo vide. Il suo sguardo si rabbuiò.
- Ehi  tutto bene?- le chiese Chiara.
Non rispose.
- Ahahah ma dai, non dirmi che fai quella faccia solo perché oggi non è venuto.- disse Asia. - Se devo dire la mia, sono felice che non ci sia, almeno oggi staremo un po' tranquilli.- proseguì lei. Bianca la guardò, fece mezzo sorriso e disse: - Ti ricordo che oggi le prime due ore avremo la Scilla.-
Suonò la campanella. Tutti entrarono e andarono nelle rispettive classi.
- Buon giorno ragazzi.- La professoressa Scilla entrò con in mano dei grossi libri riguardanti Picasso - In queste due ore oggi non faremo disegno ma ci dedicheremo completamente alla storia dell'arte.-
Nella classe scoppiò in rumoroso " Noooo".
- Non avrei mai pensato di dirlo ma vorrei che ci fosse Samuel.- Disse sottovoce Asia. Bianca sorrise. - Chissà perché oggi non è venuto, non è da lui.- s'intromise Chiara.
- Non so, forse starà male.- rispose Asia.
A quelle parole Bianca si preoccupò. Samuel,  il ragazzo che le piaceva, non aveva mai saltato un giorno di scuola, non perché ci tenesse, anzi se fosse stato per lui quell'edificio poteva anche bruciare.
Non era un alunno modello, era stato bocciato un anno, aveva zero voglia di studiare, infatti in pagella aveva si e no tre sei; rispondeva ai professori e durante le ore di alcune materie noiose faceva casino. Era il classico "bullo".  Lui però si definiva un tamarro.
Forse era proprio quello che piaceva a Bianca.

La giornata fu lunga e noiosa. Il lunedì si doveva rimanere a scuola fino alle 17.00.
Arrivata a casa Bianca andò in camera sua, buttò lo zaino a terra, prese il cellulare, si sdraiò sul letto ed entrò su Whatsapp. Voleva scrivere a Samuel. Voleva sapere perché non era venuto a scuola. Andò sul suo profilo e vide che era online; il suo cuore iniziò a battere più forte. Doveva o non doveva scrivergli? Ad un certo punto le arrivò un messaggio...era lui!
-Ehi.-
- Ciao- rispose Bianca. Era al settimo cielo.
- Com'è andata a scuola?-
- Male, senza te è una noia-
- Ahaha..e i professori che hanno detto?-
Stava per rispondere quando vide una chiamata in arrivo.
- Ciao- disse una voce profonda.
- Ciao..-  rispose la ragazza
- Allora, che hanno detto i professori?-
A quella domanda lo riconobbe. Era Samuel. Ma perché le aveva telefonato? Non glielo chiese, si limitò a rispondere. Iniziarono a parlare del più e del meno, del perché lui non fosse venuto a scuola quel giorno e delle cose fatte nel fine settimana.
Rimasero a telefono dalle 17.33 alle 22.55 saltando la cena.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Il giorno dopo, a scuola, Bianca raccontò alle sue due amiche ciò che era successo
la sera prima. Era così contenta che il suo sorriso andava da un orecchio all’altro, non
riusciva a contenere quella felicità.
-Non posso crederci!- disse urlando.
-Siamo contente per te ma ora calmati-
-E’ stata solo una telefonata, non capisco cosa ti renda così felice- Bianca si girò per
vedere chi avesse detto ciò, e vide arrivare Anna, una ragazza alta più o meno come
lei, bionda, occhi azzurri e con un fisico da modella. Aveva le giuste forme nei punti
giusti. Era perfetta.
Bianca la guardò e Anna fece lo stesso. Rimasero per un po’ a fissarsi negli occhi, 
mandandosi maledizioni a vicenda, quando Anna disse: -Non t’illudere, non sei
altro che una compagna di classe per lui.- Suonò la campanella e dovettero entrare.
Durante le prime ore Bianca non prestò molta attenzione, non riusciva a
togliersi dalla testa quelle parole. Pensava che avesse ragione, Samuel non
l’avrebbe mai vista come qualcosa di più che una semplice compagna di classe.
Perché mai uno come lui dovrebbe scegliere una come lei? Lei, un disastro che
cammina.
Era così immersa nei suoi pensieri che non sentì la campanella che annunciava
l’intervallo. Ad un certo punto vide una sagoma sedersi vicino a lei, era Samuel.
-Ehi, perché quell’aria triste?-
Quando si rese conto chi fosse quella sagoma, le venne naturale nascondersi
dietro i suoi capelli.
Non capiva il perché di quel suo gesto, dopo tutto la sera prima erano rimasti ore
a parlare.
-Perché ti nascondi? Non mordo mica- Disse con un sorriso.
-Dai Samuel vieni!- Gridarono in coro dei ragazzi fuori dalla classe.
-Arrivo- Rispose lui. –Visto che ora non ne vuoi parlare, oggi poi dopo la scuola ti
chiamo.- Samuel si alzò e raggiunse quei ragazzi.
Bianca non si mosse. Aveva il cuore che batteva a mille, si sentì accaldata e si accorse di
essere diventata rossa come un pomodoro.
L’intervallo finì, e le due ore che seguirono furono le più lunghe di tutto l’anno scolastico.
Bianca non riusciva a concentrarsi sulle parole della prof, la sua mente era già a casa.
Non aspettava altro che attaccarsi al cellulare. Non sapeva cosa gli avrebbe detto.
Di sicuro non poteva dirgli la verità. Doveva inventarsi qualcosa. Ma cosa?

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Era rimasta li tutto il tempo, seduta sul letto con il cellulare davanti. Ormai era sera.
Se per tutto il pomeriggio non l’aveva chiamata, non lo avrebbe fatto di sicuro ora, alle
23.00. Decise di andare a dormire, quando ad un certo punto sentì il cellulare vibrare.
Era lui. L’aveva chiamata.
Bianca era agitatissima, con le mani che le tremavano prese il telefono e rispose.
-Pppp..pronto?-
-Ehi come stai?-
-Bene grazie, tu?-
-Apposto, che fai?-
-Ascoltavo musica- Mentì.
-Cosa?-
-MERCURIO-
-Ah..ok..comunque che avevi oggi?-
-Ehm..- Bianca stava sudando. Cosa gli avrebbe detto? Non poteva dirgli ciò che
provava, non poteva dirgli che si sentiva un disastro. -..ho litigato con un’amica..
–mi dispiace- rispose Samuel.
-Anche a me..-
-Se vuoi sfogarti fallo, io sono qui per questo-
-Oh..grazie ma non ne ho bisogno…-
-Come vuoi-
Silenzio.
 A rompere il ghiaccio fu Samuel.
Rimasero a parlare per due ore, tra battute e scherzi telefonici.
Per Bianca quelle furono le due ore più belle della giornata.

La sera dopo, più o meno alla stessa ora, Samuel la chiamò. E così fu anche per gli altri giorni.
Ormai Bianca non aspettava altro che arrivasse sera per parlare con lui.
Il ragazzo a cui andava dietro da Settembre finalmente si era accorto di lei e da quel giorno sembrarono inseparabili.
 

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