Dillo ancora, perché io non ti lascio

di fubukywaive
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ero sovrapensiero, seduta sul sedile della macchina, forse ancora presa dal sonno. Appoggiai la testa sul finestrino e guardai la strada, fuori si stava bene per esserci 25 gradi, il calore del sole si faceva sentire e le persone iniziavano a vestirsi in modo leggero. Quel giorno, avevo una canotta bianca scollata con una camicetta azzurra a maniche a 3/4 che tenevo aperta e legata con un nodo in vita, Jeans chiari aderenti e Nike bianche.

Il ragazzo alla mia sinistra, ovvero quello che guidava, era il mio ex ragazzo che ora č diventato il mio "quasi" migliore amico. Aveva i capelli lisci neri, un po corti che qualche volta si spettinava con il Gel. Aveva dei bei occhi blu mare e non si puņ dire che non abbia un bel fisico. Si chiamava Sean ed era uno dei ragazzi piu richiesti fra le ragazze della mia etą, 17. Lui aveva due anni in pił di me, e anche se era il mio ex, a lui non gli importavano.

"Che hai Amy?" 

"Nulla. Sono solo stanca, stanotte non sono riuscita a dormire" dissi stringendomi le spalle e lui continuando a guidare. Con lo sguardo di traverso, mi guardava come se avesse capito. Ad un tratto entrņ nei parcheggi della scuola e parcheggiņ la macchina.

"Ancora lo stesso incubo?" fece guardandomi. Io non risposi, sentivo gli occhi pungermi e la bocca torcersi in un espressione di pianto. Presi lo zaino e scesi dalla macchina, mi chiusi lo sportello alle spalle e mi apoggiai alla macchina. Sentii chiudersi il suo sportello, lui si posizionņ davanti a me.

"Scusa... Mi dispiace..." aveva un voce triste e dispiaciuta. Mi aveva visto crollare molte anzi troppe volte in 3 anni che lo conosco. Alla fine le lacrime iniziarono ad uscirmi senza comando e mi coprii il viso per non femi vedere. Come se non lo sapesse.

Lui si avvicinņ mettendomi un braccio attorno alle spalle e una attorno alla vita e mi strinse in un abbraccio di conforto. Mi passņ una mano frai capelli e apoggiai la testa nell'incavo della sua spalla. 

"Non piangere. Non sei carina quando piangi" a quelle parole mi allontanai dall'abbraccio. Mi passai il dorso della mano sul volto per asciugarmi le lacrime.

"Sto bene..." In quel momento mi allontanai verso l'ingresso della scuola seguita da Sean. Anche se non eravamo pił fidanzati, continuava a trattarmi in modo dolce. Non che mi dia fastidio, ma non eravamo pił una coppia. Non aveva pił senso comportarsi in questo modo.

Entrammo nei corridoi dell'istituto, guardavo per terra seguita da Sean, ad un tratto sentii chiamare il mio nome.

"Amy!" mi girai e vidi il viso di un ragazzo che si avvicina al mio e mi bacia. Per l'esattezza, era il mio ragazzo.

Lui si staccņ, e io divenni un po rossa. 

"Ciao Jake..." vidi con la coda dell'occhio Sean roteare gli occhi al cielo. Sentii il mio corpo attaccarsi al petto di Jake, sentii la sua mano prendermi il viso e un braccio sulla vita che mi stringeva. Mi baciņ, come se non fosse il primo bacio che mi diede davanti a tutta la scuola, chiusi gli occhi per assaporarmi il momento.

Sentii Sean tossire, allora mi staccai da Jake.

"Ciao Sean!" fece Jake mettendomi un braccio attorno alle spalle. Io guardavo Sean, lo aveva fatto apposta a tossire, voleva interromperci, voleva rovinarci il momento.

"Ciao... Jake" rispose lui. 

Il mio ragazzo mi portņ via, andando verso la nostra classe.

"Amy!" mi voltai verso Sean "Ci vediamo dopo" lo guardai, gli risposi annuendo e continuai a camminare con Jake verso la classe. Quando ci allontanammo da lui Jake sembra farsi molto serio.

"Sono io il tuo ragazzo non lui"

Lo guardai "Cosa?"

"Perchč continui a stare in compagnia di quello li? Č il tuo ex non dovreste essere amici! Dovrei venire io a casa a prenderti, non lui!"

"lo ha sempre fatto, anche da amici" 

"Allora da domani vengo io a prenderti" in quel momento mi girai male.

"No!"

"perchč no?... Mi nascondi qualcosa?" stavo lontana da lui vicino ad una finestra, lui si avvicinava e io lentamente arretravo.

"Forse..." mi attaccai alla finetra guardando in basso. Mi strinse per le spalle e scquotendomi "Mi stai tradendo! Mi stai tradendo con quella m*rda del tuo ex!!" 

"No! Non e vero!"

Jake mi guardava, guardó in basso e mi prese la mano.
"Scusami... non ti risponderó piu cosģ." Mi bació il dorso della mano e mi portó x mano in classe.

Non sapevo che pensare, mi stava aggredendo solo al pensiero che Sean mi stesse accompagnando a casa come ogni mattina e poi... si scusa. Non lo capisco. Entrai in classe, mi sedetti vicino a Jake e durante l'ora di Arte, lui mi mise una mano sulla gamba, come se fosse qualcosa di naturale.

"Smettila Jake" esclamai sottovoce, tolsi la sua mano dalla mia gamba, ma lui continuava ad insistere, strusciava la mano sulla gamba, sino a fermarsi li vicino.

Innervosita gli diedi un colpo "smettila, non sei pił un bambino" lui ritrae la mano e continuó ad ascoltare la lezione. 
Finita l'ora, uscii dalla classe e quando passai vicino all'armadietto, vidi un gruppo di ragazze che stavano attorno a Sean e lui che in qualche modo cercava di allontanarsele.

Poi giró lo sguardo, mi vide, gli mimai qualcosa come "fai finta che hai un urgenza in bagno", cercó di non ridere, quando stavamo insieme, il sorriso era la cosa che mi colpģ e che mi fece barrere il cuore.

Lo vidi allontanarsi verso il bagno e avvicinarsi verso di me, io senza far nulla cercai di aprire l'armadietto ma lui mi tiró per il braccio e mi portó con se.

"Grazie Amy, erano tutto il giorno che mi stavano attaccate. Come sta andando la giornata?" Lo guardai, poi mi ricordai di Jake che tentava di avere qualche rapporto con me durante l'ora di arte.

"Tutto apposto..." risposi guardando in basso. 
"Cosa ha fatto Jake?" Riusciva a leggermi nella mente, era la cosa che gli riusciva meglio.
"Voleva giocare... durante l'ora di Arte, l'ho bloccato... eh basta." Lui mi guardó.
"Posso dire la mia?"
"Dilla.."
"Quel ragazzo, non fa per te"

Lo guardai come senza parole, avevo sentito bene o era solo la mia immaginazione?
"Come scusa?" Dissi con un filo di voce cercando di mandar giu il nodo di rabbia che si stava formando nello stomaco.

"Hai sentito bene, quel ragazzo non fa per te" Sean sembrava tranquillo come se fosse la cosa pił normale in assoluto dire alla propria migliore amica, quel ragazzo non fa per te.

Nel mio sguardo si poteva leggere tutta la rabbia che in quel momento volevo liberare su di lui, cercai di trattenermi e di non tirargli un pugno in pieno mento.

"Stai scherzando?, dimmi che stai scherzando e che ho sentito male. Di certo, lui é piu tollerabile di te" ok forse era meglio che mi stessi zitta.
"Pił tollerabile? Vuoi dire che sono insopportabile?" Sta prendendo una brutta piega.

"Sia prima che ora" Sean mi guardó come sorpreso, non sapeva di questo, era meglio che non lo sapesse. Lui si sistemó i libri e se ne andó salutandomi con un cenno.
Questo é perché non ragiono prima di parlare.
 

Fanculo al mio carattere del cazzo. 
Stavo con le mie amiche in mensa a parlare, stavo lontana da Sean, anche perché non volevo avere complicazioni. Stava in un tavolo a parte a ridere e scherzare con i suoi amici, sembra che quello che sia successo prima non gli abbia dato tanto peso. 
"Amy da quanto tempo state insieme ormai tu e Jake?" Chiese Lily che stava al mio fianco, teneva una patatina in mano e mi guardava con i suoi grandi occhi azzurri. 

"6 mesi..." avevo risposto in un modo che lasciava a desiderare. Bhe, 6 mesi sono 6 mesi e uno come Jake va sopportato. 
"E...?" Non sapevo se rispondere o meno, dire ciņ che stava facendo durante l'ora di arte o starmene zitta. Ma decisi di rispondere in modo completamente diverso.
"E niente, stavo pensando ad altro" finii il panino dandogli un ultimo morso, mi alzai e svuotai il vassoio andandomene dalla mensa, andai in cortile a prendere una boccata d'aria, il vento muoveva i miei capelli color bronzo lunghi e lisci sino a metą schiena se non di pił, vedevo tutto incorniciato dai miei occhiali blu e pensavo a ciņ che mi avrebbe atteso quando sarei arrivata a casa. 

Le ore passarono e aspettai Sean nei parcheggi appoggiandomi alla sua auto nera a 5 posti. Sentivo gia il cuore battermi forte nel petto, come se volesse uscirmi da un momento all'altro. Vidi un ombra posizionarsi davanti a me, non era Sean, alzai lo sguardo e una mano mi prese il viso fra le mani e s'inchinó a baciarmi, chiusi gli occhi e gli misi le braccia attorno al collo. 
Jake sapeva come distogliermi dai miei pensieri, intrecciai le dita nei suoi capelli morbidi biondi e leggeri, ci staccammo e mi mise un braccio attorno alla vita.

"Scusa per l'ora di arte, non sapevo cosa mi fosse preso" mi guardava e tenni lo sguardo basso.
"Non preoccuparti, non fa niente."
Sentii dei passi farsi sempre piu vicini, quando mi voltai vidi Sean che guardava altrove come scocciato o imbarazzato dalla situazione. Jake mi diede un rapido bacio a stampo e se ne andó. Io entrai in macchina e stetti in silenzio seduta sul sedile e con la cintura allacciata. 
Anche lui stava in silenzio, odio l'atmosfera che si formava ogni volta fra noi. Feci un bel respiro.

"Scusa, non volevo risponderti cosģ" lui sembró quasi sollevato, vidi un leggero sorriso sul suo viso. 
"Tranquilla, non fa niente" io appoggiai la testa sul finestrino e guardai fuori il paesaggio, eravamo vicino a casa, sentivo il cuore uscirmi dal petto, non volevo scendere dall'auto. 
Mi sarei dovuta aspettare qualunque cosa, qualunque, perchč cazzo non sono maggiorenne, me ne sarei andata da un pezzo da quella fottuta casa. 

Restai seduta sul sedile, mentre Sean parcheggió davanti a casa. 
"Se vuoi, entro con te" no no no pessima idea.
"No... ricordi cosa successe l'ultima volta, non voglio che tu venga preso a voci e umiliato da mio padre. No." Presi la borsa e me la sistemai in grembo.
"Qualunque cosa, chiama" mi bació in fronte, e quasi avrei voluto saltargli sulle gambe e non andarmene piu. Ma non volevo farmi vedere ancora debole.
Scesi, nemmeno Jake sapeva di mio padre. Io vivevo con lui, e ogni giorno, mi toccava subire uno dei suoi desideri. 

Aprii la porta ed entrai.
"Sono a casa" sentivo Sean andarsene, ma non sarebbe andato tanto lontano, io e lui abitavamo vicini, per cosģ dire. 
Sentivo dei passi avvicinarsi pesantemente dove stavo io.
Feci per salire in camera mia ma una forte stretta mi prese per il braccio e mi trovai davanti due grandi occhi marroni dalle sfumature rossastre, identici ai miei. 

"La tua camera é un disastro, quante volte ti ho detto di metterla in ordine cazzo!" Mi stringeva il braccio e mi urlava contro.
"La metto in ordine adesso, lasciami!" Lui mi lasció dandomi uno spintone e sbattei contro il divano, caddi all'indietro e finii stesa su di esso. 
Stavo per mettermi a piangere, no, non ancora, non voglio. 

Lui si posizionó davanti a me con un ghigno malizioso, si abbassó la zip dei pantaloni e mostrando il suo *coso*, no, no, NO.
"Prendilo, ora, se non vuoi che te lo ficchi in bocca" io esitai, non lo guardai neanche, non volevo, mi faceva troppo disgusto. 
Lui mi prese il viso con forza e me lo sbatté in faccia, fui costretta ad aprire la bocca e stare al suo gioco. Sentivo le lacrime rigarmi il viso, lui si sedette sul divano a gambe divaricate e io li, in mezzo alle sue gambe con quel *coso* in bocca, le sue mani sulla mia testa che premevano avanti e indietro e lui che godeva come un porco. 

Bastardo, ti odio! 
Quando arrivó al culmine del piacere lui mi tolse la camicia con forza mi sfiló la maglia e mi slacció il reggiseno, mi fece sedere a cavalcioni su di lui stringendomi per le braccia, inizió a *censored* da quą potete immaginare, qualunque cosa. 
Scappai in camera in lacrime, ero costretta a subire tutto ció ogni giorno, anche mentre dormivo, nei miei incubi. 
Presi il telefono, aspettai che mio padre andasse a lavoro e... si, lo chiamai. 

*tutuuu.... tutuuu*
-pronto?

-Sean...

-Amy, lo ha fatto ancora?... vero?

-... si

-non piangere, arrivo subito. Tempo 10 minuti e sono da te.

*fine chiamata* 
Andai a farmi una doccia sentendo dolore a tutto il corpo, mi misi una maglia, troppo grande, probabilmente, neanche mia. 
Aspettai Sean vicino all'entrata, quando lo sentii bussare, aprii la porta, avevo ancora gli occhi gonfi e rossi per il pianto. 
Lui era li, con una maglia a maniche corte nera con scollo a V aderente e dei Jeans chiari. Mi guardó, io non riuscivo a guardarlo, guardavo la mochette che in quel momento, mi sembrava una via di fuga. 

Lui entró in casa, mi prese la mano e mi portó su una poltrona. Si sedette e mi fece sedere sulle ginocchia. 
"Sean... sono fidanzata" non so come fecero ad uscirmi quelle parole di bocca.
"Al diavolo Jake" mi strinse in un abbraccio, mi fece appoggiare il viso sul suo petto e mi bació la fronte, senza che me ne accorgessi, le lacrime mi inondarono gli occhi fino a bagnarmi il viso, poi uscģ qualche singhiozzo ed infine crollai in un pianto isterico. 
Mi teneva stretta, come se volesse proteggermi, come se fossi un cucciolo o una cosa talmente preziosa e fragile che doveva proteggere a tutti i costi. 

Cercava di calmarmi, cullandomi come una madre farebbe con il proprio neonato. 
Varie volte mi aveva calmato in questo modo, e solo lui ci riusciva. Quando crollai davanti a Jake, con lui non fu la stessa cosa. Non mi trasmetteva la stessa sicurezza che faceva Sean. 
I baci sulla fronte solo lui sa dare, solo lui sa cullarmi, solo lui sa calmarmi dai miei attacchi isterici. 
In quel momento ci avevo mandato veramente al diavolo Jake, Sean era il tutto in quel momento.
Non era neanche il mio "quasi" migliore amico.



Note
Storia omonima a quella che sto scrivendo su Wattpad.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Il giorno seguente, come ogni mattina, Sean si faceva trovare fuori da casa puntuale come al solito. 
Mio padre non c'era e potevo calmarmi e alzarmi all'ora che volevo, passare tutta la giornata come volevo io. Lui sarebbe ritornato alle 3 del mattino, quindi niente stupro come tutti i fottuti giorni. 
Mi misi dei pantaloncini e una canotta bianca con una camicia rossa che lasciai aperta con le maniche a 3/4, amavo le camicie, le metterei anche a dormire. 

Scesi ed entrai in macchina di Sean, feci un respiro profondo, il giorno prima, mi addormentai fra le sue braccia e lui mi mise a letto. Avevo dormito, fino alle 6 del mattino, gli incubi non mancarono ma riuscii a mantenere la calma. 
Sean si protrese dalla mia parte e mi diete un bacio sulla fronte.

"Hai dormito?" Disse mettendo in moto la macchina e andando verso scuola. 
"Si, ho dormito ma... gli incubi c'erano comunque..." come ogni mattina appoggiai la testa al finestrino e guardai il tragitto. 
Sean rimase in silenzio, sapeva che ormai era inutile chiedere, era troppo ovvio. 
Da quando mia madre morģ 3 anni fa, la mia vita cambió drasticamente. Mio padre inizió a bere, ad arrivare a casa sbronzo fino al limite, arrivando pure a violentare la propria figlia all'etą di 14 anni, fino a portarle via la verginitą. Lui riuscģ a trovare un lavoro in un Night Club, e tornava a casa alle 3-4 del mattino sbronzo fradicio. Quello stesso anno conobbi Sean, che aveva 16 anni. Divenne il mio migliore amico, il mio confidente sino a diventare il mio ragazzo, il mio ex e ora il mio migliore amico, ma quest'ultima cosa mi tormentava la testa, come se qualcuno non fosse d'accordo. 
La macchina di fermó, scesi dalla macchina ed entrai a scuola con Sean, come al solito Jake mi venne incontro e fece la solita scenetta sdolcinata di ogni mattina. 

"Oggi vieni a casa mia?" Chiese guardandomi negli occhi, esitai a rispondere, sentivo gli occhi di Sean puntati su di noi, e forse la mia risposta non se l'aspettava.
"Mh... va bene, dopo scuola vengo con te" Jake sembrava felice, mi diede un bacio a stampo e sparģ tra la folla. 
3... 2... 1... 

"Ma sei pazza?" Tempismo perfetto Sean, come al solito. 
"Vuole solo... passare del tempo con me" risposi aprendo l'armadietto e riponendo i libri. 
"Brutta decisione Amy, non andare".
"Non sei il mio babysetter Sean, decido quello che voglio".
"Non venirmi a chiamare se succede qualcosa" odiavo quando lo diceva, alla fine avevo sempre bisogno di lui. 

Andai a psicologia, ne Jake ne Sean erano in classe con me, potevo seguire la lezione tranquillamente, senza nessuno che provava ad avere rapporti con me. L'ora passó in fretta come il resto della mattinata. Fuori da scuola Jake mi accompagnó alla sua moto, mi porse il casco e salii in moto. 
Sentivo lo sguardo di Sean, il peso per non averlo salutato, Jake sembrava troppo preso, tanto da non permettermi di fermarmi e dirgli almeno "a domani". 
Arrivati a casa sua, non mi aspettavo niente di tutto cio. 

Sentivo una strana sensazione, come se dovessi stare attenta, mi portó in camera sua, li mi guardó si avvicinó, mi scostó i capelli da davanti e inizió a baciarmi, prima semplici baci poi... sembrava troppo desideroso, mi morse il labbro inferiore e iniziammo a baciarci con la lingua, poi mi bloccai. 
"Che vuoi fare...?" Guardavo per terra, i miei piedi, poi le sue scarpe, tutt'altro ma non il suo viso. 
"Amy, sono 6 mesi, 6 mesi che aspetto questo momento, lo aspetto dal primo giorno che ti ho vista" lui si avvicinó al mio collo, inizió a baciarlo. Sentivo il cuore battere forte, iniziai ad ingoiare saliva inutilmente, a sudare nonostante non ci fosse caldo. Jake inizió a passarmi le mani per tutto il corpo, mi attiró a se e continuó a baciarmi, volevo fermarmi, dirgli No, ma sembravo bloccata. 
La mano che mi teneva scese nel mio fondoschiena, sentivo il cuore come se volesse uscirmi dal petto, abbandonare la cassa e andarsene a puttane. 
Trovai la forza di allontanarmi.

"No, basta... n-non sono pronta" mi diressi verso la porta ma lui sembrava non voler cedere, sentivo ogni sua parte del corpo fremere solo al desiderio di avermi per una notte. 
Mi attaccó al muro e sentivo le sue mani muoversi per tutto il corpo, qualunque punto, qualunque azione, qualunque tocco, cercavo di mandar giu il nodo che si era creato.

"Basta Jake, ti prego" la voce sembrava rotta, pronta a perdere il lume della ragione.
"Fammi almeno arrivare alle mutande" le lacrime iniziarono ad uscire, no, non ancora. Insisteva, inizió a toccarmi in punti come seno e sotto le mutande. 
Basta, non ce la facevo pił. Lo allontanai con forza e iniziai a piangere in modo isterico, un'altra crisi. Pensavo di passare una giornata senza sesso e violenze, ma mi sbagliavo. 
Lacime, singhiozzi e urla rieccheggiavano nella stanza, Jake sembrava spaventato. 
"S-scusa Amy io non lo faró piu" mi prese per un braccio ma le immagini di mio padre mi balenarono in mente come se volessero uccidermi nel profondo. 
"BASTA CAZZO! NON TOCCARMI!!" 

Voleva, lo so, voleva aiutarmi, ma lui non migliorava un cazzo della situazione di merda che aveva creato. 
Sean, volevo lui, ora, qui, vicino a me...
"Sean..." Jake inizió ad alzare il tono della voce incazzato.
"COME CAZZO SAREBBE A DIRE SEAN, SAPEVO CHE MI TRADIVI PER QUELLO STRONZO DEL TUO EX! VAI AFFANCULO AMY!" urlai, tremavo, singhiozzavo e infine, panico. Ero entrata nel panico, il respiro stava inziando a mancare, e lui se ne accorse. 
"... chiamalo... chiamalo..." lo implorai di chiamarlo, prese il mio cellulare dalla tasca e lo chiamó.
*inizio telefonata*

-che succede? Perchč hai chiamato?

-Sean...

-porc- Jake! C-che succede?!

-devi venire a casa, Amy...

-merda, arrivo!

*fine chiamata* 

(Pov. Sean)
Salii in macchina lasciando quello che stavo facendo, sapevo che sarebbe successo qualcosa, lo sapevo. 
Al telefono sentivo le urla di Amy, doveva sbrigarmi. 

Arrivai in 10 minuti.
Trovai la porta aperta ed entrai precipitandomi in stanza di Jake, lui era sconvolto, in un primo momento non trovai Amy, ma quando abbassai lo sguardo la vidi ai piedi del muro, con le ginocchia al petto, tremante come una foglia. 
"Amy..." mi abbassai e iniziai a chiamarla, sembró riconoscermi, vedevo i muscoli rilassarsi e i nervi stendersi.
"Tranquilla, va tutto bene" la presi in braccio a mo di sposa e mi sedetti sul letto sedendomela in grembo, mi appoggiai la sua testa sul petto, l'abbracciai in modo delicato e rassicurante, le baciai la fronte e iniziai a cullarla. 

"Tranquilla, ci sono io... Ssh.." inizió a tremare, il suo sguardo era perso. 
"Cosa le hai fatto?" Chiesi a Jake, in tono molto serio, quasi da rimprovero. 
"N-niente" 
"Non dire cazzate cosa le hai fatto?" Cullavo Amy accarezzandole la guancia con un dito a stringendomela al petto. 
"Volevo... volevo far sesso con lei, ma non so cosa le prese"
"Lei voleva?"
Lui non rispose, bastardo te la faró pagare.
"Rispondi"
"No, non voleva"
"Perchč cazzo hai insistito allora!?" Sentivo la rabbia ribollirmi dentro, volevo spaccargli la mascella e picchiarlo a sangue.
"Tanto lei mi sta tradendo con te! Eh bastardo, te la vuoi riprendere! QUELLA É SOLTANTO UNA STRONZA, E TU SEI SOLO UN-" lo interruppi.
Amy sembrava agitarsi.
"Abbassa le voci, la stai agitando" non smettevo di guardare la reazione di Amy, dovevo capire se stesse meglio o no. Non ti lasceró piu nelle sue mani. 
"VATTENE SEAN!" disse.
"... portami a casa..." Amy parló con un filo di voce, io mi alzai tenendola in braccio e feci per andarmene.
Jake mi bloccó, ed Amy cercó di rimettersi in piedi, ma sentire me e Jake litigare, non ha fatto altro che peggiorare la situazione. 
"Fammi andar via con lei, sta tremando Jake!" Lui non voleva cedere, alla fine, la vidi perdere i sensi e cadermi davanti agli occhi, questa situazione si era gia ripetuta la volta che litigai col padre. 
La presi al volo.
"Fanculo Jake, io me la porto a casa. Dovrai prepararti una bella scusa per domani" la caricai in macchina, quello, non era il ragazzo giusto per lei. 
Le allacciai la cintura e misi in moto la macchina. Quel bastardo non gli permetteró pił di avvicinarsi a lei. 
Stavo guidando mettendo un po il turbo, quando sentii il mio nome dal sedile del passeggero. 
Accostai la macchina.

"Sean..." Amy mi guardava, con un aspetto stanco, sfinito e senza forze. Piccola mia, finirai per uscire fuori di testa se continua cosģ. 
La guardavo, per tranquillizzarla accennai un sorriso, ma dentro ero rosso, rosso come il fuoco di rabbia, rabbia che sarebbe esplosa da un momento all'altro. 
"Grazie, grazie ancora, non so come avrei fatto... senza di te" 
non sentivo quelle parole da quando stavamo insieme, non ebbi il coraggio di guardarla, ma potevo sentire il suo inbarazzo nella voce. 
"Tranquilla, per mé é solo un piacere, venirti a salvare dall'orco cattivo" cercai di sdrammatizzare, e ci riuscii. Lei fece una risatina leggera, la guardai, anche con gli occhi gonfi e rossi era sempre bella, sempre la mia piccola principessa. Quanto avrei voluto prenderla e caricarmela sulle ginocchia e non lasciarla andare mai pił. 

Risi e poi cadde un silenzio imbarazzante. 
"Mh, cosa pensi di fare... adesso? Con Jake?" Chiesi guardando il volante dell'auto e tenendolo stretto con un braccio. 
"Forse... forse lo lascio, non sono sicura". 
"Forse? Hai idea di cosa ti abbia appena fatto?" La guardai confuso per la decisione che stava predendo. 
"Lui non sa di mio padre, é meglio che resti un segreto, non voglio che tutto ció venga a galla." Non c'era da biasimarla, ma io ero ancora piu incazzato dentro, sentivo tutti gli organi bruciare di rabbia, feci un respiro profondo e misi di nuovo in moto la macchina. 
"Non pentirtene" dissi. 
 
(pov. Amy)

Mi accompagnó a casa, sarei stata tutta la sera da sola ed erano solo le 16, chiesi a Sean di rimanere, lui non ci pensņ neanche a dare una risposta ed entrņ facendomi compagnia.
"Sarai stanca" fece Sean chiudendo la porta. 
"No, solo un po confusa." mi tolsi la camicia rossa e restai in canotta bianca. Mi era venuta una vampata di caldo e iniziai ad aprire le finestre di casa.
"Caldo?" domandņ sedendosi sulla sedia che stava in cucina.
"Si, vuoi un gelato?" mi diressi verso il frezzer e tolsi fuori due grandi vaschette di gelato al cioccolato, caffč e tiramisł. 
Lui mi guardó come se gli stessi facendo vedere uno scrigno pieno di monete d'oro. 
Sorrisi e presi due grossi cucchiai, gli porsi una vaschetta e il cucchiaio, mi sedetti vicino a lui e iniziai a mangiare. 
Fantastico, ci voleva dopo una giornata di merda, detto chiaro e tondo. 
"Ti farņ passare una bella giornata, promesso" lo guardai sorpresa, nel mio viso si formó un leggero sorriso, guardai per terra ed esclamai un Si. 
Lui tiró fuori il cellulare, mise "When your gone" si alzņ dalla sedia e mi porse la mano, potevo fidarmi di lui, non mi avrebbe fatto niente. 
Gli presi la mano e mi attiró a se, mi mise una mano sul fianco, sentivo il cuore iniziare a battere cercai di stare calma.
"tranquilla, non ti faccio niente" mi sussurró all'orecchio.
Sentii dentro di me smuoversi qualcosa che ormai si era addormentato. Continuavamo a ballare anche se ero rigida con i nervi tesi, sempre pronta a qualunque evenienza. 
"appoggia la testa sulla spalla" sussurrņ, ero pietrificata. Lui delicatamente mi passņ una mano sulla nuca e mi appoggio la testa sulla sua spalla e rimise la mano sul mio fianco. 
Sentii il suo profumo, dolce, delicato non troppo forte. Adoravo quel profumo. 
"Hai messo il profumo che ti ho regalato al compleanno" eh si, gli e lo avevo regalato io. Sorrisi.
"lo metto sempre, non... Non posso separarmene ormai" sembrava avesse la voce tremante e imbarazzata. 
Alzai lo sguardo, era un po rosso e guardava altrove, come se volesse evitare il mio sguardo. 
"Sean..." mi staccai e lo guardai.
"Amy... Perdonami" non capivo perchč dovesse scusarsi, poi avvenne, mi baciņ ma si staccó subito imbarazzato. 
"Non ce la facevo pił... Scusami" appoggia la pronte sulla mia spalla, ero senza parole, mi aveva baciata, non sapevo che Sean provasse ancora qualcosa per me. Sentivo il cuore battere forte, ma non era per la paura, forse emozione, forse gioia o felicitą. Ma perchč? ero veramente ingenua da non capirlo.
"Sean... Guardami" lui alzņ lo sguardo, mi guardņ. Non so cosa mi prese, gli presi il viso fra le mani e lo baciai, mi staccai appoggiando la fronte sulla contro la sua. 
Poi ci guardammo, un altro, un altro e un altro. Non potevo credere che lui mi piacesse ancora. Ma non eravamo andati oltre. 
"perchč non me lo hai detto?" chiesi mettendogli le braccia attorno al collo.
"gia da quando ti dissi che Jake non era il ragazzo giusto per te, dovevi capirlo. Ma, non fa niente".
Lo guardai e sorrisi, era da tempo che non provavo una sensazione simile. Mi fece compagnia a cena, lo implorai di rimanere a dormire. Il problema era mio padre, ma lui non sarebbe entrato in camera alle 3 del mattino tutto sbronzo. Tanto poi sarebbe uscito alle 6 e non avrebbe visto Sean. 
Ci coricammo, ma non successe niente di particolare, quella notte, riuscii a dormire senza incubi, senza paure. Una notte tranquilla. 
La mattina seguente ci preparammo per andare a scuola e quando arrivai, vidi Jake venirmi in contro. 
"Possiamo parlare Amy?" 
"Dimmi" risposi in modo secco e impassibile.
Lui guardņ Sean, capivo che voleva parlare solo con me. 
"Io rimango, non me ne vado" ed ecco Sean serio alla riscossa.
"Volevo chiederti scusa, ti prego perdonami Amy, se non volevi scusami veramente Amy, io voglio continuare a stare con te io-" lo bloccai.
"Jake..."
"Si amore?"
"vaffanculo" presi Sean per mano e lo lasciai li, sotto gli occhi di tutti, fra prese in giro e risatine. 

Sean mi accompagnņ all'ora di matematica, mi salutņ dandomi un bacio sulla fronte e se ne andņ. passai l'ora tranquilla, senza distrazioni e senza Jake nella testa. Ad un tratto, venne proclamata un'assemblea straordinaria, rimisi tutto dentro lo zaino e uscii dall'aula per andare in aula magna, che era grande quasi quanto un campo da Baseball.

Fuori dall'aula, non poteva che mancare lui, mi prese per mano e andammo all'assemblea. Ottima notizia, la settimana prossima ci sarebbe stato il ballo scolastico, sapevo gią che mettere, Lily si offrģ per farmi i capelli e il trucco, le rivolsi un dolce sorriso, di quelli che non facevo da tempo. Poi guardai per terra, un pensiero mi stava invadendo la mente.

E se Sabato, avessi visto mio padre? ora che ci pensavo, non lo vedevo da un po, gli avevano allungato gli orari del lavoro tanto da farlo uscire alle 6 del mattino e farlo ritornare alle 3 del mattino seguente. L'dea di vederlo bianco come un cadavere, con due borse grandi come due noccioli di Pesca sotto gli occhi, strusciante per terra privo di forza e con la schizzo frenģa a mille, mi faceva rabbrividire, il mio cuore venne stretto in una morsa di dolore.

E se mi avesse violentato brutalmente?  sarebbe stata la mia fine, Sean sembrņ accorgersene, mi strinse la mano, con il pollice mi accarezzņ il dorso della mano e intrecciņ le dita alle mie, mi guardņ con un dolce sorriso, tanto da farmi rasserenare. 

Arrivata a casa, feci entrare Sean, non si sa mai che mio padre avrebbe varcato la soglia della porta e mi avrebbe violentato. Salii in soffitta e cercai una scatola, enorme, rosa confetto, trovata la scatola tutta piena di polvere, scesi da Sean, lui mi guardņ incuriosito.

"Cosa č?" disse avvicinandosi a me.

"Era di mia madre, lo metterņ sabato" parlavo con una tale gioia che non vedevo l'ora di mettermelo sabato. 

"Wow, ma non posso vederlo, deve essere una sorpresa, dimmi almeno il colore"

"color champagne" lo guardai e poi presi la scatola e la portai in camera mia, aprii l'armadio e lo riposi infondo. 

Passarono 3 giorni, Jake non si fece pił vedere, sembrava evitarmi, la stessa cosa avrei fatto io, tranquillo. Da quella volta, che io e Sean ci baciammo, non successe pił niente, solo baci sulla fronte e prese di mano, ma la cosa non mi pesava pił di tanto, lo volevo vicino, questo mi basta. 

A breve avrei compiuto 18 anni, avrei sparso denuncia e me ne sarei andata di casa, non saprei dove andare, forse dai miei nonni, ma avrei dovuto abbandonare Sean e lasciare la scuola, se sarei andata dai miei zii, avrei dovuto cambiare anche stato. Anche se a dir la veritą, questo era il mio ultimo pensiero al momento. 

Stavo a casa da sola, in camera mia, che come al solito con la porta chiusa a chiave, decisi di provare il vestito. Mi stava a pennello, ero bellissima, stavo davanti allo specchio a girarmi e rigirarmi, mi piaceva troppo. Provai dei sandali con il cinturino color oro, col tacco alto 10 cm. Mi risaltava le gambe, ero bellissima. Si vedevano solo un paio di lividi, ma li avrei coperti con un correttore e poi il fondotinta.

Ma facendoci caso, il vestito sembrava talmente nuovo, profumava ancora di nuovo. Iniziai a pensare, a mia madre piaceva? ricordavo di averglielo visto in mano, ma indosso, no. Forse non le era piaciuto. Non vedevo l'ora che Sean Sabato mi vedesse con il vestito, sarebbe rimasto senza parole. 

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