La Carta Ha Detto: Successo

di TheBeatles1991
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Quando qualcuno mi chiede: -Perché vuoi diventare famosa?
Io rispondo: -Non lo so...forse perché sono matta.
E lo penso davvero. Voglio diventare famosa perché sono matta. A questo mondo non ti lasciano essere matta a meno che tu non sia dappertutto: in televisione, al cinema, sui giornali. Tutti devono sapere il tuo nome, tutti devono parlare di te. Allora non sei matta, sei fantastica. Per poter sopravvivere ho bisogno di questo, anzi, di piú.
Cioè è un conto se sei come Anna. Mia madre non riesce a credere a quanto é fortunata che la sua bambina suonata abbia un'amica del cuore così carina e intelligente e -qual è l'altra parola che usa? -"inquadrata" come Anna. E non è la sola a pensarlo. I professori le vogliono bene, piace a quasi tutti i compagni a scuola. Non c'é da meravigliarsi che lei abbia trovato il ragazzo e io no. Ogni tanto mi chiedo perché non la detesto se siamo cosí diverse.Il fatto è che Anna mi accetta cosí come sono. Di tutti quelli che conosco é la sola a credere che prima o poi diventerò famosa. Fa persino battute sul voler diventare la mia manager. Il che sarebbe fantastico.
Oppure se sei come Syd, l'altra mia amica del cuore: un tipo talmente preso dalle sue manie che non gliene importa un fico secco di quello che gli altri pensano di lei.Per quel che importa a Syd, il mondo non esiste al di lá degli animali, del suo pianoforte...e di me e Anna. A volte mi dico che forse è meglio andare per la propria strada, senza preoccuparsi se gli altri si accorgono di te.
Ma poi pensò: "Non essere scema." C'é chi fa e chi guarda quello che gli altri fanno. In altre parole, ci sono le persone famose e quelle qualunque. Come si fa a voler essere solo una qualunque?
Una volta l'ho chiesto a Syd e lei mi ha risposto: -Io non sono una qualunque. Solo che non ho bisogno di farmi sempre applaudire dagli altri.
Io ho ribattuto: -Neanch'io. Solo il...novanta per cento delle volte.
Un'altra volta Syd mi ha chiesto come facevo a essere sicura che sarei diventata famosa. Una parte di me avrebbe voluto rispondere "Eh, non é che ne sono completamente sicura. A dire il vero ho una paura del diavolo che possa non accadere e che finirò pazza a vagare per le strade parlando sola."
Ma bisogna fingere di essere sicuri: fa parte del gioco. Così ho detto: -So di avere quello che serve.
E lei : -Ma é una guerra all'ultimo sangue. Tutti vogliono diventare famosi. Non ti manda in paranoia, questo?
Ho detto: -Non ci pensò e basta.
C'era un'altra bugia. Perché ci penso, eccome.
Ultimamente mi capita di guardare persone come Alexa Roth, una compagna di scuola che ha fatto alcuni spot pubblicitari, o i ragazzi non molto piú grandi di me su MTV, e mi dico: "Non avrebbe già dovuto succedere qualcosa? Non è già troppo tardi?"
Cioè non è che abbiano già scelto le squadre dei famosi e dei nessuno, e io sono con i nessuno?
Ecco perché voglio fare le carte. I tarocchi che la signora Rosemont ha lasciato ad Anna, quelli che predicono il futuro. Quando abbiamo chiesto se Anna si sarebbe messa con il ragazzo dei suoi sogni, Declan, hanno avuto spaventosamente ragione. Così quando ci siamo viste appena prima di Natale per scambiarci i regali, ho chiesto ad Anna di portarle.
Perché volevo chiedere loro: Succederà?
Diventerò famosa?
O resteró una qualunque?

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


La cosa triste è che le persone vogliono diventare famose perché pensano che questo darà loro un’identità. Ma è proprio qui il grande errore: lasciare che siano gli altri a stabilire chi sei. Se, ancor prima di cominciare, tu stesso non sai quanto vali, non durerai molto come artista.

 Intervista a Peter McElroy,

giudice del programma Fai schifo!

 

-Chi lo fa adesso?
Anna sistema le carte in mezzo a noi. Poi guarda me e Syd.
-Io no, non ci penso nemmeno. Dopo quello che è successo a te? Scordatelo. –Syd guarda corrucciata le carte. –E’ come se ti punissero perché ti impicci di cose che non ti riguardano.
Ribatto: -Come, di cose che non ti riguardano? E’ il tuo futuro.
Syd alza una mano –Sto solo dicendo che forse sono cose che non siamo tenute a sapere.
Seccata, mi allungo per prendere la scatola. Se Syd vuole vivere tutta la vita sotto la sabbia, che faccia pure. Io la interrogo.
Solo che non ci riesco. Odio doverlo ammettere. La visione pessimistica di Syd mi ha fatto venire le paranoie. E se avesse ragione? Quando ha letto le carte, Anna si è cacciata in una situazione assurda, e la domanda riguardava un ragazzo, non tutta la sua vita.
Mi rivolgo ad Anna. –Sapendo quello che sai ora, avresti preferito non saperlo?
Mentre ci pensa prende in braccio il suo gatto, Mouli. Un altro regalo della signora Rosemont: un gatto ad ognuna di noi, come è stato chiaro alla fine.
Syd ha avuto Beesley, la gatta più vecchia, e io Tatiana, la più bella. E non solo secondo me, è la pura verità. Guardatela, allungata in una cuccia di nastri e carta da regalo. Una dea fatta e finita.
Anna gratta le orecchie di Mouli e dice: -Beh, vorrei aver saputo che Declan aveva una cotta per Brigdet. Se lo avessi saputo non mi sarei presa tutto quel disturbo.
Mi conficco le unghie nel ginocchio e dico: -Ma mentre tutto stava succedendo non era strabiliante? Non pensi che ne sia valsa la pena?
-Si. Ma avrei voluto leggere le carte in modo giusto.
Non capisco cosa intenda con questo. Le carte avevano detto che si sarebbe messa con Declan, si è messa con Declan. Ora con Declan ci sta Bridget…d’accordo, le carte hanno tralasciato questo dettaglio, è vero.
Mette in terra Mouli. –Il fatto è che le carte mostrano solo un piccolo pezzetto di futuro. Non il quadro completo.
Un piccolo pezzo. Non il quadro completo. Ma io voglio il quadro completo. Io voglio: Eva, sei sulla strada giusta per il successo più strepitoso! Non: Canterai al bar mitzvah di tuo cugino, e la zia Sadie dirà che sei stata bravissima. Io voglio la celebrità, le luci della ribalta, un successo ben più grande, planetario. Io voglio essere vista alla consegna dei premi, voglio vincere un’infinità di Grammy e MTV Awards, voglio diventare un persona di cui nessuno si azzarda a essere geloso, perché è ovvio che è la migliore in assoluto.
E se le carte dicessero: La cerimonia di premiazione cui arriverai più vicina sarà quella che guarderai in televisione mentre ti abbuffi?
Allungo le mani per prendere le carte. Non ci riesco.
Anna mi dà una gomitata. –Avanti. Tanto lo sappiamo quello che vuoi chiedere.
-Invece non ve lo immaginate nemmeno –rispondo con una punta di irritazione. Odio quando le persone credono di sapere tutto di me.
-Giusto – Anna si china in avanti e dice alla scatola: -Care carte, diventerò scandalosamente famosa?
D’accordo, forse Anna se lo immagina.
-E se rispondono di no? – azzarda Syd a bassa voce per non disturbare Beesley, che le si è addormentata in grembo – Dovrebbe rinunciare e dire: “D’accordo farò la spazzina”?
-Le carte – insiste Anna – mostrano solo una possibile versione del futuro. Non sono inconfutabili. Magari ti mostrano gli ostacoli sul cammino o le persone che possono aiutarti.
“E forse” penso “mi mostreranno una vita di totale blehaggine”.
Appoggio una mano sulla scatola. Sembra senza vita. Niente crepitii del fato o vibrazioni del futuro. Come se le carte stessero facendo un pisolino e io non fossi abbastanza importante da svegliarle.
Lancio uno sguardo a Tatiana. Mi sta guardando, la coda che frusta l’aria. I suoi occhi dicono: “Non farlo.”
In quel momento lo sento nelle viscere: se glielo chiedo ora, le carte non mi daranno la risposta che voglio. Nella stanza c’è un’energia negativa, i pianeti non sono allineati nel modo giusto…o qualunque cosa sia. Non è il momento giusto.
Incrocio le braccia: -No.
Scioccata, Anna dice: -Cosa? Avanti, io l’ho fatto.
-E lo farò anch’io – dico cocciuta – Solo non adesso.
-Non mi dire che hai paura.
Appunto, non te lo dico. –Non ho paura, è solo che non ci sono le vibrazioni giuste. – Anna sembra scettica. – Vedi, è Natale. Siamo in piena assurdità vacanziera. Se le interrogo adesso, tutto quello che vedranno nel mio futuro saranno i miei che mi fanno uscire pazza e io che mi abbuffo.
-Fino a quando?
-Non lo so – rispondo. – Ma deve essere il momento giusto.
-Se non te la senti, non dovresti farlo – dice Syd. 
-Ma io me la sento – ululo –Solo non ora.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Quando torno a casa le strade sono deserte. Immagino sia perché è la sera prima della vigilia di Natale – la vigilia della vigilia, come la chiamo io. Tutti in casa, tutti rintanati con le famiglie, che si preparano per il grande giorno. Le uniche persone in giro sono quelle che cercano di vendere qualche sparuto alberello di Natale e un paio di vagabondi che chiedono l’elemosina. Uno mi grida: – Ciao bellezza, ti avanza qualche spicciolo?
– Averne! – grido in risposta.
Passo davanti a negozi con vetrine ricoperte di neve spray, Babbi Natale di cartone, agrifogli di plastica…Tutto, di questo stupido periodo dell’anno, è falso.
E parlando di falsità, ragazzi! Le mie migliori amiche: saranno anche fantastiche, a volte, ma riescono anche a essere le persone più irritanti di questa terra.
E se dicono che non diventerai famosa?
Tanto lo sappiamo quello che vuoi chiedere.
Io le ho lette: perché tu no?

Mi metto gli auricolari e mi sparo in testa musica a tutto volume. E’ il solo modo per zittire le voci. Mentre ascolto immagino che siano le mie canzoni, che mi stia caricando per uno strepitoso spettacolo davanti a milioni di fan urlanti.
In ascensore provo qualche passo. Mi piacciono così tanto che continuo a ballare anche mentre apro la porta d’ingresso. Appoggio Tat sul pavimento e la faccio uscire. Spalanca gli occhi alla mia danza, poi zampetta via altezzosa. Non è certo un’adulatrice, devo riconoscerlo.
Continuo a ballare lungo il corridoio…e sbatto contro mio fratello Mark che sta uscendo dal bagno. Accidenti. Imbarazzo totale.
C’è chi farebbe il carino, chi addirittura si metterebbe a ballare con te, non vi pare? Mark no. Ha solo due anni più di me, ma è come se ne avesse cinquanta. Dovreste vedere la sua stanza. Non c’è una sola cosa fuori posto. Letto rifatto, vestiti appesi nell’armadio, libri in ordine alfabetico, non sia mai!
E’ una di quelle persone che a scuola prende i voti più alti ma al limite del ritardo mentale quando si tratta della vita. Io lo chiamo TU. “Ciao, tu.” “Cosa fai, tu?” Quello che Mark non sa è che Tu è il mio codice segreto per Terminale Umanoide.
Adesso mi sta fissando come se fossi uno scassinatore, chiedendosi se deve chiamare la polizia.
Cosa che mi fa subito superare l’imbarazzo e girare i cosiddetti.
Gli dico: – Ehi, tu. Cosa fai fuori dalla tua stanza? Guarda che ti prendi i pidocchi, o qualcos’altro. – Sollevo un braccio. – Toh guarda, ce n’è qui uno che sta saltando via.
Sospira. – Nessun pidocchio che si rispetti si sognerebbe di stare addosso a te.
– Preferisco essere sporca che lo Sfigato Tossico ma Pulito – ribatto acida.
– Bene, è una buona cosa, no? – dice lui lentamente, come se fossi cerebrolesa.
Mi guardo intorno. A casa di Anna c’è l’albero addobbato con sotto pile di regali, alle finestre festoni di lucine colorate, e la cucina è piena di biscotti e dolci di Natale. A casa nostra l’albero è ancora nella sua scatola, nel ripostiglio. Nel nostro frigorifero, vaschette di take-away cinese stantio e gazzosa dietetica. So per certo che la mamma non ha ancora incartato i regali, infatti li trovo nel suo armadio, ancora nei sacchetti dei negozi.
– Comunque, dove sono tutti? – chiedo.
– Non lo so – risponde Mark. – Magari al lavoro? Sai, no, per pagare le bollette…
Questa è una frecciata a me. Mark fa sempre quello che sa come va il mondo e mi tratta come la parassita che se ne frega. Prima Anna e Syd, adesso Mark. E’ chiaro che l’universo ha indetto la “Giornata delle mazzate a Eva”. A dire il vero, in questa casa ogni giorno è così. Una delle ragioni per cui non vedo l’ora di andarmene.
Forse avrei dovuto leggere le carte.
Tatiana incede lungo il corridoio. Passa vicino a Mark, la coda che guizza sprezzante. Ha capito perfettamente una cosa: Mark è un deficiente totale.
Alla sua vista, mio fratello di appiattisce contro il muro. Odia i gatti.
– Guarda che non ti fa niente – lo sfotto. – A meno che tu non dia fastidio, a lei o a me. – Mark scivola rasente la parete fino alla sua stanza, poi sbatte la porta. Io vado nella direzione opposta fino alla mia, e tengo la porta aperta per Tatiana.
Se volete una prova che non condivido neanche un pezzettino di DNA con gli altri membri della mia famiglia, basta guardare le nostre stanze. Quelle di Mark e dei miei genitori sono ordinatissime. La mia sembra sia stata appena devastata da un uragano. Ma a me piace il caos. Si adatta alla mia natura.

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Facendomi strada a calci tra il disordine, pongo a Tat la domanda che mi ha martellato in testa per tutto il tragitto verso casa. – Interrogare le carte sarebbe stato stupido, vero? Tu lo sapevi che non era il momento. – Tatiana spalanca gli occhi. Ovvio.
– Non c’era l’energia giusta – le dico facendomi strada tra un mucchio di vestiti. Mia madre mi direbbe di raccoglierli, ma tanto devono essere lavati, quindi che senso avrebbe? – Queste cose non bisogna sforzarle. E’ come recitare, sai? Se non lo senti, non è autentico, e fa schifo.
Tatiana si accuccia e socchiude gli occhi, come per dire “E’ talmente ovvio che non ho intenzione di perdere un solo istante di più a pensarci.”
Sento la porta d’ingresso che si apre, mia madre che grida: – Ciao a tutti! – Sono le otto passate della sera prima della vigilia di Natale, e mia madre si degna adesso di tornare dal lavoro. Mio padre, scordatevelo. Non lo vedremo fino alla mezzanotte di domani. In parte perché è ebreo e tutta la faccenda del Natale non gli dice niente, cosa che arrivo a capire perché anche una parte di me pensa che siano un mucchio di falsità. Ma la verità è che il nostro uomo vive in ufficio, ed è ostile a tutto quanto sia anche solo lontanamente divertente.
Di nuovo la mamma grida: – Ciao, Terra chiama figli! Qualcuno si è ricordato di ritirare la biancheria? Per favore, per favore, per favore?
“Qualcuno” significa io. Okay, quando questa mattina me l’ha chiesto non ho detto di no. Ma se ha pensato che fosse una promessa o qualcosa del genere, vuol dire che non mi conosce proprio.
Sento Mark uscire dalla sua stanza e rispondere: – Io, mamma.
– Oh, meno male. – Scommetto che lo sta abbracciando. Lo abbraccia sempre, il che fa ridere, perché ormai dovrebbe aver notato che Mark odia essere toccato. Per via di microbi e affini.
Poi grida a mio beneficio: – Almeno ho un figlio che mostra un po’ di affetto per questa povera vecchia mamma sfiorita.
Grido di rimando: – Già, meno male che hai due bestiacce infernale.
La mamma fa capolino nella mia stanza.
– Non infernali, cara. Solo un pochino smemorate. – Si guarda intorno. – E un po’ luride. Magari potremmo pensare di pulire questo pollaio prima dell’arrivo di Babbo Natale?
– Magari – concedo io – Ma ne dubito.
Voleva essere battuta, ma per una qualche ragione la mamma non la trova divertente. Il sorriso svanisce, e lei mi guarda per un bel pezzo, come se sapesse qualcosa di segreto e triste su di me. Fa un breve sospiro e chiude la porta.
Io mi sento una schifezza e per un attimo penso di spalancare la porta e gridarle “Scusami.” Ma poi mi dico: “La mia famiglia ha bisogno di qualche sorpresa. La vita non è solo di pulizie.”
Oppure… potrei rimanere nella mia stanza per il resto dei miei giorni.
Mi siedo accanto a Tatiana e la accarezzo. Va fatto lentamente, con rispetto. Se Tatiana fosse un essere umano, lei sì che diventerebbe famosa. Innanzitutto è bellissima, con un pelo bianco lungo e setoso e gli occhi più belli che io abbia mai visto. Se io fossi bella la metà di lei lo sarei già, famosa. Ho la sensazione che mi sia stata data perché mi ricordi qual è la vera forza da star.
Essere una stella significa non permettere a nessuno di dirti quello che devi fare. Essere una stella significa farlo quando lo decidi tu, e non un secondo prima.
Interrogherò le carte.
Quando sarò pronta.

 

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