Beyond The Wall

di _GymInTheHeart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Il sole era già calato da tempo quando si allontanarono dal loro piccolo accampamento. Non che gli avesse fatto molta compagnia. Lì, a nord della Barriera, regnavano le tenebre, il ghiaccio e la neve. Il sole a malapena si intravedeva tra gli alberi e tra le fitte nevicate; e ormai sembrava sempre più lontano, più offuscato e non riscaldava più.
Harry detestava il freddo. Era nato a Dorne, nelle calde terre del sud, nel pieno dell’estate, come testimoniavano la sua carnagione rosata, le sue labbra rosse e i suoi occhi smeraldo. Se fosse dipeso da lui sarebbe rimasto al sicuro, nel castello, insieme ai suoi confratelli. Ma lui non decideva nulla, lui non contava nulla la dentro. Era solo uno dei tanti ragazzi che erano stati spediti alla barriera. Ti spedivano sempre lì per scampare alla pena di morte.
Ed Harry ricordava benissimo quel giorno, quando fece una scommessa con il suo amico, Zayn, affermando che sarebbe riuscito a portarsi a letto anche quella ragazza. Ma quella ragazza non era una qualsiasi, era la figlia di Alester Florent, lord di Acquachiara, promessa sposa a Leyton Hightower. Ma questo, Harry, non lo sapeva. Erano stati scoperti e lord Florent non ha esitato un attimo a spedire Harry su al Castello Nero. La decapitazione richiedeva una spiegazione, e non poteva permettere che questa storia si diffondesse; nessuno avrebbe più voluto sposare una ragazza già deflorata.
Non aveva avuto scelta, aveva fatto il giuramento davanti agli dei ed era diventato un confratello giurato dei Guardiani della Notte. Perciò si ritrovava lontano dalla sua amata casa, costretto a camminare nella foresta, al buio e al freddo, insieme a tre confratelli che avevano commesso chissà quale crimine. Doveva difendere un castello che neanche gli apparteneva e per farlo doveva uccidere i bruti.
C’erano migliaia di bruti oltre la Barriera, uomini e donne liberi, senza alcuna legge a parte la fedeltà al loro stesso gruppo. Vivevano e si spostavano in piccoli gruppi ma questo era prima. Prima che decidessero di superare la Barriera e invadere le terre del Nord. I gruppi si univano sempre più frequentemente, creandone uno solo, immenso. I Guardiani della Notte non potevano affrontarli in battaglia, senza le solide difese del Castello Nero. Avrebbero aspettato che fossero i bruti a fare la prima mossa, la conquista del Castello, infatti, era proprio il loro primo obiettivo. Ma c’era una cosa che potevano fare subito: annientare i gruppi più piccoli che non si erano ancora uniti agli altri.
Ed era proprio questo che Harry stava per fare: attaccare un accampamento dove riposavano alcuni bruti. Non si sentiva pronto per questo. Non era sicuro di riuscire ad uccidere qualcuno, non l’aveva mai fatto. Se la cavava con la spada, ma i bruti non avevano regole in battaglia, combattevano con falci, coltelli o a mani nude. Non avevano tecnica né organizzazione, ma erano forti, incredibilmente forti.
Finalmente iniziava a intravedere l’accampamento, il ripetuto bianco uniforme della neve cominciava a stancarlo. Mark si arrampicò su un albero per osservare i nemici. Erano 6: uno era di guardia e affilava il suo coltello, era adulto e robusto, con spalle larghe e muscoli scolpiti, due donne possenti dormivano accanto a lui, più in là dormivano altri due uomini, al loro fianco c’erano due asce; l’ultimo era nascosto dietro una pietra, di spalle al fuoco ed era decisamente più gracile.
Erano più di loro, ma dormivano, non impugnavano armi e le pesanti coperte avrebbero impacciato i loro movimenti. Decisero che Mark e Jeremy si sarebbero occupati del bruto di guardia e delle due donne; Jeff, che era il più forte, avrebbe attaccato i due bruti, ed Harry che era il meno esperto, avrebbe affrontato il più piccolo.

Il bruto di guardia non ebbe neanche il tempo di capire ciò che stava accadendo. Jeremy gli arrivò alle spalle, la neve riduceva il suono dei suoi passi e la luce del fuoco proiettava la sua ombra alla sue spalle. Senza pensarci due volte decapitò il bruto con un unico, preciso fendente della sua spada. Non ebbe la stessa fortuna con le due donne. Non stavano realmente dormendo, anzi, erano già in piedi e pronte ad attaccare. Mark e Jeremy si lanciarono contro. Jeff era riuscito a sorprendere uno dei due uomini nel sonno. Gli aveva conficcato la spada nel torace e la vittima aveva emesso un grido soffocato. Il secondo era riuscito a raggiungere l'ascia e aveva caricato contro l'uomo in nero. Jeff riuscì a deviare il colpo, ma permise ugualmente alla lama di procurargli una ferita profonda al braccio.
No, Harry non era decisamente pronto per tutto questo, ma più aspettava, più tempo aveva il giovane bruto di prepararsi allo scontro.
Si convinse ad avvicinarsi alla pietra che l'altro utilizzava per nascondersi. Saltò dal lato opposto e con una facilità che sorprese anche lui, immobilizzò il bruto e premette la spada contro la sua gola. Gli bastò guardarlo in faccia per capire che non ce l'avrebbe fatta a spingere più a fondo l'arma. I suoi occhi, verdi come i prati in cui era cresciuto, incontrarono quelli blu, intensi e profondi, freddi come il ghiaccio, del nemico. Aveva i tratti spigolosi e rigidi tipici dei suoi compagni che il freddo aveva scolpito sul suo volto ma il terrore nei suoi occhi lo tradiva. I bruti erano spietati, privi di sentimenti, privi di pietà; conoscevano solo l'orgoglio. Lui era l'opposto, sembrava così simile ad Harry, così umano.
Si voltò verso i suoi compagni. Una delle donne giaceva a terra, morta. Del sangue sgorgava ancora dalla sua nuca. L'altra invece si ergeva possente su Mark, spinse con forza il coltello nel petto del suo confratello che smise di dimenarsi, per sempre.
Doveva fare qualcosa, subito. Se i bruti fossero riusciti ad uccidere Jeremy e Jeff, avrebbero ucciso anche lui; se i Guardiani avessero vinto, il ragazzo che era immobile nella sua morsa, avrebbe fatto la fine dei suoi compagni. E questo non poteva permetterlo, non voleva permetterlo. Il motivo non riusciva a spiegarlo neanche lui.
Doveva salvarlo.
Si alzò di scatto trascinando il ragazzo con sè. I suoi due compagni erano tenuti impegnati dagli ultimi componenti del gruppo dei bruti. Due contro due. Al termine dello scontro loro sarebbero stati troppo lontani, in ogni caso.
Si addentrarono insieme nella foresta, Harry avanti e il ragazzo dagli occhi blu dietro, costretto dalla presa del Guardiano della Notte sul suo braccio a seguirlo.
Harry si pentì subito dopo. Cosa credeva di fare? Scappare nel pieno della notte, in una foresta dove neanche la debole luce della luna riusciva a penetrare, insieme a un bruto, a un suo nemico, che ad un tratto aveva deciso di salvare? E dove aveva intenzione di andare? Tornare al Castello con il prigioniero era fuori discussione e la Foresta Nera non era certamente un buon rifugio. Avrebbero potuto trovare orsi o lupi o un altro gruppo di bruti, almeno uno di loro sarebbe morto comunque. Poi lo sentì. Sentì il debole suono di un corso d'acqua e si ricordò delle torri costruite per i Guardiani della Notte e ormai abbandonate nella Valle del Re, dall'altra parte del Fiumelatte.
Arrivarono sul margine del fiume e percorsero un antico ponticello fino al lato opposto. Una delle torri era poco distante. L'interno era ampio, gelido e non c'era legna. L'indomani sarebbe uscito a procurarsene un po', ma adesso era fin troppo stanco. Non ci sarebbe stato nessun fuoco a tenerlo al caldo quella notte.
“Perché l'hai fatto?”
Le parole rimbombarono nell'edificio vuoto.
“Non me lo chiedere. Non lo so.”
Poi riprese: “Volevo salvarti. Non sembri come loro.”
Il bruto abbassò lo sguardo. “Non lo sono, non lo sono mai stato, è questo il problema. Ho sempre voluto esserlo ed era ciò che volevano anche loro. Ero solo una vergogna per il gruppo. Dove si è visto mai un bruto che prova paura, che non è capace di uccidere, che non ama la guerra? Avrei dovuto preferire la morte alla resa. Invece eccomi qua.” Sorrise tristemente, rassegnato.
Harry non sapeva cosa fare. Consolarlo? Spingerlo a parlargli di sé ancora per un po'?
Alla fine disse semplicemente:
“Appunto, sei qui adesso, non devi più preoccuparti di questo.” Sorrise. “Io sono Harry.”
L'altro rialzò lo sguardo, i loro occhi si incontrarono di nuovo. “Louis.”
Harry aveva bisogno di dormire, erano successe fin troppe cose quel giorno. Fu costretto a legare il suo polso a quello dell'altro ragazzo. Non poteva permettere che fuggisse. Avrebbe potuto informare altri bruti della sua posizione e sarebbero venuti ad ucciderlo.
“Non c’è bisogno di legarmi, non scapperò. Non avrei comunque nessuno da cui andare, nessuno che mi faccia stare bene, almeno.” Disse Louis mentre Harry stringeva la fune intorno al suo polso.
Poteva davvero fidarsi di un bruto, anche se sembrava così fragile e sincero? Forse, ma non era il caso di rischiare. Louis non si lamentò ulteriormente.
Si stesero per terra, obbligati dalla fune a restare vicini. Louis guardò il suo salvatore e gli sussurò: “Grazie.” Ebbe un sorriso come risposta. Un sorriso dolce che non aveva visto mai sul volto di nessuno a nord della Barriera e per la prima volta riuscì e sentirsi sereno. Osservò il Guardiano, che nonostante fosse sicuramente più piccolo di lui, era più alto e possente. Avrebbe dovuto esserne intimorito, invece provò il sentimento opposto. Sapeva di essere al sicuro. Si rese conto che il ragazzo indossava solo i suoi abiti di lana neri e tremava per il freddo. Decise che la sua pelliccia di orso sarebbe stata abbastanza per entrambi.
ANGOLO AUTRICE:
Ed eccomi qui con il primo capitolo della mia prima storia.
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensati, complimenti o critiche.
Potete trovarmi su Twitter: @Cobainsvoice
o su Wattpad: Cobainsvoice

Al prossimo capitolo,
_GymInTheHeart
 

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Vennero svegliati la mattina dopo dalla luce del sole che irrompeva dalla finestra, erano ancora tenuti vicini dalla corda. Harry la tagliò con la sua spada e tornarono all'aperto.
“Cosa facciamo adesso?” chiese il prigioniero.
“Avevo intenzione di restare nella torre.”
“Per quanto tempo?”
“Per un po'. Almeno fino a quando si dimenticheranno di noi.”
“Ah, non preoccuparti, non ci sarà già più nessuno che si ricordi di me. A nessuno interesserebbe comunque.”
“Beh, neanche io ero particolarmente importante al Castello Nero. Ma sono pur sempre un confratello in nero e mi cercheranno. Probabilmente penseranno che io sia morto, non ci metteranno molto a interrompere le ricerche.”
“E dopo che faremo?” Riprese Louis.
“Smettila di fare domande, ti prego.”

Passarono la giornata a raccogliere legna per poter accendere un fuoco e alla ricerca di qualcosa da poter mangiare. Non potevano cacciare con una spada e le loro trappole non risultavano essere efficaci. Non sarebbero durati a lungo senza cibo.

Tornarono nella torre non appena il buio prese il sopravvento sulla luce. Restarono svegli per un po' vicino al fuoco con lo stomaco che brontolava per la fame fino a quando la loro attenzione si focalizzò su alcuni suoni provenienti dall'esterno. Si avvicinarono a una finestrella e intravidero una luce fra gli alberi. Un fuoco.
Harry si voltò, prese la sua spada e scese la scalinata che portava all'uscita.
“Harry, dove stai andando?” domandò con la voce che gli tremava. 
“Abbiamo bisogno di armi, e di cibo. Vado a controllare quanti sono e quanto possono essere pericolosi.” 
“Vengo con te.”
“No, è troppo pericoloso e tu sei disarmato. Aspettami qui.”
“E che succederà se sono in troppi, se ti vedono, se ti fanno del male?” chiese stringendo il suo braccio.
“Tornerò, non preoccuparti.” rispose sorridendo.
Louis si arrese e mollò la presa. Lo vide sparire nell’oscurità, il suono dei suoi passi si affievolì sempre di più fino a cessare del tutto. Il silenzio riempì l’ampia stanza nella torre. A Louis piaceva la solitudine, era l’unica situazione in cui non si sentiva giudicato. Ma in quel momento era totalmente diverso. La fuori poteva esserci una battaglia, qualcuno poteva morire. Qualcuno, ad esempio, che a malapena conosceva, ma a cui doveva la vita. 

Non aveva idea di quanto tempo fosse passato da quando aveva visto Harry allontanarsi dal loro rifugio sicuro. Aveva paura. Stranamente, però, il persistente silenzio iniziava a consolarlo. Non c'erano rumori di lotta, nè urla o suoni d'allarme. Era rimasto a fissare quella luce sfocata del fuoco la fuori per tutto il tempo; e avrebbe continuato se non avesse sentito dei rumori, proprio lì, sotto la torre, vicino all'entrata. Non si era accorto che qualcuno si stesse avvicinando. Poteva essere Harry, sperava fosse lui, ma poteva anche non esserlo. Intravide una sagoma introdursi all'interno e salire le scale con cautela, silenziosamente.
Harry non avrebbe avuto motivo di restare in silenzio. Sentì il cuore martellargli nel petto e l’ansia stringergli lo stomaco. Non aveva armi, perciò restò immobile, con le spalle contro il muro, a fissare sagoma avvicinarsi, fino a quando questa non fu illuminata dal lieve bagliore del fuoco facendosi sempre più nitida.

“Ehi, sei ancora sveglio? Pensavo stessi dormendo, ci ho messo un po'.” Era Harry. E Louis era così sollevato che si lanciò contro di lui e lo racchiuse fra le sue braccia. Solo dopo si rese conto di quel che stava facendo. Stava abbracciando un ragazzo che solo la notte prima aveva attaccato il suo gruppo. Non che ci fosse particolarmente legato, ma era sempre il suo gruppo. E avrebbe dovuto odiarlo. In un certo senso poteva anche avergli salvato la vita, ma per quanto ne sapesse lui, poteva averlo fatto solo per pietà e certamente poteva non gradire questo gesto azzardato.
“Scusami. Ero preoccupato, ho avuto paura che ti avessero fatto del male e mi hai fatto spaventare entrando così silenziosamente.”
“Ti avevo detto che sarei tornato. Scusa se ci ho messo tanto. Ma ho portato un po' di carne, è tutto ciò che hanno lasciato questa sera, e sono riuscito a prendere due coltelli e questo.” Solo allora Louis si rese conto dell'arco che Harry aveva con sé. 
“Potremo riuscire a cacciare con questo anche se non lo so usare e nella faretra ci sono solo 8 frecce. Dovremmo recuperarle una volta scagliate.”
Louis prese in mano l'arco e disse con fermezza: “Questo lo so usare io.” Si guadagnò un altro dei sorrisi del nemico, che ormai così nemico non era più. 
“Come hai fatto?” chiese poi il bruto, ancora incredulo.
“Erano solo dei ragazzini e dormivano. Non sono stati furbi, non hanno lasciato nessuno di guardia. È stato facile.”

Cenarono con i resti della carne che aveva procurato Harry e si addormentarono. Di nuovo uno accanto all'altro, anche se questa volta non erano obbligati da nessuna fune.


ANGOLO AUTRICE:
Eccomi puntuale con il secondo capitolo della storia. è leggermente più corto del primo, ma non volevo metterci dentro troppe cose.
Grazie per aver letto anche questo secondo capitolo.
Al solito, ci terrei a sapere cosa ne pensate, perciò aspetto una vostra recensione.
Vi lascio anche i miei profili twitter: @cobainsvoice e Wattpad:Cobainsvoice
Alla prossima settimana
_GymInTheHeart
 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Il giorno dopo intagliarono due spade di legno per insegnare a Louis come maneggiarne una reale. Entrambi non se la cavavano male con il coltello ma era pericoloso esercitarsi tra loro; gli avrebbero usati solo in caso di emergenza. Il bruto si dimostrò un vero esperto con l'arco. Riuscì a colpire un cervo in movimento al primo colpo. Harry invece era un disastro: perdeva il triplo del tempo per ritrovare le frecce che scagliava perché prendevano sempre una direzione diversa da quella che si aspettava. Due giorni dopo, l’ennesima freccia scoccata da Harry finì, come al solito, completamente fuori dalla traiettoria. Con l’unica differenza che questa volta passarono l’intero pomeriggio a cercarla. Si separarono per controllare un’area maggiore nello stesso tempo senza però riuscire a trovarla.

Al ritorno nella torre, la sera, quando ormai la luce non era abbastanza da permettere il proseguimento della ricerca, Louis sbottò:
“Sapevo che sarebbe finita così, era ovvio!”
“Louis, mi dispiace, l’arco proprio non fa per me…”
“Per forza dovrebbe dispiacerti, quell’arco è l’unico motivo per cui riusciamo a sopravvivere! Quanto ci metterai a perdere anche tutte le altre frecce? A quel punto cosa faremo? Ci affideremo alle tue trappole che non riescono a intrappolare neanche una lepre?”
Questo Harry non riuscì a sopportarlo.
“Beh, sappi che se adesso abbiamo quell’arco di certo non è grazie a te!”
“E se non ci fossi stato io, tu cosa te ne saresti fatto di un arco? Avrei più possibilità di colpire il bersaglio io ad occhi chiusi, che tu prendendo la mira per interi minuti.”
“E se non ci fossi stato io probabilmente il tuo corpo giacerebbe congelato affianco a quelli del resto del tuo gruppo.”
Ci fu un attimo di silenzio. Continuavano a guardarsi e a lanciarsi occhiate piene di astio e rabbia. Fu Louis a interrompere la situazione.
“Nessuno ti ha chiesto di salvarmi.” Poi riprese: “Sarebbe stata di certo una fine più dignitosa dell’essere rimproverato da un Guardiano della Notte.”
Detto questo, si accasciò sul pavimento di pietra, si coprì con la sua pelliccia e tentò di addormentarsi.

Harry restò per un po’ in piedi, immobile, ancora stordito dalle parole del bruto. Pensò di chiedergli scusa, ma non era stato lui ad iniziare. Probabilmente la mattina dopo sarebbe stato lo stesso bruto a chiedere il suo perdono.

Ma la mattina dopo Louis non sembrava avere nessuna intenzione di risolvere le cose.
Uscì con l’arco senza neanche salutarlo. Poco dopo Harry fece lo stesso. Andò dritto verso il fiume a sciacquarsi il viso. Resto seduto lì per qualche minuto fino a quando non gli passò per la mente un’idea che forse avrebbe potuto rimettere a posto tutto.

Passò l’intera mattinata a vagare nella foresta di fronte alla Torre. Di tanto in tanto intravedeva Louis e cercava di stargli il più lontano possibile. L’ultima cosa che avrebbe voluto era riprendere la discussione. Scrutò attentamente ogni centimetro quadrato del terreno sul quale passava, fino a quando, casualmente, alzò lo sguardo. Ed eccola lì, la freccia, conficcata in un tronco. Non erano riusciti a trovarla il giorno precedente perché non avevano mai tenuto in considerazione l’idea di guardare in alto e non in basso. Si arrampico di qualche centimetro su per il tronco e recuperò l’oggetto che aveva causato il litigio.

Tornò nella torre con un sorriso smagliante e rimase stupito quando vide che Louis era già rientrato ed era intento a cuocere della carne. Non si preoccupò neanche di voltarsi verso Harry che tentò di resistere e non scoraggiarsi.
“Hey Louis, indovina? Ho ritrovato la freccia!”
Gli era sempre stato detto che il suo entusiasmo era contagioso, ma evidentemente il bruto non lo pensava allo stesso modo.
“Bravo” Disse secco.
Il sorriso gli si spense, e le fossette scomparvero dal suo viso.
Aspettò immobile, incapace di muoversi fino a quando Louis smise di cuocere la carne e gliene porse un pezzo, tenendolo per l’osso.
Almeno non aveva intenzione di lasciarlo morire di fame.

Per una settimana passarono così le loro giornate. Senza parlarsi se non per il minimo indispensabile. Louis si occupava del cibo ed Harry si allenava con la spada. Ogni tanto Louis accettava di allenarsi insieme a lui. Ma il loro rapporto non sembrava migliorare per niente.
Una notte Harry fu svegliato da alcuni voci provenienti dall'esterno. Sembravano vicine, pericolosamente vicine. Si voltò verso Louis che dormiva ancora. Doveva svegliarlo anche se non voleva. Quel ragazzo sembrava così sereno quando dormiva, sembrava se stesso e non il duro che tentava di apparire, ed Harry lo trovava dannatamente bello. Era successo più di una volta che restasse sveglio solo per guardare l'amico dormire al suo fianco. Era più grande di lui ma più basso, il che lo rendeva ancora più indifeso e spesso si era ritrovato a respingere l’impulso di abbracciarlo.
Ma era costretto a svegliarlo, le voci si facevano sempre più forti. Iniziò a percuoterlo delicatamente.
“Louis! Louis svegliati!” gli ordinava sussurrando per non farsi sentire dagli estranei che erano fuori. Il bruto aprì gli occhi e lentamente si girò verso Harry.
“Che succede? È ancora notte.” disse volgendo lo sguardo alla finestra da cui penetrava solo la soffusa luce della luna.
“Ascolta! C'è qualcuno fuori, e si sta avvicinando. Preparati, dobbiamo affrontarli.”
Il ragazzo sembrò accorgersi solo in quel momento delle voci sconosciute. Si alzò di scatto e prese l'arco. Harry osservava la situazione dalla finestrella.
“Ok, sono in 5. Sono proprio qui sotto, fin troppo vicini. Tu prendi l'arco e tira di qui. Appena avrai scagliato la prima freccia io partirò all'attacco con la spada, prima che possano capire da dove sia arrivata la freccia e si preparino al contrattacco. Abbiamo 8 frecce, possiamo farcela. Solo... Cerca di non colpire me” Sorrisero entrambi, poi tornarono di colpo seri.
“Fa' attenzione, Harry" Il riccio annuì.

Aspettò che scendesse, poi si posizionò davanti alla finestra, prese la mira ma era troppo spaventato, tremava e la freccia conficcò il ramo di un albero affianco a uno dei nemici. Fortunatamente questi non sembrarono accorgersene. Fece un respiro profondo e ci riprovò. La seconda freccia fece centro colpendo uno dei cinque dietro la nuca, uccidendolo sul colpo. Il resto del gruppo iniziò a guardarsi intorno senza capire bene cosa stesse realmente succedendo Incoccò subito la terza, nel frattempo Harry aveva già raggiunto gli altri quattro e ne aveva ferito uno alla gamba. Gli uomini portarono le mani ai loro coltelli e si prepararono allo scontro. La terza freccia ne sfiorò uno, ma non era un po' di sangue a fermare dei bruti. Perché si trattava sicuramente di bruti, nessun altro era così esperto con i coltelli. Non era facile combattere con una spada contro qualcuno armato di coltello ed Harry lo stava dimostrando. Lanciò velocemente la quarta freccia, troppo velocemente perché non prese bene la mira e perforò il terreno. Restavano quattro contro uno in campo ed Harry stava per cedere. Mirò all'uomo più vicino al suo amico. Scaglio la freccia che lo trapasso dalla schiena al petto. Si accasciò al suolo in una pozza di sangue. Con la sesta freccia per poco non colpì Harry. Non aveva mai sbagliato un tiro, ma era troppo ansioso per potersi concentrare. Nel frattempo l'amico era riuscito a ferire un altro dei tre bruti restanti che cadde urlando ma non morì. Gli avanzavano solo due frecce. Con una centrò il collo di un nemico, l'ultima venne deviata da un bruto ma colpì quello che era già a terra ferito, senza però ucciderlo.
C'erano ancora due bruti, un solo Harry e nessuna freccia.
Non lo avrebbe lasciato morire.
Toccava a lui salvarlo stavolta.
Strinse il suo coltello e raggiunse il compagno all'esterno.


ANGOLO AUTRICE:
Buongiorno gente, 
anche per questa settimana c'è un nuovo capitolo.
Non siate timidi, lasciate un commento e aiutatemi a capire cosa migliorare.
Grazie a chi continua a leggere questa fan fiction e a chi l'ha aggiunta alle storie seguite
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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Appena Harry lo vide, gli lanciò uno sguardo minaccioso. Non doveva essere lí. Ma l'avrebbe rimproverato dopo, non doveva perdere la concentrazione. Ripartì con un affondo, ma il coltello malridotto del nemico riuscì a deviare il colpo. Questa volta fu il bruto a fare la prima mossa, ma il guardiano della notte anticipò facilmente la sua mossa spostandosi di lato e menando un fendente subito dopo facendo indietreggiare l'avversario. Lo spazio alle sue spalle però era ridotto e si ritrovò presto al suolo dopo aver inciampato sui residui di legna e sui carboni ardenti consumati dal fuoco. Il contatto con questi gli provocò un'ustione alla gamba e urlò di dolore. Harry si concesse un attimo per guardare il suo amico proprio mentre pugnalava un'ultima volta il nemico. Fece appena in tempo a sorridergli soddisfatto che una fitta di dolore al fianco lo portò a concentrarsi nuovamente sul suo avversario. Anche se con fatica, era riuscito a conficcare il coltello nel suo fianco e cercava di mandarlo sempre più a fondo. Ma ormai per lui era finita. Harry pose fine alle sue agonie trafiggendolo con la spada. La presa sul coltello si allentò fino a estinguersi del tutto. Con un rapido strattone Harry tirò via il coltello emettendo un unico acuto grido.

Louis lo raggiunse all'istante correndo, lo fece stendere per terra e strappandosi un bordo della maglia, che ormai era già logorata dalla battaglia, cercò di bendare la ferita. Non fu facile, dato il tremolio delle mani e le lacrime che gli offuscavano la vista.

<<È stata colpa mia, solo colpa mia.>> Esclamò tra i singhiozzi, mentre teneva una mano stretta a quella del ragazzo.

<>

Lentamente, insieme, riuscirono a tornare nel loro rifugio. Riaccesero il fuoco e provarono a lavare la ferita con un po' d'acqua. Il coltello non era andato abbastanza a fondo da ucciderlo, ma la ferita poteva infettarsi e a quel punto non ci sarebbe stato nulla da fare.

<> gli disse porgendogli la mano.

"Lou." L'aveva chiamato di nuovo cosí. Non sapeva perché ma sentirsi chiamare così, da lui, gli provocava dei brividi.

Si sedette vicino ad Harry e gli fece poggiare la testa sulle gambe.

<>

<> Harry interruppe le sue parole isteriche, quasi urlate.

Poi riprese con più calma:

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<>

Louis aveva tanto da controbattere, ma decise di stare zitto, per una volta. Si limitò ad accarezzargli dolcemente i ricci, mentre lui gli asciugava prontamente ogni lacrima.

Il più grande si ricordò di dovergli delle scuse. Quante volte in quei giorni aveva pensato alle parole giuste per farsi perdonare. Tutti i giorni, quando si separava da Harry, si nascondeva dietro ad un albero, vicino all'argine del Fiumelatte per riordinare le idee e ragionare su quale fosse la cosa giusta da fare, per lui, per il suo futuro.
<>

<>

Quelle parole colsero di sorpresa Harry. Un sorriso nacque spontaneo sul suo volto e Louis rimase incantato a fissare le sue fossette. Ogni giorno lo trovava più bello.

<>

I loro sguardi si incontrarono e Louis sapeva che avrebbe dovuto provarci. Gli lasciò un leggero bacio sulla fronte per poi scendere fino alle sue labbra. Aveva così tanta paura di commettere un errore, ma allo stesso tempo non aveva mai provato una sensazione più bella di questa e non poteva far altro che sentire felice, forse per la prima volta nella sua vita. Sorrisero entrambi e Louis si scordò di tutti i suoi timori.

<>

Louis si stese vicino accanto a Harry. Si guardarono ancora e si concessero un altro bacio, piú profondo, più intenso del primo.

<< Hai sbagliato, era questo il tuo bacio della buonanotte. Buonanotte Harry>>

<< Buonanotte Lou.>>

Riuscirono ad addormentarsi subito entrambi, nonostante la ferita che bruciava e le lacrime che continuavano a scorrere. In quella notte non contava più niente, contavano solo loro, abbracciati. Contava solo il viso di Harry, poggiato sul petto di Louis. Contavano solo le dita di Louis, tra i capelli di Harry. Contavano solo le loro mani, unite, intrecciate l'una all'altra.

 

N.A.

Scusate  la lunga assenza, ma non eravate in molti a seguire la storia :c

Mi farebbe piacere se voi lasciaste un commento.

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