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Il sole batte forte dalla finestra e mi sveglio,
un po’ arrabbiata.
Stavo facendo un bel sogno…
Subito la situazione che mi si presenta davanti agli occhi, però, è tutt’altro:
il letto è sfatto, e il lenzuolo umido di lacrime. Accanto a me, sul pavimento,
giace dimenticata da tutto una bottiglia vuota, che fatico a ricordare cosa
contenesse. In più, ho un forte mal di testa e non capisco come abbia potuto
abbandonare le mie preziose scarpe Prada che ho faticato tanto per acquistare
lì, in mezzo alla stanza, sul tappeto stravolto. Non oso immaginare che aspetto
abbia IO.
Del resto, capita a tutti di avere una giornata
no. E se questa giornata no si protrae giusto un po’ più a lungo, magari
coprendo un lasso di tempo di qualche settimana… Si,
ho capito, forse esagero. Forse non dovrei bere tutte le sere e addormentarmi
senza neanche togliermi i vestiti, e mettere un po’ in d’ordine in questo caos.
Infatti, fatico a trovare un abito che non sia sgualcito, mal riposto o
comunque indossabile. Dopo una breve passata in bagno, mi decido a stirare il
completino lacoste che ho comprato l’anno scorso. –Lily! Sei sveglia?- La voce della mia coinquilina, nonché
mia migliore amica da tempo, mi fa pensare che, probabilmente, deve anche
essere molto tardi. Come ho fatto a ridurre la mia vita perfetta in questo
schifo? Stanca e con la testa indolenzita mi trascino fino in cucina, dove mi
aspetta almeno un cornetto caldo e un po’ di caffè. –Ancora
tardi, eh? Si può sapere cosa hai fatto ieri sera?- Ecco. Sta per arrivare la
ramanzina. Ma che posso farci io? –Niente che in
questo momento mi ricordi… So solo che ci vorranno
giorni per mettere un po’ d’ordine in quella stanza.- Inarca le sopracciglia, e
so che sta per dire qualcos’altro, ma la precedo sul tempo, uscendo dalla
cucina. Naturalmente il cornetto me lo porto dietro. –Non
puoi comportarti così ancora per molto! Guardati: da quanto tempo non ti
dedichi un po’ a te stessa?- Io odio questi discorsi. Me stessa sono io, e io
sto benissimo così come sto. No, in realtà non sto affatto benissimo, ma questo
non vuol dire niente. Di certo lei, che non ha nessun problema al mondo, non
può saperne molto. Ingoio l’ultima parte di colazione e mi vesto
svogliatamente. –E il lavoro? E’ una settimana che
non ti presenti! Scopriranno che non sei malata,
prima o poi.- Il lavoro. Come se a qualcuno di quei rispettabili simpaticoni
dei miei colleghi importasse qualcosa di me o di quello che faccio.
Probabilmente non si sono neanche accorti della mia assenza.–Senti, è vero,
quel tizio è stato davvero uno stronzo. Ma appunto per questo non puoi
rovinarti la vita per lui!- Bene, siamo arrivate al punto della situazione.
Sono giorni che desidera dirmelo, e mi chiedo perché abbia aspettato
tanto.–E cosa
ti ho sempre detto io? Non devi fidarti dei ragazzi-pub! Visto com’è andata a
finire? Ma quello che mi meraviglia è che tu ci stia ancora male.- Ancora una
volta non ha colto il punto fondamentale della situazione. –Io
non sto ancora male per lui. So che è stato uno stronzo, e che poteva, mah,
almeno lasciarmi un biglietto. Ma non è questo. E’ che ho la netta sensazione
di non riuscire a controllare nessun aspetto della mia vita!- Sono giorni che
volevo dirlo. Giorni che questo concetto mi rimbalza in testa, e che riempio
pagine di diario, senza potermi sfogare con nessuno. Il punto è che Elizabeth
sta per sposarsi, e mi dispiace molto rovinarle questo periodo. Lei sembra
toccata da queste parole, e mi tiene forte in un abbraccio. –Facciamo
così: adesso tivesti, ti fai bella, e
poi usciamo. Passiamo tutta la giornata fuori, e possiamo fare tutto quello che
vuoi. Ok?- Per fortuna al mondo esistono le amiche! – Ok. Dammi solo il tempo
di rimettermi un po’ in ordine… Non vorrei spaventare
qualche bambino per strada!- Finalmente sorride, e io mi avvio un po’ sollevata
a prepararmi. Quanto le voglio bene?
Tutte le ragazze dovrebbero sapere (e molte lo
sanno) che una tazza di cioccolata, musica romantica, un locale accogliente e
un’amica possono risolvere qualsiasi problema. Solo che poi questi ingredienti
raramente combaciano. Ora, immaginate: due ragazze come noi, che abbiamo fatto
mesi di straordinari per permetterci i vestiti che indossiamo ( Elizabeth è
stata depressa per giorni quando credeva di aver perso la sua borsa nuova miumiu, e poi dice a me…), che siamo iscritte in palestra solo per esibire la
tessera ad ogni apertura del portafogli, e fingiamo in pubblico di essere iscritte
a club esclusivi, e potrei andare avanti all’infinito…
Come potremmo mai permetterci di passare l’intero pomeriggio in uno di quei bei
locali tradizionali in cui ti servono la tua cioccolata con un intero vassoio di
pasticcini, e le panche sono un po’ sporche un po’ corrose dal tempo e da tutte
le persone che vi hanno sostato? Naturalmente, entrambe sappiamo che sarebbe il
nostro più grande desiderio, ma non posiamo esaudirlo.No, e per una serie ben precisa di motivi:
1-Cioccolata? Pasticcini? Si, e poi mettiamo su
un paio di chili ciascuno!
2-Abbiamo giurato che fino al matrimonio di
Elizabeth dobbiamo frequentare solo locali in, e metterci in mostra il più
possibile, perché lui vuole assolutamente invitare persone in e nei locali
tradizionali ci sono sicuramente persone migliori di quelle alla moda, ma che
sfigurerebbero nel sogno di liz
3-Siamo due ragazze estremamente superficiali
4-Ufficialmente, e per tutte le nostre “amiche”,
noi odiamo la cioccolata e i dolci;
5-L’ultima volta che siamo state in un locale
del genere, abbiamo ordinato così tanti dolci che la cameriera ci ha detto:
“bene, li porto subito o quando arrivano anche le vostre amiche?”
E la lista potrebbe avere anche molti altri
punti. Da allora frequentiamo solo locali in cui la cosa più calorica che
servono è il sedano spezzettato come aperitivo. Arriviamo in uno di quelli
dall’apertura più recente,proprio in
centro. Il nome è così strano che non tento neanche di pronunciarlo. E’tutto in
vetro, e davvero molto elegante. Ci aprono la porta due ragazzi ben vestiti, di
carnagione molto scura, probabilmente aiutata da un paio di lampade e dal fatto
che il mare è a un passo. Ci fanno accomodare in un tavolino scomodo, basso ma
estremamente chic. Noi ci guardiamo, ed entrambe fingiamo di essere il più
possibile a nostro agio. Prendiamo, come d’accordo, a parlare di libri. Non è
che possiamo ammettere che l’ultimo che abbiamo letto è “Il mondo in rosa”…
Perciò, fingiamo di essere immerse nella lettura di titoli improbabili. Due
donne anziane sedute dall’altro lato del locale ci guardano male, commentando
aspramente qualcosa che nessuna di noi due riesce a cogliere.–Benvenute! Questi
sono i menù: dei tè, delle tisane, degli yogurt a basso contenuto calorico, e
delle acque benefiche per il corpo. Tra poco passerò a ritirare le
ordinazioni!- Acque benefiche per il corpo? La faccia di Elizabeth deve essere
molto simile alla mia: a metà tra disgustato e sorpreso. –Ma…
secondo te si bevono?- E subito dopo entrambe scoppiamo a ridere. Alla fine
optiamo per un semplice tè ai frutti rossi e due yogurt bianchi all’essenza di
eucalipto. Il cameriere che ci ha portato i menù segna le nostre ordinazioni, e
dal suo volto compiaciuto capiamo di aver fatto centro: è esattamente quello
che ordinano le altre clienti. –Caree! Anche voi
qui??- la voce inconfondibile della nostra peggior nemica, Anya,
giunge quasi prima della zaffata del profumo costosissimo nel quale deve aver
fatto un bagno. Anya è la tipica ragazza viziata: suo
padre è un ricco primario, e lei passa le giornate tra corsi di yoga, terme,
negozi in cui alla gente comune non è permesso entrare,locali affollati da vip e camere d’albergo,
naturalmente non da sola, ma sempre con un ragazzo diverso. L’abbiamo conosciuta
una volta in cui avevamo deciso che il nostro nuovo hobby doveva essere il
golf. Abbiamo passato pomeriggi interi a comprare tutto l’occorrente: abiti
coordinati, borse, mazze e addirittura palline colorate che ci erano costate
una fortuna. Poi il problema era trovare un club, e certo non volevamo
accontentarci di quello pubblico. Così, scelto il “Country
Golf Club Of London” , abbiamo trascorso serate a
pianificare possibili modi per entrarvi.Uno di questi era conoscere qualcuno che ne facesse parte, e così ci
siamo appostate nei dintorni per giorni. Finchè una
mattina, mentre io fingevo di sentirmi male e liz
tentava di soccorrermi, questa ragazza perfetta si è avvicinata, ha chiesto se
avevamo bisogno di aiuto, e subito ha decretato che il posto più vicino nel
quale avrebbero sicuramente avuto qualche medicinale era il Country
Club. Inutile dire che, una volta entrate lì dentro, il malore se n’è andato.
Ma con solo due pomeriggi abbiamo capito che il golf non fa per noi, e che Anya non ha nessuna amica. Non c’è da stupirsene, del
resto. Solo che da allora non fa che tempestarci di telefonate, e se ci
incontra subito si unisce a noi. Questa potrebbe essere una cosa positiva, se Anya non fosse così estremamente odiosa e odiata da tutti.
E quando dico tutti, intedno proprio tutti. – Yogurt
all’eucalipto? Ma ragazze… Non avete letto Sana&Snella, questa settimana? Gli yogurt, anche se a
ridotto contenuto di grassi, sono assolutamente da eliminare!- Appunto. Voi non
la odiereste una così? Naturalmente si siede con noi, e ordina l’acqua benefica
per il corpo. Ovvero: una scodella piena di quello che sembra profumo,
violaceo, che lei prima tampona lungo i polsi e le braccia con uno strano
strumento che (io e Liz siamo sbigottite) le ha
portato lo stesso cameriere. E poi, come se niente fosse, la beve. –Che mi raccontate di bello, careee?-
Poi ha quel modo di parlare così insopportabile! Io e Liz
rispondiamo con delle scrollate di spalle e dei sorrisi falsi. Lei finisce di
bere sproloquiando su quanto ami il locale, sul fatto che ci passa molto tempo
e che ha avuto una storia con il cameriere. Mentre sorseggiamo il tè, la
osserviamo. E’ capace di annullare tutto quello che lo circonda, e parlare solo
di se. Potremmo anche metterci a fare boccacce o cantare a squarciagola, e sono
certa che non se ne accorgerebbe. –Ehm… Ci dispiace, Anya, ma ora dobbiamo proprio andare. Tra poco inizia la
nostra lezione di Pilates, e non possiamo mancare…- Lei sembra tornare sulla terra- Oh… certo, certo. Fantastico! Io devo tornare a casa, invece… Mio padre stamattina ha detto che sarei dovuta
esserci per la cena, perché voleva presentarmi una persona…
Non posso negare di essere curiosa!- Noi ci guardiamo spaventate: sta per
iniziare un nuovo monologo? –Bene, divertiti allora. –
E, subito dopo aver pagato somme consistenti per due bicchierini di acqua
bollita aromatizzati, corriamo via dal locale.
Dopo tutto, quest’uscita sta funzionando. Certo,
continuo a sussultare ogni volta che scorgo un ragazzo biondo per strada, ma
per il resto si sta rivelando una piacevole giornata. Mentre passeggiamo
tranquillamente per il parco, però, non possiamo negare l’evidenza: i nostri
stomaci brontolano e credo che possano sentirli a qualche chilometro di
distanza. Optiamo per un poco raffinato ma certo invitante hot dog, comprato al
chiosco qui vicino.
-Allora…
va meglio?-
-Abbastanza…
Solo mi dispiace di averti obbligato a passare tutta la giornata in giro con
me! Di sicuro avevi qualche impegno pre-matrimoniale!-
-Macchè!
Questa storia del matrimonio mi sta uccidendo. Non faccio che uscire per
negozi. Scegli il vestito, scegli le bomboniere, assicurati che al ristorante
abbiano capito tutto, fai la prova trucco… Sono
praticamente sfinita!
Elizabeth si sposa esattamente tra tre
settimane. E’ tutto pronto: l’ho accompagnata per tutti i negozi di questa
terra, e altrettanti ne ha visitati lei da sola. Sarà un matrimonio perfetto,
adatto ad una coppia perfetta com’è la sua: fiori bianchi, un magnifico abito
di armani che le è costato una fortuna, un menù
preparato accuratamente piatto per piatto ed uno sposo invidiabile. Elizabeth e
William stanno insieme da due anni, e lui è un tipo a posto. Alto, muscoloso,
capelli rossi e un forte accento scozzese, la ama veramente, e la ricopre di
attenzioni. E’ venuto a londra per lavoro, due anni
fa, perchè suo padre, un ricco editore, ha deciso che
vivere per un po’ lontano dagli agi gli avrebbe fatto bene. Così si è trovato
un lavoro come cameriere in un bar in periferia, dove lo pagavano una miseria,
e per sopravvivere scrive in uno dei giornali del padre. Non vedo l’ora che
arrivi il girono del matrimonio, anche se vorrei tanto non doverci andare da
sola.
Oggi Liz non c’è: è
partita con William per raggiungere la sua famiglia in Scozia, e ci trascorrerà
qualche giorno. Io mi sono data da fare: voglio che al suo ritorno questa casa
sia fantastica, in modo che capisca che mi sono ripresa e che va tutto bene.
Stamattina ho pulito le camere e il bagno, mentre oggi pomeriggio mi darò a
rassettare cucina e salotto. Piùtardi,
poi, ho appuntamento dall’estetista per rimettermi un po’ in sesto. Stasera ho
intenzione di uscire a divertirmi: daniel non farà
mai più parte della mia vita e devo farmene una ragione. Magari incontrerò
anch’io il principe azzurro, che rimarrà folgorato dalla mia bellezza e
deciderà di amarmi per il resto della sua vita. Si. Magari.
Contemplo la mia immagine allo specchio. Ok,
forse non sarò di quella bellezza folgorante come Liz,
che praticamente è una calamita per uomini, ma sono abbastanza soddisfatta di
quanto vedo. I capelli morbidi stanno davvero bene, con quelle onde un po’
accennate, le ciglia non sono mai state così lunghe e il vestitino nero che ho
comprato (per quattro soldi) all’outlet burberrydimostra che ultimamente ho anche perso qualche chilo.
L’ultimo tocco è una spruzzata di Coco Chanel Mademoiselle,
prima di prendere la borsa e uscire di casa. Stasera sono pronta a tutto.
Appena uscita di casa, però, tutta la sicurezza
di prima sembra svanire come per incanto. Cosa diavolo può fare una ragazza
sola di venerdì sera? Le strade sono piene di gente, non tutta esattamente
raccomandabile, e mi passano davanti agli occhi tutte le immagini del tg delle tredici sulla poca sicurezza delle vie dalle nove
di sera in poi. Decido di entrare in un locale molto pieno, cosicché non si
accorgeranno neanche di me.In effetti,
sono tutti troppo occupati a mangiare e parlare per badare ad una giovane sola.
Tutti, tranne il barman annoiato che guarda distratto lo schermo della tv sopra
il bancone. –Ehm… potrei avere una coca, per favore?-
Ho deciso anche che per questi giorni non toccherò alchool,
e una semplice coca andrà benissimo.–Tutta sola, eh?- mi apostrofa lui mentre prepara il mio
drink. Io mi limito ad annuire, e lo osservo di sottecchi mentre mi
analizza.–Chi
è lo scemo che si è fatto scappare una principessa come te?- Sorrido
involontariamente, perché ho sempre desiderato che qualcuno mi chiamasse
principessa. –Eh… ce ne sono tanti di scemi, sai? No,
decisamente, nessuno in particolare.- Ride. Ha davvero un bel sorriso, denti
diritti e bianchi, e qualcosa di affascinante nel modo in cui pare che rida con
tutto il volto. I capelli nerissimi sono un po’ lunghi e trascurati, e gli
ricadono sulle spalle. –Allora stai guarendo da una
delusione! Sai, ho capito che la cosa migliore in questi casi è parlarne… Ho aiutato tante ragazze come te a dimenticare i
bastardi che le lasciavano!-e’ davvero
molto carino, così premuroso, e con quell’atteggiamento rassicurante, che
sembra dire”non preoccuparti, non ho intenzione di molestarti” del quale ho
decisamente bisogno. – Si tratta, hai detto bene, proprio di un bastardo. Daniel. Quando l’ho visto, alto, biondo,
curato, educato... Ho subito pensato che fosse perfetto per me. Siamo usciti
insieme per tre mesi, e davvero, stavamo bene. Poi, dieci giorni fa, sparisce.
Naturalmente l’ho cercato dappertutto, ma al cellulare non rispondeva e così
anche i suoi amici. Allora mi sono decisa ad andare a casa sua, e indovina?
L’ho trovato davanti al portone avvinghiato ad una biondina, e lui appena mi ha
visto l’ha fatta entrare ed ha chiuso il portone.- Ricordare le mie sventure mi
lascia dell’amaro in bocca, però è vero: mi sento meglio. –Davvero
un bastardo. Povera piccola! Deviaver
sofferto molto!- Io annuisco, e bevo lentamente il mio drink. Lui è per un
momento chiamato da un altro cliente, e lo ammiro da lontano. E’ davvero molto
bello. Però, diavolo, non posso credere che mi stia prendendo una cotta per
unbarman con il quale ho scambiato si e
no una decina di parole. Torna ancora più sorridente. –Allora,
ti senti meglio?- Scruto i suoi occhi grigi annuendo. –Sai,
me lo chiedono in molti ultimamente.- Sorride appena mentre asciuga un
bicchiere diventato opaco per essere stato usato troppo. –Dì
un po’, tu non sei inglese, vero?- Oh no! E’ così evidente? Io tento in ogni
modo di nasconderlo, ma mi rendo conto che non sempre mi riesce molto bene. –Indovinato. Sono italiana, ma ormai sono diversi anni che
vivo a Londra.- Sembra un po’ stupito –Italiana? Sul
serio? Io avrei detto più… che so…
spagnola, per esempio.--No, vengo da un
piccolo paese nel sud italia. Ci sei mai stato?-
Scuote la testa. –Non ho mai viaggiato molto, sai,
per questo non vedo l’ora che arrivi la mia luna di miele!- A queste parole, irrimediabilmente,
la coca mi va di traverso e rischio di soffocare. Dopo essermi ripresa, dico –Tu… tu stai per sposarti?- Radioso, annuisce. –Si! Tra due settimane! E, francamente, non vedo l’ora-
Perfetto. Un magnifico ragazzo mi fa prendere una cotta per lui e due minuti
dopo mi dice che sta per sposarsi. Di certo però non posso farmi vedere delusa.
–La tua futura moglie deve essere davvero una donna
fortunata! Non ho mai visto un uomo così contento di sposarsi!- Si ferma, mi
guarda, e ridacchia. –Inrealtà…
In realtà non si tratta esattamente di una donna. Vedi, sto per sposare un
ragazzo, mark.- Sono così scioccata che mi meraviglio
di me stessa per riuscire a mantenere un certo contegno. –Ah.
Sei gay quindi. Bene. Non è una cosa sbagliata. Io ho sempre combattuto per i
vostri diritti.- bene, lo schock mi fa sparare
scemenze. Se ne accorge, e ride apertamente. –Ok…
scusa, ma hai una faccia così buffa! Grazie, comunque, per aver “combattuto”
per i nostri diritti. A proposito, che dici di venire al mio matrimonio?- Ma
dico, è impazzito? Davvero crede che mi presenterò come se niente fosse al suo
matrimonio, se nemmeno ci conosciamo? –dai, io
l’invito te lo lascio. Sarei felice di vederti. Ora però ho anche altri clienti
da servire…- -Oh, certo. Scusa ancora se ti ho fatto
perdere tempo, e grazie mille.- Mi alzo, e mi avvio verso la porta, dopo aver
lasciato qualche moneta e gridato –Auguri comunque!-
. mi chiudo la porta del pub alle spalle, e corro via. Come potrei mai
convincermi che la mia vita possa mai cambiare in meglio, se ho continue
dimostrazioni del contrario?
Ho la strana sensazione che qualcuno mi stia
seguendo, ma voltandomi non vedo nessuno. Cammino ancora, fino ad arrivare ad
un gruppo di ragazzi che fanno un po’ troppo rumore, per i miei gusti. Se
potessi evitare di passare vicino a loro! Ma non ci sono modi per evitarli,
visto che occupano praticamente tutta la strada.
-Uh! Dove vai così di fretta, tesoro?- merda.
Speravo tanto che non mi avessero notata, mentre ora stanno tutti fissandomi.
-Dai, non fare la difficile…Fermati un po’ a farci compagnia!- cerco di
ignorarli, ma mi bloccano la strada. Inizio ad avere paura. –Lasciatemi
passare! – Ma è inutile. Sono più di cinque, e mi circondano da ogni lato.–Ma come sei
carina! E perché te ne vai in giro tutta sola?- Ho un groppo in gola e non
riesco a dire niente. Mi limito a guardarli terrorizzata. Uno di loro si
avvicina e mi prende un braccio. Mi spinge verso di se. Subito sento un forte
odore di alchool e tento di divincolarmi senza
successo. –Lasciala andare immediatamente!- Una voce
da dietro costringe tutti a voltarsi. –E tu chi
saresti?- La figura inequivocabile di un ragazzo piuttosto robusto emerge nella
strada piuttosto buia. –Sono… Il suo ragazzo.
Lasciala. – Ok, forse non avrà esattamente spaventato i miei aggressori, ma
almeno quel puzzone ha mollato la presa su di me. Lo sconosciuto è sempre più
vicino, soprattutto perché i tizi sono intenzionati a non fargliela passare
liscia. Tutto quello che riesco a vedere è che in un momento gli sono addosso,
e lui grida –Scappa!-
Dopo aver corso per qualche minuto, sicura di
averli seminati, mi fermo a riprendere fiato. Davvero una bella serata, non c’è
che dire! Prima mi invaghisco di un barman gay, poi mi faccio quasi violentare
da un gruppo di depravati ubriachi e per finire lascio che riempiano di botte
il mio salvatore. Poi, questo sconosciuto, perché diamine si è preso l’incarico
di intervenire? Lui era da solo, loro erano un gruppo intero. Non sono neanche
riuscita a vederlo in faccia. So solo che la sua voce mi ricorda qualcosa, e
credo di averla già sentita. Sono sfinita, emotivamente intendo. Per fortuna
sono in una via piuttosto centrale, così mi avvicino ad una fermata e aspetto
che passi un autobus che possa riportarmi a casa. Questa sera avrei fatto
meglio a non uscire.
-Ti credo, Lily… Ma
poi come hai fatto a scappare?-
-E’ stato solo grazie ad un ragazzo…
li ha distratti e mentre loro lo picchiavano io sono scappata. Ma adesso mi
sento così in colpa!-
-Ma dai! Non è stata mica colpa tua! ASPETTA,
William!-
-Oh…
sto forse interrompendo qualcosa?-
-No, no, non preoccuparti. Dicevo che forse
potresti fare in modo di rintracciarlo e ringraziarlo.-
-E come? Non l’ho neanche visto in faccia! Ho
semplicemente sentito la sua voce… E neanche troppo
bene. E comunque non potrei farmene molto. Ero piuttosto scioccata, sai?-
-Devo ammettere che come serata ha dell’inverosimile!Ma
tu ora stai bene?-
-Si…
Abbastanza. Però non faccio che mangiare cioccolata, e non so perché Per
fortuna ne abbiamo una scorta infinita. E lì in Scozia come va?-
-Tutto benissimo! I genitori di William sono
fantastici e mi hanno accolto come una figlia! Poi, vedessi che castello
magnifico in cui abitano!-
-Vivono in un castello?-
-Si! E’ meraviglioso. E i suoi nipotini sono dei
bimbi assolutamente splendidi!—
-Ma…Liz, tu odi i bambini!-
-Certo che no! Per non parlare del suo cane, Theodore!-
-E anche gli animali…Liz, non è che per caso mi stai mentendo?-
-Come puoi pensare una cosa simile? Mi sento
come quella volta a Madrid!-
-Ah ecco. Mi sembrava strano.-
-Ora devo andare. I genitori di William hanno
organizzato un pranzo in giardino con tutti i parenti e devo prepararmi..-
-Su, fatti coraggio! Stasera sarai di nuovo a
casa!-
-Non vedo l’ora… a dopo, Lily!-
Povera Liz! Deve
passare un’esperienza davvero orribile, se si sente come a Madrid. La nostra
vacanza a Madrid è stata una delle cose peggiori che ci siano mai accadute.
Abbiamo dormito in un ostello puzzolente, mangiato malissimo, e non abbiamo
visitato neanche un quarto della città perché Liz si
è ammalata il secondo giorno ed è guarita il giorno prima che riprendessimo
l’aereo. Non ha fatto altro che sudare e febbricitare,
e quella che doveva essere una fantastica vacanza di fine studi si è rivelata
un totale fallimento.
La solitudine è una cosa orribile. La casa è
pulita, ho già pranzato, non ho niente da leggere e niente da fare. E domani
torno a lavoro. Sono due anni che sono assunta nell’azienda, esattamente un
mese dopo che Liz ha conosciuto William. Entrare
nell’editoria è sempre stato il mio sogno, e non potrei amare il mio fantastico
lavoro più di così. Tutto quello che devo fare è scrivere, e mi pagano anche
piuttosto bene. Trascorro due ore e più dormendo un po’ sul divano, perché oggi
piove a dirotto e non ho nessuna voglia di uscire, neanche per fare una
passeggiata. Mi sveglio solo quando sento la porta dell’ingresso sbattere vigorosamente.
-OH! Finalmente a casa mia! Che sollievo!-
-Liz!
Già di ritorno? Non ti aspettavo prima di stasera!-
-Lo so, ma non ce la facevo più, e neanche
William. Così abbiamo inventato che avevamo un appuntamento con il parroco per
delineare meglio la cerimonia, e ce ne siamo tornati a casa. Will è sotto che
parcheggia l’auto… Stasera cena con noi, per te è un
problema?-
-Assolutamente no!-
Diciamo che adoro Will, e che se non fosse il
futuro marito di Liz, vorrei sposarlo io. E’stato lui
a trovarmi un lavoro fantastico, ed è lui che ogni mese ci aiuta a pagare le
rate dell’appartamento. E’vero che passa qui parecchio tempo, ma non sarebbe
assolutamente obbligato a farlo!Inoltre, è simpatico, solare, intelligente. E
ricco sfondato. Ma questo non è che un dettaglio… per
esempio, durante la cena ho raccontato la mia disavventura, e ha detto che ha
tutta l’intenzione di ritrovare il mio salvatore, se non altro per permettermi
di ringraziarlo. E che si potrebbe per esempio iniziare a cercare dagli ospedali,
il che è secondo me un’ottima idea.
Sono due ore che giriamo in cerca di quell’uomo,
e non abbiamo ancora trovato nulla di lontanamente interessante. Il punto è che
abbiamo pochi elementi in mano, e che non possiamo presentarci in ospedale e chiedere
di ascoltare la voce di tutti i pazienti ricoverati tra ieri notte e stamattina
con contusioni forti. Così decidiamo di fare un salto, per spezzare le ricerche
almeno, nel negozio di dolci in cui Liz ha ordinato i
confetti e le torte.
Appena arrivate, l’aria si fa subito tesa: un
cameriere riconosce la mia amica e corre dietro il bancone, nella sala di
produzione, presumibilmente ad avvertire qualcuno. La mia amica si dirige
subito verso la cassa, e una giovane impiegata dal sorriso smagliante, con
tanto di unghie perfettamente smaltate e laccate, ci apostrofa:
-Buongiorno!! Cosa posso fare per voi?-
Il nervosismo di Liz è
quasi palpabile. Scruta con occhi truci la bambolina del bancone, e sussurra in
tono di sfida –Vorrei vedere mr
Pierre. Ho ordinato da mesi dei dolci e volevo accertarmi che sia tutto a
posto.-
Il volto della donna improvvisamente muta.-Lei… non sarà per caso Miss Ferguson, la futura sposa?- Liz sgrana gli occhi –Si, sono
io. Ma lei..- Solo che non può completare la frase perché dalla splendida porta
a vetri dietro il bancone sbuca quelli che definirei l’uomo più simile a un
grosso maiale che abbia mai visto. E io che dal nome Pierre mi aspettavo un francesino con la puzza sotto il naso, la erre moscia e il
classico neo al fianco della bocca! Questo invece è un uomo sulla cinquantina,
che definire sovrappeso è un eufemismo. Gli occhi acquosi e azzurrissimi sono
affogati in un mare di grasso, e i capelli biondi e tinti sono per fortuna
corti e ispidi. Indossa uno strano vestito buffo rosa acceso (forse per questo
la similitudine col maiale) e si avvicina a noi quasi barcollando, e agitando
le braccia. –Buongiornoragozze!
Alors, per fortona sei
venuta! Ho una cosina da forti voir, e sono scicuro che non ti piocerà…-Perfetto. Come si potrebbe chiamare quello di Liz? Supersestosensoalquadrato?
Fatto sta che non appena abbiamo valicato questa porta il suo umore è cambiato
e , pare, non a torto. Il maiale ci conduce dietro il bancone, e poi dietro la
porta a vetri. Entriamo in una stanza che potrebbe anche essere il paradiso in
terra: tavoli e tavoli colmi di dolci, pareti con il più bel colore che io
abbia mai visto, pavimento di vetro, e un delizioso profumo di cioccolata
ovunque. Non stento a credere che sia il pasticcere più caro della città.
-Alors,
ma chere… Tu avovi ordinato
confotti al chocolat
bianco, posticcini e croissant al chocolataulait, e 200 torte di
vari gusti, giusto?-
Liz
annuisce stancamente, mentre io inizio a figurarmi tutta la sua ordinazione che
mi sfila davanti dicendo “mangiami…” con voce a dir
poco invitante… Ma vengo interrotta dalla voce
spiacevole del capo pasticcere.
-Mi dispioce, ma è
tutto canscellato. Non posso propararenionte del genore per la
dota del tuo matrimonio.-
Liz
sta trasformandosi in un qualche supereroe molto arrabbiato. Mi aspetto quasi
che prenda una delle fantastiche torte (mio dio le mangerei tutte) e gliela
sbatti in faccia. Invece riesce a restare piuttosto calma, fa un bel respiro,
sfoggia il più falso sorriso che questa terra abbia mai conosciuto e dice con
voce soave :
-Scusi, Mr Pierre,
potrebbe dirmi per quale motivo ha deciso di annullare la mia ordinazione che
ho fatto per precauzione con quattro mesi d’anticipo?-
Pierre arrossisce lievemente, e prende a
scrutare con enorme interesse le unghie delle sue mani. –Vode,
Miss Ferguson…Abbiomoriscevuto un’altra ordinazione, por lo stesso jour, e sci
pagano molto di più- da gigante quale sembrava prima, ora si è fatto piccolo piccolo, e osserva liz con puro
timore.
-Che cosa vuol dire ci pagano di più???? Io vi
avevo già versato un acconto, e il saldo finale sarebbe stato di una fortuna!
Come potete farmi questo?-
Dagli occhi della mia migliore amica paiono
scaturire saette e minacce di morte per il malcapitato maiale che pare non
vivrà ancora a lungo.
-Ci dispioce, ma
l’ordinazione è stata fatta da un parsonatres importante, e io non posso permottermi
di rifiutore…-
-lei non può permettersi un corno! Sa che adesso
non troverò nessuna pasticceria decente disposta a preparare un’ordinazione
tanto facoltosa in così poco tempo?! E mi guardi in faccia quando parlo!-
Mi allontano per paura di finire nel raggio
d’azione di Liz. Ora capisco di essere stata davvero
fortunata a non aver mai litigato con lei, e mi riprometto di non farlo mai.
Potrebbe andarne della mia vita.
-Oh, ma non sci preoccupi! Trovoràscicuramente un altro pasticcere disposto a complotare l’ordinazione…-
-Non si preoccupi? NON SI PREOCCUPI???!!! Io mi
sposo tra meno di tre settimane, e lei mi viene a dire che la grossa
ordinazione che avevo fatto e sulla quale contavo è cancellata, e non so dove
sbattere la testa. Per di più, ho anche litigato con il mio futuro marito per
venire da lei, perché lui voleva che io scegliessi qualcosa di meno costoso, ma
io ho detto “vedrai, Will, ne varrà la pena”! Certo! E adesso lei mi pianta in
asso così!-
Povera Liz, credo che
stia per scoppiare in lacrime o per prendere questa sottospecie di maiale a borsettate. Ma non credo che lo colpirebbe mai con la sua gucci nuova da 300 sterline. Per cui, prevedo più la prima
opzione.
-Miss, io sono veromonte
desolate. Ma non posso farscinionte:
il suo ordine è annullato… e a proposito dell’acconto…-
No. Non farlo. Non pronunciare un’altra parola.
Già immagino i giornali di domani: “Omicidio in pasticceria: Ucciso il più
famoso pasticcere della città da una giovane sposa delusa armata delle sue sole
mani”.
-Non possiomoridorloindiotro tutto subito.
Dovrà a pottare almeno due semain…-
-CHE COSA??? Non solo non mi ha avvisata prima
di non poter completare il mio ordine, ma ora si rifiuta anche di restituirmi i
soldi? Lei deve darmeli: ne avrò bisogno per pagare chi la sostituirà!-
-Oh, non sarà proprio possibile…
Ma se vuole posso regalorle una confozione
di confetti alla mondorla… -
-sa cosa se ne può fare dei suoi confetti alla
mandorla? La mia amica e io siamo sconvolte. Lei si è comportato da vero
incivile e giuriamo di non rimettere mai più piede qui dentro in questa vita!
Neanche se fosse l’ultima pasticceria rimasta al mondo! E le assicuro che ha
perso due ottime, se non le sue due migliori clienti!- Soddisfatta del mio
discorso, prendo Liz per un braccio e , sfoderando
l’aria più altezzosa e dispregiativa che riusciamo ad ottenere, lasciamo il
negozio sbattendo la porta e facendo voltare tutti gli altri clienti che
sicuramente non si sono persi mezza parola del litigio.
Appena uscite, mi accorgo che Liz è davvero sconfortata. Camminiamo per un po’ in
silenzio, e lei non dice niente, salvo dare calci particolarmente vigorosi ai
sassolini per terra. Finchè non si ferma, sbarra gli
occhi e terrorizzata mi dice :
-Lily!
Ho dimenticato la mia borsa in pasticceria!-
Ok, dopo la figura orrida di ieri posso fare
qualsiasi cosa. Naturalmente non potevo lasciare che Liz si umiliasse così
tanto e tornasse indietro a prendere la borsetta, così sono andata io. Ma, in
quanto a umiliazione, non è stato da meno. Innanzitutto, i clienti non hanno
fatto che guardarmi e sussurrare tra loro “Neanche se fosse l’ultima
pasticceria del mondo?” mentre un sorriso beffardo ha pervaso il volto della
stupida commessa che ha detto “Per caso desidera la confezione di confetti alla
mandorla?” Io allora le ho indirizzato lo sguardo più truce possiblie
e ho bisbigliato “Abbiamodimenticatoquilaborsa” lei
ha fatto finta di non aver capito ( Ma io SO che aveva capito, altrimenti non
avrebbe riso a quel modo sotto i baffi (e ne aveva di baffi, ve l’assicuro)) e
io ho detto, scandendo ogni sillaba –La mia amica ha
dimenticato la sua borsa. Potrebbe darmela, per favore?- Tutti i presenti sono
esplosi in gridolini e ccitati e in sguardi da “non
vorrei essere al tuo posto”, ma io mi sono presa la mia rivincita. Quando la biondona baffuta coi denti da cavallo è tornata con la
borsetta, con una faccia da schiaffi, mi ha guardata dicendo –E’ questa?- Io ho annuito e, sfoderando il sorriso più
valso e perfido possibile, ho detto –Sa che questo è
il mese dell’udito? Può farsi controllare se è ancora in grado di sentire bene
in molti centri specializzati, senza spendere un centesimo!- Naturalmente
parlando sillaba per sillaba, e trattenedno il riso
quando il volto della commessa è diventato rosso pomodoro.
Alla fine ci abbiamo rinunciato. Certo, mi
dispiace parecchio, ma pare che non scoprirò mai l’identità del misterioso salvatore
che l’altra sera mi ha permesso di scappare. Se solo avessi qualcosa di più, su
cui potermi basare! Ma niente: quell’individuo è e rimarrà per sempre il
principe azzurro da amore impossibile della mia vita. O meglio: il secondo
principe azzurro da amore impossibile della mia vita. Il primo è già scomparso
tempo fa.
Oggi piove così forte che non mi stupirò se da
un momento all’altro dovessi essere travolta dalla corrente d’acqua e affogare
perché non ho voluto dare ascolto a Liz, e non ho
messo l’impermeabile (che comunque in caso di affogamento non mi sarebbe molto
utile). Stamattina torno a lavoro: è uno strazio, preferirei fare qualsiasi
altra cosa piuttosto che svegliarmi alle sette ogni giorno, ma alla fin fine mi
piace, è un modo come un altro per passare il tempo, e mi pagano, tra l’altro.
Oggi però io e Liz abbiamo deciso che ci concederemo
prima un’esclusiva colazione da vere signorine snob nel locale dell’altro
giorno, perché lei deve perdere ancora qualche chilo per arrivare alla sua forma
ideale, e a me non farebbe affatto male dimagrire. Solo che, appena arrivate,
lo troviamo chiuso. E non finisce qui. Davanti alla porta, con un’aria
imbronciata e scocciata, i capelli perfettamenti
pettinati nonostante l’umidità e un ombrello che probabilmente costa più di
tutti i miei vestiti messi insieme, c’è Anya. La sua
abbronzatura da caraibi non va molto d’accordo con lo sfondo tetro della londra odierna, ma appena ci vede e, sorridendo, si
avvicina, non posso fare a meno di pensare che (sia pure grazie a innumerevoli
trattamenti e a qualche intervento qua e là di chirurgia plastica) è davvero
una bella ragazza. –Careeee! A quanto sembr abbiamo avuto la stessa idea! Dimenticavo che oggi è
il giorno di chiusura! Che peccato!- Il suo profumo forte mi fa tornare alla
realtà –Ehm.. Uh, già. Che peccato. Per una volta in
cui potevamo fare colazione insieme! E’ davvero una delusione!- non so
cos’abbia in mente Liz, ma il suo tononon promette nulla di buono. Semvra una bambina lla quale
abbiano appena detto che il natale è rimandato di qualche giorno. –Oh! Come mi dispiace! Scommetto che ora tu sarai costretta
a prendere un caffè in macchinetta, e tu… No, non
posso permetterlo! Perché non venite a casa mia? Jean paul
è dietro l’angolo, e non ci metterà molto. E poi potremmo farci preparare
quello che preferiamo. Ultimamente le cameriere si stanno specializzando sotto
mio ordine nella preparazione di una speciale marmellata senza alcuna aggiunta
di zucchero che favorisce il ph della pelle e non provoca nessuna conseguenza.
Inoltre, non è neanche eccessivamente amara!- Io e Liz
ci scambiamo uno sguardo che vale più di mille parole. In che guaio ci siamo
cacciate?
La casa di anya, come
aveva detto, non è molto distante dal centro. O meglio: potremmo anche aver percorso
chilometri, ma per quanto mi riguarda mi sembra di essere in un sogno. Non ero
mai stata in una limousine, e credo che purtroppo non avrò molte occasioni di
risalirci. E non potrò neanche più usare una macchina normale senza ripensare a
quanto siano comodi questi cuscini, e i pasticcini (sebbene ipocalorici) in
vassoio vicino ad ogni sedile, e lo splendido schermo al plasma dal quale si
possono vedere praticamente infiniti canali… per non
parlare dell’autista, lontano, zitto e perfetto. Ma se la limousine è stato uno
schock, la casa non è da meno. Si tratta di un’enorme
villa color pesca, che si stende per ettari ed ettari di terreno circondata da
quello che, se non sapessi con certezza essere un giardino, definirei
probabilmente un parco nazionale. Non c’è una piscina: ce ne sono sette, divise
a seconda di forma, temperatura, e altezza dell’acqua. E poi: campi da tennis,
splendidi gazebo, fiori di ogni tonalità… Mi dispiace
solo di essere venuta qui oggi, con una così brutta giornata. La casa deve essere
ancora più bella con il sole. Uno strano omino dal fare servizievole ci apre la
portiera, e ci conduce in un ampio salone munito di tavolo lunghissimo da film,
sul quale campeggiano fette biscottate integrali, tè fumanti dagli strani
aromi, qualche rado pasticcino dall’aria poco invitante, e svariate tisane. Del
resto, ha tutto un’aria così elegante che non possiamo non esserne attratte, e
finiamo a mangiare allegramente sedute su delle deliziose poltroncine in pelle
nera, mentre ascoltiamo un altro dei soliti monologhi di Anya.
–Si, l’ho conosciuto l’altra sera. Vi dirò: sono
abituata a molto meglio, e devo confessare che, dopo essere uscita con Robbie,
ogni altro ragazzo…-Anya
cerca di inserire in ogni discorso il suo aneddoto preferito, nonché inverificabile,
dell’appuntamento che avrebbe avuto con Robbie Williams in occasione del suo
ultima concerto. Naturalmente è inverificabile perché nessuno di quelli a cui
lo racconta ha mai rivolto la parola a Robbie Williams, ma sono convinta che Liz, in passato, abbia tentato di inviare un e-mail al suo
sito ufficiale chiedendo proprio conferma della cosa. Inutile dire che non ha
mai ricevuto risposta. –Ma questo ragazzo è molto
strano: ha un qualcosa che affascina, e che mi ha portato a chiedergli di
uscire. Naturalmente mio padre è rimasto molto contento: sapete, lui è qui
perché il mio paparino gli ha offerto un posto come ricercatore in non so quale
dei suoi gruppi, su qualcosa che ha a che fare con il DNA….
Ma non è questo quello che conta. E’ alto, non esattamente atletico, con
capelli castani. Che sia proprio il suo essere così comune ad avermi attratto?
Ah! Dimenticavo il particolare più importante per voi: è italiano! Il suo
inglese, però, è ottimo. Certo, l’accento è evidente, ma prima di trasferirsi
qui credo abbia lavorato per qualche anno in america,
così…-Sorseggio stancamente un po’ del mio tè senza sapore che vorrei tanto
usare per innaffiare una piantina. In realtà, ho sempre saputo che Anya sarebbe finita in moglie ad un medico. Del resto, con
un padre primario, ricco e facoltoso, c’era da aspettarselo. –E dove andrete di bello?- è Liz
ad intervenire, stavolta, forse solo per spezzare il monotono ripetersi di Anya – Non so, ma non vedo l’ora! Usciamo questa sera. Io
gli ho proposto un giro in Jet, per andare, che so…
avedere il tramonto a Parigi o qualcosa
di simile. Ma non mi è sembrato tanto favorevole. Ha detto che ci pensava lui,
e che per una sera non dovevo pensare ai miei soldi. Così, mi aspetto che mi
porti in uno di quei ristorantini che hanno aperto adesso, magari a Coventgarden…MI piacerebbe molto! Certo, Parigi sarebbe stata tutta
un’altra cosa, ma io non sono mai stata una persona di troppe pretese…- Al che, potrei anche sputarle in faccia tutto il
tè che sto bevendo e che mi va irrimediabilmente di traverso. Lei non è mai
stata una persona di troppe pretese? Ha lasciato il suo ultimo ragazzo alla
festa di natale perché lui, andato a prenderle qualcosa da bere, non aveva
capito che lei voleva il drink Rosa e non quello pesca. -Allora, Lily, tu l’hai
trovato un accompagnatore per il matrimonio o verrai sola soletta?- Il mio
sguardo la fulmina all’istante, ma purtroppo non posso inventare che ho trovato
un ragazzo quando non è affatto vero.–Ma, sai com’è, cara, ho sempre pensato che i matrimoni
siano perfetti per rimorchiare: i ragazzi sono ben vestiti, curati, e spesso
anche ubriachi, il che, a patto che non stiano male, è solo un vantaggio. Molto
meglio così che andare con lo stesso ragazzo e dover restare appiccicata a lui
per tutto il giorno, non trovi?- Un sorriso a trentadue denti conclude la mia
risposta ad effetto.
Mentre ci accompagna fuori, e questo richiede
parecchi minuti per attraversare diverse aree della casa, io e Liz tentiamo di registrare più immagini possibili nella
nostra mente, perché sappiamo che questa casa è stata arredata da uno dei più
famosi e bravi designer d’interni della nazione. Attraversiamo un magnifico
salone arredato con cinque colori diversi, tutti perfettamente coordinati l’uno
con l’altro, e due corridoi che sono grandi almeno quanto il nostro appartamento.
Passiamo anche davanti ad una grande porta in vetro oscurato, dalla quale
provengono voci confuse. Anya sembra ricordare
qualcosa, e si ferma, aprendo la porta e affacciandosi, impedendo però a noi la
vista.
-Pulcina
mia! Che gioia vederti, una volta tanto! Sei passata a trovare il tuo
paparino?-Lei ridacchia sommessamente,
e dalla posa tipica che assume capiamo immediatamente che dentro quella stanza
c’è il ragazzo di cui ha parlato per tutta la mattina. Come se scattasse una
molla in noi (maledetta curiosità!) ci avviciniamo un po’, senza però riuscire
a vedere niente. Tutto quello che riusciamo a captare è il saluto del probabile
futuro marito della nostra amica.
-Ciao, Anya, sono
passato per un consulto su un caso, ma spero di non infastidire tuo padre.-
Non so cosa succede dopo, perché sono
paralizzata dallo shock. Quella voce. Perché mai il nuovo pretendente di anya avrebbe dovuto seguirmi, nonché farsi pestare a sangue
(almeno credo che sia finita così), se neanche ci conosciamo?