Due Fratelli un solo cuore

di Hunter Winchester 33
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tu scorri in me ***
Capitolo 2: *** É mio fratello ***
Capitolo 3: *** la mia luce ***
Capitolo 4: *** Nel bene o nel male dovrà finire ***
Capitolo 5: *** A volte,non servono parole ***
Capitolo 6: *** Oltre ogni ostacolo ***
Capitolo 7: *** Con le unghie e con i denti ***
Capitolo 8: *** The family business ***
Capitolo 9: *** Resterai nel mio cuore, baby. ***
Capitolo 10: *** Qualcosa si muove ***
Capitolo 11: *** Inside ***
Capitolo 12: *** Angel ***
Capitolo 13: *** Back in Black ***
Capitolo 14: *** La guerra ha inizio ***
Capitolo 15: *** Save ***
Capitolo 16: *** Tutto il resto non conta ***



Capitolo 1
*** Tu scorri in me ***


Era una mattina come tutte le altre, ma Dean non riuscì a dormire...
Il piccolo Sammy era chiuso in quell'ospedale, attaccato ad una macchina, tra la vita e la morte e beh.. Lui non poteva perdonarselo.
Ma solo il pensiero che il suo fratellino potesse lasciarlo, lì, solo a combattere tutta quella merda che circondava il mondo fece rabbrividire Dean
..così prese la decisione forse perché era l'unica cosa da fare.. Lui andò in chiesa.
Solo, nella sua ombra, decise di chiedere aiuto, chiese aiuto a tutti gli angeli, chiunque potesse aiutare suo fratello colui che doveva essere protetto, era questo il compito di Dean proteggerlo
. Un angelo rispose e Dean, con il cuore in gola, gli spiegò tutta la situazione.. Quest'angelo si chiama Castiel, indossa un trench beige, ed ha un'aria molto affidabile..
Dean non riuscì più a trattenere le lacrime..lui era davvero disposto a tutto per salvare suo fratello, anche sacrificare se stesso per questa causa..
Ma Castiel, con un tono pacato gli spiegò che l'unica cosa che si potesse fare in questo genere di situazioni così gravi era..

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Capitolo 2
*** É mio fratello ***


Capitolo 2- E' mio fratello


L'unica cosa da fare, spiegò Castiel, era agire dall'interno. Con una possessione. Dean ancora in lacrime, restò sconcertato da questa proposta, sapeva che Sam non avrebbe mai accettato, e lui non voleva ingannare suo fratello. Castiel rimase fermo sulla finestra, incapace di capire cosa stesse pensando Dean, per tre minuti ci fu un silenzio tombale ma poi Dean accettò la proposta di Castiel. Così tutti e due si recarono in ospedale, alla vista di Sam, in quel letto, immobile.. Il cuore di Dean si bloccò per qualche secondo, così non essendo sicuro di cosa stesse facendo chiamò Bobby, fedele consigliere dei fratelli. Bobby fu molto comprensivo verso Dean, ma gli disse che non era molto giusto fidarsi di un angelo appena conosciuto. Così la mente di Dean fu sommersa dai dubbi, si sentiva in colpa, tremendamente responsabile per quello che stava accadendo a Sammy, ma si ripeté che questo era l'unico modo, doveva funzionare, così diede il via a Castiel. Dean durante la possessione non riuscì a guardare, sapeva che il fratello non l'avrebbe mai voluto, così uscì per prendere aria. Passarono ore ed ore, e Dean tormentava se stesso.. Ma dopo pochi minuti il suo telefono squillò, era Bobby, egli chiese a Dean come procedeva la situazione e dopo che venne a conoscenza del fatto che la proposta dell'angelo era stata accettata Bobby rimproverò Dean, con tanta violenza che Dean rimase di stucco ma poi con tono secco e deciso troncò il discorso di Bobby con questa semplice frase "Bobby, io devo proteggerlo, devo assisterlo, non sapevo cosa fare, caspita, lui é mio fratello".

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Capitolo 3
*** la mia luce ***


Dopo quella telefonata i pensieri di Dean aumentarono a dismisura..si trovava ancora lì, sotto la finestra della camera di Sam, dove un angelo cercava di mettere insieme i cocci di un vaso forse troppo rotto, forse da lasciare andare via, ma no, Dean non poteva lasciare andare via suo fratello in quel modo, almeno voleva provarci..
ma adesso parliamo del loro legame, sin da piccolo Dean ha protetto Sam, ha badato a lui quando il papà era a caccia, il legame, si, quello che nonostante i litigi, gli allontanamenti di Sam, è restato sempre indissolubile, forse era questo che per tutti questi anni Dean è riuscito ad andare avanti, a vedere sempre, anche se tutto intorno era buio uno spiraglio di luce.
Era proprio suo fratello il suo spiraglio, così Dean prese una decisione, non doveva mollare proprio adesso, doveva lottare come aveva sempre fatto per riavere suo fratello, per riavere il suo legame
. Di tutta fretta scese dall'impala, attraversò frenetico la strada e arrivato all'interno della struttura ospedaliera si fermò un attimo ad osservare l'ambiente.
Era tutto così, pallido, il corridoio era di un celeste scolorito, con poche infermiere intente a prendersi cura degli altri pazienti, quell'ospedale aveva un odore che rappresentava la fine di un percorso, pensò nella sua mente Dean, ma per Sam non poteva e non doveva essere la fine
. Dean riportò a sè tutto il coraggio che aveva acquistato e molto velocemente raggiunse la stanza di Sam.
Aprì la porta, e lo vide, era immobile, quel piccolo orologio che giaceva sul comodino di fianco al letto del fratello minore era fermo da un pò di tempo, così Dean si sedette sulla poltrona vicino al letto di Sammy e lo guardò attentamente.
Dai suoi occhi fuoriusciva una luce bianca, talmente accecante che Dean dovette distogliere lo sguardo, ma dentro di sè conosceva il significato di quella luce, quella luce aveva due facce: significava inganno, un inganno che Dean non voleva portare avanti per troppo tempo, non gli piaceva mentire a Sam, ma anche l'unico modo, l'unico modo di salvare Sam, di far riaccendere quella bellissima luce nei suoi occhi, di far risplendere quel suo bellissimo sorriso e di far rivivere quel carattere che riusciva sempre a far sorridere Dean e a farle dimenticare anche per un istante tutti i problemi che da anni erano legati alla famiglia Winchester, se vogliamo dirla tutta, lui è la sua famiglia, l'unico e solo che sia legato a Dean più di qualunque altro, l'unico su cui Dean potrà sempre contare, nonostante tutto.
Dean finalmente sorrise, perchè in qualche modo sentiva che lì, dentro Sam, Castiel stava svolgendo bene il suo compito, sentiva che Sam pian piano si stava ricomponendo, così appoggiò la mano sul suo cuore e riuscì a percepire un piccolo battito, lieve ma continuo, "Ecco che il mio testone sta ritornando" pensò Dean sorridendo.
Ad un certo punto tutti i macchinari di quella stanza ricominciarono a funzionare, anche il piccolo orologio, segnava le 21:00, Dean era felice ma anche esausto, così diede un bacio sulla fronte a Sammy e si addormentò sul suo petto, cullato dal lieve battito del suo cuore.

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Capitolo 4
*** Nel bene o nel male dovrà finire ***


Dean si svegliò di soprassalto. Era tutto così calmo quella notte, fuori dalla finestra dell'ospedale si vedevano bene due pini altissimi con una malconcia panchina in legno in mezzo..
forse quella panchina doveva essere occupata da coloro che non riuscivano a sopportare il peso di vedere i loro cari in pessimi stati, coloro che come Dean si sentivano in colpa, tremendamente colpevoli di qualcosa che era più grande di loro, forse era quello il posto che gente così doveva occupare, una panchina malconcia, dal legno rosicato da roditori che passavano di lì, malconcia come il loro coraggio.
Nonostante Dean fosse esausto, non riuscì a smettere di pensare a quei dubbi dei quali credeva di essersi liberato, così guardò il fratello, e come una prova sottoposta a se stesso cerco di parlargli.
"Sammy, oh piccolo Sammy..sai non avrei pensato che sarebbe successo proprio a me, a noi, questa vita non è facile per nessuno. Perchè diavolo, in fin dei conti chi è che vorrebbe cacciare creature sovrannaturali rischiando la propria vita?..forse è per questo che ti trovi qui, per questo lavoro, per me che non sono stato abbastanza bravo a proteggerti, penso sempre di più che sia colpa mia.
Dean si bloccò un attimo, non riusciva a trattenere la frustrazione, così pianse.
Pianse talmente tanto che sfinito dalle sue stesse lacrime cadde in un sogno profondo.
Si trovava a Lawrence, in Kansas, nella casa di famiglia, ma questa volta non era andata male, anzi al contrario, nella casa sembrava regnare la pace.
Dean era in camera sua, stava giocherellando al computer quando all'improvviso entrò Sam.
Sam era molto elegante, e con la mano reggeva un'ampia borsa di avvocato.
Dean molto incuriosito gli chiese dove stesse andando e lui molto felicemente rispose " Ma come? Ecco vedi che non ti interessa niente di me, oggi è il giorno della mia prima causa in tribunale testardone!".
Dean rimase a dir poco sorpreso, ma dove diavolo si trovava? Sammy era laureato, lui era all'università e i due abitavano ancora nella casa di famiglia ? Non riuscì a capire molto bene questa situazione ma decise di assecondare il fratello. " -Ma no fratellino, come puoi pensare che io non tenga a te, dobbiamo assistere tutti a questo grande evento vero? Cinque minuti e arrivo, non voglio che tu faccia tardi per colpa di un insulso fratello maggiore".
Dean scese su in salotto, dove ad aspettarlo vi erano suo padre John e sua mamma Mary, aveva quasi dimenticato la bellezza della sua mamma, aveva un abito semplice che si intonava perfettamente con i suoi capelli biondi e lo salutò così dolcemente che Dean si sentì di nuovo bambino.
La famiglia Winchester salì sull'Impala, ma questa volta pensò Dean, non si respirava aria di tensione , bensì felicità cosa che da quando i suoi genitori erano morti provava raramente.
Percorsero la strada che li separava dal tribunale molto velocemente, Sam era super emozionato e non voleva far tardi. Arrivati al tribunale scesero e Dean guardò Sammy
" Ma guardalo, sembra davvero felice, si è laureato in Giurisprudenza, il suo più grande sogno e adesso è arrivato a poter discutere nella sua prima causa, è...raggiante!".
Arrivati nell'aula di tribunale Sam fece un respiro profondo e molto sicuro entrò. Mary, John e Dean si sedettero in aula di fronte al giudice.
Ma ecco che quella felicità venne ben presto spezzata, Sam dopo aver detto la sua prima parola si mise una mano al cuore e svenne.
La causa venne sospesa, Dean e John andarono vicino a Sam privo di sensi mentre Mary cercava disperatamente l'aiuto di un'ambulanza.
Essa non tardò ad arrivare e durante il tragitto Dean era super preoccupato e guardava inerme i suoi genitori.
Sam fu trasportato d'urgenza in pronto soccorso aveva avuto un attacco di cuore, "Chissà cosa gli faranno questi maledetti medici!" disse Dean alla mamma, ma Mary con tono pacato ma preoccupato gli diede un bacio sulla guancia e gli disse:
" Figlio mio, non possiamo fare nulla, non ci resta che aspettare"
. Dean non rispose, così Mary continuò, "Sai Dean, certe volte non possiamo preoccuparci e sentirci colpevoli per ogni cosa spiacevole che accade, è vero che in quei momenti ci sentiamo impotenti e dobbiamo affidarci a chi dice di poter aiutarci, anche contro la nostra volontà, ma può essere l'unica cosa da fare, anche se nessuno ci garantisce il risultato, figlio mio, purtroppo certe cose accadono perchè devono accadere e noi, nonostante ci proviamo non possiamo fare nulla per fermare il corso delle cose". Allora Dean dopo il discorso della mamma capii ogni cosa.
"Signor Winchester, signor Winchester si svegli!" Dean venne svegliato di soprassalto dalla voce dell' infermiera di Sam, capii che era un sogno, ma non fu triste nel sapere che i genitori in realtà non erano in vita e che Sam non si era mai laureato, al contrario aveva capito che il motivo per il quale Sam si trovava nel letto di ospedale aveva capito che doveva accadere, e che nel bene o nel male sarebbe dovuta finire.

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Capitolo 5
*** A volte,non servono parole ***


La mattina dopo il sogno, il cielo era molto nuvoloso, notò Dean dalla finestra dell'ospedale.
Nonostante il cielo non promettesse bel tempo, egli decise di distrarsi un pò e fare due passi, diede un bacio sulla fronte al suo fratellino e una carezza sulla guancia, e se ne andò.
Mentre attraversava la strada, Dean guardò quella panchina, ma stavolta attraverso un'altra prospettiva.
Non pensava più che quello fosse il posto dove dovevano stare le persone senza coraggio, al contrario si fermò solo a guardarla esteriormente senza farsi tormentare da pensieri che dopo aver ascoltato il discorso della sua mamma,in sogno, gli sembravano totalmente inutili.
Non poteva negare la sua preoccupazione, solo che questa volta era diverso, aveva capito ogni cosa, aveva capito che per certe situazioni bisognava semplicemente aspettare, non serviva colpevolizzarsi inutilmente, nel mondo è presente un ciclo naturale delle cose che non può per nessuna ragione essere cambiato.
Quella mattina il parco vicino all'ospedale era quasi vuoto, gli alberi erano di un verde acceso, i lampioni erano leggermente usurati dai fenomeni metereologici, infatti le poche persone che erano presenti al parco quel giorno erano raccolte vicino alla grande fontana.
Dean decise di unirsi a loro, ma pur sempre restando in disparte.
Ecco che nuovamenente i pensieri assalirono la mente di Dean, ripensò al suo sogno, a quanto fosse stato bello rivedere i suoi cari, il suo piccolo Sammy diventare uomo, il fascino della sua mamma, la felicità che regnava in casa Winchester, sentimento che Dean dalla morte dei suoi genitori aveva provato raramente, se non grazie a Sammy.
Morte, pensando a questa parola Dean venne pervaso dalla malinconia, non voleva pensare ai suoi genitori, perchè non voleva ammettere quanto gli mancassero. Gli mancava ogni cosa, i dolci baci della sua mamma, le parole di conforto che ella usava per non fargli avere paura del buio, i suoi abbracci.. gli mancava tutto di lei.
Sentiva persino la nostalgia di suo padre, anche se non era stato molto presente, gli aveva trasmesso i giusti valori per far sì che diventasse l'uomo che è oggi, non gli aveva insegnato la paura, ma, al contrario gli aveva insegnato sempre a combattere tutti i problemi che la vita gli presentava, senza mai lamentarsi.
Dean comprese ancora di più che alla sua famiglia doveva tanto, e non poteva perdere Sammy l'ultimo pezzo del suo cuore ancora integro,
"Ciao Dean."disse Castiel.
Dean si voltò velocemente e lo vide.
"Non ci credo che tu sia venuto qui." disse Dean.
" Sai, credo di aver finito il mio lavoro, ho fatto quel che ho potuto, adesso non ci resta che aspettare e a quanto ho visto nei tuoi pensieri non sono l'unico ad averti consigliato di farlo." disse Castiel.
"Cosa? Come hai potuto violare i miei pensieri?Non ti ho mai dato il permesso di farlo Castiel." Esclamò Dean alquanto irritato.
" Dean, io riesco a percepire solo le emozioni forti di un individuo, ma neanche tu stesso puoi negare che quel sogno ti ha fatto capire tante cose, ti ha fatto vedere che anche se tu e Sam non foste stati cacciatori gli accaduti spiacevoli sarebbero capitati comunque." disse Castiel con tono pacato.
"Cas"...Dean non riuscì a trattenere le lacrime, " Lui è il mio piccolo, il sogno è riuscito a farmi sentire meglio, ma non bene, io mi sento incompleto, diavolo...io gli voglio bene."
Allora Castiel capii che le parole non servivano più, Dean aveva bisogno di Sam, erano due ragazzi uniti da un solo cuore, Castiel interruppe i propri pensieri e abbracciò Dean talmente forte da farlo sentire al sicuro persino dalla pioggia che stava iniziando a scendere.
"Non aver paura, riuscirete a superare anche questa" disse Castiel.
Dean non rispose, ma ricambiò l'abbraccio di Cas, abbraccio del quale aveva veramente bisogno.

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Capitolo 6
*** Oltre ogni ostacolo ***


E pensare che si trattava solo di un abbraccio, gesto che ultimamente era molto sottovalutato dagli esseri umani, eppure l'abbraccio di Castiel era riuscito a far star bene Dean, sia dentro che fuori.
Dean attendeva impazientemente notizie del fratellino, e l'unico che poteva rispondere alle sue mille domande era quell'angelo che era riuscito a farlo stare così bene.
Ma Castiel anticipò le sue domande e senza giri di parole gli spiegò tutta la situazione riguardante Sammy.
"Allora Dean, percepisco che vuoi sapere come ho agito con tuo fratello, è comprensibile..ma vuoi sapere davvero tutto?" disse Castiel.
"Cas, d'ora in poi ti chiamerò Cas, io sono l'unico e solo che deve e vuole sapere tutto, l'unico che prenderà decisioni su Sam, l'unico che avrà l'ultima parola e l'unico che se avrà bisogno non gli volterà mai le spalle." disse fermamente Dean.
"Sai Dean quando ho risposto alla tua preghiera, la prima cosa che ho percepito era il tuo coraggio. Ti sentivi frustrato, colpevole, ma eri disposto a tutto per tuo fratello e per questo ho deciso di aiutarti. Per quanto riguarda la situazione di Sammy, non posso prometterti niente, è tutto in sospeso, posso solo dirti di tenerlo sotto controllo e anche se lui non può sentirti dimostragli tutto il tuo amore."
disse Castiel. "Il mio amore? Cas sai cosa penso io? Non so più che cosa devo fare, ogni tentativo sembra vano e adesso tu mi dici che non mi resta che aspettare? Sei stato dentro mio fratello per così tanto tempo e hai solo questo da dirmi? Ti rendi conto che questo per me è un periodo orribile? Non so se perderò mio fratello, a dir la verità non so più niente e questo mi frustra terribilmente."
Dopo questo sfogo Dean si voltò verso Castiel ma vide che egli era scomparso, adesso era rimasto da solo, in quel parco così grigio, decise di lasciare da parte i pensieri e di tornare in stanza da Sammy.
Aprì la porta e lo vide...quella luce era scomparsa, lui era totalmente immobile, non sembrava dare segni di un minimo miglioramento, il pensiero che l'intervento di Castiel fosse stato inutile sfiorò molto spesso la mente di Dean, così cadde nuovamente nello sconforto.
Ad un tratto sentì una mano sulla sua spalla, si voltò di colpo e vide il fantasma di suo padre John.
"Dean, sta molto male vero?" disse John.
"Pa...papà?" disse Dean sorpreso.
"Si Dean,sono io, sono stato appena chiamato da Castiel, mi ha spiegato che eri triste per Sammy,pensavi che fossi tu il motivo per il quale il tuo fratellino si ritrova in questo letto, ma come sai volevo accertarmene di persona." disse John.
"Papà sai, mi sono trovato con le spalle al muro, così ho chiesto aiuto pregando, Castiel ha risposto al mio appello e ho accettato di far possedere Sam. Papà era l'unico modo. Doveva funzionare."
" Dean, non voglio stare qui a ripeterti le stesse cose che ti ha detto tua madre, voglio solo dirti che devi avere pazienza, non è colpevolizzandoti e ponendoti mille domande che Sam si rialzerà da quel letto,Castiel ha fatto tutto ciò che era in suo potere, non può più agire adesso, ricorda guerriero tu non conosci la paura. Affronta, non scappare."disse John scomparendo.
"Pa..papà, non so se puoi sentirmi, ma posso dirti che hai ragione, io,noi non siamo abituati a scappare, ma a combattere ed è quello che farò. Non importa se dovrò aspettare giorni,mesi,anni io resterò qui fermo,oltre ogni ostacolo,e farò di tutto per fare alzare Sammy da questo dannato letto." Esclamò Dean.
Egli comprese che il consiglio di suo padre era servito a motivarlo, adesso si sentiva incredibilmente forte ed era disposto a fare ogni cosa.
Ad un certo punto si voltò, sentì un rumore paragonabile ad un pugno dato da un pugile. Guardò più attentamente "No, non posso crederci." Esclamò senza fiato.

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Capitolo 7
*** Con le unghie e con i denti ***


Il rumore fù talmente assordante che il vetro della finestra della stanza di Sammy cadde in mille pezzi.
Dean prese con un movimento rapido la sua pistola, e si mise in guardia.
No, non ci poteva credere sul serio, era un uomo, vestito con un abito totalmente nero, sul suo volto regnava un sentimento di tristezza, era freddi, era morto.
Dean sentì un brivido percorrergli il corpo, si sentiva solo, anche Castiel era scomparso, ma lui era un guerriero, non conosceva la paura, era il momento di difendere suo fratello con le unghie e con i denti.
"Ciao Dean." disse l'uomo.
"Chi diavolo sei?" disse Dean leggermente irritato.
"Dean, ogni uomo è paragonabile ad un timer, ogni timer ha una propria durata, quando il tempo finisce il campanello suona e lì entro in gioco io."disse l'uomo.
"Senti viso pallido, evita queste similitudini, sono inutili con me, ho capito ogni cosa, sei un mietitore, ma l'unico problema è che non prenderai mai Sammy, io non ho sentito suonare nessun campanello." disse Dean.
" Sapevo che sarebbe dovuto succedere, il padrone mi aveva avvisato, ma vedi Dean Winchester tu non puoi trattenere tuo fratello all'infinito, è ora."
Questa parola fece pensare Dean
" Non puoi trattenere tuo fratello all'infinito."
quel viso pallido aveva ragione, prima o poi il giorno della morte di Sammy sarebbe dovuto arrivare e per quanto lui non riuscisse a farsene una ragione, di sicuro proverebbe di tutto, morirebbe per Sam, ma prima o poi avrebbe dovuto lasciarlo andare.
Durante la riflessione di Dean le parole del suo papà ricomparvero nella sua mente, "Sei forte, non ti ho insegnato a scappare ma ti ho insegnato ad affrontare."
Si, affrontare, era proprio quello che doveva fare, ma non poteva affrontare un dannato mietitore da solo, aveva un piano ma gli serviva più tempo.
" D'accordo viso pallido, hai vinto, ti consegnerò mio fratello, ma ti chiedo un favore, almeno questo, lasciami solo con lui, lo vorrei salutare in privato, per l'ultima volta." disse Dean.
"Va bene Winchester, ma ti avviso, se proverai ad ingannarmi, prenderò la tua vita e ti spedirò nell'angolo più remoto del purgatorio."
disse il mietitore scomparendo in una nube nera.
Dean chiamò Bobby, ricordava che lavorando ad un caso, trovò un strano libro di magia nera contente simboli utili per scacciare le entità maligne.
Si sentiva sollevato, ma anche preoccupato, se il suo piano non avesse funzionato Sammy sarebbe morto, e lui sarebbe finito nel terribile purgatorio.
"Bobby." disse Dean dal tono preoccupato.
"Ciao Dean, ci sono problemi?" esclamò Bobby sorpreso dalla telefonata di Dean.
"Bobby, non abbiamo molto tempo, ho un mietitore alle calcagna, ricordi durante quel caso per il quale abbiamo lavorato in Florida con papà? Bene mi servirebbe un modo per scacciare definitivamente un mietitore, ricordi quel libro con la copertina nera che trovammo in quella strana libreria della casa maledetta? Hai cinque minuti per la ricerca."
"Cosa? Un mietitore? Ma.. come? Difendi Sam più che puoi ti richiamo fra cinque minuti." disse Bobby interrompendo la telefonata.
Quelli furono i cinque minuti più lunghi della vita di Dean, in quella stanza regnava il silenzio, lui era preoccupato,infreddolito e impaziente, quella camera era di un colore talmente asettico che non lasciava trasparire un briciolo di speranza, ma in quel letto c'era Sammy, il suo Sammy che forse non si sarebbe svegliato mai più, ma lui non avrebbe mai smesso di combattere, doveva farlo per Sammy, per suo padre e per la sua dolce mamma."
Il telefono squillò,il fratello maggiore rispose velocemente "Bobby?." disse Dean.
"Allora prendi carta e penna, disegna un pentacolo con il tuo sangue e quando il mietitore apparirà metti la tua mano imbevuta con il sangue di Sammy sul simbolo." disse fermamente Bobby.
Quando Dean stava per ringraziare il fedele consigliere, sentì tremare il pavimento sotto i suoi piedi, le lenzuola che coprivano Sam si muovevano velocemente, cadde la comunicazione.
Lui era tornato.
E stavolta voleva completare il lavoro, pensò Dean.
Dean venne circondato da un'immensa nube nera, e poi il mietitore riapparve.
"Winchester, è ora." disse il mietitore.
"Si, è ora, è ora che tu vada via brutto viso pallido." esclamò Dean, leggermente divertito.
Tra i due ci fù qualche secondo di silenzio, il mietitore non era mai stato scacciato, quindi restò leggermente stupito.
Ma Dean mantenne i nervi saldi e con il sangue di Sammy mise la sua mano sul pentacolo e il mietitore scomparve in una grande e fitta nube nera.
Dean si sentiva tranquillo ora, era riuscito a scacciarlo, era riuscito a mettere da parte le sue preoccupazioni, le sue mille domande, per lasciare spazio al coraggio.
In quell'esatto momento capì che il suo compito non era colpevolizzarsi inutilmente, bensì reagire per difendere suo fratello con ogni mezzo a sua disposizione.

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Capitolo 8
*** The family business ***


"Non puoi trattenere qui tuo fratello all'infinito, Winchester."
Dean non riuscì a smettere di pensare alle parole del mietitore. Quel dannato viso pallido non aveva tutti i torti, al contrario, aveva completamente ragione.
Dean rivedeva in Sam suo padre, nobile, disposto a tutto per la causa, già, la causa, quei principi che avevano portato Sam in quel letto d'ospedale, Dean avrebbe voluto trovarsi al suo posto, non avrebbe voluto che Sammy patisse tutte quelle sofferenze, anche se lui non poteva vederlo soffrire, Dean sapeva, Dean sapeva quanto soffrisse il fratello, Dean lo sentiva dentro di sé, il dolore bruciava ardentemente nelle sue vene e non vi era modo di fermarlo.
Durante la conversazione con il mietitore, Dean prima di scacciarlo ebbe un attimo di esitazione, pensó addirittura di non farlo, pensò di lasciare andare via Sam una volta per tutte, "E se il campanello avrebbe suonato realmente?", questa domanda tormentava Dean.
Ma poi scacciò via il mietitore.
Forse per Dean il fatto di non voler lasciare andare via il suo fratellino non dipendeva solo dal fatto che doveva e voleva proteggerlo, ma anche dal fatto che non era per niente pronto a lasciarlo andare, non ci riusciva, aveva mascherato a lungo questo sentimento, ma dopo quella lotta con il mietitore aveva deciso di mettere totalmente a nudo i suoi sentimenti verso Sam, Dean senza Sam non poteva esistere, non voleva cadere in un tale sconforto, non era sicuro che potesse superare la morte di Sam facilmente, ma doveva prepararsi ad ogni evenienza.
Eppure stava iniziando ad abituarsi all'idea, non passava giorno in cui Dean non desiderava il risveglio del suo fratellino, giorno dopo giorno cercava di non perdere la speranza, ultimamente era diventato molto difficile.
Quella mattina il sole splendeva alto in cielo, dalla finestra di Sam Dean poteva vedere gli uccellini volare, liberi, che bella sensazione pensò.
Già, la libertà, una condizione desiderata tanto da Dean, ma mai ottenuta completamente, Dean non poteva essere libero, era destinato a non essere libero, si sentiva un veleno, tutte le persone che lo circondavano non avevano vita facile, Sam ne era la prova.
Il telefono di Dean squillò, interrompendo i suoi pensieri, "Qui Dean Winchester, con chi parlo?" disse Dean.
"Mi chiamo Jo Harvelle, Bobby mi ha detto che sei un cacciatore.." disse Jo.
" Beh, il migliore vorrai dire." disse Dean con un po' di sano umorismo.
"Senti, sarò breve, io e mia mamma Ellen stiamo dando la caccia ad un branco di demoni davvero stronzi, ci servi tu, ci troviamo a Miami, in Florida." disse Jo non facendo caso alla provocazione di Dean.
"Jo, ti richiamo fra cinque minuti." disse Dean.
Dean pensò se fosse davvero la cosa giusta da fare, dedicarsi ad un caso e lasciare lì suo fratello? Non sapeva se accettare o meno, mentre era in procinto di rifiutare la proposta di Jo, sentì una mano dietro la sua spalla.
"Cas." disse Dean voltandosi di soprassalto.
"Dean, ho ascoltato la tua telefonata, vai, resto io con Sam, insomma Dean, hai bisogno di distrarti, ti ripeto non preoccuparti per Sam, sai che non lo mollerò neanche per un secondo, ti chiamerò ogni giorno, poi si tratta di demoni Dean, cavolo quando tempo potrai stare via? Hai detto a quella ragazza che sei il migliore." disse Castiel.
"L'ho detto perché è la verità, caro il mio angioletto." disse Dean.
Cas rispose con un sorriso, Dean mettendo da parte l'ironia, pensò se stesse facendo la scelta giusta, si sentiva tremendamente in colpa, ma sapeva che di Castiel poteva fidarsi, quell'angelo era speciale.
E poi Cas aveva ragione, Dean aveva bisogno di distrarsi un pò, così decise di partire per la Florida.
Diede un bacio sulla guancia a Sammy, quel bacio aveva l'obbiettivo di rassicurare il suo fratellino anche se dal coma era impossibilitato a sentire qualsiasi stimolo esterno,Dean sperava che un qualcosa gli arrivasse,voleva che Sammy sentisse la sua presenza, caspita come lo desiderava,
successivamente diede una stretta di mano a Castiel e gli fece un'ultima raccomandazione, "Difendi Sammy, difendilo con ogni mezzo a tua disposizione, fai a pezzi qualunque cosa entri da quella fottuta porta, io tornerò presto." disse Dean.
"Sai che lo farò amico mio." disse Castiel.
Già, amico mio, stava iniziando ad affezionarsi a Castiel, si fidava di lui.
Lasciando da parte le sue considerazioni, Dean guardò Castiel per un'ultima volta, uscì e chiuse la porta della stanza di Sam e si allontanò.

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Capitolo 9
*** Resterai nel mio cuore, baby. ***


Dean salì sull'Impala, aveva proprio bisogno di distrarsi, si sentiva carico, arrabbiato e aveva una voglia matta di spaccare la faccia a tutti quei dannati demoni.
Sentiva dentro di sè il brivido della strada, il vento gli scompigliava leggermente i capelli, facendo volare qualche ciuffo davanti al suo viso.
Si sentiva libero, anche se quel viaggio non sarebbe durato all'infinito, quella è stata una delle sensazioni più belle che avesse mai provato, si sentiva come quegli uccellini che aveva visto fuori dalla finestra di Sam.
Miami era lontana circa 50 Km, il telefono di Dean squillò.
"Salve cacciatore migliore della zona." disse Jo.
"Hey baby." disse Dean.
"Dove ti trovi? Io e mia mamma avremmo pensato di tendere un'imboscata a quelli stronzi, domani, dovremmo andare nel loro covo, armati fino all'osso." disse Jo.
"Va bene, ci stò, ho portato il mio coltello, non falliremo."disse Dean.
"Ci vediamo nella zona sud della città, ti aspetteremo lì."disse Jo.
"Va bene baby, ci risentiamo." disse Dean.
"Ah dimenticavo Dean Winchester, io non sono la tua baby." disse Jo, leggermente irritata.
Dean non ebbe nemmeno il tempo di risponderle perchè Jo chiuse la telefonata molto in fretta.
Quella ragazza aveva un bel caratterino, pensò Dean, c'era qualcosa in lei che lo incuriosiva tremendamente, voleva conoscerla.
Dean, sulla strada, vide un cartello di colore azzurro di fronte a sé sopra vi era scritto: MIAMI, finalmente era arrivato a destinazione.
La zona sud di Miami non era molto lontana, Dean percorse un paio di miglia e ricevette la telefonata di Jo.
"Siamo di fronte a te, vedo l'impala." disse Jo chiudendo la comunicazione.
Ed ecco che Dean la vide, caspita com'era bella, ma non era una bellezza comune, lei era molto meglio: era bionda, con i capelli ondulati, alta e magra, quella ragazza era..piccante, e Dean, beh lui non poteva fare altro che guardarla.
Dean scese dall'auto con andatura da fotomodello, Jo notò che aveva un modo di muoversi molto ma molto strano, e fece dimunuire il suo ego, che ora mai era finito alle stelle.
"Ma la camminata da pazzoide è preparata, oppure ti viene naturale?" disse Jo guardandolo dalla testa ai piedi.
"Oh, anche per me è un piacere conoscerti." disse Dean leggermente imbarazzato.
"Piacere di conoscerla signora Harvelle." disse Dean rivolgendosi a Ellen, "Non può che essere un piacere per me conoscerti Dean." disse Ellen.
Adesso era davvero tutto pronto, i tre armati fino all'osso, si diressero verso il covo dei demoni.
Avvistarono subito tre sentinelle davanti alla porta del covo, "Voi andate, me ne occupo io." disse Ellen.
Ellen non ebbe la meglio sulle sentinelle, nonostante combattesse con coraggio un demone la prese alle spalle, stroncando la sua vita con un colpo di pistola, Ellen lanciò un urlo, cadde a terra in una pozza di sangue, Jo si precipitò sul corpo di sua mamma e in lacrime disse "Mamma, ti voglio bene." Ellen esalando gli ultimi respiri rispose"Piccola, resta con Dean, lui ti proteggerà é vero che é il migliore, ti voglio bene." Ellen morì .
"Jo, ehi piccola, dobbiamo andare altrimenti faremo la stessa fine di tua mamma, mi dispiace dirlo ma è così." disse Dean portandola via.
La sentinella sopravvissuta all'attacco di Ellen, aveva dato l'allarme riguardo la presenza dei cacciatori e fù così che quindici demoni si scagliarono contro Jo e Dean.
Jo era talmente arrabbiata, doveva vendicarsi, uno di quei fottuti stronzi aveva ucciso la sua mamma, doveva farli fuori tutti uno dopo l'altro.
Dean aveva ucciso sei demoni, ma stava per essere preso alle spalle dalla stessa sentinella, l'assassino di Ellen.
Successe tutto in un attimo, un bagliore, Dean venne accecato e ad un tratto tutti i demoni giacevano sul pavimento.
Castiel, gli aveva salvato la vita, ancora.
"Cas, grazie, per tutto." disse Dean meravigliato.
Castiel accennò un sorriso e scomparì in una nube bianca.
Castiel doveva tornare da Sammy, pensò Dean, chissà come se la passava il suo fratellino, tutto solo, Dean era via solo da un giorno ma Sammy gli mancava da morire.
Voleva abbracciarlo, teneva troppo al suo fratellino.
Jo restò meravigliata dall'intervento dell'angelo, non ne aveva mai visto uno, e cavolo quel bagliore per lei rappresentava una vera e propria novità.
I due si avviarono verso l'impala, "Mi dispiace per tua madre Jo, davvero, era una donna valorosa, se vuoi potrei restare con te per il rito funebre." disse Dean.
"No Dean vai, si vede proprio che hai la mente da un'altra parte." disse Jo.
I due si guardarono, passarono circa due minuti e poi accadde, si diedero un bacio.
Dean sentì la passione scorrergli nelle vene, quella ragazza gli piaceva sul serio, Jo aveva il cuore a mille.
Fù un momento speciale, Dean era sicuro che non l'avrebbe dimenticato facilmente.
Salì sull'impala, "A presto baby." disse Dean mordendosi le labbra e sorridendo. "A presto Dean." disse Jo.
Dean accese il motore dell'impala e si avviò.
Jo l'avrebbe portato sempre nel suo cuore.

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Capitolo 10
*** Qualcosa si muove ***


Capitolo 10- Qualcosa si muove


Jo Harvelle. Già, lei. Dean non riusciva proprio a dimenticare quella ragazza, lei era...forte,audace,coraggiosa,spiritosa e passionale. Jo, quella ragazza che aveva perso sua mamma per la causa, Dean non poteva immaginare come si sentisse, o meglio poteva immaginarlo eccome. Lui aveva perso la sua mamma quando aveva quattro anni, non ricordava molto di quei momenti, ricordava solo la paura che aveva provato quando suo papà gli disse di portare via suo fratello Sammy dalla casa, che ora mai era in fiamme. Dean aveva paura, pensava che anche suo padre sarebbe morto lì, si sentiva incredibilmente solo in quel momento, sentiva sulle sue spalle tutto il peso di crescere Sammy, e dubitava che sarebbe riuscito a renderlo un vero uomo.Ma aveva quattro anni, un bambino di quattro anni non dovrebbe porgersi queste domande, un bambino di quattro anni dovrebbe pensare alle caramelle, alla collezione di giocattoli di guerre stellari, l'unica cosa per cui dovrebbe piangere è un ginocchio sbucciato. Ma per lui non era andata così, la sua infanzia si era fermata quel due novembre e da quella data, la sua ingenuità non sarebbe più tornata. Chissà se Jo  si sentiva in questo modo, tremendamente sola, chissà se aveva una spalla su cui piangere,  chissà se sentiva il bisogno di sfogare tutta la sua rabbia, sicuramente sentiva il bisogno di prendere a pugni il muro, e gridare, gridare talmente forte in modo da far uscire tutta la sua frustrazione attraverso il corpo. Ma Jo era forte, avrebbe superato anche questa, e ne sarebbe uscita più forte di prima.9 Per l'ospedale mancavano ancora 50 miglia, il cielo era leggermente nuvoloso, Dean prevedeva un acquazzone, ma lì nell'Impala si sentiva sicuro, nulla poteva entrare e nulla poteva uscire. Accese la radio. Mise una delle sue canzoni preferite: Carry on my wayward son, dei Kansas. Questa canzone fece riemergere in Dean centinai di ricordi legati a Sammy, ai loro primi casi, quelle bellissime giornate erano ben nitide nella mente di Dean, i sorrisi di Sam, le battute e gli scherzi che i fratelli amavano farsi a vicenda.Ripensò soprattutto a quando Sammy dopo due giorni senza aver chiuso occhio, cadde in un sonno profondo, e Dean prese un cucchiaio di plastica, lo infilò nella bocca del minore e fece tantissime foto, non riusciva a smettere di ridere, rise talmente tanto e di gusto che per poco andò a sbattere contro un albero. Che belle giornate pensò Dean, era strano il modo in cui i Winchester prendessero il lavoro, era un lavoraccio è vero, loro conoscevano creature che nessuno si sarebbe mai sognato di vedere, eppure trovavano sempre un motivo per sorridere, per andare avanti, forse era questo il motivo che li rendeva tremendamente speciali. Carry on my wayward son finì, Dean chiuse la radio e davanti ai suoi occhi vide l'imponente cancello dell'ospedale dove Sammy era ricoverato.Entrò e parcheggiò l'Impala poco distante dall'entrata principale. Scese dall'auto e vide Castiel, con il volto leggermente pensieroso. Dean pensò che fosse accaduto il peggio, Sammy l'aveva lasciato e invece..
"Dean, non trarre conclusioni affrettate, vieni, dobbiamo parlare." disse Castiel fissandolo con quei meravigliosi occhi color del cielo.
"Cas è successo qualcosa a Sammy? oh no, non dirlo." disse Dean.

"Dean, Sammy ha mosso la sua mano. E' stato un movimento molto breve. Se non l'avessi osservato giorno e notte senza staccarmi un attimo non mi sarei accorto di nulla." disse Castiel apparentemente più rilassato.
Dean rimase stupefatto dalla situazione, il suo piccolo aveva mosso una mano, non era molto, ma per Sammy si stava aprendo un piccolo spiraglio di luce, Dean corse subito nella camera di Sam.
Attraversò il corridoio velocemente e fece cadere due infermiere, ma non si curò affatto di loro, il suo unico obiettivo era raggiungere Sam. Entrò nella camera e lo vide, la situazione non sembrava essere cambiata affatto, ma lui sapeva che il fratellino aveva mosso la sua mano, sapeva che era imprigionato nella sua mente e stava combattendo, come aveva sempre fatto. Dean si sedette sulla poltrona vicino al suo letto, gli prese la mano e gli parlò, "Sammy, sapevo che prima o poi mi avresti rassicurato facendomi sapere che lì dentro stava andando tutto bene e che prima o poi saresti ritornato da me, oh mia piccola alce, quanto mi manchi, non vedo l'ora di poterti riabbracciare. Sai stamattina quando tornavo da Miami pensavo alla nostra canzone : Carry on my wayward son. La conobbi proprio grazie a te, quella canzone per me significa tanto, mi ricorda noi."Dean si bloccò, si limitò a guardarlo, si poteva dire tanto senza dire una parola. Sentì aprire la porta, Castiel entrò. "Dean, ho ascoltato il tuo discorso, forse è arrivato il momento di dirti tutta la verità." disse Castiel.
"Cas, cosa mi devi dire?" disse Dean.
"Allora, ricordi il sogno che facesti qualche giorno fa? Quello non era un sogno, avevo creato un'illusione nella tua testa, ero andato in paradiso per chiedere aiuto a John e Mary, loro come hanno sentito il tuo nome non hanno esitato ad accettare, sapevo che l'abbraccio della tua mamma ti avrebbe fatto bene, Dean ne avevi bisogno, ti stavi attribuendo colpe che non erano tue." disse Castiel.
"Che cosa? Cavolo ma come hai potuto farmi questo? Non ti bastava vedermi in quello stato per Sammy, dovevi anche farmi fare la morale dai miei genitori? Cas non dovevi farlo, io mi fidavo di te. Ora non so più che cosa pensare!" disse Dean urlando contro Castiel.
"Dean, sapevo che avresti reagito in questo modo, ma tu avevi bisogno di aiuto, dovevi capire che non è stata colpa tua. Il destino è qualcosa di più grande, ma in fondo vedi? Sammy ci ha mandato un segnale Dean, vuol dire che lì, dentro di lui qualcosa funziona, Dean lui ce la farà." disse Castiel mantenendo il tono pacato. Sentendo queste parole Dean cambiò tono di voce.
"Amico mio hai ragione, ne avevo bisogno, scusami ma questo è troppo per me, nella mia vita mi sono trovato tante volte con le spalle al muro, ma non ero preparato a vedere Sammy in questo stato." Disse Dean trattenendo le lacrime.
"Dean, don't you cry no more." disse Cas citando la frase preferita di Dean in Carry on my wayward son.
Castiel aveva ragione pensò Dean, non era il momento di farsi prendere dalle emozioni, ma era il momento di lottare e di far si che un semplice movimento da parte di Sammy diventi il motivo della sua guarigione. Lui era Dean Winchester. Lui non si arrendeva.
Nella stanza calò il silenzio, Castiel scomparse in una nube di luce bianca. Il cuore di Dean si fermò.Le sue gambe si immobilizzarono. Sotto le lenzuola, qualcosa si stava muovendo. 

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Capitolo 11
*** Inside ***


Qualcosa in quel letto si stava muovendo, già, Sammy stava tentando di dire qualcosa a suo fratello.
Dean rimase immobile, sentiva che la forza iniziava a mancare al suo corpo, si sentiva debole, il suo cuore non batteva più, respirava affannosamente, stava per svenire.
Oh diavolo, quello non era proprio il momento di svenire, portò a se tutta la forza che aveva in corpo e si precipitò sul letto di Sammy.
"Sam, Sam!" disse disperato.
"De...an." disse Sammy a voce bassa e respirando affannosamente.


Caspita, quello era troppo per Dean, suo fratello aveva ripreso conoscenza, e lui? Lui non sapeva che cosa pensare.
Ricordava l'amarezza che provava il suo corpo quando ogni volta che saliva nella Baby, il posto del passeggero era vuoto.
Ricordava l'impotenza che provava quando Sammy era in coma, la sua frustrazione, il suo sentirsi colpevole e in fine il disperato bisogno di aiuto da parte di qualcosa di più grande.
Già, Castiel, chissà se Sammy avesse capito, lui odiava mentire al suo piccolino, ma caspita non poteva fare altrimenti.
Ricordava i litigi che aveva avuto precedentemente con il fratello, Sam odiava le bugie, caspita era terribilmente testardo, finiva sempre per andare via da Dean, lo accusava di essere colpevole per la sua infelicità, ma Dean restava sempre immobile, non rispondeva mai a suo fratello, sapeva che si trattava semplicemente di un momento di rabbia.
Dean non voleva per Sammy questa vita, lui avrebbe voluto che andasse a Stanford, avrebbe voluto vederlo felice, magari con una famiglia, una moglie che lo amava, avrebbe voluto vederlo piangere alla nascita di suo figlio, avrebbe voluto essere presente al compleanno di suo nipote, avrebbe voluto far infrangere qualche regola al suo nipotino, insegnarli l'arte del rimorchio che solo il buon vecchio zio Dean conosceva alla perfezione, voleva sentirsi fiero di suo fratello.
Dean avrebbe voluto che Sam fosse tutto ciò che lui non sarebbe mai potuto essere.
Voleva vederlo felice, anche se ciò significava non averlo più al suo fianco, lui era disposto a farlo.
E adesso doveva correre da lui, e abbracciarlo talmente forte in modo da spezzarlo in due, amava suo fratello, per quanto potesse essere: Secchione, testardo, un vero fallimento se si trattava di rimorchio di ragazze, Sammy non poteva essere più perfetto di così.
"Sammy! Oh Sammy... torna da me ti prego, io non posso vivere senza te!" disse Dean.
"Dean..." disse Sam cercando di raccogliere tutte le sue forze e togliersi i macchinari che gli coprivano il viso e gli impedivano di parlare liberamente.
"Dean,so tutto quello che hai fatto per me, so di Castiel, della possessione, della mamma, di papà e di Bobby, e cosa fondamentale so di te." continuò Sam respirando lentamente.
"Sam ascolta, puoi arrabbiarti se vuoi, puoi chiedermi di sparire dalla tua vita, puoi non parlarmi più, chiedimi tutto ciò che vuoi io non mi opporrò alle tue idee, ma io non mi muovo da qui fino a quando tu non sarai a conoscenza del fatto che io ti ho amato, ti amo e ti amerò sempre, anche se tu non vorrai vedermi più io veglierò di nascosto su di te, perchè tu sei mio fratello." disse Dean.
"Oh Dean, io non posso e non voglio affatto liberarmi di te, come puoi minimamente pensare che io possa farlo? Sai meglio di me che lì fuori noi conosciamo tanti di quegli orrori, salviamo tante di quelle vite, e sai è vero che lì fuori c'è un casino, nessuno sa se riusciremo a sistemarlo, ma sai, il buio in due fa meno paura." disse Sam regolarizzando i suoi battiti cardiaci.
Dean non rispose, restò talmente spiazzato da quelle parole che riuscì solo ad annuire.
Sam non era arrabbiato, al contrario era pronto a lottare, questi sentimenti caricavano tantissimo Dean che ora mai si sentiva forte, si sentiva capace di tutto se aveva suo fratello al suo fianco.
Sam e Dean si guardarono, i loro sguardi trasmettevano amore, un amore fraterno che neanche la morte sarebbe riuscita a spezzare, Sam si era svegliato, aveva preso conoscenza, finalmente le cose per Dean sembravano andare per il verso giusto, fu allora che apparve Castiel.
"Sam devi venire con me." disse Castiel.
"Cas, ancora non gli ho detto niente." disse Sam.
"Aspetta,aspetta,aspetta, Cas che cosa diavolo significa devi venire con me? Sam senza di me non va da nessuna parte." disse Dean abbastanza irritato.
"Ecco vedi Dean, Castiel ha ragione, io devo andare con lui, Dean sta tranquillo, sai ricordo ancora il giorno in cui io caddi in coma."
Sam si bloccò di colpo, si voltò a guardare suo fratello, non riusciva lontanamente ad immaginare come si sentisse, lui era tornato dal coma e adesso stava per andare via, lesse nel volto del fratello il dolore ma anche la rabbia.
Sammy ricordava ancora il giorno in cui finì in coma, lui e suo fratello si trovavano in Texas, il cielo era leggermente nuvoloso, tendente alla pioggia, Sammy si trovava nell'impala con Dean, infondo dovevano solo uccidere un branco di vampiri, non era preoccupato, suo fratello era con lui, tutto il resto non importava.
Sammy ricordava ancora il momento in cui venne morso, Dean era accerchiato da sette vampiri, sul pavimento vi erano teste insanguinate dappertutto, Sammy venne preso alle spalle, sentì i denti del vampiro Alfa lacerargli la carne, percepì lentamente il dolore entrargli nelle vene, sentì le forze che gli venivano a mancare, si sentiva leggero, raccolse tutte le sue forze e riuscì a malapena a parlare "Dean!"
disse esalando gli ultimi respiri, l'ultima immagine che vide prima di lasciarsi andare, fu quella di suo fratello che si precipitò da lui per tirarlo fuori dalle braccia di quell'alfa, dopodiché sentì il rumore dell'ascia che aveva usato Dean per uccidere il vampiro.
Sam non aveva più forze, era debole, troppo debole, così cadde in un sonno profondo.
Ed ecco che da lì cambiò ogni cosa, successe tutto in un momento, Sam sentì dentro di se una presenza, quella presenza ogni qualvolta che entrava dentro di lui, riusciva a riparare tutto ciò che si potesse riparare.
Castiel, già lui, a Sam piaceva quell'angelo,ma ogni volta che Castiel lo curava, Sam sentiva dentro di lui un cambiamento, un qualcosa di diverso nel suo DNA, Sam si sentiva potente ma anche incredibilmente debole.
"Sam. Lo sai. E' ora." disse Castiel con un tono dittatoriale.
"E' ora? Cas ma che diavolo stai dicendo? Sam dove devi andare? Spiegami cosa diavolo sta dicendo Castiel." disse Dean arrabbiato.
"Sam, non c'è più tempo, il cambiamento è alle porte, non puoi più aspettare, se avviene in paradiso è più sicuro." si intromise Castiel.
"Castiel, forse non sono stato abbastanza chiaro, Sam Winchester senza di me non va da nessuna parte, ah dimenticavo, dovete spiegarmi che cosa cavolo succede in questa maledetta stanza di ospedale." disse Dean.
"Dean, sai, ogni volta che Castiel mi curava, lasciava dentro di me una piccola traccia della sua grazia angelica, senza di essa, non avrebbe potuto curarmi.
Dean, non sarò con te fisicamente in questi giorni, o mesi oppure addirittura anni, questo non posso dirtelo, ma veglierò su di te e verrò a supportarti ogni volta che potrò farlo."disse Sam mantenendo una calma innata.
"Sam, chi sei? Io non ti riconosco più ma che cosa stai dicendo?" disse Dean.
Dean era triste, non riusciva a capire il motivo per il quale il fratello dovesse lasciarlo, lui non voleva che Sam se ne andasse, non poteva lasciarlo andare via con un angelo del quale non si fidava più.
"Dean, quella grazia, ha fatto di me un angelo, devo seguire Castiel, Dean volere bene significa anche lasciare andare, non posso dirti di più, sta tranquillo, in paradiso sono al sicuro." disse Sam scomparendo in una nube bianca insieme a Castiel.
Dean dovette coprirsi gli occhi quella luce stava per accecarlo, voleva fermare suo fratello, ma non poteva, come poteva un semplice essere umano andare in paradiso? Lanciò un urlo, voleva far uscire tutta la rabbia che provava in quegli istanti, scoppiò in lacrime e cadde in ginocchio sulla moquette scolorita di quella stanza d'ospedale.
Si ritrovò solo, a piangere tra quelle quattro mura asettiche, inconsapevole se il fratello sarebbe mai più tornato.

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Capitolo 12
*** Angel ***


Capitolo 12- Angel

Un angelo,già, Sammy era diventato uno di quegli stronzi con le ali, non poteva essere vero. Sam si era svegliato dal coma e adesso? Adesso era in paradiso per affrontare il cambiamento. Diavolo, Dean non poteva credere al fatto che suo fratello lo avesse abbandonato, di nuovo. Era colpa sua, doveva lasciarlo andare, doveva lasciare che le situazioni facessero il loro corso, ma lui? Lui ha chiesto aiuto ad uno stupido angelo del quale si fidava sul serio, non gli capitava molto spesso di fidarsi di qualcuno, ma ora Dean non sapeva se era giusto fidarsi ancora di Castiel. Doveva salvare Sam, doveva togliere in qualche modo la grazia angelica che scorreva dentro di lui, doveva farsi venire un'idea e anche alla svelta. Quella mattina regnavano grosse nuvole nere in cielo, soffiava un po' di vento e tra le case visibili dalla finestra della stanza d'ospedale di Sam, vi era una calma innata. Tutto troppo tranquillo pensò Dean, qualcosa non tornava alla sua mente astuta da cacciatore, c'è gente che dice che "il silenzio è d'oro, ma a lui non era mai piaciuto. Il telefono di Dean squillò ,prima di rispondere controllò sul quadrante e lesse...

"Kevin?" esclamò Dean sorpreso.

"Si Dean, ciao." rispose Kevin.

"E' successo qualcosa? Hai novità riguardo la tavoletta angeli?" disse Dean.

"Senti Dean, sarò molto breve. Sono a conoscenza di cosa è successo a Sam, sono stato in paradiso, ho giurato di non parlarne mai con te, ma sei mio amico e Sam è tuo fratello, devi sapere come salvarlo." disse Kevin.

Salvarlo? Salvarlo da cosa? O meglio da quanti fottuti angeli? Le domande si affollarono nella testa di Dean, lui doveva salvare il suo fratellino, insomma salvò Sam da un mietitore pronto a strappargli la vita, doveva pur farsi venire un'idea per debellare un paradiso intero.

"Dean, sei ancora in linea?" disse Kevin preoccupato.

"Oh si cucciolotto." disse Dean sorridendo.

"Dean ti ho già detto un centinaio di volte che io non sono il tuo cucciolotto, ma ora, parlando seriamente. Senti Dean, Castiel con la sua fazione ha in mente di sacrificare tuo fratello all'inferno per avere il controllo sul Purgatorio, il rito sacrificale inizierà tra poche ore, hanno detto che l'anima di un angelo "novellino" era l'ideale per far accettare il patto ai demoni. Dean io sono già al lavoro, raggiungimi dobbiamo impedire che ciò avvenga. Se gli angeli dovessero avere il controllo sul Purgatorio, per l'umanità sarebbe la fine, avrebbero a disposizione ogni maledetto mostro di questo mondo e potrebbero scatenare l'apocalisse." disse Kevin preoccupato.

Dean rimase immobile a quelle parole, ma come? Gli angeli? Cavolo gli angeli dovevano essere quelli che stavano dalla parte dei buoni, non quelli che scatenano l'apocalisse, ma Dean non poteva affidarsi alle voci che correvano su di loro. Si fidava di Kevin. Gli angeli erano una minaccia e lui combatteva le minacce.Diavolo, doveva anche essere realista, come poteva un'uomo da solo, combattere l'intero inferno e l'intero paradiso? Non poteva, Dean aveva bisogno d'aiuto. All'improvviso i pensieri di Dean vennero bloccati dalla voce di Kevin.

"Dean, non c'è tempo per le tue stupide paranoie, devi venire al mio rifugio, insieme troveremo un modo." esclamò Kevin.

Dean uscì frettolosamente dalla stanza dov'era ricoverato Sammy, non c'era un minuto da perdere pensò, Sammy poteva essere sacrificato da un momento ad un altro e insieme a tutti quegli angeli, non avrebbe avuto possibilità di vittoria.

Stava per mettersi a piovere, Dean aprì lo sportello dell'Impala, entrò dentro, mise in moto il motore e partì. Durante la strada che lo separava da Kevin Dean era molto preoccupato per Sam, doveva farsi venire un'idea su chi potesse aiutarlo, poteva sicuramente contare sull'aiuto di Bobby, ma solo Bobby non era sufficiente. Gli venne in mente Jo, già proprio lei, quella bomba sexy bionda doveva aiutarlo, era davvero bella, pensò Dean, davvero sexy per i suoi occhi, Dean, con lei al suo fianco, dubitava di mantenere la lucidità durante la battaglia finale.Si impose lasciar da parte i suoi istinti, doveva pensare al lavoro di famiglia e cosa molto più importante,doveva salvare Sam.
Decise di chiamarla.

"Jo, sono Dean." disse Dean cercando di calmare i suoi battiti cardiaci.

"Ehi, cacciatore migliore della zona, a cosa devo l'onore?" disse Jo.

"Senti Jo, mio fratello è nei guai. Si è svegliato dal coma, io ho chiesto aiuto ad un angelo per curarlo, non avevo altra scelta Jo, mi fidavo di Castiel, ma lui ha trasformato mio fratello in un angelo. Gli angeli si serviranno di Sam per offrirlo in sacrificio ai demoni, in cambio del controllo sul purgatorio, Jo ho bisogno del tuo aiuto." disse Dean trattenendo le lacrime dovute alla frustrazione.

"Oh è un gran bel casino, ma stai tranquillo Dean, la tua baby non si tira di certo indietro." disse Jo.

"Dean" disse Jo esitando. "So che questo non è il momento opportuno per farti questo genere di domande, ma sento il bisogno di chiedertelo, tra me e te può nascere un qualcosa?" continuò Jo.

Dean restò sorpreso dalla sua domanda, caspita, lui non aveva mai avuto storie d'amore serie, al massimo le sue storie duravano tre giorni, non poteva affezionarsi ad una ragazza, lui non era fatto per avere qualcuno accanto, lui aveva suo fratello e il suo lavoro, ma stava imparando a convivere con la sua solitudine, ma con Jo era diverso, lei aveva qualcosa che nessun'altra ragazza aveva, ha saputo conquistarlo, in un modo del tutto insolito, ma da quel bacio tremendamente passionale, era cambiato qualcosa in Dean, era pronto a provarci. "Jo, si, diavolo si, non sarà un amore smielato, ma caspita Jo, io mi sono innamorato di te dalla prima volta che ti ho visto, tu hai saputo come prendermi,adoro il tuo carattere stravagante. Si baby, proviamoci e se va male puoi sempre uccidermi." Dean sorrise, ancora una volta Jo era riuscita a farlo sentire bene. "Dean sono molto felice, adesso voglio dirti che io farò di tutto per combattere gli angeli e i demoni, ho un paio di amici che potrebbero fare al caso nostro, non preoccuparti, fammi un fischio, noi saremo pronti." disse Jo con un tono deciso.

"Grazie baby, davvero sei fantastica." disse Dean chiudendo la telefonata.

Caspita, quella ragazza era davvero forte, pensò Dean nella sua mente.

Dean arrivò al rifugio di Kevin, ora mai pioveva, il cielo era molto scuro ma a Dean non importava, adorava la pioggia, si sentiva come lei, sola ma nello stesso tempo spettacolare per chi sapeva apprezzarla.

Bussò alla porta, "Kevin, sono io." disse rivolgendosi a Kevin.

Kevin aprì la porta e lo fece entrare, "Entra, la situazione è seria." disse Kevin preoccupato.

I due si sedettero al piccolo tavolino di legno situato al centro del piccolo salone del rifugio di Kevin, "Dean, c'è un solo modo per tentare di salvare Sam." disse Kevin. Si avvicinò all'orecchio di Dean e gli sussurrò il terribile metodo. Dean rimase paralizzato. "Kevin, ma cosa diavolo stai dicendo?" disse al profeta.

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Capitolo 13
*** Back in Black ***


Capitolo 13- Back in Black

"Back in black

I hit the sack

I've been too long I'm glad to be back

Yes I'm, let loose

From the noose

That's kept me hanging about

I keep looking at the sky

'Cause it's gettin' me high

Forget the herse 'cause I'll never die

I got nine lives

Cat's eyes

Usin' every one of them and running wild."



 

"Tornato in nero

Me ne vado a dormire

Sono stato via troppo tempo, sono felice di essere tornato

Si, sono stato liberato

Dalla forca

Che mi faceva penzolare

Ho guardato il cielo

Perché questo mi fa star bene

Dimentico il carro funebre perché io non morirò mai

Ho nove vite

Gli occhi di un gatto

Abusando di tutti loro e correndo selvaggiamente."
Back in Black -AC/DC



Non poteva essere reale, non doveva essere reale, pensò Dean.
"Kevin, oh senti cucciolo, non è il momento esatto per scherzare." disse Dean.
"Dean sono un profeta e credo di sapere come comportarmi in queste situazioni, non ti avrei proposto questo metodo se non fosse stato l'unico, io ti voglio bene." disse Kevin.
Stava per calare la notte, smise di piovere, Dean si fermò un attimo ad osservare il rifugio di Kevin, diavolo quel ragazzo aveva cambiato la sua vita per essere un profeta.
Non viveva più in una casa normale, dormiva al massimo due ore al giorno, le sue finestre erano piene di strani simboli per essere protetto dagli scagnozzi di Crowley, il re dell'inferno.
Kevin non era più un ragazzo normale, la sua ragazza era stata uccisa e lui non poteva vedere la sua mamma per ragioni di sicurezza.
Era una bella merda, era difficile da sopportare per Kevin, ma Dean avrebbe aiutato il suo amico.
"Va bene, senti Kevin, io non potrò andare da solo, prima di preparare tutto dovrei chiamare un paio di amici disposti ad aiutarmi."disse Dean leggermente preoccupato per come sarebbe andata a finire.
"D'accordo, io inizio a preparare tutto il necessario per il rito." disse Kevin avviandosi in salotto. Dean uscì dalla porta del rifugio di Kevin e chiamò Jo. 
Dopo due squilli sentì la sua bellissima voce.
"Ehi, pare che qualcuno qui sia pronto." disse Jo.
"Ciao amore, ho parlato con Kevin, la procedura è terribile e anche molto dolorosa, Jo non devi farlo per forza." disse Dean.
"Oh ma io voglio farlo Dean, io voglio aiutarti, mandami le coordinate, fra due ore saremo da te." disse Jo.
"Saremo?" disse Dean con un tono abbastanza interrogativo.
"Pensi che non mi sia organizzata?sono qui con un mucchio di cacciatori pronti a  tagliare le ali a quegli stupidi angeli e anche fare a pezzi qualche demone, se sarà necessario." disse Jo chiudendo la comunicazione.
Dio come l'amava, pensò Dean. 
"Deeaann." esclamò Kevin dall'uscio della porta di casa.
"Arrivo, fra due ore inizieremo, nel frattempo spiegami esattamente a cosa andremo in contro." disse Dean.
Kevin si bloccò di soprassalto, qualcosa non quadrava, era strano che gli angeli non fossero intervenuti, lui era con un Winchester. Molto strano pensò, ma decise di non dire nulla a Dean.
"Kevin che succede? Qualcosa non va? Sono a conoscenza di quanto tu stia rischiando, se vuoi tirarti indietro puoi farlo benissimo, stai facendo già molto." disse Dean.
"No Dean, non pensarci minimamente." disse Kevin, "Allora che la situazione non è semplice lo sai già, quindi è inutile farti preoccupare ancora di più, il rito dura circa quindici minuti e come ti ho già sussurrato precedentemente in questi minuti tu e i tuoi amici dovrete...morire." aggiunse il profeta.
"Kevin, cosa intendi per morire? Se noi moriamo come farà Sam a tornare umano?" disse Dean.
 "Dean si tratta di una morte temporanea, praticamente ho preparato una pozione incandescente a base di una sostanza che blocca per dieci minuti le vostre funzioni vitali, lo so che il tempo è poco ma sono sicuro che vincerete." disse Kevin mantenendo un tono sicuro.
Nel frattempo Dean vide dalla finestra del rifugio di Kevin delle luci, o meglio dei fanali, si affacciò e vide tre macchine cariche di cacciatori e armi, Jo era arrivata.
"Puntualissima baby." disse Dean rivolgendosi a Jo.
Jo non gli rispose, corse semplicemente verso di lui e lo baciò sotto gli occhi increduli degli altri cacciatori.
"Bene, diamo inizio alla festa." disse Jo.
I cacciatori entrarono nel rifugio di Kevin, Dean si mise a capo della fila per guidarli e appena arrivati ebbero un attimo di esitazione.
"Che diavolo è tutta questa roba Dean?" disse Rufus.
"Nulla, qualche pozione, un talismano e...un coltello per mandarci in paradiso." disse Dean cercando di sdrammatizzare.
"Co...me?" esordì Rufus.
"Noi dovremo morire? Jo non è stata molto dettagliata con me.
D'accordo, se dovrò morire per spaccare il culo a quegli angeli diamoci da fare." disse Rufus.
Dean non rispose, guardò Jo, il suo amore, guardò tutti i cacciatori presenti nella camera, erano lì ben quindici cacciatori armati fino all'osso e con la rabbia nelle vene, avevano paura non potevano negarlo, nei loro volti Dean poteva notare la  voglia di rendersi utili e di sacrificarsi se fosse stato necessario a salvare uno di loro, in questo caso Sammy.
"Ragazzi, non posso che essere grato per la vostra collaborazione, davvero, siete grandi." disse Dean rivolgendosi ai cacciatori. 
I cacciatori, lo guardarono senza rispondere, ma accennarono un sorriso, come per dire "Non ti preoccupare, noi ci saremo." e Dean non poteva che rispodere con un occhiolino.
Kevin stava iniziando il rito, il primo fu Dean, Kevin lo fece stendere sul tappeto e gli fece chiudere gli occhi,
"Cacciatore rilassati, non sentirai nulla." disse Kevin.
 "Cucciolo dai, mandami in paradiso." rispose Dean.
. Con un gesto veloce Kevin infilzò il petto di Dean, Dean fece un respiro affannato e chiuse gli occhi, sentì tutti i suoi muscoli abbandonarsi alla morte "temporanea".
La prossima fu Jo, "Dai Kevin, fai in fretta, non vorrei che il mio ragazzo trovi qualche ragazza-angelo sexy lassù.", disse la bionda.

"Tranquilla, cercherò di essere il più delicato possibile Jo." rispose Kevin.
dopo queste parole Jo lanciò un urlo, "Non sei stato delicato cucciolotto." disse Jo con un filo di voce, dopodichè perse i sensi. 
Il rito andò avanti veloce, i prossimi furono Rufus e Bobby, quest'ultimo dopo aver ricevuto la coltellata in pieno petto disse, senza mai perdere il suo senso dell'umorismo,
 "Dean, fottuto idiota, per te adesso mi tocca andare in paradiso." e perse i sensi. 
Kevin finì il rito dopo circa sette minuti, aveva adagiato i cacciatori sul suo tappeto, tutti vicini, uniti e più forti di qualsiasi male.
Questo è davvero coraggio pensò Kevin, morire anche se temporaneamente per un amico non visto da anni è qualcosa di lodevole, Kevin desiderava anche un minimo del loro coraggio, invece no, lui aveva paura di tutto, era disponibile e sempre pronto per aiutare i suoi amici, ma gli mancava quel "Guscio di roccia." necessario per combattere l'oscurità. 

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Nel frattempo, in paradiso...
"Diavolo idiota, bellissimo viaggio, ma sai spero che quest'hotel offra anche un ottimo letto fatto di nuvole, ho bisogno di stiracchiarmi un pochetto." disse Bobby rivolgendosi a Dean.

"Bobby, non ti riconoscerei se non fosse per il tuo sano umorismo." rispose Dean.

Il paradiso non era per niente come era descritto in ogni libro di religione con un pavimento fatto di nuvole,casette di marzapane e altre stronzate simili.
 Era molto simile ad una città, naturalmente era perfetta, non vi era spazzatura nelle strade, il sole splendeva alto e rigoroso e in cielo regnavano delle bellissime nuvole di un color celeste chiaro.
Gli occhi di Castiel, pensò Dean.
Dean ricordava quando Castiel gli parlava di come curasse Sam, lo fissava con quegli occhi color del mare, così rassicuranti, si fidava talmente tanto di Castiel, Cas non poteva stare dalla parte dei cattivi, non era in lui.
Ed eccoli lì, un orda di cacciatori pronti a tutto, la guerra stava per iniziare.
 
 

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Capitolo 14
*** La guerra ha inizio ***


Capitolo 14- La guerra ha inizio
 


"The black war is coming..."

 

 

Era tutto pronto ora mai, il tempo per ripensarci era finito, adesso arrivava il momento di fare sul serio.
I cacciatori avanzavano in paradiso velocemente, con un coltello in mano, mantenevano la guardia sempre alta e si coprivano a vicenda.

In paradiso regnava una calma soprannaturale, da quando i cacciatori erano arrivati, nessun angelo era passato di lì.

"Ehi piccola, non sembra strano anche a te?" disse Dean rivolgendosi a Jo.

"Cosa?" disse Jo.

"Non abbiamo visto nessuno stronzo fino ad ora, manca poco al rito ora mai." disse Dean.

"Hai ragione, non abbassiamo la guardia." disse Jo.

I cacciatori arrivarono davanti ad un enorme cancello di ferro color oro con rifiniture in argento, dotato di un enorme maniglia finemente rifinita con antiche scritture.

"Che cosa diavolo dice? Bobby sapresti tradurre?"disse Dean rivolgendosi a Bobby.

"Idiota ma per chi mi hai preso? Non posso mica tradurre una fottuta lingua angelica." disse Bobby.

"Ok Bobby, sei sempre così dolce." disse Dean.

"Scusami principessa dorata, aspetta qui, adesso ti porto una tazzina di te al profumo di rose.." disse Bobby.

"Ohh, piantala." disse Dean leggermente imbarazzato dato che Jo stava ridendo di lui.

All'improvviso i cacciatori sentirono un forte lampo di luce nera provenire da dietro le loro spalle, sentirono un boato talmente forte da doversi tappare le orecchie, caddero tutti a terra abbagliati dalla forte luce che pervase i loro occhi, erano in trappola, non potevano muoversi di un centimetro.

"Merda." disse Rufus.

"Shh, sta zitto idiota, non voglio ritrovarmi una fottuta lama angelica nel petto." disse Bobby zittendo Rufus.

"Ragazzi, scusate se interrompo il vostro primo appuntamento, qui c'è qualcosa che non mi torna." disse Tamara, vecchia amica di John.

La luce piano piano scomparì, i cacciatori si alzarono subito in piedi, si disposero a cerchio affinchè ognuno potesse guardare le spalle del proprio compagno.

"Sammy resisti, stiamo venendo a prenderti." disse Dean ad alta voce.

Successivamente sentì dietro le sue spalle una voce femminile, bassa con un tono sensuale e persuasivo, Dean riconobbe quella voce.

"Abbadon?" esclamò sorpreso.

"Ciao Dean. Oh un caro saluto anche ai tuoi amichetti. " disse Abbadon.

Abbadon, una donna alta, affascinante e dai lunghi capelli ricci, leggermente mossi che le arrivavano fino alle spalle, un cavaliere dell'inferno, l'ultima della sua specie e con un passato pieno di sangue e distruzione.

"Sai, vedere un cavaliere dell'inferno in paradiso non capita ogni giorno, mi firmeresti un autografo?" disse Dean.

"Il sangue del tuo fratellino caro attira molti clienti da ogni parte dell'universo." disse Abbadon cercando di provocare Dean toccando il suo unico punto debole.

"Senti brutta stronza, a me non interessa che tu sia venuta in paradiso, ma se tocchi mio fratello ti giuro che..." Dean venne interrotto da Abbadon.

"Oh..sai vedere un Winchester così arrabbiato delizia i miei occhi, credo che mangerò dei pop-corn per godermi lo spettacolo." disse Abbdon senza perdere il suo tono sarcastico.

"E quanto a te, cara la mia fidanzatina di Dean, credo che la tua esistenza si sia prolungata fin troppo." disse Abbadon rivolgendosi a Jo.

Jo non rispose e guardò Dean come per chiedergli aiuto, lui gli ricambiò lo sguardo mettendosi davanti a lei.

"Abbadon non hai ancora capito? Vattene." disse Dean guardando Abbadon, ma lei non era più davanti ai suoi occhi. "Oh brutta stronza." disse Dean.

"Deaaan, alle tue spalle." disse Bobby indicando Abbadon.

Dean si voltò di colpo,ma era già troppo tardi.

"Muori stronza." disse Abbadon rivolgendosi a Jo.
Abbadon aveva tolto il fiato a Jo e le aveva infilato un coltello in petto, ella non poteva urlare, ma era lì, a terra, immobile con un pugnale in petto e sangue dappertutto.
Si sentiva stremata, il pugnale aveva quasi toccato il suo cuore, si sentiva priva di forze, faceva fatica a respirare e si stava abituando all'idea di morire in paradiso.

"No, non posso perdere anche te." disse Dean in lacrime.

"Sai, non è poi così male morire, fa freddo, tanto freddo, ma non capita tutti i giorni di morire in paradiso, evito ai mietitori il viaggio di andata." disse Jo parlando sempre più piano.

"No, Jo, tu non ti azzarderai a morire, io ti amo, voglio tirarti fuori da tutta questa merda, io e te ci sforzeremo di avere una vita normale." disse Dean rassicurandola.

Ad un certo punto sentì una mano sulla sua spalla, si voltò di colpo e rimase colpito da ciò che vide.

"Non sareste dovuti venire qui." disse Castiel.

"Dimmi dov'è Sam." disse Dean.

"Dean..." disse Castiel.

"Cas, dimmi dove cazzo è mio fratello."disse Dean arrabbiato.

"Dean, ho dovuto eseguire gli ordini." disse Castiel dispiaciuto.

Quegli occhi blu stavano diventando un pozzo di lacrime, Castiel non era cattivo e Dean lo sapeva bene, lui era un angelo e gli angeli erano stati creati per eseguire degli ordini.
Adesso Dean doveva pensare a Jo, lei stava morendo e Castiel poteva guarirla.

"Cas, Jo sta morendo, ti prego aiutami." disse Dean.

"Va bene Dean lo farò."
Castiel si avvicinò lentamente allo sguardo morente di Jo, pronunciò un incantesimo in Latino vicino alla sua bocca e successivamente trascinò la sua mano sul viso pallido e guarì Jo.

Ad un certo punto in paradiso il tempo cambiò, non vi era più quel cielo celeste, quel sole che regnava fiero in cielo ma, al contrario, le nuvole stavano diventando nere, i fulmini iniziavano ad impadronirsi del cielo del paradiso e l'enorme cancello dorato era diventato nero e arrugginito, tendente a cadere a pezzi.

"Sono arrivati." disse Castiel.

"Chi? Cas chi diavolo è arrivato?" disse Dean con un tono insistente.

"I demoni, sono pronti allo scambio." disse Castiel.

Dean pensò che per suo fratello Sammy fosse finita, lui era lì in paradiso incapace di compiere il suo lavoro completamente, si sentiva così...inutile.

E allora ecco che le lacrime ebbero la meglio su Dean, non poteva più permettersi di trattenerle, non poteva più fingere e perchè doveva farlo?

Jo lo baciò.

Fu uno di quei baci inaspettati ma capaci di togliere il fiato, la labbra carnose di Jo si incontrarono con quelle di Dean e le loro anime diventarono una sola,Jo poteva sentire le lacrime di Dean sul suo viso, poteva sentirne il sapore salato, così aprì i suoi occhi e incontrò lo sguardo di Dean, lui le ricambiò lo sguardo e piano piano staccò le sue labbra da quelle di Jo.

"Siete davvero una coppia stupenda."esclamò Rufus.

"Idiota, così mi fai piangere." disse Bobby.

"Se tuo padre fosse qui sarebbe davvero fiero di te Dean." disse Tamara emozionata.

Castiel interruppe l'atmosfera romantica.

"Dean, io voglio aiutarti, ma dobbiamo trovare un modo per sconfiggere i demoni, sai questo è solo l'inizio di una lunga guerra." disse Castiel.

Dean con queste parole ebbe la certezza che Castiel non era cambiato, era il suo amico, poteva fidarsi di lui, voleva fidarsi di lui.

"I demoni? E i tuoi amichetti angeli?" disse Dean.

"Per loro non devi preoccuparti, la mia fazione sarà con voi, la fazione comandata da Bartolomeo ha perso il controllo, la brama di potere è diventata più grande della voglia di pace. Possiamo sconfiggerli." disse Castiel determinato.

Dopo queste parole Dean si avvicinò a Castiel e lo abbracciò, lo abbracciò talmente forte quasi da toglierli il respiro, Dean sentiva il respiro dell'angelo sul suo collo e persino sulle sue labbra, i loro occhi si incontrarono, quello sguardo durò un'eternità e Dean per la prima volta sentì di essere come tutti gli altri esseri umani, sentì come se ci fosse davvero qualcosa di bello da vedere in lui.

"Cas, sapevo che tu non avresti mai fatto del male a Sammy." disse Dean non staccando lo sguardo da Castiel.

L'angelo in un primo momento non rispose, mai poi disse" Dean, tu e Sam siete gli unici amici che ho," e aggiunse "Io ti voglio bene."

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Capitolo 15
*** Save ***


Capitolo 15- Save.

 

Le impressioni che Dean si era fatto su Castiel non erano sbagliate, lui era davvero un angelo custode, l'amore incondizionato che Castiel provava per Dean si percepiva sin dalla prima volta in cui lo guardò con i suoi bellissimi occhi che esprimevano una sincerità immensa.

"Cas, lo sapevo." disse Dean fiero che Castiel si sia rivelato l'amico che pensava.

I due si abbracciarono, lì, nel bel mezzo del paradiso, il regno dove fino a poco tempo fa regnava il bene.

L'abbraccio riportò alla mente di Dean l'anneddoto dell'ospedale, Cas riusciva sempre a farlo sentire bene, lui era quell'iniezione di forza che serviva a Dean per andare avanti.

"Bando alle ciancie, salviamo tuo fratello. Seguitemi." disse Castiel mettendosi a capo della fila.

I cacciatori seguirono Castiel, che con andatura da generale dell'esercito si fermò di colpo.

"Il luogo è questo." disse Castiel.

Dean venne attraversato da un brivido, lì stava per compiersi il destino del suo fratellino, ma lui non l'avrebbe permesso, si sentiva carico, aveva tanta rabbia che voleva tramutare in adrenalina, lì stava per combattersi la battaglia finale.

"Castiel,Bobby,Tamara, Jo, Rufus e voi altri, non finirò mai di ringraziarvi per essere qui, i demoni sono qui, stanno arrivando, dobbiamo spaccargli quel culo demoniaco che hanno." disse Dean.

Dopo le sue parole il cielo si scurì, grossi nuvoloni neri iniziarono a comparire, il rumore dei tuoni rimbombava rigoroso nelle orecchie dei cacciatori, un grosso fumo rosso porpora inizià ad annebbiare la loro vista, i quindici si prepararono, impugnarono le armi e anche se non vedevano molto nitidamente l'ambiente circostante, cercavano di coprirsi le spalle gli uni con gli altri.

Successivamente la nube di fumo color porpora che si era venuta a creare inizio piano piano a scomparire ed ecco che davanti agli occhi di Dean apparve Crowley, il re dell'inferno.

Crowley era un demone dai modi gentili, o almeno apparentemente, indossava sempre abiti di alta sartoria abbinati a scarpe a punta dal color nero lucido, era d'altezza medio-alta, fisico piuttosto in carne e possedeva un innato sarcasmo.

"Amici, siete venuti ad assistere alla festa?" esclamò non curandosi delle armi impugnate dai cacciatori che lo circondavano.

"Ragazzi state calmi, non c'è bisogno delle armi, io sono vostro amico." continuò Crowley.

"Senti brutto pezzo di merda, partendo dal presupposto che io e te non siamo amici, o lasci andare mio fratello o dovrai dire addio a quel tuo culo avvolto da un abito di sartoria." disse Dean irritato dal sarcasmo di Crowley.

Crowley con un semplice schiocco delle dita fece apparire dietro di sè due demoni, suoi scagnozzi, che tenevano di forza il corpo sanguinante e deperito del povero Sam.

"Sammy." disse Dean sempre più arrabbiato per quello che quegli stronzi avessero fatto a suo fratello.

Sam era privo di sensi, i suoi abiti erano sporchi, un mix di sangue e tracce nere forse provocate dalla sporcizia che vi era nelle segrete dei demoni, era magro, di un magro quasi innaturale, doveva essere denutrito da giorni e Dean notò che le sue mani erano piene zeppe di tagli.

"Che cosa gli avete fatto?" urlò Dean non riuscendo a trattenersi.

Dean impugnò il suo coltello e dando un segnale di inizio agli altri cacciatori, corse verso Crowley.

Crowley gli lanciò un sorriso sbilenco, lasciando intravedere la sua indifferenza e il suo divertimento, fu così che con un semplice movimento delle mani bloccò la corsa di Dean e lo trascinò per terra, bloccandolo.

"Brutto stronzo." disse il cacciatore.

"Ohh, non mi vedi da tanto tempo è vero, ma vedo che il tuo affetto per me è rimasto immutato." disse Crowley.

"Bene ragazzi, io proporrei di iniziare, cacciatori? Tutti giù per terra." aggiunse il demone, immobilizzando anche gli altri cacciatori.

L'unico che rimase in piedi fu Castiel, che senza pensarci una seconda volta si diresse verso Crowley, "Non penserai di sacrificare un Winchester, ti credevo più furbo Crowley." disse Castiel.

"Libera i cacciatori, consegnaci Sam e tutto andrà per il verso giusto." aggiunse l'angelo.

"Oh no, si accettano solo le visite parentali." rispose Crowley liberando Dean.

Dean e Cas erano fianco a fianco, si voltarono e si guardarono l'un l'altro, e con lo sguardo si diedero un segnale, che Crowley non comprese.

Castiel piantò un gancio a Crowley e con un movimento veloce e longilineo cercò,con i suoi poteri, di liberare i cacciatori dall'incantesimo di Crowley, ci riuscì e mentre i demoni di Crowley cercavano di soccorere il loro padrone che urlava a terra dal dolore, i cacciatori si fiondarono sui demoni e prendendoli alle spalle li pugnalarono tutti, compreso Crowley.

La morte di Crowley scatenò non poco rumore in paradiso, la fumata color porpora invase l'intero cielo, Dean approfittò del momento di distrazione per liberare Sam dalle catene, "Povero fratellino, che cosa ti hanno fatto?" disse Dean e Sam, accennò un movimento della testa, muoveva la bocca, così Dean si avvicinò ad essa per vedere cosa stesse dicendo il fratello minore.

"B-A-R-T-O-L-O-M-E-O." disse Sam balbettando.

Quel nome fece ricomporre nella mente di Dean tutti i pezzi del puzzle, non era stata colpa di Castiel, ma di Bartolomeo: per la grazia che scorreva nelle vene di Sam, la proposta fatta ai demoni per avere il controllo sul Purgatorio, lui era l'origine di tutto.

"Fratellino tranquillo, adesso ti porto via da qui." disse Dean cercando di rassicurarlo.

Diede uno sguardo all'orologio che Kevin gli aveva dato, gli erano rimasti solo tre minuti per completare la sua missione, ma non aveva paura di non farcela, al contrario, per la prima volta le situazioni erano favorevoli a lui, Crowley era stato sconfitto, Sam era stato liberato, ma...

un ciuffo rosso gli toccò il viso, non aveva pensato a lei, Abbadon.

"Sai, avevi iniziato a mancarmi." disse Dean al cavaliere.

"Dammi tuo fratello e nessuno si farà male." disse Abbadon.

"Mai." disse Dean.

"Winchester, sapevo che avresti reagito in questo modo, che noia, mai una cosa facile con voi cacciatori." disse Abbadon non lasciando trasparire un velo di preoccupazione.

Dean si voltò e vide che al suo fianco Cas non c'era più, lo vide qualche secondo dopo dietro Abbadon, con in pugno "La prima Lama" l'osso usato da Caino per uccidere suo fratello Abele, l'unica arma capace di uccidere un cavaliere dell'inferno. Abbadon non si accorse della presenza di Castiel dietro di lei e continuò il suo discorso, "Dean, sarò buona con te, ti renderò partecipe dello spettacolo quando squartero tuo fratello e avrò il completo controllo del purgatorio." disse il cavaliere.

Castiel guardò Dean e, al suo segnale, pugnalò Abbadon con tutta la forza che aveva in corpo, la lama perforò il ventre del cavaliere e il suo corpo si accese di un colore rosso con alcune sfumature d'orate.

Abbadon cadde a terra priva di vita, con alcuni ciuffi rossi sul viso, insieme a lei scomparvero anche i suoi scagnozzi, in una nube rossa.

Dean era sfinito, Castiel nonostante avesse appena pugnalato un cavaliere si sentiva carico, Dean si voltò indietro a guardare gli amici che avevano prestato il loro coraggio per salvare Sammy, suo fratello era con lui, finalmente era riuscito a salvarlo,era riuscito a compiere il suo lavoro.
Fra circa due minuti il suo tempo in paradiso era scaduto, fra poco tempo sarebbe tornato sulla terra da Kevin, ma Dean portò alla sua mente una frase di Castiel, "La fazione di Bartolomeo ha perso il controllo." Già, come mai Bartolomeo accompagnato dalla sua feroce fazione non era presente durante la battaglia in paradiso? Non voleva pensare a lui adesso, doveva pensare a Sam, ma, era davvero finita?

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Capitolo 16
*** Tutto il resto non conta ***


Capitolo 16 – Tutto il resto non conta.

Quella battaglia sembrò troppo facile a Dean che, non faceva che domandarsi se fosse arrivata veramente la fine per lui e i suoi amici.
Il tempo in paradiso era terminato e tutti i cacciatori, scomparirono lasciando una luce dorata.
L'unica che non sembrava passarsela bene era Jo, che, nonostante dopo l'attacco di Abbadon fosse stata curata da Castiel, lamentava alcuni dolori.
Durante il ritorno al mondo terreno, la mente di Dean si eclissò completamente tra gli anneddoti che gli erano accaduti in precedenza: l'apparizione di Castiel, il suo aiuto, il suo apparente tradimento, la sua mamma e il suo papà e infine questa terribile guerra nella quale è stato immancabilmente coinvolto.
Pensava a quando, poco tempo prima odiava fare i cacciatore, ma non poteva disobbedire al lavoro di famiglia; capì che perdere suo fratello rappresentava un dolore ben più grande di non vivere la vita che desiderasse.
Almeno adesso, nonostante fosse acciaccato, pieno di ferite che forse non si cureranno più, Sam era insieme a Dean; il puzzle era al loro posto.

Piombarono bruscamente nel salotto di Kevin, laddove tempo prima erano morti "Temporaneamente.".
Ma ad aspettarli non ci fu solo Kevin, ma Dean trovo Kevin in fin di vita che giaceva inerme sul tappeto e la fazione di Bartolomeo pronta a lottare.

Cas cercò di impugnare la sua lama angelica per aiutare Dean ma i suoi tentativi furono del tutto vani, poichè Bartolomeo con un simbolo in enochiano lo scacciò.
Un lampo di luce scoppiò davanti ai volti dei cacciatori ormai sul piede di guerra e Castiel scomparve in una destinazione sconosciuta. Bartolomeo rivolse a Dean un sorriso abbastanza compiaciuto e, soprattutto non staccava un attimo gli occhi da Sam; che in quel momento rappresentava una merce di scambio.

Il tenace e coraggioso Bobby stringeva nella mano la sua lama angelica e teneva lo sguardo dritto su Bartolomeo.

-Stia tranquillo signor Singer, metta giù le armi, questa è una piacevole conversazione tra buoni amici.- disse Bartolomeo sarcasticamente.

-Io e te non siamo affatto amici! Figlio di puttana!- sbottò Bobby.

-Come desidera lei signor Singer, vuol dire che quell'arma dovrò rimuovergliela con la forza.- disse Bartolomeo che con un movimento della mano immobilizzò quella di Bobby e fece cadere la lama argentata.

-Merda! Razza di idiota!- urlò Bobby alterandosi maggiormente.

-Sta tranquillo Bobby, gli farò il culo anche per te.- disse Dean.

In tutta la scena Bartolomeo non smise di compiacersi del coraggio di Dean, che addirittura giudicava stupido. Dean lo notò e il suo sguardo finì per fulminarlo ancora di più.

-Io sono del parere che questa sia una faccenda tra me e te Dean.- disse Bartolomeo che con uno schiocco delle dita fece sparire i suoi angeli e i cacciatori.

-Dove diavolo li hai teletrasportati gran figlio di puttana?- urlò Dean non trattenendosi.

-Sono al sicuro.- si limitò a dire Bartolomeo.

Sul tappetto insanguinato erano rimasti solo Kevin in fin di vita e Sammy, che faticava a reggersi in piedi.

-La mia è una semplice proposta Winchester, il profeta in cambio di tuo fratello.- esordì Bartolomeo.

-Mai.- rispose seccamente Dean.

Dean non avrebbe mai sacrificato Kevin, che per lui era un grande amico da eguagliare a Castiel, ma avrebbe difeso con la sua stessa vita Sammy, una parte del suo cuore.
Si sentiva con le spalle al muro, era privo di armi e non vi erano esorcismi per scacciare un angelo; ma solo simboli che non poteva tracciare altrimenti Bartolomeo l'avrebbe visto.
Doveva farsi venire un'idea e anche in fretta.

-Ragiona Winchester, tuo fratello è inutile. Il profeta è un pozzo di conoscenza, potresti mettere fine ad ogni male di questo pianeta.- disse Bartolomeo cercando di persuadere Dean mettendo in campo il suo lavoro.

-Ascoltami bene, non te lo ripeterò nuovamente. Tocca mio fratello o Kevin e la pagherai cara.- si impose Dean.

-Sai, sei così carino quando ti arrabbi. Sentiamo, come vorresti farmela pagare senza armi?- Bartolomeo scoppiò in una risata irritante per le orecchie di Dean.

-Sai Bartolomeo, non possiederà armi, ma ha tanti amici!- urlò alle spalle di Bartolomeo una voce.

Bartolomeo si voltò di soprassalto.

-Chi diav...- non riuscì a terminare la frase che Castiel mise la sua mano sul simbolo che aveva precedentemente disegnato e Bartolomeo scomparve.

Dean lo guardò, senza dire una parola ma trasmettendogli un grazie.

Castiel lo abbracciò.

-Ti voglio bene, Dean.- disse l'angelo.

-Sei il mio migliore amico Cas, scusami per aver dubitato della tua fiducia.- rispose Dean.

Il suo amico era tornato come prima.

-Cas, Kevin è in fin di vita.- disse Dean.

-Essendo un profeta non posso curarlo, ma lo porterò con me in paradiso, lì sarà al sicuro.- assicurò Castiel.

Poi, con la sua mano sfiorò Sam che guarì completamente. E scomparì con un sorriso in una luce bianca.

-Sammy! Oh Sammy!- disse Dean prendendo il viso del minore tra le mani.

-Dean, grazie.- si limitò a rispondere il minore.

-Ti proteggerò sempre fratellino.- disse Dean stringendolo in un abbraccio.

Aveva Sammy, tutto il resto non importava.

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