Tuforu

di speranza_illusione
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** l'inizio ***
Capitolo 2: *** preparazione ***
Capitolo 3: *** Dubbi ***
Capitolo 4: *** L'inganno ***
Capitolo 5: *** Ricordi ***
Capitolo 6: *** La Locanda Dei Cinque Venti ***
Capitolo 7: *** tradimento ***
Capitolo 8: *** incomprensioni ***
Capitolo 9: *** chi ha detto che i nemici restano nemici? ***



Capitolo 1
*** l'inizio ***


C'era una volta, in un regno lontano, un principe dall'animo nobile e valoroso, un uomo che era più interessato alla salvaguardia del regno e alla fiducia di suo padre che alla sua stessa vita. Un giorno, alcuni notabili si accorsero che non erano arrivate le dovute tasse da una città dell'estremo est del regno, e lo fecero presente al Re che convocò immediatamente il Consiglio per discutere sulla situazione. Alla fine si decise di mandare il principe con la sua Guardia Scelta, una delle unità più addestrate che avesse mai calpestato quelle terre, a indagare. Così il Re mandò a chiamare il figlio per informarlo sul suo nuovo incarico. -sua maestà, il principe è in attesa e chiede il permesso di entrare- disse il servo. -fallo entrare-rispose il Re. Appena dentro alla sala il principe si inchinò. -mio Re, padre, mi avete fatto convocare, vi ascolto- -alzati pure figliolo, avvicinati! Nelle ultime settimane non abbiamo ricevuto le tasse da una città ad est...- -devo andare a controllare la situazione, padre?-chiese il principe. -Sì figliolo, chiedi il motivo per il quale non sono arrivate le loro tasse, e porta con te la Guardia, non voglio brutte sorprese. Parti domattina,dai tempo ai tuoi uomini di prepararsi e salutare le loro famiglie, non si sa mai. Nonostante la severità, il Re era in grado di far fronte a tutti i bisogni di cui eventualmente i suoi sudditi necessitavano, tra questi, l'affetto per la famiglia. -sì, mio Re, addio- -addio figliolo, che il signore ti protegga- All'alba del giorno dopo il principe e la Guardia si diressero a est per raggiungere la città. Ci vollero 6 giorni e 6 notti per raggiungere la meta e, una volta arrivati, capirono che non serviva pretendere denaro, non potevano più pretendere nulla, la città era stata distrutta. -odore di sangue e carne bruciata, che diavolo è successo qui?- chiese un membro della Guardia mentre setacciavano le macerie -com'è possibile che una città così grande possa essere stata distrutta in meno di un mese- -fa silenzio-lo zittì il principe -cercate i sopravvissuti, voglio chiarire questa faccenda- Vagarono in mezzo alle macerie e i morti per ore finché non arrivarono a un edificio ancora intatto, senza particolari danni causati dalle fiamme. -entriamo! forse c'è qualcuno, occhi aperti! Al minimo movimento avvertite gli altri- disse il principe, con i muscoli già tesi. -piano terra libero- si sentì una voce poco dopo -Va bene, passiamo al prossimo- rispose il principe mentre si dirigeva alle scale. Dopo aver controllato quasi tutto il piano arrivò all'ultima stanza, la camera riservata alla servitù. Una volta entrato, li comparve dinanzi una figura con la spada sguainata in mano, era già in guardia, pronta ad attaccare. "Un corpo troppo minuto per essere un soldato o un'aristocratico, vestiti troppo sporchi e stracciati per essere benestante" -chi sei?- chiese il principe in tono meno calmo di quanto volesse mostrare. Nessuna risposta, solo un respiro affannato che traspariva rabbia e diffidenza.

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Capitolo 2
*** preparazione ***


La figura fece un affondo frontale con movimenti grossolani. Fu facile per il principe schivare il colpo e con una semplice rotazione della spada disarmò l'avversario. -ora, se non ti dispiace, vorrei che tu la smetta di attaccarmi e rispondere alla mia domanda. Non sono qui per ucciderti, voglio solo delle spiegazioni- -delle spegazioni, eh?- "non è possibile, una donna!" Il principe rimase interdetto. -ti ripeto, chi sei? E cosa è successo qui?- chiese un altra volta il principe. -prima dimmi chi sei tu!- -sono il principe Brian, primogenito del re Williams di Tuforu, sovrano di queste terre, tocca a te- -Mio signore- disse la ragazza mentre si inchinava al suo interlocutore-credevo foste un brigante che voleva saccheggiare quel poco di sopravvissuto alle fiamme, chiedo perdono per come mi sono comportata- -alzati! Non ti preoccupare, è tutto finito. Come ti chiami?- -Celaena, mio signore- -bene Celaena, vieni a mangiare qualcosa e riposati, ne hai bisogno, dopo mi dirai cosa è successo qui- -sì, signore- Così, dopo aver dato da mangiare a quella ragazza riuscirono a capire cosa è successo: poche settimane prima scoppiò un incendio nella distilleria e rapidamente le fiamme si sono diffuse in tutti gli edifici attorno finché non vi fu più possibilità di fermare l'incendio. -non sono riuscita a fare niente, la famiglia per cui lavoro non ce l'ha fatta- i suoi occhi iniziarono a lacrimare -avevano tre figli: il più grande aveva solo 4 anni- si fermò, non riuscì a proseguire il racconto. Il principe le si avvicinò e la strinse tra le braccia ,le disse cose rassicuranti a bassa voce mentre lei singhiozzava -tranquilla, è tutto a posto, sei una donna forte. Sei sopravvissuta a degli orrori inconcepibili e hai persino attaccato il principe del tuo regno, ci vuole del fegato per questo- -grazie- non riuscì a dire altro. Era già sera quando finirono di preparare l'accampamento per la notte. -riposatevi signorine! Domani andiamo alla distilleria, dobbiamo capire che diavolo è successo. I turni di guardia sono li stessi che abbiamo usato per arrivare qui. Ci aspetta una lunga giornata di lavoro!- Brian era determinato più che mai a far luce sull'accaduto, forse per compiacere il padre, o forse perché si era affezionato a una perfetta sconosciuta. Il compito di svegliare la compagnia fu dato a Jansen Mcleod, il braccio destro del principe e suo migliore amico. -alzatevi branco di fannulloni! Non costrigetemi a defecare sulla faccia di ognuno di voi per farvi alzare. -preparatevi, forza! Qualcuno vada a svegliare la ragazza! ci deve fare da guida- -vado io, 'mio signore'- disse Handerson sorridente per deridere Brian, che a sua volta ricambiava il sorriso -mi dica quando la porta a cena, 'mio signore'- -Handerson, se hai finito vorrei che la andassi a svegliare, prima che cambi idea e ti faccia tagliare la testa, 'mio soldato'- -va bene, va bene, 'mio signore'- disse il soldato mentre si dirigeva alla tenda riservata alla sopravvissuta. Tornò poco dopo accompagnato dalla ragazza. "Ha gli occhi lucidi, dannazione! Spero abbia dormito" pensò Brian. -ben svegliata- le disse con un sorriso che traspariva preoccupazione. NOTA DELL'AUTORE: visto che sto scrivendo dal telefono... sorvolate su qualche... cosa.

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Capitolo 3
*** Dubbi ***


-buon giorno- disse la ragazza mentre faceva l'inichino, una norma di fronte ai membri della famiglia reale -mi hanno detto che devo guidarvi fino alla distilleria- -è così- -signore, non credo di riuscire, ho già visto troppi morti, per favore, lasciatemi qui- lo supllicò la ragazza con le lacrime agli occhi. -è necessario capire fino in fondo cosa è successo- -signore, la prego- - mi dispiace. Facciamo in fretta, prima finiamo, prima torniamo a casa, d'accordo?- -io non ho più una casa- -ne avrai un'altra, sono il principe per un motivo- -esattamente: per regalare case a destra e a manca- replicò Jansen -a me ad esempio regalerà la sua villa in campagna, non è fantastico?- -ma non è vero- smentì Brian. -lo so- disse Jansen con aria delusa-almeno ci speravo- - sarà per un'altra volta vecchio mio. Coraggio, andiamo! Celaena, conto su di te, fatti forza- detto questo la marcia ebbe inizio. Dopo poco meno di mezz'ora passati a camminare tra detriti e corpi esanimi arrivarono alla distilleria: diversamente da quasi tutti gli edifici della città, la distilleria non era attaccata ad altre costruzioni, e il principe lo notò. "Strano, molto strano". Brian aveva la faccia contorta di chi sta lottando con se stesso. Jansen lo osservava -Brian, stai bene?- li chiese con aria preoccupata. -sì, solo che c'è qualcosa che non quadra, osserva la distilleria: come può un edificio così distanziato dalle altre case dar fuoco a tutto quello che ha attorno?- -non so spiegarmelo- -e guarda questi corpi- disse mentre indicava i cadaveri intorno a loro -non sono nelle posizioni di chi muore bruciato, ricordate quando la fortezza di Derma è stata distrutta, com'erano i morti? Con i pugni chiusi di fronte a loro, seguitemi!- uscì dalla distilleria e andò a guardare i corpi intorno. NOTA DELL'AUTORE: mi piacerebbe sapere cosa ne pensate della storia, e soprattutto del mio modo di scrivere visto che vorrei migliorare, le critiche sono molto apprezzate

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Capitolo 4
*** L'inganno ***


-ci sono degli uomini della Guardia Cittadina: tutti armati, tutti morti. C'è stato uno scontro: i corpi sono ridotti male, ma il fuoco non li ha toccati- era preoccupato. -questo significa che l'incendio non è stato accidentale- disse Handerson mentre guardava, pallido, il compagno Jansen. -esatto: sembra che i primi soccorritori siano stati uccisi, e le case intorno sono state date alle fiamme... volevano far sembrare tutto un incidente. La distilleria è servita da esca, una volta giunta la Guardia Cittadina la eliminarono, così da poter procedere indisturbatamente alla distruzione della città- -quale razza di mostro può aver fatto una cosa simile?-chiese Jansen, consapevole del fatto che non riceverà la risposta desiderata. -non ci resta che cercare tra i morti, forse ci sono le insegne del colpevole...- disse Brian sconsolato. -signore... credo di aver visto...- la ragazza tremava mentre i soldati si voltavano verso di lei -la notte dell'incendio... si era creata una gran confusione e... alcune persone continuavano a dire che eravamo sotto attacco... ma non sono sicura- -cerca di ricordare! Dobbiamo scoprire chi è stato, e fargliela pagare, prima che accada di nuovo- Brian era nervoso, e la ragazza piangeva. -ogni esercito ha un colore che lo rappresenta, la divisa della Guardia Cittadina è rossa, e rappresenta il nostro regno: quella notte, hai visto qualcuno con l'armatura diversa dal rosso?- chiese Handerson. -mentre scappavo verso la casa dei miei padroni mi sono voltata e ho visto degli uomini combattere, c'era la nostra Guardia e un manipolo di uomini che li combattevano- - di che colore erano le loro armature?- Handerson guardava l'orizzonte perso tra i ricordi. -non sono sicura... era notte, e a illuminare la città c'erano solo le fiamme- - ti prego, cerca di ricordare!- Brian era ormai stravolto. -credo fossero nere. Sì, erano nere- - dannazione! Sono le truppe scelte del regno di Utritin- Jensen diede un calcio a una roccia. -hanno tradito la tregua! Dopo così tanti anni passati in pace, perché l'hanno fatto? Dopo tutte le guerre e i morti, perché ora tornano ad attaccarci?- il principe si lasciò andare su un pezzo di carro sopravvissuto alle fiamme. -ora non ci tocca altro che avvertire il Re e prepararci ad anni di sofferenza e agonia, di nuovo!- disse Jansen. Handerson aveva negli occhi le immagini di tempi che avrebbe preferito scordare, ma il fato aveva deciso di tormentare ancora la sua anima -ditemi che non è vero! Ditemi che è stato un incidente! Ditemi che questo è solo uno scherzo! Vi prego- . NOTA DELL'AUTORE: BUONA PASQUA! :D

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Capitolo 5
*** Ricordi ***


"Dieci anni prima, Handerson era andato a combattere sul confine a nord-est. Le truppe di Utritin avevano attraversato le linee distruggendo tutto ciò che le capitava, compresa Zazco, la città natale di Handerson, dove tutta la sua famiglia, padre, madre, moglie, figli, cugini, zii, viveano. Morirono tutti. Quando vi tornò non c'erano altro che macerie e l'odore nauseante di sangue. Riuscì a trovare la zona dove abitava, e trovò il corpo della moglie, martoriato e ferito. La strise a lungo tra urla di dolore e lacrime. Un dolore che creava un vuoto che, con ogni probabilità, non sarebbe stato riempito mai più. Passarono giorni prima che rivolgesse la parola a qualcuno. Nel frattempo le truppe nemiche erano quasi giunte alla capitale: il Re decise allora di mandare il battaglione di difesa stanziato nelle mura. Il battaglione che in ogni guerra non viene allontanato dalla città perché troppo prezioso. La carta vincente del regno. Quel ultimo scontro vide vittoriose le truppe di Tuforu, ma la morte di centinaia di valorosi soldati, tra cui l'ultimo rimasto ad Handerson della sua famiglia, il fratello James. Fu l'unico sopravvissuto alla guerra in tutta la sua famiglia. Passarono anni prima che si riprendesse dal colpo, e non sarebbe successo se non avesse conosciuto un'altra donna, che a sua volta era vedova di un soldato, Morgan, morto tra le braccia del suo compagno d'armi e migliore amico, Handerson. Morì prendendo una freccia al posto suo. -ei Handerson... perché piangi?- tossì -non piangere... sei un soldato vecchio mio... piangi quando la guerra sarà finita... e ti diranno che abbiamo vinto... abbiamo vinto pagando le vite dei nostri fratelli e figli... capisci? haha... - tossì di nuovo sorridendo - ci prendono in giro vecchio mio... mondo pazzo... se ne esci vivo... vai da mia moglie e dille che la amo... abbi cura di lei... - Handerson continuava a piangere - Perché non resisti ancora un po', Morgan? Tra poco ti porto da un medico e potrai andare tu stesso da tua moglie... ti prego Morgan, non mi lasciare! - Morgan continava a sorridere - è tardi ormai, devo andare vecchio mio - non smise di sorridere. Chiuse gli occhi e dormì, per sempre." "- mamma! mamma! Perché papà non torna? È arrabbiato con me? Farò il bravo - il bambino aveva gli occhi rossi. La madre lo guardò con un dolore che la stava divorando l'anima - no piccolino- si abbasso per abbracciarlo - è solo andato a lavoro. Lo sai che deve andare via per molto tempo, no? Ne avevamo già parlato. Non ti preoccupare, tornerà presto e saremo di nuovo tutti insieme. E giocheremo nel prato - il volto del bambino si illuminò - il prato vicino al fiume? Dove giocavamo a nascondino e papà ogni volta contava perché non riusciva a nascondersi? - la madre iniziò a ricordare e strigere più forte il piccolo - sì, proprio lì - il piccolo iniziò a respirare con fatica -mamma mi fai male - allentò la presa - scusami - le lacrime continuavano a bagnarle le guance -ti manca papà? - chiese il piccolo - sì, Jansen, mi manca il papà.- il piccolo strinse più forte la madre -anche a me, mamma!-

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Capitolo 6
*** La Locanda Dei Cinque Venti ***


-Dio mio. Ma che diavolo?! squadra, alzatevi!- l'uomo stava cercando di alzarsi da terra aiutandosi con entrambe le mani. Un altro cadde dalla poltrona mentre cercava di ritornare in sè - dannazione! Che cavolo è successo? Jhonny? Ricordi qualcosa di ieri sera?- il primo uomo si era già alzato -in realtà non molto, so solo che abbiamo alzato troppo il gomito- l'altro sorrise guardandosi intorno -vorrei ben dire. Facciamo il punto della situazione: ci troviamo all'interno di una stanza, speriamo in una locanda, la camera è quasi distrutta e forse manca qualcuno all'appello- l'uomo che sappiamo chiamarsi Jhonny era in piedi che contava i presenti -allora: Simon è dietro alla poltrona; George è con una donna sul tavolo; Vinson è semi nudo vicino alla finestra e tu Albert sei appena caduto dalla poltrona. Direi che ci siamo tutti- - ma siamo anche in ritardo sul tempo di marcia, non possiamo perdere altro tempo, forza alzatevi ubriaconi della malora, ecco perché odio la birra- disse George cercando di usare le mani per pulirsi gli occhi ma si accorse di averli sotto a qualcosa, o qualcuno. -chi cazzo è questa?- chiese sconcertato. -se non lo sai tu...- disse jhon sorridendo alla scena, nel frattempo si stava vestendo. -meno male che dovevamo essere discreti, speriamo che nessuno abbia detto qualcosa da brillo, sarebbe la fine, questo compito è troppo importante- Albert era preoccupato, ma si preparò comunque.-Jhonny, sveglia Simon e Vinson, dobbiamo fare in fretta.- Un ghigno malvagio comparve sul volto dell'uomo mentre guardava i suoi compagni addormentati -lo faccio con piacere, l'ultima volta mi hanno buttato addosso un secchio d'acqua. È giunta l'ora della vendetta- dicendo questo si slacciò i pantaloni e divise i suoi scarti sulla faccia dei due che impreacorono senza rendersi conto di quello che stava accadendo. Dopo qualche secondo capirono e iniziò il putiferio. Il primo a parlare fu Simon - che cazzo ti passa per la testa brutto idiota? Ti sembra il modo di svegliare le persone? - Vinson non era ancora in grado di agire per il troppo sonno. Jhon guardò i due con un sopracciglio alzato -chiamasi vendetta, bastardi! - i due ancora a terra si guardarono -ancora per quella storia del secchio? Che rompi palle che sei jhon- tutti i presenti si guardarono e scoppiarono a ridere. La donna stava ancora dormendo quando il gruppo se ne andò, lasciando il conto a lei.

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Capitolo 7
*** tradimento ***


Un uomo correva per il campo cercando l'ufficiale al comando. Una volta raggiunto e dopo essersi ripreso parlò -comandante, l'unità scelta...- era pallido, la paura lo stava consumando -cosa c'è? Parla!- -signore, l'unità scelta stanziata al confine ci ha tradito: due notti fa ha assaltato Zanapser dandola alle fiamme.- l'ufficiale impallidì -che diamine stai blaterando soldato? Sei forse impazzito?- - no signore, purtroppo no. Alcuni sopravvissuti sostengono di aver sentito degli uomini parlare del loro prossimo obiettivo...- - e quale sarebbe?- -Vitenev, nel distretto est di Tuforu- l'ufficiale ebbe quasi un infarto -dobbiamo fermarli! c'è in ballo un'altra guerra, non possiamo premettercelo. Qualcuno chiami il sergente Jhon e la sua squadra! Devono andare ad avvertire il re Williams del pericolo, subito!- -sì, signore- disse un soldato e si diresse verso il settore sette, quello riservato alle truppe scelte. Una volta lì trovò soltanto Albert vestito e pronto per qualsiasi evenienza -soldato? Fai parte della squadra del sergente Jhon?- Albert lo guardò con aria interrogativa -sì, perché?- -avete un nuovo incarico, chiama la tua squadra e raggiungete il settore uno, il generale Sanders vi sta aspettando- - è successo qualcosa di grave?- -andate e saprete- -va bene- detto questo iniziò la ricerca dei suoi compagni. Il settore sette è l'unico che ha delle case vere e proprie, costruite in legno, questo perché è le truppe scelte devono essere sempre pronte ad interveniresul confine. Con la costruzione di questa piccola città è stata data ai soldati la possibilità di trasferire le loro famiglie nel campo, di modo che avessero qualcosa alle loro spalle per cui valesse la pena lottare; questo non si può dire di certo per la squadra del sergente Jhon, infatti, nessuno di loro era sposato o impegnato, proprio per questo Albert iniziò la ricerca dei compagni dal bordello, sapeva che vi avrebbe trovato qualcuno, e così fu: John stava uscendo dalla costruzione pieno di segni rossi sulla faccia e sul petto, non aveva ancora finito di vestirsi. -vai a prepararti! Dobbiamo raggiungere il generale Sanders nel settore uno, abbiamo un nuovo incarico- - cosa? Siamo tornati ieri da una missione e già ne abbiamo un'altra? Cosa c'è? Si sono accorti che i soldati non lavorano abbastanza? E poi ho già preso un appuntamento per stasera, sai comè... no?- e li fece un occhiolino colpendolo con delle leggere gomitate. - ho capito ma puoi rimandare. Ora dobbiamo andare. Dove sono gli altri?- -tutti dentro, ma credo che Vins sia rimasto a casa. Ha fatto il turno di guardia sta notte ed è ancora molto stanco: a quanto pare alcuni soldati hanno iniziato a combattere dopo qualche bicchiere di troppo e il nostro povero cucciolo ha preso dei pugni immeritati mentre tantava di sedare la lite, ma credo sia in grado di viaggiare-. Una volta riunita la squadra partirono per la capitale di Tuforu. NOTA DELL'AUTORE: ora si capisce chi sono i cinque bifolchi del capitolo precedente e cosa devono fare. Spero vi sia piaciuto questo capitolo. A presto :)

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Capitolo 8
*** incomprensioni ***


Era già sera quando la Guardia Scelta del principe tornò al campo. Si formarono dei piccoli gruppi di soldati intorno ai focolai. Regnava l'assoluto silenzio e abbattimento. Jansen non reggeva più -e adesso?- - e adesso cosa?- rispose Brian, senza togliere gli occhi dal focolare -che facciamo?- - domattina partiremo per il confine, qualcuno tornerà alla capitale, Pomet, per avvertire il re dell'accaduto.- -e se avessero attaccato altre città?- - domattina manderemo diverse squadre a controllare le città più vicine. Dobbiamo evitare altre perdite di questo tipo.- -e della ragazza che ce ne facciamo? - - andrà con i messaggeri a Pomet, lavorerà a palazzo per me- - va bene-. Handerson non toglieva gli occhi dal fuoco, perso tra i ricordi di battaglie passate, e il timore di perdere ancora ciò a cui tiene. Pensava di aver già sofferto abbastanza per un solo uomo, ma, evidentemente, il fato aveva deciso diversamente per lui. *** -ci sono notizie da parte di mio fratello?- chiese la donna, lo sguardo fuori dalla finestra - sì, sua maestà: è giunto questa mattina un messaggiero, la città di Vitenev è stata distrutta.- rispose l'uomo con il volto abbassato -Ci sono dei sopravvissuti?- li chiese lei, senza mostrare emozioni nella voce, indifferente -solo una donna, è arrivata questa mattina con il messaggero- -dov'è?- -sta parlando con il Re in questo momento- -va bene, quando avranno finito mandamela qui, puoi andare Alexander- - sì, sua maestà-. "Mi manchi, io ti manco, Albert?" Una lacrima le scivolò lentamente sulle guance. Il bussare sulla porta la riscosse dai suoi pensieri -avanti!- Celaena entrò nella stanza della principessa, preceduta da Alexander - la sopravvissuta, sua maestà- -grazie, vai pure. Ora passiamo a te: come ti chiami?- - mi chiamo Celaena, sua maestà- - bene Celaena, io sono la principessa Alaska, dimmi, chi ha distrutto la tua città?- -il soldato Jansen ha detto che sono state le truppe scelte del regno di Utritin a farlo, le loro armature erano nere - Alaska quasi perse l'equilibrio pensando alle conseguenze di un'altra guerra, un altro scontro con le truppe scelte, magari proprio contro l'unica persona che lei abbia amato -sta bene sua maestà?- - sì sì, Alexander dovrebbe averti preparato una stanza, da ora in poi lavorerai a palazzo, puoi andare- una volta uscita la ragazza, la principessa si buttò sul letto e pianse. NOTA DELL'AUTORE: allora miei cari lettori, che ne pensate dell'andamento della storia?

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Capitolo 9
*** chi ha detto che i nemici restano nemici? ***


-le truppe di Tuforu sono già sul confine, questo significa che Vitenev è già stata distrutta, dannazione!- disse Albert. -calma, calma, forse sono solo in ricognizione- rispose Simon -sergente, che facciamo?- -le possibilità sono due: o li aggiriamo o avvertiamo anche loro sperando che ci lascino andare a Pomet- -pensi davvero che ci crederanno?- chiese Vinson con una punta di sarcasmo. -non lo so, ma ci conviene avvertire anche loro, le nostre truppe non si sposteranno, i traditori sì. Se dovessero trovarli sarebbe meglio che non ci siano ripensamenti, devono morire prima di causare un'altra guerra!- un rumore li distolse dal loro dialogo. -e voi chi siete?-in pochi istanti la squadra fu circondata dalle sentinelle con le armi in pugno. Lo scompiglio attirò l'attenzione di Brian e i suoi compagni che si diressero in tutta fretta a vedere che cosa stava succedendo. - per la barba di mio nonno, Brian! Sei proprio tu?!- -oh! santo cielo! Jhonny! Albert !Simon! George! Vinson! spero voi abbiate un ottimo motivo per essere venuti fin qui senza il vostro esercito- -calmati vecchio mio, non abbiamo intenzioni ostili- Johnny cercava di spiegare ma il principe non lo stava ad ascoltare. -intenzioni ostili?! Avete distrutto un'intera città e non avete intenzioni ostili?! Come osate prendervi gioco di me?!- stava già alzando la spada per colpire. -siamo stati traditi, principe! Volevamo avvertirvi prima che subiste quello che è gia succeso a noi, ma evidentemente arriviamo tardi- Brian abbassò l'arma, sconvolto, scoraggiato, triste, stanco. -andate a Pomet a riferire quanto avete da dire. Handerson, vai con loro, farai da garante- -mi dispiace amico mio, abbiamo perso anche noi una città, per questo dobbiamo fermarli prima che causino altri danni- rispose jhon, comprensivo. -scusateci, va bene? Siamo stravolti. Queste ultime settimane sono state davvero spossanti- -non preoccuparti Handerson, siamo tutti soldati, ne abbiamo viste di tutte i colori, e anche se siamo di due regni diversi, siamo comunque in grado di capirci, vero signorine?- disse Jhon meno allegro di quanto volesse mostrare. Una settimana dopo raggiungevano la capitale Pomet.

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