Ai confini del mondo.

di BELIEBER_G
(/viewuser.php?uid=214975)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Singapore. ***
Capitolo 2: *** Lo scrigno. ***
Capitolo 3: *** Up is down. ***
Capitolo 4: *** La Compagnia della Indie Orientali. ***
Capitolo 5: *** Il Consiglio della Fratellanza. ***



Capitolo 1
*** Singapore. ***


Molto tempo fa, due pirati nobili scrissero un codice che qualsiasi uomo che vagava in mare per saccheggiare e conquistare doveva rispettare. Esso comprendeva la stipulazione di un gruppo, la Fratellanza, di 9 pirati detti Pirati Nobili che si riunivano alla Baia dei Relitti: il gruppo si basava sull’onore e così, per farsi riconoscere, vennero distribuiti i 9 pezzi da 8 ad ogni pirata. Tra questi vi erano Jack e mio padre: ero contenta che fosse tornato dalla morte per via di Tia Dalma, anche se lo avevo ucciso io, ma quella donna non me la raccontava giusta con le sue arti magiche. La Fratellanza era stata chiamata a riunirsi, mentre noi cercavamo di salvare Jack dallo scrigno di Devy Jones e per riuscire nell’impresa, ci occorrevano le carte nautiche, ovvero la rotta ai confini del mondo. Ad avere suddette carte, era Sao Feng, uno dei Pirati Nobili che si trovava a Singapore,  lì che eravamo diretti. Mentre Cutler Buckett si era alleato con Devy Jones, aveva lui il suo cuore. Ci eravamo divisi e avevamo preso una nave per ciascuno, anche Will. Giunsi silenziosamente al porto di Singapore con la mia scialuppa, canticchiando la canzone della Fratellanza vestita apposta per l’occasione, ovvero un kimono di colore scuro e un largo cappello. Fu quando arrivai che davanti a me si presentarono degli uomini con sguardo brutto. “Canti una canzone pericolosa, soprattutto se una donna sola.” Mi disse a denti stretti. Fu a quel punto che intervenne mio padre. “Cosa ti fa credere che sia sola?” esclamò. “E’ tua protetta?” domandò l’uomo. Alzai un sopracciglio, quasi offesa e gli puntai il mio coltello alla gola. “Cosa ti fa credere che vada protetta?” gli sussurrai. “Il tuo padrone ci sta aspettando.” Gli disse Barbossa. L’uomo ci condusse agli alloggi di Sao Feng, mentre sotto i nostri piedi la ciurma ci seguiva con delle armi nel caso il piano andasse per il verso sbagliato. Dopo averci fatto buttar via tutte le nostre armi nascoste, ci condussero ad un giapponese senza capelli, ma con un pizzetto lungo, cicatrici sulla testa e sguardo penetrante. Mio padre mi fece inchinare, come fosse un re. “Barbossa, a cosa devo questo onore?” chiese. “La Fratellanza è stata chiamata a consiglio per discutere sul dominio della Compagnia delle Indie Orientali. Ma c’è un altro Pirata Nobile che è intrappolato nello scrigno di Devy Jones.” Spiegò Barbossa. “Quindi, scommetto che ti servono le mie carte nautiche.” Dedusse Sao Feng con un sorrisino. “Strano, sai perché? Perché poche ore fa, un ladro si è insediato nella fortezza del mio zio venerabilissimo per rubarmi le carte.” Continuò poi, estraendo un uomo dal un enorme secchio pieno d’acqua: Will. Sgranai gli occhi al fatto che fosse stato catturato, ma non cedetti. “Conoscete quest’uomo?” domandò. Io e mio padre scuotemmo la testa. “Bene, allora non vi è motivo per cui lasciarlo vivo.” Commentò l’altro, tirando fuori un pugnale. “No no!” esclamai, coprendomi poi la bocca, non potevo lasciare che lo uccidesse. “Quindi tu ammetti di avermi tradito.” Disse lui, guardandoci bene con i suoi piccoli occhi. “Tradito? Chi è che tradisce di più qui? La Fratellanza è stata chiamata, i sette mari vengono comandati da Cutler Buckett e tu te ne stai qui a non fare niente!” gli dissi a denti stretti, lo ammetto, mi ero un pò sfogata, ma qualcuno doveva pur dimostrare onore. Sao Feng mi guardò strano, quasi attratto. “Alìce Barbossa, c’è molto più di quel che si vede in te.” Commentò. “Ma dimmi, cos’è che tu cerchi nello scrigno di Devy Jones?” chiese poi. “Jack Sparrow.” Rispose Will. Allora lo sguardo del pirata si fece duro e rabbioso. “Mi piacerebbe molto vedere Jack Sparrow che torna dal regno dei morti, così che possa finirci per mano mia!” esclamò, dando un calcio ad un secchio d’acqua che bagnò alcune persone lì vicino. Probabilmente Jack gli aveva fatto un torto, come al solito. Ma poi iniziò ad osservare un uomo con un tatuaggio da drago sulla schiena, che si stava sciogliendo come fosse solo un disegno.
“Armi!” urlò Sao Feng. “Sao Feng, ti giuro che le nostre intenzioni sono le più onorevoli.” Commentò mio padre alzando le mani. Anche se non era del tutto vero, visto che da sotto i nostri piedi ci apparvero due spade per ciascuno. Allora l’uomo prese la sua spada e la puntò alla gola del ragazzo con il disegno. “Fermi o uccido la spia!” ci minacciò, ma noi non avevamo a che fare con lui. “Uccidilo, non è uno dei miei.” Disse Barbossa alzando le spalle. “Ma se non sta con noi e nemmeno con voi, con chi sta?” si domandò Will. Improvvisamente, si udirono degli spari e delle esplosioni da fuori: era la Compagnia delle Indie Orientali, Buckett non avrebbe rinunciato alle carte nautiche. Così scappammo da quel posto combattendo contro di loro, mi ero allenata apposta. Quando di nuovo giunti sulla nave, apparve Will con in mano le carte. “Dov’è Sao Feng? Ti ha dato le carte.” Gli chiesi. “Ci raggiunge alla Baia dei Relitti.” Rispose. Salimmo sulla nave e ci mettemmo in viaggio, seguendo le carte.
 
Giungemmo in mare gelidi e Will mi coprì le spalle con una coperta, rimboccandosi le mani per decifrare le carte nautiche. Si trattava di un cerchio di carta che poteva essere mosso  a piacimento, formando anche delle parole e al centro vi era il disegno di una nave. “Verde Baleno..” lesse Will, tremante dal freddo e non avendo idea di cosa volesse dire, domandò a mio padre. “Potreste interpretare.” Gli disse. “Mastro Gibs, i vostri occhi si sono mai posati su un Verde Baleno?” domandò Barbossa a Gibs. “C’è chi lo ha visto e chi no. Un Verde Baleno che si innalza in cielo non appena il sole cala.” Spiegò Gibs. Non capii molto quella spiegazione, ma magari lo avremmo visto una volta arrivati ai confini del mondo. “Perché quella strega non ci ridà Jack come ha fatto con Barbossa?” si chiese un marinaio, tremante e sperando che Tia Dalma non lo sentisse. “Perché Barbossa era solamente  morto! Il posto in cui è intrappolato Jack Sparrow non è un posto di morte, ma di punizione. Il peggior posto in cui un essere vivente possa andare ad incappare.” Spiegò Tia Dalma rabbiosa, visto che lo aveva sentito.
Si fece sera e in cielo vi era un bellissimo spettacolo di luci, che se ne andò non appena si alzò un vento freddo, ma strano. La corrente aumentava sempre di più, come se ci stesse risucchiando, così andai a poppa per controllare. Sgranai gli occhi quando vidi che il mare stava finendo e vi era solo un’enorme cascata: questo voleva dire che eravamo arrivati ai confini del mondo. Ogni uomo della ciurma si resse a qualcosa per non finire in mare prima dell’avvenire ed infine, cademmo giù.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Lo scrigno. ***


Image and video hosting by TinyPic
Quando aprii gli occhi mi ritrovai su una spiaggia deserta, se non con alcuni membri della ciurma e i miei amici sani e salvi. Ma di Jack nessuna traccia. “Non lo vedo, non vedo nessuno.” Commentai con tono quasi disperato, forse avevamo fatto un viaggio così lungo per nulla. “Jack Sparrow è più vicino di quanto pensiate.” Disse invece Tia Dalma con un sorrisino. E dopo di esso, eccolo arrivare a bordo della Perla Nera che giunse in mare, dietro di noi. Sorrisi ampiamente alla vista della sua entrata teatrale, ma poi ricordai cosa avevo fatto e feci un passo indietro quando saltò giù dalla barca. Tutta la ciurma corse verso di lui, contenti di vederlo. “Mastro Gibs, c’è stata un’alta intolleranza sulla mia nave, perché?!” esclamò Jack. “Siete nello scrigno di Devy Jones, signore.” Gli disse Gibs, sembrava che Jack non si rendesse conto. “Crede sia un allucinazione.” Commentò Will. Jack alzò un sopracciglio alla sua vista e ridacchiò. “William, sei venuto perché ti serve il mio aiuto per salvare una donzella in pericolo?” gli domandò. L’altro scosse la testa sospirando. “Bene, allora perché sei qui? Via via, tu non sei qui!” esclamò il capitano gesticolando. Era del tutto pazzo. Sorrise anche alla vista di mio padre vivo. “Barbossa! Quanto tempo!” esclamò. “Isola de Murte, mia figlia mi ha sparato.” Disse Barbossa, con lui che rideva ancora di sottofondo. “Tipico di lei.” Commentò.
Mi morsi il labbro sentendomi in colpa e cercai di nascondermi il viso, per non incrociare il suo sguardo. “Jack! Cutler Buckett ha il cuore di Devy Jones, è alleato con lui.” Disse velocemente Will. “La Fratellanza al consiglio è chiamata!” continuò Tia Dalma, soffocando il povero Jack. “Dannazione, non posso lasciarvi da soli un minuto che succede il putiferio!” commentò il pirata. Ma forse non aveva ancora capito cosa stava succedendo nei sette mari, forse lo scrigno gli aveva dato alla testa. “Jack, siamo davvero qui. Siamo venuti a soccorrerti.” Gli dissi, cercando di farlo ragionare. “Ma che carina. Si da il caso che io abbia una nave e voi no, quindi siete voi quelli da soccorrere.” Commentò con un sorrisino. “E poi perché dovrei imbarcarmi con voi? Di cui tre hanno cercato di uccidermi e una ci è riuscita.” Si domandò, riferendosi a Barbossa, William e soprattutto a me. Gli altri mi guardarono confusi e arrabbiati, capendo ormai cosa fosse successo in passato. Mi morsi ancora il labbro nervosa di quelle occhiatacce e infine andai con passo deciso verso la nave, cercando di nascondermi nella stiva. Mi poggiai ad un’asta di legno, immersa tra i miei pensieri, ma Jack mi trovò lì: aveva in mano due bottiglie di rum e me ne tirò una. Fregandomene di tutto e di tutti, bevvi un lungo sorso, fin che non ebbi più fiato e chiusi gli occhi quando sentii l’alcool che mi arrivava al cervello. “Ehi, vacci piano.” Mi disse lui con una ridarella. “Bere aiuta a dimenticare.” Commentai abbassando lo sguardo. Posò la bottiglia e si avvicinò a me poggiando una mano sulla mia testa ed incrociando i miei occhi. “Sono vivo e sono qui, è questo l’importante. Ma adesso come farò a fidarmi di te?” sussurrò. “Non puoi.” Mormorai e prima che potesse farmi piangere, scappai in superficie. Era tutto cambiato e forse era meglio lasciare le cose così come stavano.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Up is down. ***


Image and video hosting by TinyPic
Si stava facendo sera pian piano e fu in quel tempo che accanto alla nostra nave viaggiarono cadaveri, centinaia, forse di persone morte in mare. “Che cosa sono?” domandai cercando di non mancare di rispetto. “Di loro dovrebbe occuparsene Devy Jones! E’ questo il compito a lui assegnato, dalla Dea, Calypso.” Spiegò Tia Dalma. “Quindi non è sempre stato un polpo.” Dedussi. “No,era un uomo, un tempo.” Continuò lei con un sorriso malinconico, sembrava saperne troppo. Eravamo intrappolati tra la vita e la morte, tra la tomba e il mare aperto, come uscirne? Dovevano cercare di seguire il Verde Baleno che indicava la mappa, prima che il sole calasse, ma nessuno riusciva a interpretarla. L’acqua e il rum erano ormai terminati, era da tanto che non scendevamo a terra per le provviste e Jack era stato messo a leggere la mappa. Lo osservai, sembrava davvero standoci mettere del suo e accanto a me si postò mio padre. “Forse ho capito troppo tardi che lo amavi davvero.” Commentò, parlando con tono sincero. “Sono tornato per te Alìce, non te l’ho mai detto. Speravo che tu mi dessi una chance per farmi perdonare di tutto quello che ho fatto.” continuò guardandomi con i suoi occhi azzurri. “E’ ovvio, sei mio padre e ti voglio bene.” Gli dissi, contenta che me ne avesse parlato. “Beh, forse potresti dare una chance anche a lui.” Disse infine, riferendosi a Jack. Così andai da lui come mi aveva detto, cercando anche di capire il fine del suo cercare Jones. “Una volta preso il cuore che cosa farai?” gli chiesi. “Non lo so, potrei anche pugnalarlo.” Rispose alzando le sopracciglia. “Ma se pugnali il cuore dovrai comandare l’Olandese Volante e traghettare i morti in mare, o finirai come Jones.” Commentai, facendo il segno dei tentacoli. Lui fece una smorfia di disgusto. “Non mi ci vedo con i tentacoli.” Esclamò lui. Ridacchiai e posai lo sguardo sul tramonto e poi sulla carta in cui vi era una frase Il sopra è il sotto. “Beh, calato il sole non importerà più.” Commentai poi. A quella frase, sulla testa di me e Jack si accese la lampadina. Rilessi quella frase e spontaneamente mi venne di voltare il disegno della nave da dritta, a testa in giù. “Il sopra..” “..è il sotto.” Ci dicemmo guardandoci negli occhi, come due geni che trovano la soluzione di un’ enigma.
Il piano era quello di rigirare la nave a testa in giù, così la ciurma corsa da destra e sinistra, facendo rollare la nave fino a capovolgerla. Dopo alcuni secondi immersi in acqua, la nave risalì spontaneamente in superficie. Ripresi fiato e risi insieme a Jack, contenti di esser riusciti. Ma poi mi ricomposi, quando Barbossa, Jack e Will si puntarono le pistole a vicenda. “E allora, io e te Jack andiamo alla Baia dei Relitti e non si discute.” Disse Barbossa. “Non credo proprio, io metto la prua dall’altra parte amico.” Continuò Jack, facendomi ricordare che voleva pugnalare il cuore. Cercai però di avvertirli che le polvere da sparo nelle pistola era bagnata, ma erano troppo impegnati a litigare. “I Pirati Nobili si riuniscono e tu sei uno di loro.” Disse Will. “Sicuramente non torno nello scrigno, puoi contarci.” Continuò Jack, premendo il grilletto, ma ovviamente il colpo non partì. “Polvere da sparo bagnate, stavo cercando di dirvelo.” Intervenni. I tre uomini sbuffarono e tornarono ai loro posti, mentre dal nulla apparve una nave pirata con bandiera giapponese.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La Compagnia della Indie Orientali. ***


Image and video hosting by TinyPic
 
Sao Feng era venuto a farci visita, alleato ormai anche lui con Buckett. Jack si nascondeva dietro la mia schiena per non farsi vedere e si mordicchiava le unghie sapendo che il giapponese era arrabbiato con lui. “Jack Sparrow, una volta tu mi hai gravemente insultato.” Disse e prima che l’altro potesse rispondere, gli diede un pugno sul naso. “Grazie per esser venuto a farci visita, allora, onorerai la chiamata?” gli domandò Barbossa. “Quindi è solo per questo che sei venuto a salvarmi? Dannazione, qualcuno è venuto solo perché sentiva la mia mancanza?” esclamò Jack. La sua ciurma alzò ovviamente la mano e anche io dovetti farlo perché era vero. “Bene, allora io vado con loro.” Continuò puoi. Ma Sao Feng lo afferrò girandogli il viso su un’altra nave che stava arrivando. “C’è un tuo amico che è venuto a farti visita.” Gli sussurrò all’orecchio, riferendosi a Buckett. Lo vidi da lì, un basso uomo con i vestiti ordinati, un accenno di barba e gli occhi azzurri. Jack venne spedito sulla sua nave, mentre Sao Feng mi osservava ancora stranamente mentre i suoi uomini ci tenevano fermi. “Liberatela, non fa parte del patto.” Intervenne Will, riferendosi a me. Stranamente mi tolsero le manette, ma non capii cosa intendeva Will. “Mi occorre la Perla Nera per liberare mio padre, è l’unico motivo per cui ho intrapreso questo viaggio.” Spiegò poi. “Perché non mi hai detto del tuo piano?” gli chiesi stranita. “Hai lasciato Jack al Kraken, non me lo hai detto, ti sei tenuta le tue bugie per te e così l’ho fatto anche io.” Rispose freddamente. Adesso anche lui era arrabbiato con me, ci mancava. Ma pareva che Sao Feng volesse qualcosa in cambio. “La ragazza.” Disse indicandomi. “Cosa? Alìce non è merce di scambio!” intervenne Will, che sembrò comunque proteggermi. Ma io volevo sapere una volte per tutte cosa voleva quell’uomo. “Andata.”
 
Venni portata a bordo della sua nave, venni vestita di nuovo con un kimono e portata alla cabina di Sao Feng. “Sai, tanto tempo fa, alla seconda riunione del consiglio, ero molto contrario al fatto che venissi imprigionata in un’umana forma.” Mi disse. Ora capii tutto, lui credeva che io fossi Calypso, la dea de mare. Forse era meglio lasciarglielo credere, oppure chissà cosa avrebbe fatto. Fu in quel momento che si udirono dei cannoni e ci fu un’esplosione nella stanza in cui un pezzo di legno colpì Sao Feng mortalmente. “Avvicinati, ti prego.” Mi disse con voce debole. Andai da lui tremante, dopotutto non aveva fatto niente di male, era Buckett che voleva dominare il mondo e quelli erano i cannoni della sua nave. “Va per mio conto alla Baia dei Relitti.” Sussurrò, consegnandomi il suo pezzo da otto: una collanina in pelle. In poche parole mi aveva appena nominato capitano. Ci portarono sulla nave di Buckett e fu lì che potei rivedere James Norringhton tutto ricomposto ed ordinato. “Alìce!” mi venne incontro e mi abbracciò. “Per fortuna sei salva. Buckett punta alla Baia dei Relitti, vuole i pirati nobili.” Mi spiegò, prima che ci portassero in cella, me e la ciurma di Sao Feng ormai mia, a bordo dell’Olandese, sua alleata.
Fu poco dopo che James venne a liberarci. Collegò una fune dall’Olandese fino ad un’altra nave che avremmo usato per raggiungere Jack. Ci stava aiutando nonostante stesse con Buckett. “Perché ci aiuti?” gli chiesi. Mi guardò profondamente negli occhi, come l’ultima volta che ci eravamo visti, era così attraente. “I nostri destini si sono intrecciati Alìce, ma mai uniti.” Mi sussurrò prima di baciarmi passionalmente sulle labbra, come fosse il primo bacio e anche l’ultimo. Ma non volevo lasciarlo lì, volevo portarlo via, salvarlo da tutto quello schifo, se lo meritava. “James vieni via con me.” Gli dissi. Mi accarezzò la guancia e scosse gli occhi. “Non posso, ora va!” esclamò. Mi attaccai alla corda e insieme alla mia nuova ciurma salii sulla nave, diretta alla Baia dei Relitti.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Il Consiglio della Fratellanza. ***


Image and video hosting by TinyPic
Quando arrivai alla Baia dei Relitti, la riunione era già iniziata e gli 8 pirati nobili si erano riuniti in un lungo tavolo a parlare giusto giusto di Sao Feng. “Sao Feng è morto. Ucciso dall’Olandese Volante.” Esclamai non appena arrivata. Jack notò la collana che avevo al collo. “Ti ha nominata capitano?” domandò stupito. Annuii. “Questa nomina la danno a tutti al giorno d’oggi!” commentò. Mi sembrò anche giusto avvertirli che l’Olandese era diretto lì. “Buckett è alleato con Jones e stanno venendo qui!” continuai. Barbossa batté mano sul tavolo cercando di interrompere il brusio. “Abbiamo constatato che  vi era un traditore che ha avvertito Buckett e la sua stupida compagnia fra di noi.” Disse poi, mentre io cercavo Will fra la folla. “Dov’è Will?” chiesi a Jack. “Non è qui fra noi.” Rispose secco e mordicchiandosi le unghie, sospettavo qualcosa. “E come credete di fermare suddetta minaccia?” chiese una donna giapponese, molto truccata in viso. “Combattendo!” esclamai sicura. L’unico modo, secondo me, era spiegare le vele delle otto navi pirata per sconfiggere Buckett e Jones. Tutti, però, si misero a ridere credendo che la mia idea fosse stupida. “Vi racconto una storia che forse già sapete: tanto tempo fa, il quarto consiglio della fratellanza imprigionò una dea in forma umana. Oh si, domammo i sette mari, ma poi demmo spazio a Buckett. Quindi, penso sia stata una grande pazzia. Io propongo di liberare Calypso.” Spiegò mio padre. Ci fu un silenzio tombale per alcuni secondo e poi tutti iniziarono a dargli contro. “Mozzategli la lingua!” “Sparategli!” Ecco di nuovo il caos che si generò più pesantemente questa volta. Credevo che i pirati fossero uomini pieni di onore e non così ignoranti. “Questa è pazzia.” Commentai con una smorfia. “Questa è politica.” Rispose Jack che poi batté di nuovo la mano sul legno per far tornare il silenzio. “Io avrei una teoria signori!” esclamò. “Illustra.” Gli disse Barbossa, quasi infastidito. “Seppie. Non dobbiamo, cari amici, dimenticare le nostre amiche seppie: quei simpatici salsicciotti potrebbero anche esserci d’aiuto. Seguendo il discorso del mio caro collega pirata, potremmo anche liberare Calypso e sperare che sia misericordiosa con noi, il che io dubito.” Disse Jack, camminando fino dall’altra parte del tavolo. “Quindi, per non rischiare un’enorme falla, sono..ehm..non posso credere a quello che sto dicendo…d’accordo con… Capitan Barbossa seconda, dobbiamo combattere.” Continuò infine. Sorrisi a quella sua esclamazione, non potevo nemmeno credere che fosse d’accordo con me. “Te la sei sempre svignata dalle battaglie!” commentò mio padre. “No mai!” esclamò Jack. “Si sempre!” “No mai!” “Si sempre!” Prima che i due iniziarono davvero a litigare di nuovo, li interruppi con la mano. “Si da il caso, che secondo il nostro codice, solo il pirata re può proclamare guerra.” Disse Barbossa. Nemmeno Jack sapeva di questa regola e aggrottò le sopracciglia: “Te la sei inventata questa.” Commentò il pirata. “Davvero? Io chiamo il capitano Teague, custode delle chiavi del codice!” gridò mio padre. La smorfia che assunse Jack fu come di paura, visto che Teague assomigliava molto a lui: aveva gli stessi occhi, le stesse treccine, forse era suo fratello. Jack si scansò mentre l’uomo poggiò un enorme libro che si apriva solo con una chiave. Infine lesse su di esso. “Barbossa ha ragione.” Disse poi, con voce roca. “Che cos’è il pirata re?” domandai a Gibs accanto a me.
“Si voleva proclamare un pirata re a quei tempi, ma ognuno votò per se e non fu possibile.” Spiegò. “Io esigo una votazione!” esclamò Jack alzando la mano. Gli altri sbuffarono e come anni fa, votarono solo per loro stessi. “Barbossa.” Disse scocciato lui. “Alìce Barbossa.” Ovviamente votai per me. Poi fu il turno di Jack: “Alìce Barbossa.” Disse. Tutti lo guardarono male e nessuno poté crederci, mi stava dando fin troppa fiducia. Di nuovo l’ennesimo brusio di commenti e parolacce, ma qualcuno lo interruppe subito. “Silenzio!” gridò la donna giapponese, fermando il caos. “Cosa dite voi, capitan Barbossa, re della fratellanza?” mi domandò poi. Io ero sicura di voler combattere, ed ancora di più perché Jack era dalla mia parte. “Preparate le navi, all’alba, sarà guerra.”

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3240611