L'oscurità nascosta nella luce

di lunette864
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Lettera di Alejandro ***
Capitolo 3: *** Il turno di Courtney ***
Capitolo 4: *** Prima alleanza formata ***
Capitolo 5: *** -1 ***
Capitolo 6: *** Painful ***
Capitolo 7: *** Verità svelate ***
Capitolo 8: *** Il passato di Trent ***
Capitolo 9: *** Poseidon ***
Capitolo 10: *** Fughe e incomprensioni ***
Capitolo 11: *** Rescued ***
Capitolo 12: *** Rancori e nostalgia ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Autunno del 2012, 15 ottebre precisamente. A tutto Reality: Il tour è giunto al termine. I concorrenti sono stati mandati a casa. La loro vita ritorna normale. O questo almeno è quello che credono.

Chris Mclean se ne occupa personalmente. 24 lettere spedite. Sembrano fatte con la fotocopiatrice, tutte e 24 con lo stesso messaggio e che tutti i concorrenti trovano nella loro cassetta delle lettere. “Presentati davanti alla foresta oscura nella mezzanotte del 20 ottobre. Si tratta della nostra vecchia trasmissione. L'assenza non è prevista, se entro le dodici e mezza non sei lì, verrò a prelevarti io stesso, anche con la forza se necessario. Chris.”. Il messaggio è forte e chiaro, e nessuno sa cosa c'è dietro. Nessuno sa che si devono tutti rivedere un'ultima volta. Nessuno sa cosa succederà quella notte fredda e umida. Nessuno sa come la loro vita cambierà, di nuovo. I cinque giorni passano in fretta e tutti si presentano ansiosamente all'entrata di quella foresta tanto misteriosa quanto macabra. Gli sguardi degli ex campeggiatori sono impareggiabili: costernati di odio verso alcuni e allegria verso altri. Geoff rompe il silenzio:

-Ragazzi, ma cosa ci fate anche voi qui? In un posto come questo poi.

-Potremmo chiederti la stessa cosa, Geoff.- rispose Gwen.- personalmente ho ricevuto una lettera in cui Chris mi diceva di presentarmi qui a quest'ora.

I ragazzi si uniscono in coro “Anche io!” “L'ho ricevuta il tuo stesso giorno.” “Non sapevo che fosse anche per voi.”. Il suono di un forte petardo li interrompe. Si girano tutti in direzione dello scoppio. È Chris con un mantello marrone che lo copre da capo a piedi:

-Benvenuti amici miei. Siete tutti presenti, bene, ho un problema in meno a cui pensare.

-Che cazzo vuoi da noi, stupido conduttore?!- cominciò a urlare Duncan.- perché ci devi perseguitare?!

-Ogni cosa a suo tempo, mio caro Duncan, e ora seguitemi. Ho una cosa importante di cui parlarvi.

-M-ma...nella foresta...?- chiede una Bridgette titubante.

-Se non ricordo male la tua peggior paura è quella di restare nel bosco da sola di notte. Beh, come puoi notare siamo 25 persone compresa te, tutt'altro che sola. Non aver paura di questo.

-O-ok...

-C'è altro di cui dovreste aver paura, ragazzi miei.- bisbigliò in maniera impercettibile il vecchio conduttore televisivo trattenendo un ghigno malefico. -E ora andiamo, non perdiamo altro tempo.

Nessuno parla, alcuni lo hanno percepito nell'aria che respirano: qualcosa di brutto sta per accadere, ma nessuno osa aprire bocca. Lo sanno, se lo sentono, se dicono qualcosa di troppo sarà di sicuro anche l'ultima. Perciò si sono tutti limitati a seguire l'uomo incappucciato verso la meta. Dopo un'ora di un lungo e silenzioso cammino, si trovano davanti a un focolare. Davanti ad esso si trova una donna, anche lei incappucciata, ma con un mantello color prugna e che fissa il fuoco. È impassibile e sembra una statua. Per un attimo nessuno si muove, né Chris né i ragazzi e nemmeno la donna. Poi Chris interrompe il silenzio:

-Ciao, Morgana, siamo arrivati.

-Lo avevo notato, Chris. Salve a tutti ragazzi, sono Morgana. Prego sedetevi tutti davanti al focolare, abbiamo da dire delle cose molto importanti. Chris, vieni anche tu, non farti pregare.

Nessuno osa controbattere, e in pochi attimi sono tutti riuniti davanti al fuoco. Sembra come se una forza misteriosa impedisse loro di alzarsi e fuggire via, sono tutti intimoriti.

-Molto bene.- comincia Morgana.- ovviamente non sapete perché siete tutti qui. La questione è tanto semplice quanto importante. Verrete sottoposti ad un'importante prova. Non potete tirarvi indietro, il vostro destino è segnato dal giorno in cui avete ricevuto la lettera. Se vi foste rifiutati non sareste ancora vivi per raccontarlo. Quindi per prima cosa vi ringrazio per esservi presentati tutti e 24. La vostra prova, come ho già detto, è facile, ma è di vitale importanza. Io e Chris abbiamo valutato molto bene che tipo di persone siete tutti quanti, voi probabilmente non lo sapete, ma migliaia e migliaia di ragazzi presentarono i loro video candidatura per partecipare al famoso programma “A Tutto Reality: L'Isola” e che voi ovviamente conoscete fin troppo bene. Sapete tutti voi cosa avete in comune? Nascondete tutti qualcosa, qualcosa di oscuro. Che siano pensieri o azioni, ma non siete come dei normali adolescenti. Abbiamo passato così tanto tempo a investigare su tutte quelle persone e pian piano vi abbiamo trovato. Finalmente il nostro gioco può iniziare, ho aspettato per così tanto tempo. Vi spiego cosa dovete fare: ora vi consegnerò delle pergamene, ne avrete cinque ciascuno e una penna d'oca con due bottigliette di inchiostro rosso. Con queste pergamene dovrete scrivere almeno una lettera indirizzata a una persona cara del Reality, di cui vi fidate ciecamente. Il massimo delle lettere che potete scrivere sono cinque, non potete scrivere più di una lettera a persona. Che cosa dovete scrivere su queste lettere? Tutti i vostri peggiori peccati, tutti i pensieri oscuri che avete fatto, tutto e dico tutto ciò che avete fatto di malvagio nella vostra vita. Ovviamente non potete omettere niente, perché noi sappiamo tutto di voi. Avete una settimana di tempo per scrivere, dopo quel lasso di tempo io e Chris ci presenteremo alla vostra porta per ritirarle. Come ho già detto non potete ritirarvi, se dopo una settimana la vostra lettera non è pronta vi uccideremo all'istante, quindi valutate di conseguenza. Queste lettere verranno conservate, un giorno verranno recapitate al vostro destinatario, non saprete quando e nemmeno il perché. E ricordatevi che non potrete parlare di tutto ciò con nessuno all'infuori di noi o verrete uccisi all'istante, così voi così le persone alle quali avrete rivelato il nostro segreto. Un giorno saprete tutto, ma è ancora presto, siete così giovani, non dovete pensare a tutto questo per ora. Vi ringrazio per il vostro tempo. Ci rivediamo la prossima settimana.

Il discorso di quella donna è filato in modo liscio e regolare senza ricevere la minima interruzione. Dopo che i ragazzi hanno ricevuto il loro materiale sono stati accompagnati da Chris verso l'uscita intricata della foresta.

-Tenete a mente tutto quello che avete sentito. Nessuno vi ripeterà quello che avete ascoltato al focolare in precedenza. A presto.

Si gira e ritorna all'interno della foresta, in un modo così naturale da far sembrare quel macabro luogo una villa di lusso dove ci si può rilassare. Dopo essersi allontanato a sufficienza gli altri riescono finalmente a parlare:

-N-non ci posso credere...- dice Heather.

-Questa situazione mi sta mettendo i brividi.- aggiunge Gwen.

-Non so voi, ma io mi sento una stupida.- risponde Courtney.

-Per quale motivo?- chiede Alejandro.

-Nessuno ha avuto il coraggio di rispondere. Dopo tutte le cose orribili che ci ha detto quella megera, nessuno ha parlato o ha reagito. Mi sentivo come se non avessi più la voce e il mio carattere forte.

-Anche io mi sono sentito così.- risponde Duncan.- ed è strano per uno come me non protestare. Dev'essere stata la presenza di quella donna ad averci intimidito fino a questo punto. Ma non capisco il perché.

-Credo che nessuno lo sappia.- aggiunge Cody.- ma avete notato che la nostra voce è “tornata” dopo che Chris si è allontanato?

-Sì, penso che quei due stiano tramando qualcosa di brutto, molto brutto.- risponde Bridgette.

-E poi che diavolo volevano dire con “gioco”?! E per il passato macabro?!- chiede DJ.

-Sanno tutto. Sanno tutto di noi. Non so perché, ma me lo sento che stanno dicendo la verità. Ed è questa la cosa peggiore di tutte. Che tutto quello che hanno detto lo metteranno in pratica se non staremo alle loro condizioni.- risponde Duncan.

-Suppongo che per ora dobbiamo fare quello che dicono. Se le cose peggiorano, dovremo allearci, se ve la sentite.- aggiunge Courtney.

-Penso che sia la cosa migliore da fare in questa situazione.- risponde Duncan.

Nel frattempo, dall'altra parte della foresta, Chris e Morgana discutono mentre osservano i ragazzi che parlano del discorso fatto dalla donna riguardo il suo “gioco di corrispondenza”:

-Guardali, sembrano delle formiche da spiaccicare. Non servirà a niente proporre soluzioni, il loro destino è segnato.

-Che cosa facciamo adesso? Voglio dire, stanno discutendo sul tuo brillante discorso!

-Lasciali fare, in fondo se non discutono adesso, non lo faranno mai più. Abbiamo la vittoria da quando abbiamo organizzato tutto, perciò lasciali fare, lascia che abbiano un barlume di speranza. Sarà più divertente distruggerli uno ad uno.

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Capitolo 2
*** Lettera di Alejandro ***


{Alejandro}

Oddio, sono davvero pronto a tutto questo? Non ho mai avuto il coraggio di parlare con qualcuno di tutte le cose orribili che ho fatto fino a questo punto. Magari quello che ho fatto è niente in confronto alle persone con cui mi sono incontrato ieri notte in quella stupida foresta incantata. Guardo fisso le pergamene, gli inchiostri e la penna: non è normale che ci tocchi affrontare tutto questo. Come diavolo sanno tutto quello che abbiamo fatto?! E poi perché tutte queste congetture? Io alla pelle ci tengo, quindi scrivere almeno una lettera su questa pergamena mi tocca, ma mi scoccia da morire. Ma a chi scrivere? Di certo nel Reality non ero famoso per essere veramente gentile con tutti e, sopratutto, lo so chiaramente che nessuno mi può sopportare, ma io come potevo sapere che un giorno almeno una di quelle persone insopportabili mi sarebbero servite a un tale scopo? Continuo a pensare e pensare e l'unica persona che mi viene in mente è Heather...la scriverò a lei perché davvero non so a chi scriverla.

“Cara Heather,

partiamo dal presupposto che non ti scrivo questa lettera perché sei la persona più importante della mia vita, ma sinceramente non saprei a chi altro scrivere, in fondo io non sono molto popolare tra di voi. Mi urta scrivere tutto questo, lo sai? Pensavo che tutto ciò sarebbe venuto con me nella tomba e che rimanesse solo di mia conoscenza e...delle mie vittime. Da dove dovrei cominciare? Dall'inizio diresti, ovvio. Sono un sadico, manipolatore e ninfomane, almeno a detta del mio psicologo. Mio padre è fiero di me, specialmente per quest'ultima cosa. Tutto è partito da loro: facevano delle mega orgie come se niente fosse anche se ero sveglio e vigile e ogni tanto li interrompevo per sapere che cosa stessero facendo. Un giorno mi dissero tutto per filo e per segno e, sempre mio padre, mi disse che se proprio lo desideravo mi sarei potuto unire a loro. A quell'epoca avevo dieci anni e questo dovrebbe spiegarti molte cose. Verso i 14-15 anni cominciai anch'io a fare le mie prime orgie lasciando i miei fieri di me. Andando avanti nel tempo mi sono reso conto di essere un ninfomane incontrollabile e, a causa di ciò, ho violentato tre ragazze. Te lo confido, mi è piaciuto tantissimo e ancora oggi se ci penso provo tutto, tranne rimorso. Il ricordo mi eccita ancora, e questo mi fa piacere e paura allo stesso tempo. Quelle povere ragazze sono state traumatizzate dalla mia voglia irrefrenabile, ma non mi importa, anzi i ricordi delle loro urla mi rilassano da morire. Mi sono beccato la denuncia dell'ultima ragazza che avevo stuprato e, di conseguenza, i miei ne sono venuti a conoscenza. Mia madre cominciò a gridarmi contro dicendo che quello che avevo fatto era orribile e che violare una povera ragazza innocente è una delle cose peggiori che possano accadere. Mio padre invece era così fiero di me e gli confidai anche gli altri due stupri e lui disse entusiasta che non avrebbe potuto avere un figlio migliore di me. Sai, nemmeno io credo di aver fatto qualcosa di così brutto, mia madre esagerava. Per colpa mia hanno divorziato perché mia madre ha scoperto che mio padre mi ha sempre incoraggiato, ma anche questo non mi tocca minimamente. Ma lei non ha demorso, mi ha portato dallo psicologo per scoprire che cosa avessi perché tutto quello che facevo per lei non era “normale”, ma era tutta una sua impressione! O almeno così pensavo. Hanno detto che sono sociopatico, oltre alle “qualità” che ti ho elencato all'inizio. Io però non penso di essere un malato di mente come loro credono, ho solo delle sfaccettature diverse dalle loro, non lo credi anche tu? Come ci sono le persone gentili e insicure, ci sono quelle fredde e calcolatrice e, si sa, il mondo è bello perché è vario. Chris e Morgana a quanto ho capito vogliono che noi diciamo anche i nostri pensieri oscuri, diciamo che in effetti i miei non sono con coniglietti e fiorellini. A causa della mia ninfomania ogni volta che vedo una donna me la immagino nuda a quattro zampe che risponde a tutti i miei ordini. Attualmente questo è il pensiero che mi percorre maggiormente perché di donne ne vedo ovunque. Spero di non averti scioccata troppo, ma se quello che hanno detto ieri è vero, ossia che tutti quanto nascondiamo qualcosa di brutto, forse quello che ho fatto io è niente in confronto. Potresti aver fatto anche tu qualcosa di peggio, chi lo sa? 我不知道你怎么想,但我不希望留在他们的游戏。(Non so cosa tu pensi, ma io non voglio stare ai loro giochi.) Spero di risentirti un giorno, a presto Heather.

Alejandro

Ecco, sono pronto. Spero che non capiscano il cinese o altrimenti sono fregato quanto lei, ma l'unico motivo per il quale accetto le loro condizioni è perché non voglio che mi ammazzino, io, a differenza di alcuni, alla pelle ci tengo parecchio. Chissà cosa accadrà la prossima settimana, ma spero di poter ancora essere vivo per poterlo raccontare. Sto cominciando a pensare che se per qualunque ragione la cosa sfugga di mano debba trovare dei forti alleati da avere al mio fianco...

Angolo dell'autrice
Scusate se i prossimi capitoli non saranno lunghissimi, ma per il momento parlerò delle lettere di tutti i campeggiatori quindi dovrete sorbirvi una ventina di capitoli che parla di quello e poi avverrà il resto xD spero di non annoiarvi troppo! Fatemi sapere se il capitolo vi piaccia con una piccola recensione :) alla prossima!

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Capitolo 3
*** Il turno di Courtney ***


{Courtney}

Fisso il muro alla ricerca di uno spunto, di un'ispirazione, di un qualcosa per cercare di indorare la pillola, ma forse è meglio che lui sappia la verità vera e cruda, di lui posso fidarmi, o almeno così credevo. Certo, il bacio è stato tutto inventato da Chris: “Aumenteremo gli ascolti così!” diceva e infatti così fu. Ma Morgana lo sa? Sa che tutto ciò è una messinscena e che io e lui stiamo benissimo? Se sono alleati come è sembrato quel giorno credo proprio di sì. Mi siedo davanti alla scrivania, prendo la piuma d'oca e la intingo di inchiostro rosso sangue, fisso la pergamena alla ricerca di un'introduzione, il mio più grande problema, da sempre. Mi decido e scrivo ciò che sento, così d'impulso:

Ciao Duncan,

sai quello che nascondo forse non è oscuro come dice Chris, o forse sì, dipende dai punti di vista. Da che cosa potrei cominciare? Diciamocelo, siamo due tipi diretti, quindi te lo dirò nel modo più veloce e indolore possibile: io non sono un essere umano. Io sono una sirena, che però può assumere l'aspetto di un essere umano, ma penso che questo tu lo avessi già capito, come tutti d'altronde. Non sono nata così, mi lanciarono una maledizione. Accadde qualche mese prima che iniziasse la prima stagione di A Tutto Reality, non so dirti il motivo per cui sia diventata così, so solo che pensavo fosse una di quelle zingare che lanciano le maledizioni per spaventarti (e penso che tu ne abbia avute moltissime visto la tua situazione). Ma invece non fu così. Il giorno dopo andai al mare con una mia amica, ma come mi bagnai anche solo le gambe vidi che si stava trasformando in una coda, come quelle delle sirene e mi spaventai da morire. Dovetti uccidere la mia amica perché non dicesse nulla a nessuno e tuttora nessuno immagina dove si possa trovare. Vorrei non dirtelo, ma sono sicura che loro lo sanno dove si trova, sanno che cosa ho fatto e cosa sono in realtà. Il suo corpo credo che non esista più, lo avevo solo gettato in mare e portato con me nei fondali. Riuscii a dire a uno squalo di divorarla e così fece. Ancora oggi ho l'orribile ricordo di ciò che ho fatto, ma ero stata colta dal panico e io davvero non sapevo cosa fare. Ti ricordi la prima prova? Quella dove ci dovevamo buttare dalla scogliera? Io potevo tranquillamente buttarmi, ma quella “condizione fisica” che mi impediva di farlo era proprio questo, io non riuscivo ancora a controllarmi e quindi anche il minimo contatto con l'acqua mi faceva tramutare in sirena. Ora invece riesco a stare massimo mezz'ora come umana a contatto nell'acqua per poi trasformarmi e questo ti spiega perché poi successivamente mi sono messa in acqua come se nulla fosse. Passavo le notti mentre voi dormivate ad esercitarmi e alla fine ci sono riuscita, ho ottenuto questa piccola vittoria grazie alla mia forza di volontà. Sai, non è tutto, ho ottenuto anche un potere con questa trasformazione: so padroneggiare il ghiaccio, è una cosa che può far comodo ogni tanto. Credi che sia tanto grave quello che ho fatto? Che non sia normale che io sia ciò che sono? Non lo so, lascio decidere te, io ho smesso anche di averne paura e di farci gli incubi perché ormai lo so che tutto questo me lo porterò dritto nella tomba, ma non importa. Mi amerai comunque? Anche dopo che ti ho giudicato per essere finito in riformatorio facendoti credere che io sia la santina saccente di turno? Spero di sì, perché io non smetterò mai di farlo.

A presto, Courtney.

Faccio un respiro profondo, la leggo e la rileggo, credo che vada bene. Decido poi di chiamarlo per dirgli una cosa importante:

-Pronto?

-Duncan!

-Ehi, principessa! Che cosa c'è?

-Senti, io e te dobbiamo parlare, è una cosa importante.

-Non mi dire che mi devi lasciare come hai fatto nel Reality...

-No! Niente affatto! Ma è urgente!

-Sei sicura?

-Come sarebbe a dire se sono sicura?! Certo che lo sono! Ci dobbiamo incontrare in un posto dove non può vederci nessuno.

-Ehi ehi dolcezza, se è per quello puoi sempre venire da me, sai ho casa libera!

-Ma tu brutto...non è quello! Sei un porco schifoso!

-Come te la prendi dai!

-Senti, sono seria, sono seriamente preoccupata per una cosa.

-Di che si tratta?

-Per questo ci dobbiamo vedere!

-D'accordo. Vieni alla stazione abbandonata, ci vediamo lì.

-Ok, ci vediamo fra cinque minuti.

Cosa gli dovrei dire? Quello che ho scritto nella lettera? No, non credo. Non so nemmeno io perché lo voglio incontrare, ma sento che devo farlo, forse ho solo voglia di vederlo, chi può dirlo. Mi metto una felpa verde scuro,dei jeans neri e degli anfibi militari, giusto perché dopo aver confessato sulla lettera il mio passato non mi sembrava il caso di sembrare ancora la ragazza perfettina di sempre. Prendo in prestito la macchina dei miei e parto per arrivare al nostro punto d'incontro, di certo non il massimo del romanticismo... Eccolo lì, davanti a me, con la sua solita maglietta con il teschio, i jeans blu e le converse rosse. Io non mi sono stupita affatto del suo abbigliamento, lui invece ha letteralmente sgranato gli occhi:

-Mio Dio, da principessa delle fiabe sei diventata principessa delle tenebre!

-Non credo che una principessa si vesta con felpa e jeans...

-In effetti...beh, che cosa ti preoccupa così tanto?

-L'incontro nel bosco...quella là, Morgana...le lettere...il passato...tutto!

-Guarda, nemmeno a me tutta questa situazione piace, ma non possiamo farci niente!

-Io non voglio essere comandata da quei due! Io voglio essere libera di vivere come diamine mi pare!

-Non mi sembra che tu abbia mai fatto nulla di male.

-Ma se sono stata messa in ballo, qualcosa avrò fatto, no?!

-Ah giusto...che cosa hai fatto?!

-Preferirei non dirtelo.

-E se ti dicessi cosa nascondo io, lo faresti anche tu?

-Non nascondi niente che io non sappia! Sei finito in riformatorio e allora? Non ci sei finito per aver ucciso qualcuno!

-Chi te lo dice?

-Beh...lo dico io!

-Mh, non penso che tu mi conosca così bene da conoscere ciò che io nascondo, come io sono sicuro di non immaginare minimamente cosa tu nasconda.

-Lo penso anche io.

-Cosa?

-Che tu non possa minimamente immaginare cosa io nasconda.

-Ti ascolto allora.

-Voglio sentire prima te, in fondo l'accordo lo hai fatto tu, no?

-Mh, era meglio se mi stavo zitto.

-Eh no io adesso voglio saperlo, in fondo chissà quando ci capiteranno in mano le lettere che confessano tutto, o sbaglio?

-Credo che tu abbia ragione...ma io...non so proprio come dirtelo.

-Ah non mi dire che facevi qualcosa di illecito a letto con le altre, non mi stupirebbe...

-Ma no! Quello sarà qualche altro stronzo che era nel programma, tipo Alejandro, ce lo vedo benissimo in quel scenario e magari ci azzecco pure!

-Ah quello scemo che pensava che io davvero fossi innamorata di lui? Non sapeva che era tutto finto quello che stavamo facendo?

-Quel ragazzo è pieno di sé, ci scommetto la mia tinta verde che Chris non glielo ha detto perché così non avrebbe finto nulla.

-In effetti pensavo che fosse fin troppo bravo a recitare.

-Infatti per questo credo che non avesse recitato affatto.

-Ehi, vedi di non cambiare argomento! Fuori il rospo! Tanto non sarà peggio di quello che ho combinato io.

-E che avrai fatto? Mangiato la nutella mentre tua madre era a fare la spesa?

-... *sguardo omicida*

-*Gulp* Ok, ok non guardarmi così, stavo scherzando! Ehm...allora...sei proprio sicura di volerlo proprio sapere?

-Adesso sì!

-Ehm...ok...allora...io...io sono...

-Tu sei?

-Ehm...io non sono più un umano, ecco!

-E allora cosa sei?

-Non mi crederai mai...

-Sputa il rospo! Allora? Se non sei un umano, che cosa sei?!

-Io sono un...lupo mannaro.

-...non credo che tu nasconda solo questo, quindi per favore continua.

Il mio sguardo posa serio sui suoi occhi azzurri terrorizzati, è convinto che io non creda alle sue parole, ma si convincerà che io ho totale fiducia in lui quando gli dirò che nemmeno io sono un'umana, non più ormai.

-Sei sicura di volerlo sapere?

-Per favore, come te lo devo dire? Voglio sapere tutto, voglio la verità.

-La verità? Per così tanto tempo ho dovuto nasconderla, non so nemmeno più come ci si senta quando si rivela tutto.

-Io sono qui per te. Non ti abbandonerò, te lo prometto.

-Come faccio ad esserne sicuro?

-Perché non appena saprai tutto, sono sicura che ti calmerai, ma ti prego dimmi il resto.

-Ok, per te ci proverò. Sono diventato un lupo mannaro dopo aver cercato di difendere mio fratello da un lupo mannaro, anche se a quel tempo credevo che fosse un lupo qualsiasi anche se era troppo grande per essere un normalissimo lupo, aveva le stazze di un essere umano, ma in quel momento non ci pensai. Non sono riuscito a proteggerlo però, io sono sopravvissuto ma ho rimediato un morso che dopo una settimana mi ha trasformato. Non immagini quanta sofferenza provassi in quel periodo perché il mio corpo stava cambiando. Dopo la trasformazione mi sono dovuto adattare: portavo con me un calendario dove stava scritto quando avveniva la luna piena, permettendomi di nascondermi in un posto sicuro per non far del male a nessuno. Avevo una sorella maggiore che lo aveva capito, era così perspicace e aveva notato subito i miei cambiamenti e che io non ero più il ragazzo allegro e spensierato di un tempo. Prima di morire aveva brevettato per me una medicina che dovrò prendere sempre per permettermi di controllare la mia trasformazione, così mi sarei potuto tramutare in lupo mannaro quando volevo e durante la luna piena avrei avuto il controllo su me stesso.

-Ma come è morta tua sorella?

-L'ho uccisa io. Io...io non volevo...ero trasformato quando avvenne...quando...quando ritornai umano la trovai morente fra le mie braccia...lei mi sorrise e disse che non era colpa mia e che non dovevo dire ai nostri genitori che ero stato io, ma che era venuto un lupo ad azzannarla. Poi, prima di chiudere gli occhi definitivamente mi disse di controllare nel suo cassetto e aggiunse che mi avrebbe voluto bene per sempre e che non importava quello che le avevo fatto perché non lo avevo fatto apposta...

A quel punto Duncan ha smesso di parlare perché i suoi occhi stanno cominciando a riempirsi di lacrime, io non sono tanto brava con le parole dolci e non so come consolarlo. Mi limito ad asciugargli le piccole lacrime che sgorgano dai suoi occhi. A quel punto mi prende la mano e me la avvicina alla sua guancia mentre la stringe forte. So quanto stai soffrendo adesso, ma ora io sono con te, anche se non sono molto brava ad esprimerlo. Lui alza lo sguardo verso di me e con una voce leggermente soffocata mi dice:

-Adesso tocca a te, principessa. Cosa nascondi di così tanto oscuro da essere finita in questa mischia? Credevo che fra noi due tu fossi quella a posto.

-Beh, te lo dico senza girarci attorno. Nemmeno io sono un'umana, io sono una sirena. Io ho ricevuto una maledizione poco prima del Reality, ecco perché cercavo sempre di evitare l'acqua. Ora però riesco a controllarmi, so mantenere la forma di un'umana per una mezz'oretta prima di ritornare al mio aspetto originale.

-Tutto qui? Non mi sembra che tu abbia fatto questo gran male.

-Ho ucciso una mia amica e l'ho fatta divorare da uno squalo per mantenere intatto il mio segreto!

-Ahi, questo non me lo aspettavo.

-Ok, lo ammetto, tu sicuramente sei stato più male perché hai ucciso tua sorella, ma io l'ho uccisa con le mie mani perché non sapevo ancora di essere una sirena e fui colta dal panico. Non te l'ho detto che dissi io allo squalo di divorarla per farla sparire?

-Ehm...me lo hai detto adesso. Ma, scusami, nessuno si è insospettito quando hanno visto che non è più tornata?

-Ho detto semplicemente che ci siamo salutate e che non l'ho più vista. E ancora oggi non immaginano dove possa essere.

-Spero per te che nessuno venga mai a sapere quello che tu hai fatto.

-E spero lo stesso per te.

-Resterai con me, nonostante tutto?

-Sì, per sempre. E tu?

-Per sempre insieme.

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Capitolo 4
*** Prima alleanza formata ***


Alejandro scruta fisso il muro per decidersi: “allearsi o rimanere soli?”. Per quanto la sociopatia gli impedisse di pensare come un comune essere umano, ha cominciato a preoccuparsi per la sua stessa incolumità e ora risulta in bilico fra se stesso e gli altri. Se si fosse alleato avrebbe tentato insieme ad alcuni suoi ex colleghi (se non addirittura tutti) di risolvere la faccenda il più presto possibile e sperare che fosse come se niente fosse accaduto realmente. Ma il suo lato sociopatico vuole tenerli tutti lontani e non vuole che nessuno si metta in mezzo ai suoi piani, ma sa bene che se prova a combattere totalmente da solo concluderà poco o niente. Poi il suono di un messaggio interrompe i suoi pensieri: “Chi osa disturbarmi mentre rifletto?!”. Fissa lo schermo del cellulare: si tratta di Courtney. “Stiamo cercando degli alleati, la dobbiamo sconfiggere. Se tu sei dei nostri fammi sapere. Court.”. “Sicuramente si tratta di uno di quei messaggi copia e incolla mandato a tutti” ma cosa può fare il ragazzo spagnolo davanti tale richiesta? E no, Ale, non è il momento di pensare in QUEL modo! “Ok, ok, non c'è bisogno di prendersela tanto!”. Alla fine ha deciso di chiamarla per chiedere chiarimenti e vedere cosa fare di conseguenza:

-Pronto?

-Pronto Courtney, sono Alejandro.

-Dimmi.

-Cos'è questa storia dell'alleanza?

-Quello che ho detto sul messaggio. Sai, ho come l'impressione che quella Morgana nasconda qualcosa che a noi sfugge ancora e sai più si è meglio è.

-Non dirmi che vi devo rivelare i miei segreti?

-Francamente non mi interessa minimamente e poi, dovrei raccontare anche io i miei e la cosa mi stufa non poco, fidati.

-Capisco. Ma che cosa vuoi concludere così?

-Non saprei, ma è sempre meglio che stare con le mani in mano, no?

-Ma cosa puoi fare tu?!

-Non fare il madornale errore di sottovalutarmi, ti prego, ho tante capacità nascoste.

-E perché dovrei far parte della vostra alleanza?

-Sei libero di fare come vuoi, ho mandato il messaggio a tutti, anche se abbiamo avuto dei disguidi questa mi sembra una questione abbastanza urgente.

-Forse tu stai solo esagerando.

-Può essere, ma non è peggio sottovalutare il tutto?

-Non mi interessa a dire il vero.

-Pazienza, sono affari tuoi, qui la gente non manca.

-Giusto per sapere chi c'è nella tua alleanza?

-Allora, io, Duncan, Gwen, Heather e Trent.

-Anche Heather?!

-Beh, io, Gwen e Heather siamo un trio solido, era inevitabile.

-E gli altri che fine hanno fatto?

-Hanno avuto la tua stessa reazione, alcuni hanno detto che si sono già organizzati con qualcun altro o che semplicemente non ci volevano fra i piedi.

-Poco gentili, eh?

-Tu sei stato uno dei più gentili, fidati.

-Alcuni hanno fatto anche di peggio? Non riesco a immaginarli, e pensare che sembravano tutti così gentili.

-Nascondiamo tutti dei segreti oscuri quindi mi sembra anche una reazione normale, se non ti fidi hai paura che chi conosce il tuo segreto potrebbe distruggerti.

-Mh, filosofica la ragazza. E sentiamo, ti fidi di me?

-Di te? Mica tanto! Ma Heather vuole che tu entri ecco perché sto ancora qui al telefono con te altrimenti avrei chiuso da un bel pezzo e non avrei nemmeno perso il mio tempo a parlarti dell'alleanza e tutto il resto.

-Heather vuole...me?

-E che ho detto io?

-Cioè proprio me?

-Oh insomma! Ti ho detto di sì! Sei dei nostri o no?!

-Ehm...non saprei...

-Come sarebbe a dire che non lo sai?! Heather per favore vieni a parlare con questo scemo!

-Pronto?

-Pronto!

-Che cosa combini?!

-Ehm...di che parli?

-Come sarebbe a dire di che sto parlando?! Siamo nei casini e tu cosa fai?! Hai pure il coraggio di fare il titubante?! Datti una mossa e vieni qui. E ovviamente non si accettano rifiuti.

-Ma Courtney ha detto...

-Lo ha fatto per tentare di convincerti! Ma tu sei proprio scemo!

-Ma ecco...

-Vieni qui e basta!

-Qui dove?!

-Qui!

-Ma piacere! Dove stai?!

-Ah, giusto. Adesso siamo a casa mia, sai benissimo dove abito e quindi alza il culo e vieni subito qui! E ribadisco che io non accetto rifiuti!

-Ehm...ok...fra cinque minuti sono lì.

-E vedi di darti una mossa!

{Alejandro}

Quella ragazza è l'unica che riesce a mandare al diavolo il mio mondo perfetto e che mi condiziona nelle scelte, infatti con Courtney non avevo piegato ciglio, ma Heather? Mi basta sentire il suo nome per sentirmi strano...come se fossi un essere umano...non che io non lo sia, ma un essere umano normale e che non pensa solo ed esclusivamente a se stesso. Non riesco a vedermici, mi sento come se fossi fuori dal mondo quando lei è con me e mi sento sempre perso. Mi vesto come facevo al Reality e mi sono diretto verso il punto di incontro. Ma se Morgana ci sta veramente sorvegliando, allora perché loro stanno in un posto così comune a parlare di una cosa del genere? Non mi sembra che siano stati molto intelligenti, ma va bene così, magari quella Morgana è solo una pazza schizofrenica che si inventa le cose. O per lo meno lo spero, con tutto il cuore, anche se questo significa che i nostri segreti sono stati rivelati a vuoto per dare il contentino a due scellerati. Senza neanche accorgermi raggiungo l'immensa villa dove abita Heather. Suono il campanello in attesa di una risposta. Subito dopo la porta si apre e mi trovo davanti Heather con il suo inseparabile codino, che a me sembra quello di un topo morto, ma di un topo morto carino. Ma questi sono dettagli.

-Ah, finalmente! Avevi intenzione di farci aspettare tutto il giorno?!

-Hola chica! Per il vostro piacere eccomi qui...

-Poche storie, entra!

Mi tira per il bavero della giacca e mi strattona dentro la sua dimora che è enorme, e in quel caso le apparenze non ingannavano. Vedendomi disorientato, la ragazza decide di tirarmi per il braccio e di portarmi dove stavano gli altri ad aspettarmi. Li trovo in cucina seduti attorno a una tavola rotonda, tipo i cavalieri ai tempi medioevali, ma erano molti di più, noi siamo una versione ridotta.

-Uh, i piccioncini sono arrivati eh eh.- ridacchia sotto i baffi Duncan. Quanto detesto quel ragazzo, è più brutto di me, ma in compenso anche lui ha fatto molte conquiste, sarà l'aria da cattivo ragazzo che emana da quando è uscito dal riformatorio grazie al Reality. Ma perché rovinare il corpo così? Quei capelli verdi, quella cresta, quei piercing e quell'abbigliamento osceno fanno paura! Ma solo per me il corpo è un tempio sacro da rispettare?! E poi Gwen con quei capelli e quel trucco, dio mio! E Courtney che accidenti ha addosso?! Una felpa, dei jeans e degli anfibi?! Ma le mancano solo i capelli viola per fare pendant! E Heather...beh, lei...

-Terra chiama Al!

-Chi ha osato chiamarmi Al?!

-Io! Voi due vedete di darvi una svegliata, non abbiamo il tempo per delle cazzate romantiche!- urla Courtney.

-Ma certo che le abbiamo principessa!- risponde Duncan con uno sguardo ammiccante.

-Stai zitto! Non ti ci mettere anche tu!

-Datevi una calmata, ragazzi!- interviene Gwen.- questo non è il tempo di litigare, ma di discutere riguardo la nostra situazione! Altrimenti perché ci siamo incontrati qui tutti quanti?!

-Gwen ha ragione, abbiamo bisogno di lavoro di squadra per uscire da questa situazione!- appoggia Trent.

-Chiedi alla perfettina qui.- risponde Heather.- l'idea è stata sua e SICURAMENTE avrà qualcosa in mente, vero?

-Chi? Io?

-E certo! Di chi stiamo parlando secondo te?!

-Potresti essere più gentile ogni tanto, eh. Sai non ti costa niente, la gente ti nota comunque.

-!!! D'accordo, d'accordo. Potresti, per favore, raccontare che cosa hai in mente e dare un'idea generale agli altri? Così va meglio?

-Certo, certo. Allora l'idea dell'alleanza è stata mia. Perché ho avuto l'idea di farla? Perché chiunque abbia un minimo di cervello avrà pensato che qui c'è qualcosa che non va, non saprei dire cosa di preciso, so solo che quando quella è intorno a noi io mi sento perduta, come se non potessi fare niente per impedire di fare ciò che posso. Inoltre non vi siete chiesti perché accidenti vuole sapere i nostri segreti più profondi? Perché vuole ricattarci? Perché hanno scelto proprio noi? E se volesse metterci uno contro l'altro?

-Una chica dai pensieri molto particolari, vero? Ma non pensi di stare esagerando?

-Io penso che invece i pensieri di Courtney non siano sbagliati, ma anzi se li interpreti bene hanno un senso.- risponde Trent.

-Ora dovremmo interpretare quello che hai detto tu a dire il vero, Courtney è stata abbastanza chiara.- dice Heather.

-Dai, ragazzi, non facciamo gli infantili! Non è il momento adatto vista la situazione!

-Ma insomma credete davvero a quello che dice questa ochetta?

-Come ti permetti di dare dell'ochetta alla mia principessa?! Chiama la tua fidanzata in questo modo piuttosto!

-Io ochetta?! Fidanzata?! Vedi di darti una calmata pure tu!

{Gwen}

Non è possibile che quei tre stiano litigando per una cosa così stupida! Mentre loro discutono, io e Courtney cominciamo a parlare di ciò di cui dovevamo parlare fin dall'inizio:

-Sei sicura che sia stata la cosa migliore quella di far unire tutti loro? Parlo specialmente di Heather e Alejandro, conosci il loro caratterino.

-Non ti preoccupare collaboreranno perché io so benissimo i loro segreti, quelli che vogliono nascondere così bene. Ecco perché sono sicura che non ci daranno tanto fastidio, l'importante è sapere come prenderli.

-Conosci i loro segreti? E come hai fatto?

-Diciamo che ho i miei metodi, dopo ti spiego.

-Conosci i segreti di qualcun altro?

-Oltre a loro due, quelli di Duncan. E basta. Il tuo e di Trent no, penso che la prima cosa che dobbiamo fare per fidarci l'uno dell'altro è proprio rivelare cosa nascondiamo.

-Ma come pensi che quei due parlino? Sai benissimo che abbiamo sempre avuto delle ostilità durante il Reality e si vede lontano un miglio che di noi non si fidano per niente.

-Hm. Heather ha accettato subito. Non appena si calmano ti potrò spiegare anche il motivo, lei non saprà aiutarti.

-Che intendi dire?

-Tempo al tempo ragazza mia.

-Ragazze, scusate se interrompo il vostro discorsetto, ma non pensate che dobbiamo fermarli?- chiede Trent.

In effetti a vederli stavano quasi per arrivare alle mani, ma per fortuna li abbiamo fermati in tempo.

-Ma vi sembra il momento di litigare?! Insomma!

-Ragazzi, capisco che la tensione è alta, ma dobbiamo dimostrarci maturi e andare oltre queste discrepanze.

-Accidenti dateci un taglio tutti e tre! E Duncan, mostra un minimo di dignità!

-Ah, io?! Questa lite l'ho fatta per difendere te!

-Di sicuro è molto nobile da parte tua, ma è il momento sbagliato! Credo che sia il momento di iniziare! Abbiamo perso un quarto d'ora solo per sentirvi litigare!

-Allora chica, che cosa credi di fare? Oltre a farci la paternale si intende eh.

-Umpf. Credo che sia il momento di dire la verità.

-L-La verità?!

-Siamo una squadra. Dobbiamo sapere tutto di tutti, altrimenti non potremo mai fidarci gli uni degli altri.

-Io di voi non mi fiderei a prescindere.

-Vedi di non fare il guastafeste, Alejandro. Tu da qui non te ne vai e per nessuna ragione al mondo mi lascerai qui da sola.

-Oh ma per favore Heather se proprio non vuoi stare qui puoi prendere e andartene come se nulla fosse.

-No, che non posso.

-Come sarebbe a dire che non puoi?

-Non posso e basta. Devo restare qui con loro e quindi anche tu farai lo stesso.

-Non guardarmi così io fra poco me ne vado!

Heather ha cominciato a guardare Alejandro in un modo strano, ma di sicuro non l'ho mai visto. Sembra come se lo stesse pregando di rimanere qui con noi e, se continua ancora un po', penso proprio che ce la farà. Courtney per convincere me e Trent non ci ha messo nulla. Eravamo incerti del da farsi da quando Morgana ci aveva dato il messaggio quel maledetto giorno, ma poi Courtney dopo qualche giorno ci ha chiamati per dirci cosa fare. Ho accettato subito e Trent ha fatto lo stesso e penso che concluderemo qualcosa di buono solamente in questo modo, se solo Alejandro e Heather avessero il buon senso di capirlo realmente. Alzo lo sguardo e noto che Alejandro malvolentieri prende una sedia e si siede accanto a Trent:

-Ora sarai contenta immagino.

-Sì, molto, credimi.

-Ora che avete finito con la vostra sceneggiata possiamo cominciare?

-Aspetta un momento chica. Come possiamo sapere che tu dica realmente la verità e che il segreto che ci dirai sarà realmente tuo?

-Se proprio ci tieni oltre a dirtelo ti mostrerò anche la lettera. Non ci devono essere misteri fra di noi. Ti anticipo il tutto: non sono un essere umano, ma una sirena e so controllare il ghiaccio. Il succo è questo ma c'è dell'altro e lo devi leggere nella lettera se proprio ci tieni a sapere tutti i dettagli.

Courtney...una sirena?! Ma come è possibile?! Voglio dire, quando ci siamo tuffate durante lo show è sempre rimasta umana e secondo le leggende le sirene si trasformano non appena vanno a contatto con l'acqua e a lei una cosa del genere non è mai accaduta, ma forse le leggende si chiamano così perché non raccontano mai totalmente la realtà e quindi forse c'è qualcosa di diverso.

-Ma Court, come fai a rimanere umana anche nell'acqua? Durante il Reality ci siamo tuffate in alcune occasioni e non è mai accaduto qualcosa di sospetto.

-Leggi la lettera, è tutto scritto lì. Ora tocca a voi, mentre uno legge la lettera l'altro dice la verità. E siate sinceri. Se necessario leggeremo la lettera. Tanto lì sopra non potete mentire.

-Umpf, okay chica mi hai convinto. Ci tieni tanto a saperlo? Riassumo anche io: sono sociopatico, sadico e manipolatore. E i dettagli osceni vatteli a leggere. Toh, eccoti la mia lettera.

Sono rimasta senza fiato, ma non molto, in fondo dai suoi modi di fare qualcosa era evidente. Poi è stato il turno di Duncan, posiziona la lettera sul tavolo e dice:

-Io sono un lupo mannaro e so padroneggiare il fuoco, solo che come lo scemo mi sono dimenticato di scriverlo nella lettera. Spero che non ci siano problemi riguardo a questo. Scusami se non te l'ho detto prima principessa, me ne sono dimenticato.

-Non importa. Abbiamo altro a cui pensare.

Ho preso l'iniziativa e ho fatto lo stesso identico procedimento di Duncan:

-Io non sono nativa di questo paese. Vengo dalla Romania e quando io avevo dieci anni avvenne una guerra che però non è mai stata citata da nessuno, le uniche persone che ne sono a conoscenza sono i sopravvissuti, ma che sono relativamente pochi e gli organizzatori che fanno parte di un'associazione di cui non conosco il nome ma che hanno messo a tacere l'accaduto. Non so per quale motivo sia successo il conflitto ma è durato per ben cinque anni, fino a che io stessa non ho messo a tutto una fine. Ho ucciso tutti quei mostri con una bomba e il mio paese è stato salvato, per così dire. La mia famiglia è stata uccisa durante la guerra e sono finita in orfanotrofio. Una famiglia canadese mi ha adottata e adesso sono qui. Ora mi vesto in questa maniera ancora in ricordo di tutto quello che è successo perché io non ho dimenticato anche se tutti vogliono nascondere ciò che è successo. Ma io no, se potessi capire tutto per bene io stessa metterei fine a tutto questo.

-A tutto questo? Di che parli?

-Ho sentito dire che quell'associazione ha insabbiato tante di quelle cose da averne perso il conto. Non ne posso più.

-Mi dispiace Gwen, davvero.- mi dice Courtney guardandomi con uno sguardo che mi sembra compassionevole.

-Non ho bisogno della tua pietà, Courtney.

-La mia non è pietà. Sto dicendo la verità: mi dispiace per quello che ti è accaduto. Nessun bambino dovrebbe vivere una situazione del genere. Ma sappi che hai fatto una delle migliori cose fermando quella guerra. Almeno tu hai ucciso per una giusta causa, io per coprire un segreto.

-Coprire un segreto?

-Dopo lo leggi.

-Non appena sentirò cosa gli altri hanno da dire. Sentiamo Trent, tu cosa nascondi?

-A te non lo aveva detto?

-No, ha detto che preferiva dirlo una volta sola, ossia quando ci saremmo riuniti tutti.

-Bene, ora posso cominciare? Allora, non sono un essere umano vero e proprio, io sono un mago. So fare tutti gli incantesimi basilari e so padroneggiare il tempo atmosferico. Per sbaglio con un incantesimo ho ucciso delle persone, ma non è niente di che a dire il vero.

-Ma chi pensi di prendere in giro Trent?!

-Di cosa stai parlando? Non credo che tu possa obbiettare, in fondo tu sei un lupo mannaro.

-Io non sto dicendo questo. Ma vedi io il tuo segreto lo conosco fin troppo bene. E non sei un mago comune, ma un mago oscuro e hai ucciso tutte quelle persone per la TUA negligenza! Puoi darla bere a loro, ma non a me! Io so chi sei realmente.

-Interessante. E tu come fai a saperlo?

-Beh, i lupi mannari e i vampiri del paese hanno una congregazione separata e sappiamo tutto su tutti i demoni e gli esseri oscuri esistenti qui in Canada.

-Congregazione? Ma quella non è riguardante la chiesa?

-Questo nome lo ha usato il nostro capo perché non voleva usare i comuni nomi come “banda” e “associazione”. Tutto qui.

-Ma quindi tu sapevi già che io sono una sirena?

-No, affatto. Le sirene non sono demoni e non sono esseri oscuri, certo ci sono delle eccezioni, ma qui in Canada non sono ancora state rinvenute delle sirene oscure. E tu, togliendo quello che hai fatto non mi sembri oscura, dolcezza.

-Se lo dici tu.

-Va bene signor Duncan, mi hai scoperto. Sì, sono un mago oscuro e ho ucciso quelle persone per aver praticato per sbaglio la magia. Ma sui poteri non ho mentito.

-Oh certo su quello non ho nulla da dire. Certo che se devi sfoggiare i tuoi poteri non puoi mentire su di essi.

-Faccio finta di non aver sentito. Heather, manchi tu.

-Ehm...ecco...allora...Courtney tieni il referto medico.

-Perché dai a Courtney il referto medico?

-Quel referto indica il mio profilo psicologico. Dice che io soffro di disturbo istionico di personalità, ma credo proprio che si sbaglino.

-Si sbagliano? Ah non credo proprio. Qui sta scritto chiaramente la signorina Heather Wilson soffre di disturbo istionico della personalità in cui la persona prova forti emozioni e vuole essere sempre al centro dell'attenzione. Da quanto sopraggiunge la paziente è stata una prostituta per un periodo di tempo per attirare l'attenzione dei ragazzi su di sé, ma ha smesso non appena i suoi genitori l'hanno mandata in terapia. Questo spiega anche perché tu ci tenga tanto a stare nel gruppo. Se stai con noi e, mettiamo caso, avvengono dei conflitti con Morgana che ci coinvolge tu ne faresti parte e di conseguenza attireresti attenzioni, anche un minimo. Sai, francamente non mi interessa se tu voglia far parte di questo gruppo per il sentire il bisogno di fare qualcosa di concreto o essere semplicemente al centro dell'attenzione. Se farai realmente qualcosa di concreto io non ho nulla da dire.

-Mh, ok. Se lo dici tu.

Sono sbalordita. Trent un mago oscuro che uccise senza pietà, Heather che soffre di quel disturbo (anche se un po' lo immaginavo), Alejandro che ha violentato delle povere ragazze senza sentire rimorso e Duncan e Courtney che hanno ucciso delle persone care, anche se sicuramente in fondo al cuore non lo volevano. Ma solo io ho ucciso per il bene della mia patria?!

-Ascoltatemi adesso. Ora sappiamo tutto degli altri e non esiste che ci tradiamo, per nessuna ragione. Se è stato un falso allarme, va bene, ci siamo confidati e la cosa rimane fra di noi. Ma se è tutto vero, allora la fiducia e la lealtà sono al primo posto, non dimenticatelo mai. Fra tre giorni Morgana verrà a ritirare le nostre lettere. Propongo che uno di noi la segua e veda tutto il cammino che svolge per ritirare la posta di tutti quanti e di essere sicuri di quello che faccia.

-Mi offro io volontaria.- dico immediatamente.

-Io e Duncan ti copriamo le spalle però. Sai, non si sa mai.

-Preferirei che venga solamente tu Court.

-Che bello essere amato dalle due fanciulle...- dice Duncan sospirando.

-Non ti preoccupare tesoro, andrà tutto bene. In fondo non siamo due principianti.

-Esatto. Io ho fermato una guerra e lei è una sirena agguerrita. Sappiamo che cosa fare.

-Uff fate come cazzo vi pare. Ma se poi vi trovo in ospedale io non vengo a trovarvi.

-Certo certo.

-Che ne dite di un caffè con la panna per tutti?- chiede Heather con un tono felice. Sono sicura che si è tolta un peso dallo stomaco. Accettiamo tutti con piacere e ridiamo e scherziamo come degli “adolescenti normali”.

Bene, molto bene. E così volete sfidarmi, eh? Bene, e guerra sia. Non riuscirete mai a sconfiggermi. Io sono un passo al di sopra di tutti. E non basteranno una banda di venti ragazzini per impedirlo. Avete avuto il coraggio di sfidarmi? Bene, e sia. Voglio proprio vedere chi avrà la meglio.”

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Capitolo 5
*** -1 ***


I tre giorni tanto attesi sono passati in fretta. I venti campeggiatori aspettano ansiosamente che arrivi Morgana per disfarsi subito della loro prova del diavolo. Courtney e Gwen sono pronte, attendono che la donna ritiri quello che deve per poi cominciare a seguirla. Hanno i cellulari e le lettere in mano per agire non appena il loro debito verrà saldato. Quando Morgana suona il campanello della casa di Courtney, la ragazza ispanica nota subito che la donna ha in mano almeno una decina di lettere.

-Courtney Wallace...la tua lettera?

-Eccola.

-Perfetto. Ci rivediamo alla prossima eh eh.

E lascia l'abitazione sghignazzando. Courtney la guarda un po' confusa, ma decide di chiamare Gwen.

-Oi, da te è venuta Morgana?

-Sì, giusto due minuti fa, e da te?

-Se n'è appena andata. Che facciamo?

-Dobbiamo seguirla adesso che la posso vedere, tu raggiungimi dove ti dico io.

-Ok, aspetto un tuo segnale.

La mora guarda per strada, la donna è ancora sulla via del cammino e inseguirla è facile come rubare le caramelle a un bambino, troppo facile quasi, ma Courtney non ci fa molto caso. Comincia a pedinarla senza dare troppo nell'occhio per cercare di non farsi notare, specialmente da Morgana. Ne sono sicura, qualcuno non ha scritto la lettera. Qualcuno ha voluto sfidare la sorte o semplicemente crede di essere così intelligente da essere totalmente stupido. E allora devo capire che cosa accadrà, se sarà pericoloso come dice lei o solo uno stupido scherzo per spaventarci tutti. Ma se così fosse, come mai tutti quanti nascondiamo tutti dei segreti oscuri? Potevo capire uno, due, ma anche tre, ma tutti no. Non credo che esistano realmente le coincidenze, quindi una ragione a tutto questo ci deve essere necessariamente, ma non saprei proprio che cosa lega il tutto.

Courtney alza lo sguardo e vede che Morgana si è fermata di nuovo, davanti la casa di Duncan questa volta. Intravede il suo ragazzo consegnare la lettera senza fiatare e chiudere subito dopo la porta come se niente fosse. Dopodiché ricomincia ad incamminarsi nuovamente. Questa volta ne vedremo delle belle me lo sento. Arriva dopo dieci minuti a casa di Noah, Courtney decide di nascondersi dietro una macchina che si trova parcheggiata nelle vicinanze e comincia a scrutare cosa sta facendo la donna, come se fosse sicura di quello che starà per fare. Dopo il suono del campanello Noah apre la porta e la guarda in modo strano, con quello sguardo che solo lui sa fare. Mentre l'ispanica cerca di capire che cosa stia succedendo, manda un messaggio a Gwen chiedendole di raggiungerla e di fare in fretta. Successivamente rialza nuovamente lo sguardo verso i due individui e comincia ad origliare cosa si stanno dicendo:

-Allora? La tua lettera?

-Non ho scritto nessuna lettera.

-Come sarebbe a dire che non hai scritto alcuna lettera? I nostri accordi dicevano ben altro.

-Beh, bellezza, io sono un genio e francamente a cosa mi serve stare agli accordi di una...AH!

Courtney guarda la scena inorridita: Morgana ha trasformato il suo braccio in una spada argentata e ha trafitto Noah per lo stomaco, poi avvicina il corpo verso di lei:

-Te lo avevo detto che gli accordi sono accordi. Tu non sei intelligente come credi, ti sei fatto battere senza nemmeno iniziare. Si basava tutto sulla fiducia, solo su questo, ma non hai saputo nemmeno scrivere una misera lettera. Voi mortali siete tutti uguali. Noah comincia a sputare sangue a causa della ferita profonda. Credo proprio che non ce la farà nemmeno se intervengo io. Oddio che cosa faccio?! Forse è meglio che faccio un tentativo, magari i medici possono fare un miracolo e... Courtney non riesce a finire il suo pensiero che Morgana toglie immediatamente la spada dal suo stomaco e lo trafigge per il collo uccidendolo all'istante, insoddisfatta poi calpesta il suo cadavere con i suoi tacchi a spillo neri forando la sua carne, il suo corpo ormai deceduto. Courtney trattiene un conato e un urlo, non aveva mai visto una scena simile. Fa un paio di passi indietro per scappare via, ma urta qualcosa che la fa urlare di colpo.

-AH!

-Ehi Court, calmati! Sono io, Gwen!

-Cavolo Gwen ma vuoi farmi prendere un infarto?! Ma dico!

-Oh mio Dio, hai visto cosa è successo a Noah?!

-Certo, ho visto tutta la scena. Mi stanno venendo i brividi!

-Temo proprio che i brividi saranno l'ultima cosa alla quale penserete care fanciulle.

Courtney e Gwen cominciano a girarsi lentamente per scoprire l'inevitabile: Morgana era dietro di loro e aveva ben capito che la stavano spiando fin dall'inizio.

-Dunque, dunque, le ragazzine infrangono le regole...

-Ma cosa dici?! Non hai mai detto che non potevamo guardare quello che tu facevi!

-Davvero? Forse hai ragione, sciocca sirena, ma non importa. Avete visto quello che gli è capitato e quindi lo andrete a riferire agli altri della vostra cara alleanza, vero?

-Ma tu come...

-Umpf, ma pensate che io sia nata ieri? Io so benissimo a che gioco sto giocando, ma soprattutto come voi lo state giocando, io so tutto di voi, di tutto quello che state facendo e sai, francamente, non mi va proprio che andiate a dire che io ho ucciso veramente quel ragazzo quando io ho detto che se non aveste consegnato la lettera vi avrei uccisi all'istante. Ma adesso che ho voglia di sangue anche a voi toccherà morire.

-CHE COSA?!

-Gwen dobbiamo andare via, SUBITO!

Le ragazze cominciano a correre prese dall'impulso della paura, ma Morgana sembra non batter ciglio e le comincia a raggiungere senza problemi. Courtney comincia a lanciarle dei dardi di ghiaccio per cercare di rallentarla, ma inutilmente. Gwen rimpiange di essere una comune essere umana e Courtney la mancanza di una fonte d'acqua in cui nascondersi. La sirena lancia un incantesimo di ghiaccio verso i piedi di Morgana per cercare di bloccarla e in effetti funziona, ma sa che l'effetto durerà per pochissimi istanti e che potranno fare solo pochi metri prima che le raggiunga. Mentre corrono guardano indietro, verso la donna bloccata, ma all'improvviso l'ispanica viene presa per il collo. Morgana non era mai stata catturata dal ghiaccio, quella era solo una copia per illuderle e loro ci erano cascate in pieno.

-Ngh, lasciami subito!

-Mh e perché dovrei? Ucciderò prima te e poi la guerriera, il sangue di sirena è delizioso e inoltre mi rafforza, se poi aggiungo ad esso quello umano divento quasi invincibile. È fantastico, non credi cara mia sirena?- chiede stringendole ancora di più il collo. Gwen è paralizzata, ma non dal terrore come chiunque avrebbe potuto credere, anche se lei non lo sa, Morgana la sta bloccando con un incantesimo per evitare che lei dia problemi mentre si ciberà della sua amica. Dal viso della sirena cominciano a uscire delle lacrime, non perché avrebbe perso la vita, ma perché avrebbe perso Duncan e lei non vuole che accada e, in preda alla disperazione, si dimena con la speranza di riuscire a liberarsi da quella forte presa lontanamente umana.

-Che c'è, ti ribelli, bella sirenetta? Eh eh sarà molto più divertente ucciderti. Addio, cara sirenetta!

No, no, no, non posso morire. Come farà Duncan? Come farò io? Dopo tutto quello che abbiamo fatto?! No, non posso andare via, non posso abbandonare tutto proprio adesso. Mi sento inutile e stupida, come quando ho ucciso Carol per proteggermi. Perché? Perché sto perdendo tutte le persone che amo? Gwen lo so che non è colpa tua, è colpa di Morgana, ti prego,almeno tu salvati. Salvati e dì a Duncan di essere forte, ti scongiuro. Ho paura, per la prima volta ho paura di morire, è questione di pochi istanti, fra un attimo sarò morta e prosciugata. Forse è meglio pensare a qualcosa di bello durante gli ultimi momenti della mia vita: la vacanza in montagna con la mia famiglia, le vendite dei biscotti che ho fatto quando ero un piccolo capo scout, il primo incontro con Carol, i momenti che ho passato con Duncan e Gwen...

-LASCIA SUBITO ANDARE LA MIA RAGAZZA!

Courtney, che aveva perso i sensi da qualche minuti, apre leggermente gli occhi e gira lo sguardo verso dove ha sentito quell'urlo: un essere grande e dalla peluria nera si avvicina verso di lei, quegli occhioni azzurro cielo le sono familiari. È Duncan, Duncan trasformato.

-Sciocco licantropo, ormai è tardi. La tua ragazza è già morta!

-Duncan...- sussurra Courtney in cerca di aiuto.

-Principessa! Adesso ci penso io!

Duncan fa uno scatto e aggredisce nel giro di pochi secondi Morgana, che per evitarlo è costretta a lasciare Courtney e sciogliere l'incantesimo che aveva lanciato a Gwen. Courtney comincia a tossire, ma si sente già meglio, può finalmente respirare l'aria fresca. Gwen corre immediatamente vicino all'amica:

-Courtney! Oddio grazie al cielo stai bene! Non ho potuto fare niente davvero, ero paralizzata, non so spiegarti cosa sia successo!

-Stai...stai tranquilla...non è stata colpa tua...era un incantesimo.

-U-Un incantesimo?

-Sì, un incantesimo paralizzante. Meno male che è arrivato Duncan, altrimenti la nostra fine era segnata.

-Puoi ben dirlo. A proposito, lui dov'è?

Le due amiche si girano e vedono Duncan che ringhia ferocemente verso la donna. Non sembra che gradisca molto la presenza di Duncan, sembra intimorita:

-Solo stavolta avete avuto la vinta ragazzine! Ringraziate questo stupido lupo mannaro!

E detto questo svanisce in una nube nera. Duncan corre subito verso la sua ragazza:

-Courtney! Stai bene?!

-Adesso sì, ma solo grazie a te.

-Cosa vi è saltato in mente?!

-Te l'ho detto tre giorni fa che saremmo andate a spiarla!

-Ma non pensavo che diceste sul serio! Ma vi rendete conto di cosa avete corso?!

-Beh, sì, ma come puoi vedere adesso stiamo bene, anche se solo grazie a te.

-Adesso potete spiegarmi gentilmente come mai vi ha aggredite?

-Ci ha scoperte mentre stavamo vedendo una sua esecuzione.

-E-Esecuzione?! Di che cosa state parlando?!

-Si tratta di Noah...

-Cosa?!

-Lui...è stato un idiota! Non ha scritto la lettera e per di giunta l'ha pure guardata con fare superiore! Al che lei lo ha trafitto due volte con una spada, prima allo stomaco e poi al collo! E ha anche calpestato il cadavere con le sue scarpe!

-Oh che schifo! Mi sembra proprio sadica questa donna e anche molto irascibile, era solo una lettera dopo tutto, no?

-No, non credo. Se fosse stata SOLO una lettera tutto questo non sarebbe accaduto!

-Forse hai ragione. Adesso Noah dove si trova?

-Ancora all'ingresso di casa sua. Che c'è, vuoi andare a vederlo?

-Francamente, sì.

-*Gulp* Ok...

-Se non ti va di rivedere la scena, posso andarci da solo.

-No, non importa. Vengo con voi.

Lo spettacolo è orribile, peggio di quanto Courtney potesse immaginare. Il suo corpo è diventato irriconoscibile: ci sono due ferite, una al collo e una allo stomaco, che gli sono state inferte con la spada di Morgana, mentre tutti gli altri punti che sono stati colpiti con le scarpe, la testa, le braccia e le gambe, si sono sciolti a causa dell'acido, anche se Courtney non aveva proprio idea di come quella sostanza sia finita sul cadavere.

-Aveva una famiglia?

-Chi?

-Noah. Aveva una famiglia? O viveva semplicemente da solo?

-Li conosco io.- risponde Gwen.- i suoi genitori sono i miei vicini di casa. Come faremo a dir loro che è morto Noah?

-Ma, peggio ancora, come facciamo con il corpo? Non vedete com'è ridotto?!

-Forse è meglio che glielo dica qualcun altro...

-Che intendi?

-In questa zona è stato fatto un incantesimo, con una tecnica molto complicata. Questa zona ha una specie di campo di forza invisibile. I comuni esseri umani non possono varcarlo, ma credo che fra poco svanirà. Quindi andiamo via, aspettiamo che la polizia informi la famiglia e poi andiamo a fare le condoglianze. Credo che sia l'unica soluzione plausibile senza essere considerati dei sospettati.

-Credo tu abbia ragione, ma un dubbio mi sorge spontaneo: come ho fatto io ad attraversare il campo di forza?

-Penso che Morgana lo abbia attivato non appena sei arrivata tu, in fondo non c'era nessun altro oltre noi, non a quest'ora del mattino. Ora andiamo, non abbiamo tempo da perdere.

Qualche ora dopo

-Perché anche noi dobbiamo andare dalla famiglia di quello sfigato se noi nemmeno lo calcolavamo prima che morisse?!- chiede indignato Alejandro a Courtney.

-Tu ci vieni e basta. E lo stesso vale per tutti voi. Siamo tutti alleati, siamo una squadra e dobbiamo andare tutti insieme a fare le condoglianze alla famiglia, quindi mettiti quel dannato completo e andiamo!

Il gruppo di ragazzi raggiunge la casa dei famigliari di Noah. Gwen suona il campanello, la tensione nell'aria è palpabile. Apre la madre di Noah, una donna di altezza media, che ha i capelli come quelli di Noah e gli occhi tondi come i suoi, ma il suo sguardo è vuoto e non traspare nessuna emozione.

-Ah, ciao Gwen.

-Ciao...mi...mi dispiace davvero per quello che è accaduto.

-Perché dovresti dispiacerti? Non è stata colpa tua...

-Volevamo farvi le condoglianze.

-Prego. Accomodatevi.

La donna accompagna il gruppo di ragazzi in salotto. La stanza è illuminata solo da qualche candela, al centro della stanza, invece di un tavolo o di un divano, si trova una bara con dentro il corpo di Noah, è la fase di veglia. Attorno alla bara si trova un uomo seduto che fissava Noah senza dire nulla e delle altre persone che pregano per il ragazzo appena deceduto.

-Chi è l'uomo seduto?- chiede Courtney sussurrando a Gwen.

-Il padre di Noah. Erano molto uniti.

-Credo che dovremmo fare le condoglianze e andarcene. Non possiamo fare niente qui, non c'entriamo niente.

Si avvicinano tutti insieme verso il gruppo vicino alla bara. Loro, al rumore di passi, si girano verso i ragazzi che dicono tutti insieme “Condoglianze.”. Il padre di Noah comincia a piangere per la disperazione, grida per tutta la stanza il mio bambino! Perché hanno portato via il mio bambino?!. Courtney è sconvolta e comincia ad avvicinarsi verso Duncan perché vedere il padre di Noah che sta cominciando a tirarsi i capelli disperatamente le fa venire il ricordo di quello che è accaduto quella mattina. La madre di Noah si avvicina verso i ragazzi e dice:

-Forse è meglio che adesso andiate via. Non c'è altro da vedere qui.

I ragazzi annuiscono ed escono.

Carol...Noah...quante persone moriranno senza che io abbia fatto nulla per impedirlo? Cosa ci deve accadere ancora? Non voglio che ci facciano del male...perché a noi? Perché vogliono farci soffrire ancora di più..?

Angolo dell'autrice
*ahem* questo è la prima volta che descrivo una scena horror, se così posso chiamarla. Come vi è sembrata? Spero che nonostante tutto vi sia piaciuta. Fatemi sapere cosa ne pensate tramite una piccola recensione ^^ Sciau!

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Capitolo 6
*** Painful ***


Due settimane dopo...

-Ascolta Courtney, non ci sono più pericoli e non abbiamo più bisogno di essere ancora in questo “club”. Io mi ritiro.- mi dice Heather in modo irritato.

-Ma...Non avete visto come hanno ridotto Noah?! E come stava per uccidere me e Gwen?

-Senti chica, non ci interessa cosa possa esservi accaduto, sai, meglio a voi che a noi, non credi?

-Che razza di ragionamento è il tuo?!

-Un ragionamento che fanno tutti, ma che nessuno ha il coraggio di ammettere.

-Oh, al diavolo voi due fate come volete!- grido indignata verso Heather e Alejandro. -Ma...voialtri che intenzioni avete? Siete con me, vero?

-Non offenderti Courtney...- accenna Trent.- Ma francamente non mi interessa, non mi ha mai fatto piacere essere qui. Ci sono solo per Gwen, ma io mi sono scocciato e me ne vado anche io. Se lei vuole restare sono affari suoi, io me ne tiro fuori.

-E visto che è casa mia...- comincia Heather.- vi voglio tutti fuori adesso!

Non ci dà nemmeno il tempo di fiatare che ci troviamo in cinque fuori dalla villa della ragazza asiatica. E io sono su tutte le furie: dopo tutto quello che è successo se ne infischiano? Giustamente è perché non è accaduto a loro, ma nel momento del bisogno non mi chiamassero! Senza fiatare mi sistemo meglio lo zaino verde militare e comincio ad andarmene senza rivolgere la parola a nessuno: Duncan e Gwen non hanno detto nulla, ma non hanno preso le mie difese prima e quindi non ne voglio sapere più niente nemmeno di loro. Io non ci avrei pensato due volte al posto loro, ma il mondo è bello perché è vario, o almeno così dicono. Spengo il cellulare e lo ripongo nello zaino, giusto per essere sicura che nessuno mi dia fastidio nel frattempo, non con la rabbia che mi sta soffocando in questi istanti. Arrivo alla fermata dei pullman, salgo sul primo che arriva e pago con qualche monetina il biglietto. Mi siedo sul primo posto vicino al finestrino, il mio prediletto e comincio a guardare il panorama. Non ho un motivo preciso per cui essere salita sul mezzo di trasporto e nemmeno una meta precisa da raggiungere, oggi voglio fare come gli esploratori che viaggiano anche per scoprire sé stessi e che spesso sono anche senza una lira in tasca, o al massimo un paio. Nel frattempo comincio a pensare a quello che ho visto due settimane fa e del rischio che io stessa ho corso: ogni singola da notte da allora ho sempre gli incubi sulla morte di Noah, su Morgana che cerca di uccidermi e finisco sempre per svegliarmi grondante di sudore quando sento infine un urlo strano di Morgana che grida “morirai molto presto sirena, è una promessa!”. Spesso dicono che si fa sogni e incubi su cose che rimangono nascoste nel proprio inconscio, ma allora perché anche quando ci penso gli incubi non finiscono di tormentarmi? Non riesco a trovare una soluzione, ma per questo ci sono le persone adatte che fanno queste cose al posto nostro. Mentre rifletto sui miei ricordi un tonfo contro la parete opposta del pullman mi fa ritornare subito alla realtà: c'è stato un incidente e la vettura che ci ha colpiti ha preso in pieno la mia parte facendo finire dall'altra parte tutti i passeggeri. La mia mente è offuscata, devo aver colpito la testa, ma devo fare mente locale sulla situazione. L'autista è davanti a me, ha perso i sensi e c'è una pozza di sangue, spero per lui che sia ancora vivo. Dietro di me ci sono pochi passeggeri, ma sono tutti feriti in qualche modo: una donna piange disperatamente perché la spinta ha fatto cadere violentemente la carrozzina uccidendo irrimediabilmente il piccolo; un ragazzo si lamenta e urla per il dolore per la botta contro i sedili opposti e per un vetro incastrato nelle carni del braccio, gli altri sono svenuti. Io ho un dolore lancinante alla schiena e alla testa, qualche vetro è finito inevitabilmente sul mio corpo per via della mia mania del posto vicino al finestrino. Fino a qualche istante fa questo era solo un mezzo di trasporto pubblico, ora sembra una cassa di metallo traboccante di sangue e cadaveri. Non so cosa fare, credo di aver avuto qualche brutto trauma. Devo provare ad alzarmi. Non importa il come, ma devo farlo, non ho alcuna intenzione di rimanere qui. Prima il piede destro si posiziona, mi appoggio per alzarmi lentamente e poggiare il piede sinistro, sento un dolore atroce ma devo resistere. Sono in piedi, ma ho poco equilibrio. Apro lo zaino con molta fatica e cerco il cellulare. Si è rotto con l'impatto, perfetto. Mi avvicino ai comandi del mezzo per provare ad aprire la porta e uscire, ma i comandi non funzionano, devono essersi rotti dopo l'impatto. Guardo fuori dal finestrino del conducente e comprendo che cosa ci ha presi in pieno: un tir di enormi dimensioni. Ma c'è un problema: nessuno è alla guida, è presente solo l'enorme camion rovinato dallo schianto. Eppure una persona normale non sarebbe mai potuto uscire senza farsi un graffio, se fosse sopravvissuto sarebbe già stato un miracolo. Inoltre non ci sono tracce di sangue, quindi anche se avesse avuto la fortuna di non farsi niente e di poter uscire perché non ci sono delle macchie? Beh, forse non si è lesionato dall'esterno ma dall'interno e questo potrebbe spiegarlo. Ma non è umanamente possibile una cosa del genere. E perché nessuno è venuto a soccorrerci? Sono le cinque del pomeriggio e la gente a quest'ora esce e dovrebbe aver visto quello che è appena accaduto, quindi perché non c'è ombra di nessuno? Devo cercare aiuto quindi provo a chiedere agli altri feriti se hanno un telefono per poter chiamare i soccorsi. Mi avvicino prima al ragazzo disperato e gli chiedo:

-Ehm...scusami, per caso hai un telefono? Dobbiamo chiamare i soccorsi!

Ma non mi risponde. Provo a chiederglielo un altro paio di volte, ma nulla, non mi ascolta, continua a piangere e urlare come se niente fosse. Provo allora ad andare dalla signora che piange per la morte del pargoletto e cerco di domandarle se possieda o meno un cellulare per chiamare i soccorsi. Ma è la stessa cosa come per il ragazzo, non mi risponde e continua a piangere sul piccolo corpicino del figlio grondante di sangue. È come se...come se io non fossi presente. Non provo nemmeno a svegliare la gente svenuta, non si degnerebbe nemmeno di una mossa. Continuo a trascinarmi verso la porta. Anche se i pulsanti sono rotti magari riesco a romperla in qualche modo. I finestrini sono fuori discussione: sono totalmente rotti e per come sono ridotta ne uscirei più malandata di prima. Cosa potrei usare di conseguenza come potrei uscire? Magari provo a colpire il vetro con lo zaino. Lo colpisco una, due, tre volte, ma niente, il vetro non dà cenno di rottura. Poi capisco di aver sempre avuto la soluzione più semplice davanti ai miei occhi: ho i poteri del ghiaccio, se ghiaccio il vetro fino a romperlo uscire sarà un gioco da ragazzi! Ma come ho fatto a non pensarci prima? Credo che sia perché sono abituata a pensare come una semplice umana e non come una sirena trasformata che con gli umani veri e propri non ha quasi nulla a che fare. Distruggo il vetro ed esco dall'autobus con le mie ultime forze. Questo quartiere lo conosco, qui vivono Duncan e Gwen. Chissà per quale motivo sono finita qui senza nemmeno essermene resa conto. Ma è strano, di solito è sempre pieno di gente, mentre adesso non c'è anima viva che possa darmi una mano. L'unica cosa che voglio adesso è trovare un posto dove riposarmi un pochino, ma non credo di poter andare molto lontano ridotta così. Mi accascio a terra e comincio a fare come il ragazzo che stava nel pullman e comincio a piangere per il dolore e per la frustrazione, se non fossi stata così testarda forse non sarei stata coinvolta in tutta questa brutta situazione. Mi guardo attorno anche se è tutto annebbiato e non vedo nessuno. Speravo che dopo un po' qualcuno sarebbe arrivato ma mi sbagliavo. Senza forze, mi accascio totalmente al suolo e aspetto di morire, sì perché dopo tutti i colpi che ho preso non credo proprio di potercela fare. Guardo poco prima di perdere i sensi una pozza del sangue, del mio sangue, ma non ho il tempo di aver paura.

Sono su una barca, da sola, su un fiume strano e inquinato dai rifiuti. Sento l'odore del mare, il che è strano visto che sono su un fiume, o almeno questo è quello che mi sembra. Alla mia sinistra c'è una grande montagna viola e alla mia destra c'è un'enorme distesa di terreno verde e arancione. Credo di avere delle allucinazioni. Intorno a me c'è una nebbia piuttosto fitta e io mi limito a vedere lo spettacolo, la piccola barchetta viene trasportata da sola dalla corrente. Ho i brividi, e sento delle vibrazioni raccapriccianti e che mi fanno provare un'enorme paura. All'improvviso la corrente si fa più forte e la barca va più veloce. La nebbia sparisce e riesco a vedere ciò che sta dietro e mi scappa un urlo. Ma non ho voce. Non riesco a far sentire il mio urlo a nessuno. Forse perché nessuno può sentirmi per davvero. Davanti a me ci sono Duncan, Gwen, Alejandro e Heather morti. C'è un lago di sangue e io non ho le forze di reagire. Duncan è accucciato su di sé, c'è una pozza di sangue vicino allo stomaco, deve essere stato colpito lì. Gwen è distesa e ha la testa dentro l'acqua, mentre Heather e Alejandro sono stati trafitti da una lancia che è ancora vicino ai loro corpi. Vorrei aver potuto fare qualcosa per loro, ma non ho fatto in tempo. Sono stata una stupida e non ho fatto attenzione come dovevo realmente, come è accaduto con Carol e Noah. Ho perso tutto e non ho più nessuno. Sono sola. Che mi ammazzassero pure, non ho più niente da perdere. Dopo averli visti la barca accelera ancora e davanti a me ritorna la nebbia. Riesco a intravedere una figura nera davanti a me. Non riesco proprio a capire di che cosa si tratta. Sento una risata maligna che mi attraversa l'animo, e la creatura misteriosa comincia a muoversi. Dopo un attimo trafigge anche me al cuore, ma non riesco a sentire niente. Vedo solo il sangue che esce dal mio petto. Con ancora la lancia conficcata nel mio corpo, la figura nera mi solleva e mi porta vicino a me. È Morgana. Mi guarda, ride e dice “Hai visto sirena? Alla fine ho vinto io. Non avevi alcuna possibilità di sconfiggermi e così anche i tuoi amici sono morti e solo per causa tua, non è vero? Almeno adesso potrai raggiungerli.”


Angolino dell'autrice
Vi prego, vi scongiuro non uccidetemi per il ritardo ç.ç vi capirei, però vi prego abbiate pietà xD ho avuto molto da fare in questi due ultimi mesi, a scuola è davvero pesante ç.ç ma finalmente ho trovato un piccolo momento per sfornarvi il nuovo capitolo <3 ah, non dimentichiamo che ero anche senza ispirazione, il che non aiuta per niente se vuoi cercare di scrivere qualcosa di decente xD spero che vi sia piaciuto :3 ricordatevi sempre una cosa necessaria per questa storia: le apparenze ingannano e niente è certo se non la morte stessa. E con questo mini aneddoto passo e chiudo. Ci vediamo al prossimo, ma non preoccupatevi, non ci metterò più così tanto ad aggiornare, promesso <3

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Capitolo 7
*** Verità svelate ***


Apro gli occhi e mi alzo di scatto. Sono in una stanza buia. Meno male, era solo un incubo, un terribile incubo. Eppure sembrava tutto così dannatamente vero. Mi tocco la fronte e ho una fasciatura, è umidiccia a causa del sudore che cola ogni notte. Accendo la luce da tavolo che sta accanto a me e noto che questa è la camera da letto di Duncan: è sempre in pieno disordine, vestiti ovunque e cartacce sparse a terra. Sono sul suo letto, comodissimo e caldo. Sento un leggero dolore alla schiena e allo stomaco, mi controllo e vedo anche qui una fasciatura, credo che mi abbiano messo qualche punto o qualcosa del genere. Chissà per quale motivo sono qui, prima di addormentarmi era tutto deserto e nessuno dava cenno di ascoltarmi minimamente. Provo ad alzarmi e noto che il mio equilibrio è decisamente migliorato rispetto a prima. Ci sono delle pantofole con il teschio, sicuramente di Duncan, me le infilo ed esco dalla stanza. Raggiungo il soggiorno e vedo Duncan che indossa una camicia bianca che lascia intravedere un po' il suo petto e dei jeans blu. Se non fosse per le sneakers rosse, la cresta verde e i piercing avrebbe fatto la perfetta figura di un uomo d'affari, o quella di un principe alla ricerca della sua amata. Il modo in cui è disteso sul divano mi ricorda vagamente quegli uomini che tentano continuamente di sedurti. Ha in mano un bicchiere con del brandy con un paio di cubetti di ghiaccio. Subito dopo alza lo sguardo, deve avermi sentita arrivare. Poggia il bicchiere sul tavolino di vetro davanti a lui e mi sorride.

-Finalmente ti sei svegliata principessa!

-Che...che cosa è successo?

-Sei stata coinvolta in un incidente tra un autobus e un tir.

-Ah, giusto. Ora ricordo...

-Anche se è normale che tu sia un po' confusa, il dottore ha detto che hai avuto un brutto trauma cranico e una emorragia interna. Eri messa maluccio.

-Io avevo provato a chiamare aiuto, ma nessuno mi rispondeva. E non c'era nessuno in giro.

-A me invece hanno detto che tu hai chiesto in effetti a qualcuno di avere il telefono per chiamare i soccorsi, ma quando te lo hanno passato tu hai continuato a chiedere la stessa cosa come un disco rotto. E quando sei uscita qualcuno ha provato a chiederti come stavi, ma non rispondevi. Sembravi persa in te stessa e ad un certo punto sei svenuta. Poi ti ho trovato io, ti ho portato a casa e ho chiamato il dottore per farti visitare.

-Mi avevano risposto? Io...quando ho provato a chiedere non si sono mossi e mi ignoravano. Non c'era nessuno.

-Il dottore lo ha detto che hai preso proprio una bella botta in testa in effetti.

-Ho notato, sono piena di fasciature. Sembro una mummia.

-Beh, in effetti, ma sei una bella mummia non credi?

-Non saprei. Duncan, potresti darmi un attimo il telefono?

Per un breve secondo vedo la faccia di Duncan contrarsi in una strana smorfia, per poi riprendersi:

-E per quale motivo alla mia principessa serve il telefono?

-Devo chiamare Gwen, Trent e gli altri.

-Non puoi usare il tuo?

-No, il mio si è rotto.

-Ah, capisco. Beh, non ti devi preoccupare di avvisarli, ci ho già pensato io.

-Sei...Sei sicuro?

-Certo, che domande! Arriveranno qui fra poco, non ti devi preoccupare, te l'ho detto, devi stare tranquilla.

No, qui c'è qualcosa che non va, qualcosa di brutto. Duncan non è...Duncan, non è il ragazzo punk di sempre, nei suoi occhi vedo un'espressione diversa che non riesco a spiegarmi, ma che so che lo sta invadendo sempre più ogni secondo che passa. Si sta avvicinando a me e mi abbraccia. Io sul momento rimango bloccata per lo stupore, poi ricambio un po' riluttante.

-Grazie a Dio stai bene, non sai quanto mi hai fatto stare in pensiero.- mi sussurra.

-No, non lo so infatti.

-C'è qualcosa che non va?

-Niente, è solo che mi fa molto male la testa e mi sento stanca.

-Dovresti tornare a letto allora, per quale motivo ti sei alzata?

-Avevo capito che era camera tua, quindi ti stavo cercando.

-Beh, adesso mi hai trovato, no? Quindi dai su vai a dormire adesso, non devi sforzarti.

Sciogliamo l'abbraccio e ci separiamo: lui si risiede sul divano e riprende il suo bicchiere di brandy gelato e comincia a sorseggiarlo, mentre io, consapevole di aver mentito spudoratamente, torno in camera sua perché se la memoria non mi inganna lui è solito lasciare il cellulare in un peluche a forma di poltroncina, almeno sa dove trovarlo, e spero di farlo anche io. Ne sono certa, Duncan ha qualcosa che decisamente non va: non è il primo incidente nella quale sono coinvolta, quando accadde Duncan era stato affettuoso, ma era diverso da adesso. Mi ricordo come rimase accanto giorno e notte nella mia stanza d'ospedale a raccontarmi delle sue giornate, di quanto gli mancavo e di quello che avremmo fatto una volta mi fossi svegliata e quando ci riuscii in effetti le facemmo. Mi portava la colazione a letto tutte le mattine e cercava di non farmi mai mancare niente e ricordo principalmente una cosa: puzzava da morire. Stava talmente tanto con me durante la mia permanenza in ospedale che lavarsi era l'ultimo dei suoi pensieri. Non riesco a spiegare cosa noto di diverso, ma so che è così. Sono il suo sguardo, il suo modo di fare, il suo odore e le sue parole a essere diversi e che mi lasciano in dubbio, chi è realmente quel ragazzo che si pavoneggia sul divano in salotto? E se è davvero così, gli altri che fine hanno fatto? E, solo adesso ci penso davvero, come mai di punto in bianco mi hanno abbandonata tutti? Mentre cerco di trovare delle risposte alle mie domande, cerco il telefono di Duncan per tentare di schiarire alcuni dubbi che pervadono la mia mente. Eccolo! Proprio sul divanetto come mi ricordavo! Prendo il mio zainetto che si trova vicino al letto, prendo la sim del mio telefono e la metto in quello di Duncan. Lo accendo in attesa di risposte. Improvvisamente mi arrivano una valanga di messaggi e chiamate perse. Sono di tutti loro: Duncan, Gwen, Trent, Alejandro e Heather. “Courtney, ti giuro non so cosa mi sia preso. Non volevo offenderti, ma c'è stato qualcosa che mi ha spinto a farlo. Ti prego appena puoi rispondi, se vuoi chiarire. -Heather.” “No, non me ne voglio andare, è stato tutto un raptus. Facciamo pace? -Ale.” “Dove sei andata?! Ti sto cercando dappertutto. Dobbiamo fare una riunione urgente. -Gwen.” “Dove cazzo te ne sei scappata?! Ti prego, ti scongiuro principessa rispondi, lo so che sei arrabbiata con noi, ma dobbiamo parlare urgentemente. Chiamami appena puoi. -Duncan.“Scusa per prima, sono stato un omertoso, come tutti. Ma possiamo spiegarti per quel che possiamo. Dacci un segno per favore. -Trent.. Sento dei passi e comincio ad aver paura: questo maledetto aggeggio ha la suoneria ed è piuttosto squillante, il falso Duncan deve aver sentito e sta venendo a controllarmi. Accidenti! Sento un altro forte *bip*, è un messaggio, lo apro e lo leggo “Barlow, ma che fine hai fatto?! Che spegni a fare il telefono?! È una situazione che si può risolvere ma cazzo rispondi! Ti stiamo cercando dappertutto ma dove sei andata a cacciarti?! Siamo tutti preoccupati, ti scongiuro di rispondermi. -Duncan.”. Ok, è grave, quando mi chiama per cognome c'è sempre da preoccuparsi.

-Principessa?! Che cosa stai combinando?! Apri la porta!

Ma mi hai preso per una scema?! Certo che non la apro! Sì, ma adesso che cosa faccio? Non posso uscire da nessuna parte! Sento delle forte botti provenienti dalla porta: sta per entrare e io non so cosa fare. Sono paralizzata dal terrore e non so che cosa fare. Un altro messaggio arriva “Lo so che ci sei e che stai leggendo tutto. Non puoi sempre fare l'orgogliosa del cazzo. Che ti costa rispondere?! -Heather.”. Sapessi che cosa mi sta per accadere Heather! Alla fine il finto Duncan è riuscito a spalancare la porta e mi dice con voce gelida:

-Ti ho curato, ho fatto tutto quello che potevo per salvarti la vita e tu che cosa fai? Mi tradisci in questo modo? Te lo avevo detto che li avevo avvisati tutti e che sarebbero arrivati fra poco. Ma perché vuoi per forza che tutto crolli come un castello di carte?

-Tu...tu menti! Tu non sei il vero Duncan!

-Notevole. E, non mi dire, lo hai capito quando hai visto tutti i messaggi che ti ha mandato quel punk?

-Quella è stata la conferma. Ma ho sempre saputo che tu non eri realmente Duncan.

-Mi sembra che noi siamo uguali e non mi pare che tu sia così brillante nel notare le differenze fisiche.

-No, tu e lui avete degli atteggiamenti diversi. È questo che ti ha fregato.

-Ti ho trattato come una principessa merita, non credi? Meglio di quel porco schifoso che in chissà che modo abusa di te!

-Non provare a dire cose del genere su di lui!

-Eh, l'amore quante cose può cambiare. Hai l'opportunità di lasciare tutto e avere il principe che hai sempre sognato, non vuoi cogliere l'attimo?

-No! Non ho bisogno di un principe per stare bene e non ho alcuna intenzione di stare qui! Io adesso me ne vado e torno da loro!

-Oh e tu credi davvero che io te lo permetta? Ah, non credo proprio, mia cara sirena.

-Tu! Morgana!

A quel punto è ritornata al suo aspetto originale: una donna alta dal fisico scolpito e dalla pelle grigia, dai lunghi capelli nero corvino e gli occhi rosso sangue.

-Ma quanto sei intelligente, e dire che tutti affermano che le sirene sono stupide, ma evidentemente non hanno fatto i conti con te.

-Fanculo! Non ti permetterò di fare del male a qualcun altro!

-Ah ah ah povera illusa. Io ho bisogno del sangue della sirena e del lupo mannaro per diventare immortale, quindi dovresti pensare a salvare prima te stessa.

Sono pietrificata. Non so cosa fare. Forse adesso capisco come possa essersi sentita Gwen quando è rimasta totalmente paralizzata quando Morgana stava per uccidermi il giorno della morte di Noah. Che cosa mi succederà adesso? Morgana berrà il mio sangue come si era prefissata? E che ne sarà di Duncan dopo che io sarò morta? E gli altri? Ma perché non ho semplicemente chiarito con loro?! Perché ho preso quello stupido autobus?! E perché non ho risposto ai loro messaggi?! Eppure io normalmente non avrei fatto niente del genere.

-Che c'è, sirena? Ti stai chiedendo perché hai fatto qualcosa che tu non ti saresti mai sognata di fare?

-Ma come accidenti...?!

-Tu non mi conosci allora. So manipolarvi tutti e non potete rifiutarvi. È tutto come dico io. E leggo la tua cara mente, che cosa pensate? Di essere più furbi di me? Ah ah ah poveri sciocchi. Un'alleanza per distruggermi? Me? Sono temuta da prima che voi nasceste e voi cosa volete fare?! Ah ah ah nemmeno i maghi più potenti sono riusciti a sconfiggermi. Re e regine sono stati costretti a cedermi il loro regno e a implorarmi pietà! Siete dei poveri illusi se credete di potermi fare fuori.

-Tu...tu non hai ancora risposto alla mia domanda!

-Mh, pensi di poter prendere più tempo facendomi queste domande?

“In effetti.” -Beh, se è stata opera tua separarci, per quale motivo lo hai fatto? In fondo se sei così invincibile, potente e temuta, per quale assurdo motivo la strega Morgana ha deciso di fare tutta questa messa in scena? Hai presente quando vedi le formiche? Di sicuro non le temi e se ti danno fastidio le schiacci, ma di sicuro non prepari il siparietto per ammazzarle. Lo fai e basta.

-Per me è facile fare tutto questo. E poi non immagini quanto sia stato divertente vederti disperata in quell'autobus. La tua teoria sulle formiche non è sbagliata, peccato che nel frattempo non hai compreso che io mi diverto a fare questi giochetti. Li faccio da quando ho preso totalmente i miei poteri perché così tutti sanno di cosa posso essere capace.

-Io credo che tu invece abbia così paura che qualcuno possa davvero sconfiggerti che fai fuori tutti prima che diventino tutti più potenti. Stronchi tutto sul nascere per paura di essere uccisa.

-Tu brutta piccola...!

-Ah!

È un altro deja vu. Morgana mi prende e mi tiene per il collo pronta per infliggermi il colpo di grazia. Ma non credo che ci sarà qualcuno a salvarmi per davvero. Sembra tutto come il mio incubo: io infilzata dalla maga Morgana. E se fosse vero allora come farebbero loro?! I miei unici amici verrebbero ammazzati senza che io possa fare niente per impedirlo?! No! Non voglio che accada. Che cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo?! Ti prego signore, se ci sei ti prego di darmi un segnale. Non voglio morire così presto. Oh Duncan, ti prego di perdonarmi...

-Ah ah ah addio mia cara sirena!

-Reducto!

Io e Morgana veniamo scagliate a terra. Quella voce la riconosco all'istante, è quella di Trent. Mi alzo all'istante per cercare di trovarlo e per essere sicura per davvero che sia lui, nel caso venga ingannata nuovamente. Lo vedo e capisco subito che è lui, anche se non riesco a spiegarmi per quale motivo.

-Tutto bene? Ti abbiamo cercata dappertutto!

-Dove sono gli altri?

-Non ne ho idea. Ci siamo separati per cercarti, ma basterà un colpo di telefono per trovarli. Ma non sarebbero mai potuti arrivare qui. C'è un incantesimo che impedisce ai non-maghi di raggiungervi.

-Quindi è per questo...per questo non c'era l'ombra di nessuno.

-Devo ammettere che è un incantesimo molto potente e che ci ho messo davvero tanto per trovarti. E non è stato l'unico che ci ha lanciati.

-Di che cosa stai parlando?

-Non ti sei chiesta per quale motivo all'improvviso ce la siamo tutti presa con te? E perché io, Duncan e Gwen non abbiamo fatto niente per impedirti di andartene?

-Beh, sì ma non ho trovato delle risposte.

-Era anche quello un incantesimo, solo che me ne sono reso conto troppo tardi e non ho potuto contrastarlo.

-Ah, beh, non importa, davvero. Credo che la cosa migliore che possiamo fare adesso è andarcene via.

-Indubbiamente.

-Voi due! Dove avete intenzione di andare?!

-Che razza di domande Morgana!

-Umpf, Trent ma perché ti sei unito a loro? Dopotutto avresti potuto avere tutto il successo con me al tuo fianco, hai cambiato punto di vista? Oppure sei troppo debole per sopportare le persone che muoiono davanti ai tuoi occhi?

-Non sono affari tuoi, Morgana. Credo che io sia libero di poter fare ciò che mi pare e piace. Non mi fai paura.

-Trent, ma di che sta parlando?

-Non è il momento Courtney, ce ne dobbiamo andare.

-Non credere che io ve lo permetta così facilmente.

-Ah ma nessuno ha mai detto che tu non farai niente per impedircelo. Ma chi dice che ci riuscirai?

-Tu maledetto...adesso te la faccio vedere io!

Morgana ha preso la rincorsa e sta per attaccare Trent. Lui in modo molto pacato si limita ad alzare la mano destra verso di lei e dice:

-Immobilus!

Morgana viene colpita immediatamente e cade. È immobile e non riesce a muoversi.

-Me la pagherete cara!

-Forza andiamo, prima che l'incantesimo svanisca.

Usciamo subito dalla casa incantata, raggiungiamo il punto in cui è avvenuto l'incidente e Trent recita un altro incantesimo:

-Aperis transitus!

A quel punto si apre un varco, dove riesco a vedere un altro mondo, un mondo dove sono presenti le persone e tutto ciò a loro correlato. Credo che sia il mondo normale.

-Su, vai.

-Che cos'è?

-Un varco, non si vede? Possiamo uscire dallo spazio che Morgana ha usato per fare l'incantesimo, devi solo passarci davanti.

-Mh, ok.

Siamo davanti la casa di Heather, il luogo in cui abbiamo litigato. Sento delle braccia che mi stringono forte:

-Oddio principessa grazie al cielo stai bene!

-D-Duncan?

-Sì, sono io. Stai tranquilla.

-Courtney, che fine avevi fatto?!- mi chiede Heather arrabbiatissima. - Ti abbiamo cercata dappertutto!

-State tranquilli ragazzi, non è stata colpa sua?

-Che cosa vorresti dire, chico?- chiede Alejadro diffidente.

-Lei, come tutti noi, è stata vittima di un incantesimo. Era bloccata in un mondo parallelo che voi non avreste mai potuto trovare.

-E per quale motivo?

-Perché era a prova di non-mago.

-Non-mago?

-Quelli che non sono maghi, mi pare ovvio.

-Perché hai tutte quelle bende?- mi chiede Gwen.

-Ho avuto un incidente.

-Che incidente?!- mi chiede Duncan che ancora mi sta stringendo.

-È una storia lunga...in parole povere un tir ha preso in pieno il pullman dove mi trovavo e ho preso dei brutti colpi.

-È tutta colpa mia. Se fossi stato più forte ti avrei risparmiato un sacco di sofferenze.- dice Duncan con voce chiaramente triste.

-No, affatto. Stai tranquillo, non sapevi e nemmeno io sapevo nulla. È passato, no? E comunque mi sono resa conto solo adesso di quanto vi siate preoccupati per me.

-Certo che eravamo preoccupati! Te ne sei andata senza dire niente e nessuno ti ha più visto!

-Credevo che di me non vi importasse.

-Scherzi?! Dopo tutto quello che abbiamo passato! Certo che ci teniamo a te! Piuttosto pensavamo il contrario.

-In che senso?

-Pensavamo che eri tu quella che se ne fregava di noi.

-Ma no, certo che no! Anche io vi voglio bene e ci tengo davvero tanto.

-Fammi capire, chica, ma tu i messaggi li hai letti?

-Sì, ma li ho letti troppo tardi, poco prima che Morgana mi aggredisse.

-Che cosa c'entra Morgana?!

-Beh, è stata lei a fare tutto questo. Il mio cellulare era rotto e non ho potuto vedere nulla.

-Quindi avevi ragione, lei è un pericolo reale e non una finzione.

-Dovremmo stare ancora più attenti, non dobbiamo abbassare la guardia, non ora che ha scoperto le carte.- dice Trent.

-A proposito di questo, dovresti dirci un paio di cose.- gli rispondo.

-Del tipo?

-Perché Morgana ti conosce così bene? Che cosa è successo?

-Credo che sia il momento giusto per dirvelo. Tutto è successo quando...


Angolino di Lunette
Rieccomi dopo poco tempo! Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ci sto mettendo tutto l'impegno possibile. Ma non sono nell'angolino per questo, da poco sto cominciando a scrivere su Wattpad (ho lo stesso nickname) e ho creato una copertina per questa fanfiction (a dire il vero anche per Eternal Love, anche se l'ho abbandonata perché non so come far finire la storia :/ ma questa è una cosa a parte) e volevo farvela vedere per sentire anche una vostra opinione :) che ve ne pare? Spero che vi piaccia :) ci vediamo al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 8
*** Il passato di Trent ***


“I miei genitori lo avevano sempre saputo. Io ero un bambino diverso da tutti gli altri. Imparai a leggere e a scrivere a soli tre anni mentre i miei coetanei imparavano verso i 4/5, e cominciai a dire frasi di senso compiuto molto molto prima degli altri. Pensavano tutti di avere un genio incompreso in famiglia che, a differenza di molti bambini molto intelligenti, era molto socievole e benvoluto. Un giorno, durante una visita di routine, lo psicologo aveva una faccia sconcertata e raccontò tutto quello che sentiva ai miei genitori. Io non potevo rimanere nella stessa stanza, lo psicologo non voleva assolutamente, così uscii fuori. Decisi di origliare ciò che stava dicendo perché non capivo che cosa stesse succedendo: intimò ai miei di abbandonarmi prima che fosse tardi e che nascondevo un diavolo nella mia anima e che non appena fosse sbocciata sarei stato capace di distruggere il mondo intero. I miei lo mandarono al diavolo e gli diedero del ciarlatano mangia soldi mentre io ero terrorizzato dalla sua opinione ed ero convinto che i miei stessero sottovalutando la cosa. Feci il grande errore di non parlarne prima, ma se ne avessi parlato avrebbero capito che io avevo sentito tutto e che non avevo ubbidito, in fondo ero solo un bambino. I miei mandarono al diavolo lo psicologo e andammo via senza nemmeno pagare. Dato che non accadde più nulla di strano, mi dimenticai dell'episodio e così fece la mia famiglia. Il 25 dicembre di dieci anni fa però accadde l'inaspettato: come di consueto, a Natale si va dai parenti e si mangia fino a scoppiare, un mio cugino, che mi aveva sempre irritato, disse qualcosa che mi fece infuriare e senza che me ne rendessi conto gli lanciai una maledizione e cominciò a contorcersi per il dolore, gli occhi diventarono totalmente bianchi, cominciò ad uscirgli bava dalla bocca e diceva cose senza senso. Questo accadde davanti agli occhi di tutti e si spaventarono. Inizialmente pensavano che stesse avendo una crisi convulsiva, ma quando venne il medico a visitarlo disse che non aveva problemi di salute e che la crisi che ebbe non aveva nessuna spiegazione logica. Nessuno sospettò di me ovviamente perché che cosa avrei potuto fare io? Però capii che quello che disse quello psicologo era fondato e che qualcosa di sbagliato in me c'era eccome. Ricordo ancora come il tutto avvenne: mio cugino mi prese di mira da qualche mese, forse per invidia, non saprei, sta di fatto che quando mi disse che io e i miei eravamo la feccia di tutta la nostra famiglia mi sentii ribollire di rabbia e sentii una strana energia negativa e che mi stava rafforzando sempre più e, devo dire, che non mi dispiacque affatto. Cominciai a pensare con tutta la rabbia che avevo in corpo che cosa avrei voluto fargli, volevo farlo soffrire come stava facendo io, volevo che mi implorasse pietà perché io la smettessi e che mi promettesse di rispettarmi e di non dire più cose brutte su di me e i miei genitori. Un attimo dopo cominciò a sentirsi male e tutti gli corsero attorno. Io mi ripresi un attimo dopo e ritornai normale, non capivo come feci, ma decisi di non dire nulla anche perché nessuno mi avrebbe creduto e probabilmente mi avrebbero sbattuto in un manicomio. Da allora però le cose cominciavano a peggiorare: cominciavo ad odiare tutto quello che mi stava attorno, pensavo solo a me stesso e, non appena qualcuno mi faceva del male o mi irritava, aveva la stessa sorte di mio cugino. Questi episodi nella mia scuola si moltiplicavano sempre più con il passare degli anni e il preside decise di convocare i miei genitori perché era convinto che non fosse normale che come qualcuno mi irritasse cominciasse a contorcersi, vomitare e finisse in ospedale. I miei, non appena lo sentirono, si spaventarono a morte e cominciarono a pensare a ciò che disse loro lo psicologo anni prima. Il preside disse che sicuramente avevo qualche problema psicologico e che dovevo farmi vedere anche da un esorcista perché forse ero posseduto da qualche anima demoniaca che mi stava distruggendo. A differenza della prima volta, non ci pensarono due volte: mi ritirarono da scuola e cominciarono a farmi controllare da un esorcista che comunicò loro che ero un caso grave e che non potevo essere salvato perché ormai il demone si era impossessato del mio corpo ed ero diventato un mostro travestito da umano. Allorché decisero tutti e tre di mandarmi in manicomio e di farmici rimanere. Ho ancora in testa tutte le torture che subivo tutti i santi giorni e tutte le maledizioni che lanciavo per tenerli lontani da me. Mi picchiavano, urlavano in faccia, mi torturavano in tante maniere strane e alla fine mi imprigionavano nella camicia di forza. Ero solo oramai, nessuno della mia famiglia mi venne mai a trovare. Ero stato abbandonato al mio destino e nessuno voleva più curarsi di me. Passai due anni lì dentro, ma furono i peggiori della mia vita. Un giorno venne una donna a farmi visita, era proprio Morgana, la strega che ora sta cercando di ucciderci. Mi disse che io non avevo nulla che non andava come dicevano quei “comuni mortali”. Non capivo che cosa volesse intendere quando disse comuni mortali inizialmente, poi mi spiegò che la mia energia negativa non era causata da spiriti maligni o demoni che mi avevano posseduto e non ero nemmeno un pazzo: ero semplicemente un mago oscuro. Non ero come quelli delle fiabe che facevano del bene comunque, ma disse che se volevo potevo finire sotto la sua ala protettiva ed essere aiutato nello sviluppare questi miei forti poteri. Certo, ero un po' titubante perché era comunque una perfetta sconosciuta, ma io, per disperazione, accettai immediatamente. Morgana si finse una mia parente e nessuno poté obbiettare perché non conoscevano i miei parenti, e poi sembrava come se tutti fossero intimoriti alla sua vista, come è accaduto con noi quando ci siamo dovuti riunire al focolare. Quando uscimmo dalla struttura mi fece salire insieme a lei sulla sua scopa e volammo verso casa sua. Non era qui, ma in un mondo parallelo dove si trovavano tutti i maghi e le streghe oscure. Ce ne erano tantissimi e molti erano anche conosciuti dalla tradizione: per esempio c'era la strega Black Annis che, anche se la leggenda dice che è morta dissanguata dopo che un uomo le ha tagliato la mano per salvare i bambini, è viva e vegeta e vive in questo regno, c'era anche la strega Baba Yaga che anche lei, a dispetto delle leggende, è viva e continua a mangiare i bambini come Black Annis. Con il passare degli anni ho imparato, grazie a Morgana, a padroneggiare i miei poteri ed eccelsi nelle arti oscure e nel controllo del tempo atmosferico. Era davvero fiera di me e io ero felice perché mi sentivo finalmente accettato da qualcuno. Quando aprirono le audizioni per il programma A tutto Reality L'isola non riuscii a resistere e chiesi a Morgana se potevo partecipare. Lei disse che non c'era niente di male nel farlo, l'importante era mantenere un profilo basso e di non farsi notare troppo per non far capire che ero un mago malvagio. Così imparai insieme ad alcuni elfi musicisti a suonare la chitarra e a sembrare un ragazzo educato e gentile. Non appena riuscii a fare tutto con facilità feci subito le audizioni e mi presero come ben sapete. Ero felicissimo e anche Morgana lo era. Mi trattava come se fossi un figlio e non mi faceva mai mancare nulla. Solo che una volta cominciato a partecipare al programma mi innamorai di Gwen e mantenni permanentemente, o almeno per quello che potevo, il comportamento che gli elfi mi avevano insegnato. Quando finì il programma Morgana mi venne a prendere per poter tornare nel nostro regno, ma mi rifiutai perché non volevo più essere un mago malvagio, volevo ritornare a vivere con le persone normali e restare con Gwen e dissi che non volevo più avere a che fare con la magia e le arti oscure. Lei non ci vide più dalla rabbia, disse che dopo tutto quello che lei aveva fatto per me era da ingrati dirle che volevo lasciarmi tutto alle spalle. Con molta riluttanza mi lasciò andare e mi disse che ormai con lei avevo chiuso e che anche se le avessi implorato il perdono io per lei non ci sarei mai più stato, ma a me non importava se significava poter rimanere insieme a Gwen.”

-Sembra una storia da scrivere in un libro romantico.- disse ironicamente Heather.

-Puoi pensarla come ti pare, ma è la verità.- rispose Trent nervosamente.

-Quindi tu hai fatto tutto questo...per me?

-Sì, esatto. Non me ne pento per nulla.

-Io, beh...non volevo essere un peso per te.

-Non lo eri, non lo sei e non lo sarai mai. Non mi pento di quello che ho fatto e credo che sia la cosa migliore che abbia fatto. Staccandomi dal regno malvagio credo di aver fatto il meglio per me.

-Invece penso proprio che sia tu la causa di tutto questo casino.- affermò Courtney seriamente.

-I-Io? Ma di che cosa...

-Pensaci un attimo: hai detto che ti trattava come un figlio, che ti stava vicino e che non ti faceva mai mancare nulla. Hai mai pensato che si stia vendicando perché sente terribilmente la tua mancanza?!

-Un essere malvagio non può provare affetto per gli altri.

-Ah no? Beh anche tu in teoria sei un mago malvagio ma ti sei innamorato di Gwen e hai abbandonato tutto per lei, quindi pensi ancora che non sia possibile?

-Ma io ero un essere umano è normale.

-Umpf ma per favore non credere di potermi prendere in giro. Forse sembri un umano, ma non lo sei, affatto. Non hai ricevuto nessun tipo di sortilegio, tu ci sei nato! È vero, non sappiamo il come, ma, che tu ci creda o no, sei nato mago oscuro non lo sei diventato.

-Se lo dici tu.

-Tu proprio non capisci! Non hai capito niente allora!

-Che cosa stai farneticando adesso, principessa?- interruppe Duncan all'improvviso.

-Non avete notato che il giorno in cui andammo tutti nella foresta Morgana non era sola? C'era anche Chris! E se tu e Morgana avete litigato non appena è finito A Tutto Reality l'isola molte cose quadrano!

-Che cosa?!

-Non interrompermi, fammi finire. Prima che iniziasse A Tutto Reality Azione io, Duncan e Gwen fummo convocati da Chris perché uscisse il nostro famoso triangolo amoroso e che Gwen doveva lasciare Trent a qualsiasi costo per poi sentirsi in colpa. Hai mai pensato che sia stato tutto causato da Morgana? In fondo l'hai abbandonata perché sei innamorato di Gwen.

-Ma non ha senso! Potrebbe essere una semplice coincidenza, e poi i triangoli amorosi fanno alzare gli ascolti quindi lo avrà fatto per...

-Sì certo e perché proprio con noi?! Con tutte le coppie che ci stavano figurati! Io sono convinta che lei e Chris si siano alleati prima dell'inizio della seconda stagione.

-Ma no, tu scherzi...

-Sai che cosa non ti ho detto? In teoria io dovevo mettermi con te durante la terza stagione, solo che poi non sei stato scelto perché andaste a cercare aiuto quel giorno, ricordi?

-Come sarebbe a dire che dovevi metterti con me?!

-Secondo gli accordi io, dopo essermi lasciata con Duncan che mi ha tradita, dovevo farti il filo e dovevamo metterci assieme per fare una specie di scambio di coppie, cosa che secondo Chris avrebbe fatto “lievitare gli ascolti!”. Solo che poi, come ti ho appena detto, non hai fatto parte dello show. Non credo che tutto questo sia una semplice coincidenza.

-Ma Courtney, tu ormai sei sospettosa in ogni cosa! Non è possibile che ci sia dietro Morgana per ogni singola fottuta cosa!- urlò Heather.

-E chi te lo dice? Sai un cuore spezzato è una delle cose più pericolose al mondo.

-Addirittura un cuore spezzato! Guarda che lo trattava come un figlio, non come un fidanzato!

-Appunto, è peggio! Il fidanzato alla fine in qualche modo si può rimpiazzare, il figlio no, non allo stesso modo! Quando tu vuoi bene a un figlio faresti di tutto, molto di più che per un fidanzato!

-Come se tu ne sapessi qualcosa!

-Non ne ho esperienze dirette, ma è così e basta. Prova ad immaginarti madre in un futuro, come ti saresti sentita se tuo figlio ti avesse rinnegata per una ragazza? Eh?

-Beh, io...

-Io credo che mi sarei sentita distrutta, come se niente avesse avuto più senso. E penso che lei si sia sentita proprio così. Alla fine però la rabbia causata dal dolore ha cominciato a prevaricare e ora le è salita la sete di vendetta. Almeno io la penso così. Mi è sembrato così quando l'ho vista prima. Aveva lo sguardo vuoto ma pieno di rabbia quando girò lo sguardo verso Trent. Prendetemi per pazza se volete, ma sento che è così.

-Beh se è così che intenzioni hai, chica?

-Io? Non ne ho, non so che fare. Fossi in voi avrei paura del potere di un cuore distrutto.

Angolino di Lunette
Sciau a tutti! Finalmente sono riuscita ad aggiornare, dopo che ho avuto il cosiddetto lampo di illuminazione xD anche se adesso con le vacanze ho più tempo libero non garantisco aggiornamenti più veloci perché anche se il tempo è tanto, la voglia di scrivere tante cose è poca o per lo meno viene raramente. Ne approfitto per farvi gli auguri di Natale, anche se con un giorno di ritardo xD e, non sapendo se aggiornerò prima dell'anno nuovo, vi faccio anche gli auguri per Capodanno ^^ spero che il capitolo vi sia piaciuto e ci becchiamo al prossimo ^^

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Capitolo 9
*** Poseidon ***


{Courtney}

“Lo immaginavo, era come dicevo io. Non era normale tutto quello che stava accadendo, non mi hanno voluta ascoltare. Adesso siamo tutti separati.” penso fra me e me mentre mi trovo rinchiusa in una cella della prigione. Era accaduto così in fretta: due giorni dopo l'agguato con Morgana, dei poliziotti sono venuti ad arrestare me e Alejandro, a me per omicidio e a lui per violenza carnale. Ci hanno scoperti, se fossi un'altra persona mi chiederei per quale motivo, ma io lo so, meglio di chiunque altro. Le lettere. Morgana ci ha distrutti uno per uno e noi lo abbiamo permesso, con le nostre stesse mani, siamo andati alla rovina da soli, noi le abbiamo concesso tutto. Guardo Ale davanti a me, è seduto su una panca con la testa abbassata che guarda fisso il pavimento. Lo capisco so quanto tutto possa essere doloroso per lui: Heather è stata portata in manicomio, insieme a Trent. Io sono in piedi, appoggiata al muro grigio di mattoni, il che non aiuta a migliorare il mio umore: dopo lo scandalo dei concorrenti di A Tutto Reality, che si sono rivelati tutti delle fecce per la società, è stato istituito nuovamente il Tribunale dell'Inquisizione, non per gli eretici come accadde secoli fa, ma per scovare i demoni, i lupi mannari, le streghe e tutte quelle creature paranormali nascoste fra di noi. Dopo che hanno scoperto che io sono una sirena, che Trent è uno stregone e che Duncan è un lupo mannaro, il sospetto ha cominciato a ingrandirsi ed eccoci qui. Io e Trent ci siamo salvati in un certo senso: se non avessi ucciso la mia amica, a quest'ora anche io sarei rinchiusa in un manicomio perché secondo i medici i miei pensieri non sono normali, ma durante l'omicidio ero consapevole di quello che stavo facendo e merito di marcire in prigione, o almeno questo è quello che dice il procuratore. Trent invece è rinchiuso al manicomio, quindi pensano che tutto quello che dica riguardo la magia sia una illusione della sua mente, tutto una finzione. L'ho sempre detto, gli umani sono stupidi, quando compare qualcosa di nuovo e incredibile, cercano di screditare tutto in modo che la colpa sia degli altri, mai la loro. Ma Duncan non è riuscito a spuntarla, qualcuno lo ha visto mentre era trasformato qualche anno fa, quando uccise sua sorella senza rendersene conto e farà da testimone nel processo che si terrà nel tribunale dell'inquisizione, e Duncan...mi fa venire solo il ribrezzo all'idea che lo condanneranno al rogo in piazza davanti a tutti come facevano in passato. Non voglio che lui muoia, sarei disposta a fare qualunque cosa affinché si possa salvare. Per quanto riguarda Gwen non so dove sia, magari è scappata da qualche parte, le informazioni di cui è a conoscenza sono scottanti per il governo, a quanto ho capito.

-Non siamo messi molto bene, eh?- mi dice Alejandro sollevando leggermente il capo.

-No, infatti. Sto per perdere il mio ragazzo per colpa di una strega e non so il motivo e nemmeno dove quella troia si trovi! Certo che non va bene, niente va bene! Se lo avessi saputo mi sarei fatta uccidere direttamente come è successo a Noah! I miei segreti sarebbero morti con me!

-Non pensi agli altri? Non pensi a Duncan? Come si sarebbero sentiti secondo te?

-Che importanza ha adesso? Tanto moriremo tutti.

-Che brutta cosa chica, cerca di essere un pochino più ottimista.

-Ottimista?! OTTIMISTA?! Mi prendi in giro?! È già tanto se non ci hanno condannati a morte!

-Sai benissimo perché non siamo stati condannati a morte, pensano che noi siamo marci dentro.

-Ed è anche peggio! Io non sono una marcia, non sono una inferiore agli altri!

-Oh, non lo metto in dubbio chica, ma credo che dovresti darti una calmata.

-Come sarebbe a dire che dovrei...!

-Shh, fai silenzio. Fra poco arriveranno le guardie, non è il massimo sentirti gridare.

-Io...oh al diavolo, come vuoi.

-So quanto possa essere difficile.

-No, non puoi, tu non sai come io mi possa sentire.

-Heather è in manicomio! Come pensi mi possa sentire io?! Heather non è pazza, non ha niente di male, non merita di stare lì!

-Perché Trent allora? Nemmeno lui merita di stare lì, lui non ha niente che non va. Solo perché quelli non credono nella magia, non vuol dire che non esista. È questo quello che non vogliono capire.

-Forse è meglio che sta lì, altrimenti sarebbe stato “processato” e bruciato al rogo davanti a tutti.

-Di chi stiamo parlando ora?

-Come sarebbe a dire?

-Non stai parlando di Trent adesso, ti stai riferendo a Duncan che presto morirà e io...io non potrò nemmeno dirgli addio.

-Non so che dirti guarda...

-Ecco appunto, non dire niente. Peggioreresti solo la situazione.

-Dobbiamo andare via da qui.

-E la fai facile! Questo è uno dei posti più sorvegliati del paese.

-Credo che abbiano paura di noi, altrimenti saremmo finiti in una misera prigione del paese.

-E ora che cosa c'entra?

-Nulla, pensavo a voce alta. Senti, a quanto sai se devi essere processato al tribunale dell'inquisizione dove finisci?

-In che senso dove finisci?

-Cioè stai in prigione o da qualche parte non saprei...

-Andando a logica li rinchiudono da qualche parte e poi li torturano finché non confessano e poi li uccidono.

-Non pensi di esagerare?

-Loro esagerano, non io. Non è giusto che ci troviamo in una situazione del genere ed è stata anche colpa nostra.

-Ma io mi chiedo come abbiano fatto a capire tutto.

-Come sarebbe a dire come hanno fatto?! Con le lettere genio, in che altro modo sennò?!

-Le...lettere? Di che stai parlando?

-Quelle che abbiamo scritto a Morgana, genio!

-Vuoi dire che le hanno usate contro di noi?

-Che razza di domande?! Certo che le hanno usate contro di noi!

-Io a dire il vero non so di cosa tu stia parlando, al mio processo sono venute a testimoniare le vittime su cui ho abusato e mia madre, ecco perché i conti non tornano.

-Ti è andata bene allora! Sai, per confermare che io ho ucciso Carol, hanno presentato la mia lettera come prova schiacciante e, sai chi era il testimone chiave?

-Oh, non mi dire, il re tritone.

-Ah ah, molto divertente. No, ovviamente, è stato Chris!

-Come Chris?!

-Sì, è stato lui ad incolparmi di tutto, diceva “è stata lei, l'ho vista, io stavo su un vascello e ho visto tutto! E questa lettera è una confessione da parte della stessa! E dovrebbe essere ricoverata per le cose che ha detto sulle sirene, sirene? Pfui non esistono è tutto frutto della sua testa! Ha ucciso una povera ragazza innocente per le illusioni della sua mente e merita di marcire fino alla morte in una misera e umida cella!”

-Cavolo, è stato pesante! E dimmi, c'era veramente un vascello?

-No, certo che no. Se lo è inventato sicuramente. E poi aveva la lettera con tutti i dettagli, lui sapeva tutto. E poi con il suo...ehm...charme, è riuscito ad incantare tutta la giuria e quindi non si sono nemmeno presi la briga di controllare se era vero o meno. Mi hanno dato l'ergastolo senza pensarci due volte!

-A me hanno dato vent'anni, ma sono sicuro che lo faranno diventare ergastolo. Il mio processo sembrava normale, voglio dire, non c'era Chris e nemmeno Morgana, nessuno.

-Su di te avevano dei testimoni, su di me non avevano niente. Un momento...ho un'idea.

-Oddio hai un'idea! Dovrei aver paura?

-Mh, forse. So come potremmo evadere...

-Davvero? E come chica?

-Posso rompere le sbarre ghiacciandole, a quel punto saranno fragili e potremo uscire!

-Sei un genio! Ma perché non ci hai pensato prima?!

-Sai, ormai cerco di adattarmi così tanto nell'essere una comune umana da dimenticarmi di essere sirena e di sapere padroneggiare il ghiaccio. Capita, sai com'è.

-Poco importa adesso. Quando lo facciamo?

-Stanotte. Adesso no, c'è troppa gente in giro, facciamolo per le due o tre di notte, c'è anche meno controllo, non so se lo hai notato ma le guardie tendono a sonnecchiare ogni tanto anche se questo è un carcere di massima sicurezza e dovrebbero essere tutti svegli e pimpanti per impedire la nostra fuga.

-Sai, io la notte dormo, non ci faccio molto caso! Ma se è così, come facciamo se becchiamo una guardia sveglia? Non possiamo mica ammazzare anche quella! Siamo già abbastanza incasinati di nostro!

-Allora che suggerisci?

-Se riusciamo a fare un buco nel muro e poi usciamo da qui? Saresti in grado di farlo?

-Sì, ma sai com'è, la nostra prigione è circondata dal mare in tempesta!

-E allora? Sei una sirena che problema ci sarebbe?

-Beh per me non ce ne sono, mi stavo preoccupando per te in teoria.

-Ma non devi! Io so nuotare perfettamente! Anzi potrei anche essere migliore di te!

-Sì, certo nello stile libero! Credi davvero che nuoteremo in superficie? Così davvero ci scoprono!

-E che intenzioni hai allora?!

-Volevo nuotare sott'acqua, così è sicuro che non ci scoprono!

-Ma io non posso stare tanto tempo sott'acqua!

-Certo, gli umani non possono, ecco perché stavo pensando a una soluzione, una qualsiasi.

-Beh, vedi di pensarla subito, non ho alcuna intenzione di rimanere qui per troppo tempo.

-Non mettermi fretta! La fai tanto facile tu, il lavoro più grande lo devo fare io! Senti facciamo così, quando ci concedono l'ora libera giù al campetto vedo se riesco a contattare qualcuno che mi possa aiutare.

-Sempre il famoso re tritone?

-Quello te lo sei inventato tu! Non è facile trovare delle sirene buone in acque agitate, ma tentar non nuoce. So che esiste qualcosa che permette agli essere umani di respirare sott'acqua per un certo periodo di tempo prima di essere costretti a ritornare in superficie, solo che non l'ho mai testato e non l'ho nemmeno mai visto quindi non saprei che altro dirti. Ho sentito che molte sirene lo danno ai propri amati per passare un po' di tempo assieme...

-Cos'è questa? Una tentata dichiarazione d'amore, eh chica?

-Ne parleremo poi con Heather, “chico”.

-La andremo a prendere quando usciremo da qui, vero?

-Sì, certo, siamo una squadra ormai, non possiamo lasciare nessuno alle spalle, ma prima dobbiamo prendere Duncan, lui potrebbe morire da un momento all'altro, ok?

-D'accordo.

-Ti manca, vero?

-Di che cosa stai parlando?

-Sei sociopatico, ma tu a lei tieni molto, non è così?

-Io...beh...sì, ci tengo molto, lei non merita di stare lì.

-La tireremo fuori da lì, ma prima dobbiamo pensare ad uscire da qui.

-Ehi! Voi due!- urla la guardia. -Se avete finito di fare i piccioncini, potete scendere giù al campetto, se proprio ci tenete.

-Ah, oh si certo...

Ci alziamo entrambi e camminiamo per uscire fuori mentre la guardia ci accompagna.

-Guardate un po', due ragazzini in un posto come questo. Eh, alla vostra età avreste dovuto pensare a divertirvi e non a fare queste brutte cose.

-Credevo che dovessi solo accompagnarci al campetto e non che dovessi farci anche la morale.- risponde Alejandro sprezzante.

-Certo, ma io sono padre di famiglia e non avrei mai permesso che i miei figli facessero la vostra fine.

-Come? Come? Cosa vorrebbe dire? - chiedo irritata. - Che i nostri genitori sono delle fecce e che siamo nei guai per colpa loro?

-Tutti i genitori possono sbagliare e non credo che i vostri siano stati i migliori.

-Ah, ma mi faccia il favore! Io ho fatto tutto da sola senza sentire né “mammina” né “papino”. Per essere una guardia, lei mi sembra piuttosto stronzo!

-Come osi?!

-Dovrebbe farsi un po' di affari suoi!

-E se non vuoi che ai tuoi figli accada qualcosa, vedi di lasciarci in pace.- dice Alejandro freddamente.

-Non farete nulla! Avete capito?! Io qui vi lascerò morire!

-Contaci nonno. E ora fuori dai piedi, se non ti dispiace continuiamo da soli.- conclude Alejandro afferrandomi per un braccio e portandomi con lui.

-Ma dico sei impazzito?! Hai minacciato una guardia di uccidere i suoi figli?!

-Suvvia, l'ho detto così per dire! Ehi, stava insultando le nostre famiglie e doveva darci un taglio!

-E questo era il modo migliore secondo te?

-Non metterci anche tu, ti prego! Magari un giorno ci tornerà utile.

-Non dire sciocchezze!

-Che ne puoi sapere tu? Adesso fai qualcosa di utile e vai a cercare qualcuno con cui metterti in contatto.

-Potresti anche dire per favore, sai non costa niente.

-Uffa...PER FAVORE ti sbrighi a trovare qualcuno?!

-Oh al diavolo! Ok, ma tu non combinare altri guai! Ci bastano i nostri!

-Certo, chica non ti preoccupare.

Mi allontano dagli altri e mi avvicino lentamente al muro che separa il campo dal mare e provo a sentire se c'è qualcuno che ci possa dare una mano. Come immaginavo non c'è nessuna sirena di cui io mi possa fidare, ma proprio mentre sto per tornare indietro per dare la cattiva notizia ad Alejandro sento una voce familiare:

-Pss, Courtney!

-Mh? Chi ha parlato?

-Sono io, Poseidon.

-Poseidon? Non mi ricordo di conoscere qualcuno con questo nome...

-Sono lo squalo tigre, quello a cui hai dato da mangiare.

-Da mangiare? Oh, ti riferisci a Carol?

-Non so se chiama così, è la ragazzina che mi hai detto che hai ucciso.

-Ah quindi sei tu...che ci fai qui?

-Niente, giro per i mari in cerca di avventure.

-Mi sembra un po' strano per uno squalo.

-Lo so, ma io non sono come gli altri. Ho sentito la tua voce e ho provato a chiamarti.

-Beh, ci sei riuscito...senti Poseidon, potresti aiutarci?

-Certo, aiuto sempre chi mi nutre! Di cosa hai bisogno?

-Dobbiamo evadere da qui, il mio amico non può respirare sott'acqua, ho bisogno di qualcosa per permetterglielo.

-Ah, per quello ci sono le bacche di Zenta.

-Che cosa sono?

-Sono delle bacche arancioni che permettono agli umani di respirare nell'acqua, il tuo amico è umano vero?

-Sì, sì, ne ho proprio bisogno, potresti procurarmele?

-Se riesco a trovare Procida cercherò di fartele portare.

-Chi è Procida?

-La regina delle sirene dell'oceano Pacifico.

-Come farai a portarmele? Non posso prenderle dal muro!

-Buttati con il tuo amico e poi gliele fai mangiare! Semplice no?

-Sì, in effetti.

-Per quando ti servono?

-Per stanotte, verso le due o tre di notte.

-Cercherò di fare il possibile.

-Come farò a sapere se ci sarai riuscito?

-Procida ti manderà un messaggero telepatico, cose da sirene insomma!

-Per che ora all'incirca?

-Ehi, per chi mi hai preso? Per un orologio svizzero? Sono solo uno squalo tigre, io! Ed è già tanto che il tuo amico non me lo pappo in un sol boccone!

-Ma mi puoi spiegare perché ci vuoi aiutare?

-Uno squalo non dimentica mai le persone che lo nutrono, e poi sei una sirena, Poseidon aiuta tutte le sirene in difficoltà, sono pur sempre il consigliere di Procida, io!

-Beh, grazie Poseidon, è gentile da parte tua.

-Dovere signorina, ci sentiamo stanotte se posso.

-Courtney, ma che cazzo stai facendo?! - mi chiede Alejandro all'improvviso.

-Mamma mia! Ale ma ti sembra modo?! Mi hai fatto spaventare!

-Anche tu! Stai parlando alla fessura di un muro, non mi sembri tanto normale!

-Ah, scusami, stavo parlando con un amico.

-Ah sì? E chi sarebbe?

-Beh è uno squalo tigre.

-Ah...un momento! Ma quegli squali sono quelli che si mangiano le persone!

-Lo so, ma questo mi deve un favore.

-Ti deve...un favore?

-Sì, è quello a cui feci mangiare Carol.

-Mh, capisco. Beh qual è il piano dunque?

-Deve procurarci le bacche di Zenta per farti respirare nel mare e poi potremo fuggire. Ha detto che Procida mi manderà un messaggero telepatico per informarmi che starà arrivando Poseidon con le bacche.

-Ferma, ferma, ferma...chi sono Procida e Poseidon?

-Procida è la regina delle sirene del Pacifico, mentre Poseidon è lo squalo tigre.

-Posso stare tranquillo?

-Sì, certo. Ha detto che lui è il consigliere di Procida e che aiuta tutte le sirene in difficoltà, se ti mangia non mi aiuta mica, cioè forse un pochino, ma credo che Heather voglia vederti ancora vivo e intero.

-Come sarebbe a dire che ti aiuterebbe un pochino?!

-Niente, niente, si scherza sai com'è.

-Lo spero per te, non mi giova l'idea di dover nuotare con uno squalo.

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Capitolo 10
*** Fughe e incomprensioni ***


È notte fonda. Io sono seduta a terra fissando il soffitto e aspettando impazientemente un messaggio di Procida o di Poseidon, se non mi dicono niente non posso andarmene da qui. Non con Alejandro per lo meno. Lui sta giocherellando con un pezzo di mattonella per ammazzare il tempo ed evitare di addormentarsi, spero che in acqua non perda i sensi, altrimenti sarebbe un bel problema.

-Allora? Il tuo amico non ti ha ancora detto nulla?

-Niente, sto ancora aspettando.

-Spero che non sia tutta una presa in giro.

-Lo spero anche io. Se rimaniamo qui non possiamo andare dagli altri.

-Beh, mi sembra ovvio chica!

Non riesco quasi a sopportare la pressione, oltre alla fuga penso agli altri, a come sono stati portati via:

-Eh eh, signor Nelson, anzi no, signor Lupo Mannaro, è ora che i tipi come lei abbiano la punizione che si meritano...

-No, vi prego! Non portatelo via! Non portatelo via da me!

-Principessa, non ti preoccupare. Andrà tutto bene te lo prometto.

-No, non puoi farlo!

-Per nessuna ragione al mondo dovranno farti del male a causa mia. Quindi, fatti da parte.

-Ma...”

-Avanti, entrate qui! Non vi troveranno mai.

-Non potete andare avanti così, finireste in grossi guai. Consegnateci e finiamola qui.

-No, Heather, non esiste. Abbiamo già perso Duncan e Gwen, non voglio che anche tu e Trent spariate.

-Tanto ci prenderanno comunque! Ale diglielo anche tu! Sei più razionale e sono sicuro che...

-No...ti difenderò a qualunque costo.

-Non fate gli scemi! Dobbiamo andare e voi non ci seguirete.

-No, Trent, non lo farò!

-Non mi lasci altra scelta...Immobilus!”

-Salve Courtney.

-Eh? Chi ha parlato?

-Ehi, non guardare me.- dice Alejandro.- io non c'entro nulla.

-Courtney, sono Procida, ricordi? Poseidon è appena arrivato nel vostro punto di incontro con le bacche che hai richiesto. Seguitelo e mi troverete. Vedi di non farlo aspettare troppo.

-Sì, d'accordo. A dopo.

-Bene, Ale. È ora di andarcene da qui.

-Ok...posso stare al sicuro?

-Quante volte te lo devo dire?! Certo che lo sei! Tanto se prova a mangiarti ci sono io.

-Uffa, va bene. Beh, diamoci una mossa.

Mi avvicino al muro silenziosamente, dando un piccolo sguardo verso le sbarre della cella e per essere sicura che non ci siano guardie attorno e congelai i mattoni per permetterci di sfondare il muro. Chiesi ad Alejandro di dare un colpo secco per distruggerlo perché io non sono così forzuta e di sicuro ci avrei ottenuto solamente una mano rotta e sentimmo qualcuno gridare:

-Luridi bastardi! Pensate di fuggire adesso? Ah, non credo proprio!

Mi giro di scatto, è la guardia che avevamo stuzzicato prima di andare nel cortile.

-Non abbiamo tempo da perdere, saltiamo Ale!

Senza perdere tempo ci buttiamo nel mare davanti agli occhi increduli della guardia che cerca di afferrarci senza riuscirci. Non appena si ricorda che io sono una sirena torna indietro a dare l'allarme alle altre guardie e cominciano a partire sirene e fari a tutto spiano per fermarci. Cerco di trovare Poiseidon mentre Alejandro si appoggia a me per essere sicuro di non affondare e non riesco a trovarlo. Ho paura, perché se non si fa vivo ci portano direttamente in manicomio.

-Courtney, sono qui.

-Poseidon, accidenti! Vuoi farmi prendere un colpo?! Dai Ale mangia subito queste bacche.

-Non me lo devi ripetere due volte. Oddio, che schifo!

-No, adesso non cominciare con le tue lagne, andiamo!

Lo afferro per il colletto della camicia e ci immergiamo tutti e tre. Mi scruta incredulo perché riesce a respirare e, devo dire, anche io lo sono perché io stessa ero un po' incerta dell'esito. Poseidon fa cenno di seguirlo in fretta perché la regina ci attende e mi tocca farlo, non che mi importi della buona impressione di quella sirena, ma se lo perdo di vista siamo spacciati entrambi e ora come ora dobbiamo appenderci a qualunque aiuto possibile. Adesso riesco a notare l'insicurezza di Alejandro e la paura che possa accadergli qualcosa perché continua a mantenersi a me per il braccio, credo abbia timore che io lo possa abbandonare o che Poseidon possa mangiarselo in un boccone solo e non lo biasimo, avrei reagito alla stessa maniera. Non lo faccio vedere, ma sono terrorizzata perché purtroppo non è detto che Poseidon sia realmente affidabile e lo stesso discorso vale per questa Procida. Non mi sono mai avventurata in zone così buie, a malapena riesco ad orientarmi per evitare di andare contro qualche roccia e qualche animale indesiderato, se non ci fosse lo squalo come guida ci saremmo persi da tempo.

-Ma la regina vive in un posto così buio?

-No, certo che no. Solo che questa è la via più breve per raggiungerla.

-Ed è anche la più sicura?

-Non è detto, già che ci sono io a nuotarci dovrebbe spiegarvi un bel po' di cose.

Non ha tutti i torti. Alejandro non li ha notati, ma ci sono degli occhietti che ci scrutano e sembrano tutt'altro che amichevoli. Vorrei tanto trovare gli altri, mentre noi stiamo fuggendo, chissà che cosa sta accadendo dall'altra parte. Dopo aver percorso un lungo tunnel totalmente buio ed esserne usciti, noto un castello verde acqua fluorescente che si nota da lontano un miglio. Poseidon ci fa cenno di seguirlo e di entrare nel castello di Procida. Ci sono due mante che fanno da guardia all'entrata, ci fissano minacciose fino a che Poseidon dice che siamo con lui e che dobbiamo assolutamente parlare con la regina anche se, a pensarci bene, non abbiamo niente da dirle. Non appena le guardie ci danno il permesso di passare, seguiamo lo squalo tigre davanti a noi e percorriamo un lungo corridoio con le pareti celesti e il pavimento blu notte, scontato dire che questa sirena adora tutte le tonalità dell'azzurro. Attorno ai muri ci sono molti quadri, a destra tutte le regine e i re che l'hanno preceduta e a destra vari famigliari reali. A un certo punto giriamo a destra verso un altro corridoio e Poseidon apre spingendo con la testa la seconda porta a destra. È la sala del trono di Procida: è una stanza immensa con varie decorazioni marine e varie specie di pesci che fungono da consiglieri personali della regina. Procida è seduta sul trono e devo dire che è davvero bella: ha lunghi capelli verdi, occhi grandi neri, è magra con la coda lilla e indossa due stelle marine arancioni sui seni. Alza lo sguardo su di noi e ci sorride:

-Dunque siete voi i prodi guerrieri che ho fatto salvare dal mio fidato Poseidon?

-In teoria sì. Grazie per averci fatto arrivare qui.

-Nessun problema, io aiuto tutte le sirene in difficoltà, lo dovrebbe sapere signorina Courtney, giusto?

-Sì, sì sono Courtney.

-E io sono Alejandro, è un vero piacere conoscere una bella chica come lei.

Evidentemente Procida non condivide quello che ha appena detto lo spagnolo, lo ha guardato malissimo. Alejandro si è ammutolito immediatamente e la regina è tornata nuovamente a fissarmi:

-Giusto, quasi dimenticavo che quello è...è...umano.

-Sì, ehm...è un problema?

-No, certo che no. Potete restare tutto il tempo che desiderate. Poseidon, trova ai nostri ospiti un alloggio tra le sale reali disponibili.

-Certo, signora. Ragazzi, vogliate seguirmi...

Cominciamo a seguire lo squalo tigre verso i corridoi immensi del palazzo. Alejandro ha una faccia indispettita, l'atteggiamento della regina nei suoi confronti lo ha chiaramente infastidito.

-Non capisco, quella sirena ha qualcosa contro di me?

-Non è “quella sirena”, ma la sirena, la regina dell'oceano Pacifico e, in mia presenza, devi avere per lei il massimo rispetto.

-Non mi sembra di aver mancato di rispetto alla regina, allora perché ha questo atteggiamento nei miei confronti?

-Alla regina non piacciono gli umani, non chiedermi perché, lo sa solo lei.

-Spero non comprometta il nostro soggiorno qui.

-Ne dubito, almeno finché Courtney è qui con te.

Alejandro annuisce poco convinto e continua a nuotare in direzione dello squalo seguendolo e così faccio anche io. Dopo qualche minuto arriviamo davanti a una porta azzurra, Poseidon con un colpo di testa la apre e ci fa entrare. È una camera con una toeletta azzurra, un armadio azzurro e un letto matrimoniale viola e azzurro, non si direbbe che alla regina piacciono queste due tonalità? Per una notte o due quella sistemazione va bene, e se Alejandro prova minimamente a toccarmi mentre dormo, gli cambio i connotati...o semplicemente gli tolgo le bacche di Zenta, almeno non avrebbe più la forza di darmi fastidio. Glielo ricorderò non appena andremo a dormire. Guardo poi lo squalo e mi avvicino a lui:

-Poseidon, senti...

-Cosa?

-Potresti...potresti aiutarmi a trovare gli altri?

-Gli altri? E chi sarebbero questi altri?

-I miei amici...Duncan, Heather, Trent e Gwen...

-Fra questi a dire il vero conosco solo il lupo mannaro e lo stregone, potrei aiutarti per loro due, ma per gli altri dovresti vedertela tu.

-Va bene comunque. Domani, potresti aiutarmi? Ora credo sia meglio che io e Alejandro ci riposiamo.

-Come preferisci. Buon riposo a entrambi, allora.

-Grazie, anche a te.

-Non ho bisogno di dormire, adesso. Ma grazie per il pensiero.

E detto ciò, esce dalla stanza e ci lascia da soli. Alejandro mi guarda un po' smarrito, in effetti è strano per un umano soggiornare in una stanza per le sirene, non ci sono sedie e quasi tutto galleggia ad eccezione del letto. Credo che alla fine opterà per passare tutto il tempo lì. Senza dirmi una parola, infatti, va a stendersi e si addormenta quasi subito. “Bene, allora non avrò bisogno di dirgli alcunché.”. Mi distendo anche io sul letto e mi addormento un attimo dopo.

{Duncan}

Cavolo, mi sono cacciato in un bel casino. Domani ci sarà il mio processo al tribunale dell'inquisizione e, si sa, sarò dichiarato colpevole e poi bruciato al rogo, anche se, adesso che ci penso, non è proprio male. Ho i poteri del fuoco, alcuni dicono che io sono ignifugo, quindi al rogo non morirei, no? Beh, se vedono che al rogo non muoio, potrebbero usare delle tecniche diverse, ma ora non me ne devo curare. I lupi mannari e i vampiri vengono sempre condannati al rogo perché sono particolarmente sensibili al calore, ma, come ho appena detto, sono diverso dagli altri e non dovrei avere i loro comuni problemi. Penso a Courtney, dove sarà adesso la mia principessa? Aveva ragione, in fondo, Morgana aveva programmato tutto fin dall'inizio. Ma perché? Che cosa c'entriamo noi con tutto questo? Perché se la prende con noi? Prima di quell'incontro non avevo la minima idea di chi fosse! Capisco che possa essere arrabbiata con Trent, o magari anche con Gwen per l'abbandono, ma tutti gli altri? È già morto qualcuno per questo ingrippo! Mentre continuo a stare nei miei pensieri, sento la porta della cella che si apre:

-Duncan.

-Ciao, papà.

Mi è venuto a trovare mio padre, strano. Da quando cominciò a capire che sono sempre stato un tipo ribelle, ha cominciato a non calcolarmi sempre più e, quando finii in riformatorio, non si degnò mai di venirmi a trovare. È un uomo alto, abbiamo gli stessi occhi e gli stessi capelli, infatti molti dicono che io sono la sua copia sputata. Io, però, non l'ho mai potuto sopportare: è sempre stato molto rigido in tutti gli ambiti, molte libertà a me, a mio fratello e a mia sorella non erano mai state concesse a causa sua. Non era un tipo violento come alcuni potrebbero pensare, anzi, lui odiava la violenza. Tuttavia, riusciva sempre a imporsi anche senza l'utilizzo delle maniere forti, qualcosa che molti invidiano e anche io, a dirla tutta, ma le persone così non mi sono mai piaciute. E poi, ora si sente tanto importante perché è diventato il sindaco di Los Angeles ed è una persona molto importante e rinomata. Che stronzo snob, quanto lo odio. Che cosa vorrà mai da me, adesso? Questo posto è peggio del riformatorio, cosa lo ha spinto a venire fin qui?

-Volevo dirti una cosa, figlio mio.

-Cosa vuoi?

-Domani ci sarà il processo, lo sappiamo bene entrambi. Io verrò, sono pur sempre il sindaco. Tuttavia, essendo tu il figlio del sindaco, devi avere un comportamento decente e non ribellarti al loro giudizio, potrei fare la figura del pessimo padre. Crescere un lupo mannaro e non rendersene nemmeno conto...

-Bravo, complimenti! Ti scomodi a venire fin qui, e per cosa? Per dirmi che io devo fare il “bravo lupacchiotto” perché altrimenti fai la figura del pessimo padre? Perché, non lo sei?! Se tu avessi avuto un minimo di attenzione per noi tre, niente di tutto questo sarebbe accaduto!

-Tuo fratello si divertiva a girare per i boschi di notte, povero stupido.

-Lui sarebbe stupido?! Non tu, che non hai fatto niente per impedirlo?! E ti definisci ancora un ottimo padre? Sono stato io che perlomeno ha tentato di salvargli la vita, non tu!

-Io mi sarei dovuto addentrare in quella foresta oscura? Ma scherzi?

-Giusto, ti saresti potuto sporcare lo smoking, e poi come facevi le tue conferenze? Scusami, guarda, come ho fatto a non capirlo prima?

-Non usare quel tono con me!

-Altrimenti? Tanto mi uccideranno, che ti importa? Da domani sarai senza figli, non è fantastico? Senza più altre persone che ti ostacolano la carriera, nemmeno la mamma ha avuto più la forza di sopportarti, non ti sei mai fatto delle domande?

-Se quella sgualdrina non ha avuto il coraggio di rimanere con me, non è colpa mia.

-Non parlare di lei in questo modo! E, guarda, è meglio se te ne vai guarda, altrimenti potrei compiere un altro omicidio e nella mia situazione, non sarebbe proprio il massimo. Divertiti a guardarmi al processo domani.

-Lo farò senz'altro, figliolo. A domani.

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Capitolo 11
*** Rescued ***


{Duncan}
Queste sono le ultime ore che passo nella mia cella, prima di essere processato. E sono già a pezzi. C'è un televisore e hanno appena trasmesso il notiziario: a quanto pare due prigionieri, Courtney e Alejandro, hanno tentato la fuga buttandosi in mare e sono dati per dispersi, quasi sicuramente morti. Com’è successo? Mi sento in colpa, non ero lì con lei e non ho potuto proteggerla come mi ero ripromesso in precedenza. Chissà che fine hanno fatto. Mi chiedo anche gli altri dove siano finiti e se gli altri concorrenti del Reality siano stati sputtanati da quella coppia di maledetti. Chris e Morgana…erano d’accordo fin dall’inizio, non capisco perché ci odino così tanto e perché ci abbiano fatto cacciare in questo guaio. ­­­Per la prima volta ho paura, ho paura che tutto possa finire male e che non me ne accorga nemmeno. Sento delle urla nelle altre celle, mi sembra comprensibile visto che siamo tutti condannati a morte certa: i processi sono solo una copertura per far credere che siamo stati condannati secondo la legge, ma non è così. Da qui non si esce mai vivi. Ho sentito tanti lupi mannari, vampiri e streghe urlare tra le fiamme pietà e maledizioni, è una scena raccapricciante. Tutto a un tratto entra la guardia con due persone:
–Questi sono i tuoi compagni di cella per le prossime cinque ore, dopodiché passeremo al tuo processo.– Disse l’uomo prima di buttare i due dentro senza troppi complimenti.
I due mi guardano un po’ confusi, il primo mi sembra senza dubbio un troll: ha la pelle grigiastra, gli occhi iniettati di sangue e ha giusto due capelli. Ora ricordo, è Ezekiel, ha lo stesso aspetto di quando era al Reality. A quanto pare non era cambiato da allora. Il secondo, invece, è un lupo con le stazze di un uomo. Stento a riconoscerlo, anche se nel suo sguardo noto qualcosa di vagamente famigliare…
–Allora, Duncan, non si salutano i vecchi amici?
– C-Cody?! Sei…Sei…
–Un lupo? Sì, mi sembra ovvio.
–Sei un lupo mannaro?
–Ehi, ho detto lupo, non lupo mannaro. C’è una bella differenza.
–Ah, davvero?
–Certo. Io sono quello che nel gergo comune viene definito “ibrido”. Possiamo anche dire che sono un muta forma, posso passare da umano a lupo come se niente fosse. I lupi mannari dipendono dalla luna piena e hanno alcune debolezze che tu dovresti conoscere bene.
–Capisco. E l’altro è…Ezekiel, giusto?
–Suppongo di sì. Non parla, fa solo degli strani versi, però sì, credo sia lui.
Ezekiel nel frattempo sbava, cosa che mi fa venire la nausea.
–Quando vi hanno presi?
–Giusto qualche ora fa.– risponde Cody. Poi si avvicina e mi sussurra: –Molti di noi stanno cercando di nascondersi da quando hanno istituito il tribunale dell’Inquisizione. Solo che ci hanno scoperti e molti di noi sono stati catturati. Spero che alcuni siano rimasti liberi. Tu, invece, da quanto sei qui?
–Quasi una settimana se non ricordo male.
–E fra qualche ora ci sarà il tuo processo, giusto?
–Esattamente. E, precisiamo, sarò abbrustolito in piazza. Tanto, si sa, qui muoiono tutti.
–Purtroppo è vero. Non capisco come mai sia stato creato tutto così all’improvviso.
–È stata quella puttana di Morgana, ne sono certo.
–E come avrebbe fatto a coinvolgere il governo? Queste cose non possono uscire dal nulla!
–Peccato che è già successo. Senti, io non ho speranze, ma se tu puoi, cerca di far evadere gli altri.
–Non ti garantisco niente.
–Poco male, meglio di niente.
E fra di noi cala il silenzio che viene interrotto solo dai versi di Ezekiel che quasi sicuramente capisce cosa vogliamo dire, ma non ha più la possibilità di dirlo. Devo ammettere che mi fa quasi pena. Non ho rivelato tutti i miei segreti, non credo di potermi fidare di loro, almeno non dopo tutto quello che ci è capitato. Devo elaborare un modo per inscenare la mia morte, e devo anche trovare un modo per scappare. Sarò indenne, il fuoco non mi scalfisce, ma se lo scoprono mi annegano e io e l’acqua non andiamo molto d’accordo. Come potrei fare? Passo le ultime ore per trovare una soluzione, una qualunque. E se, semplicemente scappassi all’improvviso? Il problema si presenterebbe se qualcuno poi mi trovasse nuovamente. E lì non avrei nessuna possibilità di scampo. Pensa, Duncan, pensa. Non c’è più tempo da perdere, siamo agli sgoccioli.
Alle dieci in punto, una guardia entra e mi tira con forza:
–Sbrigati, è ora.
–Non tirarmi! So camminare con le mie gambe. Ti seguo, tranquillo.
Lui, però, non mi dà retta e continua a tirarmi. Questi umani mi irritano il sistema nervoso, ringraziate che non sono un lupo mannaro assetato di sangue. Mi porta in aula e mi fa sedere sulla sedia per gli imputati. Fra i giurati c’è mio padre che mi guarda con disgusto. Io ricambio il suo sguardo, infuriato, sapendo che presto l’avrei fatta franca proprio davanti al suo naso. Come sempre.
{Courtney}
Mi sveglio di soprassalto per la quarta volta. Non faccio altro che sognare tutti i concorrenti del Reality che vengono uccisi uno ad uno da Morgana. E sono degli incubi orribili, macabri, non ho nemmeno la forza di ripensarci. Se non faccio qualcosa, credo che impazzirò. Accanto a me c’è Alejandro che dorme tranquillo, a differenza mia, lui non si è mosso quasi per niente. Mi chiedo come faccia. Non pensa a Heather? Se lo fa, certamente non lo dà a vedere. Quasi invidio la sua sociopatia, almeno lui non prova risentimento per quello che fa. Io, d’altro canto, non riesco a smettere di pensare al delitto che ho dovuto commettere, alla morte di Noah, al momento della separazione dagli altri. Vivo tutto questo come se fossero dei fantasmi che vogliono perseguitarmi e non riuscirò ad andare avanti se non me ne libero, me lo sento. Decido di alzarmi, tanto sia da sveglia che da addormentata, sono mentalmente tormentata. Lascio dormire Alejandro e mi avventuro nel palazzo di Procida, devo trovare Poseidon. È l’unico “amico” che ho all’infuori dei concorrenti, e poi, mi aveva promesso che mi avrebbe aiutato a cercare almeno Duncan e Trent. Mentre giro fra le stanze, vado a scontrarmi con la regina:
–Ehi, fai attenzione.
–Oh, mi scusi. Sto…sto cercando Poseidon, per caso lo ha visto?
–Credo che sia nella sua stanza, perché lo stai cercando?
–Devo parlargli.
–Molto bene. Seguimi.
La regina, riluttante, mi porta nella sua stanza. A momenti penso sia bipolare, fino a ieri mi adorava! Poseidon dorme, quasi mi dispiace svegliarlo. Grazie al cielo, ci ha pensato la regina. Dopodiché se ne va, sembra piuttosto irritata, anche se non riesco a capire per quale motivo. Lo squalo, ha cominciato a sbadigliare e mi ha guardata.
–Non credevo che gli squali sbadigliassero.
–Solo perché non ci vedete, non vuol dire che non lo facciamo. Che cosa ti serve? Come mai mi hai svegliato?
–Teoricamente ti ha svegliato la regina. Comunque…non saprei, non ho una richiesta specifica da farti, se non che voglio trovare Duncan e Trent, mi avevi promesso che mi avresti aiutata.
–Lo so, non me ne sono dimenticato. Ma, sono le dieci del mattino, non credi sia presto?
–Per me è anche tardi, francamente. E poi, ho atteso a sufficienza. È la quarta volta che mi sveglio a causa degli incubi. Che dovevo fare? Venire qui alle sette del mattino?
–D’accordo, non ti scaldare troppo. La questione è molto semplice: il manicomio dov’è rinchiuso il tuo amico si trova vicino all’oceano, i dottori sono sadici e spesso si divertono a dare i pazienti scomodi in pasto alle nostre fauci. E poi, molti tritoni lavorano lì e la regina vuole sempre sapere come funzionano le cose su dagli umani perciò sì, con delle conoscenze possiamo tirarlo fuori. Per quanto riguarda Duncan, anche lì ci sono degli infiltrati e stanno cercando in tutti i modi di salvare più prigionieri possibili. Se provo a parlarci io, magari lo liberano con qualche scusa, a meno che non sia stato già messo sotto processo, allora lì non c’è più niente da fare.
–Come mai?
–È vero che ci sono degli infiltrati, ma sono relativamente pochi. Molti del personale del tribunale vogliono che tutti questi demoni vengano sterminati anche se non fanno nulla di male. E la condanna viene messa per iscritto, per questo non hanno via di scampo.
–Ma io non capisco. I demoni dovrebbero avere dei superpoteri, no? Allora perché in quel tribunale sono sottomessi?
–Le catene che li bloccano, i muri degli edifici…praticamente tutto in quell’ambiente è circondato da materiali tossici per quelle creature e questo li indebolisce e li priva dei loro poteri. Per esempio c’è dell’argento in polvere per contrastare i vampiri e i licantropi. C’è di tutto, anche gli infiltrati faticano a mantenere la copertura in quella situazione.
–Ancora non capisco. Se le persone non sono mai venute a contatto con i demoni, almeno non così da vicino, come fanno a sapere tutte queste cose? Come fanno a sapere le loro debolezze e i vari modi per ucciderli? A stento conosco i poteri di Duncan…
–Non è chiaro? Traditori. È questa la parola più adatta per definirli senza usare un linguaggio scurrile. Hanno rivelato tutto agli esseri umani, e per cosa? Per distruggere la loro stessa specie? Loro, loro meriterebbero di finire al rogo e non tutti quegli innocenti.
–Ma…è orribile! Credo che ci sia Morgana dietro tutto questo.
 –Chi è Morgana?
–Quella che ci ha fatto cacciare nei guai! Quella brutta strega!
–Un momento…ti riferisci a Morgana, la famosa strega manipolatrice? Quella che sa manipolare le menti altrui?
–Sì, proprio lei.
–Allora la conosco. È stata una vecchia amica della regina, poi l’ha tradita e ha distrutto il suo regno. Adesso lo abbiamo ricostruito, ma puoi immaginare quanto possano essere state dolorose le perdite che abbiamo subito.
–Ma perché? Com’è successo?
–Non ho idea di come si siano conosciute, ma all’improvviso ho cominciato a vederla sempre più spesso a palazzo. Erano inseparabili e, francamente, quella donna è il classico esempio di leccapiedi parassita. Quando poi ha conquistato la sua totale fiducia, ha pensato bene di passare al governo totale del regno decimando il popolo per crearne uno devoto solo a lei, tuttavia io e altri sudditi della regina, insieme a lei, siamo intervenuti per impedirglielo.
–Mio Dio. Quella donna ha proprio la fissa con la tirannide. Credo che stia facendo la stessa cosa anche nel mondo in superficie.
–E se non farete qualcosa, temo proprio che ce la farà.
–Come fai a dirlo?
–Gli umani sono avidi e stupidi. Basta che gli presenti un po’ di pecunia e una promessa di governo, che subito passano dalla parte dei cattivi. Beh, dobbiamo andare dal tuo amico? Abbiamo perso fin troppo tempo qui.
–D’accordo. Vado a svegliare Alejandro, allora.
Corro in fretta e furia a svegliare Alejandro e lo tiro per portarlo con me.  È ancora mezzo addormentato e non protesta molto, devo dire. Forse è anche perché oltre a Duncan, dobbiamo salvare Trent e, probabilmente, è nello stesso manicomio di Heather. Gli do un’altra manciata di bacche di Zenta, non sia mai anneghi qui dentro. Salutiamo molto cordialmente la regina e ci avventuriamo verso il tribunale per chiedere di Duncan.
Mezz’ora dopo arriviamo in un punto dell’oceano dove Poseidon inizia a parlare con non so chi:
–Allora? Duncan è ancora in prigione?
–No, amico mio. Hanno appena finito di processarlo ed è stato condannato al rogo.
–Stai scherzando?!
–Temo di no. Stavo anche io al processo. Mi dispiace.
Lo squalo si gira poi verso di me e, con aria molto dispiaciuta, mi dice:
–Mi…Mi dispiace.
–Cosa? Che è successo?
–Non possiamo fare più niente. È stato condannato.
–Non puoi dire sul serio!
–Purtroppo è così. Ho contattato uno degli infiltrati e mi ha appena riferito che è appena stato condannato.
–Allora portami lì. Devo vederlo un’ultima volta.
–Sei sicura? Guarda che quello non è uno spettacolo bello.
–Non mi interessa. Io devo vederlo un’ultima volta prima che…prima che accada.
–Come vuoi. Seguitemi allora.
Nuotiamo verso la superficie, poi Poseidon mi dice che salendo in superficie ci saremmo dovuti incamminare verso la piazza principale dove si tengono tutte le esecuzioni. Lui ci avrebbe aspettati lì, una volta terminato il tutto ci saremmo incamminati verso il manicomio dove è segregato Trent. Come ultimo avvertimento, ci dice di fare attenzione a non farci notare, dato che per gli umani io e Alejandro siamo dispersi e, molto probabilmente, morti. Se ci scoprissero, verremmo nuovamente catturati e, visto la fatica che abbiamo fatto per scappare, non mi sembra molto il caso.
Io e Alejandro cominciamo a camminare dalla spiaggia verso la piazza cittadina facendo attenzione a non farci notare da occhi indiscreti. Ale mi guarda con occhi docili, credo che sembri dispiaciuto per me, almeno all’apparenza. Nella piazza cittadina c’è un mare di gente. Mi ricorda tanto un ritorno al Medioevo. Questo non doveva essere il secolo del progresso? Sono questi i momenti in cui l’umanità mi fa proprio schifo. Afferro con forza l’avambraccio di Alejandro e mi incammino in mezzo alla folla, cerco di non perdere di vista né la strada né il ragazzo accanto a me. Con molta fatica, mi ritrovo davanti a un palco di metallo e sopra di esso si trovano un sacerdote, il sindaco (nonché padre di Duncan), l’esecutore che deve semplicemente accendere il rogo e…Duncan, legato a un palo con sotto i suoi piedi un mucchio di legna. Ha uno sguardo carico di disprezzo verso il padre e verso il pubblico che attende con impazienza la morte del lupo mannaro. Per me è comprensibile, come può un genitore permettere una cosa del genere? Tutto solo per l’immagine esteriore? È disposto a sacrificare l’ultimo figlio che gli è rimasto al mondo? Ho un altro motivo per odiarlo. Comincio a fissare il punk che amo, la persona con cui credevo di passare tutta la vita insieme, pronto a essere bruciato vivo. Io, però, non sono pronta a vederlo morire. Non posso fare niente per aiutarlo. Ho i poteri del ghiaccio, se mi avvicinassi al fuoco morirei prima di lui e tutto questo mi fa sentire terribilmente impotente. Dopo un po’, Duncan posa finalmente lo sguardo su di me. Sembra così felice di vedermi, come se fossi appena uscita dalla tomba.
{Duncan}
La mia principessa è viva. Non riesco a crederci. Credo di aver sentito tutti gli omini nella mia testa che festeggiano e ballano la conga e fanno la ola. Forse dovrei farmi vedere da qualcuno quando la situazione sarà passata, da uno bravo possibilmente. Mentre fingo di ascoltare il discorso di mio padre accompagnato dalle insulse preghiere del prete, fisso Courtney e Alejandro e cerco di pensare a come fuggire. Non voglio perdere un solo sguardo della mia principessa, sono stato da schifo quando ho pensato di averla persa per sempre e che avrei finito la mia esistenza senza di lei al mio fianco. Devo fuggire, ora non solo più per umiliare mio padre e salvarmi la vita, ma anche per riabbracciare finalmente la mia topina. Comincio a riflettere attentamente: sono legato a un palo di legno, legato con delle semplici corde all’apparenza fragili nonostante i nodi complicati e a terra ho un sacco di legna. Sono in una struttura altamente infiammabile. Il palco è di metallo, deve essere così, altrimenti tutto si incendierebbe. Quando tutto comincerà a bruciare, risulterà ovviamente il tutto fragile. Se faccio una finta, facendo credere loro che sto morendo bruciato, mentre in realtà sono io che creo un’illusione, potrei scappare in fretta e far rimanere tutti senza fiato. Già godo a immaginare le facce di tutti, specialmente quella dello stronzo che sta facendo la bella ramanzina sul caro figlio che ha ucciso i suoi stessi famigliari perché è sempre stata una feccia. Peccato che mia madre non sia qui a sentirlo, magari gliene avrebbe dette quattro. Mio padre evidentemente ha finito il suo “grazioso” monologo, visto che il pazzo con la torcia sta venendo ad accendere il tutto. Courtney ha uno sguardo terrorizzato, perciò cerco di tranquillizzarla sussurrandole in catalano:
–No moriré . Vaig a desar. No et preocupis . (Non morirò. Mi salverò. Non ti preoccupare)
Ora ringrazio Courtney per avermi costretto ad andare con lei a Barcellona per imparare lo spagnolo e il catalano, se lo avessi detto nella nostra lingua, mi avrebbero scoperto e avrei mandato tutto all’aria. Credo che pensino che abbia sussurrato delle preghiere, meglio così. Courtney sembra confusa, non so se perché mi sia deciso a parlare in una delle sue lingue madri, o se per quello che ho detto. O magari per entrambe le cose. Alejandro invece è confuso e cerca di fare dei cenni a Courtney per sapere cosa ho detto. Un momento, la mia ragazza ha afferrato per un braccio quello? Ah, non appena finisco qui, devo farle proprio un bel discorsetto. Il fuoco comincia ad avvolgere il tutto e la folla comincia a gridare e a schiamazzare, non li capirò mai. Vorrei aumentare le fiamme di colpo, ma sembrerebbe sospetto. Dopo un attimo, le fiamme si propagano per tutta la legna, allora decido di aumentare tutto di un botto, per far spaventare gli altri e per facilitare la mia fuga. Più passa il tempo, più le fiamme sono alte. Decido di improvvisare e di far bruciare anche il palco, i miei poteri me lo permettono. Le persone intorno e davanti al palco cominciano a scappare per la paura, mio padre se la da a gambe levate, vigliacco. Courtney e Alejandro si allontanano per evitare le fiamme e, a giudicare dalla loro espressione, non solo quelle. Quando noto che mio padre e tutti i tirapiedi che stavano con lui, sono spariti, di scatto scappo e mi nascondo in un vicolo in modo che non mi vedano. Quando vedranno solo cenere, capiranno il mio inganno, a meno che non siano totalmente stupidi. Con lo sguardo cerco Courtney e Alejandro, devo avere un punto di riferimento. Al vicolo opposto, li vedo, e faccio cenno di raggiungermi, io non posso visto le condizioni. Con uno sguardo piuttosto agitato, corrono in fretta e furia verso di me. Courtney, non appena mi vede mi abbraccia con tutte le sue forze e comincia a piangere. Io ricambio subito il suo abbraccio e le bacio la testa. Ho creduto di averla persa per sempre.
 

 

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Capitolo 12
*** Rancori e nostalgia ***


{Narratore}
–Duncan…Dio mio, credevo di perderti per sempre, che fosse l’ultima volta che ti vedevo.– dice Courtney piangendo appoggiandosi al petto di Duncan.
–Stai tranquilla, principessa. Sono qui, non hai niente da temere adesso. Piuttosto, mi chiedo come voi due siate riusciti a scappare. Tutti i notiziari hanno annunciato la vostra scomparsa.
–Sono una sirena, ricordi? Per Alejandro, invece, abbiamo usato le bacche di Zenta. Lo hanno aiutato a respirare sott’acqua.
–Davvero? Che figata.
–Piccioncini, dobbiamo andarcene da qui. Siamo ricercati e se ci scoprono, ci rinchiudono di nuovo dentro.
–Io non posso ancora andarmene.– dice Duncan.
–Come sarebbe a dire che non puoi ancora andartene? Siamo venuti dal regno delle sirene per salvarti!
–Per salvarmi? Ma se non avete fatto niente! Ho fatto tutto io. Non so voi due dove dobbiate andare, ma io ho una faccenda importante da risolvere.
–E quale sarebbe questa faccenda così importante da impedirti di seguirci?
–Devo liberare gli altri dalle prigioni. Non posso lasciarli qui a morire.
–Da quando in qua sei diventato così altruista? Dobbiamo andare a salvare Trent e Heather!
–Quei due sono in un manicomio, non moriranno, non subito almeno. Qui, se io non faccio niente, ci saranno esecuzioni su esecuzioni e io non posso permettere che accada.
–È questo quello che pensi dei tuoi amici? Che possono aspettare, tanto non moriranno? Bell’amico che sei! Preferisci salvare dei perfetti sconosciuti!
–Non mi interessa quello che pensi a riguardo, Courtney!- gridò Duncan. –Se proprio dobbiamo parlare di amicizia, pensa a come ti sei dimenticata della scomparsa di Gwen e pensa come te ne freghi degli altri amici del Reality che chissà dove sono finiti. Se non sono morti, sia inteso.
–Lo so che Gwen è scomparsa! Ma almeno Trent e Heather sappiamo dove sono! Ti sei dimenticato della nostra alleanza?!
–Alleanza? Ma ti prego! Non prendiamoci in giro, fammi il favore. Non siamo nel Reality dove le alleanze ti salvano il culo dall’eliminazione. Siamo nella vita reale, cara, vedi di aprire gli occhi.
–Duncan, ma…che ti sta prendendo?
–Che mi sta prendendo? Semplice. Voglio salvare tutte quelle persone che sono rinchiuse lì, che non hanno fatto niente di male se non quello di non essere umani! Se dovete andare, andate. Il mio posto è qui.
–Dimmi almeno perché. Tu non sei una persona altruista, pensi solo a te stesso.
–E chi sei tu per dirmi chi sono? Non credo che tu mi conosca così bene. Vuoi sapere perché? Perché io sono un lupo mannaro e so cosa significa sentirsi diversi e discriminati! E qui, abbiamo raggiunto l’apice dello schifo. E non pretendo nemmeno che tu capisca. Sei una sirena e le sirene vengono amate perché sono tanto belle e affascinanti, mentre invece vampiri, lupi mannari e altre creature notturne vengono guardate come un rifiuto della società.
–Ma sai anche tu che ho dovuto nascondere i disastri che ho fatto diventando una sirena…
–Non è la stessa cosa, cazzo! Ma lascia perdere guarda, divertiti con il tuo amico sociopatico, io me ne vado.
–Ehi, che cos’hai contro di me?!– interviene Alejandro dopo aver ascoltato indifferente la discussione fra i due amanti.
–Niente, niente. Lascia perdere, andate a fare il vostro dovere, io andrò a fare il mio.
–No, non andartene Duncan…
–Lasciami stare, Courtney. Sono…troppo miserabile per te.
{Courtney}
Non riesco proprio a capire che cosa gli sia preso. I miei occhi si riempiono di lacrime per il dolore e la frustrazione: avevo finalmente visto Duncan, dopo essere stata in pena per così tanto tempo e poi? Litighiamo. Non che questa fosse una novità, le liti fra di noi sono sempre state all’ordine del giorno, ma questa è diversa dalle altre, me lo sento. La sua ultima frase mi è quasi sembrata come un addio e questo mi fa male. Non siamo mai stata una coppia dolce che fa cose da fidanzatini, non ci siamo mai riusciti fino in fondo. Non si era mai arrabbiato così tanto con fino ad ora, forse ho esagerato, ma non saprei, non credo di aver detto niente di male in realtà. Anche Alejandro la pensa allo stesso modo, nemmeno lui riesce a capire perché all’improvviso Duncan si sia infuriato e se ne sia andato in quel modo. Lo so, lui vuole andare subito al manicomio a salvare Heather, le importa solo di lei e sicuramente dopo il salvataggio ci lascerà perdere e questo mi fa sentire ancora più a terra. E dopo di quello, che cosa farò? Il dubbio mi assale, facendo crescere anche la mia forte tristezza che mi urta l’animo.
–Beh, hai finito? Non credi che sia ora di andare?–chiede Alejandro bruscamente.
–Sì, okay.–bofonchio leggermente. Ho la testa altrove, in realtà. Non riesco a digerire le parole di Duncan, però non posso certo pretendere che mi passi tutto in fretta. Magari se mi distraggo, mi passa senza che nemmeno me ne accorga.
Ci incamminiamo verso il mare, ma Poseidon non c’è. Lo chiamo con la mente per chiedergli che fine ha fatto e lui risponde prontamente che era andato a farsi uno spuntino, dato che noi la stavamo prendendo per le lunghe e ha aggiunto che sarebbe arrivato a momenti e che avremmo dovuto aspettarlo sulla spiaggia dove ci aveva lasciati. Nel frattempo, io e Alejandro ci fissiamo. Non abbiamo granché da dirci, l’unico nostro rapporto ravvicinato è stato durante lo show ed era tutta una finta per alzare gli ascolti. Non siamo veri amici in realtà, nemmeno amanti per dirla tutta. L’unico ragazzo con cui sia mai stata seriamente è Duncan, è stato l’unico ad avermi fatto perdere realmente la testa. Alejandro non parla, non ci prova nemmeno. Mi guarda come se fossi un cucciolo bastonato, gli avrò fatto pena quando ho litigato con Duncan e ho cominciato a piangere. Non pretendo che possa capire, credo che se vedesse Heather, scoppierebbe a piangere anche lui e, anzi, sotto sotto ci spero pure. Poseidon arriva dopo qualche minuto, rompendo la tensione che si era creata fra di noi  nel frattempo. Ci guarda un po’ incerto e ci chiede di Duncan.
–Sta bene, ma se n’è andato.
–Sta bene? Andato? Che vuoi dire?
Gli sintetizzo ciò che è accaduto qualche attimo prima. Lui mi guarda un po’ pensieroso, poi espone le sue idee:
–Dovresti essere fiera di lui.
–Fiera di lui?
–Pensaci: poteva scappare via dopo essersi liberato, molto probabilmente lo avrebbero considerato morto senza nemmeno controllare che ci fosse il cadavere perché darebbero per scontato che essendo un lupo mannaro, si sarebbe bruciato automaticamente. Invece, lui decide di fare qualcosa di eroico cercando di salvare tutti quei prigionieri destinati a morte certa. Ti sembra ancora strano essere fiera di lui? Forse lo sottovaluti troppo, quel ragazzo.
–Forse hai ragione. Credo di avere ancora dei pregiudizi nei suoi confronti, anche se lo amo con tutta me stessa.
–Il primo passo è rendersene conto, non credi?
–Credo che invece quel povero pazzo si stia sacrificando per una causa persa. Tanto la gente muore ogni giorno, se non lo fa oggi, succederà domani.
–Voi umani siete stupidi. E anche terribilmente egoisti.
–Ho detto solo il mio parere. Mi sembra uno spreco di tempo, non ne ricava niente salvando la vita a quelle persone.
–Quindi per te si riduce tutto in favori? Pff, non ti capisco. Comunque, perché mi hai chiamato, Courtney?
–Te ne sei dimenticato? Dobbiamo andare in manicomio a prendere i nostri due amici.
–Ah, giusto. Beh, seguitemi, vi faccio strada.
E così, ci tuffiamo e cominciamo il nostro viaggio verso una nuova missione di salvataggio, sperando che non sia fiasco come quello di Duncan. Resistete ancora un po’, stiamo arrivando.
 
{Duncan}
Sono pazzo, lo so. Courtney non aveva tutti i torti, forse in fondo penso solo a me stesso, però stavolta non riesco a voltare loro le spalle. Avevo chiesto a Cody di fare qualcosa, ma se è rinchiuso può fare poco o niente. Io sono libero adesso e posso provare, anche se pensandoci bene, sto rischiando grosso. Solo che, non posso lasciare tutte quelle persone lì a morire solo perché non sono umani. So cosa vuol dire essere emarginati e guardati con ribrezzo, e non era come quando fui rinchiuso in riformatorio. Spesso maledico il giorno in cui fui trasformato in lupo mannaro, ma lo avevo fatto solo per cercare di salvare mio fratello. Mi odio per aver ucciso mia sorella, se non fosse stato per lei, ora sarei in crisi con i cambiamenti della luna, mentre adesso posso controllarmi ed è solo grazie a lei. Quanto vorrei poter dar loro un ultimo saluto, penso a loro ogni giorno e sono tormentato dai sensi di colpa. E adesso penso a quanti possano perdere un padre, una madre solo per queste divergenze o come addirittura non si facciano scrupoli a sterminare famiglie intere. Penso anche a esseri umani che fanno davvero schifo e che vivono come se niente fosse perché sono esseri umani e altre creature che hanno solo il “torto” di essere così, morire per un niente. Cerco di fare mente locale per liberare gli altri, togliendomi dalla testa i pensieri superflui per non fare confusione. Se riuscissi a infiltrarmi come una guardia, sarebbe tutto più facile. Potrei entrare di nascosto all’ingresso della prigione senza dare nell’occhio, prendere una divisa e fingere di essere uno di loro. Poi magari frego qualche sigaretta, la nicotina mi impedisce di avere reazioni ai materiali tossici presenti nelle prigioni. E tutto questo grazie agli studi di mia sorella. No, Duncan, non adesso. Ora devi focalizzarti sull’evasione, non sui ricordi! Bene, dunque, e dopo che li faccio evadere dove li faccio andare? Mentre ci penso, vedo delle guardie mezze stordite insieme a mio padre che sembra piuttosto sconvolto. Mando a fanculo i piani e mi dirigo silenziosamente verso di loro…

 

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