Hogwarts: La nuova generazione

di _Daenerys Targaryen93_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Lo smistamento ***
Capitolo 2: *** Expecto Patronum ***



Capitolo 1
*** Prologo: Lo smistamento ***


Il sole colpí il mio volto.
Distesa supina sull’erba fresca mi divertivo a guardare le nuvole.
Risi, una nuvola somigliava agli occhiali di mio nonno e un’altra alla mia civetta delle nevi.
Mi misi seduta, una leggera folata di vento fece svolazzare i miei capelli castani, e il libro che avevo sulla pancia cadde a terra.
Respirai a fondo quella brezza e mi misi in piedi, sistemando le pieghe che si erano formate sul mio leggero vestitino di cotone blu con qualche macchia verde e marrone di qua e di là.
La mamma mi avrebbe certamente sgridata, e dopo avermi dato una bella strigliata avrebbe agitato la sua bacchetta e fatto sparire le macchie.
L’erba solleticava i miei piedi nudi, lo trovavo piuttosto piacevole.
D’un tratto udì un lontano stridere.
Mi voltai e vidi la mia civetta delle nevi, Luna che aveva tra le zampine qualcosa.
Mi illuminai quando riconobbi quel ‘qualcosa’.
La mamma e il papà mi avevano tanto parlato di questo giorno, e ora che avevo compiuto undici anni era finalmente arrivato.
Luna si posò sulla mia spalla, e tolsi la lettera dalle sue zampine.
La aprii rompendo il sigillo e lessi quelle dolci righe scritte con inchiostro verde:

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS

Preside: Percival Gwaine Pervymoore Silus
(Ordine di Merlino, Prima Classe,
Grande Mago, Stregone Capo,Confed. Internaz. dei Maghi)

Cara signora Potter,
Siamo lieti di informarla che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di
Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
L'anno scolastico avrà inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa del Suo gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.

Distinti saluti,

Hermione Granger
Vicepreside

Emisi un gridolino e strinsi la lettera al petto.
Euforica iniziai a saltellare, Luna si alzò in volo emettendo un verso di protesta.
Il mio impeto l’aveva spaventata.
Afferrai il mio libro e stringendo la lettera tra le mani corsi a casa, e per tutto il tragitto urlai ridendo ‘E’ arrivata! E’ arrivata!!’.
Entrai in casa di colpo, chiudendomi violentemente la porta alle spalle.
<< Mamma! Mamma! >> la chiamai << E’ arrivata! >>.
Mia madre, Katherine Potter, fece capolino dalla cucina.
Appena mi vide sgranò gli occhi e asciugandosi le mani con uno strofinaccio mi venne incontro scuotendo la testa in segno di disapprovazione.
Puntò i suoi occhi castano scuro nei miei, ed esclamò:
<< Signorina, cos’è tutto questo fracasso? Oh per la barba di Merlino, come ti sei conciata? >> .
Non ero un bello spettacolo.
Avevo le guance rosse e gli occhi che lacrimavano, i miei capelli erano arruffati ed erano pieni di foglie secche, il vestitino era macchiato d’erba e terra e le mani e i piedi erano in condizioni peggiori.
Ma non mi importava, respirando a fatica a causa della gran corsa le sventolai sotto il naso la mia lettera di Hogwarts.
<< E’ arrivata! La mia lettera! Dobbiamo comprare un sacco di cose e … >>,
<< Va subito a lavarti! Per l’amor del cielo! Tuo padre ha speso un bel po’ di soldi per comprarti quel vestito e l’hai ridotto in quello stato! >>
<< Ma .. >>
<< Niente ‘ma’! >> mi intimò puntandomi un dito contro << Hai anche sporcato il pavimento. Io mi ammazzo di lavoro per pulire e tu combini questo disastro. >>.
Si passò una mano tra i capelli corvini, mormorando un ‘Calma Katherine, ci vuole pazienza.’.
Sbuffai e obbedii.
Entrai nella mia stanza e accarezzai la sciarpa dei Grifondoro di mio padre che avevo appeso al muro.
Sorrisi, avrei seguito le orme di mio padre e mia madre.
Sarei diventata una Grifondoro e li avrei resi fieri di me.
Anche i miei nonni avevano frequentato Hogwarts, ed erano entrambi Grifondoro.
Insomma, era la casa di famiglia quindi non potevo non farne parte.
La mia famiglia era molto conosciuta, in quanto mio nonno Harry era sopravvissuto a uno dei maghi più potenti e malvagi mai esistiti sulla faccia della terra e che aveva terrorizzato il mondo dei maghi per molti anni, tanto che nessuno osava pronunciare il suo nome.
Lord Voldemort, così si chiamava, era stato sconfitto da mio nonno e quando mi raccontavano di lui o pensavo a lui avevo sempre i brividi.
Udii bussare alla porta.
<< Avanti. >>
Era mia madre, che entrando nella stanza sospirò.
<< Guinevere, ti avevo detto di andare a lavarti? >>,
<< Lo so, scusami. Mi sono fermata a pensare. >> sorrisi debolmente guardando di nuovo la sciarpa di mio padre.
mia madre mi circondò le spalle con un braccio:
<< Tutto bene? Scusami per come ho reagito, ho perso la testa vedendoti così sporca. Ma sono davvero felice che la mia bambina vada finalmente ad Hogwarts. Domani andremo a Diagon Alley a comprare tutto l’occorrente. >>,
<< Mamma, è solo che voglio essere una Grifondoro. >>,
<< Lo sarai, tranquilla. Ce l’hai nel sangue. Ora va’ a lavarti. >>.
Annuii.

Diagon Alley era davvero affollata, c’erano ragazzini che correvano a destra e a manca lanciandosi contro le gelatine tutti i gusti+1.
Altri se ne stavano col naso schiacciato sulle vetrine a osservare i nuovi modelli dei manici di scopa che più facevano tendenza.
Mia madre e mio padre mi trascinarono a comprare la toga, per poco mia madre non pianse quando mi vide indossarla.
Poi andammo dritti al Ghirigoro a comprare i libri e in un negozio a prendere un paiolo, inchiostro, pergamena e una piuma.
<< Manca solo la bacchetta. >> mormorai,
<< Per quella c’è Ollivander! >> esclamò mia madre euforica, e indicò un negozio dall’insegna che non passava inosservata, << Coraggio. Andiamo! >>,
<< Kat, è meglio che Gwen vada da sola. Comprare la prima bacchetta magica è un evento importante. >> esclamò James Potter, mio padre.
<< Ma, James! E’ per questo che voglio esserci. >>,
<< E’ meglio così fidati di me. >> esclamò mio padre posandole una mano sulla spalla.
Mi diede una borsa di monete d’oro e mi incoraggio ad entrare nel negozio di bacchette.
Col cuore in gola entrai, il negozio era in disordine con qualche ragnatela e chili di polvere.
<< C’è.. c’è nessuno? >>,
<< Benvenuta. >> disse una voce che mi fece sobbalzare.
Mi spaventai a tal punto da posare una mano sul cuore e trattenere il fiato.
Timidamente mi avvicinai al bancone giocherellando con la punta della mia treccia.
<< Buongiorno. Mi chiamo Gwen Potter. E ho bisogno di una bacchetta. >>,
<< Oh! Sei la figlia di James e Katherine Potter! La nipote del grande Harry Potter! >>,
annuii mordendomi le labbra.
<< Io sono Gregory Ollivander, e sono felice di fare la tua conoscenza signorina. Hai gli stessi occhi di tua madre! >> mi tese la mano, che io strinsi titubante poi si voltò e in men che non si dica sparì tra gli scaffali.
‘Vediamo se riesco a trovare la bacchetta giusta per questa signorina.’ lo sentii mormorare.
Tornò con alcune scatole.
Ne aprì una, e me la porse.
<< Provi questa. Agrifoglio e corda di cuore di drago. >>.
La agitai, non era la bacchetta giusta per me.
Me ne porse un'altra, salice e crine di unicorno.
Neanche quella andava bene.
<< Prova questa. Nocciolo e crine di unicorno. >>.
Afferrai la bacchetta e la agitai.
Era la bacchetta giusta per me.
<< A quanto pare questa bacchetta ti ha scelta. >> sorrise, e io ricambiai debolmente.
La ammirai.
Era semplicemente bellissima.
Era di una flessibilità notevole e l’impugnatura decorata da un groviglio di rametti la rendeva aggraziata.
Sorrisi, elettrizzata al pensiero di usarla.

Il giorno della partenza arrivò, ed io ero stanca morta a causa della notte insonne che avevo appena trascorso.
Ero troppo eccitata per dormire.
Chi al mio posto non lo sarebbe stato?
I miei mi accompagnarono alla stazione di King’s Cross, e spingendo il carrello con sopra il baule, la gabbietta con Luna e le altre cose mi recai sorridente al binario 9 e ¾.
All’inizio avevo avuto paura di sbattere contro il muro, ma con una bella rincorsa e gli occhi chiusi avevo raggiunto il binario.
Mia madre prima che io salissi sul treno mi aveva fatto mille raccomandazioni: indossa la divisa prima di arrivare, non mangiare troppe schifezze, cerca di non distrarti durante le lezioni, vai a letto presto, e così via.
Io avevo annuito ed ero salita sull’espresso che portava ad Hogwarts.
Indossai la divisa e mi sedetti.
Presi un libro ed iniziai a leggerlo.
D’un tratto udii qualcuno pronunciare il mio nome.
Alzai il naso dal libro e mi illuminai vedendo il mio amico di’infanzia, Merlin Weasley che sedendosi accanto a me mi regalò uno dei più luminosi sorrisi.
<< Sempre a divorare libri. Eh, Potter? >> esclamò sistemandosi gli occhiali quadrati sul naso,
risi arruffandogli i capelli rossi con una mano.
<< E tu a quanto vedo vai sempre in giro con la zip dei pantaloni aperta. >> lo rimbeccai.
Lo vidi sussultare, arrossire e sistemarsi la zip.
Io risi di gusto davanti a quello spettacolo.
<< Non è divertente. >> disse, puntando i suoi occhi verdi nei miei, offeso.
Io feci spallucce, e mi asciugai una lacrima.
Avevo riso troppo.
Notai che lui non aveva ancora indossato la sua divisa, e quando glielo feci notare lui esclamò che aveva tutto il tempo del mondo per metterla.
Mi chiese di mostrargli la mia bacchetta.
<< Wow, bellissima. Somiglia a quella di nonna Hermione. >> sorrise sornione e poi mi porse la sua.
La bacchetta di Merlin era di noce e corda di cuore di drago.
Mentre la osservavo udii una risata.
Due ragazzi se ne stavano appoggiati alla porticina dello scomparto del treno e sghignazzavano.
Uno era alto, robusto e biondo e con gli occhi azzurri, dai lineamenti spigolosi.
L’altra era una ragazza bassina ma molto bella.
Aveva i capelli corvini, gli occhi verdi e la pelle diafana.
Avevano di sicuro la nostra età.
<< Lentigginoso? Dove hai preso quel legnetto? Hai spezzato un ramoscello su un albero? >> esclamò il ragazzo.
Merlin strinse i pugni, stava per rispondere ma io gli posai una mano sulla spalla e scossi la testa.
Lui annuì e li ignorò.
Il biondo non si diede per vinto e afferrato Merlin per il colletto del maglione sputò:
<< Cos’è?? Fate i superiori o siete semplicemente due vigliacchi? >>,
<< Lascialo stare! >> esclamai << Perché … perché non ve ne andate a provocare qualcun altro? Non abbiamo alcuna voglia di attaccar briga. >>.
La ragazza rise, il biondo lasciò andare Merlin e ghignò:
<< Toh! La bimbetta ha la lingua! >>.
Afferrò la mia bacchetta, e iniziò ad agitarla:
<< Ma che carina! Scommetto che è tua, signorina. >>
<< Ridammela! >>.
Mi alzai e mi avvicinai a lui cercando di afferrare la mia bacchetta, ma era troppo in alto per me.
Mi prendeva in giro, mormorando un ‘dai che ce la fai’.
Ringhiai, ero furiosa.
E mi sentivo debole e umiliata.
Ma che cavolo volevano da noi?
<< Avete finito? Eric, Morgana? >>.
I due ragazzi si voltarono a guardare un tipetto dai capelli neri, con un accenno di frangia che cadeva sulla fronte e quasi copriva i suoi occhi azzurri.
Aveva un’aria piuttosto annoiata e mettendo le mani in tasca entrò nello scomparto.
<< Ridalle la sua bacchetta e facciamola finita. Quante volte vi ho detto che non dobbiamo farci vedere in compagnia di questa feccia? >>,
il biondo mi ridiede la bacchetta e io la strinsi tra le mani arrabbiata.
<< Eric dopo lavati le mani, mi raccomando. Forza andiamo! >>.
Ero allibita, ma come si era permesso?
Quei due erano venuti a provocarci senza alcun motivo e lui ci aveva definiti feccia!
Rimasi senza parole, e li vidi allontanarsi.
Ma poi non so come, un po’ di coraggio si infiltrò nel mio cuore e uscita dal nostro scomparto urlai:
<< EHI TU!! >>,
lo vidi voltarsi e come lui anche i suoi amici.
<< Che vuoi? >>
<< SCUSATI SUBITO! COME TI PERMETTI DI DEFINIRCI FECCIA??? NON CI CONOSCI NEANCHE! >>
<< Oh, si che ti conosco! Cara la mia Potter. E non serve un genio per capire che il tuo amico è un Weasley. Basta guardarlo. >> così dicendo si voltò e se ne andò, senza darmi il tempo di dire qualcosa in mia difesa.

Una donna piuttosto anziana con i capelli sciolti e ricci e una lunga tunica viola ci accolse.
Si era presentata a noi come la vicepreside della scuola, Hermione Granger.
Conoscevo quel nome, era una delle migliori amiche di mio nonno.
Da quello che il nonno mi aveva raccontato di lei, non mi stupiva il fatto che ricoprisse il ruolo di vicepreside.
Ci parlò della Sala Grande, e della cerimonia dello smistamento.
Sentii le farfalle nello stomaco, e le budella aggrovigliarsi.
Ero nervosa, forse anche troppo.
Deglutii a fatica, l’ansia stava per impossessarsi del mio corpo.
Tanto che quasi non udii la Granger che ci diceva di seguirla.
Ci scortò nella Sala Grande.
Era molto ampia, il soffitto aveva l’aspetto di un cielo stellato e sospese a mezz’aria c’erano migliaia di candele accese.
Nel bel mezzo della sala erano posizionati quattro lunghi tavoli.
Uno per ogni casa: Grifondoro, Corvonero, Serpeverde e Tassorosso.
Noi del futuro primo anno sostavamo in piedi di fronte ai tavoli dei professori e del preside, e attendevamo di essere smistati nelle rispettive case.
Mentre i professori se ne stavano seduti, il preside della scuola, Percival Gwaine Pervymoore Silus, prese posto dietro al leggìo.
Era un uomo molto vecchio con la barba bianca che gli arrivava al di sotto del collo e i capelli, bianchi anch’essi, che gli coprivano le spalle.
Si sistemò il cappello a punta e la tunica grigia e parlò:
<< Benvenuti a Hogwarts giovani maghi e giovani streghe, fra qualche minuto vi unirete ai vostri compagni. Ma prima che prendiate posto verrete smistati nelle vostre case, che come ben sapete sono quattro. Grifondoro, Corvonero, Serpeverde e Tassorosso. >>.
Fece segno alla Granger di procedere.
La Granger afferrò un vecchio cappello, chiamato il cappello parlante e srotolò una lunga pergamena.
Iniziò a chiamare dei miei coetanei e ad uno ad uno il cappello li smistò nelle loro case.
<< Morgana Lafay. >>.
Vidi la ragazza del treno raggiungere la Granger che le posò il cappello sulla testa.
‘Serpeverde.’ fu il verdetto.
La cosa non mi stupiva affatto.
Si vedeva da lontano un miglio che era una serpe.
E come lei anche il suo amichetto, quell’Eric Pugsley, venne smistato tra i Serpeverde.
<< Merlin Weasley! >>.
Il mio amico stava per raggiungere la vicepreside ma all’improvviso inciampò cadendo a terra come un salame.
Molti risero e Merlin si rialzò sbuffando, rosso in viso dalla rabbia.
La professoressa Granger si passò una mano sul volto imbarazzata, a causa della sbadataggine del nipote, poi quando Merlin le si avvicinò ella gli posò il cappello sulla testa.
<< Dunque, dunque, dunque … a quanto pare non finirò mai di esaminare Weasley, siete dappertutto! Grifondoro. >> esclamò il cappello.
Il mio amico sorrise e raggiunse i Grifondoro.
Io iniziai a torturarmi la treccia e a mordermi il labbro.
Ero talmente agitata che la testa mi doleva terribilmente, non vedevo l’ora di togliermi il cerchietto azzurro che avevo tra i capelli, magari avrei avuto un po’ di sollievo.
<< Johanna Prince. >>
Una ragazzina minuta col caschetto nero e una ciocca di capelli rossi si fece avanti e venne smistata tra i Grinfondoro.
<< Arthur Malfoy. >.
Quel cognome non mi era nuovo, il nonno mi aveva parlato dei Malfoy.
Una spocchiosa e arrogante famiglia di maghi che credeva di essere migliore degli altri e che non approvava le unioni tra maghi e babbani.
Un tempo era stata una sostenitrice del signore oscuro, fino alla sua caduta.
Ero curiosa di vedere questo Malfoy e con mia poca sorpresa vidi il ragazzo del treno che mi aveva definita ‘feccia’.
Alzai gli occhi al cielo.
Come avevo fatto a non pensarci prima?
Era talmente ovvio.
Ecco perché era stato così odioso, ce l’aveva nel sangue.
La Granger gli posò il cappello in testa:
<< Serpeverde. >> il cappello non aveva perso tempo.
Con un’aria di superiorità raggiunse i suoi amichetti tra i Serpeverde.
<< Guinevere Potter. >>.
Il mio cuore mancò un battito.
Toccava a me.
Mi sforzai di sorridere.
Di lì a poco avrei raggiunto Merlin tra i Grifondoro.
Raggiunsi la professoressa che mi posò il cappello sulla testa.
<< Uh, cara signorina Potter. Vedo una notevole intelligenza, e anche molta saggezza e razionalità. Un carattere esplosivo e un pochino eccentrico. Ma non manca un po’ di timidezza.. >>.
E fu così che il cappello mi smistò.
Ma non nei Grifondoro.
Impallidii quando lo sentii pronunciare ‘Corvonero’.

Nota dell’autrice: Salve, salvino! E’ la mia prima fan fiction in questo fandom, spero vi piaccia anche se ci sono dei personaggi nuovi. Probabilmente la mia long verrà ignorata XD, ma ci tenevo a condividere con voi questa mia idea.
Un bacione
Daenerys

I miei personaggi principali al primo anno (Gwen realizzata da me, il resto sono disegni della mia amica Martina o MartyJo <3 che ringrazio infinitamente e a cui voglio un mondo di bene.):

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Capitolo 2
*** Expecto Patronum ***


Gwen Potter.
Questo era il mio nome.
Avevo un cognome che era piuttosto famoso nel mondo dei maghi.
Un cognome che tre anni prima era divenuto per me una maledizione.
Dopo diverse generazioni dei Potter tra i Grifondoro, io ero la prima ad essere stata smistata tra i Corvonero e questo dava modo a molti di prendermi in giro.
Gli scagnozzi di quel Malfoy, quelle serpi da strapazzo, non facevano altro che punzecchiarmi.
Dopo tre anni dalla cerimonia non perdevano occasione per stuzzicarmi e io delle volte gli urlavo contro di chiudere la bocca; altre volte invece mi limitavo ad ignorarli e a proseguire oltre.
Ma ciò che più mi faceva imbestialire era il loro dannatissimo capo.
Arthur Malfoy!
Il signorino se ne stava sempre lì a guardarmi con quell’aria sprezzante, di superiorità ogni singola volta e quando i suoi amichetti avevano finito con me lui li richiamava dicendogli di non dare troppa considerazione a una buona a nulla come me.
In quei momenti desideravo solo afferrare la mia bacchetta e ficcargliela in quel naso, arricciato dal disgusto per me, che si ritrovava.
 
Seduta al tavolo dei Corvonero nella Sala Grande afferrai della pergamena, la mia piuma e l’inchiostro, decisa a scrivere una lettera ai miei.
 
‘Cari mamma e papà,
il terzo anno procede bene.
Hermione .. cioè la professoressa Granger mi ha lodata durante la lezione di Trasfigurazione.
Sono riuscita a trasformare un corvo in un libro senza commettere errori.
Il prossimo fine settimana andremo ad Hogsmeade, non vedo l’ora di entrare da Mielandia!
Mamma ti prometto che non esagererò con i dolciumi!
Vi allego l’autorizzazione da firmare.
Spero che Luna torni presto con vostre notizie.
Vi voglio bene,
Gwen’
 
Arrotolai il tutto e mi alzai per andare alla Guferia a legare il messaggio alla zampa di Luna.
Uscii in corridoio, felice.
Non vedevo l’ora di andare ad Hogsmeade.
Svoltato l’angolo del corridoio andai a sbattere contro qualcosa, o meglio qualcuno.
Seduta a terra mi massaggiai il deretano con una mano e la testa con l’altra.
Che dolore! Ma chi diavolo poteva essere.
Alzai gli occhi e rimasi sbigottita.
Sarebbe stata meglio una doccia fredda.
La tirapiedi di Malfoy se ne stava seduta a terra massaggiandosi la testa e guardandomi in cagnesco.
Quell’Eric la aiutò a rialzarsi e Arthur stranamente mi stava guardando.
Non volendo, arrossii.
Diamine, che aveva da guardare?
E perché stavo arrossendo?
<< TU! STUPIDO BRADIPO MALDESTRO! GUARDA DOVE VAI IMBECILLE! >>.
Strinsi i pugni.
Va bene che era stata colpa mia.
Va bene che talvolta ero maldestra.
Ma non le avrei permesso di insultarmi!
<< SENTI CHI PARLA! RAZZA DI OCA INGOMBRANTE! >>
<< Tu… Come mi hai chiamata? >>
<< Hai sentito bene! >>.
La vidi sfoderare la bacchetta e io feci lo stesso.
<< Buone signore. >> sbottò Malfoy d’un tratto, << Mettete via quelle cose, se vi scopre la mezzosangue sono guai. Morgana, su alzati. Andiamo. >>.
Morgana si alzò, io rimasi al mio posto esclamando:
<< Non chiamarla mezzosangue! Ma perché non ti sciacqui la bocca quando parli della Granger? >>,
lui si voltò a braccia conserte e ghignò.
Lo vidi osservare qualcosa di me, ma non riuscivo a capire cosa.
<< E tu perché non ti copri le mutande? Verde è un bel colore. Devo considerarlo un invito? >>.
Divenni ancora più rossa e non seppi cosa ribattere, mi affrettai solo a coprirmi e a rialzarmi.
Si allontanò ridendo, con i suoi amici che gli facevano eco.
Dannato di un Malfoy!
Riusciva sempre a mettermi in ridicolo o in imbarazzo, o a farmi sentire sbagliata in qualche modo.
Sospirai.
Prima o poi l’avrebbe pagata cara.
Rimisi la bacchetta al suo posto, e mi accorsi di aver perso la pergamena.
Ebbi un colpo al cuore quando non la vidi a terra.
Iniziai a cercarla, era di fondamentale importanza!
Le lacrime iniziarono ad uscire, senza l’autorizzazione non avrei potuto andare ad Hogsmeade.
Dannati Serpeverde del malaugurio.
Iniziai a torturarmi la treccia, non riuscendo a trovare la pergamena da nessuna parte.
<< Stai cercando qualcosa? >>,
sussultai voltandomi.
Un Corvonero alto, magro, dai capelli biondo cenere e gli occhi verdi se ne stava seduto su un loggione e mi fissava.
<< Si, una pergamena arrotolata. Vedi dentro c’è l’autorizzazione per Hogsmeade! >>,
<< E’ questa? Mi stavo giusto chiedendo di chi fosse. >> me la mostrò,
io annuii gioiosa e mi avvicinai e la afferrai.
<< L’ho vista rotolare di là, e dopo un incantesimo di appello era tra le mie mani. >> lo vidi indicare un punto, << Scusa se non mi sono fatto avanti prima, ma detesto Malfoy e la sua combriccola. Se mi fossi avvicinato ci sarebbe scappato il morto. >>,
scossi la testa, ringraziandolo.
Si rimise in piedi e mi si parò davanti allungando la mano.
<< Trent Lovegood. >>
<< Sei un parente di Luna Lovegood? >>
<< Oh si, è mia nonna. >>
<< Ma, non dovresti chiamarti Trent Paciock? Il nonno mi ha detto che … >>,
<< Beh, mia nonna si è battuta per dare a mio padre il suo cognome. E il nonno ha dovuto accettare. Così, sono un Lovegood. >> sorrise grattandosi il mento con un dito,
annuii ricambiando il sorriso e stringendogli la mano:
<< Piacere io sono … >>
<< Guinevere Potter. >>
<< Gwen. >> lo corresse, << Quindi sai chi sono. >>
<< Chi non lo sa. >> fece spallucce, << Io sono del quarto anno. Tu? >>
<< Terzo. >>
<< Ottimo. Allora Gwen, cosa stavi facendo prima del tuo brutto incontro? >>
<< Stavo andando alla guferia a spedire questa. >> dissi indicando la pergamena,
<< Dai andiamo, ti accompagno. >>.
 
La lezione di difesa contro le arti oscure con il professor Aber Lithius – un uomo sulla quarantina, tarchiato, stempiato, dagli occhi castani, il naso adunco e professore della mia casa – era sempre più interessante.
Quel giorno ci avrebbe insegnato a lanciare un incanto patronum.
Ne avevo sentito parlare da mio nonno, che mi aveva raccontato di averlo usato contro le guardie di Azkaban, i dissennatori.
Me l’aveva anche mostrato più volte, il suo patronus era un bellissimo cervo argentato.
Non vedevo l’ora di scoprire quale fosse stato il mio.
Ci mostrò una raffigurazione di una di quelle guardie, era spaventosa.
Il professore ci avrebbe lasciato una settimana, in modo che il dissennatore diventasse il centro dei nostri pensieri.
In seguito avrebbe sguinzagliato un molliccio, una creatura che avrebbe preso le sembianze delle paure che si annidavano nel nostro animo, e noi studenti avremmo dovuto contrastarlo usando il patronus.
<< Ma prima di insegnarvi l’incanto patronum, ragazzi, un’illustrazione non basta. Affinché voi abbiate davvero paura di un dissennatore, dovete vederlo. >>,
<< Fantastico! Andiamo in gita ad Azkaban? >> mormorò Malfoy sprezzante,
naturalmente i suoi amichetti risero.
Io alzai gli occhi al cielo.
Il professore sorrise, non se l’era presa.
<< No, signor Malfoy. Ora mi metterò di fronte a quel baule, dentro c’è il molliccio, immaginerò un dissennatore e poi lo aprirò. >>.
Così fece e quando il baule si aprii e ne uscì la creatura incappucciata dalle mani quasi scheletriche e  che sembrava odorare di morte mi si gelò il sangue nelle vene.
Il professor Lithius lanciò un incanto patronum e ricacciò il molliccio nel baule.
Il suo patronus era un bellissimo airone argentato.
Tremante strinsi il braccio della mia amica Johanna, appartenente alla casa Grifondoro.
C’eravamo conosciute a lezione di volo ed eravamo diventate subito amiche.
Lei era spaventata quanto me, ma tentava in tutti i modi di nasconderlo.
Di certo, però, non sarebbe mai riuscita ad ingannare me.
<< Hai visto che schifo? >> mormorò puntando i suoi occhi castani nei miei e arricciando le labbra,
<< E’ orrendo! Non mi serve certo una settimana, quel coso è già il mio unico pensiero. >>.
Vidi quella Morgana ridere di me insieme al suo amico, solo perché mi ero spaventata.
Ma se loro due erano impalliditi alla vista di quel mostro.
Avevano proprio una bella faccia tosta.
Con mia grande soddisfazione notai che anche Arthur si era spaventato, lo dissi a Johanna che scoppiò in una sonora risata.
Il professor Lithius riportò l’ordine.
Era il momento di imparare l’incanto patronum.
 
Seduta nella Sala Grande stavo divorando il mio porridge, avevo una fame da lupi.
Trent si era seduto accanto a me e stava parlando di Quidditch e addentando un panino.
Merlin si avvicinò al mio tavolo e mi offrì anche il suo piatto e io non rifiutai di certo.
Era strano che Merlin Weasley avesse poca fame, l’appetito l’aveva ereditato da suo nonno Ronald che, stando a quando mi diceva sempre il nonno, mangiava per quattro.
Si sedette e lo vidi sospirare.
Gli chiesi cosa avesse e lui mi informò che quel falso dissennatore gli aveva fatto passare la fame.
Da giorni non pensava ad altro, e come potevo dargli torto!
Quella creatura popolava i miei incubi ogni notte.
Non riuscivo neanche a rallegrarmi della lettera di risposta dei miei genitori con tanto di autorizzazione per Hogsmeade firmata e allegata, tanto che ero spaventata.
Trent chiese di cosa stesse parlando, così gli raccontai della lezione col professor Lithius.
<< Strano, con noi non ha usato questo metodo l’anno scorso. Forse vuole ottenere risultati immediati stavolta. >>.
Feci spallucce e afferrai il porridge di Merlin.
Speravo solo di imparare presto quell’incantesimo, così non avrei più rivisto quel coso.
Almeno non finché non ne avessi incontrato uno vero.
Vidi Johanna da lontano, le feci segno di avvicinarsi.
Lei ci raggiunse e mi salutò.
Appena vide Trent arrossì, doveva averla colpita.
Trent si alzò e le tese la mano con un sorriso:
<< Mi chiamo Trent Lovegood, e tu? >>,
<< Ecco io .. non mi ricordo.. >> bofonchiò.
Merlin rise, io mi coprii il volto con le mani.
La poverina era andata in tilt.
Decisi di alzarmi e di raggiungerla.
<< Una ragazza così carina deve pur avere un nome. >> rise Trent,
le diedi un pizzicotto dietro la schiena.
Lei sussultò e le tornò la memoria.
Si spostò la ciocca rossa dal viso e sorrise stringendo la mano del ragazzo:
<< Johanna Prince. >>.
Merlin si ricordò di non essersi presentato al mio nuovo amico, così si fece avanti.
<< Io invece sono Merlin Weasley, scusa ero preso dai miei pensieri. Che maleducato. >>.
Trent gli posò una mano sulla spalla dicendogli di non preoccuparsi.
Johanna sorrise, inventò una scusa e scappò via.
Trent mi chiese se avesse detto qualcosa di sbagliato.
Io risi dicendogli che era molto timida, e che se si era comportata così era perché probabilmente aveva fatto colpo su di lei.
D’altronde era un bellissimo ragazzo, la povera Jo non era da biasimare.
Lo vidi sorridere e bere del succo di zucca.
 
Il professor Lithius ci fece disporre in fila indiana, a turno avremmo dovuto affrontare il molliccio.
Morgana fu una delle prime, riuscì a produrre un incanto patronum al primo colpo e ricacciò quell’essere nel baule.
Il suo patronus era un’elegante e scattante pantera, rispecchiava la sua personalità.
Fu il turno di un Tassorosso che fece una figuraccia, poverino.
Dalla sua bacchetta uscirono solo alcune scintille.
Il professore gli mise una mano sulla spalla cercando di consolarlo.
Merlin si fece avanti, chiuse gli occhi e tremando immaginò un dissennatore.
Il baule si aprì e la creatura uscì dirigendosi verso il mio amico.
<< Expe … expecto Patrone! >> farfugliò,
mi passai una mano sul volto e guardai Johanna che fece spallucce.
Aveva sbagliato la formula, quindi non ottenne risultati.
Gli suggerii la formula corretta e lui riprovò.
Dalla sua bacchetta sgusciò un bradipo argentato.
Io e Johanna soffocammo una risata, lui ci lanciò un’occhiataccia e ci raggiunse.
Vedemmo i Serpeverde ridacchiare del povero Merlin.
Malfoy impugnò la bacchetta.
Alla vista del falso dissennatore, lanciò l’incanto patronum.
Un Husky argentato corse a respingere il molliccio.
 Venne anche il mio turno, Johanna mi incoraggiò con una lieve spinta.
Ero agitata, non mi era permesso di sbagliare.
Un solo errore e avrei dato modo a Malfoy e company di schernirmi.
Respirai a fondo e quando la creatura venne verso di me mi concentrai.
<< Expecto Patronum! >> gridai.
Il mio patronus era un maestoso lupo.
Sorrisi, felice di essere riuscita nel mio intento.
<< Tse, un lupo! >> mormorò Eric, << Posso fare di meglio! >>.
Lo guardai di sottecchi, feci una riverenza e tornai al mio posto mormorando:
<< Prego, di grazia! >>.
Con aria altezzosa si mise in posizione.
Il molliccio uscì dal baule.
<< Expecto Patronum! >> urlò.
Dalla sua bacchetta non uscì nulla.
La agitò ripetendo la formula, fin quando le scintille divennero un lampo argentato.
Un dolce coniglietto saltellava a destra e a manca. (suggerimento della mia cara amica Martina alias MartyJo, autrice dei disegni).
Iniziai a ridere a crepapelle e mi asciugai le lacrime.
<< Oooh! Che carinooo!! >> esclamammo io e Johanna in tono di scherno.
Eric ci guardò di traverso, e arrabbiato tornò dai suoi compagni.
Gli stava proprio bene a quello sbruffone.
<< Signorina Prince, venga prego! >>.
Johanna mi fece l’occhiolino, io ricambiai con un sorriso.
Impugnò la bacchetta, sembrava pronta a fronteggiare qualsiasi nemico.
Al momento giusto il suo patronus, un bellissimo leone, costrinse il molliccio a rifugiarsi nel baule.


Nota dell'autrice: Rieccomi con il secondo capitolo dopo un lasso di tempo abbastanza lungo.
Mi scuso, mancanza di ispirazione.
Spero piaccia, e appena possibile aggiungo al capitolo i bellissimi disegni dei personaggi realizzati dalla mia amica
MartyJo <3, che ovviamente saluto e a cui dedico questa fanfiction.
E' il minimo, visto che riesce a spronarmi e mi sostiene.
Un bacio,
Daenerys

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