Eyes On Fire // Juliet & Paris' Story Atto I

di Blakie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incipit // Sola ***
Capitolo 2: *** Paride ***
Capitolo 3: *** Rinascita ***
Capitolo 4: *** Gelosia ***
Capitolo 5: *** Incubo ***
Capitolo 6: *** Presentimento ***
Capitolo 7: *** Telefonata ***
Capitolo 8: *** A Pezzi ***
Capitolo 9: *** Acchiappasogni ***
Capitolo 10: *** Calore ***
Capitolo 11: *** Imprinting ***
Capitolo 12: *** Equilibrio ***
Capitolo 13: *** Angoscia ***
Capitolo 14: *** Indietro ***
Capitolo 15: *** Separazione ***
Capitolo 16: *** Rottura ***
Capitolo 17: *** Completa ***
Capitolo 18: *** Scelta ***
Capitolo 19: *** Pace ***
Capitolo 20: *** Promessa ***
Capitolo 21: *** La Verità ***
Capitolo 22: *** Benedizione ***
Capitolo 23: *** Epilogo // Per Sempre ***



Capitolo 1
*** Incipit // Sola ***



Eyes On Fire

- Prologo -
Sola


Ero circondata dalla vegetazione, così fitta e opprimente che mi sentivo soffocare. L’agognante avanzare dettato dal desidero di raggiungerlo spingeva avanti le mie gambe senza che io potessi farci nulla. Come fossero scollegate dal cervello.

Sì, perché la mia testa era troppo occupata a pensare a ciò che stava succedendo.
Il mio cuore, che pompava veloce a causa della fatica, mi bruciava, caricandomi di un dolore insostenibile.
Lo avevo perso, e probabilmente per sempre. E di chi era stata la colpa?
Mia, mia, ovviamente mia. Solo e soltanto mia.
Sembravo una vera campionessa, la numero uno nel ferire chi mi amava, passare sopra i sentimenti altrui, senza guardare in faccia nessuno.
Ero disgustata da me stessa.
Pensai con ironia a una situazione piuttosto simile che avevo già vissuto:
un altro addio, in un'altra vita, che in quel momento mi sembrava lontanissima, nonostante ce l’avessi incollata addosso, marchiata a fuoco sulla mia pelle.
Quella volta mi avevano ferito. Questa volta era accaduto l'estatto opposto.
Però il dolore e il senso di perdita c’erano lo stesso. Mi soffocavano.
E la voragine si era spalancata di nuovo, ma la profondità era raddoppiata, così come il dolore che ne conseguiva.
Continuavo a fatica ad avanzare nel verde, invocando il suo nome, disperata.
Alzai il volto verso l’alto, provando immediatamente un freddo pungente, un brivido gelato che mi attraversò da capo a piedi.
Il Sole non c’era.

***

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Capitolo 2
*** Paride ***


New Moon.. My New Moon
Eyes On Fire

- Capitolo 01-

Paride



Se mi fossi voltata, se avessi premuto le labbra sulle sue spalle nude... Sapevo benissimo cosa sarebbe successo.

Senza difficoltà. Quella sera non ci sarebbe stato bisogno di spiegazioni.

Ma potevo farlo? Potevo tradire il mio cuore assente per salvare una vita patetica?


Quella domanda continuava a tormentarmi in quell'istante preciso di confusione e indecisione.
Ormai sapevo che Edward non sarebbe tornato mai più. E, nonostante si facesse vivo nei momenti di pericolo sotto le fattezze di una dolce illusione, ero consapevole del fatto che ormai il mio sogno eterno si era frantumato. Eppure, non riuscivo a spiegarmi perché, nonostante tutto, reputavo quell'iniziativa un tradimento.Tradire me stessa, però, non equivaleva forse a conquistare un briciolo di felicità? Dopotutto, Jake mi aveva aiutato a uscire dalla depressione, ed ero sempre contenta di passare le mie giornate con lui. E di certo, il nostro rapporto aveva superato ormai da tempo il confine dell'amicizia.
Nonostante in quel momento provassi a convincermi che prendere in considerazione quell'alternativa era solo un modo per ringraziare Jacob di tutto quello che aveva fatto per me, sapevo bene che non era esattamente così. Dentro di me, molto in profondità, al centro della mia voragine, sentivo che ciò che mi spingeva a vagliare quella possibilità era qualcosa di più forte, quasi inspiegabile. Ma ovviamente, non me ne resi conto subito.
«Bella...
», sussurrò Jacob.
Io non risposi, ma voltai la testa in direzione della sua voce. In pochi istanti, i nostri volti si ritrovarono
vicinissimi l'uno all'altro. Nella penombra del pick-up, trovai gli occhi color pece di Jake che brillavano nell'oscurità.
Non avevo mai fissato Jacob così a lungo, e il suo sguardo magnetico quasi mi intrappolò.
Jacob mi prese il viso tra le mani febbricitanti e lo avvicinò al suo, sempre senza staccare gli occhi dai miei.
Mi sfiorò delicatamente le labbra, e quell'azione improvvisa mi sconvolse.
In quel momento, dentro il mio petto vuoto, sentii uno strano calore, come un rivolo di luce che presto mi inondò le vene e che mi salì in gola. Le mani cominciarono a tremare, e il respirò si fece irregolare.
Allontanò il volto per un brevissimo istante, e cercò qualcosa nel mio sguardo. Forse, il permesso di baciarmi di nuovo.
In quella situazione totalmente folle e irrazionale, per tutta risposta chiusi gli occhi e sporsi
, impercettibilmente, le labbra.
Sentii le sue mani che avvicinavano la mia testa al suo viso, poi qualcosa di caldo mi sfiorò di nuovo le labbra. Appena percepii il contatto, mi aggrappai al suo collo con le mani e premetti le labbra contro le sue. Un'emozione indescrivibile, inaspettata e mai provata, mi travolse.
Quell'esplosione di calore di poco prima continuava a espandersi dentro di me. Quel fuoco splendente...Era come se divorasse la voragine,rimpicciolendola.Jacob continuava a baciarmi, in maniera dolce e decisa insieme, mentre le sue mani mi arruffavano i capelli e mi accarezzavano il volto. Io mi facevo trascinare da quella passione che mi aveva travolto potente.
Non riuscivo a staccarmi da lui, dentro di me non trovavo la forza, o la voglia, di fermarmi.Non so dire di certo come mi sentissi in quel momento, ma era una sensazione bellissima e poco familiare. Era... Felicità.
«Bella», sussurrò Jake sulle mie labbra.
Continuai a baciarlo, ignorandolo e serrando ancora di più le abbra contro le sue.

«
B-Bella, sta per tornare Charlie».
"Charlie" fu la parola magica che mi riportò alla realtà. Scostai le labbra dalle sue e mi allontanai.
«Ops! Sarà meglio che rientri in casa», dissi distrattamente,mentre continuavo a tremare.
«Bella, come ti senti? Voglio dire, sta meglio la tua gola?», chiese Jacob premuroso.
Sorrisi.
«Sì. Ora va molto meglio», mormorai guardandolo negli occhi.
Sfoggiò il suo sorriso che mi piaceva tanto.
«Bene.Sarà meglio che vada».
«Sì», dissi. Mentre stavo per scendere dalla parte del passeggero, Jacob mi avvolse con le sue lunghe braccia e mi strinse contro il suo petto.
Con una mano mi alzò il viso verso il suo e mi diede un rapido bacio sulle labbra. Poi mi lasciò andare, scese dal pick-up e sparì nell'oscurità.
Rimasi immobile per qualche istante. Poi mi ripresi e entrai in casa.
Dopo una ventina di minuti rientrò Charlie : era sconvolto, sembrava assente e gli occhi avevano un'espressione spenta.
Dopotutto, Harry era il suo migliore amico.
Lo abbracciai.
«Oh, papà. Mi dispiace tanto».
«Grazie Bella», sussurrò stringendomi a lui, «Harry... Mi mancherà tanto».
«Lo so papà...Su, coraggio». Lo abbracciai ancora più forte.
Lo sentii sospirare al mio orecchio. Non lo avevo mai visto così.
«Papà... Se vuoi, la cena è pronta», mormorai piano.
Mi lasciò andare e mi accarezzò i capelli.
«Grazie Bells», disse, poi si trascinò in cucina, con me al suo fianco.
A tavola non disse una parola, e non toccò cibo, quasi. Era davvero a pezzi.
Forse cominciai a capire cosa aveva provato lui nel vedermi depressa, mesi prima. Era davvero una sensazione orribile vedere qualcuno che ami soffrire.Quando si alzò da tavola, meccanicamente si diresse in salotto e accese la tv, ma si capiva dal suo sguardo che con la mente era lontano. Sistemai la cucina, gli diedi la buonanotte e mi diressi in camera mia, per lasciarlo solo.

Appena fui nella mia stanza, mi buttai sul letto. Nonostante fossi preoccupata per Charlie, un pensiero più urgente mi investì: ciò che era successo quel pomeriggio. Io e Jacob ci eravamo baciati, e in quell'attimo mi ero sentita strana. Il ricordo della meravigliosa sensazione che avevo provato nel momento in cui le mie labbra si erano unite a quelle di Jake e le sue braccia mi avevano avvolto continuava a tormentarmi. Ma era una tortura diversa. Mi emozionava e mi rendeva felice.
Forse... Forse era davvero la scelta giusta provare a essere felice al fianco di Jacob. Avevo capito ormai da tempo i suoi sentimenti, l'unica cosa che rimaneva da chiarire era ciò che provavo io nei suoi confronti. Ormai, mi era impossibile immaginare la mia vita senza Jacob, era diventato una parte di me, un tassello fondamentale della mia esistenza. Tuttavia, i miei sentimenti nei suoi confronti erano ancora confusi.
In quel momento, sentii grattare contro il vetro della finestra. Subito sobbalzai e mi rizzai a sedere sul letto, ma quando vidi Jacob mi tranquillizzai e scoppiai a ridere.
«Ehi Bella, sono io!».
Gli andai incontro ridendo e aprii la finestra.

«E tu che ci fai qui?», chiesi allegra.
Scavalcò il davanzale e entrò. Poi, inaspettatamente, mi abbracciò.
«Sono venuto a controllare che lei stia bene, signorina Swan», mi sussurrò all'orecchio, con la sua voce roca che mi dava i brividi.
«Le ho già detto che sto bene, signor Black. In questo momento, ho ben'altre preoccupazioni», mormorai contro il suo petto.
«Beh, se ti stai riferendo a Victoria...Non temere. Ci penseremo noi».
«E' proprio questo che mi tormenta. In fondo,sapere che c'è un branco di licantropi scalmanati che rischiano la vita per me non mi lascia del tutto serena».
«Ti preoccupi delle cose sbagliate, sciocca umana», disse con fare irrisorio, ma i suoi occhi neri che mi scrutavano pieni di dolcezza facevano scemare il suo tono sarcastico.
«Stupido», bofonchiai incontrando il suo sguardo. Senza pensarci, gli sfiorai il volto con una mano e gli sorrisi. Quando mi specchiai nei suoi occhi, sentii nascere in me una nuova certezza. In quel momento, però, mi era parsa così scontata da sentirmi persino stupida per non aver capito prima. Ormai, ciò che provavo per Jacob era chiaro.Mi tornò in mente ciò che era successo quel pomeriggio e Jake, ancora una volta, sembrò essere sulla stessa mia lunghezza d'onda, i suoi pensieri in armonia ai miei.
«Bella, ecco... Penso proprio che dovremmo parlare di ciò che è successo oggi, tra noi», disse distogliendo lo sguardo, imbarazzato.
Mi allontanai da lui e mi sedetti sul letto, con la schiena contro il muro e a gambe incrociate.
«Vieni qui».
Jake tentennò un attimo, poi mi raggiunse e si sedette accanto a me. Mi mise un braccio intorno alle spalle e io mi accucciai contro il suo petto.
«Allora, parliamone», proferii sorridendo, e alzai la testa per guardarlo in volto.
Fece un respiro profondo, aggrottando le sopracciglia, come per concentrarsi.
«Bells... Sono consapevole del fatto che non provi i miei stessi sentimenti, ma sono sicuro anche che io non ti sia indifferente.
Penso che tu non mi voglia bene come lo si vuole a un amico o a un fratello. Ti prego, correggimi se sbaglio, ma... Posso dirti che... Beh...», farfugliò, distogliendo lo sguardo.
Non l'avevo mai visto così imbarazzato, mi faceva tenerezza. Sorrisi.
«Arriva al punto, Jacob Black», dissi, impassibile.
Sbuffò, esibendo un'espressione corrucciata, e guardò fuori dalla finestra. Poi girò la testa di scatto e tornò a guardarmi negli occhi.
«Penso che tu sia innamorata di me Bella. Non potrei spiegare altrimenti il tuo comportamento di oggi pomeriggio»,disse ridacchiando, poi tornò serio. «So che l'amore che provi per me non è paragonabile all'amore che provi per lui, ma non c'è problema, Bella. Non mi importa.Me ne basta un pò, quel poco che riesci a darmi. E sono felice, e posso ritenermi fortunato a ricevere anche quella piccola parte di affetto. Sono in paradiso, davvero».
Mi vennero le lacrime agli occhi: non l'avevo mai sentito parlare così, e mi resi conto che non mi ero mai accorta del fatto che Jacob fosse così dolce.
«Oh, Jake», mormorai stingendomi a lui. Il suo calore mi dava sollievo e le sue braccia che mi stringevano mi facevano sentire amata, e ciò mi rincuorò. Rimanemmo in silenzio per un pò, poi ripresi a parlare. «Ecco Jake, io non so da che parte iniziare. Ho una tale confusione in testa che non immagini.Ma una cosa la so: lui non tornerà più. Ho passato troppi mesi ad aspettarlo, riducendomi uno straccio, allontanandomi dalla vita. Tutto aveva perso significato. Poi, però, sei arrivato tu: il tuo sorriso, la tua simpatia e la luce che sprigionavi mi hanno salvato, mi hanno regalato un briciolo di speranza. Io ti devo la vita, Jacob».
«Quindi... Diciamo che sono il tuo Sole personale? O solamente, una lampadina gigante?», mi schernì lui, ma dalla voce si capiva che era felice di quelle parole.
Risi.
«Ecco, tu sei esattamente il mio Sole personale. E, dato che la Terra non può vivere senza il Sole...», lasciai in sospeso la frase,permettendogli di arrivarci da solo.
Non mi ero mai sentita così sicura in vita mia.
Lui ci pensò un secondo, poi si illuminò.
«E, dato che la Terra non può vivere senza il Sole...», ripetè, poi aggiunse, «Tu non puoi vivere senza di me».
«Purtroppo per te, è così», risposi, sorridendo e sfiorandogli una guancia con la mano. Lui l'afferrò e me la baciò.
«Vedrò di farci l'abitudine», sussurrò contro le mie labbra, facendo spallucce. Strinse la mia mano nella sua, poi mi fece stendere sul letto mentre mi costellava la fronte di baci. Allacciai le braccia al suo collo e lo trascinai sul materasso, sopra di me. Mi guardò negli occhi per un istante, poi prese a baciarmi il collo, passando per la guancia e trovando, infine, le mie labbra. Il mio respiro accellerò, e il battito frenetico del cuore di Jacob faceva da sottofondo mentre mi baciava con la stessa passione di quel pomeriggio.
Le emozioni che stavo provando in quel momento erano molto diverse da quelle che provavo quando Edward mi baciava, diverse come il modo stesso di baciarmi. Jacob era passionale, deciso, ma al tempo stesso delicato e dolce, quasi timido. Lui non doveva stare attento con me, è ciò mi rendeva più partecipe e, con il coinvolgimento, aumentava anche la felicità. Le sue mani calde che mi accarezzavano il viso e le sue braccia forti che mi stringevano mi mandavano in paradiso.
Non so di preciso per quanto rimanemmo così, ma immagino si fosse fatto tardi, perché non riuscivo a tenere gli occhi aperti dal sonno, nonostante Jacob continuasse a baciarmi e a coccolarmi. Probabilmente se ne accorse.

«Bella, stai crollando dal sonno. E' meglio se ti metti a dormire
», mi sussurò all'orecchio mentre ero allacciata a lui,al suo fianco.
«Non ho sonno», replicai debolmente.
«
Come no, e io so volare», disse, e la sua risatina eccheggiò nel buio.
«
Beh, sai saltare alto... E' come se volassi...», ormai sparlavo, non capivo il significato delle mie stesse parole.
«Bella, davvero, mettiti a dormire. Non sai nemmeno cosa stai blaterando», disse accarezzandomi il braccio e baciandomi la fronte.
«Non voglio dormire. Voglio stare con te. Non voglio che tu te ne vada», mormorai affondando il viso nell'incavo della sua spalla.
«E chi se ne va? Resterò qui, tutta la notte, tutta la vita. Non ti lascerò», mi promise stringendomi a sè.
Non potevo dubitare di parole così sincere.
«Lo so. Grazie», mormorai, felice.
«Dormi, piccola», sussurò dolce al mio orecchio. Mormorai un «sì» e mi accoccolai a lui.
Prima di perdere conoscenza, sentii che mi chiamava.
«Bella?».
«?», sospirai.
«Ti amo».
Sorrisi e sprofondai nel sonno.

Angolo autrice
~
Ehm, salve a tutti ^^"
Allora, sono un pò emozionata perché è la prima long fic su Twilight che pubblico *-*
Mi sono sempre chiesta cosa sarebbe successo se Bella non avesse mai sentito la voce di Edward
che le diceva "Sii felice", cosa sarebbe successo se lei avesse voltato la testa e avesse incrociato lo sguardo di Jake, vicinissima a lei.
E il primo capitolo è il risultato ^^ Non so bene che strada prenderanno gli eventi, ma vi avviso subito che questa storia non sfocierà mai in una Edward/Bella anche perché a me Edward non piace per niente e per me poteva benissimo stare dov'era, in New Moon ù.ù
Sì, sono una di quelle Twilighters che ama la coppia Jacob/Bella,e sono anche fiera sostenitrice del Team Jacob.
Di conseguenza, in questa fic Jake sarà maltrattato il meno possibile, se non per niente. Anzi! [risata da cospiratrice >:3]
Beh, non mi resta che salutarvi e chiedervi di essere clementi nelle recensioni ^^"
Un bacione,
Bea

[AVViSO : QUESTA STORiA NON é UNA SHOT! STO FiNENDO Di SCRiVERE iL SECONDO CAPiTOLO E LO PUBBLiCHERO' iL PRiMA POSSiBiLE]

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Capitolo 3
*** Rinascita ***


Eyes On Fire 2
Eyes On Fire

- Capitolo 02-
Rinascita


Quando la mattina mi svegliai, trovai Jacob al mio fianco, che dormiva beatamente.
L'espressione che gli si dipingeva sul viso nel sonno era di una dolcezza e di una serenità singolari.
Sembrava quella di un bambino che sognava sempre cose meravigliose. Era bellissimo vederlo sognare, e sarei rimasta a guardarlo per ore.
La sue espressione beata mi trasmetteva serenità. Gli sfiorai la guancia col dorso della mano, e sorrisi quando lo vidi sbuffare nel sonno,
voltando il viso verso il mio. Dopo pochi secondi, i suoi occhi si schiusero, per poi socchiudersi, e infine fissarmi.
«Buongiorno», sussurrò sorridendo, con la voce ancora impastata dal sonno. Il suo sorriso era bellissimo anche
se si era svegliato da poco. 
«Scusa.Ti ho svegliato», biascicai appoggiando la fronte contro il suo mento.
«Mmm... A volte la realtà è meglio dei sogni», disse baciandomi i capelli,«E non è così male svegliarsi. Non con te accanto», concluse ridacchiando.
Risi con lui. «Beh, neanche io me la passo male», dissi guardandolo negli occhi. «Solo che... Sto morendo dal caldo», mormorai piano.
Lui si rizzò a sedere sul letto, mi squadrò per un istante e scoppiò a ridere.
«Oddio, scusa Bella!», disse senza smettere di ridere. «Guardati! Sei fradicia!», guaì passandomi un dito sulla fronte. Sembrava quasi che mi stesse prendendo in giro.
«Come se tu non centrassi niente con tutto questo!», sbottai inviperita voltandogli le spalle. Lui mi abbracciò da dietro, baciandomi un orecchio. «Okay, è colpa mia. La prossima volta, però, evita di coprirti. Non servono le coperte quando hai al tuo fianco un caminetto umano», disse ridendo.
«Vedrò di tenerlo a mente», sussurrai voltandomi verso di lui.
I nostri sguardi si incontrarono, e io mi persi ancora nel nero dei suoi occhi.
Poi, le nostre labbra tornarono a unirsi.

Jacob se ne andò verso le otto, dicendo che il branco lo aspettava.
«Ci vediamo più tardi, a casa di Emily
», disse abbracciandomi, vicino alla finestra.
«Non vuoi fare colazione? Posso cucinarti qualche frittella», dissi di buonumore.
Rise. «Wow, proposta davvero allettante, ma no, grazie. Devo andare», rispose, poi si avvicinò al mio viso. «Magari, qualche volta
mi delizierai con una cenetta squisita a lume di candela
», mormorò vicinissimo alle mie labbra.
«Mmm... Non mi sembri il tipo da romanticherie del genere. Qual è stata la cosa più romantica che hai fatto? Buttarti da uno scoglio
tenendo una ragazza in braccio, stile Superman?», chiesi ridacchiando.
«Potremmo provarci! Non è una cattiva idea», disse, scoppiando a ridere.
«Per ora ne ho abbastanza di tuffi dagli scogli».
Il suo volto si scurì.
«Hai ragione», asserì, poi il sorriso tornò sulle sue labbra. «Meglio dedicarsi solo alla moto».
«Sono d'accordo», dissi annuendo.
«Bene. Ora vado, ci vediamo dopo», disse, chinandosi per baciarmi sulla fronte.
«Sì. State attenti», mi raccomandai, guardandolo seria negli occhi. L'idea che facendo la ronda con Sam potesseincontrare Victoria mi terrrorizzava ancora.
«
Stiamo sempre attenti, Bella. E comunque non preoccuparti : faccio solo un giretto per vedere se nel bosco è tutto okay»,rispose tranquillo.
«
Mi fai sempre preoccupare. Se ti dovessi perdere, io...», mormorai stringendo ancora di più le braccia intorno ai suoi fianchi.
«Se continui a preoccuparti così ti scoppierà la testa», sussurrò guardandomi negli occhi.
Poi mi lasciò andare e si avvicinò alla finestra per saltar giù, ma io lo afferrai per un polso, nel tentativo di fermarlo.
«Puoi anche uscire dalla porta! Charlie se ne è già andato», brontolai, dando un' occhiata al parcheggio vuoto dove Charlie era solito
posteggiare l'auto. Chissà cosa avrebbero pensato i vicini vedendo un ragazzo volar giù dalla mia finestra...
«Nah, preferisco volare!», esclamò ridendo. Poi, facendo un passo indietro,aveva preso lo slancio e, saltando, era arrivato ad abbracciare l'abete. Scivolando agilmente lungo il tronco dell'albero finì per toccare terra.
«A dopo!», mi aveva salutato sbracciandosi dal prato di casa mia, mentre io lo salutavo a mia volta.
E ora mi trovavo lì in cucina a fare colazione, mentre fissavo il piatto vuoto davanti a me, dove un tempo c'era la mia brioche.
Sentivo tutto così strano, lo percepivo in maniera diversa. Io per prima mi sentivo strana. Sentivo che ero cambiata.
Ero più serena, mi sentivo più felice, leggera come una piuma. Il mio cuore...Dopo tanto tempo, riuscivo a sentirne le pulsazioni, riuscivo
a sentire i battiti che si susseguivano regolarmente uno dopo l'altro. Li sentivo scandire il tempo, che finalmente aveva ripreso a scorrere.
Come il sangue nelle vene, che scorreva caldo; o la piacevole aria che era tornata a circolarmi nei polmoni.
Ero rinata. Come la Terra dopo un periodo di glaciazione. Finalmente il Sole era tornato a splendere, e i suoi forti raggi avevano
sciolto tutto il ghiaccio che c'era in me, quel deserto freddo di dolore e disperazione che aveva sostituito il mio cuore.
Avevo finalmente ripreso a vivere. Quella nuova certezza mi diede una strana carica. Mi elettrizzò.
Appena finii di fare colazione e sistemare la cucina, mi fiondai al piano di sopra
sempre attenta a non inciampare per le scale —  e mi preparai
per andare a La Push. Ero impaziente, non vedevo l'ora di ritrovarmi con Jacob, non vedevo l'ora di ritornare a La Push, che era diventata un pò come la mia seconda casa.
Mentre guidavo verso la riserva, mi domandai se Jake avesse detto, o mostrato attraverso i pensieri,
al branco di noi due. Poi però, ricordai che forse i ragazzi non fossero proprio in vena di festeggiamenti, non dopo la morte di Harry. In quel momento realizzai che, probabilmente, anche Charlie si trovava a La Push per aiutare a organizzare il funerale e per confortare Sue. Il fatto che fosse al sicuro anche lui, nonostante le circostanze fossero
tutt'altro che felici, mi confortava. Quando arrivai, parcheggiai davanti all'abitazione di Emily e, prima che scendessi, trovai Jacob sulla soglia di casa : il rumore assordante
del mio pick-up era un valido segno di riconoscimento. Mi corse incontro e mi abbracciò. Fui sollevata nel vedere che era ancora vivo e vegeto, così lo strinsi
ancora più forte a me.

«Ciao», sussurò al mio orecchio.
«Ciao», risposi sorridendo contro la sua maglietta nera.
Si abbassò verso il mio viso per baciarmi sulle labbra, per poi allontanarsi e cingermi la vita col braccio.
«Su, entriamo», disse trascinandomi dentro la piccola casetta.
Nel salottino c'erano Emily e Sam abbracciati sul divano, mentre Jared, Paul e Embry avevano la schiena appoggiata al muro vicino alla finestra. L'atmosfera era sempre calda e familiare, ma la tristezza si sentiva comunque.
Stavan
o discutendo, ma catturai la loro attenzione non appena spuntai da dietro il corpo enorme di Jacob.
«Ciao ragazzi», li salutai,poi spostai lo sguardo verso Emily. Aveva lo sguardo spento, ma la metà intatta del suo viso mi sorrise.
 «Ciao Bella», disse con voce soave. Mi avvicinai al divano e mi piegai su di lei per abbracciarla.
 «Mi dispiace tanto Emily», le dissi sincera, alludendo a suo zio Harry: me l'aveva detto Charlie che erano parenti, qualche tempo prima.
Lei si limitò a sorridermi, triste. Poi mi sollevai e guardai gli altri.
«E mi scuso con tutti voi, per ieri. Mi dispiace di avervi dato una noia in più in un momento così... Sbagliato», dissi abbassando lo sguardo, imbarazzata. «Scusatemi». Jacob mi diede un buffetto sul braccio, per incoraggiarmi. Embry venne verso di me, con un gran sorriso stampato sul volto bronzeo. «Nah, non preoccuparti Bella. Più che noia, è stata una preoccupazione», mi rassicurò. Jacob gli sferrò una gomitata nel fianco, guardandolo
con espressione severa.
«Ehi, intendevo dire che eravamo preoccupati per lei!», sbuffò Embry, aggrottando la fronte e arricciando le labbra.
Feci un risolino.
«Grazie, Embry... E grazie a tutti, ragazzi», e cinque paia di occhi mi guardarono, sorridenti.
Mi rivolsi a Jake.
«Allora, come è andata la tua ronda del mattino?», chiesi per informarmi. Lui alzò le spalle. «Niente sanguisughe, purtroppo», sospirò,
con un tono di voce tra l'irritato e il dispiaciuto. Feci una smorfia.
«Già, che peccato», sbottai ironica.
Lui rise, e schioccò un sonoro
«tsk» con la lingua. Poi afferrò una sedia dal piccolo tavolo da pranzo, la avvicinò al divano e, sedendosi,
mi trascinò sulle sue ginocchia, come una bambina che sta in braccio a un adulto.Mi circondò la vita con le braccia, poi si sporse oltre la mia
spalla per rivolgersi a Sam.
«Di cosa stavamo parlando?», disse, accucciando il mento sulla mia spalla. Mi sentii arrossire.
«Victoria», disse, guardandomi per convolgermi nel discorso. Un brivido mi scosse, violento. «Non siamo ancora riusciti a prenderla... Stanotte
eravamo molto vicini a farlo, stava per scontrarsi con Paul, ma si è dileguata all'ultimo momento, come al solito. Sembra quasi che abbia un istinto speciale per la fuga». Jacob strinse i pugni, frustrato.
«Maledizione. Perchè non riusciamo mai a catturarla?».
«Te l'ho detto, penso che abbia questa strana dote nello scappare. Ma la prossima volta saremo più pronti : ormai conosciamo le sue tattiche
di fuga, e questo è indubbiamente un vantaggio. Allargheremo il perimetro di controllo, e alla prima sua distrazione la prenderemo».
Uno strano luccichio brillò negli occhi di ogni singolo componente del branco. Io ed Emily ci guardammo, e nei suoi occhi non lessi altro
che paura e preoccupazione per la sorte della sua famiglia, che ormai era diventata anche mia.
«Non vedo l'ora di farla a pezzi. Quella sanguisuga mi deve un paio di fendenti», sibilò Paul.
Lo guardai spalancando gli occhi.
«V-vi siete scontrati?», dissi, la voce intrisa di orrore.
Paul annuì. «Stanotte. E' un peccato che Jake si sia perso lo spettacolo», disse allusivo, guardando Jacob con un'occhiata maliziosa.
«Dov'eri tu, Jackie?», chiese Jared beffardo, seguito dalla risata di Embry. Jake li incenerì con lo sguardo, mentre io avvampavo, rossa di vergogna. «Vi conviene chiudere il becco, se volete arrivare allo scontro con la succhiasangue tutti interi», ringhiò Jacob, con un ghigno di sfida.
«Okay, basta con queste schermaglie, altrimenti niente pranzo», li minacciò Emily, aggrottando le sopracciglia e alzandosi in piedi, con una mano
chiusa in quella di Sam.
Mi alzai dalle ginocchia di Jake. «Vuoi che ti aiuti, Emily?», dissi.
«Oh, grazie Bella. Puoi aiutarmi ad apparecchiare mentre cucino per questi lupi incoscienti
?», chiese, abbozzando un sorriso.
«Certo», risposi, sorridendo.
«Le due ragazze lupo che cucinano insieme per i loro licantropi... Che bella scenetta», commentò Jared sghignazzando.
Io abbassai gli occhi, imbarazzata, ma mi sfuggì una risatina. Emily, mentre tirava fuori gli utensili per cucinare, disse con molta calma : «Sai Jared, non mi ci vuole niente a lasciarti senza pappa, cucciolotto». Tutti i presenti scoppiarono a ridere, mentre Jared mugugnava parole incomprensibili. Mentre guardavo i ragazzi mangiare, rievocai le parole di Jared, e sorrisi tra me e me : ora ero una ragazza lupo a tutti gli effetti.
Provavo affetto per i miei nuovi protettori, ormai mi sentivo una di loro, erano la mia nuova, splendida famiglia, e con loro al mio fianco, non dovevo più temere nulla. Non ero più sola. E tutto questo era merito di Jacob.
Grazie a lui, avevo ricordato cosa significasse vivere, e avevo ritrovato di nuovo il significato nell'amore, nella vita.
A Jake, il mio Sole personale, dovevo davvero tutto.



Angolo Autrice ~

[Mi SCUSO TANTiSSiMO PER iL RiTARDO >.<]

Okay, anche il secondo capitolo è andato. Accidenti, questo è stato davvero difficile da scrivere! Non trovavo dialoghi adatti ><
Spero di aver fatto qualcosa di decente -.-" La parte centrale e più importante del capitolo, comunque, è quella in cui
Bella si rende conto di essere finalmente rinata [Rebirth, n.d.a] grazie a Jake :] La seconda parte la reputo abbastanza
inutile, concentratevi sulla primaaaaaaa XD
Volevo tanto ringraziarvi perchè le vostre recensioni mi hanno veramente fatto piacere, e non vedevo l'ora di scrivere
il seguito del primo capitolo *-*
Un grazie immenso a :

matrix : Eccoti il continuo ^^ Anche a me sarebbe piaciuto tanto che Bella e Jake finissero insieme, perchè per me sono perfetti.
             Beh, puoi sempre consolarti con la mia storia :) Un bacio =*

ranyare
: Grazie per i complimenti ^^ Sono felice di essere riuscita a entrare in sintonia con una mente complicata come quella
               di Bella... Che per me è impossibile da concepire ù.ù Spero che anche questo inutile capitolo ti sia piaciuto :] Un bacio =*

venusia
: Beh, non posso che dirti GRAZiE! Sono davvero felice di avere uno stile di scrittura 'accattivante'
              e che invoglia una persona a leggere i miei scleri. Spero che questo capitolo sia stato altrettanto piacevole da leggere ^^
              E poi, sono d'accordo con te : Jacob è una persona meravigliosa, difetti compresi! Tutta la perfezione di Edward... Mi annoia!
              Un bacio =*

Fissie
: Okay, a questo punto mi devo sforzare anche io per rispondere alla tua recensione in modo decente!
           Davvero, non sai quanto il tuo parere mi abbia fatto piacere! Mi ha fatto così felice che avrei voluto incorniciarlo!
           Posso rispondere ai tuoi due punti? Altrimenti, davvero, non saprei proprio cosa scrivere! Magari, seguendo la tua traccia, riuscirò
           a dire qualcosa di sensato.
           1) Beh, sono contenta e sorpresa di avere uno stile di scrittura così interessante. Sinceramente, non sapevo proprio
           di possedere un 'dono' del genere. Ma così non fai che gonfiare il mio egoooo >.< E comunque il merito non è soltanto mio : Jake e Bella
           hanno fatto la loro parte, perché insieme sono dolcissimissimi.
           E la zia Steph ha ampliato i miei orizzonti e ha arricchito moltissimo il mio stile di scrittura... Spero comunque di non apparire
           come una plagiatrice XD Anche perché non mi permetterei mai di confrontarmi con la grande Stephenie Meyer ù.ù
           2) Ah ah, fangirla anche io! Ma tu non sai questa storia da che viaggi mentali nasce... Oddio XD
           Comunque, sì anche io mi sono chiesta tante, tantissime volte cosa sarebbe successo se Bella e Jake si fossero avvicinati così prima...
           E questo è il risultato. Spero davvero di riuscire a non deluderti, se aspetti da tanto di leggere una fic come la mia ^^
           Anche tu mi ispiri tantissima simpatia, veramente! *-* Un bacione =*

Balenotta : Sono contenta che la mia storia piaccia, che abbia uno stile leggibile :) Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto ^^
                  Un bacio =*

Ah, poi volevo scrivere qualcosa in merito all'avviso che c'è nel riassunto, ovvero che Bella potrebbe risultare un pò OOC.
Nessuno sa come si sarebbe comportata se
si fosse decisa a scegliere Jacob, in New Moon, se sarebbe stata così tanto coinvolta da lui.
Credo però che se Edward non fosse tornato, lei sarebbe stata felice anche
al fianco di Jacob. Non so come spiegarmi, però penso che se Edward avesse aspettato a rovinare tutto, Bella si 'sarebbe rassegnata' e sarebbe passato una vita serena anche con Jake. Se lo avesse baciato in NM, con Edward lontano e la possibilità di
ritrovarsi con lui molto scarsa... Penso che le cose tra lei e Jake sarebbero state molto diverse.
Ma dato che non so come si sarebbe comportata, ho preferito mettere l'avviso di OOC ^__^ Poi giudicate voi e ditemi se è il caso che lo tolga o no :)
Al prossimo capitolo!

Un bacione,
Bea ^.__.^ [<- Questa è la mia interpretazione per la faccina per i licantropi, dato che sono stufa di trovare dappertutto *,..,* Werewolves Rulez XD]

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Capitolo 4
*** Gelosia ***


Eyes On fire 4
Eyes On Fire

- Capitolo 03-
Gelosia


Passammo il resto della mattinata a casa di Emily, e dopo pranzo, Jake si offrì di accompagnarmi al negozio dei Newton in moto.
Quando si fermò, scesi dal mezzo. Trovai Mike che mi guardava dalla vetrata del negozio; mi salutò con la mano.
«
Newton comincia davvero a darmi sui nervi», sbottò Jacob, mentre ricambiavo il saluto di Mike.
«Non mi dirai che sei geloso, vero?», lo provocai, ridacchiando.
Istintivamente, mi mise una mano dietro alla schiena, come ad accentuare quel fatto innegabile.
«
Gelosia o no, non mi va che ti guardi in quel modo», sibilò tra i denti, lanciando a Mike un'occhiataccia.
«E' ora che tracci il mio territorio», disse con un ghigno, parlando tra sè e sè. Lo guardai interrogativa.
«Che cosa vuoi dire?», chiesi, aggrottando le sopracciglia.
«Questo», disse tutto d'un fiato, prendendomi il viso tra le mani e baciandomi con passione.
Cercai di divincolarmi dalla stretta bollente che avvertivo sulle guance.
«Jake!», mugugnai con le sue labbra serrate sulle mie. Si staccò per un attimo, respirandomi in bocca.
«Che c'è, Bella? Ti vergogni di me?», sussurrò sulle mie labbra. Rabbrividii al suono della sua voce così seducente.
No, certo che no. Come potevo vergognarmi di lui? Se fosse stato per me, sarei rimasta tutto il pomeriggio
a baciarlo in quel parcheggio. Le sue labbra morbide e calde mi davano alla testa.
«N-non mi sembra carino... nei confronti di Mike», bisbigliai, tremante.
Il suo tono di voce si fece più dolce. 
«Sei così tenera a preoccuparti dei sentimenti di quel viscido», disse ridacchiando e scompigliandomi i capelli. Mi scostai da lui, irritata. «Potresti sforzarti di essere un po' più sensibile, non credi?», sbottai.
«Mi viene dietro da una vita, poi arrivi tu e gli soffi la ragazza. Prova a pensare a come ti sentiresti nella sua situazione
», lo difesi.
La sua voce si inasprì, e aggrottò la fronte. «So benissimo come si sente Newton. Ho provato la stessa cosa quando stavi con lui», esclamò
facendo un chiaro riferimento a una persona precisa. Jake, notando la mia espressione, sviò subito il discorso.
«Non è colpa mia se si illude ancora di avere una chance con te», cercò di difendersi, arricciando le labbra.
«Hai ragione, ma non mi sembra il caso di infierire in questo modo, poverino», mormorai ridacchiando.
«
E, soprattutto, non mi sembra il caso di essere così gelosi e possessivi. Non ce n'è alcun bisogno», aggiunsi, sorridendo.
Fece un sorriso maligno, posandomi le mani sui fianchi e avvicinandomi a sè. 
«Ah, lo so, ma mi piace fare la parte del fidanzato geloso».
Mi colpii la parola che aveva usato. Fidanzato. Non l'aveva mai usata, prima di quel momento. A dire la verità, non avevamo chiarito "ufficialmente" di stare insieme oppure no. Ma la verità era evidente. Stavo con Jake.
«Uh, il maschio dominante», dissi ironica, stringendo le braccia attorno ai suoi fianchi.
Rise. «Comunque, credo che Newton abbia finalmente capito come stanno le cose, ora», disse, guardando verso il negozio.
«Se invece non gli è ancora entrato in testa, la prossima volta verrò qui trasformato. Un po' di paura è quello che gli ci vuole», aggiunse scoppiando a ridere. Lo guardai contrariata. «Sei cattivo, Jacob Black. Non ti facevo così perfido», dissi, senza nascondere una risatina.
Alzò gli occhi al cielo. «Non è colpa mia se tutti si innamorano di te. Devo fare attenzione alla concorrenza», sussurrò prima di darmi un bacio
sulle labbra.
«Vai ora, o Mike Newton esploderà», disse guardandomi negli occhi.
«Sì», dissi sospirando. Mi staccai da lui e mi voltai verso il negozio. Mi girai per salutarlo, mentre metteva in moto la Harley e sfrecciava via.
Quando entrai nel negozio, feci finta di nulla. Mike stava alla cassa, in silenzio. Non mi degnò di uno sguardo.

«Ciao, Mike
», lo salutai come se niente fosse, sorridendo. I suoi occhi rimasero incollati al volantino che fingeva di leggere.
«
Ciao», rispose, freddamente.
E fu così per quasi tutto il resto del pomeriggio. Non mi rivolse la parola. Dovevo averlo ferito veramente, e mi sentivo in colpa.
Poco prima che finissi il turno, quando stavamo sistemando le ultime cose, mi si avvicinò, mentre mettevo sugli scaffali i nuovi arrivi.
«Bella», mi chiamò. Mi voltai verso di lui. «Dimmi Mike. Cosa c'è?», chiesi sorridente.
«Cos'era il teatrino di prima, nel parcheggio?», chiese, una forte nota sprezzante nella voce.
Io non risposi. «Avevi detto che non uscivi con nessuno, che lui era solo il tuo migliore amico», sbottò arrabbiato.
«Mike...», mormorai.Provai a iniziare un discorso, ma non avevo la minima idea su cosa dire.
«State insieme?», chiese, con la fronte aggrottata.
«Sì», risposi, a occhi bassi, ma senza esitazioni.
Lui non disse niente, si limitò a spostare lo sguardo altrove. Cercai di rassicurarlo, disperata.
«Mike, ascoltami», proferii, sfiorandogli un braccio. Lui si scostò bruscamente. Ritirai la mano, rassegnata.
«Mi dispiace di non provare quello che provi tu. Insomma, per me sei sempre stato un amico, ma nulla di più. E non è giusto che tu perda tempo dietro un'imbranata ed egoista come me, davvero», continuai, cercando di essere il più delicata e convincente possibile. Non volevo ferlirlo ancora di più. «Bella», disse all'improvviso, fissandomi inespressivo. «Sei innamorata di lui, o è solo un rimpiazzo al tuo amato Edward Cullen?», chiese, sfacciato e crudele. Sentii un dolore insopportabile all'altezza del petto, come se qualcuno mi avesse dato una pugnalata al cuore. Ecco che il suo nome tornanva a ferirmi, a torturarmi. E ora che Jake non era vicino a me, faceva ancora più male. Il silenzio che era improvvisamente calato fu subito spezzato dal rumore prodotto dalla mia mano che si schiantava contro la guancia di Mike.
Lacrime di rabbia mi accecarono, e dopo tanto tanto che non accadeva, sentii ancora il dolorante pulsare della ferita.
«Mike Newton», sibilai a denti stretti, guardandolo dritto negli occhi. «Non osare mai più dire una cosa del genere. Tu sei solo geloso, perchè non provo quello che vorresti. Se proprio vuoi saperlo, sì, amo Jacob!», strillai, furiosa.
Lui rimase allibito per qualche istante, poi si riprese, massaggiandosi la guancia con un sorriso beffardo.
«Andiamo Bella, non mi dirai che tutto a un tratto non ti importa più niente di Cullen», disse.
Cominciai a sentire improvvisamente caldo.
Affondai le unghie nei palmi. «Diavolo... Sei un verme! Non devo delle spiegazioni a nessuno, soprattutto a te! Edward resterà sempre
nel mio cuore», gridai,in preda a spasmi di furia,
«ma lui mi ha lasciata, e non posso continuare ad essere infelice per tutta la vita!
Grazie a Jake ho capito che è ora che ricominci a rifarmi una vita! E sono sicura che tu preferiresti vedermi ancora
morire di dolore, piuttosto
che accettare che ho trovato di nuovo un briciolo di felicità insieme ad un'altra persona che non sia tu!».
Lui sbarrò gli occhi e spalancò la bocca, colpito in pieno da quelle quelle parole così vere.

Presi la borsa con le mie cose, e mi diressi nello stanzino, nel retro del negozio, dove c'era il telefono.
Prima di telefonare a Jake per farmi venire a prendere, mi asciugai le lacrime e feci tre respiri profondi per calmarmi, il tutto sotto lo sguardo
indecifrabile di Mike. Composi il numero di casa Black, sforzandomi di avere una voce normale. Dopo il secondo squillo, mi rispose Jacob.
«Pronto?».
«Jake, sono io», dissi, con voce più normale che potevo, «Dovresti venirmi a prendere».
«Okay Bells. Ma che è successo? Hai una voce strana, hai pianto?», chiese apprensivo.
«No, tranquillo, è tutto okay», risposi, lanciando un'occhiata a Mike. «Vieni?».
«Sono subito lì», assicurò, riattaccando. Misi giù la cornetta.
«Per oggi ho finito», dissi a Mike, senza degnarlo di uno sguardo, uscendo dal negozio.
Aspettai qualche minuto, finchè non sentii la moto di Jake avvicinarsi. Derapò e si fermò a pochi centimetri da me, poggiò la moto al muretto e scese. Mi avvicinai a lui, buttandomi tra le sue braccia, nascondendo il viso. Ancora una volta, la sua presenza fu un anestetico perfetto al dolore e al senso di perdita.
«Ehi Bella, che è successo?», chiese, sopreso dal mio comportamento.
«Parliamone dopo, ti prego», mormorai, cercando di controllarmi. «Voglio solo andare a casa».
Mi strinse forte per un momento, baciandomi i capelli.
«Okay, a casa», asserì, aiutandomi a salire sulla moto e partendo a tutto gas verso casa mia.  
Quando arrivammo sulla soglia di casa, mi strinsi di nuovo a lui. Aveva sicuramente capito che c'era qualcosa che non andava.
Senza lasciarmi, mi aiutò a salire al piano di sopra, e mi stese sul letto, facendomi accoccolare al suo petto e tenendomi stretta.
Io non osavo spiccicare parola, e rimasi a godermi il calore emanato dal suo petto.
«Bella», proferì lui dopo un po'. «Vuoi spiegarmi cos'è successo?», chiese, accarezzandomi un braccio.
Strinsi leggermente le labbra, mordendomi le guance. «Mike Newton mi ha fatto imbestialire», sibilai.
«Benvenuta nel club», disse Jake ridendo.
«Mi ha detto delle cose veramente tremende», dissi, affondando le unghie nei palmi. «Si è arrabbiato perchè non provo i suoi stessi sentimenti».
Jacob corrugò la fronte.
«Beh, c'era da aspettarselo. Mi sa che avevi ragione: avrei fatto meglio a non baciarti davanti a lui. Scusa», disse baciandomi sulla fronte.
«Lui lo ha sempre saputo che non avrebbe mai avuto speranza con me. Mi ha detto delle cose veramente orribili», mormorai arrabbiata.
Mi strinse una spalla con la mano e posò il mento sopra la mia testa.
«Per esempio?».
«Ha insinuato che, per me, tu sei solo un rimpiazzo di Edward e che... Non ti amo veramente. Pensa che stia con te per colmare il vuoto che... lui ha lasciato nel mio cuore», sussurrai. In quel momento, avrei fatto di tutto, pur di non vedere l'espressione di Jacob o sapere ciò che pensava mentre pronunciavo quelle parole. E non sapevo perchè. Avvertii un leggero tremolio nascere dal corpo di Jacob e attraversare il letto, ma non dissi niente e aspettai che si calmasse.
Dopo qualche attimo di silenzio, sentii Jake rilassarsi di nuovo e stringermi come poco prima.
«Newton parla perchè ha la bocca. È geloso, e questo lo porta a sparare cazzate», disse spensierato, baciandomi i capelli. Sospirai sollevata, rilassandomi tra le sue braccia.
«E comunque», aggiunse poco dopo, «non credo a una sola parola di quello che ha detto. Sai già ciò che penso. Io lo so che a modo tuo mi ami, e Newton può pensare quello che gli pare, non cambierò idea. Tu mi ami, io ti amo. Stop. Non mi importa se nel tuo cuore hai ancora spazio per Edward. Continuerò a starti ugualmente vicino: finchè mi vorrai al tuo fianco, io ci sarò», disse, stringendomi ancora di più.
All'improvviso, il peso che sentivo sul cuore sparì di colpo. Jacob era davvero meraviglioso. Non gliene era importato niente di ciò che aveva detto Mike, e non mi aveva nemmeno chiesto cosa gli avessi risposto. Non mi aveva chiesto spiegazioni.
Doveva amarmi veramente tantissimo. Sorrisi, incontrando il suo sguardo.
«Lo so. Non sai quanto quello che hai appena detto mi renda felice», dissi, dandogli un bacio a fior di labbra, che lui si impegnò subito a prolungare.
«Ah, comunque», mormorò sulle mie labbra, tra un bacio e l'altro, «non ho intenzione di farla passare liscia a Newton. Questa volta lo sbrano», minacciò con aria seria, ma senza smettere di baciarmi.
«Signor Black, le dispiacerebbe chiudere il becco, per favore? Se non l'ha notato, io la starei baciando», sbottai, con finto tono seccato.
«Mi scusi, Signorina Swan», sussurrò ghignando e, riavvicinando le labbra alle mie, abbandonò momentaneamente i piani di vendetta per dedicarsi a un'attività che preferivamo entrambi.

Angolo autrice
~
Ok, mi chiedo da dove arrivi tutto questo coraggio di farmi vedere dopo ben 2 mesi che non aggiorno ç__ç
Davvero, scusatemi tantissimo! Il fatto è che avevo delle robette scritte sul pc, ma non mi soddisfavano e piuttosto che aggiornare tanto per, ho preferito non pubblicare niente e aspettare di scrivere qualcosa di meglio. E oggi, magia, mi è tornata l'ispirazione. Non so, forse sarà stato il trailer ufficiale di New Moon che ha riacceso la passione e la voglia di scrivere su Jake e Bella [santo Dio, Jacob versione lupo è meravigliosoooo *ç*], passione che nei mesi precedenti si era affievolita per colpa di tutta questa commercializzazione. Mi rendo conto che il capitolo non è niente di che, ma mi piaceva e ho deciso di sistemarlo e pubblicarlo XD Ancora non ci sono stati avvenimenti decisivi, ma prestò succederà qualcosa, e mi sto appunto scervellando per decidere cosa accadrà. Ho un'idea che mi ronza in testa... Ma preferisco non anticipare nulla :) Piuttosto, passiamo alle recensioni e ai ringraziamenti vari.
Grazie per aver lasciato una recensione a:
virgi_lycanthrope: oh ti capisco cara >_< Anche a me riesce difficile sopportare Edward.. Ma non poteva restarsene dov'era? Grazie mille per i complimenti ^^ Spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento! Un bacione <3
matrix: Grazie mille! Sono davvero contenta di riuscire, almeno un po', a catturare i sentimenti, sia dei personaggi che dei lettori ^^ Spero che questo capitolo non abbia deluso le tue aspettative. Se sì, non esitare a dirmelo u_u Un bacione <3
Sbranina : [Io nata per scrivere? Oddio, grazie mille! Che bel complimento T^T] Sì, Bella è una povera stupida! Come ca..spita fai a buttarti da uno scoglio per seguire la voce di un tizio che non vedi da sei mesi, e soprattutto, come fai a rinunciare a un ragazzo meraviglioso come Jake?? Io fatico a capirti, Bella Swan -.-" Pensa, anche io sono gelosa della mia stessa Bella.. Caaaaavolo, perchè tutte le fortune vanno a lei?? Uffi T.T Comunque, ti ringrazio tantissimo per i complimenti e per la recensione, e ti saluto sperando nel tuo perdono per ave aggiornato così in ritardo *si inchina implorando perdono*. Spero comunque che questo capitolo ti sia piaciuto e spero di riuscire a mantenere la promessa silenziosa di aggiornare prima la prossima volta XD Un bacione <3
Uh, fermi tutti! Mi stavo dimenticando di ringraziare tutti quelli che hanno aggiunto questa storia ai preferiti!
Un grazie enorme a:
celia
FRINGLIT
LiLy_Scorpius4ever
matrix
ninfea_82
 
Raky 
venusia
ysellTheFabulous
e a
ragazza lupo che l'ha aggiunta alle seguite.

Grazie a tutti, davvero, sono commossa! E grazie anche a chi legge soltanto ^___^
Beh, ora vi saluto! A presto, gente ;)
Chu,
Bea <3

*si dilegua*








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Capitolo 5
*** Incubo ***


Eyes on fire 3 alternativo
Eyes On Fire

- Capitolo 04-
Incubo

Come nel mio ultimo sogno, ero nella foresta che circondava First Beach, perchè sentivo lo sciabordio delle onde in lontananza, ma l'oceano era invisibile, la boscaglia in cui mi trovavo inghiottita dal buio e l'oscurità troppo spessa perchè potessi vedere qualcosa. Sentii un movimento dietro di me e sobbalzai, ma sospirai di sollievo quando vidi il volto di Jacob raffiorare dalle tenebre, illuminato dalla tenue luce della pallida luna piena. Mi sorrise e mi prese una mano.
«Bella», sussurrò, guardandomi negli occhi. Gli sorrisi e mi avvicinai a lui, ma voltò di scatto la testa verso il cuore oscuro della foresta, emettendo un ringhio e scoprendo i denti. Scavai con gli occhi nell'oscurità, in cerca della cosa o persona che aveva attirato la sua attenzione. Jake mi si fece più vicino e mi circondò con le sue braccia, protettivo, mentre inclinava il busto leggermente in avanti, in posizione di difesa e senza smettere di ringhiare. Le sue braccia nude erano più bollenti del solito.
«Jake, che cosa c'è?», chiesi, ansiosa. Lui non rispose, tenendo lo sguardo fisso nel buio.
«Jacob!», insistetti, strattonandolo appena. «Che cos'hai?».
Lui si limitò a sibilare, furioso : «Vampiro».
Non feci intempo a pensare il nome di Victoria, che la vidi sgusciare fuori dall'oscurità, gli occhi accesi dalla sete e dalla voglia di vendetta.
Jacob cominciò a tremare, spiccò un salto in avanti e si trasformò a mezz'aria, mentre io cercavo di trattenerlo.
«No, Jake! Vattene, scappa!», strillai, ma fu come se non avessi mai aperto bocca : il grande lupo rossiccio che mi stava davanti, proteggendomi, si preparò ad attaccare Victoria, che continuava imperterrita a esibire quel ghigno
 agghiacciante.
Ma, come qualche sogno prima, un leggero vento si alzò, e la chioma di fuoco di Victoria, scossa dalla brezza lieve, diventò di un tratto bronzea, per poi tornare del colore originale. Anche li viso cambiava, come tutto il resto del corpo : a ogni colpo d'aria, Victoria si strasformava nella figura perfetta di Edward, che poco a poco prendeva il sopravvento, fino a sostituirla completamente. Su quel viso bellissimo, però, il ghigno raccapricciante e gli occhi pieni di sete erano rimasti indelebili.
«La mia Bella!», esclamò Edward, mentre il suo orribile sorriso si allargava e la sete accendeva sempre più i suoi occhi color rubino. Udire il mio nome pronunciato dalla sua voce angelica fu come ricevere un pugno nello stomaco. Edward fissò l'enorme lupo davanti a me per un secondo, poi si piegò in avanti pronto ad attaccare.
Jacob ringhiò, piegandosi sulle zampe per balzare in avanti e avventarsi sulla gola di Edward.
«NO! Jacob! Scappa, vai via!», gridai, inorridita. Sapevo cosa stava per accadere : Jacob ed Edward stavavano per scontrarsi. Questo significava solo una cosa, sapevo benissimo quale, ma, disposta com'ero a non volerla pensare, una voce dentrò di me suggerì la risposta : Si battono. Paride muore.
Instintivamente, mi allungai verso Jacob per trattenerlo come potevo, ma era troppo tardi : il suo manto rossiccio mi frusciò tra le dita e scivolò via. Dei ringhi assordanti riempirono l'oscurità, mentre l'enorme licantropo si avventava sulla creatura bianca e immobile, l'espressione accesa da una malsana eccitazione. Fu un attimo. Edward strinse la morsa attorno al corpo di Jake, immobilizzandolo. Subito dopo inclinò la testa di lato, scoprendo i canini affilati come lame, avvicinando il viso al collo di Jacob che si dimenava cercando di liberarsi. In un batter d'occhio, Edward affondò i denti nella carne di Jake, che liberò un ululato di dolore e rabbia.
Il ghigno di Edward si allargò. Abbandonò per terra il corpo inerme del lupo e si avvicinò a grandi falcate verso di me. Quando mi fu abbastanza vicino, mi prese il volto tra le mani, stringendolo così forte che mi parve di sentire lo scricchiolio della mascella.
Avvicinò quel viso angelico al mio, sussurrandomi sulle labbra con voce melodiosa: «Finalmente, ti avrò di nuovo tutta per me».
Uno strillo lancinante squarciò l'aria, e mi svuotò i polmoni: «JACOB! NO!».
Mi svegliai urlante, rizzandomi bruscamente a sedere e, confusa e spaventata, mi guardai intorno. La mia stanza era avvolta dlla penombra, illuminata debolmente dalla luce della radiosveglia, che segnava le ore diciannove e venti. Il cuore continuava a martellarmi nel petto e il respiro era affannato. Senza pensarci, tastai con la mano lo spazio vicino a me, e mi sentii sollevata quando avvertii qualcosa di caldo.
«Bella!», esclamò Jake allarmato, e lo vidi avvicinarsi a me. Dovevo averlo svegliato e mi dispiaceva, ma spaventata com'ero, il suo abbraccio caldo era quello che ci voleva.
«Bella, che ti è successo? Perchè hai gridato così?», mi chiese affannato, scuotendomi leggermente. Mi strinsi a lui, sollevata.
«Io... Ho avuto un incubo orribile», singhiozzai, la voce spezzata. Le immagini di quel sogno tremendo continuavano a martellarmi nella testa e il cuore mi batteva ancora all'impazzata. Erano mesi ormai che avevo gli incubi, ma, per come stavano le cose in quel momento, nessuno di quelli precedenti mi era parso più orribile e inaccettabile di quello. Mentre ansimavo stretta nel bollente abbraccio di Jake, uno strano presentimento che in quel momento non seppi cogliere, si fece strada ai confini della mia coscienza. Tutto d'un tratto mi sentii assalire dall'ansia, e le braccia di Jacob si erano fatte troppo soffocanti.
«S-scusami, Jake», ansimai, sciogliendo l'abbraccio e allontanandolo da me. Mi sedetti sul bordo del letto, cercando di riprendere a respirare normalmente.
«Ehi Bella, tutto a posto?», sussurrò angosciato, lasciandomi andare ma tenendomi stretta una mano.
«Sì, tranquillo. È tutto a posto, fammi riprendere fiato un attimo», biascicai, mentre il mio respiro tornava regolare. «Stupidi incubi», aggiunsi dopo, bofonchiando.
Jacob si avvicinò a me e, delicatamente, mi avvolse da dietro, stringendomi in un abbraccio leggero. Piegai le gambe sul materasso, accoccolandomi a lui.
«Ma ti succede sempre così quando ti svegli e hai appena fatto un incubo, Bells?», domandò leggermente preoccupato.
«Più o meno. Ormai sono... parecchi mesi che mi sveglio urlante. Però, di solito, gli incubi li faccio di notte. Bene, adesso cominceranno a farmi visita anche nel sonnellino pomeridiano», sospirai sconsolata. Jacob ridacchiò, poi mi fece voltare verso di lui.
«Cosa hai sognato?», chiese sussurrando, mentre mi accarezzava i capelli per tranquillizzarmi.
«Eravamo nel bosco di La Push... All'impovviso è saltata fuori Victoria, che però poi si è trasfomata in Edward, e ti ha attaccato. Poi tu eri a terra, immobile... E io ti ho chiamato, ma non rispondevi e...», raccontai velocemente, affannata. Le lacrime cominciarono a scendere.
«Ehi Bella, calmati. Va tutto bene ora. Su, non piangere. Ci sono io», disse, sorridendo e dandomi buffetti sulla schiena.
«Sembrava tutto così vero», singhiozzai. «Ho avuto tanta paura di perderti, Jake». Mi strinsi di più a lui, senza smettere di piangere. Lui mi allonanò leggermente da sè, e mi prese il volto tra le mani, asciugando le guance umide.
«Ma come vedi non è successo, no? Sono qui, mi vedi vero?», chiese agitandomi una mano davanti al viso e facendomi la linguaccia.
Ridacchiai, tranquillizzandomi del tutto.
«Vedo, ti vedo», sussurrai, dandogli un bacio a fior di labbra. «Ora che ci penso, tu che ci fai qui?», domandai, sorridendo interrogativa.
«Beh, ricordi no che sono venuto a prenderti dal negozio di Newton? Ecco, dopo siamo saliti in camera tua e ti sei sfogata perchè quell'ameba di Mike ti aveva fatta infuriare, così poi mi sono arrabbiato anche io e per calmarci a vicenda ci siamo messi ad amoreggiare per scaricare la rabbia», ghignò sornione. «Però, diamine Bella, non pensavo che i miei baci avessero un effetto così stancante su di te!», aggiunse dopo, ridendo. Mi sentii avvampare.
«Ti faccio notare che hai dormito come un sasso fino adesso anche tu!», strepitai, rossa come un peperone.
«Beh, io sono crollato per altri motivi», si giustificò, senza smettere di ridere. «Stanchezza mentale», affermò, tichettandosi un dito sulla tempia. «Piuttosto, sai dov'è Charlie?», domandò, ghignando. Accidenti, Charlie! Pover'uomo, in un modo o nell'altro mi scordavo sempre di lui. Ero davvero una vergogna, come figlia.
«Accidenti, accidenti, accidenti!», sbottai allarmata, saltando giù dal letto e correndo verso la finestra, controllando oltre il vetro se l'auto di Charlie fosse già nel parcheggio.
«Grazie a Dio non è ancora tornato», annunciai, sospirando di sollievo. Mi voltai verso Jake, che aveva assistito alla scena sogghignando divertito e comodamente steso sul mio letto, che ovviamente occupava tutto. 
«Tu», esclamai, additandolo, «esci subito dalla mia camera. Se Charlie dovesse beccarci qui insieme, sicuramente sospetterebbe qualcosa e a quel punto saremo morti entrambi», lo misi in guardia, seria.
«Eddai Bells, rilassati! Io piaccio a Charlie», affermò Jake, tranquillo.
«Certamente, ma gli piaci fuori dal mio letto e possibilmente anche dalla mia stanza!», obiettai, mentre mi dirigevo verso di lui e cercavo di farlo alzare con la sola forza delle mie esili braccia umane. Ovviamente fallii: non lo smossi di un millimetro.
«Per Charlie sarebbe più un duro colpo sapere che sua figlia la pensa diversamente da lui, non ti pare?», domandò con nonchalance, sorridendo allusivo.
«Black, sei davvero impossibile!», sbottai, avvampando. Lui rise e, con uno scatto repentino, saltò giù dal letto. Si avvicinò velocemente a me e mi prese il volto tra le mani, portandolo vicinissmo al suo.
«Swan, sei davvero carina quando ti arrabbi», sussurrò ghignando, stampandomi poi un bacio sulle labbra che mi fece girare la testa.
Dannazione, le vinceva tutte lui! 

Jacob restò con me finchè Charlie non tornò a casa. Mentre aspettavo il rientro di mio padre, Jake mi aiutò ad apparecchiare e mi fece compagnia mentre preparavo la cena. Parlavamo del più e del meno, spensierati, e Jacob, di tanto in tanto, mi distraeva dalle mie mansioni stampandomi dei baci da capogiro quando meno me lo aspettavo. Lo faceva apposta, ne ero certa.
«Dannazione, Jacob Black!», esclamai, mentre cercavo di levarmelo di dosso, «Vuoi che mandi a fuoco la casa di Charlie?».
Per tutta risposta, cominciò a ridere di gusto. «Beh, nell'eventualità che ciò accada, sai benissimo che io e Billy vi accoglieremmo a braccia aperte in casa nostra», disse, poggiando le mani calde sui miei fianchi.
«Non ci staremmo tutti», bofonchiai, mentre avvicinava il viso al mio, voltandomi verso sè. Con una mano tremante, tastai sul piano cottura in cerca della manovella per spegnere il fornello sul quale cuoceva la bistecca di Charlie, ma Jake mi bloccò, stringendo la mano nella sua.
«Vi lascio la mia stanza e vado a dormire fuori, come un bravo cagnolino educato», mormorò, prima di unire le sue labbra con le mie. Fu uno di quei suoi baci pieni di dolcezza e passione, che mi mandavano il cervello in panne e sconvolgevano i battiti cardiaci. Strinse le braccia attorno ai fianchi e mi sollevò da terra, mentre insinuavo le dita tra i suoi capelli di seta nera, avvicinandolo ancora di più a me. Ci baciammo, a lungo. O meglio, fin quando non sentimmo l'auto di Charlie rientrare nel vialetto. Jacob mi rimise a terra, dandomi un ultimo bacio, mentre io, rossa come un peperone, toglievo la cena dal fuoco e la servivo in tavola. Sentimmo la porta aprirsi con un cigolio e poi richiudersi, e pochi secondi dopo Charlie fece capolino in cucina.
«Ehi Bells», mi salutò, poi spostò lo sguardo su Jacob, appoggiato al ripiano da cucina. «Oh, c'è anche Jake».
«Ciao Charlie», lo salutò lui, sorridendogli amichevole.
«Bells, tesoro, scusa il ritardo», disse, abbandonandosi sulla sua sedia, «ma ho dovuto aiutare Sue con gli ultimi preparativi per il funerale».
«Non ti preoccupare, papà. Su, la cena è in tavola», dissi, indicando il piatto davanti a lui. Cominciò a mangiare.
«Voi due avete già cenato?», chiese, guardando me e Jacob. Lo disse con un tono strano, diverso dal solito. Forse stavo viaggiando troppo di fantasia.
«Veramente, Jake stava per andarsene», dissi, lanciando un'occhiata eloquente al ragazzone vicino a me. Con la coda dell'occhio, lo vidi mentre tentava di di soffocare una risata. Jacob era imprevedibile, e non potevo permettere che dicesse a Charlie di noi. Almeno, non in quel momento difficile per il mio vecchio.
Lasciai che salutasse mio padre, poi lo accompagnai fuori, nella veranda. 
«Ehi Bells, cos'è tutta questa fretta? Sei impaziente di uscire per fare la passeggiata serale col tuo Fido?», domandò ironico, scoppiando a ridere.
«Wow, mi hai beccata», risposi, sarcastica. Mi stampò un bacio sulla guancia, ridendo.
«Comunque, mi dispiace, ma questa notte non potrò stare con te. Sam ha deciso di battere tutta la costa stanotte, per vedere se è ancora dalle parti del mare», annucciò, attento alla mia reazione. Come quel pomeriggio, mi sentii assalire dall'ansia. E dalla paura. E ancora dall'ansia, poi di nuovo dalla paura.
Tutte quelle emozioni dovevano essermi passate anche dal viso, perchè mi abbracciò.
«Oh Bells, quando la pianterai di preoccuparti così inutilmente? Sappiamo quel che facciamo, cosa credi? E comunque, saremmo cinque contro una, come con Laurent. Se non fosse così abile nella fuga, l'avremmo già presa, credimi. Siamo più forti di lei», disse con un tono di voce confortante, cullandomi stretta. Nonostante la sua voce fosse così dolce e rassicurante, non riuscì a tranquillizzarmi del tutto. Victoria era di marmo, così bianca e granitica da sembrare indistruttibile, mentre Jake e il branco erano relativamente umani e più fragili, nonostante trasformati fossero grossi come cavalli.
«Ma io ho paura lo stesso», mormorai, contro il suo petto. Si scostò da me quel tanto che bastava per guardarmi bene in faccia, poi mi prese il viso tra le mani, accarezzandomi le guance con entrambi i pollici. Mi baciò delicatamente, poggiando le labbra leggere sulle mie.
«Non devi», mi apostrofò, sorridendo. «Dormi serena Bells», disse, dandomi un bacio sulla fronte e poi stringendomi forte tra le braccia. Dopo poco, mi lasciò andare e si voltò verso l'oscurità. «Buona notte, piccola. Ci vediamo domani», promise, e un sorriso apparve radioso sul suo viso. Cercai anche io di sorridere, ma probabilmente mi era uscita una delle mie solite smorfie. Lo salutai con la mano. «Buona notte, Jake», sospirai, e in un secondo sparì nell'oscurità.


~ Angolo di un'autrice ritardataria >_<

Scusate l'ennesimo ritardo, sono davvero imperdonabile! Non mi sorprende che alcuni di voi abbiano tolto la storia dai preferiti ç_ç Avete ragione, ma vedete, prima ho avuto uno schifosissimo problema col computer, poi quando ho sistemato tutto, non c'era più uno straccio di ispirazione e piuttosto che pubblicare capitoli alla cavolo di lupo (ah ah xD), preferisco non pubblicare niente. Credetemi, scrivere questo capitolo è stata una vera faticaccia, perchè è uno di quei capitoli di... Uhm, come posso dire, transito? Sì, praticamente, ciò che succede in questo capitolo (anche se non sembra) darà il via alla vera azione della storia, perchè okay, il romanticismo è bello, ma un po' di lacrime, azione e via discorrendo ci vogliono per dare pepe alla storia *_* Ma se continuo con questo discorso rischio di spoilerarvi tutto quello che succederà, quindi è meglio passare ai ringraziamenti e alle risposte alle vostre fantastiche recensioni!

lady cat
: Oh-mio-Dio! *___* Non ci posso credere! Finalmente qualcuno che odia quell'Eduardo Cullen dal profondo del cuore come me!! Waaa, che emozione! Cavolo sorella, ma sai che mi sono ritrovata in tutto quello che hai detto? Trovo Edward Cullen semplicemente irritante, penso che Bella sia stata una perfetta cretina a buttarsi da uno scoglio per sentire la voce di quell'altro coglione là (scusate la "crudezza" x°D) e trovo Jacob Black un ragazzo magnificooooo *ç* Diamine, come cavolo ha fatto Bella a lasciarsi sfuggire un bocconcino del genere? Bah, queste Swan d'oggi U_U Uhm, se Edward si rifarà vivo... Scusa dolcezza, ma a questa domanda preferirei non rispondere :P Diciamo che può essere sì, come può essere no, dipende... Comunque ti ringrazio tantissimo per la recensione, mi hai fatto davvero felice T^T Spero di non averti deluso con questo capitolo deludente =.= Alla prossima! Bacioni <3

matrix
: Ecco la recensitrice per eccellenza, quella che mi commenta dal primo capitolo *-* Vedere le tue recensioni per ogni capitolo mi fa davvero un piacere immenso, perchè dimostra che segui la mia fanfiction con passione, nonostante sia imperdonabilmente irregolare con gli aggiornamenti, e per questo di chiedo davvero scusa e ti ringrazio T_T Mike è veramente un pettegolo, vero? Farebbe davvero comunella con quell'arpia di Jessica XD Irritanti uguali! Comunque, non so te, ma ogni volta che, nel trailer, spunta Taylor così, all'improvviso, mi metto a gridare, e non sto scherzando XD O che non sono normale io, oppure succede così un po' a tutte... Beh, opto per la seconda :D  Comunque stai tranquilla, il quinto capitolo arriverà molto prima, spero, perchè ho già le idee chiare su quello che succederà, devo solo sistemare alcuni particolari ;) Ancora, mille grazie, per tutto çAç Bacioniiii <3

marpy : Più attendibile dell'originale? Beh, per le sostenitrici della Jacob/Bella assolutamente sì xD Comunque, grazie davvero per i complimenti e per la recensione... Mi hai fatto davvero felice T3T Spero che questo capitolo non ti abbia deluso e che continuerai a seguirmi, nonostante sia così tarda negli aggiornamenti. Grazie a te, e a presto cara! Bacioni <3

Elfa sognatrice : Sono felice che tu condivida il modo in cui ho completamente stravolto la storia originale XD Presto saprai anche come andrà avanti, anche se... No, no, devo starmente buona buona >< Comunque, non vi preoccupate, niente di grave... credo :] Grazie mille per la recensione, mi ha davvero fatto piacere. Spero che questo capitolo non ti abba deluso :D Al prossimo capitolo, cara! Bacioni <3

Un grazie immenso anche a chi ha aggiunto questa storia ai preferiti...
Ale Skywalker
celia 
FRINGLIT
gothika85 
lady cat 
LiLy_Scorpius4ever 
matrix 
mikelina 
MissTypeA 
ninfea_82
noe_princi89 
Raky 
Ramona37 
venusia 
ysellTheFabulous
_Music_Heart_ 
__cory__  

... E a chi l'ha aggiunta alle seguite :D
BigIlly 
Blaise 
Millennia Angel 
ragazza lupo
sackiko_chan 
Sbranina 
sole a mezzanotte 
ysellTheFabulous 
_Music_Heart_

Un grazie di cuore anche a chi legge soltanto <3 Vi adoro!
Un bacione e alla prossima <3
Bea

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Capitolo 6
*** Presentimento ***


Eyes on fire 5

Eyes On Fire

- Capitolo 04-
Presentimento


Quando mi richiusi la porta alle spalle, sentii l'ansia tornare alla carica. Nonostante Jake mi avesse ripetuto più volte di stare tranquilla assicurandomi che non avrebbe corso nessun pericolo, non riuscivo comunque a rilassarmi. Le sue parole e i suoi gesti confortanti erano ancora impressi nella testa, nel cuore e sulla pelle, eppure sembrava che, assieme a Jacob, se ne fossero andate la tranquillità e la calma che poco prima era riuscito a trasmettermi. Mi appoggiai alla porta, che avevo accuratamente chiuso a chiave.
Dovevo stare calma e tranquilla: a Jacob e ai suoi - miei - fratelli non sarebbe successo niente, niente.
Loro sono più forti di Victoria, sono fatti apposta per distruggerla, continuavo a ripetermi, in un ridicolo tentativo di auto-convincimento.
Dentro di me, sapevo bene che mi sarei calmata del tutto solo quando avrei rivisto Jacob il giorno dopo. Al pensiero dell'attesa sentii lo stomaco stringersi.
Mi diressi in cucina, nella speranza che fare quattro chiacchere con Charlie sarebbe servito a distrarmi un po'.
 Mi appoggiai al piano cucina, mentre Charlie si era già buttato sulla cena da un bel pezzo. Probabilmente aveva recuperato l'appetito.
«Ehi papà, come è andata oggi?», chiesi, cercando di apparire il più interessata possibile.
Alzò la testa, lanciandomi un'occhiata strana, tra il sorpreso e il confuso. «Bene, Bells. Sono stato a La Push tutto il giorno, per aiutare la famiglia di Harry», rispose. Notai l'ombra di tristezza che era calata nei suoi occhi quando aveva nominato Harry.
«A quanto pare La Push attira noi Swan come una calamita», scherzai, cercando di tirarlo su di morale. «Anche io sono stata là oggi».
«Con Jake?», chiese, fingendo disinteresse.
Annuii. «Siamo stati a pranzo da Emily. C'erano anche Sam e il... gruppo di Jake», aggiunsi. Per fortuna mi morsi la lingua in tempo: non sapevo come avrebbe reagito Charlie alla parola 'branco'.
«Vedo che cominciano a starti simpatici», affermò, cauto.
«Sì. Mi sa che avevo sbagliato opinione su di loro», feci spallucce. «Prima non li conoscevo. Diciamo che ormai sono una di famiglia, dato che...». Mi bloccai all'improvviso. Il viso di mio padre cambiò istantaneamente espressione.
«Dato che cosa?», domandò Charlie, riducendo gli occhi a due fessure. Merda, avevo detto troppo.
Non risposi, chinando il capo e maledicendomi mentalmente.
«C'è qualcosa che mi devi dire, Bella?», indagò, ma dal tono in cui lo disse sembrava più un'affermazione che una domanda. Non volevo vedere la sua espressione, così rimasi con gli occhi incollati a terra.
Sospirai. Forse era giunto il momento di dirgli che il legame tra me e Jacob era mutato. Che non eravamo più solo amici. Piuttosto che dirglielo da sola, avrei preferito che ci fosse Jacob al mio fianco, e mi pentii di non aver approfittato di quando lui, io e mio padre eravamo nella stessa stanza. Mi immaginai Jake, raggiante, che diceva a Charlie di noi due. Calmo, rilassato e col sorriso sulle labbra, addirittura con un braccio sulle mie spalle.
«Ecco, papà, vedi... Sì, è un po' difficile da spiegare», balbettai, sforzandomi di pronunciare frasi comprensibili. Con la coda dell'occhio vidi mio padre a braccia conserte, che attendeva impaziente. Esalai un respiro secco. «Vedi, ora... Io e Jacob... Ciò che ci lega non è più un semplice rapporto di amicizia», dissi spianando il terreno alla frase più importante. «Io e Jacob stiamo insieme», sputai infine, tutto d'un fiato, gli occhi che erano tornati a fissare il pavimento. Mi chiesi quali tonalità avesse preso il suo viso, ma non volli accertarmene, così rimasi muta. Anche  Charlie non disse una parola e rimanemmo in silenzio.
«Dici sul serio?», domandò ad un certo punto Charlie. Il tono della sua voce era strano... Alzai lo sguardo, incontrando il viso sorridente di mio padre. Sorrideva. Non era diventato blu o viola, non sembrava arrabbiato e nemmeno sul punto di avere un arresto cardiaco. E gli occhi gli brillavano.

Charlie scoppiò a ridere, vedendo la mia espressione sconvolta. Rideva?
«Ehi Bells, cos'è quella faccia?», domandò, divertito.
«Papà... Insomma, non...», mormorai. Non riuscii a continuare, la sorpresa mi aveva tappato la bocca.
«Mi sembri, ehm, piuttosto... scioccata, tesoro. Come mai?», chiese, alzandosi e venendo verso di me. Mise le mani sulle mie spalle.
«Io... Non lo so. È stata la tua reazione. Mi hai sorpreso», confessai, abbassando lo sguardo. Rise di nuovo.
«Pensavi che mi sarei arrabbiato?», mi chiese, spalancando leggermente gli occhi. Non attese la mia risposta. «Bells, sarò vecchio, ma non certo stupido: ricordo fin troppo bene lo stato in cui eri ridotta fino a qualche mese fa, e la differenza è netta tra la Bella di adesso e la Bella di prima. Ed è tutto merito di Jake, piccola: lui ti fa bene, e gli sono grato per questo. Non mi permetterei mai di tenertelo lontano, anche se ora il sentimento che vi lega va oltre l'amicizia. Vi raccomando solo di stare attenti e di fare i bravi», concluse, ridacchiando. Beh, a questo punto sorpresa era un eufemismo. Improvvisamente, mi resi conto che era stato stupido temere una reazione negativa di Charlie. Jacob aveva ragione: il mio vecchio voleva bene a Jake. Mi sentii sciocca, e risi sotto i baffi.
«Che c'è?», chiese mio padre, con le mani ancora sulle mie spalle. Feci spallucce, sorridendo serena.
«Niente,niente», dissi abbracciandolo. «Ti voglio bene».
Mi strinse a , goffo. «Anche io, Bells. Comunque, sappi che sono felice per voi», mormorò, imbarazzato. Avvertii lo stesso imbarazzo e mi staccai da lui, svelta.
Parve sollevato. «Però... Non mi sembri molto sorpreso», constatai, iniziando a sparecchiare la tavola.
«In effetti non lo sono. Sapevo che prima o poi sarebbe successo. Sembri così felice da quando hai iniziato a frequentarlo. Inoltre, mi sono accorto delle occhiate che vi siete lanciati stasera. E Jacob... È incredibile il modo in cui ti guarda, Bells. Sembra quasi che tu sia il suo Sole», disse, scuotendo la testa sulle ultime parole, incredulo.
Sbagliato papà
, pensai, è lui il Sole. Il mio Sole. Mi limitai a sorridergli. 
«Ehi, ma stasera non c'era una qualche finale importante di non ricordo cosa?», domandai, lanciando un'occhiata all'orologio.
«Gesù, la finale del campionato di Hockey! Me ne stavo dimenticando!», esclamò, dirigendosi verso il salotto in tutta fretta. Scoppiai a ridere e scossi la testa, sollevata. Charlie, come aveva previsto Jacob, l’aveva presa meglio di quanto mi aspettassi ed era felice per noi. Ero così felice che avrei voluto ci fosse anche Jake, in quel momento, accanto a me. Ma ripensare a lui non fu una mossa molto saggia: improvvisamente mi ricordai che, probabilmente, in quello stesso istante, mentre io ero chiusa in casa, al sicuro, lui stava dando la caccia a Victoria. Sentii un brivido scuotermi la spina dorsale, e per poco il piatto che avevo in mano non cadde a terra. Dovevo stare calma.
Appena finii di sistemare la cucina diedi la buonanotte a Charlie e salii in camera mia. Ero un fascio di nervi, così decisi di fare una doccia bollente per distendere i muscoli e rilassarmi, ma purtroppo non servì a molto. L'ansia, la preoccupazione e la paura per l'incolumità del branco erano ancora impresse a fuoco nella mia testa e non riuscivo a scacciarle. Mi infilai sotto le coperte in tutta fretta, aspettando con impazienza l'arrivo del nuovo giorno.


Anche quella notte sognai ed ebbi un incubo, ovviamente. Però, fu diverso dagli altri incubi che avevano popolato le precedenti notti: non ero nel bosco, bensì nella cucina di Charlie. E Jacob era lì, in piedi davanti a me, rigido come una tavola di legno. Aveva la mascella tesa e l'espressione dura, le braccia conserte. Io gli stavo di fronte, testa china, le braccia premute contro il petto, raggomitolata nella tipica posizione che usavo per non sentirmi sbriciolare. Mi sentivo malissimo, ancora peggio quando incontravo lo sguardo furioso di Jake. Qualcosa mi disse che, forse, avevamo litigato. O comunque, tra noi si era creata una certa tensione. Ma perchè?
Improvvisamente, Jacob parlò, un tono così tagliente che avrebbe potuto dividermi in due. 
«Basta Bella, chiudiamola qui». Come? Chiudiamola qui? Che diavolo intendeva dire? Forse mi era sfuggito qualcosa... Qualcosa che proprio non riuscivo ad afferare. Mi mancò il fiato e iniziai a boccheggiare, gli occhi spalancati che lo fissavano.
«Jacob... Ma che stai dicendo?», chiesi con un filo di voce. Non riuscivo proprio a capire il senso di quelle parole.
«Hai sentito bene, Bella. Chiuso. Basta. È finita», ripetè, lo sguardo infuocato affondato nel mio. Il dolore che seguì a quelle parole mi lasciò di nuovo senza fiato. Sentivo che sarei potuta cadere a pezzi da un momento all'altro e nella testa avevo l'inferno. Perchè Jake si comportava così? Non riuscivo a trovare una risposta.
«No...», rantolai, mentre la disperazione mi si scaraventava addosso.  «NO!», ripetei poco dopo, allungandomi verso Jacob per afferrargli la maglietta. 
«Jake, io non capisco cosa stai dicendo!», mormorai, le dita strette attorno a un lembo della sua maglia, il mio sguardo vuoto incollato al suo. Nero. Furioso. Disperato. La sua espressione mi fece male più di cento lame conficcate nel cuore. Sentivo che c'era qualcosa che non andava, ma non capivo cosa. Abbassò lo sguardo.
«Addio Bella», disse, senza guardarmi negli occhi. Quelle parole mi pietrificarono. Le dita mi si aprirono senza che me ne accorgessi e Jacob ne approfittò per girare i tacchi e uscire dalla cucina. Sentii la porta sbattere.
Rimasi lì, immobile. Non riuscii a muovermi di un centimetro. Ma anche se avessi avuto la possibilità di muovere anche un solo passo, di sicuro non ci sarei riuscita. I muscoli non avrebbero risposto ai comandi imposti dal mio cervello, perchè anch'esso era K.O. Ero improvvisamente caduta in uno stato di trance, che si spezzò quando il telefono iniziò insistemente a squillare. Forte, troppo forte. Mi girava la testa.
Poi accadde una cosa strana. Prima di rendermene conto o prima che potessi eventualmente impedirlo, le mie gambe cominciarono a muoversi in direzione del salotto. Avanzavo senza rendermene conto, il mio corpo si muoveva da solo verso un punto ben definito, e la testa era un universo a parte.
Il telefono continuava insistentemente a suonare.
Compii qualche passo, poi le mie gambe si fermarono davanti alla porta di casa. La mia mano sinistra si sollevò, lentamente, fino a stringere la maniglia. Qualcosa, nel mondo a se stante della mia testa, mi disse che dovevo aprire quella porta. Non so quale forza mi avesse spinto fino a lì e quale istinto mi imponeva di farlo, ma lo feci. Abbassai la maniglia e spalancai completamente la porta.
Poi lo vidi. E il cuore mi andò in pezzi.
Davanti a me c’era Edward. Sì, lui, sempre lui. Bello come un dio, il suo viso così perfetto e il suo sorriso così meraviglioso da farmi star male. Ma nulla, nulla era paragonabile al dolore che provai quando incrociai la sua espressione, mentre mi guardava: innamorata, devota, profonda, di puro oro liquido.
Tutta una menzogna, tutta una bugia.
Edward non mi amava. Mi aveva lasciata in un mare di solitudine e disperazione, promettendo che non avrebbe più interferito nella mia vita. Eppure continuava ad apparirmi in sogno, o meglio, incubo, quando invece avrei dovuto sognare solo e soltanto Jacob. Ed ecco che il senso di colpa tornò ad investirmi: Jacob mi dava tanto, Jacob mi amava tanto e io lo ripagavo così, continuando a sognare e a stare male per la persona che più mi aveva ferita.
Anche in sogno, mi sentii orribile.
Poi, Edward allungò una mano verso di me e mi sfiorò la guancia destra con le dita fredde. Sobbalzai e mi svegliai, in lacrime.

~ Angolo autrice.
Anche questo capitolaccio è andato, evvai! Non vedevo l'ora di togliermi anche questo dai piedi... Mi dispiace dovervi appioppare così tanti capitoli 'di transito', ma sono necessari se non volete che vengano fuori ogni volta capitoli di venti pagine e se volete che la storia duri di più ^^ E mi scuso per l'ennesimo ritardo, ma sapete com'è, quando si va in vacanza *smile speranzosa*
Poi, andiamo, sono gli ultimi giorni di vacanza (la scuola inizia il 16 da me, sigh! =__=) e me li vorrei godere un po', finchè ci sono! Però ammetto che ultimamente l'ispirazione si è fatta sentire un po' poco... Cioè, ma che devo fare?? Un abbonamento speciale? Quella cattiva non mi aiuta mai <_< *sparla*
Comunque, mentre me ne stavo sotto al sole in una spiaggia di Riccione piena di bei figazzi, mi è venuta la folle idea di fare un trailer per questa fanfiction, così tornata a casa mi sono scaricata un programmino di video editing e ho cominciato a lavorarci *____* Devo ancora finirlo (mi devo sbrigare, diamine! Dura solo 15 giorni °-°), ma credo che sarà pronto per il prossimo capitolo ^^
Ma ora basta tergiversare, passiamo ai ringraziamenti e alle risposte alle recensioni (solo dueeee recensioni XD sapevo che quel capitolo avrebbe fatto cagare ç__ç)
mattiuzza: Eeeh, a chi lo dici! Jacob è... Cavolo, Jacob è Jacob! Non si ha bisogno di altri inutili aggettivi per descriverlo ù_ù E anche io sono pazza pazza pazza di lui! Ogni volta che leggo le sue battute nei libri, ciò che fa, ciò che prova... Mi brillano gli occhi *___* Esistesse, un ragazzo così! Comunque, grazie per i complimenti cara ^^ Beh, questo è (lo schifosissimo) seguito, spero ti piaccia! Alla prossima! Un bacione <3
lady cat: Diciamo che io sono pronta a fare un Edward-falò praticamente da una vita! Grrr, quello schifoso succhiasangue mi sta davvero sulle balle, a differenza dei suoi fantastici familiari che adoro incommensurabilmente *___*  Ovviamente preferisco il branco di lupacchiotti, ma i Cullen... Dai sono troppo fantastici (escluso Eduardo, ovviamente ù_ù). Carlisle, Esme... Alice, Emmett... Direi che quelli citati sono assolutamente i miei preferiti ^3^ Quel bell'orsacchiotto di Emmett XQ___ Quel follettino di Alice *w* Il fighissimo Dottor Canino *Q* E quello zuccherino di Esme **
Okay, mi fermo XD Comunque, come hai visto, l'unico Cullen che, come te, disprezzo veramente, è Edward è_é Quell'Edward che vuole tenere Bella lontana dal suo Sole èAé Cioè, come cavolo si permette! Guarda carino che è grazie a quel fighissimo lupo che tu ritieni pericolosissimo che la tua amata Bella è ancora viva dopo che tu l'hai abbandonata per motivi oscuri e assurdi u_u Quindi resta al tuo posto e lascia fare a quella povera ragazza ciò che vuole, dannazione! *sfogo* Okay, adesso basta sul serio XD Comunque non so che dirti, se non grazie per la tua recensione *__* Spero che anche questo orrore sia stato di tuo gradimento, anche se lo dubito XD Un bacione, alla prossima <3

Un enorme grazie a chi ha inserto la storia tra i preferiti:
 Ale Skywalker
 beba94 
 celia
 Cry_94
 eglie12 
FRINGLIT 
 gothika85 
 lady cat
 LiLy_Scorpius4ever 
 lolita93 
matrix 
 mikelina 
MissTypeA 
 ninfea_82 
noe_princi89 
 Raky 
 Ramona37
 shadowhuntersNihal 
 venusia 
 ysellTheFabulous 
 _Music_Heart_
 __cory__

... e a chi l'ha messa tra le seguite:
 BigIlly
 Blaise
 BluRose89
CleudLovegood 
iF Leila 
ilariaechelon 
marpy
Millennia Angel 
ragazza lupo
 sackiko_chan 
 Sbranina 
 sole a mezzanotte 
Vampire93 
ysellTheFabulous 
_Music_Heart_ 

E mille grazie anche a chi legge soltanto <3
Al prossimo aggiornamento ^w^
Un bacione!
Bea <3

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Capitolo 7
*** Telefonata ***


Halo

Eyes On Fire
Capitolo 06
Telefonata

 

Dopo essermi risvegliata, le guance rigate dalle lacrime, rimasi immobile a fissare il soffitto bianco. Mi sembrava di essere caduta in stato catatonico: il mio cervello non riusciva a produrre nessun pensiero, il mio corpo faticava a muovere anche un solo muscolo. Ero paralizzata dal dolore. Dal rimorso. Dal senso di perdita. Praticamente, ero uno straccio. Sotto sotto, mi resi conto, ero anche arrabbiata, arrabbiata con Edward. Per un motivo del tutto irrazionale, il mio io interiore se la stava prendendo con lui: continuava a tormentare i miei sogni, era sempre lì pronto a sfasciare ogni dolce fantasia che mi portavo dalla realtà, a eclissare Jacob. Perché mi faceva questo? Non era stato lui a raccomandarmi di dimenticarlo, di andare avanti come se non fosse mai esistito? Mi rendevo conto che era una cosa del tutto impossibile da concretizzare, dato non sarei mai riuscita a cancellarlo dal mio cuore, ma ci stavo provando e lui sembrava voler vanificare tutti i miei sforzi.
Mi sentii subito stupida per aver concepito un pensiero del genere: Edward non c’entrava niente, lui mi aveva solo lasciata. Il vero problema ero io, o il mio subconscio che non voleva staccarsi dalla figura di Edward, la cui ombra fluttuava ancora negli angoli nascosti della mia mente e del mio cuore.

Mentre mi abbandonavo a pensieri così dolorosi, sentii bussare alla porta della mia camera.

«Ehi, Bells. Sei sveglia?», domandò Charlie, piano. Strano, pensai. Era la prima volta che mio padre bussava alla porta della mia camera così di buon ora. Eppure non avevo urlato  – mi sembrò –, ma anche se l’avessi fatto Charlie non sarebbe venuto a controllare. Non era in grado di affrontare le mie crisi emotive.

Mi asciugai in fretta gli occhi e, sforzandomi di tenere un tono di voce normale, gli risposi. «Sì papà, sono sveglia», dissi, rizzandomi a sedere. Subito, mio padre fece capolino nella stanza.

«’Giorno, Bells», mi salutò, sorridendomi.

Sorrisi a mia volta. «’Giorno, papà. Perché mi hai chiamato?», domandai.

«Ecco, perché, vedi… C’è Jacob di sotto», rispose, leggermente a disagio.

Mi sentii investire dalla sorpresa. Cosa? Jacob? A casa mia? Alle – guardai l’orario nella radiosveglia - sei e mezza del mattino? Questi quesiti non mi trattennero molto: balzai giù dal letto, scansai agilmente Charlie e mi fiondai giù dalle scale. Ma se non fossi un’imbranata assurda non mi chiamerei Bella Swan, infatti inciampai sull’ultimo gradino, volando direttamente addosso a Jacob, che scoppiò a ridere. Mi unii alla sua risata, gettandogli le braccia al collo, quasi arrampicandomi, e nascondendo il volto nella sua spalla. Mi arruffò i capelli, poi mi circondò la vita con le braccia e mi strinse dolcemente a sé.

«Mi sei mancato», mormorai.

«Anche tu, Bells», disse, sfiorandomi l’orecchio con le labbra. Si scostò leggermente da me, e tenendomi ancora stretta per la vita con un braccio, sollevò l’altro e posò la mano sulla mia guancia, alzando il mio viso verso il suo. Mi guardò coi suoi occhi che racchiudevano l’essenza dell’universo, scuri e profondi, e mi abbagliò con uno dei suoi sorrisi più belli. Sorridere di rimando fu spontaneo e avvicinai il mio volto al suo per far toccare i nostri nasi. Chiusi gli occhi, respirando il suo profumo e le sue labbra furono subito sulle mie. Rafforzai la presa sul suo collo e risposi al bacio, felice di averlo di nuovo tra le mie braccia.
Sarei potuta rimanere così per ore, ma la tossetta eloquente di mio padre mi fece tornare con i piedi per terra. Jacob sorrise mentre mi stava ancora baciando e quando si staccò scoppiò a ridere. Io nascosi il volto nel suo petto, imbarazzata.

«Insomma, datevi un po’ di contegno», sentii borbottare Charlie, imbarazzato quanto me.

«Scusa Charlie», disse Jake, senza smettere di sorridere, «hai ragione».

Mi prese per le spalle e mi scostò da lui.

«Buongiorno Bells», disse, dandomi un bacio sulla fronte. Poi alzò la mano destra, che stringeva un sacchetto di carta. «Brioches», disse, sventolandomi il sacchetto sotto il naso. Lo afferrai sorridendogli, e mi diressi in cucina, seguita da Jacob. Lì trovai mio padre che beveva il caffè, piuttosto di fretta.

«Charlie, non ti va una brioche?», domandò Jacob, prendendo posto su una sedia e poggiando un braccio sul tavolo.

«Grazie Jake, ma sono di fretta», rispose mio padre indaffarato, sciacquando la tazzina nel lavandino. Qualcosa mi disse che, anche se ne avesse voluta una – la quantità non era certo un problema: Jacob ne aveva prese sei -, non sarebbe rimasto: forse era un po’ a disagio per la piega che aveva preso il rapporto tra lui e Jacob? Dopotutto, Jake non era più solo il figlio del suo amico Billy, ma anche il migliore amico/ragazzo di sua figlia.

Quel pensiero mi fece sorridere.

«Vai da Sue?», domandai, infilando quattro brioches nel forno a microonde.

«Sì, le do una mano per organizzare le ultime cose, poi vado al funerale», rispose Charlie.

«Okay. Torni a pranzo?».

«Non credo, Bells. Penso che ritornerò a casa stasera», disse, e lanciò un’occhiata strana a me, e poi a Jake.

«Beh, io scappo tesoro», disse e ci salutò con la mano. Prima di sparire dietro la porta di ingresso disse: «Fate i bravi, mi raccomando. Ragazzo, ti lascio mia figlia».

Jacob mi circondò la vita con un braccio. «Mi prenderò cura di lei, signore», rispose sorridendo, e schioccò un saluto militare a Charlie. Stava scherzando, ma il suo sguardo era serissimo. Mi sentii leggermente insultata: pensavano che avessi bisogno di una badante? Che non me la sarei cavata da sola?

«Che simpatici», borbottai, mettendo il broncio. Charlie si mise a ridere, seguito da Jake, e sparì dietro la porta.

Jacob tornò a sedersi al tavolo e io con lui.

«Jake, non ti sembra di aver esagerato?», domandai, facendo una smorfia.

«Mmm?», mugugnò lui, senza capire.

«Insomma, non ti pare di aver preso troppe brioches?», dissi, critica.

«Dimentichi forse che, con lo stomaco che mi ritrovo, potrei mangiare un orso intero?», puntualizzò lui, ridendo. Risi anche io, poggiando i gomiti sul tavolo, sporgendomi verso di lui senza nemmeno accorgermene. Mi prese il viso tra le mani, avvicinandolo al suo.
«Ora che Charlie non c’è, non mi dispiacerebbe affatto continuare il discorso di prima», mormorò malizioso e senza darmi il tempo di controbattere, mi baciò.

 Una volta finito di fare colazione, feci una corsa al piano di sopra per togliere il pigiama e mettere qualcosa di pulito. Quando tornai di sotto, trovai Jacob che non si era mosso dalla cucina e si mise a farmi compagnia mentre sparecchiavo la tavola. Non dissi nulla, presa com’ero a rimuginare sul sogno di quella notte e sulle constatazioni di quando mi ero svegliata. Jacob, che mi stava aiutando, se ne accorse.

«Ehi Bells, che succede? Mi sembri pensierosa», disse, mentre asciugava il suo piatto. Trasalii, sorpresa. Ero talmente presa a meditare che mi ero scordata di averlo vicino.

«Cosa?», dissi, guardandolo stralunata.

«Ti ho detto», proferì, avvicinando il suo volto al mio, come volesse leggermi negli occhi. «che mi sembri pensierosa. Tutto bene?».

«Oh», dissi, abbassando cupa lo sguardo. «Beh, niente. Stavo solo pensando all’incubo che ho avuto stanotte», sospirai, asciugandomi le mani.

«Un altro?», sbuffò Jacob, facendomi un mezzo sorriso e allungando una mano per arruffarmi i capelli.

«Sì», sospirai.

«Posso chiederti cosa hai sognato?», domandò, ostentando indifferenza. Si appoggiò al piano cucina, a braccia conserte, l’espressione stranamente concentrata.

A quel punto, raggelai. Cosa potevo fare? Dirgli la verità? Di sicuro lo avrebbe ferito… Cavolo, certo che lo avrei ferito. Ma non potevo continuare a nascondergli quanto ancora Edward fosse presente in me. Sarei stata egoista e meschina a mentirgli ancora per la paura che si allontanasse da me. Dovevo dirgli tutto: perché avevo voluto imparare a guidare le motociclette a tutti i costi e perché ero saltata dallo scoglio.

«Io… Io ho sognato Edward, Jacob. L’ho sognato, come faccio tutte le notti», dissi, abbassando lo sguardo. Avevo la gola gonfia e gli occhi lucidi.

«Beh non è una novità, ma lo dici come… Non so, come se ne fossi imbarazzata», rispose, perplesso, sfiorandomi una guancia e sollevando il viso verso il suo. Quando la sua mano abbandonò il mio volto, la chiuse nella mia mano sinistra.

«Non sono imbarazzata. Mi sento solo… in colpa», ammisi, in un sussurro inesistente.

Jake strabuzzò gli occhi, sorpreso. «In colpa? Con chi?», chiese, avvicinandomi a sé.

«Con te, Jake», risposi, isterica. «Con te! Insomma, ora stiamo insieme e continuo a sognare Edward. Sempre, sempre e solo lui».

Jacob mi abbracciò, ridacchiando. «Ehi, ehi! Calmati, Bells! Respira», sussurrò al mio orecchio con la sua voce calda. Mi tranquillizzai un po’. «E soprattutto», aggiunse poi, allontanandomi da sé per guardarmi negli occhi, «piantala di sentirti in colpa. Non ce n’è alcun bisogno, davvero. I sogni non si possono controllare e, beh… Io lo so benissimo che lui è ancora una parte di te, ma ti ho già detto che non mi importa», disse, accarezzandomi una guancia. «Andiamo, stai davvero dicendo che ti senti in colpa per una cosa del genere?», domandò lui, scettico. Tolsi la sua mano dalla mia guancia e lo guardai, triste. Mi allontanai un po’, torturandomi le mani, sulle spine.

«Anche per quello», dissi, fissando il pavimento. «ma non è il solo motivo per cui mi sento così». Lui mi fissò, gli occhi pieni di interrogativi.

«Io… mi sento così male perché ti ho imbrogliato, Jake», sussurrai, incapace di guardarlo in faccia. «Con le moto, con la radura e con tutto il resto. Non ero venuta da te a La Push perché desideravo sul serio imparare a guidare una moto, ma perché , all’epoca, avevo appena scoperto che… Insomma, ogni volta che faccio qualcosa di stupido e tento di mettere in pericolo la mia vita… sento la sua voce», dissi d’un fiato, stingendo i pugni.

«Cosa?!», esclamò, Jacob e il suo tono mi fece sobbalzare. Aveva gli occhi spalancati e gli tremavano le mani. «Mi stai dicendo che hai tentato di suicidarti molteplici volte solo per sentire la voce di quel succhiasangue?!», gridò, e senza darmi il tempo di rispondere aggiunse: «Quindi è per questo che ti sei tuffata, l’altro giorno? Volevi ammazzarti?».

Mi avvicinai svelta a lui, posandogli una mano sul petto, per calmarlo. «No, Jake, credimi! Non ho mai avuto l’intenzione di uccidermi, te lo posso giurare! Quando mi sono buttata dallo scoglio non è stato un tentato suicidio, veramente. Volevo solo divertirmi», gli spiegai, calma e sincera. La sua espressione era un misto tra sarcasmo e scetticismo, tipo ‘e seconde te io ci credo?’, ma gli occhi erano furenti. Chissà quanto l’avevo ferito.

«Jake, ascoltami… Sì, è vero che all’inizio ti ho mentito», mormorai, rammaricata, «ma questa», aggiunsi, prendendogli il viso tra le mani, «non è una bugia. Non siamo più io-Bella e tu-Jacob, ora siamo un noi. E, presto, smetterò anche di pensare a lui. Io guarirò, Jake, ma solo se ci sarai tu al mio fianco».
Parve calmarsi. Mi prese le mani che erano ancora sulle sue guance e le strinse nelle sue, sospirando e aggrottando la fronte.

«Beh, non ti lascerò certo per questo, Bells, ma se permetti sono un po’ incazzato!», esclamò, alzando le spalle. «Io non mi aspetto che tu lo dimentichi, Bella, non voglio chiederti così tanto. Ma non voglio che metti la tua vita in pericolo per quel… lui», disse, incespicando sulle ultime parole. Di sicuro aveva qualche nome colorito in mente, ma probabilmente non voleva turbarmi.

«Sul serio, Bella. Non farlo mai più», disse, tirandomi verso di sé  e stritolandomi in un abbraccio bollente. Strinsi con forza la stoffa della sua maglia, ed ero così stretta a lui che avrei potuto fondermi con la sua pelle di bronzo.

«Mai più», promisi, la voce rotta dalle lacrime che rischiavano di sopraffarmi.
Rimanemmo abbracciati per un tempo che a me sembrò infinito, immersi in un silenzio innaturale, quando lo squillare improvviso del telefono ci fece sobbalzare entrambi.
Jake sbuffò seccato, e fece per afferrare la cornetta, ma fui più veloce di lui. La sollevai e l'avvicinai lentamente all'orecchio.
«Pronto?», mormorai. Dall'altro capo sentii un rumore strano, come una persona che tratteneva all'improvviso il respiro.
«Pronto?», ripetei, cercando di rompere il silenzio. Poi, veloce e potente come un pugno nella pancia, udii la sua voce.
«Bella!». Mi irrigidii di colpo. Non era stata la mia testa parlare, la voce di... la sua voce non era uscita dal mio cervello, né  dai miei ricordi.
Edward era davvero dall'altro capo del telefono, e mi aveva parlato, aveva sussurrato il mio nome, con la voce intrisa di sollievo.
Rimasi muta, sbiancando completamente. Persi l'equilibrio. «Bella, che succede? Chi è al telefono?», chiese Jake allarmato, cingendomi con le braccia per sostenermi e sfilandomi la cornetta di mano.
«Pronto?», disse Jacob, stringendo il telefono così forte da rischiare di sbriciolarlo. Edward disse qualcosa che non compresi, e sentii Jake tremare dalla rabbia.
«Merda! Che diavolo vuoi, stupida sanguisuga?», ruggì Jacob digrignando i denti. Il suo tono mi fece sobbalzare leggermente.
Edward parlò di nuovo, ma Jacob lo interruppe. «Idiota», mormorò furioso. Lo sentii di nuovo parlare dall'altro capo della cornetta.
«Hai sentito, no? Bella non è morta. Non lo permetterei mai. Ora ci siamo noi a difenderla», disse Jacob. Edward gli fece una domanda.
«Non sono affari tuoi, disgustosa sanguisuga», fu la risposta brusca di Jake. L'interlocutore parlò di nuovo.
Jacob spalancò gli occhi. «Assolutamente no! E' fuori discussione, parassita!», ruggì il licantropo, senza lasciargli il tempo di finire la frase. Edward alzò la voce.
«Passamela», sembrò dire Edward. Aveva alzato il tono di voce. Riuscii a riacquistare un briciolo di lucidità. Alzai lo sguardo e implorai Jake di passarmelo.
«Passami Edward. Ti prego», sussurrai. Il voltò di Jacob si increspò in un'espressione addolorata, ma non fece una piega e mi passò la cornetta, dopo una breve esitazione.
Perché gli stavo facendo tutto questo?
«Sì?», mormorai con voce flebile, inesistente. Jacob mi aveva abbracciata da dietro e aveva nascosto la faccia nell'incavo della mia spalla, come un bambino che piange.
Mi sentii terribilmente in colpa. Doveva avere una paura terribile di perdermi. Temeva forse che, con quella telefonata, avessi potuto riallacciare i miei legami con Edward? Ma io non sentivo proprio nulla, nessuna sensazione, nemmeno un debole eco delle emozioni che mi scuotevano quando parlavo, toccavo, pensavo Edward. Provavo solo infinito dolore.
«Bella», ripeté Edward. «Mi vuoi dire che sta succedendo? Quel ragazzo è stato un po’ confusionario», disse, leggermente irritato. Non trovai nemmeno la forza di arrabbiarmi per aver schernito Jake in quel modo. Ero una scatola vuota.
«Victoria», risposi con voce incolore, cercando di sciogliere il nodo che mi bloccava la gola. «Vuole uccidermi». Tremai nell'udire le mie stesse parole.
Edward ringhiò. «Victoria? », chiese. «Ma… perché?», esclamò, e sembrava scioccato.
«Perché hai ucciso James. Stavano insieme. E adesso si vuole vendicare eliminando me. Compagna per compagno», mormorai, rendendomi conto di quanto fosse falsa quella situazione. Io non ero più la compagna di Edward.
«Capisco», sussurrò, e dal suo tono di voce sembrava amareggiato. «Mi dispiace averti messo in tutto questo casino, Bella. Mi dispiace veramente, per tutto».
Non dissi niente, rimanendo perfettamente immobile.
«Senti, Bella, chi è il ragazzo con cui ho parlato prima?», domandò. Sembrava volesse cambiare discorso. Colsi l’opportunità al volo.
«Jacob». Il mio ragazzo, aggiunsi mentalmente. Perchè non lo dicevo ad alta voce?
«Ah», esclamò Edward, sorpreso. «A cosa si riferiva quando diceva "ci penseremo noi"?», continuò, spedito.
«Posso dirglielo?», chiesi con voce flebile a Jake , che non parlò, continuando a nascondere la testa sulla mia spalla.
Deglutii. «Jake è un licantropo. Il suo branco sta dando la caccia a Victoria», dissi, tutto d'un fiato, mentre il dolore mi trascinava sempre più giù.
«Branco? Licantropi?», esalò, scioccato. «Accidenti», ringhiò, per ragioni a me sconosciute.
«Perchè... Perchè mi hai chiamata?»,mi sfuggì d’un fiato.
Trattenne il respiro, come poco prima. «Io... Alice ti ha vista saltare dalla scogliera, e ha pensato che ti volessi suicidare. Ho voluto... chiamare, per verificare».
«Edward», pronunciare il suo nome mi fece male, molto male. «Non sentirti in colpa ti prego», mormorai. Non doveva tormentarsi così per me. Non più.
«Che intendi dire Bella?», chiese, sorpreso.
«Edward, tu mi hai lasciata. Ormai non devi più sentirti in colpa per tutto quello che mi succede. Smettila di sentirti responsabile. Ecco, se fossi annegata... Non avresti dovuto sentirti in colpa, affatto», dissi, decisa.
«Bella, credi che ti abbia chiamato perché mi sentivo in colpa?», chiese, con un tono di voce strano. «È così», affermai in un sussurro. Non era affatto una domanda.
Lo sentii gemere. «Sì. È così », asserì. La voragine nel mio cuore si spalancò di nuovo, completamente. Era come se mi risucchiasse l'intero organismo. Mi sentivo vuota. «Bella, scusa se ho infranto la mia promessa. Avevo giurato che non avresti più sentito parlare di me, che non avrei più interferito con la tua vita, invece...», disse, e la sua voce si perse in un oceano di silenzio e di freddezza. «Scusa». Riattaccò.
A quel punto crollai. Barcollante, feci qualche passo avanti per sfilare le braccia di Jake dalle mie spalle — non riuscivo a respirare stretta nella sua morsa bollente — e mi accasciai a terra, coprendomi il volto con le mani. Scoppiai a piangere, mentre il mio cuore stava per cedere sotto il peso di troppe emozioni, impossibili da sostenere tutte insieme. Turbinavano così confuse nel mio cuore che riuscivo a malapena a distinguerle. Stavo soffrendo, questo era certo, ma non riuscivo a trovare un senso a tutto quel dolore.
Perché?, continuavo a ripetermi, perché?
Improvvisamente, sentii la porta d’ingresso aprirsi e richiudersi violentemente subito dopo. Il mio viso riemerse dalle mani zuppe di lacrime e voltai lentamente la testa alla mia destra: Jacob non c’era. Jacob se n’era andato.

~ Angolo di un’autrice lunatica

Sono lunatica, sì, azzo se lo sono! Ho cambiato di nuovo il titolo a questa storia, visto? Insomma, sono approdata ovunque con questo racconto usando sempre questo titolo e mi dispiaceva cambiarlo proprio sul sito dove il mondo l’ha conosciuto, perciò adesso è di nuovo Eyes On Fire
J

Passando ad altro, questa volta ho aggiornato presto, visto? E mi è venuto anche più lungo del solito: sei pagine al posto di quattro. Il fatto è che non mi andava di dividerlo di nuovo, anche perché quel che è successo qui doveva accadere ben due capitoli fa, ma poi mi sono prolungata ù_ù
Ah, mi è venuto in mente ora: è vero che volevo farvi vedere il trailer di questa storia, ricordate? Beh, la creatura è nata, anche se è di qualità davvero pessima, ma spero vi piaccia comunque ç_ç

http://www.youtube.com/watch?v=PaWKw4imt7A

Se avete un account You Tube, non mi dispiacerebbe se lasciaste un commento o votaste ^^ Anche se fa cchifo, lo so çAç

Ora, piccolo spazietto pubblicitario: ho scritto un’altra What If, sempre su Twilight, una ‘Edward/Bella’ (tra virgolette
J) e non mi dispiacerebbe se la leggeste e mi diceste che ne pensate ^^ La suddetta cosa è And so the lion.. Eats the lamb.
So che dal titolo può sembrare una parodia o cosa simile, ma non è così, anzi… °-°
Ripeto, mi farebbe piacere che ne pensate :3

Comunque tranquille, era una robetta che avevo scritto per noia, e anche se può essere intesa come una Edward/Bella, sappiate che non ho intenzione di scrivere altre storie su di loro ò_ò Non esiste proprio ù_ù

Babbè, passiamo alle risposte alle recensioni:

 lady cat: Guarda, come ti ho già detto il falò sono pronta a farlo in qualunque momento, basta che mi fai un fischio *-*
Certo che è una Bella/Jacob, ma la felicità questi due piccioncini se la dovranno proprio guadagnare… ammesso che rimarranno ‘piccioncini’... Ehm ^^”
Non dico ‘spero che questo capitolo ti sia piaciuto’, ma preferisco un ‘spero che frenerai l’impulso di uccidermi. Ricordati che se mi elimini poi come faccio a sistemare le cose? *occhioni dolci stile Gatto con gli stivali di Shrek*
Comunque, grazie per la recensione! Al prossimo aggiornamento, bacioni!
J

marpy: Sìì, patatine e birra *w* Portane a palate, cara! Ci sarà da divertirsi!

Okay, non commento le tue congetture per non dare troppo spoiler e confido nella tua buona anima, chiedendoti di non uccidermi dopo quello che ho scritto in questo capitolo ^^” Insomma, non può sempre andare tutto rose e fiori, dopo un po’ la storia inizierebbe a diventare pallosa ed eccessivamente sdolcinata :D
Spero però, che tu abbia apprezzato lo stesso questo capitolo e ti ringrazio per la recensione ^^ Al prossimo aggiornamento, bacioni!
J

 

Come al solito, ringrazio tutte le persone che hanno inserito questa storia tra i preferiti (ben 25 *-*) e quelli che invece l’hanno inserita tra le seguite (16 persone *-*).
A questo punto, non mi rimane che dirvi: ci vediamo al prossimo capitolo ^__^
Grazie ancora a tutti, anche a quelli che solamente leggono :3

Bacioni,

Bea <3  

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Capitolo 8
*** A Pezzi ***


<zx<zxzzzzzzzzz

Eyes On Fire
Capitolo 07
A Pezzi

Scattai in piedi, barcollando, non appena realizzai che era stato Jacob a uscire.
Corsi verso la porta d’ingresso e la spalancai, ignorando bellamente il bruciore al petto. Gettai un’occhiata veloce al cortile di casa mia e rimasi impietrita quando, al centro dello spiazzo, trovai un mucchio di stoffa strappata. Con la mente, ritornai indietro a quel giorno in cui avevo visto Jake, per la prima volta, trasformarsi in lupo e i vestiti avevano fatto la stessa fine. Presi le chiavi del pick-up, uscii di corsa infilandomi il giaccone e, dopo aver raccattato quella montagnola di vestiti ridotti in pezzi, saltai sul pick-up, meta La Push.
Cercai di ragionare a mente fredda – per quanto le mie facoltà intellettive me lo permettessero in quel momento – : se Jake si era trasformato in lupo, sicuramente in quello stesso istante stava correndo per i boschi, perciò mi era impossibile raggiungerlo. Forse stava andando giù a First Beach, oppure a casa. Se non l’avessi trovato in spiaggia, mi sarei piazzata davanti a casa sua e avrei aspettato finchè non fosse tornato. Io dovevo assolutamente vederlo e chiarire tutta la situazione. Facile pensarlo, ma come avrei potuto fare se nemmeno io stavo capendo tutto ciò che stava succedendo – o quello che era
appena accaduto nella cucina di casa mia?
Il modo in cui si erano improvvisamente incrinate le cose tra me e Jake mi aveva lasciato stordita, confusa e col petto pulsante. Un secondo prima dello squillo del telefono era tutto perfetto: mi ero appena chiarita con Jacob, confessandogli tutte le pazzie che avevo commesso per l’altro, e lui, anche se si era arrabbiato, le aveva accettate, perdonandomi.
E poi quella telefonata, che aveva mandato tutto in pezzi. Una parte di me, quella irrazionale, tremava ancora al pensiero di aver avuto Edward così vicino, anche solo per pochi istanti; la parte razionale, quella legata a Jacob, mi fece sprofondare in un mare di senso di colpa, davanti alla reazione di quella irrazionale.
Jacob, Jacob, Jacob.
Perché dovevo sempre fargli così male? Chissà come doveva essersi sentito, mentre lo allontanavo da me per accasciarmi sul pavimento e struggermi per Edward…
Mi sentii un vero mostro.
Dovevo smetterla di pensare a lui, per la mia sanità mentale e per il bene di Jacob. Non potevo continuare a ferirlo così, dovevo dare un taglio netto al passato. Ma, prima di tutto, dovevo scusarmi. Sempre se lui fosse stato disposto ad ascoltarmi… Beh, dopo quello che gli avevo fatto, se mi avesse voltato le spalle rifiutandosi di sentire quello che avevo da dirgli, l’avrei capito. Forse sarebbe stato necessario dargli un po’ di tempo per calmarsi, ma per quanto sarei riuscita a stare lontana da lui? Era inutile: ormai non potevo più permettermi di stare lontana da lui. Persa nei miei pensieri, accostai davanti alla casa dei Black senza nemmeno accorgermene e spensi il motore del pick-up. Mentre mi apprestavo a scendere, posai involontariamente lo sguardo sul cumulo di stoffa, che era ciò che rimaneva dei vestiti di Jake. Per un attimo, mi chiesi se avessi dovuto restituirglieli, poi mi resi conto che non era il momento di pensarci e saltai giù dal pick-up, correndo dritto verso la veranda per non prendere troppa acqua, dato che stava iniziando a piovere.
Diedi due colpi secchi alla porta, mentre aspettavo trepidante che Billy mi aprisse. Dopo nemmeno pochi secondi, che a me sembrarono un’eternità, agitata e impaziente com’ero, mi sforzai di sciogliere il nodo che avevo in gola. «Billy!», lo chiamai a voce alta, bussando di nuovo, «Billy apri, ti prego! Sono Bella!». Poco dopo, la porta si aprì, mentre stavo – inconsciamente – continuando a bussare, e ne spuntò Billy, con l’espressione tra lo sconcertato e il perplesso.
«Ehi Bella, che ci fai qui? Cos’è succ–».
«Jacob è in casa?», domandai, interrompendolo. Ero stranamente sulle spine, preda di una frenesia totalmente irrazionale. Mi sentivo come il protagonista di un qualche cliché da film, che chiede indicazioni per il luogo in cui si trova la persona più importante della sua vita. In ritardo, ovviamente, con la sensazione che, per quanto veloce riuscisse a correre, non sarebbe mai, mai stato abbastanza.
«Beh, no… Veramente pensavo fosse venuto da te», rispose Billy, sempre più confuso. Merda!, imprecai, ma tra me e me: ero già stata abbastanza maleducata, anche se in quel momento seguire il bon ton era l’ultimo dei miei obiettivi. 
«Se torna, digli che sono alla spiaggia, per favore. Grazie, e scusami!», urlai, voltandomi di scatto e correndo verso la spiaggia. Presa dalla frenesia, mi ero persino dimenticata di essere arrivata col pick-up – con il quale sarei riuscita ad arrivare prima a destinazione –, ma in quel momento avevo soltanto in mente una cosa: Jacob era alla spiaggia, lo sapevo, me lo sentivo dentro. E io dovevo raggiungerlo.
Accelerai l'andamento delle gambe, correndo a perdifiato tra il verde, con la pioggia che mi scivolava addosso.
Arrivai alla spiaggia così in fretta che a malapena me ne resi conto, e la cosa che mi sorprese di più fu che non ero inciampata nemmeno una volta. Mi guardai intorno, togliendo i capelli bagnati che mi si erano incollati al viso, ansiosa. Il respiro era accelerato in maniera davvero assurda, intorno a me girava tutto e mi facevano male i polmoni; tuttavia presi a camminare, nonostante il freddo, per raggiungere il nostro tronco. Se Jake era sceso a First Beach, le probabilità di trovarlo lì sarebbero state piuttosto elevate.
Iniziai ad incespicare nella sabbia bagnata, mentre la pioggia continuava a scendere, penetrandomi nelle ossa, facendomi tremare. Corsi per qualche chilometro, mentre le onde, rabbiose, si abbattevano contro gli scogli e sulla riva; il paesaggio richiamò alla mente le immagini di qualche giorno prima, quando mi ero buttata dalla scogliera. Il freddo, il cielo nero, l’acqua gelida e scura… E poi quella strana fiamma che divampava direttamente dalla superficie, come se l’acqua stessa avesse preso fuoco. Un’immagine davvero assurda. Poi, come un lampo, mi tornarono in mente le parole di Jacob: Si è rifugiata in acqua. Il suo discorso, nella memoria, procedeva a sprazzi. Temevo mi precedesse a nuoto. E ancora, passi talmente tanto tempo sulla spiaggia
Mi fermai improvvisamente, a pochi passi dal tronco bianco. Ecco cos’era quella fiamma che avevo visto sul pelo dell’acqua… Non era fuoco, o il frutto di un’allucinazione: era Victoria. Ci era davvero andata così vicino? A prendere me? A prendere Jacob? Fui scossa dalla nausea e le gambe mi cedettero, mentre cadevo sulle ginocchia tra la sabbia umida, paralizzata dal terrore. Come se non mi sentissi già abbastanza in colpa per ciò che aveva provocato la mia bravata, al mio cuore tormentato si unì anche un senso di angoscia assurdo, scaturito dalla consapevolezza di aver messo Jacob in pericolo. Della mia vita non mi importava molto, ma di quella di Jake sì.
Mi rannicchiai contro il tronco – vuoto -, in posizione fetale, raccogliendo le ginocchia contro il petto pulsante. Mi sembrò di essere tornata ai primi mesi senza Edward, quando ero troppo debole per affrontare il dolore, e perciò cercavo conforto nell’annebbiamento; e, a quanto pareva, ne avevo ancora bisogno. Perché?, domandai a me stessa, stanca.
Forse l’impazienza di raggiungere Jacob aveva sovrastato solo temporaneamente la reazione del mio corpo a quel breve contatto che avevo avuto… con… - mi costrinsi a pensare al suo nome -, Edward. Forse il dolore che si era sprigionato nel mio subconscio era talmente immenso che il cervello – stravolta com’ero – a mala pena se ne rendeva conto, e il mio corpo reagiva senza che io riuscissi a fare nulla.
Mi sentii subito avvolgere dalla nebbia di un’incoscienza voluta: la testa smise di pensare al freddo che mi stava facendo battere i denti, gli occhi cominciarono a fissare il vuoto e le orecchie cessarono di ascoltare ciò che c’era intorno a me.
Il tempo si fermò, e io rimasi lì, immobile. Mi risvegliai da quel torpore solo quando qualcosa di caldo toccò la mia guancia. Avevo completamente perso il senso del tempo, perciò rimasi stordita quando quel contatto fece scoppiare la bolla di incoscienza nella quale mi ero isolata.
Sollevai lo sguardo, confusa, e riacquistai lucidità solo quando riconobbi il viso di Jacob, in piedi davanti a me. Sembrava una montagna, forse perché ero ancora raggomitolata, la testa contro il tronco.
Rimasi a fissarlo, con gli occhi che mi bruciavano ancora per il pianto, studiando la sua espressione. Si teneva a distanza, e negli occhi gli leggevo tormento, rabbia, dolore, freddezza. La sua bocca era una linea dritta e sottile, inespressiva.
«Alzati, Bella», disse, asciutto.
«S-sì!», esclamai, mentre tentando di rimanere in equilibro mi alzavo. Avevo i capelli zuppi d’acqua e pieni di sabbia, che mi si era incollata addosso dappertutto, ma in quel momento non ci badai.
Appena fui sicura di riuscire a rimanere in piedi, feci qualche passo verso di lui, a braccia leggermente aperte, come per volerlo accogliere in un mio abbraccio ancora nascosto. Rimase impassibile, e i suoi occhi neri mi intimidirono a tal punto che abbassai le braccia, mortificata. Mi stava bene, me lo meritavo.
Lo sapevo, eppure non riuscii a frenare l’ennesima ondata di lacrime che mi colpì assieme a un dolore così acuto che mi mozzò il fiato.
«Jacob», iniziai, in lacrime, «Jake, mi dispiace tanto. È stata… tutta colpa mia. Se non mi fossi tuffata…», feci una pausa, e mi accorsi che la voce stava iniziando a salire di tono, mentre il respiro accelerava. «se non fossi così insana, così ossessionata da lui – mi presi la testa tra le mani – non ti avrei mai fatto una cosa del genere. Ti prego Jake, perdonami, perdonami…», ansimai, mentre crollavo. Prima che riuscissi ad accorgermene, le sue braccia calde mi avvolsero, improvvise e ardenti. Mi strinse a sé con una forza tale che mi sentii mancare il respiro, ma non me ne importava un bel niente. Anzi, desideravo che mi stringesse ancora di più a lui. Non volevo lasciarlo andare.
«Che cosa facciamo, Bella?», sussurrò, triste. Non capii a cosa si riferisse, o forse sì, ma non mi interessava saperlo. Decisi di rispondergli con l’unica cosa che desideravo veramente in quel preciso istante, la più importante, l’unica che in quel momento contasse davvero. Gli avrei risposto così anche se mi avesse chiesto che ora fosse, com’era stata la mia giornata o come se la passava Charlie.
«Voglio stare con te», singhiozzai, e sapevo di essere sincera.
Jacob si allontanò un poco da me, prendendomi il viso tra le mani e accarezzandomi dolcemente le guance. Mi guardò negli occhi, sorridendo triste.
Poggiò la fronte alla mia, dopo avermela baciata.
«Lo so Bells. Anche io. Sei la cosa più importante per me, non dimenticarlo mai», mormorò.
Poi alzò il mio viso verso il suo e mi baciò, tenero, quasi con eccessiva prudenza. Forse non si era del tutto calmato e si stava sforzando di mantenere il controllo, perciò cominciai ad accarezzargli il viso, per tranquillizzarlo. Non mi avrebbe fatto del male, lo sapevo. Ero io quella che continuava incessantemente a ferirlo.
«Mai», dissi, senza smettere di piangere. «Perdonami, Jake».
«Sssh», soffiò, e mi zittì con un altro bacio, prima di abbracciarmi di nuovo, nascondendomi nel suo abbraccio.
Rimanemmo lì, stretti, per non so quanto tempo, mentre il sole, alto sul mare, si faceva spazio tra la coltre spessa di nubi, incendiandole, illuminando tutto il resto.
Ancora una volta.

Note dell’autrice:
Ennesimo ritardo. Lo so. Ma in mia discolpa posso dire che, per l’ennesima volta, la mancanza di ispirazione e il piccì che va a farsi friggere da un black out hanno cospirato contro di me, facendo comunella e facendomi tardare con l’aggiornamento. Non sapete quanto mi dispiace! T.T
Però sono qui, e sono così felice di essere tornata ** Scrivere mi è mancato così tanto in questa settimana di agonia, che mentre il tecnico rimetteva questo idiota di un computer al suo posto facevo i salti di gioia!
Mi sono subito rimessa a scrivere, perché volevo postare il nuovo capitolo il più presto possibile, e ce l’ho fatta! Ci ho messo davvero pochissimo, pensate che l’ho sistemato in meno di un’ora ** Non mi soddisfa pienamente, però… Diciamo che non è quello venuto peggio XD Spero °__°
A proposito, una delle mie pare mentali: ho ricevuto sempre molti complimenti dalle mie fedeli recensitrici e da altre fan della Jacob/Bella, tutte dicono che è bellissima e che sono bravissima (se, come no xD) a scrivere, e tutto ciò mi pare un po’ strano! Nulla e nessuno è perfetto, quindi so che nemmeno questa storia lo è, e se avete qualche critica da fare o qualche consiglio da darmi vi prego, fatelo! Ovviamente nei limiti della civiltà, ho un cuoricino sensibile io u_ù
No, davvero, ci tengo :D
Bando alle ciance, rispondiamo alle recensioni!

marpy
: Sono qui cara, pronta a sottopormi a qualsiasi punizione ritieni giusta per punirmi per questo ritardo (_ _) *inchin* Prima di lasciarci andare a punizioni corporali, lasciati dire un GRAZIE per le parole gentili che mi regali sempre :°) Spero che questo capitolo non ti abbia deluso ^__^ Alla prossima! Bacioni <3
Ps: Bella è sempre esagerata nelle reazioni quando si tratta del calippo, vero? Boooof -.-‘’

_Starlight_: Ecco la mia topina paVmigiana preferita XD Tralasciando il travagliato incontro strabordante di gaffes che abbiamo avuto, non posso che dirti grazie per la recensione che mi hai lasciato! Sono stata io a rimanere così *_* o così O.O per tutto il tempo, cavolo! Adoro le recensioni lunghissime e sclerate, e soprattutto quelle piene di complimenti come la tua, anche se immeritati XD E certo che ti puoi unire al falò Edwardoso, altrochè u_ù
Non scordarti il parmigiano reggiano, però XD
Un bàciònè, e alla prossima <3 *viva le e aperte XD*

laverde:Sì, ma speriamo che Bella non vaneggi troppo, se no è finita! o_o Quella tonnazza è davvero brava a far soffrire il nostro Jake, visto? Ma non preoccuparti, prima o poi si sistemerà tutto… Spero ^^”
Grazie mille per la recensione, spero che questo capitolo ti sia piaciuto
J
Un bacione, alla prossima <3

drakina94: Edward è sempre pronto a mettersi in mezzo e a rovinare tutto, ma Jake troverà il modo di vendicarsi, muahaha >:3 Cioè, non proprio Jake… Sto dicendo troppo!
Sei perspicace ragazza, complimenti! Hai notato il fatto del sole, né? XD
Comunque, non è necessariamente una sequenza che rappresenta il possibile finale, magari si riferisce al suo periodo con Jake… Forse sì, forse no XD
A conti fatti, cioè alla fine della storia, sarà tutto più chiaro! ;)
Grazie per la recensione! Un bacione e alla prossima <3

Ringrazio le 28 persone che l’hanno inserita tra i preferiti e le 18 alle seguite.
GRAZIE DI CUORE A TUTTI! *__*

Al prossimo aggiornamento!
xoxo
Bea <3

 

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Capitolo 9
*** Acchiappasogni ***


Eyes On Fire

Eyes On Fire
Capitolo 08
Acchiappasogni

«Bella», mormorò Jacob, mentre ero ancora stretta nel suo caldo abbraccio, «sei fradicia. Forse è meglio se torniamo a casa».
Non risposi, limitandomi a tenere il viso ancora affondato nel suo petto.
Lui sondò la mia testardaggine, e sospirò. «Okay, dato che non vuoi collaborare, sarò costretto a riportarti indietro di peso», disse e, senza darmi il tempo di acconsentire o semplicemente dire qualcosa, mi prese da sotto le ginocchia e mi sollevò. Per scaldarmi, mi strinse forte al suo petto, coprendomi parzialmente con la giacca a vento che stava indossando.
Non mossi protesta, anche perché non ne avrei avuta la forza: improvvisamente, mi sentii stanchissima, e fui travolta da un piacevole torpore, che rendeva ogni suono o movimento ovattati.
Infatti, mi accorsi appena che Jacob aveva iniziato a muoversi, anche se probabilmente stava correndo verso casa sua per non farmi prendere freddo.
Rimasi inerme tra le sue braccia, muta, per tutto il tragitto.
Quando sentii una porta aprirsi e la serratura cigolare, pensai, pigra, che forse eravamo già arrivati a casa sua. Mi sistemò sul divano, vicino al termosifone bollente, e quel calore mi fece rinsavire appena. Focalizzai bene il suo viso, cercando di riacquistare lucidità: aveva i capelli bagnati, incollati al viso, e mi sorrideva, dolce.
Si era seduto per terra, di fronte a me, e aveva preso a giocare con i miei capelli, ancora zeppi d’acqua.
«È meglio se ti dai un’asciugata, Bella. Stai tremando», constatò, assorto nel mio sguardo. Tremavo? Non me n’ero accorta. «Vuoi cambiarti?».
«Sì», sussurrai, posandogli una mano sul viso. Lo attirai a me per baciarlo.

Mi restituì il bacio, ma poco dopo si staccò e si mise in piedi, aiutandomi ad alzarmi. Lo fissai, contrariata.
Capì al volo. «Bells, non guardarmi così. Non voglio che tu ti ammali, tutto qui. Quando ti sarai messa addosso qualcosa di asciutto, potremo continuare questo discorso», assicurò lui, prendendomi per mano e conducendomi in camera sua. Come qualche giorno prima, decise di prestarmi una delle vecchie tute delle gemelle, e, una volta passatamene una – che accettai di buon grado: stavo morendo dal freddo –, uscì dalla stanza per lasciar che mi cambiassi.
Me la infilai in fretta, prendendo in mano i miei vestiti, e uscii dalla stanzetta. Una volta in salotto, trovai Jacob seduto sul divano: si stava asciugando i capelli, sfregandoseli con un asciugamano. Improvvisamente, ebbi una strana visione di lui trasformato in lupo, tutto bagnato, che scuoteva il pelo per levarsi l’acqua di dosso. Non riuscii a trattenere una risata, e lui si voltò verso di me.
«Che hai da ridere, Bells?», domandò lui, arricciando le labbra.

Era troppo carino con i capelli arruffati. Risi di nuovo.
«Niente, niente», risposi, scuotendo la testa e andando a sedermi accanto a lui. Vidi che aveva tirato fuori una coperta quando me la sistemò sulle spalle e mi strinse contro il suo petto caldo. In poco tempo, tutto il freddo che si era accumulato nel mio colpo si dissolse, lasciando spazio ad una sensazione di piacevole calore.
Jacob non disse nulla, mi abbracciava e basta, e il silenziò calò improvvisamente. Con la coda dell’occhio, scrutai il suo viso: fissava il vuoto davanti a sé, meditabondo, ma aveva un’espressione serena. Chissà a cosa stava pensando…
Mentre seguitavo a fissarlo – attenta a non farmi vedere –, cominciai a ripescare ricordi miei e di Jacob. Dai nostri primissimi mesi di amicizia fino a quando si era trasformato; quando la nostra separazione aveva scatenato un dolore insopportabile, e quando poi ci eravamo riavvicinati. Fino a quell’istante stesso che stavo vivendo.
Il cuore iniziò a battere forte, e inizialmente non riuscii a capire il perché. Pensavo spesso a noi due, a quello che avevamo passato e a ciò che stavamo vivendo, ma non mi era mai successa una cosa del genere… Niente stomaco in subbuglio, niente cuore galoppante.
Poi, sentii uno strano formicolio alla bocca dello stomaco, che mi risalì fino alla gola e mi mosse la lingua, come se stessi per dire qualche cosa.
Nello stesso istante, il mio cervello produsse un pensiero che mai, prima di quel momento, avevo considerato. Una cosa che per mesi ero stata incapace di pensare, ma che in quel momento avrei voluto dire ad alta voce.

Il mio cuore prese il volo.

Jacob, ti amo.

Nel momento esatto in cui quel pensiero, quelle parole mute vennero a galla, mi sentii raggelare e mi irrigidii dalla sorpresa. Ti amo… Non l’avevo più detto a nessuno, anche perché ero scettica sul fatto che avrei potuto amare ancora qualcuno di quell’amore che avevo sempre e solo provato per lui.
Eppure, l’avevo fatto. L’avevo detto, in un certo senso. A Jacob.
Jacob, il mio migliore amico, il mio ragazzo, il mio Sole, il mio porto sicuro…
Già, il mio porto sicuro. Non riuscivo a stare senza di lui, mi era impossibile anche solo pensarla una cosa del genere. Ma era davvero soltanto per quello che continuavo a volerlo vicino a me? I miei sentimenti si fermavano davvero a quel punto? Non avevo mai provato niente di simile, era un sentimento che non avevo mai sperimentato prima. Non poteva essere amore…
Eravamo entrambi consapevoli del fatto che ciò che provavo per lui non era paragonabile a ciò che provavo per l’altro. Ma se non fosse stato paragonabile proprio perché era qualcosa di totalmente diverso? E ugualmente forte? Dopotutto, avevo pensato ti amo, non ti voglio bene. La differenza era abissale.
Per una frazione di secondo, avevo desiderato dirgli quelle due paroline con tutta me stessa, era stato un desiderio bruciante che mi aveva sopraffatto per un istante breve ma infinito.
Una parte di me mi stava spingendo a vuotare il sacco, mentre l’altra parte di me la considerava una cosa totalmente sbagliata.
«Jake», lo chiamai senza pensarci e me ne pentii all’istante. Cosa gli avrei detto?
«Sì?», rispose, voltando il viso verso il mio. Piantò i suoi occhi neri nei miei e attese.
Ti amo. Quel pensiero mi riempì improvvisamente la testa, ma non riuscii ad emettere nemmeno il suono più insignificante. Era come se le parole mi morissero in gola, e allo stesso tempo lottassero per uscire dalle mie labbra.
«I-io…», fu il mio rovinoso inizio. «Io…». Niente da fare, non ci riuscivo. Mi limitai a fissarlo negli occhi, in silenzio. Lui iniziò a studiare la mia espressione, concentrato, cercando di leggermi dentro. Dopo un poco sorrise, socchiudendo gli occhi e inclinando leggermente di lato la testa. Mi posò una mano sul viso, avvicinandosi con le labbra alle mie. Prima di annullare la distanza, mormorò qualcosa in una lingua strana, probabilmente Quileute.
«Kwop kilawtley».

«Cosa?», sussurrai, col fiato corto.
«Ti amo», rispose, facendo spallucce, e appoggiò le labbra calde sulle mie.
Mi sentii sciogliere.
Anche io, Jake. Ti amo anche io. Quelle parole che rimbombavano nel mio cuore e mi vibravano in tutto il corpo assieme al calore che mi stava trasmettendo Jacob mi provocavano un dolore insopportabile, perché non riuscivo ad esternarle. Una lacrima, silenziosa come quella dichiarazione muta, scivolò dalla mia guancia, bagnando le nostre mani intrecciate.
Ad un certo punto, quel bacio crebbe d’intensità, e io mi ritrovai stesa sul divano, il corpo enorme e caldo di Jake sopra il mio. Le sue labbra, che continuavano a cercare le mie con smania crescente, scesero sul collo, mentre le sue mani erano affondate tra i miei capelli. Strinsi le braccia attorno alle sue spalle, mentre il respiro cominciava a mancarmi. Rabbrividii quando sollevò un lembo della mia maglia, toccando la mia pelle nuda. Sulle prime lo lasciai fare, ma quando iniziò a tirarmi su la felpa, meccanicamente lo bloccai, stingendo il polso della sua mano bollente.
«Jake», sussurrai imbarazzata, con un filo di voce. Lui capì all’istante e si allontanò da me, sul viso un’espressione di scuse. Guardò altrove, imbarazzato, stringendo però la mia mano nella sua.
«Scusami, Bells. Non so che mi è preso».
Sorrisi, per nascondere il disagio. «Non fa niente, tranquillo». È solo colpa mia, pensai.
«È che a volte mi sembra ancora di perdere il controllo», ammise, un lampo di dolore negli occhi. «Probabilmente – mi sorrise, mesto – anche il mio lato animale ti desidera», sospirò.
Sorrisi, sfiorandogli una guancia. «Io Cappuccetto Rosso, tu Lupo Cattivo»,  sussurrai, scherzando. Lui rise, trattenendo la mia mano e stringendosela contro il viso. Rimanemmo in silenzio, a fissarci a vicenda, mentre le farfalle che avevo nello stomaco cominciavano a fare strane giravolte. Gli occhi di Jake mi ipnotizzavano, non trovavo la forza di staccare lo sguardo da quei pozzi scuri, mentre altri ricordi di noi due continuavano a vorticarmi nella mente.
Dopo minuti interminabili di silenzio, vidi uno scintillio negli occhi di Jake, come si fosse ricordato qualcosa. Sorrise, poi disse: «Aspettami qui». Si alzò di scatto e sparì nella sua stanza, lasciandomi perplessa sul divano. Ritornò poco dopo, sorridente, con un braccio dietro alla schiena, come per nascondermi qualcosa. Quando in me si fece strada la consapevolezza che, probabilmente, ciò che celava dietro la schiena era un regalo, il mio volto si piegò in un’espressione terrorizzata.
«No!», esclamai, e Jacob fermò la sua avanzata, fissandomi basito.
«Che c’è, Bells?», domandò, squadrando la mia espressione.
«Penso di sapere cosa stai pensando di fare… Beh, scordatelo! Niente regali! A maggior ragione dopo quello che ti ho fatto oggi», dissi, mentre sentivo la mia voce spezzarsi sulle ultime parole.
Lui strinse le labbra, aggrottando le sopracciglia. «Oh, per favore Bella. Non dire stupidaggini. Sono il tuo ragazzo, e in quanto tale ho il diritto di farti dei regali», disse, sedendosi sul divano.
«Non è il mio compleanno», ribattei, guardandolo acida.

«In effetti hai ragione... Allora facciamo così: questo è regalo di compleanno che non ti ho fatto mesi fa, va bene?», cercò di negoziare, alzando gli occhi al cielo.
«Mi sembrava che avessimo deciso che erano le moto il nostro regalo».
«Non sono un regalo molto sicuro, per te. Con questo non rischi di morire, se non altro. Anzi, potrà pure esserti utile», disse, e levò lentamente il braccio da dietro la schiena, per pormi l’oggetto che teneva nel palmo della sua mano destra. Era un cerchio di paglia ramata intrecciata, al centro fili di pelle si incrociavano come in una ragnatela. Alle due estremità più esterne pendevano delle piume, mentre al centro un lungo laccio teneva sospeso un lupo intagliato nel legno. Era rossiccio, come il manto di Jacob quando si trasformava.
«Ma questo…».
«È un acchiappasogni. Hai presente, no? Se lo appendi sopra il tuo letto gli incubi rimarranno impigliati nell’intreccio», disse, mentre io me lo rigiravo tra le mani, sfiorando il piccolo lupo. «Ho pensato che ti sarebbe servito… per quando non ci sarò io», disse, cupo, e capii che si riferiva alle notti nelle quali avrebbe dovuto dare la caccia a Victoria. Sul suo viso c’era un’ombra, ma ero sicura che non si trattasse di paura per la sua sorte, quanto del fastidio che provava quando non poteva starmi accanto mentre dormivo. Non seppi che dire.
«Non ti piace?», domandò, dopo una breve pausa. Continuavo a fissare l’oggettino che tenevo in mano, perciò capii solo dal suo tono di voce che era preoccupato. Stupido.
«È bellissimo, Jake. Io non so davvero come ringraziarti», mormorai, mentre le lacrime iniziavano a salire e sentivo la gola gonfia.
«Ehi, Bells!», esclamò, scuotendomi leggermente. «Perché piangi?».
Mi gettai letteralmente tra le sue braccia, allacciandomi al suo collo. «Perché mi sento uno schifo, Jake! Continuo a ferirti e basta, mentre tu continui a darmi più di quanto io meriti», singhiozzai, aumentando la stretta delle braccia, mentre provavo a soffocare il dolore.
«Bells, ma cosa dici…», sussurrò, a voce bassa. Poi però sentii le sue braccia stringersi attorno al mio corpo, e lui affondò il volto nell’incavo della mia spalla.
«Farti sorridere, starti vicino, curare le tue ferite… È ciò per cui sono nato, Bells», mormorò, con la voce calda e rauca, al mio orecchio. Sembrava che stesse per piangere. «So che può sembrare strano, ma è ciò che sento. Come se io esistessi solo per provare a farti felice. Me ne rendo conto solo ora». Le sue parole, così dolci, così sincere, non fecero che aumentare la crisi di pianto che mi aveva travolta, e mi strinsi a lui più che potei. Si scostò da me e mi prese il volto tra le mani, asciugandomi le guance con i pollici. «E vederti piangere mi uccide. Perciò smettila di preoccuparti e piantala di sparare tutte queste cazzate», aggiunse, con una smorfia di dolore sul volto. Annuii, cercando di controllare il respiro. Provai a sorridere, e di nuovo mi colpii il forte desiderio di digli che lo amavo. Ma, incapace di dire ciò che volevo dire, mi limitai ad abbracciarlo, e gli mormorai un «grazie» all’orecchio. Ad un certo punto, il brontolio dello stomaco di Jake ruppe il silenzio, e io scoppiai a ridere.
«Merda», sibilò a denti stretti, dandosi un leggero colpo sulla pancia.
«Povero cucciolo», esclamai, divertita, «Non ti do abbastanza da mangiare».

Gli sfiorai una guancia dandogli un bacio a fior di labbra, poi mi alzai dal divano, avviandomi verso il cucinotto. 

Jacob si alzò e incrociò le braccia al petto. «Cosa vedo, vuoi cucinare per me?», disse, sogghignando.
«Se nella tua dispensa non ritrovo il deserto del Sahara!». Risi. «Cosa ti va di mangiare?».
Alla fine optammo per una bella teglia di pasta al forno, della quale Jake fece fuori una buona parte, rinnovandomi i complimenti per la mia cucina. Aggiunse altri due anni, facendomi avvicinare alla sua mezza età.
«Accidenti, da quando non facevamo più questo stupido giochetto? Secoli?», disse Jake, ridendo, mentre sparecchiavamo la tavola.
Risi a mia volta. «Ammettilo che ti mancava farmi sentire vecchia».
Lui fece una smorfia. «Mancava? Starai scherzando, spero! Questa sfida la vince chi è più vecchio, e non è stato saggio da parte mia regalarti due punti, ora che ci penso. Ti ho avvantaggiata».
«Tragedia!», esclamai in modo teatrale, e intanto iniziai a lavare i piatti.
«A parte gli scherzi… Non so, mi ha fatto piacere giocarci di nuovo. Mi ha ricordato i bei vecchi tempi, quando ero ancora umano. Quando era tutto più facile…». Lo sentii sospirare, malinconico. Già, era vero. Era passato tanto tempo da l’ultima volta che avevamo giocato al nostro gioco, e in un certo senso mi era mancato. Mi ricordava quel contesto di semplicità, di affetto e di calore, e di un legame che stava nascendo… Provavo una leggera nostalgia, e avvertii un tuffo al cuore.
«Ehi Jake, tutto bene?», gli chiesi, quando notai come guardava assorto fuori dalla finestra.
«Sì, tutto bene», assicurò, sorridendomi, e venne verso di me, abbracciandomi da dietro mentre svuotavo il lavandino.
«Ti manca molto quel periodo?», dissi, sprofondando con la nuca contro il suo petto.
«Sì, un po’ mi manca. Però non tornerei mai indietro, se devo perdere quello che ho ora – mi baciò i capelli – Sono felice così, come sto adesso». Chiusi gli occhi, e, sorridendo, mi sfuggì un sospiro. Avevo capito benissimo quello che intendeva: non sarebbe mai tornato indietro a quel periodo, perché in quel periodo non poteva avermi. Invece ora c’ero. Mi aveva, ero sua. E se diceva di essere felice, non potevo pentirmi della scelta che avevo fatto, quella scelta che all’inizio reputavo persino sbagliata. Mi rincuorava il fatto che, in qualche modo, l’avevo ripagato di tutto ciò che lui aveva dato a me. Almeno in parte.
E, mi resi conto solo in quel momento, anche io ero felice della scelta che avevo fatto.

Non sarebbe stato facile dimenticare Edward, e probabilmente non ci sarei mai riuscita, ma potevo comunque vivere una vita serena se Jacob fosse rimasto al mio fianco. Ma contavo troppo su di lui, anche io dovevo impegnarmi, aiutarlo ad aiutarmi: basta allucinazioni, ricerca del pericolo, cose insensate o stupide.
Da quel momento, avrei mantenuto la promessa che avevo fatto a Edward e sarei guarita, per me, per Jacob.

Per la mia felicità. Per la nostra felicità.

Note dell’autrice.
Okay, ringraziate New Moon per questo aggiornamento in tempo record *__* (per i miei standard, ovvio u_u)
Sono andata a vederlo ieri sera, e stamattina, già in crisi d’astinenza da Jacob-lupi-JacobBella me lo sono scaricato ed è tutto il giorno che lo guardo. Bellissimo, lo amooooooo <3
Però la fine mi ha fatto incazzare così tanto che la mia reazione è stata… questo capitolo. Proprio così XD Sentendo tutte le cazzate che ha detto Bella, mi è venuta voglia di farle dire cose più intelligenti… :3
Piccolo appunto: allora, presente le pare mentali che si fa Bella a inizio capitolo? Ecco, in quel momento sta cominciando a capire quanto sia realmente innamorata di Jacob, solo che la parte di lei che appartiene ancora ad Edward non le permette di prenderne pienamente coscienza, e quindi le 'vieta' anche di confessare i suoi veri sentimenti a Jacob.
Però, quello che nutre Bella per Edward sono ossessione e dipendenza, sentimenti che lei scambia per amore vero. Nella mia storia, Bella è innamorata di Jacob, ma per lui prova amore sano, quello che normalmente proverebbero due persone che stanno insieme (infatti è per questo che non lo capisce, dato che non l’ha mai provato). Ma l'ossessione che ha per Edward la rende cieca, e ci vorrà un bel po' per farla guarire -_-'''
Fine appunto XD
Vi è piaciuta l’idea dell’acchiappasogni? E quella del ‘ti amo’ in lingua Quileute (Kukli laule)?? *_*  Tuuuutto merito del film, che mi ha ispirata un casino XD Mi sa che lo usero come antidoto per eventuali cali d’ispirazione futuri *_*
Devo dire che sono molto soddisfatta di questo capitolo, perciò spero che piacerà anche a voi!
E mi aspetto più recensioni stavolta, non due come quelle dello scorso capitolo, okay? u_u
Nooo davvero, mi farebbe piacere sentire che ne pensate, del capitolo ma anche del film!
Quindi, RECENSITE! XD
Un grazie immenso a marpy e mattiuzza che hanno recensito lo scorso capitolo: scusate se non vi rispondo, ma è tardi e sono stanchissima T_T Al prossimo rispondo, giuro!
Grazie anche ai 31 che hanno inserito questa storia ai preferiti e alle 23 persone che l’hanno aggiunta alle seguite. Spero che l’apprezziate, misteriosi lettori! XD
Ora tolgo il disturbo u_u
Buona notte e alla prossima!
Un mondo di baci e abbracci,
Bea <3

PS:
TEAM JACOB ALL THE WAY!

Scusate ma ci stava! Yeeeeeeh! *.*

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Capitolo 10
*** Calore ***


Eyes on fire 3

Eyes On Fire
Capitolo 09
Calore

 

«Jake»,proferii, sollevando il viso verso il suo. «Perché non mi racconti qualcosa di più sui licantropi?».
Eravamo appena usciti da casa Black, appena dopo l’ora di pranzo, per fare una passeggiata sulla spiaggia, quando Jake aveva insistito per sederci un po’ sul nostro tronco. E così mi ero ritrovata accoccolata al suo petto, al caldo tra le sue braccia, con la gamba destra stesa sul tronco e quella sinistra che penzolava.
Arricciò le labbra: non sembrava molto contento di rispondere. «Perché?».
Spostai lo sguardo verso l’orizzonte. Quella domanda che gli avevo fatto non era uscita così dal nulla, era da un po’ che volevo saperne di più sui licantropi, più di qualche informazione accennata tempo indietro, per caso. Ma anche per un altro motivo.
«Beh, sostanzialmente per farti capire un paio di cosette… Primo, che non mi interessa se ti trasformi in un enorme cane mutante, e secondo, che voglio conoscere anche l’altra parte di te», risposi, guardandolo in viso e sorridendogli.
Lui sbuffò. Sembrava a disagio, imbarazzato.«Uffa Bells, è proprio necessario?».
«Perché ti da tanto fastidio parlarne?», esclamai, ignorando la sua domanda. Mi scostai dal suo petto, mettendomi a sedere per guardarlo bene in faccia.
«Perché non sono ancora riuscito ad accettare l’idea di trasformarmi in un mostro», mormorò, a bassa voce. «Vorrei essere un semplice umano, senza aver sempre la paura costante di perdere il controllo. Soprattutto con te. Non voglio farti del male».
Gli accarezzai una guancia: era la prima volta che vedevo Jacob Black così insicuro di sé. Mi fece tenerezza. «Jake, io mi fido di te, quante volte te lo devo ripetere?! Tu non mi faresti mai del male, lo so!», esclamai.
«Ma stamattina… Quando Cullen ha chiamato», proferì, in un sussurro strozzato: sembrava che le parole gli morissero in gola. Deglutì e fece un respiro profondo, lo sguardo piantato verso il basso. Come se si vergognasse di ciò che stava per dire. «Sono scappato via perché ero sul punto di perdere il controllo. Ti avrei fatto a pezzi la cucina – ebbe un fremito – … O peggio, avrei potuto fare a pezzi te! Ero così furioso, così posseduto dalla rabbia che...».
«Non mi importa», dissi, prendendogli le mani tra le mie e fissandolo negli occhi. «Non mi interessa, Jake. È stata tutta colpa mia, quindi ora smettila!», lo rimproverai, ma allungai le braccia e posai le mani sulle sue guance calde.
Lui non disse niente, ma continuò a tenere il muso e si mise a mugugnare qualcosa. Tra i borbottii, percepii un chiaro «mostro».
Sbuffai sonoramente, alzando gli occhi al cielo. «Jake, quel terribile mostro che si cela dentro di te sta salvando la vita a tutti noi! Perciò adesso piantala, sul serio! Ma non ti rendi conto che è grazie a te e agli altri, all’altra parte di voi se sono ancora viva?!».
Accidenti, da quando era diventato così duro di comprendonio? Mi faceva arrabbiare il modo in cui si odiava, il modo in cui odiava il suo essere licantropo. Jacob era meraviglioso, non era un mostro.
La sua espressione si rilassò un poco; si tolse le mie mani dal viso e mi attirò verso di sé, abbracciandomi. Lo sentii chiaramente mentre inspirava l’odore dei miei capelli. Lasciai che mi cullasse.

«Grazie Bells», mormorò, e sentii le sue labbra – che aveva posato contro la mia fronte –  aprirsi in un piccolo sorriso. «Sai, in teoria sarebbe meglio se non ci vedessimo più, per la tua sicurezza». A quel pensiero, mi mancò l’aria e sentii un freddo improvviso.

«Però», aggiunse subito, quando iniziai ad agitarmi tra le sue braccia, «non riuscirei a starti lontano. È sbagliato, lo so, ma sono… felice che tu abbia accettato di stare con me, nonostante tutto».
«Jacob, tu lo sai che non mi importa in cosa ti trasformi, te l’ho già detto. Non troverei la forza di starti lontana, anche se in realtà fossi un mostro a due teste e sei braccia!», esclamai, la voce attutita dal suo petto.
Rise, e iniziò ad accarezzarmi i capelli. «Certo, certo. Ho afferrato il senso. Che volevi sapere?», domandò.

«Uhm… Di cosa vi nutrite? Quando siete lupi, intendo», chiesi, un po’ titubante.
«Selvaggina, tipo cervi o simili», disse, alzando le spalle. Rimasi in silenzio, rimuginando. Dopotutto, i licantropi non erano del tutto diversi dai vampiri. Dai Cullen, almeno. Ma preferii non dire nulla: chissà come avrebbe reagito Jake, a sentirsi paragonato ai Cullen.
«E sai perché voi licantropi siete più caldi degli umani?».
«Veramente no. Forse perché siamo spiriti muy calienti?», rispose con un ghigno, lanciandomi un’occhiata maliziosa.
Scoppiai a ridere. Che scemo! «Jake, dico sul serio!», rantolai tra le risate.
«Sinceramente non lo so. Ma se giudichi bollente la mia pelle quando sono così, da umano… Non so che penseresti se sentissi il fuoco che mi esplode dentro quando mi trasformo», disse, ed ebbe un fremito.
«Wow», esclamai, sinceramente meravigliata. «Hai qualche altra stranezza da raccontare, riguardo i licantropi?», chiesi così, tanto per. Avevo finito le domande.

Non mi parve subito molto felice di rispondere, perché fece una smorfia strana; ma poi tornò a sorridere. 
«Beh, abbiamo molte stranezze, come hai visto. Una di queste è che non invecchiamo», rispose, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Mi sentii gelare. Come? Come? Avevo capito bene?
Dovevo avere una faccia davvero sconvolta, perché mi chiese: «Ehi Bella, che ti prende? Stai bene?».
«Cosa vuoi dire? Sei… Immortale?», risposi, a voce incolore. No, non era possibile. Ero l’unica che ogni giorno che passava si avvicinava sempre di più alla morte? Ero l’unica che stava invecchiando?
«Jake!», strillai, scrollandomelo di dosso «TU SEI IMMORTALE?!», gridai ancora, isterica, scattando in piedi di fronte a lui e allargando le braccia.
Si alzò in piedi, allarmato, e mi posò le mani sulle spalle, tentando di calmarmi. Mi guardava con un’espressione stranita.
«Bella, che hai? Calmati!», disse, sconcertato. «Non sono immortale nel vero senso della parola. Nonostante sappia guarire anche dalle ferite più gravi, ci sarebbero diversi modi per uccidermi», spiegò. Parlava lentamente, rassicurante, come se stesse insegnando quelle cose ad un bambino capriccioso. «Semplicemente, non invecchio».
Smisi improvvisamente di agitarmi, e nello stesso istante mi resi conto di quanto mi stessi comportando da stupida. Ma capii subito anche il motivo che mi aveva spinto a reagire in quel modo: la consapevolezza che Jacob poteva vivere per sempre e io no. Dovevo accontentarmi di stare assieme al mio sole soltanto per la durata della mia vita umana, mentre lui sarebbe rimasto in vita anche dopo la mia morte. Quella situazione mi risultò mostruosamente familiare, già vissuta. Peccato che, questa volta, non c’erano vie di mezzo, scappatoie per mettermi sul suo stesso piano. Peccato che non esistesse il modo di trasformarmi in un licantropo. 
Tornai a sedermi sul tronco, avvilita. Lui lo notò. «Bella, piccola», mi disse abbracciandomi da dietro e facendomi poggiare la schiena sul suo petto. «Perché hai reagito così?».
«Scusa», bofonchiai, rossa di vergogna fino alla radice dei capelli. «Solo che l’argomento “età”… insomma, sono sensibile su quella questione», tentai di giustificarmi.
«Come mai?», chiese, aumentando la stretta.
«Ecco, forse è una specie di punizione divina», dissi, buttandola sul ridere, «ma tutti i ragazzi con cui instauro un rapporto speciale… Sono immortali, in un modo o nell’altro», dissi d’un fiato, assaporando il suo profumo. «Mi rattrista pensare che non potrò stare per sempre con te», conclusi. Lui spostò lo sguardo, addolorato da quel pensiero. Fece un respiro profondo e accucciò il mento sulla mia spalla.
«Ma Bella, tu starai per sempre con me. Se davvero lo vorrai, ti prometto che invecchieremo insieme. Dopotutto, se imparo a non trasformarmi in lupo ricomincerò a invecchiare», disse, sfiorandomi dietro l’orecchio con le labbra. Mi illuminai, sorpresa e grata che, anche in quel caso, ci fosse un’alternativa. Però, due secondi dopo, mi sentii terribilmente egoista.

«Non voglio che ti sacrifichi così per me», borbottai. 
«Ma non dire stupidaggini, quale sacrificio? Pensi davvero che riuscirei a continuare a vivere una volta che sarai morta? No. Quando sarà il momento, smetterò di trasformarmi», affermò, sicuro, guardandomi negli occhi.
«Non so Jake… Non mi–», cercai di controbattere, ma mi ritrovai le sue labbra sulle mie.
«Zitta», ordinò, la bocca incollata alla mia.
Mi lasciai sopraffare da tutta quella foga, divertita. Jake era un vero campione di comportamenti evasivi. Ma dietro il divertimento di quell'attimo, avvertii una gioia indescrivibile di fronte alla promessa che mi aveva fatto: sarebbe invecchiato con me. 
Risposi al suo bacio con passione, buttandogli le braccia al collo, mentre lui insinuava una mano tra i miei capelli per avvicinarmi di più a sé. Non so come ma perse l’equilibrio, e mi ritrovai improvvisamente stesa sul suo petto caldo: eravamo finiti sulla sabbia umida. Le mie braccia lasciarono il suo collo, e, a occhi socchiusi, iniziai a seguire con lo sguardo i cerchi immaginari che, con le dita, gli disegnavo sulle guance. Le sue braccia mi circondarono i fianchi, e iniziò ad accarezzarmi la schiena, mentre mi tempestava le labbra e le guance di baci. Fui pervasa da un calore potente, che penetrò in ogni fibra del mio corpo e mi sciolse i muscoli. Rieccola, quella strana sensazione. Ecco riapparire quell’istinto che mi gridava di dire a Jacob ciò che sentivo per lui. Ed ecco comparire anche l’altra parte di me, quella che mi urlava di non farlo. Lottavano tra di loro, ed era come essere coinvolta nello scontro: in mezzo, a subire tutto il dolore. Iniziai a baciarlo con più trasporto, mentre tutto attorno a noi spariva, si dissolveva nel nulla. Sentivo solo Jacob.
Le nostre labbra si rincontrarono, cercandosi con molta più avidità e impazienza, mentre i nostri respiri diventavano sempre più veloci. Senza pensarci e senza smettere di baciarlo, infilai una mano sotto la sua maglietta, stringendo le braccia dietro la schiena bollente, direttamente sulla sua pelle. Lo sentii rabbrividire.
Era la prima volta che mi spingevo così oltre, non me lo sarei mai aspettato; ma in quel momento non me ne preoccupai nemmeno. Sentivo solo il bisogno di stringermi a lui più forte che potevo, quasi avessi paura che potesse sfuggirmi o scivolarmi dalle braccia. 
Sentii la sua mano – come qualche ora prima – insinuarsi sotto la mia felpa, e sfiorare la mia schiena.
Aumentai la stretta attorno al suo busto. La sua schiena caldissima, le sue mani caldissime, tutto quel calore… Mi facevano sentire in paradiso. Mi sentivo così felice, veramente felice, dopo tanto tempo. Con la piacevole sensazione di sentirmi amata, quella che per mesi non avevo provato, persa nell’abbandono. Ma ora c’era, ed era la sensazione più bella dell’universo.
Dirgli “ti amo”, essere sincera con lui… Sarebbe stato un piccolo modo – non certo sufficiente – per ringraziarlo di come mi aveva riportato alla vita, se solo fossi riuscita a esternarlo. Una metà del mio cuore lo voleva, lo desiderava ardentemente, e ciò mi portava a pensare che, in effetti, ciò che provavo era sincero. Che non era una semplice reazione al mio contatto con Edward quella mattina, come avevo supposto in un mero tentativo di mentire a me stessa.
Sentii uno strano ringhio nascere dal petto di Jacob, ed ebbi un fremito quando la sua mano bollente scivolò dal collo e, una volta superati gli strati della felpa e della maglietta, abbassava la spallina del mio top, chiudendosi sulla mia spalla. Procedeva lento, prudente, quasi temesse un mio rifiuto, perché ci stavamo spingendo oltre i semplici baci. Ci pensai su, ma non provai un briciolo di incertezza: lo desideravo, come l’aria. Forse era ancora troppo presto per compiere il passo successivo – avvampavo al solo pensiero – , lo sapevo, ma procedere gradualmente mi sarebbe servito: per superare ogni paura e raggiungere pian piano un altro livello di intimità con Jacob.
Le mie mani, che erano ancora sotto la sua maglia, scivolarono di lato, fino ad aggrapparsi alle sue spalle. Sollevai la testa e mi staccai da lui, guardandolo negli occhi. E lui guardò me. Non avevamo bisogno di parlare.
Speravo che Jake fosse davvero bravo a leggermi dentro, perché capisse da solo ciò che in realtà avrei voluto dire. Ma soprattutto, desiderai che ciò che vedevo nel suo sguardo fosse il riflesso di ciò che c’era nel mio: volevo sperare che tutto l’amore che gli leggevo negli occhi derivasse anche dai miei.

Mi sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, sorridendomi. Con un dito, tracciai il contorno delle sue labbra.
«Jake», tentai di iniziare, sussurrando. Lui non disse niente, ma seguitò a fissarmi, assorto.
Deglutii, mentre percepivo il battito del mio cuore accelerare improvvisamente, e uno strano calore pervadermi le guance. Sentii le labbra tremarmi. Era troppo difficile provare a dirlo se mi guardava così. Chiusi gli occhi, strizzandoli, e chinai il capo contro la sua spalla, la bocca vicino all’orecchio. Le sue braccia mi avvolsero i fianchi stringendomi contro il suo bacino.
«Ecco, io…», balbettai di nuovo. Inspirai profondamente per due volte, e strinsi le dita contro la stoffa della sua maglia per soffocare l’isteria.
«Io ti a– ». Nello stesso istante in cui le parole stavano finalmente per venire a galla, degli ululati si sollevarono dalla fitta boscaglia verde che circondava la spiaggia, e mi interruppero. Affondai una mano nella sabbia, chiudendo le dita attorno ai granelli, sconfitta. Avevo perso la mia occasione. Chissà tra quanto sarei di nuovo stata sul punto di riuscire a dirglielo. Col volto, schiacciai la faccia contro il collo di Jacob, frustrata. Lui sospirò, e si alzò, aiutandomi a mettermi in piedi. Guardai verso il mare, cupa in viso.
«Che palle», brontolò Jake. «Devo sentire cosa vogliono».

Il nervosismo lasciò subito posto alla paura, quando mi resi conto che probabilmente era qualcosa che riguardava Victoria. Io e Jacob avevamo passato un pomeriggio bellissimo, una piccola fetta di tempo solo per noi due, e mi ero dimenticata della minaccia di una vampira assetata di vendetta che cercava me, e che nel frattempo metteva in pericolo tutti coloro a cui volevo bene.
«Maledizione!», imprecò, stringendo i pugni. Lo guardai interrogativa.

«Che c’è, Jake?», domandai, posandogli una mano sul petto. Digrignò i denti.
«Non so dove portarti! Billy è al funerale, Emily pure… Lasciarti a casa da sola è fuori discussione», disse, spostando velocemente lo sguardo da una parte all’altra, come se la soluzione potesse trovarsi in una roccia o nel mare.
«Ma il funerale dovrebbe essere già finito. Portami da Sue», suggerii. «Tornerò a casa con Charlie». Ci pensò un attimo e mi prese in braccio. Prima di iniziare la sua corsa verso la casa dei Black, mormorò al mio orecchio: «Appena ho finito col branco, ti vengo a riprendere». Mi sentii sollevata: sapevo che mi sarei sentita terribilmente fuori luogo a casa Clearwater, come una spettatrice indesiderata di un dolore non mio. Se non altro, ci sarei stata per Charlie: speravo che in un momento così difficile desiderasse avere anche l’appoggio della sua incostante figlia.

In pochi minuti arrivammo a casa Black. Jacob si mise al posto di guida del pick up – rimasto lì da quella mattina – e partì. Con un braccio al volante e l’altro attorno alle mie spalle, non disse una parola per tutto il viaggio, guidando assorto, gli occhi puntati sulla strada. Chissà a cosa stava pensando.
Arrivammo presto a destinazione. Nel cortile dei Clearwater erano parcheggiate parecchie auto, tra le quali riconobbi quella di Charlie. Jacob parcheggiò il pick up dall’altra parte della strada e mi aiutò a scendere. Mi restituì le chiavi del furgone, e lanciai un’occhiata all’acchiappasogni che avevo lasciato sul sedile. Sorrisi.
Jacob mi prese per mano e mi accompagnò in casa.
Arrivati davanti alla porta, Jake bussò. Ci venne ad aprire Charlie.
«Che ci fate qui?», esclamò, sorpreso, ma a voce non troppo alta.
«Ho una questione urgente da sbrigare, Charlie, ma non mi va di lasciare Bella da sola», rispose Jake, dando una pacca sulla spalla a mio padre, ed entrando in casa. Il salotto dei Clearwater, molto più largo rispetto a quello di Billy, era gremito di persone. Saranno stati una ventina. Alcuni volti erano sconosciuti, ma riconobbi subito quelli di Seth, Leah e Sue, costernati dal dolore. Mi si riempirono gli occhi di lacrime. Vicino al divano c’era anche Billy. Jacob si diresse verso di loro, trascinandomi con sé.
«Ragazzo…», disse Billy, quando si accorse di Jake. Sue sollevò lo sguardo, puntandolo su Jacob, che le si avvicinò, chinandosi su di lei per abbracciarla.
«Mi dispiace tanto, Sue», mormorò Jacob, mortificato.

«Grazie, Jake», disse la donna, in un sussurro. Quando sciolsero l’abbraccio, mi guardò, sorridendo debolmente. Aveva gli occhi arrossati e due occhiaie profonde spiccavano sulla sua carnagione bronzea. Nello sguardo un dolore inesprimibile.
«Bella», disse, a mo’ di saluto. Ero in imbarazzo, non sapevo che dire.
«Le mie più sentite condoglianze, Sue», sussurrai, abbassando lo sguardo. «Mi dispiace tantissimo».
Lei annuì, e si voltò verso Seth, che aveva – probabilmente – ricominciato a piangere. Lo abbracciò, mentre Jake gli arruffava i riccioli scuri con affetto, sorridendo mesto. Leah se ne stava a fissare il vuoto, sembrava che si trovasse in un universo separato. La sua espressione era vitrea. Era come isolata dal resto del mondo, quindi, per rispetto, né io né Jacob le dicemmo nulla. Jake li salutò e ci dirigemmo verso la porta.
«Se mi sbrigo, vengo a prenderti prima. Penso che tuo padre e il mio resteranno qui fino a tardi», disse Jacob, lanciando un’occhiata a suo padre, poi tornò a posare gli occhi su di me. Mi prese il volto tra le mani e si chinò, sfiorandomi delicatamente le labbra.
«Ci vediamo dopo», disse, abbracciandomi stretta. Dondolai sui talloni.
«State attenti», mormorai.
«Certo, certo», disse. Probabilmente – lo dedussi dal tono della sua voce – aveva alzato gli occhi al cielo. Sciolse l’abbraccio, aprendo la porta e accarezzandomi una guancia mentre usciva.
«Ciao Bells, a dopo».
«Ciao», mormorai, e chiusi la porta con un colpo secco.

 

Angolo autrice ~
Mwahaha, aggiornamento record, sono fiera di me! E anche voi dovreste esserlo, piccole donnine rompiscatole u.u Sto scherzando! Vi amo tutte <3
Allora, siamo arrivate al capitolo nove, a 34 recensioni (vooov *o*), 46 preferite e 32 seguite, meraviglioso! *Aro style XD*
Lo scorso capitolo poi ha avuto parecchio successo, mi sembra ** Nove recensioni! Non ne ho mai ricevute così tante per un solo capitolo, e sono contenta.
Adoro le recensioni lunghe ed articolate, alle quali sono sempre felice di rispondere, mi realizzano! Perciò, continuate così! ^w^

Rispostucce! <3

eia: Contenta che ti sia piaciuto il capitolo! New Moon è stato un toccasana per la mia ispirazione… Spero che questo capitolo non ti abbia deluso! Un bacione <3

Lucille: Bonjour, nuova lettrice! ** Sei la benvenuta anche se apprezzi Edward e pensi che Jake sia sprecato con una come Bella (sono d’accordo, eppure mi piacciono troppo insiemeee *ç*), tranzolla ^^ Sono contenta che la storia ti piaccia e che non la trovi noiosa (mi consola, perché su un altro sito una me l’ha definita ingenua e piena di cliché ._. buuuh, cattivi XD), e felice che trovi il mio stile di scrittura coinvolgente ** Spero che tu abbia apprezzato anche questo capitolo. Sarò stata veloce, né? :D *per i miei standard, si intende XD*
Grazie <3 Un bacione!

 

Caty_Mony: Grazie, sono contenta che ti piaccia e che l’abbia inserita tra le preferite *w* Sììììììììì Tay senza maglia è da urlo! A tenerlo mezzo ignudo per tutto il film e poi ficcarci alla fine Robberto a petto – peloso – nudo… bleah, il vampirozzo ci ha sfigurato un casino XD
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, e TEAM JACOB ALL THE WAYYY!
Un bacione <3

 

Grety: Beh, sono contenta che apprezzi questa storia J Edward e Bella non li sopporto insieme, ho sempre pensato che Jake sarebbe stato una scelta migliore per lei – anche se non se lo merita un ragazzo così u.u –… e questo è il risultato! Non smetterò di scrivere, avrete presto anche il decimo capitolo ^_^
Grazie per la recensione :3 Un bacione <3

 

_Starlight_: (piccolo sproloquio: sai che oggi ho veduto la pubblicità del topino del formaggio ParmaReggio e mi sei subito venuta in mente? Mi sono rotolata sul divano XD) Ti quoto per tutto quello che odi, muahaha ù.ù Ma mo mi fai piangèreè, mia topina ç__ç Perché mi riempi di complimenti cussìììì?? >< Basta, basta, mi fai rigonfiare troppo l’ègo u_u
Mwahah, altro capitolo osè XD Bella mette le mani, in posti che proprio non dovrebbe e poi si tira indietro -_-’’ chessstupidaH!
E anche qui, pare mentali, ma sull’età stavolta e_e Povera, stupida tonna XD
Purtroppo non ho tempo per commentare per filo e per segno la tua sclero-recensione al film, ma sappi solo che mi ha fatto sganasciare dal ridere XD Ed Eclipseeee?? Ma sai che figata andare a vederlo togheter?? Smadonnare insieme per la stupidità della tonna, sbavare con Jake… Rotolarsi pucciosandosi (nuovo verbo XD) quando si bacerannooooooo?? *____* Sarebbe… bellissimo! ** Potremmo farci un pensierino, non abitiamo nemmeno tanto lontane :D
Spero che ti sia piaciuto anche questo capìttolo (BM style) donnina paVmigiana *ç*
Un bacioneeeee <3 *torna con la testa sul mattone de “I Promessi Sposi”*

matrix: Ma bentornata! ** La tua ri-presenza (bwhaha, nun se dice XD) non può che farmi piacere! Sono contenta che continui ad apprezzare la storia, ancora di più nel sentirmi dire che miglioro ad ogni capitolo ** Oddio, grazie!  
Mamma mia, non mi far tornare in mente quel figaccio di Tay, altrimenti inondo tutto quiiiii XQ_____ E, soprattutto, se non vuoi che spacchi qualcosa, non mi ricordare tutte le cagate immani che ha sparato Bella alla fine, perché farei di certo a pezzi qualcuno, anche il più insignificante bacillo che passa è_é Ma io dicooooo, come si faaaaa? >.< *le rimettono la camicia di forza*
Owww piccolo dolce Jake T_T Anche io sono scoppiata in lacrime quando ho visto il suo facciotto triste… buaaaah ç___ç
Ehm, okay mi do un contegno ^^’ Comunque… Grazie ancora, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! :3 Un bacione <3

marpy: Inutile dire che, se fosse per me, Bella e Jake l’avrebbero già fatto da un bel pezzo :Q___ Ma (purtroppo) esiste una cosa che ogni bravo fan writer dovrebbe cercare di rispettare: il maledetto, difficile IC >.< Sai, mi sarebbe piaciuto moltissimo che Bella fosse riuscita, in questo stesso capitolo, a dire subito “ti amo” a Jake. Però mi sono resa conto che la vera Bella non l’avrebbe mai fatto così, nel giro di poche ore dal momento in cui se ne è resa conto… Non sarebbe stata la stupida, ignorante tonna che in realtà è ù.ù Quindi, ho deciso di riservarlo quando sarà veramente necessario (però non servirà a nulla *SPOiLER, SPOiLERRRR!*) T_T
Quoto tutto ciò che hai detto sul film, non mi serve aggiungere niente, se non un GRAZIE enorme quanto una casa! *___* Spero che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento ^^ Un bacione! <3

 

leschatnoir: Posso rispondere per punti, tanto per non perdermi in divagazioni?? XD
1) Wow, sono felice che il mio stile di scrittura ti piaccia e ti invogli a continuare a leggermi! ** Grazie davvero <3
2) Jacob Cottoncandy XD Oddio, quando l’ho letto mi sono rotolata per terra, con in testa l’immagine di Jake avvolto da morbido zucchero filato e con un fiocco enorme in testa *mente perversa* Bof, Jake troppo romantico, stile Eddy-poo? Naaah, non ce lo vedo per niente! Penso che il signorino Black sia una persona molto diretta, che esprime i suoi sentimenti (anche quelli più romantici) con decisione. Non lo vedrete mai dire una cosa tipo “Oh Bella, mio dolce amor, non so vivere senza di te! Non mi riuscirebbe muovere nemmeno un passo!” *vomita l’anima* Ha, no, nella mia storia NO! -.-’’
Beh, spero di aver aggiornato abbastanza in fretta, no? Non è passato nemmeno un mese :3 Hope u liked that XD Un bacione! <3


Anticipazioni!

Proprio così! Non sono spoiler dal prossimo capitolo (anche perché lo devo ancora scrivere XD), ma sulle mie future storie che ho citato nello ‘spazio vuoto’ nel profilo qui sopra di EFP.

Eternal Moonglow: come già scritto, è una what if? di Eyes On Fire. Mi spiego: ad un certo punto di questa storia, succede una cosa, che, come ogni avvenimento, ha le sue conseguenze. Invece, in EM, avviene l’esatto opposto, e la storia si stravolge, con risvolti diversissimi, finale incluso
J
Vi mostro la copertina, fate pure tutte le elucubrazioni che volete XD
http://img22.imageshack.us/img22/5522/pregnancy5555555.jpg

Forever Sunset: Jacob e Leah, seguito di Breaking Dawn. Jacob non ha mai avuto l’imprinting con Renesmee *festeggia*, e una volta che Bella è diventata vampira, se ne va. Spiego semplicemente come avrei voluto che finisse tra loro, senza il mostro di mezzo <.<
Questa la pubblicherò (forseforseforse) dopo che sarà finita la piccola saga di Eyes On Fire (il solo pensiero mi intristisce T_T). Ma è ancora tutto da decidere.

Okay, ora tolgo veramente il disturbo! XD
Baci e abbracci a tutteeee <3
xoxo
Bea :3

 

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Capitolo 11
*** Imprinting ***


Eyes On Fire

Eyes On Fire
Chapter 10
Imprinting

 

 

Passai buona parte del resto del pomeriggio a casa Clearwater, stando un po’ con mio padre e un po’ con Emily. L’atmosfera era pesante e triste come avevo temuto, perciò fu un sollievo enorme quando vidi Jake apparire sulla soglia di casa, seguito da Sam – che probabilmente era venuto per Emily –, entrambi a petto nudo. Mi alzai dal divano e gli corsi incontro, abbracciandolo ma cercando di trattenere l’entusiasmo per rispetto. Mi accarezzò i capelli.
«Ehi, Bells», disse, scostandosi da me e piantando lo sguardo nel mio. Sorridergli fu spontaneo. Alzai una mano per poggiarla sul suo viso.
«Che è successo?», domandai preoccupata, a bassa voce.
«Non ora», disse soltanto, lanciando un’occhiata a Sam, che stava salutando Emily. Qualcosa, nella sua espressione indecifrabile, mi preoccupò.
«Vuoi andare a casa?», chiese, tornando a sorridere. Annuii, prendendogli la mano e consegnandogli le chiavi del pick up. Salutammo i nostri vecchi, Sam, Emily e ancora una volta Sue, Leah e Seth, poi ci congedammo. Uscii, e l’aria fredda del tramonto – quasi invisibile, dietro la pesante coltre di nubi – mi colpì in pieno. Rabbrividii, e Jacob mi strinse in uno dei suoi abbracci da orso per scaldarmi. Mi sentii subito meglio.
Occupò il posto di guida e mise in moto, partendo alla volta di casa mia. Come di consuetudine, mi rannicchiai al suo fianco, schiacciando la faccia contro il suo petto nudo, non senza arrossire. Lui sorrise.
«Allora, cos’è successo prima?», domandai, spezzando il silenzio.
Lo sentii fare spallucce. «Niente di che. Abbiamo soltanto fiutato una nuova traccia, fuori da Forks», disse tranquillo.
«Siete andati a cercarla?», chiesi e fui scossa da un fremito. Lo sentii mentre digrignava i denti. «Veramente… Quella scia non è della succhiasangue. L’hanno incrociata Sam e Paul mentre seguivano quella di Victoria, ma sembra non avere niente a che fare con lei ». Raggelai, e trattenni il respiro, incapace di proferir parola. Un’altra traccia? Di vampiro? Impedii con tutte le mie forze al mio cervello di produrre quel pensiero, ma ebbe la meglio lui: e se fossero tornati? Se lui fosse tornato? Scacciai immediatamente quell’ipotesi dalla mia testa. No, non erano loro, e non era lui. Dovevo crederci.
Ma se invece mi fossi sbagliata, sarebbe cambiato qualcosa? La consapevolezza che lui c’era ancora, che mi era vicino, in un certo senso… Mi avrebbe condizionato? Non seppi darmi risposta. Strinsi un braccio contro il petto, per alleviare il bruciore della voragine, e gemetti.
Jacob era rimasto in silenzio, fissava la strada davanti a sé. I suoi pensieri erano in un qualche modo simili ai miei? Scoprirlo mi spaventava, perciò non dissi nulla, concentrandomi sul paesaggio scuro fuori dal finestrino.
Quando arrivammo a casa mia, lo invitai a fermarsi da me qualche minuto, e lui accettò. Mi tolsi il giaccone e lo riappesi all’attaccapanni – l’acchiappasogni pendeva dalla tasca sinistra –, mentre Jacob rimaneva fermo all’ingresso. Ci ritrovammo a fissarci, in silenzio, mentre sul suo viso aleggiava un’espressione illeggibile, e i suoi occhi neri mi sembravano più duri del solito. Mi avvicinai a lui, e allungai un braccio per passare le dita tra i suoi capelli corvini.
«Jake, che hai? Tutto bene?».
Lui sorrise, e il suo sguardo si ammorbidì dopo qualche secondo.

«Sì Bells, tutto okay. Scusami, stavo solo pensando», rispose, guardandomi sereno. Mise le mani sui miei fianchi e mi attirò più vicina a sé, per baciarmi. Gli posai le mani sul collo, staccandomi da lui ogni tanto per dargli dei baci sulle labbra o sul mento. Mi aggrappai alle sue spalle, mentre lui mi circondava la vita per sollevarmi da terra, stringendomi a sé più forte che poté.
«Jake», mormorai, tra un bacio e l’altro; aveva approfittato della separazione delle nostre bocche per far scorrere le sue labbra calde sul mio collo.
«Mmm, sì?», mugugnò, stampandomi un bacio sulle labbra e fermandosi per guardarmi negli occhi.
«Dato che probabilmente stanotte non potrai rimanere qui… Che ne dici di addormentarmi adesso?», proposi. Non avevo molta fame, e prima andavo a letto, prima arrivava il nuovo giorno. Non potevo permettermi di stare male, pensare a cose che mi ferivano, e addormentarmi tra le braccia di Jake era un ottimo antidoto ai brutti pensieri.
«Va bene, piccola», asserì, sorridendomi e dandomi un altro bacio, prima di farmi tornare coi piedi per terra.
«Un attimo», dissi, mentre mi prendeva per mano e si dirigeva verso le scale. Mi avvicinai all’attaccapanni e sfilai l’acchiappasogni dalla tasca della mia giacca, poi ritornai vicina a Jacob con un sorriso soddisfatto in volto.
«Fatto», esclamai.
«Bella, a che ti serve se ci sono io ad addormentarti?», domandò, mentre salivamo le scale.
«Non ci sarai per tutta la notte», gli ricordai, alzando un dito con finta aria saccente. «Scommetto che gli incubi mi salteranno addosso non appena te ne andrai». Lui alzò gli occhi al cielo, ma non nascose un sorriso.
«Bella, ma davvero credi che funzionerà?», domandò. Non era sarcastico o ironico, me lo stava chiedendo davvero, per sapere che ne pensavo, se ci credevo.
«Tentar non nuoce», risposi, alzando le spalle. Jacob ridacchiò, aprendo la porta della mia camera, e, una volta entrato, si mise a sedere sul letto. Io indugiai qualche secondo vicino al comodino, rigirandomi l’oggetto tra le mani.

«Lo devo appendere sopra al letto?», domandai, guardando Jacob e avvicinandomi a lui.
«In teoria», disse, sorridendo. Me lo sfilò di mano e approfittò del pomello sulla testiera del mio letto per attaccarvelo. Quando si voltò di nuovo verso di me, gli presi il volto tra le mani e chinai la testa – non di molto, alto com’era – per baciarlo. Chiuse gli occhi, posando le mani sui miei fianchi. Mi staccai e fissai lo sguardo nel suo, sorridendo appena. Appoggiai la mia fronte sulla sua, e inspirai l’odore meraviglioso del suo viso bellissimo.
«Dammi cinque minuti… mi metto il pigiama, mi do una sistemata e torno», sussurrai, ravvivando la macchia selvaggia dei suoi capelli.

«Mi trovi qui», disse, stampandomi un bacio sulle labbra.
Ci misi davvero cinque minuti, al massimo sei, perché ero troppo impaziente di tornare nel caldo delle sue braccia.
Quando rientrai in camera, lo ritrovai steso sul letto, che fissava il soffitto, pensieroso. Approfittai della sua distrazione per fiondarmi sul letto e buttarmi a peso morto su di lui. Gli uscì uno sbuffo quando gli saltai sulla pancia, poi scoppiò a ridere, stringendomi a sé. Iniziammo a lottare, rotolandoci sul materasso come due bambini, ridendo di gusto. Da quanto tempo non mi divertivo così? Con Jacob era tutto così facile…

Ci fermammo dopo un po’, esausti e col fiatone. Mi ritrovai Jake sopra di me, il volto a due centimetri di distanza dal mio.
«Come fai ad addormentarti se ti metti a fare le capriole?», domandò a voce bassa, scostando i ciuffi di capelli che mi erano finiti in faccia. I suoi occhi mi guardavano con un’intensità tale che mi mancò il fiato. Non risposi, e lui si stese al mio fianco, accogliendomi tra le sue braccia. Mi accucciai contro di lui, senza coprirmi, strofinando il mio naso contro il suo collo. Mi sentivo in paradiso, era una sensazione fantastica. Rimanemmo in silenzio, e io chiusi gli occhi, godendomi quel calore.

«Bells», sussurrò piano, come se avesse paura di svegliarmi. «Vuoi davvero metterti a dormire a quest’ora?», domandò, la voce leggermente sconcertata. Lanciai un’occhiata alla radiosveglia sul mio comodino, e mi accorsi che effettivamente era prestissimo.

«Beh, possiamo attardare un po’ parlando. Se parlo tanto poi mi stanco», risposi, stringendomi di più al suo petto caldo. Anche Jake aumentò la presa intorno ai miei fianchi, baciandomi i capelli.
Ridacchiò. «E di cosa vorresti parlare?».
Feci una smorfia e incominciai a fissare il soffitto, pensandoci su. «Non so. Per esempio, del fatto che sei più silenzioso del solito», dissi, critica. Poi sollevai il volto per guardarlo bene negli occhi. «Si può sapere che hai, Jake?».
«Ma niente, Bells. Stavo pensando a quello di cui abbiamo parlato oggi in spiaggia. Pensavo che non ho finito di elencarti le stranezze di noi licantropi», rispose, facendo spallucce.

«Crescita fulminea, temperatura elevata, eterna giovinezza… che c’è ancora?», domandai, con finto tono lamentoso. Lui sorrise con uno sbuffo.
«L’imprinting», annunciò lui in maniera teatrale.
«L’impri-che?», domandai, perplessa. Non l’avevo mai sentito nominare. Jacob rise, vedendo la mia espressione incerta.
«Im-prin-ting», scandì per bene, divertito. «È una sorta di colpo di fulmine. Un… dono – storse le labbra alla parola ‘dono’, per nulla convinto – che aiuta noi licantropi a trovare la nostra anima gemella, la nostra compagna per la vita».

«Come funziona, di preciso?». Rimasi leggermente interdetta. Credevo che quelle cose succedessero solo nei film.

«Come posso spiegarti?», domandò più a se stesso che a me, cercando la risposta nel soffitto di camera mia. «Quando la vedi, quando la guardi negli occhi… Tutto il resto perde significato, e tu cominci a vivere solo e soltanto per lei. È un’emozione grandissima, ti disarma… Lei diventa il tuo centro di gravità, e lo sarà sempre».

«Però, conosci bene ciò che si prova», dissi, sospettosa. «Ti è mai successo? Hai mai avuto l’imprinting?».

Lui sorrise. «Siamo gelosi, eh?», esclamò, baciandomi la fronte. Borbottai qualcosa, imbarazzata. «Comunque», continuò Jake, «l’imprinting è uno solo.   E no, a me non è mai successo».
Quando lo disse, non seppi se sentirmi sollevata o disperata: sollevata, perché non l’aveva ancora avuto, quindi potevamo stare insieme; disperata perché non l’aveva avuto con me. Quindi, non ero io la sua anima gemella. Il suo vero amore era ancora là fuori, e un giorno l’avrebbe trovato, lo avrebbe incontrato. E a quel punto, io cosa avrei fatto? Come sarei riuscita a sopravvivere senza Jacob? Probabilmente, se non ero io il suo imprinting, un motivo c’era: forse non eravamo nati per stare insieme. Quindi, qual’ora avesse trovato la felicità con la ragazza giusta, veramente adatta a lui… avrei dovuto esserne felice. Ma la mia parte egoista irruppe potente, e smentì quel pensiero, sperando ardentemente che Jake non la trovasse mai.
Mi sentii un mostro.

«Conosco ciò che si prova perché l’ho visto nella testa di Sam». Jacob interruppe le mie elucubrazioni, e mi voltai verso di lui, sorpresa.
«Sam ha avuto l’imprinting? Con Emily?».
«Sì, anche se non è stato per niente facile…», mormorò, perso nei suoi pensieri. Rimase muto per qualche istante, per cui lo esortai a continuare.

«Come mai? Non hai detto che è una cosa… immediata?».

«Non è stato difficile in quel senso. Sono state le conseguenze a quell’imprinting a… complicare tutto», spiegò Jacob, cupo in viso. «Sam era fidanzato con Leah, ma poi ha incontrato Emily… E di Leah non gliene è importato più nulla. Continua a volerle bene, ma lei è ancora innamorata… E lui deve stare con Emily, non ha alternative». Strinse i denti sulle ultime parole.

«Ma Emily e Leah sono cugine! Come ha potuto Sam? E in che senso ‘deve’? Lui è costretto ad amare Emily?». Che situazione orribile! Chissà come deve essersi sentita Leah…

«Sì, Emily e Leah sono cugine. Certo, Sam è felice col suo imprinting… Però sì, è un po’ come se fosse obbligato a stare con lei, tutta colpa di queste stupide magie», rispose, rabbioso. «Il tutto è stato peggiorato dal fatto che Sam non poteva dire niente a Leah del suo essere licantropo. È stato difficile anche per lui, comunque, perché è stato il primo a trasformarsi in lupo, e non aveva nessuno che gli spiegasse come funzionava. Era completamente solo. Leah ha perso la testa: Sam è sparito per un po’ di tempo, poi è tornato, ma non era più lui. Lei sentiva che c’era qualcosa che non andava, ma Sam non le poteva dire niente. Poi è successo quel casino dell’imprinting».

«Ma Emily sa tutto, però», protestai.

«L’oggetto dell’imprinting può essere messo a conoscenza del segreto», ribatté Jacob, facendo spallucce.
Ciò che era successo a Sam, Leah e ad Emily sembrava il pronostico di ciò che sarebbe successo a noi, più o meno. Mi sentii assalire dalla nausea e gli occhi mi si riempirono di lacrime.

Jacob se ne accorse. «Che c’è Bells? Perché piangi?».
Tentai disperatamente di ricacciare indietro le lacrime e attenuare i singhiozzi, con scarso successo. «È… è una storia triste», spiegai, ma mentivo.

Appoggiò la sua testa alla mia, e mi strinse forte. «Lo so», sospirò, triste.

«E se… se dovesse succedere a te?», chiesi in un sussurro, vanificando ogni tentativo di trattenermi.

«Non succederà», affermò, duro, senza darmi nemmeno il tempo di terminare la domanda. Aveva iniziato a tremare.

«Ma mi è sembrato di capire… che sia una cosa incontrollabile», balbettai, piano. Rimase in silenzio per qualche secondo, poi il tremolio si fermò, e il suo viso si espanse in un espressione neutra.

«Infatti lo è. Ma non per gli alfa purosangue come me».
La sua risposta mi lasciò basita: non avevo idea di ciò che stesse dicendo. Lo guardai, sorpresa. «Che intendi dire?».

«Un alfa o chi ha una discendenza pura quando è innamorato e ha un legame molto forte con una persona con la quale non ha avuto l’imprinting… ecco, non lo subirà mai con nessun’altra. O se lo subirà, avrà la forza di contrastarlo», spiegò, con un tono di voce strano.

«Jake, ma tu non sei l’alfa. Di discendenza pura sì, però… E Sam è il capobranco. Se fosse davvero possibile, non credi che–».

«Sam non è il vero alfa», sputò, interrompendomi. Aveva la mascella tesa, sembrava a disagio. Rimasi allibita, a fissarlo con gli occhi spalancati, sconvolta. Non riuscivo a capire dove volesse arrivare.

«Per diritto di nascita, come erede di Ephraim Black… Dovrei essere io il vero capobranco, non Sam. Per questo lui non è riuscito a…». Si fermò, stringendo le labbra. Era nervoso.

«A contrastare l’imprinting?».

«Già».
«E… non vuoi essere tu l’alfa?», domandai in un sussurro.

«No», rispose, laconico, abbassando lo sguardo.

«Perché?».

«Sarebbe soltanto un problema in più. Sam si è trasformato per primo, perciò è lui l’alfa. Fine della storia», disse, chiudendo bruscamente il discorso. Rimasi in silenzio, aspettando che si calmasse, anche se non riuscivo a capire tutta quella ritrosia a reclamare il suo diritto di vero capobranco. Forse mi era incomprensibile perché non ero un licantropo, e certe ‘questioni’ non le potevo capire. Eppure, non riuscii a frenare la fantasia di un Jacob alfa…

«Capo Jacob», sussurrai, piegando le labbra in un mezzo sorriso. Jake ridacchiò.

«Bleah, suona davvero male», esclamò, con finto tono di disgusto. Scoppiai a ridere e mi rilassai sul suo petto, pronta ad addormentarmi: come previsto, parlare mi aveva fatto venire sonno. Sbadigliai.

«Su Bells, dormi ora», sussurrò, dandomi un ultimo bacio sulle labbra e accarezzandomi un braccio.

«Sì», balbettai, mentre con un piede ero già nel mondo dei sogni.
Quando più tardi se ne andò, però, me ne accorsi: persa nell’annebbiamento da dormiveglia, lo vidi mentre mi copriva e mi dava un bacio sulla fronte, per poi sparire, saltando giù dalla finestra. Mezzo secondo dopo, crollai definitivamente.
Ma quella notte – non saprei dire se grazie all’acchiappasogni o a Jake – stranamente non ebbi nessun incubo.

 

Angolo Autrice ~
Secondo aggiornamento distante solo 8 giorni da quello precedente *.* Sono un mito! XD
In teoria, adesso dovrei studiare la Costituzione e tutte quelle cagate là, dato che devo recuperare il 4 della verifica di diritto… Ma avevo voglia di finire e aggiornare
:]
Accipigna, questa volta ho ricevuto solo quattro recensioni T_T Ma io mi chiedo, dove sono tutti i 47 che mi seguono i 33 che mi preferiscono? Cattivi ç_ç Scherzo XD

Uh uh, in questo capitolo si è parlato della spinosa questione dell’imprinting… So  può essere un argomento palloso e che magari alcuni (come me =.=) odiano… Però mi sembrava giusto spiegarlo alla tonna :] Non sia mai che non si faccia pare mentali per un capitolo, eh! SACRILEGIO! XD Un avviso, comunque: non prendete troppo sul serio la storia dell’alfa che riesce a respingere l’imprinting… perché non è vera J È molto semplicemente una bugia che si è inventato Jacob, e più avanti (mooolto più avanti, verso la fine mi sa °_°) capirete il perché. E comunque, mi è servita per riallacciarmi al fatto che Jake dovrebbe essere il vero alfa, dato che Bella non sapeva nemmeno questo. Ecco tutto (:


Ah, questa è la copertina di questa storia! Che ne pensate? :3
http://img30.imageshack.us/img30/7782/copiadijacobbellafanfic.jpg

Ma ora basta indugiare, rispondiamo alle recenZioni, ja! XD


marpy
: Oh, Marpiuccia cara, sei sempre così biscottina :3 Sono contenta che tu abbia apprezzato il modo in cui io interpretato i pensieri di Bella e le sue ‘ambiguità’. E concordo su ciò che hai detto di Jake: quel ragazzo d’oro ha di bello che non vuole sforzare Bella, e secondo me è una cosa importantissima. E avrà modo di mostrare questa sua qualità molto presto, anche in questa storia J Grazie ancora, per tutto <3 Un bacione :*

Zio_Legend: Nuooo che figata! Il mio primo recensore maschioooo *O* Sono gioie che ogni autrice di storie love-love dovrebbe provare, almeno una volta nella vita *_* (okay, mi ricompongo).

Comunque, waaa non so che dirti! Ti ringrazio per tutti quei complimenti *_* Comunque… Direi che no, non cerco assolutamente di imitare la cara zia Steph, perché non oserei mai fare un confronto simile. È il mio stile e basta, e sono contenta che voi lo troviate scorrevole (:
Uhm… Io non ammiro Edward, anzi lo detesto, e detesto la tonna! Però sull’adorazione/ammirazione per Jake ci troviamo estremamente d’accordo, che è meglio *il puffo era Quattrocchi XD*

Comunque ho notato che sorvoli molto e scleri parecchio *_* Mi piaci, ragazzo!
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto :D Un bacione <333

 

_Starlight_: Ma io dico: W LE ARANCE AVARIATE! Caraaaa le tue recensioni sono sempre così spisciose e sclerate che quando viene il momento di risponderti non so che dirti :D
Come al solito, GRAZIE DI CUORE??? Sono sempre così contenta dell’entusiasmo che dimostri che non mi sembra vero *_* GRAZIE GRAZIE GRAZIE! <3

Però la prossima volta che devo descrivere qualcosa ti faccio un fischio e lo scrivi tu! E smettila di dire che le tue descrizioni sono bollettini metereologiciiii >< Topina scema <3
Oh, e viva gli scambi equi! XD

Ti voglio bèèèèène FVa :3 Un bacionèèèèè <333

Caty_Mony: Donna senza fede, mi sono veramente offesa ù_ù Ma cheee, scherzo :3 Beh, non ci ho messo tanto ad aggiornare, no? Solo otto giorni, mentre prima pubblicavo un capitolo al mese, quindi… >:3
However, capiscio la tua invidiaaaa >< anche io voglio essere al posto di Bella! E anche io adovo Aro *ç* Non trovi che Michael Sheen sia stato bravo a interpretarlo? *-* Anche se in certe riprese aveva l’aria un po’ da coglione… bwahahaha XD
Spero che ti sia piaciuto anche quesssssto, adorabile Caty_Mony :3 (chi sei tra le due? XD)
Un bacione <333

 

È tutto gente, torno a studiare diritto -.-’’’

Vi amoooooo! <3
E ti amo, Jake <3

xoxo

Bea :3

 

Ps: Quel “«Capo Jacob»” l’ho pigliato da Eclipse (:

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Capitolo 12
*** Equilibrio ***


Eyes On Fire

Eyes On Fire
Capitolo 11
Equilibrio

 

 

La settimana che seguì fu una delle più serene e gioiose degli ultimi tempi. Vivevo le mie giornate al fianco di Jacob con uno spirito diverso: non cercavo più il pericolo per sentire la voce di Edward e non mi servivo della complicità di Jake per assumere le vesti di ragazza incosciente, ma stavo con lui perché era l'unica cosa che volevo, l'unica cosa che mi facesse stare bene. Ed era molto più sano che cercare di uccidermi per sentire una voce. I miei sentimenti per Edward, tuttavia, non erano scomparsi e la ferita che mi pulsava dentro, anche se anestetizzata dall'amore di e per Jake, c'era ancora e riuscivo a sentirne la presenza. Faticavo ancora a pronunciare il suo nome e cercavo di non pensare a niente che lo riguardasse, compresa quella telefonata – della quale io e Jake non parlammo più –. Ma amavo Jacob, e avevo bisogno di lui come dell'aria: se prima mi era difficile immaginare una vita senza Jacob, da quel momento mi parve assolutamente impensabile.
 Era una sensazione strana e difficile da spiegare. Era come se il mio cuore fosse diviso in due parti: una metà per Jacob e una metà per Edward. Una parte sana e l'altra sanguinante. Il mio amore per Jake maturava di giorno in giorno, e più stavo con lui più la sua metà aumentava impercettibilmente, contatto dopo contatto. Ciononostante mi sentivo in colpa con Jake, perché mi sembrava di non dargli in cambio l'amore che lui donava a me, ma a giudicare da come si comportava quando stavamo insieme, non sembrava essere un problema, per lui.
Quando non era impegnato a dare la caccia Victoria – che sembrava essersi nascosta a nord – passava con me più tempo possibile: facevamo lunghe passeggiate sulla spiaggia, gli facevo compagnia mentre dava qualche ritocco alle moto o ci stabilivamo sul divano a guardare la tv abbandonandoci alla pigrizia. Giovedì si presentò dopo pranzo a casa mia annunciando che, avendo preso una “giornata di riposo”, avremmo fatto una gita fuori porta, rimanendo a Port Angeles fino a sera. Passammo le prime ore del pomeriggio a girare per il centro mano nella mano, guardando le vetrine e godendoci il pullulare di persone sui marciapiedi; davamo abbastanza nell'occhio: Jacob era un armadio a due ante, alto e abbronzato – bello come il sole, tra l'altro – mentre io ero bassa, pallida e sotto gli occhi figuravano due belle occhiaie, souvenir ormai abituale degli incubi che continuavano ad assillarmi – purtroppo l’acchiappasogni non sempre funzionava –. Verso le sei Jacob mi trascinò al cinema, perché voleva vedere un film d’azione appena uscito. Mi venne in mente quella volta che con noi era venuto anche Mike: il ricordo mi fece sorridere, soprattutto quando ripensai a quanta paura avevo di approfondire il rapporto tra me e Jacob, quanto mi sforzassi di tracciare confini chiari.
A circa metà proiezione, Jacob – che aveva finito il suo secchiello di pop corn formato famiglia già da un pezzo – mi sussurrò che si stava annoiando: non feci in tempo ad assimilare le sue parole che mi ritrovai le sue labbra incollate alle mie. Utilizzammo quel metodo anti-noia fino alla fine del film.
Una volta usciti dalla sala, Jacob iniziò insistentemente a lamentarsi che aveva fame.

«Ma sei hai mangiato fino adesso», lo rimbrottai, mentre ci dirigevamo mano nella mano verso la sua Volkswagen.

«Uffa Bells, perché dimentichi sempre che sono un licantropo?», si lamentò, piantando il muso. Alzai gli occhi al cielo, slacciando la mano dalla sua e stringendomi a lui; il suo braccio mi circondò immediatamente le spalle. «Perché ti trovo molto umano», ammisi, sorridendo, e alzai il volto verso il suo per guardarlo bene in faccia. Sorrise brevemente, poi tornò a immusonirsi. L’avevo capito che scherzava.

«Okay, molto carino», concesse, sbuffando, «ma questo non cambia il fatto che sono un licantropo, ed essendo un licantropo ho il mio stomaco. Il mio pancino mi grida di mettere qualcosa sotto i denti, perciò ora andiamo a mangiarci una pizza».

Scoppiai a ridere, notando l’andatura con la quale accelerò il passo. «Sei peggio di un bambino, Jake», dissi allegra, scuotendo la testa.

Lui mi guardò di sottecchi, lanciandomi uno sguardo malizioso. «Ti piaccio anche per questo, piccola», ghignò sornione. Arrossii di botto, aggrottando le sopracciglia. Alla mia reazione imbarazzata si mise a ridere. Salimmo sulla Volkswagen, e finimmo per cenare in una pizzeria che dava sul molo. Era un locale carino e molto accogliente; la cameriera ci fece accomodare al nostro tavolo ‘improvvisato’, e la incenerii con lo sguardo quando notai il modo sfacciato in cui fissava Jake. Non dissi una parola, e quando ci fummo sistemati piantai i gomiti sul tavolo, immusonendomi. Jacob se ne accorse e, ovviamente, approfittò dell’occasione per stuzzicarmi.

«Bells, che hai? Perché sei così silenziosa?», domandò, con aria innocente palesemente falsa. Lo guardai malissimo. «Niente», borbottai, iniziando a fissare il tavolo.

Lui ridacchiò, sfiorandomi una guancia. «Hai notato come mi guardava la tizia?».

«Impossibile non accorgersene», sputai, fissandolo.

«Ehi, che centro io?», domandò, alzando le mani come se fosse stato accusato di un reato col quale non aveva niente a che fare. «Non è colpa mia se sono bello!».

«No, hai ragione. Non è colpa tua», dissi, acida.

«Infatti! E non è colpa mia nemmeno se la cameriera mi fissa», si difese. Incrociò le braccia al petto, facendo risaltare i muscoli sviluppati sotto la pelle ramata. Sentii lo stomaco stringersi. Aveva ragione, dannazione. Era davvero bello.

Concentrati, Bella. Tu sei arrabbiata, pensai.

Adoravo litigare con Jake, ci faceva sembrare così, come dire, veri. 

«Sì, non è colpa tua».

«Allora perché ti arrabbi?», chiese, gesticolando.

«Per come ci sguazzi dentro! Sai che mi ha dato fastidio e ne approfitti per punzecchiarmi», lo accusai, guardandolo truce.

«Oh, ma lo sai che adoro farti arrabbiare», disse, avvicinando la sua sedia alla mia. Iniziò insistentemente a fissarmi con i suoi occhi profondi, e sentii la mia maschera da arrabbiata crollare definitivamente. Per qualche secondo mi guardò assorto, poi un lampo tra il divertito e il malizioso gli guizzò nello sguardo. Posò una mano sulla mia guancia e mi attirò lentamente a sé.

«Sei ingiusto», sussurrai, poco prima che le sue labbra si appoggiassero alle mie. In quel preciso istante, come spesso accadeva quando mi baciava, dimenticai tutto il resto, e mi lasciai andare con eccessivo trasporto. Quando si staccò da me rimasi qualche secondo con le labbra ancora sporgenti e feci per dire qualcosa, ma mi bloccai quando vidi la cameriera di prima che mi fissava infastidita. Sorrisi sotto i baffi, ringraziando Jake: capii immediatamente perché mi avesse baciata così improvvisamente.

«La signorina desidera qualcosa?», domandò, stizzita, ma cercò di sorridere.

Non guardai nemmeno il menù che mi porgeva. «Una pizza doppia mozzarella e una cola», dissi, sorridendo melensa.

«Doppia mozzarella? Cavolo Bells, vuoi diventare ancora più bianca?», domandò Jacob, guardandomi interdetto. Scoppiai a ridere, e gli tirai una pacca sulla spalla. «Scemo!».

La cameriera aspettava che Jacob ordinasse, seccata. Lui se ne accorse.

«Oh, mi perdoni signorina», si scusò, sfoderando un sorriso mozzafiato. La ragazza spalancò gli occhi, quasi fosse rimasta accecata. «Allora, io prendo una pizza coi peperoni e una doppia porzione di patatine fritte. Da bere… Ma sì, mi porti una birra», disse Jake allegro. Lei fece per prendere nota, ma la bloccai, guardando male Jake.

«No, signorina, una coca anche per lui». Jacob sbuffò e provò a ribattere, ma gli mollai un calcio sotto il tavolo. Mi feci un male tremendo, ma strinsi le labbra, lasciandomi sfuggire soltanto un gemito: non volevo dargli anche quella soddisfazione. Con la coda dell’occhio, lo scorsi mentre ghignava maligno. Sospirai, rassegnata: in un modo o nell’altro, l’aveva sempre vinta lui.

Il resto della serata trascorse piacevolmente e mi divertii moltissimo, come sempre, d’altronde: in compagnia di Jacob ridevo spesso e mi sentivo felice. Finito di cenare, mi riaccompagnò a casa: il viaggio di ritorno fu molto breve, o almeno, così mi sembrò. Forse, speravo solo che il momento in cui avrei dovuto salutarlo si facesse sempre più distante, invece arrivammo in un batter d’occhio di fronte alla casa di Charlie. Sospirai, e scesi dall’auto.

«Ehi, Bells», mi chiamò lui, allungandosi e sporgendosi verso il mio sportello. «Nemmeno un bacio?».

Lo guardai, confusa. «Non ti fermi cinque minuti?», domandai.

Lui abbassò lo sguardo, dispiaciuto. «Purtroppo no. Ho promesso a Sam che non appena fossi tornato da Port Angeles, mi sarei trasformato», ammise, attento alla mia reazione. Tornai a sedermi sul sedile e mi avvicinai a lui, buttandogli le braccia al collo. Sentii la sua mano affondare tra i miei capelli e spostare la mia testa dalla sua spalla. Mi baciò, mentre io stringevo le braccia dietro alla sua schiena. Cercai di assorbire dal suo corpo più calore che potevo, per affrontare con più coraggio la notte che mi attendeva, e lo strinsi forte.

Era uno di quei nostri baci un po’ amari, quelli che precedevano una “separazione” indesiderata. Jacob aveva un compito pericoloso, e quel bacio era sempre un po’ più intenso degli altri… non osavo nemmeno pensarci, ma sapevamo entrambi perché lo facevamo in un certo modo: casomai fosse stata l’ultima volta che ci vedevamo… Rabbrividii e tesi la mascella, mentre sentivo gli occhi gonfiarsi inspiegabilmente di lacrime. Trattenni a stento un singhiozzo. Jacob si separò da me, e mi asciugò una lacrima dispettosa che stava scivolando sulla mia guancia fredda. «Bells, su, non piangere», mormorò dolce, dandomi un bacio sulla fronte.

«No, scusa», balbettai, sfregandomi gli occhi col braccio per scacciare le lacrime. Lui mi sorrise, triste: la voglia di stare con me gliela leggevo negli occhi, ed ero sicura che nel mio sguardo c’era lo stesso desiderio.

«Dai, ti lascio andare», borbottai, voltandomi per scendere. Quando fui fuori dall’auto chiusi la portiera e Jake abbassò il finestrino, sporgendosi verso di me. «Bells… Credo che da domani non riusciremo più a vederci molto spesso», mi disse, cupo in viso. «Ho chiesto qualche giorno di vacanza a Sam per non trascurarti troppo… Ma la prossima settimana ricominci la scuola, e spero che non ti dispiaccia passare questi tre giorni da sola», spiegò.

«Tranquillo, Jake. Non preoccuparti, me la caverò», affermai, per nulla convinta; gli sorrisi, cercando di rassicurarlo. «Però… Almeno un paio di telefonate per assicurarmi che stai bene me le farai?».

«Ma certo, tesoro!», esclamò, come se la questione fosse scontata. Gli sorrisi, allungandomi verso di lui per dargli un breve bacio. Quando mi staccai, gli passai una mano tra i capelli.

«Buonanotte, Jacob. State attenti», sussurrai.

«Come sempre, Bells. Fai bei sogni, piccola», disse, e mi baciò la mano che era scesa sulla sua guancia.

Annuii, cercando di sorridergli, e mentre metteva in moto mi salutò con una mano. Poi si allontanò con l’auto, finchè i fari posteriori non divennero invisibili nel nero della notte.

 

***

 

Quei tre giorni senza Jacob si rivelarono, come previsto, un vero inferno. Era come se il tempo avesse cominciato a scorrere in una maniera esasperatamente lenta, mentre mi sentivo soffocare dalla solitudine. Per occupare quel vuoto e impedire all’ansia e ai brutti pensieri di assillarmi, avevo deciso di impegnare tutte le mie energie nella montagna di compiti che mi era stata assegnata per le vacanze di primavera, che sarebbero terminate quel lunedì.

Ma, come al solito, anche i compiti si rivelarono troppo pochi, e mi ritrovai a passare il sabato e la domenica a girovagare per casa come un fantasma.

Charlie era preoccupato, e pensava che quella lontananza da Jacob fosse stata la conseguenza di un litigio.

«Bells», mi disse, sabato mattina, mentre me ne stavo accucciata sul divano a fingere di guardare la televisione. «Ma tu e Jacob… Insomma, va tutto bene tra di voi?».

Lo guardai perplessa. «Sì, papà, perché?».

«Beh, è da giovedì che non vi vedete… Avete litigato per caso? Non è che vi siete lasciati? Ti ha fatto qualcosa?». L’indecisione con la quale aveva iniziato la frase aveva subito lasciato posto all’agitazione, probabilmente dettata dalla paura che un probabile, secondo abbandono mi avrebbe di nuovo annegata nella depressione. Risi debolmente. «No, papà, con Jake va tutto a meraviglia, stai tranquillo». Charlie sembrò tranquillizzarsi, quindi continuò a prepararsi per andare a pesca.

In quelle giornate particolarmente grigie, gli unici momenti di serenità erano quando Jacob mi telefonava la sera. Parlavamo poco di Victoria, giusto le informazioni necessarie; più che altro, mi chiedeva cosa avevo fatto durante il giorno. E quando lui parlava, non prestavo molta attenzione a ciò che diceva, ma mi concentravo sul suono della sua voce, che mi mancava così tanto. Sapevo che avrebbe preferito venire di persona, ma ero a conoscenza del motivo per cui mi telefonava: si prendeva quei minuti di pausa prima per chiamarmi, poi per riposarsi un po’.

Dopo che mi aveva dato la buonanotte, gli dicevo “ti amo”… ma solo una volta che lui aveva riattaccato, alla cornetta muta, in un sussurro inudibile. Stupida, mi ripetevo.

E poi gli incubi tornavano a perseguitarmi, tutti dello stesso stampo: Edward, buio, foresta, Victoria.

Mi mancava Jacob, tantissimo; non lo vedevo da troppo tempo, per i miei gusti: perciò, quando me lo trovai lunedì mattina alla porta di casa mia, pensai che fosse una visione.

«Ehi Bells, potresti anche abbracciarmi», esclamò sorridente – quanto mi era mancato il suo sorriso! –, quando vide che non riuscivo a spiccicare parola. Ma quando, finalmente, realizzai che Jacob era davvero lì di fronte a me, gli saltai al collo col cuore in gola.

«Jake!», esclamai, stringendomi a lui. Sentii le sue braccia attorno ai miei fianchi, la terra che mi spariva da sotto i piedi. Lui non disse una parola, mentre le sue labbra risalivano lungo il mio collo, mi sfioravano la guancia e incontravano la mia bocca. Mi baciò, passionale, e mi tolse il fiato.

«Mi sei mancato», balbettai, nei pochi momenti nei quali le nostre labbra si separavano. «Tanto».

«Anche tu, Bells, anche tu…», disse, ansimando.

«Ehi, figliolo! Dov’eri finito?». La voce di Charlie ci fece sobbalzare, e Jacob mi rimise subito giù, ma non mollò la presa attorno ai miei fianchi. Affondai il viso nel suo petto caldo, decidendo di ignorare bellamente ciò che mio padre e Jake si sarebbero detti. Non mi interessava.

«Ho avuto un sacco di impegni, Charlie… Scusa se ti ho smollato questa rompiscatole in casa per tre giorni di seguito», disse Jacob, scoppiando a ridere. Mi uscì una specie di ringhio dalla gola, e anche mio padre si mise a ridere.

«Ti fermi a fare colazione?», gli chiese Charlie, mentre Jake mi spingeva in casa.

«Pensavo solo di accompagnare Bella a scuola. Sarei venuto anche più tardi, ma non ce la facevo a starle lontano», disse, per niente imbarazzato, cercando il mio sguardo. Charlie borbottò qualcosa, a disagio. «Deve ancora fare colazione…».

«Non importa, papà. Esco», dissi, gli occhi ancora immersi in quelli di Jacob. Sbattei le palpebre, per concentrarmi. Andai a prendere lo zaino, mi infilai la giacca e diedi un bacio a mio padre, prima di uscire, mano nella mano, con Jake.

Salimmo sul pick-up, alla guida. Nel tragitto verso la scuola parlammo di tante cose, quasi volessimo recuperare tutto ciò che non c’eravamo detti nei giorni di lontananza. Arrivammo molto presto, il parcheggio era quasi vuoto, ma andava bene così. Avrei avuto più tempo per stare con lui.

«Cavolo, Jake, siamo proprio venuti ad aprire la scuola», dissi, voltandomi verso di lui, sorridente. Jacob scoppiò a ridere.

«In effetti, avrei dovuto insistere e obbligarti a fare colazione», proferì, prendendomi il viso tra le mani e avvicinando il suo. «Ma con Charlie attorno non avrei potuto fare questo», sussurrò a un centimetro dalle mie labbra, per poi coinvolgermi in un appassionante bacio. Emisi un suono di assenso, mentre il cuore accelerava i suoi battiti, riempiendomi le orecchie. Lentamente, sentii il mio corpo adagiarsi contro qualcosa di morbido, e mi ritrovai parzialmente stesa sul sedile del pick-up, con Jake sopra di me che continuava a baciarmi.

«J-Jacob», balbettai, rossa come un pomodoro, cercando di concentrarmi. «Ci v-vedranno tutti».

«Chi se ne importa», ruggì piano ghignando, mentre le sue labbra scendevano bramose lungo il mio collo. Buttai uno sguardo fuori dal finestrino, e notai quanto il parcheggio stesse cominciando a riempirsi. Quanto tempo era passato?

«Dai, Jake», dissi a voce un po’ più alta, posandogli le mani sul petto, cercando di sollevarlo. Lui si fermò, immergendo gli occhi neri nei miei. «Scusa», sussurrò, e rimanemmo lì, immobili, a fissarci. Cercai di riprendermi, e gli posai una mano sulla guancia. «Mi accompagni fino all’entrata?», gli chiesi, sorridente.

«Ma certo», disse, e si sollevò. Mi sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, e mi sorrise, divertito. «Cavolo, Bells, non riesco a far altro che saltarti addosso – sospirò – Mi sa che è stata la lontananza…».

Ridacchiai e afferrai lo zaino, apprestandomi a scendere. «Pronto a presentarti al mondo come nuovo ragazzo di Bella Swan?». Lui mi guardò, emozionato, e dentro di me avvertii un moto di compiacimento, quando mi resi conto che ero felice che tutti sapessero di noi. 

«Dici sul serio?», domandò, incredulo.

«Ovviamente no», dissi, fingendomi seria e alzando gli occhi al cielo. «Dai, scherzavo!», mi affrettai a rassicurarlo, quando vidi la sua espressione. «Allora, sei pronto o no?».

«Io sono nato pronto», affermò, con finta arroganza e un ghigno di sfida sul volto.

Scendemmo dal pick-up tra le mie risate, e mi fu subito accanto, la mano stretta alla mia. Lo guardai, sorridendogli, e ci avviammo verso l’ingresso. All’istante, sentii su di noi le occhiate curiose degli studenti, e mi sembrò quasi di sentire i loro pensieri, ovviamente pieni di incredulità.
Mi misi a fissare l’asfalto sotto i miei piedi, finchè non avvertii un paio di braccia sottili circondarmi il collo.

«Bella!», esclamò Angela, a mo’ di saluto. Lasciai la mano di Jake, per ricambiare l’abbraccio.

«Ciao, Angela», dissi, sorridendo imbarazzata. Notai lo sguardo che lanciò a Jacob, e poi quello che lanciò a me: entrambi molto eloquenti. Notai Ben dietro di lei, e lo salutai con la mano.

«Ciao, sono Jacob», esclamò Jake, amichevole, offrendo una mano ad Angela mentre mi circondava la vita con un braccio.

«Piacere, Angela», ricambiò, educata e leggermente timida, e prese la mano di Jake, squadrandolo. «Mi sembra di averti già visto…».

«First Beach, forse? L’anno scorso, quando siete venuti a La Push? La prima volta che ho rivisto Bella, mi sa», ipotizzò Jacob, sorridendo.

«Esattamente… Cavolo, non ti avevo riconosciuto», ammise Angela, ridacchiando, poi prese Ben per mano. «Noi entriamo. Ci vediamo a spagnolo, Bella», mi salutò, poi guardò Jacob, sorrise e mi lanciò un’occhiata maliziosa. «Ciao, Jacob», disse, senza staccare lo sguardo dal mio. Sospirai, pensando all’interrogatorio al quale Angela mi avrebbe sicuramente sottoposto più tardi: che stesse seguendo le orme di Jessica? Mi sentii male.

«Forse è meglio che vada anche io», dissi, con una smorfia. Jake rise del mio tono sconsolato, e mi si parò davanti, prendendomi il volto tra le mani, accarezzandomi le guance per consolarmi. «Tu non vai a scuola?», domandai, stringendo la sua mano contro la guancia destra.

«Non con quella succhiasangue che continua a girare indisturbata», sussurrò, poggiando la fronte alla mia. «Adesso ho cose più importanti da fare che scaldare il banco a scuola», disse, abbracciandomi. Scoppiai a ridere.

«Okay, ti concedo la pausa finché non catturate Victoria. Però sappi che, una volta che tutto questo sarà finito, ti rispedirò a scuola a calci nel sedere», lo avvertii, seria. Non volevo che compromettesse la sua istruzione per certe faccende da lupi… Mi sentivo un po’ una mamma.

«Rompiscatole», disse, e mi baciò con una tale intensità che mi dovetti staccare per riprendere fiato. Lui rise e mi lasciò andare.

«Ti vengo a prendere dopo la scuola, se riesco», promise, arruffandomi i capelli. «Bye bye, piccola», mi salutò, soffiandomi un bacio. Lo salutai con la mano, rimanendo a fissarlo come un’idiota mentre se ne andava. Cercai di riprendermi, e mi tirai uno schiaffo leggero sulla guancia, per svegliarmi. Poi girai i tacchi ed entrai, pronta a subirmi tutte le occhiate dei pettegoli della scuola. Sapevo che sarebbe stata una giornataccia, e ci beccai in pieno: arrivai a fine lezioni stremata psicologicamente, dopo essermi sentita osservata per tutto il giorno. Tra le occhiate che mi avevano lanciato gli studenti in sala mensa e le domande insistenti di tutti i miei compagni di pranzo (escluso Mike, ovviamente, al quale tenevo ancora il muso), l’orario scolastico mi era parso incredibilmente lento, e fu una gioia uscire da scuola. Ovviamente, non appena uscii nel parcheggio, mi guardai attorno, per trovare la figura di Jacob. Il mio cuore mancò un battito quando scorsi una persona dalla pelle bronza che, di primo acchito, mi sembrò Jake. Mi avvicinai sorridendo, quasi mettendomi a correre, ma rimasi sorpresa quando scoprii che, appoggiato al mio pick-up, non c’era il mio Sole, bensì Quil.

«Ehi Quil!», esclamai, abbracciandolo. Era da tanto tempo che non lo vedevo, ed era cambiato veramente molto. «Sei venuto a prendere la tua ragazza?», domandai, maliziosa.

Lui scoppiò a ridere. «Wow, non sapevo che fossimo fidanzati!», esclamò, e a quel punto arrossii di botto, facendo crescere le sue risate. «Comunque, no, la mia ragazza non frequenta questa scuola».

Sorrisi, squadrandolo dalla testa ai piedi. «Accidenti, sei diventato altissimo», esclamai.

Incrociò le braccia al petto, mostrando orgoglioso i suoi muscoli. Come al solito. «Prova a immaginare il perché», disse, e mi guardò, eloquente. Mi ci volle poco tempo per arrivarci.

«Così… Anche tu…», sussurrai, sconvolta. Chissà come l’aveva presa Jacob…

«Già, alla fine anche io mi sono unito alla festa», disse, uno scintillio eccitato negli occhi.

Pensare a Jacob mi fece venire in mente ciò che mi aveva promesso, ma alla fine non si era fatto vedere. Provai una momentanea delusione, offuscata immediatamente da un’altra questione: che ci faceva lì, Quil?

«Mi devi ancora dire cosa fai qui», dissi, cercando di sorridere. Non so perché, ma avevo un brutto presentimento.

Il suo sguardo si fece serio e contrasse la mascella. «Jake mi ha chiesto di venirti a prendere».

«Perché? Che è successo?», dissi, a voce troppo alta, quasi isterica.  

«Ecco, stamattina… Io, Jacob e Paul abbiamo trovato una traccia che conduceva a sud, poi ci siamo divisi. Jacob si è diretto a Goat Rocks, ma Victoria aveva lasciato parecchie scie per confonderci. Però lui ha trovato quella giusta, e lei era ancora lì… Sono arrivati ad uno scontro». Fece una pausa, studiando il mio viso per un secondo infinito. «Jacob è rimasto ferito».

 

 

Angolo Autrice ~

Ho pure aggiornato con un giorno di anticipo, che volete di più, dico io? U_U
Comunque… Yep, siamo già all’undicesimo capitolo! *.* Ed è venuto più lungo del solito! *.*
Vi avviso che nei prossimi succederà il cataclisma, perciò preparatevi (: Il periodo di pace è finito, purtroppo…
Come canta Nelly Furtado, why do all good things come to an end?

C’est la vie, miei tesori :] Ma non preoccupatevi troppo, okay? Nemmeno per Jake, che si è fatto la bua, povero amore :°(


Ma ora passiamo ai ringraziamenti e alle recensioni!
Allora, ringrazio le 52 persone che hanno inserito questa storia ai preferiti e le 39 che la seguono *.*

E adesso recenZioni! Scusate se non mi dilungo tanto ma ho molto sonno =_= (dorme sulla tastiera)

 

Caty_Mony: No no, Jake non avrà l’imprinting con nessuna J Per un secondo ho pensato di farglielo avere con Angela, ma era solo un pensiero come un altro (Aro Quote *ç* Coccoloso & Inquietante! <3), e orribile XD Ma ammettetelo, che per un momento lo avete pensato, quando Angela lo guarda! O no? ._. Però tranquilla, farò soffrire la tonna in altri modi… Bwhahah, sarò un vero mostro >:3 Grazie mille per la recensione, Cate! *.* Sono felice che continui a seguirmi, e spero che questo capitolo non ti abbia deluso ^^ Un bacione!

 

MihaChan: Non posso che essere d’accordo sul fatto dell’amore per Jacob e l’antipatia per la tonna (non piace nemmeno a me! Troppe segheeee, la cocainomane!), siamo uguali, ragazza! E non posso che ringraziarti di cuore per tutti i complimenti che mi hai fatto *///* Uffiiii siete tutte così biscottose <3 Ehm, okay, momento pucciosità over =.= Babbè, spero che questo capitolo ti sia piaciuto :3 Un bacioneee <3

 

_Starlight_: FVaaaa, amoVina miaaa T_T Cacchio, possibile che non sia ancora riuscita a recensirti il capitolo secondo?? Accipigna, questa settimana è stata un casino totale, ed è un miracolo se sono riuscita ad aggiornare! Domani recensisco, anzi, ORA, seduta stante! (Ore 23.55 spaccate ù_ù). Tralasciando i miei scleri… so che posso sembrare noiosa e ripetitiva, ma… GRAZIE, davvero. Grazie mille per il sostegno e l’affetto con cui continui a seguirmi… Cavolooo sei fantastica, e ti voglio bèèèène topina mia *w* Davvero, grazie ancora per tutto <3 Mi auguro che anche questo capittòlo sia stato di tuo gradimento :3 Un bacione <3

 

eia: Okay, adesso mi sento il mostro della palude ._. Mi dispiace tantissimo di aver scritto quelle cose, davvero! Spesso parlo a sproposito, quindi non fateci caso, io scherzavo… Comunque, te lo dico: non sentirti obbligata a recensire se il pairing non è di tuo gradimento, dico sul serio! Capisco cosa provi, e so che al tuo posto e a parti invertite mi comporterei allo stesso modo, perciò ti prego, non sentirti obbligata in nessun modo. Se vuoi continuare a seguirmi non può che farmi piacere, ma non voglio che tu ti senta costretta a recensire J

Comunque, su una cosa siamo d’accordo: l’odio per la tonna è_é
Scusami ancora tantissimo! Un bacione <3

 

marpy: Tranquilla Marpiuccia cara, Jake non avrà l’imprinting con nessuno più avanti (: Yeah, i nostri due amati piccioncini cominciano davvero a rilassarsi un po’ ed andare leggermente oltre i limiti imposti dalle turbe mentali della nostra carssssissima Bella (seee come no =.=), ma la meta è ancora lontana, e i problemi d’ora in avanti saranno molti. Ma tutto, in qualche modo, si sistemerà… Penso :3 Spero che questo capitolo ti sia piaciuto ^^ Alla prossima, e grazie di tutto! Un bacione <3

 

Anche per questa settimana ho dato, gente XD
Al prossimo capitolo, il 12 *.*
Vi amo, ricordatelo ù_ù STARFISH IS LOVE YOU! *sparla*

Xoxo

Bea :3

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Capitolo 13
*** Angoscia ***


Eyes On Fire

 

Eyes On Fire

Capitolo 12
Angoscia

 

 

«Bella!», mi chiamò Quil, mentre aggiravo il pick-up di corsa e mi mettevo al posto di guida, con le lacrime agli occhi.
Jacob è ferito, Victoria gli ha fatto del male, continuavo a pensare ininterrottamente e quel pensiero mi stava soffocando. Quil picchiò sul finestrino, facendomi sobbalzare, mentre con le mani tremanti cercavo le chiavi del furgone. «Fermati, Bella!».
«No! Voglio andare da Jacob», gridai, disperata, tentando di mettere in moto.
«Non puoi guidare in quello stato», disse, salendo dalla parte del passeggero.
«Io devo andare da lui!», gli urlai di nuovo addosso. Perché non voleva capirlo?! Improvvisamente, mi strinse, per tenermi ferma.
«Ascoltami, Bella», mi ordinò, serio. «Jacob sta bene. Si è rotto spalla braccio e destri, ma mio nonno lo ha già curato. Sta dormendo, adesso». Le sue parole mi calmarono un po’, perciò cercai di riprendere il controllo di me stessa.
Mi resi conto che forse avevo esagerato. Quil mi lasciò andare e prese il mio posto al volante, facendomi scivolare nel posto del passeggero. Mise in moto e partì a velocità moderata, meta La Push.
Il viaggio fu molto silenzioso, con lui che teneva gli occhi ben piantati sulla strada e io che guardavo fuori dal finestrino, preoccupata. Il mio flusso incoerente di pensieri venne interrotto dalla voce di Quil, che mi aveva detto qualcosa.
«Accidenti, Bella… Non pensavo che tenessi così tanto a Jacob!», esclamò, sorpreso. Io lo guardai di sbieco. Come poteva affermare che non tenessi abbastanza a Jake per preoccuparmi per lui? Jacob… ormai Jacob era tutto per me.
«Pensavi male», dissi, indispettita.
«Cioè, non fraintendermi, Bella. So che gli vuoi bene, però… Oh, al diavolo! Scusami, non avrei dovuto dire quelle cose», disse alla fine, impacciato. Io sospirai, decisa a sorvolare, però lui parlò di nuovo.
«Il fatto è che ho visto nella mente di Jake che state insieme… Come state insieme… E pensavo fossero solo delle sue fantasie», ammise, ridacchiando.
«Maledetta telepatia lupesca», borbottai, rossa come un pomodoro. Quil scoppiò a ridere. «Sì, è una bella seccatura. Ma devi prendertela con Jake, se pensa a te in continuazione», aggiunse, lanciandomi un’occhiata di intesa, che non voleva essere per nulla maliziosa.
«Anche lui è sempre nei miei pensieri», confessai di getto, sorridendo imbarazzata. Quil mi diede una pacca leggera sulla spalla.
«Non l’avrei mai detto che sareste arrivati a questo punto! Cioè, avevo capito che era Jake quello più coinvolto, sin dalla prima volta che vi ho visto in garage», disse, un guizzo divertito negli occhi scuri. Probabilmente si stava ricordando di quanto lui ed Embry lo avevano preso in giro. Risi anche io.
«Ma Jake mi aveva raccontato della tua situazione di allora, perciò pensavo che sareste stati sempre e soltanto amici», continuò, attento alla mia reazione. Probabilmente sapeva, sempre grazie a Jacob, che non era facile per me parlarne.
«Le cose cambiano», affermai, serena e con noncuranza.
«Concordo», asserì, un po’ malinconico. I suoi occhi, per chissà quale motivo, si fecero tristi. Cercai di distrarlo.
«Ehi, ma tu hai l’età giusta per guidare?», gli domandai critica, indicando con un dito le sue mani, che stringevano il volante, con fare accusatorio.
Lui alzò gli occhi al cielo, e mi ricordò immediatamente Jacob.
«Diciamo di sì», disse, calcando molto sulla parola “diciamo”.
«Ricorda che mio padre è un poliziotto… potrebbe farti una multa», lo avvertii, fingendomi seria.
«Allora dovrebbe farla anche a Jacob», ribatté, furbo, lanciandomi un’occhiata maliziosa. «E non mi riferisco solo al fatto di guidare senza patente».
Sentii il mio viso andare a fuoco, e voltai di scatto lo sguardo, stringendo le labbra imbarazzata. Quil esplose in una risata sguaiata, poi si fece improvvisamente serio.
«Eccoci», mi avvisò quando ci ritrovammo davanti alla casa di Emily.
Scesi in fretta, tenendo fisso lo sguardo sull’abitazione; Quil si materializzò al mio fianco e mi posò una mano tra le scapole, per farmi avanzare verso l’ingesso. Non sapevo in che condizioni era Jacob, e avevo paura di vederlo, magari, sofferente… Deglutii rumorosamente e bussai.
Ovviamente, venne ad aprirmi Emily. «Bella», disse, e mi abbracciò.
«C-come sta?», mormorai, con un groppo in gola. Lei si scostò da me, sorridendo per metà.
«Dorme», mi assicurò, mentre nello stesso istante allungavo il collo oltre la sua spalla per cercarlo. Emily mi intercettò.
«L’abbiamo sistemato in camera mia», disse, prendendomi per mano. «Sul divano non ci stava».
«Perché non l’hanno portato da Billy?», domandai, ansiosa. Stavamo attraversando il soggiorno, per infilarci in un corridoio abbastanza piccolo, dove si affacciavano delle porte.
«Era da mia zia, come sempre», mi informò, aprendo la più vicina.
Una rapida occhiata e lo trovai, steso sul letto matrimoniale di Emily, a petto nudo, con gli occhi chiusi e delle fasciature che gli avvolgevano la parte destra del corpo. Aveva il bendaggio tipico di chi si era rotto un braccio. Mi avvicinai a lui, piano, e mi appostai sul bordo della sua parte di letto, attento a non scuoterlo. Era pallido, o meglio, meno abbronzato del solito.
«Sembra stravolto», dissi, sull’orlo delle lacrime. Gli sfiorai leggermente le occhiaie che gli si erano formate.
«Era parecchio stanco», sospirò Emily, posandomi una mano sulla spalla. «E questo ha giocato a suo sfavore… è svenuto, poi si è risvegliato, ma Quil ha dovuto riaddormentarlo per spezzargli le fratture». Ebbi un fremito, immaginando quanto il mio Jacob potesse aver sofferto.
Amore, pensai, quando gli accarezzai una guancia. Chinai la testa e mi sfuggì un singhiozzo.
«Bella», proferì Emily, dolce. «Non devi preoccuparti: Jake starà bene. Si rimetterà presto… È in questo stato perché ha accumulato stanchezza, ma lui è forte. Licantropo, ricordi?».
«Sì», mormorai debolmente. Le sorrisi, imbarazzata. «Posso stare un po’ da sola con lui?».
«Certo», disse Emily sorridendomi, mentre Quil annuiva con convinzione. Uscirono dalla camera e mi lasciarono sola con Jake. Iniziai a toccargli il viso, gli passai le mani tra i capelli corti, seguii il contorno delle sue labbra. Guardai per bene il suo viso stanco, e mi sentii uno schifo: Jacob aveva rischiato la vita e si era pure fatto del male per me… Dannazione, perché trovavo sempre il modo di ferirlo, sia fisicamente che emotivamente? Una parte di me si rendeva conto che era un sentimento del tutto irrazionale, eppure non riuscii a soffocarlo.
Mi sentii attanagliare lo stomaco da una morsa, quando ipotizzai ciò che sarebbe potuto accadere al mio sole, e mi sentii sbriciolare. I miei pensieri macabri si interruppero quando lo sentii mugugnare, e vidi mente stringeva gli occhi, segno che si stava svegliando. Gli serrai una mano nelle mie con la forza di una piuma, mentre aspettavo che aprisse gli occhi, impaziente. Sembrava confuso, e riprese conoscenza poco a poco; mi squadrò per qualche istante, poi parlò, incerto e roco: «Bells…».
Io annuii, le lacrime agli occhi. «Sì, sì Jake, sono io». Mi sporsi verso il suo viso e non resistetti all’impulso di dargli un bacio. La sua mano sinistra mi toccò la guancia e mi scostò: ritrovai il suo sguardo perplesso a pochi centimetri di distanza. «Ma… dove mi trovo?», chiese, con la voce impastata.
«Sei a casa di Emily… Sei rimasto ferito in uno scontro con Victoria», gli raccontai, rabbrividendo. «Mi hai fatto venire a prendere da Quil, non ricordi?». Sembrò pensarci su, e strinse gli occhi per cercare di ricordare. «Non molto».
«Come ti senti?», gli domandai, ansiosa. Lui fece segno di stendermi accanto a lui, dalla parte sana del suo corpo. Annuii e girai intorno al letto, sistemandomi accanto a lui cercando di scuoterlo il meno possibile. Posai la testa sulla sua spalla e stringendogli il braccio sinistro.
Sospirò, sorridendo. «Adesso sto bene. Anche se mi sento un po’ stanco».
«Dirò a Sam di darti qualche giorno di pausa», dissi, aggrottando le sopracciglia. Se Uley lo avrebbe rimandato al “lavoro” subito il giorno dopo, se la sarebbe vista con me.
«Non preoccuparti, Bells. Probabilmente mi basterà fare una bella dormita e domani sarò già in forma splendida», disse, baciandomi la fronte; sembrava sincero. Effettivamente lui era un licantropo, e probabilmente aveva bisogno di meno tempo per rimettersi in sesto.
Lo sapevo, eppure mi opposi fermamente. «No. Tu riposi per qualche giorno, non voglio sentir ragioni», replicai, alzando la voce, cercando di essere decisa. Lui si mise a ridere, scompigliandomi i capelli. «Sei davvero una piccola rompiscatole», mi prese in giro, ghignandomi provocatorio.
Piantai il muso. «Scusa tanto se mi preoccupo per te», dissi, riducendo gli occhi a due fessure per fissarlo, truce; lui, per tutta risposta, continuò imperterrito a esibire quel sorriso di sfida. Allora mi alzai col gomito destro, chinandomi su di lui, e gli posai la mano sinistra sul volto.
«Non farmi arrabbiare», ringhiai.
Poi, a sorpresa, lo baciai con passione, felice del fatto che era di nuovo lì, con me. Che non gli era successo nulla. Si alzò fino ad appoggiare la schiena contro la testiera del letto, e infilò una mano tra i miei capelli, giocandoci per avvicinare ancora di più il mio volto al suo. Dopo un po’ si staccò ansimante, e temetti di aver esagerato.
«Scusa», sussurrai, le guance cosparse di un lieve rossore.
«Cazzo Bells, dovrei farti arrabbiare più spesso!», esclamò, senza fiato e con gli occhi luccicanti.
Risi, annaspando. «Idiota», ansimai, stringendogli i capelli e riprendendo a baciarlo. Travolta da quel bacio così intenso, non mi ero nemmeno accorta di essermi alzata sulle ginocchia: praticamente ero più “alta” di Jake, e lui ne aveva approfittato per posare la sua mano bollente direttamente sulla pelle dei miei fianchi. Al contatto, sentii sorprendentemente gli occhi arrovesciarsi all’indietro, e un brivido violento percorrermi la spina dorsale. Le nostre labbra diventarono sempre più bramose, mentre i nostri respiri accelerati battevano l’uno sull’altro. Gli strinsi i capelli con entrambi le mani per avvicinarlo e portargli il volto contro il mio collo, come se volessi guidare le sue labbra. La mano sinistra abbandonò quel disordine selvaggio e scese sul suo petto nudo.
Sentii una fiammata di caldo soffocante avvolgermi. Nella foga, feci risalire le mie dita, che andarono a stingere la sua spalla infortunata; quando sentii il suo lamento provocato dal dolore, mi fermai immediatamente, riprendendo il controllo di me stessa.
«Oddio, Jake, scusami!», lo implorai, sfiorandogli cauta il punto dove lo avevo colpito. «Quanto sono cretina?!», imprecai, arrabbiata. Lui scoppiò a ridere.
«Non preoccuparti, Bells», cercò di rassicurarmi. «Non mi dispiace… Anzi, ripeto: dovresti farlo più spesso».
Lo fulminai con lo sguardo, regalandogli una linguaccia e incrociando le braccia al petto.
«Se solo queste bende non mi fossero d’intralcio…», si lamentò, incupendosi. Risi della sua espressione corrucciata.
«Non metterti in testa strane idee, ragazzino in balia di tempeste ormonali», lo presi in giro, quasi rimproverandolo.
«Ti faccio notare che sei stata tu ad assalirmi con la tua furia distruttrice», osservò, sorridendo sornione. Arrossii, spostando lo sguardo altrove, senza una frase pronta per controbattere: aveva ragione, ero stata io a saltargli addosso. Provai un immediato imbarazzo, chiedendomi cosa accidenti mi fosse preso.
«Forse è meglio se vado a casa e ti lascio riposare», sussurrai, abbassando lo sguardo. Feci per scendere dal letto, ma lui mi afferrò un braccio.
«No, ti prego, resta qui un altro po’», mi implorò, il volto supplicante. Mi si strinse il cuore, perciò ritornai tra le sue braccia, con un sospiro.
Iniziammo a parlare del più e del meno, sereni, avvolti dalla nostra bolla di pace: tutto ciò che ci turbava o tutte le cose brutte che incombevano su di noi sembravano lontane anni luce.
Questa era una cosa che amavo di Jake: quando ero insieme a lui, tutte le preoccupazioni e le paure sparivano, anche se per un tempo non abbastanza lungo.
Scoppiata la bolla, si riversavano su di noi immediatamente.
Eppure, non riuscivo a scoraggiarmi del tutto… Finché avessi avuto Jacob al mio fianco, nulla mi avrebbe spaventato davvero.

Me ne andai un paio d’ore dopo, quando notai lo sforzo immane di Jacob a tenere gli occhi aperti. Cercò di assicurarmi che stava bene, ma stavolta non mi lasciai convincere.
«Dormi, Jake», dissi, alzandomi dal letto. Lui sporse il labbro inferiore e aggrottò le sopracciglia.
«Ma devo passare la notte qui?», domandò Jacob, in tono lamentoso. Girai intorno al letto, raggiungendo il suo capezzale. Mi chinai per accarezzargli una guancia e gli baciai la punta del naso. «Chiedo agli altri se ti portano da Billy, quando stai meglio. Fai il bravo, Jake, mi raccomando. Poi sappiatemi dire se sei qui o da Billy, così domani ti vengo a trovare».
«Certo, certo», disse, sorridendomi e dandomi un bacio. Mi staccai dopo un po’, avviandomi verso la porta della camera; lo salutai con la mano e uscii dalla stanza, chiudendomi la porta alle spalle.
Me ne andai dalla casa di Emily, dopo aver salutato il branco, che si era riunito lì: avevano deciso di riportare Jacob da Billy quella sera stessa. Li ringraziai e uscii, dirigendomi in fretta verso il pick up per non prendere troppa acqua: pioveva.
Tornata a casa, mi misi subito al lavoro per preparare la cena a me e a Charlie, che aveva finito di lavorare. Billy doveva avergli detto che Jacob si era fatto male, perché mio padre si informò sullo stato di salute del ragazzo. Mi inceppai un po’ quando mi domandò come aveva fatto a rompersi il braccio e la spalla, e me la cavai addossando la colpa a un banale incidente in palestra. Quando finimmo di cenare, iniziai a fare i compiti, che, come al solito, erano troppo pochi. L’ora di andare a dormire arrivò, così diedi la buonanotte a mio padre, mentre l’ansia da incubi mi si riversò addosso non appena salii il primo gradino delle scale. Cercai di attardare facendomi la doccia e lavandomi i capelli, ma il momento di infilarmi sotto le coperte arrivò, inesorabilmente. Baciai, come facevo tutte le sere, il piccolo acchiappasogni che dondolava sopra il mio letto. Era un gesto sciocco, talvolta un po’ inutile, perché quell’oggettino sembrava non voler funzionare. Forse perché l’unico che riuscisse veramente a tenere lontano gli incubi era Jacob… Sì, era un gesto sciocco, ma che mi infondeva comunque un po’ di serenità, appunto perché mi ricordava la persona che me l’aveva regalato. Posai la testa sul cuscino, facendo un respiro profondo e serrando gli occhi, pronta a farmi assalire dagli incubi.
Sembrava passata solo una manciata di secondi, quando riaprii gli occhi dentro il mio incubo.
Vedevo la mia immagine riflessa in uno specchio dalla cornice dorata, molto simile a quello dell’incubo che avevo avuto per il mio compleanno. Ero così immobile da sembrare una statua. Girai improvvisamente di scatto la testa alla mia destra, ritrovando Edward in piedi di fronte a me, che mi sorrideva. Rimasi impassibile alla sua presenza, anche quando, in un battito di ciglia, lo ritrovai seduto al mio fianco, sopra un vecchio divano polveroso in stile imperiale. Lo specchio sempre di fronte a noi. Mi baciò il collo, scostando dolcemente i capelli dalla mia spalla destra, ma anche in quel caso non feci una piega: fissavo soltanto il vuoto davanti a me. Avevo freddo.
Edward scostò le labbra dal mio collo, portandole vicino al mio orecchio.
«Bella, sei un incanto», sussurrò, con la sua voce vellutata e suadente. «Guardati», disse poi, poggiandomi un dito sulla guancia e facendo voltare il mio viso verso lo specchio.
Concentrai tutta la mia attenzione sulla superficie, e mi ritrovai a fissare una creatura stupenda, dalla pelle diafana, il viso perfetto incorniciato da una cascata lucente di capelli scuri. Era bellissima, straordinariamente perfetta, se non per un dettaglio terrorizzante, che mi fece gelare il sangue: i suoi occhi erano di un rosso vivido e acceso, divampante come le fiammelle dei carboni ardenti.
L’orrore si triplicò, espandendosi dentro di me, quando mi resi conto che quella persona bellissima e terrificante ero io.
A quel punto, non riuscii più a trattenere il terrore e urlai.

 

Angolo autrice.
Ho cercato di aggiornare il più in fretta possibile, prima della mia partenza per il mare – non andrò in spiaggia! – che avverrà domani. Rimarrò a Riccione per qualche giorno, e sarò senza computer fino al tre gennaio… quindi ci risentiremo nell’anno nuovo :)
Sono un po’ di fretta, quindi scusatemi se non rispondo uno per uno alle vostre recensioni… anzi sì, vi ringrazio uno per uno e rispondo, al diavolo inglese!

matrix: Capisco tutto il tuo disappunto e la tua incredulità per la scelta idiota della tonna =.= Vabbé, non vuole Jake? Nessun problema, non si butta certo via XD
Comunque, per quel che ritorno del bastoncino di pesce… Mi spiace signorina, non abbiamo nessun volo prenotato per Forks che parte dal Brazil
:) Ma non si sa mai…
Grazie mille per la recensione ^///^ e non preoccuparti se non riesci ad aggiornare sempre, capisco ;)
Un bacione, e tanti auguri per un bel 2010!

Zio_Legend: Ecco, scoperto ciò che è successo a Jake! : D Comunque, ci vorrà un po’ prima che Bella riesca a confessare i suoi sentimenti, però, come hai letto in questo capitolo, comincia già ad avere certi sbilanciamenti… Eheheh *.*

Ma non preoccuparti se ti sei dimenticato una recensione >w< Anzi, grazie mille per aver continuato a seguirmi (: Tantissimi auguri di buone feste e auguri per un fantastico 2010! Un bacione <3

 

Grety: Mah, secondo me il Natale viene festeggiato un po’ dappertutto, anche a Forks penso! Ssseh, ma io volevo Jake sotto l’albero! Uff, Babbo Natale non mi esaudisce proprio mai, eh?? >.<
Oddio, perdona ‘sti scleri pessimistici =.= Sono felice che pensi che renda bene Bella e Jacob… l’OOC è la cosa che temo e aborro di più °_°
Grazie mille per la recensione ^^ Questo è l’ultimo aggiornamento per il 2009, quindi… a te i miei più cari auguri per un buon anno nuovo! Bacioni <3

 

_Starlight_: Cavolo topina mia, tu sei sempre troppo lusinghiera >_< Maledetta, mi fai pure pubblicità! è_é
Comunque… sono stra-felice che questa storia ti continui a piacere! E anche che ti attizza il profumo di guai XD Beh, sarai accontentata amoVe, perché dal prossimo capitolo le cose inizieranno a precipitare
:)
Eccerto che Jacob nella mia fic ha 16 anni! Cavolo, Bella oltre che tonna è pure una pedofila °-° Anche se poi, il più delle volte è lui a violentare lei… ma vabbè, sicchè! XD
However, fino all’anno prossimo non mi vedrai ronzare qui intorno, mwahahaha! *_*
Seh, sono scema =.=
AuguVissimi mea topinaaaa! Ti voglio tanto tanto bèèèène! Felice 2010 ammove <3

 

Lea__91: Mo grazie, che gentile! *_* Sono felice che questa storia ti piaccia… Beh, non posso che augurarmi che anche questo capitolo ti sia piaciuto e augurare a te un sereno 2010 :3 Un bacione, alla prossima!

 

marpy: Sì, far ragionare Bella sarà un vero parto… Questa stupida tonna combinerà un casino dopo l’altro, e quando finalmente verrà illuminata da qualche sorta di intelligenza oscura sarà troppo tardi… forse.
Come sempre, ti ringrazio per tutto l’affetto che dimostri per la mia storia… Grazie di cuore! E tanti auguri per un felicissimo 2010 *-* Un bacioneee <3

 

MihaChan: Owww sì, io li adoro insieme, anche se non riesco a sopportare la tonna <3 Sono troppo perfetti, è un amore così umano… kyaaa >w<
E capisco perfettamente i tuoi sentimenti, quelli del tipo “Wooooohooooooooooo VOGLIO ESSERCI IO AL POSTO DI QUELLA Lìììì” XD Hahah, fortissima! X°°
Niente, spero che ti sia piaciuto anche questo e ti faccio i migliori auguri per un felice anno nuovo! Un bacione <3

Un enorme grazie anche alle 53 persone che hanno aggiunto questa storia ai preferiti e alle 38 che l’hanno aggiunta alle seguite :3 Grazie di cuoreee <3

Uh uh, qualche novità!
Sono approdata anche nel fandom americano, e ho deciso di pubblicare questa mia storia su FanFiction.net :D Questo è il mio account, col primo chap in inglese *_*
http://www.fanfiction.net/~blackietj

 

Mentre qui ho il link del teaser-cortissimo-trailer dello pseudo-seguito di questa storia, Eternal Moonglow: http://www.youtube.com/watch?v=yes2WJC3IDY [volate al minuto 1:11 per vedere il trailer!].


Poi, se volete join (XD) c'è anche la pagina online di Eyes On Fire, dove posterò pezzi e anteprime esclusive (oooh *o*) sulla mia storia :)
Ecco il link! http://www.facebook.com/group.php?gid=218334739378#/group.php?gid=218334739378

Oooh ragas, questo è l’ultimo post del 2009 *_* quindi, ci ribecchiamo nel 2010!
Tante care cose <3
Un bacione,

Bea :3

 

 

 

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Capitolo 14
*** Indietro ***


Eyes On Fire

Eyes On Fire

Capitolo 13
Indietro

 

 

 

Mi risvegliai di soprassalto, tremante e fradicia, col cuore che correva a mille. Rizzai a sedere sul letto, con gli occhi spalancati dal terrore. Mi guardai intorno, facendo scivolare lo sguardo nel buio opprimente della mia camera, da un angolo all’altro, cercando di calmarmi.
In quel nero, vedevo ancora i miei occhi di rubino brillare, perciò accesi la lampada sul comodino, per dissolvere l’oscurità.

Che cavolo ero andata a sognare? Io paurosamente perfetta e immortale? Io vampira? Assieme a Edward?

Assurdo.

Quanto in là voleva ancora spingersi la piccola, rumorosa e fastidiosa parte di me che lo voleva ancora? Di nuovo, quella lotta interna che, lentamente, mi stava consumando. Era tutto così frustrante… Come riuscivo a ipotizzare di volerlo di nuovo se assieme a Jacob stavo così bene? Se tutto il giorno non facevo altro che pensare al mio lupo? Eppure, sapevo benissimo quanto quella creatura perfetta che avevo amato – amavo ancora – tanto fosse così presente in me. Non c’era nulla da fare. Ma era la prima volta che un sogno rimaneva così vivido anche da sveglia, che si trascinasse anche nella realtà.
Me ne resi conto quando sentii un freddo pungente sulle guance, quasi avessi schiacciato il volto contro una lastra di ghiaccio. Feci un respiro profondo e cercai di asciugarmi il sudore dalla fronte con la coperta, lanciandola poi via. Avevo caldo, anche se tremavo.
I rami dell’albero fuori dalla mia finestra si agitavano appena, dondolandosi, neri e secchi come artigli. Immaginai ci fosse del vento, là fuori.
Mi alzai dal letto e aprii la finestra, sporgendomi per respirare una boccata d’aria fresca, che non arrivò. L’aria era statica, e conservava la tipica frescura di una notte che seguiva un giorno piovoso. Ma non c’era un filo di vento.

Cercai con tutte le mie forze di non pensare a ciò che l’altra parte di me stava gridando – con gioia – a squarciagola.

 

Ovviamente, quella mattina, mi alzai col piede sbagliato. Mi trascinai giù per le scale, cupa, per preparare la colazione a me e a Charlie, che mi diede, solare, il buongiorno.
«Ehi Bells, ben svegliata», trillò, sorridendomi, mentre si stava preparando il caffè.
«’Giorno», mugugnai, tirando fuori i cereali e una tazza. Sentii lo sguardo di mio padre sulla schiena. Effettivamente mi era uscita una voce orribile, sembravo moribonda. La mia riconosciuta incapacità di mentire aveva colpito ancora.
«Tesoro, qualcosa non va?», domandò Charlie, preoccupato.

«No, tutto a posto. Sono in ansia per Jake. Tra poco lo chiamo», dissi, di getto, provando a sorridere. Per risultare più convincente e cancellargli dal volto quell’espressione incerta, mi diressi immediatamente al telefono, componendo il numero di Billy. La risposta arrivò dopo pochi squilli.
«Pronto?», rispose Billy.
«Ehi, ciao Bill. Sono Bella», lo salutai.
«Oh, buongiorno Bells. Ti passo Jacob?». Sorrisi nell’udire il suo nome.
«Sì, grazie». Attesi qualche secondo, poi la voce di Jacob risuonò nella cornetta.

«Ehi Bells!», esclamò Jake, il solito tono solare di sempre. «Come va, piccola?».
«Bene», mentii, cercando di controllare la mia voce. «Tu come stai, tesoro?», domandai all’istante, ansiosa. Il mio cuore sussultò quando mi resi conto di come l’avevo chiamato, e sussultò di nuovo quando mi resi conto che in realtà stavo per dire “amore”. Sorrisi, inebetita, mordendomi il labbro inferiore, leggermente in imbarazzo.
«Come se non fosse successo nulla», mi assicurò. Mi sembrava di vederlo ghignare furbo, e incrociare le braccia al petto per farsi vedere indistruttibile. Il mio Jake…
«Tra poco verrà il nonno di Quil per togliermi le fasciature», annunciò, felice.
«Sono contentissima! Però rimani a casa lo stesso e ti riposi, okay? Verrò io da te», dissi tutto d’un colpo, impaziente.
«Bella…», cercò di lamentarsi Jacob, ma non gliene diedi il tempo.
«No, Jake, non si discute. Dai, ti prego, fallo per me», lo pregai, tenendo un tono di voce che, se avessi avuto Jacob davanti a me, avrebbe fatto il paio con uno sguardo supplichevole. «Promettilo».

Lo sentii sospirare, sconfitto. «E va bene, te lo prometto».

«Bravo bambino», sussurrai, ridacchiando. «Come hai passato la notte? Voglio dire, il braccio ti ha fatto male?», gli domandai poi, preoccupata.

«No Bells, tranquilla. Ho dormito come un sasso da ieri sera verso le otto – quando Sam e gli altri mi hanno riportato a casa – fino a cinque minuti fa».

«Sono felice che, finalmente, sia riuscito a riposarti. Sembravi stanchissimo, ieri».
«Sì, effettivamente non dormivo da un bel po’», ammise, ridacchiando.

«Sam dovrebbe smetterla di farti fare gli straordinari», mi lamentai, irritata.

Jacob rimase in silenzio per qualche secondo. «Ecco, forse non è tutta colpa di Sam…», proferì incerto. Lo sentii respirare profondamente. «Sono io che gli chiedo gli straordinari».
Rimasi sbalordita. «Cosa?! Jacob Black, che diavolo–».

«Voglio solo che questa storia con la succhiasangue finisca presto! E voglio che tu sia finalmente al sicuro, libera da sanguisughe vaganti che cercano di farti fuori», si giustificò lui, concitato.

«Te l’ho già detto che non voglio che rischi la vita per me», mormorai piano, sgridandolo. «Io sono al sicuro, Jake. Ho fiducia in voi, e so che prima o poi riuscirete a catturarla. È veramente un pensiero… dolce, da parte tua», gli concessi, sorridendo tra me. «Ma se tu perdessi la vita – tremai – in uno scapestrato tentativo di farla finita in fretta… Allora avrai accelerato i tempi per niente».

«Ma–», cercò di controbattere, ma lo interruppi, frustrata.

«Lo capisci che non posso permettermi di perderti così?».

Sospirò. «Sì, lo capisco». Rimasi in silenzio per qualche istante.

«Lo sai che mi manchi?i», sussurrai, abbassando lo sguardo angosciata.
«Anche tu, Bella», mormorò piano. Sentii un groppo in gola e gli occhi inumidirsi, in un improvviso bisogno di averlo lì con me. Ma non volevo fargli pesare nulla. Aveva bisogno di riposarsi. Se avessi ceduto, se fossi stata debole e avessi cominciato a pregarlo di venire lì da me perché avevo bisogno di lui… sarei stata un’egoista.
«Jake… ci vediamo oggi», dissi, asciugandomi gli occhi.

«Sì. Ciao Bells. Ti amo», mi salutò, e riattaccò all’istante.

Sospirai, dirigendomi in cucina. Mi sentivo strana, come se avessi avuto un peso sul cuore.
Era una sensazione orribile che mi attanagliava lo stomaco, e non riuscivo a darle una qualche spiegazione che non centrasse col sogno che avevo fatto.
Cercai di non pensarci e mi preparai per andare a scuola, lasciando perdere la colazione.
La mattinata al liceo di Forks fu pesante come avevo temuto. Stavo uno schifo, e la mia concentrazione non riusciva a gravitare su nient’altro che non fosse ciò che era successo quella notte. Il sogno, i rami che oscillavano nonostante non ci fosse un filo di vento, quel freddo sulle mie guance… Che fosse tutta opera della mia immaginazione – o dell’immaginazione della mia parte “difettosa”? Forse, ora che i miei sentimenti per Jacob cominciavano a rafforzarsi e a diventare sempre più veri, tentava di ribellarsi, di correre ai ripari facendomi ricordare l’altro con insistenza e frequenza assidue.

Probabile. Perché era impossibile. Non poteva essere… Lui non era tornato. Mi aveva telefonato, ma perché si sentiva in colpa. E io gli avevo assicurato che stavo bene, che era tutto perfetto… Non doveva più preoccuparsi per me.
Ero felice, adesso, stavo bene: con Jacob andava tutto alla perfezione, non c’era una virgola da cambiare in quel presente. Sì, ero felice e al sicuro.
Tutta via il passato, oltre che incancellabile, era ancora lì, perché ci facevo i conti ogni notte.
Forse i sogni, i presentimenti… era tutto un desiderio del mio subconscio, al quale mancava Edward e desiderava disperatamente il suo ritorno…
Ma io amavo Jacob, ne ero sicura al cento per cento. Me lo sentivo, non potevo sbagliare.
Che casino. Era diventata una guerra continua, uno scontro tra due parti contrastanti di me, una lotta che, a lungo andare, mi avrebbe logorata. Era in quei momenti che avrei desiderato sparire, annullarmi. Se non fossi stata a scuola, probabilmente mi sarei rannicchiata su me stessa, stringendomi la testa tra le mani e sperando di attenuare la frustrazione che mi stava consumando.
La solitudine e la lontananza da Jacob non mi facevano per niente bene, lo sapevo, ed ero certa che, una volta tra le sue braccia, tutto si sarebbe sistemato. Dovevo resistere.

Il suono della campanella, che annunciava la fine delle lezioni, risuonò alle mie orecchie come un coro di voci angeliche, e mi diressi quasi di corsa al parcheggio.
Avrei fatto un salto a casa mia per liberarmi dello zaino, poi sarei filata a La Push. Avevo troppo bisogno di vederlo.

Salii sul pick-up e misi in moto, partendo alla velocità che permetteva il mio mezzo, diretta a casa.

Il tragitto fu più lungo di quanto mi aspettassi, forse perché avevo fretta. Quando vidi sbucare casa mia dal vialetto mi parve davvero una visione estatica. Chissà che cavolo mi prendeva… Mi sentivo strana. Arrivata quasi al posteggio di casa mia, sentii lo stomaco stringersi. E provai un freddo incalcolabile, identico a quello di quella notte. Inspiegabilmente, cominciò a battermi forte il cuore, e l’aria iniziò a mancarmi. Forse ero solo ansiosa di tornare da Jacob…
Presi un respiro profondo e aprii la portiera, saltando giù dal pick-up e portandomi dietro lo zaino. Avanzai verso l’entrata di casa mia il più lentamente possibile, quasi volessi evitare un qualcosa che sarebbe successo una volta varcata quella soglia. Che cosa stavo temendo, poi?
Infilai le chiavi nella serratura e aprii l’uscio, spalancandolo violentemente e mi guardai attorno. Il salotto di Charlie era deserto. Sospirai – di sollievo – e mi apprestai ad andare in cucina a poggiare lo zaino sulla solita sedia; ero così di fretta che non avevo nemmeno chiuso la porta. Compii pochi passi per raggiungere il cucinotto, tenendo lo sguardo fisso all’ingresso, per controllare che non entrasse nessuno. Dovevo sbrigarmi.
Poi girai il volto e appena focalizzai con lo sguardo impallidii. Tutte le cellule del mio corpo si bloccarono, ogni muscolo si tese e le mie mani lasciarono la presa, facendo cadere lo zaino.
Tutti i sensi si azzerarono, e dentro di me si espanse solo un’unica consapevolezza, che mi annientò.

Niente allucinazioni, niente visioni: Edward era davvero lì, davanti a me, lo sguardo dorato, dolcissimo, nel mio. Perfetto e tanto bello da togliere il fiato. Mi guardava, estasiato, sollevato, con quegli occhi pieni d’amore, gli stessi che avevo sognato, reputandoli tutti una grossa, enorme bugia.
Ed ecco di nuovo quella sensazione di freddo, mentre sentivo la sua metà pulsante del mio cuore infiammarsi, e l’altra parte di me spingermi verso di lui.
«Bella», sussurrò, prima che il suo sguardo liquido diventasse triste e contrito e lui mi volasse accanto. Nel giro di pochi secondi, sentii le sue braccia avvolgermi, assieme al suo profumo che non avevo sentito da mesi. Mi pianse il cuore quando mi resi conto di quanto mi era mancato. Non solo il suo profumo, ma tutto di lui: nell’istante esatto in cui il mio corpo si strinse contro al suo, quella parte di me che avevo cercato di rinnegare con tutte le mie forze prese il sopravvento, sconvolgendo ogni mia emozione.

Strinsi le braccia attorno alla sua schiena e premetti il volto contro il suo petto, scoppiando inesorabilmente in lacrime. Infilò una mano nei capelli, stringendomi più forte a lui.

«Bella… Sono qui. Bella, perdonami», sussurrò frenetico al mio orecchio, con la voce spezzata.

Provai a dire qualcosa, ma avevo la gola secca e non uscì alcun suono: ero troppo, troppo sconvolta.

Dopo un lasso di tempo che mi parve infinito, quando finalmente i miei singhiozzi sembravano volersi placare, Edward mi scostò da sé, prendendomi il viso tra le mani.
Mi guardava, sorridendo triste, ma tutto ciò che gli leggevo negli occhi… Sembrava sincero. E sembrava tutto per me.
«Bella», proferì, a pochi centimetri dal mio viso. «Ti prego, perdonami. Mi dispiace, per tutto. Per averti abbandonata, per averti mentito e averti lasciata senza protezione», si scusò lui, chiudendo gli occhi addolorato.

«M-mentito?», domandai in un sussurro, quasi incapace di parlare. Sentii le mie palpebre tremolare.

«Sì… Io ti ho mentito su una cosa, Bella. Non ci arrivi?», domandò, sorridendo amaro.

Scossi la testa, senza forze.
Appoggiò la fronte alla mia, e quel contatto mi fece rabbrividire. «Bella», pronunciò il mio nome come se fosse il suono più bello dell’universo. «Io ti ho detto che non ti volevo più, che non ti amavo… Tutte bugie, amore, tutte menzogne. Ti amo, Bella. Ti amo». A quel punto, rischiai veramente di svenire. Allora era così. Lui mi amava ancora… Ciò che prima aveva tentato di trasmettermi era reale. Lui mi amava. Ecco perché mi aveva chiamata: mi sembrava l’unica possibilità esistente, in quel momento. Non si sentiva in colpa, voleva solo assicurarsi che non fossi morta davvero, perché… mi amava. A quel punto, quella motivazione si riallacciò a tutto il resto: la sua voce che mi redarguiva, preoccupata e bellissima nei momenti di pericolo… A pensarci bene, però, forse quello era solo un’altra prova di quanto fossi pazza.
Ed ero così stordita che non seppi nemmeno se sentirmi felice. Che poi, dovevo crederci davvero?
«Ti amo, Bella. Sei la mia vita. Non ti lascerò mai più, amore mio», disse e, senza darmi il tempo di dire qualcosa, mi baciò lasciandomi senza fiato, senza parole, senza tutto. Avvertire le sue labbra granitiche e gelide dopo tutto quel tempo fu qualcosa di assolutamente strano, che per un pelo sfuggì alla mia comprensione. Ma fu un attimo. Le mie labbra si adattarono immediatamente alle sue, spinte da una forza sconosciuta, mentre rafforzavo la stretta attorno al suo collo liscio. Il mio corpo si riabituò presto alla sua temperatura, superando in poco tempo il brivido freddo che mi aveva scosso non appena lo avevo toccato.
Fu un bacio totalmente diverso da qualunque altro mi avesse dato nella nostra vita passata: mi baciò con forza, insinuando le mani tra i miei capelli, mentre respirava il mio odore. Lo sentii deglutire, ma non mi fermai, e neppure lui. Respiravo a malapena, mentre il battito accelerato del mio cuore produceva un fastidioso ronzio che mi rimbombava nelle orecchie.

Avevo totalmente perso il controllo, arrivando a un punto di non ritorno, senza nessuna ragione apparente che mi spingesse a tornare indietro.
Poi qualcosa riuscì a trafiggere il ronzio che mi riempiva le orecchie: un ringhio raccapricciante, che riuscì a catturare la mia attenzione e, evidentemente, anche quella di Edward, perché voltò il volto verso destra, scostando il viso dal mio.
Lo guardai confusa, la vista appannata, mentre sentivo le sue braccia farsi ancora più strette e la presa ancora più ferrea attorno al mio corpo.
Voltai la testa verso ciò che Edward stava fissando così vacuamente, e il mio cuore si sbriciolò.
Venni improvvisamente risucchiata nel vortice della ragione e del senso di colpa mentre, maledicendo me stessa e chiedendomi cosa diavolo avevo fatto, il mio sguardo si allacciò a quello di Jacob, nero e duro, che ci fissava.

Furioso. Tradito. Addolorato.
Jacob.
Jacob: ecco l’unica ragione per la quale tornare indietro.

 

Angolo Autrice.

Primo aggiornamento del 2010 *stappa lo champagne* BUON ANNO A TUTTi! *.*
Sono molto sorpresa da questa uppata… Non pensavo di aggiuornare così presto *_* Meglio così! Non vedo l’ora di scrivere il prossimooo >_< Sempre se rimango in vita ^^’’’
Infatti, appello: Vi PREGO NON UCCIDETEMi! Come dico sempre, dovete tenere a mente che se mi fate fuori… poi come posso sistemare le cose? (: Mwhaahaha e_e
Random: una certa persona saprà dove mettersi a ridere X°°°

 

Nota per il titolo: all’inizio il titolo doveva essere “Separation”, ma si addiceva poco agli avvenimenti di questo capitolo (voleva solo accentuare per l’ennesima volta lo sdoppiamento di personalità di Bella :D), per cui ho scelto “Back” A) perché Edward comes back e_e B) riferito all’ unica ragione per tornare indietro (indietro in inglese = back).

 

Come sempre, ringrazio i 54 che hanno aggiunto questa storia ai preferiti e i 40 alle seguite *.* Grazie di cuore <3

Ora passiamo, con mia somma gioia e letizia (Seee XD vero FVa?) alle risposte alle recensioni (:

marpy: Tutti i tuoi dubbi sono stati – purtroppoahimèouch – chiariti ç_ç Jacob è tornato in forma, a quanto pare… Ma viene annientato di nuovo dalla stupidità della tonna.

Mi dispiace tanto T_T Spero che comunque ti sia piaciuto… Grazie <3 Un bacione.

 

MihaChan: La tua recensione mi ha fatto morire XD E mi è dispiaciuto soffocare così la tua euforia per la messa in moto dei neuroni di Bella che, come vedi, non è servita a molto ç__ç
Spero che, comunque, abbia gradito anche questo capitolo :3 Un bacione e grazie <3 Buon anno anche a te! *.*

 

leschatnoir: Bella vampira??? Ossignore, ma anche no! °_° Ci mancherebbe! Su questo puoi stare tranquilla *annuisce con convinzione*, non sia mai che esaudisca un desiderio a questa stupida idiota deficiente! Comunque, grazie: io invece leggo sempre le tue recensioni con sommo piacere (: Un bacione <3

 

_Starlight_: Ammove, quei tuoi trattini avanzati mi hanno fatto morire XD Che le tue recensioni mi fanno sempre un piacere assoluto, lo sai. Che ti voglio benissimo e che ti adoro, pure. Ora devo soltanto evocare il tuo perdono a gran voce… per aver reso Bella più odiosa e insopportabile del solito T_T PeVdonami ammoVeeeee ç_ç Ti voglio tanto tanto bene! Guarisci presto <3 Un bacionèèè <3

 

Okay, cinque minuti per plagiare!
Angolo pubblicità occulta fregato alla mia adorabile  _Starlight_: infatti, consiglio tutte le sue shot (in particolar modo Damn Phone! & Unsaid agreement che tolgono davvero il fiato *_*) e la sua long Comin' back home *_* (bello sto lillino, né FVa? <3)


Se non filate a leggerle siete dei puzzoni ù_ù

Ma vi amo lo stesso.

Grazie di cuore, per tutto, e buon anno! <3

 

xoxo

Bea :3

EDIT: I LINK NON VANNO, DANNAZIONE! CERCATE COMUNQUE SU EFP Starlight E LE SUE STORIE, VERAMENTE, SONO DA INFARTO <3 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Separazione ***


Eyes On Fire

Eyes On Fire

Capitolo 14
Separazione

 

 

«Jacob», strillai, coprendomi la bocca con una mano, cercando di divincolarmi dalla presa ferrea di Edward. Ma lui non mi lasciò andare. Jake capì in un istante le intenzioni del vampiro. «Toglile.le mani.di dosso», sibilò, sporgendosi in avanti, come se stesse per attaccarlo.
«Stai indietro, Bella», mi ordinò Edward, parandosi tra me e Jacob, che aveva iniziato a tremare. In lacrime, tentai di convincerlo a lasciarmi raggiungere Jake.
«No, Edward, ti prego. Lui non mi farà del male», tentai di convincerlo, senza staccare gli occhi da Jacob. Non gli toglievo gli occhi di dosso, seppur il suo sguardo pieno di rabbia e dolore mi trapassasse. Soffrivo, e mi stava bene.

«Sta perdendo la testa, Bella. È pericoloso», rispose Edward, impassibile.
Jacob ringhiò, stringendo i pugni. «Io non le farei mai del male, succhiasangue!».
Ed era vero. Mi fidavo di Jake: non avrebbe mai perso il controllo con me, mai. Nemmeno dopo le molteplici volte in cui l’avevo ferito – tipo quella –, mi avrebbe mai fatto del male, aggredendomi. Fisicamente, perché con le parole, se trovava quelle giuste, avrebbe potuto uccidermi. Non chiedevo altro, non aspettavo altro che si arrabbiasse con me e mi dicesse quanto ero disgustosa; volevo che mi facesse soffrire tanto quanto io avevo fatto soffrire lui, come era giusto che fosse. 

«Edward, ti prego, lasciami andare», lo pregai di nuovo, tentando di superarlo, ma lui mi strinse forte, dando le spalle a Jake.

«Mi fai male», mi lamentai, irritata. Lui allentò leggermente la morsa, ma non mollò la presa.
«Ti avviso, bastardo: se non la lasci andare adesso, giuro che ti spedisco fuori di qui a calci e che ti troverai senza braccia», lo minacciò Jacob, furioso, facendo un passo avanti.

Edward ringhiò, facendomi di nuovo scudo col suo corpo. A quel punto, iniziai a perdere le staffe.

«Edward, lasciami andare», gli intimai, freddamente. «Ora!».
«No», replicò lui con durezza. Lo vidi mentre scopriva i canini e si piegava in avanti, in posizione d’attacco.

«Edward, lasciami andare da Jacob», gli ordinai ancora, dandogli un leggero colpo sulla schiena arcuata.

«È ciò che vuole!», ringhiò Jake. A quel punto, il tremore di Jacob si fece sempre più intenso, finché il suo corpo iniziò ad essere scosso da spasmi.
«Vattene Bella, sta perdendo il controllo», sibilò Edward, dandomi una spinta che mi fece indietreggiare di qualche passo.
«Così lo fai arrabbiare ancora di più! Lasciami andare da lui!», gridai, isterica, riavvicinandomi a lui a grandi falcate e strattonandolo per la giacca. Edward voltò la testa di scatto, fulminandomi con lo sguardo. Mi fece venire i brividi.

«Ho detto che te ne devi andare», tuonò, e fece gesto di spingermi di nuovo, ma stavolta con più violenza. Chiusi gli occhi, cercando di ripararmi con le braccia, in attesa del colpo, che non arrivò. Quando li riaprii, riuscii a vedere Edward che si scagliava contro Jacob, le fauci spalancate, e Jake che gli si faceva incontro ghignando e emettendo un ringhio spaventoso. Fu tutto velocissimo, e accadde in un battito di ciglia. Rimasi sorpresa, infatti, nel vedere Jake, a terra, in mezzo ai vetri rotti della finestra che c’era vicino alla porta. Lo stipite era piegato, spezzato e deformato dall’urto che il corpo di Jacob aveva provocato. Gridai, cercando di raggiungere Jacob, ma di nuovo Edward mi fu d’intralcio.

«Jacob!», gridai, terrorizzata. «Ti sei fatto male?», gli domandai ansiosa, sull’orlo delle lacrime.
Lui, mentre, barcollante, tentava di rialzarsi, mi lanciò uno sguardo nero pieno d’odio. Si era

tagliato il braccio sinistro, e mi vennero i brividi quando vidi che si strappava i alcuni pezzi di vetro dalla ferita aperta. Sanguinava.
«No, Bella», disse, regalandomi una smorfia di disgusto, mentre ricominciava a tremare. «Sto da dio», aggiunse, amaro.

Mi scoccò un ultimo sguardo indecifrabile, prima di varcare la soglia di casa e sparire.

Al quel punto, le gambe mi cedettero, e mi ritrovai in ginocchio sul parquet del salotto di Charlie, a fissare vacua l’entrata di casa. Nel cuore, una certezza che mi uccise lì, seduta stante: avevo perso Jacob, e quella volta per davvero. E per sempre, me lo sentivo, perché non sentivo più il cuore nel petto. Per un istante infinito, dentro di me non ci fu nulla.
La voce di Edward mi riportò alla realtà. «Bella, Bella stai bene?», domandò, ansioso, e mi accorsi che era in ginocchio di fronte a me, che mi scuoteva per le spalle. Focalizzai il suo volto, e annuii. Scostarmi da lui fu istintivo, perché il suo contatto mi provocò un brivido.

Poi qualcosa, nella mia mente, scattò. Improvvisamente, provai tanta rabbia: per me stessa, certo, ma anche per Edward. Aveva promesso che non sarebbe più tornato, che non avrebbe più interferito con la mia vita… Per mesi non si era fatto vivo, e adesso che stavo costruendo qualcosa di concreto con Jacob si era deciso a ritornare. Sembrava che lo facesse apposta, che volesse separarci ad ogni costo. In più, aveva fatto del male a Jacob.
E poi, un’intuizione, che fece mi ribollire il sangue nelle vene e colorare la mia vista di rosso.

Mi scostai bruscamente da lui, alzandomi in piedi, nonostante mi tremassero le gambe.
«Tu…», cercai di iniziare, urlando e puntandogli un dito contro, per accusarlo. «T-tu lo sapevi! Sapevi che era lì, sapevi che stava arrivando!». Scoppiai a piangere, in preda a una reazione isterica. «Tu mi hai baciato apposta per farlo soffrire!».

Probabilmente, Edward aveva sondato i pensieri di Jacob mentre si stava avvicinando, e probabilmente mi aveva capito come stavano le cose tra me e Jake.
Con le mani cercò il mio viso. «Bella, amore…», disse, nervoso, cercando di calmarmi.

«Non toccarmi!», gli strillai contro, facendo un passo indietro. Mi presi la testa tra le mani, cercando di ragionare a sangue freddo: dovevo andare da Jacob, seduta stante. Di nuovo, per scusarmi e per farmi annientare. Maledizione, era tutto uno schifosissimo deja-vu…
Sempre con le mani premute contro le tempie, aggirai Edward, dirigendomi verso l’uscita.

Ovviamente, in un lampo mi fu davanti.
«Cosa stai facendo, Bella?», domandò, la mascella tesa.

«Mi sembra ovvio», risposi, aspra. Non lo guardai nemmeno. «Vado da Jacob».

Allargò le braccia, per impedirmi di passare. «No».

«Oh, sì invece! Fammi pure a pezzi, non mi importa! Ti giuro che riuscirò ad uscire di qui, Edward Cullen, in un modo o nell’altro», lo minacciai, fissandolo truce.

«Ti farai male. Ti farà del male», ribatté, duro. A quel punto, persi la testa.

«Oh, no! Lui non mi farà del male!», gli urlai contro, «LUI NON È TE!». Non appena pronunciai quella frase, vidi i suoi occhi color topazio indurirsi di dolore, e mi sentii in colpa. Iniziò a fissarmi, con uno sguardo indecifrabile e, senza un motivo, iniziai a piangere, coprendomi il volto con le mani. Sentii le sue braccia avvolgermi, ma non le allontanai. Anzi, mi strinsi ancora di più a lui. In quel momento volevo solo essere abbracciata.
Non so per quanto tempo rimanemmo così, ma quando si scostò da me, mi sembrò di aver finito le lacrime, e avevo gli occhi che bruciavano.
«Come stai, Bella?», domandò Edward, asciugandomi gli ultimi residui di pianto dagli occhi.
Lo fissai con intensità. «Voglio andare da lui, Edward».

«Questo è fuori discussione, Bella. È troppo pericoloso, per te, non-».

Lo interruppi, irritata. «No, Edward, tu non capisci. Io devo parlargli! Non perderà il controllo, davvero! Non l’ha mai fatto, con me vicino».

«Potrebbe farlo, oggi. Era furioso», ribatté mugugnando, spostando lo sguardo dal mio.
«Chissà perché…». Lo dissi con fare accusatorio. L’altra parte di me, quella di Edward, ovviamente si fece sentire, provocandomi dolore per come lo stavo trattando.
Sospirai, e gli presi il volto tra le mani. «Per favore, per favore: fammi andare da lui, Edward. Ti prego», lo supplicai, guardandolo negli occhi, sperando che ci potesse leggere la voglia che avevo di andare.
Il suo sguardo si addolcì, poi sospirò. «Va bene, ma prima lasciami ripulire questo casino», disse, voltandosi verso la porta. «Poi ti accompagnerò».
«Ma… tu non puoi entrare nel territorio Quileute. Infrangeresti il patto», dissi, allarmata. Si voltò, guardandomi in modo strano.

«Ne sai più di quanto pensassi», disse, sorridendo amaro. «Vorrà dire che ti accompagnerò al confine. Prenderemo il tuo pick-up, così non dovrai andare a casa Black a piedi».

«Okay», sussurrai, fissando il pavimento. Volevo parlare con Jake, ma che avrei potuto dirgli?
Edward era tornato, e non sapevo se sarei stata capace di ignorare quel fatto… In quel preciso momento, mi resi conto quanto il detto “lontano dagli occhi, lontano dal cuore” fosse veritiero. Finché Edward era stato via, la mia vita aveva ripreso un equilibrio, assieme a Jake. Ma ora che era tornato, quell’equilibrio era stato spezzato con conseguenze sconosciute. Come mi sarei comportata? Sarebbe cambiato qualcosa tra me e Jake, ora che Edward era tornato? Sarei stata costretta a una scelta?

Mi raggomitolai sul divano cercando, in quei cinque minuti, di svuotare la mente e fare ordine nel mio cuore.

Caddi in una specie di incoscienza, dalla quale venni risollevata quando Edward mi parlò.

«Bella», mi chiamò, a voce bassa. «Svegliati, amore. Ho spostato tutti i pezzi di vetro all’interno, per  sembrare che qualcuno sia entrato in casa, e ho piegato lo stipite dalla parte opposta», mi spiegò, aiutandomi ad alzarmi dal divano. Mi circondò le spalle col braccio, ma mi scostai da lui. Sospirò. «Quando tornerai a casa, con Charlie fingerai di non sapere niente, e dirai che sei stata tutto il giorno da Jacob, okay? Ti ho messo lo zaino sul pick-up», continuò, spingendomi fuori casa. «Ho anche fatto un po’ di confusione in camera tua e in quella di Charlie».
«Ho capito, grazie», dissi, atona. Salimmo sul pick-up, lui al posto di guida, e partimmo alla volta del confine. Durante il viaggio non parlammo, e l’atmosfera nell’abitacolo si fece cupa. Avrei voluto sparire, fuggire da tutto quello che stava succedendo. Strapparmi il cuore... o forse solo una parte di esso.
Ad un certo punto, Edward arrestò il pick-up: probabilmente eravamo arrivati al confine. Aspettai che scendesse, ma se ne stava lì a fissarmi. Io non sapevo che dire. Poi, fulmineo, si avvicinò a me e mi strinse tra le braccia, baciandomi la fronte. «Stai attenta, Bella. E perdonami, se puoi».
«Sì», dissi soltanto, e cercai di sorridergli. «Grazie». Mi sorrise a sua volta, triste, sfiorando le mie guance con le dita fredde, poi scese dal pick-up e sparì.

Scivolai immediatamente al volante, ingranando la marcia e partendo a velocità eccessiva per la casa dei Black. Arrivai in pochi minuti a casa di Jacob e, per mia immensa fortuna, lo avvistai proprio nel momento esatto in cui sbucava dalla boscaglia che attorniava casa sua.
Saltai giù dal furgone. «JAKE!», urlai, correndogli incontro. Mi fermai a pochi metri da lui, mentre il suo sguardo nero stava già affondando nel mio: i sentimenti in esso non erano cambiati di una virgola. Cadde un silenzio pesante, e mentre mi arrovellavo le cervella pensando a cosa dire, notai le cicatrici sul suo braccio sinistro provocate dai frammenti di vetro della mia finestra.
«Cosa vuoi, Bella? Ho fretta», disse, con durezza. Non mi guardava nemmeno.

«Io… volevo… accertarmi che stessi bene», mormorai, abbassando lo sguardo. Sentii un suono gutturale uscirgli dalla gola. Era un intermezzo tra una risata sarcastica e uno sbuffo.
«Come vuoi che stia?», sbottò, allargando bruscamente le braccia. «Corro a casa tua tutto contento, felice e pimpante come un idiota pensando: “le farò una bella sorpresa” e poi scopro che la sorpresa l’hai fatta tu a me». Mi lanciò uno sguardo carico di dolore. «Sinceramente, Bella, come cazzo credi che stia?!». Mi mancò il fiato, e gli occhi mi si riempirono di lacrime. Iniziò a piovere.

«M-mi dispiace da morire, Jake… credimi», dissi, con la voce spezzata. Mi sentivo la gola gonfia e non riuscivo a parlare. Singhiozzai, affondando il volto nelle mani.

«Oh, piantala di piangere! Davvero, sei l’ultima che dovrebbe piangere», borbottò, lanciandomi veloci sguardi. Sembrava a disagio, combattuto.

«Scusami», dissi a voce troppo alta, ma invece di provare a calmarmi, piansi ancora più forte.

«Merda», imprecò lui, raggiungendomi a grandi falcate e facendo gesto di volermi abbracciare. Mi tuffai contro il suo petto nello stesso istante in cui le sue braccia si stringevano attorno a me. Continuai a piangere a dirotto, mentre inzuppavo il suo petto nudo, le mie lacrime che si mischiavano alla pioggia che continuava a caderci addosso, infiltrandosi ovunque e inzuppandoci.

«Jake… Jacob, mi dispiace, mi dispiace…», mormorai di continuo, stringendomi a lui con tutte le mie forze.
«Bella... Questo non cambia nulla», sussurrò, la voce carica di dolore. Ebbe un fremito. «Avrei dovuto seguire il tuo consiglio e arrendermi quando ancora ero in tempo… Sapevo che non avrei mai, mai potuto competere, Bella». Rise amaramente. «Lo sapevo, eppure ho voluto ficcarmi in questo cazzo di casino ugualmente».
Mi scostai da lui. «C-competere?», domandai, guardandolo negli occhi. «Jake, che stai…?».
«Oh, andiamo, Bells», sbottò, arrabbiato. «Lo sai benissimo a cosa mi riferisco».
«No, non è vero. Non capisco», sussurrai, atona, guardandolo senza capire.

«I sentimenti, Bella. I tuoi sentimenti per me», rispose, abbassando lo sguardo e aggrottando le sopracciglia, in una smorfia di dolore. «Non sono mai stati comparabili a quelli che nutri per lui, Bella… Mai».

«No, non è vero. Ti stai sbagliando», affermai decisa, fissandolo corrucciata. Si arrabbiò, e mollò la presa attorno al mio corpo. Il suo calore si distaccò da me, lasciandomi solo un gran vuoto. E tanto freddo.

«Cazzo Bella, perché continui a mentire a te stessa?!», gridò, esasperato e stringendo le dita tra i suoi capelli fradici.

«E perché tu continui con quella storia del confronto, Jacob?», strillai.

«Perché è la verità!», rispose, brusco, senza aggiungere altro. Rimanemmo a fissarci truci per qualche secondo. Quel cortissimo lasso di tempo mi servì a trovare la forza di fare una cosa che, prima di quel momento, non ero mai riuscita a fare. Mi sentivo pronta, finalmente. Quella volontà riempì il mio corpo, facendomi sentire piena: se non l’avessi esternato, probabilmente sarei esplosa.

«Jacob», proferii, fissandolo negli occhi, seria. «Io ti amo».
Per qualche secondo, nell’indecifrabilità del suo sguardo rigido, vidi una luce di indecisione, di sbilanciamento. Che, purtroppo, si spense subito.
Schioccò con la lingua, ghignando sarcastico. «Certo, ora che hai paura di perdermi ti torna utile dirmelo, vero, Bells?».

La sua constatazione mi ferì, e mi sentii vacillare. Che fosse davvero così? Difficile da dire, nella situazione in cui mi trovavo. Non ero più sicura di niente, ormai… tranne, in quel preciso istante, di ciò che provavo per Jake.

«Non capisci niente», mormorai, tra le lacrime, arrabbiata.

«No, Bella», scosse la testa, affranto. «Capisco tutto fin troppo bene. Io ti conosco, Bella, forse anche più di quanto tu conosca te stessa».

«Invece no! Sei sordo per caso? Io ti amo, Jacob! Ti amo!», sbuffai, scandendo per bene.

«Forse. Ma ami anche lui».

A quel punto, non seppi che dire, e abbassai lo sguardo. Jacob si fece più vicino, e sollevò il mio volto, per portarlo a pochi centimetri dal suo. I suoi occhi di onice mi fecero perdere la concentrazione.

«Dimmi una cosa, Bella: l’hai dimenticato del tutto? Riusciresti a vivere come se niente fosse anche ora che lui è tornato? Sii sincera. Con te stessa e con me».
La parte legata a Edward protestò, spingendomi a negare, mentre quella di Jacob cercava di farla tacere. Provai a restare fuori da quel conflitto interiore.

Abbassai lo sguardo. «Non… non lo so».
Chiuse gli occhi, aggrottando le sopracciglia, come se cercasse di non piangere. La sua voce tremò. «Ho capito». Mi lasciò andare, facendo gesto di voltarsi.

«Mi sa proprio che è finita».

Spalancai gli occhi, mentre avvertivo un dolore acuto schiantarsi nel mio petto, e la terra crollarmi sotto i piedi. Il respirò iniziò ad accelerare, mentre le sue parole si imprimevano nel mio cervello, dilaniandomi.
«NO! Jake, no!», strillai, in lacrime. «Non puoi lasciarmi! Io ti amo, ho bisogno di te. La mia vita sei tu adesso!». Scattai in avanti, poggiando le mani sulla sua schiena nuda. Se avesse avuto la maglia, mi sarei aggrappata senza dubbio, anche a costo ti strappargliela.

«Che scelta ho, Bella?!», urlò, esasperato, e si voltò di scatto verso di me. Cercai il suo viso con gli occhi, e vidi ciò che non avrei mai voluto vedere: gli era scesa una lacrima, scivolata da quegli occhi che celavano un tormento e un dolore insostenibili. Non era una goccia di pioggia.

Era disperato e frustrato. «Mi piacerebbe dirti che non mi importa, che ti resterò accanto anche ora che lui è tornato, anche se tu volessi tornare con lui. Te l’avevo promesso, che ti sarei stato vicino, comunque, qualunque persona avresti amato. Ma…», riprese fiato, boccheggiando. «Non ce la faccio, Bella. Non riuscirei a sopportarlo. Vedere che lo baciavi in quel modo, anche solo per un istante… Mi ha ucciso».
Fece una pausa, fissandomi, tormentato. Io non riuscivo a smettere di piangere: le sue parole erano come coltelli al centro del mio cuore, che mi trapassavano squarciandolo, una sillaba dopo l’altra.

«Perciò ti prego, Bella, se davvero mi ami», disse, supplicando e lanciandomi un ultimo, fatale sguardo. «non costringermi a morire altre infinite volte».
Detto questo mi voltò le spalle e corse verso gli alberi dai quali era sbucato, trasformandosi a mezz’aria prima di sparire tra la vegetazione.

 

Angolo autrice.
Aggiorno velocemente ** Aggiornamento record, due capitoli in due giorni, mica male! E’ che non volevo farvi stare troppo sulle spine…
Sono di fretta perché non voglio essere ammazzata, e vi prego anche di andarci piano con insulti a mio carico. Me li merito tutti, ma, insomma, ho un cuoricino tenero ç__ç
E non pensate che sia stato orribile solo per voi vedere Jake soffrire: mi sono letteralmente odiata per ciò che gli ho fatto.
Ma abbiate fede, tutto si sistemerà
J
Ri
ngrazio in una volata i 55 che hanno aggiunto questa storia ai preferiti, i 44 alle seguite e marpy,  Rein9 4, eia, MihaChan e _Starlight_ che hanno recensito lo scorso capitolo.

 

Niente, è tutto.
Al prossimo capitolo.
E ricordate che vi voglio bene e che amo Jake. Toglietevi dalla testa che faccia rimettere Bella col polaretto, assolutamente no. Ve lo dico.
xoxo
Bea :3

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Capitolo 16
*** Rottura ***


Eyes On Fire

Eyes On Fire

Capitolo 15
Rottura

 

(Alexandre Desplat - Break up) Appena vidi Jacob sparire nel verde, il mio primo, incontrollabile istinto fu quello di seguirlo. Probabilmente non sarebbe servito a nulla, ma il mio corpo pretendeva che mi muovessi e che mi fiondassi nella foresta, il più veloce possibile. Era una necessità, come respirare, così potente che non potei fare a meno di soddisfarla, come se fosse stata una questione di vita o di morte.
Ed era davvero così.
Mentre iniziavo a correre, inoltrandomi nel bosco fitto, un turbinio di pensieri mi si affollò nella mente, senza impedire alle mie gambe di continuare ad avanzare.

La sofferenza sul volto di Jake era ancora impressa a fuoco nel mio cervello, ma nemmeno il dolore mi rallentò; quella volta ero determinata a non mollare, perché in ballo c’era qualcosa di troppo prezioso.
Che fosse un gesto totalmente inutile e stupido lo sapevo bene: non sarei mai riuscita a raggiungerlo, mai. Primo, perché correva a una velocità che il mio corpo non poteva raggiungere; secondo, perché non sapevo dove fosse diretto. Me ne rendevo conto, mentre continuavo a correre e inciampare nelle radici degli alberi o in qualche sporadico cespuglio, eppure non mi fermai: non potevo fermarmi. Stavo cercando di impedire al sole di spegnersi, e lo rincorrevo, bramandolo e desiderandolo con tutte le mie forze. Se quel Sole fosse imploso, la mia vita non avrebbe più avuto alcun senso, avrebbe perso quel significato che mi aveva riportato in vita. Il Sole non era soltanto Jake: il Sole era anche la vita che stavo cercando di costruire assieme a lui, prima che la Luna tornasse ad oscurarlo, rompendo l’equilibrio celeste che eravamo riusciti a raggiungere.

Pensai con ironia a una situazione piuttosto simile che avevo già vissuto: un altro addio, in un'altra vita, che in quel momento mi sembrava lontanissima, nonostante ce l’avessi incollata addosso, marchiata a fuoco sulla mia pelle.
Quella volta mi avevano ferito. Questa volta era accaduto l' esatto opposto.
Però il dolore e il senso di perdita c’erano lo stesso. Mi soffocavano. E la voragine si era spalancata di nuovo, ma la profondità era raddoppiata, così come il dolore che ne conseguiva.
Continuavo a fatica ad avanzare nel verde, invocando il suo nome, disperata.
Alzai il volto verso l’alto, provando immediatamente un freddo pungente, un brivido gelato che mi attraversò da capo a piedi.

Il Sole non c’era.

 

Pensai bene di non associare quel fatto a una certezza che stava sfregando insistente alle porte della mia coscienza, altrimenti il dolore mi avrebbe oppresso del tutto, e io non sarei più riuscita a correre.

Quel giorno capii finalmente una cosa, che si mostrò ai miei occhi sotto la luce di una rivelazione – e mi sentii tanto stupida per non averlo capito prima: la Terra poteva benissimo riuscire a vivere senza la Luna – e io ce l’avevo fatta –, ma non sarebbe mai riuscita a vivere senza il calore e la vita che il Sole poteva donarle. Senza il Sole, sarebbe stata la fine, la mia vita si sarebbe trasformata in un inverno eterno. Non potevo mollare.
Nonostante la mia testardaggine e fermezza ad andare avanti, però, gli occhi accecati di lacrime iniziarono a diventare un problema – faticavo a vedere il percorso -, mentre la sensazione di continuare a girare intorno e quella di smarrimento si facevano sempre più forti dentro di me.
Mi fermai improvvisamente, appoggiandomi al tronco di una enorme quercia secolare, annaspando; ero peggiorata, faticavo anche a respirare. Oltre al dolore opprimente che avvertivo nel mio petto, mi sentivo stanchissima. La vista cominciò ad appannarsi, mentre cercavo di riprendere a respirare normalmente.
Jacob, Jacob, pensa a Jacob. Devi andare da lui, pensa a Jacob.
Cercai di farmi forza con quel pensiero che continuava a scorrermi nella testa, quasi come fosse una ninna nanna per bambini. Chinai la testa per inspirare ed espirare profondamente, poi la risollevai con decisione. Non appena mossi un passo per riprendere il mio viaggio, un rumore spezzò il silenzio della foresta. Sembrava il suono prodotto dalle felci quando vengono pestate, quello scricchiolio di rametti e foglie. Quel rumore mi stordì, e sobbalzai, voltandomi di scatto.

Trattenni a stento un urlo, spalancando gli occhi, terrorizzata.

A pochi metri da me, la chioma leonina che contrastava col pallore della carnagione e gli occhi di un nero cupo e terrificante, si ergeva, in tuta la sua ferocia, la figura di Victoria. Era ancora più spaventosa di come l’avessi mai sognata, anche negli incubi più orribili. Ghignava, crudele, pregustandosi il momento in cui avrebbe raggiunto il suo scopo, ovvero uccidermi. Le gambe cedettero, e mi dovetti aggrappare con le mani all’albero e poggiarvi la schiena per non crollare.

«Ciao, Bella», disse. In mezzo al terrore, si fece strada dentro di me la sorpresa: da una come lei, mi aspettavo una voce graffiante, crudele, che potesse fare il paio coi suoi occhi spaventosi; invece, dalle sue labbra, un tono melenso e modulato riempì l’aria dello spazio che ci divideva. La trovai ugualmente agghiacciante. 

Non seppi che dire, forse perché mi riscoprii assolutamente incapace di parlare. La paura mi aveva bloccata del tutto.

«Sei tutta sola, tesoro?», mi domandò, dolce e palesemente falsa. Avanzò di un passo verso di me. «Dove sono i tuoi cani da compagnia?».

Lo scherno col quale aveva nominato i branco mi irritò. Deglutii.
«N-non lo so», ammisi, in un sussurro flebile. Ma, ovviamente, lei mi sentì lo stesso.

«Se vuoi te lo dico io», disse, compiaciuta. «Vedi, cara Bella, i tuoi amici sono così fissati con l’idea che possa essermi cacciata lontano da qui, che continuano a cercarmi chilometri fuori da Forks, seguendo le mie false scie». Roteò gli occhi, sprezzante, mentre si avvicinava a me, ancora. «Non è fantastico? Siamo solo io e te, finalmente».

A quelle parole, venni assalita da una nausea che non c’entrava nulla con lo stomaco, ma era il semplice frutto della paura che stavo provando. In un pensiero totalmente opposto a quello in cui stavo sperando pochi istanti prima, pregai che anche Jacob fosse lontano da La Push. Sotto quel verso, le parole di Victoria mi sollevarono, e provai per un secondo il suo stesso piacere.

Avanzò di nuovo verso di me, stavolta arrivandomi di fronte; sentivo il suo respiro freddo sul suo viso. Stava inspirando il mio aroma, e gli occhi le si accesero.

«Sai, piccola», ringhiò, serrandomi il mento con una mano. «Mi piacerebbe moltissimo prometterti che farò in fretta, che non sentirai nulla… Ma non mi va». La sua mano scese sul mio collo, serrandolo in una morsa che mi tolse il fiato. Boccheggiai, mentre mi sollevava da terra, facendo strisciare la mia nuca contro la corteccia ruvida.

«È soltanto colpa tua se il mio James è morto», sussurrò, in un sibilo infuriato. «E, adesso, anche il tuo Edward capirà cosa significa vivere senza la persona che ami».
La parte più egoista di me si fece subito sentire, e volle costringermi a dire la verità, cioè che tra me e Edward quel legame non c’era più. Che il suo gesto era totalmente inutile. Ma se avessi parlato, allora Jacob sarebbe stato in pericolo, perché, probabilmente, la vendetta di Victoria si sarebbe riversata su di lui. E io non volevo assolutamente che venisse fatto del male a Jake. Avrei dato la mia vita cento volte, pur di salvare lui. Tanto che senso aveva vivere, ormai, se il mio Sole non avrebbe più scaldato la mia esistenza? Nessuno.
Victoria mi staccò dal tronco, voltandosi a velocità disumana e scagliandomi contro un altro albero. Il volo durò un istante, e l’impatto fu così violento che mi tolse il fiato. Sentii nascere un dolore incredibile nella schiena, come se la colonna vertebrale si fosse spezzata in due. Quando mi ritrovai accovacciata per terra, all’ombra di quell’abete, tossii, e la mia mano si macchiò di sangue. La mia vista si appannò. Mi accorsi a malapena di Victoria che avanzava verso di me a grandi falcate; poi, mi assestò un calcio nella pancia, così violento che urlai. L’aria smise di entrarmi dentro, e non mi sentii più i polmoni. Il dolore all’addome era lancinante, e si unì nel mio cervello assieme a quello della schiena, facendomi urlare ancora di più. Tremante, mi alzai in ginocchio, avvertendo in bocca il sapore del sangue; forse, quello che il mio stomaco stava rigettando. Mi sentivo distrutta, spezzata, lacerata… La vista si faceva sempre più offuscata, mentre, debolmente e in vano, stringevo le braccia sulla pancia, come a volermi proteggere. Capii che, lentamente, stavo perdendo i sensi, e ne fui felice: quella sofferenza era troppa da sopportare, e speravo che la morte arrivasse in fretta. Anche la testa aveva preso a girare, perciò mi accasciai di nuovo sul terreno, sperando di calmare i giramenti.

Continuavo ad ansimare e ad annaspare, senza aria.

Vidi – non molto chiaramente – Victoria che si chinava su di me, prendendomi per il colletto della giacca vento e sollevandomi di nuovo. Mi sorrise, spietata, prima di farmi sbattere violentemente la testa contro il tronco. A quel punto, tutto iniziò a farsi buio, mentre il mio cervello e il mio cuore – ancora intatto – si riempivano di un solo, ultimo pensiero.
Perdonami, Jacob. Ti amo.

 

***

 

Jacob Black POV

 


Correvo, cercando di concentrarmi sul verde che mi sfrecciava attorno. Correvo, provando a tenere libera la mente, a concentrarmi sulla velocità. Correvo e basta, senza una meta precisa.

Se fossi tornato indietro, l’avrei fatto a pezzi, l’avrei ucciso in ogni maniera possibile, e Bella mi avrebbe odiato per sempre. Perché doveva importarmene ancora qualcosa, poi? Lei si era fatta qualche scrupolo, con me? Si era forse preoccupata dei miei sentimenti? No.
Eppure, non riuscivo ad odiarla. Ero incazzato da morire, sì, con lei e quel fottutissimo succhiasangue che aveva avuto la splendida idea di tornare, ma continuavo comunque a provare quell’amore disperato nei confronti della mia Bells. Che non era più mia, ormai.

Quel pensiero mi uccideva ogni volta che faceva capolino nel cervello, come un insetto fastidioso e insistente. E mi faceva star male. Il dolore era così forte che impediva ai miei polmoni di trarre aria dalla gola, bloccata da un nodo che non riuscivo a sciogliere.

Non odiavo lei, ma quel bastardo di Edward Cullen sì. Perché l’aveva ferita, abbandonata, buttata tra le mie braccia e poi se l’era ripresa. Dove cavolo aveva trovato le palle di farsi vivo, dopo tutto quello che le aveva fatto? Forse un giorno avrei dovuto chiederglielo. Non quel giorno, perché se me lo fossi ritrovato davanti lo avrei ucciso senza scrupoli. E ciò avrebbe portato solo casini.

Che poi, davvero era la giornata giusta per essere diplomatici? Non ne ero sicuro.

Ero sicuro soltanto di una cosa: l’amore fa schifo. Perché prima ti fa sentire al centro esatto del paradiso con la persona che ami, quella giusta per te, e l’attimo dopo ti fa stare da cani, col cuore a pezzi. E ti fa odiare te stesso, tanto, perché non riesci a detestare la persona che ami e che ti ha ferito.

E soffri, tanto. Si prova un dolore impossibile da spiegare. Dall’alto della mia montagna di dolore, sperai che anche Bella stesse soffrendo. Non era un pensiero affatto carino, ma io non ero uno stinco di santo come Edward Cullen. Lui avrebbe continuato a strisciar dietro a Bella anche se lei l’avesse trattato peggio di come aveva trattato me, ci avrei scommesso.
E, da quel che era successo, per lei era la stessa cosa. Evidentemente, Bella aveva scordato come l’aveva ridotta… Ero disgustato. Forse pensava di illudere se stessa sulla storia “lo amo, è tutta la mia vita”, ma io non ero cieco come lei: non ne era innamorata, ne era ossessionata.
L’amore vero, semplice e naturale, era quello che io e Bella avevamo vissuto mentre Mister Iceberg non c’era. Un legame nato da un’amicizia profonda, maturata col tempo nel sentimento che ci aveva uniti.
Non quella specie di dipendenza che aveva Bella nei confronti del succhiasangue.
Avevo provato a disintossicarla da quella ossessione malata, ma tutto quello che avevo costruito era andato a farsi fottere quando la sua droga era tornata. Il suo viso disgustosamente perfetto, il suo colorito cadaverico, l’odore nauseabondo… Che diavolo ci trovava in un tizio simile? Tutto ciò che riguardava lui mi faceva venire il voltastomaco. Sarebbe stata proprio l’ultima persona che avrei voluto incontrare quel giorno, perciò maledissi quello spiritosone che me lo fece apparire davanti, mentre correvo nella foresta. Non avevo idea di dove fossi arrivato, ma sicuramente non nel territorio proibito ai Cullen, perché altrimenti Edward non sarebbe stato lì. Mi fissava, con quella faccia slavata che mi faceva venire una gran voglia di prenderlo a pugni. O fargli di peggio.
Che cazzo ci fai qui?, ringhiai mentalmente, approfittando del fatto che riuscisse a leggermi nel pensiero. Sperai che anche vedesse quanto fossi incazzato con lui.

«Potrei farti la stessa domanda, Jacob. O meglio ancora, potrei chiederti dove si trova Bella», rispose, arrogante, guardandomi di sbieco. Sembrava infuriato, e aveva il tono di chi stava insinuando.

Per quale motivo dovrei saperlo? Pensavo che fosse tra le tue braccia di ghiaccio da un bel po’, ribattei, sarcastico e brusco. Che diavolo voleva ancora da me? Pretendeva che badassi ancora a lei ora che non era più mia? Non riusciva a badarle da solo? Se non sai starle dietro, pagale una balia.
Lui ringhiò. Oh, il signorino non apprezzava le battute. «Credevo fosse con te, cane».
, prima era con me. Prima che tu ti mettessi in mezzo, fetido parassita, ringhiai, scaldandomi. Lui mi ignorò, riacquistando la sua compostezza da bamboccio congelato. La sua perfezione e apatia mi facevano rizzare il pelo. Stavo per dire qualcosa, quando la violenta intromissione della coscienza di Sam nella mia testa mi bloccò.

Jacob, mi interpellò, stranamente agitato. Abbiamo fiutato una nuova scia di Victoria, mi informò.

E allora?

Edward ascoltava, invadente e concentrato.

Devi venire subito, mi ordinò col doppio timbro dell’alfa. Cercava – forzato – di concentrarsi sulla corsa, come se mi stesse nascondendo qualcosa.

Sam, che succede? Dove siete tu… - controllai chi ci fosse con lui – Jared ed Embry?

L’abbiamo trovata, disse, frenetico. Poi pensò: Embry, più veloce!

Il suo pensiero tornò a me. Abbiamo avvertito un’altra scia assieme a quella della succhiasangue. Si interruppe un attimo, poi continuò. È di Bella. Victoria l’ha trovata.

Fu un attimo. Le zampe mi si gelarono e rimasi immobile per una frazione di secondo, mentre vedevo il succhiasangue diventare, se possibile, ancora più bianco. Lo shock non ci trattenne a lungo: in un secondo, eravamo già piuttosto lontano da dove c’eravamo messi a “chiacchierare”. Seguivamo, silenziosi e concentrati, le indicazioni che Sam ci stava dando, scoprendo che il posto in cui si trovava Bella era vicino, a pochi minuti di distanza. Nel frattempo, la mia mente era troppo occupata a pensare, ma le mie zampe si muovevano comunque scattanti sul tappeto di foglie.
Era tutta colpa mia. Non avrei mai dovuto lasciare Bella da sola, senza prima assicurarmi che fosse al sicuro. Ma come potevo pensare che mi avrebbe seguito? Era forse pazza? La rabbia e l’odio verso me stesso mi accecarono per un momento, nello stesso istante in cui sentivo un ringhio nascere dal petto di Edward. Aveva sentito tutto, ma non me ne fregava un accidente.
Man mano che ci avvicinavamo alla meta – Sam era ancora indietro, rispetto a noi – sentivamo l’odore di Bella e della succhiasangue diventare sempre più forti, le scie sempre più consistenti. 
Un urlo agghiacciante ci fece accelerare, e liberai un ruggito mentre mi fiondavo a una velocità che non avevo mai raggiunto prima.
Non appena scorsi la figura della rossa – che aveva attaccato Bella contro un albero –, senza fermarmi a pensare, spiccai un salto, piombandole addosso. Nello spazio di un secondo, vidi sul suo volto la sorpresa, prima di intrappolarla contro il terreno, sotto di me. La atterrai e le staccai velocemente la testa, senza darle il tempo di difendersi. Le strappai via le braccia e gli arti inferiori, facendola a pezzi. Lo stridio della sua pelle granitica che si lacerava riempì il bosco. In bocca avevo un sapore disgustoso, che dimenticai facilmente.

Dalle fuoco!, gridai mentalmente a Edward, che stava soccorrendo Bella.

«Dobbiamo portarla all’ospedale, subito! Non ce la farà», urlò lui, prendendo Bella tra le braccia. Era coperta di graffi e segni, e le sanguinava la testa. Non riuscivo a guardarla, e dovetti sforzarmi per non pensare che fosse tutta colpa mia.

«Prima bisogna procedere con la respirazione bocca a bocca e il massaggio cardiaco».
Mi ritrasformai, fregandomene del fatto che potesse vedermi nudo. «Ci penso io», dissi, avvicinandomi, veloce. Non c’era tempo. Bella continuava ad ansimare, non aveva ancora perso del tutto i sensi. I suoi occhi bianchi ruotavano dietro le palpebre socchiuse.
 Lui ringhiò, posando Bella tra le mie braccia, squadrandomi. «Potresti almeno vestirti*»
, sibilò, basso, mentre si alzava e tirava fuori dalla tasca un accendino. Lo ignorai, posando delicatamente Bella sul terreno, e iniziai col massaggio cardiaco e la respirazione.
Non potevo permettermi di fallire, se l’avessi persa non sapevo che avrei fatto. Perciò non persi tempo ad essere pessimista e auto flagellarmi, ma agii.
Il suo cuore batteva ancora e la sua bocca sapeva di sangue. Respiravo dentro di lei e cercavo di rianimarla, premendo sui suoi polmoni. Inizialmente, faticò a riprendersi, ma dopo un po’ il battito sembrò tornare regolare. Aveva lo stesso bisogno urgente di andare all’ospedale, però.

«Okay, dobbiamo portarla via immediatamente», sussurrò Edward, nervoso. Aveva già finito.
«J-Jacob», sussurrò Bella, flebile e con la voce spezzata. Tremava tra le mie braccia, agitandosi, e teneva gli occhi socchiusi. Il mio cuore perse un battito, gonfiandosi dentro il mio petto, e all’improvviso sentii gli occhi bruciare.
«Amore, sono qui», mormorai, cercando di tranquillizzarla. Vicino a noi, Edward batteva il piede impaziente.

«Jake… mi dispiace tanto», disse, mentre vedevo i suoi occhi opachi brillare. Stava per piangere, ma perse i sensi. Edward me la strappò dalle braccia, mentre io non sapevo cosa fare o dire. Rimasi lì, immobile.
«La porto all’ospedale», borbottò, prima di partire in quarta e sfrecciare via.

E restai da solo, con un dolore immane nel cuore.
Forse era la scelta giusta, lasciarla a lui. Come potevo ancora guardare in faccia Bella dopo quello che le era successo, a causa mia? Non avrei mai potuto, perché avevo infranto ogni proposito che mi ero fatta nei suoi confronti: mai metterla in pericolo, mai farle del male, mai abbandonarla. Li avevo infranti tutti e tre, in un giorno solo.

Eppure, il desiderio e la voglia disperata di starle vicino continuava a vorticarmi nella testa… La voglia di restare al suo fianco e non lasciarla mai più. Il desiderio soffocante di far sparire Edward dalla faccia della terra e tenermi Bella solo per me.

Avrei potuto farlo.
Ma non l’avrei fatto.
Perché, altra cosa schifosa dell’amore, sa privarti di ogni egoismo.

Come potevo uccidere Edward se ciò le avrebbe recato sofferenza? E – forse peggio ancora – come potevo obbligarla a stare con me se era felice solo al fianco del succhiasangue?
Normalmente, non mi sarei mai arreso.
Ma il senso di colpa e l’amore che provavo per lei sembrarono davvero soffocare la mia parte egoista.

L’unica soluzione era andarmene, ma non subito. Prima mi sarei scusato e avrei chiarito con Bella, poi, quando non sarebbe più stata mia, me ne sarei andato. Avrei lasciando che vivesse la sua vita come desiderava e al fianco di chi voleva.

Ma di una cosa ero certo, sicuro al cento per cento: ovunque mi fossi diretto, in qualunque posto sarei scappato, il mio cuore sarebbe rimasto a lei. Per sempre.

 

Angolo autrice.

Eccomi qui, tesorucci miei *_* Anche stavolta mi è sembrato di aggiornare abbastanza presto, no? Cavolo, sono arrivata a un punto della storia che ho una marea di idee *__* E le voglio usare tutte! Quello che poi si è rivelato essere il capitolo numero 16 l’avevo già scritto taaanto tempo fa, quindi penso che, con qualche correzione e una bella sistematica, avrete presto anche quello! **

Ho messo una musichetta inizio capitolo, visto? Vi consiglio la lettura di questo con quella di sottofondo, perché è magnifica çwç Sia nel Bella POV che nel Jacob POV ù_ù

 

Ho voluto sperimentare il POV di Jake, e sono abbastanza soddisfatta del risultato, ma ovviamente mi piacerebbe sapere che ne pensate voi ^^ All’inizio non è stato per niente facile “calarsi nella parte” di un personaggio così ironico e complesso, però mi piace abbastanza come è saltato fuori. Però, come si dice… ai posteri l’ardua sentenza!

 

(*) So che questa frase potrebbe sembrare un po’ (molto) OOC: Bella è lì mezza morta e Edward si preoccupa del vestiario di Jake? Potrebbe darsi… Ma ho pensato: il polaretto è così ossessivo, maniacale e geloso che quando ha visto Jacob avvicinarsi completamente ignudo a Bella gli attributi hanno cominciato a girargli… In quel punto, poi, subito dopo che Edward fa quell’osservazione, avrei voluto far pensare a Jake: “Che c’è, paura del confronto, succhiasangue?”, ma per fortuna mi sono bloccata in tempo XD E Jacob aveva cose più importanti da fare in quel momento che dar retta a un Frigidaire che dà di matto ù_ù


Io sono commossa! 83 recensioni, 58 preferiti e 46 seguite *.* Sono felicissima che questa storia piaccia, sul serio! Quando sono partita e ho pubblicato il primo capitolo, nel lontano 3 febbraio del duemilaotto, non pensavo che questa storia mi avrebbe regalato così tante soddisfazioni! Perché nulla mi fa più piacere di leggere i vostri commenti di consenso… e non mi riferisco alla parte dei complimenti eccetera: mi batte forte il cuore quando mi spiegate le emozioni che questa  fan fiction a cui ho dato cuore e anima vi suscita.
Quindi, per l’ennesima volta, GRAZIE! <3

Ma stavolta non ci penso nemmeno a lasciarvi senza le risposte alle recensioni, perciò iniziamo! +w+

valef1995: No no, tu sei del Team Edward, quindi sparisci ù_ù Ahaha, ovviamente scherzo J Benvenutissima tra i recensori, cara ^_^ Ma no, qui nessuno ti uccide perché sei del Team Edward, anzi, ti accolgo con un caloroso abbraccio (mi sa che storceremo un po’ il naso entrambe XD) perché non sei una di quelle fans dispotiche e che dicono di odiare Jacob, magari soltanto perché è d’intralcio alla coppia Edward/Bella ._.

Sono contentissima che tu stia imparando ad apprezzare Jake, e ancora di più *me sadica, muahuahuahah!* che la tua ferma decisione stia vacillando *w* Comunque, sulle tue constatazioni su Bella sono assolutamente d’accordo con te ù_ù E sì, Jacob ha fatto bene a lasciarla! Contrariamente a te, non è che il personaggio di Bella mi piaccia molto, altrimenti non la chiamerei tonna XD

Comunque hai ragione, dai, non è tutta colpa di Edward… Tutti, e dico tutti, in questa storia hanno commesso gli errori o compiuto scelte sbagliate che poi hanno portato alla catastrofe XD Nessuno è perfetto, nemmeno i vampiri ;) O licantropi ù_ù
Grazie ancora per la recensione e per i complimenti, sai? Ho apprezzato, piccola Edwardina ^^
Un bacione, e alla prossima spero!

 

 lalli85: Okay, innanzi tutto lasciati dire che io adoro la tua storia su Jake e Bella e che sto maledicendo la mia minore età per non poter leggere i nuovi capitoli che hai postato e quelli che posterai çwç E scusa se non ho mai aggiornato, ma sono piuttosto priva e abbastanza negata a recensire ^^’’’ Comunque, sappi che AMO la tua storia e il modo in cui scrivi ù_ù

Poi… cavolo, grazie per aver sprecato energie per recensire ogni singolo capitolo °ç° Deve’essere stata una fatica enorme, non dovevi ^^’’’
Sono contenta comunque che la mia storia ti piaccia, sul serio *w* E che pensi che il dialogo tra Jake e Bella sia da oscar X°°° Esagerata ù_ù Non so che altro dirti, se non GRAZIE DI CUORE! Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo (: Un bacioneee <3

 

Zio_Legend: No, no, ti capisco! E’ bello vedere che un personaggio, nonostante la stazza e la forza fisica, riesca a piangere e a esternare i propri sentimenti… Pasticcìno Jacob çwç
Sì, questa storia è una Jake/Bella, ma non per questo Jacob (come hai visto) è destinato a non soffrire… ç__ç Ma tutto si sistemerà, abbi fede! ^w^ Un bacione <3

 

 __cory__: Sì, Edward ritorna e Bella ci ricasca! Bah, scemini entrambi! >< Spero che ti sia piaciuto questo capitolo (: Un Bacione! <3

 

Marty95: Ecco, le quarantotto ore di dubbio o curiosità sono finite (: Se torneranno insieme, dici? Non so, vedremo come va… ^^ Un bacione e grazie per la recensione! <3

 

 matrix: Mi associo per la santificazione di Jacob! La TonnaBella ha un po’ avuto quello che si meritava e che tutte le sue oppositrici segretamente speravano… Una bella manica di botte! XD
Ora manca lo Swarowski da sistemare +__+ Chissà come andrà a finire… Mwahahah! XD
Niente, comunque, grazie come al solito, sempre troppo gentile :3 Un bacione e un fantastico

2010 anche a te! <3

 

Rein94: Anche io avrei voluto prenderlo a schiaffi mentre scrivevo, credimi =ç= Odio odio odio far soffrire Jake e lasciare che Edward faccia il lecca culo con Bella >.< GRAAAH|
Grazie mille per la recensione, mi auguro che anche questo capitolo ti sia piaciuto :3 Un bacione <3

 

eia: Sì, il dolore è sentimento di passione… allora vuol dire che Jake ne prova tanta, povero cucciolo çwç Non preoccuparti comunque, presto anche lui smetterà di soffrire, mi auguro ><
Grazie mille per la recensione e per non avermi maledetto :3 Un bacione <3

 

 marpy: Certo che non mi offendo, che domande! Puoi entrare e prenderla a calci quanto ti pare, sul serio >< E anche per quel che riguarda Edward… hai carta bianca ù_ù
Sono felice che pensi che il dialogo d’addio mi sia venuto bene! Ci tenevo molto a quella parte, e sono contenta di aver trasmesso ciò che volevo *.* Grazie di cuore, come sempre <3 Un bacioneee :3

 

_Starlight_: Ammove mio, come al solito la tua sequela di insulti alla tonna mi ha fatto sganasciare, così come i tuoi piani per liberarti di gentaglia poco desiderata, eh eh +W+ Però… mi è dispiaciuto vedere quelle faccine lacrimevoli, sì sì çwç Spero che ti sarai sentita un po’ “vendicata”, dopo aver letto che succede a Bella… mwahahah *_* Ammetto che la tua cortezza mi ha lasciata un po’ basita e ho pensato “oddio, l’ho distrutta se non ha scritto una recensione chilometrica e super sclerata!” XD Ma credimi, l’ho apprezzata ugualmente tantissimo, come tutte le volte <3 E lo sai che ti amo ù_ù E che sono felice che continuerai a parlarmi, sì sì *.*
Ti voglio tanto bèèèènè FVa <3 E anche al tuo piedone >w< Bacionèèè <3

 

Anche per questa volta direi che è tutto…
Ah, vi avviso che ci stiamo avviando alla fine T_T Credo che sarà dura spostare la crocetta del “completa?” da “no” a “sì” çwç Anche se non sarà veramente una fine… eh eh eh <3

 

Ancora, grazie a tutti di cuore <3

Vi adoro!
xoxo
Bea :3

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** Completa ***


Eyes On Fire

Eyes On Fire

Capitolo 16
Completa

 

 

Ero sicura al cento per cento di essere morta. Ne erano una prova l’assenza totale di dolore e il fatto che fossi immersa in un nero profondo e opprimente. Non sentivo più il mio corpo.

Victoria aveva fatto più in fretta di quanto avessi mai potuto sperare, e gliene fui grata.

Così era quella, la morte. Chissà perché la gente aveva così paura di affacciarla… era uno stato di assenza completa, dove non si prova né sofferenza né dolore.

Ma forse non era davvero la morte. Perché, ogni tanto, riprendevo lucidità. Brevemente, per due o tre secondi al massimo. Ed era un lasso di tempo orribile. Tremavo e avevo male ovunque. La prima volta non ero riuscita ad aprire gli occhi, ma avevo sentito un ruggito assordante, e il rumore di strappi e lacerazioni tremendo. E avevo riperso coscienza.
Poi, la seconda, avevo udito delle voci. Erano ovattate, confuse, e non ero riuscita a distinguerle chiaramente. Avevo freddo, e sentivo il mio corpo fremere convulsamente, nonostante fossi circondata da qualcosa di caldo. Le voci, ma soprattutto una di esse, cominciarono ad acquistare chiarezza, e il mio cuore – che sentivo debole – mancò di un battito: era la voce di Jacob. Provai, con tutte le forze che mi erano rimaste, ad aprire gli occhi. Avevo un disperato bisogno di vedere il suo viso, anche solo per un secondo. Strinsi le palpebre, e cominciai lentamente a schiudere gli occhi, che però rimasero socchiusi. Riuscii comunque a vedere qualcosa, anche se offuscato. Vedevo la sagoma ramata di Jake, e provai a chiamarlo.

«J-Jacob», mormorai, in un sussurro, sperando che mi potesse sentire. Avvertii la sua presa farsi leggermente più stretta attorno a me.

«Amore, sono qui», disse, la voce dolce e tormentata al tempo stesso. Amore, mi aveva chiamata amore… La sorpresa mi lasciò di stucco: come poteva chiamarmi ancora così dopo tutto quello che gli avevo fatto? Come poteva, la sua voce, essere ancora così amorevole e tranquillizzante nei miei confronti?

«Jake… mi dispiace tanto», sussurrai, mentre il mio cuore si stringeva in una morsa di dolore autentico. Sentii gli occhi riempirsi di lacrime e i sensi mi abbandonarono di nuovo.

Tutto ripiombò nel buio, ma quella volta non mi risvegliai tanto presto.

 

Dopo un lasso di tempo indefinito, finalmente riuscii a riemergere da quel baratro oscuro che sembrava non lasciarmi scampo. Riaprii gli occhi, lentamente e a fatica.
Tutto intorno a me era confuso e troppo luminoso, e ci misi un po' per focalizzare bene ciò che mi circondava. Quando ci riuscii, mi ritrovai su un letto d'ospedale, e dal collo in giù non sentivo niente. Mi sfuggii un mugolio, infastidita da tutta quella luce.

«Bella!», esclamò una voce sollevata, poco distante da me. Girai il viso verso la voce e gelai sul posto quando mi trovai a pochi centimetri dal viso di Edward, che mi fissava con un gran sorriso stampato in volto. Non risposi, guardandolo stralunata e muta.
«Devi essere molto confusa, vero amore? Non preoccuparti, ora va tutto bene. È tutto finito», mormorò con dolcezza, sfiorandomi una guancia con la punta gelata dell'indice. A quel contatto, rabbrividii, scostando d’istinto il volto da lui. Mi guardai intorno, smarrita, cercando di abituarmi a quell’ambiente fin troppo luminoso. Deglutii, ma non fu affatto una buona idea: sentii qualcosa raschiare nella mia gola e farmi sobbalzare dal fastidio. Probabilmente mi avevano infilato nel naso un tubicino per farmi respirare meglio. Mi accorsi anche di avere la gola riarsa e le labbra secche.

«Quanto…», provai a dire, ma fu doloroso, e ripresi fiato. Lui capì, facendomi segno di calmarmi.

«Sei stata assente per quattro giorni, Bella», disse, incupendosi. Mi strinse una mano, delicato, sfoderando il suo sorriso sghembo che, incredibilmente, non mi fece effetto.
Poi, come un fulmine improvviso, un pensiero colpì il mio cervello, scuotendo la mia memoria, risalendo al ricordo dell’ultima persona che avevo visto prima di perdere conoscenza.

Jacob. Jacob.
Dov’era Jacob?

Deglutii improvvisamente, e presi un respiro. Guardai Edward negli occhi.

«D-dov’è J-Jacob…?», sussurrai, flebile.

Lui si irrigidì, lo sguardo indecifrabile impiantato nel mio. Mi parve di sentirlo ringhiare piano.

«Jacob se ne è andato, è andato via», disse, attento alla mia reazione. Rimasi immobile, lasciando la sua mano. Piombò un gran silenzio, nel quale riuscii chiaramente a sentire il mio cuore che si fermava. Sentii gli occhi riempirsi di lacrime.

«C-cosa? Perché?», gli chiesi in un sussurro spezzato, senza fiato. «Perché Jake se n’è andato?!», dissi a voce più alta. La gola mi fece male.

Edward mi guardò ma non disse nulla, e il suo sguardo era illeggibile.

«Rispondimi!», gridai infine, per quanto le mie corde vocali addormentate me lo permettessero. Sentii un bip farsi più insistente e frequente, e a quel punto capii che ero collegata a una macchina che controllava i miei battiti cardiaci. Dovevo calmarmi.

Lui strinse i pugni. «Non lo so, Bella, non lo so!», sputò, arrabbiato. Abbassò lo sguardo, cupo, lanciandomi un’espressione di scuse. «Perdonami», disse.

Sprofondai nel cuscino, muta; i battiti tornarono regolari, ma mi sentivo soffocare.

Forse quel “amore” che avevo sentito uscire dalle sue labbra era stata soltanto un’impressione, forse avevo capito male io… L’avevo annientato e fatto soffrire, era impossibile che potesse chiamarmi ancora così. L’avevo tradito con Edward, ero ricascata in quel ciclo di dipendenza che mi legava a lui. Mi aveva lasciata, e aveva fatto bene. Probabilmente, non mi avrebbe mai più voluto con sé, ma si era fatta viva in me la flebile speranza che un giorno sarebbe riuscito a perdonarmi… che saremmo potuti rimanere amici. La sua assenza nella mia vita, ormai, mi sembrava qualcosa di totalmente inconcepibile, tant’è che sarei riuscita ad accettare di averlo anche solo come amico – pur amandolo sempre e per sempre.

Ma non mi aspettavo certo che sarebbe andato via. Che avrebbe lasciato La Push.

Quel pensiero mi annientò, e fu come se il mio cuore sparisse del tutto. Che senso aveva possederne uno se Jacob non c’era, se non poteva riempirlo anche solo con la sua presenza?

A quel punto, fu come se tutto il mondo che mi circondava diventasse qualcosa di assolutamente estraneo, lontano anni luce da dove mi trovavo io. Avevo accanto chi era stato la ragione della mia vecchia vita, ma i miei polmoni e la mia stessa essenza avevano bisogno di quella nuova. Non potevo vivere senza Jacob. Perciò, non vissi.

Passai tre giorni nell’apatia più totale: non parlavo o parlavo lo stretto necessario, mangiavo poco e niente. I medici cercarono di tranquillizzare Charlie e Renée, dicendo loro che probabilmente ero rimasta scioccata da ciò che avevo subito – secondo loro ero stata aggredita da un animale. Edward, nonostante le vive proteste di mio padre – che, vedevo, gli lanciava sempre sguardi accusatori pieni d’odio – non mi mollava un attimo, tranne quando finiva l’orario di visite, o lasciava il posto a mia madre, che aveva lasciato di tutta fretta Jacksonville per venire da me.

Preoccupatissima, tentava di farmi parlare in ogni modo, ma io rispondevo a monosillabi e controvoglia. Non osava chiedermi di Jake, non dopo aver assistito a una crisi di pianto scaturita dalla sua domanda: “Bella, amore, ma dov’è Jacob?”.

E Charlie… ci mancava poco che perdesse la testa: aveva saputo da Billy che Jacob non tornava a casa da quando ero stata aggredita, e non sapevano dove fosse.

«Bells, sono stati quattro giorni pesantissimi, tesoro», mi disse, qualche ora dopo il mio risveglio. «Martedì torno a casa e trovo la porta fatta a pezzi, nella mia camera e nella tua il caos più totale... Sembrava un furto in piena regola, ma stranamente non hanno rubato nulla. Poi chiama l’ospedale e mi dice che sei stata aggredita da un animale, che sei in gravi condizioni e che ti stavano operando all’addome…». La voce gli tremò sulle ultime parole, e io gli strinsi una mano. Mi sorrise brevemente, ma la sua espressione si indurì di nuovo.

«Arrivo e mi ritrovo Edward Cullen», sbottò, pieno di rabbia. Non seppi che dire, ma non me ne preoccupai nemmeno. Lasciai che Charlie si sfogasse. «Io dico, con quale coraggio quel ragazzo osa ancora farsi vedere? E dopo tutto quello che ti ha fatto! Se Renée non mi avesse fermato, l’avrei scacciato di qui senza troppe cerimonie… Ti avviso, Bells, voglio che ti tieni alla larga da lui», mi avvertì, guardandomi serio. Io non dissi nulla.

«Non gli permetterò di rovinarti la vita, ora che sei riuscita a ricostruirne una». La mia coscienza urlò.

Me l’ha già rovinata, papà. E me la sono rovinata io stessa, con le mie mani.

«Se Jacob fosse qui non so che gli farebbe…», disse, tra sé, poi mi guardò. Spostai lo sguardo, sussultando, cercando di non ascoltare ciò che stava per dire. «Ma chissà dov’è finito, quel ragazzo. Io non capisco, sembra che Billy si sforzi di essere preoccupato, come se in realtà sapesse dove si trova suo figlio».

Mi sfuggì un mugolio addolorato.
Sentii la sua espressione studiarmi, ma non disse una parola. Probabilmente, aveva capito che era meglio per me non parlarne.

Furono tre giorni orrendi, nei quali mi finsi dolorante solo per trovare sollievo nei sedativi. Volevo dormire e basta, annullarmi completamente, anche ora che le mie condizioni fisiche stavano migliorando.

Una notte mi svegliai di soprassalto, dopo che l’effetto dei tranquillanti era svanito, nella mia  stanza buia d’ospedale. Voltai la testa verso la sveglia che mio padre mi aveva portato, segnava le tre. Dovevo andare in bagno, così chiamai un’infermiera, per farmi aiutare. Facevo ancora fatica a camminare, a maggior ragione se dovevo portarmi dietro la flebo.

Beth arrivò, accendendo la luce. «Devi andare in bagno, tesoro?», mi domandò. Ormai lo sapeva: io e lei, quella simpatica signora sulla sessantina, avevamo stretto amicizia. Annuii, sorridendole leggermente imbarazzata. Mi aiutò a scendere dal letto, e mi offrì un braccio, spingendo con l’altro il carrellino della flebo.
Quando uscii dal bagno, mi accorsi di quanto l’aria in quella stanza fosse opprimente, perciò chiesi all’infermiera: «Mi scusi, non è che potrebbe aprire la finestra? Ho caldo». Mi diede una mano a stendermi e a coprirmi, poi annuì vigorosamente col capo.

«Subito, cara», disse, sorridendomi dolcemente e andando a spalancare la finestra. «Quando ti sei rinfrescata abbastanza chiamami che vengo a chiudertela», si raccomandò, facendo per uscire.

«Certo, Beth», asserii, sorridendole. Mi salutò con la mano e chiuse la porta dietro di sé, uscendo dalla mia stanza. Abbandonai il capo sul cuscino, guardando il soffitto e godendomi la frescura che stava entrando dalla finestra. Era, stranamente, una sera anche troppo calda per un aprile di Forks, eppure il venticello che entrava nella stanza rinfrescandola era piacevole.

Spostai lo sguardo per scrutare il buio della notte che riempiva il mondo fuori da quella stanza d’ospedale, spezzato solo dalla pallida luce della luna che entrava anche nella mia camera, illuminandola appena. Era un’atmosfera strana…
L’aria che continuava ad entrare iniziò a darmi fastidio e a procurarmi qualche brivido, ma prima che potessi chiamare Beth col campanello, le vibrazioni nere del vetro alzato mi spaventarono, facendomi immobilizzare dal terrore. Mi scappò un urlo quando vidi un’ombra scavalcare il davanzale, e rimasi sorpresa: era la prima volta in una settimana di catalessi che qualcosa provocava in me qualche emozione. Ma quel fatto strano fu chiarito qualche secondo dopo, quando la luce della luna rivelò il volto di Jacob, che mi guardava.

Rimasi immobile, gli occhi sgranati, e non seppi come sentirmi. Avevo dimenticato cosa significasse essere felici, ma mi tornò in mente non appena realizzai che Jake c’era, che era lì.
Con la visuale annebbiata dalle lacrime che si erano addensate, provai ad alzarmi dal letto, dalla parte della finestra. Poggiai i piedi per terra, con Jacob immobile che mi fissava. Provai a mettermi in piedi, ma non appena mi staccai dal letto, la testa mi girò e mi sentii cadere.
Due braccia calde avvolsero subito i miei fianchi, e mi sostennero, impedendomi di scivolare a terra. Senza pensarci due volte, affondai la testa nel petto caldo che mi aspettavo, scoppiando a piangere senza ritegno. I singhiozzi che mi scuotevano il petto erano così forti che mi toglievano il respiro, ma non me ne importò nulla. Ignorai persino il fastidio provocato dall’ago della flebo, che tirava, infilato nel mio braccio destro. In quel momento, nulla era più importante che sentire le sue braccia stringermi, il suo respiro tra i miei capelli, il suo cuore premuto contro il mio orecchio.

Era lì con me. Non riuscivo a crederci.

«Sei qui», rantolai, tra le lacrime. Aspettavo la sua risposta, come se fosse ossigeno. Come se il fatto che fossi lì tra le sue braccia potesse essere reso più vero dalle sue parole.
«Sì», disse soltanto, con la voce spezzata, infilandomi una mano tra i capelli per stingermi ancora di più a sé.

A quella semplice parola, sentii il mio cuore scoppiare in un botto di sensazioni uniche, in un botto di vita. Ero di nuovo viva.

Come se fosse necessario, istintivo, le mie labbra si scollegarono del tutto dal mio cervello, cercando quelle di Jake. Afferrai i suoi capelli con la mano sinistra e con forza, guidando il suo viso verso il mio e premendo le mie labbra contro le sue. Il suo respiro inondò i miei polmoni, e sospirò selvaggio sulle mie labbra, ma si fermò immediatamente.
Quel contatto interrotto così bruscamente fece scoppiare la mia bolla di gioia immensa, rispedendomi nella dura realtà in cui mi trovavo e ricordandomi un paio di particolari importantissimi: lui mi aveva lasciato. E mi aveva lasciato perché l’avevo tradito con Edward.

Mi scostai subito da lui, e mi chiesi con quale coraggio mi ero sentita in diritto di assalirlo in quel modo. Posai entrambe le mani sul materasso, tornando ad appoggiarmi al letto, e chinai la testa, senza smettere di piangere.

«Bella…», sospirò Jacob, poggiando una mano sulla mia spalla. Io scossi la testa.

«No, no, hai ragione. Non avevo diritto di reagire così dopo quello che ti ho fatto», mi scusai, provando a scacciare le lacrime. «Il fatto è… che sono così felice di vederti», ammisi. Poi alzai lo sguardo, fissandolo nei suoi occhi. «Mi sei mancato tanto».

Mi prese il viso tra le mani, scostando i capelli che mi si erano incollati alle guance per colpa delle lacrime.

«Anche tu, Bella», disse, e sentii che era sincero. Il suo tono mi lasciò basita, ma ancora di più l’espressione che aveva negli occhi, mentre mi guardava. Dietro allo strato color onice di dolore, vidi qualcosa che, in quel contesto e nella situazione in cui ci trovavamo, non mi sarei mai aspettata: mi fissava, rapito, con uno sguardo intenso… inspiegabilmente pieno di amore.

Notò il modo insistente col quale lo stavo studiando. «Che c’è?», domandò, continuando a premere i suoi palmi contro le mie guance.

Sgranai leggermente gli occhi. «Come fai?», sussurrai, sconvolta.

«Cosa?».

«Come fai a guardarmi ancora così dopo tutto quello che ti ho fatto?!», sbottai, incredula e sfiorando l’isteria.

«Sai, stavo per farti la stessa domanda», disse, sorridendo ma tornando serio immediatamente.

Rimasi sorpresa. «Che vuoi dire?».

«Voglio dire che trovo assurdo il modo in cui ti stai comportando!», esclamò, spalancando gli occhi e allargando le braccia. Sembrava frustrato, tutto d’un colpo. Pensai di aver detto qualcosa di sbagliato. «Bella, tu sei finita su questo letto per colpa mia, perché ti ho lasciata da sola in preda a Victoria! Trauma cranico, schiena e addome danneggiati, contusioni un po’ ovunque… Dopo che ti avevo promesso, giurato che mai ti avrei fatto del male! – Strinse le dita tra i capelli corvini – Poi sei tu a sentirti in colpa?». Stringeva i pugni, e le mani avevano iniziato a tremargli.

Gli posai una mano sul petto nudo, cercando di calmarlo, non sapendo che dire. Insomma, davvero si sentiva così in colpa? Che diavolo gli passava per la testa? Stava odiando se stesso, lo vedevo, e ciò mi fece infuriare.

«Jake, spero che tu stia scherzando! Chi è la totale idiota che non riesce a staccarsi dal suo ex e se lo bacia davanti al suo attuale ragazzo? Chi è la cretina che si inoltra nel bosco con la stupida convinzione che riuscirà a correre dietro a un licantropo che è cento volte più veloce di lei?», sibilai, piccata, frustrata da morire. Iniziarono a salirmi delle lacrime di rabbia. «Chi è la deficiente che non riesce a dire “ti amo” alla persona più importante della sua vita?!», strillai, a quel punto, serrando i pugni. Chiuse gli occhi di scatto e mi abbracciò di nuovo. Lasciò che mi sfogassi, senza dire una parola, mentre mi baciava i capelli per tranquillizzarmi.

«Sono un idiota», mormorò, basso.

«Sì, lo sei!», sbottai tra le lacrime. «Ma solo se lo hai fatto perché ti sentivi in colpa… », aggiunsi poco dopo, borbottando. Se l’aveva fatto perché non mi voleva più… non avrei obiettato.
«Lo ammetto, l’ho fatto per quel motivo. Pensavo che, se ti avessi lasciata a lui, forse saresti stata più al sicuro e più felice», ammise, stringendomi di più a sé.

«Jacob», mormorai, guardandolo negli occhi. Volevo aprirgli completamente il mio cuore, volevo che sapesse ciò che sentivo e quello che volevo trasmettergli. «Jake, io non riesco a essere felice senza di te. Non più», dissi, affondando di nuovo il viso nel suo petto. «Questi giorni in cui sei stato via… sono stati orribili. Io respiravo, ma non vivevo, capisci? Il pensiero che tu fossi lontano da me, che non mi volessi più…Sarebbe stato plausibile, dopo tutto il dolore che ti ho recato, e avresti avuto ragione a non volermi più vedere… però…». Non riuscii più a continuare.

Imprecò a mezza voce. «Bells», ringhiò, «come puoi pensare che non ti voglia più?».

«Faresti bene a lasciarmi. Vivresti più felice e sereno, senza di me che continuo a recarti problemi», ribattei, ma il mio cuore si fermò al solo pensiero. Però, se avesse deciso di seguire il mio consiglio, avrei dovuto abituarmi a quella dilaniante sensazione di vuoto.

Un suono gutturale, come un ringhio, gli uscì dal petto. Mi scostò da sé, prendendomi la testa tra le mani e avvicinando il suo volto al mio, veloce. «Bella, vuoi ficcarti in quella testa dura che ti amo? Che sono stato da schifo anch’io, in questi giorni? E, che tu lo voglia o meno, continuerò a rimanerti vicino, anche se continuerai a causarmi problemi su problemi?». Lo disse come una minaccia, ghignando, ma alle mie orecchie risuonò come la promessa che non avevo diritto a desiderare di sentirmi dire.

Una gioia incredibile esplose dentro di me, espandendosi e raggiungendo ogni fibra del mio corpo. Sorrisi, come non facevo da tanto tempo, felice. Gli avvolsi il collo con le braccia, mentre lui si piegava su di me per non farmi affaticare.
Le sue labbra incontrarono le mie, dolci e passionali, irruente e delicate come mai erano state prima. E, di nuovo, mi sentii completa. Come se ogni tassello del mio cuore fosse ritornato al posto giusto, ogni bolla d’aria a circolare nei miei polmoni, rinvigorendomi.
Le braccia di Jacob mi avvolgevano, delicate e attente a non farmi male, e mi sentii protetta, al sicuro.

Le sue labbra scesero a baciarmi il collo, mentre continuava a mormorare «ti amo Bells, perdonami». Strinsi le mani tra i suoi capelli, quasi con rabbia.

«Smettila», ringhiai. Lui si mise a ridere, tornando a occuparsi delle mie labbra. Mi scostai da lui, guardandolo negli occhi. Il suo sguardo intenso mi lasciò senza fiato.

«Ti amo», dissi, e la inoppugnabile certezza che quelle parole fossero vere mi riempì il cervello.

«Nah, balle», ribatté lui, stampandomi un bacio veloce sulle labbra, per poi aggiungere, ghignando sicuro di sé: «ti amo più io».

Alzai gli occhi al cielo, riprendendo a baciarlo.

Impossibile.

 

Angolo autrice.
Stavolta sarò breve.

Questa storia è sospesa.

Non perché mi sono stufata di scriverla o perché non ho più idee, anzi. Sono i miei che mi vogliono ritirare il computer, fino a data da destinarsi (hanno pure azzardato tre mesi ç_ç)...
Come cavolo farò senza di voi??? T__T Come farò senza la scrittura, una delle cose che amo di più al mondo? Non lo so.
Secondo i miei, spreco troppe energie sul pc, anche nei momenti liberi... quindi, adesso dovrò studiare 24 su 24. Non immaginate quanto sono incazzata.

Mi mancherete da morire, sul serio. JACOB mi mancherà da morire T.T E scrivere dei miei due amorini mi mancherà da morire.
Ma io tornerò, ve lo giuro. E se dovessero ritirarmelo fino alla fine della scuola (NUOOOO ç__ç), quest'estate mi rifarò, postando un capitolo al giorno e cominciando il sequel, appena mi ridaranno la tastiera.
Spero che sarete così in tante anche al mio ritorno :°)

 

Intanto, ringrazio col cuore in mano le 61 persone che hanno aggiunto questa storia alle preferite e le 47 alle seguite.

 

Ovviamente, un enorme GRAZiE alle persone che hanno recensito lo scorso capitolo, ovvero _Starlight_ (ti voglio troppo bene FVa, mi mancherai topina <3), marpy,  Rein94, Marty95, Kukiness, lalli85 (esagerata, esagerata <3), eia e StarLight90.

Allora, niente.
A presto, spero.
Un bacione grande grande e tanti abbracci <3
Bea :3

 

 *se ne va, piangendo disperata... lasciando il cuore su questa pagina*

 

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Capitolo 18
*** Scelta ***


Eyes On Fire

Eyes On Fire

Capitolo 17
Scelta



Riaprii gli occhi il mattino successivo, con la sensazione di aver sognato, semplicemente.

La stanza era illuminata da un pallido raggio di sole che sorgeva timido tentando di farsi strada dietro le nubi… penetrando il vetro della finestra chiusa.

Ero da sola, ma riuscivo a sentire ancora il calore di Jake sulla mia pelle. Di quella notte ricordavo tutto molto vividamente: le nostre labbra che si cercavano incessantemente, i nostri corpi che si sfioravano e le nostre mani che cercavano l’una il viso dell’altra… Arrossii al ricordo, sorpresa di quanto tutto fosse finito tutto così bene.
Però, c’era ancora un dettaglio da sistemare: dovevo dire definitivamente addio ad Edward.

Contrariamente a quanto mi sarei aspettata… nessuna strana “altra parte di me” aveva protestato al pensiero di farla finita con lui. Stavo migliorando.

Probabilmente, sarei crollata non appena se ne fosse andato una volta per tutte, per sempre… ma me la sarei cavata. Dovevo liberarmi di quella parte di me che apparteneva ancora a lui, e ce l’avrei fatta, lo sapevo. Solo così avrei potuto iniziare la mia nuova vita assieme a Jacob. Le promesse di quella notte sussurravano ancora al mio orecchio, nitide, come se veramente fosse lì accanto a me, a mormorarmele. Promesse che, dette ad alta voce, avrebbero perso la loro magia.

Il rumore provocato dalla serratura della porta che si apriva mi distrasse da quelle fantasie, e mi ritrovai Edward che avanzava verso il mio letto, con un sorriso stampato in volto.

Iniziai a sudare freddo, nervosa. Come avrei potuto cominciare…?

«Buongiorno Bella», disse, chinandosi e stampandomi un bacio in fronte. Stranamente, lo sentii irrigidirsi. Le sue labbra diventarono una linea piatta per un secondo, poi tornarono a sorridere.

«Ciao», sussurrai, a disagio. Si sedette sulla sedia, di fronte a me.

«Vuoi che ti chiami l’infermiera, così puoi fare colazione?», domandò, posando una mano sulla mia.

«No, grazie. Non ho fame». Lui sospirò, e il suo sguardo si indurì.

«Avanti, Bella, che succede?».
Sentii il mio corpo gelarsi, come fosse diventato un blocco di ghiaccio, freddo come i suoi occhi dorati, che mi fissavano in attesa di una risposta.

«N-niente, perché?», mentii a stento, abbassando lo sguardo.

«Bella, lo sai che come bugiarda non sei un granché. Avanti, dimmi quello che devi dirmi».
Trasalii, guardandolo in faccia. «Come fai… a sapere che devo…», tergiversai balbettando, incapace di continuare.

«L’ho letto nei tuoi occhi, Bella. E… l’ho sentito», disse, facendo una smorfia, arricciando il naso. Mi guardava, triste, gli occhi incollati ai miei. Non riuscii a sostenere quello sguardo, e sentii una fitta improvvisa al cuore, come se si fosse formata una piccola crepa.

«Edward, io…». Le parole mi si spensero nuovamente in gola.

Non potevo continuare così, dovevo essere forte. Edward non se lo meritava, dopotutto, e Jacob ancora meno. Dovevo metter la parola “fine” a quella storia, non c’era altra soluzione.

«Edward, io non posso… non voglio più stare con te», dissi in un soffio, stringendo la coperta tra le mani.

«Ti ho chiesto scusa, Bella…», sussurrò, affranto. Mi si strinse il cuore.

«Lo so, e io ti ho perdonato tutto. Ma non ho intenzione di tornare con te, Edward», dissi, e sentii la mia voce acquistare fermezza poco a poco.

«C’entra quel cane?», domandò con un sibilo, stringendo gli occhi. Il suo sguardo gelido mi trapassò.

«Jacob», lo corressi, con una punta di irritazione nella voce. «Sì, c’entra lui».

«Bella, come puoi desiderare di stare con lui dopo tutto quello che ti ha fatto?», domandò, lo sguardo che sprizzava scintille e i pugni serrati. Un moto di rabbia mi salì dallo stomaco. Da che pulpito…

«Posso desiderare quello che voglio, posso fare ciò che voglio! E stare con Jake è sulla lista, perché tutto quello che è successo è stato a causa mia! Sono io che devo domandarmi come potrebbe stare con me dopo tutto quello che gli ho fatto… per miracolo, mi vuole ancora e io non mi tirerò indietro. Lo amo, e rimarrò al suo fianco!», sbottai, senza staccare lo sguardo dal suo.

«Ami anche me», affermò, atono e con la voce tremante. Un ghigno amaro gli si dipinse sulle labbra bianche. Il suo sguardo intenso era ancora fisso nel mio.

«Non posso negarlo», sussurrai, intimidita. Come spesso accadeva, quei due pozzi color topazio mi misero in soggezione. Ma la mia volontà, quella volta, era di ferro ed Edward non mi avrebbe smosso di un centimetro. «Ma amo di più Jake. Mi dispiace, Edward, ma non posso più stare con te. L’ho già ferito abbastanza, non mi va di fargli male di nuovo tornando con te».

«Quindi lo fai per pietà?», disse lui, spalancando gli occhi e piegando le labbra in un sorriso sprezzante. A quel punto mi arrabbiai davvero. Come si permetteva?

«Che diavolo stai dicendo, Edward Cullen? Non lo faccio per pietà, lo faccio perché è quello che voglio! Io lo amo, è così difficile da capire? Lo amo, e lo amerò per sempre. Tutto ciò che voglio è stare con lui per il resto dei miei giorni!», dissi, a voce alta, quasi urlando. Una piccola parte di me si sorprese: io che urlavo contro quello che era stato il mio angelo, la mia ossessione? Se me l’avessero detto qualche mese prima mi sarei messa a ridere. Per me Edward era sempre stato intoccabile, da me per prima, e ora mi faceva strano usare quel tono di voce con lui. Ma una strana rabbia, in reazione al tono duro di Edward, aveva cambiato ogni prospettiva.

«Capisco perfettamente. – Il suo sguardo si indurì – Peccato che per lui sarà un altro paio di maniche», sussurrò cupo, guardando da un’altra parte.

«Cosa intendi dire?», domandai perplessa, incrociando le braccia sul petto.

«Che un giorno lui ti lascerà, Bella. Sarà costretto a farlo», mormorò atono, fissando il pavimento. Ebbi un attimo di smarrimento, ma poi capii. Il ricordo mi colpì in pieno, provocandomi un dolore che mi tolse il fiato.

Imprinting.
D’un tratto gli occhi mi si riempirono di lacrime, e il mio cuore si sgretolò al pensiero che tutte le promesse che Jacob mi aveva fatto quella notte non sarebbero più contate nulla, una volta subita la magia.
Io non ero giusta per lui, non ero il suo imprinting, la sua anima gemella. Eppure, vedevo tutta la forza dell’amore di Jake per me, quando mi guardava. Sembrava impossibile che, ora come ora, avesse potuto innamorarsi di un’altra e dimenticarmi… ma l’imprinting, come ben sapevo, era un istinto incontrollabile e, se a Jacob fosse successo, né io né lui avremmo potuto farci nulla.

All’improvviso mi sentii così male che non ebbi neppure la forza di arrabbiarmi con Edward per aver giocato così sporco.

«Lo amo abbastanza da voler che sia felice», sussurrai, senza forze e senza guardarlo.

Sentii la sua mano toccare il mio braccio, ma lo scansai, brusca.

«Bella, se avrai bisogno, quel giorno... Io ci sarò. Ricordalo sempre», promise.

«Vattene. Hai già fatto abbastanza», dissi con la voce fredda e roca di un automa, tenendo lo sguardo fisso sulla finestra.

Lo sentii alzarsi. «Perdonami, Bella e ricordati che ti amo. Ti auguro tutta la felicità di questo mondo», disse, tormentato. Arrabbiata e ferita com’ero, il suo augurio di essere felice mi sembrò soltanto una presa in giro. Mi guardò un’ultima volta, prima di uscire dalla camera e andarsene. Per sempre.

 

Fu facile dimenticare l’amarezza di quella mattina quando, dopo la visita giornaliera del dottor Brown, Jacob mi venne a trovare. Il cuore iniziò a battermi forte quando lo vidi fare il suo ingresso in camera mia, un sorriso più luminoso del sole stampato sul volto.
«Jake!», esclamai, balzandomi a sedere troppo velocemente. Pessima idea. Un giramento mi colse improvviso, e prima che potessi accasciarmi sul cuscino, un braccio caldo mi sostenne per la schiena.
«Attenta, imbranata», sussurrò ridacchiando, prima di baciarmi la fronte.
Aggrottai le sopracciglia, sporgendo il labbro inferiore, come per tenere il broncio. Guidò la mia schiena sul cuscino, con molta cautela, quasi fossi un vaso di cristallo. Emisi un suono di disappunto.
«Guarda che ricordo come ci si stende, Jake. Non fare il fenomeno», lo rimbrottai, incrociando le braccia al petto. Lui scoppiò a ridere, sedendosi sulla poltrona, vicino a me. Si guardò intorno, annusando l’aria. Strinse gli occhi, sospettoso.
«Il nemico è già stato qui?», domandò, serio, ma notai una nota scherzosa nella sua voce.

Io mi incupii. «Sì, Edward è già stato qui, stamattina», lo informai. Il tono in cui lo dissi catturò la mia attenzione. «Gli ho detto che tra noi è finita».
Jacob annuì, concentrato, poi studiò la mia espressione.

«Stai bene?», domandò, preoccupato. Probabilmente pensava che il mio malumore fosse causato dalla mancanza di Edward, ma sapevo che non era così. Però non mi andava di assillare Jake caricandolo delle mie paranoie riguardo l’imprinting. L’avrei fatto soffrire e basta, perciò cercai di sorridere.

«No», sussurrai, posandogli una mano sulla guancia e attirando il suo viso al mio. Premetti una volta le labbra contro le sue, calde, morbide. «Sto da dio», aggiunsi poco dopo, prima che Jake si avventasse sulla mia bocca divertito e passionale.

Fummo interrotti dal rumore della porta della stanza che si apriva, e ci voltammo verso l’ingresso. Jacob ringhiò, mentre io rimasi di sale.
Erano Alice, Carlisle ed Esme, che avanzavano verso di noi, sorridenti.

Mi si riempirono gli occhi di lacrime, e capii quanto mi erano mancati. La gola mi si attorcigliò in un nodo che bloccò le parole non riuscivo pronunciare. Veramente non sapevo cosa dire.
«Bella!», esclamò Alice, fiondandosi al mio capezzale e abbracciandomi. Ovviamente, il tutto avvenne col sottofondo di ringhi di Jacob. Alice, mentre mi teneva ancora stretta tra le sue braccia, lanciò un’occhiataccia a Jake. Io mi misi a ridere per alleggerire la tensione, gli occhi pieni di lacrime, mentre Esme e Carlisle raggiungevano la mia migliore amica.

«È una gioia vedere che ti sei finalmente ripresa, Bella», disse Esme, sorridendomi dolcemente e carezzandomi una guancia.

«Sì, ci hai fatto stare in pensiero», si unì Carlisle, posandomi una mano sul capo con fare paterno. Alice accentuò la presa attorno a me come ad assentire.

«Grazie a tutti, davvero», mormorai, leggermente imbarazzata. «S-siete arrabbiati?», domandai poi, intimidita, e lanciai uno sguardo a Jake, incollato al muro a braccia incrociate, che monitorava la situazione. Aveva il naso arricciato. Mi sentii in colpa: forse non gli aveva fatto piacere vedere il calore con cui avevo accolto i miei amici vampiri. Sperai di non averlo ferito.

«In che senso, Bella?», domandò Carlisle, sorpreso. Esme e Alice mi lanciarono un’occhiata interrogativa.

«Sì, insomma… che io abbia lasciato Edward», precisai, abbassando lo sguardo, a disagio.

Alice mi arruffò i capelli. «Ma certo che no, Bella! Le questioni tra te e Edward non ci riguardano… noi ti vogliamo bene comunque», esclamò convinta, abbagliandomi con un sorriso celestiale.

«Ovviamente, tesoro», annuì Esme, alzando una busta rosa shocking e porgendomela. «Anzi, questo è per te». Un fiocco enorme e fucsia svettava sulla confezione, avvolgendo uno dei due manici della borsa.

Io la fissai, a bocca aperta e occhi spalancati e il mio sguardo corse subito ad Alice. Non poteva che essere stata opera sua.
Lei mi abbagliò con un altro sorriso e, vedendo che non ero in grado di prendere in mano il regalo, me lo posò sullo stomaco. La incenerii con lo sguardo.

«Che. Cosa. Hai-», provai a potestare.

«È un piccolo regalo d’addio», disse esasperata, gonfiando le guance. Io mi bloccai.
«Cosa? Come “d’addio”?», domandai, facendo correre il mio sguardo da lei a Carlisle ed Esme, che mi guardavano tristi.

«Ora abitiamo in Alaska, Bella. Siamo venuti qui per te, ma non abbiamo intenzione di restare», disse Alice, mogia. Sembrava stesse per piangere. «Siamo venuti a salutarti, dato che l’altra volta non l’abbiamo fatto».
Con un sospiro, cacciai indietro le lacrime. Dopotutto, era giusto così. Probabilmente si erano già ricostruiti una vita altrove, da quando avevano lasciato Forks… mi sembrava inopportuno fare storie. Però mi dispiaceva… Alice era come una sorella per me, e Carlisle ed Esme erano come un stati come padre e una madre, nelle tante giornate che avevo trascorso a casa Cullen.

«Ah, questo è da parte di Emmett», si ricordò Alice, poco prima di stringermi – ma con cautela – in uno dei tipici abbracci di Emmett. «È in Africa con Rosalie, adesso, altrimenti sarebbe venuto volentieri a salutarti».
Io annuii, sorridendo divertita. «Allora ringrazialo, e digli che sarà sempre il mio orso preferito», mi raccomandai, stringendole la mano. «Salutami anche Rosalie. E, ti prego, dì a Jasper che non sono arrabbiata con lui per quello che è successo al mio compleanno».

Mi sembrò così strano parlarne… in quel momento mi sembrò un ricordo appartenente a una vita totalmente differente. E passata.

«Certo», disse, sorridendo. Poi tirò fuori un pacco di medie dimensioni dalla borsa e me lo porse. «Avanti, apri il tuo regalo».

Io sbuffai, e mi apprestai all’apertura del regalo, che consisteva solamente nel sollevare il coperchio della scatola di cartone, rosa come la borsa. All’interno, vi era uno di quei cellulari all’ultimo grido, che non si limitavano solo a mandar messaggi o a telefonare.
Rimasi sbalordita, a fissare l’oggettino argenteo che spiccava tra il cotone rosa. Esagerato.

«Ti piace?», trillò Alice, battendo le mani. Senza darmi il tempo di rispondere, aggiunse: «Abbiamo pensato che ti sarebbe potuto servire per tenerti comunque in contatto con noi». Lo prese in mano e lo accese, poi me lo mise davanti al naso e iniziò a scorrere la rubrica. I nomi erano in ordine alfabetico: Alice, Carlisle, Edward… A quel punto storsi il naso, lanciandole un’occhiataccia.

Lei alzò gli occhi al cielo. Aveva capito tutto.

«Su, Bella, non fare tante storie… cerca di essere comprensiva con lui», sbuffò, sorridendo per metà. Non mi andava di litigare con lei prima di dirci addio, ma non potei fare a meno di emettere un suono stizzito. Lei, Esme e Carlisle ridacchiarono.

Jacob continuava a osservarci in silenzio.
«Comunque è bellissimo… anche se ci metterò secoli per imparare ad usarlo», dissi ridacchiando, abbracciandola forte. Scivolai dalle sue braccia, sporgendomi verso i suoi genitori.
«Carlisle, Esme… grazie di cuore, per tutto», mormorai sorridente, abbracciandoli entrambi.

«Figurati, bambina mia», soffiò Esme al mio orecchio. Le sfuggì un singhiozzo.

Alice iniziò a farsi irrequieta, accanto a me. «Forse è meglio se andiamo», borbottò, la voce spezzata. Sentii le lacrime salirmi, al pensiero che avrei dovuto dirle addio.

Mi tuffai nuovamente tra le sue braccia. «Verrai a trovarmi ogni tanto, vero?», domandai, singhiozzando e stringendola a me più che potevo.

«Sì. Ti voglio bene, Bella», mormorò, le parole spezzate da un pianto invisibile.

«Anche io, Alice. Sarai per sempre la mia migliore amica e la mia sorella pazzoide fissata con lo shopping», promisi, cercando di ridere tra le lacrime. Troppo presto, mi lasciò andare.
Esme le circondò la vita con un braccio, e Carlisle si fece vicino a loro.

«Allora tanti auguri Bella. Sii felice, piccola mia», mi augurò il dottore, sorridendomi. Sorrisi a mia volta, annuendo, e sentii il braccio di Jacob avvolgermi le spalle.

Alice ghignò, incrociando le braccia al petto e guardandolo con sfida. «Mi raccomando cane, prenditi cura di lei».

Jacob ghignò a sua volta, divertito. «Tsk, non mi faccio dare ordini da una come te, piccola succhiasangue. Comunque, sai bene che lo farò ugualmente».
Esme e Carlisle alzarono gli occhi al cielo, scoppiando a ridere assieme a me.
«Addio, Bella. Ti voglio bene», disse Alice, sorridendomi e mandandomi un bacio. La salutai con la mano, rispondendole.
Si girò e, assieme ad Esme e a Carlisle, sparì oltre la porta della mia stanza, in un battito di ciglia.

 

Angolo Autrice.
Anche questa volta sarò breve. E’ un miracolo, un vero miracolo che sia riuscita ad aggiornare… probabilmente, è questo l’ultimo aggiornamento prima della punizione, perché domani consegnano le pagelle e io ho alcune insufficienze çwç Spero comunque che, una volta che i miei si saranno calmati, potrò trovare un compromesso per usare il computer solo a orari prestabiliti… Meglio che niente, va là =.=
Ringrazio, come sempre, tutte le persone che mi seguono e che dimostrano così tanto affetto per la mia storia <3 Siete fantastici, sul serio!

Un grazie enorme a marpy, Rein94,  valef1995, drakina94, lalli85, StarLight90, eia e la mia formaggina _Starlight_ che hanno “recensito” (cavolo se eravate disperate XD Vi voglio beneeeee e mi mancherete çwç) lo scorso capitolo.

E, obviously, alle 64 persone che hanno aggiunto Eyes On Fire ai preferiti e i 45 alle seguite.

 

Il prossimo dovrebbe essere… mmm… tipo il quintultimo capitolo prima della fine çwç Che tristezza…

 

Vabbè, ora vado a nanna che mi aspettano tempi duri x_x

Buonanotte ragazze, e ancora grazie con tutto il cuore.
Vi voglio bene <3

 

Xoxo

Bea :3

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Capitolo 19
*** Pace ***


Eyes On Fire

Eyes On Fire

Capitolo 18
Pace

 

 

Una settimana dopo, sabato quattordici aprile, venni finalmente dimessa dall’ospedale. Il dottor Brown mi raccomandò di riposare un paio di giorni e tornare a scuola il mercoledì successivo, dato che ero stata ridotta piuttosto male.

In quei tre giorni di convalescenza fui coccolata come una bambina. Renée rimase con me fino lunedì e poi tornò a Jacksonville, dando disposizioni a Jacob e a Charlie in modo che si prendessero cura di me nel miglior modo possibile. Era tutto… troppo.
Charlie mi portava la colazione a letto tutte le mattine, e mi promise di occuparsi lui delle faccende domestiche. Tentai di oppormi, ricordandogli quanto fosse pessimo in cucina, ma lui non desistette, assicurandomi che se la sarebbe cavata.
E, con Jacob, era anche peggio: sembrava che stessero cospirando contro di me.

Non mi facevano salire o scendere, a seconda, le scale da sola: ogni mattina mio padre mi obbligava a restare a letto fin quando non fosse arrivato Jake. A lui, infatti, spettava il compito di portarmi al piano di sotto prendendomi in braccio. Il precario equilibrio col quale madre natura mi aveva equipaggiata, si era giustificato Jacob, sarebbe stato un pericolo per me nelle mie condizioni.

Concluso il teatrino del mio trasporto da un piano della casa all’altro, mi piazzavano sul divano per tutto il giorno, e Jake non mi mollava un secondo.
Insomma, mi faceva davvero piacere stare con lui, ovvio, però tutta quella storia mi sembrava quantomeno esagerata.
Una volta mi vennero a far visita Sam ed Emily, un’altra Embry e Quil. Sembravano tutti contenti del fatto che stessi bene… ma ancora di più del fatto che fossi assieme a Jake.

Ormai sentivo di far parte davvero della loro piccola famiglia… ed era una sensazione che riempiva il mio cuore di calore, ogni volta che ci pensavo.

Ogni giorno, anche quello più uggioso, era illuminato dal sole splendente, almeno ai miei occhi.

Era incredibile quanto la mia vita si fosse riempita di felicità autentica. Soprattutto grazie a Jacob. Con lui era tutto fantastico e, a parte qualche saltuario e stupido battibecco, le cose tra di noi andavano alla grande. Ero felicissima della scelta che avevo preso, nessun rimpianto. E adesso che ero riuscita ad esternare i miei sentimenti, sembrava che la nostra relazione fosse salita a un altro livello. Nulla ci avrebbe separati.

O meglio, una cosa c’era, ma riuscivo a non pensarci, perché la maggior parte del mio cervello e del mio cuore ruotavano tutti intorno a Jake. 

Non riuscii nemmeno a essere scontenta quando, mercoledì mattina, mi toccò alzarmi presto per andare a scuola… forse perché era Jacob ad accompagnarmi.

«Jake… Victoria è stata eliminata», gli ricordai, allusiva, mentre eravamo sul pick-up, lui al volante.

«Lo so. E allora?», disse, facendo spallucce.

«Qui c’è qualcuno che deve tornare a scuola, ora che il pericolo è passato. Il soggetto in questione me l’aveva promesso», sbottai, con fare accusatorio.

«Dai, Bells… tanto ormai ho deciso che mi faccio bocciare. Non ha senso, ho perso più della metà del programma». Ne parlava tranquillamente, come se non gli importasse.

«Non è un buon motivo per mollare, asino!», protestai, colpendolo dietro la nuca.

«Dai Bells, non rompere… davvero, non c’è problema. A Billy va bene. Sai che anche Rachel è stata bocciata, in terza?». Gli lanciai un’occhiataccia.

«Ti prego, Jake, provaci almeno! Cerca di rimetterti in pari», lo supplicai. «Se vuoi ti aiuto».

Lui mi avvolse le spalle con un braccio e mi avvicinò a se, stampandomi un bacio sulla nuca.

«Non ci provare. Ora devi pensare a recuperare le due settimane che hai perso e prepararti per la maturità», disse, emulando un tono serio e responsabile.

Già, la maturità. Con gli avvenimenti dell’ultimo periodo, la scuola e il fatto che stessi per diplomarmi mi erano totalmente passati di mente; perciò, già da quel pomeriggio, iniziai a lavorare sodo per mettermi in pari col programma e, nonostante mancassero due mesi, iniziai a studiare per l’esame. Passai interi pomeriggi chiusa in casa, immersa nei libri: Jacob veniva da me durante i giorni della settimana e mi faceva compagnia mentre studiavo, interrogandomi di tanto in tanto, mentre i week end – ovvero, i miei giorni di pausa – li passavo a La Push, con Jake o col branco. Mi sentivo a mio agio con loro: quando eravamo tutti insieme, aleggiava tra noi quell’atmosfera semplice e familiare, che adoravo. Mi stavo affezionando ad ognuno di loro e, incredibilmente, avevo iniziato anche a instaurare una sorta di amicizia con Leah, che si era unita al branco con suo fratello, Seth. Ogni volta che la guardavo, mi chiedevo come potesse riuscire a stare nel branco assieme a Sam, e, ancora peggio, come potesse sopportare di dividere i pensieri con lui. Doveva essere molto forte, e io la ammiravo davvero.

Così quei due mesi, tra Jake, studio e La Push, volarono.
Jacob mi accompagnò a scuola la mattina della prima sessione d’esame. Ero leggermente ansiosa, e, ovviamente, ne approfittò per prendermi in giro.

«Bells, amore, mi stai maciullando una mano», disse, sbottando a ridere, mentre eravamo fuori dalla scuola, appoggiati al mio pick-up. Il mio sguardo si posò subito sulle nostre mani intrecciate, e mi resi conto di quanto forte stessi stringendo la sua.

«Oddio», dissi, lasciandola immediatamente. «Scusami, Jake. Sono un fascio di nervi», dissi, torturandomi una ciocca di capelli, arrotolandomela al dito. Da dove veniva fuori tutta quell’ansia?

Jacob mi abbracciò. «Non preoccuparti, piccola. Hai passato due mesi sui libri, dannazione! Non farai così schifo, no?». Mi diede un bacio nei capelli. «Cerca di fare del tuo meglio, e pensa a quando sarai libera da compiti, scuola…».
Lo interruppi, incollando le mie labbra alle sue: era quello l’unico antidoto allo stress. Gli circondai  il collo con le braccia, tuffandomi in quel bacio con tutta me stessa, incurante del fatto che ci vedessero tutti.

Lui si staccò dopo un po’, ridendo.

«Bells, lo sai che quando sei nervosa baci davvero bene?».

Gli tirai un pugno sulla nuca, ridendo a mia volta. Ovviamente non gli feci nulla.

«Tu non hai bisogno di essere nervoso per baciare da dio, amore», sussurrai, riappropriandomi di quelle labbra calde e morbide. Saremmo andati avanti per sempre, ma il suono della campanella che proveniva dall’edificio spezzò l’incantesimo.
A poco a poco mi scostai da lui, cercando di controllare l’ansia.

«Io vado», dissi deglutendo. Mi voltai per entrare, ma Jake mi tirò per un braccio facendomi scontrare col suo petto.

«In bocca al licantropo», disse, roco. Si abbassò un poco e mi morse il lobo dell’orecchio. Fui scossa da un brivido violento, e sobbalzai, col cuore che galoppava. Ero sicuramente arrossita fino alla punta delle orecchie.

Balbettai un «grazie» e mi voltai, camminando sulle mie gambe di gelatina.

«Torna vincitrice, Cappuccetto Rosso!», gridò, incoraggiante.
Risi tra me, ancora rossa, e, spalancando la porta dell’atrio, entrai, pronta ad andare incontro al mio destino.

 

Alla fine, la maturità non fu così spaventosa come temevo. Il secondo giorno di esami passò in maniera molto più rilassata del precedente: sperai solo di aver fatto tutto giusto.
Il week end, ovviamente, lo trascorsi a La Push, come sempre, e lunedì arrivo il giorno della consegna dei diplomi.

La mattina mi svegliai con addosso una strana malinconia, probabilmente era pessimismo dovuto alla fine della scuola e della mia “carriera” di studentessa di liceo.

Accidenti, sto invecchiando, pensai, ridendo tra me e me, mentre scendevo le scale. Charlie era già sveglio, ed era impegnato ad armeggiare ai fornelli.

«Papà, che stai facendo?», domandai, entrando in cucina. Lui arrossì.

«Buongiorno, diplomata», mi salutò, sorridendo imbarazzato. Mi avvicinai a lui.

«Mi devo ancora diplomare», gli feci notare. «Ma stai cucinando?», domandai, sorpresa. Evidentemente, Charlie non si era ancora arreso alla ritrosia che la cucina provava per lui.

«Sto provando a farti un paio di frittelle, dato che stamattina sei tu la festeggiata… credo di ricordare come si fa».

Alzai gli occhi al cielo, intenerita. «Papà, è davvero carino da parte tua, ma riesco benissimo da sola, grazie», dissi, stampandogli un bacio veloce sulla tempia e togliendoli la padella di mano.

Lui borbottò qualcosa e si sedette a tavola, prendendo in mano il giornale. Rimanemmo in un silenzio complice, mentre la cucina cominciava a riempirsi del profumo di frittelle.

«Bells, tra poco vado a prendere tua madre e Phil all’aeroporto. Vieni anche tu?», domandò. Misi la colazione in tavola, aggiungendo un cartone di succo d’arancia.

«No, mi devo preparare. Saluto la mamma quando la porti qui», dissi.

Charlie iniziò a mangiare. «Ti metti il completo che ti ha regalato Alice?», domandò, alludendo al regalo di diploma che Alice mi aveva spedito per posta.

«Già, anche se non si vedrà molto a causa della toga», mugugnai, pensando alla toga gialla che avrei dovuto indossare. Se Alice l’avesse vista, me l’avrebbe strappata da dosso a morsi. In quel momento, lo squillo del mio cellulare interruppe il nostro dialogo, e corsi verso il ripiano della cucina per rispondere.

Era Alice. Risposi, interrompendo il fracasso della canzone rock che Jacob aveva scelto come tono di chiamata. Sembrava quasi che quel cellulare fosse suo: i primi tempi ci scattava un sacco di foto di noi due e lo usava molto più di me. Forse perché era più capace della sottoscritta per quel che riguardava i “bonus”. A me serviva soltanto a telefonare.
«Auguri, Bella!», trillò. Era come un dolce scampanellio che mi bucò il timpano, ma ormai ci ero abituata. Come ci eravamo ripromesse, io e il folletto ci sentivamo molto spesso.

Sorrisi tra me. «Grazie, Alice. E grazie anche per avermi spedito l’abito per la cerimonia. Ti sarò grata a vita!».

La sua risata squillante irruppe nella conversazione. «Figurati. Il fatto è che ricordavo bene quanto poco gusto hai per la moda! Non potevo certo lasciare che ti mettessi in jeans e maglietta», disse, la voce che svelava l’orrore che probabilmente stava provando al solo pensiero. Scossi la testa, divertita.
«Grazie di cuore, Alice, davvero. Ti adoro!», cinguettai, grata.

«Anche io, Bella. Ah, la famiglia Cullen al completo ti fa le più sentite congratulazioni», esclamò, e dalla voce capii che stava sorridendo. «Ci piacerebbe davvero molto essere lì con te».
Sospirai. «Sai che farebbe piacere anche a me... dico sul serio ». Di sicuro, la loro assenza si sarebbe sentita… Dopotutto gli volevo bene, erano un po’ come la mia terza famiglia.

Sospirò anche lei, ma si ravvivò subito. «Magari ti vengo a trovare durante le vacanze estive», propose, squillante.

Mi illuminai. «Nulla mi farebbe più piacere, Alice».

«Ottimo! Ora vado Bella, Jasper vuole andare a caccia… ci sentiamo presto, piccola», mi salutò, dolce.

«Sì. Ciao Alice, ti voglio bene. Salutami l’Alaska e la tua famiglia, ovviamente», risposi, ridacchiando.

«Sicuro», asserì lei, ridendo, poi riattaccò.

Charlie uscì una ventina di minuti dopo, e io rimasi in casa da sola, immersa nella tranquillità. Con calma, sparecchiai la tavola e sistemai la cucina, poi mi diressi al piano di sopra per prepararmi. Feci una doccia e mi piazzai davanti allo specchio, arrovellandomi il cervello per come avrei potuto sistemare i capelli. Non avevo voglia di qualcosa di complicato, perciò, alla fine, decisi di lasciarli sciolti, ma ben pettinati e un po’ più lisci del solito.
Sul letto mi aspettavano i vestiti di Alice, e sperai di essere all’altezza di ciò che aveva scelto. Tutto sommato non mi stavano tanto male, anzi. Mi trovavo più carina del solito.

Mia madre arrivò assieme a Phil dopo una decina di minuti e iniziò a soffocarmi di baci e abbracci non appena mi vide. Quando riuscii a staccarmi da lei, corsi al piano di sopra per recuperare toga e cappello: tra poco sarebbe arrivato Jacob a prendermi, con la sua Golf. Non c’era abbastanza spazio nell’auto di Charlie perché potessimo salire tutti.
Mi precipitai fuori di casa non appena sentii l’auto di Jacob nel cortile. Feci attenzione, nel correre, a non inciampare nella toga, che possedeva una lunghezza capace di farmi cadere. In prossimità della sua auto, inciampai, ma due braccia forti mi sostennero.

Rise al mio orecchio, stringendomi a sé. «Congratulazioni, canarino», sussurrò ghignando, alludendo probabilmente al giallo brillante che avevo addosso.

Lo ignorai, baciandolo e ridendo. Mi scostai da lui, per squadrarlo da capo a piedi. Aveva una camicia da boscaiolo che tendeva al blu, sbottonata, con le maniche arrotolate fino ai gomiti, e sotto indossava una maglietta bianca che metteva in risalto i pettorali scolpiti. Portava un paio di jeans chiari, ai piedi scarpe da ginnastica bianche. Sembravano nuove.
«Ehi Bells, che c’è? Mi sono vestito troppo poco elegante?», domandò, girando su se stesso per controllare. Probabilmente aveva frainteso.

«No, Jake», soffiai. «Stai da dio. Veramente, stai da dio», balbettai ripetendomi, esterrefatta. Diamine, come faceva ad essere così bello?! Aveva soltanto sedici anni, maledizione!

Lui rise, notando la mia espressione da pesce lesso.

«Scommetto che stai molto meglio tu… se solo non avessi addosso quella buccia di banana gigante e fosforescente!», mi prese in giro, abbracciandomi. Io sbuffai, mentre lui mi baciava i capelli.

«Non vedo l’ora che ti togli questa maledetta toga di dosso per vedere come ti stanno i vestiti che ti ha regalato Alice», disse sorridente, salendo in macchina.
Entrai nell’auto, accoccolandomi al sedile del passeggero.

Feci una smorfia. «Di sicuro starebbero molto meglio a lei», mi lagnai, allacciandomi la cintura.
Jake mise in moto e partì. «Lascia giudicare a me», ribatté, alzando gli occhi al cielo.

Mi misi a ridere, rilassandomi e godendomi il viaggio, una mano stretta in quella calda di Jake.
Quando arrivammo davanti al liceo di Forks, una folla gialla riempiva l’ingresso della palestra, e tra la moltitudine di studenti e familiari, riuscii a notare anche i miei amici.
Charlie, Renée e Phil ci raggiunsero poco dopo, e mia madre salutò Jacob, abbracciandolo come se fosse suo figlio. Si era affezionata molto a lui nel periodo della mia convalescenza, anche se, forse, provava già simpatia per quel ragazzo che aveva riportato sua figlia a vivere.

Gongolava ogni volta che ci vedeva insieme, ed era felicissima per me.

Dovetti lasciare la mia famiglia per unirmi agli altri studenti. Diedi un bacio veloce a Jacob e mi tuffai nella ressa di parenti e ragazzi, raggiungendo Angela, Jessica, Ben e Mike.
Ci disposero in gruppi a seconda dell’iniziale del cognome. Ero nel gruppo esse, assieme a Jessica, che aveva gli occhi lucidi: piangeva, asciugandosi le lacrime con la manica della toga. Mi fece tenerezza.

Eric Yorke salì sul palco allestito per l’occasione e si mise accanto al preside Greene, iniziando a leggere il discorso che avrebbe inaugurato la cerimonia. Le consegne dei diplomi cominciarono e in un batter d’occhio fu il mio turno. Mi alzai e mi diressi verso gli scalini, sistemandomi ansiosa il cappello, pregando di non inciampare. Salii sul palco, mentre in “platea” imperversavano gli applausi, e ciò non mi rese meno nervosa. Mi avvicinai al signor Greene, che mi strinse la mano e mi consegnò il diploma, complimentandosi con un «congratulazioni, signorina Swan».
Nello tornare tra gli altri, notai Jacob tra la folla, che mi salutava. Arrossii di botto, senza motivo.
Jessica mi aspettava al nostro posto, e mi abbracciò stretta non appena mi avvicinai. Stava ancora piangendo. «Oh, Bella, congratulazioni! È così incredibile che sia già tutto finito, vero? È pazzesco! Sembra ieri che sei arrivata qui, che ci siamo conosciute! E adesso, io vado in California, e tu…?».
Mi staccai da lei, ridendo per il suo sguardo interrogativo. «Io resterò nelle vicinanze. Ho spedito una richiesta di ammissione all’Università di Washington, e mi hanno accettato. Frequenterò il corso di Educazione Infantile», confessai. Effettivamente, in pochi sapevano che avrei frequentato l’Università a Seattle. In quei mesi avevo avuto altro per la testa, che enunciare i miei piani per il mio – indefinito e incerto – futuro.

Jessica mi guardò sorpresa. «Oh, sul serio? Vuoi diventare maestra? È fantastico, Bella! Anche che tu rimanga vicino a casa, così potremmo vederci ogni volta che verrò qui in vacanza».

Sorrisi. «Mi farebbe piacere».
Jessica esibì un sorriso, poi il suo sguardo gravitò oltre la mia spalla. Alzò le braccia, gridando «Lauren!», e sparì in un batter d’occhio.
Decisi di tornare dalla mia famiglia e da Jacob, pronta ad essere assalita. Infatti, quando mi scorsero tra la folla, mi corsero incontro, circondandomi e riempiendomi di abbracci e di congratulazioni. Ero imbarazzatissima: non mi piaceva essere al centro dell’attenzione, perciò fu un sollievo quando Jacob mi prese tutta per sé e mi nascose tra le sue braccia.

«Di nuovo, congratulazioni amore», sussurrò dolcemente al mio orecchio. Sospirai.

«Grazie… Sai, mi sento vecchia», borbottai, stringendomi di più a lui.

«Vecchiaccia», sibilò lui, sogghignando.
Gli infilai una mano sotto la camicia, all’altezza dei fianchi, e affondai le unghie nella carne.
Lo guardai in volto, incenerendolo con lo sguardo.

«Asino!», lo rimbrottai, alludendo ai suoi tre debiti in matematica, fisica e inglese. Alla fine non era stato bocciato, perché lo avevo aiutato nei momenti liberi dalla preparazione alla maturità, ed eravamo riusciti a salvare il salvabile… ma per l’insalvabile – ovvero le materie con le insufficienze più gravi – non c’era stato niente da fare.

Lui capì. «Bells, tesoro, è una settimana che vai avanti con questo “soprannome”. Ormai è vecchio… come te», mi sbeffeggiò, scoppiando a ridere sguaiatamente.
Intanto, i miei genitori e Phil si erano diretti fuori dalla palestra, e ci aspettavano per andare al Lodge, il ristorante dove avevamo prenotato per il mio piccolo pranzo di diploma. Dovevamo andare a prendere anche Billy, perciò, io e Jacob, ci affrettammo a raggiungerli.
Salutai, abbracciandoli e baciandoli, ancora una volta Jessica, poi Angela, Ben e Mike – col quale avevo fatto pace –.

Contro quest’ultimo, Jacob sprizzò scintille dagli occhi quando l’abbraccio che ci stavamo scambiando sembrava durare più del dovuto. Non appena sciolse la presa, il braccio del mio ragazzo tornò a prendere posto attorno ai miei fianchi.
Alzai gli occhi al cielo. Sempre il solito cucciolo geloso, pensai, divertita.

Così, dopo essere andati a La Push per dare un passaggio a Billy, ci recammo al Lodge. Era particolarmente pieno quel giorno, e non rimasi sorpresa quando vi trovai Angela e Ben. Passammo un bel pomeriggio, tutto sommato, e il brutto pensiero di quanto fossi diventata “vecchia” si dissolse del tutto.

Tra una chiacchierata e l’altra, ci alzammo da tavola verso le cinque, pieni come uova. Charlie tornò a La Push per riportare a casa Billy, e Jake riaccompagnò me.

Quando, arrivati a casa mia, scendemmo dall’auto, lui fece il giro della macchina e aprì il baule, tirandone fuori un pacco rettangolare enorme. Quando entrammo in casa me lo porse.
«Tieni Bells, è per te», annunciò, sorridendo impaziente. Aveva proprio l’aria di essere un regalo.

«E… questo?», domandai, gli occhi sgranati. Non mi sembrava di aver chiesto regali per il diploma. No, non mi sembrava per niente.

Sondò i miei pensieri, aiutato dall’espressione che esibivo.

«È per te», ripeté, rispondendo alla mia domanda. Alzò gli occhi al cielo. «Da parte di Emily e del branco», specificò, poco dopo.

Sospirai, affranta. Se l’avessi rifiutato, probabilmente si sarebbero offesi. «E va bene», borbottai, esasperata anche dall’espressione da cucciolo di Jake. Lo appoggiai sul tavolo della cucina e sollevai il coperchio, sbirciando dentro. Allibita, ne tirai fuori un vestito da sera: era nero e sembrava lunghissimo, con le spalline sottili. Sotto la cucitura del seno, partiva un sottile filo di pailette cucite, che arrivava a formare un rombo dietro la schiena, probabilmente lasciandola scoperta. Sembrava uno di quei vestiti che si vedevano solo nelle riviste di moda.
Impallidii. «Jake, ma è… bellissimo!», mormorai, senza fiato. Questa volta avevano davvero esagerato…

«Sono contento che ti piaccia così tanto…», disse, baciandomi. Poi si scostò da me, ghignando, furbo. Il suo sorriso non mi piacque per niente. «Muoio dalla voglia di vedere come ti starà questa sera. Sarai un incanto», sussurrò, baciandomi il collo.
Mi allontanai da lui, allarmata. «Stasera?!».

Lui mi guardò, scrutandomi con innocenza. Assolutamente fasulla. «Certo. Lo indosserai alla festa».

Sorrise, angelico.

Abbassai lo sguardo verso il pavimento, cercando di controllarmi, e strinsi i pugni.

«Di. Quale. Festa. Stai. Parlando?», sibilai, senza guardarlo.

«Della festa di diploma», rispose Jake, scrollando le spalle. Feci per aprire bocca, ma lui mi interruppe.

«E se te lo stai chiedendo, Miss Spelling,», aggiunse poco dopo, beffardo, «quando parlo di festa di diploma intendo la tua. Quella che si terrà stasera a casa di Emily».

Provai a ringhiare, per esprimere il mio disappunto, ma ne uscì un suono distorto che rasentava il ridicolo. Infatti, Jacob scoppiò a ridere.

«No, ma seriamente, Jacob! Perché mi fate questo? Pensavo che mi conoscessi bene, e che sapessi quanto mal sopporto le feste! Odio ballare, odio vestirmi elegante e odio essere al centro dell’attenzione!», gridai, isterica ed esasperata.

Lui mi strinse, tentando di calmarmi, ma non riuscì a trattenere l’ondata di ilarità che lo aveva travolto.

«Ah ah ah, Bells, sei fantastica quando ti arrabbi!», esclamò, dandomi un bacio sulla fronte. Io sbuffai, borbottando, contrariata, qualcosa di incomprensibile. «Comunque, dì quel che ti pare, io ti conosco… e so che non ti piace offendermi», sussurrò sensuale, prendendomi il volto fra le mani e lo avvicinò al suo, iniziando a fissarmi insistentemente con uno sguardo implorante.

«Giochi davvero sporco», sussurrai, furiosa, prima di avvolgergli il collo con le braccia e incollare le labbra le sue.

Mi baciò con passione, togliendomi il fiato, poi si staccò da me, continuando a stringermi.

«Allora, ci vieni stasera alla festa? Con me?», domandò, languido. Glielo leggevo negli occhi che sapeva già cosa avrei risposto.

Sbuffai, infastidita. «Sì», berciai, «Verrò a quella maledetta festa».

Lui esultò, sollevandomi per i fianchi e facendo una giravolta, ridendo. Come facevo a rimanere arrabbiata se era così carino?

«Bene bene bene! Prometto che dopo questa non ce ne sarà nessun’altra», promise, stampandomi un bacio sulle labbra. «Almeno, non fino al tuo compleanno», aggiunse poco dopo.

Grugnii, alzando scocciata gli occhi al cielo. «Ti odio», borbottai, spostando lo sguardo dal suo.

«No, non è vero», replicò lui sorridendo, premendo le labbra contro le mie e lasciandomi andare. Si voltò in direzione della porta. «Ora vado ad aiutare Emily con gli ultimi preparativi. Ti passo a prendere verso le otto, perciò vola a prepararti», si raccomandò.

Prima di uscire, si girò di nuovo verso di me. «Ah, quando Renée torna ti acconcia i capelli», aggiunse, sorridendo divertito.

«A dopo, amore!», si congedò allegro, prima di uscire di casa, chiudendosi la porta alle spalle.

 

 

Angolo Autrice.
Nooo cioè, è un vero miracolo che io sia qui! *__* SANTO JACOB! *ç*
“Grazie” a

1) La pochissima ispirazione di cui sono stata provvista di questi ultimi tempi

e

2) I miei genitori rompiballe che mi stanno sempre col fiato sul collo

 

pensavo che questo aggiornamento non sarebbe mai arrivato! **

Invece, quando la “situazione PC” si è fatta stabile, mi sono subbbito messa a scrivere… e mi è venuto un lavoro di sei pagine °-° E sarebbe andato avanti ancora, vi giuro!
Perciò, per non annoiarvi troppo e per “postare il seguito”, ho pensato di finirla qui.
E poi in questo accadono cosette quotidiane di poco conto, mentre nel prossimo capitolo (che posterò oggi o domani! *_*) ci saranno due avvenimenti importantissimi nella vita (e per la vita) dei nostri piccioncini. So, stay tune! <3

 

Purtroppo, non posso rispondere nemmeno in questo alle vostre recensioni (che sono sempre troppo belle e troppo gradite çwç <3). Ma vi ringrazio col cuore in mano, davvero! Anche a chi legge e a chi inserisce la storia tra preferite/seguite <3

 

Ora devo scappare, mia madre rompeee ><

Un saluto ;)

VI VOGLIO BEEENE <33

 

Xoxo Bea :3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 20
*** Promessa ***


Eyes On Fire

Eyes On Fire

Capitolo 19
Promessa

 

 

 

«Amore mio, guardati, sei uno splendore!», cinguettò entusiasta mia madre, battendo le mani.

Osservai il mio riflesso allo specchio del bagno, imbarazzata: effettivamente, le sue due ore di trucco e hairstyling  avevano dato i loro frutti. I capelli ondulati scendevano sulle spalle come turaccioli di mogano, e i due ciuffi di capelli intrecciati dietro alla nuca davano un tocco più elegante all’acconciatura. Forse un po’ troppo elegante.

Sul volto, un velo di trucco appena accennato, ma che faceva ugualmente effetto e illuminava il mio viso pallido.

«Mamma… sei una maga», dissi, continuando a fissarmi, incredula.

«No tesoro mio, sei tu che sei bellissima», disse, dandomi un bacio sulla nuca. Arrossii e sorrisi al pensiero di come avrebbe reagito Jake, e Renée sembrò leggermi nel pensiero.

«Credo che Jacob rimarrà senza fiato quando ti vedrà», ipotizzò, ridacchiando soddisfatta. Alzai gli occhi al cielo, chiedendomi piuttosto come si sarebbe vestito lui. Forse ero io quella che sarebbe rimasta senza fiato…

«Bene, è ora di indossare il vestito!», esclamò, sparendo dietro la porta del bagno, e tornò poco dopo con l’abito che Emily e il branco mi avevano regalato. Se lo rigirò un attimo tra le mani, per ammirarlo.

«Accidenti, tesoro, sono stati davvero gentili. Questo vestito è bellissimo! Ne avrei voluto anche io uno così, per il mio diploma», sospirò, fingendosi abbattuta. La mia cara mamma…

«Dammi», dissi, sconfortata, allungando una mano verso di lei. Non ero impaziente di indossarlo. Era bellissimo, fantastico, meraviglioso e tutti gli aggettivi che mia madre non aveva fatto che ripetere da quando lo aveva visto, ma aveva tanto l’aria di essere troppo scollato e troppo lungo. Non ideale, insomma, per una persona timida e incapace di non inciampare su una superficie lineare come me.

Mia madre me lo porse, ridacchiando, e uscì dal bagno per permettermi di indossarlo. Quello che vidi allo specchio, finita la mia vestizione, non mi piacque per nulla: troppo scavato davanti, stoffa completamente inesistente dietro. E poi troppo lungo, come avevo previsto: non sarei riuscita a fare nemmeno mezzo passo senza inciampare!
Praticamente, uno strumento suicida.
Renée rientrò per controllare che stessi bene, dato che ero rimasta dentro al bagno a fissarmi contrariata per un buon quarto d’ora, tempo decisamente lungo per infilare un vestito.
Mi coprii le orecchie, appena in tempo per non udire il gridolino di mia madre alla mia vista.

«Tesoro mio, sei una meraviglia! Quel vestito ti sta d’incanto, Bella! Farai impazzire il tuo Jake, credimi amore», esclamò girandomi attorno per ammirarmi, mentre il mio viso – un po’ per l’irritazione da vestito poco “consono” e per l’imbarazzo – prendeva la colorazione di un bel rosso brillante.

«Questo vestito mi ucciderà!», sbottai contro mia madre, innervosita. «I vestiti servono per coprirsi, no? Beh, a me sembra che questo non mi copra per niente! Ed è esageratamente lungo! Inciamperò, sbatterò la testa e morirò», affermai isterica.
Mia madre scoppiò a ridere, abbracciandomi. «Su, tesoro, non esagerare! Non puoi vestirti sempre in jeans e maglietta… per le occasioni speciali ci vogliono vestiti speciali», replicò, dandomi un bacio sulla guancia.

«Se tutti i vestiti speciali sono così, mi vestirò jeans e maglietta a vita», borbottai. Poi mi resi conto che mi stavo comportando da stupida. Probabilmente era solo nervosismo… avevo lo stomaco attanagliato ed ero in un certo senso in fibrillazione. Forse era la voglia di vedere Jake che mi giocava brutti scherzi, ma avvertivo una strana sensazione. Aveva uno sfondo piacevole.

«Su, Bella, un vestito da sera non ha mai ucciso nessuno», disse mia madre, trascinandomi in camera. «Avanti, sono quasi le otto. Jacob sarà qui a minuti», mi ricordò, con un sorriso.
A quel pensiero, il cuore iniziò a battermi forte e sorridere fu spontaneo.

Mi infilai, senza nascondere una certa ritrosia, le scarpe col tacco – non troppo alto, ovviamente – che Alice mi aveva regalato quando ero andata al ballo di fine anno, un anno prima, accorgendomi che, dopotutto, dovevo solo prestare più attenzione del solito a non inciampare. La voce di Charlie irruppe dal piano di sotto: «Bells, è arrivato Jake!».

Mia madre mi guardò, lo sguardo complice.

«Stendilo, splendore!», mi incoraggiò, stampandomi un bacio sulla fronte e aiutandomi a scendere le scale.

Riuscii ad arrivare al piano di sotto tutta intera, perciò, quando fui sicura di riuscire a stare in piedi, cercai Jacob con lo sguardo. La sua visione mi colse impreparata: indossava una camicia bianca, tenuta fuori dai pantaloni, sotto la giacca nera; il nodo della cravatta allentato gli donava un’aria da ribelle e i pantaloni – che sembravano un paio di jeans - stretti e neri gli fasciavano le gambe lunghe e toniche. Ero rimasta a bocca aperta, incapace di emettere anche il più insignificante suono. Quando spostai lo sguardo sul viso di Jacob, mi sembrò di essere davanti ad uno specchio: aveva la mia stessa espressione stampata sul volto.

Rimanemmo a fissarci, senza dire una parola. Ero così persa nel nero dei suoi occhi che mi accorsi a malapena di Renée che ci spingeva fuori casa, mettendomi la giacca sulle spalle e salutandoci con un caloroso «divertitevi, ragazzi!».

Feci a malapena in tempo a sentire il rumore della porta che si richiudeva, che Jake mi strinse tra le braccia.

«Accidenti, signorina Swan, vuole farmi venire un infarto? È davvero uno splendore stasera, meravigliosa!», disse, quasi imprecando. Risi, divertita.

«Lo stesso si può dire di lei, signor Black», risposi, appoggiando la testa al suo petto e beandomi del suo abbraccio caldo.

Rise, e mi trascinò a bordo della sua Golf, dandomi un lungo bacio prima di mettere in moto e partire alla volta di La Push.

In pochi minuti – Jacob guidava troppo veloce! – arrivammo a casa di Emily. Mi sentii leggermente nervosa… di lì a poco, sarei sicuramente stata al centro dell’attenzione.

«Bells, cos’è quella faccia?», domandò Jacob, mentre scendevamo dall’auto. Mi affiancò in un battito di ciglia, circondandomi le spalle con un braccio. Mi strinsi a lui, rabbrividendo.

«Ma niente… è che non so se sono pronta ad affrontare una cosa del genere», ammisi, borbottando. Lui scoppiò a ridere, baciandomi i capelli.

«Bells, sei davvero assurda. È soltanto una festa di diploma tutta per te, cosa vuoi che sia? Sei bellissima, così bella che dovrò fare i salti mortali per far tenere a Paul le mani a posto», scherzò, poi si fece più serio. «Se noti che ti fissa troppo, dimmelo».

Feci una smorfia. «Dubito che vorrà vedersela con te… che sei più forte di lui l’ha già appurato», gli ricordai.

Lui ghignò, sospingendomi verso l’ingresso. «Sì, è vero, ma meglio prevenire che curare… e in questo caso, mi riferisco ai lividi che si porterà a casa se non tiene le mani lontane dalla mia donna».

Risi, dandogli un bacio. Eravamo arrivati davanti alla porta, e Jacob bussò. Feci un respiro profondo, e, quando Emily spalancò la porta, avevo un sorriso stampato in faccia, per nascondere il nervosismo.

C’erano tutti, vestiti in modo abbastanza formale: non con i soliti jeans e T-shirt. Mi sorridevano, calorosi. Sul tavolo del cucinotto c’erano due torte enormi – entrambe avevano scritto sulla superficie “Congratulazioni!” - che ne occupavano quasi tutta la superficie, ma riuscivano comunque a starci patatine e altri snack da aperitivo. Sul ripiano cucina c’erano le bibite gassate e del punch.

«Congratulazioni, Bells!», esclamò la Emily, abbracciandomi calorosamente. Arrossii, ricambiando l’abbraccio.

«G-Grazie, Emily», balbettai, imbarazzata. «Grazie a tutti».
I ragazzi si limitarono a sorridermi di rimando, mentre le fugaci occhiate di Jared e Paul si stanziavano sulle vivande. Erano impazienti di abbuffarsi, evidentemente. Leah, anche lei, come Emily, in abito da sera, mi raggiunse, abbracciandomi.

«Stai da dio, Bells», disse, sorridendomi. Rimasi qualche secondo a fissarla, sbalordita: lei stava molto meglio di me in abito da sera, altroché.

Non seppi che rispondere, abbassando lo sguardo, a disagio. Fischi di apprezzamento e battute si levarono quando Jacob mi tolse, in un gesto galante, la giacca.
A nessuno sfuggì il ringhio che il mio ragazzo aveva indirizzato a Paul, e io mi misi a ridere, tentando di alleggerire la tensione. Jacob era nero, perciò gli posai una mano sul petto, per calmarlo.

Dopo quella piccola “incomprensione”, la festa proseguì tranquilla, e mi divertii, assieme alla mia famiglia. Tagliammo le torte giganti, mentre continuavo ringraziarli per tutto quello che avevano fatto per me, e ce la gustammo, chiacchierando in salotto, tutti insieme: Emily, ancora una volta, aveva dato l’indiscutibile prova della sua bravura in cucina. Capii perché aveva cucinato due dolci quando i ragazzi cominciarono al chiedere “il bis” due o tre volte, finendo per sbafarsi entrambe le torte.
Dopo, fu l’ora delle danze. Ballai con tutti, sotto gli occhi circospetti di Jacob, particolarmente circospetti quando finii tra le braccia di Paul.
Quando mi riprese tra le braccia, sospirò sollevato.

«La tortura è finita», disse, guardandosi attorno. Eravamo un po’ più separati dagli altri, quasi volessero lasciarci un po’ di privacy.

«Sei troppo geloso, Jake. Lo sai che amo solo te. Non preoccuparti», gli ricordai, mentre dondolavamo a ritmo di un lento.
«Certo che lo so, Bells», mi assicurò, dandomi un leggero bacio sulle labbra. «Ma te l’ho già detto che adoro fare la parte del fidanzato geloso», mi ricordò, ridacchiando.
Mi unii a lui. «L’avevo dimenticato», sussurrai, avvicinando le labbra alle sue e baciandolo. Ovviamente, Jacob riuscì a trasformare un bacetto casto in qualcosa di assolutamente unico.
Quando le farfalle mi avevano già invaso lo stomaco, Jake si staccò bruscamente da me, prendendomi la mano.

«Vieni Bells, ho una sorpresa per te», disse con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. Mi trascinò verso la porta, tra le occhiate complici e le risatine dei presenti, mentre mi sembrava quasi di sentire i punti interrogativi che mi assillavano levitare sulla mia testa.

«Jake, ma che stai facendo? Dove mi stai portando?».
«Lo vedrai, piccola», sussurrò a pochi centimetri dalle mie labbra, ghignando. Uscimmo nel fresco di una notte di giugno, e Jacob mi sospinse verso la sua auto. 
«Ma Jake, che fai? Andiamo già via? Non li ho nemmeno salutati!», protestai indicando la casa di Emily con un cenno della testa, lasciando la sua mano.

Ridacchiò. «Non importa, sono dalla mia parte», disse. Circospetto, sparì alle mie spalle in un secondo, nello stesso istante in cui vedevo la mia visuale diventare nera all’improvviso.
Jacob mi aveva legato una benda, coprendomi gli occhi.

«Jake, ma che…?», provai a dire, ma mi mise un dito sulle labbra.

«Vieni amore, ti aiuto a salire in macchina», disse soltanto, poggiando le mani sulle mie spalle e facendomi compiere qualche passo. Mi sistemò in auto e partì, destinazione sconosciuta.

Non vedevo nulla, ed ero leggermente in ansia. Chissà cosa aveva combinato, quello zuccone.

Evitai di fare domande durante il viaggio, che durò una ventina di minuti, perché probabilmente mi stava preparando una sorpresa.
Quando ci fermammo, rimasi sorpresa: sentivo, anche se non molto chiaramente, il rumore del mare, e avvertivo l’essenza della salsedine. Eravamo a First Beach?

Jake mi fece scendere dalla macchina, tenendomi sempre le spalle e guidandomi verso una meta sconosciuta.
«Jacob, dove siamo? Sento il mare…», dissi, stringendogli una mano.

«Resisti Bells, ci siamo quasi», mormorò, nella voce uno strano tono emozionato. Ci fermammo dopo qualche passo, e finalmente lo sentii slegare il nodo della benda.
Quando riuscii a vedere di nuovo, rimasi sbalordita. Mi trovavo davanti a un piccolo cottage di legno, attorniato ai lati da qualche pino, e la notte – stranamente – stellata e limpida gli faceva da sfondo. Sembrava la casetta di Biancaneve.

Jake notò la mia espressione stranita, e, ridendo soddisfatto, mi circondò le spalle, aprendo la porta della casetta e accendendovi la luce all’interno.

Era tutto arredato e quasi tutto in legno, assomigliava alla casa di Jacob. L’arredamento era semplice ma curato sin nei minimi dettagli, e l’ambiente profumava di legno e fiori freschi; il salottino era grazioso, così come il cucinotto, e sul tavolo da pranzo spiccava un vaso di fiori colorati. Vi era un corridoio, nella parte sinistra della casa, con tre porte affacciate.

Provai a parlare, deglutendo più volte per cercare di rimuovere il nodo che avevo in gola.
«J-Jake, cos’è tutto questo?», dissi, a voce bassissima. La sorpresa traspariva chiaramente dalle mie parole appena sussurrate.

Jacob si chinò su di me, accostando le labbra al mio orecchio. «Questa è casa nostra, Bells».
Sgranai gli occhi, guardandomi intorno di nuovo, come a voler dare un senso alle sue parole. «Casa nostra?!», ripetei, allibita.
Lui rise notando la mia espressione, e mi abbracciò da dietro.

«Certo», sussurrò, baciandomi il collo.

Ero senza parole.
«Ma… Jake… io mi sono diplomata oggi… Non ho un lavoro e non so nemmeno cosa fare della mia vita, adesso che ho finito la scuola…», mormorai, nel panico.
Avere Jacob con me ventiquattro ore su ventiquattro sarebbe stato un sogno che avrei realizzato volentieri… Ma cosa potevo offrirgli? Non avevo soldi e lui doveva studiare…

«Non dobbiamo fare tutto subito, Bells! Sarò in grado di aspettare, e non voglio metterti fretta. Prima andrai all’università e deciderai cosa vuoi fare della tua vita, parleremo di questo con Charlie e decideremo. Non siamo costretti a venirci subito. Questa è soltanto la prova che serve a farti capire quanto desideri un futuro assieme a te». Fece spallucce, sorridendomi dolce.
Sorrisi, felice, e lo baciai con passione.

«Era un modo per dire “Anche io voglio un futuro con te, Jacob”?», mugugnò velocemente, contro le mie labbra.

Gli strinsi le braccia attorno al collo, annuendo vigorosamente. «Sì. Ti amo, asino», dissi, ridacchiando, e feci per baciarlo di nuovo.
Lui sobbalzò, come se gli fosse venuto in mente qualcosa. «E poi pensa… se viviamo assieme, potrai controllarmi a bacchetta con lo studio e fare in modo che non venga bocciato di nuovo!», affermò, sollevando gli occhi verso l’altro, come per pensare.

Risi di cuore, tirandolo a me e facendoci cadere sul divanetto, che si trovava poco distante dall’entrata. Ritrovai Jacob sopra di me, le mani ai lati della mia testa per sollevarsi e non schiacciarmi. Mi guardava negli occhi, quasi concentrato. Era… incredibile il modo in cui mi fissava, disarmante. Mi sentii definitivamente sciogliere e, per non sentirmi distruggere, lo strinsi a me. Avevo troppo bisogno di lui.

Jacob ruggì, roco, affondando il viso nell’incavo della mia spalla, iniziando a baciarmi il collo. Sentii la sua mano percorrere la mia coscia e sollevare a poco a poco il lembo del vestito. Fui scossa da un brivido violento, ma quella volta, ne ero certa,  non l’avrei fermato.

Il mio corpo, dopo pochi secondi di rigidità, si sbloccò, e le mie mani si infilarono sotto la sua camicia, percorrendo la linea della sua schiena calda. Poi scivolarono, scendendo ad accarezzare i pettorali scolpiti. Intanto, la sua bocca lasciava scie di fuoco sul mio collo e sulle guance, arrivando alle mie labbra. Il suo palmo caldo si era fermato sulla mia pancia, e copriva la cicatrice dell’intervento allo stomaco che avevo subito pochi mesi prima. Sperai che, vedendolo, non ci stesse troppo male.
Si staccò da me, ansimando, e mi guardò negli occhi.

«B-Bells…», sussurrò, con la voce tremante. Non aggiunse altro. Il suo sguardo sembrava voler chiedere il permesso per continuare.

Gli presi il viso tra le mani, portandolo a pochi centimetri dal mio.

«Jacob, ti amo. Jacob, ti voglio», dissi in un sussurro. Il tono basso col quale lo dissi poteva far credere che non lo volessi davvero.
Infatti, lo sguardo di Jacob si fece dubbioso. «Bells… ne sei sicura? Non voglio che ti senti obbligata. Se non te la senti, dimmelo e mi fermo», promise, chiudendo gli occhi e baciandomi la fronte.

«Se provi a fermarti ti uccido», lo minacciai, senza fiato. Lui rise, squadrandomi con un’espressione tra il sorpreso e il meravigliato. Arrossii fino alla punta dei capelli.

«Perché mi guardi così?!», borbottai, imbarazzata, sfuggendo al suo sguardo adorante.

«Perché sei bellissima, e ti amo. E perché anche io ti voglio, Bella. Ti desidero con tutto me stesso», confessò. Nelle sue parole piene di dolcezza, avvertii una crepa di imbarazzo. Ridacchiai, pensando – con sollievo –  che, se non altro, non ero l’unica a disagio… e che non aveva la minima idea di cosa si dovesse fare.

All’improvviso, vidi Jacob saltare giù dal divano e, in un battito di ciglia, mi ritrovai tra le sue braccia, sollevata a più di un metro da terra.
«Che stai facendo?», domandai, sorpresa.
Jacob ridacchiò. «Ti porto in un posto più comodo», rispose, sorridendo. Iniziò a muoversi e, dopo pochi passi, ci ritrovammo davanti a una porta. Jacob abbassò la maniglia e aprì, poi accese la luce. Era una stanza di media grandezza – più spaziosa del soggiorno – e sarebbe stata completamente vuota, se non per il fatto che vi era un letto matrimoniale bianco, con la struttura in noce,  al centro della camera. Scesi dalle braccia di Jacob, e mi guardai in torno. Una finestra enorme mostrava il paesaggio notturno, e mi ci accostai, guardando fuori. I raggi della luna illuminavano il buio mostrando i contorni dello steccato che circondava il retro della casa. Dopo il recinto si trovava uno strapiombo e, più in basso, una duna. Poi, la distesa nera del mare. Mi sembrava di vivere in una favola.

Jacob mi raggiunse, prendendomi le mani tra le sue. Il suo viso alla luce della luna acquistava un qualcosa di magico: il suo colorito si schiariva e i suoi occhi si illuminavano di argento. Era così bello che il cuore mi fece male.
Allacciò lo sguardo al mio. «Ti amo, Bella».
Mi feci più vicina a lui, decisa a strappargli una promessa che, lo sapevo, forse un giorno sarebbe stata infranta. Ma in quel momento non mi importava: volevo soltanto sentire uscire quelle parole da quelle labbra che erano il mio paradiso. Volevo arrivare ad essere felice fino in fondo, almeno per quella notte.

Gli presi il volto tra le mani, guardandolo intensamente negli occhi.

«Per sempre?», domandai.

«Per sempre», rispose senza esitazione, baciandomi.

«Per sempre», ripetei io, avvolgendogli le spalle con le braccia e facendomi forza per stringermi a lui più che potevo. Mi strinse per i fianchi e mi sollevò, prendendomi in braccio.
Passavo le mani sul suo viso, sul suo collo, sul suo petto, senza smettere di baciarlo. Improvvisamente mi sentii cadere sul materasso morbido, e le mie dita, tremanti, scivolarono sul primo bottone della sua camicia, e lo aprirono. Presi fiato, staccandomi da lui un secondo per respirare, poi ricominciai a sbottonargli la camicia. Quando finii la mia opera, lo sentii alzarsi e mettersi in ginocchio sul letto, mentre mi baciava il collo. Lo seguii, alzandomi per liberarmi del tutto della camicia. Per quanto gli stesse bene, non era nulla comparabile alla bellezza del suo petto nudo, bruno e caldo. Avvertii un brivido, rendendomi conto di quanto fosse bello, di quanto fosse mio.

Quando sentii la sua mano sulla mia schiena, capii che si era alzato per aprire la cerniera del vestito; mi strinsi a lui mentre l’abbassava, imbarazzata.

Si chinò su di me, riprendendo a baciarmi un po’ ovunque – sulle labbra, sulle guance, sulle spalle, sul collo – e infilò le mani sotto il bordo dell’abito, toccando la pelle dei miei fianchi, per sfilarmelo.

Quando mi resi conto di essere rimasta solo in biancheria intima, arrossii di botto, senza sapere dove guardare. Lui sondò il mio nervosismo, accarezzandomi col naso nell’incavo della spalla, come se avesse intenzione di farmi il solletico.

«Bells, piccola… sei bellissima. Te lo giuro, sei la cosa più bella che abbia mai visto», mormorò, dolce.

Affondai le mani nei suoi capelli, scostando il suo volto dal mio petto, per poterlo guardare bene negli occhi.

«Se dici questo, allora vuol dire che non ti sei mai visto allo specchio», replicai in un soffio, guardandolo adorante. Feci scivolare una mano sul suo collo, per accarezzargli il petto e farla scendere fino all’addome. Gli baciai il collo.

Gli sfuggì un gemito, e fremette.

«Non dovresti alimentare così il mio narcisismo», ansimò a fatica, scendendo col volto per baciarmi sulla pancia.

Quelle furono le ultime parole che aleggiarono in quella stanza, per quella notte. Il resto dei suoni che uscirono dalle nostre labbra fu un susseguirsi di gemiti e sospiri, alimentati dall’eccitazione e dalla passione che ci avevano travolti con impeto, il tutto condito da un amore impossibile e troppo immenso da spiegare a parole.

Mentre continuava ad esplorare il mio corpo con le labbra e con le mani, delicate, mi alzai per liberarmi dei suoi pantaloni. Man mano che il tempo passava e la meta si faceva sempre più vicina, i miei gesti diventavano sempre più decisi, e la timidezza diminuiva poco a poco.

Avvertii Jacob rabbrividire nello stesso istante in cui le mie dita avevano toccato la pelle dei suoi fianchi, e mi aiutò a sfilarsi i pantaloni, rimanendo in boxer.
Fu nuovamente sopra di me, e mentre incollava le labbra alle mie, abbassò la spallina del mio reggiseno, posando le labbra su quel centimetro di pelle. Rabbrividii, circondandogli la nuca con un braccio per stringerlo al mio petto ansante. Le sue labbra stavano iniziando a darmi alla testa, ogni contatto mi provocava brividi; mi sentivo bruciare.
Inarcai la schiena per permettergli di togliermi il reggiseno; quando se ne fu liberato, mi accarezzò dolcemente i seni. Mi sfuggì un gemito di piacere, e in un impeto di passione mi rimpossessai nuovamente delle sue labbra, che dopo poco scesero fino all’inguine, mordicchiando di tanto in tanto la mia pelle. Sentii le sue dita infilarsi sotto l’elastico dei miei slip, per poi sfilarmeli.

Mi alzai svelta e lo abbracciai, mugugnando imbarazzata. Sentivo il cuore andare a mille, il fuoco sulle guance e il respiro accelerato. Lui mi baciò dolcemente per tranquillizzarmi, e mi sorrise, senza dire nulla. Mi fece stendere sul materasso, con delicatezza, e avvertii le sue labbra sulle mie, leggere, che scesero poi lungo in mio corpo. Mi sfuggì un gemito quando baciarono la mia intimità, e con una mano stinsi il lembo del lenzuolo, imbarazzatissima e incapace di contenere le emozioni; con l’altra, graffiai, senza volere, la schiena di Jake. Ansimante, rimasi con gli occhi fissi al soffitto di legno, mentre mi accorgevo a malapena che Jacob si stava sfilando i boxer, finché non fu sopra di me. Il momento era arrivato.
Allacciò lo sguardo profondo al mio, gli occhi in fiamme*, accarezzandomi una guancia e dandomi un bacio. Mi strinsi a lui, affondando il viso nella sua spalla, mentre sentivo il suo respiro accelerato e caldo vicino al mio orecchio.
Ero finalmente pronta ad accoglierlo, e accadde tutto in un secondo. Un battito di ciglia e diventammo una cosa sola.
Mi scappò dalle labbra un lamento provocato dal dolore nel bassoventre, ma era sopportabilissimo. Jake, come a scusarsi, mi baciò delicato il collo, e cominciò a muoversi piano dentro di me.

Le emozioni che esplosero nel mio cuore in quegli attimi mi travolsero, violenti come un fiume in piena. Mi sentivo completa, viva, felice come non lo ero mai stata, completamente annullata da una gioia così intensa. Tutto, tutto sparì e la mia mente si svuotò, cancellando tutto e tutti: Charlie, Renée, i Cullen, Alice, Edward, Emily, Leah, il branco, La Push, quella casa, quella stanza, il mondo.
Non c’era più nulla, se non io, Jacob e l’amore immenso, impossibile e inspiegabile che sentivo di provare nei suoi confronti.

Lo amavo, lo amavo con tutta me stessa e riuscii a rendermene veramente conto soltanto mentre facevamo l’amore tra quelle lenzuola candide, la Luna unica silenziosa testimone di quella gioia infinita.

«T-ti amo Jake, ti amo…», continuavo a ripetergli, la voce spezzata. Sentivo che stavo per arrivare al limite…
«Anche io Bells… da m-morire», rispose a fatica. Era sul punto di perdere il controllo.

Alla fine, raggiungemmo il paradiso insieme, e dovetti premere le labbra contro la pelle della sua spalla per non gridare, mentre lui soffocò un urlo baciandomi il collo con ardore.

Tornammo ad essere due anime separate, mentre i nostri cuori battevano ancora, irregolari, celebrando la nostra unione. Rotolammo, invertendo le posizioni, e mi ritrovai tra le sue braccia, ansante e sfinita.

L’ultima cosa che sentii furono le sue labbra che baciavano dolcemente il mio naso, mentre mi abbandonavo tra le braccia di Morfeo, stremata ma felicissima.

Sapevo che, quella notte, nessun sogno sarebbe stato più meraviglioso di quello che io e Jacob avevamo appena vissuto.

 

 

 

Angolo autrice.

Okay, no comment XD Sono troppo imbarazzata per le cose che ho scritto… Jacob e Bella hanno fatto zun-zun (cori Angelici: AAAALLELUJA)… accidenti, non mi è mai capitato di descrivere scene del genere, perciò spero di non aver combinato dei disastri çwç
Ai posteri (voi <3) l’ardua sentenza ù_ù
Comunque, sostanzialmente i fatti importanti a cui accennavo la scorsa volta erano appunto Don Rodrigo e Lucia che si danno alla pazza gioia e che andranno a vivere insieme in un palazzotto sul lago di Como *__* Ehm, no, ho sbagliato storia… hahah FVa, mi condizioniii! XD

Ci avviciniamo davvero alla fine, gente… Cinque capitoli e sarò costretta a mettere “sì” sulla casella “completa?” di questa storia… *sospira*

* Eyes On Fire = occhi in fiamme. Muahahah *Q*

 

Ringrazio di cuore le 67 persone che hanno aggiunto Eyes On Fire ai preferiti e i 49 che l’hanno aggiunta alle seguite :D Grazieee! <3
E adesso (ve l’avevo promesso!) finalmente passo a rispondere alle recensioni… non lo faccio da un po’, scusatemi ç///ç

 

 

 Rein94: Sì, pare proprio che la Tonna… no, no, ora è diventata Carpa! *_* Comunque, pare che Bella quel brillantino se lo sia completamente levato dal cervello, ed è un bene! Comunque, non avevo dubbi… Stare con Jake le fa troppo bene, e dopo quello che hanno combinato in questo capitolo… Hahaha :P
Però rimane l’insidioso problema dell’imprinting… Non preoccuparti, nel prossimo capitolo ogni dubbio sarà svelato! Grazie di cuore per aver continuato a seguirmi <3 Un bacioooo :3

 

 Lea__91: Oddio, mi sono fatta un’immagine mentale di Jake che trascina, mezzo nudo e tutto sudato (OMG :Q__), un sacco della spazzatura nero… con dentro Bella fatta a pezzi *_*
Ehm, creepy °-° Comunque, tu sei sempre troppo carina! *.* Cara Leuccia :3 Spero che tu abbia gradito questo capitolo un po’, ehm, HOT *_* Ma non certo quanto Jake! :Q___
Un bacione, carissima, e grazie per tutto! <3

 

 lalli85: Il tuo discorso dove hai messo a confronto le due situazioni del diploma di Bella mi hanno fatto riflettere, e mi sono ritrovata a darti completamente ragione! Insomma, come diavolo fai a rinunciare a una cosa così facile come la vita assieme a Jake per qualcosa di creepy (perdonatemi, stasera ce l’ho con questo verbo =.=) e angosciante come un’esistenza eterna accanto a un ghiacciolo geneticamente modificato?! O_O Bah, misteri delle Tonne (Sì, perché la Bella del libro è e rimarrà sempre tonna u_u)!

E i pampini… *_* Ci saranno sicuramente, almeno nella mia storia, prometto *ç* Jake picciniiiii *strippa* Okay, finiamola qui ù_ù Come sempre, ti ringrazio col cuore in mano, sempre troooppo gentile çwç I tuoi commenti mi fanno sempre un piacere immenso, perché adoro le tue storie *.* Spero che leggere dei nostri piccioncini che se la spassano ti abbia fatto piacere *-* Un bacione <3

 

  _Starlight_: CE L’HA FATTA! LUCIA SWANELLA CE L’HA FATTA A DARGLIELA! *___*
*si ricompone* No, seriamente, a questo punto ti dedico sto capitolo intero, amove mio! *-* Daiiii la tua recensione “Twilight Love Triangle goes Promessi Sposiversion mi ha fatto rotolareeee X°°° Cioè, non so contare quante volte la mia prof di italiano mi ha detto su l’altro giorno, perché mi venivano sempre in mente dei fatti assurdi quando nominavamo Renzo, Lucia e Don Rodrigo… quando siamo passati alla Monaca poi X°D

Il crocifisso-palla d’argento è una genialata *__* ma è ovvio,perché tu sei un genio v.v E io ti adoVo troppo, topinaaa <3 Spero che la parte dove i nostri due beniamini si danno da fare ti abbia accesso gli ormoni, almeno per quel che riguarda il nostro bel Don Rodrigo *o* Poi però non venire a prendertela con me se nella verifica sui PS (Promessi Sposi XD) disegni Jacob ignudo col cappello da bravo ù_ù *Q*
Ti voglio bèèène <3

 

 __cory__: Ma grazie cara! Spero che anche questo sia stato di tuo gradimento :3
Jake è troppo sexy oltre che fantastico, te lo dico io! *W* Grazie mille per la recensione! Un bacione <3

 

 drakina94: Beh, direi che insieme la festa di diploma l’hanno passata… altroché XD
Grazie mille per la recensione :3 Mi auguro che ti sia piaciuto anche questo capitolo ^w^ Un bacione! <3



Niente và, anche per stavolta ho finito di tediarvi :D
Vi lascio alle vostre *immaginare, come le mie del resto XD* notti di sesso sfrenato con Jacob Black v.v

Notteeeeeee vi adoro <3

Xoxo

Bea :3

 

 

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Capitolo 21
*** La Verità ***


Eyes On Fire

Eyes On Fire

Capitolo 20
La Verità

 

 

La mattina seguente fui svegliata da tocchi brevi, caldi e leggermente umidi che puntellavano sulla pelle del mio viso. Aprii gi occhi a fatica, cercando di focalizzare bene l’ambiente che mi circondava, per accertarmi che non fosse stato tutto un meraviglioso sogno.

Guardai verso l’alto, e trovai Jake che mi baciava sulle labbra e sulle guance. Un sorriso a trentadue denti spuntò sul mio viso, senza che potessi farci nulla. Lui assunse uno sguardo colpevole, ma la felicità non si era dissolta dai suoi occhi scuri.

«Ops, ti ho svegliato», mormorò, sfiorandomi una guancia col naso.

«Sembra che non ti dispiaccia», risposi con falso tono accusatorio. Lui ghignò, impertinente.

«Infatti non mi dispiace per niente», confessò, baciandomi il collo.

«Bene, nemmeno a me», aggiunsi, incollando febbrilmente le labbra alle sue.
Jacob rise, stendendosi accanto a me e tenendomi tra le sue braccia.

«Buongiorno Bells», sussurrò, premendo le labbra contro la mia fronte. Sospirai, abbandonando il viso contro il suo petto caldo. Gli diedi un bacio dove sentivo battere il suo cuore.

«Buongiorno», sussurrai, godendo del suo calore. All’improvviso, tutto ciò che era successo la notte precedente mi tornò in mente e mi sentii avvampare. Oltre l’imbarazzo – che raddoppiò quando mi resi conto che eravamo ancora entrambi nudi –, riuscivo facilmente a cogliere la gioia profonda che quei ricordi portavano con sé… ero diventata una donna, avevo fatto l’amore con Jacob ed era stato qualcosa di assolutamente unico e meraviglioso. Quella notte sarebbe stata, sicuramente, la notte più bella della mia vita.

«Che ore saranno?», domandò pigramente, grattandosi dietro la testa e guardandosi intorno, come se potesse trovare la risposta da qualche parte nella stanza. Non sembrava molto interessato alla risposta.
Io lo ero, perché mi era appena tornata in mente una questione fondamentale: Charlie e Renée. Quella notte non ero tornata a casa a dormire…
Balzai a sedere sul letto. «Charlie! Renée!», esclamai, fissando Jacob, concitata. Iniziai frenetica a guardarmi intorno, in cerca dei miei vestiti.

Si saranno strappati i capelli dalla preoccupazione! Charlie avrà chiamato l’FBI, i servizi segreti…, pensai, allarmata.

Jake interruppe quella sfilza di pensieri confusi.

«Bells, che ti prende?», domandò, guardandomi come se fossi pazza.

«I miei genitori non sanno che sono qui!», gli dissi, sperando che arrivasse al nocciolo della questione da solo.

Si alzò, poggiando la schiena al muro. «Beh, visto il fatto che siamo nudi nello stesso letto, dico che è una fortuna che non lo sappiano», sbottò Jacob, sollevato. «Charlie mi ammazzerebbe».

«Charlie ti ammazzerà lo stesso perché ieri sera non mi hai riportato a casa», ribattei, coprendomi col lenzuolo e aggrottando le sopracciglia.

Jake liberò una risata, sfiorandomi la schiena. «Non preoccuparti Bells. Ho chiesto ad Emily di avvertire Charlie che saresti rimasta a dormire da lei, perché troppo stanca per alzarti dal divano sul quale ti saresti ipoteticamente addormentata», mi spiegò, sogghignando.
Sospirai, sollevata, e mi rituffai tra le sue braccia. «Avete organizzato tutto nei minimi dettagli», osservai ridacchiando, accarezzandogli il petto.

Jacob mi alzò il mento con un dito per far specchiare le sue iridi nelle mie. «Emily e i ragazzi hanno ricoperto la parte di complici, ma l’idea è stata mia. Non ti ho fatto un regalo materiale per il diploma, è vero, ma…».

«Questa casa non è materiale, Jake? È anche troppo materiale!», lo interruppi, strabuzzando gli occhi.

Lui sbuffò, come a sminuire la cosa. «Questo cottage è solo un cimelio – virgolettò la parola con le dita – della famiglia Black. Apparteneva a mio nonno… ma non è questo il punto». 

Fece una pausa e mi sorrise. Poi continuò.

«Quello che ti stavo dicendo è che, anche se non ti ho regalato qualcosa di tangibile per il tuo diploma, questa meravigliosa notte che abbiamo passato insieme voleva essere il mio regalo per te. Qualcosa che non avresti mai dimenticato», spiegò, piegando leggermente la testa sulla spalla destra.

Lo baciai, stringendomi a lui. «Non potevi regalarmi nulla di più meraviglioso, Jake, sul serio. È stato il regalo più bello che abbia mai ricevuto».
Mi guardò intensamente. «Beh, la cosa bella di questo tipo di regalo…», proferì, chinandosi su di me in maniera molto eloquente, «è che puoi riceverlo tutte le volte che vuoi, piccola».

Fu un sussurrò così basso, roco e sensuale che mi fece rabbrividire.

«Me gusta», mormorai, mordicchiandogli il collo. Jacob ridacchiò, iniziando a baciarmi ovunque, come solo lui sapeva fare.

Mentre, con un insolito sole che splendeva fuori dalla finestra della nostra casa, avveniva una replica esatta di ciò che era successo quella notte, la seconda volta non riuscii a non pensare quanto sarebbe stato straziante dover dire addio a tutto questo, un giorno.

Jacob che sussurrava il mio nome, che mi toccava, mi baciava e mi faceva sentire la donna più felice del mondo… Mi chiesi, addolorata, quanta forza avrei dovuto tirar fuori per riuscire ad andare avanti senza di lui.

La risposta non arrivò, ma il dolore sì e lo sentii eccome. Bruciava come fuoco sulla pelle e acido nelle ferite e le lacrime che uscirono dai miei occhi rovinarono la magia che si era creata tra me e Jacob quella seconda volta. Sentii il sapore dell’acqua salata che mi era scivolata dagli occhi sul suo petto
Stupida Bella.

«Amore, che succede?», mi domandò allarmato Jacob, asciugando le mie guance bagnate. «Ti ho fatto male?».

Scossi la testa, singhiozzando. «N-No», risposi a fatica, affondando il volto nel suo petto.

«Bella», mi chiamò, scuotendomi per le spalle. «Bella, cos’hai?».

Tentai di calmare il respiro, per non preoccuparlo. Perfetto, avevo rovinato tutto. Ero davvero irrecuperabile… Sfregai il dorso della mano contro gli occhi, per far sparire le lacrime. Deglutii. «N-niente Jake, scusami, non volevo… Va tutto bene».

Mi scostai da lui per riprendere a respirare regolarmente e inspirai profondamente per tre volte, cercando di calmarmi e riprendere il controllo di me stessa.

La mia paura nascosta gravava sul mio cuore come un peso di cento chili, insopportabile. Sentivo un gran bisogno di buttar fuori tutto quello che provavo, ma non volevo ferire Jake o farlo star male…

Si avvicinò a me, cauto, sedendosi. Mi diede un buffetto sulla guancia.

«Ehi, Bells, vuoi spiegarmi cosa ti è preso?», domandò a bassa voce, quasi volesse rassicurarmi. Abbassai lo sguardo, imbarazzata, e rimasi in silenzio.

«Allora?», mi incitò, stringendomi una mano nella sua.

«Ecco, io…», iniziai, titubante. Lo sguardo incoraggiante che mi lanciò mi spinse ad andare avanti. Presi fiato ed iniziai a parlare velocemente, spedita. «Io… pensavo a quanto sarà difficile quando… avrai l’imprinting e mi lascerai. A quanto mi mancherà tutto q-questo…».
Avevo tenuto sempre gli occhi bassi mentre parlavo, perciò mi resi conto dell’espressione stralunata di Jacob solo quando si riflesse nella mia.

«Bella, che diavolo stai dicendo?!», esclamò, allibito.

Lo guardai, senza capire, e mi incupii. «Dell’imprinting», precisai, atona. «Insomma, tu non l’hai avuto con me, perciò prima o poi succederà anche a te. So che saresti in grado di affrontarlo e batterlo, così come potresti non averlo… Però non voglio che tu lo faccia. Quando troverai la donna giusta per te, la tua anima gemella, quella vera…». A quel punto mi bloccai, e le lacrime tornarono ad inondare in mio viso. Strinsi gli occhi, cercando di ignorare il dolore che mi bruciava nel petto. «Voglio che vivrai la tua vita con quella persona, perché è quella più giusta… per te… quella che ti farà d-davvero felice…».
Non riuscii a finire quella frase singhiozzata che Jake mi avvolse in un abbraccio caldissimo.

«Bells, si può sapere che stronzate stai sparando? Prima di tutto, sei tu la donna giusta per me, nessun’altra. Dovresti saperlo», sussurrò al mio orecchio, quasi con rabbia. Non riuscivo a capire.

«Secondo, ti amo, e dovresti sapere già anche questo. E terzo…», esitò leggermente, «beh, io ti ho mentito. Sia sulla storia dell’imprinting che su quella della forza necessaria a batterlo», disse, con tono colpevole.
Mi allontanai da lui, guardandolo bene in faccia, incredula. «Cosa?!». 

Prese un respiro profondo e parlò, tenendomi la mano. Sembrava quasi che avesse paura di guardarmi in faccia, che temesse la mia reazione.

«Vedi Bella, quella storia dell’alfa purosangue che riesce a contrastare l’imprinting è una bugia, una balla che mi sono inventato…». Si zittì, ma non dissi nulla. Avevo capito che c’era dell’altro.
Improvvisamente, si girò di scatto verso di me, piantando lo sguardo di onice liquido nel mio; sentii qualcosa contorcermi stomaco.

«Bella, io l’ho avuto l’imprinting», disse velocemente, e appena il mio cervello rielaborò quelle parole, i miei occhi si inumidirono. Quasi non me ne accorsi.
Lui si accorse di quello che mi stava succedendo e mi sorrise dolcemente, posando una mano sulla mia guancia e intensificando il suo sguardo nero.

«Ho avuto l’imprinting con te», disse, chiudendo gli occhi e sorridendo soddisfatto, come se si fosse tolto un peso dal cuore.
Per qualche secondo, ebbi la netta impressione di aver capito male, e rimasi a fissarlo, in silenzio, totalmente sconvolta.
Cosa stava dicendo? Aveva avuto l’imprinting con me? Non era possibile… Un sacco di caratteri appartenenti all’imprinting con coincideva per niente a quello che era successo a noi. Per niente.

«L-Lo stai dicendo solo…».

«Non sto mentendo Bella. Non stavolta. Io ho davvero avuto l’imprinting con te, e l’ho capito dal primo momento che ti ho visto», disse, una strana luce di sicurezza e certezza negli occhi.
«D-Dopo la trasformazione?», chiesi in un sussurro, sbigottita.

«Certo», asserì, sorridendomi compiaciuto. A quel punto, ritornai in me, e mi accorsi di essere arrabbiata con lui.

«Perché non mi hai mai detto nulla?! Lo sai quanto ci sono stata male?!», sbottai, allargando le braccia.
Lui rise divertito, lanciandomi un’occhiata di scuse. Mi abbracciò, tentando di calmarmi.

«Mi dispiace, amore, se ti ho fatto soffrire… Ma se in quel periodo ti avessi detto una cosa del genere ti avrei sicuramente persa», disse, e il suo tono di voce si incupì.

«Persa?».

«Sì, insomma, eri confusa, ancora innamorata di Cullen… Già quel discorso che avevo fatto sull’imprinting mi sembrava ti avesse terrorizzato, figuriamoci se ti avessi detto che provavo un sentimento del genere nei tuoi confronti! Ti avrei oppresso e basta», disse, baciandomi una guancia.

Il pensiero di quanto Jacob, in un qualche modo, si fosse sacrificato per me fece nascere nel mio cuore un moto di commozione ed emozione… Però c’era ancora qualcosa che non mi tornava. Oltre al fatto, ovviamente, che era tutto troppo bello per essere vero. Nel mio mondo, la perfezione e la gioia erano sempre stati due caratteri temporanei, che spesso avevano lasciato posto a qualcosa di totalmente negativo e opposto.

«Jake, ma se davvero tu avessi avuto l’imprinting con me… Non avrei dovuto saper subito del tuo segreto lo stesso pomeriggio in cui sono venuta a darti una strigliata?», domandai, concitata.
Lui mi guardò, arricciando le labbra carnose. «Questo è vero. Però dimentichi che l’oggetto dell’imprinting è assolutamente vitale e prezioso per colui al quale il destino lo ha affidato. I suoi bisogni e soprattutto la sua sicurezza vengono prima di ogni altra cosa. Mi ero trasformato da poco, Bella, e non riuscivo ancora a controllarmi del tutto… Se ti avessi fatto del male non me lo sarei mai perdonato. Per questo non ti ho detto nulla», spiegò, sorridendo sereno.

Una gioia indescrivibile esplose dentro di me, impetuosa e sconvolgente. Non dovevo più temere il destino, perché quel destino ero io: ero io l’anima gemella di Jake, così come lui era la mia. Eravamo fatti per stare insieme.

«Oh, Jake», sussurrai, emozionata, guardandolo negli occhi e gettandogli le braccia al collo. Atterrammo sul materasso, lui sotto e io sopra. «Sono così… f-felice…», mormorai sulle sue labbra, che avevano già trovato le mie. Ero pronta ad approfondire quel bacio, ma lui mi interruppe.

«Però, Bells, voglio chiarire una cosa importante», proferì, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, guardandomi intensamente. «Bells, io ho avuto l’imprinting con te, è vero… Ma anche se non l’avessi mai avuto, non sarei mai riuscito ad amare nessun’altra. A quanto so, si può davvero contrastare la magia se si ha la forza di volontà che serve. Può sembrare sdolcinato… ma il mio amore per te è così immenso che avrei battuto l’imprinting senza sforzo. Non sarebbe cambiato nulla, nel nostro rapporto. Diciamo che questa è solo una sicurezza in più, ma ti avrei amata quanto ti amo ora».

Capii le sue intenzioni: voleva assicurarmi che non si sentiva obbligato ad amarmi o a stare con me; che per lui, imprinting o non imprinting, il suo posto sarebbe stato sempre e comunque accanto a me. Lo capii, e lo amai ancora di più.
«Ti amo», gli dissi, stringendolo a me.

«Ho fame», rispose lui, ridendo. L’avevo capito che voleva solo farmi arrabbiare, così decisi di stare al gioco.

«J-Jake… è la cosa più romantica che tu mi abbia mai detto!», mormorai, fingendomi commossa. Jacob mi fece la linguaccia, alzandosi dal letto dopo avermi dato un bacio sulla fronte. Quando lo vidi completamente nudo davanti a me, avvampai, spostando lo sguardo altrove. Dovevo ancora abituarmi, evidentemente…

«Che palle, devo rimettermi lo smoking», si lagnò, chinandosi per raccogliere i suoi vestiti, sparsi un po’ ovunque per terra. Anche la mia roba aveva fatto la stessa fine, ma ero troppo in imbarazzo per alzarmi e raccoglierla da sola.
«Jake, mi passi i miei vestiti?», domandai, ostentando disinvoltura.

Lui mi sorrise e annuì, senza fare commenti. Non ero sicura che avesse notato il mio imbarazzo a uscire da quelle coperte… forse l’aveva capito ma voleva risparmiarmi le sue battutine maliziose.

Raccolse il mio vestito e la mia biancheria, dandomi le spalle, mentre io guardavo fuori dalla finestra, contemplando il sole nascosto dalle nuvole sottili.
Sentii la stoffa arrivarmi in faccia, e Jacob che scoppiava a ridere. Guardandolo indispettita, mi accorsi che aveva indossato i pantaloni, ma era rimasto a petto nudo.

«Molto gentile», borbottai, iniziando a vestirmi con movimenti veloci. Quando fui abbastanza coperta, mi alzai per rimettermi il vestito, ma mentre ero sul punto di indossarlo, notai qualcosa che dondolava da una delle spalline.
Guardai da vicino l’oggettino: era un bracciale scuro, di pelle intrecciata in maniera complicata, ma molto graziosa; al centro esatto dell’intreccio spiccava un ciondolo che sembrava d’oro bianco, e la forma ricordava il simbolo dell’infinito.
Sentii il mento di Jake appoggiarsi sulla mia spalla, e le sue mani calde cingermi leggere i fianchi.

«Altro piccolo regalo», sussurrò al mio orecchio, baciandomi una guancia.

«È… bellissimo, amore», balbettai, stupita ed emozionata. Era veramente grazioso e mi piacque davvero tanto.

«Sono felice che ti piaccia», disse, con un tono che sembrava quasi sollevato. Rigirai il bracciale tra le mie mani.

«Pensavi che non mi sarebbe piaciuto? Jake, dovresti sapere che amo qualunque cosa ti riguardi», lo rimproverai, voltando la testa in modo da vederlo negli occhi.

Lui ridacchiò, chiudendo gli occhi. «Pensavo che lo avresti ritenuto esagerato. La casa, la festa, il vestito, me… Credevo che ti saresti lamentata per tutto ciò che hai ricevuto».

Feci spallucce, sorridendo. «Credevi male», ribattei, spensierata, poi mi voltai del tutto, parandomi di fronte a lui.

Gli porsi il bracciale. «Mi aiuti a metterlo?», gli chiesi, impaziente.

Lui lo osservò per qualche secondo e arricciò le labbra. Sembrava indeciso, incerto. Non fece né disse nulla.

«Jake, che ti prende?», gli domandai dopo un minuto di silenzio.
I suoi occhi scuri e seri affondarono nei miei. «Bella, prima di metterti questo bracciale, vorrei precisare una cosa», proferì, spostando lo sguardo da me all’oggettino che avevo in mano. «Per essere corretti», aggiunse poco dopo, vedendo che non parlavo.
Gli feci cenno di continuare, e lui fece un respiro profondo.

«Vedi Bella, ai tuoi occhi questo potrebbe sembrare un semplice e banale bracciale di pelle… ma non è così. Nella mia tribù conserva un significato molto più profondo: incarna il giuramento di amore eterno che viene sigillato tra due persone quando l’uomo lo regala alla sua donna», mi spiegò guardandomi negli occhi.

Mi schiarii la voce, emozionata. «Beh… ha un significato bellissimo Jake…», commentai, sincera. Lui abbassò lo sguardo, imbarazzato.

«Ecco, ora viene la parte peggiore…», sussurrò, pianissimo. Lo fissai con insistenza per farlo continuare, senza capire la sua affermazione.

Deglutì, e sentii il suo sbuffo sibilare tra i denti digrignati. «Questo affarino, tra la mia gente, corrisponde al vostro anello di fidanzamento», sbottò, senza guardarmi. «Però non voglio che tu ci veda qualcosa che non c’è… insomma, non ti sto chiedendo di sposarmi o roba simile – I suoi occhi tornarono ad incatenarsi ai miei –… ecco, questo è solo l’ennesimo modo per dirti che voglio passare il resto della mia vita con te. Tutto qui».

Mi fissò, incerto e imbarazzato, in attesa di una mia risposta.

«Jake, ma se equivale ad un anello di fidanzamento… Questa è una proposta di matrimonio», osservai, senza tradire alcuna emozione.

Lui grugnì, irritato. «Ti ho detto che non la devi vedere così», protestò, secco.

«Ma è lampante!», ribattei, aggrottando le sopracciglia. Volevo torturarlo ancora un po’.

Jacob alzò gli occhi al cielo: sembrava sul punto di perdere la pazienza.

«Se non lo vuoi, Bella, basta dirlo», disse, arrabbiato.

«Non ti ho detto che non lo voglio, scemo! Mi da fastidio però che cerchi di nascondere ciò che in realtà è», lo rimbrottai, sporgendo il labbro inferiore e incrociando le braccia al petto, il bracciale ancora chiuso nella mia mano. Mi sforzai di non ridere: adoravo farlo arrabbiare.

«Non sto nascondendo niente! Ti sto solo dicendo di non prendere tutto troppo sul serio».

«Ah, allora non devo prendere sul serio il fatto che vuoi stare con me per sempre?», esclamai, fingendomi offesa.

Alzò gli occhi al cielo, esasperato. «Non intendevo quello, Bella. Parlavo del matrimonio».

«Allora non mi sposeresti un giorno? Buono a sapersi», commentai, acida.

«Dannazione, perché sei così testarda?!».

«E perché tu ti arrampichi così sugli specchi? Se mi vuoi sposare basta dirlo!».

«Ma io non ti voglio sposare!», gridò, infine. Stava stringendo i pugni e sembrava parecchio arrabbiato, perciò non presi la sua affermazione sul serio. Probabilmente aveva detto così per mettere fine al discorso.

A quel punto mi avvicinai a lui, circondandogli il collo con le braccia. Iniziò a calmarsi, e mi guardò perplesso.

«Beh, è un vero peccato che tu non mi voglia sposare, Jake…», sussurrai fingendomi delusa – era evidente che stavo bluffando -, vicinissima alle sue labbra. Ci fissammo per qualche secondo: io lo sguardo furbo, lui interrogativo.

«…Perché ti avrei detto sì», aggiunsi poco dopo, posando le labbra sulle sue e baciandolo con trasporto.

Si staccò da me, poco dopo, guardandomi qualche secondo negli occhi, quasi per accertarsi che non stessi scherzando. Quando fu sicuro delle mie intenzioni, il sorriso che gli si aprì sulle labbra mi lasciò senza fiato. Mi baciò di nuovo, esultante.

«È proprio quello che volevo sentirmi dire», sussurrò vicino al mio orecchio, stringendomi a sé e cullandomi dolcemente. Avvertii, dentro di me, la stessa gioia che traspariva dalle sue parole.

«Però dovremo andarci piano…», provai a dire, tentennando. Lui mi guardò, interrogativo.

«Ecco, è sempre per la questione di sistemarsi con l’università, il lavoro... Poi tu sei minorenne, Jake. Credo che dovremmo aspettare un po’», conclusi, sospirando. Lui annuì e mi sorrise. «Non c’è problema, Bells. Sistemeremo le cose un po’ per volta». Mi baciò i capelli, abbracciandomi. «Di tempo ne abbiamo».

Mi staccai da lui, emozionata. «Allora», proferii, porgendogli il braccialetto. «Vuoi procedere?».

Lui ridacchiò, prendendolo in mano e mettendosi in ginocchio, senza mai smettere di sorridere.

Avvampai. «In ginocchio no…», mi lamentai, mentre attirava lentamente verso di sé il mio braccio sinistro, sogghignando.

«Bella, io ti amo, lo sai. Voglio stare per sempre con te, e sai anche questo. Vorresti diventare mia moglie e appartenere per sempre a questo adorabile cucciolo?», propose, facendomi l’occhiolino.
Risi, tra le lacrime. «S-Sì», risposi, mentre un misto di emozioni incontenibili mi esplodeva nel cuore.

Il suo volto si illuminò, mentre la felicità si impadroniva del suo sguardo. Aprì l’allacciatura del bracciale e lo agganciò al mio polso, baciando poi il ciondolo.

Si rialzò appena in tempo perché potessi gettargli le braccia al collo e baciarlo con passione. Mentre le sue labbra si fondevano con le mie, ripensai immediatamente a quella bizzarra proposta di matrimonio: Jake a petto nudo con indosso soltanto un paio di pantaloni eleganti, e io in biancheria intima, i capelli arruffati dopo una notte di “lotta”. Risi contro le sue labbra, di cuore, e lui si staccò, guardandomi, estasiato.

«Che c’è, Bells?», chiese, stringendomi per i fianchi.
Scossi la testa. «Niente. Sono felice. E ti amo».

Riavvicinò il volto al mio, guardandomi intensamente negli occhi.

«Ti amo, signora Black».
«Ti amo, signor Black».

Legai il mio sguardo al suo, stretta tra le sue braccia: nei suoi occhi di pece liquida, oltre a un amore sconfinato, non vidi altro che il mio futuro.

 

Angolo Autrice.

Finalmente la questione imprinting chiarita! +_+ E si sono pure fidanzati. Cioè, dai, sono stata troppo buona con la Carpa v.v Mi dispiace di aver deluso chi si aspettava un imprinting catastrofico che avrebbe mandato in crisi Bella e Jake, ma non potevo, non potevo farlo!
A) Perché sono così felici che mi dispiace mandare tutto all’aria

B) Perché poi avrei dovuto inventarmi chissà cosa per farli tornare insieme… e questa fan fiction si è già prolungata abbastanza XD Sono certa che non ne potete più di me!

 

Mi piacerebbe scrivere “Evviva, meno quattro capitoli e vi libererete di me!”, ma non posso :] Perché, finita questa storia (sigh T_T) e finito il post betaggio sempre di questa storia (quanti errori ho scovato in giro nei capitoli °_°) arriva il sequel/what if, Eternal Moonglow.
Dato che fanno parte della stessa “saga”, sposterò Eyes On Fire nella sezione “Serie”, e pubblicherò là anche Eternal Moonglow. Perciò non preoccupatevi se non le vedete sulla mia pagina autore XD

(E chi si preoccupa? NdTutti v.v) (Cattivi T_T NdMe)

 

Uffi, io odio ripetermi! Però devo xD Grazie di cuore alle 69 people che hanno aggiunto EOF alle preferite e le 48 people che l’hanno aggiunta alle seguite :3 Vi adoro!


E ora passiamo alle recensioni v.v

Lea__91: La tua sfilza di aggettivi riguardanti questa storia mi ha fatto un piacere immenso *__* sei troppo coccolosa, cucciola, davvero! <3 Come al solito ti ringrazio tantissimo, non mi merito tutto questo >< Ma Jake sì *Q* Altroché! <3 Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto… eh eh eh *ç* Un bacione <3

 

 Rein94: Trovo giustissimo tutto quello che hai detto… è un problema che mi sono posta anche io, quando ho deciso di scrivere una Jacob/Bella. Bella passa un periodo di “purificazione imposta” in New Moon, e instaura un rapporto speciale con Jacob… solo in quel momento avrebbe potuto (e magari sarebbe anche riuscita) a ricominciare daccapo, senza Edward. E se quel maledetto telefono non avesse suonato… Grrrr che rabbia! èwé
Cioè, credimi che quando ho letto “l’unica e la migliore Jake/Bella” avevo un sorriso che mi andava da orecchio a orecchio! Veramente gentilissima ed esagerata XD Grazie di cuoreee <3 Spero di non averti deluso per come ho risolto la storia dell’imprinting… ma davvero non ce l’avrei fatta a portare questa storia oltre XD Un bacione e ancora grazie di tutto <3

 

 _Starlight_: No, cioè… la tua recensione mi ha lasciato senza parole Fva! Questa volta hai davvero superato te stessa *O* A te va il premio per la migliore recensione, davvero! Ho riso come una dannata per un quarto d’ora, dannazione X°°° Ti giuro, mi ha disarmata X°D Sei tropo fantastica Fvaaaa *w* Come farei senza di te? >w< Spero che ti sia goduta questo capitolo… chissà che dirai su alla Carpa stavolta *-* Attendo con trepidazione! Un bacione, ti voglio bèèène <333 (E la Capra Bella??? Hahahahaha XD)

 

MihaChan: Perdonata, ovvio! v.v Sììì, accipigna, era ora che Bella si lasciasse andare nel vortice della passione con Jacob *w* Mwahahaha XD Gentilissima come sempre *w* Grazie di cuore! Un bacione <3

 

marpy: Marpiuccia cara, le tue parole mi confortano! *w* Sai che mi hanno persino chiesto se ho scritto quella parte basandomi su esperienze personali? °_° Hahah, fantastico XD (Avviso per chi legge: IO SONO VERGINE! Ho solo 15 anni, cribbio u_u).
Yep, il delirio dello scrittore mi ha già presa, tranquilla XD Ho tante cosucce carine in cantiere, che spero apprezzerai *w* Grazie, sei sempre carinissima <3 Un bacione! <3

 

 Maharet: Ho dovuto concentrare tutto sulle emozioni dei personaggi… perché non sono molto brava a scrivere certe cose troppo spinte XD E poi sinceramente non mi piace tanto scendere in particolari troppo… “piccanti”. Ti ringrazio per i complimenti, sono contenta che la storia ti piaccia *_* E spero che tu abbia apprezzato anche questo capitolo (: Grazie di cuore <3 Un bacione <3

 

Sei_Nel_Anima 2oo9: Eh, i vestiti, questi killer insospettabili… Messi addosso a Bella però potrebbero anche diventare armi che minacciano il quieto vivere… ma grazie a dio è riuscita a rimanere in piedi XD
E a me piace la tua recensione v.v Yep :P Un bacione e grazie! <3

 

Anche questa volta ce l’ho fatta, superate le recensioni! Stato: Indenne ù_ù
Ora vado a nanna che sono stanchissima… glom =w=

 

Buonanotte e grazie a tutti!
Un bacione grande grande <3

xoxo

Bea :3

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Capitolo 22
*** Benedizione ***


Eyes On Fire

Eyes On Fire

Capitolo 21
Benedizione

 

 

 

«Credi che a Charlie e a Renée lo dovremmo dire che siamo ufficialmente fidanzati?», domandò Jacob sovrappensiero, mentre guidava verso Forks. Eravamo appena passati a casa sua per far sì che si cambiasse: se si fosse presentato da Charlie con gli stessi vestiti della sera precedente, mio padre si sarebbe insospettito. Avevo insistito, perché non volevo drammi.

Perciò quando me lo chiese pensai – sperai – che stesse scherzando.

Lo guardai, gli occhi spalancati. «Come?!».

Jacob sbuffò. «Dai Bells, hai capito. Odio ripetermi», rispose, seccato.

Scossi la testa, interdetta. «No… Jake, no non se ne parla!».

Affilò lo sguardo, quasi offeso. «Come non se ne parla?», berciò, aggrottando le sopracciglia. «Perché?».

«Non avevamo detto che ci saremmo andati con molta calma?», dissi, ignorando le sue domande, allarmata.

Alzò gli occhi al cielo, emettendo un suono infastidito. «Bella, non gli andiamo a dire che ci sposiamo domani. Gli facciamo solo sapere che abbiamo intenzione di sposarci, in futuro, e che ci siamo impegnati seriamente», precisò, stringendomi una mano.

«Forse non ti ho ancora messo al corrente di un paio di cosette, Jacob Black», mugugnai, immusonendomi. «Mia madre è patologicamente allergica al matrimonio e l’ha sempre disegnato ai miei occhi come qualcosa di terribile… Come pensi che reagirà quando verrà a sapere che la sua figlia diciottenne e diplomata da meno di ventiquattrore si è già fidanzata?», esclamai, alzando la voce nelle ultime parole. Jake provò a rispondere, ma non gliene diedi il tempo. «E Charlie? Pensavo che gli volessi bene! Vuoi fargli venire una sincope?!», sbottai infine, isterica.

Jacob si mise a ridere. «Su, Bells, sono sicuro non la prenderanno così male».

Spalancai gli occhi. «Jacob, loro non sono come Billy!», gli feci presente, nervosa. Mi tornò in mente la reazione compiaciuta del padre di Jake quando aveva visto il bracciale al mio polso. Ci aveva sorriso, quasi estasiato, dicendo che era felice per noi. Tra l’imbarazzo e un sorriso di gratitudine, gli avevo chiesto di non dire nulla a Charlie, almeno per il momento. Lui, con aria di chi la sa lunga, aveva promesso, sorridendomi complice.

Billy aveva capito, eppure suo figlio aveva deciso di mettersi a fare storie.

Jake parcheggiò l’auto davanti a casa mia, ma me ne accorsi a malapena.

«Secondo me stai esagerando», affermò ghignando e arruffandomi i capelli. «È soltanto una delle tue solite paranoie, piccola».

Grugnii al suo tono canzonatorio. «Voglio vedere se mi definirai ancora paranoica quando Charlie tirerà fuori il fucile», borbottai, incrociando le braccia al petto e gonfiando le guance.
Jacob scoppiò a ridere, avvolgendomi le spalle con un braccio e stringendomi a sé. Mi baciò i capelli, inspirando il mio profumo.

«Sei troppo pessimista, amore», mi prese in giro, ridacchiando.
«No, sono realista. Mi sembra già di sentirli: “Bella, siete troppo giovani. State insieme solo da quattro mesi… Ve ne pentirete! È troppo presto!”», mi lamentai, imitando il tono di mio padre e talvolta quello di mia madre.

Mi squadrò, arricciando le labbra. «Sono cose che dicono tutti i genitori, Bells. Billy è fuori dagli schemi, un discorso a parte, e… - fece una pausa – Renée la pensa così perché non ha sposato un Jacob Black», dichiarò, chiudendo gli occhi e alzando il mento, altezzoso. Scoppiai a ridere, mio malgrado.

«Secondo me non è una buona idea. Dovremmo aspettare», affermai, poco prima che le mie risate scemassero, disperdendosi in un mare di pessimismo.

«Invece no. Bella, hai idea di quanto si sentiranno messi da parte se, in un futuro, venissero a sapere che abbiamo cospirato contro di loro per così tanto tempo?», domandò, in maniera teatrale, sforzandosi di mostrarsi disperato. «Tua madre penserà che non vuoi che prenda parte alla tua vita… E povero Charlie! Ferirai sicuramente i suoi sentimenti», proseguì, continuando con la sua recita.

«Tu guardi troppi telefilm», mugugnai, scostandomi da lui.

La sua finta maschera di dispiacere gli svanì dal volto, e si mise a ridere di cuore. «Può darsi. Però, davvero, mi sembra più corretto dirglielo ora».

Lo guardai, scettica, sollevando un sopracciglio. Alzò le mani, come a difendersi.

«No, Bells, dico sul serio!», esclamò, annuendo con convinzione. Sbottai a ridere, allungandomi verso di lui per dargli un bacio a fior di labbra.

«Ti credo, ti credo», lo rassicurai, passandogli le mani sul viso, il suo respiro tra le mie dita.

«Bells», sussurrò, facendosi più vicino a me e baciandomi i polsi. I suoi tratti bellissimi e familiari continuavano a passarmi sotto i polpastrelli, mentre i nostri sguardi erano allacciati.

«Diciamoglielo, Bells», mormorò, le labbra sul mio collo, e una cascata di brividi che mi scuotevano la spina dorsale.

Capii le sue intenzioni: mi stava fregando, ancora una volta, per ottenere ciò che voleva. E che sapeva avrebbe ottenuto. Eppure, cercai comunque di opporre resistenza.

«N-no», dissi, la voce malferma, mentre appoggiavo la fronte contro la sua guancia e inspiravo il suo profumo.

«E dai, Bells. Ne saranno felici. Io ne sarò felice. Sarà tutto più facile se glielo diciamo ora», soffiò sul mio collo, sfiorandomi una coscia. Fremetti, arpionandogli la maglia.

«Sei un…», provai a insultarlo, ma persi le parole quando le sue labbra si posarono sulle mie. Cercai di concentrarmi per spingerlo via.

«V-va bene, ho capito. Okay, ci scaveremo la tomba. Se per te il concetto di “per sempre” equivale a vivere da fidanzati ufficiali qualche minuto e poi gettarci in pasto a Charlie e Renée, okay», esclamai, esasperata e ancora leggermente tremante. Mi passai una mano tra i capelli, cercando di calmare cuore e respiro.

Jacob esibì un gran sorriso, soddisfatto, mentre lo fulminavo con lo sguardo.

«Vedrai Bells», disse, mentre scendevamo dall’auto, «Ne sarai felice anche tu».

«Certo», mugugnai cupa, mentre mi prendeva per mano. 

«Ciao ragazzi», ci salutò Charlie distogliendo lo sguardo dalla TV, quando entrammo in casa. Il cuore mi balzò in gola, nello stesso istante in cui il nervosismo mi si riversava addosso come una doccia gelata. «Bells, dov’eri finita? Pensavo che non saresti più tornata a casa», disse, con una leggera nota di rimprovero nella voce. Sembrava che avesse creduto alla frottola di Emily; pensava che quella notte fossi rimasta a dormire da lei.
Deglutii rumorosamente, mentre sentivo il bracciale stringersi attorno al mio polso in una morsa ferrea. «M-Mi dispiace di averti fatto preoccupare», balbettai, mentre sentivo Jake spingermi verso il divano e aiutarmi a sedermi. Probabilmente pensava che non ne fossi in grado.

«Dov’è Renée?», domandai nervosa, guardandomi intorno.

«Beh, è tornata in albergo, ieri sera», rispose, guardandomi con espressione interrogativa. «Perché?».

Presi fiato, stringendo la mano di Jake con tutta la forza possibile. «Avrei bisogno di parlarle. Di parlare a tutti e due», dissi pianissimo, indicando Charlie col gesto di una mano. Il suo sguardo dubbioso passò da me a Jacob, mentre aggrottava le sopracciglia.

«Posso chiamarla», propose Charlie, indicando la cucina, dove si trovava il telefono.

Mi alzai di scatto, rigida. «No, ci penso io», proferii, mentre mi dirigevo a passo spedito in cucina. Avrei anche potuto chiamarla dal cellulare, dato che lo avevo dimenticato sul tavolino del salotto… Ma se mio padre mi avesse visto così in ansia si sarebbe insospettito. Sentii la risata di Jake in risposta alla domanda di Charlie: «Ma che le prende?».

«Bah, donne. Chi le capisce è bravo», udii esclamare Jacob. Mi parve di sentire anche il rumore di una pacca sulla spalla.

«Ha combinato qualcosa?», chiese Charlie, ancora più dubbioso. Pregai che Jake non si tradisse dicendo qualcosa di avventato, facendo venire un infarto in tronco a mio padre. Rimasi immobile davanti al telefono, in attesa della risposta.

«Nah, niente di tragico. Credo che te lo dirà lei», rispose Jacob, sbottando in una risata che non prometteva nulla di buono per chi, come Charlie, non sapeva.

Grugnii, furiosa. Me l’avrebbe pagata. Un giorno, me le avrebbe pagate tutte.

Chiamai Renée, cercando di non dilungarmi troppo, dicendole che era importante. Voleva saperne di più al telefonò, ma la convinsi e promise di venire subito.

Approfittai dei venti minuti che avrebbe impiegato mia madre per arrivare per cambiarmi: l’ansia mi faceva sembrare quell’abito scomodo e stretto. Salii al piano di sopra, lasciando mio padre e Jake da soli in salotto, sperando, di nuovo, che Jacob non dicesse qualcosa di troppo.

Mi tolsi l’abito e lo stesi sul letto, rimanendo in biancheria; poi aprii l’armadio e tirai fuori la tuta che di solito indossavo per stare in casa.

Mi rintanai nel bagno, decisa a farmi una doccia veloce, giusto per rinfrescarmi. Mentre tentavo di rilassarmi sotto il getto bollente – il braccialetto l’avevo lasciato sulla mensola del lavandino – sentii bussare alla porta, poi il rumore della maniglia che scattava.

«Bells, sono venuto a controllare che stessi bene», mi avvertì la voce di Jake, dietro il vetro della cabina-doccia. Arrossi improvvisamente, sobbalzando.

«Cosa diavolo dovrebbe succedermi qui, Jacob?», sbottai, acida. Finii di sciacquarmi e afferrai l’asciugamano, avvolgendomelo attorno al corpo.

«Pensavo che un mostro fosse sbucato dalla cornetta della doccia e ti avesse mangiato», rispose facendo spallucce, mentre uscivo dalla cabina.

«Sono dentro da cinque minuti», gli feci presente, guardando da un’altra parte, mentre lui seguitava a fissarmi, malizioso. Si avvicinò a me, posando le mani sui miei fianchi, mentre tenevo il bordo dell’asciugamano stretto al petto, preda di un immotivato disagio.

Mi baciò le spalle umide, mentre sentivo la sua lingua asciugare le gocce sulla mia pelle. Iniziava a fare troppo caldo, lì dentro. Tra il vapore della doccia e il corpo enorme di Jacob c’era da morire…

«Perché sei qui?», domandai, aggrappandomi alla sua maglia, cercando di respirare.

Mi guardò di sbieco, senza capire.

«Charlie», soffiai, socchiudendo gli occhi quando sentii la sua mano sulla mia coscia e le dita che scorrevano verso il mio bacino, sollevando il bordo dell’asciugamano. «T-Ti ha fatto salire?», balbettai, riferendomi allo strano fatto che mio padre avesse lasciato che Jake entrasse in bagno mentre mi facevo la doccia. Jake mi strinse un po’ più a sé, facendoci girare e spingendomi contro il bordo del lavandino. Le mie mani si insinuarono sotto la sua maglia, e avvertii una sottile patina di sudore sulla sua schiena, mentre il suo respiro iniziava ad accelerare, la sua bocca bramosamente incollata alla mia.

Una piccolissima parte di me notò che non mi aveva risposto, ma mi resi conto che non mi importava. Per raggiungere il livello di Jake, fissai una mano sul bordo del lavandino e mi feci forza per sedermi sopra di esso. Jacob mi aiutò, ma mi spinse indietro con troppa foga, facendomi scontrare con lo spigolo della mensola, mentre una mia mano stringeva i suoi capelli e gli circondavo i fianchi con le gambe.

Era incredibile come ogni suo tocco mi facesse stringere lo stomaco e avvertire come delle piccole scosse, sparse un po’ per tutto il corpo.

La mia mano, quasi senza accorgermene, scivolò in basso, lungo il suo torace, arrivando a sbottonargli i jeans e ad abbassare la cerniera. Un ringhio eccitato gli uscì dalle labbra, premute contro il mio collo.

E così, con Charlie al piano di sotto e Renée prossima all’arrivo in casa Swan, provai ancora una volta la gioia di sentirmi unita a Jake con corpo, anima e cuore.

Fu breve, ma intenso da togliere il fiato, nel caldo infernale del mio bagno.

Riuscimmo per tempo a tornare due corpi separati, poco prima di udire Charlie che ci chiamava di sotto. Rossa in viso, col cuore galoppante e il fiato corto, mi vestii in tutta fretta, sotto lo sguardo soddisfatto ed estasiato di Jacob. Mi chiesi con quale faccia stranita i miei mi avrebbero visto dare la notizia del matrimonio, e morii al pensiero di esibire un’espressione da completa idiota. O, forse, da innamorata persa, totalmente andata e in preda a tempeste ormonali.

Scesi le scale cercando di sostenermi al meglio sulle mie gambe tremanti, la mano stretta a quella di Jake e il braccialetto al mio polso sinistro.

Scorsi Renée non appena feci capolino in salotto, e quando incontrò il mio sguardo mi regalò un gran sorriso. Mi venne incontro.

«Buongiorno tesoro!», disse abbracciandomi, poi si voltò verso Jacob, che non aveva lasciato la mia mano. «Ciao, Jake. Vi siete divertiti ieri sera, ragazzi?», domandò mia madre, accarezzandomi le guance.

Jacob sorrise. «Sì, Renée. È stata una bella serata», rispose, lanciandomi uno sguardo malizioso che sperai Renée non intercettasse.

«Già», ripetei, cercando di sorridere, poi mi scostai da lei. «Mamma, ti devo dire una cosa importante. Ti prego, puoi sederti vicino al papà?», domandai, provando a controllare l’ansia. Il respiro iniziava a mancarmi, e sentivo il cuore agitarsi nel petto.

Renée arricciò le labbra, lanciandomi uno sguardo preoccupato, che non era diverso da quello di Charlie. «È successo qualcosa, Bella?», mi chiese, dirigendosi verso il divano.

Le feci segno di sedersi accanto a Charlie, mentre io e Jacob prendevamo posto sulla poltrona, io in braccio a lui.

Inspirai ed espirai profondamente, stringendo forte la mano di Jake, quasi stritolandogliela. Non sapevo da che parte iniziare e non sapevo nemmeno come iniziare, perciò cercai un po’ di coraggio negli occhi di Jake. Il suo viso era disteso in un’espressione calma e tranquilla, che purtroppo non riuscì a trasmettermi.

«Bells, vuoi dirci che succede o no? Sembra qualcosa di grave», disse Charlie, dopo due minuti interminabili di silenzio. Lo sguardo di Renée faceva intendere che fosse d’accordo con lui.

«No, papà, davvero, non è niente di grave!», mi affrettai a rassicurarli, gesticolando frenetica con le mani. «I-Io… semplicemente, non so da che parte iniziare». Jacob mi scoccò un’occhiataccia, come se si sentisse escluso.

«Forza, tesoro, non ti mangiamo mica», mi assicurò Renée, sorridendomi dolce.

«Ecco—».

«Ci sposiamo».

Nell’istante preciso in cui quelle parole riempirono l’aria, mi voltai di scatto verso Jake, allibita.

Delicatezza zero!, gli gridai contro, nella mia testa. Lui se ne stava tranquillo a guardarmi compiaciuto, e quando gli lanciai un’occhiata che avrebbe potuto avvelenarlo, alzò gli occhi al cielo.
Poi mi voltai verso i miei genitori, terrorizzata.
Il viso di Charlie tendeva pericolosamente a una tonalità paonazza, e teneva gli occhi spalancati, fissi su me e Jacob; Renée era impallidita e non sapeva dove guardare.

Aspettai che si calmassero, e rimasi a fissarli, lo sguardo implorante.

Dopo un lasso di tempo che mi sembrò lunghissimo e interminabile, Charlie buttò fuori l’aria che gli aveva riempito le guance e riprese a respirare, mentre Renée fece un piccolo sbuffo, storcendo le labbra.

«Che storia è questa?!», sbottò mio padre, aggrottando le sopracciglia. Non seppi che rispondere, ma ringraziai il cielo che il suo cuore avesse resistito al colpo e mi preparai alla sfuriata.

«Ci siamo fidanzati, Charlie. Tutto qui», rispose Jacob, spensierato, alzando le spalle. Charlie lo guardò, truce.

«Tutto qui?! Figliolo, ti rendi conto…?». Mio padre non si preoccupò nemmeno di finire la domanda. «Insomma, il matrimonio non è una cosa da prendere così alla leggera, Jacob! È una responsabilità enorme, non è un gioco».

Nonostante Charlie gli stesse letteralmente urlando contro, Jake non smise di sorridere nemmeno per un secondo, mentre io e mia madre guardavamo Charlie, preoccupate.

«Lo so, Charlie, lo so. Ma io sono pronto ad assumermela. E anche Bella lo è», replicò Jake, serio.

Charlie strabuzzò gli occhi, fissandoli su di me e talvolta su Jacob. «Sei minorenne, porca miseria, e Bella si è diplomata ieri!». Bingo. Come da copione, mio padre aveva detto tutto quello che mi ero aspettata. «Renée, di’ qualcosa a questi due!».

Mia madre ci guardò, incerta. «Sinceramente, non credo che sia una buona idea… Secondo me è troppo presto. – Si rivolse a me con lo sguardo – Bella, amore, sai come la penso al riguardo… Il matrimonio non è facile come fanno vedere in televisione, spesso finisce male, soprattutto se ci si sposa così giovani». Scambiò un’occhiata malinconica con Charlie. «Insomma, come fate a sapere che non vorrete stare con nessun altro? Le cose cambiano».

«Ma il mio amore per Bella no», disse Jacob, sorridendo sicuro. Lo guardai, lo stomaco pieno di farfalle. Che dolce…

«Renée, Charlie… Io amo vostra figlia con tutto il cuore, e non riesco a immaginare un futuro senza di lei. Capisco che possa risultare come qualcosa di azzardato, detto da un ragazzino, ma fidatevi di Bella, almeno. Lei sa cosa provo», concluse, e mi guardò, come a incitarmi di continuare il discorso.

«Non voglio stare con nessun altro», dissi in un sussurro flebile, legando il mio sguardo a quello di Jacob. Tentai di riprendermi, e mi rivolsi ai miei genitori, cercando di tenere un discorso serio e convincente.

«Mamma, papà, io amo davvero Jacob, e ho già deciso che voglio passare il resto della mia vita con lui. Per ora ci siamo solo promessi di sposarci, ma abbiamo deciso che ci andremo con calma, e non faremo nulla di affrettato», promisi, e alle mie parole parvero tranquillizzarsi. Sembravano molto sollevati. Guardai Jake, lanciandogli uno sguardo complice.

«Proprio così», continuò sorridendo, e parve animarsi. «Bella andrà all’università, mentre io finirò la scuola, poi mi cercherò un lavoro, e quando ci saremo sistemati ci sposeremo. Ma prima, come di consueto, mi piacerebbe avere il vostro consenso».
Lo sguardo di Jacob si fece intenso, vero. «Charlie, Renée, mi date il permesso di sposare, un giorno, vostra figlia?».
Trattenni il respiro, concentrandomi sull’espressione seria e decisa di Jake. Con la coda dell’occhio, vidi la lunga occhiata che si scambiarono Charlie e Renée, che poi spostarono i loro occhi su di noi.

«Avrete la nostra benedizione… ad una condizione», disse Charlie, smorzando l’ euforia mia e di Jake che aveva accompagnato l’inizio del suo avvertimento.

Mi sembrò quasi che mia madre ridesse, ma probabilmente l’avevo immaginato. Deglutii.

«Quale?».

«Avrete la nostra benedizione a patto che non facciate follie del tipo, che so, scappare un week end in Messico e tornare sposati», disse Renée, sorridendoci. «Vorremmo che ci coinvolgeste».

Sentii il mio cuore leggero come una piuma, scoppiando di felicità, e il bracciale non stringeva più così tanto. Mi alzai e mi lanciai contro i miei genitori, abbracciandoli sul divano.

«Promesso!», dicemmo io e Jake in coro, scambiandoci uno sguardo pieno di gioia. Charlie si alzò e strinse la mano al mio ragazzo – non volevo usare ancora la parola “fidanzato” -, dandogli una pacca sulla spalla, mentre mia madre continuava ad abbracciarmi.

«Mi raccomando figliolo, prenditi cura della mia bambina, altrimenti…», lo minacciò bonario, scherzando, ma avvertii una nota di serietà nella sua voce.

«Sissignore», promise Jacob mostrando di stare al gioco, ma anche nella sua voce notai quell’inflessione di chi sta parlando seriamente.

«Billy che ne dice?», chiese poi mio padre, guardando Jacob dubbioso, ma lui gli rispose con un gran sorriso.

«Billy è felicissimo. Ha fatto meno storie di voi», rispose, scoppiando a ridere, e io lo incenerii con lo sguardo. Mio padre lo guardò male, giusto il tempo che Jacob impiegò per rendersi conto di aver detto troppo. Guardo Charlie come a volersi scusare, ma il mio vecchio scoppiò a ridere.

«Non preoccuparti, Jake, hai ragione. Ammettilo, che Billy si è messo a ballare», esclamò Charlie, dando un’altra pacca sulla spalla di Jacob.

«C’è mancato poco», disse Jacob ridendo, e si avvicinò a me, circondandomi i fianchi con un braccio, con fare protettivo. Posai la fronte contro il suo petto, estasiata, e mi strinsi a lui.

Jake si abbassò, avvicinando le labbra al mio orecchio.

«Ti amo», disse, la voce emozionata.

Alzai lo sguardo verso il suo, immergendomi nel nero dei suoi occhi.

«Anche io», dissi, e lo baciai, incurante del fatto che Renée e Charlie ci stavano guardando, commossi, quasi soddisfatti.

Jacob ci aveva preso, ancora una volta: i miei genitori erano stati felici per noi e, dopo un inizio un po’ travagliato, ci avevano dato la loro benedizione, condividendo con noi la gioia di una nostra futura, eterna unione.

In quel momento assolutamente perfetto, pensai che non si sarebbe potuti essere più felici di come lo eravamo io e Jacob, che ci stavamo per affacciare alla nostra lunga e gioiosa vita insieme.
Come futuri Mister e Miss Black.

 

Angolo autrice.

Okay, perdonate l’immane ritardo di quasi due settimane, ma sto capitolo è stato un parto! Davvero, non avevo la minima idea di come far reagire Charlie e Renée nel modo più IC possibile… Spero di aver centrato ciò che mi ero prefissata :]
Insomma, Charlie ride, ma perché Jake ha fatto una battuta e perché è relativamente contento, non come in Breaking Dawn che sbraita come un dannato °_° Mi ha veramente spaventato X°D

Beh, che dire, la fine si fa sempre più vicina… Uuuh, a proposito, fate gli auguri a questa storia, che il tre febbraio ha compiuto un anno *_* Deeh, e io l’ho abbandonata proprio per il suo compleanno çwç

Ho un regalino, comunque, sia per voi amate lettrici che per la mia storiella **

Il nuovo trailer [rimasterizzato e migliorato **] di Eyes On Fire :3

Spero vi piaccia <3

http://www.youtube.com/watch?v=kvPBepW-lHo

 

RAGAZZEEEEE! Stavo quasi per scordarmi! Hanno inserito Eyes On Fire tra le storie scelte! Quando mi è arrivata la mail non ci potevo credereeeeeee *____*

*stappa champagne e fa il trenino*

Questo traguardo è tutto per voi! Perché sono stati i vostri commenti e la vostra vicinanza a farmi continuare ed arrivare dove sono… Perciò GRAZIE DI CUORE, VI ADORO! <3

 

Babbè, stop al televoto! Cioè, stop agli scleri v.v

Passiamo ai ringraziamenti e robbe varie, ja!

 

• Un grazie immenzo alle 75 persone che hanno inserito questa storia tra i preferiti e i 58 alle seguite :D e anche ai 3835 che l’hanno letta **

 

• Grazie di cuore alle dodici giuoie che hanno recensito lo scorso capitolo! ** Non avevo mai ricevuto così tante recensioni in un capitolo solo *ç* Waaa ci piaaaace! <3

 

 __cory__: Sì, Jacob è adorabile! Assieme a Bella ancora di più ^w^ Grazie per la recensione <3

 

 Lea__91: Non è proprio un seguito di Eyes On Fire… Per dire, non è che racconto la loro vita (magari coi loro bambini) dopo questa storia. La loro vita finisce quando finisce questo racconto. Il sequel è più che altro un riavvolgimento, dove in un certo punto della storia tutto cambia, portando Jake e Bella a un destino diversissimo. Spero che apprezzerai ^^

Però non preoccuparti: i guai per Jake e Bells in questa storia sono ufficialmente finiti :] Ora mi limiterò solo a raccontare avvenimenti importanti nella loro relazione… Sarà tutto molto pacifico, quasi noioso XD

Sei sempre troppo carina, mi fai sempre sorridere come un’ebete >< Un bacione tesoro! <3

 

 MihaChan: Giààà i nostri piccioncini si sposeranno ** E rimarranno insieme per sempre, senza stupide imprintingate a rovinare tutto quanto >< Grazie mille per la recensione! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto… Tutto sommato sono stati bravi Charlie e Renée, no? ;) Un bacio!

 

 Sei_Nel_Anima 2oo9: Beh, cara, a me sembri tanto del Team Switzerland ;) Condivido quando dici che Edward è noioso (BOOORiNG! <.<), ma non so come dissipare i tuoi dubbi su chi preferire tra Edward e Jacob, perché è un “cruccio” che non ho mai avuto, essendo Team Jacob da una vita XD Possono piacerti tutti e due, Svizzerina cara! XD Una cosa in comune ce l’hanno: zerbini di Bella! Ancora una volta ti do ragione v.v
Hahah, grazie per la recensione XD Spero che ti sia piaciuto il capitolo ;) Un bacione <3

 

 Rein94: Ecco, lo sapevo che ti avrei deluso! Mi dispiace, ma non avrei davvero saputo come far avvenire la catastrofe e poi risolverla ç_ç Spero che comunque sia riuscita a perdonarmi e a comprendermi… Ci conto :D Bwhahaha XD
Grazie di cuore <3 Kisssss xxx

 

 _Starlight_: Io penso che alla tonnotta, cioè CARPA (le abitudini sono davvero dure a morire XD) Jake abbia fatto una purga cervellare mentre essa dormiva… altrimenti, come cavolo sarebbe riuscita a cogliere in modo così preciso la sua VERA essenza??? *___* Ancora una volta, SANTO JACOB! <3

"E così il lupo propose alla stolta capra carpata di averla in moglie. La favola insegna che le ragazze stupide hanno un culone della madonna ^^ (Esopo)"
Cioè, io ti amooo *_* Mia piccola erede di Esopo! Daiii, sei troppo geniale X°°° DOVRESTI VERGOGNARTI DA QUANTO SEI GENIALE, tu, altroché io! Che scrivo solo quattro cazzate in croce non facendo altro che annoiare tutti con le pare mentali di Padella Swan <.<

Ti amo, davvero <3
Grazie di cuore per tutto :3 Un bacionèèèèèè Fva<3

Ps: Spero che tu abbia apprezzato la scena di sesso selvaggio nel bagno *_* POTEVE AL POVNOOOOOO! \m/

 

 HopeToSave: Sai già cos’ho pensato della tua (apprezzatissima) critica :] Per il fatto di Edward OOC non so davvero come rimediare XD ma alle ripetizioni e agli errori provvederò presto. Tremateeeeeee! *rivolta alle dimenticanze e errori di distrazione*.
Grazie. Davvero, non so che altro dirti. Adoro le recensioni così lunghe piene di impressioni e pareri articolati, anche se non so mai come rispondere XD Spero che me ne scriverai un’altra :D Se hai tempo ovvio ^^

Non ti insulto per il tuo parere sulla saga, anzi, mi trovi d’accordo ;D Salvo solo Jacob in quei quattro libri pieni di cazzata EdwardBellosi =.= Sì, è una stronzata.

Un bacione! <3

 

 Piccolo Fiore del Deserto: Per colpa di questa commercializzazione del cavolo ho passato davvero un brutto periodo con questa storia: vedevo Twilight dappertutto e cominciava a stancarmi, mandando pure la mia ispirazione a farsi friggere =.=

Anche io non sono una di quelle bimbeminkia che si dichiara fan della saga solo perché è piena di bonazzi e perché c’è Robberto Pappinson, perciò sono contenta di avere una fan di vecchia data come te **

Sono contentissima che questa storia ti piaccia! *__* Davvero, non sopportavo di vedere Jacob soffrire così, povero amore T_T Ho voluto scrivere una storia in cui riuscisse a riscattarsi, e sono felice che tu l’abbia apprezzata :]

Spero che il capitolo sia stato di tuo gradimento, e rinnovo: grazie di cuore! <3 Un bacione :3

 

Faffina: Waaa mi hai scritto troppe lodi, non mi fanno bene XD Di solito sono una che si imbarazza e non sa come rispondere quando le vengono fatti tutti questi complimenti, ma ammetto che mi ha fatto spaventosamente piacere leggere di essere migliorata dall’inizio °_° Ti giuro che a volte leggo i capitoli vecchi e mi vorrei sparare XD Non mi piacciono >< e mi sento in colpa per aver sottoposto i lettori a torture simili XD

Sei troppo carina e gentileee ** Cara, se ti avessi qui ti abbraccerei! Scusa se ci ho messo così tanto ad aggiornare (mettendo a dura prova la tua pazienza… PERDONO! ^^’’)… spero saprai scusarmi e che il capitolo ti piaccia J
Ancora grazie di cuore *stritola* Un bacione! <3

 

marpy: Quando ho letto il tuo parere su Jacob eroe mi si sono illuminati gli occhi, e poi taaaaaanti viaggi mentali ** Ora che ci penso… sono commossa! Daiii ma quanto è stato dolce e innamorato Jake?? Ç_ç Amoreee! :°)
Vedi, voi lettori siete eccezionali… mostrate a chi scrive particolare che durante la stesura non vengono nemmeno in mente! E ti ringrazio di cuore per questo <3 E per avermi seguito dall’inizio… Marpiuccia cara :3

Grazie mille, per tutto <3 Un bacio :*

 

 MissClouds___: Amo troppo Bella & Jacob insieme per tenerli separati çwç Soprattutto, se ci inserissi un’altra ragazza la odierei troppo, almeno quanto la odiereste voi X°D

Comunque sono contenta che apprezzi lo stesso la storia *_* Mwahahaha quando si tratta di soffrire Bella però sono ben disposta anche io! XD
Spero ti sia piaciuto il capitolo ^^ Un bacione <3

 

 Kekkaxxx: No, cioè, davvero… quante cose assurde ha scritto la Meyer in BD? °_° Sul serio, mi ha lasciata senza parole, e non in maniera positiva. L’imprinting è… disgustoso .-.
Mi piace la trasformazione di Bella, ma poi penso che si dia troppa merda, che se la tiri… E la battaglia?? O_O Okay, no comment che è meglio =.=

JAKEEEE <3 amorrrrr *sclera*

Ehm, okay <.<

Grazie cara, mi hai fatto arrossire XD Troppo carina, davvero *ç* Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo… din don dan *campane nuziali*

Bwahaha XD Un bacione :*

 


Oddio… sono stremata XD Rispondere alle recensioni è stancante =ç= *collassa sulla scrivania*


Tolgo il disturbo e vado a stravaccarmi sul divano (niente compiti per domani… laboratori di attività durante la mattinata per cinque giorni *ç* Laboratorio di Cucina, aspettami! **).

 

Bye! ^ç^

Xoxo

Bea :3

 

*Messaggio Paranormale altrimenti detto Subliminale*
LEGGETE SHiVER Di MEGGiE STiEFVATER. E’ UN ORDiNE. FATELO!!

 Dio, Saam <3

 

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Capitolo 23
*** Epilogo // Per Sempre ***


Eyes On Fire

Eyes On Fire

Epilogo
Per Sempre

 

 

Questo è per te, Fva.
Lo so che è un modo schifoso per ringraziarti di tutto
e per dirti che ti voglio bene… ma spero mi perdonerai.
Ah, sei un asso nei calcoli di matematica. Ti adovo <3

 

 

 

«Sarah e Marie Black, è pronta la colazione. Se non scendete entro tre secondi vi vengo a prendere e vi trascino giù di peso!», strillai, ai piedi delle scale, rivolta al piano di sopra. Tornai in cucina borbottando. Una risata giunse alle mie orecchie, e mi voltai in direzione del tavolo, incenerendo mio marito con lo sguardo.

«Amore, sai benissimo che non ne saresti capace», mi derise Jacob, facendo emergere il volto dal giornale che stava leggendo. Emisi un verso stizzito, smuovendo l’aria con una mano sotto i miei capelli corti.

«Fai poco il fenomeno. Ormai non sei più tanto forte nemmeno tu», ribattei, alludendo a un fatto ben preciso.

«Non sarò più un licantropo Bells, ma un po’ di forza mi è rimasta. E, sicuramente, è ancora superiore alla tua, viso pallido del mio cuore». Feci una smorfia, versandogli il caffè nella tazza.

Lui mi ringraziò lanciandomi un bacio, e nella fretta di berlo ne versò alcune gocce sul tavolo.

«Due anni in meno perché sei il solito pasticcione», esclamai, additandolo con un ghigno.

Lui alzò gli occhi al cielo, poi mi guardò con tenerezza. Gonfiai le guance, imbarazzata, mentre afferravo lo strofinaccio per pulire il tavolo.

«Sei davvero assurdo, Jacob. Perché ad ogni anniversario diventi così… docile?», gli domandai, esibendo un mezzo sorriso e sedendomi accanto a lui per bere il mio caffè.

«Bells, ti do il tormento trecentosessantaquattro giorni l’anno… per oggi posso anche fare il maritino perfetto», disse, accarezzandomi una guancia. Voltai la testa e gli baciai la mano, stringendola poi nella mia.

«Sono quasi vent’ anni che ti sopporto, Jake… ormai ci sono abituata. Così tanto che se fai il cucciolo quando mi arrabbio non c’è gusto. Ci rimango quasi male», dissi, ridendo. Posò una mano sulla mia guancia, attirando il mio viso verso il suo.

«Quindici anni che siamo sposati», sussurrò a pochi centimetri dalle mie labbra. «Auguri, signora Black».

Chiusi gli occhi. «Auguri, signor Black», mormorai, prima che le nostre labbra si unissero. Lo stomaco mi si strinse, come ogni volta. Passai il palmo sulla sua barba corta e ispida, ed emisi un lamento basso quando mi punse una guancia. Lo sentii ridacchiare, mentre mi costringeva ad alzarmi in piedi, per stringermi a sé.

«Mamma, papà, la volete piantare con queste smancerie?!».

La voce disgustata di Marie interruppe quella piccola magia, e ci costrinse a ritornare coi piedi per terra.

«Sei gelosa della tua mamma, piccola?», domandò Jacob, avanzando a grandi falcate verso nostra figlia e prendendola in braccio senza problemi. Le schioccò un bacio sulla guancia. «Vuoi il tuo papà tutto per te?».

La bambina gonfiò le guance, sfregando la mano sul punto in cui Jake l’aveva baciata. «Non sono piccola!».

Jacob rise, arruffandole i capelli. «No, hai ragione. A otto anni sei già una donnina!», l’accontentò sghignazzando, poi la mise giù. L’abbracciai, dandole un bacio sulla fronte.

«Su, Marie, siediti che è pronta la colazione. Dov’è tua sorella?».

La bambina afferrò la forchetta e infilzò una frittella, iniziando a mangiare senza troppe cerimonie. «Non trofafa il fideogioco che le ha prestato Kiowa», disse a bocca piena, alludendo al figlio di Sam ed Emily, grande amico di Sarah.

«Così farà tardi a scuola», mi lamentai, scuotendo la testa e sedendomi a tavola. «Devo anche passare da Charlie per riportargli la camicia che gli ho rammendato, prima di andare al liceo».

«Se vuoi la porto io Sarah, a scuola, tanto oggi ho chiuso l’officina», si offrì Jake. Lo faceva ogni anno, per il nostro anniversario, nel caso avessi avuto giornata libera da scuola – infatti ero professoressa di lettere al liceo di Forks –, cosa che, purtroppo, quell’anno non era avvenuto. Ma, fortunatamente, quella mattina avevo soltanto quattro ore.

«Penso che le farà piacere», dissi a Jacob, sorridendo. «Soprattutto se la porti in moto… ieri si è lamentata perché dice che è da tanto che non le fai fare un giro».
Era incredibile quanto Sarah, nonostante fosse – all’apparenza – una normale ragazzina di quindici anni, somigliasse a suo padre: la passione per le moto era il tratto che condividevano per la maggiore. Inoltre amava portare i capelli corti, giocare ai videogiochi e fare surf. Tra le sue amiche aveva la fama di “maschiaccio”… e ne sembrava piuttosto fiera.

«Sì, papà, se non mi porti a scuola in moto ti terrò il muso a vita», esclamò Sarah, facendo capolino in cucina. Si avvicinò a Jacob e gli tirò una guancia, prima di sedersi accanto a Marie e versarsi del latte nella tazza.

«Ehi, ragazzina, minaccia poco! È già tanto se domenica ti lascio andare a Port Angeles con le tue amichette, dopo quel votaccio che hai preso in chimica», la riprese Jacob, aggrottando le sopracciglia. Sarah alzò gli occhi al cielo.

«Neanche tu eri una cima, Jake», lo punzecchiai, sorseggiando il mio caffè con aria furba.

Mio marito spalancò gli occhi, esibendo un’espressione indignata.

«Non dovresti contraddirmi davanti a nostra figlia, Isabella! Che ne è della mia autorità, poi?», si lamentò in maniera teatrale, incrociando le braccia al petto, mentre io ridevo per come mi aveva chiamata. Vedevo la fatica di Sarah nel contenersi dal ridere, perché sapevamo entrambe che, sotto certi aspetti, Jacob era più bambino di lei.

La colazione proseguì serena fin quando non fu il momento di separarsi. Uscii di casa assieme a Marie per portarla a scuola, poi passai da Charlie che, come al solito, mi chiese come stavano le sue adorate nipotine. Le mie figlie lo adoravano.
Infine, arrivai a scuola. Mi veniva da ridere quando ripensavo ai primi tempi in cui mi ero ritrovata al liceo di Forks non più come studentessa ma come insegnante. E la sorpresa quando ritrovavo i figli dei miei vecchi compagni di scuola. Amavo il mio lavoro anche per quello, sebbene – me lo dicevano in molti, i primi tempi – quella di insegnante non potesse considerarsi una professione adatta a me, timida com’ero. Eppure ero riuscita a cavarmela.

Uscii da scuola e tornai a casa in tutta fretta, e mi sentii una ragazzina, col cuore che pulsava e le guance che si infiammavano all’idea di restare da sola con Jacob, di avere una giornata tutta per noi.

Risi tra me, provando a darmi un contegno, mentre guidavo a bordo della mia Mini. Purtroppo, il pick-up aveva cessato di vivere pochi anni indietro, e, con la morte nel cuore, avevo dovuto necessariamente cambiare macchina, perché davvero non c’era più nulla da fare. Invece, la Golf di Jacob aveva retto benissimo allo scorrere del tempo.

Parcheggiai davanti alla nostra casetta a La Push ed entrai.

«Jake? Ci sei?», domandai, posando a terra la tracolla e appendendo la giacca. Un secondo, e qualcosa di caldo mi avvolse.
«Sì», sussurrò, vicino al mio orecchio. Gli circondai il collo con le braccia, mettendomi in punta di piedi per affondare il volto contro la sua spalla. Si allontanò un poco da me, per riuscire a baciarmi con trasporto.

«C-Che programmi abbiamo per oggi?», sussurrai, a poca distanza dalle sue labbra, dopo un tempo infinito.
«Giornata nella nostra casetta e tramonto a First Beach? Come sempre», propose, sfiorando il suo naso col mio.

«Come sempre», asserii, baciandolo di nuovo. «Ho chiesto a Charlie se pensava lui alle bambine, oggi…».

«Perfetto», mormorò, infilando una mano sotto la mia camicia. Iniziai a retrocedere verso la porta di ingresso, per uscire di casa. Avremmo usato la mia macchina, visto che le mani di Jacob sembravano essere troppo impegnate per prendere le chiavi della sua.

«Fai il bravo», dissi ridacchiando, quando fummo fuori casa, vicino alla mia auto. Scostò le labbra dal mio collo, sfilandomi le chiavi di mano e lanciandomi uno sguardo eloquente che mi fece avvampare.
Impiegammo poco a raggiungere la nostra casetta sulla scogliera. Ci avevamo abitato i primi sette anni di matrimonio, assieme a Sarah, ma poi avevamo dovuto trasferirci con l’arrivo di Marie. In quattro era decisamente troppo stretta, però ci piaceva tornarci, ogni tanto, soprattutto in situazioni come quella, quando volevamo stare un po’ da soli.

Fu una giornata meravigliosa, come tutte le volte, e mi ricordava i primi tempi quando, da giovani, andavamo per sfogare il nostro amore, lontano dalle orecchie indiscrete di Charlie.
Adoravamo le nostre figlie con tutto il cuore, ma un giorno all’anno ci piaceva prenderci una giornata tutta per noi… e, sinceramente, non credevo che sarei mai riuscita a fare a meno di quel tempo passato insieme, da soli, dove Jacob sfogava la sua passione e il suo amore senza alcun riserbo. E lo stesso facevo io.

Quando fu quasi l’ora del tramonto, presi una coperta e richiusi di nuovo la casetta a chiave, senza celare un sospiro. Jacob mi guardò ridacchiando, e mi prese la mano.
«Andiamo?», mi chiese, sorridendomi.

Lo guardai negli occhi. «Sì».

First Beach non era molto distante dal cottage, perciò ci impiegammo poco ad arrivare. E il cuore mi si riempì di gioia quando avvistai il nostro tronco, che non si era mai mosso da lì. Era ancora più bello illuminato dalle sfumature arancioni e rossastre del tramonto di aprile.
C’era sempre il sole in quella data, il quindici aprile, tutti gli anni.
Stendemmo la nostra coperta vicino al tronco, e Jacob vi posò la schiena contro, prendendomi poi tra le sue braccia. Rimanemmo in silenzio, ascoltando in pace lo sciabordio delle onde color oro. Era un’abitudine che non avevamo perso: vicini col corpo, lontani con la mente.
Mentre sentivo il respiro caldo di Jake al mio orecchio, esplorai l’orizzonte con gli occhi, facendo scorrere i pensieri.

La mia era una vita felice: ero circondata da persone che amavo e che mi amavano; Jacob e le mie figlie erano il fulcro della mia esistenza, ed ogni singolo giorno passato con loro mi faceva sentire completa. I ragazzi di La Push arricchivano il nostro quadretto familiare, assieme a Charlie, a Billy e a Sue. Era come se facessimo parte di un’unica grande famiglia.
C’erano anche i momenti difficili o dolorosi, ma il legame che ci univa ci portava sempre un passo più avanti, dandoci modo di superare il destino avverso.

A volte provavo a immaginare come sarebbe stato far parte di un’altra famiglia, quella dei Cullen. Non era un pensiero che mi recava dolore o rimorso, perché non avevo nessun rimpianto, ma non potevo fare a meno di pensarci, con un sorriso, però. Una sera mi ero ritrovata persino a parlarne apertamente con Jacob.
Aveva detto che, in quel momento, probabilmente sarei stata un pezzo di ghiaccio tra braccia altrettanto ghiacciate, reduce dell’ennesimo trasferimento, senza marmocchi rompiscatole che giravano per casa.
Quell’immagine, confrontata con la mia vita frenetica e movimentata, mi sembrò triste e monotona. Quando espressi questo pensiero, Jacob scoppiò a ridere, mentre io mi beavo del calore delle sue braccia forti strette attorno il mio corpo, e mi rendevo conto di una cosa che, prima di allora, non ero riuscita a cogliere.

Sentivo lo scorrere del tempo e ciò mi cambiava: i miei trentotto anni ne erano una prova.
Eppure, quando guardavo Jacob mi sembrava sempre di essere rimasta ferma ai diciotto anni.

Forse perché qualche volta ci concedevamo ancora di comportarci da “irresponsabili”, consumando qualche chilometro con la moto di Jake – la mia mi aveva abbandonato pochi anni prima; forse perché nello stare insieme non eravamo cambiati, “beccandoci” e scherzando come due ragazzini.
O, molto semplicemente, era l’amore che mi legava a Jacob a farmi sentire più giovane: ogni suo tocco, la sua voce,  suoi baci, i suoi sorrisi... le emozioni che scatenavano in me avevano un’intensità tale che mi sembrava sempre di provarle per la prima volta. E il sentimento che provavo nei suoi confronti non si era affatto affievolito con lo scorrere del tempo, anzi, cresceva inarrestabile, giorno dopo giorno.
Non ero bellissima, indistruttibile, speciale; non avevo nessun dono particolare e, soprattutto, non ero eterna.

Ma nonostante sapessi che il tempo di vivere quella vita che ogni giorno mi regalava emozioni e soddisfazioni sempre nuove prima o poi sarebbe scaduto – speravo sempre il più tardi possibile – non riuscivo ad essere triste o a rimpiangere la scelta che avevo fatto.

Sapevo che Sarah e Marie avrebbero sicuramente ereditato l’opportunità di vivere per sempre, se è vero che buon sangue non mente. Ed ero felice che fosse così, anche se l’idea di non poter restare loro accanto e amarle per tutto quel tempo rendeva triste sia me che Jacob.
Ma, nonostante tutto, ci consolava l’assoluta certezza che, qualunque cosa ci aspettasse alla fine delle nostre vite, ci avrebbe trovati insieme.

«Jake», lo chiamai, alzando il viso verso il suo.

«Sì?», rispose, sorridendomi dolcemente.

«Ti amo».

«Anche io ti amo, Bells».

Rimanemmo in silenzio qualche secondo, entrambi gli occhi fissi all’orizzonte rosso fuoco.

«Per sempre», sussurrammo insieme, legando nuovamente i nostri sguardi.

 

 

 

Per sempre, Jacob e Bella.

 

 

 

 

    The End –

 

 

 

 

Angolo autrice.
Io non so davvero cosa ci faccio qui. E’ vero che c’erano altri capitoli prima della fine, ma la mancanza di tempo e ispirazione mi hanno portato a pubblicare l’epilogo. Fatico a crederci, sinceramente…

Non so nemmeno che parole usare, veramente .-. è… difficile?

Volevo solo dirvi che so che non è un granché come epilogo… ma penso che non mi sarebbe uscito niente di meglio. E’ una semplice occhiata alla vita di Jacob e Bella, come adulti sposati e genitori. Spero vi concentrerete soprattutto sulle ultime righe, perché in teoria sono il nocciolo della storia :) Bella è vecchia, ma l’amore di Jacob la rende “ciovane” per i motivi indicati sopra XD
Eh… beh, niente. Ho già scritto da qualche parte che, più avanti, pubblicherò i missing moments di questa storia, ma i contenuti per ora sono segreti, muahahah!

E’ giunto il momento dei ringraziamenti finali… Vi ringrazio tutti, uno ad uno, di cuore, per avermi seguito e avermi tenuto compagnia per più di un anno. Quando sono partita non sapevo che sarei arrivata fin qui, e sono grata a questa storia per avermi fatto conoscere delle persone davvero stupende <3 GRAZIE DI CUORE A TUTTI!

Alle 77 persone che hanno inserito questa storia alle preferite, le 3 che l’hanno ricordata e le 61 che la seguono <3 Inoltre un grazie immenso alle 12 persone che mi hanno messo tra gli autori preferiti.
Grazie a
 Rein94, Kekkaxxx, kandy_angel,  Faffina,  _Starlight_, Lea__91,  Saorio, HopeToSave,  MizzRini96_13, lalli85, marpy e missrikottina che hanno recensito lo scorso capitolo, riempendomi come sempre di lodi che non merito affatto.

Mi sa che ora è davvero finita… o forse no. C’è sempre Eternal Moonglow, no? ;D
Ci si becca là, tesole! Spero di poterlo postare il più presto possibile, sperom
A presto, allora :)

Un bacio enorme e un mare di abbracci <3

Vi adoro!
Vostra Bea :3


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