Wreck-it Fransokyo!

di Malanova
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il gemellaggio ***
Capitolo 2: *** Il segreto di Vanellope ***
Capitolo 3: *** La vera identità di Candy ***
Capitolo 4: *** Fine ... ? ***
Capitolo 5: *** Invasion! ***
Capitolo 6: *** Un barlume di speranza ***
Capitolo 7: *** Il rapimento di Selenio ***
Capitolo 8: *** L'ultima battaglia parte 1 ***
Capitolo 9: *** L'ultima battaglia parte 2 ***
Capitolo 10: *** Aria di festa a San Fransokyo ***



Capitolo 1
*** Il gemellaggio ***


San Fransokyo, primi giorni di maggio. Hiro stava correndo avanti ed indietro per la stanza. Con una mano si lavava i denti, con l’altra cercava di infilarsi dei pantaloni alla pescatore ed infilare roba nello zaino, con i piedi si infilava le scarpe e con i glutei chiudeva tutti i cassetti e le ante che apriva. Baymax lo fissava con una certa curiosità, indeciso se ammirarlo per la sua abilità di far cinque cose contemporaneamente oppure rimproverarlo perché non si era pulito bene le orecchie. Alla fine prevalse la sua matrice di operatore sanitario. “La penetrazione dei diversi germi nella cute del condotto uditivo è favorita nella maggior parte dei casi da piccoli traumi …” “CHEF COFSA?” bofonchiò il ragazzo voltandosi verso il robot, che si indicò un lato della testa e ribatté “Ce una presenza considerevole di cerume all’interno delle tue orecchie!”. Hiro gli fece un sorriso schiumoso e lo ringraziò, andò in bagno e prese il bastoncino di cotone. Baymax lo fermò prima che potesse metterlo nell’orecchio “Questa non è la procedura corretta”. Prima che il quattordicenne potesse ribattere in qualche modo; il robot infilò il mignolo nel padiglione e spruzzò una dose massiccia di spray e ripeté l’operazione anche nell’altro. Diversi minuti dopo; Hiro uscì dalla caffetteria della zia in grado di sentire perfino i clacson delle auto e dei camion che attraversavano l’autostrada a venti chilometri da lì.

Il gruppo dei BIG HERO 6 lo attendeva poco più avanti, all’interno della piccola macchina di Wasabi. Appena prese posto; un esuberante Fred urlò “Allora?!? Impaziente di conoscere le matricole del gemellaggio?!?” “Vacci piano Fred! Baymax mi ha sturato fin troppo le orecchie!”. Honey si sporse dal suo sedile e studiò con attenzione i padiglioni dell’adolescente “Incredibile! Del cerume non ne rimasto neanche un misero granellino! Che cosa avrà usato? Della …” “Ho appena fatto colazione, Honey, e vorrei tenermela nello stomaco almeno per un paio d’ore, se non ti dispiace …” borbottò GoGo facendo scoppiare un palloncino di gomma. Wasabi esclamò “Ho sentito parlare tantissimo degli studenti della Svizzermania …” “Tipi tosti quelli …” accordò la dark “Ho sentito che il loro obbiettivo principale è quello di creare mezzi di trasporto …” “Sei bene informata” disse Hiro e Wasabi aggiunse “Cosa pretendevi da una nerd della velocità? AHI!”. GoGo gli aveva tirato un grosso ceffone dietro alla nuca. Il ragazzo di colore accese l’auto, fece retromarcia e si diresse verso la scuola. Fred si affacciò al finestrino ed urlò ad squarciagola “ADORO LA SCIENZA!!!!”.


“Studenti, state calmi … Ih, ih, ih! Fra poco giungeremo nei pressi della SAN FRANSOKYO ISTITUTE OF TECNOLOGY …”. Vanellope si calcò di più le cuffie dell’MP3 nelle orecchie e puntò gli occhi al finestrino. Stava per iniziare un altro, noioso, sermone del Professor Candy, il preside della sua scuola. L’uomo rivolse un ampio sorriso ai ragazzi ma appena posò gli occhi su di lei, scemò appena e disse “Oh! A quanto pare la nostra cara signorina Von Scheweetz si ritiene al di sopra del suo preside … Sto parlando con te, Vanellope! Togliti le cuffie dalle orecchie!”. La ragazzina di quattordici anni voltò la testa verso di lui e sbuffò. Appena le ebbe tolte, il professore disse “Solo perché non potrai prendere parte al gemellaggio con la scuola America Nipponica; non significa che tu sia esente dall’assemblea … Ricorda che il tuo preside agisce solo per il tuo bene …” “Oppure teme che gli faccia fare la figura dell’idiota” borbottò lei acida. Dopo una breve pausa; l’uomo assottigliò gli occhi e sibilò “Grazie alla tua linguetta biforcuta; ti godrai il resto della gita rinchiusa nel bus oppure in albergo … Essere la figlia dell’ex-preside della RUSH ACCADEMY non ti rende invulnerabile dalle punizioni …”. Detto ciò; egli si rivolse ai altri studenti ed lì raccomandò di essere esemplari per tener alto il valore della scuola, lanciando un’occhiata orgogliosa alla sua alunna prediletta, Taffyta, che a sua volta fece un sorriso smagliante. Vanellope si infossò di più sul sedile.

Quando l’autobus raggiunse i pressi della SFI e tutti gli alunni scesero; Ralph, un ragazzotto di diciotto anni, si avvicinò a Candy e chiese “Professore … Non crede che la sua punizione sia un po’ troppo severa? Insomma; Vanellope è una delle migliori studentesse e se la facesse partecipare …” “E’ ammirevole da parte tua, Wreck, prendere le difese di tua cugina ma non ritengo che la mia punizione sia stata troppo severa: Vanellope è una testa calda ed quando è nervosa tende a far danni … Ricorderai perfettamente cosa successe tre anni fa …”. Il ragazzotto alto due metri divenne cupo e annuì con la testa. Il preside mormorò “Molto bene …”. Si congedò da lui e raggiunse gli altri studenti. Ralph si voltò verso il mezzo e vide Vanellope affacciata al finestrino. Aveva sentito tutto. Si ritrasse lentamente fino a sparire dalla sua vista.


Celeste Selenio, la nuova direttrice della SFI, si avvicinò alla pedana e parlò al microfono “Prova, prova … Come diavolo faccio a capire se quest’affare funziona?”. Ovviamente funzionava ed l’avevano sentita tutti. Hiro represse a malapena una risata mentre la giovane donna, sempre ignara che il microfono fosse acceso, mugugnava “Si stanno anche smagliando le calze … Speriamo che questa giornata finisca subito …” “Come ha fatto quella a prendere il posto di Callaghan?” domandò GoGo per poi aggiungere “E’ un disastro totale …” “Non parlare così della Prof Selenio! Lei è un autentico genio dello spazio …” disse Fred vestito da mascotte della scuola. La dark lo guardò storto “A te sta simpatica perché ti ha detto che ci sono possibilità che esistano gli alieni …” “Però, a parte che sembra essere uscita da Wonderland, sembra una brava persona …”. Honey lo guardò stupita e disse “Hiro! Sei particolarmente galante oggi: prima con GoGo, adesso con la professoressa Selenio … Se continui così diventerai un latin lover …”. Hiro alzò leggermente le spalle. Nessuno dei suoi amici sapeva che, appena tutti sarebbero stati impegnati con gli studenti della Svizzermania, se la sarebbe svignata per poter spiare la professoressa Calhoun ed il suo progetto al conto del governo. Era stramaledettamente curioso.


Vanellope aspettò che tutti i suoi compagni entrassero nella scuola, poi iniziò a riflettere come si sarebbe liberata dell’assistente del professor Candy, Bill Aspro. Alla fine non c’era altra soluzione. Aspettò che Bill tornasse a leggere il giornale per tirar fuori il suo micro ologramma ad alta qualità e, anche se odiava farlo perché destava in lei troppi ricordi dolorosi, teletrasportarsi sotto l’autobus e successivamente alla scuola America Nipponica. Voleva partecipare al gemellaggio e non sarebbe stata la punizione del preside Candy a fermarla. Hiro stava uscendo da una delle porte sul retro dell’edificio. Non doveva preoccuparsi di essere visto da qualcuno perché quasi tutti i docenti e tutti gli alunni erano nella immensa sala riunioni a dare il benvenuto agli studenti stranieri. Gli unici professori che non avevano preso parte al gemellaggio erano all’interno del laboratorio della professoressa Calhoun, nel bel mezzo del cortile d’addestramento. Stava per avviarsi quando venne investito da qualcosa di verde e blu, che lo fece cadere a terra. Il ragazzino si tirò dolorosamente su mentre una voce femminile gli chiese “Ehi, tutto ok?”. Lui alzò lo sguardo fino a vedere la ragazzina. Alta e slanciata, con i capelli neri raccolti in una coda di cavallo e con migliaia di fermacapelli a forma di caramelle. Indossava una felpa verde dal materiale mai visto ed aveva su degli stivaletti a propulsione gravitazionale. Fece un fischiò di apprezzamento. Lei lo guardò un po’ stranita così Hiro aggiunse in fretta “Hai degli stivaletti a propulsione gravitazionale magnifici!”. La ragazza arrossì e disse “Grazie! E’ la prima volta che investo qualcuno e gli viene un trauma cranico …”. Il giovane Hamada la guardò perplesso e constatò “Non devi essere una che riceve molti complimenti per rispondere così …”. Lei chinò la testa e mormorò “Già … Scusami …”. Stava per andarsene, imbarazzata a mille quando lui urlò “Il mio nome è Hiro Hamada! E tu come ti chiami?”.

La ragazzina si fermò di botto, si voltò e rimase a guardarlo nervosamente. Era un ragazzo così carino! E poi … Un momento! Aveva detto Hamada? Lui era quel Hiro Hamada?!? Le sue guance andarono a fuoco e balbettò “Per tutti gli strudel andati a male! Ho travolto e risposto male a Hiro Hamada, il genio dei robot! E nonostante tutto vuole sapere come mi chiamo!”. Il ragazzino la fissò perplesso e le domandò “Va tutto bene?” “No! Cioè si … nel senso … Oh!”. Gli tese una mano e si presentò “Vanellope Von Scheweetz …” “Ah, devi essere una delle studentesse della RUSH ACCADEMY Svizzermania! Come mai non sei con gli altri? Ti sei persa?”. Vanellope si fissò gli stivaletti neri e mormorò “In realtà … ehm … non dovrei neanche trovarmi qui … Sono in punizione per aver risposto male al preside …” “Allora non sono l’unica vittima! Meno male”. I due ragazzini si misero a ridere, poi Hiro domandò “Di che materiale è fatta la tua felpa? Non mi sembra lana né cotone …” “E’ una via di mezzo tra la fibra della plastica e la gomma …”. Gli fece notare che il cappuccio si ingrandiva a dismisura per poi tornare piccolo e che era resistentissimo. Hiro la guardò con ammirazione e tasto la manica “E’ davvero bella … In più è di un bel colore …”. Vanellope aveva così tanti progetti da rivelargli ma entrambi udirono delle voci provenire da dietro l’angolo “Vanellope non può essere andata lontano! Sei sicuro che tu non ne sapevi niente, Ralph?”. Il preside Candy non aspettò la risposta del giovane e si rivolse alla direttrice Selenio con voce melliflua “Io non so cosa dirti, Celeste …” “Risparmiami la leccatura di piedi, King! Io sono preoccupata PER la ragazza”. Hiro prese per mano Vanellope e le sussurrò “Seguimi”.

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Capitolo 2
*** Il segreto di Vanellope ***


Hiro si richiuse la porta di servizio alle spalle mentre Vanellope si guardava in giro “Dove siamo?” domandò cercando di vedere attraverso la penombra. Lui fece un sorrisetto e disse “Qui siamo nel laboratorio privato di una delle prof della scuola …” “E questa qui è abituata a lavorare al buio?” “Certo che no … Siamo solo all’interno di uno dei magazzini … Wow!”. Il ragazzino tastò una lastra di metallo nero e mormorò “Una lastra di titanio nero! Questo metallo è considerato il più resistente al mondo! E qui ce ne sono almeno un milione di blocchi …”. Fece un passo indietro e mormorò “Deve centrare il progetto con il governo …”. Alzò lo sguardo ed esclamò “Guarda lassù! Che cosa sono?”. Al soffitto penzolavano degli oggetti lunghi un metro e mezzo e sottili. Le luci si accesero d’improvviso ed Hiro fu, al principio, spaventato ma poi vide che la ragazzina era affianco all’interruttore con un sopracciglio alzato “Pensavo che ti servisse un po’ di luce, genio”. Lui rispose con una smorfia divertita ed andò verso la scaletta di ferro che costeggiava sul muro, che conduceva su, dove le rampe di ferro costeggiavano attorno a quelle che sembravano altre lastre di metallo. Si arrampicò velocemente fino a poggiare i piedi su uno dei ponti. Si avvicinò pian piano, cercando di stare attento a dove metteva i piedi. Quando fu abbastanza vicino, però, divenne più audace. Tese le mani fino a toccare la lastra. Esse si accesero ed una serie di laser partì da un lato. Il ragazzo fece un piccolo salto ed esclamò “Ma queste … Sono ali! La professoressa Calhoun sta lavorando su dei robot!”.

Vanellope, nel sentire quel nome, fece un sussulto e domandò “Come? Hai detto Calhoun? Lei lavora qui ora?!?” “Si … La conosci?” ribatté Hiro guardando in basso e facendo un passo di lato. La rampa si mise a tremare ed si piegò improvvisamente su un lato. Il ragazzo scivolò con essa, sbatté sulla ringhiera e la scavalcò con una capriola, fino a cadere nel vuoto. “Hiro!” strillò la ragazzina sconvolta, poi chiuse gli occhi e gridò “Glich!”. Essa si teletrasportò a venti metri d’altezza, dove c’era il giovane, lo afferrò per un braccio e, ripetendo quella parola, entrambi si teletrasportarono a terra. Hiro la fissò sorpreso mentre lei lo lasciò andare ed evitava il suo sguardo “Come hai fatto?! Io … Tu … E’ stato pazzesco!”. Lei si voltò dall’altra parte, scossa dai tremori. “Hai un trasportatore di materia portatile? Non te l’ho visto addosso! L’hai ridotto fino ad farlo diventare grande come un orologio?”. Poi il ragazzo notò che ella stava singhiozzando. Lui divenne serio e mormorò “Vanellope … Che cos’hai?”. Lei si asciugò gli occhi con la manica della felpa e rispose “Io … Non ho nessun trasportatore … di materia … M- Ma … S- Sono io!”.

Lui la fissò sorpreso “T- Tu?” balbettò “I- In che senso? Non capisco …”. La ragazza tirò su con il naso e raccontò “Tre anni fa i miei genitori studiavano l’energia di alcuni fossili ritrovati nelle montagne della Svizzermania. Secondo alcuni studi; essi provenivano da uno spazio remoto, ancora più lontano di Plutone ed avevano proprietà strabilianti!”. Si voltò verso il ragazzo e continuò “Quell’energia la si poteva usare per curare le malattie oppure come nuova combustione per le macchine al posto della benzina ad impatto zero sull’ambiente! Insomma … Più si facevano ricerche su questi fossili, più si scoprivano nuovi componenti”. A quel punto i suoi occhi si incupirono “Io volevo partecipare agli studi a tutti i costi … Volevo contribuire alle loro ricerche così … Quel giorno entrai nella camera dove uno dei fossili era sottoposto al calore dei laser … Ed io volevo solo aumentarne il calore del 1,08% perché ero convinta che se lo avessi fatto avrebbe mostrato qualcosa di più grandioso ma …”. Emise un singhiozzo ed le lacrime le rigarono nuovamente il viso “R- Risultò essere troppo eccessivo e … la pietra esplose … distruggendo il laboratorio e … Rimasi incosciente per due giorni …”. Lo guardò nei occhi ed sospirò “I miei genitori non sopravvissero … ed io … sono capace da allora di t- teletrasportarmi” e scoppiò ancor di più a piangere.

Hiro la prese per una mano e l’attirò a sé. La tenne stretta fra le sue braccia e lasciò che si sfogasse. “E’ stata tutta colpa mia, Hiro! Se non mi fossi intromessa nelle loro ricerche ed se avessi lasciato stare …”. Lui non sapeva come consolarla, nonostante capisse il suo dolore. Si limitò ad abbracciarla ed ogni tanto le passava delicatamente una mano sulla schiena. Quando si fu un po’ calmata; Vanellope sollevò la testa dalla sua spalla e mormorò “Calhoun era una delle assistenti di mia madre … Erano grandi amiche …”. Si scosse dal ragazzo ed sorrise, imbarazzata “Scusami …”. Hiro si limitò a sorridere a sua volta “Non fa niente … Fa bene sfogarsi …”. Si guardarono nei occhi ed Hiro le mormorò “Wow …” “Cos’è che c’è?” “I tuoi occhi … Sono cangianti …”. Lei alzò gli occhi al cielo, rossa in viso, ma poi li posò di nuovo su quelli del ragazzo. Cavoli … Era così carino … L’allarme suonò in quel preciso momento ed i muri si tinsero di rosso. I due ragazzini sussultarono ed si guardarono intorno. Una delle porte del magazzino si spalancarono ed una donna fece il suo ingresso. Era alta, dai capelli biondi tagliati alla mascolina e l’aria dura ed autoritaria. I suoi occhi azzurri scintillavano di furore. Hiro deglutì a fatica mentre la donna si avvicinava a loro a passo marziale. Appena fu vicina li guardò trucemente e ringhiò “Ora venite con me”.

Li condusse lungo una serie di corridoi, dove si intravidero una serie di porte dove provenivano dei rumori strani. “Senta prof noi …” “Zitto Hamada … Tu e la signorina Von Scheweetz non dovreste essere qui …”. Arrivarono infine ad un’immensa stanza del laboratorio, piena di ovali schermi di laser ed al centro di essa … “Per tutti i marshmallow giganti …”. Al centro della stanza c’era il più grande insetto robotico che avessero mai visto: grosso quanto un colle; il carapace era fatto da almeno un cinquecentosedici grammi di titanio nero, sei lenti notturne munite di sei camere con definizione 110 decimi, quattro ali dalla livrea plasma laser ed una serie di rasoi a circolo posizionati all’interno della bocca. L’assistente della professoressa Calhoun, il professor Felix Fix, stava usando la fiamma ossidrica per saldare un motore. Il ragazzino guardò la docente “Il progetto per il governo?” “Già … E se lo dici a qualcuno dei tuoi compagni sbarbatelli, specialmente a quel fricchettone di Fred, giuro che ti prendo la milza e te la faccio uscire dalla gola”. Indicò con la mano la sua creatura e borbottò “Vi presento lo Scarafoide, il nuovo esercito privato dei più grandi capitalisti. Capace di sollevare una tonnellata, di vedere al buio, volare a quattrocento chilometri l’ora …” “Cose di cui sono capaci dei normali robot …” ribatté Hiro con un sorrisetto. La bionda fece una smorfia e domandò “Ed i tuoi fantomatici e normali robot sono anche in grado di far cambiare composto del loro carapace e delle abilità a seconda di quello che digeriscono e di riprodursi come i comuni insetti?”. Hiro spalancò gli occhi e la donna fece un sorriso soddisfatto. Poi si voltò verso Vanellope e mormorò “Ciao ragazzina …”. La ragazzina fece un piccolo sorriso e disse con lo stesso tono “Ciao …”. Felix sollevò la maschera di metallo e si rivolse alla bionda “Ho finito con le riparazioni … Dobbiamo solo fare qualche prova e …”. Sentirono una serie di squilli ed una voce computerizzata annunciò “La direttrice è alla porta principale”. Uno schermo si materializzò davanti a Calhoun e mostrò la minuta professoressa Selenio che attendeva impaziente davanti alla porta ed fissava la telecamera con un certo nervosismo. Era in compagnia del preside Candy e di alcuni studenti che risultavano essere gli amici di Hiro ed Ralph, il cugino di Vanellope.

Il preside si rivolse alla direttrice e disse “Se Vanellope è entrata qui dentro; qualunque cosa ci sia all’interno avrà i minuti contati …” “La vuoi chiudere quella bocca o sei affetto da una strana patologia che non ti fa smettere di parlare?”. L’uomo si zittì ma non poté fare a meno di emettere quell’insulsa risatina nervosa. Gli studenti la guardavano sorpresi “Cavoli … la prof Selenio fa paura quando si arrabbia …” sussurrò Wasabi ai altri ma si zittì quando la cerulea si rivolse a lui “Wasabi; riaccompagna il preside Candy ed i tuoi compagni nell’aula magna: nessuno può accedere nel laboratorio se non si è autorizzati …” “Mi dispiace Celeste ma insisto nell’accompagnarti finché non recupero la mia studentessa …” obbiettò l’altro “Vanellope è una ragazza indisciplinata e scavezzacollo però è sotto la mia responsabilità”. La direttrice lo guardò perplessa. C’era qualcosa in lui che la metteva a disagio … Forse era il modo in cui la guardava oppure era il suo sorriso … Le ricordava troppo un lupo di fronte alla sua preda anche se poi lui era svelto a mascherarlo sotto a gesti buffi e risatine bonarie. “Direttrice …” la chiamò Ralph, distraendola dai suoi pensieri. Il ragazzotto di diciotto anni la guardò nervoso e poi disse “Io … Vorrei venire con voi …” “Questo è da escludere!” gridò Candy, furioso “L’hai sentita chiaramente dire che nessuno può accedere in questo edificio senza l’autorizzazione …” “Un autorizzazione che nemmeno tu hai, King …” ribatté la cerulea senza mascherare un’aria di trionfo. Lui aprì e chiuse la bocca come un pesce fuor d’acqua “U- Un m- momento!” balbettò poi “Lì dentro c’è una mia studentessa …” “Ti ho sentito benissimo, non c’e bisogno che me lo ripeta ancora!” sbottò l’altra seccata “La andrò a recuperare in tua vece … Ora puoi tornare tranquillamente indietro altrimenti sarò costretta a dover chiamare la sicurezza della scuola …”. L’uomo digrignò i denti ma sibilò “Va bene … Ma se avrai dei problemi con quella ragazzina non dirmi che non ti avevo avvisato!”. Si voltò verso gli studenti e ringhiò “Cosa avete da guardare?!? Torniamo in aula!”. Dopo che si furono allontanati; la direttrice mormorò “E tanti cari saluti a Zio Sam …”. Poi si voltò verso l’edificio ed entrò dentro.

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Capitolo 3
*** La vera identità di Candy ***


Felix Fix si trovava davanti al distributore del caffè, visibilmente allegro. Dopo otto anni di duro lavoro; finalmente lo Scarafoide era completato. Sentiva fin dentro alle sue ossa che il metallico insetto avrebbe segnato la storia militare. Mentre prendeva i cinque bicchieroni fumanti, però, sentì alle sue spalle uno scalpiccio. Si voltò dietro di sé. Il corridoio era desolato. Deglutì, nervoso, ed cercò di non tremare. Forse era uno studente che era corso al bagno … Allora perché non aveva visto la porta aprirsi visto che distava poco lontano da lui? Avrebbe dovuto vederlo di sfuggita … Sentì altri passi provenire di nuovo alle sue spalle, che lo fecero sussultare. Tutti i film horror che aveva visto riguardo alle scuole infestate dai fantasmi fecero largo nella sua mente. Il cuore iniziò ad accelerare i battiti. “C- Chi c- c’è?” balbettò infine, tremando così forte da far rovesciare un quarto del contenuto dei bicchieri. Per tutta risposta; si udì una risata sadica ed ancora quei passetti in corsa. Felix iniziò a sudar freddo e i suoi occhi blu schizzavano da una parte all’altra “R- Ragazzi … Se è u- uno s- scherzo; è di p- pessimo gusto!” mugugnò infine, al colmo del terrore. Cadde un silenzio pesantissimo, poi … “ARGH!”. Il contenuto dei cinque bicchieri di cartone si versarono sul pavimento lucido, seguiti poco dopo dai contenitori ormai vuoti.


“Voi due siete nei pasticci fino al collo!” gridò la direttrice Celeste rivolta ai due adolescenti, che non poterono fare a meno di chinare la testa ed aspettare che la cerulea finisse di sfogarsi “A parte che vi siete impicciati di un segreto nazionale; potevate ferirvi oppure recare seri danni al robot della prof Calhoun!”. La bionda prese parola “Ascolta Celeste … Non è così grave: questi due sono ragazzini in gamba ed hanno giurato che non riferiranno nulla di ciò che hanno visto …” “Il generale lo scoprirà e li condannerà alla corte marziale oppure li rinchiuderanno in una cella posta al centro di una prigione che sta su un’isola deserta …” disse la cerulea con gli occhi violetti fuori dalle orbite e iniziando a camminare avanti ed indietro mordendosi le unghie “Ha perso la tramontana … Gesù, Giuseppe e Maria!” ringhiò Calhoun. La afferrò mentre la donna continuò con il suo sproloquio “Per sfuggire dal loro destino saranno costretti a diventare pastori mormoni di una mandria di pecore ed a rifugiarsi in Nepalaska …”. La professoressa le ficcò sgarbatamente un sacchetto delle brioche che aveva preso da una scrivania sulle labbra e disse “Respira Celeste! Fa passare un po’ d’ossigeno al cervello!”. La direttrice ne fece un paio; poi urlò “Ci sono! Gli cancelleremo la memoria con il Neurolarizzatore!” “Finiscila con queste stupidaggini!”. Hiro e Vanellope si stavano trattenendo a stento dal scoppiare a ridere. “Per fortuna che il dottor Fix è andato a prendere del caffè …” mormorò il ragazzo. Poi domandò “A proposito; non doveva essere già di ritorno?”. Nel sentirlo; tutti si guardarono con perplessità finché non sentirono “Eccomi di ritorno con le nostre bevande!”.

Felix diede ad ognuno di loro un bicchiere di caffè caldo e disse “Perdonatemi per il ritardo ma uno degli studenti ha deciso di tirarmi uno scherzo birboncello ed mi sono caduti tutti i bicchieri …”. Guardò verso lo Scarafoide e mormorò “Mm … Il nostro bel gioiellino mi sembra un tantino sporco. Vado a dargli una bella lucidata …”. Il dottore si allontanò, lasciando loro quattro a guardarlo perplessi. “Sicuro che il tuo professore stia bene?” domandò Vanellope al coetaneo, che rispose “Il dottor Felix è sempre stato un tipo alla Ned Flanders …”. Annusò i fumi della bevanda e mormorò “Dall’aroma mi sembra ottimo …”. I ragazzi stavano per porgere le labbra sul bordo quando le due donne presero i loro bicchieri e li gettarono a terra. Hiro le guardò stupito “Ma che diamine …” “Sonnifero” decretò la direttrice, seria “Ed una dose massiccia …” aggiunse l’altra con lo stesso tono “Tamora!”.

Alla porta apparve un altro Felix, con i capelli spettinati ed un grosso bernoccolo sulla fronte “Quello laggiù non sono io!”. Il Felix che era vicino all’enorme robot fece un sorriso inquietante, mentre i suoi occhi si tinsero di nero “A quanto pare sono già terminati i giochi …”. Sotto lo sguardo impietrito di tutti; il falso dottore cambiò aspetto: i capelli divennero neri e un po’ più corti, la pelle diventò cinerea, il naso si rimpicciolì ed i bulbi oculari si colorarono di giallo. Calhoun aprì la bocca, inorridita, e sussurrò “Non credo a ciò che vedo … Turbo …”. Lui la fissò e sghignazzò “Calhoun … Sbaglio o sei diventata ancora più acida di quanto ricordassi …”. La fissò e domandò “Da … Quanto tempo che non ci vediamo? Tre anni?” “Dannato infame!”. Hiro strinse i pugni e disse “Lo conosco perfino io … E’ ricercato dalla polizia per omicidio, furto e truffa”. Turbo ampliò il suo sorriso “Si ma la nostra Femme Fatale mi conosce anche in un altro modo … Ih, ih, ih!”. Gli occhi neri, freddi quanto una pietra, scrutarono i presenti “Fino a tre anni fa, ero uno dei soci del professor Lemmon Von Scheweetz …”. Vanellope si mise una mano davanti alla bocca “Si … Ora mi ricordo … Tu volevi il posto di preside della RUSH ACCADEMY …” “Già … però gli accademici mi consideravano inadeguato per questo compito ed elessero tuo padre … anche perché aveva scoperto quei maledetti fossili in quella maledetta montagna …”. Si passò una mano tra i capelli e aggiunse con un sorriso raggelante “Così decisi di fare una visita ai cari accademici e, dopo, ai tuoi genitori …”. Fece spuntare sui suoi piedi un paio di rotelle ed scattò di fronte alla ragazzina “Quella sera, nel laboratorio, manomisi il laser in modo tale che se qualcuno avesse alzato la temperatura sarebbe esploso come una bomba … Ed il destino volle che qualche minuto dopo passasti tu …”. Schizzò all’indietro e ritornò al fianco del robot “Però anch’io rimasi coinvolto e, come puoi vedere, sono in grado di trasformarmi in ciò che voglio!” “A che scopo fare simili atrocità?!?” gridò la direttrice Selenio “Tanto non ha avuto ciò che voleva!”. L’uomo sghignazzò “Questo è quello che credi tu, bambola”.

Cambiò ancora aspetto e divenne il preside Candy. Vanellope scattò contro di lui con ferocia ma venne trattenuta da Hiro. Lei si agitava, cercando di svincolarsi, ed urlò “Maledetto mostro! In tutti questi anni mi hai fatto credere che ero io la responsabile della loro morte mentre …”. Si inginocchiò a terra, distrutta, con il ragazzo che continuava a stringerla. Turbo rise sguaiatamente a quella vista, poi la sua attenzione si spostò sullo Scarafoide e sussurrò “E’ magnifico … Un robot degno della tua fama Calhoun …” “Se ci tieni alla pelle; ti consiglio di allontanarti dal mio robot …” ringhiò la bionda. L’uomo fece una smorfia “E come riuscirai a fermarmi?”. Tirò fuori dalla tasca della giacca una specie di cimice e la gettò sulla fronte dell’insetto metallico “Anzi! Perché non giocarci un po’ …”. Schioccò le dita ed il microscopico apparecchio si illuminò di rosso. I sei occhi tondi dello Scarafoide si accesero di verde ed le tenaglie alla bocca schioccavano minacciosamente facendo roteare i denti aguzzi. Le ali si misero a vibrare, creando una forte folata di vento attorno a sé. Turbo sghignazzò ed esclamò, indicando il gruppo “Vai, attacca!”.

L’insetto gigante emise un ronzio e si librò in aria, poi scese in picchiata ed mancò di pochi centimetri la testa della sua creatrice, che rotolò su un fiancò ed urlò “Felix! Prendi il comando del Scarafoide!”. Il dottore si fiondò, schivando il colpo di coda dell’insetto, ed picchiettò sulla tastiera di un computer ma Turbo tirò fuori una pistola dalla medesima tasca ed sparò contro l’apparecchio. Con rapidità; il criminale fece saltare in aria gli altri computer “Ora posso controllarlo solo io! Ah, ah, ah!”. Si avvicinò al robot e disse “Rendiamolo più interessante” ed gli diede l’arma da mangiare. Subito il suo carapace cambiò colore, divenendo grigio chiaro, ed a posto delle zampe anteriori spuntarono due pistole dalla canna enorme.

Hiro e Vanellope fecero in tempo a trovare un riparo dietro ad un tavolo che si era rovesciato in uno degli affondi dell’insetto gigante prima che quest’ultimo li colpisse con una raffica di pallottole. Prese dalla tasca il suo MP3 e mormorò “Non ce la faremo mai da soli …”. Schiacciò il tasto PLAY ed chiamò “Baymax”. Il robot bianco era seduto per terra ed accarezzava il pelo del Bimbo Peloso quando sul suo petto si accese una spia rossa. Lasciò andare il gatto e si mise in piedi “Hiro …”. Corse in una cabina che il ragazzo aveva costruito il giovane ed attese pazientemente che essa lo rivestisse con la sua armatura rossa. Poi, quando uscì, dispiegò le ali ed volò contro il cielo a velocità supersonica. La professoressa Calhoun, Felix ed la direttrice Selenio si erano riparati dietro ad un altro tavolo, distanti dai due ragazzi. Turbo si spacciava dalle risate ed urlò, gioviale “Andiamo! Nessuno vuole più giocare con me? Ih, ih, ih!”. La cerulea ringhiò “Se uscirò viva da qui; ricordatemi che gli devo tirare un bel calcio su per il …” “Non dobbiamo avere paura, non dobbiamo avere paura …” pigolò il dottore spaventato a morte. La bionda gli diede uno scappellotto alla nuca ed sibilò “Finiscila con questa lagna! Celeste non vorrei essere arrivata a tanto ma se non riesco a disattivarlo tramite un computer; devo distruggerlo …”. Indicò una parete “Là dentro tengo dei fucili speciali che disintegrerebbero il guscio dello Scarafoide …” “Ma come faremo a raggiungerla?”.

In quel momento una parete cadde giù ed Baymax, in versione da combattimento, entrò dentro la stanza insieme ai quattro BIG HERO. Fred si mise davanti a tutti ed urlò “I BIG HERO sono pronti per entrare in azione!”. Vide lo Scarafoide ed disse con il groppo alla gola “Un mega robot insetto armato fino ai denti …” “Fred …” lo chiamò GoGo ma il giovane si mise in ginocchio ed mugugnò “Questo rende Fred tanto felice …” “FRED!”. La dark fece appena in tempo ad deviare i colpi del mega insetto con il suo disco “Non è il momento di entrare in estasi … Fa la donna!” ed partì all’attacco. Il sorriso di Turbo si ampliò di più e urlò “Vai!”. Il combattimento ebbe inizio: Baymax andò a soccorrere Hiro ed Vanellope ed li portò in un punto lontano, Honey creò una pasta appiccicosa gialla ed riuscì ad incollare tre zampe del robot mentre Wasabi ne affettò altre due. Fred si mise sulla schiena dello Scarafoide ed gli conficcò un cartello di metallo in una fenditura sulla schiena. L’insetto gigante urlò, furioso, ed lo scansò con un colpo di coda, poi si concentrò sui altri. Hiro, vedendo che i suoi amici erano in difficoltà, ordinò “Baymax! Va a recuperare i professori ed aiuta gli altri …”. Però, appena il robot infermiere ebbe raggiunto la direttrice Selenio, l’insetto metallico sparò contro il soffitto dove c’erano i due ragazzi, facendolo crollare su di loro. “Hiro! Vanellope!” urlò Calhoun, inorridita. Un gruppo di calcinacci erano ammassati in grossi blocchi da 100 chili. Però, dopo un paio di minuti, essi iniziarono a spostarsi.

Quando aveva visto il soffitto cadere su di loro; la ragazza pensò di essere spacciata. Si aggrappò ad Hiro e si preparò a sentir su di sé gli enormi blocchi che l’avrebbero uccisa. Anche il ragazzo si strinse a lei ed aspettò il suo destino. Sentivano i blocchi cadere intorno a loro ma … I due aprirono gli occhi in simultanea. Una figura imponente, alta tre metri ed dalle braccia enormi li aveva protetti con il suo corpo. Vanellope spalancò gli occhi e sussurrò “Ralph …?”.

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Capitolo 4
*** Fine ... ? ***


“Dove sono andati a finire la direttrice Selenio ed il preside Candy?” domandò una studentessa della SFIT ad una sua compagna di corso. Era passata più di mezz’ora ed i due professori non erano ritornati. Gli alunni di entrambe le scuole iniziavano a sentirsi a disagio. Però alcuni studenti della RA, maliziosi, iniziarono a fare delle supposizioni romantiche riguardo ai due professori “Io, una volta, sono entrato nell’ufficio del preside ed ho visto che lui teneva sulla scrivania una foto incorniciata della direttrice Selenio … Sai quelle cornici rosa e piene di cuoricini? Secondo me ne ha approfittato per …” “Ma dai …”.


Ralph si scrollò di dosso i cumuli di pietra senza alcuna fatica e fissò la cugina nei occhi per un paio di minuti, incapace di spiccicare parola. Nella stanza c’era un silenzio pesante. Perfino Turbo aveva interrotto l’attacco ed osservava la scena, sempre più sorpreso della piega che avevano avuto gli eventi. La bocca del diciottenne si aprì e stava per formulare delle parole quando i suoi occhi caddero su Hiro, che teneva ancora Vanellope tra le braccia. “Ehi! Tieni giù le mani da mia cugina!”. La ragazzina arrossì vistosamente mentre il giovane la lasciò andare, anche lui rosso come un peperone ed leggermente intimorito. Lei tornò a guardare il cugino e balbettò “C- Come …?” “Sono stato io a farti uscire dal laboratorio in fiamme …” rispose l’altro dolcemente, poi si girò fino a guardare Turbo e ringhiò “Non posso credere che sia stato tu! Zio Lemmon aveva fiducia in te …”. L’uomo si scrollò le spalle e sghignazzò “Cosa vuoi che ti dica Ralph? E’ stata solo una questione di affari …”. Si voltò verso l’insetto meccanico, che stava uscendo da un angolo buio, ed ordinò “Attacca!”. Esso tornò a terra ed avanzò verso il gruppo, minacciosamente, facendo vibrare le antenne che aveva alla coda quando d’improvviso … esplose in mille pezzi.

La direttrice Selenio teneva tra le mani un grosso fucile laser dalla canna fumante ed un sorriso soddisfatto sul viso “Però! Fenomenali questi aggeggi … Perché non proponi questi al governo, Calhoun?”. Turbo si ritrovò ben presto con le spalle al muro, letteralmente. Hiro si mise davanti ai BIG HERO ed disse “Non ha più vie di scampo … Si arrenda altrimenti …”. Il criminale scoppiò in una risata nervosa. No … Non poteva finire così … In quel momento un pezzetto di vetro verde cadde dal soffitto, rimbalzando sulla testa del criminale per poi cadere a terra. Wasabi prese il frammento fra le mani e mormorò “Che cos’è? Non è un vetro qualsiasi … Sembra più una resina …”. Dal soffitto ne caddero molti altri, che tintinnavano sul pavimento come una manciata di monete. Alla fine Felix guardò in alto e sbiancò “Per tutte le Land …” indicando un punto imprecisato in alto. Tutti sollevarono la testa: centinaia di uova di Scarafoide si stavano schiudendo davanti ai loro occhi ed i nascituri zampettarono da tutte le parti. Calhoun ringhiò “L’apocalisse e l’armageddon hanno fatto un figlio ed è orrido …”. In meno di due minuti; essi raggiunsero l’età adulta e … iniziò la vera battaglia.

Se per i BIG HERO era stato arduo tener testa ad un Scarafoide; divenne quasi impossibile contro uno sciame: Baymax tirò un pugno-razzo ad uno che stava per attaccare Felix, poi volò alle spalle di un altro e aiutò Ralph combinando il suo calcio rotante con il pugno demolitore del ragazzo. GoGo e Wasabi combinarono le loro lame ed, con mosse aggraziate, affettarono un insetto meccanico trasformandolo in un ammasso di anelli. Vanellope attirò l’attenzione di quattro esemplari teletrasportandosi a zig-zag ed, quando si pensava che era finita con le spalle al muro, Honey arrivò ed li disintegrò con le sue bombe rosa. Però; più ne distruggevano e più si moltiplicarono. GoGo si inginocchiò a terra, affaticata, ed ansimò “Così … non ci siamo … Riescono a riprodursi ad una velocità pazzesca …”. Si volse a un lato e strillò “Fred! Molla subito quel piccolo di Scarafoide!”. Il ragazzo protestò “Ma è così carino! Non possiamo tenerne uno?”. Tornò a guardare l’insetto e mugugnò “Vuoi che Zio Fred ti porti a casa? Si che lo vuoi …”. Il piccolo di Scarafoide fece un salto e si appiccicò alla sua faccia, frinendo minaccioso. GoGo lo vide andare avanti e indietro urlando come una ragazzina di dieci anni e borbottò “Che cretino …”.

Celeste si trovò schiena contro schiena con la professoressa Calhoun e disse “Mi sono rimasti solo due colpi … Tu come sei messa?”. La bionda grugnì in risposta “Ne ho altri cinque …”. Sparò contro uno Scarafoide che stava per attaccare Felix e borbottò “Quattro …” “Siamo arrivati con l’acqua alla gola ...” si guardò intorno e domandò “Dov’è finito King?”. Felix le raggiunse ed urlò “Tamora! T- Turbo si è attaccato ai proiettori di schermi in mezzo alla sala!” “Che vorrà fare quello psicopatico?!?”.

Turbo si era arrampicato fin lassù per un motivo ben preciso: atterrare sul dorso dello Scarafoide più “anziano” ed installargli un altro microchip di manipolazione. Lui aveva capito, mentre gli altri combattevano, che l’orda di Scarafoidi prendeva ordini dal primo insetto che si era schiuso. “Sei così perfezionista, Calhoun …”. Si era arrampicato fino a raggiungere quell’apparecchio (se la sua capacità di trasformarsi nei oggetti non durasse così poco; avrebbe fatto comparire sulla schiena due razzi). Si mise a sorridere e cadette in picchiata, convinto che nessuno si fosse accorto della sua presenza lassù. Quanto si era sbagliato. Con uno scatto improvviso; lo Scarafoide alzò la testa e spalancò la bocca. L’uomo non ebbe il tempo di urlare che già l’insetto se l’era inghiottito.

Celeste si mise le mani davanti alla bocca ed urlò “Oddio!” “E’ un segno: dobbiamo battere la ritirata” constatò la professoressa Calhoun. Chiamò gli altri ed urlò “Andiamo via! Ritiriamoci!”. In qualche modo; il gruppo riuscì a distanziarsi dai Robot ed a sigillarli dentro alla stanza ma la porta iniziava già a dare i primi cenni di cedimento. Allora la direttrice disse “Man mano che usciremo dal laboratorio sigilleremo tutte le porte ed quando saremo usciti innalzeremo la barriera a cupola” “Non li terrà fermi a lungo …” obbiettò la bionda “Quella barriera è stata progettata per impedire che ogni agente elementare entra ed esca dal perimetro ma essi sono come esseri viventi: la barriera li farà passare!”. Mentre le due donne si mettevano a discutere; Hiro ebbe un idea guardando la borsa di Honey. Andò dalle professoresse ed espose il suo piano. La cerulea lo ascoltò attentamente ma poi ribatté “Un esplosione del genere coinvolgerebbe l’intera città …” “No se useremo la barriera come nucleo protettivo … La professoressa Calhoun ha detto che nessun agente di tipo elementare potrebbe entrare ed uscire … Il fuoco non è un essere vivente, potrà contenere l’esplosione”. La professoressa Calhoun sorrise “E’ come sputare contro un uragano ma il piano di Hamada è l’unica via di fuga che abbiamo …”. E così fecero: Honey piazzò una serie di piccole sfere su tutti i muri del laboratorio ed le programmò in modo che la patina si sciogliesse dopo quindici minuti. Appena usciti avevano fatto in tempo ad innalzare la barriera che l’esplosione distrusse l’edificio. Il gruppo si mise a festeggiare ed a congratularsi. Wasabi domandò a Ralph “Ora che non avete più un preside; chi dirigerà la vostra scuola?” “Non lo sappiamo …” disse lui. Si strinse a sé la cugina e aggiunse “E non ci importa un granché …”.

Tutti si diressero verso l’aula magna quando Baymax rilevò per un paio di secondi la presenza di una persona nella direzione del laboratorio. Lo guardò a lungo, cercando con i suoi sensori ma senza successo. “E’ sparito …” “Baymax?”. Il robot si voltò verso Hiro ed lo raggiunse in fretta. Era strano da ammettere; ma lui poteva essersi sbagliato? Anche se i suoi sensori erano perfetti; poteva accadere qualche interferenza … oppure no?

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Capitolo 5
*** Invasion! ***


Tutto taceva nel campus. I resti del laboratorio della professoressa Calhoun non bruciavano più ed le rovine si ergevano sotto il cielo notturno come una tetra casa degli spettri. Per tutti; l’edificio era esploso a causa di agenti chimici che a contatto con l’aria avevano innescato una serie di esplosioni e se non ci fossero stati i BIG HERO 6 la scuola sarebbe stata spacciata. L’unica vittima di questo tragico incidente fu lo sventurato preside della Svizzermania, venuto per il gemellaggio della RA con la SFIT. Questo fu detto in pubblico per far si che la stampa non si interessasse di più della storia. Ora la RA aveva un nuovo preside, la ventunenne Elsa Frozen conosciuta come la Regina delle nevi per la sua strabiliante abilità nella chimica ed specialista dell’azoto liquido. Era la prima volta che veniva eletta una ragazza così giovane … Ralph l’aveva fissata con aria da ebete per diversi minuti, suscitando risatine alla cugina. E come se non bastasse; anche la rappresentante di una delle classi della SFIT, Koudelka Iasant, era una tipa da favola. Il giovane si sentiva terribilmente confuso ed in preda agli ormoni. Le cose non furono così piacevoli per la direttrice Selenio e per la professoressa Calhoun.


Appena la giornata terminò con una stretta di mano ed un sorriso; le due donne furono prelevate dalla struttura scolastica dal generale governativo in persona ed arrivate alla base militare subirono la più feroce lavata di capo della storia. Il generale era davvero furioso. “Signore; se la smettesse di sbraitare per un secondo le spiegherei l’accaduto …” aveva sibilato la cerulea, anch’essa furente. Va bene rappresentava l’Imperatore ma tutto aveva un limite. L’uomo la fissò con la faccia sul punto di esplodere e boccheggiando come un pesce fuor d’acqua; ma permise alla direttrice di spiegare l’accaduto, con l’aiuto della professoressa.

Alla fine il loro rapporto, unito con le nozioni che essi già possedevano, fu: Teo Mustang, conosciuto con il nome d’arte di Turbo, uno dei più pericolosi criminali dello stato della Svizzermania; tre anni fa si infiltrò all’interno della RA sotto il falso nome di King Candy, in principio per motivi personali, poi per carpire i segreti delle altre scuole con cui proponeva il gemellaggio. Oltre con la SFIT; la RA aveva gemellato con altre sei scuole ed a tutte fu rubato dai laboratori qualcosa, non denunciato al momento per evitare cattiva pubblicità. Fu proprio per il progetto segreto del governo che il criminale voleva ad ogni costo gemellarsi con la scuola America Nipponica. Per otto mesi aveva fatto pressioni affinché Celeste accettasse di unire le due scuole finché lei, esasperata, aveva deciso il giorno. Ancora non si sapeva come l’uomo avesse avuto quelle informazioni così private, si sospettava di una talpa all’interno delle milizie oppure nella scuola stessa ma ora non aveva più importanza, visto che Turbo era dichiarato morto. Se non fossero intervenuti i BIG HERO 6; la città sarebbe stata nelle mani del pericoloso criminale. Dopo un interrogatorio durato tre ore; le due donne furono libere di andare. Mentre stavano uscendo dalla stanza degli interrogatori, però, un soldato consegnò al generale un piccolo pacchetto e mormorando sottovoce che era uno degli effetti personali del manigoldo. Lo aprì e …

“Ah … Signorina Selenio, abbiamo altre domande da porle …” “Come? Due minuti fa ci aveva detto che eravamo libere di andare” protestò Calhoun ma l’ufficiale mostrò il contenuto del pacco alle due donne. Era la foto della direttrice incorniciata di rosa e con i cuori che uno degli studenti della RA vide nell’ufficio del preside. La cerulea, vedendola, arrossì e balbettò “Io … Io n-non c- capisco …” “Invece a noi sembra abbastanza chiaro …” ribatté l’uomo sfoggiando un sorriso “Lei ha una relazione sentimentale con Mustang … E’ così che aveva tutte quelle informazioni sul progetto …”. La donna spalancò gli occhi ed esclamò “No!” “Allora perché egli teneva la sua foto all’interno di una cornice così insolita?” “Non lo so! Ho sempre tenuto solo un rapporto di professione con Candy … Mustang … o come diavolo si chiama. Quella foto può averla rubata nell’albo dei astronomi che c’è al museo …”. Il generale non si scompose e ringhiò “Celeste Isabella Selenio; la dichiaro in arresto ...” “No!” “Per complicità ed falsa testimonianza. Ha il diritto di rimanere in silenzio …”. Due soldati presero la direttrice da ambo i lati, mentre lei gridava “Lasciatemi! Non ho fatto niente!”. Calhoun non poté fare altro che rimanere a guardare, con orrore, la donna dai capelli cerulei venir trascinata per il corridoio, fino a sparire dalla sua vista.


“Bene Baymax … Sei pronto per il test di controllo?” “Si, Hiro …”. Il quattordicenne picchiettò sulla tastiera del computer, controllò dei dati, e poi si diede la spinta con la sedia fino a raggiungere l’altra scrivania, dove l’elmetto rosso era collegato con dei cavi. Vanellope seguiva ogni suo gesto con una crescente ammirazione. Da quando aveva visto Baymax ne era rimasta così affascinata che aveva iniziato a supplicare il giovane Hamada di farle vedere come funzionava fino a che il ragazzo non accettò. Ovviamente Ralph non era d’accordo “Adesso torni in albergo con me ed il resto dei nostri compagni …” “Andiamo Ralph! Non mi ricapiterà più di vedere una cosa del genere … E poi lo scopo del gemellaggio è quello di socializzare …” “A me sembra che con Hiro tu stia socializzando un po’ troppo …”. Lei aveva alzato gli occhi al cielo e borbottato “Parli tu che hai sbavato per mezz’ora sia alla nostra nuova preside che alla rappresentante del SFIT?”. Il diciottenne arrossì e borbottò “E’- E’ un’altra cosa …”. I due rimasero a guardarsi nei occhi per un lungo minuto, poi Ralph abbassò lo sguardo e ringhiò “Sai a che ora voglio che torni indietro e tieni il cellulare SEMPRE acceso!”. La ragazza lo abbracciò forte e mormorò “Te lo prometto ragazzone …”. “Ok … Vediamo se il raggio d’azione del tuo scanner funziona …” mormorò Hiro staccando l’elmetto rosso dai cavi e infilandolo sulla sua testa. Baymax lo attivò con la forza del pensiero e davanti ai suoi occhi si spalancò l’intera città. Grazie alle modifiche di Hiro; non aveva più bisogno di librarsi in aria. E poi … Accadde di nuovo. Sussultò. “Baymax? Che cosa ti prende?” domandò il ragazzo, perplesso. Egli guardò il ragazzino e rispose, confuso “Ho rilevato ancora quella presenza nei pressi del laboratorio della professoressa Calhoun …” “Ancora?” ripeté Vanellope. Scese dal divano dove si era spaparanzata ed borbottò “La zona doveva esser chiusa a causa dell’esplosione” “Non lo so … Però il fatto che Baymax abbia rilevato una presenza laggiù può significare solo una cosa …” “Che Candy sia ancora vivo e che si trovi ancora nella tua scuola” concluse la ragazza. Hamada annuì e mormorò “Andiamo a dare un’occhiata”.

Dopo un’ora; i due ragazzi scesero con l’ausilio di Baymax nel cortile della SFIT. Tutta l’area scolastica era nel buio più totale, fatta a eccezione di alcune luci provenienti dai dormitori. Hiro si avvicinò ai ruderi del laboratorio insieme al fido robot “C’è qualcosa che fa interferenza con il radar … Il segnale va ad intermittenza …” “Riesci almeno a localizzare da dove parte?” “Si …”. Baymax allungò un braccio e mormorò “Lì”. Indicava il punto preciso dove una volta c’era stata la stanza dove era riposto lo Scarafoide. “Hiro …” lo chiamò Vanellope, intimorita “Forse è meglio che ce ne andiamo …” “Cosa? Adesso che siamo così vicini?”. Lei gli afferrò una mano e sussurrò “Questo posto mette i brividi … C’è qualcosa che non va …” “Hai un po’ di suggestione … tutto qui …” la rassicurò il ragazzo “Diamo soltanto una piccola occhiata e poi torniamo indietro …”. In quel momento il trio sentì una pietra rotolare dal piccolo cumulo di macerie, seguite da molte altre. Dopo un paio di minuti dalla piccola montagnola uscì fuori un essere alto otto metri, dal collo lunghissimo formato da anelli colorati, la testa a forma di lampadina e il corpo da insetto. Il mostro spalancò la bocca in un sorriso affilato e disse “Benvenuti nel livello del Boss!”. Spalancò le braccia insieme alle ali ed un nugolo di Scarafoidi ricoprì il cielo e si sparse in ogni dove. Poi l’essere puntò gli occhi spiritati su di loro e tirò un affondo di artigli ma Baymax prese i due ragazzi e si allontanò da lui.

Mentre il robot prendeva quota; Hiro e Vanellope non poterono far a meno di voltarsi, fino a vedere il volto di Candy deturpato dalla follia e ridacchiare incessantemente, per poi guardare il cielo e vedere la scia di Robot Insetti volare in ogni parte della città. L’invasione era iniziata.

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Capitolo 6
*** Un barlume di speranza ***


Il pub TAPPER’S era uno dei locali più conosciuti della città di San Fransokyo, dove potevi bere un’eccellente birra e scommettere sulle battaglie dei robot senza che ti scoprisse la polizia. Yama, dopo i lunghi mesi che aveva passato in prigione per colpa di quel moccioso di “Ghiro”; guardava con orgoglio il suo nuovo “Piccolo Yama” che era diventato la star del mach. Mancava solo il colpo di grazia ed lui si sarebbe confermato di nuovo campione. Una lieve scossa fece vibrare le pareti, facendo cadere sulla pista un lieve strato di polvere. L’asiatico sollevò la testa e ruggì “Il piccolo Yama è così grande che fa tremare la stanza!”. Le pareti si misero a tremare di più ed una serie di crepe iniziarono a solcare i mattoni. Gli spettatori erano terrorizzati. Una delle pareti si sbriciolò come polistirolo ed fece entrare uno Scarafoide. Una ragazza urlò a squarciagola mentre gli altri tentarono la fuga attraverso l’uscite. Solo Yama era rimasto al suo posto “Nessuno può competere con il nuovo piccolo Yama! All’attacco!”. Il robot rosso ed identico al suo predecessore; fece roteare la lama della sega nella direzione del muso dell’insetto metallico. Si fissarono in pochi secondi e poi lo Scarafoide lo inghiottì senza tante cerimonie. Yama vide il suo corpo trasformarsi ed acquisire alcuni particolari del robot ingerito: la testa si rimpicciolì ed prese la forma dell’elmo giapponese, il corpo divenne completamente rosso ed a posto delle piccole zampe anteriori ci stavano due seghe circolari dall’aria affilata. L’uomo sbiancò e borbottò “Devo trovarmi un altro hobby …”.

Gli sciami di Scarafoidi si erano sparsi per tutta la città come una macchia di petrolio sulle acque dell’oceano, divorando ogni cosa che sbarrava loro la strada. L’esercito America Nipponico fece evacuare le zone più colpite e condusse i civili verso le stazioni dei treni. Perfino la zia di Hiro dovette abbandonare il negozio e seguire la folla “Lo volete capire che non trovo più mio nipote?!?” aveva protestato lei, isterica “Lasciatemi almeno fare una telefonata ai suoi amici per …” “E’ troppo rischioso stare un minuto di più in questa zona, signora Hamada!” aveva sbottato un soldato “Segua la folla e ci lasci fare il nostro lavoro … Troveremo noi suo nipote …”. La spinse verso la vicina per poi incitare altre persone a proseguire.

Hiro, Vanellope e Baymax erano in cima ad un Koinobori azzurro. A quanto pareva; gli enormi pesci di metallo non avevano ancora suscitato l’interesse degli Scarafoidi per cui, al momento erano al sicuro. Si sedettero sul dorso “Anche se unissimo le forze come al laboratorio; sono troppo numerosi …” mormorò il ragazzo guardando la città sottostante. Anche la giovane della Svizzermania fece lo stesso e, dopo un breve silenzio, domandò “Hiro … Hai visto che strano?” “Cosa?” domandò lui a sua volta. La ragazza indicò un gruppo di Scarafoidi intento a divorare un palazzo pieno di led luminosi mentre al loro fianco c’erano un gruppo di gal che li fissava terrorizzate per poi scappare verso un altro edificio. Il ragazzo si grattò la testa e Vanellope continuò “Se guardi attentamente; tutti gli insetti stanno intorno ai palazzi con i mega cartelloni luminosi che quelli abitabili …”. Una lampadina si accese nella mente di Hiro. Si voltò verso la ragazza e disse “So come possiamo sterminare tutti gli Scarafoidi!”. Si alzò in piedi e ordinò “Baymax; andiamo a recuperare i BIG HERO e poi portaci tutti quanti dalla professoressa Calhoun …”.

Lo Scarafoide esplose, lasciando sull’asfalto solo dei miseri pezzi accompagnati da un acre fumo bluastro. Calhoun ricaricò il fucile laser mentre altri insetti metallici si avvicinavano lentamente, poi si voltò da un lato e domandò “Tutto bene Felix? Ce la fai a continuare?”. L’aiutante sparò un paio di colpi e mormorò “E’ dura anche per me … Non so per quanto riuscirò a tenerli a distanza …”. Entrambi studiarono i loro fucili e si accorsero che erano rimasti solo pochi proiettili. L’uomo si voltò verso la collega. Anche se era vestita con un pigiama di seta e calzava delle ciabatte spugnose; ella emanava sempre quell’aria fiera e indomita. Le prese una mano, tanto da farla sussultare “Felix … Che stai facendo?” “Tamora … Se il mondo dovesse finire questa notte; almeno potrò morire in pace …”. Si lanciò contro di lei e la baciò sulle labbra. Calhoun fu sorpresa da quel gesto e prima che potesse reagire; Felix la lasciò andare ed iniziò a sparare contro gli Scarafoidi rimasti. Rimase immobile, a fissarlo con gli occhi spalancati. Lui l’aveva … Non … da quanto tempo erano colleghi? E lei non si era mai resa conto … Ritornò in sé quando vide l’uomo venir gettato a terra da una zampata di uno dei insetti metallici. L’esemplare era piuttosto giovane; ma era abbastanza grande da poter farne un boccone dell’uomo e della sua arma. La professoressa si lanciò urlando il suo nome, puntò il fucile e sparò fino a quando non erano rimasti solo loro due. Dopo di che; lo afferrò con forza dal bavero della camicia e gli ringhiò, a pochi centimetri di distanza dal suo viso “Non è arrivata ancora la tua ora …” e ricambiò con ardore il bacio che lui le aveva rubato. “Ehm … Professori?”. I due docenti si separarono, rossi come pomodori e si voltarono verso Hiro e tutti gli elementi della BIG HERO. Baymax li osservò per un attimo e disse “Il loro livello di ferormoni si è alzato del 90% durante il contatto labiale … Ora dovrebbero essere pronti per la …” “BAYMAX!” urlarono tutti mentre Fred “Ah, l’amor!”.

“Incredibile … Si sono dimenticati di me!”. Celeste stava sbirciando da una finestrella della porta metallica il lungo e stretto corridoio che collegava le celle alla stanza delle perquisizioni. Erano spariti tutti. Si alzò in piedi e si diresse verso la branda, in modo da poterla usare per issarsi ed affacciarsi alla finestra sbarrata. Magari sarebbe riuscita a collegarsi verso l’esterno … Poteva chiedere aiuto … ma la finestra risultò troppo fuori dalla sua portata, anche se saltava sopra al materasso. “Perché sono così bassa?!?” sbottò alla fine, con il fiatone. Si gettò di schiena sulla branda e rimase a guardare il soffitto, dove la lampada la neon lampeggiava. Il muro opposto cedette così improvvisamente che Celeste scattò in piedi, emettendo un piccolo grido. Poi la bocca rimase così, aperta, mentre uno Scarafoide si avvicinava a lei facendo schioccare la mascella … Le gambe della cerulea presero a tremare … E tutto divenne buio.

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Capitolo 7
*** Il rapimento di Selenio ***


“Ricapitoliamo Hiro: vorresti costruire un gigantesco faro al laser in modo che tutti gli Scarafoidi ne vengano attratti e poi, successivamente, distrutti …”. La professoressa Calhoun fissava nei occhi il giovane Hamada. L’orda dei insetti metallici che prima aveva attaccato i due insegnanti era stata debellata dalla forza di Baymax unita alla velocità di GoGo e all’alchimia di Honey. “Perché non ci ho pensato io? Ah, si … Perché è un suicidio!”. Il ragazzino rimase a bocca aperta ma la donna continuò “Lo sai quanto tempo ci impiegheremo per costruire solo la base? Almeno tre mesi …”. Vanellope, allora, domandò acida “Allora cosa avreste fatto se il suo progetto fosse impazzito quando lo avrebbe utilizzato il governo?” “Non sarebbe successo se quello psicopatico di Turbo non ci avesse messo le mani sopra …” “MA se fosse successo?!?”. La donna si grattò la testa e si voltò dall’altra parte. GoGo la fissò allibita “Non ci avete pensato!” “Si che ci abbiamo pensato!” sbottò Felix prendendo le difese della bionda “Il fucile che abbiamo progettato spara proiettili al plasma che sono in grado di perforare il loro carapace di metallo … Visto che al principio era soltanto uno; se qualcosa fosse andato storto mentre lo mostravamo al generale saremmo stati in grado di tenere la situazione sotto controllo!”. Hiro si guardò intorno e borbottò “Scusate … potremo riprendere il discorso in un altro momento? Abbiamo compagnia …”. Una dozzina di Scarafoidi si stava avvicinando minacciosamente al gruppo, facendo schioccare le mandibole. Si misero in posizione e partirono all’attacco.


Celeste riprese i sensi ma, quando si accorse di dov’era, avrebbe preferito essere ancora svenuta: si ritrovava in cima ad una torretta piena di antenne paraboliche, a pochi passi dalla SFIT. I polsi erano stati legati sopra alla sua testa da una sostanza che era simile ad una ragnatela collosa e fissati a una sbarra. Bastava che mettesse un piede in fallo per scivolare e cadere nel vuoto.

Sentì alle sue spalle risuonare una folle risatina, fin troppo familiare “Mustang …” mormorò lei voltandosi. Turbo si issò con quattro zampe dalla parte inferiore della torretta, mettendo le mani ai bordi ed allungando il collo serpentino. Sembrava un enorme ragno e lei una piccola mosca intrappolata nella sua rete di metallo. La faccia tornò con le sembianze di Candy e domandò, facendo un sorriso “Sorpresa di vedermi dolcezza?” “Non proprio … Ho sempre pensato che eri uno scarafaggio … ora ne ho la conferma …”. Il sorriso scemò dalle sue labbra, poi pizzicò con forza un lato della struttura, che si mise a vibrare violentemente. I piedi della donna slittarono davanti, facendola scivolare. Se non ci fosse stata quella sostanza a tenerla per i polsi; ella sarebbe caduta da un’altezza minima di venti piani …

Con la fronte grondante di sudore; la direttrice cercò di poggiare i piedi su qualcosa mentre il mostro sghignazzava, tornando allegro “Non ti conviene offendermi, zuccherino … Lo sai cosa si dice quando qualcuno decide di farla finita gettandosi dalla cima di un palazzo? Che si muore prima di raggiungere la strada … Non vorrei utilizzare te per sfasare il mito …”. La cerulea si ritrovò a tremare come una foglia nel sentire l’artiglio vermiglio pizzicare le fibre della strana corda ma balbettò “S- Stai solo c- cercando di s- spaventarmi! D- Devo servirti a q- qualcosa se h- hai montato tutto q- questo t- teatrino …”. Respirò profondamente e continuò, con voce più ferma “Hai infilato apposta la mia foto in quella strana cornice in modo che venissi scambiata per tua complice e rinchiusa in prigione … così sarebbe stato più facile per te rapirmi con l’arma del progetto segreto nelle tue mani …”. Candy sorrise e le mormorò, vicino all’orecchio “Che bambina perspicace …”.

Le strappò all’improvviso la corda e la fece precipitare per un paio di metri prima di afferrarla al volo. Celeste non poté fare a meno di scoppiare a piangere mentre le dita saldavano di più la presa senza stringerla troppo. Con il polpastrello dell’indice le asciugò una delle guance “Ora sono sicuro che mi ascolterai senza interrompermi … non è vero?”. Lei si limitò continuare a piangere, incapace anche solo di sillabare una sola parola. Candy si spazientì e le gridò “Rispondimi! Altrimenti ti lascio di nuovo andare e questa volta non ti afferro più!” “No, ti prego!” gridò la donna aggrappandosi alle sue dita, tremando. Lui sghignazzò “Mi ascolterai?”
“Si …”
“Senza interrompere?”
“Si …”. Candy spalancò le ali, le fece vibrare e sussurrò “Molto bene …”.


Hiro e gli altri iniziavano ad essere stanchi. Erano riusciti a sconfiggere anche il secondo gruppo di Scarafoidi ma non ce l’avrebbero mai fatta se venivano attaccati ancora. Così, con decisione unanime, decisero di andarsi a rifugiare in una fabbrica abbandonata poco lontana. Nel vederla; il giovane asiatico ebbe la sensazione di averla già vista ma incitato dai altri si affrettò ad entrare. Era perfetta per nascondersi: essendo completamente al buio; era improbabile che diventasse il prossimo spuntino dei Insetti giganti. Fred fece un fischio di apprezzamento e si mise a cantare

“E’ stato uno strano ragazzetto a renderci così
Ed ora abbiamo dei poteri che coviamo dentro di noi
Ma quando i guai si fanno seri sapete chi vi proteggerà?
Fred Ten … Fred Ten!”

“Fred; te lo dico con spirito di fratellanza … CHIUDI QUELLA BOCCA!” urlò Wasabi, isterico. “Dai … Lo sai che quando hai paura hai la voce acuta di una ragazzina?” lo prese in giro Fred, ma quando una mano spuntò dalle tenebre e gli afferrò la spalla; il giovane strillò come una bambina di sei anni. La figura ritrasse la mano e mormorò “Scusami …”. Hiro socchiuse gli occhi. Quella voce … Calhoun e Felix accesero delle piccole torce e le puntarono nel punto dove … “Non è possibile!” esclamò Hiro, diventando rosso dalla rabbia “Callaghan!”.

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Capitolo 8
*** L'ultima battaglia parte 1 ***


Hiro fece un passo in avanti e sibilò “Che cosa ci fa qui?! Dovrebbe trovarsi in prigione!”. L’uomo alzò leggermente le mani e mormorò “So che sono l’ultima persona che vorresti vedere ma voglio aiutarvi …” “Non abbiamo bisogno del suo aiuto … Se ne vada …”. Vanellope guardò sorpresa il coetaneo. Perché ce l’aveva così tanto con lui? L’ex-professore mormorò “Per favore … Ti chiedo solo di ascoltarmi per due minuti … Se poi rimani nella tua idea la rispetterò”. Tutti erano rimasti in silenzio, in attesa. Tutto dipendeva dal giovane Hamada se accettare o meno. Hiro diede un’occhiata a Baymax, che piegò la testa di lato, e borbottò “Va bene … L’ascolto …”.

Callaghan fece un sospiro, grato, e disse “Ho ascoltato il vostro discorso prima che entravate nella fabbrica e … penso che la tua idea sul faro sia l’unica soluzione per salvare la città …” “Non ha ascoltato tutto allora!” sbottò Calhoun scettica “Come ho detto prima; ci vogliono tre mesi per costruire solo la base …” “Per questi piccoli robot; tre mesi equivalgono a tre ore …”. Prese qualcosa dalla tasca della sua giacca impermeabile e la mostrò ai presenti. Era un piccolissimo aggeggio, non più grande di un unghia “E’ un micro-bot!” esclamò Honey “Credevo che fossero andati perduti nel portale!”. Hiro era rimasto sorpreso, poi si guardò attorno e ridacchiò “Ora capisco perché questo posto mi sembrava familiare … Siamo nella sua fabbrica abbandonata, dove riproduceva i miei micro-bot su vasta scala …”. Callaghan ripose il piccolo robot “Hiro; voglio redimermi dal male che ti ho fatto … E sdebitarmi per aver salvato mia figlia” “Dimostrarsi pentito nei miei confronti non riporterà mio fratello in vita e poi noi abbiamo salvato Abigail perché era una persona che aveva bisogno d’aiuto!” ribatté il ragazzo con rabbia. Poi fece un respiro profondo e aggiunse “Però ha ragione sui miei micro-bot … Possono costruire il faro in poche ore …”.

Calhoun trovava tutto questo assurdo ma … vedeva nei occhi di Hiro una luce … Fece un sorriso di resa e mormorò “Hamada; dicci cosa dobbiamo fare e noi eseguiremo …”. Gli occhi del giovane asiatico si spalancarono. Anche gli altri gli sorrisero ed annuirono. Vanellope gli mise una mano sulla spalla e mormorò “Anch’io sono con te …”. Lui la osservò a lungo nei occhi e strinse la mano nella sua. Poi disse, rivolto a tutti “Ok … ho un piano ma …” si guardò intorno “Avremo bisogno di un altro upgrade”.

Celeste fu portata verso uno dei suoi laboratori nella SFIT, con una ricetrasmittente infilata nell’orecchio destro. Se lei provava a fuggire oppure a fregarlo in qualche modo; l’apparecchio avrebbe emesso una scarica elettrica così forte da paralizzarla. Non poteva neanche cercare di toglierla “Questo gioiellino l’ho progettato io …” le aveva detto Turbo quando l’aveva spinta verso l’ingresso “Appena la sfiorerai con un dito; si trasformerà in una bomba e … puoi immaginarti cosa accadrebbe in seguito … E poi l’ho saldato in modo che per toglierla avresti bisogno di una piccola operazione chirurgica …”. Così non le rimaneva altro che eseguire alla lettera gli ordini del criminale. La preside corrugò la fronte mentre inseriva la password ed apriva la porta del salone principale. Pensava che Turbo avesse bisogno di lei solo perché era uno dei membri più vicini al governo … invece … Entrò dentro.

Il laboratorio occupava tutti i tre piani di una torretta: al primo c’erano i tavoli da operazione con su enormi volumi di astronomia, astrologia e minerali oltre che a una vasta gamma di computer nuovi di zecca; al secondo c’erano delle sedie ribaltabili in modo da poter vedere perfettamente il soffitto a cupola e al terzo c’era un maestoso telescopio ad alta definizione in ottone e rame. La sua attenzione cadde su uno dei tavoli. Sopra c’era riposta una pietra che non aveva mai visto: era verde scuro, simile al carbone per il suo aspetto poroso ma sotto la luce al neon scintillava come uno smeraldo. Era stata segata una piccola parte ma la donna poté vedere i diversi strati di colore che sfumavano dal rosa al bianco fino a scurirsi divenendo rosso e poi viola scuro. “Non trovi che sia una bellissima pietra?”. La voce di Turbo le arrivò in modo subdolo nell’orecchio, facendola sussultare.

Celeste riprese il controllo e ribatté “Non credo di conoscerla …” “Strano … Eppure tre anni fa hai avuto modo di farle anche un paio di foto per la tua tesina di laurea …”. La donna sussultò ancora “Questo … E’ uno dei minerali estratti dalle montagne della Svizzermania! Ma erano andate distrutte nel …”. Si interruppe. Qualcosa stava grattando i muri dell’edificio “Non divagare!” le ordinò lui ma la cerulea non riuscì a trattenere l’esclamazione “Ora capisco! Non avevi bisogno di uno scienziato qualsiasi ma di un vero astrologo in modo che continuasse le ricerche di Von Scheweetz!” “Ma che brava!” urlò il criminale battendo le mani “Dovresti partecipare a dei quiz televisivi per la tua irritante perspicacia! Ora però mettiti al lavoro!”. Lei si avvicinò al tavolo, prese in mano la pietra e scoprì che era calda. Una strana sensazione di beatitudine le attraverso il corpo a quel contatto ma alla fine gli fece una domanda “Vuoi che continui le ricerche ma … Perché?”. Turbo iniziò a giocherellare con un palo della luce, staccandolo dal cemento “Come? Non ci arrivi da sola? Eppure hai visto cosa sono capaci di fare se vengono fatti gli esperimenti giusti …”. Prese le due estremità del palo “Io voglio più potere! La vita eterna … VOGLIO IL MONDO! Ah, ah, ah!” e spezzò la sbarra come se non fosse altro che un grissino.

“A Mustang gli si è fritto il cervello …” commentò GoGo nascosta dietro a una delle pareti dello SFIT. Era collegata ai altri con la loro ricetrasmittente. Baymax si era sporto appena dalla sua postazione sul soffitto della scuola e ribatté “Diagnosi impossibile: può capitare che abbia un tumore, un aneurisma, che sia idrocefalo …” “Baymax; è un altro modo di dire” lo interruppe Hiro. Vanellope era al suo fianco con una tuta costruita proprio dal ragazzo grazie all’aiuto dei Micro-bot: era verde chiaro con gli stivaletti neri modificati per farla aderire sui muri, un casco rosa come quello di GoGo e Honey con sopra appiccicate delle caramelle bomba e guanti a mezze dita. Il robot esclamò “Oh … Lo aggiungerò nella mia scheda di memoria insieme al termine DA PAURA”. “Hiro …” lo chiamò Wasabi dalla sua postazione, dentro un bidone della spazzatura insieme a Fred “Non ce la faccio più a stare qua dentro! C’e una puzza tremenda ed in più credo che Fred ne abbia lanciata una da far concorso al gas narcotico di Honey!” “Ehi, le mie sono primule di primavera in confronto alle tue!” “Non mi sembra il momento di parlare dei vostri gas corporali …” esclamò la bionda “E poi nessuna delle vostre pizzette potrà eguagliare la potenza del mio gas perché …”. Callaghan prese parola, con voce leggermente imbarazzata “Possiamo ritornare al piano per favore?” “Se questo lo chiama piano professore … Io direi più un suicidio di massa … Distrarre la piattola dei MIB mentre lei e il signorino Foreman costruite quel coso …” ribatté Calhoun. Poi controllando i suoi fucili “Comunque Hamada ha fatto sulle armi dei upgrade incredibili” “Mustang è il capo degli Scarafoidi: anche lui sarà attratto dalla luce del faro …” spiegò Hiro con determinazione “Dobbiamo distrarlo in modo che non sappia le nostre reali intenzioni ed, essendo così pochi, non richiamerà gli Scarafoidi perché il suo misurato ego non glielo permetterebbe … Poi, quando tutto sarà finalmente finito, andremo a prelevare la donna dentro al laboratorio della Selenio …”. Detto questo; il ragazzo iniziò a fare il conto alla rovescia. I suoi amici ed i professori si misero in postazione. Ma quando il giovane asiatico arrivò ad “Uno” dieci elicotteri dell’esercito sorvolarono il cielo e circondarono il criminale puntandogli addosso i fari, seguiti da una ventina di carri armati.

Il sorriso di Turbo raggelò i presenti mentre si voltava verso uno dei elicotteri “Era ora che il governo mandasse dei giocattoli con cui divertirmi …” “Gesù! Quel coso parla!” urlò un soldato all’interno di un carro armato “Spariamogli”. In seguito ci furono una vasta varietà di spari provenienti da ogni mezzo. Però i normali fucili furono inutili contro di lui: la sua corazza da Scarafoide non ne fu neanche scalfita e quando, in preda più alla disperazione che alla logica, gli lanciarono contro un missile egli riuscì a prenderlo al volo a mani nude. Si mise a sghignazzare e lo rimandò al mittente. Lo mancò di pochi centimetri ma riuscì a ribaltare il mezzo blindato a testa in giù. “I soldati che si trovano all’interno del veicolo sono ancora vivi ma due di loro sono rimasti incastrati!” disse Baymax. Hiro lo guardò e annuì. Poi ordinò nella ricetrasmittente “Ok … Il piano rimane invariato: Wasabi e Callaghan; utilizzate l’area della corsa ad ostacoli per costruire il laser insieme a Vanellope e Calhoun mentre tutti gli altri mi seguano …” “No! Io voglio venire con te!” protestò la ragazza prendendolo per un braccio ma il coetaneo ribatté “Se qualche Scarafoide si accorgesse del faro Wasabi non ce la farà ad affrontarli da solo …”. Lei ci pensò un po’ su e mormorò “Fai attenzione …”. Hiro annuì e le sorrise. Poi si mise sulle spalle di Baymax ed insieme volarono in picchiata verso l’esercito.

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Capitolo 9
*** L'ultima battaglia parte 2 ***


Celeste osservava la battaglia attraverso una finestra. Era rimasta inorridita nel vedere Turbo ridere sguaiatamente dei vani tentativi dell’esercito di ucciderlo ed era rimasta paralizzata dal terrore quando aveva preso il missile al volo e lo aveva rispedito al mittente come un pallone da rugby. Però una piccola parte di lei pensava “Potrei approfittarne: ora che lui è distratto dall’esercito potrei scappare portando il fossile con me …”. Un altro pensiero improvviso, però, le ruppe le uova nel paniere “Non posso … Gli basterebbe sintonizzarsi con la ricetrasmittente che mi ha installato nell’orecchio e mi troverebbe prima che possa raggiungere un ospedale per toglierla …”. Ritornò al tavolo e prese la pietra tra le mani. Sentì ancora il calore propagarsi sui palmi e diffondersi nel suo corpo lasciandole un senso di pace “Quanti segreti meravigliosi porti con te …” mormorò la cerulea rivolta al minerale, rimanendo ammaliata dalle mille sfumature di verde che stava prendendo la superficie. Poi accade qualcosa di così straordinario che la donna non riuscì più a pensare a niente di concreto per diversi minuti: la pietra le parlò.


Con una piroetta in stile manga; Wasabi fece un foro circolare dall’addome di uno Scarafoide fino a distruggere la sua livrea. L’insetto metallico cadde a terra con un tonfo e lui si mise in posa da eroe, dicendo “Questa la chiamo ‘La mossa del cavatappi’ …” “Perché è quello lo strumento con cui ti hanno estratto il cervello?!?” strillò Vanellope mentre teneva testa a tre Scarafoidi “Invece di gongolarti alla Macho Man vieni qui a darmi una mano!”. Nonostante il trio avesse fatto attenzione a non destare le attenzioni dei presenti; alcuni Scarafoidi li aveva scovati e solo per un colpo di fortuna che Turbo non se ne sia accorto. Comunque; Vanellope sembrava già una veterana della lotta e riusciva ad aiutare Wasabi senza troppi problemi. Però, mentre l’afroamericano stava affettando lo Scarafoide alla sua sinistra, inciampò su un sasso che sporgeva dal terreno e la fece cadere all’indietro, dando all’insetto meccanico la possibilità di contrattaccare. Il mostro la bloccò a terra con una zampa ma prima che riuscisse a sfiorare la testa con le sue fauci; l’essere esplose in mille pezzi grazie all’intervento di … “Ralph!” esclamò la ragazza, con le lacrime ai angoli dei occhi.


Il diciottenne le fece un sorriso canzonatorio “Credevi davvero che avrei lasciato tutto il divertimento a te e la tua banda di amichetti?”. Si voltò verso il gruppo di insetti metallici, sciolse le spalle, scricchiolò le dita e domandò “Allora? C’e qualcun altro che vuole far amicizia con i miei pugni?”. La preside Frozen si avvicinò formando una strada di ghiaccio e affiancò Ralph. Grazie ai suoi guanti speciali; la platinata creò una sfera di azoto pronta ad essere lanciata “Non perda la concentrazione … abbiamo ancora un sacco di lavoro da fare …”. Poi arrivò Koudelka e si mise dalla parte opposta, vestita in perfetto stile Magneto, così realistico che molti ebbero una crisi da fan “Gender Magneto! Ti prego sposami!” “Fred! Invece di fare il cretino stai attento a quel …” “AAAHH!” “Che idiota …”.

Koudelka, dopo essersi ripresa dall’imbarazzo, tese le braccia e riuscì a fermare un elicottero che stava precipitando a causa di un altro missile lanciato da Turbo ed a farlo atterrare dolcemente a terra. Poi si girò verso il professor Callaghan e chiese “Quanto tempo le occorre ancora per finir di montare quell’affare?” “Se tutto va bene; ancora 45 minuti …” “Sono troppi! Non c’e la faremo mai a trattenerli così a lungo!” protestò la Frozen creando grosse stalagmiti e infilzando altri sei Scarafoidi “Potremo resistere a quest’orda al massimo venti minuti …”.

Più che parole pronunciate; la pietra le stava facendo sentire un’infinità di pensieri e di sensazioni, come se stesse parlando più con il suo IO profondo. La donna si sentì senza gravità mentre attorno a lei si formavano galassie e microcosmi. Sbatté le palpebre e mormorò “Allora è vero … Esistono altre forme di vita …”. La pietra brillò intensamente “Siamo sempre esistite, fin dall’inizio del vostro tempo, ma decidemmo di assumere forme così complesse che i vostri occhi di materia non potranno mai percepire almeno che non scegliamo di mostrarci, come stiamo facendo ora …”. Lì si interruppe un secondo, poi continuò “E’ un po’ come quando voi umani create un’opera con così tanto amore e passione che un pezzetto della vostra anima si fonde con la fredda e immota sostanza, dando vita a qualcosa di straordinario … Che fa parte di noi ma allo stesso tempo ne è totalmente estranea …” “Penso di capire … perché hai aspettato così tanto per manifestarti?” “Stiamo finendo il nostro ciclo vitale … Eravamo giunte, centinaia di anni fa, con l’intenzione di registrare sulla pietra le vostre particelle ma ci siamo rese conto che l’atmosfera del vostro pianeta è nocivo per noi e che le nostre particelle di anima non possono resistere all’ossigeno per più di qualche anno … Noi che eravamo finite nella montagna fummo le più fortunate fino a che quell’uomo non ci trovò …” “Il professor Lemmon …”. La pietra assentì “Era un uomo molto buono, che aveva a cuore il bene del suo pianeta …”. Fece una pausa e poi continuò “Sappiamo che sta accadendo e ancora siamo inorriditi che la causa di tanto dolore siamo proprio noi …”. Si mise a brillare “Ed ora vogliamo aiutarti …”. La luce si intensificò fino a essere di un bagliore accecante. Celeste chiuse gli occhi ed emise un gridolino. La luce bianca invase la stanza e … esplose.

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Capitolo 10
*** Aria di festa a San Fransokyo ***


Il boato dell’esplosione, dapprima, non suscitò l’attenzione, scambiata per una delle tante che avvenivano nell’area circostante tra l’esercito e gli sciami degli Scarafoidi. Poi Hiro notò il fumo nero che fuoriusciva dalle finestre rotte e si innalzava in cielo, oscurando temporaneamente l’aurora. Il giovane asiatico rimase inorridito a tale spettacolo. Come era potuto succedere? Nessuno dei missili aveva colpito l’edificio … Che fosse avvenuta dall’interno? Baymax fissò a sua volta la finestra e cercò la presenza femminile che aveva avvertito prima. Il segnale gli arrivò confuso, come quando aveva avvertito Mister Candy nei ruderi dell’altro laboratorio. Anche il criminale rimase a fissare il punto, in un certo senso ipnotizzato, poi cercò di contattarsi con Celeste attraverso il radar che le aveva impiantato nell’orecchio. L’apparecchio rimase muto. Lo spense e sibilò “Quella stupida donna … Avrà tentato di togliersela … Eppure l’avevo avvertita di non farlo …”. Zampettò verso i detriti “Peccato … Era una bella bambolina …”. Si voltò verso i presenti “E’ esilarante come tutti voi vi muovete attorno a me come tante formichine e di come vi affannate nel tentare di farmi fuori …”. Prese uno dei soldati più vicini “Però adesso mi sono stancato”. Stava per infilzarlo con il dito affilato quando Ralph salì sul suo polso, prese il dito e lo tirò verso di sé, torcendolo. Turbo gemette dal dolore e cercò di farlo cadere ma il ragazzo si dondolò agilmente sul braccio e, con una rapidissima mossa, riuscì a sbilanciarlo ed a farlo cadere. Vanellope, intanto, prese l’uomo per un braccio e si teletrasportò a qualche metro di distanza per poi tornare al fianco del cugino. I BIG HERO lo avevano circondato.

Egli si mise a ridere in modo maniacale “Questo … Ih, ih, ih! … si che è buffo …” “Arrenditi Mustang!” esclamò Hiro “Ormai sei con le spalle al muro …”. Il pugno arrivò così veloce che il giovane lo registrò dopo pochi secondi che gli era stato inferto. Il colpo lo fece volare all’indietro e se non fosse intervenuta in tempo Vanellope; egli sarebbe finito infilzato da alcuni detriti di un carro armato. Il criminale fece uscire dalla schiena le ali e ringhiò “Pensate davvero di avere un minimo di speranza? Poveri idioti! Il Grande Turbo ha sempre un asso nella manica!”. Poi tese le braccia in orizzontale ed aspettò. Un ronzio simile a una tempesta di tuoni echeggiò nell’aria e un nuovo sciame di Scarafoidi si fece avanti. Essi non erano come i normali Scarafoidi: il loro corpo affusolato era circa cinque volte più grosso, con parti grigio chiaro simile a una armatura e gli otto occhi rossi brillavano di spietata freddezza.

I BIG HERO si guardarono, terrorizzati, e Koudelka mormorò “Siamo davvero giunti alla fine del mondo … Non c’è più speranza …”. Fred, che si era tolto la parte superiore del costume per guardar meglio il cielo, disse “No, ti stai sbagliando …”. Si posizionò davanti agli amici “Non possiamo arrenderci così! Perché se lo facciamo l’intera città finirà tra le mani di questo ULTRABLATT …” “Ma stanno arrivando altri Scarafoidi …” iniziò a dire Honey ma il ragazzo la interruppe “E con questo? Ragazzi; come fate a non rendervi conto di cosa siamo capaci se rimaniamo tutti uniti …”. Li fissò uno per uno “Non avevamo speranza già dalla prima invasione eppure siamo riusciti a sopravvivere perché ci siamo fidati l’uno dell’altro e abbiamo agito come una squadra. Guardate lui invece …”. Indicò Turbo e disse “Pensate che i suoi amici potenziati muoveranno una chela se lui viene sconfitto?”. Hiro gli sorrise e esclamò “Ha ragione … Noi siamo i BIG HERO …” “Potere ai BIG HERO!!!!” urlò Vanellope “Si! Nessuno ci potrà battere se rimaniamo tutti uniti come una grande famiglia!” tuonò Ralph. Gli altri fecero un coro di “YEAH”. Il gruppo partì all’attacco e GoGo disse, rivolta a Fred “Finalmente ti comporti come una vera donna”. Turbo era rimasto stupito di vedere quei marmocchi avanzare nonostante avesse messo in campo le sue armi migliori. Perché non si mettevano in testa che ormai avevano perso?!? Diede il segnale agli insetti e ringhiò “Il vero inferno comincia adesso”.

Era stato come ritrovarsi dentro al vaso di Pandora. L’esercito America Nipponico alla vista dei nuovi Scarafoidi si era dichiarato sconfitto. Nessuno sarebbe stato in grado di fronteggiarli … e batterli era una cosa praticamente impossibile. Eppure … Quel gruppetto di ragazzi non si arrendevano. Lottarono fino allo stremo, unendo le loro forze e le loro abilità con una tale sincronia che si sarebbero detti parte di un unico essere. Purtroppo non era bastato. Baymax era inginocchiato a terra, con la lucente armatura rossa semi distrutta e cercava di curare la costola rotta di GoGo. Honey aveva due fratture ad un braccio mentre Wasabi era steso a terra con la testa fasciata, privo di sensi. Fred, Felix e Calhoun erano con la schiena o il fianco appoggiati a un muro e stringevano i denti, furiosi con sé stessi, furiosi con le pieghe del destino. Turbo, per rendere la loro sconfitta più umiliante, aveva interrotto gli attacchi ed ora si godeva lo spettacolo. Hiro cadde seduto a terra e mormorò “Non posso crederci … allora è davvero finita per tutti noi …”. Vanellope si sedette al suo fianco e disse “Può darsi che ciò che ti dirò non ha senso ma … Insomma … Se stiamo per morire tanto vale …”. Si strinse a lui e disse “Averti conosciuto … Aver conosciuto tutti voi … E’ stata una delle più belle esperienze della mia vita … Non rimpiango niente … Forse la durata del nostro incontro …” “Vanellope …”. Le loro labbra si sfiorarono, prima lievemente come le ali di una farfalla, poi riuscirono a darsi un timido bacio che ne richiamò subito un altro. Si guardarono nei occhi. Lei stava per scoppiare a piangere. Lui le accarezzò il viso con dolcezza e cercò di farle un piccolo sorriso. Sentirono uno dei Scarafoidi atterrare di fronte a loro ma essi non ci badarono. Si strinsero le mani e attesero il colpo … Che non arrivò.

Il gigantesco insetto rovinò a terra, con un enorme buco nella parte molle del suo carapace. Una donna fluttuava nell’aria, con i capelli cerulei che si stavano muovendo come se fossero immersi nell’acqua, rilasciando attorno a sé una aura di pace. Tutti rimasero stupiti “D- Direttrice Selenio …”. Celeste fece un dolce sorriso, poi si voltò verso Turbo e disse “Mustang … Ciò che hai fatto è stato orribile … redimiti finché sei in tempo …” “Redimermi?” ripeté lui, un po’ nervoso “Potrai aver assimilato il potere della pietra ma non potrai far nulla contro tutti i miei Scarafoidi …” “Questo è vero …” ammise lei con calma. Fece un piccolo balzo sul vento e si lasciò cullare da esso. Il modo in cui ella si stava muovendo la facevano sembrare una medusa del fondale oceanico, così aggraziata e placida “Ma io ti sto solo distraendo … Callaghan! Ora!”. L’uomo tirò giù una leva e un potentissimo raggio laser partì dalla piattaforma e si scagliò verso il cielo, illuminando tutto di verde. Fu come aver attivato un ciclone: tutti gli Scarafoidi furono attratti dal gran fascio di luce e distrutti da esso appena lo sfiorarono. Perfino Turbo andò contro di esso, anche se egli aveva fatto di tutto pur di salvarsi. Appena egli toccò il laser; la piattaforma andò in surriscaldamento e si spense, come se qualcuno avesse staccato con prepotenza la spina. Tutto divenne silenzio.

Tre giorni dopo …

Hiro si stava preparando per andare all’università, non tanto per studiare ma per aiutare gli operai a ricostruirla. Ora che la città sapeva della loro vera identità; ogni volta che usciva veniva salutato con un cinque oppure con dei gridolini eccitati da parte delle ragazze. Si respirava aria di festa e tutta la città sembrava aver dimenticato per una volta i loro problemi.

Sorprendentemente Mustang era sopravvissuto al laser, tornando con il suo aspetto originale, e fu condotto in una prigione di massima sicurezza.

La preside Selenio fu scagionata da tutte le accuse e le venne proposto di divenire l’astronoma dell’Imperatore. Però lei rifiutò con garbo, dicendo che la vita da preside iniziava a piacerle.

Quando arrivò si accorse che tutti erano lì:

Baymax stava aiutando i dottori e gli infermieri a curare i militari feriti. Aveva così tanto di quel lavoro che le batterie si scaricavano in fretta e ogni tanto li chiamava con nomignoli tipo “Bimbo peloso”.

Wasabi aiutava gli operai segando con i suoi laser alcuni pezzi di metallo e di legno per poi fare le mosse da macho rivolto ad alcune studentesse della SFIT e della RA, che se la ridacchiavano perché nella foga si era tagliato anche i pantaloni e mostrava un bel paio di boxer con la faccia di HELLO KITTY.

Honey, insieme alla prof Calhoun e al dottor Felix, era addetta alla mensa. La professoressa non era poi molto portata per la cucina, a causa della sua impazienza, così utilizzava un lanciafiamme quando le salsicce erano troppo lente a cuocere.

Ralph stava in compagnia di Koudelka e della preside Frozen e anche essi davano una mano a trasportare le travi. Koudelka era davvero ammirata dalla sua forza ma poi era arrivato Fred e aveva borbottato, geloso “Ah! Chi vuoi che guardi uno che riesce a sollevare chili di roba? IO so fare qualcosa di molto meglio …” “Ah, si? E cosa?” aveva domandato il diciottenne. Il nerd batté le mani, aprì le gambe, si massaggiò le tempie, fece un respiro profondo e … fece danzare in modo frenetico le sopracciglia. Hiro scoppiò a ridere.

Dopo aver salutato altri gruppi di studenti e cittadini operai; il ragazzo giunse dalla squadra di architettura. Anche se in libertà vigilata, al professor Callaghan fu permesso di prendere parti alla ricostruzione della scuola utilizzando i micro-bot. GoGo e Vanellope erano insieme a lui ma non sembravano interessate alla piantina dell’edificio “Ti dico che se mettiamo una specie di propulsore qui; la tua bicicletta filerebbe come una saetta …” “Si e dopo nove secondi di gloria salterà in aria …” “Credevo che avrebbero messo una noiosissima sala delle riunioni …”. Vanellope si voltò verso il ragazzo e gridò “Alla buon’ora! Si può sapere perché c’hai messo tanto?” “Mi godevo gli ultimi momenti di libertà?” tirò a indovinare Hiro, suscitando delle risatine alle ragazze. Poi prese per mano Vanellope e la portò nello spiazzo dove era solito a incontrarsi con suo fratello.

Guardò l’orizzonte e mormorò “Vorrei che Tadashi fosse qui a vedere tutto questo: per la prima volta la città è riunita …”. La ragazza gli rivolse un sorriso e disse “Secondo me lui ci sta osservando, da dove si trova adesso e si starà dicendo che cosa stai aspettando a farlo …” “Eh, fare che cosa?” domandò Hiro perplesso. Vanellope alzò gli occhi al cielo e borbottò “Ragazzi …”. Prese il giovane asiatico dalla felpa e lo attirò a sé. Le loro labbra si unirono, questa volta con più trasporto, lasciando entrambi senza fiato. Quando si separarono notarono che Ralph era a pochi metri da loro, a fissarli con la bocca spalancata “Piccolo microbo ciuccia latte!”. Hiro iniziò a correre con il diciottenne alle calcagna mentre la cugina li inseguiva a sua volta e urlava. Non durò a lungo. Dopo un quarto d’ora; i tre scoppiarono a ridere. A San Fransokyo c’è aria di festa.

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