Graffiti: come tutto ebbe inizio

di Lake Of Fire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ranuncolandia ***
Capitolo 2: *** L'Incappucciato ***
Capitolo 3: *** Fragoline di bosco ***
Capitolo 4: *** Futuro come psicologa e occhi verdi ***
Capitolo 5: *** Casini incasinati ***
Capitolo 6: *** Adolescenti complessate ***
Capitolo 7: *** Regina di Cuori o Fata della Notte? ***
Capitolo 8: *** Regina di Cuori o Fata della Notte? ***
Capitolo 9: *** Basket case ***
Capitolo 10: *** Appuntamenti ***
Capitolo 11: *** Undercover- Sottocopertura (parte prima) ***
Capitolo 12: *** Undercover- Sottocopertura (parte seconda) ***
Capitolo 13: *** La complicata arte dello sbuffare ***
Capitolo 14: *** Fiocchi di neve ***
Capitolo 15: *** Ore costruttive di matematica ***
Capitolo 16: *** Quando Shane si incazza... ***
Capitolo 17: *** Chiodo schiaccia chiodo ***
Capitolo 18: *** Direzione Toronto ***
Capitolo 19: *** La notte è giovane ***
Capitolo 20: *** Una serata da ubriaconi (prima parte) ***
Capitolo 21: *** Una serata da ubriaconi (seconda parte) ***
Capitolo 22: *** Amnesia ***
Capitolo 23: *** Graffiti Alley ***
Capitolo 24: *** Giù la maschera! ***
Capitolo 25: *** Questione di pratica ***



Capitolo 1
*** Ranuncolandia ***


                                    Graffiti: come tutto ebbe inizio
1. Ranuncolandia 
La vita di Iris Brennan poteva essere riassunta con due aggettivi: movimentata e stancante. 
Figlia di una madre single e abbastanza disperata, aveva girato praticamente tutti gli Stati Uniti alla tenera età di diciotto anni, a causa delle disastrose storie d'amore della sua pazza genitrice.
Tuttavia, non seppe mai come aveva fatto a ritrovarsi a Buttercup, minuscola cittadina del Canada.
Circondata da boschi, nulla, montagne e nulla, Buttercup era il classico grande paesello in cui tutti sanno tutto di tutti e dove anche una piccola scoreggia mollata per impellente necessità diventava di dominio pubblico, con tanto di titoloni sul giornale.
In effetti, non era proprio esaltante vivere in una città il cui nome significava Ranuncolo. 
"Ma dico io, perchè quella invasata di mamma non ci costringe mai a trasferirci a Miami, con spiagge assolate, bagnini in stile Bay Watch e mare cristallino?!" protestò una vocetta nella testa di Iris 
"Ovviamente, considerando la nostra cosmica sfiga, ci siamo ritrovate a Ranuncolandia dove otto persone su dieci muoiono per ipotermia e scarsa igiene personale...che gioia" 
La vocetta non aveva tutti i torti. 
In più, essere il fatidico nuovo studente non migliorava affatto le cose. 
Iris si fece coraggio e, con un sospiro già stanco alle otto di mattina, varcò il portone della scuola.
Appena mise piede nell'atrio, l'immane,consueto casino che una massa di adolescenti produce la avvolse completamente, facendole sperare che arrivare alla segreteria per prendere moduli e chiavi dell'armadietto non sarebbe poi stata un'impresa del tutto titanica. 
Mai pensiero fu più sbagliato, ovviamente. 
Come mosse un passo, una specie di microbo con le gambe le si avvicinò, schiaffandole sotto al naso un foglio e una penna e chiedendole di firmare una petizione contro la chiusura del club di videogiochi. Quando lei si dichiarò "non interessata", il microbo prese inquietantemente a rincorrerla per i corridoi, gridandole dietro che in un futuro non troppo lontano la realtà virtuale sarebbe stata l'unica salvezza per l'umanità. 
Iris riuscì a seminarlo soltanto entrando in uno sgabuzzino per scope. 
Tuttavia, le sue peripezie non erano ancora finite.
Poco dopo, senza sapere come, si ritrovò circondata da uno stuolo di giovani pulzelle, munite di mini vestitini e pon pon, che le consegnarono un colorato volantino che recitava: 
"Se il 31 Ottobre mancherai, 
la grande festa perderai;
stai attento/a 
perchè una funesta ira vendetta attirerai!"

Iris apprezzò molto quell'aborto di poesia che quei quattro cervellini a forma di nocciolina erano riusciti a partorire e, con la vocetta che borbottava indignata qualcosa riguardo all'evidente degrado umano, proseguì per la sua strada. 
Dopo aver pregato Babbo Natale, la Befana e aver compiuto un sacrificio in onore di tutti gli dei dell'Olimpo affinchè le facessero raggiungere quella stramaledetta segreteria, riprese mestamente a camminare, incrociando preventivamente le dita nella tasca della felpa. 
Le sue preghiere/sacrifici non vennero minimamente presi in considerazione. 
E nemmeno i gesti scaramantici, che domande.
All'improvviso, un'ombra scura le oscurò la vista e, come alzò lo sguardo, potè ammirare l'intera foresta Amazzonica spartita tra capelli, sopracciglia e baffi di un armadio a tre ante identificabile anche come ragazza-scimmia. 
La suddetta le intimò caldamente (leggasi:minacciò) di votare per lei nelle vicine elezioni di rappresentante degli studenti, se non voleva perdere le sue "braccine rinsecchite", per citare la giovane aspirante moglie di Godzilla. 
Quando Iris, con una parvenza di avventato coraggio, si dichiarò neutrale in quanto nuovo studente, The Monkey (che secondo Vocetta era un ottimo titolo per un film horror) soffiò dal naso come un toro inferocito e ringhiò qualcosa che somigliava ad un "vota per me o ti ammazzo!". 
A questo punto Iris capì che forse era meglio filarsela se non voleva fare una brutta fine e morire senza aver mai provato un quadruplo cheese bacon.
Così, più di mezzora dopo, si ritrovò a vagare per i corridoi del liceo in cerca dell'aula di scienze, dove avrebbe avuto la sua prima ora di lezione. 
"Propongo di rimandare lo studio ad un momento in cui il tuo cervello sarà più rilassato" disse Vocetta, tentandola "Intanto, riscaldati con una bella cioccolata calda" 
Iris accettò. 
Ma di certo non si sarebbe mai aspettata che una banale cioccolata l'avrebbe condotta dritta dritta nell'ufficio del preside.                                               
                                                  
                                                                        §  §  §

Lo smalto nero era sbeccato in più punti e,onestamente, non era proprio un bello spettacolo da vedere. 
"Sarà perchè ti stai mangiando quelle benedette unghie da un quarto d'ora buono?!" ringhiò Vocetta, un filino alterata. 
Iris allontanò di scatto la mano dalla bocca e, cercando di limitare il suo crescente nervosismo, si mise a fissare maniacalmente la segretaria. 
La donna se ne stava là, seduta impettita sulla sua poltrona e ticchettava quasi furiosamente sui tasti del computer, alimentando in Iris la fantasia che uno di essi sarebbe schizzato via da un momento all'altro, come per sfuggire a tutta quell'ira. 
"Forse ha il ciclo..." disse Vocetta, ora più calma. 
Iris scosse inconsapvolmente la testa, capendo che la povera segretaria era una di quelle donne deluse dalla propria vita (e l'espressione arcigna ne era una prova). 
"Be', non è che fare la segretaria di un liceo a Ranuncolandia sia nelle più rosee aspettative di tutti..." 
In effetti...
All'improvviso, il telefono fisso poggiato sulla scrivania prese a squillare e la segretaria, efficientissima, alzò la cornetta in un lampo. 
"Hampton High School, buongiorno." 
Iris si perse nell'osservare le labbra rinsecchite della donna, messe stupidamente in risalto dal rossetto rosso fuoco che tra l'altro era finito un po' sui denti. 
Si ricordò, in un tremendo flash, la sua prozia Amy, uno di quei parenti che non appena ti vedono cominciano a sbaciucchiarti per evidente mancanza affettiva. 
"Ehilààà, non-principessa del non-mondo fatato, pensi di rispondere a questa povera tizia o la vuoi fare cadere definitivamente in depressione?" cantilenò Vocetta, vagamente divertita. 
Iris sobbalzò, rendendosi conto che la segretaria aveva detto qualcosa. 
"Come?"
"Ho detto che il preside può riceverla, signorina Brennan" disse evidentemente scocciata la donna. 
Iris si alzò e raggiunse la porta scura proprio accanto alla scrivania. 
Quando bussò, una voce profonda la invitò ad entrare e, mentre Vocetta le ricordava che, in caso di pericolo, poteva sempre ricorrere allo svenimento simulato, abbassò la maniglia. 
"Benvenuta signorina Brennan, si accomodi" la salutò il preside.
Iris si lasciò cadere su una delle sedie, osservando distrattamente l'acquario riposto in un angolo della stanza buia. 
"Non mi sembra che ci siano forme di vita in quella vasca sporca..." 
"Allora, mia cara" cominciò il preside, poggiando entrambi i gomiti sulla scrivania in legno e unendo le punte delle dita "sono venuto a sapere che lei, questa mattina, si trovava nei paraggi quando quel...delinquente commetteva il suo deplorevole atto vandalico" 
"Ecco, in verità io..." 
"E ovviamente lei sa quanto tengo alla reputazione di questa meravigliosa scuola e all'immagine che dà di sè..."
"Ma veramente io..." 
"...e credo che lei sappia che, come il bullismo, gli atti vandalici costituiscono un grave problema della vostra generazione e che vanno estirpati, recisi come dei rami secchi da una pianta..."
"Signor preside, non per interromperla, ma io..." 
"...per cui, signorina Brennan, le chiedo di rivelarmi, senza alcun timore o vergogna, il nome del...teppista che ha imbrattato il muro principale con quell'orrido graffito" 
Iris chiuse definitivamente la bocca, capendo che era inutile anche solo provare a spiegare. 
Abbassò lo sguardo. 
Chissà se il pavimento era abbastanza morbido da evitarle un trauma cranico quando sarebbe platealmente svenuta da lì a pochi minuti. 

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Capitolo 2
*** L'Incappucciato ***


                                       Graffiti: come tutto ebbe inizio
 
2. L'Incappucciato
(3 ora prima)
La ricerca di un distributore automatico l'aveva portata nel cortile interno della scuola e lì aveva seriamente ringraziato il cielo per non essersi tolta il pesante piumino che indossava, visto che le temperature erano praticamente uguali ad un raggio congelante. 
"E ancora non nevica..." mormorò Vocetta, tetra e mezza assiderata. 
Così Iris, invece di star facendo conoscenza con il nuovo professore di scienze, se ne stava seduta su una panchina di pietra (senza schienale, per giunta) , al freddo, con la lingua semi ustionata per colpa di quella zuccherosissima cioccolata calda.
Mentre rifletteva sul fatto che la sua cara mammina era più che consapevole che lei odiava il freddo e nonostante ciò aveva deciso di trasferirsi a Ranuncolandia, un rumore strano attirò la sua attenzione. 
Sembrava il sibilo dell'aria compressa, seguito da un continuo ticchettio fastidioso. 
Si alzò e svoltò cautamente l'angolo che la riportava davanti all'entrata principale della scuola; lì si ritrovò alle spalle di una figura incappucciata, intenta a dare gli ultimi ritocchi ad un grandissimo e coloratissimo graffito che occupava gran parte del muro. 
Le scritte erano varie, arrotondate, smussate, gocciolanti; tanto che sembravano in continuo movimento, si aggrovigliavano in un vortice travolgente di parole,disegni,colori. 
Iris rimase immobile ad osservare l'artista all'opera, il bicchierino di plastica con dentro la cioccolata ancora in mano. 
Non aveva mai visto una cosa del genere. 
L'Incappucciato abbassò il braccio in cui teneva la bomboletta e si allontanò di un passo per osservare meglio il suo capolavoro. 
Iris rimase in silenzio, ancora alle spalle del tizio. 
"Ehi, tu! Ti ho trovato finalmente!" 
Un urlo arrochito ruppe brutalmente la magia del momento e Iris si ritrovò ad osservare un vecchio bidello zoppo che arrancava verso di loro brandendo una scopa di legno come arma. 
L'Incappucciato sobbalzò.
Lo Sciancato urlò qualcosa. 
Iris cominciò a ricollegare le sinapsi. 
Non fece neanche in tempo a formulare un pensiero coerente che l'Incappucciato, voltandosi per darsi alla fuga, le piombò addosso con il suo dolce peso, rovesciandole addosso la sua cioccolata. 
"Ma porcaccia di quella miseria!" le uscì dalle labbra con qualche decibel in più rispetto al consentito, alzò lo sguardo sull'Incappucciato, che sembrava non star capendo più nulla di quello che stava succedendo, e incontrò due limpidissimi occhi azzurro ghiaccio e dei tratti delicati. 
Aprì bocca per dirgli qualcosa, qualsiasi cosa, anche un "Ricomprami la cioccolata adesso!", ma il tizio prese a correre a gran velocità, neanche avesse il culo in fiamme. 
E lei lo guardò andar via.
Con il cappotto sporco di cioccolata, un bidello zoppo che sputacchiava improperi, un meraviglioso graffito davanti agli occhi e Vocetta che mormorava: 
"Sei arrivata in questo covo di matti solo da un giorno, se ti sbrighi, sei sempre in tempo per prendere il primo volo e trasferirti in Madagascar" 

                                                 §  §  §

Verso l'ora di pranzo già tutta la scuola era a conoscenza della comparsa del graffito sul muro della scuola e le voci si rincorrevano come in una puntata di Gossip Girl. 
Iris invece vagava per i corridoi con aria da segugio, mentre nella testa si ripeteva un elenco di parole che aveva buttato giù durante le precedenti due lunghe ore di storia americana. 
Maschio,bianco,alto,occhi e carnagione chiara. 
Cosa che poteva un tantino somigliare ad un identikit dell'FBI ma che in realtà erano soltanto i particolari che il suo cervello un po' disturbato era riuscito a raccogliere sull'Incappucciato. 
"Lascia perdere questa idiozia e andiamo a mangiare!" piagnucolò Vocetta, appoggiata subito dallo stomaco di Iris che si mise prepotentemente a brontolare.
Effettivamente stava scandagliando con lo sguardo i volti di ogni studente da una buona mezz'ora senza nessun risultato soddisfacente. 
Ad un certo punto, individuò un ragazzo che corrispondeva ai requisiti richiesti e si avventò su di lui con un sorriso famelico stampato in faccia. 
Lo attaccò alle spalle, saltandogli praticamente addosso e urlandogli in un orecchio: 
"Ehi tu!", probabilmente perforandogli in modo irrimediabile il timpano. 
Il ragazzo si esibì, poco virilmente a detta di Vocetta, in un urletto strozzato da donnetta dell'ottocento che trova un topo per casa e si allontanò di dieci passi da lei, inciampando nei piedi degli amici.
"C-chi diavolo s-sei tu?!" esclamò stupefatto, osservandola con gli occhi marroni spalancati. 
Iris si sgonfiò come un palloncino, rendendosi conto di aver sbagliato persona. 
"Accidenti" disse a denti stretti "L'Incappucciato si nasconde bene" 
Il ragazzo continuò a fissarla per qualche secondo, già deciso a chiamare di corsa una casa di cura per farla portare via, poi si allontanò di gran carriera da Iris che continuava a borbottare tra sè e sè. 
Così, impalata in mezzo al corridoio pieno di gente, prese a rimuginare su dove potesse essersi cacciato quel maledetto Incappucciato; se non che, quando alzò lo sguardo da terra, incrociò per puro caso quello cristallino di un tizio che, appoggiato mollemente agli armadietti, osservava in silenzio il via vai di studenti. 
"Mi sa che ci siamo..." mormorò languidamente Vocetta e Iris si umettò le labbra, cominciando a camminare spedita verso il tizio. 
Il quale, non appena la vide, impallidì di botto, spalancando gli occhi.
"Ehi tu!" 
L'Incappucciato si diede nuovamente alla corsa campestre, zigzagando tra i ragazzi con Iris alle calacagna. 
"Aspetta! Ehi, fermati!" 
Percorsero tutto il corridoio alla velocità della luce, con Iris che faceva leva sulle sue gambe poco allenate per non perdere di vista l'Incappucciato. 
All'improvviso, lui si infilò in una piccola porta verde scuro, chiudendosela alle spalle e lei, senza pensarci due volte, lo seguì, non accorgendosi minimamente della targa che recitava "Bagno dei maschi". 
"Ah ah! Sei in trappola!" urlò trionfante, spalancando la porta. 
"C'è qualcosa che non va..." sfiatò Vocetta, mentre il colorito di Iris si avvicinava pericolosamente a quello di un pomodoro maturo. 
Nel giro di circa due secondi, i ragazzi presenti nel bagno cominciarono a sghignazzare, qualcuno fece qualche battutina, qualcun'altro arrossì e qualcun'altro ancora la fissò stupefatto, poggiato al muro di piastrelle per riprendere fiato. 
"Meno male che nessuno sta usando gli orinatoi..." disse Vocetta, anche lei scandalizzata da tutta quella situazione. 
Iris non mosse un muscolo e fu proprio l'Incappucciato a trascinarla a forza fuori dal bagno, afferrandola per un braccio. 
"Per quale diavolo di motivo sei entrata anche tu?!" sbraitò subito lui non appena raggiunsero un punto più appartato. 
Iris farfugliò qualcosa di incomprensibile. 
"Il bagno...Incappucciato...orinatoi...oddio.." 
Il ragazzo si schiaffò una mano in fronte, scuotendo la testa sconsolato. 
"Ecco, adesso si è anche traumatizzata" borbottò affranto. 
Osservò la faccia sconvolta di Iris e, non trovando un rimedio migliore, prese a scuoterla con forza nel tentativo di farla riprendere. 
"...da me, pazza ninfomane?" 
Iris si riscosse. 
"Eh?" articolò, diviconlandosi poi dalla stretta del ragazzo. 
"Ho detto: si può sapere cosa diamine vuoi da me, pazza ninfomane?" 
Iris si accigliò. Incrociò le braccia al petto. 
"Prima cosa" cominciò con aria da maestrina "portami rispetto, coso, perchè io so che tu sai che io so. Seconda cosa, non è colpa mia se sei entrato nei bagni maschili; mi è venuto spontaneo seguirti e non mi sono resa conto di dove fossi finita" 
"Prima cosa, è colpa tua eccome visto che, di solito, le persone normali guardano dove vanno. Seconda cosa, è chiaro che io sappia che tu sai, visto che stamattina per colpa tua stavo quasi per essere beccato dal bidello zoppo" le fece il verso lui, assumendo la sua stessa posizione. 
"Però" disse improvvisamente animata Vocetta "L'Incappucciato non è niente male" 
Iris lo osservo dal basso in sù. 
No, non era male. 
I glaciali occhi azzurri erano incorniciati da una zazzera di capelli biondissimi, accuratamente spettinati dal gel e il fisico, asciutto e slanciato, lo faceva somigliare, agli occhi di Iris, ad uno di quei meravigliosi ballerrini di danza classica. 
Tuttavia, l'espressione strafottente e sarcastica, i jeans strappati e la camicia blu scuro aperta su un'aderente canottiera bianca, lo facevano più somigliare ad un angelo caduto dalla sua soffice nuvoletta che ad un perfetto principino di casa reale. 
"Allora?" la voce dell'Incappucciato la riportò bruscamente alla realtà e Iris raddrizzò la schiena, tentando di assumere un'aria spavalda. 
"Allora, ho due opzioni da proporti" annunciò seria 
"Proposta A: vado dritta dritta dal preside a raccontargli tutto quanto, così magari ricavo anche crediti extra e una promozione assicurata." 
L'Incappucciato fu sul punto di strozzarla seduta stante. 
"Proposta B: tu, piccolo Banksy* emergente, da oggi fino a quando non lo deciderò io sarai il mio personale servetto. Sarà divertente e, se la vuoi vedere da un punto di vista più positivo, ti potrai considerare qualcosa di simile ad un amico" concluse Iris, la voce che tradiva un po' di nervosismo. 
A causa dei continui spostamenti di sua madre aveva rinunciato da tempo ad avere veri amici, ma il suo era anche un problema caratteriale. 
La timidezza, anche se abilmente nascosta dall'ironia, era perennemente in agguato. 
Il ragazzo la fissò scettico, per nulla colpito dalle sue parole. 
"E sentiamo, come faresti esattamente a smascherarmi? Con quali prove? Non sai neanche il mio nome" 
Iris si morse un labbro. 
"Effettivamente non ha proprio tutti i torti" rincarò la dose Vocetta, che ancora stava osservando con occhio critico e malizioso ogni tratto del ragazzo. 
Iris si guardò per un attimo intorno, in circa di un'idea geniale.
Alla fine chiamò una ragazza che passava di lì, sotto gli occhi increduli dell'Incappucciato. 
"Ciao, scusa il disturbo, sai dirmi come si chiama questo tizio qui vicino a me?" 
Dopo qualche farfugliamento, un "Tu sei completamente fuori" dell'Incappucciato e occhiate strane da parte della ragazza in allontanamnto, venne fuori un nome: Shane Weston.
"Bene, Shane, adesso che so il tuo nome posso anche rivelarti il fatto che questa mattina ho scattato alcune foto che..."
"D'accordo, d'accordo, affare fatto." ringhiò Shane senza nemmeno farla finire di parlare. 
"Vedo che finalmente stai imparando a dire balle decenti, complimenti" 
Iris gongolò soddisfatta, allungando poi una mano nella sua direzione. 
"Allora piacere, io sono Iris" 
Shane le strinse stranito la mano, chiedendosi in che guai si stava cacciando. 
"Ehi ragazzina!" li interruppe una voce che li fece sobbalzare entrambi. 
Il bidello sciancato si avvicinò zoppicando e puntò lo sguardo su Iris. 
"Il preside vuole parlarti. Sei considerata persona informata sui fatti" 

*famoso street writer

Angolo dell'autrice: 
La leggenda narra che, dopo anni passati a gironzolare per il sito in cerca di storie che valeva la pena di leggere, la sottoscritta si decise finalmente a cambiare il suo account da "lettore" ad "autore", che per me significa una vera e propria svolta. 
Quindi, Ave, gentaglia! 
Allora, adesso vi racconto un po' la piccola Odissea che Graffiti ha dovuto vivere prima di arrivare qui a rompervi le scatoline: 
1. A Luglio cominciai a scriverla sul cellulare, ma, dopo essere arrivata all'inizio del secondo capitolo, il mio caro telefono decise imrpovvisamente di abbandonarmi al mio destino. Grazie tante eh.
2. Non potendo usare il computer perchè a riparare ed essendo in vacanza e quindi senza la possibilità di prendere un telefono nuovo, decisi, in un fugace ritorno al vecchio stile, di continuare a scrivere la storia a mano visto che avevo troppe idee per tenerle tutte in testa. 
3. Il computer, all'inizio di Agosto, tornò miracolosamente, così riscrissi tutto dall'inizio e arrivai a buon punto, quando, per cause a me tutt'ora sconosciute, la storia si cancellò di colpo. Immaginate la mia gioia. 
4. Riscrissi di nuovo qualcosa poi, dovendo assentarmi per una settimana (causa mare), mi procurai di nuovo carta e penna per scrivere qualche bozza che mi veniva in mente.
5. Finalmente, tornata con le dita sui tasti, mi sono decisa a pubblicare. Fine della storia. 
Probabilmente non ve ne importa nulla (tra l'altro io sto usando la seconda persona plurale ma non ho idea se questo sia giusto o no), ma volevo comunque rendervi partecipi. 
Adesso la smetto,giuro,devo dire un'ultima cosetta. 
Ringrazio immensamente chi ha messo la storia tra le preferite/seguite e chi ha recensito. Graziegraziegraziee! 
Ah, giusto, informazione importante: i primi capitoli della storia sono già pronti, per cui gli aggiornamenti saranno piuttosto veloci. Poi, andando avanti, si vedrà. 
Un bacione a tutti, 
Bumb. 

            

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Capitolo 3
*** Fragoline di bosco ***


Graffiti: come tutto ebbe inizio 
 
3. Fragoline di bosco
"Guarda che non esiste!" 
"Certo che sì, ad Atlanta lo prendevo tutti i giorni" 
"Be', qui di certo non troverai un frullato alle fragoline di bosco, con crema, una spruzzatina di cannella e due foglie di menta, sia perchè farebbe veramente cagare, sia perchè in Canada, le fragoline, sono sepolte sotto strati di neve e quindi inesistenti!" esclamò scocciato Shane, sbuffando. 
Dopo che Iris era uscita indenne dall'ufficio del preside, l'aveva costretto ad andare in un piccolo bar nel centro di Buttercup dove si vendevano i migliori frullati della città. 
Tuttavia, non solo Shane si stava sforzando vistosamente per non gettare Iris nel fiume, ma doveva anche sorbirsi i suoi capricci. 
"Questo posto ha mai sentito parlare di importazione, esportazione, commercio in generale?" chiese sarcastica Iris, accomodandosi ad uno dei tavolini colorati "E comunque va benissimo anche al cioccolato" 
Shane sbuffò indispettito, senza muovere un passo. 
"Be'? Perchè non ti muovi?" 
"Dammi i soldi" 
Iris sgranò gli occhi. 
"Stai scherzando vero? Ti ricordò che mi devi un favore grande quanto la Casa Bianca..." 
Shane le lanciò un'occhiataccia, avvicinandosi a passi pesanti al bancone arancione. 
Si mise a sedere ad uno degli sgabelli e si passò una mano tra i capelli, arruffandoli ancora di più. 
"Insopportabile" ringhiò a denti stretti. 
"Ehilà, Shane, che fai, parli da solo?" si intromise una voce tristemente conosciuta. 
Il ragazzo alzò lentamente lo sguardo, sconfortato, e si ritrovò davanti, aldilà del bancone con indosso una sgargiante T-shirt gialla con la scritta STAFF sul petto, un altissimo ragazzo con lunghi dread verde scuro che gli scendevano sulle spalle. 
Era Jordan, un ventenne troppo pigro per continuare gli studi che aveva incredibilmente trovato lavoro lì nel bar e che ficcava regolarmente il naso negli affari altrui. 
"Ciao Jordan" sospirò Shane, già sapendo quale sarebbe stata la prossima domanda. 
"Senti un po', chi è la ragazza con cui sei venuto? Una nuova conquista?" 
"L'unica cosa che conquisterò, se quella continua così, sarà una denuncia per omicidio" 
Jordan scoppiò a ridere, una specie di latrato affannoso che finì dritto in faccia a Shane. 
"Però devi ammettere che è davvero carina" asserì il più grande, inclinando la testa per fissare meglio Iris. 
Shane assunse un'espressione sorpresa. 
"Carina?" ripetè curioso, voltandosi anche lui a guardarla. 
Se doveva essere sincero non gli era proprio passato per la testa, con tutto quel casino, di guardare Iris come ogni individuo di sesso maschile guarda una ragazza, così si prodigò nel farlo in quel momento. 
Effettivamente non era niente affatto male con quella lunga cascata di capelli marroni che facevano contrasto con la pelle bianca e le labbra rosee; i grandi occhi scurissimi erano coronati da lunghe ciglia arrotolate che rendevano lo sguardo di Iris magnetico e penetrante al tempo stesso. 
Il maglione verde bottiglia che la ragazza indossava nascondeva un po' le forme del suo fisico, ma Shane notò comunque che era ben proporzionata ed esile e che aveva delle belle gambe lunghe e magre. 
In quell'istante, Iris alzò lo sguardo, incrociando il suo per una frazione di secondo prima che Shane si girasse repentinamente verso Jordan.
Ordinò frettolosamente i due frullati, scacciando l'assurdo pensiero che Iris fosse veramente bella. 
"Ecco qua" disse Jordan, porgendogli le bevande con una mano e prendendo i soldi con l'altra. 
"Comunque" disse poi a Shane, sporgendosi un po' verso di lui "se a te non piace posso sempre farci un pensierino io, lo sai che non ci sono proble-..."
"Sì, sì, ci vediamo Jordan" lo liquidò Shane, alzandosi definitivamente. 
Non fece neanche in tempo a fare tre passi che all'improvviso "Twist and Shout" dei Beatles esplose nel locale attraverso un vecchio jukebox messo in funzione nientemeno che da Iris. 
Shane impallidì vedendo la ragazza scoppiare a ridere quando un tizio prese a ballare come un cretino, tentando di trascinarla con sè. 
Infuriato, la raggiunse velocemente e prese a trascinarla via con forza, spingendola e tirandola senza alcuna gentilezza, mentre i suoi occhi imbarazzati ne incrociavano un paio verde smeraldo, tranquilli e silenziosi. 
Quando uscirono dal bar Shane continuò a tirare Iris per un polso fino a che non furono arrivati in prossimità di un piccolo parco; si avvicinò ad un vecchia quercia, dove di solito si metteva a disegnare e lì, finalmente, si fermò.
"Si può sapere che ti è preso?" esclamò infervorata Iris, liberandosi dalla sua stretta. 
"Ho accettato di cedere al tuo infantile ricatto solo perchè non voglio essere sospeso, ma tu, pazzoide che non sei altro, non hai il diritto di mettermi in ridicolo davanti ai miei amici!" 
Iris, che davvero non capiva cosa avesse fatto di male, si inalberò all'istante.
"Quali amici?" domandò sprezzante. 
"Sicuramente quelli che tu non hai" 
"Colpita e affondata" mormorò Vocetta, misteriosamente ricomparsa dopo quasi un'ora di letargo. 
"Stronzo" soffiò Iris a mezza voce. 
"Deficiente" 
"Scemo" 
"Pazza" 
"Idiota" 
"Ninfomane" 
"Cazzone!" esclamò esasperata lei, attirando l'attenzione di una vecchietta che la guardò scandalizzata. 
Rivolse un'occhiataccia anche a lei, poi, afferrando con rabbia il suo frullato, si mise a sedere fra l'erba fredda, prendendo a bere furiosamente. 
Shane sospirò, cercando di dimenticarsi la figuraccia appena fatta nel locale. 
La voce della sua coscienza gli mormorava che, alla fine, Iris non poteva di certo sapere perchè lui si era sentito così in imbarazzo, non poteva sapere la storia di quei magnifici occhi verdi. 
Si mise a sedere anche lui, decidendo di calmarsi. 
Passarono alcuni minuti di silenzio in cui Shane osservò divertito il broncio che Iris aveva messo su, poi, come se niente fosse successo, decise di provare ad intavolare una conversazione civile con lei. 
"Allora" si schiarì la voce "da dove vieni?" 
Iris, colta alla sprovvista, si voltò a guardarlo sorpresa, trovando tuttavia la più pacifica delle espressioni. 
"Bah, gli uomini..." disse altezzosa Vocetta. 
"Atlanta..."
"Mh, la città delle fragoline di bosco" 
"...e prima ancora Washington, Seattle, Chicago, Detroit e infine New York" 
Shane sembrava confuso e lei sorrise. 
"Sei stata molto chiara, davvero..." 
Iris emise un breve sospiro, conscia del fatto che avrebbe dovuto spiegargli tutto. 
Ma, stranamente, non le dispiaceva poi molto. 
"Certo che con voi due la coerenza può andare a farsi benedire. Prima vi scannate come due iene e adesso alè, si parla delle proprie vite come vecchi amici..." borbottò restia Vocetta, ma Iris non l'ascoltò.
"Praticamente possiamo dire che la mia cara mammina è sfortunata sia in gioco che in amore, per cui, fidanzandosi con degli emeriti idioti che puntualmente la lasciano e avendo una sfera emotiva tre volte superiore alla media, ogni volta che una delle sue storie finisce, lei prepara i bagagli e decide tranquillamente di trasferirsi in un'altra città" spiegò Iris, riassumendo la sua intera vita in due parole ironiche "Ovviamente, tutto ciò avviene dopo un periodo depressivo post-rotture, in cui sono sempre io a vederla piangere come una scema davanti a Titanic e a rimetterci scorte annuali di Nutella e gelato al cioccolato. Dopodichè una mattina si alza tutta pimpante, annunciandomi che "Si parte per una nuova,entusiasmante avventura!". Una sorta di carpe diem rivisitato" 
Iris tacque e riprese a bere il suo frullato, mentre Shane non aveva idea di cosa dire. 
"E tuo padre?" 
Un sorriso sprezzante si formò sulle labbra di lei. 
"Be', probabilmente è qualche tizio di New York visto che è la città dove sono nata" commentò, per niente toccata.
Rimasero di nuovo in silenzio per un po', osservando un cane che giocava a fresbee con il suo padrone finchè Iris non abbandonò la testa contro il tronco della quercia, guardando il cielo. 
"Scommetto che mi hai fatto tutte queste domande per conoscere meglio il nemico" disse divertita. 
Shane, per la prima volta da quando si conoscevano (poche ore in effetti), sorrise furbescamente. 
"Ovviamente. Adesso non mi basterà che trovare l'ennesimo idiota da rifilare a tua madre, così potrò finalmente liberarmi di te" scherzò, mentre, nonostante tutto, il viso di Jordan prese forma nella sua testa. 
Lo distrasse la risata sonora di Iris. 
"Sono arrivata da neanche due giorni. Dammi tregua" disse lei, allungando le gambe sull'erba. 
Shane seguì i suoi movimenti con gli occhi e si riscosse solo quando lei si voltò a guardarlo interessata. 
"Be', allora adesso tocca a me fare qualche domanda...da quanto disegni, piccolo Van Gogh?" 
"Che gran battuta di spirito...comunque da sempre" tagliò corto lui. 
"Mh, forte. Quindi mi farai vedere i tuoi capolavori giusto?" 
Shane non potè far niente contro le sue orecchie che presero fuoco e distolse lo sguardo dal viso divertito di Iris. 
"Scordatelo" disse secco
"Sapevo che l'avresti detto" 
"E allora perchè l'hai chiesto" 
"Perchè mi diverto a vederti in difficoltà" 
"Tu sei malata" 
"Che fai ricominci?" 
In quel momento il telefono di Iris prese a squillare e il loro botta e risposta venne bruscamente interrotto. 
"Pronto?...oh,ciao mamma..no..sì..boh..okay..stai calma però..sì, a dopo" e buttò giù. 
Poi si alzò, lasciando in mano a Shane il bicchiere vuoto del frullato. 
"Be', adesso devo andare" disse perdendosi per un attimo ad ammirare l'azzurro intenso degli occhi di Shane. 
"Finalmente" 
"Crepa" 
"Altrettanto" 
"A domani" 
"Preferirei di no" 

Angolo dell'autrice: 
Io non so veramente come ringraziarvi. 
Non mi sarei mai aspettata un interessamento così veloce per Graffiti! 
Siete stupendi *-* 
Comunque, questo capitolo è servito per delineare un po' i vari aspetti caratteriali dei personaggi, sebbene non succeda niente di particolarmente avvincente. 
Se non si fosse capito (il che è molto probabile vista la confusione che ho in testa), Shane si imbarazza molto perchè, secondo il suo cervellino contorto da artista alternativo, Iris lo ha messo in ridicolo davanti ai suoi amici, riassumibili in due parole: occhi verdi.
Nel prossimo capitolo scopriremo a chi appartengono queste meravigliose iridi. 
Spero di avervi strappato almeno un sorriso o una mezza risata; alla prossima. 
Bumb.
P.s. Su word avevo fatto un bel lavoretto, allegando ad ogni capitolo un'immagine e scegliendo anche dei presta-volto per Shane ed Iris, tuttavia, essendo veramente impedita con i computer, non riesco a capire come fare per rendere visibili le immagini anche qui. 
Perdonate la mia incapacità :( 
Comunque, Shane, secondo me, è molto simile a Jeremy Sumpter (l'attore che interpretò Peter Pan, per intenderci); ovviamente cresciuto, si capisce. 
Per Iris invece avevo trovato la foto di una tizia sconosciuta su internet, per cui non so proprio come farvi capire la mia idea sul suo aspetto. (se invece voi avete trovato qualche sosia che vi piace di più, non esitate a dirmelo!). Un bacio. 

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Capitolo 4
*** Futuro come psicologa e occhi verdi ***


 Graffiti: come tutto ebbe inizio

4. Futuro come psicologa e occhi verdi 
C'era silenzio. 
Vagonate di silenzio. Badilate, botti, bastimenti interi. 
Per non parlare poi dell'imbarazzo, che era anche peggio.
Accidenti a te Iris, pensò Shane, sistemandosi meglio a sedere, nervoso. 
I placidi occhi verde scuro della signora Brennan lo fissavano incuriositi. 
Era seduta davanti lui, apparentemente calma, e lo stava studiando con crescente interesse, nel più religioso dei silenzi. 
Shane, in un momento di lucidità subito sostituito dal crescente nervosismo, notò che la donna era la copia sputata della figlia, a parte gli occhi.
Era una bella donna, se non fosse stato per la scintilla un po' maniaca che le attraversò lo sguardo quando lui disse:
"Ehm...questo...questo divano è davvero comodo signora Brennan" farfugliò, andando ancora più in confusione. 
"Oh, grazie caro" rispose lei, accavallando le lunghe gambe "Appena l'ho visto, nel negozio, ho subito pensato che fosse molto comodo" 
Poi, all'improvviso, si sporse un po' verso di lui, come a volergli confidare un segreto incoffessabile. 
"In realtà" mormorò a mezza voce "Il commesso era veramente veramente carino e il divano alla fine è stata una scusa per attaccare bottone!" 
E scoppiò a ridere. 
Shane alzò appena gli angoli della bocca, chiedendosi come diavolo fosse finito a parlare di divani e commessi carini con la signora Brennan. 
Poi si ricordò quello che era successo poche ore prima. 
Alle sei e trenta del mattino quella pazza di Iris gli aveva inviato un messaggio minatorio in cui gli ordinava di passare da casa sua per andare a scuola e portare anche dei cornetti caldi alla crema. 
Lui l'aveva ovviamente mandata a quel paese e si era rimesso a dormire, ma un secondo messaggio di Iris, in cui gli ricordava il suo bastardissimo ricatto, gli avevano fatto cambiare idea. 
Così eccolo lì, ad aspettare che quella scema finisse di prepararsi. 
"Sai, Shane" iniziò a parlare all'improvviso la signora Brennan "Non avrei ma creduto che la mia bambina trovasse un ragazzo così presto; cioè, siamo qui da pochissimi giorni ecco, e quindi sono molto sorpresa.."
"NO!" gridò Shane, facendola sobbalzare dallo spavento "Cioè..ecco..io ed Iris..non stiamo insieme. Siamo solo...amici
Più o meno, completò nella sua testa. 
Il sorriso della donna, se possibile, si allargò ancora di più e Shane, con un misto di terrore e panico, vide gli occhi della signora Brennan inumidirsi. 
"Oh, che bella bella notizia!" trillò entusiasta, scattando in piedi. 
Shane, nel giro di due secondi, si ritrovò stretto fra le braccia della donna, il viso spiaccicato sul suo petto e le vie repiratorie invase dal suo profumo. 
"Sono così felice! Tu non sai quanto questo mi faccia contenta, carissimo Shane!" continuò a gridare, evidentemente al settimo cielo. "Sai, a causa dei miei problemi personali, la mia piccolina, la mia tartarughina, non riesce mai a fare amicizia con nessuno. Povera piccola, si sentirà sempre così sola...il punto è che io..vedi, l'amore è un gran mascalzone.." 
"Che state facendo?" la voce stupita di Iris salvò Shane dal soffocamento instantaneo e finalmente potè riprendere fiato. 
"Oh, tesoro!" esclamò ancora la donna, avvicinandosi ad Iris che stava tranquillamente sbocconcellando un toast "Perchè non mi hai raccontato nulla? Lo sai che a me puoi dire tutto.."
"Cosa avrei dovuto dirti?" 
"Che finalmente hai trovato un amicoooo!" urlò la signora Brennan, afferrandoli entrambi per constringerli in un abbraccio ancora più tremendo di quello precedente. 
Cominciò a volteggiare per la stanza, cinguettando qualcosa di incomprensibile, con Shane stretto da un lato e Iris spiaccicata tra il petto di lui e quello della madre. 
"Mamma!"
"Oh come sono felice! Proprio felice felice feliceee!" 
"MAMMA! Non respiro maledizione" esclamò Iris, facendo finalmente calmare la donna. 
Shane barcollò verso il divano, finalmente libero, e recuperò al volo il suo zaino; lanciò poi un'occhiata di supplica ad Iris che,con un mezzo sospiro, si avviò verso la porta d'ingresso con la madre che le saltellava giocosamente intorno. 
"Allora divertitevi ragazzi..."
"Mamma, stiamo andando a scuola non al luna park.."
"Ma a scuola ci si può anche divertire" 
"Sì, certo" disse Iris alzando gli occhi al cielo. 
"Ci vediamo stasera" la salutò aprendo la porta; Shane, desideroso di uscire da quella casa, si precipitò fuori, aspettando la ragazza. 
"Ehm..tesoro, veramente io stasera devo uscire con Granny" 
"Ah" mormorò secca Iris, irrigidendosi appena "Allora divertiti" 
E le chiuse la porta in faccia, lasciando il saluto di Shane a metà. 
"Quale diavolo di persona normale ha un nome come Granny?! No,dico, sembra lo stupido aiutante del cattivo nei cartoni animati" borbottò Iris, lo sguardo abbassato sulle sue converse nere. 
Shane le camminò al fianco, in silenzio, visto che, come il pomeriggio precedente, non aveva idea di cosa dire. 
Scherzarci su forse l'avrebbe fatta infuriare, consolarla non gli sembrava il caso visto che sembrava più incazzata che triste e cambiare discorso era fuori discussione, dal momento che parlava solo lei senza neanche riprendere fiato. 
"Possibile che riesca ad avere un appuntamento dopo soli tre giorni?! Non è normale" sbottò ancora Iris, voltandosi verso di lui come per chiedere conferma. 
Shane rimase zitto. 
"Ma tanto fa sempre così e il bello è che non ho idea di dove trovi gente così!" 
"Al negozio di divani, per esempio..." mormorò sottovoce Shane, ma Iris non sembrò notare il suo commento spassionato. 
Dopo qualche altro insulto all'intelligenza di sua madre e a quella di Granny, Iris parve calmarsi e si zittì. 
Shane apprezzò quel silenzio come mai in vita sua. 
"Parlando di cose importanti" riprese lei due secondi dopo "Dove sono i miei cornetti?"
"Alla pasticceria, belli esposti nella loro vetrina o nello stomaco di qualcuno" 
"Vuol dire che non li hai comprati?"
"Wow, quanto sei perspicace" 
Iris, nonostante la mancata colazione, sorrise. 
"D'accordo, per stavolta ti perdono" disse con aria altezzosa, alzando il naso per aria e costringendosi a spostare gli occhi dalle sfumature calde che il sole faceva acquistare ai capelli di Shane.
"Comunque, stanotte ho avuto una brillante idea" asserì poi, cominciando a preoccuparsi visto che Vocetta non si faceva sentire da quella mattina. 
"Non voglio sentirla" 
"La vuoi sentire?"
"Ho detto di no" 
"Sì? Bene, allora te la dico" 
"Se stai pensando alla prostituzione, allora ti dico fin da ora che non è una buona idea" 
"Taci e facci parlare, idiota!" ringhiò improvvisamente Vocetta, prendendo alla sprovvista Iris. Questi ritorni dall'oltretomba dovevano essere maneggiati con cura. 
"Sebbene io sappia che in tal caso saresti il mio primo cliente..."
"Contaci" 
"...non si tratta di questo" disse Iris, rimanendo un attimo in silenzio per creare aspettativa. 
"Se non ti decidi a parlare sarà ora di entrare in classe e il mondo non sarà mai venuto a conoscenza della tua splendida idea!" la rimproverò acidamente Vocetta. 
E dire che la sua compagnia le era quasi mancata. Quasi. 
"Ho pensato che, visto che entrambi abbiamo bisogno di soldi.."
"Io non ho bisogno di soldi" 
"...okay, rettifico: siccome ho bisogno di soldi per comprarmi tutti i cd dei Nirvana esistenti sulla faccia della terra e il cofanetto con i film di Harry Potter ho pensato che potremmo vendere i tuoi disegni. Creare un vero e proprio business, con tanto di cassa e registro delle vendite...e magari potremmo anche-.."
"Chiudi quella bocca Iris" 
Lei si bloccò davanti all'entrata della scuola, guardandolo stupita da quel tono tanto calmo quanto duro.
"I miei disegni non li sfiorerai neanche con un dito o giuro che farai una brutta fine" continuò lui, senza guardarla in faccia "Sono personali e non hai nessun diritto di venire da me, tutta felice e contenta, annunciandomi che sarebbe divertente venderli per fare soldi" sputò infuriato "Sei un'estranea per me e per giunta anche una gigantesca palla al piede, quindi non credere che, visto che mi tieni al guinzaglio, tu possa comportarti come ti pare e piace"
Iris continuò a guardarlo a bocca aperta, non sapendo cosa dire.
"E ora, se non ti dispiace, vado dai miei amici" 
Lei fissò la sua schiena allontanarsi, mentre un vago senso tristezza la invadeva. 
"Be', cosa credevi, che avrebbe accettato con entusiasmo la tua proposta? Lui non ci guadagna neanche niente" disse sprezzante Vocetta "Anzi, so io cosa ti aspettavi, che per la storia del graffito lui non ti lasciasse mai sola"

                                                    §  §  §

Iris, sbocconcellando svogliatamente la sua pasta, osservava, senza vederla veramente, la mensa della scuola gremita di studenti. 
Lei, seduta da sola ad uno dei tanti tavoli,si deprimeva. 
"Vedi di riprenderti, quando sei triste il cervello diventa una landa desolata con tanto di rose del deserto che rotolano nella polvere!" la riprese Vocetta, tentando di farla uscire dal suo momentaneo stato di catalessi. 
Non funzionò. 
Lo sguardo vagò fino al tavolo in cui Shane sedeva insieme ad alcuni amici. 
Si sentiva stupidamente tradita dal fatto che lui avesse comunque altre amicizie oltre alla sua. 
Ormai, sebbene fosse passato soltanto un giorno, era chiaro che lei non lo avrebbe mai smascherato davanti al preside e che la sua era stata soltanto una manfrina ben organizzata per trovare, almeno quella volta, un amico. 
O almeno, tutto ciò era chiaro per lei
Non aveva idea di cosa passasse per la testa al ragazzo. 
"Ti ha definito 'una palla al piede', credo che il concetto sia più che esaustivo" sbuffò Vocetta, infastidita. 
Iris scacciò velocemente quel pensiero, sentendo lo stomaco aggrovigliarsi dolorosamente
Si chiese cosa, esattamente, avesse fatto di così sbagliato per farlo reagire in quel modo. 
"Mah, non so, magari lo costringi a seguirti ovunque senza pensare che probabilmente gli stai proprio sulle scatole.." 
Quella poteva essere una possibilità, in effetti. 
O forse teneva all'arte più di quanto lei avesse capito.
E, parlandogli di quella stupida di idea di vendere i disegni come se fossero braccialetti di perline fatti dalle undicenni, lui l'aveva interpretata come una mancanza di rispetto. 
"Ammiro davvero questo spirito da psicologa professionista, ma abbiamo visite"
"Scusami, posso sedermi?" una voce flautata e incredibilmente soffice le giunse all'orecchie e alzò di scatto lo sguardo. 
Per rimanere a bocca spalancata. 
Una bellissima ragazza con una nuvola di capelli rosso sangue ad incorniciarle il volto era in piedi davanti a lei, con gli splendidi occhi verde smeraldo che la fissavano in attesa e le guance, cosparse da una miriade di lentiggini, lievemente tinte di rosso per quella che, Iris interpretò, era timidezza.
"Ehm..sì, certo" balbettò, imbarazzata. 
La ragazza si sedette con una grazia inaudita, cosa che fece ulteriormente scendere verso l'epicentro della terra l'autostima di Iris. 
"Senti" esordì la rossa, con un velo di educato imbarazzo "non vorrei chiedertelo, ma sono troppo curiosa..." 
Iris continuò a fissarla come una scema, in attesa che continuasse a parlare mentre Vocetta, in un impeto di vena poetica, paragonava la ragazza ad una ninfa dei boschi. 
"...ecco, volevo sapere se sei tu quella che ieri è entrata per sbaglio nel bagno dei ragazzi"
La mascella di Iris toccò letteralmente il pavimento. 
"Oh cazzo..."
"Come...come fai a saperlo?" 
"Be', in realtà lo sa un po' tutta la scuola" 
"Bene, è giunto il momento di scavare una bella buca e nascondersi dentro per l'eternità" commettò sarcastica Vocetta mentre le guance di Iris prendevano fuoco. 
"Oh..io..ecco..come..che figura...io.." 
"Una proprietà linguistica davvero impressionante" sghignazzò malefica Vocetta, mentre la rossa la fissava con sguardo vacuo e confuso. 
"Stai bene? Hai un colorito strano" 
"Ti sembra che stia bene? Non vedi che l'attività celebrale si è definitivamente azzerata?!" 
"No..cioè, sì, sto bene." Iris stiracchiò un sorriso "Non pensavo che lo sapessero tutti ecco" 
La rossa sorrise, portandosi elegantemente alla bocca una forchettata di insalata. 
"Sembra una principessina..." commentò Vocetta e Iris non seppe decifrare se il suo tono fosse di critica o di semplice constatazione. 
Un silenzio imbarazzante scese sulle due ragazze. 
Iris si agitò sulla sedia, chiedendosi perchè ogni volta che parlava con qualcuno finiva sempre così. 
"Sembra che solo con il caro Shane la tua voglia di parlare si animi all'improvviso..."
Arrossì di botto, notando con la coda dell'occhio che il ragazzo in questione stava uscendo dalla mensa in quel momento. 
Decise di raggiungerlo, ma, come fece per salutare la rossa, si rese conto che anche lei lo stava fissando, assorta.
Quando si accorse di essere osservata, la ragazza le rivolse un sorriso che ad Iris sembrò un po' forzato. 
"Come hai detto che ti chiami?" chiese la rossa, sembrando realmente interessata. 
"Non l'ho detto, in effetti" 
"Oh, giusto" ridacchiò lei "Io sono Louise, comunque" 
Iris la soppesò un attimo con lo sguardo, ignorando volutamente Vocetta che notava troppa perfezione in quella ragazza, e sorrise. 
"Piacere, Iris" 
                                                          §  §  §

"Shaaaane" 
Non smise di camminare, anzi, aumentò il passo. 
"Shane. Shaaane"
L'uscita della scuola era vicina, ancora poco e finalmente se la sarebbe tolta dai piedi. 
"Dai, Shane, fermati!" 
Ovviamente non le diede ascolto. 
"Shaaaane"
Ancora pochi passi e...
"ShaneShaneShaneShaneShaneShaaaaane!"
"Che vuoi?!" 
Si voltò di scatto, esasperato, ed Iris, non aspettandoselo minimente, andò a sbattere contro il petto del ragazzo, barcollando poi all'indietro. 
Lui, per un riflesso incondizionato, l'afferrò per un braccio, fermandola. 
"Ciao" disse allora Iris, alzando gli occhi su di lui e sorridendogli. 
Si impose di non farsi abbindolare dalla sincera luminosità di quello sguardo e rimase serio. 
"Ciao, scocciatrice. Che vuoi?" 
Iris si morse un labbro, non sapendo bene come cominciare. 
In più i suoi occhi cominciarono a vagare sul viso scocciato di Shane, sulla piega sottile della bocca. 
Aveva delle labbra davvero pallidissime. 
Non c'era molta differenza tra il colore dell'incarnato e quello della bocca e questo, per qualche arcano motivo, le piaceva. 
Come le piacevano gli occhi azzurrissimi, talmente limpidi da far invidia al mare; il petto, che, appena un attimo prima, aveva potuto appurare essere solido e anche...
"Sì sì, abbiamo capito. Puoi anche smetterla con tutto questo zucchero. Non voglio ammalarmi di diabete, grazie"
La capacità che aveva Vocetta di rovinare i momenti migliori era veramente insuperabile. 
"Hai intenzione di continuare a fissarmi con questa faccia da idiota ancora per molto o ti decidi a dire qualcosa di sensato?" la voce sprezzante di Shane la riscosse e arrossì appena. 
Lui lo notò e decise di tenere per sè il pensiero che era ancora più carina con le guance rosse. 
"Volevo chiederti scusa. Per stamattina. Sono stata un'idiota" 
Shane spalancò gli occhi, sorpreso. 
"Che hai detto?" 
Iris sbuffò.
"Che sono stata un'idiota, stamattina" 
"No,prima" 
"Oh, ti ho chiesto scusa" disse Iris, provando poi a spiegare "Probabilmente tieni molto più all'arte di quanto dai a vedere o di quanto io abbia intuito e sono stata veramente una scema a proporti di vendere i disegni, in fondo sono tuoi, devi decidere tu cosa farci e stai tranquillo, sicuramente non ti ricatterò con la storia del graffito,che, non te l'ho detto prima, ma lo trovo veramente magnifico e poi..."
Shane le diede di scatto le spalle, riprendendo a camminare. 
"Va bene,va bene, ho capito. Puoi smetterla di blaterare" disse con tono freddo, sebbene il suo volto fosse illuminato da un piccolo sorriso. 
Iris si zittì, stringendo tra le dita una bretella dello zaino. 
"Brava, dopo il tuo meraviglioso monologo non hai fatto che peggiorare le cose. Ti meriti una medaglia, davvero". 
L'impulso di prendere a testate un muro per far stare zitta Vocetta divenne improvvisamente molto forte.
Iris scosse la testa, raggiungendolo di corsa. 
"Allora" esordì con tono salottiero "che si fa oggi?" 
"Tu non lo so, quello che ti pare. Io esco con degli amici" 
Iris alzò un sopracciglio. 
"Be', potrei..."
"No" rispose lui, irremovibile. "Se non ti fosse chiaro, è un'uscita tra maschi e non sei invitata" 
"Oh" sfiatò lei, fermandosi sul marciapiede. 
Sentì un tonfo in fondo al petto a quelle parole e Shane, notando che si era bloccata in mezzo al nulla, si voltò a guardarla, non riuscendo tuttavia ad incontrare il suo sguardo. 
"Okay, allora..." la voce le traballava, che stupida "...allora ci vediamo" 
"Sì, ciao" mormorò lui, pentendosi un po' di averla trattata in quel modo.
"Però, è stato un po' stronzo. Quasi quasi mi sento offesa anch'io..." 


Angolo dell'autrice: 
Annuncio ufficialmente che questo capitolo è stato -finora- il più difficile di tutta quanta la storia. 
Probabilmente perchè ero partita con un'idea del tutto differente da quello che poi ho scritto, ma ciò che avevo pensato all'inizio mi sembrava troppo melodrammatico, poco in stile Iris e Shane e accellerava decisamente troppo il loro rapporto (e si scoprì che, alla fin fine, è l'esatta descrizione di questo capitolo. Miseriaccia, spero di no!)
Comunque, abbiamo conosciuto questa Louise, proprietaria degli occhi verdi e che, a quanto pare, suscita qualche strano sentimento nel caro Shane. 
Oh, quasi me ne scordavo: la mamma di Iris! 
Che donna, gente, che donna. Il suo personaggio mi è venuto in mente di getto e ho pensato che, essendo appunto la madre di un tipetto particolare come Iris, avrebbe dovuto essere ancor più svalvolata della figlia (va a finire che l'unica matta qui sono io ahaha). 
Infine, Shane sembra non tollerare più di tanto la continua presenza di Iris e lei, che per una volta nella vita sta provando a farsi degli amici (con metodi non troppo ortodossi, ma amen), ci rimane piuttosto male. 
Anyway, il capitolo è davvero lungo ma mi sembrava inutile spezzarlo. Spero vi sia piaciuto e vi dico solo che nel prossimo ci sarà da divertirsi! 
Un bacione, 
Bumb. 

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Capitolo 5
*** Casini incasinati ***


                Graffiti: come tutto ebbe inizio 
5. Casini incasinati

Iris, distesa a pancia in giù sul suo letto, scriveva velocemente sul suo diario, mentre le note di Stay Away*, sparate a tutto volume dallo stereo della sua camera, rimbombavano tra le pareti. 
Caro Jeff, 
so che sei uno stupidissimo diario a cui,tra l'altro, mi imbarazza anche un po' rivolgermi, ma mi sentirei davvero scema a scrivere ad inizio pagina "Caro diario", per cui ti ho dato un nome. Jeff. Piacere. Baci e abbracci. 
Ovviamente chiunque abbia la malsana idea di leggere queste righe sperimenterà un bel bagnetto nell'acido bollente e, nel caso si trattasse della mamma, può benissimo scordarsi per tutta la vita la mia crema per il corpo alla mela verde. 
Siete avvertiti. 
Dunque, Ranuncolandia è fredda, piccola e con le classiche iniziative da paesino montano; per esempio, questa domenica ci sarà la sagra del formaggio e tra due settimane quella delle castagne, visto che siamo ad Ottobre inoltrato.
Che poi, io, le odio le castagne. 
In questo momento sto odiando un po' tutti in verità: Vocetta, la mamma, Granny -no, andiamo, è troppo un nome da coglione- e anche un filino Shane. 
Non dovrei, so che non dovrei, mi fa passare per la bambina idiota di turno, ma....be' in poche, semplici, affilate, bastarde, parole quest'ultimo ha gentilmente sottolineato che: 
a) Lui ha vita sociale, amici, esce con loro, si diverte, sa disegnare ed è pure figo. 
b) Io non riesco neanche a fare amicizia con qualcuno senza inventarmi strani ricatti su graffiti meravigliosi, foto mai scattate e svenimenti simulati nell'ufficio del preside. 
Dici che ho un cervello un tantino disturbato? 
Io preferisco definirlo "diversamente intelligente".
La vera cosa deprimente è che fino a cinque secondi fa ero stesa sul divano con il gatto sulla pancia e rimuginare sul fatto che, alla fin fine, sono proprio inutile all'umanità (don't worry, non ho intenzione di suicirdarmi).
Comunque, se ci pensi, non so fare proprio niente. 
Vediamola così: 
-Shane sa disegnare. Bene. 
-Mamma sa rimorchiare. 
-Il mio gatto praticamente è un termosifone portatile.
-Tanta gente nel mondo sa ballare.
-Altra gente nel mondo sa suonare o cantare. 
-Altra gente ancora nel mondo è brava in qualche sport. 
E io? 
So scrivere su uno stupido quaderno viola con un maiale giallo stilizzato senza braccia in copertina. Wow. Emozionante. 
Aspetta, pausa cibo.

Iris corse giù per le scale, ritornando poi in camera con una bella scorta di snack ipercalorici. 
"Ma sì,dai, ingrassiamo come cinghiali e poi lanciamo dalla finestra la bilancia, magari sperando di centrare in pieno la macchina del caro Granny!" esultò Vocetta, in una brutta copia di un urlo di guerra. 
Eccomi. 
Ho trovato un'altra cosa che so fare bene. 
Mangiare.


                                                     §  §  §
    
Shane, fermo davanti alla porta di casa Brennan, tirò fuori il cellulare dalla tasca con un sorriso divertito che gli increspava le labbra e digitò velocemente un messaggio.
Shane: "Se alzi ancora un po' il volume della musica, i vicini ti denunciano per disturbo della quiete pubblica" 
Iris: "Oh.Mio.Dio. Ti prego, adesso dì anche
Sbuffò una risata, alzando gli occhi al cielo. 
Shane: "Io ti sto osservando" 
Iris: "Aaaaah, sembra di essere in un film horror. Che gran figata" 
Shane: "Sono felice che tu ti stia divertendo e odio interromperti, sul serio, ma ti dispiacerebbe aprirmi la porta? No,sai, non vorrei morire assiderato e farti vivere il resto della tua misera esistenza con un morto sulla coscienza" 
Iris: "Misera?"
Shane: "Cioè, di tutto quello che ho scritto tu hai preso in considerazione soltanto ?"
Iris: "Mmh, credo di sì" 
Shane: "Apriii" 

La musica si interruppe bruscamente e Shane potè giurare di aver visto una vecchietta, affacciata alla finestra della casa accanto, riporre il bazooka che aveva tirato fuori per mettere fine a quel casino infernale. 
La porta si aprì all'improvviso e il viso sorridente di Iris -più che sorridente- gli comparve davanti agli occhi.
"Ehilà Ghiacciolino, 
ti si è congelato anche il p-..."
"Fai schifo" 
Lei scoppiò a ridere, facendosi da parte per permettergli di entrare. 
"Quanto cazzo è sexy con quel cappello?!" cinguettò Vocetta e Iris, di riflesso, si mise a fissare insistentemente il cappello blu scuro che Shane indossava, in tinta con gli occhi azzurri.
E sì, era decisamente sexy. 
Si riscosse soltanto quando lo vide stravaccarsi sul divano e prendere in mano un quaderno. 
Iris impallidì. 
Quello era il quaderno. 
"Cos'è ques-..."
"Dammelo!" urlò, eseguendo un tuffo a rana verso il divano per strapparglielo di mano e nasconderselo dietro la schiena. 
Shane si aprì in un ghigno furbo. 
"Hai per caso un diario segreto, Iris Brennan?" 
"Si chiama Jeff" 
"Ottima risposta, sul serio, adesso sì che ti lascerà in pace" 
Shane rise. Iris si morse un labbro.
"Jeff, dici?" disse lui, meditabondo, avvicinandosi di un passo. 
Iris arretrò, stringendo la presa sul diario. 
"Già, ed è personale, il che implica che nessuno, oltre me, può leggerlo" 
"Sai, sarebbe un'ottima vendetta per la storia dei disegni..."
Iris spalancò gli occhi quando la sua schiena andò a sbattere contro il muro e notò, con un certo nervosismo, che Shane era sempre più vicino. 
D'altro canto, lui si stava divertendo un mondo. 
"Andiamo, non essere rancoroso..."
"Non lo sono infatti" 
Poi, del tutto inaspettatamente, si avvicinò talmente tanto che Iris, ormai con un unico neurone che ballava la salsa nel suo cranio, potè ammirare liberamente ogni sfumature più chiare o più scuro degli occhi del ragazzo.
"Oh mammina santa, qualcuno ci aiuti. Se non si allontana non sopravviveremo a lungo" 
E subito, come se fosse stato premuto un pulsante rosso, il respiro di Iris accellerò, così come i suoi battiti. 
"Shane, che stai..." non finì neanche di parlare perchè le dita lunghe del ragazzo presero a farle il solletico ovunque, spostandosi velocemente. 
Iris cominciò a ridere come una deficiente, staccandosi inconsapevolmente dalla parete; così Shane, non appena la schiena della ragazza fu di nuovo distante dal muro, tentò di allungare un braccio per prendere il diario. 
Da lì, si scatenò una guerra destinata a far concorrenza a quella di Troia, con urla, spinte e risate, finchè Iris non riuscì a salire velocemente le scale, liberandosi appena in tempo quando le mani di Shane l'acchiapparono per i fianchi nel tentativo di fermarla, e si chiuse a chiave in camera sua, continuando a ridacchiare.
"Va bene, hai vinto, i tuoi segreti da quattordicenne innamorata rimarranno tali" lo sentì dire da dietro la porta. 
"Simpatico. Questo prima ci fa sfiorare l'infarto fulminante, poi alla fine si arrende" 
"Accidenti, come sei magnanimo" 
"Lo so, non c'è bisogno che tu me lo dica"
"E anche modesto, a quanto pare" 
"Ovvio, se vuoi riassumermi in una parola ti conviene usare "perfetto". Direi che mi rappresenta molto"
La sentì ridere e si mise a sedere per terra. 
Non sapeva esattamente perchè fosse andato lì fino a casa sua -o meglio, ufficiosamente lo sapeva, ma ufficialmente non ne aveva idea-; il punto era che a scuola, all'uscita, l'aveva trattata male. 
Sì, dopo quasi quattro ore in cui aveva riso e scherzato spensieratamente con i suoi amici se n'era reso conto.
Nel frattempo, la contorta mente di Iris, oltre a deprimersi, dopo aver visto che, effettivamente, lui aveva altri amici, si era resa conto che, nonostante il suo stupido ricatto, Shane avrebbe potuto benissimo lasciarla sola. 
E forse, era la cosa che la faceva soffrire di più. 
Probabilmente perchè, a parte sua madre, lo era sempre stata.
"Comunque, che tu ci creda o no, sono venuto per portarti a cena" disse Shane, poggiando la testa sul legno bianco della porta.
"Cooooosaaaaa?!" esclamò Vocetta, incredula quanto lei. 
"Eh?"
"Sei ufficialmente invitata a cena a casa Weston. Preparati, sarà un'esperienza che avrà un impatto devastante sulla tua vita" 
Il cuore di Iris si esibì in un avvitamento carpiato, con capriola finale. 
"Dici davvero?" si schiarì la voce "Cioè, a cosa devo l'onore di questo invito?" 
Shane non seppe cosa rispondere. 
"Be', visto che tua madre non c'è, ho pensato che, magari, ti andava di..ecco.." 
La porta si spalancò, facendolo quasi cadere disteso a terra. 
Così, dal basso, individuò il sorriso raggiante della ragazza e si tranquillizzò. 
"Allora accetto" 
"Bene. Ti piace la pizza?"
"Che domanda inutile, Ghiacciolino" 

                                                §  §  §

Quando Shane parcheggiò la macchina nel vialetto di casa Weston, si voltò a guardare Iris. 
"Che c'è?" 
Shane sospirò. 
"Sappi che, qualsiasi cosa troverai là dentro, è del tutto normale" l'avvertì "Cioè, è normale per gli standard della mia famiglia"
Iris abbozzò un sorriso, scendendo dalla macchina. 
Vocetta se ne stava buona buona per il momento, in attesa di vedere cosa sarebbe successo.
Shane, con l'ansia dipinta in faccia, infilò le chiavi nella toppa e aprì, con lentezza snervante, la porta. 
Fu così che Iris conobbe la famiglia Weston. 
"Potere delle sette sfereeeeeee!"
"Ahiaaaaaa! Mammaaaaaa, Jake mi ha tirato i capelliii!" 
"Papàààààà, dove diavolo è la mia macchinaa?!"
"State tutti zitti che devo vedere Long Island Medium!"
"Teresa, quando capirai che non c'è niente di vero in quei programmi che ti piacciono tanto?" 
"Taci, Richard" 
"Luke, io sono tua nonna!" 
"Era 'io sono tuo padre', imbecille!"
"è uguale!"
"Mammaaaaaa, Jake mi ha tirato un calcio!"
"Papàààààà, la mia fottuta macchina!" 
"Brendon! Non usare questo linguaggio in casa mia!"
"Scusa mamma" 
Iris sentì dei passi affrettati e un tonfo sordo. 
"Mammaaaaaa, quella scema di Charlie è caduta di nuovo dalle scaleee!"
"Chiedete a vostro padre"
"Ma non era una domanda..."
"Charlie, ti sei fatta male?"
"Nono..."
"Si può sapere come diavolo fai a cadere ogni volta?"
"Stavo leggendo e non ho visti gli ultimi quattro gradini" 
"Quanto sei scema..."
"Brendon, non insultare tua sorella!" 
"Scusa mamma" 
Iris e Shane, ancora in piedi sulla soglia di casa, assistettero impotenti a tutto quel gran casino. 
"Porca paletta...e noi che consideriamo strana la mamma!" commentò Vocetta, impressionata. 
"Ehm ehm..." si schiarì la voce Shane. 
A quell'unico suono, l'intera famiglia Weston si voltò contemporaneamente nella loro direzione e, come c'era da aspettarsi, tutti gli sguardi si catalizzarono su Iris che, come c'era di nuovo da aspettarsi, arrossì.
"Spiegami perchè il tuo colorito sembra avere vita propria nei momenti meno opportuni..."
"Oh, Santo Cielo!" esclamò all'improvviso la signora Weston, alzandosi in fretta dal divano e prendendo rudemente per un braccio il marito. 
"Tu devi essere Iris, giusto?"
"Già..."
"Oh, mi dispiace così tanto! Non è stato molto educato farci trovare in questo casino incasinato, ma siamo una famiglia piuttosto numerosa e facciamo un gran baccano.."
"Non si preoccupi signora Weston"
"E invece sì, mi preoccupo! Che figura abbiamo fatto, eh Richard? Chissà cosa penserà di noi questa cara ragazza..."
"No, davvero, io non penso niente.." 
"Questo l'avevo notato" ridacchiò Vocetta e Iris si decise una volta per tutte a chiudere. 
Shane, nel frattempo, scosse sconsolato la testa, sospirando, e si decise a prendere in mano la situazione. 
Anche perchè, se non l'avesse fatto, sua madre avrebbe potuto continuare a scusarsi per l'eternità. 
"Mamma, penso che Iris abbia capito. Non c'è bisogno che ti prostri ai suoi piedi" minimizzò, chiudendo definitivamente la porta. 
Teresa e Richard Weston sorrisero in perfetta sincronia alla nuova arrivata, invitandola subito ad entrare e a conoscere il resto della famiglia. 
"Non preoccuparti se all'inizio non ti ricordi i nomi" le disse Richard, affiancandola "A volte succede anche a me!" 
"Allora, lui è Brendon, il maggiore" cominciò Teresa, posizionandola davanti ad un altissimo ragazzo che poteva benissimo considerarsi l'esatta copia di Shane. 
"Ehi, piacere!" 
Teresa non le diede neanche il tempo di ricambiare il saluto che riprese a parlare. 
"Tra poco partirà per il college, sai? Ma non è lui il più intelligente della famiglia.."
"Grazie mamma, sempre molto gentile" 
"...bensì, il cervello funzionante di casa Weston è Charlotte, di due anni più piccola di Shane" 
Iris spostò lo sguardo su una ragazza minuta dai lunghi capelli biondo cenere e gli occhi dorati, messi in risalto dai grandi occhiali da vista. 
"Ciao..."
Teresa la trascinò di nuovo via, piazzandola di fronte a due bambini identici che avevano stampati in faccia gli stessi sorrisi furbi. 
"E infine ci sono i gemelli, Jake e Violet. Due vere pesti!" 
"Tu sei la fidanzata di Shane per caso?" 
Iris si strozzò con la sua stessa saliva mentre Shane, con le orecchie infiammate dall'imbarazzo, rispondeva di no e tentava in contemporanea di strozzare i fratellini che se la ridevano beatamente. 
"Oh, poi c'è mio marito Richard e io, Teresa" 
Iris li osservò tutti quanti, tante teste bionde e sorrisi smaglianti, e, per un attimo, si chiese cosa si provasse a vivere in una famiglia tanto grande e calorosa. 
"Dev'essere fantastico" mormorò Vocetta "e rumoroso."

*canzone dei Nirvana (sì, li amo alla follia se non si fosse capito)

Angolo del disagio: 
Sì, l'angolo dell'autrice ha lasciato spazio a quello del disagio, il quale, ammettiamolo, rende molto di più l'idea.
Alloooora, abbiamo conosciuto il diario segreto di Iris, Jeff, che è stato partorito dalla mia mente mentre ero in vacanza (so che non ve ne frega, ma io lo dico lo stesso! *Oh Yeah!*). 

E poi, signore e signore (non credo ci siano molti ragazzi che girano per Efp), la famiglia Weston. Non avete idea di quanto mia sia divertita a scrivere l'ultima parte del capitolo, tuttavia ho ancora qualche dubbio: avrei dovuto farla più lunga? descrivere meglio i personaggi? 
Poi ho pensato che c'è tempo per conoscerli meglio uno ad uno e non mi sembrava opportuno allungare ulteriormente il capitolo :D 
Detto questo, spero (di nuovo) che vi sia piaciuto! 
Baci, 
Bumb. 

P.s. Ho scoperto di essermi dimenticata una cosa importantissima nei precedenti quattro capitoli -chiedo venia-: Un grande ringraziamento ai lettori silenziosi, che so -spero- che ci sono! 
E ovviamente grazie a chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate e a chi ha recensito! Vi adoro <3

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Capitolo 6
*** Adolescenti complessate ***


  Graffiti: come tutto ebbe inizio 
6. Adolescenti complessate
Shane, stranamente in orario, quella mattina stava riponendo alcuni blocchi da disegno nel suo armadietto, che, al suo interno, era strapieno di matite, colori, pennelli, un paio di bombolette, fogli e tutto fuorchè libri scolastici.
Gli capitò sott'occhio un disegno che aveva fatto qualche giorno prima, così, perchè era particolarmente ispirato e aveva voglia di rilassarsi. 
Il disegno rappresentava un grande e altissimo albero, dal tronco possente e una miriade di rami folti, pieni di foglie verdi e boccioli di qualche fiore. La chioma addirittura occupava tutta la parte superiore del foglio e dava l'idea di essere in mezzo ad un'ombrosa foresta. 
Poi, ai piedi dell'albero, se ne stava seduta una ragazza, intenta a leggere un libro. 
Aveva i capelli rossi e tante lentiggini. 
La osservò, assorto. Era da un po' che lui e quella ragazza imbastivano un penetrante gioco di sguardi ogni volta che si incrociavano per i corridoi, in mensa, in cortile o fuori dalla scuola. 
Shane non riusciva a farne a meno. 
Tuttavia, non sapeva neanche il suo nome e, ovviamente, l'opzione di chiederglielo di persona e magari presentarsi era fuori discussione. 
"Ma buongiorno, pittorucolo senza futuro!" lo salutò energicamente una voce che conosceva fin troppo bene e una poderosa pacca sulla schiena gli fece incrinare qualche costola. 
Chiuse l'armadietto di botto, nascondendoci dentro il disegno, e si voltò verso il suo migliore amico dai tempi delle elementari: Cameron. 
"Guarda chi si vede, lo skater non-professionista" lo apostrofò ghignando e alludendo al braccio ingessato dell'amico. 
Cameron roteò gli occhi. 
"Sai, è confortante sapere che condividi il mio dolore per il fatto che non potrò rimettere piede su uno skate per mesi. Sei davvero un ottimo amico, mica come certe persone che ridono delle mie disgrazie.." 
"Puoi contare su di me, amico" rise Shane, sistemandosi meglio la tracolla nera con i libri dentro. 
Si guardò attorno, in cerca di qualcuno in particolare. 
Iris, di solito, gli dava il buongiorno ogni mattina con frasi poco carine sul conto di Granny, l'ormai ufficiale fidanzato di sua madre, che spesso passava da casa Brennan per visite che, pian piano, diventavano sempre più prolungate.
Tuttavia, quella mattina Iris non si trovava da nessuna parte. 
O forse era lui ad essere troppo in anticipo. 
"Cosa guardi, piccolo Shane? Stai per caso aspettando l'arrivo di una certa rossa mozzafiato..." cinguettò Cameron, sbattendo le ciglia in modo teatrale. 
Shane gli tirò uno spintone. Cameron rise. 
"No, pervertito. Stavo notando che Iris non si è fatta viv-..."
"Non posso credere a quello che è appena successo!" esclamò una voce alle spalle dei due ragazzi "Ghiacciolino, dimmelo tu, cosa stracazzo è successo?!" 
Shane si voltò, incontrando la faccia un tantino sconvolta di Iris. 
"Ben svegliato, Ghiacciolino, eccoci qui a rovinare la tua giornata" cantilenò Vocetta, con un tono un po' da drogata. 
Forse era sorpresa anche lei. 
"Giorno anche a te, eh..." 
"Eppure sono arrivata da due settimane, pensavo di essere invisibile..." continuò lei, poggiandosi con la schiena agli armadietti. 
Cameron la fissò divertito, scambiandosi un'occhiata con Shane. 
"...e invece SBAM! ecco che arrivano i problemi..." 
"Non per mettere in dubbio la tua ottima capacità di spiegazione, ma non ci ho capito un cazzo" 
"Grande, l'hai presa per il culo in modo egregio e manco se n'è accorta. Meno male che ci sono io qui..."
"...ma poi, perchè proprio io ?! Non poteva chiedere a qualcun'altro?! Non poteva leggere il fottuto tema di qualcun'altro?!" 
"Stiamo parlando di Granny, per caso?" chiese Shane, sapendo benissimo che effetto avrebbe provocato nella ragazza anche solo il suono di quel nome. 
"Ghiacciolino, quante volte devo dirti che non devi mai nominare il nome del coglione invano?" sputò fuori Iris, ritornando improvvisamente attiva. 
"Se mi chiami Ghiacciolino un'altra volta te lo tatuo in fronte mentre dormi" 
Iris si lasciò scappare un sorriso e solo dopo si accorse della presenza silenziosa di Cameron, che aveva ascoltato attentamente il loro improbabile scambio di battute sorridendo divertito. 
"Ahah, hai fatto la deficiente davanti ad un amico di Shane! Scemaaa!" 
Iris arrossì, staccando la schiena dagli armadietti e riportandosi in posizione eretta. 
Shane decise di fare le presentazioni. 
"Iris, Cameron. Cam, Iris" disse molto sbrigativamente. 
"Ciao. Sei tu la tizia del ricatto e del bagno dei ragazzi?" 
"Ancora con questa storia? Penso che abbiate mandato questa disgraziata in corto circuito abbastanza volte. Non c'è bisogno di complicare ancora di più la situazione già compromessa del suo piccolo cervellino..." borbottò Vocetta e Iris, nonostante gli insulti rivolti alla sua intelligenza, fu completamente d'accordo con lei. 
"Non importa che continuiate a rivangare il passato eh..." sbottò a mezzavoce, senza neanche pensarci.
Cameron ridacchiò.
"Giusto, quel che è fatto è fatto no?" 
"Ecco" 
"Famme vedere un po' se questo può essere considerato un possibile candidato..." mormorò assorta Vocetta, comiciando a scrutare Cameron.
Era più alto di Shane di qualche centimetro, con una catasta di riccioli castani sulla testa e due grandi occhi di uno strano verde misto al marrone. 
Aveva un'aria dolce e rassicurante e infondeva simpatia. 
"Bene, dopo questo inutile discorso..." cominciò Shane 
"Ehi" 
"...Iris, ti do il mio permesso di raccontarci cosa diamine ti è successo" 
Lei sorrise, spostandosi dietro l'orecchio una ciocca di capelli lasciata volutamente fuori dalla sua coda alta, e cercò di vincere il lieve imbarazzo che la presenza di Cameron le procurava. 
"Grazie padrone. Be', stamattina stavo venendo a scuola e Louise, una tipa che ho conosciuto qualche giorno fa, mi ha fermato davanti all'entrata. Ecco...io, come materia a scelta, ho deciso di seguire il corso di Scrittura Creativa perchè...be', perchè mi incuriosiva e..."
"Quello del professor Ash?" chiese Shane
"Già e grazie per la considerazione mentre ti spiegavo le ragioni della mia scelta" borbottò Iris, imbronciandosi. Incrociò per sbaglio lo sguardo di Cameron che continuava a fissarla sorridendo e, per qualche arcano motivo, desiderò che la piantasse. 
Diventava nervosa quando qualcuno la guardava troppo a lungo. 
"Già, perchè a quel punto partono le classiche domande come 'Aspetta, non è che ho un brufolo sul naso e non lo so?' oppure 'Cavolo guarda questo...oddio, forse ho un pezzo di insalata tra i denti!'. Non sei normale ciccia" 
"Dunque, che stavo dicendo? Ah sì, insomma Louise mi ha detto che il professor Ash è andato da lei per farle leggere uno dei miei temi, dicendo che, secondo lui, meritavo un posto nel giornalino della scuola e, visto che lei ne è la direttrice, voleva che giudicasse la mia...bravura, diciamo, attraverso quello stupido tema" Iris prese fiato "E stamattina lei l'ha fatto, mi ha chiesto di entrare a far parte del giornalino. Ti rendi conto?!" quasi urlò, guardando Shane e dimenticandosi completamente di Cameron. 
"Be', io non ci vedo niente di male..." mormorò quest'ultimo, non capendo il punto della questione. 
Shane, d'altro canto, sospirò. 
"Senti" le disse, serio, passandole un braccio intorno alle spalle con apparente nonchalance. 
Iris trattenne il respiro non appena la sua spalla sfiorò il petto del ragazzo. 
"Allarme rosso! Ripeto: allarme rossoo!" 
"Se sei brava davvero -cosa che è tutta da vedere secondo me-, allora non c'è ragione che tu ti agiti tanto, capito?" 
Lei lo fissò con gli occhioni scuri spalancati, sorpresa da tanta gentilezza tutta insieme. 
In verità, anche lui era piuttosto stupito dalle sue stesse parole e, non appena si rese conto che aveva lo sguardo poggiato sulle labbra di Iris, quel giorno di un color prugna, da troppo tempo, la lasciò andare velocemente, avvicinandosi a Cameron. 
"Okay, ma io..."
"Niente ma" l'apostrofò lui "Ora dimmi chi è questa Louise e non rompere più con queste insicurezze da adolescente complessata" 
"Accidenti, che cavaliere" tossicchiò sarcastico Cameron, ricevendo la seconda gomitata in una mattina. 
Iris parve rifletterci un attimo e, nonostante i modi bruschi con cui Shane gliel'aveva fatto capire, si convinse che, alla fine, non sarebbe stata una cattiva idea. 
"Noto un improvviso cambiamento di rotta, signor capitano...è dovuto ad una lunga riflessione o al fatto che il caro Shane si sia in qualche bizzarro modo interessato alle tue vicende quotidiane?"
Per cui gli sorrise, facendolo imbambolare per un secondo, poi disse: 
"D'accordo, hai vinto. Louise è quella ragazza là" 
Shane spostò gli occhi nella direzione che Iris indicava e gli si gelò il respiro. Così come il cuore smise di battere e le orecchie presero fuoco. 
Eccola lì, la rossa mozzafiato. La ragazza sotto l'albero. Louise.

                                                §  §  §

"Posso chiederti una cosa?" 
Nessuna risposta. 
"Shane?" 
Ancora niente.
"Mi sa che si sente male..."
Effettivamente era un po' pallido..
"Ehiiiiii!" esclamò a quel punto Iris, urlandogli in un orecchio. 
Shane si riscosse. 
"Che hai da gridare tanto?"
"Tu non mi rispondi.." 
Shane sbuffò e una nuvoletta di vapore bianco uscì dalla sua bocca. 
Sentiva il cervello completamente fuori uso dopo che, proprio quella mattina, aveva scambiato le prime, vere parole con Louise. 
Si era incartato un paio di volte, le sue orecchie avevano raggiunto una temperatura che si avvicinava paurosamente a quella del Sole e Cameron aveva rischiato di rompersi anche l'altro braccio, quando, una volta soli, aveva cominciato a sghignazzare come un cretino.
Fosse stato per lui, non appena il suo sguardo e quello di Louise si erano incrociati sarebbe scappato a gambe levate, ma c'era Iris al suo fianco e non poteva di certo tirarsi indietro dopo averle fatto quel discorso sull'insicurezza e tutte le altre cose. 
La sua era stata una questione d'orgoglio nei confronti di Iris che, tuttavia, non poteva neanche lontanamente immaginare quanto sforzo celebrare avesse impiegato per rivolgere a Louise quel semplicissimo "Ciao". 
"Mi stai ascoltando?!" urlò nuovamente la voce di Iris, al suo fianco. 
"No" rispose secco, desiderando soltanto farla sparire da lì per rimanere da solo e pensare. 
Iris si accigliò. 
"Va bene, mi ripeterò per la centesima volta nel giro di due minuti.." 
"Che esagerata" 
"...volevo sapere se...insomma, stamattina guardavi Louise in modo...strano.." 
Shane cominciò ad agitarsi seriamente.
"Mi chiedevo se...ecco...insomma, ti piace Louise?" concluse tutto d'un fiato, senza guardarlo in faccia, il che fu un sollievo per il ragazzo che sentiva il viso bollente. 
Iris incrociò inconsapevolmente le dita nella tasca del cappotto. 
Non sapeva perchè, non ne aveva idea, ma la prospettiva che Shane desse una risposta affermativa le faceva mozzare il respiro e sentire come se qualcuno le avesse appena sferrato un pugno in piena pancia. 
"Perchè ci mette tanto a rispondere, eh?! Ci prova gusto a farci stare sulle spine?!" 
Anche Vocetta sembrava agitata. 
"Io..." balbettò Shane, preso completamente in contropiede "In realtà..veramente..io..ecco io.."
Poi, improvvisamente si bloccò in mezzo alla strada, poco distante dalla casa di Iris, che lo fissò stranita. 
"Be'?" 
"Ehm...non vorrei dirtelo ma...guarda là" 
Iris spostò lo sguardo verso il vialetto di casa sua e subito, senza aspettare un attimo, una forte voglia di vomitare le aggrovigliò le viscere. 
"Porca miseria che schifo"
C'era sua madre, poggiata con la schiena ad un auto blu, che si baciava poco castamente con un tizio. Un tizio che non era Granny. 
Iris, incapace di spostare gli occhi da quell'orrenda visione, fece un passo indietro. 
"Che...che stanno facendo?" 
"Be', a me sembra parecchio chiaro" mormorò Shane, storcendo la bocca quando la mano dell'uomo scese inevitabilmente verso il sedere della signora Brennan. 
"Shane" sibilò Iris, per farlo tacere. 
Si voltò a guardarla, bianca come un cencio e visibilmente sconvolta. 
In un attimo, ad Iris apparì davanti agli occhi il suo imminente futuro: Granny avrebbe scoperto il tradimento di sua madre, il tizio avrebbe scoperto di Granny, entrambi l'avrebbero mollata, lei si sarebbe disperata e, come ogni volta, l'avrebbe costretta a trasferirsi. 
"No..." pigolò Vocetta, con un tono stranamente indifeso.
Lei non voleva andarsene. Non quella volta.
"Stai bene?" 
Si voltò verso Shane, affogando in quelle iridi tanto cristalline da farle male, e scosse la testa. In silenzio. 
Lui la prese dolcemente per mano, allontanandola dalla casa e cercando di tenersi pronto nel caso Iris fosse svenuta. 
Per un attimo si perse nel pensare che la mano di lei, nella sua, era veramente piccola, poi si rese conto che, quell'assurda situazione, almeno gli aveva evitato una confessione più che imbarazzante. 
Sospirò, visibilmete sollevato.
Non tutti i mali vengon per nuocere, si disse. 

Angolo del disagio:
Aeeehmm...come posso chiedervi perdono? 
Lo so, questo capitolo fa davvero, davvero, davvero pena. A me non piace per niente e, sebbene sia sicura che sia così anche per voi, spero comunque di sbagliarmi. 
Per cui, nel caso piovessero recensioni negative lo capirei perfettamente. 
Non succede niente, a mio parere è inutile e terribilmente "di passaggio", come si suol dire.
Comunque, la storia del giornalino scolastico è una cosa che mi è successa veramente e purtroppo non ho uno Shane-altroragazzostrafigo-consiglierechenonsiamiamamma che mi sproni ad accettare la proposta. Amen, credo che la mia scuola farà a meno delle mie parole. Già. 
Poi c'è Cameron, personaggio secondario ma non così tanto (ci sarà qualche sorpresa sul suo conto), migliore amico di Shane, prodigio dello skate anche se si è rotto un braccio e credo con un carattere sulla stessa lunghezza d'onda di Shane, sebbene meno timido e più aperto. 
Bene, detto ciò vi saluto, vi ringrazio come sempre e mi vado a nascondere, perchè non sono affatto fiera di quanto scritto là sopra. 
Chiedo perdono *si inginocchia*, 
Bumb.

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Capitolo 7
*** Regina di Cuori o Fata della Notte? ***


Graffiti: come tutto ebbe inizio 
 
7. Regina di Cuori o Fata della Notte? (parte prima)
"Ma chi ce l'ha fatto fare..." sibilò Vocetta mentre Iris, attonita, osservava, immobile davanti all'entrata della palestra, il gran casino che l'Halloween Party aveva scatenato e scatenava. 
"Tra l'altro, questo schifo di costume risale ai tempi delle elementari e, non vorrei dirlo, ma ti sta un tantino stretto".
E anche su questo aveva ragione.
Iris si lisciò, con un gesto incerto della mano, la voluminosa, svolazzante e cortissima gonna di tulle nero, cercando in tutti i modi di abbassarla il più possibile per evitare di far vedere a tutta la scuola il suo didietro. 
"Sebbene qualcuno di nostra conoscenza buttasse un'occhiata laggiù e apprezzasse, noi non è che ci scandalizziamo..."
Le guance di Iris, sebbene rese bianche dal cerone che sua madre le aveva applicato affinchè somigliasse il più possibile alla Regina di Cuori di Alice in Wonderland, presero istantaneamente fuoco. 
"Si inizia bene insomma..."
Alla fine, con uno sbuffo esasperato da tutta la situazione, si decise a dare inizio alle danze. 
Per modo di dire, ovviamente. 

                                                  *  *  *
Il rutto sonoro di Cameron gli rimbombò nella testa, arrivando -purtroppo- fino alle cavità olfattive, con una furiosa imprecazione del suo naso.
"Non per mandarti via, Cam, ma potresti, gentilmente, andare ad esplellere aria putrida da qualche altra parte?" chiese Shane con un sorriso tirato che tradiva tutta la sua voglia di cacciare a calci in culo il suo migliore amico. 
In tutta risposta, Cameron scoppiò a ridere a bocca spalancata, deliziandolo con una zaffata di alito al gusto di alcool mal digerito. 
Shane represse un conato di vomito. 
"Shcusa, amico, ma..." risolino da quindicenne innamorata "...ma ma ma maaaaaa, che bella è la mia mammaaaaaaa!" 
Shane lo fissò esterrefatto. 
"Perchè stai cantando, si può sapere?" 
Che poi, pensò Shane, lui neanche ce l'aveva una mamma, in quanto figlio adottivo di una coppia gay. 
"Boh!" esclamò Cameron, piegandosi in due dal ridere e aggrappandosi alla spalla dell'amico per non cadere. 
Shane sospirò, sorreggendolo. 
Qualche idiota era riuscito ad introdurre alla festa degli alcolici per cui, in quel momento, metà degli studenti era ubriaco e l'intero corpo insegnanti cercava inutilmente di contenere il danno e sequestrare ogni bottiglia, sperando comunque di arrivare alla mezzanotte senza che nessuno sprofondasse in un coma etilico senza ritorno.
Si guardò attorno mentre Cameron continuava a sparare cazzate senza un minimo di senso e, di nuovo, si ritrovò a chiedersi dove fosse Iris. 
Il pensiero che potesse non venire alla festa lo rattristava, ma tentava di tenerlo a bada.
Anche se questo voleva dire ricevere rutti e alitate mortali in piena faccia. 

                                               *  *  *
Louise schioccò le labbra con un suono sonoro, ripose il suo lucidalabbra nella borsetta e sorrise accattivante alla sua immagine riflessa nello specchio del bagno della scuola. 
Era perfetta, come sempre del resto. 
A volte, tuttavia, quella perenne aria da bellissima santarellina le stava stretta. 
Buon viso a cattivo gioco, si ripetè per l'ennesima volta. 
La porta del bagno si aprì ed entrarono un paio di ragazze ridacchianti che la salutarono con calore.
Louise stette, come sempre, al gioco, scoccando sorrisi timidi e abbassando spesso lo sguardo, simulando perfettamente un comportamento tranquillo e remissivo. 
Ormai la sua bella maschera se l'era cucita addosso e nessuno aveva idea di chi fosse in realtà la vera Louise. 
A volte, quando si ritrovava da sola nel buio della sua stanza, aveva difficoltà a riconoscerla anche lei, la vera se stessa. 
Scosse con forza la testa, animandosi con le dita i lunghi boccoli rossi. 
Aveva un bell' Edward Mani di Forbice da conquistare quella sera, il deprimersi non era contemplato nei suoi piani.

                                               *  *  *
"Ma si può sapere come ti è venuto in mente di bere così tanto?!" sbraitò Shane, fissando dubbioso il colorito tendente al verde di Cameron "Lo sai che non reggi l'alcool, deficiente" 
"Lo reggo eccome, l'alcool" borbottò l'altro in risposta. 
"Devo forse ricordarti quella volta a casa mia, in cui ti bastò un sorso di birra per-...."
"Ciao ragazzi" 
Shane e Cameron si voltarono contemporaneamente, sebbene quest'ultimo fosse un tantino instabile sulle gambe. 
"Alla buon'ora" disse secco Shane, distogliendo prepotentemente lo sguardo da Iris. 
Sentì le orecchie riscaldarsi e non era un bene, ma in fondo, cercò di discolparsi, non era colpa sua. 
Era Iris, con quelle calze a rete che le slanciavano ancora di più le lunghe gambe, la corta gonna di tulle, il corpetto attillato con tre grandi cuori sull'addome, i guanti rossi e una coroncina nera e rossa in testa a mandarlo fuori di testa. 
Per non parlare poi delle labbra, così rosse da fargli venir voglia di...
"Come sarebbe a dire 'alla buon'ora'?" esclamò lei, spalancando gli occhi. 
"Ehi Irishh" soffiò Cameron, sporgendosi verso di lei. 
"Ohibò, uno scheletro ubriaco" si stupì Vocetta "Aspetta, come fa ad essere ubriaco? Questa è una festa della scuola..."
Iris chiese delucidazioni sullo stato critico di Cameron e Shane le spiegò la situazione. 
"Perfetto, quindi dovremo condividere la palestra con adolescenti sudati,ubriachi e di conseguenza assetati di sesso. Ottimo" commentò disgustata Iris, versandosi velocemente un bicchiere di punch per decidersi a togliere di dosso gli occhi a Shane. 
"Ti capisco sorella. Ovviamente il signorino qui, vuole farci seccare le ghiandole salivari vestendosi da Edward Mani di Forbice e indossando questo super sexy vestito di pelle e gli anfibi neri. Probabilmente vuole anche la nostra morte perchè, non so se hai notato, ma le labbra sembrano ancora più pallide e i capelli, scompigliati in quel modo, mi fanno venir voglia di..."
"Pensavo non saresti venuta" la voce di Shane interruppe -fortunatamente- la sproloquio di Vocetta e Iris tornò bruscamente alla realtà, riportando gli occhi in quelli limpidi di lui. 
"Perchè?" 
Shane si morse l'interno della guancia, a disagio. 
"Per quello che è successo con tua madre...cioè, quello che abbiamo visto. Probabilmente avrete litigato e pensavo che, ecco, non fossi in vena di festeggiare" 
L'espressione di Iris, dapprima colpita per quell'interessamento, si trasformò in un sorriso amaro.
"Con mia madre è già tanto se facciamo colazione insieme la mattina" sentenziò, portandosi il bicchiere alle labbra e perdendosi nell'osservare i suoi compagni di scuola che si agitavano come ossessi a tempo di musica "Sai, durante il giorno io sono a scuola, lei lavora; nel pomeriggio invece io mi rintano in casa a bere cioccolata calda e a guardare film in streaming mentre lei esce o con Granny o con Jimmy, il tizio dell'altra volta. A volte non torna neanche a dormire" 
"Ma sentila come si confida tranquillamente.'Ste robe non le racconti neanche al povero Jeff, che invece deve sorbirsi incomprensibili discorsi sempre lasciati a metà"
Iris arrossì e Shane, nonostante l'argomento non fosse dei più divertenti, sorrise, intenerito. 
"Be', per lo meno può dire di essere una donna impegnata" 
"Oh certo, su quello non ci sono dubbi. Talmente impegnata che l'altro giorno si è scordata il toast nel tosta pane perchè doveva rispondere al telefono e per poco non incendiava tutta la casa" 
"Mio zio è pompiere!" esclamò a quel punto Cameron, alzando entrambe le braccia al cielo e abbracciando di slancio Shane. 
"Felice di saperlo" risposero in coro Iris e Shane.
Si scambiarono un'occhiata complice, sorridendo sotto i baffi. 
Iris non capiva bene cosa stesse succedendo, ma ogni volta che incrociava lo sguardo di Shane, ogni santissima volta, un jet a doppia propulsione le decollava nello stomaco, dandole la stranissima sensazione di poter esplodere da un momento all'altro. 
"Tu non sei una persona normale, lasciatelo dire"
No, probabilmente non lo era. 
"Ragazzi, shc'è un problema" annunciò sorridendo Cameron. 
"Sarebbe?"
"Sto per vomitare" 
Iris impallidì visibilmente e Shane si allontanò di scatto dall'amico, che rischiò di cadere a terra con un tonfo. 
Ma Cam scoppiò a ridere. 
"Dai, accompagnalo in bagno" disse Iris, spingendo il povero Cameron verso Shane. 
"Non ci tengo a vederlo vomitare. Vacci tu" replicò Shane, rispingendolo nuovamente verso di lei. 
Cameron continuò a sghignazzare. 
"Non ci pensare neanche! Tuo è l'amico, tua è la responsabilità" 
"Guarda che non è un cane da portare fuori per i bisogni."
"Bau!" 
"E poi è anche amico tuo, dal momento che esattamente tre giorni fa te l'ho presentato" 
"Ma le senti le cazzate che spari?! Non so neanche il suo cognome e sicuramente non lo porterò in bagno a vomitare. E poi non si diventa amici solo se si viene presentati, idiota" 
"Vuoi dire che non consideri Cam abbastanza in gamba per essere un tuo amico, smorfiosa?" 
"Non ho detto questo e non chiamarmi smorfiosa, è una parola che odio. Senti che suono orribile 'smor-fio-saa'" 
"Smorfiosa smorfiosa smorfiosa!" 
"Sta zitto" 
"No, sta zitta tu" 
"Ragazzi, io vomito..." 
"Ma chi ti credi di essere per dirmi di stare zitta?! Guarda che racconto al preside del graffito" 
"Mi hai zittito tu per prima. E poi non lo faresti mai, ormai ti conosco" 
"Ra..raga..ragazzi.." 
"Sta zitto Cam!" esclamarono in coro e il poveretto, a forza di essere spintonato da una parte all'altra come un pacchetto esplosivo, si piegò inevitabilmente in due, rigettando ai loro piedi. 
"Aah, che bello spettacolo. Proprio adatto da una notte come questa."

Angolo del disagio:
I'm back, people.
Già, dopo non essermi fatta sentire per tutto il fine settimana, eccomi qui, con questa cosa, altrimenti classificabile come capitolo. 
Dunque dunque, da dove comincio ad annoiarvi? 
Direi dal fatto che ho deciso di descrivere l'inizio festa di tutti i personaggi, così, per farvi conoscere anche i pensieri di quella 'smorfiosa' di Louise -la odio anche io in questo momento, per cui sentitevi libere di insultarla pesantemente- e non rimanere sempre e solo nelle testoline malformate di Iris e Shane. 
Il rapporto tra questi due si sta fortificando e allo stesso tempo riscaldando, sebbene la più presa sia sempre Iris (Shane ancora brancola un po' nel buio, ma è un maschio, per cui è distratto da altre belle fanciulle). 
Ah, poi volevo chiarire una cosa sulla famiglia di Cameron. 
Allora, non ho deciso di dargli due genitori omosessuali così, tanto per 'fare figo', ma perchè secondo me chiunque, indipendentemente dal sesso o dal marito/moglie, può costruirsi una famiglia. 
Ci sono parecchie polemiche sul fatto che una coppia gay non debba avere figli perchè altrimenti l'immagine (o meglio, lo stereotipo) della famiglia consueta si sfalderebbe, ma a volte mi chiedo chi siamo noi per vietare a due persone che si amano la gioia di avere dei figli. 
Anzi, se hanno amore da dare perchè impedirglielo?
Ora non voglio scatenare discussioni, anche perchè chiunque legge Graffiti lo fa per la storia e non per sapere ciò che penso io, per cui fate finta che questa sia una pagina del caro vecchio Jeff. (Spero che non violi il regolamento di Efp esprimere la mia opinione su certi argomenti -non mi sembra-, nel caso fosse così, ditemelo, e provvederò a cancellare quanto scritto qualche riga più su).
Mh, la festa di Halloween è un'idea che mi ronzava in testa già dal primo capitolo (come si può notare dal volantino che le cheerleader consegnano ad Iris) e così eccola qua. 
Per quanto riguarda i costumi, quello di Iris mi è venuto in mente dal nulla, mentre quello di Shane è "studiato", visto che adoro il film Edward Mani di Forbice. 
Bien, mi sembra di aver detto tutto, spero vi sia piaciuto e grazie a tutti. 
Un grandissimo, gigantesco abbraccio, 
Bumb (che ha chiesto di cambiare il nickname in Lake Of Fire, per cui se improvvisamente Graffiti cambia autore non spaventatevi).

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Capitolo 8
*** Regina di Cuori o Fata della Notte? ***


Graffiti: come tutto ebbe inizio 
                                                                                                        Alla mia migliore amica 
                                                                                   che sta leggendo questa pseudo-storia.


8. Regina di Cuori o Fata della Notte? (seconda parte) 
"Questa festa fa davvero schifo. Nel vero senso della parola" sbuffò Shane, passando a Cameron un bicchiere d'acqua. 
"Bevilo a piccoli sorsi. Non vogliamo altro vomito sulle scarpe, grazie" gli disse Iris con tono scherzoso mentre gli sventolava energicamente in faccia uno dei tanti volantini della festa. 
Cameron bevve. Il suo viso riacquistò un minimo di colore. 
"Grazie mille Iris" mormorò evidentemente provato. 
"Così impara a bere badilate di intrugli strani." sentenziò Vocetta dall'alto della sua magnificenza. 
"No ma ti ringrazio per avermi considerato eh. E chi sono io? Il vicino della porta accanto?*" disse Shane, ferito nell'orgoglio. 
"Tu ti sei limitato a passarmi un bicchiere d'acqua e a lamentarti" lo riprese l'amico. 
Shane sbuffò. 
"Dovresti essere ubriaco..."
"Lo sono, in effetti. Ma non così tanto da non saper rispondere alle tue stupide battutine" ghignò Cameron, divertito dall'espressione scocciata di Shane. 
Iris li ascoltò scherzare, seduta vicino a Cameron sul pavimento freddo della palestra. 
"Io mi sento offesa. Non ci rivolgono la parola neanche per sbaglio. Maleducati!" 
Si sistemò la gonna per la miliardesima volta nel giro di due ore. 
Shane seguì i suoi movimenti con gli occhi, senza essere visto. 
E le sue orecchie, come al solito, si arrossarono. 
"Adesso che si fa?" chiese Iris, con espressione un po' annoiata. 
"Aspettiamo la mezzanotte sperando che qualche cretino di mia conoscenza non vomiti di nuovo?"
"Strozziamo selvaggiamente un altro cretino di mia conoscenza?"
"Tiriamo fuori dalla tasca un lancia-razzi e abbattiamo la popolazione di Ranuncolandia? Visto che stavamo parlando di uccisioni e roba varia...mi sa che mi sono fatta prendere un po' la mano"
Mentre Vocetta era intenta a farsi un esame di coscienza per espiare le sue colpe, si materializzò fra loro comuni mortali una presenza celestiale con la potenza devastante di un maremoto, una valanga, una bomba atomica (per rimanere in tema) identificabile anche come Louise. 
"Ciao" soffiò la rossa con la sua voce incredibilmente vellutata. 
"Pure la voce è perfetta...Tuttavia, continuo a ribadire che sono meglio io.Già."
"Ciao Louise" la salutò Iris, rialzandosi da terra mentre Shane arrossiva e balbettava un saluto imbarazzato.
"Che ti è successo?" chiese Louise a Cam, portandosi una mano alla bocca e assumendo un'espressione preoccupata. 
"Niente di che" 
"Non regge l'alcool" rispose Shane, complimentandosi con se stesso per essere riuscito a mettere due parole in croce. 
Le gioie della vita, pensò osservando come incantato il fisico snello di Louise. 
Era completamente fasciata in un lungo abito blu scuro che le lasciava gran parte della schiena scoperta; i capelli rossi erano raccolti in un'elaborata acconciatura dalla quale spuntavano qua e là, come scintille in un fuoco scoppiettante, fiori bianchi e perline. 
"Con tutta questa bava, il mondo avrà riserve d'acqua a sufficienza" commentò amara Vocetta, mentre Iris, che si sentiva uno stupido spettatore esterno, osservava in silenzio lo sguardo ammirato di Shane, il sorriso perfettamente timido di Louise, il colorito giallastro di Cameron e le poche parole che i tre ragazzi si scambiavano. 
"Sei bellissima" 
Shane si rese conto di aver parlato davvero, soltanto quando Louise arrossì (nè troppo, nè troppo poco, come si conveniva ad una ragazza perfetta come lei) e quando, nella sua testa, milioni di cartelli luminosi si accesero, recitando "Figura di Merda" a caratteri cubitali.
Cameron nascose la faccia dietro al suo bicchiere d'acqua ormai vuoto per evitare di scoppiare a ridere in faccia a Shane, il quale si stava carbonizzando. 
"Questa non me l'aspettavo" commentò Vocetta mentre Iris, con un certo fastidio, ascoltava Louise ringraziare Shane. 
"A me non l'hai detto che sono bellissimo" borbottò Cameron in uno sprazzo di generosità, decidendo di togliere l'amico dall'imbarazzo.
"Perchè non lo sei, forse?"
"Se è per questo nemmeno a me l'hai detto" sentenziò Iris con un sorrisetto di sfida, mentre il cuore accellerava la sua corsa e Vocetta le strepitava in testa che aveva sparato la più grande cazzata del secolo. 
Shane la soppesò un attimo con lo sguardo, sentendo chiaramente gli occhi di Louise piantati addosso e, con una logica contorta che solo lui poteva partorire, decise di fare bella figura davanti alla rossa facendola passare per la più bella del reame. 
Una mossa del tutto sbagliata.
"Per te è diverso" disse con aria da maestro "Tu sei...troppo provocante"
Il gelo calò sui presenti, manco fosse arrivata una bufera di neve a congelarli sul posto. 
Il sorriso di Iris scivolò via con tanta velocità che Shane si chiese se ci fosse mai stato e un rullo compressore particolarmente potente le schiacciò il petto con prepotenza, costringendola a trattenere il fiato. 
Abbassò lo sguardo senza dire niente mentre Shane, capendo che il suo geniale piano probabilmente non era così geniale, cominciò ad agitarsi e una strana sensazione non indifferente gli rese difficile pensare decentemente. 
"Ma 'n vedi 'sto bastardo..."
"Ehm..." si schiarì la voce Cameron, rialzandosi lentamente e pregando il cielo affinchè la testa smettesse di girare. 
Louise, sentendo un crescente senso di soddisfazione germogliare nel suo petto, sfiorò il braccio di Shane, ancora intento a fissare Iris. 
"Questa è la mia canzone preferita" mormorò con voce suadente "Andiamo a ballare?" 
Shane sembrò riacquistare le facoltà mentali tutte insieme e sorrise, imbambolato. 
"Certo" rispose "Tanto tu Iris devi portare Cam a prendere una boccata d'aria no?"
"Ma io..."
"Vero?"
"Sì" rispose secca lei "Certamente" ringhiò poi, prendendo sottobraccio Cameron che, facendo un segno disperato verso Shane, venne brutalmente trascinato via dalla ragazza. 

                                              *  *  *
"Troppo provocante?!"
"Iris..."
"Troppo provocante lo dici a quelle belle signorine sulla tangenziale, brutto coglione!" 
"Dai, Iris..." 
"Oh ma se pensa che gliela farò passare liscia si sbaglia di grosso, quell'essere monocellulare!"
"Andiamo, Shane non intendeva..."
"Ma sì che intendeva, intendeva eccome. Quanto vorrei spiaccicargli quella testolina bacata come se fosse un acino d'uva.."
"Che immaginazione cruenta" 
"...e poi gli stacco quei capelli biondi uno ad uno, magari completando l'opera con una bella ceretta.."
"Che mente diabolica, povero Shane" 
"Non provare a difenderlo Cam, o giuro che me la rifaccio anche con te!" 
Cameron, seduto sul cofano della macchina di Shane -che in realtà era di suo fratello Brandon-, osservava un po' rintontito i furiosi spostamenti avanti e indietro di Iris e ascoltava i suoi insulti verso Shane. 
Il tutto era accompagnato dagli svolazzi continui della cortissima gonna della ragazza che, di tanto in tanto, lasciavano intravedere un po' troppo. 
Ma Cameron di certo non si lamentava. 
"Quell'idiota dal cervello putrefatto..." continuò a borbottare Iris, soffiando come un gatto. 
"Senti" le disse Cameron "Shane non intendeva offenderti. Quel "sei troppo provocante" non l'ha detto con cattiveria, anche se, be', la tua gonna..."
"è un costume che avevo alle elementari, va bene? Non mi è venuto in mente di comprarne uno nuovo e scusatemi tanto se questa stupida gonna non ne vuole sapere di rimanere al suo posto!" esclamò lei, sentendo gli occhi inumidirsi.
"Non ti azzardare a piangere,idiota. Abbiamo fatto abbastanza figure di merda per una sera; le altre conserviamole per occasioni più importanti" 
Cameron, non sapendo cosa diavolo dire e pensando che sì, il suo migliore amico era veramente un coglione, le sorrise teneramente, invitandola a sedersi insieme a lui sul cofano. 
"Non farci caso" cercò di consolarla "Quando c'è Louise di mezzo il solitario neurone di Shane fa le valigie e parte per una lunga vacanza" 
"Questo non succede soltanto quando c'è Louise, posso assicurartelo" 

                                              *  *  *
Il dj dell'Halloween Party, visto che la serata volgeva al termine, aveva deciso di deliziare il suo pubblico con un bel ballo lento; per cui, in quell'esatto momento, Louise era beatamente abbandonata tra le braccia di uno Shane terribilmente emozionato e con la testa poggiata sulla spalla di lui. 
"A-allora" esordì molto brillantemente il ragazzo "Da cosa sei vestita esattamente?"
Louise gli piantò addosso due grandi occhioni verdi e un sorrisino misteriosamente sensuale. 
"Da Fata della Notte"
"Mai sentita" 
"Be', forse perchè è una vecchia leggenda che mi raccontava mio nonno quando ero piccola?" 
"Ah..ehm..me la racconti?"
Louise sorrise. 
"Si dice che, nella foresta di Buttercup, ci sia una grotta buia e cupa dove molti uomini hanno perso la vita in circostanze misteriose" cominciò lei "Molti mormorano che nella grotta dimori una creatura mostruosa, un demone o un drago, ma in pochi, solo i più saggi e le persone speciali, conoscono la verità. In realtà, nella grotta vive una splendida signora dalla pelle bianca come la neve e un setoso abito color della notte, che si dice sia stato creato un pezzo stesso della volta celeste; quando Madre Natura generò la Fata della Notte, le dono sì una bellezza inimitabile, ma, quando la ragazza si innamorò follemente di un umano, la Natura le lanciò una maledizione" 
"Sarebbe?"
"Be', ogni mese un uomo sarebbe entrato nella sua grotta e lei, sebbene contro la sua volontà, lo avrebbe dovuto uccidere con i suoi poteri magici. La maledizione, oltre che a macchiare l'anima della Fata di crimini eterni, l'avrebbe costretta a vivere un'esistenza lontana da amicizia e amore. Un giorno, tuttavia, il ragazzo di cui la Fata si era innamorata, varcò la soglia della grotta, cercando riparo dalla tempesta che infuriava fuori; fu così che la Fata della Notte, costretta dalla maledizione, uccise il suo amato. Le lacrime che versò le si impigliarono fra le pieghe del bel vestito scuro, trasformandosi in piccoli punti luminosi e la Fata, straziata dal dolore, si tolse a sua volta la vita, trasformandosi così nel cielo stellato che ogni notte noi umani possiamo ammirare" 
Quando Louise tacque, Shane si rese conto di essere stato catturato dalle sue parole e soprattutto dai movimenti morbidi e lenti delle sue labbra.
"Una storia inverosimile, ma comunque affascinante, non credi?" gli chiese lei. 
"Decisamente. Comunque, credo che tu sia perfetta per interpretare la Fata della Notte"
"Perchè?"
"Be'..perchè, come ho detto prima, hai una bellezza indescrivibile"
Fu così che Iris li trovò, abbracciati e con i volti vicini, che si scambiavano frasi sussurrate sottovoce.

*citazione Potteriana (altra mia fissazione, già)

Angolo del disagio:
Ce l'ho fattaaaa! Dopo averlo riscritto per un paio di volte, questo capitolo finalmente è riuscito (più o meno). 
Allora, non so voi, ma trovo dolcissimo il personaggio di Cameron, non lo so, mi piace e vorrei abbracciarlo (sì, sono malata, nel caso ve lo stesse chiedendo).
Shane è completamente fuori di testa e Louise ne approfitta, visto che questo era il suo intento fin dall'inizio; la leggenda della Fata della Notte me la sono completamente inventata e non ho idea da dove sia uscita, in verità. Spero non vi abbia annoiate :O
Oh, devo dirvi una cosa: sapevo di essere imbranata con i computer, ma non credevo fino a questo punto. 
Ho scoperto l'esistenza di un'opzione sul mio account che si chiama "Gestisci le tue storie", ecco, praticamente ti consente di vedere, oltre alle recensioni, anche quante visite ci sono state. Cioè quante persone hanno anche solo aperto la storia. 
Non ci crederete (perchè non ci credevo nemmeno io) ma ci sono numeri impressionanti che superano il 300 per il primo capitolo, numeri come 115 e passa per i seguenti capitoli, e io ho rischiato un attacco cardiaco,giuro.
Sì, insomma, era per farvi capire quanto sono entusiasta e felice. 
Quindi grazie a tutti, a chi recensisce (siete davvero stupende), a chi ha inserito la storia nelle seguite/preferite/ricordate e ai lettori silenziosi che so che ci sono. 
Un abbraccio,
Lake Of Fire

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Capitolo 9
*** Basket case ***


Graffiti: come tutto ebbe inizio
9. Basket Case
"Allora, Iris, dimmi. Fai qualche sport in particolare?" 
"No"
"Ehm...frequenti qualche club a scuola?"
"No"
"Ah..be', allora ti piacerà fare shopping, no? Tutte le ragazzine lo adorano"
"No. Mi fa schifo" 
"..come te, se proprio vogliamo essere sinceri. E "ragazzina" lo vai a dire a qualcun'altra"
Granny, palesemente a disagio, lanciò un'occhiata supplichevole in direzione di Alicia Brennan, la sua splendida fidanzatina da ormai un mese. 
"Aehm, Granny caro...ad Iris piace molto.."
"Sììì? Sentiamola, la cazzata del secolo" 
"...sì, ecco...le piace...mmh, cos'è che ti piace fare tesoro?" 
Iris spalancò gli occhi, incredula. 
"E dire che tu dovresti essere la persona che mi conosce meglio di tutte.." borbottò poi, allontanando con un gesto stizzito della forchetta i broccoli acquosi che dimoravano nel suo piatto. 
Alicia arrossì e poi scoppiò in una risatina acuta, coinvolgendo Granny con gomitate palesemente evidenti. 
"Accidenti, mamma dovrebbe essere scritturata per il prossimo film:"Madre o Migliore Amica?"; sono sicura che sfonderebbe come attrice" disse sarcastica Vocetta.
Iris lanciò un'occhiata all'orologio colorato che sua madre aveva appeso alla parete e constatò che mancava ancora un quarto d'ora prima del via libera per poter scappare via. 
Non aveva idea di come si fosse ritrovata in quella situazione. 
Quella mattina si era svegliata intontita e incazzata per la brutta piega che l'Halloween Party aveva preso e sua madre, con un tempismo a dir poco eccellente, le aveva annunciato la buona novella: "Preparati tesoro, viene Granny a pranzooo!" 
Ovviamente, con il tono di voce che superava di gran lunga il consentito e che aveva fatto impaurire il gatto. 
Per cui, in quel fatidico momento, si trovava lì, con una felpa gigantesca addosso e la faccia annoiata, seduta al tavolo del salotto ad ascoltare le chiacchiere inutili di sua madre e del famoso Granny. 
Se solo lui avesse saputo...
"...che ne dici Iris?"
"No" ormai era quella la risposta automatica che le usciva di bocca ogni volta che Granny parlava. 
"Iris, per favore.." la riprese sua madre, mentre Granny annaspava in cerca d'ossigeno dopo essersi quasi affogato con il vino per via della sua rispostaccia.
"Ora che ci penso, potremmo ricattare la mamma. Dirle che noi sappiamo e farle fare una bella figura di m-..."
No, si disse, troppo meschino anche per Vocetta. 
"Bene, è ora di portare in tavola il dolce!" trillò Alicia, alzandosi di colpo dalla sedia. 
Sparì così in cucina, lasciandola sola con Granny. 
"Credo che ne rimarrà ben poco di lui..."
"Ehm..Iris...sei una ragazza di poche parole, vero?"
"Ahaahhaha, no."
"Dici?"
Granny parve rilassarsi. Finalmente una risposta che non fosse un "no" secco.
"Be', sì dai. Ma non fraintendermi, non è affatto una cosa brutta..."
"Come la tua nascita? Quella sì che è una "cosa brutta", una catastrofe proprio"
"...anzi, ti confiderò un segreto.."
"Siamo così interessate, in effetti.."
"...le donne che parlano o urlano troppo non mi piacciono per niente!" 
"ECCO QUI LA MIGLIOR TORTA AL CIOCCOLATO DELLA STORIAAAAAAA!" 
"Credo che non ci sia neanche bisogno di commentare a questo punto..."

                                               *  *  * 
Din,don. 
"La portaaaaaa!"
"Qualcuno vada ad aprire, io sto lavando i piatti!"
"Mammaaaaa, la portaaa"
"Sto lavando i piattiiii"
"Papàààà, la portaaa"
"Vai, ancora qualche metro..daiiiii...ed è metaaaaaaaa! Alèèèèèè!"
"Brendooon, la portaaaaa" 
"Qualcuno sa dov'è finito il mio telefono?"
"Charlieeee, la portaaaa" 
"Sto leggendo, non disturbatemi"
"Gemelliiiii, la portaaaaa" 
"Vacci tu, brutto idiota!" 
"Bambini, chi vi insegna certe parole?"
"Brendon"
"Non è vero!"
Shane sbuffò e si costrinse ad alzarsi dal divano e ad andare ad aprire la porta. 
Non capiva perchè, in una famiglia di sette persone, quello che sgobbava più di tutti era sempre lui. 
Aprì la porta. 
"Iris. Ciao" 
"Stronzo. Ciao" 
"Mh, come sei dolce"
"Ho imparato da te" 
"Sono inimitabile, mi spiace" 
"Inimitabilmente stronzo"
"Mi sembra di capire che tu sia un tantino arrabbiata" 
"Ah, da cosa l'hai dedotto, genio?"
"Mah, sguardo da pazza, espressione furiosa e linguaggio non esattamente aulico..."
Iris sbuffò, distogliendo lo sguardo dagli occhi di ghiaccio di Shane, che la osservavano divertiti. 
"Il fatto è che, se lui ti accoglie così, con questo maglione rosso molto in stile "Nipote sexy di Babbo Natale", non si può pretendere che una ragioni lucidamente, dai" 
Effettivamente...
"Noto che il tuo cervellino è partito -di nuovo- per trip mentali irraggiungibili. Sicura che non ti fai di niente?"
"Se la Nutella e l'odore d'inchiostro dei pennarelli indelebili non sono considerate droghe, allora no, non mi faccio di nulla" 
Shane sorrise, sollevato che la proprietà di linguaggio di Iris fosse improvvisamente tornata.
Eppure, anche un mezzo tonto come lui notava qualcosa di strano. 
"Che hai, si può sapere?"
"Ah, lui ci chiede che abbiamo. Lui. Sapevo che era un imbecille, ma non credevo fino a questo punto" 
"Dio, quanto sei scemo.."
"Hai l'insulto facile oggi, che succede?" 
"Che succede?! Insomma, per lui è come se non fosse accaduto nulla..."
Iris sentì la consueta stretta al petto avvicinarsi e deglutì. 
Shane cominciò -dopo secoli- a preoccuparsi. 
"Iris..." 
"Stupidostupidostupido!"
"Shaaaaane! Si può sapere chi..Oh, ma è Iris!" esclamò in quel momento Teresa Weston, abbracciandola di slancio e facendola affondare in una nuvola di ricci color miele. 
"Che bello che sei tornata a trovarci!" 
"Mamma, io ed Iris stavamo parlando" borbottò Shane, contrariato.
"E di che, posso saperlo anch'io?" spuntò in quel momento Brendon con un sorriso strafottente sulla faccia "Della data del matrimonio? No perchè, se vi interessa, conosco un formidabile wedding planner che.."
"Non starlo a sentire Iris ed entra dentro a riscaldarti" lo interruppe bruscamente Teresa, trascinando Iris all'interno della villetta. 
"Brendon.."sibilò Shane, lanciandogli un'occhiata truce mentre seguivano la madre verso il salotto.
"Sì fratellino?"
"Non chiamarmi fratellino. E vedi di chiudere quella boccaccia se non vuoi morire prematuramente e prima di andare al college" 
Brendon scoppiò a ridere di cuore, piegandosi in due. 
"Ma sentilo...'Chiudi la bocca Brendon, altrimenti ti ammazzo'..e con cosa? Con i pastelli che ti piacciono tanto?"
Nel momento in cui Shane stava per saltare addosso al fratello mentre quello ancora se la rideva, la testa di Charlie fece capolino dalla porta del salotto. 
"Si può sapere che state combinando?"
"Niente Charlie, solo che abbiamo un fratello ancora più idiota di quel che pensavamo.." ribattè Shane, lasciando andare il collo di Brendon.
Charlie li osservò con espressione curiosa da dietro le lenti dei suoi occhiali grandi e scosse la testa. 
"Veramente ne ero ben consapevole. Di avere due fratelli completamente idioti, intendo" disse poi, incrociando le braccia al petto. 
Shane e Brendon si scambiarono un'occhiata, stupefatti. 
"Ho sentito bene o me lo sono immaginato?"
"Non posso crederci..."
"Charlie..."
"...ha fatto una battutaaa!" urlò a squarciagola Brendon fiondandosi sulla sorella insieme a Shane e travolgendola completamente. 
Teresa, che aveva subito attaccato a parlare con Iris, si voltò verso i figli. 
"La piantate di fare questo casino? E venite qui, che abbiamo un' ospite..."
Shane e Brendon lasciarono andare la sorella, ovviamente dopo averle scaruffato a turno i lunghi capelli biondi, e si andarono a sedere vicino alla madre e ad Iris.
"Su cosa la stai annoiando mamma?" chiese Shane, rubando di mano a Jake un biscotto al cioccolato e mordendolo strafottente davanti allo sguardo adirato del piccolo, che, prontamente, gli tirò un calcio sulla gamba. 
"Sembra di buon'umore oggi Shane..." constatò Vocetta "...che gioia, mi fa venire voglia di prenderlo a sberle..."
Iris tentò di rispondere più o meno lucidamente alle domande di Teresa e del resto della famiglia, ma sentiva il cervello affaticato e totalmente concentrato sul nipote sexy di Babbo Natale che le stava seduto affianco e che, lo sentiva, non le staccava gli occhi di dosso. 
Perchè, poi? Aveva qualcosa in faccia? 
Si passò una mano sulla guancia, lanciando a Shane un'occhiata interrogativa. 
Lui sorrise e, mentre ancora sua madre blaterava qualcosa riguardo alla sua personalissima ricetta per fare la crostata, si avvicinò all'orecchio della ragazza, sussurrando: 
"Tranquilla, non hai niente in faccia" 
"Per Zeus! Adesso che fa, legge anche nel pensiero?"
"Grazie per l'informazione, ora sì che posso vivere felicemente" 
Tuttavia Shane, per il resto della conversazione, continuò ad osservarla. 
Chissà che aveva. 
Sembrava del tutto assente e un po' persa e, per qualche strano motivo a lui del tutto sconosciuto, anche un po' aggressiva. 
Be', si disse alla fine, stiamo parlando di Iris. La parola "normale" non è contemplata nel suo vocabolario. 

                                                *  *  *
"Ta daaan" 
"Wow" mormorò Iris, entrando definitivamente nella camera di Shane. 
Era in realtà la mansarda della casa, piena di poster attaccati alle pareti, disordinata, con un letto dalle pesanti coperte blu e, ovviamente, fogli da disegno e album ovunque. 
"Di' la verità che mi invidi.."
"In effetti sì. Ho sempre desiderato avere la mia camera nella mansarda" disse Iris, avvicinandosi d'istinto allo scaffale con i libri. Cominciò ad ispezionarli tutti, uno per uno, dicendo poi ad alta voce ciò che ne pensava. 
Shane, che ne aveva letti sì e no la metà, si mise a sedere sul tappeto ai piedi del letto, lasciandola fare. 
"Certo che qualcuno, entrando qua dentro, potrebbe dire che sei un tipo acculturato.."
"E infatti è così" 
"Sì certo, e mia madre si è sposata a vent'anni e vive felice e contenta gli anni del suo duraturo matrimonio"
"Mi piacerebbe sapere questa come ti è venuta, ma preferisco non indagare. Ne potrebbe risentire la mia sanità mentale"
Shane sorrise, in quel suo modo strano che faceva somigliare sempre i suoi sorrisi ad una smorfia furba, e Iris ritornò prepotentemente con la faccia rossa verso la libreria, imponendosi di calmarsi. 
Passarono alcuni secondi di silenzio, poi Shane si decise a parlare.
"è per lei che stai così?"
Iris trattenne il fiato. 
"Quanto è deficiente...ma, in fin dei conti, è anche un po' colpa di mamma"
"Così come, se posso saperlo?" chiese, più duramente di quel che avrebbe voluto. 
Si guardarono per un attimo negli occhi, poi Shane si strinse nelle spalle. 
"Così"
"Sei in grado di darmi una risposta soddisfacente o devo prenderti a vocabolariate in testa?"
"Non...sembri tu, ecco" 
Iris sbuffò, pensando a mille cose contemporaneamente: ma che ne sa lui di come sono? Che poi, non ha neanche idea..non si ricorda proprio...
Tuttavia rimase in silenzio, lo sguardo basso, che fu subito catturato da una cartella gialla piena di fogli troppo grandi poggiata sulla scrivania. 
Si avvicinò senza neanche pensarci e solo quando la prese in mano Shane parve svegliarsi. 
"Che stai facendo?" chiese allarmato. 
"Cos'è questa?"
"Te l'hanno mai detto che non si risponde ad una domanda con un'altra domanda?" le chiese avvicinandosi di soppiatto e tentando di rubarle di mano il fascicolo.
Iris sogghignò.
"Cosa mi nascondi?"
"Niente e poi non sono affari tuoi" 
"Sì ma tu il mio Jeff te lo volevi leggere" sbottò Iris, allontanando velocemente il braccio dalle mani di Shane. 
"Ma poi non l'ho fatto"
"Ma volevi farlo" 
"Dettagli"
Shane riuscì finalmente ad afferrare il fascicolo per un'estremità ed Iris lo agguantò al volo pe l'altra, fissandolo divertita. 
"Questa è la giusta punizione per ciò che hai osato dirci alla festa, babbano"
Iniziò così un tiro alla fune improvvisato che provocò soltanto, con grande terrore di Shane, una pioggia di fogli per tutta la stanza, che si sparsero sul pavimento. 
"Merda.." sbottò Shane, chinandosi subito a raccoglierli. 
Iris, ovviamente, non glielo permise. 
"Sono i tuoi disegni"
"No, ti sbagli" rispose precipitosamente Shane, con le orecchie viola. 
La fissò per un attimo,incerto e preoccupato, ma poi Iris sorrise e il suo cervello partì per una lunga vacanza. 
Iris gli sfilò delicatamente dalle mani gli schizzi e, sedutasi per terra, prese ad esaminarli attentamente. 
"Finalmente vediamo la collezione del grande artista..."
I soggetti erano i più diversi, da un vaso di fiori, ad un orsacchiotto di peluche, ad un drago sputafuoco, ad un giorno di pioggia, ad un gigantesco albero con una ragazza seduta..
Shane le strappò di mano l'ultimo disegno, mettendosi a sedere sopra di esso, per terra. 
"Sbaglio o quella tizia era una nostra conoscenza?"
Iris mandò giù un boccone piuttosto amaro, ma si costrinse a far finta di niente. 
Si mise a sedere di fianco a lui, i disegni ancora in mano. 
"Sono magnifici" 
Shane pregò affinchè le sue orecchie non si incenerissero definitivamente. 
Arrischiò un'occhiata nella direzione di Iris, trovandola intenta ad osservare i suoi schizzi con un tenue sorriso sulle labbra, e il suo cuore prese a battere un po' più veloce. 
"Ehm.." si schiarì la voce "..adesso, dopo che ti sei impadronita con la forza dei mie disegni.."
"Uè, non esageriamo. Diciamo che ti ho caldamente invitato a farmeli vedere"
"...sì,vabè, adesso me lo dici che cos'hai?"
"Be', glielo dici?" chiese un po' timorosa Vocetta. 
Iris esitò. Lo guardò negli occhi. Sospirò. 
"Sono reduce da un bel pranzetto in famiglia"
"Non glielo dici eh?"
Però, si disse, in fondo è la verità.
"Con Granny o Jimmy?"
"Granny. E.." prese fiato "...non è stato divertente" mormorò riconsegnando in mano a Shane i disegni. 
Lui la fissò per un attimo, non sapendo cosa fare. 
Aveva talmente tanta confusione in testa in quel momento che la prospettiva di prendere a craniate la scrivania non era poi tanto male. 
E, mentre pensava a questa esaltante possibilità, un lieve peso si concretizzò all'improvviso sulla sua spalla. 
Iris, il cuore che batteva a duemila e i sensi all'erta, seguì ogni reazione di Shane non appena gli posò la testa sulla spalla. 
Lui trattenne il fiato e si irrigidì talmente tanto che lei, presa dall'agitazione, si tirò subito sù, coprendosi la faccia bollente con i capelli. 
"Scusa"
"Brava deficiente, adesso chissà cosa penserà...se ieri eri troppo provocante, adesso sari anche una tr..."
Vocetta non fece neanche in tempo a finire che Shane, con lo sguardo fisso sulla porta della camera e le orecchie dello stesso colore del suo maglione, passò un braccio intorno alla vita di Iris, attirandola di nuovo verso di sè.
Lei, del tutto impreparata, andò a sbattere contro il suo petto, poggiandovi poi una mano sopra per stabilizzarsi. 
Shane represse un brivido. 
"Sei proprio scema" 
"Ah, e poi sono io quella dall'insulto facile" 
"Non dovevi scusarti. Scema" 
Ma lo disse sorridendo. 

Angolo del disagio: 
Aaaaaah, ce l'ho fattaa. 
E, ovviamente, non mi convince (che novità sconcertante eh?). 
Allora, vi esprimo i mie dubbi:
-troppo sdolcinato? Io dico di sì.
-poco divertente? Io dico ancora di sì.
E, soprattutto -ma questo non è un dubbio,bensì una dura verità-, terribilmente difficile da scrivere. :O
Comunque, a parte questo, passiamo a riassumere ciò che è successo. 
a)Il pranzo in famiglia è stato abbastanza disastroso, soprattutto se pensiamo che Iris avrebbe potuto raccontare tutto a Granny e sputtanare alla grande sua madre pur di far finire quello strazio; tuttavia non l'ha fatto sia perchè sarebbe stato un po' controproducente sia perchè quella è sempre sua madre.
b)Adoro la famiglia Weston, mi stanno troppo simpatici. Stavolta ho dato un po' più di spazio al rapporto tra fratelli e mi sono divertita a scrivere quel pezzo
c) Shane. Mamma miaaa, che "basket case" che è. Un caso perso, appunto. Però, per quanto possa essere tonto, scemo, stupido e bla bla bla, io lo amo lo stesso. Non so, mi fa tenerezza e poi, oltre ad essere un gran bel pezzo di figliolo, è simpatico e dolce (a modo suo,certo), ammettiamolo.
d) Iris. Eh, gran bel casino anche lei. Era un po' depressa in questo capitolo ed è stato difficile mantenere il tono della storia scherzoso pur facendo intendere in qualche modo che lei non era dell'umore (ci sono riuscita? ditemi di sì!). Comunque, alla fine ha deciso di non fare il cazziatone a Shane perchè si è resa conto che per lui, le parole che le aveva rivolto alla festa, erano state piuttosto insignificanti. 
Bene, direi che è tutto, vi ho rotto abbastanza. 
Spero di non aver deluso le vostre aspettative -probabilmente vi aspettavate una bella litigata con lacrime o silenzi ostinati, ma, diciamolo, non sarebbe stato coerente con i caratteri dei protagonisti-.
Un grande abbraccio a tutti e grazie ancora. 
Lake Of Fire.
P.s. Ho notato che non saluto mai all'inizio dell'Angolo del disagio. Che maleducata ahaha. Al prossimo capitolo rimedierò :)

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Capitolo 10
*** Appuntamenti ***


 Graffiti: come tutto ebbe inizio 
10. Appuntamenti
"Salve bella signorina!" 
"Non sapevo di aver improvvisamente cambiato sesso..."
"Be', è uno dei tanti motivi per cui la tua media scolastica rasenta a malapena la sufficienza...non sai mai niente" sghignazzò Cameron, sedendosi davanti a Shane ad uno dei tavoli della mensa. 
Shane sorrise, scuotendo la testa, e richiuse il suo album per disegni, infilandolo poi nello zaino. 
"Comunque, oltre a sottolineare l'ovvio.." cominciò Cameron.
"Scusami eh, quale sarebbe l'ovvio?"
"...ovviamente il fatto che hai il quoziente intellettivo di un babbuino della giungla orientale.."
"Sai, ieri sera mi sono divertito a guardare dei simpatici tutorial su come uccidere una persona con un laccio delle scarpe, vuoi essere la mia cavia?"
"Mi spiace rifiutare, ma sono troppo bello e giovane per morire. Comunque, stavo dicendo che tra due settimane potrò finalmente togliermi questo stupido gesso e tornerò ad essere libero" esclamò elettrizzato Cam, abbuffandosi del suo pollo e patate.
"Oh, che felice notizia. E mi dica, grande skater, cos'altro ha intenzione di rompersi subito dopo?"
Cameron gli lanciò un'occhiataccia, rievocando i dolorosi ricordi della rottura dell'altro braccio, del dito mignolo e la slogatura della caviglia, avvenuti in soli due anni. 
Shane sorrise sfacciato, soddisfatto di essere riuscito a zittire l'amico. 
"Sì, vabè, fai poco il simpatico perchè non lo sei affatto.."
"E tu mi pari un tantinello permaloso, ma sarà una mia impressione.."
"...e leggi qui" completò la frase Cam, lanciandogli addosso una copia del giornalino scolastico. 
Shane storse la bocca. 
"Lo sai che non mi piace questa schifezza..."
"Vai a pagina 6"
"..ti sto dicendo che non mi interessa.."
"Vai a pagina 6"
"..ma cosa sei, scemo? Ho detto che.."
"O vai a pagina 6 adesso o ti picchio. Anche con un braccio solo"
Shane sbuffò, infastidito dal comportamento dell'amico e, con il broncio sulle labbra, sfogliò il giornalino fino a pagina sei.
Si bloccò e, man mano che proseguiva con la lettura, un sorriso cominciò ad increspargli le labbra. 
Cameron si congratulò con se stesso, dicendosi che, nel caso non avesse sfondato come skater, avrebbe sempre potuto aprire un'agenzia matrimoniale. 
L'articolo di Iris era lì, scritto nero su bianco, e il suo contenuto, frizzante ed energico proprio come chi l'aveva scritto, catturò completamente l'attenzione di Shane. 
L'argomento non era niente di che in effetti (l'effetto serra e i danni che esso provoca ogni giorno), ma Iris era riuscita a non renderlo noioso. 
Leggendo quelle poche righe sembrava di avercela davanti, che parlava a raffica con il suo solito sarcasmo allegro e divertente e quel sorriso contagioso che ogni volta lo faceva sentire così..così...
"Allora? Forte vero?" gli chiese Cam con espressione furba. 
Shane sorrise. 
"Sì, davvero forte...è brava"
"Dovresti dirglielo"
"Cosa?"
Cam si schiaffò una mano in fronte, scuotendo la testa disperato. 
"Spiegami cosa c'è che non va in te.."
"Di che stai parlando?"
"Niente,niente. Comunque, dovresti dire ad Iris cosa pensi dell'articolo. Credo che le farebbe piacere sapere che ti è piaciuto.." disse Cam con il tono più indifferente e distaccato che riuscì a trovare. 
Shane annuì distrattamente, chiedendosi da quando il suo amico si interessava o sapeva ciò che avrebbe fatto piacere o meno ad Iris. 
Uno strano accenno di fastidio venne subito spazzato via da uno zaino nero che venne praticamente lanciato sulla sedia vicino alla sua, cosa che lo costrinse ad alzare lo sguardo. 
"Ehi Iris! Gran bell'articolo, complimenti!" 
"Già, sei stata grande"
Dissero una paio di tizi che passavano nelle vicinanze. 
Iris arrossì, piacevolmente sorpresa. 
"La pianti di prendere fuoco come un fiammifero ogni volta che qualcuno ti fa un complimento?! è tutta la mattina che andiamo avanti così.."
"Benvenuta tra noi, giovane Emily Dickinson" la salutò festante Cam e Iris sorrise, mettendosi a sedere. 
Prese un grosso respiro, come se avesse bisogno di ossigeno dopo tutto quell'imbarazzo. 
"Questa è ufficialmente la giornata più strana che mi sia mai capitato di vivere" disse poi, le guance ancora un po' arrossate. 
"Strana in senso bello o no?"
"Oh, bello" si affrettò a rispondere "Decisamente bello" 
Shane, rimasto zitto per tutto il tempo, continuò a fissare, come incantato, il sorriso sinceramente colpito di Iris. 
Si chiese perchè fosse così sorpresa. 
Non si rendeva conto di essere stata davvero brava?
"..l'ha detto anche Shane" sentì dire da Cam, risvegliandosi all'improvviso. 
Notò il viso di Iris colorarsi di un rosso acceso e incrociò i suoi occhioni scuri, che lo fissavano quasi esitanti. 
"Non ci posso credere.."
"Cos'è che avrei detto? Posso saperlo?"
"...ah,ecco. Questo ragazzo ha qualche problema con la memoria a breve termine"
Cameron sbuffò, desiderando ardentemente infilzare la mano dell'amico con una forchetta. 
"Hai detto anche tu, cinque minuti fa, che l'articolo ti è piaciuto molto, no?" ringhiò Cam, lanciandogli un'occhiata minacciosa. 
Iris trattenne il fiato. 
Le orecchie di Shane divennero rosse. Come sempre. 
Perchè gli risultava così complicato fare uno stupido complimento ad Iris?
"Sì.." sfiatò, con tono poco convincente "..ehm, insomma... sei stata,ehm..molto brava" 
"Visto?" rincarò la dose Cam, gli occhi che gli luccicavano e un sorriso a ottocento denti.
"Che tipi strani..."
Iris li osservò entrambi, uno biondo e l'altro moro, e un'improvvisa gioia l'avvolse completamente. 
"...anche tu non scherzi però eh"
Scoppiò a ridere, senza apparente motivo. 
"Si può sapere che ti prende?" chiese Shane, tentando inutilmente di rimanere serio. 
Cameron sorrise, rimanendo in silenzio. 
"Voi due...non siete molto normali" riuscì a dire lei, tra le risate. 
"Cosa?! Ma ti sei vista?"
"Oddio...è che.."
"La smetti di ridere come una cretina?"
"E dai, adesso non posso nemmeno prendervi un po' in giro?"
"Per quanto mi riguarda, puoi prendere per il culo Cam quanto vuoi; ma io sono un altro discorso"
"Ah sì? E sentiamo, in base a cosa ti ritieni migliore?"
"Innanzitutto, io sono fantasticamente meraviglioso.."
"Sì, vallo a dire a qualcun'altro" 
"No, lo dico a te perchè magari ti entrerà in testa una volta per tutte" 
"Ma sentilo! Cos'è questo, un modo carino per dirmi che sono scema?"
"Mh, puoi anche vederla in questo modo. Ma se vuoi posso dirtelo più esplicitamente, non c'è problema eh"

                                                *  *  * 
Iris infilò le chiavi nella serraturra e aprì la porta di casa. 
Non c'era nessuno. 
"Ma che novità..."
"Be', allora ci vediamo domani" disse frettolosamente Shane, in piedi dietro di lei e con il naso spiaccicato sullo schermo del cellulare. 
Iris alzò un sopracciglio. 
"Con chi messaggi così energicamente?" gli chiese sospettosa, osservando le orecchie del ragazzo, semi coperte dalle ciocche bionde, aumentare di colore. 
"Con nessuno" rispose in fretta lui. 
"Anche troppo in fretta..."
"Sì certo, e io sono Blake Lively" 
"Non sarebbe male se tu lo fossi davvero" 
"Ma crepa" 
"Lo vedi? Hai bisogno di un calmante.."
"E tu di un proiettile in piena fronte"
"Vabè, ho di meglio da fare che star qui a sentire i tuoi discorsi senza senso.." borbottò Shane con un sorriso. 
Iris lanciò un'occhiata al corridoio deserto, ascoltando il silenzio opprimente della sua casa e, non dando neanche il tempo a Shane di uscire dal vialetto, lo richiamò.
"Ehi, idiota!"
Lui si voltò, aprendo bocca per ribattere, quando Iris lo precedette.
"Entra in casa. Fa..troppo freddo per stare da soli"
"Potevi anche inventarti una scusa migliore eh....mica si capisce che vuoi stare con lui, nono, tranquilla.."

                                                  *  *  *
"Se mescoli così velocemente creerai un fottuto tornado!" 
Shane mescolò più piano.
"Se non abbassi la fiamma finiremo per mangiare carbone!"
Shane abbassò la fiamma. 
"Ehi! Non pensare al telefono mentre mescoli!"
Shane ripose il telefono sul ripiano della cucina di casa Brennan, sbuffando sonoramente. 
"Sei peggio di mia madre a volte..." borbottò contrariato, continuando mestamente a mescolare quella che avrebbe dovuto essere cioccolata calda, ma che in realtà somigliava di più a qualcos'altro...
Iris, seduta sul tavolo in legno, sorrise divertita, dondolando nel vuoto le gambe. 
"Certo che sei sexy con quel grembiule rosa a cuoricini..."
"Ovviamente lui non saprà mai che lo pensi davvero..."
Shane coprì una risata con uno sbuffo e le lanciò un'occhiataccia.
"Io sono sempre sexy"
"Quanta verità.."
"Basta esserne convinti" disse Iris, facendogli l'occhiolino.
"Senti un po', ma in teoria io sarei un ospite qui, no?"
"Be'?"
"Ecco, di solito gli ospiti vengono serviti e invece mi sembra che qui l'unico trattato peggio di uno schiavo sia io"
"Mah, sarà una tua sensazione.." sghignazzò Iris, osservandolo mentre continuava a mescolare la cioccolata. 
Era bello avere compagnia ogni tanto. 
Era bello non starsene sempre soli. 
Shane si voltò a guardarla, stranito da quell'improvviso silenzio. 
La trovò con lo sguardo fisso a terra e il sorriso sulle labbra e, trattenendosi dallo scoppiare a ridere fino alle lacrime per quell'espressione da pensatrice che non le si addiceva affatto, tirò fuori da quella poltiglia marrone il mestolo di legno, avvicinandosi di soppiatto ad Iris. 
Poi, cercando di essere il più silenzioso possibile, le passò il cucchiaio sporco di cioccolata su tutta la faccia, dalla fronte fino al mento. 
"Ma...ma che cazzo fai?!" sbraitò lei, scendendo dal tavolo con un salto e tentando di non far andare la cioccolata negli occhi. 
"Okay, abbiamo appurato che il biondino qui presente ha sviluppato forti istinti suicidi tutti insieme.."
La risata sonora di Shane la risvegliò dal suo stato di momentaneo shock e, con un'agilità a lei di solito sconosciuta, si avventò sul ragazzo, rubandogli di mano il mestolo e passandoglielo su tutta la guancia. 
"Oh, sbaglio o hai una macchia marrone sulla faccia? Aspetta che controllo meglio..."
Un quarto d'ora dopo avevano entrambi le facce ricoperte di cioccolata, mentre quella rimasta nel pentolino era definitivamente bruciata.
"Accidenti a te, stupido Shane!" urlò Iris, fiondandosi ai fornelli per cercare di non far esplodere la casa. 
"Senti che buon odorino.." la prese in giro lui, raggiungendola alle spalle. 
"Il buon odorino ce l'ha la droga che sniffi ogni giorno, brutto deficiente.." borbottò lei, dandogli le spalle. 
Shane non l'ascoltò nemmeno, fermandosi un attimo a fissare le striscia di pelle che la maglietta di Iris aveva lasciato scoperta.
Rimase incantato per qualche secondo, ad un passo da lei, mentre Iris continuava a blaterare qualcosa riguardo alla sua materia grigia del tutto assente e, ancora prima che riflettesse su ciò che faceva, affondò un dito nella rimanente cioccolata bruciacchiata, spalmandola poi su tutta la faccia di Iris. 
Il resto lo vide un po' a rallentatore, come se osservasse il tutto da un'altra angolazione.
Il suo dito, per puro caso, le sfiorò il contorno delle labbra, forse indugianovi un po' troppo a lungo; Iris strillò qualcosa, sorpresa, e, tentando di allontanarsi dal suo dito cioccolatoso, scattò all'indietro, finendo soltanto per sbattere la schiena contro il petto di Shane. 
Il quale, sfruttando al volo l'occasione, la imprigionò tra le braccia, stringendosela contro. 
"Per tutte le Puffole Pigmee*..."
Iris trattenne il fiato così forte che la saliva le andò di traverso e cominciò a tossire, tentando di far arrivare quanto più ossigeno al suo cervello completamente in tilt. 
"Dai, ti concedo una tregua" mormorò Shane, vicino al suo orecchio.
Terribilmente vicino al suo orecchio. 
"Non ce la faccio..il cuore sta per cedere...chiamate un medico...anzi no, rimaniamo così per sempre, me ne fotto di un possibile attacco cardiaco"
"M-mi concedi una tregua?!" balbettò lei, sentendo l'abbraccio di Shane rafforzarsi un po' "Ritieniti fortunato ad essere ancora vivo.."
Il suo doveva essere un tono spavaldo, ma assomigliò di più ad un sussurro molto poco convincente.
"Bell'autocontrollo di merda"
Shane rise.
Il cuore di Iris perse qualche battito. 
Che diavolo gli era preso tutto ad un tratto? Non che a lei dispiacesse particolarmente quella situazione ma...gli improvvisi cambi d'umore di Shane cominciavano a preoccuparla. 
"Sento le poche rotelline del tuo cervello girare faticosamente...a che pensi?" le chiese lui, il respiro caldo che le solleticava il collo e l'orecchio. 
"Che sei incomprensibile. Un idiota, cazzone, cretino totalmente incomprensibile"
"Weelàà, il criceto sta ricominciando a lavorare...menomale, stavo per dichiarare l'ora del decesso"
Shane sorrise in silenzio, inspirando una boccata del profumo fresco di Iris e della cioccolata che, si ricordò solo in quell'istante, avevano appiccicata ovunque.
La sentì sistemarsi un po' meglio fra le sue braccia, cercando una posizione più comoda e il suo cervello sembrò risvegliarsi improvvisamente. 
Che diamine stava combinando? Perchè l'abbracciava in quel modo? E soprattutto: perchè aveva l'assurda voglia di...sì, proprio di...
"Ti suona il telefono, genio" la voce rilassata di Iris gli giunse da lontano e dovette sbattere un paio di volte le palpebre per riprendersi. 
La lasciò andare quasi di scatto, affrettandosi ad afferrare il cellullare. 
"Pronto?" disse esitante, le orecchie rosse come la luce di un semaforo. Evitò accuratamente lo sguardo curioso di Iris. 
"Ehm...Shane?" disse una voce sensuale dall'altro capo.
Il suo cuore arrivò in gola e lui spalancò gli occhi. Sorrise.
"Ehi! Louise!" 
"Whaaaaaaat?!"
Iris strinse i pugni intorno al mestolo che ancora teneva in mano e provò un'improvvisa voglia di decapitare qualcuno.
"Se magari ha i capelli rossi, il suo nome inizia per L e finisce ouise, sarebbe ancora meglio"
Decisamente. 
"...serve qualcosa?" stava dicendo intanto Shane, gli occhi azzurri che brillavano d'entusiasmo. 
"Che diamine di domanda è 'Ti serve qualcosa?'?!..Lo so io cosa le serve e guarda caso si trova proprio nei tuoi pantal-..."
"Oh!" esclamò Shane, arrossendo di botto e voltandosi verso Iris tanto velocemente da farla sobbalzare. 
Lei lo fissò, impassibile, chiedendosi se Shane avesse mai sorriso in quel modo quando erano insieme. 
Sentì una spiacevole stretta allo stomaco, ma si costrinse a far finta di niente. 
"..ehm, certo, certo che mi va bene. Alle otto allora" concluse la conversazione Shane, chiudendo la chiamata. 
Per qualche secondo sulla cucina regnò il più assoluto silenzio, poi Iris, la voce un po' incerta, fece la fatidica domanda:
"Era Louise. Che voleva?"
Shane alzò lo sguardo su di lei, incredulo ed trepidante al tempo stesso. 
"Ci vediamo stasera alle otto in pizzeria. Cazzo, non può essere vero.."
Scoppiò a ridere talmente forte da riempire tutta la cucina e Iris, sebbene da una parte provasse un'opprimente sensazione di vuoto, si ritrovò a sorridere timidamente. 
"Be'.." si schiarì la voce lei, spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio "..manca poco più di un'ora all'appuntamento e non credo che a Louise farà piacere vederti ricoperto di cioccolata bruciata" 
Shane abbassò lo sguardo sui suoi vestiti, guardandoli come se li vedesse per la prima volta, poi sbiancò, rialzando lo sguardo su di lei e fissandola con un'espressione un po' imbambolata.
"Dio, quegli occhioni da cucciolo..."
Iris sospirò. 
"D'accordo, d'accordo, l'onnipotente Iris si abbasserà ancora una volta al tuo miserabile livello e ti darà una mano"
"E come?"
"Con una sessione di shopping improvvisata" 

*citazione potteriana (c'era bisogno di dirlo?)

Angolo del disagio:
Hei kaikille! 
Hallo an alle!
Hej alla!
Hallo iedereen! 
Per vostra informazione, ho appena detto "Ciao a tutti!" rispettivamente in filandese,tedesco,svedese e olandese, con l'indispensabile aiuto del grande Google Translate. Yeee! 
A parte questa parentesi del tutto inutile, eccomi di nuovo qui con un altro capitolo. Che dire, anche questo è stato piuttosto complicato, ma ce l'ho fatta, brava me. 
Dunque, cominciamo col dire che Cam sta diventando il mio idolo, che è l'amore della mia vita e che gli voglio troppo bene anche se è stato partorito dalla mia testa. 
Poi passiamo a Shane. Un po' coglione lo è, ma almeno sta cominciando a farsi qualche domandina sui suoi comportamenti...discontinui nei confronti di Iris che, povera figliuola, sta diventando scema tra lui e la mitica Vocetta. 
Ma, come in ogni storia romantica che si rispetti, il clichè della bella antagonista in amore è sempre presente, per cui ecco che la cara Louise rovina tutto. Con un appuntamento. 
Già, sono fatta apposta per complicarmi la vita inventandomi certe cose ahahaha. 
Spero vi sia piaciuto e grazie di cuore a tutti, per tutto (ripetizione di "tutto/i" a gogo). 
Un bacione, 
Lake Of Fire.


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Capitolo 11
*** Undercover- Sottocopertura (parte prima) ***


 Graffiti: come tutto ebbe inizio 
11. Undercover - Sottocopertura (parte prima)
                                                                                                        "What I am is what I am, 
                                                                                                                                                               are you what you are or what?...
                                                                                                                                                            I'm not aware of too many things, 
                                                                                                                                        I know what i know if you know what I mean"
                                                                                                                                                                             - What I am, Edie Brickel

                                                                                  
Iris si sporse, forse per la centesima volta nel giro di dieci minuti, dalla comoda poltrona in pelle nera del negozio. 
"Andiaamoo, ancora qualche centimetro e potremmo vedere tutto liberamente..." 
Appiattì la pancia sul bracciolo duro e si allungò con tutto il corpo, rischiando di cadere in avanti. 
Qualcuno la guardò male e lei arrossì. 
"Se continuiamo così, quel bel commesso che somiglia spudoratamente a Thor ci caccerà fuori a calci" 
Iris spostò lo sguardo sul commesso-Thor che la guardava interrogativo mentre dava il resto ad un signore. 
Tentò di sorridergli in modo rassicurante, ma ciò che ne venne fuori fu più una grottesca maschera. 
"Iris...questa cosa, se proprio ci tieni, te la metti tu. Non ho proprio intenzione di uscire conciato in questo modo!" la voce irritata di Shane la riscosse e voltò la testa verso il camerino da cui uscì il ragazzo. 
"Wow, che bel bocconcino..." esclamò sarcastica Vocetta, mentre Iris scoppiava a ridere nel vedere l'orrenda camicia arancione a fiori rosa che Shane indossava. 
O meglio, che lei gli aveva costretto a far indossare.
"La pianti?!"
"Oh santo cielo..." disse Iris tra le risate, asciugandosi le lacrime "...te la sei provata sul serio?!"
"Hai minacciato di entrare in casa mia di notte e rubare la mia collezione di videogiochi. è chiaro che me la sia provata sul serio!" 
"Ma io scherzavo, idiota!"
"Ma io ci tengo al mio mondo virtuale, idiota!" 
"D'accordo, facciamo finta che tu non ti sia davvero messo addosso questo...questo rigurgito di Fanta e Big Bubble e passiamo oltre"
Shane le lanciò un'occhiataccia, rientrando nel camerino con uno sbuffo esasperato. 
Erano in giro per negozi da una buona mezz'ora e ancora non avevano trovato niente. Iris era una pessima consigliera in fatto di vestiti. 
Cominciò a sbottonarsi sovrappensiero la camicia, gettandola per terra e prendendo a caso un'altra maglietta dalla pila di abiti che Iris aveva scelto per lui.
Non pensava che uno stupido appuntamento avesse l'arcano potere di renderlo così nervoso, eppure eccolo lì, che si scervellava su cosa sarebbe stato meglio dire per salutare Louise, su come intavolare una conversazione brillante e divertente al tempo stesso, su come...quasi ringhiò di frustrazione, mandando al diavolo tutto e passandosi una mano tra i capelli. 
Si sarebbe comportato normalmente, punto e basta.
Sii te stesso, si disse spazientito.
In fondo, quando era insieme ad Iris non si faceva di certo tutti quei problemi, eppure anche lei era una ragazza e tutte quelle cose là...
"Oh oh, ha lasciato la tenda del camerino un po' aperta! Guarda guarda guardaaaaaaaaaaa!"
Iris quasi si ammazzò per sporgersi dalla poltrona e tentare di vedere qualcosa attraverso il mini spiraglio che Shane aveva ingenuamente lasciato. 
"Okay, la gente potrebbe fraintendere...non è che vogliamo vederlo mentre si cambia, certo che no, mica siamo davvero delle ninfomani senza ritorno...semplicemente vogliamo appurare che tutto ciò che ci sembra di intravedere sotto strati di vestiti e felpe varie esista sul serio..."
Iris quasi esultò di gioia quando, con un occhio chiuso, riuscì ad intravedere qualcosa. 
Eccolo lì Shane, con un'espressione corrucciata sul viso, che si sbottonava lentamente quella disgustosa camicia, mostrando a poco a poco, come un film a rallentatore, il petto reso ancora più bianco dalle luci sopra la sua testa. 
Un petto semplice, non esageratamente muscoloso, un petto solido e senza troppe pretese. 
"Accidenti quanti pensieri sconci si possono fare su un misero, semplicissimo,banale petto..."
Non è mica tanto misero, pensò Iris con le dita che affondavano nell'imbottitura della poltrona quando vide Shane lanciare la camicia a terra con un gesto stizzito, mentre gli addominali appena pronunciati si distinguevano per l'attimo di un guizzo. 
Quando si infilò il capo successivo, Iris sfiorò l'embolo istantaneo, vedendo i muscoli della schiena e delle braccia contrarsi...
"Ehm...signorina?"
"Chi osa disturbare la nostra sacra -e del tutto innocente- contemplazione?!"
Thor. Il commesso. 
"Uhm..ehm, sì?" mormorò Iris, ostentando una delle sue espressioni più angeliche. 
"Non arrossire. Ripeto: non arrossire, o ti tradirai con le tue stesse mani!!"
"Posso..ehm..chiederle cosa sta facendo?" domandò perplesso Thor, osservandola stranito. 
Iris abbassò gli occhi su di sè. 
Nel tentativo di spiare lo spogliarello involontario di Shane, si era magicamente ritrovata a quattro zampe sulla poltrona, il culo all'aria e il peso del tutto sbilanciato verso destra. 
"Ecco, è esattamente a causa di queste figure di merda che la gente comincia a considerarti una maniaca sessuale/pazza sclerata...e poi ti chiedi anche perchè ti guardano male..."
Iris si schiarì rumorosamente la voce, rimettendosi a sedere composta. 
"Io? Niente..stavo solo...provando una nuova posizione di yoga che ho imparato questa mattina"
"E, scusi la maleducazione, deve farlo per forza su una delle nostre poltrone?"
Iris gli sorrise, senza apparente motivo. 
"Di solito se ti mostri amichevole, anche gli altri poi diventano più simpatici, no? No?"
"Ha ragione, probabilmente non è il posto adatto per provare certe posizioni.."
Solo quando un silenzio glaciale li avvolse, Iris comprese l'evidente e ineluttabile doppio senso delle sue parole. 
"Ho preso una decisione: mi licenzio. Ancora non so come abbia fatto a resistere per diciotto lunghi anni all'interno di questo circo mal assortito che ti ostini a voler chiamare mente..."
Iris arrossì così tanto che temette che la faccia le si sarebbe liquefatta da un momento all'altro e il buon Thor, dopo la sorpresa iniziale, sorrise malizioso. 
"Già.." commentò soltanto, allontandosi quando un signore lo chiamò. 
"Ma sì dai, dopo tutti quei complimenti di stamattina per l'articolo, un bell'auto-sputtanamento fa bene alla salute!" 

                                               *  *  * 
Non appena Louise entrò nella pizzeria, ringraziò il cielo per il tepore che riscaldava lei e l'ambiente. 
Si tolse delicatamente i guanti di cotone bianco e li ripose in una delle tasche del giubbotto, stando ben attenta a ripiegarli per bene. 
"Ha prenotato un tavolo, signorina?" chiese all'improvviso un cameriere, materializzandosi al suo fianco. 
Era un ragazzo un po' brufoloso e dalle gambe scheletriche che, quando lei gli sorrise amichevolmente, arrossì fino alla punta dei capelli. 
"Sto aspettando una persona, grazie" 
"Oh" mormorò il cameriere, aggiustandosi con una mano sudaticcia gli occhiali sul naso "Allora ripasserò tra poco" 
Louise lo osservò con sguardo languido allontanarsi, notando che, di tanto in tanto, le lanciava timidi sguardi furtivi. 
Si passò una mano fra i capelli. 
I maschi erano così sciocchi. Ogni volta bastava un sorriso, uno sbattito di ciglia in più e cadevano ai suoi piedi come se niente fosse. 
Era una sensazione decisamente gratificante essere adorata da tutti, sebbene nessuno conoscesse la vera Louise. 
Scrollò inconsapevolmente le spalle, togliendosi il capotto e vedendo con soddisfazione che il cameriere puntò gli occhi sul suo fisico snello, percorrendolo tutto. 
Prevedibile. 

                                                *  *  * 

"Sei nervoso" 
"No"
Quella di Iris non era affatto una domanda, ma lui si sentì lo stesso in dovere di rispondere. Lo fece soprattutto per il suo ego. 
La ragazza si aprì in un sorrisetto canzonatorio, superandolo e mettendosi a camminare all'indietro, completamente rivolta verso di lui e con le mani dietro la schiena. 
"Sei nervosissimo. E ti dirò di più, lo sei da quando eravamo in cerca del tuo outfit perfetto" 
"Da quando ero in cerca del mio outfit perfetto...non mi sembra che tu abbia fatto molto per aiutarmi"
"Allora ammetti che eri nervoso già da prima!"
Le orecchie di Shane, nonostante il freddo pungente, si arrossarono. 
Dannatissima logica. 
Sbuffò, producendo una nuvoletta d'aria bianca, e distolse lo sguardo dal sorriso divertito di Iris. 
"Beccato...."
Iris rimase per un attimo in silenzio ad osservarlo, trovandolo maledettamente tenero. 
"Sì, ti ricordo però che sta andando a mangiare una pizza con un'altra..cioè con una persona che non sei tu.."
Scosse la testa, scacciando via quel pensiero con prepotenza. 
Lei non era mica gelosa. 
"Pfff, ci mancherebbe!" 
Le era sembrato di cogliere una sfumatura sarcastica nell'ultimo commento di Vocetta, ma non ebbe il tempo di rifletterci su troppo a lungo perchè la sua schiena impattò contro qualcosa di duro, e un'imprecazione le giunse alle orecchie. 
"E sta attenta, stupida ragazzina!" esclamò un omone altissimo dai lunghi baffi arrotolati, al quale, evidentemente, era appena andata a sbattere contro. 
"Ottimo. La tua capacità di collezionare figure di merda mi sorprende ancora una volta!"
"Oh..ehm...scusi?"
Il tizio sbuffò dal naso, spintonandola da un lato per passare. 
"Ehi!" la voce di Shane la riscosse all'improvviso "Le buone maniere le ha scordate insieme al sapone?" gridò dietro all'uomo. 
Il quale, come c'era da aspettarsi, si infuriò a morte, rincorrendoli per le stradine di Ranuncolandia, gridando che avevano stupidamente firmato la loro condanna a morte. 
"Senti, non è che la prossima volta, prima di andare a dar fastidio a qualcuno, non scegli una persona un po' meno...cavernicola?" chiese Shane, riprendendo fiato alcuni minuti dopo. 
Iris sorrise. 
"Chiedo venia, ma sai, di solito tendo sempre a complicarmi di più la vita" 
"L'ho notato. Il fatto è che quel lottatore di sumo fallito se la sarebbe rifatta con me" 
"Solo perchè tu l'hai insultato" 
"Ma sentila! Adesso sarebbe colpa mia?!"
"Be', se fossi stato zitto, forse..."
"Ma guarda che sei strana forte eh?! E io che cerco anche di fare il cavaliere..."
"...e come? Difendendo l'onore della principessa?"
"Esattamente. E con un certo stile, oserei dire" 
"Non osare, è meglio" ridacchiò Iris, nonostante sentisse un piacevole calore -sicuramente non dovuto al mite clima di Ranuncolandia- riscaldarle il petto. 
Dopo pochi secondi, vide Shane fermarsi di botto e inspirare quanta più aria possibile. 
"Sbaglio o è anche più pallido del solito?" 
Iris, stranita da quel comportamento, alzò lo sguardo. 
La pizzeria. Erano arrivati alla fine. 
Sentì una morsa spiacevole stringerle il fondo dello stomaco e deglutì. 
Lei.non.era.gelosa. 
"Ancora?! Sapevo che eri un po' dura di comprendonio, ma non pensavo così irrimediabilmente..."
"Ci siamo" sentì dire a Shane, che fissava la porta a vetri della pizzeria come se fosse l'ingresso all'inferno. 
"Lasciate ogni speranza, 'o voi che entrate..."
Iris si riscosse, decisa a dimostrare a se stessa che il fatto che Shane uscisse con Louise non le dava nessunissimo fastidio. 
"Ehi, calmati"
"Sono calmo, calmissimo. Non si vede?"
"Direi di no. Hai più la faccia di uno che sta per essere fucilato" 
Shane, nonostante tutta la tensione e il nervosismo, si lasciò scappare un sorriso. 
La guardò negli occhi, staccando finalmente lo sguardo dall'entrata della pizzeria, e per un attimo si perse nello sguardo caldo e rassicurante di Iris. 
Perchè con lei si sentiva sempre così...se stesso?
"Andiamo, non starti a preoccupare troppo! Andrà benone e.."
Iris chiuse di scatto la bocca, rendendosi conto che la sua voce stava cominciando a traballare un po'. 
Shane la fissò vagamente confuso e lei, agendo totalmente d'impulso nel tentativo di scacciare l'imbarazzo, si alzò appena sulle punte dei piedi e gli schioccò un sonoro bacio sulla guancia, arrossendo forse ancora più di lui. 
"Dio, sembra che stia per partire per la guerra...facciamola finita una buona volta con tutte queste smancerie!" 

                                                *  *  *
"Ciao" 
Louise si voltò con il suo miglior sorriso, incontrando gli occhi azzurri di Shane che la fissavano imbarazzati. 
Lui, d'altro canto, fece scivolare lo sguardo sulla figura di lei, quasi come calamitato, e si ritrovò a pensare che, se alla festa di Halloween l'aveva trovata bellissima, lì, in quel momento, con quel vestito viola scuro che le calzava a pennello e il cerchietto che le teneva indietro i capelli, somigliava ad una visione. 
Troppi sentimentalismi, si disse con rimprovero. 
Ma scattò comunque una fotografia mentale a Louise, deciso a disegnarla sul suo album non appena ne avesse avuto l'occasione. 
"Ti sta bene la camicia. Sembri più grande" disse lei, indicando con un gesto leggero della testa la semplicissima camicia bianca che Shane indossava. 
"Mh, quel 'sembri più grande' dovrei prenderlo come un complimento?" cercò di sdrammatizare, mentre un cameriere li guidava verso il loro tavolo. 
Louise scoppiò a ridere, gettando appena il capo all'indietro. 
Shane, come al solito, si preparò alla consueta sfilza di bellissimi epiteti e aggettivi che la sua mente sfornava ogni volta che Louise faceva qualsiasi cosa, ma questo non accadde.
Si chiese stranito il perchè. 
Poi, la risposta, gli arrivvò chiara e sorprendente. 
Aveva sentito una risata più bella di quella di Louise, una risata che ti coinvolgeva e illuminava tutto il viso di chi la produceva. 
Quasi ebbe un mezzo infarto, quando si accorse che era quella di Iris. 

                                                 *  *  * 
"Animo, animo! Pensa che a casa ci sta aspettando un bel caminetto acceso, una puntata di X-Factor registrata e tanti,tanti,tanti pop corn!" esultò Vocetta, tentando invano di farle risollevare il morale. 
Iris affondò ancora di più la faccia nella sua improbabile sciarpa a righe rosse e bianche e strinse i pugni. 
Perchè si sentiva così?
"La cosa mi sembrava abbastanza chiara, ma è evidente che per te, piccola sottospecie di donna sapiens sapiens, non lo è affatto"
Eppure lo aveva accompagnato a scegliere i vestiti, lo aveva quantomeno incoraggiato, come ogni brava amica avrebbe fatto. 
Cosa c'era di sbagliato allora?
"Magari proprio quella parola..amica..."
Iris scosse con forza la testa, tanto che un paio di ragazze che le passarono accanto la fissarono curiose. 
Conosceva Shane da un mesetto ormai e, nonostante tutto, gli voleva bene. Ormai ne era certa. 
"Fossi in te rivisiterei il tuo concetto di 'volere bene'...mi sembra un tantino sbagliato.."
E allora perchè, quando Louise aveva telefonato, avrebbe semplicemente voluto affogarla? Perchè quando, dal vetro della porta della pizzeria, aveva visto il sorriso che Shane aveva rivolto alla rossa, il suo stomaco si era attorcigliato tanto dolorosamente? 
"Iriiiiiiiis!" 
La ragazza si riscosse, bloccandosi sul posto e voltandosi. 
Il viso sorridente di Cameron le apparve a due centimetri dalla faccia, spaventandola a morte. 
"Cam!"
"Iris!"
"Si può sapere da dove arrivi?"
"Veramente ti sto chiamando da dieci minuti...comunque, guarda qua!" esultò lui, agitando un braccio per aria. 
"Cos'ha? Uno spasmo incontrollato al braccio? Morbo di Parkinson?"
"Ehmm...bel braccio, davvero" mormorò confusa Iris, mordendosi un labbro. 
Cameron si sgonfiò come un palloncino e la fissò con due grandi occhioni verde scuro delusi dal suo poco entusiasmo. 
"Ma come! Non vedi che mi sono -finalmente- tolto il gesso?! E menomale che le donne dovrebbero avere un grande spirito d'osservazione.."
Un sorriso affiorò all'istante sulle labbra di Iris, seguito da una piccola risata. 
"Oddio, è vero! Finalmente faccio conoscenza anche con il tuo braccio destro!" 
"Già, davvero fantastico...comunque, che ci fai in giro da sola a quest'ora?"
"Cam, sono solo le otto.."
"E allora? Per un'indifesa fanciulla come te questo spietato mondo è pieno di insidie e pericoli.."
"Accidenti, questa da dove l'hai copiata?"
"Ehi! Così mi offendi; guarda che ho un quoziente intellettivo di gran lunga superiore alla media, per cui.."
"Va bene, va bene. Comunque ero insieme a Shane, fino a pochi minuti fa" disse, interrompendolo. 
Lui sembrò sorpreso. 
"Davvero? E dov'è, quel mezzo idiota del mio amico?"
"Eh, non potevi scegliere domanda migliore" 
Iris sentì di nuovo un peso piombarle sul petto e abbassò lo sguardo. 
"Ad un appuntamento con Louise" 
"CHE COSA?!" 
"Ad un appuntamento con Louise" 
"Ho capito..ma insomma..stiamo parlando dello stesso Shane? Quello che passa metà della sua vita a disegnare cose senza senso e l'altra metà ad osservare da lontano una tizia dai capelli rossi? Quello Shane?"
"Sì, lui! Non ne conosco molti altri, non credi?" sbottò Iris, forse un po' troppo scontrosa. 
Cameron, tuttavia, non parve accorgersene. 
"Sei sicura?"
"Ma secondo te..."
"Sicura sicura?"
"Cam, cosa non hai capito nelle parole.."
"Sicura sicura sicura?" 
"Per quanto adorabile e simpatico e dolce e tenero sia, in questo momento ho voglia di strozzarlo. A mani nude"
Iris gli lanciò un'occhiataccia, incrociando le braccia al petto, spazientita. 
"Cazzo! Questo è l'evento del secolo!" urlò invece lui a squarciagola, afferrandola per un braccio e trascinandola via.
"Si può sapere che stai facendo?!" 
"Dobbiamo andare a spiarli! Assolutamente!"
"Tu sei fuori, se Shane ci vede ammazza prima te che hai avuto l'idea e poi me perchè deve esaurire la sua vena sadica" 
"Ah, non perchè mi sei venuta dietro?"
"No, faceva più figo come l'ho detto io...e comunque, ci riconoscerà"
"No, se andiamo lì sottocopertura!"

Angolo del disagio: 
Oh my God! 
Non pensavo che sarebbe venuto così lungo questo capitolo. 
Non pensavo assolutamente che avrei dovuto addirittura spezzarlo.
Le sorprese della vita, gente. 
Comunque, cominciamo dall'inizio. Nel capitolo, oltre alle varie vicende dei singoli personaggi, si parla più volte dell' "essere se stessi" e ciò giustifica la canzone lassù in alto che, tra l'altro, mi fa impazzire *-*
Ma, a parte questo, direi che Iris è piuttosto cotta, Shane non si capisce bene cosa diavolo pensi, Louise è rimasta stronza uguale, Vocetta è sempre miticamente presente e Cam, oltre ad essere meraviglioso, è il mio futuro sposo! Ahahah. 
Eh sì, vi tocca aspettare il prossimo capitolo per leggere cosa combineranno Iris e Cameron...nel frattempo, cibatevi fino a scoppiare, dormite e divertitevi. 
Un grazie speciale a chi ha recensito Graffiti e a chi lo fa sin dal primo capitolo (vi amooo) e ovviamente anche a chi legge a basta. 
Un bacione enorme, 
Lake Of Fire, reduce da un'estenuante versione di Greco :O

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Capitolo 12
*** Undercover- Sottocopertura (parte seconda) ***


Graffiti: come tutto ebbe inizio 
12. Undercover - Sottocopertura (parte seconda) 
Shane lanciò un'occhiata di sbieco al piatto di Louise, che conteneva una piccola, minuscola, salutare e del tutto priva di grassi insalata. 
Poi spostò lo sguardo sulla sua gigantesca pizza con salamino piccante, doppia mozzarella e carciofi. 
Gli venne fame per lei. 
"Sicura di non voler ordinare qualcosa di..più sostanzioso?" le chiese allora, incapace di trattenersi. 
Non aveva idea di come certe ragazze potessero mangiare così poco...lui, non appena vedeva anche solo parvenza di cibo, ci si avventava con una voracità decisamente fuori dal comune. 
Louise stiracchiò un sorriso. 
"Tranquillo, sto bene così" lo rassicurò.
Quando Shane riabbassò lo sguardo sul suo piatto, intento a tagliare un pezzo della sua pizza, la ragazza si concesse una smorfia. 
Non capiva proprio perchè la gente dovesse fare domande così stupide. Non sapevano che per mantenere un fisico così perfettamente allenato e magro, non poteva concedersi neanche il più piccolo degli sfizi? 
Che idioti, i maschi. 
"Allora" si schiarì la voce Shane "da..da quanto tempo fai parte del giornalino scolastico?" 
"Mh, vediamo...direi due anni e quarantacinque giorni, per essere precisi" 
"Wow...e tieni il conto dei giorni perchè non vedi l'ora di andartene o perchè è una specie di fissazione?" domandò Shane, parlando senza neanche riflettere. 
Il suo cervello, quando aveva formulato quella domanda del tutto sarcastica, se non altro si aspettava una risposta altrettanto sarcastica. Purtroppo, ciò non avvenne mai. 
Un silenzio glaciale calò sui due e Shane si ritrovò gli occhioni verdi di Louise che lo fissavano sconcertati. 
"Oh.." quasi si affogò con la pizza "..io non intendevo..insomma, non ti considero di certo una..com'è che si dice?..maniaca del controllo..no di certo.." probabilmente stava soltanto peggiorando la situazione "...cioè, stavo..ecco, io..scherzavo! Scherzavo e basta!" quasi urlò, agitando le mani davanti alla faccia. 
Louise lo fissò ancora per qualche secondo, confusa, mentre dentro di sè smaniava dalla voglia di tirargli un ceffone in pieno viso per aver anche solo pensato di averla potuta definire una "maniaca del controllo". 
Lei era furba, geniale e bellissima. Punto. 
Tuttavia, sorrise timidamente, portandosi una ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio. 
Esultò internamente quando vide gli occhi di Shane seguire il suo movimento e deglutire. 
"Non mi sono..offesa, se è questo che temevi" 
Shane sospirò sollevato, appoggiandosi di botto contro lo schienale della sedia, come se avesse corso una lunga maratona e fosse esausto.
Ritornarono entrambi a mangiare, in silenzio. 
Con Iris, si disse Shane, si sarebbero di certo trovati a battibeccare su chi aveva la pizza più grande, sul fatto che nessuno dei due voleva condividere il proprio cibo con l'altro e ad offendere l'una l'intelligenza dell'altro, e viceversa. 
Sbattè le palpebre, riscosso dal campanello tintinnante attaccato alla porta d'entrata. 
Louise non era Iris. Doveva ricordarselo.

                                             *  *  * 
"Fooooorzaaaaa" 
"No, non ci penso neanche!" 
"Daii, o ci perderemo tutto il divertimentoo"
"Cam, non appena entreremo là dentro ci arresteranno per atti osceni in luogo pubblico" 
Cameron si accigliò, mollandole il braccio da cui la tirava da quasi dieci minuti. 
"Scusa ma...fare atti osceni in luogo pubblico non è quando sei sul punto di procreare selvaggiamente su una panchina del parco, circondato da ultrasessantenni e minori di dieci anni?" 
"Intendevo che gli atti osceni in luogo pubblico, in questo caso, siamo noi, geniaccio" sbuffò spazientita Iris, incrociando le braccia. Lo scialle con le perline tintinnò fastidiosamente. 
Cameron sorrise per un attimo, poi, con un gesto fulmineo, l'afferrò di nuovo per il braccio, ricominciando a trascinarla; Iris, non appena arrivarono davanti all'ingresso della pizzeria si aggrappò ad un palo della luce, nel tentativo di resistere. 
"Ma dico io, non poteva aspettare un altro paio di giorni per togliersi il gesso?!" sbraitò Vocetta che, per una volta nella storia, era d'accordo sulla stupidità di quel folle piano. 
"Non sono esattamente d'accordo con te, visto che riconosco una certa genialità nell'elaborazione di questa pazzia, ma ho un brutto presentimento" 
"Dai Iris! Sono già le nove e trenta, se non ci sbrighiamo se ne andranno via e non potremmo più spiarli!" eslcamò Cam, cominciando a spingerla per le spalle. 
Iris abbracciò il palo con tutta la forza che aveva, neanche fosse stato un gigantesco minion morbidoso. 
"Se Shane ci vede ci trucida, te l'ho già detto!" urlò disperata, facendo voltare una decina di passanti. 
Cam sbuffò, cercando di staccarle le braccia dal palo. 
"Non ci vedrà, questo travesimento è perfetto"
"Sì, perfetto per chi vuole attirare l'attenzione di tutto il cosmo su di sè. Perfetto come una bottiglia di Pepsi in mezzo a tanti bottiglioni di Coca-Cola. Perfetto come un tizio che corre nudo in mezzo a tanti banchieri disinti. Perfetto come un uomo pelato tra tanti Lucius Dalla-Chioma-Fluente Malfoy !" 
Il sopracciglio di Iris scattò verso l'alto. 
Dopo che aveva incontrato Cameron e l'aveva aggiornato sugli ultimi avvenimenti, il ragazzo l'aveva trascinata a casa sua, non molto lontano dalla fatidica pizzeria, e l'aveva costretta a frugare in un enorme baule in soffitta che conteneva decine e decine di vestiti strani e decisamente apparescenti, che, da quanto Iris aveva capito, appartenevano ad uno dei papà di Cam, il quale aveva lavorato in una compagnia teatrale come costumista. 
Per cui, in quel momento, lei stava allegramente indossando un lunghissimo giaccone leopardato, uno scialle pieno di frange e perline, enormi orecchini a cerchio e occhialoni da sole rosso fuoco.
Cameron, invece, aveva deciso di mettersi dei pantaloni a scacchi neri e grigi che gli stavano troppo larghi, una poco vistosa camicia giallo limone con le maniche a barchetta e un gigantesco cappello di paglia con un nastro celeste che gli penzolava davanti agli occhi. 
"Siete talmente ridicoli che non trovo insulti abbastanza descrittivi"
Dopo svariati tentativi, ricatti, imprecazioni e urla, Cam riuscì finalmente a staccare Iris da quel maledetto palo della luce, spingendola con talmente tanta forza contro la porta della pizzeria da rischiare di farle sbattere il naso sul vetro. 
Iris, quando sentì il campanello della porta tintinnare, si preparò alla più grande, immensa, stratosferica e umiliante figura di merda della sua vita. 
"In confronto, il piccolo equivoco di doppi sensi con il commesso-Thor sembra una piacevole chiacchierata su gli andamenti della borsa economica"

                                              *  *  *
Shane si maledì così tante volte, in quelle due ore scarse, che esaurì tutte gli insulti che aveva collezionato in una lunga carriera di diciotto anni.
Non riusciva a trovare argomenti di cui discutere. 
Ci aveva provato, un paio di volte, ma era servito soltanto a farlo sembrare un completo idiota. 
Un silenzio imbarazzato gravava sul loro tavolo, mentre aspettavano il dolce. 
O meglio, mentre lui aspettava il dolce, visto che Louise aveva chiesto un semplice sorbetto al limone "per sciacquarsi la bocca". 
Alzò lo sguardo sulla ragazza, intenta ad osservare il locale, una mano bianca e delicata a sorreggerle il mento, il profilo all'insù del naso perfettamente lasciato libero dai capelli, le lentiggini che le coprivano le guance morbide...
"Perchè mi guardi così?" la voce di Louise gli fece andare di traverso la sua stessa saliva e le sue orecchie raggiunsero temperature altissime.
"Io...ecco..io.."
Louise represse un sbuffo esasperato. 
Così, mandando per un attimo al diavolo la sua scenetta della timida e remissiva ragazza acqua e sapone, allungò una mano sul tavolo, afferando quella di Shane, giocando con le sue dita, lunghe e affusolate, da pittore, accarezzandogli il palmo e sporgendosi verso il viso del ragazzo. 
"Se vuoi farmi un complimento, puoi farlo. Non ti mangio" 
Shane, nonostante l'imbarazzo, nonostante il cuore che batteva a mille, nonostante un certo afflusso di sangue nelle parti basse, sentì un suono strano, che somigliava orribilmente ad un risata nascergli dal fondo dello stomaco. 
Non ti mangio, aveva detto lei. Come se Louise, con la sua ferrea dieta, potesse mangiare qualcosa che non fosse insalata e sorbetto. 
Scacciò con forza quel pensiero del tutto fuori luogo e decise di concentrarsi sul presente. 
Strinse a sua volta la mano di Louise, sporgendosi verso di lei, e spostando lentamente, con movimenti misurati e lenti, i polpastrelli sul polso magro della ragazza, tracciando linee e cerchi invisibili. 
"Okay, allora posso dirti che sei stupenda, stasera" 
Lei rise.
"Questo vuol dire che gli altri giorni non lo sono?" 
Shane, per un secondo, si sentì il protagonista di uno di quegli insulsi film romantici che piacevano a sua madre. 
Tuttavia, portandosi la mano di Louise alle labbra e baciandone lievemente il palmo, con delicatezza estrema, rispose, guardandola dritto negli occhi: 
"No. Sei bella sempre, anche quando non lo sai" 

                                               *  *  * 
"Smettila. Smettila subito, Cam!" sibilò Iris, nascondendo la faccia dietro ai capelli ogni volta che le altre persone all'interno della pizzeria si voltavano a guardarli. 
"Ma quello stupido del cameriere non mi vede.."
"E chi se ne frega! Non siamo qui per mangiare, no? E adesso smettila, ci stanno guardando tutti" 
Cameron si rimise a sedere composto, apparentemente calmo. 
Poi, non appena uno dei camerieri gli passò accanto, si tuffò contro il povero malcapitato, placcandolo. 
"Scusi, è da mezz'ora che sto cercando di farmi notare e vorrei farle notare che quel suo collega laggiù" e indicò il cameriere brufoloso che aveva accolto Louise e che in quel momento la stava osservando con sguardo trasognato "è veramente stupido, o semplicemente sordo" 
Il cameriere lo guardò, infastidito e sconvolto, e si liberò con uno strattone della presa di Cam, che si sistemò la camicia giallo canarino con uno sbuffo un po' da prima donna. 
Iris scivolò lentamente più in basso sulla sedia, quando vide Louise ispezionare con lo sguardo il locale. 
Se li avessero visti, se solo li avessero riconosciuti...
"...di voi si ritroverebbero solo due dita delle mani, macabramente esposte nella vetrina di trofei sanguinari del caro Shane"
Iris scosse la testa, mentre Cameron ancora litigava con il cameriere. 
"..d'accordo, per questa volta posso sorvolare sulla distrazione del personale di servizio.." stava dicendo il ragazzo con tono altezzoso "..ma adesso voglio una wurstel e patatine per me e una capricciosa per la mia amica, va bene? E non fateci aspettare troppo"
Il cameriere annuì e si defilò, Iris lanciò un'occhiataccia a Cam, che sorrideva serafico. 
"Allora, per prima cosa non mi piacciono i carciofi, per cui hai decisamente sbagliato l'ordinazione della mia pizza; seconda cosa.." e, con uno scatto fulmineo, gli prese un orecchio tra due dita, tirandolo verso il basso "..abbassa quella dannatissima voce, se non vuoi che ci arrestino davvero" 
Cameron piagnucolò qualcosa, giurandole che si sarebbe cucito la bocca entro due secondi, così Iris lo lasciò, incrociando le braccia al petto con uno sbuffo. 
"Lo sai ,vero, che risulta molto, ma molto strano il fatto che sia tu a sembrare la più responsabile in questo momento, no?"
Come per contraddire l'ultima battuta di Vocetta, gli occhi di Iris vennero calamitati dal tavolo di Shane e Louise, poco distante dal loro e li vide che parlavano di qualcosa. 
Shane era di spalle, per cui non potè vedere la sua espressione quando Louise, con uno scatto sorprendentemente fulmineo, gli prese la mano, cominciando a giocarci distrattamente mentre lo fissava con i suoi occhioni da gatto; tuttavia Iris notò perfettamente le orecchie del ragazzo farsi rosse e, come se un elefante particolarmente obeso le si fosse seduto sul petto, il suo respiro si mozzò con un suono strozzato. 
Cameron se ne accorse, perchè smise di cercare di attaccare bottone con un gruppo di ragazze sedute vicine a loro che lo guardavano come se fosse uno psicopatico appena uscito da un manicomio, e rivolse tutta la sua attenzione a Shane e Louise. 
"Accidenti, la timida e dolce Louise non sembra così tanto timida e dolce, adesso" commentò poi, aggiustandosi il suo improbabile cappello di paglia. 
Iris staccò per un attimo gli occhi dalla coppietta felice e posò su di lui uno sguardo confuso e perso che fece stringere il cuore a Cameron. 
"Cosa?" gli chiese con un filo di voce.
"Dicevo che..be', Louise mi è sembrata piuttosto intraprendente circa due secondi fa, per essere Louise"
Iris ritornò a guardare la mano di Louise intrecciata a quella di Shane, riflettendo sulle parole di Cameron. 
Ma tutti i suoi pensieri furono spazzati via quando Shane, come se si fosse risvegliato improvvisamente, sporsi il più possibile verso il viso di Louise, avvicinando la mano della ragazza alle labbra per poi poggiarvele sopra, con una dolcezza che fece letteralmente sprofondare Iris. 
Continuò a guardarli, come se tutto ad un tratto una specie di vortice la stesse allontanando dal resto del mondo per farla focalizzare sulla scena di fronte a lei, per farla soffrire ancora di più. 
Avrebbe voluto vedere gli occhi di Shane. Avrebbe voluto vedere se erano illuminati dalla luce che illumina gli occhi di tutte le persone innamorate. 
Avrebbe anche voluto scappare, pur di non vedere il viso perfettamente bellissimo di Louise. 
"Sei un po' contorta.." 
Ignorò il commento di Vocetta, così come quello di Cameron. 
Si chiese perchè il suo cuore stava battendo così furiosamente. Non era un battito piacevole, come se avesse accellerato improvvisamente la sua corsa solo perchè altrimenti avrebbe sanguinato un po'.
"Sicura di non essere gelosa?" per una volta, il tono di Vocetta era serio. 
E, per una volta, lei non mentì a se stessa, ammettendo che sì, era gelosa. 
"Mi sa che ci siamo.."sentì dire a Cameron e vide con estremo orrore che i volti di Shane e Louise era vicini. Troppo vicini. 
Dolorosamente vicini.
"Qualcuno li allontani per favore, qualcuni li allontani o il nostro cuoricino potrebbe esplodere irrimediabilmente!"
Tuttavia, non fece neanche in tempo a pensare altro perchè un fracasso terribile attirò l'attenzione di mezzo locale; il cameriere che aveva preso le loro ordinazioni era disteso a terra, la faccia sprofondata nella pizza e Cameron, evidentemente usato come appiglio dal suddetto cameriere per non cadere, era aggrappato alla tovaglia per non finire giù dalla sedia. 
"Cam, cosa.."
Poi, successe tutto troppo in fretta perchè il suo cervello potesse registrarlo esattamente, ma seppe solo che Shane si era voltato e che la stava guardando dritto negli occhi, incredulo e poi infuriato
Poi, senza che lei potesse farci niente, il viso di Cameron sostituì l'azzurro intenso degli occhi di Shane, e le labbra di Iris vennero improvvisamente catturate da quelle di Cameron che, nel disperato tentativo di non farsi riconoscere dall'amico, satva cercando di coprirgli la visuale. 
Inutilmente.

Angolo del disagio:
Già, a quanto pare sono risorta.
Saaaalveee! 
Bene bene, che dire? La parte finale non mi convince molto. 
Ma a me non convince mai niente di ciò che scrivo, quindi lascio giudicare a voi. 
Allora, ricapitoliamo cosa è successo (anche perchè devo fare un secondo il punto della situazione per non impazzire): 
a) Shane e Louise sono a cena insieme, è un appuntamento, ma il caro giovinciuello nota delle difficoltà nell'approcciarsi con la sua dama e spesso si ritrova a fare paragoni con Iris, anzi, si ritrova a pensare a lei, il che non è molto normale. 
b) Cam -il mio dolcissimo Cam- ha avuto la bizzarra idea di spiare la coppietta, letteralmente sottocopertura e ha costretto Iris, che per una volta sembra la persona un po' più normale in tutto il capitolo, a travestirsi manco fosse Carnevale.
c) Louise e Shane amoreggiano, Iris e Cameron li vedono, Iris capisce di essere davvero gelosa, un cameriere idiota inciampa e cade e poi, Boom!, Cam bacia la nostra Iris come se nulla fosse, pensando che così il caro Shane non possa vedere in faccia nessuno dei due.
d) Cam è scemo.
Be', direi che adesso è tutto più chiaro (?). 
Okay, non so più cosa dire e forse è meglio che la smetta una buona volta di blaterare ahaha. 
Spero vi sia piaciuto e grazie per tutto. 
Alla prossima, 
Lake Of Fire.

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Capitolo 13
*** La complicata arte dello sbuffare ***



   Graffiti: come tutto ebbe inizio 
13. La complicata arte dello sbuffare
Iris era una di quelle persone che si sentiva in colpa per tutto.
Non importava che avesse realmente fatto qualcosa di sbagliato o no, se qualcuno si arrabbiava e lei era nel raggio d'azione della sua ira si sentiva in colpa.
"E questa, signore e signori, è l'ennesima prova dell'instabilità mentale di Iris Brennan. Vengano scienziati, vengano, c'è un caso clinico da studiare...non abbiate paura ad avvicinarvi, di solito la stupidità non è contagiosa!"
Iris sbuffò. Non capiva perche Vocetta dovesse fare del sarcasmo anche in situazioni del genere, che erano evidentemente critiche, poi si rese conto che Vocetta era nella sua testa e che quindi era la sua testa a parlare e che di conseguenza quelli erano i suoi pensieri e che...sospirò e poggiò la testa sul banco, sconsolata. 
"Signorina Brennan, non per interrompere la sua meravigliosa sinfonia di sbuffi e sospiri che, dico sul serio, ha incantato tutta la classe, ma sta disturbando la lezione" la voce del professor Ash le arrivò alle orecchie come una secchiata di acqua gelida e si accorse che tutta, ma proprio tutta, la classe di Scrittura Creativa aveva gli occhi puntati su di lei e stava ridendo. 
"Allora, preferisci me o degli adolescenti meschini pronti a deriderti per qualsiasi figuraccia?" 
Iris sentì le guance riscaldarsi e spostò lo sguardo sul professor Ash, che la fissava tra il divertito e il curioso. 
"Ehm...mi dispiace..." 
Ash sorrise comprensivo, picchiettandole una mano sulla spalla.
"Non si preoccupi, non si preoccupi. Abbiamo tutti pensieri assillanti e fastidiosi per la testa, ogni tanto" 
"é un modo più figo per dire che tutti sospirano e sbuffano ogni tanto o che tutti vengono baciati dal migliore amico del ragazzo che ti piace mentre quest'ultimo è a cena fuori con un ninfa dei boschi reincarnata in una ragazzina di diciotto anni?"
Iris gli sorrise stentatamente e, non appena l'uomo si allontanò, riappoggiò la testa sul banco, sospirando. 
Una tizia seduta di fianco a lei la guardò male e si spostò un po' più in là. 
Iris sbuffò.

                                             *  *  * 
Lì per lì, Cameron non aveva realizzato cosa fosse evidentemente successo, cosa che capitava ogni volta che andava nel panico. O quando non era preparato per un'interrogazione e allora tentava all'ultimo minuto di pararsi il culo con ogni mezzo possibile. 
Ecco, il suo cervello aveva rimosso ciò che era accaduto in pizzeria, ma gli era bastata l'occhiata raggelante che Shane gli aveva lanciato quella mattina per fargli ricordare tutto. 
Ma proprio tutto tutto. 
E non era stato affatto piacevole. 
C'era da dire però che se da una parte si congratulava con se stesso per la sua prontezza di spirito -che non era servita a nulla, ma amen-, dall'altra si stava chiedendo ripetutamente cosa diavolo gli fosse passato per la testa. 
Baciare Iris
Quella Iris. La stessa che, ormai era chiaro anche ad un cieco, era completamente cotta di Shane. 
Quello Shane. Lo stesso con cui era cresciuto e che era il suo migliore amico. 
Si diede del coglione per l'ennesima volta nel giro di una mattinata e chiuse l'anta dell'armadietto con uno sbuffo, pensando a come sistemare le cose evitando spargimenti di sangue. 
"Tu, brutta amoeba che non sei altro!" un urlo limpido e familiare gli giunse all'orecchio e sobbalzò quando, girandosi, si ritrovò davanti la faccia tutt'altro che amichevole di Iris. 
"Che diavolo ti è preso, si può sapere?!" continuò ad urlare la ragazza, mollandogli un pugno sul braccio appena guarito. 
Cam represse un gemito. 
"Ehi, Iris, come te la passi?" domandò con un sorriso incerto. 
"Come me la passo?! Hai davvero il coraggio di chiedermelo?" 
Altra botta sul braccio. 
"Ehm, senti, non è che potresti sfogare la tua ira su un altro punto del mio corpo?" 
"Sta zitto!" 
Questa volta gli arrivò una sberla fortissima sull'avambraccio. 
"Sì, ti giuro che non parlerò e mi lascerò picchiare, ma potresti soltanto cambiare.."
"Anzi, no! Adesso mi spieghi perchè hai fatto quello che hai fatto" 
"Iris.." 
"Coglione!" 
"Ah ecco, mi mancava proprio questa parola..." 
Iris finalmente si zittì, fissandolo furiosa con le braccia incrociate al petto e un piede che batteva ritmicamente per terra.
E Cameron provò a parlare. Aprì bocca per spiegarle tutto, ma le parole non uscirono mai dalla sua gola. 
"Ma guarda chi si vede" cantilenò una voce conosciuta da entrambi. Iris sembrò congelarsi sul posto e Cam sbarrò gli occhi.
"Dove gli avete nascosti i vostri scenici vestiti? Vi stavano davvero bene" mormorò Shane con tono mellifluo e distaccato. 
Iris si voltò con una certa fatica, incontrando gli azzurri e glacialmente freddi di Shane che si spostavano da lei a Cam. 
"S-Shane..." balbettò e tentò anche di sorridere, solo che quello che venne fuori contribuì soltanto a far incavolare di più il ragazzo. 
"Allora?" ringhiò Shane, decisamente meno strafottente di quando era arrivato. 
Iris tirò una gomitata a Cameron, che lo fece svegliare dal coma in cui era sprofondato per l'agitazione. 
Gli sorrise, anche lui. 
Shane si trattenne dal prenderlo a pugni ferocemente e borbottò un insulto a mezza voce, imprecando. 
"Ehm...Shane! Che bello vederti!" esclamò Cam raggiante. 
"Questo ragazzo non ci sta bene con la testa...secondo me è una cosa grave.."
"Cameron..." sibilò Shane, segno che stava evidentemente perdendo la pazienza. 
Cam trasalì sentendo l'amico pronunciare il suo nome per intero, di solito succedeva soltanto quando era davvero incazzato. 
Rendersi conto che era esattamente così in quel momento, gli fece contorcere dolorosamente lo stomaco. 
"Allora..possiamo spiegarti, sai?"
"Possiamo?! Mi stai mettendo in mezzo sul serio?" quasi urlò Iris, raddrizzando la schiena di scatto. 
Shane spostò lo sguardo su di lei.
"Be', da quanto mi risulta servono due persone per baciarsi" disse gelidamente. Iris trattenne il respiro. 
"Logica inoppugnabile...purtroppo"
"Sì, è vero, ma...insomma, ha fatto tutto da solo! L'hai visto anche tu!" 
Shane la stava guardando in un modo che la fece rabbrividire, neanche le avessero infilato un cubetto di ghiaccio sotto la maglia.
"Stai dando tutta la colpa a me?!" si risvegliò allora Cam, voltandosi verso di Iris, risentito. 
La ragazza si morse un labbro, desiderando solo non trovarsi in quella situazione. 
"Sentite" la voce cupa di Shane riportò l'attenzione di tutti su di lui "siete due grandissimi idioti. Non me ne frega nulla del...bacio.."
A quella semplice parola, un'ondata di rabbia verso Cameron lo invase dalla testa ai piedi, facendogli dubitare delle sue stesse parole.
"..potete fare quello che vi pare, voi due, non me ne frega nulla.." rincarò la dose, fissando dritto negli occhi Iris
Lei sobbalzò come se si fosse bruciata. 
Cos'era quello, un modo implicito per dire che non gli importava niente di lei in particolare?
"E allora perchè sei tanto incazzato?" chiese Cameron, alzando un sopracciglio. 
Non gli credeva neanche un po' quando Shane diceva che non gli importava del bacio. Neanche un po'.
"Mi avete spiato!! Spiato, capito?! E non è normale!" urlò a quel punto Shane, spazientito. 
Un paio di studenti si girarono verso di loro. 
"E..dio, è così assurdo...vi siete anche mascherati...immagino sia stato divertente, no? Prendermi per il culo per tutta la serata senza essere visti. Proprio divertente" strinse i pugni così forta da farsi sbiancare le nocche.
"No, Shane...guarda che non è andata così.."
"Ah no? E allora dimmi, Iris, com'è andata? Vi siete ritrovati casualmente nello stesso, identico locale dove c'ero anche io? Che strane coincidenze capitano a volte.."
"Non esattamente, ma.."
"Ma niente! Vi costava tanto farvi i cazzi vostri per una volta nella vita?!" 
"Shane" disse Cam, facendolo voltare verso di lui "abbiamo sbagliato, d'accordo? Non è stata affatto una buona idea travestirsi e tutto il resto del casino, ma ti assicuro che..."
"Stronzate! Siete nati per fare casino, sembrate stati plasmati apposta!" ringhiò Shane "Tu, Cam, praticamente non sei capace di fare altro, se non ficcare il naso negli affari altrui. Se la tua vita è così noiosa, non è di certo colpa mia, chiaro?"
Cameron si zittì e Iris notò vagamente una sfumatura ferita nel suo sguardo, era troppo occupata a fissare negli occhi Shane, che se la prendeva con lei. 
"E tu.." cominciò il ragazzo, soffocando una mezza risata amara "... oh, tu sei la più grande rompicoglioni che abbia mai conosciuto, sul serio. Sei così disperata e sola da ricorrere ai più sporchi trucchetti pur di farti degli amici. Non mi sorprenderei nel sapere che tua madre se la fa con tutti quegli uomini solo per starti il più lontana possibile, sei insopportabile e patetica!" 
Stava per riprendere fiato e ricominciare, per sfogarsi su di loro per l'immensa figuraccia che gli avevano fatto fare, per il fatto che Louise se n'era andata indignata e per il fatto che ancora non gli aveva rivolto la parola, e, in una parte di sè, anche per il fatto che si erano baciati..loro due..ma la vista degli occhi lucidi di Iris gli spezzò le parole a metà, come se gli avessero premuto una mano sulla bocca per farlo stare zitto. 
In quel momento la campanella suonò, e sia Cam che Shane sobbalzarono contemporaneamente. 
Iris si impose di non piangere con così tanta forza che il labbro inferiore le tremò visibilmente. 
A quel punto Shane, riprendendo almeno apparentemente il controllo di sè, si voltò e si allontanò, senza degnarli di uno sguardo. 

                                               *  *  * 
"Sono a casa" annunciò Iris, chiudendosi la porta d'ingresso alle spalle.
Si rese conto soltanto dopo di aver appena sussurrato, per cui alzò la voce. 
"Mamma, ci sei? Sono tornata!" 
Tuttavia non le rispose nessuno. E quella non era la sola cosa strana, visto che sua madre le aveva annunciato quella mattina che Jimmy sarebbe passato per una visita nel pomeriggio. 
Tutte le tende della casa erano tirate e tutte le luci erano spente. 
"Qui la cosa comincia a farsi strana davvero..." mormorò Vocetta; mentre Iris saliva le scale, scalciando via allo stesso tempo gli stivali neri; udì un suono confuso e soffocato che proveniva dalla cemera da letto di sua madre. 
Una musica, per l'esattezza. 
"No. Non può essere vero..non può essere quella musica...non quella colonna sonora..."
"You're hereeee, there's nooothiiing I feaar. And I knooow that my heart will go oooon. Weee'll staaaay foreeeeveeer this waay, you are saafee in my heart..."
"MAMMA!" urlò Iris, spalancando la porta. 
"...wiiill go oooon and oooooon" Alicia Brennan, seduta sul suo letto a gambe incrociate con una miriade di fazzoletti sparsi intorno,il viso ricoperto di lacrime, il mascara colato e un enorme barattolo di Nutella in mano, finì di cantare a squarciagola la celebre colonna sonora di Titanic, scoppiando poi in un singhiozzo disperato. 
"Ci risiamo..ma non credevo che avremmo assistito a questo scempio così presto.."
"Lui sì...lui sì che è un gentiluomo!" balbettò la signora Brennan, soffiandosi rumorosamente il naso "Perchè Di Caprio non ha mai vinto un oscar? Eh? Perchè?" chiese, puntando sulla figlia due acquosi occhi verdi. 
Iris, impietrita sulla soglia della stanza, maledì Celìne Dion e i suoi fottutissimi acuti, che continuavano a riecheggiare dal televisore. 
"Mamma, piantala" 
"Stupidi oscar! Anzi, stupidi quelli che li consegnano..chi è che consegna gli oscar? Eh? Chi diavolo è?" esclamò ancora Alicia "Dimmelo Iris, così vado da loro e...e...gli dico che..che.."
La frase terminò in un'ondata di lacrime, singhiozzi e strane urla animalesche che non lasciarono sconvolta Iris soltanto perchè ormai ci era abituata. 
"Be', vorrei vedere, dopo quasi vent'anni uno impara a non lasciarsi impressionare troppo.."
Iris si avvicinò titubante al letto, scansando, schifata, i fazzoletti bagnati che occupavano quasi tutto lo spazio. 
Intanto Titanic continuava con una nuova musica di sottofondo: i piagnucolii di sua madre.
"Ehm..." si schiarì la gola Iris "..mamma? Tutto okay?"
"Ma cosa sei, scema? Ti sembra tutto okay?!"
"Noooooooo" ululò Alicia, afferrando al volo un cuscino e premendoselo in faccia con forza. 
Iris glielo tolse velocemente dalle mani, timorosa che si potesse soffocare in preda ad un folle raptus suicida. 
"Il che, da una parte, ci libererebbe finalmente da questo dannato strazio"
"Mamma?" mormorò Iris, allungando una mano verso la testa della donna e cominciando ad accarezzarle i capelli. 
"Mh?"
"Cos'è successo?" 
Alicia, in tutta risposta, pianse più forte, lanciando con rabbia un fazzoletto contro il televisore. 
"Gli uomini sono degli stronzi! Tutti tutti stronzi!" urlò la donna, sbattendo un pugno sul materasso e drizzando la schiena di scatto, per guardare la figlia con uno sguardo un tantino spiritato.
"Occhi rossi e gonfi, capelli scaruffati, naso gocciolante, trucco sbavato e bocca sporca...una Venere di Botticelli, direi"
"Okay, questa è praticamente la tua filosofia di vita ogni volta che qualcuno ti molla ma.." cominciò Iris e sua madre singhiozzò di nuovo "..si può sapere cosa diamine è successo?" 
Mentre sua madre affondava il cucchiaio nella cioccolata, Iris pregò con tutta se stessa affinchè quello che pensava fosse accaduto, in realtà fosse soltanto una sua fantasia.
"Aahahah, illusa! Se guarda Titanic e mangia Nutella, allora può voler dire soltanto una cosa.."
"Mi hanno lasciato! Entrambi!" esclamò la donna, la bocca ancora piena e dei grossi lacrimoni che le scendevano lungo le guance "Jimmy è venuto qui come promesso ma...lo ha fatto anche Granny e io...lo sai che non so mentire, tartarughina mia...hanno scoperto tutto e mi hanno lasciataaaa! Voglio moriree! Uccidetemi, vi pregoo, uccidetemii!"
Iris si astenne dal fare commenti ma la sua mente sfornò una sfilza lunghissima di insulti e "Te l'avevo detto!" che la lasciarono stupita per la sua stronzaggine. 
"Stronzaggine una pippa! è il minimo, dopo che decide di fidanzarsi con due persone contemporaneamente..."
"...cos'ho di sbagliato, eh? Perchè mi lasciano tutti gli uomini con cui inizio una relazione?" 
Iris alzò gli occhi al cielo. 
Come sempre, dopo le fasi "Cantare Titanic" e "Inveire contro tutto il genere maschile", c'era la classica parte dell' "Autocommiseramento".
"Mamma, senti.."
"Non capisco perchè! Proprio non ci arrivo! Sono una bella donna, nonostante l'età, e sono simpatica e sensuale, me lo dicono tutti, perfino i test su internet..."
"...mamma? Ascoltami un secondo..."
"...e..be', anche sotto le lenzuola non me la cavo male.."
"Che orrore"
"Mamma!" eslcamò Iris, inorridita. 
Alicia si zittì, continuando a piangere e poggiando la testa sulla spalla della figlia, che le battè qualche colpetto sulla schiena per farla calmare. 
In realtà, la sua mente era poco presente. Le parole che Shane le aveva rivolto quella mattina sembravano essere state impresse a fuoco nella sua testa e sentire sua madre parlare delle sue relazioni, gliele faceva dolorosamente ricordare. 
Sola,insopportabile e patetica. 
Tentò inutilmente di deglutire per mandare giù un grosso groppo che le si era formato in gola, e decise che in quel momento la priorità era sua madre. 
"Mamma, ascoltami...non ti è venuto in mente che...be',  Jimmy e Granny potevano non essere del tutto d'accordo con una relazione..diciamo, aperta..?"
"Tradotto: Cosa cazzo ti è venuto in mente quando ti sei messa insieme ad entrambi? Non ti bastava un solo coglione tra le scatole?!"
"Ma...ma io..io mi sono innamorata di tutti e dueee!" piagnucolò Alicia, ricominciando a mangiare Nutella e piangere contemporaneamente. 
Iris sbuffò, spazientita.
"Aah, la complicata arte dello sbuffare.."
Rimasero in silenzio per un po', ognuna persa nei suoi pensieri, poi la signora Brennan raddrizzò improvvisamente la schiena, asciugandosi la faccia con una mano. 
"Iris, tesoro" il tono era serio e dispiaciuto al tempo stesso, cosa che fece rizzare i peli delle braccia di Iris "ho...deciso una cosa. Per il bene di entrambe" 
"Ecco...mi sembrava che mancasse qualcosa.."
"Ho sbagliato a trasferirmi qui, a Buttercup...non è il posto adatto a noi.."
"Mamma..io...non voglio..."
"...fammi finire, tesoro" disse implacabile la donna, spostando lo sguardo dagli occhi pieni di triste consapevolezza della figlia "...io..ho deciso..che ce ne andremo. Si parte per una nuova avventura, insieme!" 
"Ehii, non dirmi che ti eri scordata della fase "Facciamo i bagagli e dileguiamoci", eh?"
No, purtroppo nessuno se ne era scordato.

Angolo del disagio:
Uuuuh, che capitolo!
Però sono stata brava, ho aggiornato presto :3
Coomunquee, analizziamo le varie scene. 
Iris è un tantino disperata, Cameron sembra rendersi effettivamente conto dell'enorme cazzata che ha fatto e Shane..be', potrebbe essere sembrato un po' troppo duro, ma c'è da capirlo, poverino. Insomma, quei due deficienti l'hanno seguito e spiato durante uno degli appuntamenti più importanti della sua vita, l'hanno messo in ridicolo davanti all'ipercritica Louise e..be', e si sono baciati, non so se mi spiego. Io dico che ha abbastanza ragioni per essere incazzato a morte con entrambi; solo che, per sfogarsi, esagera un po' con le parole e..vabè, avete visto tutti come va a finire.
Alicia Brennan è..qualcosa di comico e deplorevole al tempo stesso, visto che sono quasi caduta dalla sedia durante la scena di Titanic per le risate e alla fine avrei voluto prenderla a schiaffi. 
Ma a parte tutto questo, direi che ho usato troppi "be'" in questo commento e che nel capitolo sbuffano un po' tutti ahaah. 
Alla prossima, 
Lake Of Fire.

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Capitolo 14
*** Fiocchi di neve ***


Graffiti: come tutto ebbe inizio 
                                                                                                               "Talk to me softly,
                                                                                                                                                                there's something in your eyes...
                                                                                                                                                                                  and please don't cry, 
                                                                                                                                                                        I know how you fell inside...
                                                                                                                                                                                 Don't you cry tonight,
                                                                                                                                                                                     I still love you baby, 
                                                                                                                                         Don't you cry tonight, don't you cry tonight."
                                                                                                                                                                          - Don't Cry, Guns N' Roses.

                                                                                                      
14. Fiocchi di neve 
Nevicava. 
E anche piuttosto forte. 
Una volta, a Buttercup, c'era stata una bufera di neve talmente violenta da sommergere l'intera città e farla cadere nel panico più totale. 
Lui doveva aver avuto all'incirca dodici anni, perchè si ricordava benissimo che, il giorno della bufera, aveva un compito in classe che, ovviamente, era saltato. 
Per questo l'amava tanto, la neve; era collegata a ricordi felici. 
Afferrò il blocco per disegni, abbandonato da qualche giorno sulla scrivania della sua camera. 
Quasi gli dispiacque di averlo lasciato lì a marcire per tutto quel tempo, ma aveva avuto davvero troppo a cui pensare, tra Louise, Cameron e Iris. 
Si chiese come diavolo aveva fatto a ritrovarsi a quel punto, seduto sul suo letto a disegnare, depresso e nemmeno contento che nevicasse. 
E la cosa ancora più grave era che sua madre aveva cucinato i tacos e lui aveva detto di non aver fame
Inutile dire che Teresa Weston era sbiancata talmente tanto da far temere al marito che sarebbe svenuta da un momento all'altro e il resto della famiglia l'aveva fissato come se improvvisamente gli fossero spuntate due enormi orecchie rosa da coniglio sulla testa. 
Brendon era finalmente partito per il college -dopo un'indecisione colossale di quasi tre mesi- per cui, almeno per quella volta, Shane si era risparmiato i commenti sarcastici del fratello. 
Che purtroppo erano stati prontamente rimpiazzati dalla preoccupazione maniacale di sua madre. 
"Tesoro, posso entrare?" 
Shane si tolse gli auricolari e rispose di sì, così, sua madre fece il suo grande ingresso in camera con un enorme tazza di thè caldo e un termometro. 
"Mamma, non sono malato, te l'ho già detto"
"Ma non hai mangiato i tacos!" 
"E quindi?"
"Tu mangi sempre i tacos. Anzi, tu mangi sempre tutto!" esclamò la donna, con sguardo preoccupato. 
Shane si lasciò sfuggire un sorriso, accettando la tazza di thè. 
"Allora?" chiese a quel punto Teresa, sedendosi vicino a lui e prendendo in mano il blocco per disegnare. 
Shane non provò neanche a cercare di fermarla: era sua madre e lo conosceva meglio lei di chiunque altro.
A parte Cam, forse. 
"Allora che?"
"Allora perchè sei strano, perchè non hai mangiato i miei meravigliosi tacos, perchè disegni desolati paesaggi tristi"
Shane ingoiò il thè, prendendosi tutto il tempo per rispondere. 
"Hai litigato con Cam?" 
Ma cosa diavolo era sua madre? Una veggente? 
"Mmh..può darsi" 
"O hai litigato con Iris? Andiamo, è una ragazza così carina, come si può litigare con una come lei.."
"Fidati, è possibilissimo" borbottò Shane. 
Teresa sorrise teneramente, allungando una mano per scompigliare i capelli biondi del figlio, proprio come faceva quando era piccolo. 
"Su con la vita! Iris e Cam ti vogliono entrambi così bene che ti perdoneranno all'istante"
Shane spalancò gli occhi. 
Come veggente, sua madre, faceva un po' cagare. 

                                                  *  *  * 
"Iris, apri!"
"No!"
"Ti prego, tartarughina, parliamone"
"Non chiamarmi tartarughina!"
"Passerottina?"
"Non ci pensare nemmeno!"
"Pappagallina?"
"Strozzati"
"Cucciolina mia?" 
"NO!"
"Ma da piccola ti piaceva tanto.."
"No! Piaceva a te! Come ti è sempre piaciuto scappare non appena si presentavano dei problemi" esclamò Iris, afferrando al volo il cellulare e spalancando la porta della camera. "Be', ti do una notizia, mamma: i tuoi problemi non si risolvono sparendo; i problemi non si risolvono da soli e basta!" 
Iris era cosciente di star urlando contro sua madre da circa un quarto d'ora -anche perchè il bruciore alla gola ne era una conferma- ed era anche consapevole che probabilmente la vicina aveva già chiamato tutto il corpo militare degli Stati Uniti e che il gatto si era spaventato, rintanandosi sotto al letto. 
Tuttavia, non le importava granchè. 
"Iris...lo sai che se potessi rimarrei qui, ma.."
"Puoi rimanere qui! Tutte le volte che ci siamo trasferite, potevi!" urlò Iris, incurante degli occhi lucidi di sua madre. 
"Modalità aggressive/spacco il culo a tutto il mondo: on"
"M-ma.." balbettò Alicia Brennan, completamente senza parole "...tu non ti sei mai lamentata...non più di tanto, per lo meno..e io..credevo che..."
"A volte mi chiedo da chi abbiamo preso la nostra finissima intelligenza..."
Iris distolse lo sguardo dagli occhi spalancati di sua madre, mordendosi un labbro. 
"Cosa credevi, che mi piacesse lasciare tutto solo perchè non sei nemmeno capace di tenerti stretto un uomo?" 
"Ahia...prevedo un collasso immediato da parte della nostra genitrice..."
La signora Brennan trattenne il fiato, spalancando però la bocca e gli occhi e ricominciò a piangere come una fontana, mentre Iris la fissava impassibile. 
Se ne rese conto solo in quel momento: sua madre sapeva così poco di lei, che addirittura pensava che tutti quei trasferimenti le piacessero. Che perdere ogni volta i pochi amici che riusciva a farsi, le piacesse. Che non sentire una città, una casa come la sua per più di tre mesi, le piacesse. Che abbandonare Ranuncolandia, Cameron e Shane, le sarebbe piaciuto. 
Sentì gli occhi pizzicare e si affrettò a scendere le scale, mentre sua madre la seguiva richiamandola. 
"Il ritorno...la fuga della figliol prodiga, evvai!"
"Iris! Ti prego, aspettami! Iris!" 
Si infilò il cappotto, rischiando tra l'altro di far cadere il preziosissimo vaso di ceramica blu che il caro Granny aveva regalato a sua madre. 
Lo guardò oscillare pian piano e poi fermarsi. 
"Peccato, una grande occasione sprecata! E vabè, possiamo sempre romperlo in testa alla mamma, magari diventa più intelligente"
Si chiuse la porta alle spalle con così tanta forza da far tremare la lampadina accesa sul portico, poi, senza neanche notare i grossi e soffici fiocchi di neve che cadevano giù dal cielo, si mise a correre. 
"E tanti saluti al mio magnifico progetto di un bagno caldo e repliche di 16 anni incinta" 

                                                  *  *  * 
Quando Shane sentì il campanello di casa suonare erano già le dieci di sera e lui stava gironzolando svogliatamente per il salotto, cercando di farsi entrare in testa la lezione di chimica, il concetto di isotopi, numero di massa e peso atomico. 
Si era già preparato circa ventimila bigliettini nascosti nei posti più impesabili per la verifica che si sarebbe tenuta il giorno dopo, nel caso la neve non avesse funzionato come quando aveva dodici anni. 
Tuttavia, quando andò ad aprire la porta, quel poco che si ricordava sulla chimica si cancellò del tutto, lasciandolo, finemente parlando, nella merda. 
"Cosa diavolo ci fai tu qui?!" quasi urlò, quando si ritrovò davanti Iris, infreddolita e con il fiatone. 
"Io..." e ora come glielo spiegava? Come glielo spiegava tutto quello che era successo? Iris aprì bocca un paio di volte, il cuore che batteva a mille sia per la corsa sia per altro. 
Shane, vedendo che la ragazza si era irrimediabilmente bloccata, sbuffò scocciato. 
"Senti, sta nevicando e fa freddo. O ti muovi o ti muovi" sbottò spazientito. 
Il suo sguardò indugiò per un attimo sugli occhi scuri di Iris e un pensiero attraversò fugacemente la sua testa: c'era qualcosa di strano. 
"Shaaaaaanee!" la voce di sua madre attraversò quattro pareti, arrivando fino a loro in modo nitido e chiaro "Chi è alla portaa?" 
Shane sobbalzò. Se sua madre avesse visto Iris, sicuramente avrebbe insistito per farla entrare e lui non la voleva. Era ancora piuttosto arrabbiato con lei.
"Non..è nessuno mamma" gridò in risposta. 
Iris sembrò risvegliarsi all'improvviso, in tempo per notare la porta che si stava chiudendo, lasciandola fuori al freddo. 
"Certo che quando si offende è veramente un bastardo.."
"Aspetta!" esclamò, cercando a sua volta di riaprire la porta. 
"No, è tardi, perchè non te ne torni a casa?"
"Non..." la voce sembrò non avere la forza di uscire e Iris deglutì a vuoto "..ti prego, Shane, per favore" mormorò schiacciando tutto il corpo sulla porta, nel tentativo di resistere alla forza di Shane che era decisamente il doppio della sua. 
Shane si irrigidì a quelle parole. Lo stava pregando. E in più, se usava quel tono di voce così...fragile...
Spalancò di colpo la porta e Iris gli piombò addosso, facendolo arretrare e sbattere la schiena sul muro del corridoio.
"Ahia!" 
"Scusa" disse Iris, ovviamente rossa in viso. 
"E ci credo che arrossisci...sei letteralmente spalmata su di lui...non che la cosa mi disturbi, s'intende.." 
Iris e Shane parvero accorgersi solo in quel momento del fatto che fossero effettivamente vicini, ma, per chissà quale congiunzioe astrale, nessuno dei due si allontanò. 
"Hai dei fiocchi di neve nei capelli" disse lui, alzando una mano per toglierglieli. 
"Be', sai, dopo aver camminato per quasi un'ora sotto la neve.." il tono di Iris doveva essere sarcastico e distaccato, ma con quegli occhi azzurri così vicini, quelle labbra pallidissime ad un passo da lei..
"...diciamo pure che la tua rimanente sanità mentale è andata a frasi benedire"
Esatto. 
"E...perchè l'hai fatto, esattamente? Avevi bisogno di sgranchirti le gambe o sei appositamente venuta a rompermi le scatole?" Shane quasi si stupì di come aveva parlato; con una voce roca e bassa che prese entrambi in contropiede e fece fremere Iris. 
Lui se ne accorse. Sorrise. 
"Io..è..un po' difficile da spiegare.." 
Ed eccola di nuovo, quell'espressione, pensò incuriosito Shane, notando che Iris aveva abbassato lo sguardo.
"Cosa? Che hai?" chiese, forse un po' troppo precipitosamente, mentre la sua mano scese inevitabilmente verso la guancia fredda di Iris.
"SHANE!" esclamò suo padre, comparendo dal nulla. 
Iris scattò all'indietro talmente velocemente che temette di essersi rotta qualche vertebra e Shane sgranò gli occhi. 
"Papà! Ciao!" 
"Ehmm..ciao. E ciao, Iris. Come mai qui? Non è che non ti voglia, ma sono già le dieci e mezza passate e.."
"Lo so..scusi, ma.." lanciò un'occhiata verso Shane, come se lui avesse potuto suggerirle qualcosa da dire.
"Io..ecco, volevo sapere se..se per questa notte potevo restare da voi..non glielo chiederei se non fosse necessario" 

                                              *  *  * 
Non era stata per niente una buona idea saltare la cena. 
Lo stomaco di Shane stava brontolando talmente tanto da non farlo dormire e l'immagine del frigorifero pieno di cibo gli appariva davanti agli occhi ogni volta che cercava di prendere sonno. 
Così, cercando di fare il meno rumore possibile per non svegliare tutta la casa, scese lentamente i gradini della scala, raggiungendo il salotto. 
Ecco, fu lì che temette di avere un infarto. 
Concentrato sul cibo e sulla fame, si era totalmente scordato della presenza di Iris che, raggomitolata in un'estremità del divano, fissava il vuoto in maniera preoccupante, la luce della lampada accesa al minimo. 
Non si accorse neanche di lui, il che gli permise di osservarla davvero, come non aveva potuto fare prima quando si era presentata davanti alla porta di casa, come non faceva da troppo tempo. 
Era sempre la stessa, con i capelli scuri raccolti una coda alta, che le lasciava scoperto il profilo all'insù del naso e la forma delle labbra, la pelle chiara e le mani, quasi del tutto coperte dalla felpa che indossava, che giocavano svogliatamente con la stoffa di un cuscino; tuttavia gli sembrò anche diversa. 
Era...triste. E non avrebbe dovuto esserlo; avrebbe dovuto sorridere. Come faceva sempre. Come gli piaceva che facesse.
Si schiarì la voce e lei sussultò. 
"Guarda che il camino non si accende da solo se lo fissi. Mi dispiace per te, ma non sei dotata di certi poteri" 
"Non ancora. Un giorno potrei stupirti...magari potrei dare fuoco proprio a te" ribattè lei, con un sorriso. 
"Oppure alla mamma, o a Granny...o ancora meglio, a Louise. Questa sì che è una buona idea" 
Iris si accorse in ritardo che Shane si era mosso verso il frigo  e ci aveva ficcato la testa dentro, in cerca di qualcosa da mangiare. 
Sorrise involontariamente, alzandosi dal divano e raggiungendolo alle spalle. 
"Solitamente la gente normale fa lo spuntino di mezzanotte..." 
"E quindi?"
"Quindi sono le tre di notte" 
Shane chiuse lo sportello del frigo con un enorme tacos in mano e l'aria più felice del mondo dipinta in faccia.
"Alla fame non si comanda" 
"Guarda che è all'amore non si comanda" 
"Il mio amore è il cibo, qualche problema?" 
Iris ridacchiò divertita, scuotendo la testa e Shane smise per un attimo di abbuffarsi per osservarla. 
Sembra normale, si disse, sempre la solita Iris. Eppure...era quell'eppure a renderlo inquieto. 
"Dovrei...essere arrabbiato con te" mormorò allora, senza neanche rendersene conto. 
"Mmh, ho notato l'uso del condizionale, signor Weston...cosa starebbe a significare?"
Iris trattenne il fiato, sentendo qualcosa di indefinito agitarsi nel petto. Qualsiasi cosa fosse era piacevole. 
"Dovresti?"
"Già, dovrei" borbottò Shane, finendo di masticare l'ultimo boccone e passandosi una mano nei capelli. 
La verità era che non ci capiva più niente. 
Era così confuso, che nemmeno il suo amato cibo era riuscito a calmarlo. 
"Vado a dormire" sbottò allora, spazientito. 
Non fece neanche in tempo a fare due passi che sentì Iris tirarlo indietro per un braccio. 
Gli provocò una strana sensazione quel tocco, come se gli avessero dato la scossa. 
"Iris, senti, non mi va di parlare, d'accordo? Men che meno con te" 
Iris deglutì, colta di sorpresa da quella freddezza. 
"Volevo.." maledì così tanto la sua voce spezzata che Vocetta le consigliò vivamente un trapiato di corde vocali "...volevo solo ringraziarti. Per avermi ospitato" 
Shane neanche si voltò, mordendosi un labbro. 
"Ringrazia i miei, la casa è loro" 
Avrebbe soltanto voluto che Iris togliesse la mano dal suo polso, che la smettesse, anche solo con quel piccolo gesto, di farlo sentire così...così
"E...non piangere. Non provarci neanche" continuò, implacabile. 
Ma che diavolo gli prendeva? 
La sentì sussultare, sorpresa, e s'immaginò nitidamente la sua espressione ferita, gli occhioni scuri lucidi di lacrime trattenute e il labbro inferiore che tremava. 
Fu quasi un dolore fisico, sentirla dire: 
"Non sto piangendo"
"Ma stavi per farlo" 
"Non è vero" 
"Sì, anche stamattina a scuola. Stavi per piangere" 
Esattamente, perchè la trattava così? Perchè? 
Iris, d'altro canto, rafforzò la presa sul suo braccio, mentre sentì la gola chiudersi all'improvviso e le lacrime arrivare per davvero. 
"Ha ragione lui, tartarughina/pappagallina/cucciolina/altroanimalecon'ina', non azzardarti a frignare come una poppante, altrimenti ti prendo a pugni."
Ma era più forte di lei, risentiva le parole che Shane le aveva rivolto quella mattina quasi come fossero coltelli taglienti, risentiva le parole di sua madre, sempre le stesse per diciotto anni e risentiva, per l'ennesima volta, la disperazione che provava quando doveva trasferirsi. 
Il concetto vago che avrebbe dovuto andarsene diventò dolorosamente una certezza. Sua madre era implacabile su certe cose, sua madre era un'egoista. 
"Accidenti, quando si dice giungere a conclusione affrettate.." mormorò con tono fragile Vocetta.
Quando Shane sentì un singhiozzo rompere il silenzio, fu come ricevere un pugno in pieno stomaco che gli tolse il respiro. 
"Iris.." disse, avvicinandosi alla ragazza. 
"Non sto piangendo, chiaro?!" esclamò lei, spingendolo di nuovo indietro "Mi è..mi è solo entrato qualcosa nell'occhio" 
Shane trattenne un sorriso intenerito, pensando che quel "qualcosa" doveva essere decisamente grosso, per farla lacrimare in quel modo.
Rimase in silenzio, osservandola asciugarsi gli occhi con le maniche della felpa mentre tirava su con il naso.
Sentì un tonfo in fondo al petto e decise di non starsene con le mani in mano.
"Iris, che succede?" chiese con tono calmo, afferrandole un polso. 
"Niente! Non succede niente!" gridò lei, fissandolo dritto negli occhi e scordandosi momentaneamente di cercare di fermare le lacrime "Tanto, anche se succedesse qualcosa, a chi importerebbe? Non gliene frega niente a mia madre, figuriamoci a te" la voce le si spezzò proprio sull'ultima parola, ma continuò lo stesso "La sai l'ultima? Eh, la sai?!" lo spinse di nuovo lontano, per poi avvicinarsi lei "Se ne vuole andare. Di nuovo." un singhiozzo inaspettato la scosse tutta e Shane pregò di aver capito male.
"Che cosa?" 
"Mia madre. Vuole andare via, cambiare città, trasferirsi. E..."
Shane si sentì sprofondare improvvisamente, come se fosse stato risucchiato nel terreno e non riuscisse più a rialzarsi. 
"E?"
Iris scosse la testa, premendosi una mano sulla bocca per non cominciare ad urlare come una pazza isterica. Continuò semplicemente a piangere, con il cuore che minacciava di esplodere e i singhiozzi che, nonostante gli insulti di Vocetta, diventavano sempre più forti e frequenti. 
Era stanca di cambiamenti, di traslochi, di solitudine. Era stanca di tutto e a nessuno importava. 
Era sempre lei quella che sbagliava, sempre lei quella che non aveva amici, sempre lei quella che doveva abbandonare quel poco che riusciva a costruirsi.
 Era sempre lei a stare male ma non poterlo far vedere agli altri.
Non si accorse nemmeno che Shane si era avvicinato finchè non sentì le sua braccia circondarla e il suo corpo entrare in contatto con il proprio. Finchè non sentì il bisogno di stringerlo a sua volta, finchè non sentì il tocco delicato di Shane sul collo, finchè non sentì le sue labbra sfiorarle la guancia, finchè non lo sentì sussurrare: 
"Nemmeno io voglio che tu te ne vada...e mi importa di te, tanto" 
"E vissero tutti felici e contenti..."

Angolo del disagio: 
Che trauma! 
No,dico,è stato difficilissimo scrivere questo maledetto capitolo e ovviamente, non mi piace. Che palle -_-
Ma a parte questo, sono felice di avercela fatta (starà a voi dirmi come)...dunque,cosa posso dire? 
Iris è arrivata al limite di sopportazione massimo e, per questa volta, ha lasciato che i rubinetti si aprissero, inondando come minimo il salotto di casa Weston. 
Per quanto riguarda Shane, spero di aver reso bene la sua più totale confusione (Louise o Iris? Arrabbiato o non arrabbiato? E, soprattutto, perchè Iris gli fa quest'effetto?); tra l'altro ci sono molte più parti dal suo punto di vista, perchè dopo la sfuriata del capitolo precedente, mi sentivo in dovere di chiarire un po' i suoi sentimenti, povero piccolo :') 
Mi è piaciuto scrivere un capitolo incentrato esclusivamente su loro due, senza Louise (al rogo!) o Cam (all'altare con me!) o qualsiasi altra presenza estranea che non fosse Vocetta (sebbene anche lei parli meno rispetto al solito), anche perchè non lo facevo da un po' :3
Spero soltanto di non averlo reso troppo sdolcinato, ma in fondo era un capitolo in cui troppo comicità probabilmente avrebbe sminuito gli stati d'animo dei personaggi, che al contrario volevo arrivassero il più possibile a chi legge.
Dopo questo rigiro di parole senza senso, vi ringrazio tutte, dalla prima all'ultima, e vi mando un bacione! :D
Lake Of Fire.

P.s. DOVETE ascoltare la canzone ad inizio capitolo, perchè...perchè sì. No, a parte gli scherzi, è veramente stupenda -secondo il modesto parere- e rappresenta benissimo questo capitolo *-* 


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Capitolo 15
*** Ore costruttive di matematica ***


Graffiti: come tutto ebbe inizio 
15. Ore costruttive di matematica
Quando Iris fece il suo ingresso nella cucina di casa Weston, il mattino seguente, le sembrò di essere circondata da matti urlanti. 
"Bah, senti chi parla...devo forse ricordarti che questa notte hai quasi svegliato l'intera casa con la tua soave voce?!"
C'era Teresa che si affannava ai fornelli, tentando contemporaneamente di evitare che i gemelli rovesciassero un gigantesco barattolo di farina e si tirassero dietro le uova; c'erano Charlie e Shane, con due identiche espressioni mezze addormentate, che apparecchiavano la tavola con la vivacità di un bradipo nel periodo del letargo -sempre che i bradipi vadano in letargo- e infine c'era Richard Weston che, come lei, osservava quel putiferio comodamente seduto ad una delle sedie del tavolo, facendo finta di interessarsi al giornale che stava leggendo. 
"Oh, buongiorno Iris!" la salutò festante quest'ultimo, facendole segno di accomodarsi accanto a lui. 
Iris gli sorrise incerta, stringendosi ancora di più nella mega felpona che indossava.
"Va bene che sono Canadesi e quindi abituati a temperature fuori dalla norma, ma come diavolo fanno a vivere così?! Come?!"
"Allora, hai dormito bene? Il divano era abbastanza comodo?" 
Iris si morse un labbro. Non che quella notte avesse esattamente dormito, contando che era rimasta a frignare come un'undicenne che non riceve la sua lettera pr Hogwarts fin quasi all'alba. 
La cosa bella, però, era che Shane era rimasto con lei. 
"Oh sì e stamattina, quando, svegliandoci, ce lo siamo ritrovato davanti che dormiva come un angioletto, l'istinto stupratore che risiede in noi stava per avere la meglio..già.." 
"Il..il divano più comodo su cui abbia mai dormito, signor Weston" balbettò Iris, arrossendo un po'. 
Senza alcun preavviso Richard scoppiò a ridere talmente forte da far risvegliare Shane e Charlie dal loro coma ad occhi aperti, che la fissarono come se fosse una mostruosa cretura arrivata giù dal cielo. 
"Ragazzi, avete sentito?" esclamò l'uomo, asciugandosi le lacrime dagli occhi "Mi ha chiamato signor Weston! Oddioo!" e continuò a ridere. 
Iris vide Charlie scuotere la testa e borbottare qualcosa di incomprensibile, così rivolse a Shane un'occhiata interrogativa, cercando di capirci qualcosa. 
"Non lo chiamano signor Weston dal matrimonio." le spiegò lui, prendendo posto a tavola "Nessuno hai mai capito perchè, ma ogni volta che si sente chiamare così scoppia a ridere e non la finisce più" 
"Una cosa normalissima, no?"
"Ah..ehm..be'.." mormorò Iris, rispostando lo sguardo sul signor Weston che continuava a ridere come un deficiente. 
"Non preoccuparti se non trovi le parole per descrivere questo pazzoide" intervenne a quel punto Teresa, piazzando al centro del tavolo un enorme piatto di pancakes appena cotti "In vent'anni di matrimonio ho formulato una teoria: ogni volta che lo chiamano signor Weston lui si sente vecchio e, per disperazione, comincia a ridere."
"I migliori dottori lo hanno archiviato come caso patologico. Non resta che arrendersi" disse Charlie, sistemandosi gli occhiali sul naso. 
Iris rise di cuore, accettando di buon grado l'enorme barattolo di Nutella che Shane le offriva. 
"Direi che è confortante, davvero" disse divertita, lanciando un'occhiata a Shane, che scrollò le spalle, accennando un sorriso. 
"Ma secondo te, mettono qualcosa di strano nello sciroppo d'acero? Non è possibile che siano tutti così totalmente fuori.."

                                             *  *  * 
Alicia Brennan osservò ansiosa lo schermo del suo cellulare, tristemente nero. 
Aveva provato a chiamare Iris un centinaio di volte, ma la ragazza non era intenzionata a rispondere. 
In più aveva anche cambiato la segreteria telefonica da "Ciao a tutti, se non vi rispondo c'è un motivo più importante di voi" a "Mamma, smettila di chiamarmi e fatti un esame di coscienza". 
Cosa che la deprimeva anche di più. 
Bevve un sorso del suo caffè amaro, osservando la cucina con sguardo spento. 
C'era troppo silenzio. Nessun rumore di tosta pane che stava per esplodere, niente passi frettolosi giù dalle scale, niente volume della musica a mille, niente di niente. 
Quando la sua bambina non c'era, tutto sembrava più vuoto. 
Tirò su con il naso, sentendo le lacrime arrivare di nuovo, ma le ricacciò indietro. 
Era consapevole di aver fatto più male lei ad Iris che chiunque altro; lei che avrebbe dovuto proteggerla da ogni pericolo, lei che era sua madre. 
Per la prima volta nella sua vita, Alicia si fermò un attimo a pensare a qualcuno che non fosse se stessa. 
Ripercorse con la mente ogni fidanzato, ogni rottura, ogni pianto, ogni trasloco e, per quanto si sforzasse, non riuscì a trovare niente che avesse fatto, anche solo una volta, pensando al bene di sua figlia. 
Sentì una lacrima salata percorrerle la guancia, ma non l'asciugò. 
Era una pessima madre.

                                              *  *  * 
Di solito, loro due non si chiedevano mai scusa, Cam lo sapeva bene. 
Se un giorno litigavano, magari potevano non parlarsi per un po', ma alla fine si cercavano di nuovo reciprocamente e, a forza di battute idiote, tutto tornava alla normalità.
Era una sorta di patto silenzioso che lui e Shane avevano stretto senza neanche saperlo, un patto solo loro, che rendeva la loro amicizia ancora più unica.
E, anche quella volta, era successo. 
"Senti un po' ma, oltre a tutto il casino che è successo in pizzeria..tu e Louise..avete concluso qualcosa?" chiese Cam con tono curioso, lanciandogli un'occhiata di traverso per vedere quale sarebbe stata la sua reazione. 
Shane, tuttavia, rimase fermo con la schiena contro gli armadietti, le braccia incrociate sul petto e l'espressione assente. 
Cam, seguendo lo sguardo dell'amico, notò che stava fissando insistentemente Iris e Louise che, a qualche metro da loro, stavano parlando del giornalino scolastico. 
Il punto, si disse Cam, sta nel capire quale delle due sta guardando. 
"Shane?"
"Mh?" 
"Hai intenzione di darti una svegliata o devo continuare a parlare da solo come un'idiota?" 
Non ricevendo nessuna risposta, Cam sospirò. Aveva notato da un po' che quando Shane pensava energicamente il resto del mondo veniva completamente dimenticato. 
"Capisco che il tuo cervellino sia totalmente impegnato in elucubrazioni più o meno serie, ma gradirei non essere ignorato" 
"Mh-mh" 
Cameron si schiaffò una mano in fronte, scuotendo la testa. 
Era un caso perso. 
"Ehi, sai cosa è successo?" esclamò poi, illuminandosi di botto con un ghigno da squalo sul viso "Ho flirtato spudoratamente con Louise, l'altra sera, e lei è stata più che disponibile; in più, non contento, ho chiamato Iris e siamo andati a letto insieme!" 
Shane, a quel punto, spalancò gli occhi, voltandosi di scatto verso di lui. 
"Che cosa hai fatto?!" quasi gridò, arrossendo per la rabbia. 
Cam scoppiò a ridere talmente forte da piegarsi in due e Shane, finalmente, capì le intenzioni dell'amico. 
"Coglione" sibilò allora, nascondendo un sorriso. 
Si premurò di non chiedersi perchè solo l'ultima parte della frase di Cam lo aveva infastidito più del dovuto. 
Non era quello l'importante in quel momento. Più o meno. 
"Oddio, dovresti vedere la tua faccia amico.." sghignazzò Cam, battendogli una pacca sulla spalla. 
Shane gli tirò una spinta, ridendo. 
"Ah, comunque abbiamo un problema" disse subito dopo, con un tono leggero che stonava del tutto con la sua espressione grave. 
"Sì, il compito di chimica è stata una vera merda, ne sono consapevole.."
"No, non è questo il problema." lo interruppe Shane, maledicendo il suo cervello che, da quella mattina, gli mandava immagini ad intervalli regolari di quello che era successo durante la notte. In più, sentiva quasi il bisogno di toccare Iris ogni volta che poteva, di assicurarsi che stesse bene, anche se sapeva perfettamente che non era così. 
Lanciò di nuovo un'occhiata verso la ragazza che, con un sorriso lieve ma per niente sincero, ascoltava Louise parlare, senza sentirla davvero. I loro sguardi si incontrarono per puro caso e Shane, per qualche strana ragione totalmente incomprensibile, le rivolse un sorriso incerto, come di incoraggiamento. 
"Allora? Ti sei incantato...di nuovo?" chiese spazientito Cam. 
Shane sobbalzò e le sue orecchie si imporporarono un po'.
"No" si affrettò a rispondere "Ma credo che dovremmo saltare le ultime due ore di lezione" 
Gli occhi verdognoli di Cam si illuminarono per la felicità.
"Di qualsiasi cosa si tratti, io sono con te"

                                                    *  *  * 
Quello di matematica era uno dei pochissimi corsi che Shane ed Iris condividevano nel loro orario scolastico. 
Tuttavia, di solito, il ragazzo preferiva passare la lezione seduto nei banchi in fondo all'aula a disegnare indisturbato, vicino ad un tizio che conosceva. 
Per cui, Iris si sorprese non poco quando se lo vide comparire di fianco, mentre accomodava le sue regali chiappe sulla sedia vicino alla sua. 
"E questa interessantissima novità? Da dove è saltata fuori?" 
Iris rimase per un attimo a fissarlo mentre, con un'espressione quasi eccessivamente serena, si passava una mano nella chioma bionda, scompigliandola. 
"Aehm..." si schiarì la voce lei "...non è che non gradisca la tua compagnia.."
"Ci mancherebbe"
"...ma, esattamente, perchè non sei insieme al tuo amico che, devo dirlo, assomiglia spaventosamente ad uno spacciatore dei vicoli di Buenos Aires?"
Shane abbozzò un sorrisetto divertito che le fece sobbalzare il cuore e si voltò completamente verso di lei. 
"Deve esserci per forza una motivazione? Non pensi che abbia deciso di sedermi qui vicino a te perchè mi va?" 
"Senti cocco, prendi meno per il culo con questi ragionamenti filosofici...non vorrei offendere il tuo smisurato ego, ma non ti si addicono affatto"
Tuttavia, Iris sentì un piacevole calore invaderle il petto. 
"No, non lo penso" disse invece con un mezzo sorriso "Ma non sono dell'umore per decifrare i ragionamenti contorti di quello che tu chiami cervello, per cui, con somma magnificenza, ti lascerò l'onore e il piacere di sederti accanto a me" 
"Wow. Sai che si può respirare tra una parola e l'altra vero? Non è illegale" 
Iris sbuffò una risata, continuando a scarabocchiare con la matita sul quaderno di matematica. 
Che non era dell'umore di intavolare una conversazione decente le sembrava piuttosto palese, sia per quello che era successo con sua madre, sia perchè si vergognava da morire per il fatto che Shane l'avesse vista piangere come una poppante e anche perchè vedere Louise, durante l'intervallo, catapultarsi tra le braccia Shane in corridoio neanche avesse avuto un mastino attaccato alle calcagna non le rendeva di certo la giornata migliore. 
Shane lanciò un'occhiata in direzion di Iris che, mezza distesa sulla sedia, scribacchiava furiosamente sul quaderno, il broncio sulle labbra e una piccola ruga di disapprovazione tra le sopracciglia. 
Gli scappò un sorriso e, senza che se ne rendesse conto, voltò la testa verso di lei, appoggiandola ad una mano e mettendosi a fissare la ragazza spudoratamente come se la prospettiva di seguire decentemente la lezione fosse un inutile dettaglio. 
"Accidenti" mormorò poi il ragazzo, richiamando l'attenzione di Iris che, ritrovandoselo così vicino e con uno sguardo così penetrante quasi ci rimase secca.
"Accidenti cosa? Gradirei che finissi una frase; sai, sarebbe tutto molto più comprensibile"
"Se magari chiudi quella boccuccia, forse riesco a parlare liberamente. Comunque dicevo: accidenti, sembri totalmente persa nei tuoi pensieri. Non fare troppi sogni erotici su di me, che poi ti senti male" 
"Questa situazione potrebbe essere divertente...se solo lui sapesse esattamente quanti sogni non proprio pudici abbiamo fatto su di lui.."
Iris, come da copione, arrossì. 
"Senti, che diavolo ti prende oggi? Non è che il tuo amico spacciatore ti ha dato una dose un po' troppo sostanziosa? Se vuoi conosco un buon centro di disintossicazione" balbettò la ragazza, ricominciando a disegnare con più convinzione sul povero quaderno. 
Shane rise sottovoce, per non farsi sentire dalla professoressa. 
"No, niente droga per oggi" disse divertito "Però, visto che non ci arrivi da sola, testa a pinolo, te lo dirò io: sto cercando di tirarti su di morale, okay?" aveva provato ad evitarlo, ma le orecchie si arrossarono comunque "Diamine, quando ti ci metti, sei proprio scema.." borbottò allora, abbassando lo sguardo. 
Iris, d'altro canto, sentiva tutto il concerto della Scala di Milano dentro il suo petto, mentre tanti piccoli cupidi volteggiavano nella sua testa e Vocetta, con tono smielato e acuto, cantava: 
"Tra graffiti e fior, nasce l'amor; 
Iris e Shane si vanno a sposar..."

Iris quasi si strozzò con la sua stessa saliva. 
"Shane..." lo richiamò "...ascolta, non...non per essere ancora più patetica e sdolcinata di quel che già sono..." perchè diamine aveva degli occhi così dannatamente azzurri? "...ecco, volevo dirti grazie, per tutto
"Mi sa che la nottata un po' troppo vibrante di emozioni* ti ha dato alla testa..."
Shane, però, le rivolse un sorriso talmente luminoso e bello, che Iris non si pentì affatto delle sue parole; in più, il ragazzo, mosso da un'improbabile e del tutto nuova vena intenerita, allungò una mano per scompigliarle giocosamente i capelli, facendola poi scendere, con naturalezza, verso la sua guancia, dove lasciò una leggera carezza. 
"Arresto cardiaco tra 3,2,1..."

*"vibrante di emozioni"; omaggio alla grandissima Evelyn 98 e al lessico poeticizzante e sempre adattissimo che usa ogni volta, persino nelle recensioni di questa storiella un po' idiota (te l'avevo detto che mi ero letteralmente innamorata di questa espressione *-*)


Angolo del disagio: 
Ho notato di essere un tantino in ritardo nell'aggiornare, ma proprio poco, niente di che direi...no,okay,chiedo umilmente perdono! 
Ma capitemi -so che lo farete-, quella bastardissima scuola prima o poi mi rovinerà del tutto la vita! :O 
A parte questo, mi sono accorta che nello scorso capitolo ho fatto aprire i rubinetti non solo a Iris, ma anche a qualche lettrice -siete fantastiche e io ripetitva-, cosa che, devo essere sincera, non mi sarei mai e poi mai e poi mai e poi mai aspettata! 
Perchè ciò vuol dire che tutto quello che avevo maldestramente tentato di trasmettere attraverso delle semplici parole, è arrivato sul serio *-* Mamma mia, che emozionee! 
Vabè, passando a questo capitolo, non succede quasi niente, è tranquillo, ma direi che ci voleva. 
Lo so, vi lascio con il dubbio di cosa cavolo faranno Shane e Cam durante le ultime due ore di lezione, ma credo che riuscirete a sopravvivere! 
Ah, altra cosa: la segreteria telefonica nei cellulari è ormai praticamente inesistente, ma nelle serie tv e nei film la usano sempre e a me piace tantissimo -e non so perchè ahaha-.
Un grazie enorme, gigantesco, grande quanto una montagna a tutte quante! <3 
Alla prossima (che non so bene quando sarà, visto che mi aspetta una settimana d'inferno), 
Lake Of Fire. 

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Capitolo 16
*** Quando Shane si incazza... ***



    Graffiti: come tutto ebbe inizio 
16. Quando Shane si incazza
Uscire dalla scuola senza essere visti era stato più facile del previsto, se non si contava il fatto che Cam, nella fretta di scappare verso la libertà, avesse fatto rumorosamente cadere a terra un motorino parcheggiato nel cortile esterno, o che Shane, mentre tentavano di attraversare i corridoi vuoti stando attenti a non essere visti dai professori, fosse scivolato come un idiota sul pavimento bagnato che il bidello sciancato stava allegramente pulendo. 
Nonostante ciò, erano comunque riusciti a farcela. 
"Certo che non potevi scegliere giorno migliore per un' evasione da scuola eh..." borbottò contrariato Cam, abbassandosi sulla testa il cappello di lana per proteggersi dal freddo. 
Shane fece una piccola smorfia; in effetti, la neve che era caduta quella notte superava un tantino il livello accettabile, cosa che rendeva difficile ai due ragazzi anche solo camminare. 
"Non è colpa mia se viviamo in una città che sembra essere posizionata sotto una macchina per la neve difettosa" ribattè, scrollando le spalle. 
Le strade, sebbene fossero le undici di mattina, erano semi vuote, e il clima non esattamente caldo contribuiva a rendere la loro passeggiata ancora più deprimente di quanto già non fosse. 
"L'unica nota positiva in tutto questo, è che mi hai risparmiato una dolorosa interrogazione di letteratura; quindi grazie, o sommo scivolatore!" ridacchiò Cam, ricevendo una gomitata nelle costole che per poco non lo fece crollare con la faccia nel nevischio. 
"Porta rispetto per chi ti ha salvato da un tre assicurato" 
"E dall'ira di mio padre.."
"Quale dei due?"
Cam sembrò pensarci su un attimo, poi scrollò le spalle. 
"Entrambi" 
Shane sbuffò una risata, imboccando la via in cui viveva Iris. 
Per un attimo esitò. E se avesse peggiorato soltanto le cose? 
"Si può sapere che diavolo ci facciamo a casa di Iris?" la domanda, piuttosto legittima, di Cam, lo riscosse dai suoi pensieri e, cercando di essere il più riassuntivo possibile, gli raccontò in breve quello che era successo nelle precedenti nove ore. 
Il ricordo delle lacrime di Iris, del sorriso triste che aveva quella mattina, sembrò ridargli la carica giusta per affrontare la signora Brennan. 
"Wow" commentò Cam, quando ormai erano sul vialetto di casa Brennan "Ci tieni davvero tanto a lei, per arrivare addirittura a fare questo
Shane si voltò di scatto verso l'amico, pronto a ribattere e a dirgli che no, non ci teneva poi così tanto ad Iris, lo faceva soltanto perchè...già, perchè lo stava facendo esattamente? Perchè ne sentiva quasi il bisogno? Perchè, anche solo la prospettiva di non sentire più la voce entusiasta di Iris che lo salutava di prima mattina, gli faceva gelare il sangue nelle vene?
Cam aspettò paziente che i neuroni dell'amico lavorassero faticosamente, con un sorrisetto accennato che gli illuminava il viso. 
"Io..." cominciò Shane, la gola improvvisamente secca e gli occhi azzurri che vagavano inquieti "...be'.."
"Sì?"
Shane, che sembrava aver trattenuto il fiato fino a quel momento, sospirò, sgonfiandosi come un palloncino. 
"Be', se, ipoteticamente, tenessi a lei più...più di quanto dò a vedere, ci sarebbe qualche problema?!" domandò allora, sulla difensiva. 
Cameron scosse la testa, ridendo. 
"Ah, fidati, per me si risolverebbero tanti problemi...ed anche per Iris, suppongo" 
"Che?"
"Lascia perdere, dovresti raggiungere un livello di intelligenza troppo elevato per capirmi" 
"Ah sì, immagino" 
"Era sarcasmo questo?" 
"Mh, cosa te lo fa pensare?" 

                                              *  *  * 

Quando il campanello suonò -anche un po' insistentemente- Alicia, che stava togliendo i vestiti dall'armadio per riporli ordinatamente nella valigia, si precipitò ad aprire, con il cuore in gola, sperando di veder comparire Iris dietro alla porta.
Tuttavia, quando si ritrovò davanti Shane ed un altro ragazzo, non riuscì a nascondere la delusione e lo stupore. 
"Shane...cosa...che ci fai qui?" 
"Salve anche lei, signora Brennan" 
C'era qualcosa, nel tono del ragazzo, notò Alicia, una sorta di rimprovero silenzioso che la fece indispettire. 
"Non per essere scortese, caro Shane, ma in questo momento sono piuttosto indaffarata, potresti.."
"No, mi dispiace, ma non posso. Non posso proprio" rispose secco Shane, sorprendendosi per la durezza del suo tono. Eppure, pensare che la signora Brennan, la madre di Iris, fosse la causa di tutto...be', lo mandava un po' fuori di testa. 
Cam, lanciando un'occhiata vagamente preoccupata verso l'amico, decise di raffreddare un po' gli animi. 
"Mi chiamo Cameron, comunque. Ringrazio entrambi per avermi fatto sentire così accolto, davvero" si presentò, con un mezzo sorriso. 
Tuttavia, il suo fantastico sarcasmo non venne colto, e la madre di Iris lo degnò soltanto di uno sguardo superficiale, invitando poi entrambi ad entrare in casa. 
Cam notò la rigidità delle spalle di Shane e si chiese se dipendesse soltanto dal nervosismo o forse anche da quello che si erano detti prima. 
Sperò nella seconda ipotesi. 
"Ragazzi, vi ho già detto che sono.."
"Sì, e l'abbiamo capito, signora Brennan, ma siamo venuti per una questione un po' più importante" la interruppe subito Shane. 
"Oh" sussurrò Alicia, sbiancando "è successo qualcosa ad Iris? La mia bambina..tutto bene?" chiese precipitosamente, preoccupata. 
Shane si morse un labbro, trattenendosi dal dirle che, se teneva così tanto alla sua bambina, sarebbe anche potuta uscire dalla sua maledetta casetta e andare a cercarla, visto che non era tornata per la notte. 
"Sì" disse invece "Iris sta bene. Ha dormito da me stanotte" 
Cam tossicchiò, del tutto all'oscuro di questo insignificante dettaglio. Si appuntò nella mente di chiedere a Shane cosa fosse esattamente successo. Confidò in qualcosa di sconcio. 
"Oh grazie al cielo, grazie al cielo!" esclamò la signora Brennan, portandosi una mano sul cuore e crollando a sedere sul divano. "L'ho chiamata così tante volte, ma non mi ha mai risposto...ero così in pensiero!"
"Mi ha raccontato cos'è successo ieri sera" proseguì Shane, implacabile "E mi ha anche raccontato di tutti i traslochi, di tutte le relazioni.." 
Alicia sobbalzò, Cam si fece più attento. 
"Uhm...ecco, io..non ti devo nessuna spiegazione, caro Shane" balbettò Alicia, notando una certa determinazione negli occhi azzurri e luminosi del ragazzo. 
"No, certo, a me non deve niente, figuriamoci. Ma a sua figlia, ad Iris, forse a lei deve un po' più di rispetto" sputò fuori Shane, con il tono più velenoso che riuscì a trovare. Si sentì sorridere, quando vide gli occhi verdi di Alicia spalancarsi "Si rende conto di quanto questa situazione faccia soffrire Iris?" 
"Io...capisco che per lei non sia stato e non sia facile, ma.."
"Ma cosa?! Se lei fosse una madre degna di questo nome ci penserebbe due volte prima di aprire bocca, fidanzarsi con due uomini alla volta e rovinare la vita di sua figlia!" 
Calò un silenzio talmente peso, sul salotto di casa Brennan, che Cam si sentì soffocare. 
Osservò, da spettatore più o meno esterno quale era, i volti delle due persone insieme a lui. 
La signora Brennan, bianca come un cencio, gli occhi luccicanti e la bocca spalancata, sembrava sia sul punto di mettersi a piangere da un momento all'altro, sia di schiaffeggiare Shane. 
Lui, invece, se ne stava seduto composto, la schiena dolorosamente dritta, lo sguardo sicuro e i pugni talmente stretti da far sbiancare le nocche. 
In quel momento, si sentì fiero del proprio migliore amico. 
"Tu.." provò a dire Alicia "..tu non sai niente, nè di me, nè di mia figlia..."
"Scommetto che, per quanto riguarda Iris, so molto più di quanto crede di saperne lei."
"E c'è da dire che la conosce da meno di quattro mesi.." gli diede inconsapevolemente man forte Cam, scambiandosi un'occhiata con Shane. 
Alicia soffocò un suono stridulo, a metà tra un singhiozzo e un urletto. 
Non sapeva perchè ma, quelle parole, "una madre degna di questo nome", continuavano a vorticarle nella testa, insieme alla voce di Iris, la sera prima, che le urlava "I tuoi problemi non si risolvono sparendo, i problemi non si risolvono da soli e basta!" 
Com'era possibile che due ragazzini, due adolescenti che, in teoria, dovevano essere ancora inesperti alla vita, sembravano saperne molto più di lei? Com'era possibile che lei, l'adulta, sbagliasse in continuazione?
Si accorse di star piangendo dall'espressione un po' sconvolta di Cameron che ora, molto più sulle spine, aveva paura che la madre di Iris chiamasse la polizia e li denunciasse per molestie. 
"Ehm, signora Brennan..." tentò in ragazzo, con un tono di voce molto più dolce di quello di Shane. 
Quest'ultimo la fissava con una freddezza quasi dolorosa, accentuata dal colore ghiacciato delle sue iridi che cercavano di comunicarle quanto disprezzo provasse per lei. 
Quando Shane sentì Cam cercare in qualche modo di accertarsi che la madre di Iris non affogasse nelle sue stesse lacrime, non potè biasimarlo più di tanto, ma non biasimò neanche se stesso che, invece, rimase fermo al suo posto, impassibile e silenzioso. 
Secondo lui, quelle che Iris aveva versato la sera prima erano lacrime sincere, lacrime che andavano raccolte, lacrime di vera tristezza. 
Per quanto ne sapeva, Alicia Brennan era una bravissima attrice egoista con i condotti lacrimari pronti ad aprirsi per ogni evenienza.
Purtroppo per lei, con lui quella tattica non attaccava. 
Si alzò di scatto dal divano, raccogliendo lo zaino da terra. 
"Se deciderà di andarsene davvero, si ricordi soltanto una cosa: Iris è troppo buona per farlo, ma se potesse, la odierebbe" mormorò con tono tagliente "Io, al posto di sua figlia, avrei già cominciato da molto tempo" 

                                           *  *  * 

Louise sorrise a Shane nel modo più accattivante che riuscì a trovare, si spostò una ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio, si morse un labbro, inarcò la schiena per mettere in evidenza il suo non scarso davanzale; tuttavia niente, niente di tutto questo sembrò funzionare. 
Shane rimaneva zitto, gli occhi azzurri persi in un punto indefinito, la schiena appoggiata agli armadietti del corridoio e la mente evidentemente altrove. 
Louise trattenne uno sbuffo spazientito, avvicinandosi di un altro passo e ritrovandosi così vicina al viso del ragazzo da respirare la sua stessa aria. 
"Shane?" mormorò con un tono di voce basso e sensuale. 
Shane sobbalzò, ritornando improvvisamente alla realtà. 
"Oh..scusa, io...ero distratto" disse, scuotendo la testa. Sentì Louise ridacchiare appena e poi, senza che lui se ne rendesse preventivamente conto, lei appoggiò tutto il corpo contro quello il suo, spostandogli delle ciocche bionde che gli erano finite davanti agli occhi. 
Shane quasi trattenne il fiato, non sapendo, letteralmente, dove mettere le mani e sentendo gli ormoni ribollire quando i loro corpi entrarono in contatto. 
"L'avevo notato e, se ci tieni a saperlo, sei scusato. Per stavolta" disse Louise, ad un soffio dal suo viso. 
Shane abbassò gli occhi su di lei, osservandola attraverso le ciglia chiare: era senza dubbio bellissima, con quelle piccole e delicate lentiggini sul naso e sulle guance, gli accattivanti occhi verdi e le labbra rosate, piegate in un sorriso malizioso. 
Tuttavia, in quel momento, gli sembrò anche troppo...troppo
Troppo perfetta, troppo calcolata, poco naturale
Totalmente diversa da Iris.
Subito dopo si diede dell'idiota; insomma, la ragazza che gli piaceva da una vita adesso era lì, tra le sue braccia, completamente disponibile. 
Idiota. 
"La ringrazio di avermi perdonato così velocemente, signorina, ha un animo così benevolo!" le disse abbozzando un sorrisetto divertito, e poggiandole delicatamente le mani sui fianchi. 
Erano morbidi e stretti come se li era immaginati. 
Anche i fianchi di Iris erano morbidi, anche i suoi capelli profumavano di fresco; tuttavia aveva provato molto di più quando l'aveva stretta fra le braccia. 
Scosse di nuovo la testa. 
Probabilmente, a quell'ora, Iris era già in viaggio per una destinazione ignota. 
Non aveva avuto il coraggio di chiamarla, il giorno prima; non aveva avuto il coraggio di sentirsi dire che aveva combianto un casino facendo quella sparata alla signora Brennan.
"...a farci un giro?" si rese conto che Louise aveva parlato di nuovo e lui, come prima, non l'aveva ascoltata minimamente. 
Che gli stava succedendo? Di solito pendeva sempre dalle sue labbra...
"Come?" le chiese, adottando una delle sue più innocenti espressioni e fingendo di non notare il lampo spazientito che passò nello sguardo di Louise. 
"Ho detto" ripetè lei, non riuscendo a nascondere una nota infastidita nella voce "che potremmo andare a farci un giro questo pomeriggio, soltanto io e te" 
Da una parte, Shane moriva dalla voglia di fare una giro da soli, dall'altra però...dall'altra continuava ad ispezionare, quasi morbosamente, il corridoio pieno di studenti, alla ricerca di una cascata di capelli scuri, un sorriso luminoso e una risata contagiosa.
"Shane!" esclamò Louise, spazientita, staccandosi da lui. 
"Scusa" disse precipitosamente Shane, un tantino sorpreso dal tono isterico della ragazza "Mi dispiace, non...non è giornata" 
Louise sbuffò inviperita, trattenendosi dal prenderlo a schiaffi. 
Aveva sentito dire dell'imminente partenza di Iris ed era piuttosto certa che la distrazione perenne di Shane, fosse dovuta a quello. 
Supida Iris Brennan, come si permetteva di intralciarle i piani così spudoratamente? 
Quando fece per aprire bocca e magari rimproverare Shane, una voce conosciuta sovrastò la sua. 
"Buongiorno!" esclamò Iris, comparendo alle loro spalle talmente silenziosamente da sorprendersi da sola. 
"Anni e anni di addestramento per diventare dei ninja provetti si stanno rivelando utili..."
Shane si voltò così di scatto da farsi male al collo e, quando si ritrovò Iris davantì, spalancò gli occhi, osservandola come se non fosse davvero lei. 
"Iris?" 
Eppure non gli sembrava ci fosse qualcosa di diverso: pantaloni scuri, anfibi, camicia a quadri rossi e neri, capelli raccolti in una lunga treccia, sorriso ampissimo e occhi splendidamente allegri. 
"Vedo che quando ti applichi, signor Weston, i risultati non sono poi così scarsi" gli disse divertita, inclinando un po' la testa di lato. 
Shane sorrise, in modo tanto splendente da abbagliarla completamente. 
"Prossimo modello della Mentadent..."
Iris lo fissò dritto negli occhi per qualche secondo, ringraziandolo con unico, semplice sguardo per tutto, poi, non riuscendo più a trattenersi e ignorando bellamente la presenza di Louise, lo abbracciò forte.
"Tutto questo romanticismo potrebbe essere nocivo, tenere lontano dalla portata dei bambini"


Angolo del disagio:
Momento di riflessione estrema: ma quanto è cazzuto Shane in questo capitolo?! Quantoo?! *-*
A parte questo, eccomi di nuovo qui a tormentarvi, dopo un'assenza lunghissima (una settimanae e un giorno!), in cui sono stata letteralmente sopraffatta da scuola e Lucca Comix (esperienza magnifica *-*). 
Comunque, non so voi, ma dopo aver scritto così tanto dalla prospettiva di Shane (che amo all'infinito), mi mancavano Iris e Vocetta...che, signore e signore, rimangono a Ranuncolandiaa! Alèèè! (prevedibile come il fatto che pioverà ogni volta che io devo uscire). 
La parte in cui Shane fa il cazziatone ad Alicia l'ho semplicemente adorata (anche se ho paura che sia risultata un po' troppo pesante..) e poi, il mio pargolo che prende la situation in mano e spacca il culo a tutti? Eh? Che meraviglia *-* Devo dire che avere i Nirvana in sottofondo hanno aiutato molto ahahaah. 
Vabè, non ho nient'altro da dire se non grazie a tutte quante, a chi legge e a chi recensisce. 
Sappiate che Graffiti sta andando avanti anche per merito vostro <3
Alla prossima, 
Lake Of Fire.

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Capitolo 17
*** Chiodo schiaccia chiodo ***


Graffiti: come tutto ebbe inizio
17. Chiodo schiaccia chiodo
Solitamente le persone normali, la mattina di Natale, vengono svegliate dalla luce del sole che si riflette sulla neve, dai canti natalizi del vicino di casa, dall'odore di biscotti al cioccolato appena sfornati o dall'euforiche urla dei bambini ansiosi di scartare i regali. 
Iris no. 
Lei, molto più realisticamente, era stata svegliata alle sette e trenta di domenica mattina da una bastardissima sveglia settimanale che si era scordata di togliere e dall'odore di bruciato che aleggiava nell'aria. 
Come al solito, sua madre aveva carbonizzato il pranzo, per cui le era toccato anche andare a comprare da mangiare nella piccola e puzzolente rosticceria dietro l'angolo. 
"Il Natale che vorrei proprio..." 
Inoltre, in quel momento era seduta sul divano del salotto, con sua madre che blaterava incessantemente cose senza un senso logico e con il solito film natalizio "Mamma ho perso l'aereo" in tv. 
"Ripeto: il Natale che vorrei proprio...no, nel caso non fosse stata sottolineata sufficientemente la nostra cosmica sfiga" 
"...eh? Che ne dici? Non ti sembra una buona idea?" stava dicendo Alicia, guardandola con gli occhi verdi luccicanti di ansiosa emozione. 
Iris aveva notato come, dopo la """chiaccherata""" avuta con Shane, sua madre facesse di tutto per accontentarla, per compiacerla. 
Il che, molto spesso, non era affatto male, se si toglieva il fatto che Alicia sembrava voler recuperare tutto il tempo che aveva speso dietro ai vari fidanzati, lasciando da parte Iris. 
"Cosa?" domandò distrattamente la ragazza, aggiustando meglio la coperta verde che aveva addosso. 
"Dicevo: non sarebbe bello esplorare un po' i dintorni di Buttercup? Non so, una gita escursionistica solo io e te.." 
"Mamma, non per smontare in modo brutale le tue iniziative da giovane scout, ma sono quasi due settimane che sta nevicando e, non so se in diciotto anni l'hai mai notato, ma io odio il freddo, okay?" 
"Noto una certa vena stronza nelle tue parole...comincio ad apprezzarti di più, sista"
Effettivamente Iris, nell'ultimo periodo, tendeva a lanciare frecciatine non del tutto innocue verso sua madre che, ogni volta, abbassava lo sguardo e rimaneva in silenzio. 
Iris sospirò. 
"Scusa" borbottò tra i denti, consapevole che, se non l'avesse detto, sua madre sarebbe caduta in un vortice di depressione che sarebbe durato circa una settimana. 
A quel punto Alicia raddrizzò la schiena, le sorrise raggiante ed esclamò che non aveva nulla di cui scusarsi; poi, come se fosse tutto normale, si alzò improvvisamente dal divano ritornando in salotto con un pacco colorato fra le mani. 
"Il tuo regalo!" trillò entusiasta, porgendolo ad Iris. 
"Oh, grazie." rispose Iris, scartandolo con un sorriso sulle labbra. 
"Ma guardati, sembri una deficiente. Devo forse ricordarti cosa è successo con tutti gli altri rega-..."
Due calzini. Enormi e di due colori diversi. Uno rosso con le renne e uno verde con il vischio. 
Iris smise di sorridere.
"...ecco appunto. Dobby sarebbe stato felice"
"Ti piacciono?" 
"Oh, ma certo, proprio come la sabbia nel cotume bagnato."
"Sì. Devo dire che sono...utili" mormorò Iris, lasciando andare i calzini dell'orrore per prendere il telefono, il cui schermo si era illuminato. 
C'era un messaggio. Da Shane. 
<< Non per disturbare il tuo fantastico Natale (a proposito: Auguri!), ma ho bisogno di te qui ed ora. Fai presto >>
Iris sentì il sorriso che le si allargava sulle labbra e Alicia pensò che fosse a causa dei suoi magnifici ed utilissimi calzini. 
"Amen"
                                
                                          *  *  * 
"Grazie al cielo sei arrivata!" 
Ecco, questo era stato l'incipit usato da Shane non appena aveva aperto la porta di casa e si era ritrovato davanti Iris. 
Lei, d'altro canto, gli aveva gentilmente risposto: 
"Spero che tu abbia una motivazione valida per avermi fatto alzare dal mio comodissimo divano e avermi fatto camminare sotto la neve il giorno di Natale. Per non parlare poi del fatto che mi hai negato l'interessantissima contemplazione degli orridi calzini.."
A quel punto Shane aveva smesso di ascoltarla e, dopo averla saldamente presa per un polso e trascinata dentro, aveva detto: 
"Ho circa una decina di parenti su di giri di là in salotto, tra cui una strana cugina sconosciuta che mi guarda con aria da maniaca, una zia zitella che ci sta spudoratamente provando con Cam -che sia santificato!- e un nonno sordo senza apparecchio acustico. Invoco umilmente il tuo aiuto." 
Iris aveva riso, pensando che il ragazzo stesse scherzando, ma lui le aveva tolto a forza il cappotto e l'aveva trascinata nella stanza accanto, dove una ventina di occhi si erano catalizzati su di lei, facendola imbarazzare a morte. 
Per cui eccola lì, stretta sul divano di casa Weston tra Shane, che le lanciava occhiate sconsolate ogni due secondi, e una ragazzina di dodici anni -la cugina maniaca di Shane- che la fissava con così tanto odio nello sguardo da farla innervosire. 
Iris incrociò le braccia al petto, sia perchè tentava di assumere una posa da ragazza dura, sia perchè -come sempre- stava gelando. 
Nel farlo, sfiorò involontariamente il petto di Shane che, forse per stare più comodo, allungò un braccio sullo schienale del divano, avvolgendole con disinteresse le spalle. 
"Scommetto che questi brividini da bimbaminkia arrapata non sono causati dal freddo"
"Ehm, senti un po', ragazzina sconosciuta, non è che potresti indirizzare la tua folle e ingiustificata ira verso qualcun'altro?" sbottò a quel punto Iris, facendo sobbalzare la bambina. 
Shane parve risvegliarsi tutto d'un colpo, si rimise a sedere dritto e osservò la scena divertito, mentre Cam, ancora assediato dalla zia zitella, cercava aiuto nei fratellini più piccoli di Shane, chiaro segno della sua disperazione. 
La cuginetta maniaca diventò rossa di rabbia e gonfiò le guance.
"Andiamo, in più è Natale! Di solito a Natale tutti sono più buoni e bravi e gentili ed altruisti e.." continuò divertita Iris, rilassandosi incosapevolmente contro il corpo caldo di Shane accanto a lei. 
Lui se ne accorse, ma non disse nulla. Non capiva perchè, ma trovava quasi piacevole il modo in cui Iris si abbandonava contro di lui, esattamente come quando l'aveva abbracciata...scosse la testa, frenando di colpo la mano che stava giocherellando con i capelli della ragazza.
All'improvviso, la cuginetta maniaca si mosse tanto velocemente che Iris non la vide nemmeno, e le tirò un potente calcio nella caviglia che la fece urlare dal dolore. 
"Ahia! Ma che cazzo! Brutt-..!"
La mano di Shane le tappò preventivamente la bocca, mentre il ragazzo, sorridendo serafico ai parenti, diceva: 
"Scusatela, a volte ha dei raptus di rabbia incontrollabili. Non è colpa sua, i migliori dottori stanno ancora cercando una cura..."

                                            *  *  * 

"Bastardo" 
"Accidenti come sei permalosa..."
"Coglione, adesso penseranno che sono una pazza evasa dal manicomio" 
"E non è forse così?"
"Le brave bambine non dicono le parolacce" 
"Ma vaffanculo" 
"Finirai sulla lista nera di Babbo Natale e poi non arriveranno più regali" 
"Ah, tanto, dopo i magnifici calzini di mia madre, sono apposto per tutta la vita" 
Shane alzò un sopracciglio, accomodandosi sulla sedia con le rotelle davanti alla scrivania della sua camera. 
"Calzini?" 
"Già, calzini. Devo ripeterlo più lentamente così lo capisci meglio?" borbottò Iris, buttandosi di peso sul letto di Shane. 
Venne subito invasa dal profumo del ragazzo, un misto tra sapone e menta. Rinfrescante. 
"Non sapevo che anche le cavità olfattive potessero raggiungere l'orgasmo...secondo me hai appena fatto un'eclatante scoperta scientifica e non lo sai"
"Acida" 
"No, diversamente dolce" 
"Sì, certo." disse Shane, divertendosi a girare sulle ruote della sedia. Sperò soltanto di non vomitare, non sarebbe stato un bello spettacolo. 
Notò Iris che allungava le braccia verso l'alto, stiracchiandosi come un gatto; i suoi occhi scivolarono su tutto il corpo della ragazza, dal collo niveo, alla forma dei fianchi, dagli occhi scurissimi, alle gambe lunghe e toniche. Shane, da buon maschietto quale era, aveva notato spesso che Iris, a volte, compiva gesti così -come spiegarlo senza risultare un maniaco sessuale?-...così sensuali (forse incosapevolmente), che gli veniva quasi voglia di afferrarla e di...
"Cam ti ha parlato della splendida idea che gli è venuta in mente?"
Shane ringraziò immensamente Iris per aver interrotto i suoi pensieri. Tuttavia, le sue orecchie aumentarono comunque di colore e un vago senso di inquietudine gli attanagliò il petto. 
"Eh? Quale idea? Anzi no, aspetta, non voglio saperla"
"E perchè no?"
"Perchè è di Cam. Il che potrebbe comprendere un'innocua e noiosa partita a carte oppure, molto più probabilmente, una missione suicida in Afghanistan"
Iris rise, agitando distrattamente una mano per aria. Sul soffitto della camera c'erano alcuni adesivi a forma di stelle, di quelli che si illuminano di notte, sicuramente residui dell'infanzia di Shane. 
"Oh, fugace visione di un piccolo Shane tutto capelli biondi e occhioni azzurri...posso morire in pace"
Iris si ritrovò a sorridere come un idiota, senza accorgersi dello sguardo di Shane che sembrava essersi incollato su di lei. 
"In pratica mi ha proposto di fare un'uscita tutti insieme, di qualche giorno, a Toronto"
"Tutti chi?"
"Io,tu,Cam e Louise" 
"Louise?!" quasi si strozzò Shane, spalancando gli occhi. 
Iris si voltò a guardarlo, incuriosita da quella reazione. 
"C'è una piccola, miscroscopica speranza che non la voglia? Andiamo Ghiacciolino, non infrangere così i nostri sogni adolescenziali..."
"Sì, perchè? C'è qualche problema con lei?"
"No,no anzi." mormorò Shane. Si sentiva stupido a confidarlo ad alta voce, ma quando stava insieme a Louise era continuamente sulle spine, attento a fare il minor numero di figuracce possibili, si conteneva come mai in vita sua e, a lungo andare, era stancante. Ma, d'altra parte, pensò, passare qualche giorno insieme a lei, senza la scuola e la famiglia tra piedi forse avrebbe portato a qualche risultato soddisfacente...
"Be', direi che per una volta Cam non ha avuto un'idea così pessima" disse allora Shane, passandosi distrattamente una mano tra i capelli biondi. 
Iris seguì quel gesto con gli occhi, sentendo anche quell'ultima briciolina di speranza scivolare via. Ripiombò lunga distesa sul materasso con un tonfo, il broncio sulle labbra e una voglia matta di spaccare qualcosa. 
"O qualcuno"
Shane, dopo essersi incantato un'altra volta a guardarla, si alzò di scatto dalla sedia, e, tentando di scacciare la confusione che aveva in testa, tirò fuori da una cartellina di cartone un foglio da disegno con uno schizzo sopra e una piccola dedica in fondo alla pagina. 
"Iris?"
"Mh?"
"Tieni" 
Lei, non appena vide il disegno, scattò a sedere, sgranando appena gli occhi luccicanti per la sorpresa e Shane si mise a sedere vicino a lei, le braccia che si sfioravano appena. 
"E questo? Come mai?" 
"Certo che l'unico neurone che hai in testa è davvero danneggiato eh..." borbottò Shane, già in imbarazzo. Iris sorrise, abbassando lo sguardo sul disegno: era il ritratto del suo viso, che sorrideva. C'erano così tanti particolari, perfettamente riportati sulla carta, da far sembrare il disegno reale, come se si stesse muovendo. 
Iris ricordò il graffito sul muro della scuola, il cappuccio nero calato sulla chioma biondissima di Shane, i suoi occhi azzurri, l'ufficio del preside. 
"Cavolo" disse sottovoce "è...fantastico" 
Shane si strinse nelle spalle, sperando con tutto il cuore che le orecchie resistessero alla temperatura sovra umana a cui erano sottoposte e si azzardò ad alzare gli occhi sul viso di Iris, scoprendo, con sommo imbarazzo, che lei lo stava osservando. 
"Mi sa che ti devo un favore enorme, Ghiacciolino" 
"Cosa?" 
Se avesse potuto, Shane si sarebbe schiaffeggiato il cervello: doveva smetterla di fissarla in quel modo e perdere il filo del discorso. Non era normale
"Insomma, hai convinto mia madre a rimanere, mi hai fatto un bellissimo regalo di Natale e...be', sei riuscito a starmi accanto per quattro lunghi mesi senza diventare pazzo" mormorò Iris, allungando lentamente una mano per scostargli dagli occhi delle ciocche bionde. Si accorse solo in quel momento che gli erano cresciuti i capelli. Gli stavano meglio.
"Su questo avrei qualcosa da obbiettare.."
"Giusto, eri pazzo anche prima che arrivassi io"
Shane sorrise, sentendo la mano di Iris scendere fino al petto. 
Perchè si sentiva così bene? E soprattutto, ora lo capiva, perchè aveva così voglia di baciarla? Oddio, di baciarla. Baciarla.
Era Iris, Iris maledizione...già, forse proprio perchè era lei, si disse ad un tratto. 
Senza neanche rifletterci su la prese per i fianchi, forse con un po' troppa urgenza, visto che lei quasi gli cadde addosso, con il risultato che i loro visi erano così vicini da poter liberamente ammirare ogni dettaglio del viso dell'altro. 
"Ti avverto che il tuo cervello potrebbe autodistruggersi tra qualche secondo se continuate così...troppa attrazione sessuale in una sola stanza..."
Iris sentiva il cuore martellarle nelle orecchie ad una velocità spaventosa mentre fissava le labbra pallide che le piacevano tanto. Chissà che sapore avevano...
"POSSO SAPERE PER QUALE DIAVOLO DI MOTIVO MI AVETE LASCIATO PER OLTRE MEZZ'ORA CON QUELLA ZITELLONA SOCIOPATICA IN ASTINENZA DA SESSO?!" sbraitò Cam, spalancando di colpo la porta, più incazzato che mai e con una macchia di rossetto sulla guancia. 
Notò che c'era qualcosa di strano solo quando vide Iris e Shane respingersi come due poli opposti, le faccie in fiamme e le espressioni confuse. 
Notò anche l'occhiata assassina che gli lanciò Shane. 
Gli sorse un dubbio. 
"Ho forse interrotto qualcosa ragazzi?" 

                                                   *  *  * 
Shane fissò la porta chiusa davanti a sè con un'insistenza tale da poter pensare che l'avrebbe buttata giù con la sola forza della mente. 
Il petto gli si abbassava e alzava ad una velocità impressionante e i jeans erano bagnati di neve sul polpaccio destro perchè, durante la sua corsa forsennata, era presumibilmente caduto. 
Che diavolo gli era preso?! Cos'aveva che non andava? 
Aveva quasi baciato Iris, quella Iris, quella del ricatto, del bagno dei maschi, dell'articolo sul giornalino, dello spionaggio in pizzeria. Quella che, fino ad un mese prima, desiderava soltanto togliersi dai piedi una volta per tutte. 
E ora? Ora voleva baciarla! 
Aveva quasi sentito il bisogno fisico di farlo, di toccarla, di sentire il calore del suo corpo. 
Si premette il palmo di una mano sulla tempia, tentando di alleviare il mal di testa. 
Che gli stava succedendo, porca miseria? 
Sentì un enorme senso di confusione avvolgerlo e il respiro accellerò ancora, così, senza neanche pensarci, suonò il campanello. 
La porta si aprì quasi subito. 
Due occhi verdi lo fissarono sorpresi. 
"Shane! Cosa ci fai qui?" 
Guardò Louise, con una certa disperazione. 
Guardò le sue labbra, invitanti e perfettamente curate. 
Chiodo schiaccia chiodo, no? si disse. Persino i suoi pensieri sembravano essere affannati. 
La prese per i fianchi con meno delicatezza del solito e, in meno di un secondo, si stavano baciando.  


Angolo del disagio: 
Non uccidetemi! Vi prego non fatelo! 
Questo capitolo è...esplosivo. Direi che è l'aggettivo giusto.
Colpi di scena, colpi di scena ovunque. 
Shane sta diventando matto, letteralmente. Non riesce a far chiarezza dentro di sè, è più confuso che mai e, a differenza di Iris che ha capito già da un po' quali sono i suoi sentimenti per il biondino più carino del Canada, lui sta scoprendo tutto un po' alla volta. E, povero piccolo mio, si spaventa. 
Troppe novità, troppi cambiamenti in una sola volta, troppe consapevolezze *frase poetica*.
Per questo si reca dalla donzella Louise, sperando che, baciandola così "brutalmente", riesca a togliersi dalla testa quelle strane sensazioni che Iris gli fa provare. 
Volevo chiarirlo, prima che qualcuno mi raggiungesse a casa con un'ascia per tagliarmi la testa ahaha. 
Comunque, mi scuso IMMENSAMENTE per l'enorme, imperdonabile e imbarazzante ritardo, ma vi dico solo che questo capitolo è stato riscritto quasi tre volte! :O
Ah, e Cam? Porello, non sa cosa ha combinato :D 
Anyway (fa molto "io sono figa perchè uso gli inglesismi e voi noi, siete solo plebe"), vi lascio con questo finale un po' "alla cazzo" come dico io ahahah. 
Avvertenza: avrete notato che sto rallentando molto con gli aggiornamenti, quindi volevo soltanto dirvi che posterò un capitolo alla settimana da ora in poi, ogni lunedì o martedì. Ve lo dico almeno sapete il giorno in cui evitare accuratamente di aprire la cartella delle preferite/seguite/ricordate ahahah.
Vi ringrazio dalla prima all'ultima, dalle 62 (62?!) meravigliose persone che hanno recensito, alle 63 che hanno aggiunto la storia nelle seguite, dalle 35 preferite e alle 9 ricordate. 
Ho scritto questa sfilza di numeri soltanto per farvi capire quanto siete importanti per me <3
Un abbraccio enorme, 
Lake Of Fire.

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Capitolo 18
*** Direzione Toronto ***


Graffiti: come tutto ebbe inizio 
18. Direzione Toronto
"Questa terribile perdita mi rammenta, ci rammenta, che nonostante proveniamo da paesi diversi e parliamo lingue diverse, i nostri cuori battono all'unisono."
                                                                                                                                -Albus Silente, Harry Potter e il Calice di Fuoco*

Iris era schifata. 
Certo, sbalordita,stupefatta,inorridita e anche ferita; ma per prima cosa schifata.
"Come quando pesti una profumata defecazione canina; come quando nei telefilm fanno vedere un trapianto dello stomaco apertamente; come quando mamma canta sotto la doccia; come quando abbiamo visto per la prima volta il caro Granny, come quando...come quando scopri, inaspettatamente e senza preavviso, che Shane e Louise si sono messi insieme"
Mettersi insieme. 
Iris si chiese cosa volesse dire per Shane "mettersi insieme". 
"Mah, stando a quanto accaduto, vuol dire arrivare ad un quasi bacio con te e poi apparire la mattina dopo mano nella mano di quella stron-..."
Okay, per Vocetta il concetto era piuttosto chiaro. 
Fatto sta che Iris, seduta accanto al finestrino sul sedile di un furgoncino verde vomito di proprietà dei genitori di Cam, lanciava occhiate a Shane e Louise, comodamente stravaccati accanto a lei. 
Louise aveva la testa appoggiata al petto di Shane, l'espressione rilassata e gli occhi chiusi; lui, invece, giocava distrattamente con i suoi capelli rossi, osservandola come se avesse la testa totalmente su un altro pianeta. 
Iris sentì il cuore stringersi in una morsa quando si accorse di invidiare a tal punto Louise da desiderare di spalancare uno sportello per scaraventarla fuori dall'auto. 
"Il mondo sarebbe un posto migliore" 
Scosse la testa,attirando l'attenzione di Shane. 
La fissò con quegli occhi dannatamente limpidi, aprendo bocca per dirle qualcosa e richiudendola subito dopo, mentre le orecchie si arrossavano un po'. 
Iris si sentiva incoerente con se stessa. 
Da una parte aveva una voglia matta di afferrarlo per i capelli e sbattergli la testa contro un finestrino finchè non avesse appurato che quella zucca fosse effettivamente vuota; dall'altra invece, avrebbe tanto voluto sentire che sensazioni si provavano nel poggiare le labbra sulle sue. 
"Meglio se non ci pensi troppo, altrimenti potresti bagnare il sedile di questo furgoncino verde vomito"
Iris arrossì,deglutì a vuoto e strinse i pugni sulle ginocchia.
"Accidenti che silenzio" la voce allegra di Cam interruppe i suoi pensieri, incrociando lo sguardo di Iris dallo specchietto. 
A differenza del suo tono di voce, gli occhi verdi erano seri. 
"Louise dorme" rispose a quel punto Shane, sentendo la gola secca anche solo a pronunciare il nome di quella che adesso era la sua ragazza.
Louise. La sua ragazza. Surreale. 
"Il che sarebbe una buona occasione per mettere la musica a tutto volume e farle prendere un infarto" borbottò Charlie, la sorella di Shane, unitasi all'ultimo minuto all'allegra combriccola. 
La direzione era Toronto, città scelta da Cam per fare una piccola vacanza di qualche giorno durante le festività natalizie.
Cam nascose un sorriso, scambiandosi un'occhiata complice con la biondina che sedeva al fianco del guidatore,cioè lui. 
"Charlie, chiudi quella bocca se non vuoi che ti rispedisca indietro" sbottò subito Shane.
"Blablabla.." ribattè lei.
Sua sorella detestava Louise dal primo momento che l'aveva vista e lui non aveva idea del perchè. Si strinse nelle spalle. 
"Aehm...non per interrompere le vostre interessanti conversazioni" prese parola Iris, decisa a cambiare discorso "Ma quanto manca più o meno?"
"Oh, bella mia, siamo partiti da appena due ore!" esclamò Cam, suonando il clacson ad un tizio davanti ed esclamando un'imprecazione. 
"E quindi?"
"Quindi" disse Shane, voltandosi verso di lei "ci aspettano ancora quattro ore di autostrada"
"Ma guarda, lo stesso lasso di tempo che ci vuole al sangue per arrivare al tuo cervello...sempre che ce ne sia uno, è chiaro"
Iris si ributtò sul sedile con un sbuffo spazientito. 
"Che palle"
"Se dovevi brontolare così tanto, potevi rimanere a casa" 
"Shane,sta zitto" gli intimò Charlie, molto saggiamente.
"Ah sì? Almeno avresti potuto tranquillamente limonare con Louise in mia assenza?" ribattè Iris, alzando subito il tono della voce. 
Shane boccheggiò per un attimo, colto alla sprovvista. 
Come cazzo doveva rispondere adesso? 
Un pensiero gli attraverso velocemente la testa e lui, senza starci a riflettere troppo, lo afferrò e lo tramutò in parole. 
"Quello posso farlo anche in tua presenza. Non mi serve di certo il tuo permesso" 
Charlie si schiaffò una mano sulla fronte talmente forte da farsi male. 
Cam suonò il clacson più forte, sgranando gli occhi. 
Louise si svegliò di soprassalto, impaurita.
Shane fissò Iris, trattenendosi dall'impulso di rimangiarsi tutto. 
Iris si morse un labbro, fissando lo sguardo umido sulla strada di fronte a sè.
"Ho l'impressione che sarà un lungo, lunghissimo viaggio"

                                             *  *  * 

"Non arriveremo vivi a Toronto" piagnucolò per l'ennesima volta Shane "Non voglio morire Iris, lascia quel volante" 
Lei gli lanciò un'occhiataccia, distogliendo per un attimo l'attenzione dalla strada, cosa che fece impallidire talmente tanto Shane da farlo somigliare al protagonista della Sposa Cadavere. 
"Se stai zitto, forse riuscirò a concentrarmi" 
"Okay, ma per stare tranquilli io recito un Padre Nostro. Non si sa mai"
"Ragazzi, se volete qui possiamo unirci in preghiera e fare un bel rosario" disse Cam, seduto tra Charlie e Louise nei sedili posteriori. 
Erano quasi le undici di sera e i lampioni dell'autostrada gli pennellavano il viso dai tratti stanchi con un bizzarro chiaroscuro che lo faceva sembrare più vecchio. 
"Ah ah ah, davvero simpatici" borbottò Iris, accorgendosi all'ultimo secondo di un tizio che la superava da destra. Sterzò così bruscamente da far catapultare tutti i suoi passeggeri in avanti, tra urla e imprecazioni. 
"Ave Maria, piena di grazia..." cominciarono Cam e Charlie contemporaneamente, senza che si fossero messi d'accordo, mentre Shane respirava rumorosamente, cercando di non farsi cogliere da un attacco di panico. 
Louise, aggrappata con le unghie alla stoffa dei sedili consunti del furgoncino -che, tra parentesi, la disgustava-, si chiese perchè mai avesse accettato di fare un viaggio con personalità del genere. 
Cameron sembrava un bambino tanto era stupido e infantile, che si animava per qualsiasi cosa succedesse e sorrideva come un idiota a chiunque; quella Charlie, la sorella di Shane, sembrava appena uscita da un club per sfigati, con quegli occhiali più grandi della sua faccia e l'aria da saputella; e poi Iris. Oh, su di lei ce n'erano di cose da dire. Louise si era subito accorta di come guardasse Shane, di come il suo sguardo si infiammasse di gelosia non appena loro due si baciavano o anche solo toccavano. 
Louise sorrise soddisfatta. Era sempre divertente vedere una sfigata del calibro di Iris affannarsi nel tentativo di attirare l'attenzione di uno come Shane. 
"...bene?" la voce del ragazzo le arrivò con qualche secondo di ritardo. 
"Come scusa? Non stavo ascoltando" 
Louise ignorò un "Ma che novità" di Charlie, concentrandosi per non prenderla per i capelli.
Shane le sorrise, sistemandosi meglio sul sedile di fianco a quello di Iris, la quale strinse il volante con più forza. 
"Stai bene?"
"Oh, sì, tutto okay" mormorò, sporgendosi verso di lui per lasciargli un lieve bacio sulle labbra. 
Iris, approfittando dell'occasione e cercando di ignorare la brutta sensazione di soffocamento, cambiò velocemente corsia, sballottando tutti i ragazzi verso destra e dividendo così i piccioncini. 
"Cominci finalmente a seguire i miei consigli bastardi...brava ragazza" 
"Iris, hai intenzione di ucciderci sul serio?!" si lasciò scappare Louise, con un tono di voce isterico e di qualche ottava troppo alto. 
"Certo che no, Louise" disse serafica Iris, mentre il resto del gruppo notò il raffreddamento istantaneo dell'atmosfera. Shane sprofondò in basso sul suo sedile, affondando la faccia nel giubbotto caldo. 
"Allora..per favore, potresti guidare con più attenzione?" disse la rossa, tentando di recuperare il controllo di se stessa. 
Iris sogghignò sadicamente divertita, appuntandosi un obbiettivo nella testa: far perdere le staffe a Louise tutte le volte che le riusciva. 
"Non ti prometto nulla, ma farò del mio meglio, visto che sei tu a chiedermelo" 

                                             *  *  * 

Iris, dopo quasi un'ora di guida da pirata della strada drogato ed ubriaco, sembrava averci preso finalmente la mano, per la gioia di tutti quanti che, intorno alla mezzanotte, erano crollati a dormire come bambini. 
Charlie aveva la faccia spiaccicata sul finestrino a causa di Cam che, muovendosi continuamente nel sonno, si era comodamente appropriato del corpo della ragazza come cuscino personale, mentre Louise, raggomitolata impettitamente dalla parte opposta, sonnecchiava come una principessina. 
"Andiamo, non può essere così perfetta anche mentre dorme..neanche un po' di bava che le esce dalla bocca, una strana posizione imbarazzante, discorsi confusi nel sonno...niente di niente..questa ragazza non è umana"
L'unico ancora semi sveglio era Shane, seduto di fianco ad Iris, la fronte appoggiata al finestrino freddo, il corpo mezzo disteso sul sedile e lo sguardo assonnato perso fra le corsie semi deserte dell'autostrada ancora innevata.
 Iris gli lanciò un'occhiata veloce, agitandosi all'istante. 
Erano "soli". Il cuore cominciò a battere più veloce. 
"Se sei stanca posso guidare io" 
"Sto bene. E poi non c'è bisogno che fingi di preoccuparti per me, quando il tuo intento è solo ed esclusivamente quello di guidare per paura di finire schiantato contro un albero" 
Shane si sistemò meglio sul sedile, voltandosi a guardarla. 
"Credo sia un po' la paura di tutti, qua dentro" 
"Be', allora potete anche rassegnarvi, perchè guiderò fino a Toronto"
"Mancano ancora due ore e mezza" 
Iris si morse l'interno di una guancia, ripensandoci. 
"Mh...in questo caso potrei anche acconsentire a lasciare il posto a qualcun'altro..."
Shane sbuffò una risata, riappoggiando la schiena sul sedile. 
"Sicura di aver mai preso la patente? Intendo legalmente, è chiaro" chiese divertito lui, osservandola senza essere visto. 
Gli era sempre piaciuto analizzare ogni singolo dettaglio delle persone, mentre queste erano ignare di venire osservate. 
E Iris, non sapeva bene perchè, era un soggetto perfetto da osservare. 
Il pensiero di Louise gli fece capolino nella testa con lo stesso effetto di una doccia fredda. Era lei che avrebbe dovuto osservare, che avrebbe voluto osservare...e allora perchè non era così?
Iris nel frattempo si era persa nei ricordi del suo esame di guida, rammentando la faccia terrorizzata dell'esaminatrice dopo averla vista guidare e la sua mano tremante che le consegnava la patente, supplicandola in una muta richiesta di non prendere mai più in mano un volante, se non voleva essere registrata negli schedari della polizia stradale come "pericolo pubblico". 
"Be'...diciamo che la mia esaminatrice non era una tra le persone più severe di questo mondo.." disse poi, sorridendo come un'idiota.
"Okay, non per rovinare questo romantico momento, ma ti ricordo che tu, in teoria, sei incazzata come una bestia con l'esemplare di adolescente maschio seduto al tuo fianco"
"Non avevo dubbi, in effetti. Quale essere sano di mente darebbe la patente a una come te?" disse divertito Shane, osservandola mentre tentava di togliersi una ciocca di capelli che le era finita davanti agli occhi con un sbuffo. 
Sorrise e, senza rendersene conto, allungò una mano per scostarle i capelli dietro l'orecchio, sfiorando appena la pelle incandescente della ragazza. 
Iris sentì una scossa di elettricità talmente potente attraversarle il corpo che sobbalzò spaventata, facendo sbandare l'auto per l'ennesima volta. 
Nessuno, fortunatamente, si svegliò e Shane, afferrando con il cuore in gola il volante, lo riportò nella posizione giusta. 
Tuttavia il respiro era ancora irregolare, così, mentre le orecchie si infuocavano, si raggomitolò sul sedile, in silenzio. 
"Devi smetterla" disse allora con voce tremante Iris, tentando inutilmente di tranquillizzarsi. 
"Smetterla di fare cosa?" 
"Di respirare. Non sarebbe una cattiva idea"
"Di..di fare questo"
"Sappi che non sei stata molto chiara"
"Sappi che sei stato e sei stronzo"
Iris inspirò quanta più aria possibile, perchè sentiva il petto pesante.
"Non ti capisco Shane. Non riesco a capire cosa diavolo vuoi"
Lui rimase zitto, sorpreso da quelle parole e dal tono sommesso e quasi esausto con cui erano state pronunciate. 
Bella domanda: cosa voleva davvero? Chi voleva davvero? 
Sentì la stessa morsa di tremenda confusione che aveva provato la sera di Natale attanagliarlo e distolse velocemente lo sguardo da Iris, cercando di calmarsi. 
Stava con Louise adesso. Stava.con.Louise. 
Doveva ricordarselo. 
"Forse non te ne sei accorta, ma ho una ragazza adesso. Mi sembra piuttosto chiaro quello che voglia" 
Non era chiaro per nulla. 
Iris vide, tra la vista sfocata dalle lacrime, un cartello che indicava l'uscita per un autogrill. 
Mise frettolosamente la freccia, torturandosi un labbro con i denti. 
"Devo andare in bagno, ci fermiamo un secondo" 
Shane annuì, ringraziando il cielo di potersi togliere da quella situazione di estrema e schiacciante pesantezza. 
Quattro giorni così, si disse sfiancato, come diavolo farò a resistere?

*frase in memoria delle vittime di Parigi e delle non meno importanti vittime dei paesi in guerra. A proposito di questo, ho scritto una brevissima flash-fic che si trova nella sezione "Introspettivo" e si chiama Imagine. Se qualcuno volesse andare a dare un'occhiata mi renderebbe una bambina felice. (Sì, so scrivere anche qualcosa di serio: sconvolgente vero?)

Angolo del disagio: 
Sono una persona incoerente, ne sono consapevolissima. 
Avevo detto che avrei aggiornato ogni Lunedì/Martedì per mancanza di tempo, ma ho inaspettatamente finito di scrivere il capitolo prima del previsto quindi ho deciso di rompervi le scatole in anticipo e pubblicare di Domenica sera. 
Dopo sedici anni non ho ancora capito quali turbe mentali gravi mi affliggano, sul serio. 
A parte questo, capitolo pieno zeppo di pensieri da parte di quasi tutti, un viaggio in macchina non esattamente allegro e un'atmosfera abbastanza complicata. 
Dopo aver sfiorato circa ventimila incidenti e liti furiose con Louise, Iris riesce a parlare più o meno civilmente con il caro Shane che, come vediamo, ha le idee ancora più confuse di prima. 
Forse vi starete chiedendo che diavolo ci faccia Charlie lì tra loro, ma avrà anche lei il suo ruolo, ve l'assicuro! 
Va bien, non nient'altro da dire (cosa strana visto che molto spesso L'Angolo del Disagio è quasi più lungo del capitolo stesso).
Grazie a tutti voi che seguite questa storia e ne permettete la continuazione. (vuoto di memoria: esiste questa parola in italiano vero? ahaha) 
Adesso vado a disperarmi per l'imminente versione di latino :'O
Alla prossima, 
Lake Of Fire.

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Capitolo 19
*** La notte è giovane ***


Graffiti: come tutto ebbe inizio 
                                                                                                        "Your head will collapse,
                                                                                                                                                                              and there's nothing in it,                                                                                                                                                                                  and you'll ask yourself,
                                                                                                                                                                                      Where is my mind?"
                                                                                                                                                                         -Where is my mind?; Pixies

19. La notte è giovane
"Che diavolo è questa topaia?!" 
"L'hai appena detto,Cam. Una topaia"
"Grazie Charlie, sei sempre così meravigliosamente pignola..."
"Figurati"
"Ragazzi?"
"Sì Louise?"
"Dobbiamo davvero passare quattro giorni qua dentro?!"
"Propongo di infilarle uno scorpione sotto al cuscino, almeno saremo sicure di togliercela dai piedi una volta per tutte" 
"A quanto pare..."
"Chi è che ha prenotato?" 
Iris si sentì avvampare e alzò timidamente una mano. 
"Aehm...credo di essere stata io" mormorò a bassa voce e, mentre già partivano i primi insulti, aggiunse: "Ma ci tengo a precisare che sul sito internet c'erano le foto di un fantastico motel con tutti i comfort possibili. Quindi non è colpa mia" 
Quattro paia di occhi le rivolsero uno sguardo adirato, poi, tutti quanti, si misero ad osservare sconsolati il minuscolo e sporco motel. 
Già da fuori, quando avevano parcheggiato la macchina, tutti avevano subito notato l'insegna illuminata per metà, i muri rosa della facciata scrostati e un bel cagnolino randagio che lasciava un profumato ricordino sul marciapiede. 
Poi, una volta entrati in quella che doveva essere la minuscola hall, le cose non avevano fatto altro che peggiorare. La moquette verde scuro era rovinata in più punti, il camino sembrava voler venire giù da un momento all'altro, dalle poltrone in pelle marrone sbucavano le molle e, per finire, sul soffitto c'era una macchia d'umido talmente evidente che anche un cieco l'avrebbe notata. 
Shane sospirò, passandosi affranto una mano nei capelli, poi borbottò: 
"Grande Iris, non solo ci ha portato in questa...questa.."
"Topaia?" gli suggerì brillantemente Cam. 
"...catapecchia, ma ti sei anche fratta fregare" 
"Topaia era molto meglio..." borbottò Cam, cercando un consenso da Charlie che scosse la testa disperata e divertita insieme. 
Iris, nel frattempo, aveva già preso fiato per rispondergli a tono, magari insultandolo anche, ma, improvvisamente, da una minuscola porticina dietro al bancone di legno graffiato della reception, comparve una testolina pelata, che sembrava fluttuare nel nulla. 
"Oh!" esclamò il tizio "Oh! Clienti!" 
Era un ometto bassissimo, che infatti dovette salire su un piccolo panchetto per riuscire a vedere bene i suoi ospiti, con la testa quasi totalmente pelata, eccezion fatta per un ciuffo di capelli bianchi sulla fronte, e sopracciglia talmente folte da coprirgli gli occhi scuri. 
"Buonasera!" urlò eccitato "Benvenuti, benvenuti!"
I ragazzi, genuinamente sotto shock, balbettarono un "salve". 
L'Omino stava evidentemente aspettando che qualcuno si facesse avanti, così Cam, prendendo saldamente sotto braccio Iris, si avvicinò al bancone, invitando gli altri a scaricare i bagagli dall'auto. 
Almeno, così, avrebbe evitato per un po' inutili spargimenti di sangue. 

                                           *  *  * 
Shane bussò esitante alla camera di Louise, infilandosi poi le mani gelate nelle tasche dei jeans. 
Sembrava proprio che quel postaccio non avesse neanche un impianto di riscaldamento decente. O esistente. 
Erano arrivati durante la notte e avevano passato l'intera giornata a recuperare il sonno perduto, soprattutto Iris che, come aveva giurato, aveva guidato per tutto il resto del viaggio.
Scosse la testa. Non doveva pensare a lei. Non.doveva.
In quel momento la porta scura si aprì, rivelando il viso di Louise che, non appena lo vide, si aprì in un sorriso di benvenuto. 
Lei era la sua ragazza.
"Come va?" le chiese, entrando nella camera. 
"Bene" rispose lei, sospirando teatralmente "Stavo finendo di disfare la valigia, come vedi" 
Shane osservò stranito la quantità improponibile di vestiti poggiati sul letto e l'altra incredibile quantità già sistemata nell'armadio. 
"Ma...dobbiamo rimanere tre giorni eh, mica un anno intero" 
"Lo so, Shane. Appunto per questo ho portato il minimo indispensabile" ribattè lei, con un tono fastidiosa da maestrina.
Il minimo indispensabile. Shane si immaginò come avrebbe fatto a sopravvivere Louise su un'isola deserta senza guardaroba, creme varie e piastra per capelli. 
"Mh, okay, se lo dici tu" mormorò, stringendosi nelle spalle. Si mise a sedere sul letto, spostando con un gesto del braccio una pila di magliette firmate e Louise, vedendo il caos che il ragazzo stava provocando nel suo perfetto ordine, sbiancò. 
"Senti, mi dispiace se per adesso questa vacanza non sta esattamente andando come ti aspettavi..." partì subito lui, giocherellando con la cerniera della felpa "...solo che..be', lo sai come sono Iris, Charlie e Cam..."
Oh sì, si disse immediatamente Louise, dei completi deficienti senza un minimo di gusto e intelligenza. 
"Be', hai ragione, per adesso è stata un po'...diversa da come me l'ero immaginata.." mormorò lei, avvicinandosi al letto. 
"...lo so...ma...be', potremmo sempre rimediare adesso no?" si azzardò a dire Shane, sollevando un sopracciglio biondo scuro. 
Louise si passò la punta della lingua sulle labbra, sedendosi di fronte al ragazzo e guardandolo con così tanta malizia negli occhi verdi che Shane, senza neanche stare a pensarci, si fiondò sulla sua bocca con foga. 
Non fu un bacio molto diverso da quello della sera di Natale: impetuoso, passionale e frenetico. 
Shane, mentre assaporava affamato ogni angolo di pelle della ragazza, dalle labbra rosee, al collo bianco, decise che, almeno per quell'istante di puro piacere, avrebbe rimandato tutti i suoi problemi ad un secondo momento. 
Così, staccandosi per un attimo dalla bocca di Louise, la fece distendere sui vestiti ormai spiegazzati, fermandosi un secondo ad osservarla, tanto per imprimersi bene nella mente quel momento e scacciare totalmente via il pensiero fastidioso di Iris.
Perchè diavolo pensava a lei in un momento del genere?
"Hai intenzione di continuare?" soffiò a quel punto Louise, un po' spazientita, e, dopo averlo afferrato per i passanti dei jeans, lo attirò nuovamente verso di sè, infastidita da quell'interruzione.  
Voleva tutto e subito.
Shane sembrò rilassarsi tutto d'un colpo, infilandole le mani sotto il maglione pesante e accarezzandole la pelle morbida e calda dei fianchi, mentre faceva risalire lentamente i baci dalla spalla di Louise fino alla sua bocca dove si fermò per un lungo, eccitante istante in più. 
Si sentì fremere dall'impazienza, mentre Louise, con gesti più esperti di quelli che lui si sarebbe aspettato, gli sfilava la maglietta e gli passava le mani sul petto, scendendo sempre di più.
Shane represse un gemito, aveva la testa così piena da sentirsi scoppiare.
Supplicò se stesso di non pensare ad altro se non alle labbra e al corpo caldo ed invitate di Louise sotto di sè. 
Supplicò se stesso di concentrarsi sul presente che, fino a qualche mese prima, aveva immaginato più e più volte. 
E allora perchè gli risultava così dannatamente difficile?

                                                 *  *  * 

"Gliele staccherei a morsi quelle maledette mani...peccato che io non sia cannibale..."
Iris lanciò l'ennesima occhiataccia a Shane e Louise, che camminavano qualche metro più avanti a lei, tenendosi sdolcinatamente per mano. 
Se lei fosse stata fidanzata con Shane...
"Cosa che non ti dispiacerebbe affatto"
...si sarebbe rifiutata di passeggiare mano nella mano come un'idiota. Sia perchè lo riteneva decisamente troppo diabetico, sia perchè da uno come Shane non si sarebbe minimamente aspettata un comportamente tanto romantico. 
"Poi immagina che schifo se la mano ti comincia a sudare..."
Inoltre i due piccioncini sembravano avere una strana aura positiva intorno, sebbene le spalle di Shane fossero dritte e tese. L'aveva guardato negli occhi, prima di uscire dall'orrendo motel, e aveva notato un'inquietudine e una luce nuova, che le avevano fatto attorcigliare dolorosamente lo stomaco.
Iris sospirò, deglutendo un groppo in gola; era sicura che Louise, tutti quei piccoli dettagli, non li notasse nemmeno. 
Era sicura che Louise non avesse notato quanto fosse intenso l'azzurro degli occhi di Shane, quanto le sue labbra fossero pallide, quanto il suo petto fosse non troppo muscoloso, ma perfettamente normale, quanto gli si illuminasse il viso quando sorrideva, quanto...
"Okay, okay, può bastare. Abbiamo un'immagine più che chiara di Shane e non c'è bisogno di auto rigirare il coltello nella piaga, idiota!"
Fortunatamente, a distrarla da quella visione diabeticamente disastrosa, c'era la bellezza di Toronto. In quel momento stavano camminando per le vie illuminate del centro, con le strade piene di persone e luci colorate. 
Iris aveva sempre immaginato Toronto come una città di artisti e pregna di una vitalità tutta sua. Non si era sbagliata. 
"E, ovviamente, la mamma è andata a pescare un paesello sperduto nel nulla come Ranuncolandia..." 
"Ehilààà, Iriiis? Sei ancora tra noi?" la voce allegra di Cam le trapanò un orecchio, facendola sobbalzare. 
Dovette riemergere dalla mega sciarpa che si era avvolta intorno al collo, per poter parlare. 
"Sì? Che c'è?"
Charlie, che le camminava a fianco, nascose un sorrisetto furbo. 
"C'è che stai fissando con sguardo assassino la nostra coppietta preferita da quasi mezz'ora" disse Cam, gongolando felice quando vide la ragazza avvampare nonostante le temperature artiche. 
"Non è vero.."
"E invece sì. Strabiliante come se ne sia accorto uno come Cam e non tu" sentenziò divertita Charlie, scuotendo la testa. 
Cam le lanciò un'occhiataccia, risentito. 
"Scusa tanto eh, ma con quel "uno come Cam" stavi forse cercando di offendermi?" 
"Non ti rivelerò nulla, per adesso. Lascio interpretazione libera" 
Iris, dopo un giorno che erano arrivati lì, finalmente sorrise, sinceramente divertita. 
"Sono così carini che mi verrebbe voglia di abbracciarli...cosa strana, visto che stiamo parlando di me"
"Dai Cam, in fondo Charlie ti ha offeso con una certa classe" gli disse, scambiandosi uno sguardo complice con la ragazza. 
Iris rimase a fissarla un minuto di troppo perchè, quando sorrideva, sembrava l'esatta copia di suo fratello. 
"Ah, questo sì che mi fa sentire meglio" mormorò Cam, raggiungendo Shane e Louise che, qualche passo più avanti, si erano fermati per aspettarli. 
"Ciao amico, mi sembra di non vederti da una vita!" esclamò divertito, battendo una pacca sulla spalla di Shane, che rise. 
"Perchè ci siamo fermati?" chiese Charlie, mentre Iris rabbrividiva per una folata di vento particolarmente fredda. 
"Come diamine fanno questi dannati canadesi a resistere?!"
"Hai freddo?" 
Shane non si rese nemmeno conto di aver parlato finchè non vide gli occhi scuri di Iris fissarlo sorpresi e non sentì il silenzio calare all'improvviso. 
"Be'..." Iris esitò, notando l'occhiata assassina di Louise. Fu proprio per quello che riprese subito. "...direi di sì. Di certo le miti temperature di qui non aiutano affatto" 
Shane non rispose, ma si limitò semplicemente a inclinare gli angoli della bocca all'insù, in quello che era un piccolo ed illuminante sorriso. Fu Louise a prendere parola, stringendosi al corpo di Shane con fare possessivo. 
"Comunque avevo pensato che potevamo entrare in qualche pub per bere qualcosa." propose, fulminando con lo sguardo Iris quando vide che ancora stava fissando insistentemente Shane "Che ne dite?"
"Dico che non sarebbe male farti sbranare dagli ibridi al posto di Finnick*" 
"D'accordo" rispose per prima Charlie. 
"Sia chiaro, tu non bevi niente" la riprese subito Shane, rialzando lo sguardo da terra. La ragazza si accigliò, corrugando appena la fronte in un modo che Cam, non si sa per quale ragione, trovò adorabile. 
"Da quando fai la parte del fratello iper protettivo?" 
"Da quando hai deciso di starmi tra i piedi anche in vacanza" 
"Vaaaa beeenee, piccoli Weston. Adesso andiamo a fare bordello! La notte è giovane!" urlò Cam, trascinandoli via. 
"Strana gente questa. Davvero strana"

*
per i pochi Capitolini che non lo sapessero, è una frase riferita ad Hunger Games. Sono andata a vedere il film e la morte di Finnick mi ha psicologicamente distrutta, nonostante avessi letto libri. :'(

Angolo del disagio:
Saaalveee a tuttii! (da notare il fatto che mi sono ricordata di salutaree :3)
Allora, è quasi un miracolo che sia riuscita ad aggiornare in tempo, visto che nella scorsa e in questa settimana la scuola non mi ha praticamente lasciato un attimo di respiro, per cui sì, mi sto congratulando con me stessa ahahah. 
A parte questo, volevo un attimino parlare della scena "pervertita" tra Louise e Shane. Okay, abbiamo tutti appurato che faccio veramente cagare a descrivere scene di questo tipo e sono consapevole di dover migliorare molto sotto questo aspetto; ma la cosa peggiore è che gente che mi conosce di persona (Ciao A.!) sta leggendo Graffiti e sinceramente mi sono fatta delle grasse e grosse risate pensando alla faccia che avrebbe fatto leggendo quel pezzo (Ancora ciao A.!) 
Coomunque, Shane è veramente tanto tanto confuso (vedi canzone all'inizio) e Iris da una parte è incazzata, dall'altra gelosissima.
Louise ha raggiunto i suoi scopi primari, ma si sta rendendo conto della potenziale "minaccia" che ora rappresenta la piccola e dolce Iris. 
Poi, che amo Cam già lo sapete, ma aggiungiamo anche che stravedo per Charlie. *-*
E niente, devo cercare qualche notizia in più su Toronto per scrivere quello che voglio scrivere nei prossimi capitoli, quindi vi saluto, carissime, e vi ringrazio come sempre <3
Un bacione, 
Lake Of Fire. 

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Capitolo 20
*** Una serata da ubriaconi (prima parte) ***


Graffiti: come tutto ebbe inizio 
20. Una serata da ubriaconi (prima parte)
Charlie si guardò intorno, chiedendosi cosa diavolo le fosse passato per la testa quando aveva accettato la proposta di Louise di entrare in un pub. 
Era Sabato sera e, come prevedibile, il locale che Cam aveva scelto -che poi, "scelto" era un parolone, contando che era entrato nel primo luogo che gli era capitato davanti- era decisamente affollato. 
Ora, non che lei avesse qualche strana forma di agorafobia che la portava a temere i luoghi strapieni di persone, ma quel maledetto pub cominciava sul serio a starle sui nervi. 
Charlie era comodamente seduta ad uno degli sgabelli del bancone alcolici e osservava annoiata la massa di gente che si muoveva a ritmo di musica al centro del locale e l'altra parte della massa di gente che beveva seduta ai tavoli, collassava su qualche panca in legno, giocava a biliardo scazzando qualche buca di troppo e andava nei bagni per procreare allegramente in compagnia. 
Non era un bello spettacolo, doveva ammetterlo, soprattutto perchè lei, là dentro, era l'unica persona totalmente sobria e quindi in pieno possesso delle sue altissime facoltà mentali, che -purtroppo- la portavano a concepire deprimenti pensieri sul degrado umano e anche sul suo status di sfigata che se ne stava da sola anche in un posto del genere.
Anche se aveva fatto tutta quella scenata con Shane, in realtà non amava bere, nè tantomeno ubriacarsi come quel tizio che stava teatralmente rigettando in un angolo; ma era proprio per quello che aveva deciso di andare a Toronto con suo fratello e gli altri: socializzare. 
Non era molto brava nel farlo, sebbene avesse comunque il suo paio di amiche fidate, e, decisa a non diventare come la sua zia zitella e disperata, aveva deciso di provare l'ebrezza di una vita sociale un po' più attiva. 
Il problema era che Shane, Cam, Iris e Louise erano improvvisamente scomparsi dalla sua vista, e lei era rimasta totalmente sola, senza sapere cosa diamine fare. 
Sospirò, dondolando le gambe nel vuoto e attorcigliandosi una ciocca di capelli biondi intorno ad un dito. 
Continuò così per un altro paio di minuti, finchè una risata sonora non le rimbombò nelle orecchie e un brutto odore di alcool le invase le narici. 
"Ehi Bernie, dammi un'altra birra!" esclamò un tizio sconosciuto un po' troppo su di giri che era apparso improvvisamente al suo fianco. 
Charlie commise l'errore di rimanere a fissarlo un po' troppo a lungo, complice il fatto che il suddetto tizio avesse un orecchio completamente ricoperto di piercing tintinnanti, e lui, sentendosi osservato, si girò a guardarla, incuriosito.
Non era esattamente un bell'esemplare di maschio, con quell'aria trasandata, gli occhi piccoli e i denti un po' ingialliti dal fumo; in più, il fatto che fosse palesemente mezzo ubriaco e avesse all'incirca trent'anni, contribuirono a far agitare Charlie quando le disse: 
"Ciao carina, qualche problema?" 
Charlie storse la bocca a quel "carina" e la rispostaccia le uscì dalle labbra prima che potesse fermarla. 
"Sì, potresti spostarti un po' più in là? L'odore non esattamente sublime del tuo alito ha contaminato il mio spazio vitale" 
Il tizio fischiò, sinceramente sorpreso e, sorridendo come un maniaco, si avvicinò un po' a Charlie. 
"Senti senti che caratterino" mormorò, passandosi la lingua sulle labbra in modo disgustoso "Posso offrirti qualcosa da bere, bellezza?" 
"No. E "bellezza" puoi dirlo a tua sorella" 
Lui ridacchiò e Charlie, se possibile, si agitò anche più di prima. 
Se quello rientrava nel socializzare, allora preferiva di gran lunga diventare come zia Mildred. 
"Andiamo, cosa vuoi che sia un sorso di birra? Magari poi, se ti va, potremmo anche andare a divertirci insieme da qualche parte..."
Charlie era così intenta nel trattenere il fiato pur di non respirare l'alito fetido del tizio che, non appena sentì la mano di lui appoggiarsi sulla sua coscia, sobbalzò sullo sgabello, rischiando di cadere a terra. 
"Ma levati dalle palle" gli ringhiò, spingendolo via. 
Ovviamente lui, come ogni uomo ubriaco in preda agli ormoni che si accontenta di rimorchiare qualsiasi essere dotato di vagina, non si diede pervinto e Charlie cominciò seriamente ad avere paura quando le si avvicinò di nuovo. 
"Aah, eccoti qui, amore! Ti sto cercando da quasi mezz'ora!" esclamò a quel punto una terza voce che Charlie, nella confusione impanicata in cui era caduta, riconobbe con qualche secondo di ritardo: Cam. 
"E tu chi diavolo sei?" chiese il tizio, confuso, quando vide Cameron che circondava le spalle di Charlie con un braccio e le scoccava un bacio sulla tempia.
"Si da il caso che io sia il suo ragazzo, non è vero?" disse con una certa nonchalance Cam, rivolgendo un'occhiata eloquente a Charlie che, stretta com'era al petto del ragazzo, non riusciva bene a far lavorare il cervello. 
"Mmh...be'...tecnicamente.."
"Visto?!" esclamò Cam, sorridendo a trecensessantacinque denti al tizio che li guardava come se fossero due pazzi "E adesso sloggia, babbeo pedofilo." 
Cam osservò il tizio barcollare via, poi lasciò andare Charlie, facendo finta di niente quando provò lo stranissimo desiderio di entrare di nuovo in contatto con il suo corpo piacevolmente caldo. 
Si appoggiò al bancone e si voltò a guardarla, divertito dalle guance rossissime di Charlie. 
"Pensi di riuscire a respirare di nuovo o devo portarti in ospedale?" 
"Aspetta un secondo" mormorò Charlie, prendendo un grosso respiro per calmarsi "Okay. Ci sono"
"Più o meno" aggiunse Cam, sorridendole amichevolmente. 
"Non sei simpatico" 
"Invece sì. Moltissimo. E ti ho anche salvato da uno stupro assicurato, cara mia" 
"Questo è un dettaglio trascurabile. E poi potevo farcela anche da sola" 
"Ma se avevi una faccia da 'Oh santo cielo, qualcuno accorra in mio aiuto all'istante, altrimenti sverrò ai piedi del mio molestatore'!"
"Che bugiardo"
"Ah ah, è tutto vero" 
Charlie sbuffò, mettendo il broncio come una bambina, per poi mettersi a fissare ostinatamente il barista un po' anziano che serviva drink con la maestria di un ragazzo. 
Cam si prese tutto il tempo per osservarla; da una parte un po' capiva il pedofilo di prima, Charlie era veramente carina. 
L'aveva sempre pensato, ma solo in quell'istante se ne accorse realmente. 
Si era tolta gli occhiali per quella sera e gli occhi dorati erano messi in risalto da una riga nera di eye liner; i capelli color del grano le incorniciavano il viso puntellato da poche lentiggini e facevano contrasto con la lunga maglia rosso scuro che le fasciava il corpo. 
Certo, nella sua carriera da playboy non poi così affermato, Cam aveva senz'altro visto ragazze più belle, ma Charlie aveva quell'aria un po' innocente e un po' inconsapevolmente sexy che a lui piaceva da impazzire. 
"Se continui a guardarmi in quel modo dovrò chiedere una bottiglia al barista per fracassartela in testa"
Ah, ed era incredibilmente intelligente. Non le sfuggiva nulla, cosa che a volte lo inquietava non poco. 
Cam si schirì la gola, imbarazzato, finendo in un sorso veloce il drink che gli era rimasto nel bicchiere. 
"Sai, quando ho saputo che saresti venuta qua con noi mi sono sorpreso" le disse, cambiando subito argomento.
"Perchè non ti aspettavi che un'asociale come me conoscesse il significato delle parole 'mettere il naso fuori di casa'?"
"No" rispose subito Cam, poi la sua sincerità ebbe la meglio e disse "Be'..sì..in effetti sì"
Charlie, contro ogni aspettativa, scoppiò a ridere, sinceramente divertita e decisamente più rilassata.
"Se adotti questa tattica mentre cerchi di rimorchiare qualcuno, tornerai a casa con cinque dita stampate sulla guancia" 
"Buono a sapersi, almeno così i miei avrebbero la prova tangibile che, in qualche modo, mi dò da fare con le ragazze" 

                                               *  *  * 
Shane, durante quel paio di anni in cui aveva osservato Louise da lontano, si era chiesto una miriade di volte che sapore dovevano avere le sue labbra. Se erano dolci, soffici, se si screpolavano con il freddo, se diventavano rosse e un po' gonfie dopo tanti baci. 
In quel momento, seduti su uno dei divanetti in pelle bianca del locale, Shane potè asserire con certezza che, ovviamente, erano delle labbra perfette. 
Morbide e audaci. 
Tuttavia, per quanto si sforzasse, non riusciva a godersele a pieno. Non riusciva a godersi il tocco delicato ma deciso delle dita di Louise sui suoi avambracci; non riusciva a godersi le curve gentili dei fianchi di lei sotto i suoi palmi; non riusciva a godersi il dolcissimo profumo alla vaniglia di Louise. 
E tutto, guarda caso, per colpa di Iris. 
Shane si allontanò dal viso di Louise con un mezzo sbuffo, riprendendo aria, e la sentì sospirare stizzita. 
"Si può sapere che c'è?" 
"Niente" le rispose secco, senza nemmeno pensarci. 
Louise gli lanciò un'occhiata capace di incenerirlo, poi si alzò dal divano, un tantino arrabbiata. 
"Ascoltami bene, Shane" iniziò, con un tono di voce un po' troppo alto "Non ho intenzione di passare il mio tempo con uno che ha la testa altrove, d'accordo? Adesso sei il mio ragazzo, quindi si presuppone che tu debba pensare solo ed esclusivamente a me, chiaro?" 
Shane la fissò, sinceramente sbalordito. 
Dove diavolo era finita la ragazza timida, dolce e remissiva che conosceva lui? 
Se è mai esistita, gli suggerì un pensiero veloce nella testa. 
Scosse il capo, alzandosi a sua volta e ignorando le occhiate divertite delle persone intorno a loro che avevano assistito alla scena. 
"Okay..ehm scusami" mormorò, sperando di essere riuscito a nascondere il fastidio provocato da quella scenata isterica "Il fatto è che..."
"Cosa?" ringhiò Louise, intuendo già di cosa avrebbe parlato Shane "Ti ho visto sai, che fissavi in continuazione quella...ehm, che fissavi Iris" 
Shane sentì le orecchie riscaldarsi. 
"Sì é vero, scusa. Ma non è per la ragione che pensi tu" si affrettò a precisare "Andiamo, guardala" le disse, voltandola verso la pista da ballo e indicandole il punto in cui si trovava Iris "Mi sembra palesemente ubriaca e sta ballando come una..."
Si interruppe appena in tempo, mordendosi la lingua. 
Louise si rigirò verso di lui, incrociando le braccia al petto.
"E quindi? A te cosa dovrebbe importare?" 
Shane boccheggiò per un attimo. Chi diavolo era quella e che ne aveva fatto delle vera Louise?
"Be', è una mia...amica. E non mi sembra completamente lucida in questo momento. Tu non la conosci: insomma, non è una che si ubriaca in questo modo...non è da lei e poi...vorrei evitare che facesse cose di cui, sono sicuro, domani mattina si pentirebbe amaramente"
Louise lo fissò freddamente, ignorando il tono concitato e un po' preoccupato che aveva usato, poi disse: 
"Bene, allora scegli: me o lei?" 

                                                *  *  * 
"Cazzo, non pensavo che saremmo arrivate addirittura a questo punto" 
Iris ignorò bellamente Vocetta, continuando a ballare indisturbata e a bere piccoli sorsi dalla bottiglia di birra che stringeva in una mano. 
"Bene, io te lo dico: ti stai comportando da troia. Ma proprio una troia troiona e ubriaca eh"
In effetti sentiva la testa girare come una trottola impazzita, uno stupido ed eterno sorriso campeggiarle sulle labbra e la mente annebbiata, ma non se ne curò poi molto. 
Si stava così...bene
Niente pensieri, niente dolori, niente Louise e, soprattutto, niente Shane.
"Sì, ti piacerebbe. Se vuoi te lo ricordo io: Shane, Shane, Shane, Shane, SHAAANE!" 
Iris sbuffò, scocciata. 
"Stupida Vocetta" disse ad alta voce, barcollando di lato quando un tizio che si dimenava al suo fianco le tirò per sbaglio una spallata. 
"Come mi hai chiamata? Spero per la tua incolumità di aver sentito male, altrimenti giuro che ti faccio saltare il sistema nervoso tutto in una volta" 
Continuò a ballare, muovendo lentamente i fianchi anche se la musica era veloce e ritmata, sentendo appena le mani di qualche sconosciuto che le circondavano la vita e la facevano voltare. 
"Ciao!" lo salutò festante, gettandogli le braccia al collo neanche fosse un fratello di ritorno dalla guerra.
Il tizio le disse qualcosa nell'orecchio, ma lei non ci capì un accidente, per cui sorrise soltanto, continuando a muoversi. 
"Adesso basta...Maria, io esco!"
Poi venne afferrata con forza per un braccio, il tizio sconosciuto venne spintonato via e lei si ritrovò gli occhi azzurri di Shane vicinissimi. 
"Siano ringraziati Babbo Natale e i suoi magici Elfi..."
"Si può sapere che stai combinando?!" ringhiò Shane, rivolgendo l'ennesima occhiataccia ad un tizio che gli picchiettava insistentemente un dito sulla spalla, con il chiaro intento di voler ballare con Iris.
"Non sto combinando niente. Sto solo ballando"
"E bevendo. Un po' troppo" aggiunse lui, strappandole di mano la bottiglia di birra e consegnandola in mano al tipo per poi spintonarlo lontano. 
"Ehi! Quella è mia!" esclamò Iris, slanciandosi verso il tizio ancora dietro a Shane e finendo solo per sbattere contro il petto del biondo che le si era parato davanti. 
"Oh Gesù..."
"Iris, andiamo, smettila" mormorò Shane serio, non resistendo alla tentazione di passarle un braccio attorno alla vita e stringersela contro. 
Iris, nonostante l'evidente sbronza, sentì tutti i sensi risvegliarsi improvvisamente e un'ondata di calore confluirle verso le guance. 
"Uffa" si ritrovò a dire, con lo stesso tono di una bambina piagnucolosa "Io la devo smettere di bere, di ballare, di divertirmi; ma tu continui comunque a baciarti con Louise. Non è giusto!"
"Per favore, chiudi quella fogna che fai più bella figura"
Shane fissò sorpreso gli occhi lucidi di Iris (per il troppo alcool in circolo o per qualcos'altro?) e deglutì con difficoltà.
"Iris, non sai quello che dici...andiamo via, forza" 
"No! E non trattarmi come una rincoglionita ubriaca!"
"Be', ubriaca lo sei"
"Ma rincoglionita no!"
"Sicura?" la stuzzicò Shane, sorridendo divertito, e Iris da una parte si sentì sciogliere e dall'altra ribollire di rabbia. 
"Questa si chiama doppia personalità, mia cara"
Lo spinse via, rivolgendogli qualche insulto colorito, e si mise a cercare il tizio che prima voleva ballare con lei, mentre Shane cercava di fermarla. 
"Iris, cazzo!"
"Ehiiii, qualcuno ha voglia di mettersi con me?" urlò, zigzagando fra le persone e cercando contemporaneamente di scappare da Shane. "Andiamo, non sono tanto male no?" 
"Cristo..." sibilò Shane, quando vide un ragazzo meglio classificabile come uomo-gorilla che sghignazzava alle parole di Iris e urlava:
"E quanto prendi per un servizio completo, bella?" 
Iris si voltò a fissare il ragazzo come se fosse un alieno appena sbarcato sulla Terra e, proprio mentre Shane la raggiungeva e la nascondeva dietro la schiena, disse: 
"Io niente, tu un calcio nelle palle offerto dalla casa" 
"Mh, noto che la nostra prima,colossale sbronza alla fine è riuscita a risvegliare la vena bastarda che è in te. Accidenti, quasi mi commuovo"  

Angolo del disagio: 
Mh. Be'. Insomma. 
Non mi convince poi tanto questo capitolo. 
Cavolo, sono così ripetitiva che mi annoio da sola ;)
No, okay, facciamo i seri: inizialmente, scrivendo la scena tra Charlie e Cam (che, tra parentesi, amo alla follia *-*) credevo di essere partita abbastanza bene...poi è arrivata la scena di Iris ubriaca e, be', è stato stranissimo scriverla! 
Innanzitutto perchè, appunto, non è un comportamento da lei (ma capiamola dai, si trova in una situazione disperata: non appena si gira, si ritrova davanti Shane e Louise impegnati in baci appassioanti -_-) per cui non mi veniva "naturale" descriverla in certi atteggiamenti. 
Però, d'altra parte, diciamo che questa sbronza servirà per far venire alla luce le cose non dette (ovviamente non tutte, altrimenti velocizzerei troppo la trama) che però verranno svelate nel prossimo capitolo perchè sennò vi avrei annoiato troppo con un papiro lungo ere glaciali :D 
Ma oltre alla mia incapacità e la mia insicurezza che sta diventano alquanto monotona, spero comunque vi sia piaciuto. 
Vi ringrazio come sempre di cuore e vi aspetto la prossima settimana per la seconda parte <3
Un bacione, 
Lake Of Fire.

P.s. Oddioo, siamo al 20esimo capitoloo :O *muoro*

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Capitolo 21
*** Una serata da ubriaconi (seconda parte) ***


Graffiti: come tutto ebbe inizio 
21. Una serata da ubriaconi (seconda parte) 
"Cause I'm TNT! I'm dynamite!*" 
"Iris, chiudi il becco!" 
"Le caprette ti fanno CIAOOOO!"
"Ma cosa...no,okay,è meglio se la smetto di farmi domande" 
"Il coccodrillo come fa tatatataa, non c'è nessuno che lo sa tatatataa.."
"Però è divertente"
"Take me down to the paradise city..*"
Shane e Cameron agguantarono al volo Iris, prima che si sfracellase giù dalle scale scricchiolanti del piccolo motel, mentre Charlie non riusciva a contenere le risate e Louise il palese disgusto. 
"Ehi" disse Shane, facendo voltare Iris verso di sè e guardandola dritto negli occhi "Adesso fa silenzio, altrimenti al tuo risveglio potremmo seriamente ritrovarci in una stazione di polizia, chiaro?" 
"Sì, signor Capitano! Non ho sentito bene. Sì SIGNOR CAPITANO!" esclamò in risposta la ragazza, saltando al collo di Cam per abbracciarlo. Il ragazzo scoppiò a ridere, battendo qualche pacca affettuosa sulla schiena di Iris. 
"Be', almeno è felice" fece notare a Shane che, vinto dalla disperazione, si schiaffò una mano sulla fronte, facendosi anche male. 
Era stata una vera impresa riuscire a far uscire Iris da quel maledetto pub; per non parlare poi di come l'avevano costretta a salire su un taxi chiamato il più in fretta possibile (il cui tassista, tra l'altro, non gli aveva neanche dato il resto, come Charlie si era premurata di fargli sapere solo quando la macchina si era già allontanata di qualche kilometro dal motel) e, per finire in bellezza la serata, adesso la ragazza aveva deciso di deliziarli con una performance canora a dir poco discutibile. 
"Well, we all shane on! Like the moon and the stars and the su-..*"
"Iris, piantala!" la voce -un po' troppo stridula- di Louise si alzò per il corridoio buio e polveroso, trapanando i timpani di Shane più di quanto non avessero fatto le canzoni di Iris. 
La rossa, palesemente irritata e in preda ad un tremendo mal di testa, riuscì a zittire Iris, che si mise a fissarla come se fosse il risultato di uno strano esperimento scientifico, poi, con tutta la naturalezza e serietà possibile in un momento del genere, le fece la linguaccia. 
Shane riuscì a frenare Louise in tempo, prima che si avventasse su Iris che, saltellando allegramente, si era messa a giocare con i capelli di Charlie. 
"Okay...ehm..calmati, d'accordo?" le disse, accarezzandole piano un braccio "Non è...non è propriamente in sè, in questo momento" 
Louise lo fulminò con uno sguardo e a lui venne voglia di sbuffarle in faccia. 
"Adesso la porto a dormire e poi.."
"Perchè devi portarla tu in camera? Non può farlo Cam? O Charlie?" chiese a bruciapelo Louise, incrociando le braccia al petto. 
Shane, Cam e Charlie si zittirono contemporaneamente. 
"Il caffè della Peppina non si beve la mattina.." 
"Be'..insomma...guardala.." tentò di dire Shane, ma prima che potesse finire la frase, Cam e Charlie cominciarono a sbadigliare rumorosamente, sorridendo sotto i baffi come due idioti. 
"Credo che me ne andrò a dormire.." 
"Già, anche io. Amico, penso proprio che lascerò a te l'arduo compito di scortare nella sua camera la signorina Brennan.." 
Poi, augurando la buonanotte a tutti, si chiusero nelle loro rispettive camere, lasciando Shane letteralmente a bocca aperta. 
"Bene" disse secca Louise, aprendo la porta della sua stanza con uno scatto "Ci vediamo domattina, Shane" 

                                                 *  *  *
"Iris?"
"Buonanotte fiorellino, buonanotte.."
"Ehm..Iris?"
"Lo sapevi che Pitagora aveva la fobia delle fave?" 
"No...mh..dove hai messo le chiavi della stanza?"
"E che Alessandro Magno era dell'altra sponda? Eh? Lo sapevi?"
"Davvero interessante, sul serio..le chiavi?" 
"Ehi guarda! Quello non era un topo?"
"Questa potrebbe essere la prima cosa sensata che dici nel giro di due ore, contando il posto in cui siamo finiti..."
"Lo sai di cosa muore un pino?" 
"Purtroppo ques'essenziale informazione mi manca"
"Di abete!!" esclamò Iris, al settimo cielo, scoppiando a ridere un minuto dopo. 
Shane scosse la testa, seriamente preoccupato sulle condizioni cerebrali della ragazza, e, dopo aver frugato incessantemente nella sua borsa, riuscì a trovare le chiavi della camera, aprendo così la porta e spingendoci dentro Iris. 
Tirò un sospiro di sollievo, passandosi una mano fra i capelli. 
Per lo meno, finchè era in camera, Iris avrebbe evitato di svegliare mezzo quartiere con la sua soave voce e di tentare inconsapevolmente di suicidarsi dalle scale del motel. 
La seguì con lo sguardo, divertito e in attesa, mentre cercava a tentoni di accendere la lampada sul comodino. 
Sentì un tonfo, un "Ahia!" abbastanza forte, poi la stanza venne illuminata da una fievole luce gialla che mostrò Iris, seduta sul letto.
"Shane?" 
"Mh?" 
"Ti va di cantare?"
Shane sbuffò una risata: aveva pensato sul serio ad una domanda intelligente, per un attimo. 
"Non credo sia il momento giusto, sai?" le disse, con un tono di voce più dolce del solito. Appena se ne accorse -complici gli occhioni scuri di Iris, che lo fissavano come incantati-, si schiarì subito la gola, imbarazzato. "Ho già potuto appurare le tue abilità canore" 
"In effetti ho sempre sognato di partecipare ad X Factor..." 
"Meglio di no" 
"Come? E perchè? Aspetta, adesso ti canto il mio pezzo forte"
"No, ti prego, no"
"Volevo un gatto nero, nero, nero; ma me lo hai dato bianco e io non ci sto più! Volevo un gatto nero, nero, ner-..!"
Shane la raggiunse in due passi veloci, tappandole la bocca con una mano. 
"Okay, okay" disse ridendo "Mi sbagliavo, sei una cantante formidabile, la migliore di tutte. Però adesso smettila sul serio, le mie povere orecchie non sono abituate a questa mistica sinfonia armonica" 
Senza neanche accorgersene, spostò la mano dalle labbra di Iris, accarezzandole piano, quasi ne fosse rimasto rapito. 
La sentì trattenere il fiato e non la biasimò affatto. 
"Allora ammetti che fai un po' schifo come giudice?" mormorò lei, la voce decisamente incerta. Si immaginò tanti piccoli gnomi che prendevano a martellate le sue corde vocali per farle uscire di proposito quella vocina sommessa e tremolante...sì, era decisamente ubriaca. 
In più, Shane si mise a ridere e gli si illuminarono gli occhi azzurri, come al solito, e lei si sentì sciogliere e il suo cuore perse un battito di troppo e Iris desiderò scomparire. O baciarlo
Forse era meglio la seconda opzione. 
Sentì le dita di Shane scendere fino al collo, poi lo vide sorridere di nuovo e partirono le solite paranoie sul fatto che avrebbe potuto avere qualsiasi tipo di schifezza attaccata al collo, ma lui, con una tranquillità disarmante, disse: 
"Ti batte forte il cuore" 
"Che scoperte."
"Se...se dovessi avere un infarto fulminante sul momento, sappi che non ti lascio niente in eredità" 
Shane ridacchiò di nuovo, avvicinandosi quel tanto che bastava da poter vedere ogni dettaglio del viso di Iris. 
La luce della lampada le creava dei riflessi dorati sui capelli e negli occhi e lui si immaginò immediatamente un fuoco scoppiettante, caldo, rassicurante ed energico. 
"Accidenti, e io che speravo di mettere le mani sul caro Jeff" scherzò, mentre le sue mani, muovendosi quasi di vita propria, continuavano ad esplorare quel corpo così maledettamente invitante. 
Era normale che non riuscisse a smetterla di toccarla? 
Iris cominciò sul serio a non ragionare più lucidamente e, afferrandolo per la maglia, lo avvicinò il più possibile. 
"Non ti capisco. Proprio non ci riesco Shane" gli disse con voce spezzata. 
Era poco più di un sussurro, ma fu in grado di sconvolgere Shane come se gli avessero posizionato dell'esplosivo nello stomaco. 
Non fu neanche in grado di rispondere decentemente, si limitò a fissarla con gli occhi azzurri spalancati per la tensione e, in gran parte, per il desiderio. 
"Sta succedendo di nuovo, vedi? Proprio come a Natale" continuò allora Iris, spostandogli i capelli biondi dalla fronte "Un centimentro in più e potrei...potrei.."
"Potresti?" gracchiò Shane, con una voce così roca ed esitante da non riconoscersi nemmeno. 
Iris deglutì, ringraziando l'alcol per attutire almeno un po' la confusione che le si agitava in testa. 
Shane si ritrovò a guardarla negli occhi così intensamente da sentirsi bruciare il suo sguardo sulla pelle, poi ripetè la domanda, ad un soffio da quelle labbra così dolci e sue.
"Potresti?" 
A quel punto Iris, mandando a benedire ogni pensiero logico o congettura razionale, chiuse semplicemente gli occhi, colmando quel poco spazio che la divideva da Shane. 
Le loro bocche bollenti si sfiorarono appena, assaporandosi di sfuggita e Iris venne colta da un senso di vertigine così forte da portarla ad aggrapparsi al petto di Shane. 
Lui che, totalmente fuori fase, respirava a fatica mentre cuore e testa urlavano due cose completamente diverse. 
Il punto era che, tutto quello, era così maledettamente bello, eccitante ed tremendamente atteso da mozzargli il respiro in gola. 
Eppure, non appena le labbra morbide di Iris aderirono completamente alle sue per una frazione di secondo, non appena ebbe la possibilità concreta di abbandonarsi a quella dolcezza e a quel desiderio che lo facevano sentire così completo, il cervello si riaccese all'improvviso e, spaventato a morte per quello che avevano fatto, la spinse via, balzando in piedi. 
"Merda!" esclamò con la voce tremante. Si passò una mano fra i capelli, tirandoli dolorosamente. 
Riportò lo sguardo su Iris, come per ricevere conforto proprio dalla causa di tutta quella confusione, ma trovò solo i grandi occhioni scuri che tanto gli piacevano, feriti e vuoti. 
Non riuscì a dire o fare niente, sentì solo un nodo formarsi in gola e poi, sentendosi il più codardo e bastardo essere umano, spalancò la porta e corse via.
"E ora so' cazzi" 

* TNT- AC/DC; Paradise City - Guns 'N Roses; Instant Karma - John Lennon. Penso che le altre belle canzoncine dello Zecchino D'Oro + Heidi + Spongebob le conosciate tutti. Se non fosse così, lasciatevi dire che la vostra infanzia non è stata felice :D

Angolo del disagio: 
Oddiooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo! 
No, devo calmarmi. 
Allora, prima cosa: chiedo immensamente perdono per questo ENORME ritardo ma sono stata sommersa dalla scuola e dalla pigrizia (grave malattia che mi contraddistingue) che mi hanno portato ad aggiornare addirittura con quasi 2 settimane di ritardo  *sconvolgente* Se può farvi sentire meglio, mi siete mancatee! *-*
Seconda cosa: è un capitolozzo più corto del solito, I know *inglesismi usati alla cazzo*, ma, nel momento in cui ho concluso la scena finale, mi è sembrato fuori luogo aggiungere una parte finale che magari avrebbe potuto distogliere l'attenzione da quello che è appena successo. 
Ripeto: oddioooooooooooooooooooooooo! 
Ci rendiamo conto?! No, dico, c'è stato uno sfioramento di labbra, un quasi bacio con poco quasi, un fottuto passo avanti *allelujah!*
Spero di non aver accellerato troppo le cose ("Dopo venti noiosissimi capitoli, era anche l'ora" cit. my Vocetta) ma secondo me ci voleva, anche solo per sbloccare un po' la situazione. 
Mamma mia, voi non potete capire quanto sia insicura su quello che ho scritto là sopra...probabilmente fa anche abbastanza schifo, non emoziona per niente e in tutto il capitolo Vocetta si sente solo per due volte. Mi sto deprimendo :'(
No, via, adesso la pianto. Okay. 
Grazie mille a tutti quanti, dal primo all'ultimo <3 
A presto, 
Lake Of Fire. 

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Capitolo 22
*** Amnesia ***


Graffiti: come tutto ebbe inizio 
                                                                                        "And I don't want to go home right now
                                                                                                                                                            And all I can taste is this moment
                                                                                                                                                              And all I can breathe is your life"
                                                                                                                                                                                    -Iris, Goo Goo Dolls

22. Amnesia 
Quando Iris aprì gli occhi, successero un paio di cose contemporaneamente: 
a) impiegò quasi tre minuti per ricordarsi chi e dove fosse; 
b) cominciò ad imprecare a random non appena un mal di testa atroce esplose all'interno del suo cranio; 
c) cadde dal letto, nel tentativo di raggiungere quelle stramaledette finestre, che facevano entrare decisamente troppa luce. 
"Il buongiorno si vede dal mattino cara, non dimenticartelo" 
Come se non bastasse, il mascara che la sera prima non si era tolta, le aveva abbottonato le palpebre peggio di una camicia di forza e non indossava il suo pigiama anti stupro che la proteggeva egregiamente dal freddo, indi per cui si ritrovò a tremare come una foglia, seduta sul pavimento, con una faccia che poteva far concorrenza a quella di Peter Minus nei suoi anni peggiori.
"Un vero e proprio ritratto di bellezza. Quasi quasi ti propongo come modella da Victoria Secret, secondo me ti prendono subito" 
Iris sbuffò, vicina ad un attacco isterico. 
Inoltre, aveva la strana ed angosciante sensazione di dimenticarsi qualcosa di relativamente importante. 
"Non credo che 'importante' sia proprio la parola esatta..."
Okay, forse la cosa migliore era cercare di fare mente locale e riorganizzare le idee.
Era piuttosto sicura di ricordarsi di essere uscita dal motel con gli altri, di aver camminato per le strade di Toronto, di aver infamato Louise e Shane un paio di volte, di aver chiaccherato con Cam e Charlie, di essere entrata in un pub sospetto e di aver accettato un paio di bibite da un tizio sconosciuto che aveva un inquietante sorriso al neon. 
E poi? 
"Che cosa?! Ti interrompi proprio sul più bello?" 
Se la testa non le avesse fatto così male, probabilmente avrebbe preso il muro a craniate. Non era un'idea tanto malvagia, in fondo. 
Iris si alzò a fatica da terra, ritrovando un equilibrio che aveva già dato per disperso, e si diresse verso il minuscolo bagno della sua camera. 
"No aspetta aspetta aspetta. Stai dicendo che davvero hai un vuoto mentale di quasi tre ore?! E che tre ore!"
Iris passò davanti allo specchio senza degnarlo di uno sguardo, impaurita dalla massa informe che aveva intravisto e che, ne era quasi certa, dovevano essere i suoi capelli. 
A sentire Vocetta, era effettivamente successo qualcosa e questo non faceva altro che renderla ancora più preoccupata e farle aumentare il mal di testa. 
"Bah, mi verrà in mente" disse tra sè e sè, facendo scorrere l'acqua calda -che era miracolosamente presente nel motel- nella doccia. 
"Oh sì, e quando ti verrà in mente sarò in prima fila, munita di popo corn e macchina fotografica, solo ed esclusivamente per godermi ed immortalare la tua splendida espressione" 

                                                    *  *  *

Shane fece il giro della stanza per la quattordicesima volta nel giro di un'ora. 
Che andava poi sommata a tutte le altre trecentoventicinque dell'intera notte e alle centosessanta che andavano dall'alba alle dieci di mattina. 
Si era passato le mani nei capelli così tante volte che adesso stavano alzati sulla testa come se fosse rimasto attaccato alla corrente ed era piuttosto sicuro di avere due occhiaie nere sulla faccia così visibili da far piangere anche un bambino. 
In più, il cuore non aveva rallentato un attimo in tutte quelle ore, complici pensieri scomodi e ricordi anche troppo vivi. 
Le aveva provate tutte, davvero davvero tutte; ad un certo punto aveva anche iniziato a recitare a memoria la Scena del Balcone di Romeo e Giulietta, sperando di calmarsi almeno un po', ma era stato tutto irrimediabilmente inutile. 
Non poteva essere successo sul serio.
Insomma, forse se l'era solo sognato (sebbene anche quell'opzione non lo tranquillizzasse molto). 
Eppure, ogni volta che chiudeva gli occhi anche solo per un secondo, gli sembrava quasi di sentire di nuovo sotto le dita la pelle di Iris e, soprattutto, sulle labbra quelle di lei. 
Era quasi diventata una droga. 
Quando sentiva di stare per esplodere definitivamente, chiudeva gli occhi e tornava indietro nel tempo di qualche ora, riassaporando ogni sospiro, ogni tocco, ogni sguardo. 
Ed era tutto così vivido da fargli credere che lo stesse rivivendo sul serio.
Poi si agitava di nuovo, camminava per la stanza, si passava le mani nei capelli, mormorava a mezza voce "Non è vero, non è vero, non è vero" come un malato mentale e tutto ricominciava da capo. 
Così, preso dalla sua personale disperazione, non si accorse nemmeno di Cam che bussava insistentemente alla porta e che, infine, la spalancava con un tonfo. 
"Buongiorno, o sommo paladino di fanciulle ubriache!" esclamò festante il moro, sorridendo raggiante. 
"Non è vero, non è vero, non è vero...non può essere vero!" 
Cam si accigliò appena, seguendo con gli occhi gli spostamenti frenetici dell'amico. 
"Ehm, Shane?" 
"Non.è.vero" 
"Shaane?" 
"Nononono"
"ShaneShaneShaaane?" 
"Che c'è!?" urlò il biondo, voltandosi di scatto verso Cam, sgranando gli occhi. 
Cameron piegò appena la testa di lato, incrociando le braccia al petto. 
"Wow. Che faccia di merda" 
Shane sbuffò, lasciandosi cadere a peso morto sul letto. 
"Grazie per il supporto morale amico, sei sempre così d'aiuto..." mormorò, sprofondando la faccia nel cuscino. 
Cam si chiese che cosa avrebbe dovuto fare se il suo migliore amico si fosse auto soffocato con un misero e polveroso cuscino di un misero e polveroso motel. 
Avrebbe dovuto prenderlo per il culo fino all'ultimo respiro o chiamare aiuto dopo averlo preso per il culo fino all'ultimo respiro?
"D'aaaccordo" disse invece, stravaccandosi sulla poltrona sgangherata vicino al letto. Accavallò le gambe e raddrizzò la schiena, facendo finta di aggiustarsi degli inesistenti occhiali da vista. "Parlami dei tuoi problemi, Shane. Sono qui per ascoltarti" 
"Cosa dovresti essere? Uno psicologo?"
"Esatto! Fortuna che ci sei tu che mi capisci"
"Già, è proprio una fortuna. Soprattutto per me" sospirò affranto Shane, ringraziando però Cam per aver dato almeno un minuto di pace al suo cervello. 
"Allora? Si può sapere che hai combinato?"
Ecco, appunto. 
Sentì le orecchie riscaldarsi fino all'invero simile e il cuore accellerare di nuovo, mentre il respiro gli si mozzava in gola. 
E adesso come glielo spiegava? E Louise? 
Oddio, Louise.
"Be'? Sei definitivamente collassato su quel maledetto cuscino?" 
Era stato tutta la notte a pensare al bacio, ma non si era minimamente preoccupato della sua ragazza.
Che razza di bastardo senza cuore era? Cioè, non solo baciava un'altra persona ma si ricordava solo ore dopo di essere effettivamente fidanzato. 
Cominciò a sudare freddo anche solo al pensiero di come avrebbe reagito Louise. 
"Shane?" il tono di Cam cominciò a farsi più preoccupato e serio. 
Shane non aveva mai avuto così voglia di urlare a squarciagola. Lui, che si era sempre vantato di aver un buon autocontrollo. 
Solo Iris riusciva a farlo svalvolare in quel modo. Solo lei.
"Ehi, che ti prende?"
"IoeIriscisiamobaciati!" 

                                                    *  *  *

Charlie stava tranquillamente scorrendo la home di Facebook sul suo telefono, scomodamente seduta nella hall del motel, con l'Omino/Proprietario che canticchiava vecchie canzoni popolari da dietro il bancone della reception, quando Iris scese le scale, la faccia molto somigliante a quella di uno zombie. 
La bionda la osservò mentre chiedeva gentilmente all'Omino se poteva procurarle in qualche modo un caffè amaro e mentre la raggiungeva strascicando i piedi per terra, per poi sedersi vicino a lei, con gli occhi chiusi e le dita che massaggiavano le tempie. 
"Stavo per dirti buongiorno, ma credo che, se lo facessi, mi picchieresti a sangue" mormorò allora Charlie, sorridendo serafica. 
"Tu sì che sei una persona intelligente" 
"Grazie, non c'è bisogno che mi lusinghi in questo modo" 
"Ecco a lei il suo fortissimo caffè signorina! Senza zucchero come mi ha chiesto, spero le piaccia!!" esclamò su di giri l'Omino, comparendo all'improvviso al fianco di Iris e urlandole nell'orecchio. 
Charlie la vide chiaramente strizzare gli occhi per il dolore alla testa e sorrise all'Omino che, con la sua sporadica altezza di un metro e un filo di polvere, sfiorava sì e no il bracciolo della poltrona. 
"Grazie, grazie mille" balbettò Iris, prendendo la tazza fumante con un'espressione che voleva dire solo 'Fatelo andare via'.
"Povero piccolo Omino, cos'ha fatto di male oltre a fracassarti un timpano e a rischiare di farti morire sul colpo?" 
Iris si chiese perchè Vocetta fosse sempre così simpatica e gentile. 
Cominciò a bere a piccoli sorsi il caffè, attenta a non scottarsi la lingua. 
"Charlie, posso chiederti una cosa?" 
"Certo" 
Iris si mordicchiò un labbro, indecisa. 
"Che diavolo è successo ieri sera? I miei ricordi si fermano più o meno a quando siamo entrati in quel maledetto pub" 
Charlie fece spallucce e per un attimo Iris si tranquillizzò, aspettandosi già una risposta come "Mah, niente di che, hai bevuto un paio di bicchieri e poi sei crollata in un coma profondo da cui, a quanto pare, ti seri risvegliata solo adesso". 
"Mah, niente di che, ti sei scolata praticamente tutto il piano bar del pub..."
"Che cosa?!" 
"...poi ti sei data alla pazza gioia sulla pista da ballo, circondata da tanti scimmioni puzzolenti di sudore e assetati di sesso..."
"Oh Gesù!"
"...finchè non è arrivato mio fratello che ti ha cavallerescamente salvato dalle loro grinfie, per poi imitarli senza nemmeno accorgersene.."
"COSA?!"
"... a quel punto ti abbiamo riportata qua con non poca fatica e lui ti ha riaccompagnata nella tua camera, mentre davi libero sfogo alla tua ineccepibile abilità canora. Questo è tutto quello che so" concluse serenamente Charlie, osservando divertita la faccia pallida di Iris. 
"Quant'è divertente sapere che non è finita qui...muahahah!" 
Iris boccheggiò per qualche secondo, la tazza di caffè che traballava pericolosamente fra le sue mani e la mente totalmente fusa. 
"Ma che novità..."
"Stai...stai scherzando vero?" chiese con un filo di voce, supplicando Charlie con uno sguardo lacrimoso. 
La bionda si sentì quasi crudele a rispondere di no. 
A quel punto "Hello" di Adele esplose ferocemente nella testa di Iris, mentre cominciava ad immaginarsi tutto ciò che aveva fatto la sera prima, tutti i suoi comportamenti totalmente privi di pudore e, soprattutto, ciò che avrebbero pensato di lei gli altri. E Shane. 
"Chissà perchè lui non fa mai parte degli altri..."
Oddio, Shane. C'era sempre quella strana sensazione ogni volta che la mente di Iris imboccava il sentiero che portava al biondino...c'era un ricordo che le attraversava il cervello così velocemente da farle vedere solo dei piccoli frammenti senza mai darle la possibilità di ricostruire il quadro completo. 
Era come avere una parola sulla punta della lingua e non riuscire a dirla. 
"Non posso credere che tu l'abbia fatto!" 
Le voci di Cam e Shane interruppero la conversazione tra le due ragazze. 
"Io...non ho fatto niente! Insomma..è lei che si è avvicinata e tutto il resto..."
"Shane, non sparare cazzate! Bisogna essere in due per baciarsi, questo mi sembra più che chiar-..!" Cameron si morse la lingua quando, entrando nella hall, vide Iris e Charlie sedute sulle poltrone. 
Shane fece capolino dietro di lui, i vestiti della sera prima stropicciati e un'espressione stanca e sconvolta sul viso. 
"Oh, ciao ragazze!" esclamò Cam, sorridendo in modo un po' tirato. Charlie lo perforò con un'occhiata indagatoria e lui distolse lo sguardo. 
Bisogna essere in due per baciarsi. 
Bisogna essere in due per baciarsi. 

Iris, gli occhi incatenati a quelli azzurri di Shane, sentiva la soluzione del suo enigma spaventosamente vicina. 
Anzi, ce l'aveva davanti. 
Shane si sentì attraversare da una scossa talmente violenta da farlo sobbalzare, eppure non si mosse di un millimetro. 
Che cosa doveva fare? Che cosa doveva dire? 
Vide il petto di Iris abbassarsi ed alzarsi sempre più velocemente e, di nuovo, risentì il calore del suo corpo vicino al proprio, il sapore appena assaggiato della sua bocca. 
Bisogna essere in due per baciarsi. 
Iris pregò la sua mente di rallentare, di non mandarle certi ricordi così velocemente, senza un attimo di tregua o di respiro. La pregò di rallentare, perchè diamine, il suo cuore stava per cedere. 
Cosa diavolo avevano combinato? E perchè sembravano sul punto di rifarlo lì, davanti a tutti, in quella hall mezza diroccata? 
Shane fece finalmente un passo avanti, aprendo bocca per parlare, ma venne bruscamente investito da una nuvola di capelli rossi, mentre Louise, apparsa da chissà dove, lo abbracciava stretto. 
Non smise mai di guardare negli occhi Iris, non si lasciò sfuggire la sua espressione totalmente sconvolta e, subito dopo, palesemente ferita. 
E, di nuovo, si ripetè che probabilmente era stato tutto un grande sogno.
Lo ripetè fino all'infinito, ma alla fine non voleva crederci nemmeno lui. 


Angolo del disagio:
Mi sembra quasi impossibile essere riuscita ad aggiornare in tempo :') 
Ciao a tutteee! E Buon Natale! (anche se sono in anticipo..)
Allora,allora da dove comincio? 
Direi dall'inizio e cioè la canzone. Il personaggio di Iris è ispirato un po' da lì ed era da tanto che volevo metterla ad inizio capitolo, ma non avevo mai trovato il momento adatto fino ad'ora. 
Passando a quanto successo là sopra, come sempre non sono affatto convinta e vi chiedo scusa se ci sono molti (solo) momenti "riflessivi", ma, dopo lo scorso capitolo, mi sembrava la cosa più giusta da fare. 
Iris, com'era prevedibile, all'inizio non si ricorda una beata mazza, ma poi, anche grazie ad aiuti esterni (ehm ehm Charlie, ehm ehm Cam), rischia anche di rimanerci secca per l'importanza di tali,sconvolgenti ricordi.
Shane, d'altro canto, è totalmente fuori fase e non calcola Louise (della sui esistenza, devo confessarlo, mi sono ricordata solo a fine capitolo ahah) neanche per sbaglio. 
Insomma, ho cercato di esprimere al meglio i pensieri dei nostri due protagonisti, nel tentativo (riuscito o meno?) di farvi entrare nelle loro contorte testoline bacate. 
E niente, vi ringrazio come al solito e vi auguro di passare questi ultimi stramaledetti giorni di scuola velocemente (VOGLIAMO LE VACANZE!) . 
Un bacione a tutti, 
Lake Of Fire.


 

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Capitolo 23
*** Graffiti Alley ***


 Graffiti: come tutto ebbe inizio 
23. Graffiti Alley 
Iris maledisse quella stramba situazione un centinaio di volte.
Con tutto il casino che era successo, non era riuscita a godersi come avrebbe voluto la vacanza a Toronto e, prima che se ne rendesse conto, era già arrivato l'ultimo giorno di libertà.
Quella mattina -praticamente all'alba- Cam si era alzato con l'idea che dovessero assolutamente fare un vero e stancante tour della città; così, dopo aver vagato per ore al freddo, ammirando un fantastico spettacolo e fermandosi in vari negozi famosi grazie a Louise, i ragazzi si erano ritrovati in una parte della città decisamente affascinante. 
O almeno era così che la considerava Iris. 
Il merito della scoperta era dovuto a Charlie che, dopo che si erano persi una trentina di volte, aveva adottato la tecnica infallibile di camminare con la faccia sprofondata in una mappa del centro della città. 
"Wow" mormorò Shane, osservando tutto ciò che gli si parava davanti con gli occhi azzurri ancora più luccicanti del solito. 
Iris non riuscì a nascondere un mezzo sorriso, nonostante il suo morale e il suo cuore fossero decisamente a pezzi. 
Quella parte della città più di qualunque altra sembrava essere stata creata apposta per loro due. 
Una coincidenza quasi inverosimile. 
"Signori e signore, benvenuti a Graffiti Alley. La zona della città in cui tutti gli street artist più bravi e talentuosi del paese -e perchè no- del mondo intero, lasciano le loro magnifiche opere su ogni superficie solida che incontrino. Si tratta di un viale lungo quasi un chilometro, interamente popolato da graffiti."
Iris, sebbene in campo artistico facesse veramente pena, riusciva a capire quanto e perchè Shane fosse rimasto totalmente ammaliato da Graffiti Alley. 
Sembrava una galleria d'arte a cielo aperto, un lungo corridoio colorato da immagini dal forte impatto sia visivo che emotivo, un danza di sfumature e colori caldi e freddi che ti facevano girare la testa e sentire vivo nello stesso,preciso momento. 
"E in tutto questo, nessuno mi ha fatto i complimenti per le mie splendide doti da cicerone?! Ragazzi che maleducazione..." 
"Diamine è..." cominciò Shane, un sorriso -il primo in tutta la vacanza- sincero e felice stampato sul viso; poi si interruppe, non riuscendo a trovare le parole adatte "Charlie, perchè non hai comprato prima quella benedetta mappa?" 
"Invece di porre queste inutili domande, inginocchiati ai miei piedi e comincia a chiamarmi padrona onnipotente" ordinò lei, con finto tono imperioso. 
Iris, incredibilmente, riuscì a trovare la forza di sorridere. 
Dopo lo sfiancante recupero della memoria avvenuto il giorno prima e le amare conseguenze che esso aveva comportato, si sentiva a pezzi come non mai. 
C'erano talmente tante emozioni in lei che cominciava a non capirci più nulla.
"Ah perchè, c'è stato un momento in cui ci capivi qualcosa?"
Provava una rabbia cocente/gelosia nei confronti sia di Louise che di Shane; un dolore sordo proprio al centro del petto per la consapevolezza che lui, dopotutto, aveva scelto un'altra e una vergogna verso se stessa, sia per come si era comportata sia perchè, in un modo o nell'altro, aveva chiaramente fatto capire a Shane che le piaceva. 
"Sempre se lui l'abbia effettivamente capito...il che, trattandosi di Ghiacciolino, è un fattore da maneggiare con cautela" 
Iris sospirò appena, cominciando a camminare di riflesso non appena vide gli altri farlo, e, con il morale a terra, si addentrò nella miriade di graffiti che la circondavano. 
Gli stessi Graffiti che, qualche mese prima, l'avevano portata dritta dritta verso Shane. 

                                                 *  *  *

"Ehi Louise, guarda quello!" esclamò estasiato Shane "E quello. Accidenti, quello sì che è un vero graffito!"
Louise gli sorrise, rimanendo in silenzio. 
La verità era che si stava annoiando a morte e avrebbe di gran lunga preferito ritornare fra i costosi capi di Gucci, Chanel e Prada, invece che stare lì al freddo ad ammirare strani disegni (se così si potevano chiamare) di tizi sconosciuti che sembravano dei barboni. 
Inizialmente anche lei era rimasta colpita dalla quantità di colori e dall'energia che quel posto emanava, ma era finita lì. 
Proprio non capiva perchè Shane fosse così elettrizzato e soprattutto perchè diavolo continuasse a ripetere "Guarda quello, guarda questo" quando le sembrava piuttosto evidente il fatto che non gliene fregasse niente. 
Inoltre, aveva notato che tirava un'aria strana tra il suo ragazzo ed Iris; praticamente non si erano rivolti parola dal giorno prima e li aveva beccati entrambi, più di una volta, a fissarsi quando l'altro non guardava. 
E la cosa la innervosiva. Parecchio. 
"Shane?" 
"Cavolo, devo farmi fare l'autografo da qualcuno. Ehi Cam, l'hai portata la macchian fotografica? Eh, l'hai portata?" 
"Shane!" lo richiamò Louise, tirandolo per un braccio. 
Il ragazzo ritornò bruscamente alla realtà, voltandosi verso di lei. 
"Dimmi" 
Shane si rese conto di non riuscire a guardarla negli occhi. Si sentiva sporco, come quando aveva ucciso per sbaglio il criceto di Charlie, quando erano piccoli, e aveva cercato di nasconderglielo finchè lei non se n'era accorta. 
Deglutì, imponendo ai suoi occhi di non spostarsi sulla figura esile di Iris, a qualche metro da loro, che osservava rapita uno dei tanti murales. 
"è successo qualcosa che dovrei sapere? Mi sembri strano" disse allora Louise, avvicinandosi un po' a lui. 
Shane sobbalzò quando lei gli sfiorò il petto con le mani e fece inconsapevolmente un passo indietro, mentre il cuore batteva a mille. 
"No, è tutto okay" sfiatò, con un tono poco convincente "Sono solo...impressionato da questo posto. Non trovi che sia fantastico?" 
Louise lo guardò a lungo prima di rispondergli, decretando che no, non era stato affatto sincero. 
Gli sorrise, alzandosi sulle punte dei piedi per scoccargli un veloce bacio sulle labbra, proprio mentre Iris si voltava verso di loro. 
"Sì, è veramente affascinante" 

                                                    *  *  *

"Ma che cazzo! Che cazzo! Giuro che se si baciano un'altra volta davanti a noi, prima li prendo a calci e poi li denuncio alla polizia per atti osceni in luogo pubblico!" 
Iris strinse i pugni talmente tanto da conficcarsi le unghie nei palmi e resistette all'impulso -piuttosto forte, a dire il vero- di lanciare una bomba a mano proprio sulla testa dei due piccioncini. 
"Sangue, sangue! Vogliamo il sangue!" 
Li seguì con lo sguardo mentre Louise, tenendo possessivamente a braccetto Shane, ascoltava ciò che lui aveva da raccontarle su un murales o un artista in particolare. 
E, senza che potesse farci niente, un incredibile senso di immensa tristezza le attanagliò il petto, stringendoglielo in una dolorosa morsa e prendendo il posto della rabbia.
"Quindi niente spargimenti di sangue? Solo depressione?" 
Com'era possibile che ogni dannatissima volta che li vedeva anche solo sfiorarsi era come ricevere una pugnalata in pieno stomaco?
"Da questa ultima frase deduco che sì, dovrò tenermi pronta con fazzolettini di carta, Nutella e dvd di Titanic. Dio santo, stiamo diventando orrendamente simili alla mamma!" 
"Ehi" la voce di Cam la risvegliò dai suoi pensieri e si voltò verso l'amico, tentando di sorridergli. 
"Oh ti prego, non rifare mai più una smorfia del genere o avrò gli incubi fino alla vecchiaia!" esclamò subito lui, sgranando gli occhi e portandosi una mano al cuore. 
"Ma vaffanculo! Guarda che non fai ridere nessuno eh" ribattè subito Iris, divertita, mollandogli un pugno sul braccio. 
Cam notò, con una certa disperazione, come fosse sempre quello da cui si era tolto il gesso solo un mese prima. 
Si allontanò un po'. Tanto per stare tranquillo sulla sua incolumità.
Rimasero in silenzio per un po', godendosi i meravigliosi graffiti intorno a loro e il tepore dei raggi del sole di Gennaio sulla pelle. 
"Iris, Shane mi ha raccontato cosa è successo la scorsa notte" 
Iris rischiò di strozzarsi. 
"Mi dispiace Cam, ti abbiamo voluto davvero bene, ma adesso dobbiamo ucciderti. Sai troppe cose" 
Iris mise a tacere gli istinti omicidi di Vocetta e dedicò tutta la sua attenzione a Cam, che la fissava con i suoi dolcissimi e rassicuranti occhi verdognoli. 
"Ah. Be', sinceramente non so cosa dire" ammise Iris, sprofondando la faccia nella sciarpa. "E non perchè sia particolarmente sorpresa che te l'abbia detto, in fondo è il tuo migliore amico e siete liberissimi di raccontarvi tutto quello che vi succede. Ma io, ecco, diciamo che non mi aspettavo che..." 
"...e fu così che i tre porcellini riuscirono a sconfiggere Voldemort che però era amico del Cappellaio Matto, a sua volta fratello di Nemo...Svegliaaaa, stai parlando a macchinetta come un'idiota!" 
Iris chiuse la bocca di scatto, arrossendo. 
Se doveva essere sincera, era imbarazzata. Per tutto. 
Cam sorrise divertito, chiedendosi che diavolo avesse Shane al posto del cervello per farsi scappare una ragazza così. 
Era ciò che di più spontaneo e, a modo suo, puro, avesse mai visto. 
Okay, il momento poetico si conclude qui. 
"Stai calma, maledizione, stai calma" disse ridendo "Se continui così morirai per soffocamento" 
Iris sorrise appena, stringendosi nelle spalle. 
"Comunque" riprese lui "se può farti stare meglio, credo che il mio migliore amico sia un completo imbecille" 
"Dategli una medaglia. Ora." 
"Oh. Be'...mmh" balbettò Iris, colta di sorpresa "E perchè, secondo te?"
Cam sospirò (Iris si rese conto che era la prima volta che lo vedeva sospirare in quel modo e soprattuto che aveva una conversazione seria con lui. Per poco non ci rimase secca), poi scrollò le spalle. 
"Perchè sì. Perchè si ostina a cercare qualcosa di speciale, senza vedere che ce l'ha davanti." rispose Cam, fissando lo sguardo su Shane, poco più avanti di loro "E anche perchè è nato irrimediabilemente scemo e purtroppo a questo non c'è cura" 

                                                  *  *  * 

Charlie addentò il suo enorme hot dog, sospirando estasiata. 
Aveva così tanta fame che si sarebbe mangiata uno dei suoi fratelli.  
Avevano deciso di fermarsi per il pranzo e poi avrebbero continuato a passeggiare per Graffiti Alley. Ammetteva che le dispiaceva non poco che quella vacanza fosse già al termine; nonostante tutto si era divertita molto e, a parte qualche incidente di percorso, poteva considerarsi molto migliorata sotto l'aspetto "socializzare". 
Insomma, con Iris avevano subito legato molto ed erano diventate ottime amiche; con Louise...be', lei era un caso a parte, così come Shane e infine con Cam era riuscita ad aprirsi più in quei giorni che in sedici anni di conoscenza. 
Alzò lo sguardo dal suo panino, individuando il ragazzo seduto vicino ad Iris, mentre erano intenti a litigarsi l'ultima patatina fritta. 
Lo osservò per un po', come incantata. 
L'aveva sempre considerato tremendamente carino, con quei morbidi riccioli castani e i gentili occhi verdi, ma adesso la cosa si faceva molto più seria. Non era più solo "carino e simpatico", adesso aveva capito che era anche piuttosto intelligente, sincero come pochi, gentile, scherzoso e davvero dolce. 
Sorrise inconsapevolmente, chiedendosi perchè, in tutti quegli anni, lo avesse sempre classificato come il migliore amico di suo fratello e nient'altro. 
"Si può sapere perchè fissi Cam in quel modo? Sembri una serial killer che sceglie la sua prossima vittima" borbottò Shane, sedendosi accanto a lei sulla panchina in legno. 
"Fatti gli affari tuoi" disse Charlie, nascondendo il rossore delle sue guance nel panino. 
"Accidenti come sei antipatica" 
"Senti chi parla, almeno io ho posso usare la scusa del ciclo. Tu invece?"
Shane le fece una boccaccia, alzando gli occhi al cielo. 
"Hai fatto qualche foto?" le chiese un secondo dopo, cominciando a frugare nella sua borsa finchè non trovò la macchina fotografica. 
"Certo che le ho fatte. E, modestamente, sono fantastiche" 
"Eehiii, vedi di alzarlo ancora un po' questo livello di modestia" disse divertito Shane, cominciando a guardare gli scatti uno per uno. 
Però, se proprio doveva essere sincero, non erano affatto male. Ma ovviamente era tutto merito degli splendidi soggetti catturati. 
C'erano foto di tutti i tipi, dalle più belle che raffiguravano i vari graffiti, alle più idiote che avevano come protagonisti Cam, Iris e Charlie. Soprattutto Cam.
Cam che si faceva autoscatti con un'ignara vecchietta di spalle, Cam con la faccia spiaccicata sull'obbiettivo andando a creare un'orrida visione; Cam, insieme ad Iris, che si esibivano in una splendida faccia a maiale; Cam che faceva le corna a lui e a Louise da dietro. 
E poi c'erano foto di gruppo decisamente imbarazzanti: una in cui erano tutti venuti con gli occhi semichiusi a causa del sole, cosa che li faceva somigliare tremendamente a dei fattoni in contemplazione mistica; un'altra in cui avevano cercato di creare una piramide umana, finendo solo per sfracellarsi al suolo, con il rischio di rompersi qualche costola. 
Shane sorrise divertito, chiedendosi per un attimo cosa diavolo pensasse la gente che li vedeva da fuori. 
"Certo che sono terribilmente fotogenico" esclamò la voce allegra di Cam, comparso dal nulla e appostatosi silenziosamente alle spalle dei due fratelli. 
Charlie sobbalzò spaventata e Shane, per dispetto, ingrandì sulla faccia di Cam in una foto in cui era venuto particolarmente male. 
"Sì, un vero esempio di bellezza" ironizzò Shane, mostrandola ad entrambi. Charlie scoppiò a ridere e Cam sorrise, per nulla offeso. 
"Hai proprio ragione. Questa la voglia incorniciata per il mio compleanno, è chiaro?" 
"Sicuramente Cam, sicuramente" risposero in coro Shane e Charlie, senza nemmeno accorgersene. 
"Ooh, che carini! Siete così uniti che parlate anche nello stesso momento!" commentò Cam, sbattendo le ciglia con fare teatrale. 
Charlie fece una piccola smorfia, subito seguita da Shane. 
"Io e lui uniti? Ma fammi il piacere!" 
"Per una volta ti appoggio sorella. E la cosa è preoccupante" 
"Questo sì che è vero amore fraterno!"

                                                  *  *  * 
"Non posso crederci!" esclamò Shane, entusiasta. 
"Credici amico" ribattè Cam, battendogli una pacca sulla schiena. 
"Non sto sognando vero?" 
"No, direi di no. Non sta sognando, giusto Iris?" 
Iris, sentendosi chiamata in causa, smise di fissare l'espressione contenta di Shane, risvegliandosi all'improvviso. 
"Aehm..è tutto vero. Sorpresa!" esclamò, cercando di risultare il più naturale possibile mentre fissava gli occhi azzurri di Shane. 
Cam aveva sentito dire che alla fine di Graffiti Alley c'era un piccolo spazio dedicato ai visitatori, in cui chi voleva poteva lasciare uno dei suoi murales, purchè, ovviamente, fosse quantomeno degno degli altri. 
"Cioè, se ti mettessi a disegnare tu, ti arresterebbero nel giro di due secondi netti, per intenderci" 
Shane sorrise come un bambino nel giorno di Natale e Louise, che non si era staccata un attimo dal suo braccio, gli scoccò un bacio sulla guancia. 
Iris distolse lo sguardo, sentendo lo stomaco stringersi in una morsa dolorosa. 
"Salve ragazzi!" li salutò a quel punto una voce maschile. 
Si voltarono tutti, trovandosi davanti un uomo che probabilmente doveva occuparsi della manutenzione del posto. 
"Qualcuno di voi vuole lasciare un graffito sul nostro muro?" chiese con un mezzo sorriso. 
Shane si fece avanti. 
"Io. Cioè, mi piacerebbe molto" disse, fremendo per l'emozione. 
Anche solo il pensiero che un suo disegno potesse essere affiancato a quello di alcuni artisti che erano i suoi idoli, gli faceva venire la pelle d'oca. 
"Molto bene! Ecco qui tutto l'occorrente" disse l'uomo, porgendogli una scatola in cui c'era almeno una decina di bombolette spray di colori diversi. 
Shane le osservò come un assetato potrebbe osservare delle bottigliette d'acqua, e ringraziò l'uomo con gli occhi che luccicavano dall'emozione. 
"Bene, per chi vuole seguirmi, abbiamo un piccolo negozio di souvenir che potete comprare.." continuò l'uomo, guidando il resto dei ragazzi verso il negozio. 
Iris non li seguì, rimanendo ferma sul posto ad osservare Shane che, una volta appoggiata la scatola a terra, sceglieva con cura i colori. 
Si rese conto troppo tardi di essere rimasta indietro e, come prevedibile, cominciò ad agitarsi. 
"Ogni giorno di più mi stupisco dell'alto tasso di stupidità che c'è in te..." 
Fortunatamente Shane non si era accorto di lei ma, prima che potesse anche solo concepire l'idea di svignarsela in fretta, uno starnuto la colse di sorpresa, tradendola. 
"Oh cazzo!" esclamò subito Shane, voltandosi di scatto, spaventato "Iris! Mi hai fatto perdere dieci anni di vita tutti insieme!" 
Lei, cercando di contenere il nervosismo -erano soli, che diamine, e si erano baciati meno di quarantott'ore prima-, assunse una posa da dura. O almeno così le sembrava. 
"Come sei delicatino" 
"Sei tu che ti apposti alle spalle della gente con fare sospetto!"
"Io non ho nessun fare sospetto, idiota!" borbottò Iris, tenendosi a debita distanza. 
Quando calò nuovamente il silenzio, Shane fissò la ragazza per qualche secondo, poi si voltò nuovamente verso il muro, sospirando.
Okay, doveva solo concentrarsi sul graffito e tutto sarebbe andato bene. Doveva rimanere calmo e tranquillo. 
Afferrò dallo scatolone una bomboletta a caso, scoprendo solo dopo che il colore era un blu scuro molto simile al nero. 
Doveva concentrarsi e non pensare alla presenza di Iris dietro di sè. 
Cominciò a spruzzare la vernice su tutto il muro, creando lo sfondo per il suo disegno. 
"Hai già qualche idea su cosa farai? Per il graffito intendo" la voce di Iris ruppe il silenzio e Shane si chiese perchè diavolo avesse così tanta voglia di conversare. 
"In realtà no." rispose sinceramente "Ma mi verrà qualcosa in mente" 
Lei annuì, anche se lui non poteva vederla, poi cominciò a torturarsi le mani con fare nervoso. 
"C'è più tensione in questi due metri che in tutta Hogwarts prima della battaglia finale..."
Iris si disse che, visto che ormai era lì, poteva approfittarne per parlare con Shane. Per chiarire. 
"Ehm...Shane?" 
"Mh?" 
"Mi sa che dovremmo parlare" 
"Io dico di no" 
"Io dico di sì invece" 
"Bene. Sono felice per te" 
Iris sentì un'ondata di rabbia attraversarle tutto il corpo e, senza nemmeno pensarci, lo raggiunse in due passi veloci, facendolo voltare a forza. 
"E adesso un bel calcio nei gioiellini di famiglia ci starebbe una meraviglia" 
"Stammi a sentire" disse, con un tono di voce così sicuro che stentò a riconoscersi "Adesso noi due parliamo, è chiaro? E smettila di comportarti da stronzo a cui non frega un cazzo di niente e di nessuno, perchè so che non è così. Cerca di essere maturo per una volta nella vita e affronta la situazione" 
"Applausi" 
Iris, non appena smise di parlare, si rese conto di avere il fiatone e il cuore in subbuglio. In più, Shane la fissava con quei dannati occhioni azzurri da cucciolo bastonato, che a mano a mano perdevano sempre di più quella facciata di finta spavalderia per lasciare spazio alla confusione più completa che, effettivamente, il ragazzo provava. 
Shane ad un certo punto non riuscì più a sostenere lo sguardo sicuro di Iris, così spostò gli occhi in ogni direzione, finendo per tornare a fissare il suo graffito. 
Così gli venne un'idea. 
"Ti va di provare?" 
Iris fu colta totalmente di sorpresa da quella domanda e dal sorriso un po' timido che Shane le stava rivolgendo. Per questo ci mise un po' di tempo in più a capire che il ragazzo si stava riferendo al graffito.
"Neuroni sempre scattanti vedo..."
"Cosa? Io?" 
"Vedi qualcun'altro in giro?"
"Andiamo, rovinerei tutto. Non so neanche tenere in mano una matita, figuriamoci una bomboletta spray" 
"Non è che ci voglia tutta questa intelligenza superiore eh..." 
Iris sbuffò, scocciata, afferrando una bomboletta viola dallo scatolone e posizionandosi davanti al muro. 
Con fare incerto spruzzò la vernice sullo sfondo che Shane aveva creato, formando un piccolo cerchio viola abbastanza spastico. 
Sbuffò, spazientita. 
"Contento? Abbiamo appurato quanto diamine faccio schifo in campo artistico, adesso possiamo parl-..."
"Certo che sei proprio impedita" continuò imperterrito Shane, scuotendo la testa con un mezzo sorriso. 
Si posizionò in fretta alle spalle di Iris, mettendole piano le mani su fianchi per farla girare di nuovo verso il muro, poi le prese la mano con cui teneva la bomboletta e le mostrò come fare. 
Iris, nel frattempo, aveva lasciato completamente perdere il graffito e, sentendo il respiro caldo di Shane sul collo, temette che il cuore potesse esploderle da un momento all'altro.
Il tocco di Shane era talmente delicato, come se avesse avuto paura anche solo di sfiorarla, ma totalmente incandescente anche sotto strati di vestiti pesanti, che pensò di svenire lì sull'asfalto. 
"Il fatto è che..." cominciò Shane con voce incerta, circondandole la vita con l'altro braccio e stringendosela contro il petto "...è che non ci capisco più niente" 
"Non dirlo a noi" 
Iris si sorprese non poco del tono di voce che Shane aveva usato: era basso, poco più di un sussurro e sembrava quasi spaventato. 
Si rese conto di non averlo mai sentito e visto così vulnerabile. 
"Nemmeno io" disse piano, visto che lui non sembrava intenzionato a continuare. 
"Già. Be'... insomma, so solo che fino a qualche mese fa ero completamente in fissa con Louise, non pensavo ad altro..." riprese in fretta lui, ignorandola. Iris sentì lo stomaco contrarsi. "..e poi.." 
"E poi?" 
Lo sentì esitare e quasi le venne un infarto quando la strinse ancora più forte, affondando la faccia nel suo collo con un sospiro tremulo. 
No, non l'aveva mai visto esporsi così tanto. 
"E poi sei arrivata tu" 
Iris giurò che il suo cuore, in quel momento, battè ogni record di palpitazioni veloci e la sua mente si annebbiò totalmente, mentre una piacevole sensazione di calore si diffuse per tutto il corpo. 
Shane, d'altro canto, respirava a fatica. Sentiva che le orecchie stavano per liquefarsi come ghiaccioli sotto al sole ma non desiderava altro che rimanere così, nonostante tutto l'imbarazzo e la tensione che sentiva crescere dentro di sè ogni minuto che passava. 
L'aveva capito, dopo quel bacio, ciò che Iris aveva tentato di nascondergli o che lui, comunque, non aveva notato prima. 
Aveva capito che lei provava qualcosa per lui e questo, oltre a renderlo ancora più agitato, gli dava la netta sensazione di poter toccare il cielo con un dito. 
Soprattutto perchè, in fondo al suo cuore, sapeva di ricambiare. 

                                               *  *  *

Al tramonto, nella parte finale di Graffiti Alley, c'era un nuovo graffito. 
Raffigurava il vuoto infinito dello spazio, con solitari pianeti fluttuanti immersi nelle stelle luccicanti e una splendida cometa viola che si dirigeva a gran velocità verso di essi. 



Angolo del disagio: 
Holaa a tuttee! 
Come stanno procedendo le meritatissime vacanze? Per caso qualche bilancia si è sfondata, dopo i vari pranzi natalizi?
A parte questo inutile incipit (non avrei saputo come iniziare, altrimenti) direi che possiamo passare a parlare di cose "serie". 
Punto 1: questo, a mio parere, è uno dei capitoli più importanti di tutta la storia (oltre che il più lungo..); vi spiego perchè. Innanzitutto, Graffiti Alley esiste davvero a Toronto ed è da tale meravigliosa scoperta che, quest'estate, è nata l'idea per scrivere questa storiella. La storia che chiunque possa dare il suo contributo disegnando un graffito me la sono completamente inventata ai fine della storia però. 
Punto 2: dicevo, è un capitolo importantissimo perchè qui si mettono -finalmente- le cose in chiaro. Iris ha chiaramente fatto capire a Shane di essere totalmente innamorata di lui e Shane (allelujah!) lo capisce sul serio, ammettendo, sempre in modalità Shane, di provare anche lui qualcosa per lei.
Punto 3: il capitolo è venuto così lungo perchè spezzarlo sarebbe stato inutile e anche perchè volevo riuscire a raccogliere tutti i pensieri di tutti i protagonisti in un unico capitolo. Spero di esserci riuscita :)
Punto 4: la piccola scena finale, quella in cui si descrive il graffito fatto da Shane, diciamo che rappresenta un po' quello che è successo a lui nella vita reale. Immaginatevi il nostro piccolo Shane come uno di quei pianeti solitari e invece Iris come la cometa viola che lo travolge in pieno. è un po' contorta come visione della cose, lo so, ma vi dico solo che sognavo di scrivere questo capitolo da quando ho pubblicato il primo, quindi niente, spero di essere stata all'altezza delle vostre aspettative. 
Adesso la pianto e mi auguro solo che qualcuno sia riuscito ad arrivare fino a qui. 
Ancora buone feste a tutte, ci risentiamo lunedì belle!
Un abbraccio fortissimo, 
Lake Of Fire.

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Capitolo 24
*** Giù la maschera! ***


 Graffiti: come tutto ebbe inizio 
24. Giù la maschera 
"Certo che ritornare a scuola dopo una vacanza del genere ti toglie la voglia di vivere" 
Iris vagava per i corridoi come un'anima in pena, sbadigliando ogni tre per due mentre desiderava con tutta se stessa tornare nel suo caldo letto, circordata dal piumone morbido. 
L'unica consolazione era che ogni studente aveva la sua stessa faccia da zombie appena resuscitato, cosa che la fece sentire capita e compresa. 
Smise di vagare senza meta solo quando, in fondo al corridoio, vide l'alta figura di Cam poggiata agli armadietti. 
Il ragazzo stava parlando, il solito sorriso allegro sulla faccia e le mani che gesticolavano freneticamente, e per un secondo Iris temette sul serio che fosse totalmente impazzito e avesse cominciato a parlare da solo, ma poi vide l'anta di un armadietto chiudersi e il viso di Charlie comparire. 
Non seppe nemmeno lei il perchè, ma vedendo lo sguardo che aveva la ragazza, Iris si bloccò di colpo, nascondendosi dietro al muro e sbirciando la situazione da lontano. 
Non poteva sentire cosa si dicevano perchè era troppo lontana ma erano così maledettamente carini che si mise a spiarli spudoratamente. 
"Stai cominciando a farmi seriamente paura, sappilo" 
E poi sembravano fatti apposta per stare insieme. 
"Sì pronto, è lo psichiatra che ho chiamato un paio di mesi fa? C'è bisogno di nuovo del suo aiuto..."
Iris osservò intenerita Charlie che scoppiava a ridere per qualcosa che aveva detto Cam, poi lui che la fissava come intontito e sorrideva imbarazzato, passandosi una mano nei capelli. 
Iris sorrise, mentre nella sua testa già partivano i primi trip mentali sui due ragazzi che correvano in un prato fiorito mano nella mano e si regalavano a vicenda ghirlande di fiori. 
"Mi piacerebbe sapere cosa diavolo stai facendo, ma ho paura della risposta" la voce di Shane la riportò bruscamente alla realtà e si voltò di scatto, raddrizzandosi. 
Non si era minimamente accorta di aver assunto una strana posizione imbarazzante. E lui era lì, in piedi dietro di lei, con un'espressione che diceva chiaramente "Andiamo, ti accompagno nel manicomio più vicino", anche se un mezzo sorriso divertito gli illuminava il viso. 
"Figure di merda parte...ho perso il conto" 
Iris sbuffò scocciata, cercando di ignorare l'agitazione che vederlo le procurava ogni volta. 
"Dio, che sentimentalismo...che schifo" 
"Invece di stare lì a commentare, vieni a vedere" lo apostrofò, voltandosi di nuovo verso Cam e Charlie. Stavano ancora chiaccherando fitto fitto, con una complicità totalmente naturale. 
Shane fissò ancora un po' stranito Iris, poi fece spallucce e si accovacciò accanto a lei, spingendola un po' di lato per farsi spazio. 
Lei gli restituì la spinta, prendendogli poi la testa fra le mani e girandogliela nella direzione giusta. 
"So di essere bellissima e che non puoi fare a meno di contemplarmi, ma guarda là!" gli mormorò, non riuscendo a trattenere una mezza risata. 
Shane all'inizio sorrise divertito a quelle parole, poi aguzzò bene la vista, si rese conto della situazione e sopratutto vide Charlie alzarsi sulle punte dei piedi per scoccare un bacio sulla guancia di Cam prima di correre dalle sue amiche ridacchianti. 
Si sfregò gli occhi con entrambe le mani, credendo di star sognando. 
"Ma guardalo com'è cuccioloso.."
"Cosa..che diavolo..ma che ca-..." non fece in tempo a finire che Iris gli tappò la bocca con una mano, spiaccicandolo contro il muro proprio mentre Cam passava davanti a loro con una faccia da ebete memorabile. 
Iris, con un sorriso da orecchio a orecchio, la mano ancora sulle labbra di Shane e il corpo spalmato su quello di lui per evitare che inseguisse Cam, ridacchiò. 
Entrambi si resero conto solo in un secondo momento di essere veramente vicini, ma per quella volta Iris non perse il sorriso. Continuò semplicemente a fissare Shane, mentre lui, una mano che si poggiava piano sul fianco di lei, ammise a se stesso quanto diavolo gli erano mancati quei sorrisi contagiosi.
"Bene, come dose di sdolcinatezza giornaliera direi che può bastare" 
"Adesso giurami che non urlerai o sverrai o sarai colto da un improvviso attacco epilettico" ridacchiò allora Iris, rompendo il silenzio.
Shane alzò gli occhi al cielo, ignorando la voglia matta di prendere Iris e...mh, se Louise fosse passata di lì in quel momento, avrebbe avuto un bel po' di spiegazioni da darle. 
Allargò appena le braccia, alzando un sopracciglio e Iris lo lasciò andare, tenendolo comunque d'occhio. 
"Sono calmo, sono moolto calmo" disse inspirando quanta più aria possibile. 
"Non sembrerebbe affatto" 
"E invece ti dico che è così. Ti fidi più del tuo istinto che di me?"
"Di solito è così che funziona..." 
"Comunque" esclamò all'improvviso Shane, cercando di non perdere la calma ritrovata "Adesso devo andare ad uccidere il mio amico. Con permesso" 
Iris ci mise qualche secondo in più ad afferrare quelle parole e, gridando e ridendo insieme, lo bloccò appena in tempo, cominciando a tirarlo con tutte le forze che aveva. 
"Andiamo Ghiacciolino, non puoi macchiarti l'anima di un crimine così grave quando non è successo nulla!" 
"Ma succederà! Oh, già me li vedo seduti sul divano di casa mia a scambiarsi baci e nomignoli diabetici!" 
Iris scoppiò a ridere, puntando i piedi a terra per fermarlo. Shane non parve neanche accorgersene e cominciò a trascinarsela dietro per tutta la scuola. 
"Aspetta..oddio ma quello è il professor Ash..che figura..'Giorno prof!" ridacchiò Iris ancora attaccata al braccio di Shane "Senti, fermati un secondo e ascoltami. Ghiacciolinooo!" 
"Ho una missione da compiere" 
"Se non ti fermi ti spelo il gatto"
"Non ho un gatto" 
"Allora ti comprerò un gatto e poi te lo spelerò" 
"Sappi che non sei affatto convincente. E poi non so nemmeno se esiste il verbo 'spelare'..."
"Certo che esiste. Sono certa che molto probabilmente c'è nel vocabolario della Crusca!" 
"Vorrei farti notare che prima hai detto 'sono certa' e subito dopo hai aggiunto 'molto probabilmente'. Sei una persona incoerente e non sai neanche cos'è il vocabolario della Crusca..." 
"Certo che lo so. Ti ricordo che tra noi due sei tu quello ignorante!E comunque, fermati subito Ghiacciolino!" 
Shane si fermò, voltandosi verso di lei con un'espressione imbronciata da bambino dell'asilo che nascondeva un sorrisetto furbo.
"Che c'è?" borbottò, contrariato. 
"Niente. Volevo solo congratularmi con te: tra non molto probabilmente diventerai zio!" esclamò festante Iris, scoppiando a ridere come un'idiota. 
Shane sbuffò scocciato, trattenendo un sorriso, e riprese a camminare spedito finchè lei non lo tirò di nuovo indietro. 
"Okay, scusa, scherzavo, non te la prendere" gli disse, ridendo ancora. Le era mancato parlare con lui così. Già, le era proprio mancato. "Adesso fai il bravo bambino e ascoltami sul serio" 
Shane l'ascoltò. 
"Per me Cam e Charlie stanno benissimo insieme e in fondo alla tua arida anima sprovvista di dolcezza lo sai anche tu" 
"Io non un'arida anima..ma comunque non è questo il punto" scosse la testa Shane, riprendendosi "Vorrei gentilmente ricordarti che da una parte abbiamo Cam, lo stesso che l'altra sera fingeva di avere i baffi con un paio di spaghetti infilati nel naso, e dall'altra Charlie, la stessa che ha passato gran parte della sua esistenza sui libri e che è mia sorella!" 
Quando Shane vide Iris assumere un'espressione da saputella stronza, si morse la lingua per stare zitto, ma sapeva già che era troppo tardi. 
Alla fine sospirò, dicendosi che in fondo lei aveva capito dall'inizio il motivo di tutta quella sua agitazione. 
Era pur sempre Iris in fondo. 
"E così il nostro piccolo Shane è geloso della sua sorellina e del suo amichetto del cuore?" cantilenò Iris, imitando perfettamente il tono di Vocetta. 
"Comincio ad essere orgogliosa di te. Finalmente" 
"Non sono geloso" 
"Sicuro?" 
"Sì"
"No" 
"Sì" 
"Pensavo che questo tipo di conversazioni fossero dedicate esclusivamente ai bambini dell'asilo...a quanto pare mi sbagliavo. Comunque no, non sono geloso! Nè di Charlie, nè di Cam."
Iris sorrise sinceramente e Shane si incantò per un secondo. 
"Senti" gli disse lei, poggiandogli una mano sulla spalla "Nel caso succedesse qualcosa fra quei due, non credi che invece di essere geloso o preoccupato per Charlie, dovresti sentirti felice che, tra tutti i ragazzi inaffidabili e stronzi che girano per Ranuncolandia -compreso te, ovviamente-, lei abbia scelto proprio il tuo migliore amico?"
Shane rimase un attimo in silenzio, riflettendo su quelle parole ma perdendosi anche nell'osservare il sorriso luminoso di Iris e i suoi occhi che, come sempre, erano limpidi e sinceri. 
Abbozzò un sorriso a sua volta, non riuscendo a trattenersi dal spostarle delicatamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Era un gesto che si era riscoperto ad amare molto. 
Soprattutto con Iris. Solo con Iris.
La sentì sussultare appena e il suo sorriso si ampliò. 
"Già. Per una volta credo tu abbia detto una cosa intelligente e sensata. Complimenti vivissimi" 
Iris non fece in tempo a ridere o a constatare per l'ennesima volta quanto diavolo le piacesse Shane o pensare a qualsiasi altra cosa, che Louise si materializzò fra loro. 
"Ehm, ehm" si schiarì aspramente la voce la rossa, fulminandoli entrambi con lo sguardo. 
Shane si allontanò di scatto da Iris -quand'è che si era avvicinato così tanto?- e nascose entrambe le mani dietro la schiena, voltandosi verso Louise con un nodo in gola non indifferente. 
"Ehi, ciao"
Lei nemmeno gli rispose, lanciando uno sguardo di fuoco ad Iris e, in un battito di ciglia, prese Shane per la felpa e lo baciò con quanto più trasporto riuscì a trovare. 
Tuttavia, non aveva messo in conto la reazione di lui. 
Shane notò perfettamente Iris sobbalzare e, senza nemmeno pensarci e sentendo il cuore martellargli nelle orecchie, allontanò Louise, afferrandola per un braccio. 
"Smettila" gli uscì fuori dalle labbra, con un tono più velenoso e sommesso di quello che avrebbe voluto. 
E Louise, con gli occhi che mandavano lampi e senza un minimo di preavviso, gli mollò un sonoro schiaffo in pieno viso. 
"Giuro che l'ho sentito rimbombare!"
Iris fece d'istinto un passo avanti, consapevole di avere la faccia più sconvolta del mondo. 
Che diamine stava succedendo? 
"Lo sapevo! Sapevo che c'era qualcosa che non andava!" gridò istericamente Louise, mentre Shane, stupefatto, si portava una mano sulla guancia arrossata. 
Notò vagamente gli studenti che si erano radunati intorno a loro e osservavano la scena, in religioso silenzio.
Per un attimo il mondo si fermò tutto insieme, i minuti non scorrevano più e Shane si ritrovò a fissare gli occhi verdi di Louise, gli stessi che aveva amato tanto. 
Appunto, aveva.
"Ma..ma che diavolo ti prende?" la voce di Iris gli giunse alle orecchie incredibilmente da lontano e bastarono quelle semplici parole a far ripartire tutto quanto, con una velocità che lo sopraffece. 
"Tu sta zitta, o giuro che ti picchio!" urlò Louise, fuori di sè. 
Iris chiuse di scatto la bocca, scioccata. 
"Botte, sangue, violenza alè, alè!"
Shane si riscosse di colpo, riprendendosi. 
"Louise, per favore, andiamo da un'altra parte. Non è il caso di fare scenat-..."
"Oh, ma questa non è una scenata. Questa è la giusta punizione che ti meriti, che vi meritate" continuò Louise, con voce acuta "Pensavi che non l'avessi capito che tra voi c'è qualcosa? Si vede lontano un chilometro e fate veramente pena a tenerlo nascosto."
Iris trattenne il fiato, sentendosi arrossire, e vide le spalle di Shane irrigidirsi. 
"E poi, credo tu abbia sottovalutato la mia intelligenza Shane: credevi sul serio che non avrei scoperto che vi siete baciati?" 
"Chi te l'ha.."
"Proprio tu, idiota. Sei così stupido che non ti sei nemmeno accorto del tuo comportamento negli ultimi giorni." sputò la rossa, con una cattiveria che Shane non le aveva mai visto usare. 
Sentì il respiro mancargli per un attimo e tutto il senso di colpa che aveva inutilmente cercato di seppellire tornò a galla con arroganza. 
Era un idiota. Guardò di nuovo gli occhi verdi di Louise, aspettandosi di vederci delle lacrime, qualcosa che gli rinfacciasse con crudeltà il suo tradimento, qualcosa che gli facesse vedere quanto lei stava soffrendo. 
Tuttavia, l'unica cosa che vi trovò fu rabbia cieca. Una furia che non apparteneva affatto alla stessa ragazza che aveva desiderato così a lungo. Una freddezza spietata che, nel giro di un secondo, gli fece capire quanto si fosse sbagliato sul conto di Louise.
"Senti Louise" si intromise Iris, prendendo un grosso respiro "è stata colpa mia, va bene? Shane non..non c'entra niente, sono io che l'ho ba-..."
"Be', questo mi era chiaro fin dall'inizio!" esclamò Louise, voltandosi di scatto verso di lei "Quale stupido preferirebbe te a me?! Insignificante ragazzina senza un minimo di gusto nè educazione? Ma in qualche assurdo modo sei riuscita ad intrometterti e a portare via ciò che è mio"
Gli occhi di Iris saettarono in quegli di Shane che, sentendo la rabbia crescere, si decise a parlare una volta per tutte. 
"Sai Louise, mi piacerebbe sapere quando sono diventato una tua proprietà." disse con un tono distaccato che lo sorprese. Non rispecchiava affatto la tempesta che aveva dentro. "Mi...mi dispiace molto per quello che è successo, devi credermi. Posso capire che tu ti senta ferit-..."
"Io ferita?! Io dovrei soffrire per un idiota insicuro come te?!" sbottò Louise, con un sorriso malefico sul viso. Si avvicinò con due passi alla faccia di Shane, pronunciando le ultime parole ad un soffio dalla sua bocca. "Non mi è mai importato molto di te. Non sei mai stato importante. Mai
Iris vide chiaramente Shane spalancare gli occhi e, sebbene lui tentasse di nasconderlo, capì che quelle parole più di ogni altra cosa gli avevano fatto male. 
Fu una strana sensazione, le sembrò quasi di percepirli sulla sua stessa pelle tutta la sorpresa e il dolore che vedeva riflessi nello sguardo cristallino di Shane. 
Shane aprì la bocca un paio di volte, con l'intento di rispondere a Louise per le rime, ma le parole non arrivarono. 
Si sentiva così scemo. 
Lì davanti a tutta la scuola a dare spettacolo; lì con Iris che li fissava e che si sentiva in colpa per l'accaduto, perchè lui sapeva che lei si sentiva responsabile, la conosceva fin troppo bene ormai; lì con Louise, la stessa verso cui si era sentito così in colpa, la stessa che aveva ammirato da lontano per un sacco di tempo, la stessa che aveva disegnato un'infinità di volte, la stessa che si stava rivelando per come era veramente. 
"Non..." riuscì a mormorare appena "...non sei affatto la persona che credevo" 
Anche se la sua espressione rimase impassibilmente di marmo, Louise sentì qualcosa smuoversi nel fondo del suo petto. 
Vide l'ultimo briciolo di insicurezza e incredulità scivolare via dagli occhi azzurri di Shane e, per la prima volta, si chiese davvero per quanto tempo ancora avrebbe potuto indossare la sua bella maschera di porcellana. 
"Penso che tu sia una grandissima ipocrita. Hai finto per tutto questo tempo e io...io ci sono pure cascato! Sei una persona incredibilmente falsa, ti sei presa gioco di me senza nemmeno pensarci, Ti sei presa gioco di tutti! Sai Louise, non l'ho mai augurato a nessuno, perchè so quanto sia doloroso, ma spero che un giorno ti ritroverai completamente sola, così forse riuscirai a capire l'importanza di essere sinceri con le persone che ti vogliono bene"  concluse Shane, rilassando le mani che non si era accorto di aver stretto a pugno. 
Guardò prima Louise, sperando di cogliere almeno un accenno di cedimento, ma ovviamente lei continuava a fissarlo con quello sguardo impassibile. Così freddo.
Poi spostò lo sguardo su Iris, che si mordeva con forza il labbro inferiore, visibilmente agitata, con gli occhi scuri che lo guardavano insistentemente, dispiaciuta per tutto quello che stava succedendo, sempre così genuina e vera, e, senza sapere perchè -o forse sì-, le rivolse un sorriso accennato.
Un sorriso sincero.
"Ah" aggiunse poi, voltandosi di nuovo verso Louise "Sappi che è finita. E sì, ti sto lasciando io" 


Angolo del disagio: 
Ehilàà, bella gente! Felice 2016 a tutti, spero che non abbiate pubblicato da nessuna parte il fatidico "pag 1 of  365" e che il ritorno a scuola non sia stato  traumatico come il mio ! :')
A parte questo, so di aver saltato un aggiornamento e so che probabilmente mi tirerete dietro pomodori marci per quest'orrido capitolo che ho sfornato, ma credetemi, in questo periodo la mia fantasia già parecchio precaria sta scarseggiando in maniera preoccupante :O 
Comunque, passiamo al capitolo: oh oh. Finalmente Louise si rivela per ciò che è (una stronzetta ipocrita e doppiogiochista) e Shane, povero fanciullo ingenuo, ci rimane un po' di merda.
Probabilmente Iris nell'ultima parte del capitolo è stata un po' dimenticata, ma non potevo fare altrimenti, perchè alla fine sono Shane e Louise i veri protagonisti di questo chapter, però ho cercato di renderla partecipe almeno all'inizio (che a mio parere fa abbastanza schifo...come il resto). 
Ah, volevo dire una cosetta: tempo fa una lettrice, in una delle sue splendide recensioni, mi ha detto che Cam le ricordava molto Stiles della serie tv Teen Wolf. A quei tempi non conoscevo molto codesta serie, quindi nemmeno i suoi personaggi, poi però, durante queste vacanze natalizie, ho cominciato a guardarla (sotto consiglio di una mia amica, che saluto!) e...la cara lettrice aveva proprio ragione! Il mio Cam si avvicina molto al personaggio di Stiles, per cui, per tutti quelli che seguono Teen Wolf, adesso potete farvi un'idea più chiara di come mi immagino Cam. Evviva! *-*
Okay, detto questo, mi dileguo. Vi auguro ancora un felice anno nuovo, sperando che la scuola non ci rubi gli ultimi bricioli di vita sociale rimasta, e mi scuso nuovamente per il ritardo! <3 
Un bacione, 
Lake Of Fire.

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Capitolo 25
*** Questione di pratica ***


Graffiti: come tutto ebbe inizio 
                                                                                        "If everything could ever feel this real forever,
                                                                                                                                                        If anything could ever be this good again...
                                                                                                                                                                  Breathe out so I can breathe you in,                                                                                                                                                                                                      Hold you in."
                                                                                                                                                                                 -Everlong, Foo Fighters**

25. Questione di pratica
Shane, con uno sforzo immane, riuscì a far uscire dalla sua camera il fratellino Jake, gridando: 
"Prova a toccare un'altra volta i miei fumetti e giuro che ti appendo per le mutande ad un lampione!" poi, prima che la sonora pernacchia del bambino gli arrivasse dritta in faccia, chiuse la porta con un tonfo sordo. 
Si lasciò cadere sul letto a faccia in giù, sospirando. 
Erano giorni che sospirava in quel modo e se ne accorse solo in quell'istante. 
Da quando era successo Il Gran Casino con Louise, era riuscito a chiudersi in se stesso con una bravura formidabile. 
Si teneva alla larga anche da Cam, che gli stava con il fiato sul collo da tre lunghi giorni, approfittando della preoccupazione per lo stato mentale ed emotivo del suo migliore amico per passare quanto più tempo possibile con Charlie. 
Gli spostamenti più frequenti di Shane erano da scuola a casa, dal divano al letto, con qualche sosta in bagno e in cucina per ovvi motivi. Non che si divertisse particolarmente, ma non riusciva proprio a farne a meno. 
Il Gran Casino lo aveva scombussolato non poco, soprattutto perchè adesso, una profonda e cocente delusione gli contraeva le viscere ogni volta che pensava a Louise. 
Era anche arrabbiato, certo, indignato e ferito, ma, prima di tutto, deluso. 
Provateci voi ad andare dietro ad una ragazza per anni, per poi sentirsi dire piuttosto brutalmente "Fatti un po' più in là che mi blocchi la strada". 
Pur parafrasato, quello era più o meno il senso delle parole di Louise. 
In più, si aggiungevano i non poco importanti dettagli che lei era una persona totalmente diversa da quello che aveva fatto credere e che lui era stato talmente cieco da non accorgersene prima. 
Per non parlare poi di quello che sentiva nei confronti di Iris, perchè anche su quello avrebbe potuto scriverci un libro. 
Sbuffò ancora più forte, premendosi il cuscino in faccia. 
Come diavolo facevano i ragazzi nei telefilm a fregarsene altamente di tutto ciò che li circondava, cambiando fidanzata come si cambiano i calzini? 
Lui non era così. Non si sentiva affatto così. 
Perciò le cose erano due: o erano loro ad essere degli involucri vuoti senza un minimo di cervello, o era lui ad essere fatto male. 
E, considerata la situazione, potevano benissimo essere vere entrambe le opzioni. 
Qualcuno bussò alla porta e gli istinti omicidi di Shane raggiunsero picchi decisamente fuori dalla norma. 
Non si prese nemmeno la briga di dire "Avanti" perchè tanto, chiunque ci fosse stato aldilà della porta, sarebbe entrato anche senza il suo permesso. 
E infatti...
"Oh, grandioso. Ti stai deprimendo peggio di un drogato in astinenza. Davvero, davvero grandioso" 
Al suono di quella voce Shane scattò a sedere, individuando Iris sulla soglia della sua stanza, una busta di plastica in mano e l'espressione divertita. 
La guardò per qualche secondo, cercando di tenere a bada l'onda di emozioni che si era risvegliata all'improvviso, e pensò se cacciarla via come aveva fatto con Jake o farla rimanere. 
Il cervello decise da solo, senza che lui se ne accorgesse. 
"Be'? Non sono neanche più libero di riflettere sul senso della vita in pace e nell'oscurità?" 
Iris sbuffò, spazientita, dirigendosi verso le tende chiuse della finestra, spalancandole per far entrare un po' di luce.
"Mh sì, poi magari ti sfondi con qualche canna ben piazzata e alla fine ti suicidi, scrivendo una lettera d'addio" disse sarcastica, togliendosi il cappotto e sedendosi a gambe incrociate ai piedi del letto, davanti a Shane "Ma fammi il piacere" 
Si guardarono per un attimo negli occhi, poi lei gli sorrise incoraggiante. 
"Quindi dovrei ringraziarti perchè mi hai salvato dal mio abisso di disperazione?" 
"Abisso di disperazione. Wow. Noto che hai letto qualche libro ultimamente, o forse è solo merito della mia buona influenza su di te" 
"L'unica influenza che puoi avere su di me è quella sessuale" 
Shane si divertì a vederla arrossire per un attimo, per poi lanciargli un'occhiataccia. 
"Cos'è, ti sei letto 50 Sfumature di Grigio e hai deciso di prendere come modello di vita il signor Grey? Non è una scelta saggia, sappilo" disse Iris, cercando di mantenere il controllo della voce. 
"Sì però non può uscirsene con frasi del genere, secondo me è illegale.Comunque, per una volta hai incassato bene. Brava"
Iris lo osservò ridere e si congratulò con se stessa. Modestia a parte, era la prima volta in tre giorni che lo vedeva senza il broncio sulle labbra, l'espressione depressa e lo sguardo vuoto. 
"Vuoi anche una medaglia? Ti preferivo quando eri priva di qualsiasi forma di autostima"
"No, non sono ancora arrivato a questi livelli di disperazione" disse divertito Shane, allungando una mano per prendere la busta che Iris aveva poggiato sul letto. 
Ne tirò fuori cinque barrette di cioccolato di gusti diversi e altri vari dolciumi che gli fecero venire l'acquolina in bocca. 
"Hai intenzione di prendere il posto di mia nonna e condannarmi all'ingrasso?" le chiese Shane, cominciando comunque a scartare uno dei cioccolatini. 
"Dopo anni passati ad osservare la mamma mangiare Nutella come se non ci fosse un domani ogni volta che qualcuno la mollava, ho imparato i trucchi del mestiere" replicò lei, con un'alzata di spalle "E comunque mi devi quindici dollari e venti centesimi"
Shane per poco non si strozzò. 
"Sai che non li avrai mai vero?" 
"Sai che potrei riempirti di botte in questo esatto istante vero?" 
"Sono depresso, ma credo di riuscire ancora a non farmi picchiare da una ragazza" 
"Secondo me sei uno di quelli che si porta dietro un segreto indicibile, tipo che alle medie venivi preso a botte tutti i giorni da una compagna di classe un po' bulla.."
"Ci credi che sto ancora cercando di capire se ammirare la tua decisamente strana fantasia oppure averne paura?" chiese retorico Shane, mandando giù l'ennesimo dolcetto. 
La risata di Iris riempì la stanza e Shane si chiese perchè non avesse pensato prima al fatto che, per stare meglio, gli sarebbe bastato chiamarla. Poi si rese conto, quasi con vergogna, di come fosse riuscito a non pensare minimamente al Gran Casino con Iris lì accanto.
Rimasero un attimo in silenzio, ma non uno di quei silenzi a cui era abituata Iris, imbarazzanti e in cui si tratteneva quasi il respiro, sperando che arrivasse qualcun'altro a sarlvarci dall'orrenda situazione.
Era un silenzio rilassato, complice, in cui ci si poteva sentire bene anche senza parlare. 
"Certo che quando ti parte la vena poetica non ti si regge proprio.."
Iris ripensò a Louise. Si sentiva una stronza ad ammetterlo, considerando come si sentisse Shane, ma da una parte era terribilmente felice che quei due si fossero lasciati. Ovviamente le dispiaceva per Shane, ma si sentiva anche più leggera, come se le avessero tolto un enorme peso dal petto.
"La chiamavano la Ragazza Bipolare"
"Ehm" si schiarì la gola indecisa, non sapendo bene come dire ciò che, ormai da tempo, le frullava incessantemente nella testa. 
Incontrò gli occhi azzurrissimi e in attesa di Shane, messi in risalto dalla felpa blu elettrico che il ragazzo indossava, e la situazione non migliorò per niente. 
Era da un po' che voleva dirglielo e finalmente si decise a farlo. 
"Senti, ti avverto che questo potrebbe essere un discorso parecchio lungo, perciò sappi che se inizierò a parlare poi non mi fermerò tanto facilmente" 
Shane sorrise in silenzio, così Iris prese un grande respiro, proseguendo. 
"Bene, credo tu abbia capito abbastanza chiaramente che mi piaci..." sentì la faccia fondersi e il cuore cominciare a battere furiosamente "...sì be', in realtà all'inizio mi sono anche stupita che tu ci abbia messo così tanto tempo per rendertene conto ma, alla fin fine, stiamo parlando di te, quindi tutto ciò è abbastanza normale direi" 
"Tanto per la cronaca: stai andando di merda" 
"Mh sì, poi...be' dicevo, mi piaci. Cavolo, credo che sia anche qualcosa di più, ma in questo momento non saprei proprio come spiegartelo, perciò accontentati di questo aborto di dichiariazione, okay?" riprese fiato, torturandosi le mani. "Ah, un'altra cosa. Mi dispiace di essere piombata nella tua vita senza neanche chiederti il permesso, non è stata proprio una grande idea metterti in mezzo a tutti i miei infiniti problemi, sia mentali che non. So che a volte sono completamente fuori di testa e che probabilmente mi hai odiato fin dal primo momento, ma io.."
"Iris?" 
"Mh? Cosa? Te l'avevo detto che sarebbe stato un discorso lun-.." 
Non fece in tempo a finire di parlare o a capire cosa stava per succedere, che si ritrovò con le labbra incollate a quelle di Shane e il respiro che si arrestava all'improvviso. 
Fu tutto molto diverso da quella volta a Toronto. 
Il cuore che sembrava voler schizzare via dal petto; le labbra che non si sfioravano soltanto, ma aderivano completamente tra loro; improvvisi brividi lungo la schiena e così tante emozioni mischiate tra loro da non riuscire a distinguerle. 
Fu tutto molto più vivido e chiaro, ogni sensazione, ogni tocco. 
Probabilmente perchè non era ubriaca, chissà. 
Shane, con un'impaziente e nuova felicità che premeva per uscire dal cuore, la baciò davvero
Assaporò ogni singolo istante, cercando di non farsi sfuggire niente, marchiandoselo a fuoco in testa, così da poterselo rivivere quando voleva. Poi si rese conto che, da quel momento in poi, avrebbe potuto baciare Iris ogni volta che avrebbe voluto, senza dover pensare a Louise o al fatto che quello che stavano facendo era sbagliato. Senza altre preoccupazioni. Solo perchè ne aveva voglia.
Si sentì così libero che per poco non scoppiò a ridere. 
Non appena si divisero, Shane la guardò dritto negli occhi, sorridendole. 
Iris alzò una mano per spostarsi una ciocca di capelli dal viso, ma in realtà non c'era nessuna ciocca così la riabbassò, elettrizzata, tremante, totalmente fuori di testa.
"Oh, wow. Shockissimo" balbettò allora, senza nemmeno rendersene conto.
"Cosa?" ridacchiò Shane, non riuscendo a trattenersi dall'avvicinarla di più a sè. 
"é il superlativo di shock, ignorante*" 
"Oh, sul serio ti ho sconvolto così tanto? Come sei facilmente impressionabile" 
"Questi sono attentati terroristici al mio cuore. Devi dare almeno un minuto di preavviso prima di baciarmi in quel modo. Cavolo sarei potuta morire.." 
"E si è anche permesso di interrompere il tuo magnifico mologo.."
"Iris, non sai cosa diavolo stai dicendo vero?" 
"No, in effetti no" 
"L'avevo notato" asserì Shane, divertito, sfiorandole appena un angolo della bocca con le labbra. Se proprio doveva essere sincero però, anche lui non si sentiva totalmente in sè. Ed era una sensazione a dir poco fantastica e mai provata prima. 
"Comunque" proseguì il ragazzo, sorridendo malizioso "Adesso facciamo un po' di pratica, così non rischierai un infarto ogni volta che ti bacio va bene?" 
Anche perchè, si disse, ho intenzione di farlo molto spesso. 

                                              *  *  * 
Louise chiuse finalmente il pc, lanciando un'occhiata alla sveglia digitale poggiata sul suo comodino. 
Erano le due di notte, ma ne era valsa la pena di fare così tardi.
Un sorriso glacialmente perfido le affiorò alle labbra, mentre un ardente senso di dolce vendetta le scorreva nelle vene al posto del sangue. 
Prese in mano il piccolo quaderno viola e giallo che aveva poggiato sulla scrivania, tutto ricolmo di bigliettini, fotografie e altre cose varie. 
Lo osservò soddisfatta, aprendo la prima pagina e leggendo le prime parole scritte con una calligrafia ordinata e allungata, gustandosi la meravigliosa sensazione di potenza che provava. 
"Caro Jeff..."

*frase "rubata" al mio anime/manga preferito: Lovely Complex. 
** boh traduco la canzone per coloro che fanno schifo come me ad inglese e perchè rispecchia il capitolozzo: 
"Se tutto questo potrà mai essere reale per sempre,                                        
Se qualcosa potrà mai essere ancora così bello...                                                       Espira, in modo che io ti possa inspirare,                                                               Trattenerti
Sì dai, ci sta.                                                     

Angolo del disagio: 
Allora, siccome ho veramente troppissime cose da dire, mi affido alla cara, buona vecchia lista della spesa: 
1) Oh mio Dio! Sembra che sia passato un secolo dall'ultimo aggiornamento e in effetti è così, ma questo è stato proprio un periodaccio tra la scuola che non mi ha lasciato un attimo di pace e altri vari impegni personali! Mi dispiace tantissimo di essere così in ritardo, perchè so quanto sia fastidioso aspettare un aggiornamento e non vederlo arrivare mai :( vi chiedo ancora scusa
2) Parliamo del capitolo. Alèèèè, ragazzi, alèèè!! Ce l'abbiamo fatta, non posso crederci :') Non so se avete notato, ma i nostri protagonisti si sono BACIATI. E per davvero, non come quell'insulso sfioramento di labbra della scorsa volta *-* Okay, premettendo che non mi piace per niente come ho descritto la scena, vorrei chiarire che Shane, tutto depresso ad inizio capitolo e felice come una Pasqua alla fine, non è mentalmente disturbato. Diciamo che inizialmente, come ogni persona normale che si è affezionata ad un'altra (perchè alla fine lui si è affezionato a Louise, nonostante tutto), il mio piccolo Shane odia un po' se stesso per essersi fatto fregare e un po' tanto Louise per averlo "usato" come un giocattolo. Tuttavia i sentimenti decisamente più forti per Iris erano sempre là, risvegliati dall'entrata in scena della suddetta che, con la sua dischiarazione a dir poco penosa, gli ha fatto capire finalmente di chi è davvero innamorato. Chiaro no? Sì, vabè. 
3) Ah, un'ultima cosa: siamo alle battute finali bella gente. Non so ancora dirvi bene quanti capitoli ci saranno prima della fine (Oddio ho davvero pronunciato la parola fine in questo contesto voglio morire aiuto siamo già a questo punto aiuto), ma saprò tenervi informati in qualche modo :D 
Bene, non so cos'altro dirvi se non un immenso grazie per tutto il vostro supporto e un enorme MI DISPIACE per il clamoroso ritardo. 
Alla prossima, 
Lake Of Fire.

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