Un'altra vita mi ha chiamata.

di rupertinasora
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo settimo ***



Capitolo 1
*** capitolo primo ***


 

Un'altra vita mi ha chiamata.

Sono qui, che mi tocco il grembo, e un'idea si fa sempre più sicura nella mia mente.

Che stupida e sciocca che sono stata. Tradita dopo una notte che in tutta la mia vita avrei potuto benissimo evitare.

E invece quella serpe dalle parole diamantine mi ha teso una trappola dorata come i suoi capelli, facendomi credere che tutto poi sarebbe stato limpido come i suoi occhi.

Ma dai suoi occhi avrei dovuto capire di più. Intorno a me non poteva esserci ancora il cielo limpido delle giornate primaverili, ma il gelido vento di una notte invernale.

Ed ora non riesco a fare altro che biasimare me stessa.

E' stato squallido, al solo ricordo. E dire che ne sono stata affascinata.

Non doveva finire così.

Voglio scappare, e andare sulla luna. Lì sono sicura che nessun occhio indiscreto noterà la mia pancia crescere e le mie forme ingrossarsi, nè mi vedrà avere le nausee, nè abboffarmi per una fame doppia della mia. E soprattutto, nessun genitore vorrà sapere cosa sta succedendo.

Vorrei che rimanesse un segreto, così da non poterlo dire a nessuno.

Sento la vita scivolarmi via.

E' un peso troppo grande per me. Io non sono altro che una ragazzina quindicenne, a cui bollono troppo gli ormoni, che non è riuscita a fermarsi in tempo.

Sono disperata. Ho una voglia assurda di piangere.

Io, che mi ero sempre ripromessa di tenere la testa sulle spalle. Io, che avevo giurato di restare pura fino a quando Harry non mi avesse notato.

Ora, tutto è rovinato.

Nessuno potrà mai capire la solitudine di una ragazza come me.

Io non sono quel tipo di ragazza, ed è questo che mi fa più rabbia! Lo so che la gente parla, e ora cosa dirà? Che cosa farà?

E poi non faccio altro che tremare pensando a quando lo verrà a sapere mia madre. E tutti i miei fratelli cosa potranno mai dire?

Mi sale un groppo in gola. E tremo.

Immagino già la scenata di mamma, che proprio ora ha più grattacapi che mai a causa dei frequenti attacchi da parte dei Mangiamorte, contro i quali i miei fratelli stanno sempre lì a combattere. E io, stupida, che faccio? Sfogo i miei desideri di adolescente frustrata proprio con il figlio di un Mangiamorte!

Tra tutti, penso proprio di essere capitata nella situazione peggiore. Madre di un bambino nelle cui vene scorre sangue di un Serpeverde, di un Mangiamorte e, ultimo ma non per importanza, di un Malfoy.

Vorrei parlarne con Hermione, ma lei è troppo presa dal rapporto burrascoso con mio fratello, e con Harry non se ne parla proprio. Harry è il ragazzo più dolce e gentile di questo mondo, ma so che questa non me la perdonerebbe mai. E come poi verrei dipinta ai suoi occhi? Come la stupida sorellina del suo migliore amico, sempre pronta a cacciarsi nei guai.

E stavolta, Ginny, sono guai seri. Non verrà più Harry a salvarti, e non puoi difenderti con la magia contro chi tenta di molestarti.

Mi sono molestata da sola compiendo l'atto più sacrilego che avessi mai potuto compiere in tutta la mia vita.

Eppure, la prospettiva non pareva tanto male.

Il ricordo, ahimè, quello sì che è squallido. E'  durato due secondi. Due secondi maledetti per uscirne incinta.

Io, però, non do nessuna colpa al mio bambino. Lui, proprio lui, è senza peccato. E proprio per questo non potrei mai ucciderlo.

Ucciderlo perchè, poi? Per non vedere la gente sparlare dietro di me? Per non dirlo a mia madre?

Lui porta la colpa del mio peccato. E' dannato sin dalla nascita. Quale futuro può avere un bambino dolce e gentile macchiato dall'errore di sua madre?

No, lui non può essere ucciso. Lui deve vivere.

Lo sento che mi tira dentro di me. Mi capita di sognare mio figlio: ha gli occhi azzurri e i capelli biondo-rossicci, ha la pelle diafana e nessun segno di lentiggine.

E' bello, mio figlio. E per nulla al mondo vorrei vedermelo tolto.

E allora che fare?

Se non voglio abortire, cosa che non farò mai, mi toccherà affrontare il mondo con la mia forza. Non lo dirò a nessuno. Chi è il padre non ha importanza, infine. Sono io sua madre, sono io la sua genitrice. Sono io che l'ho voluto.

Lui mi ha chiamato dal momento in cui quel giorno incrociai lo sguardo di Draco Malfoy. E anche se la sua concezione è stata inattesa, mi aiuterà a crescere.

Cresceremo insieme, tu ed io, bimbo mio. E nessuno potrà allontanarti da me.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***


 

Un'altra vita mi ha chiamata.

 

Occhi dentro agli occhi. Complicità. Ma di che cosa?

Mi sento solo sporca di un peccato compiuto e concluso.

Creatrice di un innocente segnato dal peccato.

Malfoy oggi mi ha guardata con quell'aria superiore e sorniona che a volte assume. E quelle volte vorrei stampargli in faccia un bel cinque e colorargli di rosso quella bella guancia perfetta che ha.

Mi rende nervosa, mi infastidisce.

Non trovo bello mettere incinte le ragazze che per un motivo o un altro finiscono nel suo letto.

O, ma questo non lo puoi sapere, vero, principino?

Tu fai tutto quello che vuoi, tanto tutto ti è dovuto.

Non sei tu a pagarne le conseguenze.

Vorrei scambiare la mia vita con la sua. Lui è così...perfetto! E' coccolato a più non posso. Io sono l'ultima figlia, l'ultima ruota del grande carro dei Weasley. Lui è ricco, e io sono fortunata a non portare i vestiti dei miei fratelli.

Tu sei pieno di attenzioni. Io sono stata lasciata in balia di me stessa.

Per quanto mia madre potesse essere brava, non può tener conto a sette figli.

Ho notato che la mia pancia sta crescendo sempre di più.

Penso che a scuola qualcuno se ne sia accorto, ma riesco a tenerlo a bada.

A volte però mi sento davvero male, e vomito anche l'anima del mio bambino in quel cesso sporco e incrostato.

Vorrei urlarlo al mondo intero che sto male, ma poi penso che il mondo intero mi guardasse con sospetto e paura.

Mi guardo allo specchio e vedo il mio seno entrare perfettamente nella mia seconda di reggiseno. La riempe tutta.

Sembro più bella.

E mi vien da piangere.

Spesso scoppio a piangere da sola, senza un motivo.

Mi sento triste, e nessuno mi può aiutare.

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo ***


 

Un'altra vita mi ha chiamata

Oggi sono passati quasi quattro mesi da quando sono incinta.

Ormai il mio bambino sta crescendo bene. E lo sento rafforzarsi dentro di me.

E non l'ho detto a nessuno, ma tutti mi guardano con sospetto e curiosità.

La mia pancia non è grandissima, ma c'è.

Malfoy oggi mi ha preso da parte e mi ha chiesto se tutto andava bene.

"Sì" ho risposto io "e di certo non grazie a te".

Lui mi ha guardata preoccupato, ma non ha aggiunto altro ed è andato via.

Qualche giorno fa è venuto da me Harry. Mi chiedeva se tutto andava bene.

Perchè tutti non fanno altro che ripetermi la stessa cosa?

Ho bisogno di sfogarmi, ma non so con chi.

Incrocio lo sguardo di Hermione, e d'un tratto so con chi potrei parlare con sincerità.

Le vado incontro.

"Hermione" dico titubante, a bassa voce.

"Dimmi Ginny" mi risponde. Non posso fare a meno di notare che mi guarda la pancia. Forse si intravede nonostante la maglia larga.

"Dopo ti devo dire una cosa, ti aspetto in camera, ok?"

Lei annuisce, e io vado via.

Già mi maledico per quello che sto per fare.

 

 

"Hermione" le dico, balbettando appena.

"Dimmi tutto" mi sprona lei.

Intorno a noi c'è la solita camera di sempre. Tendaggi d'oro e rossi. E un silenzio tombale. Mi sarebbe piaciuto che almeno qualche uccellino cantasse, e invece sembra che tutti volessero ascoltare quello che ho da dire alla mia amica. Sospiro. Forse me lo sto immaginando, solo perchè sono tesa. Sì, deve essere per forza così.

"Io...sono in ritardo" opto per la versione anti-shock.

Hermione sbatte gli occhi e mi guarda interrogativa.

"E allora perchè sei qui? Corri! Dove devi andare?"

Sembra non capire cosa le voglia dire.

Tiro un sospiro e scuoto la testa.

"Non devo andare da nessuna parte, Hermione. Ho un ritardo...non ho le mestruazioni" le dico, spostando lo sguardo oltre la sua spalla, su un libro aperto a chissà quale pagina, abbandonato da chissà quanto tempo.

La vedo con la coda dell'occhio portarsi una mano alla bocca.

"O Merlino...da quanto non ti vengono? Qualche giorno? Qualche settimana? Non può essere un falso allarme?"

Sempre la solita, vecchia Hermione, che cerca di sminuire queste situazioni tragiche. Lo fa, in fondo, per me, o per l'onore della famiglia del suo Ron? Non posso saperlo, ma non vorrei pensare male di Herm.

"Quattro mesi" dico, stavolta guardandola negli occhi.

E vedo i suoi spalancarsi e la sua bocca aprirsi. Ha una strana aria da stupida preoccupata.

"O Ginny! Cosa hai combinato? Non hai l'età per avere un bambino!"

Sento una scossa di nervosismo lungo il mio corpo. Bene, ora si vuole mettere a dare anche ordini e consigli da grande donna?

Ora gliene dico quattro a questa papera! Apro la bocca, ma non faccio in tempo che un'altra domanda spunta dalle sue labbra.

"Chi è il padre?"

Atterrisco. Come dirglielo? Abbasso la testa, troppo imbarazzata, e troppo in colpa. Sono stata una sciocca a dirlo a lei. Di sicuro o non mi crede o mi lancia una super fattura tipo quella che colpì l'amica di Cho. Ma in un certo senso sento il bisogno di dirlo. E quello sarebbe stata la prova che non poteva essere tutto un sogno, come mi pare ancora oggi.

"Draco Malfoy"

A quel nome, Hermione scatta dal letto e, come un fulmine, batte le spalle sulla parete lontano da me. Grande, ora pare che abbia anche la lebbra! Non mi pare di aver confessato chissà quale crimine.

"Oddio Gin!" scuote la testa mentre, al colmo dello stupore, apre gli occhi. Sembrano pronti a schizzare via dalle orbite. "E lui lo sa?"

Quella domanda quasi mi fa ridere.

"Certo che non lo sa" rispondo, come se la cosa fosse la più ovvia del mondo.

Lei annuisce.

"Questo...beh, in un certo senso facilita le cose"

Ripresasi, mi si siede di nuovo vicino e mi prende una mano tra le sue.

"Due sono le cose da fare: dirlo ai tuoi" e mi guarda con sguardo penetrante "e non dir loro chi sia il padre"

La guardo così instupidita che quasi mi sento staccare la mandibola dalla faccia. Cosa aveva detto?

Lei ride nervosamente.

"Lo so che non si dovrebbe, ma, credimi, è meglio così".

Annuisco.

Sì, forse a ragione lei. Ma a lui dovrò dirlo?

Quasi come se mi avesse letto nel pensiero, Hermione sospira e aggiunge " Naturalmente però a lui dovrai dirlo. Tra cinque mesi sarà padre, e deve saperlo. Che si prenda le proprie responsabilità. Una volta per tutte".

La guardo storta.

Chissà perchè, ma sono sicura che Draco Malfoy mi avesse linciata alla sola notizia.

 

 

Ecco qui un altro capitolo! Spero che non vi siate stancati, e che la storia vi stia piacendo. Ho deciso di cambiare un po' lo stile, cercando di non fare per tutti i capitoli dei monologhi interiori di Ginny. Grazie per aver letto!! Commentate!

Ringrazio le personcine care che hanno messo questa ff tra i preferiti e chi l'ha commentata. Mi fate sentire...magica xD

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo quarto ***


 

Un'altra vita mi ha chiamata

Draco Malfoy, sei padre.

Scuoto la testa, ancora non va bene.

Malfoy noi....

No. Non Malfoy. E' il padre del mio bambino, o bambina, e non posso certo chiamarlo per cognome. Neanche per nome, però! Che vergogna. Non riuscirei mai a dire "Draco, sono incinta, il padre sei tu".

Posso avere solo una minima idea di quello che succederebbe.

E poi mamma...dovrò dirlo anche a lei.

Non so che fare. Non so dove sbattere la testa.

Hermione mi ha suggerito di dirlo a Draco, ma penso che prima di tutto lo deve sapere la mamma. Lei mi potrà sicuramente aiutare, con tutti quei parti che ha avuto.

Che vergogna.

Non dovrei averla, dal momento che mi sono data senza vergogna a Draco Malfoy.

Benissimo. Addio, Ginevra Weasley.

Che idiota io!

Però se parlo così, il mio bambino penserà che io non lo voglia.

Appoggio la mano sulla pancia, leggermente gonfia.

"Non preoccuparti, tesoro. La mamma è solo un po' stanca e non sa cosa dice" sussurro.

Cerco di tranquillizzarlo, e cerco di tranquillizzare anche me.

Mi alzo controvoglia e raggiungo la finestra della biblioteca.

Qualcuno mi tocca la spalla. L'ho visto riflesso nel vetro. Una chioma bionda e occhi azzurri.

Mi mordo il labbro inferiore.

Già sarà venuto a saperlo?

Mi volto piano, cercando di prepararmi ad affrontare quella parte di verità, che ormai fa parte di ciò che sto per diventare.

"Weasley, non giocarmi brutti scherzi" sussurra così vicino al mio viso, che sento le sue parole sfiorarmi il volto.

" C-cosa vuoi dire?" balbetto.

So cosa vuole dire, lo so bene.

Dai, Ginny, tranquilla, solo tre parole: tu. sei. padre.

Niente di più....difficile. Soprattutto se lui è quella persona che i tuoi parenti più stretti ti dicono di considerare come il tuo peggior nemico.

"Non fare la sciocca. Non lo sei." ribatte lui. Ha il cipiglio di chi è adirato per qualcosa che non può fare, ma ha qualche speranza.

Sbatto le ciglia, cercando di parere il più naturale possibile.

"Perchè non ti fai vedere più in giro? Perchè non te ne esci coi ragazzi?" chiede.

Perchè tu mi hai messa incinta, brutto porco. Vorrei rispondergli davvero così, ma non sarebbe la verità.

"Non mi va" rispondo leggera, guardando oltre la sua spalla.

Sembra quasi soddisfatto.

Apre la bocca, poi la richiude.

Il dubbio si legge chiaro sui suoi lineamenti spigolosi e candidi.

"Da quanto non pratichi?" chiede ancora.

Io sbatto ancora le ciglia.

"Cos..?"

Capisco. Mi stai chiedendo da quanto tempo non mi do in un qualche letto di un qualche ragazzo? Ma per chi mi hai preso?

Sento il viso andarmi in fiamme.

"Non sono affari tuoi."

E mai fu detta bugia più grande da parte mia.

Alza un sopracciglio.

Qualcosa si rivolta nella mia pancia. Il mio stomaco? Il mio bambino? O la mia volontà è caduta così tanto e così velocemente?

Sospiro e distolgo lo sguardo.

"Sono incinta".

L'ho davvero detto io? quella era la mia voce? No, non scherziamo...

Mi volto per vedere la sua espressione. E' una statua di ghiaccio ben curata.

Sì, l'ho detto.

Vi prego, svegliatemi da questo incubo!

Muove le palpebre.

E' ancora vivo, e quasi tiro un respiro di sollievo.

Prova a muovere la bocca.

"C...c...c.." balbetta solamente.

Io annuisco, capendo che cosa vuole chiedere.

"E' anche tuo".

Pensavo che avrei visto Draco svenire. Sarebbe stato comico se l'avessi portato io in infermeria. E invece quasi sembrò riprendersi, senza che il colore gli tornasse sul viso.

Semplicemente girò i tacchi e si allontanò.

Toccai la mia pancia, leggermente ingrossata.

Non temere, dico al mio bambino. Capirà. Ti amerà anche lui.

Chissà se il mio bambino s'è accorto della mia piccola bugia.

 

 

Scusate la mia lunga assenza, ma ho dovuto sostenere anche l'esame per la patente...Grazie per i commentuzzi ^^ Continuate a seguirmi numerosi!

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Capitolo 5
*** Capitolo quinto ***


 

Un'altra vita mi ha chiamata

Sto tornando a casa.

E’ passato abbastanza tempo e la mia pancia non si può più camuffare. Inizia ad arrotondarsi e appuntirsi. Ergo, il mio bambino cresce, ed io ho sempre più fame.

Il treno si sballottola a destra e a sinistra. Guardo il paesaggio diventare sempre meno selvatico. Gli alti alberi lasciano il posto a delle piccole coltivazione e a pascoli.

Ignari che per di là sta passando un treno magico, i babbani continuano la loro vita come se nulla fosse.

Vorrei essere come loro. Una volta io ero come loro, ma adesso non più.

Il mio bambino sta acquisendo una coscienza, e ancora di più ora non posso ucciderlo. Mi sono documentata: potrei morire anche io se lo uccidessi in questo momento.

Non posso far altro che farlo crescere, dargli da mangiare, e accettarlo come figlio.

Mia madre sarà per la prima volta nonna. Lei sperava di diventare nonna dei figli prima di Charlie e Bill, poi di Percy e dei gemelli, di Ron, ed infine dei miei figli.

Contro tutte le regole, sono io a dare alla luce il primo marmocchio firmato, per di più, Malfoy.

Sicuramente la mamma aveva pensato che mi sarei sposata tra qualche anno, e sperava, come facevo e faccio ancora io, con Harry. Eppure la vita è stata crudele. No, forse sono stata solo io un’idiota. Cosa credevo di fare, andando a letto con Draco Malfoy? Certo, volendo, potevo fargli mettere il preservativo. Lui era tanto sicuro di sé che ho ceduto. Male.

Un sorriso quasi soddisfatto e compiaciuto si fa largo sul mio volto.

Per essere uscita incinta, l’avrei dovuto far venire dentro di me. Ed effettivamente ci sono riuscita. A letto non sono stata quella pallida ombra delle super donne che si porta spesso a letto, ma sono stata persino la migliore. La migliore e al tempo stesso la peggiore. Potevo farlo fermare, ma la mia scarsa esperienza stavolta mi ha preceduto e ho bramato tanto quel momento.

Il sorriso si smorza.

Sto tornando a casa, non per affrontare mia madre e mio padre (quello sarà una passeggiata in confronto a quello che dovrò fare dopo). So bene che facendo così, avrò gli occhi di tutto il Mondo Magico addosso, Harry non mi parlerà più (con tutta la speranza che voglia sempre saperne di me), e i miei fratelli mi rimprovereranno sempre. Anche questo non è niente.

Ho intenzione di andare a casa di Malfoy e dire ai suoi genitori la verità, volente o nolente lui.

La colpa non è solo mia, anche sua. Soprattutto sua.

Mi vendicherò sporcandoti la fedina sessuale, mio caro il mio playboy.

E poi lo guarderò in faccia, e gli farò vedere il frutto di quella notte. E sicuramente sarò soddisfatta nel vederlo scandalizzato, infuriato o chissà cos’altro.

Perché, chissà perché, quando ci troviamo faccia a faccia, si impossessa di me e non riesce a nascondere le sue emozioni. Non l’ha fatto quella volta.

Una speranza mi riscalda il cuore.

Con tutta probabilità, questo bambino conoscerà entrambi i genitori.

Sorrido, e inconsciamente porto la mano sul grembo, accarezzandolo dolcemente.

“Sono curiosa di conoscere il tuo sesso, per darti un nome appropriato, bimbo mio”, gli sussurro mentre il treno frena con un rumore assordante.

Non mi ero mai accorta di quanto rumore facesse, forse perché è sempre strapieno di ragazzini urlanti.

Mi alzo, portando una mano dietro la schiena, inizia a dare fastidio. Con la bacchetta faccio levitare il mio baule, troppo pesante per essere trasportato da una quindicenne incinta, ed esco dal treno.

Mi serve un’occhiata, per individuare i miei genitori.

Mi serve un’occhiata, per capire la loro preoccupazione.

Mi serve un’occhiata, e un sorriso, quando capisco che stanno venendo verso di me.

In un attimo mi ritrovo nel loro abbraccio. So che ora sono davvero a casa.

Le braccia di Malfoy non mi hanno trasmesso questa sicurezza, ma loro sì. Ora so che posso smontare e trasportare sulle spalle anche una montagna, se necessario.

 

 

Beh, ragazzi, che dire. Sono stati giorni molto movimentati. Stasera è anche la vigilia, e come regalo vi ho aggiornato questa ff. Vi avviso che sta per finire...sigh sigh...mi sto appassionando anche io! xD Insieme a questa fan fic, sto scrivendo una Draco-Hermione, e spero che qualcuno di voi la stia leggendo o la vada a leggere (Tainted Love, si chiama). Ringrazio, infine ma non per ultimi nel mio cuore, quelli che mi hanno commentato finora. Un bacione a tutti e un gran "BUON NATALEEEEEEE!!"

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Capitolo 6
*** Capitolo sesto ***


 

Un'altra vita mi ha chiamata

“Mamma, papà…” dico, mentre le lacrime non mi permettono di vedere bene.

Siamo a casa nostra, nella cucina, e i miei mi hanno fatto la domanda più scontata e temibile che mi potessero mai fare: “Di chi è il bambino?”

Lascio cadere delle lacrime. Loro so che mi stanno guardando l’una con aria preoccupata e l’altro con espressione indecifrabile.

“Sono stata una stupida!”

Mi porto le mani sul viso e mi piego in avanti molto leggermente, stando attenta al grembo.

Loro non dicono niente, e io mi sento ancora più male.

Loro ci sono sempre stati per me, si fidavano di me, e ora…li ho delusi, sicuramente.

“Io non volevo, solo che è successo così velocemente…”

Bugia.

Io volevo. Lo volevo eccome. E lo volevo sentire gridare di piacere, quella faccetta sadica di Malfoy.

Forse, metà bugia.

E’ davvero successo troppo velocemente.

“Per me era la prima volta e…oh, mamma!”

La guardo, e stranamente lei non ha il viso di una persona che è disposta a comprendere. E’ stranamente pallida e silenziosa.

Mi manca l’aria.

Quella è l’unica cosa che non doveva esserci. Avevo bisogno di persone che mi avrebbero detto “Ginevra, non preoccuparti, tutto andrà per il meglio.”

Ma quale meglio e meglio vado trovando che mi dicono se mi guardano in modo così truce.

Abbasso di nuovo lo sguardo, e continuo a parlare. Perché, mi chiedo. Non lo so perché.

“Non pensavo che fosse con…lui!!”

“E’ Harry?” chiede mio padre.

Lo guardò stupita.

“E’ Harry?” ripete.

Io scuoto piano la testa.

“No, non è Harry…”

Mamma si alza, lasciando che la sedia si allontani dal tavolo strisciando sul pavimento.

Posa le mani sul tavolo.

“Chi è, Ginevra? Abbiamo bisogno di saperlo”, insiste lei con quel tono al quale è meglio non negare nulla.

Abbasso la testa, troppo impaurita per vedere la sua espressione e dico in un sussurro impaurito “Draco Malfoy”.

Ecco, l’ho detto. Ora mi uccide.

La paura mi assale improvvisamente. Come posso affrontare i genitori di Draco se con i miei sto morendo di paura?

Chiudo gli occhi, attendendo con ansia il colpo di grazia.

Però quello non arriva.

Alzo lo sguardo e vedo i miei scambiarsi un’occhiata. Annuiscono all’unisono.

“Vai, Gin. Abbiamo bisogno di parlare”, mi dice mamma. Ha una voce strana, quasi incrinata.

Io mi alzo buona buona e guadagno l’uscita, chiudendomi la porta alle spalle.

Dopo un po’ sento i miei discutere animatamente.

Cosa decideranno di fare? Lo vorranno dire loro a Narcissa e Lucius Malfoy?

Sospiro tristemente. Li ho messi in un bel casino.

No, penso infine, toccandomi il grembo gonfio. Quella che è nei casini sono solo io.

 

Papà è al lavoro, e mamma in cucina è stranamente silenziosa.

Io la osservo mentre trangugio uno sfornato preparato da mamma stamattina presto e che ora si è raffreddato.

“Vuoi una mano?” chiedo titubante.

Ho paura che mi risponda male.

Lei si ferma e si passa una mano sul viso, inspirando a fondo.

“Ginny, cosa vorrai fare con il bambino?”

Che domande.

“Lo partorirò. Se non lo farò potrei morire” le dico, sicura di me.

Lei annuisce e si gira verso di me. Vedo la sua nottata farle i segni sul volto non più giovane e fresco.

“Lo so questo, cara” dice con voce dolce, che tradisce l’espressione dura sul volto “ma non pensi sia più giusto lasciarlo adottare? Non siamo in grado di mantenerlo”.

“Mamma!” esclamo alzandomi di scatto. Non mi starà certo chiedendo di gettare via il mio bambino come una busta d’immondizia, vero?

“Stai dicendo che non posso tenere il bambino?”

“Ginny, tu segui il tuo istinto materno, è così?” mi chiede, avvicinandosi.

Non aver paura, Gin. Sei una donna, al pari di lei.

Annuisco. E lei sospira.

“Hai i soldi per mantenerlo?” continua lei.

Sbatto le palpebre. Accipicchia, non ci avevo pensato.

Apro la bocca per replicare, ma non mi esce nulla.

Lei chiuse gli occhi.

“Se me lo avessi detto subito, avremmo potuto pensare a qualcosa. Ora non hai scelte.”

Io scuoto con vigore la testa.

“Questo bambino è tutto ciò che voglio ora, mamma”

E nel dire questo, so che non sono più soggetta a lei. Ora siamo due donne, diverse, con solo il dna e l’affetto reciproco in comune.

“Immagino che tu sappia allora come fare per tenerlo”, dice ancora, con esperienza.

“No” ammetto “perciò voglio che ci sia tu con me quando lo crescerò”

Le vengono le lacrime agli occhi, e anche a me.

Ce la possiamo fare. Non siamo due donne divise, ma unite in un’unica grande famiglia.

Spero sia femmina, il mio bambino, perché potrà capire cosa provo io per mia mamma.

Scusate se questo capitolo è arrivato tardi, ma sto studiando come una matta. Ieri ho anche preso la patente ^^ Spero che comunque non vi abbia deluso. Al prox cap!! Baci baci...Rupertinasora...

 

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Capitolo 7
*** Capitolo settimo ***


 

Un'altra vita mi ha chiamata

Chiusa nella mia camera, piango.

Forse è tutto sbagliato. Ho sbagliato a tenere questo bambino.

Non posso tenerlo, non ho soldi e non ho dote, nessuna esperienza.

E’ un bambino sfortunato che mai avrei dovuto volere di far nascere.

Mi stringo nelle spalle e mi mordo il labbro inferiore.

“Ginny” mi chiama mia madre dal basso.

Neanche le rispondo. Non ho voglia di farlo. Cos’altro vorrà?

“Ginny” mi chiama ancora una volta.

Non voglio parlare, voglio solo urlare, piangere. E’ come se qualcosa cercasse di uscire fuori da me, e mi ingrossa la gola.

“Lasciami in pace!” le urlò, mentre lascio cadere le lacrime.

C’è qualcosa di affascinante nella depressione. L’impossibilità di vedere una via d’uscita, e nessuno che ti dà una mano.

La certezza di essere segnata da qualcosa di grosso che è indelebile, e brucia come fuoco sulla pelle.

Urlo, e urlo ancora.

Ho sbagliato. Ho sbagliato tutto.

Sono solo una bambina capricciosa. A quindici anni non posso essere incinta.

Sto urlando, ma non so bene cosa sto dicendo. Giro intorno, vedendo ombre che non ci sono. Vedo il mio corpo allo specchio deformato.

No, non fatemi vedere come sembro grassa e brutta. Non voglio vedere lo scempio che sono diventata.

Mi avvento verso lo specchio, nella speranza di cancellare quell’immagine, e mi si infrange il vetro sulle mani, tagliandomele.

Il dolore si diffonde in me come mille serpenti velenosi che dilaniano la mia pelle, i miei muscoli, le mie vene e le mie ossa.

Un rumore costante iniziò a turbinarmi nelle orecchie.

Mi porto le mani sanguinanti alle orecchie.

“Smettila! Smettila!” urlo.

Non voglio. Non voglio.

Toglietemi questo bambino da dentro.

Io non lo voglio! Non lo voglio più! Portatervelo indietro, ma lasciatemi la vita.

Ho un peso dentro di me, che…scalcia.

D’un tratto mi fermo e guardo verso la mia pancia. Il bambino ha scalciato.

“Ginny!” dice mia madre.

Alzo lo sguardo verso di lei e urla.

Dietro di lei, distinguo una sagoma. Non m’importa sapere chi è.

Il mio bambino è vivo.

Sono giunta da poco al quinto mese, e lui ha ingoiato tanta solitudine e tanto rancore. Eppure vuole uscire. Vuole vivere.

E allora mi sento una custode di una vita innocente. Sento un senso di protezione verso il bambino che forse non avevo più. La certezza che questo bambino non può assolutamente morire. Deve vivere. E io lo accompagnerò nella crescita.

Lo sento. E’ vivo.

Nella mia confusione interiore, non mi accorsi che qualcuno mi aveva stretto tra le braccia.

Quando me ne accorgo, sospiro. E tra quelle braccia io so che dovrei stare per sempre.

Mi volto e un paio di iridi smeraldine ricambiano il mio sguardo.

“Ginny” dice questa persona.

Io la conosco, così come conosco il mio bambino.

Ma dov’era quando mi ha lasciato andare nel letto di Malfoy.

“Ci sono qua io.”

Non capisco. Perché?

“Harry..” sussurro, allungando una mano verso di lui. Gli tocco la guancia un po’ ruvida per la barbetta.

“Sono qui, Ginny. Sono venuto per te”

Sorride, lui. E a me viene da piangere.

Mi lascio andare. So che posso piangere con lui. So che non mi devo trattenere.

Ecco la mia casa: il mio bambino e il mio caro e amato Harry.

Mi chiedo ancora come ho fatto ad andare con Draco, se io amo Harry.

Lui mi prende in braccio.

“Dai, Ginny, sta calma”, mi sussurra, mentre mi porta da qualche parte.

Non m’importa dove mi porta. So che con lui io sarò sempre felice, qualunque cosa faccia e dica.

Mi poggia sul letto.

Io lo guardo.

“Harry…” dico ancora, incredula.

E’ venuto. Venuto per me?

Sorride.

“Ginny cara” era mia madre a parlare. Era preoccupata “Come ti senti?”

Ci penso. C’è Harry qui con me, e il mio bambino mi ha detto che sta con me, che mi vuole. E ho una famiglia che mi vuole bene.

La guardo, stupita di quello che provavo.

“Bene”.

Lei sospira. “Ti vado a preparare un po’ di camomilla, non si sa mai. Almeno ti calma un po’.”

Ci lascia soli.

Guardo Harry. Non posso fare a meno di chiedermi come mai è qui.

Glielo chiedo.

“Ti amo. Sono io che devo prendermi cura di te”, dice, sicuro.

Lo guardo, smarrita.

“Ma io sono incinta di Draco Malfoy!” esclamo, senza capire.

Lui mi guarda dolcemente.

“Chi è Draco Malfoy? Non lo vedo qui. Ci sei solo tu, e c’è il tuo bambino. Nient’altro m’importa.”

No, ancora non capisco.

Forse lo capisce, e allora mi aiuta ad alzarmi e mettermi seduta sul letto.

“Sposami, Ginny. Quando avremo finito gli studi. E cresceremo questo bimbo” mette la mano sul mio grembo gonfio “come se fosse nostro.”

Mi viene da piangere, inspiegabilmente.

Annuisco.

E’ tutto quello che voglio.

“Sì…sì!” urlo felice, gettandogli le braccia al collo.

Ora i pezzi della mia vita sono tornati assieme.

Avrò una famiglia. Sarò una genitrice, insieme alla persona che amo. Non pensavo di amare così tanto Harry prima di questo momento. Lui c’è sempre, per me. E mi salva da qualsiasi situazione.

Se non ci fosse lui, lo avrei cercato finto a trovarlo.

E il mio bambino non sarà mai un Malfoy. Non avrà mai bisogno dei soldi dei Malfoy.

Sarà solo mio, e del mio Harry.

 

 

E con questa direi che è proprio finita qui questa ff... Lo so, forse vi ha un po' deluso il finale, ma...ehi! Il finale aperto (che poi per me non è poi tanto aperto) lascia via libera all'immaginazione. Buona lettura, e continuate a seguirmi tutti.

Mi raccomando, lasciatemi le vostre impressioni con tanti tanti commentucci ^-^

 

 

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