Canto di maghi, tornei e amore

di Classicboy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sull'espresso per Hogwarts ***
Capitolo 2: *** Prime lezioni ***
Capitolo 3: *** Beauxbatons e Durmstrang ***
Capitolo 4: *** La scelta del Calice ***
Capitolo 5: *** I tre campioni ***
Capitolo 6: *** Zanne nella foresta ***



Capitolo 1
*** Sull'espresso per Hogwarts ***


SULL'ESPRESSO PER HOGWARTS

 

 

La stazione di King's Cross era in fermento. Dopotutto, stava iniziando un nuovo anno ad Hogwarts, e molti erano ansiosi di vedere per la prima volta una scuola di soli maghi. Questa ansia, era comune soprattutto tra quei ragazzi che avevano genitori senza poteri magici (''babbani'' , come erano definiti nel mondo magico), o che avevano solo un genitore mago. Gli altri, i cosiddetti purosangue, erano meno ansiosi. Certo, l'emozione era tanta. Ma essendo sempre vissuti a stretto contatto con il mondo magico, sapevano già con cosa avrebbero avuto a che fare.

Per cui, quando una ragazzina del primo anno dalla pelle scura e coi capelli legati con dei curiosi codini rossi, andò a sbattergli contro, Ludwig Beilschmidt, quinto anno Corvonero, non si scompose minimamente. Anzi, le sorrise e disse: “Tutto a posto? Hai bisogno di una mano?”

Peccato che quando sorrideva sembrava che stesse per minacciare qualcuno di morte. Lui credeva di essere cordiale, in realtà sembrava una specie di mago pazzo.

La bambina si spaventò, tanto che disse: “Mi dispiace, Signore. Non volevo investirla con il mio carrello.Ma non ne ho mai usato uno”

Il biondo non sapeva come calmarla, anche perché di fronte a quel tipo di reazioni, non sapeva come comportarsi. Si guardò in giro, sperando di vedere i genitori della ragazzina.

Per sua fortuna, un angelo venne in suo aiuto: “Ve... tranquilla, il mio amico non è arrabbiato con te - le disse un ragazzo moro, anche lui Corvonero - può sembrare spaventoso, ma è una brava persona”

La sola vicinanza del ragazzo, che si era abbassato per essere alla stessa altezza della più piccola, sembrava essere riuscita a calmarla: “Non è arrabbiato?”

“Certo che no! Vero, Lud?”

“Ja... non preoccuparti. È tutto apposto”

Lei sorrise, e il tedesco capì di aver appena evitato una brutta figura di fronte a tre quarti della scuola, grazie all'altro. Feliciano Vargas per una volta era arrivato al momento giusto.

Ironico che ogni nuovo anno, lo iniziavano sempre insieme e in situazioni assurde.

L'italiano sorrise ancora una volta alla ragazzina che si allontanava, per poi voltarsi verso il compagno e assalirlo con un abbraccio con un tale impeto da buttarlo quasi per terra.

“Veeeee, Ludwig!” gli urlò allegramente nell'orecchio.

“Ahi, sì, ciao Feliciano. Anch'io sono felice di vederti. Anch'io” e lo staccò.

“Veeeee Ludwig, come è andata l'estate? La mia è stata stupenda. Il nonno ha portato me e Lovino a fare un giro completo dell'Italia. Abbiamo visitato praticamente tutte le città importanti e molti dei centri magici più influenti di tutto il paese. E poi dovevi vedere il cibo! Ho mangiato pasta, pizza, pasta, cannoli, pasta, caponata, pasta, peperoni ripieni, pasta, l'ho già detta la pasta?”

E mentre continuava a parlare a macchinetta i due si diressero con calma in uno scompartimento poco affollato. E mentre guardava l'amico mettere via le sue cose e elogiare la cucina italica gli venne da sorridere. Feliciano era stato il suo primo amico ed era tuttora colui con il quale si trovava meglio, anche se più volte col suo comportamento infantile era arrivato al punto da trovarlo estremamente irritante e al contempo adorabile (ma non lo avrebbe mai ammesso).

La porta della cabina scivolò di lato rivelando sull'uscio la figura minuta di un ragazzo giapponese con gli occhi castani e i capelli neri tagliati a caschetto. Prima che quello riuscisse a dire alcunché l'italiano gli fu addosso con un nuovo abbraccio stritolatore.

“Kiku! Che bello vederti!” trillò mentre lil compagno di casa reagiva come se fosse in stato di shock.

Sospirando Ludwig si alzò e li separò mentre rimproverava Feliciano.

“Insomma - brontolò - Lo sai che lui non avezzo a manifestazioni di affetto di tipo fisico”

“Veeee, ma era solo un abbraccio” protestò col broncio l'italiano.

“Fa-fa nulla, Ludwig -kun - disse dopo essersi ripreso il nuovo venuto per poi sorridere in direzione dei due - Anche per me è un piacere rivedervi. Spero che abbiate ricevuto i miei gufi”

“Sì, a questo proposito ti volevo ringraziare per il libro che mi hai spedito. 'Strategie di Quidditch delle squadre d'oriente' promette bene - disse il tedesco mentre (col suo aiuto) il ragazzo metteva il bagaglio sulla rastrelliera - Mi servirà molto per le partite di quest'anno. Sono più intenzionato che mai a portare Corvonero a vincere la coppa del Quidditch”
I tre presero posto e si misero a chiacchierare del più e del meno, fino a che Kiku non incominciò a ridacchiare.

“Veeee, che c'è?” domandò curioso Feliciano.

“Niente niente” si affrettò a rassicurarlo l'orientale “Solo mi sono reso conto di una cosa: in tutti e cinque gli anni in cui siamo andati a Hogwarts, andata e ritorno l'abbiamo sempre fatta nello stesso scompartimento noi tre assieme”

“Veeee, è vero! - esclamò allegro l'italiano prima di rivolgere lo sguardo al biondo - Ludwig, tu ti ricordi come è avvenuto il nostro primo incontro?”
Il tedesco sorrise. Certo, come poteva dimenticarlo?

Tutto era incominciato in una cabina...

 

Un ragazzino coi capelli biondi tenuti indietro dal gel se ne stava seduto da solo in una cabina dell'espresso che presto lo avrebbe portato al suo primo anno Hogwats. Non voleva darlo a vedere ma era molto agitato. Il suo primo anno ad Hogwats! Non ci poteva credere. Dopo tutto quello che era successo, lo avevano accettato alla fine! Provava un misto di euforia e inquietudine, mentre tutte le domande tipiche di coloro che stanno per affrontare un'avventura come quella gli si affacciavano in mente

Ad un tratto si sentì un forte rumore proveniente dal corridoio mentre un ragazzo albino sui dodici anni coi capelli candidi come la neve, gli occhi rossi e un sorriso talmente largo da sembrare quasi inquietante si affacciava nella cabina.

“Ehi, West!” esordì il nuovo arrivato sorridendo sempre di più “Io, Francis e Antonio siamo qualche cabina più in là. Dovresti vedere che cosa gli ha regalato la madre a quel francese per il suo compleanno. Per qualunque cosa sono con loro”

“Okay” rispose distratto il biondo prima di tornare a concentrarsi sui suoi problemi.

Il ragazzo lo squadrò per un attimo prima di sospirare e parlargli di nuovo: “Sai, West, credo che dovresti essere meno chiuso col resto del mondo, e poi cerca di sorridere un po' di più. Se continui ad essere sempre così serio arriverai il settimo anno senza essere ancora riuscito ad avere un amico o la ragazza”

“Grrrrrazie per i consigli, bruder” ribattè seccata la voce del minore “Ma vorrei gestire da me la mia vita senza bisogno che delle persone come te ci si immischino. Ed ora per favore vattene dalla cabina”

L'albino scrollò le spalle. Del resto sapeva bene che Ludwig Beilschmidt era fatto così: solitario, preferiva la compagnia dei libri o quella della sua scopa piuttosto che quella di altri esseri umani, studente brillante, molto probabilmente il cappello lo avrebbe smistato in Corvonero, talvolta però avrebbe preferito che fosse più spontaneo e meno rigido. Sospirò e se ne andò lasciando il fratello solo.

“Io riesco a vivere la mia vita anche da solo” borbottò stringendo con forza l'orlo dei pantaloni. Però sapeva che suo fratello aveva ragione. Lui non era mai stato un tipo socievole e men che meno aveva mai avuto un migliore amico. Fino ad ora la cosa non lo aveva disturbato più di tanto, ma adesso stava cominciando a sentirsi a disagio per quell'assenza.

La porta si aprì di nuovo rivelando un ragazzo probabilmente della sua età coi capelli castani e l'aria insieme timorosa, imbarazzata e (stranamente) allegra.

“Veee, è libera questa cabina?” domando scrutandolo leggermente agitato.

Lui lo fissò sorpreso mettendoci qualche secondo a realizare la domanda: gli stava chiedendo di sedersi con lui? Nella sua stessa cabina?

Ancora in trance fece segno affermativo con la testa mentre l'altro gli rivolgeva un sorriso grato e entrava seguito da un baule pesante forse il doppio di lui.

“Aspetta, ti aiuto io!” si affrettò il tedesco prendendo il baule e posandolo sulla reticella.

“Grazie mille” sorrise il nuovo venuto. Ludwig non potè fare a meno di pensare che aveva un sorriso davvero bello, ma si riscosse in fretta da quella fantasia e ritornò il freddo sé stesso, o almeno ci provò.

“Ludwig Beilschmidt, nato a Berlino, trasferito in Inghilterra - disse porgendo la mano - Sono al primo anno”

“Ve, io sono Feliciano Vargas, sono italiano, piacere. Anch'io sono al primo anno” e prima che l'altro potesse rendersene conto lo abbracciò.

“M-ma che diavolo fai?!”

“Come cosa? Siamo amici, gli amici si abbracciano”

“D-davvero?”
“Ma certo! Aspetta... non mi dirai che tu non hai mai avuto un amico?”

“Beh, ehm ecco, non ne ho mai sentito la necessità” si aspettava che l'altro si mettesse a ridere o cose del genere invece gli rivolse un candido sorriso.

“Allora facciamo così! - esclamò felice - Io e te da adesso in poi saremo migliori amici! Ti va?”

Era esterrefatto, ma riuscì a mettere su un sorriso e ad annuire.

In quel momento la porta si aprì e sull'uscio si vide un imbarazzato ragazzo dai tratti orientali

“S-scusate l'intrusione - disse rosso in volto - Ma tutti gli altri scompartimenti sono occupati. Posso sedermi qui?”

“Ma certo!” trillò l'italiano facendogli spazio, mentre Ludwig lo aiutava col baule esattamente come aveva fatto con Feliciano.

Rimasero qualche secondo in silenzio, poi il ragazzo dai capelli neri parlò: “Mi chiamo Kiku Honda, sono al primo anno. Per me è un piacere conoscervi”

Anche gli altri si presentarono.

Dopo altri secondi di silenzio Kiku parlò di nuovo: “Ma, sentite, voi siete figli di maghi?”

“Ve, sì! Mio padre e mia madre erano un mago e una strega, mio nonno è mago e anche mio fratello maggiore è mago!”

“Idem - rispose Ludwig - Tu, invece, a giudicare da come ti comporti, immagino sia un nato babbano, ovvero figlio di due non maghi”

“Esattamente”

“È come hai reagito quando ti è arrivata la lettera? -intervenne Feliciano, e prima di lasciare all'altro tempo di rispondere riprese a parlare - Io sono stato molto felice, perché mio fratello ha continuato a ripetermi per tutta l'estate che la mia magia era talmente disastrosa che non mi avrebbero mai preso. E poi...”

Senza rendersene conto gli altri due stavano sorridendo. Quel ragazzo pareva avere il dono di portare il buon umore.

Dopo un po' la conversazione prese piede.

“Spero proprio che ci sia il wi-fi” si lamentò il giapponese che non poteva stare lontano dalla tecnologia e in particolare da internet o dalla sua macchina fotografica di ultima generazione.

“Wi-fi?” chiesero in contemporanea gli altri due.

“Non sapete cos'è il wi-fi?”

Scossero la testa in segno di dinniego.

“Noi abbiamo tanto di cui parlare” ma mentre lo diceva si ritrovò a sorridere.

 

“Allora Lud? Te lo ricordi?”

Il tedesco venne riportato alla realtà dall'italiano che continuava a sorridere.

“Certo che me lo ricordo” e cominciarono a chiacchierare su come avevano trascorso l'estate, esattamente come quattro anni prima.

 

 

Ogni anno, per Arthur Kirkland era la stessa storia. Il suo carrello si inceppava improvvisamente (e intanto notava suo fratello Alistor e dei Serpeverde del settimo anno ghignare spudoratamente nella sua direzione) e lui doveva portare tutti i suoi bagagli da solo fino a una cabina del treno, sperando di trovarne una libera al primo colpo. Ovviamente, non era mai così fortunato. Vederlo carico di valigie, come un facchino, era uno spettacolo singolare. Ma erano tutti troppo occupati con le loro, di valigie, per aiutarlo. Se ci fosse stato Alfred, almeno una parte dei bagagli l’avrebbe rifilata a lui. Purtroppo, era troppo impegnato a litigare con la ragazza di Tassorosso per accorgersi di lui. Si maledì, trovando l’ennesima cabina occupata da quelli del primo anno.

“E’ una congiura – biascicò mentre, ormai sfinito, si era ridotto a trascinare le valigie – Non posso credere di dover arrivare fino in fondo al treno, per un dannato posto!”

“Oh, ed io non riesco a credere che tu sia così poco curato da lasciare da solo un animaletto indifeso”

L’inglese impallidì. No, anche lui no.

Per quanto gli fu possibile dal carico di valigie che si era addossato, si voltò e si ritrovò faccia a faccia con Francis Bonnefoy, che sorrideva trionfante mentre nell’altra mano teneva la gabbia con la sua Mint. Un altro Serpeverde, quel giorno, non poteva umanamente reggerlo.

“What the hell? Tu come…’’

“Frena, bruco. Io non te l’ho rubata, se è questo che pensi. D’altronde, ho un bellissimo gatto certosino che non gradirebbe la compagnia di un altro animale… se non per mangiarselo, ovviamente”

L’inglese aggrottò le sopracciglia, e sbottò: “Allora perché ce l’hai tu? Sai, perché è rimasta tutto il tempo con me…”

“Sbagliato – l’interruppe nuovamente l’altro, passandogli davanti con la sua insopportabile aria da snob. Solo perché era più grande di un anno ed era considerato il sogno di tutte le ragazze Serpeverde, credeva di avere il diritto di guardarlo dall’alto in basso – Mi rendo conto che con quattro valigie sia difficile accorgersi se ne manchi una o meno, ma hai lasciato la poveretta all’ingresso del treno. Stava ostruendo il passaggio agli altri”

Arthur arrossì, imbarazzato. Non si era accorto di aver perso la cosa più importante, salendo sul treno. Vuoi la rabbia, vuoi il nervosismo, non si era accorto che effettivamente mancava qualcosa. Quanto poteva essere stupido?

“Perché l’hai presa tu?’’

Francis parve rifletterci su, poi rispose: “Credo perché non mi pareva giusto lasciare lì un così splendido animale. Che, tra parentesi bruco, sarebbe potuto anche essere mio se qualcuno non me l’avesse soffiato sotto il naso’’

“Ehi – si difese – Mica è colpa mia se fosti troppo lento”

Sapeva a cosa stava alludendo il Serpeverde: Mint, come l’inglese l’aveva ribattezzata per via del colore verde scuro delle sue piume, era stato l’oggetto della loro prima discussione… ancor prima di arrivare a Hogwarts.

 

Francis amava le cose belle. Era cresciuto circondato dalle magie di sua madre e da quelle, di tutt’altro tipo e decisamente più babbane, di suo padre quando aveva tra le mani pennelli e tempere. Aveva imparato fin da piccolo ad avere buon gusto, e sapeva riconoscere la bellezza appena ce l’aveva di fronte. E il gufo dalle piume verdi che vendeva il Serraglio Stregato, ne era una lampante dimostrazione. Era entrato nel negozio per comprare un gatto, ma quando aveva visto quel gufo, era rimasto lì imbambolato a fissarlo. Era perfetto. E lo doveva avere. Non se ne parlava proprio che al suo secondo anno a Hogwarts lui non avesse ancora un famiglio tutto per sé.

“Come potrei chiamarti… Rogue? No, banale. Joan? Louise? Oppure...’’

“Ragazzino – lo riprese bonariamente il proprietario – Mi dispiace interromperti, ma se volevi quel gufo, sei arrivato tardi. L’ho già venduto’’

“Venduto? A chi?’’

“A me” rispose un ragazzino dalla zazzera bionda e occhi verdi che sembravano due specchi. Era così mingherlino, che Francis stentava a credere che fossero coetanei.

“Ehi, piccoletto…”

“Ho undici anni, rana!’’

“Rana a chi, scusa? Per tua informazione, sono al secondo anno della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts!’’

“I loro standard si devono essere proprio abbassati, se adesso ammetto anche delle rane”

“Ma sentitelo… e da quando accettano i bruchi?’’

La discussione durò per un’ora, poi la zia di Arthur e la madre di Francis li vennero a prendere, non sapendo che tra i due era appena iniziata una rivalità che sarebbe proseguita anche ad Hogwarts.

 

“Ehi, qui c’è una cabina libera”

La voce di Bonnefoy riportò Arthur alla realtà. In effetti, mentre l’inglese era perso nel mondo degli sogni, l’altro aveva trovato una cabina libera (era proprio vero che la Dea Bendata doveva avercela con lui), dove aveva trovato un posto per la gabbia di Mint.

“Ecco, qui dovresti stare apposto. Almeno il tuo padrone non ti perderà di nuovo’’

“E’ stato un incidente, rana – replicò il britannico, punto nel vivo – Tu non saresti neppure riuscito a sollevarne una, deboluccio come sei”

“E tu per essere un Corvonero sei veramente poco sveglio. Avresti potuto benissimo usare il Wingardium Leviosa’’

Oh, ecco… a quello non aveva pensato. Il suo orgoglio (quello era tipicamente da Serpeverde, ma per sua fortuna il cappello parlante gli aveva concesso, in qualità di testurbante, di scegliere in quale casa preferisse andare. E lui aveva scelto Corvonero. Tutto, pur di stare lontano da Alistor) gli aveva impedito di pensare a qualsiasi altro rimedio che non fosse il suo duro lavoro. Ergo, la magia non era compresa nel pacchetto. Ma se l'avesse usata, avrebbe evitato tutta quella fatica. Non lo ammise ad alta voce, perchè sarebbe stato come dare ragione alla rana.

“Si, ma a te che interessa? – fece sulla difensiva - Tanto lo sforzo l’ho fatto io’’

“Se poi avrai problemi di schiena, non venire a piangere da me’’

“E perché dovrei farlo? Comunque spostati, sei ingombrate’’

“Io? Ma ti sei visto? Sembri una tartaruga”

Arthur lo ignorò, e provvide da solo a sistemare sul ripiano superiore le sue cose. Francis non mosse un dito, ma non fece neppure segno di volersene andare. La sua attenzione si era focalizzata tutta su un determinato punto anatomico dell’altro mago. “Ohohoh… sarà anche un hooligan della peggior specie, ma almeno ha un culo da dio…’’

“Che hai da guardare?” gli chiese il Corvonero, voltando la testa di tre quarti

“Io? Assolutamente niente’’

“Con te dietro di me senza fiatare non mi sento tranquillo’’

“Così mi ferisci…’’

“Mai quanto vorrei.’’

In quel momento, passarono Antonio e Gilbert, i migliori amici del francese di fronte alla loro cabina. I due occupanti non se ne accorsero, troppo intenti a battibeccare.

“Ma quello non era Franny?’’ chiese l’ispanico.

“Si, è lui”

“Non dovremmo…’’

“Nah… lascialo divertire con Kirkland. Sono cinque anni che non fa che romperci le palle con Arthur di qua , Arthur di là. Almeno spero che quest’anno concludano qualcosa”

 

 

Alfred adorava Hogwarts, ma ancora di più adorava il binario 9 e tre quarti. Il caos, gli incontri, lo stridire delle civette che si univa agli sbuffi della locomotiva. Adorava guardarsi in giro alla ricerca di volti noti, e ancora di più gli piaceva osservare i ragazzi che sarebbero andati al loro primo anno e ridere delle loro espressioni di euforia mista a paura. Suo fratello era già salito a cercare un posto, ma a lui piaceva guardarsi intorno.

Ed era proprio a causa di questa abitudine che finì per far scontrare il suo carrello con quello di un'altra persona.

“Ehi, fa attenzione a dove vai!” urlò un'indispettita voce femminile.

Alzò stupito gli occhi dopo averla riconosciuta: “Kim?”

“Jones?!” domandò altrettanto disorientata una ragazza coi capelli castani e una maglietta verde chiaro. Dopo un po' sul viso della giovane si dipinse un sorriso strafottente: “Beh, ora si spiega tutto. Solo tu puoi rovinarmi la giornata ancor prima che ti veda in faccia”

“Molto divertente” sibilò il Grifondoro alla vietnamita con cui era in competizione sin dal loro primo incontro.

“Fammi passare”

“L'eroe non cede il passo”

“Pensavo che voi Grifondoro foste cavalieri e non cafoni”

“Ed io pensavo che voi Tassorosso foste gentili, ma evidentemente sei talmente racchia che il cappello quando ti ha smistato ha detto solo tasso e non rosso, così da causare incomprensioni in sala”

“Tu, brutto...! Aspetta, e quella cos'è?!” ed indicò un manico di legno che faceva capolino dal baule dell'americano.

Il ragazzo si gonfiò d'orgoglio: “I miei mi hanno comprato una scopa nuova per il compleanno!”
La ragazza lo guardò shockata prima di ricominciare a insultarlo, stavolta puntando allo svilire le sue capacità di Cercatore presso la squadra di Quidditch della sua casa.

E pensare che il loro primo incontro era avvenuto proprio a causa di un manico di scopa...

 

Alfred era estasiato. Era la prima volta che la madre portava lui e il fratello a Diagon Alley, fino a quel momento ne aveva solo sentito parlare. Quel posto era una sorpresa continua, e proprio per questo aveva sfruttato l'unico attimo di distrazione della madre per sgattaiolare verso il negozio che subito lo aveva colpito: “Accessori per il Quidditch”.

Stava passeggiando per gli scaffali quando la vide: l'ultimo modello di Firebolt, alias la scopa dei suoi sogni. Con fare adorante si avvicinò. Doveva toccarla, almeno una volta nella sua vita doveva riuscire a sentire il legno con cui era fatto quel prezioso oggetto. Si aspettava di sentire la familiare sensazione del legno ruvido e freddo e invece incontro qualcosa di molle e caldo. All'istante si staccò e notò di aver toccato la mano di una bambina, forse della sua età, che ora lo stava guardando curiosa.

“Ehm... ciao” disse incerto l'americano con un leggero sorriso.

“Ciao...” rispose lei senza staccargli gli occhi di dosso.

Con un certo nervosismo il giovane cercò di trovare in fretta un argomento: “Allora... io sono Alfred”

“Kim”

“Dunque... anche a te interessa la Firebolt?”

La ragazzina parve arrossire leggermente: “Beh, se intendi il manico di scopa... ne sono incuriosita. È il più bello che abbia mai visto. Beh, ad essere sincera l'unico”
“Sei nata babbana?”

“Cosa?”
“Intendo: nessuno dei tuoi genitori è dotato di poteri magici?”

Lei scosse la testa: “No, i tuoi invece?”

“Sì, entrambi. E siamo maghi sia io che mio fratello”

“E dove sono i tuoi?”
“Sono scappato da mia madre per vedere la Firebolt. Un eroe non si ferma di fronte a nulla - rivelò con un luccichio furbo negli occhi il ragazzo per poi tornare a guardare avido il motivo del dialogo - Si tratta senz'altro della scopa che più desidero al mondo. Con questa vincerei ogni singola partita di Quidditch”
“Quidditch? È uno sport che si fa sulle scope?”
“Sì. Beh, non mi sorprende che tu non ne sappia molto, è uno sport da maghi, non è roba da femminucce”

Gli bastò incrociare il suo sguardo per capire di aver detto una cretinata.

“Ma davvero - il tono di voce della ragazza pareva una lama di ghiaccio - Beh, scusa ma ora devo andare”

Fece per tornare dai genitori, ma Alfred la fermò: “Aspetta! Scusa mi dispiace per quello che ho detto, qualunque cosa sia stata!”
“Davvero vuoi sprecare altro tempo a discutere con una femminuccia?”

“Te la sei presa per quello? Andiamo, era solo...”

“Tu sei un maschio! Non puoi capire che significa!” gli urlò Kim.

L'americano dopo un'iniziale sorpresa sentì il viso diventare rosso per la rabbia: “Mi scusi, miss Permalosa! Era solo uno scherzo, non prendere le cose così sul serio!”

“Beh, era di pessimo gusto mio caro! Forse dovresti stare più attento a ciò che dici piuttosto che guardare uno stupido pezzo di legno inanimato”

“Non osare parlare così della Firebolt!”

Continuarono per cinque minuti buoni, prima che la madre di Alfred e quella di Kim li separassero, ma da allora tra i due c'è solo cieco disprezzo.

 

KRASH!

“Ma sei impazzita del tutto!” urlò Alfred tenendosi dolorante la testa, dopo che Kim gli ebbe spaccato una gabbia di gufo vuota in testa.

La ragazza aveva gli occhi rossi e ansimava. Voltò le spalle e se ne andò singhiozzando dopo le cose orribili che l'altro le aveva detto.

“Ehi, mate! Pare proprio che tu e miss Tasso -ghiaccio abbiate di nuovo avuto uno dei vostri celebri scontri”

Il biondo si voltò e vide un ragazzo con la carnagione scottata dal sole, i capelli castani e un cerotto sul naso.

“Oh, ciao Kyle. Sì, io e Kim ci siamo appena rincontrati. Era al settimo cielo” rispose sarcastico all'australiano, nonché uno dei suoi migliori amici.

Il castano sghignazzò: “Ho visto. Su dai, vieni, altrimenti ci fregano tutti i posti buoni!”

E risalirono la fiumana di gente per arrivare fino alla cabina, con Kyle che parlava e Alfred che continuava a pensare alla vietnamita, sentendosi, ogni secondo che passava, sempre più spregevole per averla fatta piangere.

 

 

Tino amava viaggiare sull’espresso per Hogwarts. Gli dava l’occasione per sedersi da una parte e poter annotare sul suo diario (il suo libro di Pozioni del primo anno) tutto ciò che notava attraverso il finestrino del vagone. Era incredibile quante cose nuove notava ogni anno. E ancora più incredibile era il fatto che lui si meravigliasse ancora degli effetti della magia sull'ambiente circostante. Non c’era nulla di cui sorprendersi, dato che lui era un “nato babbano’’, ossia uno di quei maghi provenienti da una famiglia composta completamente di soggetti senza magia. La magia lo affascinava sotto tutti i punti di vista, e ancora non riusciva a credere di essere stato tanto fortunato di essere stato scelto da essa.

“ …posso?’’

Per poco, non ebbe un attacco di cuore. Appena si riprese, sorrise benevolo. Era solo Ber.

“Ma certo che puoi! – disse all’omone all'ingresso della cabina – Scusa se non ti ho notato prima, stavo scrivendo sul mio diario’’

Molti, basandosi sull'aspetto del biondo, ne sarebbero stati intimiditi o quantomeno spaventati. Lo svedese era un armadio a due ante, alto e con un espressione minacciosa stampata in faccia. Chi non lo conosceva, poteva essere facilmente spaventato da lui. Ma Tino sapeva che tutto quello era solo frutto dell'insita timidezza dell'altro ragazzo, che sapeva essere dolce e gentile.

Il finlandese pensò che forse avere problemi a relazionarsi con gli altri fosse un tratto tipico dei Corvonero, considerando gli esempi di Ludwig Beilschmidt e Kiku Honda. Ma poi pensava a Feliciano Vargas, e la sua teoria cominciava a perdere di validità.

“...è quello?” chiese lo svedese, indicando il libro tra le mani dell'altro mago.

Quest'ultimo annuì, capendo cosa volesse dirgli: “Si, Ber. E' quello. Ti ricordi quando mi aiutasti a prenderlo, al mio primo anno?”

Lui non lo poteva certo dimenticare, dato che fu in occasione del loro primo incontro.

 

“Mhm... andiamo, perchè non ci arrivo?”

Tino le stava provando proprio tutte per riuscire a prendere il libro che gli interessava. Stava provando persino in punta di piedi, ma niente. Lo scaffale era decisamente troppo in alto per lui. Il bambino si guardò attorno, per vedere se al Ghirigoro ci fosse qualcuno a cui chiedere aiuto. Purtroppo per lui, il negozio era deserto.

Venire poco prima dell'orario di chiusura non era stata una idea brillante. E purtroppo i suoi genitori erano ancora bloccati alla Gringott per cambiare i soldi babbani in dobloni dei maghi.

Stava andando nel panico.

Poi, all'improvviso, si ritrovò con il libro desiderato sulla testa, posatogli da qualcuno.

''Ma chi...''

''.... attento...''

'' Oddio!'' Tino quasi saltò, andando a finire contro la libreria.

Ad aiutarlo era stato un ragazzo molto più grande di lui, che sembrava uscito da uno dei libri che leggeva quand'era piccolo. E lui gli aveva fatto finire tutti i volumi posti sullo scaffale addosso.

Bene, perfetto... doveva solo prepararsi ad essere fatto a pezzi ,ora.

'' Mi scusi, mi scusi... non volevo. E' la prima volta che vengo qui. Fino a ieri non sapevo neppure di essere un mago!''

Era pronto per essere colpito, ponendo così fine alla sua carriera di mago sul nascere, quando il colosso gli chiese: ''...nato babbano?''

'' Come?''

'' .... nato... babbano?''

'' Oh - in quel momento finalmente capì cosa gli stesse dicendo - I nati babbani sono quelli come me, giusto? Quelli che non hanno genitori maghi? Allora credo di si, lo sono.''

''... ''

Perchè ora lo stava fissando in silenzio? Aveva detto qualcosa che non doveva?

'' A proposito, mi chiamo Tino Väinämöinen. Scusami per prima''

Non l'aveva ancora ucciso per quello che aveva fatto, pertanto non doveva essere cattivo. Oh, sperò di aver ragione.

'' Berwald Oxenstierna ....''

'' Oh... bel nome. Ti posso chiamare Ber?''

Lui arrossì come un pomodoro. E in quel momento Tino capì quanto si fosse sbagliato su quel ragazzo.

“Tu invece? Sei un mago… mago? Cioè, non hai genitori babbani?’’

“Mia madre…’’

“Oh… è una strega?’’

“No…’’

“Ah, quindi tua madre è una babbana?’’

“Si…’’

“Oh…. Tuo padre è un mago e tua madre una babbana? Forte.’’

“Sì…’’

“Ehi, grazie per il libro. E’ di Pozioni, mi pare…”

“Primo anno…?’’

“A me? Si, tu?’’

“Secondo’’

Il finlandese sgranò gli occhi per la sorpresa: “ Allora devi sapere già fare un sacco di magie! Allora, vi fanno volare? Vi fanno trasformare i topi in teiere? E ci sono gli unicorni?’’

Di fronte a tutta quella energia, lo svedese si ritrovò piacevolmente sorpreso. Per lui che aveva un padre mago, tutto quello non aveva mai costituito una sorpresa per lui. Ma per il più piccolo lo doveva sicuramente essere.

“Diagon Alley… vuoi… insieme?’’

“Mhm…?’’

Odiava la sua incapacità di parlare con gli altri.

“Ti piacere…’’

Per fortuna, però, aveva appena trovato qualcuno che riusciva a capirlo al volo: “Mi vuoi far vedere Diagon Alley? Wow, si! Però dovremo tornare qui, altrimenti i miei genitori si potrebbero arrabbiare. A proposito, sai quanto ci vuole per cambiare i soldi babbani alla Gringott?’’

 

'' Quanto tempo, eh?'' disse Tino, sorridendo al ricordo. Già, ne era passato di tempo. E aveva imparato tante cose sul suo amico. Non era cattivo, era solo estremamente timido.

“Quest’anno mi piacerebbe tornare ad Hogsmeade – disse, allegro – Una città di soli maghi? Fantastico. Ti piacerebbe andar..’’

“Ehila, piccioncini! - li interruppe Mathias, il migliore amico di Ber, Grifondoro. Come potessero andare tanto d’accordo un Grifondoro e un Corvonero, era un mistero – Scusate se vi interrompo, ma siamo arrivati. Ehi, Ber… tutto bene? Mi sembri un po’ alterato’’

Stava per avere un invito ad Hogsmeade dal ragazzo per cui aveva una cotta stratosferica dal suo terzo anno. Un po’ alterato era un eufemismo. Lo svedese era circondato da un aura gelida che avrebbe fatto impallidire persino Elsa di Frozen.

“Uhm... mi sa che è meglio se vada via...''

Era coraggioso, ma fino a un certo punto.

 

 

“Finalmente arrivati - mormorò Kiku mentre arrancava lungo la stazione delle carrozze col baule in seguito - Il viaggio è sempre stancante”

“Ve, io mi sono divertito!” esclamò allegro Feliciano.

“Prova a ripetere ciò che hai detto!”

Una voce furiosa interruppe il filo dei pensieri dei tre amici. Di fronte a loro, intenti in un'accesa discussione, se ne stavano due ragazzi. Entrambi avevano i capelli castani. Il più basso portava la cravatta Corvonero ed era seguito da una marea di gatti, il più alto invece era un Serpeverde i tratti tipici del medio-oriente, probabilmente era turco.

“Ah... mi sa che Sadiq ha ricominciato...”

“Mi hai sentito. Sei ridicolo come attore” era stato il più basso a parlare e lo faceva con voce bassa e stanca, celante però gran rabbia.

“Tu, brutto gattaro in erba! Le mie doti farebbero impallidire i più celebri attori del mondo magico!” replicò il più alto, che invece si capiva subito essere in collera con l'altro.

“Certo, fanno impallidire per quanto siano oscene”

“Più o meno come i gatti che ti porti dietro”

“Non osare insultare i miei gatti”

“Io oso eccome! Non mi faccio certo intimorire da uno stupido greco come te”

“Taci turco”

La carrozza partì che continuavano a discutere.

I tre aspettarono la prossima.

“E così Heracles e Sadiq si sono incontrati” mormorò Kiku.

Ludwig annuì: “Così pare. Ma perché non sei andato a dividerli? Mi pareva che foste amici”

“Li conosco da quando sono a Hogwarts, e ormai so che è un gesto inutile”

Stava per chiudere la porta della vettura quando sentì una voce: “Ehi! Aspetta!”

L'attimo dopo una ragazza dai tratti orientali e i capelli castano chiari capitombolò in carrozza.

“Xiao Mei - esclamò il giapponese riconoscendo l'amica d'infanzia e arrossendo leggermente - Ciao, come è andato il viaggio?”
“Ciao Kiku, ciao Ludwig, ciao Feliciano - disse la ragazza salutando gli altri passeggeri per poi rivolgersi al suo interlocutore - Non molto bene. Kim ha litigato di nuovo con Alfred a King's Cross ed era parecchio scossa. Ho passato gran parte del viaggio a consolarla. Ma parliamo di cose più allegre. Stasera c'è lo smistamento, no?”

“Ve, sì che bello! Mio cugino era così emozionato!” intervenne l'italiano.

“Tuo... cugino?” domandò perplesso Ludwig.

“Sì. Si chiama Stefano, questo sarà il suo primo anno. Sono proprio curioso di sapere quale casa sarà. Forse Corvonero come me, o Serpeverde come Lovino, o Grifondoro come il nonno, o ancora darà una ventata di novità e sarà Tassorosso”

E continuando a discutere i ragazzi arrivarono fino al castello. Scesero e presero posto in Sala Grande, ciascuno al proprio tavolo di appartenenza.

Nel frattempo al tavolo ad una delle estremità della sala un ragazzo castano sbuffava a più non posso.

“Ohi, Vargas”

Appena sentì la voce alzò la testa e vide un ragazzo dai capelli chiari e sparati in aria dal gel che li veniva incontro con aria truce.

“Ehi, ciao Abel - il maggiore degli italiani salutò il compagno del settimo anno prima di stiracchiarsi e soffocare con la mano un vistoso sbadiglio - Come sono andate le vacanze?”

“Bene, dai. Abbiamo fatto un salto dai nonni paterni in Belgio, abbiamo mangiato dei waffles tipici. Ti lascio immaginare la reazione di Belle”

Lovino sorrise. Belle era la sorella minore di sedici anni dell'amico, che il cappello aveva smistato a Tassorosso, mentre lui, suo coetaneo, era finito in Serpeverde.

“Tu e tuo fratello invece?” la voce scura del ragazzo lo riportò alla realtà.

Stava per aprire bocca quando la porta si aprì e il professor Beilschmidt, l'insegnante di Trasfigurazione, entrò con al seguito i bambini del primo anno.

Si fermò di fronte al cappello. In quel momento uno strappo si aprì e il vecchio copricapo cantò.

Lovino sapeva che anche se la canzone di anno in anno cambiava, il messaggio era sempre lo stesso: le qualità delle quattro case e il ricordo dei quattro fondatori:

“Parecchi anni ormai per me son passati

e ricordo ancora la gloria dei vostri antenati,

quando l'ultimo punto alfin mi fu posto

e in capo a ciascun dei fondatori io fui posto.

Il primo a provarmi fu un leone coraggioso:

Godric Grifondoro il fiero tempestoso,

che brandendo la spada sopra il capo

parole pronunciò in un solo fiato

'A me coraggiosi e senza paura

a me giovani che vogliono sempre l'avventura.

Cavalleria, sangue freddo e orgoglio,

nei miei studenti questo è ciò che voglio!'

Il secondo poi fu un serpente astuto:

Salzar Serpeverde uomo assai avveduto,

strinse a sé il suo antico medaglione

e con certezza sillabò guardando il proprio blasone

'Io non cerco ricchezza e non cerco potere

ma incredibile abilità è ciò che più mi conviene.

Astuzia,sangue puro e nobiltà,

è la cosa che di me un mago fa!'

E poi a indossarmi fu corvo brillante:

Priscilla Corvonero di mente lampante,

e con la tiara che in capo aveva

queste parole sempre ripeteva

'Studenti, io voglio ricercare

la sapienza però non è cosa che vi possa insegnare.

Perciò io vi chiedo una cosa soltanto:

che l'intelligenza sia il vostro unico vanto!'

E per ultima fu il tasso leale:

Tosca Tassorosso a cui nessuno voleva far male,

strinse la sua coppa e prendendo coraggio

stabilì chi voleva nel suo viaggio

'Compagno laborioso e amico sincero

ozio e menzogne non le voglio davvero.

Queste virtù sono importanti

e in futuro, vedrete, daranno risultati brillanti!'

E così io seppi come selezionare

e ciascuno dei quattro alla fine accontentare.

Pertanto vediamo se siete stati attenti

perché ora vi selezionerò, volenti o nolenti.

È gloria o purezza ciò che cercate?

Nell'intelligente o nell'onesto che vi rispecchiate?

Ora lo saprete in modo zelante,

perché sì sono io il solo: il Cappello Parlante!”

Al finire dell'ultima strofa l'intera Sala Grande risuonò di applausi per la performance del copricapo. Una volta cessati il professor Beilschmidt prese la pergamena e cominciò a snocciolare nomi su nomi.

Furono solo alcuni i nomi che ridestarono l'attenzione generale:

“Chun Xiao Li!”

Un ragazzo asiatico apparentemente inespressivo si avvicinò e si sedette. Yao di Corvonero pareva essere molto agitato mentre aspettava.

Il cappello annunciò quasi subito: “Corvonero!” e il nuovo venuto si sedette tra i benvenuto dei suoi nuovi compagni affianco al prefetto cinese che gli sorrideva radioso.

“Kirkland Peter!”

Un ragazzino coi capelli coloro paglia si fiondò verso lo sgabello e si ficcò prepotentemente il cappello in testa.

Poco dopo questi urlò: “Grifondoro” e il tavolo all'estremità opposta di Lovino scoppiò in grida di giubilio, mentre vedeva Alistor dall'altra parte del tavolo storcere il viso.

“Michel Sesell!”

“Guarda Lud! È la ragazzina che hai urtato!”

Era vero. Imbarazzata si mise a sedere e dopo un po' il cappello annunciò: “Tassorosso!”

Grida di giubilio mentre lei si metteva a sedere affianco ad una ragazza coi capelli biondi corti, l'aria materna e una spilla con una P sul petto prosperoso.

“Ocean Alexei!”

“È mio fratello!” strillò Kyle facendosi sentire dall'intera sala. Un ragazzo biondo si diede una pacca in testa e, mormorando imbarazzati scusa, si diresse al cappello.

Questi annunciò: “Tassorosso!” e il tavolo nero-giallo proruppe in sonori applausi.

“Ocean Wyhlelmina!”

“Mi chiamo Wy!” strillò una ragazzina con l'aria regale piuttosto indispettita.

Si sedette con aria paziente e il cappello disse: “Tassorosso!”

Due fratelli in una casa mentre il terzo era da tutt'altra parte. Buffa la vita.

“Stoelessen Bondevik Emil!”

Un ragazzo coi capelli chiari e l'aria apatica si sedette.

Lovino sentì accanto a sé Lukas Bondevik mormorare: “Andiamo, andiamo...”

“Corvonero!”

La tavolo di Ludwig e Feliciano battè con forza le mani, mentre il norvegese sbuffava: “Almeno non è in Grifondoro come quell'idiota di Mathias”

“Vargas Stefano!”

L'attenzione dei fratelli Vargas si puntò all'istante sul cugino, che si avvicinava con aria spavalda.

Ci volle un po', ma alla fine il cappello annunciò: “Grifondoro!”

E così il più giovane dei Vargas avrebbe seguito il nonno e non i cugini.

“Zwingli Lily!”

L'ultima rimasta, una timida ragazzina coi capelli biondi e un fiocco rosa tra i capelli, si sedette. Non appena sfiorò la sua testa il copricapo magico disse: “Tassorosso!”

E così per quell'anno non c'era stato nessuno di interessante tra i Serpeverde. Lovino sospirò.

<< Beh >> pensò << Speriamo almeno che siano utili per vincere la coppa delle case >>

In quel momento suo nonno, preside della scuola, finì il suo discorso e finalmente si potè rimpinzare.

Ah, cara vecchia Hogwarts.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore (solo uno ma tutti i commenti che farete saranno apprezzati da entrambi):

Allora: eccomi di ritorno e con una bella storia a quattro mani (è la mia prima quindi siate clementi, fatelo almeno per me)!

Andando al dunque: mi pare giusto specificare che le coppie principali saranno GerIta e FrUk però le coppie che faranno da sfondo saranno molte di più, inoltre specifico che è un crossover, in cui saranno presenti vari personaggi delle serie del mago inglese, inoltre la storia sarà ispirata al quarto libro.

Ora un bello specchietto riassuntivo per tutti quelli a cui non è chiaro anno e casa dei vari studenti comparsi nel corso del capitolo:

Germania – Corvonero , 5 anno

Nord Italia – Corvonero, 5 anno

Giappone – Corvonero, 5 anno

Inghilterra – Corvonero, 5 anno

Prussia – Serpeverde, 6 anno

Francia – Serpeverde, 6 anno

Spagna – Serpeverde, 6 anno

Scozia (Alistor) – Serpeverde, 7 anno

America – Grifondoro, 4 anno

Vietnam (Kim) – Tassorosso, 4 anno

Australia (Kyle) – Grifondoro, 4 anno

Finlandia – Tassorosso, 4 anno

Svezia – Corvonero, 5 anno

Danimarca (Mathias) – Grifondoro, 5 anno

Grecia – Corvonero, 6 anno

Turchia – Serpeverde, 7 anno

Taiwan (Xiao Mei) – Tassorosso, 4 anno

Sud Italia – Serpeverde, 6 anno

Paesi Bassi (Abel) – Serpeverde, 7 anno

Belgio (Belle) – Tassorosso, 6 anno

Hong Kong (Li Chun Xiao) – Corvonero, 1 anno

Sealand – Grifondoro, 1 anno

Seychelles (Sesell) – Tassorosso, 1 anno

Nuovo Zelanda (Alexey) – Tassorosso, 1 anno

Wy – Tassorosso, 1 anno

Islanda (Emil) – Corvonero, 1 anno

Seborga (Stefano) – Grifondoro, 1 anno

Lietchenstein (Lily) – Tassorosso, 1 anno

Cina – Corvonero, 7 anno

Norvegia (Lukas) – Serpeverde, 5 anno

 

Spero che questo primo capitolo vi abbia incuriosito, perché sappiate che tra un po' non tutto sarà più così spensierato (aggiungere risata malvagia con scenografia da laboratorio dello scienziato pazzo e rumore di fulmini).

Scherzo, ma sul serio: se vi è piaciuto per favore lasciate una recensione, renderete 2 autori più felici.

Ci si vede col secondo capitolo, bye gente!!!!!!!

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Capitolo 2
*** Prime lezioni ***


PRIME LEZIONI

 

 

I giorni passarono e ben presto tutti rientrarono nelle loro solite vecchie routine di Hogwarts, primo fra tutti Ludwig.

Ben presto si ritrovò a comportarsi come al solito: sveglia alle 6 per poi dirigersi in Sala Comune a fare esercizi di stretching per il fisico, poi come al solito si metteva seduto su di una poltrona a ripassare per le lezioni di quel giorno e ad aspettare i suoi amici. Verso le 7 la sala man mano si riempiva e il biondo veniva raggiunto da due assonnati Arthur e Berwald, raggiunti poco dopo da Kiku che si scusava per il ritardo e diceva che non era riuscito a svegliare Feliciano. A quel punto l'orientale domandava al tedesco se poteva pensarci lui, e allora Ludwig andava in camera e, in un modo o nell'altro che variava a seconda dei giorni, riusciva finalmente a svegliare l'italiano.

A quel punto ritornava dagli altri e tutti e cinque assieme andavano a fare colazione.

“Ve, sono così stanco” protestò a mezza voce Feliciano con la testa appoggiata sul tavolo da pranzo.

“Alza la testa, non si sta stravaccati in tavola!” lo rimproverò Ludwig mentre mangiava una robusta colazione alla tedesca con Kiku che lo guardava e si tratteneva dal vomitare a vedere che l'altro riusciva a ingurgitare a quell'ora pietanze che a lui davano la nausea anche la sera tardi.

In quel momento ci fu lo stridire che annunciava l'arrivo della posta. All'istante milioni di gufi volarono per la Sala Grande e un barbagianni lasciò cadere un giornale di fronte a Ludwig.

“Grazie” disse placidamente il tedesco incominciando a sfogliare “L'eco del Quidditch”, il più famoso giornale sportivo dell'intero mondo magico.

“Ehi Lud! - lo chiamò Feliciano indicando una foto in prima pagina - Chi è quella?”

“Cosa? Oh, si tratta della battitrice della nazionale ungherese, una delle più giovani promesse del Quidditch del decennio: Elizabeta Hedervary” e mostrò l'immagine in bianco e nero di una giovane ragazza dai lunghi capelli scuri raccolti in una disordinata coda che colpiva con violenza e precisione un bolide che stava per venirle addosso mentre sorrideva con aria di sfida all'obbiettivo.

“È molto carina” disse sorridendo l'italiano.

Ludwig provò una strana sensazione di gelosia salirgli nel petto a sentire quelle parole: “Ja, forse hai ragione...”

“Ed è brava?”

“A mio parere sì. Sono andato a vederla un paio di anni fa alla finale della Coppa del Mondo di Quidditch in Germania e devo dire che non ho mai visto nessuno volare così. Per Gilbert invece è tutto fumo e niente arrosto, ma sospetto che lo dica solo perché in realtà è geloso”

In quel momento vennero raggiunti da un sorridente Tino: “Moi moi ragazzi”

“Ciao Tino” fu la risposta dei Corvonero del quinto anno, mentre Berwald arrossiva leggermente.

“Sono venuto solo a salutare e a parlare con te Ber”

A sentire quelle parole l'omone arrossì vistosamente prima di annuire.

“Ecco, volevo chiederti se avevi da fare dopo domani. Il fatto è che pensavo che io, te, Mat e Lukas potessimo vederci. Sarà anche una buona occasione per conoscere il fratello minore di Lukas, Emil. Che ne dici?”

Lo svedese, con aria leggermente abbattuta nel sapere che l'altro voleva organizzare un incontro di gruppo e non un appuntamento di coppia, annuì.

Il finlandese sorrise raggiante: “Fantastico! Ora però devo andare, che la prima ora ho pozioni con Lumacorno. Spero che quei due non creino altri problemi. Ciao!”

“Perché dovrebbero avere problemi?” domandò dubbioso Kiku dopo che il biondo si fu allontanato.

“Semplice - rispose Arthur con fare disinteressato, mentre leggeva il suo libro di Aritmanzia - Ti ricordi chi fa parte del quarto anno di Tassorosso?''
''Oh... secondo te dovremo avvertire il preside di arginare l'area? L'ultima volta Alfred e Kim fecero esplodere tutto''
''Lumacorno li terrà d'occhio. Mi sa che oggi Tassorosso e Grifondoro perderanno molti punti''

“Sempre i soliti” mormorò Ludwig ritornando a leggere. In quel momento gli arrivò anche “La Gazzetta del Profeta”.

“Ve, ma a quanti giornali sei abbonato, tu?!” domandò sorpreso Feliciano.

“A quelli necessari” grugnì Ludwig leggermente rosso prima di mettersi a leggere.

Ad un certo punto sussultò.

“Che c'è? Succede qualcosa?” chiese preoccupato l'italiano.

“N-nein. È solo che... È incredibile: c'è un articolo sul futuro torneo Tremaghi”

“Davvero?! Che bello, voglio leggere!” e si sporse verso il tedesco, finendo per leggere l'articolo con la testa posata teneramente sulla spalla del teutonico mentre gli cingeva il braccio muscoloso come se fosse un peluche. Inutile dire che a quel contatto così dolce il biondo arrossì completamente.

“Torneo Tremaghi?” domandò curioso Kiku ad Arthur, sempre intento a leggere il proprio libro.

“Sì” rispose il ragazzo “Si tratta di una competizione che vede coinvolte tre scuole di magia: Beauxbatons in Francia, Durmstrang in Bulgaria o in Russia (nessuno sa di preciso dov'è) e Hogwarts. È molto famosa ed è incredibilmente prestigiosa. Si tratta di una sfida in cui i campioni di ciascuna delle tre scuole, scelti da un misterioso giudice non meglio specificato, si sfidano in gare diverse e sempre pericolosissime. Il vincitore può fregiarsi del titolo di campione del torneo e della coppa Tremaghi più una certa somma in galeoni sonanti. L'ultimo torneo, se non sbaglio, risale ai tempi del Prescelto, Harry Potter”

“E come andò a finire?”

“Potter vinse, ma avvenne un omicidio e il Signore Oscuro risorse”

“Che cosa?!”
“Tranquillo, solitamente non sono così drammatiche, anche se ho letto che non è raro che durante le prove ci scappi il morto - Kiku lo fissò shockato - Ad ogni modo avevo sentito che avevano intenzione di riproporlo, ma pensavo che fosse ancora solo un'idea. Che c'è scritto, Beilschmidt?”

Ludwig si riscosse dallo shock di avere Feliciano sulla spalla e, schiarendosi imbarazzato la voce, parlò: “Non molto. Parlano del fatto che il prossimo torneo dovrebbe tenersi, incredibilmente, a Durmstrang. Poi le solite cose da giornalisti: prove spettacolari, mai state così rischiose, che cosa pensano i ministri per permettere ai giovani di andare incontro a sfide mortali... Nulla di interessante insomma”

Nel frattempo Feliciano guardava sognante il soffitto: “Ve, il Tremaghi. Chissà come sarebbe parteciparci”

“Feliciano, stai scherzando spero. È pericoloso”

“Tranquillo, Lud lo so. I miei sono solo sogni. Non penserei neanche per un secondo di iscrivermi, inoltre mi classificherei certamente ultimo. Però...”

“Cosa?”

“Tu secondo me, Lud, avresti qualche possibilità”

Al tedesco per poco non andò di traverso il wurst.

“Come?” domandò tossendo “Io?! Partecipare al Tremaghi?! Vincerlo?! Feliciano, scusa se te lo dico, ma questo sinceramente, mi pare impossibile”

“Chissà, secondo me te la caveresti alla grande”

L'italiano si esibì in un sorriso luminoso e Ludwig non potè che borbottare un imbarazzato “grazie” e perdersi in quel bagliore quasi angelico.

“Ma che scenetta romantica” mormorò sarcastico Arthur riportandoli drasticamente al mondo reale “Ehi, piccioncini, sbrigatevi a finire la sessione di sguardi amorosi. Tra cinque minuti dobbiamo essere in classe” e si alzò mentre Kiku e Berwald lo guardavano male.

“J-ja, arrivo” Ludwig si alzò di scatto e si affrettò fuori dalla Sala Grande sotto lo sguardo triste di Feliciano.

Mentre usciva passò accanto ad un gruppetto di Tassorosso del quarto anno che andavano nelle segrete per Pozioni...

 

 

“Liet. Psst, ehi, Liet. Liet ci sei?”

Un ragazzo castano con gli occhi dello stesso colore di un bosco di montagna e i capelli lunghi alzò un attimo la testa dal calderone per vedere dove fosse il professore. Notando che era intento a dividere due litiganti Alfred e Kim, che discutevano a proposito del fatto che secondo l'americano la ragazza aveva appena urtato apposta il suo braccio mentre versavo infuso di pietra lunare nella pozione facendolo così sbagliare, e gli dava le spalle si rivolse verso il proprio compagno di postazione: “Che c'è Feliks?”

L'amico coi capelli biondi e gli occhi di un verde più chiaro dei suoi sorrise raggiante, mentre si sistemava la cravatta giallo-nera: “Toris, mi dai tipo una mano?”

“Cosa? Ma, Feliks, si tratta solo di un antidoto contro una pozione dell'insonnia. È una cosa semplicissima”

“Non per me. Andiamo, Toris, aiutami!”

“No, così non imparerai mai”

“Ti preeeegoooo”

“A volte vorrei che tu ci sapessi fare con le pozioni”

“Andiamo Liet, so che tipo non lo pensi davvero. Del resto è merito della mia scarsa abilità come pozionista se ci siamo incontrati, no?”

A sentire quelle parole Toris non potè impedirsi di sorridere. Il loro primo vero incontro, il Piccolo chimico...

 

“Cioè, ma tipo che cos'è questa roba?!”

Toris alzò lo sguardo sul ragazzino che aveva affianco. Erano compagni di casa, primo anno di Tassorosso, ma non avevano mai avuto molte occasioni per parlare fino a quel momento.

“Bile di armadillo, signor Lukasiewicz”

“Ehm, e a cosa mi dovrebbe tipo servire?” domandò incerto mentre allontanava disgustato la fialetta. Toris lo trovò subito un personaggio molto curioso.

“Oh, ma è semplice - disse gioviale il professor Lumacorno apparentemente ignaro del disagio dell'altro - Dovrà prepararci la pozione che trova descritta sulla lavagna” e se ne andò.

“Certo, semplicissimo” borbottò stizzito il biondo.

“Dai, non è poi così difficile” provò a rincuorarlo il lituano.

“Mi sembra tipo di giocare al Piccolo chimico. Ed io odio il Piccolo chimico” rispose mentre annusava quella che era essenza di caprifoglio tritato. Sì, decisamente un tipo molto particolare.

“Il piccolo cosa?”

“Tipo non conosci il Piccolo chimico?”

Il castano scosse la testa: “Vengo da una famiglia di maghi, non mi intendo di cose babbane”

“Davvero? Che fortunato! Io invece sono tipo nato con entrambi i genitori babbani! Com'è vivere totalmente come un mago?”

Le iridi verdi si erano illuminate di una curiosità simile a quella di un bambino che scopriva qualcosa di straordinario. Toris era leggermente a disagio: si meravigliava che quello fosse lo stesso ragazzo che non riusciva quasi a parlargli in dormitorio.

“Beh, non molto diverso dal vivere come babbani, credo. Comunque io sono Toris Lorinaitis. La mia famiglia è originaria della Lituania” si affrettò a spiegare.

“Allora posso chiamarti tipo Liet? Piacere Liet, io sono Feliks” e porse allegro la mano.

Toris la strinse, prima un po' sorpreso poi felice.

In quel momento si sentì uno strano rumore e i due vennero sommersi da una nebbia rosa.

“Ma tipo cosa è successo?!” esclamò sorpreso Feliks.

“Coff, mi dispiace. Coff coff, mi sono dimenticato che la pozione stava bollendo” si scusò tossendo il lituano.

Ma l'altro stava sorridendo raggiante: “Ti stai scusando?! Ma tipo sei impazzito?! Questa nuvola è rosa!” e prese a ridere gioiosamente.

Il castano lo fissò interdetto prima di mettersi a ridere a sua volta. Era appena nata una splendida amicizia.

 

“Allora? Liet tipo alla fine mi aiuti?”

Toris ritornò in sé. Si guardò un attimo attorno per vedere se il professore fosse ancora impegnato con Kim e Alfred (la discussione era degenerata e ora i due si stavano accusando di una certa cosa riguardante l'esame di pozioni dell'anno scorso, infatti, a parere di Kim, Alfred aveva sicuramente imbrogliato, perché era impossibile che “un imbecille vanaglorioso come questo qui” avesse potuto prendere un voto più alto del suo) e che i suoi compagni fossero tutti concentrati su di loro (vide Kyle che se la rideva mentre Tino cercava di aiutare il professore), e in fretta scambiò i due paioli.

“Grazie Liet, sei tipo un angelo” gli sorrise il biondo.

“Prima o poi dovrai essere in grado di preparare una pozione da solo, lo sai vero?” grugnì in risposta Toris.

“Sì, ma non oggi - trillò allegro il polacco per poi allungare il collo - Ma, ehm, senti Toris... è normale che la mia pozione, che ora hai tu, si comporti tipo così?”

Il lituano non fece in tempo ad aprire bocca che la pozione (esattamente come quattro anni prima) gli esplose in faccia.

 

 

Mathias si grattò la testa, confuso. Quel giorno, aveva lezione di Difesa contro le arti oscure. Era tornato indietro in camera sua per recuperare la ricerca che il professore gli aveva chiesto, quella sui lupi mannari.
Ai suoi amici aveva detto: “Non preoccupatevi, vi raggiungerò in un attimo. Anzi, non vi accorgerete neppure della mia assenza”
Peccato che, nonostante la sua baldanza, c'era un fattore che andava irrimediabilmente a sfavore del giovane: la sua totale mancanza di senso dell'orientamento.
Non ci poteva fare niente, purtroppo Hogwarts era semplicemente immensa, e più volte si era perso per i corridoi del castello. Aveva provato pure a chiedere ai quadri di aiutarlo, peccato che ce l'avessero tutti con lui, da quando al terzo anno aveva pensato bene di ''abbellirli'' con il leone di Grifondoro.
''Mhm... ma io non sono già passato per di qua?'' si chiese, attraversando per l'ennesima volta il corridoio che portava alle segrete, in direzione dell'aula di pozioni. Era una sua impressione, o sembrava che ci fosse puzza di bruciato?
''E se prendessi questa strada? Male che vada, finisco alla Torre di astronomia''
''Tsk, a quanto pare sei sempre il solito idiota - fece una voce familiare alle sue spalle - Non dovresti essere a lezione di Difesa contro le arti oscure?''
Il viso del danese si illuminò.

''Norge! Che bello vederti!''esclamò, correndo ad abbracciarlo. Peccato che il Serpeverde lo bloccò, mentre lui aveva ancora le braccia a mezz'aria.
''Sai che odio essere chiamato così. E tieni a posto le mani, odio essere toccato''

''E' sempre bello vederti. Perchè mi eviti?''
''Io non ti evito. Non è colpa mia se siamo di due case diverse''
''Però è una fortuna - ammise Mathias - Altrimenti al mio primo anno mi sarei ritrovato nei guai. Te lo ricordi, Norge?''
L'altro sbuffò.
''Certo che me lo ricordo. Già da allora eri un'impiastro'' commentò, incrociando le braccia sul petto. Fu lo scarso senso di orientamento del danese che li fece conoscere, cinque anni prima...


Mathias si era perso. Ed era il suo primo giorno di lezione. Non andò nel panico, non sarebbe stato da lui. Era un fiero ed orgoglioso Grifondoro (anche se ancora non aveva ben capito la faccenda dello smistamento, ma ehi, stare in quella casa sembrava una gran figata), e doveva controllarsi senza sembrare una ragazzina...
Ok, non ci stava riuscendo. Era la terza volta che si ritrovava nelle segrete, e non aveva idea di come raggiungere i suoi altri compagni per la prima lezione di Trasfigurazione.

Beh, almeno poteva fare quattro chiacchiere coi quadri. La prima volta che li aveva visti animarsi sotto i suoi occhi, gli stava per venire un mezzo infarto. Ma alla fine aveva scoperto che erano simpatici, come i fantasmi. Avrebbe voluto fare delle foto e mandarle a sua madre, giusto per farle vedere quello che si perdeva. E dire che lei non aveva mai creduto, a differenza dell'ex marito, in cose come la magia o il soprannaturale. Per ironia della sorte, si era ritrovata con un figlio mago. C'erano voluti due giorni per farla riprendere dallo shock, dopo che Hogwarts gli aveva fatto recapitare la sua lettera con allegato gufo e inviato del ministero. E a Diagon Alley stava per svenire. Semplicemente era troppo per la sua povera mente babbana.
''E se provassi a scendere?''
''Non te lo consiglio - lo fermò un ragazzino del primo anno , proprio come lui. Solo, sulla sua divisa c'erano dei colori diversi, al posto del rosso e dell'oro, c'erano il verde e l'argento - Lì finiresti nei dormitori di Serpeverde''
''E tu chi sei?''
''Mi chiamo Lukas. Tu, piuttosto, che ci fai qui?''
''Cercavo l'aula di Trasfigurazione''
Lukas rimase in silenzio per alcuni istanti, poi disse: ''Ti accompagno io''
''Davvero?''
''Si - rispose, chiudendo il libro che stava leggendo - Mi stavo annoiando''
''Ma tu non dovresti stare a lezione?''
''Dovrei, si... lezione di volo congiunta tra Tassorosso e Serpeverde. Purtroppo, la professoressa ha dovuto accompagnare un ragazzo in infermeria, per cui la lezione è stata annullata. Dunque, posso starmene un po' tranquillo prima della prossima lezione''
Lo sguardo di Mathias si illuminò: ''Ci sono anche le lezioni di volo, qui? Wow, è una figata pazzesca!''
''Da questo devo presumere che tu sia un nato babbano...''
''Beh, c'è qualche problema?''
''No, sei solo irritante come qualsiasi altro Grifondoro''
Lukas aiutandolo a trovare la strada per l'aula di trasfigurazione, quel giorno commise un grave errore. Non lo poteva sapere, ma il danese da quel giorno in poi gli sarebbe sempre ronzato attorno. Sempre.

 

''Ma noi abbiamo Difesa contro le arti oscure insieme!'' esclamò allegro Mathias, prendendo l'altro per un braccio. Lukas lo fulminò, e sembrava sul punto di prendere la sua bacchetta e schiantarlo. Poi ci avrebbe pensato a quale scusa avrebbe usato con i professori.
''Non.Toccarmi''
''Ci andiamo insieme?'' gli chiese il danese, incurante di quanto il Serpeverde gli aveva detto e del suo sguardo omicida.
Tutti i Grifondoro avevano un tale sprezzo della loro vita?
''Va bene - rispose, staccandosi da lui - Ti accompagno io. Ma prova a toccarmi un'altra volta, e ti giuro che ti faccio andare come ospite d'onore alla festa di complemorte di Nick quasi-senza testa''
''In realtà, ci sarei già andato durante il mio secondo anno - fece il Grifondoro - Meno male che Ber mi conservò un po' di cibo, altrimenti temo che sarei rimasto digiuno. No, le feste dei fantasmi è meglio evitarle''
''Forse non hai capito cosa intendevo... - ma guardando Mathias in faccia, capì che era inutile cercare di spiegargli la sua minaccia - Lascia perdere, è meglio. Andiamo, non so per quanto non si accorgeranno della nostra assenza''
 

 

La sala comune dei Tassorosso era, come suo solito, piuttosto tranquilla. C'era il solito via vai di gente che andava e veniva, dalle camere o dai corridoi del castello, ma niente di più. Tutti erano immersi nel quasi totale religioso silenzio. Ed era in questa pace che un ragazzo coi capelli biondi e lunghi e gli occhiali sugli occhi celesti cercava di concentrarsi per eseguire un incantesimo di appello.

Punto la bacchetta e mormorò con la sua voce a malapena udibile: “Accio”

Un libro ad un tavolino a pochi metri di distanza traballò un po'. Uno dei bambini del primo anno aprì gli occhi sorpreso e il giovane lo vide mormorare: “Il libro si è mosso in quella direzione, ma lì non c'è seduto nessuno”

Matthew Williams sospirò esasperato. Non era insolito che gli altri lo trattassero come se non esistesse, succedeva già prima che incominciasse quella scuola assieme al gemello Alfred, e ormai ci aveva fatto il callo, ma continuava comunque a trovarla una cosa irritante.

Si buttò depresso sulla poltrona e mormorò tetro osservando la bacchetta: “Ma perché non vuoi collaborare?”

“Magari non sei abbastanza deciso”

Il canadese sobbalzò per poi vedere una ragazza con dei capelli biondi corti che gli sorrideva gentile. La spilla con la P di prefetto splendeva sul petto prosperoso.

“Enkaterina, ciao - disse arrossendo alla vista della ragazza - Come va?”

“Come al solito. Posso sedermi? - il ragazzo annuì - Grazie. Dicevo, come al solito, anzi peggio. Visto che quest'anno ho i MAGO, la tensione è alle stelle e i professori continuano a ripeterci che dobbiamo dare il massimo”

Pareva giù di corda, quindi il ragazzo si sporse in avanti: “Vedrai cha andranno bene. Tu sei una bravissima studentessa”

“Grazie - mormorò la giovane arrossendo appena a quel complimento - Ma non parliamo di me. Piuttosto ti serve un aiuto per Incantesimi?”

“Ehm, sì. Non mi riescono quelli di appello”

La ragazza sorrise materna prima di prendere il libro: “Dammi, che così ti spiego”

A sentire quelle parole Matthew non potè che sentirsi colpito, perché erano le stesse che usò in occasione del proprio primo incontro.

 

“Andiamo: diventa un fiammifero!”

Matthew guardò intensamente lo spillo, come se fissare male l'oggetto potesse avere lo stesso effetto che puntargli contro la bacchetta e imporgli l'ordine di cambiare forma.

Alla fine rinunciò, e, sempre guardandolo male, sfogò la sua rabbia: “Ti odio”

“Non dire così, poverino. Finirà per restarci male”

Il ragazzo sobbalzò. Si voltò e vide una ragazza con in mano dei libri che gli sorrideva. Il biondo si guardò intorno e, accertatosi che non ci fossero effettivamente altre persone a parte lui lì introno, si puntò il dito sul petto e chiese dubbioso: “S-stai parlando con me?”

“Beh, sì. Perché? Ho fatto qualcosa di male? Non dovevo? Oddio, mi dispiace scusa, non volevo!”

Il ragazzo la fissò perplesso mentre lei continuava a scusarsi prima di fermarla: “No no, scusami tu. Non intendevo nulla del genere, tranquilla. È solo che... ecco io non sono un tipo che ha molta visibilità, se così si può dire. Sono uno che gli altri notano di rado, per questo mi sono sorpreso”

La ragazza si asciugò delle lacrime ( << Però, è davvero ipersensibile >> pensò Matthew ) prima di tornare a sorridergli: “Ok, scusami per la scenata”

“Fa-fa niente. A proposito io sono Matthew Williams, primo anno”

“Enkaterina Cerneko, vado al quarto anno - si presentò lei per poi sedersi sulla poltrona di fronte a lui - Allora, avevi problemi con Trasfigurazione?”

“Beh, ecco... sì”

La ragazza allora gli prese gentilmente il libro dalle mani: “Dammi, che così ti spiego”

Nel afferrare il volume gli sfiorò le dita e Matthew sentì che aveva un tocco caldo e delicato.

La ragazza allora si mise a spiegargli i vari passaggi e alla fine il canadese riuscì con successo a trasformare il proprio spillo in un fiammifero.

“Uao, grazie! Finora non c'ero mai riuscito”

“Fa nulla”

Si sorrisero per poi distogliere imbarazzati gli sguardi l'uno dall'altra. Non se ne erano resi conto, ma quel occasionale incontro finì per diventare la base per una cosa più solida dell'amicizia.

 

“... e infine devi essere concentrato. Ma, ehi Matt? Matt, mi ascolti?”

Il biondo fu riportato alla realtà e vide la ragazza che lo osservava apprensiva. Leggermente rosso si portò una mano dietro la testa e fece un sorriso di scuse: “Perdonami, stavo pensando al nostro primo incontro”

La ragazza allora si rilassò: “Grazie al cielo, temevo di annoiarti”

“Figurati, sei molto brava a spiegare. Ora però, per favore, mi potresti ripetere come si fa?”

L'ucraina rise di fronte alla sua espressione: “Ma certo. Ricordati: se avrai bisogno di aiuto, io per te ci sarò sempre”

E rimasero lì, immersi in libri e ricordi ignari dell'esterno.

Poco distanti due ragazze li fissavano.

“Che dici, prima o poi se ne accorgeranno?” domandò Mei all'amica.

“Mah, forse. Spero solo che facciano in fretta - commentò Kim - Sono quattro anni che non fanno che rivolgersi sguardi languidi l'uno all'altra, e gradirei che Matthew la smettesse di esibirsi in teatrali sospiri e ogni volta che pensa a lei e siamo a lezione”

“Io trovo che siano teneri” mormorò Mei mentre si domandava sognante se prima o poi anche lei e Kiku si sarebbero comportati così.

 

 

Romano si sistemò un ultima volta la divisa da Cercatore. Avrebbe preferito starsene a dormire, ma purtroppo un certo spagnolo traditore l'aveva tirato giù dal letto urlandogli: ''Oggi inizia il campionato di Quidditch!''

A Romano non poteva fregar di meno del Quidditch o del campionato. Per lui, potevano tutti andarsene al diavolo. Purtroppo, il Cercatore dei Serpeverde si era diplomato l'anno scorso, e quell'ebete di Antonio, in qualità di capitano della squadra, si era ricordato di quella mancanza solo quel giorno. Tipico di lui, insomma.

''Che cazzata immane... ma perchè io?''

''Perchè sei veloce! - esclamò allegro Antonio, mettendogli una mano sulla spalla - Ti ho visto volare, sai? Saresti un perfetto Cercatore''

''Imbecille, non mi sono neppure mai allenato con voi!'' gli ricordò l'italiano, rosso per il complimento. Non era abituato a riceverli.

''Ma ce l'hai nel sangue, come Potter. Sei perfettamente in grado di affrontare una partita, con o senza allenamento''

''Che ne sai? Potrei anche farvi perdere''

Lo spagnolo ammiccò, e disse: ''Tu? Assolutamente no. Sarai la nostra carta vincente, mi amigo''

''Tu sei troppo positivo''

''E tu troppo negativo. Guarda che mi ricordo come recuperasti tuo fratello al secondo anno, sai? Fosti semplicemente grande''

Ecco come era iniziata la fissa di Carriedo per farlo entrare nella squadra di Quidditch dei Serpeverde: fu colpa di Feliciano e della sua paura delle altezze.

 

Romano sbuffò, alzando la testa verso l'alto: ''Minchione, ora tu mi dici come hai fatto!'' esclamò, adirato.

Va bene, erano maghi e certi incidenti strani potevano capitare. Poteva succedere che ti ritrovavi vestito da ragazza, quando in realtà avevi messo i tuoi soliti vestiti solo perchè avevi provato il desiderio di cambiare stile. Poteva anche succedere che diventavi improvvisamente più alto, solo perchè eri stanco che tutti si sorprendessero di sapere la tua età.... Ma come cazzo facevi a finire appeso per la divisa su uno dei rostroni del castello?

''Ve... non lo so, fratellone. Io ho solo provato ad usare la mia scopa nuova, prima della lezione di volo''

''Bella idea del cavolo, proprio''

''Ti prego, vienimi a prendere... non so per quanto resisterò appeso quassù''

''Tsk, ho capito... lascia fare a me...'' borbottò il maggiore, prendendo la sua scopa. Anche se non lo dimostrava, ci teneva a suo fratello e non avrebbe mai permesso che gli succedesse qualcosa di brutto.

''Aspetta ancora un po' Feli, arrivo io...''

''Fratello... aiuto!!!''

Alla fine il tessuto della divisa non aveva più resistito, e si era strappato. Feliciano rischiava di schiantarsi al suolo, ma suo fratello, vuoi la paura, vuoi per abilità, fu più veloce. Lo intercettò a mezz'aria e gli prese la mano, salvandolo. Tirarono insieme un sospiro di sollievo, per lo scampato pericolo.

''Ve, fratellone... e adesso come farai a scendere? Puoi usare solo una mano''

''Guarda e impara, pivello''

Con la stessa maestria con cui era riuscito a salvare il minore, Romano riuscì a planare dolcemente, facendo scendere a terra Feliciano.

''Wow! - esclamò Antonio, che aveva assistito a tutta la scena - Sei stato grande''

''Che cazz... e tu da dove sei uscito?''

''Uhm... scusa, passavo di qui e... ma non pensare a perchè mi trovassi qui! Piuttosto, sai che sei un fenomeno a volare?''

''Cazzate'' commentò l'italiano, scendendo dalla sua scopa e porgendola al fratello minore. Si stava avviando verso le segrete, venendo però tallonato dall'altro Serpeverde: ''Hai un talento unico per il volo!''

''Si, e tu hai un talento unico nel rompere le palle''

''Hai mai pensato di entrare a far parte della squadra di Quidditch dei Serpeverde? Ti vedrei bene come Cercatore!''

Non importava quante volte Romano rifiutasse, Antonio ogni anno gli faceva sempre la stessa proposta. Iniziò così la loro strana amicizia. E finalmente al sesto anno, l'italiano accettò. Ma solo perchè il bastardo spagnolo era a corto di giocatori, e non c'era il tempo materiale per trovare un altro Cercatore.

 

''Alla fine ci sei riuscito, bastardo - commentò Romano, mentre vedeva gli altri membri della squadra in fermento - Sei riuscito a farmi entrare in squadra''

''Sono molto persuasivo''

''No, sei solo molto rompicoglioni. Sia chiaro, questa sarà l'unica partita a cui gareggerò. Poi dovrai trovarti un altro Cercatore. Vedi cosa devi fare, idiota. Perchè sicuramente io non mi metto a rischiare l'osso del collo per ste cazzate''

''Uhm.. nemmeno nel caso tu riuscissi a soffiare la coppa a Corvonero?''

Ecco che veniva fuori il lato Serpeverde di Antonio. Nessuno, vedendolo sempre sorridente, l'avrebbe messo tra le serpi. Anzi, c'erano volte in cui l'italiano sospettava che quando l'aveva smistato, il cappello parlante fosse strafatto di burrobirra o di qualche altra diavoleria babbana che suo nonno aveva voluto provare. Ma c'erano tante altre volte in cui capiva che no, il cappello non si era affatto sbagliato. Antonio, quando voleva, era un dannato manipolatore. Ed era molto competitivo.

''Che cazzo me ne frega di Corvonero?''

''Non lo sai chi è uno dei membri della squadra, quest'anno? E' Ludwig.''

Voleva fare la parte dell'indifferente, davvero. Non voleva dare la soddisfazione all'altro di dire ''visto, io ti conosco molto bene.'' Ma non ci riuscì. Era più forte di lui. Odiava il crucco, specie quando lo vedeva con suo fratello.

''Io gli spacco la faccia...''

''Uhm... questo no, mi amigo. Però, pensa che potresti stracciarlo''

Era un'opzione troppo allettante.

''Oggi la partita è contro Corvonero?''

''Esatto''

Bene, non gli serviva sapere altro: ''Dammi la mia scopa. Farò vedere a quei secchioni chi è che comanda, qui''

''Ehm... mi spiace dirle, signor Vargas, che oggi non avrete occasione per poter dimostrare le vostre abilità in campo''

Il vicepreside, il professore Beilschmidt , entrò negli spogliatoi di Serpeverde con espressione seria.

''Cosa? Perchè?''

''La partita di oggi è stata cancellata - spiegò il tedesco - Dovete riunirvi tutti in Sala Grande. Subito''

''Cancellato? - chiese Antonio - Ma il Quidditch non può essere cancellato''

''Invece sì. Vi conviene sbrigarvi, prima che arrivino''

I due ragazzi si fissarono: ''Arrivino? Chi?''

''Lo saprete tra poco... adesso, muovetevi. Il preside vi sta aspettando''

Romano sospirò pesantemente. Ecco, per una volta che poteva prendersi una piccola vittoria sullo stupido crucco, e subito annullavano la partita. Poi dicevano che uno non si doveva incazzare. Antonio, invece, sembrava averla presa bene: ''Non è andata così male - commentò raggiante - Almeno finalmente ti ho visto con la divisa della squadra. Stai una favola, lo sai?''

''Eh? Idiota, ti sembrano cose da dire a un'altro ragazzo?''

L'altro fece spallucce: ''Non posso neppure più dire la verità?''

L'italiano voleva morire in quel momento. Ma non seppe dire se per l'imbarazzo o per la felicità.

 

 

La Sala Grande era in fermento. Interrompere una partita di Quidditch era un evento a dir poco epocale. L'ultima volta che era successo, fu ai tempi del Prescelto, Harry Potter. E la partita venne interrotta perchè era stato ritrovato uno studente pietrificato. Ora, il Basilisco era morto da un pezzo, nessuno degli studenti parlava serpentese e non c'erano diari posseduti in giro per la scuola. Dunque, doveva essere successo qualcosa di altrettanto grave per spingere il preside, Cesare Vargas, a radunarli tutti.

L'interruzione della partita di Qudditch aveva provocato varie reazioni: Romano era ancora irritato per la sfumata possibilità di umiliare in campo Ludwig, Feliciano era sollevato, dal momento che non aveva dovuto scegliere quale squadra tifare, dato che non voleva offendere nè il fratello nè il migliore amico, Arthur si mostrava indifferente, anche se doveva sopportare gli strepiti di Alfred e Kim, che discutevano su chi avrebbe potuto vincere e non ammettevano il pareggio nella loro sfida.

''Ragazzi - la voce del preside riportò l'ordine (relativo) nella sala - So che vi ho fatto convocare qui con così poco preavviso... ma anche noi ci siamo ritrovati di fronte a una gran bella sorpresa. Non eravamo preparati di fronte a un simile evento...''

<< Simile evento? >> pensò Ludwig, ancora con la divisa da Battitore di Corvonero.

<< Sorpresa? >> fu il pensiero di Mathias, con un occhio nero fattogli da Lukas dopo che il danese aveva avuto l'ardire di abbracciarlo un po' troppo a lungo.

<< Esagerato - pensò Yao - Sembra che stia per scoppiare una nuova guerra dei maghi >>

''Chi legge la Gazzetta del profeta, sicuramente saprà dell'evento che si sarebbe dovuto tenere nella prestigiosa scuola di Durmstrang... Il torneo Tremaghi''

Silenzio generale. Al preside era sempre piaciuto creare un po' di suspance. Cosa che risultava tutt'altro che gradita al resto del corpo docente, in primis il professore di Trasfigurazione.

“Sono lieto di informarvi - riprese l'italiano, sentendo lo sguardo ostile del tedesco - Che al Ministero c'è stato un piccolo cambio di programma. Ad ospitare il torneo, sarà Hogwarts''

La sala comune esplose in urla di gioia. Tutti, Serpeverde, Corvonero, Grifondoro e Tassorrosso erano emozioni all'idea di poter vedere dal vivo una competizione tanto prestigiosa come il Torneo Tremaghi.

''Il magnifico sarà il campione!''

''Te lo scordi, Gil. Sarò io''

''Rosso, tu non ti impicciare''

Arthur era piuttosto scettico. Il Ministero come poteva fare un errore tanto grossolano?

''Ve... Lud, te l'ho detto. Secondo me tu potresti essere un grande campione''

Il tedesco arrossì: ''Nein, Feliciano. L'ultima cosa che voglio è dover rischiare la vita per una competizione semi mortale''

''Attento, Bruder - gli disse Gilbert, avvicinandosi al tavolo dei Corvonero - Considerato che sei il fratello del magnifico, e nipote del vice preside, le possibilità che tu venga scelto sono altissime''

''Lo stesso discorso dovrebbe valere per me e Feliciano, idiota - intervenne Romano - Siamo i nipoti del preside, dunque il giudice potrebbe scegliere uno di noi due per fare un favore al vecchio''

''Oppure perchè vuole farvi fuori''

''Grazie Arthur, tu sì che sei sempre positivo''

L'inglese scrollò le spalle: ''Dico solo la verità. Vi ricordate di Cedric di Tassorosso?''

“Vabbè, lì fu per via di un intervento esterno - liquidò la cosa l'albino - Questa volta non morirà nessuno''

''Ma chissà chi è il giudice'' disse Feliciano, curioso.

Il biondo scosse la testa: ''Non lo voglio sapere. Io non parteciperò, poco ma sicuro. E' una sfida ad ogni buon senso''

''I giovani d'oggi - commentò Nick quasi-senza testa - Non amano più l'ebrezza della sfida''

'' Nick? Ma non dovresti essere con i Grifondoro?''

''Mhm... credo che sia venuto per me - intervenne Kiku - Venga, signor Nick. Ho delle foto che potrebbero interessarle''

'' Lud, tu sai...?''

''Lo vuoi veramente sapere?''

'' Ragazzi - li richiamò Cesare - So quanto siete emozionati, ma i nostri ospiti arriveranno domani. Per oggi, le lezioni sono annullate. Così come anche la partita. E se sento qualcuno lamentarsi, lo trasformerò in un bel furetto e lo darò a mastro Gazza per tutta la durata del torneo''

''Finalmente una punizione come ai bei vecchi tempi. Questo preside mi piace sempre di più''

Alla fine della giornata, furono dieci gli studenti trasformati e portati nell'ufficio del preside (Cesare non era poi tanto crudele da affidarli a Gazza), e tutti rientrarono nei propri dormitori, curiosi di sapere chi sarebbe stato il fortunato campione di Hogwarts.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore (solo uno ma qualunque complimento che farete sarà accettato di buon grado da entrambi):

Ehilà gente, ed eccoci qui con il secondo capitolo della nostra AU!

Vi avviso che la data degli aggiornamenti sarà ogni domenica, per questa settimana è saltato perché domani potrei avere un impegno e ho preferito aggiornare oggi.

Allora, che ne pensate? Il torneo Tremaghi: uno degli eventi più epocali della storia di Hogwarts. Immagino che sarete curiosi di sapere che cosa succederà, ma soprattutto vorrete sapere chi saranno i tre campioni e chi farà parte delle altre due scuole.

All'ultima domanda posso solo darvi un indizio: se leggete davvero con attenzione il capitolo e lavorate un po' di fantasia troverete subito la risposta.

Infine sappiate una cosa: i fantasmi sono shippers, e nei prossimi capitoli avrete modo di capire quanto lo sono.

Ora vi metto meglio anno e casa degli studenti che sono apparsi nel corso del capitolo e che affiancheranno i nostri cari protagonisti (alcuni li ripeterò dallo scorso capitolo):

 

Lituania – Tassorosso, 4 anno

Polonia – Tassorosso, 4 anno

Danimarca (Mathias) – Grifondoro, 5 anno

Norvegia (Lukas) – Serpverde, 5 anno

Canada – Tassorosso, 4 anno

Ucraina (Enkaterina) – Tassorosso, 7 anno

Sud Italia – Serpeverde, 6 anno

Spagna – Serpeverde, 6 anno

 

E credo di averli detti tutti. Ah, poi volevo fare una precisazione sull'elenco della volta scorsa: per sbaglio avevo scritto Grecia – Corvonero, 4 anno, ma Hercles non va al quarto bensì al 6 anno di Corvonero. Perdonate la svista.

Poi un'ultima cosa: per impedire che mi vengano attribuiti onori non miei vi scriverò chi tra me e la mia stimata collega ha scritto le varie parti in questo e nel capitolo precedente (le varie idea, ci tengo però a precisare, sono frutto di entrambi):

Capitolo 1: introduzione, momento FrUk, momento Sufin sono da attribuirsi a Lady White Witch

Momento GerIta, momento AmeViet, finale sono da attribuirsi al sottoscritto

Capitolo 2: introduzione, momento LietPol, momento CanUkr sono da attribuirsi a me

Momento DenNor, momento Spamano, finale sono da attribuirsi a Lady White Witch

Spero che abbiate letto con piacere il capitolo, ci vediamo alla prossima, bye!!!!!!

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Capitolo 3
*** Beauxbatons e Durmstrang ***


BEAUXBATONS E DURMSTRANG

 

 

Quando Ariovisto entrò nell'ufficio del preside, trovò tutto in disordine, con carte e libri vari che costellavano il pavimento.

''Va bene che vuoi dare del lavoro a Gazza... ma perchè non provi ogni tanto a mettere in ordine?''

Il diretto interessato scrollò le spalle, mentre leggeva la lettera che quella mattina gli aveva inviato il Ministero: ''Non sono un Corvonero, Arry caro''

''Perchè Arry? Lo sai che lo detesto''

Cesare ghignò, compiaciuto: ''Oh, lo so... ma è sempre divertente prenderti un po' in giro, quando siamo da soli''

''In realtà lo fai anche di fronte agli studenti''

''Solo perchè tu minacci di trasfigurarmi in un serpente!''

Il biondo scosse la testa. Stava parlando con un ex Grifondoro, provare a ragionarci era più inutile che tentare di far ammettere a suo nipote Gilbert di non essere infallibile come crede.

'' Comunque - chiese l'italiano - Come mai sei qui? Non dovresti aiutare Lumacorno?''

''Dei Tassorosso del secondo anno mi stanno sostituendo''

''Attento, questo è sfruttamento minorile''

“Lumacorno non li sta sottoponendo ai lavori forzati, al massimo li farà tenere in mano le sue pozioni più preziose''

''Ah... beh, stia attento che non ne prendano in prestito qualcuna. Ma non hai ancora risposto alla mia prima domanda. Perchè sei qui?''

Il tedesco si sedette sulla sedia di fronte alla scrivania, dopo averla liberata da carte di Ciocorane e Gelatine Tutti i Gusti +1: ''Sono venuto qui per parlarti del torneo''

''Oh, quello. Si, ci hanno avvisato veramente all'ultimo minuto. Incredibile, vero?''

''Già... un po' troppo, per i miei gusti''

Cesare sollevò gli occhi dalla lettera, e li puntò su quelli del vicepreside: ''Sospettoso come sempre, eh?''

''Lo devo essere, dato che tu non lo sei affatto! Il Ministero ha sempre avuto i suoi problemi, è vero. Ma un simile errore, specie ora che ci lavora anche la Granger... mi pare troppo strano, anche per i loro standard''

''Hermione Granger non lavora all'Ufficio di Cooperazione Magica Internazionale''

''No, ma ci lavora suo cognato. Ammettilo, Cesare. Non hanno mai cambiato di punto in bianco idea. E dopo l'ultimo torneo, hanno sempre evitato Hogwarts come la peste”

'' Cosa temi? - chiese l'altro, meno apprensivo di lui - Che ci sia qualche nuovo Peter

Minus che voglia riportare in vita il Signore Oscuro?''

''No, ma sai chi è il preside di Durmstrang?''

Cesare strinse i pugni, e per un attimo la sua espressione divenne più dura: ''Quell'uomo è ancora vivo? Credevo che avesse già raggiunto l'altro mondo''

''Alexei Braginski è ancora vivo e in salute, purtroppo per noi''

''Continua ancora a inculcare ai suoi allievi l'idea che i purosangue siano i migliori?''

''A quanto ho saputo, sembra di sì''

''Incredibile... due guerre magiche, e ancora non hanno capito che tutta la storia dei purosangue è una gran cazzata''

Oh, quando si arrabbiava Cesare ricordava tanto suo nipote Romano. Ecco da chi aveva preso il maggiore dei fratelli Vargas.

''Oltre i suoi discutibili metodi di educazione - continuò Ariovisto, mentre il preside imprecava contro il russo - C'è anche un'altra cosa...''

''Quale?''

''Ho il sospetto che sia stato un Mangiamorte''

Cesare si fermò a riflettere, con due dita sotto il mento.

''Non è un'ipotesi tanto assurda - biascicò l'italiano - Date soprattutto le sue convinzioni pericolosamente vicine al credo del Signore Oscuro e dei suoi accoliti''

''Ha studiato qui... ma perchè durante la seconda battaglia di Hogwarts non è venuto, come altri ex studenti? Nessuno durante il periodo della risurrezione di Voldemort l'ha visto. Sembrava come sparito nel nulla''

''Poi... puff... eccolo riapparire all'improvviso come nuovo preside di Durmstrang, con tre marmocchi a carico - continuò il preside - E gli ultimi anni della sua vita, completamente avvolti nell'ombra''

''L'idea di saperlo qui, non mi piace affatto''

''Nemmeno a me '' convenne Cesare, mordendosi un labbro. Nessuno dei due provava stima nei confronti dei Mangiamorte, dal momento che i loro nipoti erano rimasti orfani proprio a causa loro. E sapere che un probabile ex Mangiamorte si sarebbe trovato a pochi passi da loro, senza che loro potessero denunciarlo per mancanza di prove, li mandava in bestia.

''Non abbiamo prove...''

''Già...''

''Si farà beffe di noi, sai?''

''Già...''

''Come possiamo fare, per smascherarlo?''

''Non è uno sprovveduto, qualunque trucco cercheremo di usare contro di lui verrebbe facilmente scoperto''

“ E allora? - chiese il vice preside - Lo lasceremo in pace? Faremo finta di nulla? Avere un Mangiamorte, anche se presunto, qui ad Hogwarts....''

''Ti capisco, so esattamente come ti senti. Non so se dietro il cambio improvviso ci sia la mano di qualcuno, o meno. Ma ne potremo approfittare per fare i nostri accertamenti su di lui. Alexei Branginski non dovrà sottovalutare Hogwarts e i suoi insegnanti''

In quel momento, prima che Ariovisto potesse ribattere, entrò Gilbert senza neppure avere la decenza di bussare.

'' Gilbert!''

''Ehi, ciao nonno. E' un piacere anche per me, sai?''

''Che ci fai qui? E come sei entrato?''

L'albino fece spallucce: ''Conosco la parola d'ordine''

''Gliel'hai detta tu?''

Cesare negò col capo: ''Non la sanno nemmeno i miei nipoti''

''Comunque, se avete finito di farmi il terzo grado, c'è bisogno di voi nel cortile''

''Cos'è successo stavolta?''

''Beh, Sadiq Adnan ed Heracles Karpusi”

“No... di nuovo loro?''

''Che vuoi farci, nonno. Ringrazia il cielo che almeno non sono nella stessa Casa''

Al pensiero di quei due entrambi tra i Serpeverde, il sangue nelle vene del tedesco si gelò. Già avevano una pessima fama a scuola. Adnan e Karpusi insieme l'avrebbero solo peggiorata.

''Vado a evitare che facciano esplodere qualcosa. Dio solo sa quanto ci è voluto ricostruire tutto, dopo l'incendio che appiccò Seamus Finnigan''

 

Quando entrarono alla Torre di Corvonero, Ludwig e Feliciano trovarono la sala completamente vuota. Il tedesco inarcò un sopracciglio: ''Ma dove sono tutti?''

''Kiku sta ancora contrattando con Nick quasi senza testa '' disse Feliciano, andando in direzione della sua camera da letto. Le lezioni erano state annullate, e lui aveva tutta l'intenzione di farsi un pisolino prima di cena.

''Ber?''

''Mi sembra che sia andato da Tino''

''Allora... Arthur?''

''Sta litigando con Francis in Sala Comune''

Il tedesco arrossì. Se non c'erano neppure quelli del primo anno, intenti in chissà quale esplorazione del castello... voleva dire che lui e Feliciano erano da soli. Completamente. Si sentiva bruciare le guance.

''Ve, Lud... tutto bene? - domandò l'altro, agitatosi all'improvviso rossore dell'altro - Mica ti sta salendo la febbre? Te l'aveva detto Kiku che non avresti dovuto allenarti tutta la sera al campo di Quidditch!''

''Nein, sto bene non preoccuparti'' disse, ma la sua agitazione non fece che aumentare quando l'italiano gli si appiccicò addossò, stando sulle punte per poter essere alla sua stessa altezza. Gli mise una mano sulla fronte, ed esclamò: ''Ma tu hai la febbre! Sei caldissimo!''

''No, sarà solo per l'emozione di oggi... sai, per il Torneo Tremaghi...'' biascicò Ludwig, sperando che l'altro gli credesse e si allontanasse. L'italiano piegò appena le testa di lato, in un espressione confusa che l'altro Corvonero trovò dannatamente adorabile (anche se quello non l'avrebbe detto ad altra voce. I ragazzi non sono adorabili).

''E' molto pericoloso, vero? Arthur ha detto che ci sono stati dei morti''

Prima cosa da fare quella sera: strangolare l'inglese per aver fatto preoccupare Feliciano.

''Beh, si... è comunque un torneo che serve per dimostrare le abilità di un mago. Ma comunque la competizione moderna è molto meno pericolosa che in passato''

''Davvero?''

''Si, davvero''

Il viso di Feliciano si illuminò, e prese le mani dell'amico: ''Allora vogliamo partecipare?''

''Cosa?''

''Ma sì, perchè non partecipiamo? - ripeté il giovane - Io non sono granchè come mago, ma potrei aiutarti a vincere''

''Ma...''

''E poi, tu sei uno dei migliori Corvonero dell'ultimo secolo. A parte Arthur e Ber, ma con loro è un discorso diverso''

''Ja, ma...''

''Non vuoi? E' perchè sono inutile, vero? Lo puoi dire, tanto lo so già...''

''Non sei inutile - l'interruppe Ludwig, per evitare che il più piccolo piangesse. Non sopportava vederlo con gli occhi lucidi, specie se era per colpa sua - Non sarai ... abile con gli incantesimi, ma non sei inutile. E poi, io non voglio partecipare al torneo''

''Ve... perchè?''

''Su una cosa Arthur ha ragione: è troppo pericoloso, per dei ragazzini del quinto anno. Una competizione del genere dovrebbe essere affrontata solo da maghi esperti, come quelli del settimo anno. Yao e Alistor potrebbero farlo, ma noi... noi è meglio se restiamo a guardare. Rischiare la vita è più una cosa da Grifondoro''

''Ve... ma tuo fratello vuole partecipare''

''Con lui ci parlerò stasera''

Gilbert era un testardo di prima categoria, e con un orgoglio pari solo alla sua megalomania. Ed anche se era un mago abile, aveva dei difetti che nel Torneo gli sarebbero risultati fatali. Se non voleva andare a trovarlo durante l'estate al San Mungo, era meglio se lo convinceva a non iscriversi. Sarebbe stato più facile convincere Kiku a non fotografare tutto quello che vedeva a Hogwarts, piuttosto.

''Ve... secondo te chi sarà il giudice?''

''Sai che non ne ho...''

''Ehm... ho interrotto qualcosa?''

Quando vide Heracles, Ludwig per istinto si allontanò subito da Feliciano e si appoggiò con la fronte sul muro. Che diavolo gli stava succedendo, da qualche giorno? Perchè avere l'italiano tanto vicino lo... destabilizzava?

''Ve... Heracles, che ti è successo?''

''Tsk, niente - biascicò il greco, irritato e con il viso costellato di brufoli - Io e lo stupido turco abbiamo solo avuto un duello magico''

''Ve... e chi ha vinto?''

“Secondo te?''

''Sadiq?''

Il greco sbuffò. Perchè nessuno aveva mai fiducia nelle sue capacità di mago? Solo perchè si addormentava due tre volte durante le lezioni... per minimo mezz'ora per volta.

''Non sarebbe meglio andare da Madama Chips?'' chiese il tedesco, una volta ripresosi dalla vergogna provata poco prima.

''Nah, tanto gli effetti svaniranno tra poco''

''No, ve! E' meglio andare in infermieria. Così ci vai anche tu Lud''

''Io?''

Feliciano annuì, e prese entrambi per il lembo della divisa: ''Si, tu. Così controlliamo se hai la febbre. Ed Heracles potrà far sparire prima quei brufoli''

''Ma...''

Non ci fu verso di far cambiare idea al ragazzo, che li potrò entrambi da madama Chips... rischiando più volte di finire giù a causa delle scale e la loro fissa di cambiare per via della noia. Ludwig ringraziò che non ci fossero altri studenti a guardarli...

Peccato che la Dama Grigia, vedendo lui e Feliciano mano nella mano, sorrise serena: “Ah, mi ricordate me e il Barone alla vostra età''

E no, non aveva neppure fatto accenno ad Heracles.

 

I Grifondoro non avevano perso tempo ed erano tornati nella propria Sala Comune per discutere a proposito della notizia appena data dal preside.

E così, in un angolo in disparte stava avvenendo un'accesa discussione tra tre dei memebri più noti della casa.

“Il torneo Tremaghi, eh? Ragazzi è una figata pazzesca!” esordì Mathias con gli occhi che brillavano

“Lo so! - rispose Alfred che era gasato quanto il danese - Non ci posso credere! E io parteciperò statene certi”

“E speri di essere scelto? Scordatelo amico! Il re del nord qui presente sarà colui che rappresenterà Hogwarts e straccerà gli avversari!”
“Sogna pure, Mathias, perché vedo che tu stai continuando a dimenticarti di una cosa?”

“Cioè?”
“Io sono l'eroe” e proruppe in una risata gioiosa. Oh, quanto aveva aspettato per pronunciare quella frase di quel film babbano che gli aveva mostrato Kiku.

“Ehi, di un po', mate - intervenne in quel momento Kyle rivolto al migiore amico - Non è che tutta questa tua voglia di partecipare viene dal voler fare colpo su una certa vietnamita di nostra conoscenza?”

L'americano arrossì: “M-ma che vai a pensare? Lo faccio per dimostrare il mio coraggio!”

“Sì sì, certo come no. Ti suggerisco di andare a prendere un po' d'aria. Sei diventato color ciliegia”

Il ragazzo si coprì in fretta le guance mentre gli altri due scoppiavano a ridere.

“Sai, Alfie, credo proprio che prima o poi dovresti proporre a Kim di uscire” esclamò Mathias asciugandosi una lacrima.

“Ah ah ah... no!”

“Oh, andiamo mate, si vede che siete cotti l'uno dell'altro. Esattamente come si capisce che Mat qui presente è stracotto e ricambiato da Lukas Bondevik”

“Esattamente! - sorrise il danese prima di assumere un'aria confusa - Aspetta...”

“Sono quattro anni - continuò l'australiano ignorando completamente il biondo - Che andate avanti con questa storia. Ormai tutti vi considerano una coppia. Di recente il Frate Grasso mi si è avvicinato e mi ha chiesto quando avevate intenzione di programmare le nozze, che lui sarebbe stato più che felice di celebrarle”

“Oh, quindi credi che si offrirà di celebrare anche quelle tra me e Lukas? Ho già in mente lo scenario: le pendici di un vulcano attivo, un gruppo di cattivi che tengono imprigionato Norge per fare da esca al re del nord, il sottoscritto che compare fiero brandendo la sua ascia, mi getto tra i cattivi, li sconfiggo e prendo Lukas che mi ringrazia e mi bacia appassionatamente, poi però compare il capo dei cattivi e...”

Ma mentre il danese continuava il suo monologo auto-celbrativo Alfred non poteva che pensare a Kim e alle anomale sensazioni che da quell'anno stavano incominciando a venire fuori ogni volta che la vedeva.

 

Nessuno creda che i Serpeverde fossero immuni all'euforia generale dovuta all'imminente torneo. Certo, avevano una facciata di nobile menefreghismo da mostrare, ma loro erano emozionati esattamente quanto gli altri. Anzi, probabilmente lo erano ancora di più. Non godevano di particolare stima a scuola, data la fama oscura che da sempre accompagnava la loro casa. Ma se uno di loro fosse stato scelto per il torneo Tremaghi, allora un sacco di cose sarebbero cambiate. Se lo studente più degno si fosse rivelato un Serpeverde, le altre case avrebbero dovuto riconoscere che tra di loro non si annidavano solo futuri signori oscuri o pseudo dominatori del mondo. E poi, andiamo, Peter Minus e Gilderoy Allock non erano Serpeverde, eppure si erano rivelati i peggiori maghi della loro generazione.

“Io parteciperò al torneo! E state pur certi che lo vincerò!”

Abel alzò gli occhi dal libro che stava leggendo. Al centro della Sala Comune Alistor Kirkland si stava esibendo in uno dei suoi siparietti da ''inchinatevi di fronte a me, mortali, sono più figo di tutti voi messi insieme'' , ghignando come un bambino prima di rovinare i capelli alla sorella maggiore.

Tutti stavano discutendo se partecipare o meno ed anche lui doveva ammettere di essere tentato. I rischi erano tanti ma se si pensava a quello che si poteva ottenere: la fama, l'onore, il prestigio, ma soprattutto il premio in galeoni! Belle non avrebbe approvato per via dei suoi ''principi morali'', ma doveva ammettere che la prospettiva di partecipare, vincere e guadagnare una bella sommetta in denaro, solleticavano la sua fantasia.

''Credetemi - continuò il suo monologo il rosso - Se parteciperò, farò vedere a quei corvi che sono solo dei topi di biblioteca bravi a parlare che in sostanza non hanno il coraggio neppure di affrontare il Barone sanguinario''

''Concordo - biascicò Sadiq, con un occhio nero e il labbro spaccato - Sono totalmente con te, amico''

Abel inarcò un sopracciglio: ''Tutto quest'odio per i Corvonero da dove esce? Di solito noi Serpeverde non dovremmo odiare i Grifondoro?''

''A noi piace cambiare le tradizioni''

''Bah, contenti voi''

Sadiq ed Heracles erano nemici naturali, come cane e gatto. Purtroppo per Hogwarts, erano peggio della coppia di nemici Harry Potter e Draco Malfoy. Almeno quei due si davano un certo limite. Heracles e Sadiq invece avevano ingaggiato una lotta senza esclusione di colpi. L'unico capace di farli calmare, per chissà quale miracolo, era Kiku Honda. L'antipatia di Sadiq per i corvi era colpa di Heracles. Mentre per Alistor, l'antipatia era tutta per suo fratello. Si poteva dire che si trattasse delle classiche invidie tra fratelli nelle famiglie purosangue. I Black ne erano un esempio.

''Alistor, non per dire, ma comunque non a tutti piace cambiare le tradizioni'' disse il giovane, mettendo da parte il suo libro. C'erano cose più interessanti da fare, in quel momento.

Il diretto interessato lo fissò, senza capire: ''Che intendi, scusa?''

''Non hai notato l'assenza di qualcuno, qui?''

''Sai quanti Serpeverde ci sono, Abel? Come faccio a ricordarmeli tutti?''

L'olandese sospirò. Era pronto per lanciare la sua bomba: ''Francis Bonnefoy, amico. Non ti sei accorto che lui qui non c'è?''

''Allora? Sarà con quegli altri due idioti dei suoi amici''

''Antonio è con Romano Vargas - intervenne Sadiq - Lo sta costringendo ad approfittare della giornata libera per allenarsi con il Quidditch. Mentre Gilbert cerca di estorcere a suo nonno delle informazioni sul torneo. Vuole sapere chi sarà il giudice''

''E indovina con chi sta Francis?''

''Mi dovrebbe interessare?'' biascicò Alistor, coi pugni pericolosamente chiusi.

''Beh, sì... dato che fonti sicure (alias Kiku Honda di Corvonero), ma hanno detto che un certo francese sta passando molto tempo con il tuo fratellino Arthur. La mia fonte ha beccato Francis più di una volta fissare il culo di Arthur senza che lui se ne accorgesse''

Una vena si gonfiò sulla fronte di Alistor. Poteva anche fingere di odiare il fratello minore, ma era chiaro come il sole (tranne al biondino Corvonero), che un po' ci teneva a lui.

''Gli fissava il culo?''

''Ho delle foto che lo provano''

''Aspetta - fece sorpreso il turco - Tu avresti comprato delle foto di Kirkland e Bonnefoy?''

''Ehi, non sono per me, ma per mia sorella. A quanto pare, li shippa. E no, non chiedetemi cosa significa''

''Ci sono altre foto?''

''Mhm... credo di si. Ehi, che fai?'' chiese, guardando il rosso allontanarsi e andare verso l'uscita.

''Non sono affari tuoi''

''Se vuoi sapere chi è la mia fonte, è Kiku Honda. Forse lo trovi in biblioteca''

“Tsk... grazie''

Era chiaro cosa volesse fare il maggiore dei Kirkland: voleva comprare tutte le copie della foto incriminata dal giapponese. Anche se non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce. Abel, essendo il suo migliore amico, lo conosceva bene come le sue tasche.

''Ragazzi, ho una notizia bomba per voi'' fece euforico Gilbert, entrando nello stesso momento in cui se ne stava andando Alistor.

''Dilla a loro, io ho cose più importanti da fare''

L'albino lo fissò, e una volta che se ne fu andato chiese: ''Ehi, che gli è successo? Ha scoperto che Tonio ha preso un voto più alto di lui a Trasfigurazione... di nuovo?”

Abel scosse la testa: ''Nah, niente di chè Gilbert. Solo, meglio se Francis per il prossimo semestre non gli si avvicini troppo''

''Qual'è la notizia bomba che volevi dirci?''

''Uhm... cosa?''

''Sadiq ti ha chiesto che cosa volevi dirci. E sbrigati, che il tempo è denaro. E io devo distribuire altre copie di certe foto alle ragazze di Tassorosso''

Gilbert si prese un attimo di pausa: ''So chi sarà il giudice''

“Non dire cazzate''

''Ma è vero!''

''Seh, come no''

''Sto dicendo la verità!''

''Ti credo, Gilbert... scusami, ma io adesso me ne devo andare. Il denaro mi chiama''

''Tsk, malfidato''

''Non puoi mica dargli tutti i torti - disse il turco - Ne hai dette di palle in sei anni''

''Il Magnifico non mente. Altera leggermente la realtà alle sue stupefacenti imprese''

''Seh, certo...''

''Ma io so davvero chi sarà il giudice. Mio nonno mi ha detto che sarà una cosa molto simile al Cappello Parlante, un oggetto magico che dovrà riconoscere gli studenti più degni di tutte e tre le scuole. E sta certo che io sarò scelto''

''Ma tuo fratello non ti ha detto che non devi partecipare?''

''Ehi, il maggiore sono io. E quando sarà svelato il giudice (e voi vedrete che avevo ragione io), farò un piccolo scherzetto a West''

Sadiq inclinò appena la testa: ''E se venisse scelto?''

''Chi, lui? Andiamo, è un Corvonero. E' ovvio che il giudice sceglierà o un Grifondoro o un Serpeverde''

''Guarda che all'ultimo torneo scelse un Tassorosso''

''Dettagli''

“Seh, come no... ma se Ludwig venisse scelto, tutta la gloria andrebbe a lui''

''Ma che gloria ! - esclamò il giovane - Al massimo guadagnerebbe un mese al san Mungo. Io lo iscriverò... tanto, so benissimo che il giudice sceglierà qualcuno di più figo. Tipo me''

''Se ci credi ....''

Intanto, il turco non aveva dubbio. Se il giudice sarebbe stato veramente un oggetto magico come il Cappello Parlante, avrebbe preferito Ludwig al fratello.

 

“Ehi Ber - esclamò Tino rivolto all'amico uscendo dal passaggio che conduceva alla sua Sala Comune - Mi avevano detto che eri qui fuori e che mi volevi parlare, che c'è?”

Lo svedese, che a sentire la sua voce si era voltato, lo fissò e deglutì.

<< Ora chiediglielo ora! - pensò il gigantesco biondo - È semplice, digli solo: cosa ne penseresti se io partecipassi al Tremaghi? No no, non va bene. Devi essere meno diretto... Ecco! >>

“Che ne pensi di questa novità?” chiese col solito tono di voce basso.

“Intendi il Tremaghi? - rispose il più piccolo - Beh, è una manifestazione importante e tutto, solo... Oh, ti dico la verità? La trovo una cosa stupida, va bene?”

Lo svedese assunse un'aria colpita mentre il ragazzino continuava il discorso: “È eccitante e tutto, e forse sarà anche divertente, ma a dire la verità è così rischiosa che non so. Di sicuro io non parteciperei mai. Mi pare qualcosa da... da Mathias! Ecco, mi pare una cosa molto da Mathias, cioè da irresponsabili”

Man mano che il finlandese andava avanti il morale del più grande scendeva sempre più sottoterra: e così Tino la trovava una cosa stupida, però...

Una vocina nella sua testa continuava a ripetergli che se avesse partecipato e avesse vinto il ragazzo per cui aveva una cotta non avrebbe potuto fare altro che ammirarlo per il coraggio appena dimostrato.

“Era di questo che mi volevi parlare?”

La voce di Tino lo riportò alla realtà. Si costrinse ad assumere un'aria fredda per mascherare i propri pensieri: “Ecco, no... Ti volevo chiedere... A che ora è l'appuntamento con Lukas e Dan per il prossimo incontro?”

“Oh” il ragazza gli diede le indicazioni prima che il Corvonero decidesse di tornare nella propria Sala Comune. E mentre si arrampicava su per le scale della torre, Berwald prese una solenne decisione...

E mentre avveniva non visto questo discorso, nella Sala Comune di Tassorosso tutti gli studenti avevano ignorato il coprifuoco e ciascuno stava parlando con l'amico, il compagno o il conoscente sulla novità appena data così repentinamente dal preside.

Solo una persona pareva essere immune da tutta quella euforia.

Enkaterina se ne stava addossata al muro persa completamente nei suoi pensieri mentre tutti i suoi compagni discutevano.

“Chissà come saranno quelli delle altre scuole?”

A sentire quella frase la ragazza alzò allarmata la testa.

“Non lo so, ma sono proprio curioso”

“Ho sentito che gli alunni di Beauxbatons sono tutti bellissimi”

“Io invece ho saputo che quelli di Durmstrang sono esperti nelle arti oscure”

“Saranno di sicuro dei tipacci”

“Chissà com'è il loro preside?”

Enkaterina non resistette più. Si staccò di botto e, senza essere vista, uscì dalla Sala Comune.

“Ehi, Enkaterina, cosa...?” cercò di domandare Tino che stava rientrando in quel momento dopo il discorso con Berwald, ma la ragazza gli passò accanto quasi come se non esistesse.

Una volta fuori cominciò a correre mentre i pensieri vorticavano nella sua testa più confusi che mai.

<< Perché? Perché devo rivederli? Non ho già sofferto abbastanza? Sono passati così tanti anni, chissà come saranno cresciuti... No! Non devo farmi portare dal sentimentalismo! Devo ricordarmi che c'è anche lui! E lui ha messo bene in chiaro come stanno le cose! >>

Si fermo e si chinò sulle gambe col fiatone. Non sapeva dove si trovava, aveva continuato a camminare incurante di dove si stesse dirigendo.

“Cosa devo fare, mamma?” mormorò mentre si portava una mano al cuore.

“Enkaterina?”
La ragazza sobbalzò prima di voltarsi e incrociare lo sguardo preoccupato di...

“Matthew! - esclamò vedendo il canadese. Notò di avere le guance rigate dalle lacrime e si affrettò ad asciugarsele - Che ci fai qui?”

“Ti ho visto uscire in fretta dalla sala. Parevi sconvolta, così ho deciso di seguirti. Ma... stai piangendo!” e si avvicinò.

La ragazza lo fermò con un gesto della mano: “No, sto bene, fidati. Solo... una cosa personale, nulla di preoccupante”

Stava sorridendo ma il ragazzo continuava a fissarla con aria seria: “Enkaterina, ti prego ascoltami e ricordati la frase che mi hai detto: se avrai bisogno di aiuto, io per te ci sarò sempre. Non preoccuparti a condividere con me le tue preoccupazioni, io sono tuo amico”

La ragazza lo fissò per un attimo: “Grazie Matt, ma ti giuro che non è niente. Ora però torniamo in Sala che se Gazza ci becca fuori a quest'ora ci toccherà stare a sentire una delle sue filippiche su come ai suoi tempi venivano puniti gli studenti”

Matthew non pareva molto convinto della prima affermazione dell'amica ma annuì. Se lei preferiva comportarsi così allora un motivo senz'altro c'era.

E mentre il ragazzo le dava le spalle per tornare in Sala lei si lasciò sfuggire un'espressione di puro rammarico.

<< Sì, Matthew, lo so che per qualunque cosa tu ci sarai, ma per questa particolare cosa tu non puoi esserci. È una sfida che devo affrontare con le mie sole forze >>

 

L'ansia e l'eccitazione per la notizia dell'arrivo delle due scuole proseguì anche il giorno dopo.

Durante la colazione in Sala Grande si sentirono tutte le teorie possibili riguardanti gli studenti stranieri e il giudice del torneo. Stranamente ogni volta che questo argomento veniva tirato fuori Gilbert ghignava in maniera che, a detta di Ludwig, era a dir poco preoccupante.

E le cose continuarono anche nelle Sale Comuni e nei corridoi del castello, al punto che Arthur per essere lasciato in pace fu costretto a chiudersi in camera e a minacciare i compagni di stanza che chiunque fosse entrato lì con il solo scopo di fare casino o di parlare con lui del torneo si sarebbe beccato una decina di fatture parecchio interessanti in faccia. Questo comportamento pareva essere eccessivo persino per l'acido inglese, però da quando la sera prima aveva discusso con Francis riguardo una non ben specificata cosa era diventato intrattabile.

Un'altra particolarità di quel giorno erano i professori che se ne andavano di qua e di là in cerca di determinati alunni per intimare a questi di tenere un comportamento adeguato. Gilbert, Antonio e Francis venne ripresi tre volte da tutto quanto il corpo docente, e neanche Lovino, Alfred, Kim (a questa fu più che altro richiesto di non attaccare briga con l'americano), Mathias e Alistor furono esenti da richiami.

Alla fine la sera tutti gli studenti (ciascuno nel suo abito migliore) si erano radunati all'esterno del gigantesco castello ad aspettare l'arrivo degli studenti stranieri.

“Bloody hell, è davvero necessario? - si lamentò Arthur infagottato nel mantello - Ci saranno massimo nove gradi! Perché non possiamo aspettarli dentro invece di gelare qua fuori come degli idioti?!”

“Mon amour, ma se hai freddo ci penso io a riscaldarti. Su, vieni tra le braccia del fratellone, oh oh oh!”

“Taci pervertito e sta lontano. Meglio morto assiderato che vicino ad uno come te!”

Poco distante c'era anche un'altra persona che non pareva apprezzare la situazione in cui si trovavano.

“Veeee, freddo”

Ludwig spostò lo sguardo dall'orizzonte per focalizzarlo sul castano al suo fianco: “Feliciano, succede qualcosa?”

“F-f-freddo” spiegò il mediterraneo battendo i denti.

“Scusa, ma non ti sei portato dietro una sciarpa o robe del genere”

“E-ero ta-talmente eccitato per l'arrivo che-che me ne sono dimenticato”

Il teutonico sbuffò. Poi lo fissò meglio e vide che stava davvero soffrendo quella bassa temperatura. A quel punto fece una cosa che stupì entrambi.

Feliciano stava continuando a tremare fino a che non sentì qualcosa di caldo e soffice avvolgerglisi attorno al collo. Guardò meglio e vide che aveva addosso la sciarpa blu-bronzo del tedesco.

“Ecco, così non dovresti avere più problemi” disse il biondo per poi tornare ad osservare il cielo leggermente rosso in viso.

Anche Feliciano arrossì prima di sorridere e dire: “Grazie mille, Lud”

L'altro grugnì qualcosa mentre diventava sempre più simile ad un pomodoro.

Poco più in là tra le file dei Serpeverde vari ragazzi si allontanarono da Alistor e Romano che a vedere quegli atteggiamenti dei loro fratelli avevano incominciato a mormorare frasi che suonavano molto come metodi per torturare Francis Bonnefoy e Ludwig Beilschmidt.

Tutt'a un tratto qualcuno urlò: “Laggiù!”

L'attenzione fu portata verso il punto indicato: una striscia di terra che fiancheggiava il lago. Un enorme e non meglio identificato oggetto stava venendo verso il castello a velocità parecchio elevata.

“Non ci credo, sono bellissimi...” le parole della piccola Lily si dispersero nel silenzio generale mentre tutti capivano finalmente cos'era che stava venendo loro incontro.

Si trattava di un'enorme carrozza blu polvere delle dimensioni di una casa, trainata da poco meno di una dozzina di giganteschi... cigni. Ma non erano uccelli normali: saranno stati grandi circa come dei pony.

“Elegante come sempre, eh?” esclamò con un sorriso Cesare rivolgendosi al vicepreside.

Planarono dolcemente per poi posarsi con grazia per terra. Dal bordo scese una leggera scaletta.

Una volta che anche questo procedimento fu portato a termine la porta si aprì e scese una donna elegante, i capelli castani erano lunghi e verso le estremità si raccoglievano in eleganti boccoli, indossava un leggero abito bianco e senza maniche, ma non pareva patire in alcun modo il freddo, il volto era giovane e fiero atteggiato in un sorriso caldo e aperto, ma al contempo estremamente enigmatico. Gli occhi grigi saettavano da una parte all'altra per poi fermarsi definitivamente sul preside di Hogwarts.

“Cesare!” esclamò la donna dirigendosi verso di lui mentre il sorriso si allargava sempre di più.

“Atena! - esclamò l'italiano aprendo le braccia in segno di accoglienza - Benvenuta. Tu e la tua scuola siate ben accolti da Hogwarts!”

Il castano si esibì in un elegante baciamano per poi continuare: “Vedo che avete sostituito i cavalli alati con cigni. Beh, daltronde è risaputo che tu sei sempre stata attratta dai grandi uccel...”

KRASH!

L'intera scuola sobbalzò mentra il professor Beilschmidt alzava esasperato gli occhi al cielo.

“Cesare caro - cinguettò la preside di Beauxbatons con la bacchetta ancora levata in cielo proprio dove si era materializzato il vaso che cadendo aveva centrato la testa del preside italiano ora riverso per terra mentre imprecava dal dolore - Mi pare di avertelo detto chiaro e tondo più volte quando stavamo insieme: non apprezzo battute di questo genere. Pertanto gradirei che tu evitassi di farle fintato che vivremo sotto lo stesso tetto, va bene?”

“Però che donna sexy”

Heracles si voltò a guardare in direzione di Sadiq: “Ti spiacerebbe evitare questo genere di commenti, razza di porco turco?”

“Beh, problemi nano greco? Neanche fosse una tua parente...”

“A dire il vero: lei è mia madre”

A sentire quelle parole il moro spalancò la bocca per poi guardare prima la donna, poi il ragazzo, poi di nuovo la donna e focalizzarsi infine su Heracles.

“Beh, sai allora che ti dico: l'aspetto di certo non l'hai preso da tua madre”

E mentre si scatenava una rissa nelle retrovie Cesare riprendendo man mano conoscenza mugolò qualcosa e Atena annuì soddisfatta prima di voltarsi e dire: “Loro sono gli studenti che hanno deciso di partecipare al torneo!”

All'istante l'attenzione generale venne catturata dal gruppo di ragazzi appena scesi dalla carozza. Praticamente tutti tremavano per il freddo. Tutti tranne una ragazza dai lunghi capelli castani.

“Insomma - brontolò - C'era davvero il bisogno di venire fin qui su quella carrozza così frù-frù? Potevo benissimo farmela da Beauxbatons a qui a cavallo della mia fedele scopa”

La donna sospirò: “Signorina Hedervary, la prego. Ne abbiamo discusso per tutto il viaggio: e come avrebbe fatto a sorpassare le tempeste che abbiamo incontrato lungo manica? Sarebbe senz'altro finita in mare”

“Perfetto: avrei unito all'allenamento anche un po' di nuoto” replicò decisa, e per rimarcare quanto detto fece un passo in avanti entrando finalmente nella luce.

Non appena videro il suo volto, metà degli studenti trattennero il fiato.

“Non ci credo, ma lei è...” mormorò Ludwig.

“Ve! Cosa c'è? Chi è quella? Aspetta, ha un aspetto familiare... Lud, ma non si tratta della ragazza della foto?!”

“Sì, è lei. Elizabeta Hedervary, giocatrice professionista di Quidditch, Battitrice della nazionale ungherese, una delle atlete più note a livello internazionale”

Mentre tutti continuavano a fissare la ragazza che dispensava calorosi sorrisi a tutti coloro che incrociavano il suo sguardo, la discussione tra i due presidi continuò finché Atena non diede l'ordine ai suoi alunni di entrare.

Dopo un'altra pausa, stavolta animata dalle discussioni dei vari studenti dopo aver visto quella star del Quidditch, Heracles esclamò: “Ma non fa più freddo?”

Il fiato effettivamente aveva incominciato a condensarsi ad ogni respiro. Poco distante sopra le montagne avevano preso a formarsi delle minacciose nubi.

Il preside divenne rigido mentre mormorava: “E finalmente è arrivato...”

I ragazzi trattennero il fiato mentre vedevano comparire dalla coltre bianca l'immensa immagine di una galeone volante. Lo scafo lucido risplendeva riflettendo le luci del castello, solo le vele stonavano: lacere e malconcie, come se fossero appena usciti da una tempesta parecchio violenta.

La nave eseguì delle manovre mentre si sentivano delle urla e lo scalpicio di vari piedi provenire dal monte. Si fermò nel lago sollevando grandi spruzzi. Dopo un po' attracco e si vide scendere dal veliero una fila di figure.

Erano tutte vestite di scuro, tranne la prima che aveva un mantello chiaro.

Matthew sentì Enkaterina al suo fianco trattenere il fiato, ma non fece in tempo a chiederle cosa aveva che le figure divennero visibili e in particolare l'aprifila.

Era un uomo che pareva avere circa sui quaranta anni. Man mano che si avvicinava il silenzio piombò sugli studenti, al punto che l'unico rumore era quello degli stivali del nuovo venuto sul terreno: era alto, indossava un mantello piuttosto malconcio che aveva presenti vari strappi soprattutto sull'orlo, sotto invece era molto elegante, portava i capelli bianchi che gli arrivavano circa a metà del collo tenuti indietro, sul viso all'altezza dello zigomo era presente una cicatrice che si perdeva nella incolta baraba dello stesso colore dei capelli, gli occhi erano di un blu talmente scuro da ricordare le profondità oceaniche ed erano privi di qualsivoglia calore.

“Alexei! - esordì Cesare sorridendo - Benvenuto!”

L'uomo rispose con lo stesso identico sorriso, ma gli studenti più attenti capirono subito che era finto.

“Cesare Vargas! - rispose con un forte accento russo - Quale onore poter incontrare il prestigioso preside dell'altrettanto famosa scuola di Hogwarts”

“Mi auguro che il viaggio sia andato bene”

“Abbiamo riscontrato del maltempo sul confine, il caro Ivan si è sentito un po' male, ma nulla di più”

“Ivan? Immagino che intenda tuo figlio, sarei curioso di conoscerlo”

“Con piacere” l'uomo si voltò e abbaiò un ordine in russo. All'istante una imponente figura si staccò dal resto del gruppo. Si avvicinò.

Come gli altri studenti indosava un pesante mantello scuro, ma in più aveva anche una sciarpa sul cui orlo spiccavano ricamate le iniziali I.B. . Il ragazzo si calò la sciarpa rivelando un volto paffuto, quasi da bambino, con un grosso naso, sulla cui fronte cadevano dei ribelli ciuffi color biondo platino.

“Salve, preside Vargas. È per me un piacere conoscerla” la voce del giovane era gioviale e condita da un sorriso ingenuo, ma tutti sentendola e guardandolo in volto provarono una sensazione di paura e profonda inquietudine.

“Molto bene, allora direi... Vanja, ma insomma che c'è?” si interruppe seccato il preside di Durmstrang mentre il figlio gli tirava il lembo della giacca.

Questi aveva sostituito l'espressione pseudo-allegra con una di terrore puro: “Padre, lo sta rifacendo” squittì tremante mentre indicava alle proprie spalle.

Tutti si voltarono e videro una figura più bassa delle altre a cui però era stato lasciato parecchio spazio che continuava a mormorare inspiegabilmente verso il ragazzo guardandolo con occhi da folle: “Sposami, sposami, sposami, sposami, sposami...”

L'uomo sospirò: “Natasha, te l'ho ripetuto milioni di volte: non terrorizzare tuo fratello con le tue richieste di matrimonio!”

La ragazza sbuffò voltando la testa. Era carina: i capelli erano dello stesso biondo platino di Ivan, la pelle era talmente pallida da sembrare quasi diafana e le donava un tocco innocente accompagnato dal fiocco blu scuro che aveva tra i capelli. A far crollare quell'immagine ci pensava lo sguardo folle e smanioso con cui osservava il russo più giovane.

“Perdonatemi davvero - si scusò Alexei - Ma direi che è ormai ora di entrare, da?”

L'italiano annuì ancora leggermente sorpreso dopo aver assistito a quella scena, prima di accompagnare gli ospiti in Sala.

Nel frattempo Feliks scuoteva Toris per il braccio: “Ehi, Liet? Tipo Liet che ti succede?”

Il castano parve uscire da una sorta di trance prima di rivolgersi all'amico: “L'hai vista?”

“Tipo, chi?”

“Come chi?! Quella bellissima ragazza!”

“Intendi tipo quella piccola russian-psycho-girl?”

“Sembra una bambola di porcellana, pura e innocente... Chissà se ce l'ha già il ragazzo?”

E mentre il lituano continuava a sbavare dietro alla nuova arrivata, Feliks sentì lo stomaco bruciare di rabbia e lanciò occhiate di disprezzo e gelosia verso l'ingresso dove erano spariti i russi.

<< Se quella smorfiosa crede di potermi rubare tipo impunemente il mio Liet allora troverà pane per i suoi denti. Le applicherò tipo totalmente le leggi polacche e farò diventare la capitale di quella sgualdrina Varsavia! >> pensò in preda all'ira.

Nel frattempo all'interno un anello era caduto dalla tasca di Alexei.

Ludwig si chinò a raccoglierlo: “Ehm, scusi, signor preside di Durmstrang, le è appena caduto qualcosa!”

“Come? Oh, grazie ragazzo” rispose sovvrapensiero voltandosi.

Non appena lo vide, però Ludwig fu certo di vederlo impallidire e sgranare gli occhi, ma fu solo per un attimo, perché subito lo raggiunse, prese l'anello e gli rivolse un gelido sorriso di ringraziamento.

“Ve, che tipo pauroso” mormorò Feliciano poco dopo che se ne fu andato.

“Già, parecchio...” disse Ludwig che continuava a ripensare all'espressione di quasi paura che aveva assunto l'uomo.

“Non mi piace - continuò l'italiano - Non appena l'ho visto ho sentito come una strana sensazione di gelo. Inoltre non piace neppure al nonno”

“Ma che stai dicendo. L'ho ha accolto con tutti gli onori”

“Ve, no. Così poteva sembrare ma io conosco bene il nonno. Quel sorriso era forzato e i suoi movimenti incredibilmente rigidi”

“Te ne sei accorto anche tu, eh fratellino? - mormorò Romano comparendo affianco al minore - Non mi piace quel uomo, quindi adesso stammi a sentire: cerca di interagire il meno possibile con quel bastrdo e i suoi studenti. Dio solo sa quanto sarò felice quando questa enorme rotture di palle sarà finita” e se ne andò verso la tavola dei Serpeverde.

Dopo che tutti si furono seduti Cesare prese posto e salutò allegramente i nuovi venuti e presentò a tutti loro i due presidi.

Poi si diresse verso i piedi delle scale che portavano al tavolo degli insegnanti. Lì era stato riposto uno strano oggetto coperto da un telo. L'attenzione generale fu subito portata lì.

Cesare si fermò e proclamò: “Ed ora, studenti e amici, lasciate che io vi presenti colui che avrà l'arduo compito di giudicare e scegliere coloro che riterrà più degni a portare gloria, onore e prestigio alla propria scuola!”

Silenzio mentre l'italiano si godeva l'attenzione completamente puntata su di lui, poi sentendo lo sguardo di Ariovisto forargli il cranio, si affrettò a continuare. Tolse il telo rivelando un vecchio baule di legno pieno di lucchetti. Agitò la bacchetta e questi si aprirono.

“Ammirate, giovani streghe e giovani maghi d'Europa. Ammirate in tutta la sua gloria un oggetto ricco di storia, colui che vi giudicherà... il Calice di Fuoco!”
Estrasse quella che pareva essere solo una vecchia coppa in legno intagliato, l'unica differenza e che al suo interno guizzavano quasi fossero acqua delle fiamme blu turchese che illuminavano i volti sorpresi, decisi, impauriti, affascinati della nuova generazione magica.

E in quel silenzio quasi innaturale tutti sentirono con chiarezza il commento di Alfred: “Miseriaccia”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Angolo autore:

Ed eccomi qui con il terzo capitolo.

Signore e signori diamo il benvenuto agli ospiti di Beauxbatons e Durmstrang e ai loro presidi. Come molti avranno capito la preside di Beauxbatons è Magna Grecia, invece il preside di Durmstrang è un po' più difficile da capire ma si tratta di niente meno che... il Generale Inverno! Non ci veniva in mente nessuno, poi abbiamo pensato che di Durmstrang facevano parte Ivan e famiglia quindi chi di quel gruppo è più portato a dirigere la scuola? Ed ecco come ci è venuto fuori Alexei.

Sappiamo che Beauxbatons è francese come scuola ma volevamo mettere come campionessa di Beauxbatons Ungheria e così abbiamo fatto punto e basta, perché noi può.

Ad ogni modo direi di specificare che Grecia non è figlio di Antica Roma, la relazione tra Cesare e Atena risale ai tempi di Hogwarts finita perché Atena ha trovato l'italiano a fare gli occhi dolci alla sua migliore amica, Antico Egitto.

Poi un riconoscimento: un biscotto a Princess Vanilla che è riuscita a indovinare che gli alunni di Durmstrang altri non erano che Russia e co!

Infine le cose incominciano a farsi interessanti, e vi promettiamo che dal prossimo incomincerete a entrare anche voi nello spirito del torneo.

Divisione parti del capitolo: introduzione con dialogo presidi, parte sala Corvonero, parte sala Serpeverde sono da attribuirsi a Lady White Witch.

Parte sala Grifondoro, parte sala Tassorosso, arrivo scuole e finale sono da attribuirsi al sottoscritto.

Un biscotto a chi mi indovina da quale film ho orrendamente parafrasato la battuta di America a Danimarca.

Ci scusiamo infine con tutti coloro che aspettavano più momenti FrUk, per ora non compaiono granché ma vi assicuriamo che più avanti vi faranno quasi venire la nausea u.O

Infine un appello: visto che domani ahimé ricomincia la scuola T_T io sono estremamente depresso, quindi volete lasciarmi un commentino, per please? (è questo uno schifoso metodo per convincervi a commentare? Sì lo è e mi sento uno schifo a proporvelo)

Ci si vede tra una settimana (se sarò ancora vivo), vi auguro un buon inizio di scuola (o almeno non terribile come il mio) e vi saluto qui, bye!!!!!!!!!

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Capitolo 4
*** La scelta del Calice ***


LA SCELTA DEL CALICE

 

 

La pausa di completo silenzio durò altri due minuti buoni durante i quali il preside si beò di tutta l'attenzione che stava ricevendo.

Alla fine si decise a parlare (su sollievo del resto del personale docente): “Bene, adesso lasciate che io vi spieghi come funzionano le regole dell'iscrizione. Da ora fino a domani sera il Calice sarà lasciato qui in questa sala, e chiunque voglia partecipare dovrà scrivere nome, cognome e scuola di appartenenza su di un bigliettino e lasciarlo cadere all'interno delle fiamme. Poi domani a cena leggeremo chi saranno i tre fortunati scelti. Chiunque verrà scelto come campione verrà esentato dall'obbligo degli esami di fine anno, mentre nel caso si tratti di un alunno che deve tenere i GUFO o i MAGO, la commissione ne terrà da conto e gli verrà fornito un esame facilitato”

Gli alunni già scalpitavano per dirigersi verso il Calice, ma il preside italiano non aveva ancora finito: “Inoltre! - tornò la calma – Vi avviso che visto il rischio a cui si sottoporranno i vari studenti, sarà permesso di partecipare solo a coloro che vanno dal quinto anno in su...”
Scoppiò il pandemonio, capitanato da Alfred e Kim che urlavano a più non posso per protestare il fatto che loro, andando al quarto anno, erano esclusi automaticamente dalla gara.

Cesare sospirò prima di puntarsi la bacchetta alla gola e urlare con voce amplificata dalla magia: “Silenzio!”
All'istante tutti tacquero.

“Statemi a sentire - disse l'uomo dopo aver fatto tornare il tono di voce normale - Capisco che molti di voi siano eccitati e contrariati, ma questo non è uno scherzo. Non è insolito che le prove di questo torneo si rivelino essere mortali. Bisogna pensarci bene prima di iscriversi perché si crea un contratto magico vincolante impossibile da spezzare nel caso in cui si venga scelti. Da qui il voler evitare che studenti dal quarto anno in giù partecipino: siete ancora troppo immaturi e vi buttereste a capofitto nell'azione senza pensarci. E questo è esattamente ciò che noi vogliamo evitare succeda. E se sentirò ancora qualcuno lamentarsi... Credo che aumenterò la mia collezione di furetti”

Tutti gli alunni intuirono la velata minaccia dell'uomo.

Cesare contento di vedere che avessero capito, si voltò e tornò al tavolo degli insegnanti mentre mormorii di eccitazione si diffondevano per tutti e quattro i tavoli contagiando tutti gli alunni.

Beh, non proprio tutti...

Arthur era stato intrattabile per tutta la serata. Gli altri Corvonero si erano ben guardati dall'avvicinarglisi, non avendo manie suicide come un certo francese Serpeverde, che continuava a lanciargli frecciatine dal tavolo della sua casa. L'unico motivo per cui non era stato ancora cruciato, era perchè c'erano troppi testimoni, e il vicepreside gli aveva raccomandato di controllare e gestire i suoi problemi di rabbia. Facile per lui dirlo, non doveva sopportare una rana gracidante che metteva in dubbio le sue doti. Aveva un certo orgoglio anche lui, anche se non era un Serpeverde.

<< Respira, Arthur. Dannazione, sei superiore a quella rana gracidante. Pensa ad Aritmanzia. Pensa ad Aritmanzia e ai libri che ti aspettano in camera >>

Grazie a quei pensieri, sembrava che la cena potesse continuare senza interruzioni. Peccato che non avesse preso in considerazione il fattore '' fratello maggiore stronzo dell'anno''.

''Che hai, fratellino? - chiese Alistor, avvicinandosi al minore - Perchè hai quella faccia? Il tuo fidanzato non ti ha regalato il peluche che desideravi?''

''Levati dai piedi, Alistor'' biascicò il biondo, che a causa dell'irritazione non aveva fatto troppo caso alla battuta del maggiore.

''Come siamo gentili, stasera''

''Vuoi veramente vedere tutta la mia gentilezza? Non ho problemi a cruciare gli scocciatori''

Il rosso alzò le mani, in segno di resa: ''Ehi, non ora. Che figura faremmo fare alla nostra scuola?''

''Col trio degli idioti, sta sicuro che la fama di Hogwarts andrà a farsi benedire tra meno di dodici ore''

''Ah... parli di Francis, Gil e Antonio? Di loro non ci dovremo preoccupare''

''Che vuoi fare? Non sei neppure il Prefetto''

L'altro sorrise, sghembo: ''Oh, non preoccuparti. Al francesino non farò niente (almeno, non farò niente che possa lasciare tracce)”

Arthur gonfiò le guance, proprio come quando erano piccoli: ''Di quello lì non me ne può importare di meno. Puoi anche lanciarlo da una scogliera, per me non cambierebbe niente''

''Oh, che strano modo per dimostrare che ci tieni...''

Parlava proprio quello che piuttosto che ammettere di essere un filino geloso per suo fratello minore avrebbe preferito rimanere un mese ad aiutare Gazza.

''Ancora non ho capito, tu che ci fai qui?''

''Nah, niente di chè... volevo solo precisare che il campione scelto sarà un Serpeverde. Tu non provare neppure ad iscriverti, sarebbe un'inutile perdita di tempo''

Arthur si fece livido per la rabbia: ''Sarò anche più giovane di te, ma sono altrettanto capace. Anzi, potrei esserlo anche di più!''

''Ma ti sei visto? Sei così mingherlino che verresti schiacciato senza problemi già dalla prima prova. Se poi ti capita come avversario uno di quei russi di Durmstrang... beh, sulla tua lapide dovremmo scrivere 'giovane mago fatto fuori perchè troppo acido per accettare i consigli di suo fratello' .”

''Io acido? Detto da te è un complimento''

''Ti ho solo dato un consiglio. Tanto sappiamo entrambi che ad essere scelto sarò io''

Arthur si strinse i pugni, facendo conficcare le unghie nella carne. E no, se quella era la giornata del '' insultiamo Arthur Kirkland'', avevano sbagliato persona con cui giocare a fare gli intrepidi campioni spocchiosi.

'' Al diavolo, il campione sarò io. Mi iscriverò, e tu non potrai fare niente per fermarmi''

Per un attimo, il rosso cambiò espressione. Subito tornò alla sua classica aria da arrogante menefreghista.

''Bah, sei proprio cocciuto - disse, dopo una scrollata di spalle - Tu intanto non dire che non ti avevo avvisato. I Corvonero dovrebbero rimanere in biblioteca, non sono fatti per l'azione''

''Sai dove te lo puoi ficcare il tuo parere?''

''E' il parere del futuro campione, fratellino''

Detto ciò, si allontanò per tornare al suo posto vicino ad Abel. Passò vicino a dov'erano seduti Francis e i suoi amici, e non gli degnò di uno sguardo. Curiosamente, il succo di zucca che il francese stava bevendo si trasformò in succo di prugna andato a male.

''Amigo, mi sa che Alistor ce l'abbia con te'' disse Antonio, porgendogli il suo bicchiere.

''Con me? Cosa gli ho fatto?''

''Non so... magari non gli piace il fatto che tu abbia guardato un po' troppo a lungo suo fratello'' fece Gilbert, mangiando dei crauti.

''Anche quella ragazzina di Grifondoro l'ha guardato un po' troppo a lungo, eppure non le ha trasformato i capelli in serpenti''

''Oh,ti sei informato sulla concorrenza?''

''Gil, seriamente...''

''Ma io sono serio''

''Intanto perchè Belle e le sue amiche di Tassorosso continuano a fissare nella nostra direzione?''

''Tonio, siamo stramaledettamente fighi. Ovvio che ci fissino''

 

''Il biondino perchè non è andato da Arthur - mormorò una ragazza Tassorosso a Belle - Alistor è stato un gran cafone. Perchè non va a consolarlo?''

''Che vuoi farci... Non vuole far capire quanto ci tiene a lui. Ma sta sicura che stasera...''

''Oh, ma io voglio sapere!'' fece un'altra, di un anno più piccola delle altre due.

''Non preoccuparti, ci penserà sicuramente Kiku a farci qualche foto speciale. Dobbiamo solo avere pazienza''

''Belle, ma tuo fratello non ti ha fatto sapere niente della Spamano?''

''Sigh... no. Ma Romano si è messo la divisa da cercatore solo per Antonio! Non lo trovate romantico? Anche se è uno tsundere, ci tiene al suo Tonio''

''Argh! - esclamò la prima ragazza - Questo UST mi ucciderà, prima o poi''

Gilbert in parte aveva ragione... solo, era meglio se non immaginava che discorsi si tenevano al tavolo dei leali e docili Tassorosso. Ne sarebbe rimasto inorridito, lui che quando sente parlare di ship crede che parlino di navi.

 

Gli alunni della scuola di Durmstrang finirono in fretta la cena e si diressero verso la nave dove avrebbero dormito.

Nelle retrovie se ne stava Ivan che pensava ai fatti propri, o almeno lo faceva fino a che non sentì uno strano rumore e si trovò con delle braccine avvolte intorno al torace.

Impallidì nel sentire una ben nota voce che diceva: “Fratellone, ora che non c'è nessuno: sposiamoci”

Si cercò in fretta attorno alla ricerca del padre o di un qualunque compagno, non riuscendo però a trovare nessuno.

Era ormai rassegnato al peggio, quando una voce delicata li interruppe: “Vanja? Natasha?”

Entrambi si fermarono di botto, assumendo un'aria sorpresa e al contempo spaventata. Lentamente Natalia si staccò dal fratello maggiore e entrambi si girarono vedendo una ragazza con la divisa di Hogwarts, dei corti capelli biondo platino e la cravatta Tassorosso che li guardava impaurita.

“Katja?” domandò quasi in trance la più giovane.

La ragazza sorrise mentre delle lacrime scendevano dai suoi occhi: “Siete cresciuti. Natalia, vedo che continui a importunare Ivan, e tu Ivan sei diventato così grande...”

“Cosa vuoi?”

La voce del russo le riportò al mondo reale. Enkaterina lo fissò sorpresa: la fissava apparentemente inespressivo, con una sorta di curiosità fanciullesca, sotto la quale però lei riusciva a scorgere la tensione e la quasi noncuranza dell'altro.

“S-sono venuta a vedere come stanno i miei fratelli minori...” rispose asciugandosi le lacrime.

Ivan si esibì in un sorriso gelido, senza alcuna traccia di calore: “Noi non siamo fratelli”

“Ivan, ma che cosa...?!”

“Nostro padre l'ha messo bene in chiaro - la interruppe il ragazzo aprendo gli occhi color ametista in un'espressione che fece indietreggiare la ragazza di un passo - Tu sei la vergogna della famiglia. Una babbanofila, un onta per il proprio sangue. Nostro padre ti ha cacciato, e ti ha tolto la possibilità di chiamarti col nostro nobile cognome Braginski, dandoti invece quello di nostra madre: Cerneko”

Si aggiustò leggermente la sciarpa davanti al viso. La ragazza a vedere quel gesto impallidì, indico l'indumento e il ragazzo annuì prima di continuare: “Molte cose sono cambiate da quando te ne sei andata per venire a frequentare questo posto pieno di sangue sporco e traditori del proprio sangue. Nostro padre ci diceva che non saresti riuscita a combinare nulla neanche in un posto come questo, e difatti eccoti qui: una debole Tassorosso. La casa dei perdenti, il posto in cui si radunano i falliti...”

“Zitto!”

Il ragazzo si fermò sorpreso alle parole della sorella maggiore. Lei lo fissò con sguardo deciso mentre altre lacrime bagnavano le guance, ma stavolta non erano lacrime di felicità, erano lacrime di rabbia.

“Che vi è successo? - domandò con voce roca – Che vi è successo per ridurvi così?”

Il ragazzo la fissò: “Siamo cresciuti”

Detto questo si voltò e se ne andò seguito dalla sorella, lasciando la ragazza sola a piangere per come il padre aveva trasformato i suoi dolci fratelli.

 

Era stata una notte agitata, per Ludwig.

Non era la prima volta che gli capitava, da che ne aveva memoria aveva sempre sofferto di incubi. C'era stato un periodo, non meglio definito nei suoi ricordi, in cui la notte si svegliava urlando e con le lacrime agli occhi. Ci aveva imparato a convivere, ci aveva fatto l'abitudine. Con il tempo, i brutti sogni erano diminuiti, e lui poteva dormire tranquillamente. Più o meno.

Ma dopo l'arrivo dei loro ospiti stranieri, gli incubi erano tornati, più feroci di prima. Incubi tinti di verde e rosso, un'ombra che si stagliava su di lui, maligna, di cui riusciva a distinguere solo gli occhi violacei. Se la Morte avesse gli occhi, sarebbero stati sicuramente di quel colore. ''Tu non saresti dovuto tornare - gli diceva, e la voce gli sembrava così familiare - Mi dispiace, ragazzino. Ma hai visto troppo''

Provò a urlare, ma dalla sua gola non uscì alcun suono. L'ombra alzò la bacchetta, pronto a scagliargli la più terribile tra le maledizioni senza perdono. Stava per morire, ed era da solo...

 

'' Ve, Lud... tutto bene?''

La voce di Feliciano svegliò il tedesco, teso come una corda di violino a causa dell'incubo fatto e con la fronte imperlata di sudore.

''Ja... più o meno... aspetta...''

''Ve... si?''

''Tu che ci fai nel mio letto?''

Dopo i primi istanti di smarrimento, e un minuto buono per riabituarsi alla luce, Ludwig si accorse che l'amico si era infilato nel suo letto, con tanto di pigiama, e che gli aveva stretto il torace in una morsa degna del migliore lottatore di wrestling. Non era una presa particolarmente ferrea, eppure lui non provò neppure a divincolarsi, nonostante fosse diventato rosso per l'imbarazzo.

''Oh, questo dici? Ve... ho sentito che parlavi nel sonno, allora ho voluto tranquillizzarti. Anch'io quand'ero molto piccolo avevo spesso incubi, e il nonno e il fratellone entravano nel mio letto per rassicurarmi, e rimanevamo così fino al giorno dopo''

Se possibile, il biondo arrossì ancora di più. Così, ora anche l'italiano era a conoscenza del suo piccolo problema con il sonno. Lo sapeva che prima o poi sarebbe venuto a saperlo, d'altra parte erano compagni di stanza. Solo, avrebbe preferito che lo sapesse in altre circostanze, e non mentre cercava di consolarlo come un bambino spaventato da un temporale.

''Uhm... suppongo che ti debba ringraziare''

''Ve... di niente, Lud! Sono cinque anni che tu mi sei sempre di aiuto. Senza di te, probabilmente non sarei arrivato al quinto anno. Per questo, secondo me, tu dovresti partecipare al torneo Tremaghi!''

''Feli...''

Davvero, non sapeva mai come reagire di fronte ai complimenti.

''Sei un grande mago, sei brillante, sei buono... beh, a volte puoi anche essere un po' spaventoso, ma questo potrebbe tornati utile durante il torneo! Inoltre...''

''Io non parteciperò - l'interruppe l'altro, prima che continuasse a tessere le sue lodi fino alla fine del semestre - Mi pare di avertelo già detto, no?''

''Ve... ma è un peccato''

''No, non lo è. C'è Yao che potrebbe tranquillamente sostituirmi. Lui è anche in grado di combattere con le pentole” disse, ricordando come, durante il suo terzo anno, l'asiatico sedò una rissa fatta scoppiare da suo fratello e quegli idioti dei suoi amici con solo un mestolo e una pentola. Da dove li avesse tirati fuori, restava un mistero. Forse aveva trasfigurato dei Serpeverde presenti alla rissa.

Prima che il più piccolo potesse replicare qualcosa, entrò in camera Kiku, che esordì con un: ''Sono indeciso se iscriverm... SCUSATE, SPERO DI NON AVER INTERROTTO NIENTE!''

''Cos... no, Kiku! Non è come pensi!''

Ludwig si alzò dal letto, allontanandosi a malincuore dall'abbraccio dell'italiano.

'' Lud, cosa gli è preso?''

Di fronte all'ingenuità di Feliciano, il tedesco rimase interdetto per alcuni istanti: ''Credo che abbia frainteso la situazione...''

''In che senso?''

''Ehm.. scusa, devo andare a parlargli. Mi pare che abbia detto che voglia partecipare al torneo. Meglio che dica anche a lui di non farlo, non voglio che qualche nostro conoscente corra rischi inutili''

''Oh, va bene, ve...''

Così, con quella scusa (tra l'altro, non era neppure una scusa), Ludwig abilmente glissò le domande del ragazzo, preservando così l'innocenza dell'italiano e la sua sanità mentale.

Beh, almeno Kiku non gli aveva scattato foto imbarazzanti con quella diavoleria babbana che si era portato dietro da casa.

Ludwig si cambiò in fretta mentre Feliciano assonnato gli diceva che lui sarebbe rimasto ancora cinque minuti a letto.

Scese svelto le scale della torre e arrivò in Sala Grande, giusto in tempo per vedere l'ultima delle alunne di Beauxbatons oltrepassare uno strano cerchio blu e mettere il proprio nome nel Calice sotto lo sguardo attento di Atena.

Finita l'operazione fecero dietro front e uscirono dalla sala sotto lo sguardo smanioso di ogni singolo alunno maschio di Hogwarts.

Il tedesco cercò attorno a sé la figura minuta del compagno di Casa fino a che non lo vide seduto al tavolo di Corvonero con dei fogli.

Si avvicinò sbuffando e prese posto accanto a lui: “Eccoti qui, finalmente”

L'orientale sussultò allarmato e si affrettò a nascondere nella borsa le carte.

“Ma che stavi facendo?” domandò sospettoso il teutonico. Era quasi sicuro di aver visto disegnata l'immagine sua e di Feliciano in pose non proprio caste.

“Niente” mentì rosso Kiku.

Ludwig continuò a squadrarlo fino a quando non fu distratto da una voce che urlò: “Fate largo al nuovo esotico e misterioso campione di Hogwarts!”

Entrambi si voltarono e videro Sadiq entrare con passo trionfale nella Sala. Si avvicinò anche lui al Calice e lasciò cadere dentro il foglio con su scritto il suo nome.

Dopodiché si avvicinò baldanzoso al tavolo dei blu-bronzo e si accostò a Kiku: “Ecco fatto”

“Partecipi anche tu?” chiese sorpreso Ludwig.

“Cert che sì! Del resto un conquistatore come me non può certo tirarsi indietro di fronte ad un'opportunità del genere. E tu Kiku? Ti sei già iscritto?”

“Ehm, a dire il vero no”

“Aspetta - li interruppe l'europeo - Kiku è stato Sadiq a convincerti a partecipare al torneo?”

“Beh, sì. Mi è venuto vicino e abbiamo cominciato a parlare e lui mi ha detto che sarebbe stato interessante partecipare ad un avvenimento del genere”

“Esatto! - intervenne il turco - Avanti Beilschmidt, pensaci! Fama, onore, gloria, denaro, stima, ogni singola cosa che si possa desiderare la si può ottenere semplicemente vincendo la competizione!”

“Se vieni scelto tu - lo interruppe la voce di Heracles appena svegliatosi dal suo riposino post-sveglia - So di sicuro che cosa otterrò io: un intero anno scolastico senza sopportarti visto che sarai bendato e in coma al San Mungo”

“Parla quello che ha talmente tanta paura da non voler neanche partecipare!” lo rimbeccò Sadiq.

“Te l'ho già detto, stupido di un turco, non è che non voglio, non posso

“Cosa? E perché?”

“Beh, Kiku, è un po' imbarazzante da dire, però... Mia madre, la preside di Beauxbatons mi ha... proibito di partecipare” rivelò rosso il greco.

“Oh, ma che bravo figliolo che abbiamo qui” lo stuzzicò Sadiq prima che il castano gli lanciasse contro uno dei gatti che teneva in grembo.

E mentre scoppiava l'ennesima rissa tra i due, Ludwig e Kiku vennero raggiunti da Feliciano: “Ve, ciao ragazzi! Allora Lud? Gliene hai già parlato?”

“Parlato?! Parlato di cosa?!” chiese spaventato Kiku.

“No, non ancora. Senti Kiku...”

<< Oh, povero me! Non è che hanno scoperto le bozze di quelle doujinshi GerIta r18 che tengo nascoste nel baule?! Eppure mi ripetevo sempre di mettere a posto, perché non l'ho fatto?! Maledetta sia la mia pigrizia! Oh povero me, adesso parla, adesso mi rimprovera, adesso... >>

“Credo che non dovresti partecipare al torneo Tremaghi”

“Oh, grazie ai Kami!”

L'esclamazione del moro lasciò i due ragazzi leggermente perplessi, quindi Kiku imbarazzato si affrettò a scusarsi: “Perdonatemi, pensavo... a una cosa che mi era venuta in mente. Comunque, perché non dovrei partecipare? Hai sentito quanto si guadagna?”

“Sì, ma c'è altrettanto da perdere - lo ammonì il tedesco - Hai sentito anche tu Arthur: non è raro che ci scappi il morto, e le prove sono spesso talmente pericolose da risultare mortali per maghi non esperti. Tu sei un bravo studente, questo sì, non ti preoccupare, però hai anche dei difetti. Primo fra tutti ti agiti troppo facilmente e in questo genere di prove un problema come questo può essere la differenza tra vittoria e sconfitta, tra vita e morte. Bisogna avere nervi saldi e mente razionale, oppure devi essere uno sconsiderato come...”

“Ahahahah, largo all'Eroe!”

“Appunto”

In quel momento fece il suo ingresso Alfred seguito da molti ragazzi del Grifondoro. Pareva essere piuttosto su di giri e teneva tra le mani un foglietto e una piccola fiala.

“Jones, che credi di fare?” domandò Ludwig avvicinandosi e guardandolo serio.

“Oh, ciao Lud! Semplice, io voglio partecipare al torneo”

“Non puoi, sei troppo giovane”

“Proprio per questo mi sono portato dietro questa - il ragazzo si esibì in un sorriso a trentadue denti mentre mostrava la fialetta - Pozione invecchiante. Ne berrò qualche goccia e diverrò più grande di un anno!”

“Questo si chiama barare! Dove sono i Prefetti? Dov'è Mathias Kohler quando serve?!” domandò stizzito il ragazzo setacciando la Sala alla ricerca dello sconsiderato Prefetto di Grifondoro.

Alfred fece spallucce: “Mi pare sia andato da Lukas, ora per favore togliti Ludwig. Lascia passare l'eroe”

“Io non...!”

“Lascialo fare Beilschmidt”
L'intero gruppo si voltò verso Arthur che aveva appena parlato. L'inglese chinò il libro che stava leggendo e li fissò con i suoi occhi verdi: “Lascialo andare avanti. Mi piacerebbe vederlo fallire miseramente”

“Arthur, ma che stai...?!”
“Tranquillo, non voglio certo vedermelo crepare di fronte alla prima prova. No, ciò che intendo è che mi piacerebbe vederlo fallire nel tentativo di mettere il suo nome nel Calice”

“Che intendi dire?” chiese confuso l'americano.

“Semplice: vedete quel cerchio blu? È stato fatto dal preside e dal vicepreside: è una speciale linea dell'età che espelle tutti coloro che cercano di avvicinarsi al Calice e che non appartengono al quinto, sesto e settimo anno - lo fissò con un sorriso di scherno - Una pozioncina come la tua non riuscirà mai a ingannare un sortilegio del genere”

“Infatti, meglio che rinunci Alfred!” esclamò un'ennesima voce. Per la terza volta il gruppo si voltò e stavolta videro ferma sull'uscio la fiera figura di Kim.

“Oooooh, tutto ciò è tipo molto meglio delle telenovelas!” esclamò allegro Feliks prendendo a mangiare dei pop-corns tirati fuori da chissà dove.

“Nessuno ha chiesto il tuo parere, tassetto” esclamò lo statunitense con una smorfia di fastidio alla castana.

La ragazza avanzò: “Ma io lo dico per te, Alfie. La tua pozione non riuscirà mai a oltrepassare la barriera...”

“Ecco, dalle ascol...”

“... mentre la mia sì!” concluse la vietnamita tirando fuori una fiala dalla tasca della divisa.

Il teutonico si tirò una manta in testa: “Kim, ti prego: non anche tu...”

“E invece sì! Sarò io la nuova campionessa di Hogwarts!”

“Scordatelo: questo è compito dell'eroe!”

I due si fronteggiarono.

Arthur sbuffò: era stato divertente finché era durato, ma ora quel teatrino lo stava davvero annoiando e lui voleva assolutamente tornare ad Aritmanzia: “Sentite, fatela finita una volta per tutte: bevete da quelle stupide fialette, entrate e fallite”

I due maghi più giovani lo fissarono male per poi avvicinarsi all'antico oggetto. Presero un profondo respiro e ingoiarono nello stesso momento le rispettive pozioni. Poi con un salto entrarono nel cerchio.

Aspettarono cinque secondi, dieci, venti...

Visto che non succedva nulla si rilassarono e si diressero verso il Calice. Avevano ormai entrambi la mano protratta sopra le fiamme quando si sentì uno scoppio e i due furono respinti lontano mentre i rispettivi fogli bruciavano.

“Che vi avevo detto? Oh, ma tu guarda: questa non me l'aspettavo...” mormorò Arthur.

Alfred non capendo cosa intendesse l'inglese con l'ultima frase fissò la compagna e scoppiò a ridere: sul viso della Tassorosso era appena apparsa una lunga barba argentea.

“Beh, consolati Kim - mormorò tra le lacrime il biondo - Conosci il detto: donna barbuta, sempre piaciuta!”

“E di un po', tu ce l'hai uno specchio?” chiese la ragazza prima di scoppiare a ridere a sua volta.

L'americano si toccò il viso e sentì di avere a sua volta la baraba. Entrambi scoppiarono in una gioiosa risata assieme al resto della sala, prima di guardarsi negli occhi e arrossire.

“Ehm, mi sa che è meglio se andiamo in infermeria...” mormorò imbarazzato il ragazzo.

“Mi... sa che hai ragione...” rispose l'altra.

Si alzarono e uscirono dalla sala.

Ludwig sperava che i problemi fossero finalmente finiti, ma si dovette ricredere vedendo chi è che stava entrando in quel momento.

Mathias era un Grifondoro. Ed era anche incredibilmente stupido. Inutile cercare di farlo ragionare, nonostante Tino avesse chiesto anche l'aiuto di Lukas per distoglierlo dal suo proposito di iscriversi al torneo.

''Ma Matt... non puoi! - esclamò, vedendo il giovane mago avanzare fiero verso il calice - Non hai le conoscenze di un mago del sesto o del settimo anno! E sei una frana in Pozioni e Cura delle creature magiche. Cosa succederebbe se una delle tre prove consisterà proprio in una di queste materie?''

Il biondo sbuffò. Il finlandese aveva promesso di non dire a nessuno di quelle sue leggere mancanze: ''Che problema c'è? Mi aiuterà Lukas a prepararmi per bene prima della prova''

''Te lo scordi - commentò il norvegese, che stava accanto a Tino - Ad iscriverti sei tu, tu cerchi di farti ammazzare, non io. Dunque, dai guai te ne esci da solo''

Come al solito, il Grifondoro interpretò la risposta a suo esclusivo uso e consumo.

''Oh, questo lo prendo per un sì. E' ovvio che mi aiuterai!''

''Ehm... - fece Tino, rivolto all'altro - Ma fa sempre così, quando si tratta di te?''

'' A quanto pare...''

''Quello che Lukas voleva dire - disse il finlandese, tornando a parlare a Mathias - E' che questa competizione dovrà testare le tue capacità. E lui non potrà esserti di molto aiuto''

'' Io non...''

''Certo che voleva dire questo!'' esclamò serio, mettendo una mano davanti alla bocca dell'algido biondo. Anche Lukas doveva essere più collaborativo.

Mathias, ormai ad un passo dal Calice, li fissò in tralice: ''Io sono abilissimo, sono un duellante eccezionale. Se questo coso è intelligente quanto il Capello Parlante, state sicuri che sceglierà me, come campione di Hogwarts''

''Ma Mat...''

''Andiamo, Tino. Con Ber tutte queste storie non le hai fatte''

La sorpresa si dipinse sul viso del giovane Tassorosso: ''Di che parli, scusa?''

''Oh, non lo sapevi? Stamattina anche Ber si è iscritto. In realtà, stava qua davanti senza sapere cosa fare. E' stato grazie a me se alla fine si è deciso''

''Questo vuol dire che gli hai strappato di mano il foglio col suo nome scritto sopra e l'hai gettato nel Calice'' disse Lukas, dopo esserci arrivato con un rapido ragionamento logico. Dopotutto, dopo cinque anni poteva dire di conoscere il danese come le sue tasche.

''Mhm... beccato''

Il viso di Tino si colorò di mille colori . Per sicurezza, il norvegese si allontanò di pochi passi da lui. Era una cosa nota solo agli amici più stretti del finlandese, ma quando questi si arrabbiava, diventava più pericoloso di un Serpeverde.

''Scusa, Lukas. Io devo andare a cercare Ber''

Se ne andò, lasciando da soli i due amici. Cercare di far desistere Mathias dai suoi propositi suicidi non era più in cima alla lista delle sue priorità.

''Ehi Norge...''

''Non. chiamarmi. Norge.''

''...mica cercherai di impedirmi di iscrivermi?''

Il norvegese scosse la testa: ''E' come hai detto tu, Mathias. Se il Calice è intelligente come il Cappello Parlante, sicuramente saprà scegliere il suo campione. Tu non corri troppi rischi...''

''Oh, sapevo che tu avevi fiducia in me!''

''Sei un'idiota, te l'hanno mai detto?''

''Mhm.. si, tu almeno dieci volte. Solo oggi, poi''

Il norvegese sospirò. Cercare di spiegare qualcosa al Grifondoro era una vera e propria impresa di Sisifo.

''Beh, visto che non ci sono altre opposizioni.... dai pure il benvenuto al futuro campione di Hogwarts '' sorrise Mathias, dopo aver messo il suo nome nella coppa.

"Non ci credo, ed io cosa ho parlato a fare finora..." mormorò Ludwig nel più completo sconforto dopo aver assistito alla scena. A volte gli sembrava di remare controcorrente in quella scuola.

''Ve... dai Lud, almeno Tino e Lukas ti sono stati a sentire''

''Tino anche volendo non può partecipare, e Lukas ... lui un po' di buon senso ce l'ha''

"Come sei negativo - sbuffò l'italiano - Comunque che fine a fatto Tino?"

Intanto il finalndese stava correndo per i corridoi del castello alla ricerca di una ben nota persona.

Berwald era seduto sui gradini della scalinata, in preda al completo sconforto. Aveva voluto iscriversi per dedicare la sua vittoria a Tino. Ma prima di farlo, si era bloccato, pensando a tutte le controindicazioni dovute al caso. Se gli fosse successo qualcosa, il Tassorosso sarebbe stato triste per lui. Avrebbe pianto, nel caso più grave. E lui poteva sopportare il senso di colpa?

''Finalmente ti ho trovato - fece la nota voce del giovane Tassorosso, che si sedette al suo fianco - Sai, anche se non sembra, sei molto difficile da trovare, quando non vuoi''

''...s*sa...'' biascicò il biondo, imporporandosi appena. Ecco, aveva già cominciato a farlo preoccupare. Che razza di marito era?

''Beh, Mathias mi ha detto tutto. E so che è colpa sua''

''C*me?''

''Beh, è lui che ha messo il tuo nome nel Calice. Tu volevi farlo, certo, ma non avevi ancora deciso. Se fossi arrivato prima, ti avrei convinto a non farlo''

Lo svedese annuì. Ma non era giusto dare tutta la colpa all'amico. Lui per primo aveva voluto provare a prendere parte a quella cosa. L'incosciente, in un primo momento, era stato lui.

''Non...solo...''

''Mhm?''

''Ho detto... non solo... M*ias... ''

Tino capì quello che intendeva dire.

''Si, è vero - continuò per lui - Anche tu volevi iscriverti. Solo, perchè non mi hai detto niente?Avevi paura che ti giudicassi, come Francis con Arthur? Sai che non potrei mai farlo''

<< Ma io non potevo dirti che lo facevo per te >> pensò Ber, non trovando il coraggio di dirglielo in faccia. Non sapeva neppure se Tino lo ricambiasse.

''Non... sei...come...F*ncis...''

''Beh, meno male. Altrmenti sarei in Serpeverde... ma vedi, il punto è un altro. Forse ti avrei impedito di iscriverti... il torneo è una cosa seria, Ber. Ovviamente già lo sai. Non è una passeggiata, come credono i Grifondoro. Potresti farti male, molto male...''

Ber sospirò. Ecco, lo stava facendo preoccupare. E lui non avrebbe assolutamente voluto una cosa del genere. Ma ciò che disse il Tassorosso dopo lo colse di sopresa.

''... è per questo, che proverò a darti tutto l'aiuto possibile, se verrai scelto come campione. Ho sentito dai professori che anche il precedente campione fu aiutato dalla sua migliore amica, Hermione, per la prima prova. Non sarò un mago brillante, ma sarò al tuo fianco fino alla fine. Sempre se tu lo vorrai, ovviamente''

Quasi non credette a quello che aveva appena sentito. Ovvio che avrebbe voluto l'aiuto di Tino.

''...si... se ... s*rò il ca*pione... ''

Non servì dire altro, che il viso del finlandese si illuminò e l'abbracciò stretto, come se non volesse lasciarlo andar via. In quel momento, passò il Frate grasso, che sorrise benevolo ai due giovani maghi. Ah, che bello essere vivi...

Non solo Berward, uno degli insospettabili del caso, si era iscritto al torneo. Anche un altro Corvonero aveva deciso di mettersi alla prova.

Peccato che il suo istinto e il suo raziocino non riuscissero ad andare perfettamente d'accordo.

Arthur era rimasto a guardare i ragazzi che si iscrivevano e che mettevano il loro nome nel Calice, mentre in mano teneva un biglietto stropicciato con su scritto il suo nome. Non era tanto pazzo da iscriversi a un torneo probabilmente mortale. Ma aveva troppo amor proprio per ignorare le frecciatine ricevute da suo fratello e da Francis.
<< Non sono un Grifondoro... non raggiungo quei livelli di idiozia. Ma se mi iscrivessi dimostrerei a quei due palloni gonfiati di che pasta sono fatto. Oppure verrei fatto fuori alla prima prova >>
Rimuginando sul da farsi, sentì una voce familiare alle sue spalle.

''Tsk... ti piace stare a guardare, vero? Tipico di un Corvonero. E dire che volevi pure partecipare. Dammi retta, rimani in panchina''
Detto ciò, con Abel che alzava gli occhi al cielo (un semplice '' è troppo pericoloso'' non riusciva a dirlo? Ah, questi tsundere...) , si allontanò dalla Sala Grande, alla volta dei sotterranei.
Ora, Arthur sembrava una pentola a pressione pronta ad esplodere

Francis aveva ascoltato tutto. Era un po' difficile non sentirli, dato che Alistor si era fatto sentire da tutti i presenti nella Sala Grande.
E con un colpo di bacchetta gli aveva legato insieme i lacci della scarpe, e lui per poco non era inciampato, cadendo miseramente con la faccia a terra. Ma che problemi aveva con lui?
''Al diavolo Alistor ! - esclamò piccato il Corvonero - Io mi iscriverò al torneo. E sarò il campione di Hogwarts''
''Perfetto - commentò Feliks, mentre sgranocchiava i suoi pop corn - E' partito anche lui. Tipo, suo fratello ci è riuscito proprio bene a convincerlo a non iscriversi, eh?''
<< Quoi? Vuole veramente iscriversi? >>
Il francese non era preoccupato. Non aveva niente a che fare con quell'inglese scorbutico e acido di prima categoria, si rivolgevano solo la parola per litigare o per lanciarsi fatture. Ma era disturbante il pensiero di vederlo rischiare la vita, solo per uno stupido commento fatto dal fratello maggiore. Arthur (anche se gli costava ammetterlo), era molto più intelligente di così.
''Tsk, non dirmi che vuoi fare sul serio'' disse, avvicinandoglisi dopo aver risolto il suo problema coi lacci.
Il biondo annuì: ''Quando dico una cosa, la faccio''
''Tu sei folle''
''No, sono un mago''
''Pensavo che stessi per dire che non sei folle, ma sei uno spartano''
Arthur lo fissò, confuso.
''Ah, scusa... non sai niente del mondo babbano, giusto?''
''Sono il primo in babbanologia''
''Bella roba, lì non fate altro che leggere libri noiosi. Il mondo babbano, bisogna viverlo''
''Certo, come dici tu rana...''
Il Corvonero avanzò verso il calice, ma una battuta del francese lo bloccò con la mano a mezz'aria: ''Sai, secondo me non dovresti iscriverti''
''E perchè? Anche tu la pensi come mio fratello?”
''Beh, non è che abbia tutti i torti... i Corvonero non sono fatti per l'azione. Sono fatti più per l'analisi logica di una situazione, non per rischiare la vita come i Grifondoro, o cercare la gloria come i Serpeverde''
''Non so se l'hai capito, ma io delle tradizioni me ne infischio - ecco, Francis aveva peggiorato la situazione. Aveva fatto in modo che il giovane fosse più convinto che mai a voler partecipare. Perchè ogni volta che parlava con l'inglese, finiva con il peggiorare la situazione? - Il Calice deciderà chi è lo studente più degno di Hogwarts. Se sarò io, o un altro Corvonero, ti dimostreremo che il migliore è proprio di quella casa che tutti reputano popolata solo di topi da biblioteca. Luna Lovegood ti dice niente?''
Dopo aver detto ciò, mise il foglio con il suo nome nel Calice. Il francese scosse la testa, sconsolato.
''La vita è tua, mon lapin. Ora vado a vedere dove si è cacciato Gilbert, è stato tranquillo per tutta la giornata... e questo, solitamente, vuol dire guai per me o Tonio''
Una volta allontanatosi il Serpeverde, Arthur volle prendere a testate il muro. Cosa diavolo aveva fatto?
''Sono un'idiota.... dannato Alistor, sapeva che non l'avrei ascoltato''
Mentre pensava questo, con la coda dell'occhio notò il preside della scuola di Durmstrang aggirarsi nei pressi della strada che portava per le cucine.

<< Ma che diavolo sta facendo? >> fu il pensiero dell'inglese.

A quanto ne sapeva tutti gli alunni di Durmstrang avevano messo il nome nel Calice quella mattina presto, appena sorto il Sole, quindi perché il preside della scuola era lì? Non aveva nessun motivo valido per andarsene a spasso per i corridoi.

Uscì dalla Sala Grande e fece in tempo di vederlo scendere effettivamente verso le cucine.

Una vocina dentro di lui, la sua curiosità probabilmente, continuava a ripetergli di seguirlo per vedere quali erano le sue intenzioni, mentre la parte più razionale e menfereghista continuava con la politica “vivi e lascia vivere”.

Scrollò le spalle pensando << Avrà avuto fame e vorrà chiedere qualcos'altro da mangiare agli elfi >> prima di dirigersi in camera per prendere un paio di appunti che aveva dimenticato nel baule.

Mentre se ne andava fece in tempo a sentire di nuovo quell'idiota francese che diceva: “Ma mon amì, ne sei proprio sicuro?”

Visto che non gli interessava proseguì senza badare a risposte o cose del genere.

Francis e Gilbert fecero il loro ingresso in Sala Grande. L'albino pareva essere parecchio gasato mentre il biondo sembrava essere più... esasperato.

“Kesesesese, certo che sono sicuro Franny, non posso certo permettere che il campione sia qualcuno di così poco magnifico come Alistor o Sadiq!”

“Ehi, che succedde amigos?” chiese in quel momento Antonio raggiungendoli con il suo solito sorriso ebete stampato in volto.

“Semplice, Gil si vuole suicidare partecipando al torneo” rispose il francese.

“Davvero? Ma ne sei sicuro?”

“Ma perché continuate tutti a ripetermelo? Sì, sono completamente totalmente magnificamente sicuro di questa splendida decisione”

“Va bene amigo, però secondo me ti sei dimenticato di un piccolo particolare...”

“Anch'io stavo per fartelo notare...”

“Che? Ma di che diavolo parlate voi due?”

“Gilbert!”

“Questo” risposero i due in contemporanea mentre il tedesco sbiancava ancora di più rispetto al normale.

Si voltò e vide un parecchio arrabbiato Ludwig venirgli incontro.

“Ehi, West. Che succede di bello?” domandò il ragazzo cercando di assumere un'aria il più innocente possibile.

Il biondo si fermò e lo sovrastò completamente con la sua mole. Gilbert si trovò a pensare che era un'ingiustizia che, anche se era lui il maggiore, il suo fratellino lo sovrastasse comunque di metà testa e fosse grosso il doppio di lui.

“Non dirmi che ti vuoi iscrivere?” chiese il minore.

“Che cooosa? Io iscrivermi? Ah ah, ma West: chi ti mette mai in testa idee del genere?”

“Tu, che entrando proclami ai quattro venti le tue intenzioni. Oltrettutto sono tuo fratello, risparmiati quel sorriso così finto: te l'ho visto così tante volte sulla bocca quando mentivi al nonno che ormai su di me non ha più effetto”

Il maggiore imprecò: “E va bene mi voglio iscrivere, e tu non mi puoi fermare: tra i due sono io il più grande. Tu sei fratellino piccolo che mi chiedeva di sedersi sulle ginocchia a fare cavalluccio, mi diceva che da grande voleva diventare magnifico come me e che durante i temporali si rifugiava col proprio orsacchiotto di pezza nel mio letto!”

Il tedesco arrossì mentre Romano sghignazzava: non sopportava in alcun modo nessun crucco, però Gilbert gli piaceva quando rivelava particolari imbarazzanti sull'infanzia di quel macho-patato.

“Non cambiare discorso...”

“Sei tu quello che lo sta cambiando ora, Luddi caro”

“Taci: non ti puoi iscrivere è troppo pericoloso”

“Pericolo è il mio secondo nome”

“Veramente è Fritz, ma comunque non dico che tu non sia bravo ma questo livello di prove con i GUFO che hai ottenuto l'anno scorso non penso che siano fattibili”

“Sei un vero rompiscatole, West. E comunque queste prove non si baseranno su libri e voti, ma sulla tenacia che contraddistingue i veri uomini! Uomini come me, Francis e Antonio!”

“Ehm, mon amì, e noi che centriamo scusa?” chiese dubbioso Francis. Dopo che i due fratelli avevano incominciato a discutere lui e Antonio si erano seduti comodi per starsene a guardare quel teatrino familiare prendendo di tanto in tanto i pop-corn che Feliks offriva loro.

“Come cosa? - disse l'albino con un sorriso da vampiro - Noi tre parteciperemo al Tremaghi, no?”

“Ehm ecco - rispose il francese leggermente imbarazzato - A dire il vero... io concordo con Ludwig”

“Cosa?!! E perché mai concordi col non -magnifico fratello minore del Magnifico?!”
“Semplice: le prove saranno difficili, ed io sinceramente non ho voglia di faticare o di rovinarmi i miei splendidi capelli”

Gilbert era rimasto a bocca aperta al sentire le ragioni dell'altro. Cercò, chiedendo aiuto con lo sguardo, occhi di Antonio, il quale però cercava di fuggire a qualunque contatto visivo.

“Tonio, tu almeno...

“Ehm, scusami Gil ma tuo fratello prima ha fatto a Kiku un discorso sul non partecipare. Per caso l'ho sentito e credo che avesse ragione. Le prove saranno difficili ed io... non penso di avere la disposizione mentale per affrontarle correttamente. Metti che venga fuori una sfida per il quale è richiesto di essere bravi in una materia in cui non sono portato. No, il rischio è troppo grande”

“Traditori! Per fortuna ho Lovino che...”

“Uouououoo, frena un po' bastardo! Chi mai ti ha detto che io avrei partecipato a questa rottura di palle?”

“Andiamo, Antonio mi ha detto che sei un asso con la scopa - a sentire queste parole lo spagnolo si beccò un'occhiata che avrebbe potuto incenerire una casa - E quindi nel caso in cui salti fuori una prova in cui bisogna volare saresti incredibilmente avvantaggiato!”

“Non mi va”

“Pensa alla gloria Serpeverde!”

“Ma ci sei o ci fai, bastardo? Ti ho detto che non mi va!”

“Ma-ma...”

“Rassegnati Gilbert - intervenne Ludwig mettendo una mano sulla spalla del fratello - È pericoloso, da retta ai tuoi amici”

L'albino chinò la testa.

“Avete ragione - mormorò - A questo punto, tanto vale metterci una pietra sopra e assistere al torneo come spettatore”

“Sono contento che tu abbia fatto la scelta giusta - sorrise il minore - Ora però è tardi. Avanti, tutti quanti: è ora di andare in classe!”

Con vari mugolii di protesta gli studenti uscirono, fino a che la sala non rimase vuota, fatta eccezione per il Calice.

Dopo un po' però una figura avanzò quatta quatta dentro, e, dopo essersi accertata che non ci fosse nessun'altro, si avvicinò al giudice inanimato.

“Kesesese, è proprio vero che sono dei creduloni - ghignò Gilbert - Ora non mi resta che attuare il mio piano”

Entrò nel cerchio e prese il foglietto con su scritto il suo nome: “Perdonami West, ma la scuola deve avere un magnifico campione!” e lo lasciò cadere.

“E questa invece - continuò tirando fuori altri quattro foglietti - È la mia vendetta. Un biglietto per quel rompisctole secchione di mio fratello - lo gettò - Uno per quel traditore di Francis e un altro per quel traditore di Antonio - anche quelli tra le fiamme - E l'ultimo è per quel tappo isterico di Lovino. Certo, se Tonio scopre che ho messo anche il nome dell'italianuccolo probabilmente mi crucia fino alla morte, ma tanto non lo saprà mai perché il caro Calice sceglierà il Magnifico! Kesesesese”

Il ragazzo si voltò ridendo e si interruppe subito non appena si rese conto che la Sala deserta... non era più così deserta.

“Oh - mormorò Arthur - Dimmi che non hai davvero iscritto di nascosto al torneo te stesso, quelli scemi dei tuoi amici, tuo fratello e Lovino”

L'albino era ancora a bocca spalancata: “Tu... come... quando... vuoto... sai...?”

“Sono venuto a prendere il libro che avevo dimenticato - spiegò il biondo andando a prendere il volume - E per quanto riguarda il fatto che so quello che hai fatto: la prossima volta non esibirti in un monologo da cattivo cliché”

Si mise la borsa in spalla e se ne andò.

Il tedesco si riscosse dal suo stato di trance: “Aspetta!”

“Che vuoi? Sbrigati che le lezioni stanno per cominciare”

“Tu... andrai a dirlo a West?”

“E perché dovrei? Ormai la frittata è fatta, i nomi sono stati messi e nessuno può cambiare questo fatto. Sono in tanti gli studenti di Hogwarts che hanno messo dentro il proprio nome, se sei fortunato verrà scelto uno di loro e questo segreto rimarrà tra noi. Se invece uscirà fuori uno di loro... beh, condoglianze. Vorrei poter dire che è stato un piacere conoscerti, ma sinceramente ti ho sempre trovato un gran rompipalle” e stavolta uscì davvero, mentre l'albino continuava a guardarlo shockato.

Ma mentre se ne andava l'inglese pensò: << Ti prego, dea bendata, per una volta aiutami: fa che nessuno di loro venga estratto. Ti scongiuro >>

 

La sera, regnava il completo silenzio nella Sala Grande. Tutti mangiavano senza fare il minimo rumore, come se il preside avesse lanciato un incantesimo insonorizzante sui suoi alunni. Cosa che non doveva essere esclusa completamente, considerato che si parlava dello stesso preside che aveva minacciato di trasformare i suoi alunni in furetti, se avessero osato fare casino mentre arrivavano gli ospiti stranieri. Persino Arthur e Francis non si lanciavano frecciatine, così come Alfred e Kim.

Improvvisamente, il preside Cesare tossì per attirare l'attenzione degli alunni di tutte e tre le scuole su di lui.

''E' arrivata l'ora - disse, con tono fiero - Di stabilire chi saranno i nuovi campioni del Torneo Tremaghi''

Il preside si alzò, seguito dal vicepreside e da Lumacorno. Si avvicinò al calice, con studiata lentezza. La sentiva, la tensione di tutti. Si poteva tagliare con un coltello

<< Cazzo... fa che il primo non sia West... >>

''Miei giovani maghi - continuò l'uomo - Dovete ricordare che il Calice sceglierà solo i maghi o le streghe che riterrà più degni''

<< Questo mi esclude automaticamente >> pensò mesto Feliciano, che pure non si era iscritto al torneo ma una parte di lui avrebbe voluto provarci. Notato il suo stato d'animo, Ludwig gli mise una mano sulla spalla.

Non era bravo con i suoi sentimenti, o con quelli degli altri, ma poteva almeno provare a lenire in parte lo sconforto del suo amico. Come gli aveva detto Kiku tempo prima, il potere del contatto umano era innegabile. Detto poi da uno che odiava il contatto fisico, era risultato ironico.

''Bene, miei giovani maghi - continuò Cesare - Il primo dei fortunati partecipanti al torneo sarà... Ivan Braginski!''

Applausi dal tavolo dei Serpeverde, dove erano seduti gli ospiti della scuola di Durmstrang.

Alexei sbuffò, irritato: ''Avrei preferito che scegliesse Natalia''

Nonostante l'aspro commento del padre, Ivan non se la prese.

''Anch'io - fu il suo commento - Almeno sarebbe stata troppo impegnata per cercare di sposarmi o di infilarsi nel mio letto''

Una volta scemata la confusione, fu la volta del secondo campione...

''La fortunata campionessa della scuola di Beauxbatons è... Elizabeta Hedervary!''

Altri applausi, questa volta dal tavolo di Corvonero.

Eliza sbuffò, incrociando le braccia al petto: ''Ed io che speravo di potermi allenare in santa pace per i prossimi mondiali...''

''Oh, mia cara - fece Atena, scuotendo la testa - Vedrai che troverai anche il tempo per allenarti''

''Certo, sempre se non finirò fatta a fette. Mi pare che ci sia anche quel mezzo gigante con la fissa dei mostri qui, giusto?''

''Si, ma Hagrid è un brav'uomo''

''Se lo dice lei...''

''L'ultimo campione, colui che rappresenterà la nostra Hogwarts è...''

Silenzio. Gilbert e Alistor avevano incrociato le dita, ma per due motivi differenti.

<< Fa che non sia West... fa che abbia scelto me! >>

<< Se ha scelto Arthur, giuro che spacco prima la faccia a mio fratello, poi distruggo quel Calice >>

Tuttavia, solo uno dei due fu accontenta.

''Questa è una vera sorpresa... mi dispiace, Ariovisto. Il campione di Hogwarts... fate un applauso a Ludwig Beilschmidt! Corvonero quest'anno ha il suo campione!''

Questa volta, non ci furono applausi. Eccetto che da Feliciano, ma vista l'atmosfera creatasi,dopo un po' smise di applaudire.

''Lud -san, ma non avevate detto che non vi sareste iscritto?''

''Infatti... io non mi sono iscritto...'' disse il biondo, volgendo poi lo sguardo ai suoi due rivali. Un russo figlio di un preside psicopatico, e la più giovane promessa di Quidditch del secolo. Entrambi più grandi di lui, più esperti e più forti. In una parola..

''Sono fottuto...''

''Ludwig - fece la voce di suo nonno alle sue spalle. Appena era stato estratto il nome del giovane Corvonero, si era precipitato al tavolo dove sedeva il nipote - Noi dobbiamo parlare. Ah, meglio che venga anche tuo fratello''

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Angolo autore:

Hola gente, sopravvissuti?

Io (e anche la mia collega) fortunatamente sì e vi rallegriamo questa prima settimana di scuola con un bel nuovo capitolo, enjoy it! ^_^

Ed ora lasciate che vi dia la risposta alla pessima parafrasatura (ma esiste come termine? Boh) della scorsa settimana. Il film era “Pirati dei Caraibi: la maledizione della prima luna” la battuta che Jack Sparrow dice a Barbossa quando si incontrano sull'isola maledetta, dopo che Bill e Elizabeth sono fuggiti lasciandolo lì.

Comunque so che il secondo nomedi Gil non è Fritz, ma ho voluto usarlo in onore di Old Fritz, che a quanto pare nel manga Prussia lo considera un po' come un padre.

Nuove domande e nuovi misteri si affacciano in questo capitolo, e per avere una risposta... dovrete attendere! Kesesesese XD

Ed ora l'attribuzione delle varie parti: introduzione, momento tra i tre fratelli slavi, Ludwig che dissuade Kiku a partecipare, momento AmeViet, discussione Gilbert-Ludwig, Gil che mette i nomi nel Calice sono da attribuirsi al sottoscritto.

Momento discussione Arthur-Alistor, momento GerIta, momento DanNor, momento SuFin, momento FrUk, finale sono da attribuirsi a Lady White Witch.

Cercheremo di continuare con questa andatura, speriamo che la storia continui a piacervi.

Byeeeeee!!!!!!!!

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Capitolo 5
*** I tre campioni ***


I TRE CAMPIONI

 

 

Ariovisto era in parte orgoglioso che un suo nipote fosse stato scelto per il torneo Tremaghi come campione di Hogwarts. Significava che il Calice aveva scelto colui che riteneva più degno, ossia Ludwig. D'altra parte, considerata anche l'età del giovane, era legittimamente preoccupato. Era un buon mago, sarebbe potuto anche diventare ancora più grande continuando a studiare...ma non poteva far a meno di provare paura per lui. Il figlio di Alexei avrebbe partecipato al torneo, e lui di quell'uomo non si fidava. Nè di lui nè dei suoi figli. Eccezion fatta per Enkaterina, copia sputata della defunta madre.

Ariovisto sapeva che il minore dei suoi nipoti non era un idiota vanaglorioso alla ricerca di gloria. E dato che aveva sentito i suoi discorsi in Sala Grande per convincere quelli del quinto anno a non partecipare al Torneo, sapeva che mai e poi mai avrebbe contravvenuto alla parola data, quasi avesse stipulato un voto infrangibile.

Lo fece sedere in sala professori, rimanendo in silenzio per alcuni minuti. Non sapeva cosa dirgli, non voleva nè spaventarlo troppo nè mentirgli.

''Non ho messo il mio nome nel Calice'' affermò sicuro il ragazzo, mettendo così fine alla situazione imbarazzante in cui entrambi erano.

Il vicepreside sospirò: ''Lo so, Ludwig''

''Non so come ci sia finito''

''Mi pare logico: qualcuno ti ha iscritto senza che tu ne fosti consapevole. Cesare una cosa simile non l'avrebbe mai fatta, nè i suoi nipoti. Allora chi...''

''Non spremere troppo le meningi - esordì il preside, entrando in quel momento con Gilbert dietro di lui - So già chi ha tirato quel bel tiro a tuo nipote. Su, Gilbert caro... racconta a tuo nonno quello che hai detto a me mentre venivamo qui''

L'albino deglutì, sentendosi gli sguardi di tutti puntati su di lui: ''Uhm... il Magnifico ha una spiegazione perfettamente logica per tutto''

'' Gilbert Fritz Beilschmidt - ohi ohi, quando Ariovisto diceva il nome completo del Serpeverde, con quel tono di voce poi, si era sicuri al 100 % che stava per scoppiare una tragedia. L'unica persona che fosse in grado di incutere timore in quello scavezzacollo dagli occhi rossi, era proprio l'uomo che gli si stagliava ora di fronte - Di cosa sta parlando, Cesare?''

''Uhmm... ecco... diciamo che ho fatto un piccolo scherzetto a West, tutto qui''

''Uno scherzetto?''

''Niente di ché, qualcosa di assolutamente innocente che...''

''Cosa.Hai. Fatto?''

''Ecco... caro nonnino e caro fratellino... il nome di West nel Calice... beh, l'ho messo io. Vi è piaciuta la sorpresa?''

Ariovisto e Ludwig guardarono l'albino con lo stesso interesse di Gazza quando ricordava le vecchie punizioni del passato.
''Suppongo che non vi piacciano le sorprese, eh?''
''Per niente, Gilbert - mugugnò irritato il fratello minore, facendo per prendere la bacchetta - Sai che anche volendo, io non posso ritirarmi dalla sfida? Il contratto tra me e il Calice è inviolabile''
''Suvvia , ci sarà sicuramente un modo per...''
''No, ragazzo - fece Cesare, mentre si godeva tutta la scena. Ah, come amava i teatrini familiari - Non c'è modo per far ritirare tuo fratello dal Torneo. Ormai è stato estratto. Beh, almeno non sono stati scelti due campioni, come l'ultima volta''
''Preside, mi dia il permesso di schiantare mio fratello. Anzi, no... non ho bisogno di alcun permesso!''
Per far arrabbiare Ludwig, ce ne voleva. E Gilbert ci era riuscito benissimo, tanto che in quel momento il minore sembrava un nuovo Signore Oscuro.
''Ludwig, calmati. A tuo fratello, ci penserò io - intervenne il nonno, facendo abbassare la bacchetta al minore - Per il momento, toglierò cinquanta punti a Serpeverde per questa tua bravata. Per la vera punizione che ti aspetta, dovrai aspettare. Ci penserò questa sera''
Il Serpeverde deglutì. Ora era veramente fottuto. Per prima cosa, anche i suoi amici saprannno cos'ha fatto (sia mai che suo nonno non lo annienti completamente dopo un simile scherzo) e Antonio, saputo che ha iscritto a tradimento anche Romano, lo crucerà per tutto l'anno scolastico. E poi... altro che Gazza, le punizioni di cui tutti gli studenti avevano paura erano quelle del vicepreside.
Dovrà preparare il suo necrologio.

“Ora Gilbert, va in Sala Comune, ma sta sicuro che domani ti farò sapere tutto”

“Ehm nonno...”

“Sì?” chiese sorpreso il tedesco osservando il nipote che era diventato se possibile ancora più pallido.

“Ehm, non è che posso dormire qui in sala professori per diciamo... il resto dell'anno scolastico?”

“E perché? Ti prego non dirmi che ne hai combinata un'altra delle tue” gemette il professore.

“No no, è solo che, ecco... è possibile che, come posso dire, io... abbia messo oltre a quello di West... anche altri due o tre nomi nel Calice”

Il silenzio che regnava in quel momento in Sala Professori non ispirava per niente l'albino.

“Sta pur certo che ne riparleremo - replicò gelido Ariovisto - Ora però non ho tempo da perdere. Dobbiamo accompagnare tuo fratello dagli altri campioni e avvisare gli altri presidi del motivo del nostro ritardo” detto questo afferrò il minore dei nipoti per la spalla e lo condusse verso l'esterno seguito dal preside che aveva assistito allegro a tutta la scena. Mentre gli passava accanto Gilbert fu quasi sicuro di sentire il fratello sussurrargli: “Se speri di riuscire a passare un'estate tranquilla quest'anno, ricrediti. Ti farò sperimentare l'inferno in terra”

Perfetto, era spacciato. Ora doveva solo occuparsi del suo testamento. A West e al nonno poco ma sicuro non avrebbe lasciato niente.

 

“Era ora” esordì Alexei non appena preside, vicepreside e alunno fecero il loro ingresso in Sala Grande.

Tutti gli studenti erano andati a dormire, e le uniche persone presenti in sala in quel momento erano i presidi di Beauxbatons e Durmstrang e gli altri professori di Hogwarts.

“Perdonateci il ritardo” rispose con un sorriso Cesare “Si trattava di questioni urgenti. Ad ogni modo lasciate che vi presenti definitivamente il terzo campione del torneo Tremaghi: Ludwig Beilschmidt!”

Il biondo alzò imbarazzato la testa. Vide i professori guardarsi tra di loro leggermente preoccupati mentre la preside di Beauxbatons lo osservava come per calcolare che rischio potesse rappresentare per la sua scuola. Fu poi quasi sicuro di vedere sul viso del russo dipingersi invece un'espressione di... gioia, come se quella fosse la conferma della notizia più bella al mondo. Ma fu solo per un attimo. Esattamente come l'espressione di paura che aveva assunto la prima volta che lo aveva visto, anche questa era scomparsa per lasciare spazio ad una di totale indifferenza.

“Ludwig, ora va dagli altri campioni, mentre noi discutiamo di una cosa” ordinò il vicepreside e al ragazzo non restò altro da fare che incamminarsi verso una porta laterale.

Di fronte all'uscio prese un respiro profondo ed entrò.

Era uno stanzino appartato, molto simile alla Sala Comune con poltrone rivolte attorno al fuoco, quadri ed una libreria con tomi non meglio definiti sopra.

Ivan se ne stava fermo a fissare il fuoco come rapito dalle fiamme, mentre Elizabeta faceva su e giù per la sala. Al suo ingresso l'attenzione di entrambi fu portata sul tedesco.

“Ehm, ciao. Io sono l'ultimo campione, mi chiamo Ludwig Beilschmidt”

Gli altri due rimasero alcuni minuti in silenzio a scrutarlo mettendolo a disagio, fino a che l'ungherse non si esibì in un sorriso furbo: “Bene, piacere sono Elizabeta, e ti straccerò”

“Come scusa?” domandò sorpreso il biondo chiedendosi se per caso non avesse capito male.

“Ho detto che ti straccerò - replicò lei continuando a sorridere fiera - Perché così sorpreso? Non dirmi che pensavi di avere una speranza? Di un po': quanti anni hai?”

“Quindici...”

“Appunto: sei ancora un bambino. Io vincerò: perché al che se ne dica io sono un vero uomo, non di certo un bamboccio che probabilmente si è buttato pensando semplicemente che partecipare fosse una cosa divertente”

“Ehi! - replicò leggermente irritato Ludwig - Non ho chiesto io di partecipare. È stato quel cretino di mio fratello a mettere il mio nome a mia insaputa nel Calice. E poi... bamboccio a chi? Sono uno dei migliori studenti della scuola”

“Tutto fumo e niente arrosto. Questo torneo si baserà sulla pratica e non sulla teoria che si impara sui libri”

“Sai? Mi ricordi molto mio fratello”

Il sorriso scomparve dal volto della castana sostituito da un'espressione seccata: “Non paragonarmi a uno stupido maschio. E tu poi cos'hai da ridere tanto?”

Ivan si aggiustò la sciarpa mentre sorrideva angelico: “Oh, niente. Solo è buffo vedervi litigare, quando qualunque sarà il risultato di questa sfida finirete comunque per diventare tutti e due un tutt'uno con la grande madre Russia”

I ragazzi lo fissarono a bocca aperta.

“Ed eccoci qui, scusate il ritardo giovani. Ma ehi, va tutto bene? Parete terrorizzati”

Cesare non aveva tutti i torti, ma visto che né Elizabeta né Ludwig rispondevano scrollò le spalle e proseguì col suo monologo: “Ad ogni modo, mi congratulo con voi per aver avuto il coraggio di accettare una sfida così pericolosa come quella che andrete ad affrontare. Le prove si svolgeranno durante tutto l'arco dell'anno scolastico. Di volta in volta vi daremo degli indizi per aiutarvi ad affrontare meglio le prove che vi saranno poste davanti. Il primo indizio ve lo recapiteremo domani mattina a colazione. Non è necessario essere in grado di decifrarli ma se ci riuscirete allora partirete avvantaggiati rispetto agli altri campioni. Ogni prova sarà giudicata da una giuria composta dai tre presidi della scuole che cercheranno di essere il più possibili imparziali. Solitamente ci sono anche due membri del Ministero a fare da giuria però essendo questo avvenimento capitatoci così all'improvviso non sono riusciti a trovare nessuno che fosse libero da impegni e che potesse quindi fare da giudice. Con questo credo di aver detto tutto, pertanto direi che è ora di andare a letto che domani sarà una splendida giornata!”

Ludwig non era sicura dell'ultima affermazione del preside, difatti sentiva che quella di domani sarebbe stata una delle giornate più faticose di sempre.

Seguì i presidi che uscirono pian piano dalla saletta con passo mesto e pieno di sconforto.

Una volta fuori però una voce attirò la sua attenzione: “Ve, Ludwig!”

Alzò il capo e vide Feliciano e Kiku venirgli incontro.

“Che ci fate qui?” domamdò sorpreso il tedesco.

“Ecco... - provò a giustificarsi l'italiano - Visto che parevi parecchio giù quando ti hanno estratto, io e Kiku abbiamo pensato che potessi avere bisogno del conforto di alcuni amici”

Il castano gli sorrise e Ludwig sentì una strana stretta allo stomaco. Fece per dire qualcosa quando sentì quello che pareva essere un isterico urletto femminile.

Si voltò stupefatto...

Elizabeta poteva sembrare una dura, ma c'era una cosa che nessuno, nemmeno Atena, sapeva di lei: era un amante delle cose carine, o anche kawai in linguaggio tecnico.
E appena vide Feliciano Vargas, il suo istinto ebbe il sopravvento sulla faccia da ''campionessa di Quidditch/se non stai attento ti meno''.
''O. Mio. Dio. Ma sei carinissimo!''

Feliciano si ritrovò ad essere spupazzato dalla campionessa della scuola francese, sotto lo sguardo allibito di tutti i presenti.
''Atena...''
''Cesare, meglio non fare domande. Sinceramente, non so cosa le sia preso''
<< Uhm- pensò intanto Ivan - E' così che si fa amicizia? Che strani metodi che hanno gli europei >>
''Sei più adorabile di quella gatta antipatica!'' esclamò l'ungherese, riferendosi alla gatta del bidello, Mrs Purr, di cui era risaputo il caratteraccio.
Nessuna sorpresa che abbia ''combattuto'' con la giovane, appena quest'ultima aveva tentato di abbracciarla.
''Chi? Mrs Purr? Ma lei odia gli abbracci!'' fece l'italiano, sottoposto a una nuova e incredibile cura contro le rughe.
''Oh, non l'avrei mai detto sai? Ma piuttosto tu come ti chiami?'' chiese la ragazza

''Feliciano... Feliciano Vargas''

''Oh, allora sei il nipote del preside''

''Toh - fece Atena, rivolta a Cesare - Non avrei mai detto che uno dei tuoi nipoti sarebbe finito a Corvonero''

''Beh, ne ho uno anche in Serpeverde. I miei ragazzi...''

''Oh no - biascicò Ariovisto - Adesso ci si mette pure lui nella fase "coccole estreme". Meno male che qui non c'è anche Romano''

''Vuol dire che ce n'è un altro adorabile come lui?'' Elizabeta era in estasi. Forse la permanenza ad Hogwarts non sarebbe stata poi così brutta come aveva immaginato fino al giorno prima.

''Mhm... non proprio...''

''Ve, Lud! Aiutami''

Elizabeta fissò il biondo: ''Siete amici?''

''Ehm ... si'' rispose esitante il ragazzo, sentendosi come se fosse sotto interrogatorio. Non che fosse poi tanto lontano dalla realtà.

''Oh... quanto amici, esattamente?''

''Dormono nello stesso letto''

''Kiku!'' esclamò rosso in viso il tedesco, mentre l'altro faceva spallucce.

''Qualcuno glielo doveva pur dire''

Intanto, qualcuno non aveva preso bene la notizia: ''Il mio nipotino...''

Ariovisto sbuffò. Perchè gli italiani dovevano essere sempre così melodrammatici?

''Ha detto solo che dormono nello stesso letto, Cesare. Non hanno fatto niente di ché''

Lo sguardo dell'ungherese, nel frattempo, si era acceso di nuovo interesse: ''Dormite nello stesso letto, eh....?''

''Non è come pensi '' si affrettò a dirle il Corvonero, assumendo nel frattempo quindici tonalità di rosso, dal prugna al malva. Tutti nel giro di pochi istanti.

''Se ti interessa - sussurrò Kiku all'orecchio di Eliza, facendo attenzione a non farsi sentire dagli altri - Ho delle loro foto. Te le posso vendere a una modica cifra''

''Kiku... tu mi inviti a nozze, ragazzino''

''Ehm... potresti lasciarmi andare?'' chiese il povero Feliciano, ormai quasi viola per via di tutte le attenzioni ricevute.

''Oh, giusto... scusa, non sapevo che fossi così amico di Ludwig... Sai, credo di averti giudicato male prima. Mi farà molto piacere gareggiare contro di te, durante questo Torneo''

''Danke...''

Ok, ora la campionessa di Beauxbatons non sembrava più volerlo scuoiare vivo in nome del suo odio verso i ragazzi. Ma cominciò a preoccuparlo l'improvvisa sintonia tra lei e Kiku.

''Quante foto hai?''

''Sono il loro compagno di stanza, ne ho in quantità. In più, ci sarebbero delle doujinshi...''

''Doujinshi? Cosa sono?''

''Fammi indovinare: purosangue, giusto? Non preoccuparti, insieme alle foto ti porterò anche dei campioni di altro materiale di cui dispongo...''

Ci pensò Ariovisto a riportare la calma tra i presenti: “Su, avanti! Adesso non è il momento di lasciarsi andare in comportamenti del genere. È tardi e il coprifuoco è già stato passato da un pezzo. Ciascuno torni nelle proprie stanze!”

I vari ragazzi con i rispettivi presidi si separarono. Elizabeta lanciò un occhiolino in direzione dei suoi tre nuovi amici prima di uscire, mentre Alexei prese per la spalla il figlio e cominciò a parlargli in russo. E a giudicare dal tono di voce il discorso non doveva affatto essere allegro.

Il professor Beilschmidt accompagnò i tre Corvonero fino alla torre. Per tutto il viaggio se ne stettero zitti, ciascuno che pensava a quanto successo quella sera. Una volta arrivati di fronte all'ingresso della sala, il professore di Trasfigurazioni si fermò e osservò il nipote diritto negli occhi: “Ludwig, voglio che tu stanotte dorma il meglio possibile. Lo so che sei agitato, e anche leggermente arrabbiato, ma devi fare questo sforzo. Ora che partecipi al torneo non puoi permetterti sonno arretrato”

Detto questo volto le spalle e se ne andò.

“Ve, che tensione. Sembra quasi che tu debba andare in guerra...” mormorò Feliciano abbattuto. Il biondo non si prese la briga di rispondere.

Non appena mise piede nella Sala fu accolto da un boato di applausi. All'istante si trovò circondato da varie persone che si complimentavano con lui e gli davano pacche sulle spalle urlando “E bravo Ludwig!”, “Sono certo che ce la farai!”, “Il Calice non poteva fare scelta migliore!”, “Faremo vedere alle altre Case di che pasta è fatto Corvonero!”

Il ragazzo non seppe bene come, ma riuscì a sfuggire ai complimenti con qualche scusa, come il fatto di essere stanco o roba simile, ed andò diritto in camera.

Chiuse la porta alle spalle e si accasciò con un sospiro contro di essa. Perché? Perché questo genere di cose accadevano solo a lui? Possibile che la sfiga si fosse davvero accanita così ferocemente sul biondo?

Si alzò ed andò verso il letto. In silenzio si cambiò e si mise sdraiato nel letto. Aveva tutte le intenzioni di seguire i consigli di suo nonno, ma era davvero troppo agitato. Continuava a voltarsi, a cambiare posizione, ad alzarsi, a mettersi il cuscino sopra la testa e cose del genere.

Ad un certo punto sentì la porta aprirsi e qualcuno aggirarsi in maniera più o meno silenziosa per la stanza. Cercò di ignorarlo, ma il tutto cambiò quando sentì le coperte spostarsi e provò la sensazione di un corpo che si sdraiava accanto al suo.

Spalancò di scatto gli occhi e si trovò a fissare i capelli castano chiari di...

“Feliciano?! Che diavolo credi di fare?!” urlò in tono un po' troppo brusco il teutonico.

Il giovane sobbalzò: “Ve, scusa Ludwig, scusa scusa scusa scusa! Il fatto è che ecco... avevo paura del temporale...”

All'istante la rabbia dell'europeo svanì. Guardò fuori dalla finestra e notò che stava effettivamente diluviando. Non aveva mai visto così tanta acqua.

In quel momento un fulmine schiarì il cielo, presto seguito da un rombo che fece tremare le mura del castello.

All'istante il mediterraneo andò ad accoccolarsi contro il petto del compagno urlando uno spaventato “Ve!”.

Ludwig arrossì di botto: “M-ma che stai facendo?! Staccati subito!”
“No, ti prego Lud, non mi mandare via! Io ho paura! Permettimi di dormire con te, per favore”

Il biondo lo fissò negli occhi e sentì una strana morsa nel petto. Voleva proteggerlo. Il suo istinto gli stava urlando di fare di tutto per non fargli correre alcun rischio.

Allora, fece una cosa davvero curiosa. Si accovaccio e lo strinse a sé sussurrando imbarazzato: “E va bene, resta pure. E stai tranquillo: dopo un temporale torna sempre il sereno”

Il castano sorrise. Mise la testa contro il petto del ragazzo e, annusando a fondo il suo odore, si addormentò. Stessa cosa fece Ludwig, cullato dal respiro regolare dell'altro.

 

Ludwig aprì lentamente gli occhi. Sbadigliò e cercò di tirarsi a sedere ma un braccio sullo stomaco gli impediva qualunque movimento.

Per poco non urlò quando vide Feliciano steso affianco a sé intento a dormire pacificamente mentre gli avvolgeva il torace con entrambe le braccia. Poi si ricordò la sera prima, il temporale e la richiesta dell'italiano di dormire con lui e si tranquillizzò. L'attimo dopo però calò su di lui anche il ricordo della selezione dei campioni e i dialoghi fatti la sera prima.

E così per colpa di quell'idiota di suo fratello ora a lui toccava concorrere in una sfida mortale contro un ragazzo e una ragazza che avrebbero potuto farlo a pezzi da un momento all'altro.

<< Sono davvero, davvero, fottuto. Dubito che riuscirò ancora a dormire. Tanto vale alzarsi >>

Pensato questo staccò man mano da sé le braccia di Feliciano e si fece sostituire dal proprio cuscino, per poi cambiarsi in silenzio e scendere al piano di sotto.

Ma neanche nella Sala Comune riusciva a rilassarsi, quindi pensò bene, visto che non era più l'ora del coprifuoco, di andare a passeggiare per i corridoi del castello nel frattempo che aspettava che le cucine fossero aperte.

Stava camminando per il quinto piano quando sentì un rumore simile a quello di bottiglie sbattute assieme. Incuriosito svoltò l'angolo e si trovò di fronte...

“Professoressa Cooman?”

“Mio caro Ludwig, che ci fai alzato?” domandò sorpresa la donna, fissandolo da dietro le grosse lenti degli occhiali. Il tedesco fu quasi certo di vederla nascondere dietro la schiena quelle che erano bottiglie vuote di sherry scadente.

“N-non riuscivo a dormire - spiegò il biondo - Così, visto che era ormai ora di alzarsi sono sceso. Ma lei cosa...?”

“Caro ragazzo, non dovresti comunque andare in giro così di soppiatto a quest'ora. L'Occhio mi messo in guardia di fronte a ciò che il destino ha in serbo per te...”

“Un futuro nero, oscuri presagi...” borbottò annoiato il giovane.

“Un futuro nero! Oscuri presagi!”

“Morirai a causa di misteriose prove...”

“Ahimè! Mi dispiace dirtelo ma vedo che morirai a causa di misteriose e pericolosissime prove!”

<< Seh, bel mistero proprio - pensò stizzito il teutonico - Sai com'è: sono appena stato scelto per partecipare ad una competizione molto probabilmente mortale >>

La Cooman era fatta così, ormai non se ne lamentava più. Sin da quando avevano messo piede nella sua classe, la professoressa di Divinazione aveva preso di mira lui e Arthur predicendo la loro morte circa quindici volte per anno, ogni singola volta per cause diversa. Aveva molti difetti, tra cui spiccava quello di essere un'impostora a cui potevano credere solo gli ingenui come Feliciano, però doveva concederle di avere una fantasia davvero fervida e un'incredibile talento per la recitazione.

“Permettimi di leggerti la mano mio caro”

“N-nein, grazie, non ce ne è bisogno. Io...” ma la donna aveva già stretto in una morsa ferrea il braccio e stava scrutando avidamente il suo palmo.

“Oh sì. Hai la linea della vita è estremamente corta, mio caro. Inoltre quella della fortuna non promette granché bene. Infine la linea dell'amore mi rivela che sei destinato ad avere una vita sentimentale pieno di sofferenze. Ora unendole io potrò prevedere il tuo destino e...” si irrigidì.

“Professoressa?” domandò preoccupato il giovane.

“... l'antica colpa...”

“Come dice, scusi?”

La donna alzò la testa e il biondo fece un salto indietro: aveva gli occhi spiritati e privi di qualunque luce. Se avesse potuto sarebbe fuggito ma lei continuava a tenere stretta la sua mano.

Quando parlò lo fece col sottofondo di un eco: “Vita e morte, luce e tenebra...il simbolo maledetto risplenderà su Hogwarts, il cavaliere dovrà scegliere tra l'amato e la gloria. I legami saranno ristabiliti, un'antica colpa verrà punita...”

Pronunciata l'ultima parola si accasciò e il ragazzo fu costretto a sostenerla. Dopo una decina di secondi rinvenne: “Oh, perdonami caro, devo essermi assopita”

“Aspetti: mi sta dicendo che non si ricorda nulla di ciò che ha detto?!”

“Ti riferisci alle linee sulla tua mano, mio caro?”

“No! Quello che ha detto dopo!”

La Cooman lo fissò sorpresa per un attimo per poi mettersi a ridacchiare: “Mio caro ragazzo, devi essere davvero stanco e teso a causa di questa novità di essere il campione. Io non ho detto nulla. Ora ti suggerisco di andare in Sala Grande, ormai la colazione sarà iniziata e tutti vorranno complimentarsi con te. Ci vediamo a lezione” e se ne andò con le sue bottiglie di sherry.

Ludwig rimase fermo in mezzo al corridoio.

<< Cavaliere? Legami? Colpa? Amato? Ma che diavolo succede?! >> si chiese mentre sentiva dentro di sé crescere un'ansia sempre più intensa.

Solo di una cosa era certo: quella appena pronunciata dalla professoressa era una profezia, ed era quasi certo che riguardasse un futuro molto prossimo! Ed era ancora più certo che in quel futuro lui avrebbe giocato un ruolo fondamentale!

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore (solo uno, ma qualunque complimento farete, sarà gradito da entrambi):

Salve, stasera con il nuovo capitolo non mi dilungo troppo, 1) perché è tardi e 2) perché oggi per me è stata una giornata davvero stancante.

Spero che abbiate apprezzato questo capitolo stracolmo di momenti GerIta, inoltre mi volevo scusare con quelli che recensiscono se le mie risposte arrivano tardi, ma fra scuola, impegni extra-scolastici e (lo ammetto) la mia poca voglia di fare riesco a rispondere solo dopo un bel po', ma ciò non significa che il vostro parere non sia importante per me, sappiatelo!

Mi auguro che la profezia vi abbia lasciato col fiato sospeso, e nuovi misteri si intrecciano con le vite dei nostri giovani amici.

Suddivisione capitolo: introduzione e Elizabeta che strapazza Feliciano sono da attribuirsi alla bravura di Lady White Witch.

Momento di dialogo tra i tre campioni, momento GerIta e finale con profezia (eccetto la profezia vera e propria) sono da attribuirsi al sottoscritto.

Spero davvero che abbiate apprezzato e che ce lo facciate sapere con un commento (potete anche scriverci che ci dovremmo dare alla coltivazione di pomodori con Spagna, eh? XD ), alla prossima settimana.

Byeeee!!!!!!!!

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Capitolo 6
*** Zanne nella foresta ***


ZANNE NELLA FORESTA

 

Probabilmente Ludwig se ne sarebbe rimasto fermo in mezzo al corridoio del quinto piano per il resto della giornata (alternativa che gli avrebbe anche fatto piacere, sinceramente) ma si dovette riscuotere quando sentì uno strano rumore e si ritrovò fradicio dalla testa ai piedi.

Sputacchio alzando la testa e ruggì infuriato: “Pix!”

Sopra di lui il folletto prese a sghignazzare mentre lanciava dietro di sé il vaso di fiori il cui contenuto era appena stato versato in testa al teutonico. Si esibì in una pernacchia e gli rivolse gesti osceni, prima di andarsene saltellando.

Ludwig era una delle vittime preferite dello spiritello (quando riusciva a fargli uno scherzo) poiché normalmente non era tipo da volersi vendicare.

Peccato che quello non fosse una giornata normale.

Il biondo prese la bacchetta, la puntò su di una porta e urlò: “Waddiwasi!”

L'attimo dopo una gomma uscì dalla serratura e centrò il folletto esattamente sulla nuca e con tale violenza da mandarlo a sbattere la testa contro il muro.

Sorrise soddisfatto, si asciugò, rinfoderò la bacchetta e si diresse verso la Sala Grande.

Si fermò nell'atrio a pochi metri dalla porta e prese un profondo respiro. Ce la poteva fare, tutto ciò che doveva fare era non farsi notare.

Certo, come se in quella scuola fosse possibile...

Non appena mise piede in Sala Grande ci fu il silenzio e tutti si voltarono verso di lui. Il biondo deglutì mentre il viso si incominciava a imporporare sempre di più per l'imbarazzo.

L'attimo dopo tutti e quattro i tavoli scoppiarono in sonori applausi.

Ludwig chinò la testa e si diresse in fretta verso il tavolo di Corvonero dove si sedette al fianco di Feliciano e Kiku.

Chinò la testa sul tavolo. Tutta quella situazione era assurda! Lui non era un tipo popolare, non era quel genere di ragazzo di cui tutti volevano diventare amici o con cui volevano pranzare, anzi: tutto il contrario! A causa del suo carattere freddo e della timidezza che gli impediva praticamente qualunque genere di relazione con altri esseri umani, veniva spesso e volentieri evitato.

Ed ora, tutt'a un tratto, si trovava elogiato in tutti i modi possibili!

“Ve, Lud: cos'hai?”
Il biondo alzò il capo e fissò il viso di Feliciano atteggiato in una smorfia preoccupata.

Si costrinse a sorridere: “Niente di che, Feli. È solo che è tutto così... strano. Essere il campione, tutti che mi acclamano...”

“A questo proposito - intervenne Arthur che era seduto poco più in là - Ti faccio i miei complimenti per essere stato scelto Beilschmidt, e mi auguro che tu non finisca col passare un mese al San Mungo”

“Gentile, come sempre Arthur, ma apprezzo il pensiero. Grazie” rispose il teutonico.

Il biondo brontolò qualcosa prima di rimettersi a leggere il libro che si era portato dietro.

In quel momento fece il suo ingresso Elizabeta, con una divisa da Battitrice completamente lurida di fango, un sorriso a trentadue denti e la scopa sulla spalla.

“Ehilà! - esclamò sorridendo mettendosi a sedere vicino ai tre ragazzi - Vi faccio i miei complimenti per il campo da Quidditch. Davvero niente male!”
“Vuoi dire che sei andata ad allenarti?!” domandò colpito Feliciano.

“Sì. Una campionessa deve sempre essere al massimo della forma. Non posso permettermi di prendermela comoda!” sorrise spavalda.

Il tedesco deglutì: magari adesso l'ungherese non voleva più farlo fuori, ma rimaneva comunque un'avversaria molto temibile.

Stava per incominciare a mangiare quando sentì qualcuno che lo chiamava: “Ehi, Ludwig”

Si voltò e vide Tino, Lukas e Mathias. Il Tassorosso gli sorrise: “Volevamo farti i complimenti per essere stato scelto come campione”

“Già, amico - esclamò il danese - Sono certo che li farai neri! Certo avremmo avuto la vittoria assicurata col re del nord qui presente come campione di Hogwarts, però mi sa che ci dovremmo accontentar... Gah!”

“Perdonalo. È un idiota” intervenne con voce pacata Lukas strozzando il Grifondoro per la cravatta.

“Grazie...” mormorò il tedesco. Il nordico più giovane gli rivolse un altro sorriso prima di andarsene assieme agli altri due a sedere.

Poco dopo furono raggiunti da Alfred.

“Ehi, dude. Sono venuto a complimentarmi per la strategia che hai adoperato ieri”

“Quale strategia?”

“Semplice: far finta di essere contro l'iscrizione per far desistere gli altri a iscriversi e in tal modo avere meno concorrenti che potevano essere selezionati per la gara. All'inizio l'ho trovata un po' un colpo basso, ma devo ammettere che è stato un lavoro magistrale!”

L'europeo sospirò: “Alfred io non ho mai...”

“Però resta sempre il fatto che se fossi stato del quinto anno il Calice avrebbe scelto me! - e si mise in una posa eroica con una mano tesa in avanti e un piede nel piatto di Arthur urlando - 'Cause I am the Hero!” mentre l'inglese lo insultava violentemente.

Proprio in quel momento l'americano fu colpito da un remo.

“Quando ci vuole ci vuole” borbottò arrabbiata Kim che teneva stretto tra le mani il vassoio appena trasfigurato. Osservò il corpo esanime del biondino: “Vado a portarlo da quelli scemi dei suoi amici”

“Io ti suggerirei in infermeria...” mormorò Ludwig osservando timoroso l'oggetto dell'altra.

“Nah, non l'ho colpito poi così forte. Il remo non si è neanche rotto” e detto questo raccolse il Grifondoro e lo portò verso la sua tavola dalla quale Kyle cercava con tutte le sue forze di rimanere serio e non scoppiare a ridere.

Mei, che aveva accompagnato l'amica, nascose un sorrisetto: Kim poteva negarlo quanto voleva ma si vedeva lontano un miglio che ci teneva ad Alfred. Si accostò al teutonico: “Ciao, Lud. Eravamo venute solo farti i complimenti, ora però è meglio che vada da Kim prima che spedisca all'ospedale anche Kyle o Mathias” così detto si voltò per andare dalla compagna di casa, ma non prima di aver lanciato un imbarazzatissimo sorriso a Kiku, il quale arrossì di botto.

Passarono pochi minuti che li raggiunsero anche Antonio, Francis e Lovino.

“Hola amigos! - li salutò sorridendo a più non posso lo spagnolo - Siamo venuti a farti i complimenti!”

“Oh oh oh, auguri per la gara mon amì - sorrise Francis tirando fuori da chissà dove una rosa rossa - Ti auguro ogni fortuna. E ricorda che qualunque aiuto ti serva il fratellone qui presente sarà sempre a tua disposizione. Farti vincere significa far vincere Hogwarts. Non possiamo permettere che ad accaparrarsi la coppa siano quelli delle altre scuole. Senza offesa madmoiselle” e lanciò un occhiolino a Elizabeta, la quale provò un brivido di disgusto unito alla voglia di dare una padellata in testa al biondo.

“Bella roba il tuo aiuto. Se gli dici cosa fare poco ma sicuro finisce ammazzato” borbottò acido Arthur.

Il Serpeverde lo fulminò con lo sguardo: “Mi sa che ti stai confondendo mon lapin: quello saresti stato tu nel casso fossi stato scelto, con o senza aiuti esterni” e ghignò.

“Quei due si piacciono, non è vero?” mormorò Eliza a Kiku mentre osservava i due giovani maghi scambiarsi occhiate di odio.

L'orientale annuì: “E ho anche foto loro. Se vuoi ti vendo anche quelle”

Arthur strinse i pugni mentre il francese se ne andava con aria di superiorità e sdegno. Però proprio mentre passava affianco al tavolo dei Serpeverde, Alistor gli rovesciò “accidentalmente” il succo di zucca sui pantaloni, rovinandoglieli completamente.

Nel frattempo Feliciano osservava allegro il fratello, colmo di aspettative.

“Beh? Che vuoi bastardo?” lo apostrofò il maggiore distogliendo lo sguardo.

“Ve, Antonio ha detto che siete venuti tutti qui per congratularvi con Lud. Ciò significa che lo farai anche tu fratellone, vero?”

“Ma non scherziamo! Io?! Complimentarmi col crucco?! Preferisco piuttosto diventare Cacciatore della squadra di Serpeverde in maniera definitiva”

“Ciò vuol dire che accetti?!” chiese Antonio con gli occhi che brillavano.

“Ma neanche per idea!” urlò il castano allontanandolo da sé, visto che lo spagnolo aveva appena provato ad abbracciarlo.

“Oh, peccato... - mormorò Feliciano chinando la testa - Sai, speravo... Ma lascia stare. Effettivamente sono stato uno sciocco nel credere che potesse accadere una cosa del genere”

Romano distolse lo sguardo imbarazzato: detestava far star male il fratello. Però lui complimentarsi col crucco? Ne andava del su orgoglio!

La spinta gli venne fornita da un'ungherese, la quale, sorridendo, gli mimò con le labbra: “Complimentati subito con Ludwig e fai sorridere Feliciano o giuro che ti spacco la scopa in testa”

Il maggiore dei Vargas deglutì prima di mormorare: “Buona fortuna bastardo” dopo di che si voltò e se ne andò in direzione dell'uscita.

“Ah, il mio Lovinito. Non è carino quando è imbarazzato? A proposito Ludwig”

“Sì, Antonio?”

“Non è che hai visto tuo fratello da qualche parte?”

“Ehm, no. Perché?”

In quel momento un'aura oscura avvolse il Serpeverde e gli altri si ritrassero impauriti mentre questo, sempre con un sorriso innocente sulle labbra, cinguettava: “Oh, sai ho scoperto che per ripicca aveva messo il nome mio, di Franny e soprattutto di Romanito nel Calice, ed ora io voglio fargliela pagare” detto questo si voltò e si diresse verso l'uscita.

“Ma qualcuno di normale in questa scuola c'è?” chiese stranita Elizabeta.

“Psst. Ehi West...”

“Evidentemente no” sbuffò la ragazza vedendo comparire affianco al biondo la testa di un ragazzo coi capelli bianchi coperti da un berretto e con degli occhiali da sole.

“Bruder, che ci fai qui. E soprattutto cosa significa questa mascherata?”

“Mi sto nascondendo da Francis, Lovino e soprattutto Tonio. Passami una salsiccia” detto questo prese senza averne avuto il permesso la pietanza dal piatto del fratello.

Ludwig storse la bocca: “Sei ridicolo lo sai? Non puoi continuare a nasconderti in eterno”

“Certo che posso! - protestò Gilbert - Conosco ogni singolo passaggio segreto del castello. Ogni volta che incrocerò la loro strada mi basterà prenderne uno, no?”

Ludwig stava per rispondergli quanto la sua strategia fosse stupida, quando l'attenzione del ragazzo fu portata sull'ungherese: “Guarda guarda, ma chi abbiamo qui?” disse sorridendo accattivante e togliendosi gli occhiali per lanciare lo sguardo che, a suo parere, faceva cadere ai suoi piedi ogni singola ragazza di Hogwarts.

Elizabeta lo fissò per nulla colpita da quell'entrata in scena: “Una che se non ti levi di torno, ti mena”

<< Chissà, magari con le straniere non funziona >> pensò il Serpeverde, ignorando volutamente la minaccia: “Di un po' baby, ma non ti sei fatta male quando sei caduta dal cielo?”

In quel momento gli arrivò il piatto della ragazza in faccia.

“Che c'è? Io lo avevo avvertito” replicò semplicemente la giovane di fronte agli sguardi perplessi degli altri ragazzi, mentre il tedesco se ne stava riverso a terra tenendosi dolorante il naso.

Quasi quasi era meglio quel gigante russo rispetto a quella pazza: lui se non altro non agiva coi fatti quando gli chiedeva di “diventare un tutt'uno con la grande madre Russia, da?”.

Il giro di complimenti continuò: vennero Yao, Matthew, Enkaterina, Belle, Abel e perfino Alistor (probabilmente convinto dall'olandese) ad augurargli buona fortuna.

Ad un certo punto furono raggiunti da Feliks e Toris.

“Ehi Ludwig - lo salutò sorridendo timido il lituano - Siamo venuti per darti un in bocca al lupo. Siamo certi che farai del tuo meglio”

“Certo! Tipo sono sicurissimo che gliela farai vedere totalmente a quelli di Durmstrang e al loro tipo preside impiccione!”

“Ve, che intendi dire Feliks?”

“Semplice: quel tizio tipo completamente privo di qualsiasi buongusto di questi tempi non fa che passare il suo tempo tipo vicino all'entrata della nostra Sala Comune!”

Arthur si irrigidì e alzò lo sguardo allarmato.

Il polacco pareva non aver notato affatto il cambiamento d'animo dell'altro e continuò imperterrito: “Tipo dovevi vederlo Feli: insopportabile. Ed è tipo di un'assillante. Inoltre un paio di volte l'ho visto tipo osservare con aria smaniosa il quadro di Tosca Tassorosso, sai quello in cui lei è ritratta tipo sorridente mentre tiene

in mano la coppa. Se continua così tipo lo vado a denunciare al vicepreside”

“Andiamo Feliks, ora mi sembra che tu stia esagerando” provò a farlo ragionare Toris.

E mentre i due continuavano a discutere (tra i vari tipo di Feliks che quando era alterato fioccavano come gocce di pioggia in una giornata di primavera) Arthur osservava un punto imprecisato della tovaglia davanti a sé. Quindi era scesa per andare verso la Sala Comune dei Tassorosso? Ma perché? E perché quella volta si era comportato come se non voleva essere visto? C'era decisamente qualcosa di strano e molto sospetto in quell'uomo...

Le sue riflessione vennero però interrotte dal preside che si alzò dal suo posto al tavolo dei professori.

Le attenzioni di tutti furono portate sulla sua figura, mentre Elizabeta, Ludwig ed Ivan si irrigidivano. Presto l'uomo avrebbe detto l'indizio per la prima prova, e non potevano permettersi di perdere neanche una parola.

Cesare si schiarì la gola prima di parlare: “Allora, miei giovani maghi e streghe, dopo l'eccitante scoperta dei campioni di ieri sera oggi vi darò, come promesso, un indizio che avrà lo scopo di aiutarvi nella preparazione per la prima prova. Ascoltatemi bene, non serve che io vi dica che quanto vi sto per dire sia della massima importanza per la competizione”

Un silenzio irreale piombò nella sala, non volava neanche una mosca. La tensione era palpabile.

Il preside sorrise prima di decantare con voce chiara: ''Piccolo faccio paura, ma grande incuto terrore. Le mie zanne possono uccidere, ma possono anche essere utilizzate per le pozioni. Chi sono?''

Silenzio di tomba.

Cesare sollevò un sopracciglio: ''Andiamo ragazzi, siate più creativi. Il mio non è un indovinello così difficile''

''Infatti è penoso'' commentò Ariovisto.

L'ex Grifondoro si limitò ad ignorare il commento del collega.

Cesare amava avere l'attenzione degli studenti su di sé. Ma forse in quel caso non era una cosa positiva.

''Tutto qui? - chiese Ludwig - Dobbiamo inoltrarci nella foresta proibita, Dio solo sa per cosa... per trovare un animale utile per le Pozioni di Lumacorno? Ce ne saranno a decine!''

“Molti di più, fidati” gli sussurrò Gilbert al suo fianco, il cui anno tipo consisteva per un terzo nel farsi venire a prendere e portare fuori dalla Foresta Proibita assieme a Francis e Antonio.

Il preside si grattò confuso la testa. Non si era aspettato quel genere di reazione, pensava di essere stato chiaro.

“Ad ogni modo avete una settimana e mezzo per scoprire di cosa parlo e prepararvi, tra due sabati ci sarà la prima prova. In bocca al lupo, campioni” e detto questo si ritirò per andare a finire il suo pasto e tra gli studenti esplosero i sussurri e le speculazioni.

“Chissà cos'è”
“Io non ne ho proprio idea”

“Andare nel bosco? Ma siamo matti? Il preside ha idea di quanto tutto ciò sarà pericoloso?”
“Non invidio certo i campioni”

A sentire quest'ultimo commento Ludwig si irrigidì, prima di alzarsi e lasciare la sala, abbandonando il pasto a metà.

“Ve, Lud!” esclamò Feliciano andandogli dietro, presto seguito da Kiku, preoccupato per il comportamento dell'amico.

Gilbert nel frattempo osservava incuriosito il fratello mentre piluccava dal suo piatto. L'albino ghignò mentre un'idea si faceva lentamente strada nella sua mente...

 

Ludwig non era nervoso.

Assolutamente. Lui era un Corvonero fatto e finito, razionale e scrupolo e... Ed era nel pieno di una crisi di panico. Tutto il suo corpo era teso, si lasciava spaventare anche dal più piccolo rumore. Spaventare non era la parola giusta, ma ogni volta che sentiva arrivare qualcuno gli saliva il cuore in aria. Era solo un mago minorenne, come poteva essere stato scelto dal Calice? Era evidente che suo fratello, oltre ai loro nomi, avesse messo dentro anche tanta Burrobirra.

''Ve... perché sei così nervoso?'' gli chiese Feliciano, mentre scendevano le scale per andare a lezione di Cura delle creature magiche.

''Nein, non sono nervoso''

''Ve... sembri uno di quegli strani oggetti babbani che piacciono al nonno... come si chiama... ve, non me lo ricordo!''

''Non sono nervoso''

''Non l'ho detto, ora. Per caso sei preoccupato per la prima prova? Sarebbe normale, sai? Ve... forse ci saranno i draghi, come all'epoca di Harry Potter. Ho sempre voluto vedere un drago... ve, ma non vorrei che nessuno arrostisse il mio migliore amico''

''Grazie per la fiducia...'' biascicò il teutonico. Se anche l'amico gli dava poche possibilità di sopravvivenza, con che speranze lui potrà affrontare la prima prova?

''Ve... ma vedrai che non ci saranno i draghi! Sono sicuro che ce la farai!''

''Lo dici solo per consolarmi''

''Ve, non è vero. Il nonno dice che non si devono mai dire le bugie. E io non le dico. Mai. So che domani ce la farai, ve... Solo, preferirei che non ci siano i draghi. Non voglio che tu ti faccia male''

Rimase in silenzio per un paio di secondi prima di illuminarsi: ''Perchè non lo chiediamo ad Hagrid?''

Ludwig e Kiku fissarono di sbieco l'italiano, che accorgendosi dei loro sguardi subito chiese: ''Ho detto qualcosa di male?''

''Feli... non credo che Hagrid sia la persona più indicata.''

''Perchè?''

''Beh... non può mica rivelare a uno dei campioni in cosa consisterà la prova. Sarebbe scorretto'' intervenne il moro.

''Ma eviterebbe a Lud di farsi male!''

''Sì, ma sarebbe contro le regole'' cercò di farlo ragionare l'altro europeo.

Il ragazzino sbuffò: ''Va bene, però io non voglio che un drago lo arrostisca!''

''Noi non chiederemo nulla ad Hagrid''

''Chiedermi cosa?''

Il biondo sussultò mentre si voltava e si trovava faccia a faccia con il guardiacaccia della scuola. Tanto che era preoccupato e stranito, e tanto era preso dalla discussione coi suoi amici che non si era accorto di aver finito di percorrere le scale da un bel po' e che si stavano dirigendo verso la foresta. Il suo corpo aveva fatto tutto da solo.

“Ve, ciao Hagrid” lo salutò con un sorriso Feliciano. L'italiano aveva da subito stretto un profondo legame di amicizia con il mezzo gigante.

“Ciao Feliciano, ragazzi. Allora, che mi dovevate chiedere?”

“Ecco, a dire il vero...”
“Nulla! Assolutamente nulla” intervenne il tedesco tappando con foga la bocca di Kiku, e guadagnandosi un'occhiataccia dall'orientale.

Hagrid li fissò ancora per qualche secondo con un occhio indagatore, prima di scrollare le spalle ed aprirsi in un sorriso cordiale: “Ad ogni modo, congratulazioni Ludwig! Sono così contento che tu sia stato scelto come campione di Hogwarts. Il Calice non si è sbagliato nemmeno stavolta nello scegliere il mago adatto” e diede una pacca sulla schiena del ragazzo talmente forte che per poco non lo buttò diritto disteso per terra.

“Grazie...” mugulò dolorante il giovane mentre si accertava che l'altro non gli avesse fatto uscire la spalla dalla sua posizione naturale.

Nel frattempo Kiku osservava colpito il mezzo gigante: “Hagrid-san, mi sta dicendo che lei ha già assistito ad un'edizione precedente del torneo Tremaghi?”
Il volto del guardiacaccia si velò di una leggera nostalgia: “Sì, è stato ai tempi in cui Harry veniva a scuola qui, il suo quarto anno. Eh, bei tempo quelli. Quante ne abbiamo passate io e lui, ancora mi ricordo le avventure, con anche Ron e Hermione. Certo ci sono state anche volte spiacevoli, come quando ho dovuto abbandonare Norbertuccia, oppure quando mi hanno rinchiuso ad Azkaban, o ancora quella volta il sesto anno con Aragog e il professor Lumacorno. Ha pronunciato un discorso funebre davvero egregio, anche se non era in onore di un uomo ma di una...” Hagrid si bloccò di botto.

Ludwig però aveva sentito e la sua mente aveva subito incominciato a lavorare alla velocità della luce.

Lumacorno era l'insegnante di pozioni e la prova consisteva nel trovare un ingrediente per una qualche tipo di pozione. Tutti conoscevano la passione di Hagrid nell'allevare cuccioli di mostro, letali sì, ma anche al contempo incredibilmente rari e che potevano dare possibili ingredienti altrettanto utili per le pozioni. Non ci mise molto a fare due più due e capire chi fosse stato a suggerire ai presidi la prima prova.

''Oh, questo non lo dovevo dire - fece sconsolato il mezzo gigante confermando definitivamente la sua teoria - Non lo dovevo proprio dire''

Lumacorno era un dannato Serpeverde fatto e finito. Ludwig ne era sempre più convinto. Almeno, pensò, era intelligente: adoperare il torneo per i suoi scopi e così facendo ottenere degli ingredienti preziosi per le pozioni era una prova di abilità.

L'uomo li guardò male e puntò loro contro il dito: “Io non vi ho detto niente e smettetela di andare a ficcanasare il naso in giro. Ora filate, che incomincia la lezione”

I tre ragazzi fecero come era stato loro ordinato, con Ludwig completamente concentrato nella sua scoperta.

La conversazione però era stata origliata anche da qualcun altro, che ora era pronto a mettere in atto il suo piano.

"Allora, siete pronti miei awesome amici?"

Non ottenendo risposta Gilbert si voltò e vide che sia Antonio che Francis lo stavano guardando in malo modo.

"Ehm, succede qualcosa ragazzi?"

''Vediamo - cominciò il francese - Ah, sì... ci hai iscritti al Torneo nonostante noi ci fossimo dimostrati contrari, per un tuo capriccio''

''Non solo noi - continuò Antonio con una luce sinistra negli occhi - Anche Romano! Ti rendi conto di cosa sarebbe successo, se fosse stato scelto lui? A rischiare la vita sarebbe lui!''

Francis fu costretto a trattenere l'amico dal saltare addosso al tedesco.

''Ohi, ohi... calma, alla fine non è stato estratto. Tutto ok, no?'' provò a salvarsi il tedesco mettendosi ad una certa distanza di sicurezza dall'iberico.

''Gil?''

''Ja?''

''Comincia a correre''

"Sentite, mi dispiace e proprio per questo che vi ho chiamato: voglio farmi perdonare da West aiutandolo per la prima prova"

"E come pensi di fare?"

"Oh, è semplicissimo West. Adesso noi tre andremo da Lumacorno e..."

Sbiancò e si voltò. Ludwig era dietro di loro e li stava fissando male.

"Tu non farai niente, sono stato chiaro?"

"Ma bruder...”

"Niente Gilbert. Sono già abbastanza nei guai per colpa tua, adesso manca solo che mi metti contro il professore di pozioni"

''Che male pensi possa fare? Sarà solo una indagine, tutto qui''

''Certo... ma se Lumacorno vi scopre, toglierà punti sia a voi che a Corvonero''

''Esagerato...''

''Disse quello che mise il nome del fratello nel Calice, senza prendere in considerazione che sarebbe stato veramente estratto''

"Ehi Francis di un po': tu da che parte stai?"

"La parte di quello che non ha messo il mio nome nel calice a tradimento"

"Umpf, rancoroso"

“Comunque ricorda Gilbert: niente” e il Corvonero se ne andò per tornare a lezione.

Gilbert non era stupido. Sapeva che, se non fosse stato attento, da un momento all'altro uno di loro (più probabilmente Antonio), l'avrebbe cruciato o schiantato.

Doveva giocare bene le sue carte, e mettere in gioco tutta la sua furbizia Serpeverde, se voleva cavarsela.

Prima, però, doveva fare in modo che il suo caro fratellino non assistesse al suo colloquio con Lumacorno...

 

 

"Buongiorno professore!"

Il vecchio insegnante alzò gli occhi dalla scrivania e li portò sul curioso terzetto che lo salutava dall'ingresso del suo studio.

"Oh Gilbert, Antonio, Francis. A cosa devo il piacere ragazzi miei?"

"Ecco professore - disse l'albino entrando seguito dagli altri due - Ci stavamo chiedendo... Lei conosce bene per ogni singolo anfratto di Hogwarts dico bene?"

"Ehm non per fare il modesto ma effettivamente..." borbottò lui assumendo un'aria compiaciuta.

"Allora le volevamo chiedere - la voce di Gilbert si ridusse ad un sussurro - Se lei dovesse andare nella foresta Proibita in cerca di ingredienti, quale sarebbe quello che a suo parere frutterebbe di più?"

Lumacorno sbiancò: "M-ma che razza di domande. Perché me lo chiedi?"

"Non si preoccupi professore - esclamò Francis avvicinandosi. Il loro piano era appunto quello di adoperare il francese per far parlare l'anziano mago, il quale vedeva con un certo buon occhio il biondo che faceva tra l'altro parte del suo esclusivo club - Si tratti di questioni, per così dire, accademiche. Ci serve per una ricerca sulla foresta per Storia della Magia, sa?"

Le spalle di Lumacorno si rilassarono. Era sempre sospettoso con certe richieste sospette dei suoi studenti, specie da quando, per colpa sua, Voldemort , allora ancora Tom Riddle, venne a sapere dell'esistenza degli Horcux.

''Davvero? Meno male, credevo aveste trovato qualche libro strano nel Reparto Proibito''

''E chi ci va?'' fece Gilbert, sincero. Frequentava poco la biblioteca, e il suo ultimo interesse era stare ore e ore con il naso appiccicato sui libri.

"Dovresti leggere di più ragazzo mio, come tuo fratello"

"Seh seh: West è bravo, West è diligente, perché non sei un po' più come West... Professore, almeno lei mi potrebbe risparmiare la tiritera. Ad ogni modo: l'ingrediente?"

"Uhm, fammici pensare... Per ora non mi viene in mente nulla di ché: ci sono gli alberi degli Asticelli per fare le bacchette, ci sono gli unicorni da cui ottenere un crine... A proposito di unicorni, signor Bonnefoy!"

"Sì professore?"

“Lei e Kirkland, piuttosto? Non c'è niente di nuovo da raccontarmi?''
Francis alzò un sopracciglio.
''Come, scusi?''
''Mi ricordate Lily Evans e James Potter. Ah, bei tempi andati...''
''I genitori del prescelto? Aspetti... ma noi non siamo una coppia!''
''Non ancora? Che peccato. Alla professoressa McGranitt, che contatto saltuariamente, piacete molto. Vi trova... particolari''

Francis sbiancò: "Professore, ma che cosa...?"
"Eh, sì, bei tempi quelli di Lily e James. Ah ricordo ancora la felicità con cui ricevetti l'invito per partecipare alle loro nozze. Mi raccomando, Francis ragazzo mio: io al vostro matrimonio voglio esserci a tutti i costi, anzi: gradirei che mi riservaste un posto in prima fila!"

Antonio e Gilbert si dovettero trattenere dal ridere, mentre Francis si faceva paonazzo. Lui e il bruco? Mai!
''Spero che Alistor sappia già tutto... o , non sai come sono puntigliosi i membri di alcune famiglie di purosangue''
''Puntigliosi?''
''Certo! Vedi, dato che il padre di Arthur è morto, è lui che deve dare la sua approvazione. Sai, le antiche famiglie hanno queste usanze un po' antiquate...''

"Professore, davvero io non..."
"Ma sono certo che tu e Alistor non avrete alcun tipo di problemi! Certo mi risulta che sia piuttosto geloso con i vari membri della sua famiglia al punto che mi sembra che una volta abbia usato come minaccia verso uno studente il fatto di giurare di darlo in pasto a Nessie. Ah, questi fratelli maggiori, eh?"

Francis ringraziò di non avere fratelli, e si ripromise che non avrebbe mai girato in giro da solo, se non voleva che Alistor mettesse veramente in atto le sue minacce o le desse in pasto a qualche mostro del lago.
''Non è possibile...''
''Immagino che tu sia figlio unico, eh?''
''Oui...''
''Ti avrei visto bene come fratello maggiore, sai? Meglio di altri elementi di questa scuola sicuro...''
''Ehi - si intromise Prussia - Io sono un magnifico fratello maggiore''
Il professore e i due Serpeverde lo fissarono, scettici.
''Certo, Gil - fece Antonio, con uno strano luccichio negli occhi - Solo, la prossima volta saresti pregato di non mettere a tradimento il nome di tuo fratello nel Calice... o quello di Lovinito''
''Mhm... ma per quello non mi sono già scusato?''

"Non abbastanza - una strana aura stava avvolgendo Antonio e il tedesco era quasi certo di riuscire a sentire un rumore molto simile a "kol kol" provenire dall'iberico - Accetterò definitivamente le tue scuse quando ti vedrò venire umilmente prostrato di fronte ai miei piedi e mi domanderai strisciando di permettermi di tornare a rivolgerti la parola dicendomi che ti sei comportato in maniera assolutamente orribile"

''Ehm... ragazzi...''
''No, Francis, va bene così - disse il professore - I Serpeverde sono fatti così. Prima o poi doveva abbracciare il suo lato oscuro. Spero che non duri molto, altrimenti potrebbe spaventare gli altri studenti''

"Professore..."
"E a questo punto mi sovviene un'altra domanda: Antonio come sta procedendo invece tra te e il nipote del preside?"
"Oh, molto bene grazie – esclamò il castano sorridendo tutt'ad un tratto tornato normale - Sa sono finalmente riuscito a fargli indossare la divisa da cercatore. Era così sexy!"
Incominciarono a bere del thé tirato fuori da chissà dove e a spettegolare come vecchie comari.

''Ma noi eravamo venuti qui per altro...'' provò a intervenire il tedesco.
''Gil, per favore... taci...''

''Oh, com'è bello essere giovani'' fece allegro il professore.

''Mi creda, ora dovrò lavorare solo per convincerlo ad entrare in squadra in via definitiva - continuò Antonio, mentre mangiava un dolcetto - Forse dovrò... mhm... eliminare eventuali problemi, ma non sarà niente di serio''

''Riconosco lo spirito di Serpeverde in te, ragazzo. Ambiziosi, ma con dei limiti. Ah, magari tutti nella nostra casa fossero come te. Probabilmente non avremmo quellabrutta fama dovuta al Signore Oscuro, Bellatrix e compagnia bella. Vorrei ricordare a certi che Peter Minus era un Grifondoro, eppure anche lui era dalla parte dei Mangiamorte''

"Già, inoltre ho anche sentito parlar male di un certo Gilderoy Allock..."

"Io non l'ho mai incontrato, ma da quanto raccontano gli altri professori..."

"Pst, Francis?"

Il francese si voltò verso l'amico: "Sì, Gilbert?"

"Secondo te Lumacorno si ricorda che deve ancora darci una risposta alla nostra domanda sull'ingrediente?"

"Lascialo fare mon amì. Adesso è rilassato, sarà più facile fargli rivelare l'ingrediente. Ci basta semplicemente una domanda per sviare leggermente il discorso e ci siamo. Lascia fare a me"

Detto questo il Serpeverde si schiarì la gola e parlò: "Professore, secondo lei nella foresta si può trovare qualche ingrediente utile per pozioni veloci tipo, antidoti, pozioni dell'invisibilità - lanciò un occhiata eloquente - Filtri d'amore?"

Non l'avesse mai detto. Ora l'attenzione di Lumacorno era di nuovo tutta su di lui.

''Filtri d'amore? Oh, ma tu non ne hai bisogno... il signor Kirkland aspetta solo che lei faccia il primo passo. Anche se è un Corvonero, nelle sue vene scorre il sangue di una stirpe di maghi Serpeverde estremamente orgogliosi. Dal lato materno, mentre da quello paterno...''

Si fermò, mordendosi il labbro. Stava per dire qualcosa che non doveva, era evidente.

Almeno, lo era per Francis. Gilbert non notò niente, come al solito.

'' Comunque - si riprese il professore - Se proprio vuoi fare un filtro, ti consiglio l'Amortentia.''

"Sì, professore ma ecco io pensavo a qualcosa di più, come dire... ricercato"

"E perché mai? Ah, ho capito vuoi stupire, stile Grifondoro. Mi sorprendi ragazzo, ma effettivamente se venisse a sapere che hai anche affrontato mille pericoli per ottenere l'ingrediente l'effetto eroe, se così si può dire, sarebbe assicurato"

"Ehm, esatto, proprio così"

"Sei furbo, non per niente fai parte della mia casa. Comunque, ingredienti rari per le pozioni d'amore: scaglie di drago non sono raccomandabili, piume di grifone hanno un effetto troppo immediato, poi ci sono le zanne, ma quelle per quanto relativamente vicine sono estremamente difficili da recuperare e inoltre anche se ti farebbero ottenere tutta la sua attenzione servono per altro, poi c'è...”

"Aspetti! - lo interruppe Gilbert - Zanne? Che zanne?”

''Non zanne di ragno, sicuramente - fu la risposta veloce di Lumacorno leggermente rosso in viso - Sono estremamente difficili da prelevare. Sicuramente, preferirei averle in dono, piuttosto che prenderle io in prima persona. Troppo pericoloso''

L'albino deglutì.

''Quanto pericoloso, esattamente?''

''Harry Potter stava per morire al secondo anno, a causa dei simpatici ragni che abitano la foresta proibita. Se si salvò, fu solo grazie a... uhm, è abbastanza strano da dire... all'intervento di una macchina babbana modificata con la magia''

Francis e Antonio si fissarono certi di aver capito male l'ultima affermazione del docente, ma Gilbert lo ignorò completamente e continuò, cercando di non far capire quanto fosse eccitato dalla notizia: "Professore, mi scusi la domanda, ma da come ne parla sembra quasi che lei sappia bene quali siano gli effetti. Ne ha mai avute in mano?"

"Beh, come dire - disse Lumacorno agitandosi leggermente sulla sedia - Può essere che io, in seguito ad un'occasione speciale e purtroppo non troppo lieta, possa esserne entrato in possesso..."

Gilbert non potè trattenersi dal sorridere e sussurrare: "Il funerale..."

''Mhm... hai detto qualcosa?''

''Cos... no no, non ho detto niente. Solo, prof, non dovremmo rientrare in classe? Cioè... non è tardi?''

"Oh, per bacco, avete ragione. Grazie mille della chiacchierata ragazzi, è stata davvero piacevole, anche se un po' strana..." si rabbuiò.

"Ehm, sì. Noi adesso andiamo..." disse Gilbert alzandosi piano e dirigendosi verso l'uscita presto seguito dai suoi amici. Tutti e tre erano abbastanza esperti da capire quando una persona scopriva i loro scherzi.

"Davvero particolare - continuava a mormorare Lumacorno - Un ingrediente difficile da reperire, una ricerca nel bosco, il fratello di Gilbert..."

''Amigo...'' disse lo spagnolo mentre si allontanavano a passo svelto dall'ufficio.

''Ja?''

''Ricordami che ti devo buttare fuori dalla nostra camera''

Antonio fu il primo a capire che erano finiti nei guai. Anni a tentare di far breccia nel cuore di Romano Vargas gli avevano donato un eccezionale sesto senso per avvertirlo prima delle sue sfuriate.

''Esagerato... che vuoi che succeda?''

"Voi mi avete ingannato!"

"Questo" fu la tetra risposta dello spagnolo. Anche se erano ormai ad una decina di metri buoni e la porta della stanza del professore era chiusa, l'urlo era giunto come se glielo avesse urlato nelle orecchie.

"Piano di fuga?" domandò Gilbert guardando spaventato gli altri due, i quali pallidi annuirono prima di incominciare a correre con le minacce del professore di pozioni che prometteva da quel giorno esami molto più difficili per il sesto anno di Serpeverde che ancora risuonavano alle loro spalle.

''Perchè lo dovremmo avere noi? Sei tu che ha messo in piedi tutta questa messinscena!''

''Tonio, andiamo...''

''Nemmeno morto, Gilbert''

"Francis almeno tu..."

"No, concordo con Antonio. Sinceramente Gilbert quest'anno mi sto chiedendo come faccio ancora a sopportarti"

"Andiamo ragazzi noi siamo i BTT, passeremo oltre anche a questo, no?"

"... stanotte tu dormi in Sala Comune"

 

 

''Bah... il Magnifico non si farà certo scoraggiare da un nonnulla come l'abbandono di ingrati amici. Andrò io da West, e gli dirò cos'ho scoperto. Almeno non mi crucierà anche lui, poco ma sicuro'' sbottò l'albino dopo essere stato lasciato solo battendosi la mano sul petto.

Gilbert era armato di tanti buoni propositi. Peccato che avesse dimenticato un piccolo particolare: per entrare nel dormitorio dei Corvonero, non ci si doveva avvalere di una particolare parola d'ordine, come per le altre case (lui le scopriva sempre, ma solo perchè era troppo stramaledettamente geniale).

Arrivato, trovò il corvo guardiano intento a sonnecchiare, tranquillo.

"Svegliati uccello, devo entrare!" urlò cominciando a sbattere il pomello.

Il battacchio di bronzo si svegliò e lo fissò male. Gilbert continuava a ghignare.

<< Perfetto - pensò - Ora dovrò solo usare la mia immensa magnificenza per scoprire la parola e potrò andare da West >>

Il sorriso scomparve però non appena il Corvo parlò: "C'è un cosa che custodiamo dentro uno scrigno da cui non possiamo mai separarci e che ci rende noi stessi. Lo scrigno e chiuso ermeticamente, però talvolta questa cosa esce da esso. Cos'è?"

L'albino lo fissò, stupito: ''Aspetta... questa cosa che cazzo è?''

Il corvo gli rispose, saccente: ''Se degno ti vuoi dimostrare, a questo quesito rispondere dovrai''

''Cazzo, ma una normale parola d'ordine no, eh?''

''Serpeverde, eh? Tutti uguali, non sapete riconoscere la bellezza dietro un sagace indovinello''

''Ma andiamo, ma nessuno saprebbe rispondere a una cosa del genere!''

''Eppure i Corvonero ci riescono''

''Non diciamo cazzate, su. Nemmeno i cervelloni ci riuscirebbero''

"E invece ci riescono persino quelli del primo anno"

"E fammi allora un quesito da quelli del primo anno, no cazzo?! Non sono mica un cervellone come voi altri io?!"

"Il quesito era da ragazzi del primo anno"

Gilbert rimase spiazzato per qualche secondo ad apprendere della risposta per poi inalberarsi ancora di più: "Ma non sparare cazzate! Andiamo sii compassionevole e dammene un altro da risolvere no?"

Il corvo sbuffò. Davvero le statue riuscivano a sbuffare? Evidentemente, in presenza di Gilbert lo facevano un po' tutti.

''Ragazzo, te l'ho già detto... no''

''Perchè?''

Stava diventando patetico...

''Perchè ho compreso che il tuo livello di raziocino non eguaglia minimamente quello di un Corvonero, per cui ti ho fatto la domanda più semplice del mio repertorio. Se ti chiedessi un'altra cosa, tu proveresti a trasfigurarmi in qualcosa''

"Io sarei inferiore ad un Corvonero?! Ma io ti...!"

"Che succede qui?"

Gilbert si voltò e vide fermo dietro di lui un ragazzino coi capelli di un biondo quasi bianco come i suoi e un'espressione annoiata.

"E tu chi sei?!" domandò il tedesco.

Il ragazzino, probabilmente del primo anno a giudicare dalla statura, sbuffò: "Questa domanda dovrei fartela io casomai, visto che sei tu quello che se ne sta di fronte alla porta della mia casa. Ad ogni modo il mio nome è Emil"

Emil... ah, il fratellino di Lukas. La somiglianza era impressionante. Peccato che non fosse anche lui un Serpeverde, sembrava poter essere un elemento valido per la loro casa.

"Ehi piccoletto, non è che mi aiuteresti? Devo andare nella vostra sala comune ad avvisare mio fratello"

Emil si mise una mano sotto il mento e prese a riflettere: "Fammici pensare... - un sorrisetto increspò le labbra - Che mi viene in cambio?"

''Eh?''

''Non fare quella faccia: io cosa avrei in cambio?''

''La mia eterna gratitudine?''

''Nah, troppo scontata''

''La parola d'ordine per la sala comune di Serpeverde?''

''No, grazie. Mio fratello me l'ha già detta''

''Uhm... vorresti sapere tutti i passaggi segreti del castello? Conosco anche la strada per le cucine''

''Io e Wy li abbiamo già scoperti tutti''

Gilbert non sapeva più che inventarsi. Dannato moccioso maleficio... ma di cosa si era fatto il Cappello Parlante, durante lo smistamento? Emil doveva stare sicuramente tra le serpi.

"Allora... i test! Ti darò i test per passare attraverso delle materie in cui sei in difficoltà!"
Emil ci riflettè su un attimo: "Effettivamente ho un po' di problemi in trasfigurazioni... Ok, ci sto"
Lo superò ed affiancò il corvo che ripetè l'indovinello. L'islandese si voltò e un sorriso strafottente si dipinse sulle sue labbra: "Mi stai dicendo che non sei riuscito a risolvere questo indovinello?"
Gilbert lo guardò male: ma chi si credeva di essere quel piccoletto? Albus Silente?
"Comunque: la risposta è la memoria. Lo scrigno è la nostra stessa testa da cui non possiamo, ovviamente, separarci e sono i nostri ricordi e le nostre esperienze a renderci noi stessi. A volte ci sono fuoriuscite si riferisce alle perdite di memoria o quando non ci ricordiamo qualcosa"
"Esatto" rispose il battacchio prima di aprire l'entrata.

Gilbert ne aveva fatte di cazzate... ma essere superato da un ragazzino di undici anni... ecco, quella era una cosa a cui non sarebbe mai voluto arrivare.
Dopotutto, sembrava che il Cappello parlante non si fosse fatto di burrobirra durante lo smistamento.
''Ma come diavolo fa West? Io con sto dannato uccello stavo impazzendo''

Imprecando spinse di lato il ragazzino e fece irruzione nella sala comune urlando: "West! Ehi West, dove sei?! Ti devo dire una cosa importantissima!"

<< Mein Gott... ma perchè ho lasciato la bacchetta in camera mia? >> pensò sconsolato il biondo, rimpiangendo il non poter cruciare suo fratello come era sua intenzione di fare dalla sera prima.
Nella sala c'erano anche Feliciano e Kiku, entrambi impegnati nei compiti di Divinazione. Beh, in realtà erano impegnati nella procedura d'emergenza per i compiti di divinazione: 'inventare tutto di sana pianta.

"West, finalmente ti ho trovato! - l'albino si sedette affianco ai tre ragazzi - Ho una notizia importantissima da darti!"
"Vuoi fare silenzio Gilbert? C'è anche gente che vorrebbe fare i compiti e studiare. E poi devo finire Divinazione"
"Pffft, ma a che vuoi che ti serva Divinazione. Inventa qualcosa qua, qualcosa là, mettici un paio di morti orrende e un futuro che fa schifo e il gioco è fatto, no?"
"Ve, è esattamente quello che stiamo facendo adesso!" cinguettò allegro Feliciano.
"E bravo il mio fratellino! Finalmente dopo anni impari come si fanno veramente le cose! Sono così fiero di te!" il Serpeverde fece finta di asciugarsi una lacrima mentre Ludwig provava sempre più l'istinto di prendere il maggiore e scaraventarlo fuori dalla finestra.

''Cosa vuoi?''
''Beh, sono qui per aiutare il mio dolce fratellino a vincere''
''Casomai, dovresti più aiutarmi a sopravvivere. Vincere non mi interessa''

"Va bene, scordati quanto ho detto prima: tu non hai capito niente della vita. West: vincere è tutto! Non puoi pretendere seriamente di essere qualcuno se non sei un vincente"
"Magari così è come la pensate voi Serpeverde. Vincere non è tutto, Gilbert. Fatto sta che è vero: mi piace vincere, ma soltanto quando so di avere una possibilità. E in questa sfida... diciamo che le mie possibilità sono sotto lo zero. Grazie ancora per aver messo il mio nome nel Calice"
Gilbert arrossì, per poi tossire nervosamente e riprendere: "Ma è proprio per rimediare che sono qui. West, io ti aiuterò!"
"E come pensi di fare?" mormorò tornando a concentrarsi sulla pergamena che aveva di fronte.
L'albino fece un sorriso di trionfo e abbassò la voce: "So in che cosa consisterà la prima prova”

''Come?'' esclamò scettico il minore tornando a guardarlo.
''Non fare quella faccia: io, Tonio e Franny abbiamo avuto dei piccoli spoiler da Lumacorno''
''Ovviamente, vi avrà scoperti'' disse il ragazzo, dato che era noto a tutti come i tre fossero facilmente sgamabili.
''Uhm... non esattamente... ma non è questo l'importante. L'importante è che dovrai sapere tutto, ma proprio tutto, sui ragni che vivono nella foresta. Dovreste recuperare le loro zanne''

Il silenzio si diffuse intorno al tavolo.
Gilbert si avvicinò preoccupato al fratello: "West? Ehi West ci sei? Uao, la stai prendendo bene. Se io fossi stato al tuo posto e mi avessero detto che avrei dovuto combattere contro dei ragni giganti di certo..."
"IO DOVREI FARE CHE COSA?!!!!!?"

Uhm... no, non l'aveva presa affatto bene. Dire che stava andando in iperventilazione, era un eufemismo. Persino Feliciano si accorse dello stato d'animo del biondo, e provò come meglio poteva a consolarlo.
''Ve... ma non sono amici di Hagrid? Magari se gli dici che lo conosci ti lasceranno stare''

Quando andava nel panico Ludwig aveva il brutto vizio di diventare sarcastico oltre ogni limite: "Ma certo, Feliciano, come ho fatto a non pensarci prima? Ma sì andiamo da delle gigantesche creature assassine e diciamo loro che sono amico di Hagrid! Ma sì, già vedo la scena: mi cucineranno in salsa barbecue invece che divorarmi crudo, che bella alternativa, grazie per avermela proposta davvero!"
A Feliciano vennero gli occhi lucidi: "Ma... veramente... io... io ti volevo aiutare..."
Vedere quella reazione emotiva riscosse il biondo che subito si affretto a consolare l'amico: "Perdonami Feli, non volevo dire quelle cose. Sono stato uno stupido. È che ho letto da qualche parte, o me ne ha parlato Arthur, non ricordo, che questo fatto del non essere mangiati perché si è amici di Hagrid non funziona. L'unica persona che non mangiano è Hagrid stesso e la cosa funzionava solo fino a quando era vivo il loro capostipite, Aragog. Ora è morto da un bel po' di anni e le Acromantule sono diventate soltanto degli animali selvaggi che seguono un unico istinto: uccidere e mangiare"

''Hagrid però li trova ancora dei cuccioli teneri''
''Gil, Hagrid è lo stesso che ha chiamato Fuffi un cane a tre teste''

"Pft, sempre i soliti pessimisti. Allora West mi perdoni?"
"Cosa?" il biondo distolse lo sguardo assorto da Feliciano che quando stava per piangere assumeva sempre un'aria da cucciolo impaurito che lo faceva diventare a suo parere ancora più irresistibile.
"Ho detto: mi perdoni, vero? Andiamo il Magnifico ti ha fatto sapere quale sarà la sfida della prima prova, non vale come azione di perdono per il nome del calice?"

''Feli, per caso hai con te la tua bacchetta?''
''Ve... si, perchè?''
''Me la presteresti?''
Gilbert deglutì, e lemme lemme cominciò ad andarsene. Era bravo, quando voleva, a non farsi notare. Peccato che i propositi di vendetta di Ludwig superassero qualsiasi sua abilità nella fuga.
''Bruder...''
''J-ja?''
''Aspetta che ti rispedisca a modo mio fino al dormitorio Serpeverde''
''N-non è necessario''
''Oh, ma io insisto...''
Quello fu il quarto d'ora più lungo della vita di Gilbert Beilsheilmild. Quando tornò al dormitorio maschile dei Serpeverde, sembrava essere reduce da una guerra.
''Non. Chiedermi. Niente'' rispondeva a chi aveva l'ardire di fargli qualche domanda. Da quel giorno, prese la decisione di portarsi sempre dietro la bacchetta. Meglio non correre rischi inutili.

 

Una settimana e mezzo dopo, la sera prima della prima prova...

 

Meditazione, l'invenzione più inutile della storia dell'umanità. Ludwig ne aveva bisogno, per provare a calmare i nervi causati da suo fratello e da quello che era successo da dopo l'estrazione dei nomi dal Calice fino alla scoperta delle Acromantule come prima prova. Com'era possibile che era stato scelto lui? Non l'aveva mai desiderato. Al contrario di Gilbert (prima o poi gliela farà pagare, e sarebbe stata una vendetta lenta e dolorosa oltre ogni dire, più di quella di una settimana prima...) non desiderava la gloria. Non voleva la fama, la ricchezza o il prestigio. Gli bastava stare coi suoi libri... e con Feliciano.

Ok, quest'ultima cosa non l'avrebbe mai ammessa ad anima viva, anche perchè non voleva passare per un pervertito col suo migliore amico.

Quella sera aveva chiesto al nonno di andare direttamente alla torre di Corvonero, in modo da evitare i complimenti e gli in bocca al lupo dagli altri ragazzi in Sala Grande e in Sala Comune. Non se li meritava, affatto. Era tutto frutto di un grosso equivoco... e della mente bacata di suo fratello.

“Lud, stai facendo levitare i miei libri”

Il tedesco si riprese, facendo cadere di colpo tutte le cose che, inconsciamente, con la sua magia, aveva sollevato. La magia involontaria non era una cosa poi così strana per i maghi minorenni, e nel suo caso era particolarmente pericolosa.

''Ve... stai bene? Mi sembri molto nervoso''

''Ja... più o meno...''

Era esitante, si vedeva chiaramente, tanto che non sfuggì a Feliciano, seppur considerato ingenuo da molti, l'italiano era molto bravo a capire lo stato d'animo degli altri.

Beh... quasi sempre.

''Ti ho portato altri libri dalla biblioteca, ve - gli disse, facendogli vedere la borsa che aveva con sé - Grazie al nonno, ho potuto prendere dei libri in prestito''

''Tuo nonno sa... ?''

''No, no... gli ho detto solo che volevo studiare per Cura delle Creature magiche... sa quanto amo gli animali, ve...''

Il tedesco sospirò. Almeno non si doveva preoccupare anche di eventuali ritorsioni da parte del preside. Dopo lo scherzetto di Gilbert, Lumacorno terrà d'occhio più che mai sia i Serpeverde che i Corvonero.

''Danke, Feli...''

''Beh, siamo amici no? Tu mi aiuti sempre coi compiti... Ma sai che dovresti dormire? - gli fece notare l'italiano, preoccupato per lui - Ve... più dormi, più hai buone possibilità di vincere la prova di domani''

Ludwig sospirò: ''Non credo che sia così facile... vedi, sono tutti maghi con più anni di preparazione di me. Non ci sono possibilità logiche che io...''

''Beh - l'interruppe l'altro - Metti da parte la logica, allora. Sei un grande mago, e riesci a fare magie anche quando non vuoi. Per me è fantastico, neppure da bambino riuscivo a fare quello che fai tu involontariamente''

''Credimi, non è così fantastico come sembra...'' disse, ricordando la sua, di infanzia. E a come quasi rischiò di non essere ammesso a scuola.

''Ve... invece lo è. Devi solo smettere di pensare, e agire''

''Sicuro di stare bene? Parli come un Grifondoro''

''Uhm... credo di aver sentito Mathias parlare di come conquisterà Lukas...''

''Lo immaginavo...''

''Comunque, il punto è un altro... io credo in te - gli disse, prendendogli le mani tra le sue - Ci sei sempre per me, quando ho bisogno di te. Non sarai esperto come Ivan ed Elizabeta, ma hai un gran cuore''

Il biondo arrossì. Era illogico, era stupido... era così da Feliciano, che quasi si sorprese di desiderare che quel loro momento non finisse mai.

''Ve... posso dormire con te, stanotte? Così, se avrai un incubo, ci sarò io con te''

La risposta doveva essere un secco no. Due ragazzi non possono dormire nello stesso letto. Eppure, la risposta che diede lo spiazzò completamente: ''J-ja... basta che non mi stai troppo vicino''

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo auotre:

“Io sono Kamun Rah, il faraone importante, ero mortissimo ma ora sono finalmente tornato alla vita!” (cit. Kamun Rah, Una notte al museo 2) (P.S: Adoro quel film e ancora di più Kamun Rah)

Mi dispiace davvero tantissimo per il ritardo mostruoso con il quale finalmete pubblichiamo il sesto capitolo di questa storia. Sono terribilmente dispiaciuto, ve lo giuro, ma tra scuola, malattia, stage e gite, verifiche, teatro, blocco dello scrittore e assenza di ispirazione, sul serio considerate un miracolo il fatto che siamo riusciti a pubblicare.

Vi avviso da ora che non so quando sarà il prossimo aggiornamento, ma non aspettatevelo presto.

Sul serio mi dispiace davvero tantissimo scusate.

Sono di fretta, quindi vi lascio, ciao!

Attenzione: minimo due recensioni per continuare, volete fare felici due autori, da? ^J^

 

 

P.S: se vi interessano i crossover casomai fate un salto sulla nostra altra storia a quattro mani, una X-man!AU, e fateci sapere: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3320828

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