Secrets

di _Angelica_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Who i am? ***
Capitolo 2: *** The Beginning ***
Capitolo 3: *** Messages in the Dark. ***
Capitolo 4: *** Broken ***
Capitolo 5: *** The Clawn Killer- ***



Capitolo 1
*** Who i am? ***


Mi chiamo Angelica, vivo in una città sperduta dell'Arizona e proprio così,sono un'adolescente proprio come moltei di voi che leggono queste quattro righe.
Vorrei parlarvi di me,della mia vita e sugli strani eventi che compongono essa.
Potrei dirvi che, come a molti di voi accade, vi è un particolare periodo della propria esistenza dove,stranamente, tutto accade per il verso giusto,come se tutto fosse dalla vostra parte e dico niente,NIENTE, potrà cambiare ciò.
Vi sentite potenti,padroni di sè stessi ed è una cosa che,anche se per poco,rende felice chi lo vive. Bene,questo mio periodo d'oro,è avvenuto solo pochi anni fa,così come il vento,ha perseguito nuovi orizzonti dimenticandosi della piccola foglia che esso stesso trasportava.
Ho perso tutto ciò che mi rendeva felice,felicità apparente perchè dovete sapere che tutto ciò che avete avanti agli occhi è solo parvenza della felicità stessa e questo,in fondo,lo si sa sin da bambini quando ci riempivano di "storie" a tema moralizzante che ti preparavano alle tante batoste che avresti avuto nella vita ma,purtroppo, non siamo mai preparati al dolore.
Come un libro che ho letto un pò di tempo fa(eviterò di dire il titolo per evitare pubblicità)
"IL PROBLEMA DEL DOLORE E' QUELLO DI ESIGERE DI ESSERE SENTITO".
Siamo solo responsabili di chi donare il cuore e se avergli permesso o meno di entrare nella propria vita e farne parte.
Di questo argomento sono molto ignorante,in quanto, ho permesso a persone crudeli,insensibili e quant'altro di entrare nella mia vita e distruggerla completamente.
"La vita è un film,solo che non siamo noi a decidere il suo genere."
E se la mia fosse drammatica?

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Capitolo 2
*** The Beginning ***


Tutto inizia nel lontano 2010,quando la mia vita procedeva come ogni adolescente a questa parte.
Avevo degli amici,una famiglia, che anche se incasinata era presente in ogni momento importate.
Frequentavo la Old School of Art, una scuola che,come dice il nome,era tanto vecchia da rinchiudere in sé gli anni dei miei genitori,nonni e forse anche dei miei bisnonni stessi.
Per quanto vecchia,però,ogni anno subisce rinnovamenti per cui nessuno mai sospetterebbe della sua età apparente.
Ora vi chiederete:”perché ci parla di questo?”
Ci arriveremo.
Ad ogni modo,la mia scuola,era la classica scuola che vedete nei film americani o magari quella in cui vivete adesso: piena di stronze,ragazzi belli ma vuoti e te che non capirai mai in che gruppo apparentemente appartieni.
Jessy,Cassy e Hanna erano le mie tre migliori amiche che,per quanto avessi potuto considerarli tali, sapevo che,in fondo, vi si celava una relazione malsana che mi avrebbe,ben presto, rivelato frutti marci.
“Cosa stai facendo?”
“Ciao Jessy, nuovo taglio di capelli?”
“Certo,sai che amo cambiare sempre qualcosa di me.”
Jessy era una ragazza magra e bassina,capelli lunghi e lisci. Alle volte erano biondi,altre volte neri come la pece. I suoi occhi erano,anche essi, scuri dandole un’aria pressoché orientale.”
“Sbrigati che la lezione sta per iniziare,so che avremo una sostituzione nell’ora di italiano. Sai che il prof ha subito un lutto vero?”
Sua figlia della nostra stessa età,è stata uccisa crudelmente trovata in un bosco priva di denti e un marchio sulla pancia. Una lettera vi era all’interno della sua bocca.
-NON SORRIDERAI PIU’ PICCOLA STRONZA.-
“Brutta storia…” Mi disse mentre si avvicinava alla porta dell’aula.
“Che fai non entri?”
Restai sbigottita,fissando alcune foto di me da piccola affisse all’interno del mio armadietto.
“Arrivo Jessy.”
L’ora fu abbastanza deprimente, non si parlava di altro.
Sentivo solo singhiozzi e lacrime delle sue più care amiche,professori che,dispiaciuti, in qualche modo recavano condoglianze e avvisavano il corpo studentesco.
Il suo armadietto era stracolmo di peluches e lettere, che notai con la coda dell’occhio camminando a passo svelto verso l’aula di biologia.
“ Vedo che hai notato anche tu gli oggetti affissi sul suo armadietto. E’ molto triste che si faccia tutto questo solo quando la si perde per sempre.”
“ Andry…” Dissi quasi come se mi stessi risvegliando dal mondo dei sogni.
“Tutto bene?”
“Si, certo… Non avevi allenamento oggi?”
“Si,sto andando in palestra. Ci vediamo.”
Mi rivolse un sorriso sghembo,portandosi l’indice ed il medio alla fronte facendo un movimento quasi come se volessi imitare i generali sul fronte di battaglia.
Andry era un ragazzo molto atletico devo dire. Capelli castani e occhi verdi. Il prototipo di ragazzo ideale di molti, il suo più grande difetto?
La consapevolezza di essere così stramaledettamente carino.
Ad ogni modo mi cimentavo nel'aula: avevo già avuto di recente note di condotta, alle volte per assenza di massa, semplici ritardi o proprio perchè non mi andava di seguire un'ora pallossissima con il professor Hudson: Voce roca e lentissima,occhiali spessissimi e fisico da ultra 50 enne pur avendone solo... 49(?) aveva quell'odiosissimo vizio di continuare la lezione pur nonostante la campanella rintoccasse per la fine dell'ora,facendo battutine sarcastiche cercando di farci ridere e noi cercavamo di renderlo felice pur sperando in una sufficienza nella sua materia.
Stranamente,però,l’aula di biologia era vuota e,con grande stupore,notai del liquido rossastro che fuoriusciva da uno dei cassetti vecchi e semidistrutti della cattedra del docente.
Che succede?

 

Spero che questo primo capitolo sia stato esaudiente e sia piaciuto.
Commenti e recensioni fanno sempre piacere.
-An.

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Capitolo 3
*** Messages in the Dark. ***


Fissavo quel liquido rosso fuoriuscire da quella cattedra,un brivido scivolò lungo tutta la spina dorsale.
“Che ci fai qui?”
Mi voltai di scatto e solo allora notai un viso che, per quanto non ricordassi,non mi sembrava del tutto nuovo.
Magro di corporatura e viso,capelli biondi quasi come se fossero stati baciati dal sole stesso e occhi color miele.
Il suo sguardo,per quanto fosse rivolto verso di me,sembrava assente e privo d’animo ed espressione.
“Io..”
“Tu cosa? Non sai che oggi le lezioni pomeridiane sono sospese? Sono tutti all’elogio funebre di Stacy. Una grande fiaccolata è stata allestita in suo onore.”
“No,non non ne sapevo nulla.. Tu perché sei qui?”
“Odio queste situazioni,ti senti cosi fuori luogo,con rimorsi che ti pervadono in ogni centimetro quadrato del corpo,come se ti sentissi persino in colpa della stessa vita.”
Il mio sguardo,però, era ancora rivolto al liquido viscoso che,ormai, aveva imbrattato tutto il pavimento.
Una risata isterica riecheggiò nell’aria.
“Cosa pensi sia? Sangue?” A passi svelti si diresse verso la cattedra e,tra il pollice e l’indice esaminò il liquido tra le dita.
“E’ solo pittura acrilica,avranno fatto rovesciare il contenuto della boccetta del professore Hudson.”
Lo guardai attonita,quel ragazzo in pochi istanti mi aveva spaventata, fatta sentire fuori luogo.
“Devo andare …”
A passi svelti percorrevo il corridoio,mai come allora sembrava eterno.
Eppure,per quanto io sia stata nei pressi della scuola per un pomeriggio intero, lui non uscì dalla struttura e questo mi insospettì.
“Ehi!” Delle mani mi sfiorarono i fianchi ed io,ancora scossa per l’accaduto mi voltai di scatto.
“Cassy,o mio Dio!”
“ Che succede?” Aveva la sua solita gomma da masticare in bocca,che non le permetteva neppure di scandire bene le parole.
“Niente, solo che …”
“Vabbé non importa. Sono tutti alla fiaccolata,perché tu sei ancora qui?”
Presi il cellulare dalla borsa,e solo allora constatai del tempo passato.
Erano,oramai,le 8:10 pm e,per quanto io non conoscessi per niente la defunta, mi sentivo in dovere di parteciparvi e dare,per quanto piccolo sia,un sostegno alla famiglia.
Rimasi stupita del numero delle persone presenti all’avvenimento,quasi tutta la cittadina era lì.
Chi per curiosità,chi per vero dolore …
Ma erano lì.
Ancora una volta la mia attenzione si voltò verso la miriade di peluches,foto di Stacy e lettere di cordoglio mentre innumerevoli palloncini venivano lasciati volare in aria simboleggiando l’anima che lasciava questo sistema di cose.
Ogni persona scriveva un proprio pensiero su un pezzetto di carta,che veniva poi legato all’estremità dello spago che pendeva dal palloncino riempito d’elio.
Restai per un minuto in silenzio,mentre la tristezza mi rapì del tutto.
“Come può una persona andare via così?” Pensai. Proprio mentre cercavo di farmi spazio tra la folla,Andry mi venne incontro con il suo solito sorriso smagliante.
"Angelica!" Agitava le braccia come se stesse annegando, in questo caso,però, potrebbe solo essere un mare di sguardi in quanto ogni suo spostamento rappresentava tirarsi a sè sguardi di ragazzine arrapate.
"Andry!" Lo abbracciai,solo per constatare la reazione perplessa delle ragazze presenti.
Per un solo istante,l'attenzione non fu del tutto rivolta alla defunta.
"Che ci fai qui?"
"Per il tuo stesso scopo."
"Rimorchi pollastrelle?" Rise di gusto.
Non feci in tempo a rispondere che un battito di dita su un microfono attirò l'attenzione dei presenti.
I suoi amici erano lì,su un palco poco più alto del mio ginocchio.
Le lacrime ed il dolore erano palpabili nell'aria,era tutto così insostenibile.
Preferii allontanarmi,non ho mai tollerato queste situazioni sin da piccola.
Proprio mentre ebbi modo di allontanarmi dalla folla,sentii il cellulare vibrarmi dalla tasca. Era un messaggio.
 
PENSI SIA LA FINE? DOVRESTI SMETTERLA DI CHIUDERE GLI OCCHI,POTRESTI NON RIAPRIRLI PIU’

PS QUELLA MAGLIA TI DONA TANTISSIMO.


Rimasi imperterrita e in cuor mio sapevo non sarebbe finita così.

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Capitolo 4
*** Broken ***


Superare quella notte non fu facile,mi giravo e rigiravo nel letto,fissando le tende della finestra muoversi sospinte dal vento.
Cosa avevo io a che fare con quell’assassino?
Cercavo di fare mente locale sulle persone che avrebbero potuto odiarmi al punto da inviarmi messaggi minatori.
Poteva anche solo essere uno scherzo,magari fatto da qualche amico o sfigato con cui condividevo qualche lezione scolastica.
Cercavo di convincermi fosse così,in fondo davvero ci credevo.
“E’ solo uno stupido messaggio.” Pensai.
Le ore che avanzavano oltre a portarmi pensiero e consiglio ebbero modo di farmi addormentare per cui mi abbandonai fra le braccia di Morfeo.


DRIIIIIIINNN!!!

Cercavo di spegnere quel dannato aggeggio e,ancora assonnata, mi apprestai ad alzarmi e andare a scuola.
Cercavo di non pensarci,eppure quel pensiero ossessivo non mi lasciava in pace!
Sentivo solo le foglie scricchiolare ad ogni mio passo,mentre Hanna si avvicinava a me pronta ad abbracciarmi.
“Angy,sembra che tu non abbia dormito per niente.” Disse crucciando il suo volto in una smorfia.
“Già,forse perché è così …”
“Che succede? Qualcosa ti turba?”
“Nulla,è che ho questo esame … sai …” Dissi mentendo. Non potevo correre il rischio di informare le mie più care amiche e vivendo nel terrore che possano essere ferite da qualcuno o peggio.
“Ti capisco,anche io a breve ho questo esame di matematica e sai quanto io sia negata!”
Arrivammo finalmente nell’atrio della scuola,
 Dopo la veglia funebre tutto procedeva alla normalità,come se fosse stato già tutto archiviato e dimenticato.
“Ora vado,Buona fortuna per l’esame Angy.”
“Anche a te Hanna!”
Mi apprestai ad andare all’armadietto,per recuperare il quaderno degli appunti di biologia che avevo lasciato il giorno precedente mentre “fuggivo” da quel ragazzo abbastanza ambiguo devo dire.
Aprii la porta dell’aula di biologia e,come di sua consuetudine, il professor Hudson si cimentò a parlare della sintesi proteica,delle cellule … Mi chiedevo come,in tre anni di studi, fosse capace di aggiungere la sintesi proteica anche quando praticamente non esisteva.
Mentre prendevo nota della lezione,un ticchettio metallico mi distrasse.
“Salve signor Hudson,lui è William ha deciso di seguire i suoi corsi da ora in poi.” Disse una donna dall’aria abbastanza paffuta,con capelli cortissimi e rossi presumibilmente tinti.
“Certo,accomodati pure e benvenuto!”
Non potevo crederci,era proprio lui il tipo strano della boccetta di pittura acrilica.
Con mia grande fortuna (Si fa per dire) l’unico posto libero era proprio accanto a me,Jennifer la mia compagnia di biologia, era assente e questo mi parve subito strano, se crollasse il mondo lei si troverebbe sicuramente a scuola.
“Ci rincontriamo vero?!” Disse con un sorriso sghembo.
“Sono William,ieri non ho avuto modo di presentarmi. Frequentavo le lezioni del professor Kennedy prima che abbandonasse tutto per trasferirsi in Olanda a raccogliere tulipani.” Rise.
“Molto piacere,scusami ma vorrei ascoltare la lezione.” Di solito non sono così … Acida(?) ma proprio non lo sopportavo,come se avesse un qualcosa che proprio non andava.
Le ore passarono inesorabili,mentre mi cimentavo a casa un auto della polizia sfrecciò alla mia sinistra, fermandosi pochi km da me.
Notai un qualcosa coperto da un telone bianco e un piede sbucare da esso.
Un brivido mi percorse tutta la schiena e solo quando tornai a casa e accesi la tv potei capire chi fosse...
Era Jennifer, le tematiche lasciavano intendere fosse un omicidio,morta proprio come Stacy privata dei suoi denti e una lettera che le pendeva dalla bocca.

TUTTO CIO’ CHE TOCCHERAI MORIRA’

PS BELLA MAGLIA!


Il bicchiere di vetro che avevo fra le mani andò in frantumi.
E se fosse un messaggio indiretto?
 

Salve bella gente,spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Spero tanto che recensiate perchè,come sapete, il pubblico è sovrano per cui avrei anche modo di imparare dalle vostre critiche.
Un bacio Angelica.

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Capitolo 5
*** The Clawn Killer- ***


Nuovo giorno,stessa storia.
Corridoi pieni di persone che gridavano il nome di Jennifer, peluches,bigliettini di cordoglio e fotografie scattate che dettavano il tempo passato che non potrà mai più esserle restituito.
La morte di Jenny mi aveva scossa, non potevo crederci che il giorno prima fosse accanto a me ed il giorno dopo sotto cumuli di terra e polvere.
Posai i miei libri nell’armadietto,mentre una mano gelida mi sfiorò il collo e poi la spalla.
“Ciao Angelica!” Una voce strozzata dal pianto in gola riecheggiò nelle orecchie mentre di scatto chiusi l’armadietto e mi voltai.
“Salve signora Smith.” La madre di Jennifer era proprio lì avanti a me. Indossava una larga maglia nera,Jeans sbiaditi e scarpe da ginnastica. Aveva il viso contratto dal forte dolore,ed i capelli sparpagliati come se quel giorno non avessero visto alcuna spazzola.
“So che tu eri un’amica di Jennifer,eri la sua compagna di biologia. Mi chiedevo se ti avesse parlato di qualcosa o di qualcuno recentemente magari riconducibili alla …” Restò in silenzio fissando il vuoto,nella mia mente conclusi la sua frase MORTE.
La morte,alle volte, ci sembra cosi lontana,impercettibile,come se noi fossimo immuni da tutto ciò che potrebbe farci smettere di respirare.
“Mi dispiace signora Smith, non ricordo mi avesse detto qualcosa che potrebbe aiutare nelle indagini ma farò di tutto pur di aiutarla o perlomeno ad aiutare tutti a trovare una risposta.” Dissi con voce sommessa.
“Ti ringrazio.”
Non appena pronunciò queste parole si voltò di scatto,percorse il lungo corridoio rivolgendo il suo ultimo sguardo verso l’armadietto di sua figlia dando un bacio sfiorando le sue dita scheletriche e lo posò sul freddo ferro dell’armadietto.
Fu un colpo al cuore per me …
La giornata passò inesorabilmente, volevo solo tornare a casa e stendermi sul letto a rimurginare sull’accaduto.
“Ciao Angieeee”
“Cassy … Ciao! “
L’abbracciai, come se mi fosse mancata da tempo e invece avevo solo bisogno di sfogarmi.
Lei ricambiò l’abbraccio e,non appena ci staccammo disse:
“Mi è arrivato un messaggio con su scritto che dopo l’orario scolastico dobbiamo restare qui per i corsi di recitazione.. E’ arrivato anche a te? ”
La guardai sbigottita,presi il cellulare e constatai che non mi era arrivato nessun messaggio.
“No,nulla.”
“Magari l’hanno mandato a pochi affinchè potessero avvisare gli altri, o magari il solito macello in segreteria. Sai quanto sono imbranati.”
“Avrai sicuramente ragione.” Le dissi rivolgendole un sorriso sghembo.
“Ci vediamo alle 6 pm, mi raccomando non tardare!”
Mi fece un cenno di mano, mentre si incamminava nell’aula B13 arte e scultura.
Al rintocco dell’ultima campanella,aspettai Cassy nell’atrio.
I minuti passavano inesorabilmente, quando finalmente la vidi salutare Randy il suo ragazzo.
Notai con quanta velocità cercava di uscire da quelle quattro mura, ma poi associai il tutto ai suoi allentamenti di Basket.
Randy era il classico atleta ammirato da tutte: Occhi azzurri e capelli biondi. Sorriso smagliante e fisico asciutto e muscoloso. L’unica pecca? Un idiota.
Tradiva Cassy ripetutamente, ma a lei poco importava,era pur sempre in una squadra di Basket.
Aprimmo le porte dell’aula di teatro e ciò che vedemmo fu una scritta inquietante gocciolare dalle pareti imbrattando di rosso le pareti del teatro.

GIOCHIAMO? E’ STATO FACILE RECITARE CON VOI.  

Mentre fissavamo quella scritta inquietante.
Una mano sfiorò il vetro opaco della porta e all’improvviso una figura nera entrò nell’aula di teatro sbattendo le porte e correndo verso di noi.
In preda al panico iniziammo a correre tra le sedie,mentre la figura tagliava l’aria con un coltello e sfoggiava un sorriso da pagliaccio in faccia,tutto merito di una fottuta maschera di Halloween.
Riuscimmo a fuggire da quell’aula,mentre percorrevamo i lunghi corridoi che ci avrebbero portate alla salvezza  
     …

To Be Continuad..

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