Diversi ma simili

di semplicementeme
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Diversi ma simili

Prologo

- André adesso basta. Credo che per oggi sia sufficiente.

Rifodero la spada e mi metto a sedere all’ombra di un albero. Libero i capelli dalla costrizione del nastro bianco che li legava e poggio la nuca sulla massiccia corteccia. Chiudo gli occhi e godo della leggera brezza che soffia da solo pochi minuti. Respiro in modo irregolare. L’allenamento di oggi è stato più coriaceo dei precedenti. Ho dovuto interrompere a causa dei crampi alla mano. Allargo e stringo più volte il pugno sperando di far passare il dolore e soprattutto cerco di sciogliere la contrazione riflessa che ha colpito le dita della mia mano, ma è tutto inutile, se provo a distenderle il dolore si intensifica.

- Oscar ancora crampi?

Annuisco disinvolta cercando di mascherare il dolore che ormai sta diventando sopportabile e maschero il lieve fastidio con un sorriso bieco. Osservo André sedersi accanto a me tranquillo, come se le due ore di allenamento non abbiano influito in alcuna maniera sul suo fisico. Rilassato e sereno. Tutto il contrario di me. Tesa e nervosa. È così da sempre. Da quando siamo cresciuti.

André il mio attendente.

André il mio secondo.

André il mio migliore amico.

André il mio confidente.

André, sempre e solo André.

È da un po’ che questo prologo è nel mio pc. Oggi mi sono decisa a pubblicarlo. È la primissima fanfic che scrivo su Lady Oscar. Non so ancora come procederà la storia, anche perché nella mia mente so cosa voglio che accada, ma effettivamente, non so come descriverlo.

Dico da subito che gli aggiornamenti saranno sporadici, se tutto va bene, una volta al mese, forse ogni 40 giorni. Spero che, nonostante la distanza tra un capitolo e l’altro, la mia storia possa coinvolgervi.

Grazie a chi decidesse di leggere o lasciare anche un piccolo commentino. Buona giornata a tutti…

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


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Capitolo I


La brezza del vento di maggio accarezza i miei capelli ed io chiudo gli occhi cercando di placare il ritmo del mio cuore. Le gote rosse ed accaldate sono rinfrescate con un po’ di acqua che ho portato dietro. Allento il nastro che tiene uniti i lembi del corsetto che comprime i miei seni e, così, cerco di guadagnare un minimo di riposo. La camicia bianca è ampia e nessuno si accorgerà di nulla. Da subito, appena ho allentato la costrizione ai miei seni, posso respirare con più facilità.

Tra non molto dovremo recarci alla Reggia, è meglio che mi alzi e vada a prepararmi. Senza aprire bocca mi rimetto in piedi, subito André mi è dietro. Come sempre.

Non so per quale assurda ragione, ma il ricordo del nostro primo incontro si fa strada prepotente nella mia mente. Avevo sei anni.

Era una mattina di primavera. Scendevo le scale diretta alla sala da pranzo per la colazione. Raramente ciò accadeva, generalmente ogni membro della famiglia faceva colazione nei propri appartamenti, ma quel giorno mio padre era in casa e quando ciò accadeva, tutta la famiglia era obbligata a fare colazione insieme, in sala da pranzo.

Scendevo le scale di corsa, ero in ritardo. Il Generale odia i ritardatari, non ricordo più per quale motivo ero in ritardo, so solo che mi trovavo a correre per evitare una punizione, l’ennesima. Scendevo le scale di corsa, saltavo ogni due gradini.

Giunta alla fine della rampa cercai di ricompormi un po’ per non essere sgridata a causa del mio disordine.

Con passo lento e calibrato arrivai in sala da pranzo. Mio padre e mia madre, con le ultime due sorelle ancora da sposare, erano seduti a tavola, mancavo solo io.

- Buongiorno padre. Madre.

Mi avvicinai a mio padre e feci un leggero inchino, poi baciai la guancia di mia madre come accadeva ogni volta che la vedevo. Mi voltai verso Marie Elène e Claudette ed anche a loro feci un cenno col capo come saluto. Presi posto alla destra di mio padre e restai ferma, attendendo che proprio lui iniziasse la colazione. La sua voce dura si propagò per la stanza.

- Oscar non intendo ripetertelo una seconda volta. Non voglio certe manifestazioni d’affetto con tua madre. Sono stato chiaro.

Alzai il capo e fissai negli occhi mio padre sfidandolo. Avevo solo sei anni ma in quei pochi anni il mio carattere si era espresso in tutta la sua forza. Restai in silenzio senza rispondere. Continuavo a fissarlo e sfidarlo. Il silenzio regnava nella sala da pranzo. Nessuno osava parlare. Mio padre attendeva che io annuissi al suo ordine, ma ciò non avveniva. Mia madre era visibilmente nervosa, torturava il tovagliolo che stringeva in mano. Non riuscivo a vedere le mie due sorelle ma potevo immaginare anche le loro espressioni curiose e in parte tese. Assistere ad una sfuriata di mio padre non era mai piacevole.

Il Generale, intanto, continuava a fissarmi attendendo un mio segnale. Ma io non volevo cedere. Volevo far valere le mie intenzioni. Mia madre, insieme a Nanny, erano le sole che mi manifestavano un po’ di affetto. Loro due erano le sole a regalarmi un po’ di calore umano.

Fu l’ingresso di Nanny ad interrompere lo scontro tra me e mio padre. La mia governante arrancava con passo veloce ed appena entrò si inchinò al cospetto dei miei genitori.

- Generale De Jarjayes, è appena arrivato.

Mi voltai verso Nanny e lessi una sorta di tensione nel suo viso. All’epoca avevo solo sei anni e non riuscivo a capire il perché di quel tremore nella voce. Mio padre bruscamente si alzò e senza degnare di uno sguardo i presenti si diresse verso gli ingressi del palazzo.

Mi alzai anch’io curiosa di sapere cosa, almeno per il momento, mi aveva permesso di evitare una punizione, ma fui bloccata da mia madre.

- Oscar, bambina mia. Ascoltami. D’ora in avanti, al cospetto di tuo padre, dovrai evitare ogni forma di affetto nei miei confronti e nei confronti di Nanny. Mi hai capito. Non voglio che tuo padre sia costretto a punirti.

- Ma madre…

Uno sguardo di mia madre riuscì ad ammutolirmi. Era questa la grande differenza dei miei genitori. Non temevo mio padre e neanche mia madre solo che, deludere quest’ultima era la cosa che mi feriva maggiormente ecco perché acconsentivo ad ogni suo desiderio.

Chinai il capo e le feci capire che avevo accettato. In risposta ricevetti un bacio in fronte. Le sorrisi, non avevo perso il suo affetto.

Di corsa uscii dalla sala da pranzo e mi diressi verso l’atrio del palazzo. Da lì sentivo provenire le voci di mio padre e di Nanny. Discutevano di qualcosa, di qualcuno. Mi avvicinai e restai in disparte. Mio padre si accorse della mia presenza mi fece segno di raggiungerlo. Con calma esegui il suo ordine.

Mi affiancai a lui e solo allora notai che accanto a Nanny stava un bambino, forse della mia stessa età, dai capelli castani e gli occhi verdi. Il viso triste e gli occhi arrossati, forse dal pianto. Mi stupirono le lacrime che non avevo visto versare. Perché quel bambino aveva pianto? Non sapeva che le lacrime erano roba da femmine? Lo osservai ed un’espressione corrucciata deformò i miei lineamenti infantili. Mio padre allora si rivolse a me.

- Oscar ti presento Andrè. È il nipote di Nanny. I suoi genitori sono morti e da oggi Nanny si prenderà cura di lui e vivrà a palazzo con noi. Oscar sono lieto di presentarti il tuo attendente.

Aggrottai le sopracciglia. Era il nipote di Nanny. Lo guardai ed allora compresi il perché delle lacrime che aveva versato. Aveva perso entrambi i genitori. Adesso era solo. Forse, al suo posto anche io avrei versato qualche lacrima.

Andrè mi fissava, curioso. Tesi la mia mano con un debole sorriso, lui l’accettò e la strinse con quanta più forza avessi immaginato. Il mio sorriso si allargò. Andrè non era un debole.


- Oscar. Mi senti? È da mezz'ora che ti chiamo.

Mi volto verso di lui. Il sole tra le fronde dell’albero mi abbaglia per un attimo. Andrè in piedi sopra di me mi guarda curioso. Il sole alle sue spalle rende i suoi occhi incredibilmente scuri. Mi tiro su, ma resto sempre più bassa di lui. Massaggio ancora il polso, ma è più un’abitudine che una necessità.

- Dimmi Andrè. Ero distratta.

- Me ne sono accorto. A cosa pensavi?

La voce allegra di Andrè non è cambiata in questi anni. In questi tredici anni. Tredici anni da quando Andrè è entrato nella mia vita.

- Alla prima volta che ti ho visto. La prima impressione è stata pessima. Un bambino frignone, ecco cosa mi sembravi.

Finisco di parlare ed inizio a correre. Andrè non mi dà neanche un po’ di vantaggio, mi insegue da subito. Rido divertita nel vedere la sua espressione arrabbiata. Ogni tanto mi volto per vedere a che distanza si trova ed ogni volta mi accorgo che è sempre più vicino. Intensifico la corsa sperando di ottenere un qualche vantaggio, se non trovo entro breve una soluzione, Andrè mi raggiungerà e non oso immaginare cosa sarà capace di farmi. Mentre corro salto ostacoli su ostacoli. Pietre su pietre ed ad un certo punto il tronco di un albero. Salto anche quello, senza difficoltà.

Improvvisamente mi viene un’idea. Rallento di proposito, mi lascio raggiungere da Andrè quel tanto che basta per fargli credere che ho il fiato corto. All'ultimo cambio direzione. Andrè resta spaziato da questa mia decisione ed io ne approfitto per accelerare e mettere più metri tra me e lui. Corro sempre più veloce e l’adrenalina sale alle stelle.

Sono questi i momenti che mi fanno sentire libera. Libera da costrizioni. Libera dall’etichetta. Libera da mio padre. Libera nei miei diciannove anni.

Persa in queste riflessioni non mi accorgo che Andrè mi ha raggiunta e mi ha afferrata per un polso. Mi strattona ed io perdendo l’equilibrio cado in terra trascinandolo nella mia rovinosa caduta.

Cadiamo entrambi ed iniziamo a ridere senza fermarci. Il fiato corto. Le guance calde, immagino anche rosse. Improvvisamente mi rendo conto della posizione in cui siamo caduti. Io sotto, Andrè sopra di me. Le sue mani sopra la mia testa, il suo torace a pochi centimetri dal mio.

Il mio torace si alza e si abbassa. Il respiro diventa corto. Dopo l’allenamento ho allentato il corsetto ed ho sbottonato un paio di bottoni della mia camicia bianca. Adesso i miei seni spingono, sono separati dal torace di Andrè solo dalle nostre camice che ancora ride della situazione, non si è accorto di nulla.

Si ferma quando si rende conto del fatto che io non rido con lui. Mi osserva. Poi scende e si sofferma sulla mia camicia. Resta fermo immobile. Gli occhi fissi sui solchi dei miei seni. Vorrei irrigidirmi ma non riesco. È tutto così… naturale. È come se fosse normale averlo così vicino.

Le mie labbra sono secche e le inumidisco con la lingua. Andrè è attratto da questo mio gesto che sembra ridestarlo. Si alza immediatamente e mi dà le spalle. Resto spiazzata da questo improvviso cambio di atteggiamento. Silenziosamente mi alzo. Adesso anche io gli do le spalle. Esco dall’asola ancora qualche bottone, poi tirando i lacci del corsetto inizio a stringere proprio questo, per quanto mi sia concesso. Riabbottono la camicia e mi volto verso Andrè, lo supero e torno verso la radura dove c’eravamo fermati ad allenarci. Quando sono riuscita ad oltrepassarlo inizio a parlare.

- Andrè io torno a Palazzo. Devo recarmi a Versailles e si è fatto tardi. Se vuoi puoi restare qui non occorre che tu venga con me.

Non dico altro. Giungo alla raduna e monto in groppa a Cèsare, sprono il mio cavallo a dare il massimo.

Voglio dimenticare il prima possibile le sensazioni provate. Voglio dimenticare.

Sono tornata. Prima del previsto. Sono riuscita ad aggiornare prima del 7 luglio, anche perché era da qualche tempo che avevo pubblicato il prologo di questa fic. Questo primo capitolo è uscito così, dal nulla. Ai più questo capitolo sembrerà corto, francamente anche a me lo sembra. Rispetto ai miei soliti canoni questo potrebbe essere inteso come un prologo. Ho deciso, però, di non aggiungere altro. Il capitolo si è scritto da solo ed io non voglio mettere nulla di più per evitare di sovraccaricarlo e far perdere la poca fluidità che ha acquistato.

So che non è granché non vi dico di accontentarvi perché il lettore non deve mai essere accontentato, solo cercate di capire. È la prima volta che mi trovo a scrivere su Lady Oscar ed ancora non ho un’idea precisa di ciò che accadrà.

Passo ai ringraziamenti altrimenti finisce che scrivo molto più di quello che è il primo capitolo!

RINGRAZIAMENTI:

- LUNA 22474: grazie per i complimenti. Il capitolo è più lungo del prologo ma, secondo me, è ancora troppo corto. Non sono riuscita ad entrare nei personaggi e questo un po’ mi infastidisce. Preferisco non appesantire il racconto aggiungendo qualcosa che magari serva solo “ad allungare il brodo” come si dice dalle mie parti. In pratica scrivere qualcosa solo per riempire pagine. Io non sono così. Mi auguro che questo capitolo ti piaccia e che la storia continui ad incuriosirti. A presto e grazie per aver commentato!

- HATORI: ciao! Sono felice di poter vedere che anche qui trovo qualcuno che già conosco. Tutti i tuoi complimenti mi imbarazzano un po’ anche perché adesso ho paura di deluderti. Ti sarai accorta che la lunghezza (o forse dovrei dire brevità) del capitolo rispetto i miei soliti canoni e questo mi preoccupa un po’! Si tratta di carenza di idee ma per il momento il primo capitolo si è scritto da solo, spero che sarà così anche per i prossimi. Spero, comunque, di non averti delusa. Grazie per aver commentato a presto… un bacio!

- GIUSYANGEL: è vero che non ho scritto quasi niente, ma non è poi così vero dato che stavo descrivendo Oscar o per lo meno ci stavo provando e comunque, il prologo, per definizione, è un breve discorso introduttivo che serve a catalizzare l’attenzione del lettore. Con questa risposta non vorrei sembrarti polemica ma ci tenevo a precisare che quello che a te è sembrato “quasi niente” è servito a catalizzare la tua attenzione e ti ha spinta a commentare, quindi, credo di essere riuscita nel mio intento. Grazie per aver commentato a presto!

- HIKARU_ANGELIC: è strano! Mi viene da ridere. Nel commento precedente al tuo mi hanno detto che non ho scritto molto e che quindi non si capisce nulla. Tu, invece, mi dici che in poche righe ho scritto una vita. È davvero strano come uno scritto possa suscitare emozioni tanto diverse, non lo credi anche tu? Grazie del complimento riferito alla capacità di rendere le emozioni. Merito è dato anche dall’utilizzo della prima persona, posso parlare attraverso il personaggio e riesco a lavorare con più serenità! Spero che anche questo primo capitolo possa entusiasmarti tanto quanto il prologo. Grazie per aver commentato a presto!

Bene grazie a tutti coloro che hanno letto ed alle due persone che hanno inserito la fic tra i preferiti. Ci rivediamo presto, spero intorno al 7 agosto. A presto e buone vacanze a tutti!

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


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Capitolo II

Lancio Cèsare al galoppo. Lo incito ad aumentare la sua andatura, lo faccio correre per i campi di mia proprietà. Il vento scompiglia i miei capelli lasciati liberi dalla costrizione del nastro. Cerco di liberare la mia mente dalle sensazioni appena provate. Non mi volto indietro per vedere se Andrè mi segue o meno. Non penso a nulla. Faccio leva sulle gambe ed accompagno Cèsare nel salto di un ostacolo che si frappone alla nostra corsa. Stringo le redini cercando di tenermi ben salda sulla sella.

- Vai Cèsare. Corri.

Incito il mio purosangue alla corsa. Deve dare di più. Sempre di più. Deve portarmi lontana da questi strani pensieri.

In lontananza vedo stagliarsi la tenuta dei de Jarjayes. Rallento la corsa, ormai è inutile entrare come una furia nel cortile del palazzo. Rallento fino a che il mio amico fidato non iniziare ad andare al passo. Lentamente ci avviciniamo all’ingresso e senza perdere tempo Jean, lo stalliere, viene noi incontro.

Scendo dalla groppa di Cèsare con un movimento fluido e leggero. Affido le redini al giovane stalliere e regalo un’ultima carezza al mio stallone. Con passo deciso mi avvicino al grande portone del palazzo ed intanto rassetto i miei abiti. Abbottono la camicia che nella corsa si era sbottonata ancora una volta; cerco di dare una forma ai miei capelli ormai senza più forma. Non voglio che mio padre mi veda in disordine.

All’ingresso trovo Nanny indaffarata sulle scale. Mi fermo ad osservarla. Il peso degli anni inizia ad incurvare le spalle della donna, ma non piega certo il suo carattere così forte e battagliero, tanto impavido che più di una volta ha sfidato quello di mio padre.

Tossisco per attirare l’attenzione su di me. Nanny si gira verso di me ed il suo viso aggrinzito dall’età e dalla fatica si distende in un dolce sorriso.

- Madamigella Oscar siete tornata. Stavo salendo in camera vostra per prepararvi un bagno caldo.

- Grazie Nanny. Salgo con te.

In poco raggiungo quella che da sempre è stata la mia governante. Mi affianco a lei e cominciamo a salire le scale.

- Ditemi Oscar. Andrè è alle stalle?

A questa domanda mi blocco sulle scale. Andrè. Cosa posso rispondere? Mi irrigidisco e cercando di mantenere un tono di voce normale rispondo alla mia balia.

- Non so dove sia Andrè. L’ho lasciato alla radura. Io sono tornata perché dovevo prepararmi per il gala di stasera.

- Ah quel ragazzo mi sentirà quando tornerà. Non deve lasciarti andare da sola per la tenuta. È pericoloso per una giovane ragazza di buona famiglia. Quando torna gli darò una lezione che non potrà dimenticare per molto tempo.

Sorrido silenziosa. Nanny non cambierà mai. È convinta che io ed Andrè abbiamo ancora dieci anni. È sempre pronta a punirci e picchiarci con il suo mestolo.

- Non occorre punirlo. Sono stata io a voler tornare da sola. Ma dato che siamo in argomento, Nanny stasera mi recherò a Versailles da sola. Dì ad Andrè di ritenersi libero. Non mi occorre essere scortata da lui e, per favore, preparami l’uniforme di gala.

- Ma Oscar cara…

- Nanny non insistere, ho già deciso. Sono nel mio studio. Quando il bagno sarà pronto vieni pure a chiamarmi.

Nanny non ribatte ed io ne approfitto e con passo rapido raggiungo il mio studio. Entro e mi richiudo la porta alle spalle. Rallentando mi porto di fronte la grande libreria. Prendo uno dei tanti tomi ed inizio a sfogliare le pagine senza in realtà capire ciò che faccio. Mi siedo e resto a fissare la pagina aperta. Le tende sono tirate e così il sole al tramonto illumina parte di questo ambiente che ho arredato personalmente, unico vezzo che mi è stato concesso da mio padre.

La grande scrivania in mogano è proprio sotto la finestra da cui entrano gli ultimi raggi di un sole morente. È stracolma di documenti da leggere e visionare. Richieste di licenze e di permessi. Do un’occhiata al lavoro che mi aspetterà domattina, sono indecisa se iniziarlo adesso o meno, alla fine opto per il poltrire.

Mi alzo e lascio la mia comoda poltrona per portarmi di fronte al piano dove contengo i liquori. Mi verso una buona dose di scotch nel bicchiere e bevo tutto in un sorso. Generalmente preferisco un buon rosso della Borgogna, ma questo pomeriggio ho bisogno di qualcosa di più forte che stordisca i sensi. Mentre mando giù, in un’unica sorsata, l’abbondante dose di scotch che mi ero regalata torno con la mente alle sensazioni di poco prima.

Il calore del corpo di Andrè.

Mai in vita mia mi ero resa conto di quanto… piacevole potesse essere il contatto con la sua pelle. Osservo i miei polsi, proprio lì dove erano tenuti prigionieri dalle mani calde e grandi di Andrè ma subito distolgo lo sguardo come se stessi commettendo qualche reato.

Poso il bicchiere, ormai vuoto, sul ripiano e mi porto vicino al camino spento. Osservo la cenere raccolta nella griglia. Ormai l’estate è vicina e non è più necessario il calore del fuoco a scaldarci la sera. Basta un buon bicchiere di vino ed il freddo svanisce. È stata proprio un paio di sere fa che io ed Andrè abbiamo affrontato un discorso un po’ spinoso riguardante il nostro futuro.

***** ***** ***** *****

- Dimmi Andrè… cosa ci fai qui con me proprio oggi che è ti ho depennato da tutti i tuoi doveri?

- Cosa vuoi che ti dica Oscar? Preferisco passare una serata a parlare con te piuttosto che in qualche bettola ad ingurgitare quantità industriali di vino annacquato. Almeno qui sono certo di ciò che bevo!

Guardo Andrè ridere divertito mentre penso che per stasera lui abbia bevuto abbastanza, e con lui credo di averlo fatto anch’io. Mi alzo decisa ad andare in camera perché ormai la mia testa sta per esplodere. È da più di due ore che siamo qui a bere e se non ci fermiamo finisce che domattina sarà difficile per me guidare un plotone di soldati senza commettere errori. Mentre cammino diretta alla porta non mi accorgo del tappeto arrotolato dietro al divano. Inciampo e rischio di cadere se non fosse per l’intervento immediato di Andrè. Mi prende giusto in tempo stringendomi per la vita. Mi guarda fisso negli occhi e poi con il suo solito tono canzonatorio inizia a parlare senza, però, allentare la presa sui miei fianchi.

- Vedi Oscar. Con te non si può mai abbassare la guardia. Ora hai capito perché sono rimasto a palazzo de Jarjayes anche se non occorreva? Cosa avresti fatto senza di me?

Andrè ride di gusto alla sua battuta, ride da solo dato che io non trovo nulla per esser contenta. Con poca grazia mi libero dalla sua stretta e riordinando la mia camicia per poi dirigermi con passo malfermo alla porta. Le sue risa ancora mi accompagnano, sono sempre più convinta che stasera debba aver bevuto parecchio per continuare a ridere in questa maniera. Quando la mano è sulla maniglia mi volto verso di lui e con il tono più acido che possiedo rispondo alla sua provocazione.

- Vuoi sapere cosa avrei fatto se stasera non fossi stato in casa? Semplice! Sarei andata a dormire da un pezzo invece di restare qui a ciarlare con te fino a quest’ora. Andrè quando deciderai di accasarti così da lasciarmi in pace?

Andrè sembra soffermarsi a riflettere sulle mie parole. Dopo scrollando le spalle mi risponde, stavolta con voce più seria di prima, ma ancora impastata dall’alcool.

- Quando mi accaserò? Dopo di te mia cara! Prima devo assicurarmi che tuo padre non ti voglia far ammogliare con qualche smidollato!

Apro la porta e mi fermo prima di uscire fuori dal mio studio. Mi volto verso Andrè e stavolta sono io a ridere per la sua battuta.

- Andrè non ti conviene aspettare tanto. Non sono certa di volermi sposare e tanto meno con uno smidollato. Non credo che esista un uomo in grado di tenermi testa. Anche mio padre ormai sta perdendo le speranze. L’unico capace di tenermi a freno sei tu, ma non credo di poterti sposare… avrei la sensazione di sposare un fratello più che un uomo!

Rido più forte di prima osservando la faccia semiseria di Andrè. Non credo che abbia apprezzato la mia risposta.

- Madamigella Oscar non vi hanno insegnato che non bisogna offendere mai la virilità di un uomo?

Andrè continua a stare allo scherzo ed io ne approfitto. Mi piace punzecchiarlo. È vero. Andrè è il solo a tenermi testa perché è il solo a trattarmi come una persona normale.

Per mio padre sono il soldato perfetto.

Per mia madre sono il suo più grande rimpianto.

Per Nanny sono Madamigella Oscar.

Per i miei soldati sono il loro comandante.

Solo per Andrè sono semplicemente Oscar.

- Certamente Grandier solo che al momento non vedo alcun uomo in questa stanza.

Andrè mi guarda di traverso e si avvicina a me. Io chiudo la porta e rientro nello studio. Adesso ci fronteggiamo. Il mio solito sorriso di scherno, quello da strafottente per intenderci, si allarga sul mio viso. Andrè è serio.

- Attenta Oscar. A giocare con il fuoco si rischia di bruciarsi.

Osservo gli occhi di Andrè. Non li ho mai visti così seri e profondi. La sua mascella è serrata mentre, solo adesso, mi accorgo che è molto più alto di me.

- Dimmi Andrè, saresti tu il fuoco?

Il tono della mia voce è improvvisamente serio. Non capisco neanche io il perché. Resto in attesa di una risposta. Risposta che non capisco perché mi interessi tanto.

Senza attendere oltre Andrè mi sorpassa. Adesso è lui fermo con la mano sulla maniglia. Si avvicina a me. Io resto ferma, senza voltarmi. Poi si abbassa sino a raggiungere il mio orecchio e risponde alla mia domanda, o meglio mi spiazza con una sua affermazione.

- Arriverà il giorno in cui un uomo sarà capace di tenerti testa e di domarti. Arriverà un giorno in cui per un uomo piangerai. Io quel giorno ci sarò Oscar. Sarò al tuo fianco. Gioirò e piangerò con te. Attenderò quel giorno Oscar e poi svanirò dalla tua vita.

Senza aggiungere altro esce dalla stanza. Resto ferma. Pietrificata. Non so se per le parole dette da Andrè o se per il tono impiegato. Ho provato una strana sensazione. Un brivido percorrermi la schiena. La sua voce ha accarezzato il mio corpo come una carezza vellutata ed io per un attimo ho creduto che le gambe cedessero.

***** ***** ***** *****

Senza essermene accorta sono seduta sulla poltrona posta davanti al camino. Qualcuno bussa alla porta. Deve essere Nanny. Senza neanche voltarmi, concedo il permesso per entrare. Reclino la testa sulla poltrona. Chiudo gli occhi. Lascio che l’alcool scorra libero nelle mie vene.

- Non credo che bere a quest’ora del pomeriggio ti faccia bene.

Al suono della voce di Andrè mi irrigidisco. Forse a causa di ciò che è accaduto prima alla radura oppure per il ricordo dello scambio di battute, sempre in questo stesso studio, poche sere fa.

- Credevo fossi ancora fuori.

Riesco a controllare il tono della mia voce. Apro gli occhi e mi volto verso Andrè. Il sole ormai è tramontato segno che è passato molto tempo da quando sono entrata.

- Mia nonna ti manda a dire che il tuo bagno è pronto.

Senza fargli aggiungere altro mi alzo. Stiracchio i muscoli indolenziti per gli allenamenti e mi incammino verso la porta. Quando sono ormai di fronte ad Andrè osservo i tratti duri del suo viso. Sembra arrabbiato per qualcosa.

- Tutto bene Andrè?

Facendosi da parte mi lascia passare con un lieve inchino. La cosa mi sembra strana, tra me ed Andrè non ci sono mai state tutte queste formalità.

- Certamente Madamigella Oscar. Mi chiedevo solo a che ora dovremo andare.

- Avevo detto a Nanny di avvertirti che per stasera sarei andata da sola.

Andrè si irrigidisce ancora di più.

- Cosa succede Oscar? Come mai non vuoi la mia compagnia?

La sua voce è ferma, ma i suoi occhi tradiscono la sua ansia. Andrè, perché ti preme tanto una mia risposta?

- Non succede nulla Andrè. Semplicemente non occorre che tu stasera sia presente a Versailles. Mi sembra di aver ampiamente dimostrato di essere capace di difendermi da sola.

Il tono calmo della mia voce stona con ciò che sta accadendo dentro di me. Non capisco più nulla.

Vorrei essere lontana. Non vorrei avere Andrè davanti. Vorrei fuggire da queste sensazioni che mi stanno dando i suoi occhi verdi. Vorrei fuggire dai miei doveri. Vorrei fuggire da tutto questo.

Scusate il ritardo. Tra vacanze e carenza di ispirazione alla fine ho aggiornato dopo ben 2 mesi. Scusatemi davvero. Questo capitolo è dedicato ad Hatori che mi ha incitato a continuare! Grazie se non ci fosse stato il tuo sostegno a quest’ora questo capitolo non sarebbe stato pubblicato! Un bacio a tutte e scusate se non rispondo alle vostre recensioni! A presto! Prossimo aggiornamento: 1 OTTOBRE.

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


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Capitolo III

Sono di ritorno dalla Reggia. È tardi ormai. La luna, alta nel cielo, è la sola guida per il cocchiere. Lascio che l’andatura della carrozza mi culli e chiudo gli occhi cercando di rilassare i muscoli. Allento il colletto della divisa e finalmente posso respirare con più facilità. Odio la divisa di gala, rende i miei movimenti difficili, a volte, rendendoli pure goffi.

Lontana dagli sfarzi della corte, invece, mi sento libera. Rilassata. Vera. Non sono costretta a prestare attenzione a dame che civettano senza ritegno con i mariti di altre. Non sono costretta a dispensare sorrisi forzati.

Lontana dagli sfarzi della corte torno ad essere semplicemente Oscar.

Penso a questo mentre fisso il paesaggio fuori dalla carrozza.

Penso a questo mentre faccio ritorno a casa.

Penso a questo mentre mi soffermo a riflettere sulla magia di questa stagione.

L’aria è satura del profumo delle rose.

Maggio.

Il mese in cui la primavera esplode in tutta la sua magica atmosfera. Il mese in cui il mondo si colora delle tinte della vita. Maggio. Il mese in cui tanti amori sbocciano.

Osservo il paesaggio. Tutto tace.

Man mano che ci avviciniamo a Fontenay-aux-Roses, la magia svanisce. Tutto sembra acquistare tinte più cupe. Gli alberi diventano più fitti e quasi non si vede la luna. Qualche allodola canta nel cuore della notte. Chiudo gli occhi cercando di scacciare i pensieri che turbano il mio rientro a casa.

Il cigolio del cancello che si apre mi fa riapre gli occhi. Devo essermi appisolata negli ultimi tratti del viaggio. Attendo che la carrozza arresti la sua marcia e, quando tutto è fermo, Martine apre lo sportello porgendomi la mano per aiutarmi a scendere. Rifiuto il gesto di cortesia.

Palazzo Jarjayes è al buio. Avvolto dall’oscurità, calato in un silenzio surreale. Entro rilassandomi e liberandomi della marsina della divisa. Inizio a sbottonare la camicia di seta quando, una luce proveniente dalla biblioteca, attira la mia attenzione. Senza fermarmi a pensare avanzo con il mio solito passo militare. Sto per bussare quando mi accorgo che la porta è socchiusa. Poggio la mano sullo stipite e spingo leggermente.

La luce proviene dal camino. Le fiamme bruciano i ceppi di legno e riscaldano l’ambiente. Strano. Siamo a maggio e non dovrebbe essere necessario tenere il camino acceso, ma, è anche vero, che la casa ancora è fredda e la sera, a volte, è necessario ricorrere al tepore del fuoco.

Mi avvicino al divano dove scorgo la figura di Andrè seduta, addormentata. La testa poggiata in dietro e la bocca semi aperta. Nella mano destra ancora stringe il bicchiere mezzo pieno. Osservo il mobile basso, posto tra camino e divano, e riconosco una bottiglia di vino della Borgogna. Prendo il bicchiere dalla mano di Andrè che, in ogni caso, non si scompone più di tanto, continuando a dormire. Lo svuoto con un unico sorso e poi mi riconcentro nuovamente sul mio attendente.

In questa posizione sembra un bambino. I capelli ricadono sui suoi occhi chiusi. Il volto, privo di barba, è abbronzato e disteso in un’espressione serena. Le labbra sono dischiuse come se fossero pronte per essere baciate. Per un attimo questo pensiero attraversa la mia mente, ma è subito ricacciato indietro. Io ed Andrè siamo amici. Da una vita.

Dopo aver messo ordine tra i miei pensieri, mi accosto ad Andrè. Lo scuoto leggermente per le spalle tentando di svegliarlo, ma è inutile. Spingo con maggiore forza, ma nulla. Improvvisamente però i miei polsi sono bloccati. Andrè apre gli occhi e mi spinge senza preavviso verso il divano.

Cercando di divincolarmi un po’ per la sorpresa, un po’ perché non mi va di farmi battere da Andrè, mi muovo come indemoniata, senza rendermi conto, però, di essere finita proprio addosso ad Andrè.

- Madamigella Oscar, siete tornata dal ballo a quanto vedo.

- Andrè lasciami andare. Immediatamente. Non è divertente.

La sua risata gioiosa riempie il silenzio della stanza. Mi tiene ancora stretta per i polsi, ma la presa adesso non è più forte. Sembra quasi che non mi stringa. La mia schiena è poggiata sulle sue gambe ed i nostri visi si fronteggiano orgogliosi.

- Se non vi lascio… cosa farete madamigella?

Al suono della sua voce così roca sussulto. Cosa che nell’ultimo periodo accade frequentemente a quanto pare. Chiudo per un attimo gli occhi e quando li riapro Andrè non si è spostato. Cerco di divincolarmi ma lui divertito scuote il capo.

- Madamigella, attendo la vostra risposta.

- Grandier, non ti conviene farmi arrabbiare. So essere molto crudele contro il nemico.

La presa di Andrè, d’un tratto, aumenta. Mi avvicina maggiormente al suo viso e guardandomi dritto negli occhi riprende a parlare.

- Oscar non conviene neanche a te farmi arrabbiare. Perché oggi non mi hai voluto con te alla reggia?

Strattono ancora i polsi. Andrè, infine, si decide di liberarli. Io ne approfitto e mi rimetto a sedere in posizione più comoda. La troppa vicinanza con il torace di Andrè iniziava ad imbarazzarmi. Guardo le fiamme del camino ben sapendo che Andrè non stacca i suoi occhi dal mio profilo. Sposto una ciocca di capelli di lato e mi volto verso il mio amico, sorridendogli.

- Avevo voglia di stare da sola.

- Per questo sei andata ad un ballo con oltre un centinaio di invitati?

Effettivamente Andrè non ha tutti i torti. Se volevo restare da sola sarei potuta rimanere in casa rinchiudendomi in camera e non andare al ricevimento della Reggia. Ho risposto la prima cosa che mi è passata per la testa. A dire il vero, non so perché non ho voluto Andrè con me.

- Oppure non era gradita la mia compagnia?

Chiudo gli occhi. Non posso guardare Andrè. Un lieve movimento mi fa comprendere che si è alzato. Mi volto e lo vedo dirigersi verso la porta. Mi ritrovo ad inseguirlo. Ormai è con la mano sulla maniglia quando lo raggiungo. Senza neanche accorgermene copro la sua mano con la mia e poggio l’altra sulla sua schiena.

- Andrè non si tratta di te. Davvero.

Adesso è la mia voce ad essere bassa. Come se alzandola dovessi rompere questo equilibrio che si è formato tra me ed il mio compagno di giochi sin dall’infanzia.

Lentamente Andrè si volta tenendo, ancora, la sua mano nella mia. Il braccio poggiato sulla sua schiena, lento, scivola lungo il mio fianco. Guardo dritto davanti a me fissando l’ampio torace di Andrè. Come se nella sua camicia azzurra dovessi trovare le domande a tutti i miei perché.

Delicatamente Andrè poggia una mano sulla mia guancia e solleva il mio capo. I nostri occhi si incrociano. Non siamo mai stati così vicini eppure così lontani. La vicinanza fisica è contrapposta alla lontananza che io ho frapposto tra le nostri anime.

- Cosa c’è Oscar? Sei così sfuggente in questo ultimo periodo. Non ti confidi più. Non mi cerchi più. Forse, ho fatto qualcosa che ti ha offesa?

Chiudo gli occhi sentendo la voce di Andrè così lenta e carezzevole. La sua mano è ancora sulla mia guancia ed io cerco di attingere a tutto il suo calore sperando che esso giunga sino alla mia anima.

Quasi scottata da questi pensieri allontano le nostre mani e mi sposto da questa carezza dell’anima. Do le spalle ad Andrè ma so che lui è rimasto fermo nella sua posizione.

- Sai cosa c’è? Vuoi proprio saperlo Andrè? C’è che sono una donna. C’è che sto riscoprendo il mio animo femminile. C’è che, ciò nonostante, non voglio abbandonare il mio ruolo di soldato.

C’è che sono attratta da te, ma questo non te lo dirò mai.

- Ed io? Perché mi rifiuti?

Scuoto il capo avvilita continuando a guardare il fuoco danzare. Vorrei essere una fiamma per bruciare la mia passione e non pentirmi dei miei sentimenti.

Alla fine mi volto decisa ad affrontare Andrè.

- Non sei tu il problema. Andrè è il mondo intero il mio problema. Quale è il mio ruolo?

Ho allargato le braccia per includere tutto ciò che mi circonda. Per far capire ad Andrè che il mio problema non è lui, o meglio solo lui. Il mio problema è tutto il mondo.

- Scacciandomi dalla tua vita troverai la risposta che cerchi?

Chino il capo sconfitta dalle parole di Andrè. Stringo i pugni a causa della rabbia. Devo prendere una decisione. Essere donna oppure essere uomo. Non ho tempo a disposizione. Non potrò mai essere entrambi, ma non voglio rinunciare a nessuno dei due ruoli che ricopro.

- Non Andrè. No. Scacciandoti resterei ancora più sola e confusa. Cosa devo fare Andrè?

È un sussurro che esce dalle mie labbra. Prendo la giubba poggiata sulla poltrona e la guardo mentre nel mio campo visivo appare il torace del mio attendente. Delicatamente, con entrambe le mani, prende il mio volto tra di esse. Lo solleva e porta i nostri sguardi ad incrociarsi, ancora una volta, in questa serata così strana.

- Tu cosa vorresti essere Oscar?

Guardo Andrè ed il cuore inizia a battere forte. Le guance si surriscaldano quando la sua voce giunge, per l’ennesima volta, calda e vellutata alle mie orecchie.

- Vorrei essere… donna, ma anche uomo. Non vorrei rinunciare a ciò che sono ma neanche a quello che ho ottenuto con i miei sacrifici.

Andrè mi stringe al suo torace. Io chiudo gli occhi mentre la sua mano, lenta, accarezza i miei capelli. Poi, ancora la sua voce, giunge lenta con una dolce promessa.

- Non lo perderai Oscar. Io sarò con te. Qualunque sia la tua scelta. Gioirò e piangerò con te.

Salve gente. Eccomi tornata. Scusate per l’enorme ritardo ma non è dipeso da me.

Il mio account è stato bloccato per tutto questo tempo, 22 giorni, a causa di alcune incomprensioni sorte riguardo la mia fic su Candy Candy. Questa è stata una storia lunga che mi ha demoralizzata parecchio e che mi ha portato a prendere una decisione importante: concluse le fic che ho in corso mi prenderò un lungo periodo di riposo. Ma questa non è la sede per queste riflessioni quindi bando alle ciance. Ancora dovrete sopportarmi per un bel po’!

Questa storia sta sfuggendo dalle mie mani. Il capitolo doveva essere totalmente diverso. Questa Oscar è molto OOC, lo riconosco. Quella che conosciamo noi, almeno nell’anime rinuncia al suo voler essere donna mentre qui… vuole entrambe le sue identità. Vedremo cosa succederà nel corso dei capitoli.

RINGRAZIAMENTI:

- HATORI: ciao mia cara. Eccoti accontentata, tu chiedi ed io eseguo, in cuor mio, anche se è in corso un restyling delle tue fic, mi auguro che con il mio aggiornamento coincida anche il tuo come è accaduto ultimamente! Che posso dirti? Mi spiace se hai dovuto attendere tanto ma non ho potuto fare diversamente. Sai il perché. Sono felice di essere un sostegno, spero solo di esserne all’altezza. Passando alla fic che ti devo dire… a me questa Oscar sembra parecchio femminile ed Andrè parecchio virile, secondo te? Come hai potuto notare la crudeltà di Oscar espressa nel capitolo precedente, in questo è stata mitigata dalle parole ed ancor più dai gesti.

Parlando di altro. So che gli aggiornamenti sono sporadici, ma come sai tra studio e altre fic (oltre questa ne ho altre 5!) il tempo si dirada. Cercherò, appena mi sarà possibile di scrivere di più. Intanto, spero di non averti delusa con questo capitolo. Un bacio e grazie ancora per il sostegno!

- KIRA91: ciao! Mi scuso se hai atteso tanto ma se hai letto sopra avrai capito cosa è accaduto. Grazie per i complimenti. Sono felice di riuscire a far trasparire le emozioni di un personaggio attraverso gli occhi di un altro. Credo che il tuo sia uno dei complimenti più belli che abbia mai ricevuto. Vuol dire che, forse, riesco a trasmettere a chi legge ciò che ho pensato nella mia mente. La tensione tra i due esiste, e come se esiste. In questo capitolo è stata sul punto di esplodere o forse esploderà nel prossimo. Ancora non so. Come puoi vedere questa Oscar è fortemente turbata dai suoi dubbi e dalle sue incertezze. Forse per timore di fare del male a coloro che ama allontana tutti non rendendosi conto che così facendo fa male, soprattutto, a se stessa. Vedremo se Andrè riuscirà a farla ragionare.

- ISMENE: ti dico subito che su un punto ci troviamo completamente d’accordo: anch’io adoro le storie in cui Andrè si ritrova entrambi gli occhi e spicca in tutta la sua bellezza… è uno dei pochi personaggi degli anime che mi fanno sospirare! Peccato che queste storie siano davvero poche! Per il secondo punto mi spiace ma non posso aiutarti. Purtroppo i miei aggiornamenti saranno ancora “biblici” a causa di impegni vari (leggasi studio, tirocinio, internato, palestra e poi un po’ di tempo lo devo dedicare anche alla famiglia ed al fidanzato!) ed altre fic in corso! Per quel che riguarda questo aggiornamento, arriva con una settimana di ritardo a causa del blocco del mio account. Prometto che i prossimi aggiornamenti saranno puntuali e soprattutto più vicini tra loro. Capisco quello che dici, anche a me spiace leggere una fic a singhiozzo ma non dipende da me, giuro!

A parte questo ti ringrazio tanto per i complimenti. Quando scrivo, qualsiasi cosa, cerco sempre di documentarmi circa il luogo e le abitudini. In questo capitolo, ad esempio, ho scritto che Palazzo Jarjayes si trova a Fontenay-aux-Roses perché è il luogo in cui morì, nel 1822, François Augustin Reynier de Jarjayes il padre di Oscar. Forse, i miei aggiornamenti così sporadici sono dovuti anche a queste ricerche minuziose, non so che dirti! Spero comunque che, anche se lontano nel tempo, leggerai questo capitolo. Grazie ancora per la recensione a presto!

- oO_OSCARFRANCOISE_Oo: spero tanto che nonostante il mostruoso ritardo tu possa continuare a leggere la mia fic. La frase di Andrè piace tantissimo anche a me e mi chiedo come possa essere farina del mio sacco… comunque! Ogni tanto anche a me viene qualche colpo di genio! Un bacio!

- KAORU: lettrice fedelissima, sempre presente con i tuoi commenti, grazie! Per quel che riguarda ciò che dice Oscar, riferito al modo in cui è vista dagli altri, io mi sono soffermata su ciò che l’autrice del manga, Ryoko Ikeda, fa trasparire dai suoi disegni. Per quel che riguarda la frase di Andrè ribadisco, non so da dove mi sia saltata fuori, ma anch’io l’ho amata dal primo momento in cui l’ho pensata! Spero di poter trovare presto un tuo commento, grazie per la costante presenza. Un bacio a presto

- MARPY: prima di tutto grazie a te che trovi due minuti per commentare la mia fic e poi ancora grazie per i complimenti che mi hai fatto. Il mio modo di scrivere è cresciuto con me da quando ho scritto la prima fic ad oggi. Effettivamente, in questi due anni, ho cercato di migliorarmi e spero di esserci riuscita. Ho iniziato a documentarmi maggiormente e non mi sono soffermata solo sul personaggio che ho in mano, ma ho cercato in questo caso, di far corrispondere alle azioni di Oscar le reazioni di Andrè. Spero di esserci riuscita! Ancora grazie per i complimenti e spero di ritrovare presto una tua recensione.

- MARAIA79: ciao! Mi spiace averti fatto aspettare tanto. Il mio account è stato sbloccato ieri mattina ed io ho avuto un paio di cose da fare prima di trovare il tempo per questo aggiornamento. Grazie anche a te per i complimenti, spero solo che, con il proseguimento della fic non ti deluda. Ancora scusa per il ritardo a presto!

Ringrazio anche coloro che hanno letto soltanto e le 10 persone che hanno inserito la storia tra i preferiti. Adesso vi do appuntamento al prossimo aggiornamento che sarà il 5 Novemnbre. A presto!

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


Nuova pagina 1

Capitolo IV

Il fruscio della seta.

I respiri che si intrecciano.

Le mani che si cercano. Si stringono.

I baci che diventano sempre più profondi.

E la Luna, alta nel cielo, è l’unica testimone di questo amore.

Amore? È così strano. È tutto così maledettamente strano eppure normale. Si può parlare davvero d’amore? Posso veramente dire che è questo l’amore? Quel sentimento tanto osannato dai poeti? È davvero questo l’amore? Io… non lo so. Non riesco a capire. Io non ho mai amato.

Un bacio.

Un altro ancora.

Ancora uno ed ancora altri.

Catturo le sue spalle. Le stringo con forza. Pianto le mie unghie nella sua schiena, nella sua carne. La Luna è la sola testimone di questa passione.

Passione. Non amore. È questo il sentimento che mi sta divorando. Come un fuoco silenzioso brucia la mia carne. La mia mente. Ogni punto che lui sfiora è marchiato dal contatto caldo della sua pelle. E quando si allontana sento di nuovo freddo.

Freddo nel corpo.

Freddo nel cuore.

Freddo nell’anima.

Un bacio.

Un altro ancora.

Ancora uno ed ancora altri.

Le sue labbra scendono lente lungo il mio collo. Ogni bacio è un sussulto. Ad ogni bacio mi perdo in questo circolo vizioso che è la passione. La mia passione. La nostra passione.

Sdraiata su questo letto, stesa su queste lenzuola di seta, per la prima volta in vita mia, mi sento donna. I bottoni della mia camicia lentamente escono dalle asole. Uno ad uno. Presto sono priva della stoffa leggera che mi copriva. La fascia che comprime i miei seni, come a punirli, è la sola a nascondere il mio essere donna.

Apro gli occhi ed incontro il suo sguardo.

È famelico.

È sensuale.

È predatore.

È dolce.

Innamorato?

Non resisto oltre. Mi inginocchio davanti a lui senza perdere un solo secondo. Cerco le sue labbra. Le raggiungo senza remore. Sono così dolci. Sono il mio rifugio. Potrei morire su queste labbra, ma non me ne accorgerei. Sono talmente morbide e calde. Cosa mi hai fatto? Come sei riuscito a piegarmi al tuo volere?

Non resisto, non più, e prendo a sbottonare la sua camicia. È talmente tanta la foga da non riuscire a fare molto. La sua risata profonda arriva sino alle mie orecchie.

- Madamigella… non vi credevo così vogliosa.

Non presto attenzione alle sue parole. Continuo la mia lotta con la sua camicia. Alla fine riesco nel mio intento. La camicia ai piedi del mio letto, le mie mani tremanti sui suoi pettorali scolpiti. È davanti a me, a torso nudo. Mi soffermo sul suo corpo. Con l’indice traccio il contorno perfetto del suo torace, ma presto l’indice è sostituito da tanti piccoli baci. Lo sento mugugnare. Gemere.

- Messere… io, invece, non credevo che ci volesse così poco per sciogliervi.

E mentre lo bacio sento le sue mani tra i miei capelli. Risalgo lenta. Una scia infuocata di baci e morsi e sento tendersi i suoi muscoli al mio passaggio. Arrivo all’angolo della sua bocca e mi fermo. Solo allora lui apre i suoi occhi ed io mi perdo. Mi perdo nello splendore del suo sguardo. Rallento la mia corsa e lo bacio.

Lo bacio senza mai lasciare il contatto con i suoi occhi, per paura di poter perdere ogni cosa. Per paura di perdere la mia forza. Per paura di perderlo.

Adesso anche lui è più calmo. Sento le sue mani lasciare i miei capelli per avvolgere le mie spalle in un abbraccio lento e delicato. Sospiro sulle sue labbra. Mi fa nuovamente sdraiare e si ferma a guardarmi. Le sue mani, tremanti, si avvicinano alle fasce che stringono i miei seni. Non lascia mai i miei occhi. Io sorrido tranquilla. Serena. Sicura. È un attimo e via. I nastri si allontanano.

Mi aiuta ad alzarmi ed a mettermi a sedere al centro del letto a tre piazze che occupa la mia stanza. Slega la rigida costrizione ed ad ogni giro le sue dita sfiorano i miei fianchi provocandomi brividi di piacere. Sono rimasti pochi giri. Due, forse tre. Alza i suoi occhi e mi guarda. Annuisco decisa e lui riporta il suo sguardo lì, dove sono nascosti i miei seni… alla fine sono nuda. Davanti a lui. Resto ferma senza sapere cosa fare. L’arroganza di pochi minuti prima svanita. Chino il capo come una donnetta stucchevole. Mi sento stupida. Tremendamente a disagio.

- Guardami…

La sua voce è forte e sicura mentre io resto ancora con il capo abbassato non riuscendo ad incontrare i suoi occhi. Le sue mani sono adesso sulle mie guance. Scostano i miei capelli e poi, lentamente, bacia la mia fronte.

- Oscar, sei bellissima. Non dubitare mai della tua bellezza. Mai…

Lentamente sollevo il viso per incrociare ancora una volta i suoi occhi. Arrossisco ancora di più.

- Io…

Le mie parole muoiono in gola quando si china su di me e mi bacia con una passione ed una dolcezza che credevo non esistessero. Lentamente mi fa sdraiare sul letto ed io, non so come, allaccio le mie braccia al suo collo senza interrompere mai il contatto tra le nostre labbra.

Adesso è qui. Sdraiato sopra di me. I nostri busti nudi a contatto ed il calore del suo corpo fa ribollire il mio essere. Continua a baciarmi mentre le sue mani scendono in lente e leggere carezze lungo il mio corpo.

Irrigidisco la schiena e gemo il suo nome nello stesso istante in cui la sua mano inizia a giocare con un mio capezzolo. Inarco la schiena e, per la prima volta, i nostri bacini entrano in contatto. È una scossa improvvisa che mi porta a spalancare gli occhi.

Nello stesso istante il ritmo dei nostri baci aumenta. Le mie mani si perdono tra i suoi capelli mentre le sue labbra divorano le mie senza mai farmi male. La sua lingua, lenta, si insinua tra le mie labbra. È così strano, la rapidità e la voracità delle sue labbra si contrappone alla lentezza e delicatezza della sua lingua.

Come il desiderio che veloce vuole essere sopito, ma che lento sale lungo il mio corpo sino ad arrivare alla mia testa e lì esplodere come in mille flash di passione e fantasia… forse amore.

Alla fine accetto l’invito implicito di queste lente carezze e schiudo le mie labbra permettendo l’accesso alla sua lingua.

Delirio.

Nello stesso preciso istante. Nello stesso istante in cui le nostre lingue entrano in contatto, per la prima volta. Avvicino il mio corpo al suo. La mia gamba destra stringe il suo fianco per paura che possa allontanarsi. Le mie mani vagano sulle sue spalle in cerca di un appiglio per non cadere preda di questa passione che mi sta divorando.

Passione… non solo questa. Non si tratta di mero piacere. Non è la ricerca del mio piacere. No. Io voglio donare piacere nella stessa misura in cui lui lo sta donando a me, forse anche di più.

Si allontana da me ed io mi sento di nuovo al freddo. Mi sento sola. Persa. I suoi occhi si soffermano sulla mia figura. Mi guarda come se fosse la prima volta.

- Cosa stiamo facendo?

La sua voce è un soffio. Arriva lenta alle mie orecchie e suona come una condanna. Non voglio perderti. Ti prego. È tutto diverso adesso. Non torniamo indietro. Io non ci riuscirei. Non lo voglio. Ho bisogno di te.

- Io…

- Oscar, cosa stiamo facendo?

Chiudo gli occhi solo per trovare un briciolo di forza. Solo per trovare la pace di cui necessito.

- Amami, ti prego. Stanotte e per sempre.

- Oscar tu…

Stavolta sono io a fermarlo baciando lentamente la sua mandibola. Risalendo con lenti movimenti delle mani sino al suo viso.

- Amami.

Non è un ordine. È solo una richiesta. Una richiesta disperata che giunge al suo cuore. I suoi occhi si illuminano di nuovo e le sue labbra cercano subito le mie. Le sue mani lente scendono sino ai miei pantaloni ed iniziano a slacciare i legacci che li chiudono.

Sento la stoffa che scivola lenta lungo le mie cosce. Il cuore batte più forte. Non è paura. È amore.

Nuda davanti a lui. Illuminata dalla luce della Luna, lui resta fermo ad osservarmi.

Gambe.

Cosce.

Seno.

Labbra.

Occhi.

Resto ferma sotto il suo sguardo, tremante non tanto di paura ma di tensione. E se non dovessi piacergli? Ma stavolta, come una benedizione, le sue parole acquietano il mio animo.

- Sei bellissima.

- Andrè…

§*****§*****§*****§*****§

- Oscar… Oscar bambina mia svegliati. Cosa ti succede? Oscar…

Cosa sta accadendo? Mi sveglio di soprassalto e mi metto a sedere sul letto.

- Andrè cosa… Nanny!

La prima cosa che vedo è il volto preoccupato della mia governante. Mi ributto a peso morto sul letto. Ho il fiato corto come se avessi corso per chilometri e chilometri. Sento i capelli appiccicati alla fronte. Sposto lo sguardo sul mio letto e trovo le lenzuola stropicciate e rimosse come se ci fosse stata una lotta su questo stesso letto.

- Ero preoccupata. Non ti ho sentita e così sono salita a vedere se avessi bisogno di qualcosa. Stai male? Vuoi che chiami un medico?

Cercando di regolarizzare il ritmo impazzito del mio cuore guardo Nanny.

Era un sogno. Solo un sogno.

- Mando Andrè a chiamare il medico!

- No!

La mia voce esce veloce dalle mie labbra. Nanny mi guarda interdetta ed io cerco di trovare un minimo di contegno.

- Non occorre, davvero. Era solo un sogno. Un incubo.

Un incubo? No. Non era angosciante. Al contrario… mi metto a sedere in mezzo al letto, come nel sogno. Scaccio via questo pensiero e chiedo a Nanny di prepararmi un bagno caldo. È necessario se voglio staccarmi di dosso questa sensazione di… vuoto e bisogno inappagato.

Cosa sta succedendo?

Buondì! Allora vorrei fare una precisazione. Questo capitolo è nato dal nulla. Non avevo idea di come continuare la storia et voilà il sogno! Spero che vi sia piaciuto e che non sia necessario alzare il rating al rosso, se così dovesse essere ditelo ed io eseguo. Spero che il capitolo non vi abbia deluso!

Sono di corsa, il mio esame è stato posticipato a mercoledì ma io non me la sono sentita di ritardare ancora l’aggiornamento e mi sono messa di buona lena a scrivere. Passo di corsissima ai ringraziamenti!

RINGRAZIAMENTI:

- KIRA91: ciao! Ti ringrazio molto per i complimenti sei davvero gentile. Per quel che riguarda la tua domanda, purtroppo la mia risposta è no, non ho mai letto il manga e ciò mi rammarica parecchio. So perfettamente che Oscar non è solo quella espressa nell’anime. Lì, infatti, è troppo decisa e risoluta. Nei primi anni non mostra alcun turbamento se non alla fine quando si vede costretta a lasciare il suo posto accanto alla Regina. Mi fa sorridere il fatto che però, non avendo letto il manga ho fatto, nel capitolo I, riferimento al rapporto esistente tra Oscar e sua madre… che colpo di fortuna… a parte questo, già che ci siamo, ti chiedo se puoi dirmi se questo mio Andrè è molto lontano dal manga. Ho sempre visto Andrè non solo come il povero innamorato respinto, ma come la roccia di Oscar. La sua unica certezza! Adesso però devo passare agli altri. Ho davvero poco tempo. Grazie per la tua recensione, spero di non averti deluso con questo capitolo!

- MARYEL76: ciao! Grazie per aver inserito la storia tra i preferiti e grazie per l’attenzione con cui mi segui. Hai proprio ragione quando dici che ognuno di noi vede gli eroi in modo diverso. Per me Oscar è sempre stata molto più femminile di ciò che si lasciava trasparire nell’anime ed Andrè è sempre stato più forte, almeno nel carattere, di ciò che è stata Oscar. Dimostrazione di forza sta nel suo decidere di viverle accanto nascondendo i propri sentimenti, se non è questo uno sforzo sovraumano… parlando dell’adolescenza dei due giovani mi trovi perfettamente d’accordo con te, Fersen è lontano, o almeno è lontano da Oscar e soprattutto Andrè ha ancora i suoi occhi! Adesso ti saluto e grazie ancora per aver commentato!

- MARAIA79: figurati, basta con le scuse e goditi questo sogno al quanto erotico! Spero solo di non aver offeso nessuno con ciò che ho scritto e mi auguro di non essere caduta nella volgarità o di essere stata troppo scontata! Per quel che riguarda Oscar ho sempre ritenuto il suo personaggio avanti nel tempo. Mi sono sempre chiesta perché una donna può regnare e quindi essere Regina, ma non può guidare un gruppo di soldati? Oscar ha dimostrato, in più di un’occasione, di poter fare entrambe le cose, ed in questa fic è questo che voglio dimostrare anche se per il momento sono concentrata soprattutto sull’aspetto romantico della vicenda! Adesso ti saluto. Volo dalle altre!

- ISMENE: ciao! Purtroppo i miei impegni sono tanti e come hai potuto notare è difficile fare programmi quando devi dare quattro materie in un mese e ti cambiano le date dell’ultima solo il giorno stesso dell’esame! Ma è meglio che mi riconcentro sulla storia. Andrè ha una chance, almeno da parte di Oscar, ma la mia domanda sorge spontanea… lui vorrà raccogliere questa opportunità? Ti lascio con il dubbio, buon fine settimana! Dimenticavo, grazie per i complimenti, spero con questo capitolo di non averti delusa!

- LUNA22474: la prima domanda che ti faccio non ha nulla a che vedere con la mia fic, ma è più che altro una curiosità! Questo 22474 è la tua data di nascita (22 aprile 1974)? È solo una curiosità! Passando alla storia ti vorrei fare notare che la nostra Oscar ha gli ormoni sottosopra, ma cosa sarà accaduto la sera prima per dare il via a questa miccia? Adesso, dopo esserti sembrata una curiosona, ti saluto e vado dalle altre! Ciao!

- oO_OSCARFRANCOISE_Oo: ciao! Mi spiace farti aspettare tanto ma non posso farci nulla. Per quel che riguarda i capitoli più lunghi… vorrei anch’io che fossero leggermente più lunghi, sono lontani dai miei standard ma il problema è che se li allungassi troppo rischierei di scrivere castronerie e non mi va proprio, io sono per il genere “poco ma buono” e non voglio cambiare. Già in questo capitolo credo di aver combinato un disastro, vedremo voi lettrici/lettori cosa ne pensate! Adesso ti saluto, il tempo stringe ed io ho davvero i minuti contati. Un bacio alla prossima!

- PINKGIRL: ciao Jessica! Grazie per i complimenti. Per la mia capacità di far immedesimare il lettore nel personaggio è presto detto. Quando scrivo mi pongo due domande: 1) cosa farà il personaggio se lo faccio agire in questo modo? 2) come si sentirà il lettore a leggere ciò che scrivo? Trovando la risposta a queste domande io inizio a scrivere e ciò mi porta via tantissimo tempo, ma il più delle volte siete voi che leggete a dirmi che vi ho soddisfatto e questo è il regalo più bello! Per quel che riguarda Oscar, la pensiamo alla stessa maniera è più donna di quello che lascia intravedere ed io adoro il suo personaggio per questo. Andrè… Andrè è semplicemente Andrè. Un tesoro. Se esistesse un uomo così lo sposerei al volo, ma forse l’ho trovato! Ti saluto adesso vado dalle altre!

- ZIAFEDE: ciao! Sono lieta del fatto che la mia Oscar ti piaccia. Fragile come tutte le donne, come donna però possiede una forza che gli uomini non possiedono: la capacità di alzarsi dopo ogni caduta! Andrè è intraprendente? Davvero? Vedremo cosa accadrà, prima di giudicare dobbiamo aspettare! Un bacio alla prossima!

- HATORI: Tanya! Scusa se non ci sono stata ma tra problemi di linea ed esami in questo periodo sono stata poco su msn! Non preoccuparti se non commenti con costanza, tanto poi ti becco su msn e mi dici cosa ne pensi, no? Comunque non farmi tutti questi complimenti che poi mi monto la testa! Hai centrato il punto: ho voluto rendere Oscar ed Andrè il più umani possibili con le loro paure e le loro provocazioni. Andrè è sempre stato il mio cruccio, troppo buono per una come Oscar ecco perché ho deciso di “svegliarlo” un po’! passando alla parte relativa agli aggiornamenti ed al tuo non essere mai delusa dai miei scritti… ti prego, non caricarmi di ansie! Ogni volta temo di deludere i miei lettori con un capitolo nuovo, ho paura di essere prevedibile, o peggio banale! Spero di non farlo mai! Adesso amica mia, ti saluto e vado dalle altre! Voglio farti questa sorpresa ed aggiornare con un giorno di anticipo! Un bacio, sono contenta di questa nostra amicizia virtuale, sei una ragazza fantastica (naturalmente lo stesso vale per Angela)!

- FRANCOISE: spero di poter trovare altre tue recensioni a questa fic. Oscar ed Andrè sono due persone comuni ed intendo farli muovere come tali. Vedremo se ciò che ho in testa vi piacerà! A presto!

- FEFERICA: atmosfere suggestive… ci provo, il più delle volte mi sembra di essere banale! Grazie per i complimenti e spero che il capitolo non ti abbia delusa! A presto!

- KAORU: sono contenta di poterti ringraziare anche qui, ma dimmi, hai deciso di seguire tutte le mie fic? Ne sono onoratissima! Grazie davvero! Sul mio ritiro ti ripeto dipende dallo studio e dalle idee. Se non ho un’idea buona non scrivo e poi ci sono tante fic da finire per un annetto ti tormenterò… poi nel frattempo può succedere di tutto, magari qualcosa che mi frulla in testa prenderà forma, che ne dici? Però una pausa ci vuole, sono stanca! Adesso però non è il momento! Stai serena! Grazie per il tuo appoggio, ti saluto e ti ringrazio! Alla prossima!

- MARPY: cara ti ringrazio davvero. Parli di delicatezza, è tutto merito di Oscar e di ciò che suscita in me! Oscar è completa da sola, Andrè è la sua guida e serve a tirar fuori il meglio di lei, ma non la sua metà. È sempre così che ho visto questi due eroi. Forse mi sbaglio, non saprei, tu cosa ne pensi? Sei gentilissima con tutti questi complimenti, rischio di gonfiarmi e diventare un pallone! Meglio ridimensionarmi! Un bacio a presto!

Colgo l’occasione per ringraziare anche le 20 persone che hanno inserito la fic tra i preferiti! Grazie di cuore!

1- FEFERICA;

2- GIGIOTTA;

3- HINATA87;

4- ISMENE;

5- KAORU;

6- LAMAGICA;

7- LA_PeStIfErA;

8- LUNA22474;

9- LUXU2;

10- MARYEL76;

11- MARZIAC;

12- NARCISSA MALFOY JNR;

13- oO_OSCARFRANCOISE_Oo;

14- PINK ROSE;

15-PINKGIRL;

16- SARAHPOXY;

17- SHEILA;

18-THE_QUEEN;

19- YUKI80;

20- _KAPOCH_

Grazie a tutti, ci vediamo i primi di dicembre, dopo il 5 però! Un bacio a presto!

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Capitolo 6
*** Capitolo V ***


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Capitolo V

Mi immergo nella tinozza che tengo in camera, e cerco di rilassare i muscoli ancora intorpiditi dal sonno. Il sole filtra dalle tende di lino bianche. Senza essermi del tutto rilassata, esco nuovamente dalla vasca e vado a tirare maggiormente le tende. Voglio che il sole illumini la stanza e rischiari l’ambiente.

Una pozza d’acqua si forma ai miei piedi non appena tocco il pavimento, per fortuna, non più tanto freddo. Tiro la tenda e guardo fuori dall’ampia finestra. Da qui su nessuno può vedermi ma, al contrario, io posso vedere cosa accade nel grande cortile che ho davanti gli occhi.

Cortile che brulica di gente. Vedo arrivare un garzone con frutta e verdura. Poi è la volta di una delle cameriere che si avvia verso il pozzo con dei panni da lavare. Ed ancora, Ètienne, il cuoco, che posa sulla finestra del pane ancora caldo. Nanny aveva ragione. Ho fatto tardi stamattina dato l’andirivieni che c’è. Sto per tornare al mio bagno quando qualcuno attira la mia attenzione.

I lunghi capelli castani sono legati in un morbido codino. Gli occhi verdi seguono attentamente i movimenti del cavallo che sta strigliando. È senza camicia e l’ampio torace nudo, percorso da gocce di sudore, sotto i raggi del sole brilla grazie a queste piccole perle. L’espressione seria del volto fa intuire che i suoi pensieri siano rivolti a qualcos’altro lontano dal semplice strigliare Cèsare.

Resto ferma ad osservare l’immagine di Andrè… le immagini del sogno di stanotte prepotenti tornano a galla. Sento nuovamente il suo tocco deciso, ma delicato, tracciare carezze sensuali tra i miei seni. Chiudo gli occhi e cerco di non pensarci, ma è peggio. È come se Andrè adesso fosse qui con me. Sento il calore del suo corpo. Sento il suo profumo. Apro gli occhi di scatto. No. Devo necessariamente calmarmi. Lascio che la tenda torni al suo posto prima, però, osservo Andrè per l’ultima volta. Osservo l’espressione tesa del suo viso e mi chiedo perché sia così nervoso.

Rientro dentro la tinozza. L’acqua non è più così calda, adesso è tiepida. Mi immergo all’interno della vasca. Chiudo gli occhi e inspiro profondamente e poi vado giù. Totalmente. Anche i miei capelli mi seguono in questa immersione. Resto così fino a che non sento i polmoni bruciare. Solo quando sento davvero male mi costringo a riemergere. Risalendo i capelli cadono bagnati dietro le mie spalle. Li sento pesanti, ma non fastidiosi. Sono la mia corazza. Mi proteggono da nemici immaginari.

Resto a bearmi ancora un po’ del tepore dell’acqua. Ho massaggiato il mio corpo con un olio alle mandorle che arriva direttamente dal Mediterraneo, dalla terra di Sicilia. Ora sto risciacquato il mio corpo con cura.

Uscita dalla tinozza mi avvolgo attorno un morbido telo, il profumo del sandalo riempie le mie narici ed io non posso che rilassarmi sotto la delicatezza di questo tessuto. Friziono energicamente i capelli così da asciugare le gocce d’acqua. Poi prendo una camicia di seta celeste e la indosso senza neanche sistemare le fasce che coprono i miei seni.

Mi porto davanti lo specchio ed inizio a spazzolare i miei lunghi capelli biondi ed ad ogni spazzolata sembra che un pensiero lasci la mia mente. Un bussare deciso alla porta principale della mia stanza, mi riporta al presente. Concedo il permesso di entrare e presto la voce di Andrè mi arriva nitida alle orecchie.

- Oscar... dove sei?

Cercando di controllare il tremore della mia voce rispondo alla sua domanda.

- Un attimo ed arrivo.

Infilando i pantaloni, senza indossare neanche l’intimo, e tirando i lacci così da poterli chiudere mi dirigo, a piedi scalzi, nella stanza attigua. Apro la porta in modo deciso e come se nulla fosse continuo a frizionare i capelli ormai spazzolati con il telo che ho portato con me.

Andrè osserva i giardini di palazzo de Jarjayes e mi dà le spalle. Io ne approfitto cercando di controllare ancora di più le mie emozioni. Quando credo di essere totalmente padrona della situazione attiro la sua attenzione.

- Dimmi Andrè. Cosa c’è?

Andrè si volta e mi osserva. Attraverso i suoi occhi, per un attimo, vedo passare una luce strana. Resta fermo qualche secondo a scrutare la mia immagine. È come se stesse cercando di leggermi dentro senza però prestarmi realmente attenzione. Io come se nulla fosse continuo a frizionare i capelli ma, non potendo più reggere i suoi occhi, mi volto e gli do le spalle facendo finta di nulla, come se fossi alla ricerca di qualcosa.

- Il conte di Fersen, è sotto. Ti sta aspettando.

La sua voce al contrario non tradisce nessuna emozione. È decisa e calda come sempre. Come diavolo fa?

- Bene. Finisco di prepararmi e lo raggiungo. Per favore, Andrè, intrattieniti tu con lui fino a quando anch’io non sarò dei vostri.

- Come vuoi Oscar.

Così dicendo si dirige verso la porta, quando è alle mie spalle si ferma e mi raggiunge. Si ferma dietro di me, posso sentire il suo respiro sul collo e questo è sufficiente per riportare alla mia mente stralci del sogno di stanotte. Mi giro verso di lui cercando di apparire calma e sicura ma ho fatto male i calcoli: non ho considerato la reale vicinanza di Andrè ed adesso eccomi qui ad un soffio dal suo torace. Deglutendo lo osservo attentamente e poi spinta dalla curiosità, tipicamente donna, pongo la mia domanda.

- Qualcosa non va Andrè? Perché sei ancora qui?

Stranamente riesco a mantenere la voce ferma ed evitare qualsiasi tremore. Fisso i miei occhi in quelli di Andrè come se in questi possa trovare la risposta che sto cercando.

Quando Andrè si abbassa e con le sue labbra sfiora il mio orecchio credo di morire.

- Oscar… quando scenderai di sotto ti consiglio di cambiare il tuo abbigliamento. Non credo che una camicia semitrasparente sia il modo più adatto per ricevere il conte… o per lo meno potevi indossare le fasce.

Cercando di mantenere un’espressione indifferente e lasciando i miei occhi nei suoi rispondo ad Andrè con una sfacciataggine che non credevo di possedere.

- Andrè non dirmi che ti sei imbarazzato per così poco…

Il sorriso di scherno che si è disegnato sulle labbra di Andrè mi fa tremare. Forse ho sbagliato, forse non dovevo provocarlo in modo così sfacciato.

Quando la sua mano si porta a stringere i miei fianchi e, nel momento esatto in cui i nostri bacini combaciano, non riesco a reprimere un brivido che percorre la mia schiena in tutta la sua lunghezza.

- Oscar… non provocarmi. Ti ho già detto una volta che a giocare con il fuoco si rischia di bruciarsi… non farmi essere ripetitivo.

Improvvisamente l’aria dai miei polmoni sembra essere stata risucchiata. Apro le labbra in cerca di aria ma è inutile. Caldo. Incredibilmente caldo… ed il desiderio di saggiare le sue labbra. Mi mordo il labbro inferiore in segno del mio nervosismo, la stretta di Andrè aumenta ed i nostri bacini cozzano in una carezza ancora più intima. Adesso posso sentire anche Andrè tremare, come poco fa è stato per me.

- Dimmi Andrè… hai paura di bruciarti?

La mia voce è languida. Bassa e sensuale. Mi sento come una di quelle donnette che a corte cercano di ammaliare qualche cavaliere. Non mi era mai capitato di sentirmi così. Il telo con cui asciugavo i capelli adesso è ai nostri piedi. I miei ricci biondi ricadono morbidi sulle mie spalle ed Andrè prende una ciocca e se la porta al naso annusandone la fragranza.

- Oscar il nostro è un gioco pericoloso.

- Hai paura di giocare?

I suoi occhi si fermano sui miei. Li catturano in una sfida silenziosa. Il primo che abbasserà lo sguardo sarà il primo ad arrendersi.

- No. Non ho paura di giocare. Ho paura di ciò che sarà dopo.

- Dopo?

Andrè annuisce senza lasciare mai i miei occhi. Le sue dita leggere adesso solleticano la base del mio collo ed io non posso fare a meno di chiudere gli occhi ed abbandonarmi a questa carezza tanto sensuale. Ho perso.

- Sì Oscar, mi fa paura ciò che ci lasceremo quando questo gioco sarà finito.

- Tu, cosa vuoi che ci lasci?

La sua voce così ferma e decisa è opposta alla mia che al contrario è bassa ed incerta. Mi chiedo se anche i suoi pensieri siano così delineati oppure se anche lui, come me, vede il buio più totale davanti gli occhi.

Quando è iniziato tutto questo? È davvero iniziato tutto con quella cavalcata e poi l’allenamento? No. Il nostro è un tormento ancora più lontano. Il nostro gioco mette radici in tempi non sospetti quando, ancora bambini, Andrè era sempre pronto ad addossarsi tutte le responsabilità per le nostre ragazzate.

- Oscar… non farmi dire qualcosa di cui poi debba pentirmi. Chiudiamo qui il discorso. Facciamo finta che non sia mai successo.

- Cosa Andrè? Cosa non dovrebbe mai essere accaduto?

La mia voce adesso risulta quasi stridula mentre vedo Andrè fuggire i miei occhi e per la prima volta, da quando il gioco è iniziato, lo vedo insicuro.

La sua mano, sicura, calda, leggera, adesso è ad un soffio dalla mia guancia. Indeciso se regalarmi o meno questo carezza. Alla fine sono io a decidere e stringo con dolcezza la sua mano. Atteggiamento lontano dal mio normale modo di agire ma che, stranamente, adesso mi risulta normale.

- Cosa Andrè?

Una supplica. Mi sono ridotta a supplicare pur di ricevere una risposta che non tarda ad arrivare.

- Questo averti così vicino. Questo stringerti a me. Tutto questo Oscar. Non dimenticare mai quale è la realtà. Tu sei una nobile… non dimenticarlo.

Dalla sua voce si percepisce l’angoscia che lo sta divorando, dopo di che mi lascia qui da sola a riflettere sulle sue parole ed a chiedermi il perché di questa sensazione di vuoto e solitudine.

Mi scuso per il giorno di ritardo ma ieri stavo male e non avevo voglia di fare nulla. Ecco a voi il capitolo V, breve lo ammetto, ma almeno vi ho regalato un altro piccolo scontro Oscar-Andrè ed in questo capitolo ho cercato, anche se con solo qualche battuta, di far percepire anche il disagio interiore di Andrè.

Mi scuso se non riesco a ringraziarvi singolarmente ma davvero sono giù. Ieri sono stata al funerale della madre di una mia carissima amica e quindi potete comprendere il mio stato d’animo che probabilmente ha influito sulla stesura del capitolo stesso. Vi prego quindi di perdonarmi se in qualche maniera vi ho deluso.

Ho deciso di prendere un periodo di pausa dalle fic ecco perché vi do appuntamento al nuovo anno. Non volendo urtare il credo di nessuno e con diversi giorni di anticipo…

Auguro a tutti buone feste!

Il prossimo aggiornamento sarà in data 12 gennaio 2009.

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Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


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Capitolo VI

 

       - … Ho paura di ciò che sarà dopo.        

   Dopo. Io non ho mai pensato al dopo. Non mi sono mai chiesta cosa mi riserva il futuro. Andrè, tu sai già cosa ci sarà dopo? È questo che ti turba? Io… sono stata cresciuta come un soldato.

   Un buon soldato non deve porsi domande.

   Un buon soldato deve solo ubbidire agli ordini.

   Un buon soldato… ecco cosa sono io… solo un soldato.

 

*****§*****§*****§*****

 

   Sola nella mia stanza. Credo che il conte di Fersen sia andato via, non ho tempo di preoccuparmi di lui. Non ho il tempo di preoccuparmi di me. Devo recarmi immediatamente a Versailles. È necessario che resti accanto alla Principessa Maria Antonietta. Ieri notte ho lasciato la festa a metà serata. Questa mattina, all’alba,  quando il ballo giungeva ormai al termine, il Re si è sentito male. La contessa du Barry è sconvolta, almeno è questo quello che mi ha riferito Fersen.

   Entro direttamente nella mia camera da letto non posso perdere tempo. Non ho il tempo di versarmi da bere per cercare di stemperare la rabbia. Mi guardo attorno e la vedo: la divisa, immacolata, è al suo posto. La causa di tutti i miei mali. La indosso rapidamente. Gli stivali neri, lucidi, sono l’ultima cosa che metto. Scendo di corsa le scale mentre chiamo a gran voce Andrè. Non ho neanche il tempo di chiedere del mio cavallo che la sua risposta arriva sicura.

       - Cèsare è già pronto.

   Ed anche lui è pronto per seguirmi a Versailles. Fersen deve aver comunicato anche a lui del malore del Re.

       - Bene. Andiamo!

 

   Cavalchiamo più velocemente possibile. Non voglio pensare a niente.

   Il Re, Luigi XV sta male. Il vaiolo deve aver prosciugato le ultime forze che permettevano al sovrano di reggersi ancora sulle sue gambe.

   Il medico di corte aveva avvertito Sua Maestà di prestare attenzione. Non era il caso di rischiare tanto partecipando ai balli e tutte le manifestazioni pubbliche. Ci credo che la du Barry sia così preoccupata. Se il Re dovesse morire, lei sarebbe costretta a rinunciare a tutto ciò che ha conquistato negli ultimi cinque anni della sua vita, da quando è diventa la favorita di Luigi XV.

       - Andrè dobbiamo sbrigarci!

   E spronando il povero Cèsare a dare il massimo cercando di aumentare l’andatura di questa corsa così sfrenata.

   Cerco di andare veloce. Di concentrare la mia attenzione su quella che è la vita di corte. Cerco di concentrarmi maggiormente sulle condizioni di salute del Re per non pensare a ciò che mi ha confidato il conte di Fersen.

 

*****§*****§*****§*****

 

       - Oscar se sono qui è anche per dirvi altro.

   Bhè, effettivamente era strano che fosse proprio lui a darmi  una notizia del genere. Di solito è un messo della Corte che è incaricato di andare a chiamare gli ufficiali nel caso in cui questi, non siano a Corte.

   Osservo Fersen e solo adesso mi accorgo che il suo portamento è ancora più rigido, se è possibile. Lo studio attentamente mentre cerco di comprendere di cosa possa volermi parlare.

       - Ditemi pure Conte.

       - Vedete non so da dove iniziare. Credo, però, che sia giusto parlarne direttamente con voi.

   Si ferma spostando il suo sguardo sulla finestra che dà sul parco di palazzo de Jarjayes. Resto immobile nella mia posizione attendendo che lui riprenda da dove si è interrotto. Dopo qualche istante Fersen riprende il suo discorso voltandosi, nuovamente, verso di me.

       - A Versailles ho incontrato vostro padre. Spesso. Molto spesso. È nata una specie di amicizia, se così possiamo chiamarla. Non so se mi capite.

       - Perfettamente. Mio padre è un uomo difficile da trattare e posso immaginare di che genere di amicizia voi stiate parlando. Un’amicizia in cui voi, siete succube delle chiacchiere del Generale.

   Conosco mio padre e so che è difficile riuscire a parlare con lui. Figurarsi intrattenere un rapporto di amicizia… in mio padre, soprattutto, è il concetto di amicizia ad essere sbagliato. Lui ordina, gli altri eseguono. È questa la visione che ha dell’amicizia il caro Generale François Augustin Reynier de Jarjayes

       - Bene vedo che avete capito. Durante una delle nostre chiacchierate…il Generale… non è facile da dire…

   Cosa può aver detto di così assurdo mio padre per rendere imbarazzato Fersen fino a questo punto?

       - Non preoccupatevi Fersen. Sono pronta a sentire di tutto. Parlate senza timore.

   Il Conte mi guarda sollevato come se questo mio incoraggiamento fosse ciò di cui aveva bisogno.

       - Mi ha chiesto di prendervi in sposa.

   Ero pronta a tutto ma non a questo. Ero pronta a tutto ma questo è…

       - Assurdo… 

       - Lo so Oscar. Credetemi, sono rimasto sconvolto anch’io. Non ho saputo cosa rispondere.

   Alzo gli occhi e guardo Fersen ma in realtà non lo vedo. Un’altra volta. Ancora una volta vuole manipolare la mia vita. No, non questa volta. Io non glielo permetterò.

   Faccio per andare via ma la presa di Fersen, all’altezza del gomito, me lo impedisce. Mi volto verso lo Svedese e lo guardo cercando di capire cosa voglia da me.

       - Non fatevi prendere dall’ira. Vostro padre vi ama e sta cercando di porre rimedio ai suoi errori.

   Mi libero della sua presa e lo guardo trucemente.

       - Voi non sapete nulla di me. Adesso se non vi dispiace devo andare a prepararmi. Devo raggiungere la Delfina.

 

 

   Capitolo corto e noioso. Avete ragione. Perdonatemi solo che… cavolo mi sono resa conto di aver fatto un errore temporale nel capitolo scorso e non potevo cancellare tutto e così ho cercato di porre rimedio. Vorrei precisare che siamo nel maggio del 1774, manca poco alla dipartita di Luigi XV. L’errore a cui facevo riferimento? Fersen. Entra nella vita di Maria Antonietta (quella vera) solo nel gennaio dello stesso anno mentre il Re Luigi XV è ancora in vita, il loro amore sboccerà solo successivamente.

   Adesso scappo. I miei problemi di pc persistono. Adesso sto scroccando il portatile di mio fratello… scusate se non vi ringrazio singolarmente. Però, vorrei ringraziare di cuore Ami_mercuri. Grazie per l’attenzione dedicata alla mia fic non mi hai offesa, assolutamente. Hai ragione, la punteggiatura faceva pena, non è il mio forte lo ammetto, ma questa non è una giustificazione, lo so.

   Adesso vi saluto al prossimo capitolo… spero più corposo!

 

 

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