Gruppo vacanze Molisen't

di Dragon_Iridia
(/viewuser.php?uid=425185)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ThomasFantastico risolve pt.1 ***
Capitolo 2: *** Ogni scusa è buona ***
Capitolo 3: *** Ognuno ha le sue paure: Chuck è medusafobico ***
Capitolo 4: *** Persone malvagie con idee malvagie ***



Capitolo 1
*** ThomasFantastico risolve pt.1 ***


Faceva caldo, davvero troppo caldo. Ma d'altronde era estate, è per questo che d'estate si va al mare, no?
Per questo avevano scelto quell'isola, Lipari, una delle isole Eolie. Teresa si era occupata di tutto, aveva affittato un piccolo appartamento per lei, Minho, Chuck e Thomas. Come unica donna nel gruppo di amici si era sentita in dovere di pensarci lei.


No, la verità è che gli altri erano sempre troppo presi da altro,e forse troppo pigri, per cercare di organizzare una viaggio tutti assieme. Però partecipare attivamente alla vacanza era quello che gli riusciva meglio; Teresa li sopportava per questo.

Adesso, chiassosi come bambini piccoli, se ne stavano all'ombra di un vecchio rudere ad aspettare un autobus che li riportasse a casa.


-Ma siamo sicuri che questa sia una fermata dell'autobus? Insomma,va bene che all'andata ci ha scaricato qui, ma non c'è un cartello, un segno, nulla!

-Minho fammi il piacere di stare un po' fermo, mi metti ansia.

rispose Teresa, con un tono severo tipico di una madre. In fondo sembrava quasi la mammina del gruppetto

-uffa, ho caldo

Sbuffò Minho, sedendosi sul terreno vicino a Thomas.

-Chuck stai fermo! Echecaspio! Non voglio passare la mia vacanza in ospedale perché mi sono presa la responsabilità di un ragazzino di diciassette anni!

Sbottò Teresa, mentre si era sciolta i lunghi capelli neri, per poi raccoglierseli di nuovo sulla testa, in una crocchia spettinata

-Esci da quelle macerie, sia mai che cadi e ti sfracassi quella testa di caspio, non voglio sentire Teresa che si lagna.

Disse Minho guardando Teresa con un mezzo sorriso ridacchiante, solo per ricevere un'occhiataccia dalla ragazza.
Con uno sbuffo Chuck andò a sedersi accanto a Thomas, che nel frattempo aveva allungato le gambe e si era appoggiato alla roccia dietro di lui.
C'era una grande pace, avevano risalito a piedi una scala scavata nella roccia, che li aveva portati in una piccola spiaggetta tra gli scogli, e avevano fatto una bella sudata. Ma ne era valsa la pena.
Non c'erano molte persone in quella piccola spiaggia: due fidanzatini che amoreggiavano, nonostante le occhiatacce di una coppia adulta sicuramente sposata, e una coppia adulta sicuramente sposata, appunto. Ah e quella coppia aveva anche un figlio. Niente di che insomma, posto abbastanza tranquillo. Poi il gruppo ci pensava da solo a fare caos, quindi in fondo non che cambiasse molto. Solo che i posti con poca gente sono vantaggiosi, insomma, si è più liberi di divertirsi, c'è più spazio per fare confusione. E in quella caletta le uniche persone che non si sono divertite, sono stati quei due "vecchietti burberi", come li aveva chiamati Minho.


Al ricordo di Minho e Teresa che imitavano la coppietta, Thomas sorrise sotto i baffi.


Ammise a se stesso di aver provato un po' di pietà per il loro figlio, aveva notato come li guardava e sorrideva alle loro battute o scenette sciocche, come se lui stesso facesse parte del gruppetto. Gli sarebbe piaciuto invitarlo a divertirsi con loro, ma insomma, non gli sembrava una cosa da fare. Non si può mica andare da sconosciuti a  caso e invitarli a fare cosa poi? Idea sciocca.


Intanto Teresa, ancora in piedi passava il peso da una gamba all'altra, fissando con le braccia incrociate la strada, nella speranza di scorgere in lontananza il bus. Chuck invece si era appoggiato alla spalla di Minho che a sua volta era disteso come il brunetto, sulla roccia dietro di loro.
I pensieri di Thomas tornarono a quel ragazzo con i capelli biondi nascosti da un cappello di paglia, la sua pelle era così chiara che ebbe i brividi a pensare a come si sarebbe scottato sotto il sole. Aveva notato come stava cautamente all'ombra, perfino per fare il bagno si era immerso nell'acqua vicino al grande scoglio che faceva ombra nel mare. Chissà magari non può prendere troppo sole, o non è un tipo da mare ed è stato trascinato li dai suoi genitori


-Attenzione attenzione, la testa di caspio, qui, sta pensando!


Disse improvvisamente Minho, sporgendosi in avanti e soffocando una risata. Chuck mugolò per essere stato privato del suo supporto morbido e Thomas fece una smorfia, per essere stato interrotto mentre rifletteva distrattamente


-ha ha ha simpatico Minho, dovresti, non so, ampliare il tuo repertorio di battute?

-Forse dovresti essere tu a smettere di darmi tutti questi  motivi per divertirmi da morire

Thomas colpì con un pugno amichevole la spalla di Minho, cercando di sembrare ferito. L'asiatico mugolò un 'ahio' e ridacchiò.

-A che pensavi Tom? Eri tutto assorto nei tuoi pensieri.

A Thomas non piaceva che gli altri storpiassero il suo nome, perdeva di fascino. Se non detto per intero poteva essere scambiato per 'Tommaso' e a lui il nome 'Tommaso' non piaceva proprio. Teresa lo chiamava così fin da quando era piccolo, e a lui non aveva mai dato molto fastidio, ma lo accettava solo se a dirlo era lei. Il resto lo chiamava Thomas, doveva chiamarlo Thomas, anche perché non rispondeva se chiamato con altri nomignoli. Tranne quando lo chiamavano 'pive' o con qualsiasi aggettivo che non implicasse una storpiatura del suo nome. In fondo solo i suoi amici più stretti avevano abbastanza confidenza per chiamarlo con appellativi strani, era un gergo tutto loro, creato da piccoli per sostituire le parolacce. Era un loro segno distintivo.


-Stavi cercando di decidere se oggi mangeremo pasta con il pomodoro o pasta con il pomodoro, Tom? Perché nel caso posso risolvere il tuo dubbio esistenziale e filosofico. Mangeremo pasta col pomodoro.


Minho scoppiò a ridere alzandosi e avvicinandosi a Teresa, per metterle una mano intorno alle spalle e strattonarla un po'


-Questa è la nostra ragazza!


Thomas guardò i suoi due amici, ridacchiare tra loro, scambiandosi occhiate complici. Sorrise contagiato dal suono delle risate,ma la sua attenzione fu catturata da un cappello di paglia che riconobbe immediatamente.


-Il bus! il bus! Il bus!


Chuck era balzato in piedi ed aveva iniziato ad agitare le braccia.


-Maledizione è pieno di gente, che sploff di autobus! E' microscopico, non ci entreremo mai!


Si lamentò il giovane ragazzo paffutello, appoggiando teatralmente le mani sui fianchi.
Ma l'attenzione di Thomas era stata catturata da quel ragazzino biondo, che col fiatone si era fermato sotto un piccolo albero, alla ricerca di fresco e ombra. Non notò neanche il gruppo di ragazzi alla fermata del bus, ma notò il mezzo che faceva capolino da lontano. Il brunetto sentiva i suoi amici parlottare, me non riuscì ad ascoltarli realmente, troppo intento a osservare cosa avesse intenzione di fare quel biondino.
Il ragazzo in questione si sistemò il cappello sulla testa e attraversò la strada, fissando il bus in arrivo. Strascicava i piedi sull'asfalto con non curanza, producendo un rumore ritmico dovuto alle ciabatte infradito, che arrivando alle orecchie di Thomas, gli fece realizzare di essersi imbambolato troppo a guardare quel povero ragazzo.
Distolse lo sguardo e lo rivolse verso i suoi amici, appena in tempo per sentire Teresa


-Ragazzi posto per noi deve averlo, insomma lì in cima ci stiamo

-Ma io non voglio stare in piedi

-Pive non disperare, la nostra fermata è abbastanza vicina, non dovrebbe essere un problema


replicò infine Minho per rassicurare la comitiva. Poi Teresa si voltò per rispondere con un cenno di assenso a Minho, ma quando vide il biondino gli sorrise, come per salutarlo. Thomas seguì involontariamente lo sguardo di Teresa, curioso di vedere a cosa la ragazza sorridesse, senza realizzare realmente. Il ragazzino biondo stava sorridendo di rimando, guardando la ragazza, ma spostò il suo sguardo su Thomas, piegando il volto di lato e approfondendo il sorriso dischiudendo le labbra.
Il moro non reagì, il suo cervello si chiedeva perché quel ragazzino fosse al mare con i genitori, perché li avesse osservati tutto il tempo e perché adesso era lì solo con loro. Pensò che non poteva rimanere fermo come un'idiota, quindi sorrise. O meglio, tirò le guancie per costringersi a sorridere, non era certo di aver seriamente mostrato un sorriso. Ma almeno ci aveva provato.
Fu distratto dall'autobus che aveva appena aperto le porte, invitandoli ad entrare.
Mentre il gruppo saliva, Thomas sentì il biondino dire


-Io prendo il prossimo


rivolgendo un sorriso vago al gruppetto.


-Io aspetto con lui


disse il brunetto, senza rifletterci realmente. Non si curò neanche di guardare il biondo per sapere se era contrario o meno alla sua decisione. Gli venne spontaneo, e quando si rese conto di quello che aveva fatto era troppo tardi. I suoi tre amici avevano fatto spallucce e il bus era ripartito. Senza di lui. E senza il biondino.
Fu a quel punto che Thomas si rese conto che non era solo, non lo era affatto.


-Potevi andare con loro, perché sei rimasto?


Il biondino lo osservava con uno sguardo interrogativo, gli occhi scuri curiosi. A causa dell'ombra che il cappello proiettava sul suo volto, Thomas non riuscì a capire di che colore fossero realmente. Erano solo molto scuri, talmente scuri che non si distingueva la pupilla dall'iride. Rispose rapidamente, senza rifletterci tanto. Era una persona riflessiva, ma non riusciva a pensare a più di una cosa alla volta.


-Beh tu perché sei rimasto?

Il biondo sollevò entrambe le sopracciglia, sorpreso

-E tu perché rispondi a una domanda con una domanda?

-Lo stai facendo anche tu

-Si ma non sono stato il primo a farlo

si fissarono per qualche secondo, poi il biondino si lasciò sfuggire una piccola risata silenziosa, che influenzò Thomas; iniziò a sorridere anche lui, sentendosi meno in tensione.

-Beh era davvero troppo pieno, io ho caldo e non volevo patirne ancora, quindi ho pensato che avrei potuto rimanere qui con te come scusa.

-oh Uaauuu

rispose il biondo cantilenando e respirando per riprendersi dalla risata precedente

-cioè no intendevo! Se fossi stato il primo a dirlo mi avrebbero preso di peso e mi avrebbero caricato su quel caspio di bus!


Si affrettò a chiarire Thomas, dopo essersi reso conto delle parole che aveva detto. Sembrava una caspio di tredicenne in preda agli ormoni. Doveva darsi una calmata. Stava impazzendo senza motivo, quel ragazzo gli stava simpatico, come amico, solo come amico. Era solo la curiosità del momento, niente più, si ripeté il bruno nella testa.


-Hey tranquillo stavo scherzando! Ci mancherebbe! Anzi mi fa piacere, almeno ho qualcosa da fare mentre aspetto il prossimo bus, non credi?

Ma quanto caspio sorrideva questo ragazzo? Ma lo faceva per prendersi gioco di lui? Cosa aveva da sorridere?
Okay troppe domande, basta Thomas, basta

-Magari abbiamo fortuna e il prossimo lo troviamo vuoto

-Si magari si....sei qui con i tuoi amici? Intendo, avete preso una casa o una camera d'albergo qui a Lipari?

-Mh, si, cioè sono con quel gruppo di svitati, Teresa ha trovato un mini appartamento in un condominio, vicino al mare, molto comodo. Ha a anche una bella terrazza

Il biondino sorrise quando Thomas parlò della terrazza, un dettaglio che poteva sembrare inutile, ma che gli faceva capire che il moro apprezzava molto quella terrazza.

-Tu invece?

-Io sono qua con i miei...

-Si ho visto , mentre eravamo giù in spiaggia

-Già

-Non sembri esattamente contento di essere qui con loro

- No beh, sono contento, solo che è strano. I miei viaggiano molto, mia madre è geologa e mio padre fa ricerche scientifiche varie, lo chiamano spesso come consulente. Qualcosa riguardo alla chimica. Non chiedermi di più perché non ne so niente di questa roba.

Soffocarono entrambi una risatina e il biondino continuò

-Quindi viaggiano molto, e anche per diversi gironi. Vado spesso con loro, è una fortuna in fondo

-Non ti fanno portare degli amici?

Il volto del biondo si contrasse per un'attimo in una smorfia e abbassò lo sguardo

-Anni fa si, mi facevano portare il mio migliore amico, poi, le cose sono cambiate, a malapena mi permettono di uscirci


Thomas si rese conto che quell'argomento non era il massimo; notò come il biondo cercasse di nascondere le emozioni che provava dietro a un debole sorriso, ma a lui non sfuggì come il suo corpo si era teso, a disagio per eventi passati, probabilmente. Se voleva continuare la conversazione con questo biondino sconosciuto doveva trovare il modo di cambiare argomento. Ma, Maledizione! Non gli aveva ancora chiesto il suo nome!


-Newt

-EH?

-Mi chiamo Newt, tu invece sei Thomas, giusto?

Newt si era voltato e lo stava guardando con un sorriso fiero, contento di aver anticipato i pensieri del moro.

-Come lo sapevi? Cioè come sapevi che stavo per chiederti come ti chiami, e soprattutto come conosci il mio nome?!

-Hey non ti agitare!- disse ridendo Newt- semplicemente ho pensato che non conoscevi il mio nome, mentre io conoscevo il tuo.

-SI ma come hai... sono stati gli altri, vero?

Il biondino annuì

-Beh, si, ti chiamavano Thomas, quindi non mi ci è voluto molto per dedurre che fosse il tuo nome

-Hai ragione anche tu- disse ridacchiando il moro


Poi notò che Newt si era improvvisamente irrigidito, e avevo lo sguardo fisso in un punto. Thomas cercò la fonte delle preoccupazioni del biondo con lo sguardo e notò i suoi genitori attraverso i cespugli, stavano risalendo lentamente la salita.
Così Thomas fece la seconda cosa senza senso della giornata.


-Hai il telefono Newt?

-Mh, certo! Che domande sono- rispose quello senza distogliere lo sguardo dai genitori

-Hai il tuo telefono qui con te?

-Si, ovvio che ho il telefono qui con me

-Dammelo

-Cosa?

-Dammi il tue telefono Newt


A quel punto il biondino si voltò, guardò Thomas che lo fissava con la mano aperta, in attesa del telefono. Estrasse il telefono dalla tasca dei pantaloni e lo porse al ragazzo davanti a lui; questo fece per prenderlo dalle mani del proprietario, ma Newt replico


-Cosa vuoi farci?

-Niente di grave o di irreparabile, dai, vedrai.

Newt riluttante lasciò il telefono nelle mani del biondo, tornando a fissare i genitori attraverso le foglie, senza perdere di vista il ragazzo accanto a lui, che digitava qualcosa sulla tastiera touch.


-Ecco fatto, scrivimi se ti va di scappare dai tuoi genitori e farti un giro con noi


Thomas gli stava sorridendo, consegnandogli il telefonino temporaneamente preso in prestito. Newt fece scorrere velocemente lo sguardo dal telefono al ragazzo e dal ragazzo al telefono. Poi si decise e afferrò il dispositivo, guardando il nuovo numero in rubrica, sotto il nome di 'ThomasFantastico'.
Fece per far notare al brunetto quanto fosse ridicolo quel nome, ma i suoi genitori gli si avvicinarono e gli chiesero dell'autobus.
Thomas non mancò di notare le occhiatacce, mandate sopratutto dal padre, ma non ci fece molto caso, sentendo l'autobus arrivare in lontananza. Fece salire prima la coppia, e quando Newt si voltò un attimo prima di salire sul bus, Thomas mostrò un sorriso rassicurante; salì e si sedette nell'unico posto rimasto nel pullman, molto lontano dal terzetto familiare.

Sentì la sua tasca vibrare, estrasse il telefono e controllò le notifiche. Whatsupp, forse qualcuno del 'gruppo vacanze molisen't', il gruppo con i ragazzi, che usavano per potersi parlare comodamente senza dover ripetere sempre le stesse cose a tutti.
Invece era un numero sconosciuto.


ThomasFantastico? Seriamente? Che razza di nome è! Potevi avere più fantasia!


Thomas sorrise a quel messaggio, aveva fatto in fretta a riscrivergli. Poi si riprese, perché si comportava come se fosse in preda agli ormoni? Insomma a vent'anni, diciannove per essere precisi, dovrebbe essere finita la tempesta ormonale. Oppure no?
Insomma magari era solo curioso verso quel biondino. Magari il suo subconscio pensava che un membro in più nella loro banda casinista avrebbe reso tutto più divertente. Già si divertiva
 
Se hai un nome migliore cambialo pure, per adesso lascia così, da un che di misterioso e affascinante
 
Thomas non mi sembra niente di tutto questo, mi viene solo da ridere tutte le volte che lo vedo, e i miei mi chiederebbero perché rido. Sei un danno

Sei un pive, ridi che fa bene alla salute
 
si ma come lo spiego ai miei

leggili quando sei da solo, 'Thomas risolve pt1'

Thomas seriamente? smettila di scrivermi, questo nome mi da alla testa. Come posso leggere 'ThomasFantastico'. E' ridicolo

Contento di strapparti un sorriso tutte le volte che ti scriverò
 
Ti odio

Ma se neanche mi conosci
 
Non importa conoscere qualcuno per odiarlo

Io scendo, vedi di non cadere in qualche tombino aperto mentre cammini
 
L'ho già detto che ti odio?

Buon appetito pive!
 









 
Note autrice!
 
Yay lo so, credo sia bruttina, insomma, troppo melensa. Davvero, non sono tipo da cose melense, ma non so perché questa sembra avere tutta l'aria di essere troppo romantica.  Credo sia un disastro di fan fiction. Ma dovevo farlo, insomma, nessuno fangirla abbastanza con me su questa coppia, e credevo di essere sul punto di scoppiare.
Li adoro alla follia, troppo, davvero.
I personaggi forse sono un pelino OOC? Non lo so, voi che ne pensate?
La storia è nata casualmente lo ammetto, ho scritto questa specie di piccolo epilogo ieri notte e l'ho corretto stamani, ho già tutta l'idea della storia in testa, ma non ho i capitoli scritti. Fatemi sapere se vi piace, così so se continuarlo o no! Ah e  ditemi se ci sono errori (l'ho riletto più volte a distanza di ore, ma potrei aver tralasciato qualcosa), se potrei migliorare, se scrivo male, se devo fuggire da questo fandom perchè lo sto rovinando. Quello che volete voi insomma :3
Qualsiasi cosa! :3
 
A presto! Spero! :3
Ps. il titolo è stupido lo so, ma non voglio prendere in giro nessuno, ci tengo a precisarlo, è solo per scherzare, se fosse in qualche modo offensivo non esitate a farmelo sapere!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ogni scusa è buona ***


Ogni scusa è buona



 
Thomas bloccò lo schermo del telefono e lo ripose nella tasca dei pantaloni. In fondo in fondo, sperava di sentirlo vibrare di nuovo, ma non lo ammise a se stesso. E neanche alla sua pancia. Adesso aveva decisamente troppa fame per pensare a qualsiasi altra cosa.

Salì le scale del condominio, fino al primo piano, e mentre percorreva il lungo corridoio, realizzò di non avere le chiavi. Anche se avesse suonato il campanello, probabilmente, gli altri non lo avrebbero sentito. Avevano l'abitudine di mangiare sulla terrazza, da lì si vedeva il mare e si godeva di un piacevole venticello. Thomas sorrise al pensiero di un buon pranzetto, buono per modo di dire, Teresa sarà stata anche una ragazza, ma non era una molto brava nella cucina; solo quando si impegnava, quando non le andava, beh, mangiavano cose semplici, e a loro andava bene così.

Suonò il campanello, e aspettò qualche secondo. Non sentendo né una risposta né un rumore, appoggiò il dito sul tasto rosso del campanello e attese.
Sentì lo stridio delle gambe di una sedia spostata violentemente senza mezzi termini, e un parlottio. Finalmente lo avevano sentito, ma decise di non staccare il dito dal campanello. Sapeva che a Teresa dava fastidio, aveva paura di disturbare i vicini e proprio non sopportava quel suono fastidiosissimo.

-Thomas, smettila!

La ragazza spalancò la porta d'ingresso, per trovarsi davanti un Thomas dall'aria fintamente innocente. Teresa non aspettò un attimo, doveva vendicarsi in qualche modo del brunetto, e fece quello che usava come vendetta fin da quando erano piccoli.
Il ragazzo si allarmò un attimo nel realizzare che Teresa lo aveva chiamato con il suo nome completo. E la ragazza lo faceva solo quando doveva fare qualcosa di serio. E in quel caso sapeva cosa fosse. Cercò di tirarsi indietro, staccando il dito dal campanello ma Teresa fu più veloce. Con la mano libera dalla maniglia della porta, afferrò la guancia del povero ragazzo e lo strattonò dentro casa.

-Andiamo piccolo Thomas, ti abbiamo lasciato la pappa anche per te

Disse con un ghigno soddisfatto aumentando la pressione sulla guancia del ragazzo, che si stava contorcendo e lamentando dal dolore. La ragazza mollò la presa e chiuse la porta. Non curante delle proteste di Thomas, si diresse spedita sulla terrazza. Il brunetto si sedette massaggiandosi la guancia, continuando a borbottare contro la violenza appena subita.

-Cavolo Thomas hai fatto presto, insomma, credevo ci mettessi di più

Minho rideva, senza un motivo apparente, perciò Thomas lo osservò con uno sguardo interrogativo, e si versò un bicchiere d'acqua. Faceva davvero troppo caldo, aveva bisogno di bere, e forse l'acqua fresca avrebbe pure alleviato il dolore alla guancia.

-E' passato poco dopo il secondo bus

-Il suo nome?

Thomas sollevò la testa dal suo piatto di spaghetti al pomodoro, rimanendo con la forchetta sospesa, per ascoltare la domanda di Chuck. Possibile che non lo facessero magiare in pace, senza riempirlo di domande?

-Il nome di chi?

-Come il nome di chi!

Continuò Chuck alzando le mani al cielo, per essere subito seguito a ruota da Minho.

-Il nome di quel bel biondino che ti facevi con gli occhi!

Gli spaghetti caddero dalla forchetta, srotolandosi e formando piccole macchie di rosso sulla tovaglia e sul bicchiere, mentre ricadevano nel piatto. Thomas emise un verso strozzato e sgranò gli occhi.
I suoi amici erano a conoscenza della sua bisessualità, non aveva fatto un vero e proprio coming out, lo avevano capito da soli senza che lui dovesse dirlo esplicitamente. Anche se a pensarci in qualche modo lo aveva detto con le sue azioni. Ma l'importante era che gli altri lo avessero comunque accettato, come se fosse una parte del pacchetto 'Thomas', ed effettivamente lo è. Ma il ragazzo non si sarebbe mai abituato all'invadenza dei suoi amici, in fondo anche lui era invadente con loro, ma in quel momento non se ne curò molto.

-Io non mi sono fatto proprio nessuno con gli occhi!

Gridò per difendersi, poggiando la forchetta nel piatto. Era ufficiale, non lo avrebbero fatto mangiare. Ringraziò che fosse estate e che la pasta si freddava meno velocemente.

-Sisi Tom, va bene, lo sappiamo che alle cose ci arrivi sempre dopo.

Thomas si voltò verso Teresa, seduta davanti a lui, dopo di che fece scorrere lo sguardo rapidamente da Minho a Chuck. La ragazza aveva diviso il pane in pezzi e puliva il residuo di sugo dal piatto, senza curarsi di guardare il suo interlocutore, ma mostrando comunque un sorrisino divertito. I due suoi amici invece stavano ridendo a crepapelle, vaneggiando di come fossero orgogliosi del loro Thomas che stava diventando grande.

-Potete smetterla di farvi i film sulla mia vita?!

Replicò nel tentativo di dissuadere i suoi amici da quell'argomento.
Possibile che ogni volta dovessero tempestarlo di domande sulla sua vita privata? Si chiama privata per un motivo, no?

-Piantatela voi due teste di caspio

-Dai Thomas, a chi vuoi darla da bere! Ormai ti conosciamo troppo bene.

-Non puoi mentirci Thomaaas!

Il ragazzo si passò una a mano nei capelli e sbuffò. Non c'era speranza, pure Chuck, che di solito era l'elemento del gruppo che veniva scherzosamente preso di mira, era contro di lui. Che disastro. Nella sua mente balenò l'immagine di Newt.
Si chiese come avrebbe reagito il ragazzino davanti a quei tre, e s'immaginò come sarebbe stato averlo con loro. Lo avrebbe supportato o si sarebbe messo a ridere senza ritegno?

-Tom almeno il nome vogliamo saperlo

Teresa lo richiamò alla realtà e al suo piatto di pasta. La forchetta era ancora abbandonata sul piatto e il suo stomaco si muoveva, per ribellarsi alla fame, forse.

-Newt

-Ma non esiste il nome 'Newt'- rispose Chuck, un attimo dopo gli altri due dissero la loro sul nome, come veri pettegoli

-Secondo me ti ha mentito, avrà visto la tua faccia e avrà pensato che fossi uno stupratore! Che razza di nome del caspio è!

-DI che nome è l'abbreviazione?- terminò Teresa

Thomas non si soffermò troppo sulle parole di Minho, non lo prendeva mai realmente sul serio quando scherzava in modo tagliente. Ma le parole della ragazza gli fecero un effetto strano. Era curioso, non ci aveva assolutamente pensato.
Non aveva pensato a niente effettivamente. Non sapeva la sua età, neanche dove alloggiasse e per quanto tempo ancora sarebbe rimasto in quell'isola. Si sentì agitato, gli dava fastidio avere tutte queste lacune e non potersi fare un'idea completa del biondino. Non amava non avere le cose sotto controllo.

-Non ne ho idea, deve esserlo?

-No magari, no, non glielo hai chiesto?

Teresa prese il bicchiere colmo d'acqua e bevve, come per terminare il suo pasto a base d pane e residui di sugo. Il ragazzo invece aveva finalmente preso una forchettata di quella pasta; certo, era semplice pasta al pomodoro, ma aveva fame e gli sembrò una delle paste più buone che avesse mai mangiato. Masticò mugolando leggermente per la soddisfazione, e rispose alla domanda.

-Non abbiamo avuto molto tempo per parlare, sono arrivati subito i suoi

-eeeh vi hanno beccato in cose spinte?-
Minho insinuò, facendo l'occhiolino a Chuck, che rideva dall'inizio della discussione. Adesso aveva iniziato a sventolarsi con le mani. Thomas non capiva cosa ci fosse di così divertente per Chuck, se la rideva sempre, lui.

-No Minho, vaffancaspio! Che cose spinte! Siamo rimasti soli per poco, neanche cinque minuti scommetto!

-Che teste dI caspio i suoi genitori, se fossi stato in loro vi avrei lasciati amoreggiare in pace- replicò l'asiatico portandosi le mani davanti agli occhi e unendo gli indici, per imitare una specie di 'incontro amoroso'. Chuck continuava a ridere senza ritegno e Teresa ignorava bellamente i commenti di Minho, continuando il discorso per conto suo.

-I suoi genitori sembravano strani, devono essere molto severi

-Probabilmente si... non ne ho idea

-Ma almeno ti sei fatto dare il numero?

Chuck si era ripreso dall'attacco di ridarella ed era andato direttamente al punto. Pettegoli fino all'osso, pensò Thomas.

-Che domande, il nostro piccolo Thomas gli avrà preso pure le impronte digitali, non si è mai troppo prudenti

Minho e Chuck non si risparmiarono e si lasciarono andare ad un'altra risata.

-Perchè non lo inviti ad andare in spiaggia con noi? Scommetto che con i suoi genitori si annoia- Teresa aveva spostato la sedia, per distendere le gambe e poggiare i piedi sul corrimano del terrazzo. Mentre spilluzzicava dell'uva fissava quei pazzi dei suoi compagni di vacanze impazzire come dodicenni. -Ho visto le occhiate che ci lanciava, sembra essere pure simpatico. Più siete più vi divertite no?

-Ma guarda un po', Teresa che propone orge. Ti ricordo che abbiamo ancora un minorenne tra noi-

Minho ormai parlava al vento, se non fosse stato per Chuck che rideva comunque ogni volta che l'asiatico apriva bocca. A Chuck era sempre piaciuto ridere degli altri quando poteva, visto che gli altri con lui non si erano certamente trattenuti. Gli altri due tenevano una conversazione l'una con l'altro, ignorando i due ragazzi.
Thomas finì con un'ultima forchettata il suo piatto di pasta, prendendosi del tempo per rispondere alla ragazza. Sapeva che la sua più che una domanda era un ordine, ma non se ne curò particolarmente, prendendosi il suo tempo.

-Glielo chiederò

Anche se non so neanche dove sta e per quanti giorni rimanga. per quanto ne so, potrebbe essere già partito e tornato a casa, terminò la frase nella sua testa, non lo conosceva neanche ed era inutile andare a conclusioni affrettate.


Il pranzo continuò normalmente, pulirono i piatti Minho e Chuck, essendo il loro turno, mentre Teresa e Thomas ne approfittarono per godersi la frescura del climatizzatore e della comodità del letto.
Teresa dormiva in una nicchia in salotto, senza porta, ma comunque nascosta dalla cucina. Non che importasse avere camere separate, i ragazzi non erano esattamente mattinieri, e aveva dormito con loro un sacco di volte, non si faceva particolari problemi. La camera dei ragazzi, invece, aveva un letto matrimoniale e uno singolo a soppalco. Non avevano deciso chi dormisse dove, dipendeva dal momento, chi voleva dormire da solo, usava il letto sul soppalco, chi invece voleva riposare in compagnia il letto matrimoniale. Alcune notti decidevano di dormire tutti e tre nel lettone, ma non per scelta. Più per fatica. Magari avevano passato le ore precedenti a fare gli idioti, a prendersi a cuscinate, che non avevano la benché minima voglia di salire quelle scale microscopiche, per raggiungere il lettino.

Thomas questa volta scelse di arrampicarsi su per quelle maledette scale assassine, da cui Chuck una mattina era caduto rovinosamente a terra. Aveva bisogno di calma, doveva poter rispondere a Newt in pace, almeno apparente. Se fosse stato nel lettone non gli avrebbero dato pace, probabilmente.
Prese il telefono, ancora nella tasca dei pantaloni, e schiacciò con il pollice il tasto di sblocco. Aveva qualche notifica di twitter, una mail di pubblicità, e niente più. Non che si aspettasse di trovarci altro. Cercò l'icona di Whatsupp e aprì la conversazione con Newt, rilesse rapidamente e di sfuggita i pochi messaggi scambiati sul treno, poi posò l'indice sulla barra di scrittura.
La tastiera scorse dal basso, ma le dita di Thomas non si mossero. 
Rimase fermo qualche secondo pensando a come non sembrare eccessivamente invasivo o fastidioso.
Iniziò pensando a un saluto, cancellò un paio di volte, sbuffò lasciando il telefono di fianco al cuscino. Da supino com'era, si distese affondando la faccia nel cuscino per poi voltarsi e rimanere qualche secondo od osservare il soffitto. Non riusciva a spiegarsi perchè fosse così elettrizzato e nervose e agitato e. Basta, Thomas basta. Si ripeté nella mente per cercare di arrestare quel flusso di emozioni, smise anche solo di dargli retta, ignorando quello che gli passava nella mente.
Prese il telefono e digitò     


Hey fagio, oggi pomeriggio noi andiamo alla "spiaggia" qui davanti. Non è esattamente fatta di sabbia, ma ci interessa solo il mare, quindi. Se vuoi venire ne saremo contenti, almeno ci facciamo due risate


Premette il tasto d'invio senza neanche rileggere il messaggio, ma bloccò subito lo schermo del telefono, abbandonando il telefono lì vicino.
Sentì Teresa inveire contro i due camerieri del giorno e sorrise, chissà cosa avevano combinato questa volta. Senza pensarci due volte saltò giù dal letto con un balzo, al diavolo le scale, voleva andare a fare innervosire qualcuno, così si precipitò nel soggiorno, lasciando il telefono sul letto.


Questo vibrò una volta, e lo schermo si accese, mostrando una notifica di Whatsupp, sicuramente non appartenente ai messaggi del gruppo.
 
 
 



 
Newt osservò la figura di Thomas svanire mentre l'autobus continuava la sua corsa, stringendo ancora in mano il telefono. Quel ragazzo gli piaceva, era stato un po' invadente, ma non fastidioso. Lo aveva fatto divertire ed era contento di aver trovato qualcuno con cui evadere, per evitare i suoi genitori per qualche ora.

-Newt chi era qual ragazzo?

eccolo suo padre, che come sempre tentava di avere la situazione in mano. Prima non era così iperprotettivo, ma con il tempo e un evento che aveva sconvolto la vita del ragazzo, le cose erano andate peggiorando. Newt ringrazia infatti il momento in cui ha deciso di andare a studiare fuori sede, in modo da potersi allontanare dai suoi genitori e respirare un po' della sua vita.
Aveva la fortuna di poter girare il mondo con loro ed in fondo erano pur sempre i suoi genitori, ma non si sarebbe fatto rovinare la vacanza

-Un ragazzo

Rispose secco Newt, non doveva giustificare niente, non c'era motivo di farlo. Suo padre doveva smetterla di pretendere di sapere sempre tutto, anche le piccolissime cose. Sapeva cosa stava elaborando la mente del genitore e si rifiutò di alimentare in alcun modo quel focolare. Rimase in silenzio, fissando la strada davanti a lui, con il telefono ancora in mano. Non che si aspettasse un messaggio da Thomas, anche perchè in teoria sarebbe stato lui a dover rispondere; voleva solo evitare le domande dei suoi, avrebbero chiesto sicuramente a chi scrivesse. E lui non aveva voglia di sentirli sparlare.

Mentre camminavano verso la casa concessa dai collaboratori dei genitori, Newt ripercorse i vari momenti in cui aveva visto il gruppetto sulla spiaggia, come i ragazzi bisticciassero in continuazione, ma senza litigare realmente. Li aveva osservati con invidia, avrebbe voluto avere lì con lui Alby, ma soprattutto avrebbe rivoluto indietro i gironi in cui si divertiva senza sentirsi troppo sotto pressione. Cercò di non sentirsi troppo scoraggiato, non sapeva per quanto, ma aveva davanti l'occasione di svagarsi realmente un po', senza i suoi genitori alle calcagna.

A pranzo discussero di cosa fare nel pomeriggio, i suoi dovevano recarsi all'isola di vulcano, distante un oretta da quella in cui trovavano adesso. Newt non era un grande fan delle barche, aveva avuto il mal di mare da piccolo, ed era stato così male da perdere un paio di giorni di vacanza, perchè il suo stomaco non si rassegnava ad accettare del cibo o anche solo dell'acqua. Da quel momento prendeva delle pastiglie, le uniche che avevano effetto, ma con una controindicazione. Gli facevano venire sonno, praticamente era come se fosse anestetizzato durante tutto il viaggio; aveva tentato di stare sveglio, ma aveva ottenuto solo una serie di smorfie nel tentativo di restare con gli occhi aperti.
Quindi si era rassegnato e appena doveva viaggiare in barca prendeva una di quelle capsule e se la dormiva per tutto il tragitto. Non aveva davvero nessuna voglia di farsi un viaggio in barca, nessuna.

-Newton, se non vuoi venire non preoccuparti, puoi restare qua a casa. Noi torneremo tardi, molto probabilmente ti annoieresti da solo

Sua madre interruppe il flusso di pensieri del figlio, prevedendo il rifiuto di un viaggio in barca. Quella donna lo supportava e cercava di dargli maggiore liberta, ma suo padre trovava sempre il modo di metterci del suo.

-Puoi venire e farti un giro per il paese e mangiare qualcosa. So che hanno anche qualche spiaggia là, non dovrebbe essere un problema, non ti annoierai sicuramente.
 
Ecco appunto, suo padre non perse neanche questa occasione. Newt cercò lo sguardo della madre, pensando a come convincere i genitori. La donna sembrava particolarmente accondiscendente verso Newt quel giorno, e il ragazzo se ne accorse.
Sentì che quel giorno poteva spuntarla contro suo padre, per cui si giustificò

-Papà mi dispiace ma non ho molta voglia di fare un viaggio lungo come quello e ritrovarmi addormentato in un posto che conosco, in più sarò solo. Se mi sentissi male?

-Newt ha ragione, si annoierebbe e basta a venire con noi. Poi non sono mai stata dell'idea che quelle pastiglie facciano molto bene, lo fanno sembrare spaventosamente incosciente.

Ci furono dei lunghi secondi di silenzio, in cui Newt trepidava dall'agitazione dell'attesa. Per un attimo tutti si erano fermati lasciando il pranzo un attimo in sospeso, il padre sbuffò impercettibilmente e il ragazzo capì. Si sentì sollevato, l'aria tornò nei polmoni e i muscoli si rilassarono.

-Si forse è meglio se resti qua- sollevò lo sguardo sul figlio e continuò- ovviamente se va da qualche parte devi dircelo

-Al massimo andrò in spiaggia

il padre lo interruppe per aggiungere -faccelo comunque sapere-

-Va bene

Guardò sua madre e vide che gli sorrideva leggermente. Adorava i rari momenti in cui sua madre stava dalla sua parte, lo faceva sentire un poco più accettato da quella famiglia. Newt pensò di chiedere a Thomas cosa avrebbero fatto quel pomeriggio, per unirsi a loro. Ma decise di non dire niente ai suoi ovviamente, altrimenti lo avrebbero costretto ad andare in barca, e non ci pensava neanche.

Il pranzo continuò con i genitori che parlavano di lavoro e Newt che ascolta distrattamente, nel tentativo di non perdere importanti informazioni, e capire quanto tempo a disposizione aveva, e come si sarebbero svolte le loro prossime giornate.


Si distese sul divano, che era anche il suo letto, dopo aver aiutato i genitori a pulire ed averli salutati, lasciandoli partire per il loro viaggio di lavoro. Si tastò distrattamente la pelle, per sentire se si era irritata, voleva evitare scottature; si alzò e si diresse in bagno.
Prese la crema idratante e mentre si preoccupava di non irritare troppo la pelle e reidratarla, sentì il telefono vibrare sul tavolo e produrre un rumore strano. Per un attimo pensò al brunetto, ma fu davvero un attimo. Realizzò che probabilmente erano solo i suoi genitori che volevano avvertirlo, o che avevano bisogno di qualcosa. Per non farli preoccupare e non ritrovarsi costretto a inviagli un messaggio ogni mezz'ora, si lavò le mai e raggiunse il telefono.
Era vicino al mazzo di chiavi, e vibrando aveva provocato quello strano rumore.
Sbloccò lo schermo e vide che aveva una notifica su Whatsupp, non poteva essere dei suoi genitori, forse era Alby?
E se fosse stato Thomas?
Sbloccò lo schermo trascinando il dito, e scorrendo la finestrella delle notifiche lesse il nome di 'ThomasFantastico'. Sorrise davanti a quello stupido nomignolo che faceva sembrare l'altro pieno di sé, e aprì l'applicazione per leggere meglio il messaggio.
Odiava quando ci metteva così tanto ad aprirsi, avrebbe volentieri gettato il telefono dalla finestra.

                                     
Hey fagio, oggi pomeriggio noi andiamo alla "spiaggia" qui davanti. Non è esattamente fatta di sabbia, ma ci interessa solo il mare, quindi. Se vuoi venire ne saremo contenti, almeno ci facciamo due risate
 

Bene il moro aveva anticipato i suoi pensieri, una fatica in meno.
Digitò velocemente la risposta, e tornò in bagno; era contento, come non lo era da tempo. Non sapeva perchè si sentiva così elettrizzato, probabilmente perchè stava per fare qualcosa di nascosto dai suoi? Non che fosse la prima volta, insomma, ormai era diventata quasi una cosa quotidiana.
Ma si sentiva comunque elettrizzato, era una sensazione piacevole e non si curò del perchè.
Il telefono vibrò di nuovo ma stavolta Newt optò per finire con la sua crema idratante.
Chiunque fosse stato doveva spettare.

 
Appena finì, prese il telefono e si lanciò sul divano senza troppe cerimonie. Aprì le notifiche e rimase deluso nel non vedere il nomignolo di Thomas, insomma, gli dava fastidio non sapere dove andare, a che ora, mah, quel ragazzo era strano.
Lesse invece il nome di Alby, il suo migliore amico. Lesse il messaggio e rispose; si sentivano tutti i giorni, per raccontarsi di cosa facevano in quel periodo, se non c'era niente da raccontare nessuno scriveva niente. Attendevano semplicemente che l'altro parlasse, non c'erano obblighi di risposta, almeno per Newt, in realtà l'altro ragazzo era molto più regolare del biondino. Era un punto fisso nella vita di Newt, avevano affrontato diversi problemi insieme, ma quello più grande si era presentato ultimamente, ed era stato ignorato. Il biondino si sentiva in colpa, ma non voleva pensarci, voleva distrarsi e divertirsi. Per questo aprì di nuovo la conversazione e rilesse il messaggio inviato


Perchè no, oggi mi toccava una giornata in solitudine, quindi mi faccio volentieri quelle due risate. Ah Thomas... il tuo "qui davanti" per me non ha molto significato. Non ho idea di dove abiti e quale sia la spiaggia. E poi a che ora dovrei raggiungervi?

Sei un disastro, potevi darmi più dettagli!



Sorrise rileggendo le sue parole, scorse in su la conversazione, uscì e chiuse il telefono. Cercò il telecomando della televisione e si concesse qualche programma sciocco, tanto per distrarsi.
 
 
 
 
-Avete un letto matrimoniale e un letto singolo tutto per voi, l'aria condizionata ci arriva benissimo, e invece siete qui, sul mio letto, fatevi una vita cacchio.

In quel momento erano completamente immobili, dopo aver esaurito le loro forze nel distruggere il giaciglio della povera ragazza. Quando Thomas era entrato nel soggiorno aveva trovato Minho che cercava di portare via il lenzuolo dal letto; Teresa che si rifiutava di farselo distruggere, visto che lo rifaceva ogni mattina, era seduta sul letto, con il lenzuolo intrecciato nelle gambe, una mano occupata in un tiro alle fune e una usata per difendersi dagli assalti di Chuck. Il ragazzino aveva preso il cuscino di Teresa e lo stava usando come arma impropria contro la sua proprietaria. Questa gridava insulti contro i due assalitori, per fortuna che usavano quel gergo, altrimenti Teresa in quel momento sarebbe sembrata seriamente uno scaricatore di porto.
Voleva unirsi a quel divertimento, come poteva starne fuori?
Thomas pensò di potersene approfittare per vendicarsi con quei due impiccioni dei suoi amici, scattò velocemente per recuperare a terra un cuscino del divano letto e si avventò su Minho. L'asiatico non si aspettava un assalto da Thomas, tantomeno Chuck che al colpa dell'amico si spaventò e inciampò sui suoi stessi piedi. Minho perse l'equilibrio e cadde a sedere sul freddo pavimento, lasciando un lamento di dolore, e Thomas continuò a prenderlo a  cuscinate. Poi la situazione degenerò, e nessuno capiva cosa stesse succedendo e chi fosse contro chi.
Solo in un momento, senza mettersi d'accordo si fermarono, e gli unici rumori che si sentivano erano quelli dei respiri pesanti.
In quei momenti venivano riempiti da una sensazione di pace, si sentivano in pace con se stessi e con gli altri. La pancia pizzicava leggermente, sia a causa delle risate, sia a causa della sensazione lasciata dal vedere gli altri ridere e ridere con loro. Era una bella sensazione, una sensazione che li faceva sentire parte di un gruppo, come se ognuno fosse un pezzo di un puzzle e si rendesse conto di essere finito nella scatola giusta con i pezzi giusti. Non è detto che ci fossero tutti i pezzi, ma per adesso a loro andava bene così.
 Il letto di Teresa era ormai irrimediabilmente distrutto, e sul luogo del delitto giaceva la proprietaria, con la schiena appoggiata a quello che rimaneva della spalliera, Minho aveva le gambe distese sulle cosce di Teresa ed era parzialmente avvolto nel lenzuolo. Chuck era supino, schiacciato dall'asiatico che lo stava usando come cuscino. E Thomas si era preso la comoda posizione poggiandosi sullo stomaco dell'asiatico.
Era rilassante sia per Thomas che per Minho, riposarsi e sentire il movimento dei respiri del proprio cuscino umano. Chuck non era esattamente d'accordo con quel tipo di sensazione, non che la testa del ragazzo pesasse poco; e neanche Teresa, insomma, prima le distruggevano il letto e interrompevano il suo riposino pomeridiano, e poi conquistavano la sua zona e la usavano come cuscino. Per questo, dopo aver ripreso fiato ed essersi goduta un minimo di pace, li brontolò

-Mi fai caldo Minho, spostati

-La tua testa mi sta per provocare un'emorragia interna, Minho

Chuck approfittò dell'iniziativa presa da Teresa e insieme spinsero Minho giù dal divano letto; questo per non cadere come una pera, afferrò un polpaccio di Thomas, che si era visto privare del suo cuscino umano, e lo trascinò con se. Thomas cadde su Minho, si spostò e si sdraiò a terra vicino a lui. Mugolarono entrambi peri dolore ma poi iniziarono a ridere rumorosamente. Anche i sopravvissuti sul letto risero

-Ragazzi vi adoro, anche se mi avete appena rovinato il tentativo di conquista della base nemica.

-E' colpa di Thomas, io ti stavo aiutando!

Si giustificò Chuck ridacchiando. Thomas si tirò in piedi per difendersi dall'accusa

-Ma eravate due contro uno! Ed era pure una ragazza, non credete di essere poco gentiluomini?

-Teresa non vale come ragazza!

-COME?

Teresa prese il primo cuscino che vide e lo scaraventò senza troppe cerimonie, sul volto di Minho, troppo impegnato a ridacchiare per accorgersene. quando lo colpì fece un verso soffocato e smise di piegarsi su se stesso per via delle risate. Si sollevò sulle braccia, sperando di vedere la sua assalitrice, ma la ragazza aveva prontamente afferrato costume e qualche abito dalla sedia e se ne stava andando in bagno

-Ciao ragazzi io vado a mettermi il costumee!

Chiuse la porta del bagno cantilenando le ultime parole per enfatizzare il fatto che in fondo era stata lei quella ad averla spuntata. Minho provò a conservare la sua posizione gridandogli un "dove vai" retorico, ma si ritrovò con Thomas che ridacchiando se ne tornava in camera e un Chuck che si faceva beffa di lui

-Chuck piantala.

-Oh scusami Minho, non posso mica essere sempre io quello che perde -replicò il ragazzino alzandosi e andandosene dalla stanza- ogni tanto tocca anche a te. Si potrebbe chiamare vendetta indiretta

-Aspettati una mia vendetta traditore!

Ancora una volta avevano tacitamente deciso qualcosa. Sarebbero andati in spiaggia, non curanti dell'orario non adatto, chi esce col caldo delle tre del pomeriggio? Ma poco importa quando si è ragazzi, e a loro importava davvero poco, o niente.
 

 
Thomas aveva attraversato il piccolo corridoio, fino a raggiungere la porta della loro camera. Nello stesso istante in cui varcò la soglia, il suo sguardo andò sul letto castello, dove aveva lasciato il telefono. Senza neanche pensarci tanto, seguendo semplicemente un istinto, allungò il braccio per afferrare il telefono. Non fece neanche attenzione a che notifica era, aprì semplicemente l'applicazione dal menù a tendina, e lesse il nome di Newt.
 

Perchè no, oggi mi toccava una giornata in solitudine, quindi mi faccio volentieri quelle due risate. Ah Thomas... il tuo "qui davanti" per me non ha molto significato. Non ho idea di dove abiti e quale sia la spiaggia. E poi a che ora dovrei raggiungervi?

Sei un disastro, potevi darmi più dettagli!
 


Iniziò a digitare la risposta, poi sentendo i due ragazzi arrivare, si avvicinò a loro con il telefono in mano: non gli aveva ancora detto l'ovvio, in altre parole che Newt sarebbe venuto con loro quel pomeriggio.

-Ragazzi Newt ha detto che viene con noi oggi pomeriggio, andiamo nella spiaggia qui davanti allora?

-Oooh bene bene- rispose distrattamente Minho mentre selezionava un costume dal suo cassetto, rigorosamente ordinato e diviso per sezioni- Si ovvio Thomas, dove diavolo vorresti andare altrimenti!- per terminare la frase aveva alzato lo sguardo verso il suo interlocutore.

-Newt è il ragazzino del bus?- intervenne Chuck mentre si cambiava

-Ragazzino del bus?

-Si è lui Chuck- rispose Minho al posto di Thomas

-Yep, capito. Sembra essere simpatico. Finalmente un mio coetaneo

-Non lo so ancora Chuck, non gli ho chiesto la sua età

-Però devi ammettere che sembra piccolo, insomma, ha un faccino da neonato- Minho accompagnò e ultime parole muovendo le mani intorno al volto, per mimare il faccino rotondo dei bambini

-Un faccino da neonato?!-

Replicò Thomas con la faccia sorpresa, come si fa ad avere un faccino da neonato? Doveva ammettere che pensandoci il ragazzo sembrava davvero giovane, quasi etereo. Si ritrovò a chiedersi quale fosse la sua età, senza sapersi dare una risposta. L'unica cosa che sapeva era che lo trovava tenero. Seriamente Thomas? Come si può trovare una persona tenera perchè ha il "faccino da bambino" e il corpo da "scricciolo di gigante". Okay Minho aveva sempre fatto una brutta influenza su di lui, stava peggiorando ultimamente.

-Mi hai dato del neonato?-
si sentì chiamato in causa Chuck e nessuno si soffermò sulla protesta di Thomas, che se ne restava a osservare immerso nei suoi pensieri.

-Tranquillo, tu resterai sempre il nostro pivellino preferito- Ammiccò verso Thomas, colpendolo col gomito con aria da complice.

Thomas lasciò i due bisticciare e cambiarsi, si sedette sul lettone e rispose a Newt.


Whoa scusami, la prossima volta sarò più scientifico!

Comunque noi usciamo tra qualche minuto, probabilmente. Il tempo di prepararci. Dunque... ricordi la fermata a cui sono sceso? Se devi venire in bus, possiamo ritrovarci lì, mi mandi un messaggio quando sei alla fermata e ti dico verso dove venire, okay?



Indossò le prime cose che trovò sotto mano, infilò i piedi nelle ciabatte e il telefono in tasca. Raggiunse i ragazzi nel piccolo corridoio, e si diressero in spiaggia.
 
 



-Odio questi sassi, sono scomodi

-Il panorama non è male Chuck, non lamentarti

-Lo so Teresa, però non puoi negare che questi sassi siano fastidiosi, mi sembra di essere seduto su milioni di chiodi.

-Hai ragione anche tu

Davanti al loro si estendeva il mare aperto, una nitida linea all'orizzonte separava due blu diversi. In lontananza si vedevano barche di dimensioni più o meno varie, muoversi o stare semplicemente immobili, attraccate per un bagno in mare aperto.
Al confine dell'orizzonte facevano capolino le isole, illuminate dal forte sole pomeridiano e nascoste in alcuni punti da nuvole chiarissime. Uno sguardo soltanto donava una grande pace e tranquillità, facendoti sentire sia molto fortunato sia estremamente piccolo e insignificante, davanti a tutta quella bellezza.
Ne valeva sicuramente la pena, anche se i ragazzi non si dimenticavano di lamentarsi ogni tanto per quella spiaggia fatta di sassi, che rappresentavano la tortura da superare per far un bagno.

-Ma Newt l'abbiamo perso per strada?

Intervenne Minho disteso sul suo telo, con le mani dietro la testa per sentirsi più comodo. Thomas sapeva che l'amico smaniava dalla voglia di farsi un bagno, tutti volevano farne uno. Faceva davvero caldo e ne avevano un gran bisogno.

-Mi ha mandato un messaggio poco fa, dovrebbe essere qui tra poco

Mentre parlava, il telefono vibrò accanto al suo braccio, lo afferrò e vide il messaggio di Newt, che lo avvisava di essere arrivato alla fermata.

-E' lui?- chiese quasi immediatamente Minho

-Si, gli vado incontro, trono subito

Minho si sollevò per guardare il suo amico, e con un sorrisetto malizioso aggiunse.

-eeeh ogni scusa è buona

-Per cosa- replicò Thomas dopo essersi alzato e avviato verso il muretto che separava la spiaggia dalla strada

-Per stare da soli, mio piccolo innocente Thomas- replicò l'asiatico

-Tasta di caspio- dichiarò senza mezzi termini e proseguì per la sua strada.
Raggiunto il marciapiede, guardò se poteva attraversare la strada, e una volta sull'altro lato della strada volse lo sguardo verso la direzione in cui doveva essere la fermata.
Vide Newt, che camminava verso di lui, con una cuffietta nell'orecchio sinistro e una infilata nello scollo tondo della maglietta, che si abbassava mostrando la porzione di pelle sotto la clavicola.
Aveva lo sguardo verso il mare e il suo volto era disteso, in un'espressione che non lo faceva sembrare tenero, ma gli dava un'aria adulta a responsabile, quel tipo di faccia che ti costringeva a spostarti dal marciapiede e cambiare la traiettoria del tuo cammino per farlo passare. Notò che la sua andatura era bizzarra, non erano le ciabatte infradito a causargli quella sensazione, il ragazzo zoppicava realmente, non sembrava avesse dolore, assomigliava più ad un'abitudine presa col tempo, infatti cercava di non porci troppo peso mentre camminava, nonostante non stesse assolutamente guardando il suolo. Aveva ancora quel cappellino di paglia, con piccolo cinturino nero, da cui sbucavano ciocche di capelli biondi, spettinati e mossi a causa del mare e della poca messa in piega che permetteva la situazione.
Thomas si ritrovò a non riuscire a distogliere lo sguardo, nonostante miliardi di domande affollavano la sua mente, in quel momento erano nascoste da pensieri meno razionali. Fissava quel ragazzo senza fare a meno di pensare che fosse inspiegabilmente davvero tenero, resistendo all'impulso di corrergli in contro e strizzargli le guanciotte da bambino 'oddio no, Minho che caspio ti odio' pensò. Iniziò a camminare vero di lui, senza riuscire a fermare lo sguardo, sentiva lo stomaco e le mani formicolare, quel ragazzo gli suscitava la stessa emozione di curiosità che si prova davanti alle novità che sembrano essere belle ma molto più profonde di quello che appaiano esternamente.

-Oh mi scusi

Borbottò quando, senza accorgersene, urtò una signora che incrociò sul marciapiede. SI voltò per farlo, fermando la sua camminata per vedere come stesse. Questa senza troppi mezzi termini fece una smorfia e se ne andò; "ma guarda un po' eh" pensò Thomas, scuotendo la testa e voltandosi per continuare il suo cammino.

-Thomas?

Davanti a lui Newt era fermo con la cuffietta tolta dall'orecchio ancora in mano, a poco più di un metro da lui. La mano destra sulla spallina dello zaino che portava in spalla, spostava ancora di più la maglietta. Thomas per un istante si perse in quegli occhi scuri, che visti da vicino, sembravano non essere realmente neri ma coperti dall'ombra delle ciglia brune davano quell'impressione; si sarebbe aspettato degli occhi chiari su un ragazzo con capelli e pelle chiara, ma non disprezzava quegli occhi scuri. No non li disprezzava per niente, anzi, sembravano confermare che quel ragazzo era come un buco nero, capace di attirare a se qualsiasi cosa che gli passasse vicino, senza però informare nessuno di cosa si trovava là dentro.
Quegli occhi scuri e profondi avrebbero potuto nascondere ogni cosa, e Thomas era troppo curioso per non provare a scoprire cose ci fosse. Quel ragazzo poteva essere paragonato a una parte dell'universo, perchè suscitava in Thomas le stesse sensazioni di quando fissava il cielo la notte o i libri di astronomia, si sentiva meravigliato e infinitamente piccolo e insignificante.
Si rese conto che probabilmente la sua faccia non era delle migliori, neanche la sua espressione stupita probabilmente.  E forse sembrava pure strano, chissà da quanto si era fissato ad osservare l'altro.

-Newt- parlò finalmente, schiarendosi impercettibilmente la voce- ti stavo venendo in contro!

-Tranquillo Thomas! Mi ricordavo in che direzione eri andato, quindi ho pensato d accorciarti la strada. Poco male, andiamo dagli altri?

Terminò il biondino, superandolo

-Certo!- Thomas si affrettò ad affiancarlo nella camminata, lanciando un'occhiata alle cuffiette, entrambe abbandonate dentro lo scollo della maglietta. Poi parlò, perchè sentì che se si soffermava ancora su qualche altro dettaglio avrebbe rischiato di farsi implodere cervello e apparato cardiaco -I tuoi sono andati in spiaggia?

Newt si voltò, continuando a camminare, verso il ragazzo che lo aveva raggiunto- No, sono andati via in barca, dovevano fare qualche ricerca- disse gesticolando un po'- cose di lavoro, sai.-

-Oh beh meglio no? Almeno sei più libero di fare quel che vuoi!

-Più o meno... vogliono che li tenga comunque aggiornati con dei messaggi, che comunque non leggono perchè sono a lavoro, almeno non mi rispondono quasi mai. Soprattutto mio padre.

Thomas si maledisse, non gli era ancora entrato in testa che il biondino non doveva avere un bel rapporto con i suoi genitori? Doveva sempre ricascarci e accorgersene dal tono di voce che calava fino a diventare un soffio? Decise di rimediare

-Vedi quell'apertura nel muretto? Noi andiamo in spiaggia- Imitò delle virgolette immaginarie con le dita, alla parola "spiaggia"- da lì, è abbastanza il vicino al nostro condominio, che è quello lì, quello giallino.

New seguì le indicazioni del ragazzo sostando lo sguardo a seconda di quello che l'altro descriveva.

-Avete un supermercato sotto casa! Che fortuna!

-Beh sì, possiamo scendere e comprare quello che ci serve quando ci va- rispose avvicinandosi al ciglio della strada, per guardare se ci fossero macchine, ne lasciò passare un paio, poi voltandosi verso il biondino continuò il discorso, attraversando la strada- è comodo, soprattutto per noi, che possiamo decidere cosa mangiare e andare a cercarcelo. Eccoli là

Newt vide i tre ragazzi, che si erano voltati chiamati da Chuck, che li aveva visti arrivare. Il ragazzino si era alzato in piedi sul suo asciugamano, sorrideva e sbracciava per salutarli; Teresa li guardava, con un sorriso calmo sul volto, scuotendo leggermente una mano
. E Minho li fissava, li fissava come per passarli allo scanner, con un sorriso in volto che avrebbe potuto significare di tutto, ma Thomas conosceva cosa stava pensando l'asiatico.
Tanto che ebbe paura quando si alzò, indossò le ciabatte per camminare meglio sui sassi, e si diresse verso di loro.
Appena arrivò davanti a Newt, porse la mano e aggiunse- Ciao Fagio, io sono Minho, ora che ne dici di saltare i convenevoli e farci un bagno?- strinse la mano di Newt senza aspettarsi nessuna risposta e tornò agli asciugamani- sto morendo di caldo.

-Buona idea, quel bus era un forno- Il biondino raggiunse l'altro, poggiò lo zaino e stese il suo asciugamano, senza aver però prima salutato gli altri due- Ciao ragazzi

-Io sono Chuck piacere!- era un ragazzino piccolo di statura, lievemente sovrappeso, con un grande sorriso, sembrava una persona buona agli occhi di Newt, una di quelle che è sempre disposta a stare al tuo fianco e a sostenerti. Aveva i capelli riccioli, che gli davano un'aria da cherubino, e poi c'era la ragazza.

-Teresa- Teresa era il suo nome, aveva degli occhi chiari, resi ancora più azzurri dalla forte luce estiva. Donavano un piacevole contrasto con i capelli neri, che aveva sciolto per entrare in acqua. Sembrava tosta, e doveva sicuramente esserlo per sopravvivere con ben tre ragazzi.

Dopo aver velocemente osservato gli altri per crearsi una sua idea personale, si voltò verso Thomas, rimasto qualche passo indietro. Lo guardava, come se fosse in attesa di una sua reazione, di un suo resoconto, e si soffermò ad osservarlo.
Era illuminato lateralmente dal sole, con un'angolazione alta, che formava strane ombre sul suo volto. Gli occhi nei punti colpiti dal sole sembravano essere bollenti pozze di cioccolato in alcuni punti, e dolce miele negli altri. Non poteva negare che quel ragazzo fosse carino.

-Bagno?- propose il biondo, senza distogliere lo sguardo

-Bagno.

Thomas sorrise per rafforzare il concetto, le labbra si schiusero per far fare capolino al sorriso e gli occhi si socchiusero. Quel ragazzo aveva un volto espressivo, che lasciò Newt spiazzato, come il suo cuore, che perse un battito.
No forse "carino" non era esattamente la giusta definizione. Ma si promise che non ci si sarebbe affezionato, in nessun modo, era per svagarsi in vacanza, poi sarebbe tutto sicuramente finito. Ma fino a che c'era tempo, beh, poteva impiegarlo.
Distolse lo sguardo dagli occhi di Thomas, si sfilò la maglietta abbandonandola sullo zaino, lasciò le ciabatte e si avvicinò al bagnasciuga, immergendo i piedi nell'acqua fresca e provando un'immediata sensazione di sollievo. L'altro lo seguì con lo sguardo, con la mente vuota di ogni pensiero. Si avvicinò a lui lamentandosi per via dei sassi fastidiosi, e si fermò di fianco a lui, con le mani sulle ginocchia.

-Odio questi sassi

-Potresti fare il bagno con le ciabatte
Thomas si alzò e lo guardò sollevando un sopracciglio, indeciso sul tono del ragazzo.

-Come fai a non sentire male scusa, per me è fastidiosissimo.

-Beh se pensi che debba passare i sassi per farti un bagno, preferisco sentir dolore che morire di caldo.

Senza rispondere, ma annuendo soltanto, Thomas si lanciò correndo in acqua, fino a raggiungere una profondità tale che gli permettesse di tuffarsi e unirsi gli altri. Newt osservò i muscoli della schiena del ragazzo; erano cosparsi di piccoli nei, le spalle erano ampie e i muscoli non poco notevoli.
Sentì il bisogno di passarci le dita, per saggiarne la superficie e sentirli muovere sotto i polpastrelli. Li vide guizzare sotto la pelle per i movimenti del ragazzo, e il corpo sparire inghiottito dall'acqua limpida.

Forse un pochino poteva sbilanciarsi, ne valeva la pena. Ma solo un pochino. Non poteva dimenticarsi del passato, e non ci sarebbe più ricascato.

E se anche fosse, ormai non credeva di riuscire a provare così tante emozioni.






Angolo disagio
Innanzitutto ringrazio tantissimo

SalamandraSlayer
thomasnewtgally
Sara_grover
_RICORDELLA_
Annabeth_Malfoy1



Che hanno perso tempo prezioso nel recensire quella specie di epilogo! :3 grazie l'ho continuata proprio per voi <3
I personaggi sono OOC, credo di si, insomma, il mio problema è mantenerli fedeli quando hanno una storia divera e legami diversi tra loro. Non sono capace perchè me li immagino cresciuti in un'altra realtà e quindi cambiati lievemente. Spero non siano eccessivamente diversi

Non ci ho messo tanto a scrivere questo ufficiale primo capitolo. Il problema è stato ricoreggerlo, e rileggerlo e ricorreggerlo e, insomma, sono puntigliosa e vorrei che fosse il più decente possibile. Se trovate errori ditemelo, me ne sono sfuggiti tantissimi qua e là ;; (non so com'è la lunghezza del capitolo, troppo? troppo poco?)

Ora la smetto eh, per i prossimi capitoli ho scritto i titoli, per ricordarmi cosa succederà, e verrà fuori qualcosa del passato di Thomas e di Newt, ma con calma, prima un po' di sano fluff. Poi non so se scriverò qualcosina un po' angst, non mi so prevedere (?)

Come sempre le recensioni mi fanno piacere, soprattutto capisco se ho seguito bene i consigli delle personcine tenere qua sopra citate, e soprattutto se la storia vi piace e ne volete ancora!

Ah grazie anche a chi l'ha messa nelle seguite, preferite e ricordate! Grazie pure a chi legge in silenzio! Siete teneri tutti

Ora la pianto e me ne vad, alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Ognuno ha le sue paure: Chuck è medusafobico ***


 Ognuno ha le sue paure: Chuck è medusafobico
 
Sentì l'acqua scivolare sul petto, per ramificarsi e racchiuderlo in un freddo abbraccio bagnato. Il sollievo si diffuse dalla pelle fino a donargli una sensazione di freschezza e rigenerazione. Era una sensazione appagante, scacciare l'afa estiva con la frescura dell'acqua salata. Seguendo lo slancio del tuffo, Thomas lasciò che il suo corpo prendesse l'aria di cui aveva bisogno. Asciugò l'acqua dagli occhi, e poggiò i piedi sul fondale di sassi e lasciò cadere lo sguardo davanti a se. Notò di sfuggita gli altri tre compagni, Chuck poco davanti a lui che scuoteva la testa alle parole di Minho; intravedeva nell'acqua limpida i capelli neri di Teresa appena immersa sott'acqua, evidentemente soddisfatta del bagno tanto agognato.
 
Il ragazzo si voltò per vedere se Newt lo aveva seguito e notò con disappunto che il biondino, superato il bagnasciuga, era immerso fino a poco sotto i fianchi. Thomas si immerse di nuovo lentamente, lasciando a pelo d'acqua la parte superiore del volto, gli occhi fissi sul biondino. Questo tratteneva il respiro per il contatto con l'acqua gelida, distendendo i muscoli del torace, come per allontanarsi dalla fonte del freddo gelido.
 Quando lo vide fissarlo con i suoi occhi dorati lasciò che gli sguardi si legassero per un attimo, un attimo che sembrò infinito per Newt.
Sentiva freddo a causa dell'acqua, ma quegli occhi forse erano ne erano la causa, erano di un colore così caldo e avvolgente che scaldavano il sangue nelle vene, iniziando a farlo bollire.
 Così era come se lottasse al polo per riscaldarsi, con la temperatura corporea troppo alta per sopravvivere a un clima simile; poi il brunetto accennò ad un ghigno divertito, lasciando uscire qualche bolla d'aria.
Con il naso sotto l'acqua e gli occhi fissi sul biondo, in una tacita richiesta di immergersi completamente, iniziò a soffiare. Le bolle d'aria iniziarono a formarsi e scoppiare in superficie; in quel momento Newt pensò di non aver mai visto una cosa così stupida e infantile, ma sorrise rassegnato, convinto che probabilmente avrebbe dovuto abituarsi a quei gesti scherzosi.
Thomas, come un bambino soddisfatto che ha appena fatto la scoperta più banale del mondo, gettò la testa all'indietro per prendere aria e ridere, seguito dal biondo che iniziò a scuotere la testa e piegare le ginocchia. Fece qualche passo e approfittando delle risate distratte del ragazzo, lo schizzò senza troppe cerimonie, ridendo lui stavolta come un bambino.
 
-Hey!- replicò Thomas fingendosi offeso- brutta testa di caspio -
 
Non riuscì a terminare la frase perchè sentì due mani sulle spalle trascinarlo giù. Sollevò le mani nel tentativo di aggrapparsi a qualcosa d'invisibile sopra di lui fallendo e ritrovandosi sott'acqua. Quando riuscì a issarsi sulle gambe e uscire dall'acqua vide davanti a se Newt che scambiava un pugno con Minho, ridendo soddisfatti. L'asiatico passò una mano intorno alle spalle del biondo e guardando la vittima delle loro risate disse:
 
-Bene Fagio son contento che tu abbia subito capito come funzionano le cose qui! Solitamente ce la prendiamo con i fagiolini come te, ma usualmente con Thomas ce la ridiamo, è lui l'ultimo arrivato.
 
-Fagio? Fagiolino? Ma...
 
Cercò di chiedere il biondino, ma l'asiatico tornò a molestare Chuck, senza degnarlo di uno sguardo, senza però aver prima aggiunto:
 
-Fattelo spiegare da Thomas, è un discorso interessante sai? Lui sa tutto, ed è meno noioso di me. Non è vero ovviamente, ma ho cose importanti da fare.
 
I due ragazzi lo seguirono con lo sguardo, lanciandogli un'occhiata perplessa e arresa; quando Thomas sentì l'acqua muoversi e venir spostata si voltò, per ritrovarsi il biondino accanto a lui, con lo sguardo rivolto verso l'orizzonte e suoi amici. Appena notò che si stava voltando verso di lui, distolse lo sguardo e lo rivolse verso un punto indefinito nel mare.
 
-Quindi cosa significa questa cosa del "Fagio"? Insomma usate un vocabolario bizzarro o mi sbaglio?
 
Thomas a quella domanda sorrise, abbassando il volto, per poi rivolgere lo sguardo al biondino, che aveva un'aria divertita e curiosa nei suoi occhi scuri.
 
-Più o meno. usiamo questo linguaggio perchè i nostri genitori non ci permettevano di dire parolacce, e con il tempo è diventato un linguaggio nostro, che simboleggia l'appartenenza a un gruppo. Solo noi sappiamo cosa significano certe parole e come usarle. E ovviamente possiamo usarle solo noi.
 
Fece una pausa, aspettandosi delle domande da parte del biondino, che non arrivarono. Lui ne avrebbe fatte, una valanga ma Minho lo brontolava sempre per essere così impiccione.
Si voltò per vedere cosa stesse facendo e che espressione ci fosse sul suo volto, e lo ritrovò a fianco a lui, immerso nell'acqua fino alle spalle, con lo sguardo perso verso l'orizzonte.
Aveva la mente completamente svuotata, impiegata nel cercare di capire a cosa stesse pensando il biondo. Sobbalzò leggermente quando lo vide voltarsi verso di lui, con aria interrogativa e uno sguardo che lo invitava tacitamente a continuare. Thomas si sentì come un bambino colto sul fatto, distolse rapidamente lo sguardo e continuò:
 
-Potrebbero sembrare offensive, ma dipende da come sono usate. Avvolte sono usate in modo amichevole, sai quelle "offese tra amici".
 
Fece una pausa, ma non perchè si aspettasse una risposta dal biondo, si limitava ad ascoltare, ormai lo aveva capito. Forse faceva le domande al termine del discorso.
 
-Ad esempio "Fagio", che è il diminutivo di "Fagiolino", lo usiamo per le persone nuove, quelli che conosciamo da poco. Sono stato anch'io uno di loro. Il gruppetto si è formato quando eravamo alle medie insieme, quando siamo andati in campeggio insieme, una gita di più classi. Teresa e Minho facevano porte di un gruppetto di ragazzi, sai amicizie scolastiche. Uno di loro aveva un fratello, Chuck, che si portava dietro ogni tanto. Diventò parte del gruppo di amici, e tutti lo chiamavano "Fagio" perchè era l'ultimo arrivato.
 
-Una sorta di primino insomma
 
Thomas si voltò verso il biondo, che aveva addirittura interrotto un suo discorso, e ne rimase piacevolmente colpito.
 
-Si, stessa filosofia. Sai all'inizio lo prendevano in giro, era un po' la cavia della situazione. Minho e Teresa erano in un'altra classe rispetto alla mia, ci siamo conosciuti in questa gita al campeggio, e abbiamo legato. Così sono diventato io il nuovo fagiolino del gruppo. Eravamo tanti, ma poi sai come va a finire, scuole diverse, si cresce e si cambia, molti hanno preso la loro strada, altri si sono fidanzati e hanno lasciato stare le uscite di gruppo. Ma in fondo siamo legati e ogni tanto ci rivediamo o sentiamo tutti.
 
-Capito, classiche situazioni, succede a tutti così. Ma voi quattro siete rimasti insieme nonostante tutto, mi sembra una buona cosa.
 
-Oh si, beh abbiamo avuto litigi e momenti no, ma eccoci qua, siamo indistruttibili,
 
-Se non voi il vostro legame sicuramente.
 
Thomas percepì un cambio di tono nella voce del ragazzo e si voltò. Non riusciva a leggere cosa ci fosse dietro quegli occhi e quel piccolo sorriso. Newt stava ricordano il suo passato, i legami che aveva perso per cause sciocche e come alcuni fossero fragili, come alcune persone fossero fragili. Non voleva che il passato si ripetesse, vedeva davanti a se una piccola occasione e non voleva mandarla in fumo con il passato.
 Non avrebbe dimenticato, ma non avrebbe neanche permesso al passato di affondare il futuro.
 
Sentendo lo sguardo dell'altro, sorrise, in modo impulsivo, per nascondere qualsiasi traccia di amarezza nel volto.
 
-Cos'ha Chuck?
 
Il ragazzino stava girando su se stesso, per controllare l'acqua intorno a lui, come se fosse alla ricerca di qualcosa di perso. Ma il suo sguardo era spaventato, un'espressione simile a terrore era stampata sul suo volto, mentre paonazzo continuava a girare su se stesso, con le braccia alzate. Teresa fissava con aria corrucciata Minho che rideva, con una mano sulla pancia. Thomas si lasciò scappare una risatina e spiegò.
 
-Chuck ha paura delle meduse, noi lo definiamo "medusafobico" perchè la sua sembra seriamente una fobia. O almeno così dice Teresa. Una volta abbiamo dovuto trascinarlo di peso fuori dall'acqua perchè era svenuto dallo spavento.
 
-Ma
 
Minho stava cercando di abbracciare Chuck, che aveva capito di non essere sotto l'attacco di una medusa, e per questo inveiva contro l'asiatico. Era diventato paonazzo in volto, e aveva gli occhi lucidi.
 Per un attimo Newt pensò che il piccoletto se la fosse presa, poi vide che iniziò a fare smorfie per trattenersi dal ridere, e sorrise anche lui. Minho era riuscito ad afferrarlo e con una mano gli stava arruffando i capelli ridendo, così come Teresa, che però scuoteva la testa, con fare arrendevole.
 Sentì l'acqua vicino a lui muoversi e vide Thomas slanciarsi verso i due ragazzi stretti in un abbraccio giocoso.
 
Newt li guardava giocherellare da lontano, immerso in acqua, attento a non farsi trascinare dalla corrente in un punto in cui non toccava.
Teresa gli si avvicinò, con calma, e con un sorrisetto chiese.
 
-Non ti aggiungi alla guerra dei cuccioli di leone?
 
-Cuccioli di leone?
 
-Si insomma, non ti unisci a loro? Prendersi gioco di Chuck è divertente, almeno loro si divertono. Penso potrebbe essere lo stesso per te
 
-Non so nuotare bene, non mi sento sicuro ad andare dove non riesco a toccare
 
Non aggiunse altro, non sentendo il bisogno di rivelare a una sconosciuta di avere una grave lesione alla gamba che gli impedisse di camminare. Non può neanche nuotare, perchè non ha più provato dall'incidente, e non sembrava certo il momento adatto per sperimentare.
 
-Beh dai, siamo vicini, se hai problemi possiamo aiutarti. Se sai stare a galla non ci sono problemi, il resto è semplice.
 
-No grazie, mi sento più sicuro qui.
 
No, non erano affari suoi.
 
-Come vuoi tu
 
Nella sua voce non c'era aggressività, forse aveva capito che non avrebbe ottenuto nient'altro e si era arresa.
Newt non voleva essere cattivo con lei, sapeva di fare la cosa giusta tenendo certi segreti per se, ma si sentì ugualmente in colpa. Loro erano stati davvero gentili con lui, e avrebbe dovuto ricambiare in qualche modo.
 
 
 
 
 
 
-Non sai nuotare non è vero?
 
-Mh?
 
Thomas gli si era avvicinato, dopo aver giocherellato con i ragazzi e averlo invitato un paio di volte a unirsi a loro. Avevano scherzato insieme, ma solo dove Newt riusciva a toccare, perchè anche Chuck non era un campione di nuoto e non amava l'acqua troppo profonda.
Temeva che se l'avessero spinto sott'acqua scherzosamente, avrebbe perso la concentrazione e non avrebbe potuto vedere la possibile presenza di meduse.
 
-Ho visto che non ti avvicini troppo a dove non tocchi, quando siamo entrati in acqua hai fatto con calma, camminando e lasciandoti andare in acqua senza fretta, e soprattutto senza sbilanciarti troppo. In più quando ti muovi principalmente cammini, sfruttando l'inerzia data dall'acqua.
 
Newt rimase colpito dal ragazzo. Per saperlo doveva averlo osservato un minimo, o era così semplice capirlo? Teresa non aveva parlato subito del fatto che non sapesse nuotare, ma magari lei non voleva essere scontrosa e arrivare al punto.
 
-No
 
-No non sai nuotare o no non è vero che non sai nuotare?
 
-La prima
 
-E' per lo stesso motivo per cui quando cammini zoppichi leggermente vero?
 
Newt voleva intervenire, non gli piaceva molto che uno sconosciuto lo scannerizzasse così. Chi si credeva di essere
 
-Ma non preoccuparti okay? Noi lo facciamo con Chuck per scherzare, lui sa nuotare ma non è una cima, sa che se lo portiamo dove non tocca, non lo perdiamo d'occhio. Non faremmo una cosa del genere con te, tranquillo. Su di me, Teresa e Chuck posso garantire, un po' meno su Minho. Ma ogni caso non preoccuparti, okay? Non ti perdo di vista un attimo, puoi contare su di me se accade qualcosa.
 
Sentì la mano del ragazzo sulla sua spalla, alzò lo sguardo sul volto davanti a lui, e ci trovò un ragazzo con uno sguardo tranquillo, senza segno di turbamento.
 Newt invece era turbato, eccome se era turbato.
Un quasi sconosciuto spunta dal nulla e ammette palesemente di stalkerarti. Insomma non è una cosa comune, no?
Era ancora più turbato dal fatto che non si sentisse spaventato, ma più rassicurato. Come se quella mano sulla spalla confermasse che c'era effettivamente qualcuno davanti a lui, qualcuno che aveva fatto una sorta di promessa, qualcuno che aveva pronunciato parole fraintendibili senza neanche accorgersene. Magari era così quel ragazzo si comportava con chiunque, ma non riuscì a non pensare che se anche così fosse, gli faceva piacere essere uno dei tanti.
 
-Tom!
 
Al grido di Teresa, Newt tornò alla realtà, e tutto accadde in un attimo.
 Thomas si voltò sentendosì chiamare con voce allarmata dalla ragazza, appena n tempo per vedere Chuck immobile, proprio davanti a lui. Nell'acqua mossa dalle onde leggere delle barche, c'era una medusa.
 Fu istinto e nient'altro.
 Chuck era tra lui e la medusa, senza una spiegazione, che lo avesse fatto per cercare di aiutarlo o perchè si era trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, era lì e poco importava.
Thomas lo afferrò per le spalle e lo spostò di lato cercando di portarlo dietro di se, ma il mare non segue nessuna regola, le onde si muovono e chiunque sia nelle loro mani non ha scampo, è obbligato ad obbedire.
La medusa si spostava, senza logica, seguendo il volere del mare, era violacea, con tentacoli sottili che ondeggiavano in modo quasi fiabesco, se non fossero stati un'arma portatrice di dolore.
La creatura fu trascinata sul corpo dei due ragazzi, colpendo il petto di Thomas. Il ragazzo strinse i denti dal dolore, lasciò l'amico e scivolò verso il lato opposto, dov'era Newt, permettendo alla medusa di continuare il suo corso, sorpassando l'incavo del collo del ragazzo che era scivolato in acqua; i tentacoli ancora in balia delle onde sfiorarono il braccio del ragazzino, che una volta superato il panico iniziale, scattò con una forza che non credeva di avere, fuori dall'acqua. Dopodiché la creatura continuò ad ondeggiare verso la riva, ignara di quello che stava succedendo intorno a lei. Teresa era uscita, il più velocemente possibile per raggiungere Chuck, Minho l'aveva seguita, senza perdere di vista la medusa.
Newt era scattato leggermente in avanti, aveva teso le braccia e afferrato Thomas per il braccio opposto a dov'era passata la medusa, poggiando l'altra mano sul suo fianco.
 
-Thomas! Sei impazzito?
 
Avvicinò a se il corpo del ragazzo ruotandolo, chiamandolo con un tono preoccupato. Notò che il suo volto era teso dal dolore, gli occhi chiusi e le labbra tra i denti.
Sentì il corpo formicolare di preoccupazione vedendo quel volto teso, cercò di respirare e mantenersi calmo, cercando di rassicurare anche il ragazzo davanti a lui.
 
-Usciamo da qui, forza
 
Cercò di trascinarlo fuori dall'acqua evitando di entrare in contatto con la parte di pelle ferita, il ragazzo camminava e si muoveva senza problemi ma Newt non riuscì a fare a meno di accompagnarlo tenendolo ancora per l'avambraccio. Minho lo aveva raggiunto, e si era chinato verso Thomas, ma non aveva detto niente. Si era limitato a lanciare uno sguardo al biondino.
 Quello aveva annuito, non sapeva bene il perchè, ma era una tacita conversazione tra i due, in cui Minho avrebbe lasciato Thomas nelle mani dell'altro.
Solo allora notò che l'asiatico aveva una paletta e un secchiello in mano; lasciò che svanisse dal suo campo visivo, vedendolo immergersi in acqua. Prima di uscire completamente dal mare, sciacquò rapidamente la spalla di Thomas con l'acqua di mare.
 
-Per togliere i residui, se è rimasto attaccato qualcosa, non si sa mai
 
Aggiunse per giustificare il suo gesto. Poi lo accompagnò sull'asciugamano, nonostante il ragazzo ripetesse a mezza voce di stare bene. Si sedette e lo fece distendere.
 
-Oddiomio Tom, è gigantesca, stai bene?
 
Newt sentì la voce di Teresa, ma non si fermò a guardare le bruciature di Thomas nel dettaglio. Consigliò alla ragazza di applicare momentaneamente qualche pietra calda sulle bruciature di Chuck e lui fece lo stesso con quelle di Thomas, accorgendosi però che erano troppo vaste per essere coperte da dei sassi.
 
-Il calore inibisce il veleno urticante delle meduse e da sollievo. Per annullarlo del tutto ci vorrebbero temperature molto più alte, ma così li ustioneresti e basta.
 
Data la spiegazione a Teresa, allungò un braccio e afferrò la sua borsa. Frugando trovò un sacchettino di plastica trasparente, in cui si poteva vedere il contenuto: un flacone di protezione solare +50, una confezione di pastiglie e un tubetto verde. Afferrò il tubetto verde e senza spiegare niente a nessuno, e spremette il contenuto sulla spalla del ragazzo.
 
-Teresa dammi una mano
 
-Mh?
 
-E' una crema per le punture, da sollievo immediato e ha lo stesso effetto del discorso del calore. Inibisce l'effetto del veleno.
 
La ragazza porse una mano, per raccogliere la sostanza gelatinosa e trasparente, che poi iniziò a spalmare sulla bruciatura del più giovane. Newt invece si sedette in modo scomposto ma comodo per la sua gamba, vicino a Thomas.
Il brunetto era disteso sull'asciugamano, la parte colpita dalla medusa riguardava il lato opposto rispetto a quello dov'era il biondo, e sussultò quando sentì quella fredda sostanza sulla pelle punta. Fu pervaso da una sensazione di sollievo e freschezza; il biondo abbandonò il tubetto e appoggiò le mani sul petto dell'altro, sfioandolo leggermente.
Iniziò a cospargere la sostanza, cercando di non applicare eccessiva pressione sulle ferite, mandando continue occhiate al volto di Thomas, per capire se stesse causando dolore al ragazzo.
 
-Dimmi se ti faccio male
 
-Una medusa mi ha appena punto, brucia e prude da morire. Non mi fai troppo male, anzi, il dolore sta sparendo.
 
Ed era vero. Aveva sentito la pelle bruciare, un attimo dopo aver visto la medusa andarsene, nello stesso momento in cui aveva sentito la forza presa delle dita magre dell'altro sul suo braccio. Era stato quel breve contatto a tranquillizzarlo e permettergli di non dar troppo retta al dolore. Si era sentito al sicuro, sapendo che qualcuno intorno a lui lo avrebbe sostenuto. Quella sostanza era fresca rispetto al calore della sua pelle. E le dita del biondo sulle ferite creavano piacevoli scosse elettriche, che mandavano in tilt il suo cervello; non capiva che tipo di emozione sesse provando, che istinto seguire. Sentiva dolore, le ferite continuavano a bruciare, soprattutto se sfiorate. Avrebbe voluto togliere quelle mani dal suo petto, perché gli causano dolore, ma al tempo stesso le bramava, perchè gli donavano sollievo, lo facevano sentire al sicuro. Nessuna delle due sensazioni era razionale, nessuna delle due seguiva un ordine volontario, per questo decise che rimanere fermo e farsi cullare dagli eventi sarebbe stata la cosa migliore.
Non pensò molto alle parole da dire al biondino, voleva solo una cosa, e quella chiese.
 
- Quindi ti prego, non smettere di fare qualsiasi cosa tu stia facendo.
 
Newt si sentì rassicurato da quelle parole, lo scrutò in volto, notando che non aveva aperto gli occhi e adesso il suo volto era disteso, le palpebre abbassate con dolcezza, le guancie ancora paonazze, ma il colorito stava già tornando chiaro evidenziando ancor di più i piccoli nei sul lato destro del volto.
Non riuscì a trattenere un lieve sorriso sentendo quelle parole, ponendo nuovamente l'attenzione alle ferite.
 Erano di forma e lunghezza diversa, ma seguivano la stessa direzione. Erano principalmente linee, al centro del petto, sopra lo sterno, c'era una zona più confusionaria rispetto alle altre. Dopo di che la ferita si diramava, salendo verso la spalla, formando segni simili a graffi di un felino. Sul collo invece aveva tre linee quasi parallele, sempre dal lato sinistro del corpo, il lato colpito. Le ferite erano biancastre e gonfie, la parte tra il gonfiore e la pelle non punta, era rossa, a macchie frastagliate, che evidenziava ancor di più quelle strisciate chiare.
Newt passava le mani delicatamente sulle ferite, cospargendole con quella sostanza. Sentiva sotto i polpastrelli il gonfiore delle punture, ma poteva percepire anche gli avvallamenti causati dalla discreta muscolatura del ragazzo.
 Senza rendersene realmente conto si ritrovò a tracciare con le dita il percorso creato dai tentacoli della medusa in modo quasi ipnotico.
Si sentiva imbarazzato da quello che stava facendo.
Rimproverò se stesso quando percepì il sangue salire al volto, non gli piaceva sentirsi così.
 
Basta.
 
Ma per quanto si rimproverasse non sembrava aver intensione di smettere.
La mano sinistra poggiata sullo sterno percepiva il battito del giovane pulsare ritmicamente, come se stesse scandendo il tempo. Poteva sentire gli spostamenti della cassa toracica, mossa dal diaframma, che si rilassava e contraeva ad ogni respiro.
La mano destra continuava a seguire quelle linee immaginarie, ipnotizzato da quei movimenti ripetitivi, Newt non si accorse di aver raggiunto il collo del ragazzo. Le tre linee della puntura si diramavano proprio nell'incavatura del collo, dove poggiò completamente la mano con estrema lentezza, come se stesse sfiorando una piccola farfalla. Poi alzò lo sguardo, che fino a quel momento aveva concentrato sulle ferite, incontrando quello di Thomas.
Il volto del ragazzo era disteso, si notava che percepiva ancora del dolore, ma principalmente sembrava in pace, molto in pace. Aveva la bocca leggermente dischiusa, rossa e gonfia per esser stata usata come distrazione dall'urgente bisogno di grattarsi le punture.
I lati della bocca erano piegati in un leggero sorriso, le guancie leggermente colorate e gli occhi sorridevano tacitamente. Poteva vederli leggermente lucidi dal dolore, brillare alla luce del sole, che lo guardavano con grande curiosità.
 Newt sentì su di se lo stesso sguardo che un cagnolino rivolge alla mano che lo cura e accudisce; sentì del calore espandersi, a partire dal proprio petto, in modo incontrollabile.
 
 
O maledizione Newt, che diamine stai pensando, a cosa diamine stai pensando!
 
Non eri tu quello che rivendicava il fatto che non ci si deve innamorare dell'aspetto di una persona, ma da quello che quell'aspetto racchiude?
 
Ti sei fumato il cervello per caso?
 
Che razza di atteggiamento è questo, ragazzo ragiona per favore.
 
Non puoi  lasciare che degli stupidi ormoni sovrastino i tuoi principi.
 
Però cavolo, ammetti che questi si che sono muscoli, insomma, altro che culturisti e  montati che passano le giornate a guardarsi allo specchio sfoderando pose imbarazzanti.
 
La pelle, insomma, è così chiara, leggermente bronzea per via del sole
 
Maledizione basta, Newt
 
Non sei una ragazzina
 
Una ragazzina sarebbe già svenuta per uno sguardo del genere, ma dico, lo hai visto?
 
Vorrei sapere chi non troverebbe invitanti delle labbra dischiuse  e gonfie per i piccoli, morsi, insomma, presente il classico clichè delle storie?
 
Quelle in cui il protagonista pensa "Vorrei essere io la causa di quelle labbra gonfie"?
 
Ecco.
 
Non mi interessa se è un clichè, può essere quel che vuole, ma in questo momento vorrei seriamente essere io la causa di quel colorito intenso.
 
Dovrei però smetterla di parlare così tanto con me stesso per tenermi fermo, per non assalire realmente quelle labbra.
 
Dovrei anche togliere la mano dal suo petto, per non parlare di quella al suo collo
 
Maledizione
 
Lo sto fissando? Oddio lo sto fissando vero?
 
Okay basta, adesso devo riprendermi
 
Respira, hai dimenticato che hai bisogno di ossigeno per sopravvivere?
 
 
 
 
Respirato, bene, adesso togli quegl'occhi da lì
Subito
 
Distolse lo sguardo da quelle labbra, e preoccupato d'aver fissato con troppa insistenza, si soffermò sugli occhi.  Sorridevano, in modo innocente che fece supporre al biondino di non esser stato troppo esplicito. Forse il ragazzo non era troppo attento, magari credeva soltanto che Newt fosse preoccupato per lui, tutto qui e niente più.
 
-Va meglio?
 
Sentì la sua voce diversa dal solito, era rauca, più bassa. Sembrava la voce di qualcuno appena sveglio al mattino, impastata e con lettere leggermente strascicate.
Si schiarì la voce, in modo leggero e impercettibile, accorgendosi di avere la gola incredibilmente secca.
Quella domanda, probabilmente, era più rivolta a se stesso che a Thomas; era quasi una preoccupazione, una domanda che ne velava tante altre.
Una rivolta a se stesso, per capire se si era effettivamente ripreso da quell'attacco da adolescente, un'altra rivolta sempre alla sua testa, o più semplicemente alla sua coscienza e alla sua razionalità.
Poi forse, senza rendersene realmente conto, chiedeva al ragazzo se stesse meglio grazie a Newt, grazie alle sue attenzioni.
E in fondo in fondo, l'unica che Newt voleva riconoscere, era rivolta a Thomas, alla ferita del ragazzo, curata dalla pomata.
 
Niente sentimenti, niente di niente.
 
 
 
-Meglio, molto meglio grazie
 
Intanto Newt aveva spostato le mani dal corpo del ragazzo, e si era seduto sulla gamba buona, in conflitto eterno con la propria testa. Thomas per rispondere si era voltato, poi facendo pressione sugli avambracci, si era issato a sedere, esaminando con lo sguardo le ferite. Il biondo guardava, in silenzio, cercando di zittire il cervello e soprattutto il rumore dei battiti del cuore che provocavano un gran chiasso nella sua testa. Lo guardava, senza badare ai pensieri, passarsi le dita sulle escrescenze lasciate dalla puntura. Quando raggiungeva zone particolarmente sensibili faceva qualche smorfia, senza però togliere le dita.
Anzi premeva e ci si soffermava.
 
-Heilà pive, come state? Le infermiere sono state di vostro gusto?
 
Newt alzò lo sguardo verso la fonte della voce; Minho si era inginocchiato, tra i due ragazzi punti dalla medusa, e aveva abbandonato davanti a se un secchiello. Sporgendosi poteva intravedere una creatura gelatinosa raggomitolata in modo scomposto su se stessa.
Ma la cosa che fece scattare i pensieri del biondo fu la parola "infermiere"
Sorrise, notando solo in quel momento che anche Teresa si era comportata come una mamma con i propri cuccioli.
Era vicino a Chuck, e nonostante lo osservasse con noncuranza e un'aria impassibile, Newt notò che in realtà aveva osservato la puntura e la reazione del ragazzo; soprattutto come questo si fosse voluto spalmare la pomata da solo con mano tremante.
Si sentì meno teso, meno a disagio vedendo di non essere l'unico ad essersi preoccupato in modo eccessivo, anche se per altri motivi.
Ma dettagli, pensò.
Seguendo la tranquillità ritrovata vedendo il suo gesto come "non troppo affettuoso", si allungò per sferrare un pungo amichevole sulla spalla a Minho
 
-Hey, nessuno mi ha pagato qui!
 
-E nessuno lo farà biondino! Se vuoi posso darti questa medusa, possiamo attaccarla al muro, come trofeo di caccia che ne pensi?
 
Chuck, che ancora era fermo in silenzio e con gli occhi bassi, alzò lo sguardo per incontrare quello sorridente d Minho. Per una volta non sfoggiava un sorrisino sarcastico, ma rassicurante e comprensivo.
 Sapeva che Chuck da piccolo era stato punto dalle meduse ed era finito in ospedale,  con una brutta puntura e con delle reazione che sembravano far pensare a uno shock anafilattico. In realtà si era talmente spaventato per via del dolore, che il corpo aveva reagito improvvisamente.
Non era stato niente di che, ma sicuramente si erano tutti molto spaventati. Per questo il ragazzo aveva paura delle punture di medusa.
L'asiatico lo sapeva, ecco perchè si era avvicinato con l'intenzione di fare l'idiota, per tranquillizzarlo.
Newt lo notò, aveva già osservato che nonostante ognuno avesse il suo carattere e una sorta di aggressività verso gli altri, in realtà in quei gesti erano nascoste  dimostrazioni d'affetto.
E questa sorbì l'effetto ottenuto, perchè gli occhi di Chuck si schiarirono, il viso si distese e le labbra iniziarono a piegarsi in un sorriso
                                                                                                    
 
-Oppure potremmo darla da cuocere a Teresa, almeno non ci sono scuse se il cibo fa schifo
 
Adesso Chuck rideva, come faceva fino a pochi minuti prima della visitina da parte della medusa. Vide che gli altri adesso sorridevano, tranquilli, come se non fosse accaduto niente.
 
-Giuro che prendo quella medusa e te la infilo come se fosse un copricapo, sua maestà- rispose Teresa.
 
Newt lasciò la coppietta bisticciare  e Chuck ridere tranquillo, per sedersi e lasciar uscire dalla bocca un sospiro, rilassandosi.
Sentiva di aver evitato un momento imbarazzante, e capì di aver bisogno di tempo per ragionare con se stesso. Non poteva ignorare a lungo quello che provava, e francamente neanche voleva.
Quel ragazzo gli piaceva, d'aspetto per adesso, ma chissà se non si fosse rivelato piacergli anche come persona. In fondo per quanto si possa ripetere che l'aspetto di una persona non conta, beh conta eccome.
Solo il modo in cui noi ci poniamo è considerata una forma di comunicazione, l'aspetto esteriore è un riflesso di quello interiore.
Poi, obbiettivamente, non esiste la bellezza, se si ha la fortuna di nascere con certi standard di moda in quel momento, si è belli. Ma agli occhi di una persona può essere bello qualcosa che per un'altro è inguardabile.
Quindi doveva smetterla di farsi tutti questi crucci.
Se fosse stato un'idiota totale, poteva essere anche il ragazzo più bello della terra, ma sopportare un idiota per più di dieci minuti sarebbe improponibile.
 
 
 
 
 
-io ho fame però
 
Se ne uscì Chuck, dopo aver assicurato al bagnino di stare bene e di non aver bisogno di niente. L'uomo era accorso per verificare le ferite, anche se era del bagno privato vicino, si era sentito in dovere di vedere come stessero i ragazzi.
Si era portato via le medusa, senza dare tante spiegazioni, ma fino a che quella cosa restava fuori dall'acqua erano tutti tranquilli.
E il bagnino non sembrava aver intenzione di lasciarla andare con tutta quella gente in acqua.
 
-Gelato?
 
Propose Minho, che si era alzato in piedi e troneggiava con le mani sui fianchi
 
-Odio darti ragione ma un gelatino sarebbe l'ideale. Ho bisogno di qualcosa di fresco
 
-Io preferirei di no, non ho molta fame, davvero. Il sole mi da fastidio sulle ferite, il caldo ugualmente. E non se ne parla di mettere la maglia, sentirei troppo male con il tessuto che strofina contro le ferite
 
-Non preoccuparti Tom, il gelato ti farebbe solo ingrassare.
 
Teresa commentò, raccogliendo insieme agli atri due ragazzi gli asciugamani per chiudere le borse e vestirsi. Thomas ignorò il commento della ragazza e lanciò un ultimo sguardo a Chuck.
Il ragazzino lo aveva ringraziato, ma lui non era riuscito a convincerlo che non doveva ringraziarlo, e neanche scusarsi. Credeva fosse colpa sua se la medusa lo aveva punto così tanto. In realtà gli aveva dato il tempo di vederla, era stato ugualmente punto, ma non per colpa di qualcuno; il mare fa quel che vuole, si sa. Anzi, era Thomas quello che si sentiva in colpa per aver costretto il suo amico ad affrontare una sua grande paura.
In fondo però l'altro lo aveva ringraziato, perchè si era reso conto che la puntura di medusa non era poi così terribile.
I ricordi e la paura erano stati alimentati negli anni, perchè provenienti da una sorta di trauma infantile. Ovviamente sapeva di avere ancora paura, ma non più come ne aveva prima.
 E Thomas i sentiva quasi orgoglioso del ragazzo, quasi come una mamma.
Forse più un fratello
 
-Tu Newt? Che fai, vieni con noi?
 
I pensieri del bruno furono interrotti dalla domanda di Chuck, e dagli sguardi degli altri, rivolti a lui e al biondino, ancora seduti a terra. Si voltò appena sentì la voce di Newt rispondere al ragazzo.
 
-Non so, non ho molta fame sinceramente. Andrei a casa, ma probabilmente Thomas avrà bisogno d'aiuto e della mia pomata per stare meglio.
 
A quel punto rivolse lo sguardo a Thomas, fissandolo negli occhi, alla ricerca di una tacita risposta.
 
-Se mi vuoi tra i piedi, ovviamente
 
-Certo che ti voglio tra i piedi, nessun problema ragazzi, lasciatemi le chiavi, vi aspettiamo a casa semmai
 
-Poi esiste Whatsupp pive, possiamo scriverci con quello, il medioevo è finito da un pezzo.
Fai la brava mamma Newt, Thomas è un bambino indisciplinato
 
Con quest'ultima uscita Minho e gli altri se ne andarono, salutandoli brevemente, lasciando un Thomas spiazzato.
Non si era reso conto di quello che aveva fatto finchè.. beh, finchè non se n'è appunto reso conto.
Thomas aveva tacitamente ammesso che gli faceva piacere averlo intorno, certo lo aveva detto in modo innocente, però poteva essere benissimo frainteso, da qualcuno come Minho per esempio.
Sentì le guancie scaldarsi, per questo si alzò iniziando a piegare l'asciugamano, per nascondere l'imbarazzo.
Fino a pochi minuti fa aveva le mani del biondo sul petto e sul collo, quel tocco era stato cullante, rilassante. Si era sentito sprofondare in un calore e una morbidezza nuova, le mani di Newt erano soffici, morbidi, e gli procuravano milioni di scosse al cuore.
Piccoli brividi che sembravano fargli ribollire il sangue nelle vene, in quel momento percepiva solo il cuore nelle orecchie, le mani del biondino e i suoi occhi su di lui. Avrebbe potuto farsi pungere da milioni i meduse milioni di volte per poter provare di nuovo una cosa simile.
Ma sicuramente non si sarebbe aspettato di ritrovarsi solo col biondino dopo averlo conosciuto a malapena 24 ore fa.
Insomma, i suoi ormoni non stavano correndo un po' troppo?
Due amici soli, in una casa, non c'è niente di cui sentirsi imbarazzati giusto?
 
Evidentemente Thomas non era l'unico a rendersi conto di quello che era appena successo, perchè anche Newt aveva realizzato di esser solo con un ragazzo, per la precisione con il ragazzo che faceva impazzire i suoi ormoni.
Tutto normale insomma.
 
Nessuno dei due si lasciava troppo scoperto, evitando di far incontrare gli sguardi, riuscendo così a nascondere l'imbarazzo. Nessuno dei due però durò abbastanza, specialmente Thomas aveva troppe domande arretrate per starsene zitto.
 
-Newt è i tuo vero nome?
 
Si stavano avviando verso l'appartamento del gruppo, passeggiando accanto sul marciapiede, dove i vasi delle pianete  e le macchine parcheggiate permettevano di farlo
 
-Nel senso, ti chiami Newt o è solo un nomignolo o abbreviazione del tuo nome?
 
-I miei genitori mi hanno chiamato Newton, ma è ridicolo, dovrebbe essere il cognome no? Vallo a dire  a loro.
 
-Non è brutto, è solo un nome particolare!
 
-Thomas, obbiettivamente non è affatto un gran che.
 
-A me piace, così non rischi di trovare omonimi. E il tuo cognome?
 
Newt rallentò la camminata, rimanendo qualche passo indietro mentre attraversavano il corridoio stretto colmo di porte d'ingresso ad altri appartamenti. Quando parlò la voce rimbombò sulle pareti, producendo un leggero eco, mescolandosi con i rumori esterni.
 
-Anche il codice fiscale e la data di nascita poi?
 
-Beh codice fiscale no, ma almeno quanti anni hai concedimelo
 
-Sono nato il 16 Maggio, ho 20 anni, freschi freschi
 
Thomas, che stava giocherellando con le chiavi, si fermò all'improvviso, appena sentì l'età del biondo. Questo non essendo preparato non riuscì a fermarsi in tempo, con l'instabilità data dalla gamba infortunata  che minava il suo equilibrio, finì per scontrarsi con l'altro. Così si ritrovò con una mano sulla schiena che lo sorreggeva, completamente appoggiato al corpo del brunetto e  il volto appoggiato alla spalla ferita.
Sentì una scossa, una sensazione inizialmente fastidiosa, paragonabile a una scottatura. Si, una scottatura. Quale contatto aveva provocato in Newt la stessa sensazione di quando l'uomo ignaro, allunga una mano verso le fiamme e si scotta. Sente dolore, una scarica d'adrenalina, che porta con se la scoperta di qualcosa di nuovo.
Thomas era quello, una scoperta, qualcosa di nuovo, bello e adrenalinico, come le fiamme che scoppiettano e ondeggiano cariche di forza.
Cercando di non poggiare le mani sulla ferita si staccò, rendendosi conto che quel contatto era decisamente imbarazzante.
 
-Sei matto? Cosa pensi di fare fermandoti nel mezzo al corridoio così all'improvviso? - e poi aggiunse sottovoce come per non farsi sentire - Ti ho fatto male?
 
Thomas infatti, aveva mugolato leggermente quando il biondo gli era finito addosso, per il dolore del contatto con la ferita?
Forse.
 
-No tranquillo sto bene!- rispose frettolosamente- Non va bene che tu sia così vecchio!
 
-Vecchio?- cercò di protestare Newt sbattendo le ciglia contrariato
 
-Insomma non ti davo vent'anni! Ne hai uno più di me! Capisci che qualcosa non torna! Devi essere Peter pan, non è giustificato!
 
Intanto si era avvicinato alla porta, l'ultima del corridoio, e l'aveva aperta, senza interrompere lo sproloquio
 
-Sembravi più giovane, davvero, ti avrei detto sedicenne, come minimo
 
-E' una cosa positiva. No?
 
Replicò Newt seguendolo all'interno e chiudendo la porta. Capì che davanti a se si prospettava un'oretta di intenso interrogatorio.
 Sospirò lievemente, rendendosi conto di aver perso il conto delle domande che intanto Thomas faceva, scrisse rapidamente un messaggio per rassicurare i suoi e abbandonò il telefono sul tavolo.
 
Passarono un'oretta buona, seduti in terrazza, a parlare.
O meglio, a soddisfare le curiosità di Thomas.
 Aveva scoperto che il biondino aveva vent'anni, ed era rimasto sconvolto, da lì era venuta fuori la scuola.
Il ragazzo aveva frequentato una prestigiosa scuola per studenti con un elevato quoziente intellettivo, era un piccolo genio, tanto che probabilmente i suoi genitori lo avrebbero costretto a frequentare più università.
Per il momento studiava fisica  e matematica, in un piano di studi personalizzato ed i suoi voti erano davvero da invidiare.
Thomas apprese anche che il rapporto del ragazzo con i genitori non fosse il massimo, c'era qualcosa che non andava, ma il biondo si era limitato a dire che "c'è un problema di fiducia, e di aspettativa. Spesso si aspettano da me qualcuno che non sono io. Soprattutto mio padre".
Poi avevano iniziato a divagare, a parlare di tutto e niente.
 
-Tu leggi?
 
Newt era stupito, non si aspettava che Thomas fosse un tipo da lettura.
 
-Certo! Sono incostante e leggo di tutto e solo quando mi va, ma leggo!
Ovvio! non sembra?
 
-No, cioè non ci avrei scommesso, tutto qui
 
Anche Newt aveva scoperto qualcosa di Thomas, aveva appurato che fosse un'impiccione, leggermente iperattivo e ficcanaso. Un po'alla Jessica Fletcher, ovunque andasse faceva disastri o doveva farsi notare, per qualsiasi motivo.
Apprese che anche lui aveva voti alti a scuola, ma era molto più incostante, semplicemente perchè spesso si soffermava su altro, studiando solo quello che gli andava sul momento.
Poi, come Newt, fu costretto a studiare dai genitori, ed i voti iniziarono ad essere alti, nonostante non studiasse poi così tanto.
Una sorta di piccolo genietto anche lui.
Aveva scoperto anche dettagli insignificanti, come il tipo di pizza preferita, il luogo più bello visto, i posti dove gli sarebbe piaciuto andare. Tutto e niente.
 
-E di dove sei Newt?
 
-Provincia di Bologna
 
-Bologna? Cavolo pensavo peggio! Molto peggio!
 
-Peggio in che senso?
 
-Noi siamo di Firenze invece!
 
Rispose Thomas, ignorando bellamente la domanda dell'altro
 
-Firenze?! Firenze Firenze?
 
-Si Firenze, lo conosci no?
 
-Certo idiota, ci studio
 
-COSA?
 
Per poco Thomas non si strozzò con l'acqua che stava bevendo dal bicchiere, faceva caldo fuori, per questo si erano portati fuori una bottiglia d'acqua fresca, e del ghiaccio.
Il ragazzo però rimase stupito da quella notizia e appena smise di tossire e riprese fiato continuò
 
-Davvero? Dove di preciso?
 
-Zona universitaria, al campus delle università scientifiche. Non è Proprio Firenze centro...
 
-Oddio fantastico!
 
-Cosa?
 
-Anche noi volevamo andare là a studiare! Abitiamo in paesi in provincia, ma andavamo a scuola là. Io volevo prendere informatica, Teresa Biologia e Minho è ancora indeciso, per adesso lo vedo molto orientato verso fisioterapia.
Non pensi sia una cosa incredibile? Quante possibilità c'erano che due ragazzi conosciuti in modo causale stessero così vicini? E che avessero in programma di andare nella stessa scuola? E' assurdo!
 
-In teoria una su...-
 
-Newt non mi interessa il numero, è accaduto e basta ed è incredibile, non credi?
 
Thomas si era voltato verso il biondino, questo era in silenzio, con i pensieri che tornavano al loro posto. Per un attimo si era sentito spaesato, perché aveva capito che al di là dei giorni offerti dalla vacanza, avrebbero potuto avere altro tempo, e questo era fantastico. Poteva non essere più solo una cottarella estiva da cui stare alla larga.
La consapevolezza di avere tempo lo colpì come una ventata d'ossigeno, e si calmò, rilassandosi e vedendo meno muri e limitazioni davanti a se e nel costruire un legame con quel ragazzo.
Guardò gli occhi di Thomas, vedendo come sorrideva, tranquillo e con una vivida luce negli occhi, aveva un che di infantile, di ingenuo e puro.
 
-Beh si, le probabilità erano davvero bassissime fece una pausa per distogliere lo sguardo e perderlo tra le onde leggere che increspavano la superficie del mare, visibile da terrazzo- quindi si, si può definire incredibile.
 
-O forse solo fortuna, o destino
 
Newt si lasciò scappare una risatina, che mutò l'espressione serena e contemplativa che aveva assunto. Si voltò di nuovo verso il ragazzo, sempre ridacchiando
 
-Il destino non esiste, è una balla per le storie d'amore romantiche. E io aspetterei a chiamarla "fortuna"
 
-Perchè?
 
-Perchè come puoi stabile già che sia fortuna? Magari il nostro incontro formerà solo brutti ricordi, come quella medusa
 
Thomas, che in un primo momento era rimasto spiazzato e leggermente deluso, senza però perdere il sorriso, adesso aveva scosso la testa. E spiegò immediatamente il perchè di quel gesto, a parole.
 
-Non è affatto un brutto ricordo, Chuck ha capito che le meduse non sono dolorose come ricordava e forse lentamente la sua paura diventerà meno simile a una fobia. Io ho scoperto che ti porti dietro il necessario per affrontare occasioni probabili, quindi se ti porto con me durante questa vacanza posso sempre sentirmi al sicuro. Non credi che questi siano bei ricordi?
 
-Certo che lo sono
 
-Bene allora non si discute, ormai sei condannato qua, che ti piaccia o meno
 
Detto questo si alzò, sempre sorridendo, e sotto lo sguardo di Newt si diresse verso la porta finestra, per entrare in casa.
 
-Dove stai andando
 
-Ho fame, vedo se c'è qualcosa in frigo o nel congelatore. Tu vuoi niente?
 
-Ma non avevi detto di non aver fame?
 
Commentò Newt alzandosi anche lui dalla sedia. Incrociò le braccia al petto e osservò Thomas con un'aria di sfida, come se sfidasse l'altro a trovare una giustificazione a quello che aveva detto.
Il brunetto si massaggiò il mento, un gesto che lo aiutava a concentrarsi e che usciva involontariamente nei momenti in cui si sentiva messo alle strette.
 
-Non avevo fame infatti, mi è venuta adesso- rispose voltandosi soddisfatto e raggiungendo il frigo- sai ero troppo spaventato per poter capire cosa volesse il mio stomaco
 
Intanto aveva iniziato ad armeggiare con il frigo, per poi richiuderlo e aprire il piccolo congelatore, proprio sopra il frigo, altrettanto piccolo.
 
-Hai ragione, ho visto come ridevi terrorizzato da Minho e la sua medusa.
 
-Hey stare vicino a Minho ti ha già contagiato con del sarcasmo?
 
Newt sorrise, non tanto per esser stato accusato di essere dalla parte di Minho e del sarcasmo, ma per quello che il ragazzo teneva in braccio. Sull'avambraccio poggiava una confezione di gelato, e sopra ne erano state impilate altre due, sorrette dalla mano libera.
Era una vista buffa, perchè sembrava intenzionato a mangiarselo tutto quel gelato, e soprattutto perchè sul suo volto c'era di nuovo quell'espressione.
Quel ragazzo era così trasparente che Newt sentiva di dover provare timore, sembrava poter scatenare una guerra mondiale con quel sorriso.
Se non una guerra mondiale sicuramente qualcosa nel biondino la scatenava eccome.
 
-Che c'è? Che ho fatto?
 
-Niente perchè?
 
-Mi guardi come se fossi una causa persa!
 
-Perchè forse lo sei?
 
Thomas mimò una faccia sorpresa e delusa, fingendosi offeso prese due cucchiai dal cassetto delle posate e si sedette sul tavolo, lontano da Newt, guardandolo dal basso.
 
-Vuol dire che questo gelato me lo mangerò tutto io- Poi sottolineando le ultime due parole- da solo
 
E in quel momento suonò il campanello e le voci dei tre ragazzi chiamavano a gran voce Thomas, per farsi aprire la porta. Minho parlava di cose riguardanti un'urgenza, ripetendo che erano spacciati, e che la loro quiete in vacanza sarebbe finita di lì a poco.
Il brunetto abbandonò il gelato sul tavolo, deluso di non poter mangiarselo in pace, e si alzò fissando il ragazzo, che era rimasto in piedi, nello stesso punto di prima.
 
-Ti dimostrerò che il destino esiste, perchè siamo noi a decidere il destino di noi stessi- disse muovendo qualche passo verso il biondo.
 
Si fermò a poca distanza da lui, gli occhi completamente immersi in quell'oscurità circondata da sottili ciglia bionde e brune.
La voce decisa e seria, con un tono profondo e calmo che sorprese il biondo; non si aspettava di vederlo serio dopo aver passato un intero pomeriggio con un ragazzino sorridente e a momenti idiota.
Thomas continuò a parlare, un dialogo fatto di sguardi e piccoli gesti, oltre che di parole
 
-E la fortuna è una scusa umana per non accettare il fatto che il mondo ci circonda di cose bellissime, ma noi le ignoriamo. La fortuna è la decenza umana di accorgersi che la bellezza è nelle piccole cose nascoste.
Ti dimostrerò che ho ragione
 
Si allontanò con calma dal biondino, cercando di mantenere il contatto visivo il più a lungo possibile. Lo spezzò solo dopo essersi allontanato e voltato per raggiungere la maniglia della porta, dopodiché si voltò un'ultima volta.
Lo sguardo serio che aveva pochi secondi prima era sparito, sostituito da uno  scherzoso. Indicò con l'indice e il medio i suoi occhi e  poi il gelato, per poi indicare nuovamente i cuoi occhi e  poi Newt, muovendo e labbra in un silenzioso "I'm watching you".
Il biondo alzò le mani, ghignando appena, facendo finta d arrendersi e stare sotto il suo controllo.

Forse era anche un modo per ammettere che avrebbe accettato la sfida, voleva la dimostrazione di cosa fosse "fortuna" e "destino" per l'altro.

Voleva vedere altre sfumature di quel ragazzo, imprevedibile e capace di sconvolgerlo e spiazzarlo come pochi.

Forse come nessuno prima d'ora.
 











Note autrice
 
Uauuuu
Okay, potete uccidermi, lo so che la sto tirando per le lunghe, davvero, però non riesco ad accorciare, insomma, se si conoscono da zero non posso fargli saltare tutti gli eventi e farli subito affiatati e cose così. Perdonatemi se questi capitoli sono lenti e senza contenuto, credo, non lo so, sono carini questi dettagli del loro primo incontro? O sono da omettere?
Il capitolo è troppo lungo? Lo so, sono l'ansia
 
Btw, il prossimo capitolo avrà dei salti temporali, probabilmente, anzi sicuramente.
Inoltre ho inserito qualche dettaglio extra sulla loro vita "fuori dalla vacanza" perchè thomasnewtgally in una recensione ha detto di voler vedere anche qualcosa a scuola o giù di lì, quindi mi sono inventata qualcosina per poterlo fare. Fatemi sapere se potrebbe piacervi uno sviluppo del genere! Adesso concentriamoci sulla vacanza di questi pazzi. Nel prossimo capitolo voglio divertirmi con Tersa, e lo farò, davvero. Quindi preparatevi, perchè ricordate che Kaya shippa Newtmas
 
Ultima cosina importante!
Poichè questa ff era nata in modo stupido senza che io ci credessi poi più di tanto, ha un nome stupido, il primo che mi è passato per la testa. Ora, pensavo, sarebbe il caso di dargli un titolo più serio? Che mi consigliate?
Sono un'eterna indecisa, lo so ;;
 
Come sempre ringrazio chi legge in silenzio, chi mette nelle seguite, ricordate, preferite e chi recensisce! Senza le vostre recensioni sarei costantemente in dubbi mistici, quindi grazie
 
Thomasnewtgally
_RICORDELLA_
Sara_grover
Norawasabi (che sta scrivendo una fanfiction bellissima andate a leggerla suvvia, che state qua a perdere tempo con ste note infinite)
 
Bye  ❤

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Persone malvagie con idee malvagie ***



 
 
 
-E' arrivato, Thomas è arrivato
 
-Chuck non importa farne sempre un dramma così, è una cosa normale.
 
Newt non capiva cosa stesse accadendo, da quando Thomas aveva aperto la porta si era scatenato il caos e nella sue testa rimbombavano le parole del ragazzo.
Chuck si lamentava, Minho e Thomas scuotevano la testa, con fare arreso, dandosi piccole pacche sulla spalla.
 
-No Teresa non è affatto normale
 
-Hey come donna è normalissimo che succeda Chuck, non vorrei rovinare la tua immagine di noi, ma siamo questo, e possiamo farci poco, lo sai. Ora scusatemi, ma devo andare
 
Detto questo la ragazza entrò in bagno e sbatté la porta dietro di se.
Calò il silenzio, e senza spostarsi da dove era rimasto imbambolato tutto il tempo vide gli altri tre sedersi al tavolo di cucina. Con lentezza si sedette, proprio davanti a Thomas, e ascoltò in silenzio la conversazione
 
-Secondo voi stavolta come sarà?
 
-Beh Chuck contando che siamo quasi nel cambio di stagione... non ne ho idea
 
-Davvero esiste una regola per queste cose?
 
Newt iniziava ad avere dei sospetti, ma se ne rimase in silenzio, preferendo evitare una figuraccia
 
-No, non credo
 
-Le ragazze...
 
-Comunque ho l'impressione di sapere cosa farà stavolta
 
Minho stava fissando il biondino, con lo sguardo di chi conosce cosa sta per accadere e non vuole dirtelo per dispetto. Questo preoccupato rivolse lo sguardo a Thomas, nella speranza di ricevere una spiegazione almeno da lui, ma notò che faceva la spola con lo sguardo da Minho a lui. Stava visibilmente cercando di capire anche li, non poteva essergli d'aiuto, tantomeno Chuck, che aveva assunto un'espressione persa.
 
Così prese coraggio e fece una domanda di cui era sicuro, se ne sarebbe pentito.
 
-Cosa sta succedendo?
 
Quella domanda sembrò svegliarli da quella sorta di trance in cui erano caduti, che per un attimo li aveva fatti dimenticare di tutto. Minho si rese a briga di illustrare con un discorso dettagliato quello che stava accadendo.
 
-Bene, questo sembra quasi un discorso da genitore a figlio, ma non preoccuparti, non è ancora arrivato quel momento.
Devi sapere che Teresa ci ha detto di avere dolori, sai cosa significa quando una dona ha i dolori? Alla schiena? Le voglie strane? Sbalzi d'umore? le-
 
-Il ciclo, non sono una donna e non son sicuramente esperto quanto lo sei tu, o almeno lo sembri, ma come funziona una ragazza lo so. Almeno credo
 
-Bene, bravo ragazzo
 
Newt era piuttosto sconvolto da come i ragazzi sembrassero spaventati da tutto questo; a lui veniva solo da ridere. E dovette trattenersi dal cadere dalla sedia per le troppe risate.
 
-Il punto è che quando Teresa ha le sue cose è Teresa alla seconda. Teresa con i level-up. Chiamala come ti pare.
Ma resta una Teresa con i tratti accentuati e con i terribili sbalzi d'umore. E' imprevedibile e incredibilmente esigente. E non vogliamo farla arrabbiare, perchè quando si arrabbia
 
-Brrr
 
Mimò Chuck per completare la frase dell'asiatico
 
-Esatto. Quindi se ne abbiamo la possibilità le stiamo lontano, o nei casi come questo ci alleiamo per assicurarci che non ci tiri una padellata in testa.
 
Newt si stava prendendo del tempo per realizzare. Gli sembrava tutto un grande scherzo, okay le ragazze sono molto volubili e particolari col ciclo, ma non ci vedeva tutto questo dramma.
Insomma, era veramente terrorizzati da quella ragazza, a lui sembrava tranquilla, tosta ma tranquilla.
 
-Capito pive?
Quindi vedi di non farla arrabbiare, perchè non ti perdoneremo mai
 
 
 
 
 
 
-Mh... direi che al momento la mia ship preferita è la Newtmas
 
-La cosa?
 
-Newtmas. Newt e Thomas
 
-IO e Thomas?
 
-Conosci altri Newt e Thomas? Newt non di sicuro, non è un nome comune.
 
Ora capiva perchè il giorno prima erano così terrorizzati, lo capiva eccome. Questa ragazza è pazza, pensò il biondino.
 
Tutto era iniziato due giorni fa, quando era stato avvisato dai ragazzi che Teresa sarebbe diventata imprevedibile e che se ne sarebbe dovuto guardare le spalle. Dopo di che aveva ricevuto un messaggio dai genitori e Thomas lo aveva riaccompagnato verso la fermata, nonostante il volere di Newt.
 
Il biondino trovava inutile farsi accompagnare fino alla fermata,ma non brontolò più di tanto per quella proposta, accettandola.
Avevano chiacchierato con calma, e Thomas gli aveva raccontato qualche strano evento collegato a Teresa.
In particolare di come una volta aveva organizzato un piano complicatissimo, con l'aiuto di una certa Brenda e Minho, solo per trovare una ragazza a Chuck. Piano che tra l'altro si era rivelato un fallimento, ma che usano spesso per infierire contro la ragazza e le sue strane manie.
Gli aveva raccontato di come aveva voglie completamente assurde e di come l'asiatico si impegnasse per non farla innervosire troppo.
Thomas sospettava che valesse tenersela buona per non averla contro, nel caso le fossero passate in testa strane idee.
 
In ogni caso si erano poi rivisti diverse volte in quei giorni, e i genitori di Newt si erano convinti che quel gruppetto non fosse male, soprattutto dopo aver scopeto che ne faceva parte una ragazza, single, che sembrava essere sicuramente una persona a modo.
 
E invece no.
 
Teresa non era affatto una persona a modo.
 
Si erano soffermati a parlare di libri, film e serie, e la ragazza non si era trattenuta dal descrivere tutte le coppie che adorava, parlando di fanfiction, fan art e chi più ne ha più ne metta.
Era stato un lungo monologo durante il quale il biondo aveva pregato di essere trascinato da qualcuno a cercare di costruire un castello di sabbia dove la sabbia non c'era.
 
Ma nessuno si era offerto.
 
Anzi, avevano deciso di farse gli idioti sul bagnasciuga, giocando, o meglio tentando di giocare con le racchette da spiaggia.
E lo avevano lasciato nelle grinfie della parlantina di Teresa, parlantina che Newt aveva lasciato perdere per un attimo.
 
Quando però aveva notato con la coda dell'occhio un ghigno sul volto della ragazza, si era preoccupato ed aveva iniziato ad ascoltare quello che stava dicendo
 
E se n'è venuta fuori con una strana parola "Newtmas"
 
Parola che per lui non significava niente, se non dopo la spiegazione di Teresa.
 
Spiegazione che non voleva assolutamente sentire, ne voleva rimanere all'oscuro.
 
Ma il danno ormai era stato fatto.
 
Fu a quel punto che preso dalla disperazione, indeciso se ridere ricordandosi del racconto di Thomas, si passò una mano sul volto, arrivando fino ai capelli, scompigliandoli.
 
-Quindi fammi capire, tu vedi me e Thomas come una coppia?
 
-La tensione sessuale tra voi è palpabile, se ne accorgerebbe anche una capra
 
-La tensione sessuale...COSA?
 
-Di che parlate?
 
Minho? Ha sentito tutto o è solo un caso che sia arrivato proprio in un momento del genere? Pensò rapidamente il biondo.
 
-Niente!
-Della Newtmas
 
-Non è vero parlavamo di niente, andiamo a fare il bagno, eh?
 
Cercò di dire Newt, prendendo l'asiatico per un braccio, nel tentativo di portarlo in acqua.
Tentativo fallito irrimediabilmente nel momento in cui il ragazzo si divincolò tornando da Teresa
 
-Newtmas?
 
-Minho...
 
Entrambi si soffermarono sul biondo, in piedi davanti a loro. Nessuno diceva niente, e Newt era sempre più spaventato da quei due.
Adesso si guardavano con aria complice, e furono interrotti solo dall'arrivo di Thomas
 
-Newt vieni a fare il bagno?
 
-S-si, volentieri.
 
-Voi?
 
Newt non sapeva se sentirsi sollevato dall'arrivo del ragazzo o se sentieri terrorizzato. Optò per rimanere fermo in balia delle sensazioni, convinto che sarebbe successo sicuramente qualcosa di imbarazzante di questo passo.
 
-Arrivo, finisco un'importante discorso con Teresa e arrivo
 
-Andiamo Newt
 
Thomas afferrò le sue spalle, e lo accompagnò spingendolo verso il mare, spezzando il contatto visivo del biondo dai due seduti sull'asciugamano. Per questo Newt non poté ne vedere, ne sentire quello che i due stavano confabulando.
 
E forse fu una fortuna per lui
 
-Dobbiamo farli mettere insieme prima che finisca la vacanza Minho
 
-Si Thomas ha bisogno di scaricarsi e diventare sessualmente attivo, e dubito che troverà mai nessuno che lo guarda come quel biondino. Sinceramente penso che quel biondo abbia i prosciutti sugli occhi per non vedere quanto è cretino Thomas
 
-Vedi che certe cose non le immagino?!
 
-Vuoi dirmi che non ti immaginavi che ritenevo Thomas un creino?
 
Teresa distolse lo sguardo dall'oggetto dei loro discorsi, per voltarsi verso l'asiatico. Gli lanciò uno sguardo di rimprovero, conscia del continuo sarcasmo in ogni singola frase del ragazzo.
Per questo ignorò quella domanda e aspettò che il ragazzo continuasse a parlare.
 
-Hai una fervida immaginazione, ma stavolta devo darti ragione.
 
-Perfetto
 
Come se avessero stabilito tacitamente un accordo, si aggiunsero agli altri tre, già in acqua, continuando a pianificare mentalmente un modo per farli stare soli.
 
 
 
 
 
 
Si era disteso sull'asciugamano, sotto il sole delle sei, dopo il bagno in compagnia, godendo del momentaneo silenzio che lo circondava.
Con lui era uscita Teresa, e per fortuna non aveva più accennato al discorso di prima, ma si era limitata ad avvolgersi con un asciugamano azzurro
Non sentiva il suo sguardo, ne la sua pressione addosso, per questo chiuse li occhi e si immerse in quell'oscurità e nel calore del sole del tardo pomeriggio.
I pensieri vagarono ai giorni precedenti, di come i suoi genitori avessero cambiato idea dopo aver scoperto che ne gruppo c'era anche una ragazza, che tra l'altro era interessata a seguire gli studi di Biologia. Per lui era stato un sollievo, anche se notava nell'atteggiamento di sua madre una consapevolezza che il padre non possedeva.
Come se lei avesse saputo qualcosa in più rispetto al marito
Ciò non turbò troppo i pensieri del biondo, che vennero immediatamente deviati dalla voce di Thomas.
Lo sentiva ridere in acqua, sentiva il suono delle sue risate trasportato dal leggero venticello, mischiate ad un forte sapore di sale.
Ripensò alle precedenti giornate in spiaggia, al tempo passato insieme e al contatto fisico, breve ma intenso di qualche giorno prima.
Adesso la pelle di Thomas non era più arrossata e gonfia come qualche giorno prima, erano rimasti solo dei sottilissimi segni più chiari del suo tono di pelle, come se fossero piccole cicatrici. Non che ci facesse particolare attenzione, ovviamente, era solo preoccupato per lui, e per quello che gli era successo.
Non si soffermava assolutamente sulla pelle chiara del ragazzo e sui nei che dal volto macchiavano in modo casuale il resto del corpo.
Assolutamente no.
 
Ripensando a quel contatto ne sentì la mancanza, come se simboleggiasse una parte di un legame. Aveva la sensazione di avere una sorta di falla, come se stesse costruendo un edificio senza uno dei muri portanti.
Ma al di là di tutto era ciò che il contatto per lui significava, che mancava maggiormente.
Era una dimostrazione d'affetto, di fiducia verso l'altro.
Concedeva all'altro uno spazio personale, tacitamente apriva delle porte che per tante altre persone erano chiuse.
Sentiva che Thomas possedeva tutte le chiavi, ma non si muoveva, non aveva intenzione di aprire nessuna di quelle porte
 
E se fosse stato lui il problema?
 
Se, senza rendersene conto, stava scacciando ogni tentativo del ragazzo, rendendolo vano?
 
Fu assalito dal dubbio, dai dubbi.
 
 
Aveva bisogno del contatto,  ne aveva bisogno per dare un nome a quello che provava.
Per capire quello che provava.
Tutti quei brividi, il sangue che si scaldava vibrando, quella sensazione al petto, come se qualcosa si stesse espandendo a macchia d'olio. Qualcosa che non poteva controllare e forse neanche voleva.
Desiderava solo capire, capire cosa stesse accadendo
Ma sopratutto capire perchè la sua mano era in quella di Thomas.
 
Nell'altra stringeva una bottiglia, fredda al tatto e umida per le goccioline di condensa formate sulla superficie lucida. La guardò, come se non fosse realmente consapevole di quello che era successo fino a quel momento.
Era una bottiglia di birra e ricordava benissimo come era arrivato in quella situazione.
 
Una bottiglia di birra in una mano, e le dita di Thomas nell'altra.
 
 
 
Colpa di Teresa.
 
La ragazza di punto in bianco aveva comunicato al suo gruppo la voglia di andare in qualche locale. C'era solo un piccolo problema, di poca importanza per la ragazza. Non esistevano locali raggiungibili sull'isola per fare quella che lei definiva "festa".
Ciò non impedì però che la ragazza trovasse il modo i farli riunire e trascinarli fino ad un pub lì vicino.
Appena entrati Newt aveva immediatamente sentito l'odore di stantio e birra nell'aria. Percepiva a anche un leggero odore di sigaro che faceva pizzicare impercettibilmente la sua gola.
L'età media dei presenti era davvero poco rassicurante, non vedeva neanche un coetaneo, tutte camicie sudate appartenenti a  uomini più o meno in carne. Avevano chiesto delle birre al barista e se l'erano defilata il più rapidamente possibile, nonostante Minho avesse ormai stretto amicizia con tutti i presenti nel locale.
Senza scrupoli aveva attaccato bottone con un signore baffuto seduto al bancone, parlando di argomenti completamente casuali, come la marca di birra o la prossima partita in televisione.
C'era voluta una convincente e minacciosa Teresa per far mollare all'asiatico il suo piano di socializzazione con gli abitanti dell'isola.
 
La ragazza li aveva convinti a passeggiare sulla spiaggia, di notte, al buio e al freddo, per il rammarico di Chuck. Voleva solo starsene a dormire nel proprio letto caldo e comodo.
Così si erano ritrovati Teresa che fingeva di difendere Chuck dalle taglienti battute di Minho, l'asiatico che non si limitava, come al suo solito, e il ragazzino che si lamentava, senza però smettere di ridacchiare.
 
Qualche passo indietro, isolati dalle voci squillanti degli altri, due ragazzi camminavano silenziosi.
 
Era un silenzio strano, si era formato senza che nessuno se ne accorgesse, li aveva racchiusi in un abbraccio materno e li aveva allontanati dal resto. Li aveva costretti a seguire quell'inspiegabile energia che li attraeva l'uno all'altro.
Non era un silenzio teso.
Era come una pausa nel bel mezzo i un brano musicale, un silenzio in cui chiunque stia ascoltando rimane con il fiato sospeso. Un momento in cui si smette di respirare, di pensare e si attende.
Si aspetta che accada qualcosa, aspettandoci di tutto e il contrario di tutto.
 
E Newt in fondo se lo aspettava qual contatto, lo bramava, ma nello stesso momento non immaginava che potesse diventare reale.
Sentiva l'indice dal ragazzo  sfiorare delicatamente la sua mano, seguendo i movimenti  della camminata, ondeggiava leggermente, picchiettando, in attesa del consenso del biondo.
Fu un piccolo innocente movimento, per niente calcolato e completamente istintivo. Le dita di Newt si allungarono leggermente verso quelle dell'altro, un movimento impercettibile, che non rimase nascosto alla volontà di Thomas.
Finirono per intrecciare le dita in un caldo contatto, in modo lento e pacifico, quasi timoroso. Dando il tempo all'altro di ritrarsi, tempo che nessuno dei due sfruttò
 
 
E adesso erano lì, la mano intrecciata  e un leggero rossore sulle guancie, nascosto dalla frescura notturna. A  vederli a lontano sembravano ragazzini con la loro prima cotta.
Non che a loro interessasse cosa gli altri potevano pensare, in quel momento non esisteva altro che quel breve contatto.
Il resto era ovattato dalle piccole scosse che quel contatto generava, le oscillazioni date dalla camminata sulla superficie irregolare della sabbia fatta di sassi, creava un movimento cullante e ripetitivo. Le dita si intrecciavano perfettamente, come se fosse stato quello il loro scopo, la loro reale funzione.
 
E in quel silenzio le onde si infrangevano indisturbate sul bagnasciuga, il vento soffiava freddo trasportando con se leggere gocce di umidità notturna che bagnavano leggermente il volto di Thomas.
Newt lo stava osservando, in modo distratto, beandosi del contatto e della vista.
Lasciò scorrere lo sguardo sul naso sottile illuminato da una soffice luce lunare, per poi passare agli occhi, tenuti in ombra dalle sopracciglia.
Newt però poteva sentirli su di se, poteva vedere al di là della reale oscurità che li circondava, percependoli sul suo volto.
Seguì le ombre proiettate, fino a raggiungere le sue labbra e lì ci si soffermò, notando come la luce le graffiava e evidenziava l'irregolarità della pelle duvuta alla secchezza.
Erano realmente secche o era solo un'impressione?
E sopratutto in quel momento importava davvero tutta quell'analisi scientifica?
 
Ci sono cose che nella vita non puoi controllare, non puoi fermare un bicchiere che, scivolato di mano, finisce per frantumarsi sul pavimento; la pioggia che senza reale preavviso decide di scontrarsi con gli ombrelli o i cappucci delle persone sorprese dalla tempesta; l'affetto verso un altra persona, la curiosità che ti suscita e quelle sensazioni che ti rendono vivo e  umano.
 
E Newt non poteva controllare quello che stava accadendo, avrebbe potuto scansarsi, ma no, non potava farlo. Non poteva perchè per quanta forza qualcuno applichi su due calamite con poli opposte, una volta terminata la forza che le divide, si scontreranno, con più forza e violenza che nel trovarsi da sole.
E loro erano questo, poco importa dei principi su quanto tempo deve obbligatoriamente passare prima di una determinata azione.
 
Senza separare il contatto delle mani si avvicinava, a quelle labbra che suscitavano in li la stessa curiosità di un colorato frutto maturo sconosciuto.
Poco importa se fosse stato velenoso, poco importava al biondo.
E tanto meno importava a Thomas che probabilmente non aspettava altro, dimostrandolo visibilmente.
Si ritrovò a tirare la mano del ragazzo, per avvicinarlo a se e scontrare dolcemente le labbra.
Adesso i due erano fermi, circondati soltanto dal loro silenzio, le labbra strette in n morbido contatto.
Newt appurò che le labbra dell'altro erano leggermente screpolate, ma non quanto credeva, ed erano salate.
Anche l'altro in quel momento sentiva l'odore del mare mischiarsi con quello leggero del ragazzo, nascosto  a momenti dal vento fresco.
così sotto la flebile luce della luna si stavano scambiano un dolce contatto.
 Era calmo, salato e con un leggero retrogusto di birra.
Quel contatto era tutto e niente, era un modo silenzioso ed efficace per mostrare all'altro un briciolo di fiducia
 
Si separarono, lentamente restando per un attimo a contemplarsi, come ad accertarsi che ciò che era accaduto fosse reale.
Thomas si allontanò dal volto dell'altro, lo sguardo basso in direzione opposta.
Il biondo si preoccupò vedendolo reagire così, non riuscendo a capire se fosse per via dell'imbarazzo o per qualche altra motivazione.
Si sentì trasportare quando Thomas iniziò a camminare, perchè non aveva mollato la sua mano, anzi, se possibile adesso la presa era più forte e possessiva.
Le piccole carezze che il pollice di Thomas tracciava sulla mano del biondo lo cullavano, rassicurandolo.
Per questo non si curò molto della reazione dell'altro, non sembrava pentito, poi era stato un semplicissimo contatto.
Poteva anche non significare niente.
 
-Oh guarda che carini, una mamma con il figliolino a spasso
 
Minho gli aveva rivolto uno sguardo divertito, seduto sul muricciolo, con le gambe penzoloni. Chuck sbadigliava visibilmente assonnato e Teresa si limitava a sfoggiare un sorrisetto complice.
 
-E chi sarebbe il figlio?
 
Cercò di protestare Thomas, senza però ricevere una vera  e propria risposta, solo sorrisetti divertiti e sbadigli di Chuck, tanto che Teresa decise di intervenire
 
-Chuck ha sonno, propongo di tornarcene a casa che ne dite?
Newt se vuoi rimanere da no l'invito è sempre valido, abbiamo posto. Voi ragazzi potete stringervi.
 
-No grazie Teresa, i miei stasera sono a casa e comunque senza preavviso non mi farebbero mai restare
 
-Domani?
 
-Scusate ma non dovrebbe essere Thomas quello a chiedere a Newt di rimanere?
 
-Chuck anche tu! La smettete di impicciarvi nella mia vita?!- rispose indispettito- adesso lo accompagno alla fermata dal bus, così può tornare a casa.
 
Minho simulò un colpo di tosse per farsi notare
 
-Non credi che non sia adatto lasciare una donzella tornare da sola a quest'ora della notte?
 
Thomas aprì bocca per ribattere ma venne interrotto da un biondo, che gli rispose in modo scherzoso.
 
-Non credo proprio di essere una damigella Minho. Cacchio ma ci vedi? Non era Thomas la mammina della situazione?
 
-Mi piaci ragazzo, hai la mia approvazione
Tu sarai l'attivo.
 
-Minho!- cercò di protestare il ragazzo intromettendosi nel discorso - Smettila con questa roba!
 
Newt aveva notato che le guance di Thomas si erano leggermente arrossate nel sentire le parole dell'asiatico, e sorrise a quella scenetta.
 
Si scambiarono qualche cenno per salutarsi, continuando a scherzare mentre Chuck sbadigliava e Teresa scuoteva la testa arresa.
 
-Poi la tua approvazione per cosa Minho!
 
Per evitare l'arrivo di discorsi imbarazzanti, Newt tirentò il ragazzo per il braccio, le mani ancora intrecciate in modo inconsapevole, probabilmente.
Si avviarono verso la fermata, con Thomas in silenzio, il rumore delle voci degli altri che si faceva sempre più sottile, il vento che portava un freddo odore salato.
In quel silenzio passeggiavano, le mani come unico punto di contatto si scambiavano calore e lievi carezze.
 
Quando scorse il bus svoltare e fare capolino in fondo alla strada, si voltò verso Thomas, appena in tempo per vedere il sorriso stampato sul volto del ragazzo brillare.
Sembrava un bambino divertito e entusiasta.
Il biondo ricambiò, fece per sciogliere le dita intrecciate, ma l'altro l'afferrò per il braccio tirandolo a se.
Questa volta fu Newt a chiudere per primo la distanza tra i due, in un breve contatto.
Morse il labbro inferiore del moro trattenendolo tra i denti mentre, con studiata lentezza, si allontanava.
Poi guardando Thomas negli occhi lasciò la presa, sorridendo per poi salire sull'autobus.
Dopo essersi seduto guardò fuori dal finestrino, e il ragazzo era ancora lì. In piedi come un'idiota, pensò il biondo sorridendo.
 
Forse non era male come credeva tornare a fidarsi di qualcuno e lasciarsi andare.
 
















Note
 
Lo so, sono in ritardo ma ho avuto un blocco in cui non riuscivo a scrivere niente (ma niente di niente, zero, niente cose a comando), per scrivere questo capitolo ci ho messo un sacco di tempo perchè ogni volta cancellavo.
Non sono convinta del tutto, ma insomma mica posso riscriverlo all'infinito ahhahahhaha
 
Boh ditemi come sempre cosa ne pensate, e SCUSATEMI se non ho risposto alle recensioni del capitolo precedente, sono imperdonabile. Però le ho lette, le leggo sempre anche se rispondo in ritardo o se non rispondo
 
 
Però vi ringrazio lo stesso perchè vi amo voi che recensite sempre e mi date un sacco di consigli senza neanche rendervene conto ❤
Scusatemi ancora.
 
Anyway, se la storia vi ha lasciato troppa roba dolce bleah andatemi a leggere la raccolta di OS (Look into it) che lì ce ne sta di tristezza e malinconia
 



Spero di rivedervi nelle recensioni ❤  (stavolta rispondo subito prometto)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3246127