Triangular Trade

di Skull D Rix
(/viewuser.php?uid=445927)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Compagni di navigazione ***
Capitolo 3: *** Vecchi tempi ***
Capitolo 4: *** Commercio di nulla ***
Capitolo 5: *** Lacrime di fuoco ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Londra, 1546
 
Edward era seduto allo sporco bancone della taverna. Aveva un bicchiere di whisky in mano vuoto per metà e e la testa appoggiata sul duro legno.
<< Anche oggi non pagherai, Ed? >> gli chiese l'uomo davanti a lui. L'oste era un uomo alto e in carne, con dei baffoni scuri e pochi capelli neri sulla testa.
<< Stai zitto, Billy! Ti ho già detto che ti pago la prossima volta. >>.
<< Come al solito... >> Billy sorrise e si girò.
Il ragazzo era sbronzo, aveva gli occhi azzurri fissi nel nulla e la bava dalla bocca gli cadeva sul bancone insieme ai capelli biondo scuro.
All'improvviso entrò nella taverna semivuota un altro ragazzo: sembrava più giovane di Edward, aveva i capelli e gli occhi scuri ed era molto agitato.
<< Eddy! Ho una notizia! Forse ho trovato un lavoro! >> urlò il ragazzo.
Edward fece un singhiozzo e si girò: << Finalmente! È da giorni che sei là fuori e non hai trovato niente! >>.
<< Ed é da giorni che tu sei qui a sbronzarti... >>.
Edward si alzò lentamente dicendo: << Allora? Cosa hai trovato? >> e cadde sul pavimento. Non riusciva neanche a reggersi in piedi.
<< È una spedizione commerciale indipendente... >>.
<< Non ho capito - Hic! - una sola parola>>.
<< In pratica ci pagano per accompagnarli in un viaggio che durerà al massimo 6 mesi. >>.
<< Aaah, non potevi dirlo così? >>
Harry lo fece appoggiare alla sua spalla e, trascinandolo via, disse: << Vieni, ti porto a casa tua. Spero che tua madre non si arrabbi come l'ultima volta... >>.
 
Ed fu svegliato da Harry, che era entrato in casa sua di fretta: << Muoviti, coglione! Siamo in ritardo! Stanno per salpare! >>.
Il ragazzo non era ancora del tutto sveglio, ma si vestí e fu trascinato fuori casa. Lui e sua madre si scambiarono un "Ciao". La sera prima lei lo aveva rimproverato duramente ricordandogli che non aveva un lavoro o una famiglia e che ogni notte tornava a casa ubriaco. Quel saluto era molto importante. Per entrambi.
 
Arrivati al porto correndo come matti, la nave stava per partire. Salirono in tempo e furono rimproverati dal capitano.
Si erano appena imbarcati per un viaggio lungo e pericoloso, che avrebbe portato molte sorprese.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Compagni di navigazione ***


<< Voi dovete essere i due mozzi! Siete in ritardo! Che stavate facendo? Siete già ubriachi di prima mattina? >>.
Un grosso e grasso uomo si era piazzato davanti a loro. Edward e Harry erano stanchissimi dopo la corsa e a stento prestavano attenzione a quello che diceva quella strana persona.
Era più simile ad un pirata che ad un commerciante: portava un’ispida barba rossa, un grande cappello nero da capitano copriva i suoi capelli scarlatti e aveva una voce roca e grave. I suoi occhi erano però pieni di speranza e coraggio, come quelli di un bambino.
<< Che aspettate? Mettetevi a lavoro! Corpo di mille balene! Avremmo dovuto prenderli più giovani, questi passeranno il tempo a bere rum! >>. L’uomo si allontanò.
Edward e Harry si guardarono: << Non è un buon inizio… >> disse il moro.
- Speriamo che questi sei mesi passino in fretta… - pensò Ed.
<< Scusatelo, mio padre a volte esagera. Da giovane è stato su una nave pirata e… beh, non ne è mai sceso. >>.
Un ragazzo dai capelli rossi si calò sopra di loro con una cima.
<< Il suo nome è John Parrot, anzi, Capitano John Parrot. Io sono Jack. >>. Il ragazzo sorrise, e così fecero anche loro.
<< Tu sei il ragazzo che ci ha reclutati! Siamo Harry e Eddy, piacere di conoscerti! >>. Il ragazzo fece un cenno con la mano e tornò sull’albero maestro con movimenti agili, come fosse una scimmia.
<< Quindi ci tocca spazzare il ponte e servire alcol per tutto il viaggio? Che palle! >> gridò Ed rivolgendosi all’amico.
<< Se vuoi una paga decente devi sgobbare! >>.
Il ragazzo si voltò imbronciato e prese in mano la scopa.
<< Levate l’ancora, mollate gli ormeggi e spiegate le vele! È ora di prendere il largo! >>.
 
La nave era in mare. Prima del tramonto tutta la ciurma si era riunita sul ponte. Il capitano e il timoniere, un uomo alto, magro e composto, erano gli unici sul cassero della nave.
<< Ciurmaglia! Quest’oggi inizia una lunga avventura che ci farà diventare ricchi! Festeggiamo con una bottiglia di rum, e che la sorte siano con noi! >>.
Tutti esultarono e iniziarono a festeggiare, mentre Edward era un po’ preoccupato: << N-niente… whisky? Solo rum? Diamine… che schifezza. >>.
<< Ehi, ragazzo, se non ti va dallo a me! >>. Un uomo robusto e pelato si gettò sul suo boccale, glielo strappò dalle mani e bevve affannosamente.
<< Quello è mio, bastardo. >>. Ed si riprese il boccale e iniziò a mandar giù quella bevanda solo per farlo arrabbiare, anche se gli faceva schifo.
<< Che cazzo fai? Hai detto che non lo volevi, stronzo! >>.
L’uomo afferrò Ed per il colletto e avvicinò il suo viso al proprio. Il ragazzo poteva sentire il terribile fetore che emanava la sua bocca e ogni singolo sputo che ne usciva si fermava sulla sua faccia.
<< Come ti chiami, pivello? Io sono Rob, l’artigliere. Rispondi, o ti butto in mare con due buchi nel petto! >>.
<< Sono Edward, e questo è il mio pugno. >>.
Rob non lo vide neanche arrivare: pochi secondi dopo era a terra con il naso rotto. Si rialzò quasi subito.
<< Che cazzo fai, stronzetto!? >>. L’uomo estrasse una pistola con decorazioni dorate dal suo cinturone. La folla che si era formata attorno a loro cercò di trattenerlo, ma lui si divincolò senza sforzo.
Stava per sparare quando… un uomo, che era stato in disparte fino a quel momento, si mise tra i due.
Rob era spaventato. Seriamente spaventato. Subito rimise la pistola nella cintura e rimase immobile.
<< Non osare mai più scatenare una rissa sulla nave. >>.
L’artigliere deglutì pesantemente.
L’uomo tornò in disparte, ma non prima di aver lanciato un’occhiata a Edward, che non lo aveva ancora visto in faccia: aveva dei lunghi capelli castani, un viso allungato e abbronzato, era magro, alto e aveva uno sguardo freddo. Ghiacciato. Poteva incutere timore a chiunque, anche al capitano stesso.
Un brivido corse lungo la schiena del ragazzo. Poi venne raggiunto da Harry, che aveva visto tutta la scena.
<< Eddy, che cazzo fai? Siamo su questa nave da meno di un giorno e già ti sei fatto dei nemici? Sai chi era quello? >> Ed era ancora paralizzato dalla paura << Richard Knight, il Primo Ufficiale. Sono tante le storie che si raccontano su di lui. Si dice che sia di una famiglia nobile, che appartenesse alla ciurma di Barbarossa e che abbia ucciso una tigre solo guardandola. >>.
<< Lo sai che sono cazzate, vero? >>.
Harry sorrise: << Dai, oggi è stata una giornata di merda, dormiamoci su. >>.
 
Gli alloggi dei mozzi erano semplici amache attaccate al muro. Membri più importanti avevano letti veri e propri e il capitano aveva una sua cabina personale. Tutti gli alloggi si trovavano sottocoperta, e la stiva era nel piano sotto gli alloggi.
<< Ehi, Harry! >>. Edward si trovava in un’amaca proprio sotto a quella dell’amico. << Non mi hai detto cosa commercia questa nave e quali posti visiteremo! >>.
<< Non ho idea di cosa commerci, ho provato a chiederlo ma nessuno mi ha saputo dare una risposta. So per certo che faremo una tappa nelle Isole Canarie, sotto il dominio spagnolo, per poi ripartire verso l’Africa. Ho sentito che forse faremo volta verso il Nuovo Mondo! Non so quale sia l’obbiettivo di questo viaggio, ma credo che vedremo cose fantastiche! >>.
<< Il “Nuovo Mondo” hai detto? Non pensavo che avremmo osato tanto! Nessun inglese è mai stato laggiù! >>.
Ci fu un momento di silenzio.
<< Comunque io propongo di andare a dare un’occhiata alla stiva domani, così scopriremo cosa trasporta questa nave. >> continuò Ed.
<< Sono con te, Eddy. >>.
I due si addormentarono. Il mare cullava i loro sogni.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Vecchi tempi ***


Il sole opaco si alzava lentamente al di sopra del mare nel cielo rosato. Le leggere nuvole lo circondavano senza coprirlo. Era uno spettacolo.
Richard Knight era appoggiato al bordo sinistro della nave. Osservava quella scena con nostalgia. Lo faceva ogni mattina, era come un rituale per lui. Gli ricordava i vecchi tempi.
Un uomo anziano si fermò alle sue spalle.
<< Anche oggi sei qui? Deve proprio piacerti l’alba. >>.
Knight si girò solo per vedere la persona in faccia. Il suo sguardo gelido tornò subito verso l’orizzonte.
<< Bah, divertiti. >> concluse il vecchio, sorridendo.
 
<< Alzate il fondoschiena, marinai! O sarò costretto a riempirlo di calci! >>. La voce potente del capitano rimbombava in tutti gli alloggi. L’equipaggio si fiondò fuori dai letti, chi prima e chi dopo.
Ovviamente Edward fu l’ultimo: si svegliò solo perché Harry, nell’amaca sopra di lui, gli cadde addosso. Entrambi, ancora doloranti, si misero in riga con gli altri.
<< Voglio raggiungere le Canarie in meno di due settimane, quindi datevi una mossa! Brooks! >> disse John Parrot rivolgendosi al ragazzo accanto a lui. << Svegliali un po’ con una delle tue canzoni. Voglio sentirvi cantare! >>.
Oliver Brooks era un ragazzino molto giovane e timido, forse anche un po’ imbranato, ma aveva un gran talento musicale. Suonava il violino, uno strumento poco conosciuto, ma dal suono celestiale. E anche la sua voce era melodiosa: riusciva a trascinare tutta la ciurma nel canto.
<< Ehm… sì… >> disse il ragazzo. Appoggiò l’arco allo strumento e iniziò. Tutta la ciurma iniziò a lavorare canticchiando: era una canzone molto famosa e conosciuta tra i pirati, lo stesso Capitano la aveva insegnata alla ciurma la sera precedente. Gli ricordava i vecchi tempi. La canzone parlava di ciò che prova ogni pirata quando naviga, si chiamava “Il liquore di Binks”.
 
Edward e Harry erano come al solito a pulire il ponte, circondati dal continuo movimento dei loro compagni di viaggio: Jack, il ragazzo dai capelli rossi, era occupato ad osservare la direzione della nave sull’albero maestro, Rob Dumb sistemava i pochi cannoni sul ponte urlando e imprecando, Richard Knight era fermo a poppa e osservava la ciurma, il capitano era nella sua cabina e aveva lasciato il controllo dell’ imbarcazione a Will James, il timoniere e carpentiere di bordo.
<< Ehi, Eddy, non dovevamo andare nella stiva oggi? >> disse Harry Ponds.
Il biondo rispose: << Sì, aspettiamo il momento giusto e filiamo sottocoperta. >>.
 
Poco dopo i due si scambiarono uno sguardo di intesa, lasciarono gli strofinacci e strisciarono giù per le scale. Knight li seguì con lo sguardo, restando in disparte. Nessuno sapeva cosa pensasse, e nessuno osava guardarlo negli occhi.
I due si trovavano sul piano degli alloggi, dove c’era anche un ampio spazio usato come stiva, con i rifornimenti per la ciurma.
<< Ok, è il momento. Per qualche ragione il Capitano non ci vuole dire cosa contiene la carena, ma ora lo vedremo con i nostri occhi. >>.
I due stavano per scendere la successiva rampa di scale, quando una mano li prese da dietro.
<< Ehi, …ragazzi! – Hic! – Dove credete di and… >>. L’uomo cadde a terra. Russava rumorosamente. Era un giovane uomo con i capelli mori raccolti in un codino, una barba non curata e i classici vestiti del dottore di bordo. Ed era già ubriaco di prima mattina.
<< Se questo è il dottore… >> disse Ed.
 
Arrivarono al piano inferiore. La stanza era buia. Per fortuna Harry aveva preso una torcia. La accese e vide.
Era completamente vuota.
I due si guardarono, camminarono in giro affannosamente. Questo poteva significare molte cose, ma la prima che passò per la mente dei ragazzi fu: << Siamo stati ingannati! >>.
Edward Evans trovò una porta: era la stiva. La aprì e trovò altri viveri, polvere da sparo e… altri oggetti di poco valore: qualche vecchia arma, qualche piccolo gioiello luccicante, della stoffa e dell’ alcol.
<< Non può essere… >> disse il biondo.
Harry si avvicinò a lui e osservò meglio quegli oggetti: << Questa roba… non vale niente! >>.
Erano sbalorditi. Avevano mille domande, ma nessuna uscì dalla loro bocca:
- Il Capitano è impazzito? –
- Ci stanno fregando? -
- Crede di fare soldi con questa roba? –
- Cosa faremo per i prossimi sei mesi? –
- Ci pagheranno? -
Erano immobili davanti alla stiva aperta, quando per l’ennesima volta vennero sorpresi da qualcuno. Questa volta era un vecchio, basso, con pochi capelli, bianchi come la barba.
<< Voi non dovreste essere qui! >> disse accarezzandosela.
I ragazzi si spaventarono, bisbigliarono delle scuse e tornarono di corsa sul ponte.
Il vecchio sogghignò. Il suo nome era George Fisher, il Secondo Ufficiale e cartografo. In effetti era strano che si trovasse lì.
Era un amico del capitano, che si era imbarcato con lui in onore dei vecchi tempi.
 
I mozzi passarono davanti al dottore ancora appisolato sul pavimento e tornarono a pulire il ponte. Nessuno dei due fiatava.
- Eppure… ieri ho chiesto in giro. – pensò Harry, mentre sfregava energicamente la scopa sul pavimento – Nessuno sa esattamente cosa trasporti la nave, molti credono si tratti di tessuti e stoffe… o mentono loro, o è il capitano a mentire! Ma a quale scopo… -.
 
Quella stessa sera la nave era governata da un’ atmosfera di tristezza: Brooks suonava una musica triste, i marinai si muovevano lentamente e borbottavano, poche luci illuminavano la scena. Anche il capitano, al timone, era stranamente silenzioso.
Ed era assorto nei pensieri: fissava il vuoto sdraiato sull’amaca. Aveva troppa paura di chiedere spiegazioni al capitano, poteva accadere di tutto: potevano essere uccisi, o peggio, non essere pagati.
<< Ehi Eddy, smettila di pensarci e andiamo a farci una bottiglia, in onore dei vecchi tempi! >> Harry si avvicinò all’amico.
Edward si girò dandogli le spalle: << Mi fa schifo il rum, sembra piscio di cane. >>.
<< Non importa, hai bisogno di liberare la mente, alzati! >>.
Il moro lo tirò su di forza e lo accompagnò a prendere l’alcol.
<< Aspettate, ho sentito che volete – Hic! – bere! Venite nella mia cabina, ho giusto quello che vi serve! >> il dottore li accompagnò in una stanza con molti letti e si sedette per terra, invitandoli a fare lo stesso. Poi prese una bottiglia e la diede in mano al biondo.
<< Cosa? Whisky? Ma non ce n’è sulla nave! >>
<< Strano, - Hic! - a me sembra che tu ce l’abbia in mano. Ma se non lo vuoi… >> il dottore allungò la mano come per riprendersi la bottiglia.
<< No, no, scherzavo! >> Edward iniziò a bere lentamente. Quel sapore gli ricordava i vecchi tempi…
I due bevevano avidamente, mentre Harry ci andava piano: voleva rimanere sobrio.
<< Allora… come ti chiami? >> chiese.
L’uomo ci mise un po’ ad elaborare la domanda, poi rispose: << Sono il Dottor Nicholas Dark, e quella che state bevendo è la mia riserva speciale. >>.
<< Senti, Dottor Dark, sa qualcosa sul contenuto della stiva? Cosa trasporta la nave? >> Harry mirava proprio a questo.
<< Uh? Non c’è nessun carico! Almeno… non ancora! >> detto questo cadde nel mondo dei sogni.
Aveva senso. Come aveva fatto ad essere così stupido? Probabilmente la merce doveva ancora essere caricata, magari alle Canarie, e poi sarebbe iniziato il suo trasporto per la rivendita. Si sentiva stupido per aver pensato ad un inganno.
Accompagnò Edward a letto e si mise a dormire. Effettivamente aveva ragione: la “merce” doveva ancora essere caricata.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Commercio di nulla ***


La nave si dirigeva verso un isola sovrastata da un enorme vulcano ricoperto di una neve bianchissima. Tutto l’equipaggio si trovava sul ponte a fare i preparativi per ormeggiare a Puerto de la Cruz, una piccola ma molto frequentata città dell’isola di Tenerife, nelle Canarie.
Harry e Edward erano molto ansiosi di attraccare: in tutta la loro vita non erano mai usciti dall’Inghilterra e ora stavano per entrare in territorio spagnolo.
Per Harry l’obbiettivo era quello di fare provviste e riempire la stiva di merci da commerciare. Ma il Capitano John Parrot aveva altri scopi.
I primi giorni passarono velocemente: l’equipaggio si divertiva in città, comprava i viveri secondo le direzioni del Capitano e faceva la guardia alla nave, dandosi il cambio.
Anche Harry e Edward erano spensierati: non pensavano più allo scopo del loro viaggio. Poi arrivò l’ultimo giorno.
 
Come al solito, Oliver svegliò la ciurma con una delle sue canzoni, il Capitano e Knight distribuirono i compiti tutti si misero all’opera.
<< Forza ciurmaglia! Oggi è l’ultimo giorno di riposo! Riempiamo la stiva e ripartiamo! >> poi si rivolse ad Ed << Ragazzo! Aiuta Knight e Rob con l’ultimo carico! >>.
Edward accettò il compito e scese dalla nave assieme ai due. Di certo non poteva capitargli compagnia peggiore: Rob lo fissava in modo provocatorio, facendo attenzione a non essere guardato dal Primo Ufficiale.
<< Entro questa notte ritroveranno il tuo corpo in mare, se i pescecani non lo mangeranno! >> bisbigliò l’uomo pelato.
- Perfetto! – pensò il ragazzo.
 
I tre raggiunsero una locanda, rinomata per il suo rum.
Richard Knight disse qualcosa in spagnolo all’uomo dietro il bancone. Era già da qualche giorno che si trovava lì, ma Edward non capiva ancora nulla della lingua del posto.
Mentre l’uomo gli indicava il retro del negozio, tre persone nella locanda si alzarono additando Knight e urlando in spagnolo. Subito dopo estrassero le spade.
<< Oh, merda. >> disse Ed.
 
Nel frattempo, come al solito, Harry puliva il ponte della nave.
Fu avvicinato dal Capitano: << Allora, ragazzo, ti stai divertendo? Ahahahahahah! >>. Harry sputò sul pavimento: non riusciva a fidarsi di lui, neanche quando scherzava.
<>.
Harry era troppo concentrato per ridere alle sue battute: forse era quella l’occasione per chiedere informazioni sul carico. Erano passati giorni, ma l’unica cosa salita sulla nave erano cibo e bevande.
<< Capitano, cosa commerciamo esattamente? Non credo che sia disposto a vendere il rum che abbiamo imbarcato… >>.
Il Capitano si rabbuiò.
Ci fu un attimo di silenzio. Dietro di lui apparve il vecchio George Fisher, con un sorriso sul volto.
<< M-mi dispiace, ragazzo… mi dispiace tanto… >> disse il rosso.
 
Knight provò a parlare con quegli uomini, ma alla fine fu costretto ad estrare la sua arma, una elegantissima spada d’argento.
Rob sorrise e prese la mira con la pistola dorata. Era davvero bellissima, chissà dove l’aveva rubata.
<< Che cominci la festa… >> disse Rob. Sparò un colpo uccidendo uno dei tre.
Un altro scappò fuori dalla locanda. Rob provò a rincorrerlo ma fu fermato da Edward.
<< Perché inseguirlo? Sta fuggendo! >>.
<< Te ne pentirai, pivello! >>. Rob non aveva intenzione di complicare ulteriormente la situazione uccidendo il compagno, soprattutto in presenza del Primo Ufficiale.
Knight era impegnato in un duello di spada col terzo spagnolo: parò un colpo, ne deviò un altro lasciando scoperto l’avversario e lo colpì dritto al cuore.
<< Non c’è tempo per prendere il carico, presto ne arriveranno altri, dobbiamo scappare. >> disse il Primo Ufficiale.
<< Cazzo, pivello, te lo avevo detto che dovevamo ucciderlo quel tizio! >>. Edward non ci diede peso e iniziò a correre verso la nave assieme ai due compagni.
 
<< Dove sei, Eddy! Questo non è il posto per noi! >>. Harry era sceso dalla nave e stava correndo tra la folla alla ricerca del suo amico.
 
Jack, la vedetta, li osservava avvicinarsi: - Oh, cazzo… -
<< Padre! Ehm… Capitano! Bisogna partire al più presto! Il Primo Ufficiale ci sta segnalando un pericolo! >>.
L’uomo alzò la testa e disse: << Aaah, sempre di fretta… forza ciurmaglia! È ora di levare le ancore! >>.
La nave si stava già muovendo, ma Rob, Knight ed Edward riuscirono a salire. Erano inseguiti da parecchi uomini, tra cui molte guardie cittadine.
<< Ma che cacchio è successo? >> esclamò Ed.
<< È colpa mia, dovete scusarmi, il mio passato mi perseguita… >> fu la risposta di Knight. Nessuno poteva immaginare quale fosse il motivo.
 
Harry guardava la nave allontanarsi. I suoi occhi erano pieni di lacrime.
- Nooo! Diamine, Edward! Non può essere tornato su quella nave! … non resisterà quando scoprirà cosa si commercia realmente… tutto questo è assurdo! Ed è tutta colpa mia! –
Il ragazzo si accasciò a terra. Era disperato. Non poteva accettare tutto questo e sapeva che anche per il suo amico era lo stesso.
Non si erano mai divisi fino a quel momento.
 
Edward andò sotto coperta.
<< Ehi, Harry! Non ti immagini nean… >>. Non c’era. Il suo amico non si trovava lì.
Iniziò a cercarlo in ogni cabina, sul ponte e anche nella stiva, ma non c’era.
Non poteva averlo abbandonato. Non lo aveva mai fatto.
Il biondo era arrabbiato, ma anche triste e dubbioso. Tirò un pugno al muro. Non capiva. Non capiva cosa era potuto succedere, ma sapeva a chi poteva rivolgersi.
Se la nave era partita, c’era un responsabile… il Capitano.
Si girò per andare da lui, sul ponte, ma fu fermato da Jack.
<< Ehi, Ed! >>
<< Lasciami passare! >>. Fu fermato per il braccio. Jack solitamente era un tipo allegro, ma in quel momento era serio. Molto serio.
<< Ascoltami Ed, io so cosa è successo. >>.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Lacrime di fuoco ***


Edward era veramente arrabbiato. Si tratteneva a stento dall’uccidere chiunque entrasse nel suo campo visivo. E in quel momento al suo interno si trovava Jack.
Lui capiva benissimo i suoi sentimenti e sul suo volto si notava un po’ di compassione, ma anche tanta fermezza.
<< Non me ne fraga un cazzo di quello che sai! Sono incazzato! Tuo padre la pagherà, e tu farai la sua stessa fine se non ti levi di mezzo! >>.
Jack lo colpì in faccia con decisione, facendolo cadere su una branda.
<< Stai zitto e ascoltami, coglione. Ti conviene. >>.
Ed si calmò un attimo. Non lo aveva mai visto così autoritario.
<< Harry ha deciso di abbandonare la nave. E tu avresti fatto lo stesso se avessi saputo quello che sapeva lui. Il punto è che la situazione non ci ha permesso di spiegarti tutto e lasciarti decidere se continuare a seguirci: quegli spagnoli vi inseguivano e io ho dato l’ordine di far partire la nave il più velocemente possibile. Non posso rischiare che la missione fallisca. >>.
<< Quindi si stato tu! Jack, brutto bastardo… >>. Edward si rialzò dal lettino con aria minacciosa.
<< Aspetta! C’è un motivo se l’ho fatto. Io e mio padre non saremmo qui se non fosse per un valido motivo: mia madre è malata. Le hanno dato un anno di vita, ma io e il Capitano stiamo cercando di procurarci abbastanza soldi per poterle pagare le cure. Quindi mi spiace, ma ti impedirò di fermarci per qualunque ragione. >>. Mentre parlava, Jack stringeva i pugni e digrignava i denti. Era davvero serio.
Ed non fiatò per alcuni secondi, poi chiese: << …Cosa ha convinto Harry ad abbandonarmi? Qual è il segreto che mi nascondete? >>.
Jack abbassò lo sguardo: << … Noi… noi commerciamo schiavi. >>.
A quelle parole Edward si pietrificò. Ora tutto aveva un senso… Harry… il suo amico… aveva paura… e ora ne aveva anche lui.
Iniziò a tremare e si sedette, con lo sguardo perso nel vuoto, immerso dai ricordi.
 
Londra, 1533
 
Edward aveva solo 8 anni, ma già lavorava, come molti altri bambini della sua età. Era alle dipendenze di un calzolaio, un vecchio uomo secco e freddo, che era solito maltrattare chiunque.
Suo padre aveva bisogno di soldi, così lo vendette al calzolaio stesso. Da quel giorno divenne il suo servo personale.
L’uomo lo trattava malissimo e lo faceva vivere in pessime condizioni. Ogni giorno rimpiangeva la sua vita precedente e malediceva il padre che lo aveva costretto a patire quelle sofferenze.
A casa del calzolaio conobbe Harry, aveva più o meno la sua età e anche lui era un servo, ma, al contrario di Ed, non aveva genitori.
Subito divennero amici, e, alla morte del loro padrone, Harry tornò libero e Edward poté riabbracciare la madre. Suo padre la aveva abbandonata già da tempo.
Edward ed Harry cercarono di dimenticare quel periodo cupo della loro vita e di lasciarselo alle spalle, ma il destino era crudele.
Ora si trovava nei panni di suo padre, scambiava la vita delle persone col denaro.
 
- Oh, Harry… - pensò Ed.
<< Edward! Ehi, Edward! Ascoltami! >>.
Ed si risvegliò dal momentaneo coma.
<< Harry è corso giù dalla nave per avvertirti! E noi abbiamo cercato di tenere segreta la tratta degli schiavi perché in una situazione normale non lo avremmo mai fatto. Insomma… ci vergognavamo. Posso capire cosa prova quella gente… >>.
Edward si alzò di scatto e lo abbandonò dicendo: << Ok, vado a dormire, lasciami in pace. >>. Sembrava che tutte le emozioni che aveva provato fino a quel momento fossero sparite all’improvviso. Il suo volto era impassibile, quasi come quello di Richard Knight.
 
I giorni passarono e la nave sembrava più silenziosa del solito. Ormai era rimasto da solo a pulire il ponte. Jack lo guardava da sopra l’albero maestro. Sembrava potesse scoppiare a piangere in ogni momento.
Tutto si era fatto più cupo e lento, anche se in realtà ogni membro dell’equipaggio si comportava come al solito. Attorno a Edward c’erano solo ricordi e tristezza.
 
Durante una notte tempestosa, il Capitano era seduto comodamente sulla poltrona nel suo ufficio. Sembrava essersi completamente scordato dei fatti accaduti poco tempo prima.
Stava sonnecchiando tranquillamente, coi piedi appoggiati al banco davanti a lui, quando la porta si spalancò. Di scatto il Capitano John Parrot si svegliò e vide una figura stagliarsi all’ingresso. Un lampo illuminò le spalle della sagoma, e lei si avvicinò al tavolo.
<< Ah, sei tu ragazzo! Mi hai spaventat… >>.
<< Inverti la rotta. >> lo interruppe Ed.
<< Cos- cosa? >>.
<< Ho detto inverti la rotta, bastardo! >> tirò fuori un coltello << Vedi di muoverti, se gli spagnoli scoprissero che Harry appartiene alla nostra ciurma, potrebbero farlo fuori! >>.
Il Capitano abbassò il volto: << Ragazzo… non posso… davvero… >>.
<< Non me ne frega un cazzo delle vostre motivazioni, voglio tornare dal mio amico e abbandonare questa nave di farabutti il più presto possibile. >>.
Edward iniziò a piangere. Erano lacrime amare e bruciavano. Bruciavano davvero tanto. Non poteva uscire da quella situazione in nessun modo…
Il Capitano lo guardò dritto negli occhi e disse: << Uccidimi. >>.
Un tuono ruppe il silenzio.
Edward era pronto a tagliargli la gola, ma Knight riuscì a fargli cadere il coltello con un colpo di spada.
<< Ecco, è arrivato un altro stronzo. È per colpa tua che mi trovo ancora qui! Quella gente ce l’aveva con te! >>.
<< Lo so. Per questo non posso lasciarti uccidere il Capitano. >>.
<< Io mi trovo qui solo perché lui non ha parlato chiaro e tondo fin da subito! Cazzo! Preferirei tornare a casa su una scialuppa! Anzi… è quello che farò! >> si asciugò le lacrime e si avviò verso la porta.
Knight ripose la spada nel fodero: << Se è quello che vuoi… >>.
<< Aspetta! >> urlò il Capitano Parrot << Siamo nell’oceano, e tu sei da solo senza neanche una bussola, non ce la farai mai! Ti prego, ascoltami, resta con noi e aspetta il ritorno a Londra... >>.
<< Non ci penso nemmeno! Il mio amico è in pericolo, devo andare immediatamente ad aiutarlo! >> rispose Ed.
<< Da morto non puoi aiutare nessuno! Renditi conto che non hai possibilità di riuscita! Il tuo amico non ti perdonerebbe mai di essere morto in modo così stupido! >>.
Edward lo fissò e provò a calmarsi. Cazzo, aveva ragione.
Annuì e tornò sotto coperta, bagnato dalle numerose gocce di pioggia. Bruciavano anche quelle.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3123771