Cuore di gesso II - Finché parentela non ci separi

di Aanya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Viaggiando verso sud ***
Capitolo 2: *** Fratelli di troppo ***



Capitolo 1
*** Viaggiando verso sud ***


Heather guardava fuori dal finestrino con aria stanca e seccata. Il volo l’aveva privata di ogni energia tanto che avrebbe voluto aprire la portiera e catapultarsi fuori dall’auto in corsa. Il sole brillava alto nel cielo e rendeva quella giornata di agosto insopportabilmente torrida, non per niente il climatizzatore dell’auto andava a mille. Il paesaggio urbano aveva lasciato spazio ad alcuni sprazzi di verde, ai bordi della strada. Heather si massaggiò il collo. Quasi un giorno di volo e due scali avevano già reso quel viaggio piuttosto estenuante.
-Ma ci dobbiamo proprio andare?- gli domandò lei, tenendo lo sguardo fisso sulla strada.
-Certo, mi amor- rispose lui non staccando le mani dal volante.
Heather incrociò le mani al petto.
-Non vedo perché dobbiamo andare ad una stupida festa di un qualsiasi ragazzo che nemmeno conosco-
-È mio cugino, Heather-
-Beh..tanto vale-
-E si sta per sposare..- continuò lui, voltando lo sguardo verso di lei -..non mi sembra una festa qualsiasi-
L’asiatica alzò gli occhi al cielo.
-Odio i matrimoni..-
Alejandro la fissò un istante prima di riportare velocemente gli occhi sulla strada.
-Che c’è? È vero..- s’impuntò rivolta verso di lui -..donne e uomini che si giurano amore eterno quando di eterno ci sarà solo il conto da saldare per le nozze, parenti tra i piedi che s’ingozzano come maiali e che fanno buon viso a cattivo gioco, vestiti che porterai per un solo giorno nella vita e soldi buttati all’aria- terminò, con un’alzata di spalle.
-Due che si amano non dovrebbero puntare tutto sui soldi-
Heather lo fulminò con lo sguardo. Evidentemente il riferimento non era casuale.
-Due che si amano dovrebbero farlo, invece..per non trovarsi con un pugno di mosche- controbatté lei.
Alejandro rifletté per un istante sulle parole della ragazza e si affrettò a cambiare discorso.
-Comunque sia sono il suo testimone di nozze..ragion per cui non posso mancare-
-Quindi che c’entro io?- fece lei, sporgendosi verso di lui.
-Sei la mia ragazza ed è l’occasione per presentarti ai miei- Alejandro si voltò verso di lei -Mi sembra di avertelo già detto, no?-
Heather sbuffò. Il suo stato da fidanzata stava pesando più di quello che avrebbe creduto.
-Vuoi metterti bene in quella stramaledetta testa che i tuoi mi odiano?-
-Perché dici questo? Non li conosci neppure!- ribatté il latino, alzando la voce.
-Alejandro..avrai pure un quoziente intellettivo di 160 e qualcosa, ma non riesci ad afferrare il semplice concetto che dopo quello che è successo tra noi in tv i tuoi non possono che odiarmi?-
Alejandro rimase in silenzio, valutando forse che la sua ragazza aveva ragione, dopotutto lei era la causa delle sue disgrazie negli ultimi tempi e a loro aveva sempre parlato male di lei. Come si sarebbero sentiti ora che avrebbe portato la ragazza che aveva sempre odiato, presentandola come la sua fidanzata?
-Di quello che dicono i miei m’importa ben poco- accennò lui.
-E quello che dirà José?- lo stuzzicò lei.
Alejandro, al solo sentire il nome del fratello, sbarrò gli occhi.
-Che c’entra mio fratello ora?- le domandò irritato, voltandosi verso l’asiatica.
-Sembra che tutto quello che dica tu lo prenda per vero- rispose lei, alzando leggermente le spalle.
-Senti- fece rivolto verso di lei, togliendo una mano dal volante per poggiarla sulla sua coscia, sentendo lei irrigidirsi debolmente,  –Non m’importa di quello che dice o dirà la mia famiglia, le scelte sono mie e so prendermele da solo..- poi sorrise sarcastico -O vuoi dirmi che hai paura di loro?-
-Paura?- fece lei, alzando le sopracciglia –Ah..bella questa..- fece, cercando di accavallare le gambe nello spazio angusto dell’auto –Se mi fai questa domanda si vede che non mi conosci bene..mio caro Alejandro-
Il ragazzo sorrise.
-Ragion per cui non c’è motivo di non proseguire il nostro viaggio-
Heather sbuffò, poggiando la testa sulla mano, il braccio sul finestrino.
-Ricordami perché ho deciso di salire su quell’aereo?- domandò con aria di sufficienza.
-Perché ti avevo promesso una vacanza?-
Heather ridusse gli occhi a due fessure.
-Già..un viaggio in cui non mi avevi specificato la meta e tralasciato quel piccolissimo dettaglio che ci sarebbe stata la tua famiglia, anzi, mi correggo, che saremo stati dalla tua famiglia- replicò, incrociando le braccia.
-È pur sempre un viaggio, no?- rispose il ragazzo sorridendo del broncio che aveva messo su la ragazza.
L’asiatica sbuffò. Il viaggio era stato in parte finanziato dalla famiglia di Alejandro, ma una quota aveva dovuto mettercela anche lei. Allora perché aveva dovuto sprecare soldi per qualcosa che non voleva fare?
-E poi ti ho promesso quel vestito che volevi tanto…-
-Io non lo volevo così tanto- rispose, girandosi verso di lui.
-No..sei solo rimasta due ore a provartelo in camerino- controbatté in tono sarcastico –I clienti ti avevano scambiata per un manichino-
-Ti odio- tuonò lei, tornando a guardare il paesaggio fuori dal finestrino.
-Sì, lo so- fece lui ridendo.
-E questo si chiama ricatto-
-Non mi sembra di averti legata e imbavagliata per venire con me- continuò il ragazzo.
Heather rimase in silenzio. No, era stata solamente raggirata e questa volta ci era cascata con entrambe le scarpe.
-Anche se mi sarebbe piaciuto..- aggiunse il latino.
-Cosa?- gli domandò girandosi verso di lui, confusa.
-Legarti e imbavagliarti- rispose sorridendo.
-Idiota- sbuffò l’asiatica, tornando a guardare la strada davanti a lei -E poi mi spieghi perché abbiamo dovuto noleggiare questo stupido rottame?- domandò poi, riferendosi all’auto in cui stavano viaggiando. La trovava alquanto scomoda e puzzolente.
-Perché, mi amor, non avevamo i soldi per permetterci una limousine, ti pare?- fece lui, sottolineando l’ovvietà della cosa –E poi per una ventina di minuti questa basta e avanza-.
Poi si voltò verso di lei.
-Non morirai qui..te lo prometto- sentenziò ironico.
Heather incrociò le braccia.
-Se solo non mi avessi intralciato l’ultima volta..-
Alejandro si voltò di scatto verso di lei. C’era una sola volta che non facesse riferimento a quello stupido reality?
-Se io non ti avessi intralciato? E tu allora?-
L’asiatica si voltò seccata.
-Non ricominciamo Heather, non mi sembra il momento-
-Per te non è mai il momento- sentenziò lei -Io ti stavo solo chiedendo di fare una deviazione..- pronunciò con tono più basso l’asiatica. Poi si voltò di nuovo verso di lui, che stava tenendo gli occhi sulla strada.
-Potremmo far finta di esserci persi e andarci a fare un giro per i cavoli nostri…- continuò con voce sensuale.
Alejandro non rispose. Heather gli poggiò una mano sulla coscia.
-Che ne dici?- gli domandò, spostando la mano più su –Un giretto..- emise flebilmente -…noi due soltanto-.
Le ultime parole furono quasi un soffio di vento caldo al suo orecchio.
Alejandro chiuse un istante gli occhi, conscio di ciò che lei gli stava facendo. Poteva sentire la sua mano scivolare sopra la stoffa dei pantaloni e sentì un brivido percorrergli la schiena.
-No!- rispose secco lui, sebbene stesse prendendo in considerazione la proposta alettante della ragazza –Chica, con me i tuoi giochetti non attaccano..- continuò, mostrando un sorrisetto di circostanza.
Heather lo fulminò e incrociò di nuovo le braccia. Non poteva immaginare che il latino aveva dovuto contare su tutto il suo self-control per resisterle. La ragazza si protese leggermente in avanti e premette il pulsante di accensione della radio. Una leggera canzone pop che stava riscuotendo parecchio successo in quelle settimane invase l’abitacolo. Alejandro si voltò verso di lei, che aveva chiuso gli occhi e posato la testa sul poggiatesta del sedile.
-Non vorrai mica farmi ascoltare questa roba?- le domandò retorico.
La ragazza riaprì gli occhi per vedere quelli di lui protestare.
-Tu mi hai portato qui, io scelgo la musica-
Il ragazzo scosse la testa.
-Sì, ma che diavolo, qualcosa di più movimentato o prendo sonno- sbuffò.
-Non capisco perché ti lamenti così tanto-
-Ah- cominciò lui –Il bue che dà del cornuto all’asino-
Heather lo fulminò.
-Non per niente ti chiami Burromuerto..chi è l’asino qui?- ridacchiò.
Alejandro la guardò con l’espressione di chi aveva appena ascoltato una barzelletta di pessimo gusto.
-Ridi, ridi pure mia cara..- disse, riportando lo sguardo sulla strada -..voglio vedere quando sarai nella tana del leone-
Heather lo squadrò.
-Ma che stiamo giocando alla vecchia fattoria?- domandò, alzando le sopracciglia.
-Non vorrei deluderti chica, ma il leone non mi sembra proprio un animale da fattoria- le rispose sorridendo sarcastico.
Heather alzò gli occhi al cielo.
-Comunque secondo me hai un po’di paura a conoscere la mia famiglia..- continuò il ragazzo, le mani entrambe sul volante.
-Tze..figurati- rispose lei a tono, incrociando le braccia –Ho affrontato un Burromuerto, posso affrontarne decine-
-Nel qual caso pensa che io i tuoi li ho già conosciuti-
-Eh- sospirò lei –..purtroppo-
Si ricordava ancora quando aveva dovuto presentare Alejandro ai suoi. Non che lei lo avrebbe fatto di sua spontanea volontà, ovviamente, ma i suoi sapevano essere così testardi a volte che alla fine aveva dovuto arrendersi per non vederseli piombare in casa. Voleva preservare quel poco di vita che aveva lontano dai suoi.
-Tua madre è simpatica-
-Lo dici solo perché ti trova attraente e dotato- commentò acida.
-Perché? Non lo sono?-
-Evito di commentare- rispose lei scura in volto.
-Soprattutto mi è piaciuto rivivere la tua infanzia- continuò il ragazzo sorridendo, tenendo lo sguardo sulla strada.
Heather respirò a fondo. Sì. La scena in cui la madre mostra l’album fotografico al fidanzato della figlia non esisteva solo nei film. E l’aveva odiata tanto per questo.
-Mia madre..- disse Alejandro tenendo la frase in sospeso -..non è così- terminò guardando la ragazza in modo sinistro.
-Smettila cretino!- tuonò lei assestandogli un pugno sul braccio.
Voleva solo terrorizzarla era ovvio. Ma per chi l’aveva presa? Una stupida ragazzina?




Angolo autrice
Buongiorno. Sono di nuovo attiva e non so se sia un male o un bene. Avevo in mente di scrivere questa long già dopo la fine della precedente, avendo una mezza idea che mi balenava in mente su un possibile seguito. In questi giorni, non si sa per quale motivo, forse per il maggior tempo a disposizione queste settimane, ho voluto dare una concretezza a quello che la mia testa mi suggeriva.
Sì, lo so, il titolo fa molto commedia americana, ma suonava bene dopo che avevo cercato invano di trovare qualcosa di originale xD
Forse per iniziare il capitolo è un pò scarno, ma non volevo appesantire troppo. Come sempre scrivetemi gli errori commessi, di battitura o di contesto/riferimento, e provvederò a correggere.
Il riferimento al QI di Alejandro è menzionato nella serie in inglese e dovrebbe essere teoricamente di 163.
Ok, ho lanciato la mia idea..se vi incuriosisce l'incipit restate sintonizzati nel prossimo futuro.
 
¡Hasta luego!,
 
 

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Capitolo 2
*** Fratelli di troppo ***


-D’accordo..- fece lui aprendo la maniglia della porta, costatando che non fosse chiusa a chiave -..tu aspettami qui che vado a prendere i bagagli in macchina- disse, dirigendosi nuovamente verso l’auto rossa che aveva parcheggiato appena dopo il vialetto.
Heather annuì, ringraziando il fatto che finalmente il suo ragazzo avesse capito che il trasporto delle valige non fosse un lavoro da donne. Non almeno con tutto quello che ci aveva messo dentro. Si guardò intorno, in piedi in quello che doveva essere l’atrio della casa. I muri erano di un bianco candido, interrotto solo da alcuni piccoli quadri colorati. Sulla sua sinistra un mobiletto, in legno scuro, che doveva essere piuttosto antico. Davanti a lei una scala, che sembrava ad un certo punto nascondersi dietro ad un grande muro. Proprio in quel momento vide due scarpe scendere i gradini. Due scarpe, poi un paio di pantaloni, una camicia e quel volto. Quel volto che aveva riconosciuto nonostante non lo avesse mai visto dal vivo. Un bel ragazzo, non c’era nulla da ridire. La stessa carnagione scura di Alejandro, i capelli corti con un leggero ciuffo ribelle all’insù, i pettorali che s’intravedevano sotto la camicia azzurra e l’immancabile pizzetto. Heather si domandava se anche l’altro fratello fosse stato creato con lo stampino.
-Tu devi essere Heather..- disse con un sorriso sghembo in viso.
-Tu devi essere l’idiota del fratello di Alejandro- rispose l’asiatica a tono.
-Dicono questo di me in giro?- fece José, scendendo gli ultimi gradini, trovandosi di fronte a lei.
-Lo dico io e questo basta- rispose con sufficienza.
-Comunque molto piacere, José- si presentò il ragazzo protendendo verso di lei una mano.
Heather di risposta incrociò le mani al petto.
-Le ragazze dalla personalità poco attraente non stringono la mano a idioti impomatati-
José la squadrò. Poi sorrise.
-Hey..te la sei presa per quello che ho detto su di te?- le domandò allargando il suo sorriso, che sapeva tanto di strafottenza –Ma no…era solo un modo per stuzzicare il mio amato fratellino. In realtà ti ammiro molto-
Heather lo guardò con aria di sufficienza.
-Lascia stare le lusinghe- fece l’asiatica -..con me non sortiscono nessun effetto-
-Ne sei così sicura?- le domandò il  ragazzo con l’aria di chi la sapeva lunga.
In quel momento uno spiraglio di luce li illuminò. La porta d’ingresso si era spalancata lasciando dietro di essa un carico di valige.
-Al!- esclamò José.
Alejandro sgranò gli occhi, prima di rendersi conto che aveva lasciato la sua ragazza in compagnia di quell’essere rivoltante. José si era avvicinato a lui per abbracciarlo, ma Alejandro si scostò all’istante.
-Non toccarmi- tuonò.
José lo squadrò.
-Ti ha importunato?- fece rivolto a Heather, guardando oltre, come se il fratello non ci fosse.
L’asiatica non ebbe il tempo di rispondere.
-Perché avrei dovuto fratellino?- domandò José con aria maliziosa.
Alejandro ridusse gli occhi a due fessure.
-Come siete arrivati qua?-
-Secondo te?- rispose a tono Alejandro.
-In macchina? Tu non ce l’hai neanche una macchina- ghignò, voltandosi verso Heather.
-Perché? Tu sì?- si impose l’altro, sapendo che quando viveva con la sua famiglia aveva dovuto condividere la macchina con i suoi due fratelli.
-Sì me la sono comperata quest’anno- rispose José orgoglioso.
Alejandro sbarrò gli occhi. Non poteva crederci. Ancora una volta si ritrovava ad avere qualcosa in meno di lui.
-Magari qualcuno vuole provarla un giorno di questi…- disse, voltandosi di nuovo verso la ragazza di suo fratello, che lo fulminò.
-Senti..- disse Alejandro, al limite della sopportazione, non essendogli sfuggite le occhiate che il fratello lanciava a Heather -Noi abbiamo affrontato un viaggio lungo..non puoi semplicemente levarti dalle scatole per qualche minuto?!- tuonò.
José alzò un sopracciglio.
-Ok..ok..calma fratellino- fece, voltandosi verso le scale –Non c’è ragione di scaldarsi così tanto..- continuò, salendo lentamente i gradini –Fa già troppo caldo, non trovi?- domandò pacato scomparendo dietro al muro.
Alejandro cercò di controllare la rabbia che gli montava dentro.
-Mamma e papà sono a casa?- domandò alzando la voce, per farsi sentire dal fratello. Ma non ebbe risposta. Figurarsi.
-Lascialo perdere- fece Heather avvicinandosi a lui –Non merita tutte queste attenzioni-
-Già- fece lui, cercando di inspirare ed espirare normalmente. Poi guardò la ragazza che aveva davanti a sé. –Vieni- disse prendendola per il polso, lasciando le valige dove le aveva poggiate, davanti alla porta.
Si trovarono in quella che doveva essere la sala da pranzo, una stanza piuttosto spaziosa. I mobili marrone scuro stile antico, sulla riga di quello presente all’entrata, risaltavano addosso alle pareti bianche. Sopra di essi alcuni soprammobili, su un lungo centrino bianco, tra i quali delle bellissime statuette in legno che attirarono l’attenzione di Heather per la loro particolarità. Al centro, un tavolo nero, circondato da otto sedie anch’esse dello stesso colore, imbottite sullo schienale. Alcuni quadri rappresentanti paesaggi o arte moderna spezzavano il bianco dei muri.
-Mamà- gridò Alejandro -Papà- provò di nuovo.
Ma non ebbe alcuna risposta. Poi si voltò verso la ragazza e fece dietro front, incamminandosi verso sinistra. Il soggiorno era in parte illuminato dalla luce che filtrava attraverso le leggere tende rosso bordeaux. Un basso tavolino in vetro stava davanti a loro, a fianco un divano a ferro di cavallo beige, con alcuni cuscini bianco panna sopra. Una scala, in fondo alla stanza, portava al piano superiore. O ai piani, Heather non poteva saperlo. La cosa che sembrava maggiormente attirare l’attenzione era un enorme televisore al plasma, addossato al muro alla sua destra, incastonato in un mobile. Ovviamente non mancava un impianto Hi-Fi con delle casse non da meno. Heather provò un briciolo d'invidia.
-Mamà? Papà?- provò nuovamente a chiamare, ma non concluse nulla.
Alzò le spalle e si girò nuovamente verso Heather, che avrebbe tanto voluto in quel momento dare un’occhiata ai pochi portafoto posizionati su un mobile, in fondo alla stanza. Magari avrebbe trovato qualche curiosa foto imbarazzante di Alejandro, ma ne dubitava. Lui non l’avrebbe mai permesso. Di lasciare ricordi imbarazzanti in posti così accessibili a tutti.
-Quindi?- gli domandò Heather non capendo le sue intenzioni.
-Forza..- disse spostandosi nuovamente, ritornando nell’atrio -..portiamo su le valige che ti mostro la camera-
-Cosa?- fece Heather di rimando –Sono troppo pesanti per me-
-Non lo sarebbero state se non ti fossi portata dietro l’intero guardaroba- commentò lui sarcastico.
-Per tua informazione non è il mio intero guardaroba- disse lei, incrociando le braccia.
-Ah no?- rispose sorridendo –Vuoi che chiami Erin per farmi dire cosa è rimasto nella tua camera?- le domandò, agitando il cellulare davanti a lei.
Heather sbuffò.
-Su dai..- fece lei, trascinando la valigia che le sembrava meno pesante verso la rampa di scale –Muoviti!-
-Ma che..- protestò il ragazzo voltandosi verso di lei –..Poi sarei io quello che non si muove?-
-Poche ciance Burromuerto- gli disse mentre alzava la valigia fucsia verso di sé –Fammi vedere cosa sai fare-
-Ah..- disse sorridendo malizioso –È così che la metti?-
Alejandro prese una valigia per mano e si precipitò su per i gradini, lasciando dietro di sé la ragazza.
-Ma che diavolo?..- protestò Heather, vedendosi il fidanzato aspettarla già sopra la rampa delle scale.
-Sei una schiappa Heather..lasciatelo dire- disse il ragazzo, poggiando a terra le pesanti valige, che nelle sue mani sembravano piume.
-Che hai detto?- rispose acida, fulminandolo.
Alejandro la guardava dall’alto sorridendo, le braccia incrociate al petto.
-Vieni a prendermi se ci riesci- disse sfrontato.
Heather lo guardò storto, non capendo se il suo ragazzo avesse veramente voglia di giocare in quel momento o semplicemente stuzzicarla. Affrontò gli ultimi gradini in velocità, o almeno per quanto poteva, trascinandosi dietro la valigia.
-Te la faccio pagare-
-Oh..- fece Alejandro allontanandosi a passo spedito verso una stanza –..che paura- terminò canzonatorio, sparendo all’interno.
Heather corse nella sua direzione e appena lo individuò vi si buttò contro, facendolo cadere. Il materasso li accolse entrambi.
-Hey!- protestò Alejandro, vedendosela cadere addosso.
Si ritrovarono occhi negli occhi, i loro nasi a pochi centimetri. Heather poteva sentire il respiro caldo del ragazzo sulla sua faccia. E il cuore prese a batterle ossessivamente. Come sempre quando era troppo vicina a lui.
-Ok- fece l’asiatica cercando di tirarsi su e spostarsi, facendo forza sulle mani.
-Dove credi di andare?- le domandò il latino, afferrandola per le braccia.
Heather venne di colpo ricatapultata sopra di lui.
-Che diam-
Alejandro posò le labbra sulle sue, mettendola a tacere. Odiava ammetterlo a sé stessa, ma adorava quel caldo contatto. Avrebbe potuto dire che ci aveva preso l’abitudine, ma non era vero. Ogni volta era come se qualcosa dentro di lei prendesse fuoco e la facesse avvampare e non era affatto semplice nasconderlo data la sua pelle diafana. Assaporò le sue labbra, muovendo le sue lentamente, cercando la sua lingua come se fosse una riserva d’ossigeno e lei stesse per morire asfissiata. Perché lui le toglieva il respiro e il suo cervello sembrava andare completamente in pappa. Out of order. Alejandro le passò una mano dietro al collo, spingendola verso di lui. Voleva averla, la desiderava e si compiaceva di come, in quei momenti, lei si lasciasse completamente andare. Prese a baciarle il collo, cosa che, aveva scoperto, lei adorava follemente. Heather reclinò la testa all’indietro, lasciandosi percorrere dai brividi di piacere che i baci del ragazzo le procuravano. Alejandro si scostò appena e in un attimo la capovolse, trovandosi sopra di lei. Heather lo guardò negli occhi. Quegli stupendi occhi verde smeraldo che sembravano ogni volta scrutarla fino in fondo all’anima. Il ragazzo le sorrise. Prese ad alzarle la canottiera, lentamente, sfregando le sue mani contro il suo corpo.
-Hey..- disse lei, cercando di ritrovare quel poco di lucidità che le avrebbe permesso di parlare –C’è tuo fratello di là-
Alejandro riconobbe una punta di rimprovero nella sua voce.
-E allora?- le domandò con un sorrisino, togliendole finalmente l’indumento di dosso.
Heather cercò di replicare, ma venne ostacolata dalla sua canotta sul suo viso che le fece emettere un mugolio ovattato.
-Allora?!- tuonò a bassa voce verso il compagno dopo aver ristabilito il contatto visivo –Tuo fratello molto probabilmente è nella stanza accanto e la porta è aperta..cosa credi di fare?!-
-Beh..se è per la porta..- replicò balzando giù dal letto e chiudendola -..non c’è problema- continuò, ritornando sopra di lei, sorridente.
Heather lo guardò torvo.
-Ti è sfuggita una cosa- commentò acida.
-Non ti facevo così pudica, mi amor- ribatté sarcastico.
-Togliti quel ghigno dalla faccia..io non sono pudica-
-Credi veramente che a mio fratello importi qualcosa?- le domandò ironico –Sai..magari è proprio qui di fianco che origlia- disse sarcastico, indicando con il pollice il muro affianco.
Heather lo fulminò.
-Ma dai..- Alejandro riprese a baciarla, nella parte soprascapolare -..rilassati..- poi scese lentamente più giù, tra i seni -..starà sicuramente armeggiando al computer- disse flebilmente.
Heather sentì le sue labbra inarcarsi in un sorriso a contatto con la sua pelle. Sapeva che gliel’aveva data vinta, eppure in quel momento sembrava importarle ben poco. Alejandro cercò di infilare le mani sotto la sua schiena. Heather s’inarcò appena lasciando che le mani di lui sganciassero agilmente i gancetti del reggiseno. Si era sempre domandata se fosse una questione di pratica o se quest’“abilità” fosse solo il risultato di una cieca fortuna. Le baciò i seni, con la lingua prese a disegnare piccoli cerchi sul suo corpo, facendola avvampare. Si spostava, lentamente, sempre più giù. Heather si aggrappò al copriletto con entrambe le mani, mentre quelle di lui si muovevano verso gli shorts di lei. Con un rapido gesto le abbassò la zip, si alzò leggermente da lei e glieli sfilò gettandoli a terra. Incrociò i suoi occhi grigi e ritornò con le sue labbra sulla pelle delicata del suo addome. Un altro brivido la scosse.
Un rumore assordante li fece sobbalzare entrambi.
Heather guardò Alejandro, che aveva alzato la testa verso di lei, sbarrando gli occhi.
-Che è stato?-
Il rumore si replicò, inondando tutta la stanza, come se le pareti stessero vibrando, non accennando a smettere. Alejandro ringhiò, mentre il suo viso assunse un altro colorito. Heather sembrò distinguere meglio i suoni. Sembravano piatti e tamburi che sbattevano.
-José!- urlò il ragazzo.
Alejandro si portò in piedi e andò dritto verso la porta, scomparendo dietro di essa. Heather si tirò su a sedere di malavoglia, stranita da quel gesto fulmineo a cui non sapeva dare una spiegazione, ancora con la testa e i pensieri da un’altra parte. E il rumore non accennava a smettere che, insieme alla stanchezza per il viaggio, la faceva sentire come dopo una sbornia.
 
-Che diamine ti è saltato in testa?-
José lo guardò stranito, con le bacchette a mezz’aria, interrompendo ciò che stava facendo.
-Ti sembra il momento di metterti a suonare la batteria proprio ora?!- gli urlò, dopo aver costatato che quella che aveva davanti era proprio una batteria.
-Da quando devo chiederti il permesso, fratellino?- domandò l’altro, con un’espressione falsamente innocente in viso.
Alejandro digrignò i denti.
-Non PENSI che QUALCUNO voglia rilassarsi dopo aver affrontato un viaggio di quasi ventiquattr'ore?- protestò irritato.
Il fratello assunse un’espressione stupita.
-Oh…- cominciò con un tono fintamente smielato -..ho disturbato i due piccioncini?-
Alejandro chiuse gli occhi, cercando di contenere il nervoso.
-Beh..- continuò José, facendo girare agilmente una bacchetta attorno alle sue dita –Non la smetterò certo per fare un favore a voi- fece ghignando –Ho un concerto da sostenere..quale stupido si farebbe trovare impreparato?- domandò, marcando la parola “stupido”.
Alejandro lo fulminò. Sapeva a cosa si stava riferendo. Tra le tante doti che aveva vi era anche quella di saper suonare la fisarmonica, abilità che gli era stata tramandata dal nonno paterno già in tenera età. Al momento sapeva improvvisare benissimo con quello strumento, ma anni addietro, ad un concerto di beneficenza, la fortuna e la bravura non erano state dalla sua parte. I giorni precedenti all’evento aveva preferito aiutare nello studio una sua compagna di scuola, se così si poteva etichettare la cosa, e aveva lasciato perdere le prove che avrebbe dovuto sostenere per prepararsi al concerto. Troppo fiducioso di sé stesso andò incontro ad un enorme flop che lo fece sfigurare, soprattutto davanti alla sua famiglia, che pretendeva la perfezione, e lo rese oggetto di scherno da parte del fratello per i giorni a venire.
Alejandro si domandò da quando il fratello avesse cominciato a suonare la batteria.
-Che cosa?-
-Sveglia!- disse, sbracciandosi con le mani, che tenevano le bacchette, come se stesse facendo segno ad un aereo di atterrare –Un concerto Al-
Heather sbucò da dietro il compagno, rivestitasi nel minor tempo possibile.
-Oh- fece indicando la ragazza con una bacchetta –Potresti venire con la tua ragazza a sentire il mio gruppo Al, magari impari qualcosa- terminò, sorridendo all’asiatica.
-Che cavolo si è messo in testa?- domandò lei rivolta ad Alejandro.
-Cos’è? Vi copiate le battute?- sentenziò l’altro, con il solito sorriso strafottente.
Alejandro respirò a fondo, voltandosi verso un punto imprecisato della stanza.
-Perché non te ne vai da un’altra parte?- gli domandò furioso, guardandolo negli occhi.
-Caro fratellino..magari non ci vedi..ma questa..È UNA BATTERIA!- tuonò, indicandolo strumento accanto a lui –Non è così facile da spostare, non credi?- fece con tono arrogante –E non lo farò certo per te-
-Dios mio!- imprecò Alejandro, al limite della sopportazione.
-Alejandro..lascia perdere questo idiota- disse Heather rivolta verso il fidanzato, trattenendolo per le braccia –Lascialo continuare con questo rumore che ancora ne ha di strada da fare per produrre qualcosa di decente- fece, rivolgendo una stilettata verso il ragazzo.
-Oh oh..ti servi anche della tua ragazza come guardia del corpo?- fece José, sogghignante.
Heather gli alzò contro il dito medio e condusse Alejandro fuori dalla stanza, sbattendo forte la porta. José riprese con i suoni delle percussioni.
-Perché mi hai fermato?- si rivolse alla ragazza il latino, infastidito.
Heather alzò gli occhi al cielo.
-Seriamente?- rispose, mettendo le mani sui suoi fianchi –La vendetta è un piatto che va servito freddo, Alejandro, dovresti saperlo ormai-
Il ragazzo sbuffò.
-Vorrei non essere tornato- disse incupendosi, girando la testa ed evitando lo sguardo dell’asiatica.
-Ah beh..non dare la colpa a me caro mio, io sono quella che aveva proposto un’alternativa- disse lei seccata.
Alejandro posò una mano sulla cornice della porta, assordato ancora dalla musica che proveniva nella camera dietro di questa. Cercò di sfoggiare un sorriso.
-Non ti ho ancora mostrato la tua camera..-
-La mia camera?-
Heather lo fissò con aria interrogativa.
-Ma non è questa a fianco?- domandò, indicando la stanza dopo quella di José, dove stavano “testando” il letto poco prima.
-No mi amor, quella è la mia camera- rispose sorridendo.
-Io credevo che avremmo condiviso la stessa stanza- replicò, incrociando le braccia.
Alejandro le posò le mani sulle braccia.
-Credi di poter dormire su un letto ad una piazza in due?- le domandò retorico.
Heather sapeva che non l’avrebbe mai fatto. Odiava la scomodità. Si domandava come aveva fatto a non accorgersene prima, ma ovviamente era troppo presa da altro per ammirare la stanza. Ci sarebbe potuto essere José in silenzio in un angolino e lei non lo avrebbe notato comunque. Sbuffò.
-Ne ero certo- commentò il ragazzo sorridendo –Vieni- le disse, dopo aver recuperato le valige dell’asiatica, che erano rimaste vicino alla scala.
 




Angolo autrice
Buongiorno a tutti! Eccomi di nuovo qui, questa volta in compagnia di un nuovo personaggio che conosciamo già piuttosto bene. Diciamoci la verità..si può resistere ad un ragazzo affascinante, intelligente e astuto come José che sembra avere tutte le qualità di Alejandro, elevate alla seconda perlomeno? La risposta sembra sì..anche perché è un gran rompiballexD Ha iniziato a dare del filo da torcere ai due protagonisti ed è solo l'inizio...
Alcune precisazioni: Erin è la coinquilina di Heather (per chi non avesse letto la mia long precedente) e il fatto che Alejandro sappia suonare la fisarmonica è un riferimento ad uno degli episodi de "Il tour".
Vi sembra che dovrei cambiare rating alla storia? Alla fine non ho descritto molto in quel senso, quindi mi sembra di non aver sforato.
Per qualunque errore ortografico o di contesto fatemelo sapere, magari commentando anche come vi sembra quello che avete letto finora. Per qualsiasi altra cosa..io sono qui.
Alla prossima;)
Aanya


 
 
 
 
 

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