Angolo Saint Seiya

di Faith_03
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01) Sogno O Realtà ***
Capitolo 2: *** 02) Sorella Ritrovata ***
Capitolo 3: *** 03) Un Tenero Boy Scout ***
Capitolo 4: *** 04) Lettere A Un Fratello ***
Capitolo 5: *** 05) Dea Bambina ***
Capitolo 6: *** 06) E Se... ***
Capitolo 7: *** 07) Momenti Di Bambino ***
Capitolo 8: *** 08) Un Triste Amore ***
Capitolo 9: *** 09) Dolci Ricordi ***
Capitolo 10: *** 10) La Mia Isola, La mia Casa ***
Capitolo 11: *** 11) Unione ad Atene ***
Capitolo 12: *** 12) Pegasus VS Phoenix ***
Capitolo 13: *** 13) Andromeda, Cavaliere Della Fenice Immortale ***
Capitolo 14: *** 14) A Tu Per Tu Con Il Dottore ***
Capitolo 15: *** 15) Il Nuovo Allievo Di Virgo ***
Capitolo 16: *** 16) Andromeda Grande Sacerdote ***
Capitolo 17: *** 17)Ultimo Saluto Al Maestro ***



Capitolo 1
*** 01) Sogno O Realtà ***


Ministoria: Nemes, Andromeda

Sogno O Realtà

Come tutti i giorni, Nemes è sulla scogliera della sua isola di Andromeda. Quest’isola l'è molto cara sia perché là ha una casa tutta sua e sia perché proprio in quell’isola aveva visto nascere uno dei cavalieri più forti d’Atena, il suo amato Andromeda. 
Di solito vicino al mare lei continua ad allenarsi facendo finta di combattere con un nemico a lei invisibile, medita concentrandosi con il suono dell’oceano oppure semplicemente osserva la grande distesa marina e respira l’aria del mare facendone il suo ossigeno.
Quel giorno sta facendo proprio quello.
È malinconica e triste, ogni giorno pensa al suo amato e spera che lui facia ritorno nella sua isola, infondo gliel'ha promesso così insieme avrebbero ridato vita all’isola, aiutato le persone in difficoltà così sarebbe ritornata al suo antico splendore di una volta. Ogni volta che ripensa a queste cose la tristezza prende il sopravvento nel suo cuore perché ricorda tutto di quel triste giorno, l’assalto di Scorpio, la fuga e la morte del maestro, il suo unico maestro che voleva bene a tutti i suoi allievi come figli suoi.
Li ha allenati per tanto tempo e ora lui giace in una tomba sempre nell’isola della principessa vissuta nei tempi della mitologia. Dopo che ritornò nell’isola della principessa Andromeda, dopo che con Reda e Salzius hanno cercato d’impedire ad Andromeda di partire con Atene, lei prese la saggia decisione di continuare la strada del maestro, anche lei vuole prendere uno o un gruppo di ragazzini e per allenarli così anche loro, un giorno, sarebbero diventati cavalieri d’Atena.
Dopo aver scritto una lunga lettera, mandata alle varie associazione di Lady Isabell, ha ricevuto la conferma ad allenare ma doveva aspettare del tempo, intanto si allena da sé. 
Molti medici sono arrivati da ogni dove per aiutare gli abitanti in difficoltà e anche lei aiuta e da il suo contributo, sperando che in ogni nave che arriva vedesse scendere il suo unico amore.
Quel giorno qualcosa cambiò. Mentre siede su uno scoglio sente una presenza proprio dietro di lei, si gira di scatto ed è proprio vero, a pochi metri di distanza dalla sacerdotessa c'è un uomo ma non sa chi lui sia perché indossa un lungo mantello e il cappuccio gli copre il volto. 
 
Chi sei ?”
Urlò Nemes, impugna già la sua frusta, la sua unica arma che porta sempre dietro, ma l’essere incappucciato non emise alcun suono e nemmeno si mosse.
 “Mostrati !”
Continua lei, non è paura la sua ma non ha mai visto un tizio del genere nei paraggi dell’isola ma non aspetta oltre per scoprirlo.
 
Se non intendi dirmelo, allora lo scoprirò da sola.” 
Lo attacca con la sua frusta, e in quel momento anche il tizio incappucciato prende vita perché devia il colpo ma non fa niente per contrattaccare, Nemes ha visto che ha mancato il colpo e lo riattacca nuovamente e lui lo manca un’altra volta.
 
Fermati Nemes !”
Intima il tizio e Nemes rimane spiazzata,
 
Chi sei, come fai a conoscere il mio nome ?”
 
Come, non mi riconosci ?”
L’uomo finalmente si tolglie il cappuccio e Nemes è letteralmente paralizzata perché sotto il cappuccio c’è il suo amato.
 
Andromeda…. Sei…”
Non finisce la frase perché si fionda dritta dritta tra le sue braccia
 
Andromeda, amore mio… - dice in lacrime - Non ci posso credere… Sei davvero tu ?!”
Le gambe di lei cedettero dall’emozione ma per fortuna Andromeda la prende in braccio prima che lei cadi sulla sabbia.
 “Attenta Nemes, non voglio che ti faccia del male.” 
Dice lui nel suo più bel tono di voce che solo Andromeda possiede,
 
Visto ? Sono tornato.”
Nemes fa sì con la testa perché è troppo emozionata per parlare, poi insieme si recano a casa di lei.
Entrambi sono seduti sul divano e si guardano, il silenzio tra di loro è tombale come se il mondo si è fermato e fu proprio Andromeda a parlare.
 
Sei contenta di vedermi, Nemes?”
Chiede il cavaliere d’Atena
 
Sì… Sapevo che un giorno saresti tornato, ti ho scritto migliaia di lettere, e pregato Atena ogni notte… Sono contenta che alla fine mi abbia ascoltato… Non sai che gioia che sento. - prende la mano di lui e la mise sul suo petto - Avevo paura che ti fossi dimenticato della promessa.” 
Andromeda l’abbraccia stretta a sè,
 
No, non mi sono dimenticato di nessuna promessa Nemes, è solo che molte divinità si sono schierate contro di noi e dovevamo combatterle, Non ero ancora pronto per lasciare tutto e ritornare qui.”
Nemes si sente più tranquilla ora che Andromeda è lì con lei,
 “Sono contenta che tu sia sano e salvo…”
 “Anch’io lo sono, finalmente ho tutto il tempo per imporre il mio dominio.”
Nemes ha sentito bene, Andromeda ha detto quelle parole, si stacca dal suo abbraccio e lo guarda dritto negli occhi.
 “Ma che stai dicendo, Andromeda ?!”
lo sguardo del ragazzo è altezzoso.
Nemes si alza da divano cercando di non mostrare ancora la sua paura.
 
Nemes, durante l’ultima battaglia ho scoperto il mio vero essere, e il vero motivo per cui sono nato… Io sono la reincarnazione di un Dio, precisamente Hades, Il Dio dell’oltretomba.”
A quelle parole Nemes si arrabbia,
 
Tu non sei Andromeda, lui non direbbe mai queste cose… Lui non tradirebbe mai Atena.” 
Anche Andromeda si alza e va verso di lei e che cerca di indietreggiare ma si ritrova con le spalle al muro.
 
Cosa succede Nemes, hai paura di me ?”
Le accarezza il viso ma Nemes lo blocca cacciando la mano con uno schiaffo:
 
Non toccarmi ! Se sei veramente Andromeda come dici, allora sei un traditore !”
 
Traditore ?! Che parolona…”
la schernisce in tono sarcastico, ma Nemes sta all’erta.
 
Cambierai idea dopo aver visto… Questo…”
Si leva il mantello e quello che Nemes vede è un’armatura completamente nera, come la notte, come la morte.
 
Ma… Ma cosa significa ?!”
Chiede lei, spaventata più che mai, tutto intorno a loro inizia a tremare, la casa crolla e la terra si apre sotto ai suoi occhi.
Te l’ho detto… - Continuò Andromeda come se nulla fosse - Io sono la reincarnazione del Dio dell’oltretomba, Signore della morte…”
Inizia a ridere malignamente.
 
Nemes, vuoi far parte del nuovo esercito che sconfiggerà Atena per sempre ? Unisciti a me e tutti i tuoi sogni diventeranno realtà.”
 “No…Io sono fedele alla Dea che mi ha donato la mia armatura, e anche se ora non la indosso, combatterò contro di te.”
 
Ma fammi il piacere…”
La prende per il collo e la solleva, Nemes si sente soffocare dalle mani di chi crede essere il suo amato cavaliere, ma non c’è niente di Andromeda in lui.
 “Nemes, sei proprio sicura di non voler allearti con me ? Il tuo Andromeda ?”
 
N… No…"
 
Ho capito… Io sono un uomo clemente, ma non accetto un no…”
Una voragine si apre vicino ai piedi di Andromeda e dopo pochi secondi lascia cadere la sacerdotessa nel vuoto. Proprio mentre cade velocemente nel buoi Nemes si sveglia di soprassalto. È nella sua casa seduta sul suo letto, ha bagnato il cuscino perché sta sudando a freddo per via di quell’orribile incubo. Si alza da letto e va verso la finestra dove una luna piena è in alto nel cielo:
 
Ti prego… - inizia a pregare Nemes tra le lacrime - Ti prego… No…”
Non sa nemmeno lei a chi si sta rivolgendo e scivola a terra tremando. Quell’incubo ancora la tormenta e nel suo cuore sente un brutto presentimento… Andromeda, il suo amato Andromeda, è in pericolo… Nel cuore della notte Nemes ancora guarda la luna, unisce le mani e invoca una preghiera, lo fa sempre nei momenti di paura per il suo amato. 
 
A tutti voi Dei dell’Olimpo, e a voi, Atena, a voi vi lascio questa preghiera. Vi prego, proteggete tutti noi, e soprattutto, proteggete Andromeda… Vi prego, è un ragazzo speciale, non farebbe mai del male a nessuno… Ha il cuore più puro di tutti gli uomini che vivono nel mondo…
 "Fatelo tornare sano e salvo dalle battaglie e fatelo tornare qui, vi scongiuro… Ho Paura che gli succederà qualcosa di grave…
Ascoltate questa mia preghiera… Vi prego…”
E mentre Nemes prega, nell’inferno, nel palazzo di Hades, Lady Isabel riesce a liberare Andromeda e il suo corpo da sotto l’influsso del Dio dei morti.
Il giorno dopo quell’incubo continua a tormentarla, dentro di lei sa che vuole dire qualcosa, è ansiosa e non ha dormito più quella notte per paura di continuare quel brutto sogno.
 
Devo fare qualcosa…”
Dice in continuazione e anche quando si reca a portare un fiore sulla tomba del maestro, di solito parla con lui, anche se una risposta non può mai riceverla da lui o dai suo spirito. Quella volta annche lei sta in silenzio immersa tra mille dubbi e domande, vuole tanto un consiglio solo da parte sua, proprio come anni fa durante gli allenamenti.
L’aiuto arriva nel pomeriggio.
Nemes è al porto e vede una nave mercantile, si avvicina e cerca il capitano o qualcuno dell'imbarcazione:
 “Scusate, – dice ad un uomo – da dove proviene questo mercantile ?”
 
Dalla Fondazione, sono viveri, medicinali e altre cose per le persone che hanno bisogno.”
L’unica fondazione che Nemes conosce è quella di Lady Isabel. Per sicurezza lo chiede:
 “Quella di Nuova Luxor ?”
 
Certo, e quale sennò ?!”
l’uomo ride alla sua risposta come se è la cosa più ovvia ma Nemes lo lascia passare. Per fortuna è quella.
 “Potete portare anche persone a Nuova Luxor ?”
 
Sì, quante ?”
 
Io, solo io.”
L’uomo l'osservò:
 “È proprio sicura di voler partire ?”
 “Sì, ho una persona da cercare a Nuova Luxor.”
L’uomo guarda la nave e pensa:
 “Partiremo tra un paio di giorni.”
 “Davvero ?!"
Nemes è sollevata. L'uomo continua:
 
E tra circa tre giorni arriveremo in Giappone, se il mare ci aiuta e non ci sono tempeste in arrivo.”
La sacerdotessa è al settimo cielo:
 “Grazie, e a che ora partirete ?”
 “All’alba, ma se vuole si può imbarcare anche dopodomani verso le otto di sera.”
Ci sarò… Grazie ancora.”
E la sacerdotessa corre verso casa. In fretta e furia prepara un borsone bello grande, decide di portare anche l’armatura e, tra le sue cose, ha trovato anche un pezzo di carta con un numero telefonico e sotto un nome “Shadir”, il cavaliere d’acciaio.
Come in un film, ricorda quando glielo dette dicendole che se avesse bisogno di contattarla subito.
Sono passati parecchi mesi e anche se le è da maleducati chiamarlo adesso, lo fece.
 “Pronto ?”
risponde lui dopo due squilli:
 “Pronto, Shadir ?”
 
Sì, sono io”
 
Ciao, non so se ti ricordi di me, sono Nemes.”
 
La ragazza di Andromeda ?! Ciao, come stai ?”
Per fortuna che sono al telefono perché a sentire come l’ha chiamata la sacerdotessa è diventata rossa.
Bene, scusami se ti chiamo solo ora ma è proprio urgente.”
Dimmi tutto.”
Io tra cinque giorni dovrei partire per ritornare a Nuova Luxor e avrei bisogno di qualcuno che mi porti da Lady Isabel.”
 
Capisco, io ora non so dove lei sia ma intanto che arrivi la posso cercare.”
 
Lo faresti sul serio?” 
 
Certo.”
 
Grazie mille in anticipo, Sharid”
 
Ma figurati, di tutto per la ragazza del mio amico.”
 
Ancora ?!”
Pensa Nemes. 
I due giorni sembrano non passare mai, ha troppa voglia di partire e di rivedere il suo Andromeda. Prima d’imbarcarsi passa anche a salutare il suo maestro portandogli anche due fiori:
 “Maestro Albione, domani all’alba partirò per Nuova Luxor e cercherò Andromeda. Spero di trovarlo e spero stia bene.
 “Non lo so se tornerò ma vi prometto che vi porterò sempre nel mio cuore e che pregherò sempre per voi. Grazie per tutti questi anni, lei è stato come un padre per tutti quanti noi…”
Quando si alza si sente invadere da un leggero soffio di vento caldo come una carezza sul suo viso e sui lunghi capelli biondi.”
 “Maestro…”
Bisbiglia.
Che sia stato davvero il suo maestro che veglia su di lei? La sacerdotessa riesce a dormire la notte in cui la nave prende il largo il mattino seguiente quando sale sul ponte, vede solo una grande distesa d’acqua e il cielo che sembra attaccato all’oceano alla fine dell’orizzonte.
Sente come un peso sul cuore andando via così, da un giorno all’altro ma sa che era meglio così.
Il viaggio per fortuna va bene e Nemes fa anche amicizia con le altre persone che, come lei, si sono imbarcate sul mercantile per raggiungere Nuova Luxor.
Arrivata al porto, la prima persona che Nemes vede è proprio Shadir che si sta avvicinando. 
 
Ciao !”
Si salutano dandosi la mano
 
Sono riuscito a contattare Lady Isabel.”
 
Davvero ?!”
la sacerdotessa è felice di udire queste parole. 
 
Ma ho tre notizie da darti. Una buona e due cattive.”
il sorriso di lei scompare. Shadir continua: 
 “La bella è che stanno abbastanza bene e che Lady Isabel ti sta aspettando.”
 
Sì ?!”
riusce a rispondere sorpresa.
 “Una delle cattive è che non sono qui a Nuova Luxor.”
 
E l’altra cattiva ?”
Nemes si sta preoccupando e anche parecchio:
Per raggiungerli dobbiamo usare questa.”
La sacerdotessa non l’ha vista ma accanto al cavaliere c’è la sua armatura voltante.
 “Non mi dire che…”
Nemes è anche più incredula oltre che spaventata,
 “Purtroppo si… Il posto è un po’ segreto e non è accessibile a tutti.”  
 
Oh no...”
p
ensa Nemes, sa già che sarebbe arrivata mezza morta e mezza viva.
 
Ho aggiunto delle cinghie per poterti reggere meglio… Lo so che è poco ma non ho potuto fare altrimenti.”

Shadir ha lo sguardo dispiaciuto e Nemes lo capisce, accetta di salire sopra la sua armatura, si mette in ginocchio e Shadir l’aiuta a legarsi bene.
 
Dovremmo arrivare in poche ore ma se non ti senti bene ci fermiamo.”
 
Ok”
l’armatura volante di Shadir si alza in aria lentamente fino a raggiungere l’altezza del cavaliere d’acciaio.
 
Pronta ?”
 
Sì.”
risponde lei decisa. 
 
Non ti preoccupare, conosco la strada.” 
Nemes fa un lungo respiro mentre sente Shadir aggiustare il suo borsone e si appende sotto la sua armatura.
 
Si parte !”
e si alzano in aria. Il viaggio in volo è ben moderato, Nemes vede i tetti di tutte le case, deduce che sono molto in alto, sembra di essere sull’ottovolante.
Dalla città passano alle autostrade e dalle autostrade alle colline, Nemes dopo un po' non sente più la faccia per via dell’aria fredda, ha la sensazione che la velocità sia aumentata, non osa chiederlo e forse nemmeno ci sarebbe riuscita.
Da tempo vede solo alberi ma il cavaliere d’acciaio non accenna a fermarsi; nemmeno per le soste che aveva detto. Chiude gli occhi e resiste.
Passano interminabili minuti e finalmente Nemes sente che si stanno abbassando, aprè gli occhi ed è proprio vero.
Sharin si ferma davanti a una casa di legno dove stanno aspettando Lady Isabel e Milock.
 
Siete arrivati, per fortuna.”
Dice Isabel avvicinandosi e aiutando Nemes a liberarsi dalle cinghie,
 
Milock, prendi le cose di Nemes.”
scherza Shadir e Milock s’infuria:
 
MA COME TI PERMETTI DI DARMI DEGLI ORDINI, SONO IO CHE TI ORDINO DI…”
 
No Milock, ha ragione – lo avverte Isabel mentre regge la povera sa-cerdotessa – Prendi le cose di Nemes.”
e Milock rimane spiazzato.
 “Ci vediamo al ritorno Nemes ?”
scherza di nuovo Shadir, nemmeno Nemes sa come riesce a rispondergli:
 “La… La… La pros… Sima volta… Vengo… In… Elicottero…”
 
Ok.”
Risponde il cavaliere mentre sorride e si passa una mano tra i capelli.
 
Su vieni cara... – le parla Isabel – Entra, stavo preparando del tè.”
Ci vollero molti minuti per far rilassare i muscoli della faccia di Nemes con un panno caldo datole da Lady Isabel. Lei e la Dea sono fuori in giardino sedute in un tavolino sotto un gazebo di legno.
 
Mi dispiace che tu abbia fatto un viaggio così, ma è per una maggiore sicurezza mia e dei cavalieri che questo posto non è raggiungibile.”
 
Lei è Lady Isabel ?”
Chiede educatamente Nemes
 “Sì, sono io.”
risponde la ragazza e la sacerdotessa ammette:
Non importa, ognuno ha le sue buoni ragioni per difendersi.”
La sacerdotessa si guarda intorno, la casa di legno è grande e bellissima e il paesaggio intorno a loro lo è ancora di più. Alberi alti di un verde brillante dove cinguettano allegramente tanti uccellini, un cielo azzurro con nuvole vaporose che sembrano cotone e un vasto lago cristallino.
Un posto a dir poco fantastico, poi l’occhio di Nemes cade su un ragazzo seduto sulla sedia a rotelle vicino al lago.
 
Chi è lui ?”
Chiede ancora lei, Lady Isabel non si volta nemmeno perché sa a chi si sta riferendo,
 
Lui si chiama Pegasus.”
La voce della ragazza è triste e gli occhi fissi sulla sua tazza da tè.
 
L’amico di Andromeda”
ricorda la sacerdotessa.
 
Sai che anche lui ti conosce? Ma tu non conosci lui e tutti noi dato che avevi perso i sensi quella volta.” 
Nemes sa di quale momento sta parlando Isabel e continua a guardare il cavaliere, vuole chiederle cosa gli fosse successo e perchè è in quelle condizioni ma tutte le domande le si fermano in gola.
 
Mi dispiace.”
riusce a dire guardando la Dea
 
Anche a me.”
ammette Isabel.
Parlano molto sotto quel gazebo e spesso la voce di Isabel è rotta dalla tristezza e dal rimpianto, Nemes ha capito che è successo qualcosa di grave ma non vuole peggiorare la situazione dicendole del suo sogno.
 
Ho paura di aver scelto un brutto momento per venire.”
confessa la sacerdotessa,
 “No, non preoccuparti per questo… Io sono felice di vederti, e di sicuro Andromeda sarà ancora più felice – Isabel le sorride – Anzi, devo dire che aspettavo che qualcuno venisse per loro. Ma qualcuno di amico.”
 
Ma lui sta bene ?”
chiede preoccupata
 
Sì certo, stanno tutti bene e sono tutti qui, ma ti voglio dire una cosa.”
Lady Isabel prende la mano di Nemes e la guarda dritta negli occhi:
 
Lui, durante l’ultima battaglia, ha fatto… Una parte che nessuno di noi si aspettava. Ma forse è meglio che te ne parli lui. Io non posso.” 
il tono della ragazza ritorna triste.
 
Non sono venuta qui per questo… Sono venuta qui come persona, non da sacerdotessa.”
risponde Nemes stringendo delicatamente la mano della Dea e stupendosi anche lei delle sue stesse parole
 
Questa frase l’aspettavo da molto tempo e tu sei la prima che lo dice con il cuore.
Vieni che ti porto da Andromeda.”
parlando la Dea si alza.
Di fronte alla porta in legno d’ebano, Nemes ha la sensazione di avere le farfalle nello stomaco,
 
Sei emozionata ?”
le chiede Lady Isabel
 
Un po’.”
ammette la sacerdotessa.
Lady Isabel bussa 2 volte alla porta e dopo qualche secondo sentono:
 
Chi è ?”
È lui !
Nemes ha le lacrime agli occhi, risentire la voce di Andromeda è musica per lei, e un’emozione sempre più bella che le scalda il cuore.
 
Andromeda, sono Isabel.”
continua la ragazza,
 “Prego, entri.”
risponde lui da dentro la sua stanza.
Lady Isabel apre la porta prende Nemes per mano portandola dentro con lei,
 “Hai visite, Andromeda.”
e anche la sacerdotessa entra.
Andromeda è sdraiato sul suo letto ma appena vede chi è venuta a trovarlo si alza di scatto felice come non mai:
Non posso crederci… Nemes ?!”
Anche il cavaliere ha gli occhi che gli brillano e un sorriso che solo chi lo conosce bene può dire che è il suo. In realtà è molto emozionato. Nemes nota subito in che condizioni è, indossa un paio di pantaloncini corti e bianchi e nelle gambe, braccia e sulla testa ha un sacco di cerotti e fasciature, senza contare una grossa fasciatura sul petto; forse nasconde una grossa ferita.
 
Vi lascio soli… – dice Lady Isabel avvicinandosi alla porta – Di sicuro avrete un sacco di cose da dirvi.” 
e chiuse la porta.
Forse si sono trasformati in due statue di gesso perché sono fermi, e immobili, a guardarsi negli occhi e il tempo sembra essersi fermato in quella stanza.
Poi, come per magia, la statua Andromeda si muove per accarezzare dolcemente il viso e poi i capelli di Nemes, lei chiude gli occhi, è in pace con l’uomo che ama. Una lacrima le scende dagli occhi azzurri e il dito di Andromeda è pronto per asciugargliela, in un secondo si abbracciano.
Il cavaliere un po’ soffre per via delle ferite sulle braccia e sul petto,
Nemes se ne accorge e cerca di staccarsi ma è proprio il cavaliere a tenerla attaccata a lui:
 
No ! Non farlo…”
sussurra all’orecchio della sua bella:
 “Ma ti sto facendo male.”
la sacerdotessa è ancora spaventata perchè le sta facendo male:
 
Mi farai più male se non mi abbracci.”
risponde lui.
Quel pomeriggio, dopo che Nemes l’aiuta a medicarsi, stanno fuori sul prato ad assaporarsi l’aria di montagna insieme, dopo tanto tempo, la sacerdotessa conosce anche gli altri amici di Andromeda e il tanto citato fratello Phoenix.
Passati un paio di giorni, Andromeda sta sempre meglio, forse anche grazie alla presenza della sua Nemes, ogni giorno hanno di che raccontarsi. Lei dell’isola e lui delle battaglie, non tutte, gli racconta di tutti i nemici che ha affrontato e sconfitto anche grazie al fratello maggiore o solo perché è stato costretto, Nemes lo guarda come se vuole dirgli:
 “Lo sapevo”
ma è contenta che alla fine abbia scoperto colpi sempre più potenti.
La sacerdotessa parla anche con gli altri e nota anche nei loro occhi e nelle loro voci, soprattutto quelle del fratello di Andromeda, sono rotti dalla tristezza come quella di Lady Isabel,
 
Chissà cos’è successo…”
si chiede in continuazione.
Ogni volta che la sacerdotessa cura le ferite di Andromeda, il cavaliere ricorda gli anni dell’allenamento ma non quando lottava ma quando, a fine giornata lei si prendeva cura di lui. Proprio come in quel momento. Nemes è abituata a vedere ferite aperte e sangue ma ogni volta che vede la ferita sul petto del suo amato rabbrividisce, ha il busto diviso in due da una cicatrice verticale, come se si è operato per farsi esportare qualcosa.
Sdraiati sul letto lei non ce la fa più:
 
Andromeda, cosa ti è successo? Come te la sei procurata questa cicatrice sul petto?”
Andromeda non le risponde, si rabbuia e si volta dall’altra parte. 
 
Nemes, – inizia – ancora non so se quello che ho fatto è un bene o un male ma forse lo rifarei, anche se all’inizio mi ha spaventato anche a me e non ne sapevo nulla.”
Nemes ascolta attentamente, il cuore le inizia a batterle e chissà perché il suo incubo tornò tra i suoi pensieri.
Le racconta che per salvare Lady Isabel si dovettero recare all’inferno, racconta di come salvò Pegasus, di Kanon, l’incontro con il cavaliere Orfeo e di come li portò nella dimora di Hades.
 
E poi lo confessa:
 “Hades aveva le mie sembianze.”
 “Com’è possibile ?!”
Nemes solleva la testa per guardarlo meglio, crede alla storia del suo ragazzo ma quando ha detto che Hades gli assomigliava inizia ad aver paura.
 “Orfeo lo sconfisse ma morì, e poi è successo…”
  “Successo… Cosa ?”
pensa la sacerdotessa.
 
Ti confesso che in realtà ho sentito qualcosa dopo che sono entrato nell’inferno e poi ho capito cosa stava facendo Hades.”
Nemes ricorda l’Andromeda del sogno e le sembra di averlo davanti.
 
No…”
Lei comincia a capire
Hades si è impossessato di me.”
conclude lui.
La sacerdotessa si alza dal letto prossima alle lacrime e Andromeda cerca di seguirla, è ancora dolorante sul petto, e di spiegarle il motivo della sua scelta.
 “Nemes… L’ho fatto per il bene dell’umanità.”
 “Ti saresti sacrificato…?!”
La sacerdotessa trema.
 “Nemes… Ti giuro che non lo sapevo che ero destinato a questo… Ti prego…”
mette le mani sulle spalle ma lei si libera.
 “NON MI TOCCARE !!! - urla – SEI UN PAZZO ! COME HAI POTUTO FARLO ?!”
Ho dovuto farlo per l’umanità e per la Dea Atena…”
Anche Andromeda sta per piangere per averle rivelato la verità:
 
Nemes, lo so che sei sconvolta ma ti prego ascoltami. Io ora sono qui grazie sia a mio fratello e sia grazie a Lady Isabel… Mi hanno salvato loro e ora non c’è più nessun pericolo, non c’è più nessuna traccia di lui in me…”
Allarga le braccia per accogliere la sacerdotessa in un abbraccio perchè ne sente il bisogno ma Nemes scappa dalla stanza, per fortuna che ha i riflessi pronti perché sta andando a scontrarsi su Phoenix che ha sentito le sue grida:
 
Nemes, che succede ?”
le chiede ma lei non risponde e se ne va senza dire una parola. 
Fuori in giardino, Lady Isabel è seduta sempre sotto il gazebo e vicino a lei c’è sempre Pegasus, anche la ragazza ha sentito tutto e capisce lo stato d’animo della sacerdotessa, poi si volta verso il cavaliere:
 
Pegasus, vorrei che tu fossi qui. Di sicuro sapresti aiutare due amici in crisi.”
 
Che scena commovente…”
Lady Isabel si gira di scatto e dietro di lei vede un cavaliere che non ha mai visto prima, sembra un cadavere perché ha il colore della pelle e del viso pallido, le labbra nere e gli occhi rosso sangue.
Senza contare la sua armatura nera come la pece con due paia di ali dietro la schiena e l’elmo che è un teschio. 
Lady Isabel urla sia per la paura e sia perché si trova impreparata per lottare contro un nemico perché ancora i cavalieri sono in convalescenza.
Sperava che almeno questo posto stavano al sicuro.
I cavalieri, avendo sentito le grida, escono in giardino, e anche la sacerdotessa tornò indietro.
Alla vista del nemico si mettono in posa per attaccare anche se sono feriti e senza armatura:
 
Chi sei cavaliere e come osi presentarti qui ?!”
inizia il più grande dei quattro, il cavaliere oscuro guarda il gruppetto
con un’aria di superiorità e poi la Dea che si è allontanata con Pegasus e inizia a ridere di gusto:
 
E questi sarebbero i tuoi cavalieri Atena ?! Un non morto e quattro mummie ? Ma non farmi ridere...”
e continua la sua risata maligna.
 “Come osi ?!”
Phoenix sta per avanzare ma Andromeda lo blocca,
 “Volete sapere chi sono ? Vi accontento subito, mi chiamo Sar del Negromante e sono venuto per la testa di Atena e del cavaliere che le sta accanto.”
 “Prima di toccare loro dovrai vedertela con noi.”
parla Crystal.
 
A si ?! E con quale armatura ? Siete nudi come vermi nelle vostre condizioni.”
Questa volta Andromeda non riusce a trattenere il fratello che parte alla carica contro il cavaliere nemico ma venne sballottolato contro un albero,
 “Phoenix !”
Lo chiama Lady Isabel ma lui non risponde. Anche Sirio e Crystal lo attaccano ma anche loro finiscono male, Crystal in acqua e Sirio sul gazebo, Andromeda rimane da solo e il cavaliere lo ha notato:
 
E tu che fai ? Non mi vuoi attaccare ?”
In realtà Andromeda è molto furioso per quello che il cavaliera ha fatto ai suoi amici e al fratello e anche lui parte in attacco ma invece che scaraventarlo da qualche parte lo afferra per il collo e lo solleva da terra; tutto sotto gli occhi di Lady Isabel e Nemes.”
 
So chi sei, Andromeda… E so cos’hai fatto nell’inferno… Non posso crederci che ho tra le mani colui che ha ospitato Hades…>>
Andromeda sta malissimo e le due donne con lui.
 “Dimmi un po’, cosa si prova a esserlo eh ? E preferivi morire per liberare il mondo da qualcuno più forte e più grande di te ! - più parla e più stringe la morsa sul collo del povero cavaliere - Sono venuto anche per te sai? Se vuoi ti faciliterò il trapasso io, vuoi? Muori cav…”
Non finisce la frase perché una frusta fa due giri sul suo collo del cavaliere nemico e lo stringe in una morsa che gli rende difficile parlare.
 
Ne… Me… S…”
La sacerdotessa è davanti a loro con indosso la sua armatura e in mano la sua frusta. Dopo che è tornata indietro, è uscita dalla finestra della casa e nascosta tra gli alberi, più piano che poteva si era avvicinata alle spalle del cavaliere oscuro e, quando era a prova di lancio, lo attaccò pure lei:
 “Lascia stare quell’uomo, maledetto !”
 
N….No…Va… Via…”
Urla Andromeda, ma Sar lascia il collo del cavaliere d’Atena e si avventa su di lei cercando di attaccarla ma lei stringe sempre di più la morsa sul collo con la sua frusta.
Come osi fare questo a me ?!”
Lui avanza per allentare la presa e lei indietreggia:
 “Parli troppo cavaliere oscuro”
 
Se non mi lasci andare, donna, giuro che te la farò pagare cara…”
 
Io non ho paura… Fatti avanti !”
Il cavaliere oscuro prende la frusta della ragazza con una mano e riesce a strapparcela, ora la sacerdotessa è disarmata.
 “E ora come la mettiamo, bambolina?”
la schernisce Sar ma Nemes non si lascia abbindolare.
 
INCUBO MORTALE !”
attaccò il nemico e Nemes manca l’attacco saltando su un ramo di un pino che le sta dietro e inizia a saltare sugli alberi per evitare gli attacchi diretti.
È inutile che ti nascondi !”
Il cavaliere continua ad attaccare gli alberi e a farli cadere, poi Nemes si nasconde dietro ad un tronco e aspetta, ha paura ma è l’unico modo per distrarlo dal suo vero obbiettivo. Il cavaliere colpisce proprio quell’albero e Nemes precipita nel vuoto ma si salva all’ultimo secondo continuando a nascondersi dal cavaliere.
 “Dove si è cacciata ora ?”
dice il cavaliere, la sacerdotessa ha fatto tutto ciò per recuperare la sua arma, che trovò stranamente poco lontano per terra, e di nuovo si muove di soppiatto tra i tronchi caduti.
Bene allora, se non esci allo scoperto, andrò a finire l’altro. Non ho tempo da perdere con te… Mi hai sentito, bambolina ?”
Proprio in quel momento la sacerdotessa si alza dal suo nascondiglio e lancia di nuovo la sua frusta contro i cavaliere, questa volta non è di spalle e la sua frusta blocca il suo braccio.
 
Sapevo che ci saresti cascata.”
Sar è soddisfatto,
 
Dici ?”
Nemes sembra più sicura di sé e infatti anche lei riusce a emanare il suo cosmo, di colore fucsia, e anche la frusta ne è circondata. Sar non si scompone ma quando cerca di liberarsi nuovamente non ci riesce:
 
Che stregoneria è questa ?!”
 
Stregoneria ? Allora guarda questo…”
Nemes gli si avvicina e gli da un forte strattone con la sua arma. Intanto Andromeda non perde un singolo movimento e cerca anche di alzarsi mentre si avvicina strisciando.
Il cavaliere oscuro si sta infuriando sempre di più:
 
Incubo mort…”
attacca ma Nemes è più veloce:
 “Mimetizzazione del camaleonte… - e scomparve davanti a lui - Prova ad attaccarmi ora cavaliere…”
la voce di Nemes è lontana come un eco.
Il cavaliere oscuro si guarda intorno sembrando confuso,lancia un paio di attacchi nel nulla ma uno di essi, l'unico ad altezza d’uomo, riesce a colpire la sacerdotessa che torna visibile a tutti e si accascia a terra dolorante; forse con quell’elmo riesce a vedere le persone invisibili.
Nemes ha le mani sullo stomaco, e quasi non respira tanto dal male, Andromeda ha visto tutto e la rabbia, quella vera, s’impossessa di lui e riesce ad alzarsi, come se non sente il male che da giorni lo attanaglia.
 “NON LA TOCCARE !!!”
Urla al cavaliere oscuro che sta per attaccarla di nuovo anche se è inerme a terra e spaventata perchè il suo attacco non è riuscito. Alla voce del cavaliere, Sar fa un ghigno di scherno e si volta verso di lui:
 
Ti sei alzato cavaliere ?”
Anche lui libera il suo cosmo e senza nessuna esitazione attacca senza armatura ma solo con il suo attacco più potente:
 
Nebulosa di Andromeda !!!”
Nemes riesce a vedere solo il suo attacco e poi perde i sensi.
Quando apre gli occhi si ritrova nella stanza di Andromeda, stesa sul letto, si alza di scatto e sente una fitta allo stomaco libando un lamento di dolore, ma qualcuno è pronto lì per lei.
 
Nemes, calma… Va tutto bene ora…”
Andromeda è accanto a lei, ha un’altra ferita alla testa ma le sorride per tranquillizzarla:
 “Co… Cos’è successo ?”
chiede lei guardandolo.
 
Ho sconfitto quel cavaliere, dopo che ti ha fatto del male, non ho resistito e l’ho attaccato. L’ho sconfitto da solo.”
Nemes gli accarezzò la guancia come se la conversazione di prima non è mai avvenuta, invece lui le ha raccontato tutto ed ora si sente morire dalla vergogna:
 
Andromeda… Scusami se ho dato di matto…”
 
No, non devi scusarti, hai reagito come qualsiasi persona che tiene ad un’altra, anche gli altri in questi giorni erano molto provati, per colpa mia… Solo per colpa mia.”
 “Mi dispiace…”
Lei si sente bloccata, ha pregato ogni notte per far avverare quel momento e proprio lei ha rovinato tutto.
Ma voglio dirti una cosa – ha le lacrime agli occhi, proprio come l’Andromeda che conosce lei – Ho cambiato idea, su quello che ho fatto. Mi odio... E non lo rifarei mai più, se uccidersi vuol dire farti soffrire e non vederti mai più.”
 
Oh Andromeda…”
Piangono insieme e si abbracciano perdonandosi tutto tra le lacrime, mentre una rara calma si posò sulla casa in montagna di Lady Isabel.

 

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Capitolo 2
*** 02) Sorella Ritrovata ***


Ministoria: Tisifone, Morgana

Sorella Ritrovata

Tisifone quel giorno non aveva comprato i soliti gigli bianchi, che 
erano i fiori di Atena per proteggere i cavalieri nell’antichità, da mettere sulla tomba di Cassios, aveva preso delle semplici gerbere bianche e, come ogni giorno si recò nel punto dove riposava il suo ex allievo.
Lo andava a trovare ogni giorno, sia con la pioggia e sia con il vento, stava in sua compagnia per molto tempo e ogni volta che era lì si toglieva la maschera, era come se la sentisse pesante. Ricordava come se fosse ieri il momento in cui Aiolia le aveva riportato il corpo esanime di Cassios dopo che si era sacrificato per Pegasus e per lei alla quinta casa. Già odiava il cavaliere del cavallo alato per aver soffiato l’armatura a Cassios, poi le  aveva  visto  il volto quando aveva cercato di bloccarlo per ritornare in Giappone e ora anche questo…
Cassios era stato il suo unico allievo e anche se non aveva conquistato nessun’armatura, restava sempre un grande guerriero per lei, e Tisifone non gliel’aveva mai detto, si sentiva in colpa sempre e sempre di più.
Quando Tisifone ritornava a casa era peggio. Troppi ricordi in quella piccola abitazione, e anche se era cambiata comprando molte altre cose, lei la vedeva lo stesso.
La prima cosa che faceva Tisifone era accendere la segreteria telefonica, di solito nessuno la chiamava, ma quella volta c’era un messaggio per lei e Tisifone non lo vide per l’abitudine.
 
Salve, sono Tisifone - accennava sempre a un sorriso quando sentiva la sua voce robotica - In questo momento non sono in casa, lasciate un messaggio dopo il bip”
e dopo il bip partì una voce. 

 “Buon giorno signorina Tisifone”
 “Cosa ?!”
esclamò Tisifone voltandosi verso il telefono, non si era accorta del numero 1 sullo schermo del telefono, la voce era molto professionale.
 “Sono il dottor Khios, primario di medicina dell’ospedale della fondazione Thule. Vorrei che si presentasse il prima possibile nel mio studio perché le vorrei parlare di una questione importante”.
Il messaggio si concluse. 
Tisifone era senza parole, che cosa voleva questo dottore da lei ? Come aveva fatto a contattarla e chissà di cosa le voleva parlare di così importante…L’indomani si vestì molto semplicemente, come se dovesse andare ad un colloquio di lavoro, le sembrava strano lasciare il suo solito vestiario ma non poteva presentarsi in quel modo.
All’ospedale:
 “Salve, devo parlare con il dottor Khios.”
disse alla segretaria,
 
Vorrei sapere dov’è il reparto di medicina.”
 
Ok, deve andare dritto per quel corridoio fino all’ascensore e salire al quarto piano poi vada a destra.”
 
Grazie.”
ringraziò la sacerdotessa e si avviò,
Se vede un montacarichi torni indietro.”
aggiunse poi la segretaria.
Nell’ascensore Tisifone ricordò la prima volta in cui aveva cercato di uccidere Pegasus, fu proprio in quell’ospedale. Trovò subito lo studio del dottore e bussò, ma non ottenne risposta, allora decise di aspettare. Si sedette su una sedia poco lontano dallo studio e aspettò facendosi le stesse domande della sera precedente.
Non passò molto tempo che vide un medico biondo avvicinarsi proprio a lei, Tisifone si alzò in piedi.
 
La signorina Tisifone ?”
chiese il medico,
 
Sì, sono io.”
rispose lei, cortesemente,
 
Prego, mi segua nel mio studio.”
e si avviarono insieme verso lo studio.
Dentro, Tisifone si guardò intorno, le pareti erano piene di lauree incorniciate, le mensole piene di libri di medicina, premi d’oro e un modellino di un microscopio, Tisifone si sentiva come una bambina perché lei non aveva mai studiato, non aveva una laurea e nemmeno dei riconoscimenti medici.
Era solo una sacerdotessa.
Entrambi si sedettero e il medico, dai tratti androgeni, pallido, come se fosse malato, dal capello biondo chiaro e corti fino al collo e occhi color ambra iniziò a parlare,
 
Mi fa piacere che sia venuta, non intendevo spaventarla.”
 
Si figuri.”
rispose lei cercando di mostrarsi tranquilla.
 
Prima di dirle il motivo per cui l’ho chiamata le posso offrire qualcosa ? Tè, caffè,…"
 
No, niente grazie.”
Il medico continuò:
 
Lei sa che noi, oltre alle persone normali, ci occupiamo anche di voi cavalieri ?”
Tisifone annuì in silenzio.
 
La signorina Isabel mi ha detto di avvertirla in caso lei mancasse, parecchio tempo fa abbiamo salvato una ragazza giovane che era quasi morta per via di un duro combattimento.
Abbiamo fatto tutto il possibile, l’abbiamo tenuta sotto controllo giorno e notte e ora sta molto meglio, noi qui abbiamo anche una psicologa, e parla molto con lei.”
 
E perché la signorina Isabel mi doveva avvertire ?”
 
Perché durante le sedute, ha fatto varie volte il suo nome.”
Queste parole furono colpirono la sacerdotessa come un pugno nello stomaco della sacerdotessa perché rimase senza parole.
 
Ma… Ma com’è possibile ?!”
 
Non lo sappiamo neanche noi, ma presumo che lei vi conosce.”
 
Ora accetto il tè.”
rispose Tisifone dopo pochi attimi di silenzio. Dopo una lunga chiacchierata Tisifone uscì dallo suo studio e stava per uscire dall’ospedale ancora più confusa di prima.Lei non aveva nessuno e l’esperienza le diceva che poteva essere una trappola, ma quando arrivò alla porta dell’ospedale si bloccò.
Se davvero fosse stato un pericolo, perché scegliere un ospedale? Era troppo rischioso per le altre persone e per il personale che ci lavorava, e se fosse stato veramente un altro nemico per Lady Isabell lei, da sacerdotessa, doveva affrontarlo per proteggere la sua Dea.
Tornò indietro.
Per fortuna che il medico era ancora nel suo studio e la portò davanti alla stanza dove stava questa ragazza,
 
È davvero sicura ?”
chiese il dottore per sicurezza, pensava che fosse tornata indietro di nuovo. 
 
Sì, devo.”
Rispose Tisifone con voce ferma,
 
Buona fortuna.”
 
Grazie.”
sorrise lei. 
Tisifone fece un lungo respiro ed entrò nella stanza dove c’era la paziente e appena s’incrociarono gli sguardi Tisifone esclamò:
 “Morgana ?!”
 
Ciao…”
rispose lei dolcemente ma anche debolmente.
 
Eri tu che mi cercavi ?!”
Morgana fece segno di sì con la testa e la sacerdotessa dell’ofiuco si rilassò del tutto. Tisifone conosceva bene Morgana, qualche tempo fa le aveva dato il compito di eliminare Pegasus e compagni ma forse era in quel letto d’ospedale per quello e forse l’aveva chiamata per farla sentire in colpa o per avvertirla che presto si sarebbe vendicata su di lei; Tisifone pensava a molte cose tutte insieme contro di lei ma Morgana la guardava tranquilla, sembrava a suo agio con la sacerdotessa.
Tisifone iniziò a parlare:
 
Chi ti ha ridotto così ?” 
 
Colui… Che mi… Hai detto… Di uccidere…”
disse Morgana tranquilla,
 
Pegasus ?! E ti ha anche visto il volto ?”
Morgana annuì, senza abbandonare il sorriso, al contrario di Tisifone che nei suoi occhi si accesero due fiamme furenti.
 
Giuro che questa volta lo ammazzo sul serio.” 
riuscì a dire alla fine,
 
Non dire… Così… – rispose Morgana - È solo un cavaliere…”
 
Ti sei dimenticata delle regole di noi sacerdotesse Morgana? Ora ne
ha visti due di volti.”
Tisifone era molto arrabbiata, per non dire furiosa, stava venendo fuori il suo vero essere, il suo istinto da guerriera. 
 
Certo che… Le so… - rispose la paziente - E non mi… Importa… Tisifone… Ti ho… Chiamato per… Un altro… Motivo. Devo… Dirti una… Cosa… Importante…”
Tisifone la guardò negli occhi.
 
Durante le… Terapie… Ho avuto modo… Di ricordare… Molte cose… Del mio… Passato che purtroppo… Per via di… Arles… Ho dimenticato.”
  "
Arles ?”
Pensò tra sé e sé Tisifone
 
Io ero figlia di… Una famiglia normalissima… Avevo un… Fratello maggiore e… Una sorellina di pochi… Mesi. Ci volevamo… Bene fra di noi e… C’era molto amore in quella… Casa…"
 “Una sera qualcuno è… Entrato in casa nostra… Ha ucciso i miei… Genitori, mio fratello e… Ha rapito me e la… Mia sorellina… Questa persona ci ha… Portato lontano da… Dove abitavamo… Siamo cresciute insieme e ho… Cercato di fare tutto il possibile per… Lei… Ma quando ho raggiunto… L’età per l’allenamento da… Sacerdotesse. Mi hanno separato… Di nuovo da lei.”
Tisifone non perdeva una virgola del discorso dell’amica e, in cuor suo, le dispiaceva molto per quello che le era successo, lei non sapeva niente del suo passato, solo che si allenava, quello era il suo primo ricordo.
La sacerdotessa dagli occhi verdi pensava che Morgana aveva la stessa storia che ogni cavaliere e sacerdotessa aveva: una famiglia felice, una vita tranquilla che poi cambia drasticamente e all’inizio si pensa sempre ad un errore ma poi si capisce che il destino aveva voluto così.
Morgana continuò la sua storia:
 
Come ultimo compito… Prima di ricevere… L’investitura, io e i miei… Compagni: Delfino, Medusa e… Serpente di mare, dovevamo… Uccidere gli ultimi abitanti dell’isola… Dove ho combattuto contro… Pegasus.
Io mi rifiutai e questo non piacque… Al mio maestro, - gli occhi di Morgana si riempirono di lacrime – non mi ha mandato… Dal Gran Sacerdote… Ma da un cavaliere d’oro… Era Arles…”
 
E cosa ti ha fatto ?”
Tisifone si stava arrabbiando di nuovo ma questa volta la rabbia era rivolta all’ex sacerdote del tempio di Atena. 
 
Ha plagiato prima i miei compagni… Uno per uno, e poi… Me… È cambiato tutto dopo… Ho ucciso quelle persone… Conquistato l’armatura… Però sapevo quello che stavo… Facendo e mi piaceva sempre di… Più.
Piano piano mi sono… Dimentica del mio passato… Per farmi diventare più… Forte… Ho dimenticato… Di aver avuto una… Famiglia e una… Sorella…>>
Grazie a questo racconto Tisifone riuscì a capire che Arles aveva iniziato dai maestri ad imporre il suo dominio per arrivare poi al gran sacerdote e forse non era l’unico.
 
Non sei riuscita a ricordarti di tua sorella ?”
chiese Tisifone,
 
All’inizio… No, ma poi è stata lei stessa… A trovarmi, dandomi un compito che… Non sono riuscita a portare… a termine, e per cui ora… Sono qui…”
Tisifone aveva la sensazione che il tempo si fosse fermato in quell’istante e che le mancasse la terra sotto i piedi. Non poteva essere vero…
 
Inoltre, prima che… Mi mandassero in esilio… Dopo che Arles mi aveva… Plagiato, ho avuto la fortuna di… Vedere l’investitura a sacerdotessa d’Atena di… Una ragazza forte con i capelli… Del tuo stesso colore… Ed era usanza che una sacerdotessa… “Anziana” venga scelta per… Insegnare un attacco nuovo… Alla nuova, e fui scelta… Io per lei…”
Morgana parlava e piangeva e Tisifone era ferma su un pensiero, quando Morgana le aveva insegnato il suo colpo più potente, il Cobra Incantatore. Quindi…
Tisifone prese la mano di Morgana e lei la strinse delicatamente.
 
Tu… Mi stai… Dicendo che…”
Anche lei stava piangendo, Morgana fece si con la testa, era riuscita a mettersi a sedere sul letto dell’ospedale e aveva aperto le braccia verso la sacerdotessa d’Atena e Tisifone accettò l’abbraccio.
Lei era felice, di tutto si sarebbe aspettata quel giorno ma non una sorpresa del genere, aveva ritrovato una sorella che non sapeva di avere così “vicino”, che faceva il suo stesso “lavoro”, e che fu proprio lei ad insegnarle il suo colpo più potente.
Questi ritrovamenti tra fratelli e sorelle di cavalieri e sacerdotesse erano molto rari perché venivano separati a una certa età e solo in alcuni casi si riconoscevano oppure combattevano l’uno contro l’altro, ma quelli che si ritrovavano si ritenevano persone molto fortunate.
Passati alcuni minuti fu proprio Morgana a sciogliere l’abbraccio e Tisifone la guardò spaesata, grazie a quell’abbraccio lei era tranquilla come non lo era mai stata in vita sua e se fosse stato per lei sarebbe rimasta ancora attaccata a lei.
 
Lo so che è tutto… Così bello… Ma ora devi andare… Lady Isabel mi ha detto che… Crystal è sparito nelle fredde terre di… Asgard, tutti i cavalieri sono andati… A controllare ma… Mi ha confessato di aver paura… Che ci fosse un pericolo in atto… Un nemico potente…
Vai ad aiutarli, di sicuro… Ci sarà bisogno… Di te..."
La sacerdotessa non sapeva niente della di questa nuova partenza della Dea e decise di raggiungerli subito:
 
Va bene, vado ma appena finirà tutta questa faccenda, ti giuro che ricominceremo da capo.”
avvertì lei.
 “Volevo dirti… La stessa cosa…”
confessò Morgana.
Si riabbracciarono velocemente per sigillare il patto e Tisifone uscì dicorsa dalla stanza mentre Morgana ascoltava la sorella allontanarsi.
 “Buona fortuna… Sorella mia…”

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Capitolo 3
*** 03) Un Tenero Boy Scout ***


Ministoria: Tisifone e Pegasus

 

Un Tenero Boy Scout

 

Era un giorno come un altro a Nuova Luxor e precisamente un giorno del mercato settimanale e tutte le persone della città, più quelle dei paesi vicini, si ritrovavano a fare la spesa all’aperto. Era anche una bella giornata, abbastanza mite per essere il primo giorno di primavera dopo un freddo inverno, si 
girava tranquillamente in maglione e jeans e, per chi voleva, una sciarpa al collo.

Quella mattina, tra vestiti, frutta fresca, pesce e collane Tisifone faceva tranquillamente la spesa. Lei e gli altri 5 cavalieri d’Atena erano tornati da un po’ di tempo dal regno di Nettuno e tutti si erano ripresi in fretta dalla dura battaglia avuta in fondo al mare per essere solo dei ragazzi tra i 16 e 13 anni.
Tisifone viveva lì vicino, aveva deciso di prendere casa proprio a Nuova Luxor per sapere prima gli spostamenti di Atena per poter dare meglio una mano.
La sacerdotessa stava comprando delle mele verdi, ne vide una molto bella e molto verde come i suoi occhi e capelli, si vedeva da lontano un miglio che era anche molto succosa, allungò la mano per prenderla e non si accorse che, contemporaneamente, anche qualcun altro aveva adocchiato quella stessa mela e anche lui stava allungando la mano per prenderla quando sfiorò la mano della sacerdotessa. Ci fu un attimo in cui sia Tisifone e sia l’altro ragazzo si guardarono la mano e poi loro, s’allontanarono e si chiesero scusa all’unisono, poi si guardarono di nuovo perché entrambi le loro voci erano familiari.
 
Pegasus ?!”
 
Tisifone ?!”
Tisifone lo guardò per intero e rimase incredula per come andava in giro vestito, indossava un completo da boy scout,
 
Ma… Che ti è successo ?!”
Anche Pegasus sembrava molto seccato
Lascia perdere va… Non so nemmeno io come ci sono finito in mezzo.”
Tisifone stava per ridergli in faccia ma si trattenne, le ricordava un bambino che partiva per un’avventura nel bosco. Piuttosto gli chiese: 
 
Senti, ti va di prendere qualcosa da bere ?”
 “Me l’avresti chiesto anche senza questo coso addosso ?”
 
Sì, certo.”
Sorrise Tisifone, comprarono altre due mele diverse e insieme si allontanarono dal mercato per andare in un caffè nuovo che avevano aperto da poco chiamato Starbucks.
Seduti in un tavolino all’aperto avevano iniziato a parlare prima delle ordinazione delle bibite e all’arrivo continuavano il discorso.
Pegasus aveva preso una cioccolata calda nel bicchiere lungo e traspa- rente con un coperchio sferico per metà perché sopra la cioccolata si metteva la panna montata fresca, Tisifone aveva preso un cappuccino semplice, sempre con la panna.
Stavano parlando della battaglia contro Nettuno e lei confessò di essere rimasta sbalordita che l’armatura di Sagitter era venuta in suo aiuto anche in quell’occasione, glielo voleva dire molto prima ma durante la battaglia non era concesso distrarsi.
 
Sempre meglio che questo… Mi mancano i miei vestiti.”
Tisifone ancora si tratteneva dal ridergli in faccia, non le veniva da prenderlo in giro e neanche di dirgli cattiverie, in fondo era solo un ragazzo di 13 anni e molti altri ragazzi della sua età, se non più grandi, lo facevano.
 “Come mai sei uno scout ?”
 
È stata Lamia.”
 
Lamia ?”
 
“La mia amica che lavora nell’orfanotrofio dove stavo prima con mia sorella. Lei ha organizzato tutto questo e oggi pomeriggio dovevamo partire con i bambini ma lei si è ammalata e ho paura che non parti-remo più perché manca uno scout adulto che controlli.”
 
Mi dispiace per i bambini:”
confessò lei.
 
Lo so… Non so che fare.”
Poi Pegasus la guardava in silenzio, Tisifone lo notò subito e chiese:
 “Che c’è ?”
 “Ti posso chiedere un favore ?”
 
Per la prima volta sono io che ho paura di te.”
Tisifone sapeva che tipo di “favore” stava per chiederle Pegasus
 “Mi accompagneresti a fare questa gita con i bambini? Per favore!”
Il suo “Per favore” lo squittì come un topolino.
 
Lo sapevo !”
Tisifone si alzò e Pegasus si fiondò sul tavolino per fermarla:
 
Ti prego Tisifone, sono disperato.”
La sacerdotessa era imbarazzata, erano sempre all’aperto dopo tutto,
 
Pegasus, si impazzito ?!”
 
Ti prego, farò tutto quello che vuoi.”
 
Non posso, e non puoi.”
Pegasus si alzò dal tavolino e le prese le mani:
 
Cosa “non posso e non puoi” ?”
Tisifone lo guardò dritto negli occhi:
 
Ricordi le volte in cui ho cercato di ucciderti perché mi hai visto il volto ?”
 “Mi ricordo quando lo feci, e ho scoperto che in realtà sei più bella di quanto pensassi.”
Il cuore di Tisifone iniziò a battere all’impazzata udendo questa frase ma scrollò la testa per non farsi influenzare,
 
Non posso dirti di stare fermo per ucciderti, e neanche posso ob- bligarti ad amarmi, non me…”
La povera Tisifone tremava e Pegasus continuava a tenerle le mani, non aveva mai visto la sacerdotessa in quello stato.
 “Tisifone… Tisifone ascoltami, certo che non posso rimanere fermo tranne quando tenti di uccidermi perché se lo fai io come farò ad amarti ?”
La sacerdotessa non poteva credere a quello che aveva appena sentito:
No, lo dici solo perché vuoi che ti aiuti.”
cercava di liberarsi dalle mani di Pegasus,
 
Tisifone, è la verità.”
La sacerdotessa aveva smesso di liberarsi e Pegasus poté mettere le mani di lei sul suo petto di cavaliere, proprio dove c’era il cuore.
Ti penso in continuazione da quando ti ho visto il volto sempre in quell’occasione. Anche Castalia mi aveva detto che mi dovevi uccidere ma non sapevo che ci fosse anche l’altra possibilità, e quando ho scoperto che potevi anche amarmi ho pensato che potevo avere una speranza in più. Non te l’ho mai detto perché ogni volta sparivi.”
Anche il cuore di Pegasus iniziò a battere all’impazzata. proprio come il suo.
 
Sei sincero ?”
gli chiese
Pegasus non rispose, al contrario la baciò, lei rimase sorpresa per questo colpo di scena, chiuse gli occhi e continuò quel bacio.
Le persone che erano lì intorno risero sotto i baffi e applaudirono perché avevano seguito tutti i discorsi, quando finalmente si stacca- rono erano entrambi bordeaux.
 “Ti amo, sacerdotessa dell’ofiuco.”
 “Ti amo, piccolo boy scout.”
Pegasus si era dimenticato di com’era vestito,
 
No… È vero…”
Rispose e tutti risero, anche Tisifone,
 
È troppo tardi per cambiare idea ?”
 "
Vuoi davvero venire con me ?!”
A Pegasus brillavano gli occhi
 
Sì.”
 “Oh… Che bello! Vedrai che ti divertirai.”
E infatti fu così.
Al loro ritorno a casa decisero di frequentarsi ma fecero soltanto un’uscita perché presto il pericolo tornò a minacciare l’umanità.

 

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Capitolo 4
*** 04) Lettere A Un Fratello ***


Ministoria: Andromeda

Lettere A Un Fratello

Il piccolo Andromeda era arrivato di mattina presto all’isola di Andromeda, non aveva smesso un secondo di stringere il suo zainettocon quelle poche cose che aveva: un quadernino, un astuccio con una penna e una sciarpa arancione.
Ancora dai suoi occhi scendevano lacrime nostalgiche e nella sua testa erano bloccati pochi ricordi: quando prese il biglietto dell’Isola della Regina Nera, quando Phoenix si offrì di andare al posto suo e il saluto davanti al pulmino.
Gli mancava troppo il fratello e si sentiva in colpa che era lì al posto suo, si sentiva anche spaesato e voleva tornare indietro ma le sue gambe sembravano andare avanti da sole.
Si fermò proprio davanti ad un uomo biondo, con gli occhi azzurri e dal portamento fiero, ma quando s’incrociarono gli sguardi fece un sorriso sereno al piccolo, s’inginocchiò:
 "Tu devi essere Andromeda:"
 "Sì..."
disse timidamente il piccolo Andromeda
 "Sono contento che sei arrivato. Io mi chiamo Albione e sarò il tuo maestro, vieni, i tuoi compagni ti stanno spettando."
I compagni erano tre ragazzini che avevano circa la sua età, i due ragazzi si chiamavano Reda e Salzius che sembravano avere la puzza sotto il naso appena lo videro, l’altra era una ragazzina con una maschera inespressiva sul volto che si chiamava Nemes, lei almeno si avvicinò subito, in modo amichevole per conoscerlo.
Quella stessa notte  Andromeda non chiuse occhio, anche se aveva passato tutto il giorno con Nemes e i suoi compagni non si era tranquillizzato del tutto, si alzò dal letto e prese dal suo zainetto il quadernino, la penna e iniziò a scrivere con la luce della luna.

“Caro Phoenix
è da quando ci siamo separati che ti sto pensando e che sto male.
Mi manchi tanto e vorrei essere lì con te. Mi dispiace ancora tanto per questo scambio. 
Spero che la mia lettera ti arrivi presto
Andromeda” 

Non fu l’unica lettera che il piccolo Andromeda scrisse al fratello lontano.
Dopo poco tempo ne scrisse un’altra

“Caro fratello
Non so perché non hai risposto alla mia lettera, forse è andata perduta ma io te ne scrivo un’altra.
Tu come te la cavi con l’allenamento? E’ dura? 
Il mio maestro un po' lo è ma molto gentile quando non ci alleniamo o finiamo gli allenamenti.
Tu hai dei compagni? Io ne ho tre e si chiamano Reda, Salzius e Nemes.
Nemes è sempre gentile con me ma non so perché deve indossare una maschera. Ti confesso che sono curioso, infatti mi piacerebbe vederla in volto.
Ti saluto tanto
Andromeda”

Era passato solo un anno da quando Andromeda aveva iniziato ad allenarsi e più  scriveva più non ottenere risposta dal fratello Phoenix, scriveva anche agli amici Sirio, Crystal e Pegasus dicendo anche a loro che Phoenix non rispondeva alle sue lettere.

“Phoenix
Come ti senti? Non so se stai bene o male, vorrei tanto ricevere una tua risposta.
Ho paura che ti sia successo qualcosa, non faccio altro che fare incubi su di te e su tutta questa faccenda…
Spero di ricevere tue notizie. Ricordati che ti voglio bene
Andromeda” 

Il tempo passava e le risposte del fratello non arrivavano, ma i compagni d’allenamento non aiutavano Andromeda a tranquillizzarlo, soprattutto Reda, diventava sempre più ostile e durante gli allenamenti non dava tregua. 
Ma di tutto questo Andromeda non lo scriveva nelle lettere sia per tranquillizzare il fratello e sia perché erano i suoi compagni e per lui quei comportamenti erano giustificabili

“Phoenix
oggi, per sbaglio, ho visto il volto di Nemes perché si è tolta la sua maschera inespressiva.
Ancora non ho capito perché la deve indossare ma lei è stupenda... Ha un viso dolce e ha gli occhi azzurri come i tuoi.
Mi sembrava di vedere un angelo.
Di solito noi due stiamo sempre insieme perché mi aiuta a curare le ferite dell’allenamento e parliamo molto spesso di te perché mi sprona a migliorare ma non parliamo mai di lei. Forse ha una storia brutta come tutti noi e la posso capire…
Spero che ti arrivi questa mia lettera
Andromeda”

Passarono quatto anni e Andromeda continuò a scrivere lettere su lettere al fratello, raccontandogli momenti di paure, sofferenze ma anche momenti tranquilli che succedevano raramente.

“Fratello 
so che forse è inutile chiederti come stai. Spero tu stia bene. Spero anche che questa mia lettera ti arrivi, non so perché ricevo così poche risposte da te. Forse queste mie continua corrispondenza epistolare o viene smarrita, oppure qualcuno sta impedendo ad esse di arrivare a te… Se ti arrivasse e riuscissi a leggerla voglio che tu sappia che mi manchi tantissimo e vorrei tanto essere li con te, mi fa star male il pensiero che tu ti sia sacrificato per me.
Sono trascorsi così tanti mesi da quando mi è giunta la tua ultima lettera, e dopo quella io credo di avertene mandato almeno una dozzina. Queste tue lettere, anche se poche, le conservo gelosamente nel cassetto del mio comodino, e le rileggo di continuo e da esse sento quanto tu stia soffrendo, quella sofferenza che hai voluto subire al posto mio.
Anche qui, non è certo una passeggiata, anche il terreno non è dei migliori e l’addestramento è duro, ma lo condivido con altri ragazzi che come me sognano di diventare cavalieri.
Sento che da te però è più dura.
Mi manchi come non mai, e spero di riabbracciarti presto.
Ti voglio tanto bene, il tuo caro fratellino.
Andromeda.”

Ogni volta che Andromeda mandava le sue lettere aumentava un po’ la sua sofferenza.
 “Perché Phoenix non mi risponde?”
Una mattina arrivò una sorpresa per lui, dopo un duro allenamento, Albione si avvicinò a lui:
 "È arrivata una lettera per te."
e gli consegnò la lettera, di corsa Andromeda andò in camera e l’aprì, per la felicità voleva saltare sul letto e raggiungere una stella perché era proprio di Phoenix.

“Andromeda 
so bene quanto sia dura stare lontani specialmente per te, ma voglio che tu sappia che anche io ti vorrei con me, forse sono parole che non ti aspetteresti, ma… È  così sento tanto la tua mancanza.
Capisco che tu sia preoccupato per me specie perché non sempre ricevi mie notizie purtroppo non posso dirti come mai non ricevi mie lettere e per quanto riguarda il mio addestramento è vero! È molto, ma molto dura, ma cerca di capirmi. Intendo di capire il motivo che mi ha spinto a venire qui al posto tuo. Dovevo farlo! Tu non saresti sopravvissuto alle angherie e alla sofferenza che si prova durante l’intenso addestramento accompagnato da combattimenti all’ultimo sangue.
Io ormai ci ho fatto l’abitudine.
Mi sono sacrificato ben volentieri. Io devo proteggerti da ogni male.
Andromeda tu sei il mio fratellino e … Ti voglio bene.
Purtroppo non so quando questo addestramento infernale finirà.
Ricorda sempre le mie parole: Devi diventare cavaliere di Atena e tornare a Nuova Luxor, ti giuro che farò il possibile per tornare da te.
Tuo Phoenix.”

Finalmente aveva ricevuto sue notizie e più la rileggeva più le sembrava che il fratello scriveva cose diverse per compensare le lettere mancate in tutti quegli anni. Quella fu la prima notte che Andromeda si addormentò tranquillo e sereno, aveva messo la lettera sotto il cuscino e la teneva stretta con la mano perché gli sembrava di stringere la mano del fratello.
L’ultimo anno dell’allenamento arrivò, Andromeda,  prima di affrontare l’ultima prova, scrisse l’ennesima lettera al fratello-

“Phoenix
non so se questa sarà la mia ultima lettera che ti scriverò.
Sono riuscito a battere i miei compagni per affrontare l’ultima prova per conquistare l’armatura. Prima ho sconfitto Salzius e poi Reda ma non l’ha presa bene, non ho mai visto  occhi pieni d’odio come i suoi e lo capisco, voleva diventare lui cavaliere d’Atena e con- quistare l’armatura ma il destino ha fatto me vincitore e ora devo affrontare l’ultima prova e ho paura che non ce la farò.
Durante questi anni ho capito che è molto dura la vita da cavaliere e non so, sinceramente, se mi sento pronto per tutto questo.
Non voglio uccidere persone che potrebbero avere un passato come il nostro.
Se non dovessi sopravvivere tu non avrai più bisogno di preoccuparti per me come in orfanotrofio. Avrai un peso in meno perché io sono stato solo questo per te e me ne pento tanto perché non sono forte come mi avresti voluto tu.
Ora devo andare, non ti nascondo che ho un po’ paura. Ti prego, non volermene se non dovessi tornare cavaliere e non mi vedrai a Nuova Luxor come ti promisi alla mia partenza.
Tu e Nemes mi avete aiutato tanto e vi ringrazio dal più profondo del cuore per 
questo.
Come ultima cosa ti scrivo che sei il fratello migliore e il più forte del mondo e che meriteresti un fratello migliore di me… 
Ti vorrò sempre bene.
Andromeda”

E invece successe l’incontrario. Andromeda riuscì a conquistare l’armatura dell’isola davanti agli occhi fieri del maestro Albione e di Nemes

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Capitolo 5
*** 05) Dea Bambina ***


Ministoria: Tutti

Dea Bambina

Dopo l’ennesima battaglia contro gli Dei Eros e Artemide, Dei fratelli del sole e della luna, la terra entrò in una pace mai vista. Pegasus era tornato a vivere e, come gli altri amici suoi, decisero di prendersi una pausa ma decisero di rimane- re in contatto tra di loro e con Lady Isabel.
Dato che la sua isola vulcanica non esisteva più, Phoenix restò a Nuova Luxor mentre Andromeda partì per la sua isola per un piccolo periodo di tempo, giusto per commemorare la memoria del maestro Albione e la promessa che fece alla partenza per Atene.
Non passò molto tempo che Phoenix iniziò a frequentare Lamia, tutto iniziò per puro caso, anche lui si trovava nei paraggi quando una bambina fu in pericolo perché andò in mezzo alla strada e lui la salvò in extremis. Fu così che conobbe Lamia e, appena incrociarono gli sguardi fu come un colpo di fulmine per il cavaliere. Ogni volta che stavano insieme e parlavano lui s’incantava a guardarla negli occhi, le sembrava di vedere lo sguardo che aveva Esmeralda, Lamia era anche molto dolce con lui.
Anche Crystal era rimasto in Giappone perché anche lui voleva frequentare Daisy e succedeva che a volte facevano un’uscita a 4 e gli altri due erano proprio Lamia e Phoenix, la prima volta, a rimanere sorpresi, furono proprio i due compagni d’armi e fratelli di spirito.
 "Phoenix!? Ma… Che sorpresa !"
Aveva detto la prima volta Crystal in senso positivo:
 "Pensa che ho pensato la stessa cosa."
scherzò Phoenix.
Sirio era tornato in Cina dove ora viveva da sola Fiore di luna, ora che erano proprio soli e senza il maestro in quel posto sembrava che mancasse qualcosa perché sembrava tutto troppo grande e così in pace,
 "Finalmente sono tornato da te Fiore di luna, e spero che la pace duri per sempre."
disse alla fedele compagna,
 "Lo spero tanto pure io, Sirio."
rispose lei.
Andromeda, al ritorno nella sua isola, si stupì nel vedere che metà del lavoro era già stato fatto da Nemes,
 "Nemes, sei una grande."
confessò il cavaliere, 
 "Ho solo fatto il mio dovere, e anche quello che avresti fatto tu."
Dopo un paio di mesi Andromeda riuscì a convincere Nemes a partile con lui per Nuova Luxor e cominciare insieme una nuova vita insieme.
Pegasus tornò in Grecia dove rintracciò Tisifone  e anche loro iniziarono a frequentarsi, erano tra i gradini di pietra dell’arena di combattimento dove il cavaliere conquistò la sua armatura.
 "Tisifone, ti ho mai ringraziato per l’aiuto che mi hai dato in ogni battaglia ?" 
 "Perché me lo chiedi Pegasus ?"
la sacerdotessa lo squadrava, non aveva la maschera sul volto. 
 "Perché vieni sempre in mio soccorso senza che io te lo chieda."
Tisifone sorrise
 "Perché, fino a prova contraria, dovrei ucciderti."
Pegasus rise
 "Sono in pericolo allora ?"
scherzò
  "Forse..."
fece un sorriso malizioso la sacerdotessa e Pegasus si avvicinò di più a lei.
Tutti i cavalieri si ritrovarono nella città giapponese e tutti erano finalmente in dolce compagnia. Tra di loro l’unico che era cambiato di più era Phoenix, tutti avevano notato quanto fosse più rilassato e dolce nei confronti di Lamia.
 "Vorrei sapere perché non ci ho pensato io."
diceva Pegasus alla nuova coppia, anche Andromeda era felice per il fratello
 "Sono contento per te, Phoenix."
disse il fratello
 "Grazie Andromeda, lo sono pure io per me e per te."
La pace ancora continuava sull’umanità e sulla terra e i cinque amici cominciarono a credere che fosse tutto finito anche se un po’ erano tutti scettici a mettere via le armature, per sicurezza le tennero a portata di mano. Grazie alla fondazione di Lady Isabel trovarono tutti un lavoro: Andromeda insegnava a leggere e a scrivere,  Crystal era un’ istruttore di nuoto e Sirio insegnava la scrittura cinese, tutti e tre all’orfanotrofio dove i cinque amici si conobbero anni fa. Per una volta sia Pegasus e sia Phoenix erano d’accordo a trovare lavoro   
al di fuori del posto così entrambi trovarono presso la polizia, per loro era emozionante inseguire i malviventi e arrestarli, inoltre era un altro modo per difen-dere la giustizia da mali molto minori del solito. Solo che dovettero esercitarsi parecchio con le pistole  anche se loro potevano farne anche a meno, infatti un malvivente disarmato non era un pericolo per loro.
Passò un anno, e poi due, e in tutto questo tempo non ci furono attacchi da parte di cavalieri nemici e i ragazzi si calmarono del tutto, persino le due sacerdotesse cambiarono diventando più umane.
Per i cavalier, stare insieme, era come stare in famiglia perché insieme avevano affrontato pericoli, la morte, e molti nemici sempre più forti e sempre ne uscirono vincitori. Dopo qualche tempo questa famiglia iniziò ad allargarsi, infatti Phoenix e Lamia aspettavano un bambino e quando nacque fu chiamato Ismaele, aveva i capelli scuri come quelli del padre e gli occhi di un azzurro chiaro come quelli della madre e grazie al figlio Phoenix cambiò ulteriormente da bene in meglio. Qualche tempo dopo anche Crystal e Sirio aspettavano di diventare genitori e Pegasus ci scherzò su:
 "Andromeda, amico mio, restiamo solo noi due senza figli..."
 "Parla per te, Pegasus."
rilanciò il giovane, dopo che Nemes diventò zia anche lei iniziò a capire che il male era completamente passato e che erano tutti al sicuro per fare una  vita normale.
Ogni volta che nasceva un bambino facevano tra di loro una specie di battesimo che si chiamava “Protezione”, si svolgeva all’alba e lady Isabel chiamava in cielo un cavaliere d’oro per proteggere  il figlio dei loro guerrieri anche dal paradiso dei cavalieri, inoltre dovevano scegliere un’altra coppia, i protettori, e poi il bambino veniva benedetto da Lady Isabel. Il figlio di Phoenix e Lamia venne protetto da Pegasus eTisifone e il cavaliere che comparve in cielo fu Micene.
Sirio e Fiore di luna ebbero un bellissimo bambino che chiamarono Demetrios, come il suo vecchio amico, anche lui aveva i capelli e gli scuri come entrambi i genitori e gli occhi azzurri come la madre, venne protetto da Andromeda e Nemes e il cavaliere d’oro che comparve in cielo fu Mur. 
Anche Andromeda e Nemes ebbero un figlio che chiamarono Albione, aveva i capelli biondi come la mamma e gli occhi verdi come il padre, come protettori vennero scelti Crystal e Daisy e in cielo comparve Arles,  dopo pochi giorni anche loro due ebbe una bambina che chiamarono Natassia , era uguale ai genitori per il colore degli occhi, azzurri, e dei capelli, biondi, come entrambi i suoi genitori, fu protetta da Sirio e Fiore di luna da Acquarius.
Dopo un anno Pegasus e Tisifone ebbero un bambino che chiamarono David, aveva i capelli verdi come la madre e gli occhi marroni scuri come quelli del papà,  i protettori furono gli amici Pheonix e Lamia e in cielo comparve Cancer.
I figli aumentavano sempre di più e anche Lady Isabel decise di adottare un bambino che prese proprio all’orfanotrofio e chiamò Yuri, non fu protetto come i figli dei cavalieri, bastava che il bambino stava sempre con la divinità per stare protetto.
Phoenix e Lamia ebbero una secondogenita che chiamarono Esmeralda come il primo amore di Phoenix, non aveva i capelli biondi ma azzurri e gli occhi scuri ma sempre blu, e fu protetta da Andromeda e Nemes, il cavaliere che la protesse fu Aiolia.
Crystal e Daysy ebbero due gemelli, Ariele e Yuki, la loro era una famiglia bionda dagli occhi azzurri, 
 "Sembrate una famiglia di angeli."
fece notare l’amico Andromeda, in questo caso due coppie vennero scelte per proteggerli, Phoenix e Lamia protessero il maschietto e Andromeda e Nemes protessero la femminuccia, i cavalieri che comparvero furono Virgo e Scorpio.
Anche Sirio e Fiore di luna ebbero due gemelle, Ran e Yue, e anche loro erano con i capelli e gli occhi scuri, Crystal, Daisy, Pegasus e Tisifone le protessero e i cavalieri d’oro che comparvero in cielo furono Capricorn e Dohko. Dopo le cose cambiarono.
La coppia formata da Andromeda e Nemes ebbe un altro bambino e lo chiamarono Anchise, assomigliava molto al padre quando nacque anche perché aveva i capelli verdi e gli occhi di un azzurro cielo e dal primo giorno capirono che c’era qualcosa di speciale in lui perché appena lo prese in braccio Andromeda, il neonato con la manina toccò la guancia del padre e si sentì invadere da una calma interiore mai sentita in vita sua e con tutti faceva questa piccola magia.
 "Si vede che è figlio tuo, Andromeda - disse Phoenix – eri piccolo come lui e ti assomiglia molto, mi sembra di ritenerti tra le braccia."
Questo bambino fu protetto da Phoenix e Lamia e il cavaliere che lo proteggeva dal cielo fu Fish.
Dopo circa un anno che nacque il figlio di Andromeda, nessuno si aspettava che Tisifone era di nuovo in attesa di un altro bambino e dopo nove mesi nacque una bella bambina con i capelli e gli occhi castani ma c’era qualcosa di strano in lei.
Nel punto dell’ombelico aveva una voglia perfettamente rotonda di un rosa più scuro e al tatto era più muscolosa rispetto agli altri muscoli. La bambina venne chiamata Hikari perché il suo arrivo illuminò tutti come un luce, fu lo stesso amata da Pegasus e Tisifone,  protetta dagli amici Andromeda e Nemes e dal cielo giunge l’ultimo cavaliere rimasto, Aldebaran. Lei fu la prima figlia ad avere sia gli occhi che i capelli dello stesso colore che aveva un genitore e in questo caso il padre.
 "Pegasus, anche se ha preso gli occhi e i capelli tuoi... E' bella come la mamma."
scherzò Crystal che scappò 
 "Ehi, monocolo, vieni subito qui, che se ti prendo..."
ribatté scherzando Pegasus correndo dietro al biondino.
Patricia e Castalia vennero tempo fa per la protezione di David ma quando fu il turno di Hikari venne solo la sacerdotessa perché Patricia, per questioni di lavoro che anche lei aveva trovato presso la fondazione, era bloccata e non sarebbe mai arrivata in tempo, ma fu grazie a questo “imprevisto” che riuscì a salvarsi.
Il giorno stesso della protezione fu Lady Isabel a spiegare una cosa molto importante:
 "La piccola Hikari non è una bambina come tutte le altre, quella voglia che ha su pancino è la presenza di una divinità…"
 "Divinità ?!"
Pegasus scese cubito nel panico
 "No… Non può essere..."
Andava in su e in giù per la stanza davanti agli amici che erano increduli come lui, Pegasus invece era nervoso come un leone in gabbia e guadava la figlia che dormiva tranquilla tra le braccia di Tisifone.
 "Pegasus, stai calmo, non è una divinità malvagia."
si spiegò meglio la Dea Atena,
 "E perché è venuta ora? Pensavo fosse tutto finito… Non… Non potrei… È mia figlia…"
Dopo anni tranquilli pianse come se fosse tornato indietro nel tempo di quando combatteva ancora, e non solo lui, ma poi si sentì invadere dalla calma, guardò ai suoi piedi, Anchise, che aveva un anno, aveva gattonato fino a lui e poi iniziò a gattonare verso il padre e calmò anche lui.
 "Forse la cosa più giusta da fare è aspettare che cresca, la Dea è viva dentro di lei e ora la bambina è troppo piccola perché la Dea ci possa spiegare."
continuò Lady Isabel.
Tutta la mattina discussero sul da farsi e il risultato fu che dovevano andarsene, scappare, nascondersi per far sì che la bambina crescesse lontano dai pericoli. Tutti sarebbero partiti la sera stessa ma pochi minuti prima di partire la neonata Hikari spalancò gli occhi e iniziò a piangere, Tisifone cercò di calmarla:
 "Shh… Hikari…Stai tranquilla… Va tutto bene… Sei con la mamma…."
Ma non andava tutto bene. Dopo pochi secondi furono attaccati a sorpresa da cavalieri seguaci, fu una vera strage, i cavalieri caddero tutti e così anche le sacerdotesse, le ragazze, i figli e la Dea Atena ma quando arrivarono alla culla la trovarono vuota.  Nessuno seppe che la piccola Hikari l’aveva salvata appena in tempo e si stava allontanando sempre di più da Nuova Luxor.
La sacerdotessa si rifugiò in Australia dov’era bloccata Patricia e non fu facile farle accettare il fatto che tutti morirono per via di un attacco a sorpresa.
Trovarono una casa lontano dalla città, la sua infanzia non fu facile, quando la piccola Hikari imparò a camminare subito Castalia iniziò ad allenarla e Patricia si prendeva cura di lei ma anche per la sacerdotessa era difficile, ogni volta che la guardava le venivano in mente i suoi genitori e grazie alla maschera né Patricia e né la piccola riuscivano a vederla quanto stava male.
A volete capitava che Castalia nascondeva la piccola Hikari in una grotta che non era accessibile facilmente per tutti, tranne per una sacerdotessa come Castalia, la piccola Hikari sapeva già che doveva rimanere in silenzio finché non sarebbe ritornata la sacerdotessa a prenderla.
Un giorno, quando Hikari era nella grotta, un bambino, un po’ più grande di lei riuscì a raggiungere la grotta dove incontrò Hikari e stavano insieme in quel posto. Questo ragazzino si chiamava Yuri, lui era il bambino che Lady Isabel aveva adottato e, quando si stavano organizzando per scappare, la Dea lo mandò in Australia da un’altra famiglia ma non si ricordava niente. 
Hikari a volte avvertiva dei dolori sulla voglia e dopo pochi secondi le pupille ricoprivano tutta la parte dell’iride e iniziava a parlare con una voce profonda come un’adulta. Era la Dea che prendeva il possesso del corpo di Hikari e diceva delle profezie di pericolo solo quando il nemico era vicino, per questo motivo Castalia la nascondeva nella grotta ma Hikari non si ricordava le profezie che diceva la Dea.  
La sacerdotessa allenava Hikari di giorno, con esercizi fisici, e di notte, insegnandole i nomi delle stelle, costellazioni e delle galassie, così inconsapevolmente ricordava i nomi degli amici e del padre e anche il greco antico.
La piccola Hikari non conosceva il nome dei suoi genitori e molte volte lei tentava di scappare perché era stanca, triste e non voleva più continuare quella vita ma Castalia riusciva sempre a trovarla, farla ragionare e a riportarla indietro.
Con Patricia si sentiva sempre a suo agio perché la ragazza era dolce nei confronti di Hikari ed era proprio la zia a parlarle sempre di Pegasus e Tisifone, sempre con le stesse parole:
 "I tuoi genitori erano persone buone e forti. Erano grandi guerrieri che combattevano per il bene dell’umanità… Ma non erano mai soli perché avevano molti amici che li aiutavano nelle battaglie e insieme vincevano sempre."
A volte il suo unico amico Yuri le diceva di scappare insieme per andare dalla sua famiglia ma era Hikari stessa a dire di no e anche se doveva sempre combattere fino allo sfinimento Patricia e Castalia le volevano bene.
Solo due volte il combattimento portò a delle sorprese perché Castalia aveva dei sono per lei, la prima volta fu un sacchetto con delle carte strane, chiamate le carte del destino e l’ultimo regalo fu un pugnalino, dopo che le insegnò ad usarlo, che dopo teneva gelosamente nascosto sotto i pantaloncini corti.
Ma al settimo anno di Hikari le cose cambiarono drasticamente perché mentre loro perché mentre si stavano allenando arrivò un uomo che Castalia riconobbe 
subito, era Light, l’uomo he aveva ordinato la cattura di Hikari quando era ancora neonata e aveva ucciso Pegasus e tutti gli altri, Castalia la nascose dietri di lei anche per difenderla.
 "Consegnami subito la Dea !"
ordinò il nemico ma Castalia si mise in posa da combattimento ma arrivò qualcun altro:
 "LASCIALE STARE !!!"
dal nulla comparve Yuri e s’intromise tra Light e Castalia e partì all’attacco ma fu lui la prima vittima del nemico. Hikari vide con i suoi occhi la morte del suo amico e per la prima volta s’infuriò e partì anche lei, con il suo pugnalino in mano e con le lacrime agli occhi, contro il nemico ma Castalia la seguì perché Light attaccò di nuovo e colpì sia la sacerdotessa e sia l’allieva.
Si rilevò essere troppo forte per loro due ma Castalia, per miracolo, riuscì a graffiargli una guancia con il pugnalino di Hikari, dopo altri vari tentativi le due erano a terra stremate e il nemico si stava avvicinando alla bambina e a mali estremi:
  "Hikari, promettimi una cosa, non avere paura e non dire mai a nessuno di me alle persone che incontrerai."
 "Perché…. Mi dici così… Castalia ?"
Non le rispose ma con le sue ultime energie la sacerdotessa si alza in piedi e  riesce a formare un piccolo buco nero pieno di puntini bianchi, sembrava un buco nero stellare, velocemente prese Hikari in braccio e la lanciò dentro quel buco prima che Light arrivasse e prendesse la bambina.
La piccola Hikari non seppe più cosa accadde alla sua allenatrice e continuò a viaggiare nel tunnel buoi.

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Capitolo 6
*** 06) E Se... ***


Mini storia: Andromeda

E Se…

Andromeda aveva sconfitto Aphrodite, l’ultimo cavaliere d’oro del segno dei pe-sci e lui, riconoscendolo come vincitore, gli tolse la rosa rossa appena in tempo dal petto.
 "Grazie per l’occasione, cavaliere..."
disse il cavaliere dandogli un ultimo sguardo mentre molte rose comparvero dal nulla sul corpo del cavaliere d’oro.
 “Fratello…” pensava mentre usciva dall’ultima casa, “Ce l’ho fatta, ho sconfitto l’ultimo nemico, e l’ho fatto da solo… Vorrei che tu fossi qui con me.”
Appena fuori, vide l’ultima lunga scalinata che portava al tempio del Gran Sacerdote ma era anche la più pericolosa perché era piena di rose rosse di Aphrodite, rose rosse fatali e il suo amico Pegasus era lì in mezzo da qualche parte.
Sembrava un fiume infernale, rosso sangue, questo pensiero lo fece rabbrividire, senza contare che era notte fonda.
 "Pegasus... – chiamava l’amico sperando che gli rispondesse – Pegasus, dove sei ? Ti prego rispondimi…" 
ma niente.
Non sapeva che fare per superare l’ostacolo e sapeva che doveva usare le sue catene ma non sapendo dove Pegasus fosse poteva colpirlo. Prese la catena con la sfera, quella di difesa, e la lanciò:
 "Catena di Andromeda, trova Pegasus e difendilo…"
La catena salì e salì poi si fermò e formò un cerchio attorno al cavaliere,
 "Eccoti… Spero non sia troppo tardi."
Con l’altra catena lanciò il suo attacco: 
 "Catena di Andromeda !!!"
E spazzò via tutte le rose tranne un piccolo cerchio dove stava Pegasus, quando Andromeda lo raggiunse trattenne il fiato e per non respirare l’odore di quelle poche rose che erano rimaste e trascinò il suo amico dall’armatura per evitare le spine. Una volta fuori se lo caricò sulle spalle:
 "Tieni duro Pegasus, tu prima hai portato me e io ora porto te… Però, anche se sei piccolo pesi, amico mio."
Cercò di avanzare il più velocemente possibile ma la stanchezza e la debolezza si facevano sentire finché, prima dell’ultima rampa di scale, Pegasus si riprese:
 "Do…Dove sono…?"
 "Pegasus !"
 "Andromeda ?!"
 "Non preoccuparti, siamo quasi alla fine."
 "Mettimi giù."
Pegasus scese dalla schiena di Andromeda e guardò la meridiana, l’ultima fiamma era fievole.
 "Sbrighiamoci."
disse infine.
Da lontano, il Palazzo del Gran Sacerdote, sembrava molto più piccolo, ma ora che i due amici erano lì, era maestoso, fu il cavaliere Pegasus ad aprire la porta con il suo attacco ed insieme entrarono, i loro passi echeggiavano all’interno dell’edificio greco e arrivarono davanti al gran sacerdote, era senza maschera e senza l’elmo. I due si stupirono perché era molto giovane ma dallo sguardo triste.
 "Gran Sacerdote – inizio Pegasus – deve seguirci immediatamente fino ai piedi della casa dell’ariete, Lady Isabel sta per morire per colpa della freccia d’oro."
Il gran sacerdote fece no con il capo e disse:
 "Non posso Pegasus, non ho il potere di toglierla. Mi dispiace."
A queste parole Pegasus non ci vide più e cercò di colpire il sacerdote ma per fortuna Andromeda lo bloccò:
 "Fermati, Pegasus."
 "Lasciami andare Andromeda… Abbiamo faticato tanto per arrivare fin qui… Lady Isabel sta per morire… Abbiamo perso i nostri compagni… Tutto questo per niente…"
Si sfogava il cavaliere.
 "Cavaliere, lasciami spiegare – continuò il Gran Sacerdote – alle mie spalle, oltre quella tenda, si trova la statua della Dea Atena. La statua porta sulla mano l’emblema di Nike, è stato quell’emblema a darvi la forza durante le battaglie e a portarvi fin qui…"
Mentre il Gran Sacerdote spiegava, Pegasus si calmò ma le catene dell’amico Andromeda erano tese,
 "A voi serve lo scudo di Atena per salvare la vita a Lady Isabel che la statua tiene nell’altra mano…"
e si accasciò a terra sentendosi male, i due amici si avvicinarono per aiutarlo ma fu proprio il sacerdote a bloccarli:
 "No… No… Andate… Lo scudo… Raggiungetelo !"
I due amici ricominciarono a correre ma sentirono una voce che ordinò loro di fermarsi, i due subito notarono subito che i capelli di Arles avevano cambiato colore, da azzurri a grigi.
 "Che sta succedendo ?!"
disse Pegasus e Andromeda era senza parole, subito il gran sacerdote li attaccò ed entrambi sbatterono nelle colonne del palazzo, Pegasus si alzò quasi subito e contrattaccò ma in difesa del gra sacerdote comparve sopra la sua testa l’armatura di Gemini.
 "Ma quella è…"
dopo averla indossata cercò di attaccare nuovamente Pegasus ma qualcosa lo bloccò, la catena di Andromeda era in posizione di difesa,
 "Come osi ?!"
ma poi Arles stesso si fermò per via della sua parte buona,
 "Pegasus, vai - grida Andromeda – Lo tengo io, corri."
Il cavaliere di Pegaso scomparve dietro le tende, invece Andromeda, ebbe solo il tempo di girarsi che il cavaliere di Gemini lo colpì, Andromeda non sentì male al petto ma alla gola, aveva una brutta sensazione anche alla bocca, sentiva le papille che non avvertivano più nessun sapore, nemmeno quello del sangue. Sentiva la lingua rigida, come se fossa di pietra e aveva la sensazione che la bocca gli stesse per esplodere, spalancò la bocca per gridare dal dolore ma si accorse che dalla sua bocca non usciva alcun suono.
 "Ti senti male vero Andromeda? È perché ti ho tolto il senso del gusto."
ma nonostante la paura non lasciò la catena con cui teneva il braccio di Arles.
 "Non demordi eh? Bene allora, prendi questo !"
stavolta non avvertiva più la catena, ma vedeva che con le mani le teneva ancora, quando la stringeva però non sentiva più il freddo metallo; sentiva uno strano formicolio.
 "Hai perso il senso del tatto, così non potrai usare la tua amata catena."
e iniziò a ridere con cattiveria , il cavaliere di Andromeda si sentì invadere dalla rabbia, per fortuna aveva ancora la vista così non lo perdeva di vista e sentiva quello che diceva.
Arles voleva fermare Pegasus ma Andromeda si mise tra la tenda e lui ed espanse il suo cosmo, 
 "Non ti arrendi, eh ?"
Andromeda cercò di attaccare con la nebulosa ma sentì una fitta di dolore al petto, la ferita che gli aveva procurato la rosa di Aphrodite si era aperta e perdeva sangue a fiotti.
 "Senti, non ho tempo da perdere…"
attaccò di nuovo ma questa volta l’eroe perse l’olfatto, aveva la sensazione di soffocamento e soffriva parecchio.
 "Prima di andare dal tuo amico voglio dirti un’ultima cosa… Sei un cavaliere forte dato che sei arrivato fin qui, e sono sbalordito di ciò…"
Andromeda lo guardava negli occhi e non sapeva se a parlargli fosse la parte buona di Arles o quella cattiva. 
 "Ma io ho un conto in sospeso con te e tu non lo sai. 
Ricordi questo ?"
Mostrò una stana collana con delle perline cilindriche e colorate, un rosario. Andromeda all’inizio non capì cosa rappresentasse quell’oggetto ma guardandolo meglio credeva di averlo già visto.
 "Questo era il mio rosario da sacerdote  e, quando stavo per spegnere la terza fiamma della meridiana, dal nulla è sbucata una catena e lo ha colpito. Tu hai trovato il vero cavaliere della 3° casa, la mia casa... E non lo sapevi… Sono stato io a spedire Crystal nella dimenzione oscura e ora non uscirà mai più, vagherà per sempre nello spazio.
Ora questo segreto morirà con te…"
Fece per attaccarlo ma Andromeda riuscì a salvarsi perché si girò velocemente da una parte, si rialzò e si mise in posa. 
Arles era furioso sapeva che stava perdendo tempo e ciò lo infastidiva, non sapeva come quel cavaliere di bronzo fosse ancora in piedi nonostante avesse pe so due sensi.
Andromeda emanò nuovamente il suo cosmo, anche lui era nero di rabbia sia per quello che successe a Crystal alla terza casa e sia per il rosario, non se n’era nemmeno accorto.
 "Volevo che morissi con almeno tre sensi in meno, così potevi vedere con i tuoi occhi il paradiso dei cavalieri, ma a quanto pare non mi lasci altra scelta." 
Attaccò e  Andromeda perse l’udito, non sentiva più la voce del nemico ma solo la i suoi pensieri, cercò di riprendersi in fretta e attaccò con la sua nebulosa ma era troppo debole e cercava di resistere, anche al dolore al petto. Non doveva, e voleva, arrendersi proprio adesso, Pegasus contava su di lui e sperò che Lady Isabel fosse salva. Con la coda dell’occhio scorse da una colonna e l’altra la  meridiana, tutti i fuochi si erano spenti e le sue speranze pure.
Arles se ne accorse e iniziò a ridere a crepapelle,
 “Maledetto !!!” 
pensava Andromeda e attaccò nuovamente ma Arles era pronto e gli tolse anche l’ultimo senso rimasto, la vista, Andromeda cadde a terra immobile. Era completamente inerme e indifeso, ebbe paura perché non sapeva cosa stava per succedergli.
 "Non ho mai visto un cavaliere temerario come te, Andromeda… A parte Micene che è riuscito a scappare con la tua Dea… E ora che hai smesso di lottare pure te resterai imprigionato per sempre nell’altra dimenzione, come il tuo amico Crystal e nessuno potrà salvarti…
Addio cavaliere, Dimensione Osc…"
 "Fulmine di Pegasus !!!"
Per fortuna il cavaliere era tornato indietro indietro a soccorrere l’amico e quando Arles atterrò andò dritto da Andromeda e lo sollevò da terra:
 "Andromeda… Andromeda, rispondimi, ti prego !"
 "Non può risponderti Pegasus, - rispose Arles da sdraiato – ha perso tutti e 5 i sensi. È un morto vivente..."
 "No !"
Pegasus era arrivato tardi e si stava adirando, Andromeda non sapeva cosa stava succedendo e non sentiva che Pegasus era vicino a lui.
 "Se non mi avesse ostacolato per fermare te sarebbe morto senza soffrire per la perdita dei sensi."
 "Arles, sei un codardo! Ma non ti preoccupare, Atena è salva ormai e presto ci penserà lei a te."
Arles si alzò e guardò con rabbia il cavaliere di Pegaso:
 "Allora devo sbrigarmi a uccidere anche te..."
Ma all’improvviso sentì delle fitte alla mano e vide che c’erano delle strane piume di bronzo arancioni, Pegasus le riconobbe subito e quando guardò l’entrata del palazo vide il suo amico più grande circondato dal suo cosmo, Andromeda lo sentì e aprì gli occhi ma non vide niente e nessuno.
Guardando la scena Phoenix capì subito la situazione:
 "Arles, pagherai per tutto questo e per quello che mi hai fatto passare."
Velocemente attaccò ma Arles non fece una piega:
 "E questo sarebbe il tuo attacco cavaleire ? Povera Atena… Che cavalieri da strapazzo."
Si voltò e vide Phoenix inginocchiato verso l’entrata del palazzo nonostante il pericolo fosse vicino a lui:
 "Ma che diavolo…?!"
 "Non vedi che ho portato qualcuno con me ?"
 "Phoenix, ma quello è…"
Arles si voltò verso l’entrata e si spaventò nel vedere il precedente Gran Sacerdote che aveva ucciso 13 anni fa:
 "No… Non può essere…"
Il Gran Sacerdote lo guardava con uno sguardo inespressivo, era ancora giovane come l’ultima volta che l’aveva visto,
 "Io ti ho ucciso !"
questa frase scappò da sola dalla bocca di Arles,
 "Sì, Arles… - disse il vero Gran Sacerdote, e indicandolo continuò – Tu mi hai ucciso…"
Arles urlò per la paura e s’inginocchiò mettendosi le mani tra i capelli e gli occhi erano spalancati. Era terrorizzato.
 "Arles… - la voce proveniva dal punto dove stava Phoenix – Tu mi hai ucciso..."
il cavaliere d’oro si volta e vide un altro sacerdote uguale al primo e anche lui lo indicava.
 "No… No…"
Si voltò pure dove stavano Pegasus e Andromeda ma questa volta ne vide due e anche loro lo indicavano e gli dicevano la stessa frase, Arles sapeva che era una illusione ma non riusciva a ridestarsi perché la parte buona di lui di stava pentendo del gesto che fece anni fa.
Intanto Phoenix si avvicinò a Pegasus e ad Andromeda che quando lo vide in quelle condizioni gli si strinse il cuore, anche lui era in quelle condizioni nella casa di Virgo:
 "Vorrei farlo soffrire di più per quello che ha fatto ad Andromeda."
disse il cavaliere della Fenice,
 "Puoi Phoenix, se lo attacchiamo insieme."
lo incitò Pegasus.
Passarono alcuni secondi e Arles aveva ripreso conoscenza e aveva il fiatone per lo spavento e vide che i due amici stavano per attaccare insieme:
 "Fulmine di Pegasus !"
 "Ali della Fenice !"
 "Fermatevi cavalieri !"
Era arrivata Lady Isabel con tutti i cavalieri d’oro rimasti, le due sacerdotesse, gli altri cinque cavalieri di bronzo che sostenevano Sirio e Crystal  tornati in vita grazie a Lady Isabel. Andromeda sentì anche il cosmo della Dea Atena, forse il momento di combattere stava per arrivare e lui non volendo essere da meno per aiutare i compagni, fece come suo fratello alla casa di Virgo, e ricordandosi di cosa fece nella casa di Aphrodite, emanò il cosmo e riacquistò il settimo senso.
E con lui anche i suoi quattro amici bruciarono il loro cosmo, Andromeda riescì ad alzarsi e invocò una preghiera,
 “Oh Atena… Sono privo di tutti i sensi ma sento che tu sia tu che i
miei amici siete qui con me… Se è arrivata l’ora di combattere aiutami… Ti prego, indicami la posizione del mio nemico…”
Ma non successe niente perché Isabel stava cercando di far ragionare Arles che, al suo rifiuto, l’immagine comparse nella sua mente e tutti e 5 attaccarono simultaneamente. 
Ci fu una grande esplosione di energia e Arles fu scagliato verso il cielo, tutti e cinque caddero a terra stremati, ma anche dopo un attacco del genere il nemico era ancora vivo e atterrò vicino alla Dea.
Di cosa successe dopo Andromeda non lo seppe, era svenuto a terra insieme ai suoi amici e al fratello, non vide la fine che fece Arles e non si accorse nemmeno che tutti i suoi sensi erano ritornati grazie alla Dea Atena.

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Capitolo 7
*** 07) Momenti Di Bambino ***


Ministoria: Pegasus

Momenti Di Bambino

 "Ecco il soldato Bull che parte in missione segreta e s’inoltra nella foresta alta.
Senza cibo né acqua lui avanza perché lui non ne ha bisogno. 
Cammina imperterrito non sapendo se il pericolo potrebbe attaccarlo e avere la meglio su di lui, ma il soldato Bull non ha paura.
Il soldato bull è allenato per ogni eventualità ed è sempre pronto al peggio, infatti è sempre rimasto solo perché tutti i suoi compagni sono rimasti uccisi e lui è riuscito a sopravvivere.
La foresta sempre non finire mai, quando.... 
  "SPLATH" 
 “Oh no ! Le sabbie mobili !”
Il soldato Bull è finito dritto dritto in uno dei tanti pericoli della foresta e, mentre lentamente scende, riesce ad afferrare una liana verde e riesce a raggiungere la parte opposta ma l’eroe non sa che proprio lì il nemico è vicino... 
  “Eccole lì”
 "Formiche rampicanti che se osi disturbare il loro cammino sono capaci di tagliarti  la testa con le loro zanne. Ma Bull è pronto anche a questo, fa un salto gigante che le formiche non se ne accorgono.
Continua a correre e finalmente arriva alla collina grigia. Fa di nuovo il suo salto e…"
 "Pegasus."
Il piccolo Sirio si era avvicinato al piccolo Pegasus che stava giocando tranquillo in mezzo al prato da solo.
 "Uff Sirio, mi hai interrotto la missione."
disse il bambino moro mettendo il broncio,
 "Perché giochi qui da solo? Non vieni a giocare con noi? Phoenix e Andromeda stanno aspettando solo te."
 "No, non voglio stare sempre attaccato a loro. Loro due sono fratelli. Io non c’entro niente."
Il piccolo Sirio si sedette vicino all’amico:
 "Pegasus, Perché dici così ?"
 "Perché io, ho una sorella, e mi manca molto."
guardò il soldato giocattolo che gli mancava un braccio.
 "Te l’ha regalato Patricia quello?>>
 "Sì, ma anche se è rotto non m’importa, me l’ha dato mia sorella, per me è speciale"
 "Questo lo so, amico mio ma pensa un attimo a questo. Cosa penserebbe Patricia se sa che tu giochi da solo quando hai degli amici ?"
Le parole di Sirio fecero pensare a Pegasus:
 "Penso che, ci rimarrebbe male."
 "Bravo… E ti dico anche questo, nemmeno io sono fratello con loro due ma sono loro amico Pegasus, proprio come te."
Pegasus lo guardò con uno sguardo interrogativo:
 "Dici ?" 
 "Certo! Dai vieni e, detto tra noi, il gioco è più bello quando ci sei anche te."
Sirio si alzò e iniziò ad andare verso Phoenix e Andromeda, il piccolo riusciva sempre a convincere Pegasus a seguirlo e a farlo ragionare, guardò il suo pupazzetto:
 "Mi dispiace soldato Bull. Missione fallita… Sarà per un’altra volta."
lo mise in tasca e seguì l’amico.

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Capitolo 8
*** 08) Un Triste Amore ***


Ministoria: Mur

Un Triste Amore

In una montagna della Corsica, una sacerdotessa era seduta su un tronco circondato dai fiori e osservava il cielo finchè:
 "Oh oh Layla… Oh Layla…"
La sacerdotessa, che si chiamava Layla, si voltò verso la voce melodica, peccato che aveva la maschera inespressiva sul viso perché l’espressione della ragazza era sorpresa.
  "Mur !? Ma che fai ?!"
  "Oh oh Layla… La tua voce…"
Un giovane Mur cantava dolcemente alla sacerdotessa, loro due erano amici e compagni d’allenamento da due anni, Mur si era sempre incuriosito per la maschera ma era anche un buon amico con lei.
Mur era stato mandato ad allenarsi in Corsica con il fratellino di un anno che si chiamava Kiki e Mur doveva stare molto attento anche a lui, ma al suo maestro, Jess della foglia, dava molto fastidio questo suo comportamento, diceva sempre che un cavaliere non doveva distrarsi mai.
I due allievi stavano sempre insieme sia durante gli allenamenti e sia durante il tempo libero,
 "Non dovresti allenarti ora ?"
chiese la sacerdotessa,
 "No, ho finito per oggi."
rispose l’allievo
 "Mur…"
il tono della ragazza sembrava a un rimprovero
 "Ehi, cosa c’è ?! Lo sapete entrambi che mi devo occupare di mio fratello."
 "Sai che al maestro non piace." 
 "È lui che deve capire che è l’unico membro della famiglia che mi è rimasto e non posso abbandonarlo così."
 "Hai ragione anche te."
concluse lei.
Mur sembrava in pace sdraiato sul prato e con gli occhi chiusi, Layla lo guardava incantato, sotto la sua maschera:
 "Detto tra noi hai ragione, e sono d’accordo con te, lui è ancora troppo piccolo e non riuscirà mai a sopravvivere senza di te."
Mur aprì gli occhi e la guardò
 "Grazie Layla."
Il giorno dopo Mur arrivò in un ritardo pazzesco perché Kiki aveva avuto 
difficoltà  ad addormentarsi e il maestro era su tutte le furie:
 "MUR, MALEDIZIONE A TE E A QUEL PESO VIVO !"
sbraitò l’adulto,
 "Senta, sono arrivato, ora ci possiamo allenare ?"
Mur ribatteva senza problemi al suo maestro e questo lo fece infuriare ancora di più
 "NON TI PERMETTERE DI PARLARMI COSI’, SONO IO CHE DO GLI ORDINI E SE TI VOGLIO PER GLI ALLENAMENTI VUOL DIRE SUBITO NON DOPO UN’ORA E MEZZA !"
Ogni volta che maestro e allievo discutevano in questo modo Layla aveva sempre dei batticuore molto forti, anche se era una sacerdotessa forte, aveva paura quando urlavano, soprattutto per l’amico.
Ogni volta che succedevano queste discussioni Mur riceveva sempre il triplo degli esercizi e il maestro restava sempre lì a controllarlo finché non li finiva tutti e, per come faticava, si aspettava che lo implorasse per smetterla ma Mur faceva gli esercizi senza parlare, non voleva dargli alcuna soddisfazione.
Layla era molto preoccupato per lui ma Mur diceva sempre cha allenandosi di più sarebbe diventato sempre più forte.
Un pomeriggio Layla e Mur erano sul loro tronco ma in compagnia del piccolo Kiki che scalciava tra le braccia del fratello maggiore e s’incuriosiva per qualsiasi cosa che guardava intorno a lui e rideva. Insieme sembravano tre fratelli o una giovanissima famiglia ma non due allievi.
Layla era molto silenziosa e Mur se ne accorse subito che qualcosa non andava, anche senza vederla in faccia, perché di solito era felice con il piccolo Kiki:
 "Layla, tutto bene ?"
 "Non lo so Mur, è da molto tempo che ci penso..."
 "È ancora per la storia degli allenamenti ?"
chiese Mur,
 "No, non è per quello… È da molto che avverto una brutta sensazione e mi sento male."
Mur l’osservò:
 "Che tipo di sensazione ?"
la sua voce era ferma,
 "Pericolo… Ho paura che succederà qualcosa."
 "Non ci pensare, vedrai che ti passerà… Forse sarai solo stanca."
 "Mur…"
la sacerdotessa sembrava molto preoccupata.
Infatti una sera arrivò un nemico, ma non uno qualsiasi, era un cavaliere infernale ed era troppo forte per il maestro che lo stava combattendo con tutte le sue forze. Mentre lui combatteva Layla era riuscita a bloccare Mur perché stava arrivando tardi come al solito ma quando vide la battaglia decise di intervenire ma:
 "Mur scappa !"
Layla cercava di salvarlo.
 "Prendi tuo fratello e scappa… Vai via di qui !"
 "No, devo combattere."
Mur era determinato ma Layla era inflessibile
 "Ti prego scappa… È troppo forte anche per il maestro… Scappa ti prego..."
La maschera era piena di crepe ed era rotta.
 "Se scappo io devi venire anche te !"
 "No vai, è già troppo tardi..."
Dietro la sacerdotessa comparvero tre meteore di fuoco, due finirono nell’erba secca, incendiandole all’istante e la terza colpì la casa dove dormiva il fratellino:
 "NO, KIKI !"
Subito MUr corse dentro la casa in fiamme, per fortuna che Kiki si era svegliato per via del rumore e del calore e stava piangendo spaventato, Mur riuscì a salvarlo e ad uscire dalla casa in fiamme appena in tempo che la casa crollasse; Kiki per fortuna stava bene.
Mur ritornò da Layla e per via dell’illuminazione del fuoco l’allievo riuscì a vedere il volto dell’amica che stava cercando di domare le fiamme
 "Presto corri, l’ultima nave sta per salpare !"
Mur era indeciso sul da farsi, continuava a vedere la sua unica amica impotente per via del fratellino tra le braccia.
 "Mi dispiace." 
disse lei.
Mur scappò con le lacrime agli occhi, corse e corse finché non arrivò al porto e salì sull’ultima nave, entrambi i fratelli stavano piangendo e Mur cercava di calmare il pianto di Kiki; non sapeva dove l’imbarcazione li stesse portando e non gli interessava, aveva in testa troppi pensieri e troppi ricordi.
Sapeva che il suo maestro era morto per prima, non aveva fatto in tempo a scoprire quale cavaliere infernale fosse e cercava di non dimenticarsi del volto di Layla, peccato che erano stati attaccati di sera e il volto era tutto arancione.
Si era sempre chiesto come fosse il suo volto e l’unica volta che ci riuscì fu prima della morte di lei, ricordò solo che aveva il viso dolce e occhi grandi ma il colore non lo sapeva e non l’avrebbe mai scoperto.
Mur si sentiva molto in colpa per questo e non sapeva più cosa fare, era solo, con un fratellino piccolo, non aveva neanche finito l’allenamento per diventare cavaliere ed era su una nave che lo stava portando chissà dove…
Tra le lacrime stava maledicendo il destino per tutta la sofferenza che provava in quel momento. Gli esercizi e le litigate con il maestro non erano niente in confronto a questo perché alla fine era sempre con lui e il destino gliel’aveva portata via…
 "Eri invidioso, Destino ?..."
diceva il ragazzo a denti stretti, ma lui non sapeva che il fato gli stava dando una mano per il suo nuovo futuro.
Per giorni e giorni la nave continuò il suo viaggio e Mur era sempre insieme alle altre persone, che erano riuscite a scappare dall’isola, e aspettavano di ricevere un pasto caldo per lui e per il fratellino; aveva smesso di piangere ma dentro di  lui si sentiva morire lo stesso. 
Una mattina la nave finalmente attraccò in un luogo molto diverso dal porto della Corsica, Mur fu uno dei primi a scendere dall’imbarcazione e, come se qualcuno lo stesse chiamando, uscì dal porto e andò verso una casa fatta in pietra dove, appoggiato al muro, stava un uomo alto, con lunghi capelli verdi chiari e un po’ ribelli. L’uomo lo guardava e gli sorride appena fu abbastanza vicino, Mur si accorse subito che sulla fronte l’uomo aveva due nei come i suoi e come quelli di Kiki, e ciò era molto strano.
 "Ciao Mur."
lo salutò l’uomo e Mur era incredulo:
 "Ma, ma come fa a conoscermi ?!" 
Kiki si svegliò tra le braccia del fratello e iniziò a ridere tranquillo.
 "Non preoccuparti e non avere paura, conoscevo tuo padre. Era mio fratello ma è morto dopo che è nato il tuo, e so anche cos’è successo al tuo maestro…"
Mur distolse lo sguardo,
 "Non è colpa tua." 
disse l’uomo come se sapesse cosa pensava il giovane.
 "Io mi chiamo Shion e mi prenderò cura io di voi due e sarò il tuo nuovo maestro."
Mur si mise subito sulla difensiva:
 "Verrò e mi allenerò con te ma devo provvedere anche alla vita di mio fratello"
Shion si stupì per la risposta del nuovo allievo e mise le mani avanti:
 "Ehi, ehi, non preoccuparti, va tutto bene, non preoccuparti… ti ho appena detto che mi prenderò cura di tutti e due."
e sorrise per rassicurare l’allievo.
Mur seguì l’uomo senza sapere che in realtà Sion era il suo vero padre, andarono nel lontano Jamir e abitarono insieme nella casa alta a cinque piani.
Da quel giorno Mur abbandonò il suo comportamento da spavaldo che aveva con il maestro di prima e portava sempre rispetto a Shion che gli insegnò molte più cose rispetto a quello che gli aveva insegnato Jess e presto Mur imparò nuove mosse sempre più speciali e Sion era molto orgoglioso di lui.
Al volte Shion mancava per molti giorni e quando ritornava era sempre pieni di ferite, gli confessò che lui era il cavaliere d’oro dell’ariete e che a volte doveva recarsi ad Atene per ordini del gran sacerdote e gli raccontava sempre le sue imprese.
Dopo vari anni Mur diventò ufficialmente un cavaliere dello zodiaco e, dato che aveva imparato l’arte di aggiustare le armature, la sua armatura era quella dell’aggiustatore. Ma non passò molto tempo che il suo maestro venne scelto come nuovo gran sacerdote e cedette la sua investitura dell’ariete all’allievo Mur e lui allenò Kiki che era cresciuto molto ma era molto bravo con la telecinesi.
Ora che Mur era il cavaliere della prima casa la sua vita fu un continuo di lotte e aiuti per Pegasus, Sirio e agli altri cavalieri d’Atena, ma quando era da solo, e non aveva niente da fare, con la mente e con il cuore pensava ancora alla sua cara amica Layla. Aveva ancora in mente il suo volto illuminato dall’incendio e la paura nei suo occhi e la sua voce triste. Chissà cos’avrebbe detto se l’avesse vi- sto cavaliere d’oro e poi con tutte le cose che sapeva fare… Ogni volta che la pensava una lacrima scendeva dai suoi occhi.
Gli fu molto strano combattere contro il suo stesso maestro quando il Dio da combattere era Hades e venne definito traditore per aver usato insieme ai suoi amici e cavalieri d’oro Aiolia e Scorpio l’Atena Exclamation, il colpo proibito  dei cavalieri d’oro.
Anche all’inferno Mur aiutò i cavalieri d’Atena e con tutti i cavalieri d’oro riuscì a provocare un buco nel muro del pianto, e dopo quel momento di sentì strano.
Si sentiva bene e leggero anche se aveva l’armatura addosso e sembrava non avere più pensieri perché sorrideva tranquillo come non mai. Passeggiava in una strada molto familiare, era pieno di fiori di tutti i colori e il loro profumo era inebriante e a si univa anche il profumo di salsedine del mare, sembrava primavera, ma una primavera molto speciale e mite, e alla fine della strada eccola lì… Layla. Era seduta su un tronco circondato da fiori colorati e osservava il cielo.
Indossava la sua maschera e appena Mur la raggiunse s’inchinò a lei e Layla lo salutò dolcemente:
 "Ciao Mur..."
 "Layla… Cara mia…"
 "Ti stavo aspettando."
Disse la sacerdotessa,
 "E io sono arrivato, visto?"
si sedette vicino a lei sul tronco.
 "Mur, ti sono stata molto vicino in questi anni, ero un angelo che ti guardava da quassù e ascoltava tutti i tuoi pensieri profondi… Sono contenta per te per l’armatura e per tutto quello che hai fatto…"
Mur si rattristò ma Layla  gli accarezzò il volto e lo fece girare verso di lei,
 "Mur, non è colpa tua, e non essere triste, sei nel paradiso dei cavalieri ora, guarda com’è bello qui, sembra il nostro ritrovo in Corsica."
la rassicurò Layla.
 "Mi sei mancata molto, amica mia..."
 "E io sono felice di essere qui con te."
 "Pure io… Vorrei chiederti una cosa, ma non so se posso…"
 "Dimmi..."
 "Durante l’incendio, ho visto il tuo volto ma per via dell’incendio eri tutta arancione e non ti ho vista bene. Non ho mai dimenticato il tuo volto ma era sempre arancione… E volevo chiederti se…"
Layla non gli fece finire la frase che si tolse la maschera inespressiva, era bellissima, ad accompagnare i suoi lunghi capelli mori e lisci c’erano dei lineamenti dolci e grandi occhi azzurri.
Mur era senza parole:
 "Ma… Ma sei bellissima..."
lei sorrise e le si formarono due fossette sulle guance:
 "Grazie, anche tu lo sei."
Si avvicinarono ancora di più e si baciarono.

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Capitolo 9
*** 09) Dolci Ricordi ***


Ministoria: Andromeda, Phoenix

Dolci Ricordi

Andromeda dormiva in un letto d’ospedale, aveva un sacco di fili in molti parti del corpo: in gola, nelle braccia, nella testa e nel petto, quest’ultimo era per controllare il battito cardiaco, il “Bip” del monitor era l’unico rumore nella stanza. Aveva anche molte fasciature e cerotti quasi dappertutto.
L’ultima battaglia fu molto dura, soprattutto per lui, lo scontro stava prendendo una brutta piega dopo che si lasciò impossessare dal Dio degli inferi per salvare l’umanità con il suo sacrificio, ma per fortuna grazie  alla Dea Atena e a se stesso riuscì a salvarsi e a riprendere  il suo corpo. Quest’ “esperienza” gli fu molto d’aiuto soprattutto in quel momento del sonno.
Il cavaliere di Andromeda vedeva delle immagini ma non sapeva ser fossero sogni o dei ricordi e lui voleva credere in quest’ultimi.
Nel sogno si sentiva tranquillo, beato e comodo come non mai, era circondato da delle sbarre bianche non molto alte, il suono di un dolce carillon gli faceva     compagnia. Era in una culla, guardava in alto verso il suono melodioso e vide che c’erano 4 paperelle volavano in cerchio e sembrava che non volessero fermarsi maie Andromeda  era come ipnotizzato da tutto qesto.
A un certo punto sbucò suo fratello, che aveva solo due anni, un piccolo Phoenix senza problemi e senza un’evidente cicatrice sulla fronte, lo guardava con uno dei suoi primi e più bei sorrisi da bambino e che riservava solo a lui.
 “Phoenix !!! Fratello mio !!! Sei tu !” 
pensava Andromeda guardandolo ma non riuscì a parlare perché era solo un neonato e guardandolo sentì il suo cuore aprirsi, riuscì a esprimere  il suo stupore  iniziando a ridere allegramente e allungò la manina per cercare di raggiungerlo ma il suo braccino era ancora troppo piccolo e non riusciva ad avvicinarsi, non si scoraggiava e più ci provava, più rideva.
 "Phoenix… Sei qui allora…"
Una voce femminile si aggiunse ai due piccoli e dalla parte opposta della culla comparve una giovane donna dai lunghi capelli lisci, di colore azzurro come il cielo dopo l’alba, aveva una bella acconciatura con perle e due rose. Anche gli occhi erano dello stesso colore, era magra e i suoi lineamenti erano dolci come quelli di un angelo in terra.
Al suo arrivo il piccolo Phoenix si animò di gioia e fece di corsa il giro della culla per abbracciarla, la giovane madre aveva anche un dolce e caldo sorriso e quando si voltò verso il nascituro, rimase a bocca aperta.
 “Non… Non posso crederci…”
Iniziò a scalciare e di nuovo al allungare la braccine verso di lei per poterla toccare, la madre lo sollevò, con attenzione, sorreggendogli la testa e lo avvolse in una morbida copertina bianca di cotone e lo prese in braccio.
Erano tutti e tre sotto un albero, Phoenix stava parlando con la madre e Andromeda guardava incuriosito il paesaggio che li circondava, si sentiva tranquillo tra le braccia della madre e avvolto nella sua copertina ma sentiva dentro di sé che mancava qualcosa, una sensazione di sconforto s’impossessò di lui:
 “Ma… Che succede… Perché sento che qualcosa non va… Che mi succede… Mi sento…”
e iniziò a piangere e, come ogni bambino della sua età, faceva urla a pieni polmoni. Questo pianto del fratellino fece preoccupare Phoenix che chiese subito alla giovane madre:
 "Mammina, perché Andromeda piange ?"
La giovane donna forse sapeva perché suo figlio stava così, Andromeda non aveva mai pianto a sproposito, ma come spiegarlo a un bambino di soli due anni ? 
Iniziò:
 "Piccolo mio, - con la mano libera accarezzò la guancia morbida del primogenito – voglio dirti un piccolo segreto: i neonati come tuo fratello sono bambini molto speciali perché sentono delle sensazioni che noi adulti non abbiamo. A volte capiscono che qualcosa non va ancor prima che lo capiamo noi, sono sensibili e sentono sensazioni differenti tutte nello stesso istante."
Phoenix la guardava con aria interessata, capiva tutto di quello che la madre gli stava dicendo, era un bambino molto intelligente per la sua età:
 "Solo i bambini come lui?"
 "Sì, ma anche tu lo eri quando sei nato, e per me sei speciale anche così e soprattutto quando diventerai grande."
La madre sorrise, e Phoenix continuò incuriosito:
 "E cosa sente ?"
Alla giovane scomparve il sorriso, sospirò e rispose:
 "Sente la mancanza del padre, come la sento io…"
Anche lei aveva gli occhi lucidi, succedeva sempre quando pensava al padre dei suoi due figli, le capitava sempre più spesso da quando era nato Andromeda.
Quando Phoenix sentiva nominare il padre si rabbuiava in volto, non se lo ricordava per niente ma lo odiava in primis perché  li aveva abbandonati e poi perché stava facendo soffrire sia sua madre che suo fratello.
 "E dov’è andato? – chiese il piccolo – Forse non ci voleva più bene ?"
 "No, piccolo mio, no…- replica la ragazza cercando di rassicurare il figlio accarezzandogli la folta chioma azzurro cielo, come i suo,  del piccolo Phoenix– Non devi pensare a queste cose."
 "E allora dov’è ?"
richiese,
 "È dovuto partire prima della nascita di Andromeda e purtroppo non so dove sia e dove potrebbe essere ora."
 "Perché ?"
 "Non lo so amore mio… Ma non temere, io vi amo e vi amerò per sempre."
Andromeda continuava a piangere e allora la giovane madre iniziò a cullarlo dolcemente mentre gli sussurrava frasi altrettanto dolci:
 "Ehi, amore mio, cosa  c’è ? Perché piangi ? Io sono qui e, guarda, c’è anche tuo fratello maggiore Phoenix insieme a te."
Il neonato smise di piangere e con i suoi occhi verde smeraldo guardò la madre.
 "Visto ?! Non c’è bisogno di piangere e di essere triste quando sei con qualcuno che ti ama."
Phoenix non credeva ai suoi occhi, un secondo prima il fratellino piangeva disperato e dopo due parole della mamma si era calmato di colpo,
 "Visto Phoenix ? – disse la mamma – Ora io sono tranquilla e anche lui si è calmato con me."
Infatti era così, Andromeda non sentiva più quella sensazione di prima e, dopo aver sentito e visto che la madre stava bene anche lui si tranquillizzò e iniziò a ridere come aveva fatto prima nella culla.
 "Mamma ! Ma come hai fatto ?! Sei una maga ?"
chiese Phoenix senza fare pause e spalancò gli occhi, la madre rise per le domande del figlio e rispose:
 "No, amore mio, sono solo una mamma che ama i suoi figli."
Andromeda continuò a ridere insieme alla mamma e al piccolo Phoenix, si sentiva di nuovo tranquillo e capì che non c’era niente da temere tra le braccia della madre. Per lui vedere il volto di sua madre era la cosa più bella del mondo, si era sempre chiesto come fosse e più si sforzava più non ci riusciva e ora eccola lì. Sentiva le sue braccia che lo reggevano e lo abbracciavano, sentiva le sue mani accarezzarlo dolcemente e che gli metteva un dito nella sua piccola manina da neonato e lui la stringeva più forte che poteva. Vedeva anche i suoi occhi dolci e il tono dolce della sua voce calmo e tranquillo mentre gli parlava come se sapesse che i neonati capivano. Anche vedere Phoenix da bambino era troppo bello per lui.
A un certo punto Phoenix disse:
 "Mamma, posso tenerlo in braccio ?"
La madre lo guardò con dolcezza:
 "Certo, piccolo mio, ma prima devi fare quello che ti dico, va bene ?"
Phoenix fece “Sì” con la testa,
 "Ok… Adesso girati e vieni verso di me."
Il piccolo Phoenix si girò di spalle e indietreggiò finché non sentì che era proprio attaccato alla madre,
 "Bravo, piccolo mio, ora allunga le braccia e appena ti passo Andromeda, tienilo forte con tutte le tue forze, Capito ? Non farlo cadere eh ? Sennò si fa male."
Andromeda ascoltava tutto, vide la madre, le verdi foglie dell’albero dove loro erano seduti e si ritrovò tra le braccia di suo fratello che gli sorrideva tranquillo.
 "Ciao fratellino mio..."
disse il primogenito.
Andromeda ricordava perfettamente l’abbraccio del fratello maggiore e anche se era neonato la sensazione di protezione che provava con lui non cambiava mai. Rise per la contentezza dato che non poteva parlare:
 "Com’è buffo quando ride – fece notare il piccolo Phoenix – Vero mamma ?"
 "Sì, piccolo mio, è vero."
rispose lei ma nel suo tono di voce si sentiva un velo di tristezza, Phoenix non la notò, il piccolo Andromeda invece sì.
Protetto tra le braccia del fratello maggiore, Andromeda non riuscì più a vedere il volto della madre ma sentì la sua voce quando parlò di nuovo con il fratello:
 "Phoenix, devo dirti una cosa molto importante."
Il suo tono di voce era calmo ma allo stesso tempo triste.
Andromeda intuì che forse sapeva qualcosa sul loro futuro e su cosa sarebbe successo ad entrambi. 
Phoenix rispose subito:
 "Certo mamma, quale ?"
mentre toccale le guanciotte di Andromeda, la madre iniziò:
 "Phoenix, devi farmi una promessa molto importante. Promettimi che proteggerai sempre tuo fratello e non devi mai permettere a nessuno di separarvi e ostacolarvi. Se un giorno io non dovessi esserci più, scappa lontano e ti prego di portare Andromeda con te. È  ancora troppo piccolo per sopravvivere da solo e andate lontano… Non arrabbiarti  anche con me perché vi ho lasciato da soli, ricordati invece che vi amerò per sempre a vuoi due e che vi porterò sempre con me nel mio cuore anche se non ci potremmo più vedere."
I due fratelli ascoltavano le parole della madre ed era molto strano che parlasse in questo modo a un bambino di soli due anni, Phoenix rispose tranquillamente:
 "Sì mamma, te lo prometto… Nessuno ci separerà mai."
A sentire la frase della mamma e del fratello Andromeda sentì una stretta al cuore, 
 "Grazie, piccolo mio..."
rispose la mamma in tono tranquillo e sollevato.
Il volto di suo fratello e la risposta di sua madre furono l’ultime cose che Andromeda vide perché tutto scomparve in una calda luce e non riuscì a vedere più niente.
Il cavaliere si svegliò con la luce del sole che illuminava il suo volto dolce come quello di un angelo che, grazie a questo sogno, aveva scoperto da chi lo aveva preso.
Non si spaventò quando si ritrovò in una camera, e in un letto, d’ospedale, non gli davano fastidio i numerosi fili, tra cui quella della flebo, e neanche il “Bip” continuo sul monitor che segnalava i battiti del suo cuore.
Aveva in testa il sogno che aveva appena fatto. Per lui era successo davvero, non era una semplice visione onirica, era un ricordo che aveva conservato gelosamente nella sua testa.
Grazie ad esso scoprì molte cose: perché da piccolino stavano sempre soli sotto un albero, perché l’aveva sempre protetto dai compagni che lo prendevano in giro e lo aiutava durante i combatti. Phoenix l’aveva sempre protetto perché aveva fatto una promessa alla madre, anche se il fratello era così piccolo aveva preso una grande responsabilità e tutt’ora la manteneva, persino nel profondo inferno.
Pensava alla madre, non voleva dimenticarsi il suo dolce viso e nemmeno quello del fratello da piccolo, quando non aveva ancora nessun problema ed era un semplice bambino. 
Lei era bellissima e forse sapeva cosa sarebbe successo a loro due, per questo 
aveva detto quelle parole.
Il cavaliere vide suo fratello che si era addormentato in un angolo della stanza, su una sedia, con le braccia incrociate e la testa appoggiata sul muro. Chissà se anche lui stava sognando il suo stesso ricordo ma non voleva svegliarlo, lo lasciò dormire in pace. Se lo meritava in pieno quel sonno ristoratore.
Abbandonò la testa sul cuscino e si voltò a guardare il  cielo, ricordandosi degli occhi della giovane madre e, mentre una lacrima scendeva silenziosa nella sua guancia, sussurrò:
 "Mamma…"
Non si accorse che si addormentò di nuovo e questa volta il sogno era  diverso, Phoenix correva e correva con lui in braccio che dormiva tranquillo, chissà da cosa e da chi ma quando vide la piccola Pandora capì.
Non aveva paura tra le braccia del fratello e grazie a questo ebbe la forza di difendere Phoenix quando fu a terra,  infatti riuscì a emanare un piccolo inizio di cosmo. L’unica volta che ci riuscì fu per difendere Phoenix e non per salvare se stesso.

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Capitolo 10
*** 10) La Mia Isola, La mia Casa ***


Ministoria: Andromeda e Phoenix, Nemes, Reda, Salzius

La Mia Isola, La Mia Casa
 
Passò molto tempo da quando i cinque amici cavalieri avevano indossato la loro armatura per proteggere la terra, l’umanità e Lady Isabel, ossia, la Dea Atena.
Grazie a questo lungo lasso di tempo tutti loro pensavano che la pace tanto sognata fosse finalmente giunta; ma in cuor loro stavano sempre all’erta.
Pegasus si era ripreso dopo l’attacco del Dio degli inferi e la spada ora era solo un ricordo e per fortuna non lasciò alcun segno sul corpo del giovane ma a qualcun altro invece sì.
A volte i 5 amici stavano insieme nel palazzo di Lady Isabel, Crystal ancora non voleva partire per la Siberia, Sirio invece doveva partire il giorno dopo perché Fiorediluna era totalmente sola e Phoenix viveva insieme al fratellino Andromeda, stavano lì per sapere se c’erano notizie cattive ed erano sempre positive.
Quando i cavalieri si riunivano c’era sempre qualcuno che era sempre più silenzioso del solito, Andromeda.
Ogni volta guardava il paesaggio fuori dalla finestra e vedendolo così gli amici cercavano di capire cos’avesse l’amico:
 "Andromeda, – iniziò Crystal – Va tutto bene ?"
 "Eh ?! Sì, si, Crystal sto bene… Stavo solo pensando."
Rispose Andromeda distogliendo lo sguardo dal vetro. Lui sapeva perché gli amici si preoccupavano tanto per lui, stava per morire a causa del Dio in persona perché aveva preso il suo corpo. Era grato per il pensiero degli altri ma non voleva che si preoccupassero troppo
 "Sicuro fratello ? Non sembra proprio>>
continuò Phoenix,
 "Certo, non vi preoccupate inutilmente per me."
disse sorridendo.
Sirio lo scrutava come se gli stava leggendo nel pensiero poi anche li gli parlò:
 "Hai qualche problema in particolare ? Sai che con noi puoi parlare."
prima che Andromeda potesse rispondere all’amico sentirono una voce che s’intromise nel discorso,
 "Io so cos’ha Andromeda !"
Pegasus si era alzato dal divano e si avvicinò all’amico dagli occhi color smeraldo:
 "Scommetto che stai pensando ad una ragazza che hai conosciuto in questi giorni e, dato che sei qui con noi, sei triste perché volevi stare essere con lei..."
disse in tono divertito e scherzoso,
 "Pegasus ! Ma che dici ?!" 
rispose Andromeda ma l’emozione lo fregò, diventò bordeaux, e Pegasus sembrava aspettare solo questo per continuare:
 "Ah- ah ! Lo sapevo ! Sei diventato tutto rosso… – iniziò a fargli il solletico sul fianco e continuò a parlare – Chi è?... La conosciamo?... È bella ?..."
Impreparato, Andromeda iniziò a ridere e a piegarsi di lato per proteggersi il fianco:
 "Ahahahaha… Dai… Ahahahaha… Smettila… Ahahaha"
 "Non smetterò finché non parli, furbastro…"
Tutti risero alla scena ma si fermarono quando Andromeda gemette dal dolore, si staccò dalla morsa di Pegasus e si mise la mano sul petto, subito Phoenix si alzò anche lui dal divano e li raggiunse:
 "Fratello…"
 "Ehi ! – Pegasus era preoccupato – Che ti succede, amico ?!"
Andromeda alzò lo sguardo su di loro:
 "Sto bene, sto bene… Pegasus mi ha toccato per sbaglio sul petto… Non l’ha fatto apposta."
Il cavaliere di Andromeda, oltre all’impossessamento del proprio corpo, aveva riportato una brutta “ferita da guerra”, una cicatrice a forma di cerchio sul petto, proprio vicino al cuore. Andromeda era molto riservato ma aveva raccontato tutto, e fatta vedere, agli amici, la cicatrice aveva la forma di un pugno, e precisamente quello di suo fratello Phoenix, quando aveva provato a salvarlo dal Dio Hades, fallendo miseramente. 
 "Ti fa ancora male ?"
chiese Sirio preoccupato,
 "No, non tanto, solo se la tocco."
confessò Andromeda
 "Ma bravo Pegasus – esclamò, scherzando Crystal – Gli hai fatto male."
 "Non volevo farlo app… AHI !!!"
mentre Pegasus stava cercando di scusarsi, Phoenix gli diede un coppino dietro al collo, suscitando un po’ di ilarità tra di loro,
 "Sei andato a farla controllare ?"
in quel momento Lady Isabel entrò nel salotto e aveva intuito cosa fosse successo, 
 "Certo Lady Isabel – rispose educatamente il cavaliere – mi hanno detto solo che continuerà a farmi male in questi giorni e che devo aspettare."
 "Andromeda, mi dispiace, è tutta colpa mia… Mi sono firmato da solo questa cattiveria."
disse Phoenix
 "No, fratello mio, no… Hai fatto benissimo invece,"
 "Così tutti e due avete una cicatrice."
sdrammatizzò Pegasus,
 "Ne vuoi un altro ?"
Minacciò il ragazzo più grande mostrando la mano ferma a Pegasus.    
 "Phoenix… Pegasusu non preoccuparti, so che non l’hai fatto apposta, non ce l’ho con te."
Andromeda era bravo a tranquillizzare gli animi degli amici,
 "E comunque sì, stavo pensando a una ragazza: Nemes. Vorrei tanto sapere come sta e se è tornata nell’isola di Andromeda… Vorrei tanto ritornarci e vedere se posso essere d’aiuto in qualche modo alla mia gente."
 "Davvero ?!"
chiese il fratello maggiore,
 "Sì, Phoenix, ora che siamo in questo periodo di pace vorrei ritornare lì, Fish ha ucciso il mio maestro e ancora non sono andato a portargli un fiore… A me dispiace molto, è stato come un padre per me e per i miei compagni, mi sembra tanto da maleducati."
 "Bravo Andromeda, mi piace il tuo spirito – intervenne Crystal -  vedrai che di sicuro Nemes è lì e ti sta aspettando."
Il ragazzo si sentiva rassicurato dalla risposta dell’amico e grazie ad essa si sentì più sicuro nel dire una cosa importante alla ragazza:
 "Lady Isabel – si voltò verso la ragazza – Vorrei chiederle una cosa importante che da giorni mi tormenta e per darmi pace devo andare a controllare. 
"Chiedo il permesso di  poter partire per l’isola dove sono diventato cavaliere…"
Tutti rimasero sorpresi per come Andromeda aveva esposto la domanda e Lady Isabel rispose:
 "Dato che, come hai detto tu stesso, siamo finalmente in un periodo di pace, ti concedo di andare dove vuoi, anche se non c’era bisogno di chiedermelo così, Andromeda."
la giovane ragazza sorrise
 "Da come lo chiedo e chiedo, lei è sempre la Dea Atena… L’unica divinità che ci ha protetto e creduto in noi.. Io le porto sempre rispetto per questo."
 "Wow fratello… Sono impressionato dalle tue parole… Mi hai messo i brividi."
Phoenix parlò per tutti loro.
 "E anch’io vorrei dirti una cosa, vorrei venire anch’io con te."
A queste parole Andromeda rimase esterrefatto dalla felicità:
 "Davvero Phoenix ?! Vorresti venire con me ?!"
 "Certo, mi piacerebbe tanto vedere l’isola che porta il tuo nome."
 "Allora è deciso – disse Lady Isabel – quando volete partire siete liberi di andare dove vi porta il cuore."
 "Vi ringrazio Lady Isabel – Andromeda aveva gli occhi lucidi di felicità – vi prometto che non staremo via per molto tempo e, se ci dovessero essere problemi, torneremo anche prima."
Il cuore di Andromeda cominciò a battere all’impazzata ma ogni pulsazione provocava piccole fitte di dolore nella cicatrice sul petto, per non darlo a vedere strinse i denti e aspettò che l’euforia passasse.
Anche Phoenix parlò:
 "Vi prometto che aiuterò mio fratello in questo suo compito come meglio posso… Ma prima…"
Diede un altro coppino a Pegasus che si lamentò:
 "Ahia ! E per questo che cos’era ?!"
 "Non lo so, è liberatorio."
scoppiarono di nuovo a ridere.
Dopo un paio di giorni i due fratelli partirono su un mercantile in cui, l’unica sosta, era proprio l’isola,
 "Sei emozionato Andromeda ?"
Chiese Phoenix al fratello, erano sul ponte a vedere il mare,
 "Sì, non vedo l’ora, quel posto è pieno di ricordi per me, sia positivi e sia negativi. Ma questa volta sono più tranquillo, perché sei venuto con me…"
Phoenix sapeva a cosa si riferiva e lo stesso valeva per lui.
Dopo circa quattro giorni di viaggio i due cavalieri, finalmente, arrivarono a destinazione, Andromeda sembrava più rilassato e felice. Prese il fratello per il braccio e disse:
 "Phoenix, prima di andare in paese, voglio portarti in un posto segreto."
 "Un posto segreto? – chiese il fratello maggiore incuriosito – Quale posto segreto ?"
 "Dai su, vieni…"
Il posto segreto di Andromeda era uno spiazzo di terra in cima a una montagna, da lassù di vedeva solo il mare ma era uno spettacolo bellissimo:
 "Eccoci qui Phoenix, è questo il posto di cui ti ho sempre parlato. Qui ci venivo spesso con Nemes oppure anche da solo per pensare e a pensarti fratello mio…
 "Guarda che meraviglia..."
Il cavaliere dell'isola era finalmente a suo agio in quello spiazzo di terra circondato dall'oceano e, ai suoi tempi d’oro, c’era anche la natura più verde che possa esistere sul mondo.
 "Allora ?! Che ne pensi ?"
 Phoenix era incantato dal mare e disse: 
 "Beh, anche se il tuo addestramento sarà stato difficile, questo posto ... Scusa il termine, un paradiso, - poi scherza - Cavolo potevo venirci anche io."
gli fa un occhiolino simpatico. E continua a scherzare:
 "Era meglio che venivo qui, altro che isola nera."
Andromeda si rattristò:
 "Questa doveva essere la tua isola, questo doveva essere il tuo luogo d'addestramento, i miei compagni, il mio maestro... Ti ho rubato tutto questo come un povero egoista..."
Phoenix sentì subito che l’animo del fratello era triste e lo rassicurò:
 "Ehi, scherzavo, anzi sono felice che sia riuscito a farti venire tu qui. Io infondo sono più grande ed era mio dovere sacrificarmi per te, sul serio. Ma non prendertela. Ok ? Fammi un sorriso."
Andromeda fa un mezzo sorriso:
 "E' inutile, sono stato male per anni a pensarti lontano da me e in un'isola con un nome orribile... Vuoi stare ancora qui oppure vuoi andare in paese ?"
chiese gentilmente il fratellino,
Phoenix:
 "Restiamo qui. - La brezza gli scompiglia i capelli - anche ad Esmeralda sarebbe piaciuta quest'isola."
 "Immagino."
Rispose Andromeda guardando il fratello:
 "Va bene, restiamo ancora un po' poi io devo andare nella tomba del mio maestro, devo andare a salutarlo almeno."
 "Ti accompagno, voglio ringraziare il tuo maestro per quello che ha fatto per te. tu hai avuto un bravo maestro, un uomo che è stato un po’ un padre per tutti voi, o mi sbaglio ?"
 "Dici giusto, da come ne parli sembra che l'hai conosciuto anche tu."
Rispose il giovane cavaliere di Andromeda.
 "Mi è rimasto molto vicino e mi ha aiutato molto durante gli allenamenti... A pensarci sembra essere passato un'eternità. Chissà se i miei compagni sono tornati qui. L'ultima volta non è stato un incontro molto piacevole."
Si accarezzò il collo con un gesto quasi istintivo.
Phoenix notò il gesto di Andromeda e gli balenò una domanda: 
 "Che è successo ? Parli delle prove che hai dovuto affrontare prima di quella finale ?"
 "No, no... Non quello... E' successo quando stavamo per partire per andare a d Atene ma è passato tutto, non preoccuparti fratello mio..."
Andromeda aveva ancora il brutto ricordo di quando i suoi compagni avevano cercato di ucciderlo, a Phoenix non gli aveva detto ancora niente e non voleva di certo farlo ora.
Phoenix rispose:
 "Ah, perché se mi capita a tiro chi ti ha fatto del male, gliela faccio vedere io."
 "No !"
Andromeda si accorse che aveva gridato e aveva messo le mani avanti,
 "No, Phoenix... E' andato tutto bene, io sono arrivato in tempo alla fine e ora siamo qui insieme, nella mia isola che è anche la tua ora... Fa come se fossi a casa tua... Io devo chiedere in giro per la tomba del mio maestro, non so neanche dove l'hanno messo."
Phoenix: 
 "Sei sicuro ? Comunque ci conviene chiedere alla gente del paese, lora sapranno di sicuro qualcosa."
 "Allora va bene, Andiamo."
Insieme lasciarono quel luogo di tranquillità e si recarono in paese, Andromeda raccontò un paio di volte del suo maestro ai villici ma nessuno fu in grado di aiutarlo, anzi rispondevano in fretta e furia e si rinchiudevano in casa o scappavano via, Phoenix l'aveva notato.
 "Nessuno è in grado di aiutarmi... Com'è possibile ?!"
Andromeda era deluso e Phoenix disse una sua ipotesi: 
 "Non so tu, ma sento che c'è qualcosa che non va. Se guardi bene ci guardano tutti come se fossimo stranieri o comunque come se... Qualcuno abbia detto ciò che ti è accaduto, non hai notato come guardano ogni minimo passo che facciamo ?"
 "Ma no Phoenix tranquillo, è gente pacifica questa, non c'è nulla di cui preoccuparsi, va tutto bene... Andrò a chiedere a qualcun'altro."
In realtà il giovane pensava le stesse cose del fratello ma voleva farlo sentire a suo agio nella sua isola. Forse i compagni avevano detto qualcosa di male sul suo conto oppure erano terrorizzati dall'arrivo di Scorpio...Non sapeva cosa pensare ma doveva trovare qualcuno che gli potesse dire dov'era sepolto il suo maestro.
Phoenix rimane della sua opinione, e sente che spira un'aria strana, tesa, se si sente gli occhi addosso:
 "Beh magari andiamo a cercare i tuoi compagni di addestramento."
 "Sì... Giusto... Non so dove potrebbero essere ma credo che siano nel luogo dell'addestramento... Andiamo, ti faccio strada."
S'incamminano ma non sanno che il pericolo era vicino, molto vicino, ma ancora stava allerta, in attesa di un passo falso di uno dei due per poterli attaccare. 
Arrivati, il luogo sembrava ancora più deserto:
 "Un altro buco nell'acqua...Mi dispiace maestro... Ma non riesco a trovarvi..."
S'inginocchiò per terra.
 "Dai su Andromeda non ti abbattere, vedrai che sono qui vicino."
Mentre Phoenix cercava di consolare Andromeda, il fratello maggiore notò tre sagome che gli vanno incontro. Phoenix si mette davanti al fratello per proteggerlo invece Andromeda, vedendole, si rialzò in piedi felice, sente che forse era qualcuno che conosceva:
 "Ragazzi ! – Andromeda li riconosce - Siete voi ! Che bello rivedervi."
Il ragazzo andò verso i compagni ma Phoenix lo blocca prendendolo dal braccio:
 "Phoenix, ma che fai ? Sono i miei compagni d'addestramento…"
Phoenix continua a tenerlo stretto: 
 "No. Aspetta..."
 Intanto Reda si avvicina sempre più tutti i compagni di Andromeda hanno l'aria molto spaventata. 
 "Reda, Salzius Nemes, compagni miei ! Com'è bello rivedervi ma, che vi succede? - Chiede Andromeda guardando i compagni uno per uno -Sembra che abbiate visto un fantasma."
Reda chiese:
 "Andromeda, sei tu vero ?"
Andromeda li guarda esterrefatto:
 "Reda, chi dovrei essere ?! Sono io, Andromeda."
Salzius rispose: 
 "Andromeda, ci sono venute all'orecchio voci, brutte voci, sul tuo conto e tutti hanno paura di te."
Andromeda spalanca gli occhi e chiede:
 "Che voci avete sentito ?" 
Ma prima di sentir la risposta Phoenix interviene: 
 "Chi osa parlare male di mio fratello ?"
Nemes si sentiva piccola in confronto a lui e rispose: 
 "Beh… In realtà… Alcuni ex alievi di Abione.  Non noi comunque! – guardando i dolci occhi di Andromeda - Sentite è pericoloso per te Andromeda e il tuo amico stare qui…"
Andromeda rise per la risposta di Nemes,
 "Lui non è un mio amico, è il mio fratello Phoenix, Nemes...- disse indicando Phoenix, - E poi cos'è questa storia? Perché l'avrebbero fatto ? E perché dev'essere pericoloso per noi ? Siamo tutti e cinque cavalieri, no ?"
Nemes: 
 "Io non ho creduto al fatto che tu fossi… La reincarnazione di Hades, noi non crediamo a questa bugia, perché è una bugia, vero ? Non sei una reincarnazione divina?" 
anche Reda interviene:
 "Insomma, tu… Non sei…"
Phoenix guardò Andromeda e con il pensiero, così che gli altri non sentano ovviamente, gli chiese: 
 “Andromeda, che farai gli dirai la verità? Insomma è un argomento delicato, ma se tu ti fidi di loro…”
Andromeda perse il sorriso a sentire sia le parole di Nemes e sia quelle del fratello, chissà come l'avevano scoperto questa brutta verità…
Sorrideva innocentemente come faceva al solito per dire che andava tutto bene ma con il pensiero rispose al fratello:
 "Cavolo e ora? Non pensavo che l'avrebbero scoperto e poi chi l'ha detto e perché ?"
Reda continuò: 
 "È venuto un cavaliere dalle Supplici Infernali e addirittura ci ha chiesto di seguirlo perché dovevamo rendere omaggio ad Hades. Cioè a te. Dicci la verità." 
Reda guarda diritto negli occhi il cavaliere che gli soffiò l’armatura dell’isola. Andromeda era fermo a guardare gli occhi dell'amico, si era dimenticato dell'ultima volta che il suo sguardo si poggiò su di lui e fece di tutto per non mentire con i suoi occhi:
 "No Reda, io sono solo Andromeda e basta... Non conosco nemmeno il cavaliere di cui mi hai parlato ma se è qui, nella nostra isola, va cacciato via."
Disse sicuro di sé.
Phoenix guardava il fratellino e con educazione gli chiese: 
 "Andromeda, vieni un momento? Devo parlarti in privato." 
I due fratelli si allontanano di qualche metro dagli amici, Phoenix parla sottovoce: 
 "Ascolta, se ricordo bene qualcuno dei Generali di Hades potrebbe essere sopravvissuto. Per i tuoi amici è pericoloso, dobbiamo pensarci noi. Credo che si tratti di Radamanthis ?"
 "Credi che non me ne sia accorto ? L'ho riconosciuto subito, solo che siamo un po' nei guai se ha detto di me in quel modo ai miei compagni. Dobbiamo fare qualcosa, non possiamo lasciarlo libero di reclutare persone innocenti per conto di un Dio che non c'è più... Io non posso permetterlo e, soprattutto, non qui. 
 "Questo posto mi è troppo caro come lo è per loro."
Guardò i compagni e poi il fratello:
 "Phoenix, se c'è qualcosa, o qualcuno, da combattere io non mi tiro indietro, anche se pensavo che fosse tutto finito."
Phoenix sorrise e appoggiò la sua mano sulla spalla del fratello
 "Sapevo che l’avresti detto, e  speravo mi rispondesse così. Ora cerca una scusa per allontanarli da qui, non dico di mandarli via dall' Isola ma in un luogo sicuro. E se vuoi che siano veramente in salvo, temo tu debba raccontargli la verità io ti starò accanto e cercherò di parlare con loro se fosse necessario. Ci stai? Credimi se tieni alle loro vite è meglio che tu sia sincero fino infondo."
Il fratellino sapeva che questo del fratello era un consiglio sacro ma lui non era ancora molto sicuro:
 "Ho già detto loro che non lo sono, non posso rimangiarmi tutto, per ora è meglio che non sappiano nulla... Piuttosto devo chiedergli se Rhadamanthis è ancora qui o se ha combinato qualcosa... Non pensavo che avesse scoperto il mio posto segreto..."
Phoenix sospirò, poi replica al fratellino: 
 "E va bene. Torniamo da loro e cerchiamo di capire che diavolo sta succedendo in quest'isola. Non permetterò che la distruggano com’è successo alla mia."
 "Non preoccuparti fratello, ora noi siamo pronti, su andiamo."
I due fratelli tornarono dai compagni di Andromeda:
 "Raccontateci tutto da quando è comparso questo nemico e cos'ha combinato."
Nemes, visibilmente triste,: 
 "Devi sapere che quello strano cavaliere è nascosto qui sull'isola."
A queste parole Andromeda trattenne il respiro:
 "E' ancora qui ?" Dove Nemes ? - l'afferrò dalle braccia - Devi dirmi tutto."
Guardò anche i compagni d'addestramento: 
 "Ti porteremo noi nel luogo in cui si nasconde ma, devi sapere che c’è di più, Andromeda. Lui ci ha minacciato. Ci ha detto che se non gli consegniamo le nostre armi e non giuriamo fedeltà ad Hades, lo invocherà per farci imprigionare o peggio, uccidere."
Andromeda inizia a fremere dalla rabbia alla rivelazione di Reda,
 "Abbiamo provato a combatterlo ma era troppo forte anche per noi tre."
concluse Salzius, ma si calma sentendo la risposta dell’amico con i capelli azzurri, poi porge una mano al compagno dai capelli rosa:
 "Reda, ascoltami bene, io non sono Hades, e chiunque questo cavaliere sia ha fatto solo delle minacce a vuoto, avete fatto benissimo a non dare le vostre armi e, ancora meglio, di non aver giurato fedeltà ad un Dio che vuole solo la morte di Atena. Io sono venuto qui per aiutare le persone in difficoltà ma a quanto pare non bisogna mai aspettarsi che qualcuno ci lasci in pace. Voi ve la sentite di combattere con me e mio fratello ? Sennò diteci dove il nemico si nasconde e a voi non vi sarò fatto alcun male. Ve lo prometto sul nome che porto."
Si stupì anche lui della frase che aveva appena detto e sperò che agli amici avesse dato forza e sicurezza.
 "Eh no amico mio, lotteremo al vostro fianco." 
commentaSalzius guardando l'amico sorridendo, a quanto Pare Andromeda c’era riuscito.
 "Davvero lo farete ?"
Andromeda era sorpreso, ma subito rispose:
 "Ma il nemico potrebbe essere troppo forte anche per voi... Non vorrei che vi faceste del male a causa mia, non me lo permetterei mai."
li guardò uno a uno e Salzius, Reda e Nemes risposero all’unisono: 
 "Certo, con te e tuo fratello affronteremo anche Hades in persona."
Andromeda si trattenne nel dire qualcosa ma rispose:
 "Certo... Anche Hades."
Phoenix, stranamente era silenzioso, ma ruppe quel silenzio: 
 "E dimmi, Reda quando si è presentato costui ?" 
 "Beh ormai sono giorni che quello è nascosto. Io e Salzius lo abbiamo seguito e credo che se è ancora lì… Credo sia riuscito a riprendere le forze e credimi, io non sono uno che si spaventa con niente ma, vedendo quell'immenso potere. Un pò di paura l'ho avuta."
 "Senza contare che ... Purtroppo me lo sono trovato davanti e ... C'è mancato poco che ... Mi uccidesse se non fosse intervenuto Salzius"
Confessò Nemes cercando di non vedere Andromeda negli occhi per paura della sua reazione.
 "Cos'ha fatto ?!"
Questa frase fece infuriare il cavaliere di Andromeda, e non poco:
 "Guai a lui se solo osa riprovarci a toccarvi o a minacciarvi. Fratello, io sono pronto anche adesso."
Andromeda aveva lo sguardo furibondo ma anche forte, cosa che non era mai successo in vita sua.
Intervenne Reda:
 "Ehi Andromeda, tranquillo. So che tu tieni a noi ... E mi devo ricredere. Sei un Cavaliere coraggioso. Un vero amico."
Reda gli tende la mano ed entrambi la stringono in segno di amicizia. Tutto questo sotto lo sguardo di Phoenix: 
 "Ok direi che tu e mio fratello vi chiarirete dopo. Ora bisogna trovare quel bastardo."
 Intanto il Saint della Fenice guardò il cavaliere di Andromeda scuotendo la testa.
 "Ma dove siamo ? Non me lo ricordo per niente questo posto." 
Andromeda, il fratello e gli amici si erano messi in cammino per scovare il nascondiglio del cavaliere infernale e Andromeda aveva perso l’orientamento.
 "Te la ricordi la foresta verde che vedevamo ogni volta che andavamo ad allenarci, Andromeda? Ora non c’è più, è stata rasa al suolo quando è arrivato Scorpio - Spiegò l’amica al cavaliere - All’inizio pensavamo che sarebbe ritornata com’era prima ma ora che è arrivato anche questo cavaliere sembra che abbia paura a spuntare."
 "Ma questo è orribile."
Intervenne Phoenix
 "Lo sappiamo, ma non possiamo farci niente."
rispose Reda.
 "Ci siamo quasi... E'laggiù. E non so voi, avverto il cosmo di quel Generale Infernale.
disse Salzius.
 "Non ho mai sentito un cosmo così - mentì Andromeda - Sicuri che ve la sentite? Potete ancora tirarvi indietro se non ve la sentite più ragazzi. Non ce l'avrò con voi se volete salvarvi la pelle."
Lui sperò che avessero cambiato idea per il bene loro, era troppo pericoloso per tutti loro e non voleva che Rhadamanthis dicesse qualcosa anche davanti a loro. C'era un rischio enorme che lo riconoscesse.
 "Certo non siamo dei deboli." 
Phoenix capì subito le intenzioni del fratello e intervenne: 
 "Voi restate qui, meglio che io e Andromeda andiamo all'avanscoperta. Sono stato chiaro ?"
 "Grazie Phoenix" 
disse telepaticamente Andromeda al fratello maggiore, gli amici tornarono indietro mentre Phoenix e Andromeda si avvicinano, si fermano di scatto poiché avvertono che Radamanthis si avvicina. Phoenix, emanò suo il cosmo: 
 "Stai pronto, fratellino, sai che lui ci attaccherà, vero ?"
 "Certo fratello... Questa cosa finirà qui."
Anche il cavaliere si mise in posizione ed emanò il suo cosmo ma nessuno dei due sa che Reda si era distaccato dal gruppo e li stava seguendo di nascosto e, per fortuna, che non sapeva emanare in cosmo così non rischiava di farsi scoprire, ma si sbagliava.
Rhadamanthis aumentò il passo e la sua sagoma diventò più definita, purtroppo, Andromeda e Phoenix lo riconobbero:
 "Rhadamanthis, cosa ci fai qui ?! Non dovevi venire in questo luogo - iniziò Andromeda - Vattene Non sei il benvenuto."
Per provocare il cavaliere Radamanthis si inginocchiò come se fosse di fronte ad Hades:
 "Come desiderate, Sommo Hades..."
 "NON TI PERMETTERE !!!"
Andromeda partì in quarta per attaccarlo, ma il fratello lo frenò:
 "Aspetta Andromeda !!!"
Il giovane non sentì il fratello e colpì Radamanthis in pieno volto facendogli volare l'elmo. Si bloccò e prese fiato, Reda guardava tutto ma non riusciva a sentire niente, improvvisamente qualcuno lo blocca alle spalle e gli copre la bocca impedendogli di parlare, minacciandolo di ucciderlo se solo osasse fiatare. 
 "Non ti conviene muoverti. Ora vieni con me !"
Reda non lo conosceva ma era Pharao della Stinge, anche lui cavaliere infernale.
Reda si agitava cercando di liberarsi ma Pharao era più forte di lui.
 "Andromeda ! – Pharao chiamò a gran voce i due cavalieri, che si voltarono, e videro il pericolo - Non provare ad infierire ancora su di lui, altrimenti il tuo amico qui, ci metto poco ad ucciderlo."
 "NO!!! REDA!!!"
Vedere che l'amico non gli aveva dato retta e ora era in pericolo di morte lo fece bloccare:
 "Siete dei vigliacchi tutti e due!!! Come potete minacciare con la forza su dei poveri cavalieri di bronzo... Lascialo stare Pharao !!!"
Pharaon ride satanicamente: 
 "AH AH AH! Se proprio vuoi che lo lasci, ordinamelo… Mio Signore."
Intanto Salzius e Nemes raggiungono Reda, lo avevano visto mentre Pharao lo aveva catturato, Rhadamanthis: rise perché erano caduti nella trappola:
 "AHAHAHAHAHAH, giusto, perché non gli dici chi sei veramente, se proprio vuoi bene ai tuoi amici."
Andromeda si stava infuriando e urlò:
 "Sono Andromeda, cavaliere di bronzo d'Atena e basta !!!"
Pharao, quando fu abbastanza vicino disse nell’orecchio di Reda, ma in realtà sentirono tutti:
 "Il tuo caro amico mente! LUI E' IL SOMMO HADESv!" 
sia Rhadamanthis che Pharao iniziarono a ridere in modo satanico.
Phoenix partì istintivamente per colpire Pharaon, ma purtroppo a vuoto perché Andromeda lo bloccò prima che il fratello lo colpisca, facendogli capire che se ferirebbe anche Reda, e lui non voleva. A peggiorare, Rhadamanthis immobilizzò Nemes e Salzius.
“Phoenix, ora sono bloccato, pensavo andasse diversamente e non so che fare... Non voglio posso dire la verità” 
disse, telepaticamente Andromeda al fratello maggiore,
 “Non voglio che succeda qualcosa a loro...”
 “Che intendi fare? Anche Nemes e Salzius sono prigionieri. Devi o parlare o pensare in fretta” 
gli suggerì infine.
Andromeda strinse i pugni, era arrabbiato sia con se stesso e sia con i nemici che minacciavano i suoi compagni d'allenamento... Non sapeva più che fare.
 "Prima liberate i miei compagni."
disse infine e Phoenix interviene con il pensiero:
 “Che vuoi fare. Andromeda, dimmi che posso fare”
 “Non lo so Phoenix, sto cercando di guadagnare tempo”
Confessò il fratello minore.
Nel frattempo Rhadamanthis rispose alla richiesta di Andromeda: 
 "E se non lo facciamo ? Cos'è ci spedirai da qualche parte ?"
 "No, affatto, ma cercherei di combattere... Questa è la mia isola, la mia casa, e io non vi permetterò di oltraggiarla... E' già successo una volta e non voglio che ricapiti più. Ora, lasciate immediatamente i miei amici e solo dopo vi dirò chi sono veramente."
Andromeda era veramente furibondo e aveva anche gli occhi lucidi di rabbia, aveva paura per i suoi compagni ma sperava che dopo i compagni s'allontanassero per evitare lo scontro.
Rhadamanthis rispose a dentri stretti: 
 "D'accordo..."
Pharaon era sbalordito e cercò di controbattere: 
 "Ma, Radamanthis !..."
Ma il giudice infernale disse: 
 "Lasciamoli liberi, ma a patto che tu - si rivolge ad Andromeda - e tuo fratello vi battiate con noi."
 "Sono venuto fin qui a posta, ma gli abitanti di quest'isola e i miei compagni non c'entrano niente... Lasciateli stare.... Io sono pronto."
Andromeda era posizione:
 "E a quanto pare abbiamo un conto in sospeso, non è così?"
Phoenix intimò i compagni di Andromeda di mettersi in salvo, ma fecero storie:
 "È  fuori discussione, Andromeda – inizia Reda avvicinandosi all'ex compagno di addestramento - Lasciaci lottare con te, ci credi dei deboli ?"
Andromeda gli mise la mano destra sulla spalla,
 "Non l'ho mai pensato Reda, so che avete promesso ad Albione di proteggere l'isola. E l'avete fatto. So che volete combattere accanto a me come un tempo. E ve ne sono grato. Ma questi due cavalieri sono molto più forti dei nemici che avrete affrontato fin ora...
 "Vi prego, non prendete questa mia scelta per un fatto di debolezza perché voi non lo siete affatto ma io, mio fratello e quei due abbiamo, purtroppo un conto in sospeso e non voglio che rimaniate coinvolti... Vi prego di allontanarvi più che potete... E' molto pericoloso."
Reda e i compagni rimasero sbalorditi per le parole di Andromeda:
 "Vi prometto che tornerò, ma ora per favore, andate via..."
intimò infine.
Reda, un po’ affranto, accettò le condizioni, e assieme a Nemes e Salzius si allontanarono.
 "Hai fatto la scelta giusta fratello mio. Ora possiamo finalmente prenderci la nostra rivincita con questi due."
disse Phoenix al fratello ma parlò troppo presto.
 "Che parole altisonanti, - intervenne Pharao - addirittura volete prendervi la rivincita. Sei tu, Andromeda che devi capire che noi abbiamo portato scompiglio nella tua isola proprio per farti uscire allo scoperto."
Improvvisamente Pharaon schioccò le dita e alte fiamme infernali bloccarono i tre amici di Andromeda. 
 "Credevi davvero che avremmo lasciato andare quei tre insulsi cavalieri ? Stolti ! Sia tu Phoenix, che tu, Sommo Hades !" 
lo provocò nuovamente Rhadamanthis.
Sentendo di nuovo quel nome, Andromeda si infuriò nuovamente:
 "Ve lo ripeto per l'ultima volta... IO SONO ANDROMEDA, CAVALIERE FEDELE DI ATENA..."
Emanò il suo cosmo fino al limite.
Phoenix lo seguì a ruota, lanciando le sue: 
 "ALI DELLA FENICE !!!"
Esse erano dirette a Radamanthis, ma Pharao iniziò a suonare la sua arpa egizia infernale causando malori ai tre amici di Andromeda. Intanto le Ali della Fenice si infransero come un'onda sul corpo di Rhadamanthis che le scostò.
Poi iniziò a provocare il fratello di Andromeda: 
 "AHAHAHAHAHAH, Come te lo devo dire sotto specie di volatile, le tue Ali della fenice non mi fanno niente. Mi dispiace devi impegnarti di più."
Andromeda attaccò:
 "CATENE DI ANDROMEDA !!!"
Le catene viaggiarono sempre più lontane bloccando la mano di Pharao così non poté più suonare la sua arpa:
 "Vai ora Phoenix !"
 "Non me lo faccio ripetere. FANTASMA DIABOLICO !!!"
Il colpo andò dritto verso il nemico che, cercando di difendersi, mise davanti a sé la sua arpa e si ruppe grazie a Phoenix:
 "Bel colpo Phoenix, ora non dovremmo avere ostacoli musicali."
Disse Andromeda continuando a tener fermo il cavaliere infernale con la sua fedele catena, Phoenix ne approfittò per ribattere:
 "Bene ! E ora, Rhadamanthis ? Cosa farai ?"
Andromeda emanò il suo cosmo fino al limite
 "Attenzione fratello mio.... NEBULOSA DI ANDROMEDA !!!"
Il cavaliere dell'isola fece il suo attacco più potente e colpì di nuovo Rhadamanthis ma lui si rialzò subito e iniziò a ridere come un pazzo
 "E ora cosa ridi ?"
Chiese Andromeda
"Sei stolto mio signore... Guarda cosa sta succedendo alla tua compagna..."
Andromeda si voltò e si spaventò quando vide che Nemes era ferita al fianco da una freccia... Chissà come...
 "NO !!! NEMES !!!" 
Iniziò a correre verso di lei, Reda e Salziuus erano stranamente incolumi.
La giovane prova a parlare: 
 "An... dromeda..."
 "No !!! Nemes... Amore mio... Ti prego... Resisti !!!"
Andromeda sembrava impazzito e c'era paura nella sua voce ma qualcuno era il suo esatto contrario
 "Ahahahahahah... Oh che scena patetica…"
esclamò Pharaon guardando il dolore del giovane ragazzo 
 "Ma non sa che c'è solo un modo per salvarla."
continuò Radamanthis come se fosse una scena di un film e dove ognuno recitava una parte.
Phoenix interviene, era molto dispiaciuto per il fratello, sembrava di essere tornato indietro nel tempo: 
 "Maledetto. Andromeda lascialo a me ! Tu pensa a Nemes."
Phoenix aumenta il suo cosmo, Sta per colpirlo, quando Andromeda affidò la ragazza a Reda e Salzius, lui era super infuriato.
 "Ehi cosa fai Phoenix? - rispose Rhadamanthis - Vuoi uccidermi senza scoprire in quale modo Andromeda può salvare la sua bella?"
Andromeda blocca il fratello:
 "Aspetta Phoenix... Dimmi cosa devo fare Rhadamanthis ?"
 "Ma non credo ci riuscirai cavaliere."
disse Pharaon vedendo che aveva catturato la sua attenzione.
 "Andromeda, no, sai che loro mentono !"
Phoenix cercò di far ragionare il fratello, come se sapesse qualcosa che Andromeda non sapeva ancora.
 "Phoenix, non posso permettere che Nemes muoia... Non lei..."
Si voltò nuovamente verso il giudice infernale:
 "Dimmi subito cosa devo fare oppure ti colpirò nuovamente con la vera Nebulosa che quella di prima era solo un assaggio."
 "Cosa si fa per amore... Va bene cavaliere te lo dirò...Devi indossare le vestigia vicino a te."
rispose Rhadamanthis, come se non vedesse l’ora di dirlo.
 "Quali vestigia? Io non vedo ness..."
Andromeda si voltò verso destra e quello che vide lo preoccupò, e non poco, dietro di lui comparve l'armatura infernale di Hades e rivedere la spada gli fece ritornare molti e brutti ricordi.
Il cavaliere dell’isola era talmente incredulo che non sentiva le voci sei compagni, se le sentiva, e lui si sentì in balia di mille pensieri, continuò così finché Rhadamanthis non lo riportò alla realtà, con un tono di voce molto tentatore:
 "Forza Andromeda... Coraggio... Non vuoi salvare la tua amica ?"
Andromeda guardò Nemes e poi il fratello, che gli rispose telepaticamente:
 “Io non posso decidere per te, e credimi non vorrei mai vederti con quelle vestigia, ma .... - si interrompe - La decisione è tua, solamente tua.”
Il volto di Phoenix era teso, arrabbiato e continuava a guardare i due avversari.
Andromeda chiuse gli occhi, emanò il suo cosmo e l'armatura si mise da sola sul suo corpo, però lui rimane impassibile... Non voleva e non gli piaceva quello che stava facendo:
 "E ora ?"
si sforzò a dire.
 "Bene, sommo Hades, ben tornato tra di noi."
disse Pharao inchinandosi, Andromeda s'infuriò per l’ennesima volta:
 "IO NON SONO HADES !!!"
 "Andromeda ?!"
Il cavaliere con le vestigia infernali riconobbe subito la voce, infatti quando si voltò vide che Nemes stava benissimo, e la freccia non c’era, anzi, sembrava che fosse mai esistita.
 "Ma... Come ?!"
era incredulo, e con lui Phoenix.
L’amico Reda parlò: 
 "Ma che succede?... Allora è tutto vero… Ci hai mentito !"
iniziò ad arrabbiarsi anche lui,
Phoenix capì subito: 
 "Un'illusione? Ma che sta succedendo ?!"
 "MALEDETTI !"
Esplose Andromeda mentre reggeva la spada di Hades
 "Siete degli imbroglioni e meritate di stare all'inferno, proprio da dove venite entrambi !!!"
Il suo cosmo sembrava farsi più forte con le vestigia nere come la morte, l’armatura del Dio dell’oltretomba, Pharao e Rhadamanthis rimasero a bocca aperta e si sentono bloccati, entrambi indietreggiano, Andromeda se ne accorse:
 "Che vi succede cavalieri? Non avevate calcolato questo, vero ?"
Impugnava l'elsa della spada come se l'avesse usata da sempre al contrario delle sue catene:
 "Phoenix, spostati che non vorrei colpirti…"
disse una sicurezza, nessuno l’aveva mai visto così.
Phoenix rispose: 
 "D’accordo. Ma... Fa attenzione."
tentennando si allontana verso gli amici Andromeda, il cavaliere corse velocissimo verso di loro e, appena li raggiunse, saltò così in alto che alle spalle aveva il sole. Sia Radamanthis e sia Pharaon distolsero lo sguardo e non videro cosa stava per succedere, sentirono solo la voce di Andromeda:
 "SPADA DEGLI INFERI !!!"
Il cavaliere di Andromeda colpì per prima Rhadamanthis sulla testa, dato che non aveva più l'elmo ma non uscì sangue dalla ferita del cavaliere infernale, scomparve solo in una nuvola di vapore nera, poi mise la punta della spada affilata sulla gola di Pharaon che era ancora mezzo accecato dalla luce del sole:
 "Vuoi fare anche tu la stessa fine oppure te ne vai senza discutere ?"
Il giovane cavaliere dagli occhi color smeraldo, si sorprese anche lui per la forza che la spada gli aveva dato ma non lo diede a vedere, soprattutto a Pharao,
Phoenix rimase senza parole, come i compagni di Andromeda nel vedere la scena, Pharao decise scappò a gambe levate e Andromeda gettò via l’arma, come se fosse la cosa più immonda che abbia mai avuto. Si avvicina al fratello e agli amici mentre si toglieva l’armatura, li guarda uno a uno, come se sapeva cosa stavano pensando, soprattutto Reda, era la seconda volta che deludeva il suo amico. Fece un lungo sospiro e iniziò a parlare:
 "So cosa state pensando tutti, mi dispiace avervi mentito ma non potevo dirvi ancora la verità, non ero pronto ancora ma ora sì, anche per questo."
Si alzò la maglietta così tutti poterono vedere un'orrenda cicatrice a forma di cerchio sul petto di Andromeda. Raccontò tutto agli amici e spiegò il motivo della sua scelta. Dopo molto tempo di indecisioni e sospetti gli amici capirono il compagno d'armi... Anche se aveva prestato il suo corpo a uno divinità, era lo stesso Andromeda...

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Capitolo 11
*** 11) Unione ad Atene ***


Ministoria: Castalia, Ioria

Unione Ad Atene

 “Castalia, Sei emozionata ?”
 “Da morire, Ioria.”
È sera inoltrata quando il cavaliere d'oro del Leone e la sacerdotessa dell'aquila reale si ritrovano in un punto della montagna da dove si vedono benissimo tutti e dodici i templi dello zodiaco, senza contare la meridiana che, passato il pericolo, ha ripreso la sua funzione di segnare l'ora. Ogni notte, dopo mezzanotte si riaccende e così via.
 “Sei contento che tuo fratello sia ritornato in vita ?”
chiede la sacerdotessa anche se la risposta la conosce già.
 “Contento ? Solo contento ?! Non riesco nemmeno io a trovare la parola adatta per esprimere tutto ciò...”
Nascosta dalla sua maschera inespressiva la sacerdotessa osserva i lineamenti del giovane, grazie ad Atena è ritornato a vivere, e con lui, anche gli altri cavalieri deceduti tempo addietro, tra cui Micene.
Tutti loro si sono risvegliati nel loro tempio e alcuni di loro nelle loro bare, come quella volta in cui arrivò Febo di Apollo, ma questa volta i loro cuori non sono legati a nessun vincolo di nessun'altra divinità, solo e soltanto per l'amore di Atena.
Castalia si ricorda benissimo quel giorno in cui, al ritorno, ha visto ogni cavaliere d'oro al suo tempio, come se non si fossero mai mossi da lì, anche perchè proprio quel giorno Ioria le si è avvicinato e le ha chiesto di sposarlo. 
Il giorno tanto atteso è arrivato, oltre ai cavalieri d'oro, anche i cinque cavalieri di Atena, e Isabel, sono stati invitati, Isabel soprattutto ha una parte importante in questa cerimonia sacra, essi arrivati proprio quella mattina e ora riposano in alcune delle sale del tempio del Gran Sacerdote Shion, anche lui  ritornato dall'altro mondo e  gli hanno ridato la sua carica. 
 “Mi dispiace però che tuo fratello non può essere presente.”
Ioria sa che anche Castalia ha un fratello, Touma, 
 “Non pensarci Ioria, dispiace anche a me non averlo al mio fianco domani ma so che lui vorrebbe che mi sposassi lo stesso.”
Ioria l'abbraccia:
 “So che il suo spirito sarà nel tuo cuore.”
Ioria non può vederla ma Castalia, alle parole del suo futuro coniuge, si commuove.
 “Forse è meglio andare, - Castalia si stacca a malincuore da Ioria -  si sta facendo tardi.”
 “Aspetta... - Ioria la ferma - Aspetta un secondo... Voglio chiederti una cosa, non posso aspettare fino a domani.”
 “Cosa ?”
risponde lei dolcemente,
 “Un bacio...”
 “Ioria ma...”
 “Tanto è notte, non ti vedrei comunque.”
Rassegnata, ma in realtà volente, Castalia si toglie la maschera, Ioria riesce solo a scorgene deboli lineamenti del suo viso illuminati dal bagliore della luna piena, si danno un piccolo e dolce bacio e poi la sacerdotessa si stacca:
 “A domani, e non dirlo a nessuno...”
e sparisce nel buoi, lascando Ioria da solo e con un sorriso soddisfatto sul volto, nemmeno lui si riconosce, torna nella sua stanza e attende il giorno dopo, con la sensazione di avere ancora le labbra di Castalia sulle sue.
Il giorno dopo il giardino, dietro al tempio del Gran Sacerdote, è più bello che mai, in realtà è sempre bello ma quel giorno lo è ancora di più per il grande evento, una semplice e piccola colonna grecha, che funge da altare, bianca è  stata messa sulla giaia, e tutto intorno fiori di ogni tipo e colore sbucano per poter assistere anche loro al grande giorno. C'è anche un piccolo gazebo dove siede l'incarnazione di Atena, Isabel.
Mentre gli amici e i cavalieri si sistemano, da un'altra parte i Promessi si preparano, nella stanza di Ioria, Micene aiuta il fratello a mettersi l'armatura d'oro. Shion ha ritrovato pochi giorni fa alcuni archivi antichi che parlano di queste unioni tra cavalieri e sacerdotesse di Atena. La cerimonia è semplice e breve per evitare che tutti i cavalieri si distraggon troppo e inoltre per un'intera settima il cavaliere del Leone non può indossare la sua armatura per evitare che s'imbrattasse di sangue nemico o che si rovinasse, per fortuna non è successo nulla di ciò.
 “Il mio fratellino si sposa...”
canticchia Micene e Ioria, arrosserndo, risponde:
 “Eddai... Non sono un bambino.”
 “Sì, si, dicono tutti così.”
Micene è molto diverso da quando tornò in vita, è più simpatico e amichevole verso gli altri ma senza scordarsi il giuramento ad Atena.
 “Giuro, non mi sarei mai immaginato una cosa simile.”
 “Nemmeno Io Ioria, e sono contento che alla fine le mie preghiere sono state ascoltate e che Atena sia salva.”
 “Già...”
Il volto di Ioria diventa triste, ricorda tutte le volte in cui ha dubitato del gesto del fratello e di quando gli è stata data l'etichetta di "traditore" anche a lui  , un'etichetta troppo pesante e maledetta per lui.
Micene se ne accorge e lo riporta alla realtà:
 “Ehi, Ioria, ci sei ?! - gli sorride dolcemente - Ti dico solo una cosa, non pensare più al passato, che da oggi in poi il tuo futuro sarà in salita.”
Questo è il potere di Micene, sembra che legga nel pensiero di Ioria, e sa le parole giuste per rassicurarlo.
Ioria mette una mano sulla spalla del fratello:
 “Sono contento che tu sia qui, Micene”
Micene ricambia il gesto:
 “Detto tra noi, sapevo che quella non era l'ultima volta che ci saremmo visti.”
Anche Castalia ha delle aiutanti, Tisifone, Nemes e Morgana (buona e in salute) che la stanno aiutando con una veste in stile Dea, bianco candido, monospalla e con dei veli semitrasparenti che partono dalla schiena arrivando a dei bracciali da braccio d'orati, e l'immancabile maschera inespressiva. La stanza della sacerdotessa è in femento, è la prima volta che tutte sono tranquille e si comportano da ragazze normali:
 “Sei emozionata vero, Castalia ?”
chiede la dolce Nemes,
 “Certo... Non mi sembra neanche vero, amiche mie.”   
la sacerdotessa bionda le posa sulla testa un cerchio d'oro con delle decorazioni greche e da cui parte un altro velo semitrasparente. Il ciondolo rombale, come quello del fratello, è immancabile e spicca su tutto la veste.
 “Vedrai che Ioria impazzirà vedendoti così.”
Tisifone la guarda attraverso lo specchio,
 “A proposito, i prossimi sarete tu e Pegasus ?”
Chiede gentilmente la sacerdotessa sposa e Tisifone subito diventa bordeux
 “Be.... - Tisifone è a disagno - Non lo so...”
 “Non preoccuparti - interviene Morgana in suo aiuto - Ora che non ci sono più quelle regole di una volta, vedrai he le cose cambieranno. E stanno già cambiando.”
Tisifone ricorda un attimo la battaglia in fondo al mare contro Nettuno, quando per entrambi la fine poteva essere vicina e si stavano per scambiare il loro amore segreto ma reciproco.
 “Già... - poi guarda Nemes - Tu e Andromeda invece ? Ne avete mai parlato, Nemes ?”
anche le sue guance si colorarono di rosso:
 “Sì, era uno dei suoi sogni, me ne ha parlato ma mi ha confessato che prima doveva ritrovare suo fratello. Ma in realtà mi sento sempre sentita sua, come se tra di noi ci fosse stato un legame... E ora che è finito tutto, posso dire che sono contenta di non essermene andata da Nuova Luxor.”
La dolcezze e la sincerità di Nemes dicono tutto di  lei, 
 “Ragazze, meglio se ci sbrighiamo.”
Nel giardino tutti i cavalieri sono in posizione, si sono divisi in due file per stare a destra e a sinistra di Shion, anche Isabel è pronta e tra le mani tiene una misterioosa scatola dorata.
Ioria e Micene già sono in posizione davanti alla colonnina immacolata, Micene è il "testimone" del fratello mentre Castalia ha scelto sia Pegasus e sia Tisifone. 
 “Pronto ?”
chiede Pegasus,
 “Certo, come non mai.”
Proprio in quell'istante Castalia fa il suo ingresso con dietro Tisifone e Nemes che le reggono il velo, quando la sacerdotessa bionda passa, e incrocia il suo sguardo con quello dell'amato Andromeda, gli fa un occhiolino complice, posa il velo e lo raggiunge. Ora Ioria e Castalia sono in posizione.
Tutto intorno a loro è silenzioso, tranne che per gli uccellini che cinguettano tranquilli, Shion guarda, sorridendo, la coppia, alza le mani verso il cielo:
 “Sacerdotesse, Cavalieri, amici, fratelli... Questo è un giorno molto importante per due persone altrettanto importanti. Oggi, con il potere a me concesso da Atena, posso unire la prima coppia e sperare che, dopo di loro molte altre troveranno il loro stesso coraggio per fare altrettanto...”
Andromeda stringe la mano di Nemes e Pegasus quella di Tisifone, entrambe ricambiano.
Mente Shion parla, nessuno si accorge che qualcuno, dagli occhi azzurri, freddi come il ghiaccio ma angelici, li spia da dietro le colonne del palazzo del Gran Sacerdote, egli ha annullato la sua essenza cosmica e osserva come un ombra.
 “Ora, Castalia e Ioria - mette le mani sulle spalle dei giovani - io vi benedico, che gli Dei siano con voi...”
Prende le mani di Ioria e Castalia, unendole, Isabel arriva e apre davanti a loro la scatola:
 “Questo è il prezioso vello divino, il vello di Era, Dea del matrimonio...”
La ragazza apre il prezioso oggetto, esso è di un bianco puro e splendente, quasi non sembra che è stato chiuso da molto tempo, nei bordi, una striscia dorata con decorazioni di piume di pavone, completano il tutto. Tutti i cavalieri d'oro e le sacerdotesse sono senza parole,
  “Sotto la protezione di Era e di Zeus, e degli altri dei - mentre Isabel formula la frase ricopre le mani dei due con il vello - io vi dichiaro "coniugi d'Atena" ”
mette anche lei le mani, una sopra e l'altra sotto per chiudere il giuramento. Il vello brillò di luce propria.
Tolto il vello, Shion dice:
 “E ora il momento più atteso da tutti. Togli la tua maschera Castalia...”
Lei non esita, finalmente anche lei può togliersela e da un bacio a Ioria. Tutti vedono il suo volto dolce come le tutte le ragazze della sua età, e quando si volta verso i cavalieri rimangono tutti a bocca aperta:
 “Ma... I suoi occhi...”
 “E' bellissima !!!”
Sorpresa, Sorpresa, Castalia ha gli occhi di due colori diversi, uno marrone e l'altro azzurro, mentre guarda lo stupore negli occhi di tutti, nell'ombra gli occhi di ghiaccio si sente più rilassato vedendo anche lui il volto della sacerdotessa. Sperando che non lo veda nessuno lascia sulla ghiaia un paio di orlenadri bianchi:
 “Ora so che sei tu... Auguri e addio Castalia, sorella mia...”
e scompare nel nulla.
Finita la cerimonia, Ioria e Castalia e tutti gli altri cavalieri,  devono ritornare ai loro compiti quando notano i fiori sulla ghiaia,
 “E questi ?!” 
Castalia li raccoglie da terra osservandoli
 “Che succede ?”
Shion vede i fiori e rimane stupito:
 “Questi fiori... Non crescono qui...”
  “Sono orleandri bianchi... - Isabel interviene - È il fiore della luna.”
 “Come può esserci finito qui ?!”
 "Orleandri bianchi... Fiori della luna..." 
la mente di Castalia lavora quelle informazioni e:
 “Touma !!!”
tutti la guardano:
 “Touma ?! Come può essere ?”
Anche la preghiera di Castalia si è avverata, e anche se non l'ha visto, suo fratello ha potuto assistere al suo giorno più bello, si stringe il ramo di orleandro sul cuore. 

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Capitolo 12
*** 12) Pegasus VS Phoenix ***


Ministoria: Pegasus,Phoenix

Pegasus VS Phoenix

Tutti e 4 gli amici di Pegasus erano molto contenti per la sua miracolosa ripresa a casa di Lady Isabel con loro presenti e, per festeggiare, decisero di fargli un bel regalo, anche per tirarlo un po' su di morale e farlo sfogarlo un po'.
Non sapendo cosa veramente piacesse all'amico, dato che una chitarra l'aveva già, decisero di comune accordo di girare in un grande negozio per articoli sportivi.
Lì dentro c'era il meglio del meglio per lo sport, e ogni volta che guardavano qualcosa, altri prodotti attiravano la loro attenzione, sbucava sempre qualcosa di nuovo e interessante.
 
“Bene - iniziò Crystal - Eccoci qui.”
 
“Non so neanche da dove iniziare, - disse Andromeda - mi sembra tutto troppo pieno.”
 “Andiamo con calma - tranquillizzò Phoenix - tanto non ci corre dietro nessuno”
 “Vero anche questo, andiamo al primo reparto.”
consigliò Sirio. Dentro di loro, erano tutti sorpresi che Phoenix non avesse più le fattezze del lupo solitario e stava di più con loro, ma nessuno glielo aveva ancora detto per non dargli fastidio e per evitare che si distaccasse di nuovo.
Più tempo passavano tra gli articoli spostivi più sembravano confusi, niente sembrava andare bene, primo il calcio:
 
“Ehi ragazzi, - li chiamò Sirio - che ne dite di questo ?”
aveva tra le mani un pallone di calcio, istintivamente Andromeda e Crystal si guardarono e nei loro occhi si vedeva che stavano pensando alla stessa cosa, quando Pegasus cadde dopo aver provato a fare una giravolta nel campo dell'orfanotrofio, finendo male.
 
“No. - dissero all'unisono - Meglio di no.”
chiuse il discorso Crystral, mentre sia lui che Andromeda iniziavano a ridere, cosa che Sirio notò:
 
“Perchè ? Cos'è successo ? - si allontanarono - Ehi... Aspettate...”
Nel reparto dopo:
 
“Eqiutazione ?”
chiese Andromeda, i tre si misero a ridere:
“Non credo... Non lo vedo proprio - confessò Phoenix – Pugilato ?”
 
“Forse è troppo forte.”
disse Sirio, e lui lo sapeva,
“O troppo piccolo.”
disse velocemente e scherzosamente Phoenix.
Dopo aver provato con la pallavolo, il tennis e il golf gli amici erano sempre più confusi,
 “Che ne dite dello yoga ?”
chiese Sirio, ma anche lì le risate echeggiarono nel negozio,
 
“Non lo vedo proprio stare fermo e concentrarsi... Stavo scherzando, ragazzi.”
confessò,
 
“Secondo me nemmeno Virgo lo prenderebbe come allievo.”
 
“Hai ragione.”
mentre Andromeda e Sirio parlavano,
 
“Ehi Andromeda - sia l'interessato che gli altri si voltarono verso la voce di Phoenix - Prendi...”
Phoenix era poco distante da loro e lanciò, "delicatamente", una palla da football al fratello che la prese, Andromeda aveva grandi riflessi, fecero un paio di palleggi tra di loro.
 
“Ti piace il football, Phoenix? - chiese Crystal - Magari te la regaliamo a te la prossima volta.”
 
“Cosa dovrei fare per farmela ragalare ?”
chiese per scherzare il più grande di tutti,
 
“Tra le varie opzioni direi, salvare il mondo...”
 
“Ho già salvato mio fratello, per me è lui il mio mondo - poi passà la palla a Crystal - Il mio compito l'ho fatto.”
Crystal non rispose.
Alla fine arrivarono all'ultimo reparto
 
“E questa... Che ne dite ?”
chiese Andromeda,
 
“Mi sembra la più ragionevole di tutto quello che abbiamo visto.”
concluse Phoenix e gli altri acconsentirono.
Il giorno dopo il gruppetto si ritrovò sotto casa di Pegasus, gli aprì la porta una ragazza con i capelli e gli occhi castani proprio come il cavaliere loro amico, e i suoi lineamenti erano dolci.
 
“Ma tu sei ?”
tutti erano sorpresi,
 
”Sì, sono io, Patricia, piacere.”
Li fece entrare e disse che Pegasus stava riposando,
“Il signorino dorme, eh ?”
Phoenix osservava la porta chiuse della camera di Pegasus,
“Se volete lo sveglio io.”
si offrì Patricia, ma proprio in quel momento la porta si aprì e uscì un Pegasus un po' più spettinato del solito,
 
“Ciao, ragazzi, che sorpresa...”
salutò:
 
“Tu invece sei una noia - scherzò Crystal - neanche ti possiamo fare uno scherzo.”
“È per questo che mi sono svegliato, il sesto senso funziona ancora.”
rise e prima di offrire qualcosa agli amici vide un bel pacco regalo, quadrato sul tavolo.
 “E questo ?!”
 
“Dov'è finito il tuo sesto senso di prima ?”
Phoenix rideva sotto i baffi,
 
“Sorpresa !!!”
dissero gli altri all'unisono, anche la sorella era contenta,
 “E' per me ?! - Pegasus era visibilmente commosso - Ma ragazzi, grazie, non dovevate...”
Aprì la scatola e ci trovò dentro un bellissimo pallone arancione con le righe nere:
 
“Un pallone da basket ?! E' bellissimo !!! Grazie...”
 
“E di che, figurati... l'abbiamo fatto con piacere, sai ?”
confessò Andromeda.
Peguasus osservò attentamente il nuovo regalo, non se lo sarebbe mai aspettato dal suoi "fratelli d'armi", avevano superato tante difficoltà e brutte esperienze insieme, ma ora sapeva che tutto stava per cambiare, finalmente:
 “Vi va di provarla ? Phenix me la scaldi te ?”
lanciò il pallone direttamente a Phoenix ma:
 
“No, io no, mi dispiace - la diede al fratello - Ora devo andare.”
gli amici ci rimasero male:
 
“Phoenix...”
il fratello cercò di farlo restare ma inutilmente
 
“Lascia stare Andromeda, è ritornato il vecchio Phoenix...”
disse Crystal.
 
“Però è stato bello ieri averlo tra di noi. - Sirio si avvicinò ad Andromeda - Stai tranquillo.”
“Giusto non preoccupatevi - a sorpresa Patricia difese Phoenix - Si vede che quel ragazzo è molto attaccato a voi, vredrete.”
I ragazzi si divisero in due squadre, Pegasus e Sirio contro Andromeda e Crystal, giocarono nel campo da basket vicono alla casa di Pegasus, si divertirono come pazzi per tutto il pomeriggio, o come ragazzi della loro età. Nessuno si accorse che qualcuno li osservava.
Tutti furono bravissimi a giocare, sembravano giocatori professionisti e sembrava che volassero ogni volta che facevano canestro, al tramonto finirono 22 a 24 per Andromeda e Crystal.
Seduti su una collinetta d'erba tutti si stavano riposando:
 
“Wow, siete forti ragazzi...”
si congratulò Pegasus,
 
“È Andromeda che ha fatto tutto il lavoro, io facevo solo canestro.”
disse Crystal,
 
“Ma non è vero, ci siamo solo divertiti.”
rispose Andromeda.
 
“Bhe, io ritorno a al palazzo - Sirio si alzò - Ho bisogno di una doccia, ci vediamo Pegasus e, grazie per questo momento.”
 
“Se vuoi giochiamo anche domani.”
Pegasus era felice e tranquillo come non mai in vita sua.
Dopo che tutti se ne andarono a casa Pegasus restò a giocare nel campo illuminato dai lampioni, mentre giocava sentì una presenza alle sue spalle, si voltò e si tranquillizzò subito:
 
“Phoenix, che colpo...”
 
“Sorpreso ?! È tutto il pomeriggio che vi osservo.”
Alla rivelazione Pegasus rispose:
 
“Potevi pure stare con noi, che ti costava ?”
 
“Che saremmo stati dispari.”
In effetti il ragionamento di Phoenix non faceva una piega, e capì perchè prima se ne andò,
 
“Ma...”
non sapeva cosa dire, Phoenix si avvicinò e, neanche due secondi, gli rubò la palla, saltò e fece canestro, Pegasus rimase stupito:
 
“Ehi...”
 
“Che c'è ? Non vale come punto ?”
 
“Ah, vuoi giocare ?! E va bene...”
Corse verso l'amico ma Phoenix fu più veloce, e riuscì a non fargli toccare il pallone:
 
“Tu non lo sai, ma osservandoti tutto il tempo, ho memorizzato le tue mosse e il tuo modo di giocare.”
altro canestro,
 
“Sei un'imbroglione...”
scherzò Pegasus e cercò di nuovo di prendere la palla ma niente,
 “Imbroglione dici ?! O furbo ?”
un altro canestro ancora.
Pegasus fece il secondo ruond solo con Phoenix e anche con lui si divertì un mondo, altre volte invece Phoenix lo usava come trampolino per fare un grande canestro e ridevano a crepapelle insieme.
Finita la sfida si rilassarono pochi minuti e poi tornarono nelle rispettive case, Pegasus trovandola vuota, dedusse che la sorella fosse già andata a letto, prima di andarci anche lui trovò un pezzo di carta e una penna e scrisse due parole:

Ciao Patricia
scusa se non sono tornato per cena ti racconto domani.
Non ci crederai 

Pegasus

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Capitolo 13
*** 13) Andromeda, Cavaliere Della Fenice Immortale ***


Andromeda, Cavaliere Della Fenice Immortale Il piccolo Andromeda, di soli sei anni, era sul ponte del mercantile di cui l'unica fermata era l'Isola Della Regina Nera, l'isola più inospitale e pericolosa del mondo e, purtroppo, suo luogo di addestramento. Nei suoi piccoli occhi. oltre alle lacrime, vedeva come un film il giorno in cui pescò il biglietto con il nome dell'isola, ricordava le cattive parole di Milock e le suppliche del suo unico fratello Phoenix che voleva andare al posto suo ma non ci furono cambiamenti. Inoltre Phoenix fu uno dei tanti bambini a partire per prima e Andromeda uno degli ultimi, quesi giorni furono i più duri della sua vita perchè doveva costantemente cavarsela da solo con alcuno compagni prepotenti come Asher e gli altri: “E ora, chi chiamerai in aiuto se tuo fratello non c'è?” lo scherniva il ragazzinno, “Lasciatemi stare !” provava a finirla lì Andromeda ma tremava peggio di una foglia e gli altri ne approfittavano sempre, “E no... Ora che Phoenix è lontano finalmente anche noi possiamo giocare con te.” Gerki e gli alti lo avevano circondato e lo spingevano a destra e a sinistra mentre continuavano a prenderlo in giro, facevano così per farlo cadere a terra e anche lì i bambini non si fermavano, e se a volte gli amici, Pegasus, Sirio e Crystal non lo aiutavano, gli screzi continuavano per molto. Quando anche lui dovette partire era ancora pieno di lividi. Più si avvicinava più Andromeda si sentiva male, avvertiva dentro il suo cuore una brutta sensazione e guardare quell'isola vulcanica era peggio, pensava anche al suo amato fratello: “Phoenix, vorrei che tu fossi quì con me... Ho paura...” Quando finalmente il mescantile arrivò, il piccolo scese e si guardò intorno, era tutto nero e desolato come se quell'isola fosse morta e anche nell'aria si sentiva, inoltre il calore del vulcano rendeva nervoso Andromeda. Come un'automa di diresse da solo verso il vulcano, aveva la sensazione che, chiunque fosse il suo maestro, era lì che lo stava aspettando e lui doveva recarsi lì. Più si allontanava dal villaggio deserto e più s'indebboliva per il caldo: “Che caldo... Ma dove, e chi sarà, lui? - arrivò in un punto dove in lontananza vide una piccola casetta - Spero non sia un miraggio.” non riuscì a fare un passo che un ombra arrivò dietro alle sue spalle, si girò e fu sbarzato in aria e sbattè violentemente contro una roccia, “AHIA... Che male !!!” alzò lo sguardo e vide un uomo gigante, grande come una montagna, muscoloso e con indosso una maschera maligna: “Sei arrivato ? - disse con voce fredda - Mi avevano detto che sarebbe arrivato il più bedole, ma non pensavo che fosse una tale femminuccia...>> Andromeda era abituato a quella parola ma non al forte dolora che sentiva, non era passata neanche mezza giornata ed era già a terra: “Tu...Tu chi sei ?” chiese cercando di rialzarsi: “Chi ti credi che sia ?! Sono il tuo maestro...” Il piccolo cominciò a tremare dalla testa ai piedi, sapendo che con Lui doveva allenarsi per anni; intanto, dalla piccola casetta vicino al vulcano, due piccoli occhi verde speranza e innocenti, come quelli del piccolo Andromeda, ossarvavano la scena spaventati: “Papà, no....” Da quel giorno cominciarono gli allenamenti veri e propri ma più che "allenamenti" sembrava che il maestro, chiamato Guily, si allenasse da solo contro un piccolo fagotto, che era Andromeda, l'uomo era troppo forte per lui e Andromeda non riusciva mai a contrattaccare. Gulty non gli facilitava mai le cose con le sue frasi velenose: “Ragazzino inutile... Sei una femminuccia.... Batti la fiacca eh ? Allora ci penso io.” Andromeda non riusciva neanche a toccarlo, figuriamoci a difendersi, neanche provocandolo il maestro riusciva a farlo reagire e come punizione, il bambino era costretto a dormire nella buia e fredda cantina sotto la casa del maestro da solo. In realtà, quello era l'unico posto in cui poteva dormire dato che l'abitazione del maestro era piccola e sua figlia, che aveva quasi la stessa età di Andromeda, il padre non voleva farli incontrare. Durante la notte, invece di riposare, Andromeda non faceva che tremare e cercare di ripulirsi da solo le ferite con cerotti e fasce che il piccolo si trovava addosso ogni giorno, e mentre guardava dalla finestrella sbarrata la luna, il suo pensiero era rivolto dolo a una persona, Phoenix. “Fratello... Fratello mio... Qui è un vero inferno... e il mio maestro... È il diavolo - lacrime tristi scendevano silenziose - Aiu...Aiutami...” Andromeda non sapeva che alle prime luci dell'alba, mentre sia lui che il maestro dormivano, la figlia Esmerarlda scendeva nella cantina e curava lei sue ferite senza svegliarlo: “Mi dispiace, Andromeda... Mi dispiace tanto...” a volte si perdeva a guardare i suoi delicati tratti di bambino che, mentre dormiva, chiamava il nome del fratello e lo cercava con la mano. Questo gesto toccava nel cuore la piccola Esmeralda che gliela prendeva sempre lei, così Andromeda si tranquillizzava e sempre accennava a un sorriso sereno, “Vorrei tanto sapere cosa sogni, Andromeda... Sogna di essere lontano da quì... Sogna tuo fratello...” Andromeda non seppe di lei fino a quando non compì circa 10 anni, più cresceva e più il maestro ci andava pesante con gli allenamenti e i duri scontri contro di lui e ogni volta che parlava gli appesantiva il cuore di cattiveria e veleno: “Sei una nullità, un peso su questa terra... Tuo fratello ti ha mandato quì apposta, non hai il fegato di fare niente, solo morire...” “No !!! Mio fratello non farebbe mai una cosa simile...” raramente Andromeda aveva imparato a rispondere ma Gulty non era per niente impressionato: “Sei qui da quattro anni e non sei migliorato per niente... L'unico destino per quelli come te è morire...” Più Andromeda provava acontrattaccare con tutte le sue forze, più veniva lanciato in aria o contro rocce che si frantumavano addosso a lui: “Sei inutile, non diventerai mai un cavaliere... Stupido... Morirai qui e adesso, per mano mia !!!” Il Maestro continuava a colpirlo ripetutamente guardandolo dalla maschera diabolica: “Debole... - gli ripeteva – DEBOLE !!!” L'unica cosa che si avvertiva nell'aria, oltre alle offese del maestro, erano le grida di dolore dello sventurato allievo che continuava a resistere, non sapeva nemmeno che la figlia lo osservava di nascosto, "Ti prego reagisci..." “Come fai a non provare odio per tuo fratello, che non ti ha difeso ? Odia...Odia...” gli ripeteva come un disco rotto. La notte, tra continuo dolore e sofferenze fisiche, Esmeralda lo curava in segreto: “Stai fermo.” gli intimava a volte quando le ferite erano troppo profonde, “Non preoccuparti... Non fa male se tu le curi.” “Non dovresti essere quì, sei troppo debole per mio padre, e lui ne sta approfittando anche troppo, vorrei tanto che tu fossi da un'altra parte...” “E dove...? Se io dovessi andar via... Tu che faresti ?” Loro due andavano molto d'accordo, la dolcezza tra loro era reciproca, e rara in quell'inferno d'isola. “Vorrei tanto scappare con te, che domande fai ?! Andare via, lontano da qui, ma sembra impossibile, mio padre ci troverebbe subito...” “Giuro, che quando diventerò cavalier...Ahhhh !!!” “Scusa scusa... - si scusò dolcemente lei - Non volevo farti male.” “Non preoccuparti... Va tutto bene...” “Non puoi rinuciare ?” “Se rinuncio ora... Mio fratello non sarebbe mai fiero di me, devo... Devo... Diventare cavaliere, perchè gli ho fatto una promessa... Non posso morire... Non qui...” Esmeralda piangeva mentre ascoltava le sue parole di Andromeda e, anche se aveva forti dolori, trovava sempre la forza per addracciarla: “Stai tranquilla, Esmeralda...” “Ma.... Co... Sì... Ti... Uc... Ci... Di...” singhiozzava lei sul suo petto, “Ehi... Che parole...Non ho finito quello che stavo dicendo prima... Appena diventerò cavaliere, tu verrai via con me, a Nuova Luxor e insieme cominceremo una nuova e vera vita.” la ragazza lo abbracciò sempre più forte, poi Andromeda sussurrò nel suo orecchio: “Esmeralda, grazie...” Tra atroci sofferenze, e promesse nascoste, passarono sette lunghi anni, arrivò il giorno tanto atteso, la conquista dell'armatura della Fenice, per poterla avere Andromeda doveva sconfiggere il suo maestro ma lui sembrava diventare sempre più cattivo nei confronti dell'allievo. “Non sei degno di diventare cavaliere, non saresti capace nemmeno di rompermi un dito... Figuriamoci uccidermi...” “Infatti, non intendo ucciderla - Andromeda sembrava più sicuro - Non lo farò, conquisterò l'armatura a modo mio e me ne andrò di qui !” “E portari via Esmeralda ?! AHAHAHAHAHA.... Povero illuso.” Andromeda era spiazzato, come faceva a sapere della figlia ?! E ora che fare ?! Il maestro colpì una roccia non lontana da Andromeda e quando crollò vide la giovane che scappava per evitare i massi, cosa che spaventò ulteriormente il ragazzo: “Esmeralda, no!!!” stava per correrle dietro ma il mestro lo prese per i capelli: “Dove credi di andare, moccioso... Non ho finito con te.” lo scaraventò a terra e l'allievo si rialzò subito ma quando provò a correre nuovamente verso la ragazza, Gulty lo colpì fortemente allo stomaco che si dovette piegare in due dal dolore. Il maestro ne approfittò, gli mise un piede sulla testa e lo spinse contro il terreno: “Tu non conquisterai mai l'armatura, non ne sei degno...Inutile - più lo offendeva e più spingeva il piede - Debole... Femminuccia....” A quella parola Andromeda non ci vide più, i sette anni stavano per terminare, l'armatura era vicina, suo fratello lo stava aspettando e doveva salvare la sua ragazza, sentì quancosa crescergli dentro ma non veniva dal dolore allo stomaco, bensì dal suo cuore. Sentì una forza interiore crescergli dentro e fu quella a farlo rialzare nonostante la forza del maestro che per una volta nella sua storia, sembrava sorpreso: “Che diavolo sta succedendo ?!” Andromeda era talmente furioso per quei sette anni di dolore e sofferenza che ad un certo punto emanò uno strano cosmo, sopra di lui si vedeva chiaramente una fenice, con gli occhi folli di pazzia, si mise in posizione e disse solo poche parole: “A noi due, maestro...” “No posso crederci.... La fenice lo circonda ! È il suo cosmo...” Andromeda corse e attaccò con tutte le sue forze: “Ali della fenice !!!” tutti i colpi furono concentrati in uno solo che andò dritto dritto al cuore del maestro che dopo aver urlato per l'attacco subito, disse la sua ultima frase: “Andromeda... Odia... Odia tutto...” L'allievo tornò in sè, negli occhi non aveva più quella follia di prima, guardava, con i suoi occhi, il suo maestro che per sette lunghi anni lo fece soffrire, ora giaceva a terra provo di vita. "Maestro, anche in punto di morte, mi dite di odiare... Perchè..." a un tratto sentì un lamento, “Esmeralda !” corse verso la ragazza ma quello che vide dopo lo paralizzò, la ragazza giaceva a terra in un lago di sangue causata da una grossa e profonda ferita sul petto, ma ancora aveva la forza di chiamarlo, subito il ragazzo la soccorse: “Esmeralda, no... - la prese tra le sue braccia - Esmeralda, stai tranquilla, sono quì, registi...Ti prego...” Sentendo il suono della voce del neo cavaliere, la ragazza ferità aprì gli occhi, sorrise dolcemente (proprio come faceva solo con lui) e gli accarezzò la guancia, per sbaglio lo sporcò col suo sangue: “Andromeda... Vola... Vola via...Di qua...” Esalò l'ultimo respiro tra le braccia del ragazzo che ha amato fino alla morte: “NO !!!” dagli occhi di Andromeda uscirono lacrime di rabbia e disperazione che in tutto quel tempo non riuscì ad esprimere, come l'amore per la ragazza, "Esmeralda, perdonami, non ho mantenuto la mia promessa... Non sono degno di quello che sono diventato..." sentì qualcosa avvolgersi nel suo cuore come un velo, un velo nero di tristezza e cattiveria, le sue lacrime cessarono e nei suoi occhi apparve un ombra... Andromeda era cambiato... L'armatura si volatilizzò da sola a coprire il suo corpo mentre il suo cosmo ribolliva di odio. Prima di partire per rotornare a Nuova Luxor, passò sulla tomba della sua amata, e sperò che non si l'ultima volta che pregasse lì per lei, "Esmeralda, tu eri qualcosa di raro in quest'isola come nell'intero mondo... Hai sempre creduto in me e mi sei rimasta accanto e io, per ricambiarti non sono riuscito a salvarti in tempo... Ti prego, perdonami, mia stella del cielo, riposa in pace nel paradiso che meriti di stare. Tra gli angeli tu sarai la biù bella... Ti prometto che tornerò e pregherò ancora per te nel mio cuore..." Anche se con l'odio negli occhi, Andromeda pregò dolci parole per la sua Esmeralda e in cuor suo, qualcosa gli diceva che lei lo stava ascoltando, si fermò perchè sentì qualcosa proprio dietro di lui. Non si voltò nemmeno quando ordinò: “Fatevi avanti, o devo pensare che avete paura ?” dal nulla sbucarono 4 cavalieri neri come la notte e si posizionarono dietro al cavaliere della fenice, “Voi chi sareste ?” chiese con freddezza, sembrava una persona totalmente diversa a quella di prima che pregava, si presentarono come l'alter ego dei cavalieri di Atena e volevano seguirlo, c'erano Pegasus nero, Cigno nero, Dragone nero e Andromeda nero, tutti s'inchinarolo al suo cospetto: “Vogliamo che ci segua per conto di nostro signore Docrates per una missione importante.” “Non so nè chi sia costuì e nè cosa vuole da me - si allontanò - non voglio perdere tempo con simili sciocchezze come le vostre...” i cavalieri neri alzarono la posta in gioco: “Sia noi, che il nostro signore, abbiamo bisogno di te per rubare la sacra armatura d'oro del sagittario...” Andromeda si fermò di colpo: “E perchè mi dovrebbe interessare ?” “È una delle armature più forti del mondo, e appartiene a una persona che sicuramente lei conoscerà perchè è la stessa ragazzina che ha diviso tutti i ragazzini mandandoli lontano ad allenarsi duramente per diventare cavalieri.” Nella testa di Andromeda immagini del passato raffiorarono nella mente, quando fu mandato all'isola della regina nera e anche prima quando la ragazzina in questione aveva anche lei preso in giro e fatto screzi nei suoi confronti: Lady Isabel. “Io dovrei aiutarvi a rubare l'armatura d'oro ?! Tsk... E cosa ci guadagnerei alla fine ?” “È semplice - disse l'alter ego dell'armatura con le catene - la userai proprio te Andromeda, cavaliere della fenice...” L'idea non dispiaceva al neo cavaliere dell'uccello mitologico e vendicarsi una volta per tutte di quella ragazzina viziata, da tempo lei era entrata nella sua black list: “Ora iniziamo a ragionare...” Fece il viaggio di ritorno con i cavalieri neri e appena arrivò a destinazione rimase sempre nascosto con loro nel posto in cui si sarebbe svolto la Guerra Galattiva per conquistare la famosa armatura di Sagitter, che era già lì in attesa, "Avevano ragione, quell'armatura esiste sul serio..." Una cosa è sentire la voce dell'esistenza, l'altra invece è vederla con i propri occhi... Non c'era bisogno di dire che per arrivare nel nascondiglio dovette uccidere a sangue freddo parecchie guardie, sia lui che i cavalieri neri, l'attesa sembrò non finire mai e poi sentirono il vero motivo per cui erano lì, lo scontro stava per iniziare. Dal loro punto di osservazione, Andromeda vedeva tutto, anche il tabellone, quando vide il nome di suo fratello, sentì una stretta al cuore: “Fratello...” Per un attimo Andromeda si sentiva diverso, aveva voglia di uscire da lì, raggiungere l'arena e cercare Phoenix, l'unica persona più importante per lui ma poi la voce di Lady Isabel lo riportò alla sua realtà e il pensiero del fratello maggiore abbandonò il cuore del cavaliere. Attesa ancora, vide i cavalieri che un tempo lo difesero dalle angherie, “Andromeda - lo chiamò il cavaliere nero del Dragone - mettiti questa>> gli diede una mascherina nera che nascondeva solo gli occhi, “Agiremo tra poco.” disse Pegasus nero. decisero di attaccare proprio allo scontro del fratello Phoenix che se ne accorse prima lui dell'attacco a sorpresa ma non se lo aspettava di certo dal suo fratellino. Lo riconobbe dopo che lo fermò con la sua catena dell'armatura di Andromeda; il cavaliere della fenice sbucò proprio sopra l'armatura contesa da tutti i partecipanti e gli altri sembravano parecchio sconvolti: “Andromeda ?! Fratello mio !!!” disse Phoenix “Non è possibile...” esclamò Pegasus normale “Quello è veramente lui ?!” anche Crystal era sorpreso come gli altri. Dal suo punto, il cavaliere della fenice, anche se era bloccatro dalla catena del fratello, decise di passare all'attacco e riuscì a colpire il fratello maggiore: “Andromeda, ma che stai facendo ?!” “Stupito Phoenix ?! Ecco il nuovo cavaliere che sono diventato...” le parole di Andromeda erano fredde come l'inverno, Phoenix si rialzò: “Fratello mio...” non ebbe il tempo di dire altro perchè Andromeda lo interruppe: “TACI !!!” lo colpì nuovamente con il suo colpo migliore, ma Phoenix non lo lasciò un momento: “Ti prego Andromeda, ragiona... Cosa diavolo ti è successo ?!” “Sapevi che questo momento sarebbe arrivato, vero ? Beh avrai una grande delusione, non si svolgerà qui.” Cercò di rompere la catena di Phoenix ma non ci riuscì, deccise di parlare come il suo maestro: “Lasciami andare, altrimenti non mi lasci altra scelta che ucciderti...” Phonix si rattristò a sentire quelle frasi, nei suoi ricordi Andromeda era un bambino dolce e delicato come un fiore, ora quello che vedeva era una persona totalmente diversa. “Andromeda, chi ti ha fatto questo ? Chi ti ha fatto il lavaggio del cervello ?” “Sono stato all'inferno, sono ritornato e ora ci spedirò tutti quanti voi, per mano mia...” “Andromeda...” Andromeda emanò il suo cosmo “Che cosmo, pieno di odio... Non posso crederci... Andromeda, torna in te, non voglio cambattere contro di te.” “Andromeda...” Pegasus salì sul ring, “No, Pegasus aspetta - lo fermò Crystal - Non fermare il loro scontro, è una questione tra fratelli.” Nella mente di Andromeda serpeggiò un'idea, il suo cosmo pieno di rancore sparì, chiuse gli occhi e il suo viso di addolcì di colpo: “Fratello... - disse come faceva da bambino - Fratello mio...” Davanti agli occhi di tutti, Phoenix ci cascò e abbassò le sue difese: “Vieni qui, Andromeda mio.” si avvicinò al suo piccolo fratello da cui fu separato, bruscamente, sette anni fa e ora, in modo burrascoso, era lì davanti a lui, voleva abbracciarlo e toccargli il volto, proprio come faceva da bambino ogni volta che aveva paura. Quando era a pochi passi dal fratellino, Andromeda cambiò nuovamente, gli ritornò l'odio negli occhi ed emanò subito il suo cosmo e attaccò da vicinissimo; Phoenix era caduto nel suo trabocchetto: “Ali della fenice !!!” “NO !!!” "Andromeda..." una voce, lontana come un eco fece sparire quelle immagini negli occhi del cavaliere e lui si ritrovò al centro di un nulla, “Ma... Ma che succede ?! - la sua armatura si sciolse come granelli di sabbia - No, NO !!! ” Era senza difese. Poi sentì qualcosa dentro di sè, qualcosa gli batteva forte nel petto, il suo cuore, un profumo di rosa intorno a lui gli aprì i polmoni, sentì il suo corpo formicolare di vita, chiuse gli occhi al buio. Li riaprì alla luce dove lady Isabel, la Dea Atena, con il suo cosmo l'aveva salvato dalla morte certa nella dodicesima e ultima casa dei cavalieri d'oro, la casa di Fish. “Andromeda, sorreggiti a me.” Asher era vicino a lui e se lo caricò sulla spalla per portarlo insieme a loro verso la casa del Gran Sacerdote, mentre salivano insieme le ultime rampe di scale, Andromeda pensava a quello che aveva visto, a quello che sarebbe diventato... "Fratello... Ora ho capito come ti sei sentito in quell'inferno d'isola e, il dolore che hai provato..."

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Capitolo 14
*** 14) A Tu Per Tu Con Il Dottore ***


Ministoria: Andromeda

A Tu Per Tu Con Il Dottore

Nel salone della palazzo di Isabel c'era aria di festa, la ragazza aveva abbellito la sala con ornamenti graziosi ed eleganti e teli blu che scendevano dal soffitto.
Su ogni tavolo c'erano mazzi bellissimi di fiori, cibarie e stuzzichini di ogni tipo, la musica era suonata dal vivo da un bravissimo pianista, sembrava di essere a una serata di gala.
La padrona di casa sfoggiava un elegante vestito rosa confetto i cui contorni, sia delle maniche lunghe e sia del collo, brillavano per via degli strass rosa, i cavalieri erano gli ospiti importanti di quella favolosa serata, e non solo loro, erano presenti anche i cavalieri d'acciaio, i restanti cavalieri d'oro, le sacerdotesse Castalia, Tisifone, Nemes e, per una volta nella storia, anche Fiore di luna.
Tutti quanti indossavano semplici vestiti eleganti ma non sembravano troppo a disagio, la musica del pianoforte che risuonava intorno a loro era rilassante e tutti erano in pace. Per una volta.
Pegasus stava ammirando Tisifone e prendendo in giro Castalia perché, anche in una serata come quella, lei continuava ad indossare la sua maschera ine­spressiva:
 "Dovere di sacerdotessa, cavaliere."
diceva lei,
 "Uffa... Neanche cinque minuti ?"
si lamentava Pegasus, come un bambino che faceva i capricci,
 "No !"
Anche Sirio con Fiore di luna al suo fianco e Crystal stavano parlando con i cavalieri d'oro, anche loro vestiti in modo casual/elegante:
 "Non pensavo che nel vostro armadio ci fossero anche questi tipi di vestiti."
scherzava Crystal con Scorpio che teneva in mano un bicchiere a calice con dentro un vino color rosso sangue:
 "Certo che li abbiamo che ti credi, Crystal? - rispose il cavaliere in modo scherzoso - Mica passiamo ogni giorno dell'anno a combattere chiunque viene a disturbarci."
 "Ah no ?!"
S'intromise Sirio che sembrava confuso, e solo allora Ioria intervenne:
 "Certo, sennò a voi che lasciamo ?"
risero tutti insieme.
Andromeda era in una compagnia che aveva sempre desiderato, era vicino alle due persone più speciali per lui e che non si sarebbe mai aspettato di vedere un giorno insieme a lui, Nemes e Phoenix:
 "Sono contento che finalmente vi posso far conoscere l'uno all'altra..."
Gli occhi gli brillavano come due piccole stelline verdi speranza,
 "Pure io sono felice di conoscere tuo fratello - strinse la mano a Phoenix - Andromeda non ha fatto altro che parlare di te da quando ha messo piede sull'isola."
Da fuori Phoenix sembrava tranquillo e rilassato, solo che dentro di lui albergava un po'di malinconia e tristezza, Nemes le ricordava troppo la sua Esmeralda e l'avventura sott'oceano sembrava aver riaperto quella vecchia e profonda ferita. Gli ci volle una grande forza di volontà da parte sua per sembrare tranquillo agli occhi del fratello minore:
 "Anch'io ho sentito molto parlare di te e sono contento che le sei rimasta vicino."
Phoenix era sincero.
 "Lo rifarei mille, e mille volte."
rispose Nemes quardando entrambi sorridendo.
Il giovane vide sul tavolo vicino a loro un vaso con delle bellissime rose rosse, all'inizio ebbe un brivido freddo lungo la schiena, poi si fece coraggio, ne prese una, l'annusò e la mise tra i capelli della sua bella:
 "Oh, Andromeda... Grazie..."
In quel salotto tutto era tranquillo e perfetto, o almeno così si credeva.
A un certo punto lady Isabel attirò l'attenzione di tutti tintinnando la sua forchetta contro il suo bicchiere di cristallo e tutti gli ospiti si zittirono e ascoltarono:
 "Cavalieri e sacerdotesse, sono contenta che siete tutti presenti in questo giorno che, oserei dire, speciale... Dopo le varie battaglie contro Arles, Dis­cordia, Apollo e Nettuno, non pensavo che avrei avuto questa possibilità..."
Mentre la ragazza parlava, uno dei cavalieri più giovani iniziò a sentirsi strano, avvertiva uno strano fastidio alla gola e iniziava a respirare a fatica. Qualcuna se ne accorse e mise una mano sulla sua spalla:
 "Andromeda, tutto bene?>>
 "Si...Sì... Sto, bene..."
rispose a fatica. Isabel continuò:
 "E dopo tutto questo vorrei dirvi solo una cosa: "Grazie"... Grazie di tutto miei cavalieri... Spero che da questo giorno in poi tutto andrà per il verso giusto..."
Si sentì un tonfo sordo e delle grida disperate:
 "AIUTO, NON RESPIRA !!!"
 "Andromeda !!! - anche Phoenix si accorse che suo fratello stava male - Chiamate aiuto, presto !!!"
Le labbra del ragazzo, stavano diventando cianotiche e respirava peggio di prima; mentre un'ambulanza lo stava portando all'ospedale, in Giappone stava arrivando il migliore dottore, e la sua equipe, da New York per una conferenza medica proprio nell'ospedale della fondazione.
Il cavaliere fu subito intubato e, dopo poche ore, messo in osservazione, me­ntre il fratello maggiore stava discutendo con gli infermieri per poter stare accanto a lui:
 "Mi dispiace, ma non possiamo far entrare nessuno"
 "Sentite, gli avete forato la gola davanti a me, ve l'ho concesso, ma ora tocca a voi. Fatemi entrare o..."
 "Phoenix calmati - lady Isabel sbucò dal nulla - siamo in ospedale."
La ragazza indossava un cappotto per poter nascondere il suo vestito elegante,
 "Ma lady Isabel, mio fratello..."
 "Tuo fratello è al sicuro in quella stanza, vieni con me, ti voglio parlare."
Fuori dall'ospedale:
 "Mi dispiace tanto per Andromeda, credimi"
 "Perché dovrei ?! - Phoenix era furioso - Non mi ha facilitato le cose davanti agli infermieri."
dal nervosismo tremava, non aveva mai visto suo fratello in quelle condizioni, la ragazza confessò:
 "Phoenix, ti ho portato qui fuori per un motivo che capita proprio a nostro vantaggio. Tuo fratello è nelle mani di un famosissimo e ricercatissimo dottore americano."
Il fratello di Andromeda guardò serio la ragazza pensando che stesse scherzando:
 "Un medico, americano ?!"
scandì bene le parole,
 "Sì, dicono che sia il migliore, ha risolto molti casi gravi e impossibili.
Non potevo dirlo davanti agli infermieri. Andromeda è in buone mani, vedrai."
Nella sala che era stata data all'equipe medica americana, il famoso dottore stava dicendo la sua diagnosi:
 "Dimettetelo."
solo la dottoressa sembrava sconvolta:
 "Ma House, ha avuto una crisi respiratoria..."
 "La TAC ai polmoni è pulita, e tu ci sei cascata, come al solito, Cameron..."
Il dottor House, un uomo dall'aspetto un po' sgangherato, con la barba ispida, che cammina usufruendo di un bastone perché zoppo e sempre senza camice, aveva uno strano carattere che cadeva sempre sul sarcastico.
 "Sarà l'aria del Giappone - continuò - o perché voglio provare il vero sushi.
 "Chase e Foreman andate a casa del ragazzo, controllate tutto ciò che potrebbe provocare una crisi respiratoria, Cameron fa le prove allergiche...>>
Alle sue parole i tre medici americani si alzarono per eseguire i suoi ordini, loro si fidavano del loro capo dopo vari anni di lavoro insieme; anche se dovevano sempre controllare che non esagerasse troppo dato che prendeva costantemente un antidolorifico molto potente per i dolori all'arto inferiore, il Vicodin.
Grazie alle indicazioni di Phoenix, che era un po' stranito per i modi in cui lavoravano quei dottori, Chase e Foreman trovarono la piccola abitazione in cui viveva Andromeda e fecero il loro dovere; intanto Phoenix rimase accanto ad Andromeda mentre la dottoressa mora faceva i vari esami.
 "Questi forse ti faranno un po' male - avvertì - farò presto."
 "Non si preoccupi... - rassicurò Andromeda - Non mi da neanche fastidio."
gli avevano tolto il tubo dalla trachea e messo un grande cerotto per nascondere il taglio, parlava un po' a fatica.
 "Per essere sicuri che non si un'intossicazione alimentare dobbiamo fare anche gli esami del sangue anche a tuo fratello e a tutti quelli che erano con voi, se non vi dispiace."
alzò lo sguardo verso il ragazzo dagli occhi blu cielo, Phoenix guardò il fratellino e poi la dottoressa, aprì la manica della camicia e porse il braccio verso di lei:
 "Per aiutare mio fratello, questo e altro."
la ragazza era sorpresa per il comportamento del giovane e rispose:
 "Ok. Finisco con tuo fratello e poi passo a te."
Rimasti soli, Andromeda chiese:
 "Phoenix, ti ho deluso ?"
 "Deluso ?! Per cosa ?!"
 "Che sono finito qui dentro, avevo un tubo infilato in gola perché sono stato male davanti a tutti gli altri..."
il ragazzo aveva gli occhi lucidi e Phoenix sapeva il perché, gli accarezzò i capelli:
 "Ehi, ehi... Stai tranquillo Andromeda, poteva capitare a chiunque e poi, non è la prima volta che finisci qui dentro, ricordi ?"
sorrise, Andromeda si tranquillizzò e strinse la mano del fratello.
 "Gli esami allergici non hanno rivelato niente - disse Cameron - il ragazzo è sano come un pesce."
 "Anche la camera - intervenne Chase - è pulita e immacolata."
 "Vuoi dire che avete controllato SOLO la camera di un'adolescente senza controllare l'intera casa? Che delusione che siete."
rispose House.
 "Era l'intera casa - si difese Chase - quel ragazzo abita in un monolocale."
il dottor House sembrò stupito della notizia:
 "Niente genitori ?!"
 "Solo il fratello che sta sempre al suo capezzale."
aggiunse Cameron
 "E come vivono ?"
continuò House
 "Lavorano sotto qualche fondazione da quello che ho letto nei vari documenti che ho trovato nella stanza e, guarda caso, il ragazzo si è sentito male proprio lì."
Foreman era sempre quello un po' più avanti a tutti.
Dallo studio che i dottori giapponesi avevano dato all'equipè americana, House guardava il paesaggio, grattacieli su grattacieli:
 "Controllate anche lì."
 "Già fatto - annunciò a bruciapelo il neurologo - e non ho intenzione di ritornarci nemmeno per un caffè."
Tutti i presenti lo guardarono e lui motivò la risposta: 
 "Quel posto è una vera reggia, c'erano più busti e dipinti dell'uomo che ha creato la fondazione che finestre, mi sono sentito perennemente osservato."
 "Paura dello scassinatore, Foreman ?"
punzecchiava House.
Mentre lo staff controllava le diagnosi sia del paziente e sia degli altri, qualcuno, o meglio qualcuna, andò a far visita ad Andromeda con un regalo:
 "E' Permesso ?"
 "Ciao Nemes !"
Andromeda sembrò riprendersi alla vista della sua ragazza e compagna d'addestramento,
 "Ciao, come ti senti? Queste sono per te..."
la ragazza gli aveva portato un bellissimo mazzo di rose rosse:
 "Sono così contento che sei venuta."
 "Scusa se sono venuta molto dopo, non volevo intralciare i dottori."
Più guardava Andromeda più il suo sguardo cadeva sul collo dove c'era il cerotto, il ragazzo se ne accorse e la tranquillizzò:
 "Passerà, non preoccuparti."
Nemes aveva ancora negli occhi tutta la scena di quando Andromeda stette male alla serata tranquilla, sorrise anche lei rassicurandolo.
Andromeda le accarezzò la guancia e lei chiuse gli occhi al suo tocco:
 "Ti ho spaventata, Nemes ?"
il volto di Andromeda era pensieroso, lei spalancò gli occhi e rispose:
 "No, Andromeda no... Non pensare a queste cose, succedono sempre a tutti ogni giorno, e nessuno ti da la colpa per cui sei qui.."
Sembrava che Andromeda fosse un libro aperto per tutti, sia il fratello che Nemes sapevano le giuste frasi per infondere le sue paure sul nascere e farlo senti- re con la coscienza pulita.
Il giovane prese una rosa rossa dal mazzo della sua amica e rifece la stessa cosa della festa, prima l'annusò e poi la mise tra i capelli biondi di lei:
 "Oh Andromeda..."
Entrambi si avvicinarono, all'inizio con un po' d'incertezza e imbarazzo, poi tra di loro sfociò l'adrenalina e si baciarono. Un piccolo e dolce bacio.
Sorrisero con altrettanta complicità, dopo pochi secondi Nemes spalancò gli occhi:
 "Oh no..."
 "Che c'è, Nemes ?"
il paziente si preoccupò:
 "Andromeda non è che sei stato male per via di quello che stiamo parlando da giorni ? Forse ti ho causato qualche attacco d'ansia..."
 "No Nemes... Che cosa pensi ?! Va bene che dobbiamo fare un sacco di cose prima, ma non ho alcun motivo per stare male adesso..."
Nemes tirò un sospiro di sollievo, ma dopo quella frase Andromeda si sentì di nuovo male, aveva difficoltà a respirare, la ragazza si spaventò e chiamò aiuto:
  "AIUTO, NON RESPIRA! AIUTO..."
subito gli infermieri accorsero in aiuto del giovane cavaliere che per farlo rispirare, gli riaprirono il foro nella gola e lo intubarono nuovamente.
 "Sta male nella stanza, sta male in ospedale, e in tutt'e due le occasioni la ragazza è con lui... Cosa ci sfugge, cosa? Se quel ragazzo è davvero sano perché è ancora qui ?!"
il dottor House si struggeva con se stesso perché non riusciva a venir a capo della situazione.
 "Potremmo fare gli esami anche alla ragazza - intervenne Chase - magari ha qualcosa che al ragazzo da fastidio."
 "Hai letto le cartelle cliniche ?! - House si voltò verso il dottore biondo e gli puntò il bastone - A quanto pare no... Ed è per questo che l'ho fatto io, e volete sapere una cosa ?"
Lo staff ospedaliero attese la risposta:
 "Qualcuno dice di essere chi in realtà non lo è."
i medici controllarono le cartelle dei  ragazzi e anche loro si accorsero di cosa intendeva House: 
 "Non è possibile..."
Foreman era confuso.
Nella stanza che Lady Isabel l'aveva generosamente ospitata, Nemes era tornata da poco, era rimasta con il cavaliere fino all'arrivo di Phoenix che voleva darle il cambio ma lei voleva restare finché Andromeda non si svegliava per assicurarsi meglio sulla sua salute ma il cavaliere della fenice era stato inflessibile:
 "Ti avvertirò io appena si sveglierà, e appena i dottori mi diranno qualcosa di più."

Sdraiata nel comodo letto a baldacchino, tutti i pensieri le passavano davanti agli occhi come un treno in corsa, rivedeva i momenti in cui Andromeda stette male durante la festa e in ospedale, quando la svegliò con un tenero bacio sulla guancia, svegliandola e lo trovò in armatura e quando, insieme, parlarono del loro progetto: abitare insieme.
Sentiva anche la sua voce: 
 "No Nemes... Che cosa pensi?! Va bene che dobbiamo fare un sacco di cose prima, ma non ho alcun motivo per stare male adesso..."
Sospirò, e mentre guardava il velo sopra di lei disse a se stessa:
 "Andromeda... Che cos'hai ?..."

In ospedale, intanto, Chase fece vedere una foto istantanea di un oggetto particolare che trovò nella stanza del ragazzo, una collana a catenina con un ciondolo a forma si stella color argento e oro con una scritta sopra.
 "Può essere allergia all'argento."
dedusse Chase:
 "No - intervenne Cameron - li ho fatti io gli esami, e non è risultato niente."
 "Insomma, potrebbe essere un'allergia all'argento senza avere l'oggetto addosso ?"
House parlò tra sé e sé:
 "Un'allergia che non è un'allergia, oppure è il contrario... Ci sfugge qualcosa..."
Prese il bastone e uscì zoppicando dal loro studio per ricomparire davanti ai due fratelli; che lo guardarono, House si avvicinò al paziente mentre Phoenix lo scrutava attentamente e, con il tono più gentile possibile, chiese:
 "Lei chi è ?"
 "Sono il dottor House - rispose - ho preso io il suo caso."
Girò il braccio e la mano di Andromeda con il polso verso l'alto, il dottore con le dita cercò una vena nell'avambraccio, prese un bisturi:
 "Ah, per la cronaca, non fate caso a me."
disse e provocò un piccolo taglio davanti agli occhi increduli dei due ragazzi.
Mise una moneta giapponese sul taglio:
 "Non preoccupatevi, è disinfettata, continuate pure a parlare."
Andromeda e Phoenix si guardarono negli occhi sapendo che per il momento era impossibile parlare tra di loro dato che Andromeda era nuovamente intubato, Phoenix s'innervosì e fece il giro del letto per avvicinarsi al medico straniero:
 "Che diavolo sta facendo ?"
House lo guardò e rispose:
 "Un esame, così è più veloce."
Andromeda non poteva parlare ma con lo sguardo sembrava dire al fratello di calmarsi, nella stanza lui era l'unico calmo e che si fidava del dottore, anche se non indossava il camice come tutti gli altri dottori e faceva gli esami così.
In quei pochi minuti non successe niente, il sangue doveva in qualche modo reagire alla moneta d'argento ma era tutto normale
 "Finito, non sei allergico all'argento."
disse House togliendo la moneta.
 "E questo è un bene ?"
il cavaliere della fenice era sempre all'erta,
 "Sì, ma non è sicuro perché ha questi attacchi - poi notò il mazzo di rose - e ora proviamo con questo."
prese un petalo e l'annusò, poi guardò il paziente:
 "Chiudi gli occhi per dire sì, dato che non puoi parlare, te le ha regalate la tua ragazza ?"
Andromeda batté gli occhi, guardare il fratello in quelle condizioni a Phoenix faceva tenerezza, lo vedeva come un bambino che non doveva essere lì, sentì una strana morsa al cuore.
Il dottore continuò:
 "E scommetto che ti sei sentito male dopo che l'hai annusate ?"
Andromeda richiuse gli occhi, un'altra fitta al cuore di Phoenix, House si voltò verso di lui e lo guardò sottecchi:
 "Tanto sai già come si fa."
provocò un altro taglietto con il bisturi, Phoenix avrebbe preferito scattare in avanti e allontanare quel dottore storpio a calci ma qualcosa in lui lo trattenne.
Dopo alcuni minuti che il dottore mise il petalo sul taglio, videro che il paziente iniziò ad avere problemi respiratori nonostante avesse il tubo in gola, Andromeda aveva la stessa sensazione di apnea e in quel momento ebbe paura.
Quando il dottore entrò nessuno si accorse che aveva chiuso la flebo del calmante e subito la riaprì vedendo il paziente soffrire,
 "Che significa questo ?"
Phoenix si stava stancando, era troppo per lui, gli tremavano le mani, entrambi avevano sofferto fin da bambini e ora, questo strano malessere di Andromeda dava molto fastidio al fratello maggiore perché per una volta non poteva salvarlo lui.
 "Il calmante farà effetto tra poco - avvertì House - ma la cosa che non capisco è perché sia solo allergico a questo fiore."
Ogni volta che vedeva quel fiore ad Andromeda saliva sempre un brivido freddo lungo la schiena, non poteva dire al dottore il loro "stile di vita" ma forse doveva essere successo qualcosa durante lo scontro contro l'ultimo cavaliere d'oro.
Mentre il dottore se ne stava andando parlò:
 "Non vi preoccupate, una cura di antistaminici e potrà andare via."
disse la stessa frase allo staff che intervenne subito:
 "Con questo medicinale starà meglio - rassicurò Chase - e se dovesse stare male al di fuori dell'ospedale, si possono prendere delle capsule in farmacia, ecco la ricetta."
Il dottore biondo diede a Phoenix la ricetta medica:
 "Grazie, dottore."
Finalmente Phoenix sembrò più rilassato sapendo che il fratello non era più sotto pericolo; il dottor Chase guardò fuori dalla porta di vetro della stanza:
 "Li conoscete quelli ?"
I due cavalieri videro 3 paia d'occhi attaccati al vetro, due salutavano e invece l'altro faceva le facce buffe:
 "Purtroppo, sì."
scherzo Phoenix rivolgendosi a quell'ultimo,
 "Possono entrare ?"
chiese il paziente dagli occhi verdi:
 "Certamente, io qui ho finito."
Quando il dottore uscì, i tre amici del paziente entrarono:
 "Andromeda, amico mio !!!" 
esultò il moretto che prima faceva le facce buffe,
 "Che ti ha detto il dottore ?"
chiese Crystal.
 "Che devo fare una cura di antistaminici."
 "Almeno non è niente di grave."
dedusse Sirio,
 "Lady Isabel - Andromeda si mise una mano sul petto - e gli altri ?"
 "Nessuno ti da la colpa o pensa male, se è quello che vuoi sentire - confessò Pegasus - al contrario, sperano che tu esca presto da qui. Ti aspettano tutti."
Mentre l'amico cercava di rassicurarlo, Andromeda si sentì nuovamente male, impallidì e iniziò a sudare per il dolore:
 "Oh no... Di nuovo..."
Phoenix si alzò di scatto e chiamò aiuto, subito la dottoressa Cameron, seguita da Chase e Foreman, entrarono:
 "Voi dovete uscire."
ordinò Foreman. Gli amici e il fratello non se lo fecero ripetere due volte e guardarono la scena dalla parete di vetro, Phoenix aveva letteralmente le mani nei capelli.
 "Che gli hai dato ?"
Foreman era parecchio preoccupato, 
 "L'antistaminico. - anche Chase era parecchio teso - Ma non dovrebbe reagire così."
Cameron aveva appena staccato la flebo quando:
 "La finite di fare baccano? - House fece la sua solita entrata teatrale - state spaventando il paziente."
House si avvicinò ad Andromeda:
 "Allora, me lo dici tu dove ti fa male oppure vado per eliminazione ?"
 "House, sta soffrendo !!!"
Cameron intervenne per difendere Andromeda,
 "Lo so, sta zitta !"
Anche sotto quegli atroci dolori, Andromeda ci rimase di stucco da come il dottore trattò la ragazza.
Gli occhi azzurri e freddi di House si puntarono su quelli di Andromeda, vedeva una specie di demonio che provava piacere a vederlo soffrire; la sua voce lo ripor- tò alla realtà:
 "Dimmi il punto esatto dove senti il dolore e cosa senti."
Il povero Andromeda aveva le lacrime agli occhi ma riuscì a rispondere:
 "Il petto... Mi punge..."
dopo questa rivelazione House tirò fuori un foglio e una penna, Foreman capì:
 "Lo deve fare qualcun altro."
 "E' lui il malato."
tagliò corto House.
Subito Andromeda venne anestetizzato e portato in sala operatoria, i dottori americani assistettero e, dopo che il chirurgo fece un piccolo taglio sul petto, dove House fece prima un segno, finalmente tutti i presenti videro la vera causa del malessere del povero cavaliere. Una cosa molto piccola ma, a quanto pare, pericolosa.
Con le pinze da chirurgo House riuscì ad estrarre una spina di quelle che sono attaccate ai gambi delle rose:
 "Ciao, tesoro..."
House sembrava soddisfatto di aver "miracolosamente" risolto il caso, non si accorse nemmeno dello sguardo strano del chirurgo giapponese:
 "Non si preoccupi, è normale."
disse Foreman.
Mentre Andromeda era ancora sotto i ferri, Phoenix era sempre più nervoso e la dottoressa, che era rimasta fuori, stava cercando di spiegare la situazione al ragazzo:
 "Mi dispiace davvero tanto ma se il dottor Hause ha deciso così forse ha trovato cosa c'è che non va."
il povero fratello maggiore non faceva altro che camminare a destra e a sinistra, sudava a freddo, continuava a tremare dalla rabbia e se solo avesse potuto avrebbe sbriciolato la porta che lo separava dal fratello.
Cameron si mise davanti a lui fermando il suo tram tram:
 "Ora calmati - disse la dottoressa con voce calma e diretta - Andromeda è in buone mani e tra qualche minuto vedrai che uscirà."
Gli amici li vicino e, per timore di finire in pezzi, cercavano di calmare Phoenix parlando attraverso il cosmo:
 "Phoenix, siamo in un ospedale, calmati."
 "Calmarmi ?! Tu non hai fratelli in queste condizioni, vero Pegasus?"
 "Irascibile come sempre"
 "Rimangiatelo subito, Crystal"
 "State calmi tutti e tre..." 
per fortuna che c'era Sirio 
 "Non è così che aiutiamo Andromeda, stiamo calmi e aspettiamo, non possiamo fare altrimenti..."
Tutto questo successe davanti alla dottoressa americana che, ignara dei loro discorsi, vide il ragazzo più grande calmarsi e sedersi su una sedia del corridoio.
All'inizio la ragazza rimase senza parole poi si riprese, la luce della sala operatoria si era spenta.
Dopo qualche ora Andromeda si risvegliò e la prima persona che vide fu House che lo guardava ancora con quello sguardo solo che questa volta era diverso, più umano.
Istintivamente si mise la mano sul collo e non sentì il tubo, aveva solo la maschera dell'ossigeno:
 "Non preoccuparti per quello, ora stai bene. Non dovrai nemmeno prendere gli antistaminici..."
Disse House come se avesse capito cosa stava pensando il paziente, zoppicando si avvicinò al tavolino del letto e appoggiò un contenitore di plastica trasparente con dentro il corpo estraneo che poche ore prima provocava problemi al ragazzo.
Andromeda osservò la spina della rosa e continuò a chiedersi come aveva fatto a farlo soffrire così tanto:
 "La cosa curiosa però è che non ho la minima idea di come diavolo quella è arrivata dentro da te..."
il paziente osservò anche il dottore e scandì nella sua mente la frase, sinceramente neanche  lui se lo sapeva spiegare, Atena non aveva sbagliato di sicuro, con il suo cosmo era in grado di guarire fino nel profondo dell'anima.
 "Forse Phoenix... Quella volta...>>
Pensò il paziente.
 "Sai che i dottori hanno una cosa molto simpatica, chiamata "Segreto professionale"..."
 "Segreto professionale..."
scandì le parole calme di House con la maschera dell'ossigeno.
 "Sì, una specie di diario segreto adolescenziale, solo  che al posto di un libro c'è una persona in carne e ossa, e non uscirà mai dall'ospedale quest'informazione, altrimenti non si chiamerebbe segreto."
 "Che cosa vuole sapere ?"
prima volta che Andromeda tagliò corto su un discorso, House gli puntò di nuovo quegli occhi addosso:
 "Che cosa fate in quella fondazione? Perché i casi in cui una spina è entrata dentro di te sono due. Uno è inserirla da solo vicino al cuore, due è esserti mangiato l'intero fiore..."
  "Quanto è lontano dalla verità..."
pensava Andromeda sentendo le due opzioni del primario.
 "Se le dico la verità, quanto mi crederebbe ?"
il cavaliere era diviso in due, non sapeva se dire la pure e semplice verità, oppure dire quello che doveva dire in quei casi: lavorava alla fondazione e si occupava nel trovare ai bambini orfani una famiglia e una casa adatta a loro.
House rispose:
 "Ti crederò il giusto, ti ho detto che non uscirà mai dall'ospedale ciò che mi dirai."
I loro occhi s'incrociarono e sembrava che le loro anime si assomigliavano, anche se in due modi diversi; Andromeda tirò un respiro di sollievo e rispose:
 "Io, mio fratello e i miei amici, facciamo una vota molto diversa dal normale, combattiamo per difendere l'umanità e la pace nel mondo dalle divinità malvagie... A volte a costo nella nostra vita e dei nemici... E' questo il nostro dovere da Cavalieri D'Atena."
Silenzio.
House non aveva perso nemmeno una parola e non aveva neanche mosso ciglio, Andromeda non sapeva cosa il medico stesse pensando, sembrava una statua, un monumento con un bastone:
 "Davvero, interessante..."
riuscì a dire infine.
Il giorno dopo Andromeda venne dimesso con una ricetta di una pomata in grado di curare le cicatrici sul collo e sul petto, invece House e la sua equipe erano sull'aereo di ritorno per l'America.
 "Che strana esperienza - iniziò Foreman - veniamo in Giappone per una conferenza medica e invece abbiamo salvato una vita."
 "E' questo che fanno i medici, Foreman."
rispose House al neurologo come se avesse bisogno che qualcuno glielo dovesse ricordare.
 "Come l'hanno presa i due ragazzi alla notizia ?"
chiese Chase,
 "Quale notizia ?"
A volte questo dottore rispondeva a una domanda con un'altra domanda, i tre medici si guardarono tra di loro:
 "Non gli hai detto che non sono fratelli ?!"
Cameron era nuovamente sorpresa,
 "Mi credete tutti così crudele ?"
chiese nel suo modo sempre sarcastico ma aveva un valido motivo, Andromeda gli aveva raccontato tutto sulla loro vera vita e, capendo le loro continue sofferenze, aveva deciso di non dargli il colpo e di grazia anche lui.
Mentre l'aereo decollava disse:
 "Il segreto professionale non se lo ricorda nessuno ?"
Il dottore House mantenne per sempre il segreto dei cavalieri.

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Capitolo 15
*** 15) Il Nuovo Allievo Di Virgo ***


Il Nuovo Allievo Di Virgo

Sull'elicottero della grande fondazione che lo stava portando al Grande Tempio di Atene, Andromeda con gli occhi guardava il paesaggio ma con la mente era da tutt'altra parte, pensava al pomeriggio scorso, quando scoprì una grande notizia che gli avrebbe cambiato la vita per sempre...
Ieri pomeriggio al palazzo di Isabel, il cavaliere era davanti alla porta e bussò,
 "Avanti."
disse Lady Isabel e Andromeda entrò solo con la testa:
 "Sono io."    
 La ragazza alzò lo sguardo dalla scrivania:
 "Oh, ciao Andromeda, prego entra."
il ragazzo eseguì e si chiuse la porta alle spalle:
 "Voleva vedermi ?"
chiese gentilmente come al suo solito.
Lady Isabel chiuse il libro su cui stava scrivendo e osservò il cavaliere:
 "Sì, è per una questione molto importante."
 "Di che genere ?"
Andromeda pensava che fosse sempre per quello che gli successe all'inferno dantesco, e sinceramente era un po' stanco di dire che stava bene, in realtà la faccenda era molto diversa.
 "Riguarda il tuo addestramento."
disse Isabel con il suo dolce sorriso, Andromeda all'inizio pensò di non aver capito bene e ripeté:
 "Il mio addestramento ?! Ma non finito dopo che ho conquistato l'armatura di Andromeda ?"
 "Sì, ma non è di quel tipo di addestramento che ti sto parlando, è quello per la sacra armatura di Virgo."
Andromeda spalancò gli occhi:
 "L'armatura... Di Virgo?... State scherzando ?!"
Isabel fece sia no con il capo e lo confermò a parole:
 "No cavaliere, il cavaliere di Virgo sarà il tuo nuovo maestro."
il cavaliere era in un stato confusionale, non sapeva se ridere o piangere:
 "L'ha contattata lui ?!"
 "Sì, mi ha mandato questa lettera."
Consegnò una busta da lettere ad Andromeda che solo prendendola sentì come uno strano potere e gli formicolavano le mani, lesse:

Carissima Atena
è da molto ormai che ci sto pensando e finalmente sono giunto ad un'accurata decisione. 
Ho deciso di prendere Andromeda con me e di allenarlo per diventare il mio nuovo successore delle mie sacre vestigia.
Spero non ti dispiaccia se me lo prendo con me, ti assicuro che qui al Grande Tempio starà bene e lo allenerò come il mio maestro ha fatto con me per diventare cavaliere della sesta casa.
Da tempo volevo quest'occasione di allenarlo e dopo l'ultima battaglia mi sono deciso.
Mandamelo al più presto che lo aspetto.
Vostro umilissimo e devoto
 Virgo  

 "Ti confesso - parlò Isabel - che ho avuto anche l'occasione di parlare direttamente con lui e anch'io appoggio la sua decisione."
Andromeda guardava sia lei che la lettera, nella sua testa c'era come un insieme di emozioni e parole...
 "Non.. Non mi sembra vero - disse infine – Perché lui vorrebbe uno come me ?"
Atena sapeva che avrebbe risposto così e lo rassicurò:
 "Perché sei sempre stato un fedele cavaliere mio difensore e perché... Sei comunque stato un tramite divino..."
mentre lady Isabel stava parlando, Andromeda si mise una mano sul petto e la interruppe:
 "Mi dispiace deluderla, ma di lui non voglio farne parola..."
Si rabbuiò.
Isabel sapeva anche quello e continuò a parlare:
 "Andromeda, non devi essere triste per quello che ti fece Hades, tu hai un grande potere, non ti sto chiedendo di parlarmi di lui, ora voglio che inizi il tuo nuovo addestramento... Tu sei un raggio di sole, sei un cavaliere valoroso.
 "E sono fiera che tu sarai il prossimo Cavaliere della sesta casa..."
 "Non so che dire... Mi sembra tutto così stano... Devo sedermi..."
invece che sedersi fece avanti e indietro nella stanza.
Atena continuò: 
 "Tu, Andromeda, sei valoroso e te lo meriti..."
Andromeda si fermò:
 "Io...."
non riuscì aa dire altro e Isabel gli sorrise
 "Dimmi te quando vuoi partire che ci penso io per il tuo viaggio e per la tua sicurezza."
"Io..."
di nuovo si bloccò a quelle due letterine.
La dea si alzò e gli mise la mano sulla spalla, annuendo: 
 "Va mio cavaliere... Shaka ti attende alla sesta casa, fatti onore, io sono fiera di te per questo e per come mi hai sempre servito fino adesso..."
Il cavaliere sospirò e sorrise
 "Va bene... Ci andrò..."
 "Bene, sono sicura che anche tuo fratello sarà fiero di te."
 "Certo, sono sicuro di si."
Phoenix era fuori dalla stanza di Isabel ad aspettare il fratellino, uscendo dalla stanza in silenzio, Andromeda lo vide, la notizia gli aveva fatto dimenticare che lui era lì dietro e non sapeva se aveva sentito i discorsi. Da come lo guardava dedusse di no.
Appena lo vide Andromeda sentì come una piccola fitta al cuore e accennò a un mezzo sorriso:
 "Allora ?"
chiese direttamente Phoenix, il cavaliere dagli occhi verdì sentì lo stesso nodo in gola che ebbe nella stanza di lady Isabel, per evitare un altro "Io" riuscì a rispondere:
 "Possiamo andare fuori? Ho bisogno di aria fresca, ti dispiace?"
 "Certo, ma sembri un po' sconvolto che succede?"
aveva notato il volto lievemente pallido del fratellino,
 "Te lo dico fuori di qui, andiamo..."
Sulla terrazza, Andromeda si sfregava in continuazione le mani mentre guardava il fratello maggiore, lo sentiva già lontano e distante come la prima volta:
 "Phoenix, lady Isabel mi ha avvisato di una cosa molto importante..."
 "Cosa ?"
Più cercava di dirlo e più le parole gli si bloccavano in gola:
 "Bhe.... Io..."
Phoenix gli si avvicinò e tentò di guardarlo negli occhi, era la prima volta, dopo l'enorme spavento, che era "dolce" nei suoi confronti:
 "Ehi, che succede cucciolo?"
erano anni che non lo chiamava così, distolse lo sguardo, il nomignolo con cui l'aveva chiamato gli faceva ricordare il passato e, sinceramente, non l'aiutava in quella situazione.
 "Non ci riesco..."
Subito Phoenix pensò al peggio: 
 "Se ha osato offenderti mi sente, nessuno deve mancare di rispetto a mio fratello..."
 "No - lo fermò Andromeda - non è per questo..."
 "Allora dimmelo ti prego... Sai che non ho scrupoli ad entrare e farmelo dire da lei... Non ti avrà detto qualcosa su quello che è successo con Hades... Andromeda voglio che mi dici ogni cosa..."
Lo guardò con quegli occhi che solo Phoenix poteva fare, era lo sguardo sia da duro e da preoccupato, come quelli di un padre più che come un fratello. 
Aveva ragione, Andromeda sapeva che Phoenix avrebbe anche spaccato il mondo in due solo per lui. 
Lo guardò nel profondo dei suoi occhi blu oceano, sospirò e alla fine disse:
 "Lady Isabel mi ha convocato perché devo partire..."
 "Cosa?! E perché? Io vengo con te, se quella ti ha cacciato, non mi vedrà più... Al diavolo lei e tutto, mio fratello nessuno lo deve trattare male."
Phoenix era molto adirato e Andromeda ancora non aveva finito:
 "Fratello mio, non è come pensi... devo recarmi al Grande Tempio e da solo, Virgo vuole allenarmi per diventare suo successore."
A quelle parole Phoenix cambiò espressione e sul suo viso apparve un sorriso commosso:
 "Tu... Cavaliere di Virgo! - abbraccia forte  il giovane - Sono fiero di te fratello mio... Sarai un ottimo e forte difensore della 6° casa..."
Tra le braccia del fratello Andromeda non resistette:
 "Non... - si distaccò - Non credo di potercela fare..."
non lo guardò nemmeno negli occhi per non vedere l'ennesima delusione nel suo viso, Phoenix gli parlò: 
 "Come ti sbagli, guarda che ti ci porto io, guai a te se non vai... Sei il mio orgoglio... E sono fiero di avere colui che diventerà cavaliere di Virgo come fratello minore.... Non potevo desiderare altro un altro valente e degno di questo titolo.
 "Solo tu ne sei degno ecco perché... Io non sarei mai degno, a causa del mio passato, delle vestigia d'oro..."
 "No... Io non posso farlo..."
Andromeda era più scoraggiato che mai, allora Phoenix alzò la posta in gioco:
 "Tu ci andrai, sono io che te lo impongo ora e ti accompagnerò pure... Voglio ringraziare, e sai che è raro, Virgo..."
 "Io continuo a non capire perché vuole allenarmi... E' impensabile che possa riuscire a conquistare le sacre vesti... Ho paura che non ne sono degno dato che non sono venute mai in mio aiuto come a Pegasus e agli altri.... Durante gli scontri, mi sentivo inutile e mi chiedevo perché..."
 "Che sciocchino che sei, mio caro fratellino."
Phoenix gli accarezzò i capelli verdi come la speranza,
 "Perché dici così ?"
chiese con voce pacata.
 "Le vestigia di Virgo per quel che ne so, sono speciali, e solo colui che le indossa può decidere chi sia il suo successore."
dedusse il fratello maggiore, ma Andromeda non cambiò il suo pensiero:
 "Potevano venire da me molto prima... Forse sarebbe stato diverso."
 "Andromeda, tu sei nato sotto la sua stessa configurazione astrale, e la cosa ti rende ancora più degno delle sacre vesti."
 "Dici che è solo per questo ?"
chiese senza entusiasmo, il fratellino,
 "No, anche per altre cose, non ti sei mai fermato quando hai lottato contro di lui e il tuo valore di cavaliere non si discute, Andromeda..."
 "Allora ti ripeto la domanda - Andromeda voleva sapere di più – perché non sono venute da me prima? Giusto per farmi sentire più utile in alcune situazioni in cui abbiamo rischiato l'osso del collo ?"
Il fratellino aveva ragione a farsi queste domande, era un'altro tipo di emozione:
 "Perché di questo proprio non te lo so spiegare, ma se ci pensi quando eravamo nell'elisio sono venute. Inoltre tu sei un degno e valente cavaliere, non sei come me, io non meriterò mai una corazza d'oro. Non mi sono sentito degno nemmeno quell'unica volta in cui indossai quelle di Sagitter quando le trafugai..."
Andromeda ricordò:
 "Ma quelle del Leone ti hanno protetto nella battaglia contro Hades."
 "Sì, è vero... - ricordò anche Phoenix - Pensa che ancora non ci credo, vedi un po' te,"
fece una smorfia buffa per far ridere il fratello, cosa che non successe, non era Pegasus.  
 "Anch'io sono ancora incredulo per quella volta, e sono io quello che si domanda continuamente come mai è successo."
Andromeda distolse lo sguardo dal fratello per guardare il panorama:
 "Non me l'avevi mai detto questa cosa."
 "Ognuno ha i suoi segreti, Andromeda... Insomma, non cambiare argomento, guarda come mi sono sempre comportato, e specie il tormento che continuo ad avere per quando attaccai tutti voi."
 "Continuo a pensare che se non sono mai venute da me, non ne sono degno."
 "Lo sei eccome... - Phoenix continuò a tranquillizzarlo - Tu sei una persona leale e un fedele cavaliere di Athena... Non sei mai andato contro di lei mai, hai scelto piuttosto di sacrificarti pur di eliminare Hades."
Andromeda si allontnò dal fratello: 
 "Non mi parare di lui."
Il maggiore sapeva che il fratellino non aveva ancora superato quell'esperienza e lo capiva, anche lui aveva ancora gli incubi:
 "So bene che non vuoi ricordare... E'per quel motivo che non riuscii a colpirti e frenai il pugno, lo ricordo bene...  Anche per quel gesto eroico la meriti, non ti sottovalutare mai..."
 "Gesto eroico, o folle? - Andromeda lo guardò con occhi diversi, ma la voce era sempre quella, forse un po' più triste - Non pensavo che alla fine sarebbe successo tutto questo... Un nuovo maestro... Una nuova armatura... Per cosa ? Perchè ?"
 "Io direi "eroico" e comunque devi calmarti, ok ? Non capisco perché mai ti agiti così, fratello, tu meriti quelle vestigia."
Andromeda abbassò lo sguardo a terra, Phoenix riuscì a sentire i suoi respiri e Phoenix continuò:
 "Tu sei più degno di tutti noi a indossare un'armatura 'oro... Di cosa hai paura ?"
chiese con più calma Phoenix, anche Andromeda allora confessò:
 "Di farcela... Se ce la dovessi fare forse... Dovrei allontanarmi da Nuova Luxor per sempre, e anche da te."
 "Io, Andromeda, ne sarei comunque fiero, e credimi, il Grande Tempio ha bisogno di te."
Il fratellino si sentì per un attimo preso in giro:
 "Hanno bisogno di me ?"
Phoenix annuì e il fratello più piccolo continuò:
 "Hanno bisogno di un debole che piange e che per vincere ogni battaglia deve farsi aiutare dal fatello maggiore perchè si trova sempre in difficoltà? Ha bisogno di questo il grande tempio? Allora sta cadendo in basso..."
Lo sfogo era forte per lui.
 "Non lo sei, le tue lacrime sono la tua forza, già una volta te lo dissi, tu riuscirai questo ne sono certo, sei sempre stato più forte anche di me... Inoltre se ho sempre avuto la forza di aiutarti era proprio per te, per le volte che mi hai guardato negli occhi con gli occhi di un bambino, ma mi accorgevo che non lo eri più, non eri più un bambino... Ti sei sempre battuto con lealtà e coraggio, sei tu che mi hai sempre aiutato Andromeda, non il contrario.
 "Se sono un cavaliere migliore lo devo a te, fratellino mio, solo a te, è per questo che Virgo ti ha scelto, anche lui ha capito quando lo affrontai che la mia forza eri tu e nessun'altro.
 "Io sono riuscito solo grazie a te ad essere un buon cavaliere e ... ad andare anche d'accordo con gli altri, specie con Pegasus..."
Fece un'altra faccia buffa ma Andromeda rise per la frase, chissà quando tra i due sarebbe circolato buon sangue, inoltre le parole d'incoraggiamento di Phoenix, fecero scaturire qualcosa in Andromeda, fece un respiro profondo, guardò di nuovo dritto negli occhi e rispose:
 "Va bene... Ci andrò."
Finalmente Phoenix sentì le parole che voleva sentire fin dall'inizio:
 "Questo è parlare! Va e rendimi fiero, ti prometto che in tua assenza non litigherò con Pegasus."
questa volta l'espressione era un po' scontrosa ma Andromeda sapeva che Phoenix scherzava e che per farlo stare tranquillo avrebbe mantenuto la pro-messa, rise sotto i baffi:
 "Sarà difficile per me crederci ma voglio darti fiducia."
ritornò il sorriso sul suo viso d'angelo,
 "Parola di cavaliere."
disse Phoenix con una mano sul cuore e una in aria, come per giurare,
 "Parola di cavaliere."
Andromeda mise la mano davanti al fratello, si strinsero la mano ma poi  si sentì tirare e finì di nuovo tra le braccia del fratello tramettendogli il suo profondo affetto fraterno; come quando erano entrambi piccoli.
Phoenix, visibilmente commosso, cerca di non farsi scoprire da Andromeda, ma se che se ne accorge, vede il lato fragile che Phoenix ha sempre nascosto.
 "Phoenix... Non rendermi le cose difficili..."
 "No... Non ho ne la voglia di convincerti di nuovo e, forse, non riuscirei io a lasciarti andrare... Cerca di scrivere almeno."
Chiuse il fratello mentre si asciugava gli occhi,
 "Certo... Tutti i giorni."
lo rassicurò Andromeda, un po' più sicuro rispetto a prima,
 "Che rimanga tra noi il fatto che mi hai visto piangere - ora lui aveva bisogno di rassicurazioni - Pegasus non la finirebbe più di prendermi in giro."
 "Stai tranquillo, Phoenix... Non lo farò. 
 "Ora credo che sia meglio andare prima che lady Isabel pensa che gli vogliamo scroccare la cena."
Phoenix rise per la frase per il fratello, lo bloccò per chiarire una cosa:    
 "Un'ultima cosa, voglio chiederti scusa io per quella volta contro Lucifero, non ti aiutai quella volta, e corsi ad aiutare Pegasus."
 "Avevi le tue buoni ragioni, acqua passata, non ci pensare più Phoenix, dico sul serio."
a mano a mano che diceva le opzioni, faceva segno con le dita, Andromeda non portava rancore a nessuno, tantomeno al fratello.
 "Per farmi perdonare stasera ce ne andremo a mangiarci una bella pizza, magari tu la prendi con la Feta Greca, almeno ti abituerai."
scherzò Phoenix, 
 "Spiritoso... - disse Andromeda - dai andiamo."
 "Sì, questo palazzo mi ha sempre messo angoscia... Per la pizza, io credo che la prendero... Alla diavola! Ahahahah... No, troppo piccante, direi di no... Al salmone no oh.... No.... Boh ci penserò..."
Sorrisero finalmente i fratelli, tranquilli e sereni, uscendo si fecero una risata, guardandoli nessuno riusciva a spiegarsi perché quei due si stavano divertendo così tanto, nemmeno Sirio, Pegasus e Cristal che erano basiti.
Ed eccolo lì, dopo una pizza che, per la tensione, gli era rimasta sullo stomaco, un saluto veloce agli amici e al fratello all'aeroporto. Durante il tragitto aveva tenuto stretto la foto sua e di Phoenix da piccolissimi, lo faceva sempre quando era triste e quando aveva bisogno del fratello per maggior sostegno, proprio come in quel momento.
Arrivato a destinazione, venne accompagnato da una guida fino al Grande Tempio, guardandolo Andromeda ricordò Beteljuse e stette all'erta, poteva essere una prova anche quella, tanto per iniziare bene.
Passarono tutte e dodici le case dello zodiaco, al cavaliere di Andromeda sembravano troopo vuote e tetre, anche se tutti i cavalieri d'oro erano tornati in vita e avevano ripreso le loro posizioni. Ricordava ogni momento passato dentrp ognuna di esse,
 "Apparterrò a questo posto anch'io..." 
questo pensiero gli suonava ancora strano anche essendo lì, quando passò la casa di Fish si sentì come osservato da occhi invisibili, in quell'ultima casa lui aveva perso la vita dopo aver mostrato tutta la sua vera forza senza il solito
aiuto da parte del fratello.
Aperta l'ultima porta del Grande Tempio, Andromeva scoprì perchè tutte le case erano stranamente vuote, erano tutti lì, i loro occhi erano fissi su di lui, sembravano tutti delle statue di pietra perchè le loro espressioni erano ines- pressive, non sapeva se erano felici o infastiditi nel vederlo. 
Anche Shion aveva la stessa espressione del cavalieri, Virgo era vicino a lui, ad Andromeda tremavano un po' le mani e una parte di lui voleva scappare a gambe levate, invece s'inginocchiò al suo cospetto e attese, il gran sacerdote accennò a un sorriso e parlò:
 "Salute a te Andromeda, cavaliere di Atena, ti stavamo aspettando."
 "Ne sono onorato."
rispose il giovane ancora in ginocchio,
 "Prego, alzati."
Andromeda obbedì e guardò il Gran Sacerdote dritto negli occhi,
 "Sono contento che hai accettato l'offerta di Virgo, potete iniziare quando lo terrete opportuno."
 "Certo, Gran Sacerdote."
rispose Virgo e anche lui accennò a un sorriso e aprì gli occhi, azzurri come quelli del fratello. Venne portato dalla stessa guida fino ad una stanza del Grande Tempio dove Andromeda avrebbe alloggiato durante gli allenamenti, la camera era molto umile e andava bene per lui, mise subito sotto il cuscino la foto e aspettò pensando agli amici e a Phoenix.
L'addestramento cominciò il giorno dopo, Virgo e Andromeda, in tuta, erano ai piedi delle scale della prima casa dell'ariete, la casa di Mur.
 "Come ti sembra ?"
chiese Virgo, Andromeda all'inizio non capì:
 "Cosa ?"
 "Come ti sembra ora questo posto senza la presenza del male ?"
 "Ah... Mi sembra, bello, normale e... Magico."
Virgo sorrise all'ultima parola del nuovo allievo:
 "Sai, è la prima cosa che pensano tutti, e anche quella che ho pensato io appena sono arrivato quì, la prima volta - entrambi videro anche la meridiana che segnava le 12 ore con il fuoco blu - ne è passato di tempo..."
disse con voce quasi malinconica, guardò Andromeda e disse:
 "Come per primo compito, da fare tutti i giorni a questa stessa ora, è correre fino alla dodicesima casa, se hai bisogno di fermarti, fermati ma le devi finire, tutte. Se ti preoccupi per gli altri sta tranquillo, nessuno ti darà fastidio."
Andromeda fece un profondo respiro e guardò dritta la prima casa,
 "Ti do sei ore."
avvisò Virgo, 
 "Caspita..."
subito Andromeda partì e salì le prime rampe di scale, alla prima casa incontrò Mur che gli sorrideva e lo salutava con la mano, sorridendo Andromeda lo sorpassò e continuò con la sua corsa. Come primo tentativo andò bene se nonchè venne infastidito dal padrone della dodicesima casa:
 "Chi non muore si rivede, vero Andromeda?>>
L'allievo dagli occhi verdi gli passò avanti senza rispondergli e continuò con la sua corsa ma Fish gli lanciò la sua rosa come quella volta con Pegasus, Andromeda se lo sentiva che avrebbe reagito così e deviò la sua rosa, per fortuna era rossa.
 "Fish, non ho tempo da perdere con te."
rispose Andromeda,
 "Perchè mai? Anche noi due abbiamo un conto in sospeso, se non sbaglio."
lo guardò con quegli occhi di ghiaccio e con quella freddezza che il giovane ricordava anche bene.
 "Se ti riferisci al mio maestro, purtroppo per te non ho tempo per queste cose."
 "Ah già è vero, Albione... - il tono del cavaliere d'oro sembrava stupito, anche se in realtà non lo era - Il tuo maestro, chissà cosa direbbe ora vedendoti qui che non lo vuoi vendicare..."
Quelle parole piene di veleno fecero dispiacere ad Andromeda che girò i tacchi e continuò a correre,
 "Non credi che si ribalterebbe nella tomba sapendo queste cose? Oppure per quello che hai combinato nell'inferno... Che dici ? Fosse stato vivo forse questa scoperta l'avrebbe fatto star male ?"
Fish era veramente bravo a colpire i nervi scoperti delle persone, Andromeda continuò la sua corsa con la debolezza nel cuore.
Finito con la corsa doveva andare alla sesta casa ad allenarsi con Virgo, che si accorse subito del cambiamento dell'allievo,
 "Tutto bene ?"
chiese
 "Sì, - mentì - Cosa facciamo ora ?"
Il cavaliere della sesta casa lo allenò per tutto il resto della giornata con esercizi fisici e poi salirono insieme per il grande tempio.
Nella sua stanza Andromeda scriveva la seconda lettera per Phoenix mentre guardava la sua foto, a un tratto sentì bussare:
 "Chi è ?"
chiese mentre nascondeva la foto sotto il cuscino,
 "Sono Aldebaran."
 "Entra, entra..."
Il cavaliere della seconda casa entrò nella stanza di Andromeda abbassando la testa per evitare di sbattere, la cosa fece un po' ridere ad Andromeda:
 "Sai che non ti riconosco senza la tua armatura ?"
confessò il giovane,
 "Davvero ?! - Aldebaran sembrò sorpreso - Senti, ti va di parlare ?"
chiese gentilmente il gigante dal grande cuore.
parlarono della prima giornata d'allenamento sul piccolo terrazzino della camera dell'allievo, da lì Andromeda vedeva tutte le case e la meridiana, che anche di sera faceva un bellissimo effetto.
 "Te lo aspettavi che saresti ritorniato ?"
chiese,
 "Vuoi la verità? No - confessò Andromeda - Non me lo sarei mai aspettato un tale onore."
 "E lo è davvero, Andromeda... E' un onore che va dato solo a chi lo merita, in questo caso tu."
Aldebaran parlava proprio come Phoenix, in suo cuore ringraziò il cavaliere della seconda casa per quelle parole. Aldebarab continuò:
 "Visto com'è tutto diverso, ora ?"
 "Sì, ho visto... Sembra di essere in un altro mondo e non quello su cui abbiamo rischiato la vita."
 "Capisco quello che intendi..."
Passarono i primi due anni Andromeda era migliorato molto con la corsa, passava ogni giorno tutte le case e i padroni finchè,  Fish non perse mai l'occasione di stuzzicarlo ma lui continuò a tacere per non cadere in qualche sua trappola.
 "Continua così Andromeda - lo incitava Virgo - per essere degno dell'armatura della Vergine devi allenarti duramente... Forza."
Andromeda non si lamentava mai, era abituato ad allenarsi e a muoversi, non sapeva perchè Virgo lo incitava così.
Più il tempo passava più il cavaliere sentiva che stava diventando sempre più forte e veloce, insomma si sentiva diverso purtroppo anche in senso negativo. Alcuni cavalieri d'oro lo scrutavano dalla testa ai piedi si sentiva come la prima volta che lo videro, quegli sguardi lo mettevano in soggezione, per non parlare di Fish, a volte lo stuzzicava anche col silenzio, ma la rosa che teneva in mano era bianca.
Per fortuna che ogni sera Aldebaran gli faceva compagnia dopo gli allenamenti, una sera Andromeda gli chiese:
 "Aldebaran, posso chiederti una cosa ?"
 "Dimmi."
 "Ogni sera vieni a parlare con me per assicurarti che sto bene ?"
  "Beccato..." 
pensava il cavaliere della seconda casa,
 "In realtà, sì... Perchè,ti dofastidio ?"
chiese Aldebaran, Andromeda rispose:
 "No no, anzi da una perte ti ringrazio sempre per il pensiero."
 "Ma dall'altra ?"
Il cavaliere del toro sapeva già la risposta, Andromeda non voleva che lui pensasse male, stacva facendo tanto:
 "Senza offesa ma, mi manca mio fratello..."
 "Lo immagino."
 "Gli scrivo sempre tutti i giorni... Ma non è come averlo davanti."
Virgo gli insegnò pure l'arte per la meditazione dato che Virgo l'aveva messo al tappeto una volta solo stando fermo e immobile, gli spiegò che la meditazione eliminava tutte le paure. Ma una volta l'allievo non riuscì a concentrarsi come doveva, per via di Fish, degli sguardi degli altri cavalieri e per la nostalgia che aveva per Phoenix, durante la meditazione iniziò a tremare e a lacrimare:
 "Andromeda..."
sentì la voce di Virgo come se fosse lontano poi l'allievo aprì gli occhi e respirò affannosamente: 
 "Mi stai deludendo..."
disse:
 "Mi dispiace..."
Andromeda si asciugò in fretta gli occhi senza guardare il maestro.
 "C'è qualcosa che non capisco in te, a volte riesci a fare quello che ti dico, altre invece no... - gli mise una mano sulla spalla -  C'è qualcosa che non va, per caso ?"
 "No..."
rispose freddamente, per sbaglio.
 "Dalla tua risposta deduco il contrario...Fermati un attimo."
Andromeda si fermò e guardò il suo maestro,
 "Cosa ti preoccupa ?"
 "Niente... Sto bene..."
 "Sai che mi puoi dire tutto, sono il tuo maestro..."
Virgo era gentile con Andromeda quando non dava esercizi, chiese:
 "Ti manca Phoenix ?"
 "Un po'... E' solo che... Perchè hai scelto me ?"
Virgo chiuse gli occhi come se meditasse:
 "Perchè io in te ho visto che hai un grande potenziale, che nessuno dei tuoi compagni d'armi ha, inoltre tu hai preferito sacrificarti per salvare Atena e l'umanità intera... Questo oltre che essere un gesto nobile è anche un segno che solo tu ne sei degno... Della mia armatura."
Virgo certò di tranquillizzare l'animo del suo allievo che non era ancora molto convinto:
 "Se ne sono veramente degno, come mai non sono mai venute in mio soccorso prima ?"
Virgo capì subito le sue parole,
 "Se fossi stato sconfitto come gli alcuni durante la battaglia delle dodici case, ti assicuro che sarebbero venute subito da te..."
Andromeda spalancò gli occhi, ora era tutto chiaro e per un'attimo si vergognò di aver dubitato del suo maestro,
 "Ma sento che non è tutto - continuò Virgo - qualcuno ti sta dando filo da torcere ?"
Andromeda non se la sentì di dire la vertà, voleva affrontare da solo questa faccenda, non era più un bambino, ma dalle parole che sceglieva Virgo sembrava di conoscere meglio di lui la risposta.
Una sera, mentre Andromeda stava scrivendo nel terrazzino sentì bussare:
 "Entra, Aldebaran..."
l'allievo di Virgo non si voltò, infatti quello che entrò non era Aldebaran:
 "Dov'è finita la tua parola di cavaliere ?"
Andromeda si stupì e smise di scrivere:
 "Questa voce... Non è possibile - si voltò e scese dal parapetto - PHOENIX..."
Arrivò velocemente tra le braccia del fratello, entrambi non se l'aspettavano, e Phoenix stava anche per cadere all'indietro:
 "Ehi... Non mi ricordavo che fossi così veloce."
confessò il fratello maggiore,
 "Nemmeno io Phoenix, forse è per via dell'allenamento che sto facendo."
Stranamente l'indomani Virgo non c'era, Phoenix e Andromeda passarono la notte e il giorno dopo insieme, nel giardino del Gran Sacerdote:
 "E' bellissimo quì... Non me lo ricordavo per nioente questo giardino..."
disse il fratello maggiore
 "Vengo quì tutti i giorni dopo l'allenamento, come va a Nuova Luxor?"
 "E' tutto diverso senza di te..." 
 "Spero di tornare in fretta."
Phoenix sapeva quando il fratello aveva qualche problema,
 "Andromeda, perchè mi dici le bugie..."
 "Phoenix... Non posso dirti niente."
 <>
Andromeda fu costretto a raccontargli tutto quello che sentiva nel cuore, ansia per i cavalieri che lo scrutavano in continuazione e di Fish che lo importunava e spaventava con le sue rose.
 "Appena andrò via di quà passo prima da lui e lo ammazzo."
confessò il fratello ma Andromeda si alzò di scatto:
 "Vedi perchè non posso mai dirti niente? Ti scaldi subito e dici di sistemare la questione... Non sono più un bambino Phoenix, posso gestire anche da solo i miei problemi..."
 "E perchè non l'hai fatto ?"
Andromeda non rispose alla domanda del fratello, ci aveva provato ma non ci era riuscito. Phoenix si alzò in piedi e abbracciò il fratello:
 "Andromeda, mi dispiace molto che in tutto questo tempo hai convissuto con quest'insicurezze ma sono sicuro che solo tu ti puoi aiutare."
 "E come Phoenix ?"
la voce di Andromeda era triste,
 "Pensa che tra noi, sei il primo che ha avuto l'onore di essere allenato da un cavaliere d'oro per diventare suo successore... Te l'ho già detta questa frase, ma tu sei molto più forte di quanto pensi, e se tutti pensano male sul tuo conto, dimostragli il contrario, Andromeda... So che ce la farai..."
Finalmente il cavaliere si sentiva meglio ora che il fratello era lì e che lo stava spronando a dare tutto se stesso:
 "E se dovessi fallire ?"
 "Non fallirai Andromeda... Noi tutti ci fidiamo di te e sapevamo che questo giorno sarebbe arrivato..."
Andromeda sentì qualcosa nel suo cuore come una nuova forza, fiducia in se stesso e nella riuscita del vero motivo per cui era lì: l'armatura d'oro di Virgo.
Dal giorno della sorpresa di Phoenix Andromeda si sentì nuovo, come se si fosse liberato di un grosso peso nel cuore, ora vedeva tutto perfettamente come doveva essere, si sentiva come se volesse volare.
  "Grazie fratello mio e anche a te Virgo... Ora non temo più niente"
proprio quel giorno Fish lo aspettava davanti all'uscio della dodicesima casa,
  "Benissimo, orario perfetto"
teneva in mano la solita rosa rossa ma a un certo punto sparì.
 "Cosa ?! La mia rosa...."
 "Perso qualcosa Fish ?"
Andromeda era migliorato così tanto nella corsa che riuscì a sfilare il fiore rosso dalle mani dell'ultimo cavaliere d'oro:
 "Ehi... Quella rosa è mia..."
 "So che ne hai altre, questa serve a me per una cosa molto importante, grazie." 
e corse verso il giardino del palazzo del Gran Sacerdote, posò la rosa su un sasso e prego:
  "Mio caro maestro, perdonatemi se non ho mai pregato per voi in questi anni, sono molto dispiaciuto ma vi giuro che ogni notte pensavo a voi... Non vi ringrazierò mai abbastanza per avermi allenato e fatto diventare la persona che sono ora... Io so che dal paradiso dei cavalieri mi osservate e spero che siate fieri di me per cosa sto facendo e cosa diventerò... Anche se Virgo mi allena, solo voi sarete il mio maestro..."
Non passò molto tempo che una sera, al ritorno dagli addestramenti, trovò un pacco sul suo letto e sopra di esso c'era un foglietto con su scritto una frase:

Ho pensato che fossi pronto

Aperto il pacco, andromeda trovò una tunica indiana a monospalla bianco candido, allievo e maestro fecero lezioni di meditazione nel giardino della sesta casa, vicino ai due alberi, come due perfetti Buddisti, anche se il loro cuore era tutto per Atena.
Passati altrri anni, il maestro disse all'allievo:
 "Andromeda, prova a chiamare l'armatura."
essa era davanti ai due, come quella volta in cui il cavaliere della sesta casa venne sconfitto da suo fratello,
 "E se ancora non mi riconosce ?"
dedusse Andromeda.
Virgo aveva indassato per l'occasione una tunica indiana, come quella che aveva regalato all'allievo, solo che era di colore rosso porpora, Andromeda non lo sapeva ma era per le occasioni speciali.
 "Andromeda - gli mise una mano sulla spalla - sei pronto... Espandi il tuo cosmo e falla tua..."
Il cavaliere di Andromeda guardò di nuovo l'armatura, questa volta sembrava emanare un cosmo diverso, lo emanò anche lui e questa volta sentì lui stesso che era diverso, era molto più calmo ma allo stesso tempo potente, come solo un cavaliere d'oro poteva emanare,
  "Bravo... Così..."
Virgo nella sua mente incoraggiava l'allievo,
 "Armatura della Vergine..."
la sacra armatura s'illuminò, come se avesse una volontà propria, i pezzi si misero sul corpo del cavaliere. L'addestramendo era finito e Andromeda era il nuovo cavaliere della sesta casa...
"Congratulazioni, Andromeda... Dopo cinque anni ce l'hai fatta."
 "Uno meno di me" 
pensò tra sè Virgo, all'allievo era ancora incredulo e guardava le sacre vestigia su di sè ammirandole: 
 "E'... Straordinario..."
era felice di essere riuscito ad indossarle, anche se per lui era la seconda volta, se le sentiva finalmente meritate, Virgo si rivide in lui quando le conquistò, tempo fa. Il maestro girò i tacchi,
 "Maestro... Dove..."
 "Rilassati Andromeda, ora che sei tu il cavaliere della sesta casa, non serve che io resti quì... Devo salire fino al Grande Tempio per una questione importante e se c'è bisogno di te lo saprai subito.
Proteggi questa casa e il giardino Andromeda, cavaliere di Virgo."
Il giovane maestro scomparve lasciando Andromeda ai suoi nuovi compiti di cavaliere di Virgo.

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Capitolo 16
*** 16) Andromeda Grande Sacerdote ***


Andromeda Gran Sacerdote

È passata poco più di una settimana dall'investitura di Andromeda a nuovo cavaliere della sesta casa, Virgo, ritirato presso la tredicesima casa del Gran Sacerdote, è ancora una figura importante per tutti quanti loro. Quel giorno ha indotto una riunione con tutti i cavalieri d’oro, anche Shion è lì presenti, e sta discutendo in una stanza grande, circondata di colonne greche come i monumenti importanti, e completa di un tavolo grande e rotondo.
Il primo, che parla per tutti, è Saga: 
“Perché ci hai radunato, Shaka?”
Virgo, seduto nel posto che gli spetta e ancora con gli occhi chiusi a mo’ di meditazione e per rappresentare la pace di quella riunione, risponde prontamente: 
 “Il motivo è semplice, non ricordi più che dovevamo scegliere un nuovo Gran Sacerdote? Magari uno nuovo e giovane, senza offesa maestro Shion, per cambiare molte cose in questo posto.”
Shion, che ha ancora in abiti di Gran Sacerdote, annuisce con un cenno del capo: 
 “Sono d'accordo con te. Chi di voi ha dei candidati da proporre? Io immagino che se hai tirato fuori la questione vorresti essere tu a prendere il mio posto.”
commenta poi l'uomo.
L’ex cavaliere doro della sesta casa apre di poco gli occhi: 
 “In parte hai ragione… In effetti ho un candidato molto adatto, e credo che qualcuno sia d'accordo con me quando dirò il suo nome.”
li guardò tutti come per metterli in guardia.
Ioria interviene prima che il cavaliere dicesse chissà quale nome: 
“Perché non scegliamo mio fratello Micene?” 
Micene sorride per il coraggio del fratello a interrompere e a metterlo sul piedistallo per prima: 
 “Tu sei troppo buono fratello, ma non me la sentirei.”
Il cavaliere, gemello di Kanon, interviene anche lui dato che ha combinato, quel che ha combinato in passato, preferisce mettere le cose in chiaro tirandosi indietro:  
 “Beh non guardate me, io proporrei o Shaka o Mur, però voglio sentire la proposta di Virgo.”
Anche Aphrodite interviene tenendo un’altra rosa rossa tra le mani: 
 “Allora, non tenerci sulle spine.”
Virgo chiude di nuovo i suoi occhi e pronuncia il nome con tutta la calma del mondo ma deciso perché è proprio sicuro sul suo potenziale: 
 “Andromeda.”
Silenzio di tomba che sarebbe continuato a lungo se qualcuno non accenna a una risatina quasi isterica e di disapprovazione, colui è proprio Fish.
Virgo voleva mettere in guardia proprio lui, e questa uscita lo stava innervosendo.
 “Dimmi… Dimmi che scherzi!”
Chiede sempre il cavaliere dell’ultima casa incredulo:
 “Assolutamente. – risponde sempre come prima - Ho impiegato cinque anni per formulare questa mia teoria, ed è risultata positiva. Io penso che Andromeda che sarà perfetto come nuovo Gran Sacerdote del Grande Tempio. Inoltre ho avuto modo di conoscerlo meglio e questo compito sono sicuro che lo porterà a termine.”
Aphrodite si alza dalla sedia mettendo le mani a pugno sul tavolo: 
 "Tu presumi troppo su quello!"
Seppur più grande in cinque anni sia diventato cavaliere d’oro, non sarà mai degno e né  capace di questo compito… Io non ce lo vedo proprio… E pensa che mi chiedo ancora perché ci hai perso del tempo con lui.”
Dopo la sfogata del cavaliere, che infastidì alcuni dei presenti il cavaliere della seconda casa fa un sorriso scaltro dei suoi:
 “Parla quello che fu sconfitto proprio da lui, vero Fish?”
 “Concordo con Aldebaran... – di nuovo parla Saga dei gemelli - Cos'è, la sconfitta ti brucia ancora? Io invece lo trovo adatto, è merito suo se il Cavaliere del cigno è stato liberato dalla mia dimensione oscura, e anche Aldebaran concorda su questo fatto, ciò che Andromeda è perfetto per questo ruolo importante. Non è da molti.”
 “Certo che è così, ho avuto io l'onore di aggiustargli l'armatura e sapevo che alla fine sarebbe arrivato lontano.”
confessa ancora Aldebaran e Mur lo segue a ruota:
 “Andromeda è veramente forte, seppur lo conosca meglio ora da quando è al Grande Tempio. Ho notato in lui una forza pari a quella di Virgo, e inoltre c'è qualcosa di più in lui, che però mi sfugge. Tu hai avvertito questa sensazione, Shaka?”
Il nominato annuisce: 
 “Purtroppo sì, e forse so a cosa ti riferisci...>>
 “Stai parlando di Hades, vero?”
Dal nulla, e a sorpresa comparve Kanon, gemello di Saga, che anche lui è stato accolto al Grande Tempio, come guardia; riconoscendo la voce, il suo gemello si gira verso la fonte e vede uscire fuori dall’ombra e avvicinarsi a quella tavola.
 “Fratello – lo accoglie alzandosi anche lui dalla sedia - anche tu sei stato convocato?!
È bello rivederti.”
lo sguardo di Saga è sincero, ma quello della guardia del Grande Tempio no: 
 “No, non sono stato convocato, ma avevo sentito da tanto la notizia di questa riunione e volevo indagare – si rivolge a Virgo - Stai facendo un grande sbaglio cavaliere, e anche chi lo appoggia.”
Saga cambia espressione e si alza dal tuo posto rivelando di nuovo da che parte sta: 
 “Io lo appoggio.”
Il cavaliere della prima casa si alza anche lui ma con calma: 
 “Pure io. Il ragazzo merita la nostra piena fiducia.”
Aphrodite risponde ancora con rammarico nella sua voce:
 “Neanche per sogno… Io non mi faccio comandare da un pivello come lui.”
Cancer sbaraglia tutti confessando: 
 “Io mi astengo.”
Ma con tale frase tutti i presenti si girano verso di lui.
 “Come mai, Cancer?”
chiede Dohko curioso come gli altri, Cancer fa spallucce e riponde: 
“Semplice non so chi sia per il semplice motivo che non ho avuto modo di combattere contro di lui. Perciò mi astengo. 
Perché la cosa ti da fastidio?”
Il maestro di quei cinque anni di Andromeda parla ancora:
 “L'hai visto appena è arrivato dal Giappone, per allenarsi e diventare mio successore. Tra parentesi, cosa che è riuscita a meraviglia... E rispondendo alla tua domanda, Fish, ci ho messo cinque anni perché l'ho allenato personalmente. 
Ce l’ha fatta un anno in meno rispetto a tutti noi.... Non ti basta questo?”
Concluse l'ex cavaliere di Virgo innervosendosi ancora di più e puntando gli occhi azzurri e aperti sul cavaliere che ha parlato che non batte ciglio come se non fosse impressionato:
 “Non mi importa, durante la battaglia contro le 12 case non è stato mio avversario, se proprio dobbiamo proporre qualcuno direi quella testa calda di Dragone, lui si che sa combattere.”
Un altro maestro interviene sentendo il nome dell’allievo prediletto:
 “È vero, anche il mio allievo è un ottimo candidato per diventare Gran Sacerdote...”
ma il tono di Dohko è nostalgico.
Mur, che anche lui conosce bene il cavaliere del Dragone, sia fuori che prima della battaglia passata, gli viene da sorridere pensando all’amico ma sa anche lui che Sirio può essere saggio ma non per quel posto: 
 “Con tutto il rispetto, Dokho, sapete bene che Sirio non accetterebbe mai e che solo un cavaliere d'oro che ha ricevuto un adeguato addestramento può concorrere a tale carica. E l’uomo che ha fatto tutto ciò è stato proprio Andromeda.”
Virgo sorride alla confessione del cavaliere allievo di Shion: 
 “Meno male, uno che uno ragiona con il cervello e non con l'orgoglio.”
Dokho parla di nuovo: 
 “Capisco le tue ragioni Mur, e anche le tue Virgo... Andromeda è solo stato sfortunato ad essere stato scelto da Hades e anche questa volta la cosa mi è sfuggita dallo sguardo, e Shion sa di che parlo... Già la volta precedente il ritorno di Hades poteva essere evitato.
Il diretto interessato parla per la seconda volta: 
 “Dohko, a volte la storia si ripete e non avverte nessuno, non possiamo farci niente se non combattere per salvare le persone e la persona che causa il male se è possibile.”
Il fratello di Ioria si alza dalla sua sedia:
 “Io sono a favore di Andromeda.” 
Il fratello minore si sente un po’ spiazzato: 
“Beh... Io ne propongo un altro, che magari sarebbe più adatto, e non sono io... Direi Mur o tu stesso Virgo, riconosco che Andromeda ora sia un valido cavaliere della tua casa ma…
 "Reggerà alla pressione del comando? Mi chiedo.”
Il cavaliere d’oro della sesta casa guarda nel profondo gli occhi del cavaliere di Leo:
 “Se accetterà, e saprà che la persona più importante per lui gli starà vicino, sono sicuro di sì.”
 “E chi sarebbe?”
ribatte ricambiando lo sguardo.
Virgo sospira prima di rispondere: 
 “Una persona contro cui ho combattuto sempre io, e mi ha letteralmente aperto gli occhi, per questo ho deciso di allenare suo fratello, e credo che sia pane per i tuoi denti,Ioria.”
Qualcuno ha capito e interviene perché ci ha combattuto personalmente:
 “Stai parlando di Phoenix, non è così? – chiede Saga - Un altro che sarebbe un buon cavaliere d'oro.”
 “Ma non come Andromeda.”
difende il cavaliere del Toro voltandosi verso il cavaliere della terza casa che continua a parlare:
 “Credimi Aldebaran, io conosco Phoenix, e un avversario come lui, sarebbe meglio non trovarselo di fronte.”
Dopo un po’ quello che sta per diventare ex Gran Sacerdote si alza e si rivolge ad altri cavalieri:
 “Milo, Shura e Aquarius, non abbiamo sentito il vostro parere.”
 “Io ho combattuto solo con Sirio e ho visto dove può arrivare e mi dispiace che non sia stato chiamato fin qui come è successo al cavaliere di Andromeda.”
confessa Shura.
Anche il terzo cavaliere nominato in realtà ha un nome da aggiungere perché in effetti ha imparato subito il suo colpo segreto, peccato non l’abbia allenato:
 “ Io, proporrei Crystal dato che qui ognuno la pensa come vuole.”
Ma ha parlato troppo presto:
 “Aspetta Camus – lo blocca Milo - Anch'io ero tentato a dire Crystal dato che dopo il nostro scontro ho capito il suo vero potere ma, per aver distrutto la sua isola devo dire anch'io Andromeda. - si volta verso Fish - Glielo dobbiamo al suo maestro, Aphrodite” 
Non è una domanda ma per di più un "Promemoria” e Fish si gira dall'altra parte, come se la cosa non gli interessa.
 “Ora  basta con le discussioni del passato… – richiama all’ordine sempre Shion – Dobbiamo votare, non vedo altra soluzione! È vero che chi ha guidato il Grande Tempio è sempre stato, in precedenza , un cavaliere d'oro, ma come ha detto Virgo ci sta anche la “novità”.”
Anche l’ex cavaliere della sesta casa si alza in piedi azzittendo tutti:
 “Vorrei aggiungere una cosa per tranquillizzare tutti voi presenti.”
 “Parla apertamente, Shaka.”
lo invita sempre Shion sedendosi al suo posto, seguito poi da Saga:
 “Cosa nascondi dietro quell'aria tranquilla, cavaliere?”
gli chiede.
Mettendosi seduto anche lui, Virgo apre di nuovo gli occhi e guarda di nuovo i suoi compagni, ma questa volta il suo sguardo era più amichevole, più caldo:
 “Sì, è vero, Andromeda non potrebbe essere uno dei migliori candidati come lo pensano alcuni di voi, ma è stato grazie a lui che molte cose sono cambiate. Lui agisce sempre nel bene e mai per ferire o offendere, ci stava per rimettere la propria vita per salvare l'intera umanità e la Dea Atena. 
Haeds non l'ha scelto perché ha sete di vendetta, come agiscono molti cavalieri, ha scelto lui per il suo cuore, il suo animo puro e la sua scelta a non combattere scegliendo piuttosto di sacrificarsi. 
Non è come tutti gli altri, è riuscito anche a rompere il sortilegio che c'era in Phoenix...
Me l'hanno detto entrambi. Io sceglierei sempre Andromeda per questo compito, lui potrebbe sembrare spaventato ma non lo è.
L'ho sempre seguito in tutti questi anni e sono fiero di averlo scelto e di dargli questa possibilità... Io non cambio idea.”
Quasi tutti riconoscono l’animo del ragazzo di cui si sta discutendo e i veri motivi per cui Shaka l’ha fatto chiamare e addestrare e in effetti qualcosa di sensato c’è nella sua scelta, il cavaliere della Vergine non fa mai i calcoli a caso.
Shion incrocia le dita con le mani e fa un lungo respiro: 
 “Faremo la votazione ugualmente, scrivete il nome del vostro candidato senza mettere il vostro nome... Poi li conteremo”
Kanon intervenne nuovamente:
 “Anche se lo voterete, io non gli darò ascolto, quello che è successo lo poteva anche evitare.”
Il fratello si volta verso di lui:
 “Non essere irrispettoso. Shaka ha ragione.”
Anche il cavaliere dell’ottava casa interviene nuovamente a difesa del cavaliere di Andromeda:
 “Tu dovresti ubbidire lo stesso dato che oltre a un grande imbroglione, ora sei declassato Kanon… Ti abbiamo accolto qui come guardia e basta, mostra più rispetto verso tutti noi e verso Shaka.”
Aphrodite non molla ancora quell’osso: 
 “Io rimango dell'idea di Kanon… Per me Andromeda è un debole.”
 “Devo ripetere?”
lo sfida Sorpio girando verso di lui, per nulla spaventato del fiore che il cavaliere dell’ultima casa ha tra le mani, Aphrodite ribatte: 
 “No, non mi interessa, io odio quel ragazzo e sempre lo contrasterò - grida alzandosi e dirigendosi tra due colonne. Aldebaran lo blocca semplicemente con la voce:
 “Fermati dove sei... Dove credi di Andare? La riunione non è ancora terminata.”
Senza voltarsi Aphodite avverte che per lui lo è facendo alzare in piedi e, con la voce ferma, comanda al cavaliere della dodicesima casa: 
 “Non fare il bambino capriccioso, cavaliere, anche se noi tutti abbiamo obbiezioni diverse nessuno sta reagendo come stai facendo te. Quindi, ora, torna a sedere e sta fermo finché non risolviamo questa cosa...”
il cavaliere prova a protestare ma il maestro di Mur non vuole sentire alcun tipo di scusa:
 “Non ti ho chiesto una cortesia ma un ordine.
Puoi anche non scrivere niente nel tuo, ma i voti devono essere 13.”
Tutti rimangono sbalorditi e di nuovo qualcuno chiede per tutti, e costui è Ioria:
 “13?!”
Il Sommo Sacerdote cambia espressione calmandosi:
 “E io chi sono? Il vecchio sacerdote può avere diritto al voto?!”
anche il suo tono da rimprovero diventa scherzoso.
 “Mi scusi Gran Sacerdote” 
capisce il cavaliere di Leo e scusandosi.
Mentre avviene la votazione, il prescelto di Virgo, sta alla sua postazione di meditazione e a volte gli è anche capitato di starnutire ma non lo ha permesso.
 "Che stano..."
pensa.
Il suo cosmo pacifico riempie ogni angolo della casa rendendola più piacevole e diversa da prima quando l’abitava Shaka. Non si accorge che, senza armatura, i suoi amici e la Dea Atena sono arrivati nel pomeriggio al suo cospetto. 
Guardandolo, tutti sono senza parole dato che l’amico è riuscito a diventare cavaliere d'oro a tutti gli effetti.
Quello più emozionato di tutti è proprio il fratello Phoenix, vedendolo lì gli mancano le parole per esprimersi e dirgli quanto si sente orgoglioso di lui. 
 “Fratello…”
sussurra soltanto.
Peccato che quella ... sensazione non accadde a Pegasus. Infatti in punta di piedi, e con un sorriso furbo sul viso, si avvicina all'amico e quando è abbastanza vicino:
 “Ommh....”
simula uno in meditazione profonda, e Crystal gli va dietro:
 “Iamme, iamme iamme...”
Sirio interviene: 
 “Ragazzi un po’ di rispetto!” 
Sentendo le voci degli amici, Andromeda sorrise e trattenne le risate:
 “Che antipatici...”
dice sorridendo mentre scende sul fiore di Loto ma rimane sempre con gli occhi chiusi, nascondendone la sua purezza tanto parlata e bramata da molti. 
Isabel si avvicina inchinandosi al ragazzo che un tempo era al suo servizio: 
 “Scusateci, Cavaliere di Virgo se interrompiamo la sua meditazione.”
Andromeda si alza in piedi mostrandosi e sembrando anche più grande di quel che è, e finalmente apre gli occhi vedendo chi si è introdotto alla casa che protegge:
 “Salve a tutti, Lady Isabel e ragazzi.”
Phoenix si avvicina in silenzio anche lui al fratello che, a sorpresa, fa una battuta:
 “Ehi Andromeda, quel fiore di Loto potresti anche toglierlo. Mi mette soggezione.”
Fu Sirio a chiedere: 
 “Scusa Phoenix, che c'entra quel fiore di loto?” 
 “Una brutta esperienza con uno che aveva il Loto come simbolo.”
 “Cosa dici, Phoenix? - il tono di Andromeda è più sicuro del solito - il fiore di loto è il fiore dell'oblio, adatto per chi presiede nella sesta casa dello zodiaco."
Il fratello maggiore rimane senza parole:
 “Ah, allora sei un vero cavaliere d'oro ora, dove hai preso tutta questa sicurezza?
 "Sembri un altro, mi sa che sei cresciuto”
Anche Pegasus rimane di stucco:
 “Chi sei tu, dov'è finito il mio amico Andromeda?!”
 “Parli proprio come Shaka, non potevo desiderare di meglio.”
Confessa Phoenix
 “Ho imparato anche questo,”
dice il nuovo cavaliere della sesta casa sempre con il sorriso sul suo viso.
Dopo un po’ Lady Isabel avverte i cinque amici ritrovati che il Gran Sacerdote li attende alla tredicesima casa e chiede ad Andromeda di accompagnarli fino a lassù, il cavaliere s'inchina accettando l’offerta: 
 “Certamente mia Dea, anch'io stavo per recarmi lì. Poi ho sentito e riconosciuto i vostri cosmi e ho preferito aspettarvi.”
Crystal gli mette una mano sulla spalla:
 <>
 “Siamo tutti stupiti Andromeda.”
 “Come mai tali parole, Sirio?”
chiese Andromeda voltandosi a guardarlo e anche dal suo sguardo si vede quanto egli è cresciuto.
Il cavaliere del Dragone, che è emozionato anche perché avrebbe rivisto il suo di maestro, si spiega meglio:
 “Sembri cambiato, molto più cosciente di te e della tua forza… Insomma, sei cresciuto.”
 “Ah, davvero?!”
ora sembra confuso come quando doveva partire.
 “Concordo. - si aggrega Phoenix. - Inizialmente il tuo cosmo era identico a quello di
Shaka, e pensavo fossi lui, ma... Sono contento di essermi sbagliato.”
Tutti insieme salgono le scale del posto ma questa volta con calma e senza pericolo alcuno, ricordandosi di quante ne hanno passate lì. 
Finalmente arrivano a destinazione, si recano nella sala centrale dove ci sono tutti i cavalieri d’oro presenti e Shion seduto sul suo trono, tutti li occhi sono puntati su di loro e l’espressione sul volto sono inespressive.
 “Sommo Sacerdote - Andromeda s'inchina nuovamente - ho ricevuto il vostro invito e sono arrivato con tutti loro.”
Shion fa un cenno d’assenso con la testa e si alza in piedi per salutare la reincarnazione della Dea della giustizia: 
 “Dea Athena, e anche voi cavalieri, benvenuti. È un piacere rivedere anche tutti voi”
Si alza avvicinandosi a passo lento verso di loro guardandoli tutti uno a uno e si sofferma su un ragazzo in particolare sorridendo appena:
 “Tu devi essere il grande Phoenix. Ho sentito parlare molto di te. “
Phoenix annuisce rispettosamente.
Il Gran Sacerdote fa un sospiro e inizia a parlare: 
 “Ora se volete scusarmi, vorrei parlare con Athena in privato, voi tutti potete stare nei giardini.”
I cavalieri d’oro rompono quella barriera di silenzio e, insieme ai cavalieri di bronzo, rilassandosi uscendo dalla tredicesima casa, Sirio e Cristal si avvicinano ai rispettivi maestri, Dohko lo accoglie a braccia aperte:
 “Ma guarda un po' chi è arrivato dai Cinque Picchi…”
 “ Maestro! – esordisce Sirio - Sono cosi felice di vedervi.>>
Camus e Crysta fanno la stessa cosa, come Ioria con il cavaliere di Pegaso:
 “Allora Pegasus, la grande testa calda, spero ti sia calmato... Vi presento qualcuno... Mio fratello Micene.”
Micene si sorride al cavaliere perché ne ha sentite tante su di lui anche se sa che un'altra persona una volta ha fatto di tutto per indossarla: 
 “La mia armatura è venuta in tuo aiuto, vero?”
si presenta così a Pegasus il giovane cavaliere rimane di stucco, è ancora sorpreso per Andromeda, e ora che ha davanti Micene, si sente ancora più emozionato:
 “Piacere… Sono Pegasus…”
Il cavaliere della nona casa ride piano e divertito, gli ha appena detto che lo conosce e che ne ha sentito parlare e ora il giovane reagisce così, solo perché non sa che lui per Pegasus che è una leggenda da quando ha sentito del salvataggio della neonata Lady Isabel.
A loro si avvicina anche Phoenix che non perde l’occasione di prende in giro in modo amichevole il compagno d’armi:
 “Così balbettando non capisce cosa gli stai dicendo.”
 “Non mi rovinare l'atmosfera, Phoenix”
borbotta girando la testa verso il diretto interessato.
“Sempre il solito. Infatti sei Pegasus.”
Solo guardandolo Micene intuisce anche che quel “qualcun-altro-che-voleva-indossare-la –sua-armatura” sia proprio lui.
 “Avverto un cosmo possente simile a quello di mio fratello in te. – dice col sorriso sicuro Micene perché non avverte nessun segno di pericolo in Phoenix - Saresti un buon cavaliere della quinta casa, se mio fratello ti preparasse a dovere. E tu, Pegasus, un paio di anni con me e potresti diventare il nuovo cavaliere ci Sagitter.”
Parlando perdono la cognizione del tempo parlando e stando insieme come tutti ragazzi normali e dopo un po’ vengono riportati alla realtà dall’arrivo di Shion e Athena nei giardini.
È la giovane a parlare:
 “Cavalieri, la decisione è stata presa.”
 “Per i tuoi cavalieri che non hanno assistito alla nostra riunione. Il nuovo Grande Sacerdote è... - la tensione tra tutti loro è alta - Andromeda di Virgo ! 
 "Presiederai il mio trono.”
A quelle parola Andromeda sente ancora la stessa sensazione di quando fu convocato la prima volta per andare ad allenarsi al grande tempio cinque anni fa... La sua sicurezza di prima sembra vacillare per la notizia e lui si sente ritornare l'Andromeda di sempre.
 “I… Io?!...”
Shion lo guarda con fare paterno ma, in un certo senso, anche deciso: 
 “Si, tu. La decisione è stara unanime – strano ma vero o è solo per rassicurarlo? – Hai intrapreso questa strada insieme al tuo maestro che ci ha confessato questo. Il suo scopo era portarti fin qui. Solo te. E ora che sei cavaliere della sesta casa tutti pensano che il tuo vero posto fosse questo.”  
Andromeda li guarda tutti, ancora non può credere che lo hanno scelto dopo tutto quello che hanno passato, si sente anche prendere dal panico mentre i cavalieri gli sorridono orgogliosi.
 “Vieni avanti, Andromeda di Virgo.”
Lo invita il Gran Sacerdote, ma il cavaliere si sente le gambe di pietra, tutto intorno a lui sembra muoversi al rallentatore e quando arriva davanti a Shion s'inginocchio, sentendo i suoi respiri. L’uomo se ne accorge subito:
 “Percepisco nervosismo in te, che ti succede?”
 “Niente.... Non so perché ma... Proprio io....”
inizia un po' a tremare non guardandolo negli occhi.
Shion gli mette una mano sulla spalla e gli intima di alzarsi, il cavaliere gli obbedisce in seduta stante.
 “E ora voltati verso i presenti... Cavalieri e Dea Athena, lui è la nostra nuova guida. Colui che guiderà il Grande Tempio, Voi lo dovrete rispettare. Chiunque non lo farà sarà punito e non con la semplice incarcerazione qualcosa di molto più terribile…”
 “NO...”
Interrompe subito il giovane appena eletto e Shion lo guarda sorpreso: 
 “Che succede Andromeda?”
 “Perché dovete dire queste cose? Non voglio che nessuno soffra per niente...”
inizia subito a non essere d’accordo su qualcosa e lo dimostra non solo fermando il discorso del maestro di Mur ma anche gli occhi del cavaliere sono lucidi.
Shion cerca di tranquillizzarlo: 
 “Non temere, non accadrà nulla perché nessuno mai oserà non portarti rispetto.”
Ma Andromeda continua:
 “E se così fosse... Perché avete votato me.... Perché io?! Sono cavaliere di Virgo da solo una settimana…”
Capito il problema, forse, il Gran Sacerdote sospira e chiama in soccorso il maestro del cavaliere d’oro:
 “Shaka, vuoi per favore spiegare al nostro nuovo Gran Sacerdote il perché della nostra scelta? Di anche ad Athena e i nostri ospiti quello che hai detto nella riunione, Infondo sei stato il suo maestro in questi 5 anni.”
Con un cenno del capo Virgo, che è vicino all’allievo e si sposta mettendosi tra lui e Shion, poi aprì gli occhi:
 “La motivazione è semplice.
Sei cambiato molto durante l'allenamento ma questa tua paura non sono riuscito a togliertela - dice sorridendogli - Solo chi è un'incarnazione di un Dio, o lo è stato, è un ottimo candidato sia per diventare cavaliere della sesta casa che di diventare Gran Sacerdote... L'unico uomo che ha visto tanta sofferenza e guida gli altri con saggezza e con purezza, proprio come fai te, ha il destino segnato: quello di diventare l'uomo più importante per tutti noi… - s'inchina poi - Io sono al tuo servizio, mio nuovo Gran Sacerdote...”
Anche Shion e tutti i presenti si inchinano seguendo l’esempio, persino Aphrodite lo fa anche se inizialmente tentenna e si sente arrabbiato e non vorrebbe ma Milo gli da un colpo di avvertimento sul polpaccio.
Andromeda li guarda tutti spaesato, non vuole che tutti loro facciano ciò:
 “Vi prego... Alzatevi...”
Phoenix è il primo ad alzarsi, ma poi rimane inginocchiato e guarda, orgoglioso, verso il fratello. Non si accorge però di essere poi l'unico ancora inginocchiato (infatti è rimasto così per non far vedere la propria commozione.
In cuor suo però Andromeda è ancora incredulo e sorpreso per la nuova carica, è diventato una delle persone più importanti anche se pensa fosse troppo per lui, Aldebaran lo osserva orgoglioso, poi Pegasus rompe nuovamente l'atmosfera:
 “EVVIVA !!! BRAVO ANDROMEDA !!! FOR PRESIDENT !!!”
Voltandosi a vedere l amico, il cavaliere di Virgo si accorge allora che il fratello è ancora inginocchiato:
 “Phoenix, alzati ti prego... Non occorre…>>
Phoenix alza lo sguardo rivelando così il suo volto inondato da lacrime. Impercettibilmen- te sta piangendo:
 “Phoenix - corre verso il fratello - Phoenix, che ti prende?”
Il fratello maggiore gli mette le mani sulle spalle guardandolo dritto negli occhi confessando al fratello che non esistevano le giuste parole per dirgli quanto è orgoglioso
di lui. Di com’è cresciuto diventando un omo e, anche se a volte l’emozione lo blocca, intende dire che il fratello si è superato diventando Gran Sacerdote delle 12 case dello zodiaco.  
Peccato che il fratello minore non è della sua stessa idea perché sente ancora il panico in lui:
 “Fratello... Io non me lo aspettavo tutto questo.... Credimi !”
In mezzo a tutti Phoeniz esordisce:
 “Credi davvero che non ti merito questa carica di Gran Sacerdote?! Le parole di Shaka, sono la pura verità, e anche io la penso come lui. Te l’ho sempre detto questo.”
Andromeda si volta di nuovo verso il maestro rimanendo in silenzio perché veramente non sa che dire.
 “Andromeda… – riprende Phoenix - Io te l'ho detto mille volte che sei il miglior cavaliere tra tutti noi, tu hai la vera anima per essere Gran Sacerdote.”
Shion, nel frattempo ha raggiunto i due: 
 “Gran Sacerdote, che succede?”
chiamando il cavaliere di Virgo con il suo nuovo titolo.
Andromeda sta per rispondere con una frase delle sue, ovvero “che è solo Andromeda”
ma poi vedendo lo sguardo orgoglioso di Phoenix, e anche grazie alle sue parole sospira sperando di scacciar via così il panico e la paura iniziale e risponde:
 “No niente...”
Phoenix fa un cenno col capo rispondendo così a entrambi i due uomini più potenti del posto, il cavaliere dagli occhi verdi però continua:
 “Shion, devo chiedervi una cosa.”
 “Mi dica.”
 “Accetterò questo compito a due condizioni, se è possibile.”
L’ex Gran Sacerdote acconsente.
 “Primo, - fa segno con la mano - Lei mi deve aiutare per i primi tempi…
Numero due, - compare l’indice oltre al pollice - vorrei che anche mio fratello e i miei amici possano allenarsi e diventare cavalieri come sono stato addestrato per anni io, anche se non sapevo che il vero scopo era portarmi fin qui. Solo dopo una settimana dalla mia investitura...”
Shion guarda tutti gli altri cavalieri che hanno avuto il coraggio di permettergli questo suo traguardo. Si rivolge ad Andromeda: 
 “Bene… Le sue richieste saranno presto esaudite.”
Finalmente il cavaliere d’oro sorride felice sentendosi anche più sicuro di se stesso e si rivolge di nuovo al fratello:
 “Quando sarai pronto Phoenix, ti vorrei come mio consigliere. Al mio fianco.”
Questa volta è Phoenix a essere sorpreso per la notizia:
 “Cosa? Io... Consigliere e cavaliere d’oro?! Ma chi si prenderebbe questo fardello di allenarmi?!”
In suo soccorso Andromeda chiama Ioria che si avvicina e dicendogli senza giri di parole 
di allenare Phoenix ma il cavaliere di Leo non è molto d’accordo:
 “ Io allenare vostro fratello, perché ?!”
 “Perché è uno delle mie condizioni per accettare questo posto di Gran Sacerdote, che tu alleni mio fratello così diventerà anche lui cavaliere d'oro.”
Ioria, in risposta, si volta dando la schiena ad Andromeda e sussurra:
 “No.”
 “Come ?” 
esclama Andromeda sentendolo:
 “Non posso mi dispiace.”
 “Come osi rifiutare?”
s’intromette Shion ma Andromeda lo blocca:
 “Cosa succede Ioria? Perché non vuoi avere mio fratello come allievo?”
Il cavaliere non risponde perché in effetti nemmeno lui riesce a trovare un motivo valido per non avere un allievo.
Grazie alla sua intelligente furbizia, Phioenix forse intuisce qualcosa, sempre perché in passato ha rubato l’armatura del fratello con l’inganno, e gli lancia una frecciatina: 
 “Come sei caduto in basso Ioria… - il cavaliere si volta verso di lui con gli occhi spalancati come se non avesse capito - L'allievo di Virgo è diventato Gran Sacerdote e tu non ci ha neanche provato.”
Come un leone che è stato sfidato, Ioria cerca di controbattere ma viene fermato sempre da Andromeda:
 “calmatevi tutti e due.
Sinceramente Phoenix aveva più possibilità di me di venire qui ad allenarsi, invece sono stato scelto io. E anche grazie al tuo voto sono io che ora comando… Questo, cavaliere di Leo, è il mio primo ordine...”
 “E va bene. – accetta il cavaliere della quinta casa - Ma... Ricordati, non sarà facile.”
avvicinandosi al cavaliere di bronzo.
Andromeda sospira di sollievo e sente intorno a lui anche le voce degli altri suoi amici:
 “Se Phoenix si allena, voglio allenarmi anch'io, Camus”
poi Pegasus:
 “Micene !!! Voglio essere più degno di indossare la tua armatura per davvero.”
Dokho si avvicina al suo di allievo bruciandolo sul tempo: 
 “Sei pronto anche tu, Sirio?”
Il nuovo Gran Sacerdote si sente più fiducioso vendendo questa nuova possibilità di avere gli amici d’infanzia e d’armi vicino, poi rivolge lo sguardo a Lady Isabel come per voler approvare la sua scelta:
 "Ho fatto bene secondo lei?"
 “Sì, avete fatto la scelta giusta, Gran Sacerdote.”
Grazie al suo consenso, Andromeda osserva il punto in cui prima stava Shion, si toglie l'elmo d'oro di Virgo e, una volta in alto, richiama l'attenzione su di sé:
 “Ascoltatemi tutti, per favore.”
Tutti si voltano e ascolta con attenzione.
 “Intanto, vi ringrazio per avermi scelto come nuovo Gran Sacerdote. Prometto che molte cose cambieranno e che vi guiderò e proteggerò Atena come meglio posso, inoltre voglio informarvi su una cosa, se qualcuno non è d'accordo con i miei ordini può andarsene tranquillamente, senza punizioni severe come ha detto Shion... Niente sofferenze e niente incarcerazioni... Chi vuole restare?”
Tutti , a parte Fish inizialmente, commentano all’unisono: 
 “Restiamo.”
Poi si voltano verso il cavaliere dei pesci che in tono seccato risponde anche lui:
 “E va bene, resto anche io.”
proprio a lui intendeva Andromeda, ma dato che anche lui vuole restare:
 “Bene...”
Ma Aphrodite fa una cosa che sorprende tutti, si avvicina e si inchina di fronte ad Andromeda:
 “Gran Sacerdote, vi chiedo perdono, sono stato uno stupido…Vi ho trattato male e ...”
Il nuovo Gran Sacerdote gli si inchina su un ginocchio e gli posa una mano sulla spalla, vuole rincuorarlo:
 “Sono sicuro che se il male non ti avrebbe oscurato il cuore, non avresti fatto quello per cui stai chiedendo perdono…”
Il cavaliere dell’ultima casa alza la testa per guardarlo negli occhi e, nonostante il grande compito della carica, intravede ancora la sua purezza come quella volta durante la loro battaglia.
 “ Quindi, voi mi perdonate?”
 “Certo... Ti perdono Aphrodite dei pesci.”
Non lo dirà mai ma il cavaliere sente il suo cuore come alleggerirsi.
In un angolino del giardino Shaka parla appoggiato dietro una colonna, proprio dove vicino c’è Shion:
 “Te l'avevo detto Shion, visto?”
Shion sorride sentendolo: 
 “Sapevo che Aphrodite si sarebbe arreso.”
 “Ma io non stavo parlando di lui...”
avverte sempre tenendo gli occhi chiusi.
 “Ah no?! – si volta verso di lui - Parlavi del tuo allievo?... E dimmi, era il tuo intento fin dall'inizio non è così? A me non puoi nasconderlo.”
Shaka sorrise soddisfatto:
 “Ovvio... E di chi sennò?
Sapevo che questo è il suo posto, il suo compito, lo sapevo da quando lo allenavo… È sempre stato un'ottima persona e cavaliere e, sinceramente, nemmeno io sapevo che ci avrebbe impiegato meno tempo di tutti noi.
 “Già, – ammette Shion - ha sorpreso anche me.”
Shaka semiapre i suoi occhi e si volta a guardare il maestro di Mur:
 “Vedrai che adesso le cose cambieranno di bene in meglio... Me lo sento...”
Shion: annuisce e poi avverte di lasciare i cavaliere da soli, domani per quei ragazzi cambierà tutto. Shaka diede un'ultima occhiata al suo allievo, anche Andromeda lo sta guardando ringraziandolo con lo sguardo per tutto quello che ha fatto per lui.

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Capitolo 17
*** 17)Ultimo Saluto Al Maestro ***


Ultimo Saluto Al Maestro

Andromeda era inerme, svenuto e indossava ancora gli abiti di Hades quando Lady Isabel fu portata via dalla divinità dell'oltretomba lasciando in quelle con- dizioni il suo “contenitore”.
Fu allora che qualcosa iniziò a muoversi, da un angolino remoto della Giudecca, la catena di difesa del cavaliere prese vita come un'automa e iniziò a serpeggiare tranquilla.
Di norma la catena di Andromeda si può muovere senza che il cavaliere aprisse bocca, com'è successo già in molti casi per avvertire di un pericolo, ma in quel momento era diverso.
Si alzò come un serpente che osserva e scruta una preda, in quel caso proprio il suo padrone e poi la punta scomparì nel nulla.
La catena sferica iniziò un viaggio nell'inferno proprio com'era successo prima per salvare Pegasus, passò per tutti i gironi, se avesse avuto gli occhi avrebbe visto le più grandi sofferenze che le anime dei defunti dovevano patire dopo la morte. Il suo viaggio continuò finché non arrivò in un posto totalmente diverso, c'era luce e l'atmosfera era primaverile, c'era anche un cielo limpido e azzurro, forse era un'illusione ma sembrava che la catena fosse uscita fuori dal luogo infernale dove giaceva il suo sfortunato padrone.
Quel luogo però non era il mondo esterno, era come se fosse diviso in diversi  posti, anzi epoche, da una parte era pieno di rovine, dall'altra c'erano torri di guardia, molto alti, fatti di pietra e ci giravano persone con grandi armature medievali, da un'altra parte c'erano persone con un'armatura antica e con una croce disegnata sul petto e sullo scudo, i Crociati. Vicino c'erano i cavalieri di Malta, con la croce diversa, poi c'erano anche i cavalieri romani che passeggia- vano tranquilli tra le rovine romane e poi la catena si soffermò su un posto dove c'erano colonne greche antiche di un bianco immacolato.
Tutte le persone erano in pace tra di loro e sui loro volti la paura nei loro occhi era inesistente, la catena sferica si avvicinò a una persona dai capelli biondi e dall'aspetto robusto che appena vide l'arma per un attimo sbiancò in volto:
 “Non può essere...”
l'afferrò con entrambe le mani, sembrava che la catena aspettasse proprio quel gesto, infatti tornò indietro con l'ospite e ricomparve per intero nella Giudec- ca, la stanza di Hades, dove Andromeda era ancora sdraiato sul freddo pavi- mento. L'arma ad anelli si ritirò nel suo punto.
Albione si era per un attimo dimenticato come si respirava, in realtà poteva anche non farlo dato che era morto tempo fa, si avvicinò al suo allievo cercando di svegliarlo:
 “Andromeda... Andromeda svegliati... - cercò di non avere paura ma non era una cosa facile in quel posto – Ti scongiuro apri gli occhi... Andromeda...”
Pur essendo una specie di spirito riuscì lo stesso a girare Andromeda così pote- va respirare meglio, e mise anche una mano sul suo cuore per controllare se batteva ancora.
Intanto, nella testa dell'allievo:
 “Questa voce... La conosco...”
Andromeda iniziò a riprendersi, sentì che il petto era libero e riprese a respira-re e, molto debolmente, aprì gli occhi incontrando quelli del suo amato maestro:
 “Al...Albio...Ne ?!...”
Felice che Andromeda si stava svegliando, Albione gli sorrise:
 “Ciao mi allievo...”
era anche molto commosso per quest'occasione di poter parlare di nuovo con lui.
 “Cos'è....Dove...”
 “Stai tranquillo Andromeda, va tutto bene... Non so cosa sia successo qui e neanche perché hai addosso queste vesti che non ti appartengono... - c'era anche un pizzico di rimprovero nella sua voce – devi dirmi tu cosa ti è successo e perché...”
Andromeda notò subito che il maestro era circondato da una leggera aura bian- ca: 
 “Maestro... lei...”
 “Sì... Ma non ti preoccupare per me... Io sono felice, e vengo dal paradiso dei cavalieri, è un posto fantastico.”
Lacrime tristi iniziarono a scendere dagli occhi color smeraldo:
 “Mi dispiace... - disse leggero come un sospiro – Non potevo immaginare una cosa del genere...”
 “Ehi, Andromeda, stai tranquillo – gli mise una mano sulla fronte – ti ho detto che sto bene... Non ti disperare, va tutto bene.”
sorrise per tranquillizzarlo.
Il tocco del maestro sulla fronte di Andromeda ebbe un effetto fresco, aveva sentito alcune voci che se si passava attraverso un fantasma si sentiva freddo ma quello del maestro era più delicato, come una brezza primaverile, poi la sua voce sembrava quella di un padre preoccupato dopo che il figlio ne aveva combinata una delle sue.
Il cavaliere sentiva un gran peso nel cuore per quello che aveva combinato anche se era in buona fede:
 “Lo so... Ho sbagliato e non ne vado fiero ma, se avessi messo un freno a tutto... Tutta le sofferenze del mondo... Ero pronto a sacrificarmi per questo... Per la libertà e la pace... Ho dato il mio corpo ad Hades in persona, per salvare tutta l'umanità e Atena.”
Non c'era bisogno che Andromeda gli spiegasse il motivo, lo conosceva anche troppo bene le sue scelte, anche se non si aspettasse di certo che si offrisse ad Hades. Quel nome lo fece tremare per un secondo soltanto, poi rassicurò l'allievo:
 “Avresti sacrificato te stesso per salvare il mondo intero, e cosa sarebbe successo se alla fine il vero nemico non era veramente Hades ma un altro? E a tuo fratello che hai ritrovato non pensi, Andromeda? I tuoi amici, Atena? Io so che hai un cuore  puro e credi tanto nella giustizia come ti ho insegnato io, ma per fare in modo che essa prevalga, bisogna combattere e vincere... E sono contento che tu sia sopravvissuto a quest'impossessamento, sei il mio allievo prediletto e per quanto so che  nelle battaglie si soffre, non voglio che ti succeda nulla di male...”
Andromeda ascoltò le parole del maestro, sapeva il grosso guaio che aveva co- mbinato e che senza l'aiuto di Atena sarebbe morto, di sicuro Rune l'avrebbe mandato nel girone più sofferente di tutti per essere scampato anche lì. Forse sarebbe annegato con tutte quelle anime nel fiume Acheronte o chissà cosa... 
Tutto questo solo per aver osato provare a uccidere un Dio.
Per fortuna che era ancora vivo e stava parlando di nuovo con il suo maestro, di sicuro nessun altro avrebbe avuto quest'occasione del genere.
 “Maestro – Andromeda era sempre più debole – mi dispiace...”
 “Ti dispiace per cosa ?”
anche se la domanda dell'allievo lo stava confondendo, lui sembrava sereno,
 “Mi dispiace per la sua morte... Lei non doveva morire...”
 “Andromeda, non è assolutamente colpa tua, e io non intendo dartela, se sono morto è per aver salvato la vita a te e ai tuoi compagni d'addestramento, un maestro deve fare quello che è giusto per gli allievi, non per se stesso... C'è una sola cosa che rimpiango, e ora finalmente posso dirtela. Io sono fiero di te Andromeda.”
L'ultima lasciò di stucco Andromeda:
 “Voi, cosa ?! Cosa c'è da essere fieri in un allievo come me ? Ho ucciso un sacco di nemici, ancora non sono riuscito nemmeno ad andare nell'Isola di Andromeda per portarvi un fiore, e poi questo – indicò le vesti di Hades – non credo proprio che voi siate fieri di uno come me.”
 “Lo sono perché nessun altro cavaliere sarebbe stato in grado di ospitare una divinità per eliminare il male, tranne te... Sapevi anche che eri l'allievo più forte 
durante l'addestramento ma, tu non segui il cervello, a differenza di molti cavalieri, tu segui il cuore, e proprio per questo che sei arrivato lontano e anche   perché non voglio rimangiarmi quello che ti ho appena detto, semmai te lo ripeto, io sono fiero di te, Andromeda, e non di Reda o Salzius, ma proprio di te.”
Finalmente sul volto di Andromeda nacque un sorriso sereno, una cosa era senti- rsi dire quelle parole da un'altra persona, e l'altra invece era sentirle dalla voce del suo maestro. Anche Albione sorrise e poi alzò lo sguardo per pochi secondi:
 “Ora Andromeda devo andare, il paradiso dei cavalieri mi attende... - vide che Andromeda s'intristì di nuovo – Non essere triste Andromeda, non dovrei dirtelo per via delle regole dell'inferno ma io veglio su di te...”
Alla fine Andromeda vide il suo maestro dissolversi in un fiume di stelle come fecero i tre cavalieri d'oro di Gemini, Capricorn e Aquarius.
Andromeda era di nuovo solo anche se sentiva ancora le parole del suo maestro e, per una volta, si sentì orgoglioso e più forte, non intendeva deludere gli amici e il fratello, era sopravvissuto per salvare Atena, ed era proprio quello che vo- leva fare.
Ma appena si alzò ebbe un calo di pressione e svenne nuovamente sul pavimento di fronte al trono di Hades, vicino all'armatura si sentì di nuovo la voce di Albione:
 “Hai bisogno che te lo dica lui?”
come se avesse ricevuto un'ordine, l'armatura prese di nuovo vita e si posizionò addosso ad Andromeda, era tornato il cavaliere di sempre, degno della sua armatura e di essere l'allievo prediletto di Albione.
Nuovamente da svenuto non ebbe quel che si dice un “momento di pace” almeno per riposarsi soltanto. Dentro la sua testa sentì un'altra voce, questa volta femminile. Essa era leggera come un sussurro:
 “Andromeda...”
 “Lady Isabel ?! È lei ?! Sta bene ?”
la voce rispose:
 “No, non sono Atena, ma sono lo stesso una divinità...”
Andromeda si sentiva confuso, non conosceva altre ragazze che erano la reincarnazione di divinità femminili, a parte Daisy, ma quella non sembrava la sua voce.
 “Non capisco...”
Anche se aveva gli occhi chiusi vide formarsi nella sua mente, come un sogno una figura ma sembrava dietro a una stana nebbia perché vedeva delle macchie sfocate.
 “Non devi avere paura, non sono una nemica per te, non sono nemmeno vicino a te... Ti sto contattando da tutt'altro posto e epoca... Piuttosto non mi ringrazi ?”
Il suo tono di voce non era di rimprovero, piuttosto era il contrario, era dolce e rassicurante.
 “Ringraziarti ?! Per cosa ?”
chiese il ragazzo sempre più confuso, la voce rise delicatamente e rispose:
 “Per averti fatto parlare con il tuo maestro un'ultima volta, questo non è successo solo perché lo spirito di Hades è lontano, ma anche perché ho guidato io la tua catena fino al paradiso dei cavalieri.”
 “Grazie...”
rispose Andromenda, più vedeva attraverso la nebbia e più la figura iniziava a vedersi meglio, vedeva lunghi capelli castani e qualcosa di bianco, un vestito forse. Fu allora che chiese:
 “Come ti chiami?”
 “Il mio nome è Lachesi, e sono una delle Parche.”
 “Parche ?”
 “Le Tre Dee del Destino.”
Andromeda non ne  aveva mai sentito parlare di queste tre divinità. Aveva sempre pensato che il destino fosse solo un caso, invece ce n'erano tre, se l'avesse saputo Phoenix...
Il volto della ragazza era ancora seminascosto,
 “E cosa vuoi da me ?”
 “Ti ripeto, non sono una tua nemica, ti sono giunta in sogno per avvertirti di una cosa molto importante. Presto, molto presto,  arriverà una bambina che viene dal futuro, lei sarà la mia reincarnazione e sarò anche dentro di lei... Stai tranquillo, nemmeno lei sarà una nemica ma la sua vita è legata a te e agli altri cavalieri, lei sarà la vostra speranza...”
Finalmente Andromeda la vide, Lachesi era una ragazza molto carina, alta, ma- gra, i suoi capelli erano lunghi e castani scuri e lisci con due ciuffi più corti ai lati del viso, un colore che gli ricordava forse qualcuno. Il suo abito era in stile greco, di un bianco brillante, le maniche erano lunghissime, fino quasi al ginocchio e aperte, finendo a punta. Sulla fronte aveva un copri fronte bianco con un la testa di un diamante al centro
Ancora teneva gli occhi chiusi però solo guardandola aveva una sensazione di nostalgia:
 “Come si chiama questa bambina ?”
 “Si chiama Hikari... La riconoscerai appena la vedrai, è  uguale a me solo, – aprì gli occhi e Andromeda quasi venne un colpo, erano come quelli di Hades quando lo vide la prima volta, solo che anziché rossi, erano neri – più piccola e gli occhi normali...”
Il cavaliere non si aspettava di certo che, dopo Albione avrebbe avuto la visita di una Dea del Destino, quegli occhi gli facevano paura anche se lei era bella e sembrava delicata come una rosa bianca. Rabbrividì anche a quel pensiero.
 “Purtroppo questa bambina non avrà una vita facile, sarà in pericolo fin dalla nascita perché io sarò dentro di lei e a volte parlerò attraverso lei...”
 “Mi sento un po' confuso.”
confessò Andromeda, la Dea rise di nuovo e rispose:
 “Non preoccuparti ora, questa bambina ti assicuro che sa badare a se stessa, ha solo bisogno di un po' di sostegno, che solo uno come te può dare.”
Per un secondo nacque un sorriso sul volto di Andromeda, anche lui si sentiva rassicurato da una divinità come lei, forse gli dei li osservavano davvero, poi tornò in sé:
 “E perché io ?”
Lachesi sorrise:
 “Perchè tu sarai il suo protettore quando lei nascerà...”
La Dea scomparve nel buio e Andromeda ritornò a dormire, dimenticandosi di Lachesi.

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