A war can change your life... forever!

di Shayleen Fairchild
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Strane sensazioni e sparizioni ***
Capitolo 2: *** Nuovi indizi e nuovi nemici ***
Capitolo 3: *** Tra rivelazioni, scoperte e sogni ***
Capitolo 4: *** Shadowhunters in missione ***
Capitolo 5: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 6: *** Colloqui e speranze ***
Capitolo 7: *** Idris ***
Capitolo 8: *** Assemblea e nuove conoscenze ***
Capitolo 9: *** Attacco a San Francisco ***



Capitolo 1
*** Strane sensazioni e sparizioni ***


Strane sensazioni e sparizioni

 
L’Istituto sembrava essere completamente vuoto e gelido per il silenzio che c’era tra quelle mura, tutto questo soltanto perché erano le 4 di notte e come si suppone che dovrebbe essere ad un orario del genere tutti erano nelle rispettive stanze a dormire. La maggior parte degli abitanti dell’Istituto dormiva sonni tranquilli quella notte, o meglio quasi tutti, tutti tranne uno. Solo Alec dormiva sonni agitati, non riusciva a trovare pace nel sonno. Si agitava in continuazione tra le coperte del letto, sradicandole da sotto il materasso, come se su quel letto ci fosse stata una battaglia o ci fosse passato sopra un tornado. In verità niente di tutto quello stava accadendo, il maggiore dei fratelli Lightwood stava semplicemente avendo un incubo, un incubo che stava scavando dentro di lui una terribile voragine lasciandogli una sensazione di perdita, di solitudine, come se qualcosa gli fosse stato strappato via dal petto, lasciandolo sanguinante e incompleto. Si svegliò di soprassalto mettendosi a sedere sul letto ormai completamente disfatto e cercando di riprendere a respirare in maniera normale anziché con l’affanno, come se avesse appena corso o combattuto una decina di battaglie senza fermarsi. Si portò una mano sul cuore, socchiudendo gli occhi, ma non riusciva a far passare quella brutta sensazione. “Probabilmente è solo un residuo del sogno”, si disse. Scivolò giù dal letto, lasciando che la luce dell’alba lo guidasse attraverso la stanza che ormai conosceva a memoria e si diresse verso il bagno, deciso a fare una doccia calda, sperando che quello potesse aiutarlo a trovare un po’ di calma e a tranquillizzare i nervi che ormai sentiva a fior di pelle. Si spogliò, lasciando tutti i vestiti in un cestino di vimini, e si infilò sotto il getto dell’acqua quasi bollente, sperando di riuscire a sciogliere i muscoli tesi. Non riusciva a capacitarsi di quella sensazione di vuoto che il sogno gli aveva lasciato. Uscì dalla doccia e tornò in camera per rivestirsi, ma nemmeno la doccia gli era servita a molto, si sentiva esattamente come prima, se non peggio, dato che la sensazione peggiorava sempre di più, come se avesse perso una parte della sua anima. Appena quel pensiero gli balenò in mente, l’unica cosa che riuscì a fare, fu mettersi in fretta la tenuta da combattimento, gli stivali con la runa del silenzio sulla suola e la cintura delle armi. Corse silenziosamente verso l’armeria, prese qualche pugnale e una spada angelica e ancora con il cuore che gli batteva all’impazzata si diresse verso l’uscita dell’Istituto. Appena l’aria fredda del mattino invernale gli colpì la pelle, un brivido lo percosse da capo a piedi, ma non si lasciò fermare da nulla, corse il più velocemente possibile fino a casa del suo Stregone. Man mano che si avvicinava sentiva la sensazione peggiorare, come se stesse davvero perdendo parte della sua anima. Quando accadeva che faceva sogni sulla possibilità di rimanere da solo, andare da Magnus lo tranquillizzava, anche solamente trovarsi davanti la sua porta. Quella volta, più si avvicinava, più sentiva il freddo invadergli il petto e non era dettato dalla temperatura esterna: ormai se ne era convinto, c’era qualcosa che non andava. Non era nemmeno lontanamente pronto a quello che trovò una volta che, con la sua chiave, aprì la porta del loft di Magnus. Tutto era sotto sopra, oggetti rotti sparsi in giro, vetri, bruciature sul pavimento e sul muro, come se Magnus avesse combattuto con il suo fuoco per difendersi da qualcosa. L’istinto lo portò a prendere la spada angelica e a sussurrarne il nome per farla accendere, ma sentiva quel loft silenzioso come mai prima d’ora e freddo, completamente gelido. Fece qualche passo dentro, attento a non calpestare niente, anche se nonostante tutti i sensi all’erta, non riusciva a sentire nulla. Si addentrò ancora un po’ e vide il divano di Magnus, su cui avevano passato innumerevoli serate, pieno di graffi, come se qualcosa gli si fosse scagliata contro, quasi come i graffi che avrebbe potuto lasciare Chairman Meow, se solo fosse stato quattro volte più grande. A quel pensiero Alec rabbrividì, sentendosi invadere da una sempre maggiore preoccupazione, non che il suo Stregone non sapesse difendersi, ma aveva come la sensazione che la speranza di trovarlo sul letto a riposare e riprendersi prima di sistemare quel disastro, sarebbe stata vana. Si addentrò lungo il corridoio e raggiunse la porta della camera padronale, era chiusa e Alec fece un respiro prima di stringere la maniglia nella mano e aprirla. Quando aprì la porta però, capì che le sue paure erano del tutto fondate, Magnus non c’era e la stanza era in perfetto ordine, c’erano persino i suoi vestiti dove lui stesso li aveva lasciati la sera precedente, prima di tornare all’Istituto. Fece qualche passo verso il letto e sentì un suono, come un pianto di un gatto, provenire da sotto il letto e una leggera lacrima gli scivolò da un occhio. La spazzò via con un gesto della mano e con passi cauti si avvicinò ancora, sedendosi poi sul letto, dopo aver riposto la spada. –Hey, Chairman, sono io...- Sussurrò Alec, sperando che il gattino si facesse vedere e, come previsto, vide una palla di pelo sgusciare via da sotto il letto e arrampicarsi, fino a salirgli sulle gambe e arrampicarsi per aggrapparsi alla sua maglietta con gli artigli e continuare a piangere con quel miagolio che ad Alec spezzava il cuore. Sapeva quanto il gattino fosse legato al suo padrone e se Chairman Meow faceva così doveva aver assistito o sentito qualcosa di davvero brutto. Alec portò una mano contro il dorso del gattino e lo strinse a se, come a stringerlo in un abbraccio rassicurante, come a volergli fare capire che avrebbe risolto il problema. Si alzò dal letto e tenendo il gatto ancora con un braccio, tornò nella stanza principale, sperando di poter capire qualcosa. Appena messo piede lì, Chairman saltò giù dal suo abbraccio e corse verso la cucina, indicandogli, con il musetto, il bancone sulla quale innumerevoli volte avevano fatto colazione. Quando Alec si avvicinò ad esso vide solo un pezzo di carta di pergamena, piegato in due e il suo cuore cominciò a battere all’impazzata, sentendo quella sensazione di vuoto che si faceva strada in lui e che, se la preoccupazione e la voglia di capire cosa era successo a Magnus e aiutarlo non fossero state più forti, avrebbe anche potuto farlo piegare in due e bloccare sul posto. Non appena raggiunse gli sgabelli, ormai in pezzi, Chairman si attacco con le unghiette ai suoi stivali e, prima di qualsiasi altra cosa, Alec si chinò e se lo sistemò nel cappuccio della giacca, sentendolo aggrapparsi alla sua spalla. Si avvicinò ancora di un passo e prese in mano la pergamena, non aveva idea di cosa aspettarsi, ma quelle parole lo fecero gelare.

Abbiamo preso il tuo Stregone, Alexander Lightwood, se vuoi rivederlo sano e salvo sarà meglio che non ci importuni e ci lasci compiere i nostri piani. Non andare al Conclave, nessuno deve interferire con i nostri piani. Sapremmo se ci denuncerai e se lo farai, ti faremo recapitare un pensierino per farti capire che non scherziamo. Se lui sarà così saggio da aiutarci a compiere la nostra vendetta, lo lasceremo tornare da te, altrimenti, sarai tu a dover piangere la sua morte improvvisa.

Solo leggendo quelle parole, Alec sentì un improvviso senso di impotenza, allo stesso tempo però sentì il suo desiderio di proteggere le persone che ama che si risvegliava dentro di lui, prendendo il sopravvento su qualsiasi altra sensazione. Prese il pezzo di pergamena e se lo mise nella tasca interna della giacca. Non poteva chiamare il Conclave, ma Jace, Clary e Izzy non erano il Conclave, loro l’avrebbero aiutato sicuramente, ma anche il vampiro, Simon, sarebbe stato dalla sua parte. Strinse i pugni fino a sentire le nocche che gli dolevano, fino a sentire le unghie, seppur cortissime, che si infilavano nella carne e si mosse. Lì non c’era più nulla da fare, nulla da scoprire al momento, doveva tornare all’istituto a parlare con Jace. Corse fuori e si chiuse la porta alle spalle, portando Chairman con sé, non avrebbe mai potuto lasciarlo da solo in quell’appartamento distrutto a piangere per la scomparsa del suo padrone. Non quando anche Alec era nelle sue stesse condizioni, si sarebbero dati conforto a vicenda, mentre Alec e la squadra che voleva metter su, avrebbero fatto di tutto per riportare Magnus a casa. Chiunque aveva architettato quel piano, aveva sbagliato a rapire il Sommo Stregone di Brooklyn, ma l’errore più grande era stato mettersi contro Alexander Lightwood, che sarebbe morto lui stesso pur di salvare le persone che ama.
Alec mise piede all’Istituto che erano le 6 passate, prese l’ascensore e, una volta arrivato al piano, trovò Church davanti alla porta che quasi soffiò in direzione della sua spalla. 
-È un amico, Church, comportati bene. Dove sono gli altri?- Lo rimproverò Alec, prima di chiedergli di portarlo dai suoi fratelli. Camminava in silenzio, seguendo quel gatto che era quasi il maggiordomo di quell’Istituto, sentendo allo stesso tempo Chairman Meow nel suo cappuccio che tremava per quello che era successo poco prima. Alec sapeva che il micino di Magnus non era mai uscito da casa e che di solito non gli piaceva allontanarsi dal suo territorio, ma quella era una situazione d’emergenza e sapere che comunque Chairman si stava fidando di lui, riusciva a scaldargli un po’ il cuore. Perso nei suoi pensieri, nemmeno si accorse che Church l’aveva condotto davanti alla porta del salone, prima di allontanarsi di nuovo. Alec aprì la porta e sentì l’odore della colazione invadergli le narici, ma allo stesso tempo sentì il suo stomaco rifiutare qualsiasi invito prodotto da quel profumo. Vide Jace e Isabelle seduti davanti al camino che facevano colazione, riuscì perfino a capire in anticipo che Jace gli avrebbe fatto una battuta sull’essere andato in perlustrazione da solo. Non appena Jace si girò verso di lui e lo guardò in viso la battuta gli morì in gola.
-Alec, che succede?- Fu Isabelle invece a parlare, mentre lui si avvicinava a loro e si sedeva accanto a Jace, prendendo Chairman Meow e mettendoselo in grembo, coccolandolo. –Che ci fa Chairman con te?-
Non sapeva nemmeno come fosse possibile che non aveva nemmeno la forza di parlare, Magnus aveva bisogno di lui e lui si sentiva come paralizzato dalla sensazione di vuoto che dentro di lui si era fatta sempre più pressante, chiudendogli lo stomaco e facendogli salire le lacrime agli occhi. Continuando ad accarezzare Chairman Meow con una mano, prese con l’altra la pergamena dalla tasca e la porse a Izzy che leggendola sbiancò, per poi porgerla a Jace e avvicinarsi ad Alec abbracciandolo.
-Alec, risolveremo questa situazione. Insieme ce la faremo! Te lo giuro sull’Angelo!- Le parole della sua sorellina, insieme al tono dolce e rassicurante con cui le disse, ebbero il potere di calmarlo un po’ e lui, sorridendole debolmente, alzò poi lo sguardo su Jace.
-Pensi che potremmo chiedere a Clary e Simon di unirsi a noi?- Domando Alec al biondo, che si era alzato e gli porgeva di nuovo la pergamena. Lui la prese e se la rimise in tasca. Si rimise Chairman nel cappuccio e lo rassicurò con una carezza, ma sapeva che il gattino stava osservando e ascoltando, come se capisse, tutto quello che gli accadeva in torno.
-Vado a cambiarmi e mando un messaggio a Clary. Tra dieci minuti andiamo a casa di Jordan, meglio avere anche due braccia in più, oltre a quelle di Simon.- Gli rispose il fratello, facendogli quel suo sorriso carico di sicurezza, correndo quasi fuori dalla porta. Alec si sorprese un po’, a dire il vero, sapeva che Jace gli voleva bene, ma non pensava che avrebbe preso parte così velocemente alla ricerca di uno Stregone, anche se era lo Stregone del suo parabatai. Seguendo quelli che erano stati i movimenti di Jace, anche Alec e Isabelle si alzarono. Sentì una mano posarsi sul suo braccio e si girò a guardare Isabelle.
-Chiunque sia stato, la pagherà cara per aver osato toccare Magnus!- Gli disse con quel tono che tempo prima avrebbe usato per proteggere Max. Il pensiero del suo fratellino gli fece venire un groppo in gola, mentre si dirigeva in armeria, non avrebbe sopportato l’idea di perdere qualcun altro. Isabelle era corsa nella sua stanza a cambiarsi e tra poco si sarebbero trovati tutti in armeria, non sapevano se sarebbero tornati presto e quando sarebbero servite le armi, meglio portarne già da subito. Una volta dentro riempì la cintura con un altro paio di lame angeliche e si mise in spalla perfino il suo arco e le frecce. Poco dopo sentì la porta aprirsi e vide i suoi fratelli, in tenuta da combattimento e sorrise loro, anche se era sempre un sorriso un po’ spento. Vide Isabelle già con la frusta attorno al polso, che gli fece un occhiolino, prima di riempire una cintura con le altre armi, mettendosela attorno alla vita. Spostò lo sguardo su Jace e lo vide armato fino ai denti, mettendo poi in un borsone una tenuta e una cintura piena di armi.
-Per Clary?- Chiese lui indicando il borsone, mentre tutti e tre si dirigevano verso l’ascensore.
-Assolutamente sì. Era già sveglia, mi ha detto di portarle tutto quello che le serve. Vuole essere al meglio se dovessimo combattere. Siamo tutti con te Alec!- Gli rispose Jace, posandosi una mano sulla runa parabatai, facendo sorridere il fratello. Entrarono in ascensore e in poco furono fuori dall’Istituto e si stavano di dirigendo, di corsa, pur stando attenti a Chairman Meow, verso casa di Jordan e Simon.
Arrivarono lì prima degli altri e quando Jordan aprì loro la porta e vide le loro facce serie e determinate, li lasciò entrare con un semplice –Chiamo Simon!-
Quando Simon entrò nella piccola cucina e vide i tre armati fino ai denti guardò Isabelle con curiosità. –Chi dobbiamo far fuori?-
-Dobbiamo prima capirlo Simon. Magnus è stato rapito!- Gli disse Isabelle, tenendo però lo sguardo sul fratello, vedendolo sussultare, come Chairman, a quelle parole. Quei due sembravano quasi vivere in simbiosi in quel momento. Alec si andò a sedere sulla poltrona, prendendosi nuovamente il gatto in grembo. Nello stesso istante arrivarono anche Clary e Maia, e allo sguardo confuso di tutti Clary si affrettò a spiegarsi.
-Ho pensato che un lupo in più potesse farci comodo, non sappiamo contro chi combattere no?- Disse la rossa, vedendo tutti annuire. Si disposero tutti sul divano, mentre Alec posava la pergamena sul tavolino, facendola vedere a tutti gli altri. Clary la prese e nel giro di poco questa girava tra le mani di tutti gli altri.
-Non riuscivo a dormire bene stanotte.- Alec interruppe il silenzio, deciso a spiegare come aveva scoperto che Magnus non era nel suo loft. –Mi sono svegliato di soprassalto, come quando ci si sveglia da un incubo, con il respiro affannato. Mi sembrava di aver combattuto dieci battaglie senza nemmeno una pausa e, a giudicare dallo stato del letto, credo che di essere stato parecchio irrequieto. Ho subito fatto una doccia calda per cercare di calmare i nervi, ma nemmeno quello è riuscito a togliermi la sensazione che provavo. Mi sentivo come se stessi perdendo un pezzo della mia anima. A quel pensiero, mi sono vestito e armato di corsa e sono andato da Magnus. Arrivato lì, ho trovato il loft completamente distrutto, il divano era pieno di graffi, come se qualcosa gli si fosse scagliato contro, parecchi mobili erano distrutti, scheggiati e c’erano perfino diversi vetri a terra. Sulle pareti e sul pavimento segni di bruciato, segno che Magnus ha lottato, con forza, prima di essere rapito. Per un attimo ho sperato di trovarlo sul letto che riprendeva le forze dopo la battaglia, ma come sapete era una speranza vana. In camera ho trovato tutto perfettamente in ordine, c’era solo Chairman che piangeva. È stato lui a farmi notare la pergamena sul bancone della cucina.- Mentre parlava, Alec cercava di trattenere il senso di vuoto che provava e affondava le dita nel pelo morbido di Chairman Meow che in quel momento sembrava l’unica cosa che potesse renderlo più calmo. Sentiva gli occhi di tutti puntati su di lui, ma non aveva il coraggio di alzare lo sguardo.
Dopo diversi minuti di silenzio, in cui nessuno aveva idea di come parlare ad Alec, fu Clary a rompere il silenzio. –Forse è un’idea un po’ stupida. Non abbiamo idea di dove cominciare no? Io direi di andare al loft, prendere qualcosa a cui Magnus teneva e provare con una runa per localizzarlo. Non è molto, ma potrebbe essere una possibilità!-
Alec alzò lo sguardo a quelle parole e sentì gli occhi di tutti puntati di nuovo su di lui, si aspettavano che fosse lui a dirigere la situazione, ne era consapevole, pur essendo lui quello che aveva bisogno di forza in quel momento. Vide Isabelle semplicemente annuire e si ritrovò ad essere d’accordo con loro.
-Sì, credo che sia un buon punto di partenza Clary. Grazie. Magari possiamo anche cercare nell’ufficio di Magnus, so che stava studiando qualcosa, ma non so se le due cose siano collegate.- Rispose lui, vedendo il sorriso spuntare sulle labbra di Clary che, preso di corsa il borsone, corse in camera di Simon, sicuramente per mettersi la divisa e la cintura con le armi.
Isabelle gli sorrise e vide anche Maia avvicinarsi e sorridere a Chairman Meow, mentre il gattino guardava prima lei e poi lui, curioso. –Puoi fidarti, Chairman, credo che dovrò lasciarti con Maia e Jordan mentre io e gli altri torniamo a casa.- Sussurrò Alec al gatto, come se lui lo capisse e, contro ogni aspettativa degli altri, il gatto miagolò e scese dalle gambe di Alec, strusciandosi contro le caviglie di Maia. –Non vi dispiace vero?- Chiese poi alzando lo sguardo sui diretti interessati.
-Assolutamente no Alec! Ci prenderemo cura di lui nel tempo che voi sarete al loft, tranquillo!- A rispondergli fu Maia, che gli sorrise dolcemente, chinandosi per accarezzare Chairman che nel frattempo stava prendendo confidenza con lei.
-Forse è meglio che anche Simon resti qui, voglio dire, siamo armati fino ai denti, dovremmo usare le rune per nasconderci agli occhi dei mondani!- Disse all’improvviso Isabelle e notando che anche Simon annuì a quelle parole, Alec si alzò e porse lo stilo a Jace, togliendosi la giacca e alzando la manica.
-Forza Jace, qualche runa non ci farà male!- Lo incoraggiò Alec, sentendo poco dopo il dolce dolore delle rune che si imprimevano sulla sua pelle. Quando tornò Clary, vide Isabelle andare da lei e annunciarle la decisione, prendendo a farsi le rune a vicenda. Non appena Jace ebbe finito, Alec disegnò le stesse rune su di lui, per poi rivestirsi. Si chinò a dare un buffetto sulla testolina di Chairman e guardò i suoi compagni.
-Bene, andiamo!- Vedendoli annuire, si diresse verso la porta, capitanando la piccola squadra e, rimessosi in spalla l’arco e le frecce, precedette tutti dirigendosi verso la metro e poi da lì a casa di Magnus. 

L’angolino di Shayleen:
Salve a tutti, sono di nuovo qui, questa volta con una long! La mia prima, primissima long! Sono emozionata... *w*
Okay allora, vi spiego un po’ di cose. Innanzitutto, se state leggendo questo primo capitolo è solo grazie a quella pazza amica che Twitter mi ha fatto conoscere un mese fa! È stata lei a spronarmi a scrivere e a continuare e lei è stata la prima a leggere i capitoli che scrivevo, obrobri per me, ma lei mi ha perfino paragonata ad Alec per le mie insicurezze! (Che onore! :3)
Come è nata questa idea? Non lo so nemmeno io, veramente... D: Una notte mi è venuto il pensiero di come si sarebbe sentito Alec se Magnus fosse svanito e mi sono ritrovata a lasciar scorrere le dita sulla tastiera del pc senza sapere dove sarei andata a parare. E ne è venuta fuori questa long.
Bene, detto questo, non vi annoio ulteriormente.
Ci sentiamo presto per il prossimo capitolo!
Se vi piace (o anche se non vi piace) fatemi sapere cosa ne pensate!
Baci baci
E che Raziel vi benedica tutti!
Shayleen <3
 

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Capitolo 2
*** Nuovi indizi e nuovi nemici ***


Nuovi indizi e nuovi nemici


 
Arrivarono al loft di Magnus che ormai la luce del leggero sole invernale illuminava benissimo le strade, mentre i Mondani vivevano le loro vite, inconsapevoli che attorno a loro stava succedendo molto più di quanto realmente potessero immaginare. Nessuno immaginava che proprio in uno dei loft più belli della zona, quattro ragazzi erano alla ricerca di qualche indizio per risolvere alcuni dei più grossi quesiti che avevano al momento. “Chi aveva rapito il Sommo Stregone di Brooklyn? E perché? Ma soprattutto perché lasciare un messaggio del genere?” Quelle erano tre domande che frullavano nelle menti di quattro giovani Shadowhunters, mentre perlustravano l’appartamento pieno di mobili rotti o rovinati, pezzi di vetro e bruciature. Jace aveva perfino tirato fuori il suo sensore, cercando di capire se fosse stata opera di qualche demone e effettivamente i livelli erano abbastanza alti, anche se non in maniera preoccupante. Segno evidente che dei demoni erano stati lì, ma che erano andati via. La cosa che un po’ preoccupò il ragazzo però era che sembravano essere dei demoni piuttosto potenti, dati i livelli di energia percepiti. Tenne l’informazione per se, al momento, e si rimise con gli altri a cercare qualche indizio.
-Jace, Iz, andate nell’ufficio di Magnus, è la seconda porta sulla sinistra. Io e Clary andiamo in camera, cerchiamo qualcosa per rintracciarlo.- Esordì Alec. Erano le prime parole che pronunciava da quando aveva rimesso piede lì dentro, stando in silenzio, aveva sentito ogni singolo brandello di rabbia, verso coloro che avevano osato fare del male al suo Magnus, crescere fino ad essere la principale sensazione che provava. Cancellava per un po’ persino la sensazione di vuoto che sentiva a centro del petto. Una volta in camera si avvicinò al suo armadio e prese una delle vestaglie di Magnus, sapeva che un po’ si sarebbe arrabbiato, ma gliene avrebbe regalate altre mille, se rovinarla serviva a ritrovarlo. –Credi che vada bene?- Chiese voltandosi verso Clary. Vide la ragazza voltarsi verso di lui e guardarlo in maniera curiosa.
-Di andare bene va bene, ma andremo da Jordan con una vestaglia giallo canarino?- Chiese lei, avvicinandosi appena, percependo però la tensione di Alec.
-È la sua preferita, ho pensato che fosse meglio!- Si spiegò Alec guardandosi intorno per cercare qualcos’altro. Si fermò quando sentì una mano sul polso, come a bloccarlo.
-Allora andrà benissimo. Non c’è niente di meglio per aiutare la runa! Andiamo da Jace e Iz.- Propose lei, mentre Alec annuiva alle sue parole e la conduceva fuori dalla stanza, poi verso l’ufficio di Magnus.
-Trovato nulla?- Chiese entrando nella stanza, vedendo i suoi fratelli dietro la scrivania di Magnus.
-Ci sono miriadi di carte con altrettanti simboli strani. Che diavolo combina il tuo ragazzo?- Mormorò Jace alzando lo sguardo verso Alec che per un singolo istante gli lanciò uno sguardo che fece paralizzare il biondo sul posto.
-Parla lingue antiche, traduce incantesimi risalenti a migliaia di anni fa... Cose che noi non siamo in grado di comprendere Jace.- Rispose Alec, in tono un po’ glaciale, sentendosi un po’ ferito dalle parole del fratello.
-Alec io... Non ci pensavo!- Si sentì dire da Jace, ed erano le parole più vicine a delle scuse che potesse ottenere da lui. Liquidò la questione con una specie di mezzo sorriso e si avvicinò a loro, guardando gli appunti di Magnus. Isabelle gli fece spazio e lui si sedette alla sedia dello stregone, mettendosi a spostare i vari fogli, evitando di sparpagliarli in giro. Uno però catturò la sua attenzione, aveva la calligrafia di Magnus scritta sopra.
Sembra che quella che causa i maggiori disastri nella maggior parte delle città, sia una razza di demoni ancora sconosciuta a tutta l’umanità. Non capisco ancora per quale motivo non si siano mai mostrati in tutti questi anni ed abbiano deciso di vedere “la luce del sole” solo adesso. Quello che ho appurato è che si tratta di una razza particolare. Stando alle descrizioni che Catarina mi ha fornito delle loro vittime devono essere grandi quanto un uomo di media statura, con degli artigli molto affilati dove un normale uomo avrebbe le mani. Lasciano dei profondi solchi sulla pelle umana, lacerandola e lasciando del veleno demoniaco dentro le ferite, impedendo perfino agli Shadowhunters di guarire e riprendere a combattere. (Nota per me: studiare un incantesimo per poter guarire dal loro veleno) Stando a quanto riportato dalle notizie del mondo invisibile, questi demoni hanno mietuto vittime in tutto il mondo, decimando persino le file degli Shadowhunters meglio addestrati. Non c’erano altri indizi che potessero aiutarci sulla pelle di quei poveretti che hanno intralciato il loro cammino. Ma da uno di essi che è riuscito a sopravvivere abbastanza a lungo da parlare con qualcuno, una cosa l’ho capita, devono essere una specie “minore”, asservita a un altro demone o, per meglio dire, alla madre di tutti i demoni: Lilith.
-Non ci posso credere...- Sussurrò Alec, mettendo giù il foglio e guardando i suoi fratelli e Clary che lo guardavano curiosi.
-Che hai scoperto, Alec?- Chiese Iz, visibilmente preoccupata dalla sua espressione.
-A quanto dice Magnus, c’è una nuova specie di demoni in giro, che si è manifestata solo da poco e a quanto pare, sono dei demoni minori, se pur molto forti, che per tutto questo tempo sono rimasti nell’ombra, asserviti a Lilith.- Riassunse al meglio, vedendo anche le facce dei suoi fratelli sbiancare. Non aveva idea di cosa tutto quello avrebbe potuto portare. Lilith era la madre di tutti i demoni, la creatura più pericolosa che avesse mai studiato. E adesso questi demoni asserviti a lei erano venuti allo scoperto. Che cosa potrebbe significare?
-Non possiamo toccare le carte di Magnus, ma ci serve quel foglio, come facciamo?- Si sentì chiedere da Isabelle. Lui, senza nemmeno dire una parole, prese un foglio bianco e copiò ogni singola parola, meticolosamente, non lasciandosi sfuggire nemmeno la nota che Magnus si era appuntato, sicuramente per lui.
-Fatto.- Disse semplicemente Alec, dopo qualche minuto, porgendo il foglio con la propria scrittura ad Isabelle e cercando tra le carte di Magnus se c’era altro. –Qui non c’è nient’altro. Credo che possiamo anche tornare a casa di Jordan.- Disse poi, alzandosi dalla sedia di Magnus, riprendendo la vestaglia in mano e uscendo dall’ufficio, seguendo gli altri che lo avevano semplicemente preceduto senza dire una parola. Si chiusero la porta del loft di Magnus alle spalle e tornarono verso la metro e verso casa di Jordan.

Arrivati davanti la porta di casa di Jordan, fu Simon ad aprire loro, facendosi da parte per farli entrare. Alec si tolse arco e frecce e lo posò accanto alla porta, dirigendosi poi in salotto, vedendo Maia che giocava con Chairman Meow, che appena lo vide scappò dalla sua presa per arrampicarsi sui pantaloni di Alec. Lui sorridendo si chinò e lo prese in braccio.
-Avete scoperto qualcosa?- Chiese Jordan, seduto ad un angolo del divano, accanto a Maia, con un braccio disteso dietro le spalle di lei.
-Sembra che ci sia una specie di demoni che non abbiamo mai combattuto prima, dei sottoposti di Lilith, che riescono perfino a ragionare, se hanno perfino ideato un piano.- Rispose Jace, sollevando Alec dal pensiero di dover aprire bocca. Si lasciò sprofondare sulla poltrona e guardò gli altri tre sedersi sul divano, mentre Clary posava sul tavolino la vestaglia di Magnus. Sentì Chairman Meow sobbalzare sulle sue gambe e soffiare infastidito verso Clary.
-Deve farlo, ci serve per trovarlo!- Sussurrò Alec accarezzando il gatto, che a quelle parole emise un suono a metà tra un miagolio e un soffio e si accoccolò sulle gambe di Alec, guardando però la ragazza che teneva tra le mani la vestaglia del suo padrone.
-Sembra che ti capisca!- Disse Maia, sorpresa, indicando con un cenno del capo Chairman Meow.
-Lo fa, effettivamente. Magnus gli ha sempre parlato come se potesse rispondergli e io mi sono sempre sorpreso di questo. Con il tempo ho imparato a non lasciarmi sorprendere da nulla che lo circondi. Chairman è l’amico più vicino che Magnus abbia.- Rispose Alec, accarezzando il dorso del gatto, facendogli di tanto in tanto i grattini sulla testa.
Mentre loro parlavano, Clary aveva preso il suo stilo e tracciato una runa sul un angolo della vestaglia, la classica runa per localizzare qualcuno, quella che una volta l’Inquisitrice aveva usato su Jace. Dopo qualche minuto la sua espressione si fece delusa e guardò Alec dispiaciuta.
-Mi dispiace, la runa mostra solo New York, è troppo vago. Sappiamo che al momento sono qui. Non riesco a capire se e come hanno trovato un modo per interferire con il potere della runa.- Disse lei, guardando Alec quasi mortificata che il suo piano avesse dato delle false speranze.
-Avevo messo in conto questa possibilità, Clary, non è colpa tua. Proviamo a fare qualche ricerca su questi demoni... o, non so, sul culto di Lilith, vediamo se salta fuori qualcosa.- Disse Alec, tranquillizzando prima Clary e proponendo subito dopo un altro punto. –Cerchiamo di capire se si hanno notizie di questi demoni, se qualcuno ne ha mai sentito parlare prima d’ora.-
-Non sarà facile, voglio dire, se non hanno mai attaccato nessuno prima d’ora...- Simon parlò per la prima volta, ma si zittì subito non appena Isabelle gli diede uno scappellotto sulla nuca, sibilando un “Simon”, per rimproverarlo.
-No, Iz, so che ha ragione, ma non possiamo essere certi che le voci di cui parlava Magnus dicano il vero. Cerchiamo di vederci un po’ più chiaro.- Riprese Alec, con voce flebile, mentre guardava tutti gli altri. –Mi dispiace avervi disturbato e non avere nulla in mano.-
Jordan lo fermò con un gesto della mano, guardandolo con comprensione. –Non dirlo nemmeno per idea. Al momento non abbiamo nulla, tra un paio d’ore potremmo avere qualcosa in più. Io e Maia potremmo fare un giro, cercare di sentire se qualcuno sa qualcosa.-
-Provateci, senza fare domande dirette e senza destare sospetti.- Isabelle si alzò dal divano, lasciando quelle parole a Jordan e Maia, suonavano quasi come un ordine, ma tutti sapevano che Izzy era solo un po’ nervosa, e sapevano benissimo che aveva ragione.
-Okay, noi torniamo all’Istituto a fare ricerche. Simon, forse è meglio se vai con Maia e Jordan.- Propose Clary, mettendo la vestaglia di Magnus nel borsone insieme ai suoi vestiti.
Alec si alzò dal suo posto sulla poltrona e si rimise Chairman Meow nel cappuccio della giacca. –Il primo che scopre qualcosa chiama l’altro gruppo!?- Disse mentre porgeva la mano a Jordan, come per ringraziarlo di quello che si era proposto di fare.
-Certamente.- Rispose semplicemente il lupo mannaro, alzandosi e stringendo la mano di Alec, in una presa salda e decisa.
Alec tornò a prendere arco e frecce e guardò i suoi fratelli, che lo seguirono senza dire altro. Erano tutti molto tesi, per quella situazione, Alec se ne rendeva conto, lui stesso era quasi sul punto di scoppiare. Mentre tornavano di corsa all’Istituto si perse nei dolci ricordi della sera precedente, passata tra le braccia di Magnus sul divano, a guardare la tv. L’unica cosa che gli impediva di piangere era sentire il musetto di Chairman strofinarsi sulla sua nuca, come a volerlo rassicurare. Era strano pensare che fosse un gatto a confortarlo, ma era Chairman Meow e Alec sapeva benissimo che il gatto di Magnus avesse più sentimenti di molti Mondani. Perso com’era nei suoi pensieri, si ritrovò a seguire la coda alta di Isabelle, che svolazzava mentre camminava. Si diressero direttamente verso la biblioteca, solo Alec posò arco e frecce accanto alla porta, tenendo però la cintura come tutti gli altri. Chiuse la porta e depose Chairman Meow sull’enorme tavolo di legno. Il gatto semplicemente si acciambellò al centro del tavolo e si limitò a fissare Alec, che ricambiò lo sguardo con un sorriso e gli fece un grattino dietro le orecchie, prima di perdersi insieme ai suoi fratelli e Clary tra le file di scaffali della biblioteca, alla ricerca di qualche libro sui demoni seguaci di Lilith. C’erano talmente tanti di quei libri che ci sarebbero volute ore e ore e ore di ricerche, chini su quei libri. Ne presero un paio, posandosi sul grande tavolo e prendendone uno per ognuno, si misero a cercare.

Erano passate diverse ore, ormai era quasi l’ora di pranzo e si sentivano tutti un po’ affamati. Alec alzò lo sguardo su Clary, che arrossì di imbarazzo, quando il suo stomaco si fece sentire pesantemente.
-Clary, vieni con me da Taki?- Propose Izzy, guardando la ragazza che annuì e si tolse la cintura con le armi, come fece Isabelle, per poi rimettere solo un pugnale dentro gli stivali della divisa.
-Iz, porta qualcosa per Chairman, per favore.- Le disse Alec, e vedendo la sorella annuire, si rimise sui libri, strofinandosi però gli occhi stanchi per il tanto leggere quei caratteri così antichi, quelle pagine così ingiallite dal corso dei secoli.
-Alec, se ti distruggi la vista non troverai prima Magnus!- Mormorò Jace, tirando indietro la sedia del fratello e allontanandolo dal tavolo. –Riposa un po’.- Sussurrò poi con più dolcezza, quasi, mettendogli le mani sulle spalle.
-Ma Jace, io...- Alec cercò di controbattere, e allo stesso tempo sentì il dolce peso di Chairman Meow che si posava sulle sue gambe, strusciando il musetto contro il suo fianco, come a confermare le parole di Jace.
-Pensa a cosa mi diresti se fosse scomparsa Clary. Mi diresti di riposarmi per riprendere con più insistenza dopo aver mangiato, no?- Disse Jace, con un sorrisetto, sapendo benissimo che quelle erano esattamente le cose che il suo parabatai gli avrebbe detto.
-Si, hai ragione. Mi riposo un po’.- Gli disse, sorridendo appena di rimando e sentendo il peso della stanchezza sulle spalle. Fece scendere Chairman Meow e si tolse la giacca, andando poi a sedersi sulla chaise longue sotto la finestra, vedendo che il gatto lo seguiva e si accoccolava accanto a lui.
-Non ti molla un attimo!- Ridacchiò un istante Jace, cercando di alleggerire la tensione, seguendo i due con lo sguardo.
-Abbiamo legato molto, ultimamente.- Rispose Alec con un sorriso, ripensando a quante volte Magnus e Chairman Meow si scontravano per avere le sue attenzioni. -È un ottimo amico!- Aggiunse poi, sorridendo quando sentì la lingua di Chairman sulla mano come a volerlo ringraziare.
-Ma guardateli...- Disse Jace, fingendo un tono dolce, prendendo in giro il suo parabatai, ricevendo un soffio da parte del gatto.
-Attento che non ti graffi il tuo bel faccino, Jace. Chairman non sopporta chi prende in giro i suoi amici!- Rise appena Alec a sentire il gatto, socchiudendo poi gli occhi per un istante, sentendosi invadere dalla stanchezza.

Sentiva delle voci, come offuscate dalla lontananza o come se fossero separati da uno strato d’acqua, piano piano però cominciava a sentire meglio e si accorse di essersi addormentato solo quando il peso dei ricordi gli si posò addosso, facendogli aprire gli occhi di scatto. Sorrise appena nel vedere Chairman Meow accoccolato sul suo petto, al posto dove normalmente ci sarebbe stata la testa di Magnus, se solo lui non fosse stato rapito e Alec non si trovasse nella biblioteca. Fece scendere Chairman da sopra di lui e si avvicinò silenziosamente al tavolo.
-Ragazzi... Potevate svegliarmi!- Disse loro, con dolcezza. Forse avrebbe anche dovuto essere arrabbiato del fatto che lo avevano lasciato dormire, ma sapeva anche che quel sonno che non sapeva nemmeno quanto era durato, gli era servito, dato il sonno agitato della notte.
-Dormivi tranquillo. E poi hai dormito solo un’oretta.- Gli rispose Isabelle, parlandogli con tono dolce, e con un leggero sorriso. –Ti abbiamo lasciato qualcosa da mangiare.- Disse poi, indicandogli una confezione dall’altra parte del lungo tavolo in legno.
-Grazie!- Disse sorridendo e avviandosi al lato opposto del tavolo, vedendo il suo piatto preferito, se pur più freddo del normale. –Chairman?- Chiese guardando la sorella, che in quel momento stava accarezzando il gattino, saltatole in grembo.
-Ha mangiato prima di venirsi a riaccoccolare sul tuo petto!- Rispose Iz, sempre con quella dolcezza, lasciandolo poi mangiare e tornando alle ricerche.
Alec si mise a mangiare, sentendo i morsi della fame e finito tutto, mise i contenitori dentro la busta insieme agli altri, busta che avrebbero buttato in seguito. –Novità? O notizie da Jordan e gli altri?- Chiese sedendosi accanto a Jace e prendendo un libro ancora non letto.
-Purtroppo no. Jordan, Maia e Simon sono ancora in giro, cercando di stare attenti se qualcosa dovesse muoversi, ma al momento non si sa nulla.- A rispondergli era stato Jace e Alec che lo conosceva bene, sentì l’incertezza nella sua voce.
-Jace, che succede?- Chiese Alec, alzando lo sguardo e spostandolo anche su Clary e su Izzy. –C’è qualcosa che non mi state dicendo.-
-Abbiamo un limite di tempo per trovare Magnus. Tra 10 giorni ci sarà una riunione ad Idris e Magnus dovrebbe essere lì a rappresentare gli stregoni...- Cominciò Isabelle, parlando con la massima cautela, ma Alec la interruppe con uno sguardo.
-E se dovesse non presentarsi, chiederebbero a me, dato che sono la sola persona a sapere sempre dov’è Magnus. Io però non potrei dare nessun’altra spiegazione se non la verità... e a quel punto questi demoni potrebbero fargli del male.- Concluse Alec al suo posto con un sospiro. Stettero tutti in silenzio per un attimo, poi Alec parlò di nuovo. –Okay, nuovo piano. Sui libri ci metteremo una vita. Chiediamo a Maia e Jordan di cercare qualcosa sulla rete... Da lì dovrebbe essere più facile restringere il campo e poi trovare una soluzione sui libri.-
Vide i suoi compagni annuire e Isabelle prendere il cellulare dalla tasca. –Chiamo Simon.- Disse, alzandosi e dirigendosi alla finestra.
Alec alzò un sopracciglio e si rivolse a Clary. –Me la sarei aspettato da te questa frase!- Mormorò rimettendosi allo stesso tempo a leggere il libro preso poco prima. Poco dopo, con la cosa dell’occhio vide Isabelle sedersi nuovamente.
-Tutto okay, si mettono a lavoro appena arrivano a casa di Jordan.- Disse, rimettendosi però anche lei a leggere il suo libro.
Avevano passato un altro paio d’ore sui libri e Jordan e Maia ancora non si erano fatti sentire. Tutto d’un tratto, Alec sentì un telefono squillare, nello stesso momento però, si sentì trascinare in un ricordo, causato da un paragrafo che stava leggendo, sui demoni asserviti.
Era a casa di Magnus, sdraiato sul divano, appoggiato al bracciolo, con Chairman Meow sul petto, mentre Magnus blaterava su chissà quali demoni che stava studiando. Lui non faceva molto caso alle parole, si stava lasciando trascinare alla deriva dalla dolcezza della sua voce. Magnus, accortosi che Alec era perso in tutt’altro mondo, si avvicinò a lui, alle sue spalle e si chinò su di lui per baciarlo dolcemente sulle labbra.
-A chi sto facendo lezione di demonologia? A te o a Chairman? Perché lui mi sembra molto più attento!- Sussurrò Magnus sulle sue labbra, ridacchiando.
-Scusami... La battaglia con quei demoni mi ha devastato e mi stavo lasciando cullare dalla tua voce. Mi dispiace. Cercherò di stare più attento!- Rispose Alec, mettendosi seduto, così da lasciargli spazio sul divano, cercando di non far cadere Chairman che non aveva intenzione di spostarsi di dosso a lui. –Che dicevi?-
-Ti stavo parlando dei più pericolosi figli di Lilith, quelli che non hanno nulla di umano. Non sono stregoni, sono demoni, al 100%, ma hanno capacità di ragionare come noi. Non si sono mai fatti vedere sulla terra, ma ultimamente sembra che stiano cercando qualcosa. Non so cosa, però ci deve essere qualcosa di molto importante sotto tutto questo. C’è qualcosa che non mi torna. Questi demoni, sono potenti, ma non vogliono quello che vogliono tutti i loro simili o ci avrebbero già attaccati.- Magnus allora si volse a guardarlo e sorrise dolcemente. Alec si stava sforzando di seguirlo, pur sentendo le palpebre pesanti.
-Scusa Magnus io...- Ma Magnus lo zittì posando un dito sulle sue labbra, sostituendolo subito con le proprie.
-Ssst, non preoccuparti Fiorellino... ci sarà tempo per discutere dell’Alleanza dei Sokovas.- Sussurrò Magnus, facendolo distendete e poi tutto divenne buio.

Ora sapeva perché non ricordava nulla, nonostante fosse successo solo una decina di giorni prima. Era stato troppo esausto quella sera. Scosse per un istante la testa e vide Isabelle che lo guardava.
-Simon dice che Jordan e Maia hanno trovato qualcosa di simile a quello che Magnus ci ha lasciato in quell’appunto. Si tratta di un gruppo di demoni. Non hanno un proprio nome. Si fanno chiamare “L’Alleanza di Sokovas”. Dici che potrebbe essere?- Chiese lei, quasi con speranza, guardando il fratello con il telefono ancora all’orecchio.
-Sono loro.- Rispose affermativamente lui, vedendo la sorella sorride felice di avere almeno un punto da cui cominciare. -Magnus me ne stava parlando quasi due settimane fa, ma io ero troppo stanco in quel momento e non riuscivo a ricordarlo, fino ad adesso. Ora, vorrei solo aver avuto la forza di ascoltarlo quando ne avevo la possibilità.- Aggiunse poi, prendendosi la testa tra le mani e sentendo delle lacrime scivolargli sul viso. Se solo avesse resistito, forse in quel momento, ne avrebbero saputo di più. Era deciso ad andare fino in fondo, non si sarebbe arreso. Non sarebbero mai arrivati a quei dieci giorni. Lui avrebbe trovato Magnus molto prima quant’era vero che si chiamava Alexander Gideon Lightwood.

L’angolino di Shayleen:
Eccomi qui, con il secondo capitolo di questo mio esperimento.
Allora vi dico qualcosina su questo capitolo. Qui stiamo ancora cercando di capire esattamente cosa sia accaduto a Magnus, anche se il povero Alec alla fine del capitolo si rende conto che Magnus sapeva qualcosa e aveva cercato di informarlo, ma lui era troppo stanco. Riguardo ai demoni, si lo ammetto, me li sono inventati. Mi sono presa questa piccola licenza per trovare un nemico alla mia storia.
Comunque vorrei sinceramente ringraziare quelle persone che hanno letto quel primo capitolo, anche se silenziosamente, ma soprattutto quelle tre meraviglie che l’hanno addirittura messa tra le seguite. Mi emozionate ragazze, davvero, anche se con poco! *w*
Se volete, fatemi sapere che ne pensate di quest’altro capitolo. Lasciatemi un piccolo commentino!
Ci vediamo tra una settimana, massimo dieci giorni!
Baci baci
E che Raziel vi benedica!
Shayleen <3
 

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Capitolo 3
*** Tra rivelazioni, scoperte e sogni ***


Tra rivelazioni, scoperte e sogni

Aveva fatto preoccupare i suoi fratelli, ma qualche minuto di sfogo gli aveva fatto bene, si sentiva ancora più carico, quasi rinvigorito, come se quelle lacrime che aveva lasciato cadere avessero portato via l’angoscia lasciando solo la volontà di distruggere quei demoni e liberare Magnus. A stento aveva sentito Izzy che gli diceva che gli altri avrebbero continuato con le ricerche su Internet, più facili ora che avevano un nome e un punto di partenza più stabile.
-Alec...- Sentì Isabelle chiamarlo e alzò lo sguardo sulla sua sorellina che lo guardò preoccupata. Lui semplicemente le fece un sorriso per tranquillizzarla.
-Sto bene Iz, mi serviva un attimo di sfogo.- Sussurrò, facendole anche un sorrisino di scuse.
-Non preoccuparti. Il punto è che non ci stavi ascoltando.- Mormorò lei, posandogli una mano sulla spalla e sorridendogli dolcemente. –Ti stavamo chiedendo se non fosse meglio chiedere ai Fratelli Silenti un aiuto per trovare una soluzione contro questi demoni, dato che gli iratze non funzionano.- Gli riassunse la loro discussione di poco prima, guardandolo interrogativa.
-Forse meglio di no, Iz. Ci hanno detto che avrebbero scoperto se avessimo rivelato qualcosa al Conclave e non possiamo chiedere ai Fratelli, non avremmo la sicurezza che loro non vadano al Conclave.- Le rispose lui, vedendo la faccia dispiaciuta della sorella.
-Alec ha ragione, dobbiamo cavarcela da soli, ma ce la faremo!- Si intromise Jace, mentre anche Clary annuiva per le sue parole.
-Per il veleno demoniaco, posso applicarvi io dei marchi più potenti!- Disse lei, guadagnandosi un assenso da Alec e un sorriso orgoglioso da Jace.
-Si, Clary ha ragione. Ci sono le sue rune, Jace è un mezzo-angelo, io e te siamo formidabili comunque. E abbiamo un vampiro indistruttibile e due lupi. Direi che non siamo messi troppo male Iz!- Alec cercò di rassicurare la sorella, facendola sorridere con le sue parole.
-Okay, mi fido di voi ragazzi.- Mormorò poi Iz, tornando a sedersi al suo posto al tavolo e rimettendosi a leggere seguita dagli altri.
Alec però non riusciva a concentrarsi bene da quando quel ricordo si era insinuato nella sua mente. Sentiva come se ci fosse qualcosa a cui avrebbe già dovuto pensare da tempo, qualcosa che gli sfuggiva. “Okay, esaminiamo la situazione” si disse, “Abbiamo controllato sulla scrivania di Magnus, ma non c’era nulla di più, cosa ci è...” E all’improvviso ebbe la rivelazione. –La libreria!- Disse ad alta voce, saltando su dalla sedia, facendo sobbalzare Clary per lo scatto improvviso.
-Quale libreria?- Chiese Jace, alzando lo sguardo su di lui e guardandolo come se gli fosse spuntato un terzo occhio sulla fronte.
-Abbiamo controllato nell’ufficio di Magnus, ma non se ci fosse qualche fascicolo conservato nella sua libreria. Devo tornare là!- Disse convinto, dirigendosi alla porta rimettendosi in spalla arco e frecce.
-Vuoi andare da solo?- Gli chiese Isabelle, guardandolo preoccupata.
-Non corro alcun pericolo Iz.- La rassicurò. –E poi Magnus mi ucciderebbe, quando torna, se facessi toccare le sue cose a qualcun altro.- Disse con un sorrisino dolce al pensiero di quanto il suo ragazzo fosse geloso delle sue cose. Diede uno sguardo a Chairman e tornò a guardare Isabelle. –Attenti a Chairman, per favore.- Vide Isabelle semplicemente annuire e uscì chiudendosi la porta alle spalle.
 
*************************************MAGNUS’ POV**************************************
Quei demoni erano più brutti di quanto pensasse. Li aveva studiati nelle settimane precedenti e aveva capito che ci doveva essere qualcosa di interessante sotto, però ancora non era riuscito a capirci molto, anche perché era sveglio solo da qualche minuto. Si era guardato attorno appena sveglio e si era scoperto in quella che sembrava una cella scavata nella roccia, sotterranea. Si era messo a sedere su quella specie di branda di pietra dove era stato malamente posato, considerando quanto gli dolessero le ossa, e si era meravigliato quando nessuno di loro aveva cercato di parlagli. Li sentiva parlare tra loro, nella loro lingua, un dialetto demoniaco che per fortuna riusciva a comprendere, anche se non benissimo. Fino ad allora non avevano detto nulla di interessante, quindi Magnus decise di dedicarsi alla “revisione” del suo corpo. Scoprì che era solo un po’ indolenzito, ma non lo avevano ferito, né avevano cercato di portargli via la sua magia. “Probabilmente gli servirai per qualcosa” gli disse una vocina dentro la sua testa. Chiuse gli occhi, cercando di scacciare quel pensiero, e si concentrò su qualcosa che avesse la forza di tranquillizzarlo, di calmarlo e di dargli la forza per cercare di evadere da lì. Ed eccolo lì che un’immagine gli si parò davanti agli occhi, come se potesse vederla stampata all’interno delle palpebre. Il suo Alec, vestito di tutto punto e armato per la battaglia, pieno di rune e con l’arco in spalla. Come se fosse stato un principe pronto a salvare la sua principessa. Non che il paragone non gli piacesse, ma Alec era molto meglio di un principe, era uno Shadowhunters, uno dei migliori e lo amava. Magnus sperava solo si fosse accorto che lui non era più nel suo loft e che lo stessero cercando, non perché voleva essere salvato, semplicemente aveva la sensazione che andarsene di lì con le sue sole forze sarebbe stato troppo difficile. Venne distratto dalle sue riflessioni, da una voce, una che aveva un qualcosa di fangoso, rispetto alle altre, ma molto simile, probabilmente era solo un esemplare più anziano.
-Non siamo stati liberati dalla schiavitù di Lilith, madre nostra, per trastullarci nell’ozio. Asmodeo ci ha liberati perché compissimo una missione. Vediamo di non deluderlo!-
Ci aveva messo un po’ a capire cosa la voce di quel demone dicesse, anche perché sentire il nome di suo padre in quella lingua fangosa l’aveva paralizzato. Ecco come quei demoni si erano liberati dall’asservimento di Lilith. Erano asserviti a lei dalla notte dei tempi, ma suo padre aveva usato il suo potere per liberarli. Ora era davvero necessario capire il perché!
 
***************************************ALEC’S POV***************************************
Una volta a casa di Magnus si era diretto subito nella libreria del salone e aveva cominciato a cercare tra tutti i fascicoli che c’erano nell’ultimo ripiano, senza però trovare nulla di interessante. Si era così spostato nell’ufficio di Magnus e diretto verso l’enorme libreria a parete. Lì aveva molto più lavoro, così si sedette in un angolo e cominciò ad uscire i fascicoli di volta in volta, trovando di tutto, incantesimi, traduzioni di rituali, mappe di luoghi di magia. Non si fermava neanche un secondo a curiosare. Sapeva che il tempo era importante, doveva riuscire a trovare qualcosa il più in fretta possibile. Avrebbe tanto voluto poter trovare Magnus e capire per quale motivo lo avevano rapito, prima di quei dieci giorni, così da poter informare il Conclave in caso di un nuovo nemico. In fondo a lui non importava la gloria di battere un nemico importante tutto da solo, come probabilmente avrebbe voluto fare Jace, l’unica cosa che importava veramente era riportare Magnus sano e salvo tra le sue braccia.
Aveva già controllato ben due file dell’enorme libreria, quando si apprestò a iniziare il terzo, la dimensione del fascicolo lo sorprese: era il doppio, se non il triplo, degli altri. Lo prese, si risedette e lo aprì. Bingo. Proprio quello che cercava, nella prima pagina, con la meravigliosa calligrafia di Magnus spuntava la scritta “Alleanza di Sokovas”. Iniziò a leggere fin dall’inizio e si accorse che Magnus ci aveva messo settimane e settimane a studiare quei demoni e la loro storia, la loro provenienza. Si ricordò di quella sera quando gli disse che quelli erano proprio dei figli di Lilith, discendenti diretti. C’era da dire che pensava scherzasse quando gliel’aveva detto, insomma, Lilith non era in grado di dare la vita. Ma da quegli appunti di Magnus capì cosa intendeva. Quei demoni erano figli suoi in quanto era stata Lilith stessa a dare loro forma, tramite i suoi poteri. Sarebbero dovuti essere i suoi guerrieri, ma si erano ribellati ed avevano provato a fuggire, allora Lilith con una maledizione li aveva asserviti ai suoi ordini per tutta l’eternità. “Come era possibile che ora erano tornati a piede libero allora?” si chiese Alec, continuando a leggere, senza riuscire a trovare una risposta. Uno squillo del suo telefono lo distrasse e Alec lo prese subito per rispondere, vedendo che era Jace che lo chiamava.
-Dimmi Jace.- Proruppe una volta risposto al telefono.
-Che fine hai fatto? Si è fatta sera, Alec.- Si sentì dire da Jace, con una voce leggermente più preoccupata del solito.
-Hai ragione, scusami, ho perso il conto delle ore. Vediamoci tutti da Jordan, ho trovato gli appunti di Magnus.- Rispose lui, chiudendo poi la telefonata e richiudendo il plico di fogli. Si alzò e, una volta posato il telefono, prese il tutto tra le braccia e si diresse alla porta, richiudendosela alle spalle. Sapeva che probabilmente Magnus si sarebbe arrabbiato con lui per aver portato fuori dal suo loft dei documenti delle sue ricerche, ma non poteva visionare tutto da solo. Doveva condividere con gli altri, lui cominciava anche ad essere stanco e chissà che non gli sarebbe potuta sfuggire qualcosa. Mentre camminava alzò per un istante gli occhi al cielo. Era già passato un intero giorno da quando Magnus era scomparso e a lui mancava da morire. Ancora non riusciva a concepire il fatto di non averlo visto per tutto il giorno, di non aver potuto baciare quelle labbra che tanto amava, di non aver potuto guardare quegli occhi felini che adorava e in cui vedeva riflesso lo stesso amore che lui provava per lo stregone. Sentì un trillo che lo distrasse dai suoi pensieri e prese il cellulare. –Ti portiamo anche Chairman. Sta facendo come un pazzo da quando sei andato via.- Un sorrisino, anche se un po’ triste, gli spuntò sulle labbra. Amava il modo in cui Magnus e Chairman erano legati e alla fine anche lui era finito intricato in quella rete, tanto che adesso Chairman si fidava solo di lui.
Arrivò alla porta della casa di Jordan circa una mezz’ora dopo. Bussò e si vide la porta aperta da Izzy e sentì un miagolio e subito dopo Chairman che si strusciava tra le sue caviglie.
-Entriamo Iz, vediamo di capirci qualcosa in tutti questi fogli.- Disse lui, alzando l’enorme plico come per mostrarlo alla sorella, entrando appena lei si fu messa da parte. Entrò direttamente nel salone e trovò Jace, Clary e Simon seduti sul divano. –Maia e Jordan?- Chiese, avvicinandosi al tavolino e sedendosi per terra, dopo aver posato il plico di fogli su di esso.
-A prendere la cena.- Rispose Simon, guardando tutti quei fogli. –Cosa sono?- Chiese alzando lo sguardo su Alec.
-Le ricerche di Magnus sull’Alleanza di Sokovas.- Rispose Alec, accarezzando Chairman che si era accoccolato sul suo grembo. –CI ho messo un po’ a trovarlo e se roviniamo un solo foglio Magnus mi trasformerà in un appendiabiti, ma non potevo visionarlo tutto da solo.-
-No, hai ragione, meglio che siamo di più a studiare un piano.- Asserì Clary, scivolando giù dal divano e sedendosi a terra con lui invitandolo con lo sguardo ad aprire il plico.
Alec annuì appena e aprì il plico di fogli, spostando da una parte l’indice, ringraziando Raziel per la meticolosità con cui Magnus sistemava le sue cose, così avrebbero potuto sistemare i fogli. Prese il primo fascio di fogli graffettati e lo porse a Clary, il secondo a Jace, il terzo a Simon e il quarto a Iz. Man mano che li tirava fuori si rese conto che erano perfino numerati.
-Avrei voluto essere così ordinata quando studiavo, nei miei appunti non si capiva nulla.- Mormorò Clary, facendo sorridere tutti.
-Si, Magnus è piuttosto perfettino e meticoloso.- Rispose lui, con un sorriso dolce, prendendo poi un altro fascio di una decina di fogli. –Se trovate qualcosa di importante, prendete un appunto su un post-it. - Si raccomandò Alec, mettendosi poi a leggere.
Si fermarono una mezz’oretta dopo, solo per spostarsi in cucina e mangiare quello che Maia e Jordan avevano portato loro. Si sedettero tutti intorno al tavolo, con le armi degli Shadowhunters ormai buttate tutte in un angolo, insieme ad un borsone dove Izzy aveva detto c’erano dei cambi per stare un po’ più comodi, dato che non avevano intenzione di tornare a casa. Quindi sarebbero tutti rimasti lì a studiare per capirci qualcosa e ideare un piano per poter sistemare quella situazione. Mangiarono quasi in silenzio, persi ognuno nelle loro riflessioni, anche se ogni tanto sentiva i bisbigli di Jace e Clary, Simon e Izzy, Jordan e Maia che parlavano tra loro. Alla fine della cena, Jace e Clary andarono a cambiarsi in camera di Simon, Izzy in bagno, mentre lui andava a sedersi nuovamente per terra davanti al tavolino.
-Puoi andare a cambiarti Alec.- Si sentì chiamare da Clary che si era riseduta davanti a lui. Lui semplicemente annuì e si alzò. Andò in camera di Simon a mettersi qualcosa di un po’ più comodo e ripiegò la sua tenuta, mettendola poi sul cassettone di Simon accanto a quella degli altri. Tornò in sala poco dopo e vide come si erano tutti sistemati, Jace era seduto sul divano, Clary appoggiata alle sue gambe per terra, accanto a Jace c’erano Simon e Izzy, Jordan era seduto lateralmente sulla poltrona, con le gambe a penzoloni e Maia sdraiata sulla pancia, per terra, accanto al tavolino. Alec sorrise vedendo come tutti si stavano dando da fare a studiare quei fogli per trovare il suo Magnus. Si sedette anche lui nuovamente al suo posto, seguito subito da Chairman che si mise a sonnecchiare attaccato alla sua coscia, e si rimise a leggere gli appunti di Magnus su quei demoni.
Aveva finito di leggere ben due fasci di fogli e stava alzando lo sguardo, quando vide Izzy addormentata sulla spalla di Simon, con i fogli in grembo. Spostò lo sguardo e vide che anche Clary si era addormentata. Poco prima in camera di Simon aveva visto un futon in più così si alzò e si avvicinò a Jace. –Fratellino, porta la tua bella nella stanza di Simon, magari riposa un po’ anche tu!- Sussurrò sperando di non svegliare le ragazze. Vide Jace annuire e alzarsi, posare i fogli aperti dove erano arrivati sul tavolino e poi prendere Clary in braccio, scomparendo poi in camera di Simon. Si avvicinò alla sorella e la prese in braccio. –Posso farla dormire nel tuo letto?- Chiese a Simon, pur sapendo che lui avrebbe comunque dormito lì con lei.
-Si, certo... Ma io...- Il consenso di Simon bastò e lui si diresse nella stanza del ragazzo, sapendo che lui lo stava seguendo. Vide Jace stringere Clary e sistemarsi pronto a dormire e depositò la sorella nel letto di Simon.
-Dormi pure nel tuo letto, ma non provare a toccare la mia sorellina.- Disse Alec a Simon, pur sapendo che in realtà non poteva fargli niente per via del Marchio di Caino e anche che probabilmente la sua sorellina avesse una cotta per lui e sarebbe stata lei a stringersi a lui, ma era più forte di lui, era la sua piccola Izzy e lui doveva proteggerla. Vedendo Simon annuire si voltò e si diresse alla porta.
-Alec, prova a dormire un po’ anche tu. Continuiamo domani tutti insieme.- Si fermò sulla porta a sentire le parole di Jace e si voltò verso di lui.
-Ci proverò. Buonanotte ragazzi.- Sussurrò, dirigendosi verso il salotto, incontrando Jordan che prendeva in braccio una Maia addormentata. Alec semplicemente annuì senza che il ragazzo parlasse e si spostò dal corridoio per farlo passare.
Una volta solo nel salone, prese tutti i fogli dei ragazzi e li poggiò, aperti com’erano, sul tavolino, tutti uno sopra l’altro, sedendosi poi sul divano. Si tolse le scarpe e sentì una presenza dietro di lui, voltandosi si sorprese di trovare Jordan.
-Ti ho portato questi. Mi dispiace che devi dormire sul divano.- Disse il lupo, posando una mano su una coperta poggiata li sulla spalliera, così da attirare l’attenzione di Alec su di essa e sul cuscino lì sotto.
-Mi va benissimo Jordan, anche perché non so quanto riuscirò a dormire. Comunque grazie!- Sorrise Alec, prendendo il cuscino e sistemandolo contro il bracciolo del divano, mentre Jordan annuiva e semplicemente andava via. Alec si sdraiò su un fianco, trovando quel divano stranamente comodo, e sentì Chairman che si accoccolava accanto a lui. Si coprì con la coperta e si accorse solo allora che uscendo dalla stanza Jordan aveva spento le luci.
Steso lì su quel divano, al buio, lasciò la mente correre e si rese conto che sì era comodo, ma non era nulla paragonato allo splendido divano verde acqua che stava nel loft di Magnus, divano che aveva visto tante coccole tra loro due. Sorrise a quel pensiero e chiuse gli occhi, mentre una lacrima gli scivolava lungo la guancia. –Ti troverò Magnus, te lo prometto.- Disse in un sussurrò talmente leggero che quasi non si sentì nemmeno lui, ma dirle e non solo pensarle, quelle parole, gli fece bene, sentiva un calore nuovo dentro di se, come se Magnus sapesse che lo stava cercando e gli stesse dicendo che stava bene, che si fidava di lui. Lasciandosi cullare dai ricordi delle notti d’amore e di coccole tra lui e Magnus si addormentò.

Si trovava in un luogo completamente nero, guardarsi attorno era stato inutile, non riusciva a capire che luogo fosse, vedeva tutto nero, anche se c’erano alcune ombre più scure in alcuni punti.
-Alexander...?- Si sentì chiamare e a quel suono il suo cuore perse un battito, per poi accelerare velocemente. Avrebbe riconosciuto quella voce in mezzo al frastuono di altre mille voci.
-MAGNUS!- Quasi urlò voltandosi verso dove aveva sentito provenire la sua voce e allora lo vide, come se fosse comparso in quel momento. Sorrise e gli corse incontro, gettandogli le braccia al collo. Sentì le braccia di Magnus stringersi attorno a lui e nascose il viso nell’incavo del suo collo, poggiando un bacio sulla pelle ambrata del suo stregone.
-Si, sono io Fiorellino. Ascoltami attentamente. Non sono riuscito a scoprire molto, ma so che quei demoni sono stati liberati dall’influenza di Lilith da un demone molto molto potente. Mai sentito parlare di Asmodeo?- Disse Magnus, senza però interrompere l’abbraccio, mentre Alec stringeva ancora di più le braccia attorno a lui.
-Asmodeo il principe degli Inferi?- Chiese Alec incredulo contro la sua maglietta, sentendo al contempo su di lui l’odore delle rocce umide.
-Proprio lui... C’è anche altro, ma non è il momento per parlarne. Ho sentito che hanno una missione importante da compiere per lui, ma non so quale. Vogliono usare il mio potere per qualcosa, dovete trovarmi Alec. Io non riesco a capire dove mi trovo. Ma se mi trovaste entro sera, sarebbe fantastico, la maggior parte dei demoni sarà fuori dal covo per tutto il pomeriggio.- Magnus annuì e continuò a parlare, mentre Alec si spostava da lui, tenendolo però per mano senza allontanarsi troppo. –Forse la runa della localizzazione...-
-L’abbiamo provata con la tua vestaglia.- Lo interruppe Alec, abbassando lo sguardo dispiaciuto. –Non funziona. Clary ha visto solo New York.-
-Forse allora non sono lontano. Tentate, ti prego, tentate ancora.- Sussurrò Magnus, tirandolo a se e posando le sue labbra su quelle del giovane Cacciatore. Alec ricambiò il bacio, portando una mano all’altezza della sua nuca, stringendolo a sé. Si baciarono con dolcezza per un po’, poi Magnus si staccò e lo guardò negli occhi. –So che mi troverete. Io mi fido di te. Ti amo, Alec.- Disse prima di svanire.
-Ti amo. Ti troverò Magnus!- Disse, quasi urlando nel buio e poté giurare di
sentire il sorriso di Magnus.

-ALEXANDER GIDEON LIGHTWOOD, SVEGLIATI ORA!- Sentì la voce di sua sorella che urlava il suo nome e gli ordinava di svegliarsi, così aprì gli occhi gli occhi, trovando sei sguardi che lo fissavano.
-Che succede?- Chiese strofinandosi un occhio con una mano, scendendo le gambe dal divano.
-Non riuscivamo a svegliarti.- Rispose Jace, guardandolo preoccupato. –Hai idea del perché?- Chiese subito dopo guardando curioso il sorriso sul volto del fratello maggiore.
-Il sogno di Magnus. L’ho visto, ci ho parlato.- Disse loro, poi una domanda lo colpì come una doccia gelida. –Che ore sono? E perché cercavate di svegliarmi così insistentemente?- Chiese spostando lo sguardo su tutti loro.
-Clary. Ha capito come trovare Magnus. Ha una nuova runa!- Gli rispose Jace, sorridendo, vedendo poi lo stesso sorriso felice spuntare sulle labbra del fratello.
-Stasera Magnus sarà a casa, Alec, a casa!- Esclamò Izzy saltandogli in braccio e stringendolo, mentre lui ricambiava l’abbraccio. Tutti erano in silenzio, rimasero così per qualche secondo l’unico suono che sentirono fu un miagolio felice proveniente da Chairman che ormai aveva capito che il suo padrone sarebbe tornato a casa.


L’angolino di Shayleen:
Sono un pochino in ritardo, mi dispiace, ma ho avuto un paio di impegni piuttosto importanti. Però come promesso sono tornata da voi con il terzo capitolo della mia storiella.
In questo capitolo vi siete trovati dietro un paio di cambi di pov, in quanto non essendo insieme i due personaggi principali, ho preferito farvi vedere anche quello che succedeva a Magnus. Come inoltre avrete capito, mi sono leggermente innamorata di Chairman, ma io amo quel gattino! *w*
Comunque, non vi annoio e passo oltre. I ringraziamenti.
Vorrei ringraziare davvero le ragazze che leggono il mio piccolo sclero in silenzio e quelle che hanno messo la storia tra le seguite, che sono salite a 4! :D E vorrei ringraziare anche la ragazza che l’ha addirittura messa tra le preferite. Hai coraggio tesoro! lol Scherzo, mi fa davvero piacere! :3
Comunque, spero di sentire cosa pensate di questo nuovo capitolo...
Fatemi contenta ragazze, lasciatemi una recensione... *Faccino dolce*
Alla prossima... tanti bacini e che Raziel vi benedica!
Shayleen <3


 

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Capitolo 4
*** Shadowhunters in missione ***


Shadowhunters in missione
Nel momento in cui si erano separati dall’abbraccio, Izzy e Alec si erano subito messi a leggere la parte restante dei fogli, insieme a Jace e Jordan, mentre Clary e Maia preparavano la colazione per tutti. Avevano deciso, di comune accordo, che Clary avrebbe localizzato Magnus solo dopo che tutti avevano finito di leggere, sperando di trovare un modo per poter battere più facilmente quei demoni. Jace e Jordan avevano appena posato il loro fascio di fogli quando sentirono la voce di Clary.
-Ragazzi, venite a fare colazione. Così ragionate meglio!- Lì chiamò dalla cucina. Quando entrarono lì, videro il tavolo perfettamente apparecchiato, con tanto di pancake, e Alec sorrise nel pensare che per Clary la colazione deve essere sempre stata diversa che per loro.
-Grazie ragazze!- Sentì dire da Jordan che si avvicinò a Maia, posandole un bacio sulla tempia. Tutti si sedettero al loro posto, con pancake e caffè davanti, Simon con il sangue, facendo colazione.
Quando ebbero finito, Maia si propose di lavare tutto mentre loro finivano di leggere tutti gli appunti di Magnus.
-Clary...- La chiamò Alec, seguendola nel salone. –Pensi che potresti... apporre delle rune sulle mie frecce? Se riuscissi a scoccarne un paio e eliminare qualche demone quando saremmo in battaglia, non sarebbe male.- Le disse poi, spiegandole il motivo di quella domanda. Vide Clary che semplicemente annuiva e gli sorrideva.
-No, anzi, sarebbe fantastico. Certo, lo farò appena ci prepariamo per la battaglia!- Gli sorrise lei, posando una mano sul suo braccio mentre parlava, per poi correre da Jace e mettersi a leggere.
Sorrideva ancora per quel semplice “sarebbe fantastico” di Clary. Era felice che qualcuno riconoscesse le sue capacità con tutta quella naturalezza, lui che era sempre stato addestrato per essere un combattente con la spada, ed era stato sempre disprezzato per quel dono naturale che aveva. Lui amava tirare con l’arco, non che volesse tenersi lontano dalla battaglia, ma aveva capito che tirando con l’arco poteva aiutare i suoi fratelli e amici a combattere meglio, rischiando meno la vita, molto meglio di quanto avrebbe potuto fare con la spada.
-Alec.- Sentì la voce di Izzy e si riscosse dai suoi pensieri, guardandola con un sorriso di scuse.
-Dimmi Iz...- Le disse, mentre lei sorrideva di rimando e si metteva di fronte a lui.
-Come facciamo con Chairman? Voglio dire, noi andiamo tutti in battaglia, lui dove lo lasciamo?- Chiese Isabelle. Quella domanda fece seriamente riflettere Alec, che dopo un minuto ebbe già trovato la soluzione.
-Lo porto all’Istituto, in camera mia, gli lascio acqua e un po’ di cibo e lo chiudo dentro a chiave, così Church non può entrare.- Alec spiegò la sua soluzione alla sorella. Non voleva allontanarsi da lì, voleva essere il primo a seguire ogni fase del piano, ma doveva anche mettere al sicuro Chairman.
Come se gli avesse letto nel pensiero la sua sorellina scosse la testa. –Ci vado io, ma parlaci prima, non vorrei che mi graffiasse.- Rise, raggiungendo poi gli altri e rimettendosi a leggere.
Quella frase fece ridere anche Alec che si sedette accanto a loro e posando una mano sul dorso di Chairman che si era avvicinato a lui, coccolandolo mentre leggeva. Nel giro di pochissimo anche Maia si unì nuovamente a loro, prendendo uno degli ultimi fascicoli di fogli e mettendosi a leggere.
Dopo un’oretta di ricerche, quando Alec fece per prendere il fascicolo successivo, notò che non ce n’erano più, solo Jace stava ancora leggendo, gli altri stavano tutti guardando lui.
-Niente...- Disse poco dopo. –Non c’è molto. Come tutti i demoni, vengono uccisi con le armi segnate dalle rune. Credo che il problema principale sia rappresentato dal fatto che il veleno non è facile da debellare, quasi fossero dei Demoni Superiori.- Disse Jace con un sospiro, posando anche lui l’ultimo fascicolo, così che Alec potesse sistemarli tutti insieme.
-Non dimenticare che sono stati creati direttamente da Lilith, sarà per quello che il veleno è difficile da debellare.- Constatò Isabelle, guardando i suoi compagni. –Guardiamo il lato positivo. Alec può distruggerli facilmente con le frecce, Simon è invincibile, e questo ci toglie un po’ di problemi. Certo, sono preoccupata per Maia e Jordan, loro non hanno la possibilità delle rune...- Aggiunse poi, arrivando alla fine della frase con una smorfia. Nonostante fossero amici, dimenticava a volte che i due erano lupi mannari e che non potevano ricevere i marchi.
-Tutto dipende anche da quanti saranno i nemici. Io e Maia potremmo semplicemente sgusciare in un angolo buio e andare a liberare Magnus!- Disse Jordan, sorridendo però a Isabelle come a volerla rassicurare per quella sua lieve dimenticanza.
Alec spostò lo sguardo su Clary e vide che aveva lo sguardo quasi perso nel vuoto. –Clary?- Sussurrò, avendo quasi paura di disturbarla.
-Ho... Visto una runa, strana... Credo che dovrebbe rendere la pelle più difficile da scalfire, come se foste fatti di diamante.- Sussurrò Clary, scuotendo appena la testa e guardando Alec.
-Non sembra affatto malvagia come cosa!- Mormorò Simon. -Sareste quasi invincibili, no?- Chiese guardando prima Jace e poi Clary.
-Non lo so, Simon, dipende dalla durata della runa.- Rispose Clary, guardando gli altri e guardandosi poi le mani, a volte era ancora tanto per lei credere di poter creare così delle nuove rune.
-Lo scopriremo solo in battaglia, ma io ci sto a provarla.- La rassicurò Jace, con un sorrisino, poggiando un braccio sulle spalle della ragazza.
Alec annuì alle parole del fratello, guardando poi Izzy. –Credo sia ora. Così saremo pronti ad andare per il pomeriggio. Magnus mi ha detto che i demoni saranno fuori per una missione.- Disse Alec,  richiudendo il plico di fogli ormai tutti ordinati. Vedendo la sorella annuire, prese Chairman e lo depose sul tavolo, vedendo tutti i ragazzi che lo guardavano curiosi. –Chairman, ora tu vai con Izzy, ti porterà a casa mia, in camera mia, tu dovrai stare buono lì, mentre io vado a prendere Magnus, okay?- Sussurrò Alec al gatto che un secondo dopo emise un miagolio dolcissimo e gli leccò il naso, facendolo ridere.
-Strabiliante...- Sussurrò Maia, guardandoli dolcemente, mentre lui metteva giù Chairman, che si avvicinò ad Izzy e andò con lei perfino mentre si andava a cambiare.
-Il gatto di mia madre non è mai stato così.- Mormorò Simon, facendo ridere Alec.
-Semplicemente perché il gatto di tua madre ha sempre vissuto con i mondani. Chairman non so se sia un gatto normale, ma vivendo con Magnus, sarà diventato speciale.- Rispose lui, alzando poi lo sguardo su Izzy.
-Volete qualcosa dall’armeria mentre vado?- Chiese Isabelle, vestita di nuovo con la sua divisa, con Chairman ben accomodato nel cappuccio, come lo era stato in quello di Alec.
Alec sorrise e si alzò, avvicinandosi alla sorella con il plico in mano. –Per me no. Metti questo in alto sulla mia libreria.- Si raccomandò dando un buffetto a Chairman.
-Forse dovresti prendere una spada, non di quelle angeliche, per Simon.- Propose Clary, guardando Izzy e vedendola annuire.
-Giustissimo. A tra poco. Localizzate Magnus mentre sono via.- Disse poi Isabelle alzando un po’ la voce, chiudendosi la porta alle spalle, mentre andava via.
Appena Isabelle fu uscita Clary corse in camera di Simon a prendere la vestaglia di Magnus dal borsone per eseguire la runa, mentre Jace la seguiva per andare a mettersi la tenuta da Cacciatore.
Si riunirono tutti attorno al tavolino del salone, Clary con in mano il suo stilo, Jace alla sua destra, Alec alla sinistra e gli altri dall’altra parte del tavolino. Clary prese un profondo respiro e iniziò a disegnare la runa sul tessuto di seta della vestaglia preferita di Magnus. Quando la runa fu completa, un sfera traslucida, delle dimensioni di un pugno, si levò dalla vestaglia allargandosi fino a diventare grande quanto un televisore. Dapprima la sfera era piena di nebbia, ma man mano che si diradava si intravedeva la figura di un uomo, con i capelli neri e i vestiti un po’ sgualciti e graffiati. Sotto quei vestiti, la pelle ambrata risaltava, soprattutto dalla magliettina argentata quasi ridotta a brandelli.
-Magnus...- Sussurrò Alec, allungando una mano verso la sfera, senza però toccarla per paura che potesse rompersi e non rivelare loro la posizione del suo stregone. Piano piano la visuale cominciò ad allontanarsi da Magnus, facendo intravedere le rocce umide che gli facevano da prigione, poi dei cunicoli di una grotta. Dopo ancora, appena videro l’ingresso della grotta e la visuale si allargò ancora, poterono vedere che si trovava a pochi chilometri da New York.
-Possiamo andarci solo tramite portale.- Mormorò Clary, non appena la visione sparì. -Non c’è altro modo. E dobbiamo arrivare all’ingresso della grotta e farci strada dentro i cunicoli.- Aggiunse poi, guardando Alec.
-Va benissimo Clary. Pensi di potercela fare?- Le chiese lui un po’ preoccupato, comunque la ragazza non era abituata a usare così spesso il suo potere.
-Si, Alec, non preoccuparti! E poi... Magnus ha sempre fatto tanto per noi, merita un piccolo sacrificio.- Sorrise lei guardando Alec con determinazione negli occhi.

Aspettarono che Izzy tornasse e la misero al corrente di quello che avevano visto. Alec nel frattempo si era cambiato, così come anche Clary. Si presero tutto il resto della mattinata a revisionare le armi, sistemandosi le cinture. Clary, come promesso, impresse le rune sulle punte delle frecce di Alec, una su ciascun lato della punta, così che i demoni morissero appena la punta si conficcava nei loro corpi. Anche perché dalle ricerche di Magnus avevano potuto appurare che quei demoni avevano un corpo piuttosto solido, quasi come quello umano, anche se non avevano i punti deboli che avevano questi ultimi.
All’ora di pranzo misero insieme i soldi per il pranzo e Maia e Jordan uscirono di nuovo, per andare a prendere rifornimenti prima della battaglia. Clary e Izzy andarono in bagno a legarsi i capelli per la battaglia, così da non avere problemi di visibilità, mentre Jace, Alec e Simon erano in salotto, in religioso silenzio. Jace lanciava in aria un coltello per poi riprenderlo, mentre Alec sistemava la corda dell’arco per rendere i suoi lanci ancora più mortali del solito. La tensione si sentiva nella stanza, dopo tutto stavano comunque per scendere in battaglia contro dei demoni piuttosto potenti e nessuno sapeva dov’erano.
Quando Maia e Jordan tornarono, si misero a tavola e mangiarono, ancora in silenzio, Alec sentiva la voce di Magnus nella sua testa, quelle parole che gli aveva detto la notte prima, nel sogno. “So che mi troverete. Io mi fido di te. Ti amo, Alec.” Le sentiva a ripetizione, quasi come un mantra che gli dava la carica.
Finito di mangiare si spostarono nuovamente in salotto, Alec e Jace si tolsero le maglie e Clary impresse loro la runa che aveva creato, facendola poi anche a Izzy e facendosela disegnare lei stessa, da Jace. Dopodiché Jace e Alec, uno per volta, si impressero le classiche rune della battaglia, quante più possibili, perfino quelle per vedere meglio al buio. Poco distanti da loro Clary e Izzy facevano la stessa cosa, quasi fossero anche loro due parabatai. Non appena furono pronti, rimisero le giacche e le cinture, Alec prese arco e frecce e si diressero tutti fuori dall’appartamento. Anziché uscire nella strada trafficata, andarono sul retro dell’edificio, dove Clary disegnò, sul muro, le rune per aprire un portale. Si figurarono tutti quella destinazione e oltrepassarono il portale, Simon prese la mano a Izzy e andarono per primi, poi Alec, seguito da Maia e Jordan e Jace con Clary, che fece in modo che il portale si cancellasse una volta passata lei.
Quando Alec alzò lo sguardo, dopo aver oltrepassato il portale, si trovò proprio davanti l’ingresso della grotta, sentì accanto a se la presenza del suo parabatai, con quella consapevolezza che avevano sempre in battaglia. –Ci siamo. Andiamo avanti noi, direi che è meglio che sia Simon a chiudere la fila.- Propose Alec, senza voltarsi.
-Meglio, anche che mi attaccano alle spalle ci pensa il Marchio di Caino.- Rispose Simon con un leggero sorriso.
-Si, suppongo l’idea fosse quella.- Disse Jace, voltandosi però a guardare Clary. –Tu e Izzy dietro di noi, Jordan e Maia subito dopo. Pronti?- Aggiunse guardando le due donne più importanti della sua vita, e subito dopo gli altri tre ragazzi. Tutti annuirono e lui diede solo una pacca sulla schiena di Alec.
Quando Alec percepì quella pacca, prese la sua pietra di stregaluce dalla tasca della giacca e si addentrò nella grotta, sicuro che gli altri lo stessero seguendo. Per la prima volta in vita sua era quello che stava davanti, normalmente era lui quello che chiudeva le file, per proteggere gli altri, ma quel giorno il suo primo pensiero era Magnus. Non appena il buio della grotta li investì, la stregaluce cominciò a brillare, vedeva dei riflessi anche dietro di lui, quindi sicuramente perfino i suoi fratelli avevano tirato fuori le loro. Di demoni nemmeno l’odore, nemmeno una traccia fino a quel momento e lui non si lamentava di certo, sapeva che non sarebbe servito, come non serviva nemmeno esultare, era sicuro che li avrebbero trovati tutti nei paraggi della cella dove stava Magnus.
Camminavano da circa venti minuti, cercando di non fare nessun rumore, soprattutto Maia e Jordan che non avevano le rune, quando finalmente sentirono un vociare un po’ fangoso. Non si riusciva a distinguere cosa stessero dicendo e Alec era quasi sicuro che fosse una qualche lingua demoniaca. Davanti a loro si apriva una voragine, illuminata da luce di alcune fiaccole poste sicuramente lungo la parete di sotto. Alec lanciò uno sguardo a Jace e si capirono al volo. Jace fermò tutti mentre lui si avvicinava a uno dei pilastri e nascosto lì dietro dava uno sguardo sotto, per poi tornare dai suoi compagni. –Devo fare a Magnus una lezione su quanto io intendo per pochi...- Disse Alec in un sussurro bassissimo, parlando accanto alle teste degli altri. –Ci sono due capannelli di demoni laggiù. In totale sono circa una ventina.-
-Io posso abbatterne due con i coltelli, e tu altrettanti con le frecce, se scagliamo insieme, senza che se ne accorgano. Poi dovremmo scendere a combattere.- Disse Jace, piano quanto il fratello, vedendolo annuire.
-Io avrei un’idea.- Proruppe Simon, guardandoli. –Nel momento in cui voi scagliate e i primi muoiono, io mi butto di sotto, per primo, e poi mi seguite. Il Marchio può distruggere chiunque mi attacca, quindi, non ci sono problemi.- Spiegò loro la sua strategia, sorridendo nel ricevere i consensi di tutti.
-Le ore passate a giocare a Dungeons & Dragons servono a qualcosa, allora!- Ridacchiò pianissimo Clary, sorridendogli.
-Abbiamo un piano, ottimo. Mettiamolo in atto.- Alec chiuse il discorso e insieme a Jace, si misero di schiena contro i due pilastri. Videro Simon che si nascondeva nell’ombra lì vicino e gli altri subito dietro di lui. Jace e Alec presero un profondo respiro per concentrarsi e si prepararono a tirare. Jace prese due coltelli da lancio in mano, Alec incoccò la prima freccia e si guardarono annuendo.
 
****************************************MAGNUS’ POV***********************************
Quei demoni non avevano più detto nulla in sua presenza dopo che aveva scoperto che suo padre li aveva liberati, ma aveva già preso in considerazione quell’ipotesi. Ora l’unica cosa che poteva fare era sperare che il suo Alec fosse riuscito a trovare un modo per rintracciarlo e che sarebbero venuti a salvarlo. Quella mattina uno di quei demoni era entrato lì dentro e aveva provato a convincerlo a fare per loro un incantesimo, ma lui si era rifiutato per tutta la mattina e quello non aveva fatto altro che graffiarlo profondamente su petto e schiena con i suoi artigli, fortuna che era riuscito a mettere appunto un incantesimo per curare da quel veleno, così quando quello si era arreso, lui si era curato e i graffi erano scomparsi. L’ultima volta che aveva guardato davanti a se, fuori dalla cella ci aveva visto una ventina di loro, molti di meno, di quanti ce n’erano normalmente, e si era sdraiato sulla roccia gelida, chiudendo gli occhi, ripensando al suo Alec e a quelle parole che aveva sentito mentre ritirava l’incantesimo del sogno: “Ti amo. Ti troverò Magnus!”
Improvvisamente sentì un urlo da uno di quei demoni e si alzò, notando che adesso erano in diciassette, anzi no, sedici dato che uno era appena scomparso davanti ai suoi occhi. Due secondi dopo vide il vampiro, Simon, atterrare in piedi seguito subito dopo da Jace, che si esibiva in una capriola, Isabelle e Clary. Accanto a loro comparvero perfino due lupi, ma nessuna traccia del suo Alec. La sua attenzione venne catturata da uno dei demoni che stava andando verso di lui, chissà con quali intenzioni, ma dopo un istante, vide una freccia conficcarsi nel suo collo e il demone svanì nel nulla. Seguì la traiettoria della freccia, a ritroso, e si scontrò con lo sguardo del suo Alec, che gli faceva l’occhiolino, prima di concentrarsi nuovamente sulla battaglia che stava avvenendo sotto di lui. Si dispiacque un po’ di non poter intervenire, aveva consumato già un bel po’ di energia, ma vedendo che se la cavavano bene, sorrise e seguì attentamente la battaglia.
 
**************************************ALEC’S POV****************************************
Il piano aveva funzionato alla grande, lui e Jace avevano tolto di mezzo quattro demoni prima che si accorgessero di loro, uno aveva attaccato Simon poco dopo che aveva toccato terra e venne dilaniato in tanti minuscoli pezzettini, trasformandosi poi in sale. Jace ne aveva già fatto fuori un altro e ora si stava occupando di due contemporaneamente, così come Clary e Izzy. Ne vide uno sgusciare verso la cella di Magnus, mirò al collo, come se fosse stato umano e non demone e scoccò, vedendolo scomparire. Vide Magnus che lo cercava e quando i loro sguardi si incrociarono, gli fece l’occhiolino, sorridendo per poi incoccare un’altra freccia e aiutare Clary. Sapeva che lei era quella che doveva essere aiutata un po’ di più, in quanto non era allenata quanto loro, ma nonostante tutto se la stava cavando alla grande. Nel giro di poco i demoni erano già meno della metà, ma vide Izzy che perdeva sangue da un braccio e il suo cuore per poco non perse un battito. La runa di Clary aveva finito l’effetto e lei aveva tre demoni addosso. Alec prese un’altra freccia e la scoccò, togliendone uno dalle spalle della sorella, mentre vedeva un lupo che ne aggrediva un altro, azzannandolo al collo, da dietro, uccidendolo in poco tempo. Si guardò intorno e vide Jace che uccideva il suo ultimo demone, correndo poi da Clary, Simon stava correndo da Izzy, così decise di scendere lui stesso, sguainò una spada angelica e si buttò su uno dei demoni che stava per attaccare la sorella, questo lo colpì e Alec si stupì di vedere i suoi artigli che si rompevano e nessun graffio sulla sua pelle. Non si fece distrarre però e in un secondo decapitò il demone, mentre Jace uccideva l’ultimo.
-Izzy...- Sentì la voce preoccupata di Simon e si voltò, vedendo la sorella crollare tra le sue braccia.
-Clary, apri questa cella, posso aiutarla!- Le parole di Magnus gli diedero un po’ di sollievo e mentre Clary correva a tracciare una runa di apertura alla cella, lui correva dalla sorella, inginocchiandosi e posandosi il suo capo sulle gambe.
-Su Iz... Combattilo.- Sussurrò accarezzandole i capelli, mentre sentiva la rabbia di Jace, che se avesse avuto qualche altro demone attorno lo avrebbe distrutto.
-Ce la farà.- Sentì la voce rassicurante di Magnus accanto a lui. –Ho curato me stesso da innumerevoli ferite stamattina, questa è lieve.- Gli disse sorridendo, eseguendo poi l’incantesimo sul braccio di Isabelle.
Quasi tutti trattenevano il fiato mentre l’incantesimo di Magnus faceva il suo dovere e il veleno dei demoni usciva in rivoletti che colavano sulla pelle lacerata, finendo per sfrigolare contro le rocce. Appena tutto il veleno fu uscito Jace si piegò e applicò un iratze sulla pelle della sorella.
-Ragazzi, forse dovremmo andarcene da qui.- Sussurrò Clary, prendendo le armi che avevano tutti buttato a terra quando Izzy era svenuta.
-Si. Chi apre un portale?- Chiese Maia, guardando i ragazzi, seguita da un Jordan che si sfregava la mascella. Alec alzò lo sguardo su Magnus e vide che lui lo stava già guardando, gli sorrise e il suo stregone ricambiò il sorriso. Era bellissimo perfino così, per Alec, con la maglietta fatta a brandelli, il trucco di quasi tre giorni ormai sbavato e completamente rovinato. –Ci penso io.- Mormorò lo stregone alzandosi e aprendo il portale contro la parete della caverna.
Simon prese Izzy tra le braccia, delicatamente, come se potesse romperla e Alec gli sorrise, per quella premura. –Grazie.- Sussurrò, vedendo il vampiro sorridergli e nel suo sguardo Alec vide lo stesso sguardo che lui dedicava a Magnus. Simon era innamorato della sua sorellina. Quella rivelazione lo sorprese così tanto che rimase quasi paralizzato.
-Alec...- Si sentì chiamare poco dopo, da Magnus e si voltò a guardarlo, non vedendo nessun altro. –Sono già andati, all’Istituto, credo sia il luogo più sicuro.- Gli disse Magnus, come se gli avesse letto nel pensiero.
-Come stai?- Sussurrò Alec, avvicinandosi e posando una mano sul cuore di Magnus, con dolcezza, facendo sorridere il suo stregone.
-Bene ora che il mio sexy Cacciatore mi ha salvato!- Rispose Magnus con un sorrisetto, avvicinandosi e baciandolo, passando un braccio attorno alla vita di Alec stringendolo a se. Alec ricambiò il bacio stringendosi al suo stregone. Ora anche lui stava decisamente meglio, si sentiva come se fosse tornato a respirare aria pura dopo due giorni, come se finalmente avesse ritrovato una parte della sua anima. E proprio sicuro che ormai Magnus gli era davvero entrato nell’anima, per quanto lo amava.



L’angolino di Shayleen:
Devo scusarmi immensamente con tutti voi che seguite e leggete la mia storia per questo ritardo, ma purtroppo sono entrata in una routine che mi ha portato via molto tempo libero, riducendolo. Spero di riuscire a ricavarne un po’ in più dalla settimana prossima. :D
Anyway... Che dire? Riguardo il capitolo, spero siate felice che Magnus sia stato liberato così in fretta! :3 Per il resto non credo ci sia molto da dire. Se avete qualche domanda, chiedete pure, sono qui anche per togliervi eventuali dubbi.
Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno letto la storia, silenziosamente, tutti quelli che hanno deciso di metterla tra i seguiti, che lo ammetto non sono tantissimi (siete arrivate a 6), ma per me è un traguardo! :3
Tornerò presto con il prossimo capitolo, lo prometto!
Nel frattempo, se volete, lasciatemi pure una recensione...
Un abbraccio a tutti!


Shayleen <3 
 

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Capitolo 5
*** Di nuovo insieme ***


Di nuovo insieme
Erano arrivati tutti all’Istituto che ormai il sole era tramontato. Simon aveva consegnato Isabelle tra le braccia di Alec ed era andato via con Jordan e Maia, dato che lui non poteva entrare dentro la chiesa.
Quando erano entrati si erano stupiti di non trovare Maryse, ma in compenso sapevano che non avrebbero dovuto dare subito grandi spiegazioni. Alec aveva portato Izzy nella sua stanza, togliendole la divisa e mettendole un pigiama, mettendola poi a letto e chiudendosi la porta alle spalle. Davanti alla porta della camera della sorella, trovò solo Magnus, poggiato al muro opposto, che lo guardava.
-Tuo fratello e la sua bella sono andati via.- Gli disse, staccandosi dal muro e avvicinandosi a lui.
-Ti accompagno a casa a prendere qualcosa? Resti qui? Non è sicuro là per te, ti hanno già rapito una volta.- Mormorò Alec, guardando Magnus con preoccupazione, ripensando a quello che era successo e anche che sarebbe stato molto meglio se lo stregone fosse rimasto all’interno dell’Istituto.
-Se ti va... Devo anche mettere un incantesimo di protezione sul loft.- Rispose Magnus, sorridendo dolcemente alle premure che il suo Cacciatore stava dimostrando per lui.
-Certo.- Disse Alec, sorridendogli dolcemente. –Vieni con me prima.- Gli disse, prendendolo per mano e avviandosi verso la sua stanza. Una volta lì, aprì la porta chiusa a chiave e fece entrare prima Magnus. Un miagolio di felicità si levò dalla stanza e vide Chairman saltare letteralmente dal letto addosso a Magnus.
-Chairman! Che ci fai qui?- Chiese Magnus sorpreso, al gatto, come se lui potesse rispondergli. Alec sorrise a quella scena e capì cosa avevano provato gli altri quando lui aveva fatto lo stesso.
-Non potevo mica lasciarlo da solo al loft.- Mormorò Alec, chiudendosi per un attimo la porta alle spalle e poggiandocisi sopra, sorridendo felice nel vedere gatto e stregone che si abbracciavano.
-Grazie Alexander.- Magnus si avvicinò con Chairman ancora tra le braccia e si sporse verso di lui per dargli un dolce bacio sulle labbra. Alec posò una mano sul suo collo e ricambiò il bacio, staccandosi poco dopo.
-Figurati. Chairman, aspetti qui? Noi andiamo al loft e torniamo subito.- Disse poi Alec, rivolgendosi al gatto, dandogli un buffetto dietro le orecchie e facendogli un paio di grattini. Vide Chairman scendere dalle braccia di Magnus e prendere posto sul letto, come a rispondere che sarebbe rimasto lì, buono buono.
Magnus scosse la testa ridacchiando a quella scena. –Non sono l’unico che parla con lui allora!- Disse, guardando Alec divertito.
-In due giorni abbiamo legato molto più di prima.- Gli rispose lui, guardandolo con uno sguardo eloquente. Magnus era mancato ad entrambi e si erano fatti forza a vicenda. Magnus annuì semplicemente e Alec rimase per un attimo a guardarlo, poi si riscosse e prese il plico di fogli dalla sua libreria. –Questo credo che vorrai rimetterlo al suo posto.- Mormorò, porgendolo poi a Magnus che inarcò un sopracciglio, guardandolo.
-Perché è qui?- Chiese poi curioso, vedendo poi il suo Cacciatore arrossire appena e torturarsi le mani.
-È una storia un po’ lunga, però te la racconto tutta dopo. In sostanza dovevamo fare delle ricerche su questi demoni e io mi ricordavo che tu avevi iniziato a parlarmene e sono andato al tuo loft a cercare qualcosa. Ho trovato quello, ma era troppo voluminoso per occuparmene da solo. Così l’ho portato da Jordan e ci abbiamo lavorato tutti insieme, ma mi sono raccomandato più volte di non fare nemmeno una piega a nessun foglio, lo giuro.- Gli raccontò Alec, per spiegargli, e poco dopo sentì una mano di Magnus che gli faceva alzare il viso.
-Volevi solo aiutarmi, non devi preoccuparti. Anzi... Grazie!- Sussurrò guardandolo negli occhi, dolcemente.
-Dovevo trovarti... Mi sentivo vuoto senza di te!- Gli rispose Alec, quasi con veemenza, arrossendo lievemente per il modo così diretto in cui aveva pronunciato quelle parole.
Magnus sorrise con amore e si allontanò appena da lui, riprendendo il plico di fogli. –Andiamo o non uscirò più per la stanchezza...- Mormorò, guardando Alec quasi con sguardo supplichevole.
-Si, certo.- Rispose Alec, andando alla porta e aprendogli la porta per farlo uscire e chiudere poi la porta dietro di loro.
Uscirono solo fuori dal portone dell’Istituto e Magnus aprì un portale, arrivando subito dopo direttamente nel salotto distrutto del suo loft. Alec vide Magnus guardarsi attorno un po’ dispiaciuto, ma andare dritto nel suo ufficio per posare il plico di fogli e tornare poi nella sua stanza. Prese un borsone e cominciò a riempirlo di vestiti. –Sai, potrei benissimo farli apparire all’Istituto direttamente da camera tua, ma mi sento davvero troppo, troppo stanco. Preferisco preparare un borsone, così il portale che useremo per tornare sarà l’ultima magia per qualche giorno, almeno mi rimetto come si deve.- Si sentì dire da Magnus, mentre lui si era seduto accanto al borsone, sul letto.
-Certo, ti capisco. Devi aver passato due giorni davvero bruttissimi.- Sussurrò Alec, guardando ogni movimento dello stregone, fatto con infinita lentezza. Si portava dietro i segni della stanchezza ed erano davvero ben visibili. –Mi dispiace che abbiamo distrutto la tua vestaglia di seta gialla, so quanto l’amavi, ma Clary aveva bisogno di qualcosa dove la tua essenza fosse davvero forte...-
-Non scusarti, Fiorellino, hai distrutto una vestaglia, ma mi hai salvato la vita. Per quello avresti potuto distruggere il mio intero guardaroba.- Gli disse sorridendo, andando poi nel bagno adiacente alla camera e tornando con una confezione nuova di bagnoschiuma, shampoo e balsamo al sandalo e la pochette che riempì di trucchi, mettendoli nel borsone.
-Non c’era bisogno... che ti portassi shampoo e bagnoschiuma. Ci sono nel mio bagno.- Gli disse Alec, osservandolo mentre chiudeva il borsone.
Magnus lo guardò e gli sorrise appena. –Sai che io uso solo quelli al sandalo.- Gli disse prendendo il borsone e facendo una smorfia.
Alec si avvicinò e gentilmente glielo tolse dalla spalla, mettendolo lui a tracolla. –Si, lo so, ma uso anche io quelli ormai.- Gli rivelò sentendosi leggermente in imbarazzo. Seguì in salotto un Magnus silenzioso, sorprendendosi che non avesse detto nulla, ma trovando un sorriso sulle sue labbra. Senza dire nulla lo vide fare un incantesimo alla porta e poi aprire un portale, per tornare all’Istituto.
Da quando avevano rimesso piede in camera di Alec, Chairman non aveva fatto altro che star dietro a Magnus e Alec lo capiva benissimo, anche lui non vedeva l’ora di abbracciarlo mentre riposava. Mentre Magnus si faceva la doccia, Alec aveva chiamato Taki per farsi portare qualcosa da mangiare. Rientrò in stanza e lo trovò con il solo asciugamano alla vita, che frugava nel borsone poggiato sul letto, sgocciolando tutto intorno a lui.
-Ho preso la cena.- Gli disse Alec alzando i contenitori e posandoli sul letto, mentre Magnus si metteva un paio di boxer blu pieni di brillantini e un paio di pantaloni di pigiama, in seta, azzurri.
-Grazie.- Sorrise Magnus, sedendosi accanto al suo Cacciatore, sul letto, prendendo il contenitore che Alec gli porgeva e mettendosi a mangiare con gusto.
-Non hai mangiato vero?- Chiese Alec dispiaciuto, tra un boccone e l’altro, guardandolo. Magnus alzò lo sguardo su di lui, per rispondergli.
-I demoni non sanno cosa sia l’ospitalità, purtroppo. A proposito, siete stati grandiosi, li avete sterminati in pochissimo.- Gli rispose, per poi complimentarsi, mentre Alec abbassava appena lo sguardo.
-Si beh, lo sono stati davvero.- Disse lui, sminuendosi come faceva sempre, alla fine, lui non aveva fatto molto.
-Alexander... Anche tu sei stato grandioso, ne hai fatti fuori un bel po’ con le tue frecce.- Lo riprese bonariamente Magnus. –Dovresti smetterla di sminuirti così. Sai che sei un grande Cacciatore.- Gli disse dolcemente.
Alec semplicemente annuì e si rimise a mangiare, alzandosi per andare a fare una doccia. –Mettiti pure a letto se sei stanco, arrivo subito.- Sussurrò semplicemente, sparendo in bagno. Si lavò con gli stessi prodotti che aveva usato Magnus poco prima, mettendoci il solto tempo record e si asciugò un po’, mettendosi poi l’asciugamano attorno alla vita e tornando in camera. Le luci erano spente, c’era la sua abatjour accesa che illuminava il viso privo di trucco di Magnus. Rimase lì, fermo, ad osservare i disegni che la luce appena tremolante disegnava con le sue ciglia, sulle guance.
-Hai intenzione di fissarmi ancora a lungo o vieni qui con me?- Si risvegliò dai suoi pensieri solo grazie alle parole che Magnus aveva pronunciato senza aprire gli occhi, indossò velocemente un paio di boxer e un paio di pantaloni di pigiama, dirigendosi poi verso il letto. Si infilò nel letto con lui e lo sentì muoversi, fino a che non ebbe la testa di Magnus posata sul suo cuore. –Finalmente a casa.- Sentì sussurrare dallo stregone, che intrecciò una gamba con le sue.
-Già... Finalmente.- Sussurrò Alec, stringendolo a se. –Finalmente dormirò, dopo due giorni.-
-Ti va di raccontarmi cosa è successo? Così mi lasciò cullare dalla tua voce.- Sussurrò Magnus, posando una mano sul petto nudo del Cacciatore, sentendolo caldo.
-Vuoi sapere come ho scoperto che non c’eri?- Chiese Alec, anche se non si aspettava veramente una risposta. –Ho fatto un incubo orribile e mi sono svegliato con una strana sensazione, come un vuoto. Nemmeno la doccia riusciva a calmarmi e quando ho realizzato che mi sentivo come se avessi perso parte della mia anima, mi sono messo la tenuta, mi sono armato e sono corso al tuo loft. Lì ho trovato il salotto distrutto e le mie preoccupazioni aumentavano. Speravo di trovarti sul letto a riprendere le forze dopo la battaglia, ma quando sono entrato in camera tu non c’eri. E io mi sentivo sempre peggio, sempre più a pezzi. Sentì Chairman che piangeva sotto il letto e lo chiamai, lui uscì fuori e si mise a piangere aggrappato alla mia maglia, così ho deciso di portarlo con me. Abbiamo passato un giorno e mezzo a cercare qualcosa su quei demoni e Chairman non si è mai staccato da me. Stavo leggermente meglio solo quando lo accarezzavo, altrimenti mi sentivo come se stessi cadendo a pezzi.- Durante il suo racconto Alec sentiva Magnus che disegnava, quasi distrattamente sul suo petto e lo strinse ancora un po’ a se, portando una mano tra i suoi capelli.
-Ora sono qui, Alec, mi hai riportato a casa. E ti prometto che farò di tutto per evitare che qualcosa ci separi di nuovo.- Sussurrò Magnus, seppur con voce un po’ impastata già dal sonno, che stava per avere la meglio su di lui.
-Ti amo.- Sussurrò Alec, posandogli un dolce bacio tra i capelli, sentendo il suo stregone scivolare nel sonno. Sonno nel quale anche lui lo raggiunse dopo pochi secondi.
Alec si svegliò di soprassalto e guardando fuori dalla finestra si accorse che era ancora notte, spostò delicatamente il braccio di Magnus ancora attorno alla sua vita e scese dal letto senza fare rumore. Con la scusa di dover andare in cucina, prese i cartoni della cena e li portò con sé, attento a chiudere la porta il più silenziosamente possibile. Arrivato in cucina, gettò la busta con i cartoni e si prese un bel bicchiere d’acqua, tornando poi in camera. Aprì la porta delicatamente e scivolò dentro, richiudendola altrettanto delicatamente.
-Alexander... Dov’eri?- Si sentì chiamare da Magnus, con voce preoccupata e impastata dal sonno. La trovava incredibilmente dolce e eccitante al tempo stesso, com’era possibile non ne aveva idea.
-Sono sceso a bere.- Sussurrò, entrando nuovamente sotto le lenzuola e avvicinandosi a Magnus, affondando il viso nell’incavo del suo collo.
-Oh... mi sono svegliato ed ero solo, mi sono fatto prendere dalla paura.- Sussurrò Magnus, stringendo il corpo del suo Cacciatore al suo, mentre Alec posava un bacio alla base del collo.
-Sono qui...- Lo rassicurò, alzando il viso e incatenando lo sguardo nel suo, blu nel verde dorato che tanto amava, si avvicinò ancora un po’ e posò un bacio sulle labbra di Magnus. Bacio che iniziò con dolcezza, ma che si trasformò in un bacio pieno di passione, mentre Magnus si sdraiava su di lui, premendosi addosso ad Alec, quasi a voler diventare una cosa sola. Le mani correvano ad accarezzarsi, ogni gesto emanava dolcezza, amore, possessione, passione e senso di appartenenza. Si staccavano l’uno dalle labbra dell’altro solo per riprendere fiato, mentre uno dei due torturava il collo dell’altro di baci e morsetti, per poi tornare a baciarsi e riprendere di nuovo.
Fecero l’amore più e più volte quella notte, sentendosi davvero completi per la prima volta dopo due giorni che erano stati separati e Alec capì che se qualcuno avesse osato mettersi in mezzo a loro, lui avrebbe benissimo potuto sparagli una freccia al cuore. Non voleva stare lontano dal suo Magnus, mai più.
-A che pensi, Fiorellino?- Sussurrò Magnus, accarezzando i capelli di Alec, che se ne stava con la testa posata sul petto dello stregone.
-Che non voglio mai e poi mai più stare lontano da te.- Sussurrò, rispondendogli con sincerità e mettendo in quelle parole tutto l’amore che provava per lui.
-Non dovrai. Ti prometto che niente ci separerà.- Rispose Magnus, sorridendo appena, stringendolo a se.
Entrambi sapevano, in realtà che c’era qualcosa che li avrebbe separati, ma per quella notte, non gli importava, fecero finta che il tempo non sarebbe mai passato, che sarebbero rimasti sempre gli stessi, quasi come se il tempo si bloccasse per loro.
-Magnus...- Sussurrò Alec, alzando il capo e guardando il suo stregone, dopo diversi minuti che stavano in silenzio.
-Si?- Rispose semplicemente l’altro, intrecciando le gambe nude con quelle del suo amore, sotto le lenzuola, come a non voler lasciare che lo spazio si insinuasse tra loro.
-Cosa pensi che accadrà? Con quei demoni intendo.- Gli chiese Alec, guardandolo, ancora puntellato su un gomito, con una mano sul petto di Magnus.
-Credo che dovrei parlarne al Consiglio, non appena si riunirà.- Sussurrò Magnus in risposta, posando nuovamente una mano tra i capelli di Alec. –E poi non toccherà a noi, occuparcene. Anzi, preferirei che potessimo stare in un posto sicuro.-
-L’Istituto è sicuro. Puoi restare qui quanto vuoi!- Rispose Alec, guardandolo dolcemente. –E poi, c’è una riunione tra una settimana. Izzy l’ha sentito ieri mentre facevamo ricerche.-
-I tuoi mi vorranno qui?- Chiese Magnus, guardandolo leggermente insicuro di quella situazione.
-Non mi importa. Ti voglio io qui. Il tuo appartamento non è sicuro contro i demoni. L’istituto si.- Gli rispose Alec con sicurezza, guardandolo e sapendo che nel suo sguardo Magnus avrebbe potuto leggere la preoccupazione.
-D’accordo. Come posso resisterti quando mi dici così che mi vuoi?!- Sussurrò, sorridendogli poi maliziosamente, sporgendosi a baciarlo, mordicchiando le dolci labbra del suo Cacciatore.
Alec si lasciò sfuggire un mugolio per quel gesto, ricambiandolo poco dopo per poi baciarlo di nuovo. Era arrivata l’alba, se ne accorgeva per i raggi che cominciavano a filtrare attraverso la finestra ben chiusa, ma poco dopo, quando sentì le mani del suo stregone su di lui, nuovamente quella notte, tutto il resto del mondo scomparve. L’unica cosa che sentiva erano le labbra di Magnus sulle sue, il suo corpo sotto il proprio, le sue mani che lo accarezzavano, l’amore che provavano l’uno per l’altro e il desiderio di stare insieme che gli impediva di separarsi.
Dopo essersi amati per l’ennesima volta quella notte, rimasero abbracciati stretti, sdraiati entrambi su un fianco, guardandosi e non riuscendo a non sorridersi.
-Dovremmo dormire un po’.- Sussurrò Alec, sentendo gli occhi leggermente pesanti che minacciavano di chiudersi prima del previsto.
-Dormi, Fiorellino, dormi. Io non vado da nessuna parte. Sono qui con te.- Sussurrò Magnus, posando una mano sul fianco di Alec, accarezzandolo pigramente prima di scivolare anche lui in un sonno ristoratore, mentre la luce fioca di una piovosa giornata invernale illuminava leggermente i loro corpi avvolti nelle lenzuola.
Alec mugugnò qualcosa di incomprensibile, perfino per lui, mentre si risvegliava e sentì un dolce bacio posarsi all’angolo delle sue labbra, cosa che lo fece sorridere ancor prima di aprire gli occhi. Quando li aprì, si trovò davanti lo sguardo verde-oro del suo Magnus, già completamente truccato che gli sorrideva con amore.
-Buongiorno dormiglione!- Sorrise, posandogli un vero bacio sulle labbra, ancor prima di dargli la possibilità di rispondere. Alec ricambiò il bacio e si lasciò sfuggire un mugolio di piacere per quel risveglio meraviglioso.
-Buongiorno.- Sussurrò, con il sorriso sulle labbra, non appena si staccarono l’uno dalle labbra dell’altro, mettendosi a sedere sul letto. Seduto sul letto, con le coperte raccolte attorno alla vita Alec poté notare il suo armadio aperto e i vestiti sgargianti di Magnus messi lì dentro in mezzo ai suoi, spostò lo sguardo su Magnus e lo vide completamente vestito che gli sorrideva.
-Hai detto tu che potevo stare qui e che non ti importava se i tuoi mi volevano o no.- Si giustificò con un sorriso così dolce e cuccioloso che Alec non poté far a meno di sorridergli apertamente.
-Si, l’ho detto!- Confermò infatti, tranquillamente. –Perché è vero. Non voglio che tu corra altri rischi.- Gli disse, guardandolo intensamente.
-E non lo farò. Te lo prometto.- Gli sorrise Magnus con amore, accarezzando Chairman che era saltato sul letto per reclamare un po’ di attenzione perduta. –Ora va a fare la doccia, tua sorella è venuta a bussare poco fa. Tua madre è tornata e dobbiamo parlare con lei.-
A quelle parole l’espressione di Alec si fece seria e presi i boxer della sera prima, che Magnus gli stava porgendo, se li infilò per poi alzarsi e prendere l’asciugamano per andare in bagno. Mentre si stava rilassando sotto il getto dell’acqua calda sentì la porta che si apriva.
-Sai Fiorellino, avresti bisogno di uno specchio un po’ più grande.- Si sentì dire da Magnus, mentre continuava a insaponarsi, vedendolo attraverso il box della doccia andare davanti allo specchio e acconciarsi i capelli con il glitter.
-Visto che io non sono vanitoso come te, per me va benissimo, Magnus. E tu non resisteresti a vivere all’Istituto, debellati questi demoni tornerai nel tuo loft.- Gli rispose lui, pur sempre con la massima dolcezza, anche se lo prendeva anche un po’ in giro per la sua vanità. –Poi se volevi uno specchio più grande potevi andare da Iz.- Aggiunse, mentre si sciacquava e si avvolgeva l’asciugamano alla vita, uscendo dalla doccia.
-E lasciarti tutto solo al tuo risveglio? Mai.- Gli rispose Magnus in tono solenne, mentre se lo squadrava per bene, facendolo arrossire un po’. Alec quasi scappò in camera e riuscì ad indossare i boxer, prima di sentire lo sguardo di Magnus di nuovo su di se.
-Mia madre sa che sei qui?- Gli chiese poi Alec, cambiando argomento per evitare di arrossire di nuovo, mentre metteva un paio di jeans scuri e una maglietta nera.
-Credo di no. Isabelle mi ha detto solo che dovevamo incontrarla e raccontarle tutto.- Gli rispose Magnus, guardandolo e scuotendo appena il capo nel vedere sempre quei colori scuri.
-Meglio. Okay che non mi interessa se ti vogliono o no... Ma non vorrei che mi rimproverasse come un bambino.- Mormorò lui, mettendo il broncio e avvicinandosi a Magnus e Chairman, coccolando un po’ il gatto. –Pronto?-
-Per incontrare la madre del mio Fiorellino e chiederle asilo? Assolutamente.- Rispose Magnus con un sorriso, alzandosi e posando le labbra sulle sue in un ultimo, si fa per dire, delicato bacio sulle labbra del suo ragazzo, prima che entrambi varcassero la porta della camera, diretti nel salotto.



Angolino di Shayleen:
Ragazze, vi chiedo umilmente perdono. È passato quasi un mese dall’ultimo capitolo che ho pubblicato, ma tra gli impegni di scuola e alcuni “problemi di cuore” non avevo molta voglia di fare nulla. Sono pessima, lo so, ma spero mi comprendiate. Vi prego di perdonarmi perché non sono nemmeno riuscita a correggere questo capitolo. Sono arrivata a quando Alec dice a Magnus “Mi sentivo vuoto senza di te!” e quelle parole mi hanno fatto venire le lacrime, quindi non sono riuscita ad andare avanti. Proverò a pubblicare prima il prossimo capitolo, ve lo giuro.
Spero che a voi vada tutto meglio di come stia andando a me al momento.
Un bacione a tutti/e
Shayleen <3

 
 

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Capitolo 6
*** Colloqui e speranze ***


Colloqui e Speranze
Quando entrarono nella salone principale, Maryse non alzò nemmeno lo sguardo da tutti i documenti sulla sua scrivania che ad Alec sembravano per lo più messaggi o rapporti. –Ragazzi devo parlarvi abbiamo un...- La sentì cominciare a parlare e bloccarsi quando, alzato lo sguardo, vide lo stregone accanto a lui. –Magnus Bane?- Disse poi interrogativa.
-Avete proprio un Magnus Bane al vostro cospetto, Maryse.- Disse lui con un sorrisetto divertito per la sua stessa battuta e Alec poté notare Izzy e Jace sorridere appena.
-Stavo per dire che abbiamo un problema e dovevo parlare con i miei figli, ma se ci sei anche tu è molto meglio!- Rispose Maryse e Alec cominciò a sentire una strana sensazione, come un brutto presentimento.
-Che succede mamma?- Chiese Isabelle, sedendosi su uno dei divanetti della stanza con Clary e Jace accanto a lei.
-Siamo davanti ad un nuovo problema.- Sentì dire a sua madre, mentre Alec prendeva posto sulla poltrona, vedendo Magnus sedersi sul bracciolo accanto a lui. Vide sua madre ancora leggermente sorpresa, ma non disse nulla ed Alec gliene fu grato. –Dei nuovi demoni, mai visti prima e che il Consiglio non sa riconoscere hanno iniziato ad attaccare diverse città negli ultimi mesi. Ci sono stati sempre solo feriti, morti successivamente a causa delle ferite inferte dagli artigli di quei demoni. Non sappiamo esattamente cosa vogliono, ma sappiamo che hanno attaccato a Dublino, a Roma, e qui in America a Seattle.-
-Credo sia abbastanza chiaro che stanno cercando qualcosa. Ma si ha un’idea di cosa?- Si intromise Jace, guardando Maryse.
-Jace... Non sappiamo nemmeno chi sono...- Cominciò Maryse, Alec fece un profondo respiro e interruppe la madre.
-Noi forse si!- Le disse, guardandola e abbassando poi gli occhi, sotto lo sguardo leggermente arrabbiato della donna.
-Che vorrebbe dire “voi forse si.”? Cosa mi state nascondendo, Alexander?- Sua madre si era rivolta direttamente e lui e quando Alec sentì Magnus pronto a parlare gli mise una mano sulla coscia come a fermarlo e rialzò lo sguardo sulla madre.
-Due giorni fa avevo scoperto che Magnus era stato rapito,  nel suo loft avevo trovato un foglio in pergamena che diceva che non dovevo avvertire il Conclave altrimenti mi avrebbero mandato un “pensierino” per farmi sapere che facevano sul serio. E volevano anche che Magnus facesse qualcosa per loro. Noi...- Disse facendo comprendere alla madre che erano tutti coinvolti, ma non si preoccupò vedendo gli sguardi orgogliosi di Jace e Isabelle. -...abbiamo fatto delle ricerche, ma in realtà non avevamo trovato molto, se non fosse stato per un appunto che avevamo trovato da Magnus, e le stesse ricerche le abbiamo fatte poi nei suoi documenti. Lascerò che sia Magnus a spiegarti di loro però... c’è un’altra cosa che devi sapere. Ieri sera abbiamo fatto irruzione dove lo tenevano prigioniero e ne abbiamo fatti fuori una ventina, liberando Magnus.- Alzò di nuovo lo sguardo sul viso di sua madre e vide un’espressione strana, quasi come fosse orgogliosa di loro, ma cambiò subito e Alec credette di averlo immaginato.
-Parlami di questi demoni, Magnus Bane, la cosa si è fatta troppo seria.- Gli disse Maryse, alzandosi dalla scrivania e andando più vicina a loro, quasi come se così potesse sentire meglio il racconto dello stregone.
-Sono demoni che per millenni non si sono mai fatti vedere, non si sa quasi nulla di loro, a meno che non si abbia la loro stessa età, o si sappia bene come cercare.- Iniziò Magnus, ed Alec vide qualcosa nel suo sguardo rabbuiarsi per poi tornare quello di prima. –Non hanno un proprio nome, camminano sempre in gruppo e si fanno chiamare l’Alleanza di Sokovas. Per quello che sono riuscito a scoprire sono demoni creati direttamente da Lilith, per questo si definiscono suoi figli. Avrebbero dovuto essere suoi soldati, ma un giorno si ribellarono e lei li maledisse, asservendoli a sé per il resto dell’eternità.- Maryse avevo lo sguardo sempre più preoccupato, mentre Magnus parlava.
-Se erano asserviti a lei per l’eternità, li ha mandati lei?- Chiese guardando lo stregone negli occhi.
-Lo avevo pensato anche io, ma mentre ero in cella ho sentito dire da uno di loro che Asmodeo li aveva liberati perché compissero una missione.- Sentì pronunciare quel nome per la seconda volta dalla voce di Magnus, ma quella volta sentì un fremito, come se faticasse a pronunciarlo. Spostando lo sguardo su sua madre, vide che era sbiancata, completamente pallida.
-Uno dei principi degli Inferi?- Sussurrò Maryse, spostando lo sguardo da Magnus, che semplicemente annuì alla sua domanda, alla sua scrivania. –Devo mandare un messaggio al Console e far anticipare la riunione della settimana prossima.- Disse andando verso la scrivania e scrivendo un messaggio e mandandolo a Jia Penhallow.
-Penso sia la cosa migliore. Credo che la situazione sia più complicata di quello che pensaste.- Affermò Magnus, vedendo il foglio con il messaggio sparire poco dopo.
Maryse si voltò a guardare i ragazzi sul divano. –Dovreste lasciarmi da sola con Magnus Bane, abbiamo delle cose da discutere.- Disse la donna, guardando poi direttamente Clary. –Tu dovresti andare a casa e dire tutto a Lucian e tua madre.- Le suggerì Maryse, vedendo Clary annuire e stringersi contro Jace che aveva posato un braccio sulle sue spalle come per rassicurarla. Poco dopo Alec sentì lo sguardo della madre su di lui. –Dovresti andare anche tu, Alexander.-
Alec si alzò, facendo un passo verso la madre per protestare, ma si sentì afferrare il polso e si voltò verso Magnus. –Vai, non preoccuparti. Non potrei nasconderti nulla comunque, lo sai.- Gli disse in un sussurro, così che Maryse non li sentisse. Alec semplicemente gli sorrise dolcemente e annuì, raggiungendo la sorella fuori dalla porta.
Alec e Izzy, dopo essersi chiusi la porta alle spalle e aver lasciato Magnus con Maryse, si erano diretti silenziosamente nella stanza del maggiore dei Lightwood. Appena furono entrati entrambi, Alec si chiuse la porta alle spalle.
-Cosa credi che succederà?- Si sentì chiedere da Isabelle e si voltò a guardarla, vedendola visibilmente preoccupata.
-Beh, essendoci la riunione, penso che andremo tutti ad Alicante. Voglio dire, in fondo, siamo gli unici ad aver visto e sconfitto quei demoni, anche se non ne sappiamo molto nemmeno noi.- Le disse, andando a sistemare il letto per tenersi impegnato in qualcosa. Vide Chairman salire sopra il copriletto appena sistemato e si sedette lui stesso.
-Sono preoccupata Alec. Sì, siamo abituati a combattere demoni, ma qui parliamo di demoni inviati da uno dei principi degli Inferi.- Disse Isabelle, rabbrividendo appena e andando a sedersi sul letto del fratello.
-Lo so Iz, lo capisco. Sono preoccupato anche io. Ma ce la faremo, ho un buon presentimento.- Le disse, cercando di rassicurarla, sorridendole come quando erano bambini ed andando accanto a lei, sedendosi dietro di lei e abbracciandola.
-Mi mancava questo abbraccio.- Sussurrò lei, chiudendo gli occhi, posando le mani su quelle del fratello intrecciate sulla sua vita e lasciandosi andare contro di lui, sentendosi protetta da tutto.
Alec sorrise a quella frase, posando il mento sulla spalla della sorella e restando stretto a lei. –Sono un po’ più tranquillo sapendo che voi non potrete combattere.- Le disse, dopo un po’, pur sapendo che lei avrebbe cominciato a protestare.
-E tu credi che io e Jace ti lasceremo scendere da solo sul campo? Senza di noi?- Chiese lei, voltandosi appena, guardandolo con occhi di fuoco.
-Probabilmente nemmeno sarò “sul campo”, ma prenderò una buona posizione dall’alto con il mio arco.- Le rispose lui, cercando di tranquillizzarla.
-Non importa. Dovrai legarci per non farci combattere.- Disse lei, facendo sospirare il fratello.
-Iz, non ti ricordi di essere stata ferita ieri? Meno male che Magnus è intervenuto subito, non voglio immaginare cosa sarebbe potuto succedere...- La voce di Alec diventava sempre più flebile mentre parlava e Isabelle si voltò un po’ nel suo abbraccio e lo guardò, dispiaciuta, buttandogli poi le braccia al collo.
-Mi dispiace Alec.- Sussurrò lei, contro il suo orecchio, mentre lui la stringeva nuovamente.
-Tranquilla.- Rispose Alec in un sussurro, accarezzandole la schiena. –Non preoccupiamoci prima del tempo. Stiamo a vedere che succede, okay?- Le chiese, scostandosi appena per poterla guardare negli occhi.
-Okay. Stiamo a vedere.- Rispose lei, dandogli un bacio sulla guancia, sciogliendo poi l’abbraccio e uscendo dalla stanza.
Quando Isabelle uscì dalla stanza, lui si lasciò ricadere contro i cuscini con un sospiro e sentì Chairman infilarsi sotto la sua mano in cerca di coccole. –Che c’è Chairman?- Il gattino fece semplicemente le fusa mentre lui lo accarezzava e Alec sorrise appena. Portò anche le gambe sul letto, non preoccupandosi di avere ancora le scarpe ai piedi e lasciò i pensieri vagare, liberi. Ripensò a sua madre e a quella specie di espressione orgogliosa che le aveva visto per circa due secondi, gli era sembrata quasi un sogno, ma perché non sperare che sua madre fosse davvero orgogliosa dei suoi tre figli? Niente gli impediva di lasciarsi cullare da quella speranza. Parlando di speranza, i suoi pensieri vennero subito catapultati in tutt’altro luogo. Era uno dei sogni più belli e felici che aveva fatto e, chissà, forse un giorno sarebbe riuscito a farlo avverare.
Chiuse gli occhi ripensandoci e senza accorgersene si addormentò, ritrovandosi in quel sogno.
Si trovava a Idris, ne era piuttosto sicuro, ma non conosceva quel luogo. Non sapeva se era frutto della sua immaginazione, ma poco gli importava. Era su un prato enorme, di un verde brillante, con degli alberi che si scorgevano in lontananza. Alzò lo sguardo su di lui e vide la linea della cucitura del bordo del tendone color avorio, rivelando subito dopo il cielo blu scuro, punteggiato di mille stelle luccicanti. Spostò lo sguardo attorno a sé vedendo decine e decine e decine di tavoli rotondi coperti con tovaglie dello stesso avorio, così come l’imbottitura delle sedie. Sopra ogni tavolo, c’era un bouquet di rose bianche spruzzate di glitter dorati, e tra i tavoli un’infinità di gente come lui mai aveva potuto vederne, tutti con il sorriso sulle labbra e la maggior parte con un calice di champagne in mano. Scorse sua sorella, coperta da un meraviglioso vestito in seta azzurro, che parlava con Simon e Magnus. Quando vide lo stregone, il suo cuore perse un battito per poi accelerare, vedendo il suo fisico racchiuso in un meraviglioso abito da cerimonia dorato e, conoscendolo, con una camicia avorio glitterata sotto. Normalmente l’oro era il colore delle donne Shadowhunters ai loro matrimoni, ma Magnus sapeva che il suo Alec non si sarebbe mai vestito in quel modo, quindi aveva optato lui per quella scelta, essendo piuttosto sicuro che sarebbe stata apprezzata da tutti. Quando Alec abbassò lo sguardo e vide il proprio vestito, sorrise vedendo che Magnus gli aveva concesso il nero, bordato d’oro e con le rune dorate come voleva la tradizione, a patto che portasse la camicia in avorio. E lui aveva acconsentito. Cos’altro avrebbe potuto fare? In fondo sapeva benissimo che anche potendo lui non avrebbe mai nemmeno provato a negare qualcosa a Magnus nel loro giorno speciale. Perché per lui essere felice significava vedere felice il suo stregone, suo marito. Faceva così strano pensarlo, si erano sposati solo da un paio d’ore e ancora non riusciva a crederci. Perso nei suoi pensieri non si rese conto di nulla, nemmeno di aver chiuso gli occhi, fino a che non sentì le braccia di Magnus cingergli il collo e lui li riaprì per incontrare il verde-oro degli occhi del suo Stregone.
-Che fai qui tutto solo Fiorellino?- Sussurrò Magnus, sorridendogli però felicemente. Era tutta la giornata che entrambi avevano quel sorriso, ma non potevano non essere felici.
-Pensavo che non riesco ancora a crederci...- Rispose Alec, stringendo le braccia attorno ai fianchi di Magnus.
-Oh, mi dispiace per te, ma sei mio Alexander.- La voce di Magnus però non lasciava intendere nessun dispiacere.
-A me per nulla!- Sussurrò Alec, prima di avvicinarsi alle sue labbra e baciare Magnus, dolcemente e con amore, sentendo le labbra dello stregone che si modellavano perfettamente con le sue, come se fossero due pezzi di puzzle fatti per incastrarsi solo tra loro.

Piano piano, Alec riemerse dal sogno, stropicciandosi gli occhi come faceva da bambino e sentendosi ancora un dolce sorriso sulle labbra.
-Fatto un bel sogno?- Si sentì chiedere dalla voce di Magnus. Quando aprì gli occhi, lo trovò seduto accanto a lui, sul letto, intento ad osservarlo e sorridergli dolcemente.
-Il migliore mai fatto in vita mia!- Rispose Alec, mettendosi seduto, senza distogliere lo sguardo da Magnus.
-Non vuoi dirmi cosa hai sognato?- Gli chiese curioso lo stregone, sperando di convincerlo a rivelargli qualcosa.
-No. Ti dirò solo che si, c’eri anche tu!- Rispose lui, guardandolo con un sorrisino divertito. –Probabilmente un giorno te ne parlerò.- Sussurrò Alec, sporgendosi e posando le labbra sulle sue dolcemente, in un bacio a stampo.
Sentì le dita di Magnus posarsi sulla sua guancia per quei pochi secondi e il suo leggero sospiro. –Mi piacerebbe non fermarci qui, ma devo parlarti di una cosa molto importante, Alexander.- Magnus aveva una voce così dannatamente seria che Alec quasi si preoccupò.
-Che succede?- Gli chiese vedendo Magnus spostare lo sguardo sulle proprie mani, ora sul suo grembo e torturandole come di solito faceva lui.
-Credo sia arrivato il momento di farti la confessione più brutta che potrei mai fare.- Sussurrò Magnus e alzò un istante lo sguardo in quello blu di Alec. –Promettimi che mi lascerai finire di parlare.-
Alec annuì a quella frase. –Si, certo. Se è importante per te...- Disse, con sicurezza, rivolgendogli uno sguardo dolce e preoccupato al tempo stesso. Aveva capito che era qualcosa che per Magnus era molto difficile da rivelare, ma che se voleva rivelarglielo, non serviva dirgli che non doveva. Attese paziente che Magnus cominciasse a parlare, senza mettergli ansia, seppur mantenendo lo sguardo su di lui.
-Tu sai benissimo che per nascere Stregoni, siamo figli di demoni. Questo voleva dire che mia madre era stata ingannata da un demone che aveva assunto le sembianze di suo marito.- Magnus aveva cominciato dalle cose basilari, chiunque sapeva questa parte, motivo per cui gli stregoni venivano chiamati “Figli di Lilith”, Alec però sapeva che gli serviva per poter arrivare all’argomento vero e proprio. –Quando ad un certo punto volli capire, forse per curiosità, chi fosse il mio vero padre, cominciai con le ricerche ed avendo una buona conoscenza delle gerarchie demoniache, fui sorpreso di quello che scoprii... Evocai perfino Asmodeo, per avere conferma. E si, alla fine scoprii che era vero. Io sono figlio di Asmodeo.- Alec era terribilmente sorpreso di quella rivelazione e per un istante fu felice che Magnus non lo stesse guardando perché era sicuro di avere un’espressione parecchio shockata. Si riprese un attimo e notò che Magnus aveva alzato lo sguardo su di lui.
-Tuo padre è un principe degli Inferi, okay... Ma questo non cambierà mai e poi mai quello che io provo per te. Capisco perché fossi così restio a rivelarmelo e mi dispiace se ti sono sembrato troppo curioso.- Gli disse Alec con la voce piena di amore, posando una mano sulla sua.
-Avevo quasi paura che mi avresti allontanato dopo questa scoperta, stiamo combattendo una guerra causata da mio padre.- Sussurrò Magnus, sorridendogli e stringendo la sua mano.
-E perché mai? In fondo non ho allontanato Jace quando c’era di mezzo Valentine, a cui lui comunque un po’ teneva. Tu non mi sembra ami tuo padre, o no? E io amo te, troppo per perderti per colpe che non hai.- Gli disse sinceramente Alec, sentendosi le guance avvampare per quelle parole così spontanee, dette con il cuore in mano.
Magnus non gli disse nulla, semplicemente si sporse verso di lui e lo abbracciò, affondando il viso nel suo collo, mentre Alec, portava le mani dietro di lui e lo abbracciava, stringendolo a sé.
Passarono qualche minuto abbracciati, godendosi la profonda intimità che un gesto come quello aveva creato e quando si staccarono e si guardarono negli occhi, avevano quasi paura di parlare per rovinare l’atmosfera che c’era tra loro.
Dopo un po’, Magnus si riscosse e parlò. –Torniamo alle cose pratiche per un istante.- Disse con un sospiro, alzandosi e camminando per la stanza.
-Si tratta di ciò di cui avete parlato tu e mia madre?- Chiese Alec scivolando verso il bordo del letto, guadandolo. Vide Magnus annuire e sentì Chairman accanto a sé che sbuffava.
-La riunione è stata anticipata a domani. Maryse ha detto che avevamo delle informazioni e Jia ci ha convocati tutti il più presto possibile.- Gli rivelò Magnus, fermandosi un istante a guardarlo. -Tua madre mi ha anche chiesto di stanotte, di dove... io abbia dormito.- Aggiunse in un sussurro vedendo Alec che arrossiva.
-Che... Che le hai detto?- Chiese Alec guardandolo mentre prendeva Chairman e se lo metteva in grembo accarezzandolo per calmarsi.
-Le ho dovuto dire la verità Alec, lo sapeva, non aveva senso mentirle. Ma quello che mi ha detto dopo non me lo sarei mai aspettato.- A quelle parole Alec alzò lo sguardo sempre più curioso verso i suoi occhi.
-Che ti ha detto?- Gli chiese, mentre sentiva il suo cuore battere un po’ più forte.
-Letteralmente? “Fa soffrire il mio bambino e non mi importa che sei il rappresentante dei Figli di Lilith, ti farò a brandelli così minuscoli che nemmeno il Labirinto a Spirale riuscirà a sistemarti.”- Rispose Magnus con un sorriso divertito, guardando l’espressione di Alec diventare quasi shockata.
-Mia madre ti ha detto così?- Disse Alec incredulo. Non che non credesse a Magnus, ma non si aspettava certo quelle parole da una donna come sua madre, sì aveva sempre voluto bene ai suoi figli, ma erano anni che non faceva loro una dimostrazione come quella.
Magnus annuì, ridacchiando appena. –Esattamente! E pensare che quando la incontrai per questioni del Circolo, l’avevo trovata davvero odiosa. Mi son dovuto ricredere.- Disse poi lo stregone, prendendogli Chairman dalle braccia e coccolandoselo.
-Okay, troppe informazioni tutte insieme!- Rise Alec, riprendendosi appena da quelle rivelazioni. –Mi racconterai bene in un altro momento.- Aggiunse poco dopo, guardandolo con un sorriso. –Allora, cosa avete deciso di fare? Portale per Idris?-
-Esattamente. Aline Penhallow ci aspetterà dall’altra parte del portale. Si parte prima di pranzo.- Spiegò Magnus ritrovando la compostezza che aveva per le questioni ufficiali, e per un istante Alec desiderò di vedere sul suo viso il sorriso di pura gioia che aveva nel sogno.
-Portale per Alicante, riunioni su riunioni, interrogatori. Perché è ovvio che Jia ci interrogherà per sapere cosa sappiamo di quei demoni. E mio padre lì presente, come Inquisitore, pronto a criticare ogni mia parola. Si prospettano delle belle giornate.- Mormorò Alec, mettendo poi un specie di broncio, mentre cominciava a prepararsi per la partenza.
Era ormai quasi ora di pranzo, il cielo invernale era grigio dei nuvoloni che preannunciavano pioggia e loro erano tutti nel giardino dell’Istituto, racchiusi nei loro cappotti. Alec e Isabelle stavano chiacchierando di quello che la loro madre aveva detto a Magnus, con grande sorpresa perfino di Izzy, Jace e Clary stavano vicini, tenendosi per mano, ma nient’altro dato che erano tenuto sotto stretta sorveglianza da una Jocelyn parecchio scura in viso che veniva abbracciata da un Luke che cercava di calmarla. Poco distanti da loro Maryse e Magnus stavano parlando tra loro, senza che nessuno riuscisse a sentirli. Alec ad un certo punto vide Magnus avvicinarsi al muro e cominciare a tracciare le rune del portale. Non appena fu pronto tutti si avvicinarono. Luke e Jocelyn passarono per primi, seguiti da Jace e Clary, Izzy si avvicinò a sua madre e passarono insieme, lasciando Magnus e Alec per ultimi. Lo stregone prese la mano del suo Cacciatore e insieme attraversarono il portale, mano nella mano.


L’angolino di Shayleen:
Ragazzi/e sono qui! Cioè, forse non importa molto, ma io ci sono. Stavolta mi sono impegnata per farvi avere il capitolo in non più di 17/20 giorni e ce l’ho fatta! Ne sono passati esattamente 16, e credetemi tra impegni, scuola, studio e vita privata (fingo di averne una) non è assolutamente semplice mettersi al pc a correggere un capitolo, soprattutto quando anche il pc fa i capricci! T_T
Comunque, finalmente siamo arrivati al fatidico incontro con Maryse, anche se non è niente di eccezionale, però c’è una parte di questo capitolo che è la mia preferita e…. SI! Sto parlando del sogno di Alec! *.* (Cucciolo miooo!) Okay, perdonate il mio sclero! Lol 
Volevo ringraziare tutte/i voi che seguite questo mio sclero e darvi un piccolo anticipo: I capitoli in tutto saranno circa 14 più 1. E non vi dico altro per ora! E soprattutto ringrazio le 7 persone che hanno messo la storia tra le seguite, la persona che l’ha messa tra le preferite e un’altra tra le ricordate. Siete un amore! Tutte quante! <3
Al prossimo capitolo e se vi va lasciatemi una recenzioncina!
Baci baci
Shayleen <3

 

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Capitolo 7
*** Idris ***


Idris
Appena attraversato il portale trovarono Aline ad attenderli. Ciò di cui Alec fu incredibilmente sorpreso però era che al suo fianco, mano nella mano con lei, c’era un’altra ragazza che si era presentata come Helen Blackthorne, dell’Istituto di Los Angeles. Non ebbero nemmeno il tempo di dire nulla che Aline li aveva invitati tutti a pranzo a casa Penhallow. Mentre si dirigevano lì, Magnus aveva sfiorato le dita di Alec che gli camminava a fianco, provocandogli un sorriso dolce. “Stanno insieme” gli aveva detto indicando con un discreto cenno del capo Aline e Helen in testa al gruppo, per poi andare a parlare con Maryse, lasciandolo alle sue riflessione. L’ultima volta che aveva visto Aline, lei aveva voluto baciare Jace e ora stava con una ragazza. Era un bel cambiamento!
-E io dovrei proprio smetterla.- Si disse, talmente piano che era sicuro che nessuno l’avesse sentito. Si accorse che tutti erano entrati e quando stava per entrare anche lui, si sentì prendere per un polso, voltandosi vide Aline.
-Volevo solo ringraziarti!- Disse lei, sorprendendo Alec. Non aveva la minima idea di cosa stesse parlando e forse la sua faccia diceva tutto perché Aline sorrise divertita e continuò. –Se tu non avessi baciato Magnus nella Sala degli Accordi la sera della Guerra, non avrei mai avuto il coraggio di rivelare a mia madre che in realtà mi piacciono le ragazze e non avrei mai trovato Helen, quindi...Grazie!- A quella spiegazione Alec sorrise un po’, forse un po’ timidamente al ricordo di quel bacio pubblico che aveva dato a Magnus.
-Non ho fatto nulla di che Aline, però... Prego!- Rispose lui, sorridendole. Aline lo soprese però perché si sporse appena e gli posò un bacio sulla guancia, entrando poi dentro casa.
Alec scosse la testa e la seguì dentro la casa, andando a sedersi al tavolo con tutti gli altri.
Era stato un pranzo piuttosto piacevole, senza parlare di demoni e delle future riunioni. Però ora Alec, Jace, Izzy e Clary se ne stavano chiusi nella stanza di Jace e Alec in quella che era la casa dell’Inquisitore, posto occupato attualmente da Robert Lightwood. In quell’esatto momento Robert, Maryse, Jia, Jocelyn, Luke e Magnus erano ad una riunione a porte chiuse, dove Maryse e Magnus avrebbero spiegato quello che era successo in quei due giorni precedenti e chissà cos’altro sarebbe successo. Alec avrebbe tanto voluto andare, essere presente e tecnicamente avrebbe anche potuto, peccato che suo padre gli aveva vietato di andare con loro come fosse ancora un bambino. Sospirò rumorosamente e posò la testa contro il vetro della finestra guardando di sotto, sentendosi però al contempo risvegliare dai pensieri dalla mente che diventava gelida.
-Ve l’ho detto che non ci sta ascoltando...- Sentì mormorare da Jace e si voltò, trovandosi tre paia di occhi che lo fissavano, cosa che lo portò ad abbassare lo sguardo e arrossire appena.
-Scusate. Che stavate dicendo?- Chiese alzandosi dal davanzale della finestra e sedendosi sul letto, poggiando la schiena contro il muro.
-Ci stavamo chiedendo perché tutta questa segretezza dato che noi abbiamo battuto qualcosa come venti di quei demoni.- Rispose Isabelle, sedendosi accanto a lui e posando la testa sulla sua spalla, facendo sorridere il fratello maggiore.
-Non lo so, in realtà avrei potuto capire voi, ma io sono maggiorenne, sono uno Shadowhunter adulto ora. Potevo essere presente... Chissà che diavolo passa per la testa a papà.- Alec aveva parlato tranquillamente, ma alla fine l’ultima parola gli uscì fuori come un suono strozzato, come se gli facesse male pensare che quell’uomo che un tempo era stato dolce e premuroso con lui, ora potesse non volerlo nemmeno vedere.
-Sinceramente non capisco nemmeno io, cioè, voglio dire, domani saremo tutti presenti all’Assemblea in fondo. Non che cambi molto.- Aggiunse Clary guadagnandosi una smorfia di assenso da parte di Isabelle.
-Vero anche questo.- Disse poi la corvina, guardando l’altro suo fratello e la sua ragazza seduti sull’altro letto.
Alec si era di nuovo perso nei suoi pensieri finché non venne risvegliato da un “Ahi” di Izzy. –Che succede?- Le chiese alzando lo sguardo su di lei e vedendo che gli indicava un foglio coperto da del fuoco blu a centro della stanza.
-Ho provato a prenderlo e mi sono bruciata. È la prima volta che mi succede.- Mormorò guardando il foglietto. Alec si sporse e con cautela avvicinò la mano al fuoco, ma vide che questo si ritirava man mano che lui si avvicinava.
-Credo sia perché è espressamente indirizzato a me, Iz.- Disse lui, una volta preso il bigliettino, andando verso la finestra e leggendolo.
Riunione finita. Ti aspetto alla casa che mi hanno assegnato, devo dirti un paio di cose. Xx
-Magnus?- Si sentì chiedere da Jace. Lui semplicemente annuì in risposta e si mise il foglietto in tasca, prendendo la giacca dall’armadio.
-Esco, ci vediamo dopo.- Disse come saluto, scendendo velocemente le scale e uscendo di casa senza essere visto, per fortuna. Sperò di non incontrare suo padre sulla strada che portava alla casa assegnata a Magnus. Non ci era mai entrato, anche perché effettivamente non c’era mai stato tempo. Arrivò davanti la porta e prima ancora di bussare sentì la serratura che scattava, ma la porta restava socchiusa. Aprì cautamente la porta e la richiuse dietro di se.
-In salotto.- Sentì la voce di Magnus e poco dopo sentì Chairman che gli si strusciava contro le caviglie.
-Che ci fai tu qui?- Chiese Alec al gattino, andando però verso il luogo dove aveva sentito provenire la voce di Magnus. Arrivò e lo trovò seduto a chiacchierare amorevolmente con una ragazza, se così poteva definirla, dalla pelle completamente azzurra e i capelli bianchi che le arrivavano ben oltre la metà schiena.
-L’ho fatto arrivare io qui, non potevo lasciarlo all’Istituto.- Gli rispose Magnus, voltandosi e sorridendogli dolcemente, mentre Alec si avvicinava e porgeva la mano alla ragazza.
-Alexander Lightwood... Anche se ho la sensazione che tu lo sappia.- Mormorò e vide la ragazza sorridere, guardandolo attentamente, mentre gli stringeva la mano.
-Sensazione corretta, so tante cose di te, Alexander. Il mio nome è Catarina.- Rispose lei, mentre Alec si sedeva su una poltrona, in modo da vederli entrambi.
-Catarina Loss, mia migliore amica da... beh secoli, letteralmente!- Disse Magnus sorridendo, mentre anche lei sorrideva.
Alec per un istante si sentì di troppo e sorrise appena quando sentì il miagolio di Chairman e il gatto che si arrampicava su per i suoi jeans mettendosi a sonnecchiare sulle sue gambe.
-Piace a Chairman?- Chiese Catarina curiosa, guardando il gatto in grembo ad Alec.
-Chairman lo adora, un po’ come lo adoro io.- Rispose tranquillamente Magnus, mentre Alec arrossiva.
-Si beh... Perché mi hai chiamato?- Chiese Alec gentilmente, notando Magnus e Catarina farsi seri a quella domanda.
-Le cose sono peggiori di quello che credevamo Alec. Forse ho capito cosa vuole mio padre.- Gli rispose Magnus e Alec poté vedere la sorpresa negli occhi di Catarina alle parole di Magnus, forse non si aspettava che Alec sapesse.
-Cosa?- Chiese lui, leggermente preoccupato, dato che comunque stavano parlando di un principe degli Inferi.
-Vuole questa dimensione, trasformarla in una nuova Edom.- Rispose Magnus, guardando Alec con uno sguardo in cui il giovane Cacciatore poté scorgere un po’ di paura.
-Edom è la dimensione su cui regna insieme a Lilith, vero?- Chiese Catarina, interrompendo i loro sguardi.
Magnus annuì e la guardò. –Però ho paura che non sia solo una questione della dimensione. Credo che voglia anche qualcosa dagli Shadowhunters, ma ancora non ho capito cosa.- Rispose Magnus e Alec sentì la sua voce quasi in mormorio, prese ad accarezzare il pelo di Chairman per tranquillizzarsi un po’. Dato che quelle parole l’avevano agitato parecchio.
-Lo hai detto a Jia?- Chiese Alec, guardando Magnus, sperando di capire qualcosa in più e con chi potesse parlarne soprattutto, non voleva mettere Magnus nei guai.
-Si, nel momento stesso in cui l’ho capito, dato che eravamo ancora in riunione con gli altri. Ma il tuo amorevole padre non crede a una parola di quello che ho detto, dice che non è possibile che una manciata di demoni possa trasformare la Terra in un luogo come Edom.- Disse Magnus, agitandosi e Alec stesso spostò le mani dal pelo di Chairman stringendo i pugni fino a farsi diventare bianche le nocche.
-Oh Raziel che stupidaggini.- Alec sapeva che se avesse avuto suo padre davanti probabilmente lo avrebbe potuto aggredire, più verbalmente che fisicamente, come mai aveva fatto.
-Ma Jia mi ha creduto Alec e con lei Luke, Jocelyn e tua madre... Ci crederanno anche gli altri, vedrai.- Gli disse Magnus, cercando di tranquillizzarlo. Sicuramente aveva notato che Alec era più agitato del normale. Lo vide alzarsi e spostare Chairman sedendosi in braccio a lui, arrossì appena per quel gesto, ma mise un braccio attorno alla sua vita, quasi più per riflesso involontario del proprio corpo che come gesto voluto. Sentì il tocco delicato delle dita di Magnus che gli aprivano una mano e gli fece un mezzo sorriso. –Risolveremo la situazione Alexander, te lo prometto.- Sussurrò, posandogli poi un bacio delicato sulle labbra.
-Come?- Gli chiese Alec, preoccupato, quasi subito dopo che si staccarono guardandolo negli occhi.
-Hanno attaccato Dublino, Roma e Seattle quindi il consiglio ha convocato gli Enclavi e gli Stregoni di quelle città per sapere se ci siano delle cose particolari custodite in suddette città.- Rispose Catarina, che li guardava con un dolce sorriso sulle labbra, al posto di Magnus.
-Quindi dobbiamo aspettare la riunione.- Disse Alec, posando l’altra mano sulla gamba di Magnus che sembrava non volersi alzare dalle sue gambe.
-Già. Jia ha detto che domani alla riunione ci saranno anche due Fratelli Silenti. Crede che forse possano aiutarci a capire qualcosa su questi demoni, magari come batterli più in fretta.- Gli disse Magnus, mentre Alec si ricordava che non aveva detto loro della runa di Clary.
-Ci siamo completamente dimenticati di una cosa. Io... Mi dispiace, avrei dovuto dirlo subito però...- Alec cominciò a parlare a velocità, come faceva quando era troppo nervoso. Magnus gli mise una mano tra i capelli e lo costrinse dolcemente a guardarlo negli occhi e gli sorrise, facendolo calmare. –Clary ha una runa. Quando siamo venuti a salvarti, ce le avevamo e quando quel demone mi ha colpito gli si sono rotti gli artigli.- Gli raccontò, vedendo lo sguardo di Magnus, accendersi per un istante.
-Ma Isabelle?- Chiese però, ricordandosi della ferita che aveva curato.
-Credo che ad un certo punto perdano di potere, molto più in fretta delle normali rune.- Rispose Alec, dispiaciuto.
-Non preoccuparti, Alexander, è un inizio almeno.- Gli disse Catarina, sorridendogli sempre dolcemente.
-Io ricordo che con le armi sono facilmente abbattibili.- Gli disse Magnus con un bel sorriso. –Anche con le tue frecce, soprattutto con le tue frecce.- Aggiunse poi sorridendo orgoglioso.
-Avevano comunque le rune, funzionavano per quello. E anche Jordan ne ha ucciso uno.- Gli disse Alec, ricordando i particolari di quella battaglia. –Credo che il principale problema sia evitare di venire feriti da quegli artigli e così potremmo sconfiggerli se dovessimo combatterci contro.-
-Beh, direi che pur non sapendo nulla, sappiamo comunque qualcosa.- Mormorò Magnus, con un sorrisino, seppur piuttosto amaro.
 
Ore dopo:
 
Alec era stato richiamato a casa Isabelle, dato che si era anche fatto buio e in quel momento stavano nuovamente in camera di Alec e Jace, stavolta però la sola presenza femminile era Izzy. Clary probabilmente non aveva avuto il permesso di uscire di casa dopo il tramonto. Aveva raccontato loro tutto quello che aveva detto Magnus, omettendo la parte che rivelava che lo stregone fosse figlio proprio di Asmodeo.
-Una nuova Edom?- Sussurrò Izzy, quasi incredula, dopo il racconto del fratello. –Pensavo che Edom fosse solo un modo per definire l’Inferno, non credevo fosse una dimensione reale, un tempo abitata.-
-Sono preoccupato. E io non sono MAI preoccupato!- Disse Jace, spostandosi dalla finestra e guardando i fratelli, illuminati dalle lampade di stregaluce.
Alec notò che aveva sul viso quell’espressione preoccupata che era davvero rara da vedere in Jace. –Per quello che ha detto Magnus? Per il “Credo voglia qualcosa dagli Shadowhunters”?- Chiese Alec, condividendo però le preoccupazioni del fratello.
Vide Jace annuire. –Sì, insomma... Asmodeo è uno dei Fati, potrebbe far fuori anche un angelo, e ora noi ce lo ritroviamo contro. Sarà come passeggiare a Central Park, ne sono sicuro.- La sua voce lasciava trasparire un po’ d’agitazione, ma l’ultima frase era sarcasmo puro, quello che caratterizzava sempre Jace.
-Troveremo un modo, anche perché non credo che scenderà lui stesso in combattimento. Se farà qualcosa, potremmo sempre trovare una soluzione. Non è detto che se gli distruggiamo i piani, lui ci attacchi.- Rispose Isabelle, guardando prima Jace e poi Alec, quasi in cerca di conferma che le sue parole non fossero solo speranze.
-Sì Iz, troveremo una soluzione, vedrai...- Sussurrò il maggiore dei due fratelli, guardandola dolcemente e sorridendole. A volte Alec dimenticava che sotto la corazza da dura di Izzy c’era ancora nascosto l’animo davvero delicato di quella bambina che era stata. –Domani abbiamo una riunione importante, perché non andiamo a dormire un po’?- Chiese Alec, guardandoli entrambi, con quel suo lato premuroso.
-Meglio. Buonanotte ragazzi!- Disse Isabelle alzandosi dal letto di Jace e dando un bacio sulla guancia ad entrambi prima di uscire dalla stanza dei fratelli per andare nella sua, chiudendosi la porta alle spalle.
-Tu riesci a dormire?- Si sentì chiedere da Jace e voltò lo sguardo verso di lui.
-Non lo so.- Ammise sincero, pensando a Magnus che, stando nella casa a lui assegnata, era più vicino di quanto fosse a New York dall’Istituto al suo loft. –Penso a Magnus.- Aggiunse in un sussurro, non era semplice per lui aprirsi con qualcuno, soprattutto con Jace.
-Posso capirti, dopo quello che hai passato ultimamente, ma Alicante è sicura. Non un demone può entrare qui.- Gli disse Jace con un sorridendogli dolce, come a dirgli che lo capiva, “anche se forse Clary lo avrebbe capito meglio” pensò Jace.
-Già... Lo so, ma odio questa nuova guerra che si prospetta.- Mormorò, lasciandosi cadere sdraiato sul suo letto, posando la testa sul cuscino, seppur voltata verso il fratello. –Anche perché stavolta non abbiamo la minima idea di cosa vogliano.-
-Almeno con Valentine avevamo una vaga idea...- Ribatté Jace, andando a sedersi sul suo letto. –Secondo te, non vorrà trasformarci tutti in schiavi? O roba del genere?- Chiese Jace, guardando il fratello sdraiato sul proprio letto.
-Potrebbe anche essere, ma non possiamo sapere cosa passa per la mente di uno dei Principi degli Inferi. Parliamo di un Angelo Caduto e divenuto signore di dimensioni infernali.- Ribatté Alec, quasi non fosse ovvio quello che stava dicendo. –Odio tutto questo. Non poteva lasciarci in pace?-
-Probabilmente ce l’ha con noi. Forse siamo un gruppo di Shadowhunter e Nascosti troppo fighi.- Disse Jace con un sorrisetto, sperando di far sorridere un po’ il fratello. Cosa che avvenne, perché Alec sorrise e gli tirò il proprio cuscino, abilmente evitato dal più giovane.
­-Certo Jace, sei troppo figo per lui e per questo vuole distruggere la nostra dimensione.- Disse Alec, prendendolo in giro, mentre il fratello gli rilanciava indietro il cuscino, così da rimetterlo apposto, prima di mettersi sotto le coperte. –Dormi prima di sparare altre cavolate.-
-Buonanotte!- Gli rispose semplicemente Jace e Alec poté sentire il suo sorriso dal tono della sua voce.
L’indomani mattina Alec si svegliò a causa di un crepitio che sentiva accanto all’orecchio, sul cuscino. Aprì un solo occhio, trovandosi un bigliettino ricoperto dalle fiamme blu, come la sera prima.
Mi sei mancato stanotte.
Lesse sul bigliettino, una volta che lo aveva preso tra le dita, sorridendo. Si sporse per prendere una penna e lo stilo dal comodino e scrisse sul retro del biglietto: “Anche tu”. E tracciò la runa per inviarlo a Magnus, scoprendo che quel sorriso non voleva andare via. Dopo pochissimo, vide un altro bigliettino comparire al posto del precedente.
Non puoi fuggire e raggiungermi?
Avrebbe tanto voluto, soprattutto perché immaginò Magnus che gli faceva il faccino da cucciolo per convincerlo. “Non posso, mio padre vuole che andiamo alla riunione tutti insieme. :(“ scrisse sul bigliettino anche la faccina triste per far capire a Magnus che in realtà voleva, ma era proprio incastrato. Sentì Jace mugugnare e svegliarsi e si alzò, posando tutto sul comodino, senza fare rumore e andò in bagno a lavarsi, portandosi dietro il cambio, dato che condivideva la stanza con Jace.
Arrivato in bagno fece una smorfia vedendo che non c’erano i suoi prodotti al sandalo, ma si lavò con quello che trovò, per fortuna erano prodotti neutri. Una volta lavato mise boxer e tenuta, per poi tornare in camera a prendere lo stilo per metterlo al suo posto. Poco dopo vide Jace alzarsi e andare in bagno e prima che sparisse, gli parlò. –Scendo a fare colazione.-
Ricevette un mugugno in risposta e sorrise. Era una di quelle giornate in cui Jace appena sveglio non formulava una sola sillaba. In cucina stranamente trovò la madre e la sorella che facevano colazione, meno strano però era il fatto che fossero in silenzio.
-Buongiorno!- Disse, sperando di riuscire a spezzare un po’ la tensione che sentiva nella stanza. Dopo quello che era successo a Max, la loro famiglia si stava sgretolando, nemmeno loro riuscivano ad avere più quel vecchio rapporto con la madre. Solo i tre fratelli erano rimasti uniti.
-Buongiorno Alexander.- Gli rispose la madre in modo quasi piatto, mentre Izzy gli sorrise appena, lui le passò accanto per andare al frigo e sfiorò le dita della sorella con le proprie. Era felice di star ritrovando con Izzy quei gesti che usavano quando erano solo dei bambini, prima e dopo che arrivasse Jace a unirsi a loro. Quello era il loro modo per dirsi “Ci sono io con te”, quando i genitori per qualche motivo erano freddi con loro, cosa che capitava solo quando erano sotto stress, o almeno prima era così, adesso con o senza stress i loro genitori erano quasi inesistenti.
Poco dopo scese anche Jace e fecero colazione in silenzio, dato che anche Robert si unì a loro due minuti dopo. Nel momento in cui finirono di fare colazione, Robert uscì dalla cucina e poi dalla casa, seguito da Maryse e subito dopo dai tre ragazzi. Camminavano in silenzio, ma loro tre comunicavano lo stesso, con le dita si davano sostegno. Erano quasi spalla a spalla, Jace e Izzy ai lati di Alec e mentre camminavano si sfioravano le dita gli uni con gli altri, facendo scaturire una specie di dolce sorriso sulle loro labbra. Quando arrivarono alla sala, Robert scomparve, andando da Jia, per prendere posto accanto a lei in qualità di Inquisitore. Jace si diresse da Clary e si allontanarono un secondo sotto lo sguardo vigile di Jocelyn. Alec scosse la testa a quella visuale e sperò che Jace sapesse come comportarsi. Presto però i suoi pensieri vennero interrotti dallo sguardo di Magnus. I suoi occhi, quasi mossi da una loro volontà, lo avevano cercato e lo avevano trovato, poco distante da lui, intento a parlare con Catarina e un altro stregone donna. Poteva chiaramente intuire il suo essere una Figlia di Lilith dal colore di suoi capelli, uno di quei viola impossibile da riprodurre, quindi doveva per forza essere naturale, così come erano viola perfino gli occhi, che si erano spostati su di lui. Alec rivolse lo sguardo a Magnus e gli sorrise, mentre Jia invitava tutti a prendere posto per cominciare l’Assemblea e lui stesso quasi si stupì di quanto poco avesse notato tutte le persone presenti in quel momento. Vide una ragazza in tenuta avvicinarsi alla stregona viola e dirle qualcosa, prima di prendere posto insieme. Alec vide Magnus andarsi a sedere al suo posto come rappresentante dei Figli di Lilith, accanto a Luke, e si diresse al proprio posto, seguito da Izzy, pronto per quell’assemblea che sperava potesse aiutarli in qualche modo.



L’angolino di Shayleen:
Ciao a tutte.. So che è passato quasi un mese, mi dispiace, ma adesso capisco cosa prova uno scrittore quando è sobbarcato dagli impegni e non può aggiornare la sua ff! :(
Comunque, mi sono ritagliata un attimino per postarvi il capitolo (esattamene a metà della storia) proprio oggi, per farvi un piccolo regalino!
Ed eccoci qui, siamo finalmente giunti ad Idris... Comincia la vera avventura di questa storia.
Mi sono permessa nella parte finale del capitolo di inserire due ragazze, due personaggi inventati, che poi saremmo io e la ragazza che sopporta i miei scleri! (Fiorellino, ti voglio bene! <3 )
Ringrazio tutte voi che seguite la mia storia, chi l’ha messa tra preferite/seguite/ricordate e anche chi legge in silenzio! Siete tutte meravigliose!
Buona vigilia di Natale a tutte voi!
Bacioni
Shayleen <3
 

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Capitolo 8
*** Assemblea e nuove conoscenze ***


Assemblea e nuove conoscenze
L’Assemblea era cominciata da pochissimi minuti e Alec vide due Fratelli Silenti sedersi nelle prime file, lateralmente. Al momento Jia Penhallow stava raccontando a tutti quello che è successo nelle settimane precedenti.
-Due settimane fa questi demoni, di cui adesso conosciamo il nome e che vi rivelerò tra un po’, hanno attaccato tre città, contemporaneamente. Dublino, Roma e Seattle, probabilmente stanno cercando qualcosa che queste città custodiscono. Credo che sia qualcosa di antico però, qualcosa di cui forse nemmeno gli Enclavi di quelle città sono a conoscenza. È per questo che oggi qui ho convocato anche i Sommi Stregoni delle tre città. Magari voi potreste sapere qualcosa e vi preghiamo, onorando i nostri Accordi, di dirci tutto quello che potreste sapere.- Jia si prese un momento di pausa e guardò tutta la sala attorno a sé, prima di riprendere. –Qualche giorno fa, il rappresentante dei Figli di Lilith, nonché Sommo Stregone di Brooklyn, Magnus Bane era stato catturato da questi demoni. In un colloquio con me e l’Inquisitore ha rivelato che siano stati quattro di quei demoni a fare irruzione nel suo appartamento per portarlo via. A scoprire la sua assenza, a sole poche ore, è stato uno Shadowhunters dell’Enclave di New York...- A quel momento Alec si sentì trattenere il fiato, decidendo però di non abbassare lo sguardo, tenendolo fisso su Magnus. -...Alexander Lightwood. Alexander insieme ai fratelli, Isabelle e Jace, e a Clarissa Fairchild, con l’aiuto di tre Nascosti, di cui, un lupo del branco di Lucian, Luke Garroway, un lupo del Praetor Lupus e un vampiro, il Diurno, hanno fatto di tutto per trovare Magnus e perfino fatto irruzione nella loro tana a New York, per portare Magnus a casa. Alexander e la sua squadra, hanno scoperto, grazie anche alle ricerche di Magnus Bane, che questi demoni che ci stanno dando tanti problemi, sono chiamati Alleanza di Sokovas.- Alec sperò di non essere arrossito alle parole di Jia, soprattutto quando aveva messo lui a capo della squadra che aveva salvato Magnus.
-Non abbiamo mai sentito questi demoni, non è che stanno sbagliando? Stiamo parlando di un ragazzino appena diventato uno Shadowhunter adulto e una squadra di bambini.- Urlò un uomo, abbastanza in là con gli anni, dal fondo della sala. Vide Jia che stava per parlare e Magnus alzarsi.
-Console Penhallow, permette?- Sentì chiede dalla voce di Magnus, una voce così solenne e formale che sentiva solo in queste Assemblee.
-Certo, Magnus, parla pure.- Disse Jia, annuendo e facendo un passo indietro, sedendosi sulla sua sedia.
-Non capisco cosa abbiate tanto da obiettare. Vorrei ricordarvi che suddetti “bambini” vi hanno, CI hanno fornito un incommensurabile aiuto. Clarissa Fairchild ci ha fornito le rune dell’Alleanza per combattere la Guerra Mortale. Jace e Isabelle Lightwood hanno combattuto contro il figlio demoniaco di Valentine Morgestern. E Alexander Lightwood ha combattuto valorosamente al mio stesso fianco nella suddetta Guerra, e per quanto giovane possa essere, per quanto giovani tutti loro possano essere, meritano il vostro rispetto come qualunque altro membro di questa sala.- Alec vide Magnus che gli rivolgeva un sorrisino velocissimo, prima di riprendere a parlare a tutta la sala. –Per quanto riguarda le ricerche su quei demoni. Non si sono sbagliati per nulla, perché hanno trovato tutti nei miei appunti, sono stato io a scoprire questi demoni.- Vide Magnus guardare Jia, come per chiederle il permesso di continuare e essere lui a spiegare quella parte e vide Jia annuire, così riconcentrò la sua attenzione su Magnus. –Questi demoni esistono, ma non sono mai venuti in questa dimensione. Hanno vissuto sempre ad Edom, per migliaia e migliaia di anni. Lilith stessa per mezzo del suo potere, diede loro vita dalla sua disperazione, li creò per poterne fare i suoi fedeli servitori e soldati, ma loro cercarono di ribellarsi e Lilith li maledisse, asservendoli a lei e impedendo loro di uscire da Edom. Io stesso non riuscivo a comprendere come fosse possibile che si fossero liberati, ma la risposta mi è arrivata mentre ero imprigionato. Quei demoni probabilmente non avevano idea che io capissi la loro lingua, perché parlavano tranquillamente. Sentii dire ad uno di loro che Asmodeo li aveva liberati per una missione, purtroppo non hanno mai parlato di quale missione fosse, quindi deduco che tutti i demoni conoscano i piani.-
-Ma come hai fatto a liberarti? Se sono demoni mandati da Asmodeo, uno dei Fati, doveva essere impossibile.- Urlò una donna, una Shadowhunter, seduta in mezzo a così tanta altra gente che Alec non la vide.
-Non mi sono liberato da solo, io non ho fatto proprio nulla. Ero in gabbia e spossato perché avevo dovuto curarmi da delle profonde lacerazioni subite da quei demoni. Avevo visto solo venti di loro, ed era un misero numero, considerando che normalmente ne avevo visti aggirarsi per quella sala, dalla ottantina in su. Non stavo guardando, all’improvviso sentii un grido e vidi diciassette di loro e un altro scomparve davanti ai miei occhi, poco dopo, vidi Simon, il vampiro Diurno, Jace, Isabelle, Clarissa e i due lupi scendere dalla parete di roccia a cui si accedeva.-
-Sempre pensato che il maggiore dei figli di Robert non fosse all’altezza dei suoi fratelli.- Sentì dire Alec da una voce di un uomo, un vecchio, seduto proprio quattro panche avanti a lui, abbassò lo sguardo, ma sentì la voce di Magnus.
-Alexander Lightwood, invece di scendere insieme agli altri, è rimasto sull’altura, è vero. Da lì sopra gli ho visto far fuori sei o sette demoni con arco e frecce runate. Ho vissuto tanti, tantissimi anni, ma non ho mai visto quella precisione, in nessuno.- Disse Magnus, solennemente, mentre Isabelle dava una gomitata sulle costole al fratello, sorridendogli maliziosa.
-Ovvio che lo difendi.- Mormorò un altro uomo, facendo fare una smorfia a Robert.
-Magnus non ha nessun bisogno di difendere mio figlio. Alec è un ottimo tiratore, lo è sempre stato. Non vedo perché bisogna tirare fuori argomenti che non sono rilevanti al momento.- Alec rimase enormemente sorpreso dalle parole di sua madre, che si era alzata per difenderlo. Maryse, seduta dopo Clary, accanto a Jocelyn, si voltò verso di lui e gli sorrise dolcemente, sorriso che lui ricambiò. –L’abilità con l’arco è nel sangue dei Lightwood!- Esclamò poi, tornando a sedersi e Alec guardò poi il resto della sala e vide il viso di suo padre contratto in una smorfia e quello di Jia, Magnus e Luke in un sorriso.
-Perdonami una cosa Magnus, come hanno fatto a sopravvivere tranquillamente ai graffi degli artigli dei demoni?- Chiese Jia, guardando prima lo stregone e poi verso i ragazzi.
-Colpa mia Console Penhallow, ieri ho dimenticato a riferire che Clarissa Fairchild ha ideato una runa che rende la pelle più dura, facendo in modo che siano gli artigli dei demoni a rompersi. Purtroppo però posso dirvi che non durano a lungo quanto la runa della forza o le altre, svanisce molto più in fretta.- Rispose Magnus, prendendosi tutte le colpe e Alec sentì addosso gli occhi della madre, che lo guardavano curiosi. Lui la guardò dispiaciuto e le mimò uno “Scusami.” Maryse semplicemente annuì e tornò a seguire l’Assemblea.
-È già un ottimo inizio. Comunque, ora che abbiamo chiarito questo, vorrei parlare con gli Stregoni delle città attaccate, per vedere se sanno qualcosa. Cominciamo da Liam Saol, Sommo Stregone di Dublino. Liam, vorresti venire qui per favore?- Jia chiamò uno dei primi stregoni e Alec vide che si trattava di un uomo, che aveva smesso di invecchiare verso i 35 anni, perché quelli erano quelli che dimostrava. Portava i capelli castano talmente chiaro tendente al biondo, niente di strano, ma poco dopo Alec vide il suo marchio da Stregone: aveva le mani palmate. Vide l’uomo avvicinarsi al palchetto dove stavano i Seggi dei rappresentanti e quelli di Console e Inquisitore.
-Si, Console Penhallow?- Chiese quell’uomo con un forte accento straniero.
-Dimmi Liam, non è che per caso tu sai se nella tua città ci sia qualcosa che potesse interessare all’Alleanza di Sokovas?- Chiese Jia, formalmente, guardando direttamente lo stregone davanti a lei.
-No, mi dispiace. Ma a Dublino siamo a conoscenza di una leggenda. Uno strumento demoniaco si troverebbe nascosto da qualche parte nel mondo, purtroppo non si è a conoscenza se sia reale o no. Si tratterebbe di una pietra nera, traslucida con delle venature rosse al suo interno. Si dice che sia un oggetto di grande potere, ma non so dirvi altro.- Alle parole dello stregone, Alec puntò di scatto lo sguardo verso Magnus, ma vide il suo Stregone intento a fissare lo stregone proveniente da Dublino.
-Console Penhallow, permette che io mi avvicini?- Sentì Alec chiedere ad una voce, delicata, come quella di una donna.
-Certo Seraphine, vieni pure!- Le rispose Jia. –Lei è Seraphine, Sommo Stregone di Seattle.- Aggiunse poi, per delucidare la sala. Alec vide una donna dalla pelle pallida e lunghi capelli castani, ondulati che dondolavano mentre camminava, così come la sua coda da ghepardo.
-Io posso dirvi qualcosa in più su quella pietra. Quando Seattle è stata attaccata ho iniziato a fare delle ricerche, ho sentito anche io di questa pietra, ma ho sentito anche che potrebbe essere parte di un antico rituale. È una pietra proveniente da Edom stesso, anzi forse creato proprio da Asmodeo in persona, per poter rendere più potente un incantesimo, come un catalizzatore.-  Spiegò la ragazza con la coda, Seraphine, e Alec cominciò a preoccuparsi ancora di più, considerato anche quello che gli aveva detto Magnus. Cercò con lo sguardo gli occhi verde-oro dello Stregone e stavolta li incrociò e lui annuì, come a volergli far capire che erano arrivati alla stessa conclusione: quella pietra avrebbe dovuto potenziare l’incantesimo che quei demoni volevano che Magnus compisse.
-Sai dove si potesse trovare?- Chiese Magnus, dopo aver distolto lo sguardo da Alec, guardando ora Seraphine.
-Purtroppo si dice che sia collocata in Europa, ma non ho scoperto altro.- Ammise la ragazza, dispiaciuta.
-Hai fatto molto, non preoccuparti!- Le rispose Jia, facendole cenno che poteva pure accomodarsi. –Ashwini Shade, Sommo Stregone di Roma, hai qualcosa da aggiungere?- Chiese poi Jia e Alec vide la ragazza dai capelli e occhi viola, che andava verso il console.
-Veramente si, Console.- Disse la ragazza, guardando Magnus per un istante e poi il console. –Purtroppo ho scoperto troppo tardi questa leggenda, perché Seraphine ha ragione, dalle mie ricerche anche io ho scoperto che la pietra era nascosta in Europa, precisamente in Italia. L’abbiamo localizzata, dieci giorni dopo l’attacco alla città, siamo andate a controllare, se era possibile recuperarla e metterla al sicuro. Ma purtroppo arrivate lì abbiamo avuto una brutta sorpresa. Credo che i demoni l’abbiano trovata.- Spiegò la ragazza, guardandola ora, più attentamente, poté notare una certa somiglianza di tratti con Magnus. Quasi provenissero da posti simili, aveva la pelle caramellata anche lei, ma molto più chiara di quella del suo Stregone, e da come era girata poté notare gli occhi leggermente a mandorla.
-Non è stata assolutamente colpa tua Ashwini... Si è sempre pensato fosse una leggenda e prima di quegli attacchi nessuno ha mai parlato di questa pietra. Non prenderti colpe che nessuno ti attribuisce.- Le disse sorridendole, quasi dolcemente. Alec vide la ragazza annuire appena e andare a sedere accanto a una ragazza, la Shadowhunter che aveva visto prima, con lunghi capelli castano chiaro, raccolti in una coda alta. Nel momento in cui la giovane stregona le si sedette vicino, Alec vide la giovane Shadowhunter posare una mano su quella della sua amica e sorriderle dolcemente.
–Sappiamo che questi demoni hanno preso questa pietra, ma non sappiamo cosa vogliano esattamente. Mi rivolgo ora a voi, Fratello Enoch e Fratello Zaccaria, potete provare a scoprire qualcosa in più?- Chiese Jia, guardando i due Fratelli Silenti.
-Possiamo fare delle ricerche nei nostri archivi.- Alec sentì la voce di uno dei due e a giudicare dalla freddezza tipica dei Fratelli, doveva essere stato Fratello Enoch a parlare.
-Bene, vi ringrazio. Al momento non c’è molto da discutere, l’unica cosa che possiamo fare per ora, sono ricerche.- Disse il Console, voltandosi verso i seggi dei rappresentanti. –Chiedo anche a voi, di riferirci qualsiasi cosa di cui siate a conoscenza o di cui veniate a conoscenza su questa pietra..- Alec era sicuro che Jia sapesse che era come parlare solo con Raphael e Luke, ma al momento sembrò non curarsene troppo, forse avrebbero parlato lei e Robert da soli con Meliorn.
Tutti i membri del consiglio cominciarono ad alzarsi e Alec insieme a Jace, Izzy e Clary uscirono fuori dalla sala, fermandosi poco distanti da lì.
-Credono che Magnus ti difenda solo perché state insieme? Raziel che odio quando la gente è così ottusa.- Disse Isabelle quasi con stizza e Alec le sorrise dolcemente.
-La gente invidiosa direbbe di tutto per screditare qualcuno.- Sentì ribattere da una voce sconosciuta, una ragazza. Si voltò e incontrò degli occhi verde chiaro con una sfumatura caramello accanto alla pupilla, occhi che appartenevano alla Shadowhunter accanto a cui si era seduta Ashwini. –Arya Rosewood. Perdonate l’intrusione!- Disse poi, presentandosi e sorridendo loro. Accanto a lei infatti, c’era la stregona, che sembrava ancora provata da quello che aveva raccontato a Jia.
-Alexander Lightwood.- Disse lui, ricambiando gentilmente il sorriso e indicando poi gli altri accanto a se, uno per volta. –E loro sono mia sorella Isabelle, mio fratello Jace e la sua ragazza Clary.-
-Avete nomi particolari per essere italiane.- Disse Izzy, guardando le due ragazze che sorrisero a quelle parole.
-Io sono nata in India, ho viaggiato tanto, vissuto a Londra e poi in Italia, dopo l’ex Sommo Stregone mi ha fatto da maestro per un po’, indicandomi poi come suo successore, anche se a volte non me lo sento proprio addosso.- Disse Ashwini, svelando che ciò che Alec aveva pensato era stato giusto, anche Magnus era nato da quelle parti.
-Ash è sempre così, si sminuisce, ma è bravissima come “Sommo Stregone”.- Disse l’altra ragazza, Arya, che sembrava avere molta confidenza con l’altra ragazza. –Io invece sono nata qui ad Idris, ma quando i miei genitori sono morti durante una missione, io sono stata mandata a Roma da una loro parente.- Spiegò lei, ancora con un po’ di dolore nella voce.
-Ci dispiace.- Le disse sinceramente Clary, sorridendole con dolcezza. Cosa che fece sorridere anche Arya e questo rese il cuore di Alec un po’ più leggero, sentiva una particolare simpatia per quella ragazza e gli dispiaceva per quello che aveva passato.
-Vedo che avete già fatto conoscenza!- Sentì la voce di Magnus e si voltò, sorridendogli, vedendolo andare verso di lui e sistemarsi al suo fianco.
-Giusto in questo momento.- Rispose Izzy con un sorriso. –Grazie per averci difeso.- Aggiunse poi, guardando Magnus negli occhi. Lui fece semplicemente un sorriso e spostò lo sguardo su tutti loro.
-Sono noiosi a chiamarvi ancora bambini dopo tutto quello che avete fatto!- Disse con un sorriso sulle labbra, rivolgendosi poi a guardare le ragazze italiane. –Ash, tu puoi stare alla casa che mi hanno assegnato, e Arya, se non vuoi tornare alla casa dei tuoi, puoi venire anche tu.- Le disse Magnus con dolcezza.
-Ti ringrazio Magnus sei gentilissimo ma credo di dover andare a casa!- Rispose Arya, sorridendogli, nonostante Alec sapeva dovesse provare un po’ di dolore a voler tornare nella casa dei suoi genitori.
-Declino anche io l’offerta, se non ti spiace, vorrei starle vicina!- Disse Ash facendo sorridere tutti e più di chiunque altro la ragazza al suo fianco.
-L’offerta sarà comunque valida, se doveste cambiare idea per qualsiasi motivo. O potete anche solo venirmi a trovare!- Disse Magnus con il suo solito sorriso contagioso. –Potrei perfino insegnarvi a valorizzare i vostri meravigliosi occhi.- Disse loro, facendo sorridere le ragazze, mentre Alec scuoteva il capo con un sorrisino sul viso.
-Magari passeremo, più tardi!- Propose Ash, sorridendo e salutando tutti, andando via con Arya che alzò una mano e sorrise loro per salutarli.
-Andiamo anche noi, ragazzi?- Chiese Izzy, guardando i fratelli e Clary. Jace e Clary semplicemente annuirono e Izzy si voltò a guardare Alec.
-Io vorrei parlare con lui, Isabelle, credi che sia possibile?- Le chiese Magnus, sorridendole.
-Assolutamente, non vedo il problema. Ci vediamo dopo, fratellone.- Rispose Isabelle, sorridendo loro, facendo anche un mezzo sorrisetto malizioso.
-Andiamo a casa.- Gli sussurrò Magnus e Alec capì che quella volta Isabelle aveva seriamente sbagliato, Magnus voleva davvero parlare con lui di quello che era successo in riunione. Lui semplicemente annuì e Magnus lo precedette lungo la via per andare alla casa che gli avevano assegnato. Alec gli si affiancò, camminando accanto a lui, perso nei suoi pensieri, come sicuramente era anche Magnus. Quando lo stregone aprì la porta ed entrò, Alec lo seguì e si trovò a sorridere quando Chairman salutò prima il suo padrone e amico e poi Alec.
-Non ho visto Catarina.- Disse Alec, seguendo Magnus in salotto e sedendosi al suo fianco sul divano.
-C’era bisogno di lei a New York.- Rispose semplicemente Magnus, lasciandosi andare contro lo schienale del divano. –Se prima ero preoccupato, ora sono terrorizzato, Alec.- Aggiunse in un sussurro.
A quelle parole Alec gli scivolò più vicino e passò un braccio sulle sue spalle. –Lo so, lo capisco. È stato un colpo sapere di quella pietra.- Sussurrò, guardandolo però dolcemente per farlo calmare un po’.
-Un catalizzatore magico creato da Asmodeo in persona. Sappiamo entrambi che avrebbe dovuto potenziare la mia magia. Per quello aveva rapito me. Suo catalizzatore, suo figlio, sarebbe stato il top.- Disse Magnus, prendendo una mano di Alec tra le proprie e intrecciando le loro dita, come se quel semplice gesto potesse cancellare le sue preoccupazioni.
-Ma ti abbiamo portato via da là. E non possono prenderti di nuovo. Qui sei al sicuro! Non lascerò che ti facciano del male!- Gli disse Alec, posando poi un bacio sulle sue labbra, dolcemente, sentendo quelle di Magnus che si modellavano con le sue, sentendole morbide e dolci, come sempre.
Quando si staccarono, Magnus aveva gli occhi un po’ più liquidi e lo guardava con tutto l’amore che provava per lui. –Resti con me?- Si sentì chiedere dal suo stregone. Lui non avrebbe mai potuto dire di no, mai avrebbe voluto, così semplicemente annuì e lasciò che Magnus lo guidasse di sopra.
 
Avevano passato il resto della mattinata ad amarsi ed erano scesi solo per pranzare. Subito dopo pranzo avevano fatto una doccia e già ora si erano diretti nel giardino sul retro della casa. Alec aveva chiesto a Magnus se poteva esercitarsi con l’arco e il suo stregone aveva solo sorriso e gli aveva fatto comparire arco e faretra in mano. In giardino aveva creato poi dei bersagli fissi e alcuni mobili, il più lontano possibile. In fondo lui si sarebbe goduto la vista del suo Alec che tirava, dei suoi muscoli sotto sforzo e dei suoi meravigliosi occhi concentrati sul bersaglio.
-Mamma oggi ha detto che il tiro con l’arco è un’abilità nel sangue dei Lightwood... io non ci avevo mai pensato!- Disse Alec, mentre incoccava una freccia, mirando prima al bersaglio fermo.
-Li ho conosciuti due Lightwood, tanto tempo fa. E se non erro era Gabriel quello che tirava con l’arco, il tuo antenato!- Gli rispose Magnus, sdraiato su una coperta messa sul prato, insieme a Chairman.
-No, aspetta... Tu hai conosciuto Gabriel e Gideon Lightwood?- Gli chiese Alec, dopo aver scoccato la freccia, girandosi a guardarlo con un’espressione di pura sorpresa sul viso.
-Non è che li conoscessi proprio, diciamo che li conoscevo tramite Will.- Alec a sentire quel nome si fece curioso e lo incitò a continuare con uno sguardo. –La sorella di Will è la Cecily che ha sposato Gabriel. Il motivo principale per cui tu hai gli occhi azzurri e i capelli neri, derivano dagli Herondale.- Gli spiegò Magnus con un dolce sorriso derivante sicuramente dai ricordi.
-Oh Raziel, non riesco a crederci.- Sussurrò Alec, sorpreso, incoccando però un’altra freccia, mirando al bersaglio in movimento. Rimase con il fiato sospeso e sentì Magnus fare lo stesso, per poi sorridere quando la freccia colpì il centro del bersaglio. –Ora dimmi che Gabriel sapeva farlo, su!- Disse a Magnus, ridendo.
-Non credo proprio! Ma tu sei strepitoso, Fiorellino!- Disse Magnus quasi saltando su e correndo da lui per baciarlo, Alec accolse con piacere quel bacio e lo strinse a se con un braccio, tenendo l’arco con l’altro.
Vennero interrotti dal campanello che suonava e Alec si staccò sorridendogli. –Vai, potrebbero essere Ash e Arya!- Sentì un bacio a stampo e poi vide Magnus sparire dentro la casa. Sorridendo si voltò e incoccò un’altra freccia, mirando all’altro bersaglio mobile e quando colpì il centro sorrise orgoglioso.
-OH MIO RAZIEL, ma sei bravissimo!- Sentì dire dalla voce di Arya, che in due secondi era corsa accanto a lui e gli sorrideva con ammirazione.
-Ecco io... Grazie Arya!- Rispose Alec, portandosi una mano alla nuca, sperando di non essere arrossito.
-Mi insegni?- Chiese lei, con gli occhi che brillavano e per poco non si metteva a saltellare sul posto.
-Non vi disturba?- Chiese Alec, guardando Magnus e Ash, sorridendo alla ragazza, salutandola.
-No, noi parliamo di magia e ragazzi!- Gli rispose Ash, facendogli l’occhiolino e facendo ridere praticamente tutti.
-Magnus, fai comparire un arco per Arya, per favore?- Gli chiese Alec, guardandolo con un sorriso. E in nemmeno un minuto Arya aveva un arco adatto alla sua altezza e alla sua corporatura.
Passarono il pomeriggio così, Alec che spiegava ad Arya come mettersi e come prendere al meglio la mira per un lancio perfetto, mentre Magnus e Ash discutevano seriamente di magia e ragazzi, accarezzando Chairman, che sbuffava appena quando Ash faceva qualche apprezzamento su Alec, che invece faceva ridere Magnus.




L’angolino di Shayleen:
Ed eccomi di nuovo qui.. a propinarvi l’ennesimo capitolo di questa long che è stato un po’ un esperimento per me, ma che mi sono divertita tantissimo a scrivere. Mi ha coinvolto tantissimo e mi dispiace un po’ vedere che le visite calano di capitolo in capitolo. Sinceramente posso anche capirlo, però non pensavo di essere così pessima… ;(
Anyway.. non credo ci siamo molto da dire riguardo al capitolo, parla da solo. E soprattutto io non voglio star qui ad annoiarvi. Voglio ringraziare tutte quelle meravigliose persone che silenziosamente continuano a seguire la mia storia. Mi dispiace se non vi ha preso come ha preso a me, mentre la scrivevo.
Quindi... niente, mi fermo qui perché correggere un capitolo all’una di notte ti manda gli occhi ad Edom.
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento e accetto critiche e suggerimenti di qualsiasi tipo.
Che Raziel vi benedica tutti!
Shayleen <3
 

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Capitolo 9
*** Attacco a San Francisco ***


Attacco a San Francisco
 
Due giorni erano passati dall’Assemblea e nessuno aveva scoperto ancora nulla, nemmeno i Fratelli Silenti erano stati in grado di scoprire qualcosa in più sul rituale o sulla pietra. Era come se questo rituale, che i demoni voglio celebrare, fosse qualcosa di sconosciuto al loro mondo. E in quei due giorni, parlando con Magnus, Alec aveva temuto che potesse essere davvero così: che quel rituale fosse davvero qualcosa di così Antico che non vi era alcuna traccia nella loro dimensione. In quei due giorni Magnus era rimasto spesso in contatto con Catarina che gli aveva comunicato che un paio di quei demoni lo stavano cercando a New York. A parte le ricerche quasi vane, in tutti quei giorni c’era stata una cosa davvero molto positiva: Magnus e Alec avevano stretto una profonda amicizia con Ash e Arya. Magnus stava insegnando ad Ash come perfezionare la sua tecnica di invocazione dei demoni, così da poterla trasformare in una vera qualità, mentre Ash ripagava quelle lezioni insegnando a Magnus qualche incantesimo di guarigione che lui non conosceva. Alec e Arya invece passavano sempre più tempo ad allenarsi con l’arco, facendo migliorare lei sempre di più. Qualche volta si erano riuniti tutti i Lightwood, Clary e Arya nel giardino di Magnus e si erano allenati anche con le spade angeliche e altre armi.
In quel momento Alec e Arya stavano fianco a fianco, con gli archi in mano e le faretre sulle spalle, guardandosi attorno, mentre Ash e Magnus facevano comparire loro all’improvviso dei bersagli. Alec aveva delle frecce con la coda azzurra, quelle di Arya erano viola. Era una specie di gara che si erano inventati per allenarsi e divertirsi allo stesso tempo.
Appena Alec vide comparire il bersagli, incoccò e lanciò la freccia colpendo il centro, vedendo poco dopo la freccia di Arya colpire il secondo anello. –Stai migliorando molto!- Le disse, sorridendo a vedere quel risultato, dato che all’inizio la ragazza quasi non sapeva prendere l’arco in mano.
-Mi ha sempre affascinata, ma non ho mai avuto modo di imparare.- Rispose lei, sorridendo felice. –Quindi grazie!- Aggiunse poi la ragazza, quando Magnus e Ash si fermarono.
-Complimenti Arya, stai diventando brava quanto bella!- Le disse Magnus sorridendole e Alec vide la ragazza arrossire e sorridere felice di quel complimento.
-Grazie...- Rispose lei, piano, guardando Ash che nel frattempo se la rideva dell’imbarazzo dell’amica.
-Noi dobbiamo andare ora.- Disse Ash, sorridendo ai ragazzi, dando un abbraccio a Magnus, per poi correre a dare un bacino sulla guancia ad Alec, Arya invece diede un bacino ad entrambi per salutarli e seguì Ash fuori dalla casa dello Stregone.
-Quelle due ragazze sono fantastiche!- Disse Magnus, sorridendo, guardando dove erano scomparse, per poi voltarsi verso Alec.
-Si, lo penso anche io. Credo che l’unica cosa buona che questa situazione ci abbia portato sia questa amicizia.- Rispose Alec, sorridendo al suo stregone, avvicinandosi a lui, posando un bacio dolce sulle sue labbra.
-Mmm, vuoi distrarmi Lightwood?- Chiese Magnus, con un sorrisino malizioso sulle labbra, mentre stringeva il suo cacciatore a sé.
-Io? Ma se sono un angioletto!- Rispose Alec, sorridendo e sfiorando il naso di Magnus con il suo, prima di lasciar cadere l’arco sul prato e scostarsi da Magnus per potersi togliere anche la faretra.
-Sì certo!- Sorrise Magnus, tornando a stendersi in quella che era ormai la sua postazione preferita del giardino, ovvero l’enorme coperta piazzata sul prato verde brillante.
Alec si avvicinò e si sedette accanto a lui, guardandolo adesso serio. –Ancora nulla vero?- Chiese poi, mordicchiandosi un labbro per il nervosismo che quella situazione creava in lui.
-Purtroppo no. Jia e Robert hanno perfino fatto tante, tantissime domande a Meliorn, ma non sembra essere servito a molto.- Gli rispose Magnus, facendo una leggera smorfia alle sue stesse parole.
-C’è qualcosa che non mi convince Magnus. Voglio dire... questa pietra, di cui non si è mai sentito parlare, serve per un rituale altrettanto sconosciuto e spunta adesso che Asmodeo ha deciso di trasformare la terra in una nuova Edom. Ho la sensazione che stavolta questa guerra cambierà le nostre vite.- Alec si lasciò andare allo sconforto che provava in quei giorni e si lasciò ricadere di schiena accanto a Magnus, che subito si stese su un fianco e posò una mano sul cuore del ragazzo.
-Non permetterò a quel pazzo di mio padre di fare qualcosa alle persone che amo Alec, e a te prima di tutti.- Gli disse lo Stregone con voce solenne, come se gli stesse facendo un’enorme promessa. E per Alec lo era, perché Magnus aveva imparato ad apprezzare, se non a voler bene, alle persone più care che Alec avesse.
-Lo stesso vale per me, lo sai. Combatterò a costo della vita per proteggere voi!- Rispose Alec, guardando l’altro negli occhi, incatenandoci dentro i suoi. Quel colore così particolare, che possedeva solo il suo Magnus, sembrò calmarlo e Alec gli sorrise, sporgendosi appena proprio mentre Magnus si abbassava per incontrare le sue labbra. Fu un bacio lento, pieno di dolcezza, tenerezza e amore.
Quando si staccarono però una strana sorpresa li attendeva, non appena alzarono gli occhi al cielo. La distesa azzurra prima coperta dal grigiore delle nuvole ora risplendeva della luce color rosso delle torri. Lampeggiava ad intermittenza. Era un segnale: tutti quelli in grado di combattere dovevano presentarsi alla guardia. Alec scattò in piedi e si guardò intorno già preoccupato, ma in un istante si trovò coperto dalla sua tenuta e con la cintura delle armi piena agganciata ai fianchi. Alzò lo sguardo su Magnus e vide che attorno alle dita di Magnus c’erano ancora alcune scintille azzurrine. Lo stregone gli fece l’occhiolino e Alec sorridendo si chinò a prendere l’arco e la faretra, per poi andare con Magnus alla torre.
Quando arrivarono, trovarono Aline e Helen accanto a Jia, Robert e Maryse. Subito dietro di loro arrivarono anche Ash e Arya, seguite da diversi Shadowhunters.
-Che succede?- Chiese Alec, guardando prima la madre e poi il Console in persona.
-Hanno attaccato San Francisco, abbiamo ricevuto richiesta d’aiuto. Sono troppi per loro.- Rispose Jia, chiaramente agitata da quella situazione.
Alec si rabbuiò un attimo dispiaciuto di non poter avere il proprio parabatai accanto per quella battaglia, dato che Jace, a diciassette anni, non avrebbe mai ricevuto il permesso di oltrepassare il portale. Si riprese da solo e scosse la testa avvicinandosi ad Arya. –Noi andiamo vero?- Le chiese, guardando nei suoi occhi verdi. Non aveva Jace, ma aveva imparato a conoscere la ragazza e di lei si fidava.
-Ovvio, voglio aiutare.- Rispose la ragazza, togliendosi la giacca della tenuta, mentre cominciava a tracciarsi tutte le rune possibili sulle braccia.
-Alec...- Si sentì chiamare e si voltò sorpreso che Jace, insieme a Clary, si fosse fermato accanto a Maryse. –Non posso venire, è vero, ma ho chiesto a Clary di correre qui ad applicare le rune sulle tue frecce e di mostrarvi la runa che ha creato.- Alec si sorprese che Jace fosse così rassegnato a non poter combattere, ma non ci pensò due volte a lasciare arco e faretra nelle mani di Clary.
-Grazie Jace, grazie Clary.- Disse sorridendo loro. Fece per prendere lo stilo, ma Jace lo fermò e prese a tracciargli lui stesso le rune.
-Saranno più forti, lo sai.- Gli disse Jace, quasi a mo’ di spiegazione, mentre vedeva Clary che gli passava un foglietto e Jace che copiava la runa sull’avambraccio del suo parabatai.
-Certo che lo so.- Rispose Alec, guardando Jace e avvicinandosi ancora un po’ a lui. –Tu e Clary passerete lo stesso il portale vero?- Chiese poi talmente piano che lo sentì solo Jace. Vide spuntare un sorrisino sul fiso del biondo e abbassando lo sguardo, vide la punta di una runa che spuntava da sotto la maglietta. –Jace...-
-C’è anche Izzy, noi li abbiamo già battuti Alec, sappiamo come fare!- Gli disse Jace, allontanandosi dopo aver finito, così che Alec non potesse replicare. Lo guardò con sguardo preoccupato per qualche minuto, ma poi tornò da Magnus.
-Che succede?- Chiese lo stregone vedendo Alec chiaramente preoccupato.
-Jace, Clary e Izzy vogliono attraversare il portale.- Rispose Alec, quasi sibilando quello parole, mentre Magnus posava una mano sul suo gomito e lo accarezzava piano.
-Non puoi controllarli Alec.- Gli disse Magnus, guardandolo dolcemente. –Ho visto Catarina qui, siamo pronti a combattere i graffi di quei demoni.- Aggiunse sperando di tranquillizzarlo un po’.
-Alec, le tue frecce e il tuo arco.- Si sentì dire da Clary e si voltò, prendendoli e ringraziando la ragazza con un sorriso. –Non ho possibilità di convincervi vero?- Chiese Alec, guardando Jace chiacchierare con Arya e Izzy.
-Nessunissima. Noi non siamo bambini Alec, ne abbiamo passate tante e lo abbiamo fatto tutti insieme. Se combatti tu, noi combattiamo con te!- Gli disse Clary con un sorriso e un cipiglio determinato, andando poi verso Jace.
-Bella lealtà!- Disse Magnus, ammirando sinceramente quello che Clary aveva detto poco prima, rivolgendogli un dolce sorriso.
-Lo so.- Rispose Alec, ricambiandolo e spostando lo sguardo verso Jace, Izzy e Clary insieme ad Arya.
-Shadowhunters, chi di voi è pronto a scendere in campo si metta qui davanti.- Sentì dire da Jia Penhallow e vide diversi Shadowhunters mettersi davanti al portale. Alec si mise dietro ad altri e vide Arya accanto a sé, insieme ad Ash, nel frattempo sentì anche il tocco delle dita di Magnus sulle sue e gli prese la mano stringendola. Jace, Izzy e Clary erano poco distanti da loro e Alec era sicuro che nel momento in cui tutti sarebbero passati, loro si sarebbero mischiati alla folla per raggiungere San Francisco. Cercò di concentrarsi solo sulle dita di Magnus contro le proprie e di rilassare la mente, preparandosi per la battaglia. Si concentrò sul ogni muscolo del proprio corpo, come faceva prima di ogni battaglia.
Nel momento in cui attraversarono il Portale, mano nella mano, Alec si ritrovò a trattenere il fiato per quello che si trovò davanti. Davanti a loro si stagliavano qualcosa come cento o centocinquanta demoni e all’altra estremità della grotta dove stavano, un altro portale con l’Enclave di San Francisco che arrivava in quel momento. Alec lasciò subito la mano di Magnus e incoccò una freccia, scoccandola poco dopo e colpendo un demone, uccidendolo. In rapida successione ne fece fuori altri tre e quando stava per mirare al quarto, con la coda dell’occhio, vide uno di loro avvicinarsi alle spalle di Arya, che già stava tenendo testa a due demoni. Senza pensarci due volte mirò al collo del demone e lasciò che la freccia con la runa lo disintegrasse. Quando sentì uno spostamento d’aria accanto a se, capì che Jace gli era appena sfrecciato affianco per andare a gettarsi nella mischia, vide i capelli rossi di Clary corrergli dietro e subito dopo scorse Izzy che finiva un demone con la frusta. Era tutto un susseguirsi di colpi, frustate e le scintille azzurre e viola di Magnus e Ash. Alec velocemente incoccò un’altra freccia mirando a un demone che stava attaccando Ash, scagliandone poi altre in rapida successione verso altri demoni nei paraggi. Presto però si ritrovò senza frecce e mettendosi il suo amato arco in spalla, prese una spada angelica, ne sussurrò il nome e corse verso dove Magnus cercava di tenere a bada sei demoni in contemporanea. Scorse una pietra più alta e ci saltò sopra, dandosi lo slancio per atterrare sopra il demone che stava per colpire Magnus e infilzandolo con la spada, saltando poi al suo fianco.
-Grazie Fiorellino!- Disse Magnus, ammirando il suo gesto.
-Nessuno può toccarti!- Gli rispose Alec, sorridendo e scagliandosi contro gli altri demoni mentre Magnus li intontiva e li bruciava con le sue fiamme azzurre. Riuscì a sconfiggerne un po’, ma presto cominciò a sentire la pesantezza di quella battaglia.
C’erano Shadowhunters ovunque, tutti impegnati a decapitare, infilzare o tagliare in due con la frusta, nel caso di Izzy, quei demoni. Ma Alec cominciava a sentire qualcosa che non andava, come se si trovasse già senza forze, cercò di tracciarsi una runa della resistenza e una della forza, nascondendosi un istante alla vista dei demoni e tornò alla battaglia. Dopo aver sentito il pizzicore dello stilo sulla pelle e le rune che si imprimevano, si sentiva meglio, la sensazione era sparita, ma allo stesso tempo lui non sapeva dove fossero Magnus o gli altri. Purtroppo non poteva mettersi a cercarli o ci avrebbe rimesso la vita, così riprese a combattere e uccidere quanti più demoni possibili. Prese un’altra spada angelica, ne sussurrò il nome e con entrambe decapitò un demone, prima di lanciare quella più usata contro un demone, colpendolo in pieno e vedendolo scomparire.
Era già una buona ora che combattevano quei demoni, ma loro sembravano non diminuire mai, come se ci fosse un flusso continuo che ad ogni demone caduto ne faceva comparire un altro pronto ad attaccare e uccidere i Nephilim. Presto Alec tornò a sentire quella sensazione, quella spossatezza e quella stanchezza che aveva avvertito prima e una brutta consapevolezza cominciò a farsi strada in lui. Quei demoni l’avevano separato dagli altri, era solo e probabilmente la runa di Clary non l’avrebbe protetto ancora a lungo. Lui continuava a combattere e cercare di capire dove potevano trovarsi Magnus e gli altri, ma non vedeva nulla, solo una massa di demoni che formavano quasi una parete attorno a lui, non uno schiocco della frusta di Izzy o uno scintillio delle fiammelle azzurre di Magnus. Impegnato com’era a tenere testa a quattro demoni che gli si erano scagliati contro insieme, non vide quello che gli si era avvicinato da dietro, finché quello non gli sferrò un colpo con gli artigli lungo il braccio. Alec sentì un dolore lancinante scagliarsi contro tutti i suoi nervi, aveva voglia di urlare, ma non riusciva, si sentiva la gola chiusa e poté solo gemere dal dolore, mentre si accasciava al suolo vedendo ormai tutto buio. Solo una lacrima sfuggì al suo controllo mentre pensava a Magnus, prima di perdere conoscenza.
 
*************************************MAGNUS’ POV**************************************
Continuava a combattere e a tenere a bada quei demoni, mentre ne vedeva cadere tanti, ma altrettanti sembravano ricomparirne. Dopo un po’ che combatteva cominciava però a sentire una fitta al cuore, non vedendo più la chioma nera di Alec che volteggiava quando scagliava i suoi attacchi.
All’improvviso i demoni sembrarono battere in ritirata, come se si fossero stancati di un giocattolo e lo abbandonavano così sul pavimento di una stanza per andare da tutt’altra parte. Mentre i demoni andavano via, Magnus corse verso dove vedeva una Clary accucciata a terra. Quando arrivò, gli si gelò il sangue nelle vene, Jace stava sdraiato a terra e ansimava, come se avesse una brutta ferita, ma sembrava illeso.
-Magnus...- Sentì la voce di Isabelle, rotta da lacrime non ancora lasciate correre, che lo chiamava.
-L’hanno ferito?- Chiese avvicinandosi a Jace, pronto per intervenire su delle possibili ferite nascoste dalla tenuta.
-Io sto bene Magnus! Credo si tratti di Alec!- Disse Il biondo, guardando Magnus con uno sguardo quasi disperato. Era quello sguardo di chi avrebbe dato la propria vita per non veder soffrire chi amava.
-Dov’è?- Chiese lo stregone, guardandosi intorno e cercando il suo Cacciatore con lo sguardo. Quasi tutti gli Shadowhunters avevano attraversato di nuovo il portale e solo pochi di loro erano ancora lì a prendersi cura dei feriti.
-MAGNUS...- Vide Ash correre verso di lui in lacrime, fermandosi davanti al gruppetto. Izzy stava aiutando Jace a rimettersi in piedi, sorreggendolo, mentre Clary lo guardava con le lacrime agli occhi.
-Che succede Ash?- Chiese Magnus, ormai sempre più preoccupato nel vedere la ragazza con gli occhi viola sempre più brillanti a causa delle lacrime.
-Non trovo Arya da nessuna parte, non è passata dal portale, lo so per certo, mi avrebbe cercato e tra i feriti non c’è.- Gli rispose la ragazza e Magnus sembrò ancora più preoccupato mentre quella paura che la sua mente teneva nascosta in un angolo recondito, si manifestava sempre più forte.
-Torniamo ad Idris, magari hanno passato il portale nella folla e non hanno potuto aspettarci.- Disse Clary, seppur con le lacrime che le rigavano già le guance, per la preoccupazione.
Si diressero al portale e lo attraversarono in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri. Quando arrivarono sul terreno davanti alla guardia, Magnus sentì il portale chiudersi alle sue spalle, segno che erano gli ultimi a trovarsi nella grotta poco distante da San Francisco. Cominciò a cercare tra la folla, con lo sguardo, ma non riusciva a trovare nessuna traccia di Alec, come se fosse sparito. Accanto a se vide Ash che cercava di rintracciare Arya con la sua magia e quando le scintile viola scomparvero, lei scoppiò in lacrime.
-Non la trovo!- Disse, tra i singhiozzi, crollando tra le braccia di Magnus che le era corso accanto prima che lei cadesse al suolo.
-La troveremo, te lo prometto!- Le sussurrò Magnus, dolcemente, mentre sentiva una lacrima che sfuggiva al suo controllo e gli rigava la guancia.
Sentì diverse paia di occhi che li guardavano e tirò Ash a sé, abbracciandola e sussurrandole parole che sperava l’avrebbero confortata.
-Ragazzi siete stati degli incoscienti!- Sentì urlare da Maryse mentre si avvicinava. La vide correre verso di loro e guardare tutti e quando lo sguardo di Magnus si posò in quello della donna, vide che Maryse sbiancava. –Alec?- Chiese mantenendo lo sguardo nel suo e Magnus non poté far altro che guardarla, quasi disperato.
-Non lo sappiamo, mamma...- Rispose Isabelle, per tutti, mentre si tuffava tra le braccia della madre, che la abbracciava e scoppiava a piangere anche lei. Spostò lo sguardo e vide una Clary piangente che stringeva uno Jace, che aveva affondato il viso nel collo della ragazza. Poco distante da loro anche Luke e Jocelyn li guardavano con quello sguardo disperato di chi ha perso qualcuno e Magnus giurò, su quanto aveva di più importante a questo mondo, che se suo padre avesse torto un solo capello al suo Alexander, lui se ne sarebbe fregato che era solo uno Stregone contro uno dei Principi degli Inferi.
******************************************ALEC’S POV************************************
Sentiva un dolore lancinante al braccio che piano piano si andava affievolendo, lasciando al suo posto la piacevole sensazione della magia che curava le sue ferite. Nonostante tutto però non era bello come quando era Magnus a prendersi cura di lui. A quel pensiero Alec cercò di aprire gli occhi, ma non ci riuscì, li sentiva come incollati tra loro. A quel punto cercò di concentrarsi sui suoi altri sensi per cercare di capire cosa gli stava succedendo intorno e soprattutto dove si trovasse. Sentiva qualcosa di davvero duro e freddo sotto la schiena, quindi probabilmente si trattava di una cella come quella che aveva tenuto prigioniero Magnus, dentro una grotta, questo però significava che quei demoni l’avevano rapito. Ripensò nuovamente a Magnus e una fitta al cuore lo fece gemere dal dispiacere e dal dolore. Sapeva come Magnus si sarebbe sentito in quel momento, dato che poco prima anche Alec aveva provato quella situazione.
-Alec?- Si sentì chiamare e sussultò appena quando riconobbe che quella voce che suonava così spaventata era Arya.
-Arya? Sei tu?- Chiese lui, preoccupato, mettendosi a sedere e cercando di aprire di nuovo gli occhi. Questa volta riuscì a socchiuderli e vide, accanto a sé la ragazza, in quel momento però sembrava solo l’ombra di quella ragazza dura e forte che aveva allenato con l’arco. Si disse che probabilmente anche lei, come Izzy faceva la dura ma dentro era ancora fragile e vulnerabile. –Cosa è successo?- Le chiese.
Lei si limitò ad annuire per qualche istante, poi parlò. –Quando mi sono svegliata qui, ho visto uno stregone chino su di te, era pallido e aveva delle ali, come quelle degli angeli, ma nere e grigie. Ti ha curato ed è andato via. Ci hanno rapito ma non so per quale motivo.- Disse lei asciugandosi gli occhi lucidi con un gesto nervoso.
-Perché ci hanno curato, allora?- Mormorò Alec, più a sé stesso che ad Arya.
Quando la ragazza parlò però ad Alec si gelò il sangue nelle vene. -Ho sentito lo stregone dire che Asmodeo sarebbe stato veramente contrariato se fossimo stati danneggiati.-



L’angolino di Shayleen:
Dopo un mese passato (credo), sono qui a proporvi un nuovo capitolo. Solo che stavolta è una parte importante della storia. Stiamo entrando nel fulcro, stiamo cominciando ad avvicinarci verso gli avvenimenti più frenetici ed importante.
Premetto che ho amato inserire Arya e Ash nella storia, come promesso ad un’amica, e creare la loro amicizia con i nostri Malec! <3
Mi ha pianto il cuore a dover scrivere certi avvenimenti, ma sono indispensabili. Però ho pianto a doverli correggere (sorry, sono sensibile!)…
Prometto che non vi lascerò in sospeso e tornerò presto!
Un bacione a tutti!
Shayleen <3 
 

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