Cicatrici

di scintilla23
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ti aspetto ***
Capitolo 2: *** Il ritorno ***



Capitolo 1
*** Ti aspetto ***




-Basta così!- urlò Clarissa dalla piattaforma dalla quale ogni giorno sorvegliava i nostri addestramenti.
Buttai a terra il coltello che impugnavo senza degnare di uno sguardo l'ultima vincitrice del nostro distretto.
Non potevo distrarmi, dovevo rimanere concentrata su di lui.
E mentre con una mano mi tenevo il braccio sanguinante il mio compagno di combattimento lasciò cadere la pesante spada che sbattè a terra
creando un eco che si disperse per tutta la stanza creando un silenzio assordante.
Sangue colava dalla sua maglietta bianca in corrispondenza del petto donandogli un'aria più minacciosa del solito.
Clarissa scese le scale tranquillamente lisciandosi le piege dei pantaloni grigi e spostando una ciocca di capelli ramati dietro l'orecchio destro,
mettendo i risalto i piercing argentati.
Ci girammo entrambi verso di lei guardandoci fino all'ultimo momento, fino a dove la limitata vista permetteva.
Si mise davanti a noi guardandoci dall'alto in basso, trafiggendoci con i suoi occhi verdi smeraldo che brillavano sotto le luci al neon della sala.
-Basta così- ripetè
Con la coda dell'occhio vidi Cato portarsi una mano al petto, cercando di fermare il sangue
-E' tutto per oggi- disse chinando lievemente il viso verso destra.
Mi girai verso i nostri compagni che, dopo essersi raccolti attorno a noi, ci guardavano a bocca aperta.
-Andate a farvi medicare-
Annuimmo in silenzio
-E trattenetevi per gli Hunger Games. Se dovete uccidervi, fatelo in arena- finì
-Non si preoccupi- dissi- Lo farò-
Lanciai un fugace sguardo a Cato che, beffardo, sorrise deridendomi.


Andai a casa camminando sotto le stelle
Non ero andata davvero a farmi medicare e la ferita sul mio braccio si era asciugata formando grumi di sangue secco, spiacevoli alla vista.
Dopo essermi fatta una lunga doccia calda controllai il taglio. Sicuramente la maglia era da buttare quindi senza pulirla dal sangue le infilai in una
scatola sul fondo dell'armadio.
La ferita era abbastanza profonda, ma non dolorosa. Era affilata quella spada...eccome se era affilata.
Pensai alla nostra lotta. Io che gli tagliavo il petto con un coltello e lui che mi tagliava il braccio con la sua dannatissima spada.
Il nome di quel ragazzo? Cato Hayley.




*QUATTRO MESI DOPO*


Nel nostro distretto era da 5 anni che non ci si poteva più offrire volontari.
Ogni volta che un nome veniva estratto si scatenava un'eterna lotta sul quale di volontari dovesse partecipare; il che portò anche a parecchi omicidi e
fraticidi.
Potevi solo sperare che il tuo nome venga estratto.
Ci mettemmo in ordine silenziosamente mentre la ragazza di Capitol city che si occupava della mietitura infilava una mano tatuata nella boccia
contenente i nomi di ragazzi.
Estrasse piano il bigliettino e lo dispiegò.
-Johnatan Blackthorne- scandì.
Un ragazzo magro dai capelli neri e gli occhi dello stesso colore salì sul palco in evidente disagio.
Un coro di silenziose e segrete proteste si alzò dalla sezione di ragazzi.
-E ora la ragazza- disse la donna felice che quella che per lei era stata una lunga e impetuosa giornata stesse volgendo al termine.
-Clove Kentwell-
Il mio cuore perse un battito.
Che fosse quel bizzarro sentimento fosse Paura, Felicità, Angoscia o Orgoglio ancora oggi non so dirlo.
Mi sembravano passati anni nel momento in cui il mio cuore ricominciò a battere mentre erano passati solo pochi istanti.


Salì sul palco e rivolsi uno sguardo in direzione di Cato, che mi guardò improvvisamente rabbuiato.
Ci condussero verso la sala incontri e lì aspttai domandandomi il significato dell'espressione sul suo viso.
Dopo pochi minuti entrarono i miei genitori.
Non fu una chiacchierata particolarmente lunga e sentita, anzi. Mi ero sempre arrangiata da sola, non avevo bisogno delle loro parole.
Quando uscirono mi alzai dalla poltrona e mi diressi verso la porta, prsi la manglia ed aprì la porta ma fui ri-spinta detro da una qualcuno.
Quel qualcuno chiuse la porta e mi guardò.
-Cato?- chiesi sorpresa
-Mi ha mandato Clarissa- rispose il ragazzo.
Indietrggiai e mi rimisi a sedere ascoltandolo
-Dopo le nostre ultima sanguinose battaglie voleva che ti augurassi Buonafortuna-
-Va bene, ora puoi andare-
Cato rise. Cosa ci trovava da ridere?
-Se vuoi scusarmi ho da vincere degli Hunger Games-
Mi alzai e lo superai.
Mi prese il polso da dietro e mi girò verso di lui. E poi lo fece, l'ultima cosa che mi sarei mai aspettata da lui. Mi baciò
-Anche questo te l'ha chiesto Clarissa?-
-No- rispose tranquillamente
Gli sorrisi cercando di far sparire il rossore dal mio volto.
-Ci vediamo al mio ritorno- dissi uscendo dalla porta
-Ti aspetto- rispose piano.
Sarei ritornata, avrei vinto; come avevo sempre sognato. Sarei ritornata per me, per lui, per entrambi.

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Capitolo 2
*** Il ritorno ***




Dopo una settimana partecipai agli Hunger Games e vinsi.
Alla fine dei giochi rimasimo solamente io e il mio compagno di distretto.
Ci fermimmo gravmente a vicenda. Non c'era compresione nei nostri sguardi, non c'era mai stata.
Quando l'over craf venne a prendermi guardai per l'ultima volta il corpo di Johnatan. Aveva un profondo taglio che partiva dal collo fino alla parte bassa dello stomaco ma
nel suo sguardo c'era ancora l'aria beffarda che aveva mantenuto dall'inizio fino alla fine.
I medici di Capitol City mi curarono. Avevo riportato leggere ustioni sulla coscia destra e un taglio all'altezza della clavicola destra
-Rimarrà la cicatrice- disse il medico
Cicatrice pensai
-Va bene- risposi assente.
Dopo pochi giorni dalla vittoria mi riportarono a casa.
Quando scesi dal treno assieme ai miei mentori Enobaria e Brutus la folla del distretto 2 mi acclamò.
Vidi visi così famigliari che, con il passare dei giorni dentro quell'inferno avevo imparato a dimenticare. Ma, il viso che più mi interessava vedere non lo scorsi nemmeno
per un istante. Cato non era li ad aspettarmi. Quando ero in arena continuavo ad immaginarmelo; sicuramente sguiva gli Hunger Games ma non gli dava così tanta
importanza. Alla sera usciva con gli amici, di giorno si allenava e, forse, quando gli capitava accendeva la Tv per seguire i giochi.
Attraversai la strada in mezzo alle persone fermandomi ogni tanto per salutarle. Raggiunsi i miei genitori che mi abbracciarono contenti.
Chissà come mai il loro atteggiamento verso di me era cambiato in poche settimane.
Una mano sulla ferita mi fece girare di scatto.
-Vivianne!- dissi guardando la ragazza.
Vivianne era una ragazza alta e snella con lunghi capelli castani che le incorniciavano il viso e due occhi azzurri che erano capaci di trafiggerti.
-Ciao Clove- mi salutò.


Mi portai la mano alla clavicola sfiorando la benda che ricopriva la ferita.
-Ti ho fatto male?- mi chiese con la sua voce suadente
-No- mentì
-C'è qualcuno che vuol vederti- mi sussurrò ad un orecchio.
Mi prese per mano e mi guidò in mzzo alle persone, quando fummo abbastanza lontane dalla folla cominicammo a correre fino a casa sua.
Mi fece entrare e mi guidò per le scale fino ad un salottino. Dentro a quella piccola stanza c'era lui che mi aspettava.


Vivanne si chiuse la porta alle spalle e si mise in un angolino a fissarci.
-Non sei venuto alla stazione- dissi appoggiando la spalla sana al muro.
-Anche a me fa piacere vederti Clove-
Rimasi in silenzio. Dovevo essere meno dura con lui.
-Non posso uscire di casa- disse cominciando ad alzarsi la maglietta.
Mi girai vlocemente verso sua sorella per poi ripuntare lo sguardo su di lui.
-E perché? Scusami perché ti alzi la maglietta?-
Lui non rispose.
Guardai il punto che stava indicando sul basso ventre.
La pelle d'alabastro ricopriva quei muscoli così dannatamente perfetti
-Simon- disse ridendo -Non ti preoccupare, mi sono vendicato-
-Ti sei divertito mentre sono stata via?-
-Non tanto- rispose dopo pochi istanti
-Devo andare da Enobaria tra 5 minuti quindi è meglio che mi incammini- dissi guardando i due fratelli.
-Ti accompagno- disse Cato tirandosi giù la maglietta.
-Cato- lo ammonì Vivanne-Non puoi uscire. Ci penso io- disse
-Grazie sorellina- rispose il ragazzo piegando leggermente la testa di lato
-Andiamo allora- disse la ragazza
-Si- risposi.
Mi avviai lentamente verso la porta ma dopo qualche istante mi fermai e mi girai verso di lui.
Lo abbracciai. Lo sentì sussultare mentre la mia spalla bruciava.
-Mi sei mancata- sussurrò
-Anche tu- risposi


Io e Vivianne ripercorremmò la strada che avevamo fatto all'andata
-Non lo avevo mai visto così- mi disse- Per tutto il tempo in cui sei rimasta nell'arena a combattere, a cercare di sopravvivere lui non ti ha persa d'occhio un attimo-
-Che cosa?- chiesi incredula
-Mangiava a stento Clove!-
Non dissi nulla
-Sai perché si è fatto quella ferita? Perchè, durante gli allenamenti, si è girato un'attimo verso la Tv per guardarti agli Hunger Games-
Rimasi senza parole.
-Ogni volta che entravo in camera sua lui era seduto sul letto a fissare la televisione con le mani alla bocca e i gomiti appoggiati alle ginocchia. Lui è sempre stato in
pensiero per te-


 

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